Scarica il catalogo - Torino Film Festival

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SOMMARIO
Francesco Hayez Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, 1859 - olio su tela - Milano, Pinacoteca di Brera
7 novembre 2015
21 febbraio 2016
Gallerie d’Italia
Piazza Scala 6
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Quasi un secolo di opere. La più completa
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Da 10 anni l’AFIC - Associazione Festival Italiani di Cinema
è attiva nel promuovere le manifestazioni culturali nel
campo dell’audiovisivo caratterizzate dalle finalità di
ricerca, originalità, promozione dei talenti e delle opere
cinematografiche nazionali ed internazionali.
Afic - Via Santa Croce in Gerusalemme, 107 (00185 – Roma)
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c festival.it
facebook.com//AficFestivalCinema
@AficFestival
E da quest’anno i festival associati saranno ancora più
uniti. Una staffetta cinematografica porterà i migliori titoli
da un festival al successivo, collegando di volta in volta
tutto il territorio nazionale.
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Sommario
Contents
GIURIE/JURIES
IX
PREMI/AWARDS
TORINO
XVI
33
1
GRAN PREMIO TORINO
CLICCA SULLE SEZIONI COLORATE PER ACCEDERE AI FILM
2015
FESTA MOBILE
I FILM
PALCOSCENICO
ORSON WELLES
PREMIO CIPPUTI
PREMIO MARIA ADRIANA PROLO
JULIEN TEMPLE
- QUESTIONI DI VITA E DI MORTE
17
23
28
68
72
75
77
79
AFTER HOURS
I FILM
AUGUSTO TRETTI
89
92
109
TFFDOC
INTERNAZIONALE.DOC
ITALIANA.DOC
MEDITERRANEO
EVENTI SPECIALI
113
116
127
136
145
ITALIANA.CORTI
149
ONDE
161
164
179
I FILM
ARTRUM
SPAZIO TORINO
187
TORINOFILMLAB
191
COSE CHE VERRANNO. LA TERRA VISTA DAL CINEMA
201
INDICI/INDEX
221
TORINO FILM FESTIVAL
via Montebello 15 - 10124 Torino
Tel: +39 011 8138811
Fax: +39 011 8138890
[email protected]
www.torinofilmfest.org
33° TORINO FILM FESTIVAL
20 - 28 novembre 2015
direttore
Emanuela Martini
guest director
Julien Temple
segretario generale
Bruna Ponti
assistente alla direzione
e rapporti con gli autori
Mara Signori
con la collaborazione di
Paola Ramello
coordinamento del programma
e ricerca film
Luca Andreotti
con la collaborazione di
Salvo Cutaia
logistica
Flavio Armone
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
presidente
Paolo Damilano
direttore
Alberto Barbera
assistente di direzione
e coordinamento dei festival
Angela Savoldi
vice direttore e conservatore capo
Donata Pesenti Campagnoni
comunicazione, promozione, pr
Maria Grazia Girotto
ufficio stampa
Veronica Geraci
coordinatore generale
Daniele Tinti
amministrazione
Erika Pichler
SOMMARIO
tffdoc, italiana.corti e spazio torino
Davide Oberto
con la collaborazione di
Paola Cassano, Mazzino Montinari,
Séverine Petit
organizzazione e rapporti con gli autori
Paola Cassano
onde
Massimo Causo
con la collaborazione di
Roberto Manassero
consulenti per la selezione
Marì Alberione, Pier Maria Bocchi, Federico
Gironi, Barbara Grespi, Federico Pedroni
corrispondenti
Rodrigo Diaz (America Latina), Jim Healy
(Nord America), Paolo Bertolin (Australia,
Brunei, Cambogia, Filippine, India,
Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar,
Nepal, Nuova Zelanda, Singapore,
Sri Lanka, Thailandia, Turchia, Vietnam),
Elena Pollacchi (Cina, Giappone,
Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud)
retrospettiva «cose che verranno.
la terra vista dal cinema»
Emanuela Martini
con la collaborazione di
Luca Andreotti
comunicazione e marketing
Maria Grazia Girotto
con la collaborazione di
Bianca Girardi
ufficio stampa
Chicca Ungaro
con la collaborazione di
Flavia Corsano, Tiziana Ciancetta, Francesca
Galletto, Paolo Morelli, Alberto Nota
Federica Scarpa (stagista)
comunicazione web
Lorenzo Rossi (coordinamento),
Stefano Trinchero (sito), Cristina Gallotti,
Marco Petrilli (documentazione), Chiara
Borroni (social network), ITS-ICTPiemonte
(documentazione video), Alessio De Marchi
(traduzioni)
Federico Esposito, Chiara Lenzi (stagisti)
servizi fotografici
IED Torino
conferenze stampa (moderatore)
Bruno Fornara
ufficio ospitalità
Elisa Liani
con la collaborazione di
Michele Altomonte, Dina Buzio,
Dario Cazzola
ufficio accrediti
Alberto Bianca (responsabile), Alessio
Oggianu, Francesca Montagner
supervisione proiezioni pellicola
Sergio Geninatti Chiolero
allestimento sale per videoproiezioni
Euphon (Pierluigi Patriarca, supervisione)
sottotitoli elettronici
Sub-Ti Limited, Londra
interpreti
Anna Ribotta, Marina Mocetti Spagnuolo,
Giliola Viglietti
biglietteria elettronica
Soft-Solutions, Torino
servizio maschere
REAR Soc. Coop., Grugliasco
assistenza logistica e autisti
Obiettivo Lavoro - Agenzia per il Lavoro
Spa, Torino
manifesto
Paolo Formenti
logo e grafica
Flarvet, Torino
stampa
G. Canale & C. Spa, Borgaro Torinese
coordinamento autori
Ricke Merighi, Livia Siciliano, Elisabetta
Testore - Simona Carnino, Raffaella
Giordana, Glenda Manzetto, Lucia Parato
per Obiettivo Lavoro
trasporti
DHL International Spa
segreteria giurie
Federica Ceppa, Simona Ceppa,
Silvia Fessia
servizi assicurativi
Reale Mutua Assicurazioni
tff lounge
coordinamento organizzativo
Tiziana Tortarolo
coordinamento volontari
Piero Valetto
amministrazione
Andrea Merlo
regia cerimonie apertura e chiusura
Dario Ceruti per Fargo Film, Torino
montaggi clip
Cristina Sardo
SOMMARIO
proiezione auditorium giovanni agnelli
lingotto e supervisione cinema digitale
Angelo D’Alessio
auto
Fiat
sigla
Enarmonia, Chicca Richelmy (regia),
Fabio Barovero (musica)
ideazioni e progetto uffici temporanei
e installazioni
Elena D’Agnolo Vallan, Marco Ostini
allestimenti: Ideazione srl, Torino
Interfiere stand & exhibition, Moncalieri
cleaning services
Multiservizi, Torino
agenzia viaggi
Amarganta Viaggi, Torino
Protravel Inc., NYC
CATALOGO 2015
A CURA DI
Roberto Manassero
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
Maicol Casale
REDAZIONE
Mara Dompè
TESTI
Cristina Gallotti, Marco Petrilli
TRADUZIONI
Gail McDowell, Olivia Jung
© 2015 Museo Nazionale del Cinema
Fondazione Maria Adriana Prolo
ISBN 978-88-90209-53-6
SOMMARIO
Associazione Amici
del Torino Film Festival
info:
ASSOCIAZIONE
AMICI DEL TORINO
FILM FESTIVAL
via Montebello 15
10124 Torino
Italia
L’Associazione è stata promossa da giovani imprenditori
e professionisti per concretare un impegno a sostegno
del dialogo tra le culture e le esperienze dell’universo giovanile,
della creatività artistica, della formazione professionale dei giovani.
L’Associazione affianca istituzionalmente il Festival mettendo
a disposizione risorse finanziarie, competenze e servizi
professionali, per promuoverlo e valorizzarlo e per diffondere una
maggiore consapevolezza del valore culturale, sociale, economico e
d’immagine che il Festival ha per Torino e per le nuove generazioni.
L’Associazione organizza inoltre nel corso dell’anno attività
riservate ai soci, quali anteprime cinematografiche e altre iniziative.
The Association Friends
of the Torino Film Festival
The Association Friends of the Torino Film Festival is promoted
by young entrepreneurs and professionals in order to encourage
and support the dialogue between the culture and the experiences
of young people, their artistic creativity, and their professional schooling.
The Association is an institutional support for the Festival, offering
financial resources, expertise and professional services; it promotes
and valorizes the Festival, and heightens its image as a vehicle of
cultural, social and economic values for Turin and for the young
generations.
Throughout the year, the Association also organizes activities
reserved to its members, such as film previews and other initiatives.
soci benefattori
Armando Testa Spa
Camera Commercio
Industria Artigianato
Agricoltura - Torino
Euphon
Fondazione CRT
soci benemeriti
Gruppo Giovani Imprenditori
Unione Industriale di Torino
Confederazione Nazionale Artigianato
Kodak
soci sostenitori
Gruppo Giovani Imprenditori
API - Torino
Lega Cooperative Torino
Alberghina Studio Ottica
Orange
Essegierre
Unione Giovani Dottori
Commercialisti di Torino
UTET
soci onorari
Art Directors Club Italiano
British Council
Centre Culturel Français
Goethe Institut
Juventus F.C.
soci ordinari
Giancarlo Baraldo
Franco Carrer
Piera Detassis
Richi Ferrero
Bruno Gambarotta
Carlo Gonella
Luciana Littizzetto
Monica Mailander
Luca Martini
Ugo Nespolo
Domenico Siniscalco
Gigi Venegoni
presidente
Lorenzo Jona Celesia
vice presidenti
Andrea Alberghina
Paola Goffi
Davide Varvello
segretario e tesoriere
Emanuela Barreri
comitato direttivo
Andrea Alberghina
Emanuela Barreri
Mauro Boglione
Paola Goffi
Massimo Moretto
Lorenzo Jona Celesia
Cosimo Palumbo
Davide Varvello
SOMMARIO
Associazione Festival Italiani
di Cinema
info:
ASSOCIAZIONE
FESTIVAL ITALIANI
DI CINEMA (AFIC)
via Faà di Bruno 67
00195 Roma
Italia
Nel complesso del sistema audiovisivo italiano, i festival
rappresentano un soggetto fondamentale per la promozione,
la conoscenza e la diffusione della cultura cinematografica e
audiovisiva, con un’attenzione particolare alle opere normalmente
poco rappresentate nei circuiti commerciali come ad esempio
il documentario, il film di ricerca, il cortometraggio. E devono
diventare un sistema coordinato e riconosciuto dalle istituzioni
pubbliche, dagli spettatori e dagli sponsor.
Per questo motivo e per un concreto spirito di servizio è nata nel
novembre 2004 l’Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC).
Gli associati fanno riferimento ai principi di mutualità e solidarietà
che già hanno ispirato in Europa l’attività della Coordination
Européenne des Festivals. Inoltre, accettando il regolamento,
si impegnano a seguire una serie di indicazioni deontologiche
tese a salvaguardare e rafforzare il loro ruolo.
L’AFIC nell’intento di promuovere il sistema festival
nel suo insieme, rappresenta già oggi più di trenta manifestazioni
cinematografiche e audiovisive italiane ed è concepita come
strumento di coordinamento e reciproca informazione. Aderiscono
all’AFIC le manifestazioni culturali nel campo dell’audiovisivo
caratterizzate dalle finalità di ricerca, originalità, promozione dei
talenti e delle opere cinematografiche nazionali e internazionali.
L’AFIC si impegna a tutelare e promuovere, presso tutte le sedi
istituzionali, l’obiettivo primario dei festival associati.
The Association
of Italian Film Festival
Within the framework of the Italian audiovisual system, festivals
represent a fundamental means for the promotion, knowledge and
diffusion of film and audiovisual culture, with particular attention
to works that normally receive little attention in commercial circuits,
like documentaries, research films and shorts.They must also become
a coordinated system that is recognized by public institutions,
spectators and sponsors.
For this reason, and in a concrete spirit of service, the Associazione
Festival Italiani di Cinema (AFIC) was created in November 2004.
Association members adhere to the principals of mutuality and
solidarity that inspire the activities of the Coordination Européenne
des Festivals in Europe. Moreover, by accepting the regulations, they
promise to follow a series of deontological indications whose purpose
is to safeguard and strengthen their role.
AFIC’s aim is to promote the festival system as a whole, and already
today it represents over thirty Italian cinematographic and audiovisual
manifestations. It has been conceived as an instrument of coordinated
and reciprocal information.
AFIC members include cultural manifestations in the audiovisual field
that are characterized by research, originality and the promotion
of talents and cinematographic works, both at home and abroad.
AFIC also strives to protect and promote at every institutional level
the primary objective of the associated festivals.
SOMMARIO
TorinoFilmLab
info:
TorinoFilmLab
via Cagliari 42
10153 Torino
Italia
Tel: +39 011 237 92 21
[email protected]
www.torinofilmlab.it
Il TorinoFilmLab è un laboratorio internazionale dove le storie e le idee di talenti
emergenti di tutto il mondo s’incontrano e trovano terreno fertile per crescere.
Grazie alle numerose attività di formazione, sviluppo e finanziamento alla
produzione e alla distribuzione, il TorinoFilmLab sostiene i progetti di giovani
filmmaker, con un’attenzione particolare alle opere prime e seconde.
Il 33° Torino Film Festival ospita l’ottava edizione del TorinoFilmLab Meeting Event
(25-27 novembre), evento che coinvolge centinaia di professionisti dell’industria
cinematografica; un mercato di coproduzione internazionale in cui vengono
presentati pubblicamente i progetti sviluppati all’interno dei programmi del
TorinoFilmLab, i migliori dei quali sono premiati con finanziamenti alla produzione.
Grazie alle attività del TorinoFilmLab, dal 2008 a oggi sono stati realizzati 43 film,
di cui 15 usciti nel solo 2015. Tra quelli selezionati quest’anno nei più prestigiosi
festival del mondo, ricordiamo i seguenti titoli, alcuni dei quali saranno presentati
al 33° Torino Film Festival: Adama di Simon Rouby (Francia; Festival Internazionale
di Animazione di Annecy, Concorso); Eva No Duerme di Pablo Agüero (FranciaArgentina-Spagna; Toronto, Wavelengths, San Sebastián, Concorso); Eva Nová
di Marko Škop (Slovacchia-Repubblica Ceca; Toronto, Discovery); Family Film
di Olmo Omerzu (Repubblica Ceca-Germania-Slovenia-Francia-Slovacchia; San
Sebastián, New Directors); L’attesa di Piero Messina (Italia-Francia; Venezia,
Concorso); Mountain di Yaelle Kayam (Israele-Danimarca; Venezia, Orizzonti);
Ni le ciel, ni la terre - The Wakhan Front di Clément Cogitore (Francia-Belgio; Cannes,
Semaine de la critique), Tikkun di Avishai Sivan (Israele; Locarno, Concorso);
Wednesday 04:45 di Alexis Alexiou (Germania-Grecia-Israele; Tribeca, World
Narrative Competition).
TorinoFilmLab
TorinoFilmLab is an international laboratory for emerging talents, a space for
stories and ideas to meet and grow. Through its training, development, production
& distribution funding activities, TorinoFilmLab has been supporting up and coming
filmmakers, with a particular attention to first and second features.
The 33 Torino Film Festival hosts the 8 TorinoFilmLab Meeting Event (25-27
November), a co-production market involving hundreds of industry professionals,
where the projects developed within Torino Film Lab’s programmes are publicly
presented and the best projects are awarded with production grants.
43 films have been completed since 2008 thanks to TFL’s activities, among which 15
only in 2015. Here’s a selection of titles presented this year in various of the world’s
most prestigious festivals, some of which will be showcased at the 33 Torino Film
Festival: Adama by Simon Rouby (France; Annecy International Animation Film
Festival, Competition); Eva No Duerme by Pablo Agüero (France-Argentina-Spain;
Toronto, Wavelengths, San Sebastián, Competition); Eva Nová by Marko Škop
(Slovakia-Czech Repubblic; Toronto, Discovery); Family Film by Olmo Omerzu
(Czech Repubblic-Germany-Slovenia-France-Slovakia; San Sebastián, New Directors);
L’attesa by Piero Messina (Italy-France; Venice, Competition); Mountain by Yaelle
Kayam (Israel-Denmark; Venice, Orizzonti); Ni le ciel, ni la terre - The Wakhan Front
by Clément Cogitore (France-Belgium; Cannes, Semaine de la critique), Tikkun by
Avishai Sivan (Israel; Locarno, Competition); Wednesday 04:45 by Alexis Alexiou
(Germany-Greece-Israel; Tribeca, World Narrative Competition).
RD
TH
RD
VII
SOMMARIO
33°
TORINO FILM FESTIVAL
Gran Premio Torino 2015
Istituito nel 2009, il Gran Premio Torino è un riconoscimento assegnato
ogni anno ai cineasti che, dall’emergere delle nouvelle vague in poi, hanno
contribuito al rinnovamento del linguaggio cinematografico, alla creazione
di nuovi modelli estetici, alla diffusione delle tendenze più significative
del cinema contemporaneo. In questa edizione, il premio verrà assegnato
a uno degli autori europei più originali e sensibili emersi negli anni Ottanta:
Terence Davies.
Capace di mescolare malinconia e ferocia, ironia e disperazione, Davies
ha saputo raccontare con i folgoranti The Terence Davies Trilogy (1983),
Voci lontane… sempre presenti (1988) e Il lungo giorno finisce (1992) una
personale educazione alla vita, al dolore e alla bellezza, e al tempo stesso
è stato cantore della cultura tradizionale della middle class britannica.
Cresciuto nella Liverpool operaia degli anni Quaranta e Cinquanta (evocata
nei suoi capolavori come nel documentario Of Time and the City, 2008),
Davies ha elaborato uno stile che mescola senza soluzione di continuità
realismo ed evocazione poetica, secchezza brutale e aperture
all’immaginazione. Caratteristiche mantenute inalterate anche in film
come Serenata alla luna (1995), ambientato negli Stati Uniti degli anni
Quaranta, e nel più recente Il profondo mare azzurro (2012), dramma da
camera e straziante storia d’amore tra le macerie della Londra post-bellica.
Il cinema di Terence Davies ha inoltre una forte matrice letteraria, come
dimostrano La casa della gioia (2000), tratto da Edith Wharton, e
soprattutto l’ultimo Sunset Song (2015), trasposizione del classico
della letteratura scozzese Canto del tramonto, pubblicato nel 1932 da
Lewis Grassic Gibbon.
Gran Premio Torino 2015
Created in 2009, the Gran Premio Torino is an award given every year to
filmmakers who, from the rise of the nouvelles vagues on, have contributed
to the renewal of the film language, to the creation of new aesthetic models and
to the popolurization of the most significant trends in contemporary cinema.
This year, the award has been given to one of the most original and sensitive
European filmmakers to emerge in the 1980s: Terence Davies.
A master at combining melancholy and cruelty, irony and desperation, in films
such as The Terence Davies Trilogy (1983), Distant Voices, Still Lives (1988)
and The Long Day Closes (1992), he has recounted a personal education in life,
pain and beauty; at the same time, he has been a poet of the cultural tradition
of the British middle class. Davies grew up in working-class Liverpool during the
1940s and 1950s (which he evokes in masterpieces such as the documentary
Of Time and the City, 2008) and has elaborated a personal style which
seamlessly brings together realism and poetic evocation, brutal harshness
and receptivity to the imagination. These characteristics have remained
unchanged in movies such as The Neon Bible (1995), set in the United
States during the 1940s, and in the more recent The Deep Blue Sea (2012),
a chamber play and heart-wrenching love story that unfolds in the rubble of
post-war London. Terence Davies’ cinema also has a strong literary influence, as
seen by The House of Mirth (2000), based on the novel by Edith Wharton, and
above all by his last film, Sunset Song (2015), an adaptation of the classic of
Scottish literature of the same title, published in 1932 by Lewis Grassic Gibbon.
VIII
SOMMARIO
33°
TORINO FILM FESTIVAL
giuria/jury
TORINO
33
valerio mastandrea
PRESIDENTE DELLA GIURIA
PRESIDENT OF THE JURY
(Italia), attore di cinema, teatro e
televisione, ha esordito nel 1994 con
Ladri di cinema di Piero Natoli. Da allora
ha recitato in oltre cinquanta film,
lavorando con i principali registi italiani:
Scola (Gente di Roma), Moretti (Il caimano),
Virzì (N, Tutta la vita davanti, La prima cosa
bella), Mazzacurati (La sedia della felicità),
Zanasi (Non pensarci, La felicità è un sistema
complesso) e Bellocchio (Fai bei sogni).
Recentemente ha prodotto e dato un
forte contributo alla realizzazione di Non
essere cattivo, opera postuma di Claudio
Caligari, selezionata per rappresentare
l’Italia ai prossimi Oscar.
(Italy) performed as an actor for theater,
television, and cinema. He made his debut
in 1994 in Piero Natoli’s Ladri di cinema.
He has acted in over fifty movies, working
with the most prominent Italian directors, the
likes of Ettore Scola (Gente di Roma), Nanni
Moretti (Il caimano), Paolo Virzì (N, Tutta
la vita davanti, La prima cosa bella), Carlo
Mazzacurati (La sedia della felicità), Gianni
Zanasi (Non pensarci, La felicità è un
sistema complesso), and Marco Bellocchio
(Fai bei sogni). He produced and supported
the making of Non essere cattivo, Claudio
Caligari’s posthumous film, selected to
represent Italy at the next Academy Awards.
marco cazzato
(Torino) ha collaborato con «La Stampa»,
il «Corriere della Sera», «Tuttolibri»,
«Carta», «Il Sole 24 Ore», «Linus», Slow
Food, Einaudi, Baldini e Castoldi, Logos,
«ANIMAls» di Coniglio Editore e altre realtà
editoriali. Dal 2008 è docente del corso di
illustrazione presso lo Ied di Torino e nel
2010 ha pubblicato con Grrrzetic Editore
il libro Mood. Ha inoltre realizzato manifesti
e curato l’immagine per eventi come il
Torino Film Festival 2011. Nel 2014 ha vinto
il Best Illustrations European Newspaper
Award e nel 2015 la Gold Medal Annual
Autori di immagini.
IX
SOMMARIO
(Turin, Italy) has worked with different
newspapers and magazine and publishing
houses, such as “La Stampa,” “Corriere della
Sera,” “Tuttolibri,” “Carta,” “Il Sole 24Ore,”
“Linus,” Slow Food, Einaudi, Baldini e
Castoldi, Logos, “ANIMAls” (Coniglio Editore).
Since 2008 he has been teaching illustration
at the IED in Turin. In 2010 Grzzetic Editore
published his book Mood. Moreover he
realized placards and edited the image of 2011
Torino Film Festival. In 2014 he won the Best
Illustrations European Newspaper Award and
in 2015 the Gold Medal Autori di immagini.
33°
TORINO FILM FESTIVAL
giuria/jury
TORINO
33
josephine decker
(Londra, Regno Unito, 1981), nominata
dal «Filmmaker Magazine» tra i venticinque
cineasti più promettenti del cinema
indipendente e celebrata dalla rivista «New
Yorker», ha fatto il suo ingresso nel circuito
festivaliero internazionale al Forum della
Berlinale 2014, presentando il dittico
formato da Butter on the Latch e Thou Wast
Mild and Lovely. Attrice, oltre che regista,
sceneggiatrice e montatrice di tutti i suoi
lavori, ha realizzato documentari,
cortometraggi e videoclip. L’anno scorso
il Torino Film Festival le ha dedicato un
omaggio nella sezione Onde.
(London, UK, 1981) was nominated by
“Filmmaker Magazine” as one of the twentyfive most promising independent filmmakers,
and was celebrated in the prestigious
magazine “New Yorker.” She made her
entrance in the international film festival scene
at the 2014 Berlinale in the Forum Section,
presenting a diptych comprising her two
features Butter on the Latch and Thou Wast
Mild and Lovely. Aside from directing, she
also acts, writes, and edits all her projects,
which include several documentaries, short
films and video clips. The Torino Film Festival
paid tribute to her work in the Onde section
of last year’s edition.
jan ole gerster
(Hagen, Germania, 1978) ha lavorato per
la X-Filme Creative Pool Productions sui set
dei film di Tom Tykwer ed è stato assistente
di Wolfgang Becker per Goodbye, Lenin!
(2003). Nel 2004 ha cominciato a studiare
sceneggiature e regia all’Accademia di
cinema e televisione di Berlino e nel 2012
ha esordito nella regia con Oh Boy:
presentato a Karlovy Vary, il film è stato
distribuito in oltre venti Paesi e ha vinto
sei Lola Awards (gli Oscar tedeschi), oltre
che l’European Film Award per la miglior
opera prima. Al momento sta lavorando
al suo secondo lungometraggio.
(Hagen, Germany, 1978) worked at X-Filme
Creative Pool productions on the sets of Tom
Tykwer’s films, and then he was assistant to
director Wolfgang Becker on Goodbye, Lenin!
(2003). He began studying screenwriting and
direction at the German Film and Television
Academy Berlin in 2004. In 2012 he debuted
with his firt feature Oh Boy, which premiered
at Karlovy Vary and was then released to
cinemas in over 20 countries. The film also
won six German Film Prizes and the European
Film Award for Best Debut Film. He is
currently working on his second feature.
corin hardy
(Regno Unito) ha realizzato il pluripremiato
cortometraggio d’animazione Butterfly,
presentato in anteprima al Festival di
Edimburgo. In seguito ha diretto
soprattutto videoclip, ottenendo vari
riconoscimenti internazionali, fra cui diversi
Video Music Awards e un premio al Festival
Rushes Solo Shorts. Selezionato tra le
«stelle di domani» dalla rivista «Screen
International», al momento sta lavorando
a diversi progetti per lungometraggi.
The Hallow, suo primo lungometraggio,
sarà proiettato al 33° Torino Film Festival,
nella sezione After Hours.
X
SOMMARIO
(UK) initially came to the attention of the
world with his much-awarded animation
short, Butterfly. Having premiered this film
at Edinburgh, he moved into music videos
directing many pieces of work for a diverse
range of artists and winning numerous MVA’s
and a Rushes Soho Shorts prize as well as
many international awards. He was recently
selected as a “star or tomorrow” by “Screen
International” and has a number of features
in development. His first feature The Hallow
will be screened this year at the 33 Torino
Film Festival, in the “After Hours” section.
33°
TORINO FILM FESTIVAL
giuria/jury
TFFDOC
-
INTERNAZIONALE.DOC
maja bogojevic
(Montenegro), critica cinematografica, ha
insegnato ed è stata preside della facoltà
di Belle arti dell’Università Donja Gorica,
a Pogdorica, e poi preside della facoltà di
Arti visive dell’Università del Mediterraneo.
Fondatrice e direttrice della prima rivista
montenegrina di cinema, «Camera Lucida»,
è anche fondatrice e presidente della
Fipresci del suo Paese e membro di Fedeora
e della Union de la presse francophone.
È stata inoltre selezionatrice e membro
di giuria in molti festival internazionali, tra
cui Cannes, per il quale nel 2013 ha fatto
parte della giuria Fipresci.
(Montenegro) is a film critic and she was
a film professor for years and the dean, first
of Faculty of Arts at the University of Donja
Gorica, then the dean of Faculty of Visual
Arts at the Mediterranean University.
She is the founder and editor-in-chief of the
first Montenegrin film magazine, “Camera
Lucida,” founder and president of FIPRESCI
Montenegro, member of Fedeora and Union
de la presse francophone. She has been a
selector and jury member at many
international film festivals, including the
FIPRESCI jury member at Cannes in 2013.
leonardo di costanzo
(Ischia, Napoli, 1958) dopo la laurea si è
trasferito a Parigi per seguire i corsi di regia
documentaria presso gli Ateliers Varan.
Con Les films d’ici ha realizzato diversi
documentari presentati in importanti
festival. L’intervallo (2012), sua prima opera
di finzione, è stato presentato nella sezione
Orizzonti di Venezia e ha ottenuto il premio
Fipresci, il premio Pasinetti e il David di
Donatello per il miglior esordio. Con il
cortometraggio L’avamposto ha partecipato
al film collettivo I ponti di Sarajevo,
presentato al Festival di Cannes.
(Ischia, Naples, Italy, 1958), moved to Paris
after graduating to pursue his studies in
documentary filmmaking at the Ateliers
Varan. He made several documentaries with
Les films d’ici, which were screened at major
festivals. L’intervallo (2012) was his first
fiction; it was presented at the Venice Film
Festival in the Orizzoni section, and it received
a FIPRESCI Award, a Pasinetti Award, and
a David di Donatello for Best New Director.
He directed the short L’avamposto as part of
the collective film I ponti di Sarajevo, which
was presented at Cannes.
marie losier
(Francia, 1972), regista e curatrice, vive fra
la Francia e New York. Ha realizzato diversi
film dedicati a registi, compositori e
musicisti d’avanguardia e diretto The Ballad
of Genesis and Lady Jaye (2011), incentrato
su Genesis P. Orridge e presentato al
Torino Film Festival. Le sue opere sono
state presentate in festival internazionali
e spazi espositivi come la Tate Modern,
il MoMA, il Centre Pompidou, la Berlinale
e la Cinémathèque française. Quest’anno
presenta in Onde il film collettivo Aqui,
em Lisboa, di cui ha diretto l’episodio
L’oiseau de la nuit.
XI
SOMMARIO
(France, 1972), filmmaker and curator based
in France and New York, she has made various
films dedicated to avant-garde directors,
composers and musicians. She directed
The Ballad of Genesis and Lady Jaye (2011),
which was presented in Torino. Her films have
been presented at international festivals and
museums such as the Tate Modern, MoMA,
the Centre Pompidou, the Berlinale and the
Cinémathèque française. She will present at
33 Torino Film Festival, Waves section,
L’oiseau de la nuit, from the collective film
Aqui, em Lisboa.
RD
33°
TORINO FILM FESTIVAL
giuria/jury
TFFDOC
-
I TA L I A N A . D O C
jonas carpignano
(Roma, 1984), regista italoamericano, con
i cortometraggi A Chjana e A Ciambra
ha ottenuto riconoscimenti internazionali,
tra cui il premio Controcampo alla Mostra
di Venezia nel 2011 e il Discovery Prize
a Cannes nel 2014. Il suo primo
lungometraggio, Mediterranea, presentato
quest’anno alla Semaine de la critique
di Cannes, è stato selezionato in vari
festival, tra cui quelli di Londra e Karlovy
Vary. Il film è stato inoltre finalista del
premio Lux del Parlamento europeo e ha
avuto una distribuzione in sala in Francia,
Germania e Stati Uniti. (Rome, Italy, 1984) is an Italian-American
filmmaker. He received several international
awards for his shorts A Chjana and
A Ciambra, including the Controcampo
Award at the 2011 Venice Film Festival
and the Discovery Prize in Cannes in 2014.
His first feature, Mediterranea, was presented
this year at Cannes’ Semaine de la critique
and was selected by the Karlovy Vary and
the London Film Festival, among others.
Mediterranea was also a runner up for the
European Parliament’s Lux Award and was
picked up for distribution in movie theatres
in France, Germany, and the United States.
minnie ferrara
(Italia), dopo essere stata presidente
di Indigena, agenzia di promozione di case
di produzione e filmmaker indipendenti,
ha fondato nel 1990 la Minnie Ferrara
& Associati, con cui produce lungometraggi
in collaborazione con Mediaset, Rai Cinema
e Medusa Film. Come produttrice esecutiva,
ha lavorato a Io sono l’amore di Luca
Guadagnino e AmeriQua di Marco Bellone
e Giovanni Consonni. È inoltre docente
allo Iulm e alla Civica scuola di cinema di
Milano e membro del cda della Fondazione
Lombardia Film Commission.
(Italy), was head of Indigena, a promotion
agency for production companies and
independent filmmakers. In 1990 she founded
her own production company, Minnie
Ferrara & Associati, producing feature films
in collaboration with Mediaset, Rai Cinema,
and Medusa Film. She worked as executive
producer on Io sono l’amore by Luca
Guadagnino and AmeriQua by Marco Bellone
and Giovanni Consonni. She teaches at IULM
and at Civica scuola di cinema in Milan, and
she is also a board member of the Fondazione
Lombardia Film Commission.
giovanni giommi
(Italia) dopo essersi laureato in architettura
si è dedicato al cinema documentario,
esordendo nel 1999 con Nel cuore delle
alghe e dei coralli. Nel corso degli anni
ha partecipato diverse volte al Torino Film
Festival, in particolare con Politica Zero
(2006, realizzato con Massimo Coppola
e Alberto Piccinini), Les Ninjas du Japon
(2007) e Bad Weather (2011), per il quale ha
ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui una
nomination all’Idfa, il Doc/it Professional
Award come miglior documentario italiano
e una candidatura ai David di Donatello
2013.
XII
SOMMARIO
(Italy) graduated with a degree in architecture
and started working on documentary
filmmaking, debuting in 1999 with Nel cuore
delle alghe e dei coralli. He participated
many times at the Torino Film Festival over
the years, notably with Politica Zero (2006,
made with Massimo Coppola and Alberto
Piccinini), Les Ninjas du Japon (2007),
and Bad Weather (2011), which received
several awards including an IDFA nomination,
the Doc/it Professional Award for Best Italian
Documentary, and a nomination for the 2013
David di Donatello.
33°
TORINO FILM FESTIVAL
giuria/jury
I TA L I A N A . C O R T I
dente
è il nome d’arte di Giuseppe Peveri
(Fidenza, Parma, 1976), cantautore e
musicista. Inizia a suonare poco più che
adolescente ed esordisce nel 2006 con
Anice in bocca, cui segue Non c’è due
senza te, tra i venti migliori dischi italiani
del 2007 scelti dal Premio Italiano Musica
Indipendente. Nel 2009 il tour di L’amore
non è bello conta oltre ottanta date
e l’album vince il Pimi. Nel 2014 ha
pubblicato l’album Almanacco del giorno
prima, che vede la partecipazioni di
musicisti come Afterhours, Perturbazione,
Zen Circus, Selton, Rodrigo D’Erasmo
ed Enrico Gabrielli.
is the stagename of Giuseppe Peveri (Fidenza,
Parma, Italy, 1976). He is a songwriter and
musician who started playing very young.
His debut album is Anice in bocca (2006).
In 2007, Non c’è due senza te was among
the best twenty Italian records chosen by the
Italian Independent Music Award. In 2009
he played over eighty gigs with the tour of
L’amore non è bello, which wons the PIMI
Prize. In 2014 he published Almanacco del
giorno prima, a collaboration with musicians
such as Afterhours, Perturbazione, Zen Circus,
Selton, Rodrigo D’Erasmo and Enrico
Gabrielli.
françois farellacci
ha realizzato diverse opere che si situano
tra documentario, fiction, videoarte e
fotografia. Nel 1997 ha iniziato a collaborare
con Laura Lamanda per il cortometraggio
L’età forte e l’anno successivo ha ottenuto
con Volo sulla città il premio del pubblico
nella sezione Spazio Italia del Torino Film
Festival e il gran premio al Festival di
Aix-en-Provence. A Torino ha presentato
altri due film: Famille (2009) e L’île des
morts (2012). Nel 2014 ha realizzato il
lungometraggio Lupino, vincendo il
premio giuria Giovani al Filmmaker
Festival di Milano.
has made documentaries and works of fiction,
video art and photography. In 1997 he began
his collaboration with Laura Lamanda with
the short L’età forte. The next year, Volo
sulla città received the Audience Award
in the Spazio Italia section at the Torino
Film Festival and the Grand Prize at the
Aix-en-Provence Film Festival. He then
presented in Torino two other films:
Famille (2009) and L’île des morts (2012).
In 2014 he directed the feature Lupino,
which received the Jury Award at
Filmmaker Festival in Milan.
tiziana lo porto
(Bolzano, 1972) vive tra Roma e New York.
Lavora come traduttrice e scrive di libri,
musica, cinema e fumetti per «La
Repubblica», «D», «Il venerdì» e il blog
minimaetmoralia.it. Ha tradotto, tra gli
altri, Evita lo specchio e non guardare quando
tiri la catena e Seduto sul bordo del letto
mi finisco una birra nel buio di Charles
Bukowski, Jim entra nel campo di basket
di Jim Carroll e i romanzi di James
Franco. Insieme a Daniele Marotta
è autrice del graphic novel Superzelda.
La vita disegnata di Zelda Fitzgerald, tradotto
e pubblicato in Spagna, Sudamerica, Stati
Uniti, Canada e Francia. XIII
SOMMARIO
(Bozen, Italy, 1972) lives between Rome and
New York. She works as translator and she
writes about music, cinema and graphic
novels for newspapers and magazines, such
as “La Repubblica,” “D,” “Il venerdì” and the
blog minimaetmoralia.it. She is the translator
of Charles Bukowski’s The Last Night of the
Earth Poems, Jim Carroll’s The Basketball
Diaries and James Franco’s novels. With
Daniele Marotta, she is the author of the
graphic novel Superzelda: The Graphic
Life of Zelda Fitzgerald, which was translated
and published in Spain, South America,
United States, Canada and France.
33°
TORINO FILM FESTIVAL
giuria/jury
luca pellegrini
(Italia), giornalista professionista, laureato
in lettere presso l’Università La Sapienza
di Roma. È stato tra i promotori del Festival
del Cinema Tertio Millennio, organizzato
dalla Fondazione Ente dello spettacolo.
In qualità di critico cinematografico, ha
collaborato con «Il corriere del giorno»
e «L’osservatore romano» e attualmente
lavora per il quotidiano «Avvenire»,
«La rivista del cinematografo», il sito
web cinematografo.it e «Radio vaticana».
Membro della Commissione di selezione
della Settimana Internazionale della critica
alla Mostra di Venezia dal 2013 al 2015.
(Italy) is a professional journalist with a degree
in literature from the Univesity La Sapienza
in Rome. He was one of the promoters
of the Tertio Millennio Film Fest, organized
by Fondazione Ente dello spettacolo.
He collaborated as a film critic with the
papers “Il Corriere del Giorno” and
“L’osservatore romano,” and he currently
works with “Avvenire,” “La rivista del
cinematografo,” the website cinematografo.it,
and “Radio vaticana.” He has been a member
of the selection committee of the Venice
International Film Critics’ Week from 2013
to 2015.
győző mátyás
(Budapest, Ungheria, 1954), critico
cinematografico, scrittore e docente
universitario, ha pubblicato diversi libri
e saggi di cinema, l’ultimo dei quali è un
lavoro sull’opera del regista americano
David Fincher. Autore anche di romanzi,
è redattore della rivista «Kritika» e
professore associato di cinema al King
Sigismund College di Budapest.
(Budapest, Hungary, 1954) is a filmcritic,
writer and university teacher. He has published
several articles and essays about film, his latest
work being a book about the oeuvre of David
Fincher, the american director. He is also
known as a prose writer, and editor of the
magazine “Kritika.” He works as an associate
professor at King Sigismund College in
Budapest, lecturing on film.
kerem akça
(Istanbul, Turchia, 1983), critico
cinematografico, si è laureato in gestione
delle arti presso l’Università Bilgi di Istanbul
e ha frequentato due workshop di cinema
della New York University. Dal 2002 ha
lavorato come redattore e critico per diverse
pubblicazioni, tra cui i mensili «Sinema»
e «Empire Turkey», e dal 2008 è il critico
del quotidiano «Haberturk», uno dei
principali del suo Paese. Attualmente è
consulente del Festival del cinema di
Malatya e insegna alla Istanbul Culture
University Graduate School.
XIV
SOMMARIO
(Istanbul, Turkey, 1983) is a Turkish film
critic. He graduated from Bilgi University’s
Management of Performing Arts department
and got certificates from two of New York
University’s filmmaker’s workshop programs.
He has worked as editor and film critic in
several publications since 2002, including
cinema magazines “Sinema” and “Empire
Turkey.” From 2008, he is the film critic of the
major newspaper “Haberturk.” Recently he is
the consultant of Malatya International Film
Festival and also giving lessons in Istanbul
Culture University Graduate School.
33°
TORINO FILM FESTIVAL
giuria/jury
PREMIO CIPPUTI
CIPPUTI
francesco tullio altan
(Treviso) ha frequentato la facoltà di
architettura di Venezia e alla fine degli
anni Sessanta ha vissuto a Roma,
occupandosi di scenografia e sceneggiatura
per il cinema e la televisione. Si è trasferito
a Rio de Janeiro nel 1970 e nel 1974 ha
iniziato a collaborare con giornali italiani.
Tornato in Italia nel 1975, ha creato la
Pimpa e ha pubblicato i suoi primi fumetti
su «Linus». Due anni dopo è nato il
suo personaggio più celebre, Cipputi.
Le sue vignette di satira politica sono
pubblicate regolarmente dall’«Espresso»
e dalla «Repubblica».
(Treviso, Italy) studied architecture in Venice
and in the late 1960s moved to Rome, where
he was involved in making sets and writing
screenplays for films and TV. He moved to
Rio de Janeiro in 1970 and in 1974 began
collaborating with Italian newspapers.
He returned to Italy in 1975, created Pimpa
and published his first comic strips in “Linus.”
Two years later, he created his most famous
character, Cipputi. His satirical political
cartoons are regularly published in
“l’Espresso” and “la Repubblica.”
mariano morace
(Napoli, 1947), dopo gli studi in lettere
all’Università statale di Milano, è stato
insegnante a Lugano e collaboratore
di diverse testate ticinesi come critico
cinematografico e teatrale. Nel 1982 ha
iniziato a lavorare alla Radio Televisione
della Svizzera Italiana, diventando
responsabile del settore cinema per le tre
reti radiofoniche. Addetto stampa per due
edizioni del Festival di Locarno, è stato tra
i fondatori della Settimana della critica del
festival, delegato generale e membro della
commissione artistica. È stato inoltre
membro della commissione artistica
di Castellinaria.
(Naples, Italy, 1947), after graduating in
literature from the Università Statale in Milan,
taught in Lugano and worked as a film and
theatre critic for a few publications in the
Ticino area. In 1982 he started working for
Switzerland’s Italian-language public
broadcaster (RSI) and made his way up
to heading the cinema department for
its three radio channels. He was press officer
for two editions of the Locarno Film Festival.
He was one of the founding members of its
Critics’ Week, and served as a general
delegate and a member of the artistic
committee for Locarno as well as for the
Castellinaria Festival.
costanza quatriglio
(Palermo, 1973) ha esordito con L’isola,
selezionato alla Quinzaine des réalisateurs
nel 2003, e lo stesso anno ha presentato a
Venezia Racconti per L’isola. Tra i suoi lavori
precedenti Ècosaimale? ha ottenuto una
menzione speciale al Torino Film Festival
nel 2000. Nel 2012 Terramatta,
presentato alle Giornate degli autori di
Venezia, ha vinto il Nastro d’argento per
il miglior documentario e, sempre a
Venezia, nel 2013 ha presentato fuori
concorso Con il fiato sospeso. Nel 2015
Triangle ha vinto il premio Cipputi al
Torino Film Festival e il Nastro d’argento
per il miglior documentario.
XV
SOMMARIO
(Palermo, Italy, 1973) made her debut with
L’isola, which was selected at Cannes’
Quinzaine des réalisateurs in 2003 and
received several other awards. At the Venice
Film Festival that same year, she presented
Racconti per L’isola. Among her precedent
projects, Ècosaimale? won a Special Mention
at Torino in 2000. She presented Terramatta
(2012) in Venice and won the Nastro d’argento
for Best Documentary Film. In 2013, her short
Con il fiato sospeso was screened out of
competition in Venice. Triangle (2015) won
Cipputi Award in Torino and Nastro d’argento
for Best Documentary.
33°
TORINO FILM FESTIVAL
Premi/Awards
GRAN PREMIO TORINO
a/to Terence Davies
TORINO 33
Miglior film/Best Film: € 15.000
Premio speciale della giuria/
Special Jury Award Fondazione Sandretto
Re Rebaudengo: € 7.000
Premio per la miglior attrice/
Best Actress Award
Premio per il miglior attore/
Best Actor Award
Premio per la miglior sceneggiatura/
Best Screenplay Award
Premio del pubblico/Audience Award
TFFDOC
Miglior film/Best Film
Internazionale.doc: € 5.000
Premio speciale della giuria/
Special Jury Award Internazionale.doc
Miglior film/Best Film Italiana.doc,
in collaborazione con/in collaboration with
Persol: € 5.000
Premio speciale della giuria/
Special Jury Award Italiana.doc
ITALIANA.CORTI
Concorso cortometraggi italiani/
Italian Short Film Competition
Premio Chicca Richelmy per il Miglior film:
€ 2.000, offerti da/offered by
Associazione Chicca Richelmy
Premio speciale della giuria/
Special Jury Award
SPAZIO TORINO
Concorso cortometraggi realizzati
da registi nati o residenti in Piemonte/
Short film competition reserved to directors
who were born or reside in Piedmont
Miglior film/Best Film, in collaborazione
con «La Stampa», «Torino Sette», Premio
Achille Valdata/in collaboration with
“La Stampa,” “Torino Sette,”
Achille Valdata Award.
PREMIO FIPRESCI/FIPRESCI AWARD
Miglior film/Best Film Torino 33
XVI
SOMMARIO
PREMIO CIPPUTI/CIPPUTI AWARD
Premio alla carriera a/Life Time Achievement
Award to Francesca Comencini
Miglior film sul mondo del lavoro/
Best Film about the Work World
P R E M I C O L L AT E R A L I / C O L L AT E R A L AW A R D S
PREMIO SCUOLA HOLDEN/
HOLDEN SCHOOL AWARD
Premio per miglior sceneggiatura/
Best Script Torino 33
PREMIO ACHILLE VALDATA/
ACHILLE VALDATA AWARD
Giuria dei lettori di «Torino Sette»/
Jury composed of readers of “Torino Sette”
Miglior film/Best Film Torino 33
PREMIO AVANTI!/AVANTI! AWARD
Distribuzione delle opere prime premiate
nella rete dei cineforum e dei
cineclub/Distribution of winning first films
in the film forum and film club circuit
Migliori cortometraggi e documentari
italiani/Best Italian Shorts and
Documentaries
PREMIO GLI OCCHIALI DI
GANDHI/GANDHI’S GLASSES AWARD
Assegnato dal Centro Studi «Sereno Regis»
(Torino) al film che meglio interpreta la
visione gandhiana del mondo. È parte del
progetto «Irenea, cinema e arte per la
pace»/Awarded by the Centro Studi “Sereno
Regis” (Turin) to the best movie representation
of a Gandhi-like vision of the world.
It’s part of the project «Irenea, cinema
e arte per la pace»
PREMIO INTERFEDI/INTERFEDI AWARD
Premio per il rispetto delle minoranze
e per la laicità, attribuito dalla Giuria
Interfedi/Interfed Jury Award for the respect
of minority rights and laity
33°
TORINO FILM FESTIVAL
Regione Piemonte e Città di Torino sono unite nel sostenere
con convinzione il Torino Film Festival, uno dei punti cardine
del sistema cinema piemontese. Un evento che con il suo prestigio
e la sua storia garantisce una vetrina internazionale per valorizzare
al massimo l’investimento che proprio le istituzioni stanno
mettendo in campo nel settore cinematografico, ambito strategico
per lo sviluppo, l’occupazione e la promozione del territorio.
Inalterato nella sua identità – che dopo oltre trent’anni conferma
la vocazione al cinema nuovo e alla scoperta delle migliori tendenze
contemporanee – il Festival si conferma sotto l’attuale direzione
sempre più aperto ai diversi generi, stili e linguaggi cinematografici.
Nel preannunciarsi accogliente e innovativa, con una particolare
sensibilità verso la fruizione sul web, la 33 edizione conferma le
consuete sezioni competitive e non competitive, con una particolare
attenzione riservata agli esordienti, la cui valorizzazione da sempre
rappresenta una delle principali direttrici del Festival.
Rivolgiamo quindi un ringraziamento a tutti coloro che si sono
impegnati nella realizzazione di questa nuova edizione, con
l’auspicio che il Torino Film Festival rappresenti sempre di più
un momento di crescita artistica ed economica per il Piemonte
e di coinvolgimento di nuove fasce di pubblico.
A
Maurizio Braccialarghe
Assessore alla Cultura Città di Torino
Antonella Parigi
Assessore alla Cultura Regione Piemonte
XVII
SOMMARIO
33°
TORINO FILM FESTIVAL
The Piedmont Region and the City of Turin join together in
wholeheartedly supporting the Torino Film Festival, a linchpin
of Piedmont’s film system. The prestige and history of this event
make it an international showcase, fully valorizing the resources
which the institutions invest in the field of cinematography,
a strategic asset in fostering the development, promotion
and job resources of the territory.
The Festival’s identity has remained unchanged and, after more
than thirty years, it confirms its vocation to new cinema and the
discovery of the best contemporary trends. The Torino Film
Festival, under its present direction, confirms its increasing
dedication to different film genres, styles and languages.
The 33 edition promises to be open and innovative, with
a special focus on web usage, and confirms its time-honored
competitive and non-competitive sections, with special attention
to debut films, whose valorization has always represented one
of the Festival’s primary trajectories.
Therefore, we would like to thank all those who have been
involved in organizing this new edition of the Torino Film Festival;
may it increasingly represent a moment of artistic and economic
growth for Piedmont and attract new audiences.
RD
Maurizio Braccialarghe
Councilor for Culture City of Turin
Antonella Parigi
Councilor for Culture Piedmont Region
XVIII
SOMMARIO
TORINO 33
| SARA FATTAHI COMA | RAPHAËL JACOULOT COUP
| ROBERT MACHOIAN, RODRIGO OJEDA-BECK GOD BLESS THE CHILD | CHRISTINA
ROSENDAHL IDEALISTEN - THE IDEALIST | JOÃO NICOLAU JOHN FROM | GUILLAUME SENEZ KEEPER
| SOPHIE DERASPE LES LOUPS | MARIO BALSAMO MIA MADRE FA L’ATTRICE | SANTIAGO MITRE
LA PATOTA - PAULINA | SAMUELE SESTIERI, OLMO AMATO I RACCONTI DELL’ORSO | SALVO CUCCIA
LO SCAMBIO | DEGENA YUN A SIMPLE GOODBYE | ALEJANDRO IGLESIAS MENDIZÁBAL SOPLADORA
DE HOJAS | IGOR DRLJAČA THE WAITING ROOM
ELISABETTA SGARBI COLPA DI COMUNISMO
DE CHAUD
SOMMARIO
TORINO
33
elisabetta sgarbi
COLPA DI COMUNISMO
PREMIO CIPPUTI
Italia/Italy, 2015, HD, 86’, col.
COMMUNISM’S
FAULT
regia/director
Elisabetta Sgarbi
soggetto, sceneggiatura/
story, screenplay
Eugenio Lio,
Elisabetta Sgarbi
fotografia/cinematography
Andrés Arce Maldonado,
Elio Bisignani
montaggio/film editing
Andrés Arce Maldonado,
Elisabetta Sgarbi
scenografia/
production design
Luca Volpatti
musica/music
Franco Battiato
interpreti/cast
Ana Turbatu, Elena Goran,
Micaela Istrate, Marianna
Satmari, Giovanni Satmari,
Alin Satmari, Associazione
badanti Nadija, Gabriele
Levada, Giorgio Moretti
produzione/production
Betty Wrong, Rai Cinema
**
contatti/contacts
Rai Cinema
Bianca Giordano
[email protected]
www.raicinema.rai.it
Tre donne, badanti, rumene: Ana, Elena, Micaela. In Italia da
diverso tempo, ma una sola, Micaela, ha un lavoro. Ana ed
Elena lo hanno perso e se non troveranno un’occupazione
dovranno tornare in patria dalle famiglie che mantengono
a distanza e non vedono da tempo. Micaela, la più giovane
e scaltra, decide di aiutare le due amiche e inizia con loro un
viaggio nella fitta rete di comunità rumene in Italia, alla ricerca
di un possibile impiego. Per le tre donne sarà l’occasione di
rompere le regole della vita quotidiana e saldare un rapporto
di complicità e amicizia. Il viaggio è la scoperta di un mondo
sfumato, imprendibile, sfaccettato, in parte segreto, in bilico
tra amore e rigetto per una patria, una tradizione, un’ideologia
politica che le ha allevate e il cui crollo le ha costrette alla fuga.
«Colpa di comunismo è un passo ulteriore nel mio bisogno di
raccontare, seguendole, le trame della vita, dei desideri, dei
bisogni. Vite per lo più marginali: ma nei margini, spesso, si
nascondono libertà impensate».
**
Three Romanian women, caregivers: Ana, Elena, Micaela. They have
been in Italy for a while but only one, Micaela, is employed. Ana and
Elena have lost their jobs and can’t find employment; they will have
to return home to the families they are supporting from a distance
and haven’t seen for a long time. Micaela, the youngest and most
astute of the three, decides to help her two friends and begins
a journey with them through the tight network of Romanian
communities in Italy, in search of a possible job. For the three
women, this is an opportunity to break the rules of daily life and forge
a relationship of complicity and friendship. This journey is a discovery
of a world that is hazy, elusive, multifaceted, partly secret, balanced
between their love for and rejection of a homeland, tradition and
political ideology which raised them and whose collapse forced them
to flee abroad.
“Colpa di comunismo is yet another step in my need to follow and
recount the stories of life, desires and needs. These lives are for the
most part marginal: but often, unimaginable freedom hides in the
margins.”
2
SOMMARIO
TORINO
33
Elisabetta Sgarbi (Modena), direttore
editoriale della casa editrice
Bompiani, ha esordito alla regia nel
1999. Ha ideato, e da quattordici
anni ne è direttore artistico, il festival
La Milanesiana, letteratura musica
cinema scienza arte filosofia e teatro.
I suoi film hanno partecipato ai più
importanti festival cinematografici
del mondo, tra i quali Venezia,
Locarno, Cannes, Roma, Londra e
New York. Ha inoltre partecipato,
per la prima volta nel 1999, al Torino
Film Festival, presentando in seguito
diversi suoi lavori, tra i quali,
in concorso, l’esordio nel
lungometraggio, Notte senza fine
(2004). Colpa di comunismo è il suo
terzo lungometraggio di finzione.
Elisabetta Sgarbi (Modena, Italy),
head editor of the publishing house
Bompiani, debuted in directing in
1999. She created and for fourteen
years has been the artistic director of
the festival La Milanesiana, literature
music cinema science art philosophy
and theatre. Her films have
participated at the world’s most
important film festivals, including
Venice, Locarno, Cannes, Rome,
London and New York. She
participated at the Torino Film Festival
for the first time in 1999, and since
then has presented various other works
of hers, including, in competition, her
debut feature film, Notte senza fine
(2004). Colpa di comunismo is her
third feature film.
filmografia essenziale/
essential filmography
La consolazione e la spina dolorosa
(cm, 2001), Alladin Flash(-back)
(cm, 2001), Belle di notte (mm,
2001), La notte che si sposta Gianfranco Ferroni (mm, 2002),
Rue de Varenne (cm, 2002), Notte
senza fine (2004), Due contro una
(mm, doc., 2005), NevicheRò (cm,
2006), Il pianto della statua (mm,
2007), L’ultima salita - La Via Crucis
di Beniamino Simoni (doc., 2009),
Deserto Rosa - Luigi Ghirri (doc.,
2009), Cosa è l’avanguardia? (cm,
2011), L’invenzione di Ariosto - Tullio
Pericoli (2011), Racconti d’amore
(2013), Per soli uomini (cm, 2014),
Il pesce siluro è innocente (cm, 2014),
Colpa di comunismo (2015).
TORINO
33
sara fattahi
COMA
Siria-Libano/Syria-Lebanon, 2015, HD, 97’, col.
Sara Fattahi (Damasco, Siria, 1983),
documentarista, pittrice, autrice di
storyboard e di animazioni, ha
studiato legge presso l’Università
di Damasco e si è laureata all’Istituto
di belle arti Adham Ismail. Nel 2010
ha iniziato a produrre in maniera
indipendente i propri film e nel 2013
ha realizzato il suo primo
documentario, il cortometraggio
27 Meters. Recentemente si è
trasferita in Libano, dove sta
lavorando al suo secondo
lungometraggio documentario,
Chaos.
COMA
regia, fotografia,
produttore/director,
cinematography, producer
Sara Fattahi
montaggio/film editing
Raya Yamisha
suono/sound
Raed Younan
**
contatti/contacts
Sara Fattahi
[email protected]
Tre generazioni di donne della stessa famiglia condividono una
casa a Damasco. Tre età diverse, altrettanti bagagli di esperienze
e ricordi, ma la medesima volontà di condividere un passato
doloroso e cercare un modo per andare avanti nella perdita e
nella sofferenza che circonda la loro casa. Le esistenze di queste
donne si intrecciano con gli eventi di Damasco, già immersa nella
guerra civile: la città è un riferimento sempre presente, osservata
mentre si spegne lentamente, come se stesse morendo dopo un
lungo coma. Proprio come la sua popolazione.
«Di fronte a tutta questa morte, non ho missili o armi per
fermare il senso di abbandono. Ho solo la vita con mia madre
e mia nonna, la condivisione dei giorni mentre siamo prigioniere
del passato nella nostra casa. Pochi mesi dopo il mio primo
doloroso incontro con la solitudine durante la guerra, la forza
degli eventi mi ha spinto a registrare ogni momento nella vita di
queste donne. Ecco perché il film è prima una mia testimonianza,
poi quella di queste donne e infine della mia città, Damasco».
**
Three generations of women from the same family share a house
in Damascus. Three different ages, three burdens of experiences
and memories, but the same desire to share a painful past and try to
find a way to move on despite the loss and suffering that surrounds
their home. The lives of these women intertwine with the events in
Damascus, already plunged into civil war: the city is a constant
reference and is observed as it slowly declines, as though it were
dying after a long coma. Just like its population.
“Facing all this death, I have no missiles and weapons to stop the
sense of loss. I only have living between my mother and grandmother,
sharing the days with them while we are prisoners of the past in our
house. A few months after my first painful encounter with solitude
during the war, the strength of the events pushed me to record every
moment in the life of these women. This is why it was first my
testimony, second the testimony of these women, and third the
testimony of my city Damascus”.
3
SOMMARIO
TORINO
33
Sara Fattahi (Damascus, Syria, 1983)
is a documentary filmmaker, painter,
storyboard artist and animator. She
studied law at Damascus University,
and is a graduate of Adham Ismail
Fine Art Institute in Damascus.
In 2010 she started producing and
directing her own documentary films
independently. 27 Meters was her first
short documentary, produced in 2013.
She moved recently to Lebanon where
she is preparing her second feature long
documentary Chaos.
filmografia/filmography
27 Meters (cm, doc., 2013),
Coma (doc., 2015).
TORINO
33
raphaël jacoulot
COUP DE CHAUD
Francia/France, 2015, HD, 102’, col.
Raphaël Jacoulot (Besançon, Francia,
1971) ha esordito nel 2000 con il
cortometraggio La lisière, prodotto
da La Fémis, cui è seguito l’anno
successivo Le ravissement, presentato
alla Semaine internationale de la
critique di Cannes. Nel 2006 ha
esordito nel lungo con Barrage,
presentato in molti festival, tra cui
il Forum della Berlinale, e nel 2011
ha realizzato il secondo lungo,
Avant l’aube, che ha partecipato a
numerose competizioni
internazionali, dal ColCoa di Los
Angeles a Cinemania, il festival
del cinema francofono di Montreal.
HEATWAVE
regia/director
Raphaël Jacoulot
soggetto/story
Julie Darfeuil
sceneggiatura/screenplay
Lise Machebœuf,
Raphaël Jacoulot
fotografia/cinematography
Benoît Chamaillard
montaggio/film editing
François Quiqueré
scenografia/
production design
Valérie Saradjian
costumi/costume design
Elisabeth Tavernier
musica/music
André Dziezuk
suono/sound
Sébastien Savine
interpreti e personaggi/
cast and characters
Karim Leklou (Josef
Bousou), Jean-Pierre
Darroussin (Daniel HuotMarchand), Grégory
Gadebois (Rodolphe Blin),
Carole Franck (Diane),
Isabelle Sadoyan (Odette),
Sofian Benghaffor (Yacine),
Lila Lacombe (Laura),
Manon Valentin (Manon),
Serra Yilmaz (Josiane
Bousou), Camille Figuereo
(Bénédicte Blin), Agathe
Dronne (Valérie)
produttori/producers
Miléna Poylo, Gilles Sacuto
coproduttori/coproducers
Jacques-Henri, Olivier
Bronckart, Tanguy Dekeyser
**
contatti/contacts
Doc & Film International
Hanna Horner
[email protected]
www.docandfilm.com
Un’estate anomala, di quelle che rimangono nella memoria
collettiva, in cui il caldo potrebbe far perdere un intero raccolto.
È quella che si abbatte su un villaggio della campagna francese
e fa ardere l’asfalto, bruciare i campi, boccheggiare gli abitanti.
La canicola è opprimente, genera tensioni e alimenta il
malcontento. Soprattutto verso una persona in particolare,
un giovane non troppo sveglio e famoso per creare problemi.
In fondo è colpa sua se le cose al villaggio vanno male. Se non
ci fosse, sarebbe meglio. E quando ne viene rinvenuto il cadavere,
è chiaro che qualcuno dalle parole è passato ai fatti.
«È la prima volta che parto da un materiale così documentario.
Questo episodio singolare, accaduto nella regione in cui sono
nato, ha smosso in me qualcosa. Sono stato colpito dal fatto
che cittadini né migliori né peggiori di altri, in un momento
particolare delle loro vite, abbiano potuto provare sollievo alla
scomparsa violenta di uno di loro, ritenuto in qualche modo
responsabile dei loro mali. Volevo parlare del nostro mondo,
della nostra società; una società malata che cerca continuamente
dei colpevoli».
**
A freak summer, the kind that remains in the collective memory,
when the heat could destroy an entire harvest. This is what batters
a village in the French countryside and makes the asphalt sizzle, the
fields burn and the inhabitants gasp for air. The heatwave is stifling,
it makes tension rise and feeds discontent. Toward one person in
particular, a rather slow-witted young man who has a talent for
creating problems. After all, it’s his fault if things are going bad at the
village. Maybe it would be better if he were gone. And when his
corpse is found, it’s clear that someone has turned words into action.
“It’s the first time that I begin with such documentary material.
This unusual episode, which happened in the region where I was
born, moved something inside me. I was struck by the fact that
citizens who are no better or worse than others, in a particular
moment in their lives, could have found relief through the violent
death of one of them, who was held responsible somehow for their
suffering. I wanted to talk about our world, our society; a sick society
that continuously tries to put the blame on someone.”
4
SOMMARIO
TORINO
33
Raphaël Jacoulot (Besançon, France,
1971) debuted in 2000 with the short
La lisière, produced by La Fémis, which
was followed the next year by Le
ravissement, presented at the Semaine
internationale de la critique at Cannes.
In 2006 he debuted in feature films
with Barrage, which was presented at
many festivals, including the Forum at
the Berlin Film Festival, and in 2011 he
made his second feature film, Avant
l’aube, which participated at many
international competitions, such as
COLCOA in Los Angeles and
Cinemania, the French film festival
in Montreal.
filmografia/filmography
La lisière (cm, 2000), Le ravissement
(mm, 2001), Barrage (2006), Avant
l’aube (2011), Coup de chaud (2015).
TORINO
33
robert machoian, rodrigo ojeda-beck
GOD BLESS THE CHILD
Usa, 2015, HD, 92’, col.
GOD BLESS
THE CHILD
regia/directors
Robert Machoian,
Rodrigo Ojeda-Beck
sceneggiatura/screenplay
Robert Machoian,
Rebecca Graham
fotografia/cinematography
Robert Machoian
montaggio/film editing
Rodrigo Ojeda-Beck
interpreti/cast
Harper Graham,
Elias Graham, Arri Graham,
Ezra Graham, Jonah
Graham, Bruce Graham
produttori/producers
Laura Heberton,
Robert John Thomas
produzione/production
San Francisco Film Society,
Kenneth Rainin Foundation
**
contatti/contacts
Hot Metal Films
Laura Heberton
[email protected]
www.hotmetalfilms.com
Rebecca è una madre affetta da depressione, distante e instabile
al punto da abbandonare i suoi cinque figli, in cerca di quella che
sembra l’ennesima fuga dalla realtà. A prendersi cura dei fratelli
minori, uno dei quali di appena di dodici mesi, la tredicenne
Harper, ritrovatasi, un po’ per caso, un po’ per volontà, a
sostituire Rebecca nei compiti materni. In una lunga giornata
estiva, i cinque figli di Rebecca condividono caos, momenti
intimi, incertezze, avventure, giochi. Attraverso i loro occhi
il mondo diviene un luogo fantastico, in cui tutto si tinge
di nuovo e inatteso.
«La sceneggiatura del film si basa sui racconti di mio padre,
il primogenito di cinque figli. Anche mia figlia è la primogenita
di cinque figli, quindi ho pensato che la mia famiglia si adattasse
all’impianto di questa storia. La depressione è una patologia
molto sentita negli Stati Uniti. Ne soffre un americano su dieci.
Ci sono molti film che ne parlano, ma pochi affrontano la
condizione di chi, come i bambini, ne patisce le conseguenze».
(R. Machoian)
**
Rebecca is a mother who suffers from depression. She is so distant
and unstable that she abandons her five children, in search of what
seems like yet another escape from reality. Thirteen-year-old Harper
has to take Rebecca’s place as a mother and care for her younger
siblings, one of whom is only twelve months old. During a long
summer day, Rebecca’s five children share chaos, intimate moments,
uncertainties, adventures and games. Through their eyes, the world
becomes a fantasy place, where everything takes on a new and
unexpected aura.
“The feature script is based off of one of the stories told to me by my
father. He is the oldest of five siblings. My daughter is the oldest of
five siblings, and so I thought it appropriate to use the model of my
own family as a structure for this story. Depression is a serious illness
in America. One in ten Americans suffer from depression, and though
there are many movies dealing with depression, there aren’t very
many that look at those affected by it, the children left in its wake.”
(R. Machoian)
5
SOMMARIO
TORINO
33
Robert Machoian (King City,
California, Usa), cresciuto
nell’ambiente underground e punk
rock, di cui ha abbracciato la filosofia
do it yourself, insegna fotografia e
regia presso l’Art Department of
Brigham Young University a Provo,
nello Utah. Rodrigo Ojeda-Beck
(Davis, California, Usa) lavora come
regista sperimentale, forte della
determinazione e della tenacia
sviluppate con la sua appartenenza
alla scena hip hop. Insieme hanno
scritto e diretto, tra gli altri, i
cortometraggi Ella and the Astronaut
(2009), Charlie and the Rabbit (2010),
presentato al Sundance, The Waiting
Room (2010), e il lungometraggio
Forty Years from Yesterday (2013),
con cui hanno partecipato al
Festival di Locarno.
Robert Machoian (King City, CA,
USA) grew up in the underground and
punk rock environment, whose do-ityourself philosophy he has embraced,
and teaches photography and directing
at the Art Department of Brigham
Young University in Provo, Utah.
Rodrigo Ojeda-Beck (Davis, CA, USA)
works as an experimental director with
the determination and perseverance he
developed as a member of the hip hop
scene. Together, they have written and
directed short films such as Ella and
the Astronaut (2009), Charlie and the
Rabbit (2010), presented at Sundance,
and The Waiting Room (2010), and
the feature-length Forty Years from
Yesterday (2013), which participated
at the Locarno Film Festival.
filmografia/filmography
Robert Machoian, Rodrigo
Ojeda-Beck:
Ella and the Astronaut (cm, 2009),
Charlie and the Rabbit (cm, 2010),
The Waiting Room (cm, 2010), Forty
Years from Yesterday (2013), The Time
You Died (cm, doc., 2013), The
Diggers (cm, doc., 2014), God Bless
the Child (2015).
TORINO
33
christina rosendahl
IDEALISTEN
Danimarca/Denmark, 2015, HD, 114’, col.
regia/director
Christina Rosendahl
soggetto/story
dal romanzo/from the novel
Thule-sagen - Løgnens univers
di/from Poul Brink
sceneggiatura/screenplay
Lars K. Andersen, Simon Pasternak, Birgitte Stærmose, Christina Rosendahl
fotografia/cinematography
Laust Trier Mørk
montaggio/film editing
Janus Billeskov Jansen,
Olivier Bugge Coutté, Molly
Malene Stensgaard
scenografia/
production design
Nikolaj Danielsen,
M. Wan Sputnick
musica/music
Jonas Struck,
Christoffer Møller
suono/sound
Peter Albrechtsen
interpreti e personaggi/
cast and characters
Peter Plaugborg (Poul
Brink), Søren Malling
(Marius Schmidt), Thomas
Bo Larsen (Carl Dinesen),
Arly Jover (Estibaliz)
produttori/producers
Jonas Frederiksen, Signe
Leick Jensen, Ane Mandrup
produzione/production
Toolbox Film ApS
coproduzione/coproduction
Rosendahl Film, Cinevita
Film Company
**
contatti/contacts
Danish Film Institute
Lizette Gram
[email protected]
www.dfi.dk
6
SOMMARIO
© CHRISTIAN GEISNÊS
THE IDEALIST
Il 21 gennaio 1968 un bombardiere americano B-52, carico di
testate nucleari, si schianta tra i ghiacci della Groenlandia. Le
autorità statunitensi e danesi, che sorvegliano la zona, dichiarano
la situazione sotto controllo e dopo otto mesi di bonifica fanno
rientrare l’emergenza. Diciotto anni dopo, il giornalista Poul
Brink, zelante e tenace, viene a conoscenza di alcune misteriose
testimonianze sulla catastrofe aerea. Ben presto, i sospetti di
trovarsi di fronte a un caso di insabbiamento politico si fanno
sempre più forti e per Brink ha inizio un viaggio solitario alla
ricerca della verità.
«In The Idealist mi sono battuta per creare un film coinvolgente e
inquietante su un idealista irremovibile che si scontra con trame
più grandi di lui, legate a eventi di portata storica e collegati alla
politica. È la storia di un giornalista estremamente impegnato che
segue gli indizi per giungere a svelare uno dei più grandi scandali
della recente storia danese».
**
On January 21 , 1968, an American B-52 bomber, loaded with nuclear
warheads, crashes amid the glaciers of Greenland. The American and
Danish authorities who monitor the area declare that the situation is
under control and after eight months of remediation announce the
emergency is over. Eighteen years later, the journalist Poul Brink,
zealous and determined, accidentally gets word of some mysterious
testimony regarding the plane crash. The suspicion soon starts to
grow in him that this is a case of a political cover-up and Brink sets
off on a solitary journey in search of the truth.
ST
“In The Idealist, I have strived to create an engaging and disturbing
film about an uncompromising idealist set against a gigantic canvas
of political and historical events. It’s a story about a highly dedicated
journalist, who follows the clues to the revelation of one of the
greatest scandals in recent Danish history.”
TORINO
33
Christina Rosendahl (Nykøbing
Falster, Danimarca, 1971) ha studiato
all’Università di Copenaghen, presso
l’European Film College e la New
York Film Academy, per poi
diplomarsi nel 2002 alla Super16
Film School. Come regista ha
esordito nel 2001 con il
cortometraggio documentario A Fine
Line, a cui sono seguiti altri corti sia
documentari sia di finzione, e la regia
di episodi di serie televisive.
Ha debuttato nel lungometraggio
nel 2006 con Triple Dare, presentato
alla Festa internazionale di Roma.
Christina Rosendahl (Nykøbing
Falster, Denmark, 1971) studied at the
University of Copenhagen, the
European Film College and the New
York Film Academy, to then graduate
in 2002 from the Super16 Film School.
She debuted as a director in 2001 with
the documentary short A Fine Line,
which was followed by other shorts,
both documentary and fiction, and
directing stints for episodes of TV series.
She debuted in feature films in 2006
with Triple Dare, presented at the
Rome Film Festival.
filmografia/filmography
En streg (A Fine Line, cm, doc., 2001),
Stjernekigger (Stargazer, doc., 2002),
Lauges kat (cm, 2003), Buddhas Barn
(doc., 2003), Magten over kærligheden
(tv, doc., 2004), Lauge’s Cat (cm,
2004), Swan Lee Live at Vega and
Roskilde (video, doc., 2004), Fucking
14 (cm, 2005), Supervoksen (Triple
Dare, 2006), Too Young to Die (cm,
2007), Crybaby (cm, 2008), Lulu &
Leon (tv, ep., 2009-2010), Lysvågen
(I Lie Awake, cm, 2010), Idealisten
(The Idealist, 2015).
TORINO
33
joão nicolau
JOHN FROM
Portogallo/Portugal, 2015, HD, 100’, col.
JOHN FROM
regia/director
João Nicolau
sceneggiatura/screenplay
João Nicolau,
Mariana Ricardo
fotografia/cinematography
Mário Castanheira
montaggio/film editing
Alessandro Comodin,
João Nicolau
scenografia/
production design
Bruno Duarte, Cypress Cook
costumi/costume design
Susana Moura
musica/music
João Lobo
suono/sound
Miguel Martins
interpreti e personaggi/
cast and characters
Júlia Palha (Rita), Clara
Riedl-Riedenstein (Sara),
Filipe Vargas (Filipe),
Leonor Silveira (la
mamma/mother), Adriano
Luz (il padre/father), João
Xavier (Nuno), Daniel
Cotrim (Bruno), Vasco
Pimentel (Mr Pimentel),
Pedro Coelho (Misha),
Teresa Bairrada (Beatriz)
produttori/producers
Luís Urbano, Sandro Aguilar
produzione/production
O Som e a Fúria,
Shellac Sud
coproduttore/coproducer
Thomas Ordonneau
**
contatti/contacts
O Som e a Fúria
[email protected]
www.osomeafuria.com
Rita ha quindici anni, e questo spiega già molte cose. In piena
adolescenza, trascorre le giornate di un’estate calda e
lunghissima insieme all’amica del cuore Sara, sfoderando
il repertorio classico di quell’età: acconciature da fare e disfare,
soprannomi in codice con i quali chiamarsi e naturalmente
un amore per il quale perdere la testa. Ma invece del solito
compagno di liceo, l’oggetto dei suoi palpiti è un fotografo
quarantenne che ha appena inaugurato una mostra sulla
Melanesia: per Rita, il passo tra Portogallo e Papua Nuova
Guinea è breve come quello tra realtà e fantasia.
«Niente è feroce come il cuore di una ragazzina. Non so cosa
ci possa essere di più puro e violento. In modo spudoratamente
pudico e giocoso, questo film cerca di sondare la logica e le
trasformazioni di una passione giovanile. Rispettandone
e osservandone i codici, ho condotto la mia esplorazione
mantenendo una distanza di sicurezza da un approccio che
tende a vedere l’attrazione tra una adolescente e una persona
matura come un disturbo psicologico o il sintomo di una
malattia sociale».
**
Rita is fifteen and this explains a lot. The full-fledged adolescent
spends the long, hot summer days with her best friend Sara, doing
the usual things people that age do: hairdos to fix and undo, code
names to make up for each other, and of course someone to fall
head over heels in love with. But instead of the usual high school
classmate, the object of her palpitations is a forty-year-0ld
photographer who just inaugurated an exhibit about Melanesia:
to Rita, the distance between Portugal and Papua New Guinea
is as short as the one between reality and fiction.
“Nothing is as fierce as the heart of a young girl. If there is a purer
and more violent thing I do not know what that might be.
Unashamedly prudish and playful, this film seeks to sound out the
logic and transformations of youthful passion. By respecting and
observing its particular codes, I set out on this exploration while
keeping a safe distance from the approach that sees the attraction
between a teenager and someone older as a psychological disorder
or a symptom of social disease.”
7
SOMMARIO
TORINO
33
João Nicolau (Lisbona, Portogallo),
regista, montatore, attore e
musicista, nel 2010 ha diretto il
lungometraggio A Espada e a Rosa,
presentato nella sezione Orizzonti
della Mostra di Venezia. Dal 1999
al 2013 ha inoltre diretto diversi
cortometraggi, tra cui O Dom das
Lágrimas (2012), presentato al
Festival di Locarno, Gambozinos
(2013), selezionato alla Quinzaine
des réalisateurs di Cannes, e il lavoro
collettivo Historias de Guimarães,
realizzato nel 2012 con João Botelho
e Tiago Pereira per celebrare la città
di Guimarães come capitale europea
della cultura e presentato alla Festa
del cinema di Roma. Ha inoltre
firmato il montaggio di due corti
di Miguel Gomes (31, 2003, e
Redemption, 2013) e di L’estate di
Giacomo di Alessandro Comodin
(2011).
João Nicolau (Lisbon, Portugal),
director, film editor, actor and
musician, in 2010 he directed the
feature film A Espada e a Rosa,
presented in the Orizzonti section
of the Venice Film Festival. From 1999
to 2013 he also directed various shorts,
including O Dom das Lágrimas
(2012), presented at the Locarno Film
Festival; Gambozinos (2013), selected
for the Quinzaine des réalisateurs in
Cannes; and the collective film
Historias de Guimarães, which he
made in 2012 with João Botelho and
Tiago Pereira to celebrate the city of
Guimarães as the European Capital
of Culture and presented at the Rome
Film Festival. He also edited two shorts
by Miguel Gomes (31, 2003, and
Redemption, 2013) and L’estate di
Giacomo by Alessandro Comodin
(2011).
filmografia/filmography
Calado Não Dá (doc., 1999),
Rapace (cm, 2006), Canção de Amor
e Saúde (cm, 2009), A Espada e a
Rosa (2010), O Dom das Lágrimas
(cm 2012), Historias de Guimarães
(cm, ep., 2012), Gambozinos (cm,
2013), John From (2015).
TORINO
33
guillaume senez
KEEPER
Belgio-Svizzera-Francia/
Belgium-Switzerland-France, 2015, HD, 95’, col.
KEEPER
regia/director
Guillaume Senez
sceneggiatura/screenplay
Guillaume Senez,
David Lambert
fotografia/cinematography
Denis Jutzeler
montaggio/film editing
Julie Brenta
scenografia/
production design
Florin Dima
suono/sound
Eric Ghersinu
interpreti e personaggi/
cast and characters
Kacey Mottet Klein
(Maxime), Galatea Bellugi
(Mélanie), Catherine Salee
(la madre di Maxime/
Maxime’s mother), Sam
Louwyck (il padre di
Maxime/Maxime’s
father), Laetitia Dosch (la
madre di Mélanie/Mélanie’s
mother), Aaron Duquaine
(Lionel), Leopold
Buchsbaum (Thibault)
produzione/production
Iota Production,
Louise Productions
coproduzione/coproduction
Savage Film, Offshore
**
contatti/contacts
Be For Films
Pamela Leu
[email protected]
www.beforfilms.com
I quindicenni Maxime e Mélanie si amano. Con curiosità e
passione si gettano nella scoperta della loro sessualità. Quando
Mélanie resta incinta, Maxime si troverà di fronte a una decisione
che mai più avrebbe pensato di dover prendere. Nonostante
i dubbi iniziali, capisce però che l’unica soluzione è tenere
il bambino: una scelta difficile e pesante, che lo metterà in rotta
con le due famiglie, ma sulla quale si mostrerà irremovibile.
«Gran parte dei film che raccontano una storia del genere
tendono a focalizzarsi sul personaggio femminile, che,
oggettivamente, si trova ad affrontare un momento difficile
sia dal punto di vista psicologico sia da quello fisico. A livello
generale, invece, ciò che prova la controparte maschile viene
spesso trattato in modo sommario. Ho deciso perciò di
raccontare questa gravidanza attraverso lo sguardo di chi
diventerà padre, soffermandomi sul senso d’impotenza che
comporta. Sebbene Maxime possa influenzare le scelte di
Mélanie, non ha nessun altro diritto e sembra completamente
inerme di fronte a ciò che sta succedendo».
**
Fifteen-year-old Maxime and Mélanie are in love. With curiosity
and passion they throw themselves into discovering their sexuality.
When Mélanie becomes pregnant, Maxime finds himself faced with
a decision he never thought he would have to take into consideration.
Despite his initial doubts, he realizes that the only solution is to keep
the baby: a difficult and pondered decision, which their respective
families are completely against but to which he holds fast.
“In this kind of story, most films tend to focus on the female
character who, it’s true, finds herself faced with painful moments,
both psychologically and physically. But, generally, whatever the
male character might be experiencing is summarily treated at best.
I therefore decided to address this pregnancy through the filter of
paternity, and more specifically the helplessness that it involves.
For, if Maxime can influence Mélanie’s path, he has no other rights
and appears entirely powerless with respect to what’s happening.”
8
SOMMARIO
TORINO
33
Guillaume Senez (Bruxelles, Belgio)
ha studiato presso l’Institut national
de radioélectricité et de
cinématographie, dove si è
diplomato nel 2001.
Successivamente ha esordito nella
regia con il cortometraggio La
quadrature du cercle (2006), a cui
hanno fatto seguito Dans nos veines
(2009), candidato al premio
Unifrance al Festival di Cannes, e
U.H.T. (2012). Keeper segna il suo
esordio nel lungometraggio.
Guillaume Senez (Brussels, Belgium)
studied at the Institut national de
radioélectricité et de cinématographie,
from which he graduated in 2001.
He debuted as a director with the short
La quadrature du cercle (2006), which
was followed by Dans nos veines
(2009), nominated for the Unifrance
Prize at the Cannes Film Festival, and
U.H.T. (2012). Keeper is his first
feature-length film.
filmografia/filmography
La quadrature du cercle (cm, 2006),
Dans nos veines (cm, 2009), U.H.T.
(cm, 2012), Keeper (2015).
TORINO
33
sophie deraspe
LES LOUPS
Canada-Francia/Canada-France, 2015, HD, 107’, col.
THE WOLVES
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Sophie Deraspe
fotografia/cinematography
Philippe Lavallette
montaggio/film editing
Amrita David
scenografia/
production design
Jean Babin
costumi/costume design
Nancy Chiasson
musica/music
David Trescos
suono/sound
Frédéric Cloutier
interpreti/cast
Evelyne Brochu (Élie),
Louise Portal (Maria
Menquit), Benoît Gouin
(William Menquit), Gilbert
Sicotte (Léon Clark), CindyMae Arsenault (Nadine),
Augustin Legrand
(il francese/French guy),
Patrice Bissonnette (Robin
Church), Martin Dubreuil
(Maxime), Stéphane
Gagnon (Réal Clark),
Ungalaaq Avingaq (Sylvain),
Marc-André Leblanc
(Mathieu)
produttori/producers
Marc Daigle, Sophie Salbot
produzione/production
Acpav, Athénaïse
**
contatti/contacts
Seville International
Ruby Rondina
[email protected]
www.sevilleinternational.eonefilms.com
La stagione del disgelo è appena cominciata e l’arrivo di Élie,
giovane donna dal passato misterioso, sconvolge gli equilibri di
una piccola isola sperduta nell’Oceano Atlantico settentrionale.
Per i cacciatori di foche che la abitano, abituati a un brutale
isolamento in cui a dominare sono le forze della natura, la
comparsa di una figura inattesa genera un misto di curiosità
e diffidenza. Élie, dal canto suo, dopo l’iniziale repulsione,
comincia a sentire una inspiegabile attrazione per i componenti
della comunità. Tra loro c’è Maria, un po’ matriarca, un po’
mamma-lupa del branco, la quale, infastidita dall’arrivo della
straniera, sembra più che mai decisa a scoprire cosa ha spinto
questa ragazza di città a rifugiarsi in un luogo così lontano
e inospitale.
«Volevo raccontare la storia di persone che fanno parte di un
branco, che cacciano, che mangiano ciò che si sono procurate
con le loro mani, che si proteggono l’una con l’altra, che vivono
e tolgono la vita nello stesso modo. Un gruppo che è come la
natura, generosa e, al contempo, spietata».
**
The thawing season has just begun and the arrival of Élie, a young
woman with a mysterious past, upsets the equilibrium of a small,
isolated island in the North Atlantic. The seal hunters who inhabit
the island are used to the brutal isolation dominated by the forces
of nature and the appearance of such an unexpected figure generates
a mixture of curiosity and diffidence. Élie, after an initial repulsion,
begins to feel an unexplainable attraction for the members of the
community. One of these is Maria, part matriarch, part mother-wolf
of the pack. She is bothered by the presence of the stranger and
seems more determined than ever to discover what has pushed this
city girl to find refuge in such a faraway and inhospitable place.
“I wanted to tell the story of people who live in packs, who hunt,
who put food on their plate that they themselves have sourced, who
protect each other, who give life just as they take it. Together, they
are like nature itself, both giving and unforgiving.”
9
SOMMARIO
TORINO
33
Sophie Deraspe (Rivière-du-Loup,
Canada, 1973) si è trasferita in
Austria per studiare fotografia ed
è poi tornata in Canada dove ha
conseguito la laurea in cinema
all’Università di Montreal.
Alternandosi nei ruoli di regista
e direttore della fotografia ha lavorato
sia nel documentario sia in
televisione prima di realizzare il suo
primo lungometraggio, Rechercher
Victor Pellerin (2006), che ha ricevuto
la menzione della giuria al Festival
du Nouveau cinéma di Montreal.
Con il successivo Un soffio di vita
(2009) ha partecipato a diversi
festival internazionali, fra i quali
Rotterdam e lo stesso Torino Film
Festival, in concorso. Nel 2015, oltre
ad aver diretto Les loups, ha
partecipato al Sundance Film Festival
con il documentario The Amina
Profile.
Sophie Deraspe (Rivière-du-Loup,
Canada, 1973) moved to Austria to
study photography and then returned
to Canada, where she received her
degree in film from the University
of Montreal. Alternating activities as
a director and director of photography,
she worked in both documentaries
and television before making her first
feature film, Missing Victor Pellerin
(2006), which received a Special
Mention at the Festival du Nouveau
cinéma in Montreal. Her next film,
Vital Signs (2009), participated at
various international festivals, including
Rotterdam and the Torino Film
Festival, in competition. In 2015,
besides directing Les loups, she
participated at the Sundance Film
Festival with the documentary The
Amina Profile.
filmografia/filmography
Rechercher Victor Pellerin (doc.,
2006), Les signes vitaux (Un soffio
di vita, 2009), Les loups (2015),
The Amina Profile (doc., 2015).
TORINO
33
mario balsamo
MIA MADRE FA L’ATTRICE
Italia/Italy, 2015, HD, 78’, col.
MY MOTHER IS
AN ACTRESS
regia, soggetto/
director, story
Mario Balsamo
da un’idea di/
from an idea by
Silvana Stefanini
sceneggiatura/screenplay
Mario Balsamo,
Michele Pellegrini
fotografia/cinematography
Simone Pierini
montaggio/film editing
Benni Atria
musica/music
Vittorio Cosma
suono/sound
Marco Saveriano, Stefano
Sabatini, Davide Pesola
interpreti/cast
Silvana Stefanini, Mario
Balsamo, Giò Nero,
Adalberto Baldini, Desy
Doni, Antonella Canali,
Daniele Ferlisi, Marco
Paccosi, Bernardo
Castrichella, Marco
Castrichella, Ornella de
Falco, Fausto Visentini,
Fiorella Di Raimo, Luciano
Cavallaro, Emanuela
Stefanini, Giorgio Stefanini
produzione/production
Hasenso Srl, Rai Cinema
distribuzione/distribution
Bim
**
contatti/contacts
Bim
Federica De Sanctis
[email protected]
www.bimfilm.com
Cineama
Francesco Notarangelo
[email protected]
www.cineama.it
10
SOMMARIO
Una madre esuberante, se non ingombrante (e anche qualcosa
in più), e un figlio regista, a tratti ancora bloccato dalla sua
presenza. Il cinema diventa un modo per trovare un rapporto, forse
anche grazie al passato di attrice della donna. Attrice per una breve
stagione non particolarmente memorabile: se non per un unico
film, in cui sessant’anni prima la donna recitò il suo ruolo più
importante e che poi, ironia della sorte, non ebbe mai occasione
di vedere. Una lacuna che sarà proprio il figlio a colmare.
«Io e mia madre abbiamo una cosa in comune: nella vita
abbiamo lasciato un bel po’ di cose in sospeso. Ma no, sbaglio!
Ne abbiamo anche un’altra: il cinema. Da lei viene la mia
confusione tra cosa è reale e cosa fittizio. Mia madre fu attrice
fino ai venticinque anni. Poche parti, di poco rilievo, tranne
l’ultima in La barriera della legge, con Rossano Brazzi, dove
in origine doveva avere quattro scene. Ma anche lì lei si sospese.
Uno dei produttori, da lei respinto, ne fece togliere una parte dal
montaggio e così lei se ne andò prima del completamento, senza
vedere il risultato finale... E non l’aveva mai visto! Finora».
**
A mother who is an exuberant, if not downright cumbersome
presence (and then some), and a son who is a director and
occasionally still blocked by her. Cinema becomes a way to find
a rapport, perhaps even thanks to the woman’s past as an actress.
She was an actress for a brief and not particularly memorable
season: except for one film, in which, sixty years before, the woman
had played her most important role and which, through the irony
of fate, she never got to see. A gap which her son will fill.
“My mother and I have one thing in common: we both left a bunch
of things unfinished. But no, I’m wrong! We have another thing in
common: cinema. I got my confusion between what’s real and what’s
fake from her. My mother was an actress until she turned twenty-five.
A few roles, minor ones, except for the last one in La barriera della
legge, with Rossano Brazzi; in the beginning she was supposed
to have four scenes. But even that was left finished. One of the
producers, who she rejected, had some of the scenes cut during the
editing and so she left the set before it was finished, without seeing
the final result… And she’d never seen it! Until now.”
TORINO
33
Mario Balsamo lavora dai tardi
anni Novanta come regista
cinematografico e televisivo,
occupandosi soprattutto di
trasmissioni, reportage, documentari
e video musicali. Tra i titoli della sua
ricca filmografia, Un mondo migliore
è possibile (2001), pellicola corale
a cui partecipano, tra gli altri,
Ettore Scola, Mario Monicelli e Gillo
Pontecorvo, Sotto il cielo di Baghdad
(2003), codiretto con Stefano
Scialotti, e Sognavo le nuvole colorate
(2008), selezionato al Festival
di Locarno, al premio Casa Rossa
di Bellaria e in altri undici festival
italiani e internazionali. Nel 2012
ha partecipato al Torino Film
Festival con Noi non siamo come
James Bond, vincendo il premio
speciale della giuria.
Mario Balsamo has been working
since the late 1990s as a film and
television director, involved above
all in TV programs, press reports,
documentaries and video musicals.
His vast filmography includes Un
mondo migliore è possibile (2001),
a group film with the participation of
directors such as Ettore Scola, Mario
Monicelli and Gillo Pontecorvo, Sotto
il cielo di Baghdad (2003), which he
codirected with Stefano Scialotti, and
Sognavo nuvole colorate (2008),
that was screened in Locarno, at the
Bellaria Casa Rossa Award and in
eleven national and international
festival. In 2012 he partecipated at
Torino Film Festival with We Are
Nothing Like James Bond, which
won the Jury Special Prize.
filmografia/filmography
Alvaro Siza, architetto
(coregia/codirectors Francesco
Maselli, Gillo Pontecorvo, Francesca
Comencini, Pasquale Scimeca, doc.,
1999), Un mondo migliore è possibile
(coregia/codirectors aa.vv., doc.,
2001), La zona rossa (cm, 2001),
Porto Alegre (coregia/codirectors
aa.vv., doc., 2002), Il villaggio dei
disobbedienti (doc., 2002), Sotto
il cielo di Baghdad (coregia/codirector
Stefano Scialotti, doc., 2003), Storie
arbëreshë (doc., 2006), Sognavo
nuvole colorate (doc., 2008), Anima
selvaggia (doc., 2011), Noi non siamo
come James Bond (2012), Mia madre
fa l’attrice (2015).
TORINO
33
santiago mitre
LA PATOTA
Argentina-Brasile-Francia/
Argentina-Brazil-France, 2015, HD, 103’, col.
PAULINA
regia/director
Santiago Mitre
sceneggiatura/screenplay
Santiago Mitre,
Mariano Llinás
fotografia/cinematography
Gustavo Biazzi
montaggio/film editing
Delfina Castagnino, Leandro
Aste, Joana Collier
scenografia/
production design
Micaela Saiegh
costumi/costume design
Florencia Caligiuri,
Carolina Sosa Loyola
musica/music
Nicolás Varchausky
suono/sound
Santiago Fumagalli,
Federico Esquerro,
Edson Secco
interpreti/cast
Dolores Fonzi, Oscar
Martinez, Esteban Lamothe,
Cristian Salguero, Verónica
Llinás, Laura López
Moyano, Ezequiel Diaz,
Andrea Quattrocchi,
Silvina Savater
produttori/producers
Agustina Llambi Campbell,
Fernando Brom, Santiago
Mitre, Lita Stantic, Didar
Domehri, Laurent Baudens,
Gaël Nouaille,
Axel Kuschevatzky, Walter
Salles, Ignacio Viale
produzione/production
La Unión de los Ríos,
Full House
**
contatti/contacts
Versatile
Alexandre Moreau
[email protected]
11
SOMMARIO
Santiago Mitre (Buenos Aires,
Argentina, 1980) si è formato
all’Università di cinema Fuc e nel
2004 ha diretto con Alejandro Fadel,
Martin Mauregui e Juan Schnitman
il suo primo film, El amor (1 parte),
presentato al Bafici e alla Settimana
internazionale della critica di Venezia.
Dal 2006 ha iniziato a scrivere per il
cinema e la televisione, sceneggiando
anche tre film di Pablo Trapero, tra
cui Leonera, selezionato in concorso
a Cannes nel 2008. Nel 2011 ha
cofondato la casa di produzione
La Unión de los Ríos, con cui
ha prodotto il suo primo
lungometraggio, El estudiante, che
ha partecipato a più di trenta festival
e ottenuto diversi riconoscimenti,
tra cui il premio speciale della giuria
nella sezione Cineasti del presente
di Locarno. La patota è il suo
secondo lungometraggio, dopo
il mediometraggio Los posibles,
diretto con Juan Onofri Barbato.
A
Paulina, ventottenne di Buenos Aires con una brillante carriera
da avvocato davanti a sé, decide di fare ritorno nei luoghi dove
è nata, al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile, per lavorare
come insegnante in una zona a forte disagio sociale. Nessuno
avrebbe potuto immaginare un cambiamento tanto radicale,
né il fidanzato né tantomeno il padre, potente giudice della zona.
Eppure Paulina è convinta della propria scelta: e neanche
l’aggressione notturna da parte di una banda di ragazzi ne
scalfisce la determinazione.
«Una delle sfide di La patota è parlare del rispetto per le decisioni
che non condividiamo. È facile rispettare scelte identiche a quelle
che avremmo fatto noi stessi, ma è praticamente impossibile
provare a comprendere ciò che riteniamo sbagliato. Perché
Paulina prende quella decisione? Cosa sta cercando, e cosa vuole
dimostrare? Ce lo siamo domandati in ogni momento del film
e continuiamo a farlo adesso, così come spero faranno anche
gli spettatori».
**
Paulina, a twenty-eight-year-old from Buenos Aires, has a brilliant
career as a lawyer ahead of her. Instead, she decides to return to the
place where she was born, on the border between Argentina,
Paraguay and Brazil, to work as a teacher in an area with great
social unrest. No one expected such a radical change, neither her
fiancé nor her father, a powerful local judge. And yet Paulina is
convinced her choice is the right one. And not even when, one night,
she is assaulted by a gang of kids does her determination waver.
“One of the challenges Paulina presents us with is how to respect
decisions with which we don’t agree. It’s easy to respect decisions we
would also make, but almost impossible to try to understand what we
believe to be wrong. Why does Paulina decide what she decides?
What is she looking for? What does she want to prove? We asked
ourselves these things often at each stage of the film, and we’re still
wondering now, as I hope the viewer will.”
TORINO
33
Santiago Mitre (Buenos Aires,
Argentina, 1980) studied at the
Universidad del cine (FUC). In 2004,
he codirected with Alejandro Fadel,
Martin Mauregui, and Juan
Schnitman, El amor (1 parte), feature
presented at BAFICI and Venice Film
Critics’ Week. In 2006 he started to
write for film and television. He wrote
three features for Pablo Trapero, such
as Leonera, which was in competition
in Cannes in 2008. In 2011, he
cofounded the production company
La Unión de los Ríos and produced his
first feature, El estudiante. The film
participated in more that thirty festivals
and won numerous awards such as
Locarno’s Special Jury Prize at Cineasti
del presente. Paulina is his second
feature after the medium length film
Los posibles, codirected with Juan
Onofri Barbato.
A
filmografia/filmography
El amor (1 parte) (coregia/codirectors
Alejandro Fadel, Martin Mauregui,
Juan Schnitman, 2004), El estudiante
(2011), Los posibles (coregia/codirector
Juan Onofri Barbato, mm, 2013),
La patota (Paulina, 2015).
A
TORINO
33
samuele sestieri, olmo amato
I RACCONTI DELL’ORSO
Italia-Finlandia-Norvegia/Italy-Finland-Norway, 2015, HD, 67’, col.
THE BEAR
TALES
regia, soggetto,
sceneggiatura,
fotografia, produttori/
directors, story, screenplay,
cinematography, producers
Samuele Sestieri,
Olmo Amato
montaggio/film editing
Samuele Sestieri
musica/music
Riccardo Magni
suono/sound
New Digital
interpreti/cast
Samuele Sestieri,
Olmo Amato,
Freya Roberts,
Bengt Roberts
produttore associato/
associate producer
Mauro Santini,
offsetcamera
**
contatti/contacts
Samuele Sestieri
[email protected]
In un mondo abbandonato dagli uomini, un monaco meccanico
insegue uno strano omino rosso. Dopo aver attraversato boschi,
città morte e lande desolate, i due buffi personaggi raggiungono
la cima di una collina magica. Il ritrovamento di un vecchio
peluche d’orso ormai malandato li farà riconciliare. Uniranno così
le forze, nella speranza di poter dare vita al giocattolo inanimato
e sfuggire al vuoto che li circonda.
«Fin dall’inizio, la nostra idea è stata trasformare la povertà
dei mezzi disponibili in autentica risorsa: nessun dolly, nessun
carrello, nemmeno una steadicam. Lontani dall’eccessiva
programmazione e dallo studio a tavolino, abbiamo voluto
restituire una messa in scena viva, pulsante, che respira con
i suoi personaggi. La sceneggiatura è stata solo un punto
di partenza: luoghi e persone che incontravamo nel corso del
viaggio modificavano, ampliavano o arricchivano la nostra storia.
Di fronte alle meraviglie di una natura incontaminata, il punto
di vista è quello vergine di chi vorrebbe imparare a vedere come
se fosse la prima volta».
**
In a world that has been abandoned by humans, a mechanical monk
follows a strange little red man. After crossing forests, dead cities and
desolate plains, the two odd characters reach the top of a magic hill.
The discovery of an old teddy bear in bad shape reconciles the two.
They join forces, in hopes of bringing the inanimate toy to life and
escaping the void that surrounds them.
“Right from the beginning, our idea was to transform the scanty
means at our disposal into an authentic resource: no dolly, no tracks,
not even a Steadicam. Rather than excessive programming and
theory, we wanted a vibrant, pulsating mise-en-scène which breathes
with its characters. The screenplay was only a starting point: the
places and people we met during our journey modified, broadened
and enriched our story. In the presence of the marvels of pristine
nature, ours was the virgin point of view of someone who wants
to learn to see as though it were for the first time.”
12
SOMMARIO
TORINO
33
Samuele Sestieri (Roma, 1989)
è diplomato in regia e sceneggiatura
all’Accademia di cinema Act
Multimedia. Ha scritto, diretto
e montato oltre una decina di
cortometraggi, tra cui Danza al
tramonto (2012), presentato al
festival CinemAmbiente di Torino.
Si occupa inoltre di critica
cinematografica per diverse realtà
online: ha fondato il blog «Schermo
bianco» ed è tra i caporedattori della
rivista di cinema «Point Blank».
Olmo Amato (Roma, 1986) è laureato
in neurobiologia all’Università
La Sapienza di Roma. Fotografo
e videomaker professionista,
si occupa di stampa fineart,
postproduzione e didattica. Cura
inoltre l’archivio fotografico del
Fondo Alberto Moravia. I suoi
progetti fotografici Rinascite e Sogni,
memorie e incubi dalla metropoli sono
stati selezionati al festival Photo
Kathmandu e allo Young Illustrators
Award 2014 di Berlino.
Samuele Sestieri (Rome, Italy, 1989)
graduated in directing and
screenwriting from the ACT Multimedia
Film Academy. He has written, directed
and edited over ten shorts, including
Danza al tramonto (2012), presented
at the CinemAmbiente festival of Turin.
He is also a film critic for various
websites: he founded the blog
“Schermo bianco” and is one of the
editors-in-chief of the movie magazine
“Point Blank.”
Olmo Amato (Rome, Italy, 1986)
graduated in neurobiology from Rome’s
La Sapienza University. A professional
photographer and video maker,
he is involved in fine-art prints,
post-production and teaching. He also
curates the photographic archive of the
Alberto Moravia Fund. His
photographic projects Rinascite and
Sogni, memorie e incubi dalla
metropoli were selected for the Photo
Kathmandu festival and the 2014
Young Illustrators Award in Berlin.
filmografia/filmography
Samuele Sestieri:
Danza al tramonto (cm, 2012).
Samuele Sestieri, Olmo Amato:
I racconti dell’orso (2015).
TORINO
33
salvo cuccia
LO SCAMBIO
Italia/Italy, 2013, HD, 93’, col.
NAMELESS
AUTHORITY
regia/director
Salvo Cuccia
soggetto/story
Salvo Cuccia, Marco Alessi
sceneggiatura/screenplay
Salvo Cuccia, Marco
Alessi, Alfonso Sabella,
Federica Cuccia
fotografia/cinematography
Clarissa Cappellani
montaggio/film editing
Letizia Caudullo
scenografia/
production design
Marcello Di Carlo
costumi/costume design
Samuela Cirrone
musica/music
Domenico Sciajno
suono/sound
Luca Bertolin
interpreti/cast
Filippo Luna,
Barbara Tabita,
Paolo Briguglia,
Maziar Firouzi,
Vincenzo Pirrotta,
Tommaso Caporrimo,
Sergio Vespertino,
Maurizio Maiorana
produttori/producers
Eleonora Cordaro,
Gianluca Fernandez
produzione/production
Abra&Cadabra
coproduttori/coproducers
Francesco Galvagno,
Michael Sevholt,
Marco Alessi
**
contatti/contacts
Salvo Cuccia
[email protected]
Palermo, 1995. Una coppia inizia una giornata anomala. Lei è
una quarantenne tormentata dal pensiero dei bambini mai avuti;
lui un commissario di polizia dedito al proprio lavoro. Ha un
autista che lo porta dappertutto, anche a interrogare un ragazzo
che conosceva le due vittime di un omicidio. Volti, corpi e
situazioni si alternano tra il mondo della donna, quello di un
bambino rapito dalla mafia e quello del ragazzo interrogato.
Poi tutto evolve e precipita, svelando i contorni di una storia
da cui nessuno rimarrà immune.
«Volevo fare un film su una storia criminale tratta da fatti
realmente accaduti, che non fosse però un mero resoconto
della cronaca del tempo. Mi interessava sondare la natura dei
personaggi e delle situazioni, per estrarne una drammaturgia
che vivesse di vita propria, al di là dei fatti reali, visto che gli
elementi di partenza erano molto forti ed era evidente la
relazione tra cause ed effetti. Mi interessava anche andare nella
direzione di un racconto oscuro, in cui ciò che appare rivela
crepe che via via si allargano in un gioco di svelamenti».
