CARPE DIEM - Istituto Nievo

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CARPE DIEM - Istituto Nievo
CARPE DIEM
Cogli l’attimo
Il giornalino del Plesso Nievo
ANNO XVIII N° 2
DICEMBRE 2011
GRANDE OPEN DAY
al plesso Nievo
Sabato 26 novembre si è svolta la giornata di
accoglienza degli alunni delle quinte elementari
che, insieme ai loro genitori, hanno potuto, non
solo visitare la scuola, ma anche svolgere
laboratori come cucina, arte applicata, pallavolo,
teatro, lezioni attive di inglese, francese e
matematica utilizzando la lavagna LIM e
ascoltare il concerto dei bravissimi alunni della
sezione musicale. I genitori, riuniti nella sala
insegnanti, hanno ricevuto informazioni sul
funzionamento della scuola dalla voce della
Dirigente Scolastica, Prof. Maria Maddalena
Capellino. Il tutto è avvenuto in un clima festoso
anche grazie ai numerosi alunni delle nostre
classi che hanno guidato le visite e spiegato ad
adulti e ragazzi il funzionamento della scuola,
mentre il personale A.T.A., cordiale come
sempre, Anche il Carpe Diem non poteva
mancare all’evento ed ha raccolto alcune
impressioni che potrete leggere a pagina 2.
Buon Natale
Il Natale
scende dal cielo con la barba bianca di
neve
va per monti incantati
e viali innevati
a portare felicità
in ogni singola città.
Davide Mesturino I D
MONTEROSSO PAESE VECCHIO
Liguria, Cinque Terre. Novembre 2011
Guardi il mare e, in un attimo, come se
venisse da chissà dove, senti il rumore. Ti
giri. Vedi il fiume che ti sta arrivando
addosso da una vietta del paese vecchio.
Non sai cosa fare. Ti chiudi in un bar come
molte altre persone. E poi cosa succede?
Non lo sai. Sei lì che aspetti qualcosa.
Cosa? E c’è un bimbo in mezzo alla strada
che sta per morire. Sandro, un signore
come tutti gli altri Monterossini che si
vuole chiudere al bar anche lui, ma lo va a
salvare. Muore.
Ciack, il miglior ristorante delle Cinque
Terre, era al primo piano. C’era sempre la
finestra aperta della sua cucina e vedevi i
cuochi che cucinavano davanti ai tuoi
occhi. Adesso non ci sono più né cucina,
né ristorante. La banca è ricoperta dal
fango e dalle pietre e non si sa chi sarà la
prossima futura persona che ci entrerà per
vedere come sono messe le cose
all’interno. Prima bisogna spostare le
macerie
che
ci
sono
davanti.
La SCUOLA. La scuola è inaccessibile,
tutti i Monterossini si svegliano mezz’ora
prima per andare a Levanto, a La Spezia o
da qualsiasi parte ci sia ancora un posto
dove poter studiare.
E poi? Si chiedono tutti. Non si sa, il dopo,
come sarà. Non si può ancora sapere.
Anonime III D
GRAZIE A TUTTI I LETTORI
LA SCUOLA di MONTEROSSO
FORSE RIVIVRA’
(dettagli a pag 21)
carpe diem
nievo open day
LA PAROLA AGLI ALUNNI VISITATORI
Caterina e Rachele, dal “BUON CONSIGLIO”, ci siamo divertite a
cucinare le crep che bontà.
SONO FRANCESCA , LA MIA MAESTRA OLIMPIA è BRAVA
ARRIVO DALLA SCUOLA “CADORNA” .
A SPIEGARE.
SONO LUCA, VENGO DALLA “ROBERTO D’AZEGLIO”, CLASSE 5°. SECONDO ME
QUESTA SCUOLA E’ MOLTO BELLA.
Sono Camilla, e sono venuta ad accompagnare mio fratello
Margherita, Caterina e Rachele veniamo dal “Buon Consiglio”, abbiamo fatto teatro e
ci siamo divertite.
Guglielmo, dal “buon consiglio”, è stato BELLISSIMO!
Ciao! Io sono Sofia e vengo dalla scuola “Niccolò Tommaseo” e
spero che questa scuola mi piaccia!!!
Sono Ludovica e mi è piaciuto fare sport, vado al “Buon
Consiglio”!!!!
Ciao ! Sono Barbara, vengo dal “SAINT DENIS”, e sono contenta di venire in questa
scuola perché credo che sia meravigliosa !
Ciao! Mi chiamo Max vengo dall’ “Altiero Spinelli” non vedo l’ora di venire ad imparare
qui alla Nievo!!!
Ciao! Mi chiamo Virginia e vengo dalla “San Giacomo” , mi piace molto questa scuola;
forse l’anno prossimo verrò alla Nievo!!!
Ciao! Sono Margherita e vengo dalla “San Giacomo”. Voglio assolutamente venire in
questa scuola perché si fanno un sacco di attività divertenti, i professori sono simpatici e
bravissimi. All’ anno prossimo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ciao! Sono Ludovica e vengo dalla scuola A. Manzoni. Questa scuola mi piace molto,
soprattutto i professori e le attività.
Sono Sofia e vengo dalla scuola “ Tommaseo” e spero di venire in questa scuola
Ludovica , Caterina, Rachele dal Buon Consiglio: è stato bello fare francese, usare la
lavagna MULTIMEDIALE e la canzone tèlèphon!!!!!!!.
Ciao mi chiamo Gustavo vengo dal “Buon Consiglio”.
Sono Enrico dell’Is. “Buon Consiglio” , la Nievo è una scuola
fantastica piena di cose bellissime.
2
carpe diem
Ciao ragazzi, vorrei farvi un paio
di domande: vi trovate a scuola?
Magari nell’intervallo? Se sì,
correte
subito
in
cortile,
affacciatevi alla grata che dà sulla
caserma dei carabinieri e… No,
non è un’allucinazione: quella
targa pochi giorni fa non c’era e
adesso c’è, per davvero. E come
può
esserci
sfuggito
un
cambiamento
del
genere?
Semplice! Non ci abbiamo proprio
fatto caso. Non ci siamo accorti
delle tantissime auto parcheggiate
davanti alla scuola, non ci siamo
accorti della folla, della musica e
nemmeno delle autorità. Sareste
voluti andare a vedere tutto ciò?
Non vi abbattete, ho qui il
rimedio: il Carpe Diem è andato
per voi e vi vuole raccontare tutto
per filo e per segno. Faccio una
premessa: la storia che state per
leggere parla di un uomo. Un
uomo grazie al quale ogni
settimana si radunano molte
persone, un uomo che trasmette
pensieri
buoni alla gente, un uomo che
cerca di insegnare l’amore per sé
stessi e per la patria, un uomo che
fa tutto ciò ma che è morto nel
1947. Si chiamava Costantino
Pagliotti,
Don
Costantino
Pagliotti: il fondatore
della
Parrocchia di Sant’Agnese, dove
magari molti di voi avranno
ricevuto il battesimo, la Prima
Comunione o la Cresima.
La mattina del 20-11-2011 mi
sono preparato velocemente, ed
armato di taccuino, macchina
fotografica e registratore portatile
in caso di breve intervista, mi
sono recato sul luogo come un
cronista d’assalto. Quando sono
arrivato, c’erano solamente due
carabinieri, il palco per i discorsi
ed una bandiera tricolore appesa
ad un muro. In men che non si
dica sono arrivati i “colleghirivali” degli altri giornali, seguiti,
dopo qualche decina di secondi,
dal
fenomenale
quartetto:
l’arcivescovo di Torino, il parroco
della chiesa, il sindaco di Cuorgnè
e il vice-presidente della Giunta
Comunale, seguiti a loro volta da
un centinaio di persone. Poi sono
arrivati anche i gonfaloni del
Piemonte, di Torino e di Courgnè.
Tutti e quattro hanno parlato
dell’importanza
di
questo
“ricordare oggi e in futuro” un
uomo dalle molteplici azioni.
Dopodiché,
silenzio.
Eterni
secondi di silenzio. Fin che non si
è sentita una musica, l’inno
d’Italia; a questo punto “I
Quattro” si sono avvicinati alla
bandiera
tricolore,
hanno
allungato la mano e…Zac! Levata
la bandiera, è rimasta solo una
targa grigia con su un’iscrizione:
Piazzetta
Don
Costantino
Pagliotti, Parroco Fondatore,
1881-1947. Contemporaneamente
più di duecento mani hanno
applaudito e probabilmente se
anche voi a quell’ora avete
provato un grandissimo desiderio
di batterle, deve essersi trattato di
contagio. Al termine della
cerimonia, da bravo giornalista,
mi sono avvicinato a Don
Giovanni
Marchesi,
attuale
parroco:
-Innanzitutto
congratulazioni perché finalmente
è riuscito nel suo intento
partito…- (comincio a sudare non
sapendo nemmeno l’anno) ma
Don Gianni risponde per me: Qualche anno fa, quando sono
state portate le ossa di Don
Costantino in chiesa, dopo aver
raccolto mille firme, mi sono
chiesto: “ma a Torino qualcuno
si ricorderà che la chiesa è stata
fondata da lui?”, così è nato il
progetto convinto che prima o
poi nella circoscrizione ci
sarebbero stati un luogo
pagano,
il
parco
della
Rimembranza ed uno religioso
questa piazzetta).-Quanto ci ha messo per
raccogliere le firme per la
piazzetta?-Circa due settimane, ma ne
parlo da più di cinque anni.-Ci può lasciare, per finire, un
ultimo ricordo di Don Costantino
Pagliotti?-Egli era un uomo religioso e
devoto, ma anche patriottico e
teneva sia al popolo della
Chiesa, ma anche a quello della
nazione. Difatti le colonne che
sostengono la chiesa sono verdi,
bianche e rosse; teneva alla
patria.E pensare che tutto è finito con
una targa! Una targa importante,
sembrerebbe…Una targa: una
storia.
Dal vostro inviato d’ assalto
Giulio Frangioni 1F
carpe diem
granditaliani
MASSIMO D’AZEGLIO: scrittore e politico
Massimo
d'Azeglio
nacque il 24 Ottobre
1798 da una famiglia
nobile, i Taparelli. È
stato un politico, patriota
e scrittore italiano. Da
bambino dato che il
Piemonte era occupato da
Napoleone, si trasferì per
qualche anno a Firenze
dove studiò alle Scuole
Pie. Dopo la caduta di Napoleone tornò con la
famiglia alla sua città natale
dove frequentò
l'Università di filosofia. Si avventurò nella carriera
militare che poi abbandonò per entrare a far parte
della classe aristocratica. Frequentò i salotti
intellettuali di Roma, Firenze e Milano.
Tornò a Torino dove conobbe re Carlo Alberto e
iniziò ad interessarsi alla carriera politica. Voleva
creare una confederazione di stati, cioè un’unione
degli stati italiani che però mantenevano una propria
indipendenza. Questa idea fu duramente contrastata
dai mazziniani. Fu primo ministro, dal 1849 al 1852,
e senatore dal 1853, del Regno di Sardegna. Dal
1860 al 1861 tenne la carica di Governatore della
Provincia di Milano. Durante la sua vita politica
continuò a dedicarsi alla letteratura in veste di
scrittore politico e romanziere. Sposò Giulia, figlia
di Alessandro Manzoni e durante gli ultimi anni di
vita, trascorsi sul Lago Maggiore, scrisse le sue
memorie, tutte raccolte nel libro: I miei ricordi.
