Civetta_n8

Transcription

Civetta_n8
PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012”
Anno V n.8 € 0,70
• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009
• DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE
e-mail: [email protected]
domenica 14 aprile 2013
prossima uscita: 28 aprile 2013
SEDE SOCIALE AD ABIDJAN, “FUORI DALLA GIURISDIZIONE ITALIANA”. E INTANTO CHIESTA LA QUINTA PROROGA (LA PRIMA NEL 2003)
Open Land, dai Frontino ad Amara a un ivoriano
Cancelli dentro Cava Grande
Revocata la concessione al titolare
pag.
pag. 33 (Festa)
(Festa)
EPIPOLI, FINALMENTE C’È UN MINI CANALE DI GRONDA
Tra le società, quella storica è l’Open Land: costituita nel 1980 vedeva
le quote societarie ripartite equamente tra le due
sorelle, il 45% a ciascuna, e il 10% alla madre.
L’Emmea srl (da non
confondere con la più
giovane Emmea Group,
neanche 3 mesi) è invece
stata costituita nel 2003,
una costola dell’Open
Land (di quest’ultima
il capitale sociale), proprietaria una delle figlie
del geometra Frontino,
titolare delle “concessioni edilizie” per la
costruzione del nuovo
centro e dell’autorizzazione commerciale da
anni in proroga. Poi c’è
la R.G.D. srl. Questa la
sua storia. Costituita
nel 1981, soci i Frontino
(il 70% al padre e il 30%
equamente ripartito tra
moglie e figlie), il 17
dicembre 2010 diventa
per l’intero di proprietà
dell’Immobiliare Augusta srl (società costituita
nell’84 e iscritta nel 1996
i cui soci al 50% sono
l’avvocato Piero Amara
e la moglie).
10-11 (De Michele - Oddo)
“Ci hanno dato
il Campo Scuola
per toglierci
il De Simone”
pag.20 (Privitera)
STORIA PATRIA
Amato: “Verso
una riscrittura
della storia
di Siracusa”
pag.13 (Bandiera)
SKY DAVA AL COMUNE IL 100%, VAL DI NOTO 195 KW
Migliaia di case in città senza Fotovoltaico, prelazione
canalizzazione acque bianche a condizioni difformi
Secondo le prescrizioni
del Genio Civile la portata al momento consentita
è di soli 2,5 mc al secondo, a fronte dei 6/7 mc
complessivi, e una quantità maggiore non potrebbe essere riversata nell’area dei Pantanelli prima
dei necessari interventi
trattandosi di una zona
inserita nel Pai, a rischio
idrogeologico.
Pag. 2 (De Michele)
RUGBY
PRIMARIE PD
Dopo il voto
i due contendenti
a confronto
diretto
pag.14 (Castello)
FORMAZIONE
La previsione di cessione
di energia per autoconsumo per gli immobili interessati aveva assegnato a
Sky Energy il punteggio
massimo proprio perché
nella sua proposta la ces-
sione di energia per autoconsumo per gli immobili interessati ai lastrici
solari era del 100%. Nella
prelazione di Val di Noto
è stata ridotta a 195 kwp.
Pag. 2 (La Leggia)
Italia (Cgil)
“I dipartimenti
non riescono a
gestire il sistema”
pag.16 (La Leggia)
I MOVIMENTI DEL NO: “NON VOGLIAMO MORIRE PER IL LUCRO DI POCHI”
Torna con ISAB l’incubo rigassificatore
Veronesi: saremo omosex
Etero sono, fui, resterò
pag.
pag.88 (Titta
(Titta Rizza)
Rizza)
I leader dei movimenti Eugenio Bonomo, Antonella
Landolina, Luigi Solarino e
Paolo Pantano: “I cittadini
siciliani residenti nel cosiddetto “triangolo della morte” (Priolo-Melilli-Augusta)
non possono ancora essere
considerati carne da macello indifferentemente sacrificabile in nome del lucro ad
ogni costo, tanto più che si
tratta del lucro di pochi contro la salute e la vita di moltissimi”. Si chiude con queste parole il documento di
protesta (nove pagine dense
di contenuti) inviato dai movimenti per il No al Rigassificatore al presidente della
Regione Crocetta e all’assessore all’Energia dopo le notizie di stampa in merito ad
una ipotetica “apertura” del
Presidente della Regione Sicilia alla realizzazione di un
terminale di rigassificazione
in zona industriale. Il documento ricorda il problema
del rischio sismico discusso,
in alcuni convegni, dal Prof.
Alessandro Martelli, direttore centro ricerche ENEA
di Bologna e Presidente del
GLIS, e dal Prof. Nunzio Scibilia, docente di ingegneria
civile e ambientale all’Università di Palermo e socio del
GLIS, e pone all’attenzione
la relazione su “Rischio industriale sul territorio della
Regione Siciliana” redatta
dal Dipartimento della Protezione Civile Servizio Rischi
Ambientali e Industriali.
Pag. 6
Legambiente: “Tuteliamo
il Parco dell’Hangar”
pag.
pag.17
17
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
2
Migliaia di case, specie in periferia, costruite senza la canalizzazione delle acque bianche
Aliffi (Comitato Epipoli): “Finalmente, anche se in parte, il canale di gronda c’è”
L’ing. Figura: “Sì ma con una portata massima di 2,5mc/sec. né si può aumentare”
di MARINA DE MICHELE
Solo una tappa, seppure importante,
di un percorso che si prospetta ancora molto lungo. Dalla firma della convenzione tra Provincia e Comune del
31 gennaio 2008 per la costruzione di
un’ormai quasi mitico canale di gronda all’Epipoli (“del progetto si parla dal
1995” evidenzia Pasquale Aliffi, promotore del comitato cittadini Epipoli/
Pizzuta) con la quale l’ente di via Malta
si impegnava a realizzare e quindi cedere al comune di Siracusa l’opera in questione, sono passati 5 anni: la consegna
è avvenuta il 13 marzo scorso.
“Abbiamo assistito a vere e proprie peripezie burocratiche dovute in particolare all’esproprio di terreni – commenta
Aliffi – ma ora l’opera c’è, anzi più esattamente ce n’è solo una parte perché
l’altra metà del finanziamento che ne
prevedeva il completamento si è persa
nel tempo, forse anche per il passaggio dalla lira all’euro. Non è vero però,
come ho ascoltato io stesso dall’ex sindaco Visentin che non c’è lo scarico a
mare perché, come ho potuto verificare,
già esiste un collegamento con il Canale Grimaldi, lo stesso che raccoglie le
acque del depuratore di Contrada Canalicchio. E seppure è vero che si è in
attesa di un riordino di tutto il sistema
idrogeologico dei Pantanelli, un progetto da 8 milioni di euro presentato a
maggio del 2012 dal comune alla regione, è possibile sin da ora programmare
meno dispendiosi piani di pulitura del
canale oggi infestato da vegetazione
spontanea”. Secondo l’ingegnere Andrea Figura, in realtà, il problema è di
maggiore complessità perché secondo
le prescrizioni del Genio Civile la portata al momento consentita è di soli 2,5
mc al secondo, a fronte dei 6/7 mc complessivi, e una quantità maggiore non
potrebbe essere riversata nell’area dei
Pantanelli prima dei necessari interventi trattandosi di una zona inserita
nel Pai, a rischio idrogeologico quindi
e per la quale necessitano specifiche autorizzazioni regionali.
Da quantificare esattamente anche i
mc che il nuovo edificato dell’Epipoli,
la miriade di abitazioni in cooperativa, riverseranno nel canale di gronda,
paradossalmente uno dei primi interventi di corretta gestione delle acque
bianche perché forse solo in pochi sanno che l’amministrazione della città
di Siracusa ha consentito di costruire
e realizzare case su case senza che si
provvedesse correttamente allo smalti-
mento delle acque bianche, per lo più
abitualmente eliminate tramite dispersione nel terreno o pozzi.
Per dirla più efficacemente: dagli anni
70 in poi la stragrande maggioranza
delle concessioni edilizie, in particolare nelle aree periferiche della città,
e quindi soprattutto nell’ultimo decennio di edificazione selvaggia (il
prg monumento alla saggezza e competenza della classe tecno-politica!),
sono state rilasciate in assenza delle
indispensabili opere di urbanizzazione, “dimenticando” di fatto la realizzazione di un’adeguata canalizzazione
delle acque bianche, rete che avrebbe
dovuto essere predisposta dal Comune
o, in mancanza, dai costruttori stessi
in base a quella che viene considerata
la legge fondamentale dell’urbanistica:
la n.1142 del 1942. Così, ci si è sempre
limitati a predisporre la fognatura per
le acque nere, l’illuminazione, le strade, ma si sono “trascurate” le acque
bianche, realizzando in questo modo
eccezionali risparmi.
Nell’offerta Sky, la cessione di energia per gli immobili interessati ai lastrici solari era del 100%
Fotovoltaico Avola. Stranissimo l’accordo di prelazione di Val di Noto Energy
che sugli impianti di proprietà del Comune assegnava ad esso solo 195 kWp
La vicenda fotovoltaico di Avola non smette di stupirci
e l’approfondimento continuo e costante della tematica lascia sempre più sgomenti. I passaggi storici che
hanno accompagnato la frettolosa scelta dell’amministrazione comunale sono ormai scolpiti nelle nostre
menti: Sky Energy e Val di Noto Energy che presentano
le proprie offerte al comune di Avola per l’installazione
dei pannelli fotovoltaici; il confronto tra le proposte,
realizzato da una commissione nominata dal sindaco
il 6 novembre 2012; la commissione Brex che valuta la
proposta della Sky Energy più vantaggiosa; la Val di
Noto che si avvale del provvidenziale diritto di prelazione aderendo alle condizioni offerte da Sky Energy
ed impegnandosi a realizzare gli impianti fotovoltaici.
Ma tra il dire e il fare, si sa, c’è di mezzo un oceano
e i documenti attuali attestano che il diritto di prelazione non è stato esercitato con tutti i crismi dovuti
in quanto la Val di Noto non ha pareggiato l’offerta
Sky Energy sulla previsione di cessione di energia per
autoconsumo per gli immobili interessati. Entriamo
più nel merito: nell’avviso di interesse pubblicato dagli
uffici comunali a firma dirigente dell’area 4, Gaetano
Brex, veniva chiaramente detto che tutte le proposte
pervenute nei termini previsti sarebbero state sottoposte alla valutazione di una commissione giudicatrice
nominata dal Sindaco, secondo uno schema di punteggi che prevedeva 6 voci, una delle quali “Previsione di
cessione di energia per autoconsumo per gli immobili
interessati”. In questa voce la Sky Energy aveva ricevuto il punteggio massimo proprio perché nella sua
proposta la cessione di energia per autoconsumo per
gli immobili interessati ai lastrici solari era del 100%:
ciò vuol dire che Sky Energy cedeva il 100% dell’energia prodotta dagli impianti al comune.
Dunque una proposta che destinava all’autoconsumo
del comune avolese il totale degli impianti realizzati. Cosa accade però? Val di Noto Energy dichiara di
pareggiare l’offerta e esercita il diritto di prelazione
ma nello schema dell’accordo di collaborazione del
16/11/2012 compare a piè di tabella inserita nell’art 3 un
piccolissimo trafiletto “per gli impianti di proprietà del
comune” nel quale si specifica che a quest’ultimo vengono assegnati solo 195 kWp. Pertanto, in aperta difformità alla proposta Sky (a cui la stessa Val di Noto
aveva dichiarato di aderire) Val di Noto cede solo una
parte dell’energia prodotta dagli impianti installati sugli edifici comunali per una potenza complessiva di 195
kwp. Non il 100% di tutti gli impianti ma dei soli 195
Kwp ceduti al comune.
In parole più semplici, con l’offerta Sky Energy tutta
l’energia prodotta dagli impianti e non consumata dagli edifici interessati rimaneva nella piena disponibilità
del comune che avrebbe potuto riutilizzarla o per altri
edifici o cedendola all’Enel la quale avrebbe applicato
una compensazione sulla base del meccanismo dello
scambio sul posto (disciplinato dalla deliberazione
dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che definisce la regolamentazione del meccanismo che consente
di immettere in rete l’energia elettrica prodotta ma non
immediatamente autoconsumata, per poi prelevarla in
un momento successivo per soddisfare i propri consumi); in questo modo invece al Comune va una bassissima percentuale ( 5-6%) a fronte di circa 1.100 KWp ed
oltre di potenza installati.
E l’energia prodotta e non conteggiata dove va a finire?
Certamente Val di Noto non si sarà lasciata sfuggire
l’occasione di utilizzare (come consentito dal conto
energia) il regime di vendita, peraltro cumulabile con
gli incentivi statali. Se Val di Noto avesse correttamente esercitato il diritto di prelazione avrebbe dovuto in
toto adeguarsi all’offerta migliorativa di Sky: invece
nessun pareggiamento dell’offerta e grande gabbo per
il Comune di Avola che si vede impegnati i tetti per 20
anni e che avrebbe potuto usufruire di molti e molti
kWp in più di quel misero 195 assegnatogli. Tra l’altro
non ci risultano documenti attraverso i quali la commissione Brex abbia certificato il pareggio della Val
di Noto sulla Sky Energy soprattutto a fronte dello
schema di valutazione che vedeva Val di Noto con un
totale di 14 punti e Sky Energy a 61punti, 40 dei quali attribuiti alla Sky proprio per la previsione di concessione di energia per autoconsumo per gli immobili
interessati al 100%. Ben 47 punti di distacco!
Dov’è finito il verbale di pareggio? E nella ipotesi, appunto ipotesi, che esista, il diritto di prelazione non va
forse esercitato a parità di condizioni? Perché un comune, che aveva diritto al 100% dell’energia prodotta
dai pannelli fotovoltaici si accontenta di una potenza
tanto irrisoria quanto discutibile? Ciò non ha forse arrecato un danno erariale alle casse comunali privandole di un notevole introito? Perché l’amministrazione
non ha scelto altre strade? Ciò che amareggia è l’aver
compreso che non è stata realizzata la migliore scelta:
quella di difendere gli interessi e le tasche dei cittadini comunque si chiami un’azienda. La commissione
capitanata dal Dirigente Brex ha letto bene le proposte? Il sindaco ha valutato bene le carte? Se l’obiettivo
dell’amministrazione era far guadagnare-risparmiare
l’erario, il sindaco Cannata ha certamente realizzato
un cattivo affare.
Ecco perché sarebbe stata più idonea una gestione in
house: più trasparente, più ricca, e con meno gatte
da pelare per un’amministrazione che ha sempre detto di aver inserito la legalità tra i punti fondanti del
proprio lavoro. E poiché non abbiamo ancora ricevuto una risposta all’ultima domanda del precedente numero, riteniamo opportuno rilanciarla: signor
sindaco è indispensabile ed urgentissimo chiedere il
parere di legittimità all’autorità di vigilanza sui contratti pubblici (AVCP), ente terzo il cui compito è di
vigilare sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, sull’osservanza delle norme del Codice nonché
sulla regolarità delle gare sui contratti pubblici. Non
si sottragga perché i suoi concittadini, anche quelli
che l’hanno votata, vogliono sapere cosa sta accadendo nella vostra realtà.
Concetta La Leggia
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
Angelo Rabbito (Forestale): “Ha completamente stravolto l’assetto della zona del Martin Pescatore”
Cancelli di Cavagrande, revocato al titolare dell’area attrezzata
il protocollo d’intesa con l’Assessorato Territorio e Ambiente
di STEFANIA FESTAt
Revoca in autotutela dei nulla osta e del
protocollo d’intesa stipulato nel 2007
con l’Azienda foreste demaniali di Palermo e con l’assessorato regionale territorio e ambiente più due procedimenti, uno penale e uno amministrativo,
aperti: è questo l’epilogo, almeno per il
momento, della vicenda del Martin Pescatore all’interno della riserva naturale orientata Cava Grande del Cassibile.
La presenza dei due cancelli che sbarrano l’accesso al fiume e il pagamento
di un pedaggio qualora di decidesse di
proseguire sono, infatti, solo la punta
dell’iceberg dell’enormità di infrazioni
commesse dal titolare di quella che, nelle intenzioni originarie, sarebbe dovuta
essere un’area attrezzata e centro di divulgazione scientifica, sede di studio naturalistico e di formazione per le scuole.
Il titolare dell’area attrezzata Martin Pescatore, proprietario del 20% del terreno
e affittuario del restante 80% dei lotti sui
quali insiste l’area, aveva stipulato nel
2007 un protocollo d’intesa con l’Azienda foreste demaniali di Palermo e con
l’assessorato regionale territorio e ambiente, in virtù del quale si è sentito ‘autorizzato’ a realizzare quei lavori e quelle modifiche oggetto della contestazione
da parte degli enti competenti. “Questa
persona – ci spiega il commissario Angelo Rabbito, comandante del nucleo operativo provinciale del corpo forestale di
Siracusa – si è rifatto in massima parte
a questo protocollo d’intesa che, tra l’altro, è stato totalmente disatteso dal suo
modus operandi. Tutto quello che aveva
intenzione di fare doveva essere preventivamente concordato con l’ente gestore
riserva, l’azienda foreste demaniali, con
il quale avrebbe dovuto stipulare quanto
meno una fase operativa a livello locale del protocollo già esistente, cosa che
non è mai avvenuta. In seguito avrebbe
potuto procedere alla realizzazione delle
opere, ovviamente per quelle assentibili,
non per tutto ciò che è stato fatto all’interno dell’area stessa. Allo stato attuale,
anche questo protocollo d’intesa è stato
revocato in autotutela.”
L’elenco delle infrazioni contestate è
piuttosto lungo, dalla realizzazione di
recinzioni abusive al danneggiamento
del patrimonio botanico, dalla creazione di due sentieri al mancato possesso
delle autorizzazioni necessarie per la
realizzazione di alcuni lavori. L’impossibilità di accedere al fiume, infatti, è
stata oggetto di contestazione non solo
da parte di utenti o delle associazioni ambientaliste, ma perfino da parte
dell’Arpa, che ha segnalato per iscritto
di non riuscire più a campionare il fiume per mancanza di accesso allo stesso.
“Per quanto riguarda le recinzioni, –
commenta il commissario Rabbito – se
avesse lasciato ogni 20 metri un varco
pedonale avrebbe tutelato la riserva perché spesso là ci vanno con i fuoristrada
o con le moto. In questo modo, invece,
si sarebbe consentito l’accesso solo ai
pedoni, creando così un servizio per la
riserva. Per quanto riguarda il resto, è
stato completamente stravolto l’assetto
dell’area tant’è che, l’ultima volta che mi
sono recato lì, ho dovuto cambiare i miei
punti di riferimento per orientarmi.” Il
depauperamento e danneggiamento subito dalla flora endemica, e conseguentemente dalla fauna, è sconcertante. La
flora, come ci spiega il comandante del
NOS, non è costituita solo da alberi ed
arbusti, ma anche da cespugli che offrono riparo alla fauna stanziale per la
nidificazione. Il titolare del Martin Pescatore avrebbe dovuto effettuare un diserbamento differenziato, interpellando
un agronomo per riuscire a distinguere
le piante endemiche da quelle infestanti,
per procedere poi all’eliminazione solo
di queste ultime. Invece, per consentire e
facilitare il transito ai visitatori, ha fatto
letteralmente ‘piazza pulita’, tagliando
anche di netto tronchi e branche di alberi che, in qualche modo, offrivano riparo
alla vegetazione. A tutto questo bisogna
aggiungere anche la questione dei biglietti fatti pagare ai più o meno ignari
visitatori. “Benché non avesse ancora
nessuna autorizzazione - continua il
commissario Rabbito – già dalla scorsa
estate aveva avviato la fruizione del sito
facendosi pagare i ticket. Era sì previsto
un corrispettivo, ma anche questo doveva essere preventivamente autorizzato,
regolato con un protocollo con l’ente
gestore locale al fine di stabilire le percentuali, quindi le spettanze sue e quelle
dell’azienda. Quest’ultima avrebbe poi
reinvestito le economie per la manutenzione del sito, per non parlare poi delle
tasse non pagate da questo signore sulla
vendita dei biglietti.”
L’unica opera realizzata a regola d’arte,
con tutte le autorizzazioni valide e che
avrebbe potuto dare nuova linfa e impulso alla riserva è stata la ristrutturazione
di un vecchio immobile, grazie ai fondi
POR, trasformato in un centro finaliz-
zato alla divulgazione scientifica, allo
studio naturalistico e come sede per la
formazione per le scuole. Anche questa
autorizzazione, però, è stata sottoposta a
revoca. “Questa attività – afferma il comandante del NOS – era funzionale alla
struttura ricettiva e viceversa. Venendo
meno il discorso dell’utilizzo dell’area ai
fini di fruizione e di manutenzione, viene
meno anche il discorso della formazione e della divulgazione scientifica. Molto probabilmente, il titolare del Martin
Pescatore sarà costretto, tra un periodo
più o meno lungo, a restituire i fondi del
POR.” Affinché la revoca diventi operante, tuttavia, è necessario attendere i
30 giorni di tempo stabiliti dalla legge
per la presentazione di eventuali ricorsi
o osservazioni da parte dell’interessato,
dopodiché il titolare sarà costretto a ripristinare il sito nella sua forma originaria.
“Con l’Anci e altri sindaci siciliani premiamo sul Governo perchè esenti i piccoli Comuni”
Il sindaco di Ferla: “Il patto di stabilità è un commissariamento finanziario
Nell’esercizio in corso dovremo risparmiare 374mila euro. Impossibile”
“Per chiudere i conti dovremmo necessariamente aumentare le tasse locali”
Il sindaco Michelangelo Giansiracusa,
anche nella qualità di assessore al Bilancio, ha convocato un incontro con
la Giunta Comunale e con i consiglieri
comunali di maggioranza e minoranza,
avente ad oggetto la grave crisi finanziaria in cui versano gli Enti municipali. Ciò anche alla luce dell’applicazione
del patto di stabilità interno a carico
dei piccoli comuni. “L’applicazione del
patto di stabilità interno per i piccoli
comuni - afferma Giansiracusa - significherà la fine per gli enti di minore entità demografica di una reale autonomia
gestionale, inoltre non potranno essere
garantiti i servizi più elementari senza
un aggravio a carico della collettività.
Stiamo subendo una sorta di commissariamento finanziario che riteniamo
inaccettabile. Siamo in contatto con
altri sindaci siciliani e con l’ANCI che
sta conducendo una battaglia a Roma
affinché venga esclusa l’applicazione del
patto di stabilità interno per i Comuni
con popolazione compresa fra i mille e i
cinquemila abitanti”.
“L’applicazione del patto per il nostro
comune - conclude Giansiracusa- ci
impone di risparmiare 374.000 euro
per l’esercizio in corso. Nonostante
i notevoli risparmi ottenuti e l’opera
di razionalizzazione realizzata negli
ultimi 18 mesi da parte dell’Amministrazione, sarà quasi impossibile ga-
rantire tale obiettivo senza gravare
sulle tasche dei cittadini. Circostanza,
quest’ultima, che vorremmo scongiurare stante la difficoltà economica in
cui versa la stragrande maggioranza
della popolazione. Auspichiamo, quin-
di, che il governo nazionale adotti, in
tempi brevi, un provvedimento urgente come ha fatto con il decreto per il
pagamento dei debiti della pubblica
amministrazione”.
Concetto Rossitto
3
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
Quella strana transazione con cui l’ASP revocava una sospensione e il procedimento per presunto mobbing
4 Ma chi è Emanuele Attardi, questo direttore del Pronto Soccorso
nominato mentre si celebrava un processo penale contro di lui?
di ALESSANDRO MORALEt
Il pronto soccorso dell’Umberto I di Siracusa è oggetto di numerose controversie che vedono protagonista il sessantaquattrenne direttore Emanuele Attardi.
