1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati

Transcription

1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
1)
2)
3)
4)
5)
6
7)
8)
Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi: smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
9)
10)
11)
12)
13)
14)
15)
16)
Fermacarte in onice
Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in lana e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale
dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO XLX - N. 1 - GEN./FEB. 2011 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma
EROGAZIONI LIBERALI AL NASTRO
AZZURRO
Con il riconoscimento ufficiale dell’interesse storico dell’archivio della Presidenza Nazionale è ora possibile effettuare erogazioni liberali finalizzate alla “Conservazione,
potenziamento e valorizzazione dell’archivio Storico
dell’Istituto del Nastro Azzurro”, per le quali è prevista
la detrazione fiscale sulla dichiarazione dei redditi. (art. 15
comma 1 lettera h del D.P.R. 917/1986).
Le erogazioni devono essere effettuate intestandole a
“Istituto del Nastro Azzurro - Presidenza Nazionale” tramite
banca, ufficio postale, assegni bancari o circolari versati sul
c/c postale o bancario indicati nel riquadro a fondo pagina,
specificando la motivazione indicata in grassetto più sopra.
CELEBRAZIONE DEL 150° ANNIVERSARIO
DELL’UNITÀ D’ITALIA AL PANTHEON
La Presidenza Nazionale dell’Istituto del Nastro
Azzurro ha aderito alla richiesta di svolgere la celebrazione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia il 17
marzo 2011 congiuntamente con l’Istituto Nazionale
delle Reali Guardie d’Onore del Pantheon. L’evento,
al quale si auspica la partecipazione con i Labari di
tutte le Federazioni Provinciali dell’Istituto del
Nastro Azzurro, si svolgerà nella mattinata secondo
un programma che sarà divulgato con apposita circolare e prevederà, tra l’altro, la deposizione di una
Corona d’Alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II.
13 MARZO AD APRICA (SO) - 2° TROFEO
MAGG. GINO DOTT. AZZOLA C.G.V.M.
ORGANIZZATO DALLA FEDERAZIONE
DI SONDRIO
La Federazione Provinciale di Sondrio sta organizzando, per
il 13 marzo 2011, nell’ambito della gara di sci “6° Trofeo
Alpini Aprica”, la seconda edizione del proprio Trofeo di sci,
che verrà dedicato ancora al Past President della Federazione
Magg. Gino Dott. Azzola C.G.V.M..
Alla competizione potranno partecipare in apposita categoria, gli iscritti all’Istituto del Nastro Azzurro, gli
Ufficiali in servizio ed in congedo delle Forze Armate
e dei Corpi Armati dello Stato sia Italiani che esteri ed
i membri delle FF.AA. o delle Forze di Polizia in servizio attivo anche se non Ufficiali, nonché i familiari che
saranno inseriti nelle normali categorie FISI con cui si
disputa la competizione, salvo predisposizione di eventuale
classifica separata in presenza di un numero consistente di
concorrenti. Maggiori informazioni saranno disponibili sul sito
della Federazione e contattando la Federazione stessa.
• Comunicazioni
• Editoriale
• Un commiato che non è un congedo
• Lettere a “Il Nastro Azzurro”
• Breve storia del Risorgimento
• Risorgimento: movimento d’elite o popolare?
• Tre grandi protagonisti
• Vittorio Emanuele II
• Camillo Benso conte di Cavour
• Giuseppe Garibaldi
• Le società segrete
• La Massoneria
• La Carboneria
• La Giovine Italia
• Il generale Luigi Passalacqua
• Detto fra noi
• Elenco delle Federazioni Provinciali
• Notizie in Azzurro
• 1859-1860: il biennio decisivo
• 150° Anniversario: le celebrazioni
• 7 gennaio 2010: il Presidente a Reggio Emilia
per la Festa del Tricolore
• Cronache della Marcia dell’unità d’Italia
• Azzurri nell’azzurro del cielo
• Potenziamento giornale
• Cronache delle Federazioni
• Recensioni
• Oggettistica del Nastro Azzurro
Pag.
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
2
3
3
4
6
8
10
10
12
14
16
16
17
18
20
22
23
27
28
30
“”
“”
“”
“”
“”
“”
“”
31
32
36
37
38
46
48
In copertina:
?????
“IL NASTRO AZZURRO”
Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924
(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)
Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore
Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe
Picca, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Antonio Teja, Antonio Valeri, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara
Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa:
Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: gennaio 2011
Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588
Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre.
2
Associato alla Unione Stampa Periodica
Italiana
IL NASTRO
BUON 150O ANNIVERSARIO, ITALIA!
ro che hanno contribuito in modo determinante all'unificaziol primo numero del 2011 è
ne d'Italia.
dedicato per la massima
Il nostro Istituto ha pensato ad un'altra iniziativa per
parte al 150° Anniversario
celebrare questa importante ricorrenza: la Marcia dell'Unità
dell'Unità d'Italia. Dopo il calend'Italia. Mentre sto scrivendo queste righe l'Azzurro Michele
dario allegato al numero preceMaddalena, partito da Trieste il 3 novembre, si trova già in
dente, che ha raccontato di perUmbria. Avremo modo di dare successivamente un resoconsonaggi e avvenimenti che conto completo della marcia che, grazie ad un contributo essentribuirono in modo determinante
ziale di molti Rotary Club italiani, che hanno entusiasticaal processo di unificazione,
mente aderito alla nostra iniziativa fornendo, per una buona
abbiamo voluto approfondire
parte del percorso di Maddalena, un adeguato supporto logialcuni aspetti forse meno noti
stico (pernotto in albergo, vitto, ecc...), sta procedendo regodella nostra storia patria che ci
larmente.
hanno portato al 17 marzo
Infine vi devo dar conto dell'incontro di fine anno con il
1861. Gli attuali programmi scolastici e l'utilizzo esasperato
Ministro della Difesa nel quale si è trattato delle varie probledi internet, ipod, hanno certamente contribuito a farci scormatiche
delle
associazioni
dare i moti del 1848, i Fratelli
Combattentistiche
e
d'Arma.
Bandiera, Carlo Pisacane. Provate a
RINNOVO PERTANTO L'INVITO A
Nell'attesa che venga esaminata
chiedere ad un ragazzo delle supedalle Camere una proposta di legge
riori: "Chi era Tito Speri? - È vero
TUTTI AD INCREMENTARE LA
che regolamenterà i nostri sodalizi, i
che Nizza e la Savoia una volta
LORO PRESENZA SUL
contributi dello Stato, in aderenza
erano italiane? - Le 5 giornate di
TERRITORIO,
A
CERCARE
NUOVI
alle note ristrettezze di bilancio, verMilano?" le risposte saranno le più
SOCI: I DATI DEL 2010 NON SONO
ranno ridotti drasticamente. È stato
strane.
CONFORTANTI.
confermato che la suddivisione delle
Mi ha molto colpito un articolo
risorse disponibili terrà conto del
apparso su "La Stampa" relativo alla
numero degli iscritti, delle attività
visita alla mostra "I Pittori del
svolte e delle forme assistenziali messe in atto. Rinnovo perRisorgimento" presso le Scuderie del Quirinale. La giovane
tanto l'invito a tutti ad incrementare la loro presenza sul terguida, preparatissima sulla pittura, faceva un'enorme confuritorio, a cercare nuovi soci: i dati del 2010 non sono conforsione di date, guerre d'indipendenza, Cacciatori delle Alpi,
tanti. Prendiamo ad esempio l'ANPI: gli iscritti di oggi sono in
Esercito Sardo alla Cernaia. Commento del giornalista
numero maggiore rispetto a coloro che hanno combattuto
"davanti alle patrie battaglie, lo sguardo era vuoto come
nella Resistenza. Proviamo anche noi a crescere, è l'unico
quello del concorrente del telequiz cui chiedono di che colomodo per non scomparire.
re era il cavallo bianco di Napoleone". Tutti noi speriamo che
Un ideale abbraccio a tutti
questa nostra idea contribuisca a non far perdere la
Carlo Maria Magnani
Memoria, ad impedire che si possa smarrire la traccia di colo-
I
UN COMMIATO CHE NON È UN CONGEDO
ari amici lettori de "Il Nastro Azzurro", ora che girerete pagina troverete come di consueto la
rubrica delle "Lettere". Ma vi individuerete una novità che costituisce un grande cambiamento: alle vostre lettere, ora risponde il Presidente dell'Istituto del Nastro Azzurro, generale Carlo
Maria Magnani, nella sua veste di Direttore Editoriale della rivista.
Ciò non vuol essere assolutamente un congedo del sottoscritto da voi, ma un miglioramento del
servizio proposto da questa rivista nei vostri riguardi di lettori e di soci dell'Istituto del Nastro
Azzurro. In pratica, le mie risposte ai vostri quesiti che mi giungevano per posta, costituivano solo
una mia opinione personale, anche se coincidente con le linee di indirizzo de “Il Nastro Azzurro”.
Da questo numero, ogni lettera diventa occasione utile non solo per affrontare insieme argomenti che ciascuno di voi ritiene degni dell'attenzione generale dei soci dell'Istituto, ma anche, direi
soprattutto, diviene occasione estremamente utile, ove necessario, per divulgare la posizione ufficiale dell'Istituto in merito.
Tutti ci rendiamo conto dell'utile salto di qualità che la rubrica delle lettere compie con questo ideale passaggio del
testimone tra me e l'amico Presidente Magnani. Per parte mia, esprimo il più vivo ringraziamento a quanti finora mi hanno
indirizzato con fiducia, come direttore responsabile della rivista, le loro lettere, spero di non averli delusi con le mie risposte e aggiungo che numerose lettere, pervenute in redazione negli ultimi mesi ma ancora non pubblicate, sono state girate al generale Magnani il quale ha già dato risposta, nelle pagine seguenti, ad alcune di esse.
Nel congedarmi da questa rubrica che ho voluto e creato tre anni fa, formulo al Presidente Magnani l’augurio di ottenere anch’egli grandi soddisfazioni dal rapporto diretto e personale con voi lettori.
A tutti voi va il mio riconoscente pensiero. Con questo messaggio, infatti, mi accomiato da voi, ma non mi congedo,
rimanendo sempre il direttore responsabile di questa rivista che mi ha dato la più grande soddisfazione nel divenire, di
numero in numero, più bella ed interessante grazie soprattutto al vostro contributo di articoli, lettere, suggerimenti e proposte, senza i quali essa sarebbe morta.
Grazie, sempre vostro
Antonio DANIELE
C
IL NASTRO AZZURRO
3
LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”
Il Comitato di Redazione ha deciso che, da questo numero, alle vostre lettere
debba rispondere direttamente io in qualità di Presidente Nazionale dell’Istituto del
Nastro Azzurro e quindi Direttore Editoriale di questa rivista. Ma, prima di intraprendere questo nuovo impegno, ritengo doveroso ringraziare l'amico generale Antonio
Daniele per la chiarezza e la competenza con le quali ha risposto alle lettere pervenute alla redazione fino ad oggi, in completa comunità d'intenti con il sottoscritto.
Proverò ad essere altrettanto esaustivo.
Colgo subito l’occasione per una precisazione importante: l'uso dell'uniforme da
parte di personale militare in congedo che partecipa a manifestazioni è regolato
dalla circolare SMD-G-010/2002, alla quale tutti i Soci dell'Istituto devono rigidamente attenersi. Pertanto, le fotografie in uniforme di due componenti l'attuale
Consiglio Nazionale, apparse sul numero 2/2010, essendo chiaramente scattate in
uno studio fotografico non sono soggette alla predetta pubblicazione. Invito eventuali scettici a visitare il
sito dell'Associazione Nazionale Arma di Cavalleria (www.assocavalleria.it) o a scorrere le pagine della
relativa Rivista sociale, dove è riportata la fotografia del Presidente Nazionale dell'Associazione, già Capo
di Stato Maggiore dell'Esercito.
La precisazione è dovuta per rispondere a critiche, per la verità molto limitate e mirate, pervenute alcuni mesi or sono alla redazione.
Proseguiamo ora con argomenti più seri.
Carlo Maria Magnani
Spett.le Redazione
Desideravo porgere i miei più sentiti ringraziamenti per la partecipazione dell'Associazione al funerale del Cav.
Vincenzo De Luca, Maresciallo di 1a Cl. Sc. dell'Aeronautica Militare, celebrato il 7 maggio u. s.. Mi hanno commosso e
la Loro presenza, nonostante il breve preavviso, e le parole che il Sig. Magg. f. (ris.) Vincenzo Randazzo ha usato nel
ricordare il mio caro nonno. Ringrazio anche per il saluto porto dal Sig. Maggiore a nome del maresciallo Selo Magistri,
compagno d'armi e caro amico del nonno.
In questa occasione ho avuto la prova di quanto sia forte il legame che stringe tutti i "fratelli" che sono nati sotto la
stessa Bandiera e che hanno combattuto per essa. Anch'io appartengo alle FF.AA. dal 2005 e la mia scelta è stata probabilmente influenzata da quei racconti del nonno dai quali trasparivano sentimenti di amicizia sincera, forza d'animo,
spirito di sacrificio, fratellanza e onore; parlava della vita militare fatta di piccoli gesti, quelli che rendono eroi di tutti giorni, e quella che trasforma le persone in Uomini. Sentimenti che spero non si affievoliscano mai, perché è questo che ci
rende forti e umani come militari e uomini.
Porgo distinti saluti
All. Mar. Lucia Pistoresi
Gentile All. Pistoresi,
il suo primo contatto col mondo dell'associazionismo militare è avvenuto in una circostanza purtroppo dolorosa, eppure è
stato portatore di profondi valori umani.
Mentre le esprimo le più sentite condoglianze per la grave perdita subita, mi complimento con lei per aver colto, già nella
sua giovane età, l'importanza e la profondità dei Valori sui quali si fonda la vita militare. Come il Nastro Azzurro, tutte le
Associazioni Combattentistiche e d'Arma sono portatrici di tali Valori che maturano nel profondo di ciascuno di noi mentre
serve il Paese in uniforme. Quando lasciamo il servizio attivo, manteniamo e custodiamo questi Valori e cerchiamo in tutte
le occasioni di esprimerli sia individualmente, sia tramite la partecipazione alla vita delle Associazioni.
Benvenuta tra noi!
Caro Presidente Magnani,
… plaudo alla Tua affermazione che non è sufficiente far "prendere aria ogni tanto al Labaro" della Federazione per affermare che questa goda buona salute. Il solo "partecipare" non dovrebbe nemmeno essere oggetto di cronaca sul periodico sociale.
Nè opportuno mi pare che chiunque altro che non sia il Presidente Nazionale possa esprimere giudizi e tranciare opinioni su questioni che riguardano i grandi problemi nazionali e sociali, i fini e gli scopi dell'Istituto, la sua organizzazione
centrale e periferica.
Altra questione è poi quella del nostro periodico nazionale: ne faccio solo breve cenno. Credo si debba scegliere se
deve essere una rivista di opinioni (e all'Istituto non serve) e di cultura (idem) oppure una palestra di studio dei problemi dei Soci e Socie, un esame della situazione dell'Istituto con la ricerca e lo sviluppo delle soluzioni più appropriate; un
confronto con le altre Associazioni di sevizio con attuazione di intese ed accordi sui problemi comuni.
A questo proposito, la rubrica "Detto fra noi" doveva essere in nuce il principio di questi studi, opinioni e proposte e
non, come appare attualmente, senza una guida precisa e perennemente alla ricerca del sesso degli Angeli.
Molte cordialità, un augurio fervidissimo di buon lavoro e la mia profonda stima
Gen. Luigi Turchi
(Presidente della Federazione di Alessandria)
4
IL NASTRO AZZURRO
Carissimo Turchi,
come puoi osservare, e proprio su proposta del Direttore Responsabile, generale Antonio Daniele, la rubrica relativa alla posta
dei lettori, da questo primo numero del 2011 è direttamente gestita da me. Con questo non si intende minimamente mettere in
dubbio la capacità e la professionalità del Direttore Daniele, né lo si vuole in qualche maniera "ridimensionare". Ripeto: la proposta di affidarmi personalmente la risposta alle numerose lettere che giungono in redazione la ha fatta lui, di sua iniziativa e
senza sollecitazione alcuna, nel corso dell'ultima riunione del Comitato di Redazione.
Questo dovrebbe risolvere, per conseguenza, una delle tue proposte, cioè la possibilità che, tramite i commenti alle questioni poste dai lettori, si possa anche rimarcare la linea ufficiale dell'Istituto. Non che Daniele non la conosca o non la condivida,
ma proprio perché se tale linea la esprimo io, essa ha una valenza di ufficialità che altrimenti non avrebbe.
Per quanto riguarda la seconda proposta, relativa all'impiego della rivista come "… palestra di studio dei problemi dei soci
…", non sono d'accordo: i problemi dei soci e dell'associazione devono essere affrontati e risolti nelle opportune sedi: il Consiglio
Nazionale e la Giunta Esecutiva Centrale per quanto riguarda i problemi di interesse generale, i Consigli Direttivi delle Federazioni,
Sezioni e Gruppi, per quanto riguarda le problematiche locali.
Trasferire tutto ciò sulle pagine della rivista, non solo non produrrebbe soluzione alcuna, ma darebbe l'idea di una incapacità
gestionale generalizzata, proprio perché la rivista pubblicherebbe solo "problemi", che indubbiamente ci sono, ma non sono l'essenza generale della vita sociale dell'Istituto, e non darebbe più conto (se non altro per mancanza di spazio) delle numerose attività positive che l'Istituto svolge.
In questo si inquadra poi la tua puntualizzazione sul "detto fra noi": in redazione non pervengono, se non molto raramente,
testi ed opinioni inquadrabili nell'ottica da Te suggerita. Se limitassimo la rubrica solo a tali testi, nonostante la cadenza bimestrale della rivista, il "Detto fra noi" uscirebbe una volta sola ogni due anni.
Infine, permettimi di spezzare una lancia a favore di tutte le Federazioni che ci inviano i resoconti delle loro attività per la
pubblicazione nelle "Cronache". Se cominciassimo a filtrare la pubblicazione di ciò che tutti ci inviano, otterremmo due effetti,
entrambi negativi: il primo riguarderebbe il sospetto che il filtro applicato alla tipologia di evento degno o no di pubblicazione sia
"variabile" in base ad esigenze imperscrutabili che genererebbero solo malcontento tra i soci, il secondo effetto sarebbe un potente antidoto all'azione sin qui svolta dalla rivista di unire tutte le Federazioni d'Italia in un tutt'uno proprio grazie alla certezza che
qualsiasi notizia inviata, magari con qualche mese di ritardo, magari con qualche piccolo taglio ai testi, magari corredata da una
sola delle numerose fotografie ad essa allegate, viene sempre pubblicata. Da questo numero, abbiamo aumentato le pagine riservate alle “Cronache delle Federazioni” per essere tempisticamente più aderenti.
Comunque, ti ringrazio per la costante opera di puntualizzazione sulle attività sociali che svolgi e Ti invio un saluto cordiale.
Ill.mo Direttore,
ho letto con molto interesse l'articolo del generale Giuseppe Valencich (pubblicato sul n.3 del maggio-giugno 2010) che condivido pienamente. Voglio aggiungere che in fatto di "memoria" ci sono storie riguardanti uomini con le stellette che vengono ignorate, delle quali una, in particolare, che si svolge all'indomani dell'8 settembre 1943.
Ho letto il libro scritto da Arrigo Petacco e Giancarlo Mazzuca "La Resistenza tricolore" e sono rimasto sorpreso per
l'omissione del ruolo svolto da colonnello Eugenio Spiazzi che, incurante del fuggi fuggi generale e relativi sbandamenti,
tenne compatto, senza assumere atteggiamenti autoritari, l'8° Reggimento artiglieria di Verona il quale, per l'intera giornata del 9 settembre 1943, tenne testa alla divisione corazzata "Adolf Hitler", riscuotendo dal suo comandante l'ammirazione per il coraggio dimostrato e quindi ottenendo la resa con l'onore delle armi: tale resistenza fu determinante per la
concessione della Medaglia d'Oro, avvenuta anni dopo, al Comune di Verona. Avendo io preso parte a quell'evento bellico, ho scritto in merito il racconto pubblicato sulla nostra Rivista n.° 5/2010 a pag. 36 col titolo "Verona 8 e 9 settembre: noi c'eravamo".
Grazie e distinti saluti.
Aldo Mechelli
Caro Mechelli,
la Sua lettera mi porta a ricordare ancora una volta la tragedia dell'8 settembre 1943. L'episodio che Lei ha descritto da protagonista, oltre a farLe onore, evidenzia, in tutta la sua drammaticità, il significato dell'8 settembre. Il colonnello Spiazzi è stato
uno dei pochi comandanti che ha deciso, sostenuto dal coraggio dei propri uomini, di difendere innanzitutto l'Onore e la Bandiera
d'Italia con una "resistenza" che, fin dall'inizio, era votata alla sconfitta. La giustezza morale di quella scelta risalta dal Suo racconto di giovane sergente che, ben sapendo qual era il rischio a cui si esponeva, non ha esitato a mettersi agli ordini del colonnello Spiazzi, perché vedeva in lui un vero comandante. Eppure … la sconfitta era certa, non perché la causa non fosse giusta,
né perché si stesse combattendo chissà dove o chissà quanto lontano dalla madre Patria, né perché mancasse la volontà di combattere. No! La sconfitta era certa perché era venuta a mancare la struttura di comando e controllo delle Forze Armate, senza
la quale ogni eroismo è inutile.
Quando un esercito combatte, lo fa nell'ambito di un piano organizzato e teso alla conquista di determinati obiettivi tattici
che discendono da una strategia ben precisa. Si combatte sostenuti da un flusso di rifornimenti che, sebbene mai sufficiente,
quanto meno consente di continuare l'azione fino al suo epilogo. Si combatte in base a ordini, disposizioni, informazioni che,
giungendo tempestivamente ai comandi di prima linea, permettono di rimodulare costantemente l'azione in base al mutato scenario del fronte. Se invece si combatte isolati, senza ordini precisi, senza un piano più vasto della singola azione che si sta conducendo, senza rifornimenti, senza rimpiazzi e senza obiettivo se non quello di affermare l'ideale della propria libertà … si è votati ad una nobile ma certa sconfitta. La maggioranza dei militari italiani accettò la consapevolezza della sconfitta e si sbandò senza
combattere, qualcuno, come il colonnello Spiazzi e i suoi uomini, combatté.
Ci inchiniamo tutti all'eroismo, ma speriamo che mai più la politica, peraltro, in quel momento gestita da un militare di lunga
carriera, il Maresciallo Badoglio, possa mettere i militari di fronte a scelte di questo genere.
Un cordiale saluto.
IL NASTRO AZZURRO
5
BREVE STORIA DEL RISORGIMENTO
Garibaldi conquista Palermo
a ventata libertaria della rivoluzione francese, esportata dalle armate napoleoniche in tutta Europa, era
stata respinta nella sua terra d'origine con la
Restaurazione imposta dai re dell'ancient regime al congresso di Vienna (1815).
In particolare, l'Italia torna ad essere un paese suddiviso in vari stati e controllato, direttamente o indirettamente,
dall'Austria.
Ma le idee diffuse in Europa dai francesi permangono
oltre la restaurazione politica e già nel 1820-21 in Italia e
in altri stati europei si verificano i primi moti rivoluzionari,
sedati però nel sangue dai governi degli stati reazionari che
si erano stretti nella Santa Alleanza. Solo la Grecia riesce a
conquistare l’indipendenza dall'Impero Turco, già in gravi
difficoltà.
Dopo 10 anni, nel 1830-31, sempre organizzate da
movimenti clandestini, scoppiano altre rivolte in Italia e in
Europa: anche questa volta il successo è limitato alle trasformazioni politiche in Francia e la riacquistata autonomia
del Belgio. Carlo Alberto di Savoia, al quale il Re Carlo
Felice, dovendosi assentare, aveva affidato la reggenza del
regno di Piemonte e Sardegna, concede la Costituzione, ma
Carlo Felice, rientrato precipitosamente a Torino, la revoca
immediatamente.
Carlo Alberto viene incoronato Re nel 1833, ma perché
conceda nuovamente la Costituzione, che da lui prenderà il
nome di Statuto Albertino, si devono attendere i più forti
moti polari del 1848, un anno denso di eventi sia a livello
italiano sia a livello europeo.
Per l'Italia, con l'elezione a pontefice di Pio IX sembra
iniziata una nuova stagione giacché il papa fa caute aper-
L
6
ture nei confronti dei liberali avviando un interessante
dibattito tra correnti di pensiero repubblicane e moderate
liberali sulle possibilità e le strategie di unificazione d'Italia.
Con i moti del ‘48, anche il regno di Napoli e lo Stato
della Chiesa sono costretti a concedere delle Costituzioni.
Intanto, mentre scoppia una rivoluzione in Francia che
infiamma tutti i movimenti di opposizione europei, Milano si
rivolta agli austriaci (le Cinque Giornate) e il Piemonte, correndo in suo aiuto, dichiara guerra all'Austria: è la prima
guerra di indipendenza. Gli austriaci, dopo un iniziale sbandamento, reagiscono e sconfiggono i piemontesi. Carlo
Alberto chiede ed ottiene l'armistizio, poi, sempre sotto la
spinta dell’opinione pubblica, riapre le ostilità nella primavera del 1849, ma le operazioni ripetono il copione dell'anno prima e, dopo la grave sconfitta di Novara, il Piemonte
deve chiedere di nuovo l'armistizio. Carlo Alberto, sentendosi responsabile per la sconfitta, abdica in favore del figlio
Vittorio Emanuele II il quale eredita, col trono, una situazione difficilissima: lo stato stremato dalla guerra, gli
austriaci alle porte che chiedono riparazione di danni molto
ingenti e una profonda e diffusa delusione popolare.
Anche in altre zone d'Italia la situazione non è migliore:
le altre rivolte scoppiate nel regno di Napoli e nello Stato
Pontificio (Repubblica Romana) sono soffocate nel sangue
dall’esercito austriaco comandato dal generale Radetzky e
tutto torna alla situazione precedente.
Intanto le discussioni tra varie correnti politiche indipendentiste italiane si intensifica a causa del fallimento
delle guerra e sempre più da qualsiasi parte si guarda al re
di Sardegna come all'unico in grado di unificare la penisola.
IL NASTRO AZZURRO
l'annessione. Il Re incontra a Teano Garibaldi che, nel fratVittorio Emanuele II e il suo primo ministro Camillo
tempo, aveva sconfitto l'esercito borbonico nella strategica
Benso conte di Cavour, superato non senza difficoltà il terbattaglia del Volturno. Francesco II di Borbone si era rifuribile momento post bellico, inaugurano una nuova strategiato a Gaeta dove sarà definitivamente sconfitto dall'esergia politica, utile a consolidare la posizione internazionale
cito piemontese dopo lungo assedio.
del Piemonte in Europa, e decidono di partecipare, con un
Il 17 marzo 1861 viene quindi proclamata la nascita del
corpo di spedizione di 18.000 uomini, alla guerra di Crimea
a fianco di Gran Bretagna e
Francia, contro Russia e Austria.