Massimo D'Azeglio morì a Torino nel 1866
Masoero III B
RITA LEVI MONTALCINI
una grande donna che rappresenta il nostro paese
Rita Levi Montalcini è figlia di Adamo Levi,
ingegnere e matematico e Adele Montalcini, pittrice,
aveva una gemella che è mancata nel 2000, e altri
due fratelli. Nacque nel 1909
a Torino. La Montalcini
visse in un ambiente pacifico
sebbene severo, dove i
genitori erano convinti che
una carriera professionale
avrebbe interferito con i
doveri di una donna e di una
madre. Nonostante questo,
dopo aver frequentato il liceo
femminile, nel 1930 decise con l’autorizzazione del
padre di studiare medicina, in seguito alla morte di
cancro dell’affezionata governante. Furono suoi
compagni all’Università di Torino alcuni futuri
premi Nobel, come Renato Dulbecco. Nel 1936 Rita
ottenne la laurea in medicina e chirurgia con 110 e
lode, dopo decise di specializzarsi in neurologia e
psichiatria. In quell’anno, Mussolini, pubblicò il
“Manifesto per la difesa della razza” , con la
promulgazione delle leggi razziali, e la Levi, essendo
di origine ebrea, migrò con suo padre in Belgio, e fu
ospite dell’Università di Bruxelles, fino all’invasione
tedesca del Belgio. Due anni prima ritornò a Torino,
dove allestì un laboratorio a casa sua per continuare
le ricerche, qui fece anche due importanti scoperte. Il
bombardamento di Torino nel 1941, costrinse la
Montalcini a lasciare la città, e si rifugiò
nell’astigiano, in seguito, l’occupazione tedesca
dell’Italia la costrinse a lasciare il suo nascondiglio,
ormai non più sicuro. I Levi rimasero a Firenze divisi
in vari alloggi per sfuggire alle deportazioni. Rita fu
in contatto con le forze Partigiane del partito
d’Azione e nel 1994 entrò come medico nelle forze
alleate. I tedeschi vennero costretti a lasciare Firenze
e la Montalcini divenne medico del quartier generale
anglo-americano e le venne affidato il campo dei
rifugiati di guerra provenienti dal Nord Italia. Questo
fu per lei un periodo molto duro, era sempre
impegnata e soprattutto l’epidemia di tifo continuava
a fare stragi. Dopo la guerra, la famiglia Levi tornò a
Torino e Rita allestì un laboratorio ad Asti. Dopo
molti anni di ricerche e scoperte, nel 1986, a Rita
Levi Montalcini venne assegnato il premio Nobel di
medicina per l’individuazione di fattori di crescita
cellulare. Lei è forse la più grande e sicuramente
longeva di tutti gli scienziati, oltre che essere una
grande donna.
4
Mino Francesca 3°D
carpe diem
granditaliani
Le ferite del generale Garibaldi
Giuseppe Garibaldi nel corso della sua avventurosa
vita fu ferito tre volte. Il primo episodio fu quello
del 20 aprile 1849, durante i combattimenti avvenuti
a Roma. La pallottola che lo colpi` fu parzialmente
fermata dal manico del suo pugnale, ma ugualmente
fu ferito all’ipocondrio destro e la ferita, anche se
non grave, ando` in suppurazione. In seguito ci fu il
noto episodio del 29 agosto 1862 in Aspromonte e
del 3 luglio 1866 a Monte Suello. In Aspromonte fu
ferito al piede destro da una palla di carabina e di
striscio all’anca sinistra da un altro proiettile.
Intervenne il dottor Enrico Albanese. Egli penso`
che il proiettile si fosse conficcato e pratico` una
piccola incisione per estrarlo ma senza alcun
successo. I colleghi pensarono che il proiettile fosse
uscito. Il 30 agosto Garibaldi, su una barella, fu
trasportato a Scilla e, insieme al figlio Menotti fu
imbarcato su una fregata e trasportato a La Spezia.
Arrivarono numerosi dottori e fra questi anche il
prof. Ferdinando Zannetti. Le condizioni del ferito
si erano aggravate e il piede era diventato gonfio,
dolente ed era in atto una forte infiammazione
febbrile. Dal 9 al 10 settembre vennero applicate
alla ferita ben 60 sanguisughe. Il napoletano
Palasciano era contrario ai colleghi e affermava che
il proiettile era incastrato nell’astragalo. Da Torino
arrivo` Emilio Cipriani che affermo` che il proiettile
si trovava ancora dentro la ferita e fu d’accordo
anche Bertani. Si era arrivati a meta` ottobre e si
incomincio` a parlare di amputazione dell’arto. Il
dott. Melaton confermo` la ritenzione del proiettile,
ne consiglio` l’estrazione e si dichiaro` contrario
all’amputazione. Il 23 novembre, a Pisa, venne
finalmente estratto il proiettile dal prof. Zannetti,
alla presenza del dottor Cuturi e del belga Giovan
Battista Allart. Garibaldi, dopo l’intervento si
riprese rapidamente e il 18 dicembre lascio` Pisa per
Caprera: la ferita si chiuse solo il 12 luglio 1863.
L’altra ferita riportata da Garibaldi a Monte Suello il
3 luglio del 1866 fu di minore entita`. Il generale fu
ferito alla coscia sinistra. Il proiettile fu molto
probabilmente esploso non da un austriaco ma,
accidentalmente, da un volontario Il 4 luglio 1866
Garibaldi fu visitato dal medico Agostino Bertani e
fu trovato gia` in via di guarigione.
Diletta Zanin IID
Ne approfitto per farvi leggere questa poesia :
Centenario della morte di un eroe
di Medardo Resta
Oh Garibaldi, esci dalla tua tomba,
squilla la tua sonante tromba,
sguaina la tua lucente spada
e combatti per ogni strada.
Unisci nuovamente questa povera Italia,
sopprimi ogni crudele canaglia.
Gli Italiani ti aspettano ancora,
attendono di nuovo quell’ora.
Hai combattuto in terre straniere,
dai monti, alle immense riviere,
hai cacciato il ribelle nemico,
sull’Aspromonte sei rimasto ferito.
Ora gli Italiani hanno dimenticato,
quello che i mille hanno sacrificato,
per cucire questo nostro stivale,
che di nuovo rotto ci fa male…
Garibaldi ferito ad una gamba sull’Aspromonte
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carpe diem
grandinvenzioni
1884 HIRAM STEVENS MAXIM:
LA MITRAGLIATRICE.
La mitragliatrice
fu
la
regina
incontrastata
della
Prima
Guerra mondiale,
la
Grande
Guerra,
che
avvenne tra il
1914 al 1918. La
mitragliatrice aveva però tre grossi problemi:
pesava molto, si surriscaldava velocemente e si
inceppava spesso. Per gli ultimi due problemi
furono trovate delle soluzioni: per raffreddarlo
si usava acqua e aria, ma poiché le riserve
d’acqua erano scarseggianti si doveva urinare
all’interno e all’esterno della mitragliatrice; e
per evitare di rimanere disarmati, le
mitragliatrici venivano disposte una vicino
all’altra così da poterle immediatamente
sostituire in caso di problemi. Mentre riguardo
al peso non si è riusciti a diminuirlo. Nella
Grande Guerra una mitragliatrice riusciva a
sconfiggere in media dagli 80 ai 100 fucili. Gli
eserciti belligeranti, ad eccezione di quello
tedesco, non avevano compreso la potenza di
quest’arma e mandarono migliaia di militari a
morire massacrati inutilmente.
L’Inghilterra rifiutò il nuovo tipo di
mitragliatore considerandolo un’arma poco
pratica e poco elegante, mentre la Germania nel
1914, allo scoppiare della guerra possedeva 12
000 mitragliatrici che ben presto diventarono
100 000. La prima mitragliatrice di Maxim
riusciva a sparare solo 300 colpi al minuto,
mentre al giorno d’oggi ne spara ben 100 al
secondo. La tecnica fondamentale su cui si basa
la mitragliatrice è che la potenza di un colpo fa
partire il colpo successivo, fino alla fine della
cartuccia. Nel 1885 la Francia, che era
considerata la maggiore potenza militare del
mondo, introdusse la polvere senza fumo.
Tecnicamente si trattava di questo:
1)la polvere da sparo senza fumo rendeva la
fanteria invisibile all’esercito nemico, e ciò
permetteva di sparare colpi e di muoversi senza
essere visti;
2) con la polvere senza fumo era possibile
ridurre notevolmente il calibro (la cavità della
canna delle armi da fuoco);
3) la maggiore energia permetteva di avere una
gittata ( traiettoria di lancio del proiettile) più
lunga e di sparare più colpi in meno tempo;
4) con la polvere senza fumo la mitragliatrice
automatica diventò una pratica comune.
A cura di Umberto Schiesari e Gabriele Masoero
III B
I VACCINI DI LOUIS PASTEUR
Louis Pasteur, chimico e
biologo francese, è uno dei
fondatori
della
moderna
microbiologia. È a lui che si
deve la riduzione della
mortalità infantile dovuta a
certi germi patogeni.
Pasteur nacque a Dole e visse
la maggior parte della sua
infanzia nella cittadina di Arbois, conseguì il
diploma in lettere e in scienze laureandosi
successivamente in chimica e fisica. Il suo estro gli
fece guadagnare la cattedra presso l’università di
Strasburgo. Successivamente si sposò con Marie, la
figlia del direttore dell’università. Oltre alla sua
importante carriera Pasteur si distinse per le ricerche
portate avanti riguardanti la microbiologia, studiò
infatti i processi della fermentazione che i
microrganismi non si riproducono attraverso un
processo chimico. I suoi studi non furono importanti
solo in campo medico ma contribuirono allo
sviluppo dell’industria della seta, dove riuscì a
bloccare un epidemia la quali colpiva i bachi.
Durante i suoi studi gli venne proposto di diventare
vice-direttore degli studi scientifici alla scuola
superiore di Parigi. Grazie a questi studi si capì che i
microrganismi danno origine alle malattie. I suoi
studi sulla fermentazione resero possibile la
prevenzione di alcune malattie infettive come la
rabbia per la quale Pasteur inventò il primo vaccino.
Poco tempo prima della sua morte Pasteur ricevette
la “Legione d’Onore, una delle più alte onorificenze
della nazione francese.
Battaglino Virginia e Bolley Martina III B
carpe diem
educazione alla sicurezza
A LEZIONE DI WEB SICURO
Giovedi 24 novembre come tutte le classi terze della scuola abbiamo
partecipato ad un incontro con un esperto del Ministero sulla sicurezza
informatica.
Tutti noi usiamo abitualmente internet, noi ragazzi siamo considerati
dei “nativi digitali”, ma non sempre siamo consapevoli dei rischi che
possiamo correre. .
Ecco le informazioni che consideriamo IMPORTANTI:
Non bisogna:
Chattare con degli sconosciuti
Fornire la nostra password a nessuno,
nemmeno all’amico del cuore , al fidanzato o al cugino.
