Un episodio di decorazione sei-settecentesca ad Aversa: la

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Un episodio di decorazione sei-settecentesca ad Aversa: la
Un episodio di decorazione sei-settecentesca ad Aversa:
la cappella Nisio nella chiesa di san Francesco delle Monache
Nella breve scheda, relativa agli interventi architettonici operati tra Seicento e Settecento
nella chiesa di San Francesco delle Monache ad Aversa, redatta alcuni anni fa per un suo
libro dove si affrontava, per la prima volta, un capillare lavoro di ricognizione e di
lettura della struttura urbanistica della città dalle origini a tutto il XVIII secolo, Giosi
Amirante, dopo aver messo in rilievo che i lavori di trasformazione della chiesa erano
iniziati sin dal 1645, e, che dopo una lunga interruzione, dovuta probabilmente ai moti di
Masaniello e alla peste, erano stati poi ripresi e conclusi alla fine di quel secolo con
l’allestimento degli altari, avanzò l’ipotesi che i registri decorativi e in particolare i
commessi marmorei di scuola fanzaghiana realizzati in quella contingenza, e tuttora
visibili in alcune cappelle, potevano essere attribuiti alla bottega dei Lazzari 1.
Un’ipotesi, quella della Amiranti, che è diventata una certezza, almeno per la seconda
cappella laterale destra già di patronato della famiglia Nisio2, dal momento che in una
lunga Declaratio da me ritrovata in uno dei registri del notaio Giovan Francesco
Montanaro, si fa esplicito riferimento all’architetto napoletano Dionisio Lazzari come
artefice delle decorazioni della suddetta cappella3 (foto 1). Si legge, infatti, nella parte
iniziale del documento, redatto il 15 ottobre del 1663, che anni prima il Reverendo Padre
Don Giovanni Francesco Nisio, chierico regolare, «… in esecuzione della voluntà del
q(uonda)m sig(nor)e D(on) Indico Nisio suo F(rate)llo quale volea che la sua eredità si
dovesse distribuire in opere pie o ecclesiastiche ad arbitrio, et voluntà d’esso Padre
D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co ha fatto fare del detto sig(nor) e Dionisio [Lazari] una
cappella di marmi, et mischi dentro la chiesa del Venerabile Monasterio di Santo
Fran(ces)co delle Monache d’Aversa». Nella restante parte lo scritto (foto 2) si prolunga
oltremodo nella descrizione delle vicende di carattere legali per cui fu prodotto, salvo
informarci, per quanto concerne, invece, le vicende storiche – artistiche, che la cappella
1
G. AMIRANTE, Aversa Dalle origini al Settecento, Napoli 1998, pag. 226.
A ricordo dell’antico patronato resta una lastra di forma rettangolare perimetrata da una cornice con
motivi floreali e stemma della famiglia Nisio con la seguente epigrafe: -ALEXANDER NISIUS
NOBILIS AVERSANUS/ EX MARIO NISIUS PATRITIO ROMANO/ MILITE STRENUO
CUSTODIAE CLEM.VII/ ET PAULI III. PRAEFECTO ORTUS ET/ D. HIPOLITA GARGANA
CONJUGES/ CONCORDI VOLUNTATE PLACIDISSIME/ VIVENTES SIBI POSTERISQ. PP./
A.D. MDXCIII/ ET AN.MDCXXXXIV DIE XXVI SEPT. DEFUNCTUS/ VITA D.INDICUS NISIUS
ALEXANDRI FILIUS/ OPTIMORUM PARENTUM MEMOR SIBI ET SUIS/ PIUS CENSUM PRO
SACRIS TER IN SINGULOS DIES/ PERPETUO CELEBRANDIS LEGAVIT/ QUEM IMITATUS
D.MARIUS NISIUS GERMANUS FRATER/ QUI ULTIMUS E GENTE NISIA AN. MDCL DIE
XXI JUNIJ./ MENSIS SUPREMUM DIEM CLAUSIT, UT DUO ITEM/ SACRIFICIA QUOTIDIE
FIERENT LEGATO AERE ANNUO/JUSSIT SUORUM SUISQUE MANIBUS BENE PRECATUS.
3
Archivio Storico Napoli, Notai del ‘600, Prot. notaio Giovan Francesco Montanaro, scheda 527/1,
foll. 133v-135r.
2
in oggetto costò ai committenti 2016 ducati e quattro tarì e che fu fatta apprezzare da
due valenti marmorari napoletani Giovanni Mozzetti e Pietrantonio Valentini (cfr. il
documento in Appendice).
