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Leader CAM snc di Centazzo Livio & Company
via dei Fabbri, 11 - 33085 Maniago (Pn) Italy
Tel. (+39) 0427.72549 - Fax (+39) 0427.71142
www.leadercam.com
e-mail: [email protected]
Per una lettura rapida solleva qui.
abbiamo fatto
la storia
delle forbici
LEGENDA ICONE
AFFILATURE
RASOIO
CONVEX
MICRODENTATA
DENTELLATURA
FINA
DENTELLATURA
MEDIA
DENTELLATURA
LARGA
DENTELLATURA
TULIPANO
DENTELLATURA
RICURVA
DENTELLATURA
SOTTO
DENTELLATURA
SOPRA
DENTELLATURA
DOPPIA
LAME
IMPUGNATURE
CLASSICA
ERGONOMICA
CUSCINETTO A SFERA
ANELLO GIREVOLE
INDICE DI QUALITÀ
ANELLO PIEGATO
PREFAZIONE DEI TITOLARI, STORIA DELLA DITTA LEADER CAM … ……………………………………………… 5
STORIA DI MANIAGO, il perché di un’eccellenza … ………………………………………………………… 6
UNA COMPETENZA CHE AFFONDA LE SUE ORIGINI NELLA LEGGENDA… ………………………………………… 8
CENNI STORICI DEI GIACIMENTI MINERARI IN FRIULI……………………………………………………………… 12
BREVISSIMA STORIA DELLA FORBICE… ………………………………………………………………………… 14
DALL’ACCIAIO AL PRODOTTO FINITO… …………………………………………………………………………… 18
SFOLTIRE E SFILARE CON LE FORBICI… ………………………………………………………………………… 26
LE NOSTRE CREAZIONI…………………………………………………………………………………………… 38
INDICE ANALITICO………………………………………………………………………………………………… 88
BIBLIOGRAFIA… ………………………………………………………………………………………………… 90
RINGRAZIAMENTI………………………………………………………………………………………………… 90
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LEADER
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Ogni grande
prodotto nasce
dal cuore
Leader CAM venne fondata da Alberto Centazzo alla fine della seconda guerra mondiale come piccolo opificio per una
produzione generica. Ben presto, però, ci si indirizzò verso la specializzazione, fabbricando forbici da sarto, per le quali
era richiesta alta qualità nel tipo di acciaio utilizzato. La grande esperienza e perizia di Alberto è stata tramandata ai figli,
Livio e Gian Quinto, ora titolari di Leader CAM. Forti della nostra storia, abbiamo dato nuovo impulso all’azienda, credendo
nel nostro lavoro e costruendo la nuova fabbrica nel 1976, dopo il tragico terremoto.
Nel nuovo sito, l’azienda ha iniziato la produzione di forbici per parrucchieri, utilizzando dapprima i più consueti acciai
al carbonio e specializzandosi in seguito nella lavorazione di acciai speciali. Il fulcro centrale della nostra attività, in cui
riponiamo la nostra vitalità e il nostro orgoglio, è la formazione di personale super qualificato, che sappia apprezzare e
valorizzare il proprio lavoro e che abbia consapevolezza che i nostri prodotti vengono utilizzati da professionisti per i quali
le forbici sono uno strumento essenziale.
Grazie alla cura quasi esasperata che mettiamo in tutte le fasi della lavorazione dei nostri manufatti, coltiviamo l’obbiettivo
di entrare in mercati sempre più raffinati e legati alla cosmetica e al beauty. Studiamo sempre nuovi progetti e affiniamo
quotidianamente le tecniche di finitura. Con una punta di orgoglio, ci riteniamo davvero dei leader e se c’è una concorrenza
è proprio quella che facciamo a noi stessi, per migliorare il nostro prodotto nella qualità e nel design.
Crediamo nel nostro lavoro, nella nostra passione e nell’abilità di produrre. Sappiamo di avere una clientela di prestigio
ed esigente, ma siamo anche certi che tutti i nostri referenti vedono e sentono che in ogni nostro manufatto ci sono
esperienza e cuore.
Livio e Gian Quinto Centazzo
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STORIA DI MANIAGO,
il perché di
un’eccellenza
Maniago è la città dei coltelli: così viene comunemente definita dalla gente e negli opuscoli informativi.
Si trova non molto lontano da Venezia a sud (circa 100 km) e dal confine austriaco a nord (anche
qui, all’incirca 100 km). È un paese in cui il tempo sembra essersi fermato, in cui i sogni di antiche
popolazioni continuano a sopravvivere nonostante la tecnologia e l’industria. Un luogo che popoli di
antiche civiltà hanno visitato e nel quale hanno lasciato la loro sapienza e la loro cultura in eredità a chi
oggi ha deciso di continuare la lavorazione dei metalli.
Si narra che Maniago nasca dalle rovine di una più vecchia e mitica città, di cui parla anche Plinio Il
Vecchio, nella sua Naturalis Historia. Un luogo mitico e leggendario in cui le nostre tradizioni parrebbero
affondare le proprie origini.
La città sarebbe nata come avamposto lungo l’importante strada di comunicazione che
dalla pianura veneta portava, attraverso il San Lorenzo, verso le montagne della Carnia
e dell’Austria. Un territorio collinare-montuoso, in cui gli abitanti romani di Caelina seppero adattarsi,
scoprendo quanto potesse tornare utile l’acqua del torrente Colvera, che con la sua forza poteva muovere
grosse ruote collegate a magli.
La leggenda potrebbe essere smentita dalle ultime ricerche condotte da Serena Vitri, della
Soprintendenza Archeologica e per i BAAAS del Friuli Venezia Giulia, negli anni 1988-89. Le ricerche
hanno portato alla luce strutture murarie ricollegabili a edifici romani, frammenti di ceramica con
iscrizioni paleovenete e molti altri reperti, smentendo la credenza che Caelina si potesse localizzare
presso la zona di Maniago Libero, dove il ritrovamento di reperti romani di varia natura, nel corso degli
anni, aveva indotto a supporre.
Quale che sia la verità, ancora oggi, a distanza di anni dagli ultimi lavori della Vitri, non vi è certezza.
Quello che sembra invece un dato con un fondamento preciso, è la tradizione che si perde nella notte
dei tempi e che sancisce la vocazione del popolo Maniaghese per le lame. Le armi che venivano
fabbricate per i soldati di Roma, hanno continuato a essere prodotte ben oltre la caduta dell’Impero, nel
Medioevo.
Da questo punto, possediamo per il feudo di Maniago origini certe, documentate; così come esistono
documenti che testimoniano la continuità della grande passione degli artigiani locali: grazie ai primi
battiferro e all’utilizzo delle acque torrentizie che scendevano dalla Val Colvera, fabbricavano armi per i
soldati della Serenissima Repubblica Veneziana, che nell’entroterra cercavano i materiali migliori, così
come fu per il legname pregiato dei galeoni del Doge, portato dal bosco del Cansiglio. Sappiamo che a Ravenna, il 12
gennaio 981 l’Imperatore Ottone II, con un diploma, conferma alla chiesa Aquileiense i possedimenti della corte di
Maniago, del Monte di Maniago, nonché la Pieve di San Mauro.
Intorno all’anno Mille venne eretto il castello che era feudo di abitanza e palazzo Patriarcale. L’antico castello sorgeva
sul Colle degli Olivi. Il territorio era diviso in due parti: quella che comprendeva Maniago Libero, sotto l’Abbazia di
Millstadt in Carinzia (1177); e l’altra sotto un gruppo di famiglie di origine e provenienza ignote che, “consorti” del feudo,
si chiamarono “Di Maniago”: investite alcune di “Feudo di Ministero” ed altre “di abitanza”. Non si fregiavano del titolo di
Dominus perché esso apparteneva solo a chi fosse investito di feudalità.
Ad oggi il Comune di Maniago ha un territorio molto vasto, una popolazione in linea con le dimensioni che negli anni ha
conquistato e può vantare una tradizione artigianale di grande prestigio, conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo. Le
lame, negli anni, sono state vita e sostentamento per quelle famiglie che in esse hanno saputo e, a volte caparbiamente,
voluto trovarvi fortuna. Dai coltelli alle spade; dalle forbici agli utensili più comuni per la vita contadina e quotidiana; dalle
armature alla manicure; la sapiente mano dei fabbri da “grosso” e quella dei fabbri da “fino”, ha saputo lavorare con
perizia il Ferro, la nostra amata la materia prima.
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qui sopra:
Maniago, veduta del Duomo
Ritratto di Matidia,
sorella dell’imperatore Traiano
Tivoli (Rm), Villa Adriana;
112 d.C.
Marmo
Evidentissimo in questa
acconciatura l’uso di un posticcio
frontale, che assume l’aspetto
di un’inverosimile corona a
riccioli spiraliformi, il cui punto
di attacco alla fronte è
sottolineato e allo stesso tempo
nascosto da una fascetta
ricoperta di capelli.
Musei Capitolini, Roma
Nell’antico Egitto le donne portavano i capelli lunghi raccolti
in trecce che ricadevano sulle spalle, spesso libere o tenute
da una fascia, da un pettine o ornate con cerchi metallici
e coroncine. La più famosa è l’effige di Cleopatra,
raffigurata con lunghi capelli neri, lucenti e lisci.
Anche le donne greche portavano capelli lunghi: più la
chioma era fluente, più si potevano sfoggiare vistose acconciature
sinonimo di avvenenza. La pettinatura era semplice: una
scriminatura al centro e due bande di capelli lungo i lati che
venivano poi raccolti sulla nuca, per essere legati con nastri o
trattenute con retine, diademi, spilloni o pietre preziose.
Lo stesso Apuleio descrisse i capelli annodati in folte trecce
che coronavano il capo delle donne, sottolineando che, senza la
seduzione di una bella capigliatura, a nulla valevano oro o diamanti,
o vesti adorne di ricchi finimenti.
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UNA COMPETENZA
CHE AFFONDA LE
SUE ORIGINI NELLA
LEGGENDA
La leggenda racconta di una miniera di ferro sita a nord est del Castello di Maniago, proprio dove il
torrente Colvera incontra la pianura, uscendo dallo stretto passaggio in cui si incanala pochi chilometri
più a monte. Una miniera nata in epoca antichissima e grazie alla quale sorsero i primi battiferro. Proprio
grazie alla materia prima, che pare fosse estratta da quella cava a cielo aperto, l’arte fabbrile ebbe un
fertile e prospero inizio già in epoca antica.
Probabilmente il popolo nomade dei Reti, ancora prima dei Celti e dei Romani, fece la sua comparsa in
queste zone portando con sé una cultura superiore nella forgiatura, lasciandola in eredità a chi decise
in seguito di insediarvisi definitivamente.
Non ci sono notizie certe, ma si dice che i Reti avrebbero lavorato in questa miniera fino all’epoca romana, estraendo il
materiale per le lavorazioni artigianali, dagli aratri alle lame delle armi militari. Oggi purtroppo, e nonostante le ricerche
storiche e archeologiche, non si può controllare attendibilmente l’esistenza di tale miniera.
Possiamo ipotizzare che fosse localizzata presso la grande insenatura conosciuta con il nome di Fous: una vecchia
cava utilizzata per l’industria cementiera, oggi chiusa per proteggere l’ambiente. Una seconda ipotesi indicherebbe
un’altra miniera di ferro presso il Monte Fara, ovverossia il Monte Ferra citato da Giacomo Valvasone di Maniago nella
sua “Descrizione di Maniago”.
Il fatto stesso che esistesse una miniera di questo materiale “prezioso”, era di grande aiuto alla popolazione in epoche
in cui le vie di comunicazione tra paesi lontani erano difficilissime da percorrere con difficoltà evidente a trasportare le
materie prime.
Comunque, i primi fabbri, grazie alla loro superiorità nel modellare e lavorare il minerale ricavato dalla miniera, esportarono
la loro scienza in tutto il territorio. Ci fosse o no la miniera, sappiamo che i Reti continuarono a lavorare il ferro anche dopo
il suo esaurimento, ricevendo la materia prima dal Norico, attraverso la “Via del Ferro”, che dalla parte montana scendeva
verso la pianura attraversando le nostre terre.
I Celti in seguito furono abilissimi nell’estrarre i minerali di ferro, rame, stagno, argento e oro, in galleria, attraverso
una tecnica avanzata per l’epoca, per forgiare oggetti di ogni tipo. Abilissimi e peritissimi artigiani del ferro e grandi
costruttori di armi, seppero produrre per secoli straordinari oggetti in metallo.
Proprio a questo popolo si attribuirebbe la scoperta della stagnatura. Anche nel
libro di Bruno Malattia, “I coltellinai di Maniago”, viene riportata la leggenda delle
origini dell’arte fabbrile:
“Nei tempi in cui le legioni romane percorrevano la Venetia, sulle strade che
portavano alle regioni di confine dell’Impero, verso le genti bellicose dei Quadi
e dei Marcomanni, verso le terre della Pannonia e le distese sterminate della
barbara Sarmazia, per esse a Concordia Sagittaria si costruivano le frecce e a
Maniago le armi d’asta.
Gli artigiani di Maniago cavavano dal fianco della montagna il ferro necessario
per la lavorazione; e dalle selve, che coprivano i monti, il legname che, ridotto a
carbone, serviva a temperare le lame.
Accanto agli strumenti da guerra, nelle fucine si modellavano attrezzi per il
lavoro dei campi e per le opere di pace”.
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Nella pagina a fianco:
Ritratto di Barbara Pallavicino
Alessandro Araldi
1510 ca.
Tempera su tavola
L’effigiata reca uno splendido
esemplare di “coazzone”,
lunghissima treccia posticcia
fissata da un’elegante calottina
di supporto; l’acconciatura,
particolarmente rappresentativa
dell’ultimo ventennio del XV
secolo, è corredata da una
raffinata “lenza” frontale o
“ferronière” alla quale è appeso
uno sfarzoso pendente dalle
beneauguranti proprietà.
Sotto:
veduta di Maniago.
Anche all’epoca dell’Impero romano le donne tenevano
particolarmente alle proprie folte chiome ondulate
che venivano schiarite col miele e spesso acconciate in veri
e propri monumenti di trecce.
I capelli corti si portavano soltanto in segno di lutto o per
punizione o in segno di servitù. Le donne si recidevano i
capelli sulle tombe dei propri cari, sacrificando con tale gesto quello
che avevano di più caro.
I mariti traditi castigavano le mogli infedeli con il taglio dei capelli,
costringendole a non uscire di casa: tale era il disonore per la donna
di non poter mostrare la propria chioma. Alle schiave venivano
invece tagliati se non addirittura rasati del tutto.
La cura dei capelli delle matrone romane era affidata ad ancelle
dette “ornatrix”, costrette a destreggiarsi quotidianamente tra
impalcature di riccioli, trecce, nastri e spilloni nel non facile compito
di rendere bella anche chi non lo era, pena le ire delle lunatiche
e pretenziose padrone.
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Altri passi raccontano:
“Tanta era la fama raggiunta dall’industria che Poffabro assume il nome che ancor oggi porta dall’esser posto
dopo il paese dei fabbri – Post Fabros.”
Stando a quanto sappiamo e conosciamo a grandi linee, non è quindi da escludere che il primo nucleo abitativo dei nostri
avi fabbri forgiatori, fosse situato in prossimità dello sbocco che il Colvera ha dopo aver attraversato lo stretto passaggio
tra il Monte San Lorenzo e Monte Jouf.
Una cosa di cui si conosce con certezza l’esistenza, è l’antica tecnica che i fabbri forgiatori dei battiferro utilizzavano
per la saldatura dei metalli tramite il “Saldam”: composto formato da silice, quarzo, pirite, ossido d’alluminio e altri
residui. Il procedimento consisteva nel gettare sul pezzo fucinato il materiale che, dopo essersi liquefatto, aveva la
proprietà di creare una protezione vetrosa dello spessore di qualche millimetro, che evitava sia l’ossidazione, sia la
combustione del carbonio contenuto nel metallo ferroso. Nel gergo dei battiferro questa operazione veniva denominata
“bulidura”, corrispondente alla odierna saldatura.
A causa delle scarse vie di comunicazione, il vantaggio di avere la materia prima a disposizione, dette il via alla prospera
e fortunata storia di quello che oggi possiamo definire il nostro artigianato locale.
Decine e decine di piccole e medie industrie private producono in proprio, grazie alla passione dei loro titolari, oggetti di
ogni tipo e valore, che vanno dalla forbice al coltello, dall’arma antica all’oggetto per la manicure.
Un artigianato di alto valore storico e manifatturiero, che senza tema di smentita possiamo definire di origine remotissima.
I resti di questo antico mestiere, la sua storia e lo sviluppo, si possono osservare nel nuovissimo museo delle arte fabbrili
presso l’edificio “Coricama”, a Maniago.
Oggi non conosciamo il punto esatto in cui la miniera di ferro aveva origine. Ma i nostri avi fabbri forgiatori seppero
trovare la porta di quel magico mondo, coltivando così una passione e una cultura che nei secoli non è mai scomparsa.
Muri di sasso e ballatoi in legno,
un patrimonio da salvare.
Poffabro è, secondo il pittore Armando Pizzinato, l’esempio di
architettura spontanea più razionale e fantasiosa delle nostre
Prealpi.
La sua “forza magica” sta nell’effetto incantatore delle pietre
tagliate al vivo e dei balconi di legno, elementi architettonici
schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e
raccoglimento nelle corti racchiuse su se stesse, a cui si accede
attraverso uno stretto arco, o nelle lunghe schiere di abitazioni
di pianta cinque-seicentesca.
Vedute di Poffabro.
