Catalogo Vetro Bassa

Transcription

Catalogo Vetro Bassa
01
heart book 01
heart book
Glass in heart
www.associazioneheart.it
heart book
01
Glass in heart
Organizzazione a cura di
Heart - Pulsazioni Culturali
con il Patrocinio del
Comune di Vimercate
In collaborazione con
heart book 01
Glass in heart
Donata Patrussi
Diego Pinasco
Ivano Balestrieri
Si ringraziano i partner e i collezionisti
che hanno sostenuto il progetto.
Testi di
Donata Patrussi
Ivano Balestrieri
Diego Pinasco
Franco Bobbio Pallavicini
Giuseppe Zaccaria
Foto, Studio Giudicianni & Biffi
a eccezione di
p.67, Gianni Berengo Gardin
pp. 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, Archivio Ugo Nespolo
Coordinamento editoriale, Simona Bartolena
Redazione, Giacomo Ambrosi
Grafica, Andrea Cereda
Stampa, TipoLitografia Scotti
11.02.2012 – 19.02.2012
Heart – Spazio Vivo
Vimercate
Con il vetro nel cuore
Simona Bartolena
Nel suo testo, Ivano Balestrieri sottolinea come oggi il vetro non sia più soltanto
un “oggetto d’arredo”: «con artisti come Lino Tagliapietra, Yoichi Ohira e Cristiano
Bianchin – scrive Balestrieri – quella del vetro è diventata un’arte conosciuta nel
panorama internazionale e presente in tutte le collezioni private e museali, non
più solo come arte applicata, ma equiparata a quella tradizionale».
Personalmente sono sempre stata profondamente affascinata dalle personalità
artistiche e dai movimenti che hanno saputo “mescolare le carte”, fare dell’arte
un linguaggio che oltrepassi il confine della sterile – quanto discutibile – divisione tra arti maggiori e arti decorative (o ancor peggio: arti minori...): si pensi alla
Secessione Viennese, al Bauhaus, alle ricerche degli avanguardisti russi o alla
straordinaria creatività libera di artisti come Fortunato Depero.
Mi pare, quindi, particolarmente interessante che Heart intenda esplorare forme
d’arte meno battute, come quella del vetro, tanto importante e diffusa, tra l’altro,
anche (e, oggi, soprattutto) in Italia.
A dispetto del fatto che io sia figlia di un esperto e appassionato conoscitore di
vetri d’artista (e colgo l’occasione per ringraziarlo per la grossa mano che ci ha
dato per questa mostra), non sono mai stata una studiosa della materia. Mi sono
da sempre limitata a guardare a distanza questo mondo incantevole senza decidere di approfondirlo nei miei studi. Una ragione in più per apprezzare e fare
tesoro di questa esperienza, che vede esposti allo Spazio Heart alcuni pezzi di
straordinaria bellezza e di indiscutibile valore storico, una selezione che, certo,
non esaurisce la complessa e ricchissima storia dell’arte vetraria ma che sicuramente fornisce notevoli suggestioni e spunti di riflessione; una sequenza che
parte da alcuni esemplari Nouveau e Decò di origine francese e, passando per i
migliori nomi dell’arte del vetro veneziana, giunge a Ugo Nespolo, presente in
mostra con un’intera sezione a lui dedicata, un’occasione unica per ammirare i
lavori in vetro di questo poliedrico e geniale maestro.
Una mostra pensata per gli appassionati e conoscitori ma anche per coloro che
al mondo del vetro si avvicinano per la prima volta; per questo motivo anche questa pubblicazione non vuole semplicemente essere un catalogo, ma un vero e
proprio libro di introduzione alla storia del vetro.
Per la medesima ragione vorremmo che questo evento fosse solo l’inizio di un
percorso, che potesse ripetersi annualmente, diventando un appuntamento fisso.
Intanto ringrazio a nome di Heart coloro che,con il loro lavoro, la loro competenza e la loro professionalità, hanno reso possibile questa prima edizione.
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I vetri francesi
Luce, fiori
e colori
I vetri francesi
alle superfici e alle forme di oggetti in
riconosciuti come il vero rinnova-
vetro come i vasi.
mento in un momento in cui l’arte del
Luce, fiori e colori
All’Esposizione Universale di Parigi
vetro non brillava particolarmente.
Donata Patrussi
del 1867, la prima a cui partecipò il
La consapevolezza di aver creato
Giappone, Joseph-Philippe Brocard
qualcosa di nuovo fu probabilmente
In Europa nel XVIII secolo la produzio-
duzione vetraria. Le mostre internazio-
(1831-1896) presentò vetri smaltati
la ragione per cui Brocard pensò di
ne di ceramiche e porcellane e altri
nali servivano a diffondere le nuove
che si ispiravano all’Arte Rina-
firmare le sue esecuzioni. Tale inno-
oggetti laccati risentiva prepotente-
conquiste tecniche ed estetiche nel
scimentale e Islamica e che furono
vazione fu presto seguita da molti
mente dell’influenza della Cina; le
campo dell’arte del vetro.
cosiddette “chinoiserie” e nuove tecni-
La data che segna l’inizio dell’epoca del
che offrivano motivi di ispirazione.
vetro è il 1851 con l’Esposizione
Anche l’Oriente islamico nel XIX secolo
Universale di Londra (The Great
influenzerà poco a poco la cultura e
Exibition) e la costruzione, apposita-
l’arte in tutte le sue forme: lampade
mente ideata per l’occasione, del
sospese, come quelle delle moschee, e
Christal Palace, progettato dall’archi-
vasi con intarsi con forme di fiori rap-
tetto Paxton, realizzato unicamente in
presentavano i nuovi spunti per distac-
vetro e metallo, simile a una grande
carsi dalla tradizione barocca.
serra, che con la sua trasparenza
Accanto a importanti discipline, come
divenne il simbolo dell’entrata del vetro
l’Architettura e la Pittura, si sviluppe-
nell’ambiente moderno.
ranno anche nell’Artigianato artistico
In questo periodo, nella pittura, nella
nuove vene creative che faranno diven-
ceramica e altre discipline si sente il
tare “l’Arte del Vetro” il veicolo sul
bisogno di creare un nuovo stile e di
quale opereranno grandi maestri e
trovare nuove modalità espressive.
artisti dell’epoca.
Occorreranno altri vent’anni affinché le
Verso la fine del XIX secolo la produzio-
condizioni economiche, scientifiche e
ne vetraria ebbe nuovo impulso dovuto
artistiche facciano divenire il materiale
al particolare momento storico di rin-
vetro un modo per esprimersi nella
novamento che si manifestava in ogni
storia dell’arte vetraria francese.
campo. Gli artisti che eseguivano per-
Intorno al 1860, con l’avvento del
sonalmente i loro pezzi, ma anche i
Giapponismo, si coglieranno poco a
produttori, cercavano di sfruttare tutte
poco le influenze decisive per un cam-
le possibilità offerte dalle nuove tecno-
biamento totale di gusto e tendenza.
logie e dalle nuove conoscenze scienti-
I maestri vetrai europei, in particolare i
fiche, come la fisica e la chimica, e
francesi, utilizzarono le tecniche di
inoltre l’aumento delle possibilità di
placcature, rivestimenti parziali, tagli
comunicazione rendeva più facile il col-
alti e bassi, che in Cina e in Giappone
legamento con i maggiori centri di pro-
venivano applicate a pietre e minerali,
8
Schneider,
Le Verre Français,
Francia, 1925
9
Schneider,
Le Verre Français,
Francia, 1927-1928
ce di aver ridato vita nuova all’arte del
furono fonte di ispirazione per Emile
vetro. Nel contempo altri artisti o vetre-
Gallé, forse colui che viene ricordato più
rie venivano menzionate: Gallé di
frequentemente nel settore del vetro
Nancy, Salviati a Murano, Lobmeyer a
I capolavori di Rousseau mostravano
Vienna. Non è un caso, dunque, che
una decisa connessione con i vasi inta-
grandi maestri vetrai come Eugène
gliati in pietra dura della Cina che,
Rousseau, Auguste Jean ed Emile Gallé
come dei “reperti“ si presentavano
siano stati profondamente influenzati
irregolari per spessore e forma. Con
dalla tecnica di precisione degli smalti
lui collaborava Ernest Léveillé (1841-
alla maniera araba di Brocard e che
1913) e nel 1888 Rousseau lascerà a
tutti abbiano cominciato la loro carriera
quest’ultimo la direzione della sua fab-
ispirandosi al gusto islamico.
brica. Léveillé continuerà a eseguire
Nelle manifatture francesi si notò un
oggetti sullo stile di Rousseau ma
netto miglioramento della massa di
arricchirà il suo repertorio con esecu-
vetro con il trattamento delle superfici
zioni personalissime. Sebbene i mate-
che venivano arricchite in vari modi.
riali utilizzati siano gli stessi usati dal
Anche l’uso di utensili speciali permet-
suo maestro, lo stile di Léveillé si affer-
teva di operare sull’oggetto creando
ma con forme più barocche che vicine
cavità e incisioni interne ed è ben evi-
all’Art Nouveau. Nel 1889, alla succes-
dente il nesso di queste lavorazioni con
siva Esposizione Universale, ottenne
il taglio delle pietre.
una medaglia d’oro e il plauso per aver
Il maestro vetraio francese, François
saputo sostenere il nome del suo pre-
Eugène Rousseau (1827-1891), affasci-
decessore e maestro Rousseau.
nato dai vasi cinesi in pietra dura e da
Intorno al 1890 lo studio dell’arte cine-
quelli giapponesi, intraprese una ricer-
se del taglio della Giada, porterà la
ca costante e sistematica per cercare di
produzione francese a imitare questo
ottenere sul vetro artistico effetti cro-
leggendario materiale. Da ricordare il
matici che sostanze naturali produceva-
suo significato simbolico in Cina dove,
no nei minerali e nelle rocce. La tecnica
per la sua durezza, veniva paragonata
del vetro doppio o a più strati di diversi
alla giustizia, per la sua resistenza al
colori è la sua prima grande invenzione
coraggio, per il suo raffinato e delicato
nell’arte del vetro. Egli presentò il risul-
splendore all’umanità, per la sua
tato delle sue ricerche a Parigi,
purezza al rigore morale.
all’Esposizione Universale del 1878, e il
Il voler conferire agli oggetti di vetro
artisti alla fine del XIX secolo; in tal
firma
modo potevano così rivendicare l’au-
un’enigma.
consenso fu immediato. Le sue creazio-
l’aspetto simile alle pietre preziose è
tenticità delle proprie opere e i diritti
Undici anni più tardi all’Esposizione
ni sembravano prodotti in pietra prezio-
una caratteristica della produzione di
su di esse. Malgrado ciò, a tutt’oggi,
Universale del 1878 la critica del tempo
sa grazie all’aggiunte di ossido di
Gallé, come nel caso del “cristal jade”
è facile imbattersi in pezzi senza
osannava Brocard come l’artista capa-
cromo, cobalto, manganese e ferro e
del 1900 o anche della “verre de
10
dove
l’attribuzione
resta
11
Schneider,
Le Verre Français,
Francia, 1927-1928
Jade” dei fratelli Daum. C’era nelle
appassionato della cultura dell’Oriente
loro esecuzioni il desiderio di creare
asiatico, unendo il suo genio creativo e
Alla pagina successiva:
Vaso decoro
"Coquelicots",
Schneider,
Francia, 1927-1928
una serie di oggetti – come contenito-
la sua sensibilità, applicò alle sue crea-
ri per pennelli, porta inchiostro,
zioni le tecniche di produzione, le
vasetti vari e incensieri – con le carat-
forme e le decorazioni di quella lonta-
teristiche di questo prezioso e leg-
na cultura.
gendario materiale.