Il professionista a detta di alcuni sembra vittima di operazioni interne al reparto che mirano alla sua delegittimazione allo scopo di avvicendarlo, a detta
di altri esercita il suo potere professionale trasgredendo reiteratamente leggi,
regolamenti, buone norme di comportamento nel rispetto dei collaboratori, altri ancora si dicono indignati in quanto
sembra essere impunito perché protetto
da ipotetici poteri forti. Cercheremo di
raccontare fatti che sono di nostra conoscenza, per aiutare chi legge a farsi
una sua opinione.
Ricercando dichiarazioni o denunce
per trovare conferme, e rendere plausibile la tesi del tentativo di delegittimare
il direttore, si rischia di rimanere delusi; solo le dichiarazioni della Cisl hanno esternato alla stampa uno pseudo
complotto, ma sembra poco chiaro su
chi siano i protagonisti. A essere onesti,
queste dichiarazioni non risultano accompagnate da fatti concreti e rischiano di essere considerate semplici illazioni che non rendono giustizia a nessuno e
mettono alla luce una certezza che preoccupa molto: in quel reparto non vi è
un clima sereno. In una così complessa
e delicata attività sanitaria, tutto questo
può influire negativamente, compromettendo l’obbiettivo finale, che deve
mirare a dare risposte adeguate alle esigenze dei cittadini che lì si rivolgono nei
momenti più drammatici della loro vita.
A favore del direttore possiamo dire che
riesce quasi sempre a far valere le sue
ragioni e questo ha sicuramente un valore importante.
Ad avvalorare l’altra tesi che tende a delegittimare Attardi c’è molto materiale,
anche se non sembra essere efficace per
dimostrare le ragioni di chi a lui si oppone. Proporremo solo alcuni fatti per
non rischiare di essere troppo noiosi.
Un esponente sindacale, questa volta
della funzione pubblica Cgil , ha reso
dichiarazioni attraverso la stampa parlando di problemi sindacali ed ha anche
segnalato che il direttore del Pronto
Soccorso ha istituito un ambulatorio
per i codici bianchi aperto dalle ore 8.00
alle ore 20.00 ma in cui fa lavorare per
punizione un dirigente medico nelle ore
notturne, ovviamente senza che lo stesso possa svolgere alcuna attività assistenziale, sprecando in tal modo risorse
della stessa azienda. A questo punto ci
sembra doveroso ricordare al direttore,
che percepisce più di 116.000 euro lordi
annui, e ai vertici aziendali che una così
complessa azienda com’è l’ASP di Siracusa esiste perché finanziata dagli euro
dei cittadini, che pagano tasse a volte
sopra le proprie possibilità per renderne
possibile il mantenimento.
Ma chi è Attardi? E cosa fa sorgere il
dubbio che sia intoccabile? Probabilmente è un ottimo professionista, ma
curiosando nella storia della sua carriera professionale ci accorgiamo di un
fatto che ci obbliga a porre una doman-
da ai vertici dell’azienda e della regione siciliana: Può un dirigente medico
essere nominato direttore di reparto
durante un processo penale che lo vede
imputato per essersi rifiutato di visitare
una bambina? Per il dottore Attardi è
stato possibile. Infatti, prima di essere
nominato direttore, quando era ancora
medico di turno presso il pronto soccorso dell’Umberto I, è stato sottoposto a procedimento penale ed è stato
imputato per il rifiuto di visitare una
ragazzina, nonostante presentasse evidenti sintomi di malessere: è per questa
imputazione che in primo grado è stato
condannato alla pena di mesi 5 di reclusione e all’interdizione per tale periodo
dai pubblici uffici. Ma nel frattempo è
nominato direttore del pronto soccorso. Comunque, in secondo grado, la corte di appello di Catania ha emesso una
sentenza definitiva dichiarando di non
doversi procedere a carico dell’appellante perché il reato, per prescrizione, ossia
per decorrenza dei termini, era ormai
estinto. Nel resto, la Corte conferma e
lo condanna alla rifusione in favore della parte civile delle spese processuali e
al risarcimento danni come da sentenza
di primo grado, in quanto non è emerso
nessun elemento che potesse far dichiarare l’imputato assolto.
Molte le denunce all’ autorità giudiziaria che segnalano presunti reati da
parte del direttore, sia nei confronti di
operatori sanitari che di cittadini, eppure egli non sembra avere problemi
oggettivi che in qualche modo possano
giustificare tanto malcontento. E’ stato
dichiarato appena un anno fa dal direttore sanitario Vaccarisi : “Il Pronto
soccorso dell’Umberto I non ha alcuna carenza di organico né di attrezzature. Mai come ora il Pronto soccorso
ha avuto una dotazione organica così
completa”.
Altri dubbi in merito sono stati posti
anche da personalità di livello nazionale. Un componente della Commissione
nazionale sugli errori sanitari, che ha
compiuto una serie di ispezioni, soprattutto dopo avere visionato un video che
ritrae il dott. Emanuele Attardi mentre
minaccia un’infermiera (video depositato in Procura, insieme a tre denunce
dalla presunta vittima per mobbing),
resosi conto personalmente della situa-
zione ha dichiarato che avrebbe presentato una dettagliata relazione alla
Commissione, per poi informare il ministro sullo stato di salute della Sanità a
Siracusa, che considera gestita con metodi che fanno emergere più ombre che
luci nell’intero sistema.
Ma i vertici aziendali hanno in qualche
modo cercato una soluzione a questi
problemi, che ledono l’immagine dell’
azienda stessa? Sembrerebbe di no.
Anzi, il dottor Attardi, oltre alle incresciose immagini video che lo ritraggono
con evidenti atteggiamenti minacciosi
nei confronti di una infermiera, era già
implicato in altre vicende e sempre per
presunte minacce, questa volta esercitate nei confronti di direttori di reparto di
altre strutture ospedaliere provinciali,
per le quali, dopo un procedimento disciplinare aziendale, veniva sanzionato
con 30 giorni di sospensione; ma, successivamente, egli ricorreva in giudizio
contro la sospensione, perché l’Ufficio
Competente per i Procedimenti Disciplinari dell’ASP aveva fatto decadere i
termini dell’istruttoria, e chiedeva un
risarcimento all’ASP. Per questi motivi
le parti sono addivenute a un accordo
transattivo nel quale l’ASP di Siracusa,
in persona del suo commissario straordinario e legale rappresentante protempore, si impegnava a revocare il provvedimento di sospensione di 30 giorni
ed ogni ulteriore, conseguente, provvedimento connesso.
A fronte degli adempimenti assunti
dall’ASP di Siracusa, il dott. Attardi rinunciava ad ogni conseguente
azione anche risarcitoria per il danno
reddituale e areddituale patiti in conseguenza del provvedimento disciplinare
revocato. A questo punto succedeva
qualcosa di clamoroso che merita particolare attenzione. L’ASP Siracusa si
obbligava anche a revocare il procedimento avviato per il caso del video che
ritrae il dottore mentre minaccia un’infermiera, episodio che non sembra in
alcun modo conseguente a quello che
lo vedeva sanzionato con 30 giorni di
sospensione, anche se il filo conduttore
è sempre lo stesso, presunte minacce.
In seguito a questo accordo transattivo è comunque stata esposta denuncia
anche nei confronti del commissario
Zappia.
Il dottor Attardi è stato anche definito
(lettera del sindacalista Nardi al nostro
giornale, ndr) un Direttore con licenza di dire ciò che vuole e che sembra
godere di eccessiva tutela garantista
da chi dovrebbe intervenire. Si è anche reso protagonista di dichiarazioni
alla stampa che hanno denunciato carenze dal punto di vista organizzativo
aziendale, poi subito smentito dai suoi
superiori che hanno definito infondate le sue dichiarazioni e lo hanno ammonito per aver esternato problemi
aziendali alla stampa, da regolamento
vietate e che prevedono azioni disciplinari anche gravi; ma ancora una volta
viene graziato. Ha anche messo in atto
una strana protesta nei confronti di
suoi collaboratori, dal nostro giornale
puntualmente documentata, consistente nell’affissione, al pronto soccorso,
di volgari ordini di servizio firmati ed
esposti pubblicamente, che segnalavano problemi interni, scelta ancora una
volta lesiva per l’immagine dell’azienda
e che offende anche la dignità di chi al
suo interno lavora e dei cittadini siracusani, ma per questo è stato sanzionato
incredibilmente dall’ordine dei medici.
Sembra un’opera teatrale pirandelliana
dall’ipotetico titolo “il piacere dell’arroganza”.
Ultimo atto, dodici su tredici medici in
servizio al pronto soccorso si sono coalizzati per chiedere il loro trasferimento per incompatibilità ambientale se il
tredicesimo ed ultimo medico non fosse
stato allontanato. Sembra ripristinato
l’ostracismo, strana procedura adottata
dagli ateniesi che anche solo per antipatia, recandosi all’agorà, segnavano
un nome su una pietra e se questo nome
raggiungeva il numero di 6000 segnalazioni veniva cacciato da Atene, ma
lì serviva per combattere il mito della
personalità e secondo Plutarco era una
moderata soddisfazione generata dall’
invidia. Nel 2013 è complicato far credere che questa non sia un’azione determinata da pressioni che hanno reso
tale coalizione unanime perché probabilmente, vedendo l’impunità di certi
dirigenti, come regola, si crea tra i lavoratori un clima di sudditanza per cui,
assecondando qualsiasi richiesta provenga da costoro, sperano di garantirsi
la tranquillità nell’ambiente lavorativo.
In un periodo come questo, nel quale in
Sicilia si respira aria di cambiamento, la
città di Siracusa non riesce a risorgere
e, pur di fronte a situazioni clamorose, nessuno prende posizione per dare
risposte serie e speranza alla gente che
viene sistematicamente umiliata nella
dignità. A questo punto non si può altro che sperare nel presidente della regione Rosario Crocetta e nell’assessore
Borsellino che guardino anche in questa città per il ripristino della legalità e,
se a conoscenza dei fatti, attivino tutti
i mezzi a loro disposizione per mettere
fine a questi giochi di potere ridicoli e
arcaici che danno adito al sospetto della
possibile esistenza di una lobby di potere che protegge chi ne fa parte a discapito dei più deboli.
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
La prudente formula dubitativa del Consiglio sventolata come un presunto “successo definitivo”
SAI8 esulta: “Tornano i commissari”. Ma sono soltanto cavolate sesquipedali!
Il CGA confessa un “sommario esame” e si schermisce “non sembra applicabile”
di CONCETTO ROSSITTO
Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una offensiva mediatica di SAI8 contro i Sindaci resistenti alla consegna degli
impianti. La società di gestione ha sventolato l’annuncio
di una sentenza del CGA, trionfalmente spacciata dalla
stampa meno accorta come “definitiva” e tale da sancire
“l’obbligo” per i Comuni “inadempienti” di consegnare gli
impianti al “legittimo” gestore. I commissari sarebbero
stati reintegrati e dovrebbero “senza indugio procedere
alla consegna degli impianti idrici alla Sai 8 qualora i Comuni si rifiutassero ancora di adempiere alle disposizioni
del Cga.” Cavolate sesquipedali!
I nostri lettori certamente ricorderanno che tra gli ultimi
atti (o misfatti?) compiuti dal governo Lombardo ci fu l’ennesima nomina (firmata, com’è noto, da un assessore regionale, Claudio Torrisi, padre dell’ing. Salvatore Torrisi di
SAI8) di commissari ad acta, inviati presso i vari Comuni
resistenti per procedere alla consegna degli impianti idrici
alla contestatissima società di gestione. E ricorderanno
che anche tale manovra fu sventata grazie all’opposizione
fiera e decisa dei Sindaci, affiancati dai loro colleghi che
hanno già sperimentato la cattiva gestione di SAI8 (Orazio
Scalorino, Sebastiano Scorpo, ecc.) e da nutrite schiere di
cittadini indignati. E non hanno certo dimenticato che tale
nomina (discutibilissima per vari aspetti, compreso quello
legato alla parentela dell’ex assessore con il dirigente della società beneficiaria dell’atto) fu neutralizzata in quanto
contrastante con la legge blocca nomine (L.R. 22/1995, integrata dalla L.R. 43/2012).
Ora la recente sentenza del CGA (n.127/2013 del Reg. Ordinanze; Reg. generale 26/2013), secondo SAI8 e qualche
organo di stampa piuttosto superficialmente informato,
riattiverebbe i Commissari ad Acta della Regione per costringere i Comuni “ribelli” a consegnare gli impianti e a
rispettare la “normativa”. Scrive infatti un noto quotidiano diffuso dalle nostre parti: «I Comuni di Melilli, Avola,
Buscemi, Sortino, Ferla, Canicattini, Cassaro, Carlentini,
Francofonte, Rosolini e Palazzolo, i cui sindaci si sono
«ribellati» alla Sai 8 non consegnando gli impianti idrici e
fognari come stabilito dalla normativa, dopo tante battaglie giudiziarie, dovranno rassegnarsi a farlo. Il Cga (Consiglio di Giustizia Amministrativa) ha infatti sancito, con
sentenza definitiva, l’obbligo dei Comuni inadempienti di
consegnare gli impianti al legittimo gestore: Sai 8 appunto. […] Per effetto della decisione del Cga, sono tornati
pienamente operativi i commissari ad acta che erano sta-
ti nominati dall’allora presidente della Regione Raffaele
Lombardo. Il Tar (Tribunale amministrativo regionale),
accogliendo il ricorso dei sindaci «ribelli», aveva sospeso la
nomina di questi commissari. Ora, però, il Cga, ribaltando la sentenza del Tar, ha reintegrato gli stessi commissari,
che dovranno, senza indugio, procedere alla consegna degli impianti idrici alla Sai 8 qualora i Comuni si rifiutassero ancora di adempiere alle disposizioni del Cga.»
La Civetta si chiede se questa sia informazione corretta o
semplice divulgazione di contenuti estrapolati da qualche
comunicato di parte. Per noi questa è semplicemente una
versione delle cose che riflette il punto di vista e gli interessi
di SAI8. Proviamo a precisare la questione. Innanzitutto
non si tratta affatto di una sentenza definitiva. Bene ha
fatto il sindaco di Canicattini, Paolo Amenta, a precisare
nella sua vibrante risposta, fornita in qualità di vice presidente dell’ATO idrico e di ANCI Sicilia, che la sentenza del
CGA “non entra nel merito dei contenuti del nostro rifiuto, bensì si limita solo ed esclusivamente a valutare la legittimità delle nomine dei Commissari ad Acta”. Verissimo!
Riportiamo la sentenza: «Considerato che la questione di
legittimità costituzionale dell’art. 1 della L.R. n. 2 del 2013
non risulta rilevante nella presente sede di appello cautelare e comunque necessita di attento approfondimento in
fase di merito, alla luce della ulteriore attività della Regione; considerato che l’art.3 bis della L.R. 22/1995, a un sommario esame proprio della fase cautelare, non sembra applicabile alla nomina di commissario ad acta a t.d. (scilicet
tempo determinato) per il compimento di specifica attività
amministrativa sostitutiva; considerato che l’ordinanza
impugnata va riformata nella sola parte in cui ha sospeso
il provvedimento impugnato, ferma restando la fissazione dell’udienza del gennaio 2014 per il giudizio di merito
avanti al TAR; P.Q.M. il Consiglio di Giustizia Ammini-
strativa per la Regione Sicilia in sede giurisdizionale accoglie l’appello in epigrafe nei sensi di cui in motivazione. »
Semplifichiamo: SAI8 ha sollevato la questione della legittimità costituzionale della legge Crocetta (L.R. 2/2013),
ma il CGA ha ritenuto irrilevante tale questione in questa fase e si riserva un approfondimento di essa alla luce
della ulteriore attività legislativa sul tema. La nullità della
nomina dei commissari ai sensi della L.R. 22/1995 detta
blocca-nomine “ad un sommario esame proprio della fase
cautelare, non sembra applicabile” alla nomina dei commissari ad acta, che devono agire a tempo determinato;
pertanto l’ordinanza del TAR va modificata nella sola
parte in cui ha sospeso il provvedimento di nomina degli
stessi commissari, ma l’intera questione è rimandata all’udienza del gennaio 2014 per il giudizio di merito avanti al
TAR. Si notino le espressioni “ad un sommario esame”
e “non sembra applicabile”, con cui il CGA formula la
sentenza “in fase cautelare”. Si direbbe quasi che il CGA
abbia adottato una prudente formula dubitativa. Ma tanto è bastato a SAI8 per indurla a sventolare un presunto
successo definitivo. Mentre invece il modesto risultato ottenuto, a nostro avviso, è per la società di gestione come
aver pescato un due di coppe durante una partita in cui il
seme briscola è mazze. Che per effetto della sentenza del
CGA siano “tornati pienamente operativi i commissari
ad acta” è, a nostro avviso, una clamorosa bufala per il
semplice motivo che la missione oggetto dell’incarico non
risulta più espletabile, ora per allora, in quanto oggi esiste la legge Regionale Crocetta, per l’esattezza la L.R. n
2 / 2103, che al comma 6 dell’art. 1 così recita: “6. Nelle
more dell’approvazione della legge di cui al comma 5, i
Comuni che non hanno consegnato gli impianti ai gestori
del servizio idrico integrato continuano la gestione diretta.” A noi pare che l’indicativo prescrittivo, contenuto in
tale formulazione, non lasci spazio a dubbi interpretativi:
i Comuni che non hanno consegnato gli impianti devono
continuare ad esercitare la gestione diretta. Poi… si vedrà.
Nessun commissario ad acta potrà ignorare o infrangere
questa precisa prescrizione dettata da una legge, basandosi su una nomina (pur ritenuta valida dal CGA) ricevuta
dal trapassato governo regionale. Un atto amministrativo
di ieri contro una legge oggi in vigore!
Esiste una gerarchia delle fonti normative. Ed è indiscutibile che una legge valga più di un atto amministrativo di
nomina di commissari.
I soli a poter rivendicare risarcimenti sono i Comuni già gestiti da SAI8 cui la società deve ingenti somme
Inadempienti i Sindaci? Paolo Amenta: “Da quale pulpito...”
Ci sembra parimenti una bufala asserire, sulla base
della sentenza sopra riferita, che i sindaci che si sarebbero «ribellati» alla Sai 8 «non consegnando gli impianti idrici e fognari come stabilito dalla normativa,
dopo tante battaglie giudiziarie, dovranno rassegnarsi
a farlo.» Precisiamo, innanzitutto, che i Sindaci non si
sono affatto ribellati ad alcuna non meglio precisata
“normativa”, ma stanno responsabilmente e civicamente esercitando una coraggiosa resistenza di fronte alla società di gestione (inadempiente rispetto agli
impegni contrattuali assunti), la quale pretende di imporre unilateralmente il rispetto del contratto solo ed
unicamente alla controparte, quella pubblica. Non ci
pare che sia corretto riferire in modo distorto e superficiale questa complessa situazione, come ci sembra faccia una stampa troppo frettolosa. Far passare per eversori, che si ribellano al rispetto delle norme, i Sindaci,
che hanno mille buone ragioni dalla loro parte, non ci
sembra che sia un buon servizio all’informazione.
L’obiettivo dell’offensiva mediatica sferrata da SAI8
sembra quello di esercitare pressioni psicologiche sui
Sindaci, inducendoli a desistere, come purtroppo ha
fatto recentemente uno di loro, Alfio Mangiameli di
Lentini, che ha consegnato gli impianti. Infatti la nota
del gestore così conclude: «La Sai 8 confida nel pieno e spontaneo rispetto dei provvedimenti dell’Autorità giudiziaria da parte dei Comuni che hanno visto
ancora una volta sconfessato il tentativo di sottrarsi a
chiari obblighi di legge e contrattuali, con pretestuose
e infondate azioni giudiziarie».
Per SAI8 sarebbero pretestuose ed infondate le azioni
giudiziarie dei Sindaci che si oppongono alla consegna
degli impianti a un gestore che ha ottenuto l’affidamento sulla base di una procedura di gara illegittima
(giudicata tale dal CGA) e mantenuta attraverso manovre poco chiare, che si sono concretizzate persino
in accuse (rivelatisi poi infondate) contro il presidente
dell’ATO Nicola Bono, che si vide costretto a dimettersi da tale funzione proprio a causa della denuncia
sporta contro di lui.
La realtà che sta sotto gli occhi di tutti i cittadini
è esattamente opposta: è SAI8 che si è sottratta ai
suoi obblighi contrattuali; è SAI8 che sta cercando
in tutti i modi di allontanare quella risoluzione del
contratto che il mancato rispetto delle clausole fideiussorie ha reso improcrastinabile; ed è SAI8 che
dovrà difendersi dalla controffensiva giudiziaria
annunciata in conferenza stampa da Nicola Bono,
quando ha riferito che il procedimento a suo carico è stato archiviato per assoluta insussistenza dei
fatti attribuitigli. Noi riteniamo che l’attuale offensiva mediatica di SAI8 possa avere un solo obiettivo:
tentare di piegare i sindaci e di indurli a consegnare
gli impianti per risultare pienamente insediata nel-
la funzione di gestione del servizio idrico prima che
l’attività legislativa regionale, annunciata e avviata
con la L.R. 2 / 2013 in tema di ripubblicizzazione, si
dispieghi pienamente.
Forse in tal modo SAI8 pensa di poter opporre una
resistenza più efficace alla legge in gestazione o spera di lucrare, eventualmente, più consistenti risarcimenti per danni emergenti. Noi invece riteniamo che
i soli a poter rivendicare risarcimenti siano i Comuni
già gestiti da SAI8 (ai quali la società deve rimborsare ingenti somme per energia elettrica consumata
dagli impianti di sollevamento e pompaggio dell’acqua dai pozzi trivellati) nonché i cittadini di Siracusa e di un quartiere di Lentini, ai quali è stata fatturata a prezzo intero acqua non potabile, che doveva
esser fatta pagare a tariffa dimezzata. E forse anche
tutti gli altri cittadini, se le tariffe attualmente praticate risulteranno illegittime. Auspichiamo che il
nuovo Commissario dell’ATO, dott. Ferdinando Buceti (già vicequestore della DIA) possa fare chiarezza su tutto. Noi seguiremo gli sviluppi della vicenda
ed informeremo puntualmente i lettori.
Quanto alla sentenza, con tutto il rispetto che nutriamo per il tribunale che l’ha esitata, riteniamo che essa
possa valere ben poco: meno del due di coppe quando
il seme briscola è spade.
Concetto Rossitto
5
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
6
I movimenti per il NO, in allarme, scrivono al presidente della Regione e all’Assessore all’Energia
Non è finita. Il governatore Crocetta “apre” al rigassificatore
E l’incubo ritorna, stavolta dall’ISAB controllata dai russi
“I cittadini siciliani residenti nel
cosiddetto “triangolo della morte” (Priolo-Melilli-Augusta) non
possono ancora essere considerati carne da macello indifferentemente sacrificabile in nome del
lucro ad ogni costo, tanto più che
si tratta del lucro di pochi contro
la salute e la vita di moltissimi”.
Si chiude con queste parole il documento di protesta (nove pagine
dense di contenuti) inviato dai
movimenti per il No al Rigassificatore al presidente della Regione
Crocetta e all’assessore all’Energia dopo le notizie di stampa in
merito ad una ipotetica “apertura” del Presidente della Regione
Sicilia alla realizzazione di un terminale di rigassificazione in zona
industriale.
