Scarica la pubblicazione - Diari di Viaggio | Condividere a scuola

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Scarica la pubblicazione - Diari di Viaggio | Condividere a scuola
Un progetto co-finanziato da
Fondo Europeo per l’integrazione di Cittadini di paesi Terzi
Racconti di Viaggio della IIB
Realizzato dai ragazzi della IIB
Scuola Media Viotti di Torino
Nell’ambito del progetto “Diari di viaggio“
Un progetto promosso dal
A cura di
Un progetto co-finanziato da
Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi
DIARI DI VIAGGIO
Educare ad una cittadinanza mondiale condividendo a scuola le esperienze di migrazione
Un progetto promosso dal
Nell’ambito del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi Annualità 2011 –
Progetti giovanili - Azione 3 (Progetto 100894, CUP H79E12000400005)
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Premessa
I racconti di Viaggio della IIB è il prodotto finale di un ampio progetto realizzato a livello regionale, “Diari di Viaggio. Educare ad una cittadinanza
mondiale condividendo a scuola le esperienze di migrazione”. Elaborati realizzati dai ragazzi durante le ore di attività in classe previste dal
progetto. Quattro incontri da due ore. Attraverso lo strumento della scrittura
creativa,vissuto come esperienza espressiva ed emozionale, si sono approfondite tematiche sensibili quali i fenomeni di migrazione, integrazione,
intercultura. Partendo dall’ampio concetto del viaggio, rivisitato in molteplici accezioni e sfaccettature, i ragazzi hanno ragionato sulla tematica
proposta, attraverso una metodologia partecipativa e non frontale in linea
con i principi dell’educazione alla cittadinanza mondiale.
Secondo luogo, sono stati sviluppati concetti, opinioni, punti di vista rispetto
ad esperienze concrete e vissute o semplicemente lasciandosi trasportare
da un sentire decisamente artistico.
Il progetto ha inoltre coinvolto le classi IIM e IIF del medesimo istituto scolastico con un percorso più sensoriale rivolto, alla musica e al movimento,
intesi come semplici ed immediati linguaggi espressivi. Tale attività ha potuto vantare della collaborazione dei ragazzi del master di teatro Sociale e
di Comunità e della preziosa collaborazione del musicista brasiliano
Gilson Silveira che ha realizzato un laboratorio dove il comune denominatore della musica (percussione) è stato il collante di un interessante viaggio
intorno al mondo.
B. Gemma
E. Lenhard
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Quando la referente della Viotti per l’intercultura ha presentato a tutti noi
docenti il Progetto “Diari di viaggio”, ho pensato che l’opportunità di riflettere sulle migrazioni attraverso il contributo di CIFA ONLUS, una ONG
impegnata a migliorare le condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi in
situazione di bisogno o in stato di abbandono e a tutelare i loro diritti fondamentali, potesse essere un dono prezioso per i miei alunni. E così ho
aderito al progetto e l’ho inserito nella programmazione generale della
classe, che quest’anno ha visto il tema del VIAGGIO al centro degli ambiti musicali, artistici e letterari. Conoscere Gemma, Elisa, Chiara e collaborare con loro è stato un arricchimento per me e per la classe, che
ha risposto con entusiasmo alle varie sollecitazioni da noi proposte. Il
percorso ha coniugato l’attività di scrittura creativa con l’acquisizione di
abilità sociali, nell’ottica della valorizzazione e del rispetto di tutti, e ha
consentito quindi di sperimentare sul campo quell’insegnamento per competenze che consente vero apprendimento.
Mira Francesca Carello.
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Lazzoni Valentina
Tutto quello che ho è un salice piangente
Questa sono io Veronika
Pracoska. Mi piacerebbe
tanto essere una persona
diversa…A parte me stessa
vorrei cambiare soprattutto la mia famiglia e le
mie origini romene. La mia
famiglia è di nomadi, zingari e ancora nomadi! Odio
questa origine! A scuola,
quando ci andavo, tutti mi
prendevano in giro e ogni
volta che ero sola pensavo
solo a come sarei potuto,
uscire da tutto il caos che
c’era nella mia vita e ritornare sotto quel salice
piangente in Polonia, il
Paese in cui sono nata.
Quel salice piangente è il
solo ricordo del paese in
cui sono nata. Come avrai
capito, l’unico luogo di cui
ho pensieri positivi è la Polonia. La Polonia è un posto
stupendo, pieno di alberi. La
cosa che mi manca di più è
vedere le scritte in polacco e
ascoltare una lingua diversa
dall’italiano.
Una volta a scuola mi sentivo talmente ispirata che ho esclamato: JA KOCHAM POLSKE! L’ho
detto in polacco, sì è un buon inizio. Io sapevo come scappare; farò finta di andare a teatro …
Peccato che non tornerò più! Basta, io sono polacca e non romena.
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Eleonora Boca
Diana
Volevoi andare in Madagascar dove vive la mia migliore amica Diana. Così quando la scuola
finì, tornai a casa, presi un borsone, misi dentro i miei vestiti e mi diressi verso l’aeroporto
dove acquistai con i risparmi di due anni un biglietto aereo per il Madagascar. L’aereo atterrò di
notte, tardi, così fui costretta a passare il resto della notte in aeroporto, dormii su una sedia.
Il mattino seguente mi diressi verso la casa di Diana. Avevo la mappa che mi aveva inviato in
una delle sue tante lettere, quindi sapevo come arrivarci.
Quando giunsi davanti alla casa della mia migliore amica, vidi nel giardino un piccolo panda
che dormiva e vicino c’era Diana.
“Diana!” chiamai ad alta voce. Lei corse verso di me e ci abbracciammo. Entrai in casa e posai
le mie cose e subito dopo uscimmo, mi portò in giro per il quartiere a farmi conoscere i suoi
nuovi amici. Dopo qualche ora tornammo a casa e lei mi chiese: “Ma perché sei venuta in
Madagascar? I tuoi genitori sanno che sei qua?”
