G.U.T - GROWING UP TOGETHER Un Progetto LLP Comenius

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G.U.T - GROWING UP TOGETHER Un Progetto LLP Comenius
Assessorato Scuola, Formazione Professionale, Università, Lavoro
G.U.T - GROWING UP TOGETHER
Un Progetto LLP Comenius Regio Partnerships
I risultati
Luglio 2012
Il presente opuscolo è il risultato di due anni di collaborazione con scuole, associazioni, comuni e province
dell’Emilia-Romagna e alcuni comuni e scuole della regione svedese di Ostsam sul tema dell’accoglienza,
dell’apprendimento della lingua del Paese ospitante e dell’integrazione sociale.
Hanno collaborato, in particolare : Maria Amigoni, Marzio Barbieri, Alessia Bellino, Nicola Catellani, Elvira
Fochi, Beatrice Iori, Claudia Vescini.
Coordinamento di Nicoletta Molinaro
Si ringraziano per il loro contributo professionale:
Ambrosini Catia, Ameli Fausto, Amigoni Maria, Avanzi Laura, Baroni Francesca, Bellino Alessia,
Paolo, Caiti Maria Claudia, Canè Claudia, Carabini Manuela, Bolognesi Alessandra, Buozzi Mikol
Cristina, Catellani Nicola, Caprara Teresa, Chili Giuseppe, Corradini Elisabetta, Dauki Leyla, Fochi
Elvira, Fongoli Stefania, Garuti Mara, Ieronimo Rosanna, Iori Beatrice, Laamane Adil, Lazzari
Marinella, Lennon Rosaleen, Luccaroni Patrizia, Marchesini Cristina, Morini Sabrina, Morselli
Elisabetta, Ognisanti Mirca, Pagani Raffaella, Pascucci Chiara, Pepe Miriam Pompilia, Pezzi Paola,
Pizzolini Mirella, Poggiali Daniela, Rossi Rosanna, Russo Assunta, Sapuppo Carmelo, Tieghi Laura,
Vurchio Rosa;
e ancora:
Admir Lukasevic, Ann Charlotte Gustavsson, Ann-Chistin Nilsson, Camilla Kratz, Catherine Szabò,
Eva Thorn, Eva Torenfalt-Kalsson, Eva-Lisa Uckner, Fredrik Einvall, Gert Skarlina, Jacob Chanko, Jan
Bovin; Kaarina Valdes Hernandez, Kjell Augustsson, Lars Blomgren, Lars Rejdnell, Leif Skarp, Lilija
Brazenaite-Alm, Lisa Williams, Lisbeth Bjorklund, Marten Larsson, Nelson ST Eufemia, Oltea Bartes,
Peter Kalvehed, Richard Weibull, Snezana Nero, Tor Andersson, Ulrika Nilson, Vitaliano Corvo.
Per approfondimenti: www.didatticaer.it – progetti regionali – Growing Up Together
INDICE
Illustrazione generale del progetto
Buone pratiche:
- Risultati delle visite di studio
- Risultati della sperimentazione
Appendice
I partners
Le visite studio
Valutazione delle competenze degli alunni nuovi immigrati
ILLUSTRAZIONE GENERALE DEL PROGETTO G.U.T.
GROWING UP TOGETHER
Il progetto, finanziato dall’Agenzia Nazionale LLP nell’ambito del Programma di Apprendimento
Permanente Comenius-Regio 2010, riguarda le buone pratiche per l’integrazione dei giovani
immigrati nelle scuole, sul lavoro, nella società.
Coordinato dalla Regione svedese di Östsam, è realizzato da settembre 2009 a luglio 2012.
La Regione Emilia-Romagna vi partecipa come regione 2 in collaborazione con un consorzio di
nove partner tra enti e scuole locali.
L’Ufficio Scolastico Regionale, i comuni di Cervia, Forlì, Reggio-Emilia, i centri di
documentazione Memo del comune di Modena e CD/Lei del comune di Bologna, l’Istituto
Professionale di Stato don Zeferino Jodi e la scuola media L.da Vinci-Einstein di Reggio Emilia, il
SERN-Sweden Emilia-Romagna Network saranno gli attori delle attività di ricognizione, scelta e
sperimentazione delle buone pratiche realizzate nei contesti educativi e formativi delle quali vi è
grande ricchezza sul territorio regionale.
Cinque gli obiettivi del progetto:
- identificare ed evidenziare le buone pratiche utilizzate nei rispettivi contesti educativi
- sperimentare, in forma di scambio, le differenti metodologie utilizzate per facilitare
l’apprendimento della lingua del paese ospitante
- diffondere nei propri contesti educativi la dimensione interculturale quale sostegno alla
convivenza civile
- promuovere la creazione di un ponte dalla scuola al lavoro
- contribuire al successo scolastico.
Il progetto è stato realizzato con seminari di scambio, visite di studio e sperimentazione fatta su un
aspetto individuato dai docenti partecipanti nelle visite di studio: uno strumento per la valutazione
delle competenze dei neo arrivati, materiale tradotto dallo svedese.
Oltre al consorzio di partner sono intervenuti ai seminari ulteriori scuole, associazioni interculturali,
associazione UISP, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la provincia di Bologna.
BUONE PRATICHE
RISULTATI DELLE VISITE DI STUDIO
1. L’osservazione nei contesti educativi
L’idea di una griglia di osservazione da proporre ai docenti sia italiani sia stranieri,
impegnati nel Progetto G.U.T. Growing Up Toghether, si colloca all’interno di un quadro sistemico
di azioni con l’intento di coglierne alcune specificità e connotazioni.
L’individuazione di ambiti pedagogici generali, in cui hanno trovato collocazione i progetti
elaborati dalle diverse scuole della nostra regione, è stata la cornice necessaria per sistematizzare e
rendere maggiormente comprensibile il contenuto dei suddetti progetti, diventando una sorta di
mappa educativa costituita da percorsi e azioni relativi all’apprendimento della lingua italiana come
L2, all’integrazione extracurricolare, all’intercultura, alla formazione per la mediazione
interculturale, alla formazione dei docenti, all’accoglienza per giovani e famiglie, alle attività di
integrazione nel tempo libero.
La progettazione di percorsi educativo-didattici da parte dei docenti ha sostanziato e reso
operativa la parte teorica, andando così ad implementare significativamente la mappa stessa.
Incontri di scambio e confronto, sia tra i docenti italiani, sia tra i docenti italiani e i colleghi
stranieri, hanno supportato lo sviluppo delle azioni, contribuendo a creare una trama volta a
connettere i diversi elementi e fattori in gioco, al fine di creare una comunità di relazioni e pratiche.
