qui - Studi storici Anapoli

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qui - Studi storici Anapoli
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www.studistoricianapoli.it
Centro Studi Storici “Giovanni Anapoli”,
Via Stivanelle 10, Montecchio Precalcino (Vi)
A cura di
Pierluigi Damiano Dossi “Busoi”
QUADERNO N° 1
Anno 2010
MONTECCHIO PRECALCINO
NELLA II^
GUERRA MONDIALE
LA CAMPAGNA DI GRECIA
(28 OTTOBRE 1940 - 23 APRILE 1941)
“C’è qualcuno fra di voi, o camerati, che ricorda l’inedito discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935 prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia”.
(Benito Mussolini)
AMMINISTRAZIONE COMUNALE
MONTECCHIO PRECALCINO
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A mia madre,
che mi ha insegnato
il valore di trasmettere la Memoria
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Art. 1 della Costituzione Italiana
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle
forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2 della Costituzione Italiana
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede
l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale.
“Non dimenticate.
Vi chiedo una sola cosa: se sopravviverete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi. Un bel
giorno oggi sarà il passato e si parlerà di una grande epoca e degli eroi
anonimi che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non
esistono eroi anonimi. Erano persone, con un nome, un volto, desideri
e speranze, e il dolore dell’ultimo fra gli ultimi non era meno grande
di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini come persone che abbiate conosciuto, come membri della vostra famiglia, come voi stessi”.
Julius Fucik
(Eroe e dirigente della Resistenza cecoslovacca, impiccato a Berlino nel
settembre 1943)
Foto copertina: Alpino e mulo in lotta con il fango d’Albania
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* PUBBLICAZIONI DI STORIA LOCALE DEL NOVECENTO:
- I. Mantiero, Con la Brigata Loris. Vicende di guerra 1943-1945, a cura AVL
Vicenza, 1984;
- P. Gonzato e L. Sbabo, C’eravamo anche noi. Ricordi della Resistenza a
Montecchio Precalcino, a cura ANPI Vicenza, 1996;
- P.L. Dossi, Montecchio Precalcino. Albo d’Onore dei Combattenti la “Guerra di Liberazione”(8 settembre 1943 - 29 aprile 1945), a cura Ass. Partigiani & Volontari della Libertà “Livio Campagnolo”, Montecchio Precalcino, 2006;
- P. Gonzato, Una mattina ci hanno svegliato, Lupieri Ed., Torino, 2006;
- B. Gramola e F. Binotto, Memorie Partigiane, Dueville, 2006;
- P. Gonzato e E. Lazzarotto, Partigiani di pianura “I Territoriali” - Illustrazioni di episodi avvenuti durante la Resistenza a Montecchio Precalcino e
dintorni, a cura Ass. Partigiani & Volontari della Libertà “Livio Campagnolo”, Montecchio Precalcino, 2008;
* PROGETTO “MONTECCHIO PRECALCINO NELLA 2^ GUERRA MONDIALE”
E I “QUADERNI WWW.STUDISTORICIANAPOLI.IT” IN PROGRAMMA:
- “La pugnalata alla schiena” alla Francia e alla Jugoslavia (giugno 1940
e aprile 1941);
- La Guerra in Africa Orientale e Settentrionale (giugno 1940 – novembre
1941 e luglio 1943);
- La Campagna di Russia (luglio 1941 – gennaio 1943);
- Occupazione e repressione. I crimini di guerra italiani nei territori occupati di Jugoslavia, Albania, Grecia, Russia e Francia (20 giugno 1940 - 8
settembre 1943);
- 8 Settembre 1943: sbandati, collaborazionisti e resistenti;
- Gli schiavi di Hitler: gli IMI. (Internati Militari Italiani), I Deportati politici e Lavoratori coatti nei lager nazisti (settembre 1943 – maggio 1945);
- La Resistenza italiana all’estero e il Corpo Italiano di Liberazione in Italia
(settembre 1943 – maggio 1945);
- P.O.W.(Prisoners of War) – I Prigionieri di Guerra italiani in mano agli
Alleati (giugno 1940 – maggio 1945);
- La Resistenza armata e civile (settembre 1943 - maggio 1945);
- Repubblichini, collaborazionisti e “Criminali di Guerra” (settembre 1943
– maggio 1945).
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INDICE
Pag. 8
Elenco delle abbreviazioni
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Presentazione del Prof. Ferdinando Offelli
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Un ricordo di Mario Rigoni Stern
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I Caduti di Montecchio Precalcino nella Campagna di Grecia
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La situazione pre-bellica
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Scheda 1 – Comando Superiore Truppe Italiane in Albania
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L’attacco italiano
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Scheda 2 – I cittadini di Montecchio Precalcino presenti sul Fronte
greco-albanese all’inizio della Campagna di Grecia (ottobre 1940)
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La controffensiva greca
60
Scheda 3 – I cittadini di Montecchio Precalcino arrivati sul Fronte
greco-albanese durante la controffensiva greca (novembre – dicembre
1940)
Scheda 4 – I cittadini di Montecchio Precalcino arrivati sul Fronte
greco-albanese dopo la controffensiva greca
(gennaio – febbraio
1941)
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L’offensiva italiana di primavera
91
Scheda 5 – I cittadini di Montecchio Precalcino arrivati sul Fronte
greco-albanese durante e dopo l’offensiva italiana di primavera (marzo – aprile 1941)
L’invasione tedesca e la fine della Campagna di Grecia
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Scheda 6 – Reparti italiani impegnati nella Campagna di Grecia a cui
hanno appartenuto cittadini di Montecchio Precalcino.
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Mappa generale della Campagna di Grecia
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Fonti bibliografiche
197
Indice dei luoghi
203
Indice dei nomi
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ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI
8
ACMP
Archivio Comune Montecchio Precalcino;
ACMON
Archivio Comune Montopoli Sabina (Rieti);
ACSSMP
Archivio Centro Studi Storici Montecchio Precalcino;
APMP
Archivio Parrocchia di Montecchio Precalcino;
ASVI
Archivio di Stato di Vicenza;
ATCVI
Archivio Tribunale Civile di Vicenza;
ACVVI
Archivio Curia Vescovile di Vicenza,
Art.
Artiglieria;
Batt.
Batteria;
Btg.
Battaglione;
CAS
Corte d’Assise Straordinaria;
C.d’A.
Corpo d’Armata;
CLNP
Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale
CN
camice nere;
Div.
Divisione;
gen.
generale;
Regg.
Reggimento;
RSI
Repubblica Sociale Italiana
PRESENTAZIONE
C’è più di un motivo di interesse che presenta questa pubblicazione “La
Campagna di Grecia”, primo numero di una collana su Montecchio Precalcino nella 2^ Guerra Mondiale del locale Centro Studi Storici “Giovanni
Anapoli”, a cura di Pierluigi Damiano Dossi “Busoi”.
Anzitutto la puntuale meticolosità della ricerca storica, con una minuziosa
citazione di dati, mappe e di documenti, frutto del davvero certosino lavoro
di Dossi. Di particolare interesse ed efficacia anche il ricco apparato iconografico, con immagini che ci portano immediatamente dentro l’avventura
greco-albanese.
La Campagna di Grecia del 1940-41, sconsideratamente iniziata con l’invasione dell’Albania, viene sempre più considerata dagli studiosi come un
enorme errore storico del fascismo mussoliniano. Dossi riesce a documentare questa disfatta con una precisione e una dovizia di dati che non lasciano
spazio a dubbi e incertezze.
Un altro motivo di interesse è certamente il coinvolgimento dei giovani di
Montecchio Precalcino in questa tragica avventura voluta dal fascismo di
Benito Mussolini. Giovani che hanno combattuto con coraggio, che hanno
sofferto l’indicibile, tra cui la prigionia nei lager tedeschi, che sono stati feriti e che sono morti, che sono tornati comunque segnati da anni di guerra.
Con una precisa documentazione Dossi testimonia le loro vicende personali, partite dall’arruolamento o dal richiamo alle armi, per passare attraverso tutte le tappe della spedizione, con la costante presenza di qualche giovane di Montecchio, per arrivare all’invasione tedesca della Grecia e ai terribili giorni dell’8 settembre 1943, quando chi non riuscì a sottrarsi alla cattura
da parte degli ex-alleati tedeschi, dandosi alla macchia nelle file partigiane,
fu messo su un carro-bestiame e portato nei lager nazisti come prigioniero,
diventando parte della terribile vicenda storica dell’olocausto.
Sorprende che, in alcuni casi, di questi giovani non sia rimasto il ricordo
nemmeno sui locali monumenti ai caduti. Esemplare in questo senso è la vicenda dell’Alpino Rocco Antonio, decorato di medaglia di bronzo ma non
presente in alcuno dei nostri monumenti ai caduti.
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Senza che suoni da immeritato e ingiustificato rimprovero per qualcuno,
credo sia venuto il momento di fare un attento riscontro di questa mancanza
e procedere quindi alla doverosa iscrizione dei loro nomi sui monumenti del
Comune di Montecchio Precalcino.
Interessante è sul piano documentale questo continuo passaggio che fa
Dossi dalla dimensione della macro-storia, dal teatro generale della guerra,
alla micro-storia, con il coinvolgimento dei cittadini di Montecchio Precalcino. E’ impressionante quanta parte abbiano avuto anche i nostri ragazzi
sulla storia del nostro Paese.
Un ulteriore motivo di interesse è evidentemente il giudizio storico che si
ricava da questa ricerca, la criminale leggerezza con cui l’avventura è stata
affrontata e condotta, mandando ragazzi ventenni a soffrire quel che hanno
sofferto e a morire, spesso per l’incapacità dei loro comandanti di avere
chiara la reale situazione. Questi giovani cresciuti ancora freschi del mito
risorgimentale della Patria, si sono trovati innaturalmente a combattere altri
che difendevano strenuamente la loro Patria. Una stupidità criminale che riguarda in primis Benito Mussolini, contro cui nel Parlamento Britannico si è
scagliato Winston Churchill con i suoi terribili ma meritati strali.
C’è infine il motivo di interesse derivante dal fatto che questa sulla campagna di Grecia è il primo di una serie di ricerche storiche che il Centro
Studi “Giovanni Anapoli” ha in programma per il prossimo futuro, spaziando dalla Francia alla Russia per finire nella Resistenza antifascista.
Credo che vista la qualità e il valore storico di questa prima opera incentrata sulla Campagna di Grecia, tutti si possano render conto dell’enorme interesse che la conoscenza del proprio passato ha per tutti noi che viviamo il
presente e per quelli che verranno in seguito.
Ferdinando Offelli
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UN RICORDO DI MARIO RIGONI STERN
“...Quando ci ritirammo vennero giorni ancor peggiori, tra piogge torrenziali prima e bufere di neve dopo; assideramenti, fame, pidocchi, mortai
greci e grande confusione nei cervelli di coloro che avrebbero dovuto essere
i capi.
Iniziò allora la fine dell’era fascista, non dal 25 luglio 1943, ma con la resistenza dei poveri soldati greci, con la nostra cacciata dalla loro terra quando stupidamente li aggredimmo. Anche se poi, in primavera, le cose ebbero
altro esito finale, questo fatto restava. Proprio noi che eravamo stati i più esposti e i più sacrificati non ce ne rendemmo conto, tanto quello che per anni ci avevano insegnato a scuola, o predicato, si era radicato nella nostra
mente e aveva reso ottusa la ragione”.1
“Da una piccola valle si alzarono in volo alcuni corvi e il loro gracchiare
era l’annuncio che ero stato scoperto. Guardando trai sassi calcinati della
conca mi apparvero delle cose più scure: mi sembravano uomini sdraiati in
posizioni bizzarre, ma erano immobili. Mi avvicinai strisciando e quando fui
vicino vidi che erano soldati morti in combattimento. Soldati italiani e greci.
All’ingiro erano sparsi fucili, zaini, buffetterie, munizioni, elmetti. Forse era
avvenuto in novembre dicembre, durante la nostra ritirata; poi la neve aveva
coperto tutto. Ora la primavera li riportava al sole.
Mi sentivo smarrito in quell’aria grave e non avevo il coraggio di fissare a
lungo quei volti sfatti, senza occhi. Mi sembrava anche di essere l’unico
uomo vivente su montagne devastate; non sapevo cosa fare, non sapevo dove andare.
I corvi stridevano sopra il mio capo e ogni tanto si abbassavano con le ali
ferme, poi risalivano, remigando l’aria, e il rumore del volo e il loro grido
era perché me ne andassi in fretta dal loro pasto”.2
“C’è un’ansa tutta circondata da alberi, con i rami a lambire la corrente;
l’acqua è limpida e fresca; il fondo non è di sassi ma di una creta verde e dura. Mi spoglio ed entro in quell’acqua fredda che per un attimo mi fa tratte1 - M. Rigoni Stern, L'ultima partita a carte, pag. 1708;
2 - M. Rigoni Stern, Quota Albania, pag. 527.
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nere il fiato, poi mi diverto a spruzzarmi e a guardare i prilli tra la luce che
filtra dal bosco attorno.
Quando esco vado a stendermi su un sasso al sole, alto, nel mezzo del fiume. Sento il mio corpo evaporare, la corrente lambire il sasso e correre via.
Chiudo gli occhi e sotto le palpebre ruotano infiniti piccoli soli colorati. E
mi lasciai vivere”.3
Albania, novembre 1940 – aprile 1941
Mario Rigoni Stern
Sergente del 6° Regg. Alpini e
I.M.I. “Volontario della Libertà”
3 - M. Rigoni Stern, Quota Albania, pag.534;
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CADUTI DI MONTECCHIO PRECALCINO NELLA CAMPAGNA DI GRECIA
Alpino Zanotto Giuseppe
di Giovanni e Testolin Elena, nato 18 aprile 1920 a Montecchio Precalcino; Alpino del Btg. “Vicenza”, 9° Regg. della “Julia”, morto in combattimento l’11 novembre 1940, a Sella Cristobasileos, sul massiccio dello
Smolika in Grecia. E’ sepolto nel Cimitero di guerra di Konitza (Grecia),
tomba 72. E’ ricordato nel Monumento ai Caduti di Montecchio Precalcino.
Caporal Magg. di Fanteria Martini Bortolo Giuseppe “Brusolo”
di Bortolo e Bassan Elisabetta, nato 22 marzo 1917 a Lugo Vicentino; Caporal Magg. della Divisione “Acqui”, morto in combattimento il 22 dicembre 1940 al 10° Caposaldo di Lekdushaj, nella zona di Tepeleni, Altopiano di Kurvelesh, in Albania. E’ sepolto in Albania in luogo sconosciuto. E’ ricordato nel Monumento ai Caduti di Levà con il solo nome di Giuseppe.
Alpino Rocco Antonio
(adottato dall’allevatrice Marianna Masetto), nato 6 agosto 1912 a Montecchio Precalcino, n. matr. 30520. Autiere del 208° Autoreparto aggregato alla Divisione “Pusteria”; autista di ambulanze, operativo in Albania,
nella zona Busi-Monastero, tra i massicci dello Scindeli e del Tomori. E’
decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare “sul campo” con la seguente motivazione: “Conduttore di autoambulanza in strade intensamente battute dall’artiglieria nemica, sprezzante del pericolo, si impegnava a
più riprese e in più e più giorni. Durante l’ultimo tragitto è gravemente
ferito in più punti del corpo, si preoccupava solo della consegna dell’automezzo. Ricoverato all’ospedale, sopportava l’amputazione dell’arto e
conscio della imminente fine, esprimeva l’orgoglio di offrire la vita alla
Patria. Zona Busi - Fronte Greco, 27 gennaio 1941”.
E’ morto il 28 gennaio 1941, presso l’Ospedale Militare di Berat ed è
sepolto in quel Cimitero di guerra.
Non è ricordato in nessuno dei nostri monumenti!
Alpino Dall’Osto Bonifacio
di Giovanni e Rodella Rosa Mistica, nato 11 gennaio 1912 a Montecchio
Precalcino; Alpino del Btg. “Val Leogra”, 261^ Compagnia, aggregato alla Divisione “Tridentina”; morto in combattimento il 12 febbraio 1941 a q.
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2110 del Guri-i-Topit, in Albania. E’ sepolto inizialmente in Albania, Cimitero di Guerra di Sojnit, tomba n. 35, successivamente è rimpatriato e
sepolto nel Cimitero di Montecchio Precalcino, loculo privato (b. 43). E’
ricordato nel Monumento ai Caduti di Montecchio Precalcino.
Alpino Parise Gaetano Antonio
di Antonio e Moro Rosa, nato 28 dicembre 1911 a Montecchio Precalcino;
Alpino del Btg. “Bassano”, 11° Regg. della “Pusteria”, è ferito in combattimento il 9 marzo 1941 sul Mali Sparadit, in Albania; è morto per le ferite
riportate presso l’Ospedale Militare Territoriale di Gallarate (Varese) il 24
maggio 1941 e probabilmente lì sepolto.
Non è ricordato in nessuno dei nostri monumenti!
Fronte Greco-albanese – Cimitero di guerra
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LA SITUAZIONE PRE-BELLICA
La mattina del 10 giugno 1940, Galeazzo Ciano, genero di Benito Mussolini (ha sposato Edda, la figlia prediletta del “Duce”), nonché Ministro degli
Esteri del governo fascista, consegna la dichiarazione di guerra agli Ambasciatori di Francia e di Gran Bretagna. Mussolini dopo lunghe titubanze ha
scelto l’entrata in guerra: a spingerlo non sono solo le minacce più o meno
nascoste dell’alleato tedesco, ma soprattutto i trionfi della macchina da
guerra nazista capace in poche settimane di occupare la Polonia, la Norvegia
e la Danimarca e di sferrare un attacco inarrestabile sul Fronte Occidentale,
attacco che porterà rapidamente la Francia al collasso definitivo.
Anche il Belgio e l’Olanda cadono sotto la croce uncinata del grande
Reich germanico e Mussolini si convince che la guerra sia già alla fine e che
ciò avrebbe portato, in breve tempo, ad una pace generalizzata. Questa analisi, rafforza ulteriormente la sua convinzione della necessità di un diretto
contributo italiano al conflitto, pena il declino dell’Italia a potenza “vassalla” in un’Europa ridisegnata dai tedeschi vincitori.
In un promemoria, Mussolini spiega tale convinzione introducendo il
concetto di “guerra parallela”: l’Italia avrebbe combattuto con gli alleati
tedeschi, ma perseguendo obiettivi autonomi ed indipendenti. Lo scopo è di
crearsi una sfera egemonica in Africa e nel Mediterraneo, sfera da far poi
pesare durante i futuri negoziati di pace, quando il conflitto si sarebbe concluso con la scontata vittoria dei nazisti.
Il 10 giugno 1940, dopo aver tanto tuonato contro le democrazie plutogiudaico-massoniche, pugnalato alla schiena la Francia e attaccate le colonie britanniche in Africa Orientale (Sudan, Kenia e Somalia) e Settentrionale (Egitto), Benito Mussolini decide la sua nuova guerra d’aggressione, e
proprio contro un dittatore di tipo fascista come Giovanni Metaxas: ex generale, salito al potere nel ‘36, dopo il colpo di stato anti-comunista effettuato
da Re Giorgio II.
Il fascismo italiano potrebbe allearsi con un uomo così, che è in qualche
modo un suo uomo. E’ la strada che vogliono imboccare i tedeschi, ma
Mussolini ha un’altro obiettivo: vuole procurarsi ad ogni costo dei “nemici”
per dimostrare a Hitler che anche lui, il “Duce”, sapeva invadere e conquistare.
E’ anche pur vero che l’11 ottobre 1940, Hitler annuncia di aver dato
“protezione ai campi petroliferi rumeni”; il “Duce” va su tutte le furie, ma,
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come al solito, ingoia il rospo, pur affermando:“... Questa volta lo pago con
la stessa moneta. Saprà dai giornali che ho occupato la Grecia”.
Mussolini, d’altronde, non è mai stato esente dal far progetti guerrafondai.
Già nell’estate 1933, con 300.000 uomini vuole invadere la Francia. Nel
gennaio dello stesso anno ha in programma di fare una spedizione punitiva
contro la Jugoslavia. A farlo desistere dai suoi propositi bellicosi ci pensa
l’allora Ministro della Guerra, il generale Pietro Gazzera, un militare con i
piedi per terra.
L’errore più grossolano e gravido di conseguenze compiuto da Mussolini
nel biennio 1940-41 è stato proprio quello di prendere la decisione di attaccare la penisola ellenica: una scelta fatta con incredibile leggerezza, non
condizionata da motivazioni strategiche o militari, ma per una semplice
smania di prestigio personale. Anche qui il “Duce”, come nel caso della
Francia, pensa ad una “passeggiata” che avrebbe procurato facile gloria e
ricco bottino. Anche qui i fatti hanno smentito tragicamente le sue previsioni.
Le future disfatte in Africa Orientale, Russia e Africa Settentrionale, sono
autentici macigni che cominciano a spezzare la fiducia degli italiani verso il
regime fascista. Le ambizioni del “Duce”, la vanagloria egoista di alcuni gerarchi e della casa reale, portano l’Italia al dramma più nero. Ma prima,
un’ulteriore catastrofe deve avvenire. Una catastrofe che ha seppellito per
sempre il mito della “guerra parallela” e condannato l’Italia fascista al suo
triste destino. Questo iniziale tracollo è lo sconsiderato attacco italiano alla
Grecia.
L’Albania sarebbe stata la base di partenza per l’offensiva italiana contro
la Grecia e ciò fa entrare pesantemente in gioco il genero di Mussolini, Galeazzo Ciano. Questi, considera l’Albania come proprio feudo personale e
appoggia caldamente il progetto del suocero, convinto che esso gli avrebbe
portato nuovi meriti e nuove ricchezze. Ma l’egoismo e l’opportunismo di
Ciano causano più danni delle stesse ambizioni del “Duce”: infatti, persino
la preparazione logistica e strategica dell’impresa contro la Grecia è fatta
con un pressapochismo dilettantesco, badando solo agli aspetti puramente
propagandistici di essa. Non vengono valutate a sufficienza le zone dove si
inizierà l’attacco, ci si fida delle chiacchiere astruse e senza senso di Ciano
che blatera di un Governo greco corrotto e instabile, facile quindi da abbattere, e non si sottopongono a controlli le informazioni raccolte sulle capacità
difensive-offensive dell’esercito greco.
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Inoltre, per passare dalla padella alla brace, ogni decisione è affrettata per
impedire l’intervento di Hitler, il quale aveva già fatto sapere all’alleato fascista di essere contrario a qualunque operazione militare italiana nei Balcani. Essa avrebbe offerto agli inglesi l’occasione di intervenire massicciamente in quest’area, mettendo in pericolo i campi petroliferi della Romania,
necessari all’imminente attacco che i nazisti vogliono sferrare di li a poco
contro l’URSS (Operazione “Barbarossa”, 22 giugno 1941).
Ma il “Duce” fa di testa sua, cambiando completamente il panorama generale del conflitto.
L’aggressione militare italiana alla Grecia provoca tutta una serie di eventi a
catena:
- mette in movimento l’intera situazione dell’Europa Sud-orientale;
- permette agli inglesi di installarsi a Creta ed in altre importanti località
dell’Egeo, da dove saranno cacciati con grande difficoltà;
- contribuisce a un mutamento importante nella politica jugoslava che costringe la Germania ad un intervento militare violento e indesiderato in
Jugoslavia;
- soprattutto fa rinviare di cinque decisive settimane la già prevista operazione contro l’Unione Sovietica.
Ma, aldilà del quadro storico, non bisogna dimenticare che le conseguenze
peggiori dell’avventato comportamento mussoliniano sono pagate dai nostri
soldati inviati sul Fronte greco-albanese per combattere una impari lotta.
Indro Montanelli, ha definito la campagna di Grecia “una smargiassata di
Mussolini”. Quella smargiassata ci è costata: 17.669 morti, di cui 3.914 dispersi in combattimento; 50.784 feriti; 12.638 congelati; 21.153 prigionieri;
52.108 invalidi.
Questi sono i frutti “del piano logico e convincente” elaborato dalla diplomazia fascista, messo a punto da Mussolini e da Ciano, avallato dal generale Visconti Prasca (comandante delle truppe in Albania) ed accettato da
Soddu (Ministero della Guerra), Pietro Badoglio e Roatta (Stato Maggiore
Generale), senza alcuna reticenza: “...si fece strada la speranza in facili risultati e – invece di pensare all’organizzazione per la riuscita della campagna – ebbe inizio una sorta di guerra interna per l’accaparramento dei posti di comando che avrebbero potuto fruttare avanzamenti ed onori a buon
mercato e superamento dei concorrenti nei posti dell’annuario”.4
4 - S. Visconti Prasca, Io ho aggredito la Grecia, pag. 47;
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“Assassini, Assassini, mille volte assassini ...”, scrive a casa, un soldato
italiano dall’Albania nel dicembre ‘40.
Già nel 1939 il generale Alfredo Guzzoni (comandante del Corpo di Spedizione Italiano in Albania) ha preparato un piano simile che richiede tre
mesi di preparazione e 20 divisioni, ma Mussolini e Ciano vogliono un attacco rapido, una guerra lampo, “alla tedesca”, da iniziare con poche divisioni ed entro dieci giorni al massimo, basandosi su supposizioni azzardate
se non assurde:
- i greci non avrebbero combattuto perché il popolo odia il suo Governo dittatoriale filo-inglese;
- Ciano ha speso vari milioni di lire per corrompere i generali ellenici;
- gli abitanti della Ciamuria (parte dell’Epiro), a maggioranza albanese, si
sarebbero sollevati contro i greci;
- i bulgari sarebbero intervenuti nel conflitto italo-greco a fianco di Mussolini, occupando Salonicco e la Grecia orientale;
- le truppe albanesi, integrate nell’Esercito Italiano, avrebbero dato un contributo importante all’impresa, sia perché conoscono bene il territorio, sia
perché vogliono liberare la Ciamuria albanese;
- gli inglesi, date le scarse forze che hanno in Africa per difendere l’Egitto,
non sarebbero intervenuti in aiuto del popolo greco.
Tutte queste supposizioni risulteranno false od errate. Ma Mussolini ha
comunque il coraggio di affermare: “L’operazione è stata preparata fin nei
minimi dettagli ed è perfetta ...”. Viceversa:
- i greci, come era logico, combattono eroicamente per difendere la loro Patria minacciata dall’improvvisa invasione. Sono guidati da generali capaci
strategicamente e tatticamente, e i milioni di Ciano sono stati forse intascati da loro, ma tutti fanno il loro dovere contro lo straniero invasore;
- Re Boris di Bulgaria afferma pubblicamente che non interverrà nel conflitto in corso;
- gli abitanti della Ciamuria non si sollevano;
- le truppe albanesi, dopo le prime batoste ricevute grazie agli italiani, disertano in massa quasi subito;
- abbondanti aiuti inglesi giungono in soccorso dei greci aggrediti dagli italiani.
Come se tutto non bastasse, il 28 ottobre 1940 non ci sono in Albania le
20 divisioni calcolate dal gen. Guzzoni, ma bensì meno della metà.
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Una camicia nera albanese affiancata a due soldati italiani
Sul fronte dell’Epiro, dal mare al Lago di Prespa, punto in cui la frontiera
greca si incontra con quella jugoslava, l’Italia ha schierato 5 divisioni:
“Raggruppamento del Litorale”; 51^ Divisione di Fanteria “Siena”; 23^ Divisione di Fanteria “Ferrara”; 131^ Divisione Corazzata “Centauro”; 3^ Divisione Alpina “Julia”. In tutto le forze italiane contano 55.000 uomini, 163
carri armati leggeri, 268 pezzi di artiglieria, 16 pezzi controcarro e 32 antiaerei.
Di riserva e a difesa della conca di Koritza, Albania del Sud-est, al confine
jugoslavo-macedone, sono schierate 3 divisioni: 19^ Divisione di Fanteria
“Venezia”; 29^ Divisione di Fanteria “Parma”; 49^ Divisione di Fanteria
“Piemonte”. In tutto le forze italiane al confine con la Macedonia, contano
31.300 uomini, circa 142 pezzi d’artiglieria, 4 pezzi anticarro e 8 contraerei.
Infine, al confine jugoslavo-montenegrino e kossovaro, è schierata la 53^
Divisione di Fanteria “Arezzo”.
In Albania, all’inizio del conflitto l’Italia fascista, schiera in tutto 9 Divisioni (cioè 81 battaglioni)5 e 684 pezzi d’artiglieria; 100.000 uomini che alle
spalle hanno un territorio albanese quasi privo di vie di comunicazione e un
Mare Adriatico insidiato dagli inglesi, e davanti il territorio di un popolo che
5 - Una Divisione italiana mediamente è costituita da 3 reggimenti con tre battaglioni c.u.;
1 Divisione Italiana = 9 battaglioni;
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è orgoglioso e all’erta (l’attacco italiano era un segreto di Pulcinella), e che
per difendersi ha già in linea 53 Battaglioni e può in breve tempo radunare
fino a 18 Divisioni (cioè 216 Battaglioni)6, ha un’artiglieria più moderna di
quella italiana e soprattutto tutta someggiabile (trasportabile dai muli).
Emanuele Grazzi, Ambasciatore italiano ad Atene, ha avvertito che i soldati greci mobilitati sono più di 250.000, e che la maggior parte si trovano
già alla frontiera greco-albanese, pronti a combattere contro gli invasori, ma
non è minimamente ascoltato, anzi al suo rientro in Italia è emarginato.
Le “scatole di sardine” - i Carri “L” della Divisione “Centauro”
Con questa situazione, con molte meno divisioni di quelle impiegate contro gli abissini, l’Italia fascista sogna “un’azione rapida e travolgente”, che
distrugga le forze avversarie in modo da “spezzare le reni alla Grecia”,
come ha detto più volte Mussolini.
Il “duce” pensa anche, secondo l’uso e il costume dei tedeschi, di ordinare un incidente di frontiera, che faccia cadere la colpa su Atene e getti un
po’ di fumo negli occhi dell’opinione pubblica mondiale. La preparazione
diplomatica è molto elaborata, ma il casus belli è molto debole: in sostanza
6 - Una Divisione greca è costituita da 4 reggimenti con tre battaglioni c.u.; 1 Divisione=12
battaglioni;
20
sono creati una serie di fasulli incidenti di frontiera e una presunta repressione greca sulle aspirazioni irredentiste albanesi del Kossovo; ma che tutto
ciò sia vero lo possono credere solo i giornali italiani manipolati ad arte dal
regime fascista.
A Palazzo Venezia, Mussolini e gli alti gerarchi, convinti di poter liquidare la Monarchia dopo la prevista resa dell’Inghilterra, lasciano il Re Vittorio Emanuele III fuori da ogni decisione di carattere militare e strategico
sulla condotta della guerra, avvalorando così la sua immagine popolare di
Re “travicello”, “sciaboletta” o “pipetta”, come è chiamato in modo canzonatorio dai suoi sudditi.
A Hitler, Mussolini scrive il 19 ottobre per annunciargli la guerra alla
Grecia; sa che è in viaggio e che quindi avrà la missiva tardi. Appena ricevuta la lettera, il Fuhrer propone subito al “duce” un incontro urgente per discutere la situazione politica generale in Europa, ma quest’incontro ha luogo
a Firenze solo il 28 ottobre 1940. La mattina stessa è già cominciato l’attacco italiano contro la Grecia.
Sembra comunque che durante l’incontro fiorentino, Hitler non abbia voluto discutere dell’avventura bellica fascista nei Balcani; anzi, dopo aver affermato con cortesia che la Germania è d’accordo con l’azione militare intrapresa in Grecia, è passato a raccontare come si sono svolti i suoi incontri
con il generalissimo spagnolo Francisco Franco e con il collaborazionista
francese Philippe Pétain. Non c’è alcun dubbio che non gli sia piaciuto molto quello che il suo socio italiano ha fatto nei Balcani, se poche settimane
dopo, il 20 novembre 1940, quando l’attacco alla Grecia è già “impantanato”, Hitler scrive a Mussolini: “Quando io vi pregai di ricevermi a Firenze,
iniziai il viaggio con la speranza di potervi esporre i miei pensieri, prima
che avesse inizio la minacciosa controversia con la Grecia, di cui avevo avuto sentore in generale”.
Nei precedenti colloqui con Mussolini, Hitler si è sempre dichiarato contrario ad un’offensiva italiana nei Balcani, perché avrebbe messo in difficoltà i suoi piani d’attacco all’URSS con l’apertura di un fronte non ritenuto
essenziale per i suoi progetti, ed in un settore – futuro retroterra naturale del
“Fronte Orientale” - dove la Germania preferiva evitare l’intervento militare diretto a favore di un controllo indiretto, tramite Governi “amici”.
L’Italia fascista invece ritene la Jugoslavia e la Grecia tra i principali
obiettivi della sua politica espansionistica. L’avanzata ad Est costituisce in
effetti un argomento tradizionale della politica nazional-fascista, che mira
21
soprattutto a destabilizzare la Jugoslavia, principale ostacolo alla penetrazione italiana nei Balcani.
Intanto, però, si assiste, fin dal 1933, ad una crescente presenza economica e politica dell’alleato tedesco nell’area balcanica, in particolare in Romania e Bulgaria, mentre l’annessione nel 1938 dell’Austria alla Germania,
comporta una crisi di tutta la diplomazia condotta fino a quel momento dal
fascismo in quell’area, e rivela come sia la Germania il vero avversario
dell’Italia fascista, oltre ovviamente alla Gran Bretagna che vanta un’influenza tradizionale sul Mediterraneo centrale.
Le delusioni subite nella prima fase della II^ Guerra Mondiale, con rapide vittorie tedesche e la magra figura fatta fino a quel momento dalle forze
armate italiane in Francia e Africa, ha aumentato il senso di frustrazione e di
inferiorità del dittatore nostrano nei confronti del collega tedesco. Mentre
l’esercito, dopo la resa della Francia, smobilita metà delle divisioni concentrate nella pianura padana, il “duce” si convince della necessità di trovare
uno spazio alla nostra politica di potenza, una rivincita sul piano internazionale, grazie ad un’impresa militare che appare, almeno sulla carta, facile da
portare a termine: la conquista territoriale della Grecia. Ma all’Italia manca,
tuttavia, proprio quella efficiente forza militare che le avrebbe permesso di
sostenere le sue ambizioni internazionali, e senza questa forza si tratta piuttosto di una strategia utopistica e rischiosa. Infatti, l’inizio della crisi del regime fascista può farsi risalire proprio all’avventato attacco alla Grecia:
“Qualunque volta è tolto agli uomini il combattere per necessità, combattono per ambizione; la quale è tanto potente ne’petti umani che mai, a qualunque grado salgano, li abbandona” (Niccolò Machiavelli).
Nel 1939 la Romania si accorda con Berlino per l’esportazione di materie
prime, escludendo la concorrente Inghilterra. Dopo la Romania, e dopo l’occupazione italiana dell’Albania, anche la Bulgaria, la Jugoslavia e l’Ungheria decidono di rimanere neutrali, intrappolate nelle manovre economiche
tedesche e poste davanti a scelte obbligate per non subire l’occupazione da
parte dei nazisti.
Ma perché Paesi sia pur in grado di opporre una resistenza diplomatica se
non militare, vengono in così breve tempo attirati e imprigionati nelle trame
imperialiste del Reich tedesco? Probabilmente, avrebbero la possibilità di
evitare un loro diretto coinvolgimento, almeno ancora per qualche tempo, se
si opponessero uniti alle aspirazioni di Hitler; ma essi stessi sono su posizioni contrastanti e la Germania ha partita facile nel fomentare le rivalità re-
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ciproche, particolarmente a riguardo delle questioni territoriali che sono rimaste irrisolte dal termine della I^ Guerra Mondiale.
La questione ha però un “rovescio della medaglia”: ciò che preoccupa
Hitler è il pericolo di un’invasione sovietica di tali territori, e prima che
scatti l’Operazione “Barbarossa” (invasione dell’URSS). Mosca, infatti, secondo gli accordi di non aggressione con Berlino (il Patto Ribbentrop-Molotov del 23 agosto 1939), già reclama la Bessarabia e la Bucovina sett., popolate da ucraini, proprio a spese della Romania.
Per non compromettere gli accordi russo-tedeschi, Hitler lascia che l’Armata Rossa occupi queste regioni, non invia nessun aiuto in soccorso delle
popolazioni invase dai russi, né propone la mediazione pacificatrice della
Germania.
Sull’esempio dell’URSS, pochi mesi dopo anche la Bulgaria e l’Ungheria
reclamano i possedimenti persi con la I^ Guerra Mondiale, ma questa volta
la Romania ordina la mobilitazione dell’esercito. Quando la crisi è sul punto
di scoppiare, Hitler decide di intervenire, inviando una lettera ufficiale al
sovrano e dittatore rumeno Carol II, in cui lo si prega di tornare sulla decisione di aprire le ostilità: bisogna risolvere, questa volta con la mediazione
della Germania, ogni questione sul tavolo delle trattative.
Dopo non poche difficoltà, dal momento che le richieste bulgare sono limitate (riguardavano solo una parte della Dobrugia meridionale), Re Carol
decide di accettare, mentre si mostra più che mai contrario a considerare le
richieste ungheresi sulla Transilvania abitata da etnie ungheresi. Quando i
colloqui si interrompono per manifesta incompatibilità tra le parti in causa,
Hitler interviene drasticamente imponendo la sua legge. I rappresentanti di
Romania e Ungheria vengono convocati a Vienna per un ultimo tentativo,
ma si rendono subito conto che non si tratta più di trattare, ma bensì di essere obbligati a sottoscrivere un trattato deciso e redatto dal Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop; il documento è noto come Secondo
Arbitrato di Vienna (30 agosto 1940).
Le conseguenze sono, un improvviso inaridimento dei rapporti russotedeschi e la fine della dittatura di Re Carol II di Romania. In verità Hitler
non si è mai fidato del monarca rumeno e non si mostra dispiaciuto quando,
il 6 settembre 1940, il Re abdica in favore del figlio Michele e delega tutti i
poteri al generale filo-nazista Ion Antonescu. Costui si affretta a richiedere
ufficialmente l’intervento militare tedesco per paura di rivolte popolari e per
la protezione dei suoi giacimenti petroliferi. Così la Wehrmacht entra in
Romania “legalmente” con la 13^ Divisione Corazzata, reparti d’assalto e
unità contraeree.
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Mussolini, di fronte ad una tale improvvisa mossa, si sente scavalcato dal
suo alleato d’oltralpe. E’ allora che prende forma il progetto di invasione
della Grecia, che è ormai è una questione politica e di prestigio: l’Italia fascista non può permettersi di apparire come un semplice spettatore o peggio,
come un “cane al guinzaglio della Germania” che aspetta solo gli avanzi
del suo alleato-padrone.
Mentre il Governo “nemico”, quello del dittatore greco Metaxas, si barcamena tra l’influenza ideologica dei paesi dell’Asse e la presenza della
Gran Bretagna nel Mediterraneo, e senza quindi che la Grecia costituisca un
vero problema per le strategie continentali italo-tedesche, il 28 ottobre 1940,
l’Italia fascista presenta alla Grecia un ultimatum impossibile da accettare.
Metaxas si rende conto che la guerra è inevitabile, e si aspetta l’attacco
dall’Albania e un’invasione dal mare. Per questo chiede l’intervento della
flotta inglese, ma sa che lo scontro è ormai deciso e che si deve combattere.
La popolazione greca reagisce all’invasione, aiutando con tutte le forze il
suo esercito, un’ondata di patriottismo sostiene il Governo Metaxas nell’azione difensiva e, in certi casi, la popolazione civile partecipa direttamente
alla lotta per la sua indipendenza.
Lo stesso Mussolini, dopo le previsioni ottimistiche, ma illusorie, sul presunto rapido cedimento del “fronte interno” nemico, afferma grottescamente: “I greci odiano l’Italia come nessun altro popolo. E’ un odio che appare
a prima vista inspiegabile, ma è generale, profondo, inguaribile, in tutte le
classi, nelle città, nei villaggi, in alto e in basso, dovunque. Il perché è un
mistero”.
Nel settembre 1939, dopo l’attacco tedesco alla Polonia, la dichiarazione
di “non belligeranza” dell’Italia viene accolta con grande sollievo dai greci:
in Polonia la parola passa ai panzer, ma poiché Roma – l’altro polo
dell’Asse Roma-Berlino – rimane stranamente neutrale, la guerra resta lontana dal bacino del Mediterraneo. Specie in un momento in cui i rapporti italo-greci sono alquanto tesi, l’atteggiamento “pacifista” di Mussolini rappresenta un motivo di tranquillità per il popolo ellenico.
I rapporti tra Italia e Grecia non sono mai stati molto cordiali. Se volgiamo lo sguardo indietro, si vede che i punti di contrasto tra i due Paesi sono
sorti fin dalla 1^ Guerra Mondiale. Infatti, durante le trattative che portano
alla stipula del Patto di Londra (26 aprile 1915) le potenze della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia, presto affiancate dal Giappone e dalla
24
Romania) promettono sia alla Grecia che all’Italia la concessione di sfere
d’influenza che si estendono nelle stesse aree dell’Asia Minore.
Durante le trattative per la stipula dei trattati di pace (Versailles, 18 gennaio 1919), la Grecia riesce ad ottenere larghissime concessioni, tutte a danno dell’Italia, mentre contrasti persistono per la definizione dei confini fra
l’Albania e la Grecia: l’Italia, sicura che la prima sarebbe caduta sotto il suo
dominio, cerca di favorirla nelle sue pretese, mentre la Grecia considera di
sua pertinenza tutta l’Albania meridionale, almeno fino alla zona di Argirocastro. Motivo di discordia è anche l’occupazione italiana del Dodecaneso,
arcipelago meridionale del Mar Egeo, che comprende tra le altre Rodi,
Scarpanto, Coo, Samo; arcipelago tolto alla Turchia nella guerra italo-turca,
ma con popolazione prevalentemente greca; inoltre all’Italia sono contestate
mire espansionistiche su tutto l’Eptaneso, l’arcipelago delle isole Ionie che
comprende tra le altre Corfù, Cefalonia e Zante. Un ulteriore colpo alle precarie relazioni diplomatiche italo-greche è l’occupazione italiana dell’Albania.
1937 – Ciano (a destra) con il re d’Albania Zog I
L’alba del 28 ottobre 1940, l’Ambasciatore italiano ad Atene presenta una
nota ultimativa al Governo greco: l’Italia pretende di occupare tutta una se25
rie di luoghi strategici per “garantire la neutralità della Grecia” e l’occupazione sarebbe durata per tutto il corso della guerra. Secondo la nota proveniente da Roma, i greci hanno tre ore di tempo per rispondere positivamente
o negativamente all’ultimatum; l’Italia non è disposta a trattare.
Alle 6,30 del mattino di quella stessa giornata le truppe italiane attraversano la frontiera greco-albanese. Il Comando Superiore Truppe Albania, ha
ricevuto l’ordine di iniziare le ostilità contro la Grecia dopo le ore 0,00 del
28 ottobre 1940, 18° anniversario della “Marcia su Roma”; uguale ordine
viene trasmesso ai comandi dipendenti, precisando che l’azione sarebbe entrata nella fase esecutiva alle ore 7,30. Il maltempo e considerazioni personali inducono i comandanti dei due Corp i d’Armata destinati all’attacco di
muovere all’alba. Le prime pattuglie passano il confine greco verso le ore
6,30, ma è solo un caso se qualcuno non si è mosso subito dopo la mezzanotte e cioè prima ancora che l’Ambasciatore presenti a Metaxas l’ultimatum. Questo particolare è esplicativo di tutta la leggerezza che sta a capo
alla preparazione del conflitto italo-greco.
Il 28 ottobre 1940, senza motivi e senza una preparazione adeguata, l’esercito italiano si “impantana” nella Campagna di Grecia, e non stupisce se
da allora il 28 ottobre sia diventato ricorrenza nazionale ellenica come il
“Giorno del “No!”, cioè il ricordo orgoglioso del rifiuto dei greci di consegnare le armi all’Italia fascista, ma anche l’inizio di una guerra di aggressione, seguita da un’occupazione fatta di carestia, rastrellamenti e morte.