E io risposi: “ Sono venuta qui perché mi mancavi troppo e mi sono stufata di parlarti solo
tramite lettere e cartoline. I miei genitori non sanno che sono qui.”
Così Diana mi consigliò di scrivere una lettera ai miei genitori dove spiegavo il perché ero
scappata e che comunque ero al sicuro a casa della mia amica con i suoi genitori. Avrei suggerito loro di raggiungermi in Madagascar.
Dopo quella lunga e piena prima giornata ci addormentammo sfinite.
Il mattino dopo spedimmo la lettera e, in attesa di vedere i miei genitori, tornammo a giocare
con i nuovi amici di Diana
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Dilan Correa
Ritorno in Bangladesh
Ciao sono Sara una ragazza di tredici anni che vuole raccontare l’esperienza di quando ne
aveva sei.
Tenete le orecchie bene aperte!
Quando avevo sei anni abitavo in America, però mia madre, un bel giorno, decise di partire
e tornare in Bangladesh, il nostro paese d’origine, dove mia madre avrebbe voluto vivere per
sempre. Però c’era un problema: mio padre, infatti, aveva un bel lavoro in America,
guadagnava bene e non poteva lasciarlo, così ci disse di partire ugualmente, in fondo sarebbe
venuto a trovarci spesso.
Ecco che la mia contentezza si trasformò subito in tristezza.
Così io e mia madre partimmo per il Bangladesh, il viaggio durò due giorni e quando arrivammo trovammo all’aeroporto i nostri parenti ad attenderci. Fui molto contenta di rivederli, non li
vedevo da quando ero molto, molto piccola. Durante il tragitto verso casa notai che la città non
aveva alberi ma aveva molta sabbia. Vidi anche delle persone in un parco, che bello!!!
Finalmente arrivammo a casa, era tutto buio, entrammo e all’improvviso uscirono altri parenti
dalla cucina con una splendida torta di benvenuto. Che bella sorpresa!
Il mese dopo chiamò mio padre e ci disse che sarebbe arrivato dopo qualche giorno. Il nuovo
inizio prometteva bene, forse sarei stata serena in Bangladesh.
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Gianluca De Palo
Rio sto arrivando!
Sono un ragazzino di dodici anni,
mi chiamo Giancarlo. Da otto anni
vivo in Italia ma sono nato in Brasile, a Rio de Janeiro. Anche se
qui in Italia vivo benissimo con la
mia famiglia, la mi terra d’origine
a volte mi manca, penso a come
potrebbe essere la mia vita se
fossi rimasto in Brasile. Ogni volta
che si avvicina la data di partenza
per il Brasile sono sempre molto
emozionato e agitato.
In una calda giornata d’estate i
miei genitori annuncia che a breve
saremmo partiti per Rio. Per me
è una notizia meravigliosa, sono
contentissimo e vado subito in
camera mia a prepararmi la valigia.
Sono felice perché dopo tanto
tempo tornavo in Brasile, visto che
a causa del viaggio lungo e costoso non tornavamo spesso, poi
stavo per rivedere i miei parenti
e avrei anche conosciuto la mia
cuginetta, nata da pochi giorni.
I giorni d’attesa sembrano non passare mai: infatti quando si attende l’arrivo di un giorno importante sembra che il tempo scorra più lentamente, invece quando sono in Brasile i giorni passano
molto più velocemente.
Finalmente siamo sull’aereo pronti per decollare ed il mio unico pensiero è vivermi ogni minuto
di questo viaggio; Rio sto arrivando!
Dopo tante ore di volo (di preciso non saprei perché mi sono appisolato) atterriamo a Rio e
quando sento il comandante dell’aereo “ Benvenuti a Rio” sento un forte tremolio alle gambe,
sono molto emozionato e un po’ intimidito. E’ da così tanto tempo che non vedo i miei nonni e i
miei zii, non so cosa dirgli. Fuori dall’aeroporto vedo tutti i miei parenti; ci abbracciamo, parliamo
e ridiamo tanto.
Insomma, tutti i miei timori di non sapere cosa dire sono infondati perché tutto è avviene naturalmente, come se tutto questo tempo di separazione non ci sia mai esistito.
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Lorenzo Ciarmoli
La fender scomparsa
Tutto iniziò a causa di un occasionale incontro con il mio liutaio di fiducia, Messer Mastropietro.
Da una sua conversazione con un cliente scoprii che la ricercata prima Fender Stratocaster del
’53 era stata avvistata in un mercatino di antiquariato in Messico nella cittadina di Chichèzen Itzà
dove il famoso chitarrista l’aveva venduta per pochi soldi.
Ecco l’idea di partire per un lungo viaggio alla ricerca di un pezzo rarissimo, con l’intenzione di
portarla in Italia dove sarebbe stata sicuramente più apprezzata.
Primo obiettivo era trovare un aereo per Città del Messico, poi una volta arrivato avrei preso un
volo interno per il paese di Chichèren e lì avrei cercato il mercatino e il venditore di robacce.
Ovviamente, essendo ancora minorenne, venni affidato alle hostess, ma che hostess, che bello
essere piccoli!!! Il viaggio fu particolarmente turbolento in parte per il maltempo, ma forse anche
perché avevo mangiato di corsa un tacos piccante prima di partire.
Il secondo volo fu anche peggio, ma non capivo il perché, il sole splendeva e questa volta non
avevo cibi strani che si aggiravano nel mio stomaco…ma avreste dovuto vedere la faccia del
pilota!...Poveri noi!!! Ma nulla mi avrebbe fermato, scesi dall’aereo più verde del mio borsone ma
con un’adrenalina che mi teneva in piedi ben dritto. Mi venne a prendere un nostro amico, Mario
Calabros de Compostela, o meglio un conoscente di un amico di Don Claudio che era stato in
missione in quella cittadina e che mi aveva raccomandato a lui.
Mario viveva in una catapecchia con quattro muri di legno e una tenda come porta. Mi disse che
era l’ora del riposino pomeridiano e che avremmo proseguito le nostre ricerche all’imbrunire.
