che costume fiero myspace

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che costume fiero myspace
PERIODICO DEL CASSERO | GAY LESBIAN CENTER DI BOLOGNA | ANNO VIII | N.1 | GENNAIO/FEBBRAIO 09
copertina: part. da Untitled (“La parola era legge: tra i Sumeri/alle donne che sprezzavano gli uomini/sbriciolavano i denti/con mattoni bruciati”) da Lo Specchio dell’Amore, ph. © José Villarrubia
dall’alto: Untitled (“Sempre ci amammo/E come potevamo non farlo/quando tu sei così simile a me,/amor mio,/pur con un volto diverso?”);
Untitled (“Sguazzammo/nelle piscine di Hockney,/e danzammo,/al ritmo di Brian Epstein”)
- da Lo Specchio dell’Amore (2003) ph. © José Villarrubia
Ed in q u e s to nu ov o mond o...
Celebrando il Sessantotto
è trascorso il Duemilaotto
Con le amiche tutte nuove
Navighiamo il Duemilanove,
E
Se in passato ti ho raggiunta
Oggi basta anche un’aggiunta
Che non è quella del pusher
Che dà un morso al pezzo d’hashish.
CASSERO
Gay Lesbian Center
Via Don Minzoni 18 – 40121 Bologna – Italy
ARCIGAY IL CASSERO
segreteria tel. 051.6494416 fax 051.6495015
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CONSIGLIO DIRETTIVO COMITATO PROVINCIALE ARCIGAY IL CASSERO Emiliano
Zaino (presidente), Nicola Cesari (Vicepresidente), Vincenzo Branà, Barbara Contoli, Sauro
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Barbara Marzocchi, Michela Mauri (tesoriera), Anna Maria Palumbo (vice-presidente)
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CASSERO MAGAZINE
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Stampa Tipografie Negri Fotolito MGP
Hanno collaborato a questo numero Vincenzo Branà, Divine Brown, Maurizio Cecconi,
Mauro Copeta, Fabrizio di Tommaso, Michele Giarratano, Chiara Masini, Sandro Mattioli,
Bruno Pompa, Fabio Saccà, Federico Sassoli, Luca Scarlini, Angelina Zontine.
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Ed in questo nuovo mondo
Non ci giri iracondo,
Non puoi alzare il dito medio
Anche se c’è solo tedio
I
Lo concede l’etichetta?
Su spariamoci un’oretta:
Sant’Antonio incatenato
O una foto denudato?
T
Scrivi, ammicca, zumpa e balla,
se no qui è tutta una palla,
quanti froci in questo posto,
tutto fumo e niente arrosto.
O
Per un gaio nuovo anno
Stai connesso, non c’è danno
Al sicuro da malanni
Ben nascosti passan gli anni
E così il nuovo attivismo
Presta il fianco al liberismo,
sei un target stai attento
che ti fan illuso e contento.
I
Accoglienza notturna & Liste Matty P, Matteino Amministrazione Samuele Cavadini Cdoc
Giulia Zonta, Marta Facen Cleaning Ladies Bob, Gianluca, Giuseppe Feed the Bears Nicola,
Sauro, Piero, Coco, Fvln, Madlen, Shibata Giardino Silvano La Nessa Manutenzione Kai
Trevisan Resident Djs Little Fluffy Luke, Fiandrix, Wawashi, PoPpen, Matthe, Trash Couture,
Frog_ette, Ruggero, Carey Ferry, Fable, Ues, LinuZ, Alessandro Bolognese, Salvo, Francois
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Piero, Roberto, Marco, Tequila Segreteria Marinella Marovelli, Emanuela Ria, Elisa Manici,
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Gionata (vice), Ferdi (vice), Angelo, Anita, Cinzia, Katia, Loris, Lysandra, Marcella, Marzia,
Max, Maurizio, Paolo, Raffaele, Vinz Staff Groundloor Barbara Contoli (responsabile), Eva,
LaClaudina, Lorenza, Tatona, Corrado, Alessandro, Alessandra, Bea, Francesca, Maggie,
Pietro, Antonia, Oscar, Chiara, Alessandro B.
R
All’inutile galateo
Preferisco un bel corteo
Di colori ben sgargianti
Con le checche e tutti quanti
A gridar per strada ai preti
Che son tutti obsoleti
Roma, Genova o Milano
Dai teniamoci per mano
Che al ministro col corpetto
Interessa solo il letto
Con chi vivi o con chi mangi
Sono fatti tuoi, t’arrangi!
L
D
A
Non parlate di diritti
Fate i froci e state zitti!
Ed in questo nuovo mondo
Meglio facebook o un girotondo?
Se sul web ci state tanto
Non c’è tempo per un canto
Resta solo la tv
E a Sanremo ci sei tu
Dove dicon “Dai guarisci!”
Oppure scopa e poi sparisci.
B RUNO P OMPA
E
STATO. RILEGGA IL
“ABOLIZIONE DELLA
MENTAZIONE DELLA
TUZIONE E LOTTA CONTRO
UTTAMENTO DELLA
TUZIONE ALTRUI”. […] LA
TUZIONE NON è MICA UN
NE, è UN MALCOSTUME. »
MARCIAPIEDI
FUORILEGGE?
Quale altro criterio per fermare
una donna: l'aria provocante?
Quante donne oggi non hanno un'aria provocante?
Non che voglia fare la vecchia strega, non che mi scandalizzi
perché le donne si truccano troppo e si pettinano alla Brigitte Bardot, dico
anzi che è la moda (…) Allora che facciamo? Il questurino le ferma per
questo? “Perché mi ferma questurino?”. “Perché lei è una prostituta”. “E lei
da cosa lo capisce?”. “Dal suo aspetto”. “Ah si'? Lei, questurino, si permette di
giudicare l'aspetto?… ” (…)
(dall’intervista di Oriana Fallaci a Lina Merlin (1963), ristampata su L’Europeo n° 9, ottobre 2008 speciale
Matrimonio all’italiana, a 50 anni dalla legge Merlin)
Il 13 dicembre scorso a Roma, in Piazza Farnese, si è svolto un imponente summit di
ombrelli rossi: sotto i paraventi di nylon trovavano riparo dalla pioggia le sex workers
d’Italia, non tutte naturalmente, ma una rappresentanza delle più caparbie e combattive.
Perché in Italia per le lucciole si è aperto il tempo della lotta: la miccia l’ha accesa Mara
Carfagna, neoministra ed ex soubrette, col suo ddl approvato lo scorso settembre dal
Consiglio dei Ministri e ora al vaglio delle Camere. A cinquant’anni dalla famosa legge
Merlin, quella che tolse le mani dello Stato dalla gestione della prostituzione cancellando
di fatto le case chiuse, la ministra berlusconiana ha annunciato un giro di vite senza
precedenti che si accanisce su clienti e prostitute, istituendo in particolare il divieto di
“adescare” in luogo pubblico. Clienti e lucciole rischiano da 5 a 15 giorni di arresto ed una
multa da 200 fino a 3mila euro. Se a vendere il sesso per strada è un minore straniero,
poi, la nuova legge prevede pene severe per gli sfruttatori e il rimpatrio immediato del
giovane. In quello stesso paese d’origine dove, fino a prova contraria, è stato avviato al
mestiere della prostituzione. Nonostante le proteste delle associazioni da anni mobilitate
contro la cosiddetta “tratta” di donne e minori (Save the Children e Gruppo Abele hanno
per primi espresso la loro contrarietà) la ministra è andata avanti con la caparbietà con
cui prendeva la rincorsa per fare la ruota ai tempi della sua formazione e ha continuato
a sostenere senza tentennamenti il suo minuscolo decreto. Minuscolo perché, a dispetto
di un dibattito che si è ingrossato nei decenni e di una bibliografia che mette a confronto
le numerosissime soluzioni adottate in tutto il mondo, la proposta di Mara Carfagna è
sintetizzata in due paginette striminzite, con pochi riferimenti e nessuna spiegazione.
D’altronde l’unica spiegazione possibile l’ha data la stessa ministra il giorno in cui ha
presentato alla stampa la sua iniziativa: «Come donna impegnata in politica e nelle
istituzioni, la prostituzione mi fa rabbrividire” – ha detto. “Mi fa orrore, non comprendo
chi vende il proprio corpo. Ma mi rendo conto che è fenomeno che esiste e che purtroppo
non può essere debellato, come la droga». La sfrontatezza con cui Mara Carfagna ha
tracciato una linea di distinzione – assolutamente arbitraria – tra i suoi trascorsi senza
veli e il cosiddetto mestiere più antico del mondo è senz’altro l’aspetto che ha reso più
livorosa la “rivolta” delle lavoratrici del sesso. Le quali, manco a dirlo, ogni volta che la
ENDEVA DI ABOLIRE LA
NE? IO?!? LA MIA
A SOLO A IMPEDIRE
TÀ DELLO STATO.
ITOLO: “ABOLIZIONE
AMENTAZIONE DELLA
NE E LOTTA CONTRO LO
TO DELLA PROSTITUZIONE
4
ministra veniva nominata in piazza Farnese portavano ritualmente la mano destra
al viso, come se impugnassero un oggetto dalla sezione rotonda, e simultaneamente
aprivano la bocca…
La criminalizzazione delle squillo, comunque, non è rimasta chiusa nell’ambito dell’iniziativa
della ministra dilettante. L’ampliamento dei poteri attribuiti ai sindaci attraverso il decreto
sicurezza ha dato la possibilità ai primi cittadini di governare a colpi di ordinanze: arrivano
i sindaci con la bacchetta magica, insomma, ai quali basta buttar giù due righe per rendere
immediatamente operativi strumenti di cui l’Italia non si era mai dotata, dai padri della
Costituzione in poi. La prostituzione, naturalmente, è stata individuata come ambito
“ideale” per sperimentare i nuovi “superpoteri”, così Gianni Alemanno e altri sindaci di area
berlusconiana hanno anticipato il Carfagnapensiero in ordinanze ad hoc che puniscono a
suon di contravvenzioni tanto le prostitute quanto i loro clienti. Multe prima di 200 euro,
poi fino a 500 a tutti coloro che adescano o si fanno adescare per strada. Un processo alle
intenzioni, insomma, che utilizza come “indizi” gli abiti succinti o “contrari alla pubblica
decenza”, facendo rientrare nel campo del “fuorilegge” perfino la cara minigonna. E
soprattutto cavalcando l’illusione che per una prostituta sia impossibile indossare un paio
di jeans, e il paradosso che la prostituzione sia solo un fatto di donne, che non esistano cioè
uomini da marciapiede per i quali è superfluo – se non addirittura controproducente – il
ricorso alla scollatura.
Ma su tutto, dicevamo, quello che più salta all’occhio è
la coincidenza: perché mentre a Roma le lavoratrici del
sesso alzavano il loro coro di protesta da piazza Farnese,
in quello stesso sabato nel Bolognese – per la precisione
in due municipalità della cintura, Anzola dell’Emilia
e Crespellano – due sindaci del Partito Democratico,
Loris Ropa e Gianni Gamberini, facevano il loro primo
esperimento con i nuovi superpoteri. Obbiettivo,
naturalmente, il contrasto della prostituzione sulla via
Emilia Ponente attraverso le collaudate “armi” del sindaco
Gianni Alemanno. Multe ai clienti e alle prostitute,
quindi, e poco importa se il Partito Democratico – quello
a cui i due sindaci sono iscritti – ha presentato una
Vittorio de Sica e Sofia Loren sul set di Matrimonio all’italiana.
Manifestazione Adeschiamo Diritti!, Roma 2008, ph. Chiara Lalli www.chiaralalli.com
A saltare all’occhio per prime sono sempre le coincidenze. E più sono lontane,
impossibili, più sembrano essere unite da un legame intimo e quasi sovrannaturale,
esito evidentemente più del cinismo del destino che della volontà e dell’intelligenza
degli uomini.
l’irresponsabilità dell’uso smodato del potere a scapito del
“buon amministrare”, destinando risorse – e non proclami
- per la risoluzione dei problemi. In Norvegia ad esempio,
cito da La Repubblica dell’1 gennaio, il giro di vite sulla
prostituzione si è realizzato – altra coincidenza: proprio
negli stessi giorni – attraverso una norma che punisce
severamente i clienti, che verranno perseguiti anche se
avranno fatto sesso a pagamento all’estero. Insomma il
malcostume di cui parlava Lina Merlin a Oriana Fallaci
quasi 50 anni fa, in Norvegia viene individuato nella
domanda e non nell’offerta. Perciò si persegue anche il
turista sessuale alla ricerca di minorenni, rappresentante
di un fenomeno che è un vero e proprio settore di traino
del turismo italiano e rispetto al quale nessun governo
ha mai ritenuto di dover prendere provvedimenti.
I clienti in Norvegia rischiano multe pesantissime e
una condanna fino a sei mesi di carcere, che diventa di
tre anni se la prostituta è minorenne. Per perseguirli
la polizia potrà anche ricorrere alle intercettazioni
telefoniche e ambientali. Le lucciole, nel frattempo,
saranno invece aiutate con progetti di recupero. Certo
anche quest’approccio non parla di autodeterminazione,
ma quando parla di sfruttamento sceglie la via meno
ipocrita e più efficace per affrontare il problema.
Un’ultima coincidenza, la più triste. L’ha sottolineata
A IMPEDIRE LA COM
DELLO STATO. RIL
TITOLO: “ABOLIZION
REGOLAMENTAZION
PROSTITUZIONE E LOTTA
LO SFRUTTAMENT
PROSTITUZIONE ALTRUI”.
PROSTITUZIONE NON è M
CRIMINE, è UN MALCOST
« E chi pretendeva di abolire la prostituzione? Io?!? La mia legge mirava solo a impedire la complicità dello Stato.
Rilegga il titolo: “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della
prostituzione altrui”. […] La prostituzione non è mica un crimine, è un malcostume. »
la prima volta Porpora Marcasciano del Mit in un
collegamento lampo su “Annozero”, poi me l’ha fatta
notare di nuovo Rossana Praitano, presidente del circolo
di cultura omosessuale “Mario Mieli” di Roma, quando
l’ho incontrata alla manifestazione in piazza Farnese. Il 24
novembre scorso Vladimir Luxuria trionfava all’Isola dei
Famosi: in molti hanno parlato di un fatto “rivoluzionario”,
qualcuno ha addirittura tirato in mezzo Barack Obama.
Per i più si trattava della dimostrazione evidente che il
VINCENZO BRANÀ
COOPERATIVA.MARCHET TA
(QUANDO IL MARCIAPIEDE È UN’IMPRESA)
Bologna, le sue tette (quelle delle “t”) e le sue
cooperative rosse. La nostra città ha tutto ciò
che serve per un esperimento rivoluzionario:
Cooperativa Marchetta (quando il marciapiede
è un’impresa) è un condominio virtuale nel
quale il Cassero darà rifugio per tre settimane ad
alcune amiche del marciapiede, ricevendone in
cambio il racconto della loro quotidiana impresa.
La studentessa che si mostra in webcam in
cambio di rose, la marchetta di Bovi Campeggi,
Showanda Towanda, l’indimenticata nigeriana
di Gaywatch, e Gaeta Jones, la più pericolosa
delle travestite partenopee. Non mancherà
nemmeno la prostituta d’antan, quella delle
case chiuse, rievocata da Lysandra Coridon.
In salotto nel frattempo si sorseggia buon vino,
si monitora il mercato delle mutande sporche e
si chiacchiera con gli ospiti che ogni sera saranno
invitati ad animare il dibattito.
Un gioco, insomma, che serve a imparare.
(DALL’INTERVISTA DI ORIANA FALLACI A LINA M
Cooperativa Marchetta
(quando il marciapiede è un’impresa)
di Vincenzo Branà e Luca De Santis
con: Bertha Black, Lysandra Coridon,
Celine Dior, Gaeta Jones
Martedì 3, 10, 17 febbraio dalle h. 21,30
Cassero@firstfloor
Manifestazione Adeschiamo Diritti!
Diritti!,, Roma 2008, ph. Chiara Lalli www.chiaralalli.com
La senatrice Lina Merlin, da L’Europeo n° 9 ottobre 2008
(dall’intervista di Oriana Fallaci a Lina Merlin (1963), ristampata su L’Europeo n° 9, ottobre 2008 speciale Matrimonio all’italiana, a 50 anni dalla legge Merlin)
si è improvvisamente riempita di annunci di ragazze
disposte a fare un po’ di compagnia, un massaggio, un po’
di coccole. E la cronaca, dall’altra parte, parla sempre più
di frequente di “covi” di prostitute sfruttate all’interno di
insospettabili condomini. Ma soprattutto le lucciole per
strada continuano a morire, ad essere picchiate, seviziate,
rapinate. Nonostante i jeans imposti dal sindaco, e con
l’aggravante che ora quando una di loro si sente in pericolo
non si azzarda nemmeno più a chiamare la polizia, che
le farebbe quella salatissima multa che
lei non può pagare. La constatazione è
banale, insomma, al punto che imbarazza
doverla spiegare. E imbarazza soprattutto
riconoscere in chi governa a suon di ordinanze
popolo italiano (fatto coincidere ormai
definitivamente col pubblico dei reality)
stesse cambiando, maturando. Proprio in
quelle ore, mentre all’Isola si stappava lo
spumante per dare il benvenuto a questo
“mondo migliore”, a Centocelle veniva
trovato riverso sul marciapiede il cadavere
di Roberta, una transessuale proprio come
Vladimir, proveniente però dal Brasile
e che quella notte, come tante, stava
facendo la vita. Che poi è strano chiamarla
così quando poi si sa che alla fine spesso
arriva una coltellata.
Presentazione del calendario Princese prodotto dalla comunità di Don Gallo in solidarietà alle trans genovesi contro l’ordinanza comunale di chiusura dei “bassi”. da www.donnamoderna.com
I PRETENDEVA DI ABOLIRE
STITUZIONE? IO?!?
A LEGGE MIRAVA SOLO
DIRE LA COMPLICITÀ
proposta alternativa a quella di Mara Carfagna e che la
deputata Paola Concia fosse in piazza a manifestare con
le lucciole. Poco importa anche che norme del genere
applicate su fazzoletti di chilometri abbiano l’evidente
ambizione di spostare semplicemente la “polvere” oltre
il confine senza risolvere nulla in realtà. E poco importa
perfino – nonostante gli stessi sindaci riconoscano la
situazione di sfruttamento di quelle ragazze – se nel
frattempo nulla si fa per far venire a galla e punire
questo sfruttamento, anzi si incentiva apertamente
(un riferimento esplicito è presente nel ddl Carfagna) il
ricorso all’appartamento. Dove tutto diventa invisibile,
e si sa “occhio non vede, cuore non duole”. “Se vedo un
sindaco del centrodestra amministrare bene io non ho
alcun problema ad ammetterlo” rivela sereno Gianni
Gamberini, fascia tricolore a Crespellano. Per lui quella fila
di ragazze discinte sulla via Emilia, anche a ridosso delle
abitazioni, non è più tollerabile. «La nostra è un’ordinanza
che va incontro al malessere dei cittadini rispetto a un
fenomeno che esiste da anni» spiega. «Oggi come oggi
abbiamo in mano solo questo strumento» aggiunge. E
lo strumento – già adottato identico a Zola Predosa e al
vaglio nella municipalità di Castelfranco, nel Modenese –
pare essere diventato di gran moda. Gli effetti, d’altronde,
sono già evidenti: l’edizione locale del Resto del Carlino
« E CHI PRETENDEVA DI
LA PROSTITUZIONE?