Non deve quindi meravigliare se alla proposta dell’Associazione Nazionale Alpini di realizzare in terra greca, “un segno di riconciliazione, di condanna della guerra, d’una pace condivisa” (cioè una segnaletica da porre
sui luoghi più significativi, come il Ponte di Perati e Sella Cristobasileos),
sia arrivato dal governo ellenico un no secco, seppur stemprato nel linguaggio diplomatico: non mettiamo in dubbio le vostre irreprensibili e oneste intenzioni – fanno sapere da Atene – ma il vostro progetto non viene giudicato
fattibile, in quanto “...non giovevole. Inoltre sussiste l’incognita di non essere gradito dall’opinione pubblica greca in quanto possa far emergere,
non del tutto passate in oblio, tuttora, sgradevoli memorie storiche”.7
7 - Alpini. Luoghi abbandonati e senza memorie. Guerra d'Albania, No dei greci alle richieste Ana. L'omaggio ai caduti italiani “ostacolato” dal governo ellenico, in Il Giornale di Vicenza del 2 novembre 2009, pag. 13.
26
1943 - Partigiani greci fucilati dagli italiani
La Campagna di Grecia, strategicamente, è stata un’operazione sconsiderata. Si è deciso di attaccare dai monti, con la prospettiva, se le cose fossero
andate bene, di dover scavalcare una catena di monti dietro l’altra, e per di
più si è attaccato in condizioni di grave inferiorità numerica e all’inizio della
peggiore stagione dell’anno. Le conseguenze sono spietate: d’ora in avanti
l’Italia di Mussolini, sconfitta in Grecia, diventa non più uno Stato autonomo, ma un’entità statale e militare che dipende esclusivamente dalle decisioni di Adolf Hitler: solo lui è riuscito a togliere dai pasticci l’amico Mussolini, penetrando in Grecia con i suoi panzer dal confine bulgaro e raggiungendo Salonicco in pochi giorni quasi senza combattere.
Malattia, ferie, dopolavoro, pensioni, assegni di invalidità, INPS, case popolari, ispettorato del lavoro, bonifiche agrarie, assegni famigliari, scuola
gratuita per i figli degli operai, riforma scolastica, 100.000 assunzioni nel
settore pubblico e costruzione di oltre 6 mila quartieri popolari: tutto ciò che
il fascismo ha fatto di positivo e buono - anche se strumentale e finalizzato a
garantirsi l’appoggio degli italiani – è tutto scomparso, se paragonato alle
migliaia di morti e alla disfatta militare subita.
Il regime fascista presenta il conto e comincia a mostrare il suo vero volto.
Ed è solo l’inizio!
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SCHEDA 1
COMANDO SUPERIORE TRUPPE IN ALBANIA
(GEN. VISCONTI PRASCA)
SETTORE DELL’EPIRO
“RAGGRUPPAMENTO DEL LITORALE” - (gen. Rivolta), costituito dal: 3°
Regg. Granatieri d’Albania (3.082 uomini e 4 pezzi d’artiglieria), due
reggimenti di Cavalleria Lanceri, il “Milano” e l’“Aosta” (1.741 uomini), qualche centinaio di volontari albanesi, il 1° Raggruppamento Artiglieria di C. d’A. con un Gruppo Art. da 105/28 e un Gruppo Art. da
77/13 della Divisione “Parma”, due Batterie someggiate da 67/17;
CORPO D’ARMATA CIAMURIA - (gen. Rossi)
51^ DIVISIONE DI FANTERIA “SIENA” - forte di 9.200 uomini (gen. Gabutti
- 31° e 32° Regg. Fanteria e 51° Regg. Art., con una cinquantina di pezzi
d’artiglieria), rinforzata dal Regg. di Cavalleria Lanceri “Guide” (meno
un Gruppo aggregato alla “Ferrara”);
23^ DIVISIONE DI FANTERIA “FERRARA” - forte di 12.785 uomini (gen.
Zannini - 47° e 48° Regg. Fanteria e 14° Regg. Art. con una sessantina
di pezzi d’artiglieria), rinforzata con 3.500 volontari albanesi e un Gruppo Cavalleria “Guide”;
131^ DIVISIONE CORAZZATA “CENTAURO” - (gen. Magli - 5° Regg. Bersaglieri in 3 Btg., 31° Regg. Carristi e 131° Regg. Art. Corazzata, con 163
carri armati leggeri - non tutti in quel momento efficienti e utilizzabili 133 Carri “L” e 37 Carri “Lanciafiamme”), 4037 uomini, 24 pezzi
d’artiglieria e 24 cannoncini anticarro e contraerei;
SETTORE DEL PINDO
3^ DIVISIONE ALPINA “JULIA” - 10.800 uomini (gen. De Giorgis – 8° e 9°
Regg. Alpini, 3° Regg. Art. Alpina, con un totale di 20 pezzi d’artiglieria), rinforzata da reparti albanesi;
SETTORE MACEDONE
26° CORPO D’ARMATA (gen. Nasci)
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49^ DIVISIONE DI FANTERIA “PARMA” - (gen. Grattarola - 49° e 50° Regg.
Fanteria e 49° Regg. Art.), con 12.000 uomini, 60 pezzi d’artiglieria
campale, 4 pezzi controcarro, 8 contraerei, ma due Gruppi d’Art. sono
stati ceduti al “Raggruppamento del Litorale”;
29^ DIVISIONE DI FANTERIA “PIEMONTE” - (gen. Naldi - 3° e 4° Regg. Fanteria e 24° Regg. Art.), forte di 9.300 uomini, 32 pezzi d’artiglieria, 4
controcarro, 8 contraerei da 20 mm;
ALLA FRONTIERA CON LA JUGOSLAVIA
19^ DIVISIONE DI FANTERIA “VENEZIA” - (gen. Pitassi - 83° e 84° Regg.
Fanteria, e 19° Regg. Art. con 5 Gruppi e circa 50 pezzi), forte di 10.000
uomini;
53^ DIVISIONE DI FANTERIA “AREZZO” - (gen. Molinari - 225° e 226°
Regg. Fanteria, con due Btg. albanesi, 53° Regg. Art. con 3 gruppi
d’artiglieria e 32 pezzi), forte di 12.000 uomini;
IN PUGLIA PER L’INVASIONE DI CORFÙ
47^DIVISIONE DI FANTERIA “BARI” - (gen. Zaccone - 139° e 140° Regg.
Fanteria e 47° Regg. Art.); destinata inizialmente a Corfù, sbarca a Valona il 1 novembre 1940, portando di fatto a 10 Divisioni italiane in
Albania;
REPARTI AUTONOMI PRESENTI IN ALBANIA
- 1 Btg. Mitraglieri autocarrato;
- 1 Btg. Genio Autieri;
- 1 Btg. Genio Pontieri;
- 1 Reparto Movimento Stradale;
- 3 Autoreparti;
- 12 Ospedali da Campo;
- Carabinieri e Guardia di Finanza;
- Guardia alla Frontiera.
29
Artiglieria greca
L’esercito italiano può contare su divisioni di fanteria sottodimensionate,
che in linea di massima non hanno difesa contraerea e che possono contare
su un ridicolo auto-parco (25 veicoli), quindi lentissime nella manovra perché di fatto appiedate. In ottobre, alla vigilia dell’attacco, si calcola una necessità operativa di 1.750 autocarri totali: “A tutto il 17 novembre erano
sbarcati in Albania soltanto 107 autocarri.”8
La “Centauro” che teoricamente deve garantire una netta superiorità italiana nelle forze corazzate, comprende un Regg. Bersaglieri autotrasportato,
un Regg. Carri-armati ”L” (solo carri leggeri da tre tonnellate, armati di due
mitragliatrici di calibro otto) e un Regg. d’Artiglieria meccanizzata: nulla a
che vedere alle valanghe d’acciaio e di fuoco con le quali i tedeschi prima,
gli americani, gli inglesi e i russi poi, duellano e duelleranno in Europa e
Africa. I nostri carri (“scatole di sardine”) avrebbero una certa forza penetrativa se usati in un terreno adatto e nella stagione adatta; sono invece im8 - S. Visconti Prasca, Io ho aggredito la Grecia, Milano, 1946;
30
piegati in una zona poverissima di strade e che le piogge trasformano in un
mare di fango.
Nel cielo, l’Aeronautica italiana è nettamente superiore a quella greca, ma
il maltempo cancella anche questo vantaggio.
L’Aeronautica d’Albania dispone di: 8 Squadriglie bombardieri9; 9 Squadriglie caccia10; 2 Squadriglie ricognitori.11 La 4^ Squadra, a Brindisi, dispone di: 16 Squadriglie bombardieri;12 2 Squadriglie di bombardieri a tuffo;13 4 Squadriglie caccia.14 400 aerei in tutto, ma che peccano di un’eccessiva varietà di modelli, alcuni dei quali inadeguati, vecchi15 e di scarsa
efficienza, ma rispetto ai greci certamente superiori.
Infatti la Grecia dispone solo di: 39 aerei bombardieri; 44 aerei caccia; 66
aerei ricognitori; 149 aerei in tutto, di origine inglese, francese, polacca e di
scarso valore bellico.
Nei primi tre giorni della campagna di Grecia il vero nemico dei reparti
italiani è il maltempo. Dopo un periodo secco, il 26 ottobre il tempo cambia
e comincia a diluviare: i torrenti che in condizioni normali sono asciutti o
quasi, si gonfiano e diventano impossibili da guadare; i soldati, i cavalli e i
muli affondano nel fango; gli aerei non riescono a volare perché alla frontiera il teatro delle operazioni è immerso nell’acqua, nella foschia, e quando
vengono impiegati lo sono per azioni sporadiche, non solo assolutamente
slegate dalle operazioni terrestri, ma anche senza obiettivi precisi, quali, ad
esempio, i nodi e le vie di comunicazione.
9 - 31 bombardieri-siluranti Savoia-Marchetti S.M. 79 Sparviero e 24 bombardieri SavoiaMarchetti S.M. 81 Pipistrello;
10 - 47 caccia Fiat G50 Freccia, 46 caccia Fiat CR42 Falco e 14 caccia Fiat CR32 Rosatelli;
11 - 25 bombardiere leggero-ricognitore IMAM RO37 Lince;
12 - 60 bombardiere medio CRDA CANT Z. 1007 bis Alcione, 18 bombardieri SavoiaMarchetti S.M. 81 Pipistrello, 18 bombardieri medi Fiat Br20 Cicogna e 23 idrovolanti
bombardieri-siluranti CRDA CANT Z. 506 Airone;
13 - 20 bombardieri in picchiata Junkers Ju87 Stuka tedeschi;
14 - 12 caccia Macchi C. 200 Saetta, 33 caccia Fiat G50 Freccia e 9 caccia Fiat CR32
Rosatelli;
15 - caccia Fiat CR32 Rosatelli;
31
LE TRUPPE ALBANESI
Sulla Campagna di Grecia si è evitato di parlare di molte cose, tra cui delle
forze albanesi che sono state coinvolte nel conflitto: alcuni battaglioni, pari
a circa due divisioni, circa 20.000 uomini, distribuiti nelle Grandi Unità italiane.
Pochi sanno, ad esempio, che un intero battaglione della milizia mercenaria albanese, è sacrificato dal comando italiano per proteggere la ritirata italiana, e benché non appartenga all’Esercito del “Paese delle aquile”, il Comando Albanese, rappresentato dal colonnello Prenk Pervizi, protesta vivamente per quest’impiego degli albanesi come “carne da cannone”.
Quando il comando italiano decide che un altro battaglione, il Btg. effettivo albanese “Tomori”, avrebbe difeso la loro ritirata come il primo, il colonnello Pervizi, assieme al maggiore Spiro Moisiu e gli altri ufficiali, decide di ritirarlo dal fronte.
L’Esercito italiano subisce una disfatta memorabile, che il mar.llo Badoglio addebita al “tradimento dell’esercito albanese”. In realtà il disastro ha
ben altri colpevoli.
Il Comando Italiano toglie dal fronte le truppe albanesi e vuole processare
il maggiore Moisiu, ma il colonnello Pervizi – che gode di grande influenza
e reputazione sia nell’esercito che nel popolo albanese – si oppone, vuole
che quel tribunale processi tutto il Comando Albanese, compreso lui: gli italiani non intraprendono niente, temendo disordini. Il colonnello con i suoi
ufficiali e una parte delle truppe è isolato nelle montagne di Pukë, nel nord
dell’Albania; il maggiore Moisiu, con il suo battaglione è trasferito nell’Albania centrale, a Laç.
Volontario-mercenario
albanese
32
L’ATTACCO ITALIANO
Il generale Visconti Prasca, la sera del 27 ottobre, fissa il Quartier Generale del Comando Superiore Truppe Albania a Dervisciani. Il comando del
26° Corpo d’Armata si stabilisce a Koritza. Il comando del Corpo d’Armata
della Ciamuria, poi 25°, si stabilisce a Delvino.
A sinistra del 25° C. d’A. è schierata la Divisione Alpina “Julia” e a destra
il “Raggruppamento del Litorale”.
A due Gruppi d’Artiglieria di C. d’A, alle divisioni “Arezzo” e “Venezia”,
oltre che a reparti di Carabinieri, Guardia di Finanza e volontari albanesi,
sono state assegnate funzioni di copertura del confine jugoslavo, ma la “Venezia”, già il 28 ottobre si trasferisce verso il fronte.
La 47^ Divisione di Fanteria “Bari” e il Battaglione “S. Marco”, che dovrebbero occupare Corfù, vengono trattenuti a Bari e il 10 novembre l’operazione viene sospesa.
Sul Fronte greco-albanese, al mattino del 28 ottobre 1940, agiscono 4 divisioni di fanteria (24 battaglioni), 1 Alpina (5 battaglioni), 1 Corazzata (3
battaglioni bersaglieri, 3 battaglioni carri) e il “Raggruppamento del Litorale” (6 battaglioni). Poco più di 40 battaglioni.
Su quei 50 Km circa di frontiera, al mattino del 28, iniziano le ostilità,
con qualche azione di pattuglia, che non trae in inganno i greci; essi difatti
sanno che da quella parte non è possibile alle scarse truppe italiane nutrire
serie intenzioni di offensiva e le poche pattuglie avanzate elleniche ripiegano ordinatamente, per sviluppare dalle loro posizioni una intenso fuoco di
sbarramento.
Sul settore dell’Epiro, lungo circa 100 Km, l’operazione deve svolgersi
spingendo avanti le ali:
- a sinistra, la “Julia”, con il compito di risalire il fiume Vojussa, raggiungere il Passo di Metsovo per separare l’Epiro dalla Macedonia greca ed
esercitare una potenziale minaccia sulla Tessaglia;
- a destra, il leggero “Raggruppamento del Litorale”, con l’ordine di puntare direttamente su Prevesa, in modo da dare la sensazione di un doppio
avvolgimento;
- al centro, la “Ferrara” per marciare direttamente a Giannina, e alla sua
destra la “Siena” per raggiungere Filiates e il medio torrente Kalamas;
33
- la “Centauro” invece costituisce la riserva, ma una sua aliquota deve agire con la “Ferrara” contro il nodo fortificato di Kalibaki.
Da parte greca, dal Lago di Praspa al mare, sono schierati 53 battaglioni e
in Macedonia è in corso il completamento di una divisione di cavalleria, la
1^ Divisione di Fanteria e la 5^ Brigata. Più di 80 battaglioni.
Sul fronte dell’artiglieria, anche se le “bocche di fuoco” degli italiani sono più numerose, i greci hanno a proprio favore la maggiore modernità dei
cannoni, inoltre la possibilità di someggiarli tutti, compresi gli obici da 105,
mentre i reggimenti d’artiglieria italiani, solo i pezzi da 75/13 possono essere trasportati dai muli, mentre quelli da 105 sono carrellati e a volte non trasportabili sulle “mulattiere”; inoltre, uno o due gruppi d’artiglieria sono ippotrainati (trainati da cavalli), e quindi impiegabili solo in prossimità di
buone “carrarecce”.
La superiorità numerica totale è dalla parte dei greci e se si aggiunge che
mentre dietro di questi esiste una vicinanza territoriale che, pur con le limitazioni della rete stradale, consente l’affluenza continua di rinforzi, gli italiani hanno alle loro spalle solo i porti di Durazzo e Valona di ridottissima
capacità ricettiva.
Questa sproporzione degli opposti schieramenti, dimostra su quale fragilissima base poggia il piano di guerra italiano e come essa condizioni dannosamente, fin dall’inizio, lo sviluppo delle operazioni; solo ai primi di marzo si riesce a stabilire un soddisfacente equilibrio di forze.
La Divisione Alpina “Julia”, malgrado la scarsa copertura del suo fianco
sinistro e delle sue retrovie, parte decisa verso il Passo di Metsovo, distante
oltre 80 Km.
Alle basi di partenza di Erseke e Leskoviku sono lasciati corredo, bagagli,
cucine degli ufficiali, oggetti di equipaggiamento, e portati al seguito viveri
e foraggi per cinque giorni, caricando ogni Alpino di un proiettile d’artiglieria. L’asperità del terreno, l’attraversamento del fiume Sarandaporos in
piena e con i ponti distrutti, la resistenza di pochi ma decisi reparti greci, ritardano l’avanzata e al quarto giorno gli Alpini della “Julia” sono stanchi e
ben lontani dall’obiettivo che avrebbero dovuto raggiungere in cinque tappe
al massimo. L’1 novembre 1941, è stata consumata l’ultima giornata di viveri e scarseggiano le munizioni. All’ottavo giorno sono alla testata del torrente Vojussa a Vovusa, ma si sono ingolfati in una zona tra il Mali Polioka, il Mali Gomila e il nodo fortificato di Kalibaki, zona che sta per essere
circondata dai greci.
34
All’ala destra, il “Raggruppamento del Litorale” e la Div. “Siena” raggiungono in poche ore il fiume Kalamas che, largo una cinquantina di metri
e profondo circa tre, con un fondo melmoso e corrente impetuosa, fra sponde ripide, specie quella sinistra, si rivela inguadabile.
All’infuori di leggere passerelle, non vi sono materiali per costruire idonei
passaggi e solo nella notte del 5 novembre, possono essere gettati due ponti
e le due grandi unità formano un’ampia testa di ponte, da Varfani al mare. Il
3° Regg. Granatieri d’Albania procede verso sud e i Lanceri “Aosta” e “Milano” si spingono fino a Paramithia e Marga. Ma, il 7 novembre il Comando
Superiore ordina a tutti i reparti di ritirarsi e di fermarsi sulle teste di ponte
della sponda sinistra del fiume Kalamas.
Il ripiegamento delle ali è dovuto oltre all’efficace reazione ellenica contro la “Julia”, allo sfavorevole andamento delle operazioni al centro: il Corpo d’Armata Ciamuria, ha attaccato con la Div. “Ferrara” e la Div. “Siena”,
tenendo di riserva la Div. Corazzata “Centauro” che ha l’obiettivo di sfruttare il successo, non appena sfondato il nodo fortificato di Kalibaki.
Grecia - Lanceri d’Aosta tentano di guadare il fiume Kalamas
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Una colonna della “Ferrara”, con alcuni carri armati, riesce a impossessarsi del Ponte di Perati, prima che i greci lo facciano saltare e le altre colonne
di fanteria ne approfittano per procedere oltre, ma le interruzioni stradali, i
ponti distrutti e la resistenza di alcuni nuclei greci, rallentano la marcia e
spezzettano le colonne d’attacco; la stessa “Centauro” si divide in vari tronconi.
Superata, con abile manovra di avvolgimento, la stretta di Delvinaki, fortemente difesa, il Corpo d’Armata prende contatto il 31 ottobre con la linea
di difesa greca Kalibaki-Kalamas. Ma, privo delle artiglierie di medio calibro attardate dalle interruzioni stradali e dall’impraticabilità del terreno reso
fangoso dalle incessanti piogge, cozza contro le ben munite postazioni greche.
E’ interessante notare l’utilizzo della divisione corazzata, un completo
capovolgimento dei procedimenti seguiti dai tedeschi: questi preparano
l’avanzata con pesanti bombardamenti aerei, quindi lanciano le unità corazzate, infine seguono le fanterie per consolidare il successo. Da parte italiana,
sia per deficienza d’aerei, sia per il maltempo che imperversa, comincia a
mancare l’appoggio aereo, e dal cielo che doveva essere “coperto da una
massa di velivoli tricolore”, si vede spuntare solo qualche aereo greco che
mitraglia e bombarda, con scarsi effetti materiali, ma con un notevole effetto
sul morale.
La sera del 31 ottobre, Mussolini, che si recato all’Aeroporto di Grottaglie, in Puglia, pronto a balzare in Albania appena l’avanzata avesse assunto
lo sperato, travolgente andamento, scopre che è superfluo occupare Corfù e
ritiene più conveniente inviare la Divisione “Bari” in Albania, anche se ad
organici ridotti, priva di salmerie e di buona parte delle artiglierie: comincia
a delinearsi l’inadeguatezza delle forze predisposte.
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Pioggia e fango.... Neve e gelo
37
SCHEDA 2
I CITTADINI DI MONTECCHIO PRECALCINO
PRESENTI SUL FRONTE GRECO-ALBANESE DALL’INIZIO
DELLA CAMPAGNA DI
GRECIA
3^ DIVISIONE ALPINA “JULIA”
9° REGGIMENTO ALPINI - BATTAGLIONE “VICENZA”
sbarcato a Durazzo il 26 febbraio 1940.
Caporal Maggiore Alpino Aramini Francesco
di Francesco e Bortoli Maddalena, nato il 7 giugno 1917 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 664. Della 61^ Compagnia, Btg. “Vicenza”, 9° Regg.
Alpini, Div. “Julia”, è fatto prigioniero dai greci l’8 novembre 1940, presso il Costone Messaria – Sella Cristobasileos, sul massiccio dello Smolika,
in Grecia; consegnato agli inglesi, è detenuto in Egitto e poi in Inghilterra;
è rimpatriato il 20 aprile 1946.
E’ decorato con Croce al Merito di Guerra.16
Alpino Campagnolo Antonio
di Domenico e Brunori Eletta, nato il 7 aprile 1920 a Montecchio Precalcino, n. matr. 1111. Partecipa a tutta la Campagna di Grecia.
Rimasto in Albania, è rimpatriato via terra giungendo a Gorizia il 16 aprile 1942 (con Todeschini). Parte per la Russia il 16 agosto 1942; il 21 gennaio 1943, durante la terribile ritirata dal fiume Don, è dato per disperso;
fortunatamente il giorno successivo è rintracciato, ricoverato per congelamento ai piedi; è rimpatriato il 16.2.43.
E’ decorato con Croce al Merito di Guerra.17
Alpino Faccio Silvio Vittorio
di Antonio e Guzzonato Giovanna, nato il 4 maggio 1920 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 11120. Della 59^ Compagnia, partecipa a tutta la
Campagna di Grecia, durante la quale è decorato di Croce di Guerra al Valor Militare con la seguente motivazione: “Si distingueva per ardimento e
16 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in PL Dossi, Albo d'Onore,
pag. 350; in ACSSMP, Archivio informatico;
17 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
38
sprezzo del pericolo incitando e trascinando con l’esempio i compagni in
asprissimo contrassalto” - Konitza (Fronte Greco) 14 novembre 1940.
Ferito in combattimento il 9 marzo 1941, alla sella di quota 1405 dello
Scindeli. E’ successivamente rimpatriato, ma torna in Albania nel settembre dello stesso anno con il Btg. “Val Leogra”; partecipa alle operazioni di
occupazione e anti-guerriglia in Montenegro, Albania e Grecia. Dopo
l’armistizio, il 12 settembre 1943, il suo reparto si arrende ai tedeschi in
Giannina (Grecia); in carri bestiame e dopo un lungo viaggio per l’Europa,
vengono “internati” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 12 settembre
1945. E’ decorato di Croce di Guerra al Valor Militare, di tre Croci al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli
spetta la Medaglia d’Onore quale internato in lager nazista. 18
Alpino Todeschini Domenico
di Gio Batta e Dal Lago Emma, nato il 25 aprile 1918 a Montecchio Precalcino, n. matr. 4460. Arriva in Albania più tardi, il 1 luglio 1940, ma in
tempo per partecipare a tutta la Campagna di Grecia.
Caporale dal 1.12.41; rimpatriato via terra, giunge a Gorizia il 16 aprile
1942 (con Campagnolo); partecipa alle operazioni anti-guerriglia in provincia di Gorizia ed è promosso Caporal Maggiore dal 10.3.43, viene congedato il 12 giugno 1943 per avere tre fratelli alle armi, di cui Angelo,
“disperso” in Russia.
E’ decorato con due Croci al Merito di Guerra.19
Alpino Zanotto Giuseppe
di Giovanni e Testolin Elena, nato il 18 aprile 1920 a Montecchio Precalcino, n. matr. 11136. Della 59^ Compagnia è Caduto l’11 novembre 1920
a Sella Cristobasileos, sul massiccio dello Smolika in Grecia. E’ sepolto
presso il Cimitero Militare Italiano di Konitza (Grecia), ed è decorato di
Croce al Merito di Guerra.20
18 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari e in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 73 e 150; in
ACSSMP, Archivio informatico;
19 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
20 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari e in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 28; in ACSSMP, Archivio informatico;
39
3° BATTAGLIONE MISTO DEL GENIO
Autiere Alpino Fogliato Giovanni “Rosso Baracca”
di Pasquale e Caretta Maria, nato il 24 luglio 1918 a Montecchio Precalcino. Arriva in Albania più tardi, il 19 luglio 1940, ma partecipa a tutta la
Campagna di Grecia.
Rimpatriato da Nauplia (Grecia), via terra raggiunge Udine il 13 aprile
1942. Partito per la Russia il 7 agosto 1942, durante la terribile ritirata dal
Don si guadagna “sul campo” la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Ricoverato per congelamento, è rimpatriato il 23.2.43. Rientrato al Corpo,
dopo l’8 settembre 1943 è “sbandato”; dopo la chiamata alle armi della
“repubblica di Salò” diventa “renitente” ed è denunciato al tribunale repubblichino di Padova. E’ decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare e di due Croci al Merito di Guerra.
Nel 1987 riceve dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, la
Pubblica Benemerenza al Valor Civile per il suo eroico tentativo di salvare un nostro concittadino.21
Medaglia d’Argento
al Valor Militare “sul campo”
Alpino Giovanni Fogliato
“Rosso Baracca”
21 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 94; in ACSSMP, Archivio informatico;
40
3° REGGIMENTO ARTIGLIERIA ALPINA
Sbarca a Durazzo tra il 23 e il 29 febbraio 1940; rimpatriato da Patrasso
(Grecia), sbarca a Bari il 28-30 marzo 42.
GRUPPO “UDINE”
Artigliere Alpino Baccarin Giovanni Battista
di Gio Batta e Frigo Teresa, nato il 9 novembre 1919 a Montecchio Precalcino. Della 17^ Batteria, partecipa a tutta la Campagna di Grecia.
Parte per la Russia il 18.8.42; il 2.2.43 è ricoverato per congelamento di 2°
grado ai piedi e di 3° grado alle mani; è rimpatriato il 1.3.43. Rientrato al
Corpo, dopo l’8 settembre 1943 è “sbandato”; dopo la chiamata alle armi
della “repubblica di Salò”, diventa “renitente” ed è denunciato al tribunale
repubblichino in Piove di Sacco (Padova).
E’ decorato con due Croci al Merito di Guerra.22
Artigliere Alpino Biasi Angelo
di Lorenzo e Catelan Maria, nato il 22 settembre 1919 a Montecchio Precalcino. Della 17^ Batteria, partecipa a tutta la Campagna di Grecia.
Parte per la Russia il 18.8.42; viene dichiarato “disperso” durante la tragica ritirata dal Don, fra il 16 e il 31 gennaio 1943, risulta successivamente
prigioniero dei sovietici, morto il 17.3.43.
E’ decorato con due Croci al Merito di Guerra.23
Artigliere Alpino Moro Domenico
di Paolo e Campese Caterina, nato il 25 luglio 1920 a Montecchio Precalcino. Della 18^ Batteria, Reparto Munizioni e Viveri, partecipa a tutta la
Campagna di Grecia.
Parte per la Russia il 18.8.42; Caduto in prigionia.
E’ decorato con due Croci al Merito di Guerra.24
22 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
23 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 19; in ACSSMP, Archivio informatico;
24 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 24; in ACSSMP, Archivio informatico;
41
GRUPPO BATTERIE COMANDO REGGIMENTALE
Artigliere Alpino Leoni Bruno
di Sante e Rebellato Graziosa, nato il 3 maggio 1918 a Montecchio Precalcino. Partecipa a tutta la Campagna di Grecia, dove è decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare “sul campo” con la seguente motivazione: “Radiotelegrafista di pattuglia sotto intenso tiro nemico rimaneva
con sprezzo del pericolo all’apparato seguendo il proprio ufficiale che si
spostava fin oltre le linee per osservare. Colpito a morte il proprio ufficiale continuava a mantenere collegamento, fino a che, in seguito ad ordine
ricevuto, ripiegava portando in salvo la stazione che passava a disposizione ad un reparto di fanteria.” Dras e Cais, 16 gennaio 1941.
Parte per la Russia il 13.8.42; il 12.1.43, dopo Nicolaiewka, è ricoverato
per congelamento di 2° grado ai piedi. Rientrato al Corpo in Gorizia, dopo
l’8 settembre 1943 è “sbandato”. Dal 1 maggio 1944 entra nella Brigata
Partigiana “Mazzini”, poi Brigata “Loris”, Div. “Monte Ortigara”. Deceduto per Tbc contratta in guerra il 9 ottobre 1947. I suoi resti sono tumulati in loculo privato (b. 56) nel Cimitero di Montecchio Precalcino.
E’ decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare, di tre Croci al Merito
di Guerra e il Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà”.
Non è ricordato in nessuno dei nostri monumenti!25
Un “pezzo” da 75/13
dell’Artiglieria Alpina
25 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 316; in ACSSMP, Archivio informatico;
42
GUARDIA DI FINANZA
1° BATTAGLIONE MOBILE
il 28.11.40 il Battaglione assume la denominazione di 5° e dal 1.1.41 di 3°
Finanziere Scelto Tessari Desiderio
di Giuseppe e Bettanin Maria, nato il 19 febbraio 1907 a Gazzo Padovano,
ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino; coniugato con
Balasso Marcella. Volontario Allievo Guardia di Finanza di terra dal
1926. Trasferito al 1° Btg. Mobile mobilitato, il 14 maggio 1940 parte per
l’Albania, imbarcandosi a Bari e sbarcando a Durazzo; in servizio per il
Comando Superiore Truppe Albania in Tirana, partecipa a tutta la Campagna di Grecia.
Prende parte alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei Balcani
sino al 6.1.42, quando è ricoverato e rimpatriato Il 27.4.42 è trasferito alla
Legione Territoriale di Trento, dove resta in servizio, come previsto dai
trattati internazionali, anche dopo l’8 settembre 1943; collabora con il
movimento di liberazione come Patriota e dopo la Liberazione è riconfermato in servizio; è congedato per limiti di età e con il grado di Appuntato,
il 19.2.55. E’ decorato con Croce al Merito di Guerra e autorizzato a fregiarsi del Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà”26
26 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACSSMP, Archivio informatico;
43
Riunione di un reparto in partenza per il fronte
GUARDIA ALLA FRONTIERA
13° REGGIMENTO ARTIGLIERIA
Artigliere G.a.F. Tagliapietra Bortolo
di Gio Batta e De Vicari Maria, nato il 24 aprile 1909 a Montecchio Precalcino. Richiamato, parte per l’Albania l’1 ottobre 1940 e partecipa a tutta la Campagna di Grecia.
E’ rimpatriato dal 3.10.41. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.27
27 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACSSMP, Archivio informatico;
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AERONAUTICA MILITARE
47° STORMO BOMBARDIERI TATTICI
Armiere di volo Spadini Angelo
di Pietro e Severi Giovanna, nato il 10 settembre 1915 a Genova; coniugato con Garzaro Elsa di Michele; residente a Montecchio Precalcino. Volontario nell’Arma Aeronautica, categoria Armieri di volo, dal 7.9.38. Partecipa, con il 47° Stormo Bombardieri Terrestri con base all’Aeroporto di
Ghedi, alle operazioni di guerra sui fronti del Mediterraneo dall’11 giugno
1940; durante la Campagna di Grecia il 47° Stormo (106° e 107° Gruppo;
260^, 261^, 262^e 263^ Squadriglia), dipende dalla 4^ Zona Aerea Territoriale di Brindisi, utilizza aerei CEDA CANT-Z 1007 Bis ALCIONE, e
ha base all’Aeroporto Taranto-Grottaglie.
Angelo Spadini, allora Caporal Magg. Armiere, è decorato di Medaglia di
Bronzo al Valor Militare e di Croce di Guerra al Valor Militare, con le seguenti motivazioni:
“Armiere di provate capacità partecipava con apparecchio da R.T. a numerose azioni importanti basi nemiche fortemente difese. In ogni più difficile circostanza, malgrado la violentissima reazione avversaria che più
volte colpiva il suo velivolo, si prodigava con grande valore per assolvere
i compiti a lui affidati dimostrando alto senso del dovere e sereno sprezzo
del pericolo”
Cielo del Mediterraneo e della Grecia, ottobre-dicembre 1940;
“Specialista di un equipaggio di un velivolo da B.T. in una difficile operazione contro un’importante obiettivo nemico, che veniva attaccato a bassa
quota, per le avverse condizioni atmosferiche incontrate, la intensa reazione contraerea e aerea, con la sua opera contribuiva all’abbattimento
di due dei numerosi caccia nemici che in due ondate successive effettuavano ripetuti attacchi alla formazione”
Cielo di Salonicco, 8 gennaio 1941.
Sergente Armiere dal 25.1.42; Sergente Magg. dal 10.2.42. Dopo l’8 settembre 1943 entra nell’Aeronautica del Corpo Italiano di Liberazione; dopo la guerra presta servizio a Vicenza; promosso Maresciallo Armiere di
1^ Classe dal 1965, è congedato il 3.1.68. E’ decorato con Medaglia di
Bronzo al Valor Militare, di Croce di Guerra al Valor Militare, di tre Croci
45
al Merito di Guerra e può fregiarsi del Distintivo d’Onore “Volontari per
la Libertà”.28
Bombardiere terrestre italiano CEDA CANT-Z 1007 Bis ALCIONE
della 230^ Squadriglia, 95° Gruppo, 35° Stormo, con base a Brindisi
28 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACSSMP, Archivio informatico;
46
LA CONTROFFENSIVA GRECA
Il Comando Generale ellenico, nei primi giorni dell’offensiva italiana ha
potuto procedere indisturbato al completamento della mobilitazione dell’esercito.
Il 31 ottobre 1940, si verifica un avvenimento premonitore di più gravi eventi: le truppe greche del settore macedone passano dalla difesa passiva
47
all’attacco, sia verso l’alto fiume Devoli, sia verso l’alto fiume Vojussa, attraverso il massiccio del Pindo.
Il Comando Superiore italiano, il 2 novembre, dispone che la Divisione
“Parma”, riceva rinforzo dalle divisioni “Venezia” e “Piemonte”, ma già il 3
novembre i greci iniziano ad attestarsi sul fiume Devoli, in territorio Albanese. Per quattro giorni l’alleato dei greci è la pioggia, col fango che imprigiona i carri leggeri e le grosse artiglierie italiane, e le nuvole che non lasciano volare l’aviazione. L’attacco italiano è condotto in direzione
dell’Epiro, ma i greci cominciano la controffensiva da un’altra parte, nel settore macedone, puntano attraverso le montagne sulla piana di Koritza. Gli
italiani avanzano da una parte, i greci dall’altra. Come le due pale di
un’elica. Al centro dell’elica, cioè alla congiunzione tra i reparti italiani che
avanzano in Epiro e quelli che retrocedono verso Koritza, si trova la Divisione Alpina “Julia”.
C’è una differenza importante: una nostra avanzata in Epiro non sarebbe
poi così tragica per i greci, l’avanzata greca dalla Macedonia può buttare gli
italiani a mare.
Il 2 Novembre la Divisione “Julia” è isolata sul Pindo, ha pochi viveri e
munizioni; solo dal cielo arriva qualche lancio di rifornimenti. Il 4 novembre la situazione si fa più dura. Il 7 la Divisione riceve l’ordine di ripiegare
su Konitza. I battaglioni si devono aprire il varco nei reparti greci che sono
alle loro spalle; il Battaglione Alpini “Vicenza” occupa la Sella di Cristobasileos per assicurare il deflusso degli altri reparti: ”una divisione alpina ...
braccata dai battaglioni greci come un cinghiale ferito da una muta di cani.”29
“Tutto il movimento del gruppo tattico 8° Alpini di zona Armat e Konitza
è avvenuto per i vari sentieri che adducono da Armat alla sella Cristo Basile sotto intenso tiro di artiglieria e mitragliatrici. Nell’attraversare la conca
di Eleuterio la fanteria avversaria, alla quale si è unita la popolazione civile, ha attaccato le nostre colonne. I reparti, per quanto sfiniti per mancanza
di vitto da circa otto giorni, e stremati di forze, reagirono con indomita energia e riuscirono ad aprirsi vari varchi con combattimenti durati fino a
sette ore e con violente azioni delle batterie del gruppo Conegliano, che
spararono a zero fino all’ultimo colpo. In questa tremenda situazione uffi-
29 - M. Cervi, Storia della guerra di Grecia, pag. 135;
48
ciali e truppa sono stati duramente colpiti e sono stati uccisi gran parte dei
quadrupedi...”.30
Così la “Julia” si ritrova al Ponte di Perati ridotta al fantasma di quella Divisione partita da Udine e formata da tenaci veneti ed abruzzesi, montanari
della Carnia e della Val Natisone.
Tutte le forze italiane sono ormai lanciate in prima linea, mancano riserve
strategiche e limitatissime sono quelle tattiche.
Il 6 novembre 1940 lo Stato Maggiore Generale in Italia, tenta di correre
ai ripari mediante l’invio di sette divisioni e il dislocamento in Puglia di altre tre di riserva; il gen. Soddu, sostituisce al comando delle truppe in Albania il gen. Visconti Prasca.
E’ comunque da sottolineare che l’errore italiano fondamentale in questa
assurda guerra, è politico, poiché, anche se la “Julia” avesse raggiunto il
passo di Metsovo e il Corpo d’Armata della Ciamuria oltrepassato la linea
Kalibaki-Kalamas, non vi sarebbero state truppe per sfruttare il successo.
Quindi, si è sbagliato nel puntare sul crollo politico greco e forse sull’intervento bulgaro. Invece è proprio sui militari che Mussolini cerca di scaricare
ogni colpa, e a pagare è il gen. Visconti Prasca, che ha sì la sua parte di responsabilità, ma non tutta.
Un pezzo d’artiglieria da campagna, in montagna...
30 - gen. Girotti, comandante della “Julia”;
49
Il gen. Soddu, riorganizza il Comando Superiore d’Albania in Gruppo
Armate d’Albania:
- la 9^ Armata (gen. Vercellino) viene posizionata verso la Macedonia greca, tra la frontiera jugoslava e il Pindo, ed è costituita dal 26° Corpo
d’Armata (gen. Nasci), con le Divisioni: “Piemonte” e “Parma” e il 3°
Corpo d’Armata (gen. Arisio), con le Divisioni: “Arezzo”, e Venezia;
- l’11° Armata (gen. Geloso) viene posizionata verso l’Epiro, fra il Pindo e
il mare, ed è costituita dal 7° Corpo d’Armata (gen. Bancale), con le Divisioni:“Julia” e “Bari” e il 25° Corpo d’Armata (gen. Rossi), con le Divisioni: “Ferrara”, “Centauro” e “Siena”, rinforzata dal ““Raggruppamento
del Litorale””.
I greci, sicuri ormai di aver arrestato la spinta italiana, raccolgono le loro
forze per passare alla controffensiva contro uno schieramento ormai eccessivamente filiforme, discontinuo e diluito in lungo fronte. All’esercito greco
si offre la possibilità concreta di sfondare e di annientare il corpo di spedizione italiano, fortunatamente il gen. Papagos non è un Rommel, né un Patton, e l’esercito greco si limita ad una pressione frontale.
Anche la minuscola flotta ellenica effettua con un paio di piccole unità il
bombardamento di truppe italiane sul basso fiume Kalamas. Ma ben più
gravi ripercussioni ha l’operazione di Taranto, durante la quale 20 aerei
Swordfish (pesce spada) britannici, partiti in due ondate dalla Portaerei “Illustrious” nella notte dell’11 novembre 1940, mettono fuori combattimento
metà della flotta da battaglia italiana, tra cui tre corazzate (Littorio, Duilio e
Cavour). La stessa notte, una divisione di tre incrociatori e di due cacciatorpediniere, risale le coste albanesi e affonda nel Canale d’Otranto quattro navi mercantili. L’effetto di azioni come queste non può che essere dannoso
per le linee di rifornimento italiane. Queste azioni hanno un sapore amaro ed
ironico per il fatto che in quello stesso giorno l’Aviazione italiana, per espresso desiderio di Mussolini, ha partecipato all’attacco aereo sulla Gran
Bretagna, perdendo ben otto bombardieri e cinque caccia.
All’alba del 14 novembre 1940, inizia l’offensiva greca vera e propria,
una data particolarmente triste per gli italiani.
Il III° Corpo Greco (tre Divisioni e una Brigata di fanteria), in prima linea
nella Macedonia occidentale, avanza contro le Divisioni “Piemonte”, “A-
50
rezzo”, “Parma” e “Venezia”; arriva di rinforzo la 48^ Divisione Fanteria
“Taro”31 e i battaglioni “Vestone” e “Verona” del 6° Reggimento Alpini
della “Tridentina”; ma i greci buttano all’attacco altre due Divisioni e aggirano il massiccio del Morava. Il 21 novembre 1940, le truppe italiane sul
fronte macedone ripiegano di 50 Km su una nuova linea difensiva e abbandonano Koritza.
Sul Pindo, il II° Corpo Greco scavalca la dorsale montuosa GrammosPindo e si impadronisce della zona di Erseke e Leskoviku, aprendo una
breccia di 30 Km; la “Bari” regge a fatica, la “Julia” cerca di coprire le falle
aperte nel settore della “Bari” e il suo Battaglione “L’Aquila” difende la testa di ponte al Ponte di Perati.
Il I° Corpo Greco attacca in tre direzioni: verso Konitsa, Ponte di Perati,
verso Kakavi e sul basso Kalamas; sul fronte dell’Epiro il “Raggruppamento
del Litorale”, la “Siena” e la “Ferrara” arretrano; la “Centauro” deve abbandonare i suoi piccoli carri armati, le “scatole di sardine”, nel fango (nella
primavera del ‘41 verranno utilizzati dai greci contro gli italiani).
Tutto il fronte sta cedendo!
La precarietà della situazione delle truppe italiane, in un paio di giorni,
appare il tutta la sua vastità e il gen. Soddu comincia a considerare l’opportunità di ordinare un ripiegamento generale sensibilmente profondo, sapendo che i greci immettono nuove forze nella lotta e lui non ha riserve.
Per fortuna degli italiani, i greci non capiscono la situazione e le grandi
possibilità che hanno. La pressione ellenica comunque prosegue, mentre disordinatamente cominciano ad arrivare rinforzi dall’Italia.
Il 7 novembre 1940, arriva in Albania il 4° Regg. Bersaglieri e l’8 novembre, aviotrasportato, il Battaglione “Morbegno” della Divisione Alpina
“Tridentina”.
Tra il 10 e il 12 novembre, arrivano i battaglioni alpini “Val Fella”, “Val
Tagliamento” e “Val Natisone”, tutti reparti già del 1° Gruppo Alpini “Valle”, assegnati come rinforzi alla Divisione “Julia”.
A Durazzo sbarca un battaglione di carri-armati medi; arriva anche il 1°
Regg. Bersaglieri destinato a Erseke.