La strategia ha successo e porta
all'isolamento
internazionale
dell'Austria,
presentata
da
Cavour, nel corso della conferenza di pace di Parigi, come la
responsabile, con la sua politica
reazionaria, della nascita e diffusione di un forte e pericoloso
sentimento antimonarchico presente in tutta Europa ed in particolare in Italia. L’abile politica di
Cavour porterà successivamente
ai patti di alleanza segreti stipulati nel 1858, a seguito degli
accordi di Plombieres, con
Napoleone III, Imperatore di
Francia, che si impegna a sostenere militarmente il Piemonte
qualora sia attaccato da potenze
Roma: veduta dall’alto della breccia di Porta Pia
straniere.
Nel 1859, a causa di reiteraRegno d'Italia, cui mancano ancora Lazio, Veneto, Trentino,
te provocazioni piemontesi ai confini col Lombardio Veneto,
Friuli, Istria e Dalmazia.
l'Austria dichiara guerra al Piemonte. La seconda guerra di
Per conquistare il Veneto occorrerà attendere il 1866
indipendenza si sviluppa favorevolmente alla coalizione
(terza guerra d'indipendenza) quando l'Italia si schiera a
franco piemontese, però l'opposizione interna costringe
fianco della Prussia che vince la guerra contro l'Austria.
Napoleone III ad affrettare la conclusione delle operazioni
Per l'annessione del Lazio invece bisognerà aspettare il
con l'armistizio di Villafranca. Il Piemonte ottiene la
1870, quando la Francia sarà sconfitta dalla Prussia e quinLombardia tramite la Francia, ma Cavour riesce a far annetdi non avrà più la forza di andare in aiuto del Papa mentre
tere allo stato sabaudo anche l'Emilia e la Toscana che, nel
l'Esercito Italiano marcia contro quello che restava dello
frattempo, si sono ribellate ai loro governi e hanno votato
Stato Pontificio, ed entra a Roma dalla "breccia di Porta
plebisciti in tal senso, pena la mancata cessione alla Francia
Pia", dando così compimento ad un altro passo verso l'unidi Nizza e della Savoia, compenso territoriale in caso di vitficazione.
toria pattuito a Plombieres in cambio del sostegno militare
Pio IX non accetterà nessuna trattativa con i governanda parte francese.
ti italiani, anzi scomunicherà tutti e, con la bolla "Non expeAd eccezione del Triveneto, tutta l'Italia settentrionale è
dit" più volte reiterata, inviterà i cattolici per decenni a non
unificata sotto la corona sabauda. Giuseppe Garibaldi, che
partecipare alla vita politica italiana. Ciò nonostante, nel
già si era distinto nel corso della guerra con le operazioni di
1871 Roma diventa la capitale del nuovo stato italiano.
fiancheggiamento pedemontano con i suoi volontari, i
Mancano ormai solo Trento, Trieste e i territori istriano
"Cacciatori delle Alpi", si offre per un piano piuttosto speridalmati della ex repubblica di Venezia. Ma per annettere
colato con l'obiettivo dell'unificazione d'Italia: capeggiare
anche quei territori si dovrà aspettare il massacro della
una rivolta popolare nel sud per rovesciare il regno borboprima guerra mondiale e le successive schermaglie dei
nico di Napoli. Il Re accetta subito l'idea, Cavour è più
"legionari di Fiume".
cauto: il Piemonte infatti non può sostenere apertamente
La seconda guerra mondiale, perduta dall'Italia, rimetuna guerra ai Borboni del regno di Napoli senza gravi riperterà in discussione il confine nord orientale e l'italianità di
cussioni internazionali. L'arrivo dei Mille fa scoppiare la
Trieste sarà riconosciuta (sebbene privata di quasi tutto il
rivolta in Sicilia come uno spontaneo desiderio di unificaziosuo entroterra) solo nel 1954. Ma la questione si consoline delle popolazioni meridionali al resto d'Italia. Garibaldi in
derà definitivamente col trattato di Osimo nel 1986.
pochi mesi arriva dalla Sicilia a Napoli. Temendo che egli
Giova ricordare che Venezia Giulia, Istria e Dalmazia ad
tenti di marciare anche verso Roma, Napoleone III, da
est e Col di Tenda ad ovest sono territori che, sebbene stosempre alleato dello Stato Pontificio, fa sapere che in tal
ricamente italiani, oggi non ne fanno più parte come "ripacaso lui dichiarerà guerra ai Savoia. Vittorio Emanuele per
razione dei danni di guerra” rispettivamente alla Jugoslavia,
scongiurare colpi di testa dell'eroe dei due mondi, scende
che non esiste più, ed alla Francia.
col suo esercito verso sud battendo a Corinaldo le truppe
A.D.
Pontificie. Subito Marche, Abruzzo e Umbria gli chiedono
IL NASTRO AZZURRO
7
IL RISORGIMENTO: MOVIMENTO D’ELITE O POPOLARE?
l termine "Risorgimento" indica la rinascita dell'Italia
alla libertà ed all'indipendenza dopo secoli di asservimento alle diverse dominazioni straniere. Ma come si
è potuto realizzare un tale evento in presenza di un inestricabile intreccio di interessi geopolitici delle maggiori
potenze europee sugli staterelli italiani?
Al'inizio dell'800, la Rivoluzione Francese e l'età napoleonica avevano risvegliato il sentimento nazionale italiano soprattutto tra gli intellettuali della borghesia settentrionale, che aveva iniziato a porsi il problema dell'unità
politica nazionale. Taluni vedevano nell’unificazione un
obiettivo puramente ideale, talaltri la ritenevano anche
premessa indispensabile di un vero sviluppo industriale
grazie alla costituzione di un unico mercato allargato a
tutta la penisola. Ciò implicava che l'Italia diventasse uno
Stato nazionale unitario.
Contemporaneamente, le idee libertarie diffuse dalle
armate napoleoniche, sebbene in presenza della restaurazione politica dell’ancient regime stabilita dal
Congresso di Vienna, venivano sempre più coltivate nei
salotti intellettuali e nelle università.
Infine, il proliferare di società segrete, tipico
dell’Europa dell’epoca, non risparmiò l’Italia. Tali società
avevano sempre obiettivi politici che, nel caso italiano,
erano orientati generalmente alla ribellione contro i regimi monarchici assolutisti, più o meno compromessi con le
grandi potenze europee, e spingevano verso l’autonomia,
raggiungibile solo con l’unità della nazione.
Il Risorgimento fu l'attuazione di tale progetto: esso
iniziò con i moti carbonari e si concluse con la Seconda
guerra di Indipendenza e l'impresa dei Mille di Garibaldi
(1859-60). Anche se il Re Vittorio Emanuele III ebbe a
dichiarare, dopo il termine vittorioso della prima guerra
mondiale, che con la vittoria del 4 novembre 1918 si
completava il Risorgimento.
Nell'ambito del Risorgimento italiano si delinearono
alcune correnti di pensiero che si differenziarono tra loro
per il diverso tipo di proposta e per la differente strategia. Possiamo distinguere almeno le seguenti correnti
principali:
1) corrente democratico-repubblicana, definita anche
con il termine di Partito d'Azione. Al suo interno si distinsero a sua volta tre grandi filoni:
- quello repubblicano-unitario di Giuseppe Mazzini;
- quello repubblicano-federale di Carlo Cattaneo;
- quello repubblicano-sociale di Giuseppe Ferrari e
Carlo Pisacane.
Mazzini proponeva la creazione di una repubblica parlamentare unitaria e centralizzata, ispirata grosso modo a
quella giacobina della Rivoluzione Francese.
Per raggiungere questo scopo egli predicò l'insurrezione armata del popolo: infatti, secondo il patriota italiano, le esperienze dei moti carbonari avevano dimostrato
che la libertà e l'unità d'Italia potevano venire solo dal
basso, ossia dal concorso e dalla partecipazione diretta di
tutto il popolo, mobilitato anche da un punto di vista militare.
Mazzini quindi escluse decisamente l'intervento, in
tale processo, sia di Re e principi stranieri, che riteneva
I
8
Giuseppe Mazzini
in realtà interessati solo ad ottenere vantaggi politici personali, sia dei principi italiani, altrettanto interessati a
rafforzare solo la propria posizione politica e ad espandere i propri territori (come aveva dimostrato il moto di
Modena del 1831), e non certo a creare una nazione italiana unita e repubblicana.
Su questo punto la distanza tra la corrente mazziniana e lo schieramento moderato (Balbo, Cavour) fu abissale, tanto che i moderati, legati alla dinastia dei Savoia,
consideravano Mazzini un pericoloso sovversivo.
Tuttavia, il progetto di Mazzini non trovò riscontro
nella realtà effettiva poiché anche il suo movimento e i
moti insurrezionali che promosse, presentarono più o
meno quegli stessi limiti che egli sosteneva di voler superare nella Carboneria.
Carlo Cattaneo, in alternativa a Mazzini, si fece invece promotore di una proposta repubblicano-federale con
la quale, tenendo conto delle profonde differenze economiche, sociali e culturali esistenti tra le varie zone d'Italia,
egli intendeva creare una repubblica federale che avrebbe dovuto concedere ai singoli Stati regionali autonomie
molto ampie. Tali autonomie erano così forti che si può
ritenere il progetto politico di Cattaneo più vicino a uno
Stato Confederale che non a una federazione.
Pisacane e Ferrari, infine, proposero invece una rivoluzione nazional-popolare che coinvolgesse direttamente
le masse contadine e che mirasse all'instaurazione di una
repubblica fortemente connotata in senso sociale, se non
proprio socialista, in quanto fondata sull'attuazione di
una radicale riforma agraria, che avrebbe dovuto abolire
i latifondi e redistribuire la terra ai contadini poveri.
IL NASTRO AZZURRO
L'utopia di tale visione fu evidente quando lo stesso
Chi vuole ridurre tale parte ad un ristretto circolo di
Carlo Pisacane tentò di alimentare una sollevazione
intellettuali non può comprendere come sia stato possibipopolare sbarcando con i suoi trecento sostenitori a Sapri
le che, quando poi si è trattato di passare all'azione, sia i
e si trovò contro proprio la popolazione
contadina locale che egli credeva di far
Cavour e Garibaldi: due opposti che si unirono per il
insorgere.
Risorgimento
2) Il maggior esponente della corrente
cattolico-moderata fu Vincenzo Gioberti
che affidava la soluzione del problema
esclusivamente all'azione dei principi italiani i quali, convertiti alla causa del liberalismo moderato, avrebbero dovuto formare una Confederazione di Stati italiani presieduta dal Papa.
Gioberti quindi, rispetto al problema
politico nazionale, assegnò un ruolo di
guida alla Chiesa cattolica (per la fondamentale funzione storico-culturale che
essa aveva svolto nella società italiana in
tanti secoli) e per tale ragione la sua corrente fu designata con il termine di neoguelfismo (molto importante fu il suo
scritto "Il primato morale e civile degli italiani").
La sua proposta pertanto non prevedeva la nascita di uno Stato nazionale unitario ma solo la
carbonari, sia i mazziniani, sia Giuseppe Garibaldi, erano
Confederazione degli Stati italiani già esistenti.
capaci di mobilitare decine di migliaia di giovani volontaQuesto progetto toccò il suo culmine nel biennio riforri che accorrevano da ogni parte della penisola per commista 1846-1847 e nella partecipazione dello Stato ponbattere per la libertà e l'unità.
tificio alla Prima Guerra d'Indipendenza (1848-49). Il
Le correnti di cui si è dato conto sopra, semmai, si
sogno del neoguelfismo naufragò quando il Papa decise
preoccupavano di più di quale struttura statuale avrebbe
di ritirarsi dalla guerra.
avuto l'Italia dopo, che non di come occorreva agire per
3) La corrente laico-moderata: fu quella di Cesare
unire l'Italia: l’unità la davano per scontata.
Balbo (di cui bisogna ricordare lo scritto “Le speranze
Oggi, a distanza di un secolo e mezzo dall'epopea
d'Italia”), di Massimo d'Azeglio e soprattutto di Camillo
risorgimentale, è possibile affermare che sicuramente l'iBenso conte di Cavour. Essa non assegnava alcun ruolo
deale unitario è stato coltivato prevalentemente in strati
all'iniziativa popolare, in quanto ritenne che il problema
sociali di elevata cultura borghese e di illuminata visione
dell'indipendenza e dell'unità d'Italia si potesse e si
futura, ma ciò non può autorizzare a ritenere che il popodovesse risolvere soltanto attraverso un'azione politicolo, ove con tale termine si intenda la società meno
diplomatica proveniente dall'alto. Dal ché ne derivò quasi
abbiente e scolarizzata, sia stato del tutto estraneo al
automaticamente che l'unificazione italiana doveva esseRisorgimento. Non si comprenderebbero episodi del 1848
re guidata dalla Casa Savoia che avrebbe dovuto prima
come le cinque giornate di Milano, le dieci giornate di
preparare il terreno favorevole, tessendo un'adeguata
Brescia, la straordinaria avventura della Repubblica
rete di alleanze all'estero ed in Italia (con i movimenti
Romana, di quella di Venezia e l'incredibile resistenza di
patriottici), e poi condurre una guerra finale vittoriosa
Ancona dopo che tutta l'Italia era stata "normalizzata" da
contro l'Austria. Sarà quello che avverrà nel 1859-60 con
Radetszky, né si capirebbe lo straordinario successo di
la Seconda Guerra d'Indipendenza.
Garibaldi che, partito da Quarto il 5 maggio del 1860 con
soli mille volontari, sbarca a Marsala e combatte e vince
Al di la degli schematismi necessari per comprendere
a Calatafimi il 15 maggio, solo dieci giorni dopo, alla testa
i diversi movimenti filosofici entro i quali si è inquadrato
di un numero di camicie rosse molto superiore, in gran
il Risorgimento, osservandone l'evoluzione in una proparte indossate da giovani siciliani di ogni ceto sociale
spettiva storica, oggi possiamo affermare che tutte le
accorsi ad arruolarsi con lui.
componenti che abbiamo preso in esame hanno dato un
Alla luce dei fatti storici, quindi, possiamo affermare
loro contributo tanto necessario quanto complementare
che, come in tutte le rivoluzioni, è possibile che anche il
l'uno all'altro.
Risorgimento sia avvenuto grazie all'impegno personale
È vero che, alla luce dell'analisi storica, se la bandiedi appartenenti a una minoranza, ma si è trattato certara del Risorgimento non fosse stata impugnata decisamente di una minoranza molto numerosa, notevolmente
mente dalla Casa Savoia, l'Italia non si sarebbe mai unieterogenea e sicuramente trasversale a tutta la società
ficata, ma è pur vero che la circolazione delle idee di
italiana del tempo e non inquadrabile in rigidi schematiunità, libertà ed indipendenza erano giunte sull'onda
smi nei quali taluni vorrebbero confinare lo straordinario
della rivoluzione francese, esportata in tutta Europa da
sussulto di orgoglio patriottico che esso ha rappresentaNapoleone Bonaparte, e si erano saldamente insediate
to per l'Italia.
nella coscienza politica almeno della parte più illuminata
AD
della società italiana.
IL NASTRO AZZURRO
9
I TRE GRANDI PROTAGONISTI: VITTORIO EMANUELE II, CAMILLO CAVOUR E GIUSEPPE GARIBALDI
Il Risorgimento italiano ha fatto in particolare perno su tre personaggi storici: il primo è stato il Re
Vittorio Emanuele II di Savoia che, benché subentrato al padre Carlo Alberto in un’ora davvero buia, appena firmato l'armistizio dopo la sconfitta di Novara con cui si era chiusa la prima guerra d'indipendenza, ha
saputo reagire con forza e carattere ribaltando dieci anni dopo la situazione; il secondo è stato il conte
Camillo Benso di Cavour, illuminato, sagace e intelligente primo ministro, che ha orientato nel modo
migliore la politica e la diplomazia piemontese facendo assurgere il piccolo stato a riferimento nazionale
del Risorgimento; il terzo è stato il generale Giuseppe Garibaldi, vero capo carismatico che si è conquistato i galloni sul campo trasformando la sua figura in una leggenda vivente la cui sola presenza sul campo
di battaglia moltiplicava il valore dei soldati in camicia rossa e determinava le sorti della battaglia.
Di seguito i tre personaggi sono tratteggiati non tanto nella loro biografia, quanto nel loro carattere e
nel loro reciproco modo di relazionarsi.
VITTORIO EMANUELE II
ittorio Emanuele, figlio di Carlo Alberto di
Savoia e Maria Teresa d'Asburgo-Toscana, fin
da giovane principe, evidenziò carattere deciso, impulsivo e sanguigno, era di aspetto tracagnotto e di bassa statura, tratti che lo differenziavano a
tal punto dal padre, longilineo ed algido, che circolarono voci, poi approfondite perfino da alcuni storici,
circa la possibilità che egli non fosse il vero erede al
trono, ma avesse origini popolane e fosse stato
sostituito al vero principe morto in un incendio ancora in fasce.
Seppur suggestiva, l'ipotesi è priva di fondamento, poiché la coppia reale aveva tutto il tempo per
generare un altro figlio maschio qualora il primogenito fosse davvero perito tragicamente. Ma il fatto
ben rappresenta l'estrema differenza tra i due successori sul trono di Savoia.
I numerosi precettori ai quali fu affidata l'educazione del principe nulla poterono contro la refrattarietà agli studi di Vittorio Emanuele che, di gran
lunga, preferiva dedicarsi ai cavalli, alla caccia ed alla
sciabola, oltre che alle escursioni in montagna, rifuggendo la grammatica, la matematica, la storia e qualunque altra materia che richiedesse lo studio o
anche la semplice lettura.
Sul piano sentimentale, Vittorio Emanuele II non
si smentì: ottenuto il grado di generale, sposò la
cugina Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena nel 1842,
ma reso affascinante dal carattere fiero e sanguigno,
ebbe costantemente avventure galanti di ogni genere, tra le quali un'intensa relazione con Laura Bon
dalla quale nel 1853 ebbe una figlia, Emanuela, che
creò contessa di Roverbella.
Il vero amore lo provò per Rosa Vercellana, con
la quale convolò in seconde nozze dopo la morte
della prima moglie. Per Rosa acquistò i terreni ora
noti come Parco regionale La Mandria e vi fece realizzare la residenza nota come Appartamenti Reali di
Borgo Castello. Per i figli avuti da lei, Vittoria e
Emanuele di Mirafiori, costruì all'interno della
Mandria le cascine per l'allevamento dei cavalli
V
10
"Vittoria" ed "Emanuella", quest'ultima ora nota
come Cascina Rubbianetta.
Il Re non amava la vita di corte preferendo dedicarsi più alla caccia e al gioco del biliardo che ai
salotti mondani.
Questo carattere schietto, sincero, un po' spaccone, lo rendeva simpatico e attraente, ma forse non
ne evidenziava l'aspetto più importante: la tenacia e
la fortissima volontà, doti essenziali nell'impresa che
egli fu in grado di compiere, cioè l'unificazione
d'Italia sotto la corona sabauda.
Divenne Re in un momento terribile: il Piemonte
aveva chiuso la prima guerra d'indipendenza contro
l'Austria con una gravissima sconfitta e le condizioni
di pace imposte da Radetzky erano pesanti. Il padre
Carlo Alberto, addossandosi la responsabilità della
sconfitta abdicò lasciandolo sul trono proprio nel
momento in cui esso vacillava di più.
Vittorio Emanuele II diede subito prova della sua
stoffa riuscendo a mitigare un pochino le dure condizioni di pace solo in forza del suo carattere risoluto e sincero fino all'inverosimile.
Guadagnato respiro sul piano internazionale,
affrontò con decisione il fronte interno dove, col
proclama di Moncalieri dimostrò a tutti che, Statuto
o no, chi governava era lui! Quando scoppiarono
gravi tumulti a Genova, causati proprio dalle condizioni dell'armistizio di Vignale, ritenute troppo
pesanti, non esitò a far mettere a ferro e fuoco la
città dai bersaglieri del generale La Marmora, i quali,
dopo aver avuto ragione dei rivoltosi, si abbandonarono ad azioni di saccheggio e stupro degne di
un'invasione barbarica dell'alto medio evo. Il Re,
nella sua lettera di elogio al La Marmora, si limitò ad
invitarlo a garantire un po' di più la disciplina dei
suoi soldati.
Il rapporto con Camillo Cavour inizialmente fu
piuttosto tiepido. Vittorio Emanuele non lo stimava
ritenendolo di idee troppo liberali. Poi, col tempo, si
sviluppò una reciproca stima e fiducia che produsse
risultati eccellenti in politica.
IL NASTRO AZZURRO
Il progressivo avvicinamento con Napoleone III
fu abilmente orchestrato da Cavour e venne molto
gradito da Vittorio Emanuele II al punto che, quando a seguito degli accordi segreti di Plombieres,
Cavour rese noto al Re che una delle sue figlie, Maria
Clotilde, per ragion di stato, sarebbe dovuta andare
in sposa a Napoleone Giuseppe Carlo Paolo
Bonaparte, cugino degenere di Napoleone III,
Vittorio Emanuele non si scompose più di tanto.
Perse davvero le staffe, invece, quando venne a
sapere che l'accordo prevedeva l'intervento armato
francese in caso che il regno di Sardegna subisse
attacco da parte austriaca, cosa eccellente, ma ciò
sarebbe stato pagato, in caso di vittoria e di espansione territoriale a spese dell'Austria, con la cessione
alla Francia di Nizza col suo entroterra e della Savoia,
regione culla del casato.
Ci volle del bello e del buono da parte di Cavour
per convincerlo a firmare il "Trattato di alleanza
Sardo-Francese" (gennaio 1859). Normalmente questi accordi sarebbero dovuti rimanere segreti, invece
il Re pronunciò, nel suo discorso al Senato del 10
gennaio, la famosa frase del "Grido di dolore" rendendo talmente esplicita la situazione che accorsero
Vittorio Emanuele II
IL NASTRO AZZURRO
volontari da tutta Italia per arruolarsi nell'imminente
guerra contro l'Austria.
La guerra, abilmente pilotata da Cavour, scoppiò a
maggio e evidenziò il limite del carattere di Vittorio
Emanuele II il quale, impermalosito dall'imposizione
di Napoleone III che pretese il comando supremo
delle operazioni, si concentrò sulle azioni tattiche partecipandovi anche personalmente (famoso il soprannome che si guadagnò di "Caporale degli Zuavi" per
aver combattuto con loro come uno di loro), e tralasciò di seguire da vicino gli sviluppi politici della guerra, lasciandosi sorprendere dalla decisione unilaterale di Napoleone III di firmare l'armistizio con l'Austria
quando ancora l'azione era in pieno svolgimento ed
era molto favorevole ai franco piemontesi.
Conclusa la guerra all'Austria, il Re fu affascinato
dalla proposta dell'impresa dei mille da parte di
Giuseppe Garibaldi, al quale non nascondeva le sue
simpatie, se non altro per la straordinaria affinità di
carattere. Pur aderendo alle cautele di Cavour, che
era contrarissimo, diede il via all'operazione e permise i rifornimenti a Garibaldi dal Forte di Talamone.
Quando l'eroe dei due mondi, conquistata la
Sicilia e giunto a Napoli, non nascose più l'intenzione di procedere anche su Roma, cosa che avrebbe fatto crollare in un colpo solo il sistema di
alleanze costruito da Cavour in dieci anni di
paziente lavoro diplomatico, Vittorio Emanuele II
alla testa dell'esercito regolare discese la penisola, annettendosi Umbria, Marche e Abbruzzo, e
sbarrò la strada a Garibaldi, il quale lo salutò
comunque come Re d'Italia!
Ma anche il mondo intellettuale lo aveva già
definito così. Fingendo di acclamare la musica
del grande Giuseppe Verdi, i giovani intellettuali
gridavano Viva VERDI, acronimo di Viva Vittorio
Emanuele Re D'Italia.
E il Regno d'Italia fu effettivamente proclamato a Torino dal primo parlamento eletto a suffragio nazionale il 17 marzo 1861.
Ancora una volta Vittorio Emanuele, liquidò in
maniera brutale una questione che poi gli avrebbe procurato non pochi dispiaceri: sebbene
diversamente consigliato, volle mantenere il suo
titolo di Vittorio Emanuele II e non assumere
quello di Vittorio Emanuele I Re d'Italia. La
diversa numerazione, che egli ritenne di scarso
significato, ancora oggi fa discutere.
La Francia, cercando di dissuadere il neonato
stato italiano dal completare l'opera con la presa
di Roma, ottenne che la capitale fosse spostata
da Torino a Firenze. Scoppiarono tumulti e
Vittorio Emanuele II, con la sua consueta risolutezza, fece pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale il
decreto di spostamento del governo a cose fatte.
Il suo limite era l'incapacità di gestire situazioni che considerava di scarso interesse.
Quando alla vigilia della terza guerra d'indipendenza, il generale La Marmora, presidente del
consiglio, gli chiese di lasciare l'incarico di governo per tornare alla guida dell'esercito, accon-
11
sentì non rendendosi conto che il capo di stato maggiore Cialdini non avrebbe accettato quello che
appariva a tutti gli effetti un’autentica retrocessione
proprio alla vigilia dell'azione!
Ne derivarono scontri personali tra i due generali
che furono sedati solo dividendo in due l’esercito,
rischiando così di compromettere gravemente lo sviluppo delle operazioni pur in presenza di una situazione strategica mai stata più favorevole.
Ma la vera misura del carattere di Vittorio
Emanuele II sta nella frase con cui egli rispose stizzito al suo ministro Lanza quando entusiasta gli
comunica l'eccezionale risultato del plebiscito con cui
si chiudeva l'annessione di Roma e del Lazio al
Regno d'Italia:
- Stia zitto; non mi resta altro che tirarmi un colpo
di pistola; per il resto della mia vita non ci sarà niente più da prendere.
La stessa morte di Vittorio Emanuele II fu causata dalla sua passione per la vita all'aria aperta.
Durante una battuta nella sua tenuta di caccia del
Lazio, passò una notte all'addiaccio. Era fine dicembre del 1877 e, in pochi giorni, si ammalò gravemente. Il 7 gennaio 1878 era morto.
CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Camillo Benso Conte di Cavour
a figura del conte di Cavour è estremamente
poliedrica e complessa. Egli ha incarnato davvero l'ideale di uomo colto ed attivo diretto
discendente dell’illuminismo.
Il padre apparteneva all'antica nobiltà piemontese di origine savoiarda e la madre discendeva da
una ricca e aristocratica famiglia svizzera. Camillo
compì di malavoglia i primi studi, poi frequentò con
maggior profitto il 5° Corso della Reale Accademia
Militare e infine completò la sua formazione con
numerosi viaggi all'estero, soprattutto in Francia e
Gran Bretagna, durante i quali avvicinò uomini di
grande cultura e di notevole impegno politico, e
venne costantemente affascinato dai problemi della
gestione delle carceri, che visitava in qualunque
città europea si recasse.
Con la maturità divenne un accorto imprenditore, pronto all'innovazione e capace di ottenere lauti
guadagni incrementando e migliorando costante-
L
12
mente le produzioni agricole delle sue tenute grazie all'introduzione continua di nuove tecniche.