Particolarmente importanti sono risultate le visite effettuate nelle diverse realtà scolastiche
da parte di docenti, di responsabili di servizi e di centri dei paesi coinvolti.
Per potere leggere efficacemente i diversi contesti di apprendimento, è stata predisposta una
scheda di osservazione, che di seguito si riporta, strutturata in una parte iniziale in cui si richiedeva
di indicare l’ambito di riferimento della situazione osservata, focalizzando se si trattava di attività di
mediazione, di accoglienza, di insegnamento della madrelingua, percorsi di formazione dei docenti
o metodi e strumenti per l’insegnamento della L2, seguita da alcune informazioni generali sulla
scuola, la classe e/o il laboratorio, il numero dei partecipanti, specificando quanti italiani e quanti
stranieri, l’età degli studenti. Una parte centrale richiedeva la descrizione dell’attività osservata e
dei materiali e strumenti utilizzati, mentre tre sezioni di rilevazione, tramite cecklist, mettevano in
luce le caratteristiche dell’attività osservata (frontale, interattiva, laboratoriale, per gruppi liberi,
strutturati, individuale, ecc.), le modalità di interazione da parte del conduttore, la partecipazione
degli studenti.
OBSERVATION FORM
GRIGLIA DI OSSERVAZIONE
1. THEMES (to cross)
AMBITO GENERALE (barrare la casella)
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Intercultural mediators/intercultural mediation practices Ƒ
I mediatori inteculturali/le attività di mediazione
System/structure for reception/introduction for pupils/families Ƒ
Modalità di accoglienza/ prima accoglienza per bambini e famiglie
Mothertongue teaching/study guidance/study material Ƒ
Insegnamento della madrelingua / metodi e strumenti
Mapping and evaluation of former knowledgeƑ
Mappatura e valutazione delle conoscenze precedenti
Intercultural knowledge-Volontary activities during schooltime or in leisure timeƑ
Intercultura- attività in orario scolastico ed extrascuola
Teachers training /Internal training regarding the best practices Ƒ
Formazione docenti/ formazione interna sulle buone pratiche
Methodes and tools regarding teaching in language 2 Ƒ
Metodi e strumenti per l’insegnamento in L2
General Information (to be completed by the observer)
Informazioni generali (da completare da parte di chi osserva)
School____________________
Scuola
Municipality/club/center__________________________________________
Comune/cooperativa/Centro
Classrooms________________________________
Classe
Teaching laboratory__________________________
Laboratorio
Target group_______________________________
Gruppo
Participants number_____________________of which immigrates/foreign
Numero partecipanti
di cui stranieri
Age groups (to cross): 6-10 years 11-13 years 14-18 years 18-25 years over 25 years
Fasce d’età (barrare): 6-10 anni 11-13 anni 14-18 anni 18-25 anni oltre 25
Date______________________________
Data
Name of the beholder_______________________________________________
Osservatore
Description of the activity and the educational materials and equipement used.
Attività proposta e descrizione dei materiali/attrezzature utilizzati
Comments
Osservazioni
(1000 battute)
4. Activities –What do you do (to cross)
Caratteristiche dell’attività (barrare)
Lesson face to face
Frontale
Interactive lesson
Interattiva
Collaborative lesson
Collaborativa
Explanation of the objectives of the teacher
Esplicitazione degli obiettivi da parte del conduttore
Group discussion
Discussione collettiva
Free groups
Gruppi liberi
Structured groups
Gruppi strutturati
Individual work
Lavoro individuale
Working inpairs (mutual aid)
Lavoro a coppie (aiuto reciproco)
Use of the multimedia
Utilizzo di strumenti multimediali
Comments:
Osservazioni:
Yes
no
yes
no
yes
no
yes
no
yes
no
yes
no
yes
no
yes
no
yes
no
yes
no
(1000 battute)
5. Theacher’s or conductor’s activities
Attività del conduttore: modalità di interazione
To develop the objectives
Esplicitazione degli obiettivi
Ability to involve participants
Capacità di coinvolgimento dei partecipanti
Consideration of the requests of the participants
Considerazione delle richieste dei partecipanti
To press participants’s discussion
Sollecitazione del contributo dei partecipanti
Attention to the levels of boredom or stress group
Attenzione ai livelli di noia o stanchezza del gruppo
Comments
Osservazioni:
Low
level
High
level
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
(900 battute)
6. Student participation in the activity
Partecipazione dei partecipanti all’attività
Interest in the topic proposed
Interesse per l’argomento proposto
Ask questions to know topic more
Formulazione di domande per approfondire l'argomento
Willingness to work in team
Disponibilità a lavorare in gruppo
Willingness to work in pairs
Disponibilità a lavorare in coppie
10
Low
levelB
asso
Hig
ht
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
Participation in small group discussion
Partecipazione alle discussioni in piccolo gruppo
Participation in large group discussion
Partecipazione alle discussioni collettive
Participation in activities
Partecipazione all’attività
Compliance with the rules
Rispetto delle regole
Final Comments
Osservazioni finali
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
(1000 battute)
2. Alcuni dati
Il numero di schede compilate (23) non consente di generalizzare i risultati offrendoli come modelli
di riferimento, tuttavia permette alcune riflessioni utili nell’ottica della trasferibilità di pratiche
significative.
Per quanto riguarda la parte 1, relativa agli Ambiti generali, che l’osservatore era chiamato a
barrare, scegliendone anche più di uno per singola osservazione, è possibile quantificare nel modo
seguente i risultati:
AMBITO GENERALE
1. Intercultural mediators/intercultural
mediation practices Ƒ
I mediatori inteculturali/le attività di mediazione
NUMERO DI SCELTE
2
2. System/structure for reception/introduction
for pupils/families Ƒ
Modalità di accoglienza/ prima accoglienza per
bambini e famiglie
2
3. Mothertongue teaching/study guidance/study
material Ƒ
Insegnamento della madrelingua / metodi e
strumenti
7
4. Mapping and evaluation of former
knowledgeƑ
Mappatura e valutazione delle conoscenze
precedenti
3
5. Intercultural knowledge-Volontary activities
during schooltime or in leisure timeƑ
Intercultura- attività in orario scolastico ed
extrascuola
3
6. Teachers training /Internal training
regarding the best practices Ƒ
Formazione docenti/ formazione interna sulle
buone pratiche
5
7. Methodes and tools regarding teaching in
language 2 Ƒ
Metodi e strumenti per l’insegnamento in L2
13
11
Si può notare che l’Ambito maggiormente rappresentato è quello riferito a situazioni di
insegnamento in L2, a significare probabilmente una delle emergenze più rilevanti, seguito
dall’insegnamento della madrelingua, da attività relative alla formazione dei docenti. Le attività di
mediazione, di prima accoglienza, la valutazione delle conoscenze precedenti e le attività
interculturali sia in orario scolastico, sia extrascolastico si attestano su valori minori.