A sinistra una corte tipica.
Sopra una via con le case in pietra e legno.
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Si prendeva una lamina d’acciaio, la si tranciava ricavandone listelli triangolari che venivano riscaldati e
indi stampati a caldo con una pressa ottenendo metà forbice: lama e parte del gambo grezzo. Si eliminava
lo sfrido dal pezzo con stampi per tranciatura montati sulla pressa e si realizzava con il trapano il foro
centrale per la vite poi ribattuta. Si ripetevano le medesime operazioni per realizzare l’altra metà delle
forbici. Il pezzo era sottoposto a trattamento termico. Cominciava in seguito la lunga lavorazione
alle mole che prevedeva molteplici fasi di sgrossatura e rifinitura. Queste erano intervallate da
altri procedimenti: raddrizzatura, unione delle due lame con inserimento di una vite ribattuta.
Le altre due metà dei gambi (comprendenti gli occhi) erano ottenute piegando a bossolo
una lamina d’acciaio sottile, precedentemente tranciata e sagomata. Queste parti erano
unite alle lame inserendo due chiodini ribattuti negli appositi fori. Seguivano lucidatura
e pulitura.
In questa pagina:
forbici richiudibili.
Queste forbici sono
conservate al Museo
dell’arte fabbrile
di Maniago.
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CENNI STORICI DEI
GIACIMENTI MINERARI
IN FRIULI
TRASPORTO E LAVORAZIONE DEL METALLO
Con la scoperta del bronzo tra il 4000 e il 3000 a.C. si aprono nuovi orizzonti nella metallurgia. Ma è con
la scoperta del ferro tra il 1500 e il 1000 a.C. che l’uomo completa il suo dominio. I popoli indoeuropei
con questo minerale della Slesia e dell’Harz, e con il bronzo dell’Herz, crearono delle vere e proprie
industrie.
I primi documenti sull’attività mineraria in Friuli risalgono all’epoca romana. Alcuni giacimenti auriferi
erano localizzati presso Aquileia, mentre altri presso i Monti Taurisci. Nel periodo medioevale, documenti
parlano di una donazione di una miniera di ferro e rame da parte del Duca franco Massello al Monastero
di Sesto (al Reghena).
Mentre nell’anno 1077 l’Imperatore germanico Enrico IV dona la contea del Friuli ai Patriarchi di Aquileia,
comprese quindi le miniere, che restano nelle loro mani, così come tutti i beni, fino al 16 luglio 1420, anno in cui la
contea del Friuli e la Carnia divennero proprietà della Repubblica Veneta. Alcuni documenti parlano di un’estrazione
mineraria presso le Cave di Predil già nel 1006, ma altri più sicuri si attestano attorno l’anno 1320. Il 13 maggio 1488
il Governo della Repubblica di Venezia pubblica il primo regolamento riguardante i giacimenti minerari, ponendo così
termine all’abusivismo e definendo la proprietà di ogni singola miniera.
Risultò che il filone rame-argentifero di Forni Avoltri era il più importante di tutto il Friuli. Nel 1508 la Lega di Cambrai,
promossa da Papa Giulio II, mosse guerra contro Venezia. Con la sconfitta di Agnadello nel 1509,
ebbe fine la politica espansionista della Repubblica, con il conseguente rallentamento delle attività
minerarie. Nel 1800 venne scoperto un ricco filone cuprifero nel Monte Avanza; i lavori vennero
sospesi e poi ripresi nel 1857 dove, per la costruzione di strade, fabbricati e fucine vennero
impiegate circa 400 persone.
Nel 1876 l’alta concentrazione metallifera e le spese ingenti portarono ad una chiusura delle
attività estrattive. Fu in quegli anni che le miniere di Raibl e del Monte Cocco ebbero un notevole
sviluppo grazie al potenziamento tecnologico e all’apertura di nuove gallerie.
Nell’ultimo secolo tutte le attività estrattive del Friuli vissero momenti di florida espansione
alternati a momenti di triste abbandono. Le miniere del Monte Cocco vennero definitivamente
chiuse nel 1947, dopo una frenetica attività durante il periodo fascista; quelle di Raibl (Cave del
Predil), chiusero definitivamente nel 1991. Oggi sono visitabili con le guide autorizzate del luogo.
Solo le miniere del Monte Avanza, ad oggi, sono definite “area di ricerca mineraria operativa”.
Dalle botteghe uscivano a migliaia spade, accette, pugnali, corazze, elmi, giavellotti, scudi, falci
e molto altro ancora, compresi i rivestimenti delle ruote per i carri. Quando i Romani arrivarono
in alcune zone dell’Europa Occidentale, molti avevano già superato le tappe fondamentali dello
sviluppo tecnologico di allora.
L’uomo diviene l’Homo Faber e così l’artigianato si separa dall’agricoltura: nasce un commercio
basato anche sulla produzione di oggetti.
Il metallo non poteva essere reperito dovunque e veniva estratto solo in poche miniere, il più
delle volte difficili da raggiungere: lo sviluppo delle vie di comunicazione fu indispensabile per chi
doveva spostarsi per vendere i propri prodotti.
Si racconta che i commercianti che dalle miniere andavano verso i paesi in cui le botteghe
metallurgiche erano fiorenti, per non trasportare inutili pesi dovuti alle scorie contenute nel
minerale, lo fondessero per trasportarlo in pani o barre.
È opinione diffusa che, per la fabbricazione di oggetti nell’età del bronzo e del ferro, fossero utilizzati
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nella pagina a fianco: “Recetta”
(caricamento dei vagoni per il
trasporto in superficie del
minerale).
sotto: miniera di Raibl.
minerali metallici provenienti dal Veneto, dal Trentino, dall’Austria e dalla Slovenia. La presenza di resti riconducibili alle
fasi di lavorazione dei metalli, fa ora pensare che potessero essere sfruttati anche modesti giacimenti situati nelle
vicinanze degli abitati, fino al loro completo esaurimento.
Cosa che accadde anche nel paese di Maniago, dove gli artigiani estraevano il loro minerale presso una miniera di ferro
di cui ora si fatica a identificare l’esatta posizione. È anche molto probabile che in queste zone, dove i giacimenti non
erano molto abbondanti, gli abitanti non facessero alcuna selezione dei minerali metalliferi, lavorandoli semplicemente
per ottenere i manufatti desiderati.
L’estrazione dei minerali di ferro avveniva in modo simile a quello del rame. La sua produzione avveniva per metodo
diretto, passando da minerale grezzo a ferro solido (processo di blumeria). Infatti, per raggiungere il punto di fusione,
il ferro ha bisogno di temperature altissime non raggiungibili nei forni antichi (1537 °C), per separarsi così dagli altri
componendi minerali non utilizzabili. Nel ferro quindi, roccia e ganga venivano tolte come scoria, portandole ad uno stato
di viscosità attraverso l’aggiunta di fondenti: per fare ciò serviva una temperatura di circa 1150 °C.
La riduzione si faceva in forni che riuscivano a garantire un’atmosfera ricca di ossido di carbonio, liberato dal carbone,
(atmosfera riducente) e povera di ossigeno. La presenza di questo avrebbe ricondotto il metallo alla sua condizione
minerale riossidandolo. Da tutto questo si otteneva un blumo, un grumo di metallo a basso contenuto di carbonio, dalle
sembianze spugnose, ricco di impurità, che venivano successivamente asportate tramite la fucinatura per riscaldamento
e la martellatura. Il ferro dolce che si produceva era forgiato per ottenere manufatti di vario genere, utensili e armi con
una durezza poco soddisfacente.
Non si sa con certezza se nell’età del ferro avanzato, i fabbri forgiatori delle nostre terre fossero in grado di ottenere
l’acciaio (ferro e carbonio), molto più resistente del ferro dolce.
L’acciaio poteva essere ottenuto per “cementazione“, ossia battendo l’oggetto di ferro su fuoco di carbone di legna,
in modo che potesse arricchirsi di carbonio sottraendolo al combustibile e all’ossido di carbonio sprigionato dalla
combustione. La sua durezza poteva essere ulteriormente aumentata con la tempra (raffredamento rapido in acqua del
ferro arroventato), che tuttavia ne aumentava la fragilità: doveva essere riscaldato nuovamente a una temperatura di circa
700 °C (trattamento di rinvenimento).
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BREVISSIMA STORIA
DELLA FORBICE
Nel Manuel Encyclopédique Roret, compare questa descrizione:
“Si dà il nome di forbici a uno strumento atto a tagliare e composto da due lame riunite da un
perno posto al centro, che funge da asse”.
E poi ancora:
“Ognuna delle due branche è divisa in cinque parti: l’anello, che si trova a un’estremità e serve per
infilarvi uno o due dita; la punta, al polo opposto rispetto all’anello, che serve per pungere; lo
scudo, su cui è posizionato l’asse o il perno; il manico, tra lo scudo e l’anello; la lama propriamente
detta, che si trova tra la punta e lo scudo. In oltre si distinguono altre due parti essenziali, che
sono la tacca, cioè la parte intaccata dove inizia la lama, e il fulcro, che serve a impedire alle due
lame di passare una sull’altra, bloccandole nella posizione corretta”.
Ovviamente tutte le parti descritte in questo passo, si possono trovare anche nelle forbici di fattura
moderna. Questa descrizione è solo una delle tante che si possono reperire nei manuali storici, ma
ha il dono della semplicità. Altre importanti notizie si possono trovare nei lavori di Perret del 1771, di
Diderot e d’Alembert del 1777 e nell’opera monumentale di Camille Pagé pubblicata tra il 1896 e il 1904. Un tempo, la
produzione di una forbice era eseguita da numerosi fabbri, tutti esperti nel proprio singolo lavoro, anche se con l’occhio
rivolto alla produzione globale.
Ecco i vari compiti suddivisi tra più figure: per la forbice, oltre al fabbro e limatore, si impiegava successivamente
colui che regola le due lame; poi chi dà ad esse lo svergolamento adatto; veniva poi il moleta, il maschiatore, che si
occupava della produzione delle viti e della maschiatura; in seguito colui che le ritoccava limando nuovamente le lame,
il finitore, che dà un ultimo colpo di lima alle lame e agli anelli; l’arrotino di prima, che predispone le lame al taglio;
il rifinitore, che rifinisce la lama; il maschiatore, già nominato, che toglie la vite; il tempratore; il raddrizzatore che
ripara storcimenti e deformazioni provocati dalla tempratura; l’arrotino di seconda, che opera solamente sulla parte
interna della lama e sul punto d’arresto del trinciante; la rifinitrice, che si occupa di togliere lo strato di ossido dalla
tempratura; e ancora il maschiatore, che riposiziona lame e vite; l’arrotino; il lisciatore; l’asciugatore...
A questo elenco di compiti bisogna aggiungerne ancora uno, eseguito esclusivamente sui prodotti di buona
qualità: la realizzazione della tacca o del segno, eseguita su ognuna delle due lame, dopo che queste erano
preventivamente unite e adattate l’una all’altra per formare la “coppia”. Le tacche erano piccoli intagli realizzati con
una lima o cifre stampigliate nel punto d’incrocio della forbice, così da nascondere il più possibile questo passaggio di
segnatura. Le forbici venivano assemblate e regolate prima di essere temprate, e quindi una volta smontate dovevano
successivamente tornare “insieme” per formare la “coppia” in precedenza regolata ad arte, grazie alla riconoscibilità
delle due tacche uguali. La tempratura serviva, allora come oggi, per donare all’acciaio forza e resistenza.
Nonostante le regolazioni fatte una prima volta, l’elevata temperatura deformava i vari elementi del metallo,
obbligando a regolare nuovamente le lame dopo il montaggio. In fine, dopo aver montato e regolato la forbice,
l’asciugatura e talvolta la lucidatura o la brunitura finale, venivano eseguite di consueto, dalla moglie del
forbiciaio. Si può notare quanto tempo sia passato prima di scoprire l’utilità di incrociare due lame,
dotandole di un asse centrale e di due anelli per le dita. Ovviamente i primi rudimentali oggetti
da taglio che assunsero questa forma furono cesoie e forbicioni, alle volte molto grezzi, altre con
finiture di pregio. Gli operai che lavoravano in quest’ambito, uscivano da una cultura legata alle
tecniche di taglio e di coltelleria.
Camille Pagé, scriveva nel suo manuale del 1896:
“Le prime forbici erano delle cesoie antichissime dato che sono state rinvenute loro tracce nei
bacini lacustri svizzeri risalenti all’età del ferro. I greci facevano già uso di cesoie. I romani che le
ribattezzarono forfex, le impiegavano anche per tagliare capelli o barba.”
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Nelle arti visive una silhouette è
un’immagine di un oggetto che
ne rende esclusivamente
i contorni.
Periodo di maggiore produzione
delle silhouette fu la metà del
XVIII secolo. Il soggetto era posto
dietro un telo bianco, dove la sua
ombra (silhouette) era proiettata
grazie alla luce di una finestra.
L’artista seguiva i contorni del
viso e anneriva l’interno
al termine del procedimento.
L’espressione deriva da Étienne
de Silhouette (1709 - 1767),
ministro delle finanze
di Luigi XIV di Francia,
celebre per la sua
avarizia e per i tagli
effettuati addirittura alle
spese del Re. Grazie a
un processo metaforico,
il suo nome venne ad
indicare anche questa
tecnica.
Nei secoli, le mode portarono le donne romane a
sfoggiare vari tipi di acconciatura. Da quelle con i capelli
semplicemente tirati all’indietro e aderenti alla nuca o divisi
in ciocche gonfie dell’inizio dell’età imperiale, si passa a
elaboratissime acconciature alte sul capo e ridondanti di
riccioli ottenuti arricciando i capelli con un ferro rovente, il
“calamistrum”.
A partire dal II secolo d.C., le donne romane presero a ornare
ulteriormente le loro capigliature con nastri, diademi e spilloni in oro,
avorio o argento, elegantemente rifiniti e cavi all’interno,
tanto da poter contenere anche veleno, per ogni evenienza.
Appuntiti e sottili, oltre a costituire un ornamento potevano anche
essere usati come arma di difesa e di offesa. Si narra che Fulvia,
moglie di Marco Antonio, abbia infierito proprio con lo spillone dei
suoi capelli sul cadavere del retore Cicerone forandogli più volte la
lingua per punirlo di averla avuta “troppo pungente”.
Le parrucche, anch’esse ovviamente elaboratissime, soprattutto in
epoca imperiale, venivano confezionate con capelli veri, provenienti
dall’India o, per le chiome bionde, dalle capigliature delle donne
barbare del Nord Europa.
Nel Medioevo le donne fecero crescere i capelli a lunghezze mai
raggiunte prima. Le castellane e le eroine di poemi cavallereschi
erano del tipo tracciato dall’Ariosto con la descrizione della Fata
Alcina: “con bionda chioma, lunga e annodata”.
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L’autore ci propone, inoltre, tre diverse definizioni:
“I forbicioni che servivano per tagliare i tessuti, le cesoiette o piccole forbici da sarti e biancheristi, e le
forbicine dei néccessaire da toilette.”
Molti aristocratici di un tempo non disdegnavano le forbici di lusso e buon gusto, come dimostra l’inventario stilato dopo
la morte del re francese Carlo V il Saggio: “Una forbicina d’argento nel suo astuccio, due coltelli e forbicine d’oro.”
Ma è con il passare degli anni che si possono ritrovare tracce di forbici così come noi oggi le conosciamo. Una delle
prime raffigurazioni si può rinvenire in una miniatura che orna una Bibbia in latino del X secolo. Qualche secolo dopo, nel
1328, nell’inventario di Clemente d’Ungheria si nomina una forbice.
Nel 1599, nell’inventario di Gabrielle d’Estrée, vengono nominati “Due astucci d’oro per riporvi le forbici, decorati l’uno
tutto di diamanti, l’altro di rubini e diamanti, valutati trecento scudi”.
Osservando con attenzione il catalogo di Richard Herder, antica marca di coltelli e forbici di Solingen, in Germania, si
resta stupiti del numero di pagine dedicate alle forbici: ben trentacinque! Vi si trovano forbici da tagliatore e da sarto; per
tagliare il cuoio o per tosare le pecore; e moltissimi modelli con lame curve, per recidere il pelo del bestiame; e poi ancora
con punte arrotondate. Com’è ovvio, la toilette e la sartoria sono le destinazioni principali di questi attrezzi: forbici alle
volte sobrie, altre riccamente decorate, lunghe o corte, con lame diritte o curvate, per tutti i gusti e gli usi.
Da sempre, i fabbri e gli artigiani, contrassegnarono il proprio prodotto con un marchio o un segno distintivo, alle volte
con cifre. Nei secoli scorsi, quando la maggior parte della popolazione non sapeva leggere, questo fu l’unico modo per
distinguersi fra moltissimi produttori, creando così un mondo vario di segni e disegni. Nel 1721, a Moulins, Claude Vizier
usava il disegno di una chiave e Jean Bernard un leone coronato. Nel 1768, a Lanfres, Claude Garlot era solito firmarsi
con un asso di picche, mentre Antoine Collin usava il disegno di una fiaccola. Solo verso la metà del XIX secolo, iniziarono
a comparire i nomi degli artigiani o delle aziende, spesso anche con l’indicazione geografica.
Il parrucchiere è sempre stato un importante utilizzatore di questo attrezzo. Infatti, i cataloghi sono pieni di modelli
dedicati a questa professione. Nelle parrucchierie sparse in tutti i centri d’Europa, grandi o piccoli che fossero, passavano
allora come ora, informazioni o pettegolezzi su ogni cosa.