Ero stanco e così anche io mi lasciai cadere su una poltrona all’ombra di un enorme albero
davanti alla “casa”. Dopo qualche ora venni svegliato dallo strimpellare di un mandolino (che
suono fastidioso!)
Dopo qualche minuto arrivò Mario alla guida di una specie di auto a tre ruote sulla quale aveva
caricato ogni tipo di rottame, il piano era quello di scambiare la chitarra con oggetti usati di uso
comune che avrebbero fatto piacere al commerciante.
Il mercatino era ancora più piccolo di quanto immaginavo e così trovammo subito il banco giusto, ma della fender….neanche l’ombra. Il mio interprete bisbigliò qualcosa al venditore che mi
guardò con sospetto. Non riuscivo a capire cosa stessero complottando ma il mio accompagnatore mi raccontò che la Fender era andata, era stata comprata da un’anziana signora, una
turista che vedendola disse che l’avrebbe portata al suo nipotino…NO! Che guaio. Ero arrivato
troppo tardi
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Alfredo Bellante
Viaggio per un sogno
Ciao a tutti, io
sono….beh io sono
io e tu sei tu. Mi
chiamo
Alfredo.
Stanotte ho sognato di andare in
una foresta dove
ho conosciuto una
tribù di indios. Non
so, forse era un
segno del destino
ma dopo questo
sogno muoio dalla
voglia di andarci
davvero.. Perché
no? Mi metto subito
in viaggio per la
foresta amazzonica. Mi porto dietro fucile e sonniferi, una sciabola e scorte di cibo. (Aspettate
togliete il punto, mi sono dimenticato delle corde che sono molto importanti e
anche voi se decidete di fare una simile avventura prendetele!).
Aiutoooo! Una tigre! Mi metto a correre più che posso e ad un certo punto spunta dal nulla una
ragazza che uccide la tigre lanciandole un coltello. La squarcia ma prima di squarciarla grida
“YABA”. Volevo ridere ma come potevo ridere vedendo quella tigre squarciata in quel modo?
La ragazza mi porta dalla sua tribù. Ahahahahah, quelli hanno un anello al naso come le mucche. Sembra che mi vogliano mangiare, ma dopo qualche mese mi insegnano tante cose, tutto
ciò che sanno fare, così divento uno di loro.
Mi cambiano da così a così (anzi da così a così sono uguali e come se non mi avessero cambiato per niente, mi cambiano da così a colì…)
Un giorno sogno di andare nell’oceano Atlantico e di conoscere una balena…E indovinate un
po? Sì, mi metto in viaggio!
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Daniela Nicola
Viaggi
11-03-2030. Brasile: Salvador.
Mi svegliai con una strana e brutta sensazione. Erano le 2.56 del mattino. Quella notte pensai
molto. Pensai che fino ad ora avevo nascosto la verità, l’ho sempre tenuta nascosta, a tutti. Ma
la verità era una sola, mi sentivo Solo e Sporco dentro. Viaggiavo, non stavo mai in un posto in
maniera stabile, non avevo amici fissi. Era sempre molto brutto lasciare quei pochi amici che
incontravo. Iniziai a pensare di trasferirmi a New York.
Lo feci. Comprai una casa e mi stabilii lì pensando fosse una buona idea, invece ne stavo risentendo. New York, si è una bella città, ma non c’è niente di così interessante da vedere; alla fine
è tutto un labirinto di case e grattacieli. Mi dissi “Ho un’idea! Anche se ho un po’ paura, lo farò,
devo affrontare le mie paure”. Era giunto il momento di affrontare la mia paura: i miei genitori e
mia sorella, non li avrei mai dovuti lasciare da soli e dirgli, mentendo, che andavo in Italia perché mi sposavo, e non per viaggiare. Però dovevo affrontarla. Sarei partito per la capitale delle
Maldive, Malé. E’ lì che abitano i miei genitori e mia sorella.
Presi il primo aereo e
m’imbarcai per Malè. Arrivai e mi misi subito a
cercare la casa. Quando
la trovai suonai il campanello e uscì fuori una
ragazza sui vent’anni
che mi squadrò dalla
testa ai piedi. Poi io ruppi
il ghiaccio e dissi: ”Ciao
Marty!” e lei mi rispose
“Ciao Lorenzo! Quanto
tempo eh…” Mi disse
di entrare. Nel salotto
continuò: “Sai, mentre tu
non c’eri, sono successe
tante cose... ”
”Per esempio?”
“Beh, per esempio ... non ti sei chiesto, dove sono i nostri genitori? Te lo dico io, sono morti tre
mesi fa. Mi avevano detto di trovarti e dirtelo ma tu eri irrintracciabile”. Disse lei tutto di un fiato.
Poi come se nulla fosse mi mostrò la camera, svuotai la valigia e andai in cucina a cenare. Andai
a letto pensando alla giornata. Il mattino seguente andammo a fare una passeggiata sulle meravigliose spiagge delle Maldive.
“Allora… come mai sei venuto a trovarmi?” mi chiese Marty
“Perché…” dissi io con un tono di voce insicura. ”Perché ho avuto una crisi matrimoniale...”
“Crisi matrimoniale? Dai fratello, non mi pare fossi sposato, dopotutto non me l’hai mai pre13
sentata. Come si chiama?” mi chiese.
A quella domanda calò il silenzio. Capii che era arrivato il momento di dichiarare tutta la verità
”Senti...”e lei fece segno di fare silenzio. Aveva capito tutto, anche se non lo diceva. Andammo
a mangiare in un ristorante. A un certo punto della cena lei disse: “Non m’importa se non sei
sposato, ma fino ad adesso mi sono chiesta: cosa hai fatto in questi due anni da non venire
nemmeno a trovarci?” Lì non avevo più via di scampo mi toccava proprio dire la verità. Iniziai:
“Ho viaggiato. È una cosa strana, io non riesco a stare in punto stabile ; devo viaggiare, visitare
paesi nuovi, culture nuove. Quando me ne sono andato, e ho iniziato la mia nuova vita, stavo
bene. Poi però mi sono accorto di non avere una vera vita sociale. Così iniziai a sentirmi solo.