A Tirana, il 12 sbarca aviotrasportato il Battaglione “Edolo” e via mare arriva il Battaglione “Tirano”, due reparti del 5° Regg. Alpini, Divisione Alpina “Tridentina”, anche se “la quasi totalità dei quadrupedi rimase a Brindisi e raggiungerà il reggimento tardivamente in quanto impiegata tempo-
31 - gen. Pedrazzoli Gino - 207° e 208° Regg. Fanteria, 48° Regg. Art.
51
raneamente in ausilio ad altre unità di fanteria e di artiglieria sprovviste di
salmerie” 32
Da questo momento in avanti continuano ad arrivare reparti sganciati dalle
loro Unità, privi di salmerie e servizi: “I battaglioni, vengono mandati affrettatamente su posizioni sconosciute e non ben definite dove talvolta debbono apprendere, a proprie spese, in quale direzione si trovi il nemico.”.33
Ad esempio, la Divisione “Lupi di Toscana”, lanciata appena sbarcata in
un territorio sconosciuto e in una notte di bufera, si scontra con una formazione nemica che muove in avanti e si scompagina ancor prima di potersi
rendere conto di quanto stava accadendo.
Tra il 15 e il 20 novembre, a Valona, sbarcano i primi reparti della 37^
Divisione di Fanteria “Modena”, via via avviati nel settore di Argirocastro;
viceversa il suo 41° Regg. viene inviato nel settore di Klisura, in appoggio
alla “Julia” (ritorna alla Divisione solo nel marzo del ‘41).
Divisioni acquartierate per l’inverno in Italia e a organici ridotti per i precedenti ordini di smobilitazione, vengono in tutta fretta rimesse in piedi e
mandate tra le nevi e il fango albanesi.
E’ il caos o gli assomiglia molto!
Il caos nell’organizzazione degli aiuti, è descritto in modo efficace dal
gen. Roatta: “ [il duce] si volle occupare personalmente, e nel dettaglio, anche del trasporto dei rinforzi, intervenendo più volte al giorno, e anche di
notte, e spingendo solo a fare presto. Appena era disponibile un mezzo
qualsiasi di trasporto personale, nave da guerra, piroscafo, aereo, gli uomini vi si imbarcavano, sovente a piccoli lotti, ed il mezzo partiva. Le armi
pesanti, le stazioni radio, le cucine, le coperte, il bagaglio, il materiale sanitario, le munizioni, i quadrupedi ed i veicoli seguivano, invece, sui mezzi
acconci al loro trasporto, appena possibile. Così gli uomini sbarcati disponevano unicamente delle armi leggere e dell’equipaggiamento e munizioni
individuali. E le unità giungenti in Albania, non erano tali che di nome.
Mancavano infatti completamente dei mezzi per presidiare convenientemente un settore e per combattere: mentre erano soggette a tutti i rigori della
stagione e costrette – a meno di appoggiarsi ad unità vicine più fortunate –
a mangiare solo viveri a sacco e sempre freddi…
32 - A. Rasero, 5° Alpini, Rovereto, 1964;
33 - A. Rasero, 5° Alpini, Rovereto, 1964;
52
Postazione italiana nel settore di Argirocastro
In conseguenza si ebbe sul Fronte Albanese un miscuglio incredibile di
unità, in enorme maggioranza di fanteria, mentre in Italia, attorno ai porti
d’imbarco, i pezzi, i quadrupedi, i veicoli ed i materiali pesanti si accumulavano nell’attesa del passaggio. Ad un certo punto avemmo in sofferenza in
Puglia più di trentamila quadrupedi, con i loro conducenti. Concludendo, lo
Stato Maggiore non ha mai potuto fare arrivare in Albania neppure un reggimento che fosse accompagnato da tutti i suoi mezzi di vita e d’azione. Beninteso piani completi che prevedevano il trasporto organizzato di tutto
quanto era necessario, dall’uomo sino al materiale per migliorare i ponti e
alle macchine per costruire strade, esistevano: ma detti programmi sono
stati continuamente mandati a rifascio dagli ordini di Palazzo Venezia.”.34
In eccessi d’ira il Duce ordina persino che l’Aeronautica bombardi e rada“al suolo tutte le località greche di popolazione superiore ai 10 mila abitanti”, impresa che fortunatamente risulta tecnicamente impossibile, ma
comunque criminale.
34 - M. Roatta, Otto milioni di baionette, Milano, 1946;
53
Mitragliatrice contraerea nel settore di Klisura
Il 3 dicembre 1940, il gen. Pietro Badoglio viene destituito, il nuovo Capo
di Stato Maggiore Generale è il gen. Cavallero, che immediatamente raggiunge l’Albania. Inizia nella guerra di Grecia il periodo della “guida a
due”, Cavallero e Soddu, il primo come Capo di S.M. Generale, il secondo
come Comandante delle truppe in Albania.
Il 4 dicembre, Cavallero riceve un promemoria sulla consistenza dei magazzini in Albania:
- Viveri di riserva: nulla;
- Equipaggiamento: minimo;
- Indumenti lana: zero;
- Munizioni di fanteria: zero;
- Munizioni di artiglieria: insignificanti;
- Armi ed artiglieria: esaurite tutte le disponibilità;
- Materiale del Genio: praticamente nullo;
- Materiale sanitario: insufficiente.
54
Sempre il 4 dicembre Soddu, convinto dell’impossibilità di ricevere tempestivamente i necessari rinforzi, telefona a Roma suggerendo che si ricerchi una soluzione “per via diplomatica”, Mussolini viceversa ordina la resistenza ad oltranza.
La “Julia” è allo stremo, i nostri soldati sono impegnati in una tragica avventura in condizioni terrificanti, mentre la temperatura scende e l’inverno
si fa terribilmente rigido; il loro comandante, il gen. Girotti, il 1 Dicembre
segnala drammaticamente la situazione dei reparti, che rende “assolutamente necessario che la divisione venga ritirata per essere completamente ricostituita.”: l’8° Regg. Alpini, ai primi di dicembre aveva perduto 80% dei
suoi effettivi, cioè 8.000 uomini. A metà gennaio 1941, la “Julia” si troverà
ridotta a 1.000 uomini, sui 10.000 iniziali, 15 mitragliatrici in grado di sparare, e 5 mortai. Ha perduto sul campo 153 ufficiali e 3.844 militari di truppa, altri 6.000 sono feriti e congelati.
La “Bari” è stata quasi annientata e il suo 139° Regg. ripiega perché senza
più munizioni e bombe a mano per difendersi.
Ma i grandi capi hanno altro per la testa, vergognosamente, durante una
conversazione telefonica con Mussolini, il gen. Soddu ha il coraggio di affermare: “Duce, ho visto il 42° Battaglione Camice Nere [di Vicenza]: ha
fatto ovazioni al vostro nome”
Il 9 dicembre 1940, lo schieramento italiano si stende per 160 Km in linea
d’aria: Lago di Ocrida-Tomori-Klisura-Kurvelesh-Himara. I combattimenti
continuano asprissimi, i greci tentano di raggiungere Berati e Valona, ma
conseguono solo successi locali e Klisura, raggiunta il 25 gennaio, è il loro
ultimo successo.
Non è ancora l’arresto definitivo, ma già alla fine di dicembre la battaglia
ha dato i suoi frutti e il fronte acquista un sufficiente stato di solidità. Il comando ellenico ha in mano ancora ottime occasioni, ma fortunatamente per
gli italiani non riesce a sfruttarle.
Dal 7 dicembre viene completato lo sbarco della Divisione “Taro”, della
“Modena” e della 101^ Divisione Motorizzata “Trieste”35, della 2^ Divisione Alpina “Tridentina”36 e della 5^ Divisione Alpina “Pusteria”37, viene av35 - 65° e 66° Regg. Fant. Mot., 21° Regg. Art. Mot.;
36 - gen. Santovito - 5° Regg. Alpini con i battaglioni “Morbegno”, “Edolo” e “Tirano”, il
6° Regg. Alpini con i battaglioni “Vestone” e “Verona” e il 2° Regg. Art. Alpina con i
55
viato lo sbarco della 33^ Divisione di Fanteria “Acqui”38 e della 4^ Divisione Alpina “Cuneense”.39
Dalle 1.500 tonnellate sbarcate giornalmente, si arriva gradualmente, con
nuovi pontili nei porti, a 5.000 tonnellate.
Vengono inviate divisioni su divisioni, ma perché ognuna sia completa di
tutti i suoi elementi ci vuole circa un mese e ne risulta scompaginata l’intera
organizzazione militare; basti pensare che per dotare qualche divisione in
Albania di due gruppi d’artiglieria da 75, someggiati, ne resta priva qualcuna in Italia.
Galeazzo Ciano, ministro degli esteri, scrive nel suo diario in data 24 dicembre: “Nevica. Il duce guarda fuori dalla finestra ed è contento che nevichi. Questa neve e questo freddo vanno benissimo, dice, così muoiono le
mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana. Una delle
principali ragioni per cui ho voluto il rimboschimento dell’Appennino è stata per rendere più nevosa e più fredda l’Italia”;40 il 26 dicembre, il nostro
concittadino Giovanni Danazzo viene ricoverato per congelamento.
I reparti della 9^ Armata, che erano alle quote più alte, non hanno per mesi
baraccamenti e protezioni invernali, e vivono spesso in trincee sprovviste di
sistemi di drenaggio, fra il fango e la neve, senza scarponi da montagna,
senza ricambi di indumenti, spesso senza medicinali e senza assistenza sanitaria, il congelamento miete vittime su vittime. Già a fine dicembre i congelati, che diventeranno 13.000, sono migliaia.
In compenso Mussolini ordina che il giorno di Natale venga bombardata
Corfù.
Il 29 dicembre 1940, il gen. Soddu, è dimissionato e sostituito con il gen.
Cavallaro.
Gruppi Art. “Vicenza” e “Bergamo”; i battaglioni del 5° e 6°Regg., il “Vestone”, il “Verona”, il “Morbegno”, l' “Edolo” e il “Tirano”, sono già in linea;
37 - gen. De Cia – 7° Regg. Alpini con i battaglioni “Cadore” e “Feltre”, l'11° Regg. Alpini con i battaglioni “Trento” e “Bassano”, e il 5° Regg. Art. Alpina con i Gruppi Art.
Alpina.;
38 - gen. Mariotti - 17° e 18° Regg. Fanteria, 33° Regg. Art.;
39 - gen. Battisti – 1° Regg. Alpini con i Btg. “Ceva”, “Pieve di Teco”, “Mondovì”; 2°
Regg. Alpini con i Btg. “Saluzzo”, “Borgo S. Dalmazio” e “Dronero”; 4° Regg. Art. Alpina con il Gruppo Art. “Pinerolo” e “Mondovì”;
40 - G. Ciano, Diario, pag. 123;
56
Ma se le rivalità, gli arrivismi, le ambizioni degli alti comandi delle forze
armate e del partito fascista hanno portato a questa tragica situazione, non
dobbiamo assolutamente dimenticare che quando si scende ai reggimenti e
ai battaglioni, e più in giù fino alle pattuglie buttate a tenere posizioni impervie nella fanghiglia e nella neve, combattono e cadono alla testa dei loro
uomini ufficiali superiori dalla penna bianca, dal piumetto di bersagliere,
con la bustina della fanteria, come il:
- Colonnello Luigi Zacco, comandante del 84° Regg. Fanteria, Div. “Venezia” caduto in un contrattacco alla baionetta a Qifarishtes;
- Colonnello Felice Trizio e il Ten. Colonnello Adalgiso Ferrucci, del 47°
Regg. Fanteria, Div. “Ferrara” ;
- Colonnello Rodolfo Pesaro, del 7° Regg. Alpini, Div. “Pusteria”, caduto
alla testa del Btg. “Feltre” e “Cadore” a Giaffa Gallina;
- Colonnello Gaetano Tovoni, del 9° Regg. Alpini, Div. “Julia”, caduto sul
Mali Topajanit;
- Colonnello Umberto Trivella, comandante del Btg. Alpino “Val Tagliamento”, aggregato alla Div. “Julia”;
- Ten. Colonnello Adolfo Rivoir, comandante del Btg. Alpino “Edolo” della
Div. “Tridentina”.
A fine dicembre 1940, primi di gennaio 1941, arriva la 58^ Divisione di
Fanteria “Legnano”41, la 24^ Divisione di Fanteria “Pinerolo”42, la 7^ Divisione di Fanteria “Lupi di Toscana”43, l’11^ Divisione di Fanteria “Brennero” e la 6^ Divisione di Fanteria “Cuneo”.
Da questo momento il fronte, dal Lago di Ocrida al mare, sarà così articolato:
- 9^ Armata
- 3° Corpo d’Armata: con le divisioni “Piemonte”, “Taro”, “Arezzo” e “Venezia”;
- 26° Corpo d’Armata: con le Divisione “Tridentina”, “Parma” e “Cuneense”.
- 11^ Armata
- 4° Corpo d’Armata (gen. Mercalli): con la Divisione “Pusteria”, “Pinerolo”, “Bari”, “Julia” e “Lupi di Toscana”;
- 25° Corpo d’Armata: con la Divisione “Brennero”, “Ferrara”, “Modena” e
“Centauro”;
41 - gen. Ruggero – 67° e 68° Regg. Fanteria, 58° Regg. Art;
42 - gen. De Stefanis – 13° e 14° Regg. Fanteria, 18° Regg. Art.;
43 - gen. Bollea, con il 77° e 78° Regg. Fanteria, 30° Regg. Art.;
57
- 8° Corpo d’Armata (gen. Bancale) di riserva con la Divisione “Siena”.
- Corpo d’Armata Speciale (gen. Messe): con la Divisione “Acqui”, “Cuneo” e “Alpini Speciale”.
In gennaio, termina di sbarcare la 41^ Divisione di Fanteria “Firenze”44,
arriva anche la 59^ Divisione di Fanteria “Cagliari”45, la 2^ Divisione di
Fanteria “Sforzesca”46, la 36^ Divisione di Fanteria “Forlì”47, e la 38^ Divisione di Fanteria “Puglie”48, che finisce di sbarcare a metà febbraio.
In febbraio la “Julia” torna, con l’arrivo di nuove reclute, alla sua consistenza normale di circa 350 ufficiali e 10.000 tra sottufficiali e truppa.
44 - gen. Negri – 127° e 128° Regg. Fanteria e 41° Regg. Art.;
45 - gen. Gianni – 63° e 64° Regg. Fanteria, 59° Regg. Art.;
46 - gen. Ollearo – 53° e 54° Regg. Fanteria, 17° Regg. Art.;
47 - gen. Ruggero – 87° e 88° Regg. Fanteria, 36° Regg. Art.;
48 - gen. D'Aponte – 71° e 72° Regg. Fanteria e 15° Regg. Art.;
58
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Div. Fant. Siena
Div. Cor. Centauro
Div. Fant. Ferrara
Div. Alp. Julia
Div. Fant. Bari
Div. Fant. Piemonte
Div. Fant. Parma
8. Div. Fant. Arezzo
9. Div. Fant. Venezia
10. Div. Alp. Pusteria
11. Div. Alp. Tridentina
12. Div. Fant. Acqui
13. Div. Fant. Modena
14. Div. Fant. Taro
59
SCHEDA 3
I CITTADINI DI MONTECCHIO PRECALCINO
ARRIVATI SUL FRONTE GRECO-ALBANESE
DURANTE LA CONTROFFENSIVA
GRECA
(NOVEMBRE – DICEMBRE 1940)
3^ DIVISIONE ALPINA “JULIA”
BATTAGLIONI “VAL NATISONE”, “VAL FELLA” E 16° NUCLEO SUSSISTENZA,
AGGREGATI
Alpino Tessaro Giuseppe
di Rosa, nato il 27 dicembre 1919 a Montecchio Precalcino, n. matr. 8414.
Del Btg. “Val Leogra”, trasferito, parte per l’Albania con il Btg. “Val Natisone”, 216^ Compagnia; è ricoverato per congelamento il 2 gennaio
1941 presso l’Ospedale Militare di Valona, gli viene amputata la gamba
destra 3° inferiore, e tutte le dita del piede sinistro. Rimpatriato, è congedato l’11 novembre 1942. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra e
Distintivo d’Onore di “Mutilato di Guerra”49
Alpino Campagnolo Sante
di Luigi e Rossetto Angela, nato il 19 gennaio 1916 a Montecchio Precalcino, n. matr. 4748. Richiamato nel Btg. “Val Leogra”, trasferito, parte per
l’Albania con il Btg. “Val Fella”, 271^ Compagnia, con cui partecipa fino
alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia in Grecia e Montenegro; è rimpatriato il 26.9.42. Parte per la Francia, dal 18.11.42 al
1.1.43. Dichiarato “renitente” alla chiamata alle armi dalla “repubblica di
Salò”, è denunciato al tribunale repubblichino di Padova.50
Alpino Cerbaro Giuseppe
di Domenico e Brotto Emilia, nato il 17 agosto 1915 a Marano Vicentino;
residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 42265. Richiamato nel Btg. “Val Leogra”, trasferito, parte per l’Albania con il Btg.
“Val Fella”; il 9 marzo 1941 è ferito in combattimento da schegge alla co49 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
50 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
60
scia e ginocchio sinistro, ferite al polso destro e braccio sinistro; rimpatriato, è congedato il 7 gennaio 1942.51
Alpino Danazzo Giovanni
di Antonio e De Vicari Amalia, nato il 23 agosto 1915 a Montecchio Precalcino, n. matr. 42268. Richiamato nel Btg. “Val Leogra”, trasferito, parte
per l’Albania con il Btg. “Val Fella”; è ricoverato presso l’Ospedale Militare di Tirana il 26 dicembre 1940 per congelamento; è rimpatriato e ricoverato presso l’Ospedale Militare di Foggia; dopo vari ricoveri e convalescenze il 19 maggio 1941 è al Btg. “Cividale”.
Trasferito al Btg. “Vicenza” e successivamente al Btg. “Val Leogra”, sbarca a Cattaro il 22.9.41 e partecipa alle operazioni di occupazione e antiguerriglia in Montenegro, Albania e Grecia. Dopo l’armistizio, il 12
settembre 1943 il suo reparto si arrende ai tedeschi in Giannina (Grecia)
ed è “internato” in Germania; dal 20.10.43 ex IMI, è tra i pochi ad aderire
alla “repubblica di Salò”; inviato in Baviera per l’addestramento, è
inquadrato nella divisione alpina repubblichina “Monterosa”, Btg.
“Brescia”, 4^ Compagnia Pesante. Rientra in Italia e partecipa alle
operazioni anti-partigiane sull’Appennino Ligure; il 3 gennaio 1945, dopo
un periodo di convalescenza per i postumi di malaria contratta in Grecia,
“diserta”. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.52
Alpino Gabrieletto Silvio “Moraro”
di Antonio e Campagnolo Caterina, nato il 21 agosto 1914 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 37247. Richiamato presso la 113^ Sezione Sussistenza, 16° Nucleo, 1° Gruppo Alpini “Valle”, sbarca a Valona il 4 dicembre
1940, viene aggregato alla Div. “Julia” e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia. Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia
in Albania e nei territori dell’ex Jugoslavia. Dopo l’8 settembre 1943 è
“sbandato”. Dichiarato “renitente” alla chiamata alle armi dalla “repubblica di Salò” e denunciato al tribunale repubblichino di Padova.
E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.53
51 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
52 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, b. 3, fasc. Monterosa e in Archivio informatico;
53 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
61
Reparto salmerie con i rifornimenti per la prima linea
37^ DIVISIONE DI FANTERIA “MODENA”
41° REGGIMENTO FANTERIA
Caporale Gnata Guerrino
di Luigi e Parisotto Giovanna, nato il 4 settembre 1916 a Montecchio Precalcino, n. matr. 47551. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Valona
il 30 novembre 1940 e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei Balcani - territori greci e albanesi; è promosso Caporal Magg. il 15.4.43. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi a Prevesa (Grecia) e “internato” (IMI) in Germania. Liberato dagli americani il 25.11.44, rientra in Italia volontario nel Corpo Italiano di Liberazione. E’ Decorato di 3 Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà”, gli spetta
la Medaglia d’Onore quale “internato” nei lager nazisti.54
54 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva, Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 74 e 161; in ACSSMP, Archivio informatico;
62
5^ DIVISIONE ALPINA “PUSTERIA”
208° AUTOREPARTO AGGREGATO
Autiere Alpino Rocco Antonio
nato il 6 agosto 1912 a Montecchio Precalcino, n. matr. 30520. Già reduce
dall’Africa Orientale Italiana ‘36-’37. Richiamato, sbarca a Durazzo il 9
dicembre 1940; autista di ambulanze operativo nella zona del TomoriScindeli, è decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare “sul campo”
con la seguente motivazione: “Conduttore di autoambulanza in strade intensamente battute dall’artiglieria nemica, sprezzante del pericolo, si impegnava a più riprese e in più e più giorni. Durante l’ultimo tragitto è
gravemente ferito in più punti del corpo, ma si preoccupava solo della
consegna dell’automezzo. Ricoverato all’ospedale, sopportava l’amputazione dell’arto e conscio della imminente fine, esprimeva l’orgoglio di
offrire la vita alla Patria”. Zona di Busi - Fronte Greco - 27 gennaio
1941. Il giorno seguente muore per le ferite riportate. E’ decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare e di due Croci al Merito di Guerra.
Non è ricordato in nessuno dei nostri monumenti!55
Un conducente Alpino e il
suo mulo nel
fango
d’Albania
55 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
63
11° REGGIMENTO ALPINI
BATTAGLIONE “BASSANO”
Alpino Fabrello Antonio
di Bortolo e Marchiorato Maria, nato il 25 agosto 1920 a Montecchio Precalcino, n. matr. 11119. Già reduce del Fronte Occidentale, è in Albania,
sbarcando a Valona il 17 dicembre 1940 con la 263^ Compagnia; partecipa sino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia in Montenegro e
nei territori dell’ex Jugoslavia; rientra via terra dal Montenegro a Mestre il
12.8.42. Partecipa alle operazioni di occupazione in Francia dal 13.11.42.
Dopo l’8 settembre 1943, catturato dai tedeschi a Grenoble, è “internato”
(IMI) in Francia; evade il 1.9.44 e si nasconde aiutato dalla Resistenza
francese; arrivati gli Alleati diventa cooperante volontario; è rimpatriato il
31.12.45. E’ decorato con 3 Croci al Merito di Guerra, Distintivo d’Onore
di “Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.56
33^ DIVISIONE FANTERIA DA MONTAGNA “ACQUI”
18° REGGIMENTO FANTERIA
Fante Todeschin Luigi
di Giuseppe e Salin Maria Rosa, nato il 7 settembre 1916 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 49807. Già reduce del Fronte Occidentale, è in Albania, a Durazzo, dal 15 dicembre 1940 con il 9° Btg., 2^ Compagnia; partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Il 20.9.42 è ricoverato per malaria presso l’Ospedale Militare da Campo n.
39 e il 1.10.42 rientra al Corpo in Cefalonia. Dopo l’8 settembre 1943,
combatte e resiste contro i tedeschi a Corfù sino al 25; riesce a non farsi
catturare e il 27.9.44, grazie alla Resistenza greca, è rimpatriato. Dal
27.12.44, milita nel Corpo Italiano di Liberazione, Divisioni Ausiliarie,
413° Regg. Pionieri Italiani, 2° Gruppo, 256° Btg. sino al 18.5.45, quando,
finita la guerra, dopo 7 anni di servizio militare, non ce la fa più e diserta
per tornare finalmente a casa; malgrado il successivo “non doversi procedere nei confronti dell’imputato”, a Luigi viene ingiustamente negato ogni
56 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva, Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 87 e 164; in ACSSMP, Archivio informatico;
64
riconoscimento, pur essendo un “Eroe della Acqui” e un “Volontario della
Libertà” (Sic!).57
Caporal Magg. di Fanteria Martini Bortolo “Brusolo”
di Bortolo e Bassan Elisabetta, nato il 22 marzo 1917 a Lugo Vic.;
residente e Lista di Leva di Montecchio Precalcino; n. matr. 674. Già
reduce del Fronte Occidentale, è in Albania, a Durazzo, dal 15 dicembre
1940 con la il 9° Btg., 2^ Compagnia; Caduto in combattimento il 22
dicembre 1940, presso il 1° Caposaldo Lekdushaj, nei pressi di Tapeleni.
E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.58
Reparto Salmerie pronto alla partenza
57 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva, Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
58 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva, Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 24 e 67; Archivio informatico;
65
17° REGGIMENTO FANTERIA
4° CENTRO AUTOMOBILISTICO AGGREGATO
Autiere De Toni Silvio
di Angelo e Ferretto Maria, nato il 16 aprile 1914 a Thiene, ma residente a
Montecchio Precalcino, n. matr. 37049 (Lista di Leva di Marano Vicentino). Del 4° Centro automobilistico, è in Albania, a Durazzo, dal 27 dicembre 1940 aggregato il 1° Btg., 2^ Compagnia del 17° Regg.; è ricoverato
per malaria nel febbraio ‘41, presso l’Infermeria Presidiaria della Div.
“Cuneo”.
A Corfù dal 29.4.41, è nuovamente ricoverato per malaria e rimpatriato.
L’8 settembre 1943, è ancora in convalescenza; alla successiva chiamata
alle armi della “repubblica di Salò” non si presenta, diventa “renitente” ed
è denunciato al tribunale repubblichino di Padova.59
27^ SEZIONE MISTA REALI CARABINIERI ADDETTA ALLA DIV. “ACQUI”
Carabiniere Lavarda Vittorio
di Primo e Bassi Anna, nato il 29 aprile 1904 a Dueville, ma residente e
Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 43394. Volontario nei
CCRR dal 1924, arriva in Albania, a Durazzo, il 14 dicembre 1940, aggregato con la 27^ Sezione Mista Carabinieri alla Div. “Acqui”; partecipa sino alla fine alla Campagna di Grecia.
A Cefalonia dal 29.4.41, partecipa all’occupazione e al presidio dell’isola;
dopo l’8 settembre 1943, partecipa alla Resistenza contro i tedeschi. Catturato, è “internato” (IMI) in Germania, dove risulta “disperso” durante la
prigionia. E’ decorato con 2 Croci al Merito di Guerra e Distintivo
d’Onore di “Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.
Non è ricordato in nessuno dei nostri monumenti!60
59 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva, Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari e in Militari, b. 92; in ACSSMP, Archivio informatico;
60 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
66
41^ DIVISIONE
DI FANTERIA “FIRENZE”
127° REGGIMENTO FANTERIA
Fante Pobbe Antonio
di Gio Batta e Dosio Angela Maria, nato il 9 settembre 1916 a Sarcedo, ma
residente a Montecchio Precalcino, n. matr. 49811 (Lista di Leva di Sarcedo). Sbarca in Albania il 20 dicembre 1940 e partecipa sino alla fine alla
Campagna di Grecia. Dal 6 aprile 1941 partecipa all’occupazione della Jugoslavia dal confine albanese.
Rimane nei territori dell’ex Jugoslavia sino al 26.9.41; trasferito alla Div.
“Mantova”, l’8 settembre 1943 è in Calabria, dove entra a far parte del
Corpo Italiano di Liberazione, 802° Regg. C.A.C., 21^ Compagnia, aggregato al Gruppo di Combattimento “Mantova”; è congedato il 2 agosto
1945. E’ decorato con 2 Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di
“Volontario della Libertà”.61
2^ DIVISIONE ALPINA “TRIDENTINA”
BATTAGLIONE “VAL LEOGRA” AGGREGATO
Partito, via aerea da Foggia, è arrivano a Tirana, aeroporto di Berat, il 21 e
22 dicembre 1940, dove passa alle dipendenze tattiche della Divisione
“Tridentina”
Alpino Baccarin Francesco
di Francesco e Baio Teresa, nato il 23 settembre 1912 a Montecchio Precalcino, n. matr. 30493. Richiamato, arriva in Albania il 22 dicembre 1940
con il Btg. “Val Leogra”, aggregato alla Div. “Tridentina”; ferito in combattimento il 14 febbraio 1941 sul Guri-i-Topit, è ricoverato nell’Ospedale
Militare da Campo della 5^ Sez. Sanità per Alpini. Rimpatriato, è
ricoverato presso l’Ospedale Militare di Foggia, poi di Padova e Udine,
dopo la convalescenza, l’8 luglio 1941 rientra al Corpo. Trasferito presso
la 83^ Compagnia Cannoni da 47/32 mobilitata; Caporale dal 16.8.42.
Trasferito il 30.9.42 al 1° Gruppo Alpini “Valle”, Btg. “Val Fella”, parte
per la Francia l’11.11.42; è rimpatriato il 20.12.42. Dopo l’8 settembre
61 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva, Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 117 e 184-185; in ACSSMP, Archivio
informatico;
67
cia l’11.11.42; è rimpatriato il 20.12.42. Dopo l’8 settembre 1943 è “sbandato”. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.62
Alpino Barbieri Giacomo
di Domenico e Pesavento Maria, nata il 16 marzo 1914 a Sarcedo, ma residente e Lista di Leva di Montecchio Precalcino, n. matr. 37235. Richiamato, della 260^ Compagnia arriva in Albania il 21 dicembre 1940, e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Trasferito al Btg. ”Vicenza”, è ricoverato presso l’Ospedale Militare di
Giannina in Grecia; rimpatriato, dopo altri ricoveri e convalescenze, il
26.8.41 è trasferito alla 329^ Compagnia Presidiaria in Belgrado (Jugoslavia), da dove partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia.
Dopo l’8 settembre 1943, è catturato e “internato” (IMI) in Germania; è
rimpatriato il 22 luglio 1945. E’ decorato con due Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà”, e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.
Nelle prime libere elezioni del 1946, è in Lista con la “Democrazia Cristiana” ed è eletto Consigliere Comunale.63
Alpino Dall’Osto Bonifacio
di Giovanni e Rodella Rosa Mistica, nato l’11 gennaio 1912 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 30509. Già in Albania con il 9° Regg. Alpini, Btg.
“Vicenza” nel ‘39. Richiamato, torna in Albania il 22 dicembre 1940, con
la 261^ Compagnia del Btg. “Val Leogra”. Caduto in combattimento il 12
febbraio 1941 nella difesa di q. 2110 del Guri-i-Topit (Cima delle capre),
per ferite alla testa e al petto.64
62 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
63 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva, Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 73 e 150; in ACSSMP, Archivio informatico;
64 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 73 e 150; in F. Brunello, Battaglione Alpini “Val Leogra”,
pag. 61-81; in ACSSMP, Archivio informatico;
68
Sbarco del Battaglione “Val Leogra” all’Aeroporto di Berat-Tirana
Caporal Magg. Alpino Dall’Osto Gino Guido
di Giacinto e Moro Domenica, nato il 28 novembre 1913 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 32138. Già in Albania con il 9° Regg. Alpini, Btg.
“Vicenza” nel ‘39. Richiamato, torna in Albania il 21 dicembre 1940, con
la 261^ Compagnia del Btg. “Val Leogra” e partecipa fino alla fine alla
Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e antiguerriglia in Montenegro,
Albania e Grecia. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato 15 settembre 1945. E’ decorato
di tre Croci al Merito di Guerra, del Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale internato in lager nazista.65
65 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 73 e 150; in ACSSMP, Archivio informatico;
69
Alpino Faccio Domenico
di Vittorio e Borgo Maria, nato il 29 agosto 1915 a Montecchio Precalcino, n. matr. 42270. Richiamato, è in Albania il 21 dicembre 1940, con la
5^ Squadra, 260^ Compagnia del Btg. “Val Leogra” e partecipa fino alla
fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e antiguerriglia in Montenegro,
Albania e Grecia. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato 28 settembre 1945. E’ decorato
di due Croci al Merito di Guerra, del Distintivo d’Onore di “Volontario
della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale internato in lager nazista.66
Alpino Gasparella Stefano
di Giacomo e Balasso Maria, nato l’8 ottobre 1912 a Sarcedo, ma residente
a Montecchio Precalcino, n. matr. 30593 (Lista di Leva di Zugliano). Già
in Albania con il 9° Regg. Alpini, Btg. “Vicenza” nel ‘39. Richiamato,
torna in Albania il 22 dicembre 1940 con la 259^ Compagnia del Btg.
“Val Leogra” e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa subito dopo alle operazioni di occupazione e antiguerriglia nei
Balcani – territori del Montenegro, Albania e Grecia. Dopo l’8 settembre
1943, è catturato dai tedeschi e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato 28 settembre 1945. E’ decorato di tre Croci al Merito di Guerra, del Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia
d’Onore quale internato in lager nazista.67
Alpino Gnata Agostino
di Luigi e Parisotto Giovanna, nato il 6 settembre 1911 a Montecchio Precalcino, n. matr. 25016. Richiamato, è in Albania il 21 dicembre 1940, con
il Btg. “Val Leogra” e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e antiguerriglia in Montenegro,
Albania e Grecia; ricoverato in vari ospedali dal 25.1.42, è congedato il
28.6.43. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.68
66 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Schede Personali; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 73 e 150; in ACSSMP, Archivio informatico;
67 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 73 e 150; in ACSSMP, Archivio informatico;
68 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
70
Sergente Alpino Peron Luigi
di Antonio e Grotto Maria, nato il 17 aprile 1910 a Schio, ma residente e
Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 18492bis. Già in Albania
con il 9° Regg. Alpini, Btg. “Vicenza” nel ‘39. Richiamato, torna in Albania il 22 dicembre 1940, con il Btg. “Val Leogra” e partecipa fino alla fine
alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e antiguerriglia nei Balcani – territori del Montenegro, Albania e Grecia; è ricoverato il 19.7.41, per malattia, presso l’Ospedale Militare da Campo n. 337; rimpatriato, dopo vari ricoveri e convalescenze, è congedato il 9.1.42. Richiamato il 18.11.42 e assegnato all’8° Regg. Alpini, per la costituzione del 26° Btg. Complementi.
Partecipa alle operazioni di occupazione in Francia dal 22.1.43; dopo l’8
settembre 1943, è catturato dai tedeschi e “internato” (IMI) in Germania; è
rimpatriato il 15.8.45. E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, del
Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia
d’Onore quale internato in lager nazista.69
Alpino Peruzzo Guerrino
di Pietro e Novello Lucia, nato il 3 ottobre 1913 a Montecchio Precalcino,
n. matr. 32177. Richiamato, è in Albania il 21 dicembre 1940 con la 260^
Compagnia del Btg. “Val Leogra” e partecipa fino alla fine alla Campagna
di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e antiguerriglia in Montenegro e
Albania; rimpatriato il 9.11.42, ritorna al Corpo il 25.1.43, con cui parteiglia in Grecia. Dopo l’8
cipa alle operazioni di occupazione e anti-guerr
settembre 1943, alcuni giorni dopo la resa del suo Reparto, quando già
combatte con i Partigiani greci, è catturato dai tedeschi e “internato”(IMI)
in Germania. E’ decorato di tre Croci al Merito di Guerra, del Distintivo
d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore
quale internato in lager nazista.70
Caporal Magg. Alpino Stella Antonio
di Giovanni, nato il 20 marzo 1912 a Montecchio Precalcino, n. matr.
31749. Richiamato, è in Albania il 21 dicembre 1940 con il Btg. “Val Leogra”; ferito sul Guri-i-Topit, è ricoverato presso l’Ospedale Militare di Ti-
69 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
70 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 111 e 162; in ACSSMP, Archivio informatico;
71
rana il 20 febbraio 1941; rimpatriato, dopo vari ricoveri e convalescenze, è
congedato il 29.1.42.
Richiamato il 12.3.42 in Gorizia, partecipa alle operazioni di occupazione
e anti-guerriglia. Dopo l’8 settembre 1943, è “sbandato”. E’ decorato di
Croce al Merito di Guerra.71
Reparto Salmerie in marcia
MILIZIA VOLONTARIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE
8° BATTAGLIONE CAMICE NERE DA MONTAGNA
Camicia nera scelta Mantelli Angelo
nato il 29 agosto 1908 a Vicenza, ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 13542. Volontario nella MVSN dal ‘36 e reduce
dall’Africa Orientale Italiana ‘36-’37. Richiamato, sbarca in Albania, a
Valona, il 22 dicembre 1940 con il 8° Btg. CN. Durante la guerra italogreca il reparto è utilizzato nelle retrovie in attività di repressione poliziesca delle proteste popolari albanesi.
Si ammala di malaria ed è rimpatriato il 26.7.41. Parte per la Jugoslavia il
4.11.41, dove partecipa alle operazioni di occupazione e anti guerriglia; è
ricoverato in vari ospedali ed è in licenza di convalescenza sino al 29.7.42.
71 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
72
Trasferito in vari reparti a Roma, dopo altri ricoveri e convalescenze, il
10.2.43 è riconosciuto idoneo per la Milizia Contraerea; passa in forza alla
558^ Batteria. Dopo l’8 settembre 1943, “sbandato”, non aderisce alla
RSI.72
11^ DIVISIONE FANTERIA “BRENNERO”
9° BATTAGLIONE MORTAI DA 81
Fante Casarotto Domenico
di Gio Batta e Cortese Maddalena, nato il 28 aprile 1918 a Sarcedo, ma residente a Montecchio Precalcino, n. matr. 4592 (Lista di Leva di Zugliano). E’ in Albania il 26 dicembre 1940 con il 9° Btg. Mortai da 81, 1^
Compagnia, 1° Plotone; partecipa sino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori albanesi e greci; dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi a Durazzo e
“internato” in Germania; è rimpatriato il 27 settembre 1945. E’ decorato
con 2 Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di “Volontario della
Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.73
232° REGGIMENTO FANTERIA
Fante Barbieri Pietro Rino
di Pietro e De Vei Angela, nato il 30 giugno 1911 a Sarcedo, ma residente
a Montecchio Precalcino, n. matr, 25549 (Lista di Leva di Sarcedo). Richiamato, è in Albania il 25 dicembre 1940 e partecipa sino alla fine alla
Campagna di Grecia; è rimpatriato il 21 agosto 1941 e congedato il 30 novembre 1941.
Richiamato nel 56° Regg. Fanteria, Div. “Piave”, in Mestre; dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi a Mestre ed “internato” (IMI) in
Germania. E’ decorato con Croce al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore
72 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
73 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 63 e 156; in ACSSMP, Archivio informatico;
73
di “Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.74
Fante Bonato Antonio
di Antonio e Moro Maria, nato il 15 febbraio 1912 a Montecchio Precalcino, n. matr. 30496. Richiamato, è in Albania il 26 dicembre 1940 e partecipa sino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia in Grecia con la
Compagnia Presidiaria Speciale del Comando Piazza di Atene sino al
6.10.42; trasferito alla 210^ Compagnia Presidiaria, partecipa alle operazioni di occupazione nei territori greci e albanesi. Dopo l’8 settembre
1943, è catturato dai tedeschi ad Atene e “internato” (IMI) in Germania; è
rimpatriato il 6 agosto 1945. E’ decorato di tre Croci al Merito di Guerra,
del Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale internato in lager nazista.75
Fante Gallio Paolo
di Paolo e Dall’Osto Angela, nato il 6 febbraio 1919 a Montecchio Precalcino, n. matr. 7085; orfano di guerra. Già reduce del Fronte Occidentale, è
in Albania il 25 dicembre 1940, e partecipa sino alla fine alla Campagna di
Grecia.
Rimpatriato, è congedato il 30.11.41. Richiamato il 22.2.43 e assegnato al
356° Btg. Costiero di Riserva in Numana (Ancona); dopo l’8 settembre
1943, è “sbandato”.
E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.76
Fante Stella Quinto Guerrino
di Valentino e Valtiero Anna, nato il 12 dicembre 1916 a Montecchio Precalcino, n. matr. 47555. Già reduce del Fronte Occidentale, è in Albania il
25 dicembre 1940, e partecipa sino alla fine alla Campagna di Grecia.
Trasferito alla Div. “Piacenza”, l’8 settembre 1943 è “sbandato”; è dichiarato “renitente” alla chiamata alle armi dalla “repubblica di Salò” e denun-
74 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 97 e 160; in ACSSMP, Archivio informatico;
75 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 62 e 156; in ACSSMP, Archivio informatico;
76 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
74
ciato al tribunale repubblichino di Padova. E’ decorato di Croce al Merito
di Guerra.77
Fante Todeschini Alberto
di Gio Batta e Sasso Angela, nato il 22 giugno 1913 a Montecchio Precalcino, n. matr. 32192. E’ in Albania il 26 dicembre 1940 e partecipa sino
alla fine alla Campagna di Grecia.
Promosso Caporale l’1.1.42, è trasferito il 21.9.42 alla Div. “Cagliari”,
partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia in Grecia e Albania. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi e “internato” (IMI) in Germania. E’ decorato con 2 Croci al Merito di Guerra e Distintivo
d’Onore di “Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.78
COMPAGNIA COMANDO DIVISIONALE
Sergente di Fanteria Vaccari Giuseppe
di Eugenio e Marchetti Ida, nato il 16 settembre 1916 a Montecchio Precalcino, n. matr. 47558. Già reduce del Fronte Occidentale, è in Albania il
25 dicembre 1940, e partecipa sino alla fine alla Campagna di Grecia.
Successivamente è di presidio ad Atene; l’8 settembre 1943 il suo reparto
è a Durazzo, presso il Comando di Divisione in loc. Sassobianco. Nei vari
documenti presentati in più momenti alle autorità italiane, il Vaccari afferma: una prima volta di essere stato catturato dai tedeschi e internato in
un campo in Grecia, dove viene liberato da Partigiani greci e comandos
inglesi, restando poi “sbandato” in Grecia sino a fine guerra; in altri le sue
ricostruzioni cambiano; infine, un tardivo rapporto dei Carabinieri dichiara
che il Vaccari ha prestato giuramento di fedeltà al “Terzo Reich” germanico, e militando in un reparto tedesco. Ciò nonostante, riusce a nascondere
il suo passato “collaborazionista”, e ottenere così la Croce al Merito di
Guerra, con i relativi benefici di legge (sic!).79
77 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
78 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
79 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
75
Alpino carica il suo mulo di legname “da opera” per la prima linea
Cavalleria italiana
76
SCHEDA 4
I CITTADINI DI MONTECCHIO PRECALCINO
ARRIVATI SUL FRONTE GRECO-ALBANESE DOPO LA CONTROFFENSIVA GRECA
(GENNAIO – FEBBRAIO 1941)
5^ DIVISIONE ALPINA “PUSTERIA”
7° REGGIMENTO ALPINI
522^ COMPAGNIA MITRAGLIERI DA POSIZIONE
Mitragliere Alpino Garzaro Pietro
di Giuseppe e Orlandi Amalia, nato il 10 maggio 1918 a Montecchio Precalcino, n. matr. 4456. Proveniente dalle Guardie alla Frontiera, sbarca a
Durazzo il 2 gennaio 1941; è aggregato al 7° Regg. Alpini della Divisione
“Pusteria” e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia; è rimpatriato
l’8 ottobre 1941. Si ammala ed è posto in congedo assoluto il 6.8.42.80
Alpino con il suo mulo nel fango d’Albania
80 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
77
“RAGGRUPPAMENTO DEL LITORALE”
3° REGGIMENTO “GRANATIERI D’ALBANIA”
3° BATTAGLIONE COMPLEMENTI
Caporale dei Granatieri Balasso Pietro
di Attilio e Fabris Maria, nato il 27 giugno 1917 a Grisignano di Zocco,
ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 665. Già
reduce del Fronte Occidentale con 1° Regg. Granatieri di Sardegna, sbarca
a Valona il 9 febbraio 1941 con il 3° Btg. Complementi, 5^ Compagnia;
partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori ex
jugoslavi. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi a Belgrado,
mentre si trova in sosta alla stazione ferroviaria già in viaggio per il rimpatrio; è “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 5 luglio 1945.