Foto 1 - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio
Figlio di Jacopo, maestro marmorario fiorentino, Dionisio Lazzari nacque a Napoli nel
1617. La sua formazione avvenne nella bottega paterna, al fianco dei marmorari Simone
Tacca e Francesco Valentini, con i quali, dopo la morte del padre, portò a compimento
alcuni lavori rimasti da questi incompiuti: l’altare maggiore della cappella di Santa
Maria delle Grazie in San Pietro martire, la cappella del Principe di Buonalbergo in San
Domenico Maggiore, la cappella Seripando nella chiesa dei SS. Apostoli, la cappella
Firrao e l’altare maggiore in San Paolo Maggiore, le facciate dell’Ospedale di Santa
Maria della Pace e di Palazzo Firrao. Nel 1637 risulta iscritto alla Corporazione dei
marmorari e scalpellini. Dal 1642 lo ritroviamo impegnato, per lo più autonomamente,
nella realizzazione di facciate, altari e decorazioni parietali marmoree per le più
importanti chiese non solo napoletane ma anche di altre città e paesi del Regno (Bari,
chiesa di San Nicola, Sant’Antimo, San Severo, Troia, Gaeta, chiesa dell’Annunziata).
Nell’ultimo ventennio della sua carriera fu impegnato anche in lavori architettonici quali
le progettazioni delle chiese di Santa Maria dell’Aiuto (1674), di San Giuseppe dei
Ruffo (1680), di San Severo alla Sanità (1681) e di Santa Maria Egiziaca all’Olmo
(1684). Dal 1663 al 1689 coprì la prestigiosa carica di Ingegnere Ordinario delle
Deputazione del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli in virtù della quale fornì i
disegni per gli arredi lignei della sacrestia e selezionò il disegno di Giovan Domenico
Vinaccia per il famoso paliotto dell’altare maggiore della Cappella di San Gennaro. E’
possibile, infine, ipotizzare, sulla scorta di recenti ritrovamenti documentari, interventi
dell’autore anche nella scultura monumentale (statua di San Gaetano nell’omonima
piazza di Napoli, disegno per l’Immacolata nella chiesa dell’Annunziata della stessa
città, poi eseguita da Lorenzo Vaccaro). Morì nel 1689 mentre attendeva alla
realizzazione dell’altare maggiore della Santa Casa degli Incurabili e all’altare della
cappella Caracciolo nel Duomo di Napoli4.
Passando ora ad analizzare nel dettaglio le realizzazioni aversane del Lazzari, viene
subito da osservare che esse, alla pari di gran parte della sua produzione, sono
caratterizzate da effetti decorativi di accentuato movimento che derivano senza dubbio
dalla libertà di esecuzione e dal possesso dello spazio che furono propri della sua
cultura, nonché dall’uso di molteplici qualità di marmi e pietre dure.
La cappella presenta, infatti, sulle pareti motivi a tarsie, raffiguranti vasi con fiori
all’interno di cornici ovoidali, realizzati con marmo di Carrara, breccia, marmo nero e
paonazzo apuano (foto 3 a, b). I motivi floreali si ripetono, unitamente ad una croce
fitomorfa inserita all’interno di una cornice quadrilobata, nel riquadro centrale del
paliotto, tripartito e arricchito nei due scomparti laterali da altri motivi floreali (foto 4).
Al di sopra del dossale, a due gradini, si sviluppa una cona costituita da una doppia
cornice, di cui quella esterna, mistilinea, affiancata da due mezze lesene con capitelli
corinzi. In alto, la cona si chiude con un timpano ricurvo spezzato che accoglie una
corona fra volute, nastri e fiori; per il resto, in chiave all’arco d’ingresso, è un fastigio
marmoreo di bell’effetto decorativo (foto 5).
4
P. DI MAGGIO, Dionisio Lazzari, in catalogo della Mostra di Napoli « Civiltà del ‘600 a Napoli»,
Napoli Museo di Capodimonte 24 ottobre 1984-14 aprile 1985, Napoli 1984, pp. 201-203.
Foto 2 - Napoli, Archivio Storico, Declaratio (15 ottobre 1663)
Foto 3 a, b - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio.
Dionisio Lazzari, particolari delle decorazioni sulle pareti (1663-64)
Foto 4 - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio.
Dionisio Lazzari, riquadro centrale del paliotto d’altare (1663-64)
Foto 5 - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio.
Ignoto marmolaio sec. XVII, fastigio marmoreo sull’arco d’ingresso (1663-64)
Foto 6 - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio.
Ignoto pittore napoletano sec. XVII, Annunciazione
Foto 7 - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio.
Giacinto Diano (?), Visitazione di S. Elisabetta (II metà Settecento)
Foto 8 - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio.
Giacinto Diano (?), Il sogno di S. Giuseppe (II metà Settecento)
Foto 9 - Aversa, Chiesa di S. Francesco delle Monache, Cappella Nisio.