Allora decisi di trasferirmi definitivamente a New York, ma non fu una buona idea. Mi mancava
viaggiare e lì non trovai amici in grado di capirmi”. Lei sembrò capirmi. “Sai anche a me sarebbe
piaciuto viaggiare, ormai c’è tanta gente che lo fa, ma non potevo lasciare tutto per viaggiare
come hai fatto te. Però adesso sarei disposta a farlo”.
Ci fissammo negli occhi e dicemmo all’unisono: “Perché no… haha .”Così dopo una breve visita
a Malé partimmo. Andammo in aeroporto. C’era un solo volo libero: Salvador. Beh dopotutto
Salvador è un bel posto.
Il viaggio deve ancora finire, ma sull’aereo io e Marty abbiamo già fatto amicizia con un gruppo
di quattro ragazzi Brasiliani che erano molto interessati al fatto che noi viaggiassimo. Loro ci
faranno compagnia nei nostri viaggi e saremo sempre insieme.
Tra dieci minuti arriviamo quindi devo smettere di scriverti.
Ti aggiornerò appena posso.
A presto ,spero.
Lorenzo.
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Angelica Olavario
Concorso a Trento
Parto da Torino e vado a Trento con la mia classe per partecipare ad un concorso. La mia classe
è numerosa, siamo in 25. Ci sono alunni di diverse origini, romeni, italiani, filippini, cinesi, polacchi, bengalesi. I ragazzi sono belli, carini e interessanti, anche se ci sono alcuni compagni un po’
troppo scherzosi. Le ragazze sono carine, simpatiche ed allegre. La mia classe è una classe di
musicisti. Infatti la gita a Trento è proprio per un concorso musicale.
Noi chitarristi, i Seven Guitars, siamo agitatissimi ma alla fine abbiamo suonato davvero bene.
E anche i sassofonisti se la sono cavata bene.
Il giorno dopo siamo andati nella palestra di una scuola dove ci hanno premiato. Noi Seven
Guitars siamo arrivati al primo posto, mentre i sassofonisti al secondo posto.
I nostri maestri erano molto soddisfatti della nostra performance!
Finita la cerimonia di premiazione siamo tornati in hotel, stanchi morti.
Trento è una bellissima città e, grazie a questa occasione, abbiamo avuto l’opportunità di visitare un po’ la città. Il clima era abbastanza mite. Trento è una città ricca di musei, biblioteche,
cinema e teatri.
Abbiamo visitato il duomo, la chiesa più importante e più grande della città, costruito nel ‘300.
E’molto bello e al suo interno ci sono molte opere importanti.
Finita quella gita, stanchi e soddisfatti del risultato del concorso, siamo tornati a Torino, felici di
aver fatto una meravigliosa esperienza.
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Alessandro Colombini
Un’isola Meravigliosa
James è un ragazzo di ventiquattro anni, abita a Londra in
una piccola casetta in Thames
Street e vive con i suoi genitori
Carl Smith e Elisabeth Johnson. I suoi tre fratelli , Richard,
Anthony e Jack sono partiti da
due anni a combattere in Germania per l’Inghilterra. James,
invece, è rimasto a Londra. E’
un ragazzo coraggioso, intelligente e anche un po’ pigro.
Non ha un grande rapporto
con i suoi genitori, soprattutto
in questo periodo di guerra
dove ogni giorno James e la
sua famiglia vivono con il terrore dei bombardamenti e temono che Richard, Anthony e Jack non
riescano a sopravvivere e quindi si sfogano litigando fra loro.
Un giorno James, stufo di questa situazione e desideroso di rivedere i suoi fratelli, scappò di
casa e si recò all’Accademia Militare dove aveva già prestato servizio due anni prima. A casa
lasciò un biglietto per giustificare la sua scelta.
Spiegò la sua situazione all’Accademia e alla fine ottenne il permesso per partire per la guerra.
Salì su un aereo che trasportava altri soldati dagli sguardi impauriti ma allo stesso tempo coraggiosi. Dopo un’oretta di viaggio erano quasi arrivati, quando all’improvviso uno scossone fece
sobbalzare i passeggeri nell’aereo, che intanto iniziava a precipitare. James era spaventato
come tutti gli altri soldati. Passarono trenta secondi e…BOOM, un boato annunciò lo schianto
dell’aereo.
James era sopravvissuto, si trovava disteso su un ramo di albero quando iniziò a gridare “C’è
qualcuno? Aiuto!!” Nessuno era sopravvissuto a parte lui.
Ma all’improvviso una voce colse James di sorpresa “James, sei davvero tu?” James ebbe un
tuffo al cuore quando vide spuntare dalla boscaglia i suoi fratelli Richard e Anthony. I tre si abbracciarono e si parlarono per ore, il tempo necessario per arrivare al luogo dove i suoi fratelli
si erano accampati. Gli
spiegarono tutto: “Due anni fa anche noi precipitammo su quest’isola, io e Anthony riuscimmo
a cavarcela ma Jack venne catturato da una tribù indigena e da quel giorno non abbiamo mai
smesso di cercarlo”.
Poi James raccontò la sua di storia. Passarono giorni e i fratelli continuavano a vivere di sola
frutta, radici e qualche pesce.
Quell’isola non era male, a James non mancava la città.
16
Il sesto giorno Anthony tornò da un giro di perlustrazione correndo:” Presto, venite a vedere!”
Arrivarono ad una raduna dove videro con grande stupore il loro fratello Jack, gravemente ferito.
Lo portarono all’accampamento dove cercarono di curarlo per giorni ma senza successo, fino a
quando videro una nave inglese nel mare.
Finalmente salvi! La nave li trasportò fino a Londra, dove Jack fu portato in ospedale e curato.
Infine tornarono dai loro genitori che, pieni di gioia scoppiarono in lacrime.