LA COMPETENZA VIENE DA LONTANO
A Maniago sono state costruite e prodotte varietà di forbici diversissime tra loro a seconda dell’uso per cui erano destinate.
Piccole per ricamare o lavorare; per manicure diritte e curve in punta; di medie dimensioni per barbieri, sarti e merciai.
Altre molto grandi come quelle usate per tagliare siepi, dove il manico sostituisce i gambi e gli anelli, e il filo può essere
diritto o ondulato.
Un altro particolare prodotto era la forbice da vigna, chiamate anche sisòris, con particolari innovativi e ricercati, sia
per la forma delle lame, sia per la presenza di una molla posta sotto il perno; sia per l’assenza di anelli su gambi diritti. Per
tenere chiusa la forbice che tendeva a restare aperta, si applicava all’estremità di uno dei due gambi un anello di cuoio,
che serviva a fermarli passando attorno ad entrambi.
La fabbricazione di una forbice comune iniziava scegliendo barre a sezione quadrata, lunghe circa un metro. Queste
venivano in precedenza forgiate nei battiferro. A seconda del tipo di forbice da fabbricare, il lato della barra variava da 8
a 14 mm. Nelle fasi iniziali erano necessarie diverse calde per la forgiatura con il martello; quindi per evitare tempi morti,
venivano battuti alternativamente i due pezzi che avrebbero formato la forbice. Il fabbro quindi doveva mettere le parti
finali delle barre sulle braci della fucina.
Stirato il materiale all’estremità riscaldata al fine di abbozzare l’anello, si praticava un foro centrale sulla superficie
appena ottenuta, utilizzando un punzone. Per completare l’occhio si batteva sul pezzo caldo; il perimetro esterno, dopo
averlo infilato nel corno conico dell’incudine, veniva in seguito martellato in direzione normale a quella dei colpi dati
in precedenza, poggiandolo sul corpo centrale di questa. L’operazione veniva ripetuta più e più volte fino a che non si
giungeva alla forma e alla sezione desiderata.
Dopo lo stampaggio dell’anello, era l’ora di allargare il gambo, che andava dall’imposta lama-gambo. L’imposta doveva
assumere una forma con inclinazioni e spessori adatti a un movimento funzionale in coppia con l’altro elemento costruttivo
della forbice. Questo passo veniva eseguito poggiando il pezzo in corrispondenza di uno degli spigoli di un tasso.
La certezza che l’accoppiamento fosse pressoché perfetto, veniva dal fatto che il fabbro operava su entrambi i pezzi
alternativamente. Successivamente si staccava con un tagliolo il grezzo dal resto della barra, lasciando materiale sufficiente
per formare la lama. Ovviamente l’economia nell’uso dei materiali, obbligava il fabbro a non utilizzare troppo materiale,
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ANELLO
LAMA
MANICO
PERNO
PUNTA
POGGIADITO
SCUDO
TACCA
ma neppure troppo poco per non
rischiare di scartare il pezzo in lavorazione.
Solo l’esperienza e l’occhio attento di un artigiano
professionista potevano evitare di buttare tempo e denaro. Si
passava a forgiare la sezione di barra con il martello, per formare
così la lama, dandole la lunghezza desiderata per poi sagomarla. In
un secondo momento era necessario sagomare la nosela con la relativa
posta. Lo spessore e la larghezza della lama della forbice variano dalla
schiena al filo, ma anche dalla mezzaluna alla punta. La parte interna della
lama che va a contatto con l’altra lama, formando così una forbice, deve essere
quindi piana, mentre sul dorso viene ricavata una sfaccettatura di larghezza variabile che diviene nulla in punta. Infine,
nel caso la lama fosse lievemente più lunga di quanto richiesto, si procedeva ad accorciarla con un tagliolo. Dopo la fase
dello stampaggio si procedeva a stringere nella morsa i due semilavorati dopo averli fatti combaciare, per verificare la
loro perfetta unione nella zona d’imposta. Si verificavano le misure, perché le lunghezze dei gambi e delle lame potevano
lievemente variare, e quindi in questo caso si provvedeva a correggere la difformità.
Quando le due lame erano perfettamente corrispondenti in lunghezza e larghezza, si poteva passare alla fase di
sgrossatura. Si posizionavano le lame su di un morsetto storto, sul quale si potevano poggiare i semilavorati anche su piani
diversi dall’orizzontale. Quindi si lavoravano l’anello e il gambo. Solo a questo punto la forma assumeva quella definitiva
desiderata. Per le lame la sgrossatura veniva eseguita con una mola d’arenaria per le superfici piane, completando il
lavoro con la lima su di un morsetto piano. Si andava a praticare un foro in uno dei due elementi e accostando l’altra lama,
si segnava il punto dove andava forata, con un bulino.
Il perno che andava inserito serviva, come oggi, per tenere insieme le due lame di una forbice, sia come fulcro di
movimento della stessa. Un tempo questo perno era ottenuto da un tronchetto cilindrico che doveva consentire la
rotazione relativa dei due elementi. In seguito fu possibile utilizzare maschi e filiere e quindi usare delle viti. Ultimati i
pezzi, questi venivano portati nella fucina per la tempra, e dovevano raggiungere un colore rosso ciliegia e poi essere
raffreddati nel grasso di maiale o nell’olio di colza.
Il pezzo andava ricoperto con polvere di carbone incombusta e posto sulle braci, per raggiungere il livello termico
richiesto per il rinvenimento, e quando queste si accendevano, si toglieva e si lasciava raffreddare all’aria. La finitura era
eseguita con mole di legno. Per la brunitura veniva stesa la polvere di smeriglio dopo avere unto il pezzo con olio. Per la
lucidatura si usava calce viva in polvere sulla superficie in precedenza inumidita.Collegati i due elementi, si controllava il
movimento relativo, per mettere a punto l’azione tagliente e far sì che la forbice non “mordesse” in punta. In alcuni casi,
come nelle forbici da merciaio, si doveva far assumere al filo un andamento elicoidale, per far sì che le punte tendessero
a convergere.
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DALL’ACCIAIO AL
PRODOTTO FINITO
Un leader mantiene la promessa
Acquistando un prodotto Leader CAM, il cliente ha la garanzia di essere entrato in possesso di un
manufatto di alto livello tecnologico e di grande affidabilità.
Un prodotto da taglio professionale, come la forbice da parrucchiere, comporta uno studio dei materiali
e una ricerca attenta del tipo di lavorazione per ogni specifico articolo. La durezza degli acciai ha una
parte fondamentale nella fabbricazione della forbice Leader CAM, in quanto solo da essa può nascere
un altissimo livello di finitura e la garanzia assoluta di affidabilità. La scelta dei materiali è un punto
cruciale, così come lo è la tecnica da utilizzare per giungere alla forbice grezza. Esistono infatti due
metodi di fabbricazione: micro fusione o stampaggio a caldo. Oltre a questo vi è la tempratura che
permette all’acciaio di raggiungere la durezza desiderata, tramite una serie di passaggi obbligati che
percorreremo assieme.
In natura vi sono solo piccole quantità di ferro allo stato libero. Il più delle volte esso è diffuso nella
crosta terrestre sotto forma di magnetite, limonite, pirite, ematite, ecc. I minerali di ossido di ferro
vengono mescolati alla ganga, composta da carbonati e silicati. Successivamente i minerali, ma non la
pirite, vengono macinati e introdotti in un altoforno con una giusta quantità di carbone. Quest’ultimo materiale permette
di portare la temperatura a livelli elevati per combustione con l’aria, e ridurre il composto di ferro.
Ciò che si raccoglie nel crogiolo non è ferro puro, ma ghisa, una lega ricca di carbonio. Per ottenere l’acciaio bisogna
procedere con la decarburazione della ghisa: abbiamo così una lega sempre di ferro e carbonio che ha una percentuale
massima di quest’ultimo pari all’1,7%. Per ottenere diversi tipi d’acciaio, da quelli duri a quelli dolci, bisogna diminuire la
percentuale di carbonio. Quando questa scende sotto lo 0,2% abbiamo l’acciaio extradolce o ferro omogeneo.
A questo punto comprendiamo che, modificando il tenore di carbonio, abbiamo la possibilità di ottenere una vasta
gamma di acciai. Per ottenere invece un acciaio speciale, bisogna aggiungere volutamente alla lega ferro carbonio, altri
elementi denominati di alligazione. Questi materiali vengono utilizzati soprattutto in campi come quello strutturale, per
macchine, meccanismi, attrezzi e oggetti da taglio.
Per gli acciai esistono diverse tipologie per descrivere il loro comportamento: si dice “resistente” un acciaio che possa
accettare sollecitazioni indotte da forze notevoli senza incontrare deformazioni permanenti, e quindi con un esteso
campo elastico; quelli fragili sono gli acciai che, dopo lo snervamento, passano immediatamente alla rottura, e quindi
con un campo plastico limitato; quelli tenaci sono gli acciai per i quali la rottura è preceduta da deformazioni permanenti,
essendo gli estremi del campo plastico distanti tra di loro. La capacità di sopportare urti viene definita “resilienza”,
qualità degli acciai che hanno un campo plastico molto esteso.
Tutti gli acciai possiedono in ogni caso una notevole resistenza alle sollecitazioni statiche e dinamiche, perché in essi
è elevato il carico di snervamento e rottura. Con l’aggiunta di nichel o di manganese si ha un aumento della resilienza
e della plasticità, con un miglioramento della resistenza e della durezza dell’acciaio. Con il cromo o
il molibdeno si incrementano le resistenze meccaniche e la durezza, nonché la tenacia. Con il
tungsteno l’acciaio acquisisce una durezza elevata senza divenire fragile.
Inoltre vi è un metodo dare all’acciaio più resistenza alle sollecitazioni meccaniche, rendendolo
più duro, ma allo stesso tempo aumentandone la fragilità: il trattamento termico.
Il più noto è la tempra e ha origini
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Nella pagina a fianco:
Louise Brooks nel film
“Lulu - Il vaso di Pandora”.
Regia di Georg Wilhelm Pabst,
1928.
Mary Louise Brooks nasce
a Cherryvale, nel Kansas, il
14 Novembre 1906. Il padre,
Leonard Porter Brooks, è un
avvocato di provincia; la madre,
Myra Rude, donna colta, amante
della musica classica e delle
buone letture, avrà una grande
influenza sul carattere di Louise
spingendola sin da giovanissima,
alla danza.
Louise fissa definitivamente il
tipo della maschietta anni ‘20 :
il caschetto di capelli neri e lisci,
gli occhi vivissimi e una vitalità
irrefrenabile.
Con l’avvento nella morale cristiana, vengono imposti
costumi rigorosi che influiscono anche sullo stile delle
acconciature: le donne avvolgono intorno al capo bende
che nascondono le chiome, come tuttora sono costrette
a fare le suore di alcuni ordini monastici. Come le donne
sacrificavano i propri capelli in segno di lutto, così quelle
che entravano nei monasteri, volgevano le spalle alla
famiglia e al mondo esterno, rinunciando, con il taglio dei capelli,
alla seduzione della bellezza.
Nel Rinascimento i capelli lunghi tornano a rappresentare la
femminilità: una lunga treccia, detta “coazzone”, fatta di capelli e
nastri, orna spesso il dorso delle gentildonne, mentre altre volte i
capelli vengono raccolti in un nodo trattenuto in una reticella d’oro
e di seta e il capo è circondato con un nastro chiamato “ferroviere”,
che lascia scendere sulla fronte una perla o un’altra pietra preziosa.
Nelle epoche successive, la moda ha visto sciogliere, annodare,
raccogliere, adornare e arricchire i capelli femminili nelle
più svariate forme; ma lunghi o corti che siano, i capelli hanno da
sempre rappresentato per la donna motivo di orgoglio e civetteria.
Una testa in “disordine” è sempre un segno di poca attenzione
alla propria persona.
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antichissime; fu considerato addirittura il frutto di una qualche magia o di qualcosa di soprannaturale.
Con un riscaldamento e un raffreddamento del pezzo si ottengono trasformazioni strutturali molto interessanti che
modificano le caratteristiche e le proprietà dell’oggetto.
Nella Scienza dei Materiali vengono definite critiche quelle temperature alle quali avvengono queste trasformazioni,
che variano a seconda della percentuale di carbonio contenuto nell’acciaio. Il trattamento consiste nel riscaldare il
pezzo fino a una temperatura critica, mantenendolo a quella determinata temperatura per un tempo limitato, per poi
riportarlo rapidamente a una temperatura inferiore che può non essere uguale a quella dell’ambiente in cui si procede
all’operazione.
Per raffreddare si utilizza acqua fredda, per tempre più dolci l’acqua è lievemente tiepida, oppure si può usare una
soluzione di acqua e sale (NaCI), oppure il grasso e gli olii animali, vegetali e minerali. Gli spessori minori in alcuni
pezzi, subiranno una tempra più forte.
Bisogna successivamente passare al rinvenimento per ridurre le tensioni interne prodotte dalla tempra, stabilizzando
così la struttura interna, in modo da evitare successive deformazioni. Il raffreddamento può essere lento, lasciando il
pezzo all’aria o mettendolo in forno, oppure veloce immergendolo nell’acqua o nell’olio. L’acciaio a questo punto avrà
acquisito la durezza desiderata.
La durezza è la resistenza che un corpo offre alla penetrazione di un altro corpo più duro, di forma stabilita (penetratore
o durometro). Il valore della durezza viene dedotto dalle dimensioni dell’impronta permanente impressa dal penetratore,
sotto una prefissata forza. Le prove di durezza vengono impiegate per il collaudo di forniture dei metalli, del trattamento
termico dei pezzi, di riporto elettrolitico di cromo duro su materiali ferrosi, ecc.
Elenco dei metodi più utilizzati:
•
Durezza Brinell (BHN), misura che permette di valutare la durezza di un materiale attraverso un indice
convenzionale. La durezza è valutata in base al diametro di un’impronta lasciata nel materiale da una
sfera d’acciaio.
•
Durezza Rockwell (R), la durezza è dedotta dalla profondità di un’impronta lasciata nel materiale da
un penetratore. Vengono considerate diverse scale di durezza Rockwell (RC,RB,RF) in funzione del
tipo di penetratore e del carico che gli si impone.
•
Durezza Vickers, il metodo si avvale di un penetratore di diamante a forma di piramide a base
quadrata. L’angolo al vertice tra due facce opposte è di 136°. Misurata la diagonale d
dell’impronta (in mm), impressa dalla forza F (in N), la durezza Vickers risulta data da:
HV=0,1904 x F:d2
Il carico normale di prova per l’acciaio è di 294 N.
•
Durezza Shore, in questo metodo la durezza è dedotta dall’altezza di rimbalzo cui giunge un
martelletto lasciato cadere sulla superficie del corpo da provare. Le durezze determinate
con gli sclerometri a rimbalzo sono approssimativamente convertibili in durezze Vickers,
mediante appositi diagrammi.
Il sistema di misurazione internazionale più comune per la misurazione degli acciai è il Rockwell
(R). Questo metodo viene usato anche da Leader CAM per misurare la durezza dei materiali
dei propri prodotti, per consentire un controllo serrato a una produzione professionale
di altissima qualità.
Inoltre vengono misurate le durezze dei riporti di quei materiali, come il titanio o la
ceramica, che servono a rivestire le forbici Leader CAM, per renderle più resistenti,
anallergiche e pregiate.
Tra gli acciai utilizzati ci sono il 420 e il 440, ma non esiste una regola per il
tipo d’acciaio utilizzato per i diversi prodotti. Ovviamente le caratteristiche che il
materiale deve avere sono sempre controllate in maniera rigorosa.
Si esigono acciai con alta percentuale di carbonio, perché più adatti al taglio, e con altre
componenti chimiche che ne esaltino le particolarità. Comunemente gli acciai utilizzati da Leader CAM
sono di provenienza svedese o francese.
20
IL FASCINO DELL’ACCIAIO DAMASCO
Le prestigiose forbici prodotte da Leader CAM sono di qualità e tecnologia elevata, come abbiamo già avuto modo di
sottolineare, ma quando parliamo degli articoli prodotti con acciaio Damasco, il valore tecnologico e il prestigio di questi
modelli salgono vertiginosamente, perché parliamo di una tecnica millenaria che ha una storia di apparizioni e sparizioni,
come un fiume carsico.
Le lame di spade, coltelli e forbici forgiate con questa tecnica, rappresentano l’apice dell’arte della forgiatura. Sia un
tempo che oggi, quando le spade non sono più usate dai samurai giapponesi nei campi di battaglia, le lame più belle, più
resistenti, più pregiate, spesso le più costose, vengono costruite seguendo le tecniche che i nostri avi hanno insegnato ai
loro figli, e poi ai figli dei loro figli, sino a giungere ai nostri giorni.
Gli studi e le scoperte sulle tecniche di produzione metallurgica, hanno coinvolto molti studiosi e ricercatori,
appassionati alla storia di questo specifico acciaio impiegato diffusamente sia in Oriente che in Occidente. Il termine
damasco è principalmente europeo ed occidentale: si crede sia stato coniato dai Crociati e da coloro che avevano rapporti
commerciali con il Levante. La parola damasco affonda le proprie origini in quella che un tempo era una città commerciale
di esportazione che univa due mondi, quello orientale e quello occidentale; oggi questo termine viene identificato con il
prodotto e non più con la città di provenienza.
L’acciaio damasco, detto anche damaschino, damascato, pattern welded steel, watered steel, viene lavorato in modo
particolarissimo, assumendo un aspetto cromatico contrastato detto anche marezzo (in inglese watering). Le principali
caratteristiche sono il chiaroscuro e bianco-grigio, con andamento più o meno regolare che all’occhio attento dell’esperto
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sono sinonimo di pregio della lama. La frase “una superficie ondulata come quella di un fiume”, così come viene descritta
dagli autori orientali, ha il compito di definire la lama a strati ondulati.