Giacinto Diano (?), Putto con cartiglio ( II metà Settecento)
Dal punto di vista stilistico l’altare presenta numerose analogie con gli analoghi
esemplari realizzati da Andrea Malasomma in Santa Maria la Nova a Napoli,
documentato al 1645, e nella cappella De Franchis in San Domenico Maggiore, sempre
a Napoli, datato fra il 1635 e il 1640. La decorazione plastica e a tarsie mostra, invece,
alcune analogie con le decorazioni presenti nella seconda cappella laterale destra della
chiesa della Certosa di San Martino, in particolare con il motivo del vaso con fiori entro
cornice ovoidale, realizzate da Cosimo Fanzago5. Non meno fastoso, per qualità e
quantità, è il patrimonio pittorico della cappella. Sull’altare è un’Annunciazione (foto 6)
di un ignoto pittore del XVII secolo che alcuni, sulla scorta del Parente, identificano con
Pietro Berrettini da Cortona, ancorché gli evidenti limiti compositivi, appena
controbilanciati da una tessitura cromatica e luministica di buon livello, suggeriscono
5
R. CAUSA, L’arte nella Certosa di San Martino a Napoli, Cava dei Tirreni 1973, pag. 110.
l’intervento di un “minore” napoletano non ancora bene identificabile, ma
presumibilmente attivo nella cerchia stanzionesca6. Per il resto sotto la volta della
cappella si sviluppa una decorazione pittorica ad affresco raffigurante due episodi tratti
dalle Storie della Vergine e di Cristo, la Visitazione di santa Elisabetta (foto 7) e il
Sogno di san Giuseppe (foto 8) parte di un più vasto ciclo che si dispiega sotto le volte
di tutte le cappelle laterali della chiesa. Ritenuti opera di un frescante che attinge a
schemi compositivi solimeneschi, gli affreschi, racchiusi entro cornici mistilinee
intercalati da un ovale con putto (foto 9), sono stati datati intorno alla metà del XVIII
secolo, anche sulla scorta di un’epigrafe incisa su un cartiglio, posto alla sommità
dell'arcone della prima cappella di sinistra, relativa ai lavori di restauro ed abbellimento
della chiesa realizzati in quegli anni dalla badessa Maria Lucarelli 7. Molto più
verosimilmente, invece, essi vanno postdatati di qualche decennio e attribuiti al pittore
puteolano Giacinto Diano, seguace del De Mura, nel momento in cui opera quel
processo di addolcimento formale e cromatico che prelude la sua adesione alle forme e
ai colori del classicismo romano, e che lo condurrà, più tardi, verso uno straordinario
“stato di grazia”, il cui massimo risultato è rappresentato dagli affreschi dei SS.
Apostoli8. Resta qui invariato, tuttavia, il ricorso a schemi compositivi di marca
demuriana con forti suggestioni per i modi del Solimena purista e accademizzante (in
particolare i due riquadri della cappella Nisio sono esemplati sugli analoghi soggetti
dipinti dal pittore di Serino per la chiesa napoletana di Santa Maria di Donnalbina),
com’anche resta invariata la tendenza a serrare la composizione, con un interesse quasi
esclusivo sul disegno e sui protagonisti dell’azione, che fu una cifra pressoché costante
della produzione del Diano9.
Ancora qualche nota per osservare che la decorazione a stucco della volta, condotta con
grande finezza e garbo da ignote maestranze campane della seconda metà del XVIII
secolo, è ispirata a motivi di repertorio le cui analogie più significative sono fornite dalle
coeve decorazioni delle residenze aristocratiche napoletane.
Franco Pezzella
6
G. PARENTE, Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa, Napoli, 1857-58, II, pag. 248.
AA.VV., Itinerari aversani, Napoli 1991, pag. 69.
8
Sulla vita e l’attività del Diano cfr. N.SPINOSA, Pittura napoletana del Settecento II° Dal Rococò al
Classicismo, Napoli 1987, passim.
9
Sugli affreschi di Solimena in Santa Maria di Donnalbina cfr. M. A. PAVONE, Francesco Solimena
in Donnalbina, in «Studi di Storia dell’Arte», 1 (1990), pagg. 203-242; ID., Ancora sul Solimena in
Donnalbina, in «Studi di Storia dell’Arte», 2 (1991), pp. 355-364.