Dalla parte 2 Informazioni generali emergono i profili dei diversi contesti osservati.
Prevalentemente, si è trattato di classi internazionali (solo alunni stranieri) strutturate in base a
quattro livelli di apprendimento e laboratori in cui sono state osservate lezioni di svedese,
matematica, studi sociali, geografia, religione, scienze, musica, attività manuale (es., falegnameria),
lingua madre (un’ora alla settimana, in gruppi di età dai 6 ai 10 anni, formati sulla base della lingua
parlata nel paese di origine). I partecipanti, il cui numero oscillava da un minimo di 6 a un massimo
di 15, di età dai 6 ai 18 e in un caso oltre i 25 anni, erano tutti studenti stranieri.
Alcune schede riportano gli esiti e le riflessioni attorno a incontri effettuati con insegnanti, dirigenti
delle scuole, responsabili di Centri (Intercultural Language Unit, SFI Centro per immigrati, Casa del
tempo libero, Casa delle Associazioni, ecc.), mediatori su diverse questioni, tra cui il sistema di
accoglienza nei confronti dei rifugiati.
L’analisi della sezione 3 Attività proposta e descrizione dei materiali/attrezzature utilizzate
consente di entrare maggiormente nel cuore delle osservazioni, offrendo infatti una delineazione di
scenari pedagogici e di azioni educative messe in atto, sulle quali avviare una riflessione nell’ottica
di una trasferibilità di pratiche in altri contesti educativi.
Prendendo in esame le osservazioni condotte all’interno degli istituti scolastici, si possono
estrapolare approcci educativi, contenuti, modalità organizzative e metodologie seguite:
1. L’uso delle nuove tecnologie pare connotare la didattica quotidiana, attraverso l’impiego
delle lavagne interattive multimediali, di notebook per ogni studente in alternativa ai libri, di
testi didattici ed eserciziari online.
2. L’utilizzo del gioco (sia individuale che a squadre) si presenta come forma di interazione,
integrazione e competizione per sostenere e sviluppare conoscenze, competenze e autostima,
accanto al rinforzo delle capacità manuali con i laboratori di falegnameria, taglio e stiro.
3. L’attenzione alla parità di genere ed alle responsabilità individuali sia nelle forme
laboratoriali, sia nei momenti di vita collettiva (selfservice alla mensa, pulizia del tavolo da
pranzo e della sala svolta da parte dei ragazzi) si presenta quale tratto saliente e diffuso.
4. La predisposizione di materiale e schede disciplinari per mappare le conoscenze in tutte le
materie, gli interessi, la capacità logica, le strategie per l’apprendimento, le competenze già
eventualmente acquisite dall’alunno nel paese di origine si configura come momento
fondante dell’azione educativa. Si tratta di test tradotti in varie lingue da utilizzare non
limitatamente al momento dell’accoglienza e costituiscono la base del cosiddetto Piano
Individualizzato.
5. I rapporti con le famiglie stranieri e la mediazione culturale sono scelte prioritarie per
stabilire una buona relazione basata su rispetto e attenzione, anche attraverso
l’intermediazione dei figli stessi. A supporto di ciò è sorta un’ associazione intercomunale
per dare risposte ai bisogni delle scuole (soprattutto quelle isolate), mediante docenti di
madrelingua che intervengono nelle varie realtà scolastiche, cercando di coprire la pluralità
delle lingue di origine.
6. Per quanto concerne nello specifico la Scuola dell’Infanzia, per legge, tutti i bambini devono
sviluppare la conoscenza dello svedese e della lingua madre. Esiste, pertanto, una rete di
interventi basata su incontri settimanali dedicati ai quali partecipano bambini, genitori e
12
pedagogista che, a sua volta, fa da raccordo con i docenti, con i quali programma
settimanalmente le azioni da intraprendere..
7. L’insegnamento della madrelingua è una scelta educativa precisa, conseguente all’alta
concentrazione di alunni stranieri (97%) provenienti da 30 paesi diversi. In una scuola
osservata, come soluzione organizzativa, è stata programmata un’ora alla settimana, dalle 8
alle 9, durante la quale gli alunni stranieri, di età corrispondente alle nostre primarie (6/10
anni), frequentano, in gruppi formati sulla base della lingua parlata nel paese di origine,
lezioni di lingua madre: arabo, siriaco, somalo, romanè. Alle 9 rientrano nella aule insieme
ai compagni svedesi. Si tratta di un lavoro strutturato, con mediatori linguistici, in cui si
utilizza materiale didattico tradizionale: libri, quaderni ecc. Per i più grandi sono previsti
spazi per la lettura individuale. L’apprendimento della lingua madre entra nella valutazioni
alla pari con le altre discipline ed è uno strumento per sostanziare il rapporto con le famiglie.
Le classi internazionali presentano proprio come aspetto positivo l’apprendimento
disciplinare in lingua madre, portato avanti da docenti opportunamente formati, in dotazione
alle scuole ed equiparati ai colleghi svedesi.
8. Un’altra scelta organizzativa è l'Interclasse, un luogo a sè che accoglie gli alunni stranieri
che non conoscono la lingua svedese ad un livello tale da poter seguire adeguatamente la
lezione assieme ai coetanei svedesi. Sono inseriti nella classe normale solo a seguito di
miglioramento della conoscenza della lingua, verificato dal docente. Nell'interclasse ci sono
libri, video, giochi e registratori con cuffie per l'apprendimento dello svedese. Non ci sono
compresenze di docenti. I ragazzi hanno molte ore in autoapprendimento e partecipano alla
vita della scuola nei momento di intervallo, di feste e di sport.
9. L’istituzione di uno spazio di incontri per adulti, programmati anche su base linguistica
(Arabo, Somalo), soprattutto serali, non limitati all’acquisizione della lingua, ma aperti a
scambi di informazioni, esposizione di problematiche, confronto diventa un momento
aggregativo fondamentale.