Esistono due tipi di acciaio damasco: quello indiano chiamato wootz, damasco orientale, damasco cristallino, acciaio
fuso o acciaio al crogiolo; e il damasco saldato o europeo definito anche damasco meccanico. Come abbiamo detto,
l’acciaio damasco ha avuto un’esistenza altalenante nei secoli: la sua aura magica scompariva per poi ricomparire
nuovamente in un altro luogo, pur mantenendo le caratteristiche principali, che negli anni venivano aggiornate con
tecniche sempre più moderne, per ottenere un prodotto di volta in volta migliore.
La storia dell’acciaio saldato ha inizio a partire dal VII secolo a.C., diviene una pratica diffusa tra il III e l’XI secolo d.C.,
poi di colpo scompare. Ricompare nuovamente nel XIX secolo d.C. Il damasco indiano appare nel VII secolo d.C. e dura
fino al XII secolo d.C., scompare e ricompare nuovamente nel XIX secolo d.C. In Giappone le prime tracce di lavorazione
compaiono nel cinquecento a.C., per avere successivamente una pratica continua dall’VIII secolo d.C. al XIX secolo d.C.
Due eventi storico-politici legati al Giappone, rischiarono di portare sull’orlo dell’oblio la tradizione della pratica della
forgia. La prima volta con l’editto Haitorei dell’imperatore Meiyi, che aboliva il regime feudale proibendo l’uso civile della
sciabola.
La seconda condanna all’estinzione avvenne dopo la fine della seconda guerra mondiale, in cui il governo impose
l’obbligo di non produrre alcun tipo di arma. Essendo i fabbri gli unici portatori orali della pratica di questa forgia, la
tecnica stessa rischiò di scomparire, in quanto non vi erano testi scritti che ne spiegavano i passaggi, tramandati a voce
di padre in figlio.
Le ultime tracce di un prodotto costruito con lame in acciaio damasco, furono daghe da parata costruite dai nazisti
durante la seconda guerra mondiale. Dopo di che si salta direttamente ai nostri giorni, dove i nipoti di quei maestrifabbri-artigiani, profondi conoscitori delle antiche tecniche, continuarono la produzione con nuove soluzioni produttive.
Probabilmente l’antica tecnica non scomparì mai del tutto, perché l’acciaio damasco continuò ad essere prodotto anche
nei tempi in cui sembrava essere scomparso: per una clientela privilegiata, particolarmente attratta dalle caratteristiche
tecniche e dal pregio di possedere un oggetto di così alta fattura artigianale.
Solo verso il 1795 possiamo dire con certezza che gli studi dell’acciaio damasco ebbero inizio in modo scientifico,
studi eseguiti da David Muscher in una relazione sull’acciaio indiano presentata alla Società Reale in Inghilterra. Da
questa prima relazione salta agli occhi il concetto che l’acciaio indiano era più acciaio che ferro, mentre nel 1804 sempre
Muscher dichiara che nell’acciaio wootz il carbonio è presente in maggior percentuale che non nell’acciaio fuso inglese.
Da quel momento si iniziò a capire e comprendere l’importanza del carbonio, l’influenza che aveva sulla durezza o
fragilità dell’acciaio. Erano infatti ancora ignoti i concetti di eutettoide, cioè quando l’acciaio è saturo di carbonio con
una percentuale pari allo 0,9% e una struttura in equilibrio; di ipoeutettoide, cioè quando è iposaturo di carbonio con
una percentuale inferiore allo 0,9%; di ipereutettoide, quando è ipersaturo di carbonio, con una percentuale superiore
allo 0,9%. Ovviamente, pur essendo praticata da migliaia di anni, era sconosciuta la definizione di trattamento termico,
comunemente chiamata tempra. Questa operazione cambiava la struttura originaria dell’acciaio al carbonio non legato.
Superando i 700-750 °C si ha una struttura costituita da soluzioni solide e carburi di ferro: austenite. Raffreddando
rapidamente da temperature attorno agli 800 °C, tempra, si ha un cambiamento della forma strutturale che presenta
una distribuzione di grana molto fine, martensite. Se raffreddata lentamente si trasforma nuovamente nella struttura
originaria, l’austenite diviene perlite o perlite-ferrite, oppure perlite-cementite. Se raffreddiamo istantaneamente, la
struttura si raffina e diviene molto dura.
Quando parliamo di acciaio damasco, vi sono diversi tipi di definizione o di risultato finale.
Il damasco orientale o dell’Est: a questo tipo di acciaio appartengono tutte le lame prodotte con metodo indiano,
nonché tutte quelle lame che hanno subito alterazioni strutturali con particolari attrezzi come i ceselli con la parte
tagliente smussata. Il fine ultimo era quello di ottenere modelli estetici di grande pregio, tra i quali il kirk narduban.
Il damasco cristallino o granulare è un acciaio che un tempo era considerato di minor pregio per il suo aspetto, ma
è stato dimostrato essere invece di molto superiore al damasco orientale o dell’Est, per le proprietà meccaniche delle
lame.
Il damasco saldato a strati è il risultato dell’intima unione di uno strato di acciaio tra due di ferro. Questo è fatto per
consentire che il taglio di lama si trovi in mezzo, mentre gli strati di ferro più flessibili lo ricoprono.
Il damasco meccanico o saldato a disegni è sempre un acciaio pluristratificato, ma qui gli strati subiscono deformazioni
particolari una volta saldati. Tra queste deformazioni vi possono essere l’avvolgimento a spirale della barra o l’intervento
di lime o mole, che creano così effetti decorativi. Il più delle volte questi effetti non hanno alcuna importanza strutturale,
ma semplicemente estetica; in ogni caso il fabbro tiene sempre sotto controllo la costruzione dell’oggetto, per un uso
totalmente in piena sicurezza. Va detto inoltre che la decorazione non è mai un punto di debolezza per la lama.
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I Beatles nel film “Help”.
Regia di Richard Lester,
1965.
Il famoso taglio di capelli “alla
Beatles” inizialmente fu ispirato
da Astrid Kirchherr, una giovane
fotografa che conobbero ad
Amburgo, che portava i capelli
corti e pettinati in avanti.
Ma fu durante il viaggio-vacanza
che fecero Paul e John per i 21
anni di John a Parigi che i due
si fecero tagliare i capelli in quel
modo nuovo, così per gioco,
seguendo la moda francese; al
ritorno in Inghilterra la strana
e comoda pettinatura (non
richiedeva impegno perché i
capelli ricadevano da soli in
avanti dopo averli lavati!) si
diffuse sempre di più e diventò
poi un taglio leggendario.
Dal 1700 in poi le acconciature di uomini e donne diventano
sempre più vistose: architetture di riccioli, spesso su
parrucca, coprono il capo degli uomini di classe sociale
elevata, mentre le dame adottano pettinature molto gonfie,
ricche e decorate da nastri, ad incorniciare il viso e annodati
poi piatte sulla nuca. La Rivoluzione Francese (1789) riduce
l’uso di acconciature sfarzose ed esagerate: i capelli femminili
sono raccolti in un semplice nodo sulla nuca. Dopo la parentesi del
Neoclassicismo, che riporta in auge i lunghi capelli mossi sciolti
ispirati alle donne dell’antica Grecia, per tutto il XIX secolo le signore
alla moda preferiscono acconciature più ricche ed artificiose: boccoli
che si inanellano dalle tempie alle spalle o, talvolta, fanno capolino
da uno chignon fermato sulla nuca. Le acconciature in voga all’inizio
dell’800, sono chiaramente ispirate all’antica Grecia: aderenti
sul capo sono caratterizzate da un incrocio di ciocche, ornate da
perle e fiori. Unica eccezione d’inizio secolo, era la pettinatura
all’inglese, che lasciava liberi ampi riccioli che ricadevano sulle
guance, chiamati prima tire-bouchons (cavatappi in francese), e
poi anglaises. Mentre in Francia le parrucche avevano un certo
successo, le dame italiane preferirono sempre le acconciature di
capelli veri, raccolti in trecce, che si complicavano in base alle
occasioni in cui venivano sfoggiate. Il colore dei capelli più alla
moda, divenne il castano scuro, e pian piano si diffuse la pettinatura
detta ‘alla vergine’, ossia con la riga in mezzo alla testa ed i capelli
raccolti all’indietro.
Nel corso di tutto il secolo, le acconciature vennero comunque
adattate al tipo di cappello di moda. Dai cappellini allacciati sotto al
mento, in voga con lo stile Impero, si passò alle cuffiette ornate di
pizzo, per poi tornare, a fine secolo, ai grandi cappelli a falda larga,
ornati di piume.
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È quasi impossibile parlare di
acconciature degli anni ‘70 senza
parlare di parrucche. Oggi, l’uso
di parrucche o di acconciature
‘finte’ sembra limitato ai soli usi
cinematografici e teatrali, ma
solo trenta anni fa la capigliatura
era un tutt’uno con il vestito:
lo stilista “firmava” in maniera
completa le sue creazioni. Il
successo di telefilm come la
serie UFO, è dovuto anche all’uso
di parrucche che consentivano
tinte sgargianti, senza
preoccupazioni per la salute.
Tinte e acconciature presto
imitate nella vita reale e divenute
parte del nostro gusto.
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Il lavoro oggi
Dopo aver fatto una carrellata globale, possiamo capire quali e quanti siano i passaggi e le tecniche utilizzate per poter
infine avere tra le mani un prodotto di grande pregio, con una tecnologia di alta qualità. Il lavoro di un tempo necessitava
di molti passaggi e spesso il risultato finale non era di alta precisione, nonostante la grande esperienza e la caratura dei
fabbri. Per ovviare a questo, nei tempi sono comparse sempre più in modo autoritario le macchine a controllo numerico,
che con oscillazioni di centesimi di millimetro assicurano un prodotto finito di grande affidabilità. Dopo la tempra, la
forbice Leader CAM fa la sua comparsa e ha inizio così la sua creazione. I successivi passaggi di lavorazione, passaggio
dopo passaggio, i controlli metodici su ogni singolo pezzo, le finiture e i collaudi conclusivi danno inizio alla sua vita.
Prima della tempra viene eseguita la sgrossatura del metallo in eccesso, per portare le misure il più vicino possibile
a quelle della quota del progetto. Dopodiché vengono eseguite tutte le forature: solo a questo punto il pezzo può essere
temprato. Quando ritorna in lavorazione, la sua durezza è notevolmente aumentata. La prima operazione è la finitura degli
anelli interni con macchine a controllo numerico. Successivamente vengono eseguite ulteriori arrotature sulla schiena
della lama e sul filo, e viene quindi fatta la prima arrotatura interna. Circa 3-4 passaggi per le forbici standard, e dai 6 agli
8 passaggi per i prodotti più prestigiosi. Vengono arrotati la parte esterna della lama e il piano superiore. Ultimata questa
operazione abbiamo a grandi linee portato le quote vicino alla misura di tolleranza da rispettare.
Dopo questi passaggi eseguiti con macchine arrotatrici, iniziamo le prime fasi del lungo viaggio produttivo del prodotto.
Le lavorazioni vengono eseguite esclusivamente a mano, perché non esistono in commercio macchine in grado di sostituire
l’uomo. La bombatura esterna delle lame è compiuta da artigiani in più passaggi, utilizzando nastri con differenti grane.
Per togliere il “grosso” del materiale, viene usata una grana grossa, molto abrasiva; mentre per il “fino”, una grana
molto fine grazie a un nastro diamantato. La rugosità della superficie della lama è portata al minimo, così che non abbia
graffi, questo perché dopo aver lucidato il pezzo, non dovranno esserci segni e imperfezioni.La lucidatura viene eseguita
a mano e a macchina, con mole in panno, alle quali viene applicata una sostanza pastosa che ha un effetto abrasivo e
al contempo lucidante. Dopo queste operazioni si passa al montaggio. Alla forbice viene messa una vite per fermare le
due lame, mentre altri articoli utilizzano un bullone regolabile e una placchetta (molla) per la regolazione della pressione
tra le lame.
L’azienda cura tutte le parti del prodotto, non da meno la viteria utilizzata per gli assemblaggi. Contrariamente a ciò che
fanno molte altre aziende, Leader CAM non utilizza componenti in alluminio o in acciaio che non siano inossidabili. Anche
per questi minimi componenti, i materiali scelti sono i migliori e rigorosamente inossidabili. Le viti hanno due tipi di passi,
così come i diametri delle stesse variano da 3,5 a 4 mm. Le viti di questo diametro danno un vantaggio notevole al taglio:
maggiore è il diametro, minore sarà la resistenza del capello al taglio, che risulterà più morbido e fluido, accompagnato
da una sensazione molto piacevole durante l’operazione. Vengono utilizzati diversi tipi di molle da mettere al di sotto del
bullone con particolari sistemi, che rendono le forbici Leader CAM personalizzabili dal cliente, che può regolare così la
pressione tra le lame. In altri articoli, ad esempio per la linea Shidosa, la pressione tra le lame si regola per mezzo di una
speciale chiavetta che viene fornita insieme al prodotto. Dopo aver assemblato la forbice, e controllata l’efficienza del
poggiadito e della componentistica, ci avviciniamo al termine della produzione.
Una persona addetta al collaudo controllerà che le punte non si incrocino, in tal caso provvederà con un martelletto
a piegare i gambi quanto serve, affinché le punte combacino tra loro. Dopo di che controllerà che le lame abbiano la
corretta curvatura; si noterà che tra le lame ci sarà una sottile luce, perché punta e tacco saranno in contatto tra loro
a forbice chiusa. Gli ultimi passaggi di affilatura vengono eseguiti in un reparto separato dalla normale produzione. Qui
vengono ultimate le speciali affilature, tra cui la micro dentatura, il filo a rasoio e l’affilatura Convex.
Successivamente si ripeterà un secondo collaudo più approfondito e severo, da parte di personale specializzato. Le
forbici verranno ispezionate ad una ad una nei minimi particolari. Il passaggio seguente è un lavaggio eseguito in bagni a
ultrasuoni che puliranno il pezzo, che verrà in un secondo momento lubrificato con speciali oli al silicone. Solo allora verrà
eseguita la timbratura, rigorosamente al laser, su ogni singolo pezzo.
Prima che il prodotto finito venga inserito nel proprio packaging, verrà sottoposto ad altri due controlli di qualità. Nel
primo esame si controlleranno i difetti del materiale, di forma e di montaggio; nel secondo ed ultimo, si proverà il taglio
su parrucche in capelli veri o in speciali materiali, per definire la perfetta efficienza dei fili a rasoio. Verrà anche accertato
che il filo non presenti sbeccature, detti dentini, che comprometterebbero la fluida scorrevolezza delle lame.
L’articolo Leader CAM che il cliente sceglierà di possedere, avrà dunque alle spalle un severo collaudo, fatto attraverso
controlli accurati e metodici in ogni fase della lavorazione. Il cliente Leader CAM avrà sempre la certezza di essere entrato
in possesso di una forbice di altissima qualità che lo gratificherà nel tempo.
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SFOLTIRE E SFILARE
CON LE FORBICI
PERCHÉ SCEGLIERE UNA FORBICE LEADER CAM
Le forbici Leader CAM sono da sempre sinonimo di pregio nel settore. La grande specializzazione ci
viene dai molti anni di attività sempre al vertice della qualità, nella produzione di forbici per parrucchieri
professionisti. Grazie all’esperienza dei titolari, all’altissima qualità si è aggiunto un design di grande
successo commerciale, dal gusto tutto italiano.
La forbice Leader CAM raggiunge una qualità e una finitura ottenuta con oltre 200 passaggi, in parte
eseguiti a mano, con lavorazione artigianale limitata e collaudi severissimi fatti su ogni singolo pezzo:
una garanzia di eccellenza.
C’è infatti una differenza sostanziale tra la forbice fabbricata artigianalmente e quella prodotta in modo
industriale. Così come c’è una sostanziale differenza tra una forbice stampata a caldo con acciaio
malleabile e una creata per fusione, in cui si versa dell’acciaio fuso all’interno di uno stampo.
La forbice Leader CAM utilizza entrambe le tipologie di fabbricazione ma, a differenza di molte altre
aziende, dove il prodotto realizzato per microfusione potrebbe rompersi o danneggiarsi irrimediabilmente
dopo una caduta accidentale, l’esperienza Leader CAM è riuscita negli anni a ottenere un prodotto
che unisce due tipologie d’acciaio nello stesso manufatto. I gambi, che uniscono le lame agli anelli, sono di un acciaio
malleabile, mentre le lame sono costituite da un acciaio molto più duro. In questo modo si potranno regolare nuovamente
le forbici rovinatesi dopo una caduta accidentale.
La forbice da sfoltire
I capelli vanno sfoltiti con questo speciale attrezzo per ottenere lunghezze diverse.
Per poter usare questa forbice, è necessario conoscerne la struttura e la sua possibilità d’impiego.
Le forbici per sfoltire sono di due tipi:
• Dentellate su entrambi i lati
• Dentellate da un solo lato (forbici modellatrici o sfoltitrici)
È anche necessario conoscere quanti capelli si tagliano con un colpo di forbici:
• Forbici per sfoltire = circa un terzo dei capelli
• Forbici modellatrici = circa la metà dei capelli
Per eseguire un taglio in maniera corretta sono necessari questi strumenti:
•
•
•
•
•
Forbici per sfoltire
Spazzola per capelli
Pettine
Pettine fisso (a denti stretti)
Pinze per fermare i capelli
Per ottenere un buon lavoro sul cliente, è necessario utilizzare la forbice ricordando le caratteristiche
qui sopra. Le forbici aperte vengono accostate diagonalmente alla ciocca, a questo punto le punte
delle forbici si trovano al primo taglio, vicino al cuoio capelluto, sul margine sinistro della ciocca
precedentemente suddivisa e raccolta all’estremità tra le dita della mano.