Mettere su internet informazioni personali o sulla propria famiglia
Postare fotografie nostre o di qualche amico ripreso in situazioni non
bellissime o imbarazzanti
Scaricare programmi senza dirlo ai genitori ( i virus ed i pirati
informatici sono sempre in agguato)
Mandare mail, chattare o inserirsi nel profilo di un’altra persona
Usare un linguaggio volgare o offensivo
Ignorare le provocazioni dei cyberbulli
Se si fanno incontri “ Sgraditi” avvertire i genitori e la Polizia postale.
Dobbiamo usare internet con la testa
La 3C
Un web sicuro, ecco come!
Navigare sul web! Che bella cosa! Ma se qualcuno non sa come usarlo potrebbe essere un grande rischio.
Ecco alcuni suggerimenti per navigare in modo sicuro:
1.
-eMule, un ottimo programma per scaricare musica, film e
molte altre cose ma, a parte il fatto che scaricare musica gratis non è legale, potrebbero nascondersi
alcuni rischi. Ad esempio se qualcuno volesse scaricare un film non è detto che cliccando sul suo
titolo scarichi proprio quel film, potrebbe esserci qualcosa che non ha nulla a che fare con quel titolo.
2.
-Mettere foto o video su internet, non fatelo se non siete
del tutto consapevoli di quello che mettete, se caricate qualcosa sul web non potrete più toglierlo.
Anche se cancellaste la foto o il video dal sito dove lo avete caricato tutte le persone che lo hanno
già scaricato lo potranno mettere su un altro sito e da li inizierà ad espandersi sempre di più.
3.
-Non dovete mai accettare l’amicizia su un qualsiasi
social network, non potrete mai sapere chi si nasconde dietro al suo nickname. Se si nascondesse un
malintenzionato potrebbe riuscire a conquistare la vostra fiducia per poi attirarvi e riuscire a fare di
voi tutto ciò che vuole.
4.
-e-mail che vi comunicano guasti al sistema o che vi
invitano ad andare su un certo sito non sempre sono vere ma potrebbero rivelarsi dei collegamenti ad
un sito dove ti rubano informazioni o ti infettano il computer. Il mio consiglio è di controllare
andando con il cursore sull’indirizzo del sito la scritta che apparirà in basso allo schermo in una
striscia blu o di fianco alla manina del mouse.
Carlo Boschis III D
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carpe diem
solidarietà
UNA SERATA DI SOLIDARIETA’: “DALL’ITALIA ALLA BOLIVIA”
Mercoledì 30 novembre ,con
alcuni nostri compagni della 2C e
della 3C siamo andati alla Casa
Valdese ad una conferenza del
dottor Pietro Gamba che ha aperto
e gestisce un ospedale in una zona
poverissima della Bolivia.
L’ospedale che ha costruito è molto
bello, pulito e questo per la gente
del posto è strano; infatti avevano
proposto di farlo con il tetto di
paglia, senza piastrelle, sulla terra.
Il dottore ha invece deciso di
costruirlo con più di dieci posti letto, il laboratorio di analisi e le sale operatorie.
Abbiamo visto un filmato che ci ha molto colpiti perché mostra come i Campesinos ,che vivono tra
mille difficoltà, siano molto dignitosi, si accontentino di quello che hanno ed abbiano il sorriso sul
volto. Non chiedono mai l’elemosina e cercano di essere sempre molto gentili.
E’ stato molto triste scoprire che un bambino su tre muore entro il primo anno di vita, ed uno su due
entro i 5 anni; il dottor Gamba ha anche aggiunto che molti bambini gli sono morti tra le braccia e
questo secondo noi deve averlo fortificato molto.
Per quei bambini vivere in un orfanotrofio e non per strada ed avere un pezzo di pane è la miglior
cosa che la vita possa loro concedere, mentre noi , incuranti di tutto, ci lamentiamo se non ci sono i
nostri cracker preferiti e mettiamo il broncio.
Questo rende molto vera una frase citata ieri sera: “ Tutti viviamo sotto lo stesso cielo, ma non
abbiamo gli stessi orizzonti”, cioè le stesse possibilità, la stessa cultura, la stessa vita.
Marzia Dante, Andrea Marino, Roberto Marra 2C
“ Zio Pedrido”
Il dottor Pietro Gamba a 23 anni è andato in Bolivia per una missione di
pace , ha imparato la lingua quecua, si è appassionato a quella realtà e
dopo essersi laureato in Italia in medicina nel 1985 si è trasferito
definitivamente ad Anzaldo, un luogo poverissimo, dove ha costruito un
ospedale nel quale accoglie gratuitamente le persone che non riescono a
pagarsi le spese mediche perché in Bolivia non c’è la mutua.
Egli con un fuoristrada gira per i villaggi e fa controlli sanitari, in una zona in cui la mortalità
infantile raggiunge anche il 46%. E’ riuscito a farsi accettare dai Campesinos, che lo chiamano “
Zio Pedrido”. Ciò è stato possibile perchè rispetta sempre la cultura dei Campesinos e cerca di
responsabilizzarli, attuando quello che diceva Ghandi “ Se uno ha fame, non dargli un pesce, ma
insegnagli a pescare”
Siamo stati molto colpiti dall’incontro , anche se per dovere di cronaca dobbiamo dirvi che
avremmo preferito sentire più a lungo il dottore e meno il giornalista che, secondo noi, era molto
noioso.
Giovanni Crovella, Filippo Deasti,, Andrea Luzzati , Edoardo Lanzavecchia 3C
carpe diem
solidarietà
IL MEDICO DEI CAMPESINOS ED IL MEDICO DEI LEBBROSI
Quando abbiamo incontrato il dottor Gamba ci hanno colpito le analogie con il dottor Scheitzwer. Vi
proponiamo le loro biografie e vi invitiamo a scoprire le “similitudini”….. Chissà che anche il dottor
Gamba non venga insignito del Premio Nobel. Noi glielo auguriamo di cuore.
poco un villaggio indigeno. I malati vi giungevano
Il
medico
“Stregone
da ogni parte, spesso con le loro famiglie e tutti
Bianco”
Albert Schweitzer nacque a
venivano ugualmente accolti, le loro usanze
Kaysersberg,
nell'Alsazia
rispettate e così le loro credenze. A poco a poco il
Sud il 14 gennaio 1875. Da
"grande medico bianco" conquistò la fiducia della
bambino iniziò ad amare la
gente. Dal profondo della foresta, da villaggi lontani
musica; a sette anni compose
anche centinaia di chilometri, arrivavano malati
un inno, a otto cominciò a
desiderosi di cure. Schweitzer diventò un
suonare l'organo, a nove
benefattore, una figura di riferimento, e le notizie di
sostituì un organista nelle
quello che faceva nel cuore dell'Africa nera
funzioni in chiesa. Quando
colpirono l'opinione pubblica mondiale. Però nel
seppe della mancanza di
1914 Hélène e Albert Schweitzer furono messi agli
personale specializzato per svolgere il lavoro di una
arresti domiciliari a causa della loro nazionalità
missione in Gabon, zona settentrionale dell'allora
tedesca e vennero dichiarati prigionieri di guerra dai
Congo, Albert sentì che era giunto il momento di
francesi, come cittadini tedeschi che lavoravano in
dare il proprio contributo e, un anno dopo, all'età di
territorio francese. Avevano il permesso di restare a
trent'anni, si iscrisse a Medicina, e si specializzò
casa, ma non potevano comunicare con la gente né
poi in malattie tropicali. Non fu tuttavia facile, per
accogliere i malati. Più tardi i francesi li espulsero
l'organista e insegnante Schweitzer rinunciare a
dall'Africa spedendoli in un campo di lavoro nel sud
quella che era stata la sua vita fino a quel momento.
della Francia. Nel 1924 il dottore tornò in Gabon :
Schweitzer si trasferì a Lambaréné, una città del
dell’ospedale non era rimasta che una baracca.
Gabon occidentale, che era allora una provincia
Ristrutturò l’ospedale che l’anno dopo poté già
dell'Africa Equatoriale Francese.I missionari furono
accogliere 150 malati .Nel 1952 fu insignito del
inizialmente scettici sull'interesse dimostrato dal
Premio Nobel con il quale fece costruire il villaggio
noto organista per l'Africa, ma lui si impegnò per
dei lebbrosi. Schweitzer morì il 4 settembre 1965 ,
raccogliere fondi , mobilitando amici e conoscenti e
ormai novantenne, poco dopo sua moglie, nel suo
tenendo concerti e conferenze per realizzare il sogno
amato villaggio africano di Lambaréné. Migliaia di
di costruire un ospedale a Lambaréné, dove allestì
canoe attraversarono il fiume per portare l'ultimo
alla meglio il suo ambulatorio ricavato da un
saluto al loro benefattore.Dagli indigeni con cui
vecchio pollaio, con una rudimentale ma efficace
visse fu denominato Oganga Schweitzer, lo
camera operatoria, cui venne attribuito il suo stesso
"Stregone Bianco Schweitzer".
nome .Schweitzer e sua moglie costruirono a poco a
Il medico dei Campesinos
Pietro Gamba, a 23 anni, decise di lasciare il lavoro
di perito meccanico in Italia ed impegnarsi per
aiutare la realtà dei campesinos boliviani. A
Challviri, nel Dipartimento di Cochabamba, a 3800
metri nelle alture del Chapare, per un periodo di due
anni circa visse con i campesinos, nelle loro case,
condividendo i problemi della vita quotidiana. A
causa di un’epidemia di morbillo che causò la morte
di numerosi bambini della zona, i contadini
ricorsero a lui come ultima risorsa. Davanti alla
drammaticità della situazione e alla propria
incapacità d’affrontare l’epidemia, Pietro decise di
tornare in Italia con la ferma intenzione di divenire
medico e si laureò con il massimo dei voti e nel
minor tempo possibile. Appena laureato, tornò in
Bolivia, e diede inizio ai lavori di costruzione
dell’Ospedale.
Contemporaneamente
alla
costruzione di questo Centro di primo soccorso,
inaugurato nel 1987, sorsero altri progetti
indispensabili, come portare l’elettricità in Anzaldo
e nell’Ospedale. Si sposò con una dottoressa
d’origine boliviana, che ogni giorno dà un
importante contributo al lavoro nell’Ospedale, che
migliorò con una efficiente sala chirurgica. Poco
tempo dopo fu inaugurato anche il nuovo
acquedotto per aumentare e rendere potabile
l’acqua. Ancora oggi il dottor Gamba denominato,
“MEDICO DEI CAMPESINOS”, cerca di aiutare
chi ne ha bisogno.
Anna Terrone, Rebecca Vitale 2C
carpe diem
visti e letti per voi
The Twilight Saga: Breaking Dawn
Regia: Bill Condon
Interpreti: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner,
Michael Sheen
Genere: Fantasy
Durata: 2.15
“L’Eternità sarà solo l’inizio”. Nel quarto capitolo della saga
Twilight, è finalmente giunto il momento che tutti stavate aspettando.