E’ decorato con due Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di
“Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.81
Granatiere Costa Pietro
di Giovanni e Dal Pozzo Melania, nato il 6 febbraio 1913 a Rotzo, ma residente a Montecchio Precalcino, n. matr. 32890 (Lista di Leva di Zugliano). Sbarca a Valona il 9 febbraio 1941 con il 3° Btg. Complementi, 8^
Compagnia; partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia in Grecia e Albania. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi ad Atene ed “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 18 luglio 1945. E’ decorato di
due Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di “Volontario della
Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.82
81 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari
Leva e Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
82 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 71 e 159; in ACSSMP, Archivio informatico;
78
41^ DIVISIONE FANTERIA “FIRENZE”
BATTAGLIONE ALPINO AUTONOMO “INTRA” AGGREGATO
Alpino Binotto Augusto
di Gio Batta e Tessaro Santa, nato il 21 dicembre 1919 a Montecchio Precalcino, n. matr. 8392. Già reduce del Fronte Occidentale col Battaglione
Alpini “Duca degli Abruzzi”, Scuola Militare d’Alpinismo, sbarca a Durazzo il 9 gennaio 1941 con il Battaglione Alpini autonomo “Intra”, di rinforzo alla Div. “Firenze”; partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia;
dal 6 aprile partecipa all’occupazione della Jugoslavia dal confine albanese.
Rimpatriato nel maggio ‘41, è prima trasferito al 9° Regg. Alpini, Btg.
“Vicenza”, poi al 1° Gruppo Alpini “Valle”, 12^ Sezione Sanità, con cui
partecipa alle operazioni di occupazione in Francia sino dicembre ‘42; aggregato all’8° Regg. Alpini, dopo l’8 settembre 1943 è “sbandato”. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.83
Ponte su un torrente albanese
83 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
79
1° CENTRO AUTOMOBILISTICO D’ARMATA
sbarca l’11 gennaio 1941
Autiere Tonta Umberto Giovanni
di Ostilio e Garzaro Maria, nato 10.4.16 a Montecchio Precalcino, n. matr.
47556. Già reduce del Fronte Occidentale; sbarca in Albania l’11 gennaio
1941 e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Rimpatriato, torna in Albania il 7 ottobre ‘41 e partecipa alle operazioni di
occupazione e anti-guerriglia in Grecia e nelle isole dell’Egeo. Dopo l’8
Settembre 1943 è catturato dai tedeschi ad Atene ed "internato" in Germania. Ex IMI, giura fedeltà al “Terzo Reich” germanico e rientra da “collaborazionista” in Italia. Dopo la Liberazione riesce a far credere di essere
fuggito dal lager e di essere rimasto “sbandato” sino alla Liberazione; riesce persino ad ottenere due Croci al Merito di Guerra, con i relativi benefici di legge (Sic!).84
84^ SEZIONE SANITÀ – 4° CORPO D’ARMATA
4° REGGIMENTO GENIO AUTIERI AGGREGATO
Autiere Gnata Paolo
di Bortolo e Marzari Maria, nato il 19 settembre 1912 a Montecchio Precalcino, n. matr. 30514. Già reduce dall’Africa Orientale Italiana ‘35-’36.
Richiamato, parte per l’Albania come autiere di ambulanze, sbarcando a
Durazzo il 15 gennaio 1941; partecipa fino alla fine alla Campagna di
Grecia. Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci e albanesi sino al 16.1.43; rimpatriato, sbarca a Fiume e rientra
in Albania il 17.2.43. Dopo l’8 Settembre 1943 è catturato dai tedeschi a
Durazzo e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 26 agosto 1945.
E’ decorato di tre Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato”
nei lager nazisti.85
84 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
85 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 96 e 145; in ACSSMP, Archivio informatico;
80
3^ DIVISIONE DI FANTERIA “CAGLIARI”
63° REGGIMENTO FANTERIA
Fante Castello Aleardo
di Girolamo e Garzaro Teresa, nato il 5 gennaio 1916 a Montecchio Precalcino, n. matr. 47550. Richiamato, reduce dal Fronte Occidentale e in
Francia per le operazioni di occupazione nel giugno-dicembre ‘40, parte
per l’Albania, sbarcando a Durazzo il 23 gennaio 1941; partecipa fino alla
fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei Balcani – territori ex jugoslavi; è rimpatriato il 4.7.42 e congedato il 22.7.42; è richiamato il 9.5.43 presso il 57° Regg. Fanteria in Vicenza.
Dopo l’8 settembre 1943, è “sbandato”.
E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.86
3^ DIVISIONE ALPINA “JULIA”
3° REGGIMENTO ARTIGLIERIA ALPINA
GRUPPO ARTIGLIERIA “VAL ISONZO”
Autiere Alpino Vaccari Battista Tullio
di Stefano e Todeschin Maria, nato l’11 giugno 1916 a Montecchio Precalcino, n. matr. 47557. Richiamato, sbarca a Valona il 23 gennaio 1941
con la 38^ Batteria del Gruppo Art. “Val Isonzo”; ferito in combattimento
sul Golico nel marzo ‘41. Ricoverato presso l’Ospedale Militare da campo
n. 443 a Potgonia, è poi trasferito agli ospedali di Sentasi e Tirana; rimpatriato da Durazzo il 14 marzo 1942 e ricoverato presso l’Ospedale Militare
di riserva in Giulianova (Taranto).
Rientra al Corpo il 31.5.42, assegnato al Gruppo Art. “Udine”. Parte per la
Russia il 18.8.42, ed il 24.9.42 è ricoverato per congelamento e ferite in
combattimento; rimpatriato, rientra al Corpo l’1.6.43. Dopo l’8 settembre
1943, è “sbandato”. Dichiarato “renitente” alla chiamata alle armi dalla
“repubblica di Salò” e denunciato al tribunale repubblichino di Padova.87
86 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
87 - in ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP-Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
81
Alpini in marcia verso la prima linea
2^ DIVISIONE FANTERIA “SFORZESCA”
53° REGGIMENTO FANTERIA
Fante Fabris Antonio
di Pietro e Dall’Igna Orsola, nato il 26 novembre 1911 a Saluzzo (Cuneo),
ma è residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 25013.
Richiamato, il 27 gennaio 1941 sbarca a Valona in Albania; il 14 aprile
1941 è ricoverato presso l’Ospedale Militare da Campo di Siminay, rimpatriato è ricoverato presso l’Ospedale Militare di Pesaro.
Rientra al Corpo il 12.3.42 e parte per la Russia il 26.6.42; ricoverato il
3.1.43 per congelamento di 1° grado; rimpatriato, dopo vari ricoveri e
convalescenze, rientra al Corpo il 20.7.43. Dopo l’8 settembre 1943, è cat-
82
turato dai tedeschi e rinchiuso nelle carceri di Torino, ma riesce a fuggire.
E’ decorato con Croce al Merito di Guerra.88
5^ DIVISIONE ALPINA “PUSTERIA”
11° REGGIMENTO ALPINI
BATTAGLIONE “BASSANO”
Alpino Parise Gaetano
di Antonio e Moro Rosa, nato il 28 dicembre 1911 a Montecchio Precalcino, n. matr. 25023. Già reduce dall’Africa Orientale Italiana ‘36-’37. Richiamato, il 2 febbraio 1941 sbarca a Valona; il 9 marzo 1941, è ferito in
combattimento sul Mali Spadarit, a nord-est della Val Desnizza, all’inizio
dell’ultima disgraziata offensiva italiana; rimpatriato, è ricoverato presso
l’Ospedale Militare di Gallarate (Varese) dove è morto per le ferite riportate il 24 maggio 1941.
E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra.
Non è ricordato in nessuno dei nostri monumenti.89
BATTAGLIONE “TRENTO”
Sergente Folladore Giovanni
di Giuseppe e Bizzotto Valentina, nato il 22 luglio 1917 a Breganze, ma
residente a Montecchio Precalcino, n. matr. 1696 (Lista di Leva di Breganze). Già reduce del Fronte Occidentale, parte per l’Albania e sbarca a Valona il 2 febbraio 1941; partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Promosso Sergente Magg. il 30.1.42, parte per la Francia il 13.11.42. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi a Grenoble, ma riesce ad
evadere aiutato dalla Resistenza francese e a raggiungere l’Italia. A Cesano Torinese è però catturato da una pattuglia tedesca e viene “internato”
(IMI) in Germania; è rimpatriato il 22.8.45. E’ decorato di due Croci al
88 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
89 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
83
Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale “Volontario della Libertà” e
gli spetta la Medaglia d’Onore quale “internato” in lager nazista.90
37^ DIVISIONE DI FANTERIA “MODENA”
42° REGGIMENTO FANTERIA
sbarca a Valona il 11 febbraio 1940
Fante Gaggioni Umberto
di Leone e Tagliapietra Anna, nato il 19 settembre 1912 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 18489. Richiamato, parte per l’Albania l’11 febbraio
1941, ed è rimpatriato, con licenza speciale per gravi motivi famigliari, il 3
marzo 1941.
Torna al corpo il 18.11.42 e partecipa alle operazioni di occupazione e anti
guerriglia in Grecia. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato a Prevesa in Epiro e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 6 ottobre 1945. E’
decorato di Croce al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “internato”
in lager nazista.91
94^ SEZIONE SANITARIA
Aiutante di Sanità Dall’Osto Umberto
di Giuseppe e Gallio Maddalena, nato il 23 marzo 1911 a Montecchio Precalcino, n. matr. 22539. Richiamato, sbarca a Durazzo il 20 febbraio 1940
e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei Balcani – territori ex jugoslavi e montenegrini; dopo l’8 settembre 1943, è catturato a
Podgorica in Montenegro e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il
6 agosto 1945. E’ decorato di tre Croci al Merito di Guerra, di Distintivo
d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore
quale “internato” in lager nazista.92
90 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari e
in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 144; in ACSSMP, Archivio informatico;
91 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP-Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
92 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari e
in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 87 e 144; in ACSSMP, Archivio informatico;
84
Alpini e muli nel fango d’Albania
38^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “PUGLIE”
15° REGGIMENTO ARTIGLIERIA
Caporal Magg. d’Artiglieria Cerbaro Mario
di Vito Modesto e Bristot Ida, nato il 16 gennaio 1915 a Montecchio Precalcino, n. matr. 42266. Già volontario nel 15° Regg. Art. dal 1934 al ‘36.
Richiamato, sbarca a Durazzo il 20 febbraio 1940 e partecipa fino alla fine
alla Campagna di Grecia; dal 6 aprile partecipa all’occupazione della Jugoslavia dal confine albanese.
Trasferito al Distretto Militare di Valona dal 15.12.41 al 12.1.43, nel rimanente periodo partecipa con il 15° Regg. Art. alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei Balcani – territori ex jugoslavi, greci e albanesi;
dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi il 14 a Prizren in Kossovo e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 8 giugno 1945. E’ decorato di tre Croci al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “internato”
in lager nazista.93
93 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in ACSSMP, Archivio informatico;
85
Artigliere Cubalchini Luigi “Ruaro”
di Gio Batta e Soffia Angela, n. 16.6.10 a Montecchio Precalcino, n. mat.
20754. Richiamato, sbarca a Durazzo il 20 febbraio 1941 con il 3° Gruppo
Art. da 75/13, 7^ Batt. (PM 21); partecipa alla fine della Campagna di
Grecia e dal 6 alle operazioni di guerra alla frontiera jugoslavo-albanese;
successivamente partecipa alle operazioni antiguerriglia nei Balcani.
L’8 settembre è di stanza a Prizren, in Kosovo, giura fedeltà al “Terzo
Reich” germanico ed entra a far parte di un reparto Waffen SS formato da
ex soldati italiani. E’ dichiarato “disperso” in Albania, presso la città albanese di Kukes, durante uno scontro con i Partigiani Albanesi, appoggiati
dal Battaglione Partigiano Italiano “Gramsci”.94
Artigliere Peron Pietro
di Gio Batta e Lanaro Innocenza, nato il 21dicembre 1915 a Schio, ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 42281. Richiamato, sbarca a Durazzo il 16 febbraio 1941 con il 3° Gruppo Art. da
75/13, 7^ Batteria, partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia e dal 6
aprile all’occupazione della Jugoslavia dal confine albanese.
Da subito partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei
Balcani – territori ex jugoslavi, greci e albanesi; dopo armistizio, è catturato dai tedeschi il 10 settembre 1943, a Prizren in Kossovo e “internato”
(IMI) in Germania; è rimpatriato il 25 giugno 1945. E’ decorato di tre
Croci al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale “Volontario della
Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “internato” in lager nazista.95
Artigliere Tressanti Antonio
di Teodosio e Barbieri Maria, nato il 13 ottobre 1910 a Montecchio Precalcino, n. matr. 20770. Richiamato, sbarca a Durazzo il 20 febbraio 1940
e partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia; dal 6 aprile partecipa
all’occupazione della Jugoslavia dal confine albanese.
Da subito partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei
Balcani – territori ex jugoslavi, greci e albanesi; ricoverato il 18 marzo
94 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste Leva, Libri Matricolari; in ACMP-Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari e in Militari, b. 91 e 94; in ACSSMP, Archivio informatico; in PL Dossi,
Albo d'Onore, pag. 21;
95 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari e
Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 121 e 146; in ACSSMP, Archivio informatico;
86
1942 presso l’Ospedale Militare di Pec in Kossovo per TBC miliare e meningite; trasferito a Prizren, a Tirana, e infine rimpatriato e ricoverato
presso l’Ospedale Militare di Bari, dove muore il 27 giugno 1942. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra.
Non è ricordato in nessuno dei nostri monumenti!96
4° REGGIMENTO GENIO MILITARE
BATTAGLIONE ZAPPATORI – MINATORI
13^ COMPAGNIA
Geniere Meneghin Giovanni
di Domenico e Gallio Rosa, nato il 9 dicembre 1908 a Montecchio Precalcino, n. matr.13546. Richiamato, sbarca a Durazzo il 20 febbraio 1940 e
partecipa fino alla fine alla Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei Balcani – territori greci e albanesi; dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi in
Grecia e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato l’11 giugno 1945. E’
decorato di due Croci al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale
“Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “internato” in lager nazista.97
GUARDIE ALLA FRONTIERA
104° BATTAGLIONE MITRAGLIERI DI POSIZIONE
Mitragliere G.a.F. Sella Giovanni
di Matteo e Zanini Maria, nato il 26 gennaio 1915 a Montecchio Precalcino, n. matr. 42283. Richiamato, parte per l’Albania il 26 febbraio 1941
con la 615^ Compagnia Mitraglieri, e partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia. È rimpatriato il 16.8.41.
Il 20.12.41, parte per la Sicilia; il 10.7.43, durante lo sbarco Alleato, è fatto prigioniero di guerra degli inglesi a Siracusa ed imprigionato in Algeria
e Inghilterra; è rimpatriato il 29 marzo 1946. E’ decorato di Medaglia al
Merito di Guerra.98
96 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
ACSSMP, Archivio informatico;
97 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 101 e 145; in ACSSMP, Archivio informatico;
98 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in
PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 355; in ACSSMP, Archivio informatico;
87
Costruzione di un ponte da parte di un reparto del Genio
Consolidamento di una mulattiera da parte di un reparto del Genio
88
OFFENSIVA ITALIANA DI PRIMAVERA
Anche le altre Divisioni vengono ricostituite o completate, i complementi
affluiscono abbastanza rapidamente, anche se il miglioramento delle comunicazioni e l’aumento dei mezzi di trasporto non vanno di pari passo con
l’arrivo di tante nuove Grandi Unità.
Fino a metà febbraio sono morti sul campo: 497 ufficiali e 5.239 sottufficiali e soldati.
Ai 54 reggimenti italiani, più una ventina di battaglioni non irreggimentati
(192 battaglioni), si contrappongono 42 reggimenti greci (168 battaglioni):
finalmente gli italiani hanno una vera superiorità; il gen. Cavallaro ha ora
ben 25 Divisioni e può pensare all’offensiva. Ma intanto la guerra entra in
una fase di logoramento, durante la quale i greci testardamente attaccano
verso Tepeleni, con qualche scarso successo, sanguinosamente pagato.
L’offensiva italiana prevede di impegnare il nemico in Val Desnizza con
tre Corpi d’Armata:
- Il 25° Corpo d’Armata, a sud-ovest e ha a disposizione le Divisione
“Brennero”, “Ferrara”, “Modena” e “Centauro”;
- Il 4° Corpo d’Armata, a nord-est e ha a disposizione le Divisione “Pusteria”, “Julia”, “Sforzesca” e “Lupi di Toscana”;
- L’8° Corpo d’Armata, in mezzo e ha a disposizione le Divisioni: “Cagliari”, “Puglie”, “Pinerolo”, “Bari”.
A marzo arriva anche la 56^ Divisione di Fanteria “Casale”.99
All’alba del 9 marzo 1941, alla presenza di Mussolini e con una visibilità
eccellente, il cannoneggiamento ha inizio. Nel cielo sfrecciano gli aerei con
il tricolore (L’Aeronautica era stata rinforzata in Albania con altri 46 caccia
e 8 bombardieri, e in Puglia con 12 caccia Macchi 200). Alle 8,30 i primi
reparti vanno all’attacco.
Ma l’inefficienza della preparazione d’artiglieria (in massima parte effettuata con piccoli calibri, inadatti ad aprire varchi nei reticolati e sconvolgere le trincee avversarie), lo scarsissimo addestramento dei fanti italiani e
una valorosa difesa dei greci, portano ad un’avanzata lentissima con perdite
sanguinose; più volte le posizioni conquistate vengono perse: quota 1615 del
Golico; Giafa Lusit; Giafa Mezgorani, quota 717, quota 731 Monastero,
Monte Rapit, Mali Spadarit, ecc.... E’ un inferno di ferro e di fuoco tra i greci che si difendono e gli italiani che assaltano; è terribile!
99 - gen. Amico - 11° e 12° Regg. Fanteria, 56° Regg. Art.;
89
La baionetta e la bomba a mano, le armi della Grande Guerra sul Carso e
sugli altopiani, sono le protagoniste anche di questi combattimenti furiosi.
Il 16 marzo, dopo otto giorni, dopo aver pagato un tributo di sangue di oltre 12.000 uomini perduti, per restare al punto di partenza, l’offensiva
“mussoliniana” viene sospesa.
“Nell’esito deludente della offensiva di marzo c’era la profonda giustizia della storia. Sarebbe stato troppo comodo, per i Mussolini, i Ciano, gli
Jacomoni, i Visconti Prasca, poter cancellare con il colpo di spugna di un
successo sanguinosamente pagato dagli uomini gli errori nefasti dei mesi
precedenti; far dimenticare, con il narcotico di una brillante avanzata, i
morti per impreparazione, le umiliazioni ricadute su un esercito e su una
nazione intera, avviliti dalla sprovveduta incoscienza di chi li guidava. Era
in un certo senso dolorosamente necessario che l’azione tedesca trovasse il
nostro esercito ricacciato ancora in territorio albanese, a testimoniare dell’incapacità di una classe dirigente politica e militare che per vent’anni si
era vantata di essere guerriera, di dormire con la testa sullo zaino, di abbinare sempre il moschetto al libro...
Le nevi cominciavano a sciogliersi sulle montagne d’Albania, e di sotto la
coltre bianca affioravano i corpi di caduti, elmetti, borracce, carogne di
muli, il foglio imputridito, sul quale trasparivano ancora tracce di scrittura,
di qualche non finita lettera alle famiglie. Frammenti illeggibili, frasi monche: pezzi di carta insanguinati”.100
100 - M. Cervi, Storia della guerra di Grecia, pag. 213;
90
SCHEDA 5
I CITTADINI DI MONTECCHIO PRECALCINO
ARRIVATI SUL FRONTE GRECO-ALBANESE DURANTE
ITALIANA DI PRIMAVERA (MARZO – APRILE 1941)
E DOPO L’OFFENSIVA
33^ DIVISIONE FANTERIA “ACQUI”
4° BATTAGLIONE MITRAGLIERI DI CORPO D’ARMATA AGGREGATO
Caporal Magg. Mitraglieri Campagnolo Valentino “Oriano”
di Gio Batta e Dall’Osto Anna, nato il 2 ottobre 1918 a Montecchio Precalcino, n. matr. 4451. Già reduce del Fronte Occidentale, arriva in Albania il 2 marzo 1941, con la 4^ Compagnia, 110° Btg. Mitraglieri di C. d’A.
aggregato alla Div. “Acqui” e partecipa alle fasi finali della Campagna di
Grecia.
A Cefalonia dal luglio ‘41, partecipa all’occupazione e al presidio dell’isola e dopo l’8 settembre 1943, partecipa alla Resistenza contro i tedeschi. Catturato, è “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 22 giugno
1945. E’ decorato con 2 Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di
“Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.101
56^ DIVISIONE FANTERIA DI LINEA “CASALE”
11° REGGIMENTO FANTERIA
Fante Centofante Silvio
di Giovanni e Campagnolo Emilia, nato il 3 luglio 1920 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 11113. Parte per l’Albania e sbarca a Durazzo il 13
marzo 1941 come attendente nel 1° Btg. e partecipa alle fasi finali della
Campagna di Grecia.
Dal 18.12.42 è aggregato al Quartier Generale di Supergrecia – Uff. Propaganda in Atene. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 17 luglio 1945. Rientrato a
Montecchio Precalcino, è nominato rappresentante dei Reduci ed Internati
101 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari e
in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 77 e 143; in ACSSMP, Archivio informatico;
91
nel Comitato di Liberazione Nazionale locale. E’ decorato con due Croci
al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà”, gli
spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.102
Fanti in trincea sull’Altopiano di Kurvelesh
38^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “PUGLIE”
71° REGGIMENTO FANTERIA
Caporale di Fanteria Borin Bortolo
di Giovanni e Menara Angela, nato il 3 settembre 1914 a Fara Vicentina,
ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 37240. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo il 16 marzo 1941 e partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile
1941 partecipa all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Da subito partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei
Balcani – territori greci e albanesi; dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 10 settembre 1943 a Scutari in Albania e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 13 settembre 1945. E’ decorato di due Croci al Me102 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari e
in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 70, 143 e 372; in ACSSMP, Archivio
informatico;
92
rito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli
spetta la Medaglia d’Onore quale “internato” in lager nazista.103
Fante Borriero Valentino
di Giovanni e Pobbe Anna, nato il 16 maggio 1913 a Montecchio Precalcino, n. matr. 32129. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo il
16 marzo 1941 con il 2° Btg., 8^ Compagnia, e partecipando alle fasi finali
della Campagna di Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile 1941 partecipa
all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci
e albanesi; dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 10 settembre 1943
a Scutari, in Albania, e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 15
ottobre 1945. E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, di Distintivo
d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore
quale “internato” in lager nazista.104
Fanti in tana sullo Scindeli
103 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 63 e 150; in ACSSMP, Archivio informatico;
104 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari;
in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 64 e 151; in ACSSMP, Archivio informatico;
93
Fante Campagnolo Pietro “Checonia”
di Pietro e Qualbene Maria, nato il 21 maggio 1914 a Montecchio Precalcino, n. matr. 41280. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo il
16 marzo 1941 e partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia e dal 6
aprile al 29 aprile 1941 all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci
e albanesi; dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi a Scutari in
Albania e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 2 settembre
1945. E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore
quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale
“internato” in lager nazisti.105
Fante Campana Paolo Giulio
di Gaetano e Moro Maria, nato il 14 gennaio 1913 a Montecchio Precalcino, n. matr. 32133. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo il
16 marzo 1941 con il 2° Btg., 8^ Compagnia, e partecipando alle fasi finali
della Campagna di Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile 1941 partecipa
all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci
e albanesi; dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi il 10 a Scutari
in Albania e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 28 settembre
1945. E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore
quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale
“internato” in lager nazista.106
Fante Dall’Osto Francesco
di Giacinto e Pauletto Caterina, nato l’8 dicembre 1914 a Montecchio Precalcino, n. matr. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo il 16
marzo 1941 con la Compagnia Comando Reggimentale, e partecipa alle
fasi finali della Campagna di Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile 1941 partecipa all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci
e albanesi; dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 10 settembre 1943
105 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 63 e 151; in ACSSMP, Archivio informatico;
106 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari e
in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 64 e 151; in ACSSMP, Archivio informatico;
94
a Scutari in Albania e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 5 settembre 1945.
E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale
“Volontario della Libertà” e di “Invalido di Guerra”, gli spetta la Medaglia
d’Onore quale “internato” in lager nazista.107
Fanti in un ricovero scavato nella neve
Fante Grigoletto Pietro
di Giuseppe e Soardi Giuseppina, nato il 24 ottobre 1913 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 32149. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo il 16 marzo 1941 e partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia, e dal 6 aprile al 18 aprile 1941 partecipa all’attacco alla Jugoslavia dal
confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci
e albanesi; rimpatriato, sbarca a Fiume il 29.6.42 ed è congedato il
107 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 63 e 150; in ACSSMP, Archivio informatico;
95
17.8.42. Richiamato il 4.2.43 presso il 58° Regg. Fanteria, Div. “Piave” in
Padova, dopo l’8 settembre 1943 è “sbandato”. E’ decorato di Croce al
Merito di Guerra.108
Fante Moro Giulio
di Giacomo e Peruzzo Elisabetta,
nato il 11 novembre 1913 a Montecchio Precalcino, n. matr. 32168.
Richiamato, parte per l’Albania,
sbarca a Durazzo il 16 marzo 1941
e partecipa alle fasi finali della
Campagna di Grecia, e dal 6 aprile
al 29 aprile 1941 partecipa all’attacco alla Jugoslavia dal confine
albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci e albanesi; rimpatriato, con
licenza speciale il 20.7.43, dopo l’8
settembre 1943 è “sbandato”. E’
decorato di Croce al Merito di
Guerra.
Moro Giulio
Fante Peron Antonio
di Gio Batta e Lanaro Innocenza, nato l’8 dicembre 1914 a Schio, ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 37250. Già in Libia nel ‘36, è richiamato per l’Albania; sbarca a Durazzo il 16 marzo 1941
con il 1°Btg., 2^ compagnia e partecipa alle fasi finali della Campagna di
Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile 1941 partecipa all’attacco alla Jugoslavia
dal confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci
e albanesi; dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 10 settembre 1943
a Scutari in Albania e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 10
settembre 1945. E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, di Distintivo
108 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari;
in ACSSMP, Archivio informatico;
96
d’Onore quale “Volontario della Libertà” e di “Invalido di Guerra”, gli
spetta la Medaglia d’Onore quale “internato” in lager nazista.109
Fante Soardi Pietro
di Giovanni e Volpato Maria, nato il 16 aprile 1914 a Montecchio Precalcino, n. matr. 37253. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo il
16 marzo 1941 con il 3° Btg., 11^ Compagnia, e partecipa alle fasi finali
della Campagna di Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile 1941 partecipa
all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei Balcani – territori greci e albanesi; dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 12 settembre 1943 a Scutari in Albania e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 15 luglio 1945. E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, di
Distintivo d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “internato” in lager nazista.110
Fante Veroncelli Bruno
nato il 25 dicembre 1914 a Sossano, ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 37255. Già reduce in Africa Orientale Italiana
‘36-’37 con la 5^ Div. Alpina “Pusteria”. Richiamato, parte per l’Albania,
sbarca a Durazzo il 16 marzo 1941 con il 3° Btg., 11^ Compagnia, e partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile
1941 partecipa all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Rimpatriato il 2.11.41, con la 75^ Compagnia Presidiaria parte per i Balcani, a Mattuglie, in territorio croato, dall’8.1.42 al 12.2.43, dove partecipa
alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia. Dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 12 settembre 1943 a Pola in Istria ed è “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 17 agosto 1945. E’ decorato di due Croci
al Merito di Guerra, di Distintivo d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “internato” in lager nazista.111
109 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 64 e 151; in ACSSMP, Archivio informatico;
110 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 74 e 161; in ACSSMP, Archivio informatico;
111 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 56 e 158; in ACSSMP, Archivio informatico;
97
Fante Zordan Marco
di Francesco e Zordan Angela, nato il 21 febbraio 1914 a Montecchio Precalcino, n. matr. 37256. Richiamato, parte per l’Albania, sbarca a Durazzo
il 16 marzo 1941 con il 1° Btg., 2^ Compagnia, e partecipa alle fasi finali
della Campagna di Grecia; dal 6 aprile al 29 aprile 1941 partecipa
all’attacco alla Jugoslavia dal confine albanese.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori greci
e albanesi; dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 10 settembre 1943
a Scutari in Albania e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 15
ottobre 1945. E’ decorato di due Croci al Merito di Guerra, di Distintivo
d’Onore quale “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore
quale “internato” in lager nazista.112
Alpini accampati nelle retrovie
112 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda Personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 64 e 151; in ACSSMP, Archivio informatico;
98
3^ DIVISIONE ALPINA “JULIA”
8° REGGIMENTO ALPINI
BATTAGLIONE “TOLMEZZO”
Alpino Dall’Osto Primo Antonio
di Nicola e Zubiolo Angela, nato l’1 aprile 1911 a Montecchio Precalcino,
n. matr. 25012. Richiamato nel Battaglione “Gemona” di complemento alla “Julia” ed è assegnato al Btg. “Tolmezzo”; sbarca a Valona il 19 marzo
1941, ed è fatto prigioniero dai greci il 24 marzo sul Monte Golico. Liberato il 18 maggio 1941 dopo l’occupazione tedesca della Grecia; è rimpatriato l’11.6.41.
Trasferito al Btg. “Val Natisone”, 220^ Compagnia, dal 18.11.42 al
20.12.42 è in Francia. Trasferito al Btg “Gemona bis”, poi al Btg. “Vicenza” in Gorizia, partecipa alle operazioni anti-guerriglia in quel territorio;
dopo l’8 settembre 1943 è “sbandato”. E’ decorato con Croce al Merito di
Guerra.113
3° REGGIMENTO ARTIGLIERIA ALPINA
GRUPPO ART. “CONEGLIANO”
Artigliere Alpino Guglielmi Natale Beniamino
di Domenico e Balasso Maria, nato il 25 dicembre 1913 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 32152. Richiamato, sbarca a Valona il 26 marzo 1941,
con la 113^ Batteria complementi ed è assegnato al Gruppo “Conegliano”.
Partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia ed alle operazioni antiguerriglia nella Grecia occupata; è rimpatriato il 28 aprile ‘42 da Patrasso.
Ammalato, dopo vari ricoveri e convalescenze, è congedato il 5.6.43. Nelle prime elezioni libere del ‘46, è in Lista con la lista “Sinistra Unita”.114
113 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari;in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 351; in ACSSMP, Archivio informatico;
114 - in ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 376; in
ACSSMP, Archivio informatico;
99
GRUPPO ART. “UDINE”
Caporal Magg. Art. Alpina Vendramin Beniamino
di Gio Batta e Dalla Stella Anna, nato il 7 settembre 1912 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 30522. Richiamato, sbarca a Valona il 26 marzo ‘41,
con la 113^ Batteria complementi e assegnato al Gruppo “Udine”. Partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia ed è rimpatriato il 30 aprile da
Patrasso (Grecia).
Partito per la Russia il 19.8.42, è “disperso” tra il 16 e il 31.1.43 durante la
tragica ritirata dal Don. E’ decorato con Croce al Merito di Guerra.115
14° RAGGRUPPAMENTO ARTIGLIERIA DI CORPO D’ARMATA
60° GRUPPO D’ARTIGLIERIA
3^ BATTERIA
Caporale d’Artiglieria Fontana Ferruccio
di Antonio e Dal Pozzo Angela, nato l’1 luglio 1919 a Dueville, ma residente e Lista di Leva a Montecchio Precalcino, n. matr. 8402. Arrivato in
Albania, sbarca a Durazzo il 26 marzo 1941 e partecipa alle operazioni finali della Campagna di Grecia.
E’ rimpatriato il 18.8.41 e promosso Caporal Magg, l’1.11.41. Parte per la
Francia il 15.12.42. Dopo l’armistizio è catturato dai tedeschi l’11 settembre 1943 e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 19 agosto 1945.
E’ decorato con 3 Croci al Merito di Guerra e Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà”, gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato”
nei lager nazisti. 116
115 - in ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 27; in
ACSSMP, Archivio informatico;
116 - in ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari e in Militari, b. 91; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 88 e 158; in ACSSMP, Archivio
informatico;
100
6^ DIVISIONE DI FANTERIA DI LINEA “CUNEO”
27° REGGIMENTO ARTIGLIERIA “LEGNANO”
26° REPARTO SALMERIE DEL 1° GRUPPO ALPINI “VALLE” AGGREGATO
Alpino Nemo Alfredo
di Francesco e Bendonini Giulia, nato il 16 dicembre 1919 a Montecchio
Precalcino, n. matr. 8383. Del 26° Reparto Salmerie, 1° Gruppo Alpini
“Valle”, sbarca a Valona il 31 marzo 1941; viene aggregato al 27° Regg.
Art. “Legnano”, Divisione di Fanteria “Cuneo”, dislocata sul fronte che
dal mare sale al Monte Messimerit e partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia.
Rimpatriato il 22.12.41, è congedato. Richiamato il 12.8.42, è assegnato al
1° Gruppo Alpini “Valle”, con cui partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nella provincia di Gorizia. Dopo l’8 settembre 1943, è
catturato dai tedeschi e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 12
settembre 1945. E’ decorato con 2 Croci al Merito di Guerra, Distintivi
d’Onore di “Volontario della Libertà” e “Invalido di Guerra”, gli spetta la
Medaglia d’Onore quale “Internato” nei lager nazisti.117
4° REGGIMENTO GENIO MILITARE
21° BATTAGLIONE AUTIERI
Autiere Bortoli Luigi Pietro “Coa”
di Pietro e Gallio Caterina, nato il 6 ottobre 1915 a Breganze, ma residente
a Montecchio Precalcino, n. matr. 45226 (Lista di Leva di Breganze). Richiamato, sbarca a Valona l’1 aprile 1941 con la 2^ Compagnia, e partecipa alle fasi finali della Campagna di Grecia.
Trasferito il 30.6.41 al 14° C. d’A., 14° Regg. Genio, 21° Btg., 2^ Compagnia, partecipa alle operazioni di occupazione e anti guerriglia in Montenegro. Dopo l’8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi e “internato” in
Germania; ex IMI aderisce dal 16.11.43 alla “repubblica di Salò” e dal
9.7.1945 giura fedeltà al “Terzo Reich”; è rimpatriato il 9 luglio 1945.118
117 - in ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 111 e 162; in ACSSMP, Archivio informatico;
118 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari e
in Militari, b. 91; in ACSSMP, Archivio informatico;
101
19^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “VENEZIA”
83° REGGIMENTO FANTERIA
BATTAGLIONE COMPLEMENTI
Caporal Magg. Grigoletto Giulio
di Giovanni e Garzaro Luigia, nato il 13 aprile 1917 a Montecchio Precalcino, n. matr. 673. Già reduce del Fronte Occidentale, richiamato, arriva in
Albania sbarcando a Valona il 9 aprile 1941, e partecipa alle fasi finali
della Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nel Montenegro.
Dopo l’8 settembre 1943, combatte i tedeschi con la Divisione “Venezia”
e successivamente con la Divisione Partigiana Italiana “Garibaldi”, inserita nella 4^ Brigata, 2° Corps dell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo. E’ catturato il 5.12.43 dai tedeschi e “internato” nei Balcani (IMI).
Liberato dagli jugoslavi, si arruola “aiutante di sanità” nella 5^ Brigata
“Proletari”, 26° Btg. Lavoratori, 2^ Compagnia. E’ rimpatriato l’1.12.46.
E’ decorato con tre Croci al Merito di Guerra, Distintivo d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore quale “Internato”
nei lager nazisti.119
32^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “MARCHE”
55° REGGIMENTO FANTERIA
Fante Caretta Ernesto
di Giovanni e Maccà Angela, nato il 21 settembre 1910 a Montecchio Precalcino, n. matr. 20751. Richiamato, arriva in Albania sbarcando a Durazzo il 9 aprile 1941, ormai tardi per partecipare alle fasi finali della Campagna di Grecia.
Partecipa alle operazioni di occupazione e anti-guerriglia nei territori ex
jugoslavi; dopo l’armistizio, è catturato dai tedeschi il 12 settembre 1943,
a Ragusa-Dubrovnik e “internato” (IMI) in Germania; è rimpatriato il 4
settembre 1945. E’ decorato di Croce al Merito di Guerra, Distintivi
119 - ASVI, Ruoli Matricolari, Liste leva e Scheda personale; in ACMP, Ruoli Matricolari
e Sussidi Militari; in PL Dossi, Albo d'Onore, pag. 166 e 196; in ACSSMP, Archivio informatico;
102
d’Onore di “Volontario della Libertà” e gli spetta la Medaglia d’Onore
quale “Internato” nei lager nazisti.120
Messa in linea
L'INVASIONE TEDESCA E LA FINE DELLA CAMPAGNA DI GRECIA
Già in febbraio è chiaro, per greci ed inglesi, che il Fronte Albanese non
si sarebbe mosso, viceversa Mussolini si illude che le divisioni italiane possano sfondare. Ma i greci riescono abbastanza facilmente a bilanciare l'aumento delle forze italiane con nuove mobilitazioni e il trasferimento di unità
dal confine bulgaro.
L'aver fatto da soli in Albania è per i greci un comprensibile motivo d'orgoglio, ma l'aver sguarnito tutti gli altri settori fa pesare molto di più la minaccia tedesca, anche se le formidabili divisioni di Hitler non hanno, né avrebbero avuto, un avversario che le potesse comunque preoccupare.
120 - ASVI, Ruoli Matricolari e Liste leva; in ACMP, Ruoli Matricolari e Sussidi Militari;
in ACSSMP, Archivio informatico;
103
D'altra parte i greci sperano negli inglesi: loro hanno tenuto a bada l'Italia,
tocca ora agli inglesi aiutarli ad affrontare la Germania.
Gli inglesi, a loro volta, si trovano di fronte a un dilemma drammatico:
abbandonare la Grecia al suo destino e impegnarsi a fondo nell'offensiva africana, da Bengasi verso Tripoli (Rommel stava sbarcando il suo African
Korp) o parare la minaccia tedesca sui Balcani.
Era più importante Atene o Tripoli?
La Bulgaria sottoscrive il Patto Tripartito Italia-Germania-Giappone il 1
marzo 1941.
La Jugoslavia, sotto la guida malferma del principe reggente Paolo, oscilla
tra manifestazioni filo-britanniche e promesse ai tedeschi. Il 25 marzo 1941
la Jugoslavia aderisce al Patto Tripartito Italia-Germania-Giappone; due
giorni dopo, il 27 marzo, un colpo di Stato destituisce Paolo e colloca sul
trono il re minorenne Pietro II in chiave anti-tedesca.
Hitler è fuori di sé per il voltafaccia jugoslavo: ordina che venga preparata
la distruzione della Jugoslavia e che i piani contro la Grecia siano modificati
alla luce della nuova situazione.
In pochi giorni, dal 27 marzo al 6 aprile, i generali tedeschi predispongono
l'azione contro la Jugoslavia e la coordinano alla “Operazione Marita” contro la Grecia, danno direttive agli alleati italiani, ungheresi e bulgari.
L'Italia sposta e potenzia le truppe al confine jugoslavo-albanese e italojugoslavo.
Al confine jugoslavo-albanese, viene messa in linea la Divisione “Firenze”, rinforzata dal Battaglione Alpino autonomo “Intra”; la Divisione Alpina
“Cuneense” rinforzata dai reggimenti di cavalleria, Lanceri “Aosta” e “Milano”; la Divisione di Fanteria “Puglie” rinforzata da alcuni battaglioni di
Carabinieri e Guardia di Finanza; la Divisione Corazzata “Centauro”.
Gli inglesi il 21 marzo sbarcano in Grecia un corpo di spedizione modesto:
due divisioni inglesi, la 1^ Brigata Corazzata, la 2^ Divisione Neozelandese
e la 6^ Divisione Australiana, e una Brigata Polacca.
La 12^ Armata del feldmaresciallo Wilhelm List, già dislocata in Bulgaria,
inizia ad invadere la Grecia domenica 6 Aprile 1941 alle ore 5,30, è composta da:
- 5 Divisioni Panzer;
- 2 Divisioni Motorizzate;
- 1 Brigata Motorizzata SS, la “Leibstandarte”;
- 3 Divisioni leggere e da montagna;
- 3 Reggimenti SS della Divisione “Adolf Hitler”;
- 4^ Armata aerea della Luftwaffe.
104
I battaglioni anglo-greci sono 70 contro 72 tedeschi; 176 carri armati contro 1907; i cannoni 445 contro 1086; i pezzi contraerei 228 contro 1549; i
mortai 445 contro 1080; gli aerei 45 contro 1200.
L'avanzata tedesca è travolgente, il 9 aprile, alle 8,00 del mattino i tedeschi
entrano a Salonicco; i reparti greci impegnati contro gli italiani in Macedonia occidentale e dell'Epiro iniziano la ritirata per non essere accerchiati dai
tedeschi.
Il 13 aprile prende ad avanzare anche il fronte italiano in Albania, il 14 aprile una colonna della “Cagliari” attacca e conquista le posizioni di quota
802 in alta Val Shushiza, sul Bregu.
Scialesi, un affluente del torrente Desnizza, catturando qualche decina di
prigionieri, è l'ultimo scontro di una certa importanza perché dà l'avvertimento che i greci desistono dalla lotta. Infatti non si ha il contrattacco che
non è mai mancato in simili occasioni.
Il giorno dopo l'esercito greco rompe il contatto e ordinatamente si ritira su
tutto il fronte verso i propri confini.
L'inseguimento italiano è ritardato dalla reazione di grosse retroguardie e
dalle sapienti interruzioni; ponti e ponticelli distrutti, strade a mezza costa
sbancate, ostruzioni ovunque, da quaranta a cinquanta sugli scarsi 80 Km
della strada che porta al Ponte Perati.
105
Invasione tedesca della Grecia (6 aprile 1941 – 28 aprile 1941)
106
Quando, la Divisione “Forlì” arriva al ponte, ancora intatto, trovano una pattuglia tedesca a presidiarlo, e che rischia di farsi sparare addosso dagli italiani per il loro atteggiamento di commiserazione da superuomini. E' questo,
un reparto di una colonna motorizzata tedesca passata dalla Bulgaria nella
Valle del Vardar, scesa nella Macedonia greca, raggiunto Florina e Metsovo,
sino ai confini con l'Albania; ha lasciato passare le truppe greche in ritirata e
occupato tutti i valichi, con l'ordine di far cessare le operazioni, praticamente di fermare gli italiani.
Soldati tedeschi alzano la “croce uncinata” sull'Acropoli di Atene
La Jugoslavia, che ha resistito per 12 giorni, il 17 Aprile 1941 si arrende.
Le due armate italiane in Albania, comprendono in quei giorni di aprile, 4
Divisioni alpine, 23 Divisioni di Fanteria, 1 Divisione Corazzata, 3 Regg. di
Cavalleria e 1 di Granatieri, 31.841 ufficiali, 494.709 sottufficiali e uomini
di truppa, 65.320 quadrupedi, 13.169 automezzi.
107
La 32^ Divisione Fanteria “Marche”121 e la 29^ Divisione Fanteria “Messina”122 giungono in linea a campagna conclusa.
Dopo una serie di discussioni tra gli alti comandi militari italiani e tedeschi
e una lunga trattativa su i termini dell'armistizio – i greci non vogliono arrendersi anche agli italiani, ma solo ai tedeschi – viene firmato il 21 aprile
1941 a Larissa, dal generale Papagos, l'atto di resa dell'Esercito greco. Il 23
aprile 1941, cessano ufficialmente le ostilità anche sul confine grecoalbanese.
Nel “Bollettino di guerra” italiano, n. 323, oltre alla notizia dell'armistizio,
è affermato:
“Nei combattimenti degli ultimi giorni abbiamo avuto circa seimila uomini
fuori combattimento dei quali, tra morti e feriti, circa 700 ufficiali.”
Con molto compiacimento il bollettino annota queste perdite pesanti. E' il
consueto metodo mussoliniano di buttare sulla bilancia delle trattative, si
trattasse dell'armistizio con la Francia, o di quello con la Grecia, non i grandi risultati ottenuti con poche perdite, ma le grosse perdite subite senza alcun risultato. E i caduti degli ultimi giorni sono stati sacrificati ai puntigli di
un Mussolini già pronto, senza arrossire per la vergogna, a parlare di vittoria.
Il 26 aprile i tedeschi conquistano, con un'azione di paracadutisti, il Canale
di Corinto e Domenica 27 entrano trionfanti in Atene.