10. E’ stata osservata ovunque la partecipazione degli alunni alla vita della scuola,
l’autogestione degli spazi e di momenti di autoapprendimento, la buona organizzazione delle
scuole supportate dai comuni di riferimento, la formazione costante di tutto il personale
scolastico, dirigenti compresi, la socializzazione di metodologie e materiali in tutte le scuole
svedesi, che favorisce unitarietà di approccio all’insegnamento e di attività, garantendo pari
opportunità.
11. Si è rilevato l’uso di buone pratiche come strategia diffusa per l'innovazione e la risoluzione
di problemi comuni. Non si tratta tanto di progetti compiuti, ma di utilizzo di medesime
strategie educative, che comporta una certa unitarietà di comportamento e di attività. Con
questa organizzazione non si pone il problema di creare una cultura dell'innovazione, né di
incentivare la progettualità; la continuità del modello è scontata perchè non legata ad un
docente o ad una classe.
12. Diffusi nelle varie realtà scolastiche sono la ricchezza e la varietà di arredi, materiali e
strumentazione tecnologica nelle scuole, così come l’ordine, la pulizia, l’autogestione degli
alunni nei momenti di pausa, anche di mensa, l’arredamento delle classi, gli spazi per i
docenti (sala insegnanti, cucina annessa, aule disciplinari).
Dalle schede relative agli incontri realizzati con docenti e responsabili di scuole e centri si possono
estrapolare i seguenti punti di attenzione che connotano il sistema scolastico svedese:
1. Le linee generali dei progetti di accoglienza e integrazione scolastica in atto nella Regione
individuati come di maggior interesse:
x programma di formazione e qualificazione di dirigenti scolastici, insegnanti
specialisti e non centrato sul metodo di Pauline Gibbson;
13
x
x
x
x
interventi per neoarrivati (NAI): scuole estive, tenute in parte da docenti interni, per
acquisire lo svedese, classi internazionali, laboratori di L1 e L2, materiali informativi
tradotti per i genitori, formazione dei genitori per insegnare loro a supportare le
attività della scuola che coinvolgono i figli, attività dell'Unità di accoglienza in
ambito comunale, rete di docenti sulle classi internazionali e nel passaggio alle classi
normali;
insegnamento delle lingue di origine, a partire dalle scuole dell'infanzia;
materiale per la rilevazione delle competenze linguistiche e disciplinari dei bambini
NAI, organizzazione e funzionamento delle classi internazionali;
programma per le famiglie: luogo di incontro per famiglie straniere e non per
incontri info – formativi organizzati per fasce di età dei bambini e per tematiche
specifiche.
2. L’unitarietà di comportamento e di organizzazione che sembra esistere fra tutte le scuole,
con l’intervento costante dei Comuni sia in veste di collaborazione che di controllo. Esistono
test per valutare il raggiungimento degli obiettivi comuni a tutte le scuole svedesi.
3. Un forte investimento nel settore istruzione con:
x
x
x
x
Corsi di riqualificazione di Dirigenti e personale scolastico (6 gg.)
Corsi di psicologia speciale (3 gg.)
Corsi per docenti di teoria/pratica nelle classi (6 incontri di h.3)
Corsi per docenti che lavorano con neo arrivati
4. Impostazione del sistema scuola – territorio per l'accoglienza e l'integrazione di minori e
adulti stranieri molto definita, strutturata e finanziata (dal livello nazionale al livello locale).
5. Sito e piattaforme interattive per studenti, insegnanti e genitori, un computer per ogni
alunno.
6. Promozione dell'integrazione e della socializzazione tra minori e adulti immigrati e non,
attraverso attività sportive, ricreative e di doposcuola, organizzate grazie al coinvolgimento
di associazioni e volontari.
7. Progetto sperimentale di mediazione per i neoarrivati, che prevede 60 ore in L1 di
educazione civica e introduzione a Internet.
8. Progetto di mediazione in videoconferenza.
Dalle osservazione condotto presso alcuni Centri si possono enucleare i seguenti punti:
1. Nel centro per immigrati vengono impartite lezioni di svedese agli adulti che, per
disposizione di legge, entro il periodo di accoglienza devono imparare la lingua e le regole
svedesi. Sussistono problemi di presenza di mediatori, in quanto è un territorio molto esteso,
con insediamenti molto distanti e con densità abitativa molto limitata: i mediatori devono
quindi coprire vari piccoli centri. Colpisce qui, come altrove, la serenità delle persone e
l’alta professionalità e competenza del personale.
2. La Casa del tempo libero: è uno spazio funzionante in ore extrascolastiche con vari
laboratori e utilizzo della palestra della scuola per attività ricreative e sportive. Le attività
sono aperte a tutti i ragazzi di qualsiasi etnia, anche se, essendo una scuola con il 90% di
14
stranieri in un quartiere a densità immigrati, gli svedesi sono pochi e non c’è integrazione
data la presenza limitata al momento dell’attività. Vengono accolti ragazzi dagli 11 ai 18
anni; alla sera, su richiesta, il centro apre alle famiglie. Le attività iniziano alla mattina
presto con pulizie, lavoro d’ufficio, corsi di ginnastica per le donne a metà mattina, attività
libere fino a metà pomeriggio, dalle 17 i locali vengono dati ad Associazioni gratuitamente
in cambio di collaborazione.
Punti deboli riscontrati
Rimane qualche dubbio sulla reale capacità di garantire a tutti il mantenimento della lingua L1 a
fronte di provenienze geografiche sempre più eterogenee. Rimangono ancora perplessità sulle classi
separate (che tuttavia rivelano anche molti lati positivi posto che i tempi di “separatezza” sono
inversamente proporzionali all’età e al periodo di permanenza in Svezia), dato che l'integrazione
non va considerata solo attraverso lo studio e la conoscenza della lingua del Paese ospitante, ma
sono proprio il contatto e lo scambio all'interno di una classe multilingue e multiculturale che
agevolano la partecipazione e l'apprendimento. Non esistono programmi personalizzati, materiali
bilingue e le modalità di valutazione sono le stesse per studenti stranieri e svedesi, forse a discapito
di una considerazione di progressi e competenze raggiunte dagli alunni stranieri in base a percorsi
specifici.
Le azioni osservate in ambito scolastico sia di insegnamento della L2 che della L1 comportano
modalità organizzative particolari e soprattutto risorse non disponibili. Anche le azioni a supporto e
qualificazione dell'integrazione scolastica (quale ad esempio la formazione di tutti i dirigenti e I
docenti) richiedono modalità e tempi difficilmente trasferibili, vista anche la non obbligatorietà
della formazione inserita nel contratto di lavoro in Italia.