LA MIA LEGGE MIRAV
5
Il Segretario di Stato del governo francese con delega ai diritti umani, la signora Rama
Yade, rispose qualche mese addietro a chi le criticava il suo attivismo per la causa LGBTQ
che“il piano dei diritti è infinito”. Una formula elegante per ribadire che non ci sono persone
che godono di diritti di serie B, posticipabili in nome della ragion di stato. Madame Yade è
uno degli astri nascenti della politica d’oltralpe. Di origine senegalese, è stata scelta da
Nicolas Sarkozy e ha dimostrato di non essere una baciapile attenta esclusivamente
alla carriera. Le sue proposte hanno portato alla ribalta una donna determinata, che
occupa una posizione “senza portafoglio” in un governo conservatore. Una donna
liberale come non ne esistono nell’italica e strafalciona destra al potere nel Bel Paese.
Pensate alla volgarità razzista e ignorante di Daniela Santanché e accostatela alle
capacità di Rama Yade e avrete davanti agli occhi la distanza abissale che divide la
cultura politica conservatrice francese da quella italiana. Magari ne avessimo
anche noi di borghesi così illuminati al governo! A noi italiani toccano le
ballerine, i calendari della Carfagna desnuda, le veline e le papaline della Santa
Messa, impellicciate e cornute.
Ebbene Madame Yade, assieme al suo alterego olandese, il Ministro degli Esteri Maxime
Verhagen, è stata la protagonista di una storica
battaglia. La prima dichiarazione indirizzata
all’assemblea generale delle Nazioni Unite
che esplicita il legame tra diritti umani,
orientamento sessuale e identità di genere,
e promuove l’abolizione di tutte quelle leggi
che perseguono omosessuali, lesbiche e
transgender.
Questa proposta nasce dalla considerazione
che ancora in 87 stati del mondo essere
persone gay è un reato punibile con la
Chiesa è certo per una depenalizzazione dell’omosessualità, non è per riconoscere
leggi penali che considerino crimine l’omosessualità”
Nel frattempo all’ONU è arrivata la risposta dell’Organizzazione della Conferenza
Islamica, un’unione di 56 stati musulmani capitanata dalla Siria, che ha presentato
una contro-dichiarazione che sosteneva che riconoscere l’orientamento sessuale
come diritto umano porterebbe a legittimare perfino la pedofilia.
Il risultato è stata una vittoria matematica della dichiarazione franco-olandese: 66
firme, contro le 56 della contro-dichiarazione.
Cosa cambia nel mondo? Dal punto di vista giuridico ancora nulla. Dal punto di
vista politico tanto. Le posizioni oscurantiste, lesive dell’ “habeas corpus”, hanno
subito una chiara sconfitta.“Il movimento LGBTQ compatto ha saputo tenere testa
al Vaticano e a tutte quelle forze oscurantiste che considerano l’omosessualità e
il transgenderismo un problema sociale, costringendole a clamorose smentite.
L’Italia ha dato il buon esempio, mostrando la realtà di migliaia di cittadini
e cittadine che non ne possono più di vedersi
umiliati nella propria dignità e nei propri diritti, e
sono disposti ad azioni clamorose come quelle che
abbiamo fatto in queste settimane” commenta
Aurelio Mancuso, Presidente Nazionale Arcigay.
“Un primo passo a cui anche le mobilitazioni
bolognesi, promosse da Arcigay ‘Il Cassero’,
hanno contribuito”, aggiunge Emiliano
Zaino, Presidente del Consiglio direttivo del
Cassero. “Attraverso la mobilitazione e il
coinvolgimento di altre realtà sociali lgbt e
non, dell’opinione pubblica – anche cattolica
– e delle istituzioni bolognesi, una luce laica
è stata accesa ancora una volta sotto le due
Rama Yade
INFINITO
E’
IL
PIANO DEI DIRITTI
tortura, le sevizie, i matrimoni
forzati, lo stigma e l’esclusione
sociale. In 7 di questi paesi
essere omosessuali è un
reato punito con la morte.
Il 18 Dicembre 2008, a nome di
66 nazioni del mondo questa
dichiarazione è stata presentata.
Ma non è stato un percorso facile.
Ancora prima che il testo fosse reso
noto, l’”osservatore permanente”
del Vaticano alle Nazioni Unite,
Monsignor Migliore, ha
definito la dichiarazione
uno strumento di ricatto,
che “aprirebbe la strada al
matrimonio gay e alla possibilità
di adozione”. Nulla disse invece
sulla depenalizzazione dell’omosessualità, vero obiettivo della dichiarazione.
Questa affermazione ha dato origine a una mobilitazione del movimento LGBT
senza precedenti in tutto il mondo cui Arcigay, dall’Italia, ha fatto da apripista.
Centinaia d’attivisti e cittadini hanno protestato davanti alle curie e agli arcivescovadi,
portando simboli della persecuzione LGBT come cappi, forconi, fuoco, catene, bavagli.
Il 13 Dicembre più di mille persone hanno manifestato silenziosamente davanti al
Vaticano, costringendo la Santa Sede a un rapido quanto umiliante dietrofront. Il
portavoce della sala stampa del vaticano, Padre Federico Lombardi, ha dichiarato “La
torri: oltre ad un’importante
partecipazione civile, una risposta
politica è arrivata dal Comune
e dalla Provincia di Bologna.
Il 9 dicembre infatti i rispettivi
Consigli – all’unanimità – hanno
sottoscritto il proprio sostegno alla
richiesta di moratoria internazionale
contro il ‘reato di omosessualità’.”
La strada intrapresa è ancora lunga,
almeno quanto quella che ha portato
alla moratoria universale sulla pena
di morte. Ma l’obiettivo
rimane: la depenalizzazione
dell’omosessualità in tutto il
mondo, anche con nuove e più
vincolanti iniziative dell’ONU.
Il risultato di questa battaglia ci
incoraggia a proseguire con coraggio.
Il 2008 appena passato s’è chiuso con un secondo in più - una misura che gli
astronomi hanno adottato per riparare allo squilibrio tra calendario e tempo
di rotazione della terra attorno al sole. Sappiano i nostri avversari che per noi
vale la stessa legge che ha guidato gli astronomi: lottare sempre e comunque un
secondo in più della loro opposizione.
MAURIZIO CECCONI & FABIO SACCÀ
Tro v a t e i l t e s t o d e l l a d i c h i a r a z i o n e s u :
http://www.arcigay.it/testo-dichiarazione-onu
La battaglia continua con la Cause Facebook: “Support decriminalisation of Homosexuality at UN!”
Aggiornamenti quotidiani e materiali di lotta su
http://apps.facebook.com/causes/167395
6
“Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello,
possa questa infrangere le porte di repressione
dietro le quali si nascondono i gay nel Paese.”
(Harvey Milk)
La sua storia può riassumersi anche con poche
parole: Attivista del movimento dei diritti degli
omosessuali. Amico. Amante. Unificatore. Politico.
Combattente. Icona. Ispiratore. Eroe.
Ma come Harvey Milk ha cambiato la Storia (quella
con la S maiuscola, non per niente il “Times” l’ha
nominato nel 1999 uno dei 100 eroi ed icone del
ventesimo secolo) e il suo coraggio ha cambiato
la vita di tante persone, ce lo racconta in maniera
magistrale questo film che arriva 15 anni dopo
il documentario vincitore di un Oscar, ma ancora
inedito in Italia, “The Times of Harvey Milk” di Rob
Epstein, che Gender Bender vi presenta in anteprima
la sera del 20 gennaio al cinema “Rialto”.
coalizione di responsabili e influenti cittadini gay e
lesbiche che possa contribuire alla crescita dei diritti
di tutta la popolazione LGBT. Chiede pari diritti e
opportunità per tutti, e comincia a guadagnarsi
le simpatie di giovani e anziani, omosessuali
ed eterosessuali, in un periodo in cui, non
dimentichiamolo, il pregiudizio e la violenza contro
i gay erano apertamente accettati e considerati la
norma. Con il fondamentale sostegno di Scott e dei
nuovi amici e volontari, Milk si getta a capofitto nelle
incerte acque della politica e si candida a consigliere
comunale.
La sua prima campagna elettorale comincia nel 1973
e per capire il modo di fare politica di Milk basta citare
questo esempio. All’epoca il sindacato dei camionisti
stava guidando un boicottaggio contro un’azienda
produttrice di birra accusata di imporre condizioni
di lavoro ingiuste ai suoi dipendenti. Viene chiesto a
Milk il sostegno della comunità gay nel
boicottaggio. Milk chiede in cambio
il loro appoggio. L’accordo è fatto e il
giorno dopo, la birra Coors comincia
a sparire da ogni bar di Castro e in
altre parti della città. E’ l’inizio di una
campagna elettorale concentrata sul
e per dimostrare
la depressione
dell ’imputato
venne addirittura
tirato in ballo il
suo consumo di
cibi spazzatura.
La
sentenza
scatenò
un
putiferio nella
comunità gay:
sommosse
notturne definite
le White Night
Riot mandarono più di 160 persone in ospedale ma
ancora più d’impatto fu l’enorme fiaccolata in onore
di White e Moscone a cui parteciperanno decine di
migliaia di persone e che è una delle sequenze più
importanti e toccanti del film. “E’ stato come se la
città si fosse fermata di nuovo, trent’anni dopo.
C’era una folla immensa. Non era solo gente che
voleva comparire nel film. Dal momento in cui hanno
cominciato a marciare e le macchine da presa a
filmare, capivi perché erano lì. Sentivi il vuoto lasciato
da Milk, e lo sentivano anche gli attori” raccontano
Van Sant e non facciamo fatica a credergli.
Un film da vedere: uno dei must del 2009 mai
attuale come in questo momento storico quando
la Proposition 8 appena passata in California che di
fatto cerca di bannare il matrimonio tra persone dello
GENDER BENDER presenta a Bologna l’anteprima di MILK di Gus Van Sant in collaborazione con BIM
A dirigerlo è quel Gus Van Sant che nel 1991, sdoganò
un sex symbol come River Phoenix nella parte di una
marchetta narcolettica in “Belli e Dannati” e dopo
la Palma d’oro al festival del cinema di Cannes per
“Elephant” viene dato tra i principali candidati agli
Oscar insieme a Sean Penn, magistrale interprete di
mister Harvey Milk.
Il film racconta gli ultimi 8 anni di Harvey e inizia con
una partenza: quella di Milk e il suo compagno Scott
da una New York ormai senza stimoli verso la città che
idealizzano come un paradiso emergente per hippies
e omosessuali nonché di tutta la politica innovatrice
di sinistra di quel periodo: San Francisco.
Arrivati nella baia aprono un piccolo negozio di
macchine fotografiche nello sfavillante distretto
di Castro Street (al 575 per l’esattezza) che diventa
presto un centro di socializzazione più che una
fiorente attività commerciale.
Il carisma di Milk, la sua personalità, il suo senso
dell’umorismo
gli fa conquistare
SEAN PENN
immediatamente
le simpatie dei
commercianti
e
residenti
della zona. Ma
il progetto che
ha in mente
è
certamente
FOCUSFEATURES AXONFILMS GROUNDSWELL JINKS/COHENCOMPANY GUSVANSANT
più grande ed
SEANPENN“MILK”EMILE HIRSCHJOSHBROLIN DIEGOLUNA JAMESFRANCO FRANCINEMAISLER DANNYELFMAN
DANNYGLICKER ELLIOTGRAHAM BIL GROOM HARRIS SAVIDES
importante:
MICHAELLONDONDUSTIN LANCEBLACKBRUNAPAPANDREABARBARAHALL WIL IAMHORBERG
costruire
una
DANJINKS BRUCECOHEN DUSTIN LANCEBLACK GUSVANSANT
MILK
EMILE HIRSCH
JOSH BROLIN
PRESENTA IN
ASSOCIAZIONECON
DIEGO LUNA
UNA
PRODUZIONE
UNA
PRODUZIONE
E
COSTUMI
MONTAGGIO
SCENOGRAFIE
E
, C.S.A. MUSICHE
,A.S.C.
PRODUTTORI
PRODOTTO
DA
E
SCRITTO
DA
messaggio: “Tasse e priorità cambiano
di anno in anno, ma la libertà no!”
In gioco non ci sono solo i diritti, ma
una vera e propria crociata culturale.
Ce la fa solo nel 1977, alla quarta
candidatura (e proprio mentre finisce
la sua storia d’amore) diventando cosi
di fatto il primo politico dichiaratamente gay eletto
nella storia americana.
Tra le prime azioni da consigliere, Milk promuove
un’ordinanza comunale per difendere i cittadini dal
licenziamento per motivi di orientamento sessuale,
e si batte contro un referendum statale che chiede
il licenziamento degli insegnanti omosessuali e di
chi li sostiene: rendendosi conto di quale pericolo
rappresenti questa Proposition 6 (e la sua pugnace
sostenitrice Anita Bryant, ex miss Oklahoma) per i
diritti dei gay.
martedì 20 gennaio
ore 21 Cinema Rialto 1
(via Rialto 19)
GENDER BENDER offrirà inviti
omaggio (fino ad esaurimento dei
posti disponibili)
Tutte le informazioni su
www.genderbender.it
JAMES FRANCO
UNFILM
DI
CASTING
DIRETTOREDELLA
FOTOGRAFIA
stesso sesso, ha molti inquietanti similitudini a quella
Proposition 6 di 30 anni fa dimostrando, come dice
un detto, che più le cose cambiano, più rimangono le
stesse.
MATTEO GIORGI
DIRETTO
DA
Il resto è Storia (con la S maiuscola) tristemente
nota: il 27 novembre 1978 Milk viene assassinato
insieme all’allora sindaco di San Francisco da un altro
consigliere comunale: Dan White dimessosi qualche
giorno prima proprio a seguito dell’entrata in vigore
di una proposta di legge sui diritti dei gay a cui si era
opposto.White venne condannato solo a 7 anni e 8 mesi
perché gli venne riconosciuta la seminfermità mentale
SCRITTO DA DUSTIN LANCE BLACK E DIRETTO DA GUS VAN SANT
www.libero.it/milk
7
DIVINITA’
LUCIA
DI
OCONE
DIVINE BROWN
Cosa
c’è di meglio che
godersi un periodo di relax
dalle fatiche natalizie visitando una
delle città più belle del mondo: l’eterna Roma.
Mamma mia che spettacolo passeggiare tra i fori,
scorrazzare in vespa come in “vacanze romane” per
la città eterna e strafogarsi di trippa e bucatini mentre un
muratore trasteverino mi fischia alla pecoreccia. Lo so: sono
la solita inguaribile romantica, ma la storia di Roma mi affascina
sempre e poi trovo adorabile la leggenda che la vedrebbe fondata da
due gemelli allevati da una lupa. Io che mi sento un po’ cagna non posso
che solidarizzare con la simpatica bestiola. Per entrare però più nello spirito
romanesco, che tanta comicità ci ha regalato, ho bisogno però di una guida
d’eccezione, e chi meglio di lei potrebbe darmi una mano, un mix perfetto di
teatralità ed esperienze televisive, un caleidoscopio di personaggi che ricordano l
“uno, nessuno e centomila” di Pirandello conditi però in una salsa all’amatriciana.
Una carriera che parte da “Non è la Rai” e devia subito sulla comicità più pura
e sulla satira, senza inciampare in nessun calendario, calciatore di serie A
o tronista di serie B. L’avete riconosciuta? Ma è “l’ amichi miaaaa”....
Lucia Ocone!!
Allora partiamo dal modo in cui ogni giovane frocietta degli anni 90 è
cresciuta cioè guardando Non è la Rai di cui eri una protagonista…
“Devi sapere che io ho scoperto di volere fare questo lavoro proprio
grazie a “Non è la Rai”. Guardavo da casa la prima edizione, quella
con la Bonaccorti, la migliore e pensavo che avrei voluto stare li a
fare casino in mezzo a quella manica di ragazzine…”
Poi sei entrata subito da protagonista. Venivi guardata con sospetto
tu che eri quelli simpatica? D’altronde ad avere lo spazio comico
eravate tu e Sabrina Impacciatore…
“No, c’era pure Alessia Barela per un periodo…”
Oddio quella che ha sdoganato l’amore lesbico in prima serata su Rai2 nella fiction
orrenda dei medici…
“Si sì lei, ma non parlare male delle mie amiche che te dò una pizza sai? Non è che
ero vista male io ma tutte quelle che avevano anche solo un’inquadratura in più. C’era
grossa competizione. Io grazie al cielo non me ne accorgevo: venivo dal paese,
da Albano Laziale de li castelli romani e quindi ero ingenua, peace & love. Ero
fidanzata in casa da 3 anni, il massimo della trasgressione per me era andare
a fare lo struscio in centro la domenica con ‘a socera: ero la classica donna
da sposare..”
Però questo mica t’ha sposato…
“Mamma mia se vede che me sono rovinata ma diciamo che ho
passato 5 begli anni con lui ma poi si cresce, si cambia”
Con chi sei rimasta in contatto di quella manica
di ragazzine?
8
“Appunto
con Alessia Barela e
pure con Veronica Cannizzaro…”
Ma noooo, la regina delle televendite!!!
“Si proprio lei! Ti svelo un segreto: la mia VeroniKa
televenditrice ha quel nome in suo onore. Non che la
Cannizzaro sia cialtrona come lei…”
Sai che la Veronica quella vera mi ricorda un po’ SuperVicky. Le spingi l’ON
dietro la schiena e parte e quando si spegne la telecamera si addormenta…
non ti dà questa impressione?
“Ma stai buono và. Certe volte la chiamo e le dico “Ma la smetti, per cortesia?”
Comunque secondo me è un genio. Lei ha un canovaccio, un minicopione con le
caratteristiche del prodotto e per il resto va a braccio, parla in continuazione…(e la
imita) Io non potrei mai”
Ma come? La tua Veronika e il suo cucchiò e compagnia bella non potrebbero avere una
loro esistenza “a braccio”?
“Ma guarda che io Veronika me la immagino davvero nel suo mondo:
che esce a fare la spesa, litiga con quella, trabiccola con gli usurai e i
falsari...”
Un po’ la sorella di Feliciana, la signora del pubblico..
“Certo il mondo de riferimento è quello, quella romanità. Veronika
è comunque più simpatica: è sempre un “quanto è bello quanto me
piasce”, anche se sparla male delle donne, perché in fondo è un po’
invidiosa, dice “Se vabbè raggio de sole vedi comunque d’annartene”
ma glielo dice con quel tono un po’ da ciaciona romana…
Feliciana è invece sempre di cattivo umore, che anche quando ti deve
dire una cosa bella tipo “perché mio marito mi ama, hai capito?” lo dice
sempre col tono incazzereccio e vantandosi anche di cose gravissime
tipo “Io c’ho ‘na famiglia bella de artri tempi e mi marito me mena tutte le
mattine, capito? E te che voj?” Ne esistono tante di Feliciane…”
Tra gli altri tuoi personaggi ci sono le 2 più grandi icone gay di sempre: Madonna e Mina!