L’affascinante ed eternamente giovane Edward (Robert Pattinson)
convolerà a nozze con l’introversa Bella (Kristen Stewart). Durante la
luna di miele trascorsa in Brasile, Bella rimane incinta. Ma che non
sia
la classica gravidanza o si capisce subito. La futura mamma comincia
a
dare presto segni di malessere, non riesce più a mangiare e fatica a
tenersi in piedi. Edward è molto preoccupato e capisce che il feto sta lentamente distruggendo Bella
dall’interno. Grazie ad una brillante intuizione di Jacob capiscono che in realtà Bella ha bisogno di nutrirsi di
sangue umano. Come se non bastasse, Sam Uley, il capo dei licantropi, decide di uccidere Bella temendo
che il nascituro rappresenti un pericolo per il branco. Jacob però si oppone e, con altri due fedeli membri,
difende casa Cullen dall’attacco. Arriva il momento del parto ma Bella riesce a malapena a vedere la figlia
Renesmee e, fra dolori atroci, esala l’ultimo respiro. Alla morte di Bella, Jacob, pieno di dolore, vede nella
figlia un mostro e sta per ucciderla quando entra nella dimensione dell’imprinting proprio con lei. Quando
tutto sembra ormai perduto Edward inietta in Bella il suo veleno per cercare di riportarla alla vita anche se in
forma di vampiro. Bella è salva e nell’inquadratura finale i suoi occhi sono rossi: la trasformazione è riuscita.
Se siete dei fan sfegatati della saga apprezzerete anche quest’episodio. Il film non è per niente lento ed è
ricco di tensione nonchè di scene “rosso sangue” in grado di risvegliare... il vampiro che c’è in voi! Buon
divertimento!
Ottavia Giola, Benedetta Milone, Alessia Chiabotto, Petra Tomasinelli - 2 D
IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON
L’AUTORE – Richard Bach, nato nel 1936, era un pilota dell’aeronautica statunitense. Negli anni 70’
pubblicò il gabbiano Jonathan Livingston, un gabbiano escluso dal suo stormo (lo stormo Buonappetito)
perché il suo unico interesse è raggiungere uno stato di volo perfetto, mentre quello dello stormo è mangiare.
IL LIBRO – Questo gabbiano, dopo essere stato
rifiutato dal suo stormo, decide di passare la sua vita a
volare; dopo la morte, Jonathan si fa convincere da due
gabbiani con piume soffici e splendenti ad andare nel
“paradiso dei gabbiani”. Sullivan però gli spiega che,
in realtà, quello è solo un piano e che c’è ne sarebbero
stati molti altri. Chi diventa suo maestro è proprio
Sullivan. Jonathan presto lo raggiunge accorgendosi
però che non è ancora all’altezza di Ciang, il gabbiano
più anziano che riesce a volare alla velocità del
pensiero, e che deve imparare ancora molto. Con molta
determinazione Jonathan riesce a raggiungere il suo livello; purtroppo, poche settimane dopo Ciang muore,
lasciando il posto da maestro a Jonathan, che presto farà imparare allo stormo Buonappetito il gusto di volare
con leggerezza e armonia. Consiglio questo libro a tutti coloro che sono appassionati di animali e avventure
mozzafiato, ma soprattutto di emozioni da far venire i brividi.
16
Nina Bertoletti 1° G
carpe diem
al cinema
Pixar: un’annata da Incredibili
indipendente. Da allora in poi tutti i film della Pixar
furono realizzati interamente a computer; fin che
non è stata venduta alla Disney, che da quel
momento divenne Disney-Pixar. Hanno sigillato un
contratto da dieci anni e cinque film fruttato 2,5
miliardi di dollari ed è rimasto alla storia come il
patto di maggior successo di tutti i tempi. Nel 2004
ci fu il momento di rinnovare il contratto, ma
siccome sarebbe significato lasciare tutti i guadagni
alla Disney (ma pagare solo le spese di
distribuzione, la Pixar rinunciò all’unione. Le
tecniche utilizzate dalla Pixar sono il RenderMan
(un software avanzato e modernissimo che aggiunge
la possibilità di creare con più opzioni) e lo
zootropio (con cui ad esempio si può simulare una
cascata di foglie o il movimento dei personaggi)
dove i soggetti sono posti su un disco che girando
crea l’illusione del movimento. Lasseter era abituale
rinominare tutto ciò che aveva intorno, così quando
un giorno osservò per qualche secondo la lampada
sul suo comodino e si accorse che aveva una
struttura semplice, decise che doveva trovarle anche
un nome semplice. Diventò Luxo, il protagonista del
più importante cortometraggio della Pixar e suo
simbolo. Il Pixar-team è formato da: John Lasseter
(animatore), Edwin Catmull (esecutore), Sarah
McArthur (vice presidente esecutivo), Lois Scali
(vice presidente esecutivo e consigliere generale) e
Simon Bax ( vice presidente esecutivo e tesoriere).
Insomma, come avrete capito nonostante la presenza
di avanzatissimi software e computer la
realizzazione avviene in questo modo da ormai 50
anni, e si pensa che difficilmente le cose
cambieranno in futuro…E ricordate:
- L’ arte sfida la tecnologia e la tecnologia
ispira l’ arte. –
Giulio Frangioni 1F
Domanda ai lettori: quanti di voi non hanno visto
nemmeno uno dei tre film della saga “Toys Story” o
“Cars”?Se la risposta è “IO”, mettetevi su una
gamba sola ed iniziate ad abbaiare. Domanda a tutti
coloro che non stanno leggendo: per caso vi trovate
al bar o in metropolitana ed è tutto a posto? Nulla di
cui preoccuparsi? Nessuna persona su un piede solo
intenta ad abbaiare?Probabilmente è perché tutto il
mondo dei film d’animazione moderni (e
presumibilmente anche l’idea che avete di loro)
gravita attorno a quest’unico pensiero:
-La tecnologia non crea i film. Le persone lo fanno.
Non sei un animatore solo perché sai muovere un
oggetto dal punto A al punto B. Sei qualcuno che dà
vita ad un personaggio: un qualcosa che i software e
la tecnologia non possono fare. –
Questa frase è stata concepita dalla mente del
fondatore della società Pixar Animation Studios:
John Lasseter, nato a Hollywood il 12 Gennaio
del’57 ed ormai icona per i novelli Walt Disney in
versione moderna. Ma cosa c’entrano un eterno
bambino ed una frase fatta con Toys Story e Cars?
La risposta è contenuta in cinque lettere: P-I-X-A-R.
Avete presente il film “Monsters & Co.”? La Pixar
ne è colpevole! “A Bug’s Life”? Colpevole! “Up”?
Colpevole!“Gli Incredibili”? Colpevole!
“Alla ricerca di Nemo”? Colpevole! Ma andiamo ad
approfondire sull’argomento come con una lente
d’ingrandimento: inizialmente si trattava di un
sottogruppo della LucasFilm, poi è stata acquistata
per cinque milioni di dollari da Steve Jobs che il 3
Febbraio dell’86 (insieme ad Edwin Catmull) la rese
( dall’ultima pagina) IL BERSAGLIO : Percorso con la soluzione delle parole dall’esterno verso
il centro del cerchio)
Fiero - inizio con freccia-Fiore-Seme-Mese-Agosto-Vacanza-Vacante-Mancante-Anello-AgnelloPecora -Lana –Lava-Vulcano-Vesuvio-Pompei-Scavi-Stavi-Stiva-Nave-Sbarco-Mille-GaribaldiUnita’-Italia (al centro del cerchio)
17
carpe diem
speciale scuola
SCUOLE A CONFRONTO: IL BELGIO
Per confrontare due scuole diverse ho chiamato la mia amica Eleonora,che abita in Belgio da
qualche mese. Frequenta la scuola lì,ma non va a una scuola belga,è in una scuola Europea,dove si
mescolano ragazzi di diverse nazionalità.
V:Alla scuola Europea sei in classe con ragazzi che parlano un'altra lingua?
E: Sì,ma solo nelle ore di arte, musica, inglese e ginnastica, che si fanno in inglese o francese.
Nelle altre sono con gli italiani.
V: Siete tanti?
E: No, solo dieci.
V: Come è la classe?
E: Non ne abbiamo solo una!!! Cambiamo classe ogni 45 minuti e su un foglio c'è scritta la
classe che dobbiamo raggiungere.
V: Quindi cambiate anche i compagni?
E: No, solo per alcune materie. Di solito sono gli stessi.
V: Ma dovete portarvi dietro i libri quando cambiate classe?
E: No,abbiamo gli armadietti. E' bellissimo, perché ci posso mettere dentro tutti i libri
pesanti!
V: Per quanto riguarda gli orari...
E: Iniziamo alle 8:15 e usciamo alle 13:30,il mercoledì alle 12:30.
V: Come è la mensa?
E: Orribile!!! Pensate che i ragazzi italiani si portano il pranzo da casa, talmente è
cattivo!Servono cose come lasagne ripiene di mais, carne e salmone!
V: E dopo scuola cosa fai?
E: Alcuni ragazzi vanno a casa, altri,come me, vanno con un pullman alla Garderie, una
specie di dopo-scuola, dove si gioca o si fanno i compiti. E alle sei il pullman ci riporta a casa.
V: E' stato bello condividere con te questa giornata di scuola!Alla prossima!!!
Valentina Valle III B
UNA SCUOLA DEI DESIDERI
Ciao a tutti, liberatevi dai pensieri e fate finta che dovete costruire un scuola dei desideri, ora voi vi
chiederete com'è una scuola dei desideri, beh nemmeno noi lo sappiamo per certo allora abbiamo
fatto un sondaggio a molti allievi della Nievo e gli abbiamo chiesto: “ se tu avessi 100000 euro da
spendere per questa scuola dimmi tre cose che faresti all' interno”.
Cancellate tutto dalla mente e fate finta che dovete costruire la scuola dei desideri e per farlo
servono i risultati dei sondaggi che sono qua sotto:
MCDONALD
ENORME BIBLIOTECA
PISCINA
28 VOTI
22 VOTI
17 VOTI
Ora dobbiamo scappare a costruire la scuola ciao0o0o0o0........
Anna Salmi e Giorgia Ruggieri 1 F
3
carpe diem
angolo della poesia
Le stanze poetiche
La pioggia
Cade - cade
Un’ atmosfera sofferente,
Un rumore cupo,
della pioggia battente.
Cade – cade
La goccia pesante,
si schianta sul terreno aspro,
di un inverno umido.
Cade – cade
Tommaso Boni
a cura della 3 F
L’acqua
Fiume seguace
che d’incanto nasci
il tuo morbido fruscio
mi accarezza l’udito
il tuo invitante odor di mare
mi è cremoso al tatto
Sara Ferro Milone
L’acqua
Scende velocemente,
incontrando grossi massi,
la dolce acqua scrosciante,
crea un’aria frizzante.
Immersa in un silenzio naturale,
dona vita ad ogni animale.
Tommaso Boni
Si è liberata la belva…
La belva che porta terrore…
Un nodo impaurito
Scappa dalla pancia gelida
Salendo alla gola tremante.
Tensione schiacciante
Porta il cuore in gola,
prende il sopravvento.
E’ questa la tetra paura
Che esce nelle inquietanti notti.
Gabriele Massano
La piena
Il suo scroscio rassicurante
invade il mio pensiero.