**
Palermo, 1995. A couple begins an unusual day. She is forty years
old and tormented by thoughts of the children she never had; he is
a police commissioner dedicated to his job. He has a driver who takes
him everywhere, even to interrogate a boy who knew the two victims
of a murder. Faces, bodies and situations alternate between the world
of the woman, that of a child who has been kidnapped by the mafia,
and that of the boy under interrogation. Then everything evolves and
the situation precipitates, revealing the outlines of a story that will
affect them all.
“I wanted to make a movie about a crime that really happened,
but that was more than just the account of a news report of the time.
I was interested in exploring the nature of the characters and the
situations, in order to bring out a drama that stood on its own feet,
above and beyond the actual facts, since the starting elements were
very strong and the cause and effect relationships were evident.
I also wanted to go in the direction of a dark story, in which the
appearances reveal cracks that becoming increasingly evident
in a game of disclosures.”
13
SOMMARIO
TORINO
33
Salvo Cuccia (Palermo, 1960)
coniuga nella sua sperimentazione
videoarte, fiction e nuove forme del
documentario. Ha realizzato molti
lavori tra video di creazione,
cortometraggi di finzione,
performance, videoinstallazioni
e documentari, alcuni dei quali per
i programmi Rai La storia siamo noi
e Magazzini Einstein. I suoi lavori
sono stati proiettati in numerosi
festival internazionali, da Locarno
al Festival dei popoli, da Mumbai allo
stesso Torino Film Festival. Nel 2005
Martin Scorsese ha presentato il suo
documentario Détour De Seta al
Tribeca Film Festival e al Full Frame
Documentary Film Festival. Nel 2013
ha partecipato alla Mostra di Venezia
con il documentario Summer 82:
When Zappa Came to Sicily.
Lo scambio è il suo primo
lungometraggio di finzione.
Salvo Cuccia (Palermo, Italy, 1960)
combines in his experimentation video
art, fiction and new forms of the
documentary. He has created many
works, including fictional videos and
shorts, performances, video installations
and documentaries, some of them for
the RAI culture and art programs
La storia siamo noi and Magazzini
Einstein. His works have been shown
at numerous festivals, from Locarno
to the Festival dei popoli, from Torino
to Mumbai. In 2005 Martin Scorsese
presented his documentary Détour
De Seta at Tribeca Film Festival and
at Full Frame Documentary Film
Festival. His documentary film
Summer 82: When Zappa Came to
Sicily was screened at Venice in 2013.
Lo scambio is his first feature film.
filmografia essenziale/
essential filmography
Il Baglio (cm, doc., 1986), Sul restauro
dei libri antichi (cm, doc., 1993),
Raoul not making (cm, doc., 1994),
Angelica (cm, doc., 1995), Il tempo di
Vittorio De Seta (cm, doc., 1995), La
cena informale (cm, 1998), Isola delle
femmine (cm, doc., 1999), L’ultima
tonnara (cm, doc., 2001), Il Kyrenia
(cm, doc., 2002), Renato Guttuso, dal
fronte nuovo all’autobiografia (mm,
doc., 2004), Oltre Selinunte (doc.,
2006), Rockarberesh (mm, doc.,
2007), Cronache di mafia (mm, doc.,
2008), Vucciria (cm, doc., 2011), Il
senso della libertà (cm, doc., 2012),
Relitti (cm, doc., 2012), A Menfi. Sulle
tracce di Buscemi (cm, doc., 2013),
Paladino in piazza (cm, doc., 2013),
Hippie Sicily (mm, doc., 2014), Il
soldato innamorato (mm, doc., 2015).
TORINO
33
degena yun
A SIMPLE GOODBYE
Cina/China, 2015, HD, 100’, col.
Degena Yun (Cina) si è specializzata
presso il dipartimento media della
Royal Holloway University di Londra
e ha conseguito un master presso
il dipartimento di regia
dell’Accademia di cinema di Pechino.
Nel 2011 ha diretto il suo primo
cortometraggio, The Forest, a cui
ha fatto seguito l’anno successivo
Latitude 52, presentato al Festival
di Montreal e in altre manifestazioni
internazionali. La sceneggiatura
di A Simple Goodbye, inizialmente
chiamata Last Days, è stata
selezionata per il Bfa’s New Talent
Nurturing Program.
A SIMPLE
GOODBYE
regia, sceneggiatura,
montaggio/director,
screenplay, film editing
Degena Yun
fotografia/cinematography
Ma Sai, Mu Zhenglun
scenografia/
production design
Hai Rihan
costumi/costume design
Liu Mengya
musica/music
He Bin
suono/sound
Xu Chen, Gao Qiuhui
interpreti e personaggi/
cast and characters
Degena Yun (Shanshan),
Tu Men (il padre
di Shanshan/Shanshan’s
father), Ai Liya (la madre
di Shanshan/Shanshan’s
mother), Hasi Qiqige (la zia
di Shanshan/Shanshan’s
aunt), Wu Jimu (la nonna
di Shanshan/Shanshan’s
grandma), Ba Yingerile
(Ba Yin), Shao Yuhua
(Li Jing)
produttori/producers
Hou Guangming,
Cao Yin, Zhang Huijun,
Yu Jianhong, Mai Lisi
coproduttori/coproducers
Huang Yingxia,
Zhang Jianhua
**
contatti/contacts
Degena Yun
[email protected]
In momenti apparentemente sconnessi, si snoda il racconto
di due generazioni. Quello di Shanshan, partita ragazzina per
studiare in Inghilterra e ritrovatasi a vivere una vita solitaria,
invischiata in relazioni virtuali che la addolorano ma di cui non
riesce a fare a meno; e quella di un padre di mezza età, che ha
lasciato da giovane la città natale per trasferirsi a Pechino e ora
sta affrontando la morte. L’uomo nutre un sentimento
d’impotenza per la condizione dello studio cinematografico
statale per cui lavora, mentre la malattia lo mina sempre di più.
«Le persone rifuggono sempre la morte, anche quando la
devono affrontare. Io stessa evitavo certi ricordi legati alla morte
di mio padre; ma quando sono diventata io stessa madre ho
iniziato a comprendere l’innata spinta dell’uomo a riprodursi.
Mi sono trovata a provare quei sentimenti unici che ogni
genitore prova verso i propri figli. L’isolamento causato da quei
pensieri era così intenso che non bastavano i consueti mezzi di
espressione emotiva per parlarne. Oggi in molte famiglie l’amore
è sepolto così in profondità nei cuori delle persone che è difficile
vederlo dal di fuori».
**
The story of two generations unfolds through apparently disconnected
moments. The story of Shanshan, who was sent to England to study
when she was young and finds herself living a solitary life, involved in
virtual relationships which pain her but which she can’t do without;
and that of a middle-aged father, who left his hometown as a young
man, moved to Beijing and is now facing death. His feelings of
helplessness involve the condition of the state-run film studio
where he works, while his illness increasingly undermines him.
“The living are always running away from the reality of death, even
when it’s right in front of us. I avoided revisiting memories of my
father’s death, but when I became a mother myself, I finally began
to understand the innate human duty to multiply. I was forced to
experience the unique feelings parents have toward their children.
The isolation brought on by those feelings was intense, so intense
that typical means of emotional expression no longer sufficed.
In many families today, love is something buried too deep in
people’s hearts, and it’s too hard to see from outside.”
14
SOMMARIO
TORINO
33
Degena Yun (China) specialized at the
department of media arts of London’s
Royal Holloway University and received
a master’s degree from the department
of directing at Beijing’s Film Academy.
In 2011, she directed her first short, The
Forest, which was followed the next
year by Latitude 52, presented at the
Montreal Film Festival and other
international festivals. The screenplay of
A Simple Goodbye, which was initially
called Last Days, was selected for the
BFA’s New Talent Nurturing Program.
filmografia/filmography
The Forest (cm, 2011), Lao shao qia
(Latitude 52, 2012), A Simple Goodbye
(2015).
TORINO
33
alejandro iglesias mendizábal
SOPLADORA DE HOJAS
Messico/Mexico, 2015, HD, 96’, col.
LEAF BLOWER
regia/director
Alejandro Iglesias
Mendizábal
sceneggiatura/screenplay
Alejandro Iglesias
Mendizábal, Luis Montalvo
fotografia/cinematography
Luis Montalvo
montaggio/film editing
Gil González Penilla
musica/music
Aldo Marroquín
suono/sound
Omar Juárez,
Cristina Esquerra
interpreti e personaggi/
cast and characters
Fabrizio Santini (Lucas),
Francisco Rueda (Emilio),
Alejandro Guerrero
(Rubén), Andrés Delgado
(Martín), Paulette
Hernandez, Paola
Izquierdo, Pedro Mira,
Carmen Ramos, Daniel
Giménez Cacho, Claudette
Maillé, Arcelia Ramírez,
Carlos Aragón
produttori/producers
Laura Imperiale, Samuel
Sosa, Carlos Sosa
produzione/production
Cacerola Films,
Viento del norte Cine
**
contatti/contacts
Habanero Film Sales
Alfredo Calvino
Tre amici e una missione speciale: trovare alcune chiavi perse
sotto un mucchio di foglie in un parco. In apparenza nulla di
più semplice, ma per Lucas, Emilio e Rubén sarà l’inizio di una
vera e propria odissea che li cambierà per sempre.
«Sopladora de hojas cerca di rappresentare la vita di tutti i giorni,
il modo in cui il tempo scorre e come spesso non succeda quasi
niente… A livello più profondo, però, è anche una grande
avventura: è l’ultima battaglia che Lucas, Emilio e Rubén devono
affrontare per sconfiggere i dubbi e le preoccupazioni del
crescere. Volevo mostrare con leggerezza come un momento
isolato possa essere decisivo per le nostre vite, suggerendo che
c’è sempre una via d’uscita dalle nostre paure e si può sempre
avere un’altra opportunità. Il film è vivace e leggero, a metà tra
commedia e realismo. Ho sparso piccoli dettagli qua e là, ad
esempio personaggi strani che appaiono all’improvviso nel parco,
coincidenze sospette, che si aggiungono alla storia e la rendono
un racconto epico contemporaneo e bizzarro».
**
Three friends and a special mission: find some keys that have gotten
lost under a pile of leaves in a park. It would seem like the simplest
thing in the world, but for Lucas, Emilio and Rubén, it is the start
of a true odyssey that will change them forever.
[email protected]
www.habanerofilmsales.com
15
SOMMARIO
“Sopladora de hojas seeks to reflect everyday life, as time slowly
passes by and ‘almost nothing is going on’... But deep down, it is
also a great adventure; the final battle that Lucas, Emilio and Rubén
must overcome to defeat the doubts and anxieties of growing up.
My idea is to subtly show the viewer how a single moment can be
decisive for the rest of our lives; suggesting that there is always a way
out of the fears which haunts us, that there’s always the possibility
to give ourselves a new chance. The film is lightly spirited, anchored
between comedy and realism. Little details that are sprinkled here
and there, such as the strange characters that suddenly appear
in the park, the suspicious coincidences, all adding up to the story
to become a weird contemporary epic.”
TORINO
33
Alejandro Iglesias Mendizábal (Città
del Messico, Messico, 1983) ha
studiato teatro presso la Universidad
nacional autónoma de México e poi
cinema presso il Centro de
capacitación cinematográfica e
l’Accademia Famu International
di Praga. Con il cortrometraggio
Contrafábula de una niña disecada,
realizzato come progetto di laurea,
ha partecipato nel 2013 alla
Cinéfondation di Cannes e ottenuto
diversi premi e riconoscimenti
in tutto il mondo. Lavora inoltre
come regista e montatore in ambito
televisivo e pubblicitario. Sopladora
de hojas segna il suo debutto nel
lungometraggio.
Alejandro Iglesias Mendizábal
(Mexico City, Mexico, 1983) studied
theatre at the Universidad nacional
autónoma de México and later film
at the Centro de capacitación
cinematográfica and at FAMU
International Academy in Prague.
His short Contrafábula de una niña
disecada, his graduating project, was
selected in 2013 for the Cinéfondation
in Cannes and received numerous
prizes and recognitions throughout the
world. He also works as a director and
film editor for TV and advertising.
Sopladora de hojas is his debut
feature film.
filmografia/filmography
Contrafábula de una niña disecada
(cm, 2013), Sopladora de hojas (2015).
TORINO
33
igor drljača
THE WAITING ROOM
Canada, 2015, HD, 92’, col.
Igor Drljača (Sarajevo, Bosnia
Erzegovina, 1983) si è trasferito nel
1993 in Canada in seguito alla guerra
civile nella ex Jugoslavia. Nel 2011
ha concluso i suoi studi in film
production presso la York University.
Fondatore con Albert Shin della casa
di produzione TimeLapse Pictures,
ha diretto i cortometraggi Mobilni
Snovi (2008), On a Lonely Drive
(2009), Woman in Purple (2010)
e The Fuse: or How I Burned Simon
Bolivar (2011). Nel 2012 ha esordito
nel lungometraggio con Krivina,
presentato al Festival di Toronto.
THE WAITING
ROOM
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Igor Drljača
soggetto/story
Igor Drljača, Jasmin Geljo
fotografia/cinematography
Roland Echevarria
montaggio/film editing
Ajla Odobašić
scenografia/
production design
Rachel McParland
costumi/costume design
Tiffany Briseno
musica/music
Mitchell Akiyama
suono/sound
Alex Turner, Matthew Chan,
Rob Hutchins
interpreti e personaggi/
cast and characters
Jasmin Geljo (Jasmin), Filip
Geljo (Daniel), Maša Lidzek
(la figlia/daughter),
Ma-Anne Dionisio
(Patricia), Cynthia
Ashperger (Azra), Željko
Kekojević (Zoran), Goran
Slavković (Miro),
Christopher Jacot (Derek),
Inka Malović (Svetlana),
Tatjana Čornij (Melisa),
Daniela Vlaskalić (Vanja),
Emir Geljo (il padre/father),
Dragana Varagić
(la sorella/sister)
produttori/producers
Igor Drljača, Albert Shin,
Munire Armstrong, Jordan
Barker, Borga Dorter
produzione/production
TimeLapse Pictures,
Gearshift Films, YN Films
**
contatti/contacts
TimeLapse Pictures
Albert Shin
[email protected]
www.timelapsepictures.ca
16
SOMMARIO
Jasmin, un tempo attore di successo nella ex Jugoslavia, vive a
Toronto dopo aver lasciato Sarajevo per sfuggire alla guerra civile.
Lavora come muratore, cavandosela piuttosto male, e si
barcamena tra audizioni e provini, nel tentativo di rilanciare la
sua carriera. Scritturato per un ruolo che fa riemergere ricordi
dolorosi mai realmente superati, dovrà affrontare una volta per
tutte la realtà e riconciliarsi con un passato ingombrante.
«L’idea di The Waiting Room nasce dall’esperienza di alcuni attori
dell’ex Jugoslavia residenti a Toronto. Ho combinato finzione ed
elementi biografici e mi sono in parte ispirato alla vita del
protagonista, Jasmin Geljo. Attore di successo nella Sarajevo
prebellica, Jasmin ha recitato nel varietà comico dal vivo Audicija,
divenuto ai tempi molto popolare in tv, tanto che ancora oggi
molti suoi interpreti sono famosi e in attività. Jasmin, come tanti
altri, ha lasciato la sua terra natale durante la guerra degli anni
Novanta, consapevole di compiere una scelta forse definitiva,
ma sperando sempre di poter un giorno tornare».
**
Jasmin, who was once a successful actor in the former Yugoslavia,
lives in Toronto after having left Sarajevo to escape from the civil war.
He works as a bricklayer, barely making ends meet, and juggles
auditions and tryouts in the attempt to relaunch his career. He is cast
in a role which brings back memories of painful events he had never
gotten over and has to face reality once and for all, making his peace
with a past that still weighs down on him.
“The idea behind The Waiting Room is rooted in the experiences
of performers from former Yugoslavia in Toronto. It combines fiction
with biographical elements, and is partially inspired by lead actor
Jamin Geljo’s life in Toronto. Jasmin was successful actor in pre-war
Sarajevo, and was part of a wildly popular televised stage show
Audicija, many of whose members are still successful actors today.
Jasmin, like many others, left his homeland during the war in the
1990s, aware that this would be likely permanent, but always hoping
to return.”
TORINO
33
Igor Drljača (Sarajevo, Bosnia
Herzegovina, 1983) moved to Canada
in 1993 after civil war broke out in the
former Yugoslavia. In 2011, he
completed his studies in film production
at York University. The cofounder with
Albert Shin of the production company
TimeLapse Pictures, he has directed
the shorts Mobilni Snovi (2008),
On a Lonely Drive (2009), Woman
in Purple (2010) and The Fuse: or
How I Burned Simon Bolivar (2011).
In 2012, he debuted in feature films
with Krivina, which was presented at
the Toronto Film Festival.
filmografia/filmography
Mobilni Snovi (cm, 2008), On a
Lonely Drive (cm, 2009), Woman in
Purple (cm, 2010), The Fuse: or How
I Burned Simon Bolivar (cm, 2011),
Krivina (2012), The Waiting Room
(2015).
GRAN PREMIO TORINO
TERENCE DAVIES SUNSET SONG
SOMMARIO
2015
| DISTANT VOICES, STILL LIVES
GRAN PREMIO TORINO
2015
Terence Davies
DI EMANUELA MARTINI
Nel 1983, viene presentato al Festival di
Edimburgo un film diviso in tre parti, girato
a costo bassissimo nel corso di otto anni. I tre
segmenti sono: Children, realizzato nel 1976
con un piccolo finanziamento del British Film
Institute, Madonna and Child, girato nel 1980
come saggio di diploma alla National Film
School, Death and Transfiguration, prodotto
nel 1983 dalle forze congiunte del Bfi e della
Greater London Arts Association. Il suo autore
si chiama Terence Davies, è nato a Liverpool
in una famiglia cattolica della working class, ha
fatto per qualche anno il contabile, poi si è
iscritto alla Coventry School of Drama, dove
ha realizzato il primo dei tre cortometraggi.
Il film intero s’intitola The Terence Davies Trilogy
e, con la presentazione a Edimburgo, diventa
non solo il caso cinematografico nazionale,
ma il film europeo più ambito da tutti i festival.
Girato in bianco e nero, traccia l’intero
percorso esistenziale di un omosessuale
cattolico, combattuto tra le sue scelte
personali e la morale cattolica e oppresso
dall’incomprensione esterna. La povertà di
mezzi si trasfigura in rigore austero; il doloroso
spaccato realistico non inibisce le aperture
allucinatorie e oniriche; la divisione in capitoli
non toglie compattezza e fluidità all’opera.
La Trilogia è un film tanto personale e
«assoluto» da far nascere l’ipotesi che possa
trattarsi di un’opera unica, nella quale l’autore
disseziona ed esaurisce la propria intera
esperienza esistenziale e creativa.
Fortunatamente non è così e cinque anni
dopo esce Voci lontane, sempre presenti (1988),
anche questo composto di due segmenti, girati
a distanza di due anni l’uno dall’altro, con
lo stesso cast: la storia di una famiglia di
Liverpool tra gli anni Cinquanta e i primi anni
Sessanta e contemporaneamente una
ricognizione nella cultura popolare dell’epoca,
le canzoni, la musica, i film, il pub. Davies si
rifà ai propri ricordi familiari, sottolineando
che «La memoria di una famiglia e la sua
storia legano più di qualsiasi altra cosa.
Sono le depositarie della coscienza collettiva,
e sono anche all’origine delle cicatrici
collettive». Ma il suo film, uno dei capolavori
del cinema europeo degli ultimi decenni, è
molto di più di un quadro d’epoca, è la summa
di una solidarietà collettiva e di una cultura che
stanno scomparendo, è una narrazione nella
quale il rigore talvolta ieratico delle immagini si
18
SOMMARIO
GRAN PREMIO TORINO
2015
coniuga con la passione intensa delle voci
e dei volti, nella quale l’impianto visivo e
sonoro hanno l’identico peso e spessore, come
accadeva nel musical classico, che Davies ama
molto. E ancora alla passione per il cinema
torna Il lungo giorno finisce, diretto da Davies
nel 1992, ancora una storia ambientata a
Liverpool negli anni Cinquanta, dove un
ragazzino solitario trova rifugio e sollievo
chiudendosi al cinema, in galleria, e lasciando
scorrere i suoi sogni insieme a quelli che
sgorgano sullo schermo.
Dopo gli adattamenti di due romanzi, Serenata
alla luna (1995) da The Neon Bible di John
Kennedy Toole e La casa della gioia (2000) da
The House of Mirth di Edith Wharton, Davies
decide, nel 2000, di fare un film basato sul
classico scozzese Sunset Song, pubblicato nel
1932 da Lewis Grassic Gibbon, epica storia di
una ragazza che cresce in una famiglia
contadina e disfunzionale della Scozia
nordorientale. Ma la ricerca dei finanziamenti
è complicata e il progetto viene rimandato.
Al suo posto, Davies realizza un accorato,
efficacissimo adattamento di The Deep Blue
Sea di Terence Rattigan (Il profondo mare
azzurro, 2011) e Of Time and the City (2008),
bellissimo documentario su Liverpoool
costruito attraverso cinegiornali e materiali
d’epoca e commentato da lui stesso e da brani
di musica classica. Finalmente, poi, nel 2012
ottiene i finanziamenti per Sunset Song.
Otto film in quasi quarant’anni. Pochissimi.
Eppure Terence Davies è unanimemente
considerato il maggior regista britannico
vivente e uno dei maggiori cineasti
contemporanei. Appartato e personalissimo,
amante del cinema, della musica e della
cultura, Davies continua a raccontare,
attraverso la sua storia, quella di altri, di
persone che in essa possano rispecchiarsi,
di mondi che scompaiono e di «cimeli»
che ancora ci ricordano com’eravamo, di
un’umanità che, comunque, è sempre costretta
a dibattersi nelle proprie contraddizioni, a
scontrarsi con l’intolleranza e con la durezza,
nata spesso da altre durezze subite. Un mondo
fatto di gente comune, dura o tenera, felice o
tristissima, che trova sollievo in una faccia
amica, una memoria, una canzone, un film.
Terence Davies è uno di quei miscugli fantastici
di poesia e realismo che ogni tanto si
affacciano nel cinema.
GRAN PREMIO TORINO
2015
Terence Davies
BY EMANUELA MARTINI
At the 1983 Edinburgh International Festival,
a three-part movie was presented; it had been
shot on a shoestring budget over the course
of eight years. The three segments are:
Children, made in 1976 with a small funding by
the British Film Institute; Madonna and Child,
shot in 1980 as the graduating project at the
National Film School; Death and Transfiguration,
produced in 1983 through the combined efforts
of the BFI and the Greater London Arts
Association. The filmmaker’s name is Terence
Davies; he was born in Liverpool into a working
class Catholic family, worked for a few years as
an accountant and then enrolled at the
Coventry School of Drama, where he made
the first of the three shorts. The entire movie
is called The Terence Davies Trilogy and, after
it was presented at Edinburgh, it not only
became a national film sensation, but the
most sought-after European movie at festivals
all over the world. Shot in black and white,
it follows the entire existential pathway of
a Catholic homosexual, torn between his
personal choices and Catholic morality, and
oppressed by external incomprehension.
The paucity of the means was transfigured into
austere rigor; the painful and realistic cross
section didn’t preclude hallucinatory and
dreamlike receptivity; the division into chapters
didn’t affect the work’s compactness and
fluidity. The Trilogy is so personal and
“absolute” that it sparked the doubt that it
might be a one-of-a-kind film, in which the
director had dissected and exhausted his
entire existential and creative experience.
Luckily, this wasn’t the case and five years later
Distant Voices, Still Lives was released. Again,
it was made in two segments that were shot
two years apart, using the same cast. It is both
the story of a family in Liverpool between the
1950s and the early 1960s, and an exploration
of the popular culture of the time, the songs,
the music, the movies and the pubs. Davies
made use of his own family memories, noting
that “A family’s memory and its history are
more binding than anything else. They are the
depository of collective conscience, and they
are also the origin of collective scars.” But his
movie, one of the masterpieces of European
cinema in recent decades, is much more than
a period piece; it is the sum of a collective
solidarity and a culture that are disappearing,
it is a narration in which the sometimes solemn
19
SOMMARIO
GRAN PREMIO TORINO
2015
rigor of the images combines with the intense
passion of the voices and the faces, in which
the visual structure and the soundtrack have
the exact same weight and depth, like classic
musicals, which Davies loves. And his passion
for cinema returns in his 1992 The Long Day
Closes. Once again, the story is set during the
1950s in Liverpool, where a solitary boy finds
refuge and comfort by going to the cinema,
sitting in the balcony section and letting his
dreams flow along with the images on the
screen.
After the film adaptations of two novels, in 1995
a film of the same title from The Neon Bible by
John Kennedy Toole and in 2000 another one
from The House of Mirth by Edith Wharton, in
2000 Davies decided to make a movie based
on a Scottish literary classic, Sunset Song,
published in 1932 by Lewis Grassic Gibbon,
the epic story of a girl growing up in a
dysfunctional farming family in northeast
Scotland. But financing was hard to come
by and the project was postponed. Instead,
Davies made a heartfelt, highly effective
adaptation of The Deep Blue Sea by Terence
Rattigan and Of Time and the City, a beautiful
documentary about Liverpool, constructed
around newsreels and material of the era,
which he commentated himself, and pieces
of classical music. Finally, in 2012 he received
financing for Sunset Song.
Eight movies in almost forty years. Not very
many. And yet Terence Davies is unanimously
considered the greatest living British director
and one of the world’s greatest contemporary
filmmakers. Self-contained and very personal,
a lover of film, music and culture, Davies
continues to tell – through his own story –
the story of others, of people who can see
themselves reflected in him, of disappearing
worlds and “mementos” which still remind us
of the way we were, of people who, regardless,
are always forced to struggle with their own
contradictions, to clash with intolerance and
a harshness which is often created by
harshness that was inflicted on them.
A world made of normal people, inflexible
or tender, happy or desperately sad, who find
comfort in a friendly face, a memory, a song,
a movie. Terence Davies is one of those
fantastic mixtures of poetry and realism which
every so often appears in the world of cinema.
GRAN PREMIO TORINO
2015
terence davies
SUNSET SONG
Regno Unito-Lussemburgo/UK-Luxemburg, 2015, 65mm, 135’, col.
SUNSET SONG
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Terence Davies
soggetto/story
dal romanzo Canto del
tramonto di/from the novel
of the same title by Lewis
Grassic Gibbon
fotografia/cinematography
Michael McDonough
montaggio/film editing
David Charap
scenografia/
production design
Andy Harris
costumi/costume design
Uli Simon
musica/music
Gast Waltzing
suono/sound
Marc Thill
interpreti e personaggi/
cast and characters
Agyness Deyn (Chris
Guthrie), Peter Mullan
(John Guthrie), Kevin
Guthrie (Ewan Tavendale),
Jack Greenlees (Will
Guthrie), Ian Pirie (Chae
Strachan), Hugh Ross
(l’ispettore/inspector), Niall
Greig Fulton (John Brigson),
Jamie Michie (Mr Kinloch),
Douglas Rankine (Long
Rob), Jim Sweeney
(il prete/preacher), Linda
Duncan McLaughlin
(zia/auntie Janet), Julian
Nest (Peter Semple)
produttori/producers
Roy Boulter, Sol
Papadopoulos, Nicolas Steil
produzione/production
Hurricane Films, Iris
Productions,
SellOutPictures
**
contatti/contacts
Fortissimo Films
Laura Talsma
[email protected]
www.fortissimofilms.com
20
SOMMARIO
Scozia, inizio ventesimo secolo. Alla morte della madre, l’umile
famiglia dei Guthrie si dissolve: i figli piccoli vanno a vivere con
gli zii, mentre l’adolescente Chris rimane con il fratello e il
padre a lavorare nella fattoria. I due uomini hanno un rapporto
burrascoso e presto il fratello emigra in Argentina, lasciando
sulle spalle della ragazza il peso della gestione del podere.
Quando muore anche il padre, Chris sente che il legame con
la terra è troppo forte per trovare un lavoro in città. Sposa allora
un contadino, Ewan Tavendale, e ha con lui un figlio. Ma la
felicità ritrovata è sconvolta dallo scoppio della guerra.
«Il romanzo di Lewis Grassic Gibbon parla del potere, della
crudeltà della famiglia e della natura; della perenne presenza
della terra e del coraggio dell’animo umano di fronte alle
difficoltà. In questo contesto, si snoda la storia di una giovane
figlia, Chris, e della sua evoluzione da scolaretta a emblema
di un’intera nazione. Il romanzo è simbolico e rapsodico.
È un’opera di epica intimità, ambientata a cavallo della Grande
guerra, ma nonostante ciò è molto delicata».
**
Scotland, early 20 century. The Guthrie family falls apart when their
mother dies. The young children are sent to live with their aunt and
uncle, while adolescent Chris stays with her brother and father to
work on the farm. The two men have a stormy relationship and the
brother soon emigrates to Argentina, leaving the weight of running
the farm on the girl’s shoulders. When her father dies, Chris decides
that her bond with the land is too strong to search for a job in the
city. So she marries a farmer, Ewan Tavendale, and has a child with
him. But her refound happiness is shattered when the war breaks out.
TH
“The novel by Lewis Grassic Gibbon about the power and cruelty of
both family and nature, about the enduring presence of the land and
the courage of the human spirit in the face of hardship. Against this
background is the story of the daughter of the family, Chris Guthrie
and her evolution from schoolgirl to symbol for Scotland itself. The
novel is both symbolic and rhapsodic. It is a work of epic intimacy
set before, during and after The Great War. Yet it is delicate.”
GRAN PREMIO TORINO
2015
Terence Davies (Liverpool, Regno
Unito, 1945) a sedici anni lascia la
scuola e frequenta la Coventry Drama
School. Esordisce nella regia nel 1976
con il cortometraggio Children, per poi
iscriversi alla National Film School,
dove realizza un altro corto, Madonna
and Child, proseguendo il racconto
dell’alter ego Robert Tucker. Conclude
poi la Terence Davies Trilogy con Death
and Transfiguration (1983). Nel 1988 e
nel 1992 realizza i suoi due capolavori:
Voci lontane… sempre presenti (premio
della critica al Festival di Cannes)
e Il lungo giorno finisce, opere
autobiografiche ambientate nella
Liverpool degli anni Quaranta e
Cinquanta. Seguono poi Serenata
alla luna (1995), in concorso a Cannes,
e La casa della gioia, da un romanzo
di Edith Wharton. Torna poi a Cannes
nel 2008 con il documentario su
Liverpool Of Time and the City,
presentato anche al Torino Film
Festival, a cui fa seguito nel 2011
Il profondo mare azzurro.
Terence Davies (Liverpool, UK, 1945)
quit school at sixteen years of age and
studied at the Coventry Drama School.
He debuted in directing in 1976 with
Children and then enrolled at the
National Film School, where he made
another short, Madonna and Child,
a continuation of the story of his alter
ego, Robert Tucker. He concluded The
Terence Davies Trilogy with Death and
Transfiguration (1983). In 1988 and
1992 he made his two masterpieces:
Distant Voices, Still Lives (FIPRESCI
Prize at Cannes) and The Long Day
Closes, autobiographical films set in
Liverpool during the 1940s and 1950s.
These were followed by The Neon Bible
(1995), in Cannes competition, and The
House of Mirth, based on the novel by
Edith Wharton. He returned to Cannes
in 2008 with his documentary about
Liverpool Of Time and the City, also
presented at the Torino Film Festival
and which was followed in 2011 by
The Deep Blue Sea.
filmografia/filmography
Children (cm, 1976), Madonna
and Child (cm, 1980), Death and
Trasfiguration (cm, 1983), The Terence
Davies Trilogy (Terence Davies Trilogy,
1983), Distant Voices, Still Lives (Voci
lontane… sempre presenti, 1988), The
Long Day Closes (Il lungo giorno finisce,
1992), The Neon Bible (Serenata alla
luna, 1995), The House of Mirth (La
casa della gioia, 2000), Of Time and
the City (doc., 2008), The Deep Blue
Sea (Il profondo mare azzurro, 2011),
Sunset Song (2015).
GRAN PREMIO TORINO
2015
terence davies
DISTANT VOICES, STILL LIVES
Regno Unito/UK, 1988, 35mm, 85’, col.
VOCI
LONTANE…
SEMPRE
PRESENTI
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Terence Davies
fotografia/cinematography
William Diver,
Patrick Duval
montaggio/film editing
William Diver
costumi/costume design
Monica Howe
interpreti e personaggi/
cast and characters
Pete Postlethwaite
(il padre/father),
Freda Dowie
(la madre/mother),
Lorraine Ashbourne
(Maisie), Angela Walsh
(Eileen), Dean Williams
(Tony), Jean Boht
(la zia/aunty Nell),
Michael Starke (Dave),
Andrew Schofield (Les),
Debi Jones (Micky),
Chris Darwin (Red),
Vincent Maguire (George),
Pauline Quirke (Doreen),
Toni Mallen (Rose)
produttore/producer
Jennifer Howart
produzione/production
British Film Institute
coproduzione/coproduction
Channel Four Films, Zweites
Deutsches Fernsehen
**
contatti/contacts
British Film Institute
George Watson
[email protected]
www.bfi.org.uk
21
SOMMARIO
La storia di una famiglia cattolica appartenente alla classe operaia
di Liverpool, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale,
vista attraverso gli occhi di un bambino. A dominare è la figura
autoritaria e violenta del padre, amato ma allo stato tempo odiato
a causa dei maltrattamenti riservati alla madre, donna umile e
paziente. Intorno a loro uno stuolo di sorelle e amici. E le canzoni
del tempo a fare da collante in una galleria di ricordi in bilico tra
gioia, sofferenza e malinconia.
«Tutto ciò che compare nella sceneggiatura è successo davvero.
Ho dovuto attenuare i comportamenti violenti di mio padre,
perché se li avessi mantenuti sui livelli reali nessuno ci avrebbe
creduto. Pensavo sarebbe stato un progetto catartico, ma ben
presto ho capito che tutto quel dolore era piuttosto casuale
e che mia madre era stata davvero sfortunata a sposare
quell’uomo. È stato strano dirigere attori che impersonavano la
mia famiglia: in certi casi bisogna mantenere una distanza di tipo
estetico e lasciare che gli attori creino da sé i personaggi».
**
The life of a working-class Catholic family in Liverpool, straddling
WWII, and seen through the eyes of a child. Daily life is dominated
by an authoritarian and violent father, who is contemporaneously
loved and hated because of the way he mistreats his wife, a humble
and patient woman. They are surrounded by a multitude of sisters
and friends. The songs of the era create the interface in a gallery
of memories balanced between joy, suffering and melancholy.
“Everything in the screenplay happened. I had to tone down my
father’s violence because if I’d put the real levels in, nobody would
have believed it. I thought it would be a cathartic project, but
I suddenly realised all that suffering was quite arbitrary, and my
mum was unlucky to have married him. It was strange directing
actors imitating my family, because you have to have an aesthetic
distance, and they have to find the characters themselves.”
GRAN PREMIO TORINO
2015
Terence Davies (Liverpool, Regno
Unito, 1945) a sedici anni lascia la
scuola e frequenta la Coventry Drama
School. Esordisce nella regia nel 1976
con il cortometraggio Children, per poi
iscriversi alla National Film School,
dove realizza un altro corto, Madonna
and Child, proseguendo il racconto
dell’alter ego Robert Tucker. Conclude
poi la Terence Davies Trilogy con Death
and Transfiguration (1983). Nel 1988 e
nel 1992 realizza i suoi due capolavori:
Voci lontane… sempre presenti (premio
della critica al Festival di Cannes)
e Il lungo giorno finisce, opere
autobiografiche ambientate nella
Liverpool degli anni Quaranta e
Cinquanta. Seguono poi Serenata
alla luna (1995), in concorso a Cannes,
e La casa della gioia, da un romanzo
di Edith Wharton. Torna poi a Cannes
nel 2008 con il documentario su
Liverpool Of Time and the City,
presentato anche al Torino Film
Festival, a cui fa seguito nel 2011
Il profondo mare azzurro.
Terence Davies (Liverpool, UK, 1945)
quit school at sixteen years of age and
studied at the Coventry Drama School.
He debuted in directing in 1976 with
Children and then enrolled at the
National Film School, where he made
another short, Madonna and Child,
a continuation of the story of his alter
ego, Robert Tucker. He concluded The
Terence Davies Trilogy with Death and
Transfiguration (1983). In 1988 and
1992 he made his two masterpieces:
Distant Voices, Still Lives (FIPRESCI
Prize at Cannes) and The Long Day
Closes, autobiographical films set in
Liverpool during the 1940s and 1950s.
These were followed by The Neon Bible
(1995), in Cannes competition, and The
House of Mirth, based on the novel by
Edith Wharton. He returned to Cannes
in 2008 with his documentary about
Liverpool Of Time and the City, also
presented at the Torino Film Festival
and which was followed in 2011 by
The Deep Blue Sea.
filmografia/filmography
Children (cm, 1976), Madonna
and Child (cm, 1980), Death and
Trasfiguration (cm, 1983), The Terence
Davies Trilogy (Terence Davies Trilogy,
1983), Distant Voices, Still Lives (Voci
lontane… sempre presenti, 1988), The
Long Day Closes (Il lungo giorno finisce,
1992), The Neon Bible (Serenata alla
luna, 1995), The House of Mirth (La
casa della gioia, 2000), Of Time and
the City (doc., 2008), The Deep Blue
Sea (Il profondo mare azzurro, 2011),
Sunset Song (2015).
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
I FILM
FERDINANDO CITO FILOMARINO ANTONIA.
| ROBERTO FAENZA, FILIPPO MACELLONI BAMBINI NEL TEMPO |
| ENRICA VIOLA BORSALINO CITY | JOHN CROWLEY BROOKLYN | JOHN WELLS
BURNT | CORNELIU PORUMBOIU COMOARA - TREASURE | JOCELYN MOORHOUSE THE DRESSMAKER | GIANNI
ZANASI LA FELICITÀ È UN SISTEMA COMPLESSO | FEDERICO FELLINI GIULIETTA DEGLI SPIRITI | DANIEL DENCIK
GULDKYSTEN - GOLD COAST | MICHAEL SHOWALTER HELLO, MY NAME IS DORIS | BEN WHEATLEY HIGH-RISE
| CHRISTOPHER DOYLE HOENG GONG SAAM BOU KUK - HONG KONG TRILOGY: PRESCHOOLED PREOCCUPIED
PREPOSTEROUS | SCOTT GRAHAM IONA | CRAIG ROBERTS JUST JIM | NICHOLAS HYTNER THE LADY IN THE VAN
| ROSS PARTRIDGE LAMB | RUFUS NORRIS LONDON ROAD | LUCIO VIGLIERCHIO LUCE MIA | ALFONSO GOMEZREJON ME AND EARL AND THE DYING GIRL | MIGUEL GOMES AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 1, O INQUIETO
| AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 2, O DESOLADO | AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 3, O ENCANTADO |
SEBASTIÁN SILVA NASTY BABY | HOU HSIAO-HSIEN NIE YINNIANG - THE ASSASSIN | ANTONIETTA DE LILLO OGGI
INSIEME DOMANI ANCHE | ALAIN GAGNOL, JEAN-LOUP FELICIOLI PHANTOM BOY | ALEKSEJ GERMAN JR. POD
ELECTRICHESKIMI OBLAKAMI - UNDER ELECTRIC CLOUDS | FELICE PESOLI PRIMA CHE LA VITA CAMBI NOI |
FRED GRIVOIS LA RÉSISTANCE DE L’AIR | FRANCESCO CONVERSANO, NENE GRIGNAFFINI RITORNO A SPOON RIVER
| NATHAN SILVER STINKING HEAVEN | SARAH GAVRON SUFFRAGETTE | SEAN BAKER TANGERINE | JULIO
HERNÁNDEZ CORDÓN TE PROMETO ANARQUÍA | MARIO BAVA TERRORE NELLO SPAZIO | VITTORIO CRUCILLÀ
TRAGICA ALBA A DONGO | BRUNO BOZZETTO WEST AND SODA | HANY ABU-ASSAD YA TAYR EL TAYER - ARAB IDOL
PIETRO MARCELLO BELLA E PERDUTA
PALCOSCENICO
LYNDSEY TURNER HAMLET
| DANIELE SEGRE MORITURI | DAVIDE FERRARIO SEXXX | GREGORY LA CAVA STAGE DOOR
ORSON WELLES
ORSON WELLES CITIZEN KANE
| MR ARKADIN | TOUCH OF EVIL
PREMIO CIPPUTI
FRANCESCA COMENCINI NUOVE TERRE
- CASCINA CARLO ALBERTO | ORTO DEI RAGAZZI | TENUTA DELLA MISTICA |
IN FABBRICA
PREMIO MARIA ADRIANA PROLO
LORENZA MAZZETTI K
SOMMARIO
| TOGETHER
F E S TA M O B I L E
Festa mobile
DI EMANUELA MARTINI
The Assassin (2015)
Aperta da Suffragette, il film sul movimento
delle prime femministe britanniche per ottenere
il suffragio universale diretto da Sarah Gavron
e interpretato da Carey Mulligan, Helena
Bonham-Carter e Meryl Streep, la sezione
Festa mobile della 33 edizione del Torino Film
Festival si chiuderà con Hello, My Name Is
Doris, la commedia di Michael Showalker su
una zitella maldestra e innamorata che segna
il grande ritorno comico di Sally Field.
Tra questi due momenti, Festa mobile presenta,
come sempre fuori concorso, un gruppo
di film che esprime il meglio della produzione
mondiale inedita in Italia. Film molto attesi,
come The Dressmaker, bizzarro apologo
dell’australiana Jocelyn Moorhouse interpretato
da Kate Winslet (che ha ottenuto pochi giorni
fa il record delle candidature agli Oscar
australiani); The Lady in the Van, dall’eccentrica
storia autobiografica di Alan Bennett sulla
ruvida barbona che ha vissuto per quindici anni
in un furgone parcheggiato nel vialetto
d’accesso di casa sua, diretto da Nicholas
Hytner e interpretato da Maggie Smith; La
felicità è un sistema complesso diretto da Gianni
Zanasi e interpretato da Valerio Mastandrea,
A
24
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Hadas Yaron e Giuseppe Battiston, dove il
dramma della speculazione finanziaria si tinge
dei toni surreali della commedia; London Road,
l’inquietante musical di Rufus King sui delitti
seriali che colpirono la tranquilla cittadina di
Ipswich; Burnt, storia d’amore e di cucina con
Bradley Cooper, Sienna Miller e Uma Thurman
diretta da John Wells; Phantom Boy, noir
d’animazione di Jean-Loup Felicioli e Alain
Gagnol (gli autori di Un gatto a Parigi, 2010);
Me and Earl and the Dying Girl, la commedia
drammatica di Alfonso Gomez-Rejon tra i
vincitori del Sundance; Tangerine, il travolgente
viaggio di due trans nel cuore di Hollywood
diretto da Sean Baker; Arab Idol, il biopic di
Hany Abu-Assad su Mohammad Assaf, il
giovanissimo cantante di Gaza vincitore della
competizione televisiva Arab Idol; il surreale
Comoara di Corneliu Porumboiu; il
commovente Brooklyn di John Crowley con
Saoirse Ronan.
Insieme ai nuovi film di alcuni grandi autori
come Hou Hsiao-Hsien (The Assassin), Aleksej
German Jr. (Under Electric Clouds), Miguel
Gomes (i tre volumi di As Mil e uma Noites)
e il Gran Premio Torino 2015 Terence Davies,
F E S TA M O B I L E
del quale presentiamo il nuovissimo Sunset
Song e il capolavoro Voci lontane... sempre
presenti (1988), sono molte le opere di cineasti
più giovani proposte in Festa mobile: da
Antonia., mélo al femminile di Ferdinando Cito
Filomarino, al bel noir francese La résistence
de l’air di Fred Grivois; da Te prometo anarquía,
l’affascinante thriller ambientato tra gli skater
di Mexico City da Julio Hernández Cordón, alla
sontuosa epopea civile Gold Coast del danese
Daniel Dencik; dall’affettuoso viaggio attraverso
tre generazioni di hongkonghesi di Hong Kong
Trilogy, diretto dal regista e direttore della
fotografia australiano naturalizzato cinese
Christopher Doyle, allo scozzese Iona (il
dramma diretto da Scott Graham, vincitore
del Torino Film Festival nel 2012 con Shell)
e il gallese Just Jim (il coming of age diretto
e interpretato dal giovanissimo Craig Roberts),
e gli americani Lamb (inquietante road movie
diretto e interpretato da Ross Partridge), Nasty
Baby (la nuova, acida commedia di Sebastián
Silva, con Kristen Wiig) e Stinking Heaven
(film «da camera» di Nathan Silver su un
gruppo di amici che, liberatisi dalla droga,
condividono una casa nel New Jersey).
Insieme ai film di finzione, alcuni documentari
che, attraverso forti caratterizzazioni,
raccontano la nostra storia e, in un caso,
alcune storie americane: Oggi insieme, domani
anche è il nuovo «film partecipato» con cui
Antonietta De Lillo affronta il tema dell’amore;
Luce mia di Lucio Viglierco descrive con dolore
e pietà i risvolti della malattia; Bambini nel
tempo di Roberto Faenza e Filippo Macelloni
ricostruisce l’immagine dell’infanzia in Italia
attraverso i preziosi materiali di Rai Teche;
Ritorno a Spoon River di Francesco Conversano
e Nene Grignaffini, a cent’anni dalla
pubblicazione dell’Antologia di Spoon River di
Edgar Lee Masters, affida agli abitanti di due
comunità dell’Illinois la lettura di quelle pagine;
Borsalino City di Enrica Viola ricostruisce la
nascita e lo sviluppo dell’azienda Borsalino
di Alessandria e l’esplosione del mito
attraverso il cinema internazionale; e infine
Prima che la vita cambi noi di Felice Pesoli
racconta il Sessantotto milanese da un
punto di vista inedito, quello dei movimenti
beat e hippie.
Una piccola sottosezione intitolata
“Palcoscenico” raggruppa opere molto diverse
nelle quali s’intrecciano teatro e cinema:
25
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
l’anteprima mondiale del recentissimo
allestimento del National Theatre di Londra
di Hamlet, diretto da Lyndsey Turner e
interpretato da Benedict Cumberbacht; Sexxx,
il film che Davide Ferrario ha realizzato sul
lavoro del coreografo Matteo Levaggi e del
Teatro Balletto di Torino; Morituri, il film
(e studio teatrale) a tre voci femminili che
Daniele Segre ha girato (e messo in scena)
nel cimitero sconsacrato di San Pietro in
Vincoli di Torino; mentre Sonia Bergamasco
introdurrà la proiezione di Palcoscenico di
Gregory LaCava, da cui ha tratto ispirazione,
insieme alla regista Monica Luccisano, per il
loro nuovo lavoro che aprirà la nuova stagione
del Teatro Baretti di Torino.
Infine, insieme a Quarto potere, Rapporto
confidenziale e L’infernale Quinlan di Orson
Welles, la versione restaurata di un capolavoro
dell’animazione italiana, West and Soda di
Bruno Bozzetto, nel suo cinquantesimo
anniversario; due film italiani restaurati dalla
Cineteca Nazionale: Giulietta degli spiriti di
Federico Fellini, in una versione più lunga, e
Terrore nello spazio, il cult movie di fantascienza
diretto da Mario Bava nel 1965 che avrà come
presentatore d’eccezione Nicolas Winding Refn;
e uno restaurato dal Museo del Cinema di
Torino, Tragica alba a Dongo di Vittorio Crucillà,
il film del 1950 sulle ultime ore di Benito
Mussolini, mai uscito nelle sale e considerato
a lungo perduto.
F E S TA M O B I L E
Festa mobile
BY EMANUELA MARTINI
The Dressmaker (2015)
The Festa Mobile section of the 33 Torino Film
Festival opens with Suffragette, the film about
Britain’s first feminist movement for universal
suffrage; directed by Sarah Gavron, it stars
Carey Mulligan, Helena Bonham-Carter and
Meryl Streep. Festa Mobile will close with Hello,
My Name Is Doris, Michael Showalker’s comedy
about an awkward and love-stricken old maid,
which marks Sally Field’s grand return to
comedy.
Between these two moments, the 2015
Festa Mobile will present – as always, out of
competition – a group of movies that express
the best of worldwide film productions that
have yet to screen in Italy. Anticipation is high
for movies like The Dressmaker, a bizarre
parable by Australia’s Jocelyn Moorhouse,
starring Kate Winslet (who just a few days ago
received a record number of nominations at
the Australian Oscars); The Lady in the Van,
an eccentric autobiographical story by Alan
Bennett about the gruff homeless woman who,
for fifteen years, lived in a van parked in his
driveway, directed by Nicholas Hytner and
starring Maggie Smith; La felicità è un sistema
complesso, directed by Gianni Zanasi and
RD
26
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
starring Valerio Mastandrea, Hadas Yaron
and Giuseppe Battiston, in which the drama of
financial speculation takes on surreal overtones
of comedy; London Road, the disquieting
musical by Rufus King about the serial crimes
which shook the quiet town of Ipswich; Burnt,
a story of love and cuisine, starring Bradley
Cooper, Sienna Miller and Uma Thurman, and
directed by John Wells; Phantom Boy, an
animated noir by Jean-Loup Felicioli and Alain
Gagnol (the authors of Une vie de chat, 2010);
Me and Earl and the Dying Girl, the dramatic
comedy by Alfonso Gomez-Rejon, one of the
winners at Sundance; Tangerine, the rousing
voyage of two transsexuals in the heart of
Hollywood, directed by Sean Baker; Arab Idol,
the biopic by Hany Abu-Assad about
Mohammad Assaf, the young singer from
Gaza who won the televised Arab Idol contest;
the surreal Comoara by Corneliu Porumboiu;
the moving Brooklyn by John Crowley starring
Saoirse Ronan.
Alongside new movies by a number of great
filmmakers, such as Hou Hsiao-Hsien (The
Assassin), Alexei German Jr. (Under Electric
Clouds), Miguel Gomes (the trilogy As Mil
F E S TA M O B I L E
e uma Noites) and the winner of the 2015 Gran
Premio Torino Award, Terence Davies, whose
brand-new Sunset Song and his masterpiece
Distant Voices, Still Lives (1988) will be
presented, Festa Mobile will also feature
many works by younger filmmakers: Antonia.,
a female melodrama by Ferdinando Cito
Filomarino; the lovely French noir La résistence
de l’air by Fred Grivois; Te prometo anarquía,
a fascinating thriller set among Mexico City’s
skaters, directed by Julio Hernández Cordón;
the sumptuous civilian epic Gold Coast by the
Danish director Daniel Dencik; the affectionate
journey of three generations of Hong Kong
residents in Hong Kong Trilogy, directed by the
filmmaker and director of photography
Christopher Doyle, a naturalized Chinese
citizen born in Australia; the dramatic Scottish
movie Iona, directed by Scott Graham (who
won the 2012 TFF with Shell); the Welsh Just
Jim (a coming of age movie directed by and
starring the very young Craig Roberts); and the
American movies Lamb (a disturbing road
movie directed by and starring Ross Partridge),
Nasty Baby (the new, acid comedy by Sebastián
Silva, with Kristen Wiig), and Stinking Heaven
(a chamber piece by Nathan Silver about a
group of friends who share a house in New
Jersey after kicking their drug habits).
Besides the fiction movies, there are also
a number of documentaries whose strong
characterizations recount Italy’s history and,
in one case, a few American stories, too: Oggi
insieme, domani anche is the new participatory
film in which Antonietta De Lillo deals with
the topic of love; Luce mia by Lucio Viglierco
describes the consequences of his illness
with pain and empathy; Bambini nel tempo
by Roberto Faenza and Filippo Macelloni
reconstructs the imagery of childhood in Italy
through precious Rai Teche footage; one
hundred years after the publication of Spoon
River Anthology by Edgar Lee Masters, Ritorno
a Spoon River by Francesco Conversano and
Nene Grignaffini has the inhabitants of a town
in Illinois read the book aloud; Borsalino City
by Enrica Viola reconstructs the founding and
rise of the Borsalino company in Alessandria
and its boom thanks to international film;
and finally, Prima che la vita cambi noi by Felice
Pesoli, which recounts the events of 1968 in
Milan from the unusual point of view of the
beat and hippie movements.
27
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
A small subsection entitled “Palcoscenico”
groups together very different works, in which
theater and cinema intertwine: the world
premiere of the National Theatre’s very recent
staging of Hamlet in London, directed by
Lyndsey Turner and starring Benedict
Cumberbacht; Sexxx, Davide Ferrario’s movie
about the work of the choreographer Matteo
Levaggi and Turin’s Teatro Balletto; Morituri,
the film (and theatrical study) for three female
voices which Daniele Segre shot (and staged)
in the deconsecrated cemetery of San Pietro
in Vincoli in Turin; while Sonia Bergamasco
introduces the screening of Stage Door by
Gregory LaCava, which inspired her and the
director Monica Luccisano to create their new
work which will open the new season of Teatro
Baretti in Turin.
And finally, along with Citizen Kane, Mr Arkadin
and Touch of Evil by Orson Welles, the restored
version of an Italian animated classic, West
and Soda by Bruno Bozzetto, on its fiftieth
anniversary; two Italian films restored by the
Cineteca Nazionale, Giulietta degli spiriti by
Federico Fellini in a longer version and Terrore
nello spazio, the1965 sci-fi cult movie directed
by Mario Bava, which will have a distinguished
presenter, Nicolas Winding Refn; and a movie
restored by the National Cinema Museum of
Turin, Tragica alba a Dongo by Vittorio Crucillà,
the 1950 movie about the final hours of Benito
Mussolini which was never released and was
long considered lost.
F E S TA M O B I L E
ferdinando cito filomarino
ANTONIA.
Italia-Grecia/Italy-Greece, 2015, 35mm, 96’, col.
Ferdinando Cito Filomarino (Milano,
1986), dopo la laurea in semiotica del
cinema a Bologna, ha lavorato come
assistente alla regia su alcuni film,
prima di iniziare a scrivere e dirigere
progetti propri, lavorando inoltre
come montatore. Nel 2010 ha
realizzato il cortometraggio Diarchia,
premiato a Locarno, al Sundance
e ai Nastri d’argento, e poi nominato
come migliore cortometraggio agli
European Film Awards. Nel 2013
ha diretto il cortometraggio
documentario L’inganno, presentato
al Festival di Roma. Antonia. è il suo
primo lungometraggio.
ANTONIA.
regia/director
Ferdinando Cito Filomarino
soggetto, sceneggiatura/
story, screenplay
Ferdinando Cito Filomarino,
Carlo Salsa
fotografia/cinematography
Sayombhu Mukdeeprom
montaggio/film editing
Walter Fasano
scenografia/
production design
Bruno Duarte
costumi/costume design
Ursula Patzak
interpreti e personaggi/
cast and characters
Linda Caridi (Antonia
Pozzi), Filippo Dini
(Antonio Maria Cervi),
Alessio Praticò (Remo
Cantoni) Luca Lo Monaco
(Dino Formaggio), Perla
Ambrosini (Teresita),
Federica Fracassi (Lina
Cavagna Sangiuliani),
Maurizio Fanìn (Roberto
Pozzi), Hervé Barmasse
(la guida alpina/alpine
guide), Alberto Burgio
(Antonio Banfi)
produttori/producers
Luca Guadagnino,
Marco Morabito
produzione/production
Frenesy Film Company
coproduzione/coproduction
Faliro House
distribuzione/distribution
Good Films
**
contatti/contacts
Good Films
[email protected]
www.goodfilms.it
Nella Milano degli anni Venti Antonia Pozzi studia al liceo
Manzoni. L’aspetto è quello di una ragazza altoborghese, ma lo
sguardo tradisce una prospettiva inedita da cui guarda il mondo,
intima e febbrile. L’amore impossibile per il suo ex professore si
trasferisce nelle fotografie che scatta e sulle pagine che scrive
negli ultimi dieci anni di vita: anni di escursioni sulle vette della
Valsassina, di incontri con amici, amanti e professori, sempre
sospesa sul sottile filo teso fra arte e vita, che troppo presto
Antonia ha deciso di spezzare.
«Luca Guadagnino è un amante della poesia di Antonia Pozzi
e ha sempre voluto produrre un film su di lei; me ne parlò
pensando che io e lei ci saremmo “incontrati”. Sono molto
affascinato dagli artisti, e quando ho letto le poesie di Antonia
ho sentito in quelle pagine una forte affinità. Poi, studiandola a
fondo e conoscendo bene il contesto e i luoghi della sua vita – da
Milano alle montagne circostanti – ho capito la grande occasione
che avevo di creare con il cinema il ritratto di un’artista e della
sua arte».
**
During the 1920s, Antonia Pozzi studies at Manzoni high school
in Milan. She looks like an upper-class girl but her gaze betrays
an unusual, intimate and feverish perspective onto the world.
She transfers her hopeless love for her former professor into the
photographs she takes and the pages she has written over the past
ten years: a period rich in excursions to the peaks of Valsassina,
encounters with friends, lovers and professors, always suspended
on the fine line between art and life, which Antonia has decided to
interrupt too soon.
“Luca Guadagnino loves the poetry of Antonia Pozzi and has always
wanted to produce a movie about her. He talked to me about it
thinking that she and I would ‘meet.’ I am completely fascinated by
artists and when I read Antonia’s poems I felt a strong affinity with
her in those pages. Then, by studying her in depth and getting to
know the context and the places of her life – from Milan to the
surroundings mountains – I understood what a great opportunity I
had to create, through cinema, the portrait of an artist and her art.”
28
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Ferdinando Cito Filomarino (Milan,
Italy, 1986) received his degree in film
semiotics in Bologna and worked as
a film editor and assistant director
on various movies before beginning
to write and direct his own. In 2010,
he made the short Diarchia, which
received awards at Locarno, Sundance
and the Nastri d’argento and was then
nominated as best short film at the
European Film Awards. In 2013, he
directed the short documentary Deceit,
which was presented at the Rome Film
Festival. Antonia. is his first feature
film.
filmografia/filmography
Diarchia (cm, 2010), L’inganno
(cm, doc., 2013), Antonia. (2015).
F E S TA M O B I L E
roberto faenza, filippo macelloni
BAMBINI NEL TEMPO
L’ITALIA, L’INFANZIA E LA TV
Italia/Italy, 2015, video, 60’, bn/bw-col.
THE CHILD IN
TIME - ITALY,
CHILDHOOD,
TV
regia/directors
Roberto Faenza,
Filippo Macelloni
sceneggiatura/screenplay
Maria Pia Ammirati,
Roberto Faenza,
Filippo Macelloni
produzione/production
Rai Teche
**
contatti/contacts
Rai Teche
Sara Bonfanti
[email protected]
www.rai.it
Cambia il linguaggio, cambiano le parole, cambia l’atteggiamento
di fronte all’obiettivo. Cambia, soprattutto, il modo in cui la
televisione racconta l’infanzia e «usa» i bambini. A volte
cambiano anche i vestiti, il paesaggio e la qualità delle immagini.
Eppure, quell0 dell’infanzia in tv è un discorso unico, ininterrotto,
in cui bambini di epoche diverse si passano la parola. Il loro
è il racconto dell’Italia, la storia di un Paese mutato nel tempo
e passato attraverso stili, linguaggi, costumi, volti e voci.
«Gli archivi della Rai contengono un tesoro prezioso: la nostra
storia. Entrarci vuol dire immergersi in un mondo dove
incontriamo i nostri nonni, i nostri genitori, noi e i nostri figli.
Una sorta di dimensione parallela sospesa nel tempo, dove
siamo tutti insieme bambini. […] Abbiamo cercato di raccontare
una storia attraverso un percorso a volte continuo, a volte
facendo salti temporali o cambi di velocità, cercando di seguire
un filo sottile che passa da un frammento di archivio all’altro.
Naturalmente la cosa più difficile è scegliere». (F. Macelloni)
**
The language changes, as do the words and the approach to the
objective. What has really changed is the way in which television
presents childhood and “uses” children. Sometimes the clothes,
the landscapes, and the image quality also vary. And yet, it is still
the same narrative, children in television, a continuous thread passed
on from one generation of children to the next. It’s the story of Italy,
of a country that changed over time and through the various styles,
languages, costumes, faces, and voices.
“RAI’s film archives safeguard a precious treasure: our history.
Accessing the archives means diving into a world where we encounter
our grandparents, our parents, ourselves, and our children. It’s a sort
of parallel dimension suspended in time, where we are all children
together. […] We tried to tell the story through a journey, sometimes
continuous, other times jumping in time or shifting speed, trying to
follow a thin thread that connects one fragment of the archive to
another. The most challenging aspect, of course, is choosing them.”
(F. Macelloni)
29
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Roberto Faenza (Torino, 1943), dopo
il diploma al Centro sperimentale di
cinematografia, nel 1968 debutta nella
regia con Escalation. Nel 1978 realizza
il film di montaggio Forza Italia!, che
viene ritirato dalle sale e censurato.
Trasferitosi a New York, dirige Copkiller
- L’assassino dei poliziotti (1983)
e insegna al Federal City College di
Washington. Tornato in Italia, realizza
diversi film di successo, come Jona
che visse nella balena (1993, David di
Donatello per la regia), Sostiene Pereira
(1995), I giorni dell’abbandono (2005),
presentato a Venezia, e Un giorno
questo dolore ti sarà utile (2012).
Filippo Macelloni (Firenze, 1965)
ha realizzato installazioni, film e
documentari, come Occhi su Roma
(2007), Rimet. L’incredibile storia della
Coppa del mondo (2010) e L’uomo che
sparava dritto (2013). Con Lorenzo
Garzella ha diretto Il Mundial
dimenticato, presentato alle Giornate
degli autori nel 2011. Nel 2001 ha
fondato con Garzella la società Nanof,
che produce documentari, video
promozionali, progetti televisivi e
cinematografici. Con Faenza ha diretto
anche Silvio Forever, biografia non
autorizzata di Silvio Berlusconi.
Roberto Faenza (Turin, Italy, 1943)
graduated from the Centro sperimentale
di cinematografia and made his debut in
1968 with Escalation. In 1978 he worked
on the compilation film Forza Italia!,
which was then censured. After moving
to New York, he directed Order of Death
(1983), and taught at the Federal City
College of Washington. He then directed
successful features, such as Jona che
visse nella balena (1993, David di
Donatello for Best Director), Sostiene
Pereira (1995), I giorni dell’abbandono
(2005), and Un giorno questo dolore
ti sarà utile (2012).
Filippo Macelloni (Florence, Italy, 1965)
has created installations, films, and
documentaries, like Occhi su Roma
(2007), Rimet. L’incredibile storia della
Coppa del mondo (2010), and L’uomo
che starava dritto (2013). He codirected
with Lorenzo Garzella the documentary
Il Mundial dimenticato, which was
presented at Venice Days in 2011.
He started the independent company
Nanof in 2001 with Garzella, which
produces documentaries, promotional
and social videos, video projects, and
feature films. He also codirected with
Roberto Faenza Silvio Forever.
filmografia/filmography
Roberto Faenza, Filippo Macelloni:
Silvio Forever (doc., 2011), Bambini
nel tempo (doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
pietro marcello
BELLA E PERDUTA
Italia/Italy, 2015, 16mm, 87’, col.
LOST AND
BEAUTIFUL
regia/director
Pietro Marcello
sceneggiatura/screenplay
Maurizio Braucci,
Pietro Marcello
fotografia/cinematography
Pietro Marcello,
Salvatore Landi
montaggio/film editing
Sara Fgaier
musica/music
Marco Messina,
Sacha Ricci
suono/sound
Riccardo Spagnol
interpreti e personaggi/
cast and characters
Tommaso Castrone
(Tommaso), Sergio Vitolo
(Pulcinella), Gesuino Pittalis
(Gesuino), Elio Germano
(voce/voice over)
produttori/producers
Sara Fgaier, Pietro Marcello
produzione/production
Avventurosa
coproduttore/coproducer
Dario Zonta
distribuzione/distribution
Cinecittà Luce
**
contatti/contacts
Cinecittà Luce
Marlon Pellegrini
[email protected]
www.cinecittaluce.it
Dalle viscere del Vesuvio, Pulcinella viene inviato nella Campania
dei giorni nostri per esaudire le ultime volontà del pastore
Tommaso: mettere in salvo un giovane bufalo di nome
Sarchiapone. Nella Reggia di Carditello, residenza borbonica
abbandonata nel cuore della terra dei fuochi, di cui Tommaso
si prendeva cura, Pulcinella trova il bufalotto e lo porta con
sé verso nord. Uomo e animale intraprendono un lungo viaggio
in un’Italia bella e perduta, alla fine del quale non ci sarà quello
che speravano di trovare.
«Quando mi sono imbattuto nella Reggia di Carditello e nella
favola – perché di favola si tratta – di Tommaso, “l’angelo di
Carditello”, il pastore che con immensi sacrifici ha deciso di
dedicare tanti anni della sua vita alla cura di un bene artistico
abbandonato, ho visto una potente metafora di ciò che sentivo
la necessità di raccontare: dopo la morte di Tommaso, prematura
e improvvisa, Bella e perduta – nato inizialmente come un
“viaggio in Italia” destinato a toccare altre tappe – è diventato
un altro film, sposando fiaba e documentario, sogno e realtà».
**
From the depths of Mount Vesuvius, Pulcinella is sent to present-day
Campania to carry out the last wishes of the shepherd Tommaso:
to save a young buffalo named Sarchiapone. In the Royal Palace
of Carditello, an abandoned Bourbon residence in the heart of the
“land of fires,” Pulcinella finds the young buffalo and takes it north
with him. Man and animal take a long journey through a beautiful
and lost Italy, and in the end they won’t find what they had hoped
to find.
“When I came upon the Royal Palace of Carditello and the fairytale
– because it is a fairytale – of Tommaso, the ‘angel of Carditello,’
the shepherd who with immense sacrifice dedicated many years of
his life to taking care of an abandoned heritage site, I saw a powerful
metaphor for what I felt I had to recount. After the sudden and
premature death of Tommaso, Bella e perduta – which initially
began as a ‘journey in Italy’ destined to touch other destinations –
became a different film, combining fairytale and documentary,
dream and reality.”
30
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Pietro Marcello (Caserta, 1976)
ha esordito nel 2003 con
i cortometraggi Carta e Scampia.
Nel 2004 ha diretto il documentario
Il cantiere e l’anno seguente il corto
La baracca. Nel 2007 ha realizzato
Il passaggio della linea, girato
interamente sui treni espressi che
attraversano l’Italia, presentato alla
Mostra di Venezia, dove ha vinto
il premio Pasinetti Doc e la menzione
speciale premio Doc/it. Con La bocca
del lupo, suo primo lungometraggio,
ha vinto il premio per il miglior film
e il premio Fipresci al Torino Film
Festival del 2009 e il premio Caligari
e il Teddy Award alla Berlinale.
Nel 2011 ha poi dedicato al
regista armeno Artavazd Pelešjan
il film-ritratto Il silenzio di Pelešjan,
presentato nella sezione Orizzonti
di Venezia.
Pietro Marcello (Caserta, Italy, 1976)
debuted in 2003 with the shorts Carta
and Scampia. In 2004, he directed the
documentary Il cantiere and the next
year he made the short La baracca.
In 2007, he directed Il passaggio della
linea, which was entirely shot on
express trains crossing Italy; presented
at the Venice Film Festival, it won the
Pasinetti Doc Award and a Special
Mention for the Doc/it Award. La
bocca del lupo, his first feature film,
won Best Film and the FIPRESCI Prize
at the 2009 Torino Film Festival, and
the Caligari Film Award and the Teddy
at the Berlin Film Festival. In 2011, the
Armenian director Artavazd Pelešjan
was the subject of his film-portrait
Il silenzio di Pelešjan, presented
in the Orizzonti section in Venice.
filmografia/filmography
Carta (cm, 2003), Scampia (cm,
2003), Il cantiere (mm, doc., 2004),
La baracca (cm, doc., 2005),
Il passaggio della linea (mm, doc.,
2007), La bocca del lupo (2009),
Il silenzio di Pelešjan (2011), Venice 70:
Future Reloaded - Unitled (cm, 2013),
9x10 (ep. L’umile Italia, 2014), Bella
e perduta (2015).
F E S TA M O B I L E
enrica viola
BORSALINO CITY
PREMIO CIPPUTI
ù
Italia/Italy, 2015, HD, 79’, col.
Enrica Viola (Torino), laureata
in semiologia del cinema,
ha frequentato la scuola di
documentario sociale I Cammelli.
Ha esordito nel 1998 con il
documentario Se la vita è meglio,
butti via la telecamera, presentato
al Torino Film Festival. Tra il 1998
e il 2008 ha lavorato come autrice
e regista per i canali satellitari Rai,
realizzando reportage e magazine
di spettacolo. Dal 2008 si cimenta
a vario titolo nella produzione con
la sua società Una film, in
collaborazione con altre società
indipendenti italiane e straniere.
BORSALINO
CITY
regia, produttore/
director, producer
Enrica Viola
soggetto/story
Enrica Viola, Paola Rota,
Erica Liffredo
fotografia/cinematography
Luciano Federici
montaggio/film editing
Enrico Giovannone
musica/music
Giorgio Li Calzi
interpreti/cast
Robert Redford, Vittorio
Vaccarino, Paolo Vaccarino,
Elena Vitelli, Massimo
Arlotta, Maria Vaccarino,
Jacopo Gardella, Giancarlo
Subbrero, Marie-Laure
Gutton, Piero Tosi,
Massimo Pieroni, Ugo
Boccassi, Giovanna Raisini
Usuelli, Jean-Claude
Carrière, Deborah
Nadoolman Landis, Eddie
Muller, Marilyn Vance,
Alberto Barbera, Dante
Spinotti, Mariella Vaccarino
produzione/production
Una Film
coproduttori/coproducers
Virginie Guibbaud,
Simone Bachini
coproduzione/coproduction
Apapaja, Les Films d’ici 2
distribuzione/distribution
Cinecittà Luce
**
contatti/contacts
Cinecittà Luce
Marlon Pellegrini
[email protected]
www.cinecittaluce.it
31
SOMMARIO
Il cappello Borsalino è diventato un’icona grazie al cinema.
Nell’epoca d’oro di Hollywood tutti ne indossavano uno.
Ciò che in pochi sanno, però, è che il mito nasce in una città
della provincia italiana e che, per più di centoventicinque anni,
una sola famiglia è stata a capo di questo impero fondato da
Giuseppe Borsalino. Rievocando la memoria dei lavoratori di
un tempo, il film racconta la vicenda del favoloso incontro tra
il sogno di un imprenditore partito dal nulla e quella grande
industria dei desideri che è il cinema, tracciando la storia di uno
dei cappelli più famosi del mondo.
«Il film racconta la storia di una provincia industriosa, di una
manifattura italiana legata all’idea del “saper fare” e capace di
diventare retroscena dell’immaginario cinematografico americano
degli anni Trenta e Quaranta. Una storia indissolubilmente legata
a quella della settima arte, che ha trasformato con il tempo il
Borsalino in sinonimo di cappello di feltro».
**
The movies made the Borsalino hat an icon. During Hollywood’s
golden age, everyone wore them. But what few people know is that
the legend was born in a provincial town in Italy and for over 125
years one single family was at the head of the empire founded by
Giuseppe Borsalino. Through the memory of the workers of the time,
the movie tells the story of the amazing encounter between the
dream of a self-made entrepreneur and the great industry of desires
– cinema – and traces the history of one of the most famous hats
in the world.
“The movie tells the story of an industrious province, of an Italian
factory tied to the idea of ‘know-how’ and that was able to become
the background of American film imagery of the 1930s and 1940s.
A story that is indissolubly tied to that of the seventh art, which
over time transformed the Borsalino into a synonym for felt hats.”
F E S TA M O B I L E
Enrica Viola (Turin) graduated in
film semiology and attended the
I Cammelli, school of social
documentaries. She debuted in 1998
with the documentary Se la vita è
meglio, butti via la telecamera,
presented at the Torino Film Festival.
Between 1998 and 2008 she worked as
a writer and director for RAI satellite
channels, making news reports and
show business magazine programs.
Since 2008 she has been working in
various aspects of production with her
company Una film, in collaboration
with other Italian and foreign
independent companies.
filmografia/filmography
Se la vita è meglio, butti via la
telecamera (cm, doc., 1998), Sul circo
contemporaneo (cm, doc., 2006),
Mi Pogolotti Querido (mm, doc.,
2011), Borsalino City (doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
john crowley
BROOKLYN
Irlanda-Regno Unito-Canada/Ireland-UK-Canada, 2015, HD, 111’, col.
BROOKLYN
regia/director
John Crowley
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel of the same
title by Colm Tóibín
sceneggiatura/screenplay
Nick Hornby
fotografia/cinematography
Yves Bélanger
montaggio/film editing
Jake Roberts
scenografia/
production design
François Séguin
costumi/costume design
Odile Dicks-Mireaux
musica/music
Michael Brook
interpreti e personaggi/
cast and characters
Saoirse Ronan (Ellis Lacey),
Domhnall Gleeson (Jim
Farrell), Emory Cohen (Tony
Fiorello), Jim Broadbent
(padre/father Flood), Julie
Walters (Mrs Kehoe),
Jessica Parè (Miss Fortini),
Brid Brennan (Miss Kelly),
Fiona Glascott (Rose
Lacey), Nora-Jane Noone
(Sheila), Michael Zegen
(Maurizio)
produttori/producers
Finola Dwyer,
Amanda Posey
produzione/production
Wildgaze Films
coproduttori/coproducers
Pierre Even,
Marie-Claude Poulin
coproduzione/coproduction
Parallel Film Productions,
Item 7
distribuzione/distribution
20 Century Fox Italy
TH
**
contatti/contacts
20 Century Fox Italy
Paolo Penza
TH
[email protected]
www.20thfox.it
32
SOMMARIO
Negli anni Cinquanta, la giovane Ellis parte dall’Irlanda per gli
Stati Uniti lasciando la madre e la sorella. Giunta a Brooklyn,
trova alloggio in un convitto femminile e lavoro in un grande
magazzino. Nonostante un inizio difficoltoso, su cui pesa la
nostalgia per la famiglia, Ellis s’innamora ricambiata di Tony,
un idraulico italoamericano. Improvvisa e devastante, però,
giunge la notizia della morte della sorella. Tornata in Irlanda,
Ellis incontra un nuovo possibile amore, Jim, e ottiene un nuovo
impiego, ritrovandosi così a dover decidere se rimanere nella sua
terra o tornare a Brooklyn.
«Al contrario della testa, il cuore può forse concepire di amare
due persone contemporaneamente. La scelta di Ellis tra due
uomini è anche la scelta sul tipo di vita che vuole condurre: per
lei, però, è difficile rassegnarsi all’idea di “cauterizzare” una parte
di sé per poter scegliere. Dal punto di vista emotivo le costa
molto, ma non può far altro che guardare avanti. In questa storia
l’amore è una forza reale che può essere distruttiva o liberatoria,
a seconda di dove colpisce».
**
In the 1950s, young Ellis emigrates from Ireland to the United States,
leaving behind her mother and sister. After arriving in Brooklyn, she
finds a room in a women’s boarding house and work in a department
store. Despite her initial difficulties, and her homesickness for her
family, Ellis falls in love with Tony, an Italian-American plumber,
who in turn loves her. But when she receives the unexpected and
devastating news that her sister has died, Ellis returns to Ireland,
meets a possible new beau, Jim, and finds a new job. She is faced
with the decision of whether to remain in her homeland or return
to Brooklyn.
“As opposed to the head, the heart might be able to conceive of
loving two people at the same time. Ellis’ choosing between two
men also means choosing the kind of life she’d like to lead. But it’s
hard for her to reconcile herself to the idea of ‘cauterizing’ a part
of herself in order to choose. From an emotional point of view, it’s
difficult, but she can’t help but look forward. In this love story there
is a true strength that can be either destructive or liberating,
depending on where it strikes.”
F E S TA M O B I L E
John Crowley (Irlanda) ha lavorato
inizialmente come regista teatrale
a Dublino, ottenendo svariati
riconoscimenti, per poi trasferirsi
a Londra e collaborare con il Donmar
Warehouse. Ha esordito nella regia
televisiva nel 2000 con il
cortometraggio Come and Go, a cui
è seguito nel 2003 il lungometraggio
Intermission. Nel 2007 ha curato
l’adattamento per la televisione del
dramma di Harold Pinter Celebration
e diretto il film drammatico Boy A,
con cui ha vinto quattro Bafta Awards
e il premio della giuria ecumenica
nella sezione Panorama della
Berlinale. Ha poi diretto Is Anybody
There? (2008), con Michael Caine, e
Closed Circuit (2013). Oltre a Brooklyn,
nel 2015 ha anche diretto gli episodi
n. 5 e n. 8 della seconda stagione di
True Detective.
John Crowley (Ireland) began his
career as a theatrical director in Dublin,
receiving numerous awards, before
moving to London and collaborating
with Donmar Warehouse. He debuted
in TV directing in 2000 with the short
Come and Go, which was followed
in 2003 by the feature-length
Intermission. In 2007, he curated
the TV adaptation of the Harold Pinter
drama Celebration and directed the
dramatic movie Boy A, which won
four BAFTA Awards and the Prize of
the Ecumenical Jury in the Panorama
section at the Berlin Film Festival.
He next directed Is Anybody There?
(2008), starring Michael Caine,
and Closed Circuit (2013). Besides
Brooklyn, in 2015 he also directed
episodes 5 and 8 of the second season
of True Detective.
filmografia/filmography
Come and Go (cm, tv, 2000),
Intermission (2003), Celebration
(tv, 2007), Boy A (2007), Is Anybody
There? (2008), Closed Circuit (2013),
Brooklyn (id., 2015), True Detective
(2 ep., serie tv/tv series, 2015).
F E S TA M O B I L E
john wells
BURNT
Usa, 2015, HD, 100’, col.
IL SAPORE DEL
SUCCESSO
regia/director
John Wells
soggetto/story
Michael Kalesniko
sceneggiatura/screenplay
Steven Knight
fotografia/cinematography
Adriano Goldman
montaggio/film editing
Nick Moore
scenografia/
production design
David Gropman
costumi/costume design
Lyn Paolo
musica/music
Rob Simonsen
interpreti e personaggi/
cast and characters
Bradley Cooper (Adam
Jones), Sienna Miller
(Helene), Daniel Brühl
(Tony), Riccardo Scamarcio
(Max), Omar Sy (Michel),
Sam Keeley (David),
Matthew Rhys (Reece),
Emma Thompson
(Dr Rosshilde),
Uma Thurman (Simone),
Alicia Vikander (Anne
Marie), Lily James (Sara),
Sarah Greene (Kaitlin)
produttori/producers
Stacey Sher, Erwin Stoff,
John Wells
produzione/production
3 Arts Entertainment,
Double Feature Films,
PeaPie Films
coproduttore/coproducer
Caroline Hewitt
distribuzione/distribution
01 Distribution
**
contatti/contacts
01 Distribution
Bianca Giordano
[email protected]
www.raicinema.rai.it
33
SOMMARIO
Lo chef Adam Jones aveva tutto, ma lo ha perso. L’ex enfant
terrible della scena gastronomica parigina aveva conquistato
due stelle Michelin. Per avere un ristorante tutto suo e l’agognata
terza stella Michelin, Jones dovrà abbandonare le sue cattive
abitudini e tirar fuori il meglio da quello che ha a disposizione,
compreso l’aiuto della bellissima Helene.
«Il mondo del cinema e della cucina sono entrambi ambienti
che generano grande pressione e necessitano di lunghi periodi
di preparazione. Bisogna fare tutto correttamente, altrimenti ci
si espone a gravi problemi economici. Nessuno fa tutto da solo
e bisogna lavorare all’unisono, fidandosi gli uni degli altri.
È come una coreografia, in cui ciascuno deve sapere dove stare
e dove si trovano gli altri. Una cosa non diversa da ciò che
avviene su un set cinematografico. C’è lo stesso spirito
di fratellanza, come in ogni ambiente in cui si lavora duro.
Lì dentro sono tutti molto severi, ma a lavoro finito si ritorna
uniti. La cucina è un luogo che o adori o abbandoni
immediatamente».
**
Chef Adam Jones had everything, but he lost it. Former enfant
terrible of Paris’ gourmet scene, he had two Michelin stars. But in
order to have his very own restaurant and that coveted third Michelin
star, Jones will have to give up his bad habits and make the very best
of what’s at hand, with the help of beautiful Helene.
“The world of film and that of cooking are environments which
generate huge pressure and require long preparation periods.
You have to do everything right or else you expose yourself to deep
economic problems. No one does it all alone and you need to
work in unison, trusting in each other. It’s like a choreography, in
which everyone has to know where to be and where the others are.
It’s the same on a movie set. There’s the same spirit of brotherhood,
like every place where you work hard. Everyone is very strict in there
but when work’s over you’re united once again. Either you love the
kitchen or you get out of it right away.”
F E S TA M O B I L E
John Wells (Alexandria, Virginia,
Usa, 1956) si è laureato in teatro
alla Carnegie-Mellon University di
Pittsburgh, per poi conseguire un
master in cinema e televisione alla
University of Southern California.
Ha prodotto numerose serie tv di
successo, tra cui E.R., per cui ha
vinto un Emmy Award nel 1996,
e West Wing - Tutti gli uomini del
presidente, premiato con quattro
Emmy Awards tra il 1999 e il 2003.
Per il cinema ha prodotto film come
Lontano dal paradiso (Todd Haynes,
2002), Triplo gioco (Neil Jordan,
2002), Party Monster (Fenton Bailey
e Randy Barbato, 2003), A Dirty
Shame (John Waters, 2004), The
Company (Robert Altman, 2003)
e Io non sono qui (Todd Haynes,
2007). Come regista ha invece
diretto due titoli di successo come
The Company Men (2010) e I segreti
di Osage County (2013).
John Wells (Alexandria, VA, USA,
1956) graduated in theater from
Carnegie-Mellon University in
Pittsburgh, and then received his
master’s degree in film and television
at the University of Southern
California. He has produced many
successful TV series, including ER, for
which he won an Emmy Award in
1996; West Wing, which won him four
Emmy Awards between 1999 and 2003.
In films, he produced movies such as
Far from Heaven (Todd Haynes,
2002), The Good Thief (Neil Jordan,
2002), Party Monster (Fenton Bailey
and Randy Barbato, 2003), A Dirty
Shame (John Waters, 2004), The
Company (Robert Altman, 2003) and
I’m Not There (Todd Haynes, 2007).
He has directed two successful movies,
The Company Men (2010) and
August: Osage County (2013).
filmografia/filmography
ER (E.R. - Medici in prima linea, serie
tv/tv series, 1998-2009), The F.B.I.
Files (serie tv/tv series, 2003), The
Company Men (2010), Shameless
(serie tv/tv series, 2011), August:
Osage County (I segreti di Osage
County, 2013), Burnt (Il sapore del
successo, 2015).
F E S TA M O B I L E
corneliu porumboiu
COMOARA
Francia-Romania/France-Romania, 2015, HD, 89’, col.
Corneliu Porumboiu (Vaslui,
Romania, 1975) ha esordito nel 2000
con il cortometraggio Graffiti. Con
il primo lungometraggio, A est di
Bucarest, ha vinto nel 2006 la Caméra
d’or e il Label Europa Cinemas Award
al Festival di Cannes, dove nel 2009
ha vinto, nella sezione Un certain
regard, il gran premio della giura
e il premio Fipresci per Police,
Adjective. Nel 2013 ha partecipato al
Festival di Locarno con When Evening
Falls on Bucharest or Metabolism
e l’anno successivo al Forum della
Berlinale con il documentario The
Second Game.
TREASURE
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Corneliu Porumboiu
fotografia/cinematography
Tudor Mircea
montaggio/film editing
Roxana Szel
scenografia/
production design
Mihaela Poenaru
costumi/costume design
Monica Florescu
suono/sound
Sebastian Zsemlye,
Alexandru Dragomir, Mirel
Cristea, Thierry Delor
interpreti e personaggi/
cast and characters
Cuzin Toma (Costi), Adrian
Purcarescu (Adrian),
Corneliu Cozmei (Cornel),
Cristina Toma (Raluca),
Nicodim Toma (Alin)
produttori/producers
Marcela Ursu, Sylvie Pialat,
Nadia Turincev, Julie Gayet
produzione/production
42KM Film, Les films du
Worso, Rouge International
coproduzione/coproduction
Arte France Cinéma
distribuzione/distribution
Movies Inspired
**
contatti/contacts
Movies Inspired
Stefano Jacono
[email protected]
Costi è un padre esemplare che ogni sera legge al figlio le favole
della buonanotte. Un giorno il suo vicino Adrian suona alla
porta e gli rivela un segreto: pare che alcuni suoi ricchi antenati
abbiano seppellito un tesoro nel giardino di una villa fuori
Bucarest e che sia arrivato il momento di tirarlo fuori.
Occorrono «solo» 800 euro per il noleggio delle attrezzature
e un po’ di pazienza. Costi non ha quella cifra, ma in qualche
modo riesce a racimolarla, e tra lui e Adrian inizia un sodalizio
dai risvolti inattesi e tragicomici.
«Durante la prima parte del film, che si svolge in città, ho voluto
mostrare in dettaglio, attraverso campi e controcampi, lo
scambio tra i personaggi e i loro limiti. Nella seconda parte,
quella con la ricerca del tesoro, ho preferito concentrarmi sul
punto di vista di Costi. Lo spettatore entra nel giardino con
lui e lo segue in tutte le sue peregrinazioni. Ho voluto dare
l’impressione che Costi sia perduto all’interno di un giardino
infinito e, insieme a lui, spero si perda anche lo spettatore».
**
Costi is a model father who reads his son a bedtime story every
evening. One day, his neighbor Adrian rings the doorbell and tells
him a secret. It seems that some wealthy ancestors of his have buried
an actual treasure in the garden of a villa outside Bucharest and that
the time has come to dig it up. “All” they need are 800 euros to rent
the necessary equipment and a little bit of patience. Costi doesn’t
have that much money but he somehow manages to scrape it
together. This is the beginning of a friendship between him and
Adrian which will have unexpected and tragicomic consequences.
“During the first part of the film, which takes place in the city,
through shots and reverse-angle shots I wanted to show in detail
the exchanges between the people and their limitations. In the
second part, when they are searching for the treasure, I preferred to
concentrate on Costi’s point of view. The spectator enters the garden
with him and follows him through all his peregrinations. I wanted
to give the impression that Costi is lost inside an infinite garden and,
along with him, I hope the spectator gets lost, too.”
34
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Corneliu Porumboiu (Vaslui, Romania,
1975) debuted in 2000 with the short
Graffiti. His first feature film, 12:08
East of Bucharest, won the 2006
Caméra d’or and the Label Europa
Cinemas Award at the Cannes Film
Festival, where in 2009 he won the
Jury Prize and the FIPRESCI Prize for
Police, Adjective in the section Un
certain regard. In 2013, he participated
at the Locarno Film Festival with
When Evening Falls on Bucharest
or Metabolism and, the next year, at
the Forum of the Berlinale with the
documentary The Second Game.
filmografia/filmography
Graffiti (cm, 2000), Love… Sorry
(cm, 2001), Post Telefonic Suspendat
Temporar (cm, 2002), Pe aripile
vinului (cm, 2002), Calatorie la oras
(cm, 2003), Visul lui Liviu (cm, 2004),
A fost sau n-a fost? (A est di Bucarest,
2006) Politist, adjectiv (Police,
Adjective, 2009), Când se lasa seara
peste Bucuresti sau metabolism
(When Evening Falls on Bucharest
or Metabolism, 2013), Ai doilea joc
(The Second Game, 2014), Comoara
(Treasure, 2015).
F E S TA M O B I L E
jocelyn moorhouse
THE DRESSMAKER
Australia, 2015, HD, 118’, col.
THE
DRESSMAKER
regia/director
Jocelyn Moorhouse
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel of the same
title by Rosalie Ham
sceneggiatura/screenplay
Jocelyn Moorhouse,
P.J. Hogan
fotografia/cinematography
Don McAlpine
montaggio/film editing
Jill Bilcock
scenografia/
production design
Roger Ford
costumi/costume design
Marion Boyce
musica/music
David Hirschfelder
interpreti e personaggi/
cast and characters
Kate Winslet (Tilly
Dunnage), Judy Davis
(Molly), Liam Hemsworth
(Teddy), Hugo Weaving (il
sergente/sergeant Farrat),
Sarah Snook (Gertrude
Pratt), Caroline Goodall
(Elsbeth), Kerry Fox (Beulah
Harridiene), Rebecca
Gibney (Muriel Pratt),
James Mackay
(William Beaumont),
Shane Jacobson
(Alvin Pratt)
produttore/producer
Sue Maslin
produzione/production
Film Art Media
distribuzione/distribution
Eagle Pictures
**
contatti/contacts
Eagle Pictures
Dopo aver lavorato per anni in un’esclusiva casa di moda
parigina, Tilly Dunnage torna nell’Outback australiano per
riconciliarsi con l’eccentrica madre. Nonostante il tempo
trascorso, i vecchi malumori con gli altri abitanti della città non
tardano a riaffiorare. È successo qualcosa nel passato di Tilly, a
Dungatar; qualcosa che lei stessa fatica a ricordare, ma che la
rende invisa alla comunità. E come può un’abile sarta vendicarsi
per un’ingiustizia subita se non con le armi del proprio mestiere?
Le donne della città vestiranno magnifici modelli, ma il loro
prezzo sarà altissimo.
«La storia in sé è irresistibile. Mi piace l’idea della vendetta, di
ciò che spinge una persona a voler punire chi le ha fatto del male.
Ho amato il personaggio di Tilly, questa donna incredibilmente
forte che ha una qualità misteriosa e un tragico passato. Mi è
piaciuto molto anche il rapporto tra madre e figlia e la possibilità
di mettere insieme due attrici di quel calibro e farle duellare.
La storia d’amore è molto bella, e ha anche una natura piuttosto
oscura, divertente, e una forte componente emozionale».
**
After working for years in an exclusive Parisian atelier, Tilly Dunnage
returns to Australia’s Outback to make her peace with her eccentric
mother. Despite the time that has passed, the old friction with the
other inhabitants of the town soon returns to the surface. Something
happened in Tilly’s past, at Dungatar; something she herself has
a hard time remembering but which makes her unpopular with the
community. And how else can a good seamstress get her revenge
for the injustice she has suffered, except with the weapons of her
own profession? The women in town will wear magnificent clothes,
but there will be a high price to pay for them.
[email protected]
www.eaglepictures.com
35
SOMMARIO
“The story itself is really irresistible. I love revenge, the concept of
what drives a person to want to punish evil doers for what they did
in the past. I loved the character of Tilly, this incredibly strong woman
who has a mysterious quality and a tragic past. I also loved the
mother-daughter relationship and the possibility of bringing two
extraordinary actresses together to fire off each other. The love story
is very beautiful, it’s also very dark and funny and it has an epic
quality on the emotional level.”
F E S TA M O B I L E
Jocelyn Moorhouse (Melbourne,
Australia) si è laureata nel 1984
presso la Australian Film Television
and Radio School. Ha scritto
e diretto numerosi programmi
televisivi, prima di realizzare nel
1991 il suo primo lungometraggio,
Istantanee, menzione speciale per
la miglior opera prima al Festival
di Cannes. Il film è stato inoltre
proiettato in numerosi altri festival,
vincendo fra gli altri premi il
Sutherland Trophy del British Film
Institute. Nel 1994 si è trasferita a
Los Angeles per dirigere Gli anni dei
ricordi, interpretato da Winona Ryder
e Anne Bancroft, e poi Segreti (1997),
con Michele Pfeiffer, Jessica Lange
e Colin Firth. Nel 2012 ha diretto
la sua prima commedia teatrale,
Sex with Strangers di Laura Eason,
presso la Sydney Theatre Company.
Jocelyn Moorhouse (Melbourne,
Australia) graduated from the
Australian Film Television and Radio
School in 1984. She wrote and directed
numerous television shows prior to
writing and directing her feature film
debut Proof (1991), Special Mention
for Best First Feature at Cannes.
The film screened at numerous
international film festivals, winning
many awards including the Sutherland
Trophy by the British Film Institute.
In 1994, Moorhouse moved to Los
Angeles to direct How to Make an
American Quilt, which starred Winona
Ryder and Anne Bancroft, and A Thousand Acres, which starred
Michele Pfeiffer, Jessica Lange and
Colin Firth. She directed her first play,
Sex with Strangers by Laura Eason, at
the Sydney Theatre Company in 2012.
filmografia/filmography
Pavane (cm, 1983), Proof (Istantanee,
1991), How to Make an American
Quilt (Gli anni dei ricordi, 1995),
A Thousand Acres (Segreti, 1997),
The Dressmaker (2015).
F E S TA M O B I L E
gianni zanasi
LA FELICITÀ È UN SISTEMA
COMPLESSO
PREMIO CIPPUTI
Italia/Italy, 2015, HD, 117’, col.
HAPPINESS IS
A COMPLEX
SYSTEM
regia/director
Gianni Zanasi
sceneggiatura/screenplay
Gianni Zanasi, Michele
Pellegrini, Lorenzo Fanella
fotografia/cinematography
Vladan Radovic
montaggio/film editing
Rita Rognoni
scenografia/
production design
Roberto De Angelis
costumi/costume design
Grazia Colombini
musica/music
Niccolò Contessa
suono/sound
Gianluca Costamagna,
Stefano Campus
interpreti e personaggi/
cast and characters
Valerio Mastandrea (Enrico
Giusti), Hadas Yaron
(Achrinoam), Giuseppe
Battiston (Carlo Bernini),
Filippo De Carli (Filippo
Lievi), Camilla Martini
(Camilla Lievi), Maurizio
Donadoni (zio/uncle
Umberto), Teco Celio
(Bernini Senior), Daniele De
Angelis (Nicola Giusti),
Maurizio Lastrico (Ivano),
Paolo Briguglia (Matteo
Borghi), Domenico Diele
(l’assistente di Bernini/
Bernini’s assistant)
produttori/producers
Rita Rognoni,
Beppe Caschetto
produzione/production
Pupkin Production,
Ibc Movie, Rai Cinema
distribuzione/distribution
Bim
**
contatti/contacts
Bim
Federica De Sanctis
[email protected]
www.bimfilm.com
36
SOMMARIO
Enrico Giusti avvicina per lavoro dirigenti irresponsabili che
rischiano di mandare in rovina le loro imprese. Li frequenta, ne
diventa amico e li convince ad andarsene evitando il fallimento.
È il lavoro più strano e utile che potesse inventarsi, ed Enrico
non sbaglia un colpo. Una mattina, un incidente rende orfani
un fratello e una sorella di diciotto e tredici anni, candidati a
diventare dirigenti di un importante gruppo industriale. Enrico
ha l’incarico di impedirlo: dovrebbe essere un caso facile, ma
tutto si complica. E l’arrivo inatteso della fidanzata straniera di
suo fratello rende le cose ancora più difficili. In realtà, per Enrico
si tratta dell’occasione che aspettava per cambiare le cose una
volta per sempre.
«Sentivo che era un film che non parlava tanto di ‘massimi
sistemi’ ma di qualcosa di preciso e tangibile che ho avvertito
e respirato come una nota di fondo in questi ultimi anni dentro
e intorno a me: la fatica del cambiamento, sia dal punto di vista
collettivo che da quello personale, e di come questi piani siano
intrecciati. “La felicità è un sistema complesso”, appunto».
**
Enrico Giusti’s job is to approach irresponsible managers who risk
ruining their companies. He frequents them, he becomes their friend
and he convinces them to leave their company. It’s the strangest and
most useful job he could invent for himself and Enrico doesn’t miss
a trick. One morning, the parents of an eighteen-year-old boy and
his thirteen-year-old sister die in an accident. The siblings are set to
become the directors of an important industrial group. Enrico has to
prevent this from happening: it should be an easy case, but things get
complicated. And the unexpected arrival of the foreign girlfriend of his
brother makes things even more difficult. But actually, this is the case
the man has been waiting for to change his life forever.
“I felt it was a film which didn’t so much talk about ‘chief systems’ as
about something precise and tangible which I have perceived and felt
as a base note in and around me over these past years: the effort of
change, both from a collective and a personal point of view, and how
these planes are intertwined. As they say, ‘Happiness is a complex
system’.”
F E S TA M O B I L E
Gianni Zanasi (Vignola, Modena,
1965), dopo gli studi di filosofia
all’Università di Bologna, si è iscritto
a una scuola di scrittura teatrale e a
un corso di cinema diretto da Nanni
Moretti. Ha poi frequentato il Centro
sperimentale di cinematografia di
Roma, dove nel 1992 ha conseguito
il diploma di regia. Tre anni dopo
ha esordito con Nella mischia,
selezionato alla Quinzaine des
réalisateurs di Cannes. Nel 1999
ha diretto Fuori di me e A domani,
quest’ultimo presentato in concorso
alla Mostra di Venezia. Nel 2004
ha realizzato il documentario La vita
è breve ma la giornata è lunghissima,
menzione speciale della giuria
Mostra di Venezia. Sempre a Venezia
ha presentato nel 2007 Non pensarci,
dal quale è stata tratta una serie
televisiva di successo.
Gianni Zanasi (Vignola, Modena,
Italy, 1965), after studying philosophy
at the University of Bologna, enrolled
at a theatrical writing school and took
a film course directed by Nanni
Moretti. He then attended Rome’s
Centro sperimentale di cinematografia
where, in 1992, he received his degree
in directing. Three years later, he
debuted with Nella mischia, selected
for the Quinzaine des réalisateurs in
Cannes. In 1999, he directed Fuori di
me and A domani, which was
presented in competition at the Venice
Film Festival. In 2004, his documentary
La vita è breve ma la giornata è
lunghissima received a Special
Mention at the Venice Film Festival,
and in 2007, always in Venice, he
presented Non pensarci, on which
a successful TV series has been based.
filmografia/filmography
Le belle prove (cm, 1993), Nella
mischia (1995), A casa per le elezioni
(cm, doc., video, 1996), A domani
(1999), Fuori di me (1999), La vita
è breve ma la giornata è lunghissima
(doc., 2004), Padri e figli (ep., serie
tv/tv series, 2005), Non pensarci
(2007), Non pensarci (ep., serie tv/tv
series, 2007), La felicità è un sistema
complesso (2015).
F E S TA M O B I L E
federico fellini
GIULIETTA DEGLI SPIRITI
Italia/Italy, 1965, 35mm, 150’, col.
JULIET OF THE
SPIRITS
regia/director
Federico Fellini
soggetto/story
Federico Fellini, Tullio Pinelli
sceneggiatura/screenplay
Federico Fellini, Tullio
Pinelli, Ennio Flaiano,
Brunello Rondi
fotografia/cinematography
Gianni Di Venenzo
montaggio/film editing
Ruggero Mastroianni
scenografia/
production design
Giantito Burchiellaro,
Luciano Riccieri,
E. Benazzi Taglietti
costumi/costume design
Piero Gherardi
musica/music
Nino Rota
suono/sound
Mario Faraoni,
Mario Morigi
interpreti e personaggi/
cast and characters
Giulietta Masina (Giulietta
Boldrini), Sandra
Milo (Suzy-Iris-Fanny),
Mario Pisu (Giorgio),
Valentina Cortese
(Valentina), Valeska Gert
(Pijma), José Luis de
Villalonga (un amico di
Giorgio/Giorgio’s friend),
Friedrich von Ledebur
(medium), Caterina Boratto
(la madre di Giulietta/
Giulietta’s mother),
Lou Gilbert (il nonno/
grandfather),
Luisa Della Noce (Adele),
Silvana Jachino (Dolores),
Milena Vukotic (Elisabetta)
produzione/production
Rizzoli Film, Francoritz
Production
Giulietta Boldrini è una signora della buona società romana
che sembra avere tutto: ricchezza, prestigio, un marito brillante
e di bell’aspetto. Ma la realtà è diversa: dentro di sé sente che
la relazione con il marito, di cui sospetta i tradimenti, è giunta
a un punto di stallo, così come i rapporti spesso vacui con
le persone che la circondano. A pesare su di lei, inoltre, c’è
l’educazione cattolica ricevuta in collegio, che la tiene ancorata
a convenzioni e comportamenti soffocanti e ormai privi di
significato. Sola e umiliata dalla conferma dell’infedeltà del
marito, Giulietta capisce di doversi liberare del caos interiore ed
esteriore che la attanaglia. Forse potrebbe trovare la liberazione
nell’irrazionale e nell’occulto; o forse tornare a vivere seguendo
l’esempio beffardo e vitale del nonno, fuggito con una ballerina
più giovane dalle angustie dell’esistenza borghese.
**
Giulietta Boldrini is an upper-class Roman woman who seems
to have everything: wealth, prestige and a brilliant and handsome
husband. But the real story is quite different: inside, she feels that
her relationship with her husband, who she suspects is cheating on
her, has come to a dead end, as have her often shallow relationships
with the people around her. She is also burdened by the Catholic
education she received in school, which keeps her anchored to
suffocating conventions and behavior that are now meaningless.
Lonely and humiliated by the confirmation of her husband’s infidelity,
Giulietta realizes she has to free herself of the interior and exterior
chaos that is gripping her. Maybe she can find freedom in the
irrational and occult world; or perhaps she can find new vitality
by following the sardonic and vital example of her grandfather,
who ran off with a young ballerina to escape from the angst of his
bourgeois existence.
**
contatti/contacts
Cineteca Nazionale
Laura Argento
[email protected]
www.fondazionecsc.it
37
Federico Fellini (Rimini, 1920 - Roma,
1993) si è trasferito nel 1939 a Roma,
dove ha esordito come vignettista sul
«Marc’Aurelio», collaborando in
seguito come sceneggiatore con
registi come Lattuada, Germi e
Rossellini. Il suo primo
lungometraggio, realizzato a quattro
mani con Alberto Lattuada nel 1950,
è Luci del varietà. Dopo due anni ha
diretto Lo sceicco bianco, seguito dai
Vitelloni (1953), Leone d’argento a
Venezia. Nel 1954 ha vinto l’Oscar
con La strada, ripetendosi poi con
Le notti di Cabiria (1957), 8 1/2 (1963)
e Amarcord (1971) e venendo poi
premiato con l’Oscar alla carriera
nel 1993. Nel 1960 ha inoltre vinto
la Palma d’oro a Cannes con La dolce
vita.