“Beh io ho due autori gay con i quali ho sempre lavorato e spero di continuare a lavorare.. “
Facciamo un po’ mielina… cosa ti piace del mondo gay..?
“Daje.. che dobbiamo fà? La spesa dei luoghi comuni sui gay? Allora: sono creativi,
sono bravi ad arredare, sono sensibili. Ma che vor dì? Io sto bene con un gay
come sto bene con un etero. La vera discriminazione sta in quelli che credono
di accettarli e poi dicono robe tipo “Sò tanto carini” però con quell’aria
che dicono porelli. Questo perché la gente ha l’idea che i gay devono
essere per forza colorati. Ricordo al Pride 2000 dei ragazzi vestiti
in giacca e cravatta con scritto “sono il tuo dentista, il tuo
avvocato, il tuo vicino di casa.”
Beh, questa è un po’ la situazione italiana. Basta
pensare ai continui attacchi del Vaticano,
e la censura a “Brokeback
Mountain”
“La questione del Vaticano è veramente indecente,
incommentabile, di una gravità inaudita. Per non parlare
dell’ipocrisia della censura su un film pluripremiato nella
stessa rete dove la settimana prima Vladimir Luxuria ha
vinto a furor di popolo e di televoto “L’isola dei famosi”?”
Di Sabina Guzzanti cosa ne pensi?
“Lei è una grande. Fa la vera satira politica con una grande
passione”
Trovi che abbia esagerato con la Carfagna?
“Ma no ma figurati… ha fatto bene. Se lo fai vai fino in
fondo. Io la stimo molto: per fare come lei ci vuole grande
passione, una grande incazzatura…”
…E oserei aggiungere anche dei begli avvocati…
“Soprattutto!”
Ma non è che questo caso creerà una sorta di autocensura
preventiva per evitare di dover rischiare di pagare un
milione di euro…ti sei posta questo interrogativo?
“Ma noi facciamo cose diverse. Io faccio satira di costume.
Io mi autocensurerei ma non per avvocati o cose, ma nel
mio caso sarebbe come cantare le canzoni di Mina senza
essere Mina…”
A proposito: commenti di Mina ti sono giunti?
“Ai tempi di Sanremo ho saputo da Faso uno degli Elio e le
Storie Tese che collaborava con lei in quel periodo che si è
molto divertita… meno male che non se l’è presa: il mio
voleva solo essere un omaggio a una grande”
Beh però sarebbe stato uno scoop…potere fare un’intervista
dicendo “Mina mi odia!”
“Ti immagini? Certe volte mi vengono questi flash…mi
immagino Mina sulla Tuscolana (io vivo in un quartiere
popolare romano) che viene da me per bucarmi le ruote
della macchina. A proposito ora mi fai venire in mente
che all’epoca del Dopofestival quelle due merdine dei miei
autori mi hanno fatto uno scherzo: mi hanno fatto chiamare
da una ragazza che si è spacciata per il legale di Mina e mi
ha chiesto un appuntamento per parlare dell’imitazione. In
quel momento mi è passata la vita davanti e mi si è fermato
il cuore. E poi dicono quanto sono carini e sensibili i gay:
sono delle iene, delle serpi di una cattiveria mostruosa”
Tra poco riparti con “Quelli che il calcio”…novità? Da dove
prendi gli spunti per i tuoi personaggi?
“Come si usa dire ci stiamo lavorando. Guardo un sacco
di tv, soprattutto su Sky. Ora sono innamorato di questo
show su FX che si chiama “SOS patata”: sono cinque donne
nude che sgallettano e fanno “evviivvaa”: è trashissimo e
io ci sguazzo… la mia preferita è Patata Daisy”
Per chiudere fai un bell’augurio per il 2009 da Veronika..
“’A begli amici tanti auguri a sta manica de… amici…
ve auguro un 2009 ricco d’amore: accoppiateve tra di voi
ovviamente sempre usando le dovute precauzioni..”
PAOLA
IEZZI
Era giunto anche il suo momento. Glielo dicevamo tutti. Due anni
fa la metà bionda Chiara aveva spopolato nei dancefloor e nelle
classifiche di vendita quando ancora esistevano i benedetti
singoli (seconda solo dopo gli U2 ci tiene a precisare) con la
madonneggiante “Nothing at all”.
C’è voluto un anno di
apparizione sul suo myspace
ufficiale (www.myspace.
com/paolaiezzi con amici
che la idolatrano) per fare
decantare questo “Alone”,
primo singolo da solista
della metà bruna di Paola
e Chiara, un brano dalle
atmosfere tra il soul e l’R &B.
“D’altronde dopo 11 anni di carriera parallela era arrivato il
momento di esporsi in prima persona nonostante questo pezzo
non ha alcun obiettivo commerciale: è un puro esercizio di stile”
ci tiene a sottolineare, mentre il magazine Max in una lunga
intervista con tanto di stylosissime foto si chiede: ma se Marvin
Gaye fosse donna avrebbe cantato così?
Canzone che uscirà in un EP da 5 tracce il 16 gennaio e che Paola
presenterà al Cassero in un specialissimo appuntamento di Absolutely
Queer disco night mercoledì 21 gennaio.
Una serata che prevede un doppio appuntamento: alle 21.30 all’interno
degli appuntamenti LUO una lunga chiacchierata a tutto tondo per
parlare di questi ormai 15 anni di carriera (da quando suonavano la
tromba negli 883 e il trionfo sanremese con “Amici come prima”), di
questa svolta di fine decade (cosa resterà degli anni 00?) e di ciò che legge,
vede, ascolta il tutto nella cornice del nostro centro di documentazione.
Verso le 2 invece il bagno di folla all’interno della lotteria con sorprese, ricchi
premi e cotillon.
Ultima annotazione: tutto il progetto è legato all’iniziativa “Impatto Zero” di
Lifegate. La CO2 derivata dalla produzione del disco è stata compensata con la
creazione e la tutela di 973 mq di nuove foreste in CostaRica, come previsto dal
protocollo di Kyoto.
mercoledì 21 gennaio
h 21:30 LUO (POP) in collaborazione con Centro di Documentazione e Absolutely Queer Disco
Night presenta: ALONE - Incontro con PAOLA IEZZI in occasione dell’uscita dell’EP “Alone”
h 02:00 e Absolutely Queer Disco Night LOTTERY SHOWTIME, con MATTY P
con la partecipazione di PAOLA IEZZI e MAXXXL (paola e chiara tribute)
9
R O S E
TROCHE
di Chiara Masini e Angelina Zontine
Esordiente nel 1994 al Sundance Festival con Go Fish, divenuto un classico istantaneo della cinematografia
lesbica, Rose Troche ha continuato a sorprendere con il “gay” Camere e corridoi (98) e con “l’etero” La
sicurezza degli oggetti (2001), per poi passare alla televisione firmando un episodio di Six Feet Under e scusate se E’ poco, il pilot (andato in onda il 18 gennaio 2004) nonchE’é dieci successivi episodi dal 2004
ad oggi (alcuni come sceneggiatrice o coproduttrice) di The L Word, ovvero il maggior fenomeno mediatico
di visibilitA’ lesbica degli ultimi anni.
Rose E’ stata invitata a parlare dell’impatto della serie come ospite dell’ultima edizione di Soggettiva
a Bologna, Screen Out.
10
Iniziamo con una domanda facile: qual E’èil tuo film
preferito di sempre?
Come hai convinto Glenn Close a recitare in La sicurezza
degli Oggetti?
“Quello diciamo ‘leggero’ è Lo specchio della vita con Lana Turner. Mi cattura ogni
volta, è un film fantastico per quell’epoca e adoro Douglas Sirk. Quello ‘per davvero’
è difficile, perché ce ne sono tanti ... posso dirti che cosa mi provocano i film che
preferisco. Mi lasciano in uno stato diverso, come se fossi in una bolla e a volte resto
nella bolla a lungo. Non voglio che nessuno mi parli, non voglio uscire dal cinema o
parlare del film. Voglio che il film sia il mio segreto e per questo vado al cinema da
sola, così non può accadere che all’uscita ti dicono ‘Ma non era carino? Ci prendiamo
un caffé?’ e subito dopo si va a fare qualcos’altro quando invece vorrei restare con il
film più a lungo. Mi sono sentita come in una bolla vedendo Film Blu di Kieslowski,
Amores Perros, la seconda volta che ho visto 21 Grammi, la prima che visto Ladri di
Biciclette, o La vita sognata degli angeli. A volte ci sono film così semplici che sono
semplicemente belli e poi ci sono film che contengono grandi verità dopo aver visto
i quali vorresti uscire con qualcuno per parlare del divorzio dei tuoi genitori, come Il
calamaro e la balena di Noah Baumbauch col quale mi identifico molto.”
“L’abbiamo contattata e la risposta è stata: ‘No, passo.’ Quando succede questo
inizi a pensare che l’attore non abbia veramente ricevuto il copione ed è molto
difficile farglielo avere. Ho avuto la sensazione che lei non l’avesse letto, così ho
chiesto: ‘ma potete assicurarvi che voglia passare davvero?’. In realtà era successo
che quando l’abbiamo spedito il copione Glenn era in Australia a girare un film, e
quindi non l’aveva letto, ma il suo socio sì e le ha suggerito di farlo. Ma lei al ritorno
ha preso la polmonite, quindi ha fatto sapere che rinunciava. Ma poi, appena ha
finalmente letto la sceneggiatura, ha accettato. Il cast di quel film è stato facile da
trovare. Invece, per In a Country of Mother è stato più difficile perché cercavo una
donna vicino ai quarant’anni... ma per davvero... perché certe attrici cinquantenni
si offrono sempre per ruoli più giovani. Poi cercavo una controparte di 20-23 anni
che facesse la figlia e le attrici quasi quarantenni di solito non vogliono recitare il
ruolo della madre perché quel ruolo le fa sembrare più vecchie. Charlize Theron,
per esempio, ha fatto la madre quando aveva 29 anni e questo è molto coraggioso,
normalmente non accade, cerchi di apparire giovane il più a lungo possibile. “Io
con un figlio? Ma se mi sono appena venute le mestruazioni?!”
Hai qualche segreto di cui ti vergogni, per quanto riguarda
i programmi televisivi?
“UPorn... ahahah non so se conta...“
Ahahah... quindi quando Glenn Close ha letto il copione ha
accettato?
Come mai non hai piU’ù realizzato lungometraggi dopo La
Sicurezza degli Oggetti?
“Sì, ma malvolentieri ... si è quasi sentita in obbligo perché il copione le era piaciuto
tanto. Poi però durante le riprese voleva solo tornare a casa, perché giravamo in
Canada...”
“Non per mancanza di voglia. Vorrei davvero girarne uno... ma dovrà essere a
basso budget perché non trovo i soldi per una produzione più grande. L’ultimo film
che volevo fare è In a Country of Mothers, che come La Sicurezza degli Oggetti è
un’adattamento di un romanzo di A.M. Homes. Ho già completato il trattamento,
ho tentato di iniziare la produzione... ma ora siamo in un momento difficile per
tutti i registi indipendenti, ancora più difficile per le registe e ancora più difficile
se il tuo film ha solo protagoniste femminili. Il mio manager mi chiede sempre:
‘Puoi farla diventare un uomo? C’è un modo per rendere quel personaggio uomo?’,
e non lo trova nemmeno ironico. Quindi è molto difficile, e intanto ho scritto tre
film a basso budget: uno è a tematica lesbica, uno sulla religione e la perdita di
essa, e l’altro è su una donna che scopre se stessa durante un lungo viaggio. Quello
che forse potrei girare con meno soldi è quello ambientato nello stato di New
York, in cui c’è una donna che lascia la città per ragioni inspiegate e si mette con
un’altra donna... quello lesbico per intenderci. Non so se dovrò usare i miei soldi
per girarlo... qualche offerta? Forse dovremo far girare il piattino...
Oltre a questi c’è un altro progetto a cui sono molto legata, si chiama Potential
ed è basato sul fumetto di Ariel Schrag. Lei ha scritto un fumetto per ogni anno
delle superiori e “Potential” è per la terza. C’è “Awkward (goffo)” per la prima ,
“Definition (definizione)” per la seconda e “Potential (potenziale)” per la terza,
e quello è l’anno in cui la protagonista fa coming out. Sarà una combinazione
di scene reali e animazione al 25%. Di nuovo, per realizzarlo ci serve un certo
budget... abbiamo già la protagonista e alcuni attori e uno degli attori principali
ci aiuterà a farlo produrre.“
Hai trovato differenze, per quanto riguarda la libertA’
creativa, tra i tuoi film indipendenti e le serie
televisive?
“Con i miei film indipendenti, come La Sicurezza degli Oggetti, non c’erano
abbastanza giorni per girare e non abbastanza soldi. Il fatto che tutto fosse
soggetto a compromessi era molto frustrante. Giravano circa 11 scene al giorno,
che è un fatto inaudito per un film. Pensavamo, ‘sì che possiamo farlo’, ma il copione
era lungo e così diventava difficile. Poi subito dopo ho fatto la puntata pilota di
L Word... veramente ho fatto prima Six Feet Under e poi L Word... E la cosa bella è
che la stazione televisiva ti da i soldi, i tempi sono già decisi e sono realistici... così
l’abbiamo girato in 22 giorni e ho pensato che fosse una pacchia, paragonata ai film
indipendenti. Inoltre, ho avuto libertà creativa. Sono sicura che la Tv generalista
(non a pagamento) dia meno creatività, ma fin dall’inizio a Showtime ci hanno
detto: ‘ok, mostrateci quello che volete fare e vediamo se ci piace’. Non ci hanno
imposto molte modifiche al programma, l’unica cosa – quando Jerry Offsay se n’è
andato e Robert Greenblatt è diventato il nuovo direttore – era che Bob voleva che
lo show fosse più sexy. Lì è avvenuto un cambiamento nello show e i personaggi
indossavano tutti Armani e Chloé. Le attrici lo adoravano perché potevano giocare
a travestirsi e gareggiavano tra loro!”
Quindi forse riusciremo a vederlo?
Questo ci porta alla prossima domanda: Hai mai ricevuto
pressioni da parte degli sponsor sui contenuti di
L Word?
“Si. Il problema è che se l’animazione ci costa un milione di dollari dobbiamo avere
a disposizione almeno un milione di dollari e non è facile, anche perché è un film a
tematica lesbica, ed è difficile trovare qualcuno disposto a finanziare un film da 5
milioni di dollari sulle lesbiche alle superiori.”
“No comment – volete mettermi nei guai? Comunque ne ha già parlato Ilene
Cheiken su Variety... Di solito gli sponsor spingono per inserire i tie-in (cioè quando
si mostrano prodotti specifici all’interno delle scene). Di solito sono gli sponsor gay
friendly, come la Subaru che si rivolge a i gay e alle lesbiche, che chiedono di fare
11
preso Brooke Smith che non è per niente una bellezza tradizionale, e un’altra
attrice che è super sexy ma anche un po’ cicciotta... cicciotta per la televisione, dove
normalmente si vedono solo le taglie 40. Se hai una 44 ti chiamano grassa.”
Le protagoniste di L Word sono strafighe come in Desperate
Housewives. Secondo te si tratta di una concessione allo
stile ‘lesbian chic’ o solo un miglioramento della realta’,
dato che si vuole che il cinema sia meglio della vita?
i tie-in. In ogni caso cerchiamo di non avere sponsor che non siano gay friendly,
anche se ci finanzierebbero comunque, ma non e’ quello il punto. È interessante
fare uno show così perché inizi ad accorgerti di chi sia omofobo e chi no.”
Percio’ò potete permettervi addirittura una certa
liberta’à di scelta sugli sponsor?
“Sì, però a volte dobbiamo scendere a compromessi: se non abbiamo
abbastanza soldi per quello che vogliamo fare dobbiamo accettare di
includere dei tie-in, per esempio in un episodio si vedeva una gara di ciclismo
sponsorizzata dalla Subaru e abbiamo mostrato alcune macchine, e la Subaru
ci ha aiutato con il budget. Alcuni episodi di L Word sono più costosi di altri,
quelli girati fuori dagli studios. Non succede spesso, ma è successo circa tre
volte in L Word, come per esempio un episodio in cui sono andati a Whistler
(località sciistica), uno con la gara ciclistica Subaru e uno alla Dinah Shore
week, ma in quello non c’era un tie-in. Per quegli episodi siamo andate sul
posto, abbiamo affittato delle stanze e siamo rimaste lì quattro giorni.”
Che cosa pensi abbia motivato Showtime a investire in
uno show ad alto budget con una tematica lesbica?
“Beh non è particolarmente ad alto budget, ogni episodio costa circa 1,2
milioni. Non è come quando abbiamo girato “South of Nowhere”, che ne
costava 250.000 a episodio, L Word è molto più economico. Credo che “Queer
as Folk” abbia aiutato molto. Quelli del canale televisivo hanno avuto successo
trasmettendo quella serie e credo che si sentissero sicuri di poterlo ripetere,
perché c’era abbastanza interesse. Hanno rischiato e sono stati ripagati.”
E come spieghi che serie TV come Ellen
e Buffy all’inizio erano etero poi hanno
sviluppato una tematica lesbica?
“Ellen? Bé, perché ha fatto coming out. Buffy... o anche Grey’s
Anatomy... Buffy credo perché ha a che fare con la scena alternativa
di cui fanno parte i suoi fan. Quel mondo è decisamente aperto a cose
tipo stregoneria, magia, lesbismo, fare l’amore con i demoni... è già
così aperto che l’aggiunta di un tema lesbico non ha fatto scalpore.
In Grey’s Anatomy tutti scopano con tutti, allora, ‘Chi altro possiamo
far accoppiare? Due donne! Funzionerà!’ Diventa più accettabile,
come E.R. che aveva un sottotrama lesbica. Credo che sia perché è
intrigante.
Se devi avere una coppia dello stesso sesso in un programma, è molto
più facile mettere due donne. Se ci fai caso, almeno negli Stati Uniti,
i gesti affettuosi che si possono mostrare senza far scalpore sono di
solito tra due donne. Se hai due uomini si vedrà raramente un bacio...
non riesco a ricordarmi un bacio fra uomini in tv, che non fosse una tv
a pagamento. A molti sembra schifoso, invece con due donne è: ‘Dai,
fatelo!’. È solo ‘zucchero per gli occhi’. Certo, dipende da che cosa fanno
le due donne... ho trovato interessante che in Grey’s Anatomy abbiano
12
“Un miglioramento della realtà; nessuno vuole vedere ... sai era già abbastanza
difficile per l’emittente televisiva produrre uno show a tematica lesbica e
noi abbiamo capito che ci sarebbero stati dei limiti per quanto riguarda la
rappresentazione della realtà. Diciamo sempre per scherzare che il contenuto
deve passare attraverso il filtro L Word. Inizialmente pensiamo ad un personaggio
basato su una butch, per esempio, ma poi ad interpretarlo è Rosario Dawson che
ne diventa la versione L Word .... Ci metti dentro qualche cosa e ne esce tutta
impaiettata, è come un gioco. Quando stavamo facendo il casting per la puntata
pilota dello show ed è entrata Kate Moenning, che fa Shane, loro hanno detto: ‘E
lei? Che vuol dire?’ Noi abbiamo risposto: ‘Per favore fidatevi. Lasciatela nello show.