Fu anche un buon giornalista politico. Insieme a
Cesare Balbo fondò il periodico "Risorgimento", ne
divenne direttore, e dalle sue colonne diffuse le sue
idee moderate, ma comunque indirizzate verso la
causa della libertà italiana dall'Austria e dell'unificazione nazionale (secondo lui, necessariamente limitata alla sola Italia settentrionale).
La sua carriera politica iniziò con l'elezione a sindaco di Grizane, dove aveva molte proprietà terriere, ma divenne importante giusto nel mezzo tra le
due fasi della prima guerra di indipendenza, quando fu eletto per la prima volta deputato
all'Assemblea Nazionale del Regno.
Presto divenne il vero rappresentante della
fazione liberale e moderata del parlamento e, poco
dopo l'insediamento di Vittorio Emanuele II sul
trono, grazie al suo forte impegno per l'approvazione delle leggi Siccardi (che limitavano i privilegi del
clero in Piemonte), venne chiamato dal Presidente
del Consiglio Massimo D'Azeglio, a ricoprire incarichi da ministro. In poco tempo divenne titolare di
tre dicasteri contemporaneamente (Ministero
dell'Agricoltura e del Commercio, Ministero della
Marina e Ministero delle Finanze), nei quali si distinse per l'opera innovatrice e l'intelligenza delle soluzioni con le quali avviò il Piemonte sulla strada della
modernizzazione e ne alleviò il grave peso degli
ingenti danni che doveva pagare all'Austria dopo la
sconfitta della prima guerra d'indipendenza.
Ma Cavour ormai era pronto per l'incarico più
importante e, appoggiandosi alla sinistra di Urbano
Rattazzi, inaugurò la cosiddetta politica del
"Trasformismo" con la quale riuscì a coalizzare su di
se la maggioranza necessaria per poter essere
nominato Primo Ministro.
Inizialmente Vittorio Emanuele II non lo stimava, ma successivamente il legame tra i due si consolidò sempre di più.
Come capo del Governo, Cavour portò la sua
mentalità innovatrice ai massimi livelli facendo
compiere ancora un forte balzo in avanti sulla via
della modernizzazione al piccolo stato sabaudo,
anche a costo di notevoli sacrifici per la popolazio-
IL NASTRO AZZURRO
ne che dovette subire un relativo incremento delle
imposte. La cosa creò malcontento e qualche grave
protesta sedata dall'esercito.
Ma dove Cavour diede davvero il massimo, fu in
diplomazia. Convinse il Re a partecipare alla guerra
di Crimea (1854) inviando un contingente di 18.000
uomini che, al comando del generale La Marmora,
si distinsero nella battaglia della Cernaia e nell'assedio di Sebastopoli, al solo scopo di poter poi
sedere al tavolo della conferenza di pace che si
svolse a Parigi nel 1856. In tale sede Cavour non
chiese nulla a compenso della partecipazione piemontese al conflitto, ma ottenne solo che si svolgesse una sessione dei lavori della conferenza sulla
situazione italiana nella quale egli sostenne con
grande forza che la presenza dell'Austria in Italia,
sia direttamente sul Lombardo Veneto, sia indirettamente come protettrice e tutrice della maggioranza dei regnanti sugli staterelli italiani, era causa
di grave instabilità che avrebbe potuto mettere a
rischio tutte le monarchie d'Europa. A sostegno di
tale ragionamento citò i movimenti mazziniani, la
Carboneria e i moti rivoluzionari che si erano più
volte verificati in Italia negli ultimi decenni.
L'imperatore di Francia Napoleone III rimase
colpito dalla lucidità e profondità del ragionamento,
quindi fu relativamente semplice per Cavour convincerlo poi ad un incontro segreto a Plombieres
(1858) dove vennero definiti gli accordi del successivo patto franco piemontese col quale la Francia
garantiva l'intervento militare a fianco del regno
sabaudo in caso di attacco da parte dell'Austria. Il
patto prevedeva tra l’altro che, in caso di conquiste
territoriali a spese austriache, l'intervento francese
sarebbe stato compensato con la cessione di Nizza
e della Savoia.
La strada per la seconda guerra d'indipendenza
era tracciata. Occorreva solo farsi dichiarare guerra
dall'Austria, cosa che Cavour ottenne puntualmente ordinando manovre militari al confine del Ticino
che sembravano smaccatamente le predisposizioni
per un attacco. L'Impero asburgico cadde nella
trappola e la guerra si sviluppò in modo favorevole
alla coalizione franco piemontese.
Quando Napoleone III, sensibile al montante
malcontento dell'opinione pubblica francese e resosi conto che lo sviluppo politico delle vicende italiane non stava seguendo il profilo disegnato a
Plombieres, decise unilateralmente di firmare l'armistizio con l'Austria, Cavour reagì dando le dimissioni da primo ministro. Ma fu una breve interruzione. Tornò quasi subito a capo del governo e subordinò la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia
all'acquisizione non solo della Lombardia, ormai
strappata all'Austria, ma anche all'annessione
dell'Emilia e della Toscana che, con i plebisciti del
1848 avevano già manifestato la loro volontà popolare di transitare sotto la corona sabauda e che ora
non accettavano in alcuna maniera il ritorno dei
rispettivi regnanti fedeli agli Asburgo.
Quello fu il momento in cui Vittorio Emanuele II,
IL NASTRO AZZURRO
pur indispettito per la perdita della Savoia, terra
d'origine del casato, si rese conto che poteva osare
di più e accettò la proposta di Giuseppe Garibaldi di
attaccare il Regno delle due Sicilie. Cavour, preoccupatissimo che un'impresa così temeraria potesse
distruggere in un attimo il lavoro diplomatico
costruito in anni, era del tutto contrario. Poi, vista
la risolutezza del re, acconsentì purché l'impresa
apparisse come un'iniziativa privata di Garibaldi.
I mille, infatti, furono trasportati a Marsala da
due navi mercantili della Società di navigazione
“Rubattino”, formalmente noleggiate da Garibaldi, e
si rifornirono di armi al forte di Talamone, in
Toscana, appena annessa al Piemonte ma ancora
da "normalizzare".
Il successo dei mille fu travolgente e, quando,
risalite la Sicilia e la Calabria, giunsero in
Campania, mentre davano la spallata finale all'esercito borbonico con la vittoriosa battaglia del
Volturno, Cavour, ormai certo che Garibaldi non si
sarebbe fermato e avrebbe marciato su Roma
facendo saltare di colpo i difficili equilibri diplomatici europei, spinse il Re a scendere verso Napoli.
L'obiettivo era duplice: prendere quanto più si
poteva del territorio dello Stato Pontificio, lasciando
però Roma e il suo entroterra al Papa, e fermare
Garibaldi prima che egli assaltasse la città eterna
(anche Mazzini si stava muovendo per spingere
Garibaldi verso Roma).
Dopo l'incontro di Teano e il vittorioso assedio
alle fortezze di Formia e Gaeta, ultimo baluardo di
difesa del Re Borbone, l'Italia era praticamente unificata. Mancava ancora Roma, con il Lazio (esclusa
Rieti e l'alta Sabina che vennero annesse con
Umbria, Marche e Abruzzo), il Trentino, Trieste con
la Venezia Giulia, l'Istria e la Dalmazia, ma si poteva dire che l'impresa era pressoché compiuta.
Furono indette così le elezioni del primo parlamento italiano che si riunì a Torino e, il 17 marzo
1861, proclamò la nascita del Regno d’Italia e vi
pose Vittorio Emanuele II come suo re.
Cavour si impegnò subito nella ricostruzione del
nuovo grande ma disastrato stato italiano, ma
meno di tre mesi dopo si ammalò gravemente e
morì (6 giugno 1861). Famosa la sua frase in punto
di morte:
– L'Italia è fatta, ora occorre fare gli italiani.
Le capacità e la sensibilità politica di Cavour
erano senza dubbio eccellenti. Forse nessuno storico è riuscito a centrare quanto di imponderabile e,
possiamo dirlo, anche "fortunato" sia stato portato
alla causa dell'unità d'Italia dalla presenza di una
tale figura di statista in quel periodo ed in quella
posizione politica. Forse Vittorio Emanuele II, pur
avendo il carattere giustamente risoluto e adeguatamente temerario per assumersi i rischi delle campagne di guerra contro uno degli imperi più potenti d'Europa, non avrebbe osato tanto se non avesse avuto a fianco un uomo del calibro di Cavour.
Forse Giuseppe Garibaldi oggi non sarebbe ricordato come l'eroe dei due mondi, ma solo come un
13
romantico e generoso avventuriero, se non fosse
stato gestito nel bene e nel male da Cavour.
In queste poche righe non è possibile tracciare a
fondo la figura del politico italiano forse più geniale
e poliedrico degli ultimi due secoli, ma si può affermare che il Risorgimento, pur essendo un'esigenza
sentita e condivisa, forse non avrebbe potuto avere
luogo senza la finezza diplomatica e politica di
Cavour che è stato capace di trovare l'appoggio in
una Francia smaniosa di soppiantare l'Austria nel
dominio d'Europa e di una Gran Bretagna, che mirava anch'essa ad un ridimensionamento dell'impero
asburgico, ha saputo ben gestire il suo irruento
sovrano, ha saputo coordinare le insurrezioni popolari, sempre difficilissime da controllare, il tutto nell’ambito più generale di un disegno politico che non
ha mai perso l'obiettivo pur correndo sempre sul filo
del rasoio.
Ma non va dimenticato che Cavour, mentre tesseva con successo le sue trame diplomatiche, dava
al Regno di Sardegna il volto di uno stato moderno,
produttivo, efficiente e ben organizzato.
Ancora oggi è motivo di meravigliato compiacimento approfondire tutti i molteplici aspetti di questa grandissima figura di statista.
GIUSEPPE GARIBALDI
acque a Nizza, secondogenito di Domenico,
capitano di cabotaggio di Chiavari, e Rosa
Raimondi, di Loano. Di carattere ribelle ed
avventuroso, fin da giovane Giuseppe prediligeva gli
esercizi fisici e la vita di mare, e presto lasciò gli studi
per imbarcarsi come mozzo. Nel 1833 incontrò
Giuseppe Mazzini in esilio a Londra, che lo iscrisse alla
Giovine Italia, quindi si arruolò nella Marina Sabauda
con lo scopo di fare proseliti alla causa, ma le sue
guasconate non sfuggivano alla polizia. L'11 febbraio
1834, Garibaldi partecipò alla prima insurrezione mazziniana con l'idea di far insorgere Genova, ma il piano
non riuscì e lui, indicato come uno dei capi della cospirazione, dovette fuggire all'estero inseguito da una
condanna a morte.
Nel 1835 raggiunse il Sud America dove visse da
capitano di ventura. Nel 1842 Garibaldi comandò la
flotta uruguaiana in una battaglia navale contro gli
argentini e partecipò quindi alla difesa di Montevideo
con i suoi volontari, vestiti per la prima volta con le
camicie rosse. Qui sposò Ana Maria de Jesus Ribeiro,
nota come "Anita", che gli diede quattro figli.
Garibaldi, rientrato in Italia nel 1848, partecipò alla
prima guerra di indipendenza come volontario al servizio del governo provvisorio di Milano. Con la sua
Legione batté gli Austriaci a Luino e Morazzone.
Dopo la sconfitta piemontese di Novara (22-23
marzo 1849), Garibaldi combatté in difesa della
Repubblica Romana, caduta la quale, nel 1849, con la
fedele Anita, tentò di raggiungere la Repubblica di
Venezia che ancora reggeva l'urto delle potenze imperiali europee. Giunto alle Valli di Comacchio, Anita
spossata dalla fuga e dalla gravidanza, morì lasciando
un grande dolore nel cuore del generale.
Venezia nel frattempo cadde e Garibaldi lasciò di
nuovo rocambolescamente l'Italia. Ritornato nel 1854,
si stabilì nell'isola di Caprera, dove si diede all'agricoltura ed all'allevamento.
Nella seconda guerra d'indipendenza gli venne affidato un corpo di volontari, i Cacciatori delle Alpi, che
condusse in una brillante campagna di appoggio nella
Lombardia settentrionale fino all'occupazione di Como.
N
14
Nel 1860, Garibaldi effettuò la più nota ed importante delle sue imprese. Con mille uomini, sbarcò a
Marsala il 6 maggio. Dopo aver conquistato la Sicilia
e battuto l'esercito borbonico a reggio Calabria, il 7
settembre entrò a Napoli, già abbandonata dal Re
Francesco II, che si era attestato con l'esercito a
nord del Volturno. La battaglia del Volturno è la più
brillante tra quelle combattute da Garibaldi e
Francesco II, perse le speranze di recuperare Napoli,
si ritirò nelle fortezze di Capua e di Gaeta.
Il 26 ottobre 1860 Garibaldi incontrò a Teano
Vittorio Emanuele II, che aveva disceso la penisola
alla testa dell'esercito regolare piemontese, lo salutò
come Re d'Italia e lo accompagnò poi a Napoli il 7
novembre dove gli venne impedito di entrare con le
sue "camicie rosse". Il giorno seguente, Garibaldi si
ritirò a Caprera, rifiutando qualsiasi ricompensa per i
suoi servigi.
Nelle intenzioni di Garibaldi, convinto anticlericale, la spedizione dei Mille avrebbe avuto come obiettivo Roma. Ci riprovò altre due volte, mettendo in
serio imbarazzo il governo italiano nei confronti dell'unico alleato europeo, Napoleone III, che era
anche il più importante alleato dello Stato Pontificio.
Nel 1862, organizzò una nuova spedizione in Sicilia,
dove arruolò volontari coi quali passò lo Stretto, ma
venne fermato dall'esercito regolare sull'Aspromonte
dove fu ferito e arrestato. Il secondo tentativo ebbe
luogo nel 1867 quando organizzò la "Campagna
dell'Agro Romano per la liberazione di Roma" con
circa 10.000 volontari coi quali, il 26 ottobre, conquistò Monterotondo, ma venne sconfitto nella battaglia
di Mentana dalle truppe pontificie e dai francesi,
dotati del nuovo fucile Chassepot a retrocarica, e fu
nuovamente arrestato. Il brutto epilogo della vicenda gli bruciò anche le possibilità di ottenere un prestigioso alto comando militare da parte di Abrahm
Lincoln nella guerra di Secessione americana.
All'inizio della Terza guerra di indipendenza a
Garibaldi fu affidato il comando del Corpo Volontari
Italiani con l'obiettivo strategico di tagliare la via fra
il Tirolo e la fortezza austriaca di Verona. Con una
IL NASTRO AZZURRO
Garibaldi accolto a Napoli come un liberatore
serie di brillanti battaglie, giunse in prossimità di
Trento quando venne firmato l'armistizio di Cormons.
Ricevutane la notizia con l'ordine di abbandonare il
territorio occupato, rispose col famoso "Obbedisco".
Durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871,
Garibaldi guidò un corpo di volontari a sostegno dell'esercito della nuova Francia repubblicana. Dopo la
resa francese, nel 1871 prese posizione in favore della
Comune di Parigi e dell'Internazionale Socialista.
Nello stesso anno Garibaldi si fece promotore
della prima società italiana per la protezione degli
animali. Accentuò inoltre la polemica anticristiana
intervenendo, come ospite d'onore, a varie riunioni
della Società Nazionale Anticlericale. La sua ultima
campagna politica riguardò l'allargamento del diritto
di voto.
Nel 1880 ufficializzò la sua unione con la piemontese Francesca Armosino, sua compagna da 14 anni
che gli aveva dato tre figli la prima dei quali, Clelia
Garibaldi, racconterà in un libro "Mio padre" gli ultimi anni della vita dell'eroe dei due mondi.
Morì a Caprera il 2 giugno 1882.
La figura di Giuseppe Garibaldi presenta diverse
sfaccettature, due sono senza dubbio le più importanti: la grande generosità d'animo, che lo portò ad
impegnarsi spesso anche a rischio della vita in
IL NASTRO AZZURRO
imprese dove fu sorretto dal puro e solo idealismo; il
gusto per l'avventura, senza il quale non avrebbe
corso per il mondo intero alla ricerca di qualsiasi
situazione in cui ci fosse da combattere per una
causa, non importa se vincente o no.
In realtà Giuseppe Garibaldi era tanto amato dai
suoi volontari quanto era poco considerato dai militari di professione che lo ritenevano più una specie
di bandito che non un vero comandante militare.
Eppure aveva doti tattiche e strategiche non comuni, insieme ad un notevole carisma, visto che tutte le
sue battaglie le ha combattute sempre in condizioni
di inferiorità numerica e di armamento e ne ha perse
pochissime.
Oggi la sua figura è stata ampiamente mitizzata,
se non altro per assonanze politiche, che lui neppure si sarebbe mai sognato, tra il colore delle camicie
dei suoi volontari e l’uso politico del medesimo colore, ma una cosa è certa: il suo apporto alle campagne del Risorgimento fu sempre importante. Fu
essenziale nella spedizione dei Mille senza la quale il
Risorgimento si sarebbe esaurito nell'allargamento
dello stato sabaudo alla sola Italia settentrionale e
l'Unità non sarebbe stata proclamata il 17 marzo
1861, né oggi festeggeremmo il 150° anniversario di
quell'evento come Italia.
15
LE SOCIETÀ SEGRETE
Nel periodo risorgimentale sorsero in tutta Europa ed in particolare in
Italia numerose società segrete, alcune senza apparenti obiettivi politici,
altre più marcatamente orientate a fini di cambiamento politico da ottenersi anche con mezzi violenti e sovversivi.
Il loro contributo non fu essenziale, ma comunque esse influirono sullo
sviluppo degli eventi risorgimentali, se non altro, perché contribuirono a
creare il clima giusto in cui l'anelito alla libertà ed all'indipendenza italiani
sarebbe poi sfociato nelle guerre d'indipendenza.
Di seguito ne analizziamo le più importanti: la Massoneria, la Carboneria
e la Giovine Italia di Mazzini.
LA MASSONERIA
uando si parla dell'influenza che la Massoneria
avrebbe avuto sul Risorgimento si contrappongono due tesi opposte. Per alcuni - sia massoni, sia
avversari della Massoneria - il Risorgimento è il risultato
di opera diretta e fondamentale della Massoneria. Per
altri, essa non ha avuto alcun ruolo nel Risorgimento e
la tesi contraria deriva o da vanterie infondate di massoni poco informati o da
"teorie del complotto" dei
loro nemici. Come spesso
avviene nella realtà, la
verità sta nel mezzo.
La Massoneria nasce
nel 1717 a Londra al termine di un processo, sviluppatosi durante tutto il
Seicento, come risultato
dell'infiltrazione di elementi esoteristi, che si riferivano prevalentemente ai
Rosacroce, nelle corporazioni di origine medioevale
e cattolica dei liberi muratori (freemasons in inglese, da cui i nostri "frammassoni" e "massoni"). Le
antiche corporazioni di
mestiere sono così trasformate in organizzazioni filosofiche che diffondono,
tramite un rituale, una
mentalità nella quale non
La Massoneria
sono previsti dogmi né
principi non negoziabili. La
ha origini che
conoscenza della verità,
si riferiscono
nella filosofia come nella
ai Rosacroce
morale, si raggiunge sempre e solo col consenso e
con la libera discussione. Questo metodo massonico è
sostenuto in alcune logge dal razionalismo di tipo illuminista, in altre da un esoterismo che insegue l'unità tra-
Q
16
scendente e segreta di tutte le religioni.
Il prototipo del massone è un uomo libero, rispettoso delle leggi, che non si espone a scandali né, a maggior ragione, li provoca, disponibile al dialogo ed aperto
verso l'umanità, pronto a raggiungere un grado di consapevolezza superiore mediante la meditazione, la cultura e l'approfondimento della natura umana, generalmente, anche se non necessariamente, credente. Solo di
recente e solo in alcune logge, sono state ammesse alla
Massoneria le donne.
Eppure, a prescindere
dall'esito,
la
Chiesa
Cattolica, che crede invece
nei dogmi e proclama i
principi morali come non
negoziabili,
condanna
nella Massoneria il metodo
che conduce inevitabilmente al relativismo. La
prima condanna della
Massoneria fu pronunciata
da Papa Clemente XII nel
1738. L'attualmente vigente "Dichiarazione sulla
Massoneria"
della
Congregazione per la
Dottrina della Fede, presieduta dall'allora cardinale Ratzinger e controfirmata da Papa Giovanni Paolo
II nel 1983, afferma che "i
fedeli che appartengono
alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono
accedere
alla
Santa
Comunione". In pratica, il
giudizio della Chiesa sulla
Massoneria non è mai
cambiato.
In Italia la Massoneria è presente fin dal Settecento,
sia nella sua "corrente calda" esoterica sia nella "corrente fredda" razionalista. Il suo autentico boom avviene
IL NASTRO AZZURRO
Simbolo massonico
nel periodo napoleonico, quando in Italia si arriva,
secondo una stima per difetto, a 250 logge con circa
ventimila massoni. Troppo legata a Napoleone, la massoneria italiana è quindi coinvolta nella sua caduta e alla
Restaurazione è vietata in tutti gli Stati della penisola.
Sarà formalmente ricostituita solo nel 1859 a Torino con
la Loggia Ausonia, cui segue la fondazione del Grande
Oriente d'Italia guidato da Costantino Nigra, un uomo
politico vicinissimo a Cavour. Il Risorgimento sembrerebbe dunque avvenuto in gran parte in un periodo (1815 1859) in cui la Massoneria in Italia non era presente.
Eppure non è possibile affermare che la Massoneria
non ha avuto a che fare con il Risorgimento per tre
buoni motivi. Innanzitutto, molti protagonisti del
Risorgimento erano affiliati a logge straniere e sembra
che la Massoneria inglese, generalmente molto vicina
alla corona, per ragioni soprattutto politiche, e forse
anche di avversione alla Chiesa Cattolica, abbia un ruolo
importante nelle vicende risorgimentali. Un altro caso
emblematico è Giuseppe Garibaldi che, una volta ricostituita la Massoneria italiana, sembra che ne fosse diventato Gran Maestro.
In secondo luogo, operavano in Italia altre società
segrete, la più importante delle quali era la Carboneria
che, nonostante l'uso, specie nei gradi più bassi, di simboli cristianeggianti, avevano molto in comune con la
Massoneria al punto da far sorgere il sospetto che si
trattasse di logge massoniche coperte o quanto meno
che annoverassero tra gli adepti della Carboneria molti
massoni o ex massoni.
Terzo, ed è l'aspetto più importante, i ventimila massoni dell'epoca di Napoleone non erano tutti morti o
andati in esilio, erano l'élite della borghesia e della
nobiltà laica e anticlericale, e la loro mentalità generale
costituiva una sorta di Massoneria senza logge.
Quindi, mentre l'ideale dell'unità d'Italia era coltivato
anche in un senso certamente non massonico da catto-
IL NASTRO AZZURRO
lici come i beati Rosmini e Faà di Bruno, la
Massoneria, con o senza logge, avrebbe impresso il
suo
marchio
quantomeno
culturale
sul
Risorgimento, che è cosa diversa dall'unità.
L'ingegneria sociale che costruisce nazioni a
tavolino, tipica idea della Massoneria fin dalle antiche utopie dei Rosacroce, starebbe dietro al metodo risorgimentale di Cavour che, per raggiungere
l'unità politica, avrebbe costruito un Paese a tavolino, in laboratorio, senza tenere conto dei suoi localismi per i quali la soluzione federale, ancora oggi
inseguita e riproposta, sarebbe stata di gran lunga
da preferirsi al centralismo e allo statalismo che
furono invece perseguiti.
Questa visione essenzialmente negativa dell'influsso massonico sul Risorgimento è sicuramente da
rigettarsi, poiché non corrisponde né alla verità storica, né alle sia pur notevoli possibilità di intervento
della Massoneria stessa. Il Regno di Sardegna,
molto piccolo al confronto dell'impero asburgico,
sembrava destinato non solo a non avere successo,
ma a finire stritolato in un confronto militare, eppure ad esso ha arriso un successo che ha dell'incredibile. Se si vuol'essere più critici, è ancora più
incredibile che al termine della battaglia di Novara,
con la quale si è conclusa male la prima guerra di
indipendenza, Radetzky non abbia continuato l'avanzata
fino a Torino annettendosi lui per l'Austria il regno
sabaudo!
Intervento massonico? Non è credibile. Piuttosto, si
tratta della consapevolezza di provocare un intervento di
tutte le altre potenze europee che giocavano da secoli
una politica basata su equilibri instabili e su mosse tese
ad avvantaggiarsi un po' alla volta degli svantaggi altrui
ed a contenere gli eccessi di taluno, visti come svantaggi eccessivi di tutti gli altri. Qui la Massoneria non poteva giocare alcun ruolo, proprio perché, essendo diffusa
in tutta Europa, non poteva mettersi contro se stessa a
favore dell'una o dell'altra casa regnante.
L'unico credito risorgimentale che può, con una certa
sicurezza, essere dato alla Massoneria, quindi, è di aver
esportato i propri rituali di segretezza in altre società
segrete, molto più politicizzate e molto più orientate
verso l'unità d'Italia, prima fra tutte la Carboneria.
LA CARBONERIA
l nome "Carboneria" derivava dal simbolismo del
mestiere dei carbonai adottato dai suoi associati. Gli
iscritti erano inizialmente chiamati "apprendisti",
non conoscevano tutte le attività e gli scopi della
società, solo in seguito diventavano "maestri", e dovevano impegnarsi a mantenere il più assoluto riserbo, pena
la morte. L'organizzazione, di tipo gerarchico, era molto
rigida: i nuclei locali, detti "baracche", erano inseriti in
agglomerati più grandi, detti "vendite", che a loro volta
dipendevano dalle "vendite madri" e dalle "alte vendite".
La Carboneria aspirava soprattutto alla libertà politica e a un governo costituzionale. Gli iscritti, appartenenti in gran parte alla borghesia e alle classi sociali più elevate, si erano divisi in due logge: quella civile, destinata
I
17
alla protesta pacifica e alla propaganda, e quella militaNello stato della Chiesa la rivolta partì nel febbraio
re, destinata alle azioni di guerriglia.
del 1831 dalle città di Bologna, Reggio Emilia, Imola,
Tra di essi, famosi Silvio Pellico, Antonio Panizzi,
Faenza, Ancona, Ferrara e Parma dove i cittadini, aiutaGiuseppe Mazzini da giovane, Ciro Menotti, Nicola
ti dai carbonari, innalzarono la bandiera tricolore e istiLongo, Giuseppe Falla, Piero Maroncelli, Napoleone
Luigi Bonaparte, che morì a Forlì nel 1831, Carlo
Arresto di Silvio Pellico e Pietro
Bianco di San Jorioz e Federico Confalonieri.
Maroncelli
Nata inizialmente come forma di opposizione
alla politica filo-napoleonica di Gioacchino Murat, la
Carboneria fece successivamente proseliti in Francia
ed in Spagna, puntando sulle libertà politiche e sulla
concessione della costituzione nei paesi d'Europa.
Caduto Murat, essa lottò contro il re Ferdinando I
delle Due Sicilie. Dopo il Congresso di Vienna, il
movimento assunse un carattere patriottico e marcatamente anti-austriaco e si diffuse anche nel Nord
Italia, soprattutto in Lombardia ed in Romagna, grazie in particolare all'opera del forlivese Piero
Maroncelli.