Nel contempo, gli inglesi devono accelerare i tempi per l'evacuazione e ripiegano verso i piccoli porti dell'Attica e del Peloponneso: un’altra Navik
(Norvegia) e Dunkerque (Francia).
Il 28 aprile 1941, paracadutisti italiani e truppe aereo-trasportate intimano la
resa al presidio greco di Corfù e con la stessa tecnica viene presa anche Cefalonia.
Il 29 aprile l'azione di reimbarco è praticamente conclusa: su 58.000 uomini
del contingente inglese, più di 15.000 uomini furono uccisi, feriti o fatti prigionieri.
Con la fine delle ostilità il paese ellenico viene diviso tra le forze italiane,
tedesche e bulgare:
- la Germania occupa militarmente la Macedonia centrale e orientale con
l'importante porto di Salonicco, la capitale Atene, le isole dell'Egeo settentrionale e parte dell'isola di Creta;
121 - gen. Amico - 55° e 56° Regg. Fanteria e 32° Regg. Art.;
122 - 93° e 94° Regg. Fanteria e 2° Regg. Art.;
108
- la Bulgaria ottiene la Tracia;
- l'Italia, che era già presente nell'Egeo con i possedimenti del Dodecaneso,
ottiene il controllo della totalità della Grecia.
Ad Atene viene instaurato un governo militare greco, sottoposto comunque
al controllo della Germania, guidato dal generale Tsolaglu.
Nel giugno 1941 tutta la Grecia è sotto il controllo dell'Asse. Le conseguenze della guerra iniziata dall'Italia fascista e l'occupazione nazi-fascista
sono tragiche per quel Paese e provoca una spaventosa penuria di generi alimentari, soprattutto nel continente greco, con oltre 400.000 persone morte
di fame. Ben presto nel Paese è organizzata la deportazione degli ebrei, secondo il programma di sterminio nazista: la comunità di Salonicco, consistente in circa 50.000 persone, viene cancellata!
Bambini vittime della carestia ammassati in ospedale ad Atene nel 1941
La campagna di Grecia è finita, sei mesi dopo il suo inizio:
“Una campagna cominciata tragicamente, nel segno della leggerezza e dell'improvvisazione, finiva nel segno della meschinità delle questioni di punti-
109
glio, pagate con centinaia di morti. Senza odio, senza rancore, i nostri soldati diventavano occupanti, riconoscevano negli sbandati di oggi i nemici di
ieri, scorgevano in quei volti una fratellanza di sofferenze e di rassegnazione. Sapevano, i soldati in avanzata, che la limpidezza di questa loro vittoria
era intorbidita da troppe amarezze, da troppe umiliazioni. Marciavano allegri – al soldato italiano basta poco per dimenticare i patimenti – su strade
dove sfrecciavano le motociclette dei tedeschi, o sferragliavano i loro panzer poderosi”.123
Secondo i dati ufficiali del Ministero della Difesa, la campagna di Grecia è
costata all'Italia:
- 17.669 morti, di cui 3.914 dispersi caduti sul campo;
- 50.874 feriti;
- 12.368 congelati;
- 52.108 ricoverati in luoghi di cura;
- 21.153 prigionieri.
La guerra d'Albania è stata sanguinosa per l'Italia e per la Grecia. Il numero
dei caduti greci ammonta, secondo cifre ufficiali, a:
- 14.698 morti, di cui 1.290 dispersi caduti sul campo;
- 37.663 feriti;
- 25.000 congelati.
E ancora: 18 navi dei convogli che fanno la spola tra Italia e Albania sono
affondate; 65 aerei italiani abbattuti e assai maggiore è il numero degli aerei
greci ed inglesi; città greche devastate dai bombardamenti.
“Più di trentamila uomini sono morti, 100 mila sono stati feriti, molti altri
hanno vissuto... una vita di sofferenze per mutilazioni causate dal gelo, perché un giorno ... Mussolini fu punto nel suo orgoglio ... Tanti sacrifici, tanto
sangue italiano versato furono compensati, nell'opinione pubblica mondiale, dal discredito e dal disprezzo”.
“La verità è un duro impegno, ma niente della verità può suonare offesa ai
patimenti e alla memoria dei caduti di Monastero e delle mille altre quote
d’Albania, intrise di fango e di sangue. Sia reso onore a chi ha compiuto un
dovere che sapeva di fiele, a chi ha obbedito ad ordini sciocchi o iniqui.
...Sia reso grazie all'ardimento dei nostri soldati ... Sono stati nella campagna di Grecia i soldati peggio guidati del mondo, senza dubbio alcuno. Nonostante tutto, hanno ben meritato dalla Patria”.
123 - M. Cervi, Storia della guerra di Grecia, pag. 259;
110
Il 10 giugno 1941, nel primo anniversario dell'entrata in guerra, Mussolini
traccia davanti alle Camere dei fasci e delle corporazioni un bilancio che
non poteva ignorare l'avventura greca.
“E' assolutamente matematico che in aprile, anche se nulla fosse accaduto
per variare la situazione balcanica, l'esercito italiano avrebbe travolto e
annientato l'esercito greco.”
I consiglieri nazionali applaudirono entusiasticamente.
Churchill, Primo Ministro inglese, alla Camera dei Comuni ha accenti
sprezzanti:
“Probabilmente avete letto sui giornali che, con uno speciale proclama, il
dittatore italiano si è congratulato con l'esercito italiano in Albania per gli
allori gloriosi che ha conquistato con la sua vittoria sui greci. Questo è senz'altro il record mondiale del ridicolo e dello spregevole. Questo sciacallo
frustrato, Mussolini, per salvare la sua pelle ha reso l'Italia uno stato vassallo dell'Impero di Hitler, viene a far capriole al fianco della tigre tedesca
con latrati non solo di appetito – il che si può comprendere – ma anche di
trionfo”.
Si racconta che a metà dicembre del '40, Hitler, parlando con il mar.llo
Von Keitel della perdita da parte italiana di uomini, di beni, di tempo, sul
Fronte Albanese, avrebbe definito tale perdita “entsetzlich und dumm”,
“spaventosa e stupida”. Se non è vero, merita di esserlo.
Alla fine della tragica avventura albanese il commento degli Alpini, come
sempre pacato e poetico, ma anche chiaramente accusatore, si esprime con
estrema amarezza e lapidaria semplicità nella nota canzone “Sul Ponte di
Perati”:
Sul ponte di Perati
bandiera nera.
E' il lutto della Julia
che va alla guerra.
Sui monti della Grecia
c'è la Vojussa,
col sangue degli alpini
s'è fatta rossa.
Quelli che son partiti
non son tornati
sui monti della Grecia
son restati.
Da mille e mille tombe
s'alza un lamento
sul sangue della Julia
c'è il tradimento!
Successivamente viene censurata l'ultima quartina per sostituirla con la più
patriottica: “Alpini della Julia / in alto i cuori / sul ponte di Perati / sventola
il tricolore”.
111
Il Ponte di Perati
Cimitero di guerra
112
SCHEDA 6
REPARTI MILITARI IMPEGNATI NELLA CAMPAGNA DI GRECIA
A CUI APPARTENGONO 84 CITTADINI DI MONTECCHIO PRECALCINO
3^ DIVISIONE ALPINA “JULIA”124
“LA DIVISIONE MIRACOLO”
Dall'aprile 1939 la “Julia” è impegnata nell'occupazione dell'Albania, dove successivamente presidia la zona settentrionale (provincia di Scutari).
Ai primi di ottobre del 1940 si sposta verso il confine greco-albanese,
prendendo posizione presso i fiumi Ossum e Vojussa, nell'imminenza dell'apertura delle ostilità contro la Grecia.
Il 28 ottobre 1940 ha inizio l'attacco italiano, e la Divisione “Julia” è composta:
- dall'8° Reggimento Alpini, con i Btg. “Tolmezzo”, “Gemona” e “Cividale”;
- dal 9° Reggimento Alpini, con i Btg. “Vicenza” e “L'Aquila”;
- dal 3° Reggimento Artiglieria Alpina, con i Gruppi “Conegliano” e “Udine”;
- l'8^, la 9^ e la 303^ Sezione Sanità; il 633° Ospedale da Campo;
- altri reparti minori.
Complessivamente 278 ufficiali, 8.863 sottufficiali e Alpini, 20 pezzi d'artiglieria, 2.316 muli.
Tra questi Alpini ci sono 9 nostri concittadini: cinque inquadrati nel 9°
Regg., Btg. “Vicenza”: Silvio Faccio e Giuseppe Zanotto (59^ Comp.),
Aramini Francesco (61^ Comp.), Campagnolo Antonio e Todeschini
Domenico; quattro nel 3° Regg. Artiglieria: Giovanni Battista Baccarin e
Angelo Biasi (17^ Batt., Gr. “Udine”), Domenico Moro (18^ Batt.-Rep.
Munizioni e Viveri, Gr. “Udine”), Bruno Leoni (Batt. Comando Regg.).
Alla “Julia”, il Comando Supremo Truppe Albania, ha affidato il seguente
compito: partendo dalla zona di Erseke-Leskoviku in territorio albanese,
bloccare i passi di Metzovo e di Drisko, per impedire alle truppe greche dell'Epiro di congiungersi con quelle della Tessaglia. L'ordine prevede un'azione rapida e decisa, una marcia contro il nemico durante la quale la Divisione
non “deve costituire una linea permanente di rifornimenti, lasciando drap124 - A. Rasero, Alpini della Julia. Storia della “Divisione miracolo”, pag. 121-297;
113
pelli a protezione di essa”, ma deve contare su “un'autonomia logistica” e
“su nessuna affluenza da tergo per un certo tempo”.”Quando la coda di
ogni uno dei battaglioni sia sfilata per un determinato punto, dietro ad essa
non deve che rimanere il vuoto. La Divisione Alpina “Julia” non guarda
indietro e porta tutto con sé, anche la sua fortuna”.
Il Vojussa o Aoos in greco, nei pressi dei villaggi di Paleoseli e di Pades in Grecia
Con quanta folle leggerezza il Comando Superiore abbia diramato queste
disposizioni, prevedendo una fin troppo facile avanzata, appare amaramente
evidente due settimane più tardi. L'azione che deve concludersi nell'arco di
cinque o sei giorni (gli Alpini sono stati dotati di viveri per tale periodo e i
muli dispongono di cinque razioni di foraggio), dura invece 14 giorni: due
settimane di sanguinosa avanzata, seguite da un'altrettanta tragica ritirata,
che costano alla “Julia”, 49 ufficiali e 1.625 Alpini.
Il ripiegamento è massacrante. Il 10 e 11 novembre 1940, grazie al Battaglione “Vicenza” che tiene e non molla Sella Cristobasileos, ciò che rimane
dell'8° Regg. e il Comando Divisione si mettono in salvo e si raccolgono a
Konitza, mentre il 9° Regg. mantiene il possesso delle selle di Cristobasileos
e S. Attanasio. A sera la Divisione “Bari” assume la responsabilità del settore, trattenendo alle proprie dipendenze il 9° Alpini, mentre gli altri reparti
della “Julia” ripiegano a Premieti per riordinarsi.
114
La notte dell'11, con il favore delle tenebre, il Btg. “Vicenza” si sgancia
dal nemico, abbandona Sella Cristobasileiros e raggiunge il resto del 9° Alpini a Sella S. Attanasio.
In seguito allo sviluppo degli avvenimenti il Comando della Divisione
“Julia” ritorna in linea, disponendo del 9° Alpini e del Gruppo Art. “Udine”,
mentre l'8° Alpini e il Gruppo Art. “Conegliano” passano alle dipendenze
della Div. “Bari”.
Malgrado i ripetuti attacchi, i greci non riescono a sfondare il fronte tenuto
dal 9° Alpini, e il 15 pomeriggio si concentrano contro il 139° Regg. della
Div. “Bari”, schierato sulla sinistra; lo travolgono e aprono una falla che
causa, il 16, il forzato abbandono di Sella S. Attanasio e il ritiro sino al fiume Sarandaporos.
Contrattacco italiano a Sella S. Attanasio
La crescente pressione nemica, particolarmente al centro e alla sinistra del
fiume Vojussa, e le numerose infiltrazioni, rendono necessario un restringimento del fronte ai soli ponti di Perati e Bourozeni; il 19 i reparti ripiegano
sulle alture alla destra del Sarandaporos. Il 21 l'offensiva si accentua sulle
ali e, dopo sei ore di strenui combattimenti, di fronte all'intervento di nuove
unità greche, appare necessario ritirarsi e far saltare il ponte.
La sera del 23 il Comando d'Armata ordina alla “Julia” di assumere la difesa della conca di Frasheri. Alla Divisione sono assegnati altri due batta-
115
glioni Alpini (il “Val Tagliamento” e il “Val Fella”, e con loro i nostri concittadini: Sante Campagnolo, Giuseppe Cerbaro, Giovanni Danazzo e
Silvio Gabrieletto) e due gruppi d'artiglieria (il “Val Tanaro” e il “Val Isonzo”), ma i reparti sono duramente provati. Gli attacchi ellenici dei giorni
successivi vengono respinti, ma il 29 l'offensiva riesce a superare le difese
italiane e puntare sul monte Tabotj, ma viene fermata dal 9° Alpini.
Successivamente la “Julia” viene spostata sulla sinistra del fiume Ossum
e del torrente Ambrum, sulla dorsale del Mali Chiarista, un grande massiccio che di estende pert 15 chilometri, tra le valli Ambrum, Ossum e Desnizza, dal Mali Taronine a nord, al Chiarista Fratarit a sud.
Da nord a sud prendono posizione i battaglioni “Val Tagliamento”, il “Gemona”, il “Tolmezzo”, il “Cividale”, il “Vicenza”, il “Val Fella” e
“L'Aquila”. Il Gruppo d'Artiglieria Alpina “Conegliano” si schiera nel settore dell'8° Alpini sul costone nord del Mali Topojanit e il Gruppo “Udine”
sul costone sud; il Gruppo “Val Tanaro” sul settore del 9° Alpini sul Chiarista Fratarit.
Il 7 dicembre 1940, c'è il contatto con i greci che sferrano ripetuti attacchi
appoggiati dall'artiglieria. Ma anche i greci sono esausti e attenuano gli attacchi; riprendono il 23, con obiettivo la cima del Chiarista Fratarit, che viene presa dai greci il 29 dicembre 1940.
Gli Alpini sono costretti a ritirarsi sul monte Mali Topajanit, della stessa
catena montuosa.
La “Julia”, ridotta ad un pugno di Alpini, viene inviata, il 10 gennaio
1941, a difendere il punto di congiunzione tra le divisioni “Lupi di Toscana”
e “Bari” sul costone Ciaf-e-Safiut.
Dopo quindici giorni viene inviata nelle retrovie per essere ricostruita.
In questa seconda fase della guerra la “Julia” ha perso 153 ufficiali e 3.644
sottufficiali e Alpini; tra loro i nostri, Francesco Aramini, fatto prigioniero,
e Giuseppe Zanotto, caduto in combattimento.
Il 22 febbraio 1941 la ricostituita “Julia”, tornata forte di 348 ufficiali e
10.141 sottufficiali e Alpini, è assegnata al 25° Corpo d'Armata, col compito
di sostituire la Divisione “Legnano” nel settore del Golico e dello Scindeli.
Qui dal 28 febbraio al 24 marzo 1941, la “Julia” è impegnata nella “battaglia di logoramento di Tepeleni”.
116
Passerella sul Vojussa presso Tepeleni, sullo sfondo il Monte Golico
Ai primi violenti attacchi del 28 febbraio seguono, nei giorni successivi,
sanguinosi combattimenti sul Golico, lo Scindeli, il Beshishtit e la stretta di
Dragoti.
Durante quei tragici momenti anche il nostro concittadino Battista Vaccari, giunto a fine gennaio in Albania come autiere del Gruppo d'Artiglieria
“Val Isonzo”, 38^ Batt., viene ferito in combattimento sul Golico.
Il 18 marzo 1941 i Btg. “Cividale” e “Gemona” tentano di riprendere
q. 1.143 del Golico, ma la resistenza greca ha la meglio. Il 24 si conclude la
battaglia, con un ultimo attacco verso q. 1.143 che non produce risultati apprezzabili.
La “Julia” perde in questo terzo periodo della guerra 3.846 uomini, di cui
116 ufficiali.
Per intanto nuovi complementi arrivano alla “Julia”, tra loro i nostri concittadini: Primo Dall'Osto (Btg. “Tolmezzo”), che raggiunto il Golico il 20
marzo è fatto prigioniero dai greci il 24; Natale Guglielmi (Gruppo Art.
“Conegliano”) e Beniamino Vendramin (Gruppo Art. “Udine”), sbarcati a
Valona il 26 marzo.
117
Il 6 Aprile 1941 i tedeschi iniziano una travolgente invasione della Grecia
e grazie a loro la nuova offensiva italiana ha finalmente successo, anche se
ancora con grosse difficoltà.
La “Julia” raggiunge la zona del Canale di Corinto dove rimane un anno e
nel marzo 1942 rientra in Italia via terra e via mare. Durante queste operazioni di rimpatrio il piroscafo “Galilea”, sul quale è imbarcato il Btg. “Gemona” viene silurato da un sommergibile inglese. Dei 1.532 alpini imbarcati
se ne salvano solo 246.
Il 20 giugno 1942, tutti i battaglioni della “Julia” si riuniscono nel campo
sportivo di Udine per passare in rivista davanti al Re e da lui ricevere le
Medaglia d'Oro al Valor Militare concesse ai suoi tre reggimenti (8°, 9° e 3°
Art.) e la Medaglia di Bronzo al Valor Militare concessa al 3° Battaglione
Misto Genio Alpini. Il Comando della Divisione “Julia” parte per la Russia
ai primi di agosto del 1942, seguito a ruota da tutti i suoi reparti.
9° REGGIMENTO ALPINI
BATTAGLIONE “VICENZA”125
59^, 60^ E 61^ COMPAGNIA
Dopo l'occupazione dell'Albania, conclusa il 12 aprile 1939, il 14 inizia a
sbarcare la Divisione “Julia” e con essa il Battaglione “Vicenza” che si acquartiera a Peskopie. Il 12 maggio arrivano i richiamati della classe del '13 e
in luglio le reclute del '18; ciò permette di congedare i “nonni” delle classi
1901-1902 e 1903.
Passato l'inverno, nella primavera del '40 il “Vicenza” si sposta lungo la
frontiera jugoslava; in agosto, dopo aver soggiornato qualche tempo nella
zona di Pogradec, si trasferisce a Koritza, dove sosta con il resto della “Julia”. Il 20 ottobre tutta la “Julia” si trasferisce al confine greco, tra Erseke e
Leskoviku, nell'imminenza dell'attacco alla Grecia.
In base al piano d'attacco, il comando della “Julia” ha predisposto la costruzione di due “gruppi tattici”, uno dei quali era formato dai reparti dell'8°
Regg. e dalle batterie del “Conegliano”; l'altro gruppo, costituito dal 9°
Regg. e dalle batterie del “Udine”. Il gruppo tattico del 9° alpini deve agire
con due colonne: una formata dal Btg. “L'Aquila” con la 18^ Batteria e l'altra dal Btg. “Vicenza” con la 17^ Batteria.
125 - F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”, pag. 95 – 122;
118
Grecia - La conca di Konitza con in massiccio dello Smolika
Con il Battaglione “Vicenza” ci sono i nostri concittadini, Silvio Faccio e
Giuseppe Zanotto (59^ Comp.), Aramini Francesco (61^ Comp.), Campagnolo Antonio e Todeschini Domenico; con la 17^ Batteria del Gruppo
d'Art. “Udine” Giovanni Battista Baccarin e Angelo Biasi; e con la 18^
Batteria, Domenico Moro; con la Batteria Comando del 3° Regg., Bruno
Leoni.
Alle due colonne sono agregati distaccamenti forniti dalla 123^ Compagnia Artieri e dalla 113^ Compagnia Trasmettitori del 3° Btg. Misto Genio
Alpino. Inoltre, deve agire agli ordini del 9° Regg., il 5° Btg. Volontari Albanesi.
Le due colonne del 9°, procedendo per vallette parallele, affluenti del
fiume Sarandaporos, devono in un primo momento dirigersi sulle pendici
meridionali del Monte Smolika, “L'Aquila” marciando più a nord ed il “Vicenza” a sud, e di qui procedere per Peristeri e passo Drisco, sulla rotabile
Giannina-Metzovo. Contemporaneamente il Btg. Albanese deve occupare la
conca di Konitza.
Il mattino del 28 ottobre 1940, alle ore 10, il “Vicenza” raggiunge il fiume
Sarandaporos, ormai notevolmente ingrossato per le abbondanti piogge; la
valle è stretta e scoscesa e il fiume non è facilmente guadabile. Dopo vari
tentativi, la resistenza greca, e il primo caduto per il “Vicenza”, si riesce a
guadare più in alto, ma la 17^ Batteria e le salmerie restano sull'altra sponda. La 59^ Compagnia riesce ad impossessarsi del costone su cui sono annidate le mitragliatrici elleniche, aprendo la strada all'avanzata di tutto il Battaglione verso il villaggio di Eleuterio.
La sera del 1 novembre il “Vicenza” raggiunge la sponda del fiume Vojussa a sud di Eleuterio, mentre “L'Aquila” arriva al fiume in corrispondenza dei villaggi di Paleoseli e di Pades.
119
La Divisione “Julia” nell’offensiva contro la Grecia
(28 ottobre - 4 novembre 1940)126
126 - Mappa da F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”;
120
Il fiume Vojussa è inguadabile per la piena; estenuanti quanto vani i tentativi di superare l’impetuosa corrente, in condizioni climatiche sempre avverse e sotto il tiro ininterrotto delle mitragliatrici e delle artiglierie greche, si
perdono un paio di giorni: alcuni Alpini muoiono annegati, altri muoiono o
restano feriti sotto il tiro incrociato dei greci.
Anche “L’Aquila” e l’’8° Regg. hanno raggiunto il Vojussa, ma il btg.
“Gemona” viene attaccato in forze da alcuni battaglioni greci, e dopo una
strenua e sanguinosa resistenza è sopraffatto e l’azione nemica si estende al
Monte Smolika, nel tentativo di separare le forze dell’8° da quelle del 9°
Reggimento.
La notte del 5 novembre 1940, il Btg. “Vicenza” riceve l’ordine di appoggiare il Btg. “L’Aquila” nella conquista del Monte Smolika; il 6 si ricongiunge alla 17^ Batteria, sotto quota 2221, sulla dorsale ovest del Smolika.
Per impedire che i greci arrivino dalla mulattiera che porta a Sella Cristobasileos, unica via di comunicazione e di fuga per poter rientrare in
Albania e per la quale poter ritirare tutta la Divisione, il Btg. “Vicenza” riceve l’ordine di ripiegare immediatamente e presidiare la Sella. Intanto il
maltempo non da tregua: incomincia a nevicare e a soffiare la tormenta; i
reparti marciano tutta la notte in un buio d’inchiostro, nel fango vischioso,
con gli uomini intorpiditi dal sonno e dalla fame.
Alle ore 5,00 dell’8 novembre, la 60^ Compagnia raggiunge la Sella, e poco dopo è raggiunta dal resto del Battaglione che estende l’occupazione dai
roccioni di Limigadia fin oltre il quadrivio di mulattiere sul costone di Massaria, e spingendo Alpini fin verso la stessa Massaria e quota 1847 ad affrontare le avanguardie greche ormai vicine.
Nel tardo pomeriggio la 61^ Compagnia entra in contatto con i greci, li assale con decisione e riesce a metterli in fuga. E’ in questi frangenti che è fatto prigioniero il nostro concittadino Francesco Aramini.
Alla sera arriva sfinita alla Sella anche “L’Aquila” e la 17^ e 18^ Batteria.
Al mattino del 9 novembre, gli abruzzesi raggiungono Sella S. Attanasio e
si posizionano a difesa del fianco ovest del “Vicenza”; alle ore 10,00 la 61^
Compagnia viene investita sul Costone di Massaria da forze soverchianti:
riesce a respingerle sostenendo un accanito combattimento e quindi ripiega
sul quadrivio di mulattiere per accorciare la linea di difesa, facendo blocco
con la 60^ Compagnia su un fronte a tre lati.
121
Abbeverata sul Vojussa vicino a Perati
Un robusto attacco di due colonne greche contro le due compagnie disposte su questo fronte non riesce ad infrangere la valida resistenza degli Alpini. Intanto a difendere ad oltranza la Sella Cristobasileos resta la 59^ Compagnia.
Il 10 novembre 1940, la strenua difesa della Sella da parte del Btg. “Vicenza”, consente all’8° Alpini e al Gruppo “Conegliano” di ripiegare, malgrado i continui assalti dei Greci; l’11 novembre passa la Sella ed esce
dall’accerchiamento anche il Comando della “Julia”.
Il “Vicenza” ha assolto al difficile compito, ma lascia sul terreno tanti
generosi compagni, tra cui il nostro concittadino Giuseppe Zanotto.
122
Regione montuosa del Gramos-Pindo,
teatro dell’avanzata e della sucessiva ritirata della “Julia”127
Dopo aver rischiato l’accerchiamento, nel pomeriggio dell’11 novembre il
Btg. “Vicenza” riceve l’ordine di lasciare la Sella Cristobasileos e di ricongiungersi al resto del 9° Alpini e del Gruppo “Udine” a Sella S. Attanasio.
A mezzogiorno del 12 i greci tornano massicciamente all’attacco, e malgrado le continue e disastrose perdite, peraltro rimpiazzate sempre con nuove truppe, continuano a tentare lo sfondamento del fronte di S. Attanasio.
127 - Mappa da F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”;
123
E’ in questi frangenti che il nostro concittadino Silvio Faccio, Alpino della
59^ Compagnia del “Vicenza” si guadagna “sul campo” la Croce di Guerra
al Valor Militare, con la seguente motivazione:“Si distingueva per ardimento e sprezzo del pericolo incitando e trascinando con l’esempio i compagni
in asprissimo contrassalto”.
Alle ore 15,00, del 15 novembre, lo sforzo greco si sposta verso il 139°
Reggimento della Divisione di Fanteria “Bari”, schierato sulla sinistra del 9°
Alpini, che viene travolto senza possibilità di ripresa e lascia aperta una falla
che determina il forzato abbandono di Sella S. Attanasio.
La marcia notturna, ancora una volta senza riposo, è estremamente dura e
senza speranza di poter trovare un attimo di pace almeno al mattino.
L’incalzare dei greci sempre più numerosi non dà tregua e malgrado la
resistenza degli Alpini sulle nuove posizioni, altri reparti cedono. Al mattino
del 18 novembre un impetuoso attacco contro i fanti del 139° Regg. della
“Bari” provoca una precipitosa ritirata fino al fiume Sarandaporos.
Il “Vicenza”, oltrepassato il fiume al Ponte di Burazani, si schiera appoggiando il suo fianco destro ai roccioni del Mesarea. Anche altri reparti italiani stanno attraversando il Sarandaporos a Ponte di Perati, ma un ordine
dispone la creazione di una “testa di ponte” sulla riva sinistra. Sono comandati a tale incarico i battaglioni “L’Aquila” e “Cividale”, un battaglione del
139° Regg. e qualche reparto minore.
Il 20 novembre, dopo breve preparazione d’artiglieria, i greci attaccano,
ma vengono prontamente respinti lasciando sul terreno parecchi morti.
Ripetono il tentativo il giorno seguente facendosi precedere da una preparazione ben più violenta di quella del giorno precedente; ancora una volta
l’eroica resistenza degli Alpini del ”L’Aquila” col validissimo concorso dei
mortai del “Vicenza” stronca l’impeto avversario.
La pressione dei greci, continuamente alimentati da nuove truppe, si accentua il 22 e a sera arriva agli abruzzesi l’ordine di ritirarsi oltre il Sarandaporos.
Sconfortati per la ritirata continua, il corpo dolorante, gli occhi pesanti e
lucidi per la stanchezza, i battaglioni del 9° Alpini riprendono la marcia in
direzione Premeti, lungo la valle del Vojussa, in territorio albanese.
Il 24 novembre il “Vicenza” e il Comando di Reggimento raggiungono il
torrente Lengatizza, nella zona Ogren-Selenizza a difesa della conca di Frasheri: la 59^ e 61^ Compagnia si dispongono a difesa del Mali Tobori, sul
124
costone delle quote 1099, 1094 e 1012, mentre la 60^ è di rincalzo a quota
1186.
Arriva a dar man forte al 9° Alpini il Btg. “Val Fella”, da poco sbarcato in
Albania col “Val Tagliamento” destinato all’8°. Il “Val Fella” va a disporsi
a cavallo del vallone di Ogren, presso la confluenza del fiume Lengatizza:
tra quegli Alpini ci sono i nostri concittadini: Sante Campagnolo (271^
Comp.), Giuseppe Cerbaro e Giovanni Danazzo, quest’ultimo il 26 dicembre viene ricoverato per congelamento.
Nel pomeriggio del 28 novembre notevoli forze greche in movimento dalla zona di Zavalan, minacciano di aggirare sulla sinistra, in direzione di Frasheri; contemporaneamente altre truppe elleniche cominciano a premere a
destra, sul fronte tenuto dai bersaglieri. Questi vengono attaccati il 29 e dopo breve resistenza vengono sopraffatti; si ritirano verso la cima del Mali
Tobori, creando grossi problemi alla linea difensiva italiana.
Il “Vicenza” contrattacca all’alba del 30, ma ad aggravare la già critica situazione interviene anche il maltempo, scatenando una furiosa bufera di neve che sottopone gli Alpini, da tempo in precarie condizioni fisiche, ad ulteriori gravi sofferenze: sprovvisti quasi tutti di mantelline, di coperte e di teli
tenda, esposti a lungo alla rigida temperatura, molti rimangono colpiti da
congelamento e da assideramento.
I rinnovati attacchi greci del 1 dicembre 1940, sempre accompagnati da
efficaci tiri d’artiglieria, sono inizialmente contenuti dalla 60^ Compagnia
sul Mali Tobori, ma un nuovo urto verso Ogren, fa indietreggiare a sera la
linea difesa dal “Vicenza” e dal “Val Fella”; il Comando ordina di raggiungere la sinistra del fiume Ambum, creando una nuova linea difensiva sul
Chiarista-Fratarit. L’ordine viene eseguito, ma non prima di aver aiutato il
Btg. “Trento” della “Pusteria”, che nella zona di Kosove stava per essere
circondato.
I primi attacchi greci sul Chiarista hanno luogo nei giorni 11 e 12 dicembre, ma malgrado la particolare violenza, vengono respinti infliggendo loro
grosse perdite. Se i greci pagano a caro prezzo i ripetuti tentativi di sfondamento, non piccole sono anche le perdite italiane, uomini già costretti al rigore del clima, colpiti dai congelamenti, scarsamente riparati sulle cime
bianche di neve, affamati e tormentati dai pidocchi.
Una precisazione: quando si parla di compagnie o battaglioni non bisogna
credere che si tratti di reparti a pieno organico, o quasi. Tra morti, feriti, di-
125
spersi, congelati e ammalati, la forza è ridotta al di sotto della metà. Perduti
in gran parte anche i muli delle salmerie, per morte, per ferite, per stenti o
per fame, sono passati nei reparti in linea anche i conducenti, volenterosi,
ma poco addestrati al combattimento.
Il 14 dicembre interviene l’aviazione italiana, fino ad ora rimasta completamente assente. Dopo questo episodio, finalmente per alcuni giorni il fronte
raggiunge una certa calma.
Schieramento difensivo della “Julia” lungo il fiume Ambrum
e sul Chiarista-Fratarit128
Il 23 un poderoso attacco greco, preceduto e accompagnato da un forte e
concentrato tiro d’artiglieria e di mortai si abbatte sulle batterie del Gruppo
“Val Tanaro” e successivamente su tutto il fronte tenuto dalla “Julia”. I greci riescono a spingersi fin sotto la vetta del Chiarista-Fratarit, ma sono fermati da un fulmineo contrattacco della 59^ Compagnia, con la copertura
della 60^ Compagnia del “Vicenza”. Purtroppo, un cedimento dei Bersaglieri impone un ulteriore arretramento sotto un tremendo fuoco di sbarramento
e nell’imperversare della bufera di neve.
128 - Mappa da F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”;
126
Va ricordato che la 59^ Compagnia, per l’urgenza di arrivare in linea, era
stata costretta a lasciare zaini, coperte e teli tenda nella zona di rincalzo da
dove era partita, né poteva andare a recuperare il materiale perché continuamente pressati dai greci. Così gli Alpini devono attendere l’alba all’addiaccio, con il rischio di restare congelati e senza poter minimamente
trovare un po’ di riposo: “Questi uomini meravigliosi, dalla volontà inesauribile, erano rimasti quasi privi di munizioni; ma dopo aver trovato casualmente una riservetta di bombe a mano sepolte sotto la neve, hanno respinto
più di un assalto, riuscendo persino a conquistare una mitragliatrice, quattro fucili mitragliatori e molti fucili”.129
Dopo una breve sosta, il mattino del 24 i greci tornano all’attacco con le
artiglierie producendo sensibili vuoti nelle file italiane, a causa della mancanza di qualsiasi riparo: i combattimenti di queste memorabili giornate riducono le compagnie a non più di una sessantina di uomini. “Ormai il Chiarista, crivellato di colpi di mortaio, era diventato un cimitero sul quale
pochi vivi stavano a vegliare una falange di morti”.130
“E’ la vigilia di Natale, ma lassù non c’è nemmeno il tempo di pensare
alle famiglie lontane. Gli ultimi morti attendono la sepoltura: giovani uomini che poco prima erano ancora nel fiore della giovinezza, con le loro speranze, le loro pene, le loro passioni, giacevano inerti su una terra straniera
dove sono stati mandati a combattere altri uomini aventi il solo torto di difendere con ardore e tenacia la propria Patria. Povera gente contro povera
gente, mandati al massacro per soddisfare le stupide ambizioni di alcuni
megalomani”.131
Il 30 dicembre, la 4^ Divisione greca, formata da truppe fresche e reparti
a pieno organico, si scaglia contro ciò che resta del 9° Reggimento Alpini:
una carneficina!
Perso il Chiarista-Fratarit, gli Alpini si riposizionano sul Mali Topaianit e
vi restano fino all’8 gennaio 1941, quando dopo una settimana di continui
attacchi greci, sono costretti a retrocedere sino al costone del Mali Tabaian,
dove resistono sino al 12 gennaio; in fine sono sostituiti in linea dai “Lupi di
Toscana”.
129 - F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”, pag. 114;
130 - F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”, pag. 114;
131 - F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”, pag. 116;
127
L’esiguo manipolo del “Vicenza”, “L’Aquila”, “Val Fella” e dei vari
complementi, raccolti insieme, sono denominati “Gruppo 9° Alpini”, in tutto 8 ufficiali e circa 200 uomini esausti, laceri, affamati, senza tende, con un
mortaio da 81 e due fucili mitragliatori, sono inviati al costone del Ciaf-eSofiut.
Su quel costone, il 24 gennaio gli Alpini sostengono un ennesimo attacco
greco, e tra loro ci sono ancora 4 nostri concittadini: Campagnolo Antonio
e Todeschini Domenico, Sante Campagnolo e Giuseppe Cerbaro.
Finalmente, il 27 gennaio 1941, gli ultimi superstiti sono ritirati dalla linea e mandati a riordinarsi e riposarsi vicino a Valona. Al Battaglione “Vicenza” che il 28 ottobre 1940 aveva varcato il confine con la Grecia, mancano ora all’appello 606 Alpini e 22 ufficiali.
I primi giorni di febbraio trascorrono tra spidocchiamenti, appelli, contrappelli e controlli. Poi arrivano dall’Italia i complementi a rinsanguare il
Battaglione. Si rinnova l’armamento ed il corredo, purtroppo sempre inadeguato al clima invernale e all’impervia regione montuosa; si ricostituiscono
le salmerie e si riorganizzano i servizi.
Trincea greca
Il 22 febbraio 1941, la “Julia” passa alle dipendenze del 25° Corpo
d’Armata e sostituisce in linea la Div. di Fanteria “Legnano” a presidio del
settore compreso tra le pendici del Golico e quota 1748 dello Scindeli, a difesa di Tepeleni.
128
Il “Vicenza” occupa con la 60^ Compagnia la rotabile Tepeleni-Klisura,
sul fondovalle della Vojussa; con la Compagnia Comando, la 61^ e due
squadre di mortai da 81 si schiera sulla dorsale del Mali Scindeli, fra quota
1748 e il Mali Beshishtit; la 59^ resta di riserva.
Nella giornata dell’1 marzo le artiglierie greche cominciano a colpire le
posizioni della 61^, seguite da un attacco, poi respinto. Dopo una sosta di
una giornata riprende il tiro delle artiglierie greche e gli attacchi della fanteria. Il 7 i greci spostano la loro attenzione su alcuni reparti avanzati del
“L’Aquila”, riuscendo a sopraffare gli abruzzesi, in gran parte accerchiandoli; il resto del battaglione, dopo aver resistito disperatamente, è costretto a
ritirarsi verso le linee della 61^ Compagnia del “Vicenza”.
Nella notte sopraggiunge in aiuto la 59^ Compagnia, che si porta sotto la
selletta di quota 1405, dando manforte alla 61^, in quel momento fortemente
impegnata a contenere i greci. Il 9 marzo, sulle pendici del Beshishtit è ferito in combattimento il nostro concittadino Silvio Faccio.
Il 10, i greci sferrano un attacco con due battaglioni e una violenta preparazione d’artiglieria e di mortai, ma il “Vicenza” riesce a respingerli. Il giorno successivo, nonostante l’insuccesso, truppe elleniche fresche ripetono il
tentativo, ma di nuovo vengono respinte.
I greci tornano all’attacco il 20, ma sono ancora una volta bloccati. La sera
del 25 marzo, i greci fanno l’ultimo tentativo contro le linee dello Scindeli.
Ormai la dura battaglia ingaggiata dai greci per la conquista di Tepeleni e di
Valona può considerarsi conclusa, anche se la guerra sull’intero Fronte greco-albanese dura ancora un mese. Ma per il “Vicenza” e tutta la “Julia” finiscono le tribolazioni sulle contese e insanguinate montagne d’Albania.
Il giorno 11 aprile 1941, dopo una abbondante nevicata, il 9° Alpini riceve il cambio dal 3° Reggimento “Granatieri d’Albania”; tra quei Granatieri
anche i nostri Pietro Balasso e Pietro Costa.
Il “Vicenza” si porta in Val Saliari in seconda schiera, con la Div. “Brennero” in prima linea.
129
Il settore Scindeli-Beshishtit-Golico
lungo il quale è difesa dalla “Julia” Tepeleni132
Il 13 aprile, giorno di Pasqua, tutto il Fronte greco-albanese si muove: i
tedeschi sono scesi rapidamente in Grecia e il valoroso esercito greco non è
in grado di opporre resistenza.
Il 18 aprile 1941, inizia l’avanzata della “Julia” sulla direttrice NiviceKolonja, con obiettivo Poliokastro; il 24 il “Vicenza” passato per Argirocastro attraversa il confine greco a Sella Rodati e continua la marcia verso
132 - Mappa da F. Brunello, Battaglione Alpini “Vicenza”;
130
Giannina. Ma già il 23 è ufficialmente conclusa la guerra d’aggressione alla
Grecia.
A Giannina la sosta del battaglione dura fino al 7 maggio, poi si trasferisce a Metzovo.
Il 18 agosto 1941 tutta la Divisione “Julia” si trasferisce nel Peloponneso,
a presidiare le province dell’Argolide e della Corinzia. Il “Vicenza” è
dislocato a Nauplia e ad Argos.
L’occupazione della Grecia si prolunga fino a fine marzo del 1942, quando, in vista di un nuovo impiego nelle zone di guerra, è deciso il rimpatrio di
tutta la Divisione “Julia”.
Il 28 marzo alcuni reparti si imbarcano a Patrasso, ma dopo l’affondamento del piroscafo “Galilea” che portava gli Alpini del Battaglione
“Gemona”, il “Vicenza” torna in Italia per via terra e attraversando l’Albania e la Jugoslavia, raggiunge Gorizia; prende sede a Salcano e in altre località della zona.
I battaglioni “Vicenza” e “L’Aquila”, vengono decorati di Medaglia
d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Per la superba condotta dei battaglioni ”Vicenza” e “L’Aquila” durante la guerra italo-greca:
irruenti nell’attacco, calcarono vittoriosamente le giogaie del Pindo; tenacissimi nella difesa, scrissero pagine di gloria e di sangue sulla dorsale dei
Mali, sullo Scindeli e sul Golico, sbarrando col sacrificio, la strada alle soverchianti forze nemiche. Granitici e fieri alpini, furono sui monti di Grecia
e di Albania ben degni dell’eroico e vittorioso loro passato di guerra”
Fronte Greco: Pindo, Mali Scindeli e Golico, 28 ottobre 1940-23 aprile
1941.
Il Btg. “Vicenza” dopo il suo rientro in Italia, inizia subito a ricomporre i
suoi organici anche grazie ai complementi del Btg. “Vicenza bis”; si rinnovano le scorte di materiali e dell’armamento e il 15 agosto 1942, il “Vicenza” parte in tradotta da Gorizia, destinazione il Fronte Russo.
Il 20 gennaio 1943, dopo un’interminabile e terribile ritirata attraverso la
steppa russa, uno striminzito gruppetto di Alpini del “Vicenza” raggiunge
Charkow e il Comando Tappa italiano: qui finisce per loro l’incubo della
morte e della prigionia.
Nel mese di giugno 1943 il “Vicenza bis” (reparto che avrebbe dovuto
raccogliere i complementi da inviare al “Vicenza” in Russia), si è trasformato in 103° Btg. Alpini di marcia e trasferito a Tolmino, dove verso la metà di
luglio, riceve i pochi resti del “Vicenza” rientrati dalla Russia, reduci da ospedali e convalescenti.
131
Il 9 settembre 1943, gli Alpini del 103° Btg. da marcia vengono attaccati
da reparti tedeschi, ma si difendono tenacemente, riuscendo a svincolarsi. Il
10 settembre, nel marasma generale, il battaglione rimane isolato e privo di
ordini superiori; raccolti i reparti a Cividale del Friuli, il comandante dà a
malincuore il “rompete le righe”.
BATTAGLIONE “VAL NATISONE” AGGREGATO
BATTAGLIONE “VAL FELLA” AGGREGATO
16° NUCLEO SUSSISTENZA AGGREGATO
Provenienti dal 1° Gruppo Alpini “Valle”, sono aggregati alla Divisione
“Julia” dal 19 novembre 1940, in piena controffensiva greca; tra loro i nostri
concittadini: Giuseppe Tessaro (216^ del “Val Natisone”), Sante Campagnolo (271^ del ”Val Fella”), Giuseppe Cerbaro e Giovanni Danazzo
(“Val Fella”), Silvio Gabrieletto (16° Sussistenza).
Il “Val Natisone” in dicembre va a dar manforte al 8° Alpini (“Gemona”,
“Tolmezzo” e “Cividale”); combatte sul Sech-i-Mal e a Sella Polikani, poi
in Val Zagorais, dove il 2 gennaio è ricoverato per congelamento il nostro
Giuseppe Tessaro (gli vengono amputate una gamba ed un piede).
Il Battaglione Alpini “Val Natisone” è decorato di Medaglia d’Argento al
Valor Militare.
Il “Val Fella” in dicembre, va in rinforzo al 9° Alpini (“Vicenza” e “L’Aquila”) nella difesa della conca di Frasheri e si dispone a cavallo del vallone
di Ogren, presso la confluenza del fiume Legatizza con il Vojussa; dal 3 al 6
dicembre la “Julia” ripiega sulla riva sinistra dei torrenti Ambrum e Ossum,
sulle pendici della catena del Mali Chiarista.
Il giorno di Natale il “Val Fella” è ancora arroccato sul Mali Chiarista, è
un giorno come un altro, un giorno di privazioni, di freddo, di pidocchi, di
combattimenti, di sangue e il 26 dicembre, giorno di S. Stefano, il nostro
concittadino Giovanni Danazzo viene ricoverato per congelamento.