Federico Fellini (Rimini, Italy,
1920 - Rome, Italy, 1993) moved to
Rome in 1939; he got his start there as
a cartoonist for “Marc’Aurelio,” and
later collaborated as a screenwriter with
directors such as Lattuada, Germi and
Rossellini. His first feature film, which
he made together with Alberto
Lattuada in 1950, was Luci del varietà;
two years later he made Lo sceicco
bianco, followed by I vitelloni, which
won a Silver Lion in Venice. In 1954,
he won an Oscar with La strada and
this success was repeated three years
later with another Oscar for Le notti
di Cabiria. In 1960, he directed La
dolce vita, which won a Golden
Palm in Cannes. In 1963, he directed
8 1/2 and one decade later he won his
fourth Oscar with Amarcord. In 1993
he received an Oscar for lifetime
achievement.
filmografia essenziale/
essential filmography
Luci del varietà (coregia/codirector
Alberto Lattuada, 1950), Lo sceicco
bianco (1952), I vitelloni (1953), La
strada (1954), Il bidone (1955), Le notti
di Cabiria (1957), La dolce vita (1960),
Boccaccio ’70 (ep. Le tentazioni del
dottor Antonio, 1962), 8 1/2 (1963),
Giulietta degli spiriti (1965), Tre passi
nel delirio (ep. Toby Dammit, 1968),
Fellini - Satyricon (1969), Roma
(1972), Amarcord (1973), Il Casanova
di Federico Fellini (1976), Prova
d’orchestra (1978), La città delle donne
(1980), E la nave va (1983), Ginger e
Fred (1986), Intervista (1987), La voce
della luna (1990).
F E S TA M O B I L E
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
daniel dencik
GULDKYSTEN
Danimarca-Ghana/Denmark-Ghana, 2015, HD, 114’, col.
regia/director
Daniel Dencik
sceneggiatura/screenplay
Daniel Dencik,
Sara Isabella Jønsson
fotografia/cinematography
Martin Munch
montaggio/film editing
Theis Schmidt,
Rebekka Lønqvist
scenografia/
production design
Liselotte Justesen
costumi/costume design
Jane Marshall Whittaker
musica/music
Angelo Badalamenti, Johan
Carøe, Lasse Martinussen
interpreti e personaggi/
cast and characters
Jakob Oftebro (Wulff),
Danica Curcic (Caroline),
John Aggrey (Lumpa), Luise
Skov (Elenora), Anders
Heinrichsen (Dall),
Wakefield Ackuaku
(Richter), Mikkel Hilgart
(Autrup), Morten Holst
(il governatore/governor),
Adam Ild Rohweder
(Herbst)
produttore/producer
Michael HaslundChristensen
produzione/production
Haslund/Dencik
Entertainment
coproduttore/coproducer
Kwame Boadi
coproduzione/coproduction
Film i Väst, inGenius Africa
**
contatti/contacts
Danish Film Institute
Lizette Gram
[email protected]
www.dfi.dk
38
SOMMARIO
© HASLUND DENCIK
GOLD COAST
Nel 1836 il botanico Wulff, su ordine del re di Danimarca,
s’imbarca in direzione della Costa d’Oro, nell’Africa equatoriale,
dove è situato un accampamento coloniale danese. Lo scopo
della missione è stabilirvi alcune piantagioni. Ciò che lascia in
patria è il grande amore della sua vita, ciò che lo attende è
l’ignoto. Per Wulff, scienziato che guarda alla natura in modo
visionario, è l’inizio di un’avventura dai risvolti imprevisti e
drammatici, in cui si scontrerà con le popolazioni locali,
minacciate dalla tratta degli schiavi, ma anche con le cospirazioni
e le trame che si muovono all’ombra del potere.
«Gli anni Trenta del diciannovesimo secolo sono stati segnati
dalla ricerca di totalità, da uno studio della natura che superasse
la catalogazione in razze e specie che aveva caratterizzato fino a
quel momento sia la scienza sia la filosofia. Per questo era
fondamentale dare al film un tono fuori dal tempo, come se fosse
eterno. La principale fonte d’ispirazione è stata la cosiddetta
geometria frattale della matematica contemporanea».
**
In 1836, the king of Denmark orders the botanist Wulff to set sail for
the Gold Coast in equatorial Africa, where a Danish colonial camp is
located. The mission’s goal is to establish a number of plantations
there. What he leaves behind at home is the great love of his live;
what awaits him is the unknown. To Wulff, a scientist who looks at
nature in a visionary way, it is the beginning of an adventure with
unexpected and dramatic consequences, in which he will clash with
the local populations, threatened by the slave trade, but also the
conspiracies and the plotting that act in the shadow of power.
“The 1830s is characterized by the search for wholeness, an
understanding of nature that goes beyond the race-oriented
cataloging that had characterized both science and philosophy until
then. It was essential to give this film a timeless and eternal
expression. Above all, we have been inspired by the so-called fractal
geometry in contemporary mathematics.”
F E S TA M O B I L E
Daniel Dencik (Svezia, 1972)
ha studiato montaggio presso la
National Film School of Denmark.
Parallelamente ha pubblicato svariate
raccolte di poesie, per le quali ha
ricevuto premi e riconoscimenti.
Come montatore ha collaborato,
tra gli altri film, al lungometraggio
islandese Nói albinói di Dagur Kári,
presentato fuori concorso al Torino
Film Festival nel 2003. Come regista
ha debuttato nel 2006 con il
cortometraggio Out, a cui sono
seguiti i documentari Moon Rider
(2012), Tal R: The Virgin (2013) ed
Expedition to the End of the World
(2013). Gold Coast segna il suo
esordio nel lungometraggio di
finzione.
Daniel Dencik (Sweden, 1972) studied
film editing at the National Film
School of Denmark. At the same time,
he published numerous collections
of poetry, for which he has received
awards and prizes. As a film editor,
he has collaborated on films such as
the Icelandic feature-length Nói albinói
by Dagur Kári, presented out of
competition at the 2003 Torino Film
Festival. He debuted as a director in
2006 with the short Out, which was
followed by the documentaries Moon
Rider (2012), Tal R: The Virgin (2013)
and Expedition to the End of the
World (2013). Gold Coast is his first
feature-length fiction film.
filmografia/filmography
Out (cm, 2006), Moon Rider (doc.,
2012), Tal R: The Virgin (doc., 2013),
Ekspeditionen til verdens ende
(Expedition to the End of the World,
doc., 2013), Guldkysten (Gold Coast,
2015).
F E S TA M O B I L E
michael showalter
HELLO, MY NAME IS DORIS
Usa, 2015, HD, 95’, col.
HELLO, MY
NAME IS
DORIS
regia/director
Michael Showalter
soggetto/story
dal cortometraggio/from
the short film Doris & the
Intern di/by Laura Terruso
sceneggiatura/screenplay
Michael Showalter,
Laura Terruso
fotografia/cinematography
Brian Burgoyne
montaggio/film editing
Robert Nassau
scenografia/
production design
Melanie Jones
costumi/costume design
Rebecca Gregg
musica/music
Brian H. Kim
interpreti e personaggi/
cast and characters
Sally Field (Doris Miller),
Max Greenfield (John
Fremont), Beth Behrs
(la ragazza di John/
John’s girlfriend),
Wendi McLendon-Covey
(Cynthia), Stephen Root
(Todd), Elizabeth Reaser,
Isabella Acres (Vivian), Tyne
Daly (la migliore amica
di Doris/Doris’ best friend)
produttori/producers
Daniel Crown, Kevin Mann,
Riva Marker,
Jordana Mollick,
Daniela Taplin Lundberg
produzione/production
Haven Entertainment,
Red Crown Productions
coproduttori/coproducers
Christopher Boyd,
Anthony Brandonisio,
Dominic Ottersbach
**
contatti/contacts
Sony Pictures
[email protected]
www.sonypictures.com
39
SOMMARIO
Dopo la morte della madre, la sessantenne Doris impara da un
seminario motivazionale a non trascurare il risvolto romantico
della vita, ma anzi a perseguirlo con convinzione. Dopo aver
conosciuto un giovane collega, fa di tutto per entrare nelle sue
grazie: inizia ad andare a concerti di musica elettronica, frequenta
bar alla moda, entra nel vivo della vita di Brooklyn. Doris è un
pesce fuor d’acqua, ma grazie al suo autentico fascino retrò
diventa popolare tra i giovani hipster del quartiere. Trascurando,
però, gli affetti di sempre.
«Laura Terruso studiava alla New York University; non era mia
allieva, ma ho visto il suo cortometraggio a un festival e l’ho
trovato davvero divertente. Siamo diventati amici e abbiamo
iniziato a pensare di fare qualcosa insieme. Abbiamo lavorato su
un mucchio di idee diverse e poi siamo tornati indietro e ci siamo
detti: perché non partiamo dal corto su Doris e ne facciamo un
lungo? [...] Mi piaceva il personaggio principale, Doris: era
perfetto per una commedia».
**
After her mother passes away, sixty-year-old Doris takes a self-help
seminar where she learns not to neglect the romantic side of life,
but to pursue it wholeheartedly. She finds any way to connect with
her young co-worker: she starts going to electronic music concerts,
to hipster cafés, and into the beating heart of Brooklyn’s social scene.
Doris is like a fish out of water, but her authentic retro charm helps
her become popular among local hipsters. At the expense, however,
of her loved ones.
“Laura Terruso was a student at NYU. She wasn’t in my classes.
I saw her film in one of the short film festivals. I just thought it was
really funny. We kind of became friends and started talking about
writing something together. Then we worked on a bunch of different
ideas and then came back around to what if we took the Doris short
and turned it into a feature? […] I liked the main character, the
Doris character. It felt like a really interesting comedic protagonist.”
F E S TA M O B I L E
Michael Showalter (Usa, 1970),
dopo aver studiato alla New York
University, è stato tra i fondatori del
gruppo comico newyorkese The State
and Stella. Cosceneggiatore delle
commedie di David Wain Wet Hot
American Summer (2001) e They
Came Together (2014), ha esordito
come regista con il lungometraggio
The Baxter (2005). Ha inoltre
interpretato alcuni episodi di Law
& Order e scritto la sitcom della
Abc Super Fun Night (2013-2014).
Nel 2015 è tornato a lavorare con
Wain nella sitcom Wet Hot American
Summer: First Day of Camp, ispirata
al loro film del 2001.
Michael Showalter (USA, 1970)
graduated from NYU and became
one of the founding members of the
New York comedy group The State
and Stella. He cowrote David Wain’s
comedies Wet Hot American Summer
(2001) and They Came Together
(2014), while The Baxter (2005) marks
his directorial debut. He also appeared
in a few episodes of Law & Order and
wrote the sitcom Super Fun Night
(2013-2014) for the TV network ABC.
He collaborated again with Wain in
2015 in creating the sitcom Wet Hot
American Summer: First Day of
Camp, based on their 2001 film.
filmografia/filmography
Stella Shorts 1998-2002 (video, 2002),
The Baxter (2005), Michael & Michael
Have Issues (tv, ep. College, Pulling
Your Weight, Matchmakers,
Biederman’s Birthday, Greg the Intern,
2009), Michael Showalter’s the
Making of... (tv, ep. The Subway
Commercials, The Intel Choir
Commercial, The Kay Jewelers
Commercials, The Charles Schwab
Commercials, 2010), You’re Whole
(tv, ep. Tools, Drawing Comics, Spin
Class, 2012; ep. Lemonade, Fishing,
Cupcakes, 2013; ep. Droppin’ the ‘G’,
Ancient Egypt, Puffy Paints, 2013; ep.
Propofol, Telescopes, Abraham Lincoln,
2014; ep. Finding Love, 2014; ep.
Attitude, 2014), Hello, My Name
Is Doris (2015).
F E S TA M O B I L E
ben wheatley
HIGH-RISE
Regno Unito/UK, 2015, HD, 112’, col.
HIGH-RISE
regia/director
Ben Wheatley
soggetto/story
dal romanzo Il condominio
di/from the novel of the same
title by J.G. Ballard
sceneggiatura/screenplay
Amy Jump
fotografia/cinematography
Laurie Rose
montaggio/film editing
Ben Wheatley, Amy Jump
musica/music
Clint Mansell
interpreti/cast
Tom Hiddleston (Dr Robert
Laing), Jeremy Irons
(Anthony Royal), Sienna
Miller (Charlotte Melville),
Luke Evans (Richard
Wilder), Elisabeth Moss
(Helen Wilder), James
Purefoy (Pangbourne),
Keeley Hawes (Ann Royal),
Dan Renton Skinner
(Simmons)
produttore/producer
Jeremy Thomas
produzione/production
Recorded Picture Company
**
contatti/contacts
The Festival Agency
Jéhanne Bargaoui
[email protected]
www.thefestivalagency.com
Regno Unito, 1975. Il dottor Robert Laing si è trasferito in un
nuovo condominio alla ricerca di una tranquillità che sconfini
nell’isolamento e nell’anonimato. Ma i suoi nuovi vicini di casa
non sono della stessa idea e lo coinvolgono in una rete di
rapporti ai quali, suo malgrado, si adatta. La vita dei residenti
è dominata da dinamiche in cui le classi sociali sono ben
delimitate e la sotterranea lotta per il potere è senza esclusione
di colpi. Intrappolato da questi meccanismi, Laing inizia a
perdere contatto con la realtà. Parallelamente anche l’edificio
dà segni di cedimento strutturale, con frequenti avarie che
mettono a dura prova i condomini.
«Abbiamo girato con la macchina da presa Alexa. Abbiamo
discusso molto sull’opportunità di effettuare le riprese seguendo
le mode dell’epoca ma abbiamo concluso che si sarebbe trattato
di una posa. Noi siamo ora. Non è un film del passato, è
qualcosa che sta accadendo in questo momento. Mi piace
il formato digitale e mi permette di girare molto di più».
**
United Kingdom, 1975. Dr Robert Laing has moved into a new
condominium in search of tranquility that verges on isolation and
anonymity. But his new neighbors don’t see things the same way
and involve him in a network of relationships he has to adapt himself
to for some peace and quiet. The residents’ life is dominated by
the dynamics of well-delineated social classes and an underlying,
no-holds-barred struggle for power. Trapped within these mechanisms,
Laing begins to lose contact with reality. At the same time, the
building begins to show signs of structural instability, with frequent
breakdowns that put the condominium’s inhabitants to the test.
“We shot with Alexa. We had big conversations about whether things
should be shot in a period fashion. We ended up with the decision
that it is a bit of a pose. We are now. It isn’t a film from the past.
It’s something that is happening in this moment. I like digital and
it allows me to shoot a lot more.”
40
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Ben Wheatley (Billericay, Regno
Unito, 1972) lavora come regista
cinematografico, televisivo e
pubblicitario. Dopo aver diretto
episodi per le serie tv britanniche
Comedy: Shuffle, Modern Toss,
The Wrong Door, ha esordito nel
lungometraggio nel 2009 con Down
Terrace. Sono seguiti i tre film per la
televisione Steve Coogan: The Inside
Story (2009), Burge & Way (2011),
Inside Burge & Way (2011), e poi,
per il cinema, Kill List (2011), Killer
in viaggio (2012), presentato alla
Quinzaine des réalisateurs di
Cannes, e I disertori (2013), vincitore
del premio speciale della giuria al
Festival di Karlovy Vary. Ha inoltre
diretto diversi episodi della serie
Doctor Who.
Ben Wheatley (Billericay, UK, 1972)
works as a director for films, TV and
advertisements. After directing episodes
of the British TV series Comedy:
Shuffle, Modern Toss, and The
Wrong Door, he debuted in feature
films in 2009 with Down Terrace.
This was followed by three TV movies,
Steve Coogan: The Inside Story
(2009); Burge & Way (2011); and
Inside Burge & Way (2011). He then
made the films Kill List (2011);
Sightseers (2012), presented at the
Quinzaine des réalisateurs in Cannes;
and A Field in England (2013), which
won the Special Jury Prize at the
Karlovy Vary Film Festival. He has
also directed numerous episodes of the
series Doctor Who.
filmografia/filmography
Comedy: Shuffle (serie tv/tv series,
2007), Modern Toss (serie tv/tv series,
2008), The Wrong Door (serie tv/tv
series, 2008), Down Terrace (2009),
Steve Coogan: The Inside Story (tv,
2009), Ideal (serie tv/tv series, 20092010), Burge & Way (tv, 2011), Inside
Burge & Way (tv, 2011), Kill List
(2011), Sightseers (Killer in viaggio,
2012), The ABCs of Death (ep. U Is for
Unearthed, 2012), A Field in England
(I disertori, 2013), Doctor Who (serie
tv/tv series, 2014), High-Rise (2015).
F E S TA M O B I L E
christopher doyle
HOENG GONG SAAM BOU KUK
Hong Kong, 2015, HD, 85’, col.
HONG KONG
TRILOGY:
PRESCHOOLED
PREOCCUPIED
PREPOSTEROUS
regia, fotografia/
director,
cinematography
Christopher Doyle
produttori/producers
Ken Hui,
Jenny Suen
**
contatti/contacts
The Festival Agency
Jéhanne Bargaoui
[email protected]
www.thefestivalagency.com
Il grande direttore della fotografia e artista Christopher Doyle
celebra Hong Kong e la sua gente con un film sospeso tra la
forma documentaria e la finzione. Una storia raccontata da tre
generazioni – infanzia, giovinezza, vecchiaia – che ruota attorno
ai classici interrogativi su chi siamo, quale posto occupiamo nel
mondo e come possiamo trovare un nostro spazio nella città.
«Il modo in cui questo film si è sviluppato ha richiesto molto
più scambio, discussione e intuizione di un lavoro di finzione.
Volevamo restituire a Hong Kong almeno un poco di tutto quello
che ci ha dato. Così abbiamo iniziato a parlare con il “vero
popolo della città”, per scoprire cosa prova: i bambini ci hanno
raccontato la loro interpretazione meravigliosa del mondo; i
giovani la speranza e la resilienza contro le bugie con le quali
pensano di essere stati cresciuti; mentre gli anziani, che hanno
“visto tutto”, continuano a ridere e vivere con la stessa meraviglia
dei bambini… Le voci di queste tre generazioni sono la dinamica
del film. La loro saggezza è spontanea, il loro contenuto spesso
inascoltato, l’ironia ignorata».
**
The great director of photography and artist Christopher Doyle
celebrates Hong Kong and its people with a film suspended between
documentary and fiction. A story told by three generations –
childhood, youth, old age – that revolves around the classic questions:
who are we, what place do we occupy in the world, and how can we
find our place in the city.
“The way this film evolved demanded a lot more give-and-take,
much more ‘deliberation,’ more ‘intuitive fine-tuning’ than a more
narrative-driven work. We wanted to give back to Hong Kong at least
a fraction of what it has given us. So we started to talk to ‘real Hong
Kong people’ to find out what it’s like to be them. The children
shared their wondrous interpretation of the world... The young people
expressed hope and resilience in the face of the lies they feel they
have been fed. While the senior citizens who have ‘seen it all’ still
laugh and live with the same wonder as the children we began with.
The voices of these three generations are the film’s dynamic. Their
wisdom is unintended, their voices are rarely heard, their ironies go
disregarded.”
41
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Christopher Doyle (New South
Wales, Australia, 1952), dopo aver
lasciato il suo Paese natale, ha
inizialmente vissuto in un kibbutz
in Israele, poi è stato una sorta di
medico in Thailandia e un agricoltore
in India, prima di rinascere alla fine
degli anni Settanta come Du Ke Feng
e, con questo nome, dirigere circa
cinquanta film in cinese. Intanto,
il suo alter ego Christopher Doyle
ha girato oltre venti film in altri posti
e culture. Come direttore della
fotografia ha lavorato inoltre con
registi come Wong Kar Wai (con
il quale ha girato otto film), Jim
Jarmush, Chen Kaige, Pen-Ek
Ratanaruang e Zhang Yimou.
Christopher Doyle (New South Wales,
Australia, 1952), after leaving his
homeland, first lived in a kibbutz in
Israel and then was a doctor of sorts
in Thailand and a farmer in India.
He was reborn in the late 1970s as
Du Ke Feng and, under this name,
directed roughly fifty movies in Chinese.
His alter ego Christopher Doyle has
also directed over twenty movies in
other places and cultures. As a director
of photography, he has worked with
filmmakers such as Wong Kar Wai
(with whom he has made eight films),
Jim Jarmush, Chen Kaige, Pen-Ek
Ratanaruang and Zhang Yimou.
filmografia essenziale/
essential filmography
San tiao ren (1999), Paris, je t’aime
(ep. Porte de Choisy, cm, 2006),
Izolator (2008), Beautiful (ep. HK
2014 - Education for All, cm, 2014),
Hoeng gong saam bou kuk (Hong
Kong Trilogy: Preschooled Preoccupied
Preposterous, doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
scott graham
IONA
Regno Unito-Germania/UK-Germany, 2015, HD, 90’, col.
Scott Graham (Aberdeen, Regno
Unito, 1974) è cresciuto nel Nord-Est
della Scozia e nel 2006 ha girato il
suo primo cortometraggio, Born to
Run, in un porto di pesca della zona.
Il suo secondo cortometraggio, Shell
(2008), ha vinto il premio dello UK
Film Council per il miglior film al
Festival di cortometraggi di Londra,
mentre il successivo Native Son
(2010) è stato presentato alla
Semaine de la critique di Cannes.
Il suo primo lungometraggio,
intitolato Shell (2012) e basato
sull’omonimo cortometraggio,
ha vinto il Torino Film Festival.
IONA
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Scott Graham
fotografia/cinematography
Yoliswa von Dallwitz
montaggio/film editing
Florian Nonnenmacher,
Colin Monie
scenografia/
production design
Stephen Mason
costumi/costume design
Jo Thompson
souno/sound
Douglas MacDougall
interpreti e personaggi/
cast and characters
Ruth Negga (Iona), Douglas
Henshall (Daniel), Tom
Brooke (Matthew), Michelle
Duncan (Elisabeth), Ben
Gallagher (Bull), Sorcha
Groundsell (Sarah),
Christine Steele (la giovane
lettrice/young reader),
Matthew Zajac (detective),
Jim Sturgeon (Stephen)
produttore/producer
Margaret Matheson
produzione/production
Bard Entertainments
coproduzione/coproduction
Hanfgarn & Ufer and ZDF,
Arte
**
contatti/contacts
Bard Entertainments
Margaret Matheson
[email protected]
www.bardentertainments.co.uk
A quindici anni Iona ha lasciato la sua isola natale e la comunità
cristiana in cui è cresciuta. Ora che suo figlio Bull ha la stessa
età, vi fa ritorno e trova un po’ di pace nel lavoro fisico. Iona
rifugge i momenti di spiritualità della sua vecchia comunità, che
sembrano invece attrarre il giovane Bull. Madre e figlio sono stati
spinti su quel lembo di terra da qualcosa di grave; qualcosa che
non dimenticano nemmeno adesso, protetti dal mare che li
circonda.
«Sono stato sull’isola di Iona con mia mamma e mia sorella
quando avevo dieci anni: quindi scrivere e girare questo film
è stato un ritorno, come per la protagonista. Mi ricordo che
arrivammo in barca, che dormivamo sulla spiaggia e bollivamo
le patate con l’acqua di mare; tutte cose poi confluite nella
sceneggiatura. Ricordo anche che si diceva che la gente andasse
sull’isola per sentirsi vicino a Dio, e in qualche modo tutto questo
nel tempo ha dato vita all’idea di una donna che ritorna sull’isola
perché, al contrario, si è allontanata da Dio. Mi interessava
il conflitto che può nascere in una persona e il disagio che
questa potrebbe sentire».
**
Iona left the island where she was born and the Christian community
that raised her when she was fifteen years old. Now that she has a
son of her own that age, she returns to her hometown, finding peace
of mind in physical labor. While Iona shies away from her former
community’s displays of spirituality, they seem to intrigue her teenage
son Bull. Something serious drove mother and son to seek refuge on
that island, something they cannot seem to forget despite being
protected by the waters surrounding them.
“I went to the isle of Iona with my mum and my sister when
I was ten years old so writing and making this film was a return
for me as well as for the character of Iona. I remember arriving
by boat, sleeping on the beach and boiling potatoes in sea water.
All things that found their way into the script. I remember being
told that people came there to feel close to God and somehow this
translated over time into someone returning there who does not feel
close to God. I was interested in the conflict this would give someone
and in the rawness they might feel.”
42
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Scott Graham (Aberdeen, UK, 1974)
grew up in the North-East of Scotland;
in 2006 he shot his first short, Born to
Run, at a local fishing harbor. His
second short, Shell, won the UK Film
Council Prize for Best Film at the 2008
London Short Film Festival, while his
next movie, Native Son, was presented
in 2010 at the Semaine de la critique
in Cannes. His first feature-length film,
which is also entitled Shell, is based
on his 2008 short and in 2012 won the
Torino Film Festival.
filmografia/filmography
Born to Run (cm, 2006), Shell
(cm, 2008), Native Son (cm, 2010),
Shell (2012), Iona (2015).
F E S TA M O B I L E
craig roberts
JUST JIM
Regno Unito/UK, 2015, HD, 84’, col.
JUST JIM
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Craig Roberts
fotografia/cinematography
Richard Stoddard
montaggio/film editing
Stephen Haren
scenografia/
production design
Arwel Jones
costumi/costume design
Sian Jenkins
musica/music
Michael Price
suono/sound
Pindrop
interpreti e personaggi/
cast and characters
Emile Hirsch (Dean), Craig
Roberts (Jim), Aneirin
Hughes (il papà/dad), Nia
Roberts (la mamma/mum),
Richard Harrington
(il preside/headmaster),
Mark Lewis Jones (Donald),
Charlotte Randall (Jackie)
produttori/producers
Adrian Bate, Pip Broughton
produzione/production
Vox Pictures
distribuzione/distribution
Movies Inspired
**
contatti/contacts
Movies Inspired
Stefano Jacono
[email protected]
A scuola Jim è un emarginato: il suo unico amico lo ha
abbandonato e, quando anche il cane scappa, non ha davvero
più nessuno. Tutto cambia quando vicino a Jim si trasferisce
Dean, un misterioso americano che sembra uscito da un film.
I due diventano amici e Dean aiuta Jim a cambiare look e a
diventare finalmente popolare a scuola. Peccato che tutto abbia
un prezzo, e che Jim sia costretto a gestire la nuova vita e al
tempo stesso la difficoltà di mantenere il segreto di Dean.
«Il tema principale del film è la qualità dell’esistenza. Jim pensa
che essere cool sia la risposta a tutto. Non importa quanti anni
abbiamo: a ciascuno di noi piace essere rispettati. Ma cercare di
essere qualcuno o qualcosa che non si è, solo per impressionare
gli altri, è un grave errore. Se il film dovesse avere un messaggio
sarebbe questo: “Sii te stesso”. Un altro tema chiave è la
solitudine. […] E infine c’è il tema del crescere e del diventare
uomini. L’omicidio è la metafora della maturazione di Jim
e l’acqua quella della sua rinascita. Voglio dare al pubblico
il desiderio di sapere cosa accadrà al mio personaggio».
**
Jim doesn’t fit in at his school. Shortly after his only friend abandoned
him, his dog also ran away, leaving him all alone. Everything changes
when Dean moves in next door: a mysterious American guy who
seems to have come straight out of a movie. The two become friends
and Dean helps Jim look cool and finally become popular at school.
But everything comes at a price, and Jim has to manage his new life
as well as the challenges of keeping Dean’s secret.
“The main theme I explore in the film is the quality of existence.
Jim has the idea that being cool is the answer to everything.
No matter how old we are, everyone wants to be respected but it’s
a big mistake to try to be someone or something we’re not just to
impress others. If the film were to have a message it would be ‘just
be yourself.’ Loneliness is also a key theme. […] Growing up and
becoming a man is the final theme. The killing is a metaphor for Jim
becoming a man and the water is his rebirth. I want to leave the
audience wanting to know what happens to Jim next.”
43
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Craig Roberts (Regno Unito, 1991),
attore celebre per la sua
interpretazione nel film Submarine
(2010), è tra i volti emergenti del
cinema britannico, oltreché una
presenza sempre più frequente del
cinema americano, fra produzioni
indie e film hollywoodiani. Ha da
poco terminato le riprese di The
Revised Fundamentals of Care-Giving,
sta per apparire in Kill Your Friends
di Owen Harris (2015) e ha iniziato
le riprese della serie Red Oaks.
Nel 2014, tra le altre interpretazioni,
ha avuto un ruolo significativo in
Cattivi vicini, al fianco di Seth Rogan,
Zac Efron e Dave Franco, e in 22
Jump Street. Nel 2012 è stato
nominato attore britannico
emergente dell’anno al premio
Critics Circle. Just Jim è il suo
esordio alla regia.
Craig Roberts (UK, 1991), known
for his role in Submarine (2010),
is one of the emerging talents in British
cinema. He has also been making
increasingly frequent appearances in
the US, in indie productions as well as
Hollywood movies. He recently finished
shooting The Revised Fundamentals
of Care-Giving, and is about to appear
in Owen Harris’ Kill Your Friends
(2015); he is also starting to work on
the series Red Oaks. Among the roles
he played in 2014, he had significant
parts in the movies Neighbours (next
to Seth Rogan, Zac Efron, and Dave
Franco) and 22 Jump Street. He was
nominated Young British Performer
of the Year at the 2012 London Critics
Circle Film Awards. Just Jim marks
his debut as a director.
filmografia/filmography
Just Jim (2015).
F E S TA M O B I L E
nicholas hytner
THE LADY IN THE VAN
Regno Unito/UK, 2015, HD, 104’, col.
THE LADY IN
THE VAN
regia/director
Nicholas Hytner
soggetto, sceneggiatura/
screenplay, story
Alan Bennett, dal suo
memoir/from his memoir
fotografia/cinematography
Andrew Dunn
montaggio/film editing
Tariq Anwar
scenografia/
production design
John Beard
costumi/costume design
Natalie Ward
musica/music
George Fenton
interpreti e personaggi/
cast and characters
Maggie Smith (Miss
Shepherd), Alex Jennings
(Alan Bennett), Jim
Broadbent (Underwood),
Frances De La Tour (Mrs
Vaughan Williams), Roger
Allam (Rufus), Deborah
Findlay (Pauline), Gwen
Taylor (Mam), Pandora
Colin (Fiona Perry)
produttori/producers
Kevin Loader, Nicholas
Hytner, Damian Jones
produzione/production
Bbc Films, TriStar
Productions
**
contatti/contacts
Sony Pictures Classics
Susan Senk
[email protected]
Infagottata in strati di vestiti casuali e alla guida di uno scalcinato
camper militare, Miss Shepherd è una senzatetto piuttosto
originale. Un giorno, chissà come, arriva nella borghesissima
strada londinese dove vive il commediografo Alan Bennett e
decide di parcheggiare proprio lì. Seppur perplesso da quella
strana vagabonda che vanta però studi parigini, Bennett le dà
il permesso di restare per quelle che dovrebbero essere tre
settimane, e che finiscono per diventare quindici anni.
«Tutte le grandi storie sono universali proprio perché particolari.
La maggior parte si svolge in un piccolo pezzetto di terra, ad
esempio in quel vialetto fuori da una certa casa di Londra. […]
Il mio film parla anche di creazione artistica: di come a un certo
punto lo stesso Bennett comprenda come non sia lui a entrare in
ciò che scrive, ma semplicemente vi si trovi dentro. Mentre Miss
Shepherd vive fuori dalla sua casa, lui capisce a poco a poco che
sarà proprio di questo che dovrà scrivere. E nel farlo scoprirà
cose importanti su se stesso».
**
Bundled up in layers of casual clothing and driving a broken-down
military camper, Miss Shepherd is a rather unusual homeless person.
One day, who knows how, she ends up on the very upper-class
London street where the playwright Alan Bennett lives and decides to
park right in front of his house. Even though he is perplexed by this
strange vagabond who boasts of having studied in Paris, Bennett
gives her permission to stay for what were supposed to be three weeks
and end up being fifteen years.
“All the great universal stories are universal because they are so
particular. Most of this story happens on a tiny patch of land. That
tiny little drive outside a particular house in North London. […] The
film is also about the act of creation. It’s about Alan’s realisation you
don’t put yourself into what you write, you find yourself there. While
Miss Shepherd is living on his doorstep he slowly realises this is what
he’s got to write about. And in writing about her, he realises
important things about himself.”
44
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Nicholas Hytner (Manchester, Regno
Unito, 1956) è stato direttore del
Teatro nazionale di Londra dal 2003
al 2015, periodo nel quale ha dato
vita a una nuova comunità artistica
e prodotto spettacoli del repertorio
classico e contemporaneo.
Ha lavorato inoltre nel West End,
a Broadway e nell’opera lirica,
in città come Londra, Parigi, Monaco
e New York. Per il suo primo film
da regista cinematografico, La pazzia
di Re Giorgio (1994), ha ricevuto un
Bafta e un premio Evening Standard
per il miglior film britannico. Ha poi
diretto, fra gli altri, La seduzione del
male (1996), con Daniel Day Lewis
e Winona Ryder. Tra i numerosi
riconoscimenti per la sua attività
teatrale: tre premi Olivier, cinque
Evening Standard e tre Tony Awards.
Di recente gli è stata conferita la
laurea ad honorem in belle arti
dalla Juilliard School di New York.
Nicholas Hytner (Manchester, UK,
1956) was director of the National
Theatre from 2003-2015, where he
brought in a new community of artists,
produced in equal measure the classical
repertoire and new work. He has
worked widely in the West End and
on Broadway and in opera, in London,
Paris, Munich and New York. He
received the BAFTA Award and Evening
Standard Award for Best British Film
for The Madness of King George.
He then directed The Crucible, with
Daniel Day Lewis and Winona Ryder.
His theatre awards include three Olivier
Awards, five Evening Standard Awards
and three Tony Awards. He recently
became an Honorary Doctor of Fine
Arts at the Juilliard School.
filmografia/filmography
The Madness of King George
(La pazzia di Re Giorgio, 1994),
The Crucible (La seduzione del male,
1996), The Object of My Affection
(L’oggetto del mio desiderio, 1998),
Center Stage (Il ritmo del successo,
2000), The History Boys (History Boys,
2006), The Lady in the Van (2015).
F E S TA M O B I L E
ross partridge
LAMB
Usa, 2015, HD, 96’, col.
LAMB
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Ross Partridge
soggetto/story
da un romanzo di/from a
novel by Bonnie Nadzam
fotografia/cinematography
Nathan M. Miller
montaggio/film editing
Chris Donlon
scenografia/
production design
Lanie Faith Marie Overton
costumi/costume design
Diaz
musica/music
Daniel Belardinelli
suono/sound
James Weidner
interpreti e personaggi/
cast and characters
Oona Laurence (Tommie),
Ross Partridge (David
Lamb), Lindsay Pulsipher
(Linda), Scoot McNairy
(Jesse), Jess Weixler (Linny),
Joel Murray (Wilson)
produttori/producers
Mel Eslyn, Taylor Williams
produzione/production
El Rancho Road
coproduttore/coproducer
Jennifer LaFleur
**
contatti/contacts
The Orchard
Meghan Wurtz
[email protected]
David Lamb è a pezzi: dopo aver divorziato dalla moglie, si trova
a distanza di poco a dover affrontare anche la morte del padre.
Quando tutto sembra perduto, l’incontro in un parcheggio con
Tommie, undicenne solitaria e problematica, cambia le carte in
tavola: desideroso di compiere finalmente del bene, David parte
con la ragazzina per un viaggio verso le Montagne Rocciose.
E mano a mano che i due si conoscono, circondati da una natura
selvaggia e mozzafiato, le loro vite si aprono l’una all’altra.
«La storia raccontata nel film è complessa ma meravigliosamente
poetica: ha l’incedere di un inno spirituale, viene dal profondo, ti
lacera il cuore, e fa di tutto per lasciare frutti dietro di sé: bontà
e speranza. Grazie a questa storia, forse potremmo cominciare
a una piccola parte di noi stessi: la comprensione e anche
la responsabilità che abbiamo verso coloro che vivono con
il terrore di perdersi nel mondo».
**
The life of David Lamb is in shambles: shortly after his divorce, he
also had to face his father’s death. When everything seems lost, he
meets Tommie in a parking lot: an eleven-year-old girl, somewhat of
an awkward loner. And everything changes: feeling the urge to finally
do something positive, David sets off with the girl in a journey toward
the Rocky Mountains. Surrounded by wilderness and breathtaking
landscapes, the unlikely pair gets to know each other as their lives
slowly open up to one another.
“The story is frightening, yet beautifully poetic – it keeps on like a
spiritual hymn, singing deep into the flesh, ripping at your heart, and
somehow begging for consequences, goodness, and hope. Through it,
perhaps we might begin to examine a small part of ourselves; our
own sense of compassion and even responsibility toward those who
live with the fear of becoming lost in the world.”
45
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Ross Partridge (Usa, 1968) ha
recitato in diversi film e serie
televisive, tra cui Il mondo perduto Jurassic Park (Steven Spielberg, 1997),
Baghead (Jay Duplass, Mark Duplass,
2008), Cold Turkey (Will Slocombe,
2013) e Un detective in corsia, The
Net, Law & Order, CSI, N.Y.P.D., How
to Make It in America. Come regista
ha esordito nel 2000 con Crimini sul
fiume Hudson, a cui sono seguiti nel
2014 sei episodi della serie Wedlock.
Come produttore ha inoltre
collaborato ai documentari Uncle
Frank (Matthew Ginsburg, 2002),
America Rebuilds: A Year at Ground
Zero (Seth Kramer, Daniel A. Miller,
2002) e al lungometraggio comico
The Do-Deca-Pentathlon (Jay Duplass,
Mark Duplass, 2012).
Ross Partridge (USA, 1968) acted in
several movies and TV series, including
The Lost World: Jurassic Park (Steven
Spielberg, 1997), Baghead (Jay
Duplass, Mark Duplass, 2008), Cold
Turkey (Will Slocombe, 2013) and
Diagnosis Murder, The Net, Law &
Order, CSI, N.Y.P.D., How to Make
It in America. He made his debut as
a director in 2000 with Interstate 84,
which was followed by six episodes of
the series Wedlock. He also produced
the documentaries Uncle Frank
(Matthew Ginsburg, 2002) and
America Rebuilds: A Year at Ground
Zero (Seth Kramer, Daniel A. Miller,
2002), as well as the comedy The DoDeca-Pentathlon (Jay Duplass, Mark
Duplass, 2012).
filmografia/filmography
Interstate 84 (Crimini sul fiume
Hudson, 2000), Wedlock (6 ep., serie
tv/tv series, 2014), Lamb (2015).
F E S TA M O B I L E
rufus norris
LONDON ROAD
Regno Unito/UK, 2015, HD, 91’, col.
LONDON
ROAD
regia/director
Rufus Norris
soggetto/story
da un musical di/from a
stage musical by Alecky
Blythe, Adam Cork
sceneggiatura/screenplay
Alecky Blythe
fotografia/cinematography
Danny Cohen
montaggio/film editing
John Wilson
scenografia/
production design
Katrina Lindsay
costumi/costume design
Edward K. Gibbon
musica/music
Adam Cork
suono/sound
John Midgley
interpreti e personaggi/
cast and characters
Olivia Corman (Julie), Paul
Thornley (Dodge), Kate
Fleetwood (Vicky), Nick
Holder (Ron), Clare Burt
(Jan), Michael Shaeffer
(Simon Newton), James
Doherty (Seb), Jenny
Galloway (Margaret), Steve
Carroll (Tony-Kerb Crawler),
Tom Hardy (Mark, il
tassista/taxi driver)
produttore/producer
Dixie Linder
produzione/production
Cuba Pictures,
National Theatre
**
contatti/contacts
Protagonist Pictures
[email protected]
www.protagonistpictures.com
46
SOMMARIO
Nel 2006 la quiete apparente della cittadina rurale di Ipswich
viene scossa dal ritrovamento dei cadaveri di cinque donne.
Un fatto sanguinoso senza precedenti, che fa precipitare nel
panico una piccola comunità già scossa da una lunga battaglia
contro il diffondersi della prostituzione. Per i residenti si tratta
di un vero e proprio shock, a cui sapranno fare fronte unendosi
nella ricerca della verità. Ispirato a una storia vera, già portata sul
palcoscenico dal National Theatre con un musical di successo.
«I motivi per cui ho sentito di dover girare questo film sono
molteplici: la sua struttura, l’incredibile indagine umana che
mette in scena (grazie sia alla costruzione dei testi di Alecky
Blythe, sia alle straordinarie musiche di Adam Cork), la potente
rappresentazione politica della vita di una piccola città, lo
humour e lo spirito che lo anima. Tutti elementi presenti già
nella versione originale per il palcoscenico: ma prendendo la
pièce e adattandola completamente a un nuovo mezzo, il
potenziale e le possibilità sono aumentati meravigliosamente».
**
In 2006, the apparent tranquility of the rural town of Ipswich
is shattered when the bodies of five women are found. This
unprecedented, gory crime sows panic in the small community, which
is already shaken by its long fight against the spread of prostitution.
It is a true shock to the residents, who deal with it by joining forces
to discover the truth. Based on a true story which was successfully
staged as a musical at the National Theatre.
“There are many reasons I felt compelled to make this film – the
form, the incredible human insight (both through the verbatim
construction of Alecky Blythe and the extraordinary music of Adam
Cork), the powerful small-town political, the humour, the spirit – but
these can also be claimed of the original (stage) version. By taking
the piece into an entirely new medium, the possibilities and potential
of the piece are wonderfully enhanced.”
F E S TA M O B I L E
Rufus Norris (1965) dall’aprile 2015
dirige il National Theatre, forte di
una lunga e fruttuosa carriera come
regista e produttore di spettacoli
teatrali. Nel corso degli anni ha
messo in scena, tra le altre opere,
Behind the Beautiful Forevers, The
Amen Corner, Table, London Road,
Death and the King’s Horseman,
Market Boy, Cabaret, The Country Girl,
Les liasons dangereuses, Festen, Blood
Wedding, Doctor Dee e Don Giovanni.
Ha esordito come regista
cinematografico nel 2012, con
Broken, presentato al Festival di
Cannes e vincitore del premio per il
miglior film ai British Independent
Film Awards. London Road nasce
dall’omonimo spettacolo teatrale
messo in scena dallo stesso Norris
nel 2011 e vincitore del Critics’ Circle
Award for Best Musical.
Rufus Norris (1965) has been director
of the National Theatre since April
2015, thanks to his long and successful
career as a director and producer of
theatrical productions. Over the course
of the years, he has staged such works
as Behind the Beautiful Forevers, The
Amen Corner, Table, London Road,
Death and the King’s Horseman,
Market Boy, Cabaret, The Country
Girl, Les liasons dangereuses, Festen,
Blood Wedding, Doctor Dee and Don
Giovanni. He debuted as a film
director in 2012 with Broken, presented
at the Cannes Film Festival and
awarded Best Film at the British
Independent Film Awards. London
Road is based on the homonymous
theatrical production staged by Norris
in 2011 and winner of the Critics’ Circle
Award for Best Musical.
filmografia/filmography
Broken (2012), London Road (2015).
F E S TA M O B I L E
lucio viglierchio
LUCE MIA
Italia/Italy, 2015, HD, 82’, col.
MY LIGHT
regia, soggetto/
director, story
Lucio Viglierchio
fotografia/cinematography
Sandro De Frino,
Lucio Viglierchio
montaggio/film editing
Marco Duretti
musica/music
Massimo Volume
suono/sound
Niccolò Bosio
interprete/cast
Sabrina Caggiano
produttori/producers
Massimo Arvat,
Francesca Portalupi
produzione/production
Zenit Arti Audiovisive
coproduzione/coproduction
Rai Cinema, Piemonte Doc
Film Fund
**
contatti/contacts
Rai Cinema
www.raicinema.rai.it
«Cinque anni fa mi sono ammalato di leucemia. Oggi la malattia
è in remissione, ho una famiglia, una vita “normale”, ma
continuo ad avere paura. Così ho deciso di tornare in reparto
alla ricerca di quella parte di me che sentivo di aver perso.
Lì ho incontrato Sabrina che stava lottando contro il mio stesso
male, e insieme abbiamo deciso di percorrere la sua battaglia,
la nostra battaglia, alla ricerca di quell’attimo in cui si smette
di essere pazienti e si torna a esseri umani...»
**
“Five years ago I came down with leukemia. Today, the cancer is
in remission, I have a family and a ‘normal’ life but I’m still scared.
So I decided to return to the hospital ward in search of that part of
me I felt I had lost. I met Sabrina there; she was battling against the
same illness I had and together we decided to follow her battle, our
battle, in search of that moment when you stop being a patient and
become a human being once again…”
Lucio Viglierchio (Torino, 1980)
si occupa di montaggio,
postproduzione e riprese video.
Ha montato vari documentari per
l’associazione MenteLocale (tra cui
Le troixieme charge, vincitore di
Piemonte Movie 2009), installazioni
per mostre d’arte (Peggy
Guggenheim Collection, Macro,
Fondazione Roma), spot commerciali
e istituzionali. Ha curato la regia
e il montaggio della miniserie
Gli amici di Oskar, prodotto
dall’associazione RTAmovie, e del
cortometraggio Kleidokratoras Il signore delle chiavi, diretto con
Mauro De Fazio e presentato al
Torino Film Festival 2013, nella
sezione Spazio Torino. Luce Mia
è il suo primo lungometraggio.
Lucio Viglierchio (Turin, Italy, 1980)
does editing, post-production and video
shooting. He has edited various
documentaries for the association
MenteLocale (including Le troixieme
charge, which won at the 2009
Piemonte Movie), installations for art
exhibits (Peggy Guggenheim Collection,
MACRO, Fondazione Roma) and
commercial and institutional
advertisements. He has curated the
directing and editing of the miniseries
Oskar’s Friends, produced by the
association RTAmovie, and the short
Kleidokratoras - The Lord of the Keys,
which he directed with Mauro De Fazio
and presented at the 2013 Torino Film
Festival in the Spazio Torino section.
Luce Mia is his first feature film.
filmografia/filmography
Kleidokratoras - Il signore delle chiavi
(coregia/codirector Mauro De Fazio,
cm, 2013), Luce Mia (doc., 2015).
47
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
F E S TA M O B I L E
alfonso gomez-rejon
ME AND EARL AND THE DYING GIRL
Usa, 2015, HD, 105’, col.
QUEL
FANTASTICO
PEGGIOR
ANNO DELLA
MIA VITA
regia/director
Alfonso Gomez-Rejon
soggetto, sceneggiatura/
story, screenplay
dal romanzo Me and Earl
and the Dying Girl di/from
the novel of the same title by
Jesse Andrews
fotografia/cinematography
Chung-Hoon Chung
montaggio/film editing
David Trachtenberg
scenografia/
production design
Gerald Sullivan
costumi/costume design
Jennifer Eve
musica/music
Brian Eno, Nico Muhly,
Randall Poster
interpreti e personaggi/
cast and characters
Thomas Mann (Greg), R.J.
Cyler (Earl), Olivia Cooke
(Rachel), Nick Offerman,
Connie Britton (la mamma
di Greg/Greg’s mum), Molly
Shannon (la mamma di
Rachel/Rachel’s mum)
produttori/producers
Steven Rales, Dan
Fogelman, Jeremy Dawson
produzione/production
Rhode Island Ave.
Productions
coproduttori/coproducers
Michael Sledd,
Jeff Sommerville
distribuzione/distribution
20 Century Fox Italy
TH
**
contatti/contacts
20 Century Fox Italy
Paolo Penza
TH
[email protected]
www.20thfox.it
48
SOMMARIO
Greg ha una strategia: fare il possibile per non farsi notare e
lasciar passare in sordina gli anni del liceo. Greg ha un alleato:
Earl, con il quale passa il tempo facendo parodie dei classici
del cinema ed evitando ogni contatto con i compagni e qualsiasi
esemplare di adolescente. Tutto sembra filare liscio fino
all’intervento della madre di Greg, che gli intima di diventare
amico di Rachel, una ragazza della sua classe alla quale hanno
appena diagnosticato il cancro.
«La sceneggiatura era divertente in modo nuovo e imprevedibile,
e anche fresco e onesto. All’inizio mi ha ricordato quei
meravigliosi film di John Hughes degli anni Ottanta con i quali
sono cresciuto: ma andando avanti, delicatamente, ha preso una
piega inaspettata, e ha finito per diventare qualcosa di più dello
script di una commedia. Avevo da poco perso mio padre, e
sentivo che se fossi riuscito a fare questo film sarebbe stato un
modo per parlare delle mie perdite personali e, grazie all’ironia,
per trasformarle».
**
Greg has a strategy: do everything to possible to be invisible and let
his high school years slip by. Greg has an ally: Earl. The two spend
their time making parodies of film classics and avoiding all contact
with schoolmates and any form of adolescent. Everything seems to be
going smoothly until Greg’s mother steps in and orders him to make
friends with Rachel, a girl in his class who has just been diagnosed
with cancer.
“The script was funny in an unusual and unpredictable way, as well
as refreshingly honest. At first, it reminded me of the wonderful John
Hughes movies I grew up on, but then it very gently took an
unexpected turn and became so much more than just a comedy.
I had just lost my father and I felt that if I could make this film,
it would be a way for me to express my own personal losses and
transform them through humor.”
F E S TA M O B I L E
Alfonso Gomez-Rejon (Laredo, Texas,
Usa) si è laureato in belle arti alla
New York University e ha poi
ottenuto un master all’American Film
Institute. Ha iniziato la sua carriera
nel cinema come assistente
personale di Martin Scorsese, Nora
Ephron, Robert De Niro e Alejandro
González Iñárritu e come regista
della seconda unità e aiuto regista
per produzioni come Babel (2006),
Julie & Julia (2009), Argo (2010)
e altre. Ha inoltre diretto diversi
episodi di serie come Glee e
American Horror Story, prima di
debuttare nella regia cinematografica
con The Town That Dreaded Sundown
(2014), sorta di sequel di La città
che aveva paura (Charles B. Pierce,
1976).
Alfonso Gomez-Rejon (Laredo, TX,
USA) received his Bachelor of Fine Arts
from New York University and his
Master of Fine Arts from the American
Film Institute. He began his career as
a personal assistant to Martin Scorsese,
Nora Ephron, Robert De Niro and
Alejandro González Iñárritu, and as
second unit director or assistant director
for film such as Babel (2006), Julie &
Julia (2009), Argo (2010) and others.
He directed several episodes of Glee
and American Horror Story.
His feature directing debut last year,
The Town that Dreaded Sundown,
a kind of sequel of 1976 Charles B.
Pierce’s production.
filmografia/filmography
Glee (tv, ep. Laryngitis, Grilled
Cheesus, A Very Glee Christmas, 2010;
Born This Way, Asian F, 2011; Michael,
Britney 2.0, The Break-Up, 2012),
American Horror Story (tv, ep. Birth,
Home Invasion, 2011; I Am Anne
Frank: Part 2, 2012; The Sacred Taking,
The Replacements, Bitchcraft, Madness
Ends, 2013; Spilt Milk Massacres and
Matinees, The Seven Wonders, Go to
Hell, The Magical Delights of Stevie
Nicks, 2014), The Carrie Diaries (tv,
ep. Lie with Me, 2013), Red Band
Society (tv, ep. Pilot, 2014), The Town
that Dreaded Sundown (2014), Me
and Earl and the Dying Girl (Quel
fantastico peggior anno della mia vita,
2015).
F E S TA M O B I L E
miguel gomes
AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 1, O INQUIETO
Portogallo-Francia-Germania-Svizzera/
Portugal-France-Germany-Switzerland, 2015, 16mm-35mm, 125’, col.
ARABIAN
NIGHTS VOL. 1, THE
RESTLESS ONE
regia/director
Miguel Gomes
sceneggiatura/screenplay
Miguel Gomes, Mariana
Ricardo, Telmo Churro
fotografia/cinematography
Sayombhu Mukdeeprom,
Lisa Persson,
Mário Castanheira
montaggio/film editing
Telmo Churro, Pedro Filipe
Marques, Miguel Gomes
scenografia/
production design
Bruno Duarte,
Artur Pinheiro
costumi/costume design
Silvia Grabowski,
Lucha D’Orey
suono/sound
Vasco Pimentel
interpreti e personaggi/
cast and character
Miguel Gomes
(il regista/director),
Carloto Cotta (il
traduttore/translator), Crista
Alfaiate (Maria), Adriano
Luz (Luís), Chico Chapas,
Diogo Dória, Dinarte
Branco (Lopes), Rogério
Samora (il primo
ministro/Premier), Maria
Rueff (il ministro del
finanze/ministry of Finance)
produzione/production
O Som e a Fúria, Shellac
Sud, Komplizen Film,
Box Productions
distribuzione/distribution
Milano Film Network
**
contatti/contacts
Milano Film Network
Sara Maestro, Lara Casirati
[email protected]
www.milanofilmnetwork.it
49
SOMMARIO
Nel 2013 un regista si reca nel Nord del Portogallo per
documentare la chiusura del grande cantiere navale di Viana do
Castelo. Quella stessa zona è flagellata da una malattia delle api
che mette a rischio la produzione di miele. Resosi conto
dell’impotenza del cinema di fronte alla realtà, il regista fugge
dal set e viene catturato dalla sua troupe. Per aver salva la vita,
non gli resta che affidarsi alla narrazione e introdurre la figura di
Sherazade. Da qui nasceranno diversi racconti che danno voce
alla crisi economica e sociale del Portogallo, sulla base di alcune
storie delle Mille e una notte.
«L’umorismo è un filtro necessario. […] L’umorismo è molto
importante quando si affrontano argomenti drammatici come le
realtà descritte nel film. La società portoghese sta attraversando
un periodo duro e per me sarebbe risultato molto facile attuare
una sorta di ricatto emotivo con lo spettatore. In questo senso
l’umorismo è una barriera che si può erigere per proteggere chi
guarda il film dai sentimenti dolorosi che contiene».
**
In 2013, a director goes to northern Portugal to film the closing of the
big Viana do Castelo shipyard. At that same time, the area is under
the scourge of a bee disease which is putting the honey production at
risk. Realizing cinema’s impotence in the face of reality, the director
flees from the set and is captured by his crew. In order to save his life,
all he can do is entrust himself to narration and introduce the figure
of Scheherazade. The various tales which narrate the economic and
social crisis of Portugal are thus based on a number of stories from
One Thousand and One Nights.
“Humor is a filter that you need. […] Humor is very important when
you’re dealing with dramatic things, like the kind of reality in this
film. It’s very hard in Portuguese society nowadays, and it’s easy to do
emotional blackmail with the viewer. Humor is always the filter you
can put that will protect the viewer from the dramatic feelings that
come out of the film.”
F E S TA M O B I L E
Miguel Gomes (Lisbona, Portogallo,
1972) ha lavorato come critico
cinematografico dal 1996 al 2000,
scrivendo per il quotidiano
«Público». Nel 1999 ha diretto il suo
primo cortometraggio, Entretanto,
presentato al Torino Film Festival,
come i successivi Cântico das
Criaturas (2006) e il lungometraggio
Tabu (2012). Nello stesso anno
il Festival gli ha dedicato una
retrospettiva completa nella sezione
Onde. Gomes ha esordito nel lungo
con A Cara que Mereces (2004), a cui
sono seguiti Aquele Querido Mês de
Agosto (2008), presentato alla
Quinzaine des réalisateurs di
Cannes, e per l’appunto Tabu (2012),
vincitore dell’Alfred Bauer Award e
del premio Fipresci alla Berlinale.
Nel 2013 ha partecipato alla Mostra
di Venezia con il cortometraggio
Redemption.
Miguel Gomes (Lisbon, Portugal, 1972)
worked as a film critic from 1996 to
2000, writing for the daily “Público.”
In 1999, he directed his first short,
Entretanto, which was presented at the
Torino Film Festival, as was his next
short, Cântico das Criaturas (2006)
and the feature-length Tabu (2012).
That same year, the Festival dedicated
a complete retrospective to his opus in
the section Onde. Gomes debuted in
feature films with A Cara que Mereces
(2004), which was followed by Aquele
Querido Mês de Agosto (2008),
presented at the Quinzaine des
réalisateurs in Cannes, and Tabu
(2012), which won the Alfred Bauer
Award and the FIPRESCI Award at the
Berlin Film Festival. In 2013, he
participated at the Venice Film Festival
with the short Redemption.
filmografia/filmography
Entretanto (cm, 1999), Inventário
de Natal (cm, 2000), 31 (cm, 2001),
Kalkitos (cm, 2002) Pre-Evolution
Soccer’s One Minute After a Golden
Goal in the Master League (cm, 2003),
A Cara que Mereces (2004), Cântico
das Criaturas (cm, 2006), Aquele
Querido Mês de Agosto (2008),
Tabu (2012), Redemption (cm, 2013),
As Mil e uma Noites - Volume 1,
o Inquieto; Volume 2, o Desolado;
Volume 3, o Encantado (2015).
F E S TA M O B I L E
miguel gomes
AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 2, O DESOLADO
Portogallo-Francia-Germania-Svizzera/
Portugal-France-Germany-Switzerland, 2015, 16mm-35mm, 131’, col.
ARABIAN
NIGHTS VOL. 2, THE
DESOLATE ONE
regia/director
Miguel Gomes
sceneggiatura/screenplay
Miguel Gomes, Mariana
Ricardo, Telmo Churro
fotografia/cinematography
Sayombhu Mukdeeprom,
Lisa Persson,
Mário Castanheira
montaggio/film editing
Telmo Churro, Pedro Filipe
Marques, Miguel Gomes
scenografia/
production design
Bruno Duarte,
Artur Pinheiro
costumi/costume design
Silvia Grabowski,
Lucha D’Orey
suono/sound
Vasco Pimentel
interpreti e personaggi/
cast and character
Teresa Madruga (Luísa),
Crista Alfaiate (la
mucca/cow), João Pedro
Bénard (Humberto),
Margarida Carpinteiro
(Mãe-Glória), Chico Chapas
(Simão Sem Tripas), Carloto
Cotta (Careto), Luísa Cruz
(Juíza), Joana de Verona
(Vânia), Eduardo Frazão,
Jing Jing Guo, Pedro Inês,
Lucky, Dixie, Adriano Luz
produzione/production
O Som e a Fúria, Shellac
Sud, Komplizen Film,
Box Productions
distribuzione/distribution
Milano Film Network
**
contatti/contacts
Milano Film Network
Sara Maestro, Lara Casirati
[email protected]
www.milanofilmnetwork.it
50
SOMMARIO
Storie vere e di finzione, messinscene teatrali e tragedie della
vita si susseguono per costruire una galleria di dolore e assurdità.
Fra tutte le storie spicca la figura di un giudice, donna sensibile
e sofferente, a cui non è rimasto altro che il pianto.
«Non esiste un’unica angolazione da cui vedere le cose. Bisogna
spostarsi e cambiare sempre. Questo è il motivo per cui, ad
esempio, nella storia del cane Dixie ci sono situazioni molto
drammatiche: una coppia si suicida, alcune persone chiedono la
carità per mangiare. Ma c’è anche un altro punto di vista, quello
di un cane che dovrebbe essere in un film di Walt Disney ma si
trova nel Paese e nel film sbagliati. Eppure lui è felice! Ritengo
che la seconda parte della trilogia sia la più cupa, la più disperata
delle tre. L’unico personaggio felice è il cane, perché non capisce
quello che succede: tutti si sono suicidati ma lui non lo sa. Lui
vuole solo mangiare e giocare. Bisogna mostrare anche questo
punto di vista. Nel farlo ho seguito il maestro Renoir, che diceva
che bisogna riportare tutti i punti di vista dei personaggi».
**
True stories and fiction, theatrical mise-en-scène and the tragedies
of life alternate to construct a gallery of pain and the absurd.
The figure of a judge stands out, a sensitive and suffering woman
who has nothing left but her tears.
“There is not only one good angle to see things. You have to shift and
to change. This is why for instance in the story of Dixie the dog I have
very dramatic situations: a couple commit suicide, people have to ask
for charity in order to eat. But you also have another point-of-view:
a dog that should be in a Walt Disney film, but he’s in the wrong
country and the wrong film. He’s kind of happy! I think the second
volume is the most dark and desperate of the three. The only
character that is happy is a dog because he is not aware of things:
everyone is committing suicide, and he doesn’t know about that.
He’s just trying to eat and to play with people. I think you also have
to have this point of view. I follow the master, Jean Renoir, who said
you have to have all points of view of the characters.”
F E S TA M O B I L E
Miguel Gomes (Lisbona, Portogallo,
1972) ha lavorato come critico
cinematografico dal 1996 al 2000,
scrivendo per il quotidiano
«Público». Nel 1999 ha diretto il suo
primo cortometraggio, Entretanto,
presentato al Torino Film Festival,
come i successivi Cântico das
Criaturas (2006) e il lungometraggio
Tabu (2012). Nello stesso anno
il Festival gli ha dedicato una
retrospettiva completa nella sezione
Onde. Gomes ha esordito nel lungo
con A Cara que Mereces (2004), a cui
sono seguiti Aquele Querido Mês de
Agosto (2008), presentato alla
Quinzaine des réalisateurs di
Cannes, e per l’appunto Tabu (2012),
vincitore dell’Alfred Bauer Award e
del premio Fipresci alla Berlinale.
Nel 2013 ha partecipato alla Mostra
di Venezia con il cortometraggio
Redemption.
Miguel Gomes (Lisbon, Portugal, 1972)
worked as a film critic from 1996 to
2000, writing for the daily “Público.”
In 1999, he directed his first short,
Entretanto, which was presented at the
Torino Film Festival, as was his next
short, Cântico das Criaturas (2006)
and the feature-length Tabu (2012).
That same year, the Festival dedicated
a complete retrospective to his opus in
the section Onde. Gomes debuted in
feature films with A Cara que Mereces
(2004), which was followed by Aquele
Querido Mês de Agosto (2008),
presented at the Quinzaine des
réalisateurs in Cannes, and Tabu
(2012), which won the Alfred Bauer
Award and the FIPRESCI Award at the
Berlin Film Festival. In 2013, he
participated at the Venice Film Festival
with the short Redemption.
filmografia/filmography
Entretanto (cm, 1999), Inventário
de Natal (cm, 2000), 31 (cm, 2001),
Kalkitos (cm, 2002) Pre-Evolution
Soccer’s One Minute After a Golden
Goal in the Master League (cm, 2003),
A Cara que Mereces (2004), Cântico
das Criaturas (cm, 2006), Aquele
Querido Mês de Agosto (2008),
Tabu (2012), Redemption (cm, 2013),
As Mil e uma Noites - Volume 1,
o Inquieto; Volume 2, o Desolado;
Volume 3, o Encantado (2015).
F E S TA M O B I L E
miguel gomes
AS MIL E UMA NOITES - VOLUME 3, O ENCANTADO
Portogallo-Francia-Germania-Svizzera/
Portugal-France-Germany-Switzerland, 2015, 16mm-35mm, 126’, col.
ARABIAN
NIGHTS VOL. 3, THE
ENCHANTED
ONE
regia/director
Miguel Gomes
sceneggiatura/screenplay
Miguel Gomes, Mariana
Ricardo, Telmo Churro
fotografia/
cinematography
Sayombhu Mukdeeprom,
Lisa Persson,
Mário Castanheira
montaggio/film editing
Telmo Churro, Pedro Filipe
Marques, Miguel Gomes
scenografia/
production design
Bruno Duarte,
Artur Pinheiro
costumi/costume design
Silvia Grabowski,
Lucha D’Orey
suono/sound
Vasco Pimentel
interpreti e personaggi/
cast and character
Carloto Cotta, Crista Alfaiate
(Sherazade/Scheherazade),
Bernardo Alves (Alves),
Chico Chapas, Jing Jing Guo
(Ling), Américo Silva
(il gran visir/Grand Vizier),
Louison Tresalle, Gonçalo
Waddington (Gonçalo)
produzione/production
O Som e a Fúria, Shellac
Sud, Komplizen Film,
Box Productions
distribuzione/distribution
Milano Film Network
**
contatti/contacts
Milano Film Network
Sara Maestro, Lara Casirati
[email protected]
www.milanofilmnetwork.it
51
SOMMARIO
Smarrita e in crisi, Sherazade sente che la sua capacità di
raccontare storie è in dubbio. Fugge allora dalla condizione
di regina prigioniera e viaggia per il Portogallo. Un ultimo
racconto, però, la attende. E una città, Lisbona, con la sua
periferia, che cerca forme nuove di sopravvivenza e resistenza
alla povertà.
«Non avevamo idea della forma da dare al film! Avevamo una
versione di nove ore in cui la parte dedicata ai fringuelli era di
due ore e quaranta… Pensavo che Sherazade avrebbe dovuto
attraversare una crisi e il film finire con lei in scena per la prima
volta. Ma poi mi sono detto che, no, lei avrebbe dovuto
continuare e che la parte sui fringuelli dovesse essere l’unica
storia che poteva raccontare. Nel terzo episodio si assiste a una
crisi nella narrazione: inizia come una commedia musicale senza
struttura narrativa e prosegue con la storia di un gruppo di
costruttori di trappole per uccelli a Lisbona, la mia città.
Ho pensato che fosse questo il modo giusto di chiudere
il film: un elemento realistico e al tempo stesso surreale».
**
Lost and distressed, Scheherazade feels that her ability to tell stories
is in doubt. She runs away from her condition as a prisoner queen
and travels far and wide through Portugal. But one last story awaits
her. And a city, Lisbon, with its suburbs which are searching for new
ways to survive and resist poverty.
“We didn’t know what the film was supposed to be! We had this
nine-hour version, where the section of the finches was 2h 40…
I thought that Scheherazade should have her own crisis, and the film
should end with her in action for the first time. And then I thought,
no, she had to continue, and the tale of the chaffinches is the only
story she can tell. In the third volume you have a crisis of telling
stories. It starts like a musical comedy without a narrative, and then
it continues with the story about this group of bird-trappers in Lisbon,
my city. I thought this was the way to finish the film, with the
something realistic, but also at the same time the most surreal.”
F E S TA M O B I L E
Miguel Gomes (Lisbona, Portogallo,
1972) ha lavorato come critico
cinematografico dal 1996 al 2000,
scrivendo per il quotidiano
«Público». Nel 1999 ha diretto il suo
primo cortometraggio, Entretanto,
presentato al Torino Film Festival,
come i successivi Cântico das
Criaturas (2006) e il lungometraggio
Tabu (2012). Nello stesso anno
il Festival gli ha dedicato una
retrospettiva completa nella sezione
Onde. Gomes ha esordito nel lungo
con A Cara que Mereces (2004), a cui
sono seguiti Aquele Querido Mês de
Agosto (2008), presentato alla
Quinzaine des réalisateurs di
Cannes, e per l’appunto Tabu (2012),
vincitore dell’Alfred Bauer Award e
del premio Fipresci alla Berlinale.
Nel 2013 ha partecipato alla Mostra
di Venezia con il cortometraggio
Redemption.
Miguel Gomes (Lisbon, Portugal, 1972)
worked as a film critic from 1996 to
2000, writing for the daily “Público.”
In 1999, he directed his first short,
Entretanto, which was presented at the
Torino Film Festival, as was his next
short, Cântico das Criaturas (2006)
and the feature-length Tabu (2012).
That same year, the Festival dedicated
a complete retrospective to his opus in
the section Onde. Gomes debuted in
feature films with A Cara que Mereces
(2004), which was followed by Aquele
Querido Mês de Agosto (2008),
presented at the Quinzaine des
réalisateurs in Cannes, and Tabu
(2012), which won the Alfred Bauer
Award and the FIPRESCI Award at the
Berlin Film Festival. In 2013, he
participated at the Venice Film Festival
with the short Redemption.
filmografia/filmography
Entretanto (cm, 1999), Inventário
de Natal (cm, 2000), 31 (cm, 2001),
Kalkitos (cm, 2002) Pre-Evolution
Soccer’s One Minute After a Golden
Goal in the Master League (cm, 2003),
A Cara que Mereces (2004), Cântico
das Criaturas (cm, 2006), Aquele
Querido Mês de Agosto (2008),
Tabu (2012), Redemption (cm, 2013),
As Mil e uma Noites - Volume 1,
o Inquieto; Volume 2, o Desolado;
Volume 3, o Encantado (2015).
F E S TA M O B I L E
sebastián silva
NASTY BABY
Usa, 2015, HD, 100’, col.
NASTY BABY
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Sebastián Silva
fotografia/cinematography
Sergio Armstrong
montaggio/film editing
Sofía Subercaseaux
scenografia/
production design
Nico Arze
costumi/costume design
Mark Grattan
interpreti e personaggi/
cast and characters
Sebastián Silva (Freddy),
Tunde Adebimpe (Mo),
Kristen Wiig (Polly), Reg E.
Cathey (il Vescovo/the
Bishop), Agustin Silva
(Chino), Alia Shawkat
(Wendy), Anthony Chisolm
(il padre di/father of Mo),
Lillias White (Cecilia), Neal
Huf (il proprietario della
galleria/gallery owner), Mark
Margolis (Richard)
produttori/producers
Juan de Dios Larraín, Pablo
Larraín, Charlie Dibe, David
Hinojosa, Julia Oh
produzione/production
Versatile, Fabula
coproduzione/coproduction
Funny Balloons
**
contatti/contacts
Versatile
Alexandre Moreau
[email protected]
www.versatile-films.com
Freddy e Mo sono una coppia gay di Brooklyn. Stanno cercando
di avere un bambino con l’aiuto della loro migliore amica Polly.
A turbare i loro sogni di genitori bohémien, un vicino di casa
indesiderato, un vagabondo che si fa chiamare il Vescovo e che
si comporta da vero e proprio outsider in un quartiere divenuto
ricco e alla moda. Fino a dove Freddy e Mo saranno disposti a
spingersi per tutelare la loro felicità?
«Brooklyn è stata definita la “nuova Manhattan”. Ma la
gentrification che ne caratterizza lo stile di vita sta eliminando
interi quartieri popolari, che ignoriamo quanto siano duri e
miseri. […] In Nasty Baby ho immaginato un vicino di casa che
non c’entra nulla con la vita perfetta del trio protagonista: questa
idea ha gettato le basi per una storia drammatica e dalle forti
connotazioni morali. Tre amici che condividono uno stesso
obiettivo (un bambino) e un nemico comune, il Vescovo.
Mi interessava capire quale sarebbe stato il giudizio nei confronti
di una persona indesiderata, di cui ci si vuole liberare in un
quartiere sempre più cool».
**
Freddy and Mo are a gay couple from Brooklyn; they are trying to
have a baby with the help of their best friend Polly. The dreams of
the would-be bohemian parents are disturbed by an unwanted
neighbor, a vagabond who calls himself the Bishop and behaves
like a real outsider in a neighborhood that has become rich and
fashionable. How far are Freddy and Mo willing to go to safeguard
their happiness?
“People are calling Brooklyn the ‘new Manhattan.’ But this gentrified
lifestyle is stamping out humble neighborhoods, and we’re ignoring
a harder, poorer existence. […] For Nasty Baby, I imagined a
neighborhood man who doesn’t fit into the trio’s perfect lifestyle.
This planted the seed for a dramatic, moral story: three friends
sharing a common goal – a baby – and a common enemy, the
Bishop. What would our judgment be toward getting rid of an
‘unwanted’ person in a neighborhood that’s getting fancier and
fancier?”
52
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Sebastián Silva (Santiago, Cile, 1979),
dopo aver studiato cinema in patria,
si è trasferito in Canada per
specializzarsi in animazione. Dopo
alcune esposizioni, si è spostato a
Hollywood per un breve e infruttuoso
periodo, durante il quale ha anche
suonato in alcuni gruppi rock. Nel
2007 ha esordito nel lungometraggio
con La vida me mata, prodotto come
il resto della sua filmografia dalla
Fabula dei fratelli Juan de Dios e
Pablo Larraín, a cui sono seguiti,
fra gli altri: Affetti & dispetti (2009),
gran premio della giuria al Sundance
e in competizione al Torino Film
Festival, e il dittico Crystal Fairy & the
Magical Cactus (2013) e Magic Magic
(2013), entrambi interpretati da
Michael Cera: con il primo ha vinto
il premio per la miglior regia al
Sundance, mentre con il secondo,
interpretato anche da Juno Temple,
ha partecipato alla Quinzaine des
réalisateurs di Cannes.
Sebastián Silva (Santiago, Chile,
1979), after studying film in Chile,
moved to Canada to specialize in
animation. After a few exhibitions
he moved to Hollywood for a short,
fruitless period, during which he also
played in a few rock bands. In 2007,
he debuted in feature length films with
La vida me mata, produced – like the
rest of his filmography – by the
company Fabula, owned by the
brothers Juan de Dios and Pablo
Larraín. It was followed by other
movies, including The Maid (2009),
Grand Jury Prize at Sundance and in
competition at the Torino Film Festival;
and the diptych Crystal Fairy & the
Magical Cactus (2013) and Magic
Magic (2013), both starring Michael
Cera. With the first film he won the
Directing Award at Sundance, while
the second, which also stars Juno
Temple, participated at the Quinzaine
des réalisateurs at Cannes.
filmografia/filmography
La vida me mata (2007), La nana
(Affetti & dispetti, 2009), Gatos viejos
(Old Cats, 2010), The Boring Life of
Jacqueline (10 ep., serie tv/tv series,
2012), Crystal Fairy & the Magical
Cactus (2013), Magic Magic (2013),
Nasty Baby (2015).
F E S TA M O B I L E
hou hsiao-hsien
NIE YINNIANG
Taiwan, 2015, 35mm, 104’, col.
THE ASSASSIN
regia/director
Hou Hsiao-Hsien
sceneggiatura/screenplay
Hou Hsiao-Hsien,
Chu Tien-Wen, Hsieh HaiMeng, Zhong Acheng
fotografia/cinematography
Mark Lee Ping Bing
montaggio/film editing
Liao Ching-Sung,
Huang Chih-Chia
scenografia, costumi/
production design,
costume design
Hwarng Wern-Ying
musica/music
Lim Giong
suono/sound
Tu Duu-Chih
interpreti e personaggi/
cast and characters
Shu Qi (Nie Yinniang),
Chang Chen (Tian Ji’an,
il governatore di
Weibo/governor of Weibo),
Zhou Yun (Lady Tian),
Tsumabuki Satoshi
(il lavavetri/mirror polisher),
Juan Ching-Tian (Xia Jing),
Hsieh Hsin-ying (Huji),
Sheu Fang-yi
(la principessa/princess
Jiacheng, la sacerdotessaprincipessa/the Princess-nun
Jiaxin)
produttori/producers
Hou Hsiao-Hsien, Chen
Yiqi, Lam Peter, Lin Kufn,
Gou Tai-Chiang,
Tung Tzu-Hsien
distribuzione/distribution
Movies Inspired
**
contatti/contacts
Movies Inspired
Stefano Jacono
[email protected]
53
SOMMARIO
Nella Cina del nono secolo una ragazzina di dieci anni, Nie
Yinniang, viene sottratta ai genitori e cresciuta per diventare
un’assassina e combattere la corruzione e la crudeltà dilaganti fra
le province dell’Impero. Tredici anni dopo, in seguito al fallimento
di una missione, la punizione imposta dalla sua maestra di
combattimento è ancor più dura della rigida disciplina a cui ha
dovuto sottostare: Nie Yinniang dovrà fare ritorno nella sua terra
natale e uccidere l’uomo a cui era stata promessa in sposa, il
cugino di cui è ancora innamorata.
«Ho conosciuto e amato i chuánqí (i racconti meravigliosi
dell’opera cinese, ndr) della dinastia Tang quando ero al liceo e
all’università e ho sognato a lungo di trarne dei film. The Assassin
è ispirato a uno di questi, Nie Yinniang, da cui ho preso l’idea
drammatica di base. La letteratura di quel periodo è piena di
dettagli di vita quotidiana, e in tal senso potrebbe essere definita
realista. Ma per il film mi serviva di più, quindi ho passato molto
tempo a leggere racconti e storie per familiarizzare con il modo
in cui la gente mangiava e si vestiva nel nono secolo. Sono stato
attento ai più piccoli dettagli».
**
In 9 century China, a ten-year-old girl named Nie Yinniang is taken
away from her parents and raised to become an assassin to fight the
spreading corruption and cruelty in the provinces of the Empire.
Thirteen years later, after failing in a mission, the punishment
inflicted on her by her combat instructor is even more harsh than the
rigid discipline she had to undergo. Nie Yinniang will have to return
to her home and kill the man she was supposed to marry, a cousin
she is still in love with.
TH
“I’ve known and loved the Tang Dynasty chuanqi since my high
school and college days, and I’ve long dreamed of filming them.
The Assassin is directly inspired by one of them, titled Nie Yinniang.
You could say that I took the basic dramatic idea from it. The
literature of the period is shot through with details of everyday life;
you could call it ‘realist’ in that sense. But I needed more than that
for the film, so I spent a long time reading accounts and histories of
that period to familiarise myself with the ways people ate, dressed
and so on. I was attentive to the smallest details.”
F E S TA M O B I L E
Hou Hsiao-Hsien (Cina, 1947), nato
in Cina ma trasferitosi a Taiwan,
dopo aver studiato alla Taiwan
National University of Arts, ha
lavorato come assistente alla regia,
per poi esordire nella regia nel 1980
con Cute Girl ed essere consacrato
da I ragazzi di Feng Kuei (1983). Tra i
numerosi riconoscimenti ottenuti dal
suo cinema, il premio Fipresci della
Berlinale per il capolavoro Tempo di
vivere, tempo di morire (1985), il
Leone d’oro alla Mostra di Venezia
per Città dolente (1989) e il premio
della giuria a Cannes per Il maestro
burattinaio (1993). Hou ha fatto
ritorno a Cannes in diverse occasioni,
ricevendo il gran premio della giuria
per Millenium Mambo (2001) e il
premio per la miglior regia proprio
per The Assassin.
Hou Hsiao-Hsien (China, 1947) was
born in China but moved to Taiwan.
After studying at Taiwan National
University of Arts, he worked as an
assistant director, debuted in directing
in 1980 with Cute Girl and gained
fame with All the Youthful Days
(1983). He have won many awards,
including the FIPRESCI Prize at the
Berlin Film Festival for his masterpiece
A Time to Live and a Time to Die
(1985), the Golden Lion at the Venice
Film Festival for A City of Sadness
(1989) and the Jury Prize at Cannes
for The Puppetmaster (1993). Hou
has returned to Cannes several times,
receiving the Grand Jury Prize for
Millenium Mambo (2001) and the
prize for Best Director for The
Assassin.
filmografia essenziale/
essential filmography
Jiu shi liu liu de ta (Cute Girl, 1980),
Feng er ti ta cai (Blind of Love, 1981),
Zai na hepan qingcao qing (The Green,
Green Grass of Home, 1983), Fenggui
lai de ren (I ragazzi di Feng Kuei,
1983), Tong nian wang shi (Tempo di
vivere, tempo di morire, 1985), Lianlian
Fengchen (Dust in the Wind, 1986),
Beqing chengshi (Città dolente, 1989),
Hsimeng Rensheng (Il maestro
burattinaio, 1993), Hao nan, hao nü
(Good Men, Good Women, 1995),
Nanguo zaijan, nanguo (Goodbye
South, Goodbye, 1996), Hai shang hua
(Flowers of Shanghai, 1998), Qianxi
Mambo (Millennium Mambo, 2001),
Kôhî jikô (Café Lumière, 2003), Zui
hao de shi guang (Three Times, 2005),
Le voyage du ballon rouge (2007), À
chacun son cinéma (ep. The Electric
Princess House, cm, 2007), Nie
Yinniang (The Assassin, 2015).
F E S TA M O B I L E
antonietta de lillo
OGGI INSIEME DOMANI ANCHE
Italia/Italy, 2015, HD, 88’, col.
TOGETHER
TODAY
TOMORROW
TOO
a cura di/edited by
Antonietta De Lillo
regia/directors
Antonio Aragona, Yuki
Bagnardi, Gabriele Camelo,
Loredana Conte, Marta
Corradi, Antonietta De Lillo,
Maria Di Razza, Nunzia
Esposito, Agostino Ferrente,
Federica Iacobelli, Teresa
Iaropoli, Ilaria Jovine,
Fabiomassimo Lozzi,
Pasquale Marino, Paolo
Marzoni, Tebana Masoni,
Aglaia Mora, Elena
Morando, Luca Musella,
Bartolomeo Pampaloni,
Margherita Pescetti, Cristina
Pignalosa, Giovanni
Piperno, Marco Simon
Puccioni, Helena Rizzo,
Fabiana Sargentini,
Greta Scicchitano,
Alessandro Tamburini,
Erika Tasini, Ciro Zecca
sceneggiatura/screenplay
Antonietta De Lillo,
Fabio Natale
montaggio/film editing
Pietro D’Onofrio
produzione/production
Marechiaro Film
coproduzione/coproduction
Archivio audiovisivo del
movimento operaio
e democratico
**
contatti/contacts
Marechiarofilm
Alice Mariani
[email protected]
www.marechiarofilm.com
54
SOMMARIO
Un mosaico di sguardi, volti e storie raccolti da numerosi autori
in giro per l’Italia. Un film partecipato, ideato e curato da
Antonietta De Lillo, che, attraverso frammenti di materiali diversi
(documentari, inchieste, animazione, immagini di attualità e di
repertorio), compone un ritratto dell’amore oggi, a quarant’anni
dal referendum sul divorzio e dai Comizi di Pasolini.
«Tra le varie mutazioni che il cinema ha subito con l’avvento
del digitale c’è anche quella relativa al concetto di “originale”.
Con il digitale non si parla più di originale ma di “file nativo”.
Ebbene, la mia idea di progetto partecipato si estende fino alla
possibilità che gli autori possano trovare una sponda per
realizzare la loro narrazione, il loro film, e poi possano offrire
le loro stesse immagini come parte del racconto del film
partecipato. Il film partecipato è il fine ultimo del progetto, ma
non l’unico. Immagino una bilancia dove da una parte si preserva
l’autonomia e l’individualità di ogni singolo racconto e dall’altra
si costruisce una narrazione nuova, collettiva e insieme unitaria».
**
A mosaic of gazes, faces, stories gathered from numerous authors
around Italy. A participatory film created and edited by Antonietta
De Lillo who, through fragments of various types (documentaries,
investigations, animation, images of current events and archival
material), composes a portrait of love today, forty years after the
referendum on divorce and Pasolini’s Comizi.
“One of the changes which cinema has undergone with the advent
of digital technology regards the concept of ‘original.’ Thanks to
digital film, we don’t talk about original anymore but about ‘native
files.’ Well, my idea of a participatory project extends all the way to
the possibility that authors can find a shore to create their narration,
their film, and then offer their own images as part of the participatory
film’s story. The participatory film is the ultimate goal of the project,
but it’s not the only one. I imagine a scale, with the autonomy and
the individuality of every single story on one side and a new narration,
collective and also unitary, constructed on the other.”
F E S TA M O B I L E
Antonietta De Lillo (Napoli, 1960)
inizia a lavorare come fotoreporter
per poi dirigere nel 1985, con Giorgio
Magliulo, Una casa in bilico, Nastro
d’argento come migliore opera
prima. Tra il 1992 e il 1999 realizza
diversi documentari e videoritratti,
tra cui Ogni sedia ha il suo rumore,
dedicato ad Alda Merini. Con
Racconti di Vittoria (1995) ottiene
il premio Fedic e quello del Sindacato
critici cinematografici a Venezia,
mentre con Non è giusto partecipa
al Festival di Locarno. Il resto di niente
(2004), presentato a Venezia, vince
tre David di Donatello e il premio
Flaiano per la sceneggiatura. Nel
2007 fonda la casa di produzione
e distribuzione Marechiarofilm, con
cui firma La pazza della porta accanto
e Let’s Go, presentati al Torino Film
Festival nel 2013 e nel 2014.
Antonietta De Lillo (Naples, Italy,
1960) began working as a photo
reporter and then, in 1985, directed
with Giorgio Magliulo Una casa in
bilico, Silver Ribbon as Best First Film.
Between 1992 and 1999 she made
various documentaries and video
portraits, including Ogni sedia ha il
suo rumore, dedicated to Alda Merini.
Her film Racconti di Vittoria (1995)
received the FEDIC Award and the
Film Critic Union’s Award in Venice,
while Non è giusto participated at
the Locarno Film Festival. Il resto di
niente (2004), presented in Venice,
won three David di Donatellos and
the Flaiano Award for Best Screenplay.
In 2007 she founded the production
and distribution company
Marechiarofilm, with which she made
La pazza della porta accanto and
Let’s Go, both presented at the
Torino Film Festival, in 2013 and 2014.
filmografia essenziale/
essential filmography
Angelo Novi fotografo di scena (doc.,
1992), Promessi sposi (doc., 1993),
Ogni sedia ha il suo rumore (doc.,
1995), Viento ‘e Terra (1996), Il faro
(2000), Non è giusto (2001), Pianeta
Tonino (2002), Il resto di niente
(2004), Il pranzo di Natale (2011),
La pazza della porta accanto (mm,
doc., 2013), Let’s Go (cm, doc.,
2014), Oggi insieme domani anche
(doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
alain gagnol, jean-loup felicioli
PHANTOM BOY
Francia/France, 2015, HD, 84’, col., anim.
PHANTOM
BOY
regia/directors
Alain Gagnol,
Jean-Loup Felicioli
sceneggiatura/screenplay
Alain Gagnol
fotografia/cinematography
Izu Troin
montaggio/film editing
Hervé Guichard
scenografia/
production design
Zoïa Trofimova, Emilie
Mercier, Christel Guibert
musica/music
Serge Besset
suono/sound
Loïc Burkhardt
voci/voices
Édouard Baer (Alex, il
poliziotto/the police officer),
Lean-Pierre Marielle
(il cattivo/bad guy), Audrey
Tautou (Mary, la giornalista/
the journalist), Jackie
Berroyer (l’informatore/
informer)
produttori/producers
Jacques-Rémy Girerd,
Annemie Degryse
produzione/productions
Folimage, Lunanime,
France 3 Cinéma,
Rhône-Alpes Cinéma
distribuzione/distribution
PFAFilms
**
contatti/contacts
PFAFilms
Pier Francesco Aiello
[email protected]
www.pfafilms.com
55
SOMMARIO
Mentre sta compiendo delle indagini, il poliziotto Alex viene ferito
da un misterioso personaggio con il volto sfigurato. Bloccato
in ospedale, incontra Léo, un paziente di undici anni con la
straordinaria capacità di lasciare il proprio corpo. Il ragazzo
può volare e passare attraverso i muri come un fantasma,
invisibile a tutti.
«Il nostro film precedente, Un gatto a Parigi, era immerso in un
ambiente noir, con lontane melodie jazz che arrivavano attraverso
i tetti di Parigi. Questo, invece, lascia Parigi per arrivare a New
York e ai grattacieli dello skyline di Manhattan. Phantom Boy è
una detective story fantasy indirizzata al pubblico più giovane.
I due generi, la detective story e il fantasy, non sono spesso
associati nei film di animazione, ma la loro combinazione offre
un ventaglio di opportunità sia in termini di sceneggiatura, sia di
ambientazione. A questa insolita e volatile miscela, si aggiunge
un tocco di magia da supereroe».
**
While pursuing an investigation police officer Alex is injured by a
mysterious character with a disfigured face. Stuck in hospital, he
meets Léo, an eleven-year-old patient who has the extraordinary
ability to leave his body at will. The boy can fly and pass through
walls like a phantom, invisible to all.
“Our latest movie, Une vie de chat, was steeped in a film noir
ambiance with the distant sound of jazz coming across the rooftops
of Paris. This latest film moves on from Paris to New York and the
skyscrapers of the Manhattan skyline. Phantom Boy is a fantasy
detective movie aimed at young audiences. Detective and fantasy
stories are rarely combined in animated films. But the combination
of these two genres offers a wealth of possibilities, both in terms
of the scenario and the setting. Added to this unusual, volatile mix
is a touch of superhero magic.”
F E S TA M O B I L E
Alain Gagnol (Roanne, Francia, 1967)
ha studiato animazione, illustrazione
e fumetto alla scuola Émile Cohl di
Lione, prima di lavorare presso lo
studio di animazione Folimage.
È anche autore di romanzi gialli,
presso editori come Gallimard,
Cherche Midi e Le Passeur.
Jean-Loup Felicioli (Albertville,
Francia, 1960), dopo gli studi presso
gli istituti d’arte di Annecy,
Strasburgo, Perpignan e Valencia,
ha lavorato come animatore per
lo studio Folimage. Dal 1996 ha
prodotto cortometraggi insieme
con Gagnol, tra cui Les tragédies
minuscules, serie di dieci episodi per
Canal+ e Arte. Nel 2010, i due hanno
realizzato il loro primo
lungometraggio, Un gatto a Parigi,
selezionato alla Berlinale e poi
nominato agli Oscar nel 2012.
Alain Gagnol (Roanne, France, 1967)
studied animation, illustration and strip
cartoons at the École Émile Cohl in
Lyon, before working as an animator
for French animation studio Folimage.
He also writes detective stories
published by Gallimard, Cherche
Midi and Le Passeur.
Jean-Loup Felicioli (Albertville, France,
1960), after studying at the schools
of fine arts in Annecy, Strasbourg,
Perpignan and Valence, was hired by
the Folimage animation studio as an
animator. Starting in 1996, he began
to produce short films with Gagnol,
including Tiny Tragedies, a ten-episode
series for French TV channels Canal+
and Arte. Une vie de chat, their first
feature-length film, was released in
2010. The film was selected at the
Berlinale, before moving to Hollywood
where it has been nominated at the
Oscars in 2012.
filmografia/filmography
Jean-Loup Felicioli:
Sculptures (cm, anim., 1989),
Le wall (cm, anim., 1991).
Alain Gagnol, Jean-Loup Felicioli:
L’egoïste (cm, anim., 1995), Le nez
à la fenêtre (cm, anim., 2001), Le
couloir (cm, anim., 2005), Mauvais
temps (cm, anim., 2006), Les
tragédies minuscules (10 ep., serie
tv/tv series, cm, anim., 2010), Une
vie de chat (Un gatto a Parigi, anim.,
2010), Phantom Boy (anim., 2015).
F E S TA M O B I L E
aleksej german jr.
POD ELECTRICHESKIMI OBLAKAMI
Russia-Ucraina-Polonia/Russia-Ukraine-Poland, 2015, HD, 130’, col.
UNDER
ELECTRIC
CLOUDS
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Aleksej German Jr.
fotografia/cinematography
Evgenij Privin,
Sergej Mikhalchuk
montaggio/film editing
Sergej Ivanov
scenografia, costumi/
production design,
costume design
Elena Okopnaija
musica/music
Andrej Surotdinov
suono/sound
Ivan Gusakov
interpreti e personaggi/
cast and characters
Louis Franck (Petr), Merab
Ninidze (Nikolaij), Viktoriya
Korotkova (Sasha), Chulpan
Khamatova (Valya), Viktor
Bugakov (Danya), Karim
Pakachakov (Karim),
Konstantin Zeliger (Marat),
Anastasiya Melnikova
(Irina), Piotr Gasowski
(Dyadya Borya)
produttori/producers
Artem Vasiliev,
Andrej Saveliev, Rushan
Nasibulin, Sergej Antonov,
Egor Olesov
produzione/production
Metrafilms
coproduttori/coproducers
Dariusz Jabłoński, Violetta
Kamińska, Izabela Wójcik,
Krzysztof Zanussi
coproduzione/coproduction
Apple Film Production,
TOR Film Studio
distribuzione/distribution
Movies Inspired
**
contatti/contacts
Movies Inspired
Stefano Jacono
[email protected]
56
SOMMARIO
Tornato dall’estero, Sasha visita il cantiere edile che ha ereditato
con la sorella dopo la morte del padre. Nel frattempo, un operaio
immigrato sta cercando i suoi colleghi; un architetto ha la fronte
ricoperta di pelle rossa incandescente; e poi c’è una guida
turistica che fu un eroe ai tempi della rivoluzione di Eltsin.
Un giovane studente chiede: «Chi siamo? Chi sono io? Tutto
è nel caos». Sette episodi raccontano la storia di un Paese.
«Viviamo in grandi città, ma per qualche motivo facciamo finta
che non esistano, separiamo parte della nostra vita dai connotati
della realtà. A Mosca si incontrano situazioni particolari che
rappresentano un certo tipo di vita, con i nightclub e le ragazze
in abiti da sera luccicanti: una vita che si presta a un alto grado
di estetizzazione, ma nessuno sembra averlo notato. [...]
Una guerra globale si sta compiendo e continua a compiersi.
Per me, però, il cinema non è un giornale o il portavoce della
perestrojka. Questo film non è un concerto celebrativo, ma il
tentativo di raccontare alcune cose importanti».
**
After returning from abroad, Sasha visits the construction site he
and his sister inherited after their father’s death. In the meantime,
an immigrant worker is looking for his colleagues; an architect’s
forehead is covered by bright red skin, and then there’s a tourist
guide who was a hero at the time of Yeltsin’s revolution. A young
student asks, “Who are we? Who am I? Everything is chaotic.”
Seven episodes tell the story of a country.
“We live in big cities but for some reason we pretend that they
don’t exist. For some reason we isolate part of our lives from the
connotations of reality. There are particular situations that exist as
part of a certain kind of life in Moscow, with clubs and girls in sparkly
evening dresses – this life lends itself to aestheticisation, but nobody
has noticed this. […] A global war is happening and it will continue
to happen. But for me, cinema is not a newspaper. It is not a
mouthpiece of perestroika. This is not a concert on Police Day.
For me, this is an attempt to tell you about some important things.”
F E S TA M O B I L E
Aleksej German Jr. (Mosca, Urss,
1976), figlio d’arte del grande regista
russo Aleksej German, ha studiato
all’Accademia di arte teatrale di San
Pietroburgo (Spgati) e si è diplomato
in regia all’Università statale di
cinematografia di Mosca (Vgik).
Prima di Under Electric Clouds, i suoi
film sono stati presentati alla Mostra
di Venezia: The Last Train ha vinto
la menzione speciale nella sezione
Nuovi territori nel 2003, Garpastum
(2005) ha partecipato in concorso,
mentre Paper Soldier (2008) ha vinto
il Leone d’argento per la miglior regia
e l’Osella per la migliore fotografia.
Nel 2009 ha partecipato nuovamente
alla Mostra, nella sezione Orizzonti,
presentando l’episodio Kim nel film
collettivo Crush.
Aleksej German Jr. (Moscow, Russia,
1976), the son of the famous Russian
director Alexey German, studied at the
State Academy of Theatre Arts in Saint
Petersburg (SPGATI), and earned his
degree in filmmaking at the State
University of Cinematography (VGIK)
in Moscow. Before Under Electric
Clouds, Venice has presented all of
his films: The Last Train (2003) won
the Special Mention in the Nuovi
Territori section; Garpastum (2005)
was selected in competition, and in
2008 Paper Soldier won the Silver
Lion for Best Director and the Osella
for Best Cinematography. In 2009 he
participated in the Orizzonti section,
with episode Kim in the anthology
film Crush.
filmografia/filmography
Znamya (Banner, cm, 1998), Bolshoje
Osenneje Pole (Big Autumn Field,
1999), Durachki (Fools, 2001),
Posledniy poezd (The Last Train,
2003), Garpastum (2005), Bumaznyj
soldat (Paper Soldier, 2008), Korotkoye
Zamykanie (Crush, ep. Kim, 2009),
From Tokyo (cm, 2011), Pod
electricheskimi oblakami (Under
Electric Clouds, 2015).
F E S TA M O B I L E
felice pesoli
PRIMA CHE LA VITA CAMBI NOI
Italia/Italy, 2015, HD, 80’, bn/bw-col.
Felice Pesoli (Milano) negli anni
Ottanta ha diretto la rivista «Video
Magazine» e nel 1990 è stato tra i
fondatori della rassegna Invideo.
Produttore e autore di programmi
televisivi, ha lavorato come
responsabile del palinsesto dei canali
Stream e Tele+. Negli ultimi anni ha
lavorato soprattutto come autore di
programmi televisivi, realizzando la
regia di diversi documentari per il
programma Rai La storia siamo noi.
BEFORE LIFE
CHANGES US
regia/director
Felice Pesoli
con la partecipazione di/
with the participation of
Matteo Guarnaccia
fotografia/cinematography
Maurizio Romanelli
montaggio/film editing
Fabrizia Vitaletti
interpreti/cast
Giorgio Cerquetti, Fabio
Treves, Massimo Pirotta,
Eugenio Finardi, Claudio
Fucci, Andrea Majid
Valcarenghi, Riccardo
Bertoncelli, Emanuele
Giordana, Claudio Rocchi,
Gianni De Martino,
Umberto Fiori, Silla
Ferradini, Dinni Cesoni,
Giulia Amici, Pietro Spica,
Guido Daniele
produttore/producer
Ranuccio Sodi
produzione/production
Show Biz Visual
Communications
**
contatti/contacts
Show Biz
Ranuccio Sodi
[email protected]
www.showbiz.it
Nel febbraio 1967 il prefetto di Milano scrive: «Hanno fatto
la loro apparizione in modo sempre crescente i giovani,
i cosiddetti “capelloni” […]. Il loro orientamento politico è in
prevalenza anarchico libertario, altri si ispirano alla non violenza,
all’obiezione di coscienza. Dichiarano di operare con il loro
cervello contro tutte le forme di paternalismo borghese, rifiutano
la famiglia con tutte le sue costrizioni e repressioni sessuali».
Il film racconta la nascita della controcultura giovanile nel
periodo precedente il Sessantotto: l’altra faccia del movimento
– spesso dimenticata dalla narrazione storica – che rifiutava
la violenza e che al marxismo preferiva la beat generation o il
movimento hippy.
«“Cambiamo la vita, prima che la vita cambi noi” è lo slogan
coniato nei primi anni Settanta dalla rivista di controcultura
“Re Nudo”; un modo per dire che per cambiare il mondo non
è necessario aspettare il “sol dell’avvenire” dopo aver preso
“il palazzo d’inverno”; un modo per dire che occorre cambiare
il proprio modo di vivere mettendosi in gioco da subito, con
tutta la radicalità esistenziale di cui si è capaci».
**
In February 1967, the prefect of Milan wrote: “These young people
increasingly made their appearance, these so-called “longhairs” […].
Their political leaning is primarily anarchic libertarian; others are
inspired by non-violence, by conscience objectors. They say they use
their brain against every form of bourgeois paternalism, they reject
the family with all its obligations and sexual repressions.” The film
portrays the birth of the young people’s counter-culture during the
period leading up to 1968. The other face of the movement – often
neglected by historical narration – which rejected violence and
preferred the beat generation and the hippy movement to Marxism.
“‘Let’s change life, before life changes us’ was the slogan coined in
the early 1970s by the counter-culture magazine ‘Re Nudo.’ This was
a way to say that to change the world you don’t have to wait for the
‘sun of the future’ after having taken the ‘winter palace;’ it’s a way
of saying that we must change our own way of living by putting
ourselves on the line right away, with all the existential radicalism
we’re capable of.”
57
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Felice Pesoli (Milan, Italy) edited the
journal “Video Magazine” during the
1980s and in 1990 was one of the
founders of the Invideo festival.
A producer and writer of television
programs, he has worked as the head
of scheduling for Stream and Tele+.
In recent years, he has worked above
all as the author of TV programs,
directing numerous documentaries for
the Rai program La storia siamo noi.
filmografia essenziale/
essential filmography
Un giro di Walter (tv, doc., 2006),
Duilio Loi, vita da ring (tv, doc.,
2009), Gigi Meroni. Il ragazzo che
giocava un altro gioco (tv, doc., 2010),
Mezzo secolo minuto per minuto
(tv, doc., 2011), Milanesi del tacco
(tv, doc., 2011), A qualcuno piace Fred
(tv, doc., 2011), Gli italiani di Albanese
(tv, doc., 2012), Credere, obbedire,
competere (tv, doc., 2102), Gigi Rizzi,
autobiografia di un playboy (tv, doc.,
2013), Prima che la vita cambi noi
(doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
fred grivois
LA RÉSISTANCE DE L’AIR
Francia/France, 2015, HD, 98’, col.
regia/director
Fred Grivois
sceneggiatura/screenplay
Thomas Bidegain,
Noé Debré
fotografia/cinematography
Glynn Speeckaert
montaggio/film editing
Géraldine Mangenot
scenografia/
production design
Pierre Pell
costumi/costume design
Nathalie Raoul
musica/music
Evguéni Galperine,
Sacha Galperine
suono/sound
Pierre Mertens, Gwennolé
Le Borgne, Jean-Paul Hurier
interpreti e personaggi/
cast and characters
Reda Kateb (Vincent
Cavelle), Ludivine Sagnier
(Delphine Cavelle), Johan
Heldenbergh (Renaud),
Tchéky Karyo (Armand
Cavelle), Pascal Demolon
(Jp), Blanche Hemada
Costoso (Alexia Cavelle),
Laure De Clermont
(Valérie), Sylvie Degryse
(Evelyne)
produttori/producers
Sidonie Dumas, CharlesMarie Anthonioz, Mourad
Belkeddar, Jean Duhamel,
Nicolas Lhermitte
produzione/production
Iconoclast, Gaumont
coproduzione/coproduction
Nexus Factory, Umedia
**
contatti/contacts
Gaumont
Ariane Buhl
[email protected]
www.gaumont.fr
58
SOMMARIO
© RAPHAEL CRETON
THROUGH
THE AIR
Campione di tiro al fucile, Vincent conduce una vita tranquilla
con la moglie e la figlia. Tutto sembra rispondere ai canoni di
un’esistenza normale, fino a quando alcuni problemi economici
lo costringono a rivedere i suoi progetti e a mettere in crisi
l’equilibrio familiare. Un giorno, mentre si trova al poligono,
Vincent incontra Renaud, un personaggio di grande carisma
ma piuttosto enigmatico, che gli propone una via d’uscita
tramite un contratto particolare. Da quel momento, Vincent
entra in un pericoloso ingranaggio.
«Il film è prima di tutto la storia di un uomo che pensa di poter
indossare un abito troppo grande per lui e che si convince di
poter avere un’altra vita: […] una vita diversa da quella che
sta vivendo a causa delle aspettative sociali e dell’educazione
ricevuta, pressioni alle quali siamo tutti soggetti. Vincent pensa
sia possibile sfuggire a questa tensione costante secondo cui
dovrebbe avere una famiglia, una bella casa e sempre più beni
materiali».
**
Vincent is a rifle shooting champion; he lives a tranquil life with
his wife and daughter. Everything seems to be following the canons
of a normal existence when economic problems force him to rethink
his plans and endanger the family equilibrium. One day, at the rifle
range, Vincent meets Renaud, a very charismatic but rather
enigmatic person, who suggests a particular contract as a way out
of his problems. From that moment on, Vincent is caught up in
a dangerous mechanism.
“The film is above all the story of a man who thinks he can wear
a suit that’s too big for him and convinces himself that could live
another life: […] a different life from the one he’s living because of
social expectations and his education, pressures we are all subject to.
Vincent thinks he can escape from this constant tension that says he
has to have a family, a nice house and always more material goods.”
F E S TA M O B I L E
Fred Grivois (1975), francocanadese,
è cresciuto tra Montreal e Parigi
e ha poi studiato cinema
all’Università di New York. Tornato
in Francia, ha lavorato come
produttore e aiuto regista, arrivando
nel 2009 a collaborare con Jacques
Audiard sul set del Profeta e, tre anni
più tardi, di Un sapore di ruggine e
ossa. Parallelamente ha iniziato a
scrivere sceneggiature con Thomas
Bidegain e Noé Debré, compresa
quella, iniziata nel 2009, che sarebbe
diventata il primo lungometraggio:
La résistance de l’air.
Fred Grivois (1975), French Canadian,
grew up in Montreal and Paris and
studied film at New York University.
After returning to France, he worked
as a producer and assistant director.
In 2009, he collaborated with Jacques
Audiard on the set of A Prophet and,
three years later, on Rust and Bone.
At the same time, he began writing
screenplays with Thomas Bidegain
and Noé Debré, with whom in 2009
he began to write what would become
his first feature film: La résistance
de l’air.
filmografia/filmography
Tempus Fugit (cm, 2010),
La résistance de l’air (2015).