Lo schiocco di massi pesanti
infrange il cupo e famigliare
silenzio.
Immerso nel verde totale
ritrovo me stesso.
Tommaso Boni
Paura,
incubo reale di
inquietudine.
Paura,
buio freddo di
insicurezza
Paura,
rumoroso silenzio
brividi percorrono la
schiena.
Paura,
grido soffocato.
Paura.
Rumore di silenzio
la porta con sé
paura profonda
che pace non dà.
Ludovica Tirone
22
Raggi di gomma
che giran di notte
sporchi di fango
si raggiran nei boschi
foglie che cantano
piccole luci accese.
Nel cuor della notte
il mio cuor rimbomba
come i tamburi di una
tribù indiana
i lupi ululano
per onorar la luna.
Nella notte profonda
Sara Ferro Milone
carpe diem
Uomini morti, uomini
morti
Piovra oscura
Viscidi tentacoli
ovunque
Chiazze di sangue
Su soldi sporchi
Urla, pianti di donna
Raffiche laceranti
Esplosioni tuonanti
Uomini morti, uomini
morti
Silenzio pesante, nero
Anime giuste cadono
Anime malvagie
rimangono
Bestia assetata
Potere, danaro
Danaro, potere
Uomini morti, uomini
morti
Giustizia e paura
Lotta impari
Mano tremante passa i
soldi
Coraggio e omertà
Lotta impari
Verità di pochi
Menzogna di molti
Uomini morti,
uomini morti.
Tommaso Dughera
La mafia è violenza,
violenza contro la
gente,
violenza contro la
natura,
è violenza contro
tutto e tutti.
Giulia Mantella
angolo della poesia
Paura,
paura di parlare
paura di sentire
paura di vedere
per non avere paura ci vuole
coraggio!
Per combattere la mafia non
bisogna aver paura!
Vittoria Mazzoleni
Mafia
Nero polpo
dai mille tentacoli
come un'ombra
arriva ovunque.
Malvagi mostri
in cerca di vendetta
uomini o donne,
bambini o anziani
non ci sono scrupoli
se si parla di "onore”
Ludovica Tirone
23
La mafia è aspra
come il limone,
è brutta come la morte.
È una cosa spregevole,
che quando la senti
ti viene un mal di pancia tremendo.
I boss ordinano,
i picciotti compiono.
Così funziona la mafia,
la camorra,
la n’drangheta.
Poi l’omertà
tutti stanno zitti
in Calabria, in Sicilia,
in Campania;
whee whee,
pum pum,
e popoi il silenzio.
Marco Ardizzone
Mafia
Nero polpo
dai mille tentacoli
come un'ombra
arriva ovunque.
Malvagi mostri
in cerca di vendetta
uomini o donne,
bambini o anziani
non ci sono scrupoli
se si parla di
"onore”
Ludovica Tirone
Mafia: paura, timore
angoscia, ansia, terrore.
La paura di uscir
di casa,
il timore di incontrare
qualche mafioso,
l'angoscia solamente
ad immaginare cosa fanno,
l'ansia di essere dentro
e il terrore di non
uscirne fuori più .
Mafia: una cosa Orribile.
Cecilia Tozzi
carpe diem
salute
NON ABBASSARE MAI LA GUARDIA
HIV COLPISCE ANCORA (e tanto)
CARATTERISTICHE
L’HIV è un virus che attacca solo l’uomo e non è
possibile eliminarlo.
Schiavizzando i linfociti T4,i “capi” del nostro sistema
immunitario, causa una deficienza immunitaria, cioè
elimina tutte le difese che proteggono il nostro corpo
dai batteri; questa deficienza provoca la malattia
dell’AIDS: Acquisita Immuno Deficienza Sindrome.
Il virus é contenuto nei liquidi del corpo, ad esempio
nel sangue, in molti tessuti e in tutti gli organi del
corpo.
COME SI “PRENDE”?
-ci si può infettare con un incidente sul lavoro (chirurgo, ostetrica,…)
-scambio di siringhe.
-pungendosi con una siringa abbandonata da siero dipendenti
-se uno dei propri genitori,soprattutto la madre, è infetto _e non vengono prese precauzioni il
rischio che nasca un neonato infetto è del 25%_se si fa il parto cesareo e non lo allatta, le
probabilità scendono all’8%_ se vengono prese tutte le precauzioni offerte dalla medicina moderna,
solo un bambino su cento contrae il virus dai genitori.
COMPORTAMENTI A RISCHIO
-avere rapporti sessuali non protetti
-rave
-uso di alcol
-uso di sostanze psicoattive
-sballo
INFORMAZIONI GENERALI
Nel 1991 il 30% degli italiani che aveva l’AIDS lo contraeva per via sessuale, mentre nel 2009 la
percentuale è salita all’80%, ciò vuol dire che ci sono sempre più rapporti sessuali scoperti.
Oggi nel mondo ci sono 34 milioni di infetti e ogni anno lo contraggono altri 2,6 milioni di persone;
in Europa 26000 nuovi casi all’anno e le persone infettate sono aumentate del 37% dal 2000 al
2008; in Italia dai 160\180000 infetti con un aumento di 4000 casi l’anno e almeno 45000 persone
non lo sanno.
Negli ultimi anni, tra i giovani tra i 14 e i 24 anni sono
aumentati notevolmente i casi di infezione da virus HIV.
Davide Piccinini e Alessandro Zatti III D
11
carpe diem
politica interna
IL GOVERNO TECNICO DI MARIO MONTI:
meglio saperne di più
L' 8 novembre 2011, la
Camera dei Deputati vota la
sfiducia al governo di Silvio
Berlusconi. Il giorno seguente,
Mario
Monti
viene
nominato senatore
a
vita dal Presidente
della
Repubblica Giorgio
Napolitano, avendo illustrato
la Patria per altissimi meriti in
campo scientifico e sociale; e
il 13 novembre 2011, a seguito
delle
dimissioni
di Silvio
Berlusconi, Monti riceve da
Napolitano l'incarico per la
formazione di un nuovo
governo,accettandolo
con
riserva. Il 6 novembre scioglie
la riserva e propone al
Presidente della Repubblica la
lista dei Ministri per la
nomina, priva di personalità
politiche. Oltre alla carica
di Presidente del Consiglio,
Monti ricopre anche quella
di Ministro dell'Economia e
delle Finanze.
Ma chi era prima di
diventare ministro?
Nato il 19 marzo del 1943 a
Varese, dal 1995 al 1999 è
stato
Membro
della
Commissione
europea,
responsabile di mercato
interno, servizi finanziari e
integrazione
finanziaria,
dogane e questioni fiscali. Nel
1965 si laurea in Economia
presso l'Università Bocconi
di Milano, dove per quattro
anni fa l'assistente, fino ad
ottenere la cattedra di
professore ordinario presso
l'Università di Trento. Nel
1970
si
trasferisce
all'Università di Torino, che
lascia per diventare, nel 1985,
professore
di
Economia
politica e direttore dell'Istituto
di economia politica presso
l'Università Bocconi. Sempre
della Bocconi assume la
presidenza, nel 1994, dopo la
morte di Giovanni Spadolini.
Oltre alle numerose cariche in
organi di gestione di aziende
private
(i
consigli
di
amministrazione di società
quali Fiat, Generali, Comit, di
cui è stato vicepresidente dal
1988 al '90), Monti ha
ricoperto ruoli di rilievo in
diverse
commissioni
governative e parlamentari. In
particolare, è stato relatore, per
incarico di Paolo Baffi, della
commissione sulla difesa del
risparmio finanziario dall'
inflazione (1981), presidente
della commissione sul sistema
creditizio e finanziario (19811982),
membro
della
Commissione Sarcinelli (19861987) e del Comitato Spaventa
sul debito pubblico (19881989).Nel
1995
diventa
membro della Commissione
12
europea di Santer, assumendo
l'incarico di responsabile di
mercato
interno,
servizi
finanziari
e
integrazione
finanziaria, dogane e questioni
fiscali. Dal '99 è commissario
europeo per la concorrenza.
Editorialista del Corriere
della Sera, Monti è autore di
numerose pubblicazioni, specie
su temi di economia monetaria
e
finanziaria,
tra
cui:
"Problemi
di
economia
monetaria" risalente al lontano
1969, "Il sistema creditizio e
finanziario italiano" del 1982 e
"Autonomia
della
Banca
centrale,
inflazione
e
disavanzo
pubblico:
osservazioni sulla teoria e sul
caso italiano" pubblicato nel
più recente 1991.
Anche sul piano internazionale
Monti ha partecipato e
partecipa ad attività di
consulenza ad autorità di
politica economica, tra cui il
Macroeconomic Policy Group,
istituito dalla Commissione
della Cee presso il Ceps
(Centre for European Policy
Studies), l'Aspen Institute e la
Suerf (Societe Universitaire
Europeenne
de
RechercheursFinanciers.
Filippo Balma III D
carpe diem
politica interna
IL TEAM TECNICO DI MARIO MONTI
-RAPPORTI CON IL PARLAMENTO E ATTUAZIONI DEL PROGRAMMA DI GOVERNO
Dino Piero Giada, ex sottosegretario del Ministero del Tesoro (1995-2001)
-TURISMO, SPORT E AFFARI REGIONALI
Piero Gnudi, ex presidente del consiglio di amministrazione dell'Enel
-COESIONE TERRITORIALE
Fabrizio Barca, presidente del Comitato politico territoriale dell'Ocse
-AFFARI EUROPEI
Enzo Moavero Milanesi, ex giudice di 1° grado della Corte Europea di Giustizia in Lussemburgo
-PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE
Filippo Patroni Griffi, magistrato italiano
-COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE
Andrea Riccardi, fondatore Comunità di S. Egidio
-AFFARI ESTERI
Giulio Terzi di Sant'Agata, diplomatico e ambasciatore italiano
-INTERNO
Anna Maria Cancellieri, ex prefetto e funzionaria italiana
-GIUSTIZIA
Paola Severino, giurista e accademica italiana
-DIFESA
Giampaolo Di Paola, presidente comitato nazionale della NATO
-ECONOMIA E FINANZE
Mario Monti (ad interim)
-SVILUPPO ECONOMICO e INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Corrado Passera, banchiere e manager italiano
-LAVORO E POLITICHE SOCIALI CON DELEGA ALLE PARI OPPORTUNITÀ
Elsa Fornero, economista e accademica italiana
-BENI E ATTIVITA' CULTURALI
Lorenzo Ornaghi, politologo italiano
-ISTRUZIONE, UNIVERSITA' e RICERCA
Francesco Profumo, presidente Consiglio Nazionale delle
Ricerche
-SALUTE
Renato Balduzzi, professore di Diritto Costituzionale
all'Università Cattolica del Sacro Cuore
-AMBIENTE, TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Corrado Clini, dirigente pubblico italiano
-POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Mario Catania, funzionario e politico italiano
Spero di essere stato esauriente e di avervi chiarito un po' le idee
su questo nuovo governo di Mario Monti.