Invece di restare a Londra i quattro fratelli e i loro genitori tornarono nella verde isola e vi rimasero durante la guerra e per tutti gli anni a venire e vissero in pace per sempre.
Diana Arsene
Un’amicizia nata in discoteca
Una sera, mentre eravamo in vacanza in Puglia, io e la mia amica Ylenia decidemmo di andare
in discoteca. Ylenia è una ragazza di 14 anni, che ha i capelli scuri e gli occhi castani ed è simpatica e generosa. Un piccolo particolare: Ylenia ha un piercing al naso.
In discoteca incontrammo una ragazza di nome Giorgia che ballava con il suo ragazzo: Giorgia
ha 15 anni, ha i capelli di colore nero e gli occhi scuri, è simpatica e ama la musica.
Giorgia ci invitò un sabato sera a casa sua per un pigiama party. La casa era bellissima, una
vera villa. Aveva molte finestre, un corridoio lungo lungo su cui si affacciavano tante stanze e al
piano inferiore persino una piccola palestra.
Tutte insieme nella stanza di Giorgia ci divertimmo a tirarci i cuscini e poi andammo in cucina a
svuotare il frigorifero. Il giorno dopo, purtroppo, dovemmo tornare ciascuna a casa propria , ma
ce ne andammo con la certezza che quello appena trascorso era stato il giorno più divertente
della nostra vita.
17
Francesco Tridico
Un giorno con i canguri
Oggi è una giornata piovosa qui in Norvegia e fra un po’ io e un mio amico partiremo per
l’Australia. Prenderemo l’aereo con un volo diretto, quindi avremmo tempo per dormire durante
il volo.
Eccoci! Siamo arrivati! Decidiamo di fare subito un giro per la città di Sidney, dove visitiamo i
teatri, i cinema e gli zoo.
Allo zoo fa molto caldo e molta gente gioca con gli animali, e, più in là, sulla spiaggia, prende il
sole.
Verso il deserto, in un’area un po’ appartata, c’è una gabbia, intorno alla quale si aggirano molte
persone. Ci avviciniamo e vediamo che dentro la gabbia ci sono dei canguri molto agitati. Dopo
pochi istanti un addestratore entra nella gabbia e dà loro del cibo. Un canguro si infastidisce
e, con un salto all’indietro, tira un calcio all’addestratore che cade e sbatte la testa. Il canguro
scappa dalla gabbia e va verso il deserto. Quel canguro era molto forte e aveva delle orecchie
lunghissime, era alto e robusto.
All’improvviso si ferma e gli addestratori subito lo acciuffano e lo portano in una gabbia di isolamento. Arriva un medico per capire come mai il canguro aveva manifestato un comportamento
così aggressivo e si accorgono che aveva un cucciolo nel suo marsupio. Così portano il canguro
in sicurezza con il suo cucciolo e gli danno tutte le cure necessarie.
Quando finalmente il canguro fu tranquillizzato, un medico ci disse che il canguro era agitato
perché aveva paura che facessero del male al cucciolo. Così per difendere il suo piccolo ha
reagito attaccando.
Dopo quell’avventura allo zoo, finimmo la nostra vacanza in Australia e tornati in Norvegia, non
ci siamo dimenticati mai più di quell’avventura.
18
Alessandro Ricciardi
Parto per amore
Mi chiamo Giorgia e vorrei partire per New York. Quando lo dico a mia madre, mi ferma prima
che io finisca di parlare, dicendomi che non se ne parla perché sono troppo piccola.
Io ribadisco che sono abbastanza grande per prendere un aereo, ma nulla di fatto! La notte
stessa faccio la valigia, tutto è pronto per partire, prima decido di scrivere un biglietto a mia
madre, sapendo che non sarebbe servito a nulla. Prendo la valigia e parto.
Arrivo a New York e incontro subito Gianfranco, il ragazzo che amo da sempre. Appena scesa
dall’aereo mi chiede subito di andare con lui ed io accetto.
Quella stessa sera mi chiede di sposarlo e io rispondo di sì. Ma dopo qualche tempo mi accorgo
della presenza di una donna che spesso vedo con lui e la questione mi rende molto sospettosa.
Capisco che si tratta della sua amante, così a malincuore ma felice di aver scoperto per tempo
a cosa sarei andata in contro, decido di tornare nella mia città, da mia mamma che con l’amore
di sempre mi riaccoglie nella sua vita.
Riccardo Di Silvestre
…Sulla guerra
Una mattina mi sveglio e decido di andare in Messico a mangiare i tacos in un locale chiamato
“Pentola d’oro”. Mi chiama il mio editore e mi affida un lavoro sulla guerra anche se non avevo
molta esperienza in materia ma avendo deciso di recarmi in Messico programmai alcuni incontri
con persone che invece avevano combattuto. Rimasi in Messico tre mesi. Imparo così tanto che
tornato in America pubblicai a distanza di poco tempo due libri sulla guerra diventando così lo
scrittore di guerra più famoso del mondo.
19
Stefano Dalmasso
Il viaggio di Jack
Dopo una lunga giornata di scuola in cui non
sono stato assolutamente attento, fremevo per
uscire.
Pensai di fingermi malato per uscire prima e
prepararmi meglio ma non lo feci
Driiiiinnnnnn
Ecco il suono più bello, quello della campanella.
Mi preparai come una furia e in meno di un
minuto ero già pronto.
Corsi per uscire il più velocemente possibile e
quando fui fuori vidi mia madre che mi aspettava, salii in macchina e mia mamma mi portò
subito all’aeroporto, perché mia mamma mi
aveva
organizzato un viaggio in Canada dove abitava
mia zia e poiché voleva che imparassi l’inglese
pensò che sarebbe stata una bella opportunità.
Feci dieci lunghe ore di viaggio e durante tutto
il tempo avevo la sensazione di aver fatto una
cavolata accettando la proposta di mia madre.
Improvvisamente il pilota disse:” Buongiorno
passeggeri, siamo in fase di atterraggio, allacciate le cinture di sicurezza”!