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Il movimento punk è nato in
Inghilterra verso la metà degli
anni ’70 e, successivamente,
si è esteso in tutta l’Europa e
l’America. Alla base di questo
movimento si cela un senso di
nichilismo, di autodistruzione, la
convinzione di non avere alcun
futuro in una società alienante e
selvaggiamente egoista com’è
quella contemporanea.
Questo rifiuto ideologico della
società si esprime nello stile di
vita; con l’abbigliamento che, per
quanto sporco e stracciato, è al
tempo stesso curato nei minimi
particolari (borchie, cerniere,
manette, bondage, ecc); con i
capelli decolorati o coloratissimi,
le acconciature a cresta di gallo
o alla mohicano; con una grande
quantità di anelli e spilloni infilati
nel naso, nei lobi, nelle guance.
Gli uomini dell’800 portavano i capelli scapigliati, con un
atteggiamento ironico; e le basette, dalle tempie, scesero
fino ad unirsi sotto il mento, formando una striscia sottile di
barba, che incorniciava il viso. Questa acconciatura, rimasta
famosa con il conte di Cavour, prese proprio da questi il
suo nome. Alcuni accompagnavano la striscia di barba,
con piccoli baffi cadenti, ma era piuttosto raro. Col tempo, i baffi
divennero di gran moda e vennero impomatati, per tenerli ben dritti o
rialzati, anche se in Italia, Mazzini e Garibaldi li portavano spioventi.
La barba, inoltre, si affacciò sui volti maschili, a partire dal 1840,
espandendosi fino a ricoprire tutto il mento se non fino alle tempie.
Ma è nel XX secolo che prende il via la più grossa rivoluzione nella
storia dei capelli femminili, con l’invenzione della permanente a
caldo e poi anche a freddo. Vediamo i capelli trattenuti in code e
codine, con i tagli più strani e differenti, dalle frangette alle scalature,
dal carré corto alle creste punk.
Oggi più che mai i capelli rappresentano il mezzo espressivo che
ogni donna ha a disposizione per manifestare la cura e l’attenzione
che ha per se stessa: cartina di tornasole del carattere della persona
e della società in cui vive e con cui si confronta. Con l’avvento
delle extensions ogni donna può sfoggiare la lunghezza di capelli
desiderata senza dover attendere tempi lunghissimi e senza sentirsi
da meno rispetto a chi più dotata dalla natura in fatto di chioma.
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In questa posizione le forbici vengono chiuse e riaperte una sola volta. Si scivola verso il basso di circa quattro centimetri,
verso la punta della ciocca, e si procede ripetendo l’operazione una sola volta.
La distanza dipende dalla posizione della forbici rispetto alla ciocca. Le forbici tagliano sulla sinistra, in alto sulla
ciocca, dove termina a destra lo sfoltimento. La sequenza diagonale termina quando si arriva alla punta dei capelli. Si
procederà quindi con il pettinare la ciocca appena sfoltita. Successivamente si continua il lavoro con una ciocca vicino
o sopra a quella di partenza, che verrà sfoltita allo stesso modo. Al termine del lavoro, si mettono in ordine i capelli con
pettine e spazzola, per poi passarli con un pettine a denti stretti per rimuovere tutti i capelli tagliati.
In Europa la maggior parte dei professionisti ha un’impronta scolastica che tende a far impugnare le forbici con i
denti sulla lama superiore. Questo fa sì che il professionista decida quanto tagliare appoggiando i capelli sulla lama di
sotto come fosse un supporto, chiudendo successivamente la lama dentata. I capelli che cadranno tra un dente e l’altro
saranno quelli non tagliati, ma il risultato si vedrà solo a taglio effettuato.
Nei paesi Extra CEE le sfoltitrici vengono usate con la lama dei denti sotto, così che a reggere i capelli saranno gli stessi
denti, e il professionista potrà vedere immediatamente quanti capelli andranno tagliati e quanti cadranno tra i denti, ancor
prima di muovere la lama sopra, portando a termine il lavoro. Questi metodi variano a seconda dei paesi, ma il risultato
rimane sempre il medesimo, e con una forbice sfoltitrice Leader CAM il lavoro sarà sempre d’alto livello professionale:
nel campionario si possono trovare entrambi gli articoli.
Per capire di quale livello è la forbice sfoltitrice che ci accingiamo ad acquistare, bisogna fare molta attenzione ad
alcune caratteristiche tecniche. Infatti, diversamente da quanto accade per le forbici da sfilare o da taglio tradizionali,
le sfoltitrici sono un prodotto che lavora in maniera completamente diversa. La sostanziale differenza sta nel fatto che
questo tipo di articolo ha, nella maggior parte dei casi, una lama a filo continuo e l’altra dentellata.
Questa tipologia di lama, per la sua struttura non uniforme, ma interrotta, sulla quale scorre quella con il filo continuo,
può creare alcuni problemi durante le fasi di produzione. È proprio nei punti morti di questa lama dentellata, che la forbice
Leader CAM si fa notare. Innanzi tutto la qualità dei materiali fa la sua parte, in quanto la scelta degli stessi evita problemi
in fase di finitura. L’uso di questo articolo è a discrezione dell’acquirente che userà il prodotto mantenendo le abitudini
derivate dall’utilizzo di forbici usate in precedenza, che necessitavano di questa particolare tecnica, o dall’uso impartitogli
dalle scuole. Indipendentemente da ciò, vi è una regola assoluta che consente di capire la reale qualità di una forbice da
sfoltire rispetto a un’altra della stessa categoria.
Per prima cosa, tornando alla spiegazione precedente in cui si parlava della scorrevolezza, la sensazione al tatto è
indispensabile. Rumori, anche minimi, o la tendenza a “piantarsi” durante il movimento di taglio, sono sinonimo di scarsa
qualità. Più ci si avvicina allo zero in fatto di rumorosità, più la forbice sarà di ottima fattura. Ovviamente, maggiore sarà
la distanza tra i denti, maggiore sarà la difficoltà di mantenere queste caratteristiche invariate.
Un’altra qualità che differenzia le sfoltitrici Leader CAM, è la non necessità di creare troppa pressione con le dita durante
il taglio. Le forbici di vecchia concezione richiedevano pressioni maggiori. Noterete che i nostri articoli scivoleranno da
soli, senza il bisogno di imprimere forza eccessiva, che durante i primi tagli potrebbero essere causa di intaccature sul
filo della lama a rasoio.
Si consiglia per tanto di non imprimere pressione durante i primi tagli per evitare il rischio di spiacevoli inconvenienti
derivati da un errato utilizzo. Per raggiungere un’affilatura con queste caratteristiche, bisogna utilizzare un angolo di
taglio molto acuto, che dà sì grandi proprietà di taglio, ma che rende anche molto delicata la forbice. Si consiglia
quindi di poggiare delicatamente la forbice dopo l’utilizzo su di un panno morbido, senza “buttarla” sul banco da lavoro,
mantenendo così l’affilatura in ottimo stato, e sfruttando le sue doti per lungo tempo.
La forbice per sfoltire di Leader CAM ha raggiunto un alto livello tecnologico che può soddisfare qualunque genere
di cliente, dal privato al più esperto ed esigente professionista. Gli articoli prodotti da Leader CAM si suddividono in tre
fasce: la forbice che sfoltisce il 25% del capello, quella che sfoltisce il 50% del capello e quella che sfoltisce il 75%. La
più usata generalmente è quella appartenente alla categoria di mezzo, e la maggior parte degli articoli prodotti tra le
sfoltitrici, entrano in questa categoria di taglio.
Tra questi prodotti, ve ne sono molti in cui l’esperienza Leader CAM ha cercato di alleviare alcuni disturbi di tipo
professionale, fornendo una forbice di tipo ergonomico.
Questo prodotto permette un’impugnatura naturale e un movimento leggero e senza costrizioni, che ne facilita l’uso e
impedisce il sopraggiungere di disturbi e infiammazioni al polso, al tunnel carpale o alla schiena.
Un nuovo articolo Leader CAM è la sfoltitrice con denti ricurvi a diverso raggio che cadono perpendicolarmente sulla
lama non dentata. Il vantaggio sta nel poter eseguire anche un taglio scivolato, garantendo sempre un ottimo risultato.
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La forbice per sfilare
Sfilando i capelli con le forbici si ottiene una ricaduta morbida degli stessi, uno sfoltimento più o meno abbondante della
massa, un accorciamento. Per eseguire il lavoro correttamente è necessario conoscere le differenze di struttura, di
impugnatura e d’uso delle forbici per capelli, da quelle per sfilare a quelle per modellare.
L’ampiezza del movimento di taglio raschiante, e la pressione più o meno accentuata nel chiudere le lame sulle ciocche,
determineranno i seguenti risultati:
•I capelli verranno soprattutto accorciati senza sfoltirli troppo
•I capelli verranno soprattutto sfoltiti senza accorciarli troppo
•Si otterranno entrambi i risultati in ugual misura
Gli strumenti necessari per eseguire questo tipo di taglio sono:
•Forbici
•Pettine
•Accessori per fermare i capelli
Per eseguire una sfilatura senza accorciare troppo i capelli, occorre ricordare che le lame della forbice devono essere
semi aperte, circa 2/3 dell’apertura lama, soprattutto su capelli asciutti. Il movimento di taglio raschiato si esegue lungo
la ciocca, dalla punta verso la testa. Mentre eseguite questo movimento, aumentate leggermente la pressione delle
lame. Se il taglio è stato eseguito correttamente, si noterà che una parte dei capelli presi con le forbici si gonfieranno in
prossimità dell’attaccatura. Ripetete l’operazione fino a quando non vi troverete tutti i capelli sfilati nella mano sinistra
con la quale la reggevate. Pettinate a fondo ma in maniera delicata, la ciocca che avete sfilato.
La sfilatura di accorciamento delle punte senza che si sfoltisca la lunghezza, con taglio diritto, viene eseguita correttamente
appoggiando le lame delle forbici semiaperte sui capelli, sfilando per brevi tratti aprendo e chiudendo parzialmente le
lame. Aumentate gradualmente la pressione sulle lame. Ripetete l’operazione di taglio raschiante, fino a quando i capelli
saranno più corti nel punto desiderato. Procedete successivamente allo stesso modo con tutte le ciocche.
Pettinate delicatamente, si noterà ora che i capelli inizialmente tagliati diritti, sono di lunghezze diverse, assumendo un
andamento fluido non ricadranno più diritti.
Il taglio sfilato con cotonatura verso il dietro, si esegue quando un settore delle punte è troppo sfilato; con questa tecnica
di ottiene una sfilatura che accorcia la lunghezza senza sfoltire. Prendete una ciocca con la mano sinistra nel
punto della lunghezza desiderata. Tenete le ciocche ben tese, cotonando i capelli più corti verso il dietro.
I capelli che vi rimarranno tra le dita saranno tagliati con taglio sfilato, con brevi movimenti raschianti.
Quando andrete a pettinare, i capelli cotonati indietro andranno a formare le nuove punte.
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L’affilatura delle forbici Leader CAM
La forbice per sfilare di Leader CAM è proposta in diversi articoli: questo dipende dalle caratteristiche strutturali,
dall’affilatura o dal disegno ergonomico adatto a una clientela più esigente.
L’articolo che la ditta Leader CAM consiglia ai propri clienti, è quello che possiede il minor angolo alfa, quindi molto
vicino allo zero, che permette di eseguire perfettamente un ottimo taglio scivolato. La caratteristica di questi articoli è
appunto quella di avere un angolo molto acuto che rende la lama a rasoio adatta a determinate tecniche di taglio. Minore
sarà l’angolo alfa, maggiore sarà l’efficacia della lama a rasoio (Figura 1).
L’affilatura Standard è eseguita sul pezzo generalmente mediante l’utilizzo di una macchina, che consente una grande
precisione di esecuzione del filo. Parallela alla lunghezza del tagliente della lama, si può notare una fascetta di affilatura,
a causa di questa caratteristica non potrà mai essere ad angolo acuto, quindi non è un’affilatura di tipo a rasoio, ma il
taglio sarà comunque sempre preciso per l’esecuzione di tagli normali.
L’affilatura fatta sulla lama con un’accentuata concavità, viene denominata di tipo Convex. L’esterno viene totalmente
lavorato a mano, così da arrotondare il filo partendo dal tagliente o filo, fino alla schiena della lama. In questo modo
andremo a creare un’affilatura omogenea in cui non si noterà più la fascetta fatta a macchina. Solo i migliori artigiani
professionisti posso eseguire questa operazione, perché nessuna macchina è in grado di fare questo tipo di lavoro.
Esistono anche forbici con micro dentatura su modelli classici e più economici, dove l’affilatura è meno pregiata. Con
questo tipo di articolo è impossibile eseguire tagli scivolati, in quanto la lama superiore ha un angolo alfa più elevato e
quindi non a rasoio; il vantaggio della seconda lama micro dentata, dove lo spazio tra i denti è di 0,25 mm, sta nel poter
tagliare grosse ciocche di capelli, senza che questi vengano spinti verso la punta. Infatti il pregio di questo articolo sta
nello sfruttare i denti che bloccano i capelli durante il movimento di taglio.
Possiamo dire che partendo da uno stesso acciaio di uguale qualità, il risultato cambierà drasticamente se non si è
in grado di affilare in modo preciso la lama, perché come abbiamo già avuto modo di dire, il risultato non lo fa solo il
materiale utilizzato, ma soprattutto l’artigiano che sa eseguire in modo professionale i vari metodi di affilatura richiesta.
L’affilatura può essere controllata tramite una macchina che ne misura il grado di penetrabilità su di uno strato di carta
apposito. Un peso trascina per inerzia la carta verso il basso mentre la lama si muove avanti e indietro per mezzo della
macchina che la sorregge; calcolando i millimetri tagliati dalla forbice posta sotto di essi e il tempo necessario a tagliarli,
si trova il rapporto su di una tabella pre-compilata.
Dedurremo perciò che, se maggiore sarà la penetrazione e minore il tempo, l’affilatura sarà di alto grado di penetrazione.
Nel grafico si mette in relazione il tempo in minuti e la penetrazione in mm (Figura 2).
1.
2.
Affilatura standard
α
Affilatura Convex
TEMPO ( MINUTI)
α
PENETRAZIONE ( MILLIMETRI)
Noterete nell’esempio A il risultato di un test su di un prodotto con scarsa durezza e limitata durata del filo. Mentre
nell’esempio B noterete che il grado di penetrabilità è costante nel tempo, ciò è indice dell’utilizzo di materiali di buona
qualità. Nell’esempio C il grado di penetrabilità aumenta con l’avanzare del tempo, indice di alta qualità. Si tratta di una
forbice Leader CAM.
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La lama interna
La forbice è composta da due parti come già spiegato, ma il punto più importante è quello in cui si accoppiano le due
lame. La lavorazione interna delle lame, un tempo fatta completamente a mano, oggi è il frutto di una lavorazione fatta
con macchine a controllo numerico d’alta precisione, con parametri di lavorazione sull’ordine del millesimo. Questo
consente di avere una corsa e una scorrevolezza del prodotto finale di altissima qualità.
La concavità e l’arrotatura interna della lama, fatta con mole speciali, ha inizio dal punto appena sopra la “posta”, e
giunge alla punta. Questa particolare lavorazione è in relazione del diametro della mola: più il suo diametro sarà piccolo,
più sarà accentuata la concavità della lama, diversamente accadrà se il diametro della mola sarà maggiore. L’asse
dell’arrotatura sarà al centro della lama, e partirà dalla punta passando per il fulcro o perno della forbice, alzandosi in
prossimità della “posta”, nel punto chiamato in gergo mezza luna.
Gli artigiani regolatori devono dare il giusto grado di svergolamento, detto effetto elica, alla lama, che serve a far sì che
i due fili e le punte convergano tra loro, per avere come risultato un ottimo taglio. Se non ci fosse questo effetto elica,
le lame dalla metà forbice verso la punta avrebbero difficoltà nel taglio. Lo svergolamento combinato con l’angolo acuto
di taglio, causerebbe dei conflitti a livello della scorrevolezza e rumorosità. Per ovviare a questo problema, viene fatta
all’interno della lama una fascetta di qualche decimo di mm sul filo; la fascetta ha una finitura speciale, questo fa sì che
non ci sia un’angolo vivo, permettendo una maggiore scorrevolezza e assenza di rumore provocato da attrito eccessivo.
La mezza luna, che si trova appena sopra la “posta”, crea una costante tra le lame durante l’operazione di chiusura.
Studiata e fatta in maniera che la pressione aumenti quanto più la forbice si chiude: questo perché il taglio nella zona della
punta è critico, e la mezza luna consente una maggiore pressione alle lame senza forzare con le dita.
Per quanto riguarda la forbice da sfoltire c’è un’eccezione, in quanto lo svergolamento viene eseguito solo sulla lama
che ha i denti. L’altra lama viene lavorata diversamente, con un’arrotatura interna che procede lungo l’asse del perno; e
un’arrotatura della mezza lama parallela all’asse iniziale, che può essere spostata a seconda del progetto del prodotto da
realizzare. Questa operazione è molto importante, perché permette al filo di essere sempre rivolto verso l’alto, coincidendo
così correttamente con i denti dell’altra lama, e consentendo sempre un taglio preciso e regolare.