I carbonari si dichiaravano favorevoli all'indipendenza italiana, ma non accennavano minimamente
all'eventuale governo che avrebbe dovuto guidare
l'Italia libera. Tale ambiguità terminerà solo quando,
a seguito di una lunga sequela di disfatte militari,
alcuni carbonari ripensarono il problema della libertà
con una prospettiva più ampia mirante ad una azione
tuirono un governo provvisorio. Un corpo di milizia
comune e alla formazione di una nazione italiana unita.
volontaria, che avrebbe avuto nell'intenzione dei carboLa Carboneria passò per la prima volta dalle parole
nari il compito di marciare su Roma, fu massacrato dalle
ai fatti nel 1820 a Napoli con le rivolte capeggiate da
truppe austriache chiamate in soccorso da Papa
Michele Morelli e Giuseppe Silvati, ufficiali dell'esercito
Gregorio XVI.
borbonico che marciarono da Nola verso il capoluogo
Anche questa sollevazione, soffocata nel sangue,
campano alla testa dei loro reggimenti della cavalleria
fece capire a molti carbonari che militarmente, sopratottenendo dal re Ferdinando I una nuova carta costitututto se da soli, non avrebbero potuto competere con
zionale e l'adozione di un parlamento.
una grande potenza come l'Austria. Giuseppe Mazzini,
I carbonari piemontesi, galvanizzati dal successo
uno dei carbonari più acuti, fondò una nuova società
napoletano, marciarono verso la capitale del Regno di
segreta chiamata Giovine Italia nella quale sarebbero
Sardegna guidati da Santorre di Santarosa, ed il 12
confluiti molti ex aderenti alla Carboneria che, ormai
marzo 1821 ottennero la costituzione democratica.
quasi senza sostenitori, riuscì a sopravvivere stancaA febbraio 1821 la Santa Alleanza inviò nel sud un
mente, senza svolgere altre azioni, fino al 1848.
esercito che sconfisse gli insorti, numericamente inferiori e male equipaggiati. In Piemonte il re Vittorio
Emanuele I abdicò a favore del fratello Carlo Felice di
LA GIOVINE ITALIA
Sardegna che chiese all'Austria di intervenire militarmente: l'8 aprile l'esercito asburgico sconfisse i rivoltosi.
el 1831 Mazzini si trovava a Marsiglia in esilio
dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in
I primi moti della Carboneria si erano chiusi in modo falPiemonte a causa della sua affiliazione alla
limentare.
Carboneria. Qui entrò in contatto con i gruppi di Filippo
Il 13 settembre 1821 con la bolla Ecclesia a Iesu
Buonarroti e col movimento sainsimoiano allora diffuso
Christo, il papa Pio VII condannò la Carboneria come
società segreta di tipo massonico e i suoi aderenti furoin Francia. Con questi avviò un'analisi del fallimento dei
no scomunicati.
moti del 1831 nei ducati e in Romagna. Ne desunse un
Sconfitti ma non battuti, i carbonari parteciparono
nuovo programma politico che lo portò a fondare la
nel 1830 alla rivoluzione di luglio che sostenne la politi"Giovine Italia" (o Giovane Italia), un'associazione politica del re liberale Luigi Filippo di Francia: sulle ali dell'enca, insurrezionale e segreta, il cui programma veniva
tusiasmo per la vittoriosa sollevazione parigina, anche i
pubblicato su un periodico con lo stesso nome.
carbonari italiani presero le armi contro alcuni stati cenL'obiettivo era trasformare l'Italia in una repubblica
tro-settentrionali, e in particolare lo Stato Pontificio e il
democratica unitaria, secondo i principi di libertà, indiducato di Modena. Nel capoluogo emiliano Ciro Menotti
pendenza e unità, destituendo i governi dei precedenti
cercò il sostegno del duca Francesco IV di Modena constati preunitari. Gli adepti dell'associazione utilizzavano
cordando che egli divenisse Re dell'Alta Italia: il duca
come pseudonimo il nome di personaggi del Medio Evo
fece il doppio gioco e Menotti fu arrestato il giorno prima
italiano.
della data della sollevazione. Francesco IV fece condanEntusiastiche adesioni al programma della Giovane
nare a morte lui e molti altri carbonari.
Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in Liguria, in
N
18
IL NASTRO AZZURRO
Piemonte, in Emilia e in Toscana che si misero subito alla
prova organizzando negli anni 1833-1834 una serie di
insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e
condanne a morte.
Nel 1833, la Giovine Italia organizzò il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari Chambéry, Torino, Alessandria e Genova dove contava
vaste adesioni nell'ambiente militare. Ma prima ancora
che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda aveva già
scoperto e arrestato molti dei congiurati. Tutti subirono
un processo dal tribunale militare, e dodici furono condannati a morte, fra questi anche l'avvocato Andrea
Vochieri, amico personale di Mazzini e capo della Giovine
Italia di Genova, l'abate torinese Vincenzo Gioberti e i
fratelli Giovanni e Jacopo Ruffini, quest'ultimo pur di non
tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la fuga.
Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che il popolo lo
avrebbe seguito. Da Ginevra, assieme ad altri italiani e
alcuni polacchi, organizzò un'azione militare contro lo
stato dei Savoia. A capo della rivolta aveva messo il
Generale Gerolamo Ramorino, reduce dei moti del 1821,
che però si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e
di conseguenza rimandava continuamente la spedizione,
tanto che quando il 2 febbraio 1834, si decise a passare
con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia ormai
IL NASTRO AZZURRO
allertata da tempo, disperse i rivoltosi con molta facilità.
Nello stesso tempo Giuseppe Garibaldi, che si era
arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi, avrebbe dovuto guidare l'insurrezione di Genova, ma sul luogo convenuto per iniziare l'insurrezione non trovò nessuno e si
salvò dalla condanna a morte emanata contro di lui, fuggendo all'estero.
Mazzini, espulso dalla Svizzera, si rifugiò in
Inghilterra dove continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, sostenendo a distanza il desiderio di unità e indipendenza degli italiani.
Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto, sembra
che questi eventi abbiano influenzato la linea politica di
Carlo Alberto rendendola meno dura per evitare rischi di
reazioni eccessive contro la monarchia.
Dopo i processi in Piemonte e il fallimento della spedizione di Savoia, l'associazione scomparve per quattro
anni, ricomparendo solo nel 1838 in Inghilterra quando
la Giovine Italia entrò a far parte della nuova associazione politica mazziniana, la Giovine Europa (1834-1836),
assieme ad altre associazioni simili come la Giovine
Germania, la Giovine Polonia e la Giovine Francia.
Dieci anni dopo, il 5 maggio 1848, l'associazione fu
definitivamente sciolta da Mazzini che fondò, al suo
posto, l'Associazione Nazionale Italiana.
19
IL GENERALE GIUSEPPE LUIGI PASSALACQUA
La prima Medaglia d’Oro al Valor Militare nelle guerre d’Indipendenza (forse)
l casato dei Passalacqua risulta presente a Tortona fin
dal 1200 e da allora troviamo una lunga serie di personaggi appartenenti a questa nobile famiglia (notai,
uomini d'armi e di chiesa, pubblici amministratori) che si
distinsero nella storia tortonese. Da tale famiglia nacque
a Tortona il 9 dicembre 1794 Giuseppe Passalacqua, marchese di Villalvernia. La madre era Vittoria Garetti di
Ferrero. Suo padre, il marchese Luigi Matteo, era gentiluomo di camera presso la corte dei Savoia, e il nonno,
Giuseppe Pietro Luigi era stato consigliere nel comune di
Tortona ed esperto agrario: a lui va il merito di aver introdotto nel Tortonese la coltura del gelso, che si sarebbe
poi rivelata sicura fonte di ricchezza per l'allevamento del
baco da seta. I Passalacqua risiedevano in una nobile
casa settecentesca con ampio giardino. Il palazzo
Passalacqua (oggi Orsi-Carbone) è situato nel centro storico di Tortona, nella via poi intitolata all'illustre famiglia.
Inizialmente il giovane Giuseppe studiò legge, poi
intraprese ancor giovane la carriera militare. Nel 1822 era
insignito del titolo di Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro
e qualche anno dopo era Primo Scudiero della Regina e
Tenente Colonnello delle Guardie del Corpo di Sua Maestà.
Fu a lungo consigliere comunale di Tortona, ma partecipava piuttosto raramente alle sedute consiliari, poiché
per ragioni d'ufficio, risiedeva a Torino. Tuttavia dalla
capitale era sempre al servizio della città, come ad esempio nel 1844, quando fu richiesto un suo intervento presso il competente dicastero affinché a Tortona fosse localizzato il bivio per Torino e per la Lombardia della strada
ferrata in progetto da Genova.
Nel 1848, quando venne dichiarata la Prima Guerra
d'Indipendenza, aveva raggiunto il grado di Maggiore
Generale. Il gradimento dei Savoia, soprattutto di Carlo
Alberto, permise al Passalacqua di rimanere negli
ambienti vicini alla famiglia reale e di svolgere incarichi
delicati. Uno importantissimo riguardò i contatti col il
governo provvisorio di Milano, dopo le cinque giornate e
l'occupazione
della
Lombardia,
quale rappresentante
di
Carlo
Alberto nel
governo
provvisorio
s t e s s o .
Quindi ebbe
il comando
della Brigata
Casale, che
combatté a
Goito e a
Santa Lucia
p r e s s o
Verona.
Giuseppe
Passalacqua
I
20
era un tradizionalista e, come molti appartenenti agli
ambienti nobiliari piemontesi, non vedeva di buon occhio
la guerra contro gli austriaci sostenuta apertamente dagli
ambienti liberali e democratici. Pertanto, venne sospettato e finanche accusato di tiepidezza nel grande confronto con l’Austria, ma seppe smentire i suoi detrattori compiendo fino in fondo correttamente il proprio dovere.
Dopo l'armistizio di Salasco, che aveva chiuso la campagna del 1848 della prima guerra d'indipendenza,
l'Esercito piemontese era stato riordinato e potenziato
con nuove leve e la incorporazione dei volontari lombardi, parmensi e modenesi. La sua forza aveva raggiunto i
120 mila uomini, con 156 pezzi da campagna. In tutto
sette Divisioni e due Brigate. Ogni Divisione era costituita da due o tre Brigate ognuna delle quali comprendeva
Unità delle tre Armi: Fanteria (due o tre Battaglioni);
Cavalleria (un Nucleo); Artiglieria (una Batteria su sei
pezzi). Comandante nominale, il Re Carlo Alberto, Capo
di Stato Maggiore il Generale Alessandro La Marmora;
Comandante effettivo il Generale polacco Czarnowsky.
Gli Austriaci disponevano nel Lombardo Veneto di 90
mila uomini distribuiti in cinque Corpi d'Armata, con 172
pezzi di artiglieria. Comandante il Generale Radetzky.
Le basi delle operazioni erano Valenza per i
Piemontesi e Verona per gli Austriaci.
Nel novembre 1849 il Generale Passalacqua assume il
comando della Brigata Piemonte inquadrata nella Quarta
Divisione schierata sul confine del Ticino, sotto il comando del Duca di Genova. All'apertura della seconda campagna, a marzo 1849, dopo alcuni scontri a Mortara ed a
Vigevano, il 21 marzo Passalacqua era alla Bicocca alle
porte di Novara.
Nella battaglia di Novara del 23 marzo 1849, l'esercito piemontese era spiegato a semicerchio a sud della
città, col centro poggiato sulla importante posizione della
Bicocca e le ali ai due corsi d'acqua: Cavo Dossi a ovest,
e Roggia d'Olengo a est. La Brigata "Piemonte", sotto il
comando di Passalacqua, era schierata al centro delle
prime posizioni, a ridosso della chiesa della Bicocca.
Poco prima di mezzogiorno, il secondo Corpo
Austriaco venne a contatto con la Brigata "Piemonte" che
resisteva bravamente: Passalacqua era con i suoi soldati
che mantenevano le posizioni iniziali.
Verso sera, avvenne un nuovo scontro ed egli assunse personalmente il comando del 3° Reggimento Fanteria
per arrestare l'avanzata austriaca. Mentre la Brigata effettuava un ennesimo attacco, un colpo di fucile, sparato
dalla vicina cascina Galvagna, colpì mortalmente il
Passalacqua al fianco sinistro. Gli Austriaci colsero l'attimo di smarrimento dei Piemontesi per occupare parte
degli edifici della Bicocca, ma vennero respinti dal sopraggiungere, in contrattacco, del Duca di Genova da est e del
Duca di Savona da ovest, con unità di Cavalleria. Nel frattempo si erano concentrati sul campo di battaglia tutti e
cinque i corpi d'armata austriaci e lo schieramento piemontese fu travolto.
La stessa sera, il Re Carlo Alberto chiese un armistizio. Le durissime condizioni imposte da Radetzki lo indus-
IL NASTRO AZZURRO
sero ad abdicare in favore
del figlio Vittorio Emanuele
II, il quale ottenuta una tregua, firmò poi l'armistizio a
Vignale (una cascina a nord
di Novara) e, in seguito, la
pace di Milano (agosto
1849).
Il 13 luglio 1849 il
Passalacqua era insignito di
Medaglia d'Argento al Valor
Militare alla memoria, con la
seguente
motivazione:
"Morto sul campo di battaglia alla testa della sua brigata".
Nel 1925, il volume "Le
medaglie d'Oro al Valor
Militare" cita il gen.
Passalacqua
come
“Decorato al Valore con
Medaglia d'Oro”. Purtroppo,
nessuno è riuscito a recuperare l'eventuale provvedimento che trasformò la Medaglia d'Argento di Giuseppe
Passalacqua in Medaglia d'Oro. Ad ogni buon conto, dal
1925 in poi, del marchese Passalacqua si parla come di
una Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Secondo altre fonti fu il Re Carlo Alberto, giusto prima
di abdicare, ad insignire della Medaglia d'Oro al Valor
Militare Militare "alla memoria" il generale Passalacqua
con la semplice motivazione: "Per essersi distinto nel
fatto d'armi di Novara. - Novara, 23 marzo 1849". Si
sarebbe trattato, quindi della prima Medaglia d'Oro concessa nelle guerre del Risorgimento. Tale seconda ipote-
La Battaglia di Novara
si sarebbe provata dal fatto che la Medaglia d’Oro fu poi
donata all'Istituto d'Istruzione, Antichità e Storia, quindi
al comune di Tortona, che la conserva ancora oggi.
Le spoglie del Generale Passalacqua furono sepolte,
secondo le sue volontà, redatte a Novara il 13 febbraio
1849, nella cappella del Castello di Villalvernia (Villa
Alvernia) che, dopo anni di abbandono, nel 1989 è stata
restaurata a cura del Comitato Permanente Superstiti 38°
Reg.to FTR Div. Ravenna. Così quell'antica cappella è
diventata il Sacrario dei Caduti e dei Dispersi del 38°
Reggimento in Russia nel corso della Seconda Guerra
Mondiale, ma anche Sacrario dedicato ai Caduti della provincia di Alessandria
Decorati
al
Valor
Militare. Tortona ha
ricordato
il
Gen.
Passalacqua intitolandogli la grande caserma di
corso Alessandria. Nel
1893 in sua memoria
presso l'ingresso fu
murata una epigrafe con
busto, pregevole opera
dello scultore Goria. Tale
busto è ora misteriosamente scomparso, vittima, purtroppo, dell'incuria ma anche della ingratitudine dei tortonesi.
Oltre che a Tortona,
il
marchese
di
Villalvernia è figura onorata anche a Novara,
dove gli fu intitolata una
caserma e dove gli fu
dedicato un artistico
medaglione
scolpito,
opera del Dioguardi,
Rievocazione della Battaglia di Novara
inaugurato nel 1894.
IL NASTRO AZZURRO
21
D CELEBRARE IL RISORGIMENTO È UN'OCCASIONE
C
E
T
T
O
F
R
A
N
O
I
22
ome ci sentiamo uniti, noi italiani, quando la nazionale vince i mondiali di calcio, quando la stampa
estera ci attacca con i soliti luoghi comuni, o quando siamo all'estero e vediamo campeggiare insegne di trattorie con pizza, spaghetti e caffè espresso.
Il 17 marzo 2011 si festeggia il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, evento che ci permette una riflessione sul senso di appartenenza al popolo italiano di ciascuno di noi in un momento di valutazione e di
retrospezione profonda diverso dalle solite manifestazioni culturali. "Un'immagine a brandelli e di fatto inesistente" dell'Italia è invece la risultante da questa accurata riflessione condotta dai maggiori critici, storici e giornalisti che, in più occasioni, hanno sollevato questioni sui festeggiamenti per il 150° anno
dell'Unità d'Italia.
L’abbastanza nutrito programma di eventi nazionali dedicati soprattutto alla realizzazione di diverse
opere pubbliche in occasione dell'anniversario starebbe a dimostrare l'effettiva esistenza di una certa
volontà di celebrazione. Il governo Prodi, nel 2007, deliberò i finanziamenti ad 11 opere pubbliche in altrettante città italiane. Successivamente, quello Berlusconi ha seguito la stessa via modificando il numero e la
localizzazione delle opere da realizzare. Ciò però non testimonia il sentimento unitario, ma solo come l'Italia
sia sempre unita quando si tratta di distribuire e di ricevere denaro pubblico.
Solo Torino, ricevuto un acconto sui contributi, ha delineato un programma di eventi, mostre e celebrazioni per rendere omaggio all'Unità d'Italia in quella che è stata la prima capitale italiana. Ma si tratta di
un'azione locale, che quasi stona in un contesto nazionale dove, in 150 anni, l'unità ha sempre rimandato
alla singolarità e non all'unione.
L'unica nota comune che si è sentita suonare per tutta la penisola ha riguardato sottili disquisizioni sull'opportunità dei festeggiamenti di una ricorrenza più o meno considerata più un affare monarchico che un
evento nazionale. Il 17 marzo 1861 infatti fu promulgato il "Regno d'Italia" e Vittorio Emanuele II ne fu
proclamato Re. Per non parlare, poi, del davvero notevole numero di pubblicazioni, articoli, libri e opuscoli, che ormai da anni, ma ancor di più in quest'ultimo periodo, stanno presentando un'immagine essenzialmente negativa di quegli eventi. "Quella tangente di Mazzini inaugura il malcostume di un'Italia disonesta",
"Carlo Alberto sciupafemmine, traditore e indeciso a tutto", "Perché la Liguria non appartiene all'Italia",
"L'invenzione delle camicie rosse", "Da capitale estense a provincia sarda", "Complotto massonico-protestante contro la Chiesa", "I Savoia e il massacro del Sud", "Un popolo alla deriva": è solo un piccolo campionario di titoli (di capitoli, di volumi, di articoli) utile ad inquadrare la questione.
Un così potente movimento culturale antirisorgimentale non trova grandi opposizioni, né si scontra con
alcun tentativo ufficiale, almeno ufficioso, o semplicemente privato di contrasto sullo stesso piano: quello
intellettuale e storico, per intenderci. Ciò denota sicuramente una grande "fragilità" di quel sentimento
nazionale di cui si è fatto cenno all'inizio e che dovrebbe davvero unire un popolo, quanto meno in onore
dell'immane epopea vissuta dai nostri avi nel XIX secolo. La fragilità, costantemente percepita, della "tenuta" dell’unità nazionale all'interno di un sistema che procede a scossoni verso l’affermazione dell’identità
nazionale resta l'obiettivo primario delle stesse celebrazioni, ma proprio questa fragilità richiede un intervento decisamente più forte sul piano istituzionale.
Un anno fa, il 7 febbraio 2010, Ernesto Galli della Loggia scriveva, a tal proposito: "… la critica al
Risorgimento ha una lunga tradizione. Cominciò nel momento stesso in cui fu proclamato il Regno d'Italia,
nel 1861, per voce di coloro che si erano battuti per un altro esito, diverso da quello rappresentato dalla
monarchia cavouriana … Ma attenzione: questa critica, sebbene spesso assai aspra, ha sempre osservato
un limite. E cioè si è sempre ben guardata dal divenire una critica all'unità in quanto tale, non ha mai ceduto alla tentazione di mettere in dubbio il carattere positivo dell'esistenza dello Stato nazionale.
È su questo punto che invece si sta consumando una rottura decisiva. Va costituendosi negli ultimi anni,
infatti, un vero e proprio fronte antirisorgimentale e insieme antiunitario … Tutti si fanno forti di una ricostruzione del passato che dire approssimativa è dire poco: di volta in volta tagliata con la motosega o persa
nei pettegolezzi minuti "dal buco della serratura". Nella quale, comunque, dominano i modelli interpretativi presi a prestito dall'Italia di oggi: quello del giustizialismo più grossolano ("Chi c'ha guadagnato", "chi ha
rubato ", "chi ha pagato") e il complottismo maniacale che vede massoni e "misteri " dappertutto.
L'Unità d'Italia diviene così un racconto a metà tra Mani pulite, la P2, e la strage di Ustica "come non
ve l'hanno mai raccontata prima". Ridicolo, ma per molti convincente, dal momento che quel racconto riempie il vuoto che si è determinato da decenni nel nostro discorso pubblico dopo che esso ha espulso da sé,
e ormai perfino dal circuito scolastico, ogni autentica e viva narrazione del Risorgimento …".
Come non si può essere d'accordo con un'analisi così lucida? Appare quindi davvero necessario cogliere l'occasione fare qualcosa di diverso per dare il giusto senso ad un evento che, al di là del significato
effettivo della ricorrenza, ha proprio lo scopo di rinsaldare il vincolo di unione del popolo italiano rievocando i valori alla base del nostro Risorgimento, per rifondare la nostra Patria dalla sua base: gli italiani.
In tutto questo, il ruolo delle associazioni Combattentistiche e d'Arma, tra le quali spicca l'Istituto del
Nastro Azzurro, è particolarmente cruciale in quanto depositario di Valori che, vacillanti nella società, sono
ben saldi e profondi tra i propri iscritti.
L'anniversario dell'unità d'Italia è l'occasione per diffondere meglio e di più tali Valori: facciamoci coraggio! Facciamoci sentire!
Antonio Daniele
IL NASTRO AZZURRO
ELENCO DELLE FEDERAZIONI PROVINCIALI
FEDERAZIONE
ALESSANDRIA
RECAPITI
Via Fiume 23 – 15100 Alessandria Tel.0131.231172
PRESIDENTE O
COMMISSARIO (*)
APERTURA
Gen. Luigi TURCHI
Mer/Sab
h.10-12
Magg. Maurizio MONDAINI
Su appuntamento
Gen. Attilio POLITANO
Su appuntamento
Cav. Stefano MANGIAVACCHI
Lun/Ven.
h.9-12
Cav. Franco Bruno CRUCIOLI
Mar/Gio – h. 10-12
Su appuntamento
Corso Einaudi 44 – 14100 Asti – Tel/Fax
0141.530408
Col.Comm. Filippo SCIRE’
RISICHELLA
Su appuntamento
AVELLINO
Via S. Pietro 1 – 83012 Cervinara (AV)
Tel. 0824836098
Augusto GENOVESE (*)
Su appuntamento
BARI
Via Cardassi 50 – 70122 Bari – Tel.
080.5541443 – Cell.3401535050 [email protected]
Via Mezzaterra 73 – 2° piano – 32100
Belluno – Tel.0437.30651
Gen. Giuseppe PICCA
Mar/Gio/Sab
h.10-12
Geom. Italo SAVASTA (*)
Su appuntamento
Via I.Polcari 7 – 82100 Benevento
Cell.347 8334846
Bers.Cap. Gaetano TROTTA
Su appuntamento
Via Angelo Maj 28 – 24121 Bergamo –
Tel.035.238745
[email protected]
Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) Cell.3351475752
[email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/
Via Marsala 10 – 40126 Bologna – Tel./Fax
051.230670
Dott.Vito MIRABELLA
Su appuntamento
Conte Tomaso VIALARDI di
SANDIGLIANO
da Lun. a Ven.
h.15-16
Cav. Giorgio BULGARELLI
Mer/Gio
h.9-11
[email protected]
ANCONA
AOSTA
AREZZO
ASCOLI PICENO
ASTI
Via XXIX Settembre 2/E – 60122 Ancona –
Tel. 348 2415225
[email protected]
Via C. Chamonin 60 – 11100 Aosta Tel.0165.42124
[email protected]
Via dello Sportico 27 – 52025 Montevarchi
(AR) – Cell. 3395792396 –
[email protected]
Corso Vittorio Emanuele 58 – 63100 Ascoli
Piceno – Cell.3471157983
[email protected]
BELLUNO
BENEVENTO
BERGAMO
BIELLA
BOLOGNA
BOLZANO
Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax
0461.932174 – Cell.335.7042529
T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI
Su appuntamento
BRESCIA
Via delle Grazie 37 – 25122 Brescia –
Tel.030.3751225 – [email protected]
Dott.Raffaele RIVOLTA
Martedi h.9.30-11.30
Sabato h.9.30-11.30
BRINDISI
Via Spalato Box n.1 – 72100 Brindisi Tel.0831.590198
[email protected]
Via dei Giudicati 17 – 09131 Cagliari –
Tel.070.402644
[email protected]
Via Roma 68 – 86100 Campobasso –
Tel.0874.413794
C.te Comm. Vincenzo CAFARO
Da Lun. a Ven.
h.10-12
Cav.Uff. Antonio DI
GIROLAMO
Su appuntamento
Comm. Pasquale
MASTRANTUONI
da Lun. a Ven.
h.9-12
CASERTA
Via Luigi Settembrini 14 – 81100 Caserta –
Tel.0823.324695 – Cell.3385779632
Cav. Mario SCHERILLO(*)
Su appuntamento
CATANIA
Via G. Oberdan 31/C – 95100
Catania - tel.095.932283
Dott. Raffaele MESSINA
Lun/Gio
h.16.30-19
Corso Mazzini 251 – 88100 Catanzaro
Tel.0961.721022 -
Avv. Giuseppe PALAJA
Lun/Mer/Ven
h.9.30-11.30
CAGLIARI
CAMPOBASSO
CATANZARO
[email protected]
IL NASTRO AZZURRO
23
CHIETI
Via Arniense 208 – 66100 Chieti –
Tel.0871.348603
Comm. Biagio ROSSI
Mar/Mer/Ven
h.8.30-14
COMO
Salita dei Cappuccini 18 – 22100 Como –
Tel.031.308108
Comm. Giuseppe REINA
Su appuntamento
Rag. Alberino MAZZUCA
Su appuntamento
Maggiore Dr. Claudio
MANTOVANI (*)
Su appuntamento
Sig. Pierluigi MARCHISIO
FAUDA (*)
Su appuntamento
Corso Giovecca 165 (C. Patria) – 44100
Ferrara – Tel.0532.203368
[email protected]
Via S.M. Maddalena 1 – 50010 Caldine (FI) –
Tel.055.211087
Avv. Giorgio ANSELMI
Mar/Gio
h.9.30-11.30
Gen. Bruno STEGAGNINI
Mercoledi
h.16-18
FOGGIA
Via Marchianò 46 – 71100 Foggia –
Tel.0881.636341
T.Col. Comm. Giovanni Battista
CORVINO
Su appuntamento
FORLI’
Viale Roma 18 – 47100 Forlì
Cell.336788589
Prof. Vittorio ALVISI’ (*)
Su appuntamento
FROSINONE
Via F.Brighindi 190 – 03100 Frosinone Tel..0775.250916
Cav. Alberto IANNACE
Su appuntamento
GENOVA
Salita San Francesco da Paola 44– 16126
Genova – Tel.010.398113
Com.te Tullio PISACANE
Mercoledi
h.15-18
Via D. D’Aosta 143 – 34170 Gorizia – Tel.