GOVERNO AL COMPLETO
Un nuovo ministro, Filippo Patroni Griffi alla Funzione pubblica, tre viceministri e 25
sottosegretari, tutti tecnici (o quasi). Dopo 12 giorni si completa così la squadra del governo Monti,
e si chiude una partita complicata dall’opposizione di diversi partiti della maggioranza a fornire
propri uomini all'esecutivo.
Filippo Balma, 3^D
13
carpe diem
brivido che passione
Il Teschio Di Sangue Thriller a puntate - 2° Puntata
Un uomo, legato ad un albero,
gridava angosciosamente: – aiuto!
Qualcuno mi aiuti! – gridava
quell’uomo, ma nessuno lo poteva
sentire: le sue disperate grida non
servivano a niente: davanti a lui un
uomo, vestito di blu scuro e con un
pugnale in mano, era pronto ad
ucciderlo. Uno straziante grido si sentì nel
parco: il pugnale che gli aveva perforato la
coscia destra e anche la sinistra, ma il dolore
più forte fu quando il pugnale tracciò un solco
nel petto e sulla neve e il legno dell’albero
vennero sporcati dallo scuro sangue.
Ronald, anche se era appena entrato in ufficio,
dovette uscire immediatamente, con Henry che
gli spiegò la situazione : - a Central Park c’è un
altro cadavere, sbrighiamoci. -. Il corpo del
morto, questa volta, era appeso ad un lampione
con un cappio alla gola, ed a pochi metri dal
suolo c’era una pozza di sangue da cui partiva
una scia che portava ad un albero poco distante
dal luogo del ritrovamento del corpo: - fate
scendere il corpo! – gridò Henry, passando
sotto il nastro a strisce che delimitava l’area
dell’assassinio e scoprì il petto alla vittima, che
ora giaceva ai suoi piedi: - Ronald … abbiamo
tra le mani un Serial Killer: sul petto della
vittima c’è un altro teschio tracciato con l’arma
del delitto … - disse Henry, pallido in volto – e
la prossima vittima potresti essere tu! Conosce
il tuo numero di casa e del cellulare, conosce la
tua posizione e forse anche dove abiti.
Dobbiamo darti una scorta di uomini per
proteggerti! - ma Ronald, pronto a ribattere,
venne anticipato da un poliziotto che spiegò: Abbiamo trovato dei documenti nelle tasche
della vittima: si chiamava Steve Loyant ed era
un buttafuori di una discoteca di Manhattan. Per
il momento non sappiamo altro. – concluse il
discorso il poliziotto – senti … - disse Ronald,
rivolto ad Henry – io mi so difendere, lo sai che
vado in palestra tutti i giorni e poi non sono così
debole! – obbiettò Ronald: - come no
… e poi finisce come tre giorni fa a
Central Park. Forse non l’hai ancora
capito, ma quello lì ti avrebbe potuto
uccidere se avesse voluto.
Alla centrale, Ronald si sedette sulla
sedia della scrivania, cercando di
riordinare le idee, quando ebbe un
illuminazione: - Henry!!! – gridò Ronald,
alzandosi in piedi di soprassalto: - nel
registratore accanto a me dopo che l’assassino
mi ha attaccato, c’era registrata una musica da
disco, e la seconda vittima era un buttafuori di
una discoteca a Manhattan. Ci tocca scoprire
solo quale … - e finì risedendosi con
un’espressione soddisfatta in volto: Henry che
era già al computer a cercare la discoteca e,
pochi secondi dopo: - Steve Loyant lavorava
come buttafuori alla discoteca 4040 Club, al
numero 6 di West 25th Street. – concluse
soddisfatto Henry, ma non ebbe il tempo di
appoggiarsi allo schienale che ad un un cenno
di Ronald i due uscivano frettolosamente
dall’ufficio.
Si stava facendo buio, e l’aria più fredda ma,
arrivati al 4040 Club, il buttafuori di quella sera
sembrava non sentire il freddo – siete sulla
lista? – chiese il buttafuori ai due agenti della
polizia, che mostrarono il distintivo come un
biglietto d’entrata per V.I.P.; nella discoteca,
seppur aperta da poco, c’erano già alcuni
ragazzi o ragazze e la musica a palla: - posso
servirvi da bere qualcosa? – chiese una donna al
bancone – no, grazie. Stiamo cercando il
proprietario della discoteca. È qui? – chiese
gentilmente Ronald. – è laggiù vicino a quel
tavolo, quello col Martini in mano. – disse lei
indicando un uomo e i due si diressero verso il
capo della discoteca.
(continua alla pagina seguente)
24
carpe diem
brivido che passione
Il Teschio di sangue (continua da pag. 24)
Cominciarono a conversare con il proprietario
della disco: delle urla si sentirono dall’esterno
ma non ci fecero caso, fino a quando un colpo
di pistola esplose e Owen cadde steso a terra,
sanguinante da un buco in mezzo alla fronte
mentre lentamente il volto s’impallidiva. roca e
tenebrosa voce dell’assassino risonò in tutto il
locale, coprendo la musica: - io? Io sono
NESSUNO … -Centrale, mandate due auto alla
discoteca 4040 Club, al numero 6 di West 25th
Street, e in fretta! – disse concitatamente
Ronald alla centrale col suo cellulare, mentre a
fatica si rialzava in piedi e cercava, invano, di
sparare alla sagoma nera che era sulla porta e
che, al primo sparo, uscì di corsa dal locale, ma
Ronald, con tutte le forze che gli erano rimaste,
uscì anche lui dal locale e si diresse verso un
ragazzo diciannovenne che indossava un casco
ed era pronto a salire sulla sua moto, ma
Ronald, mostrando il distintivo, prese il casco al
diciannovenne e, salito sulla moto, partì
all’inseguimento di Nessuno. Lo vide con la
coda dell’occhio svoltare dietro un vicolo e
Ronald cominciò ad accelerare, frenando alla
curva e ripartendo a tutto gas nel vicolo, dietro
all’assassino che correva disperatamente ma,
dopo aver svoltato un altro vicolo, l’assassino si
trovò in un vicolo ceco: - sei in trappola,
maledetto! – disse Ronald con un ghigno sulla
faccia e cominciò ad avanzare, con la pistola
pronta a sparare, verso Nessuno. Precedendolo,
l’assassino sparo un colpo, sfiorando il petto del
detective. Il Serial Killer, nel momento di
distrazione di Ronald, con un balzo felino saltò
sulla scala antincendio, che cominciò a salire:
Ronald, che non voleva darsi dello sconfitto, si
trascinò a fatica e cominciò a salire le scale,
usando la forza delle muscolose braccia e la
gamba sana; “ non si da mai per sconfitto …! ”
pensò l’assassino, volgendo lo sguardo in basso
e vedendo il detective, ma continuò a salire.
Arrivato in cima al palazzetto, l’assassino si
diresse verso l’altro lato del tetto piatto ad
aspettare che il suo sfidante arrivasse, ma non
dovette aspettare troppo: infatti poco dopo
arrivò Ronald, madido di sudore ma deciso a
finirla lì con quel Serial Killer: - arrenditi! Non
hai scampo! Anche se mi uccidessi ci sono già i
miei agenti qui tra le strade che ci cercano.
Non puoi più far niente. Consegnati! – urlò
Ronald all’assassino – MAI!!!! – ricevette
Ronald come risposta dall’uomo incappucciato,
che raccolse uno strano oggetto da terra e si
tuffò giù dal palazzo ma Ronald, con i suoi
riflessi, scattò dal lato dell’assassino, per
vederlo sfrecciare con una
carrucola sul palazzo di
fronte e, arrivato, gridò a
Ronald: - guarda sotto,
Ronald!! Nessuno in tutta
New York può sfuggire
dall’ira
assassina
di
NESSUNO!!!!
(to be continued)
Jacopo Margaglia, II D
Soluzione del gioco: Futoshiki di pag 26
25
carpe diem
i nostri sport
LA MIA SQUADRA
Due anni fa, mentre andavo a prendere le ciliegie a Pecetto, ho scoperto una
squadra di calcio, non molto forte, ma con un bel ambiente, “ IL PECETTO
CALCIO”.
Le mie prime avventure nel mondo del calcio sono nate proprio in quella
società, quando sono arrivato non sapevo neanche cosa fosse un pallone, ma
dopo qualche giorno ho esordito contro la Juventus e ho marchiato la partita con
un gol nei minuti finali. L’ anno dopo mi sono ritrovato con i vecchi compagni
per intraprendere una nuova avventura. Eravamo tutti entusiasti nello
spogliatoio, perché stava arrivando un nuovo mister che ci avrebbe accompagnato durante l’ anno
ad intraprendere le tecniche di questo sport. Dopo qualche mese il mister è stato criticato dai
genitori e dalla società, perché perdevamo tutte le partite. A gennaio, prima dell’ inizio della
seconda parte di stagione, la squadra ha acquistato un nuovo allenatore che ha portato la squadra al
trionfo di due tornei e siamo arrivati secondi nello scudetto.
Purtroppo per motivi a me sconosciuti anche quel mister fu esonerato dalla squadra, che per le
vacanze estive si è così trovata a dover cercare un nuovo mister. Finite le vacanze, con l’ apertura
della scuola, anche la società si è rimessa al lavoro: per fortuna abbiamo trovato un altro mister che
per adesso sta facendo ottenere ottimi risultati alla squadra, anche se non è il massimo della
simpatia. Dimenticavo di dirvi che i colori del Pecetto sono il verde e il nero.
Questa è la mia squadra:
Terzino
MATTIA RASETTO
Portiere
TOMMASO POLIMENI
Centrale
FEDERICO MORRA
Mediano
LUCA LANFRANCO
Ala
EMANUELE CAVALLERO
Terzino
AMEDEO GIACOMINI
Ala
ALBERTO FANTINI
Seconda punta
ALESSANDRO CATELAN
Punta
UMBERTO MERANI (Io)
Allenatore
ROBERTO GIACOMINI
Umberto Merani IIB
“Prosegue la raccolta fondi di La Repubblica e Sky per salvare la scuola elementare e
media "Enrico Fermi" di Monterosso (nelle Cinque Terre), travolta dall' alluvione dello
scorso ottobre. I versamenti si possono effettuare sul conto corrente aperto presso la
banca Unicredit. Il beneficiario da indicare è: Alluvione, un aiuto per ricostruire. Ecco l'
iban: IT 07 U 02008 09432 000101739561.” (da “La Repubblica- 6 dicembre 2011)
IL CARPE DIEM ha devoluto l’intero incasso di novembre GRAZIE
21
carpe diem
i luoghi della memoria
3 NOVEMBRE 2011… UN GIORNO DA ALPINO.
Oggi, insieme ad altri allievi della Nievo, sono andato al parco
della Maddalena per la cerimonia in ricordo degli alpini caduti
nella prima Guerra Mondiale. La storia degli Alpini è legata alla
storia dell’Uni, che vi voglio raccontare.
Le truppe alpine sono nate nel 1872. L'idea fu di Giuseppe
Perrucchetti, a quel tempo capitano di fanteria, che presentò al
Capo di Stato Maggiore dell’Esercito la proposta di creare unità
speciali per difendere i 1540 km di confine alpino del
recentemente costituito Regno d’Italia. Il reclutamento doveva
avvenire tra gli uomini dalle stesse valli e montagne che si
sarebbero dovute difendere.