La finitura delle sfoltitrici è completata con la fascetta speculare all’interno della lama, eseguita come abbiamo già avuto
modo di spiegare, per migliorarne le caratteristiche.
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Le caratteristiche PER RICONOSCERLA
La forbice è un articolo da taglio che può essere progettato in diverse forme e misure e anche se un progettista può
sbizzarrirsi, la prima cosa da tenere presente è che il prodotto deve in ogni caso mantenere la sua funzionalità. Deve
dare al cliente un’immediata impressione di comfort al contatto. Ciò è molto difficile da ottenere quando si utilizzano
design non tradizionali. Leader CAM ha cercato di coniugare design e funzionalità con una cifra tale da distinguersi dai
competitori.
Al contatto, la prima impressione è il comfort. Immediatamente dopo si deve prestare attenzione al peso. Un professionista
usa la forbice per parecchie ore al giorno, e anche pochi grammi possono fare la differenza. Un ulteriore fattore collegato
al peso e al design è la bilanciatura e la distribuzione dei pesi. Se il prodotto non nasce da uno studio serio e approfondito,
c’è il rischio che possa rivelarsi difficile da utilizzare per molte ore.
Ci sono forbici che tendono a dare l’impressione di cadere in avanti perché il peso è maggiore nelle lame, con il risultato
di essere scomode da maneggiare. Altre invece hanno una distribuzione maggiore del peso sui gambi, rendendo così
difficile il movimento.Le forbici Leader CAM sono perfettamente bilanciate e garantiscono l’utilizzo ideale. Una forbice
ben bilanciata farà sì che il professionista abbia un feeling elevato e duraturo con lo strumento principe del suo lavoro.
Questi sono i primi aspetti che si devono notare; scopriamo gli altri dettagli tecnici che parlano della qualità del prodotto.
Un primo e molto importante dettaglio, da non sottovalutare, è il materiale di cui è composto il gambo, parte sempre
a contatto con la pelle del professionista e quindi suscettibile di provocare allergie. Queste parti sono quasi totalmente
senza Nichel, in quanto la percentuale presente è talmente bassa che non può essere causa di questo alcun problema
dermatologico. Un’altra differenza è l’assenza di graffi o ombreggiature nella finitura, che ci parlano della qualità della
stessa. Questo risultato si ottiene grazie a diversi passaggi realizzati con nastri speciali.
Anche la qualità interna della lama ci parla della qualità del prodotto: la presenza di tutto ciò che può dare disturbo
anche ad un primo sguardo, è sinonimo di scarsa attenzione e cura. Le forbici Leader CAM sono impeccabili sotto questo
punto di vista, grazie alla severa attenzione dell’operatore nello scegliere i giusti nastri da utilizzare per i diversi articoli e
al collaudatore nello scartare quelle forbici che ancora presentino pur piccolissime imperfezioni.
Per capire meglio la qualità dell’interno lama delle forbici di alta fascia, potete seguire passo passo questo semplice
procedimento. Prendete la forbice e tenete l’anello destro nella mano destra tenendola in posizione verticale, con il
bullone rivolto verso di voi. Con la forbice rigorosamente chiusa, regolate con il bullone e in senso antiorario, la tensione
delle lame al minimo. Fatto ciò, mantenendo sempre la forbice in posizione verticale, aprite le lame e poi lasciate cadere
la lama superiore. Noterete che la forbice si chiuderà completamente.
Aumentando la tensione di uno scatto per volta e ripetendo l’operazione, noterete che le lame rimarranno gradualmente
sempre più aperte. Con questa prova è possibile trovare la tensione ottimale per lavorare. Quando le punte resteranno
distanti tra loro circa un centimetro, avrete trovato la regolazione ideale.
Un’altra differenza che caratterizza la qualità del prodotto nel tempo, è la durata dell’affilatura, cioè la distanza che
intercorrerà tra l’acquisto e la vostra prima riaffilatura. Le affilature dei prodotti Leader CAM hanno una durata media che
va da uno a due anni, in alcuni casi la durata è addirittura superiore. Questo spinge i nostri clienti a tornare da noi ogni
qualvolta dovranno acquistare un nuovo prodotto.
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LE Malattie professionali
E IL CONTRIBUTO ERGONOMICO
DI LEADER CAM
Accade, a volte, che lavoratori come i parrucchieri, possano incorrere in una malattia
professionale detta del dito a scatto. Questo perché l’utilizzo continuo della mano e delle
dita, può provocare infiammazioni a quelle guaine all’interno delle quali scorrono i tendini flessori.
Quando queste guaine chiamate pulegge si gonfiano per l’infiammazione, i tendini faticano a scorrere
e quindi si ha l’effetto del dito a scatto: una delle dita interessate rimane bloccata durante il proprio movimento per poi
riprendere la normale posizione. Si tratta di un disturbo doloroso e diffuso.
I rimedi contro questo disturbo professionale sono essenzialmente due, quello medico e quello chirurgico. Nel
primo caso si usano farmaci antidolorifici e antinfiammatori come l’associazione del paracetamolo e della codeina per
qualche giorno. Eventualmente si possono associare alla terapia farmacologica, anche la laserterapia e la ionoforesi,
mentre è sconsigliato totalmente l’uso del cortisone per mezzo d’infiltrazioni, in quanto molto doloroso e inutile,
perché dopo qualche tempo il dolore e il disturbo ritornano. Tra l’altro il cortisone ha anche un’azione corrosiva sui
tendini e può provocare rotture spontanee e traumatiche negli stessi.
Qualora non si traggano vantaggi dall’utilizzo di farmaci, si deve pensare ad un trattamento chirurgico. Il vantaggio
è che la ripresa dell’utilizzo del movimento della mano è rapido. L’intervento ha una durata di circa cinque minuti, in
anestesia locale. Il chirurgo durante l’operazione deve allargare la puleggia per ripristinare il giusto movimento. Servono
semplicemente 5 millimetri d’incisione per eliminare il problema. Subito dopo l’operazione ha inizio la riabilitazione
dell’arto, con movimenti semplici, come il fingere di suonare un piano o lo scrivere su una tastiera. Il recupero sarà tanto
più veloce, quanto più è alta la sopportabilità al dolore del paziente, che in questa fase deve collaborare moltissimo
con il medico, sforzandosi di fare qualunque cosa con la mano operata. Per ridurre la possibilità di insorgenza del dito
a scatto, Leader CAM ha progettato due forbici ergonomiche con speciale anello girevole.
Il modello tradizionale ha la caratteristica di avere un anello fisso per il dito anulare e un anello 2D girevole per il
pollice, che ruota perpendicolarmente rispetto al gambo. Con questa forbice è possibile eseguire qualsiasi tipo di taglio,
mentre il vantaggio dell’anello girevole sta nello sfruttare il suo movimento naturale, che permette al professionista
di muovere liberamente il dito pollice in maniera naturale, contrastando così affaticamenti e malattie professionali al
polso e alla schiena.
Il secondo modello con anello girevole ergonomico è un prodotto giapponese della Shidosha fabbricato con diversi
materiali, che ha una importante caratteristica principale. L’anello 3D è composto da un primo anello che ruota
perpendicolarmente rispetto al gambo, con all’interno un secondo anello che ruota parallelamente rispetto al gambo.
Il movimento quindi è ancora più completo, perché la punta del pollice è libera di muoversi in modo totalmente naturale
durante l’operazione di taglio. Grande attenzione è stata riposta anche ai dettagli, infatti la rotazione del primo anello,
quello perpendicolare rispetto al gambo, ruota su cuscinetti a sfera. La forbice inoltre è venduta con in dotazione un
anello 2D ergonomico che può essere sostituito in ogni momento con una semplice operazione di smontaggio, qualora
si rivelasse necessario il suo utilizzo.
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La linea SHIDOSHA
La linea Shidosha è composta da una serie di prodotti fatti a mano, originali del Giappone e distribuiti in tutto il mondo
da Leader CAM con il marchio Shidosha che significa Leader in giapponese. Questa linea è nata con l’idea di offrire a
tutti i clienti Leader CAM, amanti dei prodotti di tradizione nipponica, una scelta dal proprio campionario, garantendo una
qualità di prodotto e di servizio alla pari con gli articoli della propria produzione.
Quattordici sono attualmente i prodotti in gamma, alcuni dei quali disponibili in diverse misure, tutti di estrema qualità.
Le forbici Shidosha vengono realizzate interamente da un artigiano giapponese, in tirature molto limitate, rendendo così
ogni singolo prodotto quasi un articolo per collezionisti. La città di provenienza è Seki City, una città paragonabile alla
Maniago del Giappone, dove si possono incontrare artigiani di antica esperienza. Una città composta da diverse zone
artigianali, in cui vengono prodotte le famose spade katane, un luogo in cui l’arte della lavorazione della lama da taglio ha
un’origine antichissima e una storia prestigiosa.
Quello che differenzia questo articolo dai prodotti di serie è la cura quasi maniacale di ogni singolo elemento, come ad
esempio la scelta di utilizzare il famoso acciaio giapponese SuperGold, che ha la caratteristica di essere fuso all’interno di
speciali forni a pressione, in cui le molecole si distribuiscono in modo omogeneo e perfetto. L’acciaio nella fase di tempra
raggiunge durezze non possibili per altri tipi di acciai, evitando quindi tensioni nella fase di raffreddamento. Questa
distribuzione perfetta a livello molecolare lo rende estremamente duro, con un grosso beneficio per tutti quei punti più
critici, come ad esempio il filo.
Nel caso dell’acciaio 440, pur essendo esso di altissima qualità, ci troviamo in presenza di una struttura molecolare
non perfettamente equilibrata, perciò le micro durezze variano da molecola a molecola. Ciò non accade per l’acciaio
Super Gold, dove la distribuzione è ordinata. Questo acciaio può raggiungere percentuali di carbonio che vanno dallo
0,95% all’ 1,95% con durezze di 62-63 Rockwell (R). Per altri prodotti di alta qualità viene utilizzata un’alta percentuale
di cobalto, che può raggiungere anche il 2%. Le affilature sono rigorosamente Convex e in ogni prodotto viene inserito nel
perno un cuscinetto a sfera che rende il movimento fluido, garantendo sempre tagli precisi.
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CONSIGLI DI UTILIZZO
Prima di impugnare le forbici, mettetele dinanzi a voi con le punte rivolte a sinistra (eccetto che per i modelli mancini),
facendo sì che la vite dello snodo sia rivolta verso di voi. È accettato anche il metodo che consiste nel volgere verso il
basso lo snodo, cioè in senso opposto a quello indicato sopra.
Infilate la punta del pollice nell’occhiello inferiore della forbice, mentre l’anulare va inserito fino alla seconda falange,
in quello superiore. Non infilate il pollice nell’occhiello troppo in profondità, perché ciò ostacolerebbe il movimento e il
corretto uso della forbice.
Il medio e l’indice vengono appoggiati sulla branca superiore e con una leggera pressione delle dita si conferisce stabilità
all’attrezzo.
Le forbici vanno sempre impugnate in modo corretto, quando si taglia, la lama condotta dall’indice, dal medio e
dall’anulare, deve restare possibilmente ferma, mentre a muoversi deve essere sempre quella condotta dal dito pollice,
infilato nell’occhiello inferiore.
Muovendo le forbici anche con il dito medio e l’anulare, anziché solo con il pollice, entrambe le lame si muoveranno
e l’azione del tagliare non risulterà fluida, con la possibilità di perdere il controllo delle stesse. Per impratichirsi nel
movimento, affinché risulti fluido e naturale, ci sono esercizi specifici da ripetere molto spesso.
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la Pulizia
Gli attrezzi devono assolutamente essere sempre mantenuti correttamente per essere sempre nelle migliori condizioni
di igiene e di efficienza.
Gli attrezzi metallici quali le forbici devono essere trattati in modo particolare, questo per far sì che mantengano il loro
valore più a lungo nel tempo.
Vi consigliamo di sciacquare le vostre forbici in acqua calda alla fine di ogni giorno, provvedendo poi ad asciugarle con
cura.
Pulizia meccanica: è la pulizia dello sporco superficiale.
Pulizia a fondo: questo procedimento viene eseguito con prodotti detergenti.
Disinfezione: è molto importante, perché consente che l’attrezzo non trasmetta alcuna malattia infettiva. Va sempre
praticata insieme alla pulizia.
Possiamo distinguere diversi prodotti per la pulizia:
•
•
Prodotti con o senza effetti disinfettanti.
Prodotti disinfettanti, apparecchiature per la disinfezione.
la Manutenzione
Dopo la pulizia gli attrezzi metallici vanno sempre lubrificati affinché mantengano la loro funzionalità nel tempo. Oliare
con frequenza almeno settimanale, attorno alla vite e tra le lame, utilizzando solo olio per forbici, evitando l’impiego di oli
vegetali. Un grumo d’olio può attirare capelli o polvere sulla parte oliata, rendendo più difficoltosa la pulizia.
Scegliete un luogo sicuro presso la vostra stazione di lavoro ove riporre le forbici, e assumete l’abitudine di riporre
queste ultime nello stesso posto una volta utilizzate. Chiudetele sempre quando non le utilizzate. Il poggiare le forbici sulla
stazione di lavoro spesso comporta il rischio di coprirle con un asciugamano, e di farle così cadere in terra con il pericolo
di creare sbeccature sulla lama.
Evitate di completare un taglio se la sezione dei capelli offre resistenza. Questo rappresenta la regola fondamentale in
materia di manutenzione dei vostri strumenti da taglio, nonché uno fra i motivi più usuali per cui i parrucchieri danneggiano
le proprie forbici. Un taglio forzato significa che la quantità di capelli è eccessiva per le forbici, il forzare eccessivamente
le lame potrebbe danneggiarne i fili di taglio. In questo caso si consiglia di tagliare porzioni ridotte di capelli. Controllate
quotidianamente la tensione delle vostre forbici: se troppo strette le lame potrebbero sfregare l’una contro l’altra durante
l’azione di taglio; se troppo lente, potrebbero non risultare più controllabili, provocando eventuali tacche a livello del filo.
Al fine di controllare la tensione, tenete nella mano sinistra l’anello superiore delle vostre forbici, e con la destra l’anello
inferiore. Lasciate quindi andare l’anello inferiore e osservate: se la lama scivolerà dolcemente verso il basso, vorrà dire
che la forbice è tesa in maniera ottimale. Se dovesse restare ferma, vorrà dire che è eccessivamente stretta, diversamente
se dovesse scivolare con eccessiva velocità. Regolate opportunamente la forbice servendovi di un regolatore di tensione
o di un cacciavite idoneo. Evitate di regolare la tensione quando le lame sono aperte, accertatevi quindi sempre che le
lame siano correttamente chiuse prima di eseguire questa semplice operazione, ciò eliminerà la probabilità di creare
tacche sulla lama.
Qualora le vostre forbici, dopo un utilizzo pur corretto, e dopo diverso tempo, non tagliassero più confacentemente,
Leader CAM offre ai propri clienti un servizio di manutenzione, riparazione, registrazione e affilatura.
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e nostre creazioni
una gamma
completa
per ogni vostro
desiderio
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KISS 2001
ACCIAIO FORGIATO AISI 420 - 440 CONTENENTE
0,7% - 1% DI CARBONIO E 13% - 18% DI CROMO
DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
MISURE
TAGLIO 5,5” - 6”
SFOLTIRE 5,5” - 6,2”
TIPO DI DENTELLATURA
5,5 S - 6,2 S (DENTELLATURA MEDIA)
5,5 SV 10 - 5,5 S - 6,2 S
CON SPECIALE DENTELLATURA A RAGGIO.
% di sfoltitura
50% PER TUTTE LE VERSIONI.
N° BREVETTO: dcr000327226
Bullone regolabile a mano con speciale
sistema di frizione a molla. Poggiadito fisso.
Dentellatura classica.
Retro.
Dentellatura a raggio.
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KISS 2001 55 S
KISS 2001 55 SV
KISS 2001 Gandini
VERSIONE CON SPECIALE AFFILATURA “GANDINI” 2001 - 55.
IL TEAM GANDINI, CHE RAGGRUPPA STILISTI
CONOSCIUTI E PRESENTI IN TUTTI I SET PIÙ
IMPORTANTI DEL MONDO, HA SCELTO LE FORBICI
LEADER CAM. GANDINI, CON IL PROPRIO STILE, HA
RIVOLUZIONATO I VECCHI SISTEMI DI TAGLIO UNENDO
VELOCITÀ A PRECISIONE E FANTASIA.
LA SPECIALE AFFILATURA GANDINI CREATA
APPOSITAMENTE HA COME CARATTERISTICA
UN’AFFILATURA A RASOIO ESTREMO CON UN ANGOLO
DI TAGLIO MOLTO ACCENTUATO CHE PERMETTE
DI EFFETTUARE PERFETTAMENTE OGNI GENERE DI
TAGLIO E IN SPECIAL MODO QUELLO SCIVOLATO.
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AIRONE 198
ACCIAIO FORGIATO AISI 440 CONTENENTE
0,8% - 1% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 58 - 60 HRC.
Bullone.
MISURE
5,5”
Tensione delle lame
regolabile manualmente
tramite il bullone con
speciale sistema
di frizione a molla.
N° BREVETTO: UD98O00028
FUTURA 80 S
ACCIAIO FORGIATO AISI 440 CONTENENTE
0,8% - 1% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 58 - 60 HRC.
MISURE
5,5”
Impugnatura corretta.
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Vite regolabile con una
chiavetta a taglio.