0481.520935
Sig. Rinaldo ROMANO
Lun/Ven
h.10-12
Via dell’Appetito 226
58019 Porto S.Stefano (GR)
Tel.0564.814098 – Cell.3349564364
Via Foce 3 – 18100 Imperia –
Tel.0183.579301 - Cell.335.5826502 –
Cav. Giovanni SCLANO (*)
Su appuntamento
Cavaliere del Lavoro Giacomo
ALBERTI
Su appuntamento
[email protected]
mo.it
COSENZA
CREMONA
CUNEO
FERRARA
FIRENZE
www.istitutonastroazzurro.como.it
Via Savinio 6 – 87036 Rende (CS) –
Cell.3313551579 – 3289114679
[email protected]
Via XXV Aprile 13/C – 26038 - Cappella de
Picenardi (Bs)
Cell. 335.7204522
Via Bodoni 46 - 12037 Saluzzo (CN)
tel.0175–42418 – cell.349 1319948
[email protected]
GORIZIA
GROSSETO
IMPERIA
[email protected]
L’AQUILA
LA SPEZIA
Deceduto
Viale Amendola 196 – 19100 La Spezia –
Tel.0187.716204 – Cell.347.1990911
Mar.llo Renzo PEDRIGI
Mar/Gio/Sab
h.9-11
Piazza S. Marco 4 (c/o Casa del
Combattente)– 04100 Latina –
Tel.0773.693357
Via Flascassovitti 25 – 73100 Lecce –
Tel.0832.308190
Cav. Luigi CASALVIERI
Lun/Ven
h.10-12
Cav. Luigi DELICATO
da Lun. a Ven.
h.9-11
Via Cavour 78 (c/o UNUCI) – 22900 Lecco
– Tel.0341.364333 –
S.Ten. Giuseppe FACCINETTO
Mar/Ven.
h.17-19
Via Piave 13 – 57123 Livorno –
Tel.0586.896711
Ing. Giovanni ANDREANI
Martedi
h.16-18
LUCCA
Via Cascine 373 – 55100 Arliano -Lucca –
Tel.0583.59612
C.A.(aus) Nunzio PELLEGRINO
Sabato
h.11-12
MACERATA
Piazza Annessione 12 - 62100 Macerata –
Tel./Fax 0733.232450 – Cell.360.369662
[email protected]
Corso Vittorio Emanuele 35 – 46100
Mantova – Tel.0376.324404
Sig.ra Cav. Sandra VECCHIONI
Su appuntamento
Cav.Uff. Leonardo SAVI
Lun/Mer/Ven
h.10-12
Gr.Uff. PierPaolo BATTISTINI
Mar/Gio h.16-18
Sabato h.10-12
LATINA
LECCE
LECCO
[email protected]
LIVORNO
MANTOVA
MASSA-CARRARA
24
Galleria Leonardo da Vinci 4/1 - 54100
Massa – Tel.0585.44796
IL NASTRO AZZURRO
MESSINA
Viale Europa 162 – 98123 Messina - Cell.
3288972643
Magg. f. ris. Vincenzo
RANDAZZO
Mercoledì 17:00-19:30
Martedì su appuntamento
MILANO
Via S. Barnaba 29 – 20122 Milano –
Tel.02.5512016 –
[email protected]
Via C.Battisti 85 – 41100 Modena
Tel.059.237373
Gen. Arnaldo CASSANO(*)
da Lun. a Ven.
h.9.30-12.30
Avv. Odoardo ASCARI (*)
Su appuntamento
MODENA
MONZA-BRIANZA
Corso Milano 39 – 20052 Monza
Dott. Federico Vido (*)
[email protected]
NAPOLI
c/o Palazzo Salerno - Piazza Plebiscito 28 –
80132 Napoli – Tel.081.7640758
Avv. Cav. Gr.Cr. Gennaro
PERRELLA
Mar/Giov
h.9.30-11.30
NOVARA
Via Mario Greppi 9 - c/o UNUCI – 28100
Novara – Tel. 0321.612130
[email protected]
Riviera S. Benedetto 30/A – 35139 Padova –
Cell.3351338090
[email protected]
Piazza S.F. di Paola 2 (c/o Caserma Ruggero
Settimo) – 90138 Palermo – Tel.091.308108
Gen.D.(ca) Delio COSTANZO
Su appuntamento
Sig. Francesco SCAPOLO
Mer
h.10-11
Dott. Comm. Ugo FRASCONA’
Mar/Ven
h.9-11.30
Via Cavour 28 (c/o UNUCI) – 43100 Parma
– Tel.0521.233842
[email protected]
Via A. Gazzaniga 2 – 27100 Pavia
–Cell.335.6709322 –
Gen.B (r) Alberto PIETRONI (*)
da Lun. a Ven.
h.10-12
Col. Raffaele BABUSCIO
Mar/Mer/Sab
h.9-12
Sig.ra Rosaria SECCHIAROLI
Giovedì
Su appuntamento
Amm. Guido NATALE
Lun/Sab
h.9.30-12
Dott. Giacomo SCARAMUZZA
(*)
Mer/Sab
h.9-10
Via Venezia 17 – 56030 Cevoli di Lari (PI) –
Tel.0587.686010
Sig. Franco CITI (*)
Su appuntamento
Via F.Cilea 22 - 51100 Pistoia –
Tel.0573.22725
Dr. Mario LIVI
Sabato
h.9-11
Dott. Aldo FERRETTI
Martedì h.16-18 o su appuntamento
Prof. Rocco GALASSO
da Lun. a Ven.
h. 8.30/13.00 – 16/19
Amm. Mauro CATTAROZZI (*)
Su appuntamento
Ten. Alberto CAFARELLI (*)
Su appuntamento
Geom. Giuseppe RONCHETTI
Da Lun a Sab
h.9-11
Col.Dr. Giancarlo Giulio
MARTINI (*)
Mar./Gio
h. 9-13
PADOVA
PALERMO
PARMA
PAVIA
[email protected]
PERUGIA
PESARO E URBINO Via dell’Arsenale 39 – 61100 Pesaro (PU) –
Tel.0721.31542 http://www.portalememorie.it/
PESCARA
Piazza S. Caterina da Siena 4 – 65122 Pescara
– Tel.085.4211990
[email protected]
PIACENZA
Via Romagnosi 41 – 29100 Piacenza –
Tel.0523.338384
PISA
PISTOIA
PORDENONE
Via dell’Aviere 1 – 33170 Pordenone –
Tel.0434.361611
[email protected]
POTENZA
Via San Vincenzo de' Paoli 36 c/o C.S.D.
85100 Potenza
Tel./ Fax 0971.470884
[email protected]
RAVENNA
Via Ofanto 5 – 48100 Ravenna –
Tel.0544.61001
[email protected]
REGGIO CALABRIA Salita Cappuccinelli dir. Zag.8 – 89123 Reggio
Calabria – Tel.0965.22046
REGGIO EMILIA
RIETI
Via D. Alighieri 7 (c/o EDILGEO) –42123
Reggio Emilia – Tel.0522435394 – Cell.
348.1522406 – 348.6048054
[email protected]
[email protected]
Via Carocci 10 – 02100 Rieti
Tel./Fax 0746.203077
[email protected]
RIMINI
Via Castelfidardo 11 – 47900 Rimini –
Tel.0541.22716
[email protected]
IL NASTRO AZZURRO
Cap. Aleardo Maria CINGOLANI Venerdi
h.9-12
25
ROMA
Piazza Galeno 1 – 00161 Roma –
Tel.06.4402555 – Fax 06.44266814
Dott. Comm. Antonio VALERI
da Lun a Ven
h.8.30-13.30
Geom. Graziano MARON
Da Lun a Ven
h.15-19
[email protected]
ROVIGO
Http://decorativalormilitare.spaces.live.com/
Via Levico 4 – 45100 Rovigo –
Tel.0425.463350 – Fax 0425.463350
[email protected]
Www.istitutonastroazzurrorovigo.it
SALERNO
Via Carmine 101 – 84124 Salerno –
Cell.334.8916507
Col. Mario PRIVITERA
Su appuntamento
SASSARI
Via Milano 19/a – 07100 Sassari –
Tel.079.272524 – Cell. 3483489948
Sig. Antonello TOLA
Su appuntamento
Geom. Costantino FACCO
(Segretario)
Da Lun a Dom
h.24
Sig. Marco CETOLONI (*)
Su appuntamento
Avv. Francesco ATANASIO
Mar/Gio
h.17-19
Cav. Alberto VIDO
Su appuntamento
[email protected]
SAVONA
Via Paleocapa 24 (c/o Hotel Suisse) – 17100
Savona – Tel.019.850853 – Cell. 335.6606885
[email protected]
SIENA
Via Aretina Loc. Arbia 71 – 53041 Asciano (
Si9 – Tel.0577.364865 – Cell.333.7441888 –
[email protected]
SIRACUSA
Corso Gelone 7 – 96100 Siracusa – Tel./Fax
0931.24684 –
SONDRIO
Via Fossati 7 – 23100 Sondrio
Tel.0342.212520 - Cell.3336685617
[email protected]
[email protected]
TARANTO
Via Cugini 1 – 74100 Taranto –
Tel.099.7752829
C.F. Luca BELLONE de
GRECIS
Da Lun a Ven
h.9-11
TERAMO
Via Gabriele D’Annunzio 89 – 64100
Teramo – Tel.0861.241179
Cell.348.8730235
Sig.ra Anna TRIMARELLI (*)
Da Lun a Ven
h.10-13
Dott. Marcello GHIONE
Mar/Ven
h.10-12
Magg. Carlo BERTOLOTTI
Mercoledi
15-18
[email protected]
TERNI
Via F. Cesi 22 – 05100 Terni – Tel./Fax
0744.549856
TORINO
Via S. Domenico 28 – 10122 Torino –
Tel.011.5217733 – Fax 011.6698308 –
[email protected]
[email protected]
TRAPANI
Via Cosenza 193 – 91016 Casasanta (TP) Tel.0923.562556
Cav.Uff. Giuseppe MASCARI (*)
Su appuntamento
TRENTO
Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax
0461.932174 – Cell.335.7042529
T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI
Su appuntamento
TREVISO
Vicolo S. Pancrazio 7 – 31100 Treviso –
Tel.0422.545242
Comm.Gino TESO
da Lun. a Ven.
h.8.30-11
TRIESTE
Via XXIV Maggio 4 – 34133 Trieste –
Tel.040.361737 –
Dott. Giuseppe VUXANI
da Lun a Ven
h.10-11
[email protected]
UDINE
Via Stabernao 2 – 33100 Udine –
Cell.333.5731909
Geom. Sergio BERTINI (*)
Mer/Sab
h.10-12
VARESE
Via C. Battisti 21 – 21100 Varese –
Tel.0332.240803
Sig. Rinaldo BINAGHI
Lun/Gio
h.9-11
VENEZIA
San Marco 4147 – Calle Loredan 30124
Venezia – Tel.041.5236028
Comm. Arnaldo DARAI
Giovedi
h.10-12
VERCELLI
Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) –
Cell.3351475752
[email protected] –
http://vialardi.org/nastrazzuro/
Largo Don Chiot 27/A – 37122 Verona –
Tel.045.8402145
Conte Tomaso VIALARDI di
SANDIGLIANO
da Lun. a Ven.
h.15-16
Prof.Leone MAZZEO
Sabato
h.10-12
VERONA
26
VICENZA
Corso Palladio 98/A (Pal.Trissino) – 36100
Vicenza – Tel.0444.221238
Mons. Ezio Olivo BUSATO
Mar/Gio
h.10-11
VITERBO
Strada Bigini 55
01100 S.Martino al Cimino (VT)
Col. Mario MOCHI
Lun/Mer h.16-18.30
Gio h.9.30-11.30 e 16-18
Ven h.8.30-10.30
IL NASTRO AZZURRO
NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO
CONTINUA IL VOLO DI IKAROS
Il secondo “International Symposium on Solar
Sailing”, svoltosi in luglio al “New York City College of
Technology”, è stata illustrata la missione della vela
solare Ikaros progettata e messa in funzione dall’agenzia spaziale giapponese JAXA (Japan Aerospace
eXploration Agency). Lanciata con successo il 21
maggio 2010 con un vettore HIIA - insieme all’orbiter Akatsuki diretto a Venere – Ikaros, acronimo di
“Interplanetary Kite-craft Accelerated by Radiation
Of the Sun”, è una sonda spaziale in grado di utilizzare l’energia solare come propulsore durante la
navigazione interplanetaria fino a Venere. La vela,
che con una diagonale di 20 m ha la forma di un
grande aquilone quadrato, della superficie di circa
200 mq., è stata dispiegata completamente il successivo 10 giugno a circa 7,7 milioni di chilometri dalla
Terra, ed ha quindi iniziato la sua attività con, in particolare, i seguenti scopi:
– dispiegamento e controllo di una vela solare costituita da una membrana sottile;
– sperimentazione delle celle solari a film sottile integrate nella vela per fornire energia al carico utile;
– misurazione dell’accelerazione dovuta alla pressione di radiazione esercitata sulla vela solare;
– controllo dell’assetto mediante pannelli con proprietà di riflessione variabile.
La missione intende anche investigare sul vento solare e sulla polvere cosmica. La vela solare, che potrebbe in futuro
consentire missioni spaziali nel sistema solare riducendo l’impiego di combustibili chimici, si basa su una tecnologia ibrida di elettricità e pressione. Sulla sua superficie è infatti presente una pellicola contenente piccole celle solari, di spessore di appena 7,5 millesimi di millimetro, in grado di trasformare l’energia dei fotoni di luce che vi impattano con una
certa pressione in energia elettrica oltre che per la propulsione del veicolo. Durante la sua missione, della durata prevista
di sei mesi, Ikaros raggiungerà l’orbita del pianeta Venere. Gli scienziati della JAXA hanno già programmata una nuova
missione intorno a Giove, per la quale verrà utilizzata una vela di dimensioni doppie.
PISA - SCUOLA SUPERIORE SANT'ANNA: CORSO DI ALTA FORMAZIONE "LAVORARE IN AMBIENTE OSTILE”
In anni recenti si è moltiplicato considerevolmente il numero degli operatori internazionali, regionali, locali, governativi e non, che impiegano personale altamente specializzato nel contesto di azioni e progetti di supporto alla pace, assistenza umanitaria e cooperazione allo sviluppo. Per chi desidera avvicinarsi a questo settore, non è sempre facile comprenderne le complesse dinamiche e procedure. La Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa ha istituito a tale scopo il corso
“Lavorare in Ambiente Ostile”, studiato per dare a chi si avvicina per la prima volta al mondo della cooperazione gli strumenti necessari a: orientarsi in uno scenario multidimensionale e affrontare con consapevolezza l'esperienza di lavoro sul
campo.
USA - LA CONFERENZA DEI SINDACI RICHIEDE L'ABOLIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
Lo scorso 14 luglio la Conferenza USA dei Sindaci, un ente costituito dai sindaci delle città statunitensi con una popolazione di oltre 30.000 persone, ha approvato all'unanimità una risoluzione che richiede l'abolizione delle armi nucleari.
La dichiarazione dice, tra l'altro: "Chiediamo al Presidente Obama di lavorare con i leader degli altri stati con armi nucleari per attuare la Proposta di Cinque Punti del Segretario Generale ONU per il Disarmo Nucleare, al fine di concordare e
realizzare una convenzione sulle armi nucleari entro il 2020."
ESPERIENZA ITALIA NEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ
Il 2011 e i festeggiamenti per il 150° Anniversario dell'Unità Nazionale possono essere un'opportunità per un dibattito collettivo che, coinvolgendo l'intera Nazione, porti a riflettere sul suo passato e sul suo presente per guardare consapevolmente al futuro. È con questo spirito che Torino ha deciso di mettersi a disposizione del Paese per organizzare nell'anno il grande evento “Esperienza Italia”: 250 giorni di mostre, esposizioni tematiche, convegni e spettacoli, che dal 17
marzo al 20 novembre, presenteranno quanto l'Italia ha di meglio da offrire al mondo: bellezze artistiche e culturali, creatività e made in Italy, innovazione, qualità della vita, storia, enogastronomia. Un evento straordinario che permetterà ai
visitatori di vivere un'esperienza dell'Italia partendo dal passato, discutendo il presente e sperimentando un futuro possibile per il Paese, con lo scopo ultimo di presentare un quadro dell'identità nazionale profondamente condiviso e fonte
di orgoglio per tutti gli italiani. “Esperienza Italia” si rivolge idealmente a 150 milioni di persone: quel popolo "italico" che
è composto dagli italiani in senso stretto, dai nuovi italiani, dalle comunità italiane nel mondo e da tutti coloro che sono
appassionati del nostro Paese, magari perché ne studiano la lingua o ne apprezzano la produzione enogastronomica.
IL NASTRO AZZURRO
27
1859 - 1860 IL BIENNIO DECISIVO
opo l'incontro di Plombières con Napoleone III, il
21 e 22 luglio 1858, che portò alla firma, il 26
gennaio 1859, del trattato di alleanza difensiva
in funzione anti austriaca fra Francia e Regno di
Sardegna, il primo ministro Cavour iniziò i preparativi
per la campagna che doveva portare alla liberazione del
nord Italia.
Non rispettando l'ultimatum austriaco che richiedeva l'immediata sospensione delle minacciose manovre
militari intraprese dall'esercito piemontese al confine
del Ticino, riuscì a farsi dichiarare guerra dall'Austria, il
26 aprile 1859.
L'esercito austriaco, al comando del maresciallo
Gyulai, dopo una puntata in territorio piemontese compiuta senza incontrare resistenza, inspiegabilmente
rientrò in Lombardia dando sufficiente tempo all'esercito piemontese per il ricongiungimento con quello francese. Il 20 maggio il primo scontro a Montebello vinto
dai francesi.
I Cacciatori delle Alpi, volontari garibaldini, operando sulle Prealpi in appoggio all'offensiva principale, in
pochi giorni liberarono tutto il nord lombardo fino a
Brescia. Il 30 ed il 31 maggio i piemontesi riportarono
una brillante vittoria a Palestro, mentre i francesi il 2
giugno sconfissero gli Austriaci a Turbigo e il 4 giugno
a Magenta.
Il 5 giugno l'esercito austriaco lasciava Milano e si
ritirava oltre l'Adda, tappa per le fortezze del
Quadrilatero. La sera del 6 giugno, una brigata di retroguardia con due squadroni di dragoni ed ussari, si insediò a Melegnano, presa dei francopiemontesi la sera
dell'8 giugno, giorno in cui Napoleone III e Vittorio
D
La Battaglia di San Martino
28
Emanuele II entrarono trionfalmente in Milano. Il giorno dopo, il consiglio comunale della città, ribadendo la
validità del plebiscito del 1848, votò l'annessione della
Lombardia al Regno sabaudo.
Nel frattempo, l'imperatore d’Austria Francesco
Giuseppe aveva assunto personalmente il comando
delle operazioni. Il 24 giugno i franco-piemontesi vinsero una grande battaglia sviluppatasi in due eventi separati: a Solferino e a San Martino. Gli Austriaci furono
rigettati oltre il Mincio, ma lì avevano la possibilità di
appoggiarsi alle loro grandi fortezze e attendere i
rinforzi.
Napoleone III, preoccupato per l'opinione pubblica
francese, sempre meno favorevole alla guerra, e per la
piega politica indesiderata che essa stava prendendo,
contattò Francesco Giuseppe e l'11 luglio sottoscrisse
con lui l'armistizio di Villafranca, firmato il 12 anche da
Vittorio Emanuele II.
Con la pace di Zurigo, l'11 novembre 1859, gli
Asburgo cedevano la Lombardia alla Francia, che l'avrebbe assegnata ai Savoia, mentre l'Austria conservava il Veneto.
Già dal maggio 1859 le popolazioni del Granducato
di Toscana, delle Legazioni (Bologna e la Romagna), del
Ducato di Modena e del Ducato di Parma scacciavano i
propri sovrani e reclamavano l'annessione al Regno di
Sardegna.
Napoleone III e Cavour erano reciprocamente in
debito: il primo poiché non aveva liberato Venezia, il
secondo perché aveva liberato l'Italia centrale, cosa
non prevista dal patto franco piemontese. Lo stallo
venne risolto il 24 marzo 1860, quando Cavour sottoscrisse la cessione della
Savoia e della Contea di
Nizza alla Francia in cambio
del
consenso
dell'Imperatore francese
all'annessione di Toscana
ed Emilia-Romagna al
Regno di Sardegna.
A marzo 1860 quindi,
l’Italia era suddivisa in tre
soli Stati: il Regno di
Sardegna, lo Stato della
Chiesa, il Regno delle Due
Sicilie, a cui si aggiungeva
l'Impero
Austriaco
di
Francesco Giuseppe che
ancora
possedeva
il
Veneto, il Trentino, il Friuli
e Mantova. La Francia, nell'ambiguo ruolo di potenza
protettrice di Roma e principale alleato del Regno di
Sardegna, impediva a quest'ultimo tanto un'azione
contro l'Austria (col suo
mancato sostegno), quanto un'azione contro Roma
IL NASTRO AZZURRO
(con la sua esplicita opposizione). Restava pertanto ai
piemontesi un unico bersaglio possibile: Napoli.
Ma, a parte la notevole potenza militare di cui
comunque il Regno delle Due Sicilie disponeva, il Regno
di Sardegna intendeva presentarsi alla politica europea
sempre come lo strumento del ripristino dell'ordine,
quindi l'unica possibilità poteva essere una sollevazione
dall'interno, che provasse l'incapacità del re Borbone di
garantire l'ordine pubblico nei propri domini.
Nel Regno delle Due Sicilie c'erano già state diverse
ribellioni e, per ben due volte, dopo il 1815, i Borbone
erano stati rimessi sul trono dagli eserciti austriaci. Nel
1860, tuttavia, la situazione appariva di gran lunga
meno instabile, sebbene i liberali fossero però presenti
in buon numero nelle alte cariche dell'esercito e nella
flotta napoletana.
La volontà di scendere in armi contro i Borbone era
davvero notevole solo in Sicilia dove l'insofferenza non
era limitata alle classi dirigenti, ma coinvolgeva una
larga fascia della popolazione cittadina e rurale; congiuntura pressoché unica nel corso dell'intero
Risorgimento.
L'uomo giusto per tentare una missione apparentemente disperata, la famosa sollevazione dall'interno
che sconvolgesse il Regno di Francesco II proprio dalla
Sicilia, "costringendo" il Re di Sardegna ad intervenire
per garantire l'ordine pubblico era disponibile: si trattava di Giuseppe Garibaldi. Per Cavour, Garibaldi era
potenziale fonte di grandi preoccupazioni ma godeva
dell'illimitata stima dell'opinione pubblica italiana e liberale nel mondo, nonché di Vittorio Emanuele II.
Il 4 maggio 1860 Garibaldi acquistava per procura
dall'armatore Rubattino i due vapori “Piemonte” e
“Lombardo”. Per il pagamento veniva contratto un debito che segretamente era garantito dal Regno di
Sardegna.
La sera del 5 maggio la spedizione si imbarcava dallo
scoglio di Quarto. I garibaldini erano armati di vecchi
fucili e privi di munizioni e di polvere da sparo. Queste
ultime vennero recuperate (insieme a tre vecchi cannoni ed un centinaio di buone carabine) il 7 maggio presso il forte di Talamone. Il 9 maggio la spedizione sostò
a Porto Santo Stefano per rifornimento di carbone.
I comandanti borbonici avevano spostato, appena
un giorno prima dello sbarco, una consistente guarnigione da Marsala a Palermo, per far fronte alle insurrezioni verificatesi nel capoluogo. I 1089 garibaldini poterono sbarcare tranquillamente a Marsala la mattina
dell'11 maggio senza incontrare resistenza e anche protetti da alcune navi da guerra inglesi (la Gran Bretagna
aveva forti interessi economici in Sicilia e sperava in
una rapida e “indolore” soluzione della crisi). Due navi
da guerra borboniche sopraggiunte nel frattempo, solo
a sbarco avvenuto, effettuarono uno sterile bombardamento sui moli e sulle due navi dei garibaldini ormai
vuote.
I Mille, affiancati da 500 "picciotti", ebbero una
prima vittoria nella battaglia di Calatafimi il 15 maggio,
contro circa 4.000 soldati borbonici.
In seguito, aiutato dall'insurrezione di Palermo, tra il
27 e il 30 maggio, Garibaldi conquistò la città.
Durante il mese di giugno, ai garibaldini si aggregarono altri volontari siciliani e da altre parti d'Italia. Il 20
IL NASTRO AZZURRO
luglio le truppe borboniche vennero sconfitte nella battaglia di Milazzo, forse il primo vero combattimento
svoltosi in Sicilia.
Nei giorni successivi, Giacomo Medici trattò ed
ottenne, dal generale borbonico Clay la neutralizzazione della fortissima cittadella di Messina e del suo numeroso esercito e la liberazione della città. Garibaldi aveva
ottenuto così campo libero.
Mentre Cavour esercitava fortissime pressioni per
procedere subito ai plebisciti in Sicilia e Vittorio
Emanuele II incoraggiava il generale a passi decisi, le
forze borboniche attendevano lo sbarco garibaldino a
Reggio. Ma, il 19 agosto, Garibaldi sbarcò sulla spiaggia
ionica di Melito Porto Salvo, con circa ventimila volontari. In Calabria interi reparti dell'esercito borbonico si
disperdevano o passavano con Garibaldi, il quale poté
procedere verso nord praticamente senza incontrare
resistenza.
Il re Francesco II abbandonò Napoli per portare l'esercito fra la fortezza di Gaeta e quella di Capua, così,
il 7 settembre, Garibaldi entrò nella capitale accolto da
liberatore. Le truppe borboniche, ancora presenti in
abbondanza ed acquartierate nei castelli, non offrirono
alcuna resistenza, e si arresero.
In seguito avvenne la decisiva battaglia del
Volturno, dove Garibaldi, ormai al comando di 24.000
volontari, respinse una grande avanzata dell'esercito
borbonico forte di circa 50.000 soldati. La battaglia terminò tra l’1 e il 2 ottobre.
La travolgente avanzata garibaldina e l'arrivo di
Giuseppe Mazzini a Napoli convinse Cavour che ormai
non si poteva più attendere e occorreva venire allo scoperto. Vittorio Emanuele II discese la penisola alla testa
dell'esercito regolare piemontese, attraverso le Marche
e l'Umbria papalini (dove aveva sconfitto l'esercito pontificio alla battaglia di Castelfidardo), l'Abruzzo ed il
Molise borbonici, giungendo in Campania nei giorni
immediatamente successivi alla battaglia del Volturno.
Subito dopo (21 ottobre) si svolse il plebiscito per l'annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di
Sardegna, che diede uno schiacciante risultato a favore appunto dell'annessione.