Mi allacciai la cintura e guardai fuori dal finestrino.
Dopo aver recuperato il bagaglio mi diressi verso l’uscita. Vidi mia zia che mi aspettava con sua figlia Federica. Parlava poco italiano ma io mi sforzai di capirla. Mi innamorai all’istante, Federica era fantastica.
Andammo a casa e mi fecero vedere la mia stanza. Chiamai subito mia mamma e la informai del colpo di
fulmine.
Le chiesi se potevo comprare il biglietto per New Orleans perché Federica e la zia Laura sarebbero partite
il giorno seguente. Mamma mi diede il permesso.
Arrivati a destinazione dopo qualche ora che passeggiavamo per le strade della città Federica mi disse: “I
love you, do you love me?”
Ed io risposi: “ Yes, I love you!”
Così ci abbracciammo!
Tornati in Canada si avvicinava sempre di più il giorno del mio rientro in Italia. E così a malincuore lasciai
Federica e la zia Laura, le abbracciai per l’ultima volta e le ringraziai per la fantastica vacanza che avevo
trascorso.
Tornato a casa, dopo nemmeno un mese e per lo più senza preavviso arrivò Federica e rimase a casa nostra una settimana, la seconda settimana più bella della mia vita, la prima fu quella in cui l’avevo conosciuta
e me ne ero perdutamente innamorato.
20
Sonia Mirdha
La mia nascita
Io sono Laura e sono in ospedale. Sono appena
nata, sono in braccio alla mamma e sto piangendo, sto facendo il primo respiro della mia vita.
Quando finisco di piangere sono ancora in braccio alla mia mamma ed è piacevole stare insieme a lei, perché provo un’enorme sensazione
fantastica che non si può descrivere.
E’ bellissima! E’ come se tra me e la mia mamma
ci sia un legame indissolubile, mi sembra di conoscerla da molto tempo.
Arriva un’infermiera che mi porta in una stanza
piena di altri bambini appena nati. Mi mettono
disteso in una culla. Vedo dottori e infermiere
che vanno avanti e indietro e mi chiedo perché
hanno così tanta fretta.
Dopo due giorni i miei genitori mi portano a casa
dove conosco i miei parenti e le mie due sorelle, che mi aspettano con gioia per prendermi in
braccio. Però io non voglio, perché non li conosco così tanto, voglio stare solo con i miei genitori. Ora ho 6 anni e ho completamente cambiato
il mio aspetto fisico: sono un po’ robusta, occhi
azzurri e capelli biondi…Continuo così la mia
vita sperando che mi capitino tante belle cose.
21
Giorgia Venera
In Cina
Sono in Italia, a Torino, sto per partire
con i miei genitori e i miei fratelli per
andare in Cina. Vado a trovare i miei
parenti ed amici. I miei parenti sono abbastanza generosi, a volte un po’ severi.
I miei amici sono
simpatici, gentili, affidabili, gioiosi ma
soprattutto giocherelloni. Non vedo l’ora
di incontrarli e passare tempo con loro.
Sono molto felice ma allo stesso tempo
preoccupata perché non so come sarà
ritornare nella mia città natale, spero di
adattarmi subito.
Finalmente sono arrivata a Shanghai: i
miei parenti mi hanno accolta con entusiasmo. Siamo andati al ristorante dove
ho finalmente assaggiato le vere specialità cinesi. Si è fatto tardi e dopo una
lunga serata vado in hotel con la mia
famiglia.
Il giorno dopo…
Questa mattina sono andata in giro per
negozi con i miei amici e ho comprato
tante calamite e magliette. Nel pomeriggio sono andata ai giardinetti dove ho incontrato altri amici. Che bello! Ho ritrovato anche la mia
amica Maya e abbiamo chiacchierato molto. Lei fa la prima media, è alta e simpatica, dolce e
affettuosa. Abbiamo passato molto tempo insieme.
A cena siamo andati al ristorante più famoso di Shanghai e poi a prendere il gelato in una gelateria italiana.
Terzo giorno…
Questa mattina io e i miei genitori siamo andati alla Shanghai Tower, il grattacielo più alto della
Cina e nel pomeriggio siamo andati dagli zii.
Ho giocato tanto con Maya e altri miei amici, tra cui Josh, il mio fidanzato. Siamo fidanzati da tre
anni. Josh è bello, alto, simpatico e dolce e fa la seconda media come me.
Ai giardini ci sono molti giochi.
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Io passo la maggior parte del tempo sull’altalena a chiacchierare con Maya.
Questa sera invece mangio a casa di mia nonna, mangerò il mio piatto preferito: spaghetti
cinesi. Dopo cena passeranno a prendermi i miei genitori e torneremo insieme in hotel.
Quarto giorno…
E’ arrivato l’ultimo giorno. Oggi sono andata a casa dei miei zii e ho giocato con i miei cuginetti.
Purtroppo io e la mia famiglia abbiamo dovuto prendere l’aereo.
Una volta imbarcati, la hostess ha detto:” Buona sera, signori passeggeri, vi preghiamo di allacciare le cinture di surezza e vi auguriamo buon viaggio”.
Io adoro prendere l’aereo. Ogni passeggero ha una coperta, un piccolo televisore, le cuffie e un
telecomando per scegliere il film da vedere. Ho guardato molti film.
Dopo circa quattordici ore sono arrivata all’aeroporto di Milano e, presi i bagagli, siamo tornati
a Torino.
Mi sono divertita molto in questi giorni ma purtroppo le vacanze di pasqua sono finite e domani
dovrò tornare a scuola.
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Giorgia Aru
Il diario di Sonia
Sonia, una ragazza di 12 anni ha origine bengalesi ed è arrivata da poco in Italia. Sono passati
sette mesi di scuola e in questi sette mesi le ho rivolto spesso una domanda “Mi racconti un po’
della tua famiglia?” Lei non mi rispondeva mai.