Piacerà’. L’hanno accettata, ma di malavoglia. Poi la cosa buffa è che avevano dei
problemi anche con Erin Daniels, che fa Dana, perché sembrava troppo lesbica
mentre non lo è neanche. È stato molto frustrante... abbiamo dovuto chiamarla a
rifare i provini tre o quattro volte e io le dicevo: ‘Erin, questa volta ti devi mettere la
gonna e scioglierti i capelli’. Per loro le sue mascelle erano troppo marcate e questo
le dava un’aria troppo severa, cioè da lesbica. Questo la faceva ridere perché non lo
è per niente. Alla fine siamo riusciti ad averla nello show, ma è stato una specie di
baratto: ‘tu mi dai questa e io faccio in modo che quell’altra abbia un certo look’.”
Tipo: ‘quella la trucchiamo il doppio...’
“Ahaha, sì.. tipo: ‘quella si becca la gonna!’”
A parte i film di cui ci hai detto, hai altri progetti per
il futuro?
“Sto lavorando a un programma tutto mio, non è a tematica lesbica ma troverò la
maniera di farcela entrare in qualche modo. È basato su una graphic novel dal titolo
“New York’s War”. Tratta di quattro ragazze che iniziano il college all’Università di
New York e fanno parte di un esperimento.... È un fumetto pubblicato dalla DC
Comics, e la loro goffaggine diventa il loro super-potere. Credo fermamente
che sia molto importante far circolare diverse rappresentazioni di ragazze ...
cioè al momento tutte sembrano superficiali e insipide... ‘Con chi sei stata?’ ...è
molto scoraggiante... le donne sono molto più di questo, così vorrei che ci fosse
un programma diverso. Stiamo anche lavorando su un altro show, ma è così
oltraggioso che non so se andrà mai in onda. Stiamo cercando un produttore, lo
show si chiama “Our Son Simon” e tratta di una coppia lesbica che vuole un figlio
in adozione talmente tanto che alla fine accettano di prendere un trentenne che
si rifiuta di crescere e va ancora alle superiori. Le due donne pensano che sia stato
dato loro come prova da superare per il fatto che sono gay. Così la prendono come
una sfida e sorprendentemente diventano una famiglia abbastanza unita. È uno
show talmente ridicolo che non so... sai, negli Stati Uniti se hai un personaggio gay
perdi automaticamente ABC, NBC, CBS... così devi pensare a chi altro proporlo e
devi puntare sulla Tv a pagamento, come FX, Comedy Central o simili ... non ci sono
molte emittenti a cui possiamo vendere il programma.”
Non vediamo l’ora... Grazie Rose!
LIBERA UNIVERSITAÊ OMOSE
ESSUALE
a cura di Walter Rovere
lu
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THE MIRROR OF LOVE
h 211.330:
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introduzione di Federica Muzzarelli
video-intervento di Clara Carpanini
inaugurazione mostra riproduzioni di Claude Cahu
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n.
Federica Muzzarelli
è ricercatore presso il
Dipartimento Arti Visive di
Bologna, dove insegna Storia e
tecnica della fotografia per il corso
di Laurea in culture e Tecniche
del Costume e della Moda. Tra le
sue pubblicazioni Formato tessera.
Storia, arte e idee in photomatic
(Bruno Mondadori), e Il corpo e
l’azione. Donne e fotografia tra Otto e
Novecento (Atlante).
Clara Carpanini
è tutor dell’insegnamento di Storia e
Tecnica della Fotografia per il corso
di laurea in Culture e Tecniche del
Costume e della Moda dell’Università
di Bologna (sede di Rimini). Vedermi
alla terza persona è il suo primo libro.
LIBERA UNIVERSITAÊ OMOSESSUALE
a cura di Sara de Giovanni
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è saggista, drammaturgo, traduttore. Dirige il festival
MilanOltre a e scrive regolarmente su «L’Indice» e
«Alias». Tra i suoi libri: La musa inquietante (Cortina);
Equivoci e miraggi (Rizzoli); Donna. Una storia
italiana (Mondadori); La paura preferita. Islam:
fascino e minaccia nella cultura italiana
(Bruno Mondadori); Lustrini per il regno
dei cieli. Ritratti di evirati cantori (Bollati
Boringhieri).
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DIREZIONE ARTISTICA: Bruno Pompa, Mauro Copeta, Matteo Giorgi, Walter Rovere
[email protected]
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Se non diversamente specificato, l’orario d’apertura serale è alle ore 23 e l’ingresso
gratuito con tessera Arcigay o Arcilesbica.
DIREZIONE ARTISTICA: Bruno Pompa, Mauro Copeta, Matteo Giorgi, Walter Rovere
[email protected]
19
a cura di MAURO COPETA
BY
OMONOIA: FESTINO BANALE!
dress code: troppo trendy!
con THE CHICKEN FISTER
CHERTOLOGY
THE GO-GO-GO! DANCERS
LYZ AND HER SICK PUSSY
EMILIO REZ from TREMENDISSIMA GALAXY
DJ BUBBLE from CACCADURA
DJ METZGEREI SCHNITZLBAUMER from BERLIN
PORN FILM FESTIVAL
DJ MAURY C. from NOWHERE
VJ MADLEN
... and much more
SABATO 24 GENNAIO
SASHA DIVE
(Deep Vibes Recordings, Frankfurt)
Check: www.myspace.com/casseroomonoia
SABATO 10 GENNAIO
UNDO (Factorcity Rec., Barcelona)
VICKNOISE live (Factorcity Rec, Barcelona)
VENERDI 9 GENNAIO
OMONOIA
PARTY A CADENZA MESTRUALE
L’eterosessualità è avariata da tempo, puzza come un
cadavere. L’omosessualità è un’accozzaglia di mediocri
cliché, resa insignificante da una pacchiana consuetudine
di lustrini e underwear griffati. Anche chi si era illuso di
riscattare la propria presunta originalità fregiandosi di una
pluri-identità sessuale, non fa più scalpore di una casalinga
che uccide il marito a colpi di I-Phone, servendone poi il
corpo lessato all’incredulo amante sedicenne.
Corrosi da uno spleen continuo, annoiati anche da noi
stessi, vaghiamo in cerca di stimoli inebrianti per ritrovarci
nella solita darkroom che puzza di sperma rancido. Questo
è il secolo dell’Omonoia! E in onore di questo nulla che
tutto inghiotte per poi vomitarsi addosso, alcune sordide
menti, logorate da una realtà ormai stantia, hanno eretto
un empio altare al più assurdo nonsense. Siamo in cerca di
vittime sacrificali.
20
Factorcity festeggia il suo quinto compleanno. La label
ispanica che si è imposta in tutta Europa per il suo
personalissimo sound che fonde house, techno, electro
e pop, giunge così a un importante traguardo. E per
festeggiare questo evento, abbiamo invitato i due più
illustri rappresentati della scuderia catalana: Vicknoise
si contorcerà sulle sue macchine per dare vita a un live
act electrohouse con influenze deep, mentre Undo, in
consolle, farà un’accurata e vibrante selezione degna
della sua meritata fama internazionale. Buona festa,
allora, e cento di questi giorni!
Sasha Dive è senza dubbio l’uomo del momento. Dj osannato
e produttore raffinato, Il giovane Sasha figura tra coloro che
hanno contribuito alla definizione dei nuovi canoni verso i
quali la musica techno contemporanea si sta muovendo. Il
suo è un sound avvolgente, sensuale, deep, funky, in una
parola black. E non potrebbe essere diversamente, visto
che tra le sue influenze invece dei soliti Richie Hatwin e
Sven Vaeth, cita Theo Parrish, Moodymann, ma anche
James Brown, la Motown e Stevie Wonder, linkando infine
da youtube l’elegante video di “Diamond Life” di Sade.
Finalmente al Cassero uno dei più chiacchierati, talentuosi
e richiesti artisti della nuova scuola tedesca.
Check: www.myspace.com/saschadivegoingdeeper
VENERDI 30 GENNAIO
LA ROBOTERIE
CASSERO INVASION II
Check: www.factorcity.com
featuring:
dj ALEK- T (elettro break)
dj S.t ROBOT (techno random set)
dj CAVO (techno live set)
dj SoMa (techno)
visuals and live performance:
Android + Cyboy + Acid room
Incursione Robot / trio DROMO
shop area
Dopo il successo dell’appuntamento di novembre, torna al
Cassero il party queer romano più cazzone in circolazione.
Techno a 140 bpm, umani e umanoidi intendi in danze
futuristiche ed effusioni libidinose, corpi sudati e
intelligenze artificiali. Questa è, per chi ancora non
l’avesse capito, La Roboterie. Per questo nuovo incontro
ravvicinato del terzo tipo, l’equipaggio de La Roboterie
atterrerà con la sua astronave direttamente sul canale
che costeggia il Cassero, portando con sé musica, arte e
performer provenienti da galassie ancora sconosciute.
check: www.myspace.com/laroboterie
SABATO 7 FEBBRAIO
SNAX
(DefDrive/TNT/Mental Groove, N.Y./Berlin)
Snax, al secolo Paul Bonomo, è conosciuto al pubblico
underground soprattutto per le sue produzioni funk da
solista, e per quelle più clubby composte a quattro mani con
Khan per il progetto camp disco Captain Comatose.
Ma questo fedelissimo adepto di Prince si diletta anche a
miscelare dance music nei migliori (e peggiori) club berlinesi,
tra i quali spicca il famigerato gay party Hotel Hilton.
VENERDI 13 FEBBRAIO
PRESI PER LA GOLA 2009
Con
BERTHA BLACK
CELINE DIOR
LADY PANTERA
MATTY P
Special ABBA TRIBUTE
La gente è abituata a vederti nei panni del
produttore/musicista/performer più che in quelli
del dj. Come descriveresti ai nostri lettori il sound
di Snax per i club?
“Preferisco una distinzione più sfumata, meno rigida tra
il fare musica, suonarla live e mettere dei dischi. Quando
suono dal vivo, spesso penso come un dj, soprattutto per
quanto riguarda la capacità di “leggere” il pubblico, capirlo
e spingerlo a ballare. Per cui, se le persone rispondono
bene al mio live show, sono sicuro faranno lo stesso con
il mio dj set.”
SABATO 31 GENNAIO
FLORIAN MEINDL
(FLASH RECORDS, WIEN)
Quanti ragazzi a soli 21 anni possono vantare release per
etichette come Trapez, Resopal, Klingklong e Stil Vor Talent,
e una propria etichetta, la Flash Records, aperta con un
amico che di nome fa Oliver Koletzki? Domanda retorica,
risposta ovvia. Ed è proprio a Koletzki, il famigerato
producer tedesco, a cui si deve la scoperta di questo
nuovo talento della scena techno. Austriaco, sexy e dotato
(musicalmente...), Florian si è trasferito a Londra per seguire
un corso di produzione musicale, poiché ossessionato dalla
ricerca di una tecnica e di uno stile perfetti. Ma è davvero
possibile migliorare ciò che è già perfetto? Come direbbe il
Manzoni, ai posteri l’ardua sentenza.
Check: www.myspace.com/florianmeindl
Hai mai fatto sesso in cambio di soldi?
“Faccio sesso perché mi rende felice... e ogni tanto i soldi
portano la felicità! ;-)”
Il tuo più grande feticismo.
“Ho comprato un sospensorio, ma alla fine lo sto
indossando solo sul palco!”
Madonna o Britney?
“Kylie!”
Il film in cui ti sarebbe piaciuto recitare?
“Showgirls, showgirls, showgirls!!!!”
www.myspace.com/givemesnax
(ph matthias haman)
A pochi giorni dall’inizio della kermesse sanremese
tornano, come di consuetudine, le nostre soubrette per
eleggere le reginette canore made in Cassero (e il venerdì
13 è la giornata scaramanticamente giusta per loro). Dopo
aver decretato vincitrici delle novelle e stonatissime Paola
& Chiara in drag nel 2008 (che hanno battuto sul filo di
lana una barbutissima Caterina Caselli) sono già aperte
le iscrizioni per scovare il nuovo improbabile talento,
il nuovo performer capace di mandare in solluchero il
pubblico che quest’anno potrà votare (e insultare) il suo
beniamino a suon di sms.
Non mancheranno, in puro stile trash televisivo, anche
le nostre talent scout: Bertha Black, Celine Dior e Lady
Pantera saranno il rivisitato trio Maionchi – Morgan –
Ventura pronte a giudicare ogni minimo tentennamento
dei malcapitati concorrenti (ovviamente senza
dimenticare di proporre i loro cavalli di battaglia tra cui
una nervosissima Loredana Bertè ancora incazzata per
l’esclusione di quest’anno, una Patty Pravo che racconterà
in anticipo le sua partecipazione al festival della
settimana successiva e valeria Marini che… è sempre
Valeria Marini…)
Ma tra le chicche ci sarà anche un video tribute al gruppo
cult dell’anno: gli ABBA.
A far da gran cerimoniere a questo delirio il Bonolis de
noatri: l’onnipresente Matty P.
Insomma gli ingredienti per una serata (in)dimenticabile
ci sono tutti compresa la musica commerciale di Brandy
Dj che animerà il prosieguo della serata.
SABATO 14 FEBBRAIO
BENNA
(Harry Klein, Munich)
Se c’è un guest che occupa un posto speciale nei nostri
cuori, questi è sicuramente Benna, il nostro miglior
augurio per la festa degli innamorati... quelli che lo sono
per sempre, quelli che s’illudono di esserlo da sempre
e per sempre, quelli che s’innamorano ogni 5 minuti,
21
quelli innamorati solo di se stessi, quelli che l’amore non
hanno ancora capito cos’è, quelli che l’amore l’hanno
capito e per questo non ne vogliono più sapere, quelli che
s’innamorano per scappare da se stessi, quelli che invece
scappano per amore, quelli che l’amore l’hanno solo
incrociato e non sono riusciti a tenerselo, quelli che hanno
preso il primo che capitava e non se lo sono fatti sfuggire,
quelli che s’innamorano solo di chi li fa soffrire, quelli che
soffrono se sono innamorati, quelli che ti dicono ti amo
solo se sono fatti, quelli che ti dicono ti amo tanto per
dire, quelli che amano osando, quelli che osano amare,
quelli che...
Il 14 febbraio è la festa degli innamorati. Qual è la
canzone perfetta da suonare alla donna che vuoi
conquistare durante una cena romantica?
“Ce ne sono tante. Ad esempio “You’re Like A Melody”
di Molly Johnson, un’ottima cantante jazz e blues
canadese.”
E la canzone perfetta per spingere una ragazza a
fare sesso con te?
“Forse “Take Me Baby” di Jimi Tenor, o “Want U 2 Want Me
2”di Intimacy. O l’ultimo album di Radiohead, di sicuro
questo funzionerebbe!”
Hai mai indossato il tradizionale costume
bavarese?
“A dire il vero non ho mai avuto nemmeno un paio di
pantaloni in pelle. E non ne ho mai noleggiato uno
nemmeno per l’Oktoberfest, per cui ti devo deludere!”
www.myspace.com/benna80
DAL 20 FEBBRAIO
AL 28 FEBBRAIO
FIGATA!
Il connubio tra tacchi e Technics è un po’ il nostro chiodo
fisso, ma è fuori discussione il fascino speciale che una
donna in consolle emana, la grazia e lo stile con cui riesce
a far rivivere, quasi a trasfigurare, un luogo che sin dalla
sua nascita è sempre stato occupato da uomini. Non più sui
cubi come oggetto di desideri più o meno esplicitamente
erotici, ma attrici principali della night life, accorte maestre
di un’orchestra tutta di vinile, capaci di scatenare quella
massa variopinta e variegata costituita dai clubbers di tutto
il mondo, raggiungendo uno status paragonabile solo a
quello di una rock star.
Oltre ad essere un ottimo dj, sei anche un
clubber incallito. Qual è la tua ricetta segreta per
combattere l’hangover del giorno dopo?
“Sarà l’età che avanza, ma recentemente ho sempre più
difficoltà a combattere l’hangover?!?! L’unica soluzione è
provare a bere un po’ meno, magari alternando ai drink
alcolici acqua o cola.”
Per il tuo lavoro di dj ma anche di agente, hai a che
fare con moltissimi dj. Chi è quello che proprio non
riesci a sopportare?
“Potrei raccontarti un sacco di storie a tal proposito, ma
penso sia meglio che me ne stia zitto. :-)
Diciamo che non sopporto le persone ignoranti, dj o
booker che siano.”
22
Dal desiderio di raccogliere le migliori rappresentanti di
questa modernissima rivoluzione culturale nasce FIGATA!,
una rassegna che non vuole concentrarsi solo sull’aspetto
ludico del djing e del partying, ma che vuole anche
interrogare alcune delle protagoniste di questo recente
fenomeno culturale. Avremo così la possibilità di vedere in
una situazione del tutto inedita, ovvero dietro a un microfono,
Ellen Allien, produttrice, label manager e fashion designer
berlinese, ma anche una delle più importanti dj a livello
planetario. E con lei Electric Indigo, anch’essa dj e produttrice,
tanto consapevole della specificità femminile all’interno del
panorama della musica (e dell’arte) elettronica da aver dato
vita a un progetto ambizioso: Female Pressure, un database
mondiale, ma anche una label, che raccoglie sotto un unico
tetto virtuale tutte le donne attive nella produzione di musica
e arte digitale. A moderare l’incontro, Marco Mancassola, uno
degli autori più amati della nuova generazione di scrittori
italiani, ma anche un raffinato esperto di musica elettronica,
tanto da farne il file rouge del suo saggio-memoriale “Last
Love Parade”.
Last but not least, sei imperdibili serate per una settimana
mozzafiato. E ce n’è per tutti i gusti. Dal secondo
appuntamento col nuovissimo party queer casserino,
Omonoia, che per l’occasione riprende lo slogan sessista
“w la figa!” per dar vita a un evento a tinte forti animato
da personaggi surreali, al ritorno sulla nostra consolle
di Ellen Allien, LA dj per antonomasia, accompagnata
per l’occasione da Carola Pisaturo, la più rinomata girl dj
della scena techno nostrana. E poi il coloratissimo party
carnevalesco con la talentuosa Acid Maria, affermata
media artist e dj. Una versione tutta in rosa della nostra
storica serata del mercoledì, con musica anni 80 e electro
house, selezionata da Mighty Mau, Miss Plug Inn e Betty
Boo. E per i famigerati party HQH, faremo salire la vostra
saturday night fever con alcune delle più grandi e raffinate
selector in circolazione: Dinky (in programma sabato 21), la
dj e produttrice cilena di stanza a Berlino, animatrice delle
serate Cocoon e dei famigerati after hour del Berghain; e
infine Electric Indigo in coppia on Steffi (sabato 28), per un
Female Pressure Party.
foto by MESCHINA (myspace.com/meschina)
VENERDi 20 FEBBRAIO
OMONOIA: W LA FIGA!
dress code: Carrie lo sguardo di Satana
con
IL BANCHETTO DELLO SPERMA
THE TEACHES OF LYCHEAS live performance from
VULVALAND
THE MESTRUAL FIGHT hosted by NIKKY from ROME
LE BURLESQUE SAUVAGE by WENDY DELORME and
LOUISE DE VILLE from PARIS
DJ WATER LILLY from GENEVA
DJ TRIX de ROMA
VJ MISS PLUG INN
and much more
www.myspace.com/casseroomonoia
ph merz_rezo
SABATO 21 FEBBRAIO
Figata!