F E S TA M O B I L E
francesco conversano, nene grignaffini
RITORNO A SPOON RIVER
Italia/Italy, 2015, HD, 104’, bn/bw
regia/directors
Francesco Conversano,
Nene Grignaffini
soggetto/story
dal libro Antologia di Spoon
River di/from the book
Spoon River Anthology
by Edgar Lee Masters
fotografia/cinematography
Roberto Cimatti
montaggio, suono/
film editing, sound
Stefano Barnaba
musica/music
Andrea Carrieri,
Gianni Lenoci
produzione/production
Movie Movie, Rai Cinema
**
contatti/contacts
Cinecittà Luce
Marlon Pellegrini
[email protected]
www.cinecittaluce.it
© FRANCESCO CONVERSANO
BACK TO
SPOON RIVER
A cento anni dalla pubblicazione dell’Antologia di Spoon River
di Edgar Lee Masters, a Petersburg e Lewistown, Illinois, non
lontano da Spoon River, gli abitanti delle due comunità rileggono
alcuni epitaffi dell’opera. Un modo per far rivivere atmosfere, stati
d’animo e sentimenti della provincia americana, fotografata nello
spazio e nel tempo dei suoi molteplici microcosmi. Un modo per
raccontare sentimenti e piccoli gesti di coraggio o fragilità che
fanno parte della vita di ogni luogo e tempo.
«Il film è un reading di poesie ma anche un viaggio nella
Small-Town America, amata attraverso il cinema, la letteratura
e la pittura. I ventisei quadri del film sono la rappresentazione
di altrettanti microcosmi quotidiani, fatti di corpi, volti, spazi
e oggetti, che vivono con noi e sopravvivono alla nostra morte.
Ogni oggetto rimanda a una vita, come nei racconti di Carver;
ogni personaggio segue l’incanto dei dipinti di Hopper, qui
senza colore, cercandone l’intensità, la sospensione, il mistero
e la malinconia del silenzio dei luoghi».
**
It has been a hundred years since Edgar Lee Masters published
Spoon River Anthology. To commemorate it, in Petersburg and
Lewistown, Illinois, not far from Spoon River, people from these two
communities read on camera some of the epitaphs from Masters’
work as a way to re-experience the atmosphere, moods, and feelings
of rural, small-town America captured in the space and time of its
many microcosms; but also in the way of expressing feelings, or in the
little acts of courage and frailty that are part of life beyond time and
space.
“The film is a poetry reading but also a journey through small-town
America, beloved in film, literature and painting. The movie’s twentysix scenes represent an equal number of daily microcosms, made of
bodies, faces, spaces and objects, which live with us and survive us
after we’re dead. Every object recalls a life, like in Carver’s short
stories; every character follows the enchantment of Hopper’s
paintings, here without color, searching for the intensity, the
suspension, the mystery and the melancholy of the silence in
those places.”
59
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Francesco Conversano e Nene
Grignaffini (Italia) dal 1980 hanno
diretto, realizzato e prodotto, con
la loro società di produzione Movie
Movie, più di cento documentari,
con cui hanno partecipato a importanti
festival nazionali e internazionali
vincendo diversi premi. Il loro lavoro
è caratterizzato da una ricerca che
li ha portati a sperimentare linguaggi
e forme narrative diverse e a scegliere
il documentario come strumento per
raccontare storie del nostro tempo.
Nel 2006 hanno vinto il David di
Donatello per il miglior documentario
italiano con Il bravo gatto prende i topi,
in concorso a CinemAmbiente.
Nell’ultimo decennio hanno diretto
documentari dedicati al rapporto tra
luoghi e scrittura, alle megalopoli
globali, ai Paesi dell’Asia in crescita,
agli Stati Uniti e l’American way of life.
Francesco Conversano and Nene
Grignaffini (Italy), with their production
company Movie Movie, have directed
and produced over a hundred
documentaries since 1980, participating
to several renown national and
international film festivals and
receiving many awards. Their work
is characterized by their research and
experiments with different languages
and narrative forms, which led them to
choosing documentaries as the medium
to tell the stories of our time. They won
a David di Donatello in 2006 for Best
Italian Documentary with Il bravo gatto
prende i topi, in competition at
CinemAmbiente. Over the last decade,
the documentaries they directed explored
the relationship between places and
writing, global megalopolis, developing
countries in Asia, the United States
and the American way of life.
filmografia essenziale/
essential filmography
Uno scrittore, una città (doc., 2001),
Strade Blu. Storie dalla provincia
americana (tv, ep., doc., 2004),
Buongiorno Cina (mm, doc., 2005),
Nuove schiavitù (doc.), Taccuino
indiano (mm, doc., 2006),
Megalopolis (doc., 2008), Viaggetto
sull’Appennino (mm, doc., 2009),
Paesaggi con figure (doc., 2011), Muri
(doc., 2012), Viaggetto nella pianura
(doc., 2012), Muri (doc., 2012),
La linea gialla. Bologna 2 agosto
(doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
nathan silver
STINKING HEAVEN
Usa, 2015, video, 70’, col.
STINKING
HEAVEN
regia/director
Nathan Silver
sceneggiatura/screenplay
Nathan Silver, Jack Dunphy
fotografia/cinematography
Adam Ginsberg
montaggio/film editing
Stephen Gurewitz
scenografia/
production design
Britni West
costumi/costume design
Zoe Koke
musica/music
Paul Grimstad
suono/sound
Arjun G. Sheth,
Nikola Chapelle
interpreti e personaggi/
cast and characters
Hannah Gross (Ann), Keith
Poulson (Jim), Deragh
Campbell (Lucy), Eléonore
Hendricks (Betty), Tallie
Medel (Courtney), Henri
Douvry (Kevin),
Jay Giampietro (Al), Jason
Grisell (Fred), Eileen
Kearney (Marie), Larry
Novak (Gene), Eleanore
Pienta (Tina), Carl Kranz
(Dwayne), Diane Lanyi
(Marge), Julie Marcus
(l’ex moglie di Kevin/
Kevin’s ex-wife)
produttore/producer
Rachel Wolther
produzione/production
Stinking Heaven Inc.,
Fordworks Media
coproduttore/coproducer
Jack Dunphy
**
contatti/contacts
Nathan Silver
[email protected]
60
SOMMARIO
Jim e Lucy sono una coppia sposata che gestisce una comunità
di recupero in un sobborgo del New Jersey. Gli strambi membri
del gruppo fanno tutto quanto insieme e, anche se ci sono
continui battibecchi e focolai da sedare, Jim e Lucy sono riusciti
a creare un vero e proprio rifugio. L’armonia è però sconvolta
dall’arrivo di Ann, ex tossica e amante di un membro della
comunità. L’insidiosa presenza della ragazza genera una spirale
di disordine, che finisce per tramutarsi in paranoia, ricaduta nella
droga e persino morte.
«Non ho mai condiviso la citazione: “L’inferno sono gli altri”.
Ogni film che giro è un match di wrestling contro questa frase,
perciò un film su una comunità di recupero di inizio anni
Novanta mi sembrava l’arena perfetta per l’ultimo incontro.
Volevo un ambiente che permettesse al caos e alla vita di
condurre il film. Ambientando la storia nel passato, poi mi è
parso fondamentale usare una videocamera di quel periodo: alla
fine Stinking Heaven è un documentario su un mondo di finzione,
che parla del bisogno di famiglia, amore e umiliazione».
**
Married couple Jim and Lucy run a commune for sober living out of
their suburban New Jersey home. The motley members do everything
together and, although there’s constant bickering and plenty of fires
to be put out, Jim and Lucy have managed to establish a haven for
them. But the harmony is interrupted when Ann, a recovering addict
and the ex-lover of one housemate, arrives. Ann’s insidious presence
sends the members spiraling out of control, resulting in paranoia,
drug relapse and eventually death.
“I’ll never shake the quote: ‘Hell is other people.’ Every movie I make
is a wrestling match with this statement. A movie about a commune
in the early 1990s seemed like the perfect arena for the latest match.
The point was to create an environment that would allow chaos
and life to rule the movie. Shooting a period piece, I found it
necessary to work with a news camera from the time. In the end,
it’s a documentary of a fictional world – one that deals with the
need for family, love, and humiliation.”
F E S TA M O B I L E
Nathan Silver (Chickentown,
Massachusetts, Usa, 1983),
laureatosi alla Tisch School of the
Arts di New York nel 2005, ha scritto
e diretto cinque cortometraggi e
cinque lungometraggi, che hanno
partecipato a festival internazionali,
tra cui la Viennale, il Bafici, lo
Slamdance e il Torino Film Festival,
dove nel 2009 ha presentato The
Blind. Inoltre, i suoi lavori sono stati
accolti in musei come il MoMA
e spazi come la Film Society del
Lincoln Center. Recentemente la
rivista «Filmmaker Magazine» l’ha
nominato «uno dei più interessanti
registi emergenti del cinema
indipendente statunitense».
Nel 2015 ha anche diretto il
cortometraggio Riot, presentato
al Festival di Locarno.
Nathan Silver (Chickentown, MA,
USA, 1983) graduated from New York
University’s Tisch School of the Arts in
2005. Since then, the filmmaker has
written and directed five short films and
five feature films that have played in
festivals around the world, including
Viennale, BAFICI, Slamdance, and
Torino Film Festival, where in 2009 he
presented The Blind. His works were
presented also in venus like MoMA
and the Film Society of Lincoln Center.
Recently, “Filmmaker Magazine”
named Silver “one of the most
interesting emerging directors in U.S.
indie film.” In 2015 he also directed
the short Riot, selected in Locarno.
filmografia/filmography
The Illiterate (cm, 2005), Natalie
Bonn (cm, 2006), With or Without
Reason (cm, 2007), Anecdote (cm,
2008), The Blind (2009), Exit Elena
(2012), Soft in the Head (2013),
Uncertain Terms (2014), Stinking
Heaven (2015), Riot (cm, 2015).
F E S TA M O B I L E
sarah gavron
SUFFRAGETTE
Regno Unito/UK, 2015, 16mm-HD, 106’, col.
SUFFRAGETTE
regia/director
Sarah Gavron
sceneggiatura/screenplay
Abi Morgan
fotografia/cinematography
Edu Grau
montaggio/film editing
Barney Pilling
scenografia/
production design
Alice Normington
costumi/costume design
Jane Petrie
musica/music
Alexandre Desplat
interpreti e personaggi/
cast and characters
Carey Mulligan (Maud),
Helena Bonham Carter
(Edith Ellyn), Meryl Streep
(Emmeline Pankhurst),
Brenda Gleeson (Arthur
Steed), Anne-Marie Duff
(Violet Miller), Ben
Whishaw (Sonny Watts),
Romola Garai (Alice
Haughton), Finbar Lynch
(Hugh Ellyn), Natalie Press
(Emily Wilding Davidson),
Samuel West (Benedict
Haughton), Geoff Bell
(Norman Taylor)
produttori/producers
Faye Ward, Allison Owen
produzione/production
Ruby Films
coproduttori/coproducers
Andy Stebbing,
Hannah Farrell
distribuzione/distribution
Cinema srl
**
contatti/contacts
Cinema srl
Valerio De Paolis
[email protected]
www.cinemasrl.com
61
SOMMARIO
Londra, inizio Ventesimo secolo. Maud fa la lavandaia da quando
ha sette anni, in un luogo di lavoro poco sicuro, dominato dalle
prepotenze del proprietario, ed è sposata a un uomo che la
maltratta. Trovatasi per caso nel mezzo di una sommossa
organizzata dalle suffragette, dopo l’iniziale riluttanza aderisce
al movimento, nella speranza di ottenere quella libertà che a lei,
come a tante altre donne, è sempre stata negata. Ma la lotta è
difficile e dolorosa.
«Il termine “suffragetta” è stato coniato dalla stampa britannica
per sbeffeggiare le attiviste del movimento per il suffragio
allargato alle donne. Ma il movimento poi si è appropriato di
quella parola. Le suffragette interrompevano le comunicazioni
tagliando i fili del telegrafo, facevano esplodere le cassette postali
e attaccavano le proprietà private; venivano arrestate e facevano
lo sciopero della fame per attirare l’attenzione sulla lotta per
l’uguaglianza contro uno Stato sempre più brutale.
Mi ha colpito il fatto che una storia così straordinaria e forte
non fosse mai stata raccontata. Ed essendo noi una troupe quasi
esclusivamente di donne, ci siamo sentite attratte da un simile
materiale».
**
London, the early 1900s. Since the age of seven, Maud has worked
as a laundress in an unsafe workplace dominated by its arrogant
proprietor; she is married to a man who mistreats her. She finds
herself by chance in the middle of a protest organized by the
Suffragettes and, after overcoming her initial reluctance, she joins the
movement in hopes of obtaining that freedom which has always been
denied her and many others. But the struggle is difficult and painful.
“The term ‘suffragette’ was coined as a term of derision by the British
press for activists in the movement for women’s suffrage. The term
was then appropriated by the movement itself. The Suffragettes
disrupted communications by cutting telegraph wires, blowing up
post boxes and otherwise attacked property, they went to prison and
on hunger strikes to draw attention to their fight for equality against
an increasingly brutal state. I was amazed that this extraordinary
and powerful story had never been told. We were a team of women
filmmakers and were immediately drawn to the material.”
F E S TA M O B I L E
Sarah Gavron (1970) ha studiato
letteratura inglese presso la
University of York, quindi cinema
presso l’Edinburgh College of Art
e, dopo aver lavorato tre anni per
la Bbc, regia cinematografica presso
la National Film and Television
School di Londra. Dopo avere diretto
alcuni cortometraggi, ha esordito nel
lungometraggio nel 2007 con Brick
Lane (presentato anche al Torino
Film Festival), per cui ha ottenuto
nomination ai Bafta, ai Bifa e
all’Alfred Dunhill Talent Award al
Festival di Londra. In precedenza
aveva vinto con il dramma televisivo
This Little Life (2003) il Dennis Potter
Award, il TV Bafta per la miglior
regia, il Best Newcomer Award e il
Royal Television Society and Women
in Film and TV Award. Attualmente
sta lavorando a un nuovo progetto,
Unlikely Pilgrimage of Harold Fry,
prodotto dalla casa di produzione
Film4.
Sarah Gavron (1970) studied English
literature at the University of York and
then film at the Edinburgh College of
Art. After working for three years at the
BBC, she studied cinematography at
London’s National Film and Television
School. She directed a number of shorts
before debuting in feature films in 2007
with Brick Lane (also presented at the
Torino Film Festival), for which she
received nominations for the BAFTAs,
the BIFAs and the Alfred Dunhill Talent
Award at the London Film Festival.
Her TV drama This Little Life (2003)
had previously won the Dennis Potter
Award, the TV BAFTA for Best Director,
the Best Newcomer Award and the
Royal Television Society and Women
in Film and TV Award. She is presently
working on a new project, Unlikely
Pilgrimage of Harold Fry, produced
by the Film4 production company.
filmografia/filmography
The Girl in the Lay-By (cm, 2000),
Losing Touch (cm, 2000), This Little
Life (tv, 2003), Brick Lane (2007),
The Village at the End of the World
(doc., 2013), Suffragette (2015).
F E S TA M O B I L E
sean baker
TANGERINE
Usa, 2015, HD, 88’, col.
TANGERINE
regia, montaggio/
director, film editing
Sean Baker
sceneggiatura/screenplay
Sean Baker, Chris Bergoch
fotografia/cinematography
Sean Baker, Radium Cheung
costumi/costume design
Shih-Ching Tsou
musica/music
Matthew Smith
interpreti e personaggi/
cast and characters
Kiki Kitana Rodriguez
(Sin-Dee Rella), Mya Taylor
(Alexandra), Karren
Karagulian (Razmik),
Mickey O’Hagan (Dinah),
Alla Tumanian (Ashken),
James Ransone (Chester),
Luiza Nersisyan (Yeva),
Arsen Grigoryan (Karo)
produttori/producers
Sean Baker, Karrie Cox,
Marcus Cox, Darren Dean,
Shih-Ching Tsou
produzione/production
Duplass Brothers
Productions, Through Films
coproduttori/coproducers
Chris Bergoch, Radium
Cheung, Kevin Chinoy,
Francesca Silvestri
**
contatti/contacts
Magnolia Pictures
Scott Veltri
[email protected]
www.magpictures.com
Dopo un breve soggiorno dietro le sbarre conclusosi la vigilia di
Natale, Sin-Dee Rella è intenzionata a scoprire che fine abbia
fatto Chester, il suo protettore, di cui è ancora innamorata.
A quanto pare l’uomo non ha perso tempo e da quel che si dice
si è messo con una biondina. Ad accompagnare Sin-Dee Rella
nella sua ricerca, l’amica e collega dal cuore d’oro Alexandra,
decisa a stare al suo fianco in questa travolgente, isterica e
spassosa odissea lungo le strade di un’assolata e folle Los
Angeles.
«L’iPhone 5S era appena uscito con la sua videocamera migliore,
e noi abbiamo subito cominciato a pensare a come utilizzarla.
Abbiamo capito che sarebbe stata perfetta per girare sia con
attori esordienti, perché non li avrebbe intimiditi, sia con
comparse prese direttamente dalla strada. Inoltre ci avrebbe
permesso di girare “clandestinamente”. […] Volevo che il film
fosse estremamente cinematografico, quindi abbiamo optato
per l’uso delle lenti anamorfiche. […] Nessuno prima di noi ha
girato in questo modo».
**
After a brief stay in prison which ended on Christmas Eve, Sin-Dee
Rella wants to find out what happened to Chester, her pimp, who she
still loves. It seems the man didn’t lose any time and word has it he
has shacked up with a blond. Sin-Dee Rella is accompanied in her
search by her friend and heart-of-gold colleague Alexandra, who
intends to stick by her during this rousing, hilarious and giddy odyssey
through the streets of sunny, crazy Los Angeles.
“The iPhone 5S had recently come out with its better camera. So we
started thinking about how the iPhone could help us. We realized it
could be good for shooting with first-time actors because it wouldn’t
intimidate them and the extras that we were grabbing off the street.
It allowed us to shoot clandestinely. […] But I wanted to still make
this film extremely cinematic, so we shot with anamorphic lenses. […]
Nobody else had shot like this.”
62
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Sean Baker (New York City, Usa,
1971) si è diplomato presso la New
York University Film School. Quindi
ha scritto e diretto, tra gli altri film,
i lungometraggi Take Out (2004)
e Prince of Broadway (2008), che lo
hanno fatto conoscere nel circuito
dei festival internazionali. Con il
secondo ha vinto il premio speciale
della giuria al Torino Film Festival
2008, la menzione speciale al
Festival del film di Locarno 2008
e il gran premio della giuria al Los
Angeles Film Festival. Parallelamente
ha lavorato in ambito televisivo per
i canali Fox e Mtv, scrivendo e
dirigendo le serie Greg the Bunny e
Warren the Ape. Nel 2012 è tornato
al Torino Film Festival con Starlet,
per il quale aveva in precedenza
ottenuto il Junior Jury Award al
Festival di Locarno.
Sean Baker (New York City, NY, USA,
1971) graduated from the New York
University Film School. He has written
and directed the feature films Take
Out (2004) and Prince of Broadway
(2008), which made a name for him
on the international festival circuit.
This latter film won the Special Jury
Prize at the 2008 Torino Film Festival,
a Special Mention at the 2008 Locarno
Film Festival and the Grand Jury Prize
at the Los Angeles Film Festival. At the
same time, he worked in television for
Fox and MTV, writing and directing the
series Greg the Bunny and Warren the
Ape. In 2012 he returned to the Torino
Film Festival with Starlet, for which he
received the Junior Jury Award at the
Locarno Film Festival.
filmografia essenziale/
essential filmography
Four Letter Words (cm, 2004), Take
Out (2004), Fur on the Asphalt: the
Greg the Bunny Reunion Show (cm,
2005), Prince of Broadway (2008),
Starlet (2012), Tangerine (2015).
F E S TA M O B I L E
julio hernández cordón
TE PROMETO ANARQUÍA
Messico-Germania/Mexico-Germany, 2015, HD, 88’, col.
I PROMISE
YOU ANARCHY
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Julio Hernández Cordón
fotografia/cinematography
María Secco
montaggio/film editing
Mauricio Lenz Claure
scenografia/
production design
Liz Medrano
musica/music
Erick Bongcam
interpreti e personaggi/
cast and characters
Diego Calva Hernández
(Miguel), Eduardo Eliseo
Martinez (Johnny), Shvasti
Calderón (Adri), Oscar
Mario Botello (David),
Gabriel Casanova (Gabriel),
Sarah Minter (la madre di
Miguel/Miguel’s mother),
Martha Claudia Moreno
(la madre di Johnny/
Johnny’s mother), Diego
Escamilla Corona (Techno),
Milkman (David)
produttori/producers
Sandra Gómez,
Maximiliano Cruz
produzione/production
Interior XIII, Foprocine
**
contatti/contacts
Latido Films
Oscar Alonso
[email protected]
www.latidofilms.com
Miguel e Johnny si conoscono da sempre. Sono giovani,
spensierati e nella vita vogliono fare due cose: andare sullo skate
e spassarsela. L’unico inconveniente sta nella mancanza del
denaro necessario per continuare a fare la bella vita, ma i due
trovano la soluzione vendendo il proprio sangue a un contatto
clandestino che traffica in ospedale. Presto però l’espediente
diventa un vero business e il gioco si fa più serio del previsto.
«Con questo film volevo giocare con il genere noir, ma anche
fondere documentario e finzione. Ad esempio, non sono stati
scritturati attori professionisti e l’intero cast ha sempre lavorato
in un’atmosfera naturale e rilassata. Ho cercato per la maggior
parte del tempo di restare fedele alla sceneggiatura, anche se
di norma non me ne servo. Questa volta, però, avevo davvero
intenzione di attenermi al testo: alla fine, però, non ce l’ho fatta.
L’energia del cast è andata ben oltre la sceneggiatura».
**
Miguel and Johnny have been friends since forever. They are young,
carefree and want two things out of life: to skateboard and have fun.
Their one setback is finding enough money to keep living the good
life, but the two solve this problem by selling their blood to a
clandestine go-between who works with hospitals. But the expedient
quickly turns into a real business and the game takes a serious twist
sooner than expected.
“In Te prometo anarquía my intention was to play with noir cinema.
It is also a mix between documentary and fiction. In this movie we
didn’t hire professional actors, and the cast could play in a natural
and relaxed atmosphere. I tried to stay most of the time focused on
the script. In most of my work I don’t use it, but this time I really
wanted to be attached to the text, but in the end I didn’t, the vitality
of the cast surpasses the script.”
63
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Julio Hernández Cordón (Raleigh,
North Carolina, Usa, 1975), cresciuto
in Messico, Costa Rica e Guatemala,
ha studiato comunicazione e
giornalismo all’Università Rafael
Landívar in Guatemala, per poi
frequentare il Centro de capacitación
cinematográfica a Città del Messico.
Gasolina (2008), suo esordio nel
lungometraggio, ha vinto numerosi
premi, tra cui la menzione speciale
della giuria al Miami International
Film Festival e il premio Horizontes
Latinos al Festival di San Sebastián.
Nel 2009 il suo progetto Polvo (poi
diventato un lungometraggio nel
2012) è stato selezionato nel 2009
per la Résidence de la cinéfondation
del Festival di Cannes. Con Las
marimbas del infierno (2010) ha vinto
il premio speciale della giuria e il
premio Cipputi per il miglior film
sul mondo del lavoro al 28° Torino
Film Festival.
Julio Hernández Cordón (Raleigh,
NC, USA, 1975) grew up in Mexico,
Costa Rica and Guatemala. He studied
communications and journalism at the
Rafael Landívar University in
Guatemala and then enrolled at the
Centro de capacitación cinematográfica
in Mexico City. Gasolina (2008), his
first feature film, won numerous prizes,
including a Special Mention by the
Jury at the Miami International Film
Festival and the Horizontes Latinos
Award at the Festival of San Sebastián.
His project Polvo was selected
in 2009 for the Résidence de la
cinéfondation of the Cannes Film
Festival and than became a feature
film in 2012. With Las marimbas del
infierno (2010) he won the Special
Price of the Jury and the Cipputi
Award at 28 Torino Film Festival.
TH
filmografia/filmography
KM 31 (cm, 2003), Gasolina (2008),
Las marimbas del infierno (2010),
Polvo (2012), Hasta el sol tiene
manchas (2012), Te prometo
anarquía (2015).
F E S TA M O B I L E
mario bava
TERRORE NELLO SPAZIO
Italia-Spagna/Italy-Spain, 1965, 35mm, 88’, col.
PLANET OF
THE VAMPIRES
regia/director
Mario Bava
soggetto/story
dal racconto/from the short
story Una notte di 21 ore
di/by Renato Pestriniero
sceneggiatura/screenplay
Mario Bava, Alberto
Bevilacqua, Callisto
Cosulich, Ib Melchior,
Antonio Romàn,
Rafael J. Salvia
fotografia/cinematography
Antonio Pérez Olea,
Antonio Rinaldi
montaggio/film editing
Romana Fortini,
Antonio Gimeno
scenografia/
production design
Giorgio Giovannini
costumi/costume design
Gabriele Mayer
musica/music
Gino Marinuzzi
interpreti e personaggi/
cast and characters
Barry Sullivan (Mark
Markary), Norma Bengell
(Sanya), Ángel Aranda
(Wes), Evi Marandi (Tiona),
Mario Morales (Eldon),
Stelio Candelli (Brad),
Franco Andrei (Garr),
Fernando Villena (Dr Karan)
produttore/producer
Fulvio Lucisano
produzione/production
American International
Pictures,
Castilla Cooperativa
Cinematográfica,
Italian International Film
Le astronavi Argos e Galliot intercettano misteriosi segnali che
lascerebbero supporre la presenza di vita intelligente sul pianeta
Aura. Un campo magnetico costringe gli astronauti
all’atterraggio, ma durante la manovra la Argos perde i contatti
con la Galliot e il suo equipaggio cade in preda alla follia,
assumendo comportamenti violenti e aggressivi. Soltanto il
comandante Mark Markary e alcuni suoi uomini riescono a
sottrarsi al fenomeno. Quando raggiungono l’altra astronave,
la Galliot, vi rinvengono i cadaveri dei compagni, decimati dalla
stessa furia omicida: chi o che cosa ha provocato la strage? Per
Markary e gli altri astronauti avrà inizio un viaggio nei misteri che
avvolgono il pianeta Aura, popolato da una civiltà sconosciuta
decisa in ogni modo ad abbandonare quel satellite morente.
**
The spaceships Argos and Galliot intercept mysterious signals
that indicate the presence of intelligent life on the planet Aura.
A magnetic field forces the astronauts to land but during the
manoeuvre the Argos loses contact with the Galliot and its crew
is overcome by a madness and becomes violent and aggressive.
Only commander Mark Markary and a few of his men can control
the phenomenon. When they reach the other spaceship, the Galliot,
they find the bodies of their companions, decimated by the same
homicidal fury: who or what has caused this massacre? To Markary
and the other astronauts, this is the beginning of a journey into the
mysteries that envelop the planet Aura, inhabited by an unknown
civilization which is determined to abandon the dying satellite any
way it can.
**
contatti/contacts
Cineteca Nazionale
Laura Argento
[email protected]
www.fondazionecsc.it
64
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Mario Bava (Sanremo, Imperia,
1914 - Roma, 1980) ha appreso
la passione per il cinema, oltre
all’amore per la pittura e all’interesse
per tutto ciò che riguarda
l’immagine, dal padre, un operatore
ai tempi del cinema muto. Fino al
1960 è stato direttore della fotografia
(si è limitato a dirigere solo qualche
cortometraggio negli anni Quaranta),
poi ha debuttato nella regia con La
maschera del demonio, ancora oggi
considerato il suo capolavoro.
In seguito è passato al cinema a
colori, dando inizio a una lunga serie
di horror gotici largamente trascurati
dalla critica italiana. Il suo cinema,
molto noto anche all’estero, è stato
fatto oggetto di un’importante
rivalutazione nel corso degli ultimi
trent’anni.
Mario Bava (San Remo, Imperia,
Italy, 1914 - Rome, Italy, 1980)
inherited the passion for the cinema
as well as a love for painting and an
interest in everything that is connected
with images from is father, who was
a camera person at the time of silent
movies. Until 1960 he worked as
director of photography. In the 1940s
he directed a few short films.
He debuted as a director with
La maschera del demonio, today
still considered his masterpiece.
Subsequently, he started to make color
films and began to make a long series
of gothic horror films that have largely
been overlooked in Italian criticism.
His cinema has earned a healthy
reputation abroad and has been
subjected to an important re-evaluation
over the last thirty years.
filmografia essenziale/
essential filmography
La maschera del demonio (1960),
I tre volti della paura (1963), La frusta
e il corpo (1963), Sei donne per
l’assassino (1964), Terrore nello
spazio (1965), Diabolik (1968), Il rosso
segno della follia (1969), Reazione
a catena (1971), Gli orrori del castello
di Norimberga (1972), La casa
dell’esorcismo (1974), Schock (1977),
La venere d’Ille (1978).
F E S TA M O B I L E
vittorio crucillà
TRAGICA ALBA A DONGO
Italia/Italy, 1950, 35mm, 37’, bn/bw
FATAL DAWN
IN DONGO
regia, soggetto, voce/
director, story, voice
Vittorio Crucillà
sceneggiatura/screenplay
Ettore Camesasca
fotografia/cinematography
Duilio Chiaradia
musica/music
Ferruccio Martinelli
produttori/producers
Emilio Maschera,
Ugo Zanolla
produzione/production
National Film
**
contatti/contacts
Museo nazionale del
cinema - Cineteca
Claudia Gianetto
[email protected]
www.museocinema.it
La ricostruzione delle ultime ore di Benito Mussolini: dall’arresto
a Dongo da parte di una brigata partigiana alla notte passata con
Clara Petacci in una casa di contadini, fino all’isolamento e alla
successiva fucilazione. Una produzione semiamatoriale,
realizzata in soli quattro mesi a pochi anni dalla morte del Duce,
bloccata a suo tempo dalla censura e mai distribuita. Data per
scomparsa, a eccezione di una proiezione durante il 7° Cinema
Giovani, la pellicola è stata recentemente ritrovata e restaurata
dal Museo nazionale del cinema presso il laboratorio L’immagine
ritrovata.
«Gli interpreti di questo film-documentario sono in gran parte
gli stessi interpreti e testimoni oculari dell’episodio storico. […]
La macchina da presa ha ricostruito e ripete fedelmente fatti,
cose, ambienti e uomini così come apparvero e agirono in quelle
tragiche giornate di aprile. Il tempo, i luoghi, i costumi e financo
i gesti sono gli elementi che caratterizzano il valore
essenzialmente documentaristico di questa minuziosa
ricostruzione della più misteriosa tragedia politica del secolo».
**
A reconstruction of Benito Mussolini’s final hours: from his arrest
at Dongo by a partisan brigade to the night he and Clara Petacci
spent in a farmer’s house, all the way to his isolation and execution.
A semi-amateur production, made in just four months a few years
after the death of the Duce, at the time it was blocked by the censors
and never distributed. Given up for lost, except for a screening during
the 7 Cinema Giovani, the film was recently found and restored by
the Museo nazionale del cinema, at the L’Immagine Ritrovata
laboratory.
TH
“Many of the actors in this film-documentary are the same
participants and eyewitnesses of the historical episode. […]
The movie camera faithfully reconstructed and repeated the facts,
things, places and people just as they appeared and behaved during
those tragic days in April. The time, the places, the costumes and
even the gestures are the elements which characterize the essentially
documentary value of this painstaking reconstruction of the century’s
most mysterious political tragedy.”
65
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Le riprese di Tragica alba a Dongo
iniziarono nel 1949 su iniziativa di
due ex partigiani (Emilio Maschera
e Ugo Zanolla) che s’improvvisarono
produttori. Della regia e della
sceneggiatura s’incaricarono due
giornalisti (Vittorio Crucillà ed Ettore
Camesasca), dei quali non sono note
altre esperienze cinematografiche.
L’operatore (Duilio Chiaradia) fu uno
dei pochi professionisti impiegati nel
progetto che coinvolse anche coloro
che avevano realmente preso parte
ai fatti. Il film, terminato nel 1950,
nonostante i ripetuti tentativi fatti
dalla produzione non ottenne alcuna
autorizzazione alla proiezione; gli
autori forse si arresero e Tragica alba
a Dongo fu quasi dimenticato.
The filming of Tragica alba a Dongo
began in 1949 on the initiative of
two former partisan fighters (Emilio
Maschera and Ugo Zanolla), who
acted as producers. The directing
and the script were the work of two
journalists (Vittorio Crucillà and
Ettore Camesasca), who do not
seem to have other film experience.
The cameraman (Duilio Chiaradia)
was one of the few professionals used
on the project, which also involved
people who actually took part in the
events. The film was completed in
1950 but despite repeated attempts
by the production, it did not receive
any authorization for its screening.
It’s possible the authors gave up
and Tragica alba a Dongo was
almost forgotten.
F E S TA M O B I L E
bruno bozzetto
WEST AND SODA
Italia/Italy, 1965, 35mm, 86’, col., anim.
WEST AND
SODA
regia, produttore/
director, producer
Bruno Bozzetto
soggetto/story
Bruno Bozzetto,
Attilio Giovannini
sceneggiatura/screenplay
Bruno Bozzetto,
Attilio Giovannini,
Sergio Crivellaro
fotografia/cinematography
Luciano Marzetti,
Roberto Scarpa
scenografia/
production design
Giovanni Mulazzani
musica/music
Giampiero Boneschi
produzione/production
Cineriz
**
contatti/contacts
Bruno Bozzetto Distribution
Anita Bozzetto,
Irene Bozzetto
[email protected]
Dura la vita per la giovane Clementina: la sua fattoria fa gola
al Cattivissimo, un latifondista che, come suggerisce il nome
stesso, non si fa tanti scrupoli. L’arrivo del misterioso Johnny,
pistolero a dire il vero un po’ apatico, cambia tutto: finalmente
qualcuno a difenderla!
«Durante una vacanza a Taranto, mentre eravamo in spiaggia,
Attilio Giovannini mi mette la pulce nell’orecchio: perché non
tentare di girare un lungometraggio animato in Italia? Non ci
avevo mai neanche pensato, perché era un progetto enorme
e significava mettersi in competizione con un gigante come
la Disney. L’idea mi stimolava, ma non avrei mai preso
ispirazione dalle fiabe, come faceva la Disney, perché non era
una cosa che mi interessava. Continuando a ragionare, ho
pensato al western, che ho sempre amato molto e che per me è
una favola moderna: in fondo si sa fin dall’inizio chi è l’eroe, chi
vincerà, chi muore e chi è il cattivo. E allora sono partito con
l’idea di West and Soda, e ancora mi chiedo come sia stato
possibile realizzarlo».
**
Life is hard for young Clementina: her farm is very tempting to
Cattivissimo (“Very Bad Guy”), a landholder who, as his name
suggests, is fairly unscrupulous. The arrival of mysterious Johnny,
an extremely apathetic gunslinger, changes everything: finally,
someone to defend her!
“On the beach during a vacation in Taranto, Attilio Giovannini put
the bug in my ear: why not try to shoot an animated feature film
in Italy? I had never considered it because it’s an enormous project
and it would mean going up against a giant like Disney. I was very
stimulated by the idea but I would never have drawn inspiration
from fairytales, like Disney does, because I’m not very interested in
them. My reasoning led me to westerns, which I have always loved
a lot and which I consider modern fairytales. After all, right from the
start you know who the hero is, who will win, who will die and who
the bad guy is. So I set off with the idea for West and Soda, and
I’m still wondering how we were able to make it.”
66
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Bruno Bozzetto (Milano, 1938)
esordisce nel 1958 con il corto
d’animazione Tapum! La storia
delle armi e nel 1960 fonda la Bruno
Bozzetto Film, con la quale realizza
pubblicità e film. Tra i più celebri
animatori e cartoonist del mondo,
Bozzetto ha diretto, tra i molti film,
la serie di cortometraggi dedicati al
Signor Rossi, i lunghi d’animazione
West and Soda (1965) e Allegro non
troppo (1976), i film dal vero Sotto
il ristorante cinese (1987), la serie tv
Sandwich (1984) e i cortometraggi
Mister Tao (1989), Orso d’oro al
Festival di Berlino, Cavallette (1990),
candidato al premio Oscar e Nastro
d’argento nel 1990, e Looo (2005),
realizzato in 3D. Nel 2014 ha ricevuto
il premio Maria Adriana Prolo
dall’Associazione nazionale Museo
del cinema.
Bruno Bozzetto (Milan, Italy, 1938)
debuted in 1958 with the animated
short Tapum! The History of Weapons
and in 1960 founded Bruno Bozzetto
Film, with which he made commercials
and movies. One of the world’s most
famous animators and cartoonists,
Bozzetto has directed many films,
including the series of shorts dedicated
to Signor Rossi; the animated feature
films West and Soda (1965) and
Allegro non troppo (1976); the real-life
movie Under the Chinese Restaurant
(1987); the TV series Sandwich (1984);
and the shorts Mister Tao (1989),
Golden Bear at the Berlin Film Festival;
Grasshoppers (1990), nominated for
an Oscar and a Nastro d’argento in
1990; and Looo (2005), which was
made in 3D. In 2014 he received the
Maria Adriana Prolo Award from the
National Cinema Museum Association.
filmografia essenziale/
essential filmography
Un Oscar per il signor Rossi (cm,
1960), Alfa Omega (cm, 1961),
Il signor Rossi al mare (cm, 1964),
West and soda (1965), Vip, mio fratello
superuomo (1968), Ego (cm, 1969),
Gli sport del signor Rossi (serie tv/tv
series, 1975), Il signor Rossi cerca la
felicità (1976), Allegro non troppo
(1976), Le vacanze del signor Rossi
(1976), I sogni del signor Rossi (1977),
Tennis Club (cm, 1982), Sotto il
ristorante cinese (1987), Baeus (cm,
1987), Cavallette (cm, 1990), Help?
(cm, 1995), Adam (cm, 2002),
Spaghetti Family (serie tv/tv series,
2003), Olympics (cm, 2003), Armi
su strada (cm, 2008).
F E S TA M O B I L E
hany abu-assad
YA TAYR EL TAYER
ARAB IDOL
regia, soggetto/
director, story
Hany Abu-Assad
sceneggiatura/screenplay
Sameh Zoabi
fotografia/cinematography
Ehab Assal
montaggio/film editing
Eyas Salman
scenografia/
production design
Nael Kanj
interpreti/cast
Tawfeek Barhom, Ahmed
Al Rokh, Hiba Attalah, Kais
Attalah, Abdel Kareem
Barakeh, Nadine Labaki,
Ahmed Qasem,
Saber Shreim
produttori/producers
Hans de Wolf, Amira Diab,
Ali Jaafar, Hanneke Niens
coproduttore/coproducer
Baher Agbariya
distribuzione/distribution
Adler Entertainment
**
contatti/contacts
Adler Entertainment
Mattia Della Puppa
[email protected]
Regno Unito-Palestina-Qatar-Paesi Bassi-Emirati Arabi Uniti/
UK-Palestine-Qatar-The Netherlands-United Arab Emirates, 2015, HD, 100’, col.
Hany Abu-Assad (Nazareth,
Palestina, 1961) è considerato uno
dei registi più importanti del mondo
arabo. Ha esordito nel 1998 con il
lungometraggio The Fourteenth Chick,
a cui sono seguiti Rana’s Wedding
e i documentari Nazareth 2000
e Ford Transit. Nel 2005 ha poi diretto
Paradise Now, grazie al quale ha
ricevuto una nomination all’Oscar
per il miglior film straniero, ha vinto
un Golden Globe e, alla Berlinale,
il Blue Angel Award, l’Amnesty
International Film Prize e il premio
della giuria del «Berliner
Morgenpost». Con Omar (2013) ha
ottenuto la sua seconda nomination
Il giovane Mohammad Assaf vive a Gaza con la sorella Farrah,
agli Oscar e il premio della giuria
con cui condivide il sogno di riuscire un giorno a cantare
nella sezione Un certain regard al
all’opera del Cairo. Quando Farrah viene ricoverata per una grave
Festival di Cannes.
insufficienza renale, Mohammad promette alla ragazza che
realizzerà il loro desiderio. Per l’aspirante cantante ha così inizio
un viaggio in Egitto, che lo porterà a partecipare all’edizione 2013
del talent show Arab Idol.
«Per me Arab Idol è una storia in cui si combatte e in cui la
volontà ha la meglio, anche in circostanze estreme. È una storia
di speranza e successo, in cui un fratello e una sorella riescono a
trarre vantaggio da una iniziale sfortuna. I due rendono possibile
l’impossibile partendo da zero, superando le difficoltà,
sconfiggendo la povertà, l’oppressione e l’occupazione militare.
[…] Arab Idol segue la tradizione di Zorba il greco, ma è cool come
The Millionaire. È un film che ha l’onestà della Classe, l’energia di
Billy Elliot, la determinazione di Le ali della libertà, con in più uno
humor e uno spirito unici».
www.adler-ent.com
**
Young Mohammad Assaf lives in Gaza with his sister Farrah, who
shares his dream of singing one day at the Cairo opera. When Farrah
is admitted to hospital for kidney failure, Mohammad promises the
girl he will make their dream come true. For the aspiring singer, this
is the beginning of a journey in Egypt that will take him to the 2013
edition of the talent show Arab Idol.
“I see Arab Idol as the story of fighting and the will of surviving under
extreme circumstances. It’s a story of hope and success where a
brother and sister who were able to make from their disadvantages
an advantage, and from the impossible possible, who come from
nowhere to overcome all odds, beating poverty, oppression, and
occupation. [….] I see Arab Idol in the tradition of Zorba the Greek,
but with the hipness of Slumdog Millionaire. The film will have the
honesty of The Class, the energy of Bily Elliot, the determination of
The Shawnshank Redemption but will have its own unique humor
and spirit.”
67
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
Hany Abu-Assad (Nazareth, Palestine,
1961) is considered one of the most
important directors of the Arab world.
He debuted in 1998 with the featurelength The Fourteenth Chick, which
was followed by Rana’s Wedding and
the documentaries Nazareth 2000
and Ford Transit. In 2005, he directed
Paradise Now, which won him an
Oscar nomination for Best Foreign
Film, received a Golden Globe and,
at the Berlinale, the Blue Angel Award,
the Amnesty International Film Prize
and the Jury Prize of the newspaper
“Berliner Morgenpost.” Omar (2013)
got him his second Oscar nomination
and the Jury Prize in the section
Un certain regard at the Cannes
Film Festival.
filmografia/filmography
Het 14 kippetje (The Fourteenth Chick,
1998), Nazareth 2000 (doc., 2001),
Al qods fee yom akhar (Rana’s
Wedding, 2002), Ford Transit (doc.,
2003), Paradise Now (2005), Stories
on Human Rights (ep. A Boy, a Wall
and a Donkey, 2008), Do Not Forget
Me Istanbul (2011), The Courier
(2012), Omar (2013), Ya Tayr El Tayer
(Arab Idol, 2015).
E
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
lyndsey turner
HAMLET
Regno Unito/UK, 2015, HD, 210’, col.
HAMLET
regia/director
Lyndsey Turner
soggetto/story
dall’omonima tragedia di/
from the tragedy of the same
title by William Shakespeare
scenografia/
production design
Es Devlin
costumi/costume design
Katrina Lindsay
musica/music
Jon Hopkins
suono/sound
Christopher Shutt
interpreti e personaggi/
cast and characters
Benedict Cumberbatch
(Amleto/Hamlet), Leo
Bill (Orazio/Horatio),
Siân Brooke
(Ofelia/Ophelia),
Jim Norton
(Polonio/Polonius), Ciarán
Hinds (Claudio/Claudius),
Anastasia Hille (Gertrude),
Kobna Holdbrook-Smith
(Laerte/Laertes), Karl
Johnson (il fantasma del
padre di Amleto/ghost of
Hamlet’s father), Nigel
Carrington (il cortigiano
Cornelio/servant Cornelius),
Morag Siller (Voltemand),
Sergo Vares
(Fortebraccio/Fortinbras)
distribuzione/distribution
Nexo Digital
**
contatti/contacts
Nexo Digital
Luana Solla
[email protected]
www.nexodigital.it
68
SOMMARIO
Quando un Paese si arma per la guerra, una famiglia si lacera.
Costretto a vendicare la morte di suo padre, ma paralizzato dal
compito che lo attende, Amleto si accanisce contro la sua
situazione, minacciando sia la sua sanità mentale sia la sicurezza
dello Stato.
Sono stati 225.000 gli spettatori che lo scorso ottobre, da
venticinque diversi Paesi, si sono collegati in diretta via satellite
con il National Theater di Londra per la trasmissione di Hamlet,
con il candidato all’Oscar Benedict Cumberbatch nel ruolo del
protagonista della tragedia di Shakespeare e Lyndsey Turner
alla regia: un record assoluto per il progetto del National Theatre
Live. Ora quello spettacolo straordinario arriva anche in Italia,
in anteprima al Torino Film Festival e in febbraio nelle sale
italiane, nell’ambito del progetto che propone su grande schermo
il meglio delle produzioni del teatro londinese in lingua originale
e sottotitolato in italiano.
**
A family is torn apart as the country prepares itself for war. Hamlet
is forced to avenge his father’s death, but he paralyzed by the task
before him; the man rages against his situation, putting at risk his
mental sanity and his country’s safety.
Last October, 225,000 spectators from twenty-five different countries
tuned in via satellite TV to the National Theatre of London for the
live performance of Hamlet, the Shakesperian tragedy starring the
Oscar Nomination Benedict Cumberbatch and directed by Lyndsey
Turner. It was a groundbreaking record for the National Theatre Live
project. That extraordinary production has now made it to Italy and
can be previewed at the Torino Film Festival. The piece will be
distributed to Italian movie theaters in February as part of a project
that is bringing the productions from the London-based theatre to
the silver screen, presented in original language with Italian subtitles.
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
Lyndsey Turner (Regno Unito),
regista teatrale britannica, è nota
per aver diretto spettacoli nel West
End, al Royal National Theatre, alla
Royal Shakespeare Company e
a Broadway. È la terza regista
donna ad aver ricevuto, nel 2014, un
Laurence Olivier Award. Laureatasi
con un master in direzione teatrale
al Birkbeck di Londra, è membro del
consiglio al Pentabus Theatre e
direttore associato dello Sheffield e
del Gate Theatre. Ha lavorato a lungo
presso il Royal Court Theatre e scrive
regolarmente per la pagina teatrale
del «Guardian». Inoltre, dirige e
insegna presso la Royal Shakespeare
Company ed è docente del master
in regia teatrale dell’Università
di Londra. Nel 2014, ha diretto
Machinal a Broadway, suo debutto
sulla scena teatrale americana.
Lyndsey Turner (UK) is a British
theatre director known for her
productions in the West End, at the
Royal National Theatre, the Royal
Shakespeare Company, and on
Broadway. She is the third female
director to win a Laurence Olivier
Award, which she received in 2014.
She holds an MFA in theatre directing
from Birkbeck, University of London.
She is a council member for the
Pentabus Theatre and associate
director for the Sheffield Theatre
and the Gate Theatre. She worked
extensively at the Royal Court Theatre,
and she regularly publishes articles in
the theatre column of “The Guardian.”
In addition, she directs and teaches
classes at the Royal Shakespeare
Company, and she is a professor for the
MFA in theatre directing course offered
by the University of London. She made
her American debut on Broadway in
2014 with the play Machinal.
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
daniele segre
MORITURI
Italia/Italy, 2015, HD, 75’, col.
MORITURI
regia, soggetto,
sceneggiatura, montaggio/
director, story, screenplay,
film editing
Daniele Segre
fotografia/cinematography
Luca Bigazzi
scenografia/
production design
Elena Bosio
suono/sound
Edgar Iacolenna
interpreti e personaggi/
cast and characters
Tiziana Catalano (Aurora),
Donatella Bartoli (Nora),
Luigina Dagostino
(Olimpia)
produzione/production
I Cammelli
**
contatti/contacts
I Cammelli
Daniele Segre
[email protected]
www.danielesegre.it
Sullo sfondo della sezione loculi di un cimitero s’incrociano le
vite di tre donne di mezza età: Nora, Aurora e Olimpia. La zitella,
la divorziata e la vedova: tre vite sospese tra rassegnazione
e attesa. Tre vite a rischio necrosi. Nel corso di una nottata
di veglia organizzata nel cimitero, alla luce dei lumini votivi e
della scritta al neon «Riposate in pace», le tre donne saranno
protagoniste di una fantasmagorica messa in scena delle
rispettive e personalissime inquietudini.
«Morituri rappresenta il terzo quadro di una trilogia composta
da altri due film prodotti dalla società I Cammelli: Vecchie (2002),
con Barbara Valmorin, e Mitraglia e il verme (2004), con Antonello
Fassari e Stefano Corsi. La necessità è quella di mettere in scena
la condizione umana contemporanea, rappresentata da tre
personaggi al limite del surreale. Ogni personaggio porta con
sé la propria storia e la propria solitudine, per approdare a una
dimensione sospesa e astratta che rende la storia universale
e senza tempo».
**
With the burial niches of a cemetery as a backdrop, the lives of three
middle-aged women intersect; their names are Nora, Aurora and
Olimpia. An old maid, a divorcee and a widow: three lives suspended
between resignation and waiting. Three lives that risk necrosis. During
a night-time vigil organized by the cemetery, illuminated by votive
lights and a neon sign that says “Rest in peace,” the three women
become the protagonists of a phantasmagorical mise-en-scène of their
respective and very personal anxieties.
“Morituri is the third part of a trilogy composed of two other films
produced by the company I Cammelli: Vecchie (2002), with Barbara
Valmorin, and Mitraglia e il verme (2004), with Antonello Fassari
and Stefano Corsi. I wanted to show the contemporary human
condition, represented by three characters at the limits of the surreal.
Each character carries around her own story and her own solitude,
and ends up in a suspended and abstract dimension which makes
the story universal and timeless.”
69
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
Daniele Segre (Alessandria, 1952)
ha iniziato la sua carriera come
fotografo, prima di esordire nella
regia con il documentario Perché
droga nel 1976. Ha quindi pubblicato
il libro fotografico Ragazzi di stadio
e fondato la casa di produzione
I Cammelli. Nel 1983 ha diretto il
lungometraggio di finzione Testadura,
presentato in concorso a Venezia,
a cui sono seguiti, tra gli altri film,
Manila Paloma Blanca, Vecchie,
Mitraglia e il verme, Conversazione a
Porto, Morire di lavoro, Lisetta Carmi Un’anima in cammino, presentato
a Venezia nel 2010, e Sic Fiat Italia,
presentato al Torino Film Festival
2011, dove l’anno scorso ha portato
Il viaggio di Carlo, ritratto dell’attore
Carlo Colnaghi.
Daniele Segre (Alessandria, Italy, 1952)
began his career in photography, before
debuting as a director in 1976 with the
documentary Perché droga. He
published the book of photographs
Ragazzi di stadio and founded the
production company I Cammelli. In
1983, he directed the feature-length
fiction movie Testadura, which
competed in Venice. It was followed by
other films, including Manila Paloma
Blanca, Vecchie, Mitraglia e il verme,
Conversazione a Porto, Morire di
lavoro, Lisetta Carmi - Un’anima in
cammino, presented in Venice in 2010,
and Sic Fiat Italia, which was
presented at the 2011 Torino Film
Festival, where last year he also
presented Il viaggio di Carlo, about
the life of the actor Carlo Colnaghi.
filmografia essenziale/
essential filmography
Perché droga (coregia/codirector
Franco Barbaro, mm, doc., 1976),
Ragazzi di stadio (mm, doc., 1980),
Testadura (1983), Vite di ballatoio
(mm, doc., 1984), Manila Paloma
Blanca (1992), Come prima, più di
prima, t’amerò (mm, doc., 1995), Sto
lavorando? (mm, doc., 1998), Via due
macelli, Italia - Sinistra senza unità
(2000), Volti - Viaggio nel futuro
d’Italia (tv, doc., 2002), Vecchie
(2002), Mitraglia e il verme (2004),
Conversazione a Porto (doc., 2006),
Morire di lavoro (doc., 2008), Lisetta
Carmi - Un’anima in cammino (mm,
doc., 2010), Je m’appelle Morando Alfabeto Morandini (mm, doc., 2010),
Sic Fiat Italia (doc., 2011), Il viaggio di
Carlo (cm, doc., 2014), Morituri
(2015).
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
davide ferrario
SEXXX
Italia/Italy, 2015, HD, 72’, col.
SEXXX
regia/director
Davide Ferrario
soggetto/story
dall’omonimo balletto di/
from the ballet of the same
title by Matteo Levaggi
e da/and from Prelude for
a Symphony in Black di/by
Matteo Levaggi, Corpicrudi
fotografia/cinematography
Fabrizio Vacca
montaggio/film editing
Cristina Sardo
suono/sound
Vito Martinelli
interpreti/cast
Kristin Furnes Bjerkestrand,
Manuela Maugeri,
Viola Scaglione,
Denis Bruno,
Marco De Alteriis,
Vito Pansini
produttori/producers
Davide Ferrario,
Francesca Bocca
produzione/production
Rossofuoco
**
contatti/contacts
Rossofuoco
Davide Ferrario
[email protected]
www.rossofuocofilm.it
70
SOMMARIO
«Una sera, senza un’aspettativa precisa, sono andato alla
Lavanderia a Vapore di Collegno, sede del Balletto Teatro
di Torino diretto da Loredana Furno, e ho visto Sexxx, il balletto
di Matteo Levaggi. Non sono un appassionato di danza moderna,
ma proprio per questo credo che la mia fascinazione quella
sera sia stata sincera e convinta. Sono stato colpito soprattutto
dal modo in cui il coreografo era riuscito a prendere gesti e
movimenti espliciti della comunicazione sessuale per trasformarli
in linguaggio di danza. Ed essendo il linguaggio del corpo uno
dei temi che mi interessa filmare fin dai tempi dello “scandaloso”
Guardami, c’era già una motivazione sufficiente per trasformare
il balletto in un film. Ho cercato di riprendere la danza come
se raccontasse una storia, utilizzando uno stile strettamente
cinematografico, quasi che la macchina da presa fosse un altro
elemento della coreografia, spesso aggiungendo movimento a
movimento. Credo che l’esperienza che ne avrà lo spettatore
sarà lontanissima da quella del punto di vista della platea».
**
“One evening, without any particular expectations, I went to the
Lavanderia a Vapore theatre in Collegno, headquarters of the Balletto
Teatro di Torino, directed by Loredana Furno, and I saw Sexxx, the
ballet by Matteo Levaggi. I’m not a fan of modern dance, but I think
this is why my fascination that evening was sincere and convinced.
Above all, I was struck by the way the choreographer was able to
take the explicit gestures and movements of sexual communication
and transform them into the language of dance. And since body
language is one of the topics I have been interested in filming since
that ‘scandalous’ Guardami, I was already sufficiently motivated
to transform the ballet into a movie. I tried to shoot the ballet as
though it were telling a story, using a strictly cinematographic style,
almost as though the movie camera were another element of the
choreography, often adding movement to movement. I think the
movie-goer’s experience will be quite different from that of the
spectator in the theatre.”
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
Davide Ferrario (Casalmaggiore,
Cremona, 1956) è laureato in
letteratura angloamericana.
Nei primi anni Ottanta ha
collaborato con periodici
cinematografici e organizzato
rassegne, eventi e festival di cinema.
Autore di saggi sul cinema,
di romanzi e di varie sceneggiature,
ha diretto cortometraggi,
documentari e lungometraggi
di finzione. Fra questi ultimi vanno
ricordati il suo esordio, La fine della
notte (1989), Tutti giù per terra (1997),
tratto dal romanzo di Giuseppe
Culicchia, e Guardami, presentato
alla Mostra di Venezia del 1999.
Il suo romanzo Dissolvenza in nero,
con protagonista Orson Welles,
è stato tradotto in diverse lingue
e portato sullo schermo nel 2006
da Oliver Parker (Fade to Black).
Davide Ferrario (Casalmaggiore,
Cremona, Italy, 1956) has graduated
in Anglo-American Literature. In the
beginning of the 1980s he works with
different cinema magazines and
organizes film festivals and events.
He is the author of many essays on
cinema, of novels and several
screenplays. He has directed short
films and documentaries, and, among
the long feature films, we would like to
mention La fine della notte, Tutti giù
per terra, based on the novel by
Giuseppe Culicchia, and Guardami,
screened at Venice Film Festival in
1999. His novel Fade to Black, with
fiction figure of Orson Welles, has been
translated in many languages and in
2006 became an Oliver Parker’s film
production of the same title.
filmografia essenziale/
essential filmography
La fine della notte (1989), Anime
fiammeggianti (1994), A Rimini
(cm, 1995), Il figlio di Zelig (cm,
1995), Materiale resistente
(coregia/codirector Guido Chiesa,
doc., 1995), Confidential Report - A
proposito di Orson Welles (tv, 1996),
Estate in città (cm, 1996), Partigiani
(coregia/codirectors Guido Chiesa,
Antonio Leotti, Daniele Vicari, doc.,
1997), Tutti giù per terra (1997), Figli
di Annibale (1998), Guardami (1999),
La rabbia (doc., 2000), Fine amore:
mai (doc., 2001), Mondonuovo (doc.,
2003), Dopo mezzanotte (2003),
La strada di Levi (doc., 2006), Tutta
colpa di Giuda (2009), Piazza
Garibaldi (2012), La zuppa del
demonio (doc., 2014), La luna
su Torino (2014).
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
gregory la cava
STAGE DOOR
Usa, 1937, 35mm, 92’, bn/bw
PALCOSCENICO
regia/director
Gregory La Cava
soggetto/story
dall’omonima commedia
di/from the play of the same
title by Edna Ferber,
George S. Kaufman
sceneggiatura/screenplay
Morrie Ryskind,
Anthony Veiller
fotografia/cinematography
Robert De Grasse
montaggio/film editing
William Hamilton
scenografia/
production design
Van Nest Polglase,
Carroll Clark
costumi/costume design
Murile King
musica/music
Roy Webb, Hal Borne,
Mort Greene
interpreti e personaggi/
cast and characters
Katharine Hepburn (Terry
Randall), Ginger Rogers
(Jean Maitland), Andrea
Leeds (Kay Hamilton),
Adolphe Menjou (Anthony
Powell), Eve Arden (Eve),
Annie Miller (Annie),
Gail Patrick (Linda Shaw),
Constance Collier
(Catherine Luther)
produttore/producer
Pandro S. Bermamn
produzione/production
Rko
New York, 1937. In un dormitorio femminile s’incrociano le strade
di alcune ragazze con la passione per il teatro. Tra queste c’è
Terry che, nonostante lo scarso talento, sogna di fare l’attrice,
così come Kay, molto dotata e decisa a entrare nel mondo dello
spettacolo anche per potersi sistemare economicamente. Quando
partono le audizioni per una nuova pièce, il padre di Terry, uomo
ricco e potente, interviene per far attribuire alla figlia la parte della
protagonista, cosicché si renda finalmente conto di essere negata
e smetta di recitare. Per Kay, a cui era già stato assegnato il ruolo,
è un colpo troppo duro: delusa e addolorata dall’esclusione si
suicida. Ma il suo gesto estremo avrà delle conseguenze
inimmaginabili su Terry: colpita dalla reazione disperata
dell’amica, supererà lo shock solo la sera del debutto, quando,
complice la forte emozione, reciterà in modo vibrante e
appassionato. L’attenderà un futuro di successo sulle tavole
del palcoscenico.
**
New York, 1937. In a women’s dormitory, the paths of a number of
stage-struck girls cross. One of them is Terry; despite her lack of
talent, she dreams of becoming an actress. So does Kay, who is very
talented and determined to enter the world of theatre, in part for
some economic stability. When auditions begin for a new play, Terry’s
father, a rich and powerful man, steps in to get his daughter the
leading role, so she will finally realize how hopeless she is and give up
acting. Kay had already been given the role and this blow is too hard
to bear: disappointed and distressed by this exclusion, she commits
suicide. But her drastic gesture will have unimaginable consequences
for Terry. Struck by her friend’s desperate reaction, she only overcomes
the shock on the evening of her debut when, thanks to her intense
emotion, she performs vibrantly and passionately. A successful future
onstage awaits her.
Gregory La Cava (Towanda,
Pennsylvania, Usa, 1892 - Malibu,
California, 1952) lavora inizialmente
come capo della casa di produzione
International Film Service,
specializzata in brevi film di
animazione. Dopo la chiusura della
società, nei primi anni Venti si
traferisce a Hollywood, dove dirige
i suoi primi cortometraggi comici
per il grande schermo, passando
successivamente al lungometraggio.
Tra i suoi capolavori, L’impareggiabile
Godfrey (1938), sophisticated comedy
in era di Grande depressione, e La
ragazza della quinta strada (1939).
Molto attivo negli anni Trenta, nel
decennio successivo riduce
considerevolmente la sua
produzione, fino al ritiro. Nei suoi
film hanno recitato star dell’epoca,
come Katharine Hepburn, Ginger
Rogers, William Powell e Carol
Lombard.
Gregory La Cava (Towanda, PA,
USA, 1892 - Malibu, CA, USA, 1952)
began working as the head of the
production company International Film
Service, specialized in short animated
films. After the company closed down,
he moved to Hollywood in the early
1920s, where he directed his first
comedy shorts for the silver screen and
later moved on to feature films. His
masterpieces include My Man Godfrey
(1938), a sophisticated comedy during
the Great Depression, and 5 Ave Girl
(1939). He was very active during the
1930s but greatly reduced his
production during the 1940s, until he
retired. His films have featured stars
of the era, such as Katharine Hepburn,
Ginger Rogers, William Powell and
Carol Lombard.
TH
filmografia essenziale/
essential filmography
Feel My Pulse (Tastatemi il polso,
mm, 1928), Half a Bride (Naufraghi
dell’amore, mm, 1928), Symphony of
Six Millions (Melodie della vita, 1932),
The Half Naked Truth (La verità
seminuda, 1932), Gallant Lady
(Rinunzie, 1933), The Affairs of Cellini
(Gli amori di Benvenuto Cellini, 1933),
Private Worlds (Mondi privati, 1935),
She Married Her Boss (Voglio essere
amata, 1935), My Man Godfrey
(L’impareggiabile Godfrey, 1938), Stage
Door (Palcoscenico, 1937), 5 Ave Girl
(La ragazza della quinta strada, 1939),
Primrose Path (Piccolo porto, 1940),
Unfinished Business (Quella notte con
te, 1941), Lady in a Jam (Le stranezze
di Jane Palmer, 1942).
TH
71
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
-
PALCOSCENICO
F E S TA M O B I L E
-
ORSON WELLES
orson welles
CITIZEN KANE
Usa, 1941, 35mm, 119’, bn/bw
QUARTO
POTERE
regia, produttore/
director, producer
Orson Welles
sceneggiatura/screenplay
Herman J. Mankievicz,
Orson Welles
fotografia/cinematography
Gregg Toland
montaggio/film editing
Robert Wise
costumi/costume design
Edward Stevenson
musica/music
Bernard Herrmann
suono/sound
Bailey Fesler,
James G. Stewart
interpreti e personaggi/
cast and characters
Orson Welles (Charles
Foster Kane), Joseph
Cotten (Jedediah
Leland), Dorothy
Comingore (Susan Alexander
Kane), Everett Sloane (Mr Bernstein), Ray Collins (James
W. Gettys), George
Coulouris (Walter
Parks Thatcher), Agnes Moorehead (Mary Kane), Paul
Stewart (Raymond), Ruth
Warrick (Emily Monroe
Norton Kane), Erskine
Sanford (Herbert
Carter), William
Alland (Jerry Thompson)
produzione/production
Mercury Productions
72
SOMMARIO
Splendori e miserie del magnate dell’editoria Charles Foster Kane:
uomo potentissimo e odiato, viene trovato morto nel mausoleo
incompiuto in cui vive isolato dopo il ritiro dal mondo degli affari
e della politica e il fallimento di due matrimoni. L’ultima parola
da lui pronunciata è «Rosebud»: chi o cosa è «Rosebud»?
Un giornalista cerca di svelarne il significato, intervistando
amici, nemici, ex amanti, sostenitori e detrattori del milionario.
Ne emerge il ritratto sfaccettato e complesso di un uomo
individualista e volitivo, cresciuto troppo in fretta e incapace di
amare poiché interessato solo al possesso. Charles Foster Kane
è il controverso paladino dell’opinione pubblica statunitense,
che lui stesso contribuisce a plasmare, e al tempo stesso
una figura ambigua, incarnazione del sogno americano e della
sua deformazione.
**
The wonders and woes of the publishing tycoon Charles Foster Kane,
a very powerful and hated man, found dead in the unfinished
mausoleum where he retreated in isolation after retiring from
business, politics, and the failure of his two marriages. With his dying
breath, he utters the word “Rosebud.” Who or what is “Rosebud”?
A journalist tries to discover its mysterious meaning, interviewing the
millionaire’s friends, enemies, former lovers, supporters, and critics.
The result is a multifaceted and complex portrait of an individualistic,
strong-willed man who grew up to quickly and is unable to love
because ownership is his only interest. Charles Foster Kane is the
controversial hero of public opinion, which he manipulates through
his publications; but he is also an ambiguous character who embodies
the American dream as well as its deformation.
F E S TA M O B I L E
-
ORSON WELLES
Orson Welles (Kenosha, Wisconsin,
Usa, 1915 - Hollywood, California,
Usa, 1985) è considerato uno dei più
importanti e geniali registi e attori
della storia del cinema, ma anche del
teatro e della radio (celebre la beffa da
lui architettata con la trasmissione
radiofonica di fantascienza La guerra
dei mondi, che scatenò il panico negli
Stati Uniti). Divenuto un vero e
proprio caso cinematografico con
Quarto Potere (1941), realizzato a
soli venticinque anni, nel corso della
sua lunga e travagliata carriera ha
diretto titoli notevoli quali L’orgoglio
degli Amberson (1942), La signora
di Shanghai (1947), Rapporto
confidenziale (1955), L’infernale Quinlan
(1958) e gli adattamenti di Shakepeare
Macbeth (1948), Otello (1952) e Falstaff
(1965). Tra i riconoscimenti da lui
ottenuti la Palma d’oro nel 1952 per
Otello, il Leone d’oro e l’Oscar alla
carriera, entrambi nel 1970.
Orson Welles (Kenosha, WI, USA,
1915 - Hollywood, CA, USA, 1985)
is considered one of important and
brilliant filmmakers and actors in the
history of cinema, theater and radio (his
famous prank and radio adaptation of
the sci-fi piece The War of the Worlds
generated widespread panic in the
United States). He became a filmphenomenon with Citizen Kane (1941),
which he made when he was only
twenty-five years old. He made many
important films throughout his long
and troubled career, which include
The Magnificent Ambersons (1942),
The Lady from Shanghai (1947), Mr
Arkadin (1955), Touch of Evil (1958),
and the Shakespearian adaptations of
Macbeth (1948), Othello (1952), and
Falstaff (1965). He won several awards,
including the Palme d’Or for Othello in
1952, the Career Golden Lion and the
Academy Honorary Award in 1970.
filmografia essenziale/
essential filmography
Citizen Kane (Quarto Potere, 1941),
The Magnificent Ambersons (L’orgoglio
degli Amberson, 1946), The Stranger
(Lo straniero, 1946), The Lady from
Shanghai (La signora di Shanghai,
1947), Macbeth (id., 1948), Othello
(Otello, 1952), Mr Arkadin (Rapporto
confidenziale, 1955), Touch of Evil
(L’infernale Quinlan, 1958), Falstaff
(id., 1965), Histoire immortelle
(Storia immortale, 1968).
F E S TA M O B I L E
-
ORSON WELLES
orson welles
MR ARKADIN
Francia-Spagna-Svizzera/
France-Spain-Switzerland, 1955, 35mm, 93’, bn/bw
RAPPORTO
CONFIDENZIALE
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Orson Welles
soggetto/story
dal radiodramma/from the
radio script The Lives
of Harry Lime di/by Ernest
Bornemann, Orson Welles
fotografia/cinematography
Jean Bourgoin
montaggio/film editing
Renzo Lucidi
musica/music
Paul Misraki
suono/sound
Jacques Lebreton
interpreti e personaggi/
cast and characters
Orson Welles (Gregory
Arkadin), Robert Arden
(Guy Van Stratten), Paola
Mori (Raina Arkadin), Akim
Tamiroff (Jacob Zouk),
Michael Redgrave
(Burgomil Trebitsch)
produttori/producers
Louise Dolivet,
Orson Welles
produzione/production
Filmorsa, Cervantes Films,
Sevilla Films, Mercury
Productions, Bavaria Film
73
SOMMARIO
Van Stratten è un contrabbandiere americano dalle alterne
fortune che opera in Europa. Per caso assiste alla morte di
un uomo che, esalando l’ultimo respiro, pronuncia due nomi:
Gregory Arkadin e Sophie. Incuriosito, cerca di dar loro un volto,
fiutando la possibilità di ricavarne qualcosa. Ben presto scopre
che l’Arkadin in questione è un facoltoso esponente dell’alta
società. Quando i due s’incontrano, il milionario rivela a Van
Stratten che non riesce a ricordare niente della propria vita prima
del 1927 e lo incarica di ricostruirla in un rapporto confidenziale.
Ha così inizio un giro del mondo che lo porta a interrogare
personaggi peculiari quali un sarto a Zurigo, un ammaestratore
di pulci a Copenaghen, un antiquario ad Amsterdam e una
baronessa polacca. E, mentre si trova in Messico, incontra anche
la Sophie di cui aveva sentito proferire il nome: ma subito dopo
la donna viene uccisa misteriosamente. Con il procedere delle
indagini, Van Stratten inizia a sospettare che dietro di esse vi sia
un intrigo dello stesso Arkadin e qualcosa di nascosto che lo
tormenta dal suo passato.
**
Van Stratten is an American smuggler with a checkered history
working in Europe. He happens to witness the death of a man who
utters two names with his dying breath: Gregory Arkadin and Sophie.
Intrigued by the mystery and the possibility of turning a profit, he
tries to find them. He soon discovers that Arkadin is a wealthy
socialite. When he meets him, the millionaire confesses that he has
no memory of his life before 1927 and hires Van Stratten to research
his past and file a confidential report. Van Stratten sets off, travelling
around the world, interrogating peculiar characters like a tailor in
Zurich, a flea circus ringmaster in Copenhagen, an antiques dealer
in Amsterdam, and a Polish baroness. In Mexico he runs into Sophie,
who is mysteriously killed shortly thereafter. As the investigation
continues, Van Stratten starts suspecting that Arkadin himself might
be behind it all, tormented by something hidden in his past.
F E S TA M O B I L E
-
ORSON WELLES
Orson Welles (Kenosha, Wisconsin,
Usa, 1915 - Hollywood, California,
Usa, 1985) è considerato uno dei più
importanti e geniali registi e attori
della storia del cinema, ma anche del
teatro e della radio (celebre la beffa da
lui architettata con la trasmissione
radiofonica di fantascienza La guerra
dei mondi, che scatenò il panico negli
Stati Uniti). Divenuto un vero e
proprio caso cinematografico con
Quarto Potere (1941), realizzato a
soli venticinque anni, nel corso della
sua lunga e travagliata carriera ha
diretto titoli notevoli quali L’orgoglio
degli Amberson (1942), La signora
di Shanghai (1947), Rapporto
confidenziale (1955), L’infernale Quinlan
(1958) e gli adattamenti di Shakepeare
Macbeth (1948), Otello (1952) e Falstaff
(1965). Tra i riconoscimenti da lui
ottenuti la Palma d’oro nel 1952 per
Otello, il Leone d’oro e l’Oscar alla
carriera, entrambi nel 1970.
Orson Welles (Kenosha, WI, USA,
1915 - Hollywood, CA, USA, 1985)
is considered one of important and
brilliant filmmakers and actors in the
history of cinema, theater and radio (his
famous prank and radio adaptation of
the sci-fi piece The War of the Worlds
generated widespread panic in the
United States). He became a filmphenomenon with Citizen Kane (1941),
which he made when he was only
twenty-five years old. He made many
important films throughout his long
and troubled career, which include
The Magnificent Ambersons (1942),
The Lady from Shanghai (1947), Mr
Arkadin (1955), Touch of Evil (1958),
and the Shakespearian adaptations of
Macbeth (1948), Othello (1952), and
Falstaff (1965). He won several awards,
including the Palme d’Or for Othello in
1952, the Career Golden Lion and the
Academy Honorary Award in 1970.
filmografia essenziale/
essential filmography
Citizen Kane (Quarto Potere, 1941),
The Magnificent Ambersons (L’orgoglio
degli Amberson, 1946), The Stranger
(Lo straniero, 1946), The Lady from
Shanghai (La signora di Shanghai,
1947), Macbeth (id., 1948), Othello
(Otello, 1952), Mr Arkadin (Rapporto
confidenziale, 1955), Touch of Evil
(L’infernale Quinlan, 1958), Falstaff
(id., 1965), Histoire immortelle
(Storia immortale, 1968).
F E S TA M O B I L E
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ORSON WELLES
orson welles
TOUCH OF EVIL
Usa, 1958, 35mm, 95’, bn/bw
L’INFERNALE
QUINLAN
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Orson Welles
soggetto/story
dal romanzo/
from the novel
Badge of Evil di/by
Whit Masterson
fotografia/cinematography
Russell Metty
montaggio/film editing
Virgil Vogel, Aaron Stell
musica/music
Henri Mancini
suono/sound
Leslie I. Carey
interpreti e personaggi/
cast and characters
Charlton Heston
(Mike Vargas), Janet Leigh
(Susan Vargas), Orson
Welles (Hank Quinlan),
Joseph Calleia (Pete
Menzies), Akim Tamiroff
(Joe Grandi), Marlene
Dietrich (Tana), Zsa Zsa
Gabor (proprietaria dello
strip club/strip club owner)
produttore/producer
Albert Zugsmith
produzione/production
Universal International
Pictures
74
SOMMARIO
Chi può aver fatto saltare in aria un ricco possidente terriero
mentre stava attraversando in auto il confine tra Stati Uniti e
Messico? Ad assistere per caso all’omicidio l’agente della
narcotici messicana Mike Vargas, in viaggio di nozze con la
moglie Susan. Le indagini vengono affidate al commissario
Hank Quinlan, uomo scontroso e autoritario, al quale si affianca
Vargas nel tentativo di far luce sui fatti. Ben presto, però, verrà
svelato il lato oscuro di Quinlan, il quale non esita a falsificare
le prove pur di far trionfare quella che lui ritiene essere la verità.
In un crescendo di rivelazioni e scoperte, la collaborazione tra
i due si trasforma in scontro aperto: per Quinlan, dotato di una
personalità luciferina e spietata, Vargas non rappresenta che
un ostacolo. La soluzione a questo intralcio sta nell’ordire una
macchinazione in cui siano coinvolti la moglie Susan e il boss
del narcotraffico Joe Grandi, al quale Vargas sta dando la caccia.
Who blew up the wealthy landowner after he crossed the Mexican
border into the United States? Mike Vargas, a Mexican drug
enforcement officer, happens to witness the murder while he is on
his honeymoon with his wife Susan. Hank Quinlan, a surly and
authoritarian Police Captain, leads the investigation, assisted by
Vargas who is trying to shed light on what happened. But Quinlan’s
dark side soon comes out when he doesn’t hesitate to tamper with
the evidence just to support his case. In a crescendo of revelations
and discoveries, the collaboration between the two partners quickly
turns into an open conflict: for Quinlan, diabolical and ruthless,
Vargas is nothing more than an obstacle in his way. To overcome it,
he plots a scheme involving his wife Susan and Joe Grandi, the drug
lord that Vargas had been hunting down.
F E S TA M O B I L E
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ORSON WELLES
Orson Welles (Kenosha, Wisconsin,
Usa, 1915 - Hollywood, California,
Usa, 1985) è considerato uno dei più
importanti e geniali registi e attori
della storia del cinema, ma anche del
teatro e della radio (celebre la beffa da
lui architettata con la trasmissione
radiofonica di fantascienza La guerra
dei mondi, che scatenò il panico negli
Stati Uniti). Divenuto un vero e
proprio caso cinematografico con
Quarto Potere (1941), realizzato a
soli venticinque anni, nel corso della
sua lunga e travagliata carriera ha
diretto titoli notevoli quali L’orgoglio
degli Amberson (1942), La signora
di Shanghai (1947), Rapporto
confidenziale (1955), L’infernale Quinlan
(1958) e gli adattamenti di Shakepeare
Macbeth (1948), Otello (1952) e Falstaff
(1965). Tra i riconoscimenti da lui
ottenuti la Palma d’oro nel 1952 per
Otello, il Leone d’oro e l’Oscar alla
carriera, entrambi nel 1970.
Orson Welles (Kenosha, WI, USA,
1915 - Hollywood, CA, USA, 1985)
is considered one of important and
brilliant filmmakers and actors in the
history of cinema, theater and radio (his
famous prank and radio adaptation of
the sci-fi piece The War of the Worlds
generated widespread panic in the
United States). He became a filmphenomenon with Citizen Kane (1941),
which he made when he was only
twenty-five years old. He made many
important films throughout his long
and troubled career, which include
The Magnificent Ambersons (1942),
The Lady from Shanghai (1947), Mr
Arkadin (1955), Touch of Evil (1958),
and the Shakespearian adaptations of
Macbeth (1948), Othello (1952), and
Falstaff (1965). He won several awards,
including the Palme d’Or for Othello in
1952, the Career Golden Lion and the
Academy Honorary Award in 1970.
filmografia essenziale/
essential filmography
Citizen Kane (Quarto Potere, 1941),
The Magnificent Ambersons (L’orgoglio
degli Amberson, 1946), The Stranger
(Lo straniero, 1946), The Lady from
Shanghai (La signora di Shanghai,
1947), Macbeth (id., 1948), Othello
(Otello, 1952), Mr Arkadin (Rapporto
confidenziale, 1955), Touch of Evil
(L’infernale Quinlan, 1958), Falstaff
(id., 1965), Histoire immortelle
(Storia immortale, 1968).
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO CIPPUTI
francesca comencini
NUOVE TERRE
Italia/Italy, 2015, HD, 18’+16’+14’, col.
NEW LANDS
regia/director
Francesca Comencini
soggetto/story
Fabio Pellarin
fotografia/cinematography
Alessandro Abate
montaggio/film editing
Silvia Di Domenico
musica/music
Mattia Carratello
suono/sound
Vito Martinelli
produzione/production
Madcast
**
contatti/contacts
Madcast
Giovanni Madonna
[email protected]
www.madcast.com
Orto dei ragazzi, Cascina Carlo Alberto e Tenuta della mistica fanno
parte di un progetto di cinque documentari finanziato dal Ministero
delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf), nell’ambito
delle iniziative per Expo 2015. Il tema portante è l’agricoltura
sociale, raccontata attraverso storie personali.
«In questi film ho cercato di mettere a fuoco le persone: le loro
storie, i volti, le mani. Sono nuovi agricoltori, approdati attraverso
esperienze diverse al lavoro antico e faticoso dell’agricoltura.
Un lavoro che cambia sempre, ma mai nella sua essenza, legata
ai cicli della vita, al tempo e alla cura di cui la terra ha bisogno.
Anche molte di queste persone, venute da lontano o da percorsi
difficili, conoscono bene la fatica del sopravvivere. Molti hanno
rischiato la morte, altri sono in cerca di un senso da dare alla vita.
Tutti hanno conosciuto il valore del restare vivi, che fa tenere il
seme di una pianta con tremante attenzione. I loro gesti ripetuti,
la loro inesperienza che diventa meraviglia hanno catturato il mio
sguardo. Osservare le vite degli altri è la cosa che più amo e che
più mi fa sentire viva».
**
Orto dei ragazzi, Cascina Carlo Alberto and Tenuta della mistica
are part of a project composed of five documentaries financed by
the Ministry of Agricultural, Food and Forest Policy (MIPAAF), one
of the Expo 2015 initiatives. Their basic topic is social agriculture,
as told through personal stories.
“In these movies, I tried to focus on people: their stories, their faces,
their hands. They are new farmers; different experiences have brought
them to the ancient and strenuous work of farming. This work always
changes, but its essence remains the same, tied to the cycles of life,
time and the care which soil needs. Many of these people, who came
from far away or from difficult paths of life, are well acquainted with
the strain of staying alive. Many have risked their life, others are looking
for a way to give meaning to their life. They all have known the value
of staying alive, which makes them hold the seed of a plant with
trembling attention. My gaze was captured by their repeated gestures,
their inexperience which becomes amazement. To observe the lives of
others is what I love to do most and what makes me feel most alive.”
75
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO CIPPUTI
Francesca Comencini (Roma, 1961),
figlia del regista Luigi, ha esordito
nel 1984 con Pianoforte e si è poi
trasferita in Francia, dove ha
realizzato Annabelle partagée (1991),
selezionato alla Quinzaine des
réalisateurs di Cannes, e il
documentario Elsa Morante (1997).
Tornata in Italia, ha portato sullo
schermo La coscienza di Zeno di Italo
Svevo con Le parole di mio padre
(2001) e dopo il documentario Carlo
Giuliani, ragazzo (2002) ha diretto
Mi piace lavorare - Mobbing (2004),
vincitore della sezione Panorama
a Berlino, e A casa nostra (2006),
presentato alla Festa di Roma.
Nel 2009 e nel 2012 ha poi
partecipato in concorso alla Mostra
di Venezia con Lo spazio e bianco
e Un giorno speciale.
Francesca Comencini (Rome, Italy,
1961) is the daughter of film director
Luigi. She debuted in 1984 with
Pianoforte and then moved to France,
where she made Annabelle partagée
(1991), selected for the Quinzaine des
réalisateurs at Cannes, and the
documentary Elsa Morante (1997).
She then made a film adaptation of
La coscienza di Zeno by Italo Svevo
entitled Le parole di mio padre
(2001). She next made the
documentary Carlo Giuliani, ragazzo
(2002), Mi piace lavorare - Mobbing
(2004), which won in the Berlinale
Panorama Award, and A casa nostra
(2006), presented at the Film Festival
in Rome. He then participated in
competition at Venice with Lo spazio
bianco (2009) and Un giorno
speciale (2012).
filmografia/filmography
Pianoforte (1984), La lumière du lac
(1988), Annabelle partagée (1991),
Marcellino pane e vino (2)
(coregia/codirector Luigi Comencini,
1992), Elsa Morante (mm, doc.,
1997), Shakespeare a Palermo (1998),
Un altro mondo è possibile (doc.,
collettivo/collective, 2001), Le parole
di mio padre (2001), Carlo Giuliani,
ragazzo (doc., 2002), Firenze, il nostro
domani (doc., collettivo/collective,
2003), Mi piace lavorare - Mobbing
(2004), Visions of Europe (ep. Anna
vive a Marghera, 2004), Dopo la
guerra (mm, 2005), A casa nostra
(2006), In fabbrica (doc., 2007),
L’Aquila 2009 - Cinque registi tra le
macerie (ep. Le donne di San Gregorio,
cm, doc., 2009), Lo spazio bianco
(2009), Un giorno speciale (2012),
Gomorra - La serie (2 ep., tv, 2014),
Nuove terre (5 ep., cm, doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO CIPPUTI
francesca comencini
IN FABBRICA
Italia/Italy, 2007, 35mm, 73’, bn/bw-col.
IN THE
FACTORY
regia/director
Francesca Comencini
sceneggiatura/screenplay
Francesca Comencini,
Michele Astori
fotografie/photographs
Valerio Azzali
montaggio/film editor
Massimo Fiocchi
musica/music
Edoardo Vianello,
Ida Kelarova,
Chat Noir
suono/sound
Daniela Bassani,
Marzia Cordò
produzione/production
Rai Cinema, Off Side
**
contatti/contact
Wildside
Karin Annell
[email protected]
www.wildside.it
Il film non è una storia dell’industria italiana, del suo progresso
economico, dei ritardi o delle occasioni mancate, ma della realtà
che vi sta dietro. È una storia di volti, di facce operaie, un ritratto
delle persone che hanno popolato e popolano le fabbriche
italiane. È un omaggio al loro lavoro, ai loro gesti, alla loro
professionalità. È un mosaico di voci e di dialetti che va dal Sud
al Nord del Paese, dalla grande alla piccola fabbrica, e che prova
a restituire un’immagine dell’Italia.
«Credo sia giusto guardare al passato, ma senza rimpiangerlo.
L’Italia che scorreva sotto i miei occhi attraverso lo sguardo di
grandissimi registi induceva ogni momento al rimpianto. Eppure
io credo che la nostalgia sia anche un modo di dimenticare. Si
usa il passato contro un presente che si suppone più scadente.
Questo documentario è basato su un doppio tema: gli operai
e i registi che li hanno documentati. Gli uni e gli altri sono stati
il sale del nostro Paese e credo che noi dobbiamo loro uno
sforzo continuo di memoria perché ci aiutino a sapere chi siamo
e ad andare avanti».
**
This film isn’t about the history of Italian industry, its economic
progress, its delays or its missed opportunities. It’s about the reality
behind it. It’s a story of faces, workers’ faces, a portrait of the people
who have populated and still populate Italian factories. It’s a tribute
to their work, their gestures, their professionalism. It’s a mosaic of
voices and dialects that ranges from southern to northern Italy, from
large factories to small ones, and it tries to create an image of Italy.
“I think it’s right to look back in the past, but without regretting it.
The Italy that I used to see through the eyes the greatest directors
would always seem to lead to regret. The past is used against a
present that one supposes to be unsatisfactory. This documentary
is based on a double theme: the workers and the directors that
documented them. Both have been our country’s salt and I think
we owe them a continuous effort in remembering them so they
can help us know who we are and to help us go on.”
76
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO CIPPUTI
Francesca Comencini (Roma, 1961),
figlia del regista Luigi, ha esordito
nel 1984 con Pianoforte e si è poi
trasferita in Francia, dove ha
realizzato Annabelle partagée (1991),
selezionato alla Quinzaine des
réalisateurs di Cannes, e il
documentario Elsa Morante (1997).
Tornata in Italia, ha portato sullo
schermo La coscienza di Zeno di Italo
Svevo con Le parole di mio padre
(2001) e dopo il documentario Carlo
Giuliani, ragazzo (2002) ha diretto
Mi piace lavorare - Mobbing (2004),
vincitore della sezione Panorama
a Berlino, e A casa nostra (2006),
presentato alla Festa di Roma.
Nel 2009 e nel 2012 ha poi
partecipato in concorso alla Mostra
di Venezia con Lo spazio e bianco
e Un giorno speciale.
Francesca Comencini (Rome, Italy,
1961) is the daughter of film director
Luigi. She debuted in 1984 with
Pianoforte and then moved to France,
where she made Annabelle partagée
(1991), selected for the Quinzaine des
réalisateurs at Cannes, and the
documentary Elsa Morante (1997).
She then made a film adaptation of
La coscienza di Zeno by Italo Svevo
entitled Le parole di mio padre
(2001). She next made the
documentary Carlo Giuliani, ragazzo
(2002), Mi piace lavorare - Mobbing
(2004), which won in the Berlinale
Panorama Award, and A casa nostra
(2006), presented at the Film Festival
in Rome. He then participated in
competition at Venice with Lo spazio
bianco (2009) and Un giorno
speciale (2012).
filmografia/filmography
Pianoforte (1984), La lumière du lac
(1988), Annabelle partagée (1991),
Marcellino pane e vino (2)
(coregia/codirector Luigi Comencini,
1992), Elsa Morante (mm, doc.,
1997), Shakespeare a Palermo (1998),
Un altro mondo è possibile (doc.,
collettivo/collective, 2001), Le parole
di mio padre (2001), Carlo Giuliani,
ragazzo (doc., 2002), Firenze, il nostro
domani (doc., collettivo/collective,
2003), Mi piace lavorare - Mobbing
(2004), Visions of Europe (ep. Anna
vive a Marghera, 2004), Dopo la
guerra (mm, 2005), A casa nostra
(2006), In fabbrica (doc., 2007),
L’Aquila 2009 - Cinque registi tra le
macerie (ep. Le donne di San Gregorio,
cm, doc., 2009), Lo spazio bianco
(2009), Un giorno speciale (2012),
Gomorra - La serie (2 ep., tv, 2014),
Nuove terre (5 ep., cm, doc., 2015).
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO MARIA ADRIANA PROLO
lorenza mazzetti
K
Regno Unito/UK, 1954, 16mm, 28’, bn/bw
K
regia, sceneggiatura,
montaggio/director,
screenplay, film editing
Lorenza Mazzetti
soggetto/story
dal racconto/from the short
novel La metamorfosi
di/Metamorphosis by
Franz Kafka
fotografia/cinematography
Hamed Hadari
musica/music
Daniele Paris
suono/sound
Jacopo Treves
interpreti e personaggi/
cast and characters
Michael Andrews (Gregor
Samsa), Claude Rogers
(il padre/father), Mary Rava
(la madre/mother), Hilary
Morris (la sorella/sister),
Jacob Lowensberg
(il principale/boss),
Walter Bloor
(l’ospite/guest)
produzione/production
The Slade School of Fine
Art University College
of London
**
contatti/contacts
Vittorio Sclaverani
[email protected]
Gregor Samsa è uno zelante commesso viaggiatore che tiene
molto al suo lavoro. Tuttavia una mattina non riesce in nessun
modo ad alzarsi. La madre e la sorella lo implorano e disperate
chiamano il padre, ma Gregor non apre la porta. Neppure l’arrivo
del principale riesce a farlo uscire dalla stanza. Samsa non riesce
più a camminare, e ha un comportamento anomalo e visioni
oniriche. Mentre in casa ci sono ospiti, Gregor riesce a uscire
strisciando dalla stanza, ma vedendolo il padre gli tira addosso
delle mele. Gregor si rintana così nella sua stanza, dove non
potrà far altro che morire in solitudine.
«Avevo da tempo l’idea di realizzare un corto su Kafka e in
particolare sulla Metamorfosi. Scelsi la location esterna. Chiesi
ad alcuni amici dell’università se si sarebbero volentieri prestati
a recitare una parte, e in gran segreto partii con il progetto. […]
Mi convinsi di essere una regista e non di avere bisogno di
lezioni. Adoravo il cinema. A Firenze, in un piccolo cineclub,
avevo visto i film di Vigo, Rossellini, De Sica. Erano tutto il mio
mondo visivo».
**
Gregor Samsa is a zealous traveling salesman who cares a lot about
his job. And yet one morning he is unable to get up. His mother
and his sister implore him and desperately call his father, but Gregor
doesn’t open his door. Not even the arrival of his boss makes him
leave his room. Samsa can’t walk anymore and he is behaving
strangely; he has dreamlike visions. Once, when guests are visiting,
Gregor manages to creep his way out of the room, but when his
father sees him he throws apples at him. Gregor thus shuts himself
up in his room, where all he can do is die in solitude.
“For a while I had wanted to make a short about Kafka and in
particular about Metamorphosis. I chose the exterior location.
I asked a few friends from university if they would be willing to play
a part and I secretly launched the project. […] I convinced myself
that I was a director and that I didn’t need any lessons. I adore
cinema. In Florence, I saw the movies by Vigo, Rossellini and
De Sica at a small film club. They were my entire visual world.”
Lorenza Mazzetti si trasferisce subito
dopo la seconda guerra mondiale a
Londra, dove studia alla Slade School
of Fine Arts. Tra il 1952 e il 1953,
rubando alla scuola l’attrezzatura e
la pellicola, realizza clandestinamente
il suo primo cortometraggio, K, che
le permette di farsi conoscere nel
mondo del cinema londinese. Il film
anticipa il manifesto del Free Cinema,
che la stessa Mazzetti firma nel 1956
con Lindsay Anderson, Tony
Richardson e Karel Reisz. Grazie al
sostegno di Denis Forman, direttore
del British Film Institute, e all’aiuto
dello stesso Anderson, gira poi il
mediometraggio Together (1956), che
partecipa alle prime proiezioni del
Free Cinema e al Festival di Cannes,
ottenendo una Mention au film de
recherche. Tornata in Italia, si dedica
alla scrittura, pubblicando il romanzo
autobiografico Il cielo cade, premio
Viareggio 1962, a cui seguiranno
Con rabbia (1963) e Uccidi il padre
e la madre (1969). Si dedica anche
al giornalismo, collaborando con
il periodico «Vie Nuove», al teatro,
fondando e dirigendo il Puppet
Theatre a Roma, e alla pittura.
Nel 2014 pubblica Diario londinese.
Lorenza Mazzetti moved to London
right after WWII and studied at the
Slade School of Fine Arts. Between
1952 and 1953, she stole some school
equipment and film and secretly made
her first short, K, which introduced her
to London’s movie world. The movie
anticipated the Free Cinema manifesto,
which Mazzetti herself signed in 1956
with Lindsay Anderson, Tony Richardson
and Karel Reisz. Thanks to the support
of Denis Forman, the director of the
British Film Institute, and with the help
of people such as Anderson himself,
she shot the medium-length Together
(1956), with which she participated
at the first Free Cinema screenings and
at the Cannes Film Festival, where she
received a Mention au film de recherche.
After returning to Italy, she next
dedicated herself to writing and
published the autobiographical novel
The Sky Falls, with which she won the
1962 Viareggio Prize, and which was
followed by Rage (1963) and Uccidi il
padre e la madre (1969). At the same
time, she also dedicated herself to
journalism, collaborating with the
journal “Vie Nuove;” to theater,
founding and directing the Puppet
Theatre in Rome; and to painting.
In 2014, she published Diario londinese.
filmografia/filmography
K (cm, 1954), Together (mm, 1956).
77
SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO MARIA ADRIANA PROLO
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO MARIA ADRIANA PROLO
lorenza mazzetti
TOGETHER
Regno Unito/UK, 1956, 16mm, 52’, bn/bw
TOGETHER
regia, soggetto/
director, story
Lorenza Mazzetti
sceneggiatura/screenplay
Lorenza Mazzetti,
Denis Horne
fotografia/cinematography
Hamed Hadari
montaggio/film editing
Lorenza Mazzetti,
John Fletcher
musica/music
Daniele Paris
suono/sound
John Fletcher
interpreti/cast
Michael Andrews,
Edoardo Paolozzi, Valy,
Denis Richardson,
Cecilia May
produzione/production
British Film Institute
**
contatti/contacts
Vittorio Sclaverani
[email protected]
Londra, East End, metà degli anni Cinquanta: ragazzini che
giocano fra le macerie dei bombardamenti, fabbriche e porti
in piena attività. In questo scenario, due sordomuti vivono la
loro quotidianità: lavorano, si rilassano al pub, abitano presso
una famiglia che affitta loro una stanza. Le più semplici azioni
e il vagabondare sono segnati dalla loro condizione, la sordità
evidenzia l’estraneità di entrambi al mondo che li circonda
e li rende per questo vulnerabili.
«Portai il film alla prima mostra del Free Cinema. Partecipavano,
tra gli altri, Gregory Markopoulos, Kenneth Anger e John
Cassavetes. Fu un successo. Qualche giorno dopo Lindsay
Anderson mi annunciò che il film avrebbe rappresentato
l’Inghilterra a Cannes. Lo guardai incredula e terrorizzata.
Dissi che non potevo presentarmi conciata in quel modo.
“Non preoccuparti”, replicò ridendo. “Faremo una colletta tra
gli amici per acquistarti un vestito”».
**
London, the East End, the mid-1950s: children playing among the
rubble from the air raids; bustling factories and ports. In this setting,
two deaf mutes live their daily life: they work; they relax at the pub;
they live with a family which rents them a room. The simple actions
and roaming are marked by their condition, their deafness highlights
their extraneousness to the surrounding world and makes them
vulnerable.
“I took the movie to the first Free Cinema exhibit. The participants
included Gregory Markopoulos, Kenneth Anger and John Cassavetes.
It was a success. A few days later, Lindsay Anderson told me the film
would represent England at Cannes. I looked at him, incredulous and
terrorized. I said I couldn’t present myself dressed the way I was.
‘Don’t worry,’ he replied, laughing. ‘We’ll make a collection among
friends to buy you a dress.’”
Lorenza Mazzetti si trasferisce subito
dopo la seconda guerra mondiale a
Londra, dove studia alla Slade School
of Fine Arts. Tra il 1952 e il 1953,
rubando alla scuola l’attrezzatura e
la pellicola, realizza clandestinamente
il suo primo cortometraggio, K, che
le permette di farsi conoscere nel
mondo del cinema londinese. Il film
anticipa il manifesto del Free Cinema,
che la stessa Mazzetti firma nel 1956
con Lindsay Anderson, Tony
Richardson e Karel Reisz. Grazie al
sostegno di Denis Forman, direttore
del British Film Institute, e all’aiuto
dello stesso Anderson, gira poi il
mediometraggio Together (1956), che
partecipa alle prime proiezioni del
Free Cinema e al Festival di Cannes,
ottenendo una Mention au film de
recherche. Tornata in Italia, si dedica
alla scrittura, pubblicando il romanzo
autobiografico Il cielo cade, premio
Viareggio 1962, a cui seguiranno
Con rabbia (1963) e Uccidi il padre
e la madre (1969). Si dedica anche
al giornalismo, collaborando con
il periodico «Vie Nuove», al teatro,
fondando e dirigendo il Puppet
Theatre a Roma, e alla pittura.
Nel 2014 pubblica Diario londinese.
Lorenza Mazzetti moved to London
right after WWII and studied at the
Slade School of Fine Arts. Between
1952 and 1953, she stole some school
equipment and film and secretly made
her first short, K, which introduced her
to London’s movie world. The movie
anticipated the Free Cinema manifesto,
which Mazzetti herself signed in 1956
with Lindsay Anderson, Tony Richardson
and Karel Reisz. Thanks to the support
of Denis Forman, the director of the
British Film Institute, and with the help
of people such as Anderson himself,
she shot the medium-length Together
(1956), with which she participated
at the first Free Cinema screenings and
at the Cannes Film Festival, where she
received a Mention au film de recherche.
After returning to Italy, she next
dedicated herself to writing and
published the autobiographical novel
The Sky Falls, with which she won the
1962 Viareggio Prize, and which was
followed by Rage (1963) and Uccidi il
padre e la madre (1969). At the same
time, she also dedicated herself to
journalism, collaborating with the
journal “Vie Nuove;” to theater,
founding and directing the Puppet
Theatre in Rome; and to painting.
In 2014, she published Diario londinese.
filmografia/filmography
K (cm, 1954), Together (mm, 1956).
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SOMMARIO
F E S TA M O B I L E
-
PREMIO MARIA ADRIANA PROLO
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
JULIEN TEMPLE THE ECSTASY OF WILKO JOHNSON
MICHAEL POWELL, EMERIC PRESSBURGER A MATTER OF LIFE AND DEATH
| SERGEI PARADŽANOV SAYAT NOVA - IL COLORE
| INGMAR BERGMAN DET SJUNDE INSEGLET - IL SETTIMO SIGILLO
JEAN COCTEAU LA BELLE ET LA BÊTE
DEL MELOGRANO
JULIEN TEMPLE OIL CITY CONFIDENTIAL
SOMMARIO
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
Questioni di vita o di morte
DI JULIEN TEMPLE
Il settimo sigillo (1957)
La mia selezione come Guest Director nasce
dal mio nuovo film, The Ecstasy of Wilko Johnson
(2015), dove mescolo alle riprese con Wilko
diversi brani di film classici che raccontano le
sensazioni e le emozioni di persone messe di
fronte al pensiero della morte. Naturalmente,
si tratta di opere molto surreali, poetiche,
fantasiose, frutto del lavoro di maestri
dell’immaginario cinematografico. Conosco
Wilko Johnson da molto tempo e nel 2009 ho
fatto un film, Oil City Confidential, sulla sua
band, i Dr Feelgood. È stato davvero terribile
venire a sapere che gli rimanevano dieci mesi
di vita, e di certo in quel momento non ho
pensato che avrei fatto un film su questa storia.
Non sono corso a puntargli addosso una
macchina da presa e non avevo alcuna
intenzione di fare un film su di lui. La cosa è
nata tempo dopo. Gli avevano detto che era
spacciato; tutti pensavamo, «accidenti, è
difficile credere che una tale forza vitale si stia
spegnendo»… Lui però rifiutava di lasciarsi
andare, continuava a suonare e a suonare e
dopo dieci mesi stava ancora suonando.
Così in Inghilterra è diventato un personaggio
ben al di là della musica: i suoi concerti si
80
SOMMARIO
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
trasformarono in strani eventi in cui il pubblico
piangeva e piangeva e gli diceva addio.
C’era un’energia positiva, ma la tristezza
di quei posti era strana. Fu in quel momento
che pensai di chiedergli di aprirsi e raccontare
cosa stava passando. E questa cosa lo
coinvolse. Gli piacque molto l’idea e non
ci pensò troppo su. «Sì, certo», mi disse.
«Vieni, e parleremo». Fu un lasciarsi andare,
nulla di davvero pianificato.
Fondamentalmente, ho fatto questo film stando
sdraiato con la testa appoggiata al cuscino,
in uno stato tra il sonno e la veglia. La camera
da letto aveva il soffitto molto alto e permetteva
ai miei pensieri di librarsi di associazione in
associazione. Dopo lunghe conversazioni
con Wilko, ripercorrevo quanto ci eravamo
detti lasciando che interagissero fra loro le
immagini che mi tornavano in mente.
Chi vedrà il film capirà che Wilko ha un modo
magico di appropriarsi delle citazioni di molti
scrittori della letteratura inglese (Shakespeare,
Chaucer, Milton, Blake e altri), non percepibile
nella sua conversazione quotidiana.
Mi chiedevo se fossi in grado di imitarlo,
o di chiarire quanto diceva, citando alcuni
capolavori che hanno avuto un grande impatto
su di me, quando da studente ho cominciato
a essere ossessionato dal cinema.
Ho visto molti di quei film nel vecchio Electric
Cinema di Portobello Road, negli anni in cui
era un fantastico cineclub che proiettava
di tutto, dai classici hollywoodiani degli anni
Trenta alle avanguardie europee e americane
dei Settanta. La cosa divertente era che,
sprofondando nelle vecchie e consunte
poltroncine di velluto, si potevano guardare
le immagini attraverso l’effervescenza delle
pulci che si sollevavano dal sedile di fronte
e saltavano davanti allo schermo. E questo
conferiva un effetto ancora più surreale alle
immagini, già di per sé ossessive.
Un’impressione che non ho più dimenticato.
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
Matters of life and death
BY JULIEN TEMPLE
Il colore del melograno (1968)
My selection as Guest Director is a result of my
new film, The Ecstasy of Wilko Johnson, in which
I combine shots of Wilko with many clips from
classic movies which depict the feelings and
emotions of people who find themselves
dealing with the idea of death. Naturally, these
works are very surreal, poetic and imaginative,
the work of maestros of film imaginary. I have
known Wilko Johnson for a long time and in
2009 I made a movie, Oil City Confidential,
about his band, Dr Feelgood. It was very
horrible to hear he was supposed to have
ten months to live, and I certainly didn’t think
I was going to make a film about that process.