L'impresa dei Mille si concluse il 26 ottobre 1860 con
lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio
Emanuele II a Teano. Il 7 novembre, il Re faceva il suo
ingresso a Napoli, mentre Garibaldi si ritirava a Caprera,
deluso dall’atteggiamento di totale distacco manifestato nei confronti delle sue camicie rosse dal Re (non li
aveva passati in rassegna a Caserta, né aveva loro permesso di entrare a Napoli insieme all’esercito regolare).
Nel frattempo, il 4 e il 5 novembre si erano tenuti,
con esito favorevole, i plebisciti per l'annessione di
Marche ed Umbria.
Dopo la sconfitta sul Volturno, Francesco II, la regina e i resti dell'esercito borbonico si erano asserragliati a Gaeta, ultimo baluardo, assieme a Messina e
Civitella del Tronto, a difesa del Regno delle Due Sicilie.
L'assedio di Gaeta, iniziato dai garibaldini il 13 novembre 1860, fu concluso dall'esercito sardo il 13 febbraio
1861. Gli ultimi Borbone di Napoli andarono in esilio.
Il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II fu proclamato Re d'Italia dal nuovo parlamento uscito dalle prime
elezioni svolte in tutte le terre della penisola.
29
150° ANNIVERSARIO: LA CELEBRAZIONE
e preparazioni delle celebrazioni dei 150 anni
dell'Unità d'Italia sono state avviate con decreto
del Presidente del Consiglio, con il quale è stato
istituto anche un Comitato interministeriale per le
celebrazioni. Il Presidente del Consiglio ha delegato il
Ministro per i Beni e le Attività culturali alla presidenza
del Comitato, del quale fanno parte il Ministro
dell'Economia e Finanze, il Ministro delle Infrastrutture
e Trasporti, il Ministro dell'Istruzione, Università e
Ricerca, il Ministro della Difesa, il Ministro per lo
Sviluppo Economico, il Ministro per i Rapporti con le
Regioni, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
e Segretario del Consiglio dei Ministri, il
Sottosegretario alla Presidenza con delega al Turismo
e il Segretario Generale della Presidenza del Consiglio.
Al Comitato interministeriale sono affidate, in raccordo con le Amministrazioni regionali e locali interessate, le attività di pianificazione, preparazione ed organizzazione degli interventi e delle iniziative legate alle
celebrazioni. Il supporto a tali attività è garantito dalla
Struttura di missione per le celebrazioni dei 150 anni
L
30
dell'Unità d'Italia, istituita presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Sono previsti e in atto la realizzazione e il completamento di un programma di qualificati interventi ed opere, anche infrastrutturali, di
carattere culturale e scientifico, nonché di un quadro
significativo di iniziative su tutto il territorio nazionale,
in particolare nelle città di importante rilievo per il processo di unità della Nazione, tali da assicurare la diffusione e la testimonianza del messaggio di identità ed
unità nazionale delle celebrazioni.
La verifica e il monitoraggio del programma delle
iniziative è affidata al Comitato dei Garanti presieduto
dal Prof. Giuliano Amato.
Tre bandiere tricolore che rappresentano i tre giubilei del 1911, 1961 e 2011, in un collegamento ideale tra le generazioni, costituiscono il logo dell'anniversario che si celebrerà nel 2011. La valenza simbolica
delle celebrazioni rimanda ad un messaggio di identità
e unità nazionale e testimonia l'impegno di valorizzare
il territorio nazionale come espressione di realtà e
peculiarità di tutte le Regioni che lo compongono.
IL NASTRO AZZURRO
7 GENNAIO 2010: IL PRESIDENTE A REGGIO EMILIA
PER LA FESTA DEL TRICOLORE
uest’anno la Festa del Tricolore ha un significato particolare perché è inserita nelle celebrazioni per il 150°
Anniversario dell’Unità d’Italia. In tale ambito, il Presidente della Repubblica, On. Sen. Giorgio Napolitano, ha inteso
solennizzare l’evento celebrando in contemporanea un altro importante anniversario: il 214° della prima comparsa del
Tricolore italiano, avvenuta a Reggio Emilia nel 1797 in occasione delle campagne napoleoniche dalle quali fu istituita la
Repubblica Cispadana, primo embrione di quello stato del nord Italia a cui si ispirarono inizialmente nel Risorgimento i liberali democratici come Cavour, donando ai Sindaci di Torino, Firenze e Roma una riproduzione di quel primo vessillo.
Il Presidente Napolitano ha pronunciato un importante discorso di cui riportiamo ampi stralci:
Q
con quella collocazione nella Carta - una scelta non solo
... Non c’era perciò luogo più giusto, e non c’era giorsimbolica ma di principio.
no più giusto, che Reggio Emilia il 7 di gennaio, per dare
... E più in generale, vorrei rivolgere un vivo incitameninizio alla fase più intensa e riccamente rappresentativa
to a tutti i gruppi politici, di maggioranza e di opposizione,
delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia...
a tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni
Nel 2010 le celebrazioni del centocinquantenario
nazionali regionali e locali, perché nei prossimi mesi, al
hanno richiamato eventi fondamentali del 1860, a cominSud e al Centro come al Nord, si impegnino a fondo nelle
ciare dalla spedizione dei Mille, dall’impresa garibaldina
iniziative per il centocinquantenario, così da renderne davper la liberazione della Sicilia e del Mezzogiorno, che aprì
vero ampia e profonda la proiezione tra i cittadini, la parla strada al compimento del moto unitario.
tecipazione dei cittadini, in rapporto ad una ricorrenza da
Oggi - nel passare il testimone ai Sindaci di Roma e
tradurre in occasione di rafforzamento della comune condelle due prime capitali del Regno unitario, che sono lieto
sapevolezza delle nostre responsabilità nazionali.
di vedere tra noi e cordialmente saluto - si riparte dall’anSono convinto che ciò sia possibile anche perché c’è
tefatto di quel moto, dalle prime connotazioni politico-stauna persistenza della memoria del Risorgimento e del
tuali che l’Italia aveva assunto nell’era napoleonica, dalla
moto nazionale unitario assai più diffusa, in tutte le regioscelta, 214 anni orsono, dell’”iscrivere in un piccolo lembo
ni, di quanto taluno mostri di ritenere...
del territorio italiano - ha detto il professor Melloni - il triNon ripeterò ora preoccupazioni su cui ho avuto modo
colore come bandiera politica”.
di esprimermi ampiamente, per la difficoltà e la durezza
... Egli ha fatto anche la storia, direi, della delusione,
delle prove che attendono e già incalzano l’Italia in un delidello scontento, che accompagnò o ben presto seguì il
cato contesto europeo e in un arduo confronto internaziocompimento dell’Unità, la proclamazione, nel 1861, del
nale. Vorrei solo dire che la premessa per affrontarle posiRegno d’Italia e che ha finito per riprodursi fino ai giorni
tivamente, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzianostri.
lità su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscien... Quel che è giusto sollecitare è un approccio non steza del doversi cimentare come nazione unita, come Stato
rilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, è un
nazionale aperto a tutte le collaborazioni e a tutte le
approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamensfide...
to storico che - al di là di contraddizioni e perfino di storE dunque, sia più che mai questo 7 gennaio 2011, la
ture da non tacere - la nascita dello Stato nazionale unitariflessione e la festa con cui oggi lo celebriamo a Reggio
rio ha consentito all’Italia. La nascita del nostro Stato uniEmilia, pegno della nostra determinazione nel riaffermare,
tario e - come ho detto di recente - la sua rinascita su basi
tutelare, rinsaldare l’unità nazionale, che fu la causa cui
democratiche, nel segno della Costituzione repubblicana.
tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita.
L’esperienza del fascismo e della lotta antifascista,
della Resistenza in tutte le sue manifestazioni,
della grande riflessione e della straordinaria
ricerca dell’intesa in sede di Assemblea
Costituente, portò al superamento di antiche
antinomie e di guasti profondi, condusse al
recupero di ideali, valori, simboli comuni ...
L’idea di Nazione, l’amor di patria, acquistarono o riacquistarono il loro fondamento di verità
e il loro senso condiviso, così come i principi di
sovranità dello Stato laico e di libertà religiosa.
Apparvero definitivamente rimossi i motivi di
separazione o estraneità rispetto al comune
risconoscersi in un ordinamento nazionale
democratico...
E non fu per caso che venne collocato
all’articolo 12 (della Costituzione) il riferimento
al tricolore italiano come bandiera della
Repubblica. Riferimento sobrio, essenziale, ma
Il Presidente consegna la riproduzione del primo
imprescindibile. I Costituenti vollero farne Tricolore ai Sindaci di Roma e Reggio Emilia
IL NASTRO AZZURRO
31
CRONACHE DELLA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA
Trieste 3 novembre 2010: foto di gruppo con Michele Maddalena prima
della partenza della Marcia dell’Unità d’Italia
l 3 novembre 2010 alle ore 10 in Piazza Unità d'Italia a Trieste ha avuto luogo la partenza della
"Marcia dell'Unità d'Italia" promossa dall'Istituto del Nastro Azzurro fra i decorati al Valor
Militare per celebrare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. La marcia, che attraversa tutta
l'Italia e si conclude a Torino il 17 marzo 2011, è attuata dall'azzurro Michele Maddalena. Alla partenza erano presenti il Consigliere comunale Cav. Giuseppe Colotti, in rappresentanza del Sindaco
di Trieste, Roberto Dipiazza, il gen. Carlo Maria Magnani, Presidente nazionale dell'Istituto del
Nastro Azzurro, il dott. Giuseppe Vuxani, Presidente della Federazione di Trieste dell'Istituto
medesimo, la Sig.ra Margherita Trevisan, Segretaria e l'alfiere gen. Evangelista De Bernardinis,
con il labaro della Federazione. Erano inoltre presenti altri rappresentanti di Associazioni
Combattentistiche e d'Arma tra i quali il gen. Paolo Stocca, Presidente della Sezione di Trieste
dell'UNUCI con la bandiera della Sezione.
I
on questo comunicato, il Presidente della
Federazione Provinciale di Trieste, dott. Giuseppe
Vuxani, ci ha reso noto che l'impresa solitaria di
Michele Maddalena, socio del Nastro Azzurro Federazione Provinciale di Latina - ha avuto inizio.
Come abbiamo già anticipato dalle colonne di questa
rivista, Michele Maddalena ha intrapreso la "Marcia
dell'Unità d'Italia" con lo scopo di toccare il maggior
numero possibile di luoghi sacri al Risorgimento per poi
giungere a Torino alla vigilia dei festeggiamenti per il
150° Anniversario dell'unità d'Italia, che si terranno il 17
marzo 2011.
C
32
Al momento in cui questo numero de "Il Nastro
Azzurro" va in stampa, Michele Maddalena ha già percorso più di mille e cinquecento chilometri attraversando Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino, Emilia
Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e, nel Lazio, le provincie di Rieti, Frosinone e Latina, per poi dirigersi verso
il Molise e la Campania.
Come avevamo già anticipato negli scorsi numeri, la
marcia di Maddalena procede a tappe di 35-40 chilometri al giorno. Dovunque arriva ha contatti con le autorità
istituzionali locali e fa apporre la firma sulle pergamene
che conduce con se. Tutte le pergamene saranno con-
IL NASTRO AZZURRO
segnate a Torino al Presidente della Repubblica a testimonianza della Marcia che ha idealmente ripercorso l'unificazione d'Italia.
Ovviamente la sensibilità delle autorità locali varia da
luogo a luogo. Talora ci sono stati veri e propri festeggiamenti, come cerimonie pubbliche, talaltra eventi
minimali come semplici incontri negli uffici del Comune
o di altro Ente locale.
Pochi giorni prima del Natale, Michele Maddalena è
stato costretto ad un cambiamento di programma a
causa delle condizioni meteorologiche decisamente sfavorevoli che lo hanno colto in una zona, peraltro, molto
sensibile al cattivo tempo, il confine tra Lazio e Abruzzo
tra Antrodoco e L'Aquila, dove abbondanti nevicate lo
hanno obbligato ad anticipare di qualche giorno il breve
periodo di riposo previsto per il Santo Natale, ed a
tagliare un paio di tappe nelle zone più montuose e
"innevate" dell'Italia centrale.
Ma qual è il vero significato di questa marcia a
tappe, ciascuna delle quali di lunghezza paragonabile
alla Maratona? Lo stesso Michele Maddalena ha spiegato: "I nostri avi hanno unificato l'Italia camminando a
piedi per tutta la penisola. Io sto ripercorrendo idealmente gli itinerari di chi compì materialmente il
Risorgimento."
In queste pagine riportiamo anche brevi cronache di
alcuni eventi che si sono svolti all'arrivo del nostro marciatore in vari luoghi, ma si tratta solo di alcuni esempi,
ché se li avessimo voluti citare tutti, già adesso avremmo potuto riempire un'intera annata di questo periodico.
Va inoltre sottolineato l'eccellente supporto fornito
dal Rotary italiano che, tramite i Governatori dei Distretti
più importanti d'Italia del Rotary International, hanno
aderito alla richiesta di supporto che il Nastro Azzurro ha
rivolto alla più antica organizzazione di Club di servizio
del mondo perché il nostro marciatore non fosse
costretto a cercarsi anche l'albergo e la cena al termine
di ogni tappa. Purtroppo il supporto del Rotary non è
stato totale, alcuni Distretti non hanno aderito all'appello che il Governatore del Distretto 2080 (Lazio e
Sardegna), avv. Roberto Scambelluri, aveva a suo
tempo lanciato, ma comunque vanno davvero ringraziati i soci dei Rotary Club dei Distretti 2060 (Tre Venezie),
2080 (Lazio e Sardegna), 2090 (Marche, Umbria,
Abruzzo, Molise e Albania) e 2100 (Campania e
Calabria) che hanno offerto supporto disinteressato e
hanno risolto sempre tutti i problemi, man mano che si
presentavano, con spontanea e incondizionata disponibilità.
Per quanto riguarda il supporto istituzionale, dove le
nostre Federazioni Provinciali hanno avuto difficoltà,
spesso è subentrata la consorella UNUCI a risolvere ed
a pianificare incontri con le autorità e cerimonie correlate al passaggio di Maddalena.
Ma la marcia continua!
Di seguito pubblichiamo la seconda parte dell'itinerario, quella che sarà svolta nei mesi di Febbraio e
Marzo 2011, fino al suo epilogo a Torino il 16 marzo,
cioè il giorno prima del 150° Anniversario dell'Unità
d'Italia.
ROVIGO ACCOGLIE CALOROSAMENTE LA MARCIA DELL’AZZURRO
MICHELE MADDALENA
l 19 novembre, in occasione del transito della Marcia dell'Unità d'Italia per Rovigo, la Federazione
Provinciale della città, grazie all'eccellente iniziativa del suo presidente Graziano Maron, ha organizzato una tavola rotonda presso la sede della Provincia alla quale ha partecipato anche il Presidente
Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro, gen. Carlo Maria Magnani.
L'evento è stato momento di riflessione sul significato e sulla portata delle celebrazioni per il 150°
Anniversario dell'Unità d'Italia ed ha dato modo di approfondire il rapporto tra le associazioni combattentistiche e d'Arma e gli enti istituzionali cittadini, già peraltro decisamente buono.
I
Rovigo 19 novembre 2010: foto di gruppo con Michele
Maddalena dopo la Tavola Rotonda
IL NASTRO AZZURRO
33
GLI EVENTI LUNGO LA MARCIA
umerosi gli incontri al vertice
delle istituzioni per la firma
della pergamena e altrettanto
numerose le cerimonie, semplici ma
suggestive, organizzate dagli enti
locali in occasione del passaggio della
Marcia dell'Unità d'Italia. In queste
pagine alcuni dei tanti momenti
salienti dell'impresa che l'Azzurro
Michele Maddalena sta compiendo a
nome dell'Istituto del Nastro Azzurro
fra Combattenti Decorati al valor
Militare.
Notevole anche l'interesse della
stampa, soprattutto locale, che ha
dato finora adeguato risalto alla
Marcia.
Il Rotary, oltre a sostenere logisticamente l’impresa, ha pubblicato ampi
reportages sulla propria stampa.
N
Bologna: Cerimonia al Monumento ai Caduti
della Grande Guerra organizzata dalla locale
Federazione Provinciale
Bologna: Firma del rappresentante della Regione
Emilia Romagna
Michele Maddalena con i Presidenti del R.C.
di Feltre e Trento
Coreno Ausonio (FR): Cerimonia al
monumento ai Caduti
34
IL NASTRO AZZURRO
LE PROSSIME TAPPE
N° e data della tappa
75. martedì, 1 febbraio
76. mercoledì, 2 febbraio
77. giovedì, 3 febbraio
78. venerdì, 4 febbraio
79. sabato, 5 febbraio
80. domenica, 6 febbraio
81. lunedì, 7 febbraio 2011
82. mercoledì, 9 febbraio 2011
83. giovedì, l0 febbraio
84. venerdì, 11 febbraio
85. domenica, 13 febbraio
86. lunedì, 14 febbraio
87. martedì, 15 febbraio
mercoledì, 16 febbraio
88. giovedì, 17 febbraio
89. venerdì, 18 febbraio
90. sabato, 19 febbraio
91. domenica, 20 febbraio
92. lunedì, 21 febbraio
93. martedì, 22 febbraio
94. mercoledì, 23 febbraio
giovedì, 24 febbraio
95. venerdì, 25 febbraio
96. sabato, 26 febbraio
97. domenica, 27 febbraio
98. lunedì, 28 febbraio
99. martedì, 1 marzo
100. mercoledì, 2 marzo
101. giovedì, 3 marzo
venerdì, 4 marzo
102. sabato, 5 marzo
103. domenica, 6 marzo
104. lunedì, 7 marzo
105. martedì, 8 marzo
mercoledì, 9 marzo
106. giovedì, 10 marzo
107. venerdì, 11 marzo
108. sabato, 12 marzo
109. domenica, 13 marzo
110. lunedì, 14 marzo
111. martedì, 15 marzo
112. mercoledì, 16 marzo
Percorso
Nuoro/Orosei
Orosei/Silana
Silana/Tortoli
Tortoli/Cantoniera Masonedili
Cantoniera Masonedili/Muravera
Muravera/is Piricocus
is Piricocus/Cagliari
Napoli/Caserta
Caserta/Pastorano
Pastorano/Sessa Aurunca
Latina/ Anzio
Anzio/Pomezia
Pomezia/Roma
riposo
Ponte Milvio/Monterosi
Monterosi/Viterbo
Viterbo/ Acquapendente
Acquapendente/San Quirico D'Orcia
San Quirico D'Orcia/Siena
Siena/Montevarchi
Montevarchi/Firenze
riposo
Firenze/Pistoia
Pistoia/Lucca
Lucca/Viareggio
Viareggio/Sarzana Sarzana/Borghetto
di Vara
Borghetto di Vara/Lavagna
Lavagna/Genova
riposo
Genova/Isola del Cantone
Isola d. Cantone/Castelnuovo Scrivia
Castelnuovo Scrivia/Pavia
Pavia/Milano
riposo
Milano/Trecate
Trecate/Vercelli
Vercelli/Ivrea
Ivrea/Montjovet
Montjovet/Aosta
Ivrea/Chivasso
Chivasso/Torino
Km.
39,000
40,800
43,600
41,100
30,000
38,600
23,500
32,900
42,500
33,600
25,900
31,900
34,700
44,100
35,000
47,600
47,100
44,000
44,300
44,900
37,000
36,400
45,600
41,100
40,900
41,400
43,600
43,300
45,400
39,400
35,600
39,500
32,600
50,300
37,500
34,500
36,200
22.700
GIOVEDÌ 17 MARZO 2011 TORINO: CELEBRAZIONE DEL 150° ANNIVERSARIO
DELL'UNITÀ D'ITALIA
IL NASTRO AZZURRO
35
AZZURRI NELL’AZZURRO DEL CIELO
Fed. ANCONA: Azzurro Elio MARINELLI
(C.G.V.M.).
Fed. BARI: Sig. Idolo CAVAGGION; Sig.ra
Antonia CUCINELLA; Sig. Egidio GUADAGNOLO;
Sig. Gaetano LUSITO.
(M.A.V.M.-3 C.G.V.M.).
Fed. NAPOLI: Sig. Vincenzo DONZELLI; S.Ten.
Giuseppe ORRU’ (M.B.V.M.).
Fed. NOVARA: Gr. Uff. Roberto RIZZOLIO.
Fed. BELLUNO: Sig.ra Maria CENTA GABRIELLI.
Fed. PADOVA: Sig. Carlo DE PIANTE VICIN;
Sig. Gino MASIERO; Sig.ra Amalia ZANARDO.
Fed. BOLZANO: Azzurro Umberto MARETTI.
Fed. PALERMO: Gen. Angelo PETRANTONI
(M.A.V.M.-C.G.V.M.).
Fed. BOLOGNA: Sig.ra Ercolina SAGLIONI;
Sig. Pier Luigi PASQUINI.
Fed. BRESCIA: Sig.ra Alda MASINI.
Fed. CREMONA: Sig.ra Lucia BERETTERA.
Fed. CUNEO: N.H. Giovanni Lorenzo BARALIS
(C.G.V.M.) - Sezione di Saluzzo: D.A. Esteina
DUCLER GAUTERO.
Fed. FIRENZE: Azzurro Gen. D. Italo BERARDENGO; Azzurro Enzo BELLETTI; Sig.ra
Francesca GRISTINA vedova dell’Azzurro
Giuseppe Gristina (M.A.V.M.); Azzurro M.llo
Mario MACARIO.
Fed. GENOVA: Sig.ra Iole CERIOLI BRESCIA;
Sig.ra Angelica D’ALFONSO; Sig.ra Maria DE
FILIPPO; Sig. Domenico FERRARI; Sig.ra Emilia
MERLI vedova dell’Azzurro Giovanni Tosi.
Fed. GORIZIA: Generale Alfredo
TOLOZZI; Sig.ra Ada MERNI MORICO.
BAR-
Fed. LIVORNO: N.D. Maria MONTELLA vedova
dell’Azzurro Licio Visintini (M.O.V.M.).
Fed. PORDENONE: Sig. Sergio FERRIN;
Azzurro Cav. Uff. Modesto MARZOTTO
(M.A.V.M.), Vice Presidente della Federazione;
Azzurro Mario SIST (M.A.V.M.); Sig. Lino ZERIO,
già Alfiere della Federazione.
Fed. REGGIO EMILIA: Sig.ra Ivonne CORREGGI vedova dell’Azzurro Florindo Reggioni
(M.A.V.M.);
Sig.ra
Ermelinda
FERIOLI
FRASSINETTI.
Fed. ROMA: Gen. S.A. Comm. Egisto ANDALO’
(M.A.V.M. ‘sul campo’-M.B.V.M. ‘sul campo’);
Gen. S.A. Cav. Gr. Cr. Umberto BERNARDINI
(M.B.V.M.); Gen. D. (R.O.) Comm. Massimo
CASTRACUCCHI (M.A.V.M.-Prom. M.G.); Sig.ra
Eleonora CENTRA vedova dell’Azzurro Tancredo
Macera (M.B.V.M.); Gen. C.A. Remo De FLAMMINEIS; Sig.ra Hildegard KLEIN vedova
dell’Azzurro Gen. S.A. Luigi Bianchi (4 M.A.V.M.Prom. M.G.); Magg. Pil. A.A. Francesco MARIUCCI (2 M.A.V.M.-M.B.V.M.-C.G.V.M. ’sul
campo’); Ten. ftr. (R.O.) Remigio OLIVIERI
(M.A.V.M.);
Sig.ra
Nerea
VALENTINIS
TAGLIARINI; T. Col. Cav. Dr. Prof. Cav. Gr. Cr.
Giuliano VASSALLI (M.A.V.M.); Sig.ra Luisa VASSURI.
Fed. MASSA: Sig. Giuseppe BONTEMPI.
Fed. MESSINA: M.llo Magg. Aiut. Rosario
RANDAZZO.
Fed. TORINO: Azzurro Mario POMATTO; Sig.ra
Pasquangela SPANU CAU.
Fed. TRENTO: Sig. Angelo PALAORO.
Fed. MILANO: Sig.ra Carla MAZZOLENI
MEDRI; Azzurro Ugo MUTTI (M.A.V.M.); Sig.
Enrico RIVA; Sig.ra Luigia TERRAVAZZI.
Fed. MODENA:
36
Conte
Stefano
BONASI
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite
giungano le espressioni del più vivo cordoglio
della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
IL NASTRO AZZURRO
POTENZIAMENTO GIORNALE
- FEDERAZIONE PROVINCIALE DI PARMA
- Azzurro Giuseppe ALTEA – Dolianova (CA)
- Dott. Licio SALVAGNO – Venezia
- Azzurro Giovanni CEZZA – Trani (BT)
- Sig.ra Liliana LEONI – Milano “In memoria di mio marito Gen. Orlando Aversa – M.A.V.M. ”
- Sig.ra Laura GALLI DA BINO – Roma
- Sig.ra Addolorata MAZZARRISI – Taranto “In memoria del marito C.F. Filippo Checco”
- Sig. Mario SACCHI – Firenze
- Sig.ra Lucia ARMANDO – Bernezzo (CN)
- Sig. Paolo SUPPRESSA – Lecce “In memoria del Ten.brs. Paolo Suppressa, Caduto in Africa e M.A.V.M.”
- Sig. Giovani TESCIONE - Caserta
- Sig.ra Marcella PACHER – Levico Terme (TN)
- Sig. Attilio VENEZIA – Avellino
- Sig.ra Maria Teresa ARESE BORGOGNO – Torino
- Sig. Giacomo SCARANO – Potenza
- Sig. Carlo BARONE – Trana (TO)
- Sig.ra Adalgisa BIRAL GELMINI – Milano
- Sig.ra Angiolina Luigia MERLO BONDI – Ravenna
- Sig.ra Maria Luigia RATTO – Genova – “In memoria dell’Azzurro Mario Cannici”
- Sig.ra Maria TAMBURRIELLO – Venosa (PZ)
- Sig.ra Annita BELLINI – Savona
- Don Pienino NONNA – Zavattarella (AV)
- Azzurro Mario AGODI – Moliciara (SP)
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
200.00
50.00
50.00
50.00
30.00
30.00
30.00
30.00
30.00
30.00
25.00
25.00
20.00
20.00
20.00
20.00
20.00
20.00
20.00
20.00
20.00
20.00
5.20
L a Presidenza Nazionale e la Direzione de ‘Il Nastro Azzurro” ringraziano
per la generosità dei contributi versati.
CONSIGLI DIRETTIVI
Fed. ROMA – Sezione Banca d’Italia
Presidente: Dr. Comm. Antonio VALERI
Vice Presidente: Dr. Primo VERDIROSI
Segretario-Tesoriere: Rag. Maurizio RAGNI
Consiglieri: Sig. Aniello CAROTENUTO; P.I. Stefano LUCAMARINI
Fed. PESARO e URBINO
Presidente: Sig.ra Rosaria SECCHIAROLI
Vice Presidente: Dott. Alfredo LEONARDI
Segretario-Tesoriere: Sig. Giuseppe PAZZAGLIA
Consiglieri: Prof.ssa Giorgetta BUCCELLATI GUIDARELLI;
Cav. Cesare GORI; Dott. Giorgio RAZZI; Sig. Ugo SABBATINI
TANTI AUGURI VITTORIANO!