DINKY (Horizontal/Cocoon/Vakant, Chile/Berlin)
FROG_ETTE
DINKY – Intervista:
Il tuo ultimo album, “May Be Later”, è
incredibilmente groovy e ha una forte attitudine
jazzy e funky, cosa che è abbastanza inusuale nelle
contemporanee produzioni techno, specialmente
in quelle tedesche. Pensi che agli europei manchi
questo tocco speciale?
“Ti ringrazio! Io non generalizzerei la questione del
“ritmo interno”. Le culture oggi sono così mischiate e
integrate tra loro che risulta difficile poter affermare che
gli europei non hanno senso del ritmo. Anche se penso
che ci sia una più naturale e più sviluppata tendenza al
ritmo negli africani e nei latinoamericani; come si dice, “ce
l’hanno nel sangue”. Proprio perché il ritmo è nel sangue
e nell’anima, ed è un dono naturale, penso che alcuni ce
l’abbiano e altri no, ma indipendentemente dalla razza o
dalla nazionalità. Però è vero, i tedeschi in generale sono
un po’ di legno, anche se riescono a ricreare abbastanza
bene un groove, pur non venendogli naturale. Studiando
e applicandosi, ci si può riuscire.”
Cosa ti manca del Cile e cosa non rinunceresti mai
di Berlino?
“Del Cile mi manca la mia famiglia, il clima, la gente, il
cibo e la musica latina. Ma amo Berlino perché mi dà la
libertà di essere me stessa, di fare ciò che voglio, di vivere
facendo musica, mi dà la possibilità di sviluppare la mia
musica, di farla progredire, senza compromessi. In Cile
non avrei mai potuto farlo.”
MERCOLEDi 25 FEBBRAIO
Figata!
Parlaci un po’ di cosa ascolta Dinky a casa?
“Oh, dovrei citare un sacco di cose... in questo periodo:
Arthur Russell “Out Of Context”
Mazzy Star “She Hangs So Brightly”
Bon Iver “For Emma”
L’ultimo album di Herbie Hancock
Miles Davis “Kind Of Blue”
MAURO COPETA
saBATO 28 FEBBRAIO
Figata!:
VENERDi 27 FEBBRAIO A FEMALE PRESSURE NIGHT
zFigata!
con
h 23:00
ABSOLUTELY QUEER DISCO NIGHT: THE PINK EDITION
con
MISS PLUG INN & BETTY BOO
MIGHTY MAU
h 18:00: MARCO MANCASSOLA intervista
ELLEN ALLIEN e ELECTRIC INDIGO
h 23:00: ELLEN ALLIEN (Bpitch Control, Berlin)
CAROLA PISATURO (Titbit Music, Napoli)
ELECTRIC INDIGO (Female Pressure, Wien)
STEFFI (Klaxon/Female Pressure, Amsterdam/Berlin)
MARTEDi 24 FEBBRAIO
Figata! CARNIVAL PARTY
Ellen Allien ph Michael Mann
Eelctric Indigo ph Bernd Preiml (2004)
con
ACID MARIA (Abe Duque Records, Berlin)
LENA POPPER
23
MEET THE RESIDENTS
PopPen Djs
Speriamo che arrivati alla metà del banchetto
non siate ancora paghi e che i vostri sensi
siano ancora completamente aperti per
massimizzare, dicendola con Benny Benassi,
la vostra Satisfaction.
Siete già dipendenti da questa manna pop e il pensiero
che possa finire vi terrorizza e paralizza, ma niente
paura, abbiamo fatto tesoro della lezione di quello
che dicono Justice vs Simian e dunque no panic!
You’ll Never Be Alone Again... because we are your
friends.
Dopo tante prelibatezze potrete accusare
forse un leggero senso di pesantezza e allora
chiediamo che due Chemical Brothers ci
portino un loro preparato tonificante, Hey Boy,
Hey Girl... superstar dj, here we go!
Non siamo cresciute in collegio, credo che nel corso
di questo baccanale ve ne sarete accorti e se il french
touch fa molto chic noi preferiamo The Bad Touch dei
Bloodhound Gang.
Che resta da dire prima di passare al dolce?
Credo che abbiate capito che a noi si addica perfettamente
il detto “omo de panza omo de sostanza” nel senso che ai
sofismi e alle ricercatezze dell’ultima tendenza musicale, al
fumo dei generi preferiamo la sostanza del divertimento, e
quindi non possiamo che essere d’accordo con i 20 Fingers
che dicevano “don’t want no Short Dick Man”!
Sarà perché ti amo è il nostro Babà, la nostra meringa, la
nostra zuccherosa delizia per Ricchi e Poveri.
Su questo pezzaccio con l’etichetta trash music abbiamo
visto ballare le persone più improbabili: distinti
estimatori della minimal accompagnano al coro la
brunetta dei Ricchi e Poveri, dimenandosi in un
moto liberatorio. Che succulenta soddisfazione!
Giunti al termine di questo lauto pranzo non
abbiamo da aggiungere altro sull’alchimia che si
rinnova ad ogni djset dei PopPen anche perché
probabilmente sfugge anche a noi, e allora
potremmo riassumere il senso di ciò che non
riusciamo a comprendere in una formula che la
Steve Miller Band ha ripreso dalla tradizione del
mistero: Abracadabra...
“E adesso... ANDATE ViiiiA”!
Marina e Brunella, due angeli del focolare che
ai piatti del servizio di porcellana della nonna
hanno preferito i piatti digitali della consolle.
PopPen djs, ovvero un espediente per
rendersi conto realmente che il pop è come il maiale,
non si butta via niente! Non esiste un pezzo in sé
trash, non c’è n’è uno che non possa fare la sua
porca figura in un dj set proposto da chi come
noi è di “bocca tonda” (lasciamo cadere le
facili insinuazioni) e non ha paura dei giudizi!
Per noi ogni sapore può contribuire a creare
piatti musicali da leccarsi i baffi, fondotinta
permettendo!
E allora lasciatevi tentare da questo banchetto
musical-gastronomico preparato da due
perfette padrone di casa, da due umili vestali
del dance floor, da due ancelle del BPM.
Come ogni banchetto che si rispetti anche noi
partiamo da uno stuzzicante preambolo, un
classico!
Prezioso come un diamante, azzardato come una partita
a carte, proposto da una coppia per noi fonte perenne
d’ispirazione; Baccarà è il gruppo, Yes Sir I Can Boogie
è il pezzo, una hit dal sapore anni 70, un classico della
discomusic che quando è donna e ispanica ci guadagna.
Ma il carrello degli antipasti è ampio, spazioso e allora
chiediamo al maestro Fossati di servircene uno
sostanzioso d’annata 1982. Non sono una signora, il
più grande successo di Loredana Bertè, coscia
lunga della musica italiana, un grido di battaglia
che avanza a ritmo sostenuto (130 BPM) e
infiamma le folle! Sempre! Alla faccia di chi
dice che l’italiano in pista non paga!
Ma alla nostra tavola si degustano pietanze
di ogni provenienza e per completare la
terna (già perché le PopPen non riescono a
staccarsi dalla terzina, come il sommo poeta)
ci spingiamo oltr’alpe. Ci affidiamo alle mani
di Romain Tranchant e di Yann Destall. Meglio
noti come Modjo e così per una non signora
che va, c’è una Lady che arriva.
Terminato il rito degli antipasti intoniamo
insieme il canto che riecheggia nei templi
sacri della dance music e che nelle mani
della Michael Zager Band è diventata
una hit mondiale, Let’s All Chant... uh, uh!
I PopPen djs nascono il venerdì Santo del 2004 nell’ormai storico Black B
di via del Pratello, grazie alla fortuita sostituzione di un dj troppo devoto
all’abbacchio pasquale… Da quel dì per 2 anni hanno animato tutti i venerdì
del locale fino all’alba (quando al Pratello si poteva tirare ancora fino a tardi!),
in un Rave-Revival a base di musica rigorosamente anni ‘80 e parrucche che
all’occorrenza sbucavano da sotto la consolle per accompagnare i pezzi più
queer.Dopo quell’esperienza hanno cavalcato le consolle di molti locali
bolognesi, facendo qualche irruzione fuori porta (dalle estati a Marina di
Ravenna ai Party Gender Bender alla Biennale Cinema di Venezia); nel 2005
hanno fatto scoccare la mezzanotte del Capodanno in Piazza Maggiore e da
qualche anno al Sabato sono un appuntamento fisso per gli (ex)compagni
della Festa dell’Unità al Parco Nord. Ad oggi tengono le redini degli affollati
Party anni ‘80 all’Estragon, dove si presentano nella loro mise en travesti, e
residents dj delle Absolutely Queer Disco Night, il mercoledì al Cassero.
Da gennaio però si separeranno per qualche mese… e mentre Marina
sarà alla conquista della Rive Gauche alla ricerca di sé, Brunella terrà alta la
bandiera del duo nelle notti bolognesi!
ASCOLTA I DJ SET DEI NOSTRI RESIDENT E SPECIAL GUESTS SU WWW.SAMURAI.FM !
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foto di Alberto Sarti
ASCOLTA LA PLAYLIST DEI POPPEN DJS IN ESCLUSIVA SU
WWW.MYSPACE.COM/CASSEROMAGAZINE !
POPPEN DJS
TEATRO
Lei ha esordito nel 1948 con un testo di Giovanni Testori, La Caterina di Dio, che rappresentava anche l’esordio teatrale di lui, all’epoca 25enne...
Sì, non ricordo come ci eravamo conosciuti, ma eravamo amici con Gianni, e la scrisse proprio pensando a me, anche se non poteva neanche sospettare se io funzionassi
sulla scena, perchè non avevo mai fatto niente... e poi la rappresentammo in un teatro che era una chiesa sconsacrata... Peccato che il testo sia scomparso, io non lo
trovo più e neanche i suoi eredi ... ma era molto bello, poetico... tutta un’altra strada da quella che ho preso poi...”
Lei però con lui fece anche la Maria Brasca, nel ‘60, che era sempre una parte
drammatica no?
“Beh era realistica, anche comica, patetica... in certi punti malinconica...
non tragica. Ero una ragazza povera, che però finiva bene. Riconquista il suo
infedele innamorato!”
Nello stesso anno ci fu lo scandalo de L’Arialda portata in scena da
Visconti, per il cui personaggio di Eros (“un anormale che esalta il
proprio affetto degenerato”, lo definì il procuratore Spagnuolo) Testori e
l’editore Feltrinelli vennero incriminati e assolti infine solo 4 anni dopo...
vero che prese ispirazione da questo evento quando scrisse Le Catacombe per
mettere in berlina i pregiudizi sull’omosessualità?
“Sì l’Arialda ebbe dei guai a Milano per via di un questore bizzarro, perchè non c’era
niente di che... ma Le Catacombe fu ispirato da situazioni che conoscevo direttamente,
familiari. Lo avevo scritto mentre giravo Leoni al sole con Caprioli, nel ‘61.”
è
di Walter Rovere
foto Le Serve F. Riva
Nel 2008, “la più intellettuale delle attrici italiane” ha festeggiato la bellezza di sessant’anni sulle scene, costellati da personaggi memorabili al cinema
(dalla Giulia-Sofia esistenzialista a Capri con Totò alla perfida “Contessa Dinasty” di Paulo Roberto Cotechiño), quanto in radio e televisione (dalla Signorina
Cesira alla Sora Cecioni), ma soprattutto, tutti frutto del suo talento di autrice, sceneggiatrice, e drammaturga; con una penna acutissima anche nel toccare
senza complessi il tema dell’omosessualità nell’Italia bacchettona dell’epoca (dal suo proprio spettacolo Le Catacombe ai dialoghi per i film del marito
Caprioli, da Parigi o cara a Splendori e miserie di Madame Royale). “Presenzialista ostinata”, oltre ad aver partecipato a un disco di Frankie Hi-Nrg e a un
video dell’artista Francesco Vezzoli, negli ultimi anni è tornata assiduamente al teatro, e l’inizio 2009 segnerà la quarta stagione di tour de Le Serve, dove la
Valeri è una straordinaria Solange (accanto alla bravissima Annamaria Guarnieri) nell’iconoclasta commedia nera di Jean Genet.
Però in quegli anni in cui opere come La Dolce Vita, L’Arialda e Rocco e i suoi Fratelli facevano scandalo, immagino che anche quando lei in scena, o in radio e
televisione scherzava sull’omosessualità, il pubblico si scandalizzasse. Non ha mai avuto problemi di censura?
“No, mai, anche perchè erano testi che non avevano motivi gravi di censura, avevano una loro verità, una realtà che poteva essere un po’ audace ma non
scandalosa agli effetti comuni, delle parolacce, del sesso..”
Testori come lei sa nell’ultima fase della sua vita si era avvicinato a Comunione e Liberazione e viveva con forte senso di colpa la sua omosessualità. Lei lo
conosceva da quando era ventenne, com’era allora?
“Beh è sempre stato un uomo... lo si percepisce dalla sua arte, ha sempre avuto dei problemi morali. Non credo in particolare per la sua omosessualità, di cui
ha anche parlato tranquillamente. Certo tutta la sua letteratura non è l’opera di un uomo tranquillo, aveva problemi religiosi, o meglio di strutture morali
in cui era compresa la religione. Ovviamente si sono sviluppati di più col tempo, quando era molto giovane si percepivano di meno, anche se era sempre
stato interessato alla religione, tanto è vero che aveva scritto Caterina di Dio. Ma era più che altro attratto dal mondo popolare di Milano, dal problema dei
giovani, quando scrisse quei bei racconti... (I Segreti di Milano, ndr). Poi la sua
vita è un po’ cambiata ed anche la mia, continuai a sentirlo qualche volta ma ci
siamo un po’ allontanati per ragioni pratiche...”
Venendo alla Milano d’oggi, ha seguito le vicende degli ultimi anni, con la censura
alle mostre d’arte voluta dalla Moratti?
Beh parliamo della Moratti, speriamo che passino i tempi duri! Anche se,
particolarmente in questo momento, le speranze non sono molto vicine...”
Dei suoi film quali le piace ricordare?
“Parigi o cara, Il Segno di Venere mi sembrano i più belli. Poi Il Vedovo perchè un
film universalmente conosciuto, ma insomma erano tutti film carini, con belle
sceneggiature. Vedo che li trasmettono spesso e che piacciono molto.”
Le piacciono delle attrici comiche di oggi?
“Sì alcune sono brave, la Guzzanti, la Finocchiaro... perlopiù hanno un tipo
d’impegno così diverso da quello che avevo io che ero più ironica e meno politica... io
ho sempre rifuggito l’attualità, mentre loro un po’ cercano, giustamente, con acume
di parlarne.. comunque sono brave...”
Ecco, ma forse possiamo dire che sono meno brave di lei a scriversi i film? Cosa che lei
faceva egregiamente mentre i comici d’oggi al cinema sono un disastro...
“Beh ma credo che abbiano anche degli autori no? Non so se si scrivano tutti i loro testi...”
Guarda in tv i programmi degli ultimi anni tipo L’Isola dei famosi o il Grande Fratello?
“Non ce la faccio, quelli lì, i cosiddetti reality non li guardo; a parte che son quasi
sempre occupata, ma mi fanno un po’ impressione.. vedere come si espone la gente
pur di apparire in televisione.. non parliamo del Grande Fratello... D’altra parte è
una tendenza neanche inventata in Italia... vedo della gente che litiga... non
m’interessa.”
WALTER ROVERE
Le nuove date della tournée de Le
Serve sono:
Roma (Teatro Della Cometa)
6-25/1; Foligno (Politeama
Clerici) 28/1; Scandiano (Teatro
Boiardo) 30/1; La Spezia (Teatro
Civico) 3/2; Como (Teatro Sociale)
4/2; Cremona (Teatro Ponchielli)
5-6/2; Asti (Teatro Alfieri) 7/2;
Oleggio (Teatro Comunale)
8/2; Prato (Teatro Metastasio)
18-22/2; Bassano (Teatro
Astra) 24-25/2; Conegliano
(Teatro Accademia) 26/2; Barga
(Comunale Dei Differenti) 27/2.
info www.teatro.org
25
ASCOLTI.
di MAURO COPETA
4GOTTENFLOOR
The Forgotten Floor (Jato Music)
Le poche info che si trovano sul loro myspace parlano chiaro: basta con le stereotipate
professioni di “Peace, Love and Happiness” che da quasi trent’anni si ripetono su beat
ormai arrugginiti e stanchi. Sappiamo tutti che si tratta di stronzate, che esiste un lato
oscuro, fatto di sofferenza, di lotte continue, di sconfitte, spesso solo in virtù delle quali
è possibile trovare la vera risposta che andiamo cercando. 4gottenfloor è l’ambizioso e
affascinante progetto del musicista bolognese Alex Dandi (Pinktronix, Tying Tiffany) e
del fenomenale Chelonis R. Jones, cantante sublime, songwriter enigmatico, e musicista
visionario (il suo esordio per la Get Physical è un capolavoro assoluto). Ma le diversità
geografiche, biografiche e stilistiche di questa “strana coppia” hanno trovato un perfetto
bilanciamento in quest’album pop, che si muove tra riferimenti electro, influenze del più
moderno r’n’b americano, richiami alle atmosfere di Detroit e al funk di Prince. Abbiamo
scambiato due chiacchiere con Chelonis, ecco cosa è venuto fuori.
Oltre che con la tua voce, il tuo contributo a questo progetto si esprime
attraverso i testi, che come al tuo solito sono sfuggenti e criptici. Quel che è
chiaro è l’insistenza su quei lati oscuri della vita che, pur accomunandoci tutti,
tendiamo sempre a rimuovere: la sofferenza, la pazzia, le disillusioni, la rabbia
ecc. È forse questo scomodo lato della nostra esistenza “il piano proibito” di cui
parli, quello dove non vorremmo mai salire?
“Esattamente, ma direi piuttosto che si tratta di quel piano
sul quale preferiamo non andare. È molto più facile avere
a che fare con delle tette al silicone o con l’ultimo gadget
di moda. Io casco in questa trappola quanto tutti noi. È
una cantonata madornale e comica allo stesso tempo,
ma la realtà dimostra che è meglio coprire il lezzo della
putrefazione, le mosche, i vermi e la merda con un po’ di
Chanel N°5 (è solo una metafora!), perché si suppone che
così facendo sia più sopportabile la puzza che la vita emana.”