I vantaggi erano ovvi. Oltre all’abitudine ai rigori della vita di montagna, infatti, questi uomini
avrebbero tratto vantaggio da una perfetta conoscenza della zona in cui avrebbero operato.
Il ministro della guerra, generale Cesare Ricotti Magnani, accolse l’idea e furono costituite le prime
15 compagnie, divenute 24 nel 1873 e 36 nel 1878. Gli Alpini adottarono subito il loro caratteristico
emblema: una penna nera portata sul cappello, simbolo delle
aquile che si annidano sulle cime delle montagne . Il simbolo
della penna nera è sopravvissuto fino ad oggi.
Durante la Grande Guerra (per l’Italia 1915-1918), gli Alpini
furono chiamati per la prima volta a difendere i confini italiani.
Per quattro lunghi anni combatterono in un ambiente veramente
ostile, a volte solamente per conquistare pochi metri di roccia o
per tenere, a costo di gravi perdite, piccole posizioni fra i ghiacciai. Grazie a quelle dure prove,
però, e nonostante l’inefficienza degli alti comandi, gli Alpini italiani riuscirono a dimostrare il loro
valore, la loro tenacia e la validità del loro estenuante addestramento.
Furono, infatti, le Penne Nere ad ottenere i decisivi sfondamenti sul Monte Grappa, sul Monte
Adamello e sul Monte Tonale. Fu la Prima Guerra Mondiale a creare la leggenda di queste truppe
scelte, isolate ma imbattibili.
Arrivati al parco, ci siamo incamminati per una stradina che portava al punto della cerimonia e
camminando ho visto molti cartelli con i nomi degli alpini morti
durante il conflitto.
Al punto del ritrovo ho visto tanti alpini, anziani e giovani, tutti
molto fieri di indossare il loro bel cappello verde con la piuma, che
indossava anche il prete che ha officiato la messa in onore dei
caduti.
Sono stati tutti molto cordiali con noi e tutti avevano voglia di
raccontarci un po’ la loro storia.
Alla fine della messa, alcuni ragazzi e ragazze della scuola, hanno
letto dei racconti bellissimi sui momenti storici degli alpini.
E’ stata una bella emozione stare insieme a loro ed anch’io mi sono sentito un piccolo alpino.
Alessandro Agosto II B
14
carpe diem
Invito all'OPERA
“BRUNDIBAR “ di Hans Krasa
Brundibar è un'opera per bambini del compositore
ceco ebreo Hans Krása su libretto di Adolf
Hoffmeister, originariamente rappresentata dai
bambini del Campo di concentramento di
Theresienstadt nella Cecoslovacchia occupata. Il
nome deriva dal gergo Cecoslovacco per definire il
bombo (insetto simile all'ape). Krása scrisse l'opera
nel 1938 e le prove cominciarono nel 1941
all'orfanotrofio ebraico di Praga, che funzionava
anche come struttura educativa per bambini divisi
dai loro genitori dalla guerra. Nell'inverno del 1942
all'orfanotrofio si svolse la prima dell'opera: a quel
tempo, il compositore Krása e lo scenografo erano
già stati deportati a Theresienstadt. Nel luglio del
1943 quasi tutti i membri del coro originale e il
personale dell'orfanotrofio vennero deportati a
Theresienstadt. Riunito il cast a Theresienstadt,
Krása ricostruì l'intera opera, basandosi sulla propria
memoria e una parte dello spartito del pianoforte
che ancora possedeva, adattandola agli strumenti
disponibili al campo. La scenografia fu ridisegnata
dal direttore del Teatro Nazionale Ceco: come
sfondo vennero dipinti diversi palazzi, una
recinzione con i disegni del gatto, del cane e
dell'allodola, con buchi per inserire le teste al posto
di quelle degli animali. Il 23 settembre del 1943
ebbe luogo la premiere di Brundibár.
Alcune delle scenografie originarie sono tuttora
visionabili nel Museo della Shoah di Praga
Una rappresentazione speciale di Brundibár si tenne
nel 1944 per una rappresentanza della Croce Rossa
che andò ad ispezionare le condizioni di vita nel
campo. La Croce Rossa non sapeva all'epoca che la
maggior parte di quello che vide durante la visita era
mera finzione, e che una delle ragioni per le quali
Theresienstadt sembrava così confortevole era che
molti dei suoi residenti erano stati deportati ad
Auschwitz, per ridurre l'affollamento del campo
durante la visita. La rappresentazione di Brundibár
fu anche filmata per un film di propaganda Nazista e
tali riprese storiche sono incluse in un
documentario, vincitore di un Emmy-Award e
diretto da Zuzana Justman, una sopravvissuta di
Terenzin che cantò nel coro. Nel film compare Ela
Weissberger, che interpretava la parte del gatto.
La maggior parte dei partecipanti alla
rappresentazione di Thereisenstadt, incluso il
compositore Krása, furono successivamente
trucidati ad Auschwitz.
La trama dell'opera contiene elementi fiabeschi
come in Hansel e Gretel e I musicanti di Brema.
Pepícek e Aninka sono fratello e sorella orfani di
padre. La madre è malata e il dottore dice che
necessita di latte per riprendersi. Purtroppo sono
senza soldi e decidono perciò di cantare al mercato
per cercare di raccogliere quelli necessari. Ma il
malvagio suonatore d'organo Brundibár (che
rappresenta Hitler) li caccia. Con l'aiuto di un
impavido passero, di un astuto gatto, di un saggio
cane e dei bambini del paese, saranno però capaci di
cacciare Brundibár e poter cantare.
Il trionfo dei bambini bisognosi e abbandonati sul
suonatore di organo, ha un significato chiaramente
antinazista. Alcune battute originale furono
cambiate dal poeta Emil Saudek a Therezin, per
enfatizzare il messaggio antinazista. Mentre
l'originale diceva "Colui che ama così tanto sua
madre e suo padre e la sua terra nativa è nostro
amico e può giocare con noi," la versione di Saudek
diceva "Colui che ama la giustizia e ci convive, e
chi non è timoroso, è nostro amico e può giocare
con noi."
(estratto da Wikipidia)
L’esperienza del ghetto di Terezin, per ravvivare la
memoria degli innocenti protagonisti, verrà
rappresentata il
27 gennaio 2012 (spettacolo per le scuole) ed il 28
gennaio 2012 (2 rappresentazioni per tutti)
presso il Teatro Vittoria, in via Gramsci 4.
Unione Musicale, Atelier Giovani
Ensemble Musicabilia
Scuola ed elementi del Coro dei Piccoli Cantori di
Torino
Carlo Pavese, Marcella Polidori docenti
Barbara Sartorio direttore
Regia di Marcella Polidori
Organizzazione: Associazione Diastema - Tel: 347
96 66 838 - E-mail: [email protected][email protected]
Vi invito tutti. Riconoscerete Pepícek! I
commenti sono attesi su queste pagine,
prossimamente.
Alessandro Sosso, I D
carpe diem
i genitori scrivono
Caro Figlio,
avrei voluto scriverti una lettera da condividere con
altri Figli, Figlie e altre Mamme. Avevo idee ben
chiare in testa ma, al contrario, non riuscivo a
comporre un testo ordinato. Poi mi è tornato in
mente un testo di William Shakespeare che…toh!
dice le stesse cose che avevo in mente ma assai
meglio esposte di quanto avessi mai potuto far io:
d’altronde tu sai di non avere una mamma geniale, e
me lo ricordi tutti i giorni! Scusa se uso le sue
parole quindi, ma il messaggio che vorrei che ti
arrivasse è così bello che era già valido, pensa, 400
anni fa, in Inghilterra! Ricordati che l’ha scritto lui,
ma raccogliendo la saggezza dell’Uomo che potresti
diventare tu. Tua mamma.
“Dopo un certo tempo imparerai la differenza tra
dare la mano e soccorrere un'anima e imparerai
che amare non significa appoggiarsi e che
compagnia non sempre significa sicurezza. Inizierai
ad imparare che i baci non son contratti, né
omaggi, né promesse...... Inizierai ad accettare le
tue sconfitte a testa eretta, guardando dritto davanti
a te, con l'allegria di un adulto e non con la
tristezza di un bambino.
Imparerai a costruire tutti i tuoi cammini, perché il
terreno del domani è incerto per i progetti e il
futuro ha l'abitudine di cadere nel vuoto. Dopo un
certo tempo imparerai che il sole brucia senza che
tu ti esponga troppo...... Accetterai, inoltre, che le
persone buone qualche volta ti possano ferire e
dovrai perdonarle...... Imparerai che parlare può
alleviare i dolori dell'anima...... Scoprirai che son
necessari anni per costruire la fiducia e solo pochi
secondi per distruggerla e che tu pure potrai fare
cose di cui ti pentirai per il resto della tua vita.
Imparerai che le vere amicizie vanno crescendo
nonostante le distanze. Che non importa quello che
si ha, bensì chi si ha nella vita. Che i veri amici
sono la famiglia che noi abbiamo scelto. Imparerai
che non dobbiamo cambiare gli amici se siamo
disposti ad accettare che gli amici cambino. Ti
renderai conto che potrai passare bei momenti con
il tuo miglior amico facendo qualsiasi cosa oppure
nulla, solo per il piacere di sfruttare la sua
compagnia......
Scoprirai che molte volte solo sfiori le persone che
ti importano di più e pertanto dobbiamo sempre dir
loro che le amiamo, in quanto mai saremo sicuri di
quando sarà l'ultima volta che li vedremo.
Imparerai che le circostanze e l'ambiente che ci
circonda hanno influenza su di noi ma noi siamo gli
unici responsabili di ciò che facciamo. Comincerai
ad imparare che non dobbiamo compararci con i
più, salvo quando vogliamo imitarli per migliorare.
Scoprirai che richiede molto tempo il riuscire ad
essere la persona che vogliamo essere e che il
tempo è breve. Imparerai che non importa dove sei
arrivato ma dove sei diretto e se non lo sai,
qualsiasi posto è utile...... Imparerai che se non
controlli i tuoi atti questi ti controlleranno e che
l'essere flessibile non significa essere debole o non
aver responsabilità, perché non importa quanto
delicata e fragile sia una situazione: esistono
sempre due lati.
Imparerai che gli eroi son le persone che fecero il
necessario affrontandone le conseguenze. Imparerai
che la pazienza richiede molta pratica. Scoprirai
che certe volte la persona che tu ti aspetti ti possa
schiacciare quando cadi, forse sia una delle poche
che ti aiutano ad alzarti. Maturare ha più a vedere
con quanto imparasti con le esperienze che non con
gli anni che hai vissuto. Imparerai che c'è in te del
tuo paese molto più di quello che supponi.
Imparerai che mai si deve dire a un bambino che i
suoi sogni sono stupidaggini, poiché poche cose
sono tanto umilianti e sarebbe una tragedia se ci
credessero, perché avresti tolto loro la speranza......
Imparerai che quando senti rabbia hai il diritto di
averla ma ciò non ti dà il diritto di essere crudele.
Scoprirai che solo perché qualcuno non ti ama nel
modo che vorresti, non significa che non ti ami con
tutto ciò che può, in quanto ci sono persone che ci
amano ma non sanno come dimostrarlo...... Né è
sempre sufficiente essere perdonato da qualcuno,
qualche volta dovrai imparare a perdonar te
stesso.”