Si consiglia di mantenere
le regolazioni iniziali.
Una speciale vite in pvc
regola la pressione nelle
punte.
Poggiadito
removibile.
GINEVRA 80
ACCIAIO 420 CONTENENTE
0,6% - 0,8% DI CARBONIO E 13% - 15% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 56 - 58 HRC.
MISURE
5” - 5,5”
Vite regolabile con
una chiavetta a taglio.
Si consiglia di
mantenere le
regolazioni iniziali.
Impugnatura a tre anelli.
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LEONARDO 2005
ACCIAIO 440 C CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E
16% - 18% DI CROMO. DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
MISURE
TAGLIO 5,5”
SFOLTIRE 5,5”
TIPO DI DENTELLATURA
2005 - 55 S DENTELLATURA MEDIA,
2005 - 55 S CON SPECIALE
DENTELLATURA A FORMA DI TULIPANO.
% di sfoltitura
50% PER TUTTe LE VERSIONI.
Bullone regolabile.
Dentellatura a tulipano.
Variante.
Poggiadito removibile.
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2005 S
LEONARDO 2005
Gandini
VERSIONE DA TAGLIO CON SPECIALE AFFILATURA
“GANDINI” 2005 - 55.
Variante Gandini.
Gambo ergonomico.
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PASSIONE 2007
ACCIAIO DAMASCATO CONTENENTE
1% - 1,2% DI CARBONIO E 17% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 61 HRC.
MISURE
6”
DISPONIBILE ANCHE
NELLA VERSIONE
PER MANCINI.
2007 L
Versione per mancini.
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SHARK 371
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
1% - 1,2% DI CARBONIO E 17% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 61 HRC.
MISURE
6”
FORBICE CON SPECIALE DISEGNO: LE LAME
CON AMPIA SUPERFICIE GARANTISCONO UNA
PRECISA STABILITÀ NEI TAGLI PIÙ DIFFICILI
E PER ESPORTAZIONE DI GROSSE CIOCCHE.
UNA VOLTA CHIUSA LA FORBICE PUÒ ESSERE
UTILIZZATA COME RASOIO.
Le due lame sono unite
con un unico sistema
di vite visibile solo da
un lato.
371 D
Versione in acciaio damascato
con vite invisibile.
Lama chiusa.
Esempi di utilizzo.
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PERFORMANCE 98
ACCIAIO 440 B OPPURE C, CONTENENTE
0,9% - 1% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 61 HRC.
MISURE
5,5”
RAINBOW 384
ACCIAIO 440 A CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E 14% DI CROMO.
IMPUGNATURA ERGONOMICA. LA SUPERFICIE DELLA FORBICE È RICOPERTA
DA UN RIPORTO DI TITANIO CHE NE AUMENTA LA DUREZZA SUPERFICIALE.
MISURE
5,7”
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Forbici progettate per il taglio scivolato.
L’apposito battitore permette di regolare
l’apertura delle lame, mantenendole aperte
per poter sfilare con le punte senza
danneggiare l’affilatura.
VENEZIA 801
ACCIAIO FORGIATO 440 B CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
MISURE
4,5” - 5” - 5,5” - 6”
VERSIONE BLUE 5,5”
FORBICE ADATTA AD OGNI TIPO DI TAGLIO MA
PARTICOLARMENTE PER FINITURE. LA SPECIALE
AFFILATURA PERMETTE DI ESEGUIRE AL MEGLIO
ANCHE TAGLI SCIVOLATI.
801 TB
Tensione delle
lame regolabile.
801 T
Versione “Bamboo”
con lama ad affilatura
Convex che per forma
ricorda la foglia di
bamboo.
801 Bamboo
Versione Blue.
Poggiadito
removibile.
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DESIDERIA 376
ACCIAIO FORGIATO 440 A CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 14% - 16% DI CROMO.
LA COLORAZIONE NELLA VERSIONE LTB
VIENE OTTENUTA TRAMITE UN TRATTAMENTO GALVANICO.
376 LT
MISURE
5” - 5,5” - 6”
MISURE
5” - 5,5” - 6”
Tensione delle lame
regolabile manualmente
per mezzo del bullone
con speciale sistema
di frizione a molla.
Nella versione classica
376 la tensione delle
lame non è regolabile
manualmente.
376
MISURE
5” - 5,5” - 6” - 6,5”
Poggiadito
removibile.
376 LB
MISURE
5,5”
50
376 LTB
VERSIONE NERA
MISURE
5” - 5,5”
DAFNE 378
DUE TIPI DI ACCIAIO VENGONO UTILIZZATI NELLA PRODUZIONE
DI QUESTO PRODOTTO: LAME IN ACCIAIO FORGIATO 440 C
CON 0,9% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 61 HRC.
GAMBI: IN ACCIAIO 420 ANTIALLERGICO.
Tensione delle lame
regolabile manualmente
per mezzo del bullone,
con speciale sistema
a frizione. La forbice
presenta al suo interno
un cuscinetto a sfere.
MISURE
5” - 5,5” - 6”
Cuscinetto a sfere.
OFELIA 397
ACCIAIO FORGIATO 440 A CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E
14% - 16% DI CROMO. RIVESTIMENTO IN TITANIO BLU CHE AUMENTA LA
DUREZZA SUPERFICIALE E RENDE LA SUPERFICIE ANTIGRAFFIO.
MISURE
5,5”
397 B
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ORIENTE 379
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16% DI CROMO.
RIVESTITA IN TITANIO NERO CHE AUMENTA
LA DUREZZA SUPERFICIALE E RENDE
LA SUPERFICIE ANTIGRAFFIO.
MISURE
5,5”
Tensione delle
lame regolabile
manualmente per
mezzo del bullone,
con speciale
sistema a frizione.
ANGELICA 867
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 58 - 60 HRC.
MISURE
5,5” - 6”
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ZEFIRA 381
ACCIAIO FORGIATO 440 C CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 61 HRC.
MISURE
5,7” - 6,2” - 6,7”
La tensione delle lame
è regolabile per mezzo
del bullone, con speciale
sistema a frizioni.
Bullone ricoperto da un
materiale che cambia
colore con il variare della
temperatura.
Variazione cromatica data dalla temperatura.
AQUA 380
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 58 - 60 HRC.
MISURE
5,7”
Tensione delle lame
regolabile. Il triplo foro
nell’anello permette di
posizionare il poggiadito
nella posizione preferita.
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TWIN CUT 399
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
1% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
LA POSSIBILITÀ DI UNIRE LA FORBICE DA SFOLTIRE CON LA FORBICE DA
TAGLIO OFFRE UNA MAGGIORE VELOCITÀ FACENDO DUE TAGLI NELLO STESSO
MOMENTO. UNA VOLTA SEPARATE, LE DUE FORBICI POSSONO ESSERE USATE
ANCHE SINGOLARMENTE.
MISURE
6”
% di sfoltitura
50% PER TUTTE LE VERSIONI
CLEO 887
Poggiadito
removibile.
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
1% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
MISURE
5” - 5,5” - 6”
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Lo speciale sistema
di bloccaggio del
perno della forbici
permette di unirle
per poterle usare
contemporaneamente.
La tensione delle lame
è regolabile per mezzo
del bullone con speciale
sistema a frizione.
ELISA 727
727 B
Poggiadito
removibile.
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
1% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
La tensione delle lame
è regolabile per mezzo
del bullone con speciale
sistema a frizione.
MISURE
5” - 5,5” - 6”
SPADA 2000
ACCIAIO 440 C CONTENENTE 1% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO. DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
MISURE
6” - 6,5” - 7”
Tensione delle lame
regolabile con una
speciale vite a frizione.
FUNKY 383
ACCIAIO 440 A CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E 13% DI CROMO.
MISURE
5,5” - 6”
Impugnatura
ergonomica. Vite e
poggiadito rivestiti
in titanio blue.
Poggiadito
removibile.
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ISTAMBUL 1097
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
Tensione della lama regolabile
con una speciale molla a
frizione posta sotto la vite.
MISURE
5,5”
STAR 90
ACCIAIO 440 B CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO
E 14% - 16% DI CROMO. DUREZZA GARANTITA 59 HRC.
90-06CC PARTICOLARMENTE ADATTA PER L’ASPORTAZIONE DI GROSSE CIOCCHE,
LA SPECIALE MICRODENTATURA FA SÌ CHE LA SEZIONE DEL TAGLIO NON SIA LINEARE,
MA A PICCOLE ONDE.
MISURE
5” - 5,5” - 6” - 6,5”
Poggiadito
removibile.
Tensione delle lame
regolabile.
90 B
Versione nera.
56
90 CC
Versione Chiop Cut
misura unica.
Vite con brillantini.
BOROZON 476
ACCIAIO 420 CONTENENTE
0,7% DI CARBONIO E 13% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 57 - 58 HRC.
Poggiadito
removibile.
MISURE
5” - 5,5” - 6”
NINFA 917
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16% - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
MISURE
5,5” - 6”
Tensione delle lame
regolabile per mezzo
di una speciale vite
a frizione.
Poggiadito
removibile.
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TEKNO 103
LAME IN ACCIAIO 440 C.
DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
GAMBI IN ALLUMINIO.
Poggiadito
removibile.
MISURE
5,5”
GOLD 102
LAME IN ACCIAIO 440 C, DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC, RIVESTITI IN TITANIO.
Poggiadito
removibile.
MISURE
5,5”
Tensione delle lame
regolabile.
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CARBONIUM 276
ACCIAIO FORGIATO 420 CONTENENTE
0,8% DI CARBONIO E 13% - 15% DI CROMO.
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5” - 6” - 6,5”- 7”
SFOLTIRE 5,5”
Lama
microdentata.
TIPO DI DENTELLATURA
SFOLTIRE 5,5”
CON DENTELLATURA FINA E MEDIA.
276 L
% di sfoltitura
50% PER TUTTI LE VERSIONI.
MICRODENTATA
MISURE
5” - 5,5” - 6”
276 LR
RASOIO
MISURE
5” - 5,5” - 6”
Versione classica.
Poggiadito
removibile.
Poggiadito
removibile.
276 S
276 LS
MISURA
5,5”
CON DENTI FINI E MEDI
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STRATEGY 311
ACCIAIO FORGIATO 420 CONTENENTE
0,8% DI CARBONIO E 13% - 15% DI CROMO.
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5” - 6” - 6,5”
Poggiadito
removibile.
Tensione delle
lame regolabile
a mano.
N° BREVETTO: UD96O000014
LEGGIADRA 385
ACCIAIO 440 C CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E 16% DI CROMO. RIVESTITA IN TITANIO
NERO CHE AUMENTA LA DUREZZA SUPERFICIALE E RENDE LA SUPERFICIE ANTIGRAFFIO.
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5”
Poggiadito
removibile.
GAMBI RIVESTITI IN MATERIALE GOMMOSO ANTI SCIVOLO.
Tensione delle
lame regolabile
a mano.
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FULL QUALITY 92
ACCIAIO FORGIATO 420 CONTENENTE
0,8% DI CARBONIO E
13% - 15% DI CROMO.
MISURE
TAGLIO 5,5” - 6,5”
SFOLTIRE 5,5” - 6,5”
92 S
% di sfoltitura
50% PER TUTTe LE VERSIONI.
Bullone
regolabile.
Poggiadito
removibile.
ACADEMY 173
ACCIAIO FORGIATO 420 CONTENENTE
0,8% DI CARBONIO E 13 - 15% DI CROMO.
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5” - 6” - 6,5” - 7”
SFOLTIRE 5,5” - 6,5” CON DENTELLATURA FINA
173 S
TIPO DI DENTELLATURA
SFOLTIRE 5,5” - 6,5”
CON DENTELLATURA FINA.
% di sfoltitura
50% PER LA VERSIONE A DENTI FINI.
Tensione delle
lame regolabile
manualmente.
Poggiadito
removibile.
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LONG BLADES 706 L
ACCIAIO 440 A CONTENENTE
0,8% DI CARBONIO E 13 - 15% DI CROMO.
MISURE
5” - 5,5” - 6” - 6,5”
Poggiadito
removibile.
Tensione delle
lame regolabile
con una speciale
molla a frizione.
LEADER BLADES 706
ACCIAIO 440 B CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E
14% - 16% DI CROMO. DUREZZA GARANTITA 59 HRC.
TIPO DI DENTELLATURA
SFOLTIRE 5,5” - 6,5” CON DENTELLATURA LARGA
E FINA. LE DUE MISURE VENGONO PRODOTTE
CON DOPPIA LAMA DENTATA
A DENTI LARGHI (VERSIONE S 2).
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5” - 6” - 6,5” - 7”
SFOLTIRE 5,5” - 6,5”
% di sfoltitura
50% PER LE VERSIONI A DENTI LARGHI E FINI
35% PER LA VERSIONE S 2
62
706 S
LAVINIA 175
ACCIAIO 420 CONTENENTE 0,7% DI CARBONIO E 13% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 57 - 58 HRC.
TIPO DI DENTELLATURA
SFOLTIRE 5,5” - 6,5” CON DENTI LARGHI
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5” - 6” - 6,5”
SFOLTIRE 5,5” - 6,5”
% di sfoltitura
50% PER TUTTE LE VERSIONI
175 S
63
L
E
A
D
E
R
C A
M
SIBILLA 1057
ACCIAIO CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E
13% DI CROMO. DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
TIPO DI DENTELLATURA
DENTI MEDI
MISURE
5,35”
% di sfoltitura
50% PER TUTTe LE VERSIONI
Tensione delle
lame regolabile
manualmente.
Poggiadito
removibile.
PRISCILLA 707 S
ACCIAIO CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E
13% DI CROMO. DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
TIPO DI DENTELLATURA
DENTI MEDI
MISURE
5,5”
% di sfoltitura
50% PER TUTTe LE VERSIONI
64
Tensione delle
lame regolabile
manualmente.
Poggiadito removibile.
Disponibile anche con
poggiadito fisso.
COCCODRILLO
110
ACCIAIO 440 C CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO PER L’ART. 110 (10 DENTI)
ACCIAIO 420 CON PERCENTUALE DI CARBONIO PARI ALLO 0,8%
PER GLI ARTICOLI 115 E 116. DUREZZA GARANTITA DAI 56 - 59 HRC.
MISURE
5,5”
TIPO DI DENTELLATURA
ART. 110 DENTI 10, ART. 115 NUMERO DENTI 5, ART. 116 NUMERO DENTI 15.
% di sfoltitura
50% DI SFOLTITURA PER L’ART. 115 E 110
75% DI SFOLTITURA PER L’ART. 116
La vite piatta permette
l’uso della forbice
da entrambi i lati.
QUESTE SFOLTITRICI VENGONO UTILIZZATATE PER DARE
VOLUME AI CAPELLI E PER SFOLTIRE LE CIOCCHE IN
DIVERSE LUNGHEZZE.
Art. 115 sezione del
capello dopo il taglio.
115
Art. 116 sezione del
capello dopo il taglio.
Poggiadito
removibile.
116
Tensione delle lame
regolabile per mezzo di una
speciale vite a frizione.
Poggiadito
removibile.
65
L
E
A
D
E
R
C A
M
LEFTY 375
ACCIAIO 440 C CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 16 - 18% DI CROMO.
DUREZZA GARANTITA 59 - 60 HRC.
TIPO DI DENTELLATURA
DENTELLATURA MEDIA PER
LA VERSIONE DA SFOLTIRE
MISURE
TAGLIO 5,5”
SFOLTIRE 5,5”
% di sfoltitura
50% PER TUTTI LE VERSIONI.
Tensione delle
lame regolabile
manualmente.
FORBICI
Per
mancini
Poggiadito
removibile.
375 L
66
375 S
RASOI
270
LAME
271
CONFEZIONE DA 10 LAME
272
LAME
273
CONFEZIONE DA 5 LAME
67
L
E
A
D
E
R
C A
M
ANELLI
ANELLI IN MATERIALE GOMMOSO
DISPONIBILI IN DIVERSE MISURE
E COLORAZIONI.
INSERITI ALL’INTERNO DELL’ANELLO
DELLA FORBICE NE CONSENTONO
LA RIDUZIONE DEL DIAMETRO,
OTTIMIZZANDO L’IMPUGNATURA.
GLI ANELLI HANNO ANCHE
UNA FUNZIONE ANTI SCIVOLO.
PORTAFORBICI
A CINTURA IN PELLE
203 R
PORTAFORBICI PICCOLO
IN PELLE NERA.
68
204 Q
394
PORTAFORBICI GRANDE
IN PELLE NERA.
PORTAFORBICI
A TRACOLLA.
VALIGETTE CAMPIONARIO
441
8 PEZZI
442
16 PEZZI
443
24 PEZZI
69
L
E
A
D
E
R
C A
M
ESPOSITORI FORBICI
Espositore da banco in plexiglas 29 x 15 x 40 h cm.
Espositore da terra 50 x 35 x 165 h cm.
70
Espositore da banco in plexiglas 29 x 15 x 40 h cm
Per Glamour Line.
PACKAGING
Confezione Leader.
Confezione Glamour Line.
Confezione Elegance
Singola.
Confezione Elegance
Doppia.
PROMOZIONI
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A RASOIO, BULLONE CHE PERMETTE LA
REGOLAZIONE DELLE LAME, POGGIA
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TAGLIENZA PARTICOLARMENTE ADATTA A TAGLI SCIVOLATI
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REGOLABILE. LA SPECIALE VITE SUL GAMBO PERMETTE DI
REGOLARE LA CHIUSURA DELLE LAME TRASFORMANDO LA
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DECOUPER ET UN COUTEAU)
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71
LINEA SHIDOSHA
SHIDOSHA SH01
ACCIAIO DAMASCATO SUPERGOLD CONTENENTE 1,25% - 1,45% DI CARBONIO
0,5% SILICIO, 0,5% MAGNESIO, 14% - 16% DI CROMO.