È importante sottolineare che l’opera
Nella storia dell’arte vetraria francese
di Gallé, sia che fossero pezzi unici o di
Emile Gallé (1846-1904), studioso e
serie, va suddivisa tra un primo perio-
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do (dal 1867 al 1904, anno della sua
l’uso di acidi); quella a “marqueterie”
morte) con produzione delle fabbriche
(intarsio su vetro derivato dal procedi-
“Gallé” (diretta da Charles Gallé –
mento usato sul legno); quella “mar-
Reinemer)
“Christallerie
tellata” (tecnica di incisione su vetro
d’Emile Gallé” (diretta da lui stesso) e
e
della
alla ruota ottenuta con mole simile a
un secondo successivo periodo (dalla
quella realizzata sul ferro).
sua morte al 1936) in cui gli stabili-
Fondata a Nancy dal padre Jean, la
menti Gallé produssero esclusivamen-
manifattura dei fratelli Auguste e
te oggetti di serie.
Antonin Daum, che inizialmente pro-
Un ruolo significativo nella produzione
duceva vetri con tipologie tradizionali e
di Gallé lo ebbe la natura, in tutte le sue
per la tavola, ben presto con l’esempio
forme. In un epoca in cui le grandi città
di Gallé si orientò su tipologie di vetri
cambiavano aspetto con la rivoluzione
con soggetti naturalistici e floreali coe-
industriale si sentiva il bisogno di svi-
renti con lo stile Art nouveau.
luppare un mondo parallelo dove la
Come Gallé, i Daum erano originari
natura e i motivi floreali così come tutti
della Lorena, dove la naturale ric-
gli esseri viventi, servivano da ispira-
chezza di piante e fiori e le innumere-
zione per valorizzare le arti decorative.
voli e rare piante, spesso provenienti
Fiori di ogni tipo – ninfee, orchidee,
da paesi lontani e coltivate nei giardi-
giunchiglie, papaveri, mughetti, gigli,
ni, furono l’ispirazione principale per
peonie – o fantastici paesaggi, foreste,
le loro creazioni. Tra le tecniche bre-
laghi, boschi, ma anche insetti e rettili
vettate dai fratelli Daum la tecnica
e altri piccoli animali venivano ripro-
“intercalare” del 1899 è la più innova-
dotti su vasi in vetro che erano apprez-
tiva per l’epoca. Consisteva nel
zati per la loro raffinatezza. È questo il
sovrapporre strati di vetro già decora-
periodo d’oro della Scuola di Nancy,
ti che venivano nuovamente ricoperti
che Emile Gallé fondò insieme a Victor
da un nuovo strato di vetro spesso tra-
Prouvé avvalendosi della collaborazio-
sparente sul quale l’artista incideva il
ne dei fratelli Daum, di Louis Majorelle
decoro creando un impressione di
e Eugène Vallin.
profondità. Ne sono un esempio i vasi
Venivano eseguiti vasi di svariate misu-
con paesaggi dove si ha la sensazione
re e fogge che appassioneranno e incu-
di essere di fronte a un dipinto piutto-
riosiranno collezionisti di tutto il
sto che a un vetro. Anche la tecnica
mondo. Le tecniche erano le più varie:
“martellata”, anche se già utilizzata
ad esempio quella cosiddetta a “cam-
da Gallé, fu sviluppata dalla manifat-
meo”, derivata dall’antico processo di
tura Daum fin dal 1894, producendo
lavorazione dell’agata (su vetro a due o
meravigliosi esemplari.
più strati veniva ottenuta mediante
I fratelli Daum grazie alla collabora-
15
Schneider,
Francia, 1925-1928 ca.
zione con Amalric Walter (1870-1959)
Decò, di utilizzare elementi floreali e
e Henry Bergé (1870-1937) si sbizzar-
naturalistici. La rosa, ridisegnata in
rirono nelle loro creazioni, realizzan-
forma geometrica e stilizzata, ricreata
do soprattutto piccoli contenitori e
alla maniera cubista divenne simbolo
posaceneri, con forme di evidente
e modello per molti decoratori.
derivazione orientale. Ma sarà intor-
Se i successori di Gallé e altri artisti
no agli anni venti, sotto la guida di
continuarono a rimanere fedeli alla
Bergé che disegnava i modelli, per lo
linea Art Nouveau, altri come i fratelli
più rappresentanti insetti, lucertole,
Daum sperimentarono nuove tecniche
chiocciole, serpenti, crostacei e
anche collaborando con altri artisti.
uccelli, donando l’effetto di realtà e
René Lalique, che già nel periodo pre-
movimento, che Walter perfezionerà
cedente aveva ottenuto un incredibile
la sua tecnica. L’Art Nouveau conti-
successo con le sue esecuzioni nel
nuava ancora a essere alimentata dai
campo dell’oreficeria e con i vasi in
maestri vetrai con le loro creazioni
vetro a cera persa, riuscì a primeggia-
fatte di colori e atmosfere magiche
re con un produzione industriale di alto
ma già all’Esposizione Universale del
livello. La nascita dell’Art Decò si fa
1911 a Torino si noteranno i primi
strada nell’evoluzione dei colori, delle
segni di cambiamento.
forme e dei decori. Questi ultimi diven-
L’Esposizione Internazionale delle Arti
tano più sobri e rigorosi, meno elabo-
Decorative e Industriali e Moderne di
rate le tecniche. È l’epoca delle bolle e
Parigi del 1925, che darà anche il nome
la trasparenza ritorna in auge. Un
al periodo, semplificato in Art Déco,
nuovo soffio assolutamente proteso
consacrerà il cambiamento di linea e
verso la modernità.
forma che già si erano avvisate prece-
Con la Prima guerra mondiale nel
dentemente.
1914, in un momento in cui lo sviluppo
All’origine di questa nuova corrente
e le ricerche su nuove tecniche di deco-
artistica sono i paesi anglosassoni, con
razione si erano affinate e spinte su
l’Architetto scozzese Charles Rennie
nuovi traguardi, laboratori artigianali e
dell’artista. Durante gli anni venti gli
sioni molto marcate all’acido di fiori e
Mackintosh (1868-1928), e Vienna, con
fabbriche furono costrette a chiudere.
artisti francesi del vetro riuscirono con
altri soggetti geometrici e l’uso del
la Secessione Viennese, che nel cul-
A questo brusco periodo di transizione
grande creatività e capacità a eseguire
vetro nero per rimarcare basi e apertu-
mine del periodo Art Nouveau si
seguì una mutazione del gusto. Alla
oggetti eleganti e sofisticati tanto da far
re di vasi. Anche la vetreria dei fratelli
distanziarono dalle linee sinuose e
fine della Prima guerra mondiale mae-
divenire la Francia il centro di riferi-
Schneider, all’epoca concorrenti dei
morbide utilizzando linee dritte e
stri vetrai e fabbricanti-produttori spe-
mento nel mondo.
Daum, ottenne un grande successo
angoli retti, un’ornamentazione geo-
rimentarono nuovi stili e tecniche. Era
Nella storia della Manifattura Daum la
con le coppe chiamate “à pied noir “.
metrica assai più semplice e stlizzata.
necessario fare una distinzione fra
produzione intorno al 1920 è sicura-
La manifattura dei fratelli Schneider,
Questo non impedì comunque agli
l’oggetto prodotto industrialmente,
mente
raffinate.
della quale Charles, che aveva in pas-
artisti, che operarono nel periodo Art
anche se costoso, e la creazione unica
Entrarono in campo stilizzazioni e inci-
sato collaborato con i fratelli Daum,
16
una
delle
più
17
Schneider,
Le Verre Français,
Francia, 1920 ca.
Schneider,
Le Verre Français,
Francia, 1925-1930 ca.
era la mente artistica, suddivise la sua
a tiraggio limitato dai colori vivi e spes-
produzione in due stili diversi, ben
so contrastanti, ed eseguiti con la tec-
definiti e con due marchi differenti: il
nica “intercalare” e applicazioni a
marchio “Schneider”, con vasi in vetro
“marqueterie” e “Le Verre Français e
18
Charder” (evidente contrazione di
destinato all’esportazione. L’indubbia
Charles Schneider) con produzione
creatività di Charles Schneider marca
cosiddetta industriale, e dalla tecnica
il periodo Art Dèco con le sue forme e
semplificata del vetro doppio, spesso
suoi colori vivi e in particolare con il
tono su tono, inciso all’acido. I decori
suo famoso rosso “tango”.
riportavano stilizzazioni di fiori, piante
Maurice Marinot (1882-1960) è un’altro
e animali, che erano già stati incontra-
grande artista che con le sue esecuzio-
stati protagonisti nel periodo Art
ni provocò una vera rivoluzione nell’ar-
Nouveau, ma anche geometrie origi-
te del vetro come Eugène Rousseau et
nali coerenti con il periodo in corso.