Imparerai che con la stessa severità con cui
giudichi sarai anche giudicato e, a un dato
momento, condannato. Imparerai che non importa
in quante parti il tuo cuore fu diviso, il mondo non
si arresta perché lo si ripari...... Imparerai che il
tempo non è qualcosa che può ritornare, pertanto
devi coltivare il tuo giardino e decorare la tua
anima invece di aspettare che qualcuno ti porti
fiori.
Allora saprai realmente di poter sopportare, che sei
forte e potrai andare molto più lontano di quello
che avresti pensato quando credevi di non farcela.
È che realmente la vita vale quando si hanno il
valore e il coraggio di affrontarla.
Una mamma
carpe diem
aspettando il giorno della memoria
Un ex alunna racconta il suo viaggio sul TRENO DELLA MEMORIA 2008
Martedì 22 Gennaio 2008
settecento studenti di varie scuole
di Torino si sono ritrovati al
teatro Regio prima di partire per
un viaggio che lentamente
avrebbe cambiato le loro vite.
Dopo il saluto di varie autorità
torinesi, svoltosi nel più completo
e rispettoso silenzio, divisi in
gruppi ci siamo diretti tutti verso
la stazione di Porta Nuova per
cominciare finalmente il nostro
lungo e faticoso viaggio. Ci siamo
fermati solo in una stazione prima
di arrivare a Cracovia (meta della
nostra
esperienza):
Milano
Centrale, luogo da cui molti ebrei
furono deportati. Sul fianco
destro di questa stazione c’è un
luogo (usato originariamente per
il trasporto di animali) in cui, nei
giorni di festa o nelle domeniche,
venivano
ammassati
circa
seicento ebrei alla volta, che poi
venivano caricati su carri
bestiame dalle SS a forza di
manganellate e bastonate. Questi
carri bestiame, grazie ad un
complesso
sistema
di
spostamento, venivano collocati
sul tetto della stazione tra il
binario diciannove e venti e in
seguito calati, carichi di persone,
sul binario ventuno per formare il
convoglio che sarebbe partito per
Auschwitz. Anche a Milano
siamo stati salutati dalle autorità
che, in maniera molto commossa,
ci hanno di nuovo augurato un
buon
viaggio
e
ribadito
l’importanza di questa esperienza.
Durante il cammino verso
Cracovia abbiamo iniziato a
conoscerci meglio, anche con i
ragazzi delle altre scuole, oltre
che tra di noi: abbiamo scherzato,
giocato a carte, riso, ma anche
letto brani tratti da diari e
testimonianze
di
alcuni
sopravvissuti per entrare nello
spirito del viaggio e parlato tra di
noi a proposito di questo per
vedere quali erano le nostre
impressioni e i nostri pensieri a
riguardo. Tutti in fondo ci
chiedevamo le stesse cose: chissà
come saranno i campi di
concentramento,
chissà
se
quest’esperienza ci cambierà, che
cosa ci rimarrà, che cosa invece ci
lasceremo alle spalle.
Il giorno dopo il nostro arrivo a
Cracovia (ormai il 24 di
Gennaio), siamo andati a visitare
Auschwitz e Birkenau. A questo
punto terrei a precisare la
funzione dei due campi, poiché
spesso si tende a considerare
Auschwitz il campo dello
sterminio: Auschwitz (Auschwitz
I) è un campo di concentramento
in cui la maggior parte dei
deportati erano prigionieri politici
(infatti, Elie Wiesel ne “La notte”
dice che lì la gente era più serena,
genericamente più tranquilla e
non si doveva lavorare come a
Birkenau), Birkenau (Auschwitz
II) è il vero campo di sterminio: i
deportati che arrivavano lì dopo
essere rimasti rinchiusi nei carri
bestiame per a volte anche due
settimane venivano divisi in due
gruppi
dal
famoso
dottor
Mengele, coloro che venivano
mandati a destra erano salvi,
quelli a cui veniva indicato di
andare a sinistra (donne, bambini
piccoli, vecchi, malati e coloro
che erano visibilmente in
condizione di non poter lavorare)
erano destinati alle camere a gas e
ai crematori.
La prima impressione che fa
Auschwitz, se non si conoscesse
cosa è successo lì dentro e per
caso non si fosse letta la scritta
ARBEIT MACHT FREI (il
lavoro rende liberi), è quella di
una caserma, ma con un po’
troppo filo spinato che la
circonda. Non appena si entra nei
blocchi, che ora hanno la
funzione di musei, ci si accorge
che la prima impressione era
quella sbagliata: i documenti, le
foto le sculture, ciò che è rimasto
dei prigionieri non sono cose
trascurabili. Ci sono vetrine
lunghe venti metri e alte tre che
contengono parte dei beni dei
prigionieri: le scarpe, le valigie,
gli oggetti personali, le foto dei
loro cari che si portavano dietro
per non dimenticarli, i capelli, i
tappeti fatti con i capelli, i vestiti
dei bambini. Nel blocco undici in
particolare vi sono le celle dei
prigionieri
politici
(trattati
decisamente meglio degli altri
prigionieri, quasi facessero parte
delle SS), e le camere di tortura:
delle celle di novanta centimetri
per novanta in cui quattro
prigionieri, se si “comportavano
male”,
venivano
messi
a
trascorrere la notte, senza cibo,
acqua e addirittura senza aria,
infatti queste celle erano murate e
l’unico buco da cui poteva
passare dell’aria era quello da cui
erano
entrati
di
quaranta
centimetri per quaranta. Sempre
vicino al blocco undici vi era
anche il muro in cui venivano
fucilati
i
prigionieri
(ora
ricostruito) e nello stesso spiazzo
dei pali, che nessuno di noi ha
notato subito, ma su cui la guida
ha
focalizzato
la
nostra
attenzione.
carpe diem
Infatti alcuni prigionieri venivano
legati a questi pali con le mani
dietro la schiena, in modo che si
rompessero e il giorno dopo
venivano mandati al lavoro con le
mani rotte e se non riuscivano a
fare il proprio lavoro venivano
uccisi. Ad Auschwitz il forno
crematorio non è stato distrutto e
abbiamo potuto visitarlo, mentre
ben due dei forni crematori di
Birkenau sono stati distrutti prima
dell’arrivo dei Sovietici e perciò
ne abbiamo osservato solo le
macerie.
L’arrivo a Birkenau è stato molto
più duro che l’entrata ad
Auschwitz.
Oserei
definirlo
angosciante: una distesa di camini
circondata da filo spinato e da
torri di guardia, attraversata al
centro dai binari del treno da cui
scendevano migliaia di persone
alla volta. Non c’era nessun
capannone originale, ve ne erano
solo alcuni ricostruiti, ma che
rendevano perfettamente l’idea:
ottocento
deportati
per
capannone, in cui dormivano
stipati su letti a castello di legno il
cui “materasso” era formato di
paglia. In questi capannoni per un
certo periodo i deportati erano
anche costretti a fare i propri
bisogni dal momento che fino al
1943 l’acqua non c’era. Le latrine
erano in capannoni separati da
quelli in cui i deportati dormivano
ed erano lastroni di pietra bucati,
in cui spesso i prigionieri
cadevano e da cui non potevano
tirarsi più fuori, perché troppo
deboli loro e coloro che nel caso
avrebbero potuto tirarsi fuori.
Questo campo di concentramento
è più inquietante di Auschwitz I
anche perché è circa cinque volte
più grande dell’altro ed è posto in
aspettando il giorno della memoria
una pianura in cui tirava un vento
gelido e fortissimo e tutti noi
avevamo freddo, nonostante
cinque strati di maglioni, due paia
di calzettone i pantaloni da sci.
Lascio immaginare lo stato dei
poveri deportati, vestiti solo con
un pigiama di tela leggerissima.
Alla fine dei binari è stato
costruito un monumento alla
memoria del milione e mezzo di
ebrei uccisi a Birkenau, davanti al
quale, dopo la visita al campo,
sono stati letti dei brani che
ricordavano le cose più atroci
successe nel campo e sono stati
ricordati alcuni dei nomi dei
deportati morti.
La giornata successiva si è basata
su dibattiti fatti sia negli ostelli al
mattino, sia nell’Auditorium
dell’università di Cracovia al
pomeriggio.
L’argomento
centrale, almeno del dibattito
pomeridiano, è stata la guerra in
Kosovo, ma per la maggior parte
di noi, che non conoscevano
l’argomento o ne sapevano
decisamente poco è stata solo una
perdita di tempo, pertanto
tralascio i dettagli di quest’ultima
giornata passata a Cracovia.
Personalmente ciò che mi ha
colpito di più di tutto è stata la
reazione di noi ragazzi davanti a
ciò che avevamo visto, infatti
prima di scendere dal pullman ad
Auschwitz le animatrici ci hanno
pregato di non fumare, poiché
avremmo fatto un “torto” alle
ceneri di coloro che erano morti
nei campi e nessuno di noi,
nessuno ha osato accendere una
sigaretta. Io non fumo, ma so che
per un fumatore stare un’intera
giornata senza fumare dopo aver
visto i campi di concentramento è
una cosa veramente dura da
sopportare, appunto per questo
sono rimasta ammirata dal
comportamento
dei
miei
compagni. La serietà con cui è
stato affrontato questo viaggio è
stata incredibile: sono abituata a
vedere i miei compagni durante le
conferenze o le assemblee in
tutt’altro atteggiamento e non
speravo sul serio che questo
potesse
essere
superato
e
addirittura migliorato.
Per concludere, trovo che
quest’esperienza sia decisamente
importante e privarne altri
studenti significherebbe non
avere assolutamente rispetto per
loro. Alcune scuole hanno deciso
di portare solo studenti del quarto
anno: reputo sbagliato anche
questo,
poiché,
nonostante
possano già essere maturi, non
hanno la preparazione adatta ad
un’esperienza simile, ovvero
rimangono colpiti dal tutto senza
riuscire a dargli un’importanza
storica ben definita, che secondo
me è uno degli aspetti più di
valore per affrontare questa dura
“prova”. Aggiungerei solo più un
consiglio: se ci sarà una prossima
volta, spero che tutte le classi
vengano avvisate e non solo
quelle della sede e un paio della
succursale, poiché sarebbe anche
questo un torto per i ragazzi della
succursale che non hanno avuto la
possibilità di affrontare questo
viaggio ora, durante l’anno della
maturità, l’anno più importante
nella vita di ognuno di noi, il più
adatto ad affrontare questo grande
passo.
Maria Luisa Candellieri
Ex III A
APPUNTAMENTI PER IL GIORNO DELLA MEMORIA
FONDAZIONE CAMIS DEFONSECA
25(classi prime)-26(classi seconde<9-27(classi terze) gennaio 2012
carpe diem
gli allena “mente”
IL BERSAGLIO: inserisci nel bersaglio vuoto le parole che sono scritte alla rinfusa in
quello pieno, collegandole tra loro per analogia (es. una o due lettere diverse, anagramma,
sinonimo ecc. ). Il punto di partenza è indicato dalla freccia. (La soluzione a pag 17)