Vittoriano Magistrelli, classe 1909, iscritto alla Federazione di Parma, il 23 novembre 2010 ha compiuto felicemente i 101 (centouno!) anni. "Il Nastro Azzurro", unitamente alla Presidenza Nazionale, formula i migliori auguri per
la felice ricorrenza!
OFFERTA SPECIALE DI TERRA SOGNATA PER I SOCI DEL NASTRO AZZURRO
EGITTO con NAVIGAZIONE SUL NILO - ABU SIMBEL compresa - Motonave M/S Eden Gold Concerto
Dal 4 all’ 11 aprile 2011 - 8 giorni/7 notti - Minimo 20 partecipanti.
– Quote a persona in cabina doppia: Euro 1380,00
– Sconto di Euro 160,00 per persona. Prezzo netto offerto ai soci del Nastro Azzurro Euro 1220,00.
– Tasse aeroportuali Euro 170 (soggette a riconferma in fase di prenotazione)
– Assicurazione obbligatoria annullamento: Euro 27
Il gruppo sarà seguito da un Accompagnatore di “Terra Sognata” al raggiungimento di un minimo di 25 partecipanti. Per un numero inferiore di partecipanti, il viaggio verrà comunque effettuato con l’assistenza del personale Eden
Viaggi.
Termine iscrizioni: 1° febbraio 2011 (con contestuale versamento di un acconto di Euro 330 p. persona). Saldo entro
il 4 marzo 2011.
I dettagli e il programma del viaggio sono pubblicati sul sito internet dell’Istituto.
IL NASTRO AZZURRO
37
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
cidate dai nazifascisti nel 1944. Presente il Medagliere
della Federazione del Nastro Azzurro scortato dai
Consiglieri Alberto Romanelli e Mario Rondoni.
AREZZO
La Federazione Provinciale di Arezzo, nel bimestre ci
comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 2 giugno 2010 il Prefetto di Arezzo, dott. Salvatore
Montanaro, nel corso della cerimonia svoltasi nella
Prefettura di Arezzo in occasione della Festa della
Repubblica, ha conferito al Presidente della federazione di Arezzo dell’Istituto del Nastro Azzurro, Stefano
Mangiavacchi l'Onorificenza di Cavaliere dell'OMRI;
– il 5 giugno 2010 il Col. Antonio Frassinetto, Cav. OMI e
Comandante Provinciale Carabinieri di Arezzo, ha invitato la Federazione di Arezzo del Nastro Azzurro a partecipare alla cerimonia del 196° anniversario della
Fondazione dell'Arma dei Carabinieri svoltasi presso
l'Anfiteatro Romano in Arezzo. Ha presenziato alla cerimonia il Vice Presidente Provinciale dott. Omero
Ferruzzi, Decorato di due Croci di Guerra al V.M.;
– il 15 giugno 2010, il Presidente della Federazione, in
rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e
della Resistenza della Provincia di Arezzo, ha deposto
una corona di alloro presso la cella-sacrario del carcere di Arezzo dove nel 1944 fu trucidato il Sottotenente
MOVM Sante Tani;
– il 25 giugno 2010, su invito del Col Dario Solombrino,
Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di
Arezzo, la Federazione ha partecipato presso il
Santuario di S.Maria delle Grazie alla cerimonia del
236° anniversario della Fondazione del Corpo;
– 27 giugno, nella splendida cornice dello storico Castello
di Poppi, si è svolta la seconda Festa delle Fanfare dei
Bersaglieri della Toscana. Il Presidente della
Federazione Cav Stefano Mangiavacchi ha presenziato alla cerimonia su invito del Presidente Regionale
ANB Cav. Bers. Alfio Coppi, presente il Medagliere
della Federazione NA di Arezzo al quale le otto Fanfare
ANB Toscana hanno reso omaggio;
San polo (AR): Inaugurazione del
Monumento ai Caduti di San Polo
BOLOGNA
La Federazione Provinciale di Bologna, nel bimestre ci
comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 2 giugno 2010, nella ricorrenza del 64° Anniversario
della Repubblica, la federazione di Bologna ha presenziato alla cerimonia militare durante la quale sono state
deposte corone presso le lapidi ai Caduti in piazza
Nettuno e, a seguire, in Piazza Maggiore, di fronte allo
schieramento dei reparti delle Forze Armate, della
Polizia, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco,
delle Crocerossine, delle Associazioni Combattentische
e d'Arma, dei Gonfaloni della Regione, del Comune di
Bologna e della Provincia. Il Prefetto e il Gen. Spagnoli,
Comandante Esercito Emilia/Romagna, sono passati in
rassegna
ai
reparti
e
hanno
presenziato
all’Alzabandiera Solenne. In serata, si è tenuto il ricevimento e il concerto nel Palazzo sede della Prefettura;
Poppi (AR): 2^ Festa delle Fanfare dei
Bersaglieri della Toscana
–
38
il 14 luglio il Presidente della Federazione, Cav. Stefano
Mangiavacchi, ha tenuto il discorso commemorativo,
alla presenza del Sindaco di Arezzo On. Giuseppe Fanfani,
della Vice Presidente della Provincia di Arezzo Mirella
Ricci, del Vescovo Emerito di Fiesole Mons. Luciano
Giovannetti, di Don Natale Luciano Gabrielli, Parroco di
San Polo, delle Associazioni e dei familiari delle vittime, in
occasione dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti di
San Polo (AR), eretto in memoria delle 63 vittime civili tru-
Bologna: 64° Anniversario della Repubblica
–
–
il 5 giugno 2010, presso la Caserma “Luciano Manara”,
sede
del
Comando
Legione
Carabinieri
Emilia/Romagna, è stato celebrato il 196° Annuale
della Fondazione dell'Arma dei Carabinieri;
l’11 giugno 2010, la Federazione ha partecipato alla
cerimonia di saluto al contingente della Brigata
Aeromobile "Fiuli" al rientro dall'Operazione "Leonte” in
IL NASTRO AZZURRO
–
Libano, alla presenza del Capo di Stato Maggiore
dell'Esercito generale Giuseppe Valotto e del generale
Luigi Francavilla Comandante della Brigata;
il 25 giugno 2010, la Federazione ha partecipato alla
celebrazione del 236° Anniversario della Fondazione
della Guardia di Finanza, svoltasi in piazza S.Francesco.
BRESCIA
La Federazione Provinciale di Brescia, nel bimestre ci
comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 29 maggio un numeroso gruppo di soci ha svolto una
visita alla SIS (Sezione Investigazioni Scientifiche)
presso il Comando Provinciale CC di Brescia, nel corso
della quale sono state illustrate le tecniche con le quali
vengono acquisiti gli elementi utili per le indagini. I
saluti al termine della visita si sono svolti presso l’ufficio del Comandante Col. Marco Turchi;
– il 30 maggio i soci della Federazione si sono recati in
visita al nostro museo di Salo' ed al Vittoriale degli
Italiani, insieme con una delegazione di soci dell’UNUCI
di Monterosi (VT);
– il 2 giugno 2010, in mattinata presso il Palazzo del
Governo (Broletto), nella ricorrenza dell’istituzione
della Repubblica, ha avuto luogo la consegna delle
Onorificenze concesse dal Presidente Giorgio
Napolitano ai cittadini meritevoli. La ricorrenza si è
conclusa in serata col ricevimento in Prefettura;
– il 5 giugno 2010, il Labaro della Federazione ha sfilato in parata per il 196° Annuale della Fondazione
dell'Arma dei Carabinieri;
– il 12 giugno 2010 una squadra di tiratori della
Federazione di Brescia ha partecipato, con discreto
piazzamento, alla Gara Internazionale di Tiro ISISC
2010 - Interarma Sondrio: International Shooting
Competition - organizzata dalla Federazione di Sondrio
presso il poligono di tiro di Tirano (So);
– il 19 giugno 2010 i soci della Federazione hanno visitato la mostra "Gli Inca ed i loro tesori" allestita presso
Santa Giulia. Ha fatto da guida il Comm. Albertini,
Vice Presidente della Federazione;
– il 20 giugno 2010, su invito della Sezione Altopiano dei
Sette Comuni "Gen. A. Papa" dell'Associazione
Nazionale del Fante di Vicenza, la Federazione di
Brescia ha partecipato con il Labaro al XVII
Pellegrinaggio Interregionale dei Fanti a Cesura di
Roana (Vi);
– 27 giugno 2010, è stata celebrata la "Giornata del
Decorato" alla presenza del Presidente Nazionale
Dell'Istituto del Nastro Azzurro Gen. B. Carlo Maria
Magnani, del Consiglio Direttivo della Federazione
quasi al completo, del Commissario della Sezione di
Desenzano, dott. Tobia Lazzari con il Labaro,
l'Alfiere della Sezione di Molinetto, Sig. Pavarini con il
Labaro, il neo commissario della Federazione di
Cremona, Magg. Claudio Mantovani. Per le
Associazioni d'Arma erano presenti il Vice Presidente
ANARTI Sig. Paolino Tosini con il Labaro, il Sig. Alberto
Piscitelli, consigliere UNSI, il Sig. Igino Zanacchi, consigliere ed Alfiere ANSI, il Sig. Bortolo Nociforo,
Presidente AVG. La cerimonia, che si è svolta presso la
sala riunioni dell' ANMIG, messa gentilmente a disposizione dai Sigg.ri Mario Savino e Fulvio Arcari Segretari
rispettivamente dell'Associazione e della Fondazione
Mutilati, ha avuto inizio con due brevi conferenze,
tenute dalla nostra socia dott.ssa Alessia Biasiolo e
dal nostro Vice Presidente Comm. Albertini. È seguita la consegna degli attestati di benemerenza, degli
IL NASTRO AZZURRO
oggetti ricordo, di varie pubblicazioni, queste ultime
offerte dalla dott.ssa Biasiolo. I Decorati presenti
erano: MBVM Sig. Giacomo Belleri, MBVM Sig.
Agostino Ferla, MBVM Sig. Mario Maffezzoni,
MAVM Comm. Vittorio Olia, MBVM Sig. Giulio
Signorini. Particolare commozione ha suscitato la
consegna delle benemerenze da parte del Gen.
Magnani ai congiunti di due Decorati scomparsi
recentemente: MBVM Dott. Feliciano Ferri, MAVM
Sig. Francesco Pintus.
Brescia: Giornata del decorato
CATANZARO
La Federazione Provinciale di Catanzaro, nel bimestre ci
comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 26 maggio 2010 si è svolta la cerimonia di avvicendamento del Comandante Regionale Calabria della
Guardia di Finanza. Al Generale di Brigata Gaetano
Giancane, chiamato a ricoprire il ruolo di Assessore
Regionale al Bilancio della Campania, è subentrato il
Generale di Brigata Salvatore Tatta, già Comandante
Provinciale in Catanzaro. La cerimonia ha avuto luogo
nella Caserma "Laganà" alla presenza del Generale di
Corpo d'Armata Mauro Michelacci, Comandante
Interregionale dell'Italia Sud-occidentale. Il Generale
Giancane, che resterà ufficiale in aspettativa, ha voluto formalizzare il cambio al vertice alla presenza delle
massime autorità civili, militari e religiose. Tra gli invitati l'avvocato Giuseppe Palaja in rappresentanza
della Federazione "Gli Azzurri dei Due Mari";
– La cerimonia del 2 giugno, tenutasi in piazza Matteotti
a Catanzaro, è stata organizzata dal Comando Legione
Carabinieri "Calabria" d'intesa con la Prefettura di
Catanzaro ed il Comando Militare dell'Esercito. Resi gli
onori al Prefetto Giuseppina Di Rosa, che ha passato in
rassegna lo schieramento, si è proceduto alla lettura
del messaggio del Presidente della Repubblica ed alla
"Preghiera della Patria", è seguita l'alzabandiera
solenne, al suono dell'Inno Nazionale, e la deposizione
di corone d'alloro al monumento ai Caduti, accompagnata dalla "Canzone del Piave". Presenti le massime
autorità militari, civili e religiose della regione insieme
ai Cappellani Militari. A sfilare, tra una cornice di cittadini, insieme alle numerose Associazioni combattentistiche e d'arma con i relativi Vessilli nonché i Gonfaloni
delle amministrazioni locali, in rappresentanza del
nostro Sodalizio, il Medagliere della Federazione
Provinciale "Gli Azzurri dei Due Mari" presieduta dall'avv. Giuseppe Palaja, Scorta al Labaro il M.llo
Rocco Giovanni Portolesi, Alfiere il Segretario avv.
Antonio Palaja di Tocco. Al termine della cerimonia,
la Fanfara dei "Bersaglieri di Chiaravalle" si è esibita
39
–
–
per le principali vie della città. Di fronte alla Prefettura
sono stati allestiti stand dimostrativi e promozionali
delle Forze Armate e dei Corpi Armati e non, militari e
civili dello Stato, visitati con curiosità ed interesse dalla
cittadinanza. Il Tricolore è stato presidiato da Guardie
d'Onore che si sono alternate nel servizio sino all'ammaina bandiera, avvenuto nel tardo pomeriggio alle
note del "Silenzio”;
il 5 giugno 2010, nel cortile del Comando Legione
Carabinieri "Calabria", si è tenuta la cerimonia celebrativa del 196° Annuale della Fondazione dell'Arma. Dopo
la rassegna allo schieramento, il Generale di Brigata
Marcello Mazzuca ha consegnato le ricompense ai militari distintisi per azioni di valore. Presenti alla manifestazione le più alte cariche civili, religiose e militari
della regione. Insieme ai Labari delle locali Associazioni
Combattentistiche e d'Arma, il Medagliere della
Federazione "Gli Azzurri dei Due Mari" presieduta dall'avv. Giuseppe Palaja (Alfiere il Segretario Antonio
Palaja di Tocco);
il 28 giugno 2010, presso la caserma "Laganà", sede
del Comando Regionale Calabria, la Guardia di Finanza
ha celebrato il 236° anniversario della sua fondazione.
Alla presenza delle massime autorità civili, militari e
religiose, il Generale di Brigata Salvatore Tatta,
Comandante Regionale, ha illustrato l'attività svolta e
ha poi consegnato le ricompense ai finanzieri che si
sono particolarmente distinti nelle operazioni di servizio. La cerimonia si è chiusa con la recita della
"Preghiera del Finanziere" da parte del Cappellano
Militare Cap. don Fausto Amantea Ferrari. In testa alle
Associazioni Combattentistiche e d'Arma schierate a
fianco del reparto di formazione, il Medagliere del
nostro Sodalizio (Scorta Cap. Giuseppe Froio - Alfiere
avv. Antonio Palaja di Tocco). Tra i presenti l'avvocato Giuseppe Palaja Presidente della Federazione
Provinciale "Gli Azzurri dei Due Mari" che annovera tra
gli iscritti il dott. Marcello Pellegrino ed il dott. Elio
Bonacci della Guardia di Finanza.
IMOLA
Il bersagliere Claudio Cambiuzzi, uno dei pochissimi
superstiti dei trecento eroi che, nella seconda guerra mondiale, furono agli ordini del tenente colonnello Aurelio
Barnabè, Medaglia di Bronzo al Valor Militare "sul
campo" e Medaglia d'Argento al Valor Militare, ha
inteso onorarne la memoria nel sedicesimo anniversario
della morte, con una Santa Messa di suffragio svoltasi presso la chiesa dell'Osservanza in Imola domenica 22 agosto.
LECCO
La Federazione Provinciale di Lecco ha consegnato un
premio per gli ottimi risultati agli studi all’Allievo Giulio
Anghileri del Colleggio Militare. La cerimonia si è svolta alla
presenza di numerose autorità civili e militari della città e
del Rettore del Collegio don Angelo Puricelli. L’Istituto del
Nastro Azzurro era presente con numerosi soci tra i quali,
il ten. Giuseppe Pogliani (ex sindaco di Lecco), la
M.A.V.M. e Presidente della Federazione Ten. Giuseppe
Faccinetto, il vice Presidente ten. Giovanni Bartolozzi,
che ha pronunciato nell’occasione una prolusione a ricordo della figura del Capitano Emilio Marella, e il signor
Sergio Galeazzi, figlio della M.A.V.M. “sul campo”
Alessandro Galeazzi, che ha consegnato materialmente
il riconoscimento all’allievo Anghileri.
40
Lecco: Giovanni Bartolozzi ricorda il cap.
Emilio Marella alla consegna della borsa di
studio all’all. Giulio Anghileri
MASSA CARRARA
Organizzata dalla Federazione Provinciale dell'Istituto del
Nastro Azzurro di Massa e Carrara in stretta collaborazione
con il col. Riccardo Romeo
Jasinski, comandante del Centro
Addestramento Logistico di
Marina Di Massa, si è svolta
nella bella struttura del centro
una cerimonia semplice ma
significativa per celebrare il 106°
compleanno
del
veterano
Decorato Parvis Canalini,
sergente del corpo Militare della
C.R.I.. Alla cerimonia ha presenziato il Prefetto di Massa
Carrara,
dott.
Giuseppe
Merendino, il comandante provinciale dei carabinieri, ten. Col.
Andrea Sagnelli e rappresentanze del Corpo Militare e delle
infermiere volontarie della
C.R.I.. Per il Nastro Azzurro erano presenti, oltre al presidente gen. Pierpaolo Battistini, il vice presidente per la
Lunigiana comm. Sergio Santunione, i consiglieri ing.
Rodolfo Bacci, Franco Berti, Paolo Cioli, i sindaci primo
capitano Sergio Pellegrini e ten. Egisto Umberto
Borghini, e il socio aviere Umberto Mussi che ha effettuato il servizio fotografico. Dopo il benvenuto del col. Jasinski,
il gen. Battistini ha tratteggiato il profilo del serg. Canalini
ed il Prefetto ha chiuso con un caloroso saluto. A Parvis gli
auguri di tutto il sodalizio.
MESSINA
La Federazione Provinciale di Messina, nel bimestre ci
comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 4 maggio 2010, 149° anniversario della costituzione
dell'Esercito, e intervenuta con il Labaro ed una rappresentanza di soci alla cerimonia organizzata nella
Caserma Crisafulli Zuccarello dal 5° Reggimento
Meccanizzato "Brigata Aosta";
– il 15 maggio 2010, ha presenziato col Labaro ed una
rappresentanza di soci al 158° anniversario della fondazione della Polizia di Stato, cerimonia celebrativa,
che si è svolta a Patti con l'inaugurazione della nuova
sede del Commissariato e l'intitolazione del piazzale
all'assistente capo della Polizia di Stato Antonino Lai
vittima del dovere;
– il 2 giugno 2010, è stato celebrato il 64° anniversario dell’istituzione della Repubblica Italiana, in piazza Unione
Europea, alla presenza delle massime autorità religiose,
civili e militari, rappresentanze delle Forze Armate e delle
Forze dell'Ordine, Associazioni Combattentistiche e
d'Arma nonché scolaresche. Il Labaro è stato portato
dai Decorati iscritti alla Federazione. Al termine della
cerimonia, il Prefetto Francesco Alecci ha consegnato tre
Medaglie d'Onore a cittadini o a familiari di deceduti
deportati o internati nei lager nazisti;
IL NASTRO AZZURRO
–
parte del C. V. (CP) Nunzio Antonio Martello al C. V.
(CP) Antonio Musolino.
il 5 giugno 2010, è stato celebrato il 196° Anniversario
dell'Arma dei Carabinieri, presso la Caserma "Cap.
M.O.V.M. Antonio Bonsignore", alla presenza del
Generale di Corpo d'Armata Lucio Nobili, che nel suo
intervento, ha ricordato l'instancabile opera dei carabinieri contro la criminalità e, dopo gli onori ai Caduti,
ha consegnato le ricompense al personale che si è particolarmente distinto nell’anno 2009;
Messina: Passaggio di Consegne al Comando
della Capitaneria di Porto
Messina: 196° Annuale dell’Arma dei
Carabinieri
–
il 10 giugno 2010, si è svolta la solenne cerimonia in
occasione del 92° anniversario della festa della Marina.
Sul piazzale del forte S. Salvatore (XII sec.), di fronte
allo schieramento ed a un folto pubblico, il Capitano di
Vascello Pasqualino Bardetta ha ricordato che il 10 giugno 1918, data di origine della festa, fu affondata la
corazzata austriaca "Szent Istvan", anche con la partecipazione del messinese Capitano di Corvetta
(M.O.V.M.) Luigi Rizzo;
Messina: Festa della Marina militare
–
–
–
il 10 luglio 2010, ad Acate (RG), è stata deposta una
corona al Monumento ai Caduti e alla lapide in onore
delle vittime civili della Battaglia di Sicilia del luglio
1943, organizzata dall'associazione culturale "Lamba
Doria", con il patrocinio del comune;
22 luglio - nella Caserma "Gasparro", alla presenza del
generale Luigi Vinaccia, Comandante della Brigata
meccanizzata "Aosta", ha avuto luogo la cerimonia del
Cambio di Consegne al Comando del Reparto Comando
e Supporti Tattici "Aosta", tra il Tenente Colonnello
Attilio Vitale e il Tenente Colonnello Domenico Costa
(uscente);
27 agosto, alla Banchina Colapesce del porto di
Messina, alla presenza dell'Ammiraglio di Squadra
Andrea
Toscano,
del
direttore
marittimo
Contrammiraglio Domenico De Michele e delle più alte
autorità religiose civili e militari al passaggio del testimone del Comando Capitaneria di Porto di Messina da
IL NASTRO AZZURRO
NAPOLI
La Federazione Provinciale di Napoli, nel bimestre ci
comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 27 maggio 2010, il Labaro della Federazione, scortato dai Soci Nicola Maraglino, Pietro Caputo e
Antonio Cimmino, è stato presente, su invito della
locale Associazione Combattenti e Reduci, ad una
Santa Messa celebrata a Scafati in occasione del 48°
anniversario della concessione della Medaglia d'Oro
per la Resistenza alla cittadina sarnese;
– il 10 giugno 2010, la Federazione di Napoli ha partecipato con il Labaro alla celebrazione della Festa della
Marina Militare, svoltasi a Napoli alla presenza del
Presidente della Repubblica. L'alfiere è stato il Socio
Luigi Sabella M.AV.M., che ha poi suscitato l'attenzione di molti Ufficiali della M.M. per le sue
Decorazioni meritate nelle imprese belliche in
Aeronautica, mentre la scorta è stata effettuata da
Antonio Cimmino. Presente in tribuna d'onore il
Vicepresidente Mario Ilardo;
Napoli: Festa della Marina Militare
–
l’11 giugno 2010 a Sorrento la Federazione ha partecipato con il Labaro alle celebrazioni del 25° anniversario della locale sezione dell'A.N.C.. L'alfiere è
stato il dott. Antonio Cimmino e la scorta è stata
effettuata
dal
comm.
Mario
Ilardo
(Vicepresidente). Al termine della cerimonia religiosa, il corteo si è snodato tra le vie della cittadina
applaudito dalla popolazione e da centinaia di turisti.
41
Il Labaro della Federazione ha ricevuto gli onori di
protocollo. Alla presenza delle autorità religiose, civili e militari e di più delegazioni di altre Associazioni
d'Arma è stata infine deposta una corona di alloro al
Monumento ai Caduti.
Volontariato e di una intera scolaresca. Il gen. Pietroni,
nell'occasione, ha consegnato al Sindaco della Città la
tessera di Socio d'Onore e l'Emblema Araldico rilasciati al Comune dalla Presidenza Nazionale dell'Istituto
del Nastro Azzurro. Nei discorsi celebrativi, il Sindaco,
prima, ed il gen. Pietroni, dopo, hanno voluto ribadire
che è un obbligo morale e civico ricordare ai giovani l'importanza ed i valori dei doveri di tutti verso la propria
Patria.
Parma: consegna dell’Emblema Araldico al
Comune per il 25° anniversario della MOVM
Sorrento (NA): 25° anniversario della Sezione
Associazione Nazionale Combattenti
NOVARA
PISTOIA
La Sezione UNUCI di Novara - VCO e del locale Istituto
del Nastro Azzurro, sabato 12 Giugno 2010 hanno organizzato una cerimonia commemorativa dei Caduti sul Fronte
Russo del 54° Reggimento Fanteria. La cerimonia si è svolta sul Colle della Vittoria, sul piazzale antistante il Sagrato
della Chiesa di San Nazzaro alla Costa ove è posto il
Monumento ed ha voluto tributare il doveroso ricordo e
onore degli 85.000 soldati Caduti sul Fronte Russo tra i
quali 153 della Provincia di Novara.
Il 23 Agosto 2010, in località Cintolese di
Monsummano Terme (PT), si è svolta una manifestazione in ricordo delle oltre 200 vittime civili dell'eccidio
nazista del Padule di Fucecchio. Al termine della funzione religiosa, celebrata dal Vescovo di Pescia Mons.
Giovanni Del Vivo, il Presidente della Federazione di
Pistoia dell'Istituto del Nastro Azzurro Mario Livi, ha
letto una preghiera da lui ideata, con la quale ha voluto
esprimere il comune dolore per la grave e non dimenticata tragedia.
ROMA
Novara: cerimonia commemorativa dei
Caduti del 54° Reggimento Fanteria sul
Fronte Russo
PARMA
La Federazione Provinciale di Roma, nel bimestre ci
comunica la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– Il 4 giugno u.s., il Presidente della Federazione Dott.
Comm. Antonio Valeri è intervenuto alla cerimonia
organizzata dal Comune di Roma e dalla Comunità
Ebraica di Roma in ricordo della riapertura del Tempio
Maggiore, avvenuta il 4 giugno 1944. La cerimonia è
stata aperta dall'alzabandiera dei vessilli di Italia,
Israele, Regno Unito, Canada e Stati Uniti accompagnati dai rispettivi Inni Nazionali. Presenti, tra gli altri,
il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Regione
Renata Polverini, quello della Provincia Nicola
Roma: Commemorazione della Riapertura del
Tempio Maggiore
Il Comune di Borgo Val di Taro (PR), insignito di
Medaglia d'Oro al Valor Militare dal Presidente della
Repubblica Francesco Cossiga per gli atti compiuti dalla
popolazione nella lotta partigiana, ha celebrato il 12
maggio 2010 il venticinquesimo anniversario della
Decorazione con una solenne cerimonia nella Sala del
Consiglio Comunale alla presenza del Sindaco, dott.