Dopo avere ricordato il problema
del rischio sismico discusso, in
alcuni convegni, dal Prof. Alessandro Martelli, direttore centro
ricerche ENEA di Bologna e Presidente del GLIS, e dal Prof. Nunzio Scibilia, docente di ingegneria
civile e ambientale all’Università
di Palermo e socio del GLIS, e
posto all’attenzione la relazione
su “Rischio industriale sul territorio della Regione Siciliana”
redatta dal Dipartimento della
Protezione Civile Servizio Rischi
Ambientali e Industriali Siracusa, il parere dell’Assessorato Territorio e Ambiente depositato agli
atti della conferenza dei servizi
del 26 novembre 2009, la relazione
per il piano strategico provinciale di Siracusa redatta dalla Prof.
ssa Zaira Dato in data 15/01/2011,
e la recentissima relazione resa
il 14 febbraio 2012 dal Presidente Nazionale di Legambiente
all’AGENPARL, nella quale si
chiarisce che un eventuale fabbisogno di rigassificatori in Italia
non eccede le 4 unità contro due
già funzionanti, uno in dirittura
d’arrivo a Livorno, uno già in fase
di autorizzazione a Gioia Tauro
ed un altro a Porto Empedocle,
il documento a firma congiunta del dottor Eugenio Bonomo,
della sig.ra Antonella Andolina,
del prof. Luigi Solarino, del prof.
Paolo Pantano (ma molti altri si
stanno allertando), il documento
affronta la possibilità che un incidente nell’area industriale possa
determinare un “effetto domino”.
“Storicamente sono avvenuti incidenti industriali classificati come
rilevanti, causati da esplosioni o
emissioni in atmosfera di sostanze tossiche, che hanno coinvolto
i lavoratori interni agli stabilimenti, le popolazioni residenti,
nonché i terreni, le coltivazioni,
le falde idriche, e gli specchi d’acqua delle aree limitrofe agli eventi
incidentali. Ciò ha comportato la
classificazione dei territori dei comuni di Priolo Gargallo, Augusta
e Melilli quali “Aree ad Elevato
Rischio di Crisi Ambientale”. In
particolare negli ultimi 4 anni si è
assistito ad una recrudescenza di
eventi incidentali che hanno colpito il polo industriale di MelilliPriolo.
Non è inadeguata la considerazione che tale reiterarsi di incidenti
derivi, per gran parte, dalla vetustà degli impianti. Il nucleo storico del Polo Petrolchimico di Priolo Gargallo entrò in servizio agli
inizi del 1950. Buona parte degli
impianti, ancor oggi in esercizio,
hanno quasi mezzo secolo di attività e la maggiore frequenza di
incidenti o interruzioni programmate, con consequenziali sfiaccolamenti in torcia ed aumento delle
emissioni in atmosfera, avviene
proprio negli stabilimenti di primo insediamento nei quali le successive trasformazioni societarie,
l’evoluzione dei cicli produttivi, e
la diminuzione del personale addetto alle manutenzioni, hanno
spostato gli obiettivi industriali
verso minori investimenti sulla
manutenzione degli impianti e
sulla sicurezza. I continui incidenti che conseguono a quanto
sopra rappresentato, mettono a
repentaglio la sicurezza interna
ed esterna agli stabilimenti
“Dall’esame dei Piani di Emergenza Esterna redatti si è appurata la inadeguatezza della viabilità di emergenza o alternativa
in caso di esodo guidato. Infatti,
in molte realtà è insufficiente, o
addirittura assente, una viabilità
idonea a consentire un eventuale
esodo “assistito” previsto dalla
normativa. Grandi criticità sono
riscontrabili anche nei piccoli
centri abitati, quale Priolo, lì dove
lo stabilimento a Rischio di Incidente Rilevante è praticamente
situato all’interno del tessuto urbano. In questi casi la viabilità
comunale risulta essere assai carente, pregiudicando, fra l’altro,
la tempistica di pronto intervento
calcolata nella redazione dei Piani di Emergenza Esterna.
A tali carenze si aggiunge la mancanza di specifici presidi territoriali di emergenza sanitaria e
di soccorso tecnico urgente, che
prevedano fra l’altro la “Unità di
Decontaminazione”, e/o i “Posti
Medici Avanzati” ed altre unità
idoneamente attrezzate per scenari di soccorso per incidenti industriali.
“A fronte di tale descritta situazione, non risulta attuato alcun
adeguamento dei Piani Regolatori Comunali ai rischi dell’area”.
“L’area di Melilli-Priolo-Augusta,
sulla carta ricadente in zona 2 (in
una classificazione da 1 a 4 ove 1
è la zona di massimo rischio e pericolosità sismica), in quanto sede
di impianti a RIR va considerata
come ricadente in zona 1.
In relazione a quanto previsto
al comma 3 della citata OPCM,
“entro 6 mesi dalla data della
presente ordinanza, il Dipartimento della Protezione Civile e le
Regioni, provvedono rispettivamente per quanto di competenza
statale e regionale, ad elaborare
il programma temporale delle
verifiche, onde stabilire il livello
di adeguatezza rispetto a quanto
previsto dalla norma. La necessità di adeguamento sismico delle
opere di cui sopra, sarà tenuta in
considerazione dalle Amministrazioni pubbliche, nella redazione dei piani triennali ed annuali di
cui all’art. 14 della L. 11/02/1994 n.
109, nonché ai fini della predisposizione del piano straordinario
di messa in sicurezza antisismica
di cui all’art. 80, comma 21, della
L. 27/12/2002 n. 289” non risulta
che siano stati posti in essere dalla Regione Siciliana interventi o
statuizioni atti ad adempiere a
quanto sopra lasciando, con non
escludibile colpa omissiva, le popolazioni residenti in condizioni
di gravissimo rischio.
“A tal proposito deve rilevarsi che con delibera n. 164 del 3
aprile 2012, il CTR ha richiesto
alla ISAB impianti Nord, area
nella quale si pensava di far sorgere l’impianto, la verifica delle
misure di protezione esistenti e i
necessari interventi migliorativi,
nonché ha evidenziato che non si
era ancora provveduto alle verifiche sismiche previste dall’OPCM
n. 3274 sopra citata. Nella stessa
delibera si detta che quanto richiesto dovrà essere prodotto e
presentato al CTR entro e non
oltre il 30 settembre 2012 pena
l’applicazione dell’art. 27 comma
4 del D.Lvo. 334/99 (sospensione
dell’attività). Non abbiamo notizia di alcun adempimento in tal
senso, né i fatti lasciano desumere
una volontà positiva rispetto agli
adempimenti a quanto richiesto.
“Attualmente le attività del polo
petrolchimico sono considerate
ad alto rischio ambientale come
riportato nel DPR 17/1 /95 «Le attività produttive del Polo petrolchimico (. .) ed i relativi stoccaggi
di sostanze pericolose per caratteristiche di tossicità e/o infiammabilità risultano concentrati in
una ristretta fascia di territorio
dislocata lungo la costa. Tali insediamenti sono classificabili industrie a rischio ai sensi del DPR
17 5188, in quanto fonti di rischio
di eventi incidentali significativi
in termini di estensioni areali e
gravità delle conseguenze per la
popolazione e le strutture esterne agli stabilimenti, quali rilasci
tossici (soprattutto ammoniaca,
acido fluoridrico, cloro e idrogeno
solforato) e BLEVE - Fireball di
GPL. Le sostanze in ingresso ed
in uscita sono inoltre movimentate attraverso decine di migliaia di
autobotti e ferrocisterne (nel 1991
circa 65.000 automezzi e 2.000 ferrocisterne) e migliaia di navi (nel
1991 circa 4.300 unità. Per quanto
riguarda gli eventi principali di
incendio ed esplosione esaminati
(Pool Fire, UVCE, BLEVE - Fireball) possono determinare effetti
assai gravi soprattutto sulle aree
urbanizzate circostanti agli insediamenti industriali ed in particolare appaiono interessate in modo
rilevante le principali infrastrutture di comunicazione».
“Va, pertanto, attentamente e criticamente considerata la vicinanza di un eventuale rigassificatore
ad industrie classificate a rischio
di incidente rilevante secondo le
direttive “Seveso” (dir. 82/501/
CE, ora 96/82/CE “Seveso II”, dir.
2003/105/CE o Seveso 3 e relativi
D.Lgs. di attuazione,), oltre che la
vicinanza alle città (Melilli, Priolo e Augusta), a strade (SS114 e
autostrada Catania Siracusa), a
ferrovia (linea ferroviaria Catania
Siracusa), al porto (porto militare
di Augusta) ed alla quantità e tipo
di sostanze che vi transitano, e ai
depositi militari di Palombara e
Cava Sorciaro (ove sono stoccati
ingenti quantitativi di esplosivi)
anche al fine del rischio “effetto
domino”, di cui all’art. 12 D. Lgs.
N. 334/1999.
“L’area sulla quale si penserebbe
di realizzare il rigassificatore è
quindi un’area sulla quale, ai sensi
dell’art.74 del D.lgs. 112/98, si deve
intervenire per rimuovere le situazioni di rischio e per procedere al
ripristino ambientale (bonifiche).
Dalla semplice lettura della suddetta norma quindi, emerge con
tutta evidenza ed assoluta chiarezza che la localizzazione del c.d.
rigassificatore nella aree suindicate è illegittima per contrasto con
l’art.74 del dlg. 112/98. Il contrasto
tra quanto previsto dalla norma e
quanto si intenderebbe realizzare
è insanabile…
“E’ ragionevole prevedere che,
in caso di sisma, qualunque precauzione tecnologica sarebbe
inutile, tanto più che l’impianto
previsto per Melilli è privo degli
eccezionali accorgimenti antisismici (vedi ad es. isolatori sismici)
di cui sono dotati i rigassificatori
costruiti in Giappone, che potrebbero dare, forse, qualche garanzia
di sicurezza, ed è assolutamente
legittimo aspettarsi e paventare
che le inevitabili perdite di GNL
che, ad un evento sismico di proporzioni pari a quello del 1990 o
superiori, seguirebbero, trovando
sicuro “innesco” nelle fiaccole
sempre attive del petrolchimico,
determinerebbero eventi catastrofici con devastazione dei territori
circostanti, perdita di un numero
improponibile di vite umane e
scarico, in atmosfera, di abnormi
quantità di tossici e cancerogeni
che graverebbero sulla salute e
sulla vita dei Siciliani per decine
di anni.
“Altro aspetto che riteniamo doveroso affrontare nel motivare il
parere finale sul progetto, afferisce alla necessità di dragare il
porto propedeuticamente all’ingresso delle gasiere. Il dragaggio
dei fanghi del porto comporterebbe la risospensione di migliaia di
metri cubi di fanghi, in esso giacenti, contenenti metalli pesanti.
Tale problema è stato recentemente stigmatizzato anche dalla
Procura della Repubblica tramite
periti i quali hanno, come a tutti noto, dato parere negativo alla
bonifica dei fondali a mezzo dragaggio, proprio per l’enorme pericolo dallo stesso rappresentato in
termini di re-diffusione dei veleni
presenti nei fondali”.
Molti altri i pericoli paventati,
riassumibili in rischio industriale, ambientale marino, sismico
(come già detto) e conseguente
rischio maremoto e liquefacibilità del terreno, bellico, attentati,
traffico navale, linea ferrata all’interno di aree destinate a deposito
gas, strada statale.
Per tutto questo, nel confermare
il parere negativo alla realizzazione dell’opera nell’area industriale
siracusana, i Movimenti invitano
il Governatore e l’Assessore all’Energia “a respingere qualsiasi ulteriore proposta da qualsiasi parte proveniente.
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
Chiedono al Ministero dell’Ambiente di dichiarare nullo il provvedimento VIA del 2007 per la banchina
7
Le associazioni ambientaliste: “Il progetto del Porto di Augusta compromette
la Salina sinistra del fiume Mulinello, la colma e la cementifica”. Danno enorme
di CARMELO DI MAUROt
Pare, finalmente, che l’eterna incompiuta possa trovare compimento. Ci
riferiamo al porto commerciale di Augusta opera che da troppo tempo aspetta di poter svolgere in pieno quel ruolo
salvifico per l’economia locale che tanti le attribuiscono. Sembra, però, che
qualcosa si smuova dal momento che
la Commissione europea ha, da pochi
giorni, approvato un investimento di
35,8 milioni di euro attinti dal fondo europeo di sviluppo regionale che dovrebbe essere utilizzato per la realizzazione
di nuove banchine. Notizia, questa, che
ha avuto immediata eco nelle reazioni
di molti soggetti coinvolti direttamente o meno. Assoporto, associazione che
riunisce gli operatori portuali e gli imprenditori le cui attività possono trarre vantaggio dalla crescita del porto,
per voce del proprio presidente, Luigi
Mastroviti, esprime il proprio apprezzamento per il risultato, sottolineando
che questo finanziamento e le opere che
potrebbero seguirne, potrebbero essere
una valida risposta al momento di stallo che lo scalo megarese soffre in questi
tempi di crisi. Persino il commissario
europeo per la politica regionale Johannes Hahn ha espresso il proprio apprezzamento per questo finanziamento
sottolineando che si tratta di ‘’un esempio concreto di come i fondi strutturali
possano allo stesso tempo contribuire
al conseguimento degli obiettivi di altre
politiche settoriali dell’Unione europea
e sviluppare l’economia della regione”.
Giunge però molto forte una voce fuori dal coro, sostenuta dalle cittadine
e dai cittadini che animano le attività
di alcune associazioni naturalistiche
e culturali augustane. Infatti, Lamis,
Natura Sicula, Marilighea, Italia nostra, Legambiente e LIPU, hanno alzato la voce di fronte alla prospettiva che
i progetti di ampliamento del porto di
Augusta possano produrre effetti nocivi sull’ambiente. Le associazioni citate
hanno “espresso convinta contrarietà
al progetto, che prevede la cementificazione di oltre 300.000 mq dell’area umida del Mulinello” come si legge da un
comunicato diramato in questi giorni.
L’area cui si riferiscono è quella salina
in disuso che si trova sul fronte nord
del porto commerciale, quasi al confine
con il parco dell’hangar, che andrebbe
completamente colmata e cementificata e trasformata da santuario per la
migrazione degli uccelli a deposito di
containers. Ma le associazioni non si
fermano qui ed hanno manifestato la
propria contrarietà al progetto anche al
Ministero dell’ambiente chiedendo “di
rigettare la colmatura e la realizzazione dei piazzali e di dichiarare decaduto il provvedimento VIA rilasciato nel
2007”.
Una protesta che è stata anche approfondita con l’invio di un documento,
firmato dalle stesse associazioni ed
indirizzato al ministero dell’ambiente,
contenente 5 pagine di osservazioni riguardanti il progetto cui vengono mosse tre diversi ordini di contestazioni. Il
primo è quello storico - naturalistico,
relativo all’importanza del sito. Scrivono le associazioni al ministero che
“l’area oggetto dell’intervento non è,
come erroneamente affermato nello
studio preliminare, “relitto inutilizzabile e priva di connotati naturali né
antropici”, ma in realtà si tratta delle
saline del Mulinello, note sin dall’antichità ed il cui valore storico, ambientale e naturalistico è rilevantissimo”.
Non solo, ma “il progetto, così com’è
proposto - continuano le associazioni
- compromette integralmente la Salina
sinistra del fiume Mulinello, la colma e
cementifica, e preclude definitivamente ad un qualsiasi futuro di tutela e va-
lorizzazione naturalistica.”
Non mancano critiche di natura amministrativa che evidenzierebbero limiti
nel procedimento autorizzativo. “L’opera è parte integrante e necessaria del
progetto del nuovo terminal container/
molo container, - si legge nelle osservazioni - approvato con decreto di compatibilità ambientale del 2007, e viene
quindi presentata come il già previsto e
programmato sviluppo ed ampliamento della cosiddetta banchina containers
per la quale fu rilasciato parere VIA
positivo. Ma, com’è ovvio, la procedura VIA deve essere condotta simultaneamente sull’intero progetto e non è
ammesso il suo frazionamento. Inoltre,
i decreti VIA hanno una validità di 5
anni entro i quali i progetti devono essere realizzati, pena la decadenza della
procedura, ed i lavori per la banchina
non sono finora cominciati.”
Con riferimento all’opportunità che
quella porzione del territorio augustano venga utilizzata in maniera così invasiva, le associazioni introducono un
ulteriore livello critica, sottolineando
che “è indispensabile mantenere vivi
i principi di democrazia e partecipazione e che progetti di questa natura
e portata non possano e non debbano
essere fatti in assenza di un vero ed approfondito confronto con i cittadini di
Augusta, i quali hanno diritto a decidere democraticamente quale deve essere l’uso del proprio territorio ed il suo
futuro. La partecipazione dei cittadini
è imprescindibile anche nell’ elabora-
zione di un piano regolatore portuale
che tenga conto degli interessi generali
della collettività, a partire da quelli di
tutela della salute, dell’ambiente e dei
beni monumentali.”
Emergono, pare di capire, punti di vista apparentemente inconciliabili, eppure una soluzione per salvare capra e
cavoli esisterebbe e viene evidenziata
da un articolo pubblicato poco più due
anni fa dal periodico “Capo Horn”,
mensile specializzato in trasporti e
logistica. La rivista ricorda che uno
dei momenti di crescita del porto di
Genova negli anni ’60 sia stato legato alla decisione dell’allora presidente
degli industriali liguri, l’armatore Costa, di sfruttare l’entroterra della città
per creare delle aree di stoccaggio che
compensassero l’ annosa fame di spazi
che affligge da sempre il porto genovese. Quella iniziativa, che oggi trova
diverse forme di emulazione in varie
regioni d’Europa, tanto che a proposito di porti che non si sviluppano lungo
la linea di costa si è coniata l’espressione “inland terminals”, potrebbe essere
perfetta per il contesto augustano. Basti pensare ai terreni liberi che si incontrano man mano che ci si allontana
dal mare procedendo verso l’entroterra, che permetterebbero di “recuperare spazi vitali per lo stoccaggio e la
movimentazione specie dei containers
in aree che abbiano valori inferiori a
quelli altissimi degli scarsissimi spazi
a bordo banchina”, come scrive il direttore di “Capo Horn”.
Nell’area umida presenti regolarmente specie rare e poco diffuse
Tra le specie vegetali di interesse conservazionistico presenti nel sito si riscontrano
Altenia (Althenia filiformis) inserita nella
Lista rossa nazionale, Erba da chiozzi comune (Ruppia maritima), Salicornia radicante (Sarcocornia perennis).
Tra le 149 specie ornitiche censite finora
nel sito, dati aggiornati al 2012, ricordiamo
che: ben 28 sono quelle incluse nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE e
ss.mm.ii: Cormorano; Tarabuso; Tarabusino; Nitticora; Sgarza ciuffetto; Garzetta;
Airone bianco maggiore; Airone rosso;
Mignattaio; Spatola; Fenicottero; Falco
di palude; Aquila minore; Falco pescato-
re; Voltolino; Cavaliere d’Italia; Avocetta;
Combattente; Gabbiano corallino; Gabbiano roseo; Gabbiano corso; Beccapesci;
Sterna zampenere; Fraticello; Mignattino;
Mignattino piombato; Martin pescatore;
Pettazzurro. Alcune di queste sono specie
rare e poco diffuse come il Fenicottero, la
Spatola, il Falco pescatore, il Gabbiano
roseo e lo Storno nero, che in questo sito
sono presenti anche regolarmente, mentre
mancano nelle più vicine aree umide che
già godono di forme di tutela e gestione.
48 sono le specie di interesse conservazionistico europeo, ovvero SPEC: 38 SPEC3
(specie con status sfavorevole e non con-
centrate in Europa): Strolaga mezzana;
Tarabuso; Tarabusino; Nitticora; Sgarza
ciuffetto; Airone rosso; Mignattaio; Fenicottero; Aquila minore; Falco pescatore;
Gheppio; Pellegrino; Sacro; Occhione;
Pernice di mare; Avocetta; Fratino; Piovanello pancianera; Piro piro piccolo;
Piro piro Boschereccio; Chiurlo maggiore;
Beccaccia; Frullino; Gabbianello; Sterna zampenere; Mignattino; Mignattino
piombato; Fraticello; Sterna maggiore;
Martin pescatore; Upupa; Allodola; Cappellaccia; Topino; Rondine; Balestruccio;
Culbianco e Storno; 8 SPEC2 (specie con
status sfavorevole e concentrate in Euro-
pa): Berta maggiore; Spatola; Pavoncella;
Pettegola; Pittima reale; Beccapesci; Averla capirossa e Fanello; 2 SPEC1 (specie a
rischio globale di estinzione): Grillaio e
Gabbiano corso.
Nove sono specie Vulnerabili (VU): Berta maggiore; Sgarza ciuffetto; Airone
guardabuoi; Pellegrino; Piro piro piccolo;
Gabbiano comune; Gabbiano corallino;
Beccapesci; Fraticello; e 12 specie in pericolo (EN): Cormorano; Tarabuso; Volpoca; Falco di palude; Occhione; Beccaccia;
Pittima reale; Pettegola; Gabbiano roseo;
Sterna zampenere; Mignattino piombato;
Mignattino.
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
8
I controlli vanno fatti non periodici quadrimestrali concordati ma 24 ore al giorno per 365 giorni
Qualità dell’aria 2012, lettera al presidente del CIPA Salvatore Sciacca
Nel Rapporto non si fa menzione né delle PM 2,5 né degli organoclorurati
di *LUIGI SOLARINO
Abbiamo letto con vivo interesse il “Rapporto qualità dell’aria 2012” presentato dal Cipa. Il Rapporto riguarda i dati
acquisiti durante tutto l’anno 2012 dalla
rete di monitoraggio inquinamento atmosferico, realizzata dalla interconnessione delle tre reti Cipa, Enel e Provincia di Siracusa, in cui affluiscono i dati
provenienti dalle 28 centraline installate
in punti importanti della provincia aretusea. Il Rapporto, come Lei sostiene,
dimostra come in circa 20 anni la concentrazione media di idrocarburi non
metanici è passata dai 75 microgrammi
per metro cubo del 1993 ai 27 microgrammi per metro cubo del 2012, con evidente
beneficio per l’ambiente, mentre i valori
di concentrazione registrati per il benzene sono rimasti invariati tra il 1999 ed il
2012, attestandosi ad 1,1 microgrammi
per metro cubo. Anche la concentrazione
di anidride solforosa ha subito una drastica diminuzione passando dai 35 microgrammi per metro cubo del 1983 ai 3 del
2012. Per quanto riguarda l’inquinante
idrogeno solforato H2S nell’aria, questo gas è stato anch’esso ridotto ad una
concentrazione media annua di 0,3 microgrammi per metro cubo. Anche i dati
registrati sulle polveri sottili, le PM10, restano sotto il livello di guardia, rispetto
al valore limite di 40, la concentrazione
media annua è stata a San Focà con 30,
seguito da Belvedere con 28 ed Augusta
con 20.
Come Associazione Decontaminazione
Sicilia, facciamo notare che purtroppo
nel Suo Rapporto non si fa menzione
né delle PM 2,5 (che essendo di diametro inferiore delle PM10 e di più grande
area superficiale adsorbono maggiori
quantità di metalli pesanti ed idrocarburi
policiclici aromatici) né degli organoclorurati come le policlorodibenzodiossine,
i policlorodibezzofurani e l’esaclorobenzene, tutte molecole ritenute cancerogene
e quindi estremamente pericolose. Né
Lei sig. presidente ha parlato di controlli continui delle emissioni atmosferiche
industriali, cioè 24 ore al giorno per 365
giorni, come avviene in altre realtà industriali italiane ed estere, e non periodici
quadrimestrali concordati, come avviene
attualmente dalle nostre parti.