Dedichi la traccia
Pups a una vittima
del serial Killer
Jeffrey Dhamer, il
cosiddetto mostro
di Milwaukee, il quale, essendo omosessuale,
cercava le proprie vittime soprattutto in
locali gay e che si è macchiato di feroci
e raccapriccianti atti di cannibalismo e
necrofilia, venendo poi assassinato in carcere
nel 1994. Cosa ti ha spinto a resuscitarne il
fantasma?
“Ottima domanda. Sono rimasto disgustato dal
fatto che la polizia abbia riconsegnato la vittima
nelle mani (ovvero nel covo) della bestia (ovvero del
dio dell’Inferno), quando era assolutamente chiaro che il ragazzo era drogato, che era
stato pestato e che era nudo, quando l’hanno trovato in strada che chiedeva aiuto!!! Se
questo ragazzo fosse stato etero o una ragazza bianca, questa canzone non avrebbe avuto
nessun episodio a cui ispirarsi.”
Nel booklet del cd indossi sempre una camicia di forza. La pazzia è qualcosa
che sta sempre nella mente degli altri, di chi giudica. Che cosa è la follia per
Chelonis R. Jones?
“La camicia di forza, devo ammetterlo, è stato un passo falso in nome della moda. Mio padre
biologico era pazzo (voleva rapirmi quando ero piccolo, inseguì mia madre da St. Louis fino a
L.A. con una pistola solo perché non accettava il divorzio!), e tutti noi sappiamo che la pazzia
è in qualche modo congenita, per cui tira tu le somme. Alla luce di tutto ciò, quella foto
risulta comicamente raccapricciante per me. È come una zebra che urla in un megafono: “io
sono a righe!”. È ovvio, cheri, c’è bisogno di urlarlo ai quattro venti?!?!”
Check: www.myspace.com/4gottenfloor
26
LUOMO
Convivial (Huume)
Sasu Ripatti torna sui dancefloor con il quarto
album, firmato con il suo pseudonimo più
popolare, Luomo, nome al quale è legata
un’idea elegante e raffinata di concepire la
musica da club. I suoi lavori sono sempre
stilisticamente impeccabili, sobri ma non
per questo insignificanti, sperimentali ma
non per questo noiosi, sempre sospesi tra
sofisticati ritmi dance e velleità pop. Ad
accompagnare le avvincenti melodie deep
delle sue tracce, troviamo un impressionante
carosello d’ospiti tra cui spicca, almeno per
popolarità, Jake Shears, la frocissima cantante delle Scissor Sisters, che contraccambia
con la sua partecipazione il remix che Sasu ha realizzato tempo fa per Lights, brano
tratto dall’album Ta-Dha! della blasonata band queer. A tenere compagnia alla star
internazionale in questo fastoso convivio, ci pensano Cassy, star della consolle del
fantomatico Berghain berlinese, Apparat, affiliato al clan Bpitch Control di Ellen Allien,
Robert Owens, una delle voci più affascinanti della house music da sempre (chi non
ricorda Can You Feel It o I’ll Be Your Friend?), e la cantante jazz Johanna Iivanainen. Tra
deep house, glitch e pop, Convivial è un seducente banchetto al quale sarebbe un peccato
sottrarsi.
VV.AA.
Dirty Edits Vol. 2
(Discograph)
Se è vero che anche l’occhio vuole la
sua parte, il secondo volume di re-edit
compilato da Pilooski per l’etichetta
francese dei Dirty Sound System, fa di sicuro la sua porca figura. E l’aggettivo in questo caso
è usato nel suo senso proprio. La cover, molto più esplicita di quella del primo volume, anche
questo consigliatissimo, raffigura un disegno
omoerotico di due uomini che da lì a poco
se la spasseranno un sacco, almeno così
auguriamo loro. E se non avete un maschio
(o una donna, a seconda dei gusti o del
momento...) a portata di mano, potrete
comunque spassarvela con il contenuto del
cd, una selection ottima di re-edit di vecchi,
oscuri, quasi sconosciuti pezzi dark disco e
proto new wave, con derive funky e cosmic.
Un vero e proprio sollazzo, un must have.
Consiglio: mentre assaporate l’inebriante
musica, aprite il booklet e gustatevi la
sorpresina...
MAURO COPETA
GIPI
LMVDM – La mia vita disegnata male (Fusi Orari/Coconino press)
.ERUTTEL
di VINCENZO BRANÀ
Il pene è da sempre uno dei più attendibili termometri dell’autostima: per convincersi basta far mente locale ai tempi della scuola e
al passo fiero con cui il bullo dal pacco turgido – superdotato per pluriesibita evidenza – incedeva tra i banchi. E la conferma viene
mettendosi nei panni di chi, al contrario, tolte le mutande carpiva le risate del suddetto bullo alla fine dell’ora di ginnastica e gli sguardi
di sufficienza di tutti gli altri da lì in poi. Insomma un bel cazzo aiuta. Bello e sano, naturalmente: perchè anche piattole, funghi e simili
possono sortire sull’autostima effetti disastrosi. A volte, però, proprio un’infezione o un parassita, pur rimanendo irrimediabilmente
delle sfighe, riescono ad innescare un interessante viaggio introspettivo, una sorta di bilancio personale da tirare, letteralmente, a
bocce ferme. Ed è proprio questo quel che succede ne LMVDM, la graphic novel scritta e disegnata da Gipi per Coconino Press/Fusi Orari.
Tutto ha inizio, appunto, da una malattia venerea: da lì Gipi tira le somme di tutte le volte, ad esempio, in cui da bambino si era sentito
dare del “frocio” - da chi glielo urlava per strada o dai compagni strafatti - o dell’”omosessuale”, dai diversi analisti che sondavano la
sua psiche. Anche se poi, da quanto si sa, nella vita lui ha scelto di fidanzarsi con le donne, anzi è proprio dopo una colazione con l’ex
“quasi” suocera - una volta in cui era sceso a comprare le baguette e nessuno l’aveva aspettato per mangiare - che è esplosa la rabbiosa
intenzione di disegnare - male, appunto - la propria vita. A partire da quella maledetta infezione: “Un uomo in quella condizione può
veramente scivolare all’inferno - spiega Gipi - perchè questo ti scatena una serie di cose parallele terribili: ho cominciato a riflettere
sul perchè una cosa del genere mi dovesse distruggere lo spirito, sulla sessualità, sui rapporti tra uomo e donna, su come vivevo
tutto questo e anche sui tanti disastri sentimentali che mi sono lasciato alle spalle”. Insomma la storia di quell’ex studente svogliato
(400 ore d’assenza al penultimo anno di liceo) e punk (“passavo le giornate su una panchina a sputare in terra con altre persone col
chiodo addosso”) è la protagonista incontrastata delle tavole, e può contare su un tratto stilistico che evita l’accuratezza per far sentire
il retrogusto lisergico della petite madeleine. E in effetti c’è tanto sballo da rappresentare, ma anche tanto disorientamento, tanta
confusione, diverse paure. Però c’è anche un’isola deserta – l’unica a colori, una sorta di visione parallela in quel mondo disegnato tutto
in bianco e nero - che ha comunque pericoli e pioggia fitta da affrontare, ma che è governata da un’utopica regola di sopravvivenza: “Un
motivo per vivere, signore! Una gioia, una passione, un amore”. Basta questo sull’isola ad aver salva la vita dai cannibali: bisogna solo
convincerli e attendere che dicano “Sfrush”.
MARCO MANCASSOLA
La vita erotica dei superuomini (Rizzoli)
Addio mio Mister Fantastic, addio mio Batman e addio
mia Mystique. E Namor, la Donna Invisibile, l’Uomo Torcia,
Capitan America. E addio soprattutto al mitico Superman,
che ormai non vola più perchè è vecchio e molto stanco, e
a malapena ce la fa a camminare. È appassionato quanto
una dichiarazione d’amore il commiato di Mancassola dai
supereroi. Chissà quante volte lui stesso avrà desiderato
di poter sferrare colpi micidiali, allungare le sue braccia
all’infinito, cambiare aspetto, volare. Perchè serve qualche
volta potersi aggrappare all’illusione che basti attivare quel
superpotere tenuto per tanto tempo nascosto, e che ferma
il tempo, ci porta altrove, rende il maltolto. Poi a volte crescendo si abbandona l’illusione, altre volte si prega e si confida nel
miracolo. Oppure si decide di rimanere in attesa di quel pipistrello luminoso proiettato sulla volta celeste, di notte. Per vedere
quella storia come va a finire, o, come in questo caso, per progettarne noi stessi la fine.
La vita erotica dei superuomini non è un salto indietro nel passato. È piuttosto un voltare
lo sguardo e andare a riprendere le fila di un racconto che ci sembra lasciato a metà
per portarlo finalmente a conclusione. I superuomini sono invecchiati, hanno deposto
nella teca le loro armature formidabili, per lo sguardo insaziabile degli ammiratori.
Oppure hanno tramutato la propria maschera in un costume da prime-time televisivo,
reinterpretando il soprannaturale come un trastullo da piccolo schermo, e inseguendo perciò la sorte del fachiro che ingoia chiodi per
fare giornata. Vivono nell’agio tutti quanti comunque, qualcuno ancora in cerca dei flash dei paparazzi, mentre qualcun altro li fugge
con pudore, e nell’intimo tenta di recuperare il tempo speso a rincorrere i criminali, evitare i cataclismi, salvare l’umanità. “I corpi speciali
hanno bisogno di attenzioni speciali”: e le richiedono, infatti, le cercano senza tregua, perchè anche un orgasmo - per chi un tempo solcava
i cieli col mantello - deve essere a suo modo straordinario. La loro parabola però si inverte miseramente, e il sesso soprannaturale collassa
nell’ordinarietà a cui noi - i normali - sopravviviamo ogni giorno. Il lutto e l’amore non corrisposto lacerano perciò le carni invincibili
di Mister Fantastic, il fist fucking suona il requiem dell’uomo pipistrello. Neppure la mutante sovversiva, quella Mystique dalla pelle
bluastra che ci hanno insegnato a non classificare tra i buoni ma neanche tra i cattivi, sopravvive alle fantasie del suo talamo. Lei che in
totale solitudine può assumere le sembianze di un qualunque lui, raggiungere il clitoride e scoprirlo pene, per masturbarsi, e intanto
masturbarlo.
L’immaginario collettivo ha già trasformato i superuomini in figuranti da gang bang, e la divisa con la “S” sui pettorali è ormai un classico
sui manichini delle boutique dell’eros. Per una scopata memorabile – raccontano i giornali – qualcuno ha già indossato mantello e
mascherina per sfrecciare dalla vetta dell’armadio. Ma Batman non può morire così, non si può confondere quel torace fiero con la pancetta pigra di un impiegato a caccia di
trasgressioni, carpito a mezz’aria mentre sta per frantumare le doghe del letto di un motel. Il mito va riscattato, perciò è giusto concedergli l’ultimo fiato in un racconto appassionato
e senza sbavature, che non squarcia le favole ma ne ispessisce i colori. E che soprattutto concede il tempo di dire addio.
VINCENZO BRANA’
27
ALL
LL
AC ESS
Come è nata l’idea di creare un coro gay?
“Qualche mese fa stavo pensando che oggi la comunità gay italiana ha grossi problemi di
immagine. All’incapacità di vedersi riconosciuti i diritti fondamentali su un piano politico è
complementare una quasi totale assenza dell’identità gay sul piano culturale. Altrove “cultura
gay” significa Hollinghurst, Tilson Thomas, Almodóvar, Haynes… Qui al massimo ci sono le
soap di Ozpetek. Anche il fenomeno dei cori gay, così diffuso nei paesi civili, in Italia si riduceva
al solo Rainbow Choir di Roma (sebbene il primato, come ho scoperto in seguito, spetti proprio
al Cassero di Bologna, che aveva fatto un primo esperimento una decina d’anni fa!). Però
lamentarsi senza agire non ha senso, e visto che sono un musicista (cantante, compositore,
ex-oboista) ho deciso di fondare un coro, che ho voluto chiamare Komos, una parola greca che
indicava cortei dionisiaci in cui si danzava, si beveva, si faceva sesso e, ovviamente, si cantava
anche.
In secondo luogo, è anche un tentativo di diffondere la cultura musicale in questo paese di
analfabeti, operando in una comunità che a mio parere è molto sensibile all’argomento.
Inoltre, io mi annoio nei locali o nelle discoteche, luoghi spesso ostili a qualsiasi scambio umano
interessante. Fare musica è il miglior modo di stare insieme, anche meglio del sesso e del cibo!
Volevo creare una situazione in cui trovare degli amici interessanti, e ci sono riuscito.
Come prevedibile, ho ricevuto molti insulti per questo progetto. “Un coro gay è una
ghettizzazione” è la tipica idiozia omo-omofoba che mi sento dire più di frequente. Possono
esistere squadre di calcio di ferrovieri e non un coro gay (che poi, naturalmente, è aperto a
chiunque, gay o etero). Ma ho incontrato anche un grandissimo interesse, ben al di là delle
mie aspettative. E ora eccoci qui: il Komos è stato fondato il 9 settembre a Modena, nella sede
generosamente concessa dall’Arcigay “Matthew Shepard”. Ma lo spazio era troppo angusto e
ad ottobre ho deciso di accettare l’invito di Emiliano Zaino a trasferirci a Bologna.
a
Viceversa, pensi che gli ascoltatori gay (che sappiamo
essere in maggioranza dei “madonnari”) accoglieranno un
repertorio “serio”?
“Infatti gli eterosessuali ascoltano tutti Bach… A prescindere
dall’orientamento sessuale, l’alfabetizzazione musicale oggi è
molto bassa in Italia. È difficile che il sistema economico permetta
un contatto significativo tra i consumatori e la musica colta.
Madonna è molto più facile da vendere che Beethoven o Ligeti,
così come è più facile vendere i Vanzina che Bergman. Mi aspetterei
che i gay, in quanto abituati a essere discriminati, fossero un po’
più aperti a ciò che non conoscono. Quando anche così non fosse,
i nostri concerti saranno sempre gratuiti, quindi non conteremo il
numero di biglietti venduti!”
L
In quanti siete, è possibile unirsi a voi, e che tipo di competenze musicali bisogna
avere?
“I komosnauti sono una trentina di ragazzi tra i 20 e i 40 anni. Certo che è possibile unirsi al
gruppo! Basta avere il lunedì sera libero e aver voglia di cantare. Chi sa leggere la musica è
avvantaggiato, ma si può sempre imparare. Tutte le informazioni per contattarmi e fissare
un’audizione si possono trovare sul blog http://progettokomos.blogspot.com”
È solo maschile o possono unirsi altri sessi (più o meno definiti)?
“A patto che uno abbia una laringe da tenore, baritono o basso, il sesso non mi interessa. L’idea
iniziale era di formare un coro misto, ma le donne hanno aderito in un numero così ridotto che
sono stato obbligato dalla logica musicale a formare un coro solo maschile. Poi ho scoperto che
il suono di questa formazione mi piace immensamente. In più la letteratura per coro virile è
vasta, splendida e ultimamente poco frequentata. Quindi ho deciso che resteremo così.”
Vi siete già esibiti in concerto? Che repertorio eseguite?
“Il primo concerto si terrà in marzo qui al Cassero e sarà una festa (con alcune guest star),
un’insalatona dimostrativa dell’ecletticità dei nostri interessi: brani per voci maschili dal
28
Il London Gay Men’s Chorus, i cui cd si possono comprare
addirittura da ITunes, ha in repertorio soprattutto
arrangiamenti di pezzi gay pop come Cant’ get you out
of my head o da musical, come la Rhythm of Life di Sweet
Charity. Voi come siete messi in quanto a pop?
“Talvolta arrangio qualche pezzo leggero, non necessariamente
‘gay’. Non mi sento obbligato a perpetuare una ‘tradizione’ che
vuole i gay appassionati solo del kitsch della Carrà. Per ora abbiamo
May It Be di Enya e No Surprises dei Radiohead. Poi arriveranno brani
da musical, cartoni animati, ecc… Ma le canzonette sono come
le caramelle: ogni tanto vanno bene, ma un cervello che si nutre
solo di questa roba diventa obeso e malsano. Sono stanco della
coercizione alla superficialità.”
Prevedi di inserire in repertorio anche brani di compositori
gay come Britten, Copland, il Bussotti su testi di Braibanti,
ecc…?
“Certamente. Purtroppo l’identità gay è nata solo a fine Ottocento,
ragion per cui la musica specificamente ‘gay’ è tutta novecentesca
e dunque di più difficile esecuzione per un coro amatoriale in
formazione. Sto sudando un po’ per far digerire il commovente Love
Alone (1988) di Ned Rorem ai komosnauti! Ma in futuro ho anche
intenzione di commissionare a compositori di oggi nuovi pezzi su
testi gay.”
WALTER ROVERE
Il Komos si riunisce ogni lunedì sera al Cassero dalle 21.00 (20.30 per
chi vuole seguire anche le lezioni di solfeggio) alle 23. Il repertorio
attuale è descritto e ascoltabile da ww.cassero.it/komos
In alto: una prova del Komos al Cassero. Sotto: il London
Gay Men's Chorus
In Inghilterra, America o Canada, i cori gay
sono realtà professionali che pubblicano
cd e riempiono le sale da concerto. Da noi
mancano, come altri segnali indicatori di una
comunità gay talmente vasta da creare una
propria economy (anche culturale) e offrire
una ampia gamma di servizi al proprio
interno, quanto ovviamente alla società
tutta. Ma da qualche mese un’eccezione
c’è ed è nel Komos, il coro gay si riunisce ogni lunedì sera al Cassero. Abbiamo posto qualche
domanda al suo direttore, Paolo V. Montanari:
Medioevo al Rinascimento, al classicismo di Mozart, al romanticismo
di Mendelssohn e Wagner, al Novecento di Poulenc. Musica profana
o sacra, profonda o leggera, purché sia bella.”
L
C
KOMOS – Il COro
OMOSessuale DI BOLOGNA
a
di Michele Giarratano
Una delle precisazioni seguite all’attacco del Vaticano
contro la mozione presentata alle Nazioni Unite dalla
Francia contro il perseguimento penale dell’omosessualità,
è la nota intitolata “Difesa dei diritti e ideologia” pubblicata
da l’Osservatore Romano lo scorso 19 dicembre. Secondo il
quotidiano della Santa Sede, la mozione non era finalizzata
“alla depenalizzazione dell’omosessualità nei Paesi in cui
è ancora perseguita, come i media, semplificando, hanno
raccontato”, ma “in realtà, parla d’altro, e cioè promuove una
ideologia, quella dell’identità di genere e dell’orientamento
sessuale. Le categorie di orientamento sessuale e di
identità di genere, che nel diritto internazionale
non trovano alcuna chiara definizione, vengono
introdotte come nuove categorie di discriminazione
e si cerca di applicarle all’esercizio dei diritti umani”.