Emile Gallé quaranta anni prima. Pur
Questo secondo marchio, di sucesso
utilizzando tecniche già conosciute e
immediato,
sperimentate da illustri maestri vetrai,
era
prevalentemente
Daum,
Francia, 1905
19
come l’intercalare o l’applicazione di
ranno di vista la materia vetro operan-
decorazioni a caldo in sede di esecu-
doci con virtuosismi di natura diversa.
zione di un pezzo, e anche la pittura a
Con artisti di tal capacità, ingegno e
smalto, la sua produzione era alta-
fantasia tra il 1923-1928 l’arte del
mente esclusiva e moderna, i suoi
vetro in Francia vivrà un momento che
pezzi unici.
non si ritroverà più in futuro.
È opportuno ricordare altri artisti
Il mondo del vetro artistico fu colpito
autonomi
Sala,
in pieno dalla crisi economica del
François Decorchemont, Gabriel Argy-
come
Bienvenu
1929-1931, ma l’industria del vetro
Rousseau, Marcel Goupy, Jean Luce,
invece ne uscì rafforzata grazie all’uti-
Aristide Colotte. Questi artisti porte-
lizzo che si cominciò a farne nel
ranno avanti il culto del pezzo unico,
campo dell’architettura e della deco-
dell’oggetto fatto a mano artigianal-
razione. La luce, come l’architetto
mente e, pur non utilizzando abbelli-
Paxton aveva anticipato con la sua
menti eccessivi e orpelli, non perde-
costruzione-serra, è in scena.
21
Alla pagina precedente:
Schneider,
Le Verre Français,
Francia, 1927 ca.
Schneider,
Vaso “Jades”,
denominato anche
“La vie en Rose”,
Francia, 1918-1922
L'arte del vetro
Frammenti
di arte veneziana
L’arte del vetro
Frammenti di arte veneziana
Ivano Balestrieri
L'arte del vetro è un mondo di tradizio-
bano rintracciare nella tradizione
ne e creatività che si intreccia con la
romana sviluppatasi nella città di
storia. Da millenni maestri vetrai crea-
Aquileia, altri invece ricollegano le ori-
no piccoli e fragili capolavori attraverso
gini di quest'arte all'attività vetraria,
questa delicata arte. La lavorazione del
presente nella laguna, dei monaci
vetro di Murano si compie attraverso
benedettini. Hanno però una rilevante
tecniche artigianali basate sulla soffia-
importanza gli scambi commerciali
tura del vetro fuso. Infatti dopo esser
che la Repubblica di Venezia ebbe con
stato fuso in un crogiolo, il vetro viene
l'Oriente e il mondo islamico dove l'ar-
attinto tramite l'uso di una canna da
te del vetro era già fiorente. Comunque
soffio e raccolto all'estremità di essa,
è certo che alla fine del X secolo erano
formando così una sorta di bulbo
presenti a Venezia dei maestri fioleri
incandescente. Questo viene soffiato e
poiché numerosi documenti risalenti al
si crea così una bolla di forma irregola-
982 a.C. ce ne confermano l'esistenza.
re che viene poi plasmata da pinze di
I maestri fioleri erano coloro che si
diverse dimensioni o sagomata da par-
dedicavano alla produzione di “fiole” o
ticolari stampi. Il vetro può anche esse-
fiale, recipienti a collo stretto per liqui-
re raccolto in una canna piena e
di realizzati a soffio. Dal 1271 i maestri
modellato senza l'utilizzo della soffia-
fioleri erano già riuniti in una coopera-
tura, in modo da ottenere plastiche
zione regolata da uno statuto avanzato
forme scultoree. Durante il procedi-
per tutelarne l'esclusività delle produ-
mento di modellazione, il lavorato
zioni. Sia per ragioni igieniche sia per
attaccato alla canna deve essere sem-
evitare possibili incendi a Venezia, tutte
pre riscaldato e solo dopo aver ultima-
le fornaci dal 1291 furono trasferite a
to questa fase, esso viene staccato
Murano, isola su cui già molte avevano
dalla canna e messo nel forno di ricot-
trovato sede. L'arte vetraria muranese
tura in cui avverrà un lento raffredda-
andò espandendosi e, nel XV secolo, ci
mento per eliminare le tensioni all'in-
fu un periodo estremamente florido
terno del vetro che potrebbero causar-
per quest'attività. La produzione del
ne la rottura.
vetro soffiato primeggiò sul mercato
Il vetro veneziano ha una storia densa
internazionale grazie alla qualità unica
che si protrae da millenni, ma le sue
di oggetti come calici, fiasche, piatti e
origini non sono del tutto certe: infatti
coppe realizzati in vetro sottile e colo-
alcuni sostengono che gli inizi si deb-
rato, solitamente impreziosito da pittu-
24
25
re e decorazioni in smalto dorato o
dalle variate policromie. Sempre in
questo periodo, Angelo Barovier,
membro di un importante e nota famiglia di vetrai, inventò un vetro incolore
terso, trasparente e chiamato cristallo
per la sua evidente somiglianza con il
cristallo di rocca. Questo cristallo
divenne presto una caratteristica del
vetro veneziano.
Il secolo successivo vide uno stile
estremamente raffinato, con forme
classiche e armoniche, tipiche del
Rinascimento. I vetri di quest'epoca
andarono ad arricchire i palazzi di tutta
Europa. Molte furono anche le nuove
tecniche o i miglioramenti che vennero
apportati a quest'attività, come il caso
di tessuti vitrei come la filigrana.
Anche se la Repubblica di Venezia vietò
l'esportazione delle conoscenze del
vetro veneziano, tra la metà del
Cinquecento e l'inizio del Seicento si
assistette a un fenomeno di migrazione
proprio di queste conoscenze e in
Europa cominciarono a nascere delle
vetrerie all'infuori di Venezia, sempre
basate sulla tecnica del soffiato.
Con la diffusione del gusto Barocco, i
vetri soffiati vennero arricchiti e
26
impreziositi da sfarzose applicazioni.
Settecento, riuscì a produrre un cri-
In questo secolo, però, a causa anche
stallo potassico simile a quello
dell'importanza che acquistarono i
boemo, il quale aveva la caratteristica
cristalli di Boemia, il vetro veneziano
di una rara brillantezza ed era più
perse il suo ruolo dominante in un
adatto a incisioni e decorazioni, tipi-
mercato nel quale fino ad allora aveva
che del periodo rococò. Comunque
primeggiato. Il maestro Giuseppe
Murano nel Settecento riuscì a offrire
Briati,
una varia produzione di opere arric-
nella
prima
metà
del
27
Vaso a bollicine,
Carlo Scarpa,
Venini & C., 1934-1936
Alla pagina precedente:
Vaso esagonale incamiciato,
Carlo Scarpa,
M.V.M. Cappellin & C., 1930
A pagina 25:
Vaso Alga,
Tommaso Buzzi,
Venini & C., 1933
Vaso in vetro
“battuto”,
Carlo Scarpa,
Venini & C., 1940
chite di singolari e preziose cromie in
nuove tecniche di quel settore. A questo,
cui si distinsero i lampadari.
seguì una gravosa fase in cui la vetreria
Con la caduta della Repubblica di
straniera si affermò anche nel mercato
Venezia avvenuta nel 1797, l'arte vetra-
muranese mentre le vetrerie veneziane
ria subì una crisi profonda iniziata negli
cessavano mano a mano la loro attività.
anni precedenti a causa della concor-
Negli anni trenta e quaranta del seco-
renza straniera, la chiusura verso i
lo successivo si cercò di riportare alla
cambiamenti che avvenivano in Europa
luce l'arte vetraia e molti antiquari
e l'ostilità dei maestri vetrai verso le
come
28
Sanquirico,
tecnici
Bigaglia, Bussolin e Radi tentarono di
zione precedente. Dopo all'incirca
riscoprire tecniche antiche, come per
dieci anni, Salviati fondò due nuove
esempio la filigrana. È soprattutto gra-
aziende, di cui una ancora legata alla
zie all'intervento dell'abate Vincenzo
produzione di soffiati leggeri. I maestri
Zanetti, che nel 1861 fondò il Museo
Barovier continuarono a lavorare con
Vetrario di Murano con una biblioteca e
Salviati e, quando questo si ritirò per
la scuola di disegno e tecnica vetraria,
dedicarsi esclusivamente al commer-
che l'attività muranese si avviò verso
cio,
una rinascita. L'avvocato Antonio
Nonostante questa ripresa, l'arte
Salviati nel 1866 creò con capitale
vetraria si limitò a imitare i modelli
inglese la Salviati & C., per la produ-
cinquecenteschi, senza portare rinno-
zione di soffiati leggeri. Molti artisti
vamento al vetro muranese. Mentre al
dell'epoca come i fratelli Barovier,
termine del secolo andarono diffon-
Antonio Seguso, Moretti e Rioda entra-
dendosi i vetri dei francesi Daum,
rono a far parte della Salviati & C., pro-
Gallé e Lalique e quelli d'oltreoceano
ducendo così opere d'arte vetraria di
di Tiffany, ispirati al nuovo movimento
notevole qualità, ispirandosi alla tradi-
artistico, a Murano tali influssi venne-
rilevarono
la
sua
attività.
come
29
Vaso Eugeneo,
Ercole Barovier,
Barovier & Toso,
1951
ro recepiti solo quando altrove stavano
ottimi esempi dell'apertura dei mae-
già perdendo la loro originalità.
stri vetrai e della nuova direzione che
Solo dopo il primo decennio del 1900,
prese l'arte muranese.
l'arte veneziana mostrò la sua capacità
Se l'incombere della Prima guerra
di rinnovamento. Fu specialmente gra-
mondiale portò sia all'interruzione
zie al contatto con alcuni artisti come
delle attività delle fornaci sia alla
Zecchin e Ferrari, i quali collaborarono
nuova esperienza di collaborazione
con gli artisti Barovier, che la vetreria
fra artisti e vetrerie, dopo la guerra,
muranese si aprì alle nuove correnti
negli anni venti assistiamo a una vera
artistiche. I vasi coloratissimi e i piatti
rivoluzione dell'arte vetraria sostenu-
in vetro mosaico dei Barovier e gli
ta principalmente da Zecchin, Venini
inconsueti vetri dei fratelli Toso sono
e Cappellin.