Se Lei avesse avuto modo di leggere
la sentenza esemplare inflitta in data
01.03.2013 dal giudice monocratico Stefano Montanari della sezione distaccata
di Augusta del tribunale di Siracusa a
Giuseppe Amara, amministratore unico
dell’inceneritore Gespi di Punta Cugno
di Augusta, avrebbe sicuramente condiviso con noi la necessità e l’urgenza dei
controlli in continuo. Detta sentenza ha
condannato, nel giudizio di primo grado,
l’Amara a 20 mesi di arresto, a € 35.000
di ammenda, ad una provvisionale immediatamente esecutiva di € 50.000 ed a
€ 4.500 per spese processuali) per l’eccessivo superamento dei valori di emissione
di policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani (109,56 nanogrammi/mc
contro lo 0,1 massimo consentito, cioè per
valori di emissioni mille volte superiori ai
limiti ammessi) ed idrocarburi policiclici aromatici Ipa (0,085 nanogrammi/mc
contro lo 0,001 massimo consentito) dal
suo inceneritore.
Sentenza in cui il giudice ha evidenziato “l’assoluta negligenza, imprudenza e
imperizia dell’imputato in ordine al rispetto della normativa relativa alle immissioni di sostanze nocive nell’atmosfera, particolarmente poi se collegate alle
qualificazioni del medesimo imputato,
ingegnere e amministratore unico della
Ge.S.P.I. che, tenuto conto dei precedenti superamenti in cui era incorso, quanto
meno, avrebbe dovuto, secondo ordinaria diligenza e prudenza (che è da attendersi in misura tanto maggiore quanto
più è rischiosa l’attività posta in essere)
per attivarsi al fine di sincerarsi che il
pericolo di inquinamenti atmosferici era
assente”.
*Decontaminazione Sicilia
Per ciò che mi riguarda Etero fui, Etero sono ed Etero resterò, con l’aiuto di Dio e a sua maggior gloria
Umberto Veronesi su “Gente”: “In futuro diventeremo tutti omosessuali”
Vorrei porgergli due inviti: a un’udienza in Tribunale e poi in campagna
Tutti omosessuali; questa è la previsione che fa il professore Umberto Veronesi; presto uomini e donne tutti inclusi e nessuno esclu­so diventeranno omosessuali.
Il professor Veronesi è quel grande oncologo che tutto
il mondo ci invidia. Questa volta invece di rinverdirci
le speranze con l’annunzio di un nuovo passo avanti
nella lotta contro il cancro, su “Oggi” ha scritto che
le donne per i nuovi ruoli che vanno assumendo nella
vita produrranno meno estrogeni; l’uomo invece “che
non dovrà più lottare come una volta” produrrà meno
ormoni androgeni. Questa minor produzione di fattori individua­lizzanti ci porterà ad avere uomini meno
ma­s colini e donne meno femminili. Non ci sarà il richiamo del sesso e la gente si accoppierà, se resterà un
residuo di voglia, come meglio preferisce.
Lo scienziato Veronesi si pone il problema della riproduzione della specie: un assunto della Chiesa cattolica che non riguarderà l’uomo e la donna del futuro.
Venen­do meno la “polarità di attrazione” se vorranno
fare figli potranno ricorrere o alla clonazione o alla
fecondazione artificiale (mi chiedo, ma il seme maschile chi lo produrrà?).
Non sono uno scienziato e sarei un presuntuo­so se
pretendessi di contraddire il professor Veronesi sulla
base di dati scientifici. Due cose potrei fare e precisamente porgergli due inviti. Il primo a trascorrere con
me mezza giornata in Tribunale. Lo condurrei prima
in un’aula penale e dopo in un’aula di civile. Troverebbe delle giovani avvocatesse agguerritissime, che
non danno tregua ai Pubblici Ministeri nei processi
penali e agli avvocati maschi nelle cause civili. Finite
le udienze, gli farei percorrere i corridoi del Palazzo
di Giustizia e poi gli offrirei l’aperitivo nel bar del tribunale. Le stesse avvocatesse di poco prima sono lì
che sciamano, che sorridono e sono leggia­dre e legge-
re come delle farfalle, che volano attorno ai colleghi
maschi, uccellacci dal pungiglione pronto a colpire,
che a loro volta svolazzano nella stessa area irreale
delle farfalle. E sono sguardi e sono sorrisi che si incrociano. E ti fanno sentire che è sempre primavera.
Subito dopo, il secondo invito: condurrei il professor
Veronesi in campagna; e gli farei riscoprire il mondo della terra che è tutto volto alla riproduzione della
specie. Le viti che fanno affondare sulla nuda terra i
tralci per riprodursi. Le spighe di frumento che sono
frantumante dal becco di un uccello e i chicchi liberati cadono a terra pronti a rigermogliare. E venticello
e zampette di mosche che si industriano a tra­sportare
polline per far nascere nuovi fiori. E poi la chioccia
che ti vuole beccare sulle gambe se ti chini a prendere
in mano un suo pulcino; o la cagna che ti vuole sbranare se osi avvicinarti ai suoi cuccioli. E al momento
del commiato gli direi che sul campanile del monastero di mia figlia papà cicogna se ne resta fermo - su
una zampa, chissà perché - a custodire il nido, mentre
mamma cicogna vola in giro per cercare i vermetti da
imbeccare ai figli.
Qual è il senso di questo viaggio col professor Veronesi? E’ quello di fargli toccare con mano che mondo
vegetale ed animale sono retti da un’unica legge che è
quella dell’amore: il nascere e il crescere di un filo d’erba o del più piccolo degli animali sono finalizzati alla
conservazione della specie mediante la riproduzione.
E la riproduzione è retta dalla legge dell’amore. La
legge del riprodursi, nonostante la carestia, nonostante la contaminazione atomica, nono­stante lo tsumani,
nonostante la colata lavica, ha sempre il sopravvento
e la natura riesplode e sulla lava spunterà un filo d’erba e sul campo arido pioverà e d’incanto rinasceranno
fiori e rifioriranno gli alberi spogliati dalla incontrol-
lata forza dell’atomo. Perché per gli uomini dovreb­b e
infrangersi la legge dell’amore che regge l’universo?
Perché uomini e donne dovrebbero diventare omosessuali con pulsione zero per fare l’amore e quindi
riprodursi nei figli?
Non è mai avvenuto e mai avverrà perché sulla legge
dell’amore si regge tutto il creato. Da parte mia fatemi orgogliosamente dire che Etero fui; Etero sono ed
Etero resterò; con l’aiuto di Dio e a sua maggior gloria.
Titta Rizza
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
In Europa si diffonde il sistema inventato dal paramedico Brotchie collegato al call center
In caso di emergenza o tra i vostri documenti avete gruppo sanguigno
anamnesi, allergie ai farmaci, persone da contattare o il cellulare con l’ICE
di MONICA LANAIA
Si chiama ICE, acronimo della frase “in
caso di emergenza”, ed è stato ideato da
un paramedico inglese, Bob Brotchie, già
da svariati anni, anche se non ha avuto la
diffusione auspicata, soprattutto in Italia.
Il sistema è molto semplice, i suoi assunti
sono due: primo, nel malaugurato caso in
cui si venga coinvolti in un incidente, più
i soccorsi sono tempestivi e mirati, più si
ha la probabilità di cavarsela; secondo,
quasi tutti, ormai, possiedono e portano
sempre con sé un cellulare. Il suggerimento di Brotchie, quindi, è quello di inserire
nella propria rubrica telefonica uno o più
numeri di parenti, amici, medici, segnalandoli con le sigle ICE1, ICE2, eccetera;
in tal modo i soccorritori sapranno subito,
scorrendo fra i numeri, chi contattare per
avere informazioni precise sul gruppo sanguigno, anamnesi medica e tutti quei dati
che è meglio che i medici conoscano in questi casi. L’idea di usare i telefonini è nata al
paramedico inglese quando ha notato che,
spesso, se le vittime degli incidenti sono
prive di conoscenza o troppo deboli per
parlare e i dati nei documenti non sono sufficienti, visualizzare le ultime chiamate effettuate o ricevute nei cellulari è un ottimo
mezzo per ricostruire la loro identità; e la
tecnologia potrebbe essere ancora più utile se si adottasse una sigla standard, quella
di ICE appunto, per consentire una rapida
individuazione dei numeri da contattare in
caso di emergenza.
A seguito di questa campagna, a partire
dal 2005, le fabbriche di cellulari sono state
spronate a inserire automaticamente nella
memoria del telefono delle voci preimpostate come ICE per indurre ogni persona
ad abbinarvi un numero telefonico e le
compagnie telefoniche sono state invitate
ad incentivare i propri utenti a conformarsi a questa buona prassi. Inoltre, chi avesse inserito nella propria rubrica il numero
ICE è stato invitato ad apporre sul cellulare
un adesivo o una targhetta con il simbolo
apposito (è un asterisco azzurro su fondo
arancione e la scritta ICE), in modo da indicare ai soccorritori che nel telefonino si
trova un numero da contattare.
Non sono mancate critiche alla proposta di
Brotchie. Innanzitutto, si obietta che i primi soccorsi devono occuparsi della vittima
e non di mettersi a cercare il suo cellulare e,
poi, il numero nel cellulare: se anche i minuti sono vitali in certe situazioni, non si
può ammettere che si sprechino con le dita
incollate a una tastiera. In secondo luogo,
il cellulare - soprattutto i nuovi, delicatissimi smartphone - sono le prime cose che
si distruggono in caso di incidente; inoltre,
quand’anche fossero sopravvissuti intatti,
potrebbero essere scarichi, spenti, bloccati da un codice pin. Il terzo problema è
rappresentato dal fatto che non è detto che
i medici, i vigili del fuoco, gli infermieri
sappiano come si usa ogni cellulare e potrebbero impiegare un bel po’ di tempo a
trovare il numero giusto in rubrica (o la
stessa rubrica); in alternativa, dovrebbero
organizzarsi dei corsi appositi che spieghino come usare ogni modello di telefonino,
ma l’idea è bizzarra. Infine, sono stare sollevate perplessità sulla privacy delle vittime
e ci si è chiesti se sia conforme alla tutela
dei dati personali consentire e autorizzare
- anche se si tratta di soccorritori - l’uso di
un telefonino altrui e la ricerca fra i numeri
memorizzati.
D’altro canto, il problema della difficoltà
della conoscenza dei dati personali, soprattutto dei dati medici delle vittime, in
caso di incidente, è un problema grave: secondo una ricerca condotta qualche anno
fa, pare che meno del 25% delle persone
tenga con sé un riferimento ai propri dati
(gruppo sanguigno, breve anamnesi, allergie ai farmaci, indicazione delle persone da
contattare in caso di necessità). Bob Brotchie ha cercato di risolvere parte
dei problemi che il sistema da lui suggerito comporta, promuovendo l’istituzione
di un call center sempre attivo, festivi e
domeniche compresi: pagando un canone di abbonamento per iscriversi a questo
“emergency contact service” si affidano i
propri numeri ICE a un database privato,
i cui operatori, contattati dai paramedici,
forniscono loro le informazioni mediche
basilari e i desideri e le volontà in materia
di donazione degli organi. Inoltre, il call
center si occupa di contattare le persone
i cui numeri sono stati memorizzati come
ICE per informarle dell’accaduto.
In Italia, dove il call center statunitense
non opera, resta, in ogni caso, l’incognita
del cellulare: potrebbe rompersi, non funzionare, avere qualche altro problema di
natura elettronica. Allora, si suggerisce di
tornare ai vecchi metodi e portare con sé,
nel portafoglio o come adesivo magari attaccato proprio sul dorso del cellulare, un
cartoncino con su scritti i propri dati medici e i numeri che si vuole vengano contattati. Insomma, qualcosa di analogo alla piastrina identificativa dei militari sulla quale
è inciso, per esempio, il gruppo sanguigno
per i casi di ferimento e necessità di trasfusione. D’altronde, nell’ipotesi in cui non si
possieda un telefonino o lo si abbia scarico
o fuori uso, è sempre meglio tutelarsi portando con sé questi riferimenti medici e le
annotazioni desideri personali. E ciò perché la questione è più delicata
di quanto si pensi: il problema non è solo
quello di avvisare i familiari del ferito, ma
quello più grave in cui - facendo i dovuti
scongiuri - la situazione sia così critica da
doversi decidere, spesso in tempi brevi, se
procedere o meno alla donazione degli organi. In Italia la normativa di riferimento
è la legge 91 del 1999 che ha introdotto il
principio del silenzio-assenso: ogni cittadino maggiorenne deve dichiarare la propria
volontà in merito alla donazione dei propri
organi e tessuti, essendo consapevole che la
mancata dichiarazione di volontà equivale
ad assenso alla donazione. In effetti, questo principio non è ancora in vigore, poiché non è stata costituita un’anagrafe dei
cittadini assistiti dal SSN ai quali dovrà
essere notificato, da parte di un pubblico
ufficiale, il documento su cui apporre la
propria dichiarazione, consapevoli che tacere equivale ad assentire alla donazione;
al momento, quindi, si applica una disciplina transitoria che prevede il principio del
consenso o del dissenso esplicito. Quindi,
quando si applicherà la normativa del ’99,
chiunque non abbia dichiarato alcunché
verrà considerato un potenziale donatore
senza bisogno di ulteriori conferme; attualmente, invece, è necessaria una manifestazione di volontà, in un senso o in un
altro.
A questo proposito le possibilità contemplate sono quattro: innanzitutto, ogni cittadino può dichiarare la propria volontà
al medico di famiglia o alla ASL; nel 2000,
inoltre, era stato inviato dal ministero della sanità un tesserino nel quale annotare il
proprio consenso o dissenso e chi lo possiede ancora deve ricordare di portarlo con
sé. La tessera dell’iscrizione all’Aido, l’associazione dei donatori di organi, costituisce pure una prova della volontà di donare
e, infine, è considerato valido anche qualsiasi foglio bianco con su scritta la dichiarazione di consenso, sottoscritta dal cittadino e portata con sé, insieme ai propri
documenti. Chiaramente nessuna di queste manifestazioni di volontà è irreversibile: si può recedere dall’Aido e si può cambiare idea in ogni momento della propria
vita. Quando entrerà in vigore la legge 91,
quindi, in assenza di dissenso, si procederà
alla donazione; adesso, invece, in assenza
di consenso esplicito, i medici si rivolgono
ai familiari che devono dichiarare la volontà della vittima. Questo significa che ogni
cittadino maggiorenne (per i minorenni
decidono i genitori di comune accordo e,
se uno dei due è contrario, non si può procedere alla donazione, nonostante il consenso dell’altro) farebbe bene a portare con
sé la dichiarazione nella quale manifesti la
propria volontà, anche per non oberare i
parenti di una decisione molto difficile da
prendere, in un senso o in un altro.
Quando il paramedico Brotchie ha proposto l’idea dell’ICE, qualcuno ha sdrammatizzato la questione, paventando che si
trattasse di un modo per diffondere virus
tramite i cellulari o che il servizio venisse
reso a pagamento dagli operatori telefonici
o dai produttori di telefonini; questi timori sono stati messi a tacere, rilevando che
si trattava di bufale, ma sta di fatto che in
pochi conoscono la sigla ICE né, tantomeno, l’hanno memorizzata nella rubrica. A
queste cose non ci si pensa, un po’ per scaramanzia, un po’ per ottimismo.
Però...
9
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
10
“Scenario radicalmente mutato, i parametri a suo tempo valutati sono tutti da riconsiderare”
Quinta richiesta di proroga per il Centro Commerciale Epipoli (la prima nel 2003)
Linguanti: “Per Confesercenti la prima autorizzazione è da considerare decaduta”
di MARINA DE MICHELE
È stata rinviata ancora una volta a data da
destinarsi (dopo il rinvio del 21 marzo) la
Conferenza di Servizi che venerdì 5 avrebbe dovuto affrontare l’esame dell’ennesima
(la quinta?) richiesta di proroga dell’avvio
delle attività di vendita del Centro Commerciale Epipoli. Sono passati dieci anni
dalla prima autorizzazione rilasciata il 24
giugno del 2003 e questo nonostante le vecchie norme stabilissero proroghe di soli due
anni, limitate nel numero e determinate da
“accadimenti assolutamente non imputabili alla ditta”, e la nuova legge regionale
dell’8 novembre 2007 abbia stabilito che
tutte le autorizzazioni per le grandi strutture di vendita concesse anteriormente
all’entrata in vigore della legge n.20 del dicembre 2005 devono essere attivate entro e
non oltre 3 anni dalla data del loro rilascio.
“Una disposizione che vale anche per le autorizzazioni per le quali siano in corso procedure di proroga - chiarisce un battagliero
Arturo Linguanti -. Quindi, l’autorizzazione n.7183 rilasciata nel 2003 all’Open Land
avrebbe dovuto essere attivata entro il giugno 2006. Quanti anni sono passati da allora? Noi Confesercenti riteniamo dunque
che quel titolo debba essere considerato
decaduto, ormai insussistente. E questo
ripeteremo in occasione della prossima
conferenza di servizi. Non c’è alcun dubbio
infatti che i parametri a suo tempo valutati per rilasciare l’autorizzazione oggi sono
tutti da riconsiderare perché da allora lo
scenario e le dinamiche commerciali sono
radicalmente mutati. Non si potrebbe assolutamente non tenerne conto. Sarebbe un
illecito inaccettabile”.
In sostanza l’Emmea srl, proprietaria,
è tenuta a presentare una nuova istanza
supportata da studi di impatto aggiornati
che attestino la sostenibilità urbanistico
commerciale e la compatibilità ambientale del centro commerciale in costruzione
sebbene, come evidenzia il presidente della Confesercenti, a complicare il quadro,
e a far prevedere almeno in teoria come
impossibile una nuova autorizzazione, sia
oggi intervenuto il neonato piano urbanistico commerciale. Lo strumento di pianificazione era atteso dal 1971 e solo la pervicacia della categoria dei commercianti
ne ha consentito prima la formulazione e
poi l’approvazione. Fatto è che il piano non
prevede, rispetto allo stato delle cose, la realizzazione di ulteriori insediamenti commerciali di grandi strutture “che risulterebbero non compatibili con il territorio per
l’ulteriore carico urbanistico che apporterebbero e per ragioni di tutela ambientale
(rete stradale e volumi di traffico) nonché
per le ripercussioni economiche negative
sulle piccole e medie imprese commerciali
ad oggi esistenti”.
In realtà continua a stupire la proliferazione di centri commerciali e supermercati di
ogni tipologia pur in tempo di drammatica
riduzione dei consumi e a fronte del fallimento di tante attività imprenditoriali. La
crisi di questi anni ha coinvolto pesantemente la GDO e ne è riprova la chiusura
dei centri di Catania come le difficoltà di
quelli del nostro comprensorio: il cosiddetto Outlet di Contrada Spalla, il Conforama di Melilli, le vicende del Carrefour.
I costi dei centri commerciali appaiono
ormai insostenibili e immotivati. La direzione di queste grandi strutture dovrebbe
garantire un’organizzazione (fatta anche di
eventi e spettacoli da realizzarsi all’interno
dei centri) e forme di promozione pubblicitaria tali da garantire un afflusso sempre
costante e imponente di clienti, ma ciò per
lo più non avviene. Ditte solide come quelle
di Sacco o Romano sono state costrette a
lasciare i locali in affitto all’Auchan perché
nell’impossibilità di sostenere spese di gestione così ingenti, in particolare dal 2008.
60mila euro di affitto, dei quali 15mila di
condominio, migliaia di euro per spese
elettriche, unità lavorative sufficienti a garantire l’apertura dell’esercizio ogni giorno
della settimana ed eventualmente anche in
occasione di quelle notti bianche che poi,
di fatto, non hanno prodotto alcun introito significativo. Un modello da ripensare
dunque, eppure c’è ancora chi questi conti
non se li è fatti.
Dieci anni fa la superficie di vendita era pari a 8.422 mq, nel nuovo progetto diventa di 9.691
La lunga storia delle autorizzazioni concesse dalla Conferenza dei Servizi
Quando Linguanti gridò: “Vedrete, Open Land cederà a imprese estere”
La prima autorizzazione commerciale, la n.7183, per 8.442 mq. - “da gestire
all’interno della struttura già oggetto di
sanatoria (ex Fiera del Sud)” – è stata rilasciata il 24 giugno del 2003.
La normativa di settore è chiara: l’inizio delle attività commerciali deve avvenire entro un termine ben preciso (fino
al novembre 2007 due anni, da allora
tre) e ciò per evitare turbative di mercato. Le proroghe sono ammesse ma solo
per cause non imputabili direttamente
all’impresa e comunque, secondo lo spirito della legge, non all’infinito.
La prima richiesta di proroga arriva il
6 giugno 2005 a causa delle “calamità
naturali” del settembre e dicembre 2003:
“rovinosi, violenti e imprevedibili eventi atmosferici abbattutisi su Siracusa”
avrebbero determinato “rilevanti danni alla struttura, pregiudicandone in
maniera consistente il normale utilizzo
commerciale, rendendone necessaria la
ristrutturazione”. In realtà l’alluvione
non riguardò molto più i Pantanelli che
l’Epipoli. Eppure la motivazione convinse chi, in conferenza di servizi, era
chiamato a decidere e così, il 13 giugno,
la prima proroga viene concessa.
L’istanza per la seconda proroga data
invece 12 gennaio 2007 perché, a causa
di “ritardi burocratici” imputabili agli
uffici, non si ha notizia del via libera alla
ristrutturazione del complesso edilizio
danneggiato dagli eventi atmosferici.
A questo punto le dinamiche appaiono,
per i documenti in nostro possesso, poco
comprensibili: infatti la nuova proroga
di cui si fa menzione negli atti viene concessa il 12 marzo 2009, due anni dopo
la richiesta del 2007, quindi di una terza
e non di una seconda proroga dovrebbe
trattarsi.
In quei giorni il presidente della Confesercenti Arturo Linguanti rilasciava alla
stampa queste dichiarazioni che oggi
suonano quasi come profetiche.
“L’autorizzazione commerciale, già prorogata per tre volte immotivatamente,
non potrebbe più esserlo una quarta, a
meno che non intervenga una variante di progetto che consentirebbe un ulteriore rinvio, questa volta di durata
triennale essendo cambiata la disciplina
di settore”. E qualche mese dopo: “Sono
convinto che prima della scadenza,
considerato che è in corso il progetto di
variante totale del progetto originario,
l’impresa richiederà un’ulteriore proroga perché nel frattempo il Comune
approverà il progetto definitivo. I due
sindaci (Visentin, Siracusa, e Sorbello,
Melilli), che più di tutti gli altri possono
vantare un numero maggiore di concessioni a favore della grande distribuzione
organizzata nella nostra provincia, sono
i primi in Italia in termini di rapporto
tra metro quadrato per abitanti (0,48
metri quadrati). Con un altro piccolo
sforzo, esattamente 4 mila 854 metri
quadrati (già pronti e confezionati nel
territorio di Melilli), potranno ambire
al primato europeo attualmente detenuto da Oslo con appena due punti in più.
La Confcommercio e la Confesercenti,
al raggiungimento dell’obiettivo, hanno
già previsto un riconoscimento solenne.
Con buona pace per i nostri politici che
hanno brillato per la loro assenza. Mi
auguro che i commercianti di buona memoria se ne ricordino al momento opportuno. Bisogna anche tenere presente
– ha aggiunto Linguanti – che l’impresa
Open Land non opererà per conto proprio, ma cederà l’attività ad imprese che
non parlano italiano, drenando risorse
siracusane”.