7
Appendice
Declaratio pro Dionisio Laz(z)ari
Die decimo quinto mensis octobris millesimo seicentesimo, sexagesimo, tertio Neapoli,
In nostri p(rese)ntia constitutis Rev(eren)do Padre Don Io(anne) Fran(ces)co Nisio
ch(ieri)co Regularia pro se eius heredibus et successoribus et Dionisio Lazari de
Neapoli…l’anni passati esso Padre D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co in esecuzione della
voluntà del q(uonda)m sig(nor)e D(on) Indico Nisio suo F(rate)llo quale volea che la
sua eredità si dovesse distribuire in opere pie o ecclesiastiche ad arbitrio, et voluntà
d’esso Padre D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co ha fatto fare del detto sig(nor)e Dionisio
una cappella di marmi, et mischi dentro la chiesa del Venerabile Monasterio di Santo
Fran(ces)co delle Monache d’Aversa quale cappella essendo stata apprezzata per
Gio(vanni) Mozzetti, et Pietrantonio Valentino si è ritrovata il prezzo di quella in docati
duemila, et sedici tarì quattro[ con(forme) al p(rese)nte stà in conto] del quale prezzo
detto Dionisio ne ha ricevuto docati cinquecento et sedici tarì tre e grana dieci e
[scomputati] fra lo prezzo de una casa sita dentro il supportino all’[incentro], la
porta[battitore] di San Paulo, che fu del sig(no)re Pagano venduta ad esso Dionisio, et
di più esso Dionisio ha ricevuto dal detto Padre Don Gio(vanni) Fran(ces)co alcuni
[mobili], quantità de grani, et denari contanti del che tra d’essi si ha da fare conto
atteso esso Dionisio resta creditore de dette quantità ricevute, et perché detto Padre
D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co è molestato dalla Reverenda Fabbrica de S(an)to Pietro
di Roma per l’[adimplimento] della voluntà di detto q(quonda)m D(on) Indico Nisio et
s’è necessario di mostare il discarico di detta quantità spesa in detta cappella perciò ha
pregato detto Dionisio che si contentasse de fare quietanza ad esso Padre D(on)
Gio(vanni) Fran(ces)co de tutta la voluntà et prezzo di detta Cappella conforme detto
apprezzo nonostante che esso Dionisio non sia stato interamente soddisfatto de tutto
l’intiegro prezzo di detta cappella et detto Dionisio si è contentato et perciò si dichiara
per cautela [fol 134v] e [securità] d’esso Dionisio, che benché esso signor Dionisio
hoggi [p(rese)nte] confessarà haver ricevuto da detto D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co
tutti li detti docati duemila e sedici tarì quattro per lo prezzo di detta cappella [iusta]
detto apprezzo delli quali ne farà quietanza a beneficio di detto padre D(on) Gio(vanni)
Fran(ces)co, et sarà rogato Instromento per mano del Notaro Gio(vanni) Fran(ces)co
Montanaro in Curia nostra tutta [volta] esso Dionisio detta ricevuta confessione et
quietanza lo farà a contemplatione et preghiera d’esso Padre D(on) Gio(vanni)
Fran(ces)co, et per avvalersene in discarico con detta Rev(eren)da fabrica et perciò si
dichiara che detto Dionisio resta creditore del detto Padre D(on) Gio(vanni)
Fran(ces)co nel complimento del prezzo di detta cappella, et se [ha] fare fra essi il
conto delle quantità de’ grani [mobili] et denari ricevuti quale quantità non essendo nel
finale pagamento di detto prezzo di detta cappella et p(er)ciò [fol 135r] s’ha da fare il
conto tra essi, et detta quietanza e [recettione] [facienda] non apporti pregiudicio ad
esso Dionisio et s’habbia per non fatta atteso esso Dionisio resta a conseguire altra
summa per complimenti di detto prezzo di detta cappella [atteso] [benché] esso
Dionisio confessarà per detto Instr(ument)o rogando per mano del Notar Gio(vanni)
Fran(ces)co Montanaro haver ricevuto detti docati duemila sedici, et tarì quattro tutta
[volta] non l’ha realm(en)te ricevuti ma lo farà a richiesta et a preghiera d’esso Padre
D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co per avalersene ut supra ma realm(en)te esso Dionisio ha
ricevuto da detto Padre D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co quello stà convenuto per causa
del prezzo, di detta casa [iusta] l’istr(oment)o che vi appare alcuni [mobeli], alcuni
grani, et certa quantità di denari che tra d’essi s’ha da [appurare] il conto come di
sopra et la restante summa promette detto Padre D(on) Gio(vanni) Fran(ces)co pagarla
e sodisfarla ad esso Dionisio appurati detti conti… [Presentibus] Iud(ic)e Ant(oni)o
Cerillo… Pompeo Fabozio, Don Honofrio De [Fulgore], Not(aio) Io(ann)e Franc(esc)o
Montanario, Felippo [Albentio] de Neap(oli) et Reve(ren)do D(on) Iulio de Simone
civ(itat)is [Averse].