Sezione 4 della scheda di osservazione: Caratteristiche dell’attività.
Per quanto concerne le attività didattiche, è stata predisposta una cecklist con risposta duplice
(presenza-assenza) per rilevare la tipologia di lezione (frontale, collaborativa), le modalità di lavoro
con gli studenti (gruppi, coppie, individuale) e l’utilizzo di tecnologie. Si prendono in esame solo le
attività in classe e non gli incontri effettuati con docenti e responsabili di scuole e centri, questo
perché gli item sono di natura didattico-educativa, utili a delineare caratteristiche relative alle
modalità di insegnamento e di apprendimento. Le schede esaminate sono 13; all’interno della stessa
attività osservata possono essere compresenti più risposte, in quanto appartenenti a momenti
differenti di sviluppo del percorso (es. frontale e collaborativa). Fattore ricorrente i tempi ristretti
per effettuare adeguatamente le osservazioni, che ha influito sulla ricchezza dei dati raccolti.
4. Activities –What do you do (to cross)
Caratteristiche dell’attività (barrare)
CARATTERISTICHE
NUMERO SCELTE
Lesson face to face
Frontale
Interactive lesson
Interattiva
Collaborative lesson
Collaborativa
Explanation of the objectives of the teacher
Esplicitazione degli obiettivi da parte del
6
10
12
7
15
conduttore
Group discussion
Discussione collettiva
Free groups
Gruppi liberi
Structured groups
Gruppi strutturati
Individual work
Lavoro individuale
Working inpairs (mutual aid)
Lavoro a coppie (aiuto reciproco)
Use of the multimedia
Utilizzo di strumenti multimediali
5
1
5
6
5
4
Rispetto al campione di schede di osservazione (13), è possibile trarre alcune differenze.
Le tipologie di lezione maggiormente presenti sono in chiave collaborativa (co-costruzione di
conoscenze) ed interattiva (scambio docenti-studenti, studenti-studenti), ad indicare il prevalente
stile di insegnamento basato su un approccio dialogico e socio-costruttivista.
Il valore dell’esplicitazione degli obiettivi, abbastanza presente, è in funzione di un coinvolgimento
e di una partecipazione motivata all’attività didattica, in quanto è sottesa la condivisione della meta
cui unitariamente tendere, dato confermato anche da un buon utilizzo della discussione collettiva
come occasione di confronto.
Per quanto riguarda la strutturazione di gruppi, i dati si presentano spalmati in modo abbastanza
omogeneo, risultando i gruppi strutturati, il lavoro individuale, il lavoro a coppie scelti in misura
equivalente. Scarsamente rappresentata la modalità relativa ai gruppi liberi. Ciò si presenta in linea
con la tipologia di lezione prevalente e sta ad indicare approcci educativo-didattici che valorizzano
la persona e le relazioni intersoggettive.
Infine, gli strumenti multimediali risultano scarsamente rappresentati, pur essendo presenti nelle
classi e nei laboratori, come indicato dagli osservatori.
Sezione 5 della scheda: attività del conduttore: modalità di interazione
Theacher’s or conductor’s activities
Attività del conduttore: modalità di interazione
La cecklist predisposta si articolava in cinque item da indicare su scala valoriale da 1 (basso) a 5
(alto). Anche in questo caso le schede esaminate sono 13.
MODALITA’ DI INTERAZIONE
To develop the objectives
Esplicitazione degli obiettivi
Ability to involve participants
Capacità di coinvolgimento dei partecipanti
Consideration of the requests of the participants
Considerazione delle richieste dei partecipanti
To press participants’s discussion
Sollecitazione del contributo dei partecipanti
16
LIVELLI
Valore 3 – 1 opzione
Valore 5 – 9 opzioni
Valore 4 – 2 opzioni
Valore 5 - 11
Valore valore 3 – 5 opzioni
Valore 5 – 5 opzioni
Valore 5 – 13 opzioni
Attention to the levels of boredom or stress
group
Attenzione ai livelli di noia o stanchezza del
gruppo
Valore 3 – 1 opzione
Valore 4 – 2 opzioni
Valore 5 – 7 opzioni
Complessivamente, si può affermare che la valutazione delle diverse modalità di interazione
osservate si attesta su valori decisamente positivi. Nello specifico, i conduttori delle attività ne
hanno efficacemente esplicitato gli obiettivi, chiarendo così l’ambito e i risultati da raggiungere
tramite l’individuazione di precisi obiettivi.
Risulta posizionata su valori alti (4 e 5) la capacità di coinvolgimento e con valori esclusivamente
collocati sul valore più alto (5), la sollecitazione del contributo dei partecipanti. Dati in linea tra loro
a testimoniare l’attenzione per le attività basate sulla collaborazione e sull’apporto di ognuno allo
sviluppo dell’argomento trattato. Maggiormente distribuita sui valori dal 3 al 5, con
un’accentramento sul valore più alto, la registrazione di atteggiamenti di noia e stanchezza
all’interno del gruppo.
Sezione 6 della scheda: Student participation in the activity
Partecipazione degli studenti all’attività
L’ultima sezione prende in considerazione la partecipazione degli studenti all’attività proposta,
tramite cecklist con scala graduata dal valore più basso a quello più alto (1-5). I dati si riferiscono a
12 schede di osservazione.
PARTECIPAZIONE
Interest in the topic proposed
Interesse per l’argomento proposto
Ask questions to know topic more
Formulazione di domande per approfondire
l'argomento
Willingness to work in team
Disponibilità a lavorare in gruppo
Willingness to work in pairs
Disponibilità a lavorare in coppie
Participation in small group discussion
Partecipazione alle discussioni in piccolo
gruppo
Participation in large group discussion
Partecipazione alle discussioni collettive
Participation in activities
Partecipazione all’attività
Compliance with the rules
Rispetto delle regole
LIVELLI
Valore 3 – 1 opzione
Valore 4 – 3 opzioni
Valore 5 – 7 opzioni
Valore 3 – 3 opzioni
Valore 4 – 5 opzioni
Valore 3 – 3 opzioni
Valore 4 – 2 opzioni
Valore 5 – 6 opzioni
Valore 3 – 7 opzioni
Valore 4 – 1 opzioni
Valore 5 – 3 opzioni
Valore 3 – 8 opzioni
Valore 3 – 4 opzioni
Valore 4 – 1 opzioni
Valore 5 – 3 opzioni
Valore 4 – 1 opzioni
Valore 5 – 9 opzioni
Valore 4 - 1 opzioni
Valore 5 – 9 opzioni
Anche in questo caso si evidenziano valori posizionati nella parte alta della scala valoriale,
maggiormente spalmati tra la fascia 3, 4 , 5 rispetto ai precedenti.