I didn’t rush out and wave a camera in his face
when I heard about that. I didn’t have any idea
to do a film about it. Except after a while… He
was given ten months to live, and we were all
really like, “Wow. It’s hard to believe such a life
force is going.” But he refused to go! He kept
playing, and playing, and after ten months he
was still playing, and he became a figure
beyond the music in England. And his concerts
became these strange events where the
audience was crying, and crying, and waving
goodbye. It was kind of an up energy, but the
81
SOMMARIO
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
kind of sadness there was strange. So that’s
when I thought I should suggest that he might
want to talk about what he’s going through,
which he seemed to jump on. He loved that
idea. There was nothing to think about.
He was like, “Yeah, sure, come, and we’ll talk.”
It kind of fell into happening, it wasn’t
something planned.
Basically I made this film largely lying on my
pillow half asleep and wake in a bedroom with
a very high ceiling which allowed my thoughts
to float around free associative way. After long
conversations with Wilko I would try and recall
allowing what ever images came into my mind
to interact with each other.
As people will understand when they see the
film, Wilko has a magical way of smuggling
quotations from many of the great writers
of English literature – Shakespeare, Chaucer,
Milton, Blake etc. – unseen into his everyday
conversation. I wondered whether I could
match him and illuminate what he was saying
by quoting from some of the great masterworks
of the cinema which had had a huge impact
on me when I first became obsessed with film
as a student. Many of these films I saw in the
old Electric Cinema on Portobello Road when
it was a fantastic repertory cinema showing
everything from 1930s Hollywood classics to
the European and American avant-garde the
1970s. The best thing was if you lent right back
and snuggled down in the mangy old velvet
seats you could watch the images through an
effervescence of fleas jumping up from the
back of the seat front of you in front screen.
This gave the already haunting images of the
films an even more surreal effect which I have
never been able to forget.
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
julien temple
THE ECSTASY OF WILKO JOHNSON
Regno Unito/UK, 2015, HD, 91’, col.
THE ECSTASY
OF WILKO
JOHNSON
regia, soggetto/
director, story
Julien Temple
fotografia/cinematography
Steve Organ
montaggio/film editing
Caroline Richards
musica/music
Chantelle Woodnut,
Maggie Rodwell
suono/sound
Ben Young
interpreti/cast
Wilko Johnson,
Roger Daltrey
produttori/producers
Richard Conway, Andrew
Curtis, Julien Temple
produzione/production
Essential Arts
Entertainment,
Nitrate Film
coproduttore/coproducer
Jim Gottlieb
**
contatti/contacts
Moviehouse Entertainment
Gary Phillips
Nel 2013 Wilko Johnson, già chitarrista dei Dr Feelgood e dei
Blockheads, decide di partire per il suo tour d’addio. A spingerlo
verso questa decisione la scoperta di essere affetto da una
malattia terminale; a spronarlo, l’energia inarrestabile, l’amore
per la musica e l’attaccamento alla vita. Al suo fianco
l’immancabile Fender Stratocaster, con cui lanciarsi in
performance incendiarie.
«Wilko mi ha sempre fatto uno strano effetto, come William
Blake, che era notoriamente un tipo molto cockney e, dicono,
che parlava come Wilko, ma si relazionava in maniera visionaria
con il mondo intorno a lui e con l’idea stessa di essere vivo.
Allo stesso modo, Wilko descrive il suo modo di vedere ogni
cosa come una rivelazione. Per questo motivo ho chiamato il film
The Ecstasy of Wilko Johnson. Un processo non diverso da quello
dei santi del medioevo che ricevevano la rivelazione di Dio e
dell’eternità; solo che in questo caso avviene nella mente di un
ateo e quindi si tratta di una situazione completamente diversa».
Julien Temple (Londra, Regno Unito,
1953) si è diplomato alla National
Film and Television School e ha
esordito con il cortometraggio Sex
Pistols Number 1 (1977), seguito dal
documentario sul punk La grande
truffa del rock’n’roll (1980). Regista di
videoclip, ha diretto i lungometraggi
Absolute Beginners (1986), Le ragazze
della terra sono facili (1988), oltre ai
documentari Sex Pistols - Oscenità e
furore e Glastonbury. Ha partecipato
a più riprese al Torino Film Festival,
presentando, tra gli altri, Il futuro
non è scritto - Joe Strummer (2007),
Oil City Confidential (2009), Requiem
for Detroit? (2010) e London - The
Modern Babylon (2012). Lo scorso
anno il Festival gli ha assegnato
il Gran Premio Torino.
Julien Temple (London, UK, 1953)
studied filmmaking at the National
Film and Television School. He debuted
with the short Sex Pistols Number 1
(1977), followed by the punk culture
documentary The Great Rock’n’Roll
Swindle (1980). He directed several
music videos, many feature films
(including Absolute Beginners, 1986;
and Earth Girls Are Easy, 1988),
and music documentaries (such as
The Filth and the Fury, 2000; and
Glastonbury, 2006). He participated
to the Torino Film Festival on multiple
occasions, presenting many great films,
including Joe Strummer: The Future
Is Unwritten (2007), Oil City
Confidential (2009), Requiem for
Detroit? (2010), and London - The
Modern Babylon (2012). In 2014
he received Gran Premio Torino.
[email protected]
www.moviehouseent.com
**
After being diagnosed with a terminal illness in 2013, Wilko Johnson,
guitarist for Dr Feelgood and for the Blockheds, decides to embark
on a farewell tour. Spurred by his irresistible energy, his love for music
and life, with his inseparable Fender Stratocaster at his side to
accompany him into his explosive performances.
“Wilko has always struck me in a strange way like William Blake,
who was famously a very Cockney guy, who spoke like Wilko, so they
say, but had this visionary connection with the world around him and
being alive. Similarly, Wilko was able to describe how he could see
everything in a very revelatory way. That’s why I called it The Ecstasy
of Wilko Johnson. It’s like the medieval saints when they have the
revelation of God and eternity, but it’s in the head of an atheist so it’s
a very different thing.”
82
SOMMARIO
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
filmografia/filmography
Sex Pistols Number 1
(coregia/codirector John Tiberi,
cm, doc., 1977), The Great Rock’n’Roll
Swindle (La grande truffa del
rock’n’roll, 1980), Absolute Beginners
(1986), Earth Girls Are Easy (Le
ragazze della terra sono facili, 1988),
Vigo (Vigo, passione per la vita, 1998),
The Filth and the Fury (Sex Pistols Oscenità e furore, doc., 2000),
Glastonbury (doc., 2006), Joe
Strummer: The Future Is Unwritten
(Il futuro non è scritto - Joe Strummer,
doc., 2007), The Eternity Man (2008),
The Liberty of Norton Folgate
(coregia/codirector Luke Cresswell,
doc., 2009), Oil City Confidential
(doc., 2009), Paul Weller: Find the
Torch (tv, doc., 2010) Requiem for
Detroit? (doc., 2010), London - The
Modern Babylon (doc., 2012), Rio 50
Degrees (doc., 2014), The Ecstasy of
Wilko Johnson (doc., 2015).
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
michael powell, emeric pressburger
A MATTER OF LIFE AND DEATH
Regno Unito/UK, 1946, 35mm, 104’, col.
SCALA AL
PARADISO
regia, soggetto,
sceneggiatura/directors,
story, screenplay
Michael Powell,
Emerich Pressburger
fotografia/cinematography
Jack Cardiff
montaggio/film editing
Reginald Mills
scenografia/
production design
Alfred Junge
costumi/costume design
Hein Heckroth
musica/music
Allan Gray
interpreti e personaggi/
cast and characters
David Niven (Peter Carter),
Kim Hunter (June), Marius
Goring (la guida/conductor),
Roger Livesey (Dr Reeves),
Robert Coote (Bob),
Kathleen Byron (Angel),
Richard Attenborough
(il pilota inglese/English
pilot), Raymond Massey
(Abraham Farlan)
produzione/production
Archers Film Production
83
SOMMARIO
Il comandante Peter Carter è solo su un aeroplano che sta
andando a fuoco sopra la Manica. In quelli che ritiene i suoi
ultimi istanti di vita, confida via radio a June, una giovane
infermiera americana, i propri pensieri sulla poesia e sull’amore.
Quindi si lancia nella nebbia con il paracadute e precipita in
mare, dove viene portato a riva dalle onde, apparentemente
incolume. Per una singolare coincidenza, dopo qualche tempo
rincontra la donna e se ne innamora. Carter ha subito però un
grave trauma che sembra essere la causa delle allucinazioni
di cui soffre, durante le quali vede strani personaggi dell’aldilà.
Peter è in cura dal dottor Reeves per le sue emicranie, ma dopo
la morte accidentale del neurologo subisce una difficile
operazione al cervello. Nel frattempo il dottor Reeves riappare
in un’aula di tribunale e viene nominato avvocato della difesa
in uno strano processo in cui è in gioco la vita di Peter.
**
Squadron leader Peter Carter is alone in a blazing plane over the
English Channel and is about to bail out without a parachute.
During what he feels are his last moments Peter confides to June,
a young American WAC his thoughts on love and poetry. Then he
jumps, falling through the fog into the sea and is washed ashore.
He appears to be unhurt and by some strange coincidence meets the
WAC and falls in love. Carter has actually suffered severe concussion
and he experiences strange hallucinations in which he sees characters
from the Other World. Peter is treated by a brain surgeon Dr Reeves
for his headaches. After the doctor is killed in an accident Peter
undergoes a serious brain operation. Meanwhile Dr Reeves reappears
in a courtroom and is appointed Counsel for the Defence, in a strange
trial for Peter’s life.
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
Michael Powell (Bekesbourne, Regno
Unito 1905 - Avening, Regno Unito,
1990) ha cominciato a collaborare
con Emeric Pressburger (Miskolc,
Ungheria, 1902 - Saxstead, Regno
Unito, 1988) nel 1939. Insieme,
hanno fondato nel 1943 la Archers
Film Productions, realizzando
diciannove film, tra cui Duello a
Berlino (1943), Narciso nero (1947),
Scarpette rosse (1948) e I racconti
di Hoffmann (1951). L’Archers Film
Productions si sciolse nel 1957
e i due si separarono per dedicarsi
alle rispettive carriere (Powell diresse
poi nel 1960 L’occhio che uccide), ma
rimasero amici per il resto della loro
vita.
Michael Powell (Bekesbourne, UK,
1905 - Avening, UK, 1990) started
his collaboration with Emeric
Pressburger (Miskolc, Hungary, 1902 Saxstead, UK, 1988) in 1939. In 1943
they formed their own production
company, Archers Film Productions.
They made nineteen films together,
such as The Life and Death of Colonel
Blimp (1943), Black Narcissus (1947),
Red Shoes (1948) and The Tales of
Hoffmann (1951). The Archers Film
Productions came to an end in 1957
and the pair separated to pursue their
individual careers (Powell in 1960
directed Peeping Tom) but they
remained devoted friends for the
rest of their lives. filmografia essenziale/
essential filmography
Michael Powell, Emeric Pressburger:
The Life and Death of Colonel Blimp
(Duello a Berlino, 1943), The Volunteer
(Il volontario, 1943), A Canterbury
Tale (Un racconto di Canterbury,
1944), I Know Where I’m Going
(So dove vado, 1945), Black Narcissus
(Narciso nero, 1947), The Red Shoes
(Scarpette rosse, 1948), The Small
Back Room (1949), Gone to Earth
(La volpe, 1950), The Elusive
Pimpernel (L’inafferrabile Primula
Rossa, 1950), The Tales of Hoffmann
(I racconti di Hoffmann, 1951), Oh...
Rosalinda!! (id., 1955), The Battle
of the River Plate (La battaglia
di Rio della Plata, 1956), Ill Met by
Moonlight (Colpo di mano a Creta,
1956). JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
jean cocteau
LA BELLE ET LA BÊTE
Francia-Lussemburgo/France-Luxembourg, 1946, 35mm, 96’, bn/bw
BEAUTY AND
THE BEAST
regia/directors
Jean Cocteau,
(René Clément, non
accreditato/uncredited)
soggetto/story
Jean Cocteau, Jeanne-Marie
Leprince de Beaumont
sceneggiatura/screenplay
Jean Cocteau
fotografia/cinematography
Henri Alekan
montaggio/film editing
Claude Ibéria
scenografia/
production design
Christian Bérard,
Lucien Carrè
costumi/costume design
Antonio Castillo,
Marcel Escoffier
musica/music
Georges Auric
suono/sound
Jacques Carrère,
Jacques Lebreton
interpreti e personaggi/
cast and characters
Jean Marais (la Bestia/the
Beast, il principe/Prince
Avenant), Josette Day
(Belle), Mila Parély (Félicie),
Nane Germon (Adélaïde),
Michel Auclair (Ludovic),
Raoul Marco
(l’usuraio/usurer), Marcel
André (il padre di
Belle/Belle’s father)
produttore/producer
André Paulvé
produzione/production
DisCina
84
SOMMARIO
Adélaïde, Belle, Félicie e Ludovic sono i figli di un mercante un
tempo ricco ma ora caduto in rovina. Nonostante le ristrettezze,
Adélaïde e Félicie, viziate e vanitose, sperperano le poche
ricchezze rimaste, mentre Belle, che stravede per il padre, bada
alla casa. A vegliare su di lei Ludovic, che detesta le altre due
sorelle e tiene alla larga Avenant, un bellimbusto che fa la corte
a Belle. Una notte il padre, mentre sta attraversando la foresta,
si perde e trova casualmente rifugio in un castello. Qui ruba un
bocciolo di rosa per Belle, che in precedenza glielo aveva chiesto
in dono. Le conseguenze, però, sono terribili: l’unico abitante
del palazzo, un essere dall’aspetto bestiale che vive recluso
dal mondo, va su tutte le furie e prende in ostaggio l’uomo.
Il mercante viene posto di fronte a una scelta: pagare per
il furto con la propria vita o con quella di una delle figlie.
Sentendosi in colpa per la disavventura occorsa al padre,
Belle parte alla volta del castello.
**
Adélaïde, Belle, Félicie, and Ludovic are the children of a merchant
who lost his family fortune. Despite their limited means, Adélaïde
and Félicie are spoiled and vane, wasting the little money they have.
Belle looks after the house and her beloved father, while Ludovic
watches over her; he can’t stand his other two sisters and keeps
Avenant away, the local heartbreaker who has his eye on Belle.
One night, their father gets lost in the forest and stumbles upon
a castle where he seeks shelter. He steals a rosebud for Belle, who
had asked him for one, but the consequences are terrible: it unleashes
upon him the anger of the castle’s only inhabitant, a man of beastly
appearance that lives shut out from the world. He takes the
merchant hostage and gives him a choice: pay for the theft with
his life or with one of his daughters’. Belle feels guilty for her
father’s misadventure and sets off for the castle.
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
Jean Cocteau (Maisons-Lafitte,
Francia, 1889 - Milly-la-Forêt, Francia,
1963), poeta, pittore, romanziere,
drammaturgo, attore, sceneggiatore
e regista, è una delle figure più
versatili e prestigiose della cultura
francese del Novecento, legata
soprattutto all’esperienza delle
avanguardie storiche di cui ha fatto
parte (surrealismo e dadaismo in
primis). Oltre a La bella e la bestia,
come regista cinematografico ha
diretto fra gli altri L’aquila a due
teste (1948), I parenti terribili (1948)
e Orfeo (1950). Amato dalla nouvelle
vague, che vedeva in lui un
precursore, Cocteau va inoltre
ricordato per l’opera teatrale La voce
umana e per il romanzo I ragazzi
terribili, portati sul grande schermo
rispettivamente da Rossellini nel
1948 e da Melville nel 1950.
Jean Cocteau (Maisons-Lafitte, France,
1889 - Milly-la-Forêt, France, 1963)
was a poet, painter, novelist,
playwright, actor, screenwriter, and
filmmaker. His involvement in some
historical avant-garde movements
(namely Dadaism and Surrealism)
also contribute to elevating him as one
of the most versatile and prestigious
figures in 20 century French culture.
Aside from La belle et la bête, he also
wrote and directed L’aigle à deux têtes
(1948), Les parents terribles (1948),
and Orphée (1950). His work was
highly appreciated the Nouvelle Vague,
which considered him a precursor to
its movement. Cocteau also deserves
recognition for the play he wrote
La voce umana and the novel Les
enfants terribles, respectively brought
to the silver screen by Rossellini in 1948
and Melville in 1950.
TH
filmografia/filmography
Jean Cocteau fait du cinéma (1925),
Le sang d’un poète (mm, 1933), La
belle et la bête (La bella e la bestia,
1946), L’aigle à deux têtes (L’aquila
a due teste, 1948), Les parents terribles
(I parenti terribili, 1948), Orphée
(Orfeo, 1950), Coriolan (1950), La villa
Santo Sospir (cm, 1952), 8 X 8: A
Chess Sonata in 8 Movements (1957),
Le testament d’Orphée, ou ne me
demandez pas pourquoi! (1960), Jean
Cocteau s’adresse... à l’an 2000 (cm,
doc., 1962).
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
sergei paradžanov
SAYAT NOVA
Armenia, 1968, 35 mm, 79’, col.
IL COLORE DEL
MELOGRANO
THE COLOR OF
POMEGRANATES
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Sergei Paradžanov
fotografia/cinematography
Suren Shakhbazian
montaggio/film editing
Maria Ponomarenko
scenografia/
production design
Stepan Andranikian,
Mikhail Arakelian
costumi/costume design
Elena Akhvlediani, Iosif
Karalov, Jasmine Sarabian
musica/music
Tigran Mansurian
suono/sound
Yuri Sayadyan
interpreti e personaggi/
cast and characters
Sofiko Chiaureli (il poeta da
giovane/poet as a youth),
Melkon Alekian (il poeta da
bambino/poet as a child),
Vilen Galustian (il poeta nel
chiostro/poet as a monk),
Georgi Gegechkori (il poeta
da anziano/poet in old age),
Onik Minsasian (il re/king),
Spartak Bagashvili (il padre
del poeta/poet’s father),
Medea Japaridze (la madre
del poeta/poet’s mother),
Grigori Margarian
(l’insegnante di Sayat
Nova/Sayat Nova’s teacher)
produzione/production
Armenfilm Studios
distribuzione/distribution
Cineteca di Bologna
**
contatti/contacts
Cineteca di Bologna
Carmen Accaputo
[email protected]
www.cinetecadibologna.it
85
SOMMARIO
Biografia del poeta armeno settecentesco Sayat Nova. I suoi versi
accompagnano i momenti salienti della sua vita, dall’infanzia alla
giovinezza, fino all’innamoramento, all’ingresso in monastero e
alla morte. Classico della cinematografia armena, presentato nella
versione restaurata dal laboratorio L’immagine ritrovata della
Cineteca di Bologna, grazie al World Cinema Project ideato da
Martin Scorsese.
«L’Armenia ha mostrato questo film, ha mandato la gente a
vederlo. Non direi che la gente lo capisca, ma va a vederlo come
andrebbe a una festa. [...] Nel film ho cercato di ritrarre l’arte
nella vita, piuttosto che ritrarre la vita nell’arte. [...] È molto
primitivo nella sua struttura: c’era l’infanzia, la giovinezza,
l’amore, il monastero, le pietre. L’amato era una pietra, la cella
era l’amato, l’amata, il suo seno è glorificato in versi, la rosa è
glorificata in versi. Poi ci fu il pensiero: la mia gola è secca, sono
malato. Il poeta muore. Tutto è così semplice, chiaro, come nel
destino di un grande poeta, un ashugh, un menestrello».
**
A biography of the 18 -century Armenian poet Sayat Nova. His
poetry accompanies important moments in the artist’s life: his
childhood, his adolescence, falling in love, entering the monastery, his
death. A classic of Armenian cinematography, presented in a version
restored by the laboratory L’immagine ritrovata of the Cineteca of
Bologna, thanks to the World Cinema Project created by Martin
Scorsese.
TH
“Armenia showed this film, sent people to see it. I wouldn’t say that
the people understand the picture, but they go as if to a celebration.
[...] Here I was trying to portray the art in life, rather than portray life
in art. [...] The picture is very primitive in its structure: there was
childhood, there was youth, there was love, there was the monastery,
there were the stones. The beloved was a stone, the cell was the
beloved, the beloved, her breast is glorified in verse, the rose is
glorified in verse. Then there was the thought: my throat is dry,
I am ill. The poet dies. Everything is so simple, clear, as in the fate
of a great poet, an ashugh, a minstrel.”
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
Sergei Paradžanov (Tbilisi, Georgia,
1924 - Erevan, Armenia, 1990), di
origine armena, nel 1945 si iscrive
al Vgik, l’Istituto cinematografico
statale di Mosca. Qui diventa allievo
di Dovženko, che influenzerà i suoi
primi film, tra cui Rapsodia ucraina
(1961) e Il fiore sulla pietra (1962).
Il 1964 segna un punto di svolta nella
sua carriera: con Le ombre degli avi
dimenticati abbandona infatti il
realismo socialista a favore di una
ricerca iconografica e folclorica
che sfocia, nel 1968, in Il colore
del melograno. Ostracizzato dalle
autorità sovietiche per le sue idee
artistiche e personali, Paradžanov
vede i suoi film bloccati dalla censura
e viene infine condannato ai lavori
forzati. Liberato nel 1979, dirige
ancora La leggenda della fortezza
di Suram (1984) e Asik Kerib - Storia
di un ashugh innamorato (1988),
prima di morire nel 1990.
Sergei Paradžanov (Tbilisi, Georgia,
1924 - Erevan, Armenia, 1990),
of Armenian extraction, enrolled
in 1945 at VGIK, the state-run film
institute in Moscow, where he studied
under Dovženko, who influenced
his early films, including Ukrainian
Rhapsody (1961) and A Little Flower
on a Stone (1962). 1964 was a
watershed year in his career: with
Shadows of Forgotten Ancestors
he abandoned Socialist realism in
favor of research into iconography
and folklore which, in 1968, resulted
in The Color of Pomegranates.
He was ostracized by the Soviet
authorities for his artistic and
personal ideas, his films were blocked
by the censors and he was condemned
to forced labor. Freed in 1979, he
directed The Legend of Suram
Fortress (1984) and Asik Kerib (1988)
before dying in 1990.
filmografia/filmography
Moldavskaja skazka (1951), Andries
(1954), Zolotye ruki (1957), Dumka
(1957), Natalya Ushvij (1957), Pervyj
paren (1959), Ukrainskaya rapsodiya
(Rapsodia ucraina, 1961), Tsvetok na
kamne (Il fiore sulla pietra, 1962),
Tini zabutykh predkiv (Le ombre degli
avi dimenticati, 1964), Kivski Freski
(cm, 1966), Hakob Hovnatanyan (cm,
doc., 1967), Sayat Nova (Il colore del
melograno, 1968), Return to Life (Il
segno del tempo, 1980), Ambavi
Suramis tsikhitsa (La leggenda della
fortezza di Suram, 1984), Arabeskebi
Pirosmanis temaze (1985), Ašik Kerib
(Asik Kerib - Storia di un ashugh
innamorato, 1988).
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
ingmar bergman
DET SJUNDE INSEGLET
Svezia/Sweden, 1957, 35mm, 96’, col.
IL SETTIMO
SIGILLO
THE SEVENTH
SEAL
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Ingmar Bergman
soggetto/story
dal dramma Pittura su legno
di/from the play Trämålning
by Ingmar Bergman
fotografia/cinematography
Gunar Fischer
montaggio/film editing
Lennart Wallén
scenografia/
production design
P.A. Lundgren
costumi/costume design
Manne Lindholm
musica/music
Erik Nordgren
interpreti e personaggi/
cast and characters
Max von Sydow (Antonius
Block), Gunner Björnstrand
(Jons), Bengt Ekerot
(la Morte/the Death),
Nils Poppe (Jof),
Bibi Andersson (Mia),
Inga Gill (Lisa),
Maud Hansson
(la strega/witch),
Inga Landgré (Karin)
produttore/producer
Allan Ekelund
produzione/production
Svensk Filmindustri
86
SOMMARIO
Il nobile cavaliere Antonius Block è tornato in Scandinavia dopo
aver partecipato alle crociate. Ad attenderlo sulla spiaggia, la
Morte. In un ultimo tentativo per sopravvivere, Antonius la sfida
a scacchi. Il cavaliere intraprende dunque, in compagnia dello
scudiero Jons, un viaggio attraverso la sua terra, il cui percorso
è punteggiato dagli incontri con la nera signora, con cui porta
avanti la partita, che diviene un confronto filosofico tra i due.
Intorno ad Antonius imperversa la peste, che ha gettato la
popolazione in uno stato di disperazione febbrile, a cui alcuni
rispondono espiando le proprie colpe, altri abbandonandosi alle
gioie terrene. Dentro Antonius si consuma una profonda crisi
personale: «Il mio cuore è vuoto come uno specchio che sono
costretto a fissare», confessa a un monaco, al quale rivela la sua
disperata ricerca di Dio, il senso di un tradimento divino e la fede
ormai perduta. A pesare sul cavaliere la vacuità e la vanità
dell’esistenza umana. A inseguirlo un avversario da cui non
può scappare.
**
The knight Antonius Block returns from the Crusades to the beaches
of Scandinavia, where he finds Death waiting for him. In a last
attempt to save his life, Antonius challenges Death to a chess match.
And so Antonius and his squire Jons set off on a journey through
his lands, running into the black-cloaked figure several times along
the way. As they continue playing chess, the match turns into
a philosophical debate between the two opponents. Meanwhile,
the plague has been ravaging the lands, throwing people in a state
of panic and despair. Some deal with it by atoning for their sins,
others indulge in earthly pleasures. A deep personal crisis is
consuming Antonius from within. “My heart is void. The void is
a mirror. I see my face and feel loathing and horror,” he confesses
to a monk, revealing his desperate search for God, his sense of divine
betrayal, and his lack of faith. The knight carries the burden of the
vanity and the emptiness of human existence. He is chased by an
enemy he cannot escape.
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
Ingmar Bergman (Uppsala, Svezia,
1918 - Fårö, Svezia, 2007) lavora
inizialmente a teatro ed esordisce
nel 1945 con Crisi. Nel 1955 conquista
l’attenzione internazionale con la
commedia Sorrisi di una notte d’estate,
in cui prende forma il sottile studio
della natura umana che caratterizzerà
la sua produzione. Con Il settimo sigillo
(1957), in cui temi esistenziali
s’intrecciano con la fede, rafforza
lo status di autore e intellettuale, così
come con i successivi Il posto delle
fragole (1957), Orso d’oro a Berlino,
Il volto (1958), gran premio speciale
della giuria a Venezia, Persona (1966),
Sussurri e grida (1972) e Fanny e
Alexander (1982), questi ultimi due
vincitori dell’Oscar per il miglior film
straniero. Nel 1971 riceve il Leone
d’oro alla carriera e nel 1997, da una
giuria di registi vincitori del Festival
di Cannes, la Palma delle palme.
Ingmar Bergman (Uppsala, Sweden,
1918 - Fårö, Sweden, 2007) started off
in theater and made his debut with
Crisis in 1945. His claim to international
fame came in 1955 with the comedy
Smiles of a Summer Night, where we
start seeing the subtle study of human
nature that will characterize his
productions. Existential issues and faith
intertwine in The Seventh Seal (1957),
strengthening his position as an auteur
and an intellectual, also thanks to his
subsequent works like: Wild
Strawberries (1957), winner of the
Golden Bear in Berlin; The Magician
(1958), Special Grand Jury Award in
Venice; Persona (1966); Cries and
Whispers (1972), Fanny and Alexander
(1982), both of which received the Oscar
for Best Foreign Film. In 1971 he was
awarded the Career Golden Lion in 1971.
A prestigious jury made of filmmakers
who had previously won the Cannes
Festival awarded him the Palm of the
Palms in 1997.
filmografia essenziale/
essential filmography
Kris (Crisi, 1945), Sommaren med
Monika (Monica e il desiderio, 1953),
Sommarnattens leende (Sorrisi di una
notte d’estate, 1955), Smultronstället
(Il posto delle fragole, 1957), Ansiktet
(Il volto, 1958), Såsom i en spegel
(Come in uno specchio, 1961),
Tystnaden (Il silenzio, 1963), Persona
(id., 1966), Vargtimmen (L’ora del lupo,
1968), Viskningar och rop (Sussurri e
grida, 1972), Scener ur ett äktenskap
(Scene da un matrimonio, tv, 1973),
Höstsonaten (Sinfonia d’autunno,
1978), Fanny och Alexander (Fanny
e Alexander, 1982).
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
julien temple
OIL CITY CONFIDENTIAL
Gran Bretagna/UK, 2009, HD, 104’, col.
OIL CITY
CONFIDENTIAL
regia/director
Julien Temple
fotografia/cinematography
Stephen Organ
montaggio/film editing
Caroline Richards
musica/music
Dr Feelgood
interpreti/cast
Lee Brilleaux, Wilko
Johnson, John B Sparkes,
John Martin, Chris Fenwick
produttore/producer
Stephen Malit
produzione/production
Malitsky production
**
contatti/contacts
Stephen Malit
Canvey Island è una cittadina sperduta nell’Essex e dominata da
un’industria petrolchimica. Da qui, nel 1971, sono emersi quattro
ragazzi che, ispirandosi dalla canzone di Willie Perry, hanno
formato una band chiamata Dr Feelgood. Suonando il loro pub
rock spoglio e minimale, fanno irruzione sulla scena musicale
in controtendenza assoluta rispetto ai gruppi contemporanei
e ai loro show pieni di luci e di effetti speciali. La loro energia
incendiaria esplode in tutta Europa grazie alle cinquanta date
dello Speeding through Europe tour.
[email protected]
«Oil City Confidential è l’ultimo capitolo di una trilogia sulla
cultura musicale inglese degli anni Settanta. È un prequel sia al
documentario sui Sex Pistols sia a quello su Joe Strummer. Tutti
condividono lo stesso linguaggio cinematografico: un montaggio
irriverente, anarchico e punk che ho utilizzato per la prima volta
in La grande truffa del rock’n’roll e che mescola materiale di
repertorio a immagini originali. In tutti e tre i film la musica
diventa una sorta di prisma che racchiude l’intero contesto
socioculturale del periodo».
**
Canvey Island is a small, isolated town in Essex that is dominated by
an oil company. In 1971 four local young men formed a band called
Dr Feelgood, in honor of Willie Perry’s song. With their spare,
minimalist pub rock, they erupted on the musical scene, totally
countercurrent to their contemporaries and their shows full of lights
and special effects. Their burning energy exploded throughout Europe
thanks to the fifty dates on their Speeding through Europe tour.
“Oil City Confidential is the last film in a trilogy about British music
culture of the 1970s. It acts as a prequel to the documentary on the
Sex Pistols and the one on Joe Strummer. They all share the same
cinematic language – an irreverent and anarchic punk style of
montage, mixing archive and fictive footage, which I first used in
The Great Rock & Roll Swindle. In all three films the music acts as
a prism through which to examine the social and cultural conditions
of the times.”
87
SOMMARIO
JULIEN TEMPLE
-
Q U E S T I O N I D I V I TA E D I M O R T E
Julien Temple (Londra, Regno Unito,
1953) si è diplomato alla National
Film and Television School e ha
esordito con il cortometraggio Sex
Pistols Number 1 (1977), seguito dal
documentario sul punk La grande
truffa del rock’n’roll (1980). Regista di
videoclip, ha diretto i lungometraggi
Absolute Beginners (1986), Le ragazze
della terra sono facili (1988), oltre ai
documentari Sex Pistols - Oscenità e
furore e Glastonbury. Ha partecipato
a più riprese al Torino Film Festival,
presentando, tra gli altri, Il futuro
non è scritto - Joe Strummer (2007),
Oil City Confidential (2009), Requiem
for Detroit? (2010) e London - The
Modern Babylon (2012). Lo scorso
anno il Festival gli ha assegnato
il Gran Premio Torino.
Julien Temple (London, UK, 1953)
studied filmmaking at the National
Film and Television School. He debuted
with the short Sex Pistols Number 1
(1977), followed by the punk culture
documentary The Great Rock’n’Roll
Swindle (1980). He directed several
music videos, many feature films
(including Absolute Beginners, 1986;
and Earth Girls Are Easy, 1988),
and music documentaries (such as
The Filth and the Fury, 2000; and
Glastonbury, 2006). He participated
to the Torino Film Festival on multiple
occasions, presenting many great films,
including Joe Strummer: The Future
Is Unwritten (2007), Oil City
Confidential (2009), Requiem for
Detroit? (2010), and London - The
Modern Babylon (2012). In 2014
he received Gran Premio Torino.
filmografia/filmography
Sex Pistols Number 1
(coregia/codirector John Tiberi,
cm, doc., 1977), The Great Rock’n’Roll
Swindle (La grande truffa del
rock’n’roll, 1980), Absolute Beginners
(1986), Earth Girls Are Easy (Le
ragazze della terra sono facili, 1988),
Vigo (Vigo, passione per la vita, 1998),
The Filth and the Fury (Sex Pistols Oscenità e furore, doc., 2000),
Glastonbury (doc., 2006), Joe
Strummer: The Future Is Unwritten
(Il futuro non è scritto - Joe Strummer,
doc., 2007), The Eternity Man (2008),
The Liberty of Norton Folgate
(coregia/codirector Luke Cresswell,
doc., 2009), Oil City Confidential
(doc., 2009), Paul Weller: Find the
Torch (tv, doc., 2010) Requiem for
Detroit? (doc., 2010), London - The
Modern Babylon (doc., 2012), Rio 50
Degrees (doc., 2014), The Ecstasy of
Wilko Johnson (doc., 2015).
SOMMARIO
AFTER HOURS
I FILM
- THE WAVE | SEAN BYRNE THE DEVIL’S CANDY | LUCILE HADŽIHALILOVIĆ
| OSGOOD PERKINS FEBRUARY | TODD STRAUSS-SCHULSON THE FINAL GIRLS
| GUY MADDIN, EVAN JOHNSON THE FORBIDDEN ROOM | NICK SIMON THE GIRL IN THE
PHOTOGRAPHS | CORIN HARDY THE HALLOW | BRUCE MCDONALD HELLIONS | PAUL KATIS KILO
TWO BRAVO | HARRISON ATKINS LACE CRATER | SION SONO LOVE & PEACE |
ANTOINE BARDOU-JACQUET MOONWALKERS | RODNEY ASCHER THE NIGHTMARE | SION SONO
REAL ONI GOKKO - TAG | SHINJUKU SUWAN | HENRI STEINMETZ UNS GEHT ES GUT - WE ARE FINE
ROAR UTHAUG BØLGEN
EVOLUTION
AUGUSTO TRETTI
AUGUSTO TRETTI LA LEGGE DELLA TROMBA
| IL POTERE
MAURIZIO ZACCARO AUGUSTO TRETTI: UN RITRATTO
SOMMARIO
AFTER HOURS
After Hours
DI EMANUELA MARTINI
February (2015)
Apertura di After Hours: February, l’esordio
nella regia di Osgood Perkins, l’attore figlio
di Anthony Perkins, che racconta l’inquietante,
demoniaco intreccio della vita di tre ragazze,
due rimaste sole nel college svuotatosi per le
vacanze invernali, e la terza che ritorna invece
alla scuola in una sorta di sanguinoso
pellegrinaggio.
Attesissimi: il ritorno di Sion Sono, cui il Torino
Film Festival nel 2011 ha dedicato in questa
sezione la prima retrospettiva italiana, che nel
2015 ha girato cinque film, tre dei quali presenti
al festival. Sono TAG, dove l’horror incontra il
surrealismo, Shinjuku Swan, scatenato noir
metropolitano tratto dall’omonimo manga,
e Love & Peace, bizzarro, imprevedibile «film
di Natale» Sono-style, interpretato da una
tartaruga mutante, un impiegato nerd che
vorrebbe essere un cantante pop, un misterioso
barbone che vive nelle fogne, giocattoli parlanti.
Poi The Nightmare, il documentario sul
fenomeno della «paralisi del sonno» diretto
da Rodney Ascher, l’autore di Room 237.
Autori molto amati: Guy Maddin, con il suo
caleidoscopico The Forbidden Room, e Bruce
McDonald, con Hellions, incubi e traumi della
femminilità adolescente che si mescolano
con inquietanti mostri di Halloween.
90
SOMMARIO
AFTER HOURS
Commistione di generi: The Final Girls, la
commedia scatenata di Todd Strauss-Schulson
nel quale un gruppo di amici finisce nello
slasher che stanno vedendo; Lace Crater di
Harrison Atkins, che coniuga l’ormai classico
mumblecore degli indie americani con bizzarre
atmosfere alla Cronenberg; We Are Fine di
Henri Steinmetz, dove il racconto di
formazione si mescola alle suggestioni di
Arancia meccanica di Kubrick in uno scenario
vagamente futuribile. E un film di guerra,
Kilo Two Bravo di Paul Katis, su un battaglione
di soldati inglesi intrappolato in un campo
minato durante la guerra in Afghanistan,
e Moonwalkers, la action-comedy di Antoine
Bardou-Jacquet che rivisita una celebre
«teoria del complotto»: un agente della Cia
e un manager rock inglese nel 1969
ricostruiscono un falso allunaggio sul set
di un regista sperimentale.
Ma, notturna com’è la sua vocazione, After
Hours si apre anche letteralmente alla
mezzanotte, anzi alla «notte bianca»: sabato
21 novembre, dalle 10 di sera alle 6 del mattino
successivo, nel corso di una Notte horror,
verranno presentati The Girl in the Photographs,
diretto da Nick Simon e prodotto da Wes
Craven, gioco a rimpiattino tra un serial killer
e un fotografo snob, The Devil’s Candy, metal
rock, maledizioni demoniache, uno psicopatico
e un pittore per il film realizzato in America
da Sean Byrne (l’australiano autore di The
Loved Ones, 2009), The Hallow, su una casa
maledetta e i suoi ignari abitanti diretto da
Corin Hardy, February di Perkins.
Infine, l’omaggio a un autore italiano inventivo
e squinternato, Augusto Tretti, del quale
presentiamo La legge della tromba (1962)
e Il potere (1972), affiancati da Augusto Tretti:
un ritratto, realizzato nel 1985 da Maurizio
Zaccaro.
AFTER HOURS
After Hours
BY EMANUELA MARTINI
Commingled genres: The Final Girls, the
unbridled comedy by Todd Strauss-Schulson in
which a group of friends ends up in the slasher
movie they’re watching; Lace Crater by Harrison
Atkins, which parses the classic mumblecore of
American indies with bizarre, Cronenberg-like
ambiances; We Are Fine by Henri Steinmetz, in
which a bildungsroman takes on overtones of
Kubrick’s Clockwork Orange in a vaguely
futuristic scenario. Plus a war movie, Kilo Two
Bravo by Paul Katis, about a battalion of English
soldiers trapped in a minefield during the war
in Afghanistan; and Moonwalkers, the actioncomedy by Antoine Bardou-Jacquet which
revisits a famous “conspiracy theory”: in 1969,
a CIA agent and an English rock group
manager reconstruct a fake moon landing on
a set belonging to an experimental filmmaker.
But, seeing as how After Hours’ vocation is
nocturnal, it will literally begin at midnight,
or better, during the “white night”: on Saturday,
November 21 , screenings will go from 10 in
the evening until 6 the next morning, during
a Night of Horror: The Girl in the Photographs,
directed by Nick Simon and produced by Wes
Craven, a game of hide-and-seek between a
serial killer and a snobbish photographer;
The Devil’s Candy, metal rock, diabolical curses,
a psychopath and a painter in the American
film by Sean Byrne (the Australian director
of The Loved Ones, 2009); The Hallow, about
a house under a curse and its unsuspecting
inhabitants, directed by Corin Hardy; February
by Perkins.
And finally, a tribute to an inventive and
eccentric Italian filmmaker, Augusto Tretti, with
the screenings of La legge della tromba (1962)
and Il potere (1972), as well as Augusto Tretti: un
ritratto, directed in 1985 by Maurizio Zaccaro.
ST
Shinjuku Swan (2015)
The opening film of After Hours: February,
the directing debut of actor Osgood Perkins,
Anthony Perkins’ son, a disturbing, diabolical,
interweaving story of three girls, two of whom
spend their winter break alone in their boarding
school while the third returns to school on a
sort of gory pilgrimage.
A much-awaited event: the return of Sion Sono;
in 2011, this section of the Torino Film Festival
organized his first Italian retrospective. In 2015,
Sono directed five movies, three of which will
be screened at the Festival: TAG, where horror
overlaps with surrealism; Shinjuku Swan, a wild
metropolitan noir based on the manga of the
same name; and Love & Peace, a bizarre,
unpredictable “Christmas movie,” Sono-style,
starring a mutant turtle, a nerd office worker
who dreams of being a pop singer, a
mysterious vagabond who lives in the sewers,
and talking toys. Also, The Nightmare, a
documentary about the phenomenon knowns
as “sleep paralysis,” directed by Rodney Ascher,
who made Room 237 (2012).
Favorite filmmakers: Guy Maddin, with his
kaleidoscopic The Forbidden Room, and Bruce
McDonald, whose movie Hellions combines the
nightmares and traumas of an adolescent
girl with disquieting Halloween monsters.
91
SOMMARIO
AFTER HOURS
AFTER HOURS
roar uthaug
BØLGEN
Norvegia/Norway, 2015, HD, 105’, col.
THE WAVE
regia/director
Roar Uthaug
soggetto/story
John Kåre Raake, Harald
Rosenløw-Eeg, Roar Uthaug
sceneggiatura/screenplay
John Kåre Raake,
Harald Rosenløw-Eeg
fotografia/cinematography
John Christian Rosenlund
montaggio/film editing
Christian Siebenherz
scenografia/
production design
Lina Nordqvist
costumi/costume design
Karen Fabritius Gram
musica/music
Magnus Beite
suono/sound
Christian Schaanning
interpreti e personaggi/
cast and characters
Kristoffer Joner (Kristian),
Thomas Bo Larsen (Phillip),
Ane Dahl Torp (Idun),
Fridtjov Såheim (Arvid
Øvrebø), Lado Hadzic
(Bussjåfør), Jonas Hoff
Oftebro (Sondre), Arthur
Berning (Jacob Vikra),
Eili Harboe (Vibeke),
Edith Haagenrud-Sande
(Julia), Laila Goody
(Margot Valldal)
produttori/producers
Martin Sundland,
Are Heidenstrøm
produzione/production
Fantefilm
coproduzione/coproduction
Fuzz, Filmkraft, Storyline
Studios, Film i Väst,
Piggy Bænk, Copenhagen
Film Fund, Ghost,
Tre Vänner, Gimpville
distribuzione/distribution
Minerva Pictures
**
contatti/contacts
Minerva Pictures
Ilaria Ricci
[email protected]
www.minervapictures.com
92
SOMMARIO
Il geologo Kristian Eikfjord sta per lasciare Gerainger, in Norvegia,
dove vive con la famiglia. Improvvisamente lui e i suoi colleghi
rilevano alcuni movimenti nel sottosuolo che preannunciano
un cataclisma senza precedenti. Inizia così una corsa contro il
tempo per mettere in salvo il maggior numero di vite possibile.
«Con questo film ho voluto appropriarmi di un genere
tradizionalmente hollywoodiano. Tralasciando cliché come
i discorsi presidenziali o il caos delle metropoli, volevo raccontare
la distruzione attraverso le vicende di una famiglia e di una
piccola comunità. Ho lavorato sull’idea che più ci si sente vicini
ai personaggi, maggiore sarà l’impatto di una calamità immane.
Una simile scelta ha influenzato anche l’approccio visivo alla
storia, dal momento che abbiamo girato buona parte del film
quasi come fare un documentario girato con la camera a mano.
Mi interessava far provare al pubblico la sensazione di essere
gettato nello stesso mondo dei personaggi, anch’esso senza
fiato e costretto a mettersi in fuga».
**
The geologist Kristian Eikfjord is getting ready to leave Gerainger,
Norway, where he lives with his family. But he and his colleagues
detect some sudden geological changes in the substrata that could
have catastrophic effects of unprecedented proportions. It’s a race
against time to save as many lives as possible.
“With The Wave I wanted to bring a traditional Hollywood genre
closer to home. Moving away from president’s speeches and megacity
mayhem, I wanted to experience the destruction through a normal
family and the small community they live in. Working from the
thought that the closer you feel to the characters, the more impact
the imposing disaster will have. This choice also influenced our visual
approach to the story, shooting most of the film in a handheld almost
documentary style. I wanted the audience to feel like they were
thrown into this world with our characters – running for their lives,
gasping for breath.”
AFTER HOURS
Roar Uthaug (Norvegia, 1973)
ha studiato presso la Den Norske
Filmskolen e ha esordito nel 1993
con il cortometraggio Snørr.
Nel 2006 ha diretto il suo primo
lungometraggio, Cold Prey, grande
successo in patria e poi venduto in
oltre quaranta nazioni. Sorte simile
è toccata nel 2009 a Magic Silver
(2009, diretto con Katarina Launing),
film d’avventura per bambini, e nel
2012 all’action medievale Escape.
Parallelamente, Uthaug ha lavorato
anche in ambito pubblicitario e
televisivo, dirigendo spot premiati
in tutto il mondo e collaborando alla
serie Hellfjord.
Roar Uthaug (Norway, 1973) studied
at the Den Norske Filmskolen and
made his first short Snørr in 1993.
His debut feature, Cold Prey (2006),
was very well received in Norway and
was then sold for distribution in over
forty countries. Similarly popular were
the adventure film for kids Magic Silver
(2009, codirected with Katarina
Launing), and the medieval action
movie Escape (2012). Uthaug has
also been active in advertisement and
television, making commercials that
received awards worldwide, and
working on the TV series Hellfjord.
filmografia/filmography
Snørr (cm, 1993), En aften i det
gronne (An Evening in the Green, cm,
1994), DX13036 (1996), A Fistful of
Kebab (cm, 1998), Regjeringen Martin
(2002), Fritt Vilt (Cold Prey, 2006),
Julenatt i Blåfjell (coregia/codirector
Katarina Launing, Magic Silver,
2009), Flukt (Escape, 2012), Hellfjord
(serie tv/tv series, ep. 1.7, 2012),
Bølgen (The Wave, 2015).
AFTER HOURS
sean byrne
THE DEVIL’S CANDY
Usa, 2015, HD, 90’, col.
Sean Byrne (Hobart, Australia) ha
conseguito un master alla Scuola
australiana di cinema, televisione
e radio, durante il quale ha realizzato
i cortometraggi Work?, Sport, Sunday
e Ben, con i quali ha vinto diversi
premi in festival nazionali. Nel 2008
il suo cortometraggio Advantage è
stato presentato in anteprima al
Sundance. Ha diretto poi diversi spot
pubblicitari per la casa di produzione
Renegade Films di Melbourne. Il suo
primo lungometraggio, The Loved
Ones (2009), è stato presentato in
più di venti festival internazionali,
tra cui il Torino Film Festival.
THE DEVIL’S
CANDY
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Sean Byrne
fotografia/cinematography
Simon Chapman
montaggio/film editing
Andy Canny
scenografia/
production design
Thomas S. Hammock
costumi/costume design
Stacy Ellen Rich
musica/music
Michael Yezerski,
Jonathan McHugh
interpreti e personaggi/
cast and characters
Ethan Embry (Jesse),
Shiri Appleby (Astrid),
Pruitt Taylor Vince (Ray),
Kiara Glasco (Zooey)
produttori/producers
Keith Calder, Jessica Calder
produzione/production
Snoot Entertainment
**
contatti/contacts
The Festival Agency
Jéhanne Bargaoui
[email protected]
www.thefestivalagency.com
Quella in cui si trasferisce Jesse con la moglie e la figlia Zooey
è la casa dei sogni. Poco importa se il prezzo è stato abbassato
per l’aura misteriosa che la circonda; meglio ancora, anzi, visto
che Jesse, come artista, non se la passa molto bene. Strane
forme iniziano però a dominare i suoi quadri, forme che evocano
il mondo del satanismo. E poi c’è Ray, lo squilibrato figlio degli
ex proprietari, che inizia a importunare Zooey chiedendole di
aiutarlo a tornare a casa: una conferma che quella di Jesse non
è la casa dei sogni, ma degli incubi.
«Nel film il sacrificio è sia metaforico (la famiglia rispetto alla
carriera) sia letterale (i bambini sacrificati a Satana). Attingendo
ai classici film sul tema (Rosemary’s Baby e Il presagio), volevo
dare al film un’eleganza posata. Ma oltre che classico volevo
anche essere audace, dando ai personaggi una loro ampiezza,
in modo che il mondo stesso fosse straordinariamente
interessante. I fratelli Coen e Tarantino sono stati riferimenti
fondamentali in tal senso, perché rappresentano l’unione di
maestria registica e sensibilità».
**
Jesse, his wife and their daughter Zooey move into their dream house;
who cares if the price was lowered because of its mysterious aura, in
fact, that’s even better, since Jesse is a rather unsuccessful artist. But
strange shapes begin to dominate his paintings, shapes which call to
mind the world of Satanism. And then there’s Ray, the deranged son
of the former owners, who begins to pester Zooey, asking her to help
him return home: confirmation that Jesse’s house isn’t a dream house
but a house of nightmares.
“The film is about sacrifice, figuratively (family versus career) and
literally (children sacrificed to Satan). Drawing on classic earlier
films about sacrifice (Rosemary’s Baby, The Omen), I wanted
The Devil’s Candy to have a measured elegance. But whilst being
classical I also needed the film to be bold, infusing the characters
with a hint of broadness so the world itself would feel somewhat
larger than life. In this sense, the Coen brothers and Tarantino were
vital references, representing exacting craftsmanship merged with
a heightened sensibility.”
93
SOMMARIO
AFTER HOURS
Sean Byrne (Hobart, Australia)
graduated with an M.A. from the
Australian Film, Television and Radio
School. While doing his Masters he
received many Australian awards for
his shorts, Work?, Sport, Sunday and
Ben. His short film Advantage had its
international premiere at the Sundance
Film Festival 2008. He directed
television ads for Renegade Films in
Melbourne, Australia. His first feature
film, The Loved Ones (2009), was
presented in more than twenty
international film festival, included
Torino.
filmografia/filmography
Work? (cm, 1999), Sport (cm, 2000),
Sunday (cm, 2000), Ben (cm, 2001),
Advantage (cm, 2007), The Loved
Ones (2009), The Devil’s Candy
(2015).
AFTER HOURS
lucile hadžihalilović
EVOLUTION
Francia-Spagna-Belgio/France-Spain-Belgium, 2015, HD, 81’, col.
EVOLUTION
regia/director
Lucile Hadžihalilović
sceneggiatura/screenplay
Lucile Hadžihalilović
Alanté Kavaïté, Geoff Cox
fotografia/cinematography
Manu Dacosse
montaggio/film editing
Nassim Gordji-Tehrani
scenografia/
production design
Laia Colet
interpreti e personaggi/
cast and characters
Max Brebant (Nicolas),
Roxane Duran (Stella),
Julie-Marie Parmentier
(la madre/mother)
produttori/producers
Sylvie Pialat, Benoît
Quainon, Jérôme
Vidal, Sebastián Álvarez,
Geneviève Lemal,
John Engel
produzione/production
Les Films du Worso,
Noodles Production,
Volcano Films,
Scope Pictures,
Left Field Ventures
**
contatti/contacts
Wild Bunch
Esther Devos
[email protected]
www.wildbunch.biz
Nicolas ha dieci anni e vive con la madre su un’isola remota,
in un villaggio abitato esclusivamente da donne e ragazzi.
Nell’ospedale affacciato sull’oceano, tutti i ragazzi sono
sottoposti a uno strano trattamento medico. Solo Nicolas
cerca di capire ciò che sta accadendo: sente che la madre
gli sta mentendo, e vuole scoprire cosa succede ogni notte
sulla spiaggia. Quando lo scopre, inizia per Nicolas un incubo
di cui lui è una pedina impotente.
«Evolution è nato dalla fascinazione per la profondità dell’oceano
(un regno misterioso e suggestivo che fa sognare ed evoca paure
e desideri primordiali) e quella dell’ospedale, un luogo a prima
vista più ordinario, persino rassicurante, ma dove il corpo è
affidato a uno staff onnipotente e può essere sottoposto a una
serie di pratiche bizzarre. La giustapposizione di questi due
mondi offre la cornice ideale per i temi principali del film:
il rapporto con il parto e il viaggio nella pubertà, guardati
attraverso la lente oscura di un racconto fantastico».
**
Ten-year-old Nicolas lives with his mother on a remote island, in
a village inhabited solely by women and young boys. In a hospital
overlooking the ocean, all the boys are subjected to a strange medical
treatment. Only Nicolas questions what is happening around him.
He senses that his mother is lying to him, and is determined to find
out what happens at night on the beach. What he discovers is the
beginning of a nightmare into which he is helplessly drawn.
“Evolution was born from a fascination with both the depths of the
ocean – mysterious and evocative realm that fires the imagination
and evokes primordial fears and desires – and the hospital, at first
glance a more ordinary, even reassuring place, but a place
nonetheless where the body is given over to an all-powerful staff and
can be subjected to a variety of bizarre practices. The juxtaposition of
these two worlds provides the perfect backdrop for the major themes
of the film: relationships to childbirth and the journey through
puberty, seen here through the dark lens of a fantastic tale.”
94
SOMMARIO
AFTER HOURS
Lucile Hadžihalilović (Marocco) ha
trascorso infanzia e adolescenza in
Marocco per poi trasferirsi a Parigi,
dove ha studiato storia dell’arte e
poi cinema a La Fémis. Nei primi
anni Novanta ha fondato con
Gaspar Noé la casa di produzione
Les cinémas de la zone. Nel 1996
ha prodotto, scritto, montato e
diretto La bouche de Jean-Pierre,
presentato al Certain regard di
Cannes e poi premiato in vari
festival internazionali. Nel 2004
ha diretto Innocence, vincitore
di diversi riconoscimenti, tra cui
il premio come miglior regista
esordiente al Festival di San
Sebastián e per il miglior film
al Festival di Stoccolma. Oltre a
questi film, ha anche diretto due
cortometraggi Good Boys Use
Condoms (1998) e Nectar (2014).
Lucile Hadžihalilović (Morocco)
passed her childhood and adolescence
in Morocco, before moving to Paris
where she studied first art history,
then film at La Fémis. In the early
1990s she founded the production
company Les cinémas de la zone
with Gaspar Noé. In 1996 she
produced, wrote, edited and directed
Mimi, that screened in Un certain
regard, at Cannes, and won several
awards in international festivals.
In 2004, she directed the feature film
Innocence, that won, among others,
the Best New Director Prize at San
Sebastián International Film Festival
and the Bronze Horse for Best Film
at the Stockholm Film Festival. She
has also directed two short films
Good Boys Use Condoms (1998)
and Nectar (2014).
filmografia/filmography
La bouche de Jean-Pierre (mm,
1996), Good Boys Use Condoms
(cm, 1998), Innocence (2004),
Nectar (cm, 2014), Evolution (2015).
AFTER HOURS
osgood perkins
FEBRUARY
Usa-Canada/USA-Canada, 2015, HD, 93’, col.
Osgood Perkins (New York City, Usa,
1974) ha recitato in film di successo
quali Sei gradi di separazione (Fred
Schepisi, 1993), Wolf - La belva è fuori
(Mike Nichols, 1994), La rivincita
delle bionde (Robert Luketic, 2001),
Secretary (Steven Shainberg, 2002),
La cucina (Allison R. Hebble e Zed
Starkovich, 2007) e Star Trek (J.J.
Abrams, 2009). In ambito televisivo
ha partecipato a serie quali She Spies,
Alias e Close to Home - Giustizia ad
ogni costo. February segna il suo
debutto come regista e
sceneggiatore.
FEBRUARY
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Osgood Perkins
fotografia/cinematography
Julie Kirwood
montaggio/film editing
Brian Ufberg
scenografia/
production design
Shane Boucher,
Jennifer Stroud
musica/music
Elvis Perkins
interpreti e personaggi/
cast and characters
Emma Roberts (Joan),
Kiernan Shipka (Kat),
Lucy Boynton (Rose),
Lauren Holly (Linda),
James Remar (Bill)
produttori/producers
Rob Paris,
Adrienne Biddle,
Bryan Bertino,
Robert Menzies,
Alphonse Ghossein
produzione/production
Paris Film,
Unbroken Pictures,
Zed Filmworks,
Go Insane Films
**
contatti/contacts
Highland Film Group
Arianne Fraser
[email protected]
www.highlandfilmgroup.com
In una prestigiosa scuola privata cattolica, le studentesse Kat
e Rose, taciturna e introversa la prima, scontrosa e perfida
la seconda, rimangono sole. Stando a quanto dicono, le rispettive
famiglie non sono venute a prenderle per la pausa invernale.
Nel frattempo Joan, in fuga da un ospedale psichiatrico, è più
che mai determinata a raggiungere l’istituto, incurante del freddo
e della neve. Man mano che la ragazza si avvicina, Kat e Rose
scivolano sempre più nell’orrore.
«Con February volevo girare un film di cupa bellezza, qualcosa
che riflettesse le emozioni che ho provato per una perdita
profonda e sconvolgente. Traendo ispirazione da quelli che
considero i classici umanisti dell’horror, cioè Rosemary’s Baby,
Carrie - Lo sguardo di Satana, A Venezia… Un dicembre rosso
shocking e Lasciami entrare, avevo intenzione di ignorare la
violenza insensata e l’immaginario più aggressivo e sgradevole,
e utilizzare piuttosto un ritmo raffinato per celare quella
che in definitiva è una storia molto personale».
**
Taciturn, introverted Kat and moody, spiteful Rose are left on their
own at the prestigious Catholic private school they attend.
Supposedly, their respective families didn’t come get them for winter
break. In the meantime, Joan, who has escaped from a mental
asylum, is more determined than ever to reach the school, regardless
of the cold and snow. As the girl approaches the school, Kat and Rose
slip further and further into horror.
“My intention for February was to design a darkly beautiful film
that could attempt to reflect my own intense experience with
profound and shocking loss. Inspired by what I consider to be the
most humanistic of all horror classics such as Rosemary’s Baby,
Carrie, Don’t Look Now and Let the Right One In, the idea was
to look past senseless violence and aggressively distasteful imagery
and instead use the more elegant rhythms of the genre to conceal
what is essentially a very personal story.”
95
SOMMARIO
AFTER HOURS
Osgood Perkins (New York City, NY,
USA, 1974) has acted in successful
movies such as Six Degrees of
Separation (Fred Schepisi, 1993),
Wolf (Mike Nichols, 1994), Legally
Blond (Robert Luketic, 2001),
Secretary (Steven Shainberg, 2002),
Something’s Cooking (Allison R.
Hebble and Zed Starkovich, 2007)
and Star Trek (J.J. Abrams, 2009).
He has appeared in TV series such as
She Spies, Alias and Close to Home.
February marks his directing and
screenwriting debut.
filmografia/filmography
February (2015).
AFTER HOURS
todd strauss-schulson
THE FINAL GIRLS
Usa, 2015, HD, 91’, col.
THE FINAL
GIRLS
regia/director
Todd Strauss-Schulson
sceneggiatura/screenplay
Josh Miller, Mark Fortin
fotografia/cinematography
Elie Smolkin
montaggio/film editing
Debbie Berman
scenografia/
production design
Katie Byron
costumi/costume design
Lynette Meyer
musica/music
Susan Jacobs
suono/sound
Mark Leblanc
interpreti e personaggi/
cast and characters
Taissa Farmiga (Max), Malin
Akerman (Nancy-Amanda),
Alexander Ludwig (Chris),
Nina Dobrev (Vicky), Alia
Shawkat (Gertie), Thomas
Middleditch (Duncan),
Adam Devine (Kurt), Angela
Trimbur (Tina), Chloe
Bridges (Paula), Tory N.
Thompson (Blake)
produttori/producers
Michael London,
Janice Williams
produzione/production
Stage 6 Films
**
contatti/contacts
Park Circus
Phil Kennedy
[email protected]
www.parkcircus.com
Max lo sapeva che sarebbe stata una pessima idea partecipare
alla proiezione dell’horror cult Camp Bloodbath, in cui recita la
madre Nancy, da poco defunta e con un passato da scream queen.
Risucchiata dentro al film insieme ai suoi malcapitati amici,
Max dovrà destreggiarsi tra ragazze discinte, giovanotti arrapati
e un serial killer dal machete facile. Ma anche con la stessa
Nancy, in una versione per lei sconosciuta.
«Amo il cinema e mi piaceva l’idea di fare un film in cui qualcuno
rimane intrappolato in un film e in cui gli stereotipi del cinema
non ti mollano… Mi ricordo quando da ragazzino andavo al
videostore tutti i giorni e cercavo di noleggiare ogni titolo della
sezione horror. […] The Final Girls è un rimando comico a quei
titoli, con la recitazione pessima, i costumi improbabili e tutto
il resto. Ma è anche un film sul cinema e sui cinefili. Volevo che
trasparisse la gioia assoluta della regia cinematografica: gran
parte dell’essenza del film risiede nel tono e nel modo in cui
è stato diretto».
**
Max knew that it would have been a bad idea to go to the screening
of the cult slasher film Camp Bloodbath. Nancy, her recently
deceased mother, played a part in it back in her heyday as a scream
queen. Sucked into the movie with her unfortunate friends, Max
will have to navigate her way through scantily dressed girls, horny
guys, and a machete-wielding serial killer, while also dealing with
Nancy, or at least a version of her she did not know.
“I love movies, and loved the idea of making a movie about being
stuck in a movie, where the tropes of the movie were after you…
I remember being a kid and going to the video store every day and
trying to rent every video in the row starting in the horror section.
[…] This movie is sort of a reference of those movies in a comical way,
with the bad acting and silly outfits and all of that. But its also a
movie about movies, about movie lovers. I wanted there to be a pure
joy of moviemaking in the film. So much of this movie lives and dies
on its tone, on the filmmaking.”
96
SOMMARIO
AFTER HOURS
Todd Strauss-Schulson (New York
City, Usa, 1980) ha studiato presso
l’Emerson College di Boston, dove
si è laureato nel 2003, trasferendosi
successivamente a Los Angeles.
Ha lavorato in ambito pubblicitario,
realizzando spot per gli Academy
Awards e gli Emmy Awards, oltre che
per importanti clienti quali Pepsi,
Lipton, Nestlé e Microsoft. In ambito
televisivo ha invece lavorato per Mtv
Asia, per cui nel 2005 ha diretto la
terza stagione di Mtv Whaterver
Things, il programma di maggiore
successo del continente asiatico.
Ha esordito nel lungometraggio
nel 2008 con Private High Musical,
a cui ha fatto seguito nel 2011 la
commedia Harold e Kumar, un Natale
da ricordare.
Todd Strauss-Schulson (New York City,
NY, USA, 1980) attended Emerson
College in Boston, graduated in 2003,
and moved to Los Angeles. He made
a few commercials for the Academy
Awards and the Emmy Awards, as well
as for clients like Pepsi, Lipton, Nestlé,
and Microsoft. He also worked in
television, directing for MTV Asia the
third season of MTV Whatever Things
(2005), the most successful show in
Asia. He made his feature-film debut
in 2008 with Private High Musical,
which was followed by the comedy
A Very Harold & Kumar 3D
Christmas in 2011.
filmografia essenziale/
essential filmography
Larceny (cm, 1997), Snap*Pop (cm,
2005), Mano-a-Mano (cm, 2008),
Private High Musical (2008), A Very
Harold & Kumar 3D Christmas (Harold
e Kumar, un Natale da ricordare,
2011), The Final Girls (2015).
AFTER HOURS
guy maddin, evan johnson
THE FORBIDDEN ROOM
Canada, 2015, HD, 119’, col.
THE
FORBIDDEN
ROOM
regia/directors
Guy Maddin, Evan Johnson
sceneggiatura/screenplay
Guy Maddin, Evan Johnson,
Robert Kotyk, Kim Morgan,
John Ashbery
fotografia/cinematography
Stephanie Weber-Biron,
Ben Kasulke
montaggio/film editing
John Gurdebeke
scenografia/
production design
Galen Johnson
costumi/costume design
Elodie Mard, Yso South,
Julie Charland
musica/music
Sparks
interpreti/cast
Roy Dupuis, Clara Furey,
Louis Negin, Céline Bonnier,
Karine Vanasse, Caroline
Dhavernas, Paul Ahmarani,
Mathieu Amalric, Udo Kier,
Maria de Medeiros,
Charlotte Rampling,
Geraldine Chaplin
produttori/producers
Phyllis Laing, Guy Maddin,
Phoebe Greenberg,
Penny Mancuso
produzione/production
Phi Films,
Buffalo Gal Pictures
coproduzione/coproduction
The National Film Board
of Canada
**
contatti/contacts
Mongrel International
Pascale Ramonda
[email protected]
www.mongrelmedia.com
97
SOMMARIO
Tutto ha inizio con l’equipaggio di un sottomarino che sembra
destinato a morire sul fondo dell’oceano. L’improvvisa comparsa
di un boscaiolo, in fuga da un gruppo di banditi delle foreste,
cambia tutto. E poi ancora un battaglione di bambini soldato,
un famoso chirurgo, una ragazza in viaggio sul treno che va da
Bogotà a Berlino, una donna bellissima da salvare… L’anarchia
si fa racconto, il caos diviene cinema, il film esplode in mille
frammenti di narrazione colorati.
«Abbiamo troppa narrativa nelle nostre teste, talmente tanta che
ci sembra che il cervello possa esplodere. Con questo film
abbiamo creato un ambiente controllato, una rete di racconti fatta
di serrature sotterranee, paratoie, scomparti, sifoni, canali di
scolo e grotte in cui tutti i film del presente, del passato e del
futuro che abbiamo nelle nostre grosse teste possano esplodere
in tutta sicurezza! Un luogo dove nessuno rimarrà ferito dalla
spettacolare catastrofe in Two-Strip Technicolor che infliggeremo
allo schermo, sapendo che il tutto verrà sciacquato via dai titoli
di coda. Rimanete al sicuro e godetevela!»
**
It all begins with a submarine crew which seems destined to die at
the bottom of the ocean. Everything changes when a lumberjack, who
is running away from a group of bandits in the forest, suddenly
appears. And again with a battalion of child soldiers, a famous
surgeon, a girl traveling by train from Bogotá to Berlin, a beautiful
women who needs to be saved… Anarchy becomes a story, chaos
becomes cinema, the movie explodes into a thousand fragments of
colorful narration.
“We just have too much narrative in our heads, so much we feel our
brains are going to explode. With this film, we set out to create a
controlled setting, an elaborate narrative network of subterranean
locks, sluice gates, chambers, trap pipes, storm sewers and spelunking
caves where all the past, present and future films in our large heads
might safely blow! Where no one will be hurt by the spectacular TwoStrip Technicolor havoc we’ll wreak on the screen, knowing the whole
thing will drain away by credit roll. Stay safe and enjoy!”
AFTER HOURS
Guy Maddin (Winnipeg, Canada,
1956) lavora da diversi anni come
regista, sceneggiatore e videoartista,
portando sullo schermo e nelle sue
installazioni la passione/ossessione
per il cinema del passato, del quale
ambisce a ricostruire, in modo
giocoso e provocatorio, le atmosfere
e i cliché. Autore di una quarantina di
cortometraggi, premiati nei festival di
tutto il mondo, ha diretto i
lungometraggi Dracula: Pages from a
Virgin’s Diary (2002), La canzone più
triste del mondo (2003), Keyhole
(2011) e il documentario My
Winnipeg (2007).
Evan Johnson collabora dal 2009 con
Guy Maddin, che l’ha incontrato per
la prima volta quando lavorava in
uno stabilimento chimico di
Winnipeg.
Guy Maddin (Winnipeg, Canada,
1956) has been working for years as
a director, screenwriter and video artist,
bringing to the screen and into his
installations his passion/obsession
for the cinema of the past, whose
atmosphere and clichés he tries to
recreate in a playful and provocative
manner. He has made over forty shorts,
which have won prizes at festivals
throughout the world, and has directed
feature films, including Dracula: Pages
from a Virgin’s Diary (2002), The
Saddest Music in the World (2003),
Keyhole (2011) and the documentary
My Winnipeg (2007).
Evan Johnson has collaborated since
2009 with Guy Maddin, who he met
for the first time when he was working
at a chemical plant in Winnipeg.
filmografia/filmography
Guy Maddin (essenziale/essential):
Careful (cm, 1992), The Pomps of
Satan (cm, 1993), Sea Beggars (cm,
1994), Imperial Orgies (cm, 1996),
Twilight of the Ice Nymphs (cm, 1997),
The Hoyden (cm, 1998), The Heart of
the World (cm, 2000), Dracula: Pages
from a Virgin’s Diary (2002), Fancy,
Fancy Being Rich (tv, 2002), Cowards
Bend the Knee (2003), The Saddest
Music in the World (La canzone più
triste del mondo, 2003), A Trip to the
Orphanage (cm, 2004), Sombra
Dolorosa (cm, 2004), My Dad Is 100
Years Old (cm, 2005), My Winnipeg
(doc., 2007), Keyhole (2011).
Guy Maddin, Evan Johnson:
Puberty (cm, 2014), Elms (cm, 2014),
Colours (cm, 2014), Cold (cm, 2014),
The Forbidden Room (2015), Bring Me
the Head of Tim Horton (coregia/
codirector Galen Johnson, doc., 2015).
AFTER HOURS
nick simon
THE GIRL IN THE PHOTOGRAPHS
Usa, 2015, HD, 95’, col.
THE GIRL
IN THE
PHOTOGRAPHS
regia/director
Nick Simon
sceneggiatura/screenplay
Osgood Perkins, Robert
Morast, Nick Simon
fotografia/cinematography
Dean Cundey
montaggio/film editing
Michael Griffin
scenografia/
production design
Eric Fraser
musica/music
Nima Fakhrara
interpreti e personaggi/
cast and characters
Kal Penn (Peter
Hemmings), Claudia Lee
(Colleen), Kenny Wormald
(Chris), Toby Hemingway
(Ben), Luke Baines (Tom),
Miranda Rae Mayo (Rose),
Katherine Isabelle (Janet),
Mitch Pileggi
(sceriffo/sheriff Porter),
Autumn Kendrick (Victoria),
Oliver Seitz (Trip), Christy
Carlson Romano (Britney)
produttori/producers
Thomas Mahoney,
Andrea Chung
**
contatti/contacts
Age
Thomas Mahoney
[email protected]
Le aspirazioni di Colleen si sono fermate al supermercato dove
lavora come cassiera, nella cittadina del South Dakota in cui è
nata e in cui vive una relazione che l’annoia da morire. Niente
sembra cambiare, finché un serial killer che la considera la sua
musa inizia a spedirle fotografie che ritraggono le sue vittime
mutilate. Nel frattempo, il fotografo dei vip Peter Hemmings
fa ritorno in città, dopo alcuni anni passati a Los Angeles.
Incuriosito dalla macabra idea dell’assassino, Peter decide
di sfruttarla per una campagna pubblicitaria e propone
a Colleen di seguirlo in California. Peccato che i piani del
killer siano diversi.
«L’idea del film risale al 2010, quando sono tornato nella mia
città natale, Sioux Falls in Sud Dakota, per un lungo periodo.
Abituarsi nuovamente all’atmosfera di provincia dopo aver
vissuto a Los Angeles è stato piuttosto scioccante e ho sentito
il desiderio di tornare ai film horror della mia infanzia,
aggiungendovi elementi della mia esperienza in Sud Dakota
e a Los Angeles».
**
Colleen’s life isn’t going anywhere. She live in a small town in South
Dakota and is bored with her dead-end job and annoyed by her
apathetic boyfriend. In the midst of her turmoil, a deranged serial
killers begins leaving her photos of his victims. Her chance
to escape comes in the form of Peter Hemmings, a hipster celebrity
photographer who has traveled back to his hometown. Fascinated
by killer’s unapologetic artistry and intentioned to use it for an ad
campaign, Peter suggests Colleen as the centerpiece of a photo
campaign in Los Angeles. But before Colleen can leave her old life
behind, she must contend with the desires of her murderous stalker.
“The Girl in the Photographs began in 2010, right after I returned
to my hometown of Sioux Falls, South Dakota for an extended
period. Readjusting to the small-town atmosphere after living in Los
Angeles was particularly jarring. It inspired my wanting to make a
throwback to the horror films of my childhood with added elements
of my experiences in South Dakota and Los Angeles.”
98
SOMMARIO
AFTER HOURS
Nick Simon (Sioux Falls, South
Dakota, Usa, 1973), laureatosi
all’American Film Institute
Conservatory, a partire dal 2008
ha realizzato alcuni cortometraggi,
prima di esordire nel lungo nel 2010
con Removal. Con Alexandre Aja ha
scritto la sceneggiatura dell’horror
The Pyramid (Grégory Levasseur,
2014), mentre per The Girl in the
Photographs, suo secondo
lungometraggio, ha lavorato con
Osgood Perkins (regista di February,
anch’esso presentato nella sezione
After Hours) nelle vesti di
sceneggiatore e con Wes Craven
come produttore esecutivo.
Nick Simon (Sioux Falls, SD, USA,
1973) is a graduate of the American
Film Institute Conservatory.
He directed some short starting from
2008, and then made his feature-film
debut in 2010 with Removal. In
collaboration with Alexandre Aja,
he then co-wrote the horror movie
The Pyramid (Grégory Levasseur,
2014). Working alongside screenwriter
Osgood Perkins (director of February,
selected in After Hours section)
and executive producer Wes Craven,
The Girl in the Photographs is his
second directorial feature film.
filmografia/filmography
The 7 Claus (cm, 2008), Buckets
(cm, 2008), Removal (2010), Chase
the Ace (cm, video, 2013), The Girl
in the Photographs (2015).
TH
AFTER HOURS
corin hardy
THE HALLOW
Regno Unito/UK, 2015, HD, 97’, col.
Corin Hardy (Regno Unito) si è
fatto conoscere con il pluripremiato
cortometraggio di animazione
Butterfly, presentato in anteprima
al Festival di Edimburgo. In seguito
ha diretto soprattutto video musicali,
lavorando con diversi artisti e
ottenendo vari riconoscimenti a
livello internazionale, fra cui diversi
Video Music Awards e un premio al
Festival Rushes Solo Shorts.
Recentemente è stato selezionato
tra le «stelle di domani» dalla rivista
«Screen International» e al momento
sta lavorando a diversi progetti per
lungometraggi.
THE HALLOW
regia/director
Corin Hardy
sceneggiatura/screenplay
Corin Hardy,
Olga Barreneche
fotografia/cinematography
Martijn van Broekhuizen
montaggio/film editing
Nick Emerson
scenografia/
production design
David Ahern, Noel Ahern
costumi/costume design
Lara Campbell
musica/music
James Gosling
suono/sound
Steve Fanagan
interpreti e personaggi/
cast and characters
Joseph Mawle (Adam),
Bojana Novakovic (Clare),
Michael McElhatton (Colm
Donnelly), Michael Smiley
(Garda Davey), Alan
Archbold (radio reporter),
Padraig Mac Cathmhaoil,
Seamus Mac Cathmhaoil
(la banda di giovani/
gang of youths)
produttori/producers
Joe Neurauter, Felipe
Marino, Brendan McCarthy,
John McDonnell
produzione/production
Occupant Entertainment,
Altitude Film Entertainment,
Hallow Films
coproduzione/coproduction
Hyperion Media Group,
Prescience, Altus Media,
Electric Shadow
**
contatti/contacts
The Festival Agency
Jéhanne Bargaoui
[email protected]
www.thefestivalagency.com
99
SOMMARIO
Un ambientalista londinese viene mandato in Irlanda con la
moglie e il figlioletto per sorvegliare un’area della foresta ritenuta
sacra dalle superstizioni locali. Inevitabilmente la sua presenza
scatena un’orda di creature demoniache indispettite e per nulla
disposte a cedere la loro dimora.
«Amo gli horror, soprattutto quelli basati sulla presenza
di creature mostruose. I mostri mi entusiasmano. Voglio fare
film di genere che la gente abbia voglia di vedere il venerdì sera,
qualcosa di riconoscibile e con il quale identificarsi, spaventarsi
ed emozionarsi; e lo voglio fare con un approccio inaspettato
e una nuova interpretazione. […] Amo i film horror degli anni
Settanta e Ottanta, Un tranquillo weekend di paura, Cane di paglia,
Alien, Lo squalo, La cosa, La mosca, Shining, che prendono un’idea
semplice – si tratti di thriller, di film di sopravvivenza, o di film
in cui la minaccia ha un’origine occulta, umana o mostruosa – e
la portano avanti in modo lineare, intenso ed emozionante, con
rispetto, intelligenza, e un alto livello di qualità, di attenzione
ai dettagli e bellezza delle immagini. Questo, in sostanza,
è The Hallow».
**
An environmental conservationist from London moves to Ireland
with his wife and infant son to patrol a stretch of forest, which local
superstition considers hallowed ground. His presence inevitably stirs
up a series of demonic creatures that do not like to be disturbed
and have no intention of leaving their home.
“I love horror movies, especially creature-based horror. Monsters
excite the hell out of me. I want to make genre films that people
want to go see on a Friday night, something that people can
recognize and identify with, be scared of and thrilled by, but with
a fresh unexpected approach, a new spin. […] I love horror movies
from the 1970s and 1980s, Deliverance, Straw Dogs, Alien, Jaws,
The Thing, The Fly, The Shining, taking a simple concept – be it a
thriller, survival, ghost, human or creature-based threat – playing it
straight, intense and emotional, and doing it with a degree of honor,
intelligence, and a high level of quality, meticulous detail and
photographic beauty. This, in essence, is The Hallow.”
AFTER HOURS
Corin Hardy (UK) initially came to the
attention of the world with his muchawarded animation short, Butterfly.
Having premiered this film at
Edinburgh, he moved into music videos
directing many pieces of work for a
diverse range of artists and winning
numerous MVA’s and a Rushes Soho
Shorts Prize as well as many
international awards. He was recently
selected as a “star or tomorrow” by
“Screen International” and has a
number of features in development.
filmografia/filmography
Butterfly (cm, anim., 2013), The
Hallow (2015).
AFTER HOURS
bruce mcdonald
HELLIONS
Canada, 2015, HD, 80’, col.
HELLIONS
regia/director
Bruce McDonald
sceneggiatura/screenplay
Pascal Trottier
fotografia/cinematography
Norayr Kasper
montaggio/film editing
Duff Smith
scenografia/
production design
Andrew Berry
costumi/costume design
Sarah Millman
musica/music
Todor Kobakov, Ian Lefeuvre
interpreti e personaggi/
cast and characters
Chloe Rose (Dora Vogel),
Rachel Wilson (Kate Vogel),
Rossif Sutherland (Dr Gabe
Henry), Peter DaCunha
(Remi Vogel), Luke Bilyk
(Jace), Robert Patrick
(agente/officer Corman)
produttori/producers
Frank Siracusa, Paul Lenart
produzione/production
Whizbang Films, Storyteller
Pictures
**
contatti/contacts
Jinga Films Ltd.
Rosana Coutinho
[email protected]
www.jingafilms.com
È la notte di Halloween, ma l’adolescente Dora ha poca voglia di
uscire per i consueti festeggiamenti. Improvvisamente, alla porta
della casa isolata in cui abita, bussano alcuni ragazzini,
sembrerebbe per il classico rito del «dolcetto o scherzetto».
Ma da quel momento per Dora ha inizio un incubo di sangue,
dal quale farà di tutto per uscire sana e salva.
«Ho sempre amato Halloween: rappresenta il mio primo
approccio al teatro e al cinema. Per Halloween ci si può
mascherare, si può recitare ed essere qualcun altro: è una festa
fantastica e sovversiva, con un vero spirito anarchico. I ragazzini
possono stare fuori fino a tardi e comandare per tutta la notte.
In Hellions c’è una ragazza intrappolata fra due desideri
conflittuali: restare bambina o diventare donna. E il film si muove
in quella zona grigia tra l’infanzia e l’età adulta. Questi temi sono
immersi nell’atmosfera di Halloween e inondati dal bagliore di
una luna sanguinosa. Ho avuto la possibilità di lavorare con
un’incredibile varietà di immagini fin dall’inizio».
**
It’s the night of Halloween, but the teenager Dora does not feel like
going out for the usual celebrations. Suddenly, someone knocks at the
door of the isolated house where she lives: it would seem there is a
group of kids trick-or-treating at her doorstep. But from that moment
on, Dora’s night turns into a bloody nightmare, and she will try
everything to escape it alive.
“I’ve always loved Halloween, it was my first introduction to theatre
and cinema. On Halloween you could dress up, play, be someone
else. It’s a really cool, subversive holiday – there’s a kind of anarchy
in it. The kids get to stay out late and rule the night. In Hellions we
have a girl caught between the conflicted desires to stay a child or
embrace her womanhood – it vibrates in that twilight zone between
adulthood and childhood. These themes are immersed in all the
atmosphere of Halloween and bathed in the glow of a blood moon.
There was an amazing wealth of imagery for me to work with from
the get-go.”
100
SOMMARIO
AFTER HOURS
Bruce McDonald (Kingston, Canada,
1959) si è laureato in cinema alla
Ryerson University e nel 1985 ha
girato il lungometraggio in 16mm
Knock! Knock!, presentato al quarto
festival Cinema Giovani di Torino.
Nel 1989 ha vinto il premio per il
miglior film canadese al Festival di
Toronto con Roadkill, primo capitolo
della trilogia dedicata al rock’n’roll
proseguita con Highway 61 (1991),
premio alla regia al Festival di San
Sebastián, e con il mockumentary
Hard Core Logo (1997), miglior film
canadese al Festival di Vancouver.
Nel corso degli anni ha partecipato
più volte al Torino Film Festival con
Pontypool (2009), This Movie Is
Broken (2010) e The Husband (2013).
Bruce McDonald (Kingston, Canada,
1959) graduated in film from Ryerson
University. In 1985 he shot the 16mm
feature film Knock! Knock!, which was
presented at the 4 Festival Cinema
Giovani in Torino. In 1989 he won the
prize for Best Canadian Film at the
Toronto Film Festival with the movie
Roadkill, the first chapter of his trilogy
dedicated to rock’n’roll, followed by
Highway 61 (1991), which won Best
Director at the Festival in San
Sebastián, and the mockumentary
Hard Core Logo (1997), Best
Canadian Film at the Festival in
Vancouver. He participated several
times to the Torino Film Festival over
the years, presenting movies like
Pontypool (2009), This Movie Is
Broken (2010), and The Husband
(2013).
TH
filmografia/filmography
Let Me See (cm, 1982), Knock! Knock!
(coregia/codirector Daniel Brooks,
1985), Roadkill (1989), Highway 61
(1991), Dance Me Outside (1994),
Hard Core Logo (1996), Elimination
Dance (cm, 1997), Fort Goof (cm,
1999), The City (ep. Gorky Parkette;
Just Like Honey, tv, 2000), Lex (ep.
Garden; Tunnel, tv, 2000), Road
Songs: A Portrait of Robbie Robertson
(tv, doc., 2001), Picture Claire (Sola
nella trappola, 2001), The Love Crimes
of Gillian Guess (tv, 2004), The Dark
Room (tv, 2007), The Tracey
Fragments (2007), Pontypool (2009),
This Movie Is Broken (2010), Trigger
(2010), Hard Core Logo 2 (2010),
The Husband (2013), Hellions (2015).
AFTER HOURS
paul katis
KILO TWO BRAVO
Regno Unito/UK, 2015, HD, 108’, col.
Paul Katis (Regno Unito) è il creative
director della Pukka Films, casa di
produzione fondata nel 2002.
All’attività di produttore ha affiancato
a lungo quella di montatore e regista
di spot televisivi, per poi passare alla
regia cinematografica. I suoi
cortometraggi comprendono Starting
Over (1998) ed Exposed (2010),
mentre Kilo Two Bravo segna il suo
esordio nel lungometraggio.
KILO TWO
BRAVO
regia/director
Paul Katis
sceneggiatura/screenplay
Tom Williams
fotografia/cinematography
Chris Goodger
montaggio/film editing
Brin
scenografia/
production design
Erik Rehl
costumi/costume design
Phaedra Dahdaleh
interpreti e personaggi/
cast and characters
David Elliot (Mark Wright),
Mark Stanley (Tug), Scott
Kyle (Stu Pearson),
Benjamin O’Mahony
(Stu Hale), Bryan Parry
(Jonesy), Liam Ainsworth
(Ken Barlow), Andy Gibbins
(Smudge), John Doughty
(Dave Prosser), Paul Luebke
(Jay Davis), Thomas
Davison (Jar Head), Grant
Kilburn (Alex Craig)
produttori/producers
Paul Katis,
Andrew de Lotbinière
produzione/production
Pukka Films
**
contatti/contacts
Metro International
Natalie Brenner
[email protected]
www.metro-films.com
In Afghanistan, nella regione di Kajaki, la squadra di paracadutisti
inglesi Kilo Two Bravo è in missione per neutralizzare un posto
di blocco talebano. Mentre esplorano il letto di un fiume
prosciugato, i soldati sono vittime di ciò che resta di una guerra
lontana: le mine sovietiche dell’invasione di inizio anni Ottanta
sono infatti sepolte ovunque e rendono impossibile ogni
movimento alle truppe, per il timore che si compia una
carneficina.
«Era da tempo che io, Tom Williams e Andrew de Lotbinière
covavamo il desiderio di lavorare insieme su un lungometraggio.
L’incontro con un giovane soldato nella base di addestramento
militare di Salisbury Plain ci ha fatto riflettere sul ruolo delle
forze armate nel proteggere la nostra sicurezza. Quel ragazzo
aveva diciassette anni; stava festeggiando il suo diciottesimo
compleanno con noi su un set e da lì a tre settimane sarebbe
partito per l’Afghanistan. Questa consapevolezza mi lasciò
turbato e fu allora che mi resi conto di quanto poco sapessi
sulla vita e il futuro di questi ragazzi».
**
Afghanistan, Kajaki region. The paratrooper squad Kilo Two Bravo
is on a mission to neutralize a Taliban road bloc. The platoon is
exploring a dry riverbed, when the soldiers are ambushed by the
remnants of a distant war: the landmines left by the Soviets
during their invasion in the early 1980s are buried all around
them, making it impossible for the troop to move out of fear of
triggering a bloodshed.
“With Tom Williams and Andrew de Lotbinière we’d long harboured
a desire to work on a feature film project together, and meeting a
young soldier, on location at Salisbury Plain, made us all reflect on
the role our armed forces play in keeping us safe. He was seventeen,
celebrating his eighteenth on our set, and then three weeks later he
was going to be in Afghanistan. It was quite a shock to me, and it
was then that I realised I knew nothing about what life was going to
be like for this young lad.”
101
SOMMARIO
AFTER HOURS
Paul Katis (UK) is the creative director
of Pukka Films, production company
created in 2002. He worked for years
editing, producing, and directing
television commercials before
transitioning to narrative films.
His shorts include Starting Over
(1998) and Exposed (2010).
Kilo Two Bravo is his feature debut.
filmografia/filmography
The Walton Sextuplets Hannah Luci
Ruth Sarah Kate and Jenny (doc.,
1989), The Waltons: Meet Mickey
Mouse (doc., 1989), Wish You Were
Here (cm, 1995), Starting Over
(cm, 1998), Exposed (cm, 2010),
Kilo Two Bravo (2015).
AFTER HOURS
harrison atkins
LACE CRATER
Usa, 2015, HD, 83’, col.
Harrison Atkins, regista,
sceneggiatore, operatore e
montatore, ha diretto i cortometraggi
Chocolate Heart, presentato nel 2014
al South by South West Festival, e
Blissful Banquet, vincitore del Grand
Jury Prize 2015 all’Oak Cliff Festival,
oltreché «staff pick» sulla
piattaforma Vimeo. Lace Crater segna
il suo debutto nel lungometraggio.
LACE CRATER
regia, sceneggiatura,
montaggio/director,
screenplay, film editing
Harrison Atkins
fotografia/cinematography
Gideon de Villiers
scenografia/
production design
Luke Green
costumi/costume design
Rachel Bimbaum,
Kati Skelton
musica/music
Alan Palomo
suono/sound
Allistair Johnson, Harrison
Atkins, Nathan Ruyle
interpreti e personaggi/
cast and characters
Lindsay Burge (Ruth), Peter
Vack (Michael), Jennifer Kim
(Claudette), Keith Poulson
(Keith)
produttori/producers
Lawrence Dai, Adam Kritzer,
Joe Swanberg
produzione/production
Forager Film
coproduttore/coproducer
Chris Osborn
**
contatti/contacts
Visit Film
Joe Yanick
[email protected]
www.visitfilms.com
Reduce dalla fine di una storia d’amore, Ruth ha bisogno di una
cosa soltanto: divertirsi. Quando una sera, durante un weekend
di eccessi, lo sconosciuto Michael appare nella sua stanza,
sembrerebbe che il suo desiderio si sia finalmente realizzato.
Peccato che Michael sia un fantasma e che la principale
conseguenza di questo incontro, fugace ma appassionato, è una
non meglio precisata malattia dai sintomi fastidiosi e repellenti.
Abbandonata dagli amici, Ruth dovrà trovare un modo per
reintergrarsi tra gli altri. Ma è davvero quello che vuole?
«Lace Crater è un’ulteriore esplorazione dell’intimità più
profonda e asintotica, della vicinanza tra individui molto
particolari e dell’impossibile conciliazione fra il desidero di
una comprensione reciproca fra le persone e il limite intrinseco
della soggettività. In questo caso, l’intimità al centro del film
è contrapposta al corpo in disfacimento di Ruth, al contesto
sociale in frantumi e a un’esperienza psichica radioattiva».
**
Ruth is getting over a breakup and all she needs right now is to
have fun. During a bender of a weekend, a stranger by the name
Michael appears in her room: it would seem that her wish has finally
come true. Too bad that Michael is actually a ghost and the main
consequence of this brief but passionate encounter is a series
of annoying and repulsive symptoms of an unspecified illness.
Abandoned by her friends, Ruth will have to find a way to
re-integrate herself with the others. But is this really what she wants?
“Lace Crater is a further exploration of my interest in deep,
asymptotic intimacies, closenesses that verge on singularity,
and the impossible reconciliation between the human desire
for perfect mutual understanding and the inherent limitation of
individual subjectivity. In this case, the central intimacy of the film
is juxtaposed against Ruth’s decaying body, fragmenting social
context, and radioactive psychic experience.”
102
SOMMARIO
AFTER HOURS
Harrison Atkins is a filmmaker,
screenwriter, cameraman, and editor.
Of the short films he directed,
Chocolate Heart was presented at the
South by South West Festival in 2014;
Blissful Banquet, won the Grand Jury
Prize at the 2015 Oak Cliff Festival,
as well as “staff pick” on the video
platform Vimeo. Lace Crater marks
his debut in feature films.
filmografia/filmography
Chocolate Heart (cm, 2014), Blissful
Banquet (cm, 2015), Lace Crater
(2015).
AFTER HOURS
sion sono
LOVE & PEACE
Giappone/Japan, 2015, HD, 117’, col.
LOVE & PEACE
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Sion Sono
soggetto/story
dall’omonimo manga di/
from the manga of the same
title by Sion Sono
fotografia/cinematography
Nobuya Kimura
musica/music
Yasuhiko Fukuda
interpreti e personaggi/
cast and characters
Hiroki Hasegawa (Ryoichi
Suzuki), Kumiko Aso
(Yuko Terashima),
Toshiyuki Nishida
(il vecchio misterioso/
mysterious old man)
produzione/production
Gansis Inc.
**
contatti/contacts
Asmik-Ace
Kayo Yoshida
[email protected]
Estate 2015. Ryoichi, impiegato in un negozio di strumenti
musicali di Tokyo, si sente un fallito: non è riuscito a diventare
un musicista rock e non ha nemmeno il coraggio di dichiararsi
alla collega Yuko. Quando un giorno vede una piccola tartaruga
fissarlo negli occhi, decide che sarà lei la soluzione ai suoi
problemi: la compra e la chiama Pikadon. Investita di così tante
aspettative, la tartaruga sembra in effetti avere un effetto positivo
sulla vita di Ryoichi. Nel frattempo una catena di eventi
inaspettati si abbatte sul Giappone, coinvolgendo anche
un anziano che vive tranquillo sottoterra, insieme con i suoi
giocattoli magici. Sei mesi dopo, un grande concerto si tiene al
Nippon Stadium e sul palco, acclamata dai fan, sale una rockstar
che altri non è che Ryoichi. A quel punto si capisce che il grande
mostro materializzato a Tokyo è il frutto dei desideri del ragazzo,
di Yuko, di Pikadon e dell’anziano signore dei giocattoli: l’amore.
«Questo film è la mia vita, la mia anima, il mio tutto».
**
Summer 2015. Ryoichi works in a musical instrument store in Tokyo,
but he feels like a loser: he wasn’t able to make it as a rock star and
he doesn’t even have the courage to declare his feeling to his coworker Yuko. One day he sees a little turtle staring him in the eyes
and decides she will be the solution to all his problems: he buys her
and calls her Pikadon. Laden with such expectations, the turtle seems
to actually have a positive effect on Ryoichi’s life. In the meantime,
Japan is struck by a series of unexpected events, which also affect
an elderly man who lives quietly underground with his magic toys.
Six months later, a big concert is held at Nippon Stadium where
thousands of fans gathered to see a rock star perform: it is none
other than Ryoichi. At that point, it becomes clear that the giant
monster that appeared in Tokyo was the wish of the young man, of
Yuko, of Pikadon, and the old man with the toys: the wish of love.
“This film is my life, my soul, my everything.”
103
SOMMARIO
AFTER HOURS
Sion Sono (Toyokawa, Giappone,
1961) è uno dei registi giapponesi
più conosciuti e apprezzati all’estero.
Nei suoi film descrive la società
nipponica in modo provocatorio e
violento, con numerosi riferimenti
alla cultura pop. Tra le sue opere,
Suicide Club (2002), che con Noriko’s
Dinner Table (2005) fa parte di una
trilogia sull’alienazione, Strange
Circus (2005), con cui ha vinto il
premio della giuria del «Berliner
Zeitung», e Love Exposure (2008),
vincitore del premio Fipresci e del
Caligari Film Award alla Berlinale,
nonché primo tassello della «trilogia
dell’odio», di cui faranno parte Cold
Fish (2010) e Guilty of Romance
(2011). Con Himizu (2011) ha
partecipato in concorso a Venezia,
dove nel 2013 ha presentato Why
Don’t You Play in Hell. Nel 2011 il
Torino Film Festival gli ha dedicato
una retrospettiva. Nel 2014 vi ha
fatto ritorno con Tokyo Tribe.
Sion Sono (Toyokawa, Japan, 1961)
is an internationally acclaimed
Japanese filmmaker. His movies depict
Japanese society in a provocative and
violent way, amid a plethora of pop
culture references. His most renown
films include Suicide Club (2002),
which is part of a trilogy on alienation
along with Noriko’s Dinner Table
(2005), winner of the “Berliner
Zeitung” Jury Award, and Love
Exposure (2008), winner of the
FIPRESCI Award and the Caligari
Film Award at the Berlinale. Love
Exposure is also the first film of the
“trilogy of hate,” which includes Cold
Fish (2010) and Guilty of Romance
(2011). He participated to the Venice
Film Festival in 2011 with the feature
Himizu, and in 2013 with Why Don’t
You Play in Hell. The Torino Film
Festival paid tribute to him with a
retrospective in 2011. He made his
come back in Torino with Tokyo Tribe.
filmografia essenziale/
essential filmography
The Room (1992), Suicide Club
(2002), Noriko’s Dinner Table (2005),
Strange Circus (2005), Hazard (2006),
Exte: Hair Extensions (2007), Love
Exposure (2008), Cold Fish (2010),
Guilty of Romance (2011), Himizu
(2011), Why Don’t You Play in Hell
(2013), Tokyo Tribe (2014), Love &
Peace (2015), Real Oni Gokko (TAG,
2015), Shinjuku suwan (Shinjuku
Swan, 2015).
AFTER HOURS
antoine bardou-jacquet
MOONWALKERS
Francia-Belgio/France-Belgium, 2015, HD, 96’, col.
Antoine Bardou-Jacquet ha studiato
graphic design a Parigi, dove ha
fondato il suo studio di grafica.
Parallelamente ha diretto video
musicali per gruppi e musicisti
come Air, Super Furry Animals
e Alex Gopher, e spot pubblicitari per
compagnie importanti quali Hunday,
Visa, Canal+ e Orange, ricevendo
riconoscimenti in tutto il mondo.
Nel 2013 ha esordito nel cinema
con il cortometraggio Wacky Races,
mentre Moonwalkers è il suo primo
lungometraggio.
MOONWALKERS
regia, soggetto/
director, story
Antoine Bardou-Jacquet
sceneggiatura/screenplay
Dean Craig
fotografia/cinematography
Glynn Speeckaert
montaggio/film editing
Bill Smedley, Chris Gill
scenografia/
production design
Patrick Dechesne,
Alain-Pascal Housiaux
costumi/costume design
Agnes Dubois,
Christophe Pidre
musica/music
Matthieu Sibony
suono/sound
Olivier Struye
interpreti e personaggi/
cast and characters
Rob Perlman (Tom
Kidman), Rupert Grint
(Jonny), Robert Sheehan
(Leon), Stephen Campbell
Moore (Derek Kaye), Eric
Lampaert (Glenn), Kevin
Bishop (Paul), Tom
Audenaert (Renatus), Erika
Sainte (Ella), Jay Benedict
(Dickford)
produttore/producer
Georges Bermann
produzione/production
Partizan Films
coproduttori/coproducers
Sylvain Goldberg, Serge de
Poucques, Peter de Maegd,
Tom Hameeuw, Grégoire
Melin, David Claikens,
Alex Verbaere
coproduzione/coproduction
Nexus Factory, Potemkino,
BNP Paribas Film Finance
**
contatti/contacts
Kinology
Grégoire Graesslin
[email protected]
www.kinology.eu
104
SOMMARIO
Nella Londra di fine anni Sessanta, mai così folle e swinging,
l’agente della Cia Tom Kidman, uomo risoluto e tutto d’un pezzo,
deve entrare in contatto con Stanley Kubrick: il governo
americano lo ha incaricato di convincere il famoso regista a girare
alcune sequenze di un falso allunaggio. Peccato che Kidman si
rivolga a Jonny, bislacco manager di una rock band dalle scarse
fortune, credendolo vicino a Kubrick. In ballo ci sono una valigia
piena di soldi e una truffa storica da portare a termine.
«Mi piacciono le situazioni in cui due personaggi agli antipodi
devono unire le forze per raggiungere uno scopo comune: di
solito ne viene fuori qualcosa di molto esilarante. Così mi è
venuta in mente l’idea del film: mandare un agente della Cia nel
bel mezzo della Swinging London per girare il falso atterraggio
sulla luna, insieme a un gruppo di hippie che ovviamente lui
detesta. Una miscela del genere ha fin dall’inizio un potenziale
comico enorme. E tutto è reso ancor più esplosivo da personaggi
bislacchi alla Grande Lebowski e da un struttura ricca di azione
come in Snatch - Lo strappo».
**
In late 1960s London, crazier and more swinging than ever, CIA
agent Tom Kidman, a resolute man of integrity, has to contact
Stanley Kubrick. The American government has assigned him to
convince the famous director to shoot a few sequences of a fake moon
landing. Unfortunately, Kidman turns to Jonny, the weird manager
of an unsuccessful rock band, thinking the man is close to Kubrick.
At stake are a suitcase full of money and an epic hoax to pull off.
“I enjoy situations where two opposite characters must join forces
to accomplish a common goal as it leads to the most hilarious
conflicts. So I came up with the idea of Moonwalkers: sending a
CIA agent right in the middle of Swinging London to shoot a fake
moon landing with a bunch of hippies that he would naturally hate.
This mix instantly has great comedic potential. This world is peppered
with endearingly stupid characters like The Big Lebowski and a good
mix of action throughout like Snatch.”
AFTER HOURS
Antoine Bardou-Jacquet studied
graphic design in Paris, where he
founded his graphics studio. At the
same time, he directed video musicals
for groups and musicians such as Air,
Super Furry Animals and Alex Gopher,
as well as commercials for important
companies, including Hunday, Visa,
Canal+ and Orange, receiving awards
throughout the world. In 2013 he
debuted in cinema with the short
Wacky Races, while Moonwalkers is
his first feature film.
filmografia/filmography
Wacky Races (cm, 2013),
Moonwalkers (2015).
AFTER HOURS
rodney ascher
THE NIGHTMARE
Usa, 2015, 91’, HD, col.
THE
NIGHTMARE
regia/director
Rodney Ascher
fotografia/cinematography
Bridger Nelson
montaggio/film editing
Saul Herckis
scenografia/
production design
Evan Murphy,
Ben Spiegelman
suono/sound
Jason Tuttle
interpreti/cast
Siegfried Peters, Stephen
Michael Joseph, Yatoya Toy,
Nicole Bosworth, Elise
Robson, Age Wilson
produttori/producers
Ross M. Dinerstein,
Glen Zipper
produzione/production
Zipper Bros Films,
Campfire
coproduttore/coproducer
Tim Kirk
distribuzione/distribution
Feltrinelli
**
contatti/contacts
Feltrinelli
Anastasia Plazzotta
[email protected]
www.feltrinelli.it
La paralisi del sonno è un disturbo che si manifesta poco prima
di addormentarsi o più spesso prima del risveglio, e comporta
una sensazione d’irrigidimento fisico involontario. Un’esperienza
sgradevole, comune a chiunque, che spesso sconfina nel terrore,
dal momento che il cervello è sveglio e può registrare ciò che
sta succedendo. Otto persone si confrontano in merito,
condividendo gli aspetti più irrazionali di un fenomeno
scientifico dai risvolti ancora poco chiari: perché nel buio
della propria camera qualsiasi cosa può succedere.
«Mi interessava creare il maggior numero possibile di immagini.
Volevo andare sul set e girare dal vivo il più possibile, per capire
cosa avevo imparato da ciò che avevo visto in Shining durante
la lavorazione di Overlook Hotel - Stanza 237. Ma questo è un film
con un budget molto ridotto, girato in appena due settimane,
e non era possibile seguire una tabella di marcia simile a un
film come Shining. Ma affrontare una sfida come questa mi
interessava tanto quanto lavorare con il materiale di archivio».
**
Sleep paralysis is an ailment which occurs shortly before you fall
asleep, or more often just before you wake up, and creates a feeling
of involuntary physical stiffening. This unpleasant experience can
happen to anyone and it often borders on terror since your brain
is awake and can register what is happening. Eight people discuss
the problem, sharing the most irrational aspects of a little-understood
scientific phenomenon. Because in the darkness of your room,
anything can happen.
“I wanted to create more images myself. I wanted to go into the
studio and shoot live-action myself and see if I could learn anything
from what I saw in The Shining during the shooting of Room 237.
But this is a very low-budget movie that was shot in about two weeks,
it was’t as if we were able to emulate the shooting schedule of The
Shining. But that was a challenge that I wanted to do myself this
go-around, as much as I love working with archival footage.”
105
SOMMARIO
AFTER HOURS
Rodney Ascher vive a Los Angeles,
dove lavora come regista
cinematografico e televisivo.
Ha esordito nel 1997 con il
cortometraggio Alfred, a cui sono
seguiti, tra gli altri, Triumph of Victory
(2001), un episodio del film corale
Hot Chicks (2006), Visions of Terror
(2008) e i documentari S from
Hell (2010) e soprattutto
Overlook Hotel - Stanza 237 (2012).