E in effetti, dopo il primo nulla osta al
progetto “di ristrutturazione funzionale
e manutenzione del complesso edilizio
denominato Fiera del Sud” (tempi di inizio entro 12 mesi dal rilascio della concessione, settembre 2009, ultimazione in
tre anni), consentito nel settembre 2008
dal settore Pianificazione ed edilizia privata del Comune, viene rilasciata una
diversa concessione edilizia, questa volta di demolizione e ricostruzione. Una
storia, quella delle concessioni edilizie
del centro commerciale, intricata e per
diversi aspetti ancora oscura, oggetto di
altri nostri servizi, con un dubbio mai
chiarito proprio in merito agli aspetti
commerciali: come è possibile che un’autorizzazione commerciale rilasciata nel
2003 avente ad oggetto “una grande
struttura di vendita” per una superficie
di vendita pari a mq. 8.422.00 (compresa
la superficie adibita ad altri usi) possa
oggi valere su un nuovo progetto che ha
ad oggetto “una superficie netta di vendita prevista pari a mq. 9691.00”. Eppure
le richieste di proroghe non si sono mai
fermate: per un’ulteriore istanza del 21
giugno 2010, in scadenza il 23 dicembre
2011, il 19 dicembre 2011 viene presentata la richiesta di uno slittamento di altri
7 mesi. Motivo: la realizzazione di una
contestatissima rotonda su viale Epipoli
(anche questa storia già raccontata)
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
Aidara Oumar sposta la sede prima a Roma e poi ad Abidjan “fuori dalla giuridizione italiana“
Per anni dire Open Land significava Frontino, dal 2010 cambia tutto
Con la R.G.D. la società passa a Piero Amara, poi a un ivoriano
di MARINA DE MICHELE
Non c’è solo il problema della proroga
o della nuova autorizzazione alla vendita per il centro commerciale dell’Epipoli, ex Fiera del Sud. Sembra infatti che sia in corso un’indagine della
Procura. Difficile dire se si tratti della
prosecuzione di approfondimenti relativi alle vicende del passato o se a
riaccendere l’interesse dei magistrati
sia stato un esposto sia sulle supposte
difformità urbanistiche, in particolare
rispetto alle prescrizioni della Soprintendenza, sia su alcuni passaggi societari. In effetti, fino a qualche tempo
fa, parlare di Open Land, Emmea o
R.G.D, significava far riferimento
sempre e soltanto alla famiglia Frontino, alle società che da decenni operano sull’altopiano dell’Epipoli, a quelle
che hanno realizzato prima l’ormai
demolita Fiera del Sud (complesso di
oltre 11 mila mq. edificato abusivamente che ha ottenuto una concessione in sanatoria nell’89 e una concessione edilizia nel 95), poi il ristorante
Open Land da una decrepita voliera e
quindi il secondo ristorante da quello
che era stato un vivaio, senza però dimenticare la “ristrutturazione” di una
casa colonica proprio sotto le mura
dionigiane, oggi residenza Frontino,
e per il futuro, se il progetto dovesse
passare, 71 ville.
Tra le società, quella storica è l’Open
Land: costituita nel 1980 vedeva le
quote societarie ripartite equamente tra le due sorelle, il 45% a ciascu-
na, e il 10% alla madre. L’Emmea srl
(da non confondere con la più giovane Emmea Group, neanche 3 mesi) è
invece stata costituita nel 2003, una
costola dell’Open Land (di quest’ultima il capitale sociale), proprietaria
una delle figlie del geometra Frontino,
titolare delle “concessioni edilizie”
per la costruzione del nuovo centro
e dell’autorizzazione commerciale da
anni in proroga. Poi c’è la R.G.D. srl.
Questa la sua storia. Costituita nel
1981, soci i Frontino (il 70% al padre e
il 30% equamente ripartito tra moglie
e figlie), il 17 dicembre 2010 diventa
per l’intero di proprietà dell’Immobiliare Augusta srl (società costituita
nell’84 e iscritta nel 1996 i cui soci al
50% sono l’avvocato Piero Amara e la
moglie).
Il 13 settembre 2012 viene nominato
amministratore unico della R.G.D.
un cittadino della Costa d’Avorio, domiciliato a Floridia, Aidara Oumar.
Passa qualche giorno e il 21 novembre
2012 la R.G.D. trasferisce la sua sede
a Roma (in via Giovanni Nicotera 31
con atto redatto dal notaio Giambattista Coltraro, oggi deputato regionale del Megafono di Crocetta) mentre
due giorni dopo, il 23 novembre 2012,
tutto passa nella piena disponibilità
proprio di Aidara Oumar che il 5 dicembre 2012 trasferisce la sede sociale
in Abidjan, Costa d’Avorio, “sottraendola per il futuro all’applicazione della giurisdizione italiana e conseguente
cancellazione dal registro imprese di
Roma” come riportato nella visura
camerale.
Comprendere i motivi di tali passaggi
non è semplice ma certo una qualche
motivazione ci dovrà pur essere: nulla
si muove nel mondo delle srl senza scopo. Si potrebbe per esempio ipotizzare
che il ruolo emergente dell’ivoriano
Oumar sia collegato a una iniziativa
di cui si è parlato qualche tempo addietro e che fu presentata dalla stampa locale non tanto come di un progetto di attivi imprenditori locali pronti
a guardare a piazze estere, africane,
quanto piuttosto di una eccezionale
possibilità di lavoro per chissà quanti
siracusani: la realizzazione di migliaia
di abitazioni in Costa d’Avorio. Non
sappiamo se il progetto sia andato
avanti, se abbia veramente coinvolto
maestranze siracusane ma certo immaginare che la RGD in questo modo,
pur passata di mano, possa rafforzare la propria solidità finanziaria, non
può che fare piacere, far tirare un sospiro di sollievo perché purtroppo la
storia dell’imprenditoria siracusana è
al contrario costellata da casi di mancata solvibilità, di imposte non versate
nelle casse statali, di fallimenti a volte
anche inspiegabili che lasciano sul lastrico imprese e fornitori che non vedono riconosciute le proprie spettanze, di capitali che restano nelle tasche
solo di abili avventurieri o di chissà
quali altri crack.
Sebbene sia stato deturpato e offeso lo skyline storico, il Soprintendente ha ribaltato alcuni pareri
Se c’è una lezione che si può trarre dalla vicenda Emmea
è che Siracusa meriterebbe il premio dell’incertezza del diritto
Non ci soffermiamo nuovamente sui
contorti e confusi percorsi di una concessione edilizia che a nostro giudizio
non poteva essere assentita, almeno
secondo le procedure che sono state seguite in concreto, per la quale si è giocato tra ristrutturazione e demolizione
dell’edificio preesistente (che, repetita
iuvant, era già abusivo e sanato), né su
se quell’area nel prg avesse o meno destinazione commerciale (e riteniamo che
così non sia), né sul problema, spinosissimo, delle aree destinate a parcheggio
in relazione ai parametri con cui sono
state calcolate, alle prescrizioni di piano
e al nuovo quesito, posto dal candidato a
sindaco Giuseppe Patti, della superficie
ad esse sottratte dalla rotonda che si sta
realizzando all’interno del perimetro del
centro commerciale, o a quella parte che
dovrebbe essere sottoposta alla servitù
di uso pubblico, né infine su quanto la
costruzione si elevi rispetto al piano di
campagna, se cioè siano stati rispettati i
criteri indicati dalla Soprintendenza anche perché, qualsiasi affermazione possa fare un tecnico, non c’è dubbio che
l’intera opera sia di violento impatto da
qualsiasi punto di visuale la si guardi, da
vicino come da lontano.
Fanno infatti amaramente sorridere le
parole che i progettisti dell’opera hanno
messo nero su bianco nella loro relazione tecnica: “Il prospetto secondario,
perpendicolare al viale Epipoli, viene
nascosto dalla folta siepe perimetrale al
lotto e la leggera depressione dell’area
rispetto alla futura sede stradale di prg
renderà del tutto non visibile il fabbricato, il cui impatto peraltro risulta già mitigato”. Qui ci starebbe bene una colorita espressione dialettale di immediato
effetto, ma non possiamo! E allora, dopo
questi cenni che dicono solo una parte
della complessità del tutto, ci vogliamo
piuttosto soffermare sui “ripensamenti” della Soprintendenza, su come i pareri siano stati modificati, ribaltati, dal
Soprintendente Micali, su come quindi
anche nel settore della tutela dei beni comuni regni una confusione che può danneggiare ora il privato imprenditore che
mira al proprio (legittimo) profitto, ora
la comunità che vorrebbe vedere rispettato il diritto a fruire di ciò che le appartiene - il suo territorio, le sue bellezze naturali come architettoniche – così come
vorrebbe la nostra carta costituzionale.
Esclusion fatta per la rotatoria che il
veto della Soprintendenza ha impedito
venisse realizzata in area sottoposta a
vincolo diretto, dobbiamo immaginare
che non abbiano avuto alcun seguito le
prescrizioni dettate dal servizio paesaggistico sulle modalità di costruzione
del complesso e che si debba confermare la notizia che sia stato revocato in
autotutela il parere precedentemente
espresso. Non scorgiamo infatti alcun
intervento di mitigazione paesaggistica, ci appare per sempre deturpato e
offeso lo skyline storico che credevamo dovesse essere tutelato e in più si
aggiunge, come se non bastasse già il
primo risultato, la sagoma a fungo di
una casa fuori dall’area del centro commerciale, non sappiamo di chi, che non
vorremmo vedere quanto prima affian-
cata da altre simili orribili costruzioni.
Pur ritenendo essenziale la possibilità
di ricorrere all’esercizio dell’autotutela che consente alla pubblica amministrazione di rimediare motu proprio ad
eventuali sviste o errori di valutazione,
consideriamo deleteria l’assenza di certezze nelle procedure amministrative
non solo per i danni economici che ciò
può arrecare, come si è detto, tanto ai
privati quanto alla collettività, ma anche per il discredito che ne ricadrebbe
sugli uffici sulla cui professionalità e
competenza occorrerebbe sempre poter contare, per l’ulteriore sfiducia che
si potrebbe ingenerare in chi ad essi si
rivolge invece per vedere riconosciuta
la legittimità di scelte o di proteste.
11
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
12
Nelle scelte di politica “militare” assunte posizioni subalterne agli USA, sulla TAV un pasticcio
L’insostenibile leggerezza della “non politica” del Partito Democratico
PD allo specchio. Dalle antiche certezze alla ricerca di una nuova identità
di ROBERTO FAI
Il PD ha mostrato in questi ultimi anni
profondi ritardi culturali, inettitudine,
quando non indifferenza, non sapendo
corrispondere ai sommovimenti profondi che la crisi sociale andava accentuando nell’orientamento politico di larghe
fasce di cittadini, sempre più sconvolti
da scandali, assurdi privilegi e dallo
squallore di episodi legati all’uso distorto del denaro pubblico, che hanno messo a nudo l’intero sistema partitico-istituzionale. Era facile intuire che, dopo il
grande rilievo nel 2007, con il libro “La
Casta” di Rizzo e Stella, si sarebbe inevitabilmente reso preminente e pervasivo un “filone” critico verso la politica,
che è poi giunto al suo “scoperchiamento” finale, con il fatidico 24 febbraio
2013, traducendo questo clima in un
vero e proprio Tsunami politico, sancito
dal dirompente successo del M5S. Ma
esiste pure una sorta di “filo rosso” che
dà un’immagine incerta, approssimativa, titubante dello stesso profilo progettuale del PD, per come è apparso nel
corso di questi ultimi 8 anni. Stagione
che coinvolge, pertanto, lo stesso ultimo Governo Prodi, così segnato da una
genericità programmatica, sì da svelare in questi anni una subordinazione
progettuale a scelte politiche e ad orizzonti strategici, accolti confusamente
o supinamente, andando a rimorchio
di istanze “esterne”, proprio quando le
dinamiche “globali” e il nuovo quadro
internazionale avrebbero richiesto una
più attrezzata capacità progettuale, nel
vivo di un insostenibile “gap finanziario” dello Stato.
“Incertezze” progettuali che, alla fine,
hanno pregiudicato la stessa capacità
del PD di porsi a “rappresentante” del
diffuso bisogno di netta discontinuità politico-programmatica, che veniva
emergendo dall’accelerazione di una
crisi mondiale e della stessa incapacità
dell’U.E. di porsi come grande spazio
“geo-politico”. Solo alcuni esempi per
rendere palpabile questa premessa.
I primi tre che porto a sostegno riguardano la politica “militare”, la politica
di Difesa, col paradosso che il PD ha
continuato ad assumere, su questi temi,
una posizione schematica, subalterna
alle logiche o agli interessi USA, come
fossimo ancora nella metà degli anni
’70, quando Berlinguer poteva dichiarare che “sotto l’ombrello della Nato” anche l’Italia poteva sentirsi più protetta.
Col crollo del Muro e la fine delle preclusioni verso i “comunisti”, acqua ne
è passata tanta sotto i ponti per poter
spingere anche la politica estera dell’Italia, quindi anche il PD, ad assumere
su questi temi posizioni non genericamente “antimilitariste”, ma in sintonia
con uno sfondo di domande che il nuovo quadro mondiale suggerisce di porre,
in controtendenza rispetto alle logiche
“ipermilitari” degli interessi USA, pur
stando dentro la Nato.
La prima è l’incerta vicenda “Ederle”,
cioè il progetto di allargamento-espansione della base militare USA-aeroporto Dal Molin di Vicenza, fortemente
contestata da quasi tutta la popolazione
veneta, di fronte alla quale il Governo
Prodi si baloccava, incerto, davanti alla
scelta da assumere, aprendo laceranti
contraddizioni dentro il suo Governo –
supino agli USA, su un progetto cui si
poteva dire di NO senza indugi, senza
essere “antiamericani” –, iniziando a
dare di sé un’immagine pessima, politicamente afasica, franando di lì a poco
sino alle dimissioni (anche se la magistratura ci darà, a parte, prove sulla
compravendita di De Gregorio e altri da
parte di Berlusconi – ma rimane la confusione “autonoma” del Governo Prodi). Tant’è che, nelle elezioni del 2008, al
Comune di Vicenza, veniva eletto Sindaco proprio il candidato del PD, artefice di una ferma opposizione al progetto
di espansione del “Dal Molin” – contrastando giustamente le scelte nazionali –,
raccogliendo gli orientamenti prevalenti della città, anche se il frastornato clima politico complessivo che è seguito in
questi 4-5 anni ha lasciato la situazione
nel pantano, pur davanti ad un forte ridimensionamento del progetto militare
USA, tra mancate compensazioni e l’emersione di problemi geologici nell’area
del nuovo insediamento.
Altra “ambiguità” è rappresentata dal
progetto MUOS di Niscemi. Un business (americano) da 18 miliardi di dollari. Tre gigantesche antenne paraboliche installate a Niscemi, in una riserva
naturale tutelata dall’Unione Europea,
e i cui effetti inquinanti verranno a sommarsi ai 46 trasmettitori già funzionanti
nell’area. Il Muos è un sofisticato sistema di comunicazione satellitare utilizzato dall’esercito Usa, che servirà come
sistema di controllo dei nuovi “droni”
ipertecnologici, che oltre all’estrema militarizzazione della Sicilia, presenta certi rischi per la salute dell’area. Niscemi
rappresenta la quarta e ultima stazione
terrestre del progetto. Ma i campi elettromagnetici generati dalle 46 antenne
preesistenti superano già il limite per le
emissioni previsto dalle leggi italiane. I
controlli dell’Arpas effettuati all’esterno della base hanno dato risultati controversi e le richieste alle autorità americane – che nel 2006 produssero una
semplice autocertificazione – si sono più
volte scontrate contro il muro di gomma del “segreto militare”. Col paradosso che, nell’assoluta “segretezza” delle
politiche militari, “stile anni ’60”, con
cui i vari Governi hanno assecondato il
MUOS, da mesi, alle proteste sociali si
sono unite ora le “decisioni” del Governo ARS – retto da Crocetta e dal PD
– di contrastare il progetto, anche al
fine di raccogliere una nuova “rappresentanza” sociale, espressa dalle ampie
proteste in Sicilia, con un PD nazionale
imbambolato e senza voce in capitolo.
Terzo argomento: la vicenda degli F35,
gli aerei supertecnologici ed “invisibili”, dal costo elevatissimo per le casse
già dissestate dello Stato, sul cui progetto il PD, dapprima ha avuto una
posizione supina e debole, levando poi
gli scudi in modo confuso e balbettante
solo quando le notizie sui difetti gravissimi ed irrisolti dei prototipi gli hanno
offerto (al PD) l’occasione di legare la
decisione di un drastico “ridimensionamento” dell’acquisto, in ragioni delle
attuali difficoltà finanziarie del Paese.
Un pasticcio posticcio. Mentre in realtà si doveva contestare un onere pesantissimo senza dover aderire alla logica
“militarista” per un progetto camuffato
con le insopportabili ragioni strategiche
USA della difesa del mondo “contro il
male”.
Il 4° ed ultimo “tassello” di questa incerta e debole progettualità del PD –
ascrivibile al tema centrale del modello
di sviluppo – trova il suo epilogo nella
vicenda della cosiddetta TAV, il progetto sull’alta velocità in Val di Susa, emblema inquieto di una forte contesa e
confusione politica: giunto ad una sorta
di “Binario morto”. Così intitolano due
giornalisti (A. De Benedetti e L. Rastello) una loro inchiesta, tradotta adesso
in un bel libro, smontando il “mito” del
cosiddetto “Corridoio 5” – da Lisbona a
Kiev. Vale a dire, quell’asse orizzontale
che dovrebbe facilitare “l’import-export
europeo”, sulla cui inutilità piuttosto i
due giornalisti portano prove inoppugnabili, stante che il progetto non solo
«non esiste e, probabilmente, non esisterà mai. Nessuno lo pretende e lo esige
a Bruxelles, nessuno lo vuole a Lisbona, Madrid, Lubiana e Budapest […]. A
Bruxelles, nessuno fa una piega: non sta
scritto da nessuna parte che quei finanziamenti europei debbano essere impiegati obbligatoriamente per i treni ad
alta velocità», stante che il complesso
sistema dei flussi di trasporto europeo
conosce da anni un profondo ridimensionamento, o vie diverse. C’è da restare
allibiti! E il PD, oltre a perdere in questi
anni enormi consensi tra i valligiani e
nel Paese – altro che “Governance”! –,
continua a mostrare un volto oscillante
e confuso (l’ultima polemica tra Fassino e Puppato sulla TAV dà il segno di
“farsa” cui è giunta la contraddizione
dentro al PD), offrendo di sé un’immagine negativa, perdendo la barra che
una seria classe dirigente non dovrebbe
mai smarrire.
C’è da augurarsi che dentro il PD si apra
un barlume di luce, per invertire una
tendenza che rischia altrimenti di non
renderlo ulteriormente credibile.
(Prossima puntata: Il PD e La Sicilia)
La Regione autorizza a 350 metri
da Cavagrande una discarica
di rifiuti inerti, seria minaccia
per l’oasi naturalistica
Cavagrande del Cassibile è uno dei
patrimoni naturalistici più importanti
del nostro Paese. Situata nel territorio
di Noto (SR), nella Sicilia sud-orientale, si trova in un’area incontaminata,
con la più alta concentrazione di biodiversità di tutta la regione, ed è unica
per la presenza di sorgenti d’acqua sotterranee. Ogni anno dai 40 ai 60mila
visitatori arrivano da tutto il mondo
per ammirarne la bellezza. Questa riserva naturale è però oggi minacciata
da un progetto di discarica. Il 21 dicembre scorso, infatti, la Regione Sicilia ha approvato un decreto con cui
autorizza l’azienda SO Ambiente a
realizzare in località Stallaini - ad appena 350 metri da Cavagrande - una
discarica di rifiuti inerti. Antonella Soldo
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
“Ancora oggi la città non possiede un completo inventario di tutti i suoi monumenti e delle vestigia del passato”
Sebastiano Amato (Storia Patria): “Fortemente sentita dagli studiosi l’esigenza
di rielaborare la storia di Siracusa con i canoni della storiografia moderna”
di GIOVANNA BANDIERA
Nei locali di via Maestranza, in cui è ospitata la Società di Storia Patria Siracusana,
si lavora. Si sta elaborando un’attività culturale da svolgere probabilmente nel mese
di maggio, in collaborazione con il Museo
Archeologico Paolo Orsi, sezione numismatica. Infatti è presente Enzo Monica,
il figlio del professore che a Roma, nel ‘37 e
nel ‘38, vinse per meriti artistici il concorso per entrare nella scuola dell’arte della
medaglia (la Zecca). Fra gli altri c’è il professor Sebastiano Amato, presidente della
Società Siracusana di Storia Patria che,
per Statuto, promuove e favorisce le ricerche scientifiche e la raccolta di documenti
storici su Siracusa e il suo territorio. Intrattiene le persone presenti sulle finalità
della Società, che consistono nel promuovere le ricerche scientifiche e la raccolta di
documenti storici, pubblicare l’Archivio
Storico Siracusano, che per serietà scientifica e rigore documentario mantiene un
posto di alta considerazione nel mondo
culturale italiano e internazionale, curare
l’edizione di monografie e di opere su Siracusa, svolgere il lavoro preparatorio per
la pubblicazione di una nuova ed ampia
storia di Siracusa.
“Poiché la storia di Siracusa antica si
innerva con la storia della Sicilia, della
Grecia e di tutte quelle realtà che ne sono
venute in contatto - precisa -, studiosi di
varie discipline convergono su questa città. È fortemente sentita l’esigenza dell’elaborazione di una storia di Siracusa,
organicamente condotta dalle origini ai
nostri giorni, secondo i canoni rigorosi
della storiografia moderna. Ancora oggi,
la città non possiede un completo e moderno inventario di tutti i suoi monumenti, di tutte le vestigia di ogni tempo della
sua storia, dei suoi tesori d’arte e di civiltà.
Purtroppo non ci sono soci giovani a far
parte della Società, occorrerebbe sfatare
l’idea che è una cosa inutile, a cui partecipano solo vecchi, senza tener conto che
seguire delle attività culturali, leggere dei
testi storici aiuta a dare un’identità ad una
città che l’ha persa, dà un contributo alla
conoscenza e, senza tanta retorica e senza
tanti trionfalismi, fa luce su vicende non
solo antiche ma anche moderne della città.
Con l’assessorato e con il Comune – afferma il presidente - fin quando non si avrà
una gestione politica ed amministrativa
efficiente, i rapporti continueranno ad essere quasi inesistenti”.
Qualche anno fa qualche contributo il comune lo dava. Adesso con il patto di stabilità la Società non riceve alcuna sovvenzione da parte del Comune di Siracusa,
tranne un piccolo rimborso per qualche
manifestazione realizzata. In Sicilia è l’unica Società di Storia Patria che funziona
regolarmente. Nella crisi odierna la Società di Storia Patria palermitana ha dovuto
chiudere la biblioteca regionale e la Società della Sicilia orientale vivacchia ma non
produce molto, viceversa quella siracusana riesce ad ottemperare alle sue finalità
pubblicando l’Archivio Storico Annuale,
suo strumento fondamentale, presente nel
territorio locale, nazionale e internazionale. Viene presa ad esempio. Le enormi
difficoltà economiche vengono superate
con i contributi economici dei soci e con il
tempo dedicato alle varie attività.