17
L’interesse e la partecipazione alle attività si presentano ben delineati in chiave positiva, così come
la disponibilità a lavorare in gruppo.
Trasversale e presente in misura considerevole appare il rispetto delle regole, segno di una
responsabilità interiorizzata e diffusa.
Meno utilizzati lo sviluppo del lavoro attraverso coppie di aiuto reciproco a e la partecipazione a
discussione collettive.
Su valori intermedi si attesta la formulazione di domande di approfondimento nei confronti
dell’argomento trattato.
Conclusioni.
La lettura e l’analisi delle schede di osservazione apre a piste interpretative e a riflessioni sulla
trasferibilità di modelli organizzativi, percorsi didattici, metodologie da un contesto educativo ad un
altro. Certamente sono da tenere in considerazione alcuni elementi fondamentali che caratterizzano
i diversi ambienti di apprendimento, in questo caso quello appartenente alla scuola italiana e quello
tipico della scuola svedese, e che influenzano la comunicabilità e la replicabilità di buone pratiche.
I fattori in gioco sono ascrivibili a processi legati agli stili di insegnamento e di apprendimento
messi in campo, che riflettono approcci pedagogici, alle discipline e al loro statuto (nuclei fondanti,
obiettivi, contenuti, ecc.) ed anche alle condizioni organizzative, cioè all’interconnessione di tempi,
spazi, risorse umane, materiali e finanziarie.
Una buona pratica può essere definita come tutto ciò che, all’interno di uno specifico contesto
educativo, permette il raggiungimento di un risultato atteso, misurato a livello di efficienza e di
efficacia e può quindi essere assunto come punto di riferimento, come modello e come tale
generalizzato o applicato ad altri contesti.
Nell’ambito dell’educazione interculturale, parlare di buone pratiche può significare riflettere - e
successivamente tradurre in azioni mirate - sull’idea di integrazione, sulla valorizzazione di
patrimoni culturali e di codici linguistici, sul rapporto tra culture, sulla cura delle relazioni, sulla
realizzazione di processi di integrazione basati sul confronto, sulla reciprocità, sul rispetto, sul
riconoscimento delle diversità.
Un coinvolgimento allargato della realtà scolastica è un altro fattore positivo che entra in gioco nel
delineare tratti di una buona pratica, accanto a rapporti e sinergie con il territorio, all’esplicitazione
chiara degli obiettivi, degli strumenti, delle risorse messe in campo, dei criteri di valutazione. La
competenza e la professionalità degli insegnanti e di altre figure coinvolte e la loro crescita continua
sono di fondamentale importanza all’interno di percorsi educativi orientati all’innovazione e alla
ricerca. Infine, elemento significativo e di qualità è la produzione di una documentazione chiara e
leggibile, al fine di creare le condizioni migliori di riproducibilità dell’esperienza.
18
RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
INTRODUZIONE
Gli alunni con cittadinanza non italiana sono ormai una realtà strutturale del nostro Paese: nell’a.s.
2010/11 sono 711.064 e sono in continua crescita, anche se negli ultimi anni, a fronte di un aumento
di nati in Italia da famiglie di precedente immigrazione, si sta verificando un rallentamento
nell’incremento dato dai nuovi arrivati. Di conseguenza diminuiscono gli alunni entrati per la prima
volta nel sistema scolastico italiano. Gli alunni stranieri corrispondono al 7,9% del totale della
popolazione studentesca in Italia: è ancora la scuola primaria ad accoglierne la maggioranza, anche
se negli ultimi anni si è registrato un incremento nelle scuole secondarie di secondo grado.
Rispetto alla distribuzione sul territorio, le presenze sono maggiori nelle regioni del Nord e del
Centro; nello specifico, nella Regione Emilia Romagna, la presenza di studenti con cittadinanza non
italiana raggiunge complessivamente il 14,0% suddivisi per ordine di scuole e provincie come da
dati a seguito riportati risultanti dall’ultimo “Rapporto Nazionale A. Sc. 2010/11 – Quaderni Ismu
4/2011 (Novembre 2011)”.
Regione/provincia
Emilia Romagna
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
Infanzia
n.alunni
%
15.638
13,7
1.346
19,2
1.467
13,8
2.075
13,9
3.031
15,9
3.233
12,8
758
9,9
1.388
13,7
1.450
13,7
890
9,8
Primaria
n.alunni
%
29.165
15,2
2.306
19,5
2.864
15,8
4.587
17,8
5.443
16,9
6.113
14,5
1.577
12,2
2.213
13,5
2.348
13,4
1.714
11,2
Sec. 1°grado
n.alunni
%
18.013
15,7
1.506
20,6
1.902
16,8
2.688
17,8
3.254
17,0
3.719
15,0
982
12,7
1.322
13,7
1.491
14,7
1.149
12,5
Sec. 2°grado
n.alunni
%
19.818
11,7
1.517
14,1
2.293
13,0
2.893
13,9
3.558
12,0
3.510
10,6
1.082
7,8
1.462
10,9
1.546
9,5
1.957
14,4
Totale
Alunni %
82.634 14,0
6.675 18,1
8.526 14,8
12.243 16,0
15.286 15,3
16.575 13,3
4.399 10,4
6.385 12,9
6.835 12,5
5.710 12,1
Gli studenti provengono da vari Paesi europei ed extraeuropei: i Paesi più rappresentati sono la
Romania, l’Albania e il Marocco, ma ci sono migranti provenienti da molti altri paesi europei,
africani, asiatici.
Si tratta in massima parte di migrazione di famiglie povere economicamente e culturalmente, a
volte in fuga da situazioni invivibili (guerre, pogrom, ecc.) con realtà alle spalle drammatiche; per
questi genitori, il pensiero della scuola occupa l’ultimo posto nel lungo elenco delle necessità (la
casa, il lavoro, la sopravvivenza…).
La scuola, d’altra parte, diventa per i ragazzi il primo luogo di incontro dove possono conoscere
altri ragazzi, avviare relazioni, imparare la lingua per comunicare.
Come sul territorio nazionale la distribuzione non è omogenea, così, nelle città, campi sosta, centri
di prima accoglienza, case popolari sorgono nelle periferie, zone in cui l’alta densità di questi nuclei
e la conseguente necessità di convivenza di una molteplicità di usanze, abitudini, tradizioni portano
a tensioni alimentate da pregiudizi, diffidenza, incomprensione.