31
Vasi a “spicchi” ,
Fulvio Bianconi,
Venini & C., 1950
Alla pagina
precedente:
Vaso Pezzato,
Ercole Barovier,
Barovier & Toso, 1956
Vaso a reazioni
policrome,
Giulio Radi,
A.V.E.M., 1950
Paolo Venini, avvocato milanese, e
ma che si distinsero per la loro lineare
Giacomo Cappellin, veneziano, fonda-
semplicità, eliminando tutti i decori
rono insieme nel 1921 la V.S.M.
superflui. Gli spessori esigui, le colo-
Alla pagina successiva:
Vaso Oriente,
particolare,
Dino Martens,
Aureliano Toso, 1952
Cappellin & C., vetreria la cui direzio-
razioni leggere e delicate che facevano
ne artistica fu affidata a Vittorio
emergere la trasparenza del vetro e le
Zecchin. Fin dai suoi esordi la V.S.M.
forme curvilinee resero unici i manu-
Cappellin & C. riscosse un notevole
fatti di Venini e Cappellin.
successo grazie alle sue produzioni
Più che soddisfacenti furono anche i
all'avanguardia. Infatti i vetri risponde-
numerosi consensi ricevuti alle varie
vano ai gusti dell'alta borghesia, ritro-
esposizioni, tra cui la Biennale di
vando sobrietà, eleganza e ricercatez-
Monza, nata nel 1923; la vetreria
za, qualità che si erano perse negli
divenne presto uno dei riferimenti più
ultimi secoli. Zecchin ideò dei modelli
importanti nel settore delle arti deco-
ispirati alle vetrerie Rinascimentali,
rative. La V.S.M. Cappellin & C. rap-
32
presentò la produzione artigianale ita-
nuove possibilità della materia, crean-
liana insieme alla Richard-Ginori e
do il “pulegoso”, vetro opaco e dal-
alla celebre Exposition Internationale
l'aspetto spugnoso a causa delle innu-
des Arts Décoratifs Industriels et
merevoli bollicine che rimanevano
Modernes di Parigi.
intrappolate nella massa vetrosa.
Purtroppo, già nel 1925 la fruttuosa
Questo tipo di vetro rispondeva piena-
società venne sciolta per fondarne due
mente alle nuove richieste che stavano
separate: la Maestri Vetrai Muranesi
sorgendo nell'arredamento, in cui si
Cappellin & C. di Giacomo Cappellin e
preferivano sempre più linee squadra-
la Vetri Soffiati Muranesi Venini & C. di
te, grazie alla sua incredibile plasticità.
Paolo Venini.
La fornace di Venini produsse nume-
Zecchin continuò a lavorare per
rosi pulegosi, i quali spesso riprende-
Cappellin, sempre come direttore arti-
vano forme antiche come coppe o
stico, fino al 1926 e Carlo Scarpa, in
anfore in cui venivano inserite piante
seguito alla sua uscita, sostituì l'artista. Scarpa, giovane architetto veneziano, proseguì nella direzione del suo
predecessore. I suoi disegni raffiguravano l'essenzialità e la semplicità. Tra
le sue prime opere è certamente da
ricordare il vaso sferico dal piede troncoconico in vetro trasparente che
divenne il simbolo della Cappellin.
Per la vetreria di Venini, fu lo scultore
Napoleone Martinuzzi a seguirne la
direzione artistica. Martinuzzi era allora direttore del Museo vetrario e, con
lui, incominciarono una serie di redditizie collaborazioni che Venini teneva
con gli artisti e gli architetti dell'epoca,
in modo tale da avere sempre stimo-
Vaso Oriente,
Dino Martens,
Aureliano Toso, 1952
lanti novità nella cultura figurativa e
architettonica. Questi contributi da
Alla pagina precedente:
Vaso mosaico zanfirico,
Paolo Venini,
Venini & C., 1954
parte degli artisti furono la nota distintiva del lavoro innovativo di Venini.
Alle pagine successive:
Vaso “sfera”a reticello,
particolare,
Lino Tagliapietra,
1996
Martinuzzi, alla fine degli anni venti,
mostrò tutte le sue abilità nell'arte
vetraria. Infatti iniziò a sperimentare
35
Vaso Siderale,
Flavio Poli,
Seguso Vetri d’Arte,
1952
Alla pagina
successiva:
Vaso Barbarico,
Ercole Barovier,
Barovier & Toso, 1951
grasse, anche di grandi dimensioni,
l'estrema qualità dei tessuti vitrei uti-
sempre in vetro pulegoso e dai colori
lizzati dall'architetto, il quale si servì di
prevalentemente verde scuro.
tecniche ormai non più in uso e quasi
Martinuzzi dovette confrontarsi presto
dimenticate che reinterpretò in modo
con Carlo Scarpa. Anche dalle collabo-
del tutto originale e personale.
razioni di Scarpa con Cappellin nac-
Un ottimo esempio sono i lattimi con
quero modelli raffinati e distinti per
l'applicazione di foglia d'oro o d'argen-
38
Bottiglia in vetro
trasparente
con “morisa”,
Gio Ponti,
Venini & C., 1940
40
to o l'utilizzo di vetri opachi che, anche
simili a porcellane. Sfortunatamente
se suscitò un po' di stupore e disagio
questa nuova materia, il vetro prima-
da parte della critica per il forte
vera, fu ottenuta per casualità e non
distacco dalla tradizione del vetro
venne, perciò, riutilizzata.
muranese, portò a nuove sperimenta-
Dal 1932 a Venezia si aprì la Biennale
zioni della materia che rinnovarono gli
Internazionale d'Arte che diede modo
anni a venire del Novecento.
ai vari maestri vetrai di confrontare
Non solo le vetrerie di Venini e
loro stessi, le loro opere e le loro ricer-
Cappellin si distinsero per la loro ori-
che più avanzate. Purtroppo, sempre
ginalità: anche la Vetreria Artistica
nel 1932, si ebbe la chiusura dell'atti-
Barovier & C. creò una serie di vetri
vità di Cappellin. Infatti l'imprenditore
che vennero accolti con notevole inte-
non riuscì a gestire la Maestri Vetrai
resse e curiosità. I vetri primavera di
Muranesi Cappellin & C. che ebbe
Ercole Barovier affascinarono per il
frequenti dissesti economici che ne
loro tessuto vitreo dai riflessi perlacei,
provocarono il fallimento.
41
Vaso con incalmo
a murrine,
Riccardo Licata,
Venini & C., 1956
Coppa Phillips,
Ludovico Diaz de Santillana,
Mario Ticcò,
Venini & C., 1965
“Vetri pesanti”,
Alfredo Barbini,
1962
Invece la Vetri Soffiati Muranesi Venini
vetro opaco dalle tinte pastello con
loro varie colorazioni e impreziositi
cinesi dalle forme e colori orientaleg-
& C. continuò a dominare la vetreria
applicazioni di foglia d'oro e da finiture
dalla foglia d'oro. Seguirono i corrosi,
gianti, gli incisi e i battuti, creati dal-
muranese dell'epoca, grazie anche
in pasta vitrea; dall'anno seguente la
una serie di vetri spessi e arricchiti da
l'uso di una mola, dalla superficie
alla partecipazione dell'architetto
vetreria assegnò la direzione artistica
bugne o fasce.
scalfita e irregolare, le coppe a mur-
milanese Tommaso Buzzi, direttore
a Carlo Scarpa carica che mantenne
Negli anni Quaranta, Scarpa produs-
rine dai colori accesi e i vetri traspa-
artistico dal 1932 fino alla fine del
attivamente fino al 1947. Risalgono a
se svariatissime sperimentazioni e
renti decorati da fili, fasce o pennella-
1933, che collaborando con Paolo
questo periodo la produzione dei vetri
una vastissima gamma di vetri, come
te di vetro colorato. Tutte queste
Venini disegno una serie di oggetti in
sommersi a bollicine, suggestivi per le
i tessuti a sottili canne policrome, i
opere confermarono la Venini come la
42
43
Vaso “Informale”,
Fulvio Bianconi,
Venini & C., 1968
Alla pagina
successiva:
Vaso Acquamare
costolato e battuto,
Lino Tagliapietra,
1996
vera protagonista dell'arte vetraria
Seguso Vetri d'Arte e la S.A.I.A.R.
del Novecento.
Ferro Toso diminuirono le loro produ-
Anche la vetreria Barovier utilizzò
zioni a causa delle difficoltà portate
vetro di grosso spessore, impiegando
dalla guerra. Solo Venini e Barovier
la tecnica di colorazione a caldo
continuarono a presentare novità al
senza fusione ideata da Ercole
pubblico e alle varie esposizioni.
Barovier, divenuto nel frattempo
Negli anni cinquanta l'arte vetraria
unico direttore artistico.
muranese mutò nuovamente, vivendo
Con l'arrivo della Seconda guerra
un altro periodo intenso e significati-
mondiale, molte vetrerie come la
vo. Molti designer collaborarono
44
45
nelle fornaci e crearono oggetti suggestivi e con maggior libertà espressiva, sempre meno vincolati alla tradizione del vetro. Di grande importanza furono i contributi di Bianconi,
Martens e Poli che rinnovarono le
produzioni delle vetrerie. Poli si ispirò
alle lineari forme nordiche per realizzare vetri sommersi nella fornace di
Seguso Vetri d'Arte, distinti da una
raffinata eleganza che riscosse un
notevole successo riconosciutogli con
l'assegnazione del Compasso d'oro
del 1954.
Martens lavorò per Aureliano Toso
reinterpretando in modo originale le
tradizionali tecniche muranesi con tessuti policromi, macchie di graniglia di
vetro e inserti zanfirico, e realizzando
gli Zanfirici e i vetri Eldorado Oriente.
Dalla forte impostazione pittorica, i
modelli creati da Bianconi per Venini si
distinsero per l'originalità, i colori vivacissimi e le particolari forme e fantasie.
L'estrosa personalità artistica di
Bianconi venne resa ancor più evidente
con la serie delle figurine rappresentanti i personaggi della Commedia
dell'Arte.