Un giorno, dopo il suono della campanella, uscimmo dalla scuola e dal suo zaino cadde un diario
fucsia con scritto sopra: IL MIO VIAGGIO NASCOSTO
Lo presi e decisi di dare solo una piccola occhiatina e poi glielo avrei ridato subito, ma mentre lo
raccoglievo, Sonia era già andata via.
Allora decisi di portarlo casa con me e la mattina glielo avrei restituito. Così feci. Mentre ero a
casa iniziai a leggerlo. Il diario aveva una data sulla prima pagina, 16-8-12, con scritto li ho mssi
lì. Poi notai che mancavano molte pagine.
Subito dopo c’era un’altra data 13-04.13 con scritto sopra il mio sogno si realizzerà.
Non capivo molto bene il significato di quella frase…E poi che fine avevano fatto le altre pagine
mancanti?
Passai tutta la sera a leggerlo e la mattina seguente arrivai a scuola e le dissi: “ Ciao Sonia, sai
ieri ti…” Non feci in tempo a concludere la frase che lei disse: “Si, lo so, mi è caduto il diario e
sicuramente tu l’avrai letto, l’ho fatto cadere apposta, volevo farti capire che mi fido di te!”
Io non sapevo cosa dire, così la guardai e le dissi: “Tranquilla, di me ti puoi fidare!”, e poi le
chiesi:” Potresti spiegarmi perché ci sono delle pagine strappate?”
Lei rispose:” Quando arrivi a casa guarda l’ultima pagina del diario e capirai”.
Andai a casa e presi subito il diario, guardai l’ultima pagina e sopra vi era scritto Vai dietro la
scuola troverai due biglietti, corri!
Io non credevo fosse vero ma decisi di andare a controllare di persona. Andai e trovai i due biglietti. Incuriosita, li presi e scoprii che si trattava di due biglietti aerei per il Bangladesh. Non avrei
mai creduto di poterci andare. Poi sentii dei passi, mi girai ed era lei, Sonia che si avvicinò e mi
disse: “ Ho strappato io tutte quelle pagine, perché lì dentro avevo scritto tutte le emozioni della
prima volta che tornai in Bangladesh e così ho pensato di farti un regalo”.
Mi guardò negli occhi, mi prese la mano e disse:”Andiamo?” Io, sbalordita, feci un sorriso e
risposi:
“SI”.
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Alessandra Tosato
Non dimenticherò mai questo viaggio
Eccomi, finalmente sono arrivata. Ero emozionatissima in aereo ma adesso ecco davanti a me
il fantastico paesaggio del Madagascar!
Scendo dall’aereo; una ragazza, Giulia, viene verso di me. Avevamo parlato un po’ via mail,
quando avevo prenotato il viaggio su un sito.
“Ciao tu sei Diana, vero?”Ti stavamo aspettando con ansia!” disse Giulia.
“Si,
ciao!
Sono felicissima di essere
qui! Oltre a te
chi mi stava
aspettando?
Pensavo
che fossimo
solo noi due
a prenderci
cura degli animali dell’isola”
Risposi.
“No, è arrivato da poco un
altro ragazzo,
Federico, un
amico, come
un fratello.
Ma è un successo un fatto gravissimo e allora… va beh, dai vieni te lo presento”. Disse incamminandosi verso una capanna da cui proveniva una bella musica.
Entriamo. Giulia mi presenta ed io, arrossendo, ricambio il saluto di Federico. E’ proprio carino:
capelli castano chiaro, occhi verde smeraldo e si muove a ritmo di musica.
E’ ormai tardi e il sole sta per tramontare, sistemo la mia roba nella piccola capanna sulla spiaggia e poi vado a cenare.
Dopo cena io e Federico andiamo in spiaggia a contemplo rare le stelle. Le onde si infrangevano
sulla scogliera, c’è la luna piena. L’atmosfera è molto romantica. Rompo il silenzio di quella
prima sera in Madagascar, così chiedo delle sue origini.
E lui mi dice:” Sono nato in Brasile, ma non ne sono certo”.
Io esterefatta rispondo:” Come fai a non esserne certo?”
E lui dice:” La mia storia è stata piena di ostacoli, e lo è ancora”.
Assunse un’espressione molto triste e malinconica.
Allora dico:” Se vuoi sfogarti, anche se mi conosci solo da oggi pomeriggio, puoi contare su di
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me. Se te la senti ti va di raccontarmi la tua storia?”
Fdeerico rispone:” Si, grazie per il sostegno. Ma la mia storia è un po’ lunga…ma se ci tieni te
la racconto. Sono nato da una famiglia che non ha voluto crescermi e che mi ha abbandonato.
Mi ha lasciato per strada, vicino ad un cassonetto dell’immondizia. Dopo un po’ una madre
single mi trovò e mi portò a casa con lei. Questa signora mi fece da madre, mi accudì e mi
fece crescere come se fossi suo figlio. Le volevo molto bene e le sono molto grato per avermi
salvato la vita. Quella donna è la madre di Giulia. Io e lein diventammo come fratello e sorella e
diventammo inseparabili. Un giorno e io e Anna, mia madre, andammo al parco giochi. Lì, poco
dopo, ci fu una sparatoria, Anna rimase uccisa, io riuscii a salvarmi. I medici videro i documenti
di Anna e capirono dove abitavamo. Quei signori mi portarono a casa per prendere me e Giulia
e portarci all’orfanotrofio. Giulia per tutti questi anni diede la colpa a me. La nostra vita, dopo
quella sparatoria cambiò radicalmente. Eravamo soli e sempre tristi. Però, adesso ha accettato
di farmi venire qui con lei per accudire gli animali che vivono in questa zona, non per fare pace
e trattarmi come suo fratello”.
Mi stava scendendo un fiume di lacrime. La sua storia è davvero triste.
Mi venne l’istinto di abbracciarlo, per fargli sentire che adesso c’ero io e che potevo provare a
sistemare le cose tra di loro. Andiamo a dormire. Il giorno dopo parlo con Giulia e le spiego che
federico tiene tantissimo alei. Lei capisce e così corre ad abbracciare Federico. Tornano ad essere iseparabili, come erano stati da bambini.