Dal 28 febbraio, i reparti della “Julia” sostituiscono la Divisione “Legnano” sul Golico e lo Scindeli. Il “Val Fella” e il “Val Tagliamento” sono posti di riserva nelle immediate retrovie. Il 7 marzo i greci cominciano un
nuovo possente attacco contro tutta la linea tenuta dalla “Julia”; due compagnie del “Val Fella”, la 270^ e 271^, vanno a dar manforte al Battaglione
132
“Gemona” nella difesa di quota 1.615 sul Golico; la terza Compagnia, la
269^, è mandata sulle pendici orientali dello Scindeli a tappare i buchi aperti
dalle “camice nere” che continuano a retrocedere.
Un Alpino con il suo mulo sulle montagne d’Albania
Alle 4,30 il “Val Fella” attacca quota 1.615 per riconquistarla. L’azione
incontra una forte resistenza avversaria, ma dopo sei ore di aspra lotta e alterne vicende gli Alpini riescono a porre piede sul cocuzzolo tanto conteso.
Due mesi dopo il gen. Girotti, in una sua relazione scrive:“Certo che ancor
oggi appare incredibile come gli Alpini del “Val Fella” abbiano potuto rimettere piede su quella posizione naturalmente forte e aspramente contesa”. Il 9 marzo, durante il durissimo contrassalto greco, è ferito il nostro
Giuseppe Cerbaro.
Il Battaglione Alpini “Val Fella” è decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione:
“Dalla catena del Mali Scindeli al Monte Brescianit ed al Golico, dalla
Valle Osum alla Vajussa, i battaglioni Val Tagliamento e Val Fella, con ardimentoso valore nell’attacco, con eroica tenacia nella difesa, scrivevano
col sangue luminose pagine di gloria per gli alpini d’Italia” Campagna di
Grecia, 14 dicembre 1940-23 aprile 1941.
133
3° REGGIMENTO ARTIGLIERIA ALPINA
GRUPPO ART. “UDINE”
GRUPPO ART. “CONEGLIANO”
GRUPPO ART. “VAL ISONZO”
BATTERIA COMANDO REGGIMENTALE
Nel ‘39 il 3° partecipa al completo con i gruppi “Conegliano” e “Udine”
inquadrato nella Divisione Alpina “Julia” all’occupazione dell’Albania. Ad
occupazione ultimata rimane con tutta la Divisione in terra albanese a presidio del territorio.
Nella Campagna di Grecia il 3° si distingue particolarmente:
- inizialmente, durante l’offensiva sul Pindo e nella marcia verso Metzovo e
Drisko, alle quali hanno partecipato i gruppi “Conegliano” con la 13^, 14^
e 15^ Batteria, e “Udine” con la 17^ e 18^ Batteria (28 ottobre–19 novembre ‘40);
- successivamente: nella difesa della conca di Konitza e della testa di ponte
di Perati con il Gruppo “Udine” con la 17^ e 18^ Batteria (19-23 novembre ‘40);
- nella difesa della conca di Frasheri, del Chiarista, con i gruppi “Val Po”
con la 72^, 73^ e 74^ Batteria, e “Val Tanaro” con la 25^, 26^ e 27^ Batteria, oltre ai gruppi “Conegliano” e “Udine” (23 novembre ‘40-25 gennaio ‘41);
- nella difesa di Tepeleni e del Golico con i gruppi “Conegliano”, “Udine”,
“Val Po”, “Val Tanaro”, ed i gruppi “Val Isonzo” con la 38^ e 39^ Batteria e “Val Tagliamento” con la 41^, 42^ e 43^ Batteria, affluiti in Albania
nel dicembre 1940 (28 febbraio-24 marzo ‘41).
Sul Fronte greco-albanese, giunti a fine febbraio ‘40 in Albania con il 3°
Regg. Art. della “Julia”, troviamo molti nostri concittadini: nel Gruppo Art.
“Udine”, Giovanni Battista Baccarin e Angelo Biasi (17^ Batt.), Domenico Moro (18^ Batt.-Rep. Munizioni e Viveri); nella Batteria Comando
Reggimentale, Bruno Leoni; e con i complementi giunti a fine gennaio
1941 con il Gruppo Art. “Val Isonzo”, Battista Vaccari (39^ Batt.).
A metà gennaio 1941, i resti della “Julia”, ridotti a poche centinaia di uomini, vengono ripartiti in gruppi, aggregati e rimessi in linea; gli artiglieri
del 3° Artiglieria Alpina, con i pochi pezzi rimasti, danno il loro contributo
134
alla resistenza opposta dalla Divisione “Lupi di Toscana”: tra quegli Artiglieri Alpini si mette in luce il maggiore Mario Ceccaroni di Recanati (Macerata) al quale viene concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla
memoria”. Dopo due giorni di accaniti combattimenti trascorsi in un osservatorio avanzato torna al comando di reggimento e il 16 gennaio si offre per
portare un ordine importante a un comandante di reggimento di fanteria.
Giunto in linea e constatata la necessità dell’intervento della nostra artiglieria, spontaneamente si porta nel punto più avanzato e di lì con una radio dirige il tiro delle batterie fino a quando cade colpito a morte.
Assieme a quell’ufficiale, c’è il nostro concittadino Bruno Leoni che viene decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare “sul campo” con la seguente motivazione: “Radiotelegrafista di pattuglia sotto intenso tiro nemico rimaneva con sprezzo del pericolo all’apparato seguendo il proprio ufficiale che si spostava fin oltre le linee per osservare. Colpito a morte il proprio ufficiale continuava a mantenere collegamento, fino a che, in seguito
ad ordine ricevuto, ripiegava portando in salvo la stazione che passava a
disposizione ad un reparto di fanteria.” Dras e Cais, 16 gennaio 1941.
Sul Golico, l’8 marzo 1941, è ferito in combattimento in nostro Battista
Vaccari, Artigliere Alpino della 39^ Batteria, Gruppo “Val Isonzo”; il nostro Domenico Moro, assieme agli altri Artiglieri della 18^ Batteria, con
mitragliatrici, moschetti e bombe a mano devono scendere in linea con gli
Alpini per contrattaccare i greci che stanno per conquistare le posizioni italiane.
Alle fasi finali della guerra, giunti con i nuovi complementi sbarcati a Valona il 26 marzo, partecipano i nostri concittadini: Natale Guglielmi (Gruppo “Conegliano”) e Beniamino Vendramin (Gruppo “Udine”).
Il 3° Regg. Art. Alpina della “Julia” è decorato di Medaglia d’Oro al Valor
Militare con la seguente motivazione: “Per il superbo comportamento dei
Gruppi “Conegliano” ed “Udine” nella Campagna italo-greca. Frammisti
agli alpini nel valore e nel sacrificio, costituirono con le loro batterie sul
Mali, allo Scindeli, al Golico, come già sul Pindo, i nuclei dai quali partiva
l’offesa e sui quali si infuriò la resistenza e prese slancio il contrattacco.
Col tiro dei pezzi, come con la baionetta e la bomba, furono valorosi, alpini
tra gli alpini” Fronte Greco: Pindo, Mali Scindeli e Golico, 28 ottobre 1940
– 23 aprile 1941.
135
Kropisti, febbraio 1941 –
La consegna dei nuovi pezzi d’artiglieria al Gruppo “Conegliano”
Tutta la Div. “Julia”, rientra in Italia nel marzo del ‘42; il 3° si imbarca a
Patrasso e sbarca a Bari il 30 marzo. Il 3° partecipa alla Campagna di Russia
con i gruppi “Conegliano”, “Udine” e “Val Piave”, 77^ Batt. contro-carri,
45^ e 47^ Batt. contraerei.
8° REGGIMENTO ALPINI
BATTAGLIONE “TOLMEZZO”
Il 18 aprile 1939, il “Tolmezzo” sbarca a Durazzo e raggiunge Puke. Il 28
ottobre 1940 i reparti italiani iniziano la guerra di aggressione alla Grecia e
il “Tolmezzo” ha il compito di proteggere il fianco sinistro della “Julia”.
Il Battaglione opera nella zona più elevata del Grammos e subisce le prime
perdite per assideramento; dopo cinque giorni di guerra si comincia a risentire della crisi logistica, con la mancanza di viveri e munizioni, e le gravi
perdite subite, segnano un forte rallentamento dell’avanzata che termina l’8
novembre con l’ordine di ritirata per raggiungere Konitza.
A fine gennaio 1941, dopo la strenua resistenza sul massiccio del Mali
Chiarista, i resti del “Tolmezzo” si trovano nella zona di Mavrovo, presso
136
Valona, dove riceve i complementi indispensabili per salire sul Golico a difesa di Tepeleni.
Il 19 marzo, arriva come complemento, il nostro concittadino Primo Dall’Osto.
Il 20 marzo il “Tolmezzo” è già in linea sul Golico, aggregato momentaneamente alla Divisione “Ferrara” a presidiare il caposaldo 27 di quota
1.615; il 25 marzo, Primo Dall’Osto è fatto prigioniero dai greci (sarà liberato nel maggio del ‘41 dopo l’occupazione tedesca della Grecia). Il 28 marzo il Battaglione “Tolmezzo” rientra all’8° Alpini.
Sul Golico, il “Tolmezzo”, pur con numerose perdite riesce a contrastare i
continui attacchi greci.
Il 23 aprile, grazie all’invasione tedesca, tutta la “Julia” inizia l’avanzata
verso la Grecia e raggiunge il Peloponneso a fine agosto dove rimani a presidio.
Per la Campagna di Grecia l’8° Regg. Alpini è decorato di Medaglia
d’Oro al Valor Militare.
A marzo del 1942 anche il “Tolmezzo” è rimpatriato; lo è via terra, passando per l’Albania e la Jugoslavia.
Nell’Agosto ‘42 il “Tolmezzo” parte per la Russia e i pochi reduci rientrano nel marzo del 1943. Dopo un periodo nei campi di contumacia e in licenza speciale, i reduci confluiscono ne Btg. “Tolmezzo bis”, costituito all’inizio del ‘43 con le reclute della classe 1923. A metà luglio il Btg. “Val Tagliamento” cambia denominazione in “Tolmezzo”, facendo confluire tutto il
personale del “Tolmezzo bis”, che viene sciolto.
Il reparto viene schierato nella zona di Pulfero con compiti di antiguerriglia. La notte dell’8 settembre 1943, il “Tolmezzo” viene allertato e fatto
muovere in direzione di Amaro e dello sbocco della Val Fella per sbarrare
l’accesso alle truppe tedesche. Il 9, riceve l’ordine di raggiungere lo sbarramento di Magnano in riviera dove vi rimane fino alla sera del 12, data in cui
viene ordinato il “sciogliete le righe”.
3° BATTAGLIONE MISTO GENIO ALPINO
Tra gli autieri della “Julia”, per tutta la Campagna di Grecia troviamo il
nostro concittadino Giuseppe Fogliato “Rosso Baracca”, futura Medaglia
d’Argento al Valor Militare in Russia.
Per la Campagna di Grecia il 3° Btg. Misto Genio Alpino è decorato di
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
137
2^ DIVISIONE ALPINA “TRIDENTINA”133
Ai primi di ottobre 1940 la Divisione “Tridentina”, dislocata in Alto Adige, sta provvedendo alla smobilitazione dei reparti congedando la classe
1914 e quelle più anziane.
Dal 14 ottobre, ricevuto il contrordine per la sopravvenuta mobilitazione
albanese, i reparti vengono ricostituiti riempendo i vuoti lasciati dai congedati con elementi dei disciolti battaglioni e gruppi “Valle”.
La “Tridentina” viene così costituita dal:
- 5° Reggimento Alpini;134
- 6° Reggimento Alpini;135
- 2° Reggimento Artiglieria Alpina;136
- 2° Battaglione Misto Genio.
Tra il 4 e il 20 novembre 1940, la Divisione si trasferisce dall’Alto Adige
a Brindisi, località d’imbarco per l’Albania. Del 5° Alpini, tra il 10 e il 12,
vengono trasportati in Albania, via aerea, i battaglioni “Morbegno” ed “Edolo” e via mare, il Battaglione “Tirano” e i reparti minori.
Il 14 novembre il 5° Alpini, con il “Morbegno” e “Edolo” è già attestato
sulle alture della catena montuosa del Morova a contatto con le forze greche. Il Battaglione “Tirano” arriva in linea il 17. Il Comando di Divisione
prende sede a Koritza il 19 e il giorno 20 assume il comando del settore tenuto fino a quel momento dalla Divisione “Parma”. Sempre il 20 novembre
giungono in linea i battaglioni del 6° Alpini, “Verona” e “Vestone”, arriva il
Gruppo “Vicenza” del 2° Regg. Artiglieria Alpina e sbarca a Durazzo il 2°
Battaglione Genio Misto.
Alla “Tridentina” è affidato il compito di sbarrare la Valle del fiume Devoli e la conca di Koritza, operando dall’alto del Morova e a cavallo del
fiume.
Le operazioni delle unità alpine sono caratterizzate dalla strenua resistenza
agli accaniti, reiterati attacchi sferrati dai greci con forze preponderanti validamente appoggiate dall’incessante tiro dei mortai e delle artiglierie.
133 - A. Rasero, Tridentina avanti! Storia di una divisione alpina, pag. 235-328;
134 - battaglioni “Morbegno”, “Tirano” ed “Edolo”;
135 - battaglioni “Verona” e “Vestone”;
136 - gruppi “Vicenza” e “Bergamo”;
138
Catena montuosa del Mali-i-Moraves (Morava) ad est di Koritza
Nella notte del 22 novembre 1940, dopo giorni di aspra lotta sotto intenso
fuoco nemico, la “Tridentina” esegue l’ordine di ritirarsi su nuove posizioni.
Dal 23 pomeriggio il 5° Alpini ha il Battaglione “Edolo” schierato dal Mali-e-Mietrs a Cuka-e-Bofnjes sulla catena dell’Ostrovices, il “Tirano” e il
“Morbegno” dalla sinistra dell’”Edolo” al fiume Devoli, sui costoni di sinistra del torrente Mazarekes.
Catena montuosa del Mali-i-Ostrovices,
vista dall’alta Valle del Tomorezza
139
I battaglioni del 6° Alpini assumono invece lo schieramento sulla destra
del Devoli per Nikollara e la catena montuosa del Mali-i-Valamares (Mali-iLenies, Q.-e-Mushkes, Valmare, B.-i-Makalles), con a nord il Battaglione
“Vestone” e a sud il “Verona”.
Il Gruppo Artiglieria “Vicenza”, per scarsità di muli, mette in posizione
solo la 19^ Batteria, sulle falde del M.-i-Lenies, aggregato al 6° Alpini. Il
Gruppo “Bergamo” è assegnato al 5° Alpini.
Il 5 dicembre 1940, lo schieramento a sud del F. Devoli, arretra ancora
posizionandosi a cavallo della catena montuosa del Mali-i-Kosinices (Var-iLamit, M.-e-Mietes, Cuka-e-Liquerit, Guri-i-Prer), dal fiume Tomorezza al
Devoli. Il 6° Alpini ripiega sulla catena montuosa tra i fiumi Graboves e
Verces, affluenti di destra del Devoli (Guri-i-Topit, Mali-e-Papa Lazit, Mali
Pupatit, Mali Shkalles, Mali-i-Komjanit).
Il 19 dicembre 1940, dopo settimane di duri combattimenti, bufere di
vento e neve, temperature rigidissime, i battaglioni “Mondovì” e “Pieve di
Teco” del 1° Regg. della Divisione Alpina “Cuneense”, danno il cambio al
Battaglione “Edolo”, ridotto ad un pugno di uomini, e agli stremati battaglioni “Tirano” e “Morbegno”; il 5° Alpini non torna nelle retrovie, ma resta
in seconda posizione sempre pronto ad intervenire.
Mali e Gurit te Topit (Guri-i-Topit)
140
E’ Natale! In Albania i rappresentanti di quella “mediocre razza italiana”
della quale Missolini è a capo, stanno dando prova di essere tutt’altro che
mediocri.
“La notte di Natale il vento urla sollevando turbini di neve e i pochi superstiti dei reparti, sparsi in ridotti capisaldi all’addiaccio, stremati di forze, ma non domi, pensano con nostalgia al loro focolare nel giorno di Natale. Ma in guerra è un giorno come un altro, un giorno di privazioni, di freddo, di pidocchi, di combattimenti, di sangue. Un giorno di guerra che vuole
la sua razione di sacrificio, di dolore, di “penne mozze” che vengono sepolte tra i piccoli dossi coperti di neve.”137
“Per le feste arrivarono al fronte generi straordinari di conforto raccolti
e spediti dalle donne fasciste. Le tavolette di cioccolata, i maritozzi, le caramelle e i panettoni inoltrati da Bari ai nuclei di sussistenza attraverso
cento mani, con scarso fervore, molte tappe e altrettanti prelevamenti intermedi, giungevano a destinazione spappolati dall’umidità o sbriciolati
dagli urtoni. I panettoni, specialmente, erano tristi gnocchi dal sapore di
pioggia, sformati, che avevano perso per strada l’uva passa e i canditi. Il
fango e la neve inghiottirono tra Natale e metà gennaio, migliaia di volantini scoloriti su cui era scritto: “le donne fasciste di Reggio Emilia ai soldati
italiani che vegliano in armi, in terra, in cielo e in mare, con la ferma certezza della vittoria finale”. Oppure. “Le giovani fasciste di Pistoia ai fratelli in armi di cui sono fiere. Vinceremo!”138
In un mese e mezzo di lotta accanita e sanguinosa contro un nemico molto
superiore per numero e per armamento, soggetta a condizioni atmosferiche
avverse che causarono sofferenze e privazioni, la “Tridentina”, tra morti, dispersi, feriti e congelati, ha perso oltre la metà dei suoi effettivi.
Nella notte del 31 dicembre, notte di Capodanno, nel settore del 6° Alpini,
il Battaglione “Vestone”, che è sul Mali Pupatit, viene sostituito dal Battaglione “Val Leogra” e passa in secondo scaglione.
“L’anno nuovo – il 1941 – non porta purtroppo notizie tranquillizzanti. I
nostri soldati, varcato il confine e penetrati in territorio greco convinti dalla insistente propaganda di compiere una facile passeggiata su Atene, han137 - A. Rasero, Tridentina Avanti! Storia di una divisione alpina, pag. 271;
138 - G.C. Fusco, Guerra d'Albania, pag. 98;
141
no dovuto ripiegare dopo aver subito perdite tremende. E ora, ricacciati oltre il confine in territorio albanese, stanchi, laceri, affamati, abbattuti dalle
fatiche e dalle privazioni, contrastano disperatamente l’avanzata dei greci
che vorrebbero buttarli a mare e occupare Valona.”139
Il popolo italiano attende con ansia qualche buona notizia, ma è scettico,
mentre si sta diffondendo un sempre più nero pessimismo. Tutti sanno che
in Africa Settentrionale, il gen. Graziani ha subito una dura sconfitta e in
Albania, anche se i bollettini di guerra si limitano a segnalare “azioni di carattere locale”, le cose vanno tutt’altro che bene. Ormai tutti sanno quali
sono le conseguenze della pazzesca avventura greca, sanno delle sofferenze
e delle privazioni dei nostri soldati, delle gravi perdite, dei congelamenti,
delle sconfitte subite ad opera dei greci. Queste notizie trapelano e si diffondono nonostante il solerte lavoro degli uffici di censura militare che sulle
lettere provenienti dal fronte cancellano inesorabilmente ogni minimo accenno alle operazioni di guerra. Nella maggior parte dei casi sono notizie
scritte ingenuamente dai soldati che però, nella loro semplicità e spontaneità, rispecchiano fedelmente la tragica situazione del momento.
La famiglia di un Alpino della “Julia” di Cividale del Friuli riceve una lettera dal fronte dove è scritto: “Qui avanziamo sempre par daur”. Di fianco
vi è una annotazione della censura: “Daur, località sconosciuta”. In friulano daur significa indietro, e l’Alpino aveva trovato modo di dire ai suoi, in
dialetto, che invece di avanzare , indietreggiava.
Dopo la ritirata greca iniziata il 13 aprile e causata dall’intervento tedesco, anche la “Tridentina” inizia l’inseguimento; all’armistizio, il 23 aprile, i
reparti sono dislocati in prossimità del confine greco-albanese presso Leskoviku – Ponte di Perati.
La Divisione “Tridentina” dal 26 giugno al 6 luglio si imbarca a Durazzo
e sbarca a Bari, dove il 10 luglio è passata in rivista da Mussolini. Il 12 iniziano le partenze per la nuova zona di dislocazione e il 22 luglio tutti i
reparti hanno raggiunto le loro destinazioni in Piemonte.
Il 17 al 30 luglio 1942 anche la “Tridentina” parte per il Fronte Russo, e
nel marzo 1943, ciò che resta della Divisione viene rimpatriata. Ultimata la
quarantena, gli Alpini vengono inviati in licenza, al termine della quale rien-
139 - A. Rasero, Tridentina Avanti! Storia di una divisione alpina, pag. 275;
142
trano ai loro reparti rimessi in piedi in qualche modo con complementi, reclute delle compagnie d’istruzione e reduci da ospedali.
Dopo l’8 settembre 1943, la “Tridentina”, dislocata in Alto Adige, malgrado vari tentativi di resistenza, è costretta alla resa dalla scarsità di munizioni, con l’inganno e dalla grossa presenza in zona di reparti germanici aiutati spesso dalla popolazione locale. Ciò malgrado, molti sono gli Alpini che
riescono a sfuggire alla cattura.
I militari catturati dai tedeschi vengono avviati in Germania o in Polonia
in carri bestiame; quelli “sbandati” in parte riescono a raggiungere le loro
case, mentre altri si avviano verso le montagne. Il risentimento verso il fascismo e i tedeschi si trasforma presto in ribellione e Resistenza armata.
BATTAGLIONE ALPINO “VAL LEOGRA” AGGREGATO140
Il Btg. “Val Leogra” è ricostituito nell’agosto-settembre 1939, presso la
Caserma Durando in Contrà S. Silvestro a Vicenza; nel corso dell’inverno
‘39-’40 sono istituiti i Gruppi Alpini “Valle”: il “Val Leogra” e il “Val Pescara”, il Gruppo Artiglieria Alpina “Val Isonzo”, il 65° Reparto Salmerie,
il 18° Nucleo Sussistenza, la 91^ Sezione Sanità e il 153° Ospedale da
Campo, confluiscono nel 2° Gruppo Alpini “Valle”, del 3° Raggruppamento
Alpini (1° e 2° Gruppo alpini “Valle”).
Nel marzo giungono le reclute del ‘19 e nel maggio quelle del ‘20; i richiamati delle classi 1905-’10 vengono congedati. In ottobre viene ordinata
la parziale smobilitazione dell’Esercito: la classe del ‘14 è inviata in licenza
illimitata, e quindi i reparti rimangono talmente sottodimensionati, da non
poter essere subito mobilitati quando arriva l’ordine pochi giorni prima della
dichiarazione di guerra alla Grecia.
Per permettere la partenza almeno del 1° Gruppo Alpini “Valle” (Btg.
“Val Fella”, “Val Tagliamento” e “Val Natisone”) è necessario trasferire
tutti i muli e quasi tutti gli uomini ancora disponibili del 2° Gruppo; ne
risulta la sconsiderata distruzione, in pochi giorni, dell’efficenza dai reparti,
tra i quali il Btg. “Val Leogra”.
Tra quegli Alpini, trasferiti dal “Val Leogra” ai battaglioni del 1° Gruppo
“Valle”, poi aggregati alla Divisione “Julia”, troviamo 4 nostri concittadini:
140 - F. Brunello, Battaglione Alpini “Val Leogra”, pag. 49-86;
143
Sante Campagnolo, Giuseppe Cerbaro, Giovanni Danazzo e Giuseppe
Tessaro.
A fine novembre l’ultimo colpo di scena. Per l’urgenza di bloccare i greci, prima che buttino gli italiani a mare, viene richiesto l’invio di ulteriori
rinforzi. Vengono richiamate le classi del ‘10, ‘11, ‘12 e ‘13 per rimettere in
piedi il 2° Gruppo Alpini “Valle”, e quindi anche il Btg. “Val Leogra”. Questa volta affluiscono non solo i vicentini, ma anche friulani e parmensi. Il 13
dicembre il Btg. lascia la caserma di Tolmino e il 17 raggiunge in treno
Foggia.
Trascorsi pochi giorni, le quattro compagnie (Comando, 259^, 260^ e
261^), frazionate in nuclei di una quindicina d’uomini con relativo equipaggiamento, vengono caricate in numerosi aerei da trasporto di costruzione tedesca “Junkers 88” e spedite a Tirana.
Per quasi tutti gli Alpini si tratta di un emozionante battesimo del volo, e
tra di loro 10 nostri concittadini: Francesco Baccarin, Giacomo Barbieri,
Bonifacio e Gino Dall’Osto, Domenico Faccio, Stefano Gasparella, Agostino Gnata, Luigi Peron, Guerrino Peruzzo e Antonio Stella.
Il 22 dicembre tutto il “Val Leogra”, è nuovamente riunito nelle baracche
disposte lungo il fiume Tirannes, presso la capitale albanese, e passa alle dipendenze tattiche della Divisione Alpina “Tridentina”.
Il 31 dicembre 1940, il “Val Leogra” sostituisce in linea ciò che resta del
Btg. Alpino “Val Vestone”, e con le sue quattro compagnie tiene un fronte
di notevole ampiezza (dal M. Papallazit, al M. Pupatit, sino a Passo Scales,
nel massiccio del Moker): lungo quasi 9 Km e con fulcro sulla cima del Guri-i-Topit.
Nel mese di gennaio, dal punto di vista del clima, sta relativamente meglio la 260^, che è posizionata a circa 1.000 m. di quota; ma in quei giorni
era il punto più delicato e vulnerabile dello schieramento. Le altre compagnie soffrono di più il gelo, specialmente la 261^ appollaiata a 1.750 m. di
quota sul Monte Papallazit. Ma in verità le piccole diversità climatiche da
luogo a luogo sono ben presto annullate dalle abbondanti nevicate che provocano anche micidiali slavine. Tutta la zona è sepolta sotto metri di neve,
rimasta poi accumulata fino a primavera. In tali condizioni a ben poco servono le tende; si costruiscono ricoveri sotto la neve; si stendono reticolati; si
scavano nel ghiaccio posizioni e trincee, da ripristinare dopo ogni bufera di
neve. Ardui diventano i servizi di pattuglia, di collegamento e i rifornimenti.
Ma intanto anche i greci se ne stanno tranquilli.
144
31 dicembre 1940 - Zona operazioni della “Tridentina” e “Val Leogra”141
Il 10 febbraio 1941, il “Val Leogra”, rinforzato dalla 48^ Compagnia del
Btg. Alpini “Tirano” e un Nucleo Mitraglieri, occupa e difende q. 2.120 del
monte Guri-i-Topit. In un clima rigidissimo (anche -30 °C), gli Alpini resistono tenacemente agli assalti di un nemico preponderante per numero ed
armamento; il 12 muore in combattimento il nostro concittadino Bonifacio
Dall’Osto e il 14 Francesco Baccarin viene ferito.
Il 15 febbraio, i decimati reparti del “Val Leogra” - sono caduti 11 ufficiali e 172 Alpini - vengono sostituiti sulla cima del Guri-i-Topit dalla 54^
Compagnia del Btg. Alpini “Vestone”; ma rimangono ancora su quel tragico
monte, tra quota 2.120 e la sella di quota 1.848, in qualità di rincalzo, fino al
141 - Mappa da A. Rasero, Tridentina avanti! Storia di una divisione alpina;
145
21. Poi tutto il Battaglione viene progressivamente ritirato sulla linea dei
monti Papallazit-Pupatit.
Il 20 è ferito in combattimento anche il nostro Antonio Stella.
A parte le roboanti frasi della motivazione ufficiale che conferisce alla
bandiera del Battaglione “Val Leogra” la Medaglia d’Argento al Valor Militare, è importante ricordare le commosse parole del capitano Giordano Vidoni, comandante della Compagnia Comando del “Val Leogra”, nel suo libro “La battaglia bianca del Guri-i-Topit”:
La zona tra il Mali Pupatit e i Guri-i-Topit142
“Verrà certamente il giorno in cui minutamente si racconterà lo svolgimento di questa bianca, anzi candida, battaglia, la più alta che sia stata
combattuta sul Fronte greco-albanese, tra l’infuriare della tormenta, su uno
strato di neve che superava in certi punti i dieci metri. Verrà allora messo
in luce ciò che hanno fatto gli Alpini del “Val Leogra” che, dopo aver impedito al nemico di occupare la importantissima posizione, han saputo man142 - Mappa da F. Brunello, Battaglione Alpini “Val Leogra”;
146
tenerla malgrado i continui attacchi, malgrado che per il freddo e la tormenta le armi non potessero funzionare ed i rifornimenti di munizioni e di
viveri non potessero giungere, e dopo miracolose traversate, degne ogni
una del nome di ardite imprese alpinistiche. Circa il cinquanta per cento
della sua forza, tra morti, feriti e congelati, ha perso il “Val Leogra” in
questa impresa, ma il nemico non è riuscito a calpestare la bianca vetta anche quando solo un miracolo sembrava che potesse impedirgli di raggiungere la meta agognata.
Alpini che sono rimasti giorni e giorni in buche di neve, completamente
isolati, senza possibilità di avere di che sfamarsi, di che coprirsi, di bendarsi le ferite.
Sciatori che sbucano improvvisi, quasi volando, a pochi passi dal nemico
lanciandogli in piena velocità le bombe a mano, scomparendo con vertiginose acrobazie prima che il nemico stesso abbia il tempo di reagire.
Alpini che si susseguono in sublime gara per tentare di raggiungere i
compagni dei posti avanzati, segnando le piste con il rosso del loro sangue
e con i loro corpi ghiacciati che servivano da pietra miliare per indicare la
via da seguire.
Alpini che muoiono dicendo: “Mi sento meglio, ma ho tanta fame”; che si
tagliano l’ultimo lembo di carne che tiene attaccata la gamba per essere più
liberi nei movimenti per continuare a fare fuoco.
Alpini feriti, che scendono dall’alta cima lasciandosi scivolare lungo il
ripido pendio ghiacciato, che si presentano al posto di medicazione col
polmone forato e dopo una semplice fasciatura, chiedono una sigaretta e
continuano a camminare verso il basso, rifiutando di venir sorretti.
Alpini che non sentono di avere più i piedi, che provano a batterli con il
calcio del fucile e non li sentono ancora e continuano a rimanere sdraiati
nella neve con il fucile mitragliatore abbracciato e aderente al corpo per
impedire che si ghiacci.
Alpini che riposano avendo per coperta uno strato di neve, si che per accorgersi che sotto quei cumuli vi era un uomo, si doveva sprofondare nella
neve stessa col calcio del fucile.
E lassù nella tormenta, in buche e in stretti camminamenti di neve, scavati con l’elmetto, gli Alpini han vegliato giorni e giorni con le bombe a portata di mano.
E anche quando per il continuo scoppio delle bombe di mortaio la neve
era tutta nera, gli Alpini erano rimasti lassù, convincendo il nemico che la
cima non sarebbe mai stata sua.
147
E quando dopo sei giorni di questa lotta, che a descrivere non si trovano
le parole adatte, e anche trovandole non si ha il coraggio di pronunciarle
per tema che chi le sente pensi – è fantasia -, quando arriva il cambio, non
scendono in basso gli Alpini superstiti, ma si scavano nelle immediate vicinanze della linea altri buchi di neve e là continuano a rimanere giorni e
giorni ancora, bloccati dalla tormenta che impedisce l’arrivo dei viveri, ma
sempre pronti ad accorrere se i compagni che si trovano davanti a loro dovessero venire sopraffatti.”
Tra gli Alpini che partecipano alla “La battaglia bianca del Guri-iTopit”, alcuni sono nostri concittadini: Bonifacio Dall’Osto, caduto in
combattimento; Francesco Baccarin e Antonio Stella, feriti in combattimento; e Giacomo Barbieri, Gino Dall’Osto, Domenico Faccio, Stefano
Gasparella, Agostino Gnata, Luigi Peron e Guerrino Peruzzo, che sono
sopravvissuti.
Nel ricordo di quelle tremende giornate di guerra sulla bianca montagna
dalla quale molti non sono tornati, sul motivo della canzone “Monte Canino”, gli Alpini vicentini e friulani del “Val Leogra” cantano:
O Guri i Topit che fra le alte vette
dell’Albania, col tuo candore,
noi Alpini del Battaglione “Val Leogra”
dimenticarti mai più ti potrem.
Agosto 2006 - “Onore ai Caduti” sulla cima del Guri i
Topit, presso i resti del Cimitero di guerra
148
Alla fine del mese di febbraio e fino al 13 aprile 1941, il Btg. “Val Leogra” passa alle dipendenze tattiche della Div. “Parma” che lo disloca, tra il
10 e 23 marzo, sulle pendici orientali del massiccio del Mali-i-Tomorrit,
terminanti sul torrente Tomorezza.
A fine marzo, il Battaglione, cede le posizioni al Battaglione Alpini “Vestone”, scende ad Han e risale il fianco sinistro della Valle del Devoli, verso
il Monte Bregu-i-Math, per occupare le posizioni tenute dal Btg. Alpini
“Ceva”, assegnato al Fronte Jugoslavo.
Il 13 aprile il battaglione riceve l’ordine di lanciarsi all’inseguimento dei
greci che si stanno ritirando a causa dell’occupazione tedesca; il 21 è nei
pressi del ponte di Perati, e li termina per il “Val Leogra” la Campagna di
Grecia.
Per quanto fatto nella Campagna di Grecia, la bandiera del Btg. “Val Leogra” è stata decorata di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Schierato nel settore più alto e più impervio dell’intero fronte, dove i rigori dell’inverno e i disagi richiedevano eccezionale forza di resistenza e di
adattamento per vivere e combattere, il Battaglione “Val Leogra” mantenne saldamente, per oltre due mesi, le importantissime posizioni affidategli.
Attaccato da forze preponderanti potentemente armate e operanti con il favore di accecante tormenta, combatteva per quattro giorni con strenuo valore ed inflessibile tenacia, fino a stroncare, a prezzo di grave sacrificio di
vite e di sangue, l’impeto offensivo dell’avversario, al quale infliggeva durissime perdite.
Successivamente, colmati i vuoti provocati dal fuoco e dalla bufera di neve, partecipava con fiero slancio alle operazioni conclusive della campagna, percorrendo in dieci giorni 300 chilometri di territorio liberato, contribuendo a travolgere le ultime resistenze nemiche ed a schiudere, con
l’ultima offerta di sangue generoso, la via alla decisiva vittoria. Confermava così in terra d’Albania, le magnifiche virtù guerriere della gente alpina e
le superbe tradizioni di aggressività, di resistenza, di dedizione al dovere, di
cui aveva già dato prova nella grande guerra”. Guri-i-Topit 10-14 febbraio
1941 – Brega-i-Math, Erseke-i-Morova, Leskoviku, 13-23 aprile 1941.
149
Il massiccio del Mali-i-Tomorrit (Tomori)
Verso la metà del maggio 1941, il 2° Gruppo Alpini “Valle” viene riunito
presso Shterpaj in Albania e il Btg. “Val Leogra” si accampa a Lixha.
Il 14 luglio 1941 il Btg. “Val Leogra” parte con il 2° Gruppo Alpini “Valle” alla volta di Podgorica, in Montenegro, dove è scoppiata una rivolta contro le truppe italiane di occupazione, e partecipa alle operazioni anti-guerriglia in quell’area sino all’estate 1942; a fine settembre si sposta a Scutari,
in Albania, per un periodo di riposo.
Il 29 novembre 1942, il Btg. “Val Leogra” parte, con il 2° Gruppo Alpini
“Valle”, per la Grecia - zona di Arta in Epiro - dove partecipa alle operazioni anti-guerriglia. L’8 settembre 1943, il “Val Leogra” è accampato a Giannina, il 10, ingannati dalle promesse di rimpatrio, gli Alpini si arrendono e
consegnano le armi. Il 13, la colonna di cui fa parte il “Val Leogra”, inizia a
piedi il lungo percorso che lo porta verso l’internamento in Germania.
150
5^ DIVISIONE ALPINA “PUSTERIA”143
La Divisione “Pusteria” è costituita il 31 dicembre 1935 a Brunico, per essere inviata in Etiopia. Tra il 6 e il 12 gennaio 1936, la divisione viene imbarcata in parte a Livorno in parte a Napoli con destinazione Massaua. Conclusa la guerra il 5 maggio 1936, la “Pusteria” viene impiegata in diverse
regioni d’Etiopia per combattere i ribelli e per soffocare movimenti di rivolta. E’ rimpatriata solo nell’aprile 1937.
Nel 1940, tenuta di riserva nella zona del Col della Maddalena, partecipa
al conflitto italo-francese. In luglio si sposta a Mondovì e nell’ultima decade
di novembre si trasferisce in Albania, dove giunge ai primi di dicembre, così
costituita:
- 7° Reggimento Alpini con Btg. “Feltre” (Comp. Com. e Serv., 64^, 65^,
66^ e 95^ Armi Acc.), Btg. “Pieve di Cadore” (Comp. Com. e Serv., 67^,
68^ e 75^);
- 11° Reggimento Alpini con Btg. “Bassano”, Btg. “Trento” (Comp. Com. e
Serv., 92^, 114^ e 145^), Btg. “Bolzano”;
- 5° Reggimento Artiglieria da Montagna con Gruppo Art. “Belluno”
(Batt.22^, 23^ e 24^), Gruppo Art. “Lanzo” (Batt. 16^, 21^ e 44^);
- 5° Battaglione Misto Genio Alpino.
oltre agli ospedali da campo, sezioni sanitarie, veterinaria, sussistenza, carabinieri e servizi in genere.
Appena sbarcata, data la precarietà del fronte, la Divisione viene sparpagliata per tentare di tappare i buchi che si verificano nello schieramento italiano.
La “Pusteria” viene schierata nella zona del fiume Ossum, a nord dello
schieramento della già duramente provata “Julia”, e alle dipendenze del 8°
Corpo d’Armata. La zona costituisce una delle vie di penetrazione per chi
arriva dal confine greco e vuole raggiungere Berati e il mare; si estende al
centro della vallata dell’Ossum presso Cerevoda, a destra sulle pendici del
Tomorr Varr e a sinistra sulle pendici del Mali Spadarit.
Il Btg. “Cadore”, raggiunge Cepan nella Valle dell’Ossum e, passato il
ponte Lapan, il 4 dicembre occupa Galina de Ciaf, altura sul versante destro
della valle.
Il Btg. “Feltre”, il 5 dicembre è dislocato a sud del “Cadore”.
143 - V. Peduzzi, La Divisione Alpina “Pusteria” - Dall'Africa Orientale al Montenegro;
151
Il “Belluno” viene distaccato in Val Zagorias alle dipendenze del 1° Gruppo Alpini “Valle”.
Il Btg. “Trento” ed il Btg. “Bassano”, a fine novembre sono nel settore
Tremishta-Kosove, oltre Klisura, lungo la Vojussa.
Il Btg. “Bolzano”, viene distaccato agli ordini del 25° Corpo d’Armata nella zona dei monti Burato- Golico-Trebescines-Scindeli.
Alpini sciatori
Un mulo prigioniero del fango
152
Teatro delle operazioni
al 24 dicembre 1940144
Teatro delle operazioni
al 24 gennaio 1941145
144 - Mappa da V. Peduzzi, La Divisione Alpina “Pusteria” - Dall'Africa Orientale al
Montenegro
153
Camminamento sul massiccio del Tomori
Dopo il ripiegamento dei reparti a seguito dell’offensiva greca , il 7° si
schiera su postazioni difensive alle pendici del monte Tomori. Dal giorno di
Natale il “Cadore” e il “Feltre”, rinforzato successivamente dal Btg. “Val
Pescara”, e dal 28 gennaio anche dal “Val Chiese”, sistemati a difesa, tengono ad oltranza le loro posizioni alle pendici del Tumor Verr – NovaniSirak-confluenza del torrente Peroj-i-Bronecit col F. Ossum. Nel frattempo,
il Btg. “Belluno” in Val Zagorias, partecipa a numerose operazioni e rimane
su questa linea difensiva fino al marzo 1941.
Il 10 dicembre l’11° Alpini si schiera sulla sinistra del fiume Ossum: il
“Bassano” all’altezza di Cerevoda, sui costoni del Mali Spadarit e Vendrescia, attestandosi infine sul Cia-fa-i-Trepelit; il Btg. “Trento” lungo il F.
Ossum, in zona Zambresan basso, sopra il Ponte di Lapan.
Il 19 e 20 gennaio, il Btg. “Trento” e “Bassano” si ritirano sui costoni del
Mali Spadarit-Costone Vivian-Bregu Gliula, il 25 gennaio, ripiegano sul
Ciafa e Trepelit.
Tra quegli Alpini ci sono anche 5 nostri concittadini: Giovanni Folladore
(Btg. “Trento”); Antonio Fabrello e Gaetano Parise (Btg. “Bassano”),
Pietro Garzaro (522^ Compagnia Mitraglieri) e Antonio Rocco (autiere
ambulanze).
145 - Mappa da V. Peduzzi, La Divisione Alpina “Pusteria” - Dall'Africa Orientale al
Montenegro;
154
Dopo il 6 aprile, con la ritirata greca causata dall’invasione tedesca, le
truppe italiane si mettono in movimento: il “Feltre” punta su Tege, il “Cadore” arriva sul Galina de Ciaf e con il “Belluno” raggiunge Coprensca; il 20
aprile tutta la “Pusteria” si riunisce a Erseke. Dopo una breve sosta, la Divisione avanza su tre colonne, oltrepassa il confine greco e arriva a Konitza.
Il 27 aprile la “Pusteria” inizia il rientro in territorio albanese, che raggiunge il 3 maggio; si concentra a Kukes e il 16 luglio 1941 si trasferisce in
Montenegro, a Podgorica, da dove organizza presidi a Cettigne, Rjeka, Pljevlja e dove svolge azioni antiguerriglia anche a Dubovjci e Milonci in collaborazione con il 2° Gruppo Alpini “Valle”.
Sostituita dalla “Taurinense”, nell’agosto 1942 la “Pusteria” rientra in Italia e nella seconda decade di novembre entra in territorio francese, dislocandosi nella zona di Grenoble e inviando presidi a Chambery, Gap e Digne.
L’8 settembre 1943 trova le truppe della “Pusteria” in movimento verso
l’Italia, dislocate nella zona di Grenoble-Gap e con la maggior parte dei
materiali e degli armamenti pesanti già caricati su carri ferroviari. I tedeschi
catturano al completo il Comando di Divisione e dell’11° Regg., anche se
alcune unità oppongono resistenza fino al 12 settembre. Il 7° ed il 5° Artiglieria riescono, dopo brevi scaramucce con i tedeschi, a raggiungere San
Dalmazio di Tenda, dove insieme ad alcuni reparti della Guardia alla Frontiera, si pone a difesa sulla linea di cresta di M. Marta-Colle di Tenda-M.
Clapier. A seguito dello dissolvimento del Comando di Corpo d’Armata, il
12 settembre il comandante del 7°Alpini ordina lo scioglimento del reparto;
molti Alpini vengono presi prigionieri, ma altri formano i primi nuclei di
partigiani sui monti.
155
Lettera dal fronte
11° REGGIMENTO ALPINI
BATTAGLIONE ALPINI “BASSANO”
BATTAGLIONE ALPINI “TRENTO”
Proveniente dal Fronte Occidentale, ai primi di dicembre 1940, il Btg.
“Bassano”, 11° Regg. Alpini, Div. Alpina “Pusteria”, viene trasferito sul
Fronte greco-albanese dove partecipa attivamente a tutte le azioni di guerra
a destra del Vojussa, nel settore Tremishta-Kosove, oltre Klisura, poi alla
sinistra della Val Ossum, all’altezza di Cerevoda, sui costoni del Mali Spadarit e poi di Vendrescia, attestandosi infine sul Cia-fa-i-Trepelit.