Ciò darebbe impulso “al falso convincimento che l’identità
sessuale sia il prodotto di scelte individuali, insindacabili e,
soprattutto, meritevoli in ogni circostanza di riconoscimento
pubblico”, aprendo la strada “all’equiparazione delle
unioni dello stesso sesso al matrimonio e, per le coppie
omosessuali, alla possibilità di adottare o procreare
bambini”, limitando perfino “a coloro che si opporranno in
futuro a questa visione dei rapporti uomo-donna, come le
religioni”, il diritto di trasmettere il proprio insegnamento.
c
s
c
Prendiamo però in esame il diritto internazionale a cui
fa appello l’anonimo (e presumibilmente autorevole)
estensore della nota, e noteremo che le sue affermazioni
sono faziose e prive di fondamento giuridico: il concetto di
“orientamento sessuale”infatti non è prettamente giuridico,
ma sociale. Il diritto, così come per il concetto di “famiglia”,
non fa altro che prendere atto di qualcosa che già esiste ed
è parte della realtà sociale, e tutelarlo.
È vero che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
scritta nel 1948, non contiene espressamente l’indicazione
Attivisti Lgbt all’ONU ph. Philippe Colomb facebook
L’Osservatore Romano, inoltre, finge di dimenticare che
la normazione dell’Unione Europea è essa stessa fonte di
Diritto Internazionale, peraltro assolutamente autorevole.
Numerosa è la legislazione europea che dà una definizione
dell’orientamento sessuale e lo tutela, basti citare per tutti
la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Carta
di Nizza) che all’art. 21 espressamente sancisce il divieto di
discriminazione basato sull’orientamento sessuale.
Tornando al discorso sulla definizione giuridica di
orientamento sessuale, esso è facilmente ricavabile come
corollario del concetto di “identità”. La sfera della sessualità,
infatti, appartiene alle singole persone, traducendosi in un
diritto personalissimo, seppure in larga misura disponibile.
La stessa Corte Costituzionale Italiana ha affermato
che: «Essendo la sessualità uno degli essenziali modi
d’espressione della persona umana, il diritto di disporne
liberamente è senza dubbio un diritto soggettivo assoluto,
che va ricompreso tra le posizioni soggettive direttamente
tutelate dalla Costituzione e inquadrato tra i diritti inviolabili
della persona umana che l’art. 2 della Cost. impone di
garantire». (sentenza n. 56/1987)
Alcuna dottrina si esprime in termini di “diritto al libero
orientamento sessuale”, riconoscendone quindi la
strumentalità rispetto al pieno sviluppo della persona
umana. Ognuno deve avere dunque, a prescindere dalle
definizioni e dalle categorie, il “diritto di decidere come
manifestare la propria identità”, e all’interno di questo
diritto non si può escludere la sfera sessuale che appartiene
all’intima natura d’ogni individuo.
MICHELE GIARRATANO
Responsabile Settore Giuridico Cassero
tel. 320 3591567 [email protected] http://www.myspace.
com/giuridicocassero
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
Il CDoc è una biblioteca ricca di 10.000 titoli accumulati
in oltre vent’anni di attività, ma anche una fornitissima
videoteca e un’ampia scelta delle riviste gay lesbiche più
cool del momento. Il catalogo on line è consultabile sul
nostro sito www.cassero.it/doc ma puoi contattarci anche
via e-mail [email protected], tel. 051.557954, o SKYPE
all’account: cdocassero.
Orari: lun-ven h 14–19, mar-gio anche h 10–13, e lunedì
anche dalle 21 alle 24.
e
IL DIRITTO ALL’ORIENTAMENTO
SESSUALE NEL DIRITTO
INTERNAZIONALE
GRUPPO GIOVANI DI MERCOLEDÍ!
21 gennaio, 4 e 18 febbraio
14 e 28 gennaio, 11 e 25 febbraio
Cambiano gli storici appuntamenti d’incontro del Gruppo
Giovani Cassero, che con il nuovo anno si proporranno al
pubblico il mercoledì in preserata alternati all’aperitivo
Radical Chips...
Per aggiornamenti, incursioni e follie cercaci su facebook e
blogspot!
AGEDO BOLOGNA L’Associazione Genitori di
Omosessuali fornisce un servizio di ascolto e consulenza
a tutti i familiari che non trovano una modalità positiva
di relazionarsi al diverso orientamento sessuale del
proprio figlio, fratello, sorella, coniuge. A Bologna potete
contattare Flavia Madaschi (tel. 3381869101, o flavia.
[email protected]) e concordare un incontro per un
sabato pomeriggio dalle 16 alle 18.
TELEFONO AMICO GAY
Dal 1982 il Il Telefono Amico Gay fornisce informazioni sul
territorio, supporto e consulenza o reindirizzamento su
problematiche di tipo legale, sulle malattie sessualmente
trasmissibili (MTS) e sull’HIV/AIDS. L’area Consulenza e
Supporto effettua inoltre incontri individuali vis à vis,
consulenza psicologica fornita da professionisti qualificati
e reindirizzamento a esperti esterni convenzionati con il
Cassero.
Orari: lunedì-venerdì h 20–23, tel. 05155566; mail,
[email protected]
“orientamento sessuale”: l’art. 2 contiene il principio di
eguaglianza senza distinzione (fra gli altri) di sesso, e l’art.
7 proibisce ogni forma di discriminazione.
L’Osservatore Romano però sembra dimenticare che il
Diritto non è soltanto quello scritto e immutabile, ma
è anche l’insieme delle norme correlate e di richiamo,
delle consuetudini e, soprattutto, dell’interpretazione
giurisprudenziale. Ed è proprio il Comitato per i
Diritti Umani delle Nazioni Unite che, nel 1994, ha
espressamente equiparato, nel caso “Nicholas Toonen vs.
Australia”, la menzione di “sesso” a quella di “orientamento
sessuale”. Dunque la stessa Dichiarazione Universale, che è
alla base del Diritto Internazionale, tutela espressamente il
Diritto all’orientamento sessuale.
29
S L
SA
LU
A
Il nuovo sito del Cassero sulla salute sessuale, www.
casserosalute.it, è on line dal 1 dicembre.
Il sito è l’ultimo atto di un percorso favorito dalla Regione
Emilia-Romagna il cui Assessorato alla Sanità, nel 2005, decise
di investire in progetti triennali sulla prevenzione dall’HIV, con
particolare riguardo alla percezione del rischio, che vedessero
la collaborazione fra Aziende Sanitarie e associazionismo. Il
progetto HIVoice del Cassero (l’unico mirato alla popolazione
gay, tanto per cambiare) venne scelto, insieme a molti altri,
dalla Commissione Regionale AIDS. Da lì è partito il percorso
che ci ha portato attraverso la ricerca Modidì (www.modidi.
net), il lavoro del gruppo “laboratorio permanente” che ha
analizzato i dati emersi e cercato delle soluzioni efficaci, come
la recente campagna del Cassero sul test (www.cassero.it/
show.php?1395), e ha gettato le basi per il convegno sulla
discriminazione delle persone sieropositive, HIV: tra silenzio
e discriminazione (http://www.cassero.it/show.php?1411),
ed allontanati fa fare o credere le cose più assurde.
Anche la sezione sul sesso parte da un’ottica di prevenzione,
ma si pone l’obiettivo di cambiare la mentalità con cui parecchi
fra noi affrontano il rapporto sessuale e le sue pratiche, una
mentalità che spesso oscilla paurosamente fra il fatalismo e
la paranoia. Cerchiamo quindi di far emergere l’aspetto più
vero del sesso: il piacere, il divertimento ovviamente con un
occhio alla prevenzione. Vogliamo togliere dal preservativo
l’immagine da “sesso sanitario” che gli ha appioppato la
definizione di presidio medico-chirurgico.
Ma a chi volete che interessi il sesso sanitario… è un po’come
proporre frittate dietetiche durante Feed the Bears!
Riportiamo sulla terra il preservativo, anzi sul cazzo, dandogli
una immagine più legata all’erotismo. Il preservativo è uno
strumento di piacere, uno strumento erotico, se lo indossi o lo
fai indossare al tuo partner è un’occasione in più per toccargli
30
TE
Egr. Responsabile Salute, è vero che il partner attivo
che penetra senza preservativo, corre un rischio
minore del partner passivo di contrarre l’hiv? E di
quanto è minore il rischio?
No, non è vero. Se la persona penetrata è sieropositiva,
anche l’attivo che lo scopa senza preservativo corre un rischio
concreto di contagio. I secreti rettali, infatti, contengono una
quantità di virus che può essere sufficiente al contagio e le
mucose del pene (prepuzio, glande, uretra) sono sensibili vie
di accesso per il virus HIV, così come di buona parte degli altri
agenti patogeni trasmessi per via sessuale.
Nella situazione opposta, ossia se è sieropositivo l’attivo,
penetrare senza preservativo vuol dire offrire parecchie
possibilità al virus di entrare nell’organismo del passivo.
Se l’attivo “viene fuori” il rischio è minore ma comunque
presente per via del virus contenuto nel liquido pre-
U
il pene, per fargli un’ultima sega prima di passare al “sodo” e
così via.
Il sito è pensato e soprattutto scritto in modo molto schietto
e diretto, un po’ come si fa fra amici quando si scherza
raccontando le avventure del proprio pisello. È anche scritto
in modo volutamente semplice, il più semplice possibile
tenendo presente la complessità e la vastità degli argomenti
toccati.
Posso immaginare che molte persone, anche nella comunità
omosessuale, saranno scandalizzate dalle foto, dal modo di
scrivere, dai termini usati. Tuttavia penso che questo modo
diretto sia il più chiaro e il più efficace possibile, oggi in Italia,
per raggiungere il risultato.
Le prossime sezioni? Donne lesbiche, giovani, disabili
omosessuali…
C’è molto lavoro da fare, chi vuole collaborare alzi la manina!
SANDRO MATTIOLI
Responsabile salute
[email protected]
spermatico. Diversamente dal cavo orale che è maggiormente
protetto dall’azione microbicida di alcune molecole, le
mucose rettali sono estremamente efficienti nel mandare
immediatamente in circolo i liquidi e, quindi, anche il virus.
È vero che la quantità di virus nel liquido pre-spermatico
potrebbe non essere sufficiente al contagio, che può
dipendere anche dalla carica virale, ecc. ma ha senso esporsi a
questi rischi per non usare preservativo e gel?
Secondo me è meglio imparare ad usarlo e divertirsi nel fare
sesso con un occhio alla prevenzione.
Per ulteriori info: http://www.casserosalute.it/sesso_salute_
quanto_rischioso_se-d-91.html
SANDRO MATTIOLI
T
organizzato nell’ambito del Pride nazionale.
Casserosalute, come ho detto, è l’ultima fra le idee nate nel
gruppo di lavoro e, come tutti i neonati, deve ancora crescere.
Il sito infatti è ancora in corso d’opera, ma ho ritenuto di
pubblicarlo ugualmente, perché sarà sempre in corso d’opera
e quanto sarà aggiornato, curato, ecc. dipenderà sicuramente
dal Cassero, ma anche dagli utenti che si collegheranno e
vorranno dire la loro (in ogni pagina è previsto un tasto “invia
un commento”), chiedere consigli o modifiche, esprimere
opinioni o anche, perché no, offrirsi di collaborare.
Si articola, per il momento, in due sezioni principali: una
guida per gay sieropositivi ed una guida sul sesso.
Completa il tutto un blog. Insomma un sito con il quale
è possibile interagire ed è aperto a tutti, a prescindere
dall’orientamento sessuale o dallo stato sierologico, purché,
ovviamente, vengano osservate alcune elementari regole di
rispetto e di educazione.
Il motivo per cui abbiamo deciso di partire proprio da queste
due sezioni è semplice e deriva in parte dalla ricerca Modidì,
in parte dall’esperienza diretta che ci ha fatto capire come
spesso la posizione di un omosessuale HIV positivo sia
“scomoda” sul piano della discriminazione sia esterna alla
comunità omosessuale che interna, che il mix diabolico di
ignoranza, panico, timore di essere ulteriormente discriminati
LO SPORTELLO SALUTE
RISPONDE
Keith Haring © The Keith Haring Estate
di Sandro Mattioli
Untitled da Lo Specchio dell’Amore, ph. © José Villarrubia
NASCE CASSEROSALUTE
ONE.
di Matty P.
ONE.
ONE ICON.
BRITNEY SPEARS
ONE.
Il suo coreografo ha annunciato che ci sarà pure Madonna
al suo nuovo World Tour, il primo dopo anni, anzi dopo
una vita anzi dopo una soap opera che l’ha portata nel
suo momento di maggiore share nella polvere degli
psicofarmaci e nei dintorni della follia. Breve riassunto
delle puntate precedenti: la Britney nazionale, figlia e
fidanzata dell’America, tutta casa, Mickey Mouse Club
e liceali alla “Baby one more time” festeggia il quasi
decennale della sua carriera ai vertici mondiali andando
giù di testa: si rapa a zero davanti ai paparazzi, a seguire
un ricovero in qualche manicomio dell’America più nera,
un mese in clinica in “rehab” e poi un via andare di colpi di
scena: la custodia dei figli assegnata all’ex marito Kevin,
amici che vanno a trovarla nella magione di Beverly Hills
e ne escono con ogni bendiddio e l’entrata in scena del
severissimo padre Jamie che diventa tutore e controlla
in ogni dettaglio vita e patrimonio della figlia. (insieme
all’avvocato Wallet: portafoglio, è proprio il caso di dire
nomen omen) E mentre Brit convince col successo del suo
nuovo album i si(gn)ori e le si(gn)ore che il “Circus” della
sua esistenza è più brillante e luccicoso di ciò che sembra
(senza dimenticare il lato trash delle sue dichiarazioni:
Vado a letto ogni sera alle 21,30, non esco mai. Sembro
una vecchia scoreggia) l’America archiviato il miracolo
Obama vede in lei la nuova speranza: la nuova icon da
trasformare in rivincita, la nuova “Yes, she can” del 2009,
la nuova Madeleine Albright del pop, come l’ha definita
“Rolling Stone” la bibbia della musica, in confronto alla
soap opera vivente concorrente miss Amy Winehouse.
La svolta imposta da mister Jamie Spears pare funzioni:
due guardie del corpo sempre presenti, telefonate sempre
sorvegliate e nemmeno un vizio le è concesso: nemmeno
di guidare la propria Mercedes senza mutande come ai
tempi che furono. La recessione si combatte anche così:
smettendola di smutandarsi.
Ultimo dettaglio: il nuovo tour partirà da New Orleans,
città dal destino incrociato a quello di colei che nella
tarantella “Womanizer” canta “You say I’m Crazy / I Got
You Crazy»: entrambi disastrati ma non più disperati.
ONE BOOK.
CAFONAL di Pizzi & D’agostino (Mondadori)
Cosa sia Dagospia (la miglior portineria elettronica del paese
a mio avviso) è inutile starvelo a raccontare: ormai si consulta
come una sibilla cumana e si spia dal buco della serratura
la società di “morti di fama” che ama raccontare. E visto che
siamo “sull’orlo del burino” il più volgare dei reality trova la
sua fine in un libro, ovviamente fotografico, che raccoglie il
meglio dello schifo mediatico e salottiero.
Quattrocentoquaranta pagine rilegate da Mondadori ai
modi di un catalogo d’arte, il titolo «Cafonal» (che d’Agostino
ricorda “viene da ‘ca-fune’, la gente che vuole tirare la fune
con gli altri. E’ un sentimento popolare: siamo cafonal perché
abbiamo desiderio di essere sociali. Vogliamo fare lo struscio
a via del Corso e ne siamo orgogliosi’’) che riassume al meglio
questa “Brutta Époque di cafonalismo trash-endente”.
Un trattato di sociologia, meglio, di antropologia culturale,
scritto con le facce, i corpi debordanti, le tette rifatte, le labbra
a canotto, il potere esibito nelle mani forchettate. Perché è la
grande abbuffata il momento topico di questa “penisola dei
famosi da 4 soldi”: ricconi e sgallettate piene di gioielli come
le madonne delle feste che arrivano davanti alle tovaglie e
con gridolini dicono: ‘Ho fame’. La fame in realtà non sanno
cos’è, ma non conoscono l’espressione ‘Ho appetito’.
Salotti e merletti, gessati di sartoria e gonne attillate.
Personaggi che contano insieme a venditori di chiacchiere,
e ovviamente immancabili belle curve di starlette patinate.
Tutti ‘Razza Cafonal’: tutti colti col boccone in bocca, tutti alla
ricerca del marchio di loro stessi.
Sono passati duemila anni e la Roma Godona e l’Italia Velina
sembrano uscite dalla penna di Giovenale, l’unica differenza
è che oggi si chiama casta ed è molto più smaltata, non a
caso come gli accessori del bagno.
Non manca infatti nessuno dei protagonisti di questi giorni
infelici (da Berlusconi a WalterEgo Veltroni, alla sora Lella
(Bertinotti), le madame del gran mondo, star e starlette,
le coppie del potere, le grandi famiglie, stilisti e affaristi,
industriali e transessuali , gli anonimi assurti al loro quarto
d’ora di celebrità e le icone rinominate da Dago: Daniela
Santa De Che e Pierfurby Casini). E’ proprio vero ciò che dice
D’Agostino: una volta si sperava in un mondo migliore, oggi
si spera in una malavita migliore.
Visto dalla Luna, l’Italia sembra
un paese in cui comandano
i Simpson. Visto dal buco
della serratura di queste foto,
si è indecisi se chiamare i
carabinieri o gli infermieri.
31
QUEER CULTURE:
JOSe’
Nato a Madrid nel ‘61, José Villarrubia vive e lavora in
America, dove si è inizialmente affermato come pittore
e fotografo, esponendo tra l’altro alla prestigiosa Wessel
O’Connor di New York, e comparendo in diverse antologie
e volumi di storia della fotografia, come The Male Nude
(Taschen) o il recente Uomini per Uomini di Pierre Borhan
(Rizzoli); dalla seconda metà dei ‘90 ha intrapreso una
seconda carriera come colorista di fumetti e illustratore,
iniziata con Hellshock di Jae Lee e la collaborazione con
il fotografo Stephen John Phillips per la graphic novel
Veils, e poi esplosa in miriadi di collaborazioni (X-Men
Unlimited, Spider-Man: Reign, Batman: Gotham County
Limits, CAGE, ecc.), fino a vincere il Comicdom Award come miglior colorista per X-Factor. Nell’88 lo scrittore di culto Alan Moore
ha composto il poema illustrato Lo specchio dell’amore come contributo alle proteste contro la Clause 28 del governo Thatcher
che imponeva agli insegnanti di non promuovere la cultura omosessuale. Villarrubia, dopo aver lavorato con Moore alla serie
Promethea e al libro La voce del fuoco, ne ha illustrato la nuova edizione, appena uscita in Italia, che sarà presentata al Cassero
il 19 gennaio con una mostra e una conferenza (vedi pag 13). Josè ci ha riposto dalla sua casa di Baltimore.