“Tutti i venerdì – ricorda Amato - in sede
si tengono delle attività culturali: se un
socio ha conoscenze approfondite su un
tema, lo propone e lo presenta a coloro
che partecipano all’incontro. Quando l’incontro è a livello accademico allora si sceglie una sede esterna”. Fra le varie attività
dell’associazione vengono presentati libri,
organizzate conferenze, pubblicati testi..
Ogni tanto si fa qualche visita guidata in
qualche sito archeologico. Si raccolgono documenti, testi, fotografie, stampe,
film, fonti ed immagini. Gli archivi privati
dei soci sono anche messi a disposizione
dell’associazione. Anche l’adozione di un
monumento è tra i suoi fini e, in occasione
del 150° dell’Unità d’Italia, si è proceduto, in collaborazione con Italia Nostra, al
restauro del monumento dedicato a Giuseppe Mazzini, posto nelle Latomie dei
Cappuccini.
Nel direttivo ci sono 11 persone, ma giovedì scorso sono presenti solo quattro, tra
cui il vicepresidente Angelo Annino che
parla della Biblioteca, ospitata nei locali dell’Archivio di Stato. Il socio Michele
Messina aiuta in biblioteca e collabora
con Cinzia Di Stefano, sistema i libri, li
cataloga.
La Biblioteca della Società di Storia Patria ha 400 soci e 250 corrispondenti, è in
rapporto con 250 biblioteche, istituti non
solo italiani ma anche stranieri, con altri
archivi, con altre Società di Storia Patria,
con università, musei, con il Senato, con
la Camera, con la Biblioteca nazionale
e l’Istituto Germanico, con la galleria di
Cambridge. All’estero, soprattutto con
l’Est, cioè Slovenia, Croazia, Grecia, Russia, vengono scambiate le pubblicazioni
annuali di Archivio Storico. È presente
anche una emeroteca, unica in Sicilia e
in Italia, in cui vengono archiviate riviste
specialistiche di storia locale, economia e
politica fornendo così spunti di ricerca alle
comunità scientifiche, in modo da garantire agli studiosi la possibilità di mantenersi
aggiornati sui progressi nei loro rispettivi
campi d’interesse. Tali pubblicazioni sono
rivolte per lo più a ricercatori, docenti e
studenti universitari.
Nella biblioteca ci sono circa 5000-6000
volumi e l’emeroteca ne conta circa 1500020000. Si avvalgono di essa moltissime
persone, specialmente studenti universitari italiani e stranieri; si è creato un polo
di ricerca in quanto vi arrivano, da tutta
l’Italia ed anche dall’estero, molti studiosi. “Proprio in questi giorni – ricorda
il professore Amato - abbiamo ricevuto
una telefonata da una italiana residente
in Germania che era venuta a conoscenza
dell’esistenza, nella nostra biblioteca, di
un articolo del 1956 di Gentile riguardante
i marchi delle anfore greche: lo richiedeva
per un archeologo giapponese che stava
studiando le anfore antiche siracusane. In
realtà il patrimonio librario dell’associazione è preziosissimo e ci sono soci della
Società di Storia Patria Siracusana, molti dei quali importanti studiosi, anche in
Giappone, in Nuova Zelanda, in America, in Finlandia, in Spagna. Molti di essi
vengono ogni anno a Siracusa, per cui la
Società svolge anche la funzione di raccordo umano ed è un punto di riferimento
culturale.
“Sul piano delle tesi viene svolta un’attività di indirizzo, infatti molti studenti si
rivolgono alla Associazione per informazioni ed il sapere dei soci è a loro disposizione. In cambio si ricevono le loro tesi che
vengono custodite in biblioteca. Quando
Palazzo Impellizzeri era la sede dell’università dei Beni Culturali ed Ambientali, si
era instaurata una proficua collaborazione e alle sedi universitarie era stata donata
tutta la serie completa dell’archivio, dal ‘55
sino ad oggi. Si sta informatizzando la fornitissima biblioteca, che si trova anche nel
circuito SBR, cominciando a digitalizzare
l’archivio storico siracusano, per lo meno
gli indici e le copertine di tutto il patrimonio librario. Oltre ai cambi avvengono
anche delle donazioni. Si hanno anche
donazioni da parte di soci ed ultimamente
è stato acquisito, da Noto, il fondo di Di
Rudinì e dello stesso Salafia.
“Si potrebbe ampliare il servizio della biblioteca se si avessero i fondi per tenerla
aperta tutti i giorni. Purtroppo i locali della sede di via Maestranza non sono adatti
ad ospitare una biblioteca principalmente a causa dell’umidità che nuocerebbe al
patrimonio librario. I prestiti librari avvengono solo nell’arco di un giorno. Per
statuto il prestito deve essere fatto ai soli
soci, solo se il presidente se ne assume la
responsabilità esso avviene anche per altri.
A volte il prestito dipende anche dal grado
di preziosità del libro: ad esempio i documenti del fondo Di Rudinì, che consiste in
carte del settecento e ottocento sotto tutela dei Beni Culturali, non possono essere
prestati”.
PROPAGANDA ELETTORALE PER LE COMUNALI
“LA CIVETTA DI MINERVA”
Quindicinale di fatti e opinioni, reg. Tribunale di Siracusa n. 1509 del 25/08/2009
ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SIRACUSA 2013
CONTRATTO DI PROPAGANDA ELETTORALE
Deliberazione n. 666/12/CONS (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.302 del 29-12-2012)
Premesso che la Delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, di cui sopra, impone alla
stampa periodica di accogliere le seguenti forme di
messaggio politico elettorale: a) annunci di dibattiti,
tavole rotonde, conferenze, discorsi; b) pubblicazioni destinate alla presentazione dei programmi delle
liste, dei gruppi di candidati e dei candidati; c) pubblicazioni di confronto tra più candidati (Articolo 7,
comma 2, L. 28/2000) e che la propaganda elettorale
deve avere un contenuto redazionale e non limitarsi
al nome e foto del candidato, al simbolo del partito.
Premesso che il quindicinale La Civetta di Minerva, con sede in Siracusa via Pordenone n 5, telefoni
333.7179937 e 333.1469405, mail [email protected], intende aderire alla predetta normativa e al
Codice di Autoregolamentazione di cui al Decreto del
Ministro delle Comunicazioni 8 aprile 2004 relativamente alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Siracusa del 9-10 giugno 2013;
INFORMA
che nella propria sede sono consultabili le condizioni temporali di prenotazione degli spazi pubblicitari (e il termine ultimo per le prenotazioni per
ogni singolo numero); le tariffe (autonomamente
determinate) e le eventuali condizioni di gratuità;
ogni altra ulteriore circostanza (ad es. in che formato debba essere presentato il materiale...), ed in
particolare la definizione del criterio di accettazione delle prenotazioni in base alla loro progressione
temporale.
13
e-mail: [email protected]
14
INTERVISTE DI ALDO CASTELLO
“Sosterrò Garozzo solo se i candidati
saranno figure con una storia indiscutibile”
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
“Tutti i candidati alle primarie sono una risorsa,
Lo Giudice per il PD lo è”
“Il voto massiccio di gruppi del centrodestra
“Non mi sono alleato col centrodestra
ha volutamente corrotto il significato delle Primarie” Ho vinto col porta a porta, faticoso ma esaltante”
Alessio, non ce l’hai fatta. Sei deluso del
risultato?
“Tanta è stata la passione che ho dedicato a questo progetto, quanta la delusione
per non aver ottenuto il massimo risultato. Però questa delusione è ampiamente
compensata dal valore umano, culturale
e politico dell’esperienza che ho vissuto
insieme a tante altre persone libere e autenticamente interessate al bene comune.
Mi sembra che si sia persa un’occasione
per Siracusa, non tanto perché altri non
possano amministrare bene, bensì per le
potenzialità straordinarie di ciò che si è
creato intorno a me”.
Come è nata la tua candidatura? non se ne
parlava prima....chi l’ha proposta?
“Si tratta di una candidatura espressa
da diverse sensibilità interne al Partito
Democratico con l’obiettivo di segnare
una piena discontinuità a beneficio della città intera. Le aree Bersani e Dem
hanno condiviso la necessità di lanciare
un’iniziativa politica che, grazie alla mia
autonomia personale, si ponesse al di là
della stessa distinzione tra aree nonché
tra Partito e cittadinanza. L’aggregazione
civica che la mia candidatura ha determinato dimostra come questa impostazione
fosse corretta”.
Hai lanciato accuse gravi al tuo avversario,
pensi che ci saranno conseguenze o si arriverà alla ricucitura?
“All’altro esponente del Pd uscito vittorioso non sono state rivolte accuse dirette.
Ciò che abbiamo denunciato è la massiccia partecipazione di gruppi organizzati
del centrodestra che, anche attraverso
l’impegno concreto di rappresentanti istituzionali in carica, nonché con metodi
indecorosi, ha volutamente corrotto il significato delle Primarie. Dovrebbe essere
fonte di preoccupazione per tutti il fatto
che chi ha disastrosamente amministrato
la città abbia avuto l’arroganza di determinare la scelta del candidato Sindaco
della parte politica opposta. L’apertura
delle Primarie a tutti i cittadini non fa apparire meno scorretto il comportamento
di chi pretende di decidere anche in casa
altrui”.
Hai qualcosa da rimproverare a te stesso o
a qualcuno dei tuoi supporter? Due deputati nazionali e due regionali potevano dare
di più?
“Naturalmente si può sempre fare di più
e meglio, ma verso chi mi ha sostenuto
sento soprattutto una profonda gratitudine. Inoltre non mi rimprovero nulla
rispetto alle nostre scelte di fondo, anche se possono avermi elettoralmente
danneggiato. Parlo della fiducia che abbiamo riposto nella capacità persuasiva
delle nostre idee autentiche, mai accompagnate da promesse ridicole o ingannevoli. Parlo del rispetto dell’avversario.
Parlo della nettezza della nostra linea
in contrapposizione alla cultura di chi
ha amministrato la città in questi anni.
Quanto ai rappresentanti istituzionali
che mi hanno sostenuto, sottolineo soprattutto il fatto che abbiano potuto e
voluto manifestare il loro supporto in
maniera pubblica. La stessa trasparenza
non mi sembra abbia sempre caratterizzato i gruppi e i soggetti politici che han-
no sostenuto altre candidature”.
In una città fondamentalmente moderata e di centro destra la sinistra se vuole
vincere deve aprirsi e allargarsi, questa la
gusta tesi di Garozzo Lui ha messo dentro
pezzi strutturati del centro destra tu ti sei
rivolto ai giovani, ai lontani e delusi dalla
politica...
“Il fatto che negli ultimi anni Siracusa
abbia elettoralmente premiato le forze
di centrodestra non basta a convincermi
che la maggioranza dei cittadini aderisca
in modo libero e consapevole a quella
parte politica. Dobbiamo invece spostare lo sguardo sulla condizione in cui la
città si trova. A causa di un ragionamento politico perverso attuato dalla classe
politica che ci ha governati, intere aree
della città sono state infatti mantenute in
stato di povertà e degrado affinché fossero assicurate sacche di voto facilmente
condizionabile. È quindi prioritario dare
dignità a tutti i cittadini, così ponendo le
condizioni per una democrazia autentica.
Per il resto, una cosa è far aderire ai principi del centrosinistra anche chi in passato ha fatto altre scelte, altra cosa è avere il
consenso di chi quei principi non li condivide e non li condividerà mai. Questa non
sarebbe apertura, ma svendita di un’identità politica, culturale e morale”.
Che ne sarà del gruppo di giovani entusiasti che si è raccolto attorno a te? Ci sarà per
loro un futuro politico? E per te?
“Il gruppo di entusiasti non è formato
solo da giovani ma anche da persone d’esperienza, da militanti e non militanti, da
associazioni e aggregazioni spontanee. È
un gruppo che intende organizzarsi per
dare seguito al progetto elaborato intorno alla mia candidatura e sono sicuro che
avrà diverse occasioni per consolidarsi,
ampliarsi e, soprattutto, per incidere sul
futuro di questa città. Per quanto mi riguarda resto a disposizione di questo
gruppo e delle forze politiche che mi
hanno sostenuto, così da proseguire, nei
modi che si riterranno più opportuni, il
nostro progetto di rinnovamento culturale ed etico”.
Sosterrai lealmente Garozzo nella sua corsa a sindaco? Come vedi questa battaglia?
“Il mio sostegno è condizionato al rispetto dei più rigidi criteri di moralità
politica in tutte le scelte che dovranno
compiersi, a partire dalla composizione
delle liste. Per quanto mi riguarda, l’alternatività della coalizione di centrosinistra rispetto alle amministrazioni passate dovrà riflettersi nell’individuazione
di figure indiscutibili dal punto di vista
della loro storia sia politica che personale. Il fatto che, insieme ad altri, abbia
denunciato le pratiche inqualificabili a
cui abbiamo assistito domenica scorsa
non ha nulla a che vedere con l’impegno
a sostenere il candidato vincente. Piuttosto, la mia coscienza mi ha obbligato
a denunciare quanto accaduto proprio
alla luce dell’importanza che io attribuisco al rispetto delle regole in termini
di onestà politica. L’unità del centrosinistra e la nostra forza elettorale vanno
ritrovate proprio a partire dai principi
etico-politici che dovrebbero contraddistinguerci”.
Giancarlo, congratulazioni hai vinto.
Raccontaci come sei arrivato secondo te
alla vittoria, qual è stata la tua strategia
vincente?
“Grazie! è una vittoria di tutte le persone e degli amici che hanno creduto
nel nostro progetto e nel lavoro svolto
negli ultimi 5 anni in Consiglio Comunale. Domenica scorsa ai seggi ho
avuto la possibilità di incontrare molta
gente che non conoscevo, mi fermava
e si presentava dicendomi di avere seguito le dirette televisive dei Consigli
Comunali, e che si riconosceva nell’attività svolta, altri mi parlavano di
Matteo Renzi, altri ancora erano stati
sollecitati dai loro familiari, insomma tanta soddisfazione. La strategia è
stata legata al classico porta a porta,
lavoro faticoso ma allo stesso tempo
esaltante, abbiamo fatto un solo evento pubblico per gli auguri di Pasqua,
siamo stati sempre per le strade e nelle
periferie. la mia vittoria non è ascrivibile a me, ma a tutti quelli che ci hanno
creduto. L’entusiasmo è alle stelle...”
Ti senti il candidato di tutto il centro sinistra o almeno di tutto il PD?
“Non ho motivo di non credere di essere il candidato di tutto il centro sinistra e ovviamente del PD, le regole
democratiche che ci siamo dati per la
competizione delle Primarie sono state rispettate, tutti e tre i contendenti
abbiamo firmato un impegno scritto
a sostenere l’eventuale vincitore. Ero
l’unico candidato che, avendo ricoperto il ruolo di capogruppo del PD al
Consiglio Comunale, poteva tranquillamente affermare di aver già portato
avanti le istanze contenute nella carta
d’intenti, in cui mi riconosco al 100%
e che non sono soggette ad alcuna contrattazione”.
Ci sono state delle polemiche, probabilmente degli strascichi. Ti accusano di
esserti alleato con esponenti del centro
destra, proprio quelli a cui si addebita la
mala politica della passata amministrazione.
“Non mi sono alleato con il centro
destra, semmai sono ex esponenti del
centro destra che hanno riconosciuto
la bontà del nostro progetto e che quindi sono venuti a sostenerlo; per vincere
le elezioni è fondamentale raccogliere
il 51% dei consensi ma l’intero centro
sinistra al momento non supera il 25%,
da qui l’esigenza di rafforzare la coali-
zione con le new entry, adesioni pronte
a sostenere la nostra coalizione, candidandosi nella lista del Sindaco, che nasce per accogliere tutte quelle persone
che, pur facendo una scelta di centrosinistra, al momento non si riconoscono
in questo PD”.
Oltre al PD quali altre liste ti sosterranno? C’è l incognita Megafono, sarà dalla tua parte? L’ Udc fa parte del centro
sinistra? Candiderà Bandiera? E Sel?
Pare che ti consideri troppo sbilanciato
a destra...
“A sostenermi ci saranno almeno 3 liste: quella del PD, quella del Sindaco
e una che si rifà a Matteo Renzi. Col
Megafono e l’UDC abbiamo discorsi
ancora aperti e francamente non so ancora cosa farà il Presidente Bandiera.
Con SEL siamo in ottimi rapporti, è
parte fondante della nostra coalizione,
non mi risultano problemi”.
Troppi candidati, arrivare al ballottaggio sarà dura per tutti. Come pensi di
spuntarla? Con che argomenti pensi di
ottenere consensi? Quali punti forti del
tuo programma?
“Credo che il ballottaggio sia scontato. Noi ci saremo, le nostre politiche
e i nostri programmi piacciono alla
cittadinanza e siamo gli unici credibili perchè da 15 anni siamo all’opposizione in questa città. Le nostre
proposte sul lavoro, sul PRG, sul
Porto turistico, sulle politiche sociali, sulla razionalizzazione dei costi
della politica, su una severa revisione
della spesa tagliando gli sprechi, sul
ritorno alla gestione dell’acqua pubblica, sulla diminuzione della pressione fiscale ecc. ci danno quel valore
aggiunto che altri non hanno, perchè
quello che diciamo lo abbiamo già
proposto in Consiglio Comunale e la
città ne è a conoscenza”.
Come giudichi il risultato di Alessio Lo
Giudice, in che rapporti siete? Pensi che
sarà una risorsa per il partito?
“Ritengo lusinghieri i risultati degli
altri partecipanti alle primarie, sia il
risultato di Lo Giudice che quello di
Firenze. Io so di essere in ottimi rapporti con entrambi. Con Firenze abbiamo parlato più volte, con Lo Giudice non ci siamo ancora sentiti. Tutti
i partecipanti alle primarie hanno dimostrato di essere una risorsa importante per il centrosinistra, ovviamente
Alessio lo è per il PD.”
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
Il bar sotto il mare
15
di CARMELO MAIORCA
Primarie, quando l’età non conta
se dietro ci sono le orche grigie
Ma cosa si aspettava quel professorino di Alessio Lo
Giudice dalle primarie per la scelta del candidato a
sindaco del centrosinistra? Uno che ha 35 anni ma ne
dimostra 10 in meno, con la faccetta da eterno studente
e lo sguardo da miope per i troppi libri letti e per quelli
che ha persino scritto su questioni complicate tipo la
“teoria politica e delle istituzioni”, dove pensava di stare? Siamo a Siracusa, mica in quelle città dell’Europa
continentale nelle quali il giurista Lo Giudice è andato
a fare turismo culturale dopo la laurea, prima di ritornare in Sicilia ad insegnare all’università. E poi, dove
accidenti voleva andare con lo slogan “Si parte” utilizzato durante la scampagnata elettorale ed abbinato a un
disegnino di binario triste e solitario? Pensandoci bene
però le domande non bisognerebbe rivolgerle a lui che,
coadiuvato da un manipolo di giovani, ha accettato di
affrontare le primarie pur avendo pochissime settimane a disposizione per riuscire a farsi conoscere dall’elettorato del centrosinistra e da altri potenziali nuovi
elettori. Ardua missione rivelatasi impossibile, nonostante il sostegno dichiarato delle componenti di maggioranza del locale Pd – bersaniani e area Dem - com-
presi i 2 deputati regionali e i 2 parlamentari nazionali.
A vincere è stato invece il renziano Giancarlo Garozzo, che di anni ne ha 36 ma ne dimostra una decina
in più. Egli ha infatti le physique du role adatto agli
incontri ri panza e prisenza, più che ai giubbotti alla
Fonzie indossati dal sindaco di Firenze. Stile perfetto
per dialogare col vecchio Gino Nacchio Foti che gli ha
garantito l’appoggio della corrente “Innovazione” di cui
è leader e della quale fanno parte un po’ di parenti, in
testa il fratello Armando, nonché Nitto Brancati, altri
reduci della fu balena bianca scudocrociata e illustri
personaggi vari. Da molti anni Foti predilige ricevere amici, clientes, postulanti ossequiosi e col cappello
in mano in una sala del Jolly Hotel di corso Gelone.
Non so se anche Gar-Garozzo usa omaggiare il quasi
ottantenne ex onorevole. In ogni caso lo avrà giustamente ringraziato per l’impegno personale profuso nel
raccattare voti a suo beneficio. Spassionatamente e per
l’ennesima volta, ricordo che nel prestigioso curriculum vitae di Foti spicca la condanna a 2 anni e 6 mesi,
passata in giudicato mediante sentenza definitiva della
Cassazione, per voto di scambio con appartenenti a 2
clan mafiosi siracusani. Incuranti di tale minchiatella,
il geniale Nino Consiglio ed altri ex dirigenti comunisti, certo animati da spirito di fratellanza cristiana, nel
2007 acconsentirono che Gino avesse diritto a rifarsi
una vita e una fazione organizzata all’interno dell’allora nascente Pd. E lui, riconoscente con i veri amici,
con una mano prende e con l’altra dà. Oggi a godere
dell’altruismo fotiano è il turno di Giancarlo Gar-Garozzo che, a sua volta, saprà ricambiare al momento
opportuno. L’uomo di Renzi a Siracusa per la sua squadra di assessori ha solo l’imbarazzo della scelta, potendo contare su un ricco campionario di transfughi del
centrodestra, ex consiglieri comunali e di quartiere
del Pdl e dintorni che hanno fatto votare per l’amico
Giancarlo; poiché adesso, ovvio, “si riconoscono nei
principi che hanno ispirato le forze civiche e politiche
siracusane che, in questi anni, si sono opposte all’amministrazione di centrodestra” - come recita la Carta
d’intenti della coalizione del centrosinistra firmata da
tutti coloro che sono andati a votare per scegliere il
candidato a sindaco. La via dell’inferno, si sa, è sempre lastricata di buone intenzioni.
L’accusa rivolta a Garozzo di aver avuto l’appoggio del centrodestra ignora quanto è accaduto in questi anni
Se le forze di centro sinistra potranno governare la città di Siracusa
sarà anche grazie a chi ha avuto l’umiltà di rivedere le sue posizioni
Domenica scorsa si sono svolte a Siracusa le elezioni primarie del centro sinistra alle quali hanno partecipato due
candidati del PD, Giancarlo Garozzo
(Renzi, Innovazione), Alessio Lo Giudice (Bersani, DEM) e un terzo candidato,
Tanino Firenze, per i Movimenti. SEL,
UDC, Verdi e Lista Megafono; più volte
invitati e anche aspettati, hanno rifiutato di partecipare al confronto popolare
per la scelta del candidato sindaco del
centro sinistra, ritenendo probabilmente più efficace andare direttamente alla
competizione elettorale con un proprio
candidato a sindaco. Le regole di partecipazione sono state definite da un apposito Comitato che per oltre un anno
ha lavorato sulla materia. Esso ha stabilito che gli aspiranti sindaci potevano
partecipare alle primarie presentando,
due settimane prima, la loro candidatura accompagnata dalle firme di almeno
600 sottoscrittori. Per i soli candidati del
PD, alle sottoscrizioni andava aggiunta
l’indicazione di gradimento del 35 per
cento dei componenti dell’assemblea cittadina, fattore che di fatto ha bloccato
a due le candidature per il maggior partito della coalizione. Inoltre il Comitato
ha stabilito, all’unanimità, di rendere il
voto più libero e partecipativo possibile,
non ricorrendo alla famigerata registrazione dei votanti utilizzata per la scelta
del premier e purtroppo anche per le primarie politiche, che tante polemiche ha
sollevato falsando la scelta di deputati e
senatori, e allo stesso tempo ha abolito
il contributo di due euro poco gradito a
tutti gli elettori. Si è stabilito solo di sottoscrivere, all’atto del voto, la carta dei
valori di elettore del centro sinistra e in
base a ciò si è proceduto alle operazioni
elettorali
Lo sfoglio delle 6755 schede votate ha visto vincitore, in modo assai netto, il renziano Giancarlo Garozzo con 3443 preferenze, seguito da Alessio Lo Giudice,
sostenuto dall’area Bersani e DEM, con
2372 voti e infine Tanino Firenze con 915
voti, il quale ha portato a casa un risultato certamente onorevole. Oltre mille voti
di distacco su meno di settemila votanti sono certamente una decisa sconfitta
per un candidato che si pregiava dell’appoggio dell’intera deputazione del PD
provinciale, e ciòè 2 deputati nazionali e
2 deputati regionali, i quali da soli non
sono bastati a garantirgli la vittoria.