Con quest’ultimo, in cui ricerca
i presunti significati nascosti
di Shining di Kubrik, ha partecipato
al Sundance Film Festival e alla
Quinzaine des réalisateurs di
Cannes.
Rodney Ascher lives in Los Angeles,
where he works as a movie and TV
director. He debuted in 1997 with the
short Alfred, which was followed by
others, including Triumph of Victory
(2001), an episode of the collective film
Hot Chicks (2006), Visions of Terror
(2008) and the documentaries S from
Hell (2010) and especially Room 237
(2012). This latter film, in which he
investigates presumed hidden meanings
in The Shining by Kubrik, participated
at the Sundance Film Festival and the
Quinzaine des réalisateurs in Cannes.
filmografia/filmography
Alfred (cm, 1997), Triumph of Victory
(cm, 2001), Hot Chicks (ep.
Somebody Goofed, coregia/codirectors
aa.vv., 2006), Shirts & Skins (cm,
2008), Visions of Terror (cm, 2008),
Dog Days (cm, 2009), The Lonely
Death of the Giggler (cm, 2010),
S from Hell (cm, doc., 2010), Room
237 (Overlook Hotel - Stanza 237,
doc., 2012), The ABCs of Death 2
(ep. Q Is for Questionnaire, 2014),
The Nightmare (doc., 2015).
AFTER HOURS
sion sono
REAL ONI GOKKO
Giappone/Japan, 2015, HD, 85’, col.
TAG
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Sion Sono
soggetto/story
dal romanzo/from the novel
Chasing World di/by
Yusuke Yamada
fotografia/cinematography
Maki Ito
montaggio/film editing
Junichi Ito
scenografia/
production design
Takashi Matsuzuka
costumi/costume design
Masami Ito
musica/music
Tomoatsu Kikuchi
suono/sound
Hajime Komiya
interpreti e personaggi/
cast and characters
Reina Triendl (Mitsuko),
Mariko Shinoda (Keiko),
Erina Mano (Izumi)
produttori/producers
Masayuki Tanishima,
Ryuichiro Inagaki,
Takahiro Ohno
produzione/production
Tag Film Partners
**
contatti/contacts
Shochiku
Azusa Taki
[email protected]
www.shochikufilms.com
Un’improvvisa folata di vento e uno scuolabus con quaranta
studentesse viene tagliato a metà. L’unica sopravvissuta è
Mitsuko che, chinatasi per caso, rimane miracolosamente illesa.
Non le resta che scappare, correndo il più lontano possibile da
quel vento omicida. Quando si ritrova a scuola, Mitsuko è
assalita dal dubbio che l’incidente sia stato solo un incubo: ma
poco dopo l’insegnante imbraccia un mitragliatore e stermina
tutte le presenti. Tranne lei, Mitsuko, che si ritrova a scappare
di nuovo. Al termine della corsa qualcuno la chiama Keiko,
sostenendo sia il giorno del suo matrimonio. Un maiale in
smoking la minaccia, inseguendola: non le rimane che
scappare ancora. Mitsuko è vittima di un brutto sogno
o forse di un gioco il cui premio finale è la sua vita?
«Partecipare al Torino Film Festival è stata per me un’esperienza
meravigliosa. Mi emoziona molto che TAG venga proiettato:
grazie mille».
**
A school bus with forty schoolgirls is cut in half by a sudden gust of
wind. Mitsuko, who happened to bend over by chance, is the only
survivor of the accident. All she can do is run away as fast as possible
from that killer wind. But when she gets to school, Mitsuko starts to
doubt whether the accident was just a nightmare. Shortly thereafter,
a teacher grabs a machine gun and starts shooting everyone down,
except for Mitsuko, who started running again. Until someone calls
her Keiko and tells her it’s her wedding day. A pig in a suit threatens
her and starts chasing her: Mitsuko has to start running once more.
Is she the victim of a bad dream or of a game in which her life is at
stake?
“It was a wonderful experience for me to attend the Torino Film
Festival previously. Now I am so excited that my film TAG will be
showcased there. Thank you very much.”
106
SOMMARIO
AFTER HOURS
Sion Sono (Toyokawa, Giappone,
1961) è uno dei registi giapponesi
più conosciuti e apprezzati all’estero.
Nei suoi film descrive la società
nipponica in modo provocatorio e
violento, con numerosi riferimenti
alla cultura pop. Tra le sue opere,
Suicide Club (2002), che con Noriko’s
Dinner Table (2005) fa parte di una
trilogia sull’alienazione, Strange
Circus (2005), con cui ha vinto il
premio della giuria del «Berliner
Zeitung», e Love Exposure (2008),
vincitore del premio Fipresci e del
Caligari Film Award alla Berlinale,
nonché primo tassello della «trilogia
dell’odio», di cui faranno parte Cold
Fish (2010) e Guilty of Romance
(2011). Con Himizu (2011) ha
partecipato in concorso a Venezia,
dove nel 2013 ha presentato Why
Don’t You Play in Hell. Nel 2011 il
Torino Film Festival gli ha dedicato
una retrospettiva. Nel 2014 vi ha
fatto ritorno con Tokyo Tribe.
Sion Sono (Toyokawa, Japan, 1961)
is an internationally acclaimed
Japanese filmmaker. His movies depict
Japanese society in a provocative and
violent way, amid a plethora of pop
culture references. His most renown
films include Suicide Club (2002),
which is part of a trilogy on alienation
along with Noriko’s Dinner Table
(2005), winner of the “Berliner
Zeitung” Jury Award, and Love
Exposure (2008), winner of the
FIPRESCI Award and the Caligari
Film Award at the Berlinale. Love
Exposure is also the first film of the
“trilogy of hate,” which includes Cold
Fish (2010) and Guilty of Romance
(2011). He participated to the Venice
Film Festival in 2011 with the feature
Himizu, and in 2013 with Why Don’t
You Play in Hell. The Torino Film
Festival paid tribute to him with a
retrospective in 2011. He made his
come back in Torino with Tokyo Tribe.
filmografia essenziale/
essential filmography
The Room (1992), Suicide Club
(2002), Noriko’s Dinner Table (2005),
Strange Circus (2005), Hazard (2006),
Exte: Hair Extensions (2007), Love
Exposure (2008), Cold Fish (2010),
Guilty of Romance (2011), Himizu
(2011), Why Don’t You Play in Hell
(2013), Tokyo Tribe (2014), Love &
Peace (2015), Real Oni Gokko (TAG,
2015), Shinjuku suwan (Shinjuku
Swan, 2015).
AFTER HOURS
sion sono
SHINJUKU SUWAN
Giappone/Japan, 2015, HD, 139’, col.
SHINJUKU
SWAN
regia/director
Sion Sono
soggetto/story
dall’omonimo manga di/
from the manga of the same
title by Ken Wakui
sceneggiatura/screenplay
Osamu Suzuki,
Rikiya Mizushima
fotografia/cinematography
Hideo Yamamoto
interpreti e personaggi/
cast and characters
Go Ayano (Tatsuhiko
Shiratori), Erika Sawajiri
(Ageha), Takayuki Yamada
(Hideyoshi Minami),
Yusuke Iseya (Mako),
Nobuaki Kaneko (Yutaka
Hayama), Motoki Fukami
(Gensuke Seki),
Jun Murakami (Tokimasa),
Yuki Kubota (Yosuke),
Erina Mano (Eiko),
Manami Marutaka (Riko),
Ken Yasuda (Takashi
Matsukata), Yu Yamada
(Ryoko), Kosuke Toyohara
(Jin Yamashiro), Kotaro
Yoshida (Shuzen Amano),
Kisetsu Fujiwara, Yuki
Sakurai (Misaki)
produttore/producer
Mataichiro Yamamoto
**
contatti/contacts
Tristone Entertainment
Yaemi Aoki
[email protected]
www.tristone.co.jp
107
SOMMARIO
Senza soldi per tornare a casa, Tatsuhiko Shiratori è solo una
delle tante anime in pena che vagano per le strade di Shinjuku.
Quando il suo vagabondare lo porta nel quartiere a luci rosse
di Kabukicho, la nottata prende d’improvviso una piega diversa.
Aggredito da una banda di teppisti, sta per avere la peggio
quando viene tratto in salvo da uno sconosciuto, Mako, che
scoprirà essere un procacciatore di ragazze per un’agenzia che
lavora nel quartiere. A Kabukicho, personaggi come Mako
spopolano: reclutano belle ragazze da assegnare a bar e locali,
ricavando una percentuale dei guadagni delle loro prestazioni
in cambio di cure e protezione. Basta poco perché Tatsuhiko
Shiratori si faccia convincere da Mako a intraprendere, carico
di ottimismo, la stessa carriera; ma l’universo a luci rosse del
quartiere si rivela meno sfavillante di quanto il ragazzo potesse
immaginare.
**
Without any money to get home, Tatsuhiko Shiratori is just one of
the many tormented souls wandering through the streets of Shinjuku.
He walks aimlessly through the evening and ends up in the red-light
district of Kabukicho, until the night takes a sudden twist when a
gang of thugs assaults him. He is rescued by a stranger called Mako
who works for one of the many talent agencies in Kabukicho that
recruit pretty girls to work in bars and clubs: the girls offer their
services and, in exchange for protection, men like Mako get a cut
of their profits. It doesn’t take long for Mako to convince a very
optimistic Tatsuhiko Shiratori to undertake his same career. But the
red-light universe of the district soon turns out to be less glamorous
than he expected.
AFTER HOURS
Sion Sono (Toyokawa, Giappone,
1961) è uno dei registi giapponesi
più conosciuti e apprezzati all’estero.
Nei suoi film descrive la società
nipponica in modo provocatorio e
violento, con numerosi riferimenti
alla cultura pop. Tra le sue opere,
Suicide Club (2002), che con Noriko’s
Dinner Table (2005) fa parte di una
trilogia sull’alienazione, Strange
Circus (2005), con cui ha vinto il
premio della giuria del «Berliner
Zeitung», e Love Exposure (2008),
vincitore del premio Fipresci e del
Caligari Film Award alla Berlinale,
nonché primo tassello della «trilogia
dell’odio», di cui faranno parte Cold
Fish (2010) e Guilty of Romance
(2011). Con Himizu (2011) ha
partecipato in concorso a Venezia,
dove nel 2013 ha presentato Why
Don’t You Play in Hell. Nel 2011 il
Torino Film Festival gli ha dedicato
una retrospettiva. Nel 2014 vi ha
fatto ritorno con Tokyo Tribe.
Sion Sono (Toyokawa, Japan, 1961)
is an internationally acclaimed
Japanese filmmaker. His movies depict
Japanese society in a provocative and
violent way, amid a plethora of pop
culture references. His most renown
films include Suicide Club (2002),
which is part of a trilogy on alienation
along with Noriko’s Dinner Table
(2005), winner of the “Berliner
Zeitung” Jury Award, and Love
Exposure (2008), winner of the
FIPRESCI Award and the Caligari
Film Award at the Berlinale. Love
Exposure is also the first film of the
“trilogy of hate,” which includes Cold
Fish (2010) and Guilty of Romance
(2011). He participated to the Venice
Film Festival in 2011 with the feature
Himizu, and in 2013 with Why Don’t
You Play in Hell. The Torino Film
Festival paid tribute to him with a
retrospective in 2011. He made his
come back in Torino with Tokyo Tribe.
filmografia essenziale/
essential filmography
The Room (1992), Suicide Club
(2002), Noriko’s Dinner Table (2005),
Strange Circus (2005), Hazard (2006),
Exte: Hair Extensions (2007), Love
Exposure (2008), Cold Fish (2010),
Guilty of Romance (2011), Himizu
(2011), Why Don’t You Play in Hell
(2013), Tokyo Tribe (2014), Love &
Peace (2015), Real Oni Gokko (TAG,
2015), Shinjuku suwan (Shinjuku
Swan, 2015).
AFTER HOURS
henri steinmetz
UNS GEHT ES GUT
Germania/Germany, 2015, HD, 93’, col.
Henri Steinmetz (Halle, Germania)
ha studiato regia presso l’Accademia
di belle arti di Vienna, dove è stato
allievo di Michael Haneke, prima di
lavorare come assistente al casting
sul set di Il nastro bianco (2009).
Come regista ha esordito nel 2005
con il cortometraggio Das Verhangene
Bild, a cui sono seguiti il progetto
scolastico collettivo Krankheit der
Jugend (2007) e Bazgasht (2008).
We Are Fine rappresenta il suo
esordio nel lungometraggio.
WE ARE FINE
regia/director
Henri Steinmetz
sceneggiatura/screenplay
Alan Smithee
fotografia/cinematography
Bernhard Keller
montaggio/film editing
Lorna Hoefler Steffen
scenografia/
production design
Beatrice Schultz
costumi/costume design
Andy Besuch
suono/sound
Gregor Bonse,
Marc Meusinger
interpreti e personaggi/
cast and characters
Franz Rogowski (Tubbie),
Maresi Riegner (Marie),
Jonas Dassler (Tim),
Emanuel Schiller (Jojo),
Jordan Elliot Dwyer (Birdie),
Denis Moschitto (Hüseyin),
Angela Winkler (Ärztin)
produttori/producers
Andrea Schütte, Andreas
Eicher, Stefan Arndt,
Uwe Schott
produzione/production
X Filme Creative Pool
coproduttori/coproducers
Antonius Buchwieser, Frank
Evers, Helge Neubronner
coproduzione/coproduction
Bayerischer Rundfunk,
CinePlus Filmproduktion,
Antonius Buchwieser Film
**
contatti/contacts
X-Filme
Kristina Stelter
[email protected]
www.x-filme.de
108
SOMMARIO
La vita di Tubbie, Tim, Jojo, Birdie e Marie ha preso una piega
imprevedibile, come se le vacanze estive non fossero mai
terminate. Stretti in un gruppo molto coeso, i cinque ragazzi si
aggirano apparentemente senza uno scopo, come cani randagi,
in una città anonima che non si cura di loro; nel caldo soffocante
di una estate interminabile, vivono momenti di inattesa
beatitudine. Ma ben presto questo gioco a nascondino con
la realtà, questa fuga dal mondo mostrerà le sue conseguenze
e le prime crepe inizieranno a minare l’unità del clan.
«Il film non spiega perché esista un gruppo come quello di cui
fanno parte i cinque protagonisti. Mi sembrava più interessante
studiare e osservare cosa succede proprio a causa della sua
esistenza. Che effetti ha l’appartenenza a questa vera e propria
costellazione, sia per il gruppo nella sua totalità sia per il singolo?
A quali cambiamenti vanno incontro i suoi membri? Come si
comportano l’uno con l’altro, fino a dove riescono a spingersi
e in quale momento l’unione si sfalderà?»
**
The lives of Tubbie, Tim, Jojo, Birdie, and Marie took an unexpected
twist, as if their summer vacation never ended. The five youths are
a tightknit group of friends, wandering around like stray dogs in an
anonymous city that pays them no heed, experiencing moments of
unexpected bliss in the suffocating heat of an endless summer.
But soon this game of hide-and-seek with reality, this escape from
the world will start revealing its consequences, undermining the
group’s unity.
“We Are Fine does not explain why this group exists. It seemed more
fascinating to me to observe and watch what happens because of its
existence. What does this group constellation do to each and every
one of them? What changes do they go through? How do they treat
each other, how far can they go and at what moment does it all fall
apart?”
AFTER HOURS
Henri Steinmetz (Halle, Germany)
studied filmmaking under Michael
Haneke at the Academy of Fine Arts
in Vienna before working as casting
assistant on the set of The White
Ribbon (2009). He directed his first
short, Das Verhangene Bild, in 2005,
followed by the collective school project
Krankheit der Jugend (2007) and
Bazgasht (2008). We Are Fine
marks his debut in feature films.
filmografia/filmography
Das Verhangene Bild (cm, 2005),
Krankheit der Jugend
(coregia/codirectors Henning
Backhaus, Karl Bretschneider,
Peter Brunner, Tobia Dörr, Alex Trejo,
cm, 2007), Bazgasht (cm, 2008), Uns
geht es gut (We Are Fine, 2015).
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
Augusto Tretti
DI/BY LUCA PALLANCH
Si ringrazia
l’Archivio Nazionale
Cinema Impresa d’Ivrea
per la digitalizzazione
delle clip di Malavita.
109
SOMMARIO
Augusto Tretti, il più originale e stravagante
regista italiano. La sua carriera, racchiusa in
un pugno di film (tre e mezzo: La legge della
tromba, 1962: Il potere, 1972; il film per
la Provincia di Milano Alcool, 1980; e il
cortometraggio per la Rai, Mediatori e carrozze,
1983), si dispiega in un lasso di tempo molto
ampio, venticinque anni (e anche oltre, se
consideriamo i progetti irrealizzati). Tutto ha
inizio nel 1960, quando il giovane regista, con
la copia del suo primo film in mano, La legge
della tromba, cala a Roma e organizza una
proiezione per la critica. Riceve giudizi per
una volta unanimi, ovviamente negativi, ma
per sua fortuna Moravia lo invita a far vedere
il film ai registi, non ai critici. Grazie a questa
intuizione dello scrittore esplode a Roma il
caso Tretti, un marziano sceso dal Veneto
(Tretti è nato a Verona nel 1924 ed è scomparso
nel 2013) nel mondo dei cinematografi e subito
adottato da Fellini, Flaiano, Antonioni, Tonino
Guerra e molti altri, che si prodigano per
consentirgli di girare un film con una struttura
produttiva alle spalle. La Titanus addirittura,
grazie a Goffredo Lombardo, che, dopo aver
accettato di distribuire La legge della tromba
(«Questo film lo piglio io, lo mando a Milano
e, se non vogliono, compro il locale»), fa firmare
al regista un contratto per un nuovo film.
Ha inizio da questo momento una delle
più lunghe avventure produttive del cinema
italiano, perché il secondo film di Tretti,
Il potere, vedrà la luce solo dieci anni dopo,
a causa del fallimento della Titanus e di altre
vicissitudini, e verrà presentato alla Mostra
di Venezia 1971. Inizio e fine di una carriera,
ispirata da una passione sfrenata per il cinema
e da un talento che solo i geni del cinema
italiano hanno saputo veramente apprezzare.
Per dirla con Ennio Flaiano: «Lo si può,
volendo, liquidare con due definizioni:
goliardico, naïf. Alcuni lo fanno. Ma sono
definizioni sbagliate. I goliardi e i naïf non
hanno rigore, si fermano alle prime osterie,
si divertono, riempiono le domeniche.
Tretti non si diverte, benché sia difficile
non divertirsi anche, vedendo i suoi film.»
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
Augusto Tretti (born in 1924 and passed away in
2013) is the most original and whimsical Italian
filmmaker. His career can be summed up in a
handful of movies, three and a half to be precise:
the features La legge della tromba (1962), and
Il potere (1972), the documentary for the Milan
Province Alcool (1980), and a short for RAI
called Mediatori e carrozze (1983). His career
spans across twenty-five years (or more if we
include the projects left undone). It all began
in 1960, when the young filmmaker from Verona
went to Rome with a copy of his first movie and
organized a screening for film critics. For once,
the response was unanimous, but negatively so.
Luckily, the writer Alberto Moravia took notice
and invited him to show his work to other
directors instead of critics. Thanks to the writer’s
intuition, the Tretti phenomenon exploded in
Rome: this Martian from the Veneto region had
landed in the world of filmmakers. Fellini, Flaiano,
Antonioni, Tonino Guerra, and many others took
him under their wings immediately, ensuring he
could make his movies with the support of a
production company behind him. After accepting
to distribute La legge della tromba (“I’m taking
this movie, I’m sending it to Milan, and if they
don’t want I will buy the whole place”), Goffredo
Lombardo made the production company Titanus
sign a contract with Tretti for another feature.
And thus began one of the longest production
adventures in Italian cinema: that second film,
Il potere, saw the light only ten years later after
a series of misadventures (including Titanus filing
for bankruptcy), and was finally presented at the
Venice Film Festival in 1971. From the beginning
to the end of his career, he was inspired by an
unbridled passion for cinema and a talent that
only film prodigies were really able to appreciate.
In the words of Ennio Flaiano, “You could sum
him up in two words if you wanted: goliardic and
naïf. Some do. But the description doesn’t quite fit
the bill. Goliardic and naïf people don’t have rigor
or structure, they stop at the first taverns, have
fun, fill up their Sundays. But Tretti doesn’t have
fun, even though it is hard not to when you are
watching his movies.
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
augusto tretti
LA LEGGE DELLA TROMBA
Italia/Italy, 1962, 35mm, 85’, bn/bw
THE LAW OF
THE TRUMPET
regia, soggetto,
sceneggiatura/director,
story, screenplay
Augusto Tretti
fotografia/cinematography
Carlo Pozzi, Franco Bernetti
montaggio/film editing
Mario Serandei
scenografia/
production design
Josef Bassan
musica/music
Angelo Paccagnini,
Eugenia Tretti Manzoni
interpreti e personaggi/
cast and characters
Angelo Paccagnini
(Celestino), Eugenia Tretti
(Marta), Maria Boto
(il signor/Mr Liborio,
la guardia/guard,
il generale/general,
il professore/professor),
Guido Bassi (Dum Dum),
Luciano Muzzi
(il conte/Count), Giovanni
Gusmeroli (il bimbo/child),
Guido Olivetti,
Massimo Capostrini,
Afro Bassi, Angela Gui,
Giuliana Carrovieri,
Tito Tato, Diego Peres
produzione/production
Boto Film
**
contatti/contacts
Fondazione
Cineteca Italiana
[email protected]
www.oberdan.cinetecamilano.it
Celestino e i suoi amici sono arrestati per un tentativo di furto.
Una volta evasi, tornano allo scoperto dopo un’amnistia generale
e trovano lavoro, in nero, presso la fabbrica di trombe del potente
signor Liborio. Nel frattempo Celestino s’innamora di Marta, ma
Liborio, venuto a conoscenza dei possedimenti in Sud America
del padre della ragazza, seduce Marta e si trasferisce con lei
all’estero, spostando tutti i macchinari della fabbrica. Celestino
e i suoi amici rimangono ancora una volta disoccupati.
«Vedere un film come La legge della tromba andare al massacro
fu per me un pugno nello stomaco. Le cose cominciarono ad
andar male da un punto di vista commerciale; qualcuno si
irritava, qualcun altro si alzava e se ne andava, e io ero spesso
nascosto fra il pubblico per vedere le reazioni. Mi ricordo un
signore che si alzò e disse: “Ho preso due grandi bidonate
nella mia vita: ho visto L’eclisse di Antonioni e l’ultima è
La legge della tromba. Di questo regista adesso vado a cercare
il nome sull’elenco telefonico e lo vado a trovare a casa!”
Io ero lì vicino…»
**
Celestino and his friends were arrested for an attempted robbery.
They break out of jail and, after a general amnesty, they re-emerge
and start working off-the-books in a trumpet factory owned by the
powerful Mr Liborio. In the meantime, Celestino falls in love with
Marta. Liborio discovers that Marta’s father is a landowner in South
America, so he seduces the girl and moves abroad with her along
with all the factory equipment. Celestino and his friends are back
on the streets of unemployment.
“Seeing a movie like La legge della tromba being butchered was a
real blow for me. Things started off on a bad foot from a commercial
point of view; someone would get annoyed, someone else would get
up and leave, and I would often hide in the audience just to see their
reactions. I remember a man who stood up and exclaimed ‘I’ve been
ripped off twice in my life: when I saw Antonioni’s L’eclisse, and now
with La legge della tromba. I’ll find where this director lives in the
phonebook and pay him a visit!’ I was just a few seats away…”
110
SOMMARIO
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
Augusto Tretti (Verona, 1924-2013)
studia inizialmente giurisprudenza
ma, esasperato dall’ambiente
universitario, inizia a girare
cortometraggi a tema antireligioso,
purtroppo andati perduti. Trasferitosi
a Roma negli anni Cinquanta, stringe
amicizia con Fellini, con cui collabora
a Il bidone (1955). Tra il 1958 e 1959
dirige il suo primo film, la Legge della
tromba, affrontando insormontabili
difficoltà produttive e distributive:
poco apprezzato dalla critica, il film
viene notato da Moravia e distribuito
nel 1962 dalla Titanus. Sotto
contratto con la Titanus, e grazie
all’interessamento di registi come
Fellini, Flaiano, Antonioni e Tonino
Guerra, Tretti si mette al lavoro sul
secondo film, Il potere, che vedrà però
la luce dieci anni dopo, a causa del
fallimento della Titanus e di altre
vicissitudini. Presentato comunque
a Venezia nel 1972, ottiene ottimi
riscontri. Tretti dirigerà solamente
altri due film, Alcool (1980), su
commissione, e il cortometraggio
per la Rai Mediatori e carrozze (1984),
prima di abbandonare la carriera
nel cinema.
Augusto Tretti (Verona, Italy, 1924-2013)
started off studying law but then,
frustrated by the academic environment,
he started making short anti-religion
films, which were unfortunately lost.
He moved to Rome in the 1950s and
became friends with Fellini, with whom
he collaborated on Il bidone (1955).
He directed his first feature La legge
della tromba in 1958-1959, overcoming
incredible hurdles in its production and
distribution: the critics didn’t appreciate
it, but the film was noticed by Moravia
and was distributed by Titanus. Thanks
to the interested expressed by filmmakers
the likes of Fellini, Flaiano, Antonioni,
and Tonino Guerra, he started working
on his second feature Il potere while still
under contract with Titanus. The film,
however, came out ten years later after
a series of ordeals, including the
production company’s failure.
The feature was presented in Venice
in 1972 and was very well received.
Tretti directed just two more films
before abandoning his career in cinema:
Alcool (1980), done on commission,
and the short Mediatori e carrozze
(1984) for RAI.
filmografia/filmography
La legge della tromba (1962), Il potere
(1972), Alcool (1980), Mediatori
e carrozze (cm, 1984).
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
augusto tretti
IL POTERE
Italia/Italy, 1972, 35mm, 82’, bn/bw
POWER
regia, soggetto,
sceneggiatura/director,
story, screenplay
Augusto Tretti
fotografia/cinematography
Ubaldo Marelli
montaggio/film editing
Giancarlo Rainieri
musica/music
Eugenia Tretti Manzoni
suono/sound
Giuseppe Donato
interpreti/cast
Paola Tosi,
Massimo Campostrini,
Ferruccio Maliga,
Giovanni Moretto,
Diego Peres,
Augusto Tretti
produttori/producers
Federico Pantanella,
Mario Fattori
produzione/production
Aquarius Audiovisual
**
contatti/contacts
Cineteca Nazionale
Laura Argento
[email protected]
www.fondazionecsc.it
Tre belve, un leone, una tigre e un leopardo, sedute sui loro troni
e rappresentanti, rispettivamente, il potere militare, economico
e agrario, commentano scene del presente e del passato in cui
vengono descritte le dinamiche economiche e sociali che hanno
portato alla suddivisione, nelle varie epoche storiche, tra umili
e potenti. In un susseguirsi di sopraffazioni e soprusi, vanno
in scena momenti di vita della preistoria, dell’antica Roma,
della conquista del West da parte degli americani, fino al
ventennio fascista e all’Italia consumista del secondo dopoguerra.
A vincere sono sempre gli interessi della classe dominante, che
spesso ammantandosi di nobili ideali e credenze religiose si
autoconserva ai danni dei subalterni.
«Ho avuto la sfortuna di vedere Il potere massacrato dalle
televisioni private. Pur essendo modesto e pieno di difetti,
io lo trovo un grande film perché è riuscito a dare fastidio
a certa gente potente».
**
Three animals sitting on thrones: a lion, a tiger, and a leopard
representing military, economic, and agricultural power, respectively.
They comment on scenes from the past and present depicting the
socio-economic dynamics that led to the distinctions between the
humble and the powerful throughout the ages. A series of scenes
of defeats and abuses set in the Stone Age, in Ancient Rome, in
the Wild West and the conquest of the American Frontier, leading
up to Italy during the fascist regime and the post-war wave of
consumerism. It’s always the dominant class that wins, often
disguising its interests under a cloak of noble ideals and religious
beliefs, preserving their power at the expense of everyone below them.
“Unfortunately I saw Il potere butchered by private televisions.
Even though it was modest and full of defects, I still think it was
a great movie because it bothered certain powerful people.”
Augusto Tretti (Verona, 1924-2013)
studia inizialmente giurisprudenza
ma, esasperato dall’ambiente
universitario, inizia a girare
cortometraggi a tema antireligioso,
purtroppo andati perduti. Trasferitosi
a Roma negli anni Cinquanta, stringe
amicizia con Fellini, con cui collabora
a Il bidone (1955). Tra il 1958 e 1959
dirige il suo primo film, la Legge della
tromba, affrontando insormontabili
difficoltà produttive e distributive:
poco apprezzato dalla critica, il film
viene notato da Moravia e distribuito
nel 1962 dalla Titanus. Sotto
contratto con la Titanus, e grazie
all’interessamento di registi come
Fellini, Flaiano, Antonioni e Tonino
Guerra, Tretti si mette al lavoro sul
secondo film, Il potere, che vedrà però
la luce dieci anni dopo, a causa del
fallimento della Titanus e di altre
vicissitudini. Presentato comunque
a Venezia nel 1972, ottiene ottimi
riscontri. Tretti dirigerà solamente
altri due film, Alcool (1980), su
commissione, e il cortometraggio
per la Rai Mediatori e carrozze (1984),
prima di abbandonare la carriera
nel cinema.
Augusto Tretti (Verona, Italy, 1924-2013)
started off studying law but then,
frustrated by the academic environment,
he started making short anti-religion
films, which were unfortunately lost.
He moved to Rome in the 1950s and
became friends with Fellini, with whom
he collaborated on Il bidone (1955).
He directed his first feature La legge
della tromba in 1958-1959, overcoming
incredible hurdles in its production and
distribution: the critics didn’t appreciate
it, but the film was noticed by Moravia
and was distributed by Titanus. Thanks
to the interested expressed by filmmakers
the likes of Fellini, Flaiano, Antonioni,
and Tonino Guerra, he started working
on his second feature Il potere while still
under contract with Titanus. The film,
however, came out ten years later after
a series of ordeals, including the
production company’s failure.
The feature was presented in Venice
in 1972 and was very well received.
Tretti directed just two more films
before abandoning his career in cinema:
Alcool (1980), done on commission,
and the short Mediatori e carrozze
(1984) for RAI.
filmografia/filmography
La legge della tromba (1962), Il potere
(1972), Alcool (1980), Mediatori
e carrozze (cm, 1984).
111
SOMMARIO
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
maurizio zaccaro
AUGUSTO TRETTI: UN RITRATTO
Italia/Italy, 1985, 16mm, 30’, bn/bw-col.
AUGUSTO
TRETTI: A
PORTRAIT
regia/director
Maurizio Zaccaro
interprete/cast
Augusto Tretti
**
contatti/contacts
Cineteca di Bologna
Carmen Accaputo
[email protected]
www.cinetecadibologna.it
Nel 1985, Maurizio Zaccaro incontra Augusto Tretti, maestro
misconosciuto del cinema italiano, nella sua villa nei pressi
del Lago di Garda. Con loro una studentessa universitaria che
sta scrivendo la tesi proprio su Tretti e che accompagna il regista,
ormai non più giovanissimo, in lunghe passeggiate nella
campagna e in visite ai luoghi in cui sono conservati i cimeli
dei suoi film. Tretti parla in modo schietto, spesso tagliente
e spassoso, dei suoi film, di come sia arrivato per caso al cinema
e delle innumerevoli traversie produttive che ha dovuto affrontare
per portare a compimento La legge della tromba e Il potere,
le sue opere più famose.
«Augusto Tretti, più di sessant’anni. Intelligente, ironico,
fantasioso, simpatico, pungente, autore di cinema forse troppo
pungente, forse un po’ scomodo. Quattro film in tutto. Vive da
solo nella sua casa sul Lago di Garda: quasi nessuno lo conosce.
Eppure…»
**
Maurizio Zaccaro met Augusto Tretti, little-known master of Italian
cinema, in his villa by the Lago di Garda in 1985. With them, a
university student who was writing a dissertation on Tretti; she
would accompany the aging filmmaker on long walks in the
countryside and visit the places where the keepsakes from his movies
were stored. Tretti used to speak frankly, he was blunt and amusing
when he discussed his films, how he got to the world of cinema by
chance, and the countless production ordeals it took to complete
his masterpieces La legge della tromba and Il potere.
“Augusto Tretti, over sixty years old. Smart, ironic, imaginative,
friendly, wry, maybe too wry as a filmmaker, maybe somewhat
inconvenient too. He made four movies altogether. He lived alone in
his home by the Lago di Garda: almost nobody knew him. And yet…”
112
SOMMARIO
AFTER HOURS
-
AUGUSTO TRETTI
Maurizio Zaccaro (Milano, 1952),
diplomato alla Scuola del cinema
di Milano, nel 1977 ha realizzato
Overkill, vincitore a Oberhausen.
La frequentazione del laboratorio
di Ipotesi Cinema lo ha portato a
realizzare nel 1988 In coda alla coda,
mentre nel 1991 con Dove comincia
la notte ha vinto un David di
Donatello, premio ottenuto anche nel
1999 con Un uomo perbene. Dal 2000
al 2011 ha diretto fiction televisive e
miniserie (Cuore, I ragazzi della via Pal,
Le ragazze dello swing) e nel 2009 il
documentario Il Piccolo, presentato a
Venezia come il successivo Un foglio
bianco (2011). Nel 2012 ha curato
la direzione artistica del progetto
di Ermanno Olmi Come voglio che sia
IL MIO FUTURO, proiezione speciale
a Venezia. Nel 2013 ha partecipato al
Torino Film Festival con il
documentario Adelante petroleros L’oro nero dell’Ecuador.
Maurizio Zaccaro (Milan, Italy, 1952),
after graduating from the Milan Film
School in 1977, made the short film
Overkill, receiving an award at
Oberhausen. He then went to the film
school Ipotesi Cinema, which brought
him to making In coda alla coda in
1988. He won a David di Donatello in
1991 for Where the Night Begins, and
second one in 1999 for Un uomo per
bene. He directed many TV movies and
miniseries from 2000 to 2011 (Cuore,
I ragazzi della via Pal, Le ragazze dello
swing), and the documentary film The
Piccolo Theatre (2009), participating
at the Venice Film Festival, just like Un
foglio bianco (2011). In 2012 he worked
as the artistic director for Ermanno
Olmi’s project Come voglio che sia
IL MIO FUTURO, which participated in
Venice in the Special Screenings section.
In 2013 he took part to the Torino Film
Festival with the documentary Adelante
petroleros - L’oro nero dell’Ecuador.
filmografia essenziale/
essential filmography
Overkill (cm, 1977), In coda della coda
(1988), Dove comincia la notte (1990),
Kalkstein - La valle di pietra (1992),
L’articolo 2 (1993), Il carniere (1996),
La missione (1997), Cristallo di rocca
(1998), Un uomo perbene (1999),
I ragazzi della via Pal (tv, 2002), Al
di là delle frontiere (tv, 2003), Mafalda
di Savoia (tv, 2005), ’O professore (tv,
2006), Lo smemorato di Collegno (tv,
2008), I nove semi (l’India di Vandana
Shiva) (2009), Un foglio bianco (2011),
A testa alta (2013), Adelante petroleros L’oro nero dell’Ecuador (doc., 2013), A
testa alta: i martiri di Fiesole (tv, 2014).
TFFDOC
INTERNAZIONALE.DOC
MARKO GRBA SINGH ABDUL & HAMZA | MAURO HERCE DEAD SLOW AHEAD | HASSEN FERHANI
FI RASSI ROND-POINT
| MARGARIDA LEITÃO GIPSOFILA | MIRANDA PENNELL THE HOST | LUO LI
| CARMIT HARASH OÙ EST LA GUERRE | PIERRE MICHELON UN PETIT
MORCEAU DE BOIS | JOAQUIM PINTO, NUNO LEONEL RABO DE PEIXE | KAMAL ALJAFARI
RECOLLECTION | KRISTINA PAUSTIAN ZAPLYV - SWIMMERS
LI WEN AT EAST LAKE
I TA L I A N A . D O C
| MARCO SANTARELLI DUSTUR | MARIA TILLI LA GENTE RESTA |
| STEFANO
GALLI LAMERICA | ANDREA ZAMBELLI RINO - LA MIA ASCIA DI GUERRA | ALESSIO RIGO DE RIGHI,
MATTEO ZOPPIS IL SOLENGO | MATTIA EPIFANI IL SUCCESSORE | FABIO MOLLO VINCENZO DA
MATTEO BELLIZZI A SUD DI PAVESE
NICOLA GRIGNANI, VALERIA TESTAGROSSA, ANDREA ZAMBELLI IRRAWADDY MON AMOUR
CROSIA
MEDITERRANEO
JOSÉ LUIS GUERÍN L’ACCADEMIA DELLE MUSE
| LAMINE AMMAR-KHODJA BLA CINIMA | BEN RIVERS
| THÉO DELIYANNIS EKLIPSI ANOFELOU FOTOS - ECLIPSE OF USELESS LIGHT |
VLADIMIR TOMIÇ FLOTEL EUROPA | ANNA ROUSSILLON JE SUIS LE PEUPLE | GAËL TEICHER, FREDDY
DENAËS JDP/JLG 1963-2012 | JEAN-DANIEL POLLET MÉDITERRANÉE | ANDREA DEAGLIO SHOW
A DISTANT EPISODE
ALL THIS TO THE WORLD
EVENTI SPECIALI
| HOME MOVIES MISS CINEMA - ARCHIVIO MOSSINA
| CHANTAL AKERMAN LETTRE D’UN CINÉASTE | CHANTAL AKERMAN PAR CHANTAL AKERMAN
RITHY PANH LA FRANCE EST NOTRE PATRIE
SOMMARIO
TFFDOC
TFFdoc
DI DAVIDE OBERTO
Méditerranée (1963)
«Questo oggetto inafferrabile, il Mediterraneo,
il cui centro non è in nessun luogo e la
circonferenza ovunque, costringeva a fare
questo movimento di ritorno. È il Mediterraneo
che fa girare a un ritmo musicale la macchina
del film. E solo il montaggio circolare di questa
macchina, di questo film, poteva mostrare
l’oggetto inafferrabile, che è tuttavia lo specchio
in cui l’Occidente contempla il suo mattino,
che è il Mediterraneo».
Così Pascal Bonitzer, critico e sceneggiatore
francese, scrive di Méditerranée, il film
che Jean-Daniel Pollet girò nel 1963.
Al Mediterraneo dedica il suo focus TFFdoc
e lo fa lasciandosi guidare (e perdere) dalla
Méditerranée di Pollet. In un movimento
circolare, come dice Bonitzer, da est (la Grecia
originaria, alba dell’Occidente, già Eclipse of
Useless Light) a ovest (il Marocco, il tramonto
lisergico di A Distant Episode). Movimento
non solo geografico, ma anche di forme.
114
SOMMARIO
TFFDOC
Forme dell’immagine, forme dei generi:
documentario/finzione, maschile/femminile,
memoria/invenzione, utopia/distopia.
Decidere di attraversare il Mediterraneo alla
ricerca dell’«oggetto inafferrabile» significa
accettare la necessità di tracciare una mappa
nuova che riscopra rotte dimenticate, metta in
risalto la necessità di guardare al mare nostrum
non solo nella sua angosciante attualità, ma
anche come inesauribile luogo di creazione
di immaginari e di relazioni millenarie.
Dagli scogli di Ventimiglia (Show All This to the
World) può nascere l’Accademia delle Muse.
TFFDOC
TFFdoc
BY DAVIDE OBERTO
L’Accademia delle Muse (2015)
“This elusive object, the Mediterranean, whose
center is nowhere and whose circumference
is everywhere, compels this return movement.
It is the Mediterranean which gives a musical
rhythm to the movie machine. And only a
circular editing of this machine, of this film,
could show the elusive object, which is
nonetheless the mirror in which the West
contemplates its morning, which is the
Mediterranean.”
This is how Pascal Bonitzer, French critic and
screenwriter, wrote about Méditerranée, the film
which Jean-Daniel Pollet shot in 1963. TFFdoc
dedicates its focus to the Mediterranean and
it does so by letting itself be guided by
(and losing itself in) Pollet’s Méditerranée.
In a circular movement, as Bonitzer writes,
from east (the Greece of our origins, the dawn
of the West, as in Eclipse of Useless Light) to
west (Morocco, the lysergic sunset of A Distant
Episode). This movement isn’t only geographic,
115
SOMMARIO
TFFDOC
it also involves forms. Forms of images, forms
of genres: documentary/fiction, male/female,
memory/invention, utopia/dystopia.
To cross the Mediterranean in search of the
“elusive object” means to accept the need
to trace a new map which rediscovers forgotten
routes, which emphasizes the need to look
at the Mare Nostrum not only in its distressing
present situation but also as an inexhaustible
source of imageries and millenary relations.
The rocks of Ventimiglia (Show All This to the
World) might be the birthplace of the Academy
of the Muses.
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marko grba singh
ABDUL & HAMZA
Serbia, 2015, HD, 49’, col.
ABDUL &
HAMZA
regia/director
Marko Grba Singh
fotografia/cinematography
Marko Milovanovic,
Stasa Bukumirovic
montaggio/film editing
Jelena Maksimovic
suono/sound
Milan Andjelovic,
Branko Topalovic
interpreti/cast
Abdul Akin,
Hamza Amash
produttore/producer
Nevena Tomic
produzione/production
studAVP
**
contatti/contacts
Marko Grba Singh
[email protected]
Abdul e Hamza sono nascosti sulle montagne al confine tra
Serbia e Romania, con un navigatore come unico mezzo per
pianificare la loro fuga. Sono pieni di aspettative e si raccontano
le rispettive storie familiari e le vicende dei loro parenti in
Somalia. Attendono il momento propizio vivendo alla giornata
in una casa abbandonata. Intanto, le guide del posto parlano
di un castello nelle vicinanze dove si nascosero due partigiani
della seconda guerra mondiale, mentre Milan racconta del
conflitto in Jugoslavia. Dalle montagne provengono strani
rumori di aerei militari. Abdul e Hamza esistono in un luogo
a cui non appartengono, uno mangiando limoni, l’altro
incidendo il proprio nome su una roccia. Quando giungerà
il tempo di andare, andranno.
**
Abdul and Hamza are hiding in the mountains on Serbo-Romanian
border. Armed with a GPS, they are preparing their escape. Full of
expectations, they exchange confidences about their families back
in Somalia. As they await the right moment, they live hand to
mouth in an abandoned house. Local tour guide talks about a castle
nearby where two partisans were hiding in WWII. Milan is talking
about Yugoslav wars on the bench. In the meantime weird sounds
of military planes come from the mountain. Each man, Abdul and
Hamza, exist in this place to which they don’t belong. Abdul eats
lemons, Hamza is carving his name on a rock. And when it is time
to go, they’ll disappear.
116
SOMMARIO
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Marko Grba Singh (Belgrado, Serbia,
1988) ha vissuto a Londra e sta
frequentando un master in regia
presso la facoltà di arti drammatiche
di Belgrado. I suoi cortometraggi
documentari At Least We’ve Met
e Pale sono stati presentati in
anteprima mondiale rispettivamente
nel 2012 e nel 2013 a Visions du réel
e sono stati poi proiettati in oltre
quaranta festival in quattro
continenti. Nel 2014 ha frequentato
il campus del Fid di Marsiglia nel
2015, festival in cui Abdul & Hamza
ha partecipato in concorso,
ottenendo una menzione speciale
della giuria nella competizione
riservata ai registi esordienti. Dj in
un club di musica rock di Belgrado,
ha inoltre girato diversi video per
band rock serbe.
Marko Grba Singh (Belgrade, Serbia,
1988) has lived in London and is
currently working on his master’s
degree in film directing at the Faculty
of Dramatic Arts, Belgrade. His short
documentaries At Least We’ve Met
and Pale had their world premiere
in 2012 and 2013, respectively, at
the Visions du réel, and have been
screened at more than forty festivals
on four continents. He attended the
FID Campus in 2014 and Abdul
& Hamza was in competition in the
2015 edition of FIDMarseille, winning
a Special Mention in the first film
competition. He has made several
music videos for Serbian rock bands.
He is a DJ at an alternative rock club
in Belgrade.
filmografia/filmography
Kasno smo se sreli (At Least We’ve
Met, cm, doc., 2012), Bledo (Pale,
cm, doc., 2013), Snoopy (cm, 2014),
If I Had It My Way I Would Never
Leave (cm, doc., 2015), Abdul &
Hamza (mm, doc., 2015).
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mauro herce
DEAD SLOW AHEAD
Spagna-Francia/Spain-France, 2015, HD, 74’, col.
DEAD SLOW
AHEAD
regia, fotografia/
director, cinematography
Mauro Herce
soggetto/story
Manuel Muñoz R.,
Mauro Herce
montaggio/film editing
Manuel Muñoz R.
suono/sound
Daniel Fernández,
Alejandro Castillo,
Manuel Muñoz R.,
Carlos E. García,
José M. Berenguer
produzione/production
El Viaje Films,
Nanouk Films,
Bocalupo Films
**
contatti/contacts
Bocalupo Films
[email protected]
Un mercantile solca l’oceano con il movimento ipnotico generato
dalla marcia inarrestabile dei motori. Indissolubilmente legato al
loro funzionamento, come intrappolato in una dimensione dal
sapore distopico, l’equipaggio ripete gli automatismi che hanno
ormai cancellato l’antico mestiere del marinaio. Ma forse si tratta
solo del relitto di una specie in via d’estinzione, ormai alla
deriva…
«Abbiamo immaginato di riprendere l’ultima nave rimasta: una
nave a bordo della quale l’equipaggio non ha capito che il
mondo è finito e continua perciò a ripetere i soliti gesti meccanici
dettati dalle necessità del mostro in acciaio che tengono
inconsapevolmente in vita. Dead Slow Ahead è il ritratto di un
incubo mai così attuale, senza giudizi o spiegazioni sociologiche.
Lo scopo è diverso, e cioè catturare le immagini più antiche
e fondamentali del genere umano: la fucina in cui l’uomo è
insignificante di fronte alla sentenza imposta da una macchina
che straborda e lo sovrasta».
**
A freighter crosses the ocean lulled by the hypnotic rhythm generated
by its unstoppable machinery. The crew, inextricably linked to its
functioning, seems trapped in a dimension with dystopian hues:
they automatically do their work, repeating the same gestures at
a time when machineries have destroyed the ancient job of the
sailor. Or maybe it’s just the wreck of a species going extinct,
already adrift…
“We imagined we were on the last ship on Earth: the crew on board
doesn’t know the world has ended so they keep repeating the usual
automatic gestures dictated by the needs of the steel monster that
they unknowingly keep alive. Dead Slow Ahead depicts a very topical
nightmare, without trying to express judgment or sociological
explanations. It has a different intention: it seeks to capture the
most ancient and fundamental images of human kind, the forge
where man becomes insignificant before the verdict imposed by
the machinery that is looming over him.”
117
SOMMARIO
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Mauro Herce (Barcellona, Spagna,
1976), dopo aver studiato ingegneria
presso il Politecnico della Catalogna
e arte presso l’Università di
Barcellona, si è iscritto alla scuole
di cinema San Antonio de los Baños,
a Cuba, e a Luis Lumière, Parigi.
Terminato il percorso accademico,
ha cominciato a lavorare come
direttore della fotografia e
sceneggiatore, collaborando a più
di venti film, tra i quali Arrayanos
(Eloy Enciso, 2012), presentato al
Festival di Locarno, e O quinto
evanxeo de Gaspar Hauser (Alberto
Gracia, 2013), vincitore del premio
Fipresci al Festival di Rotterdam.
Dead Slow Ahead è il suo primo
lungometraggio.
Mauro Herce (Barcelona, Spain, 1976)
studied engineering at the Polytechnic
University of Catalonia and fine arts
at the University of Barcelona.
After graduating, he enrolled in film
school at San Antonio de los Baños,
in Cuba, followed by the École
nationale supérieure Louis-Lumière
in Paris. After completing his studies,
he started working as a director of
photography and screenwriter on more
than twenty movies, including
Arrayanos (Eloy Enciso, 2012), which
was presented at the Locarno Film
Festival, and O quinto evanxeo de
Gaspar Hauser (Alberto Gracia, 2013),
winner of the FIPRESCI Award at the
Rotterdam Film Festival. Dead Slow
Ahead is his first feature film as a
director.
filmografia/filmography
Dead Slow Ahead (doc., 2015).
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hassen ferhani
FI RASSI ROND-POINT
PREMIO CIPPUTI
Algeria-Francia-Qatar-Libano-Paesi Bassi/
Algeria-France-Qatar-Lebanon-The Netherlands, 2015, HD, 100’, col.
Hassen Ferhani (Algeri, Algeria,
1986) ha esordito nella regia nel
2006 con il cortometraggio Les Baies
d’Alger, selezionato in numerosi
festival internazionali. Ha poi diretto
un altro corto, Le vol du 140 (2008),
durante un workshop sul
documentario organizzato da La
Fémis. Dal 2009 lavora inoltre
come assistente alla regia e nel 2010
ha diretto con Nabil Djedouani il
documentario Afric Hotel, presentato
al festival Vision du réel e al
FidMarseille. Roundabout in My
Head è il suo primo lungometraggio.
ROUNDABOUT
IN MY HEAD
regia, fotografia/
director, cinematography
Hassen Ferhani
montaggio/film editing
Narimane Mari,
Hassen Ferhani,
Myriam Acaguayer,
Corentin Doucet
suono/sound
Djamel Kerkar
produttori/producers
Narimane Mari,
Olivier Boischot
produzione/production
Centrale Electrique,
Allers Retours Films
**
contatti/contacts
Pascale Ramonda
[email protected]
www.pascaleramonda.com
Nel quartiere Ruisseau di Algeri il mattatoio è un teatro di vita:
è qui che si dipanano le esistenze dei personaggi, alcuni di
passaggio, altri fissi. Qui gli uomini lavorano, chiacchierano,
seguono regole non scritte che regolano i rapporti interni e quelli
con i macellai cui vendono la carne. Nel luogo dove si ferma la
vita animale, continua, imperturbabile, quella umana.
«Durante le riprese ho dato estrema importanza all’inserimento
della troupe nel contesto del mattatoio. Ci siamo impegnati per
creare un clima di fiducia e di rispetto reciproco, elementi vitali
perché emergano forme di discussione vere e libere. Questo è
un assunto fondamentale. Il mio approccio non è di tipo
giornalistico e il mio rapporto con i personaggi non è gerarchico;
non faccio interviste, apro luoghi di discussione, sollevo
argomenti che innescano reazioni nelle persone che filmo
e agevolo discussioni di gruppo senza farmi coinvolgere.
Accetto anche volentieri l’impulso spontaneo che porta a
guardare in camera: faccio un film con loro, non su di loro».
**
The slaughterhouse in the Ruisseau district in Algiers is bustling with
life: this is where the characters’ existences unfold, some are just in
passing and some are regulars. This is where these men work, chat,
follow unwritten rules that govern internal relations and external ones
with the butchers to whom they sell the meat. In the place where
animals’ lives come to an end, human life continues unabashed.
“While shooting, I give central importance to anchoring the crew
in the landscape of the slaughterhouse. We will collectively apply
ourselves to install a climate of trust and mutual respect. This context
is vital and necessary if the truest and freest forms of speech are
to emerge. This concern is central. My approach is not journalistic in
nature. My relationship with the characters is not a hierarchical one.
I do not conduct interviews. I open avenues for discussion, throw
around phrases that will trigger reactions from the men I am filming.
I favor group discussions without being involved in them. I also
welcome their spontaneous impulses when they are facing the
camera. I am making a film with them, not about them.”
118
SOMMARIO
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Hassen Ferhani (Algeri, Algeria, 1986)
directed in 2006 his first short film,
Les Baies d’Alger, selected in official
competition in many international
festivals. In 2008, he participated in
La Fémis documentary workshop where
he directed the short film Le vol du
140. He has been working as assistant
director while working on his personal
projects since 2009. He codirected the
documentary Afric Hotel in 2010,
which was screened at Visions du réel
and FIDMarseille. Roundabout in
My Head is his first feature film.
filmografia/filmography
Les Baies d’Alger (cm, 2006), Le vol
du 140 (cm, 2008), Afric Hotel
(coregia/codirector Nabil Djedouani,
cm, doc., 2010), Tarzan, Don Quixote
and Us (cm, 2013), Fi rassi Rond-point
(Roundabout in My Head, 2015).
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margarida leitão
GIPSOFILA
Portogallo/Portugal, 2015, HD, 61’, col.
GYPSOPHILA
regia, sceneggiatura,
fotografia, suono,
produttore/
director, screenplay,
cinematography,
sound, producer
Margarida Leitão
montaggio/film editing
Margarida Leitão,
João Braz
interpreti/cast
Lourdes Albuquerque,
Margarida Leitão
**
Portugal Film
[email protected]
www.portugalfilm.org
Una giovane donna decide di filmare le sue visite alla nonna.
Nella tranquillità della casa, la videocamera coglie il rapporto
speciale che lega le due donne, nonostante i cinquant’anni di
differenza, e col passare dei giorni i confini tra film e vita
diventano sempre più labili.
«Tutto è partito dal desiderio di filmare una realtà intima e a me
vicina, prima che il tempo la facesse cambiare per sempre: il
rapporto con mia nonna. Da sempre tutti ci dicono che abbiamo
una natura simile, nonostante i cinquant’anni che ci separano.
Andavo a casa sua per filmare e presto mi sono resa conto
che non potevo nascondermi dietro la videocamera, come ero
abituata a fare. Dovevo abitare la casa e le inquadrature come
faceva lei. Adesso siamo insieme in questa esperienza di vita
e nel film stesso: lei sarà pronta? E io?»
**
A woman decides to film her visits to her grandmother. In the quiet
home, the camera captures the unique relation between these two
women fifty years apart. With days passing by, the lines between film
and life increasingly become blurred.
“It all started with the urge to film a very intimate and close reality
before time changes it forever: my relationship with my grandmother.
We are told we have a similar nature, despite fifty years between us.
I go to her home to shoot and soon I discover I cannot hide behind
the camera, as I was used to. I have to inhabit the house and the
frame as well as her. Now we are together to experience life and film.
Is she ready? Am I?”
119
SOMMARIO
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Margarida Leitão (Lisbona,
Portogallo), laureata in montaggio
alla Scuola di teatro e cinema di
Lisbona (Estc), ha diretto diversi
cortometraggi di finzione e
documentari, presentati in festival
internazionali e trasmessi in
televisione. Nel 2003 il suo
cortometraggio A Ferida ha vinto
il premio per il miglior
cortometraggio all’Évora
International Short Film Festival
ed è stato poi distribuito nelle sale
portoghesi, come il successivo
Muitos Dias Tem o Mês (2009).
Oltre a essere regista, lavora come
montatrice e alla revisione di
sceneggiature per il cinema.
Attualmente sta terminando una
laurea specialistica in drammaturgia
e regia presso l’Estc.
Margarida Leitão (Lisbon, Portugal)
is graduated in editing in Theatre
and Film School (ESTC) in Lisbon.
She directed several short fiction films
and documentaries that travelled
through festivals worldwide and were
broadcast on television. In 2003 her
short film A Ferida won the Best Short
Film at Évora International Short
Film Festival. A Ferida and Muitos
Dias Tem o Mês had theatrical release
too. She also works regularly as editor
and script supervisor. Currently is
finishing a MA in dramaturgy and
filmmaking in ESTC.
filmografia/filmography
Kilandukilu (doc., 1998), A Ferida
(cm, 2003), Parte de Mim (cm,
2006), Muitos Dias Tem o Mês (doc.,
2009), Matar o Tempo (cm, doc.,
2009), Design Atrás das Grades (doc.,
2011), Zoo (cm, 2011), Cara a cara
(doc., 2013), Gipsofila (doc., 2015).
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miranda pennell
THE HOST
Regno Unito/UK, 2015, HD, 60’, bn/bw-col.
THE HOST
regia, soggetto,
interprete, produttore/
director, story,
cast, producer
Miranda Pennell
montaggio/film editing
John Smith
suono/sound
Miranda Pennell,
John Smith
**
contatti/contacts
Miranda Pennell
[email protected]
www.mirandapennell.com
Mentre sta compiendo ricerche sui legami tra la sua famiglia
e la compagnia d’estrazione petrolifera BP, nata in epoca
coloniale per volontà del governo britannico e di quello persiano,
la regista Miranda Pennell trova alcune lettere di un geologo
degli anni Trenta trasferitosi in Iran e impegnato a studiare
le origini della nostra civiltà. Per una pura casualità, ricordi
personali e avvenimenti storici s’intrecciano, svelando
connessioni inattese.
«Il punto di partenza per The Host è stato l’enorme e disordinata
quantità di materiali rinvenuta negli archivi fotografici della BP:
documenti sulle origini della compagnia in Iran che avevo
intenzione di riportare in vita. Mi interessava il ruolo della BP
e del governo britannico nella storia iraniana nel Novecento,
un secolo molto traumatico per il Paese. L’incrocio tra il destino
dell’impero britannico e la mia vita privata avrebbe aiutato
a mediare fra l’astrazione dei grandi eventi storici e la lente
dell’esperienza personale».
**
Miranda Pennell is investigating her family’s involvement with BP,
the oil company created by the British and the Iranian governments
during the imperial century. The filmmaker finds some letters written
in the 1930s by a geologist who moved to Iran to study the origins
of our civilization. By chance, personal memories intertwine with
historical events, revealing unexpected connections.
“The starting point for The Host was a disorderly mass of materials
drawn from BP’s visual archive documenting the company’s origins
in Iran, which I wanted to bring to life. I was interested in the role
of BP and the British government in Iran’s traumatic 20 century.
It became apparent that the intersection of an Imperial history and
a personal history would provide a way to mediate the abstractions
of big historical events through living memory and the lens of
personal experience.”
TH
120
SOMMARIO
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Miranda Pennell ha studiato danza
contemporanea e antropologia visiva.
Videoartista, cineasta,
documentarista, autrice di
performance collettive, ha esposto
le sue opere in alcune delle gallerie
e delle istituzioni culturali più
famose d’Europa: la Tate Britain
e la Whitechapel Gallery di Londra,
il Museo d’arte moderna di Vienna
e la Kunsthaus di Zurigo. Nel 2011
ha ottenuto la Arts and Humanities
Research Council Scholarship per
effettuare ricerche nell’ambito degli
archivi coloniali. The Host è il suo
primo lungometraggio
documentario.
Miranda Pennell studied contemporary
dance and visual anthropology.
She currently works in video art,
filmmaking, documentaries, collective
performances, and has exhibited her
work in some of the most prestigious
art galleries in Europe: the Tate Britain
and the Whitechapel Gallery in
London, the Museum of Modern
Art in Vienna, and the Kunsthaus in
Zurich. In 2013 she received the Arts
and Humanities Research Council
Scholarship to research the colonial
archives. The Host is her first feature
documentary.
filmografia/filmography
Tattoo (cm, doc., 2001), Human
Radio (cm, doc., 2002), Magnetic
North (cm, doc., 2003), Fisticuffs
(cm, doc., 2004), You Made Me Love
You (cm, doc., 2005), Drum Room
(cm, doc., 2007), Why Colonel Bunny
Was Killed (cm, doc., 2010), The Host
(doc., 2015).
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luo li
LI WEN AT EAST LAKE
Cina/China, 2015, HD, 117’, col.
LI WEN AT
EAST LAKE
regia, sceneggiatura,
montaggio/director,
screenplay, film editing
Luo Li
fotografia/
cinematography
Ren Jie, Luo Li
musica/music
Yan Zi
suono/sound
Zi Jie
interpreti/cast
Li Wen, Zuo Yan,
Xiao Tie, Wu Wei,
Mai Dian, Li Juchuan,
Yan Zi
**
contatti/contacts
Luo Li
[email protected]
East Lake è il lago su cui affaccia la città cinese di Wuhan.
Negli ultimi anni è stato al centro di un’aspra controversia a
causa del progetto di riconversione delle sue rive in parco
divertimenti circondato da quartieri abitativi di lusso. In molti,
infatti, osteggiano questa speculazione e provano a bloccare
i lavori. E mentre infuriano le polemiche, un poliziotto conduce
la ricerca solitaria di una persona con problemi mentali
scomparsa nei pressi del lago.
«“East Lake sta diventando sempre più piccolo, ma nei miei
ricordi s’ingrandisce sempre di più”. Un amico mi ha scritto
queste parole, quando ha saputo del progetto Oct, un’area molto
estesa dedicata al tempo libero che sarebbe stata edificata vicino
al lago. In quel posto ci è cresciuto, e quando si è trasferito
in un’altra città non ha smesso di pensare al lago come punto
di riferimento dell’infanzia e della giovinezza. Sentendo una
forte affinità con le sue parole, ho provato con il mio film a
rappresentare i legami di molte persone con l’East Lake».
**
East Lake lies by the city of Wuhan, China. In recent years, it has
been at the center of a bitter dispute over a requalification project
along its banks that is turning the area into an amusement park
surrounded by luxury condos. Many oppose the land speculation and
try to stop the construction work. Amidst the growing controversy, a
police officer is tracking down a man with mental health issues who
disappeared near the lake.
“‘East Lake is becoming smaller and smaller, but in my memory it is
becoming larger and larger.’ A friend wrote these words upon hearing
the news that the OCT project, a large leisure development, was
being built by the lake. He grew up by the lake, and later after he
moved to another city he often thought about the lake as a reference
point of his childhood and young adulthood. With a strong affinity
for the words he wrote, in this film I try to depict various people’s
connections with East Lake.”
121
SOMMARIO
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Luo Li (Cina) ha studiato in
Canada, dove ha conseguito un
master in discipline artistiche,
e nel 2004 ha esordito con
il cortometraggio sperimentale Fly,
a cui è seguito l’anno seguente
Ornithology. Entrambe le opere sono
state proiettate in diversi festival
internazionali e in gallerie d’arte.
Nel 2009 ha diretto il suo primo
mediometraggio, I Went to the Zoo
the Other Day, e nel 2010 ha
debuttato nel documentario con
Rivers and My Father, in cui mescola
finzione e sguardo documentario.
Con il lungometraggio Emperor Visits
the Hell (2012), attualizzazione di
un’antica fiaba cinese, ha partecipato
al Festival di Rotterdam e
successivamente ottenuto
riconoscimenti in tutto il mondo.
Nell’estate 2015 la cineteca di
Toronto ha dedicato una retrospettiva
ai suoi lavori, dal titolo You Can’t Go
Home Again - The Films of Luo Li.
Luo Li (China) studied in Canada,
where he received his MFA. He made
his first experimental short films Fly
in 2004, and Ornithology in 2005.
They were both screened at several
international festivals and art galleries.
He directed his first middle-length
feature I Went to the Zoo the Other
Day in 2009, followed by his first
documentary Rivers and My Father
(2010), in which he combined fiction
through the eyes of a documentary.
He directed the feature film
Emperor Visits the Hell (2012),
a rendition of an ancient Chinese
legend, which participated at the
Rotterdam Film Festival and
subsequently won several international
awards. The Toronto Cinematheque
dedicated their summer 2015
retrospective to him, screening his
complete works in a program entitled
You Can’t Go Home Again - The
Films of Luo Li.
filmografia/filmography
Fly (cm, 2004), Ornithology (cm,
2005), Sleepy Species (cm, 2006),
I Went to the Zoo the Other Day
(mm, 2009), Rivers and My Father
(doc., 2010), Tang huang you difu
(Emperor Visits the Hell, 2012),
Li Wen at East Lake (doc., 2015).
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carmit harash
OÙ EST LA GUERRE
Francia/France, 2015, HD, 82’, bn/bw-col.
Carmit Harash (Israele) si è laureata
alla Scuola di cinema Sam Spiegel
di Gerusalemme e ha lavorato come
montatrice per la televisione.
Nel 2000 ha lasciato il suo Paese
per trasferirsi in Francia, dove vive
tuttora. Film de guerre (2007),
Demain (2010) e Trêve, che insieme
compongono una trilogia sul
rapporto fra Israele e la guerra, sono
stati tutti presentati al Torino Film
Festival.
WHERE IS
THE WAR
regia, fotografia,
montaggio/director,
cinematography,
film editing
Carmit Harash
**
contatti/contacts
Carmit Harash
[email protected]
Nel maggio del 2012 cercare una guerra in Francia sembrava
una follia, fantascienza pura. Ma dopo l’attacco alla redazione
di «Charlie Hebdo» del 7 gennaio 2015, la ricerca è diventata
un documentario.
«Dietro la facciata parigina di monumenti storici, attrazioni
turistiche e immagini romantiche, la terra sta bruciando. [...]
Una situazione esplosiva ignorata dalla maggior parte dei
francesi, che preferisce guardare altrove piuttosto che
concentrarsi sui problemi della società. Questo film fa appello
a un cambiamento in Francia. Esorta i francesi a lasciarsi alle
spalle le vecchie tradizioni, a guardare i concittadini che non
vogliono vedere e ad accettarli finalmente come parte della
società. Où est la guerre è un film preveggente: anche se termina
con l’attacco a “Charlie Hebdo”, non è uno sguardo a ritroso
su quegli eventi. Avevo già iniziato a girare nel maggio del 2012,
tre anni prima degli attentati che hanno sorpreso la Francia
e il mondo intero. Questa è la prima parte di una trilogia, che
proseguirà con Attack, a cui sto già lavorando, e con Christelle,
che girerò nel 2017».
**
In May 2012, looking for war in France seems to be a crazy idea,
a science fiction. But after the attack on “Charlie Hebdo” newspaper
in January 7, 2015, it becomes a documentary.
“Below the Parisian facade of historic monuments, touristic
attractions, and romantic images, the ground is burning. [...] This
explosive situation is ignored by the majority of French, who prefer
looking elsewhere over looking into problems that tear apart French
society. This film calls for a change in France. It urges the French to
leave behind old traditions, to look at fellow-citizens they don’t want
to see, and to finally accept them as part of French society.
Où est la guerre is a prescient film. While it ends on the ‘Charlie
Hebdo’ attacks of January 2015, it wasn’t made ‘looking back’ to
events. I had already started shooting the film in May 2012, three
years before the attacks that surprised France and the world.
This is the first part of a trilogy. The second part Attack is in
progress and the third part Christelle will be shot in 2017.”
122
SOMMARIO
TFFDOC
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INTERNAZIONALE.DOC
Carmit Harash (Israel) graduated from
the Sam Spiegel Film School in
Jerusalem and worked as a film editor
for television. In 2000 she left her
country and moved to France, where
she currently lives. Film de guerre
(2007), Demain (2010) and Trêve form
a trilogy about the connection between
Israelis and war. The three films were
presented at the Torino Film Festival.
filmografia/filmography
Le cercle de l’exil (mm, doc., 2003),
Jeudi, batailles perdues (cm, 2006),
Film de guerre (mm, doc., 2007),
Demain (mm, doc., 2010), Trêve
(doc., 2013), Où est la guerre (doc.,
2015).
TFFDOC
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INTERNAZIONALE.DOC
pierre michelon
UN PETIT MORCEAU DE BOIS
Francia/France, 2015, HD, 41’, col.
A SMALL PIECE
OF WOOD
regia/director
Pierre Michelon
soggetto/story
dall’«antibiografia»/
from the “anti-biography”
Antimémoires di/by
André Malraux
montaggio/film editing
Pierre Michelon,
Olivier Marbœuf
interpreti/cast
Jean Mariema, David
Legrand (voice over di
Malraux/Malraux’s voice
over), Allan Eraste
produttore/producer
Olivier Marbœuf
**
contatti/contacts
Lou Jomaron
In una notte del 2013, a Caienna, nella Guyana francese, un
corteo di studenti manifesta per le vie della città a favore della
riforma universitaria. Le parole del giovane Alan, che chiede
giustizia e rispetto, sembrano rispondere a quelle di un anziano
che ricorda il passato. Ex insegnante e sindacalista, Jean
Mariema, vede in questa nuova rivolta il fantasma delle lotte
passate, quando si oppose ad André Malraux, giunto a Caienna
per pronunciare un discorso nel 1958. Le voci della Storia e del
presente si intrecciano e i corpi in lotta si uniscono intorno
a una poesia o intorno a un piccolo pezzo di legno.
[email protected]
www.spectre-productions.com
«Un petit morceau de bois è la prima pietra di una impalcatura
teorica che vuole rivisitare la storia della Francia e la sua
complessa relazione con le vecchie colonie e i territori
d’oltremare. Un cinema che mescola lo stile dell’inchiesta
rigorosa con l’arte del montaggio e della favola, dal quale
emerge un senso nascosto, un mondo dove il balbettio della
storia appare improvvisamente senza violenza».
(Olivier Marbœuf, produttore)
**
2013. During a night in Cayenne, a cortege of striking students ride
through the city, giving a call to demonstrate for a fully functioning
university in Guiana. The words of the youth Alan, who asks for
justice and respect, seem to answer those of an old man who
remembers. A former teacher and unionist, Jean Mariema, sees
in this new combat the specter of past struggles: those which set
him in opposition to André Malraux, come to pronounce a speech
in Cayenne in 1958. The voices of history and the present intertwine
and soon fighting bodies unite, around a poem, around a small
piece of wood.
“Un petit morceau de bois is the first piece of a theoretical
framework set to revisit the history of France and its complex
relationship with its ancient colonies and overseas territories.
A style of filmmaking that combines rigorous investigations with
the art of editing and storytelling, creating a world where suddenly
the story’s stutter no longer seems violent.”
(Olivier Marbœuf, producer)
123
SOMMARIO
TFFDOC
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INTERNAZIONALE.DOC
Pierre Michelon (Nantes, Francia,
1984) ha studiato presso l’École
supérieure nationale d’art di Nizza
e all’École supérieure des beaux-arts
di Nantes. I suoi lavori sono stati
presentati in diverse gallerie e spazi
espositivi, tra cui l’Istituto Goethe
di Hanoi, il Museo d’arte
contemporanea di Villa Croce di
Genova, la Friche Belle de mai di
Marsiglia e il Restaurant municipal
Pierre Landais di Nantes. La sua
opera si concentra su una ricerca
storica che verte soprattutto sul
periodo coloniale e si articola in
diverse forme d’arte, tra video,
installazioni e performance. Membro
della Fabrique Phantom, è inoltre
dottorando in scienze della creazione
artistica presso la facoltà di Scienze
e lettere dell’École nationale
supérieure des beaux-arts di Parigi.
Pierre Michelon (Nantes, France,
1984) studied fine arts at the École
supérieure nationale d’art in Nice and
at the École supérieure des beaux-arts
in Nantes. His work has been featured
in several art galleries and exhibitions,
including the Goethe Institut in Hanoi,
the Museo d’arte contemporanea di
Villa Croce in Genoa, the Friche Belle
de mai in Marseille, and the
Restaurant municipal Pierre Landais in
Nantes. His work focuses on historical
investigations of the colonial period
and takes shape through different forms
of art, from video, to installations, and
performance art. He is member of the
Fabrique Phantom and is currently
enrolled in a postgraduate art program
at the École nationale supérieure des
beaux-arts in Paris.
filmografia/filmography
Nous célébrons aussi (mm, video,
2009-2012), Un terrain pour l’histoire
(cm, 2010-2012), Pour l’instant,
l’univers n’est qu’un projet (mm,
2010), Bokor (cm, 2012), Risacca non
erra (mm, 2012), Un petit morceau
de bois (mm, doc., 2015).
TFFDOC
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INTERNAZIONALE.DOC
joaquim pinto, nuno leonel
RABO DE PEIXE
Portogallo/Portugal, 2015, HD, 103’, col.
FISH TAIL
regia, montaggio,
suono/directors,
film editing,
sound
Joaquim Pinto,
Nuno Leonel
produzione/production
Presente Lda
**
contatti/contacts
Presente
[email protected]
www.presente.pt
Nuno Leonel (Lisbona, Portogallo),
attivo nel cinema fin dai sedici anni,
dal 1996 ha stretto un sodalizio
artistico con Joaquim Pinto.
La pesca industriale sta impoverendo su scala mondiale gli
oceani. A Rabo de Peixe, un piccolo villaggio delle Azzorre, la
pesca tradizionale, a lungo la principale attività economica, vive
un momento di difficoltà. Il giovane capitano di peschereccio
Pedro non trova una via d’uscita alla crisi, ma ogni giorno
deve comunque affrontare i pericoli del mare. Girato fra il 1999
e il 2001, il film segue Pedro e il suo equipaggio nel corso di
un anno, testimoniando la loro determinazione nel restare liberi
e indipendenti.
«All’epoca delle riprese avevamo ottenuto il sostegno della tv
pubblica e di varie associazioni di pesca che volevano mantenere
viva la memoria di mestieri artigianali in via di sparizione. Ma il
nostro punto di vista non fu ben accolto: diverse scene furono
tagliate e si produsse una versione di 55 minuti, trasmessa una
sola volta dalla tv portoghese. Quattordici anni dopo, le tecniche
industriali hanno rimpiazzato quelle tradizionali e il piccolo porto
di pesca di Rabo de Peixe è stato distrutto, sostituito da una
gigantesca struttura per accogliere le navi da pesca industriali,
costruita con fondi europei».
**
On a global scale, industrial fishing practices are depleting the
oceans. Rabo de Peixe, a small town in the Azores, always relied
financially on traditional fishing, but they are going though hard
times lately. Pedro, the young captain of the fishing boat, can’t seems
to find a way out of the crisis, but every day he still faces the perils of
the open sea. The film was shot in 1999-2001, following a year in the
lives of Pedro and his crew, showing their determination to remain
free and independent.
“We had the support of public tv when we were shooting, and the
collaboration of several fishing associations that wanted to keep
alive the memory of traditional jobs that are going extinct. But our
perspective wasn’t well received: they cut many scenes from the film
and produced a 55 minute version, which was only aired once on
Portuguese tv. Fourteen years later, industrial fishing practices have
replaced traditional ones. The little fishing harbor of Rabo de Peixe
has been destroyed and replaced by a massive structure to
accommodate industrial fishing vessels, paid for by European funds.”
124
SOMMARIO
Joaquim Pinto (Porto, Portogallo,
1957), diplomatosi ingegnere del
suono, dal 1979 al 1987 ha lavorato
con cineasti come de Oliveira, Tanner
e Monteiro. Nel 1987 ha esordito
con Uma Pedra no Bolso, seguito
da Onde Bate o Sol (1989), entrambi
selezionati a Berlino. Nel 1992 Das
Tripas Coração ha partecipato in
concorso a Locarno ed è stato poi
presentato nel 1999 nel corso della
retrospettiva sul cinema portoghese
del Torino Film Festival. Al Festival
ha inoltre portato nel 2013 E Agora?
Lembra-me. Con Nuno Leonel ha
diretto diversi documentari
e fondato una casa editrice.
TFFDOC
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INTERNAZIONALE.DOC
Joaquim Pinto (Porto, Portugal, 1957)
studied sound engineering and from
1979 to 1987 worked with filmmakers
like de Oliveira, Tanner, and Monteiro.
In 1987 he directed his first film, Uma
Pedra no Bolso, followed by Onde
Bate o Sol (1989), both of which were
selected at the Berlinale. Das Tripas
Coração was in the competition section
at the Locarno Festival in 1992.
His films were also part of the 1999
retrospective on Portuguese cinema
from the 17 Torino Film Festival,
where he presented also in 2013
E Agora? Lembra-me. Aside from
making documentaries, he also started
with Nuno Leonel a publishing
company.
TH
Nuno Leonel (Lisbon, Portugal)
has been working in cinema since
he was sixteen and has been
collaborating artistically with
Joaquim Pinto since 1996.
filmografia essenziale/
essential filmography
Joaquim Pinto, Nuno Leonel:
Surfavela (mm, doc., 1996), Entrevista
com (interview with) Yvonne Bezerra
de Mello (mm, doc., 1998), Com
Cuspe e com Jeito Se Bota no Cu do
Sujeito (cm, doc., 1998), Rabo de
Peixe (mm, doc., 2003), Segurança
Maritima Passado, Presente e Futuro
(cm, doc., 2006), Sol Menor (cm,
2007), Porca Miséria (cm, anim.,
2007), E Agora? Lembra-me (doc.,
2013), O Novo Testamento de Jesus
Cristo Segundo Joao (doc., 2013),
Fim de Citacao (doc., 2013), Rabo
de Peixe (doc., 2015).
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INTERNAZIONALE.DOC
kamal aljafari
RECOLLECTION
Germania-Palestina/Germany-Palestine,
2015, 16mm-35mm, 70’, bn/bw-col.
RECOLLECTION
regia, fotografia,
produttore/director,
cinematography, producer
Kamal Aljafari
montaggio/film editing
Kamal Aljafari,
Daniel Franke
suono/sound
Jacob Kirkegaard,
Gilles Benardeau
**
contatti/contacts
[email protected]
www.kamalaljafari.com
La città di Giaffa, in Palestina, vista attraverso i film israeliani
e americane che l’hanno immortalata tra gli anni Sessanta
e Novanta. Rimossi grazie al montaggio tutti i protagonisti delle
riprese originali, il regista palestinese Kamal Aljafari cerca tra le
comparse e i passanti la storia di un luogo che non esiste più,
ma dal quale egli stesso proviene.
«Ho passato parecchi anni a collezionare film di finzione
israeliani e americani girati a Giaffa, gran parte dei quali
appartenenti al cosiddetto filone dei “Burekas Films”, incentrati
sul rapporto impossibile tra ashkenazi e mizrahi, cioè tra ebrei
occidentali ed ebrei orientali, nei primi anni di vita di Israele.
Nella maggior parte dei casi, Giaffa è il set più utilizzato per
quel tipo di produzioni che, ironia del destino, sono le uniche
a mostrare la città prima della distruzione. Al tempo stesso,
però, ne sono anche state in qualche modo le artefici, dal
momento che, film dopo film, quei grandi successi hanno
contribuito a plasmare l’immaginario, non solo israeliano,
ma anche americano».
**
The town of Jaffa, Palestine, from the 1960s to the 1990s, captured
on film in Israeli and American features. All the protagonists are
edited out of the original footage; in the images of the extras and the
people passing by, the Palestinian filmmaker Kamal Aljafari looks for
the history of a place that no longer exists, but from which he came
from.
“I spent many years collecting the Israeli and American fiction films
shot in Jaffa, most of them the so-called Israeli ‘Burekas Films’ on
the impossible Ashkenazi/Mizrahi (Western/Oriental) relationship in
Israel’s first decades. Jaffa is overwhelmingly the most present set for
these. They are, ironically, the only films to document the city before
its destruction – even while they were the actors of its destruction,
film after film, box-office hits molding not only the Israeli, but also
the US imaginary.”
125
SOMMARIO
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INTERNAZIONALE.DOC
Kamal Aljafari (Ramallah, Palestina,
1972) si è laureato all’Accademia
di arti visive di Colonia e vive tra la
Germania e la Palestina. Il suo primo
cortometraggio, Visit Iraq (2003),
ha ricevuto diversi riconoscimenti,
tra cui il premio del Sundance
Documentary Fund e una nomination
come miglior cortometraggio tedesco
dell’anno. Il suo primo
lungometraggio, The Roof (2006),
è stato premiato all’Images Festival
di Toronto e al Fid di Marsiglia,
mentre nel 2010 ha partecipato al
Torino Film Festival con Port of
Memory (2009). Negli ultimi anni
ha insegnato cinema presso la New
School di New York dal 2011 al 2013
è stato responsabile del dipartimento
di regia presso la Deutche und
Fernsehakademie di Berlino.
Kamal Aljafari (Ramallah, Palestine,
1972) graduated from the Academy of
Media Arts in Cologne, and currently
lives between Germany and Palestine.
His first short film Visit Iraq (2003)
received several awards, including the
Sundance Documentary Fund Award
and a nomination for Best German
Short of the Year. His first feature film,
The Roof (2006), won awards at the
Images Festival in Toronto and at the
FIDMarseille, and in 2010 he
participated to the Torino Film Festival,
presenting the documentary Port of
Memory (2009). He has been teaching
film studies at the New York New
School in recent years, and he was
head of the filmmaking department
at the Deutche und Fernsehakademie
in Berlin from 2011 to 2013.
filmografia/filmography
Visit Iraq (cm, doc., 2003), Alsateh (The Roof, doc., 2006), Minaa
elzakira (Port of Memory, doc., 2009),
Recollection (doc., 2015).
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INTERNAZIONALE.DOC
kristina paustian
ZAPLYV
Germania-Ungheria-Russia/
Germany-Hungary-Russia, 2015, HD, 77’, col.
SWIMMERS
regia, fotografia,
montaggio,
produttore/director,
cinematography,
film editing,
producer
Kristina Paustian
musica/music
Artem Bezukladnikov
suono/sound
Christian Obermaier,
Kristina Kainer,
Jochen Jezussek
interpreti/cast
Boris E. Zolotov,
Ekaterina Vasilenko
produzione/production
Universität der Künste,
Berlin
**
contatti/contacts
Kristina Paustian
www.kristinapaustian.com
[email protected]
Alcune case fatiscenti in un luogo abbandonato nel Sud della
Russia, sulle rive del Mar Nero. È qui che vive Boris Zolotov, noto
e controverso fisico sovietico. A metà degli anni Ottanta, Zolotov
ha lasciato il suo istituto di ricerca per seguire le proprie
convinzioni, oggi rappresentate da nuotate rituali, conferenze
simili a mantra e spettacoli teatrali notturni. Attorno a lui si è
raccolto un gruppo di persone, tra cui Ekaterina, condotta in quel
pezzetto di Russia da domande rimaste altrove senza risposta.
«Il film racconta la vita di un ex scienziato, Zolotov, che condivide
il suo credo con alcune persone. Per me questo gruppo è una
ramificazione naturale, o forse la continuazione di un bisogno
molto radicato nel mio Paese. La Russia crede molto nell’altruismo,
ma al tempo stesso ha l’attitudine a mettersi nelle mani di una
persona autoritaria e a seguirla nel suo percorso politico: un
aspetto che fa parte di una mentalità condivisa e che può essere
ricondotto alla sua storia. Nel film cerco di avvicinarmi a tale
fenomeno per comprendere meglio la Russia di oggi».
**
Run-down houses in an abandoned settlement in the southern corner
of Russia, by the Black Sea. A well-known and controversial Soviet
physicist, Boris Zolotov lives here. In the mid-1980s, Zolotov decided
to leave his research institution to follow his own beliefs. Today these
take the form of swimming rituals, mantra-like lectures and night-time
theater performances. A group of people have collected around him.
Like many in the group, the young Ekaterina was led here by the
many questions which remained unanswered elsewhere.
“The film shows the life of a former scientist, Boris Zolotov, who shares
his believes with a group of people. For me, this particular group is a
natural branching off or perhaps a continuation of a deeply-rooted
Russian need. Indeed, it can be said that Russia has a strong
relationship to altruistic beliefs, as well as that the feeling of putting
trust in an authoritarian person and following him corresponds to a
certain Russian mentality, which could be traced back to the Russian
history. With Swimmers I aim to get a bit closer to this phenomena in
order to understand the contemporary situation in Russia a bit better.”
126
SOMMARIO
TFFDOC
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INTERNAZIONALE.DOC
Kristina Paustian (Omsk, Russia,
1985) ha studiato comunicazione in
contesto economico e sociale e belle
arti e media presso la Universität der
Künste di Berlino. Ha poi lavorato
come direttrice della fotografia e
montatrice per video e installazioni
d’arte. Dal 2012 i suoi lavori di
videoarte sono stati accolti in festival
e spazi espositivi internazionali, tra
cui l’European Media Art Festival di
Osnabrück, il Vkunst di Francoforte,
l’Instant Video Festival di Marsiglia
e il Goethe Institut di Berlino.
Una delle sue opere è esposta
nella collezione pubblica del Neuer
Berliner Kunstverein. Swimmers
è il suo primo lungometraggio
documentario.
Kristina Paustian (Omsk, Russia,
1985) studied communication in social
and economic context and fine arts
and media at the University of the
Arts in Berlin. She was working as
cinematographer and editor for video
and installation artists. Since 2012
her video art is part of the international
film and video festivals and exhibitions,
like European Media Art Festival
Osnabrück, VKUNST Frankfurt,
Instant Video Festival Marseille
and Goethe Institut Berlin. One of
her works can be seen in the public
collection of Neuer Berliner
Kunstverein. Swimmers is her
first documentary feature film.
filmografia/filmography
Zaplyv (Swimmers, doc., 2015).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
matteo bellizzi
A SUD DI PAVESE
Italia/Italy, 2015, HD, 56’, col.
SOUTH OF
PAVESE
regia, montaggio/
director, film editing
Matteo Bellizzi
fotografia/cinematography
Andrea Vaccari
musica/music
Andrea Gattico,
Luca Biggio
suono/sound
Massimiliano Trevisan
interpreti/cast
Giovanna Rivetti, Vesna Dimitrova, Maria Marullo, Domenico Maressa,
Candida Camopreco,
Carmela Palermiti
produttori/producers
Elena Filippini,
Stefano Tealdi,
Edoardo Fracchia
produzione/production
Stefilm
**
contatti/contacts
Matteo Bellizzi
[email protected]
Un viaggio intimo alla ricerca dei fili che continuano a legare
l’universo di Cesare Pavese al tempo presente. I luoghi simbolo
di un immaginario poetico, dalle colline del Piemonte al mare
calabrese del «confino», tra comunità macedoni che ripopolano
le vigne e storie di chi resiste in territori difficili anche in nome
della letteratura.
«A Sud di Pavese prende le mosse da un ritorno, dopo più di dieci
anni, nei luoghi in cui ho girato il mio primo documentario breve,
Filari di vite: anche allora volevo cercare Pavese nel presente, tra
gli ultimi contadini delle Langhe che sembravano usciti dalle
pagine dei suoi romanzi. Quello fu l’incontro con il “mito” di
cui parlava Pavese […] e segnò profondamente il mio sguardo.
Tornare vuol dire percepire il tramonto di un mondo, vuol dire
attraversare gli stessi riferimenti letterari per andare oltre e vedere
cosa rimane. Pavese è diventato così la lente da utilizzare per
rileggere la realtà, per cercare storie laddove lui ha trovato le sue,
come se i luoghi fossero sorgenti ancora vive».
**
An intimate journey in search of the threads that keep tying Cesare
Pavese’s universe to today’s. The iconic places of the poetic imagery,
from Piemonte’s hills to his “exile” by Calabria’s sea, among
Macedonian communities repopulating the vineyards, and the stories
of those who endure in difficult lands even for the sake of literature.
“The idea for A Sud di Pavese came from my return, ten years later,
to the places where I shot my first short documentary Filari di vite.
Even then I was looking for Pavese in the present, searching among
the last farmers in the Langhe, those who seem to have come from
the pages of one of his novels. That was my encounter with the
‘myth’ that Pavese wrote about […] and it deeply influenced the way
I look at things. Returning somewhere means perceiving the end of
a world; it means going through the same literary references in order
to go beyond and see what’s left. And so Pavese became the lens to
reframe reality, to find stories where he found his, as if those places
were still active springs.”
127
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
Matteo Bellizzi (Vercelli, 1976)
ha studiato presso la scuola per
documentaristi I Cammelli ed
esordito nel 2000 con il
cortometraggio Filari di vite,
presentato al Torino Film Festival.
Quindi ha realizzato il documentario
Sorriso amaro (2003), selezionato alla
Mostra di Venezia, al MoMA di New
York e trasmesso da Raitre. Ha
diretto e supervisionato il progetto
Piemonte Stories - Storie del Piemonte
(2005), dodici corti documentari
presentati durante le Olimpiadi
invernali di Torino, e nel 2006 ha
realizzato Mentre stai dormendo,
reportage di un viaggio in Nepal al
seguito dell’associazione umanitaria
12 Dicembre. Nel 2011 ha diretto il
documentario Valledora e fondato la
casa di produzione Doc in Progress.
Nel 2012 ha poi collaborato alla serie
per il web Radioferrante, realizzata
all’interno di un carcere minorile.
Matteo Bellizzi (Vercelli, Italy, 1976)
studied at the documentary filmmaking
school I Cammelli and debuted with
the short Filari di vite in 2000, which
he presented at the Torino Film
Festival. He then made the
documentary Sorriso amaro (2003),
which was selected at the Venice Film
Festival, at the MoMA in New York,
and was aired by Raitre. He directed
and supervised the project Piemonte
Stories - Storie del Piemonte (2005),
twelve shorts that were featured during
Turin’s Winter Olympics. In 2006 he
made Mentre stai dormendo, a
coverage of his trip to Nepal following
the humanitarian organization 12
Dicembre. He directed the
documentary Valledora in 2011 and
started the production company Doc
in Progress. In 2012 he also worked on
the web-series Radioferrante, which
was made in a juvenile detention
center.
filmografia/filmography
Filari di vite (cm, doc., 2000), Sorriso
amaro (doc., 2003), Piemonte Stories Storie del Piemonte (serie/series,
2005), Mentre stai dormendo (doc.,
2006), Valledora (doc., 2011), A Sud
di Pavese (mm, doc., 2015).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
marco santarelli
DUSTUR
Italia/Italy, 2015, HD, 74’, col.
COSTITUZIONE
regia, fotografia,
montaggio/director,
cinematography,
film editing
Marco Santarelli
produttore/producer
Rino Sciarretta
produzione/production
Zivago Media,
Ottofilmaker,
Cinecittà Luce
distribuzione/distribution
Cinecittà Luce
**
contatti/contacts
Zivago Media
[email protected]
Nella biblioteca del carcere di Bologna, un gruppo di detenuti
musulmani partecipa a un corso sulla Costituzione italiana
organizzato da insegnanti e volontari. Un giovane arabo in attesa
del fine pena è alle prese con gli «inverni e le primavere» della
libertà e un futuro tutto da scrivere. Un viaggio dentro e fuori il
carcere, per raccontare l’illusione e la speranza di chi ha sognato
e continua a sognare un «mondo più giusto».
«È nel 2011, durante le riprese del mio precedente documentario
sul carcere (Milleunanotte), che ho conosciuto Ignazio e Samad,
il volontario religioso e il giovane ex detenuto. Il monaco cristiano
e il musulmano: due mondi solo apparentemente distanti.
Ed è grazie alle loro storie e alla loro passione per un “mondo
migliore” che nasce Dustur. Un viaggio dentro e fuori il carcere,
dentro e fuori i confini della libertà. Un dentro e un fuori che
solo alla fine si toccheranno. Un viaggio che comincia dietro
le sbarre di una biblioteca, per concludersi sull’Appennino,
in uno dei luoghi simbolo della Resistenza».
**
In the library at the prison in Bologna, a group of Muslim inmates
is taking part in a course about the Italian constitution that has been
organized by teachers and volunteers. A young Arab almost at the
end of his prison sentence is grappling with the “winters and springs”
of freedom and a future waiting to be written. A journey inside and
outside the prison, to show the illusion and hope of someone who
has dreamt, and continues to dream, of a “fairer world.”
“It was 2011, I was shooting my previous documentary about prisons
(Milleunanotte) and that’s when I met Ignazio and Samad, the
religious volunteer and the young former inmate. The Christian
monk and the Muslim: two worlds which are only apparently distant.
And it is thanks to their stories and their passion for a ‘better world’
that Dustur was born. A journey inside and outside the prison, inside
and outside the confines of liberty. An inside and outside that will
only touch at the end. A journey that begins behind the prison bars
of a library and ends on the Apennines, in one of the places that
is a symbol of the Italian Resistance.”
128
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
Marco Santarelli (Roma),
documentarista indipendente
e regista televisivo per Rai e Sky,
nel 2008 e nel 2009 ha girato i
documentari Superluoghi. Viaggio
in Italia e Storie di housing sociale.
Viaggio in Europa. Nel 2009 ha
presentato al Torino Film Festival
Interporto, secondo film della trilogia
dedicata al mondo dei trasporti
inaugurata da GenovaTripoli (2009).
Con Scuolamedia (2010) ha vinto
il premio Ucca al Torino Film
Festival, dove ha ricevuto la
menzione speciale per il
cortometraggio fantascientifico
Un mondo meglio che niente.
Il suo documentario Lettera
al Presidente (2013), distribuito da
Cinecittà-Luce, è stato poi presentato
in concorso al Festival internazionale
del film di Roma e al Festival di
Rotterdam, ottenendo nel 2014
la menzione speciale ai Nastri
d’argento.
Marco Santarelli (Rome, Italy),
independent documentary filmmaker
and TV director for Rai and Sky, shot
the documentaries Superluoghi.
Viaggio in Italia and Storie di housing
sociale. Viaggio in Europa in 2008
and 2009. In 2009, he presented
Interporto at the Torino Film Festival;
this is the second film of a trilogy
dedicated to the world of transportation
which began with the movie
GenovaTripoli (2009). His film
Scuolamedia (2010) won the UCCA
Prize at the Torino Film Festival,
where, two years later, he received
a Special Mention for his Sci-Fi Short
Un mondo meglio che niente.
His documentary, Lettera al
Presidente (2013), distributed by
Cinecittà-Luce, was presented in
competition at the Rome Film Festival
and at the Rotterdam Film Festival,
and in 2014 it received a Special
Mention at the Nastri d’argento.
filmografia/filmography
Superluoghi. Viaggio in Italia (doc.,
2008), Storie di housing sociale.
Viaggio in Europa (doc., 2009),
GenovaTripoli (doc., 2009), Interporto
(doc., 2009), Scuolamedia (doc.,
2010), Milleunanotte (doc., 2012),
Un mondo meglio che niente (cm,
2012), Lettera al Presidente (doc.,
2013), Dustur (doc., 2015).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
maria tilli
LA GENTE RESTA
PREMIO CIPPUTI
Italia/Italy, 2015, HD, 62’, col.
LA GENTE
RESTA
regia/director
Maria Tilli
soggetto/story
Laura Grimaldi,
Maria Tilli, Lea Dicursi
sceneggiatura/screenplay
Laura Grimaldi
fotografia/cinematography
Juri Fantigrossi
montaggio/film editing
Giuseppe Giudice,
Ambrogio Nieddu
musica/music
Geremia Vinattieri
suono/sound
Fabio Fortunati
interpreti/cast
Giuseppe Resta,
Tonino Resta,
Cosimo Resta,
Iris Resta,
Kekko Resta
produzione/production
Fabrica
coproduzione/coproduction
Rai Cinema
**
contatti/contacts
Fabrica SPA
Lisa Martelli
[email protected]
www.fabrica.it
Tamburi, cioè il quartiere più inquinato d’Italia. Quello dove
sorge l’Ilva di Taranto e dove da sempre vivono Cosimo, Tonino
e Giuseppe, i tre fratelli Resta. Tre vite divise tra il mare
e il lavoro in fabbrica, tra la paura per la salute messa a rischio
dall’inquinamento e la voglia di restare lì, dove sono nati.
«Ricordo la prima trasferta a Taranto. Di notte, dal buio,
emergevano le luci gigantesche dell’Ilva […]. Ma più ancora
di quel mastodontico animale d’acciaio, era presente il suo
respiro: un odore acido, agrodolce che si appiccicava alla mia
gola vergine. Per anni una polvere ha consumato e reso a loro
volta polvere persone, case, terre, ulivi, frutti. Ma sotto tutta
questa usura brillava qualcosa negli occhi dei Resta. Una forma
di resistenza antropologica che affonda le radici in un passato
per nulla recente, quasi atavico. A loro la storia ha lasciato il
compito di ricominciare con l’unica cosa che rimane dopo
sessant’anni di distruzione: il senso della comunità, una
comunità quasi tribale, inossidata, sana».
**
Tamburi, the most polluted district in Italy, where Taranto’s ILVA
has been created and where Cosimo, Tonino and Giuseppe, Resta
brothers, have always lived. Lives torn between seaside and factory
work, between fear for health and endless love for the land where
they were born.
“I remember the first trip to Taranto. It was night. The enormous
lights from ILVA shone in the darkness […]. But what was even more
striking of the massive steel monster was its breath: that rancid,
sweet-and-sour smell that got stuck in my virgin throat. The dust
has been eroding for years the houses, the people, the lands, the
olive groves, the fruit trees, turning everything into dust. But
underneath it all, there is still a spark in the eyes of the Resta family.
A form of anthropologic resistance that sinks its roots deep into an
almost ancestral past. After sixty years of destruction, history assigned
them the role of starting over with the only thing left: the sense of
community, an almost tribal community, non-corrodible, healthy.”
129
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
Maria Tilli (Lanciano, Chieti, 1987)
si è laureata in lettere presso
l’Università La Sapienza di Roma
e nel 2011 ha esordito nel
cortometraggio con Senza aggiunta
di conservanti, grazie al quale è stata
selezionata dal Centro sperimentale
di cinematografia di Roma. Nel 2013
ha diretto il mediometraggio The
Work e con la produzione della
Fondazione Centro sperimentale
di cinematografia ha realizzato tra
il 2012 e il 2013 altri tre corti:
La campagna tace, Senza guscio
e Tutte le cose sono piene di lei.
Dal 2013 ha lavorato come filmmaker
per la casa di produzione Stand By
Me e nel programma di Mtv 16 anni
e incinta. Nel 2015, con altri studenti
del Centro sperimentale, ha girato
il documentario Al centro del cinema,
presentato all’ultima Mostra di
Venezia.
Maria Tilli (Lanciano, Chieti, Italy,
1987), after receiving a degree in
literature from the Università La
Sapienza in Rome, made her first short
Senza aggiunta di conservanti in
2011, which got her into Rome’s
Centro sperimentale di cinematografia.
In 2013 she directed her first short
feature The Work, followed by the
three shorts La campagna tace, Senza
guscio, and Tutte le cose sono piene
di lei, produced in 2012-2013 by the
Fondazione Centro sperimentale di
cinematografia. In 2013 she started
working as a filmmaker for the
production company Stand By Me
and for the Italian production of MTV’s
show 16 anni e incinta. She shot the
documentary Al centro del cinema
(2015) with a group of students from
the Centro sperimentale and presented
at Venice Film Festival.
filmografia/filmography
Senza aggiunta di conservanti (cm,
doc., 2011), La campagna tace (cm,
doc., 2012), The Work (mm, doc.,
2013), Senza guscio (cm, doc., 2013),
Tutte le cose sono piene di lei (cm,
doc., 2014), Al centro del cinema
(coregia/codirectors Gianadrea
Caruso, Chiara Dainese, Davide
Minotti, Bernardo Pellegrini, doc.,
2015), La gente resta (doc., 2015).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
nicola grignani, valeria testagrossa, andrea zambelli
IRRAWADDY MON AMOUR
Italia/Italy, 2015, HD, 58’, col.
IRRAWADDY
MON AMOUR
regia/directors
Nicola Grignani,
Valeria Testagrossa,
Andrea Zambelli
fotografia/cinematography
Andrea Zambelli,
Valeria Testagrossa
montaggio/film editing
Luca Gasparini
musica/music
Giulio Ciccia,
Marco Offredi
suono/sound
Nicola Grignani,
Salvatore Tagliavia
produttore/producer
Enrico Pacciani
produzione/production
Alkermes
**
contatti/contacts
Alkermes
[email protected]
www.alkermesfilms.com
www.irrawaddymonamour.com
Soe Ko e Saing Ko decidono di sposarsi, sostenuti dall’attivista
Myo Nyunt. Si tratta della prima unione gay in Birmania: una
scelta coraggiosa per affermare il diritto di amare in un Paese
dove la libertà è ancora una chimera.
«Come in ogni lotta, la dimensione collettiva nasce dal bisogno
personale di qualcuno. Abbiamo sentito vicina a noi la scelta
di Myo Nyunt, Soe Ko e Saing Ko di affermare se stessi, i propri
sogni, e combattere per un futuro migliore in un contesto
avverso. Ci è sembrato un grido di libertà in un Paese governato
da oltre mezzo secolo da una élite militare. […] Volevamo
raccontare questa storia con uno stile poetico e a tratti sospeso,
convinti si trattasse del modo più appropriato per raccontare
la delicatezza di questo amore. Usiamo la camera a mano per
seguire i protagonisti, perché crediamo sia la modalità migliore
per cogliere la repressione che aleggia e che si insinua nelle
menti delle persone, pur rimanendo invisibile: una minaccia
quasi impalpabile, ma non per questo meno angosciosa».
**
Soe Ko and Saing Ko decide to get married, supported by the activist
Myo Nyunt. That’s the first gay marriage in Burma. This is a
courageous decision to affirm the right to love in a country where
freedom is still a chimera.
“Like every struggle, the collective dimension springs from someone’s
personal need. We felt close to Myo Nyunt, Soe Ko and Saing Ko’s
choice to affirm themselves, their dreams, and to fight for a better
future in a difficult context. To us, it was like a shout of freedom in
a country which has been governed by military elite for over fifty
years. […] We wanted to recount this story with a poetic and
sometimes suspended style, convinced that it was the best style for
recounting the delicacy of this love. We used hand-held cameras to
follow the protagonists because we believe it’s the best way to capture
the repression that hovers and insinuates itself in the minds of people,
even though it remains invisible. It’s an almost imperceptible, but
nonetheless less distressing, threat.”
130
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
Nicola Grignani nel 2002 ha fondato
con Alberto Mussolini e Luca Scaffidi il
collettivo Teleimmagini. Ha poi diretto
con Filippo Ticozzi, per Marcopolo,
la serie di documentari Il paese sottile
(2007). Valeria Testagrossa ha studiato
giornalismo alla Westminster
University di Londra e lavorato per
«The Guardian». Andrea Zambelli
ha partecipato nel 2008 e 2009 ai
festival di Torino e Toronto con Di
madre in figlia. Ha collaborato con
Davide Ferrario per Dopo mezzanotte
(2003) e La strada di Levi (2005).
Insieme con Alberto Mussolini
e Luca Scaffidi, hanno diretto Striplife,
vincitore nel 2013 del premio speciale
della giuria, dei premi Avanti!
e Gli occhiali di Gandhi a Torino.
Nicola Grignani founded the collective
Teleimmagini in 2002 with Alberto
Mussolini and Luca Scaffidi. He and
Filippo Ticozzi then directed, for
Marcopolo, the series of documentaries
Il paese sottile (2007). Valeria
Testagrossa studied journalism at
Westminster University in London and
worked for “The Guardian.” Andrea
Zambelli participated at the 2008 Torino
Film Festival and in 2009 at the Toronto
Film Festival with Di madre in figlia.
He collaborated with Davide Ferrario on
Dopo mezzanotte (2003) and La strada
di Levi (2005). Along with Mussolini and
Scaffidi, they directed Striplife, which
won the Jury Special Prize, the Avanti!
Award and the Gandhi Award at the
2013 Torino Film Festival.
filmografia/filmography
Nicola Grignani:
Il paese sottile (coregia/codirector
Filippo Ticozzi, doc., 2007), Historias
de Guatemala (doc., 2008), Un
pagamu, la tassa della paura
(coregia/codirectors Claudio Metallo,
Mico Meloni, doc., 2010).
Andrea Zambelli:
Farebbero tutti silenzio (cm, doc., 2001),
Deheishe Refugees Camp (cm, doc.,
2002), 052 (cm, 2002), Identità (mm,
doc., 2003), MisuraXmisura (mm, doc.,
2004), Nightshot (mm, videoclip,
2005), Mercancìa (cm, doc., 2006),
Di madre in figlia (doc., 2008), Rino La mia ascia di guerra (doc., 2015).