Il Btg. “Trento” il 10 dicembre è schierato lungo il F. Ossum, in zona
Zambresan basso, sopra il Ponte di Lapan, collegato a destra col Btg. “Val
Tagliamento” (“Julia”) e a sinistra con il Btg. “Bassano”. Arrivano finalmente in linea anche i gruppi di artiglieria alpina, “Lanzo” e “Belluno”. Subito dopo Natale sono fortemente impegnati dai greci ma riescono a respingerli.
Il 10 gennaio il “Bassano”, il “Trento” e alla loro sinistra il Btg. “Gemona” della “Julia” sono pesantemente sotto attacco; arriva di rinforzo sul Mali
Tabaian la Divisione “Lupi di Toscana”; furiosi combattimenti si svolgono
156
pure il 15 e 17 gennaio, ma la capacità di resistenza degli Alpini e degli Artiglieri Alpini non può impedire il ripiegamento del “Trento” sul Chiaf e Sofiut con alla sua destra la “Lupi di Toscana”, la “Julia” viene inviata nelle
retrovie per essere ricostruita.
Il 19 e 20 gennaio la pressione ellenica si fa sentire duramente e
nonostante l’arrivo di rinforzi, i btg. “Trento”, “Bassano”, “Val Chiese” e
“Lupi di Toscana” devono ritirarsi sui costoni del Mali Spadarit-Costone
Vivian-Bregu Gliula. Il 25 gennaio, un cedimento della linea tenuta dai
“Lupi”, comporta un generale ripiegamento sul Ciafa e Trepelit.
Dopo la conclusione della prima sanguinosissima fase della campagna e
dopo aver ricevuto i complementi giunti dall’Italia, il “Bassano”, verso la
fine di febbraio 1941, passa alle dipendenze del 7° Regg. Alpini e sostituisce il Btg. “Cadore” sulle tormentate posizioni del Tomori. Tra quei complementi anche i nostri concittadini Antonio Fabrello e Gaetano Parise nel
“Bassano”, e Giovanni Folladore nel “Trento”.
Il 9 e il 10 marzo, all’inizio dell’ultima disgraziata offensiva italiana, ha
luogo il combattimento del Mali Spadarit che vede impegnati il “Trento” e il
“Bassano” sulla sinistra e sulla destra il “Feltre”. Fallisce con enormi perdite, soprattutto per il “Feltre”, la riconquista del Mali Sparadit; fallisce su tutto il fronte l’offensiva italiana di primavera.
Il 9 marzo 1941, è ferito in combattimento sul Mali Spadarit, il nostro
concittadino Gaetano Parise; rimpatriato e ricoverato presso l’Ospedale
Militare di Gallarate (Varese), muore per le ferite riportate il 24 maggio
1941.
Nella seconda metà di aprile le truppe greche si ritirano dal Fronte Albanese a causa dell’intervento tedesco; le truppe italiane ne approfittano per
avanzare: il “Bassano” e il “Trento” raggiungono Erseke il 17 aprile e il 20
si riuniscono al resto della “Pusteria”.
Nel luglio 1941, a seguito del trasferimento in Montenegro della Divisione, anche ai battaglioni “Bassano” e “Trento” tocca il compito di presidiare
alcune zone calde della rivolta popolare.
157
Zona operazioni sul Mali Chiarista146
146 - Mappa da V. Peduzzi, La Divisione Alpina “Pusteria” - Dall'Africa Orientale al
Montenegro;
158
522^ COMPAGNIA MITRAGLIERI DA POSIZIONE AGGREGATO
In questo reparto della G.a.F., aggregato al 7° Regg. della “Pusteria”, troviamo come complemento dal gennaio ‘41 il nostro concittadino Pietro
Garzaro.
Il Tomor Varr q. 2.396
208° AUTOREPARTO MISTO AGGREGATO
In questo reparto troviamo come complemento dal dicembre ‘40 il nostro
concittadino Antonio Rocco, Autiere del 208° Autoreparto, aggregato alla
Div. “Pusteria”; autista di ambulanze, operativo nella zona della Val Ossum,
è decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare “sul campo” con la seguente motivazione: “Conduttore di autoambulanza in strade intensamente
battute dall’artiglieria nemica, sprezzante del pericolo, si impegnava a più
riprese e in più e più giorni. Durante l’ultimo tragitto viene gravemente
ferito in più punti del corpo, si preoccupava solo della consegna dell’automezzo. Ricoverato all’ospedale, sopportava l’amputazione dell’arto e conscio della imminente fine, esprimeva l’orgoglio di offrire la vita alla Patria”. Zona Busi - Fronte Greco, 27 gennaio 1941.
Muore per le ferite riportate il 28 gennaio 1941.
159
37^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “MODENA”
41° REGGIMENTO DI FANTERIA
42° REGGIMENTO DI FANTERIA
Nell’ottobre 1936 viene costituita ad Imperia la Divisione di Fanteria
“Modena” (41° e 42° Regg. Fanteria, 29° Regg. Art.), con sede a Savona.
Il 10 giugno 1940 la Divisione è dislocata in Liguria, nel sanremese, verso il confine francese con schieramento sulle Alpi Marittime, nel settore M.
Grammondo-Cima Bavasina. Il 26, al termine delle operazioni belliche contro la Francia, la Divisione è dislocata a Belluno, dove rimane fino alla partenza per l’Albania.
Tra la fine di novembre e i primi di dicembre, dopo l’inizio del suo trasferimento, la “Modena” si raduna (con parte delle truppe e servizi ancora in
Italia) in un primo tempo nella zona di Dervisciani, dove opera sia con la
Div. “Bari”, che sulla destra della Div. “Ferrara” nel settore di Sella RedatiM. Baurato, alla destra e alla sinistra della valle del F. Drina, prima di Argirocastro.
Dal 30 novembre 1940, con il 41° Regg. troviamo il nostro concittadino
Guerrino Gnata.
Sino al 6 dicembre la “Modena” combatte accanitamente per contenere la
pressione greca che si sviluppa sempre più decisa sull’altopiano di Kurvelesh, fra Bus Devrit e Thamonit, all’altezza di Tepeleni.
Dal 12 dicembre i greci attaccano il settore difeso dalla “Modena” in direzione Golem-Progonat, creando pericolose infiltrazioni tra le unità della
divisione che reagiscono con immediatezza con violenti contrattacchi, riuscendo a ricacciare gli assalitori sulle posizioni di partenza. L’offensiva greca riprende contro le posizioni di Sella di Golem il giorno successivo e le
unità che la difendono vengono sopraffatte; nello stesso giorno un’azione
contro i rilievi di Mali That viene contenuta e respinta. I progressi ellenici
verso Progonat il 15 e nella zona di Mali Sphat il 18, vengono fatti pagare a
caro prezzo. Dal 19 dicembre le unità della “Modena”, in Val Benda, creano
un sistema di difesa a sbarramento della vallata schierandosi ai contrafforti
di Gusmare e Lekdushai. Da questo momento lo scontro si irrigidisce, agli
accaniti e continui attacchi greci fa riscontro la solida e tenace difesa dei reparti che si traduce spesso in violenti contrattacchi. Alla fine però, il 31 dicembre 1940, sull’Altopiano del Kurvelesh, la Div. “Modena” viene salvata
dall’intervento del 231° Regg. della Div. “Brennero”.
160
2009 - Vecchia linea del fronte sull’Altopiano del Kurvelesh
con all’orizzonte la catena montuosa dello Scindeli
Dai primi di gennaio, durante l’offensiva ellenica contro Tepeleni, la
“Modena” è posizionata sull’altopiano di Kurvelesh, ed ha alle sue dipendenze il 232° Regg. della “Brennero” e il 18° Regg. della Div. “Acqui”.
Nel 232° Fanteria ci sono i nostri concittadini, Pietro Barbieri, Antonio
Bonato, Domenico Casarotto, Paolo Gallio, Quinto Stella, Alberto Todeschini, Giuseppe Vaccari; nel 18° Fanteria, Luigi Todeschin e Bortolo
Martini “Brusolo”.
Nel mese di gennaio 1941 la “Modena” è ancora schierata nell’alta Val
Bancia, sull’Altopiano del Kurvelesh, costretta a sottostare a condizioni di
vita molto dura sia a causa di difficoltà nei rifornimenti, che spesso devono
essere effettuati con mezzi aerei per mancanza di vie di comunicazione adat-
161
te, sia per la continua pressione dei greci che delle forze della natura. Nessun progresso viene però consentito dagli italiani ai greci durante i mesi di
gennaio e febbraio.
“Questi poveri ragazzi, inchiodati in mezzo alla neve, le intemperie, mal
riparati e male equipaggiati, carichi e stracarichi di pidocchi, devono stare
qui a difendere con le unghie, con la vita, una postazione, una posizione
scomoda, una collina. Questi ragazzi fanno il loro dovere fino all’estremo
pur non essendo spinti da un ideale che dica: sì, è giusto che tu faccia così.
Tutti quei discorsi di grandezza, desiderio di espansione, tutto quel voler
far credere agli italiani e al mondo che noi siamo forti e invincibili; tutte
queste cose che prese in un mazzo vogliono dire orgoglio, ebbene, secondo
me questo orgoglio ha scelto inconsciamente di venirsi a scavare la fossa
proprio qua, in mezzo a queste impervie e selvagge montagne dell’Albania.
Di là, sull’altro versante, c’è della gente che come noi stringe i denti, ci
sono uomini che dimostrano uno spirito combattivo che non è inferiore al
nostro. Ma quelli hanno un ideale. Loro difendono la loro terra, la loro Patria, le loro famiglie e questo è un sacrosanto motivo che noi, qua, non possiamo avere!”147
Dall’11 febbraio ‘41, come complemento del 42° Regg., arriva anche il
nostro concittadino Umberto Gaggioni, ma sarà rimpatriato con licenza
speciale per gravi motivi famigliari il 3 marzo.
Il 9 e 10 marzo la divisione si porta all’attacco delle pendici nord-orientali
del Progonat, con un’azione diversiva che tende a mascherare quella che altre grandi unità portano negli stessi giorni contro le posizioni greche del M.
Golico.
Ultimate le operazioni di guerra, la “Modena” si trasferisce in territorio
greco dove nel 1942 viene impiegata per la difesa costiera dell’Epiro meridionale fino al porto di Prevesa e alla difesa di Giannina, Aria e Prevesa.
Dopo l’8 settembre 1943, la Divisione si oppone ai tedeschi, ma è costretta
a sciogliersi il 21.
147 - B. Sola (a cura di), Antonio Brunello. Thienéndoghe alla vita, diario di guerra in grigioverde, pag. 143-144;
162
11^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “BRENNERO”
232° REGGIMENTO FANTERIA “AVELLINO”
9° BATTAGLIONE MORTAI DA 81
La Divisione è costituita dal 231° e 232° Regg. Fanteria e dal 9° Regg.
Artiglieria quando il 10 giugno 1940 risulta dislocata sul Fronte Occidentale. Rimane dapprima di riserva d’Armata, poi il 21 è inserita nel 1° Corpo
d’Armata, zona Moncenisio.
Al termine del conflitto italo-francese, la Divisione è posta in stato di
smobilitazione e insieme ad altre 22 divisioni è destinata a portarsi ad organici di pace.
Nel mese di dicembre 1940, la “Brennero” viene destinata al Fronte Greco ed inizia a sbarcare a Valona il 24. E’ in zona d’impiego tra il 30 dicembre 1940 e l’8 gennaio 1941, inquadrata nel 25° Corpo d’Armata dell’11^
Armata.
Tra questi Fanti della “Brennero” ci sono i nostri concittadini: Pietro
Barbieri, Antonio Bonato, Paolo Gallio, Quinto Stella, Alberto Todeschini del 232° Reggimento, Domenico Casarotto del 9° Battaglione Mortai da 81, 1° Plotone e Giuseppe Vaccari del Comando di Divisione.
La “Brennero” viene impiegata nel settore di Tepeleni con il solo 231°
Regg, dove il 31 dicembre sull’Altopiano del Kurvelesh sostiene i primi
combattimenti soccorrendo la Div. “Modena” che sta per essere sopraffatta.
Il 2 gennaio la “Brennero” ha in linea oltre al 231°, il 9° Art. con il solo
588° Gruppo da 75/13 e poco altro.
Il 10 gennaio 1941, la Divisione è schierata in Val Salarjie, con in appoggio i resti della Div. “Modena” (24° Regg.), il 2° Btg. del 18° Regg. della
“Acqui” e il Btg. Alpino “Bolzano” dell’11° Regg., Div. “Pusteria”.
Nel quadro del riordinamento del gennaio ‘41 la Divisione “Brennero” è
prevista come unità di 4° blocco insieme alla “Cuneo”, “Legnano”, “Lupi di
Toscana”, “Pinerolo” e “Cacciatori delle Alpi”.
Durante l’offensiva greca su Tepeleni (9-12 febbraio) dispone di compagnie fucilieri con una forza media di 50 uomini, su un organico iniziale di
150, mentre i muli non sono neanche un terzo di quelli previsti.
163
Fanti della Divisione “Brennero” rientrano provati in seconda linea
Dal 9 aprile 1941, il 232° Regg. della “Brennero” è sostituito in linea dal
42° Regg. della “Modena” e si riunisce con il 231° Regg. Ricostituita la Divisione “Brennero” e inserita nel Corpo d’Armata Speciale, partecipa all’inseguimento dei greci in ritirata verso Santi Quaranta e Delvino. In giugno la
“Brennero” è ad Atene.
Terminata la Campagna di Grecia, la “Brennero” rimane come forza d’occupazione e inquadrata nel 3° Corpo d’Armata, 11^ Armata, impegnata in
attività antiguerriglia; in seguito viene dislocata in Grecia, ma con il 231°
Regg. aggregato alla “Firenze”, in Albania.
All’inizio del 1942, la “Brennero” riceve di rinforzo il 331° Regg.. Alla
fine dell’anno comincia a trasformarsi in divisione autotrasportabile e cede
il 331° Regg. alla Divisione “Regina” dislocata a Rodi.
Nel mese di febbraio 1943, la Divisione passa in Albania, nella zona di
Durazzo, inquadrata nel 4° Corpo d’Armata ed inizia a trasformarsi in divisione motorizzata o addirittura in divisione moto-corazzata.
L’8 settembre 1943, la Divisione ha il comando a Sassobianco (10 Km da
Durazzo) e comprende i reggimenti di fanteria 231°, 232°, il 9° Regg. Art.,
164
il 9° Btg. Mortai, il 26° Btg. Mitraglieri, il 111° Btg. Misto Genio e il 179°
Btg. Costiero.
Dopo l’armistizio, parte dei reparti, soprattutto quelli formati da altoatesini ed ex camice nere, passano con i tedeschi e successivamente rientrano via
mare nel nord Italia o entrano in reparti tedeschi in Albania (tra loro il “nostro” Giuseppe Vaccari); il grosso della truppa è costretta a subire impotente e depressa gli ordini dei comandi per il disarmo ed è inviata in Germania
(tra loro Pietro Barbieri, Antonio Bonato, Domenico Casarotto, Alberto
Todeschini) ; il 3° Btg. del 231° Regg., di stanza a Santi Quaranta, riesce ad
imbarcarsi per Corfù dove condivide le sorti di quel presidio; il 1° Btg. del
231° Regg., rinforzato da altri elementi della divisione, raggiunge i partigiani albanesi e successivamente con altri reparti del 232° Regg., che hanno
operato contro i tedeschi con la Div. “Firenze”, concorrono a formare il mitico Battaglione Partigiano Italiano “Antonio Gramsci”.
33^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “ACQUI”
18° REGGIMENTO DI FANTERIA
17° REGGIMENTO DI FANTERIA
4° BATTAGLIONE MITRAGLIERI DI C. D’A.
27^ SEZIONE CARABINIERI
Nell’agosto 1939 viene costituita la Divisione “Acqui” che assume alle
dipendenze i reggimenti di fanteria 17°, 18° e il 33° Regg. Art..
Nel 1940 la Divisione è dislocata sul confine occidentale, in Val Stura,
nel settore compreso tra Colle del Ferro, Monte Argentera, Colle della Maddalena, Colle Ruberent, e partecipa alle operazioni contro la Francia.
Dal 14 dicembre 1940, iniziano ad arrivare in Albania i reparti della “Acqui”.
Dal 15 al 27 dicembre sbarcano anche i nostri concittadini: nel 18° Regg.,
Luigi Todeschin (2° Btg.) e Bortolo Martini “Brusolo” (9° Btg., 2^
Comp.); nel 17° Regg., 1° Btg., 2^ Comp., Silvio De Toni; nella 27^ Sezione Carabinieri, Vittorio Lavarda.
165
Zona operazioni della “Acqui” nel febbraio 1941148
Già il 18 dicembre i primi reparti della “Acqui” risultano schierati sul
Fronte greco-albanese, nel settore del “Raggruppamento del Litorale”, parte
nella zona a nord-ovest di Vunoj-Himara, sul mare, e parte in Valle Shushitza. Il giorno successivo sostiene il suo primo combattimento con il compito
di contenere ed arrestare i greci che cercano una via per raggiungere il porto
di Valona.
Il 22 dicembre 1940, al 10° Caposaldo di Lekduschaj, nell’Altopiano di
Kurvelesh, zona di Tepeleni, muore in combattimento il nostro concittadino
Bortolo Martini “Brusolo”.
Nel mese di gennaio 1941, la Divisione partecipa ad aspri combattimenti
per il possesso del nodo mulattiero di Quafa e Gurt che viene più volte occupato e perduto.
Nel mese di febbraio la “Acqui” viene schierata in Val Shushitza e Val
Smokthina, dove il nostro concittadino Silvio De Toni si ammala di malaria.
Il 2 marzo, arriva con il 110° Battaglione Mitraglieri di C. d’A., aggregato
alla “Acqui”, il nostro concittadino Valentino “Oriano” Campagnolo, e
nello stesso mese la Divisione occupa il Monte Kocos.
148 - Mappa da A. Rasero, L'eroica Cuneense. Storia della divisione alpina martire;
166
Fronte Greco – Erseke, i resti
Il 14 aprile 1941, la “Acqui” inizia a rincorrere i greci, che si stanno ritirando a causa dell’intervento tedesco, a Bolena, nella zona di Vranis e sul
Monte Messimerit; il 17 è in direzione di Philiates e Konispoli, il 20 raggiunge Santi Quaranta e successivamente Igumenitza e Murtos, entrando
così nell’Epiro meridionale.
Al termine delle operazioni di guerra la “Acqui” viene trasferita in Grecia
e posta di guarnigione con compiti di difesa costiera delle Isole Ionie: Corfù,
Cefalonia, Santa Maura. Dal 14 novembre la Divisione inquadra anche il
317° Regg. Fanteria.
Dopo l’8 settembre 1943, la “Acqui” resiste alle ingiunzioni di resa tedesche; dopo una cruenta resistenza i superstiti vengono decimati con la fucilazione. Analoga amara sorte viene riservata agli scampati: il 10, 11 e il 13
ottobre la nave “Fratelli Bandiera”, il piroscafo “Ardena”, la motonave
“Rosselli” e il piroscafo “Marguerita”, provenienti da Cefalonia e Corfù
vengono affondati con migliaia di soldati italiani a bordo; i pochi sopravvissuti sono internati, tra loro i nostri concittadini: Valentino “Oriano” Campagnolo, Vittorio Peruzzo (arrivato nel luglio ‘42 a Cefalonia) e Vittorio
Lavarda, poi “disperso” in prigionia; viceversa, Luigi Todeschin riesce ad
unirsi alla Resistenza Greca di Corfù e successivamente viene rimpatriato
dai Partigiani greci e torna a combatte nel Corpo Italiano di Liberazione.
167
Ponte presso Butrinit nel sud-ovest dell’Albania.
2^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “SFORZESCA”
53° REGGIMENTO
La Divisione è costituita il 25 aprile 1939 e ha alle sue dipendenze il 53°
e 54° Reggimento Fanteria e il 17° Reggimento Artiglieria.
Il 10 giugno 1940, la “Sforzesca” è schierata al confine occidentale, fra
Claviere e Cesana.
Nel 1941 è mobilitata per l’Albania e nella terza decade di gennaio si
schiera sulla destra del fiume Vojussa, nella zona di Tepeleni; tra quei fanti
anche il nostro concittadino Antonio Fabris.
Il 28 gennaio 1941, le unità della Divisione, schierata sui costoni di Marizait e dello Scindeli, si contrappongono ad un avversario che tenta di superare le ultime barriere difensive naturali sulla strada per Valona. Aspri combattimenti che spesso sfociano in assalti all’arma bianca, si succedono ininterrotti su posizioni che vengono prese e perdute più volte.
Fino al 28 febbraio difende lo Scindeli e nei primi giorni di marzo la Divisione partecipa alla tragica offensiva italiana di primavera occupando le
posizioni di Chiaf e Merzgoranit, sullo Scindeli.
168
Il 15 aprile 1941, iniziata la ritirata greca causata dall’intervento tedesco,
una colonna della “Sforzesca” entra in territorio greco e si spinge oltre Bregu Scesit e Mercurai, puntando sul nodo stradale di Klisura, che viene raggiunto il 17.
Ultimata l’occupazione della Grecia, a metà di luglio del 1941 riceve
l’ordine di rimpatrio.
Nel mese di luglio 1942, la Divisione è trasferita sul Fronte Russo, nel
settore del 35° Corpo d’armata, in sostituzione della “Torino”. Dopo la terribile ritirata, la “Sforzesca” è rimpatriata in marzo e sciolta in aprile 1943,
ma viene ricostituita il 1 giugno.
Viene dislocata in Venezia Giulia, nella zona tra Divaccia, Fola, Sesana,
Villa del Nevoso e impiegata in operazioni anti-guerriglia.
Dopo l’8 settembre 1943, il Comando della “Sforzesca” , che presidia
l’Istria, è circondato e costretto alla resa, ma i suoi battaglioni aprono il fuoco attorno a Trieste contro i tedeschi, poi è lo sbando.
3^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “CAGLIARI”
63° REGGIMENTO FANTERIA
La Divisione è costituita il 5 aprile 1939, basata sul 63° e 64° Reggimento
Fanteria e dal 59° Reggimento Artiglieria.
All’inizio delle ostilità contro la Francia la Divisione è dislocata nel sottosettore del Moncenisio, dal M. Niblè al M. Rocciamelone; terminate le operazioni rimane nel territorio occupato di Val dell’Arè fino a tutto il settembre 1940.
Nell’ultima decade del mese di gennaio 1941, la “Cagliari” è trasferita in
Albania e dislocata prima nella zona di Berat, dove riceve il battesimo del
fuoco l’8 febbraio, e poi proseguendo verso Perpanit-Paraboar, il 12 febbraio si schiera nel settore compreso tra Chiaf, Bubesit e Proi Vibes, nella
regione del Tomori-Ossum; tra quei Fanti anche il nostro concittadino
Aleardo Castello.
Fermata l’offensiva greca, la Divisione è impegnata l’11 marzo 1941, a
Bregu Rapit e sul M. Bubesit e il 13 concorre con altre Grandi Unità
all’azione su quota 731 di Monastero, quota che viene tenacemente contesa,
mediante attacchi e contrattacchi di estrema violenza tra il 14 e 19 marzo.
169
Il 14 aprile, nel corso dell’inseguimento delle truppe greche in ritirata a
causa dell’invasione tedesca, avanza verso la Valle Desnizza e il 15 si attesta sul costone nord del conteso ponte di Klisura. Il 18 prosegue per Premeti
e il 20 raggiunge il Ponte di Perati.
Terminate le operazioni di guerra, la “Cagliari” si trasferisce in Grecia,
prima nella zona di Kalibaki e in giugno nel Peloponneso meridionale, dove
conduce operazioni di presidio e anti-guerriglia sino all’8 settembre 1943.
170
26 aprile 1941 - Ponte di Perati sul Sarandaporos
Il ponte è danneggiato dall’aviazione italiana e
successivamente riparato dai greci
6^ DIVISIONE DI FANTERIA DI LINEA “CUNEO”
27° REGGIMENTO ARTIGLIERIA “LEGNANO”
65° REPARTO SALMERIE DEL 1° GRUPPO ALPINI “VALLE” AGGREGATO
La Divisione viene costituita il 24 maggio 1939 e comprende il 7° e 8°
Reggimento Fanteria e il 27° Reggimento Artiglieria.
Il 10 giugno 1940, la “Cuneo” è schierata sul Fronte Occidentale in seconda schiera, nella zona di S. Maria Maddalena-Valle Cortesino-Fontanalba-Conca di Vievole, alle spalle della Divisione “Ravenna”.
Nell’ultima decade di dicembre, le unità della Divisione iniziano il trasferimento in Albania e dal 28 dello stesso mese, mano a mano che sbarcano a
Valona, vengono inviate isolate sulla linea del fronte anche alle dipendenze
di altre Grandi Unità. Per tale motivo il 7° Regg. raggiunge la Valle Shushitza e viene posto alle dipendenze della Divisione Alpina Speciale e l’8°
Regg. si porta a Berat a disposizione dell’8° Corpo d’Armata; contemporaneamente, il Comando della “Cuneo”, con altre forze che vengono poste a
sua disposizione, assume il controllo della zona di Vunoj, su un settore di
andamento nord-sud, tra M. Messimerit e Cipi-i-Leres sul mare. Inizia il 28
171
dicembre 1940 e pèrosegue fino al 31 gennaio 1941, la dura battaglia
d’arresto sull’ultima difesa naturale: il Passo Liogora ultimo baluardo che
impedisce ai greci di giungere a Valona.
Nel mese di febbraio la Divisione si riunisce; attacchi e contrattacchi il 7
febbraio nella zona di M. Messimerit e il 16 nell’ambito del settore sud, nella zona di Skatarà.
A fine marzo, sbarca a Valona il 65° Reparto Salmerie del 1° Gruppo
Alpini “Valle” e viene aggregato al 27° Regg. Art. della “Cuneo; tra quegli
Alpini anche il nostro concittadino Alfredo Nemo.
Il 14 aprile 1941, la “Cuneo” partecipa all’inseguimento dei greci in ritirata a causa dell’invasione tedesca; occupa Himara, Spilea e Porto Palermo;
il 19 aprile la colonna sud si impadronisce di Piquerasi e subito dopo, vinta
la difesa di S. Basilio, raggiunge Santi Quaranta.
Contemporaneamente, altre unità della divisione raggiungono lo stesso
porto di Santi Quaranta trasportate via mare da unità della Marina Militare.
Il 23 aprile, elementi avanzati della Divisione, superate le difese sul torrente
Bistrize, raggiungono Konispoli e poi la riva destra del fiume Kalamas.
Ultimate le operazioni di guerra, i reparti della “Cuneo” vengono dislocati
prima in Epiro a Igumenitza-Paramithia e poi, in giugno, a MissolungiWasiliki.
Nei primi giorni di luglio passa alle dipendenze del Comando Forze Armate Egeo e viene dislocata a presidio e difesa costiera delle isole Cicladi di
Samo, Nasso e Nicaria.
Viceversa, il nostro Alfredo Nemo e il suo Reparto, sono rimpatriati il 22
dicembre 1941 e rientrano al 1° Gruppo Alpini “Valle” in Gorizia; dopo l’8
settembre 1943, Alfredo viene catturato dai tedeschi e internato in Germania.
La Divisione “Cuneo”, dopo l’8 settembre 1943 e fino alla fine di novembre, partecipa alle operazioni per la difesa delle isole dalle forze tedesche,
anche in collaborazione con reparti inglesi. Il 31 novembre 1943, vengono
evacuati dagli alleati e avviati a riposo nel Campo di El Burrelj, vicino a
Gaza, in Palestina. Alcuni elementi, tagliati fuori, che si erano dati alla guerriglia, raggiungono la Divisione nei mesi successivi.
172
Abbeverata sul fiume Vojussa vicino al Ponte di Perati
19^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “VENEZIA”
83° REGGIMENTO FANTERIA
La Divisione viene costituita il 10 aprile 1939 e assume alle sue dipendenze l’83° e l’84° Regg. Fanteria e il 19° Regg. Artiglieria. È subito mobilitata
per l’occupazione dell’Albania; sbarca a Durazzo dal 25 al 30 aprile 1939 e
viene dislocata a presidio della zona ad est di Tirana, nelle località di Elbasan e Pogradec.
Il 10 giugno 1940, la “Venezia” risulta in Albania, lungo il confine con la
Jugoslavia con compito difensivo, a sbarramento della Valle del Drin, Bulquiza e delle direttrici sud del Lago di Derida.
Il 26 ottobre, in vista delle operazioni contro la Grecia, inizia il trasferimento nella zona di Korca sul confine greco-albanese e si schiera nella zona
dei laghi di Derida e Presba, tra Trebishti, Postec e Bilishti.
Il 2 novembre 1940, si sposta a sud del Lago di Presba e occupa il settore
Zaroshke-Bilishti-Kapeshtica. Dal 3, la Divisione entra in linea e respinge
un violento attacco greco su Koko Clava sull’ala destra dello schieramento,
173
attacco che si ripete con maggiore violenza il 4 e il 5, costringendo l’ala destra della “Venezia” ad abbandonare le posizioni di Bitincka-Bilishti-Kapeshtica e a schierarsi più a nord-ovest, lungo la riva destra del fiume Devoli.
La controffensiva greca continua dall’8 al 21 novembre, quando i progressi ellenici costringono la Divisione ad un’ulteriore ritirata in direzione
nord-ovest, verso Zvezda-Podgoria. Dal 26 la pressione nemica continua a
manifestarsi con particolare violenza e il 29 anche la “Venezia” è costretta
nuovamente a ritirarsi a difesa della testata dello Shkumbini.
Dall’1 al 7 dicembre 1941, la “Venezia” sostiene altri duri combattimenti
ad ovest di Pogradec e lungo le rive sud del Lago di Ocrida dove il terreno
viene conteso palmo a palmo, posizionandosi a difesa tra il Massiccio del
Kalase-Kungullit-Q. Veshes. Il 9 è ancora l’ala destra a cedere e a dover ripiegare a nord. Malgrado le condizioni avverse l’azione greca continua incessante da fine dicembre al 7 gennaio 1941, quando malgrado l’accanita
resistenza dei difensori, i greci riescono ad occupare il Kungullit. La spinta
offensiva ellenica non si ferma, ma viene condotta con meno intensità dal
mese di gennaio al mese di marzo, e tutti gli attacchi non danno alcun risultato.
Il 14 aprile 1941, gli italiani iniziano a inseguire i greci che si stanno ritirando a causa dell’invasione tedesca, e anche la “Venezia” fa la sua parte:
avanza su tutto il fronte prima verso Pogradec e quindi lungo l’itinerario
Pogradec-Grabovica-Sojani-Kolasin, per raggiungere il 15 aprile Korca; il
16 prosegue verso sud-est e il 18 raggiunge Erseke e si schiera a presidio sul
confine greco-albanese ai passi Badres e Monte Gobellit.
In Albania, dal 9 aprile 1941, alla fine della Campagna di Grecia, arriva
come complemento nella 10^ Compagnia, 3° Btg. dell’83° Regg., anche il
nostro concittadino Giulio Grigoletto.
In luglio la Divisione viene trasferita in Montenegro, a nord-est di Scutari,
dove stabilisce presidi a Podgorica, Berane, Kolasin e dove opera azioni di
rastrellamento anti-guerriglia.
Nel 1942, la Divisione “Venezia” inquadra anche il 383° Regg. Fanteria.
Il 9 settembre 1943, avendo rifiutato di consegnare le armi alla 118^ Divisione Cacciatori tedesca e ai cetnici, mantenendo l’unità dei reparti, dai
primi di ottobre comincia a collaborare con i partigiani jugoslavi. Il 1 dicembre, assieme ad altri reparti della “Taurinense”, da vita alla Divisione
Italiana Partigiana “Garibaldi”.
174
32^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “MARCHE”
55° REGGIMENTO FANTERIA
Viene ricostituita il 22 febbraio 1939 a Conegliano Veneto e assume alle
sue dipendenze il 55° e 56° Regg. Fanteria e il 32° Regg. Artiglieria.
Il 10 giugno 1940 la Divisione è dislocata nel trevigiano e vi rimane fino
alla fine dell’anno.
Nel mese di marzo 1941 riceve l’ordine di trasferimento nella zona di Potenza-Eboli-Padula, designata quale forza di sfondamento sul Fronte grecoalbanese.
All’inizio della seconda decade di aprile la “Marche” sbarca in Albania,
giungendo in linea a campagna conclusa. Dal 9 aprile 1941, nel 55° Regg.,
troviamo anche il nostro concittadino, Ernesto Caretta.
La Divisione è trasferita come unità di occupazione in Jugoslavia e organizza presidi a Ragusa-Dubrovnik, Bileca, Moster e sulle isole di Meleda e
Curzola antistanti la costa dalmata. Compito principale della Divisione è la
difesa costiera e l’attività anti-guerriglia.
La “Marche”, riunita il 9 settembre 1943 nella zona di Ragusa, resiste agli
attacchi tedeschi sino al 12, poi soccombe; la gran parte dei fanti è internata
in Germania.
38^ DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA “PUGLIE”
15° REGGIMENTO ARTIGLIERIA
71° REGGIMENTO FANTERIA
La Divisione è costituita a Conegliano Veneto il 15 maggio 1939, disponendo del 71° e 72° Reggimento Fanteria e del 15° Reggimento Artiglieria.
Il 10 giugno 1940, la Divisione è dislocata tra Feltre e Belluno e nella seconda decade di febbraio 1941 riceve l’ordine di trasferimento in Albania.
Il 5 marzo 1941, la “Puglie” si schiera sul Fronte greco-albanese, dove a
Monastero e l’11 a Spi Camarate deve bloccare una forte pressione nemica.
Nel corso di queste sanguinose operazioni le unità della divisione subiscono
forti perdite per cui sono costrette ad abbandonare la linea del fronte e a trasferirsi a Dobrunik per riorganizzarsi.
Fra quei Fanti e Artiglieri ci sono molti nostri concittadini: nel 15° Regg.
Art., Mario Cerbaro, Pietro Peron e Luigi Cubalchini (7^ Batt.), Anto-
175
nio Tressanti (2^ Batt.); nel 71° Regg. Fant., Valentino Borriero e Paolo
Campana (2° Btg., 8^ Comp.), Bortolo Borin, Pietro Campagnolo “Checonia” (1° Btg., 3^ Comp.), Francesco Dall’Osto (Comp. Comando Reggimentale), Pietro Grigoletto, Giulio Moro, Antonio Peron e Marco
Zordan (1° Btg., 2^ Comp.), Pietro Soardi (3° Btg., 11^ Compagnia) e
Bruno Veroncelli.
Il 1 aprile 1941, la “Puglie” riceve l’ordine di trasferirsi alla frontiera albanese-jugoslava e viene schierata nel settore Kukes-Murra-Muhuri, a cavallo del fiume Drin. L’11 aprile, vinte le resistenze jugoslave, la Divisione
concorre all’occupazione del Kossovo. Dal 1 maggio stabilisce presidi nelle
località di Prizren, Ora Jovac, Diakovica, Peč, Srbica.
Per tutto il 1942 e fino all’8 settembre 1943, la Divisione “Puglie” viene
impiegata in operazioni di rastrellamento e anti-guerriglia della zona presidiata del Kossovo e verso la zona di Slatina nelle vicinanze del confine bulgaro. Nel 42 muore di TBC il nostro concittadino Antonio Tressanti.
Dopo l’8 settembre, la divisione è costretta ad arrendersi ai tedeschi e la
gran parte dei suoi soldati è internato in Germania; tra loro i nostri concittadini Mario Cerbaro, Pietro Peron, Valentino Borriero, Paolo Campana,
Bortolo Borin, Pietro Campagnolo, Francesco Dall’Osto, Antonio Peron, Pietro Soardi, Bruno Veroncelli e Marco Zordan. Viceversa, Luigi
Cubalchini, diventa un collaborazionista ed entra volontario in un reparto
Waffen SS tedesche.
41^ DIVISIONE DI FANTERIA DI LINEA “FIRENZE”
127° REGGIMENTO FANTERIA
Il 15 settembre 1939 si costituisce a Firenze la Divisione Fanteria “Firenze”, che assume alle sue dipendenze i ricostituiti 127° e 128° Reggimento
Fanteria e il 41° Reggimento Artiglieria.
Il 7 giugno 1940 la Divisione si porta in Piemonte, tra Carmagnola, Poirino, Villanova d’Asti e vi rimane durante le operazioni di guerra contro la
Francia.
Tra la fine di dicembre 1940 e i primi di gennaio 1941, la “Firenze” sbarca in Albania e viene dislocata al confine jugoslavo-albanese; il 20 dicembre
1940 sbarca con il 127° Regg., il nostro concittadino, Antonio Pobbe.
176
Il 1 aprile la Divisione, rinforzata dal Btg. Alpini “Intra”, è dislocata tra
Guri-i-Plasit, Stebilova. Terminate le ostilità contro la Jugoslavia, la “Firenze” estende il controllo su una vasta zona e organizza presidi a Volko-Dibra,
Izvor, Struga e Derida.
Il 26 settembre 1941, il nostro Antonio Pobbe è trasferito alla Div.
“Mantova”, l’8 settembre 1943 è in Calabria e successivamente combatte
con il C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione).
Per tutto il 1942 e fino all’8 settembre 1943, le unità della Divisione
“Firenze” continuano ad essere utilizzate in operazioni anti-guerriglia a
cavallo del confine jugoslavo-albanese, tra le località jugoslave di Gostivar,
Peshkopie, Burelli, Struga, Dibra e Mogorce e nelle località albanesi di
Elbasan, Librazhd e Kukes.
Dopo l’8 settembre 1943 la Divisione tenta di riunire le unità sparpagliate
in una vasta zona, per procedere verso l’Albania dove si scontrano con superiori unità tedesche e albanesi.
Il 28 settembre la “Firenze” si organizza in unità partigiane, si trasforma
in Comando Militare Truppe della Montagna ed opera a fianco dei partigiani
jugoslavi e albanesi.
Cimitero di guerra ed “onori militari”
177
BATTAGLIONE ALPINI AUTONOMO “INTRA” AGGREGATO
Il Battaglione Alpino autonomo “Intra”, già del 4° Regg., Div. “Taurinense”, sbarca a Durazzo il 9 gennaio 1941 e viene schierato in Val Tomorezza;
sono mesi di dura guerra di posizione che si possono forse riassumere in poche parole: “fango, fango, fango, neve, freddo, fame, pidocchi, lacrime,
sangue”.
Nella controffensiva italiana il Btg. ”Intra” conquista di slancio il Tomori,
e riesce a conquistare Dobrej, poi persi, ripresi e infine difesi strenuamente
per circa due mesi: una Medaglia di Bronzo al V.M. sarà aggiunta alle decorazioni del Battaglione.
“Laceri, sporchi, pidocchiosi, ammalati, si scende a valle, ma non c’è alcun riposo. Ordini e contrordini, marce e contro-marce”, anche di 18-26-38
ore filate.
Ai primi di aprile, al confine jugoslavo-albanese, il Btg. ”Intra” viene aggregato alla Divisione di Fanteria “Firenze”, e dal 6 aprile 1941 partecipa
all’attacco italo-tedesco alla Jugoslavia.
A fine aprile 1941, il Btg. “Intra” è rimpatriato; cinque mesi di patimenti e
di lotte e infine il ritorno in Patria: 43 Caduti di cui 4 ufficiali, 116 feriti di
cui 5 ufficiali. Tra quegli Alpini il nostro concittadino: Augusto Binotto.
Tomorrit q. 2.414
178
56^ DIVISIONE DI FANTERIA DI LINEA “CASALE”
11° REGGIMENTO FANTERIA
La Divisione si ricostituisce a Forlì nel 1937 e inquadra l’11° e il 12°
Reggimento Fanteria e il 56° Reggimento Artiglieria.
Il 10 giugno 1940 la Divisione è dislocata a Forlì e a partire dal 14 marzo
1941, le unità della “Casale” iniziano a sbarcare in Albania; raggiungono
subito le retrovie del Fronte greco-albanese, prima in Val Shushitza e poi
nella zona di Tepeleni.
Tra quei Fanti, nell’11° Regg., 3° Btg., troviamo il nostro concittadino
Silvio Centofante.
Il 20 marzo 1941, la “Casale” è in linea con il 25° Corpo d’Armata.
Dal 14 aprile 1941, la Divisione inizia a inseguire i greci che si stanno ritirando a causa dell’invasione tedesca; raggiunge il torrente Cardigu e il 19
per Dervisciani raggiunge Argirocastro; il 21 è in territorio greco a HaniDelvinaki dove è bloccata da una pattuglia tedesca. In maggio è dislocata
oltre il fiume Kalamas a Sitsa, Negrades, Elea e viene impiegata in azioni
anti-guerriglia e rastrellamento. Successivamente viene trasferita a sud del
Golfo di Arta.
Nel 1942 la Divisione è trasferita tra il Golfo di Arta e il Golfo di Patrasso, con presidi ad Agrinion, Amphilokia e Missolugi. Durante tutto il periodo partecipa ad operazioni di rastrellamento ed antipartigiane a Agrinion,
Katoki, Mussura, Krisovitza, Scutera, Sariadafino.
Dopo l’8 settembre, alcuni reparti dell’11° Regg. partecipano alla Lotta di
Liberazione unendosi ai partigiani greci; il nostro Silvio Centofante è catturato ad Atene dai tedeschi e internato in Germania.
14° RAGGRUPPAMENTO ARTIGLIERIA
60° GRUPPO ART.
In Albania, durante le fasi finale della Campagna di Grecia, troviamo nel
60° Gruppo, 3^ Batteria, il nostro concittadino Ferruccio Fontana.
179
“RAGGRUPPAMENTO DEL LITORALE”
3° REGGIMENTO GRANATIERI D’ALBANIA
Sul Fronte greco-albanese, il 28 ottobre 1940 agivano 4 divisioni di fanteria (24 battaglioni), 1 Alpina (5 battaglioni), 1 Corazzata (3 battaglioni di
Bersaglieri, 3 battaglioni Carri) e il “Raggruppamento del Litorale” (2 reggimenti di Cavalleria e 1 di Granatieri).
Bersaglieri e carri L3 in azione
Dopo l’iniziale avanzata in Epiro, il 7 novembre, il Comando Superiore
Truppe Albania, ordina di ritirarsi. Si sistema a difesa sulle alture attorno al
Monte Gregohori, dove per tre giorni, dal 14 al 16 novembre 1940, sostiene
l’urto di una delle migliori divisioni greche, la “Corinto”149, respingendola;
è anche l’ultimo combattimento cui il reggimento partecipa unito.
Incomincia allora il periodo difficilissimo delle continue ritirate di novembre e di dicembre 1940 e delle successive disperate resistenze, in cui si
manifestano le grandi capacità dei Granatieri che combattono senza sosta
per più di 40 giorni.
149 - Divisione “Corinto” composta da due reggimenti di fanteria e uno carrista
180
Zona operazioni del 3° Regg. Granatieri d’Albania150
Impiegati frazionati, nelle più dure condizioni di rifornimento, di ambiente e di clima, contro un nemico valoroso e imbaldanzito dal successo, i Granatieri del 3° Regg. danno in quei frangenti una altissima prova. Innumerevoli sono gli episodi di valore dei singoli e dei reparti: Capo Stilo, Argirocastro e Valle del Drin, Sella Radati e M. Murzines, Pontikates, Val Bence e
Altopiano di Kurvelesh, M. Pizarit e M. Spath, Capolsaldo 10 di Lekduschaj; il 3° Granatieri viene insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il 9 febbraio 1941, arrivano i complementi per il quasi distrutto 3° Reggimento Granatieri d’Albania, e tra loro i nostri concittadini, Pietro Balasso
(2° Btg, 5^ Compagnia) e Pietro Costa (3° Btg., 8^ Compagnia); combattono sino ad aprile nel settore di Val Bence (3° Btg.), in Val Shushitza (1°
Btg) e sul Golico (2° Btg.).