Lo stesso Paolo Venini si cimentò nella
creazione di vetri dai ricercati tessuti
vitrei a murrine o a canne di zanfirico,
ricevendo ottime critiche e apprezzamenti. Archimede Seguso rinnovò la
tecnica della filigrana, reinterpretandola in modo del tutto personale, come
è evidente nei vasi a merletto.
Essenza di colore,
Simone Cenedese,
2007
Ciò fu in contrasto con il lavoro svolto
46
47
Vaso “sfera” a reticello,
Lino Tagliapietra,
1996
Alla pagina successiva:
Volto,
Luigi Benzoni,
1999
da Alfredo Barbini per la sua vetreria
Chihuly, James Carpenter e Benjamin
poiché egli preferiva la modellazione
Moore che parteciparono alle lavora-
del vetro massiccio.
zioni della Venini.
Negli anni sessanta e settanta preval-
A partire dagli anni settanta, diversi
gono forme essenziali e colori mono-
architetti italiani disegnarono delle
cromatici o vetri del tutto trasparenti.
serie limitate di oggetti per le vetrerie.
Una delle prime vetrerie che subito
Uno di questi fu Ettore Sottsass che
abbracciò le nuove tendenze fu la
creò una collezione per Vistosi, facendo
Vistosi, la quale produsse una serie di
riferimento alle sue precedenti espe-
soffiati monocromi, raramente impre-
rienze con la ceramica.
ziositi da murrine.
Nel decennio successivo, Sottsass
Dopo la morte di Paolo Venini avvenuta
cominciò a sperimentare producendo
nel 1959, fu il genero Ludovico Diaz de
una serie di vetri a elementi composti
Santillana a condurre l'attività lascia-
prodotti da Gigi Toso per Memphis, svi-
tagli e rimase fedele alla tradizionale
luppando nell'arte del vetro la perce-
policromia muranese.
zione sensoriale. Quest'architetto uscì
Le collaborazioni con gli artisti non
dagli schemi prestabiliti per creare un
cessarono; in questo modo aiutarono
nuovo modo di interpretare il vetro,
la vetreria a mantenere la sua apertu-
unendo originalità e tendenza a tradi-
ra alle nuove correnti. Dall'America
zione e storia.
giunsero numerosi giovani come Dale
Anche a Murano si poteva vedere questo progressivo e rapido cambiamento:
le vetrerie, in sintonia con lo Studio
Glass americano, hanno sempre più
prodotto, attraverso il vetro, delle vere
e proprie opere d'arte, le quali, tramite
esposizioni nazionali e internazionali,
hanno contribuito a diffondere l'antico
mondo del vetro veneziano.
Oggi il vetro è molto più di un oggetto
d'arredo; grazie ad artisti come Lino
Tagliapietra, Yoichi Ohira e Cristiano
Bianchin quella del vetro è diventata
un’arte conosciuta nel panorama
internazionale e presente in tutte le
collezioni private e museali, non più
solo come arte applicata, ma equiparata a quella tradizionale.
48
49
Fermacarte
Una magia di colore,
di trasparenza e di luce
Fermacarte
Una magia di colore, di trasparenza e di lucee di luce
Diego Pinasco e Franco Bobbio Pallavicini
Fermacarte
“fine giornata”,
F.lli Franchini,
Murano, 1845
Il periodo d’oro: 1845-1860
guerre napoleoniche nel primo scorcio
I fermacarte fanno la loro comparsa
dell’Ottocento.
nel 1845, e il cosiddetto periodo d’oro si
I fermacarte in vetro (comunemente
prolunga fino al 1860 circa. Il loro
noti con il termine francese presse-
scopo, quello appunto di “fermare le
papier) furono prodotti inizialmente
carte” sulla scrivania, è sempre stato
nelle vetrerie di Murano, della Francia
di secondaria importanza, perché la
e della zona che comprendeva Boemia,
Fermacarte
“fine giornata”,
Murano, 1845
Slesia e Turingia (oggi Repubblica
Ceca, Polonia e Germania): per i produttori erano oggetti praticamente
privi di costo e per questo motivo non
esistono molti documenti al loro
riguardo.
Sappiamo che il veneziano Pietro
Bigaglia e le cristalleria di Saint Louis
in Francia nel 1845 producevano fermacarte datati, la cui qualità rivela
come in realtà la sperimentazione di
questi oggetti debba essere fatta risali-
gli altri lavoratori andavano a casa, i
molti vetrai, tra cui Pietro Bigaglia, il
soffiatori di vetro utilizzavano gli scarti
creatore dei fermacarte (suoi presse-
colorati delle lavorazioni del giorno
papier siglati e datati vennero presen-
(“cannette” o “murrine”) unendoli alla
tati all’Esposizione industriale di
rinfusa in un bolo di vetro fuso, dando
Vienna nel 1845). La gamma – molto
vita a un oggetto pesante, utile appun-
ampia – delle murrine dei Fratelli
to a tenere fermi i fogli i carta. Questi
Franchini, comprende “cannette” con
primi esemplari sono noti come fer-
ritratti femminili e maschili, tra cui
macarte “fine giornata”.
ritratti di personaggi storici e politici
A Murano la fornace dei Fratelli
dell’epoca, e altre con le iniziali dei sin-
Franchini fornisce le varie murrine a
goli maestri vetrai.
re a qualche anno prima.
L’apparizione, quasi contemporanea,
dei primi fermacarte, lascia supporre
che alcuni artigiani, nelle nazioni sopra
citate, ebbero l’idea di produrre questi
manufatti quasi nello stesso periodo.
In Francia le cristallerie di Baccarat e
loro principale attrattiva è sempre
Saint Louis (cui si affiancarono quelle –
stato il loro valore decorativo, sia per i
minori per produzione ma non per
collezionisti di oggi sia per la borghesia
qualità – di Clichy, Pantin e St. Mandè)
del XIX secolo, che cominciò a deside-
stavano guadagnando fama internazio-
rare questi oggetti per abbellire le
nale con la produzione di vetro colora-
case, dopo aver sofferto per lunghi
to. I fermacarte nacquero quasi per
anni le varie restrizioni imposte dalle
caso: alla fine della giornata, quando
52
53
Fermacarte francesi,
Baccarat, Saint Louis e
Clichy, 1845-1850
Murano nel campo dei fermacarte non
Clichy, nel campo dei millefiori, produce
spesso su fondo a graticcio di filamen-
riesce a esprimere la stessa inventiva
la famosissima murrina “a rosa”, detta
ti di vetro lattimo, e altri “alla lampada”
riservata agli altri manufatti vetrari, pro-
appunto “rosa di Clichy”.
comprendenti frutti e fiori.
ducendo modelli ripetitivi, e termina la
In Slesia, Turingia e Boemia si produ-
Nello stesso periodo assistiamo alla
produzione intorno al 1855-1860.
cono fermacarte con murrine più sem-
produzione in Inghilterra e Scozia di
varie fornaci (Richardson, Arculus,
Walsh-Walsh e Bacchus & Son), che
realizzano fermacarte esclusivamente
millefiori. Fra tutte spicca la Bacchus
& Son, che produsse fermacarte di
“Bouquet della sposa”,
Baccarat, Francia,
1845-1850
rono i loro fermacarte. L’Esposizione fu
grandi dimensioni, caratterizzate da un
visitata da operatori vetrari statunitensi,
disegno millefiori ad anelli concentrici,
che rimasero colpiti dalla bellezza di
realizzati con murrine dai colori molto
questi articoli, e negli anni successivi
delicati. A oggi nel mondo si conoscono
chiamarono a lavorare negli Stati Uniti
solamente 400 esemplari circa di fer-
operai vetrari francesi, dando vita a pro-
macarte Bacchus, uno diverso dall’al-
In Francia operano le Cristallerie di
plici rispetto a quelle francesi, che
Baccarat, di Saint Louis e Clichy.
spesso poggiano su segmenti di filigra-
duzioni di fermacarte in due centri della
tro, molto ricercati dai collezionisti in
Baccarat e Saint Louis, accanto alla pro-
na tubolare.
costa atlantica, la Boston & Sandwich e
virtù della loro bellezza e rarità.
duzione di millefiori, danno vita a ferma-
la New England Glass Company (NECG).
carte “alla lampada” di altissimo livello
1860-1885
I fermacarte prodotti in queste vetrerie
1885-1940
producendo fermacarte con fiori, frutti,
Nel 1851, a Londra si tenne un’impor-
non raggiunsero i livelli di perfezione di
In questo periodo prosegue la produ-
bacche, su fondo trasparente o adagiate
tante Esposizione di vetri al Crystal
quelli francesi, nondimeno ci hanno
zione di fermacarte in varie parti
su una filigrana di vetro lattimo, mentre
Palace, ove le cristallerie francesi porta-
lasciato begli esemplari di millefiori,
dell’Europa continentale.
54
55
“Roccia”, Baccarat,
Francia, 1845
Fermacarte inglesi
e americani, 1860-1880
In Belgio operano varie vetrerie, tra cui
animali (o più raramente gnomi), e
la più importante è la Val Saint
altri con una sottile lastrina ceramica
Lambert (attiva ancora oggi): qui assi-
sulla quale, con un procedimento
lizzati in occasione di matrimoni,
“infantile” i vetri francesi, con dimen-
comunioni o altre ricorrenze, o per
sioni minori rispetto agli originali.
ricordare persone defunte.