Grignani, Testagrossa, Zambelli:
Striplife (coregia/codirectors Alberto
Mussolini, Luca Scaffidi, doc., 2013).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
stefano galli
LAMERICA
Usa, 2015, 16mm, 43’, col.
Stefano Galli (Italia, 1980) ha
studiato cinema all’Università
di Torino e successivamente si
è trasferito a Copenaghen, dove
ha lavorato presso la casa di
produzione di Lars von Trier
Zentropa, proseguendo la sua
formazione alla scuola d’arte
e di fotografia Fatamorgana.
Lamerica segna il suo debutto
nella regia.
LAMERICA
regia, fotografia,
montaggio, suono,
produttore/
director,
cinematography,
film editing,
sound, producer
Stefano Galli
**
contatti/contacts
Stefano Galli
[email protected]
www.stefanogalli.com
Un viaggio visivo nel cuore degli Stati Uniti, insieme al regista
Stefano Galli che ha scelto una cinepresa 16mm come unica
compagna di viaggio. Dalla Florida alla California, passando per il
Texas, l’Ohio, il Minnesota e il Montana, attraverso una carrellata
di personaggi unici incontrati casualmente lungo la strada e
impressi sulla pellicola con i loro gesti e le loro espressioni.
«Durante la mia infanzia in Italia ero influenzato da qualsiasi
cosa fosse americana. Quando finalmente ho raggiunto gli
Stati Uniti, ho scoperto una varietà di paesaggi e una moltitudine
di personaggi mai incontrati nei film della mia giovinezza.
Nel tentativo di capire un ambiente per me nuovo, ho
organizzato un viaggio in solitaria. A motivarmi erano una
curiosità inarrestabile e l’impulso a documentare le mie
esperienze e gli incontri casuali, i panorami e i dettagli più
piccoli della vita quotidiana. Sarò riuscito a catturare lo humor,
la tristezza e lo sconforto che ho sperimentato nel bel mezzo
degli Stati Uniti?»
**
A visual narrative into the heart of the United States with the
filmmaker Stefano Galli. His only companion throughout the
journey: a 16mm camera. From Florida to California, passing
through Texas, Ohio, Minnesota, Montana, coming across a series
unique characters met by chance along the way and captured on
film with their expressions and mannerisms.
“As a child in Italy, I was influenced by everything American.
When I finally moved to the States, what I discovered was a varied
landscape and multitude of characters I hadn’t met in the films
and TV of my youth. In an effort to process my new environment,
I set out on a solo voyage across the US. I’m motivated by my restless
curiosity and an impulse to document my experiences and chance
encounters, landscapes and minute details of everyday life in America.
Have I captured the humor and the sadness and disappointment that
I encountered in middle America?”
131
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
Stefano Galli (Italy, 1980) studied
cinema at the University of Torino.
He then moved to Copenhagen, where
he worked with Lars Von Trier’s
production company Zentropa while
continuing his studies at the school of
art and photography Fatamorgana.
Lamerica marks his directorial debut.
filmografia/filmography
Lamerica (mm, doc., 2015).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
andrea zambelli
RINO - LA MIA ASCIA DI GUERRA
Italia/Italy, 2015, HD, 55’, bn/bw-col.
RINO - MY
HATCHET
regia/director
Andrea Zambelli
soggetto, sceneggiatura/
story, screenplay
Andrea Zambelli,
Chiara Cremaschi
fotografia/cinematography
Andrea Zambelli,
Andrea Zanoli
montaggio/film editing
Ilaria Fraioli
musica/music
Giulio Ciccia
suono/sound
Vito Martinelli
interpreti/cast
Rino Bonalumi,
Lina Ziliani
produzione/production
Metavisioni, Rossofuoco,
Lab80film
**
contatti/contacts
Rossofuoco
[email protected]
www.rossofuocofilm.it
Andrea da bambino aveva un eroe: Rino. Partigiano, comunista,
diverso da tutti, Rino è stato il suo mentore. Da anni pensava
di realizzare un film su di lui, ma oggi Rino non può raccontare
nulla: il morbo di Alzheimer gli ha cancellato i ricordi. L’eroe
di ieri oggi è un anziano da accudire: ma proprio per questo
il processo filmico si fa più complesso, profondo e sofferto.
«Rino è stato per me il nonno che non ho mai avuto. Insieme
abbiamo iniziato questo film vent’anni fa, senza rendercene
conto. Rino mi ha dato in mano la sua camera video8, e con
quella ho cominciato a filmarlo, nella convinzione che fosse
importante raccontare la sua storia. […] Quando due anni
fa Rino ha perso la memoria mi sono deciso a terminare il film,
recuperando tutto quello che avevamo girato insieme e
ricercando in casa sua le vhs e i Super8 girati da lui. In quel
materiale ho scoperto un Rino che non avevo mai conosciuto.
Non l’eroe partigiano, ma un uomo tranquillo, che amava la
natura e i cavalli, affascinato dal cinema. La prima persona
che ha intuito che un giorno avrei raccontato delle storie».
**
Andrea had a hero when he was a kid: Rino. He was a partisan,
a communist, and he was different from everyone else. Rino was his
mentor. For years, Andrea thought about making a movie about him,
but Rino can’t tell any more stories these days: Alzheimer’s disease
erased his memory. Yesterday’s hero is now an old man who needs to
be looked after. Which will make this film project even more complex,
profound, and painful.
“Rino was the grandfather I never had. We started this film together,
without realizing it, twenty years ago. Rino gave me his video8
camera and I started filming him with it, believing it was important
to tell his story. […] When Rino lost his memory two years ago,
I decided to finish the film, gathering everything we’d made together
and looking through his things for the VHS and the Super8 videos
he’d shot. What emerges isn’t the picture of the partisan hero, but
of a placid man who enjoyed nature, horses, and cinema. He was
the first person who sensed I would tell stories some day.”
132
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
Andrea Zambelli (Bergamo, 1975)
si è laureato nel 2001 al Dams di
Bologna con una tesi sui modelli
di produzione a basso costo nel
cinema indipendente. Ha cominciato
a realizzare cortometraggi nel 1999,
lavorando poi come assistente alla
regia in Dopo mezzanotte di Davide
Ferrario (2003), con il quale ha
collaborato anche per La strada di
Levi (2006). Con il documentario
Di madre in figlia (2008) ha
partecipato al Festival di Toronto,
mentre con Striplife (2013), girato
nella striscia di Gaza con il collettivo
Teleimmagini, ha vinto il premio
speciale della giuria al Torino Film
Festival, partecipando poi a numerosi
festival internazionali.
Andrea Zambelli (Bergamo, Italy,
1975) graduated from the DAMS in
Bologna with a thesis on low-budget
productions in independent cinema.
He started making shorts in 1999,
working then as assistant director to
Davide Ferrario in Dopo mezzanotte
(2003) and La strada di Levi (2006).
He participated at the Toronto
Film Festival with his documentary
Di madre in figlia (2008). The film
Striplife (2013), which he shot in
the Gaza Strip with the collective
Teleimmagini, won him the Special
Jury Award at the Torino Film Festival
and subsequently participated in many
international film festivals.
filmografia/filmography
Stati di Natura (cm, 1999), Farebbero
tutti silenzio (cm, doc., 2001),
Spaceman (videoclip, cm, 2001),
Deheishe Refugees Camp (cm, doc.,
2002), 052 (cm, 2002), Identità
(mm, doc., 2003), MisuraXmisura
(mm, doc., 2004), Nightshot (mm,
2005), Mercancìa (cm, doc., 2006),
Di madre in figlia (doc., 2008), Walls
and Borders (ep. Antica sostanza per
nuove forme, cm, 2009), Tekno Il respiro del mostro (doc., 2010),
Milongueros (mm, doc., 2011),
L’uomo che corre (mm, doc., 2012),
Striplife (coregia/codirectors Nicola
Grignani, Alberto Mussolini, Luca
Scaffidi, Valeria Testagrossa, doc.,
2013), Rino - La mia ascia di guerra
(mm, doc., 2015).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
alessio rigo de righi, matteo zoppis
IL SOLENGO
Italia/Italy, 2015, 16mm-HD, 70’, col.
THE LONELY
ONE
regia/directors
Alessio Rigo de Righi,
Matteo Zoppis
fotografia/cinematography
Simone D’Arcangelo
montaggio/film editing
Andres Pepe Estrada,
Alessio Rigo de Righi,
Matteo Zoppis
musica/music
Vittorio Giampietro
suono/sound
Marcos Molina Jaime,
Lorenzo Corvi
interpreti/cast
Bruno di Giovanni,
Ercole Colnago,
Giovanni Morichelli,
Ugo Farnetti, Orso Pietrini, Renato Sterpa,
Lanfranco Mazzaferri,
Eccelsio Cassanelli,
Enrico Pasquali
produttore/producer
Tommaso Bertani
produzione/production
Ring Film,
Coda Rossa Film
**
contatti/contacts
Ring Film
Tommaso Bertani
[email protected]
Gustavo Beck
[email protected]
In un rifugio di cacciatori, un gruppo di anziani del luogo rievoca
la vita di Mario «de’ Marcella», un uomo vissuto per più di
sessant’anni nel ritiro di una grotta di tufo. Non si sa bene cosa
abbia portato questo personaggio dai modi bruschi ed eccentrici
a condurre un’esistenza solitaria, forse un evento risalente
all’infanzia, qualcosa di misterioso e tragico. Chi lo incontrava
andando a caccia, lo chiamava semplicemente «il Solengo»,
come il maschio del cinghiale che vive isolato dal gruppo.
«Usando rimasugli di 16mm, abbiamo prodotto un piccolo
cortometraggio narrato da uno degli intervistati; e proprio
durante questa operazione ci siamo resi conto che l’importante
non era tanto la verità su Mario, quanto il mondo che lo
circondava e dunque, in qualche modo, gli intervistati stessi.
Quel gruppo di cacciatori nascondeva più autenticità di qualsiasi
confessione e ci ha fatto riflettere su come la verità non sia
l’unico né il principale ingrediente di una storia».
**
In a hunting cabin, a group of elderly local men recall the life of
Mario “de’ Marcella,” a man who for over sixty years lived a life of
seclusion in a tufa cave. It isn’t clear what led this curt and eccentric
man to lead such a solitary existence, perhaps something that had
happened in his childhood, something mysterious and tragic.
Whenever a hunter came upon the man, he would simply call him
“il Solengo,” like the male boar which lives isolated from the herd.
“By using scraps of 16mm film, we produced a small short narrated
by one of the people being interviewed; and during this operation we
realized that what was important wasn’t so much the truth about
Mario as his surrounding world and thus, somehow, the people we
interviewed. That group of hunters revealed more authenticity than
any confession and it made us reflect on the way truth is neither the
only nor the main ingredient of a story.”
Alessio Rigo de Righi (Jackson,
Mississippi, Usa, 1986) ha studiato
cinema e letteratura a New York e
Roma, per poi trasferirsi a Buenos
Aires e realizzare i cortometraggi La
gracia del mar (2010) e Marfil (2012).
Con il documentario Catedral, girato
a Madrid nel 2009 con Aliocha,
aveva ottenuto numerosi premi
internazionali.
Matteo Zoppis (Roma, 1986) ha
studiato giurisprudenza tra Roma e
Parigi e poi regia a New York. Negli
Stati Uniti ha cominciato a lavorare
come direttore della fotografia,
cameraman e montatore video. Ha
realizzato diversi cortometraggi, tra
cui All Tears Drop (2010) e My Wildest
Dark (2011). La collaborazione con
Alessio Rigo de Righi è cominciata
nel 2013 con il corto documentario
Belva nera, presentato alla Festa del
cinema di Roma e poi premiato al
Cinéma du réel di Parigi con il
Fresnes Prisoners’ Award e con una
menzione speciale nella sezione
cortometraggi.
Alessio Rigo de Righi (Jackson, MS,
USA, 1986) studied film and literature
in NY and Rome. Then he moved to
Buenos Aires and made the shorts
La gracia del mar (2010) and Marfil
(2012). His documentary Catedral,
shot in Madrid in 2009 with Aliocha,
received numerous international awards.
Matteo Zoppis (Rome, Italy, 1986)
studied law in Rome and Paris, and
then directing in NY. In the US he
began to work as a director of
photography, cameraman and video
editor. He has made various shorts,
including All Tears Drop (2010)
and My Wildest Dark (2011). His
collaboration with Alessio Rigo de Righi
began in 2013 with the documentary
short Belva nera, presented at the
Rome Film Festival and which then
received the Fresnes Prisoners’ Award
and a special mention in the short film
section at Cinéma du réel in Paris.
filmografia/filmography
Alessio Rigo de Righi:
Catedral (coregia/codirector Aliocha,
cm, doc., 2009), La gracia del mar
(cm, 2010), Henry’s Love (cm, 2012),
Marfil (cm, 2012).
Matteo Zoppis:
All Tears Drop (cm, 2010), My Wildest
Dark (cm, 2011).
Alessio Rigo de Righi, Matteo
Zoppis:
Belva nera (cm, doc., 2013), Il Solengo
(doc., 2015).
133
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
mattia epifani
IL SUCCESSORE
PREMIO CIPPUTI
Italia/Italy, 2015, HD, 52’, col.
THE
SUCCESSOR
regia/director
Mattia Epifani
sceneggiatura/screenplay
Francesco Lefons,
Mattia Epifani
fotografia/cinematography
Giorgio Giannoccaro
montaggio/film editing
Mattia Soranzo
musica/music
Gabriele Panico
suono/sound
Gianluigi Gallo
interpreti/cast
Vito Alfieri Fontana,
Nijaz Nemic,
Senaid Abdihodeic,
Rarija Besic
produzione/production
Apulia Film Commission
**
contatti/contacts
Mattia Epifani
[email protected]
Ingegnere ed ex proprietario della Tecnovar, azienda pugliese che
progetta e vende mine antiuomo, Vito Alfieri Fontana attraversa
una profonda crisi esistenziale, che lo porta a mettere in
discussione se stesso, il suo lavoro e i rapporti con la famiglia,
in particolar modo con il padre. Una domanda lo assilla: quante
vittime avrà causato la Tecnovar? La risposta assume per
l’ingegnere contorni inquietanti, ma è il punto di partenza
di un viaggio verso gli ex teatri di guerra della Bosnia ed
Erzegovina, dove sono ancora attive squadre di sminatori.
«Nel suo viaggio oscuro, l’uomo diviso in due, prigioniero del
conflitto tra dovere e coscienza, attraversa una Bosnia sfregiata
dal dramma delle mine antiuomo, nella consapevolezza che
il suo conflitto interiore rimarrà irrisolto. Quella di Vito Alfieri
Fontana non è una classica parabola di redenzione, bensì
il tragitto tormentato di un uomo che ha rinnegato se stesso
per darsi una seconda possibilità, esercitando un lucido esercizio
di autocontrollo, e tenere a bada quella parte assopita che
vorrebbe ancora sedersi al tavolo da disegno».
**
Vito Alfieri Fontana is an engineer and the former owner of Tecnovar,
a company in Puglia that designs and sells landmines. He is going
through a deep existential crisis, questioning himself, his work and his
relationship with his family, in particular his father. One question
haunts him: how many victims has Tecnovar caused? The answer
takes on disturbing contours for the engineer, but it is also the
starting point of a journey to the former war zones of Bosnia and
Herzegovina, where squads of deminers are still at work.
“In his dark journey, this man divided in two – a prisoner of the
conflict between duty and conscience – crosses Bosnia, which has
been disfigured by the drama of the landmines, fully realizing that
his inner conflict will remain unresolved. The parabola of Vito Alfieri
Fontana is not the classic one of redemption, but rather the
tormented trip of a man who has repudiated himself in order to give
himself a second chance, carrying out a lucid exercise in self-control
to keep at bay that sleeping part of himself which would still like to
sit down at the drawing table.”
134
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
Mattia Epifani (Lecce, 1985) lavora
dal 2004 come regista, montatore
e operatore. Nel 2008 è stato
assistente alla regia per il
lungometraggio Fine pena mai di
Davide Barletti e Lorenzo Conte e
nel 2010 ha diretto il documentario
Rockman, con cui ha ottenuto
riconoscimenti in festival come
l’Immaginaria Film Festival, Visioni
Fuori Raccordo e il Sole Luna Film
Festival. Nel 2013 ha diretto e
prodotto Ubu R1e, ambientato nella
casa circondariale Borgo San Nicola
di Lecce e interpretato dai detenuti
della sezione R1. È inoltre socio della
casa di produzione indipendente
Muud Film e della compagnia di
teatro-carcere Io Ci Provo.
Mattia Epifani (Lecce, Italy, 1985) has
been working as a director, film editor
and cameraman since 2004. In 2008,
he was assistant director of the feature
film Life Sentence by Davide Barletti
and Lorenzo Conte. In 2010, he
directed the documentary Rockman,
which received awards at festivals such
as the Immaginaria Film Festival,
Visioni Fuori Raccordo and the Sole
Luna Film Festival. In 2013, he directed
and produced Ubu R1e, set in the
Borgo San Nicola correctional facility
in Lecce and starring the inmates of the
section R1. He is also a partner of the
independent production company
Muud Film and the theater-prison
company Io Ci Provo.
filmografia/filmography
Rockman (mm, doc., 2010), Ubu R1e
(mm, doc., 2013), The Best (mm,
doc., 2015), Il successore (mm, doc.,
2015).
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
fabio mollo
VINCENZO DA CROSIA
Italia/Italy, 2015, video-HD, 82’, col.
VINCENZO
FROM CROSIA
regia/director
Fabio Mollo
montaggio/film editing
Filippo Montemurro
musica/music
Rhò
produzione/production
Wildside, Boats
**
contatti/contacts
Wildside
[email protected]
www.wildside.it
Il 23 maggio 1987 Vincenzo, un ragazzino di quattordici anni di
Crosia, in Calabria, vede in una chiesa abbandonata una statua
della Madonna lacrimare. All’inizio nessuno sembra credere a
Vincenzo, ma qualche giorno dopo l’intero paese assiste alla
prima apparizione della Vergine. Da quel momento in poi la vita
del ragazzo non sarà più la stessa.
«Quella di Vincenzo non è solo la storia di un veggente, delle
sue estasi e dei suoi miracoli. È soprattutto la storia di un uomo
a cui da bambino è stata tolta la possibilità di sognare e che,
crescendo, ha lottato con tutto se stesso, attraverso il possibile
e l’impossibile, per riconquistarla. Perché “l’unico vero peccato
è l’assenza di amore”. E quell’amore è l’unico miracolo in cui
credere».
**
On May 23 , 1987 Vincenzo, a fourteen-year-old boy from Crosia,
Calabria, sees in an abandoned church a statue of the Madonna
weeping. None seems to believe him, until a few days later the
whole village witnesses the first apparition of the Virgin Mary.
From that moment on, Vincenzo’s life will never be the same.
RD
“Vincenzo’s story isn’t only the story of a clairvoyant, of his ecstasies
and his miracles. It is, above all, the story of a man who had the
possibility to dream taken away from him as a boy. As he grew up,
he had to fight with all his being, through the possible and the
impossible, to get it back. Because ‘the one true sin is the absence
of love.’ And that love is the only miracle to believe in.”
Fabio Mollo (Reggio Calabria, 1980)
si è laureato in storia del cinema
nel 2002 presso la University of East
London e nel 2007 si è diplomato
in regia al Centro sperimentale di
cinematografia di Roma. Dopo
l’esordio nella regia con Troppo vento
(2003), che ha ricevuto numerosi
riconoscimenti, ha scritto e diretto
diversi cortometraggi e documentari,
tra cui Giganti (2007), miglior
cortometraggio al Torino Film
Festival, menzione speciale ai Nastri
d’argento e a Clermont-Ferrand e in
concorso alla Berlinale. Nel 2005
è stato finalista del premio Solinas,
mentre nel 2011 è stato selezionato
all’Atelier della Cinéfondation del
Festival di Cannes e al Talent Project
Market della Berlinale. Il Sud è niente,
suo primo lungometraggio, è stato
presentato ai festival di Toronto,
Roma e Torino e alla Berlinale, e gli
ha fatto ottenere la candidatura come
migliore regista esordiente ai Nastri
d’argento e ai Globi d’oro.
Fabio Mollo (Reggio Calabria, Italy,
1980) majored in film history from
the University of East London in 2002,
and in directing from the Centro
sperimentale di cinematografia in
Rome in 2007. His directorial debut,
the short film Troppo vento (2003),
received many awards. He has written
and directed several documentary films,
including Giganti (2007), which won
the Best Short Film Award at the
Torino Film Festival; it also reveived
a Special Mention at the Nastri
d’argento and at the Clermont-Ferrand
Festival, and it competed in the
Berlinale. He was a finalist for the
Solinas Award in 2005. He was selected
for the Atelier de la Cinéfondation of
the Cannes Festival and for the Talent
Project Market at the Berlinale in 2011.
Il Sud è niente, his first feature film,
premiered at the Toronto Film Festival
and was screened at Berlinale, at the
International Film Festival of Rome
and at the 31 Torino Film Festival.
He was nominated for the best
debuting director awards at the Nastri
d’argento and the Globi d’oro.
ST
filmografia/filmography
Troppo vento (cm, 2003), Acqua (cm,
2004), Ogni piccola cosa (cm, 2004),
Quello che sento (cm, 2004), Cuntami
(cm, 2004), Carmilla (cm, 2005), Al
buio (cm, 2005), Giganti (cm, 2007),
Napoli 24 (coregia/codirectors aa.vv.,
cm, 2010), Il Sud è niente (2013),
Vincenzo da Crosia (doc., 2015).
135
SOMMARIO
TFFDOC
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I TA L I A N A . D O C
TFFDOC
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MEDITERRANEO
josé luis guerín
L’ACCADEMIA DELLE MUSE
Spagna/Spain, 2015, HD, 92’, col.
THE ACADEMY
OF MUSES
regia, montaggio/
director, film editing
José Luis Guerín
suono/sound
Amanda Villavieja,
Jordi Monrós,
Marisol Nievas
interpreti/cast
Raffaele Pinto,
Emanuela Forgetta,
Rosa Delor Muns,
Mireia Iniesta
produttori/producers
José Luis Guerín,
Nuria Esquerra,
Federico Delpero
produzione/production
Los Films de Orfeo
**
contatti/contacts
Los Films de Orfeo
Federico Delpero
[email protected]
Un professore di filologia, di ritorno da una lezione, viene
interrogato in maniera serrata dalla moglie. La donna non
condivide l’approccio pedagogico della sua Accademia delle
Muse, che grazie al legame con la cultura classica dovrebbe
rigenerare il mondo attraverso la poesia. Un progetto
controverso, in grado di provocare un susseguirsi di situazioni
in cui a dominare sono la parola e il desiderio.
«Per fare En la ciudad de Sylvia sono partito da un’edizione della
Vita nuova di Dante tradotta in modo meraviglioso da Raffaele
Pinto. È così che ci siamo conosciuti. In quel film c’erano pochi
dialoghi e la musa non era un personaggio vero e proprio.
Forse in L’Accademia delle Muse, che si basa sulla parola e in cui
prendono parte muse che sono donne in carne e ossa, si vede
l’altro lato dello stesso concetto. Si tratta di qualcosa su cui
devo ancora riflettere […]. Senza dubbio, però, alcuni dei concetti
che in quel film circolavano senza parole, ora vengono discussi
apertamente dai personaggi dell’Accademia delle Muse».
**
A professor of philology, after returning home from a lesson, is
closely interrogated by his wife. The woman doesn’t agree with the
pedagogical approach of his Academy of the Muses, which, thanks
to its ties with classical culture, is supposed to regenerate the world
through poetry. A controversial project, which provokes a series of
situations dominated by words and desire.
“To make En la ciudad de Sylvia, I started with an edition of Dante’s
Vita nuova, marvelously translated by Raffaele Pinto. This is how we
became acquainted. There wasn’t much dialogue in that film and the
muse wasn’t a real character. Maybe in L’Accademia delle Muse,
which is based on words and in which the muses are flesh-and-blood
women, the other side of the same concept can be seen. It’s
something I still have to reflect on. […] But without a doubt, some
of the concepts which circulated in the movie without words are now
openly discussed by the characters of L’Accademia delle Muse.”
136
SOMMARIO
TFFDOC
-
MEDITERRANEO
José Luis Guerín (Barcellona,
Spagna, 1960) lavora come cineasta
indipendente, esplorando i confini
tra finzione e documentario
attraverso film, video sperimentali
e installazioni proiettati in festival,
musei, gallerie ed esposizioni di tutto
il mondo. Impegnato anche come
insegnante di cinema e regia, ha
girato alcuni film di grande
importanza per il documentario
contemporaneo, come Innisfree
(1990) ed En construcción (2000),
e nel 2007 e 2010 ha presentato
alla Mostra di Venezia il film di
finzione En la ciudad de Sylvia
e il diario di viaggio Guest.
José Luis Guerín (Barcelona, Spain,
1960) works as an independent
filmmaker, exploring the boundary
between fiction and documentary
through films, experimental videos and
installations projected in festivals,
museums, galleries and exhibits
throughout the world. He also teaches
film and directing and has made
films of great importance for the
contemporary documentary, such as
Innisfree (1990) and En construcción
(2000). In 2007 and 2010, he presented
the fiction film En la ciudad de Sylvia
and the travel diary Guest at the
Venice Film Festival.
filmografia/filmography
Los motivos de Berta (1983), Souvenir
(cm, 1986), Innisfree (doc., 1990),
Tren de sombras/El espectro de Le
Thuit (1997), En construcción (doc.,
2000), Unas fotos en la ciudad de
Sylvia (mm, 2007), En la ciudad de
Sylvia (2007), Guest (doc., 2010),
Dos cartas a Ana (cm, doc., 2010),
Correspondencias Jonas Mekas - J.L.
Guerín (2011), Recuerdos de una
mañana (cm, doc., 2011), Le Saphir
de Saint-Louis (cm, doc., 2015),
L’Accademia delle Muse (2015).
TFFDOC
-
MEDITERRANEO
lamine ammar-khodja
BLA CINIMA
Francia/France, 2014, HD, 82’, col.
Lamine Ammar-Khodja (Bab Ezzouar,
Algeria, 1983) si è trasferito nel 2013
a Parigi, dove ha studiato elettronica
e informatica, per poi spostarsi a
Grenoble a studiare cinema e regia
documentaria. Dopo aver girato i
cortometraggi Comment recadrer un
hors-la-loi en tirant sur un fil, ’56 SUD
e Alger moins que zéro, nel 2012 ha
esordito nel lungometraggio con il
documentario Demande à ton ombre,
presentato al Fid di Marsiglia, dove
ha vinto il premio per il miglior
esordio. Nel 2013 ha partecipato al
Torino Film Festival con Chroniques
équivoques.
STRAIGHT
FROM THE
STREET
regia, suono/
director, sound
Lamine Ammar-Khodja
fotografia/cinematography
Sylvie Petit
montaggio/film editing
Francine Lemaître
produttori/producers
Marie-Odile Gazin,
Julie Nguyen Van Qui
produzione/production
The Kingdom
**
contatti/contacts
The Kingdom
Appostato davanti al cinema Sierra Maestra di Algeri, ristrutturato
dopo un glorioso passato ma ora completamente deserto, il
regista Lamine Ammar-Khodja porge il microfono alle persone
per parlare di cinema. Cosa devono mostrare i film perché gli
spettatori vadano a vederli? Attraverso questa indagine e questi
dialoghi spontanei, il regista dà la parola alla strada e a una
realtà algerina poco nota.
[email protected]
«Il cinema è stato una porta d’ingresso per arrivare a parlare
della vita di tutti i giorni. Volevo prendere il cinema e portarlo
in strada, trasformando gente comune che passeggia in attori.
Inoltre, la vera vita di Algeri la incontri per strada, e per me il
cinema non è altro che vita. Mi piace citare spesso una frase
di Henry Miller: “Ciò che non è in mezzo alla strada è falso,
derivato, vale a dire: letteratura”».
**
Standing in front of the Sierra Maestra cinema in Algiers, which was
restructured after a glorious past but is completely deserted, the
director Lamine Ammar-Khodja gives the microphone to passers-by
to talk about cinema. What do films have to show in order to get
people to go see them? Through this survey and these spontaneous
conversations, the director lets the people on the street and a littleknown Algerian reality do the talking.
“The cinema was a doorway to talk about everyday life. My idea
was bringing cinema to the streets, transforming normal people
passing by into actors. Moreover, it’s in the streets that you meet
Algiers’ real life, and cinema for me is life. I often like to quote
Henry Miller: ‘What is not in the open street is false, derived, that
is to say, literature.’”
137
SOMMARIO
TFFDOC
-
MEDITERRANEO
Lamine Ammar-Khodja (Bab Ezzouar,
Algeria, 1983) moved to Paris in 2013
to study electronics and computer
science, after which he went to
Grenoble to study film and
documentary filmmaking. After making
the shorts How to Reframe an Outlaw
by Pulling at a Thread, ’56 South and
Algiers Less Than Zero, he debuted in
feature films in 2012 with the
documentary Ask Your Shadow,
which was selected for FIDMarseille
and received the First Film Prize. In
2013 partecipated at the Torino Film
Festival with Chroniques équivoques.
filmografia/filmography
Comment recadrer un hors-la-loi en
tirant sur un fil (cm, 2010), ’56 SUD
(cm, 2010), Alger moins que zéro (cm,
2010), Demande à ton ombre (doc.,
2012), Chroniques équivoques (2013),
Bla cinima (Straight from the Street,
doc., 2014).
TFFDOC
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MEDITERRANEO
ben rivers
A DISTANT EPISODE
Regno Unito/UK, 2015, 16mm, 18’, bn/bw
A DISTANT
EPISODE
regia/director
Ben Rivers
produttore/producer
Jacqui Davies
produzione/production
Artangel
**
contatti/contacts
Lux
[email protected]
www.lux.org.uk
Girato sulle spiagge del Marocco, A Distant Episode – che prende
il titolo da un racconto di Paul Bowles adattato da Rivers nel
lungometraggio The Sky Trembles and the Earth Is Afraid and the
Two Eyes Are Not Brothers – trasforma il backstage delle riprese
di un film in un frammento onirico che mescola elementi di
fantascienza e sguardo antropologico.
«Inizialmente pensavo che il film dell’artista Shezad Dawood
Towards the Possible avrebbe fatto da prologo a The Sky Trembles,
e volevo coinvolgere nel progetto anche il narratore marocchino
Mohammed Mrabet. Ci sono brevi filmati di lui seduto a fianco
di Shakib, che è a sua volta il protagonista del film di Oliver Laxe
di cui si vedono le riprese nella prima parte di The Sky Trembles.
[…] Ho provato a mettere insieme tutte queste cose in fase di
montaggio, ma non ha funzionato... Sapevo però che avrei fatto
un’installazione e che sarebbe stata molto più frammentaria,
una versione esplosa dell’intero progetto. Quindi sì, c’è un
dietro le quinte del film di Shezad, che ho chiamato confusamente
A Distant Episode, anche se non ha nulla a che fare con il racconto
di Bowles».
**
Filmed on the beaches of Morocco, A Distant Episode – whose title
is from a short story by Paul Bowles which Rivers adapted in the
feature-length The Sky Trembles and the Earth Is Afraid and the
Two Eyes Are Not Brothers – transforms the backstage of the
shooting of a movie into a dreamlike fragment which blends elements
of science fiction and an anthropological gaze.
“Initially, I thought the movie by the artist Shezad Dawood Towards
the Possible would be a prologue to The Sky Trembles and I wanted
to involve the Moroccan narrator Mohammed Mrabet in the project
as well. There are short clips of him sitting next to Shakib, who in
turn starred in the film by Oliver Laxe, whose shots can be seen in the
first part of The Sky Trembles. […] I tried to bring all these things
together during editing but it didn’t work… But I knew that I would
make an installation and that it would be much more fragmentary,
an exploded version of the entire project. So, yes, there is a backstage
to Shezad’s film, which I obscurely called A Distant Episode, even
if it doesn’t have anything to do with A Distant Episode.”
138
SOMMARIO
TFFDOC
-
MEDITERRANEO
Ben Rivers ha studiato belle arti
presso la Falmouth School of Art,
interessandosi inizialmente alla
scultura, per dedicarsi alla fotografia
e alla produzione cinematografica,
con un occhio di riguardo al
documentario e alle contaminazioni
con la finzione. Nel 1996 è stato
tra i fondatori della Brighton
Cinemateque. Ha ottenuto numerosi
premi internazionali, tra cui, nel 2011,
il premio Fipresci alla Mostra di
Venezia per il suo primo
lungometraggio, Two Years at Sea,
e nel 2013 il premio per il miglior
documentario al Torino Film Festival
per A Spell to Ward Off the Darkness,
diretto con Ben Russell.
Ben Rivers studied fine arts at the
Falmouth School of Art, initially
focusing on sculpture and later shifting
his interest to photography and film
production, with a special eye on
documentaries and their contamination
with fiction. In 1996, he was one of the
founders of the Brighton Cinemateque.
He has received numerous
international awards, including,
in 2011, the FIPRESCI Award at the
Venice Film Festival for his first feature
film, Two Years at Sea, and in 2013
Best Documentary at the Torino Film
Festival for A Spell to Ward Off the
Darkness, which he directed with
Ben Russell.
filmografia essenziale/
essential filmography
This Is My Land (cm, 2006), The
Coming Race (cm, 2006), Ah, Liberty!
(cm, 2008), I Know Where I’m Going
(cm, 2009), Slow Action (cm, 2010),
Two Years at Sea (2011), Phantoms
of a Libertine (cm, 2012), A Spell
to Ward Off the Darkness
(coregia/codirector Ben Russell,
2013), Things (cm, doc., 2014), The
Sky Trembles and the Earth Is Afraid
and the Two Eyes Are Not Brothers
(2015), A Distant Episode (cm, 2015).
TFFDOC
-
MEDITERRANEO
théo deliyannis
EKLIPSI ANOFELOU FOTOS
Grecia/Greece, 2015, 16mm, 15’, col., muto/silent
Théo Deliyannis è un filmmaker
francese di origine greca. Dal 2014
è socio del laboratorio LabA di Atene,
uno spazio indipendente dedicato
allo sviluppo e alla produzione di
film. Attualmente vive a Parigi,
dove lavora per la casa
di distribuzione Collectif Jeune
Cinéma e per il festival Different
and Experimental Cinema.
ECLIPSE OF
USELESS LIGHT
regia, sceneggiatura,
montaggio, produttore/
director, screenplay,
film editing, producer
Théo Deliyannis
fotografia/cinematography
Vassily Bourikas,
Théo Deliyannis
interpreti/cast
Léo Lacan,
Nepheli Gambade
produzione/production
LabA
**
Theo Deliyannis
[email protected]
Su un’isola deserta del Mar Egeo, colpita da un sortilegio, un
giovane si aggira nudo. La sua esplorazione della natura
incontaminata che lo circonda procede solitaria, inondata dalla
luce abbacinante del sole estivo. Improvviso, l’incontro con un
gruppo di turisti che si sta bagnando nel mare. La vista di una
ragazza sembra destarlo dal desiderio di isolamento.
«Questo film rappresenta la conclusione di un percorso di
formazione svoltosi presso il LabA di Atene, un laboratorio
dedicato allo sviluppo a mano della pellicola, fondato nel 2006
da Vassily Bourikas e Yannis Yaxas. È stato girato con un budget
molto basso e con una troupe formata da due sole persone».
**
A young man wanders around naked on an enchanted deserted island
in the Aegean Sea. His solitary exploration of the pristine nature,
inundated by the blinding light of the summer sun, continues until
he suddenly comes upon a group of tourists swimming in the sea.
The sight of a girl seems to awaken him from his desire for solitude.
“This film is the conclusion of a learning process that took part in
LabA (Athens, Greece), a place dedicated to hand-processing film,
co-created by Vassily Bourikas and Yannis Yaxas in 2006. It was shot
with a very small budget and a crew of two people.”
139
SOMMARIO
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MEDITERRANEO
Théo Deliyannis is a French filmmaker
of Greek origin. Since 2014 he has been
a partner of Athens’ LabA laboratory,
an independent space dedicated to
developing and producing films. At the
moment he lives in Paris, where he
works for the distribution company
Collectif Jeune Cinéma and for the
Different and Experimental Cinema
Festival.
filmografia/filmography
Now Entire Earth Clings to You,
Becomes Flesh of Your Flesh, and
Cries Out of Chaos (cm, 2013),
Eklipsi Anofelou Fotos (Eclipse
of Useless Light, cm, 2015).
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MEDITERRANEO
vladimir tomić
FLOTEL EUROPA
Danimarca-Serbia/Denmark-Serbia, 2015, video, 70’, col.
FLOTEL
EUROPA
regia, soggetto/
director, story
Vladimir Tomić
montaggio/film editing
Srdjan Keca
suono/sound
Alex Pavlovic
produttori/producers
Srdjan Keca, Selma
Jusufbegovic
**
contatti/contacts
Vladimir Tomić
[email protected]
www.vladimirtomic.com
Nel 1992, un’ondata di profughi bosniaci in fuga dalla guerra
raggiunge la Danimarca alla ricerca di asilo politico. Tra questi
il dodicenne Vladimir, accompagnato dalla madre e dal fratello
maggiore: i tre vengono alloggiati dalla Croce Rossa al Flotel
Europa, un hotel galleggiante ancorato nel porto di Copenaghen.
Vent’anni dopo Vladimir decide di mettere mano alle
videocassette girate dalla sua famiglia e dagli altri residenti
della struttura.
«Durante la realizzazione di Flotel Europa mi è sembrato di
rivivere un periodo della mia vita. Utilizzo la mia storia personale
di ragazzino che cerca di trovare uno spazio e condurre una vita
normale su una nave di rifugiati, nonostante intorno a lui ben
poco sia normale. Allora mi trovai intrappolato in una zona
incerta, come capita spesso ai profughi quando sono costretti
a lasciare casa alla ricerca di una sistemazione più sicura. […]
Attraverso questo piccolo racconto intimo ho cercato di narrare
una storia ben più grande, ovvero come la Jugoslavia stesse
cadendo a pezzi quando io iniziavo
a masturbarmi».
**
In 1992, a wave of Bosnian refugees fleeing from the war arrived
in Denmark in search of political asylum. One of them was
twelve-year-old Vladimir, accompanied by his mother and older
brother; the Red Cross found accommodations for them at the Flotel
Europa, a floating hotel anchored in Copenhagen’s port. Twenty
years later, Vladimir decides to put his hand to the video cassettes
shot by his family and other residents of the hotel.
“Through the time of making Flotel Europa I felt as I relived that
period of my life as I used my personal story of a kid who was trying
to find his place and live a normal life on a refugee ship, when not
much of what was around him was normal. I fell in to a space
between time where refugees often find themselves when forced to
leave their home in search of new stable ground. […] Through this
small personal story I tried to tell a much bigger story,
of how Yugoslavia fell apart while I was jerking off.”
140
SOMMARIO
TFFDOC
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MEDITERRANEO
Vladimir Tomić (Sarajevo, Bosnia
Erzegovina, 1980) vive e lavora a
Copenaghen. Ha studiato presso
l’Accademia reale danese delle belle
arti, dove si è laureato nel 2009.
Ha esordito nel 2003 con il
cortometraggio Dead Nature and
Movements, che insieme a The
Pianist (2003) e The Mailman (2004)
compone una trilogia.
Successivamente ha prodotto altri
corti e mediometraggi documentari,
in cui combina videoarte e cinema
della realtà. Il tema principale delle
sue opere è la tensione, umana e
universale, generata dai mutamenti
delle strutture sociali.
Vladimir Tomić (Sarajevo, Bosnia
Herzegovina, 1980) lives and works in
Copenhagen. He studied at the Royal
Danish Academy of Fine Arts and
graduated in 2009. He debuted in
2003 with the short Dead Nature
and Movements, part of a trilogy
along with The Pianist (2003) and The
Mailman (2004). He then produced
other short and medium-length films
which combine video art and live
filming. The principal theme of his work
is the human and universal tension
created by changes in social structures.
filmografia/filmography
Dead Nature and Movements (cm,
doc., 2003), The Pianist (cm, doc.,
2003), The Mailman (cm, doc.,
2004), Echo (cm, doc., 2005), The
Valley of Shadows (cm, doc., 2006),
My Lost Generation (cm, doc., 2009),
Unfinished Journeys (mm, doc., 2012),
Flotel Europa (doc., 2015).
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MEDITERRANEO
anna roussillon
JE SUIS LE PEUPLE
I AM THE
PEOPLE
regia, fotografia/
director, cinematography
Anna Roussillon
montaggio/film editing
Saskia Berthod,
Chantal Piquet
suono/sound
Térence Meunier,
Jean-Charles Bastion
produttori/producers
Karim Aitouna,
Thomas Micoulet,
Malik Menaï
produzione/production
Hautlesmains Productions,
Narratio Films
**
contatti/contacts
Hautlesmains Productions
Karim Aitouna, Thomas
Micoulet
[email protected]
www.hautlesmainsproductions.fr
La rivoluzione di piazza Tahrir vista attraverso gli occhi di Fahir,
un contadino egiziano che abita nella valle del Nilo, vicino a
Luxor. Gli schermi televisivi mandano in onda eventi di portata
storica, vissuti e discussi in tutto il Paese: dalla deposizione
di Mubarak alla caduta di Morsi, all’instaurazione del regime
militare. Le speranze, le paure e la delusione di un’intera nazione
sono raccontate attraverso la quotidianità di chi vive lontano
dagli scontri di potere, ma vuole a suo modo cambiare la sorte
del proprio popolo.
«Il film mostra come un pensiero politico attecchisca in un’area
rurale, dando il via a un dibattito a volte ai margini, a volte nel
cuore della vita quotidiana. A poco a poco, si assiste a un
risveglio delle coscienze nell’entroterra di un Paese in cui è
scoppiata la scintilla della rivolta. Ho voluto distanziarmi dal
“centro” degli eventi, dall’occhio del ciclone, per ottenere uno
sguardo più ravvicinato all’entusiasmo, ai dubbi e ai cambiamenti
che stavano nascendo, nel momento in cui la scossa della
rivoluzione raggiungeva l’Egitto contadino».
**
The Tahrir Square Revolution seen through the eyes of Fahir, an
Egyptian farmer who lives in the Nile Valley near Luxor. The historic
events that unfold on the television screens are experienced and
discussed throughout the country: from the overthrow of Mubarak
to the deposition of Morsi, to the instauration of the military regime.
The film shows the hopes, fears, and disappointment of an entire
nation through the everyday lives of those who are far from the
clashes of power, but who still what to change their people’s destiny.
“The film shows how political thinking takes root in a rural area,
giving rise to debate – sometimes on the margins and sometimes
in the heart of daily life. Little by little, a certain political awakening
occurs, in the hinterlands of a country that sparked a revolution.
I distanced myself from the ‘center’ of events, from the eye of the
storm, to get a closer look at the enthusiasm, questioning, and
reconfigurations that were occurring, as ripples from the revolution
reached rural Egypt.”
141
SOMMARIO
NARRATIO FILMS
© HAUTLESMAINS PRODUCTIONS
Francia/France, 2015, HD, 111’, col.
TFFDOC
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MEDITERRANEO
Anna Roussillon (Beirut, Libano,
1980) è cresciuta al Cairo per
trasferirsi successivamente a Parigi.
Ha studiato filosofia, lingue,
letteratura e cultura araba e regia
documentaristica a Lussas.
Diplomatasi in arabo, vive a Lione,
dove lavora come insegnante e
traduttrice di testi letterari, oltre a
partecipare a programmi radiofonici.
Je suis le peuple è il suo primo
lungometraggio.
Anna Roussillon (Beirut, Lebanon,
1980) grew up in Cairo before moving
to Paris. She studied philosophy,
languages, literature, Arabic studies,
and documentary filmmaking in
Lussas. She earned a degree in Arabic
and lives in Lyon, where she teaches,
translates works of literature, and
participates to many radio shows.
Je suis le peuple is her first feature
film.
filmografia/filmography
Je suis le peuple (doc., 2015).
TFFDOC
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MEDITERRANEO
gaël teicher, freddy denaës
JDP/JLG 1963-2012
Francia/France, 2012, video-16mm, 28’, col.
JDP/JLG
1963-2012
a cura di/edited by
Gaël Teicher,
Freddy Denaës
cast/interprete
Jean-Luc Godard
**
contatti/contacts
La Traverse
Gaël Teicher
[email protected]
Un’intervista a Jean-Luc Godard sul suo legame con Méditerranée
di Jean-Daniel Pollet, a cui dedicò una famosa e appassionata
riflessione sui «Cahiers du cinéma» e di cui utilizzò frammenti
in Film Socialisme.
«Cosa sappiamo di noi stessi, all’infuori del fatto che siamo
nati migliaia di anni fa… […] Di quell’attimo decisivo e naturale,
Méditerranée ci consegna se non il mazzo completo, almeno
le chiavi più importanti... e anche le più fragili… In questa
ordinaria serie di immagini in 16mm sulle quali soffia lo
straordinario spirito del 70mm, spetta adesso a noi saper
trovare lo spazio che solo il cinema è capace di trasformare
in tempo perduto… O piuttosto il contrario. Perché ecco piani
levigati e curvi abbandonati sullo schermo come un ciottolo sulla
riva… Poi, ogni montaggio, come un’onda, viene a imprimervi
e a cancellare la parola ricordo, la parola felicità, la parola
donna, la parola cielo…» (J.-L. Godard, «Cahiers du cinéma»,
febbraio 1967).
**
An interview with Jean-Luc Godard about his bond with
Méditerranée by Jean-Daniel Pollet, to which he dedicated a
famous and passionate reflection in “Cahiers du cinéma” and
clips of which he used in Film Socialisme.
“What do we know about ourselves, except for the fact that we were
born thousands of years ago… […] Of that decisive and natural
instant, Méditerranée doesn’t consign us a full deck of cards, but
at least the most important keys… and even the most fragile ones…
In that ordinary series of images in 16mm, over which the
extraordinary spirit of 70mm wafts, it is now up to us to find the
space that only cinema is able to transform into lost time…
Or rather the contrary. Because here are smoothed planes and
curves abandoned on the screen like a pebble on the shore…
Then, every editing, like a wave, comes to imprint and to cancel the
word memory, the word happiness, the word woman, the word sky…”
(J.-L. Godard, “Cahiers du cinéma,” February 1967).
142
SOMMARIO
TFFDOC
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MEDITERRANEO
Jean-Luc Godard (Parigi, Francia,
1930) è tra i protagonisti assoluti
della nouvelle vague, prima come
critico militante dei «Cahiers du
Cinéma» negli anni Cinquanta, poi
come regista fin dall’esordio con Fino
all’ultimo respiro (1960). Godard si
è imposto in quasi cinquant’anni
di carriera come uno dei più radicali
e rigorosi innovatori del linguaggio
cinematografico. Nel 2006 il Centre
Pompidou di Parigi gli ha dedicato
una retrospettiva completa.
Jean-Daniel Pollet (La Madeleine,
Francia, 1936 - Cadenet, Francia,
2004) ha deciso al liceo di fare
il regista e da quel momento si
è dedicato al cinema con alterne
fortune: basti pensare a La ligne
de mire (1960), mai mostrato al
pubblico e attaccato dalla nouvelle
vague, o al successo di Méditerranée,
accolto come un capolavoro dai
«Cahiers du cinéma». Il sodalizio
artistico con Claude Melki, l’impegno
durante il maggio francese, la
frequentazione degli ambienti del
Cinema Nôvo brasiliano sono tutti
elementi che rientrano nel cinema di
Pollet, scomparso nel 2004 dopo una
lunga e proficua carriera. Nel 1998
il Torino Film Festival gli ha dedicato
una retrospettiva completa.
Jean-Luc Godard (Paris, France, 1930)
is one of the absolute protagonists of
the nouvelle vague, first as a militant
film critic of “Cahiers du cinéma”
during the 1950s, then as a director,
right from his debut with À bout de
souffle (1960). Over the course of
an almost fifty-year career, Godard
asserted himself as one of the most
radical and rigorous innovators of
the film language. In 2006 the Centre
Pompidou in Paris dedicated
a complete retrospective to him.
Jean-Daniel Pollet (La Madelaine,
France, 1936 - Cadenet, France, 2004)
decided he would become a director in
high school, and has dedicated his life
to cinema ever since, with mixed success:
La ligne de mire (1960), for instance,
was never publicly released and was
criticized by the Nouvelle Vague;
Méditerranée was a resounding success,
elevated as a masterpiece the “Cahiers
du cinéma.” His creative partnership
with Claude Melki, his role in France’s
May 1968 protests, or in the circles of
Brazilian Cinema Nôvo are all elements
that resurface in Pollet’s cinema. He died
in 2004 after a long and prolific career, to
which the Torino Film Festival dedicated
a complete retrospective in 1998.
TFFDOC
-
MEDITERRANEO
jean-daniel pollet
MÉDITERRANÉE
Francia/France, 1963, 35mm, 44’, col.
MÉDITERRANÉE
regia, fotografia, montaggio,
produttore/director,
cinematography,
film editing, producer
Jean-Daniel Pollet
sceneggiatura/screenplay
Philippe Sollers
musica/music
Antoine Duhamel
**
contatti/contacts
La Traverse
Gaël Teicher
[email protected]
«Per Méditerranée ho viaggiato tre mesi e mezzo, percorrendo
quindici Paesi del bacino del Mediterraneo, ma ho rifiutato da
subito l’idea di fare un documentario. Avrei potuto indugiare
girando sequenze di piramidi, di templi greci o di feste di paese,
ma mi sono astenuto dall’entrare nei diversi soggetti. Ecco
perché ho filmato un solo elemento per piano: per usarli poi
nel montaggio come parole, come segni. Ho filmato
manifestazioni di queste culture sepolte ma ancora capaci
di parlarci. Volevo a tutti i costi che non venisse intaccata
la presenza libera delle cose. Trovo più facile filmare le cose che
le persone. Credo molto nel “partito preso delle cose” di Francis
Ponge. La letteratura moderna ha dimostrato che l’ambiente
nel quale viviamo ha la stessa importanza della vita stessa.
Mi rifiuto di considerare l’ambiente come semplice scenario.
Gli autori contemporanei sono spesso accusati di essere cerebrali
e complessi. Ma non è vero; al contrario, vogliono avere uno
sguardo vergine rispetto alle cose. Nulla di più semplice e di
più onesto della loro attitudine». (J.-D. Pollet)
**
“I traveled for three and a half months to make Méditerranée,
through fifteen countries along the Mediterranean, but I refused from
the get-go the idea of making a documentary. I could’ve dwelled
upon pyramids, Greek temples, town fairs, but I refrained from
delving into the various subjects. Which is why there’s only one
element per shot: so I could them use them like words or signs once
I sat at the editing table. I shot expressions of these buried cultures
that still find a way to communicate with us. I wanted the presence
of things to remain undisturbed. I find it easier to film things rather
than people. I truly believe in Francis Ponge’s ‘voice of things.’
Modern literature proves that the environment surrounding us is just
as important as life itself. I refuse to consider the environment like
a simple backdrop. Contemporary authors are often criticized for
being too cerebral and complex, but it isn’t so: they just want to
have a fresh look on things. There is nothing simpler and more
honest than their approach.” (J.-D. Pollet)
143
SOMMARIO
TFFDOC
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MEDITERRANEO
Jean-Daniel Pollet (La Madeleine,
Francia, 1936 - Cadenet, Francia,
2004), cineasta difficilmente
assimilabile a una scuola o tendenza,
ha deciso al liceo di fare il regista
e da quel momento si è dedicato
al cinema con alterne fortune: basti
pensare a La ligne de mire (1960),
mai mostrato al pubblico e
pesantemente attaccato dalla
nouvelle vague, o, al contrario, allo
stesso Méditerranée, accolto al
contrario come un capolavoro dai
«Cahiers du cinéma». Il sodalizio
artistico con Claude Melki, l’impegno
durante il maggio francese, la
frequentazione degli ambienti del
Cinema Nôvo brasiliano, sono tutti
elementi che rientrano nel cinema di
Pollet, scomparso nel 2004 dopo una
lunga e proficua carriera. Nel 1998 il
Torino Film Festival gli ha dedicato
una retrospettiva completa.
Jean-Daniel Pollet (La Madelaine,
France, 1936 - Cadenet, France, 2004)
as a filmmaker can hardly be classified
by a school of thought or trend.
He decided he would become a director
in high school, and has dedicated his
life to cinema ever since, with mixed
success: La ligne de mire (1960), for
instance, was never publicly released
and was severely criticized by the
Nouvelle Vague; Méditerranée, on
the other hand, was a resounding
success, elevated as a masterpiece by
the “Cahiers du Cinéma.” His creative
partnership with Claude Melki, his role
in France’s May 1968 protests, or in
the circles of Brazilian Cinema Nôvo,
are all elements that resurface in
Pollet’s cinema. He died in 2004 after
a long and prolific career, to which
the Torino Film Festival dedicated
a complete retrospective in 1998.
filmografia essenziale/
essential filmography
Bassae (cm, 1964), Une balle au
cœur (1965), Le Horla (mm, 1966),
La Femme au cent visages (cm, 1966),
Les Morutiers (cm, 1966), Tu imagines
Robinson (1967), L’amour c’est gai,
l’amour c’est triste (1968), Le Maître
du temps (1970), Le Sang (1972),
L’Ordre (1973), L’Acrobate (1975),
Pascale et Madi (cm, 1976), Pour
mémoire (1980), Au père Lachaîse
(cm, 1986), Contretemps (1988),
Trois jours en Grèce (1990), Dieu
sait quoi (1996).
TFFDOC
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MEDITERRANEO
andrea deaglio
SHOW ALL THIS TO THE WORLD
Italia/Italy, 2015, HD, 55’, col.
SHOW ALL
THIS TO THE
WORLD
regia/director
Andrea Deaglio
montaggio/film editing
Enrico Giovannone
suono/sound
Niccolò Bosio
produzione/production
Mu Film
**
contatti/contacts
Mu Produzioni Audiovisive
[email protected]
www.mufilm.it
Giugno 2015. Frontiera tra Italia e Francia. Un gruppo di migranti
africani, respinto al confine con la Francia, occupa gli scogli sul
mare e chiede a gran voce la possibilità di proseguire il proprio
viaggio verso i Paesi del Nord, diventando in poche ore il caso
simbolo dell’emergenza profughi in Europa.
«Questo film è il risultato di ventiquattro ore passate alla
frontiera di Ventimiglia, dove ho liberamente registrato immagini
e suoni di quello che stava accadendo davanti ai miei occhi.
Rivedendo e riascoltando il materiale, una frase in particolare
mi sembrava potesse diventare il filo attorno al quale arrotolare
la matassa: “Take pictures, c’mon take pictures. Show all this to
the world”. La pronuncia un ragazzo africano che assegna alla
videocamera il ruolo di testimone. Migranti, giornalisti, fotografi,
poliziotti, politici, cittadini, attivisti, turisti, volontari: tutti sugli
scogli, tutti sul confine, ognuno alla ricerca del suo ruolo dentro
lo “show”».
**
June 2015. The border between Italy and France. A group of migrant
Africans, turned back at the border by the French, occupies the rocks
on the sea and loudly asks to be allowed to continue their journey
toward northern Europe. In just a few hours they become the symbol
of the refugee emergency in Europe.
“This movie is the result of twenty-four hours spent on the border at
Ventimiglia, where I freely recorded images and sounds of what was
happening in front of my eyes. When I look at and listen to the
material again, one phrase in particular seems to be the thread
around which the entire problem can be wound: ‘Take pictures,
c’mon take pictures. Show all this to the world.’ An African guy says
this, making the video camera a witness. Migrants, journalists,
photographers, police, citizens, activists, tourists, volunteers:
everybody on the rocks, everybody at the border, everybody searching
for their own role within the ‘show.’”
144
SOMMARIO
TFFDOC
-
MEDITERRANEO
Andrea Deaglio (Torino, 1979) ha
compiuto studi cinematografici
e con Mu Film realizza documentari
e produzioni audiovisive. Nel 2007
ha diretto Nera - Not the Promised
Land, grazie al quale ha partecipato
al Festival del cinema africano di
Milano, al Bellaria Film Festival e
al festival CinemAmbiente di Torino.
Il futuro del mondo passa da qui City Veins (2010) è stato presentato
al Torino Film Festival e ha vinto il
premio Joris Ivens per il miglior film
d’esordio internazionale al Cinéma
du réel di Parigi e il primo premio
Docucity a Milano. Il film è diventato
in seguito un progetto partecipato e
una mostra itinerante, terminata con
la pubblicazione di un libro
fotografico collettivo.
Andrea Deaglio (Turin, Italy, 1979)
studied film and makes documentaries
and audiovisual productions with Mu
Film. In 2007, he directed Nera - Not
the Promised Land, with which he
participated at the Festival of African
Cinema in Milan, the Bellaria Film
Festival and the CinemAmbiente
festival in Turin. Il futuro del mondo
passa da qui - City Veins (2010) was
presented at the Torino Film Festival
and won the Joris Ivens Award for
Best International Debut Film at the
Cinéma du réel festival in Paris and
the first prize at Docucity in Milan.
The movie later became a participatory
project and a traveling exhibit, which
ended with the publication of a
collective book of photographs.
filmografia/filmography
Nera - Not the Promised Land
(cm, doc., 2007), Il futuro del
mondo passa da qui - City Veins
(doc., 2010), Storie di uomini e lupi
(coregia/codirector Alessandro Abba
Legnazzi, 2015), Show All This to the
World (mm, doc., 2015).
TFFDOC
-
EVENTI SPECIALI
rithy panh
LA FRANCE EST NOTRE PATRIE
Francia-Cambogia/France-Cambodia, 2014, 35mm-HD, 75’, bn/bw-col.
FRANCE IS
OUR COUNTRY
regia, fotografia,
montaggio/director,
cinematography,
film editing
Rithy Panh
sceneggiatura/screenplay
Christophe Bataille
musica/music
Marc Marder
produzione/production
CDP - Catherine Dussart
Productions
**
contatti/contacts
CDP
[email protected]
www.cdpproductions.fr
Una meditazione sognante sulla colonizzazione francese
dell’Indocina, in cui filmati di repertorio risalenti alla prima parte
del ventesimo secolo si mescolano a immagini di precedenti film
di Rithy Panh, interviste, scenografie, disegni, musica e parole.
Non un pamphlet anticolonialista, e nemmeno una
rivendicazione identitaria, ma una riflessione sul tempo e la
memoria. O forse la storia di un incontro mancato tra due
culture, due sensibilità e due immaginari, che ha portato a un
esito tragico e brutale, quando avrebbe potuto evitare guerre,
caos e distruzione.
«Il rapporto fra la Francia e le sue vecchie colonie è da sempre
complicato. Non siamo in grado di guardare in modo sereno
a questa storia collettiva».
**
A dreamlike meditation on the French colonization of Indochina,
in which archive film clips dating back to the first part of the
20 century alternate with images of earlier films by Rithy Panh,
interviews, sets, drawings, music and words. Neither an anti-colonial
pamphlet nor an identitary revendication, but rather a reflection on
time and memory. Or perhaps the story of a missed encounter
between two cultures, two sensitivities and two imaginations, which
had tragic and brutal consequences when it might have avoided wars,
chaos and destruction.
TH
“The relationship between France and its old colonies has always
been complicated. We are unable to look at this collective history
serenely.”
145
SOMMARIO
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EVENTI SPECIALI
Rithy Panh (Phnom Penh, Cambogia,
1964) dal 1975, per alcuni anni, è
stato costretto a lavorare nei campi
di lavoro dei Khmer rossi. Fuggito e
rifugiatosi in Thailandia, nel 1980 si è
trasferito a Parigi, dove si è laureato
all’Idhec. Come regista è noto per
i lavori documentari dedicati alla
Cambogia, tra cui La terre des âmes
errantes (1999), premiato al Cinéma
du réel di Parigi, e S21, la machine
de mort Khmère Rouge (2003),
presentato a Cannes e al Torino Film
Festival. Ha diretto anche lavori di
finzione, come Rice People (1994)
e Un soir après la guerre (1998),
selezionato al Certain regard di
Cannes, e Un barrage contre le
Pacifique, presentato ai festival di
Toronto e Roma. Nel 2013 ha vinto
Un certain regard di Cannes con
L’image manquante, presentato
anche al Torino Film Festival.
Rithy Panh (Phnom Penh, Cambodia,
1964), starting in 1975, was forced to
work in labor camps by the Khmer
Rouge. In 1979, he escaped to the
refugee camp in Mairut, Thailand,
and in 1980 moved to Paris, where he
graduated from the IDHEC. As a
director, he is best known for his
documentaries about Cambodia, which
include La terre des âmes errantes
(1999), awarded at Cinéma du réel in
Paris, and S 21, la machine de mort
Khmère Rouge (2003), presented at
Cannes and at Torino Film Festival.
He has also directed fiction films, such
as Rice People (1994) and Un soir
après la guerre (1998), selected for
Un certain regard at Cannes, and Un
barrage contre le Pacifique, presented
at the festivals in Toronto and Rome.
In 2013 he won Un certain regard in
Cannes with L’image manquante,
then selected in Torino too.
filmografia/filmography
Site 2 (doc., 1989), Souleymane Cissé
(doc., tv, 1990), Cambodge, entre
guerre et paix (1992), Neak sre (Rice
People, 1994), Bophana, une tragédie
cambodgienne (doc., 1996), Un soir
après la guerre (1997), La terre des
âmes errantes (doc., 1999), Que la
barque se brise, que la jonque
s’entrouvre (tv, 2000), S 21, la
machine de mort Khmère Rouge (doc.,
2002), Les gens d’Angkor (doc., 2003),
Les artistes du Théâtre Brûlé (doc.,
2005), Le papier ne peut pas
envelopper la braise (doc., 2007),
Un barrage contre le Pacifique (2008),
Gibier d’élevage (2011), L’image
manquante (doc., 2013), La France
est notre patrie (doc., 2014).
TFFDOC
-
EVENTI SPECIALI
MISS CINEMA
ARCHIVIO MOSSINA
Italia/Italy, 2015, 16mm, 50’, bn/bw.
a cura/edited by
Rinaldo Censi,
Home Movies Archivio nazionale
del film di famiglia
**
contatti/contacts
Home Movies Archivio Nazionale
del Film di Famiglia
[email protected]
www.homemovies.it
Un catalogo di provini
16mm (1942-1952)
dall’Archivio di Home
Movies (fondo Mossina).
Ritratti di ragazze,
aspiranti stelle del cinema
perlopiù sconosciute e
anonime che partecipano
a concorsi di bellezza e
casting per pellicole non
identificate. Si ripetono
alcune pose, piccole
finzioni, giochi davanti
alla macchina da presa:
c’è chi legge una rivista,
chi si finge segretaria.
Come nei giochi d’infanzia: io sono questo, tu
interpreti quello. Il disagio a volte è eloquente.
Il gioco è scoperto fin dall’inizio. Gli screen test
oscillano dunque tra affettazione e splendida
nonchalanche. E proprio questa corda tesa
o allentata tra l’obiettivo e la modella dice più
di qualsiasi trattato sull’attore. O forse,
semplicemente, la macchina da presa ama certi
volti e ne rifiuta altri. L’immagine oscilla, viene
mangiata da improvvisi flash, perde il fuoco,
mostra le tracce di inizio e fine rullo. Abbiamo
pensato di lasciare tutto (bellezza dell’errore:
alcune pellicole sono state rifilmate, le immagini
vi appaiono dunque sovrimpresse). In poche
parole, consideriamo questi materiali alla stregua
di documenti (per studi a venire). Ma, oltre a
questo, ci piace pensarli come «materiale trovato»
(piccolo bazar archeologico); esageriamo: una
specie di ready-made filmico. Sono materiali filmici
insoliti e inediti, testimonianze di un’epoca
cruciale: il passaggio dal tempo della guerra alla
repubblica di Miss Italia.
Rinaldo Censi
L’Archivio nazionale del film di famiglia è nato oltre
dieci anni fa con l’obiettivo di salvare e trasmettere
il cinema amatoriale e familiare, un patrimonio
audiovisivo nascosto e inaccessibile. L’Archivio è
stato fondato ed è tuttora gestito da Home Movies,
l’associazione di un gruppo di ricerca formatosi
all’inizio degli anni Duemila con l’intento di
promuovere e organizzare lo studio, l’archiviazione
e la valorizzazione del cinema amatoriale e
familiare. Home Movies raccoglie dunque le
pellicole cinematografiche conservate dalle famiglie
italiane, con l’impegno di prendersi cura dei veri
e propri archivi filmici che esse custodiscono.
Col tempo il raggio d’interesse e azione di Home
Movies si è allargato, includendo nell’attività di
recupero gli archivi audiovisivi in possesso di
soggetti diversi come imprese, scuole, parrocchie,
associazioni, e altro.
146
SOMMARIO
TFFDOC
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EVENTI SPECIALI
A catalog of 16mm screen tests (1942-1952) from
the Home Movie Archive (Mossina Fund). Portraits
of girls, aspiring movie stars, for the most part
unknown and anonymous, as they participate in
beauty contests and castings for unidentified movies.
They repeat a few poses, small pretenses, games in
front of the movie camera. Some read a magazine,
others pretend to be secretaries. Like a children’s game:
I’m this, you pretend to be that. Sometimes their
embarrassment is eloquent. The game is revealed
right from the start. The screen tests oscillate between
affectation and splendid nonchalance. And this
tightened or loosened cord between the lens and the
model says more than any treatise about the actor.
Or maybe the movie camera simply loves certain faces
and rejects others. The image wavers, it is eaten by
sudden flashes, it goes out of focus, it shows the traces
of the beginning or the end of a reel. We thought we’d
leave everything in (the beauty of error: some films
were re-shot, the images thus seem superimposed).
In other words, we consider this material just like
documents (for future studies). But, besides this, we
like to think of them as “found material” (a small
archeological bazaar); we’re exaggerating, a sort of
ready-made film. It is unusual and unreleased filmic
material, which bears witness to a crucial era: the
passage from the time of war to the republic of
Miss Italia.
Rinaldo Censi
The Italy’s Amateur Film Archive was born over ten
years ago with the mission to preserve and harness the
amateur and family film, a still hidden and inaccessible
audiovisual heritage. The Archive was founded and is
managed by Home Movies Association, a research
group involved, still 2002, in promoting and organizing
the study, storage and enhancement of amateur and
family film. Home Movies collects the films preserved
by Italian families, with a aim to take care of the
immense patrimony that they represent. Over time
Home Movies’ range of interest and action widened,
including the recovery of audiovisual archives in
possession of different subjects such as companies,
schools, parishes, associations, and more.
TFFDOC
-
EVENTI SPECIALI
chantal akerman
LETTRE D’UN CINÉASTE:
CHANTAL AKERMAN
Francia/France, 1984, video, 8’, col.
LETTRE D’UN
CINÉASTE:
CHANTAL
AKERMAN
regia/director
Chantal Akerman
montaggio/editing
Patrick Mimouni
interpreti/cast
Aurore Clément,
Chantal Akerman,
Colleen Camp,
Marilyn Watelet
produttori/producers
Anne Andreu,
Michel Boujut,
Claude Ventura
**
contatti/contacts
Ina
[email protected]
www.ina.fr
«Per fare cinema, servono dei personaggi». In Lettre d’un cinéaste,
il personaggio (doppio) è Aurore Clément, scelta letteralmente
per il suo nome («aurora»: inizio che giunge dopo la notte
dell’immagine vietata). «Per fare cinema, bisogna alzarsi».
Una volta alzata, la cineasta si veste; una volta vestita, incontra
delle persone; e, se l’incontro avviene intorno a un tavolo, allora
mangia e beve. Ma cosa? È così che la cineasta passa dalla legge
alla vita, dal proibito al lavoro, dal cielo vuoto alla città popolata
di amici.
**
“To make movies, you need characters.” In Lettre d’un cineaste,
the (double) character is Aurore Clément, who was literally chosen
for her name (“aurora”: a beginning that comes after the night
of forbidden images). “To make movies, you have to get up.”
After getting up, the filmmaker gets dressed; once she’s dressed,
she encounters people; and if the encounter takes place around
a table, she eats and drinks. But what? This is how the filmmaker
passes from law to life, from prohibition to work, from the empty
sky to the city crowded with friends.
Chantal Akerman (Bruxelles, Belgio,
1950 - Parigi, Francia, 2015), una tra
le più importanti registe della scena
avanguardista e femminista degli
anni Settanta, è arrivata al cinema
a quindici anni, dopo aver visto
Il bandito delle ore undici di Godard.
Ha esordito nel 1968 con Saute ma
ville, a cui hanno fatto seguito nel 1972
La chambre e Hôtel Monterey e nel
1974 Je, tu, il, elle. Trasferitasi a New
York, ha conosciuto artisti come Jonas
Mekas, Andy Warhol e Stan Brackage
e ha diretto nel 1975 il suo film più
conosciuto, Jeanne Dielman, 23, rue du
Commerce, 1080 Bruxelles. Negli anni,
ha attraversato Paesi e generi con film
come Golden Eighties (1986), D’Est
(1983), Un divano a New York (1996),
La captive (2000, presentato al Torino
Film Festival), La folie Almayer (2011).
Il suo ultimo film, No Home Movie
(2015), è stato presentato all’ultimo
festival di Locarno.
Chantal Akerman (Brussels, Belgium,
1950 - Paris, France, 2015), one of the
most important avant-garde and
feminist directors of the 1970s, got
her start in film at fifteen years of age,
after seeing Pierrot le Fou by Godard.
She debuted in 1968 with Saute ma
ville, which was followed in 1972 by La
chambre and Hôtel Monterey and
in 1974 by Je, tu, il, elle. She moved to
New York, where she frequented artists
such as Jonas Mekas, Andy Warhol and
Stan Brackage. In 1975 she directed her
best-known film, Jeanne Dielman, 23,
rue du Commerce, 1080 Bruxelles.
Over the years, she has traversed
countries and genres with movies such
as Golden Eighties (1986), D’Est
(1983), Un divan à New York (1996),
La Captive (2000, presented at the
Torino Film Festival), and La folie
Almayer (2011). Her final film, No
Home Movie (2015), was presented
at the last Locarno Film Festival.
filmografia essenziale/
essential filmography
Saute ma ville (cm, 1968), Je, tu, il,
elle (1974), Jeanne Dielman, 23, quai du
Commerce, 1080 Bruxelles (1975), News
from Home (doc., 1977), Toute une nuit
(Tutta una notte, 1982), Les années 80
(doc., Gli anni 80, 1983), Letters Home
(1986), Histoires d’Amérique (1989),
Nuit et jour (Notte e giorno, 1991), Tous
les garçons et les filles de leur âge... (tv,
ep. Portrait d’une jeune fille de la fin des
années 60 à Bruxelles, 1994), Sud (doc.,
1999), De l’autre côté (doc., 2002),
Demain on déménage (2004), Là-bas
(doc., 2006), La folie Almayer (2011),
No Home Movie (doc., 2015).
147
SOMMARIO
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EVENTI SPECIALI
TFFDOC
-
EVENTI SPECIALI
chantal akerman
CHANTAL AKERMAN
PAR CHANTAL AKERMAN
Francia/France, 1996, video, 64’, bn/bw-col.
CHANTAL
AKERMAN PAR
CHANTAL
AKERMAN
regia/director
Chantal Akerman
fotografia/cinematography
Raymond Fromont,
Philippe Gilles
montaggio/film editing
Claire Atherton
suono/sound
Xavier Vauthrin
produttori/producers
Janine Bazin,
André S. Labarthe
**
contatti/contacts
Ina
[email protected]
www.ina.fr
Contattata per realizzare un episodio della serie Cinéastes de notre
temps, Chantal Akerman propone diversi nomi di cineasti che
apprezza. Ma, dal momento che tutti gli artisti indicati sono già
stati presi, decide di proporsi come soggetto del suo stesso film.
Nasce così un autoritratto fatto di monologhi sul proprio lavoro
e il proprio pensiero e di montaggi da film della sua carriera,
come Jeanne Dielman, Saute ma ville, Hôtel Monterey, Histoires
d’Amerique, Toute une nuit, Portrait d’une jeune fille de la fin des
années 60 à Bruxelles, Les années 80.
«Mi sono detta: se io stessa sono una “regista del nostro
tempo”, il film che farei su di me, regista del nostro tempo,
sarebbe una sorta di autoritratto. E il modo migliore per fare un
autoritratto sarebbe parlare dei miei film, trattarli come materiale
grezzo da montare per realizzarne uno nuovo. Che sarebbe poi,
per l’appunto, il mio autoritratto. Ne ho parlato con i responsabili
della serie e mi hanno detto che andava bene, a patto che nel
film comparissi pure io e parlassi di me. Ed è lì che sono iniziati
i problemi».
**
Contacted to make an episode of the series Cinéastes de notre
temps, Chantal Akerman proposed the names of various filmmakers
she admired: but all the directors she mentioned had already been
taken, so she suggested herself as the subject of her own film. This is
the genesis of a self-portrait made of monologues about her own work
and philosophy, and of edited clips from films of hers, such as Jeanne
Dielman, Saute ma ville, Hôtel Monterey, Histoires d’Amerique,
Toute une nuit, Portrait d’une jeune fille de la fin des années 60
à Bruxelles and Les années 80.
“I said to myself, ‘I’m a director of our times, I’ll make the movie
about myself, a director of our times; it will be a sort of self-portrait.’
And the best way to make a self-portrait is to talk about my movies,
to treat them like rushes to edit in order to make a new film. Which
would be, in fact, my self-portrait. I talked about it with the directors
of the series and they said yes, as long as I appeared in it myself and
talked about myself. And that’s when the problems began.”
148
SOMMARIO
TFFDOC
-
EVENTI SPECIALI
Chantal Akerman (Bruxelles, Belgio,
1950 - Parigi, Francia, 2015), una tra
le più importanti registe della scena
avanguardista e femminista degli
anni Settanta, è arrivata al cinema
a quindici anni, dopo aver visto
Il bandito delle ore undici di Godard.
Ha esordito nel 1968 con Saute ma
ville, a cui hanno fatto seguito nel 1972
La chambre e Hôtel Monterey e nel
1974 Je, tu, il, elle. Trasferitasi a New
York, ha conosciuto artisti come Jonas
Mekas, Andy Warhol e Stan Brackage
e ha diretto nel 1975 il suo film più
conosciuto, Jeanne Dielman, 23, rue du
Commerce, 1080 Bruxelles. Negli anni,
ha attraversato Paesi e generi con film
come Golden Eighties (1986), D’Est
(1983), Un divano a New York (1996),
La captive (2000, presentato al Torino
Film Festival), La folie Almayer (2011).
Il suo ultimo film, No Home Movie
(2015), è stato presentato all’ultimo
festival di Locarno.
Chantal Akerman (Brussels, Belgium,
1950 - Paris, France, 2015), one of the
most important avant-garde and
feminist directors of the 1970s, got
her start in film at fifteen years of age,
after seeing Pierrot le Fou by Godard.
She debuted in 1968 with Saute ma
ville, which was followed in 1972 by La
chambre and Hôtel Monterey and
in 1974 by Je, tu, il, elle. She moved to
New York, where she frequented artists
such as Jonas Mekas, Andy Warhol and
Stan Brackage. In 1975 she directed her
best-known film, Jeanne Dielman, 23,
rue du Commerce, 1080 Bruxelles.
Over the years, she has traversed
countries and genres with movies such
as Golden Eighties (1986), D’Est
(1983), Un divan à New York (1996),
La Captive (2000, presented at the
Torino Film Festival), and La folie
Almayer (2011). Her final film, No
Home Movie (2015), was presented
at the last Locarno Film Festival.
filmografia essenziale/
essential filmography
Saute ma ville (cm, 1968), Je, tu, il,
elle (1974), Jeanne Dielman, 23, quai du
Commerce, 1080 Bruxelles (1975), News
from Home (doc., 1977), Toute une nuit
(Tutta una notte, 1982), Les années 80
(doc., Gli anni 80, 1983), Letters Home
(1986), Histoires d’Amérique (1989),
Nuit et jour (Notte e giorno, 1991), Tous
les garçons et les filles de leur âge... (tv,
ep. Portrait d’une jeune fille de la fin des
années 60 à Bruxelles, 1994), Sud (doc.,
1999), De l’autre côté (doc., 2002),
Demain on déménage (2004), Là-bas
(doc., 2006), La folie Almayer (2011),
No Home Movie (doc., 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
| PERLA SARDELLA COMFORT ZONE | GIULIO
| ELISABETTA FALANGA LA DOLCE CASA | OLIVIA MOLNÀR
LE DOSSIER DE MARI S. | SILVIA BELLOTTI IL FOGLIO | PHILIP CARTELLI, MARIANGELA CICCARELLO
LAMPEDUSA | UGO ARSAC NEUF CORDES | ALESSIA ZAMPIERI RITE OF PASSAGE | FABIO SCACCHIOLI,
VINCENZO CORE SCHERZO | PEDRO LINO IL SUO NOME
FRANCESCO DONGIOVANNI ANAPESON
SQUILLACCIOTTI LA DERNIÈRE IMAGE
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
francesco dongiovanni
ANAPESON
Italia/Italy, 2015, HD, 38’, col.
Francesco Dongiovanni (1978) vive
e lavora in Puglia. Da tempo affronta
temi come l’etnografia, il paesaggio,
l’archivio, la memoria e il cinema
antropologico e lavora per la casa
di produzione Murex, da lui fondata
con altri collaboratori. Prima di
Anapeson (2015) ha realizzato i
mediometraggi Densamente spopolata
è la felicità (2011), Elegie dall’inizio
del mondo - Uomini e alberi (2013)
e Giano (2014).
SLEEPLESS
regia, montaggio/
director, film editing
Francesco Dongiovanni
soggetto/story
dal saggio/from the essay
Viaggio nel Regno di Napoli
di/by Carl Ulysses von
Salis-Marshlins
sceneggiatura/screenplay
Marco Cardetta,
Francesco Dongiovanni
fotografia/cinematography
Vincenzo Pastore
musica/music
Pino Basile
suono/sound
Salahaddin Roberto
Re David,
Graziano Cammisa
interprete/cast
Salvatore Marci
produttori/producers
Cristina Piscitelli,
Giovanni Antelmi,
Massimo Modugno
produzione/production
Apulia Film Commission
**
contatti/contacts
The Open Reel
Cosimo Santoro
[email protected]
www.theopenreel.it
Il conte Carl Ulysses von Salis-Marshlins è stato un botanico
e naturalista svizzero che nella sua vita ha viaggiato molto,
osservando e studiando i luoghi da lui visitati. Nel 1789 ha
dedicato un resoconto di viaggio al Regno di Napoli,
raccontandovi le visite al Casino del Duca a San Basilio,
in Puglia. Anapeson descrive questi luoghi oggi, insonni
e abbandonati nella modernità distratta.
«Il Casino del Duca, un antico palazzo che è castello e masseria,
situato a San Basilio, vicino a Taranto, è stato per più di due
millenni il fulcro della vita di un’intera regione, nonché il punto
focale del latifondo più importante della Puglia. E oggi non è
nulla: deturpato, distrutto e dimenticato. Questo film è
soprattutto uno sguardo sul tempo. Come lascito, come rovine.
Attraverso il racconto del viaggiatore svizzero settecentesco si
consuma il contrasto tra i fasti passati e il degrado attuale, frutto
di una modernità dominata dal brutto. La Storia come vestigia
e come morte».
**
Count Carl Ulysses von Salis-Marshlins was a Swiss botanist and
naturalist who travelled extensively throughout his life, observing
and studying the places he visited. In 1789 he wrote about his trip
to the Kingdom of Naples, describing his visits to the Casino del Duca
in San Basilio, Puglia. Anapeson depicts these places as they are
today, sleepless and abandoned within the distracted modernity.
“The Casino del Duca is an ancient palazzo, a cross between a palace
and a manor farm, located in San Basilio, near Taranto. For two
thousand years it was the beating heart of an entire region, as well
as the focal point of the most important estate in Apulia. And today
it’s nothing: marred, destroyed, and forgotten. But above all, this film
looks at time, at its legacies and ruins. The story of the Swiss traveler
from the 18 century evinces the contrast between its past splendor
and current decay, deriving from a distracted modernity dominated
by ugliness. History as a vestige and as death.”
TH
150
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Francesco Dongiovanni (1978)
lives and works in Apulia (Italy).
He has been interested in ethnology,
landscapes, archive, memory and
anthropological cinema for a long time.
He works for the production company
Murex, which he founded with his
collaborators. He directed the short
features Densamente spopolata
è la felicità (2011), Elegie dall’inizio
del mondo - Uomini e alberi (2013),
Giano (2014), and Anapeson (2015).
filmografia/filmography
Densamente spopolata è la felicità
(mm, 2011), Elegie dall’inizio del
mondo - Uomini e alberi (mm, 2013),
Giano (mm, 2014), Anapeson (mm,
2015).
I TA L I A N A . C O R T I
perla sardella
COMFORT ZONE
Italia/Italy, 2015, HD, 13’, col.
Perla Sardella (Jesi, Ancona, 1991)
ha studiato dal 2010 al 2015 presso
la Naba, la Nuova accademia di belle
arti di Milano, laureandosi in media
design e arti multimediali con una
tesi sull’autoreferenzialità nel cinema
documentario. Vive e lavora tra
Marche e Lombardia, collaborando
a produzioni audiovisive come
autrice, operatrice e montatrice.
Comfort Zone (2015) è il suo
cortometraggio d’esordio.
Al momento sta lavorando al
suo primo mediometraggio
documentario.
COMFORT
ZONE
regia, fotografia,
montaggio/director,
cinematography,
film editing
Perla Sardella
musica, suono/
music, sound
Carlo Maria Amadio
interpreti/cast
Sona Hovhannisyan,
Hafid F.
produzione/production
Naba
**
contatti/contacts
Perla Sardella
[email protected]
A Dubai, una giovane donna in una città straniera è alla ricerca
di uno sconosciuto. Sa della sua esistenza grazie alle foto e ai
video che riceve da lui, senza che questi ne sia a conoscenza.
Attraverso gli indizi digitali che estrapola, la ragazza tenta di
scovare il ladro. Presto però farà la sua apparizione un altro
personaggio: la macchina da presa, che segue la ragazza ma
è attratta dalla realtà circostante.
«Il film è basato sugli scatti autentici di Hafid, un ragazzo
che dopo aver rubato un telefono ha dimenticato di disattivare
l’autosincronizzazione delle foto. Così facendo, ha permesso
che la legittima proprietaria del telefono vedesse su computer
tutte le foto che Hafid scattava. Da questa disavventura è nato
un sito, che è una sorta di vendetta della proprietaria del telefono
nei confronti del ladro. Il mio lavoro parte proprio da qui. Il film
gioca con le caratteristiche proprie di fiction e documentario e
crea un esperimento che riflette sugli spazi, reali e digitali, e la
loro connessione con l’essere umano: visibile, nascosto dietro
una macchina da presa, presente solo in foto».
**
Dubai. A young woman in a foreign city looking for a stranger.
She knows him through the photos and videos she receives from
him without his knowledge. Through a series of digital clues, she
tries to find her phone’s thief. But it turns out to be someone else:
the camera itself, which is following the girl while enticed by the
world around her.
“The film is based on the original pictures taken by Hafid, a kid who
stole a phone but forgot to deactivate the photos’ auto-sync. This
way, the phone’s legitimate owner could see on her computer all the
pictures that Hafid was taking with her phone. The misadventure
turned into a website, a sort of personal revenge from the phone’s
owner. And that’s where my work started. The film plays with the
characteristics of fictions and documentaries, creating an experiment
that reflects on spaces, real and digital, and their connection with the
being human: visible, behind the camera, present only in the frame.”
151
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Perla Sardella (Jesi, Ancona, Italy,
1991) studied in Milan’s New Academy
of Fine Arts (NABA) from 2010 to 2015,
where she received a degree in media
design and multimedia arts and
presented her thesis on the selfcenteredness of documentary
filmmaking. She lives and works
between the regions of Marche and
Lombardy, collaborating in several
audiovisual productions as a writer,
cameraman, and editor. She is
currently working on her first short
feature documentary.
filmografia/filmography
Comfort Zone (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
giulio squillacciotti
LA DERNIÈRE IMAGE
Italia/Italy, 2015, HD, 7’, col.
Giulio Squillacciotti (Roma, 1982)
ha studiato storia dell’arte medievale
a Barcellona e a Roma. Ha poi
conseguito un master in arti visive
presso l’Università di Architettura
Iuav di Venezia. Il suo lavoro
di artista e regista oscilla tra
l’indagine di possibili narrazioni,
la sofisticazione di eventi reali
e il documentario. Attualmente sta
lavorando a un progetto di ricerca
videoetnografico nel Sud dell’Iran,
su riti di possessione e
sciamanesimo.
LAST IMAGE
regia, sceneggiatura,
produttore/director,
screenplay, producer
Giulio Squillacciotti
fotografia/cinematography
Lorenzo Pezzano
musica/music
Claudio Rocchetti
interpreti/cast
Maria Morganti,
Gabrielle Coutronne
(voce/voice)
**
contatti/contacts
Giulio Squillacciotti
[email protected]
Un museo deserto, all’apparenza abbandonato. La voce di una
donna racconta vicende legate a un altro abbandono, quello
di una persona con la quale ha condiviso tempo e spazi.
Tra rapporto epistolare e autoriflessione, la narrazione si
muove parallela al percorso visivo, generando un doppio
binario tra la messa in scena e la storia.
«Il piano sequenza di questo film è stato girato nel 2011
all’interno delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. In quel
momento il museo era in fase di restauro e gli allestimenti
di Carlo Scarpa, risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta,
dovevano essere adattati a diverse necessità di fruizione.
Il principio museografico che aveva guidato Scarpa è cambiato
con l’aumento dei visitatori; allo scorrere del tempo si sono
aggiunte necessità indipendenti dal contesto. Il girato è rimasto
nel cassetto fino a ora. Quattro anni dopo, mi sembrava adatto
per giustapporre la storia di un possibile abbandono vissuto da
una donna agli ambienti del museo».
**
An empty, seemingly abandoned museum. A woman’s voice
narrating events connected to another abandonment, committed
by a person with whom she shared time and spaces. The narration,
halfway between an exchange of letters and a means of self-reflection,
moves in parallel with the visual journey generating a double track
between the set and the story.
“We filmed the sequence shot for this movie in 2011 in the Gallerie
dell’Accademia in Venice. The museum was being restored at the
time, and Carlo Scarpa’s installations from the 1950s and 1960s
had to be adapted to various needs. The museographic principle
followed by Scarpa changed as the number of visitors increased;
new necessities emerged over time, independent from the context.
The footage remained in a drawer until now. Four years later,
it seemed the right time to juxtapose the story of a possible
abandonment experienced by a woman and the space of
a museum.”
152
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Giulio Squillacciotti (Rome, Italy,
1982) studied medieval art history
in Barcelona and Rome. He then
completed a graduate degree in visual
arts from the University of Architecture
in Venice. His work as an artist and
director sways between his search
for possible stories, the sophistication
of real events, and documentary.
He is currently working on a videoethnographic research project in
southern Iran on rites of possession
and shamanism.
filmografia/filmography
Far, from Where We Came (cm, 2008),
A Moveable Aesthetics (cm, 2009),
Zimmerreise (cm, 2010), Casi la Mitad
de la Historia (cm, 2011), RMHC
1989/1999 Hardcore a Roma (cm,
2012), La dernière image (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
elisabetta falanga
LA DOLCE CASA
Italia/Italy, 2015, HD, 18’, col.
Elisabetta Falanga (Taormina,
Messina, 1985) ha studiato tra Parma
e Milano e si è laureata in chimica
applicata al restauro e in arti visive
e pittura. Con un percorso
prevalentemente artistico, ha
esposto in diversi spazi italiani e
internazionali, partecipando a varie
residenze per artisti. La dolce casa
è il suo primo cortometraggio.
SWEET HOME
regia, soggetto/
director, story
Elisabetta Falanga
fotografia/cinematography
Roberto Tenace,
Riccardo Caruso,
Elisabetta Falanga
suono/sound
Luigi Lombardi,
Riccardo Caruso
**
contatti/contacts
Elisabetta Falanga
[email protected]
C’è una figlia alle prese con il senso di colpa e la memoria
di un paese. Una ragazza che è portavoce di ciò che è stato.
C’è un paese natìo, che nei suoi ricordi d’infanzia è scisso.
I pezzi di sguardo respirano, sanciscono un profondo senso
di non appartenenza. C’è l’assenza di un corpo, e una casa,
svuotata e decadente, dove rientrare dopo più di vent’anni,
senza dimenticare di avere sulle spalle tutta la violenza delle
parole. Senza dimenticare ciò che era.
«Giovanni è il matto del paese, un padre distante che non ha
forma nei ricordi della figlia. Taormina è il punto di approdo,
con le sue violenze verbali ricostruite da memorie di paese,
senza filtro tra chi racconta (e non sa di essere osservato) e chi
ascolta. La camera è un prolungamento del corpo, non sancisce
distanza ma accentua ciò che non vediamo: paesaggi lontani,
letti come luoghi di non appartenenza, particelle di memorie
infantili. La casa d’infanzia e la tomba di un padre e di un matto,
mai visto, forse neppure conosciuto, della cui faccia non si ha
traccia, ma che tra quelle pareti ha vissuto gli ultimi momenti».
**
A daughter is wracked with guilt and dealing with the memory of
a country. A girl, spokesperson for what happened. In her childhood
memories, her native country is divided. In the fragments of her glance
there is a deep sense of not belonging. There is the absence of a body,
and there is an empty, decaying home where she returns twenty years
later, but she hasn’t forgotten that she is carrying on her shoulders all
the violence of words. She hasn’t forgotten what has been.
“Giovanni is the town fool; he is a distant father and a featureless
form in her memories. Taormina is the landing place, with its verbal
abuses, rebuilt by a country’s memory, without filters between the
narrator that is unaware of being observed, and the listener.
The camera is like an extension of the body, it doesn’t create distance,
it accentuates what cannot be seen: distant landscapes, seen as
places of non-belonging, particles of childhood memories. The home
where she grew up, her father’s grave – a fool’s grave – that is never
seen, maybe he is unknown, there are no traces of his face, but he
lived his last happy moments between those walls.”
153
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Elisabetta Falanga (Taormina,
Messina, Italy, 1985) studied in Parma
and Milan and has degrees in chemistry
applied to restoration, in visual arts and
painting. She followed a predominantly
artistic path, exhibiting her work in
several venues in Italy and abroad,
and participating to various artist
residences. La dolce casa is her first
short film.
filmografia/filmography
La dolce casa (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
olivia molnàr
LE DOSSIER DE MARI S.
Belgio/Belgium, 2015, HD, 28’, bn/bw-col.
Olivia Molnàr, di madre italiana
e padre ungherese, entrambi attori
e drammaturghi, si è trovata
immersa sin dall’infanzia
nell’ambiente teatrale e artistico.
Ha frequentato i primi tre anni di
università a Venezia, studiando arti
visive e dello spettacolo, e nel 2013
si è trasferita in Belgio, dove si è
specializzata in narrazione e cinema
d’animazione all’École de recherche
graphique (Erg). Attualmente vive
e lavora a Bruxelles. Le dossier
de Mari S. è il suo primo
cortometraggio, realizzato
durante l’ultimo anno di studi.
THE FILE OF
MARI S.
regia, sceneggiatura,
interprete/director,
screenplay, cast
Olivia Molnàr
montaggio/film editing
Olivia Molnàr,
Olivier Marbœuf
suono/sound
Thierry Bertomeu
**
contatti/contacts
Lou Jomaron
[email protected]
Molti anni dopo la Rivoluzione ungherese del 1956, Mari S. si
ammala di Alzheimer. Sfogliando le pagine degli archivi segreti
del regime socialista, la nipote cerca di ricostruire i suoi ricordi
perduti.
www.spectre-productions.com
«Le dossier de Mari S. è nato in seguito a un viaggio a Budapest
sulle tracce del passato della mia famiglia, immigrata in Italia
a cavallo degli anni Sessanta. Ma da allora le strade hanno
cambiato nome e la città sembra ansiosa di dimenticare la sua
storia recente. Solo tra le pagine dell’archivio segreto del regime
socialista ho ritrovato l’eco dei racconti che avevo ascoltato fin
da bambina. Questo lavoro, che ripercorre le tappe della fuga
della mia famiglia dall’Ungheria all’Italia, è diventato una
riflessione sulle nozioni di eredità, memoria collettiva e oblio».
**
Several years after the Hungarian Revolution of 1956, Mari S. is
diagnosed with Alzheimer. Her granddaughter, flipping through the
pages of the secret archive of the socialist regime, tries to reconstruct
the memories she lost.
“The idea for Le dossier de Mari S. came from a trip I took to
Budapest in search of my family’s past, before they migrated to
Italy in the early 1960s. Budapest has changed since then, the street
names are different, the city seems anxious to forget its recent past.
It was only in the pages of the socialist regime’s secret archive that
I found the echo of the stories I’d been listening to ever since I was
a little girl. As I traced back the steps of my family’s escape from
Hungary to Italy, it turned into a reflection on the concepts of
heritage, collective memory, and oblivion.”
154
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Olivia Molnàr has been surrounded
by the world of theater and art since
childhood: both her Italian mother
and Hungarian father are actors and
playwrights. She studied visual and
performing arts in Venice for her first
three years of university, then moved
to Belgium in 2013 for a graduate
degree in narration and animation
at the École de recherche graphique
(ERG). She currently lives and works
in Brussels. Le dossier de Mari S.
is her first short, which she made
during this past school year.
filmografia/filmography
Le dossier de Mari S. (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
silvia bellotti
IL FOGLIO
Italia/Italy, 2015, HD, 18’, col.
THE PAPER
regia, fotografia,
montaggio, voce/
director, cinematography,
film editing, voice over
Silvia Bellotti
suono/sound
Caterina Biasiucci,
Claudia D’Angelo,
Lea Dicursi,
Margherita Panizon,
Chiara Postiglione
produzione/production
Arci Movie, Filmap
**
contatti/contacts
Arci Movie, Filmap
[email protected]
www.centrofilmap.it
È notte, la città è silenziosa e le saracinesche dei bar sono ancora
abbassate. Ma in via Oberdan, a Napoli, cominciano ad arrivare
persone che segnano il loro nome su un foglio attaccato al muro.
Si tratta del preziosissimo elenco con il quale, in base all’ordine
di arrivo, si entrerà negli uffici dell’Agenzia delle entrate. Con
questo semplice atto di autorganizzazione, persone di ogni età,
provenienza e situazione economica danno vita ogni giorno una
vera e propria società democratica. Una società che si fonda su
un foglio, dura lo spazio di poche ore e, come ogni associazione
umana, è animata da conflitti, tensioni e solidarietà.
«Volevo fare un film sulla burocrazia italiana dal punto di vista
dei cittadini. Ho scelto allora di raccontare una delle possibili
strategie di sopravvivenza che le persone mettono in atto per
supplire a un’inefficienza dello Stato. Il foglio osserva la fila che si
crea e si organizza autonomamente fuori da un ufficio pubblico,
che è la conseguenza di quello che accade dentro e, al contempo,
l’espressione di quel che accade fuori, nella società».
**
It’s nighttime, the city is silent and the rolling shutters of the bars
are still down. But in via Oberdan, in Naples, people begin to
arrive and write their name on a piece of paper attached to the wall.
This precious list sets the order – on the basis of their arrival – with
which people will enter the offices of the Italian Revenue Agency.
Every day, through this simple act of self-organization, people of every
age, provenance and economic situation constitute a true democratic
society. A society founded on a piece of paper, which lasts only a few
hours and, like every human association, is animated by conflicts,
tension and solidarity.
“I wanted to make a movie about Italian bureaucracy from the
citizens’ point of view. So I decided to recount one of the various
survival strategies people put in motion to compensate for an
inefficiency of the state. Il foglio observes the queue which forms
and which organizes itself outside a public agency; it is the
consequence of what happens inside and, at the same time,
the expression of what happens outside, in society.”
155
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Silvia Bellotti (Roma, 1982), dopo
essere diventata architetto, si è
trasferita a Palermo per collaborare
come videoreporter con alcuni
quotidiani locali e con il sito del
«Fatto Quotidiano». Nel 2012 ha
vinto con l’inchiesta Trattativa?
Niente sacciu, realizzata in
collaborazione con Giuseppe
Pipitone, il primo premio di
Generazione reporter, concorso
per giovani giornalisti ideato da
Michele Santoro; nel 2013 è stata
tra i finalisti del premio Morrione,
sezione del premio Ilaria Alpi, con
la videoinchiesta Che fine ha fatto
la roba dei boss. Al momento sta
lavorando a un mediometraggio
documentario sull’ufficio dell’Istituto
autonomo per le case popolari di
Napoli, in collaborazione con Indigo
Film, Milano Film Network e Filmap.
Il foglio è il suo primo
cortometraggio.
Silvia Bellotti (Rome, Italy, 1982),
after becoming an architect, moved
to Palermo to collaborate as a video
reporter with a number of local
newspapers and with the website of
“Il Fatto Quotidiano.” In 2012, her
investigation Trattativa? Niente
sacciu, which she made in
collaboration with Giuseppe Pipitone,
won the Generazione Reporter Award,
a competition for young journalists,
created by Michele Santoro. In 2013,
she was a finalist for the Morrione
Prize, a section of the Ilaria Alpi Award,
with her video investigation Che fine
ha fatto la roba dei boss. She is
presently working on a medium-length
documentary about the Naples offices
of the Autonomous Institute for Council
Housing, in collaboration with Indigo
Film, Milano Film Network and
FILMaP. Il foglio is her first short.
filmografia/filmography
Il foglio (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
philip cartelli, mariangela ciccarello
LAMPEDUSA
Italia-Usa-Francia/Italy-USA-France, 2015, HD-Super8, 14’, bn/bw-col.
Philip Cartelli sta ultimando un
dottorato presso il Sensory
Ethnography Lab dell’Università
di Harvard. Regista e scrittore,
ha presentato i suoi film e le sue
installazioni in Europa e negli Stati
Uniti.
LAMPEDUSA
regia, fotografia,
montaggio/directors,
cinematography,
film editing
Philip Cartelli,
Mariangela Ciccarello
soggetto/story
Mariangela Ciccarello
suono/sound
Philip Cartelli,
Ernst Karel
voci/voices
Lucien Castaing-Taylor,
Mariangela Ciccarello,
Joris Lachaise,
Carlo Signati
**
contatti/contacts
Nusquam Productions
Mariangela Ciccarello
[email protected]
Nel 1831, un’eruzione vulcanica formò una piccola isola nel
cuore del Mediterraneo, a sud della costa siciliana. Si scatenò
una disputa internazionale, in cui diverse potenze europee
rivendicarono il possesso del nuovo «territorio». Sei mesi
dopo l’isola sprofondò, riducendosi a uno scoglio sommerso...
«Il film è ispirato a un libro pubblicato in Francia nel 2013 da
Mariangela Ciccarello: una raccolta di testi che, mescolando
finzione e fonti storiche, ripercorre da vari punti di vista la
vicenda dell’isola Ferdinandea. Quando abbiamo cominciato
a lavorare al film, volevamo conservare la tensione tra vero
e falso, soggettività e oggettività. Per questo abbiamo deciso
di combinare l’alta definizione a colori con il Super8 in bianco
e nero. Le riprese sono state effettuate in diverse località
mediterranee. Viaggiando ci siamo confrontati col Mediterraneo
di oggi, così lontano eppure così vicino a questa vicenda del
diciannovesimo secolo. Ne è nata l’idea di costruire un’opera
in bilico tra documentario e finzione, realtà e sogno, passato
e presente». (P. Cartelli)
**
In 1831, a volcanic island suddenly erupted from the sea off the
Southern coast of Sicily. An international dispute ensued, during
which a number of European powers laid claim to this newfound
“land.” The island receded below sea level six months later, leaving
only a rocky ledge under the sea...
“The film is inspired by a 2013 publication by Mariangela Ciccarello,
a collection of texts that, mixing fiction and historical sources, traced
the story of the island of Ferdinandea from different points of view.
When we started working on a film, we wanted to maintain a tension
between true and false, subjectivity and objectivity. In part for this, we
decided to combine the High-Definition color footage with Super
8mm black-and-white. The shooting took place in various
Mediterranean locations. Traveling, we confronted the Mediterranean
of today, so far and so close to this 19 century narrative. As a result
we had the idea of constructing a work poised between documentary
and fiction, reality and dream, past and present.
TH
156
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Mariangela Ciccarello, dopo aver
studiato filosofia e storia dell’arte,
collabora come curatrice con gallerie
e musei in Europa e Sudafrica.
Ha inoltre realizzato alcuni
cortometraggi e recentemente
ottenuto una borsa presso
l’UnionDocs Center for Documentary
Art di Brooklyn. Lampedusa è la loro
prima collaborazione.
Philip Cartelli is a filmmaker, critic,
researcher, and doctoral candidate in
Harvard University’s Sensory
Ethnography Lab. His film and video
works have been shown in international
festivals, conferences, and installation
settings.
Mariangela Ciccarello, after studies
in philosophy and visual art, pursued
a career as a curator in galleries and
museums between Europe and South
Africa. She has made a series of films
over the past few years, most recently
during a fellowship at the UnionDocs
Center for Documentary Art in
Brooklyn. Lampedusa is the first work
they shoot together.
filmografia/filmography
Philip Cartelli:
Three Ways to Cross a River (cm,
2010), Tour de France (cm, 2011),
Promenade (cm, 2015).
Mariangela Ciccarello:
Autodéfense (cm, 2013), My Little
Napoli (cm, 2015).
Philip Cartelli, Mariangela Ciccarello:
Lampedusa (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
ugo arsac
NEUF CORDES
Italia/Italy, 2015, HD, 20’, col.
Ugo Arsac, appassionato di arte
e di cinema, ha iniziato i suoi studi
all’Accademia di belle arti di Parigi
ed è poi stato ammesso
all’Accademia di arti decorative
nella stessa città. Neuf cordes è il
suo primo lavoro per il cinema,
scritto e diretto in maniera
indipendente. Attualmente studia
e prepara un nuovo progetto alla
Scuola di cinema di Taipei, a Taiwan.
NEUF CORDES
regia, sceneggiatura,
fotografia, montaggio/
director, screenplay,
cinematography,
film editing
Ugo Arsac
musica/music
Alice Goudon
suono/sound
Thomas Kuratli
interpreti/cast
Francesco Carnelutti,
Valentina Carnelutti,
Dima Yaroshenko,
Amir Sassone,
Christian Arsac,
Ugo Arsac,
Mario del Sarto
produttori/producers
Ugo Arsac,
Valentina Carnelutti
produzione/production
Fiore Leone, Ensad
**
contatti/contacts
Ugo Arsac
[email protected]
Orfeo torna dagli Inferi senza Euridice. Si ritrova così nel mondo
dei vivi. Un mondo dilaniato da sofferenze non diverse dalle sue.
Un nuovo inferno, bianco e circondato da alte pareti scavate nel
marmo. Orfeo sarà obbligato a confrontarsi con la natura, con
i ricordi e con se stesso. Tra l’Ucraina e le cave di Carrara,
s’intraprenderà quindi un viaggio nella mente dei protagonisti
di questo mito moderno e dentro noi stessi.