150 - Mappa da V. Peduzzi, La Divisione Alpina “Pusteria” - Dall'Africa Orientale al
Montenegro;
181
L’11 aprile, dopo una abbondante nevicata, il Reggimento finalmente si
riunisce e da il cambio al 9° Alpini sulla linea dello Scindeli. Dopo il 14,
partecipa all’inseguimento dei greci in ritirata e in giugno è ad Atene dove
assolvono sino all’8 settembre 1943 il compito di presidio in tutta l’Attica.
Zona operazioni del 3° Regg. Granatieri d’Albania
AERONAUTICA MILITARE
47° STORMO BOMBARDIERI TERRESTRI
Il 47° Stormo Bombardieri Tattici il 10 giugno 1940 ha base all’Aeroporto
di Ghedi, e partecipa alle operazioni di guerra sui fronti del Mediterraneo.
Durante la Campagna di Grecia ( 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941), alle
dipendenze dalla 4^ Zona Aerea Territoriale, il 47° Stormo da Bombardamento Terrestre (106° e 107° Gruppo; 260^, 261^, 262^ e 263^ Squadriglia),
utilizza aerei CEDA CANT-Z 1007 Bis ALCIONE, e ha base all’Aeroporto di
Grottaglie, in Puglia.
182
Tra questi avieri troviamo anche il nostro concittadino Angelo Spadini,
allora Caporal Magg. e Armiere di volo, che è decorato di Medaglia di
Bronzo e Croce di Guerra al Valor Militare.
Squadriglia Bombardieri Cant-z 1007 bis
GUARDIA ALLA FRONTIERA
La difesa dei confini dell’Italia era affidata prima degli anni ‘30 a Guardia
di Finanza, Carabinieri e Milizia Confinaria, costituita nel ‘27, da una diramazione della milizia fascista, la M.V.S.N.
Il 4 dicembre 1934, è ufficialmente costituito un Corpo speciale che ha il
compito di vigilare in permanenza sulla linea fortificata di tutto il confine
italiano - da Ventimiglia a Fiume, oltre ad Albania e Libia - denominato
“Guardia alla Frontiera” G.a.F., comprendente reparti di fanteria, artiglieria,
genio e servizi, nonché battaglioni di Mitraglieri da posizione.
La G.a.F. ha espletato il suo servizio anche nei territori d’oltremare, ed in
Albania è così organizzata:
- I° Settore di Copertura G.a.F. – sede a Scutari, con tre btg. fanteria, una
Compagnia Carristi di frontiera, reparto genio e servizi;
- II° Settore di Copertura G.a.F. “Kossovo” – presidio a Puka, con un Btg.
di Fanteria e un Btg. Mitraglieri da posizione;
- III° Settore di Copertura G.a.F. - sede a Pescopia, con due btg. fanteria e
un Btg. Mitraglieri;
183
- 13° Reggimento Artiglieria G.a.F.
Durante il 2° conflitto mondiale, la struttura G.a.F. in Albania assume
nuove denominazioni e cede alcuni reparti al Comando Truppe Montenegro
e al Comando Superiore Forze Armate Grecia (“Supergrecia”).
Al personale della G.a.F. viene imposto un addestramento tipico alpino,
con marce su terreni impervi, uso degli sci, arrampicata in roccia e una vita
ridotta all’essenziale, condizionata dal particolare ambiente (l’opera fortificata), ed abituati all’idea di vivere permanentemente in montagna, spesso
non nelle migliori condizioni.
Nel corso del 2° conflitto mondiale, diversi raggruppamenti d’artiglieria e
reparti di mitraglieri da posizione G.a.F. vanno a rinforzare il dispositivo di
difesa costiera. Altri reparti dislocati al confine italo-jugoslavo costituiscono
unità anti-guerriglia e di controllo delle linee ferroviarie e viarie in Slovenia
e Croazia. I reparti dislocati in Libia combattono come normali reparti di
fanteria. A seguito dei noti avvenimenti dell’8 settembre 1943, i settori di
Copertura dislocati sui confini nord-orientali italiani impegnano duramente
le truppe tedesche che tentano di penetrare in forze. Innumerevoli sono gli
atti di eroismo da parte dei militari dei vari distaccamenti, ma dopo brevi resistenze anche i reparti della G.a.F. seguono la stessa sorte di tutto il Regio
Esercito.
Con la ricostruzione dell’Esercito Italiano, nel dopoguerra, il Corpo della
Guardia alla Frontiera non viene ricostruito, il presidio delle opere fortificate del Vallo Alpino e quelle di nuova costruzione per la difesa del confine
orientale, è affidato inizialmente ai Raggruppamenti di Frontiera e successivamente ai Battaglioni Alpini e di Fanteria d’Arresto.
In Albania, durante la Campagna di Grecia, nella G.a.F. troviamo due nostri concittadini:
- Bortolo Tagliapietra,
artigliere del 13° Regg. Art. G.a.F.; in Albania dal 1 ottobre ‘40 sino al 3
ottobre ‘41;
- Giovanni Sella,
mitragliere della 615^ Compagnia Mitraglieri di posizione, Sotto-settore
41/B, 3° Settore di Copertura G.a.F.; in Albania dal 26 febbraio al 16 agosto ‘41.
Ed infine una curiosità: al Corpo della G.a.F. è stato affibiato il nomignolo
di “Vidoa” (dal piemontese, vedova), in quanto il cappello è uguale a quello
delle truppe alpine, ma sprovvisto della penna nera che contradistingue il
Corpo degli Alpini.
184
GUARDIA DI FINANZA
1° BATTAGLIONE MOBILE (POI 5° E 3°)
A seguito dell’inizio della Campagna di Grecia, il 10 novembre del 1940 i
due battaglioni della Guardia di Finanza (1° e 2° Btg.), costituiti nell’estate
e sciolti soltanto sedici giorni prima, ricevono nuovamente l’ordine di mobilitazione, e raggiungono dopo varie peripezie, il Fronte greco-albanese. Tra
loro, giunto in Albania in 14 maggio 40, troviamo il nostro concittadino Desiderio Tessari, inquadrato nel 1° Btg..
Questi battaglioni avrebbero dovuto sostituire i finanzieri del Circolo di
Korcia e quelli del 3° Battaglione, provati per essere stati già impegnati nel
contenimento dell’offensiva greca, ma ciò non è possibile, anzi si susseguono unificazioni e ricostituzioni di reparti in base a ciò che resta o ai nuovi
complementi che arrivano: così il 1° Btg. Mobile dal 28 novembre 1940 assume la denominazione di 5° Btg. mobile e dal 1 gennaio 1941 di 3° Btg.
Mobile.
Fanti all’attacco
Dopo i duri scontri a Barci, intorno al 20 gennaio 1941, giunge l’ordine di
attaccare il costone di Dobrej per alleggerire la pressione greca su Berat.
185
L’azione, impostata sulla sorpresa, ha successo; per tre giorni successivi i
finanzieri sventano con successo i tentativi greci di contrattacco.
Dopo l’occupazione della Grecia, il 3° Btg. Mobile della Guardia di Finanza viene aggregato alla Div. “Cagliari” di presidio nel Peloponneso meridionale.
SANITÀ MILITARE
84^ SEZIONE SANITÀ DEL 4° CORPO D’ARMATA
94^ SEZIONE SANITÀ
In Albania, durante la Campagna di Grecia, troviamo come autiere
nell’84^ Sezione Sanità il nostro concittadino Paolo Gnata e come aiutante
di sanità nella 94^ Sezione, Umberto Dall’Osto.
1° CENTRO AUTOMOBILISTICO D’ARMATA
In Albania, durante la Campagna di Grecia, troviamo autiere il nostro concittadino Umberto Tonta.
4° REGGIMENTO GENIO
21° BTG. AUTIERI
BTG. ZAPPATORI-MINATORI
In Albania, durante le fasi finali della Campagna di Grecia, nella 2^ Compagnia del 21° Btg. Genio Autieri c’è Luigi Bortoli, e nella 13^ Compagnia
del Battaglione Genio Zappatori-Minatori, Giovanni Meneghin.
186
Pontone traghetto nella Vojussa presso Tepeleni
MILIZIA VOLONTARIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE (M.V.S.N.)
8° BATTAGLIONE CAMICE NERE (VARESE) NON INDIVISIONATO
42° BATTAGLIONE DA MONTAGNA (VICENZA) – FANTASMA!
Alla Campagna di Grecia, partecipa ovviamente anche la “Milizia” fascista con ben 56 battaglioni; tra queste “camice nere” ci sono due nostri concittadini: Angelo Mantelli, dell’8° Battaglione C.N. di Varese e Ugo Basso, comandante del 42° Battaglione C.N. da Montagna di Vicenza.
L’8° Btg. CN di Varese, è un reparto non idivisionato (non inserito organicamente in nessuna divisione); oltre a ciò, non si hanno notizie nè della
sua presenza in prima linea, nè di suoi caduti in combattimento.
Per quanto riguarda il vicentino 42° Btg. CN, se si eccettua l’inopportuna
affermazione telefonica del gen. Soddu a Mussolini (“Duce, ho visto il 42°
Battaglione Camice Nere: ha fatto ovazioni al vostro nome”), in nessun’altra delle fonti utilizzate, comprese quelle neo-fasciste, si parla della
presenza di questo reparto in prima linea durante la Campagna di Grecia.
187
Ciò non deve stupire, perché se si eccettuano le cronache di regime - che
pongono questi neri eredi degli Arditi sempre con il petto rivolto al nemico le testimonianze di chi in prima linea è stato mandato davvero, sembrano
non voler riconoscere queste millantate capacità guerriere, come ad esempio
il nostro Mario Rigoni Stern:
“Fu un tribulare quel giorno che accompagnammo le camice nere a
prendere posizione tra la 53 del Vestone e la 56 del Verona, verso lo Shkalles.
Questi spazzacamini provenivano dalla bassa novarese e le montagne le
avevano viste andando in gita con il dopolavoro, o quando il vento portava
via la nebbia dalle risaie.
A guardarli, con quella montura irrazionale e ridicola, facevano pena: il
fez con il fiocco nero, i fasci sul bavero, la camicia di tela da grembiuli per
scolaretti, il pugnale di traverso dalla parte della milza, gli stivaletti da sabato fascista sui marciapiedi; arrancavano nella neve con il fiato grosso e
bolso. Chissà, poi, cosa avevano dentro gli zaini e i fagotti che si tiravano
appresso. Ma non ci offrirono niente: neanche una sigaretta.
Santini e io facevamo come i cani da pastore che tengono in branco le
pecore: si stimolava e si punzecchiava; si aiutava, anche, i più malandati a
portare i fagotti e le armi.
Impiegammo dodici ore tra l’andare e il ritornare; una strada che, anche
con la bufera, facevamo in un terzo di quel tempo. Nel ritorno, a notte, incontrammo ancora qualche ritardatario impaurito e smarrito: come quel
caposquadra con tre dita di nastrini al petto, che ci chiese quanta strada
c’era ancora per arrivare, se i greci erano vicini, se c’era pericolo, se c’era
sempre così tanta neve.
Più avanti i nostri piedi si imbatterono in qualcosa di duro, nascosto tra
la neve: era un fucile mitragliatore che raccogliemmo per portarlo agli alpini del Verona.
Per più giorni, quando percorrevamo quella pista, trovavamo oggetti abbandonati dalle camice nere: le calze ci erano preziose.”151
“Ero appena passato, quando i greci arrivarono sotto le postazioni delle
camice nere, e queste, senza nemmeno tentare un lancio di bombe a mano
per fermarli, abbandonarono tutto e fuggirono come lepri davanti ai segugi.
Scapparono nella valle del Verces; ma il bello è che non si fermarono
una volta giunti lontani dai combattimenti: proseguirono fino al Comando
151- M. Rigoni Stern, Quota Albania, pag. 482-483;
188
di divisione, dove vedendoli in quello stato, credettero che i greci fossero
alle calcagna e caricarono i muli e carrette per ritirarsi verso Elbasan.
La situazione si era fatta preoccupante, ma gli alpini resistevano con rabbia; le batterie del maggiore Calbò concentrarono il fuoco tra il Pupatit e
lo Shkalles, dove i greci si erano impadroniti delle trincee degli spazzacamini.
... Prima dell’alba, due plotoni del Vestone .. .e un plotone del Verona,
piombarono dall’alto verso i fianchi greci. La sorpresa riuscì: li fecero tutti
prigionieri, recuperarono le armi lasciate dalle camice nere e, naturalmente, ripresero la trincea”.152
Camice nere in “ordine pubblico” nelle retrovie:
quattro Partigiani albanesi costretti a scavarsi la fossa
152 - M. Rigoni Stern, Quota Albania, pag.489-490;
189
UN “CRIMINALE DI GUERRA” DA MONTECCHIO PRECALCINO
Basso Jacopo Ugo
fu Gio Batta e Solferini Corinna Vittoria Italia Libera, cl. 1.890, n. Montecchio Precalcino. Coniugato con Garzaro Orsola.
Già ufficiale degli Alpini, reduce della Guerra 15/18, nel 1919 sostituisce
il padre nella carica di Segretario Comunale di Montecchio Precalcino. Ex
dirigente locale del Partito Popolare, aderisce al Partito Nazionale Fascista
nel 1922.
Nel 1926 Basso è "Seniore" (maggiore) nella 42^ Legione MVSN "Berica" di Vicenza, e comandante del 42° Battaglione Camice Nere da Montagna. Nel 1934 è mobilitato per l’Africa Orientale Italiana (A.O.I.), ma poi
sostituito assai repentinamente nel comando.
Continua a risiedere a Montecchio Precalcino sino al 12 novembre 1934,
ma ricopre la carica di Segretario Comunale solo sino al settembre, quando
per contrasti con il Commissario Prefettizio Francesco Balasso, viene trasferito d’ufficio a Pojana Maggiore, e il Balasso destituito.
Dopo l’8 Settembre 1943, è uno dei primi a iscriversi al Partito Fascista
Repubblicano ed è nominato "Ispettore di Zona del Fascio Repubblicano per
il Basso Vicentino", mentre nel contempo continua a svolgeva le funzioni di
Segretario Comunale a Pojana Maggiore e di Commissario del Fascio a
Noventa Vicentina.
Con l’istituzione delle Brigate Nere (fine luglio ‘44), Ugo Basso entra a
far parte della 22^ Brigata Nera "Faggion" di Vicenza, con il grado di “maggiore”; nell’agosto ‘44 è nominato Capo di Stato Maggiore, e promosso “tenente colonnello”; nel settembre partecipa al rastrellamento-massacro del
Grappa e nel novembre ‘44 è nominato Vice Comandante della 22^ Brigata
Nera e promosso “colonnello”.
Nei giorni della Liberazione, partecipa alla rapina alla Banca d’Italia di
Vicenza che il gruppo dirigente repubblichino organizza per finanziare il fascismo clandestino; si “mimetizza” a sua volta, ma è arrestato il 1 giugno
1945.
In luglio è processato dalla Corte d’Assise Straordinaria di Vicenza, dove
il Procuratore Generale dott. Jacopo Ronzani nella sua requisitoria afferma
che: "La figura morale e politica del Basso è molto conosciuta a Vicenza.
Egli era il capo di stato maggiore della milizia, il brigatista, il rastrellatore,
il gerarca per eccellenza. Veramente in questo processo è stata molto messa
in burla la brigata nera. Abbiamo visto infatti un comandante che avrebbe
dovuto organizzare i piani militari, il quale invece non solo, secondo lui,
190
non organizza nulla ma anche quando qualcosa si faceva era l’ultimo ad
essere informato. Come possiamo prestare fede ad una simile esposizione di
fatti? Come ci possono credere tanto ingenui? La verità invece è che il Basso era sul serio il capo di stato maggiore della sua brigata nera e che ha
fatto quello di cui ora è imputato con piena coscienza e piena volontà".
Il Basso venne riconosciuto in sentenza quale "affiancatore e manutengolo del tedesco invasore", e in quanto al rastrellamento del Grappa "...fu
un’operazione di carattere politico militare iniziata dai tedeschi il 20 settembre 1944, e durata parecchi giorni, la quale diede luogo a vari scontri
tra i germanici e le formazioni partigiane: ad essa partecipò la Brigata Nera di Vicenza, la quale ebbe le precipue mansioni di affiancare le formazioni germaniche, bloccare le varie località, fermare e concentrare tutta la popolazione maschile valida, e consegnarla ai tedeschi... Il Basso, a quell’epoca era Capo di Stato Maggiore della Brigata e, anche mettendo il temperamento accentratore del federale Passuello [Comandante della Brigata],
non si può pensare che il Basso fosse estraneo, e addirittura ignaro, delle
operazioni che logicamente dovevano essere conosciute, preparate ed eseguite dal Capo di S.M. ... in ogni caso, risulta che egli partecipò alle operazioni di blocco e di contatto, che si conclusero con le consegne di molti giovani ai tedeschi ... cosicché ben può dirsi che non sia lieve la responsabilità
del Basso in ordine alla barbara carneficina dei 30 e più patrioti ...sulla
piazza e nelle vie di Bassano".
Il Basso, malgrado abbia presentato una sostanziosa relazione difensiva
alla Corte d’Assise Straordinaria di Vicenza - dove millanta meriti nella 1^
Guerra, nella Campagna di Grecia e durante la Guerra di Liberazione per la
sua collaborazione con il Vescovado e altri ambienti antifascisti - il 3 agosto
1945, è condannato alla “pena capitale”. Ma come troppo spesso è avvenuto, la Corte di Cassazione di Roma, il 24 dello stesso mese, accoglie il ricorso del Basso e annulla la sentenza, quindi rinvia l’imputato a nuovo giudizio
presso la Corte d’Assise di Padova.
Contrariamente alla voce popolare che gira ancor oggi a Montecchio Precalcino - che lo vuole detenuto nelle carceri per sette anni, liberato per amnistia, e successivamente assassinato-giustiziato per decapitazione dai Partigiani del Grappa, che lo hanno rintracciato in una cittadina vicino Roma - il
Basso è scarcerato nel 1946 grazie alle varie amnistie e complicità che hanno protetto i fascisti repubblichini nel dopoguerra, e nel 1948 lo troviamo
Segretario Comunale di Montopoli di Sabina (Rieti), dove muore di "angina
191
pectoris" il 10 dicembre 1952. Ugo Basso è quindi uno dei tanti “criminali
di guerra” che nulla ha pagato per i crimini commessi.
Il Basso è sepolto nella cappella di famiglia nel Cimitero di Montecchio
Precalcino, assieme ad un altro “criminale di guerra”, Longoni Renato, responsabile tra l’altro dell’eccidio dei Gasparini a Costa di Fara nel novembre ‘44, pluri-condannato tra l’altro alla “pena capitale” e amnistiato: sulla
lapide funeraria, al loro nome è anteposto il titolo di “colonnello” e “capitano”; millantati e ostentati gradi pseudo-militari che hanno ricoperto nelle
bande criminali repubblichine che tanto sangue e dolore hanno dispensato
alle genti vicentine e non solo.
Ma, questa è un’altra storia, e sarà motivo di approfondimento in altra e
più specifica pubblicazione.153
Basso Jacopo Ugo
153 - ASVI, CAS, b. varie, copie in ACSSMP, b. 3, fasc. Basso; in ASVI, CLNP, b. varie,
copie in ACSSMP, b. 3, fasc. Basso; in ATCVI, CAS , Sent. n. 3/45, 4/45, 11/45, 12/45;
in ACMON, reg. Atti di morte, a. n. 21, parte I e faldoni degli Atti Storici, copia in
ACSSMP, b. 3, fasc. Basso; in ACVVI, b. 1943/45, copia in ACSSMP, b. 3, fasc. Basso;
in APMP, Libro Cronistorico della Parrocchia di Montecchio Pr., pag. 199, copia in
ACSSMP; in ACMP, fasc. Stati Matricolari ex dipendenti comunali e fasc. Registro delle
Delibere del Podestà 1937/40; in ACSSMP, Testimonianze e Archivio informatico; in Il
Giornale di Vicenza; in Il Gazzettino;
192
Settembre 1944 – i Martiri di Bassano del Grappa
193
La zona operazioni in Albania e Grecia
(nel riquadro la parte di Albania interessata dagli eventi bellici)154
154 - Mappa da A. Rasero, Alpini della Julia. Storia della “divisione miracolo”;
194
FONTI BIBLIOGRAFICHE
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- C. Cavallero, Il dramma del maresciallo Cavallero, Ed. Mondadori, Milano,
1952;
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1982;
- P. Badoglio, L’Italia nella seconda guerra mondiale: prima e dopo il 25 luglio
1943, Ed. Mondadori, Milano, 1982;
- F. Brunello, Battaglione Alpini “Val Leogra”, Ed. G.Rossato, Valdagno, 1984;
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- Rasero, L’eroica “Cuneese”. Storia della divisione alpina martire, Ed. Mursia,
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Milano, 1996;
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- W. Churchill, La seconda guerra mondiale, a cura di P. Dossena, ed. Rizzoli,
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- G. Aviati, I fantasmi della Vojussa, Ed. Aviati, Udine, 2000;
- P. Hidri, Generali Prenk Pervizi, Ed. Toena, Tirana, 2002;
195
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- M. Rigoni Stern, L’ultima partita a carte, in Storie dell’Altopiano, I Meridiani,
Ed. Mondadori, Milano, 2003;
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prigionia, Thiene, 2004;
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fante soldato al fronte in Etiopia e Albania, Ed. Gr. Leoni, Fara Vicentina, 2006;
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1920-1940, Tip. Moderna, Montagnana Pd, 2009.
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196
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www.xoomer.virgilio.it
www.wikipedia.org
www.fisicamente.net
www.criminidiguerra.it
www.anpi.it
www.istrevi.it
INDICE DEI LUOGHI
Armat o Armata (centro abitato greco lungo il F. Vojussa a sud del M. Smolika),
Arta (cittadina e golfo greco dell’Epiro),
Ambrum (torrente albanese, affluente six del F. Ossum, a est del M. Topojanit e
Chiarista e Fratarit),
Argirocastro o Gjinokastër (città dell’Albania meridionale),
Bancia o Bënçë o Bence ( cento abitato e valle dell’Altopiano di Kurvelesh verso
il Vojussa),
Baurato o Buretos (gruppo montuoso albanese a sud del Golico, alla dix del F.
Drina, prima di Argirocastro),
Berat o Berati (città albanese sul F. Ossum),
Beshishtit (monte q. 1437 del massiccio dello Scindeli, a nord del F. Vojussa, il c.
abitato di Dragoti e del Golico),
Bilishti o Bilisht (centro abitato albanese alla dix dell’alto F. Devoli),
Bitincka o Bitinckë (centro abitato albanese alla dix dell’alto F. Devoli),
Bourozeni (centro abitato greco e ponte sul F. Vajussa, alla confluenza con il F.
Sarandaporos),
Bregianit o Sheshit të Madh (cima q. 1280 del massiccio albanese dei monti Idhembelit; tra il F. Vojussa e il torrente Zagoria, a sud di Klisura e ad est di
Permet; parallelo ai monti Lunxhëri di cui fa parte il m. Golico),
Bregu-i-Math o Brega Math o i Madt (monte albanese, q. 1730 tra il torrente
Tomorizza e il fiume Devoli, sul massiccio del Kosnices),
Bubesit (
Busi o Bubsi o Bubesi (centro abitato albanese nell’alta Valle del Desnizza, sul
massiccio del Iterpanit, vicino a q. 731 Monastero),
Cattaro o Kotor (cittadina, baia e porto della Montenegro),
Chiarista e Fratarit (monti albanesi del grande massiccio che di estende pert 15
chilometri, tra le valli Ambrum, Ossum e Desnizza),
Ciaf-e-Sofiut (monte albanese della stessa catena montuosa del Mali Chiarista, che
inizia a sud con i monti Chiarista e Fratarit, il M. Topajanit e il Mali Tabaian e
continua a nord con il Mali Spadarit),
Cipi-i-Leris o Kepi-i-Lerës (centro abitato sul mare e sulla strada costiera ValonaSanti Quaranta, prima di Himare),
Çorevodë o Cerevoda o Cerevodë (cittadina nella valle dell’ F. Ossumi, tra il
Mali Spadarit e il Tumor Varr),
Corinto o Corinthos (canale marittimo artificiale e cittadina greca),
Cristobasileos (sella sul massiccio greco del Grepesitsa Smolika),
Derveni (promontorio in territorio greco, al confine con l’Albania, alla dix del F.
Sarandaporos e alla six di Konitza),
Delvino o Delvine (città dell’Albania meridionale),
197
Delvinaki (stretta valliva vicino al promontorio greco di Derveni e alla cittadina di
Melissopetra, al confine albanese; ),
Dervisciani o Derviçan (cittadina dell’Albania meridionale a sud di Argirocastro),
Desnizza o Deshnices (valle e fiume affluente dix del F. Vojussa, tra il massiccio
del Trebescines e del Topojanit-Chiarista),
Devoli (fiume albanese che dalla congiunzione con il F. Ossumi, prende il nome di
F. Semeni),
Dragoti o Dragot (centro abitato sulla Vojussa, stretta tra i monti del Golico e dello Scindeli),
Drina o Drinos o Drin (fiume albanese a sud del massiccio del Golico e affluente
six del F. Vojussa, nasce in Grecia e passa per Argirocastro),
Drisko o Orisco (centro abitato greco e passo tra Tessaglia e Epiro, sulla strada
Metzovo-Giannina),
Durazzo o Durrës (città e porto albanese),
Eibasan (città albanese
Eleuterio o Eleutron o Elefrthero (centro abitato e piana greca lungo il F. Vojussa a sud del M. Smolika)
Epiro o Epiros (regione greca),
Erseke (città albanese al confine greco del massiccio del Grammos),
Erseke-i-Morova (monte albanese del massiccio Morova, a sud-ovest di Erseke),
Filiates o Philiates (cittadina greca dell’Epiro a nord del F. Kalamas),
Florina (cittadina greca della Macedonia meridionale),
Frasheri o Frashër (conca e centro abitato albanese ad est dei monti Chiarista e
Fratarit),
Giannina o Ioannina o Ianina (città greca dell’Epiro),
Golem o Golemi (centro abitato e sella sull’Altopiano di Kurvelesh),
Golico (massiccio albanese q. 1723 tra il F. Drina e il torrente Zagoria, affluenti six
del Vojussa; la sua catena comprende il M. Hozmova e il Strakavec),
Gomila (monte greco alla confluenza del F. Vojussa e il suo affluente six Vaidonati, prima del confine greco-albanese),
Grammos o Gramos (massiccio montuoso greco al confine con l’Albania e alla
dix del F. Sarandaporos),
Guri-i-Topit (monte q. 2120, a nord del F. Devoli del massiccio del Moka),
Han o Gramsh (centro abitato albanese sul F. Devoli, tra i massicci del Tomori e
il Mali -i- Polisit),
Himara o Himarë (cittadina e porto albanese sullo Jionio),
Hozmova (monte albanese q. 1711 della catena del Golico),
Igumemiza o Igoumenitsa (cittadina e porto greco dell’Epiro al confine con
l’Albania, prossima a Paramithia e Marga),
Kakavi (centro abitato albanese lungo il F. Drina, al confine con la Grecia, sulla
strada tra Kalibaki e Argirocastro),
Kalamas o Thiamis (fiume greco del nord Epiro),
198
Kalibaki o Kalpaki (cittadina greca del nord dell’Epiro, prima del confine albanese di Perati e Jeutgucal-Delvinë),
Kapeshtica o Kapshticë (centro abitato albanese alla dix dell’alto F. Devoli),
Kosinices o Mali-i-Kosinices (massiccio-catena montuosa tra il F. Devoli e il F.
Tomorezza),
Konspoli o Konispol (città albanese più meridionale al confine con la Grecia),
Koritza o Korςë o Korcia o Koriza o Coriza (città albanese al confine con la
Macedonia meridionale greca; conca chiusa a sud da una modesta dorsale dove
nasce il F. Ossum e ad est dalla catena montuosa del Morava),
Konitza o Konitsa (città greca al confine con l’Albania, tra il F. Vojussa e il F. Sarandaporos);
Klisura o Këlcyra (centro abitato albanese sul F. Vojussa),
Kukës (città albanese al confine con il Kossovo),
Kurvelesh (altopiano da Tepeleni e il mare, alla sinistra del F. Vojussa, comprende
il M. Spath, il M. Pizarit, la Valle di Bence e Salari, Sella Redati)
Laç (centro abitato dell’Albania centrale),
Legatizza o Langaticës (fiume albanese che scende tra le alture del Dangeli; affluente dix del F. Vojussa prima di Premeti;
Lekduschaj o Lekdush (centro abitato ad ovest di Tepelene, sull’Altopiano di
Kurvelesh, vicino a Progonat nell’alta Val Bancia; sede del Caposaldo 10),
Leskoviku o Leskovik (centro abitato albanese tra Perati ed Erseke, al confine
greco del massiccio del Grammos),
Liogora o Liogaresë ( passo sulla strada costiera Valona-Santi Quaranta, prima di
Himare),
Lusit o Giafa Lusit (cima della catena montuosa del Mali-i-Iteranit, continuazione
nord della catena del Trebescines; a dix del Fiume Desnizza),
Macedonia meridionale (regione greca),
Mali Chiarista (grande massiccio che di estende pert 15 chilometri, tra le valli
Ambrum, Ossum e Desnizza, dal Mali Taronine a nord, al Chiarista Fratarit a
sud),
M. Cuka e Bafnjes o Mali Cuka e Bafnjes (coma q. 2005 del massiccio del Ostrovice a nord-est del M. e Mietes),
Marga o Margarition o Margariti (cittadina greca dell’Epiro),
Mazgoranit (torrente affluente dix del F. Vojussa, tra il massiccio dello Scindeli e
del Trebescines),
M. e Mietes o Mali e Mietes (cima q. 2.060 del massiccio del Ostrovices a sudovest del Mali Cika e Bofnjes),
Messimerit (monte tra l’Altopiano di Kurvelesh e il mare),
Metzovo o Mersovon o Metsovo (cittadina greca e passo tra Tessaglia e Epiro),
M. e Vallamares o Mali e Valamare o Mali e Vallamares (cima q. 2373 del
massiccio di Valmare, a nord di cima M. e Lenies e a sud del Guri-i Topit del
massiccio del Moka),
199
Mezgoranit o Giafa Mergorani (monte a nord della catena montuosa del Trebescines),
M. i Lenies o Mali i Lenies ( cima q. 2012 sul massiccio del Valmares, a sud del
Mushkes e del Valmare),
M. i Valmares (massiccio-catena montuosa alla dix del F. Ossum a a sud del Guri
i Topit e il massiccio del Moka),
Moka (massiccio albanese a nord del Devoli che comprende i monti, Guri-i-Topit,
Papallazit e Pupatit e il Passo Scales; a nord del F. Devoli e ad nord, nord-est
dell’arteria che unisce Eibaisan con il Lago Ocrida e Pogradec),
Monastero o Kiçakurt (q. 731 – centro abitato albanese nell’alta Valle del Desnizza, sul massiccio del Iterpanit, vicino a Busi),
Morava o Mali-i-Moraves (catena montuosa albanese ad est della conca di Koritza),
Nikollara (centro abitato albanese sulla dix del F. Devoli),
Ocrida o Ohridsko Jez o Derida (lago ad est dell’Albania, al confine con la Macedonia),
Ossumi o Ossum o Osum (fiume albanese che ha origine dalla modesta dorsale
che chiude a sud la conca di Koritza, e per Cerevodë e Berati, confluisce nel F.
Devoli, prendendo il nome di F. Semeni),
Ostrovice (massiccio, catena montuosa albanese sulla sinistra del Devoli, alta valle
del torrente Tomorezza),
Pades (centro abitato greca lungo il F. Vojussa a sud del M. Smolika),
Paleoseli o Palrosellio (centro abitato greca lungo il F. Vojussa a sud del M. Smolika),
Paramithia o Paramuthia (cittadina greca dell’Epiro, prossima a Igumeniza e
Marga)
Papallazit o Papa Liazit o Gurit të Liëngës (monte q. 1789, del massiccio del
Moka),
Perati o Perat (centro abitato albanese al confine greco ed ex ponte sul F. Sarandaporos, poco prima della sua confluenza sul F. Vojussa),
Piquerasi o Piqueras (centro abitato albanese, sul mare e sulla strada costiera Valona-Santi Quaranta, poco prima di Santi),
Pindo (catena montuosa greca),
Podgoria o Podgorje (centro abitato albanese alla dix dell’alto F. Devoli),
Podgorica (capitale del Montenegro),
Pogradec (città albanese sulle rive del Lago Ocrida),
Polikani (passo sulla catena montuosa che inizia con i monti Chiarista e Fratarit e
continua con il Mali Tabaian, il Ciaf-e-Safiut e il Mali Spadarit),
Polioka (monte greco alle sorgenti del F. Vojussa e vicino al M. Gamila),
Porto Palermo o Queparo (porto e centro abitato albanese, sulla strada costiera
Valona-Santi Quaranta, poco prima si Santi),
Premeti o Përmet (cittadina albanese lungo il F. Voiussa, tra Perati e Tepeleni),
200
Prespa o Prespansko Jez (lago ad est dell’Albania, al confine con Grecia e Macedonia),
Prevesa o Preveza (cittadina e porto greco dello Jonio),
Pupatit (monte q.1666, del massiccio del Moka, a cui appartiene il Guri-i-Topit),
Q. e Mushkes (cima q. 2.149 sul massiccio del Valmares),
Rapit (cima della catena montuosa del Mali-i-Iteranit, continuazione nord della catena del Trebescines; a dix del Fiume Desnizza),
Salaro o Salarije o Salari (cento abitato e valle dell’Altopiano di Kurvelesh verso
il Vojussa),
San Basilio o Lukovë (porto e centro abitato albanese, sulla strada costiera Valona-Santi Quaranta, poco prima si Santi),
Santi Quaranta o Sarande o Porto Edda (città e porto dell’Albania meridionale),
Sarandaporos (fiume greco, affluente dix del F. Vojussa sul confine),
Scales o Shkalles (passo del massiccio del Mali-i-Polisit),
Scindeli (massiccio albanese tra il F. Vojussa e il torrente Mazgoranit, suo affluente dix),
Sech-i-Mal (cima sulla catena montuosa che inizia con i monti Chiarista e Fratarit
e continua con il Mali Tabaian, il Ciaf-e-Safiut e il Mali Spadarit),
Shushitza o Shushiles o Suscita (fiume e valle tra l’Altopiano di Kurvelesh e i
monti Miçikës e Bregdet),
Shterpas (centro abitato albanese),
Skutari o Shkoder (città albanese al confine con il Montenegro),
Smokthina o Smokhitines (fiume affluente dix del Shushitza),
Smolika o Smŏlikas (monte greco q. 2637, del massiccio del Grepesitsa Smolika),
Spadarit o Sparadit (monte albanese, q. 1110 ad ovest di Cerevoda; della stessa
catena montuosa che inizia con i monti Chiarista e Fratarit e il Mali Topajanit,
il Mali Tabaian e il Ciaf-e-Safiut),
Spath (monte albanese, q.1433; dall’Altopiano di Kurvelesh),
Spilea o Spile (porto e centro abitato albanese, sulla strada costiera Valona-Santi
Quaranta, subito dopo Himare),
Strakavec (monte albanese q. 1959 della catena del Golico),
Tabaian (monte albanese della stessa catena montuosa che inizia con i monti
Chiarista e Fratarit e il Topajanit e continua con il Mali Tabaian, il Ciaf-eSafiut e il Mali Spadarit),
Tepeleni o Tepelenë (città dell’Albania meridionale lungo il F. Vojussa),
Tessaglia e Thessaglia (regione greca),
Tirana o Tiranë (capitale albanese),
Topajanit (monte albanese della catena montuosa del Mali Chiarista, che inizia a
sud con i monti Chiarista e Fratarit e continua a nord con il Mali Tabaian, il
Ciaf-e-Safiut e il Mali Spadarit),
Tomorezza o Tomorricës (torrente affluente six del F. Devoli, tra i massicci del
Tomorit e del Kosnices),
201
Tomorit o Tomorrit (massiccio albanese q. max 2414 – Partizanit -, tra il F. Ossum, il torrente Tomorizza e il F. Devoli),
Tomori Varr (cima del massiccio del Tomori. q. 2396)
Trebescines o Mali-i-Itrebeshines (massiccio albanese parallelo allo Scindeli, tra
il torrente Mazgoranit affluente dix del F. Vojussa, il fiume stesso e la Val Desnizza),
M. i Valmares (massiccio-catena montuosa alla dix del F. Ossum a a sud del Guri
i Topit),
Valona o Viorë (città e porto albanese),
Varfani o Vrosina (centro abitato greco lungo il F. Kalamas),
Vojussa o Vijosë o Vjosös (fiume greco-albanese che nasce dal lago greco Limni
O Pigòn presso Metsovo e sfocia a nord di Valona; in territorio greco prende il
nome di Aôos),
Vovusa (centro abitato greco vicino alle sorgenti del F. Vojussa, tra i monti Ploika
e Gamila),
Vunoj o Vuno (centro abitato albanese sulla strada costiera Valona-Santi Quaranta, prima di Himare),
Zagoria o Zagorias (torrente-valle albanese tra i monti Golico e Bregianit),
Zaroshke o Zaroshtë (centro abitato alla dix dell’alto F. Devoli),
Zvezda o Zvezdë (centro abitato albanese alla dix dell’alto F. Devoli),
202
INDICE DEI NOMI
-
Aramini Francesco, pag. 38, 113, 116, 119, 121;
Baccarin Francesco, pag. 67, 144,145,148;
Baccarin Giovanni Battista, pag. 41, 113, 119, 134;
Balasso Pietro, pag. 78, 129, 181;
Barbieri Giacomo, pag. 68, 144, 148;
Barbieri Pietro Rino, pag. 73, 161, 163, 165;
Basso Jacopo Ugo, pag. 190, 191, 192;
Biasi Angelo, pag. 41, 113, 119, 134;
Binotto Augusto, pag. 79, 178;
Bonato Antonio, pag. 74, 161, 163, 165;
Borin Bortolo, pag. 92, 176;
Borriero Valentino, pag. 93, 176;
Bortoli Luigi Pietro “Coa”, pag. 101, 186;
Campagnolo Antonio, pag. 38, 113, 119, 128;
Campagnolo Pietro “Checonia”, pag. 94, 176;
Campagnolo Sante, pag. 60, 116, 125, 128, 132,144;
Campagnolo “Oriano” Valentino, pag. 91, 166,167;
Campana Paolo Giulio, pag. 94, 176;
Caretta Ernesto, pag. 102, 175;
Casarotto Domenico, pag. 73, 161, 163, 165;
Castello Aleardo, pag. 81, 169;
Centofante Silvio, pag. 91, 179;
Cerbaro Giuseppe, pag. 60, 116, 125, 128, 132, 133, 144;
Cerbaro Mario, pag. 85, 175, 176;
Costa Pietro, pag. 78, 129, 181;
Cubalchini Luigi, pag. 86, 175, 176;
Dall’Osto Bonifacio, pag. 13, 68, 145, 148;
Dall’Osto Francesco, pag. 94, 176;
Dall’Osto Gino, pag. 69, 144, 148;
Dall’Osto Primo Antonio, pag. 99, 117, 137;
Dall’Osto Umberto, pag. 84, 186;
Danazzo Giovanni, pag. 56, 61, 116, 125, 132, 144;
De Toni Silvio, pag. 66, 165, 166;
203
-
Fabrello Antonio, pag. 64, 154, 157;
Fabris Antonio, pag. 82, 168;
Faccio Domenico, pag. 70, 144, 148;
Faccio Silvio Vittorio, pag. 38, 113, 119, 124, 129;
Fogliato Giovanni “Rosso Baracca”, pag. 40, 137;
Folladore Giovanni, pag. 83, 154, 157;
Fontana Ferruccio, pag. 100, 179;
Gabrieletto Silvio “Moraro”, pag. 61, 116, 132;
Gaggioni Umberto, pag. 84, 162;
Gallio Paolo, pag. 74, 161, 163;
Garzaro Pietro, pag. 77, 155, 159;
Gasparella Stefano, pag. 70, 144, 148;
Gnata Agostino, pag. 70, 144, 148;
Gnata Guerrino, pag. 62, 160;
Gnata Paolo, pag. 80, 186;
Grigoletto Giulio, pag. 102, 174;
Grigoletto Pietro, pag. 95, 176;
Lavarda Vittorio, pag. 66, 165, 167;
Leoni Bruno, pag. 42, 113, 119, 134, 135;
Mantelli Angelo, pag. 72, 187;
Martini Bortolo “Brusolo”, pag. 13, 65, 161, 165, 166;
Meneghin Giovanni, pag. 87, 186;
Moro Domenico, pag. 41, 113, 119, 134, 135;
Moro Giulio, pag. 96, 176;
Nemo Alfredo, pag. 110, 172;
Parise Gaetano, pag. 14, 83, 154, 157;
Peron Antonio, pag. 96, 176;
Peron Luigi, pag. 71, 144, 148;
Peron Pietro, pag. 86, 175, 176;
Peruzzo Guerrino, pag. 71, 144, 148;
Peruzzo Vittorio, pag. 167;
Pobbe Antonio, pag. 67, 176, 177;
Rocco Antonio, pag. 13, 63, 155, 159;
Sella Giovanni, pag. 87, 184;
Soardi Pietro, pag. 97, 176;
Spadini Angelo, pag. 45, 183;
Stella Antonio, pag. 71, 144, 146, 148;
Stella Quinto Guerrino, pag. 74, 161, 163;
Tagliapietra Bortolo, pag. 44, 184;
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-
Tessari Desiderio, pag. 43, 185;
Tessaro Giuseppe, pag. 60, 132, 144;
Todeschini Alberto, pag. 75, 161, 163, 165;
Todeschini Domenico, pag. 39, 113, 119, 128;
Todeschin Luigi, pag. 64, 161, 165, 167;
Tonta Umberto Giovanni, pag. 80, 186;
Tressanti Antonio, pag. 86, 176;
Vaccari Battista, pag. 81, 117, 134, 135;
Vaccari Giuseppe, pag. 75, 161, 163, 165;
Vendramin Beniamino, pag. 100, 117, 135;
Veroncelli Bruno, pag. 97, 176;
Zanotto Giuseppe, pag. 13, 39, 113, 116, 119, 122;
Zordan Marco, pag. 98, 176.
205
206
RINGRAZIAMENTI
Grazie all'Amministrazione Comunale di Montecchio Precalcino e al
suo Sindaco Imerio Borriero, che con la Banca S. Giorgio e Valle Agno
hanno reso possibile questa pubblicazione.
Un grazie anche alle persone che hanno reso migliore questo libro:
Sonia Residori, Nico Garzaro e il prof. Ferdinando Offelli, che oltre ad
accettare di presentare questa ricerca, ha generosamente messo a disposizione tutta la sua professionalità e competenza nell'impostazione tipografica del libro.
Un grazie di cuore a tutto il miei “pazienti” collaboratori informatici:
Corrado Raniero, Diego Retis, Nicodemo Valerio, Niccolò Sabin e mia
figlia Francesca Flavia. Un saluto particolare a Nicodemo, un grande “in
bocca al lupo” ad un altro “cervello” italiano che se ne va, ma che saprà
certamente farsi onore e guadagnarsi ciò che merita in terra d'Australia.
Un grazie speciale ai miei carissimi Compagni, Romano Dal Lago,
Giannico Tessari, Michelangelo Giaretta e Palmiro Gonzato; a Irma Peruzzo e Ugo Valerio, a Irene e Massimiliano Cantele, a Mariangela e
Franco Sabin, a Eliseo Grotto; un grazie ancora a mia moglie Giusy
che tanta pazienza porta, e a mia madre a cui questo libro è dedicato.
Un grazie, grande come la disponibilità sempre dimostrata, alla Direzione e al Personale tutto dell’Archivio di Stato di Vicenza.
Infine, non perché meno meritato, un grazie a tutti quei cittadini che mi
hanno aperto i loro preziosi archivi di famiglia; un ultimo ringraziamento che mi permette di ricordare a tutti che il nostro lavoro non è ancora
concluso, che cerchiamo altri dati, storie, documenti, foto ...Grazie!
Pierluigi Damiano Dossi “Busoi”
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Finito di stampare nel mese di Gennaio 2010
da Grafiche Simonato snc
Fara Vicentino (VI)
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