“Sulfure”, Belgio
e Boemia, 1885-1920
Fermacarte “Daum”,
Francia, 1980
Alla fine degli anni ’30-’40 riprende a
1940-1970
Murano la produzione di millefiori
In questo periodo a Murano la produ-
caratterizzati da murrine di dimensio-
zione di fermacarte segue due linee,
ni medie e grandi, che ricordano nel-
una prettamente commerciale, ripetiti-
l’aspetto delle caramelle (e per questo
va, di scarso valore estetico e artistico,
stiamo alla comparsa di una produzio-
fotografico, viene riprodotta l’immagi-
motivo vengono anche definite “bon-
e una portata avanti da grandi nomi
ne di “sulfure” a carattere religioso.
ne di uomini, donne e bambini cui il
bon”). Intorno agli anni ’30 inizia
muranesi (Venini, Salviati, Cenedese,
In questi fermacarte vediamo camei
fermacarte viene dedicato. Si ritiene
anche in Cina una un produzione di
Vistosi e altri), che punta a sperimenta-
raffiguranti Cristo in croce, da solo o
che questi fermacarte venissero rea-
presse-papier, che imita in maniera
re nuovi “linguaggi”, rimanendo nel-
affiancato da camei della Madonna o
l’ambito di una produzione limitata a
di Santa Teresa, poggianti su un
pochi modelli e pochi esemplari per
fondo multicolore oppure monocro-
singolo modello.
matico (circondato – in questo caso –
In Francia, Baccarat e Saint Louis
da un “torchon” blu/rosso/giallo, tipi-
riprendono una produzione di millefio-
co
ri e fermacarte alla lampada, metten-
della
produzione
Val
Saint
Lambert).
do sul mercato esemplari di grande
Nell’Europa centrale prosegue la
bellezza e abilità realizzativa, in tiratu-
produzione di millefiori e di soggetti
re varianti tra i 200 e i 500 pezzi per
floreali, spesso accompagnati dal
modello. Baccarat (in parallelo con la
nome della persona cui il fermacarte
Cristalleria D’Albret) produce sulfure
viene regalato.
dedicate a personaggi della storia,
In Boemia compaiono fermacarte con
della politica e delle arti.
solfure “a tutto tondo” raffiguranti
In Scozia iniziano la produzione alcune
56
57
Fermacarte
contemporanei,
Francia, Scozia,
Venezia e Stati Uniti
Barbini,
Murano, 1970-1980
Fermacarte pubblicitari
e ad personam,
inizi Novecento
fornaci (Vasart, Perthshire, Caithness)
“Sulfura” statunitense,
1970
che si cimentano con i modelli millefiori, mentre Caithness – sempre in Scozia
– produce sfere “di fantasia”, giocando
con spirali di vetro dalle mille sfumature di colore. In centro Europa ci si adagia – come a Murano – su una piatta e
ripetitiva produzione commerciale.
1970-oggi
Ai nostri giorni, la produzione di fermacarte si concentra soprattutto in Scozia
Fermacarte cinesi,
dal 1930-40 a oggi
e Stati Uniti d’America: negli Usa si trovano, altresì, i più importanti “mercanti” di fermacarte antichi e moderni, tra
cui Leo Kaplan a New York e Larry H.
Selman a Chicago.
In Francia, da qualche anno, Baccarat
ha cessato la produzione, mentre Saint
Louis produce ogni anno circa cinque o
sei modelli con tirature di circa 200
Fermacarte disegnato
da Ugo Nespolo,
prova d’artista
esemplari per modello.
58
Venini,
edizione limitata, 19701980
In
Charles Schneider
junior, Francia, 19601970
Scozia,
prestigiosa
bolle d’aria e spirali colorate. Negli
svincolata ormai dai modelli classici,
negli Stati Uniti, come veicolo pubblici-
Perthshire ha terminato la produzione
Stati Uniti assistiamo a numerose pro-
ma sempre priva di una propria indivi-
tario, mentre altri, veri pezzi unici,
di fermacarte, che viene portata avanti
duzioni
vetrai
dualità e ancora legata alla copia della
sono stati creati per matrimoni e altre
dalla
citata
la
Caithness,
di
singoli
artisti
da
(Lundberg, J. Kaziun, Rick Ayotte, Paul
produzione occidentale. I fermacarte
ricorrenze, e riportano il nome della
Whitefriars e da altre piccole realtà –
Stankard e molti altri) specializzati nei
sono stati utilizzati, sia in Europa che
persona cui erano dedicati.
nate negli ultimi anni – legate a singoli
lavori alla lampada, in cui raggiungono
vetrai (John Deacons, Philip Mc
vette di abilità tecnica fors’anche supe-
Douglas) che eseguono millefiori di
riori ai prodotti francesi del periodo
grande bellezza.
d’oro: molti di questi fermacarte sono
Anche in Svezia e altri paesi del Nord
davvero stupefacenti, anche se esteti-
Europa si producono presse-papier
camente più “freddi” rispetto ai vetri di
basati sul gioco essenziale del vetro,
metà Ottocento.
utilizzando soprattutto immagini di
Continua anche la produzione cinese,
60
già
anche
Venini, 1970-1980
61
in aste e possiamo oggi ammirarle ad
Alla “lampada”: questi fermacarte
Anno di nascita dei presse-papier:
esempio
Bergstrom-
hanno al loro interno motivi naturalisti-
i primi esemplari noti recano all’inter-
Mahler nel Wisconsin, al Museo di
ci quali fiori, frutti, insetti, che vengono
no la data 1845 (Pietro Bigaglia a
Bristol in Inghilterra, al Victoria and
realizzati modellando pezzetti di vetro
Venezia e Baccarat in Francia).
Albert Museum a Londra.
colorato col calore di una “lampada”
nel
museo
per saldare. Gli elementi che compon-
Zone di produzione dei presse-papier:
gono il disegno (ad esempio, i petali, le
all’inizio (1845) Venezia, la Francia,
foglie e il gambo di un fiore) vengono
l’Europa centrale; in seguito (1850-60)
uniti sempre con l’uso del calore, e
Stati Uniti e Inghilterra; oggi: Venezia,
Vetro: miscela composta dal 50-70% di
inglobati nel vetro fuso come nel caso
Francia Scozia, Stati Uniti, Cina, più
sabbia extra bianca (biossido di silicio),
dei millefiori.
piccole vetrerie in Giappone, Svezia,
15-20% di potassa (carbonato di potas-
Malta, Belgio.
sio), 20% circa di ossido di sodio, più
Sulfure: hanno al loro interno un
carbonato di calcio e altre sostanze
“cameo” in materiale ceramico ottenu-
alcaline. Il vetro colorato si ottiene con
to con l’ausilio di piccoli stampi.
l’aggiunta di ossidi metallici.
Cristallo: “inventato” nel 1670 dal
vetraio inglese Ravenscroft, aggiungendo alla miscela base del vetro fino
al 50% di ossido di piombo, rendendo
Fermacarte svedese,
1980-1990
Si ritiene che il collezionismo dei fer-
questo materiale resistente e brillante.
macarte abbia preso il via nel 1952,
quando venne dispersa la collezione
Presse-papier: termine francese con
della signora Applewhite Abbott. È vero
cui sono comunemente noti i ferma-
che quest’asta ridiede vita all’interesse
carte.
per questi oggetti, ma va detto che esistevano già collezioni di valore, come
quelle in possesso della regina Mary in
Inghilterra, dell’imperatrice Eugenia
Tipologie dei presse-papier:
(moglie di Napoleone), del marquis de
millefiori, alla “lampada”, sulfure.
Ballour, di Oscar Wilde e – più recente-
Millefiori: sono realizzate con l’assem-
mente – della francese Colette, dell’ex
blaggio, su un piano, di numerose mur-
re d’Egitto Farouk, dei presidenti ame-
rine (sottili fettine di cannette vitree),
ricani Dwight Eisenhower e Bill
fino a ottenere il disegno voluto. Questo
Clinton. Molti altri collezionisti, meno
si unisce a un “bolo” di vetro fuso, che
conosciuti, hanno donato le loro rac-
viene poi modellato per fargli assume-
colte a vari musei, anziché dispenderle
re la classica forma tonda.
62
Fermacarte svedese,
1980-1990
63
Glass Time
Ugo Nespolo
Ugo Nespolo
Giuseppe Zaccaria
Diplomato all’Accademia Albertina
solo superficiale, partecipando con
con Enrico Paolucci, Ugo Nespolo
un’altra “eretica” torinese, Carol Rama,
avverte subito l’esaurirsi definitivo di
all’esperienza del MAC; e Galvano (che
una stagione accademica e provincia-
presenta nel 1966 i disegni di Lux
le, esplorando inedite possibilità sul
mundi) era in contatto con gli “universi-
piano delle scelte non solo espressive
tari” della rivista “Sigma”, che, pur
ma in senso lato intellettuali. Molto
senza rinunciare alla storicità del fatto
stretti sono, sin dall’inizio, i rapporti
artistico-culturale, stavano aggiornan-
con gli elementi di punta della cultura
do le loro posizioni critiche alla luce
torinese: le sue due prime personali
delle acquisizioni metodologiche – in
(Ugo Nespolo e La logica del puzzle,
particolare lo strutturalismo e la
presso la Galleria Il Punto di Torino),
semiologia – provenienti d’Oltralpe.
nel 1966, sono accompagnate da testi
Si trattava anche di prendere le distan-
di Edoardo Sanguineti, che era allora
ze dall’ancora imperante, e sempre più
il già riconosciuto capofila della neoa-
soffocante, egemonia crociana (che tale
vanguardia; al cosiddetto Gruppo 63
era rimasta anche quando veniva
appartiene anche Renato Barilli, che,
coniugata con Gramsci, a giustificare le
con critici di punta come Crispolti,
operazioni di tipo neorealistico). A
Trini, Celant, Dorfles e Caramel,
Torino insegnava allora Estetica e
segue gli esordi del giovane artista.
Filosofia morale Luigi Pareyson, che
Per non dire di Ben Vautier, che ne
aveva enunciato l’importante teoria
rava intanto Italo Calvino, che aveva
amico di Enrico Baj, con il quale
schizzava di scorcio, en artiste, questo
della formatività, secondo cui «formare
fondato con Vittorini la rivista “Il
Nespolo aprirà a Milano, nel 1972, il
ritratto: «Nespolo est ambitieux.
significa fare, ma un tal fare che, men-
menabò”, dedicando nel 1964 un
“Premiato studio Nespolo & Baj”.