Negli anni 70 un adolescente europeo poteva
crescere circondato da un’esplosione d’immagini
positive della sessualità e dell’ambiguità sessuale
su tutti i media, dalla stampa alla musica al cinema;
perfino i supereroi della Marvel, che ebbero allora
un boom in Europa, ricercavano una certa attrattiva
nella definizione del disegno dei corpi. Ma tu avevi
14 anni quando Franco morì nel ‘75. Qual era la
disponibilità di “immaginario gay” nella Spagna di
quegli anni?
“I media nella Spagna di Franco erano totalmente
censurati. Non erano permesse immagini di nudità,
nemmeno le gambe delle donne o le scollature. Le prime
immagini erotiche di uomini che ricordo di aver visto
erano nella rivista di cinema Fotogramas. Avevano una
rubrica intitolata “El desnudo macho” e in ogni numero
stampavano su doppia pagina foto di celebrità in diversi
stadi di nudità, fino al perizoma o con accessori posizionati
strategicamente. E questo era tutto!
Per quanto riguarda i supereroi, l’unico che, ricordo, pensavo
fosse sessualmente ambiguo era, per coincidenza, il mio
preferito: Silver Surfer, disegnato da John Buscema, aveva
una grande qualità androgina e un volto quasi femminile.
E allo stesso tempo era vestito solo in costumi da bagno!
Una volta con mio fratello andammo al circo e c’erano
degli acrobati, due uomini e una donna, completamente
dipinti d’argento e stupendamente illuminati. La ricordo
come un’esperienza molto erotica, che mi fece pensare a
che aspetto avrebbe avuto Silver Surfer nella vita reale.
32
Anni dopo feci un’intera serie di fotografie di modelli dai
corpi dipinti d’argento o oro, perciò penso di essermene
liberato!”
Quando hai scoperto i fumetti come forma d’arte?
“Penso quando iniziai a prestare attenzione ai nomi dei
creatori più che ai personaggi, verso i 13-14 anni. Mio
fratello ed io leggevamo le traduzioni spagnole dei fumetti
della Marvel e quelle messicane dei fumetti DC, che di
solito non riportavano nessun credit.... Ma dopo un po’
di anni cominciammo a capire le differenze di stile. Neal
Adams, allora un artista fantastico, divenne il mio preferito.
Iniziai a leggere saggi sui fumetti come arte, e il libro di
Javier Coma ebbe su me un grande impatto, così come il
frequentare gli incontri di un’associazione d’amanti del
fumetto che si chiamava Club Dhin. Là vi scoprii Moebius, di
cui la prima cosa che lessi fu The Long Tomorrow (del 1976,
ndr) con immagini sessualmente esplicite di maschi nudi,
e altri autori come Bernie Wrightson… Anche Richard
Corben e il suo uso del nudo maschile fu una rivelazione.
Il suo Den, pubblicato su Métal Hurlant, era scioccante e
ipnotico. E adesso ho l’onore di star lavorando con lui a una
serie che ricorda Den, e non potrei essere più felice...”
Come hai giudicato i tentativi successivi di
introdurre personaggi gay nel mondo dei
supereroi, come Northstar e Enigma nel ‘92-93, o
Obsidian e Wiccan negli ultimi anni? Puoi citarci un
tuo fumetto”mainstream” gay preferito e uno della
stampa underground?
“Northstar fu un tentativo abbastanza insipido di
correttezza politica. Obsidian (che ho occasione di colorare)
è scritto dal mio amico apertamente gay Marc Andreko,
perciò mostra una relazione realistica (per un supereroe...)
con il suo uomo. Sono stati fatti vedere baciarsi... è stata
una prima volta per il fumetto mainstream Americano.
Wiccan e il suo boyfriend Hulkling sono stati creati da un
altro amico scrittore apertamente gay, Allan Heinberg, e
anche se discreti, sono una coppia di teenager deliziosa,
la prima per i fumetti americani. Un altro scrittore gay
mio amico, Roberto Aguirre-Sacasa, ha lavorato a questi
personaggi molto bene. Enigma è la mia serie preferita
“mainstream” con un personaggio gay. Era davvero avanti
coi tempi, incredibilmente innovativa e ben strutturata,
e la considero un capolavoro del medium, che ha messo
in discussione le nostre idee di orientamento sessuale,
“scelta” e identità. Per l’underground sceglierei un misto
tra Stuck Rubber Baby di Cruse e Fun Home di Alison
Bechdel, i due grandi capolavori del fumetto gay e lesbico
alternativo.”
Quando hai iniziato a lavorare nei fumetti eri un
pittore e fotografo affermato; il tuo approccio a
questo mondo è stato “da artista”, o ti interessava
l’aspetto pulp, popolare?
“Entrambe le cose. Il mio primo incarico è stato colorare,
prevalentemente ad acquarello, la serie di Jae Lee
Hellshock. Jae mi chiese specificamente di collaborare
Come colorista di fumetti devi in ogni caso
rispettare le idee dell’autore principale. Lo vivi
come un lavoro “commerciale”? Quanta libertà
creativa ti è concessa in questo campo?
“La regola base è: più sei pagato, meno libertà hai. Perciò
con un progetto mainstream ad alto costo so che avrò
molta meno libertà che con uno alternativo. Ma non
considero il lavoro nei fumetti puramente commerciale: è
in realtà un lavoro di team, come quello del direttore della
fotografia in un film, o di quello delle luci a teatro. E mi
permette di collaborare con alcuni dei miei idoli, quanto
con i nuovi talenti.”
Sei passato dalla pittura alla fotografia alle
elaborazioni digitali al fumetto... cosa ti ha spinto
a cambiare tanti mezzi espressivi? E con quali
artisti senti affinità? Pierre & Gilles ad esempio
dipingono sulle fotografie, ma mi sembra che tu
faccia più riferimenti all’arte precedente, come i
Pre-Raffaelliti...
“Mi piace la sfida dei mezzi diversi. Dopo aver acquisito
una certa competenza con la pittura, me ne sono stufato.
Lo stesso successe con la fotografia. Mi sembra che l’arte
digitale mi offra più possibilità, come pure i fumetti. Ma
m’interessano anche altri medium: ora sto lavorando a un
adattamento teatrale della Caduta della casa degli Usher di
Poe per i miei studenti…
Le affinità che sento sono con gli artisti multimediali:
David Hockney, Dimitris Papaioannou (che con il
suo balletto ‘2’ mi ha mostrato che l’arte gay è viva e
vegeta!), Chris Cunningham, Jean Paul Goude sono tutti
miei idoli. I Pre-Raffaelliti sono stati i miei primi amori
artistici nell’adolescenza e lo sono ancora; anche se non
erano i pittori più grandi tecnicamente, li trovo ancora
immensamente affascinanti. Sono molto felice che il
loro unico esponente gay, Simeon Solomon, stia venendo
riscoperto con una recente mostra e uno splendido libro.”
Il fumetto d’arte europeo è stato spesso
sessualmente esplicito, mentre in America la Comics
Code Authority ha comportato una forte autocensura
al di fuori della stampa più underground. L’avvento
delle graphic novel ha significato però un fumetto
rivolto a un pubblico molto più adulto di quello dei
supereroi di un tempo. Ci sono ancora pressioni di
autocensura nel mercato americano, hai incontrato
problemi nel tuo lavoro?
“Le uniche cose che ho dovuto censurare sono state le
sigarette, pipe e sigari dai fumetti Marvel, e colorare il
sangue di marrone, il che fa sempre un effetto orribile,
sia per la Marvel che la DC. Curiosamente, di recente mi è
stato chiesto di fare il sangue più rosso per un numero di
X Men, e marrone per un libro indirizzato a un pubblico
piuttosto adulto per la DC, perciò non ci sono linee guida
chiare. Parlando di nudità, ho dovuto censurare molto poco,
tranne, significativamente, la silhouette del cazzo di Luke
Cage da una pagina di Cage. Naturalmente, trattandosi
di un disegno di Corben, detto membro era di stazza
considerevole…. Perciò, il Codice è morto, ma gli editori
continuano ad avere i propri sistemi di censura interni.”
WALTER ROVERE
Veniamo a Lo specchio dell’amore: in Italia
verrebbe considerato strano che un autore
eterosessuale famosissimo dedichi un poema
all’omosessualità. Ho letto peraltro che Moore ha
una particolare visione mistica della sessualità
legata alle teorie occultiste che segue – secondo te
c’entrano qualcosa con il libro?
“Può darsi, ma queste teorie mistiche di solito riguardano
l’equilibrio degli opposti maschio/femmina, principi che
non si accordano troppo bene con le pratiche sessuali e
le teorie Queer. Credo che lo Specchio sia espressione
del sentimento d’oltraggio provato da Alan per la
soppressione dell’Amore in qualsivoglia forma; che sia
una dichiarazione politica proveniente da un sincero
seguace del motto “Fate l’amore non la Guerra”. Molti
dei temi del libro sono stati poi ulteriormente esplorati
in Lost Girls, dove tra le altre cose Alan e Melinda Gebbie
perorano tutte le forme d’amore...”
Che tipo d’illustrazioni aveva lo Specchio originale,
e quanto è diverso il dialogo tra immagini e testo
nella tua versione?
Untitled ("Emily Dickinson descrisse/il petto della sua amata/come adatto alle perle")
da Lo Specchio dell'Amore (2003) ph. © José Villarrubia
con lui per rendere il suo lavoro più “artistico”. Voleva che
avesse un aspetto più pittorico e da illustrazione, e meno
sintetico di quello che la colorazione al computer dava alla
maggior parte dei fumetti all’epoca... E poi lo pubblicava
la Image comics, dove i creatori mantenevano i diritti
d’autore sui loro personaggi, così Jae mi poté dare molta
libertà. Quando passò alla Marvel e volle continuare a
lavorare con me, all’inizio il mio lavoro venne respinto
come “troppo artistico”. Nessuno all’epoca faceva il tipo
di colorazione pittorica che facevo io per dei fumetti
commerciali. Ma dopo un anno mi presero, e da allora mi
sono sempre trovato bene con loro. Ho imparato a variare
i miei approcci secondo il tipo di progetto, e mentre io
diventavo più versatile, l’industria si è aperta a differenti
stili coloristici. Oggi posso riconoscere molti artisti che
usano tecniche e stili che ho introdotto nell’industria
commerciale per primo, e questo mi rende felice.”
DI
VILLARRUBIA
33
“Nell’originale c’erano solo 8 pagine con pannelli
multipli, e Alan aveva scritto descrizioni dettagliate
su come dovessero essere le illustrazioni nei pannelli.
Steve Bissette e Rick Veitch hanno fatto un ottimo lavoro
considerando le restrizioni del progetto. Tuttavia entrambi
sono prevalentemente disegnatori horror/fantasy, perciò
le qualità più delicate e romantiche del testo non erano
state enfatizzate in quella versione (ora ristampata nel
libro Shinny Beasts). La relazione tra immagini e testo
in questa versione varia: a volte è fedele alla narrazione
mentre altrove le immagini sono puramente simboliche.
Alan ha anche modificato il testo per la nostra edizione:
ha incluso Walt Whitman e tolto Fennimore Cooper (che, a
quanto pare, probabilmente non era gay).”
Cosa puoi dirci del tuo prosismo progetto con Alan
Moore, The Book of Copulations?
“È un altro poema in prosa di Alan, sulla presenza della
magia nella vita quotidiana. È un testo magnifico, potente
California, Arizona e Florida, probabilmente dagli
stessi cittadini che nello stesso giorno hanno
votato per Obama. Ve l’aspettavate? Il fatto che
Obama durante la sua campagna sia sempre stato
freddo sul matrimonio gay, e che ora abbia invitato
Rick Warren, un pastore evangelico antiabortista e
sostenitore della Proposition 8, a benedire il suo
insediamento alla Casa Bianca, deve suggerirci che
forse ci sbagliavamo su di lui?
“Il verdetto è ancora a favore di Obama. Dopo il ripugnante
governo Bush/Cheney, un Democratico alla Casa Bianca
è un gran sollievo e di certo un grande passo avanti per
i rapporti razziali. Comunque, solo perchè uno non è
razzista non significa che non sia omofobo. L’omofobia
è un grosso problema nelle comunità nere urbane, e la
maggioranza delle chiese nere in America sono omofobe,
così come la maggioranza dei latino-americani, che sono
perlopiù cattolici e seguono il furfante che siede sul trono
in Vaticano. Il problema è che nella maggior parte dei
paesi occidentali non c’è un’autentica separazione tra stato
e chiesa. Perché la chiesa cattolica insiste nel contestare le
leggi civili? Perché si aspettano che l’intera popolazione,
qualunque sia il loro credo, segua la dottrina cattolica.
Ogni divergenza dalle loro regole viene protestata con
foto da Lo Specchio dell'Amore (2003) ph. © José Villarrubia
Hai scattato le foto in varie città europee e
americane. Due riguardano l’Italia, il cartello con
Silenzio = Morte in italiano, e naturalmente il
Papa. Le hai scattate qui? E perchè il Papa in quella
pagina particolare?
“La scritta Silenzio = Morte è stata fotografata al Gay Pride
di New York, ma ho cambiato il testo in Photoshop…
L’immagine del Papa viene da una vetrina a Parigi. È nella
pagina su Michelangelo che lavorava per il Papa della
Beardsley. Hai usato consciamente citazioni e
tue influenze artistiche per il libro? Per esempio
l’immagine del giovane con la candela mi ricorda
Derek Jarman, quella dell’uomo che piange Un
Chant d’Amour di Genet...
“M’inviti a nozze! Sì, adoro Un Chant d’Amour... e i film e
video m’influenzano almeno tanto quanto la fotografia e
i fumetti: Querelle, Morte a Venezia, Sebastiane, Satyricon,
Velvet Goldmine e altri film sono stati tutti grandi lezioni
visive per me. Quella foto è anche un omaggio a una
foto famosa di Man Ray. E ci sono omaggi multipli nello
Specchio… posso citare Vija Celmins, Matt Mahurin,
Joyce Tenneson, Robert Mapplethorpe, Sir Laurence
Alma Tadema, George Platt Lynes, Barbara Kruger, Javier
Vallhonrrat, Kazimir Malevich, i poster di propaganda,
Victor Skrebneski, David Hockney, e molti altri che adesso
non ricordo! Quelli che m’influenzano di più sono gli artisti
il cui lavoro sto seguendo al momento – ora ad esempio
sono pazzo di Dimitris Papaioannou.”
sua epoca. L’immagine si accompagna alla frase: ‘Amore
mio, le orde turpi e maligne sono con noi, ancora con noi’.
Dopo il “regalo” pre-Natalizio di Ratzinger di un discorso
riguardante l’omosessualità, è il perfetto testimonial dei
molteplici nemici delle persone LGBT, e la cosa ironica è
che non se ne siano ancora andati 500 anni dopo l’era di
Michelangelo, e che di fatto, il punto di vista della Chiesa
Cattolica sull’omosessualità non si sia evoluto. Semmai,
i vaghi pregiudizi dell’epoca di Michelangelo sono
diventati dei dogmi, attraverso una serie di documenti e
dichiarazioni.”
Come mai Lo Specchio non contiene nessun
nudo, è stata una scelta consapevole?
“Per i primi 10 anni della mia carriera di fotografo ho
quasi solo ritratto uomini nudi, perciò non si può dire
che sia timido rispetto al soggetto... Tuttavia leggendo il
poema ho notato che non fa mai riferimenti a immagini
sessuali esplicite; l’enfasi, in maniera ripetuta, è sull’Amore
romantico, perciò ho incluso l’immagine di due ragazzi che
si baciano, ma niente bonazzi nudi, anche se probabilmente
avrebbero reso il libro più commerciale... ma non sarebbe
stato appropriato per il testo.”
Lo Specchio si chiude con un disegno di Aubrey
34
e commovente… Ci sto lavorando a periodi da diverso
tempo, ma non ho ancora finito. Ciò che voglio è che non
sia una ripetizione di quel che ho fatto per Lo Specchio,
perciò le immagini non sono in posa né elaborate con
Photoshop, saranno tutte prese dalla vita reale... Non vedo
l’ora di metterlo assieme!”
L’Italia è uno dei pochi stati europei a non avere
una legislazione sulle coppie dello stesso sesso, e da
noi la Spagna di Zapatero sta diventando un luogo
mitico, un po’ come la San Francisco degli anni 70, e
diversi gay si stanno trasferendo là... Tu invece da
Madrid sei emigrato in America, non ti sei pentito?
“Mi fa piacere sentirlo, gli spagnoli e gli italiani sono così
simili! Zapatero è uno dei pochi uomini politici che abbia
coraggio e che mostri integrità senza paura dell’opinione
pubblica. Ma no, non mi sono pentito di essere andato in
America. Bene o male, è veramente la mitica “Terra delle
Opportunità” quando si tratta di lavoro. Dubito molto
che avrei fatto la carriera che ho fatto se fossi rimasto in
Spagna!”
Lo Specchio dell’amore fu scritto per combattere
una legge omofoba in Inghilterra. Ironicamente
20 anni dopo, leggi omofobe venivano votate in
veemenza, che si tratti di divorzio, diritti riproduttivi
delle donne o, dato che su questi argomenti hanno ormai
perso presa sull’opinione pubblica, del loro nuovo capro
espiatorio: l’eguaglianza nel matrimonio, approfittando
del fatto che nel 2008 sia ancora possibile per i “cristiani”
avere pregiudizi contro le persone LGBT sulla base della
loro cosiddetta “fede”. Allo stesso modo si comportano
i cristiani fondamentalisti nella società, tradendo
ipocritamente i principi di separazione tra stato e chiesa.
Per quanto riguarda Obama, nessuno ha capito cos’abbia
in mente con Rick Warren. È stata una mossa disorientante
e frustrante da parte sua. Ma… siamo già stati traditi
da presidenti che a loro dire erano pro gay. Bill Clinton
appena eletto ci tradì approvando la famosa norma “Don’t
ask don’t tell” che costrinse gli arruolati nell’esercito a
mentire legalmente per poter conservare il proprio posto...
e naturalmente, con l’infame DOMA (legge del ‘96 che
permette a ciascun stato americano di non dover riconoscere
i matrimoni gay eventualmente legalizzati in altri stati,
ndr), il colpo finora più pesante dato all’eguaglianza
matrimoniale. Perciò vedremo. Ma almeno ci siamo liberati
di Bush, il peggior presidente della storia d’America, e
questo è un motivo per festeggiare!
WALTER ROVERE
dall’alto: Untitled (“L’esercito di Sparta/si spinse oltre,/l’amore tra maschi/era obbligatorio/e produsse soldati/disposti a difendere/i loro amanti sul fronte/fino alla morte.”);
Untitled (“la squisita Saffo/ricordava la mirra versata sul capo della sua amata,/le fanciulle riverse su soffici stuoie/con tutto quel che più desideravano/al loro fianco.”)
- da Lo Specchio dell’Amore (2003) ph. © José Villarrubia
ph: l’incantina • art: ef9hi.org • print: tipografia negri
Preservativo, simbolo di piacere.
Il sesso sicuro è eccitante: non lasciamoci venire in bocca,
scopiamo e facciamoci penetrare solo con il preservativo.