Ciò ha innescato una fitta serie di polemiche. Lo Giudice e alcuni deputati
che lo hanno sostenuto, in particolare
Bruno Marziano e Pippo Zappulla riconducibili all’area Bersani, hanno fortemente contestato il voto di domenica
affermando che fra gli elettori di Garozzo vi fossero molti sostenitori del centro
destra e addirittura esponenti di spicco.
Viceversa i deputati di area DEM, Sofia
Amoddio e Marika Di Marco, pur con
alcune riserve, hanno riconosciuto la vittoria a Garozzo auspicando, allo stesso
tempo, una unificazione del partito sul
candidato vincente. I bersaniani, al contrario, tengono duro, parlano di invalidare le elezioni o addirittura, alcuni dei
sostenitori di Lo Giudice affermano di
voler continuare sul progetto di rinnovamento intrapreso dal loro candidato,
lasciando intendere possibili candidature, di loro esponenti, fuori dalle liste del
PD, in formazioni che necessariamente
dovrebbero essere guidate dal loro candidato a sindaco. In ciò, probabilmente,
si evincerebbe una palese scorrettezza se
si ricorda che i candidati a sindaco alle
primarie del centro sinistra, all’atto della presentazione della loro candidatura,
hanno sottoscritto un documento con il
quale si impegnano a sostenere il candidato a primo cittadino eletto nel corso
delle primarie.
L’accusa rivolta a Garozzo di avere avuto l’appoggio del centro destra denuncia una poca conoscenza, da parte di
Lo Giudice e dei deputati che lo hanno
sostenuto e lo sostengono ancora nella
polemica, delle dinamiche che hanno
animato i consigli comunali e provinciali siracusani. Alle scorse elezioni in
entrambi i consessi il centro destra ebbe
maggioranze a dir poco bulgare, ottenendo oltre il 70 per cento di consiglieri
nell’uno e nell’altro consiglio. L’inefficienza delle due amministrazioni attive
ha portato molti consiglieri a rivedere
le loro posizioni e a passare dal ruolo
di maggioranza a quello di opposizione già da diverso tempo, non certo in
occasione delle primarie del centro sinistra.
Se sono questi gli esponenti di spicco
del centro destra a cui si fa riferimento probabilmente si è sbagliato il tiro,
in quanto, già da tempo, detti politici
hanno sostenuto i gruppi consiliari del
PD nella realizzazione di una ferma e
utile opposizione alle amministrazioni
che avevano contribuito a far eleggere,
attraverso un costante lavoro riconosciuto e apprezzato anche dagli ono-
revoli che oggi animano polemiche. Se
poi si vuole accusare l’elettore di centro destra di aver votato per il centro
sinistra, voto che certamente andrà a
confermare alle prossime elezioni, siamo veramente fuori dalla logica. Non si
può certo ritenere di vincere il comune
di Siracusa se parecchi cittadini, in passato elettori del centro destra, non decidono di cambiare idea, né si può avere
l’ipocrisia di credere che questi elettori
non siano collegati a qualche politico
locale. Se le forze di centro sinistra potranno governare la città di Siracusa
sarà grazie al lavoro svolto dalla opposizione e da coloro che, venendo meno
alla ostinata coerenza, hanno avuto
l’umiltà di rivedere le loro posizioni a
vantaggio della città e dei cittadini.
Da alcune fonti giornalistiche e no si
apprende che altri partiti del centro sinistra, o meglio alcuni loro leader, riterrebbero le primarie di Siracusa come
le primarie esclusive del PD e che altre
occorrerà farne per la coalizione, dimenticando che i candidati del PD sono
stati solamente due, che alle stesse hanno partecipato Movimenti terzi che trovano ispirazioni nelle politiche del centro sinistra e che i partiti in questione,
sebbene più volte invitati, hanno deciso
di non partecipare in virtù di loro tatticismi interni. Tali voci, se vere, danno
adito a un’altra pesante scorrettezza
che certamente danneggerà la ricerca di
un possibile risultato positivo del centro sinistra per il governo della città,
che è inutile ricordare è amministrata
dal centro destra da 15 anni.
Liddo Schiavo
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
16
Gli enti in difficoltà, alcuni hanno già fruito della CIG (Enaip, Cif e Mac) altri stanno licenziando
Italia (Cgil): “Stipendi non pagati, retribuzioni in arretrato, procedure farraginose
controlli esasperati, dipartimenti che non riescono a gestire il sistema Formazione”
di CONCETTA LA LEGGIA
La regione vuole mettere mano sulla
formazione professionale rivisitandola?
Niente più soldi? lunghe e farraginose
procedure di erogazione dei pagamenti
agli enti di formazione? Annullato l’Avviso 20? Bene, iniziamo con un po’ di
macelleria sociale! Ecco con quale spirito si sono mossi gli enti regionali, alcuni
dei quali negli anni lautamente remunerati, che hanno già avviato le procedure
di licenziamento di oltre 3.000 impiegati
siciliani del settore. E’ tutta colpa del
governo Crocetta? O forse anche di alcuni enti che hanno giocato con i soldi
dei dipendenti inficiando poi il lavoro di
tutti? Di certo oltre 3.000 famiglie se lo
stanno chiedendo proprio in questi giorni. I dati sono chiari: la Cgil ha dichiarato pubblicamente che 3551 lavoratori
del settore della formazione professionale sono a rischio licenziamento sugli
oltre 8 mila dipendenti degli enti in Sicilia. Solo nel 2012 sono stati licenziati
635 dipendenti degli enti di formazione:
60 dell’Aram, 172 dell’Anfe regionale,
347 del Cefop e 56 dell’Ancol. Altri 1476
lavoratori sono interessati da procedure
di licenziamento collettivo: 97 dell’Unci,
104 dell’Aram, 38 del Cufti, 110 dell’Ires, 24 del Cerf, 451 dell’Ance regionale,
25 della’Eap Fedarcom, 24 del Centro
studi Aurora, 90 dell’Anfe Catania, 14
dell’Anfe Enna, 9 dell’Anfe Siracusa, 120
dell’Iripa, 64 dell’Ancol, 54 dell’Anapia,
46 dell’Eureka, 118 dell’Iraps, 64 dell’Ipf
e 6 del Mac Siracusa. Sono compresi
nell’elenco dei lavoratori a rischio (per
loro le procedure di licenziamento non
sono ancora state avviate) anche 640 lavoratori del Cefop e 800 dello Ial.
“Come Flc Cgil da sempre siamo per il
rinnovamento, la trasparenza e contro
il clientelismo ma sappiamo tutti cosa
sta accadendo – ci spiega Paolo Italia
segretario provinciale Flc Cgil di Siracusa - stipendi non pagati, retribuzioni
in arretrato, tempi dei pagamenti assurdi che mettono così in difficoltà gli enti
sani; mancanza o difficoltà per il mantenimento della regolarità contributiva,
il cui possesso, attestato dal DURC, è
garanzia degli accantonamenti fatti dai
datori di lavoro e condizione indiscutibile per l’erogazione del finanziamento
pubblico; assessorati e dipartimenti in
difficoltà nel gestire tempi e complessità del sistema; procedure farraginose e
controlli esasperati che rallentano l’erogazione delle risorse. La provincia di
Siracusa ovviamente non è esente dal fenomeno drammatico che prende corpo
in tutta l’Isola”.
Tutti gli enti sono in difficoltà, alcuni
hanno già fruito della cassa integrazione in deroga come i 50 lavoratori dell’Enaip, 12 del Cif e 6 del Mac. Per 6 lavoratori del movimento apostolico ciechi
sono in atto proprio adesso gli avvisi di
licenziamento. Gli enti sostengono che
non riescono più ad andare avanti, intanto fanno terrorismo psicologico e sociale licenziando i lavoratori. “Lunedì
15 aprile Cgil, Cisl e Uil manifesteranno
a Palermo per chiedere soluzioni in tema
di ammortizzatori sociali in deroga. Il
16 aprile saremo a Roma – continua Italia - perché la crisi sta peggiorando e le
condizioni delle persone che lavorano
stanno diventando insostenibili, le risorse per finanziare gli ammortizzatori
in deroga stanno per finire e si devono
trovare i soldi per garantire continuità di
reddito a chi è in Cig o è stato già licenziato”.
“Con molto rammarico – ci dice Mariella D’Angelo rappresentante aziendale
Enaip e impiegata da 30 anni nel centro
- sono per l’ennesima volta delusa dalle
istituzioni le quali, invece di ascoltare i
lavoratori che vivono situazioni drammatiche, rimbalzano le responsabilità da
un dirigente all’altro, da un ufficio all’altro senza che alcuno risponda. Forse
solo in campagna elettorale ci si ricorda che c’è gente che non riesce più ad
andare avanti? Stipendi non retribuiti,
CIG in deroga e una circolare del Ministro Fornero, che recita che bisogna pagare solo due mensilità a rotazione. Ma
cosa vuol dire a rotazione? Ma se la Regione Sicilia ha versato all’INPS quanto
dovuto per i lavoratori in CIG in deroga,
come mai non ci viene pagata? E ancora
una volta, oltre il danno, la beffa! Nes-
Quello che accade in città
Eventi
• Galleria - Spazio Trenta - via Roma 30. Mostra Personale di Angelo Cassia
“Mito e realtà” dal 23 marzo al 7 aprile 2013.
• Galleria – Quadrifoglio - via Santi Coronati 13. Mostra Personale di Giuseppe
Bombaci - “REMAKE” Testo critico di Roberto Milani - 28 marzo/30 aprile.
• Not’Art Galleria - Piazza San Giuseppe 31, tel. 0931/ 22049, Domenica 14
Aprile ore 18.30 “Finissage” di Aldo Taranto: “Schermo-Limite- Intervallo”.
• Tre giorni: 29/30 Aprile e Primo maggio all’Antico Mercato per ricordare-festeggiare la nascita della CGIL nella nostra città: mostre, documenti, dibattiti, testimonianze, gastronomia, musica etc...
alberto b.
suno è in grado di darci dei chiarimenti. E l’Avviso 20/2011? A tutt’oggi non
è stato ancora erogata alcuna tranche
di finanziamento e tutto questo a danno dei lavoratori, che tutte le mattine si
recano sul posto di lavoro. Non ricevere
finanziamenti significa non poter pagare il DURC e, di conseguenza, non poter
pagare gli stipendi ai lavoratori”. Eppure Crocetta solo poco tempo fa
aveva promesso di sbloccare soprattutto i passaggi burocratici. “Al Presidente Crocetta – continua la D’Angelo
- quante e-mail devo ancore spedire prima di ricevere un cenno di riscontro?
Umilmente gli ho chiesto e gli chiedo di
fissarmi un appuntamento. Rappresento 50 lavoratori e non possiamo più andare avanti in queste condizioni: nessuno ci ascolta, i funzionari preposti non
sanno darci risposte, io continuo imperterrita a mandare e-mail, e a telefonare a Palermo, ma nessuno è in grado di soddisfare le mie richieste. Si parla
tanto di snellire le procedure ma a cosa
serve l’online, se poi, per portare copia
del DURC dal protocollo al tavolo del
funzionario ci vogliono 10 giorni? E che
dire sui mandati di pagamento, entrati
in ragioneria il 19 u.s., ancora sul tavolo
del rag. Di Prima? Che ci siano enti che
abbiano avuto atteggiamenti scorretti
è vero ma nel nostro caso come Enaip
i fondi non sono mai arrivati, dunque
dobbiamo imputare la responsabilità
solo al governatore Crocetta”.
L’Enaip è tra gli enti che avanza più soldi dalla regione e i lavoratori sono stati
già in cassa integrazione tanto nel 2011
quanto nel 2012. In tutto questo bailamme non vedono il becco di un centesimo
da 18 mesi mentre l’ente avanza dalla regione solo per il 2011 98.000 euro.
“Lavoro al Mac (movimento apostolico ciechi) dal 1986, mi sono più volte
riqualificata, oggi sono un tutor e tra i
6 lavoratori che hanno ricevuto l’avviso
di licenziamento – ci dice Rita Santoro
-. Un ente serio il nostro, con 13 lavoratori nel complesso, dove i ragazzi non
vedenti vengono preparati e facilmente
riescono ad inserirsi nel mercato del lavoro. Saremo in servizio sino al 30 giugno di quest’anno e, sebbene la regione
non ci paghi da gennaio, continueremo
ad adempiere al nostro servizio. Certamente la rabbia cresce nei confronti di
un’istituzione come quella regionale assolutamente sorda alle nostre richieste
e con un progetto in testa molto vago.
Che vuol dire riqualificarci? Verso cosa?
E chi vi potrà partecipare visto che nel
frattempo molti di noi saranno stati licenziati? Questa è una regione che invece di colpire gli sperperi manda a fondo
tutti gli enti, anche quelli sani”.
Cosa aggiungere? Nulla tranne che non
si scherza sulle spalle dei lavoratori.
Ac-cade
• Tutta la verità sulle primarie PD - Vince Garo(Foti)zzo & Co.
Al seggio:”Onorevole, anche lei qui!” - Bloccati nel gar-Garozzo il giovane Alessio Lo Giudice e Tanino Firenze
• Elezioni a Sindaco: CON-FUSIONE?
• S.P.A.Z.Z.A.T.U.R.A. Sciopero: Prepariamoci ad accogliere, sui
marciapiedi e sulle strade, cumuli di TUTTO
• Siracusa: Prassi o scandalo? Scaduta la garanzia sulla posa delle “basole” di corso Umberto, tranquilli, si continuerà a ballare e a... sborsare
• Sur-Reale: Manifesti su misura per Sua Altezza (m.1,96) Reale.
Avvocato... ma dove vuole arrivare!? Occhio! Icaro docet.
• Crisi città: doppio rischio CHI-USURA
• ILVA Taranto: un referendum decide se vivere o morire.
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
Beatrice Basile, direttore del Museo: “Gli alunni attraverso la numismatica imparano meglio la storia”
Disputati al Parco della Neapolis i giochi atletici dedicati a Zeus Eleutherios
E intanto i ragazzi del Liceo Artistico “restaurano” monete al Paolo Orsi
di GIOVANNA BANDIERA
La Soprintendenza ai Beni culturali ed
Ambientali di Siracusa, proprio per il ruolo che riveste nel processo di divulgazione
e di educazione, da tempo favorisce la conoscenza, da parte dei giovani, del patrimonio culturale della Sicilia e, in particolare, di Siracusa.
In quest’ottica, al Museo Archeologico
Paolo Orsi si svolge uno stage annuale
di restauro di materiali lapidei: gli allievi
dell’indirizzo Restauro Lapideo del Liceo
Artistico “Antonello Gagini” di Siracusa,
nell’ottica di un proficuo raccordo della
scuola con il territorio, svolgono un laboratorio di restauro di reperti archeologici
con la guida di tutor, con l’esperto di restauro del Museo, Dino Pantano e la docente Annalisa Storaci della stessa scuola.
Nello stesso museo si svolgono ogni anno
delle attività didattiche rivolte alle scuole
del territorio, legate a varie tematiche: è
in corso un laboratorio per insegnare ai
bambini la storia attraverso la numismatica. «Per valorizzare e avvicinare a un
settore e a una disciplina apparentemente
poco attraente per il pubblico più giovane
- dice la direttrice del museo, Beatrice Basile -, si è pensato quest’anno di proporre
un laboratorio di numismatica: un incontro nuovo con la moneta, rivolto ad alunni
delle classi IV e V della scuola primaria e
del primo anno della scuola secondaria».
I giovani, in attività pratiche di laborato-
rio, sperimentano le tecniche di produzione della moneta metallica e, attraverso le
fasi di ideazione, di studio e di progettazione dei conii, apprendono e realizzano
la tecnica della fusione. Infine, nel ripercorrere il percorso dalla terra alla vetrina, utilizzano le tecniche di pulitura, mostrando come spesso un apparente grumo
informe di ossido e terra restituisce un
capolavoro.
Ma non si esaurisce qui la collaborazione
tra Beni Culturali ed Ambientali e territorio: mercoledì 10 aprile hanno avuto
luogo a Siracusa, nella zona della Neapolis, i giochi antichi di atletica dedicati a
Zeus Eleutherios. Questi giochi, ispirati ai
giochi di Olimpia, sacri a Zeus Olimpico,
furono istituiti allorché Siracusa greca si
liberò dal dominio dei Dinomenidi, affermandosi la “democrazia”. Non è stato ben
identificato il luogo dove si svolgevano le
gare, ma si presuppone che siano avvenute
nella zona in cui si era svolto il sacrificio
di 450 tori, cioè nella zona in cui Ierone
II fece costruire l’Altare monumentale.
La manifestazione è stata promossa dalla
Regione Siciliana, Servizio del Parco Archeologico di Siracusa, dal Liceo classico
Gargallo, dal Morningside College, Iowa,
dall’Arcadia University e dall’Associazione Italiana Cultura Classica di Siracusa,
ai quali si deve il contributo scientifico, e
dalla fondazione INDA per il supporto
logistico. “Questa manifestazione è nata
da una convenzione firmata con l’Arcadia
University”, asserisce Maria Amalia Mastelloni, direttore del Parco Archeologico
di Siracusa – “con il Liceo classico Gargallo, il Morningside College e l’Associazione
Italiana Cultura Classica di Siracusa per
riproporre ai giovani studenti episodi della storia di Siracusa e del mondo antico e
ripensare agli ideali che li hanno ispirati e
determinati”.
La cerimonia di apertura è avvenuta presso l’Ara di Ierone. Gli atleti americani
ed italiani e i giudici, dopo aver invocato
Zeus (Pindaro Ol. 12.1-2) e pronunciato un
giuramento in greco antico, hanno acceso una torcia e, secondo la tradizione religiosa, con il capo cinto da rami d’ulivo,
l’hanno portata in processione verso l’area
archeologica di via Basento, sede degli uffici del parco, in cui hanno gareggiato nei
tre tipi di gare, lo “Stadion” (la corsa), il
“Diaulos” (corsa a doppia lunghezza), e
l’”Oplitodromos” (corsa a doppia lunghezza con armature). Gli antichi atleti
greci gareggiavano nudi, spogliati del loro
rango mondano per l’ideale di “isonomia”, ovvero di uguaglianza di fronte alla
legge, principio fondamentale per lo spirito democratico celebrato in questi giochi.
In realtà, in questa circostanza, i corridori
indossavano invece semplici tuniche bianche. I vincitori delle tre gare hanno rice-
vuto un ramo di palma e un nastro legato
intorno alle loro teste, proprio come ad
Olimpia e la cerimonia di premiazione si è
conclusa con lo spegnimento della fiamma
“Olimpica”.
La riproposizione di queste gare, in un momento in cui la politica non dà il meglio di
sé (a quaranta giorni dalle elezioni l’Italia
non ha ancora un governo) dovrebbe invitare tutti a riflettere sul significato della
parola “Eleutheria”: la libertà dei cittadini,
la base della vita civile, del rispetto dell’uomo, della collettività, delle leggi morali e
“politiche”.
Parisi: “Urge rimuovere dal parco la massa di macerie e detriti”, Zanna: “Fermiamo gli sfregi”
Legambiente: “Tuteliamo l’Idroscalo e il parco dell’Hangar di Augusta
Gli assessorati regionali intervengano apponendo il vincolo paesaggistico”
Lo scorso 10 aprile, Legambiente ha segnalato agli organi competenti che nell’area dell’ex idroscalo di Augusta erano
corso lavori di demolizione dei manufatti
e delle strutture ivi esistenti. Opere che
possedevano requisiti di interesse storico
/ culturali, risalendo essi agli anni 30-40
del secolo scorso ed essendo strettamente
connessi alle vicende ante e post belliche
che videro coinvolto il porto di Augusta.
Le macerie ed il materiale di risulta sono
stati trasportati a mezzo camion e depositati in uno spiazzo non recintato nella
soprastante area del parco dell’Hangar
per dirigibili. Sul luogo non ci sono cartelli che indichino a cosa siano finalizzate
le demolizioni, chi le ha autorizzate e chi
le stia eseguendo.
“Bisogna ricordare a tutti – dice Gianfranco Zanna, direttore di Legambiente
Sicilia e responsabile del dipartimento
beni culturali dell’associazione - che a
salvaguardia dell’area dell’idroscalo ed
il parco dell’Hangar, struttura questa
tutelata ex legge (vincolo monumentale
DA 2739 del 24.12.1987), Legambiente
si è più volte impegnata con le iniziative
“Puliamo il Mondo” e “Salvalarte” ed è
anche grazie a queste campagne ed alla
sensibilità di qualche assessore regionale e delle associazioni locali se oggi l’importante opera di ingegneria militare e
la circostante area verde sono sopravvissute al degrado ed all’abbandono”.
Il loro valore è ancor più rilevante perché
sono elementi peculiari del paesaggio del
golfo di Augusta e della bellezza dei luoghi. Pare che le demolizioni siano state
fatte per “liberare” l’area prima che essa
sia ceduta dal demanio militare all’Autorità Portuale di Augusta che vi vuole
realizzare l’ampliamento dei piazzali del
porto commerciale, opera fortemente
contestata da Legambiente e dalle asso-
ciazioni ambientaliste locali per gli insostenibili impatti ambientali che produrrebbe sulla zona umida e sulle contigue
emergenze archeologiche e monumentali.
Dopo la segnalazione di Legambiente,
sembra per intervento delle autorità militare, venerdì le operazioni di demolizione sono state fermate. Purtroppo non
vi sono più tracce della grande struttura
metallica che in epoca passata fungeva
da officina per gli idrovolanti.
Enzo Parisi di Legambiente Sicilia afferma che “mentre rimane da accertare chi
ha responsabilità dell’accaduto, è ora
necessario ed urgente (dopo le analisi del
caso per stabilire l’eventuale presenza
di fibre d’amianto o altro materiale pericoloso) rimuovere dal parco la massa
di macerie e detriti accumulati in quella
che ha tutte le caratteristiche per essere
definita una discarica abusiva. Chiediamo all’assessore all’Ambiente ed all’as-
sessore dei Beni Culturali di disporre –
ciascuno secondo le proprie competenze
- un’approfondita indagine attraverso gli
uffici, di apporre il vincolo paesaggistico
sull’intera area e di promuovere un’azione per il recupero dei danni ambientali”.
“Queste – aggiunge Gianfranco Zanna - sono le risposte che ci attendiamo
vengano prontamente fornite, affinché
la ‘’Settimana della Bellezza’’ che inizia
oggi veda anche concretizzarsi la volontà politica di fermare gli sfregi verso la
bellezza, i beni naturali, storici, archeologici e monumentali della nostra terra”.