Così tutto sembra andare per il meglio. Molti animali trovano rifugio nel nostro laboratorio e io
e federico siamo diventati grandi amici. Siamo tornati a casa tutti insieme e visto che federico e
Giulia non hanno una casa li ho ospitati io.
Quel viaggio mi ha cambiato la vita. Dopo essere tornata dal Madagascar, comincio a preoccuparmi molto di più di tutti i bambini abbandonati, figli di immigrati che hanno problemi con
l’italiano e di quelli nati in famiglie molto povere.
Di certo non mi dimenticherò mai di questo viaggio.
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Giorgia Ughetto
La vita va vissuta fino in fondo
Ciao, io mi chiamo Daniela.
Sono una ragazza molto magra e fragile, rispetto all’immensità dell’universo, ma quando mi
metto in testa una cosa non cambio idea facilmente.
Già… sono molto testarda, non è così male essere decisi qualche volta, no?
Io, infatti, ho preso questa decisione e non la cambierò. Parto, vado in America.
Ho scelto l’America perché so già un po’ di inglese e perché è il posto più lontano che conosca…
Ho sempre voluto andarci in vacanza un giorno… Già, in vacanza, non così. Non per fuggire.
Voglio cambiare vita, voglio viverla, fino in fondo. Perché vedere i domani tutti uguali e monotoni
non fa per me. Io voglio una vita ricca di colpi di scena, di emozioni, avventure. I miei genitori mi
vogliono bene ma non potrebbero mai capirmi. A loro dirò che sono andata a fare un viaggio di
studi e che ho già pagato tutto io… per i passaporti un mio amico ne ha fabbricati di falsi.
Chiudo la borsa a tracolla. L’unica borsa che porterò con me. È tutto pronto. Mi avvio furtivamente verso il cancello con le lacrime agli occhi. Eccomi, sono pronta per la strada. La strada,
così viva e così solitaria allo stesso tempo. Dopo qualche giorno, incontro Cathia, una mia vecchia amica. Non c’è neanche bisogno di spiegare, tra le vere amiche basta uno sguardo per
capirsi… non ero più sola. Lei è da anni che cerca i suoi genitori adottivi e avrà visto l’e-mail di
addio che le ho mandato e vuole venire con me magari a cercare i suoi genitori in un altro paese.
Sì, è proprio così… con un silenzio, che vale più di mille parole, ci avviammo verso la nuova vita
non più sole. Va bene non dipendere solo dagli altri. Ma noi uomini non abbiamo solo bisogni
primari come il cibo l’acqua… ma abbiamo l’estremo bisogno della compagnia. America, aspettaci, stiamo arrivando!
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Matteo Mecca
Esco di casa
Sono a casa e voglio uscire, andare via, cambiare vita. Non voglio passare il resto della mia
vita qui, voglio andare in posti per me nuovi e girare in tutto il mondo. Vado negli Stati Uniti, a
Chicago, lì mi sentirò meglio e cercherò lavoro. L’ho trovato! Un giornale ha bisogno che io scatti
delle fotografie di paesaggi. Finalmente una vita emozionante. Adesso che sono qui mi sento
strano, come se fossi in un mondo in bianco e nero privo di emozioni, di colori ma sereno.
Mi sveglio e capisco che è stato tutto un sogno: è stato un bel sogno anche se non è mai accaduto.
Lara Allemani
Una bella gita in Canada
Sono a scuola e mentre suono un bellissimo brano con il sax mi viene in mente di partire. Penso,
rifletto, cerco un luogo dove andare. E’ difficile ma ad un certo punto mi si accende la lampadina,
plin!, il Canada.
Il Canada: luogo stupendo, pieno di colori, di musica…chiamo e scrivo per prenotare un hotel e
organizzarmi il mio viaggio. Prendo anche contatti per avere un appuntamento con un ragazzo
molto carino che sicuramente conoscete molto bene. Vi do degli indizi, è un cantante, biondo,
occhi marrone chiaro, molto giovane…Credo abbiate capito di chi si tratta, proprio così, è lui,
Justin Bieber! Ahhh che emozione, starò con lui un intero giorno. Che felicità! Mi aspetto che
mi inviti a casa sua, So che lo farà perché me lo dice il cuore e perché io sono sempre molto
ottimista. Mi sembra di stare con lui da una vita…
Ti scriverò presto per raccontarti com’è andata!
Con affetto, Elena
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Autori
ALLEMANI Laraù; ARSENE Diana; ARTIC Mihai; ARU Giorgia; BELLANTE Alfredo; BERES Alex
BOCA Eleonora; CASAFINA Ilenia; CORREA Dilan; CIARMOLI Lorenzo;COLOMBINI Alessandro;
DE PALO Gianluca DALMASSO Stefano;DI SILVESTRE Riccardo; LAZZONI Valentina;
MECCA Matteo;MIRDHA Sonia; NICOLA Daniela;OLAVARIO Angelica; RICCIARDI Alessandro;
TOSATO Alessandra; TRIDICO Francesco;UGHETTO Giorgia;VENERA Giorgia;ZHENG LIJE
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Si ringraziano per la collaborazione la Dirigente Scolastica
Prof.ssa Marina Maifredi
E le insegnanti
Adele Aiello
Vincenza Almerico
Francesca Barbiere
Anna Cadegiani
Vincenzo Covalea
Mira Carello
Marina Legger
Elena Perletto
Paola Sonnessa
Si ringraziano inoltre Gilson Silveira e Chiara Caruso per la preziosa
collaborazione nell’ambito del progetto
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www.diaridiviaggio.piemonte.it
DIARI DI VIAGGIO
Educare ad una cittadinanza mondiale condividendo a scuola le esperienze di migrazione
Fondo Europeo per l’integrazione di Cittadini di paesi Terzi
Un progetto promosso dal
Nell’ambito del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi Annualità 2011 –
Progetti giovanili - Azione 3 (Progetto 100894, CUP H79E12000400005)
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