Nespolo est jaloux. Nespolo est hypo-
tre fa, inventa il modo di fare»; era un
numero unico all’allora dibattuto rap-
Non stupisce allora che Nespolo pub-
crite. Nespolo est méchant. Nespolo
forte richiamo non solo al concetto di
porto fra industria e letteratura. Nel
blichi nel 1968 un libro di logica forma-
est menteur et rusé. Nespolo est
“poetica”, ma al carattere operativo,
1967 Calvino pubblicava il fondamen-
le, Verità e menzogna, interessandosi a
dévoré de prétention. C’est un loup. Il
quasi manuale, del processo di elabo-
tale saggio Cibernetica e fantasmi,
quella «scienza delle soluzioni immagi-
se porte bien».
razione-costruzione dell’opera d’arte.
proposto come «appunti sulla narrati-
narie» che è la patafisica di Jarry e
A Torino, poi, svolgeva un importante
Di Pareyson, per non dire altro, erano
va come procedimento combinato-
dando vita all’Associazione Antidogma.
ruolo di promozione intellettuale Albino
stati allievi Umberto Eco e Gianni
rio»; nel contempo frequentava i
È proprio Jarry a ispirare un film come
Galvano, l’insegnante di filosofia che,
Vattimo, con il quale Nespolo è sin d’al-
seminari di Roland Barthes a Parigi,
Un supermaschio, dove si muove frene-
dopo gli esordi casoratiani in campo
lora in contatto.
stabilendo stretti legami con il gruppo
ticamente il busto di Joseph Beuys
figurativo, era stato fra i primi ad avver-
Nella
torinese
dell’Oulipo e con Raymond Queneau in
(seguiranno, nel 1978 e nel 1982, Lo
tire il bisogno di un rinnovamento non
dell’Einaudi, in via Biancamano, lavo-
particolare. Ma Queneau era anche
spaccone e Le porte girevoli).
66
storica
sede
67
Era nata precocemente anche la pas-
Beaubourg di Parigi (con la rassegna
Vetrine di New York, presentata nel
Contro le concezioni solipsistiche del-
sione per il cinema, che porterà
del 1984 intitolata Le cinéma diagonal),
1989). In America il declino dell’infor-
l’artista, e il suo sprezzante isolarsi,
Nespolo a dare vita, con Mario
dove verrà anche presentato, nel 2001,
male aveva segnato l’affermazione della
Nespolo rivendica l’esigenza di “conta-
Schifano, al Cinema degli Artisti, ispira-
Film/a/To, sceneggiato e interpretato
pop art, a cui Nespolo guarda con inte-
minarsi”, scendendo in mezzo alla
to al New American Cinema. Tra il 1967
da Edoardo Sanguineti (fondamentale,
resse, pur senza trascurare la tradizio-
gente e adattando l’arte alle sue esi-
e il 1968 realizza film come Grazie
per la prima stagione del cinema di
ne delle avanguardie europee, dal
genze, per farla entrare nei circuiti del-
Mamma Kodak, La galante avventura
Nespolo, il volume del 1978 che gli
Futurismo al Dada: Depero, in partico-
l’esistenza quotidiana. Il modello viene
del cavaliere dal lieto volto, Le gote in
dedica Vittorio Fagone, La fugace vita
lare, che gli offre il modello di un’arte
offerto dalle “case d’arte” futuriste,
fiamme, Neonmerzare, Buongiorno
dei fotogrammi).
ludica, pienamente inserita nel contesto
come quella di Balla, che a loro volta
Boettinbianchenero,
Il rapporto interattivo fra le arti, che pre-
della vita quotidiana. È sulla base di
rientravano nei progetti, esposti nel
Tucci-Ucci, che hanno come protagoni-
supponeva un diverso rapporto con il
queste convinzioni che Nespolo attra-
celebre manifesto del 1915, di una
sti gli amici Enrico Baj, Lucio Fontana,
pubblico, era stato rilanciato dal movi-
versa la stagione dell’Arte Povera, collo-
“ricostruzione futurista dell’universo”
Mario Merz, Michelangelo Pistoletto,
mento internazionale – animato dalle
cando il suo nome nel famoso manife-
(la Casa d’arte Nespolo è, non a caso, il
Alighiero Boetti. A Milano, grazie a
personalità di Maciunas, Beuys, John
sto della mostra Con-temp l’azione
titolo dell’antologica del 1995 al Palazzo
Fernanda Pivano, conosce anche i più
Cage e Ioko Ono – di Fluxus, di cui si
(Galleria Christian Stein / Il Punto,
della Permanente di Milano).
significativi esponenti della beat gene-
interessa Nespolo, che porta a Torino il
Torino 1967), disegnato dal grande
Di qui l’attenzione per il design e la pra-
ration, Jack Kerouak e Allen Ginsberg,
Concert Fluxus Les mots et les choses,
amico Alighiero Boetti, in cui compaio-
tica assidua di un’arte applicata, che ha
che diventa il protagonista del film A. G.
a cui prendono parte, fra gli altri, Ben
no, con altri, “i dieci di Torino” del grup-
portato Nespolo a cimentarsi nei setto-
(1968). Quella del cinema è un’espe-
Vautier, Boetti, Sanguineti, Lora Totino
po (Piacentino, Merz, Zorio, Pistoletto,
ri più disparati, dall’abbigliamento e
rienza che durerà negli anni, dando
(Galleria Il Punto, 26-28 aprile 1967).
Paolini, Mondino, Gilardi, Anselmo).
dall’arredamento, dalle copertine di
luogo a importanti retrospettive a lui
Piuttosto che a Parigi, che assisteva al
L’ampiezza di queste aperture, in un
libri e di dischi alla grafica pubblicitaria
dedicate da Musei, Gallerie, Fondazioni
decadere del suo ruolo di centralità arti-
artista tutt’altro che usuale, va oltre la
(le campagne dedicate a Campari e alla
ed Istituzioni culturali (il Philadelphia
stico-culturale, il suo sguardo è rivolto a
scelta – che pure resta fondamentale –
Richard Ginori, del cui Museo è stato il
Museum of Modern Art; Centro de arte
una ormai trionfante New York, dove
della vocazione pittorica, ma serve ad
direttore artistico): fondamentale risul-
y comunicaciòn Elpidio Gonzalez,
soggiorna a lungo, fino ad aprire uno
arricchirla di apporti e di risonanze
ta la creazione di manifesti dedicati a
Antwerpen,
du
studio al numero 260 della West
molteplici, oltre a sostanziarla di una
importanti eventi culturali e sportivi, da
Cinema, Palais de Chaillot, Paris; BFI,
Broodway, dopo aver tenuto alcune
profonda consapevolezza critica. Artista
Azzurra ai Mondiali di Calcio e al Giro
National Film Theatre, The London
importanti mostre alla Arras Gallery dal
e uomo di cultura, c’è in lui la convin-
d’Italia. Sul piano degli interventi di più
Film Makers’ Co-Op; Hayward Gallery,
1973 al 1985 (un’esposizione del 1981 è
zione che fare arte non può prescinde-
marcato impatto ambientale, vanno
London; Filmoteka Polska, Istituto di
salutata da un articolo di Furio Colombo
re dal riflettere sull’arte. Critico d’arte
ricordate le “luci d’artista” per i grandi
Cultura Italiana Napa di Solidarnosc,
sulla “Stampa” di Torino, Un marziano
(ricordiamo solo due recentissimi inter-
magazzini delle Gru, nell’hinterland
Museo Nazionale, Varsavia; Istituto
della pittura sbarca a New York).
venti, apparsi sulla “Stampa” di Torino,
torinese, e la campagna per i trasporti
Italiano di Cultura, Cineteca Wallraf -
Assapora così la vita newyorchese,
dedicati a Cezanne e Picasso), Nespolo
pubblici, approdata ai grandi pannelli
Richartz - Museum, Colonia; Pechino e
alzando gli occhi verso i grattacieli o
ha esposto la sua concezione in un
che, alle fermate della metropolitana
Shanghai, Ufficio Cinema Cinese, Film
abbassandoli per curiosare dentro le
libro, Arte & vita (1998), in cui ha riela-
torinese, rievocano episodi della storia
Festival Internazionale di Shanghai;
vetrine (quadri come Fuga da New York,
borato la sua tesi di laurea in
antica e moderna della città. Né poteva
M.K. Ciurlionis National Museum of
1986, Quando la città dorme, 1989, fino
Semiologia, discussa con Gian Paolo
mancare, in questa concezione operati-
Art,
a Soft New York, del 1999, e la serie
Caprettini presso l’Università di Torino.
va, l’attenzione non solo visiva ma tatti-
Michelangelo,
68
Belgium;
Kaunas,
Musée
Lithuania),
fino
al
69
le per i materiali del “fare” artistico: dal
Gozzano al Magnificat di Alda Merini.
Oggetti e forme di Nespolo vivono al
esperienze creative. Sono le caratteri-
legno ai metalli (oltre ai bronzetti, ricor-
Nella caleidoscopica circolarità di que-
condizionale e non all’indicativo. Essi
stiche del postmoderno, come ha scrit-
diamo il monumento Lavorare, lavora-
sti legami, anche le note del penta-
affermano la loro presenza, non s’im-
to Eco nelle Postille a Il nome della
re, lavorare, preferisco il rumore del
gramma e i numeri, le lettere dell’alfa-
pongono in quanto tali».
rosa: «ma arriva il momento che l'avan-
mare, realizzato per la città di San
beto e i libri, prendendo vita e animan-
Nasce di qui la tecnica dei “puzzles”,
guardia (il moderno) non può più anda-
Benedetto del Tronto e inaugurato dal-
dosi, possono diventare il soggetto e le
che del lavoro di Nespolo diventeranno
re oltre, perché ha ormai prodotto un
l’amico Renzo Arbore); dalle ceramiche
immagini delle opere pittoriche.
ben presto la più riconoscibile e ricono-
metalinguaggio che parla dei suoi
(con la partecipazione a iniziative e a
Le premesse di questi sviluppi sono da
sciuta (ma non certo la sola) cifra distin-
impossibili testi (l'arte concettuale). La
mostre
a
rintracciare nelle posizioni che, assun-
tiva. L’idea gli era derivata da un passa-
risposta postmoderna al moderno con-
Castel?lamonte e in Giappone) ai vetri
te e sostenute sin dagli esordi, vengono
tempo assai diffuso allora tra i ragazzi e
siste nel riconoscere che il passato,
(importante la collaborazione con le
autorevolmente consacrate da Pierre
gli adulti, il traforo, dove la componente
visto che non può essere distrutto, per-
vetrerie Barovier & Toso di Murano); dai
Restany, il quale, nel marzo del 1968,
ludica non è disgiunta da quella esecu-
ché la sua distruzione porta al silenzio,
vari tipi di stoffe (compresi i tappeti) alle
presentava la personale Macchine e
tiva, potenzialmente artistica e creativa.