19
Particolarmente difficoltoso appare l’inserimento nel territorio dei nuclei Rom, generalmente
percepiti come “i più stranieri tra gli stranieri”: il percorso di integrazione che vede passare le
famiglie Rom dalle aree sosta o dai campi all’inserimento negli appartamenti è difficile anche
perché scarsamente capito ed accettato dagli autoctoni.
Le scuole di questi territori hanno dovuto fronteggiare enormi problematiche collegate ai fenomeni
migratori, spesso senza poter contare su supporti sociali adeguati. Dato l’aumento progressivo di
inserimenti di stranieri nelle classi, che superano spesso il tetto del 30% ipotizzato dal MIUR, le
scuole devono superare la logica di interventi da mettere in atto in caso di emergenza o di azioni
episodiche, programmando percorsi strutturati che entrino a pieno diritto nell’offerta formativa,
superando la distinzione straniero/italiano in un processo di reale integrazione.
Indispensabile è il confronto fra realtà simili e non, lo scambio di idee, proposte tra docenti con la
finalità di individuare “buone pratiche” e di “pianificare” stabilmente gli interventi da mettere in
atto.
20
21
Lifelong Learning Programme
GROWING UP TOGETHER
LIFELONG LEARNING PROGRAMME
COMENIUS REGIO PARTNERSHIP
2010-2012
1
22
Lifelong Learning Programme
ON THE SKILLS OF NEWLY ARRIVED
ABOUT “CIVIC EDUCATION
y TESTING OF THE ASSESSMENT TOOL
April –May
2012
2
23
Lifelong Learning Programme
Bologna
One Lower Secondary School in Bologna
Modena
Three Lower Secondary Schools through MEMO
Reggio Emilia
Leonardo da Vinci Lower Secondary school
An adapted version of the tool to assess the
knowledge of newcomers on the theme “knowledge
of society” has been tested in three different cities:
3
WHAT HAS BEEN TESTED
24
Economy (Section 5)(MO)
(Section 3 and 4)Decisional powers, political ideas and rights
(RE and BO)
Lifelong Learning Programme
{
{
three cities (living together the resources of society )
and other sections where tested as follows:
y One part of the tool(Section 2) was tested in the
4
METHOD
25
5
SAMPLES
Lifelong Learning Programme
11 Students interviewed
(China, Albania, Morocco,
Colombia, Cuba, Ghana, Libia)
1 teacher of Italian
Reggio Emilia
12 Students 10-13 years of age
in 3 different schools
3 teachers of Italian L2 in
language laboratories
Modena
7 Students interviewed
10-13 years of age from
(Romania, Tunisia,
Morocco) 2 teachers
Bologna
26
Lifelong Learning Programme
The materials have been tested in different ways
6
METHODS
27
Lifelong Learning Programme
The activities have required a total of 5 hours over two days.
The teacher has carried out individual interviews while the
rest of the class (a total of 26 pupils) was answering the
same questions in writing.
Reggio Emilia
7
28
Lifelong Learning Programme
All the classes have selected themes
pertaining section 2
Rules of the road
Moving to Italy
Causes and consequences, the rights of children)
The teachers have selected freely the thematic areas to work
on and also the way in which to conduct the interviews due
to the different ages of the pupils
Modena
8
29
The school experience in the country of origin
The school experince in Italy
Problems in integrating in the new school
Relations with adults and peers in the new school
The rules in the school, in the streets, in the family:
comparison between the two realities
Lifelong Learning Programme
5.
4.
3.
2.
1.
the teacher has conducted individual interviews, adapting
the materials from Sweden to the age of the interviewed
students, touching upon the following points:
Bologna
9
30
Lifelong Learning Programme
Rights of children and international
organizations: differentiation in the answers
between younger and older pupils
Theme of moving to Italy: mostly positive
answers but some could not answer
All pupils took actively part in the activity
Reggio Emilia
10
OUTCOMES
31
Lifelong Learning Programme
Served properly the purpose
The proposed questions allowed pupils to reflect about
their
past and personal knowledge /skills
In general the experimentation was positive
Modena
OUTCOMES
11
32
Lifelong Learning Programme
rules (stricter in the the school context of origins and
stricter in the family context in Italy from which emerges
a certain fears of adults)
y A general awereness on the need and the importance of
sickness
y From the interviews emerged a clear element of home
the country of origin
y No teacher has ever asked information about schools of
From the testing it emerged that:
Bologna
12
OUTCOMES
33
Lifelong Learning Programme
The idea of assessing the skills of the newly arrived is
valuable in particular in terms of
suggestions/activities that can be give to ordinary
teachers for the regular classes
The tool, as it is formulated, is difficult to apply
Bologna
13
CONCLUSIONS ANF FOLLOW-UP
34
Lifelong Learning Programme
Extend the idea at EU level of identifying and
exchange materials having the aim of collecting and
assessing skills acquired in previous contexts
Extend the experimenatation to other clasess (with
more time at doisposal) and in the L2 labs
Reggio Emilia
14
CONCLUSIONS AND FOLLOW-UP
35
Lifelong Learning Programme
A possible follow-up could be to integrate this type
of activity in the Language Lab identifying the
thematic focus areas together with the teachers of
the regular classes
The tool has proved to be useful
Modena
15
CONCLUSIONS AND FOLLOW-UP
36
APPENDICE
37
Composizione partenariato
Regione Emilia-Romagna
Composizione partenariato
Regione svedese di Ostsam
Regione Emilia-Romagna Assessorato
Scuola, Formazione Professionale, Università,
Lavoro
Regionförbundet Östsam, Östsam Regional
Development Council
S.E.R.N. –Sweden Emilia-Romagna Network
Skaggetorpsskolan della città di
Linköping
USR Ufficio Scolastico Regionale per
l’Emilia-Romagna
Comune di Bologna - Settore Istruzione
Centro di documentazione CD/LEI
Comune di Cervia – Politiche Educative
Comune di Forlì – Settore Servizi al cittadino
Comune di Modena – MEMO Centro di
documentazione
Comune di Reggio Emilia – Settore
Educazione e Formazione
Istituto Professionale Don Zefirino Iodi di
Reggio Emilia
Scuola Secondaria di 1° Leonardo da VinciEinstein di Reggio Emilia
38
Berzeliusskolan di
Linköping, scuola dai 16 ai
19 anni
Backskolan di Linköping, scuola dai 6 ai 12
anni
Sektionen for Specialverksamheter del
comune di Linköping per l’apprendimento
della lingua svedese
Djakneparksskolan di
Norrköping, scuola
secondaria dai 12 ai 15 anni
Comune di Ödeshögs
Associazione sportiva Idrottsklubb,
di Ödeshögs
STUDY VISITS/
EXPERIMENTATION IN CLASSROOMS
October 17-19 2011
East Sweden Region
June 31-1 2011
Emilia-Romagna Region
Visit to the Intercultural Language Unit,
Bråddgatan 11: presentation of the
organisation of mothertounge teaching.