17
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
A pagare di più gli accorpamenti effettuati saranno i numerosi alunni dei Tecnici e Professionali
18 “Gargalleide”: ovvero quando la stampa amplifica la demagogia
Grandi attenzioni su un solo Istituto anzichè sul sistema scuole
di GIAMBATTISTA TOTIS
Domenica 6 Aprile, “La Sicilia”, giornale di Catania,
nella “edizione di Siracusa”, a seconda pagina su 4
colonne titola: “Così si può salvare il Gargallo…” riportando alchimie più o meno serie per “salvare“ il Liceo Classico siracusano; ovviamente non è in corso lo
sgretolamento dell’edificio, né si postula sulla qualità
dell’offerta formativa garantita dall’Istituzione, si scrive, bensì, sulle possibili tecniche per mantenerne l’autonomia (ovviamente inutili, almeno per quest’anno).
Ancora una volta si preferisce assecondare il pensiero,
vero o presunto, di un establishment la cui capacità di
interpretare le esigenze della società che si rappresenta
è sotto gli occhi di tutti; si agita una singola questione
invece del vero problema: la sgangherata operazione
delle aggregazioni scolastiche.
In proposito ho già espresso, su questo giornale, il mio
punto di vista cercando di richiamare, forse inutilmente, l’attenzione sul “problema scuola” invece che su
quello di “una” scuola. Ho invitato i lettori ad affrontare il problema con una visione più rispettosa dei diritti
di tutti e in modo più confacente e professionale nel rispetto alla problematica specifica, tenendo nel dovuto
conto gli obiettivi formativi dei vari indirizzi di studio.
Letto l’articolo, mi rendo conto che l’argomento centrale, da me trattato, non ha prodotto, almeno in chi
ha scritto sulla Sicilia, i risultati da me sperati: c’è
ancora chi si concentra sul solo argomento legato
all’istituzione“Gargallo”. Non desidero tornare sull’argomento; quello che mi sembra utile oggi è chiedersi
perché, al di là e contro ogni evidenza, assessori, deputati e via elencando, vari soggetti, rappresentanti della
nostra sfortunata società civile, insistono nell’agitare il
problema esclusivamente in un’ottica limitata e fuorviante.
Si potrebbe investigare sulla presenza di ipotetici “interessi” personali oppure limitarsi a considerarlo il risultato di una limitatezza culturale… Non m’interessa
approfondire: è più opportuno denunciare con forza
l’insopportabilità di una smisurata attenzione verso
un’unica ”Istituzione” piuttosto che verso la moltitudine di alunni degli Istituti Tecnici e Professionali (più
numerosi, con impatto sociale di gran lunga superiore)
ignorati dal dibattito, nonostante siano quelli che più
pagheranno per gli accorpamenti effettuati.
Siamo tornati alle attenzioni legate alle classi sociali
per cui uno non vale uno? Sembra essere ripiombati
nel medioevo! Purtroppo non è storia nuova in questa
provincia (non solo sul problema scuola), si preferisce
spesso seguire la corrente invece di affrontare i problemi nella loro interezza e alla loro radice. Si sceglie
sempre la superficie; probabilmente per non mettere in
discussione gli equilibri e mantenere lo statu quo più a
lungo possibile, assicurando alla nostra comunità l’arretratezza e la marginalità a cui ci stiamo abituando.
Ultimo giorno della personale del noto pittore alla Galleria Not’Art di piazza San Giuseppe
Aldo Taranto: “Io mi riferisco a un femminile che va al di là del genere
come polarità ricettiva di cui parla il taoismo o la religione mazdea”
Si conclude oggi alla Not’Art Galleria
di piazza San Giuseppe a Siracusa la
mostra di Aldo Taranto, pittore siracusano che ha “sviluppato negli ultimi anni un interesse verso le filosofie
orientali”, facendosi apprezzare per
i suoi lavori in Italia e all’estero. Lo
intervista per noi, Giorgia Romano,
curatrice della personale.
Custodire e mettere in luce la memoria del vissuto, il peso dell’intensità
emotiva, le tracce di una estensione
espressiva e cognitiva vuol dire anche
investire l’opera di valenze simboliche,
farla diventare tramite di una concezione dell’arte e dell’universo quale incessante trasmutazione delle forme, flusso
di forze, continuo viaggio al limite di
ogni capacità di immaginazione ove non
esiste più frattura alcuna tra inizio e
fine, anima e corpo, pieno e vuoto, verità e menzogna.
“Hai appena descritto una situazione
in cui la pesantezza della condizione
umana investe l’opera. Il valore simbolico dell’opera è un argomento aperto.
Arthur Danto ne dà conto in un suo
scritto sull’abuso della bellezza”.
Il titolo della mostra coincide con il tuo
nome. Quanta autobiografia c’è in questa personale?
“Se metto un titolo gli devo essere fedele, devo corrispondergli, così ho pensato di essermi fedele e di ottenere la
“notorietà” insistendo sul mio nome.
Non è così che si fa? Se c’è dell’autobiografia è superficiale, voglio dire di
superficie, la zona di contatto”.
Materiali, concetti, filosofie, tempi,
contesti differenti in una fitta maglia
di accostamenti e rispondenze. All’osservatore il compito di creare delle congiunzioni, di ritagliare un brandello di
spazio in cui poter vivere dell’opera.
“L’arte è un gioco, un gioco complesso però, come il mondo. Jodorowsky
parla di “danza della realtà”. Il fisico
Pauli dice che la realtà è coinvolta in
una danza astratta. Wittgenstein di
realtà come spazio logico. In questi lavori che presento non c’è profondità,
sono superficiali”.
Parole, acqua, luce, trasparenza all’interno di questo progetto espositivo.
“Si, ma non vorrei deluderti”.
A proposito del dialogo tra sincronicità
e femminino.
“Ci sono cose che accadono nello stesso tempo e pur non avendo un nesso
causale sono legate da uno stesso o
simile significato. La sincronicità agisce come specchio creando paralleli
tra eventi interiori ed esteriori. Cosa
ha a che fare tutto questo col femminile? Io, in questo contesto, mi riferisco
a un femminile che va al di là del genere, a un femminile come polarità, polarità ricettiva di cui parla il taoismo o
la religione mazdea dell’antico Iran”.
La poeticità presente negli elementi che
compongono queste tue opere inedite,
l’assenza e la non assenza delle certezze
e delle incertezze, l’insopprimibile bisogno di esprimersi... Il tuo lavoro può essere letto attraverso tratti specifici, per
poi, alla visione di esso, sfuggire - arricchendosi di altri dati - ad ogni rigida
schematizzazione?
“Il mio lavoro è condizionato, ma allo
stesso tempo vuol sfuggire ai condizionamenti. Parlo di condizioni materiali
ma anche di altre condizioni”.
Mi sembra che attraverso la tua opera
tu riesca a fare una proposta capace di
contenere un’apertura verso possibilità
altre.
“Cerco di abbattere la retorica e vedere cosa rimane”.
Che ruolo gioca lo spazio nel tuo lavoro? Mi riferisco all’estensione in cui si
colloca l’oggetto materiale, ma anche a
quello poetico in cui l’immagine elabora
la dimensione psichica.
“È sintetico. Vuol dire due cose: che
come i prodotti di sintesi non è naturale e che mette insieme sintetizzandoli
l’individuale e il collettivo, l’interiore
e l’esteriore. Aggiungo: il sociale e il
privato”.
Che suggerimenti offre la mostra rispetto la ricerca che hai condotto negli anni?
“Negli ultimi anni ho avuto contatti
con tante persone, artisti più giovani
di me, soprattutto. La mia fortuna, secondo uno di loro, è quella di non es-
sere un artista affermato e dunque non
“fermo” sui risultati acquisiti, quindi
aperto al nuovo, non alle novità. Questo il suo parere. Una bella cosa se fosse vera, non ti pare?”
Giorgia Romano
PREMIO “MARIO FRANCESE 2012”
Editrice
Associazione
Culturale Minerva
Via Pordenone, 5
96100 Siracusa
e-mail:
[email protected]
web:
www.lacivettapress.it
Direttore: Franco Oddo
Vice direttore:
Marina De Michele
Pubblicità:
[email protected]
Reg. Trib. di Siracusa
n° 1509 del 25/08/2009
Stampa:
Tipolitografia Geny
Canicattini Bagni (SR)
Telefax: 0931 946013
Anno V n.8 - 14 aprile 2013
e-mail: [email protected]
La figura del tiranno costituisce una delle più singolari personalità della storia siciliana antica
Ricordando Vittorio Lucca, pubblichiamo un suo articolo su L’Eco di Sicilia
Promemoria per i nostri politici: Jerone II, esempio luminoso di buongoverno
Al grande Tiranno siracusano i nostri amministratori hanno dedicato,
nel tempo, un’importante arteria di
Acradina e lo meritava, soprattutto
per la saggezza e perizia mostrate
nell’intero arco del suo regno, che
durò ben 54 anni; 269-215 a.C. Il
saggio sovrano nacque nel 307 a.C.
da povera famiglia: il padre Jerocle
era di umili origini e la madre, di
cui non ci è pervenuto il nome, era
una serva. Sposò Filistide, figlia di
Leptine [cfr. Polibio I, 9] e da essa
ebbe tre figli: Gelone II, Damarata
ed Eraclia.
Jerone II s’impadronì di Siracusa
nel 274 a.C. in un periodo piuttosto oscuro e caratterizzato da lotte
intestine: Iceta e Pirro, re dell’Epiro,
volevano impradonirsi del potere.
Fu acclamato re dai siracusani
nell’anno 269 a.C., dopo la vittoria
riportata contro i Mamertini e, con
la sua strategia di pace, condusse
Siracusa a un periodo di massimo
splendore, sia per la politica interna
sia per la fortunata politica estera:
famoso e valido il rafforzato vincolo
di amicizia con i romani.
Sotto Jerone II Ia scienza ebbe
Archimede e la poesia il grande
Teocrito mentre l’arte si manifestò
La dipartita di un pittore e
studioso di Storia Patria come
Vittorio Lucca merita un doveroso omaggio. Lucca è stato
un Uomo d’arte e di cultura,
che rimarrà nel ricordo di
chi lo ha conosciuto e ne ha
apprezzato le doti di grande
umanità. Pubblichiamo oggi
un suo articolo tratto dell’Eco
di Sicilia di Armando Greco.
A.F.
immortale nell’arte della moneta.
La figura del tiranno costituisce
una delle più singolari e interessanti
personalità della storia siciliana
antica; regnò abilmente senza assumere emblemi esteriori di regalità, anzi è esemplare il fatto che,
dopo aver concepito e dettato una
legge, si spogliasse delle insegne
regali passando dalla parte del
popolo per fungere egli medesimo
da interlocutore alle sue stesse leggi
e per vagliare serenamente, dalla
parte del popolo, la possibilità di
emendarle: quale saggio esempio
macchiata di bruno. La sola voce del
plauso violò. Dopo dodici giorni il
giuramento osservato del silenzio…”
- [Codice di Jerone, Giornale di
Sicilia 1800-1815].
Re Jerone II costruì in Siracusa innumerevoli e grandissimi granai ed
è ricordato, nella storia, per i doni
di grano che spesso faceva a potenze
straniere come Rodi, Cartagine,
Egitto e Roma e per questo motivo,
forse, Catone chiamò la Sicilia «cellam penariam reipubblicae nostrae,
nutricem plebis romanae” e Cicerone nelle sue dottissime considerazioni sulla legge Hieronica scrisse
che, dal punto di vista economico,
il più importante contributo dato
di legislatore per i nostri uomini
dalla Sicilia era la decima dei grano.
politici!
Dalla relazione sul codice Hieroni- Leggendario è il dono fatto dal
co - redatta, subito dopo la disfatta grande Monarca a Tolomeo, di
un‘immensa e favolosa nave piena di
di Siracusa ad opera di Marcello,
grano.
dal Console romano della Sicilia,
Jerone II mori alla bella età di 92
Rupilio - apprendiamo che Jerone
anni nel 215 a.C., lasciando Siracusa
aveva fatto collocare, all’ingresso
della gran piazza del popolo in Sira- nelle mani del giovanissimo quanto
cusa, due statue in selce, scolpite dal inesperto nipote Jeronimo che la
condusse a profondi mutamenti
siracusano Ermocrate, rappresentanti la Concor­dia e il Silenzio! «...la radicali fino alla disfatta totale ad
opera dei romani di Marcello nel
felicità della Sicilia fu conclusa nel
212 a.C.
giorno sacro a Cerere. I consigli di
Vittorio Lucca
Jerone si accettarono; né l’urna fu
La Simenza di Emiliano Colomasi
L’ I R O N I A C H E R E S TA T R A I D E N T I …
Anche il PDL siracusano ha un candidato a Sindaco. Dopo le polemiche delle ultime settimane
tra l’On. Vinciullo e il Sen. Alicata, il partito trova
l’accordo e, con il bene placido dell’On. Prestigiacomo, converge su una figura istituzionale di alto
profilo morale… l’ex Senatore Palpatine di Star
Wars che dichiara: “Ogni jEDY è ora un nemico
della città”
Strascichi polemici avvelenano il dopo primarie.
Un Comitato spontaneo si è riunito ieri in via
Socrate e ha individuato alcune soluzioni al problema: Esilio di Garozzo sull’Isola dei Cani. Indire
primarie di centrodestra e votare in massa candidato minoritario…per sfregio. Convergere su
Edy Bandiera dopo aver giurato sulla Sacra Bibbia. Partita di calcetto tra Renziani e Bersaniani
con regola del golden goal. Riapertura tavolo di
confronto di “Verso le Amministrative”.
In occasione delle celebrazioni dei 2.300 anni di
Archimede, l’illustre scienziato siracusano, Calogero Nania, 78 anni, professore di fisica in pensione, costruisce specchio ustorio e punta Agenzia
delle Entrate.
La città è così cheap, la frenesia della vita professionale non permette relax, ma le vacanze al
mare sono ormai out. Con queste motivazioni,
l’associazione SYR Smart Young & Green, lancia
sul mercato “SMARTO delle Nevi”, il piccolo SUV
- disponibile anche su cingolato - ideale per i
weekend in montagna dei giovani imprenditori e
professionisti aretusei. Il design vintage, gli interni
retrò, fanno di “SMARTO delle Nevi” il veicolo giusto per la Siracusa che conta…
Marco Ortisi è il candidato Sindaco del Movimento
5 Stelle. Finalmente gli altri schieramenti potranno dare un volto all’avversario più temuto. Panico
tra gli etnografi che rischiano di perdere un patrimonio unico di leggende metropolitane tramandate oralmente nei comitati elettorali. “È un mostro a tre teste” chiosavano quelli di Ezechia; “è un
alieno venuto per annientare la nostra civiltà” si
raccontava nelle segreterie PDL; “è un vampiro, è
Dracula, è un lupo mannaro” dibattevano le tre
aree del PD senza trovare l’accordo…Ortisi, non
ha rilasciato dichiarazioni ma sul suo blog ha scritto: “Nessuna alleanza. Non ci fidiamo neanche di
noi stessi”.
Dopo aver fatto tremare il mondo intero con la
minaccia di un attacco nucleare nei confronti degli
USA, Kim Jong-Un, il giovane dittatore della Korea
del Nord fa il suo endorsement e tuona minaccioso:
“Se alle prossime amministrative non trionferà la
Santa Alleanza Vinciullo – Gianni – Gennuso, non
saranno solo i facchissi ad essere lanciati…”
La doppia preferenza di genere è ormai legge, i
partiti siracusani in preda allo sconforto corrono
ai ripari e cercano di inserire nelle liste elettorali il
corretto quantitativo di donne. Alcuni ex Consiglieri che rischiano la non elezione disposti a drastici
interventi chirurgici per cambiare sesso. Richiestissimo Ramon, il trans della panoramica che dichiara: “nella notte ho ricevuto molte proposte, ma
voglio garanzia su un Assessorato…”
Ancora un posticipo per l’inaugurazione del Teatro Comunale di Siracusa. Sbandierato ai quattro
venti, utilizzato come strumento elettorale dai
vari amministratori, il gioiello di Via Roma resta
ancora chiuso. Sconforto nel mondo dell’arte. Il
magazine Rolling Stone ha titolato “Gestazione
più lunga di un album dei Guns n’ Roses”.
19
“COSTRETTI A DISPUTARE FUORI CASA LE PARTITE PRVISTE A SIRACUSA”
“Ci hanno dato il Di Natale
per blindare il De Simone”
“Rugby, gioco da psiche cubista […] Una
partita a scacchi giocata in velocità, dicono. Nata più di un secolo fa dalla follia
estemporanea di un giocatore di calcio:
prese la palla in mano, esasperato da quel
titic titoc di piedi, e si fece tutto il campo
correndo come un ossesso. Quando arrivò
dall’ altra parte del campo, posò la palla a
terra: e intorno fu un’apoteosi, pubblico e
colleghi, tutti a gridare, come colti da improvvisa illuminazione. Avevano inventato
il rugby. Qualsiasi partita di rugby è una
partita di calcio che va fuori di testa. Con
ordinata, e feroce, follia”.
Dalle parole di Baricco a Siracusa.
Sul sito della Syrako Club (www.syrakorugby.it), storia e organigramma, squadra
e fotogallery, come uno schiaffo colpisce
l’interrogativo: “Esiste un campo di rugby
a Siracusa?”.
E come un insulto arriva la risposta: «La
città di Siracusa non dispone di un campo destinato esclusivamente al gioco del
rugby sebbene questo sport sia presente
in città da diversi decenni».
Perché una società che è presente in città
da oltre vent’anni non ha ottenuto un campo da gioco in cui allenarsi e disputare le
partite di campionato?
Incapacità di gestire le politiche sportive in
maniera consapevole?
Impossibilità reale di individuare aree e
spazi consoni alle attività rugbiste?
Ne parliamo con Gianni Saraceno, addetto
stampa della S. S. D. Syrako Rugby Club
1989».
E dunque è vero? A Siracusa non esiste un impianto che possa permettervi di praticare il rugby?
Al momento la struttura che potrebbe
ospitare un campo da rugby è il De Simone: nel 2009 abbiamo potuto ospitare
lì una selezione dell’HSBC RFU LONDON,
squadra del campionato inglese, e abbiamo dimostrato come il campo da calcio e
quello per il rugby siano compatibili. Non
sarebbe l’unica esperienza né in Italia né
all’estero quella di far convivere i due sport
sullo stesso campo. Ma non osiamo immaginare quali scenari si apriranno per la
gestione di questo impianto.
D’altra parte del vostro mancato ingresso al De Simone hanno parlato
tutti i quotidiani locali e, intanto, ave-
te ottenuto l’assegnazione del Campo “Pippo di Natale”.
L’assegnazione del Campo Scuola non ci
viene da un atto di lungimiranza dell’amministrazione comunale: si tratta piuttosto
della volontà di mettere a tacere le nostre
richieste avanzate sul De Simone lo scorso anno; richieste che si erano fatte insistenti e pericolose dal momento che non
ci vediamo chiaro nella gestione di questa
convenzione.
D’altra parte, ci alleniamo al “Pippo Di Natale” da qualche anno e, da ottobre 2012,
disputiamo lì anche le partite in casa. È
capitato nel corso del tempo di aver disputato fuori casa anche le partite che avremmo dovuto giocare a Siracusa perché non
disponevamo di uno spazio deputato. Ci
sono stati anni in cui non abbiamo avuto
spazi neanche per allenarci.
Siamo stati pellegrini in tutti i campi di calcio (per lo più inadeguati al rugby perché in
terra battuta: solo il De Simone ha il campo in erba naturale come serve al rugby),
ci siamo allenati persino per strada o dentro la palestra di una scuola, uno spazio
che non consente una pratica adeguata.
La mancanza di una struttura idonea, inoltre, impedisce alla Società di costituire le
squadre giovanili e questo, non solo comporta, secondo una regola imposta dalla
Federazione, una penalizzazione di 8 punti
in classifica ad ogni inizio campionato, ma
mortifica anche il valore sociale della pratica sportiva: il rugby da sempre esercita
una funzione di recupero di giovani provenienti da quartieri degradati.
Non pensate ad altre soluzioni?
Di certo non ci sono strutture a cui pensare
di poter accedere in città. Il nostro grande
sogno sarebbe quello di avere uno spazio
assegnato a noi dove costruire, anche ex
novo, un impianto dedicato al rugby. E, in
realtà, avevamo individuato nel campo da
calcio, abbandonato, dell’ex ONP l’area
che avrebbe fatto al caso nostro. Anzi:
avevamo ottenuto la concessione dall’ASP
per la stipula di una convenzione.
E poi cosa è successo?
Noi abbiamo richiesto una convenzione a
tempo determinato con una data certa,
condizione necessaria per accedere al
prestito di 40 mila euro, a fondo perduto, che la FIR (Federazione Italiana Rugby) garantisce alle società iscritte per la
costruzione ex novo di un impianto o per
la ristrutturazione di uno già esistente.
La FIR, infatti, non accetta convenzioni a
tempo indeterminato ma regolabile, per
un ovvio motivo: l’ente che dà in concessione l’impianto potrebbe decidere di
far cessare la convenzione in qualsiasi
momento e, di fatto, la società sportiva
potrebbe non godere dei lavori. Non abbiamo compreso perché, dall’oggi al domani, ci hanno revocato la convenzione
a tempo determinato con data certa per
una convenzione a tempo indeterminato
ma regolabile. Questo, ovviamente, h fatto
cadere la possibilità del prestito dalla FIR
e non ci ha dato l’input per richiedere un
mutuo sportivo a tasso agevolato. Eppure
avremmo garantito alla ASP un bene riqualificato a costo zero.
Ma non avete “referenti” che possano darvi una mano?
No. Non abbiamo conoscenze politiche,
se ti riferisci a questo. E non abbiamo mai
pensato di fare scambio di voti, di usare
i nostri tesserati come bacino elettorale
per avere uno spazio. Cosa che, invece,
in città accade per il calcio. Non abbiamo problemi a fare nomi: le parentele tra
consiglieri comunali e associazioni sportive che gestiscono gli impianti sportivi con
convenzioni decennali sono conosciute
e riconosciute. Ecco: noi non vogliamo
piegarci questo sistema di connivenze.
Pratichiamo uno sport ma prima di impararne le regole del gioco ne condividiamo i
valori: uno fra tutti il rispetto, nei confronti
dei compagni di squadra, degli avversari,
dell’arbitro, delle regole. Ci piace pensare che sarà così anche nell’ottenere uno
spazio nostro.
37 atleti in rosa. Età media: 29 anni. Terzi in classifica nel Campionato nazionale di serie C1 – Girone
2 Sicilia, con 43 punti. Dal 1996 la Syrako Rugby
Club 1989 è l’unica squadra di rugby in città. Una
scuola di rugby per under 16 e per bambini che ha
già dato in prestito gratuito molti giovani giocatori
alla Amatori CT, con cui il club siracusano collabora
per permettere ai suoi più valenti sportivi esperienze
significative in serie A. Negli anni la popolarità della
società è cresciuta in città e in provincia, non solo
tra gli appassionati:oggi stampa e tv locali riservano
puntualmente uno spazio per seguire le vicende della
squadra che sembra in continua ascesa.
di Alessandra
Privitera
Il rugby è un gioco
primario: portare una
palla nel cuore del territorio nemico.
Ma è fondato su un
principio assurdo, e
meravigliosamente
perverso: la palla la
puoi passare solo
all’indietro.
Ne viene fuori un movimento paradossale, un
continuo fare e disfare,
con quella palla che
vola continuamente
all’indietro ma come
una mosca chiusa in
un treno in corsa: a furia di volare all’indietro
arriva comunque alla
stazione finale: un assurdo spettacolare.
Alessandro Baricco
La Stampa
21/11/95