Salvatorangelo Oppo, del gen. Alberto Pietroni, presidente della Federazione di Parma dell'Istituto del Nastro
Azzurro, accompagnato da una delegazione di soci col
Labaro , delle Autorità Militari cittadine, dei rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, di
42
IL NASTRO AZZURRO
–
Zingaretti, il ministro Andrea Ronchi e il Rabbino Capo
di Roma Riccardo Di Segni. Il Presidente Valeri ha
consegnato al Sindaco Alemanno la tessera di Socio
d'Onore e l'Emblema Araldico rilasciati alla Città di
Roma quale Città decorata di Medaglia d'Oro al
V.M.;
Venerdi 4 giugno 2010, in occasione del 66° anniversario della liberazione di Roma, il Presidente del
Collegio Provinciale dei Sindaci della Federazione di
Roma, Ing. Camillo Pariset, ha partecipato alla
cerimonia di inaugurazione, con la deposizione di una
corona di alloro, del restaurato "Sepolcreto dei Caduti
per la lotta di liberazione 1943 - 1944" presso il cimitero monumentale Campo Verano di Roma, alla presenza del Sindaco, Gianni Alemanno, delle
Associazioni Partigiane e dei Veterani della seconda
guerra mondiale e del Presidente di AMA Marco
Daniele Clarke. Hanno, inoltre, partecipato Umberto
Broccoli, sovrintendente ai Beni Culturali del Comune
di Roma e Gerardo Agostini, presidente
Confederazione Italiana fra le Associazioni
Combattentistiche e Partigiane. L'intervento di restauro e manutenzione straordinaria del Sepolcreto, a cura
della Sovrintendenza Comunale ai Beni Culturali, è
consistita nella pulitura delle superfici marmoree (lapidi, gruppo scultoreo e basamento), e nella stuccatura
e rubricazione delle iscrizioni. In tale ambito, per permettere l'inserimento del nominativo del 14° martire
de "La Storta", le cui spoglie riposano nel Sepolcreto,
è stata realizzata ex novo la targa della prima lapide
(cognomi A-B);
Roma: Il Sepolcreto dei Caduti per la lotta di
liberazione 1943 -1945 restaurato
–
Giovedì 24 giugno 2010, su invito del Sindaco di Roma
Giovanni Alemanno e del Presidente della Comunità
Ebraica Riccardo Pacifici, il Vice Presidente della federazione Dott. Comm. Alberto Rissone, ha partecipato alla manifestazione tenutasi al Colosseo intesa a
promuovere una forte
pressione internazionale
per la liberazione del
caporale Gilad Shalit,
militare israeliano, cittadino onorario di Roma,
prigioniero delle milizie
palestinesi da oltre
quattro anni. Presenti
alla cerimonia i vertici
istituzionali
della
Regione, rappresentanti
delle forze politiche, di
molti
Enti
ed
Associazioni Nazionali e
ovviamente
delle
Comunità ebraiche;
IL NASTRO AZZURRO
–
–
il 9 luglio 2010, il Vice Presidente della Federazione,
Dott. Comm. Alberto Rissone, su delega del
Presidente Dott. Comm. Antonio Valeri, ha partecipato alla Santa Messa celebrata in ricordo del defunto
arcivescovo Arrigo Pintonello nella Cappella del Plesso
Universitario della Sapienza a Pomezia. Oltre
all'Istituto del Nastro Azzurro erano presenti
l'Associazione Nazionale dei Volontari di Guerra nonché un numeroso pubblico. Mons. Giacomino Feminò
ha ricordato l'incisiva azione svolta da Mons.
Pintonello come Cappellano Militare durante la seconda guerra mondiale nonché le sue opere in favore
della popolazione e degli indigenti.
su invito dell'A.N.Art.I. sez. Marche, dell'U.N.I.R.R. di
Ancona e di altre Associazioni combattentistiche
Marchigiane, l'ascolano dott. Antonio Valeri,
Presidente della Federazione di Roma dell'Istituto del
Nastro Azzurro, ha partecipato alla “Giornata del
Decorato” svoltasi a Offida (AP) il 26 luglio 2010. Alla
deposizione di una corona d'alloro, portata da due soldatesse, al monumento ai Caduti, ha fatto seguito
una messa solenne presso la Cattedrale, celebrata da
S.E. il Vescovo di Ascoli Mons. Silvano Montevecchi e
l'orfano di guerra Don Dante Talamonti. Successivamente, in piazza del Popolo ha avuto luogo la cerimonia di consegna di 44 Croci al Merito di Guerra e le
Medaglie di Benemerenza ai reduci Combattenti, alle
vedove, agli orfani del Comune di Offida e zone limitrofe, presenti il sindaco di Offida, dott. Valerio
Lucciarini De Vincenzi, l'ing. Piero Celani, Presidente
della Provincia, il Prefetto di Ascoli, dr. Pasquale
Minunni, il Cap. C.C. Vaccarini, comandante la
Compagnia di S. Benedetto, l'On. Luciano Adostini.
Antonio Valeri ha potuto consegnare l'onorificenza
in ricordo del papà a don Dante, figlio di Enrico
Talamonti, ed alla sig.ra Natalina Angelini orfana di
Emidio Angelini, entrambi commilitoni del proprio
padre, Nazzareno, in Russia.
Offida (AP): Giornata del decorato
ROVIGO
Il 30 Maggio 2010 è stato inaugurato a Badia Polesine
(RO) il monumento dedicato ai militari Caduti in missioni
di pace. Erano presenti il Sindaco della città, il Vice
Prefetto Vicario di Rovigo, il Presidente della Provincia di
Rovigo, l'Ammiraglio De Cecco e numerose Associazioni
Combattentistiche con i propri Labari tra cui quello
dell'Istituto del Nastro Azzurro - Federazione Provinciale di
Rovigo - col presidente Graziano Maron. La Santa Messa
è stata celebrata dal Cappellano cap. CC don Oreste
Tombolan. La cerimonia è stata conclusa con la lettura, da
43
parte del Sindaco, del messaggio del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano.
una brochure realizzata dalla Federazione sull'avvenimento
ricordato anche da un articolo pubblicato su La Nazione.
Badia Polesine (RO): Inaugurazione
Monumento ai Caduti in Missioni di Pace
SONDRIO
La Federazione Provinciale di Sondrio negli ultimi mesi
ha svolto le seguenti attività:
– nei giorni 11 - 13 giugno la competizione di tiro internazionale ISISC 2010;
– ha presenziato con il Presidente ed il Segretario all'inaugurazione del posto fisso stagionale dei Carabinieri
di Madesimo (SO) alla presenza del Comandante
Interregionale dell'Arma dei Carabinieri;
Madesimo (SO): Inaugurazione del posto
fisso stagionale dei Carabinieri
SIRACUSA
Con il patrocinio della Federazione provinciale, il 13
giugno Don Enzo Iacono Isidoro, Rettore del Santuario
Maria Scala del Paradiso in Noto, ha celebrato nell'antico
tempio una solenne Santa Messa in suffragio di Umberto
II e dei Militari italiani Caduti nelle missioni estere.
Presente il rappresentante del Sindaco di Noto con sciarpa
tricolore e una rappresentanza del Comando Provinciale
dei Carabinieri. Sono intervenuti con i rispettivi labari e
soci l'Istituto GG.OO.RR.TT. Pantheon, l'Ass. Naz. Arma di
Cavalleria, l'Ass. Naz. Autieri d'Italia, l'Opera Naz. Caduti
senza Croce.
Noto (SR): Messa in suffragio di Umberto II
e dei militari italiani Caduti nelle missioni
estere
–
ha consegnato il 17 agosto, alla presenza del
Prefetto e di tutte le autorità civili e militari provinciali, un Attestato di Benemerenza per la partecipazione al Progetto umanitario "Tutti a scuola per
costruire il futuro" al Capitano Andrea Taurasi,
Comandante il Nucelo di Polizia Tributaria della
Guardia di Finanza di Sondrio, in occasione del suo
trasferimento a Cagliari. La lunga motivazione con
cui è stato conferito il riconoscimento al cap.Taurasi,
in particolare sottolinea che l’ufficiale “... Dimostrava
altresì non comune spirito di collaborazione nei confronti dell'Istituto del Nastro Azzurro nei suoi anni di
permanenza a Sondrio ... Mostrava, infine, elevato
impegno in occasione della più importante attività
umanitaria mai svolta dall'Istituto del Nastro Azzurro
a livello nazionale: il progetto "Tutti a scuola per
SIENA
Il 15 giugno 2010 sono stati ricordati i sei aviatori, di cui
3 pluridecorati al Valore Militare, componenti l’equipaggio del SM.79 decollato il 15 giugno 1943 da SienaAmpugnano e precipitato poco dopo sui monti della
Gavinana in località Pratorsi. La cerimonia si è svolta direttamente sul luogo dell’incidente ricordato da un cippo marmoreo con croce. Alla presenza del Labaro della Federazione di
Siena del Nastro Azzurro e di quello dell'Associazione Arma
Aeronautica di Firenze, sulle note del silenzio, è stata deposta una corona alla base del cippo. Dopo la cerimonia, voluta fortemente dal sig. Bruno D'Orazio, fratello di uno degli
aviatori Caduti e Socio del Nastro Azzurro di Padova, il
Commissario Marco Cetoloni ha consegnato ai presenti
44
Sondrio: Consegna dell’Attestato di
Benemerenza al cap. Taurasi
IL NASTRO AZZURRO
–
–
costruire il futuro", realizzato sul territorio della provincia di Sondrio nel corso dell'anno 2009, destinato
alla raccolta di materiale scolastico da inviare in
Afghanistan per il tramite del contingente italiano
inquadrato nella Missione ISAF. Nel corso di tutto il
periodo della raccolta dei beni il Capitano Taurasi,
del resto, esprimendo alto senso di umanità ed elevato spirito di collaborazione si faceva parte attiva
per diffondere, unitamente al Comando Provinciale la
Guardia di Finanza, la conoscenza dell'iniziativa presso tutti i reparti della Provincia di Sondrio, contribuendo con la sua azione a sensibilizzare i Militari in
servizio nei confronti del progetto ...”. Resoconto dei
risultati del progetto è stato pubblicato a pag. 14 del
n.° 5-2010 de “Il Nastro Azzurro”;
ha presenziato il 19 agosto, con il Labaro portato
dall'Alfiere Franco Silva, alle esequie del M.llo
Erminio Colturi (promosso per Merito di Guerra),
reduce di Russia;
ha presenziato con il Presidente, il Vicepresidente, il
Segretario e la Socia Maristella Ravelli alla commemorazione del Capitano Arnaldo Berni M.B.V.M.,
tenutasi al Passo del Gavia il 22 agosto 2010.
TORINO
La Federazione Provinciale di Torino ha presenziato alle
seguenti cerimonie:
– il 2 giugno 2010, 64° anniversario della Repubblica, in
piazza Castello Torino ha avuto luogo la cerimonia dell'alza e dell'ammaina Bandiera alla presenza delle maggiori Autorità civili, religiose e militari della Città, della
Provincia e della Regione e di un pubblico folto ed
entusiasta. La Federazione di Torino era presente con
alcuni Consiglieri, molti Azzurri ed l’Alfiere con il
Labaro;
– il 5 giugno 2010, presso la storica Caserma "Cernaia",
è stato celebrato il 196° Annuale dell'Arma dei
Carabinieri. Lo schieramento contava tre plotoni di
allievi carabinieri, un reparto di formazione, un plotone
del Battaglione Piemonte e la Banda della Polizia
Municipale di Torino. Presenti le Autorità militari e civili della Regione e i rappresentanti della finanza, dell'industria e della politica piemontese. La Federazione
Provinciale di Torino ha partecipato con il Labaro;
– il 12 giugno 2010, la Scuola di Applicazione e Istituto
di Studi Militari dell'Esercito ha officiato una cerimonia
presso il Sacrario Militare del Tempio Monumentale
della Gran Madre di Dio in Torino con la deposizione di
una corona ai Caduti da parte degli Ufficiali frequentatori il 187° Corso "Fermezza" che, al termine del loro
iter formativo, lasceranno nel prossimo mese di luglio
Torino per essere assegnati ai reparti operativi.
Presenti, unitamente ad un folto pubblico ed ad altri
rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche,
alcuni Consiglieri ed Azzurri della Federazione;
– il 23 giugno 2010, presso la Caserma "Emanuele
Filiberto di Savoia Duca d'Aosta", alla presenza delle
più alte cariche militari, della finanza, civili e religiose
della Regione, è stato celebrato il 236° anniversario
della fondazione della Guardia di Finanza. Oltre al battaglione di formazione, nello schieramento sono stati
inseriti i Labari delle Associazioni Combattentistiche tra
cui quello della Federazione Provinciale del Nastro
Azzurro di Torino con l'Alfiere;
– il 23 giugno2010, presso Palazzo "Pralormo", sede del
Comando Regione Militare Nord, alla presenza di
numerose Autorità Civili e Militari cittadine, ha avuto
IL NASTRO AZZURRO
luogo la cerimonia di cambio delle consegne al
Comando tra il Generale Franco Cravarezza ed il
Generale Pio Valente. Presenti, tra i rappresentanti
delle Associazioni Combattentistiche, alcuni soci della
Federazione Provinciale di Torino dell'Istituto del
Nastro Azzurro.
TRIESTE
Il 13 luglio, alla presenza del Presidente della
Repubblica Italiana, On. Sen. Giorgio Napolitano, e dei
Presidenti della Repubblica Croata e di quella Slovena, ha
avuto luogo a Trieste, sulla Piazza dell’Unità d’Italia, il
“Concerto dell’Amicizia” nel quale il Maestro Riccardo Muti
ha diretto l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” e
l’Orchestra Giovanile Italiana. Nell’occasione, è stato diffuso un manifesto che riportava una dichiarazione congiunta da parte dei tre Capi di Stato, scritta in italiano, croato
e sloveno, in cui si evidenziava che le orchestre e i cori
erano composti da numerosi artisti provenienti da istituzioni artistiche non solo italiane, ma anche slovene e croate.
All’evento, preceduto dalla deposizione di corone alla
“Narodni Dom” ed al “Monumento all’esodo dalle terre
natali degli Istriani, Fiumani e Dalmati”, era presente il
Presidente della Federazione Provinciale di Trieste
dell’Istituto del Nastro Azzurro dott. Giuseppe Vuxani.
VARESE
Il 23 maggio 2010 a Villa Cagnola Gazzada di Varese,
la Federazione Provinciale di Varese dell'Istituto del Nastro
Azzurro ha svolto, alla presenza di circa 350 persone e
autorità, una manifestazione nel corso della quale sono
state consegnate borse di studio, di valore compreso tra
120 e 400 Euro, a 54 studenti meritevoli della città.
L'evento, aperto da un minuto silenzio con squillo di tromba alla memoria dei due nostri militari uccisi in
Afghanistan, dopo un breve discorso di benvenuto è proseguito con la celebrazione della S. Messa e, a seguire, la
consegna delle borse di studio. Tra le Autorità presenti il
gen. Perretti, i Sindaci di Gazzada e di Somma Lombardo,
i rappresentanti dei Sindaci di Busto Arsizio e Varese il ten.
Piera Stornelli del Comando Provinciale CC, il Prof. Merletti,
Provveditore Provinciale agli Studi, l'On. Pellegatta, il dott.
Iseni, Console in Costa D'Avorio, l'avv. Sissy Corsi,
Presidente Provinciale Ass.ne Profughi Giuliano Dalmati, e
numerosi autorevoli rappresentanti dell'imprenditoria locale. A conclusione dell'evento, la torta è stata tagliata da
due nostri Combattenti Decorati: il Serg. Carlo
Pravato e il C.le Natale Taglioretti. Ampia l'eco sulla
stampa.
Villa Cagnola Gazzada di Varese: gli studenti
premiati con borsa di studio dalla
Federazione di Varese
45
RECENSIONI
HO DOVUTO FARE LA GUERRA di Francesco Volpi Gabriele Weber Servizi Editoriali - 23 x 25 - Pagg. 90 - illustrato B/N - Euro 30,00
Il diario di guerra di una persona
tranquilla che, suo malgrado, si
trova in prima linea. Pilota militare
esperto, è sul fronte russo come
aiutante di volo prima del gen.
Enrico Pezzi, poi del gen. Rampelli.
Il suo nemico principale non è la
caccia russa, ma il tempo meteorologico, sempre ostile. Il rientro in
Italia e l'8 settembre sono vissuti
alla luce di una sfida scanzonata al
rischio: sembra un inno al "chi non
risica non rosica". Lo stile è asciutto, scorrevole e, a tratti,
davvero avvincente. Rientra tra i libri "piacevoli".
MEMORIE E PENSIERI DELLA MIA PRIGIONIA IN
GERMANIA (Diario di un colonnello veterinario nei
lager del terzo Reich - 1943 1945) di Augusto Garagnani
- Edizioni "Il mascellaro" - collana Kuritza - 2010 - ISBN: 97888-903147-5-9 - 17x21,5 - pp. 196
"Odissea" sembra per antonomasia
il termine giusto per indicare l'esperienza di viaggio travagliata, dolorosa, talvolta eroica degli internati
militari italiani. Privati della maggior
parte delle garanzie previste dalla
Convenzione di Ginevra del 1929 sul
trattamento da riservare ai prigionieri di guerra, e anzi definiti con la
dizione di "Internati Militari Italiani",
che nel diritto internazionale si
applica a un'altra e diversa fattispecie di detenuti, i militari italiani furono relegati dalla Germania in campi igienicamente inadatti,
esposti al freddo e alle malattie e alimentati in maniera spesso inadeguata (in alcuni periodi anzi gravemente insufficiente): la loro colpa era di essere soldati, aviatori e marinai di
uno Stato che aveva "tradito" l'alleanza dell'Asse e che, in
quanto tale, avrebbe dovuto subire una dura punizione; oltre
a questo, essi rappresentavano una forza lavoro d'indubbia
consistenza, che poteva essere sfruttata in funzione della
produzione bellica del Reich, come già era stato fatto con il
grande "bottino" umano conquistato nell'estate 1941 sul
fronte orientale.
Il diario del colonnello Augusto Garagnani è molto importante per la ricostruzione delle condizioni generali di vita nei
campi in cui egli fu internato, e specialmente per una migliore comprensione della situazione particolare degli ufficiali
superiori. Il percorso da internato del colonnello Garagnani
vede la permanenza presso diversi campi ed è contrassegnato da una resistenza morale integerrima alle tante sollecitazioni da parte dei tedeschi per l'adesione e la collaborazione.
Alessandro Ferioli
IDROCORSA MACCHI di Giorgio Apostolo con Gianni
Cattaneo - La Bancarella Aeronautica - Torino - 29,5 x 21 pp. 94 - illustrato: foto B/N, disegni a colori - Euro 25,00
Bella e interessante monografia su quei velivoli particolari
che erano gli "idrocorsa" della Macchi, vere e proprie
46
"Formula 1" dell'aria che si disputarono la "Coppa Schneider", massimo trofeo velocistico per tali velivoli. La specialità conobbe i suoi fasti
tra gli anni '20 e '30, ma lasciò l'amaro in bocca all'Italia che non riuscì a completare in tempo la messa
a punto del velocissimo Mc.72 per
potersi aggiudicare definitivamente
il trofeo. Così, rimase la "consolazione" del record mondiale di velocità
nella categoria, tutt'ora imbattuto.
Le belle foto, i dettagliati disegni e il
testo bilingue (italiano/inglese)
fanno del libro un'opera molto ricercata e completa.
PERCORSO NELLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (El
camino en la Guerra Civil) 1937-1939 di Michele
Francone - Edizioni Dell'Orso Istituto di Studi Storici Gaetano
Salvemini - dicembre 2009 - ISBN 978-88-6274-169-9 - 24 x
24 - pp. 180 - illustrato B/N - Può essere richiesto direttamente a Ginacarlo Francone via Calandra, 2 - 10034
Chivasso (TO) [email protected] o Michele
Francone via E. Lampridio Cerva, 67 - 00143 Roma [email protected] - Euro 30,00 comprese spese postali.
Le fotografie della guerra civile spagnola (1937-1939) scattate dal
Serg. Maggiore Michele Francone
(C.T.V. Corpo Truppe Volontarie)
costituiscono un documento visivo
unico e irripetibile delle condizioni
vissute dai soldati italiani a contatto
con una guerra civile che ancora
oggi, a distanza di settanta anni
dalla sua conclusione, pervade la
coscienza e la memoria collettiva del
popolo spagnolo.
La macchina fotografica del giovane sottufficialc italiano ha
saputo cogliere con grande acutezza e curiosità, ma anche
con profonda e umana pietà, quasi tutte le fasi più importanti di un evento storico che richiede tuttora di essere interpretato nella sua complessità, come uno dei principali avvenimenti della storia europea del XX secolo.
IL CIELO DI CAMPOFORMIDO di Roberto Bassi Campanotto Editore - ISBN 978-88-456-1003-5 - 21 x 29,5 pagg. 240 - illustrato B/N - Euro 30,00
Campoformido è la culla dell'aeronautica italiana e questo libro ne è il
giusto omaggio. Potrebbe sembrare
un testo di storia locale, ma non riesce ad esserlo: a Campoformido
aveva sede la 91^ Squadriglia di
Baracca, a Campoformido Rino
Corso Fougier diede vita all'acrobazia aerea collettiva. Il nome del piccolo aeroporto nelle vicinanze di
Udine è magico e questo testo,
anche se talvolta indulge un po'
troppo alla cronaca dettagliata "sorvolando" (è proprio il caso di dirlo)
IL NASTRO AZZURRO
sulla storia raccontata (sebbene alcuni spezzoni di diari e
memorie pongano sovente rimedio a questa mancanza), ne
rende tutto il profondo significato che ogni aviatore italiano
porta nel cuore. Il libro narra solo la prima parte della storia
di Campoformido fino all'8 settembre del 1943: attendiamo
la seconda parte.
GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI. DIARI E LETTERE DAI LAGER NAZISTI. 1943-1945 di Mario Avagliano,
Marco Palmieri - Editore Einaudi - 2009 - EAN
9788806198947 - pp. 350 - Euro 20,00
Dopo l'armistizio dell'8 settembre
1943 oltre 600.000 militari italiani di
stanza nel nord e in zone di guerra
che caddero sotto controllo tedesco,
rifiutarono di continuare la guerra al
fianco dei tedeschi e scelsero di non
aderire alla Repubblica Sociale
Italiana. La conseguenza del loro no
fu la deportazione e l'internamento
nei lager nazisti, non come prigionieri di guerra ma con lo status mai
utilizzato prima di IMI, Internati
Militari Italiani. Per la loro scelta di
resistenza, andarono incontro a una
condizione simile a quella dei deportati politici. Costretti al lavoro coatto, circa 50.000 morirono a causa della fame, degli stenti,
delle violenze e dei bombardamenti. Altri duecentomila, invece, fecero la scelta opposta e decisero di aderire alla
Repubblica Sociale. Questa pagina sconosciuta della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale, della fine del
regime fascista, della guerra di liberazione italiana ed europea e della guerra civile italiana tra il 1943 e il 1945, torna a
rivivere in un libro che la ricostruisce e la racconta con la
voce e con gli occhi dei protagonisti che l'anno vissuta, grazie a centinaia di loro lettere e diari inediti, raccolti in tutta
Italia, scritti in quei drammatici giorni.
EROI DEL CIELO - UOMINI E DONNE DELL'AVIAZIONE EUROPEA ATTRAVERSO I RICORDI DI UN AMICO
SCRITTORE di Giorgio Evangelisti - Editoriale Olimpia - EAN
5010802 - 21,0x29,7 - pp. 192 - Euro 42,00
Gabriello Aghito, Fiorenza De Bernardi, Giovanni de Zordi,
Charles Fauvel, Yuri Gagarin,
Richard Keller, Vittorio Merlo, Willy
Messerschmitt, Eduard Neumann,
Hanna Reitsch, sono i dieci personaggi che Giorgio Evangelisti ci presenta in questa sua ultima opera. Si
tratta di un volume davvero bello,
ricco di interessanti aneddoti e di
notizie inedite, scritto con stile
sobrio e misurato che però non riesce a nascondere la grande stima
che l'autore prova per i suoi dieci
"eroi", tutti conosciuti personalmente, molti proprio amici. Giorgio
Evangelisti è pilota di aeroplani e di
alianti, nonché pilota militare ad honorem. Giornalista dal
1958, ha al suo attivo pubblicazioni di argomento aeronautico su quotidiani e riviste specializzate italiane e straniere. Egli
stesso commenta il libro così: "Parlare di una persona che si
è conosciuta da vicino può risultare complicato: c'è il rischio
di rovinare un'amicizia minimizzando i fatti che la riguarda-
IL NASTRO AZZURRO
no, oppure, spinti dalla simpatia o dall'affetto, si può inconsapevolmente attribuire a questi fatti un'importanza eccessiva. In questo libro, impostato su dieci personaggi della storia del volo che ho conosciuto personalmente, spero di essere stato equanime. Alcuni di loro sono stati dei protagonisti,
altri hanno vissuto una più modesta avventura aeronautica.
In questo contesto, la loro vicenda è stata comunque tale da
meritare il mio ricordo, la mia stima e quelle di quanti hanno
avuto il privilegio di seguirne le imprese, sia pure come semplici spettatori. La scelta di portare alla ribalta queste persone anziché altre, che pure ho conosciuto in cinquant'anni di
professione, prescinde dalla loro importanza ed è stata dettata da sentimenti strettamente personali di stima e di simpatia. La conquista del cielo è una magnifica e grandiosa
avventura, e la vita di coloro che hanno avuto, in pace o in
guerra, la fortuna di viverla è senza dubbio di grande interesse. Non è, inoltre, una storia che si perde nella notte dei
tempi, ma riguarda fatti e momenti dei quali molti di noi
hanno ancora un vivido ricordo. Nel 2003 si è festeggiato il
centenario ufficiale del primo volo: davvero un breve lasso di
tempo, ma sufficiente a consolidare una storia, una cultura,
una mitologia".
La veste grafica, molto ben curata, contribuisce al piacere
della lettura e la prefazione del Capo di stato Maggiore
dell'Aeronautica impreziosisce il volume
IL DIFENSORE DELLA VAL D'ASTICO: IL FORTE DI
PUNTA CORBIN di Leonardo Malatesta - Editrice Temi Trento, 2010 - p. 328 - Euro 25.
Il volume, con le prefazioni del
generale Enrico Pino, Comandante
del Comando Militare Esercito
Veneto, del generale Carlo Maria
Magnani Presidente dell'Istituto del
Nastro Azzurro e del direttore di
Uniformi e Armi Furio Lazzarini, è il
secondo della collana storica Le
Sentinelle di Pietra e tratta della storia del forte di Punta Corbin.
Nel testo si analizza in dettaglio la
storia dei piani operativi, dell'evoluzione dell'architettura militare attraverso i secoli, soffermandosi sul
modello costruttivo Rocchi utilizzato,
la costruzione effettuata anche con l'ausilio di documentazione dello spionaggio austroungarico, infine la prova del fuoco
durante il conflitto mondiale.
Il capitolo centrale riguarda le operazioni belliche, entrando
nel dettaglio dei colpi sparati giornalmente dalla batteria nel
periodo maggio - luglio 1915, il periodo successivo e l'occupazione austroungarica del maggio 1916, quando nel corso
della battaglia del Cengio, ci fu la morte in un combattimento dell'irredento triestino Carlo Stuparich, Medaglia d'Oro al
Valor Militare alla memoria.
A corredo del volume, ci sono cartine e schizzi inediti che
seguono lo sviluppo dei lavori di costruzione della fortificazione, e illustrano le operazioni militari e la vita dei soldati nel
forte.
L'autore, Leonardo Malatesta, si occupa di storia militare italiana ed europea dell'età contemporanea ed ha pubblicato
altri volumi su argomenti analoghi, è Vice Direttore della
Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò,
Direttore del Comitato Scientifico dell'Associazione Culturale
Tagliata della Scala e dirige per la casa editrice Temi, la collana storica Le Sentinelle di Pietra.
47