Visit to the Citadel Elementary School,
Modena: Visit to a language lab
Meeting with the teacher of literacy in Italian
language
Study visit and experimentation in classroom
at Djäkneparksskolan, compulsory school for
pupils age 6-12 : example of best practice on
L2- teaching in International Classes, studyguidance in mothertounge.
Study visit and best practises at Ödeshögs
skola, compulsory school age:
Experimentation in classroom at Ödeshögs
skola.
Visit to SFI, Swedish for immigrants and the
workshop with Intercultural Health Advisors.
Study visit to Skäggetorpsskolan, compulsory
school, age 12-17.
Presentation of the Region Östergötland´s
Sport Association and the best practice of
sport activities they do together with
Skäggetorpskolan. Participation in the sport
activities .
Visit the school Galileo Ferraris, Modena
meeting with the teacher of literacy and
meeting with a mediator and foreign students
in the group on the inclusion of Italian school.
Deepening Project Seipiù: a three-year
project, funded by the Fondazione del
Monte di Bologna and Ravenna, which aims
to combat failure at school adolescents
enrolled in the two years of technical and
vocational schools in Bologna and province.
Meeting with the Foundation and the CD /
LEI of the City of Bologna.
Visit the school Saffi (pupils age 10-13),
Bologna. It 's a school in a suburban area
frequented by many young immigrants and
Roma.
Meeting with the head teacher.
Visit to Rydskolan, Linköping, compulsory
school, age: Experimentation in classroom
and participation in the best practice of
mothertounge teaching.
39
October 5 -7 2011
Regione Emilia-Romagna
Visit to Leonardo da Vinci School (secondary
schools for pupils in the age range 11 - 14 ) –
Reggio Emilia.
Case study: example of best practice on
intercultural knowledge activities during
school time:
“Leo Audio-Guide”
The chorus: to integrate with the music.
Visit to Nobili School ( Professional institute
for students in the age range 14-19 years) –
Reggio Emilia
Case study: example of best practice on
teachers training theme: The role of
University, the method and the evaluation
tools.
Interview teachers and trainers on the method
of learning.
Visit to primary school ( age 6 - 10 ):
Cittadella Elementary School – Modena
Case study: Paroliamo project : example of
best practices on the intercultural knowledge
activities during school full time, the
laboratory (max 4 participants).
Visit to primary school ( age 6 - 10 ) Collodi
Elementary School Modena
Case study: Paroliamo project : example of
best practices on the intercultural knowledge
activities during school full time, the
laboratory .
40
Study visit to Aldini-Valeriani Professional
Secondary School (age 13-19)- Bologna
Case study: example of best practices on the
teaching in L2: the study Italian grammar
(level 1) and the study of professional topics
(level 2), laboratory.
Simulation.
Interview with operators of the “door-to-work
Aldini”.
Visit to primary school
Castiglione di Cervia.
G. Carducci -
Visit to secondary school
Cervia.
Ressi-Gervasi -
Case study: example of best practice on
intercultural knowledge activities integration
of foreign children in the classrooms:
Testimoni Privilegiati Project
Case study: example of best practice on
intercultural knowledge activities integration
of foreign children in school full time and the
summer school.
Visit to school A. Saffi for pupils in the age
range 11 - 14 - Bologna: participation in the
working group on the reception of immigrant
pupils.
VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE DEGLI ALUNNI NUOVI IMMIGRATI
Nell’attuale anno 2012, in Svezia sono stati pubblicati dei test di ingresso da proporre agli alunni
stranieri neo arrivati per monitorare le competenze nelle varie discipline: si tratta di test ancora allo
studio, soprattutto riguardo alle modalità di attuazione, corredati di suggerimenti per un’analisi
approfondita.
Abbiamo avuto la possibilità di sperimentare in alcuni nostri istituti uno di questi strumenti, quello
riguardante l’ambito dell’educazione civica, ossia la “conoscenza della società” con tutte le sue
regole nei vari settori politico, economico, ma anche riguardanti la vita quotidiana in famiglia, a
scuola, nel gruppo, nella città.
Il test, in una versione adattata e forzatamente ridotta essendo stata disponibile solo a maggio e
quindi nel momento conclusivo dell’anno scolastico, è stato proposto ad alunni di classi della Sc.
Sec. di 1° grado a Bologna, Modena, Reggio Emilia, dagli 11 ai 14 anni di varia provenienza (Est
Europa, Cina, Marocco, Cuba , Colombia, Libia).
Il materiale è stato testato in modi diversi: una docente ha condotto interviste individuali mentre il
resto della classe rispondeva per scritto alle stesse domande, in un altro caso sono stati effettuati
colloqui individuali, fuori dalla classe, adeguandosi all’età degli intervistati.
In un confronto costante tra la realtà del paese d’origine e quella italiana, sono stati toccati
argomenti come l’esperienza scolastica, le relazioni tra adulti e coetanei, le regole nella scuola,
nella strada, nella famiglia.
Le domande proposte hanno permesso agli alunni di riflettere sulle proprie conoscenze/abilità
pregresse, per gli intervistatori è emersa una visione precisa delle competenze sull’argomento e, pur
nella limitatezza dell’esperimento, si è visto che è possibile arrivare ad una conoscenza meno
superficiale dell’alunno e delle sue effettive necessità.
Concludendo: se lo strumento, così come è stato formulato, è di difficile applicazione nella nostra
realtà, è senz’altro condivisibile l’idea di valutare le competenze disciplinari dei nuovi arrivati sia
per l’elaborazione di un piano di studi personalizzato più rispondente alla realtà del singolo sia per
procedere a valutazioni sistematiche più puntuali.
Possono essere effettuati colloqui individuali dai docenti delle varie discipline, possono essere dati
suggerimenti di azioni didattiche particolari nelle varie aree tematiche per arrivare a creare una
scuola a misura di alunno.
41