deve essere rivisitato: con ironia, in
pietre preziose (una prima sintesi indi-
oggetti condizionali presso la prestigio-
Nespolo ritaglia e rifila pezzi sagomati
modo non innocente». L’ironia e la man-
cativa è nella mostra Alabastro, argen-
sa
Milano.
di legno, incastrati e fatti combaciare fra
canza di innocenza sono i segnali di un
to, avorio, ebano, lacca, seta, smalto,
Intitolando il suo intervento alla “critica
di loro per comporre figure dai contorni
distacco critico, di una consapevolezza
ospitata nel 1974 dalla Galleria Blu di
della ragion pratica”, poteva osservare,
irregolari; tessere perlopiù monocro-
che, se non rifiuta il «piacevole» (il ter-
Milano). Nespolo ha poi disegnato le
in limine, che «l’universo di Nespolo è
matiche, che danno vita alla combina-
mine è usato ancora da Eco), ne coglie e
scenografie e i costumi di opere liriche
quello della ricostruzione oggettiva»
zione di inedite – ora più serene e ripo-
sottolinea il carattere di gioco, di costru-
tenute
a
Faenza,
Galleria
Schwarz
di
come la Turandot di Busoni, il Don
(esattamente l’inverso di quanto aveva
sate, ora addirittura rutilanti – immagi-
zione arbitraria, nell’accezione saussu-
Chisciotte di Paisiello e l’Elisir d’amore
fatto il Nouveau Réalisme, dallo stesso
ni policrome. Ed è proprio la “logica del
riana secondo cui ogni linguaggio è con-
di Donizetti, la Butterfly di Giacomo
Restany tenuto a battesimo qualche
puzzle” (titolo della mostra prima ricor-
venzionale e arbitrario, tutt’altro che
Puccini, oltre a occuparsi del tour di
anno prima).
data) a coinvolgere tutta una serie di
ingenua e di certo non meno problema-
Ivano Fossati nel 2000; e al servizio
E aggiungeva: «Nelle sue costruzioni,
particolari accorgimenti, che – sostenu-
tica. Resta il fatto che, del postmoderno,
della musica – per non dire delle colla-
nei suoi “camuffamenti” (oggetti rico-
ti da una profonda consapevolezza
Nespolo rifiuta i fondamenti del pensie-
borazioni con Luciano Berio e Severino
perti di pittura macchiettata) o nei suoi
meta-artistica – riguardano l’interte-
ro debole ma reagisce alla “crisi” sul
Gazzelloni – si pone il libretto scritto
puzzles (forme ritagliate entro superfi-
stualità, l’uso della citazione, la dialetti-
piano delle sue innovative proposte ope-
per l’opera buffa Al museo in volo & a
ci piane e scomponibili) si ritrova il
ca non più scindibile fra l’“alto” e il
rative, proprio sulla base di quella che
zompi (1996) musicata da Giulio
denominatore comune della sua visio-
“basso”, con i rimandi sia a un livello
potremmo definire un’“etica del fare”.
Castagnoli. Agli interessi musicali si è
ne del mondo: l’approccio deliberata-
della comunicazione popolare (le
Si pensi alla splendida serie di quadri
poi accompagnata la passione per i libri
mente frammentato del reale attraver-
Marylin dei manifesti già “appartenute”
ispirati ad alcuni celebri film (ed esposti
(competente e accanito bibliofilo, pos-
so una successione di piani.
ad Andy Warhol, i fumetti alla
nella mostra Effetto pittura, del 1994),
siede una straordinaria collezione di
La realtà di Nespolo non s’impone
Lichtenstein) sia alle espressioni più
in cui l'immagine si fonde con il movi-
prime edizioni futuriste) e per la lette-
come una rivelazione immediata, tota-
raffinate della cultura e dell’arte (le
mento dell'azione concentrando e
ratura: oltre a pubblicare un libro di
le, illuminante: essa appare come una
sculture classiche della mostra del
insieme distendendo le pulsazioni
poesie irriverenti, Nella riserva circon-
zona intermedia e sottile a mezza stra-
Bargello a Firenze, nel 2009). Il tutto,
intrinseche del racconto. Il momento
dati dai cow-boys, ha illustrato impor-
da tra la singolarizzazione dell’oggetto
ancora, nel movimento circolare che
centrale – anche concettualmente – di
tanti opere letterarie: dalle poesie di
e la sua appropriazione diretta. […]
unisce le diverse forme e modalità delle
questa esperienza resta Il museo, il
70
71
grande quadro presentato a Livorno nel
combinatorie che non diventa mai ripe-
voluto sempre privilegiare questa
1976, in cui nove visitatori, visti di spal-
tizione, ma filo di un discorso ininterrot-
forma di comunicazione, ho rivolto un
le, guardano quadri di artisti famosi.
to, che si dipana – nel dialogo intreccia-
occhio attento al livello di diffusione
Siamo di fronte a una mise en abyme –
to di continue riprese e variazioni –
popolare cimentandomi con i manifesti
del tutto originale - della pittura altrui,
attraverso la serie infinita dei percorsi
e più in generale con tutte le forme
che Nespolo rivisita e reinventa, dando
tematici lungo i quali l'opera di Nespolo
d'arte applicata.
luogo a una sorta di narrazione pittori-
di dispone (un primo elenco, assai
Il desiderio è di costruire una sorta di
ca “speculare” (Le récit spéculaire è il
nutrito ma per forza di cose provvisorio,
“Universo Nespolo”, un buon conteni-
titolo che Lucien Dällenbach ha dato a
è nel catalogo curato da Janus per la
tore di proposte e realizzazioni da river-
un suo libro del 1977, in cui studiava il
mostra del 1981 Ieri/oggi/domani, alla
sare nella contemporaneità. Il sogno
fenomeno della mise en abyme nel-
Galleria Civica d'Arte Moderna di
(perché un sogno c'è) è quello utopico
l'ambito della letteratura). Ma Il museo
Ferrara).
di non contribuire a riempire di cose
era già un punto d’arrivo, in quanto riu-
Più che citare le importanti mostre rea-
nuove un mondo vecchio ma di pro-
niva idealmente e ripeteva, variandoli,
lizzate in tutto il mondo (da New York a
muovere addirittura la riedizione del
quadri dedicati in precedenza a singoli
Tokio, da Londra a Seoul, da Pechino a
mondo stesso».
incontri fra uno spettatore e l'opera
Mosca alla mostra itinerante del 1997
d'arte (ad esempio Andy Dandy, dedica-
presso le capitali del Sud America), ci
Hanno scritto di Ugo Nespolo:
to a Warhol, o Guardar Morris, del
piace concludere, a esemplificare il
Guido Almansi, Dan J. Anderson, Enrico Baj,
1973-74); nello stesso tempo Il museo
complesso significato di una ininterrot-
Mirella Bandini, Renato Barilli Luca Beatrice,
segnava un punto di partenza, che
ta e straordinaria esperienza di arte e di
Paolo Bertetto, Rossana Bossaglia, Mauro Cappio
avrebbe dato origine a una serie aperta,
vita, ricordando quanto Nespolo stesso
Barazzone, Luciano Caprile, Luigi Carluccio,
fedele alla sua matrice ma capace di
ha scritto nel catalogo del 1997
Germano Celant, Furio Colombo, Enrico Crispolti,
creare sempre nuove associazioni (e
Nespolo’s Posters: «Il futurismo pro-
Antonio Del Guercio, Jole De Sanna, Gillo Dorfles,
suggestioni) figurative e formali, fino
porrà teoricamente una dirompente via
Angelo
all'autocitazione rappresentata, nel
d'uscita nella geniale invenzione della
Faccenda, Vittorio Fagone, Paolo Fossati, Jorge
1982, da L'artista e il suo doppio (di
“ricostruzione futurista dell'universo”,
Glusberg, Ermanno Krumm, Herbert Lust, Herny
suggestiva efficacia è la panoramica
progetto in cui la pubblicità, il manife-
Martin, Dario Micacchi, Fiorella Minervino,
offerta dal catalogo Merescalchi-
sto, avranno un ruolo centrale. Non più
Vincenzo
Allemandi, Storie di Museo, 2001). Un
quindi commistioni casuali ma pianifi-
Palazzoli, Arturo Carlo Quintavalle, Pierre Restany,
parallelo sviluppo di questa problema-
cazione d'invadenza di tutto il territorio
Antonio Ricci, Franco Russoli, Edoardo Sanguineti,
tica era nelle opere che pongono diret-
del visivo. Depero dà la stessa impor-
Luigi Serravalli, Gianfranco Schialvino, Vittorio
tamente l'opera nell'occhio dello spet-
tanza all'opera unica e alla grafica pub-
Sgarbi,
tatore (come Guardare Klein, del 1974),
blicitaria. Le sue realizzazioni per
Antonello Trombadori, Marco Vallora, Gianni
dove siamo noi a volgere le spalle al
Campari segnano la storia del visivo in
Vattimo, Ben Vautier, Marcello Venturoli, Lea
quadro, osservandolo nella pupilla dila-
maniera indelebile e – finalmente –
Vergine, Marisa Vescovo, Giuseppe Zaccaria...
tata di un ipotetico spettatore, in un
spezzano la stolta divisione di cultura
gioco di specchi nuovamente rovescia-
alta e bassa». Poi, chiamando in causa
to. Ne deriva una serialità di citazioni
se stesso: «Ecco perché anch'io ho
72
Dragone,
Mollica,
Charles
Danilo
Sandra
Spencer,
Eccher,
Orienti,
Giovanni
Daniela
Tommaso
Trini,
Fiammeggiante,
2005
Magic,
2005
Letterario,
2005
74
75
Eyebrown,
2003
Dancing,
2002
76
77
Bel coraggio,
2003
In tondo,
2004
78
79
Maya,
2004
Oriente,
2005
80
81
My Heart
2005
Infanzia berlinese,
2003
82
83
Per Salvador,
2005
Barocco,
2005
84
85
Indice
5
Con il vetro nel cuore
7
I VETRI FRANCESI
Luce, fiori e colori
23
L’ARTE DEL VETRO
Frammenti di arte veneziana
51
FERMACARTE
Una magia di colore, di trasparenza e di luce
65
GLASS TIME
Opere di Ugo Nespolo
Finito di stampare nel Febbario 2012
01
heart book 01
heart book
Glass in heart
www.associazioneheart.it
heart book
01
Glass in heart