MISURE
5,5”
MATERIALE IMPUGNATURA
SUS E ACCIAIO DAMASCATO
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 12
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 7 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
DIAMETRO VITE 8 mm
SHIDOSHA SH02
ACCIAIO GIAPPONESE SUPERGOLD CONTENENTE 1,25% - 1,45% DI CARBONIO
0,5% SILICIO, 0,6% MAGNESIO, 14% - 16% DI CROMO.
MISURE
5,5”
MATERIALE IMPUGNATURA
SUS 304
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 7 mm
DIAMETRO INTERNO 4 mm
NUMERO SFERE 11
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 6 mm
DIAMETRO INTERNO 3 mm
DIAMETRO VITE 7 mm
73
L
E
A
D
E
R
C A
M
SHIDOSHA SH03
ACCIAIO GIAPPONESE SUPERGOLD CONTENENTE 1,25% - 1,45% DI CARBONIO
0,5% SILICIO, 0,6% MAGNESIO, 14% - 16% DI CROMO.
MISURE
6,5” - 7”
IMPUGNATURA
SUS 304
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 13
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 7 mm
DIAMETRO INTERNO 3,5 mm
DIAMETRO VITE 8 mm
SHIDOSHA SH3D
IMPUGNATURA E LAME ACCIAIO GIAPPONESE 440 CONTENENTE 0,95% - 1,2% DI CARBONIO
1% SILICIO, 16% - 18% CROMO, 0,3% DI MOLIBDENO.
MISURE
5,5”
74
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 1° MINI CUSCINETTO 6 mm
DIAMETRO INTERNO 2,9 mm
DIAMETRO ESTERNO 2° MINI CUSCINETTO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 13
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 10,35 mm
DIAMETRO INTERNO 3 mm
DIAMETRO VITE 3 mm
SHIDOSHA SH3D S
impugnatura e lame ACCIAIO GIAPPONESE 440 contenente 0,95% - 1,2% di
carbonio, 1% silicio, 1% manganese, 16% - 18% cromo, 0,3% molibdeno.
MISURE
5,5” SFOLTIRE
IMPUGNATURA
SUS 304
CUSCINETTO A SFERE
diametro esterno 1° mini cuscinetto 6 mm
diametro interno 2,9 mm
diametro esterno 2° mini cuscinetto 8 mm
diametro interno 5 mm
numero sfere 13
BULLONE VITE
diametro esterno 10,35 mm
diametro interno 3 mm
diametro VITE 3,5 mm
SHIDOSHA SH04
ACCIAIO GIAPPONESE SUPERGOLD AL COBALTO CONTENENTE 0,95% - 1,95%
DI CARBONIO 0,6% SILICIO, 0,5% MAGNESIO, 14% - 15% DI CROMO, 2% DI COBALTO.
MISURE
5,7” SFOLTIRE
IMPUGNATURA
SUS 304
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 13
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 10,35 mm
DIAMETRO INTERNO 3 mm
DIAMETRO VITE 3,5 mm
75
L
E
A
D
E
R
C A
M
SHIDOSHA SH04 C
ACCIAIO GIAPPONESE SUPERGOLD AL COBALTO CONTENENTE 0,95% - 1,95%
DI CARBONIO 0,6% SILICIO, 0,5% MAGNESIO, 14% - 15% DI CROMO, 2% DI COBALTO.
MISURE
5,5” TAGLIO
IMPUGNATURA
SUS 304
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 13
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 7 mm
DIAMETRO INTERNO 3,5 mm
DIAMETRO VITE 10,5 mm
SHIDOSHA SH05
ACCIAIO GIAPPONESE SUPERGOLD CONTENENTE 1,25% - 1,45% DI CARBONIO
0,5% SILICIO, 0,5% MAGNESIO, 14% - 16% CROMO.
MISURE
5,7” - 6,2”
IMPUGNATURA
SUS 430
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 7 mm
DIAMETRO INTERNO 3,5 mm
DIAMETRO VITE 8 mm
76
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 13
SHIDOSHA SH06
ACCIAIO GIAPPONESE SUPERGOLD CONTENENTE 1,25% - 1,45% DI CARBONIO
0,5% SILICIO, 0,5% MAGNESIO, 14% - 16% CROMO.
MISURE
6”
IMPUGNATURA
SUS 304
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 12
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 7 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
DIAMETRO VITE 8 mm
SHIDOSHA SH09
IMPUGNATURA E LAME IN ACCIAIO AISI 440 B CONTENENTE 0,9% DI CARBONIO E 14% - 15% DI CROMO.
MISURE
5,7”
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 9 mm
DIAMETRO INTERNO 7 mm
DIAMETRO VITE 4 mm
77
L
E
A
D
E
R
C A
M
SHIDOSHA SH10
IMPUGNATURA E LAME IN ACCIAIO AISI 440 B CONTENENTE
0,9% DI CARBONIO E 14% - 15% CROMO.
MISURE
6”
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 9 mm
DIAMETRO INTERNO 7 mm
DIAMETRO VITE 4 mm
SHIDOSHA SH12
ACCIAIO GIAPPONESE VGOLD 10 CONTENENTE 0,9% - 1% DI CARBONIO
1% SILICIO, 1% MANGANESE, 16% - 18% CROMO, 0,3% MOLIBDENO.
MISURE
5,5”
IMPUGNATURA
SUS 304
BULLONE VITE
DIAMETRO ESTERNO 10 mm
DIAMETRO INTERNO 3,2 mm
DIAMETRO VITE 7 mm
78
CUSCINETTO A SFERE
DIAMETRO ESTERNO 8 mm
DIAMETRO INTERNO 5 mm
NUMERO SFERE 13
79
L
80
E
A
D
E
R
C A
M
PEOPLE
ACCIAIO FORGIATO 420 CONTENENTE 0,6% DI CARBONIO E 14% - 16% CROMO.
DUREZZA GARANTITA 56 - 58 HRC.
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5” - 6” - 6,5”
SFOLTIRE 5,5” - 6,5”
TIPO DI DENTELLATURA
DENTELLATURA SFOLTIRE:
LAMA SOPRA DENTI LARGHI O FINI
Poggiadito
removibile.
PEOPLE S
81
L
E
A
D
E
R
C A
M
FASHION
TAGLIO: ACCIAIO FORGIATO 440 CONTENENTE DAL 0,8% - 0,9% DI CARBONIO
E 16% - 18% CROMO. DUREZZA GARANTITA 58 - 59 HRC.
SFOLTIRE: ACCIAIO FORGIATO 420 CONTENENTE DAL 0,6% DI CARBONIO
E 14% - 16% CROMO. DUREZZA GARANTITA 56 - 58 HRC.
MISURE
TAGLIO 5” - 5,5” - 6” - 6,5”
SFOLTIRE 5,5” - 6,5”
TIPO DI DENTELLATURA
DENTELLATURA SFOLTIRE
LAMA SOPRA DENTI FINI
FASHION S
Tensione delle lame
regolabile manualmente
tramite il bullone
con speciale sistema
di frizione a molla.
Poggiadito removibile.
82
SEDUCTION
TAGLIO: ACCIAIO FORGIATO 440 CONTENENTE
0,8% - 0,9% DI CARBONIO E 16% - 18% CROMO.
DUREZZA GARANTITA 58 - 60 HRC.
MISURE
5,7”
TIPO DI DENTELLATURA
DENTELLATURA SFOLTIRE:
LAMA SOPRA E SOTTO MEDI
SEDUCTION S
Tensione delle lame regolabile
manualmente tramite il bullone
con speciale sistema di frizione a molla.
83
L
E
A
D
E
R
C A
M
TRONCHESI
MANICURE
PEDICURE
247
MISURA 5,5”
21 mm
Doppia molla. A incastro.
Tagliente arrotondato. Con chiusura.
20 mm
112
MISURA 5,5”
Doppia molla. A incastro.
Tagliente arrotondato. Con chiusura.
313
MISURA 5”
A incastro.
16 mm
17 mm
323
MISURA 5”
A incastro.
84
410
MISURA 5”
A incastro.
17 mm
17 mm
323 FT
MISURA 5”
A incastro.
358
MISURA 4,5”
Tagliente arrotondato.
Sovrapposto.
17 mm
18 mm
374
389
MISURA 5,5”
MISURE 4,5” - 5”
Tagliente arrotondato.
Sovrapposto. Con chiusura.
Doppia molla. A incastro.
Tagliente arrotondato.
17 mm
85
L
E
A
D
E
R
C A
M
607
MISURA 4,5”
A incastro.
Con chiusura.
7 mm
5 mm
571
MISURA 4,5”
Doppia molla.
A incastro.
10 mm
392
MISURA 5”
Doppia molla.
A incastro.
573
MISURA 4”
A incastro.
Disponibile anche senza chiusura.
86
4 mm
17 mm
161
163
PINZETTA OBLIQUA
PINZETTA RETTA
2025
215
FORBICINE PER PELLI
FORBICINE PER PELLI
MISURA 3,5”
MISURA 3,5”
SGORBIE
22
MISURE DA 1 A 10 - 12 - 14 - 16 - 18 mm
87
INDICE
LINEA LEADER CAM
KISS 2001.........................................................................................................................................................................................40
AIRONE 198......................................................................................................................................................................................42
FUTURA 80 S.....................................................................................................................................................................................42
GINEVRA 80......................................................................................................................................................................................43
LEONARDO 2005...............................................................................................................................................................................44
PASSIONE 2007................................................................................................................................................................................46
SHARK 371.......................................................................................................................................................................................47
PERFORMANCE 98............................................................................................................................................................................48
RAINBOW 384...................................................................................................................................................................................48
VENEZIA 801.....................................................................................................................................................................................49
DESIDERIA 376..................................................................................................................................................................................50
DAFNE 378.......................................................................................................................................................................................51
OFELIA 397.......................................................................................................................................................................................51
ORIENTE 379.....................................................................................................................................................................................52
ANGELICA 867..................................................................................................................................................................................52
ZEFIRA 381.......................................................................................................................................................................................53
AQUA 380.........................................................................................................................................................................................53
TWIN CUT 399...................................................................................................................................................................................54
CLEO 887.........................................................................................................................................................................................54
ELISA 727.........................................................................................................................................................................................55
SPADA 2000.....................................................................................................................................................................................55
FUNKY 383........................................................................................................................................................................................55
ISTAMBUL 1097................................................................................................................................................................................56
STAR 90............................................................................................................................................................................................56
BOROZON 476..................................................................................................................................................................................57
NINFA 917.........................................................................................................................................................................................57
TEKNO 103.......................................................................................................................................................................................58
GOLD 102.........................................................................................................................................................................................58
CARBONIUM 276...............................................................................................................................................................................59
STRATEGY 311..................................................................................................................................................................................60
LEGGIADRA 385................................................................................................................................................................................60
FULL QUALITY 92..............................................................................................................................................................................61
ACADEMY 173..................................................................................................................................................................................61
LONG BLADES 706 L.........................................................................................................................................................................62
LEADER BLADES 706.........................................................................................................................................................................62
LAVINIA 175......................................................................................................................................................................................63
SIBILLA 1057....................................................................................................................................................................................64
PRISCILLA 707 S...............................................................................................................................................................................64
COCCODRILLO..................................................................................................................................................................................65
LEFTY 375........................................................................................................................................................................................66
RASOI/ACCESSORI/PACKAGING
RASOI...............................................................................................................................................................................................67
ANELLI..............................................................................................................................................................................................68
PORTAFORBICI A CINTURA.................................................................................................................................................................68
VALIGETTE CAMPIONARIO..................................................................................................................................................................69
ESPOSITORI FORBICI..........................................................................................................................................................................70
PACKAGING.......................................................................................................................................................................................71
88
LINEA SHIDOSHA
SHIDOSHA SH01................................................................................................................................................................................73
SHIDOSHA SH02................................................................................................................................................................................73
SHIDOSHA SH03................................................................................................................................................................................74
SHIDOSHA SH03D.............................................................................................................................................................................74
SHIDOSHA SH3D S............................................................................................................................................................................75
SHIDOSHA SH04................................................................................................................................................................................75
SHIDOSHA SH04 C............................................................................................................................................................................76
SHIDOSHA SH05................................................................................................................................................................................76
SHIDOSHA SH06................................................................................................................................................................................77
SHIDOSHA SH09................................................................................................................................................................................77
SHIDOSHA SH10................................................................................................................................................................................78
SHIDOSHA SH12................................................................................................................................................................................78
GLAMOUR LINE
PEOPLE.............................................................................................................................................................................................81
FASHION...........................................................................................................................................................................................82
SEDUCTION.......................................................................................................................................................................................83
TRONCHESI/MANICURE/PEDICURE
TRONCHESI............................................................................................................................................................................84-85-86
MANICURE/PEDICURE........................................................................................................................................................................87
INDICE PER NOME
ACADEMY 173...................................... 61
AIRONE 198.......................................... 42
ANGELICA 867...................................... 52
AQUA 380............................................. 53
BOROZON 476...................................... 57
CARBONIUM 276................................... 59
CLEO 887 ............................................ 54
COCCODRILLO...................................... 65
DAFNE 378........................................... 51
DESIDERIA 376...................................... 50
ELISA 727............................................. 55
FASHION............................................... 82
FULL QUALITY 92.................................. 61
FUNKY 383............................................ 55
FUTURA 80 S......................................... 42
GINEVRA 80.......................................... 43
GOLD 102............................................. 58
ISTAMBUL 1097................................... 56
KISS 2001............................................. 40
LAVINIA 175.......................................... 63
LEADER BLADES 706............................. 62
LEFTY 375............................................ 66
LEGGIADRA 385.................................... 60
LEONARDO 2005................................... 44
LONG BLADES 706 L............................. 62
NINFA 917............................................. 57
OFELIA 397........................................... 51
ORIENTE 379......................................... 52
PASSIONE 2007.................................... 46
PEOPLE................................................. 81
PERFORMANCE 98................................ 48
PRISCILLA 707 S................................... 64
RAINBOW 384....................................... 48
SEDUCTION........................................... 83
SHARK 371........................................... 47
SHIDOSHA SH01.................................... 73
SHIDOSHA SH02.................................... 73
SHIDOSHA SH03.................................... 74
SHIDOSHA SH03D................................. 74
SHIDOSHA SH04 C................................ 76
SHIDOSHA SH04.................................... 75
SHIDOSHA SH05.................................... 76
SHIDOSHA SH06.................................... 77
SHIDOSHA SH09.................................... 77
SHIDOSHA SH10.................................... 78
SHIDOSHA SH12.................................... 78
SHIDOSHA SH3D S................................ 75
SIBILLA 1057........................................ 64
SPADA 2000......................................... 55
STAR 90................................................ 56
STRATEGY 311...................................... 60
TEKNO 103........................................... 58
TWIN CUT 399....................................... 54
VENEZIA 801......................................... 49
ZEFIRA 381........................................... 53
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BIBLIOGRAFIA
Testi scritti e curati da Emiliano Grisostolo e Ilar Centazzo.
Mario Milanese – Fratta, Origini, Storia, Cultura
Circolo Culturale Sportivo “A. Rosa Brustolo”.
Gino Bandelli – Caelina, il mito della città scomparsa
I quaderni del Menocchio, Circolo Culturale Menocchio.
La casa dell’età del ferro, Montereale Valcellina, il restauro dei metalli
Circolo Culturale Menocchio.
Frédérique Crestin-Billet – Forbici
Fabbri Editori.
Paolo Rosa Fauzza – La tecnologia del fabbro
Associazione per il Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie – Maniago.
Lawrence H. Van Vlack – Tecnologia dei materiali
Edizioni scientifiche e tecniche Mondatori.
Manuale di meccanica
Edizioni scientifiche A. Cremonese Roma – Zanichelli/Esac.
Ivano Comi – Acciaio damasco, la tradizione orale nella pratica di forgia
Editore Ulrico Hoepli Milano.
UN DIAVOLO PER CAPELLO. ARTE ACCONCIATURA SOCIETÀ
MAZZOTTA EDITORE, 2006.
WIKIPEDIA.IT – SHILOUETTE (FOTOGRAFIA).
RINGRAZIAMENTI
IMMAGINE PAG. 7 E PAG. 9 TRATTE DAL CATALOGO
“UN DIAVOLO PER CAPELLO. ARTE ACCONCIATURA SOCIETÀ”, MAZZOTTA EDITORE, 2006.
GENTILMENTE CONCESSE DA FONDAZIONE MAZZOTTA.
Immagine pag. 12 di riccardo rossi E PAG. 13, gentilmente concessE dal
museo della tradizione mineraria e centro di documentazione di cave del predil.
immagine pag. 11 GENTILMENTE CONCESSA DAL COMUNE DI MANIAGO
FORNITA DALL’ ARCHIVIO FOTOGRAFICO DEL CENTRO REGIONALE DI CATALOGAZIONE
E RESTAURO DI VILLA MANIN, PASSARIANO (UD).
IMMAGINI PAG. 10 GENTILMENTE CONCESSE DAL COMUNE DI POFFABRO
E FORNITE DALL’AGENZIA GOALNET SRL.
pag. 19 fotogramma tratto dal film “lulu il vaso di pandora” regia di G.W. Pabst 1928.
pag. 23 fotogramma tratto dal film “HELP!” regia di RICHARD LESTER 1965.
SI RINGRAZIA IL GANDINI TEAM PER LE IMMAGINI FORNITE.
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