«Neuf cordes nasce dal tentativo di dare una dimensione
atemporale al mito di Orfeo ed Euridice. Unendo documentario
e scene di finzione, ho cercato di togliere Orfeo dal contesto
mitologico per affrontare le questioni relative alla nostra epoca
che il suo mito chiama in causa. […] Orfeo è qualcuno che cerca,
che s’interroga, che vuole andare al di là dell’accessibile e del
consentito; come Medea, osa affrontare la regola stabilita
in onore di un principio etico e morale. Non si arrende di fronte
alla perdita della felicità. Si ostina. E allo stesso modo, gli attori
hanno interpretato il loro ruolo, il loro Orfeo».
**
Orpheus makes his way back from the Underworld without Eurydice
and thus finds himself in the world of the living. A place torn apart by
sorrows similar to his own. A new hell, white, surrounded by tall walls
carved into the marble. Orpheus will have to confront nature, his
memories, and himself. His journey between Ukraine to the caves
of Carrara will also be a journey into the minds of the protagonists
of this modern myth and into our own.
“Neuf cordes is an attempt to give a timeless dimension to the
story of Orpheus and Eurydice. By combining scenes with fiction
into a documentary, I tried to remove Orpheus from his mythological
context in order to address the basic issues affecting our time,
which the myth itself underscores […]. Orpheus is someone looking
for something, for someone, asking himself questions; he wants to
go beyond the inaccessible and what’s allowed. Like Medea, he dares
to challenge the established rules to honor an ethical and moral
principle. He doesn’t surrender when he loses his happiness, he digs
in. Similarly, the actors interpreted their roles, their Orpheus.”
157
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Ugo Arsac, with his passion for art
and cinema, was first accepted at the
Academy of Fine Arts in Paris, and
then at the Academy of Decorative
Arts. Neuf cordes is his first work
for film, independently written and
directed. He is currently studying
filmmaking and preparing a new
project at the National Taiwan
University of Arts.
filmografia/filmography
Neuf cordes (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
alessia zampieri
RITE OF PASSAGE
Italia/Italy, 2015, HD, 12’, col.
Alessia Zampieri (Dolo, Venezia,
1988), trasferitasi a Milano nel 2007,
si è laureata in media design e
successivamente si è specializzata
in film e nuovi media presso la
Nuova accademia di belle arti
(Naba). Nel 2013 ha realizzato Porno
Machine, corto sviluppato durante
un workshop con il regista
Michelangelo Frammartino, e tra
il 2013 e il 2014 i video SeeSTEAM
(intro) e SeeSTEAM_Project. Rite
of Passage è il suo progetto di tesi
specialistica, seguito dalla regista
Marianna Schivardi.
RITE OF
PASSAGE
regia, soggetto,
montaggio/director,
story, film editing
Alessia Zampieri
musica, suono/
music, sound
Giuseppe Bonifacio
interpreti/cast
Samuel Lewers,
Simon Scherzinger,
Artur Zdanowicz,
Hjortur Svein Gretarsson,
Ødin Røstum Stabell,
Celine Chang,
Hanae Marie Aoki
(voce/voice)
produzione/production
Embodied Studio, Naba
**
contatti/contacts
Alessia Zampieri
[email protected]
Il 66° 33’ parallelo segna idealmente l’ingresso nel paesaggio
artico. Superato il Circolo polare artico, alla perenne luce estiva
si contrappone l’infinita notte invernale. La ricerca di una donna
s’interseca con un ambiente inusuale, dove la luce del sole
è quasi assente, un’assenza che conduce in una indefinitezza
temporale. Un soffice bozzolo avvolgente. L’esperienza di diversi
spazi e tempi conduce a un luogo sospeso, un deserto bianco
immerso nell’oscurità, tra tempeste di neve e insoliti viaggiatori.
«L’idea di questo corto nasce dalla lettura del libro A Woman in
the Polar Night, scritto dalla pittrice austriaca Christiane Ritter
nel 1934, durante l’anno passato a fianco del marito in una
piccola capanna delle isole Svalbard, a nord della Norvegia. […]
Per questo motivo ho voluto partire da sola per quelle terre e
vivere il mese in cui dal buio si ritorna lentamente alla luce. Sono
partita con lo stretto necessario per filmare qualcosa in divenire
che solo una volta arrivata ho scoperto cosa fosse: un luogo di
ricercatori».
**
The 66° 33’ parallel technically marks the threshold to the artic
landscapes. As you pass the Artic Circle, the perennial summer light
is juxtaposed to the infinite winter night. The search of a women
intersects with an unusual environment where the sunlight is almost
completely absent, causing a sort of undefined sense of time. A soft
and enveloping cocoon. The different times and spaces experienced
lead to a suspended place, a white desert immersed in darkness,
between snowstorms and unusual travelers.
“The idea for this short came from reading the book A Woman in the
Polar Night, written by the Austrian painter Christiane Ritter in 1934,
the year she spent by her husband’s side in a small cabin in the
Svalbard Islands in Northern Norway. […] That’s why I wanted to
go visit those lands by myself and experience the month in which
the complete darkness gradually starts to yield to the sunlight’s
return. I left with the bare necessities to film something in progress,
and I discovered what that something would be once I arrived there:
it was a place of researchers.”
158
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Alessia Zampieri (Dolo, Venice, Italy,
1988) moved to Milan in 2007, where
she got an undergraduate degree in
media design and a master’s degree
in film and new media from the
New Academy of Fine Arts (NABA).
She made the short Porno Machine
in 2013 during a workshop with the
filmmaker Michelangelo Frammartino.
She then made SeeSTEAM (intro)
and SeeSTEAM_Project between 2013
and 2014. Rite of Passage is her final
graduate project, which she made with
the director Marianna Schivardi as her
thesis advisor.
filmografia/filmography
Porno Machine (cm, 2013), SeeSTEM
(intro) (cm, 2013-2014),
SeeSTEAM_Project (cm, 2013-2014),
Rite of Passage (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
fabio scacchioli, vincenzo core
SCHERZO
Italia/Italy, 2015, HD, 5’, col.
Fabio Scacchioli (Teramo, 1979)
e Vincenzo Core (Giulianova, Teramo,
1979) lavorano con film, video,
installazioni e live performance.
La loro ricerca si concentra sulla
relazione immagine-suono, sui
concetti di audiovisione e cinema
espanso e sul rapporto tra
percezione e pensiero. I loro lavori
hanno partecipato a festival di tutto
il mondo, ottenendo numerosi
riconoscimenti. Nel 2013 hanno
presentato al Torino Film Festival
No More Lonely Nights, che ha
ricevuto il premio speciale della
giuria.
JOKE
regia/directors
Fabio Scacchioli,
Vincenzo Core
fotografia, montaggio/
cinematography,
film editing
Fabio Scacchioli
musica/music
Vincenzo Core
**
contatti/contacts
Fabio Scacchioli
[email protected]
www.fabioscacchioli.jimdo.com
«O meraviglia!
Quali creature mirabili!
E come è bello l’umano genere! Oh dolce nuovo mondo,
pieno di un tal popolo!»
(William Shakespeare, La Tempesta)
«Siamo qui di fronte a uno scherzo di cattivo gusto.
E pessimo carattere. Dal momento che pretende la libertà dovuta
al giullare e insieme d’esser preso terribilmente sul serio.
Scherzate con questo film, addolcitelo, o v’inchioderà gli occhi».
**
“O, wonder!
How many goodly creatures are there here!
How beauteous mankind is! O brave new world,
That has such people in’t!”
(William Shakespeare, The Tempest)
“What we have before us is a bad joke. With a very bad temper.
It demands the freedom of the jester, while also expecting to be
taken extremely seriously. Play with this film, joke with it, sweeten it,
or it will ensnare your gaze.”
159
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Fabio Scacchioli (Teramo, Italy, 1979)
and Vincenzo Core (Giulianova,
Teramo, Italy, 1979) make films, videos,
art installations, and live performances.
Their research is focused on the relation
between image and sound, between
perception and thought, and
on the concepts of “audio-vision”
and “expanded cinema.” They
participated with their work in festivals
worldwide and received several awards.
In 2013 they presented No More
Lonely Nights at the Torino Film
Festival, winning the Special Jury
Award.
filmografia/filmography
Dead Seequences (cm, 2009), Objets
oubliés (cm, 2009), Da una terra di
cenere e nebbia (cm, 2010), Miss
Candace Hilligoss’ Flickering Halo (cm,
2011), Spettrografia di una battaglia
(cm, 2012), No More Lonely Nights
(cm, 2013), Scherzo (cm, 2015).
I TA L I A N A . C O R T I
pedro lino
IL SUO NOME
Italia-Portogallo-Regno Unito/Italy-Portugal-UK, 2015, HD, 19’, col.
HER NAME
regia/director
Pedro Lino
fotografia/cinematography
Luca La Vopa
suono/sound
Richard Barnett
produttori/producers
Pablo Iraola,
Pandora da Cunha Telles,
Stefano Rabolli-Pansera
produzione/production
Beyond Entropy,
Ukbar Filmes
**
contatti/contacts
Pedro Lino
[email protected]
www.pedrolino.me
In Europa si trova un’isola. Su quell’isola, un uomo.
Quest’uomo è un’isola. Gesuino, ottantotto anni, pastore.
Non ha mai avuto una famiglia. Ha lasciato il mondo esterno
fuori dalla porta di casa. Una casa piena di stanze e letti, «se
mai ce ne fosse bisogno». Ma lontano da tutto e tutti, Gesuino
ha conservato un’ultima passione...
«Gesuino Nocco abita nello stesso posto dal 1966. Da solo.
Una mattina si è aperto alle nostre domande, rispondendo
sempre con sincerità, onestà e senso dell’umorismo disarmanti.
Da questa storia di vita ho voluto costruire un ritratto semplice
e schietto di Gesuino. La natura di una persona che rivede la sua
vita senza vergogna, accettando errori, colpe e battute d’arresto
che il destino ha posto sul suo cammino. Ho cercato di realizzare
un film che possa diventare un oggetto di riflessione
sull’isolamento e la solitudine dell’esistenza umana e sulle
scelte che influenzano le nostre vite. Siamo di fronte a un
carattere autentico e una storia onesta e commovente che,
come ogni cosa nella vita, racchiude in sé qualche sorpresa».
**
There is an island in Europe. And on the island is a man. This man
is an island. His name is Gesuino, he is an eighty-eight-year-old
shepherd. He never had a family. He left the world outside his door.
His house is full of rooms and beds, “in case they are ever needed.”
Gesuino, far from everyone and everything, still cherishes one last
passion…
“Gesuino Nocco has been living in the same place since 1966.
By himself. One morning he opened up to our questions, answering
with disarming sincerity, honesty, and sense of humor. From his life
story I wanted to create a simple and direct portrait of Gesuino.
Of a person who looks over his life without shame, accepting the
mistakes, faults, and stops that destiny placed along his way. I tried
to make a movie that could become a chance to reflect on the
isolation and solitude of human existence and on the choices that
affect our lives. We find ourselves in front of an authentic character
with an honest and touching story and a few surprises.”
160
SOMMARIO
I TA L I A N A . C O R T I
Pedro Lino (Porto, Portogallo, 1980),
cineasta portoghese trasferitosi a
Londra, ha studiato arte e design
e dal 2004 lavora come regista
e produttore. Ha cominciato a
lavorare nel cinema di animazione,
settore in cui ha ottenuto numerosi
riconoscimenti. Nel 2013 è stato
responsabile della realizzazione
di video per il padiglione dell’Angola,
vincitore del Leone d’oro alla
Biennale di arte di Venezia. I suoi
lavori sono stati esposti e selezionati
in gallerie e manifestazioni di tutto
il mondo, tra cui il Centre Pompidou
di Parigi, il Festival di Londra e il
Festival di cortometraggi di Rio de
Janeiro.
Pedro Lino (Porto, Portugal, 1980)
is a Portuguese filmmaker who moved
to London. He studied art and design,
then in 2004 he moved on to directing
and producing films, making animated
shorts for which he received several
awards. In 2013 he was in charge of
the video productions for the Angola
pavilion, winner of the Golden Lion
at the Venice Biennale of art. His
work has been exhibited and selected
in galleries and exhibitions around the
world, including among others the
Centre Pompidou in Paris, the London
Film Festival, and the Rio de Janeiro
Short Film Festival.
filmografia/filmography
The Fat Girl (cm, 2004), A Film About
Us (cm, 2005), The First King (cm,
2010), O Homem da Cabeça de
Papelão (cm, 2010), Afonso
Henriques, o Primeiro Rei (cm, 2011),
Tiny Trips (cm, ep., 2011), The Tortoise
(cm, 2011), Beyond Entropy Angola
(cm, doc., 2012), O Cágado (cm,
2012), Luanda città enciclopedica
(cm, doc., 2013), TERRA (cm, doc.,
2013), The Real and Other Fictions
(cm, doc., 2015), Il suo nome (cm,
doc., 2015).
ONDE
I FILM
DOMINGA SOTOMAYOR, DENIS CÔTÉ, GABRIEL ABRANTES, MARIE LOSIER AQUI, EM LISBOA
|
#1 - MEMORIES OF OVERDEVELOPMENT REDUX III | STEVE CHEN
DREAM LAND | EUGÈNE GREEN FAIRE LA PAROLE | GOYO ANCHOU HETEROPHOBIA | IAN CLARK
A MORNING LIGHT | MARTÍN MEJÍA RUGELES NACIMIENTO | JULIA PESCE NOSOTRAS. ELLAS |
PAPPI CORSICATO POMPEI ETERNAL EMOTION | STEFANO CANAPA, CATHERINE LIBERT
DES PROVINCES LOINTAINES | APICHATPONG WEERASETHAKUL RAK TI KHON KAEN - CEMETERY
OF SPLENDOUR | LUCA FERRI, ENRICO MAZZI UNA SOCIETÀ DI SERVIZI | ROSS SUTHERLAND STAND
BY FOR TAPE BACK-UP | ANGELOS FRANTZIS SYMPTOMA - SYMPTOM | MOSSA BILDNER, GLAUBER
KIDLAT TAHIMIK BALIKBAYAN
ROCHA A VIDA É ESTRANHA
ARTRUM
SOPHIA AL-MARIA CHOQUES
| AGNIESZKA KURANT CUTAWAYS | JOHANNA BILLING PULHEIM JAM
| JESPER JUST SERVITUDES - FILM 7 | ARASH NASSIRI TEHRAN-GELES | PIERRE HUYGHE
UNTITLED (HUMAN MASK)
SESSION
SOMMARIO
ONDE
Onde
DI MASSIMO CAUSO E ROBERTO MANASSERO
Cemetery of Splendour (2015)
La scommessa di una selezione è sempre
quella di provare a controllare il potere
prismatico del cinema, la sua capacità di
scomporre la luce tra le attese che provengono
dai mille mondi dello sguardo e le istanze
che promanano dai mille modi del filmare.
E il gioco di Onde nel cartellone del Torino
Film Festival è ogni volta puntato sulla voglia
di sbilanciare quel potere, esplorando territori
disattesi, sfidando le punte estreme del dire
filmico, coltivando discorsi autoriali liminari.
Quest’anno il gioco si spinge in un intreccio
di meridiani che toccano le zone identitarie
più critiche della vecchia Europa (Portogallo,
Paesi Baschi, Grecia, Scozia) tanto quanto
le Americhe (tra Usa e Brasile, Argentina,
Colombia) e i Sud asiatici (dalle Filippine alla
Thailandia e Cambogia). E, in questo rimpallo
di lingue e coordinate geografiche, c’è un
intreccio di costanti sia espressive che
tematiche in grado di tessere una tela che
avvolge un cinema sempre attento alla
memoria personale e collettiva. Ecco allora
che, se il filippino Kidlat Tahimik (maestro
poco noto dei vari Lav Diaz e Raya Martin) in
Balikbayan #1 afferma l’identità tagalog a fronte
di ogni storico imperialismo, l’ex americano
Eugène Green, nel suo documentario bascofrancese Faire la parole, esalta dolcemente la
rivoluzione identitaria combattuta dal logos.
Allo stesso modo la memoria dei posti si
impone sulla vita del presente nella Phnom
Penh del cambogiano Dream Land di Steve
162
SOMMARIO
ONDE
Chen, film di luoghi e corpi dormienti
e smemorati, che dialoga intensamente
con la Thailandia fantasmatica raccontata
da Apichatpong Weerasethakul in Cemetery of
Splendour. A fare da specchio potrebbe esserci
la Tokyo astratta da Luca Ferri nel folgorante
cortometraggio Una società di servizi, o l’eternità
degli scavi riattivata da Pappi Corsicato in
Pompei Eternal Emotion, o magari pure i luoghi
di una Lisbona ora solitaria, ora cacofonica
e ora immaginaria raccontata da Dominga
Sotomayor, Denis Côté, Gabriel Abrantes e
Marie Losier nell’omnibus Aqui, em Lisboa.
La sospensione sul tempo riverbera anche
nel senso dell’attesa messo in opera
dall’indipendente americano Ian Clark in
A Morning Light, film di inquietudini che
si riflettono perfettamente nell’intrigo di
minacciose presenze messianiche e antiche
tragedie familiari del greco Symptom di Angelos
Frantzis. Ma l’attesa può anche essere il tempo
liminare tra le stagioni dell’esistere: la morte
e la nascita nel gineceo familiare raccontato
dall’argentina Julia Pesce in Nosotras. Ellas,
o anche l’incanto della nascita posto accanto
al placido e difficoltoso splendore della vita
nel colombiano Nacimiento di Martín Mejía
Rugeles. E dal tormento di una rinascita che è
psicologica e culturale nasce anche la parabola
del protagonista di Heterophobia dell’argentino
Goyo Anchou, ancora un film dall’universo
queer che si impone all’attenzione di Onde per
la forza espressiva e l’irruenza sperimentale del
suo dire. Caratteristiche che impongono anche
il sorprendente Stand By for Tape Back-Up dello
scozzese Ross Sutherland, performance tra
tempi della memoria personale e luoghi
comuni dell’immaginario, condotta sulla traccia
sbiadita di un vecchio nastro vhs rinvenuto
in una soffitta. Dal vecchio 8mm girato in
Marocco da Glauber Rocha e Mossa Bildner
riemergono invece le schegge di Cinema
Nôvo del sinora inedito A Vida É Estranha.
Un frammento di cinema che sta nella vita,
resistente e combattivo nella sua ricerca,
proprio come quello italiano trovato da
Catherine Libert e Stefano Canapa in Des
provinces lointaines, secondo capitolo della
loro ricerca sul nostro cinema, dedicato
a Tonino De Bernardi e Alberto Momo.
A chiudere il cerchio di una ricerca di storie,
linguaggi, Storia e Autori, che in Onde ci
piace più che mai tenere aperta.
ONDE
Onde
BY MASSIMO CAUSO AND ROBERTO MANASSERO
Dream Land (2015)
The challenge in a selection always lies in
trying to control the prismatic power of cinema,
its ability to deconstruct light among the
expectations rising from the thousands of ways
of seeing things and the demands coming from
the myriad of ways of filming them. Every year,
the section Onde aims to throw off balance
that power, exploring overlooked territories,
challenging the extremes of filmic expression,
and fostering art films that push the frontier
of cinema, art, and documentary.
This year, Onde’s game delves into a weave of
meridians that cross areas with some of the most
critical identities in ancient Europe (Portugal,
the Basque Country, Greece, and Scotland), the
Americas (USA, Brazil, Argentina, and Colombia),
and South Asia (the Philippines, Thailand, and
Cambodia). In this ricochet of languages and
geographic coordinates, there is a weave of
expressive and thematic constants that spin
a web enveloping a form of cinema that is always
attentive to personal and collective memory.
And so we have Kidlat Tahimik from the
Philippines (the little-known mentor of Lav Diaz
and Raya Martin, among others), who affirms
the Tagalog identity in the face of any imperialism
in history in his film Balikbayan #1 - Memories
of Overdeveloped Redux III; the formerly-American
Eugène Green and his Basque-French
documentary Faire la parole, tenderly exalting
the identity revolution fought by the logos.
The memory of places similarly imposes itself
on present-day Phnom Penh in the Cambodian
163
SOMMARIO
ONDE
film Dream Land, by Steve Chen, as it explores
dormant and forgetful places and bodies; or in
the ghost-like Thailand portrayed by Apichatpong
Weerasethakul in Cemetery of Splendour; or in
the abstract Tokyo captured by Luca Ferri in
his striking short Una società di servizi; or in
the endlessly long excavation project restarted
by Pappi Corsicato in Pompei Eternal Emotion,
or maybe even in a Lisbon that is at times lonely,
cacophonic, or imaginary in its depiction by
Dominga Sotomayor, Denis Côté, Gabriel
Abrantes, and Marie Losier in Aqui, em Lisboa.
The stopping of time reverberates also in the
film by the American independent filmmaker
Ian Clark, A Morning Light, echoing fears that are
also reflected in the intrigue of threatening
messianic presences and ancient family tragedies
portrayed in the Greek film Symptom, by Angelos
Frantzis. The wait can also be interpreted as the
time between the seasons of existence: death and
birth in the gyneceum depicted in Nosotras.
Ellas by the Argentine Julia Pesce, or in the
miracle of birth next to the placid and challenging
splendor that is life in the Colombian film
Nacimiento, by Martín Mejía Rugeles.
And then there is the torment of psychological
and cultural rebirth experienced by the
protagonist of the Argentine film Heterophobia,
by Goyo Anchou, another movie on the queer
universe that grabbed Onde’s attention for
its expressive power and experimental
impetuousness. These characteristics are
also present in the surprising Scottish film
Stand By for Tape Back-Up, by Ross Sutherland,
a performance on personal memory and the
common places of the imagination, conducted
on the faded track of an old VHS tape found
in the attic.
There is the old 8mm footage shot in Morocco
by Glauber Rocha and Mossa Bildner, from which
we see emerge the fragments of Cinema Nôvo
in the previously unreleased A Vida É Estranha.
A fragment of cinema found in life, resilient
and combative in its research, just like the one
that Catherine Libert and Stefano Canapa
found in their Italian film Des provinces lointaines,
the second chapter on their research on
Italian cinema and dedicated to Tonino
De Bernardi and Alberto Momo.
Completing the circle of this search for
stories, languages, histories, and authors,
a circle which Onde always enjoys keeping
open-ended.
ONDE
dominga sotomayor, denis côté, gabriel abrantes, marie losier
AQUI, EM LISBOA - EPISÓDIOS DA VIDA DE UMA CIDADE
Portogallo-Canada-Cile-Francia-Svizzera/
Portugal-Canada-Chile-France-Switzerland, 2015, HD, 88’, col.
HERE IN
LISBON:
EPISODES
OF A CITY
LOS BARCOS
di/by Dominga Sotomayor
EXCURSOES
di/by Denis Côté
FREUD UND FRIENDS
di/by Gabriel Abrantes
L’OISEAU DE LA NUIT
di/by Marie Losier
regia, sceneggiatura,
coproduttori/directors,
screenplay, coproducers
Dominga Sotomayor, Denis
Côté, Gabriel Abrantes,
Marie Losier
fotografia/cinematography
André Santos, Diogo Costa
Amarante, Jorge Quintela,
Rui Xavier
montaggio/film editing
Nicolas Roy, Margarida
Lucas, Marie Losier,
Catherine Libert, Felipe
Galvez, Dominga
Sotomayor
musica/music
The Red Trio,
Norberto Lobo
suono/sound
Marco Leão, Rafael
Cardoso, Miguel Cabral
interpreti/cast
Francisca Castillo, João
Canijo, Carloto Cotta,
Gabriel Abrantes, Sónia
Balacó, Fernando Santos,
Deborah Krystall, Cláudia
Leal, Martinho de Jesus,
Joana de Verona,
The Red Trio
produzione/production
IndieLisboa
coproduzione/coproduction
Cinestación
Benvenuti a Lisbona, dove è normale avvistare sirene lungo le
rive del fiume Tago e ammirare stormi di uccelli che planano sui
tetti della città vecchia. Un luogo unico e affascinante, dove non
sorprende che i pesci cantino per la gioia di qualche scienziato
con le rotelle fuori posto, e i turisti e le loro guide si perdano in
un dedalo di strade e palazzi, ammaliati dal suono di chitarre
tristi che suonano il fado. Questa è Lisbona vista attraverso gli
occhi di quattro registi, Dominga Sotomayor, Denis Côté, Gabriel
Abrantes e Marie Losier, che con i loro cortometraggi cercano di
descrivere lo spirito sarcastico, accogliente, surreale, poetico, in
una parola «diverso», di una città che non smette mai di stupire
chi la visita. Un collage di immagini e impressioni, realizzato per
celebrare i dieci anni di IndieLisboa, il Festival Internacional de
Cinema Independente.
**
Welcome to Lisbon, where it’s normal to see mermaids along the
banks of the Tagus River and admire flocks of birds gliding above the
roofs of the old town. A unique and charming place, where you can
hear fish singing for the joy of a few oddball scientists and where
tourists and their tour guides lose their way in a maze of streets and
palazzos, captivated by the sound of sad guitars playing fados. This is
Lisbon, seen through the eyes of four directors: Dominga Sotomayor,
Denis Côté, Gabriel Abrantes and Marie Losier, whose short films
depict the sarcastic, welcoming, surreal and poetic – in a word,
“different” – spirit of a city which never ceases to amaze its visitors.
A collage of images and impressions, created to celebrate the tenth
anniversary of IndieLisboa, Lisbon’s International Independent Film
Festival.
**
contatti/contacts
IndieLisboa
Rui Mendes
[email protected]
www.indielisboa.com
164
SOMMARIO
ONDE
Dominga Sotomayor (Santiago, Cile,
1985) ha esordito con De jueves a
domingo (2012), presentato al Torino
Film Festival. Nel 2015 ha partecipato
al Forum della Berlinale con il
lungometraggio Mar (2014).
Denis Côté (Canada, 1973) nel 2005
ha vinto il Pardo d’oro nella sezione
video di Locarno per Les états
nordiques e nel 2008 il Pardo
d’argento per Elle veut le chaos.
Nel 2013, con Vic + Flo ont vu un
ours, ha ottenuto l’Alfred Bauer
Prize alla Berlinale.
Gabriel Abrantes (Usa, 1984) ha
scritto e diretto quattordici corti
e mediometraggi, tra cui A History
of Mutual Respect (2010, Pardino
d’Oro a Locarno), Palácios de pena
(2011) e Toprobana (2014), Prix
Uip Berlin alla Berlinale.
Marie Losier (Francia, 1972) ha
realizzato diversi film dedicati
a registi, compositori e musicisti
d’avanguardia e diretto The Ballad
of Genesis and Lady Jaye (2011),
incentrato su Genesis P. Orridge
e presentato al Torino Film Festival.
Dominga Sotomayor (Santiago, Chile,
1985) debuted in feature films with De
jueves a domingo (2012), which was
presented at the Torino Film Festival.
In 2015, she presented the feature film
Mar (2014) at the Forum of the Berlin
Film Festival.
Denis Côté (Canada, 1973) won the
Golden Leopard in 2005 at the Locarno
Film Festival in the video section with
Les états nordiques and the Silver
Leopard in 2008 with Elle veut le
chaos. In 2013 Vic + Flo ont vu un
ours received the Alfred Bauer Prize
at the 2013 Berlin Film Festival.
Gabriel Abrantes (USA, 1984) has
written and directed fourteen short
and medium-length films, including
A History of Mutual Respect (2010),
which won the Golden Pardino in
Locarno; Palácios de pena (2011);
and Toprobana (2014), Prix UIP Berlin
at the 2014 Berlin Film Festival.
Marie Losier (France, 1972) has made
various films dedicated to avant-garde
directors, composers and musicians.
She directed The Ballad of Genesis
and Lady Jaye (2011), about Genesis
P. Orridge, which was presented
at the Torino Film Festival.
ONDE
kidlat tahimik
BALIKBAYAN #1 - MEMORIES
OF OVERDEVELOPMENT REDUX III
Filippine/Philippines, 2015, 16mm-HD, 146’, col.
BALIKBAYAN
#1 -
MEMORIES OF
OVER
DEVELOPMENT
REDUX III
regia, scenografia/
director, production design
Kidlat Tahimik
fotografia/cinematography
Boy Yniguez, Lee Briones,
Abi Lara, Santos Bayucca,
Kidlat de Guia, Kawayan de
Guia, Kidlat Tahimik
montaggio/film editing
Charlie Fugunt, Abi Lara,
Chuck Gutierrez,
Clang Sison, Malaya
Camporedondo
costumi/costume design
Katrin de Guia
musica/music
Los Indios
de Espana, Shanto
suono/sound
Ed de Guia
interpreti/cast
Kidlat Tahimik,
George Steinberg,
Kawayan de Guia,
Wigs Tysman,
Katrin de Guia, Kabunyan
de Guia, Danny Orquico,
Marlies V. Brevern, Mitos
Benitez, Marita Manzanillo,
Jeff Cohen, Craig Scharlin
produzione/production
Voyage Studios
**
contatti/contacts
Kidlat Tahimik
[email protected]
Schiavo di Ferdinando da Magellano, il filippino Enrique partecipò
alla circumnavigazione del globo e fu forse il primo a portarla a
termine, dopo la morte del suo padrone. Nel 1980 Kidlat Tahimik
girò un film mai finito su Enrique (interpretandone anche il ruolo)
e nel 2013 ha ripreso quelle immagini sia per vedere cosa ne era
stato nel frattempo sia per tornare nella provincia di Ifugao, alla
ricerca della verità su un personaggio storico dimenticato. Dalla
sua ricerca è nato un film che è al tempo stesso un’epica, una
riflessione sul colonialismo, un lavoro sulla memoria
cinematografica e sull’identità di un popolo.
«Quando nel 1979 ho iniziato a usare la mia 16mm Bolex Camera,
pensavo di finire in quattro o cinque anni. Siccome ero abituato
a filmare senza sceneggiatura, sapevo che la storia avrebbe avuto
bisogno di tempo per evolvere. Sappiamo molto poco di Enrique,
a parte sette frasi del diario di viaggio che lo descrivono come
un interprete che parla la lingua degli isolani. Questo è in contrasto
con i volumi accademici su Magellano, con i romanzi biografici...
e forse anche con qualche oscuro film dimenticato».
**
Enrique, a native of the Philippines enslaved by Ferdinand Magellan,
participated to the circumnavigation of the world and was perhaps the
first person to complete his master’s journey after his death. In 1980,
Kidlat Tahimik started shooting a film (which he never completed)
about Enrique, playing the role himself. He brought the project back
to light in 2013 to see what had happened to those images in the
meantime, and also to go back to the Ifugao province in search of the
truth about a long-forgotten historical figure. The result of the research
was a film that is both an epic, a reflection on colonialism, and a work
on cinematographic memory and a population’s identity.
“When I started churning my 16mm Bolex Camera in 1979, I expected
completion within four or five years. Since I had gotten used to filming
sans script, I knew it would take time for the story to evolve. We know
very little about Enrique the slave aside from seven sentences in the
journal of the voyage depicting him as an interpreter speaking the
language of the islanders. This was in contrast to volumes about
Master Magellan in academic write-ups and biographical novels...
and perhaps in some obscure forgotten film.”
165
SOMMARIO
ONDE
Kidlat Tahimik (Baguio City, Filippine,
1942) tra il 1958 e il 1963 ha studiato
prima ingegneria meccanica e poi
comunicazione e arti teatrali presso
l’Università delle Filippine. Negli anni
Sessanta ha vissuto negli Stati Uniti,
conseguendo un master in business
administration alla Wharton School
of Business dell’Università della
Pennsylvania. Tra il 1968 e il 1972, ha
lavorato a Parigi per l’Ocse e nei primi
anni Settanta ha iniziato a scrivere.
Dopo un soggiorno in Germania,
dove ha collaborato anche con Werner
Herzog, nel 1975 è tornato nelle
Filippine, dove vive tuttora, e ha
iniziato a lavorare al suo primo film,
The Perfumed Nightmare (1977).
È considerato uno dei padri artistici
del cinema filippino contemporaneo.
Kidlat Tahimik (Baguio City,
Philippines, 1942) between 1958
and 1963, he first studied mechanical
engineering, then speech
communication and theatre arts at
the University of the Philippines.
In the 1960s, he lived in the United
States, earning an MBA from the
Wharton School of Business at the
University of Pennsylvania. Between
1968 and 1972, Tahimik worked in Paris
for the Organisation for Economic
Cooperation and Development.
In the early 1970s, he began writing.
After a stay in Germany, where he
collaborated with Werner Herzog,
among other people, he returned to the
Philippine, where he’s still living, in 1975
and began work on his first film, The
Perfumed Nightmare (1977). He is
considered one of the artistic master
of modern Filipino cinema.
filmografia/filmography
Mababangong Bangungot (Perfumed
Nightmare, 1977), Sinong Lumikha
ng Yoyo? Sinong Lumikha ng Moon
Buggy? (Who Invented the Yoyo? Who
Invented the Moon Buggy?, 1979),
Olympic Gold (1981), Yanki: Made
in Hongkong (1982), Turumba (1983),
Memories of Overdevelopment (1984),
I Am Furious Yellow (1987), Takadera
Mon Amour (1989), Orbit 50 (Letters
to My Three Sons) (1992), Bakit Yellow
ang Gitna ng Bahaghari? (Why Is
Yellow Middle of Rainbow?, 1994),
Our Bomb Mission to Hiroshima
(1995), Bahag ko, Mahal ko (Japanese
Summers of a Filipino Fundoshi, 1996),
Banal-Kahoy (Holy Wood, 2000), Aqua
Planet (2003), Some More Rice (2005),
Tatlong Atang at Isang Pagnakaw
(2005), Bubong (Roofs of the World!
Unite!, 2007), Balikbayan #1 Memories
of Overdevelopment Redux III (2015).
ONDE
steve chen
DREAM LAND
Cambogia-Usa/Cambodia-USA, 2015, HD, 90’, col.
DREAM LAND
regia, sceneggiatura,
produttore/director,
screenplay, producer
Steve Chen
fotografia/cinematography
Douglas Seok
montaggio/film editing
J. Samson Lee
musica/music
Keiichi Sugimoto
suono/sound
Ezekiel Honig
interpreti e personaggi/
cast and characters
Lida Duch (Lida),
Sokun Nhem (Sokun),
Hak Kim (Hak),
Kanitha Tith (Kanitha),
Sambath Sem (Ya Ya)
produzione/production
Chen Office
coproduzione/coproduction
Anti-Archive
**
contatti/contacts
Steve Chen
[email protected]
Lida è una giovane agente immobiliare di Phnom Penh, che
apre le porte di lussuosi appartamenti ai ricchi esponenti di una
società in rapido cambiamento. Sebbene la vita lavorativa sia
piena di soddisfazioni, sul piano affettivo Lida è profondamente
in crisi. Per sfuggire a questa situazione si concede una
vacanza nella cittadina balneare di Kep, un luogo in cui la
modernizzazione non è ancora arrivata. Il passato, lì ancora
tangibile, le si manifesterà in modo imprevisto.
«Dream Land è stato girato con una troupe di dieci persone, in
sedici giorni e con un budget di cinquantamila dollari, basandoci
su indicazioni e appunti sulle relazioni fra i personaggi, sulle
scenografie, sui movimenti di macchina, l’illuminazione
e il suono. Queste “istantanee” imitano l’effetto fugace della
fotografia, echeggiano la condizione di transitorietà che sta
attraversando oggi la Cambogia. Questo approccio
approssimativo ma condiviso ci ha permesso di realizzare uno
tra i primi film d’essai cambogiani, che spero aiuti a dare lo
slancio a una nuova era nel settore cinematografico e nella
società del Paese».
**
Lida is a young real estate agent in Phnom Penh, opening the doors
of luxurious apartments for the wealthy elites of a society that is
rapidly changing. Even though she finds great satisfaction in her
professional life, her personal life is in crisis. To escape this situation,
Lida books a holiday in Kep: a seaside resort still untouched by
modernization, where the past is still tangible and unexpectedly
manifests itself.
“With only ten crew persons, sixteen days and a production budget
under 50,000 dollars, Dream Land was directed from a loose set of
directions and notes about the quality of the characters’ relationship,
architecture, movement, light, and sound. These ‘snapshots’ mimic
the fleeting moment of photography, echoing the same transience
Cambodia is going through today. This loose and collaborative
approach has led us to develop of one of the first Cambodian art
house films – one I hope will help build momentum in the new
era of Cambodian society and filmmaking.”
166
SOMMARIO
ONDE
Steve Chen (Chicago, Illinois, Usa,
1981) ha studiato architettura alla
Princeton University e lavorato in
svariati studi di design riconosciuti
sul piano internazionale. È poi
diventato direttore di Chen Office,
una boutique, casa di produzione
e studio di design multidisciplinare
specializzata nel campo del design,
dell’arte e del cinema. Con i registi
Davy Chou e Kavich Neang ha inoltre
fondato Anti-Archive, una
piattaforma di produzione che offre
possibilità di girare film indipendenti
a giovani filmmaker cambogiani.
Dream Land (2015) segna il suo
esordio nel cinema. Attualmente vive
a Orange County, dove sta lavorando
a una nuova sceneggiatura intitolata
Live, Laugh, Love.
Steve Chen (Chicago, IL, USA, 1981)
studied architecture at Princeton
University and worked for a number
of internationally recognized design
offices. He operates Chen Office,
a boutique, cross-disciplinary design
and production house whose work
spans across design, art, and cinema.
With filmmakers Davy Chou and
Kavich Neang he also founded
Anti-Archive, which produces films
by the next generation of Cambodian
filmmakers and supports independent
directors shooting in Cambodia.
Dream Land (2015) is his first feature
film. He currently lives in Orange
County, where he’s developing his
new screenplay, Live, Laugh, Love.
filmografia/filmography
Dream Land (2015).
ONDE
eugène green
FAIRE LA PAROLE
Francia/France, 2015, HD, 116’, col.
FAIRE LA
PAROLE
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Eugène Green
fotografia/cinematography
Raphaël O’Byrne
montaggio/film editing
Laurence Larre
suono/sound
Pablo Bevero Zabalo,
Alazne Amestoi
interpreti/cast
Ugaitz Aguirre,
Anna Imaz,
Ortzi Murna Berra,
Aitor Servier Etchechuri,
Nora Arbelbide Lete,
Thierry Biscary
produttore/producer
Nora Philippe
produzione/production
Les films de l’air
**
contatti/contacts
Les films de l’air
Vincent Roullet
[email protected]
www.lesfilmsdelair.com
Quattro ragazzi dei Paesi Baschi (nella zona compresa fra le
province settentrionali di Navarra e Guipúzkoa) conoscono e
raccontano il loro mondo e la loro cultura nella loro lingua antica
e misteriosa. Cresciuti parlando e studiando il basco, i quattro
adolescenti vivono da sempre in maniera serena le loro origini,
mentre altri giovani che incontrano durante i loro continui
spostamenti sono cresciuti in un contesto di violenza e dolore.
Faire la parole (in basco hitza egin), accompagnato dalla voce del
grande scrittore Joseba Sarrionandia e dai canti dei tradizionali
bertso, affronta un viaggio fra le generazioni del popolo basco,
attraversando una doppia frontiera: quella che corre fra il Sud
e il Nord del Paese e quella che separa la materia dallo spirito.
«Faire la parole è un tentativo di dare espressione, attraverso
immagini, musica e parole, al popolo più antico d’Europa,
e di utilizzare la poesia del cinema per evocare una situazione
politica».
Four teenagers from the Basque Country (specifically from the
northern provinces of Navarre and Guipuzkoa) talk about their world
and their culture in their ancient and mysterious language. They grew
up speaking and studying in Basque, and they always experienced
their origins serenely, unlike the other teenagers they meet along the
way that grew up surrounded by violence and sorrow. Accompanied
by the voice of the great writer Joseba Sarrionandia and traditional
bertso songs, Faire la parole (or hitza egin in Basque) is a journey
through the generations of the Basque population, and across two
borders: the one between the country’s north and south, and the
one separating matter and spirit.
“Faire la parole is an attempt to give one of the most ancient
populations in Europe a way to express themselves, through images,
music, words, and to use the poetry of cinema to evoke a political
situation.”
167
SOMMARIO
ONDE
Eugène Green (New York City, Usa,
1947) si è trasferito nel 1969 a Parigi,
dove nel 1977 ha fondato il Théâtre
de la Sapience, con cui ha messo
in scena diverse pièce barocche
e moderne, e nel 1995 ha creato
il festival Le mai baroque.
Ha esordito come regista con Toutes
les nuits, grazie a cui ha ottenuto il
Prix Delluc per la miglior opera prima
nel 2001. Ha quindi diretto Le nom
du feu, presentato a Locarno nel
2002 e distribuito in sala insieme
a Le monde vivant, che ha partecipato
nello stesso anno alla Quinzaine
des réalisateurs. Con Correspondances
si è aggiudicato nel 2007, insieme
a Harun Farocki e Pedro Costa, il
premio speciale della giuria a
Locarno, dove è tornato in concorso
due anni dopo con A Religiosa
Portuguesa e nel 2014 con La
sapienza. Nel 2011 il Festival gli ha
dedicato una retrospettiva completa.
Eugène Green (New York City, NY,
USA, 1947) moved to Paris in 1969.
There, he founded the Théâtre de la
Sapience, staging several baroque
and modern plays, and he created
the festival Le mai baroque in 1995.
He made his directorial debut in
cinema with Toutes les nuites, which
received the Prix Delluc for Best First
Film in 2001. He then made Le nom
du feu, presented in Locarno in 2002
and distributed in movie theaters along
with Le monde vivant, which
participated to the Quinzaine des
réalisateurs that same year. In 2007,
he won the Special Jury Prize in
Locarno for his short Correspondences
along with Harun Farocki and Pedro
Costa. He returned to the Locarno Film
Festival two years later with the feature
A Religiosa Portuguesa, and again
in 2014 with La sapienza. The Festival
dedicated a complete retrospective to
him in 2011.
filmografia/filmography
Toutes les nuits (2001), Le nom du
feu (cm, 2002), Le monde vivant
(2003), Le pont des arts (2004),
Les signes (mm, 2006), Digital Sam
in Sam Saek 2007: Memories
(ep. Corrispondences, mm, 2007),
A Religiosa Portuguesa (2009),
La sapienza (2014), Faire la parole
(doc., 2015).
ONDE
goyo anchou
HETEROPHOBIA
Argentina, 2015, HD, 63’, col.
HETEROPHOBIA
regia, sceneggiatura,
montaggio, produttore/
director, screenplay, film
editing, producer
Goyo Anchou
fotografia/cinematography
Goyo Anchou, Pepo Razzari,
Martín Maisonave,
Franco Tirri
suono/sound
Pepo Razzari
interpreti/cast
Mariano Molina, Marcelo
Páez, Ariel Núñez, Mad
Crampi, Dieguito Mostrix,
Luciano Ricio, Lorena
Damonte, Alejandro Berón
Díaz, Salvador Haidar
**
contatti/contacts
The Open Reel
Cosimo Santoro
[email protected]
www.theopenreel.com
Mariano è un giovane gay attratto da un amico eterosessuale.
Quando viene violentato e poi abbandonato da quest’ultimo,
per lui inizia di una lenta discesa agli inferi, un viaggio
sentimentale dai risvolti drammatici. L’odio e la repulsione
intorno a lui rendono la sua condizione ancora più insostenibile:
inizialmente afflitto dal senso di colpa, presto si sente pervaso
da un desiderio di redenzione dai risvolti messianici.
In un’altalena di emozioni che lo precipitano in un universo
parallelo, orrorifico e psichedelico, dominato dalla rabbia
e dal desiderio di vendetta, Mariano sente dentro di sé che
solo la castrazione lo può guarire. Ma capirà che esiste un’altra
soluzione: combattere con la rivoluzione il patriarcato su cui si
regge la nostra società.
«Questo film è stato realizzato seguendo gli ideali libertari
alla base dell’organizzazione Creative Commons».
**
Mariano is a young gay man who is attracted to a heterosexual
friend, who rapes and then abandons him. For Mariano, this is the
beginning of a slow descent into hell, a sentimental journey with
dramatic consequences. The hate and repulsion around him make
his condition even more unbearable: initially afflicted by painful guilty
feelings, he is soon pervaded by a strong desire for redemption, with
a messianic aftermath. In a roller coaster of emotions which plunge
him into a parallel, horrific and psychedelic universe, dominated by
rage and a desire for revenge, Mariano senses that only castration
can save him. But he understands that there is another solution:
to take part in the revolution against the patriarchy which underpins
our society.
“This movie was made under the influence of the libertarian ideals
of Creative Commons.”
168
SOMMARIO
ONDE
Goyo Anchou (Mar del Plata,
Argentina, 1973) ha studiato presso
la Universidad del cine di Buenos
Aires. Autore di numerosi libri sulla
storia del cinema argentino, nel 2003
ha diretto il lungometraggio Safo,
remake in stile guerrilla film di una
pellicola del 1943, considerata un
classico in patria. Nel corso dei primi
anni 2000 ha lavorato come
programmatore per il Mar del Plata
International Film Festival,
occupandosi delle produzioni
indipendenti nazionali. Tra i titoli
da lui diretti, il cortometraggio
sperimentale Del amor, según
Stendhal (2010), il documentario
La peli de Batato (2011, coregia
di Peter Pank) e ancora il
cortometraggio El nombre de los
seres (2013).
Goyo Anchou (Mar del Plata,
Argentina, 1973) studied at the
Universidad del cine in Buenos Aires.
The author of numerous books about
the history of Argentine cinema, in
2003 he directed the feature-length
Safo, a guerilla-style remake of a movie
from 1943, considered a classic in
Argentina. During the early 2000s,
he worked as a programmer for the
Mar del Plata International Film
Festival, overseeing Argentine
independent productions. Films he
has directed include the experimental
short Del amor, según Stendhal
(2010), the documentary La peli de
Batato (2011, codirected with Peter
Pank) and the short El nombre
de los seres (2013).
filmografia/filmography
Safo (2003), Del amor, según
Stendhal (cm, 2010), La peli de Batato
(coregia/codirector Peter Pank, doc.,
2011), El nombre de los seres (cm,
2013), Heterophobia (2015).
ONDE
ian clark
A MORNING LIGHT
Usa, 2015, HD, 82’, col.
A MORNING
LIGHT
regia, sceneggiatura,
fotografia, montaggio/
director, screenplay,
cinematography,
film editing
Ian Clark
costumi/costume design
Bronwyn Leslie
musica/music
Eleh
suono/sound
Brett Allen, Ian Clark
interpreti/cast
Zach Weintraub,
Celia Rowlson-Hall,
Austin Will,
Dusty Decker
produttori/producers
Benjamin Wiessner,
Jim Cummings,
Ian Clark
produzione/production
Inc Productions
**
contatti/contacts
Ian Clark
[email protected]
Zach vive con il suo cane in una grande casa in mezzo alla
foresta. È un tipo solitario e ama fare lunghe escursioni.
Durante una di queste, incontra una vecchia amica, Ellyn, che si
unisce a lui. Nei giorni successivi, nei due cresce la convinzione
che qualcosa di strano si nasconda nei boschi, una presenza
inusuale e inquietante che si manifesta attraverso fenomeni
luminosi e sonori. A complicare il tutto, l’intrusione di due vicini
di casa sospettosi. C’è davvero qualcosa di inusuale o è tutto
frutto della loro immaginazione?
«Come artista mi interessano la sottigliezza fenomenologica,
le intersezioni tra ciò che è finto e la verità, e il modo in cui si
fondono la tecnologia, il paesaggio e la bellezza».
**
Zach lives with his dog in a big house in the middle of a forest.
He is a somewhat of a loner who enjoys taking long hikes in the
woods. During one of his walks, Zach runs into an old friend of his,
Ellyn, who joins him. As the days go by, Zach and Ellyn become
increasingly convinced something weird is hiding in the forest, an
unusual and disconcerting presence that manifests itself through
light and sound phenomena. The invasion of two suspicious neighbors
complicates the matter further. Is there really something weird going
on or is it just their imagination?
“As an artist, I’m interested in phenomenological subtlety,
intersections of construct and verité, and the way in which technology,
landscape, and beauty coalesce.”
169
SOMMARIO
ONDE
Ian Clark (Usa) ha studiato digital
art presso la University of Oregon.
Videomaker, artista e programmer
in vari festival, è stato inserito dalla
rivista «Filmmaker Magazine» nella
annuale lista delle 25 New Faces.
Nel 2009 è stato tra i fondatori
dell’Eastern Oregon Film Festival,
dove si è occupato della
programmazione, così come per
Treefort Film Fest. Inoltre è tra gli
ospiti dell’art space Ditch Projects.
Fino a ora ha diretto i mediometraggi
Pool Room (2009), Country Story
(2011), MMXIII (2013) e il
cortometraggio Searching for Yellow
(2012). A Morning Light, che ha per
protagonista il regista Zach
Weintraub (al Torino Film Festival
nel 2012 con The International Sign
for Choking) segna il suo esordio
nel lungometraggio.
Ian Clark (USA) studied digital art at
the University of Oregon. He was listed
by “Filmmaker Magazine” as one of
the year’s 25 New Faces for his work
as a videomaker, an artist, and a
programmer for several festivals. He
was one of the founders of the Eastern
Oregon Film Festival, which kicked off
in 2009, and he is in charge of its
programming as well as for the Treefort
Film Fest. He is also one of the guests
of the art space Ditch Projects. So far,
he made the short features Pool Room
(2009), Country Story (2011), MMXIII
(2013), and the short film Searching
for Yellow (2012). A Morning Light is
his debut in full-length feature, starring
the filmmaker Zach Weintraub (who
participated to the 2012 Torino Film
Festival with his film The International
Sign for Choking).
filmografia/filmography
Pool Room (mm, 2009), Country
Story (mm, 2011), Searchnig for
Yellow (cm, 2012), MMXIII (mm,
2013), A Morning Light (2015).
ONDE
martín mejía rugeles
NACIMIENTO
Colombia, 2015, S16mm, 82’, col.
Martín Mejía Rugeles (Colombia)
ha studiato regia e teoria del cinema
in Colombia e Canada e ottenuto
un master in fotografia all’Università
di Göteborg. Nel 2004 ha vinto il
primo premio al Festival di
Oberhausen con il suo film di laurea,
Od-El Camino. Nel 2006 ha preso
parte al talent campus della Berlinale.
DELIVERY
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Martín Mejía Rugeles
fotografia/cinematography
Nicolas Canniccioni,
David Gallego
montaggio/film editing
Carlos Cordero,
Felipe Guerrero
scenografia/
production design
Marcela Gómez
musica/music
Daniel Velasco
suono/sound
Juan Mauricio Piñeros,
Daniel Garcés
interpreti e personaggi/
cast and characters
Yuliana Ríos (Helena),
Floresmira Restrepo (Sara),
Víctor Vergara (Juan),
Sebastián Vásquez
(Ramiro), María Moyano
(Ana), Hernando Naranjo
(Daniel), Juan Daniel
Gil (Otoniel)
produttore/producer
Cesar Patiño
produzione/production
Martín Mejía Rugeles &
Yoreinaré Producciones
coproduzione/coproduction
Hangar Films
**
contatti/contacts
Martín Mejía Rugeles
[email protected]
Il bambino di Helena dovrebbe nascere all’inizio della stagione
delle piogge. La madre adottiva e il fratello della ragazza
raccolgono cibo e legno nella giungla per prepararsi alla
maternità e alle settimane di pioggia. Altri abitanti del villaggio
pescano e si occupano del raccolto e fra le loro azioni quotidiane
emergono storie di dolore e solitudine, insieme ai sogni dei
tempi andati. Helena e gli altri sono prigionieri dei ritmi di
una natura bellissima e senza cuore. Nel giorno di riposo tutto
il villaggio assiste al parto. La pioggia inizia a cadere e la vita
continua.
«Per me Nacimiento ruota attorno all’idea della creazione della
vita come risultato di forze contrastanti. Nel film si assiste alla
nascita di un bambino in una famiglia priva di legami biologici,
in una comunità immaginaria e isolata dove tutti vivono la
solitudine e il dolore; una comunità senza patriarchi, in cui
persone ingenue cercano di condurre vite sulle quali non hanno
alcuna influenza. L’arrivo di un neonato senza padre rappresenta
l’inevitabilità della vita, ma offre anche uno spiraglio di speranza
e redenzione».
**
When the rainy season begins Helena’s baby shall be born. Her
adoptive mother and brother collect food and wood in the jungle
preparing for the coming weeks of rain and maternity. Other people
fish and harvest, and in the midst of these ordinary actions emerge
stories of pain and solitude, and also dreams from long-gone times.
They all live imprisoned in the course of a beautiful and heartless
nature. In the day of rest they all accompany the birth. The rain
begins. Life continues.
“Nacimiento for me waves around the idea of creation of life as the
result of clashing forces. There’s the birth of a baby in a family with
no genetic bonds, in a fictional isolated community where all persons
go through solitude and pain. We are in a small society without
patriarchs, where innocent people try to go on with their lives that
they cannot influence. The arrival of the new-born without a father
talks essentially about the inevitability of life. But it also gives a small
light for redemption and hope.”
170
SOMMARIO
ONDE
Martín Mejía Rugeles (Colombia)
studied filmmaking and film theory
in Colombia and Canada, and did a
Masters of Fine Arts in photography
at the University of Gothenburg.
In 2004, he was awarded the first prize
at Oberhausen Film Festival, with
his graduation film Od-El Camino.
He took part in the Berlinale Talent
Campus 2006.
filmografia/filmography
Od-El Camino (cm, 2003), Common
Words (2007), A Story of Johan
(2007), Nacimiento (2015).
ONDE
julia pesce
NOSOTRAS. ELLAS
Argentina, 2015, HD, 65’, col.
Julia Pesce (Argentina) ha studiato
cinema all’Università di Córdoba
e nel 2009 ha lavorato come
assistente alla regia per il
lungometraggio Criada (Matías
Herrera Córdoba), presentato
lo stesso anno al Bafici e in diversi
festival internazionali. Dal 2010
ha iniziato la carriera di scenografa
per diversi progetti in ambito
cinematografico e televisivo e,
parallelamente, ha iniziato a lavorare
a Nosotras. Ellas, suo primo film
da regista.
US WOMEN.
THEM WOMEN
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Julia Pesce
montaggio/film editing
Lucía Torres
suono/sound
Federico Disandro
produzione/production
Cine El Calefón
**
contatti/contacts
Cine El Calefón
Iván Zgaib
[email protected]
www.elcalefoncine.com.ar
Nove donne. La casa è quella antica, di famiglia. Tra le pareti,
le storie di quelle donne e di chi le ha precedute, in quella
che forse sarà l’ultima estate a vederle tutte insieme. Il cambio
generazionale sembra un’altra figura, sempre presente,
a ricordare che i legami di quell’intimità non hanno nulla
a che vedere con il mondo là fuori.
«Di recente ho letto questa frase, che mi è rimasta dentro:
“Siamo interessati all’approccio documentario, perché ripristina
la nostra relazione con il mondo, con la storia e con il presente”.
Pensare alla mia relazione con il mondo significa, tra le altre
cose, guardarmi dentro e inevitabilmente guardare al mio nucleo
e alla mia storia familiare. Ho osservato i legami che si creano
fra nove donne che fanno parte della mia famiglia e
appartengono a generazioni diverse: condividiamo un rapporto
di confidenza e intimità molto forte, qualcosa che ci lega e che
per molte persone può sembrare una cosa fuori dal comune.
Un legame al quale nessun altro ha accesso».
**
Nine women. The house is ancient, it has been in the family for
generations. Between the walls, the stories of those women and
the ones that came before them, during what is likely to be the
last summer they will all be there together. The generational change
seems like another character in the film, always present, always
reminding us that the bonds of that intimacy have nothing to do
with the outside world.
“I recently read a quote that stuck with me. ‘We find the
documentary approach interesting because it restores our relationship
with the world, with history, and with the present.’ Thinking about
my connection to the world means, among other things, looking
inside myself and inevitably looking at my nucleus and my family
history. I observed the bonds between the nine women in my family
who belong to different generations: we share a very strong bond of
confidence and intimacy, it’s something that ties us together and
that many people might find unusual. It’s a connection no one else
has access to.”
171
SOMMARIO
ONDE
Julia Pesce (Argentina) went to film
school at the University of Córdoba.
She worked as director’s assistant for
the feature Criada (Matías Herrera
Córdoba) in 2009, which was presented
that year at Buenos Aires International
Independent Film Festival (BAFICI)
and in several international festivals.
She started working as set designer
for many different projects for film and
television, while also working for the
first time as a director on Nosotras.
Ellas.
filmografia/filmography
Nosotras. Ellas (doc., 2015).
ONDE
pappi corsicato
POMPEI ETERNAL EMOTION
Italia/Italy, 2015, HD, 10’, col.
POMPEI
ETERNAL
EMOTION
regia/director
Pappi Corsicato
fotografia/cinematography
Cesare Accetta
montaggio/film editing
Artemide Alfieri **
contatti/contacts
Daniele Orlando
[email protected]
«Il documentario vuole evocare lo struggente e contraddittorio
sentimento della vita e della morte che convive quando ci si trova
a Pompei. I turisti che si sono prestati a partecipare sono
immobilizzati in un istante di vita, come i calchi degli sfortunati
abitanti dell’antica città sorpresi dall’eruzione sterminatrice del
79 dopo Cristo. La vitalità che avanza e la fissità più assoluta si
incontrano nelle strade di Pompei, dove, all’ombra del Vesuvio,
le rovine delle case, dei templi, dei teatri sembrano attendere
nuova vita».
**
“The documentary wants to evoke the heart-rending and
contradictory feelings of life and death that coexist in Pompeii.
The tourists that showed up to participate froze in an instant of life,
like the plaster casts of the unfortunate victims of the eruption that
destroyed the ancient city in the year 79 AD. Vitality meets absolute
stillness in the streets of Pompeii, where the ruins of houses, temples,
and theaters seem to be waiting for new life in the shade of
Vesuvius.”
Pappi Corsicato (Napoli, 1960), dopo
aver studiato danza e coreografia alla
Alvin Alley Dance School di New York
e recitazione all’Accademia di arte
drammatica, ha lavorato come
assistente di Pedro Almodóvar per
Légami! (1989) e nel 1993 ha esordito
con Libera, collezione di tre
cortometraggi presentata alla
Berlinale e vincitrice del Nastro
d’argento come miglior opera prima.
Nel 1995 ha diretto I buchi neri, con
Iaia Forte, e ha partecipato alla
Mostra di Venezia. Nel 2001 ha
realizzato Chimera e dopo sette anni
ha firmato Il seme della discordia
(2008), che ha partecipato in
concorso a Venezia come il
successivo Il volto di un’altra (2012).
Ha inoltre girato videoclip,
curato regie teatrali e realizzato
documentari sull’arte
contemporanea, oltre al ritratto
Armando Testa - Povero ma moderno
(2009), vincitore a Venezia del
premio Pasinetti.
Pappi Corsicato (Naples, Italy, 1960)
studied dance and choreography at
the Alvin Alley Dance School in New
York, and acting at the Academy of
Dramatic Arts. He then worked as
Pedro Almodóvar’s assistant in the
movie Átame! (1989), and made his
directorial debut with Libera (1993),
a series of three shorts presented at
the Berlinale and winner of the
Silver Ribbon for Best First Feature.
He directed I buchi neri with Iaia Forte
and participated at the Venice Film
Festival in 1995, followed by Chimera
in 2001. Il seme della discordia
(2008) and Il volto di un’altra (2012)
were both in the competition section in
Venice. He has also made music videos,
directed for theater, and made
documentaries on contemporary art,
besides Armando Testa - Povero ma
moderno (2012), which won the
Pasinetti Award in Venice.
filmografia/filmography
Libera (1993), I buchi neri (1995),
I vesuviani (ep. La stirpe di Iana, cm,
1997), I colori della città celeste (cm,
1999), Chimera (2001), Diario di
viaggio con fantasmi (doc., 2006),
Il seme della discordia (2008), Ettore
Spalletti (cm, doc., 2008), Questione
di gusti (cm, tv, 2009), Armando Testa
- Povero ma moderno (doc., 2009),
Capo dio monte (cm, doc., 2010),
Il volto di un’altra (2012), Pompei
Eternal Emotion (cm, 2015).
172
SOMMARIO
ONDE
ONDE
catherine libert, stefano canapa
DES PROVINCES LONTAINES
Italia-Francia/Italy-France, 2015, 16mm, 84’, col.
DES
PROVINCES
LONTAINES
regia/directors
Catherine Libert,
Stefano Canapa
fotografia/cinematography
Stefano Canapa
montaggio/film editing
Catherine Libert,
Fred Piet
suono/sound
Catherine Libert
interpreti/cast
Enrico Ghezzi,
Tonino De Bernardi,
Alberto Momo
produttore/producer
Laurence Rebouillon
produzione/production
529 Dragons
**
contatti/contacts
Stefano Canapa
[email protected]
Dalle vette innevate del Moncenisio alle colline di Casalborgone,
passando per il presidio No Tav e i notturni sulle rive della Dora,
i due cineasti piemontesi Tonino De Bernardi e Alberto Momo
raccontano il loro incontro con il cinema e di come sia diventato
la loro vita. Un road movie cinematografico che si avvale di
un inedito Enrico Ghezzi nella veste di guida.
«Dai Super8 degli anni Sessanta, in cui Tonino riprende i suoi
amici, la moglie Mariella e le due figlie Giulietta e Veronica, ai
film di Alberto in cui compaiono Giulietta e i loro tre bambini,
ci troviamo di fronte allo stesso gesto d’amore. Un gesto in
cui si leggono in filigrana i miti e le favole che si raccontano,
i percorsi di questa famiglia fuori dal comune. Il gesto
cinematografico visto come rito necessario e gioioso, un modo
per aprirsi al mondo e condividere la vita che si fa cinema. In cui,
con la stessa felicità, alcuni crescono, altri si occupano di film».
**
From the snow-capped peaks of Moncenisio to the hills of
Casalborgone, passing through the No TAV garrison and the night
shots by the river Dora. Two filmmakers from Piedmont, Tonino
De Bernardi and Alberto Momo, talk about their encounter with
cinema and how it became their life. A cinematographic road movie
guided by an unprecedented Enrico Ghezzi.
“From the Super8 footage that Tonino shot in the 1960s of his
friends, his wife Mariella, his two daughters Giulietta and Veronica,
to Alberto’s movies with Giulietta and their three children: we find
ourselves before the same act of love. Between the lines of that act
of love we see the myths and fairytales they tell each other, and the
paths of a family so out of the ordinary. The act of filming, seen as
a necessary and joyous ritual, as a way to open onto the world and
share the life that turns into cinema; and in that same happiness,
some grow, while others make movies.”
173
SOMMARIO
ONDE
Catherine Libert (Liegi, Belgio, 1971),
dopo aver studiato regia presso l’Insas
di Bruxelles, ha esordito nel 2000 con
il cortometraggio di finzione Dans le
noir. I film realizzati in seguito, girati
in 16mm e sviluppati artigianalmente,
rispondono a un approccio sempre più
indipendente, poetico e sperimentale.
Nel 2012 si è laureata all’Accademia
di Francia di Villa Medici, a Roma.
Nel 2015 ha realizzato inoltre il film
di finzione Phenix.
Stefano Canapa (Torino, 1977) si
è laureato nel 2001 in storia ed
estetica del cinema al Dams di Torino.
Trasferitosi in Francia, ha lavorato
presso il laboratorio di ricerca
L’abominable e in seguito ha
contribuito a creare strutture dello
stesso tipo (sperimentali, artigianali
e autogestite) a Torino e Montevideo.
Dal 1998 fa parte del collettivo
francese di artisti Groupe Zur - Zona
Utopicamente Reconstituita. Dal 2002
si dedica soprattutto a installazioni,
performance, improvvisazioni
multidisciplinari e opere teatrali.
Catherine Libert (Liege, Belgium, 1971)
studied filmmaking at the film school
INSAS, in Brussels, and directed her
first short fiction Dans le noir in 2000.
She shot her following films in 16mm
and developed them herself, following
an increasingly independent, poetic, and
experimental approach. She graduated
in 2012 from the French Academy of Villa
Medici in Rome. She recently directed
her first fictional feature Phenix (2015).
Stefano Canapa (Turin, Italy, 1977)
graduated in 2001 in film history and
Aesthetics from DAMS University in
Turin. After moving to France, he worked
with the research lab L’abominable, and
contributed to creating similar kinds
of structures (experimental, artisanal,
self-managed) in Turin and Montevideo.
He is part of the French artist collective
Group ZUR since 1998. He has been
increasingly involved in projects just
like installations, performance art,
multidisciplinary improvisations,
and plays for theatre.
filmografia/filmography
Catherine Libert:
Dans le noir (cm, 2000), Benjamin,
portrait d’un depart (2002), Nul ne
sait ce que peut un corps (2005),
Phenix (2015).
Stefano Canapa:
Promenaux (cm, 2001), Appunti per un
film d’amore (2005), Petrolio (2009),
Split Second (2011), Wavelenght (2015).
Catherine Libert, Stefano Canapa:
Les champs brûlants (doc., 2010),
Des provinces lontaines (doc., 2015).
ONDE
apichatpong weerasethakul
RAK TI KHON KAEN
Thailandia-Regno Unito-Francia-Germania-Malesia/
Thailand-UK-France-Germany-Malaysia, 2015, HD, 122’, col.
CEMETERY OF
SPLENDOUR
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Apichatpong Weerasethakul
fotografia/cinematography
Diego Garcia
montaggio/film editing
Lee Chatametikool
scenografia/
production design
Akekarat Homlaor
costumi/costume design
Phim U-mari
suono/sound
Akritchalerm Kalayanamitr
interpreti e personaggi/
cast and characters
Jenjira Pongpas Widner
(Jen), Banlop Lomnoi (Itt),
Jarinpattra Rueangram
(Keng)
produttori/producers
Apichatpong Weerasethakul,
Keith Griffiths, Simon
Fields, Charles de Meaux,
Michael Weber,
Hans Geiβendörfer
produzione/production
Kick the Machine Films,
Illumination Films
coproduttori/coproducers
Viola Fügen, Najwa Abu
Bakar, Moisés Cosio
Espinosa, Eric Vogel,
Ingunn Sundelin, Joslyn
Barnes, Caroleen Feeney,
Danny Glover
coproduzione/coproduction
Astro Shaw, Asia Culture
Center-Asian Arts Theatre,
Detalle Films, Louverture
Films, Tordenfilm
**
contatti/contacts
Match Factory
Sergi Steegmann
[email protected]
www.the-match-factory.com
174
SOMMARIO
Una misteriosa malattia, che costringe al sonno chi si ammala,
ha colpito un plotone di soldati. Trasferiti in un ospedale allestito
in una ex scuola a Khon Kaen, gli uomini sono vegliati da
infermiere e volontarie, tra cui la casalinga Jen, che si prende cura
di Itt accudendolo nel sonno e accompagnandolo in giro durante
i suoi brevi risvegli. In un luogo dove i ricordi del passato vivono
ancora e si confondono con il presente, Jen stringe amicizia con
la medium Keng, che usa i suoi poteri psichici per comunicare
con i malati.
«Nel film vado alla ricerca degli spiriti antichi che ho incontrato
da bambino. I miei genitori erano dottori e abitavamo in una casa
all’interno di un ospedale. Il mio mondo si sviluppava tra i reparti
dei pazienti dove mia madre lavorava, la nostra abitazione di
legno, la scuola e il cinema. Il film è nato dall’unione di questi
luoghi. Sono quasi vent’anni che non abito più nella mia città
d’origine e nel frattempo quel luogo è molto cambiato. E quando
vi ho fatto ritorno ho visto i miei ricordi sovrapposti alle nuove
costruzioni».
**
A mysterious illness, which forces people to fall asleep, has struck a
platoon of soldiers. After being transferred to a hospital set up inside a
former school at Khon Kaen, the men are watched over by nurses and
volunteers, including the housewife Jen, who takes care of Itt, caring
for him as he sleeps and accompanying him around during his brief
waking moments. In a place where memories of the past still live on
and blend with the present, Jen makes friends with the medium Keng,
who uses her psychic powers to communicate with sick people.
“The film is a search for the old spirits I knew as a child. My parents
were doctors and we lived in one of the hospital housing units. My
world was the patients’ ward where my mother worked, our wood
house, a school, and a cinema. The film is a merging of these places.
I haven’t lived in my home town for almost twenty years. The city has
changed so much. But when I went back I only saw my old memories
superimposed on the new buildings.”
ONDE
Apichatpong Weerasethakul
(Bangkok, Thailandia) ha esordito
nel 1994, per approdare alla
videoarte nel 1998 e dirigere nel
2000 il suo primo lungometraggio,
Mysterious Object at Noon,
recentemente restaurato dalla Martin
Scorsese’s World Cinema
Foundation. Considerato una delle
voci più interessanti e innovative del
cinema contemporaneo, nel 2010 ha
ottenuto con Lo zio Boonmee che si
ricorda le vite precedenti la Palma
d’oro al Festival di Cannes, dove
aveva già vinto il gran premio della
giuria nel 2004 con Tropical Malady
e, nel 2002, la sezione Un certain
regard con Blissfully Yours. Le sue
installazioni sono state esposte in
musei e gallerie di tutto il mondo,
come la Tate Modern a Londra e la
Fondation Louis Vuitton a Parigi.
Apichatpong Weerasethakul
(Bangkok, Thailand) debuted in 1994,
became involved in video art in 1998
and in 2000 directed his first feature
film, Mysterious Object at Noon,
which was recently restored by Martin
Scorsese’s World Cinema Foundation.
Considered one of the most interesting
and innovative voices of contemporary
cinema, in 2010 his film Uncle
Boonmee Who Can Recall His
Previous Lives received the Golden
Palm at the Cannes Film Festival,
where he had already won the Grand
Jury Prize in 2004 with Tropical
Malady and, in 2002, the section
Un certain regard with Blissfully
Yours. His installations have been
displayed in museums and galleries
throughout the world, including the
Tate Modern in London and the
Fondation Louis Vuitton in Paris.
filmografia essenziale/
essential filmography
Dokfa hai meuman (Mysterious
Object at Noon, 2000), Sud sanacha
(Blissfully Yours, 2002), Hua jai tor
ra nong (The Adventures of Iron Pussy,
2003), Sud Pralad (Tropical Malady,
2004), Sang sattawat (Syndromes
and a Century, 2006), Loong Boonmee
raleuk chat (Lo zio Boonmee che si
ricorda le vite precedenti, 2010),
Rak ti Khon Kaen (Cemetery of
Splendour, 2015).
ONDE
luca ferri, enrico mazzi
UNA SOCIETA DI SERVIZI
Italia/Italy, 2015, HD, 35’, col.
A SOCIETY OF
SERVICES
regia/director
Luca Ferri,
in collaborazione con/
in cooperation with
Enrico Mazzi
fotografia/cinematography
Luca Ferri
montaggio/film editing
Enrico Mazzi
produttori/producers
Luca Ferri,
Enrico Mazzi
**
contatti/contacts
Luca Ferri
[email protected]
In un gigantesco spazio coperto si sviluppano reti di servizi
e attività umane. Flussi di persone scorrono in una dimensione
architettonica asettica come le relazioni di coloro che ci passano,
che si muovono sulle note di musiche ambientali ripetitive
e sedanti.
«Per quanto mi riguarda, il film ha avuto un inizio e un
successivo, calcolato e voluto abbandono. Dopo aver effettuato
in totale solitudine le riprese e successivamente ridotto il
materiale a una sottratta e coerente selezione restrittiva, ho
deciso di coinvolgere Enrico chiedendo la sua disponibilità alla
visione del materiale. Avevo la necessità di distaccarmi da queste
immagini lasciando che entrassero in contatto con un’altra
persona, di cui istintivamente mi fidavo, e che avrebbe potuto
operare al montaggio senza nessun tipo di vincolo o pressioni
da parte mia. Il risultato di questa inconsueta modalità lavorativa
è stato un importante arricchimento umano e lavorativo».
(L. Ferri)
**
In a huge indoor space, networks of services and human activities
take place. Streams of people flow in an architectural dimension
as aseptic as the relationships of its people, moving on the notes
of a recurring and sedating background music.
“As far as I’m concerned, the film was started and then it was
intentionally set aside. After shooting in complete solitude and
reducing the amount of footage after a restrictive selection, I decided
to ask Enrico if he’d be available to look over the material. I needed
to take a step back from the images, let them get in touch with
someone else whom I trusted instinctively and who could work on
editing them without any constraint or pressure from me. The result
of this unusual work process was an important and enriching
experience, both on a human and professional level.” (L. Ferri)
Luca Ferri si occupa di immagini
e parole. Le sue opere, prodotte da
Lab 80 Film e acquisite dal Circuito
Nomadica, hanno partecipato a
festival come il Torino Film Festival,
la Mostra del Nuovo Cinema
di Pesaro, il Festival internacional
de cine de Mar del Plata, il
Kasselerdokfest, Dokumentart,
Antimatter Media Art Canada,
Experimenta, Bandits-mages. Il suo
ultimo lavoro, Abacuc, presentato
al Torino Film Festival 2014,
è distribuito da Lab 80 Film.
Enrico Mazzi (Modena, 1977)
lavora nell’audiovisivo dal 2002,
principalmente nel campo del
video-design di scenografie teatrali
e producendo corti e mediometraggi
sperimentali. Nel 2007 ha vinto il
premio San Fedele giovani registi
e nel 2011 ha partecipato al Berlinale
Talent Campus.
Luca Ferri works with images and
words. His movies, produced by Lab
80 and acquired by Circuito Nomadica,
partecipated to such festivals as Torino
Film Festival, Pesaro Film Festival,
Festival internacional de cine de Mar
del Plata, Kasselerdokfest,
Dokumentart, Antimatter Media Art
Canada, Experimenta, Bandits-mages.
His last work, Abacuc, premiered
at Torino, is distribuited by Lab 80.
Enrico Mazzi (Modena, Italy, 1977)
works with moving images since 2002.
His activity is mainly in the field of
projection design of theater sets, and the
production of short and medium-length
films of experimentation. He won the
Prize San Fedele Young Directors in
2007. Italian selection at the Berlinale
Talent Campus in 2011.
filmografia/filmography
Luca Ferri:
Educere Movere Billiardo (mm, 2004),
Anna vs Oliva (mm, 2004), Ergonomia
culanda (mm, 2005), Scano Boa (mm,
2005), Fiori di Broca (mm, 2005),
Dodoanimaleinettoal (2005), Di nuovo
giggi e il rattan (cm, 2007), Magog
[o epifania del barbagianni] (cm, 2011),
Ecce Ubu (2012), Kaputt/Katastrophe
(cm, 2012), Habitat [Piavoli]
(coregia/codirector Claudio Casazza,
2013), Abacuc (2014).
Enrico Mazzi:
Tu Mordi l’Aria (cm, 2007), Filioque
(mm, 2008), Mount A (mm, 2012).
Luca Ferri, Enrico Mazzi:
Una società di servizi (cm, 2015).
175
SOMMARIO
ONDE
ONDE
ross sutherland
STAND BY FOR TAPE BACK-UP
Regno Unito/UK, 2015, video, 63’, bn/bw-col.
Ross Sutherland (Edimburgo, Regno
Unito, 1979) fa parte del collettivo
letterario Aisle 16 e, fino a ora, ha
pubblicato quattro raccolte di poesie.
Autore di pièce teatrali, ha scritto,
tra gli altri, The Three Stigmata of
Pacman e lo spettacolo interattivo
Comedian Dies in the Middle of a Joke.
Come regista nel 2011 ha diretto il
cortometraggio Every Rendition
on a Broken Machine e nel 2015 ha
esordito nel lungometraggio proprio
con Stand By for Tape Back Up.
STAND BY FOR
TAPE BACK-UP
regia, sceneggiatura,
voce/director,
screenplay, voice
Ross Sutherland
montaggio, produttori/
film editing, producers
Ross Sutherland,
Charlie Lyne
**
contatti/contacts
Charlie Lyne
[email protected]
www.charlielyne.com
www.rosssutherland.co.uk
Dopo la scomparsa del nonno, Ross Sutherland ritrova una vhs
che erano soliti guardare insieme: incisi sul nastro, frammenti dal
film Ghostbusters, dalla sitcom Willy, il principe di Bel Air, dal
videoclip Thriller di Michael Jackson, da un reality anni Novanta e
diverse altre cose. Immagini del passato che diventano lo sfondo
sgranato per una riflessione sui ricordi, la morte e il concetto di
ripetizione.
«L’ispirazione per questo film deriva in gran parte dallo studio di
OuLiPo, un movimento letterario francese degli anni Sessanta
interessato alla trascrizione del subconscio con un approccio
contrario a quello dei surrealisti. Se questi cercavano di
rappresentare i loro sogni ed eliminare ogni legge dalla loro arte,
OuLiPo alzava la posta in gioco cercando di sommergere le opere
con il maggior numero possibile di regole. Lo scopo era perdere
completamente il controllo di quello che stavano scrivendo, così
che le parole iniziassero a fluire dai luoghi più reconditi
dell’animo. Gli appartenenti a OuLiPo si definivano “topi che
tentano la fuga da un labirinto da loro stessi costruito”».
**
After his grandfather dies, Ross Sutherland finds a VHS cassette
which they used to watch together. The tape has clips from the movie
Ghostbusters, the sitcom The Fresh Prince of Bel-Air, Michael
Jackson’s video clip Thriller, a reality show from the 1990s and
various other things. Images of the past become the grainy
background for a reflection on memories, death and the concept
of repetition.
“Much of the inspiration for this film came from reading about the
OuLiPo: a French writing movement that began back in the 1960s.
The OuLiPo were interested in writing from the subconscious, but
they took an opposite approach to the surrealists. Whilst the
surrealists were trying to paint their dreams and remove rules from
their art, the OuLiPo were doubling-down and trying to flood their
work with as many rules as possible. They forced so many additional
rules onto their work that they would lose control of the piece, and
instead the words would start to flow from somewhere deeper inside
themselves. The OuLiPo called themselves ‘rats trying to escape a
maze of our own construction.’”
176
SOMMARIO
ONDE
Ross Sutherland (Edinburg, UK, 1979)
is a member of the literary collective
Aisle 16 and to date he has published
four collections of poetry. He is the
author of theatrical plays, including
The Three Stigmata of Pacman and
the interactive show Comedian Dies
in the Middle of a Joke. In 2011, he
directed the short Every Rendition
on a Broken Machine and in 2015 he
debuted in feature films with Stand
By for Tape Back Up.
filmografia/filmography
Every Rendition on a Broken
Machine (cm, 2011), Stand By for
Tape Back-Up (2015).
ONDE
angelos frantzis
SYMPTOMA
Grecia/Greece, 2015, HD, 87’, col.
Angelos Frantzis (Atene, Grecia,
1970) ha studiato regia all’Insas
di Bruxelles. Oltre a dirigere film
si è dedicato a progetti artistici
combinando installazioni e
performance dal vivo. Ha lavorato
inoltre come critico cinematografico.
I suoi film sono stati proiettati nei
maggiori festival internazionali, da
quello di Rotterdam allo stesso
Torino Film Festival, dove nel 2010
è stato presentato Into the Woods.
La sua ultima installazione, Got to
Be Real, ha partecipato alla Biennale
di Venezia nel 2012.
SYMPTOM
regia/director
Angelos Frantzis
sceneggiatura/screenplay
Konstantinos
Antonopoulos,
Angelos Frantzis
fotografia/cinematography
Ilias Adamis
montaggio/film editing
Tolis Apostolidis
scenografia/
production design
Daphne Koutra
costumi/costume design
Despina Chimona
musica/music
Coti K.
suono/sound
Nikos Triantafilou,
Iraklis Vlachakis
interpreti/cast
Katia Goulioni,
Constantine Markoulakis,
Michele Valley,
Eleni Vergeti,
Yiannis Nikolaidis
produzione/production
The Gardens,
Filmiki productions,
2/35
**
contatti/contacts
Angelos Frantzis
[email protected]
Una creatura singolare appare su un’isola remota dove piove
sempre: indossa una giacca di pelle, ha lo sguardo fisso, gli
occhi che brillano nel buio e la testa di coniglio. Chi la incontra
impazzisce. Gli abitanti dell’isola cercano aiuto in una ragazza,
l’unica persona in grado di affrontare la creatura. La ragazza
intraprende una caccia spietata, ma la ricerca metterà a dura
prova la sua fede e rivelerà un legame inatteso con la creatura.
«Symptom parla dei nostri demoni interiori. È un saggio
poetico sul lato sconosciuto e oscuro dell’esistenza. Le sue
radici affondano nel genere fantasy e l’aria che respira è quella
del melodramma. Il film si immerge nell’inconscio di una donna,
solo per rivelare il sintomo dell’eterna lotta tra istinto e morale».
**
A peculiar, rabbit-headed creature appears on a remote, rainy island,
wearing a leather jacket and staring with eyes that glow in the
darkness. Whoever encounters it loses their mind. The island’s
residents seek help from the only person who seems to posses the
strength to confront the creature: a young girl. Embarking on a
relentless hunt for the creature, the girl will put her faith on test
and reveal her hidden relationship with the creature.
“Symptom is a film about our own private devil. A poetic essay
about the unfamiliar, dark side of existence. Rooted in the fantasy
genre and breathing the air of melodrama, Symptom dives in the
unconscious mind of a woman, only to reveal the symptom of the
eternal battle between our instincts and our ethics.”
177
SOMMARIO
ONDE
Angelos Frantzis (Athens, Greece,
1970) studied film direction at INSAS
in Brussels. Besides film directing, he
has been involved in art projects with
combined techniques (installation,
performance) and has worked as a
film critic. His films have been selected
in major international film festivals:
in 2010 both Rotterdam and Turin
presented his experimental feature
Into the Woods. His latest installation,
Got to Be Real, partecipated in 2012
at the Biennale of Venice.
filmografia/filmography
Mikres istories me anthropous kai
portokalia (Short Stories for People
and Oranges, cm, 1992), Visions
(cm, 1992), Who’s Afraid of the Big
Bad Wolf ? (cm, 1993), Dekaennia
(Nineteen, cm, 1995), Tripios kosmos
(A Hole in the World, cm, 1997),
O gamos (The Wedding, mm, 2001),
Polaroid (2000), To oniro tou skylou
(A Dog’s Dream, 2005), Mesa sto
dasos (In the Woods, 2010), Wild
Beast (cm, 2013), Symptoma
(Symptom, 2015).
ONDE
mossa bildner, glauber rocha
A VIDA É ESTRANHA
Brasile/Brazil, 2015, 8mm, 39’, col.
LIFE IS
STRANGE
regia, sceneggiatura,
fotografia, interpreti/
directors, screenplay,
cinematography, cast
Mossa Bildner,
Glauber Rocha
scenografia/
production design
Pedro Giongo
suono/sound
Alexandre Rogoski
produttori/producers
Aly Muritiba,
William Biagioli
**
contatti/contacts
Grafo Audiovisual
William Biagioli
[email protected]
www.grafoaudiovisual.com
Un viaggio in Marocco, a Essaouira. Ritmi dilatati, da vacanza.
Un uomo è con la sua fidanzata e ha con sé una cinepresa 8mm.
Scorci di intimità nella vita di Glauber Rocha emergono dopo
quarant’anni grazie alle immagini di Mossa Bildner.
«In realtà, non mi considero una vera filmmaker. Per formazione
e vocazione sono una musicista e una performer, anche se il
tempo trascorso con Glauber ha allargato gli orizzonti della mia
visione estetica. A Vida É Estranha è il titolo che avevamo dato
a questo piccolo film in 8mm, girato a Essaouira. Nessuno dei
due si aspettava che lo vedesse qualcuno, a parte i nostri amici.
Era un film casalingo su una vacanza in famiglia, un soggiorno
hippy nell’era “peace and love”. Dopo quarant’anni in cui il
filmato è sopravvissuto attraverso quattro continenti, è stata una
rivelazione vedere queste immagini straordinarie, portate in vita
dalla magia della tecnologia. L’aggiunta di una colonna sonora,
realizzata con i musicisti Gnawa, e delle mie improvvisazioni
libere, lo ha reso una vera fusione sinergica tra le riprese di
Glauber e la mia musica». (M. Bildner)
**
A journey to Morocco, to Essaouira. A slow, vacation pace. A man
is with his fiancée; he has an 8mm movie camera. Forty years later,
glimpses of intimacy in the life of Glauber Rocha emerge thanks to
the images of Mossa Bildner.
“Actually, I don’t consider myself a ‘real’ filmmaker at all.
By training and vocation I am a musician and performace artist,
although the time I spent with Glauber widened the horizons of
my aesthetic eye. Life Is Strange is the title Glauber and I gave to
this little 8mm film, made in Essaouira. Neither one of us expected
anyone to see it but our friends. Basically this was a ‘family vacation’
home movie. A hippy sojourn in the age of ‘peace and love.’ After
forty years of hanging on to the footage while living in four different
continents, it has been a revelation to see these amazing images
brought to life again through the wizardy of technology. The addition
of my soundtrack with music by Gnawa musicians and my own Voice
and Free Improvisations has made this a true synergistic melding
between Glauber’s camera work and my music.” (M. Bildner)
178
SOMMARIO
ONDE
Mossa Bildner (New York City, Usa)
si è diplomata al Conservatorio
Santa Cecilia di Roma nel 1983
e in seguito si è esibita all’Opera
nazionale inglese, gallese e scozzese,
a Marsiglia, Montecarlo, Bari, Vicenza,
Verona, Vienna, Salisburgo e ha
trascorso due anni come membro
dell’Opera di Amburgo. Negli anni
Settanta è stata compagna di Glauber
Rocha, scomparso nel 1981 a soli
quarantadue anni.
Glauber Rocha (Vitória da Conquista,
Brasile, 1939 - Rio de Janeiro, Brasile,
1981), tra i padri del Cinema Nôvo,
con film come Il Dio nero e il diavolo
biondo (1964), Terra in trance (1967)
e Antonio das mortes (1968, Palma
d’oro come miglior regista a Cannes)
ha dato vita a un’opera connessa
con i miti e le tradizioni del Brasile,
fondendo ricerca espressiva e
militanza. Negli anni Settanta
viaggia e lavora fra l’Africa e l’Europa,
collaborando anche con Carmelo
Bene.
Mossa Bildner (New York City, NY,
USA) graduated from Conservatorio
Santa Cecilia in Rome in 1983 in opera
performance. She has performed at the
English National Opera, Welsh National
Opera, and Scottish National Opera, as
well as in Marseilles, Monte Carlo, Bari,
Vicenza, Verona, Vienna, Salzburg, and
spent two years at the Augsburg Opera
House as a member. In the 1970s she
was the companion of Glauber Rocha.
Glauber Rocha (Vitória da Conquista,
Brazil, 1939 - Rio de Janeiro, Brazil,
1981) was one of the fathers of Cinema
Nôvo. His opus includes features like
Black God, White Devil (1964),
Entranced Earth (1967), and Antonio
das mortes (1968, Palm d’Or in
Cannes for Best Director). His work
was connected to the tales and
traditions of Brazil, it was combined
with his expressive research and his
political activism. During the Seventies,
he traveled and worked around Africa
and Europe, collaborating also with
Carmelo Bene.
filmografia/filmography
Mossa Bildner, Glauber Rocha:
A Vida É Estranha (mm, 2015).
ONDE
-
ARTRUM
Onde artRUM
Servitudes - Film 7 (2015)
Tra il cinema e l’arte esiste uno scambio
di linguaggi, e i due mondi, sempre più in
contatto, vengono presentati nell’ambito
del Torino Film Festival nella sezione Onde
artRUM, curata dalla Fondazione Sandretto
Re Rebaudengo, in collaborazione con Anna
Lena Vaney Films. Con Onde artRUM si
rinnova l’incontro tra il Torino Film Festival e la
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, centro
per l’arte contemporanea sempre attento alla
contaminazione tra le diverse discipline
artistiche. La sezione propone una selezione
di cortometraggi realizzati da artisti
contemporanei affermati a livello mondiale:
Choques di Sophia Al-Maria, Cutaways di
Agnieszka Kurant, Pulheim Jam Session di
Johanna Billing, Servitudes - Film 7 di Jesper
Just, Theran-Geles di Arash Nassiri, Untitled
(Human Mask) di Pierre Huyghe. Ricorre
nei video selezionati il carattere fantasmatico
di personaggi e situazioni, dal paesaggio
distopico narrato da Pierre Huyghe,
all’immaginazione cinefila di Agnieszka Kurant
che ridà vita a personaggi tagliati da celebri
film, allo scenario conturbante dell’ibrido
corpo-macchina ritratto da Jesper Just. Lo
spazio sociale si fa schermo per altre visioni
e finzioni, fondendo culture e luoghi distanti,
nel sogno urbano di Arash Nassiri e nelle
mobilitazioni di massa riprese da Sophia
Al-Maria. La dimensione collettiva è una
questione di regole, ma anche di
improvvisazione, di adattamento, come
narra la poetica jam session nel traffico
messa in scena da Johanna Billing.
179
SOMMARIO
ONDE
-
ARTRUM
There is a constant exchange of languages
between cinema and art, so that both worlds
are getting ever closer. This will be the subject
of a presentation in conjunction with the Torino
Film Festival, for the section Onde artRUM,
curated by Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
in collaboration with Anna Lena Vaney Films.
Onde artRUM confirms the convergence between
Torino Film Festival and Fondazione Sandretto
Re Rebaudengo, a center for contemporary art
that has always paid special attention to the
contamination between different forms of art.
The section presents a selection of short films
by world-renowned contemporary artists:
Choques by Sophia Al-Maria, Cutaways by
Agnieszka Kurant, Pulheim Jam Session by
Johanna Billing, Servitudes - Film 7 by Jesper
Just, Theran-Geles by Arash Nassiri, Untitled
(Human Mask) by Pierre Huyghe.
The recurring theme of these videos is the
ghostlike quality of both characters and
situations, from the dystopian landscape
depicted by Pierre Huyghe, to the cinema-centered
imagination of Agnieszka Kurant, who brings
back to life characters that have been cut from
famous films, down to the disturbing, hybrid
body-machine scenario portrayed by Jesper Just.
In the urban dream of Arash Nassiri, and in
the mass mobilization filmed by Sophia Al-Maria,
social spaces turn into screens for other visions
and fictions, which blend distant cultures and
places. The collective sphere is a question of
rules, but also of improvisation and adaptation,
as is narrated by the poetic “traffic jam session”
staged by Johanna Billing.
ONDE
-
ARTRUM
sophia al-maria
CHOQUES
Qatar, 2014, HD, 5’, col.
Sophia Al-Maria, artista e scrittrice,
attualmente vive e lavora a Londra.
Il suo memoir The Girl Who Fell
to Earth, uscito nel 2012 per la
Harper Collins, è stato pubblicato
nel 2015 in edizione araba dalla
Bloomsbury Qatar. Destinataria
di una borsa del Sundance Institute
per il 2015, ha esposto i suoi lavori
presso il New Museum Triennal
di New York. L’anno prossimo
presenterà la sua prima personale
americana, con un’anteprima
di nuovi video al Whitney Museum
di New York.
CHOQUES
regia/director
Sophia Al-Maria
**
contatti/contacts
Anna Lena Vaney Film
[email protected]
www.annalenafilms.com
«Choque» è la parola stampata sugli scudi branditi dalla polizia
brasiliana antisommossa. Immagini raccolte dai filmati delle
proteste contro la Fifa a San Paolo nel 2014 e dai filmati girati
a Doha, nella notte in cui al Qatar sono stati assegnati
i Mondiali del 2022: questo è Choques, un esercizio in un
contesto di rimozione.
«La notte in cui la Fifa ha annunciato le nazioni ospiti della
Coppa del mondo nel 2018 e nel 2022 ero a casa mia, a Doha,
in Qatar. Sono uscita per strada per urlare: dappertutto c’era
gioia. In quelle ore dopo l’annuncio, tutte le divisioni di classe
e di sesso sembravano crollate. Ma allo stesso tempo ero
consapevole della tenebre che ci stavano inghiottendo».
**
“Choque” is the word stamped on the shields Brazilian riot police
brandish. Culled from footage of São Paulo FIFA protests in 2014
and footage shot in Doha the night the Qatar 2022 bid was won.
Choques is an exercise in context removal.
“The night FIFA announced the 2018 and 2022 World Cup hosts,
I was in my home town of Doha, Qatar. I went out into the streets
to shoot. There was jubilation. The future for us very suddenly –
If only momentarily – changed. Class, gender and other divides
seemed suspended those hours after the announcement.
But all the while I was aware of the encroaching darkness.”
180
SOMMARIO
ONDE
-
ARTRUM
Sophia Al-Maria is an artist and writer
currently based in London. Her
memoir, The Girl Who Fell to Earth
(Harper Collins, 2012), was published
in Arabic by Bloomsbury Qatar in 2015.
She is the recipient of a 2015 Sundance
Institute Fellowship and her work is
included in the New Museum Triennial,
New York. In 2016, she will present
her first solo museum show in the
USA with the premiere of a new
series of videos at the Whitney
Museum in New York.
filmografia/filmography
Choques (cm, 2014).
© JANEK ZAMOYSKI
ONDE
-
ARTRUM
agnieszka kurant
CUTAWAYS
Usa, 2014, HD, 17’ col.
CUTAWAYS
regia/director
Agnieszka Kurant,
con la collaborazione di/
with the cooperation of
Walter Murch
sceneggiatura/screenplay
Agnieszka Kurant,
Manuel Cirauqui,
John Menick
fotografia/cinematography
Michael Simmonds
montaggio/film editing
Timothy Sternberg
musica/music
Stefan Weglowski
interpreti/cast
Charlotte Rampling,
Abe Vigoda,
Dick Miller
produttori/producers
Anna Lena Vaney,
Victorien Vaney
produzione/production
Anna Lena Vaney Films
coproduzione/coproduction
Sculpture Center,
New York and Stroom
den Haag, The Hague
**
contatti/contacts
Anna Lena Vaney Films
[email protected]
www.annalenafilms.com
Che fine fanno i personaggi che, in fase di montaggio, vengono
tagliati dal regista? Sono fantasmi la cui esistenza è legata solo
alla memoria dei cinefili o alle note di produzione di un film?
Alcuni esempi: Charlotte Rampling nella parte dell’autostoppista
in Punto Zero di Richard C. Sarafian, Abe Vigoda nella parte
dell’avvocato nella Conversazione di Francis Ford Coppola e Dick
Miller proprietario dello sfasciacarrozze in Pulp Fiction di Quentin
Tarantino. Eppure per questi personaggi mancati sembra esistere
una reale possibilità di vita, un limbo tra la pellicola e la memoria
collettiva. Ma dove?
«Come altri miei lavori, il film parla di quello che chiamo
“il capitale fantasma”, ovvero i fantasmi che ossessionano
l’economia capitalistica di oggi, basata su una forte presenza
di beni e fenomeni immateriali, dal denaro virtuale al lavoro
invisibile, dal mercato speculativo ai brevetti, il copyright,
i crediti, i debiti... Sto cercando di attirare l’attenzione su come
le speculazioni e le imprese del capitalismo spesso avvengano
nel campo della finzione, come beni immateriali e fantasmi
che influenzano l’andamento dell’economia e della politica».
**
What happens to the characters whose scenes are cut during editing?
Are they ghosts whose existence is linked simply to the memory of
die-hard cinephiles or a movie’s production notes? A few examples:
Charlotte Rampling as the hitchhiker in Vanishing Point by Sarafian;
Abe Vigoda as the lawyer in The Conversation by Coppola; and Dick
Miller as the owner of a wrecking yard in Pulp Fiction by Tarantino.
And yet these lost characters seem to have a true possibility for life,
a limbo between the film and the collective memory. But where?
“Like many of my works Cutaways relates to what I call ‘phantom
capital’ – the phantoms haunting contemporary capitalist economy
which is based to a high degree on immaterial products and phenomena
from the virtualization of money and immaterial and invisible labor
to the speculative market of patents, copyrights, credits, debts etc.
I am trying to draw attention to the fact that the speculations and
exploits of contemporary capitalism often happen around fictions,
immaterial entities and phantoms influencing the narratives of
economy and politics.”
181
SOMMARIO
ONDE
-
ARTRUM
Agnieszka Kurant (Łodz, Polonia,
1978) vive e lavora a Varsavia. Artista
visiva e multimediale, affronta il
rapporto tra il mondo
contemporaneo, anche dal punto di
vista politico ed economico, e tutto
ciò che viene considerato come finto,
irreale, immateriale o poco
attendibile (pettegolezzi, storie di
fantasia, fenomeni paranormali).
Le sue opere sono state esposte
e proiettate in importanti istituzioni
culturali, quali il Palais de Tokyo di
Parigi nel 2004, la Tate Modern di
Londra nel 2006, il Witte de With
a Rotterdam nel 2011 e il MoMA PS1
a New York nel 2013. Nel 2010 ha
rappresentato la Polonia nel
padiglione polacco della Biennale
di Venezia.
Agnieszka Kurant (Łodz, Poland,
1978) lives and works in Warsaw.
A visual and multimedia artist, she
deals with the relationship between
the contemporary world – also from a
political and economic point of view –
and everything that is considered fake,
unreal, immaterial or unreliable
(gossip, fantasy stories, paranormal
phenomena). Her works have been
exhibited and projected at important
cultural institutions, including the
Palais de Tokyo in Paris in 2004, the
Tate Modern in London in 2006, the
Witte de With in Rotterdam in 2011
and MoMA PS1 in New York in 2013.
In 2010, she represented Poland at the
Polish pavilion at the Venice Biennale.
filmografia/filmography
Cutaways (cm, 2014).
ONDE
-
ARTRUM
johanna billing
PULHEIM JAM SESSION
Germania-Svezia/Germany-Sweden, 2015, HD, 23’, col.
regia, montaggio/
director, film editing
Johanna Billing
fotografia/cinematography
Jan Höhe,
Julia Franken,
Kris Willner
suono/sound
C.A. Ramirez,
Ephraim Wegner,
Henrik Sunbring
interprete/cast
Edda Magnason
produzione/production
Cultural Department
of the City of Pulheim
**
contatti/contacts
Hollybush Gardens
Lisa Panting
[email protected]
www.hollybushgardens.co.uk
© SIGRID MARIE LUISE LANGE
PULHEIM JAM
SESSION
Pulheim è una città tedesca nata in tempi recenti dalla fusione
di dodici villaggi di campagna, mal collegati dai trasporti pubblici.
Ciò ha portato i residenti a «dipendere» dai propri autoveicoli
anche per gli spostamenti più elementari, con conseguenti
problemi di traffico. La regista svedese Johanna Billing ne ha
stravolto i meccanismi, organizzando una jam session in cui
sono coinvolte la pianista Edda Magnason e sessanta automobili,
dando vita a un film-happening.
«Il traffico è, in un certo senso, la peggior perdita di tempo a cui
si può pensare, oltre a una situazione nella quale nessuno
vorrebbe volontariamente infilarsi. Ma è stato stimolante pensare
a come avremmo potuto trasformarlo in qualcosa che fosse, in
fin dei conti, l’opposto, vale a dire una sfilata, magari una fiera
placida e inattesa. Abbiamo messo in piedi un’organizzazione
simile a quella di un festival musicale, con l’ambulanza della
Croce Rossa, le toilette da campo e i volontari con le pettorine
catarifrangenti. Non c’era però alcuna attività prefissata o tabella
di marcia: solo ed esclusivamente le automobili».
**
Pulheim is a German city that was recently created from the fusion of
twelve villages in the countryside that were poorly connected by public
transport. This led to the local population’s dependency on their own
cars to get around, even for the smallest errands, which created traffic
problems. The Swedish filmmaker Johanna Billing overturned the
system, organizing a jam session with the pianist Edda Magnason
and sixty cars, and creating a film-happening.
“A traffic jam is in a way the most terrible and time-consuming thing
you can think of and not something you would deliberately want to
put yourself in. But it has been challenging to think about how
one could turn it into something that is almost the opposite – like
a parade, perhaps, a kind of a quiet and unexpected Volksfest.
With a similar organisational structure to that of a music festival,
involving the red cross safety van and outdoor toilets, volunteers in
yellow jackets etc. – but without any other activity or ‘line-up’ than
the cars themselves.”
182
SOMMARIO
ONDE
-
ARTRUM
Johanna Billing (Jönköping, Svezia,
1973) vive e lavora come videoartista
a Stoccolma. Nelle sue opere, che
sono state proiettate nei musei, nelle
gallerie e nei festival di tutto il
mondo, combina la performance art
con il cinema sia documentario sia
di finzione, dando molta importanza
alla musica, al ritmo e al movimento.
Al centro del suo lavoro c’è sempre
l’individuo, visto come
rappresentazione dei cambiamenti
della società. Dal 1998 al 2010 ha
guidato insieme al fratello Anders
l’etichetta discografica Make It
Happen, producendo dischi e
organizzando concerti.
Johanna Billing (Jönköping, Sweden,
1973) lives and works as a video artist
in Stockholm. Her work combined
performance art with cinema,
documentary and fiction, giving
a significant role to music, rhythm,
and movement; her pieces have been
screened in museums, art galleries,
and festivals all over the world. At the
center of her work there is always the
individual, seen as a representation
of society’s changes. She led the music
label Make It Happen with her brother
from 1998 to 2010, making records and
organizing concerts.
filmografia/filmography
Graduate Show (cm, 1999), Project
for a Revolution (cm, 2000), What
Else Do You Do? (cm, 2001), Missing
Out (cm, 2001), Where She Is at
(cm, 2001), Look Out! (cm, 2003),
You Don’t Love Me Yet (cm, 2003),
Magic & Loss (cm, 2005), Magical
World (cm, 2005), Another Album
(cm, 2006), This Is How We Walk
on the Moon (cm, 2007), I’m Lost
without Your Rhythm (cm, 2009),
I’m Gonna Live Anyhow until I Die
(cm, 2012), Pulheim Jam Session
(cm, 2015).
ONDE
-
ARTRUM
jesper just
SERVITUDES - FILM 7
Francia-Usa/France-USA, 2015, HD, 9’, col.
SERVITUDES
FILM 7
regia/director
Jesper Just
fotografia/cinematography
Kasper Tuxen
montaggio/film editing
Jesper Just,
Xavier Sirven
suono/sound
Jakob Garfield,
Cyril Holtz
interprete/cast
Dree Hemingway
produttori/producers
Anna Lena Vaney,
Victorien Vaney
produzione/production
Anna Lena Vaney Films
**
contatti/contacts
Anna Lena Vaney Films
[email protected]
www.annalenafilms.com
Una ragazza – figura ideale e insieme caricatura dei nostri
desideri di spettatori – siede in un ufficio. È sola e mangia del
mais. Le sue mani sono assicurate a dispositivi per il movimento
passivo continuo, che la aiutano e al tempo stesso la ostacolano.
La sua è una presenza in bilico tra apatia e seduzione, identità
e prodotto, individuo e costrutti sociali. Soprattutto, è il segno
dell’incapacità di trovare una sintonia.
«La ragazza non è un individuo, ma un costrutto: le manca
un’individualità, che è stata scardinata per sostituirla con un
corpo e una persona fabbricati. Lei stessa non può creare,
ma solo essere utilizzata per la creazione, come un atto di
ri-creazione. E non può nemmeno criticare un sistema la cui
esistenza genera la sua, di esistenza. Questa tensione è espressa
nelle sue azioni, nel modo in cui mangia il mais e nei suoi gesti
misurati. La pannocchia stessa si ricollega al sistema politico di
un mondo di Ogm e di capitali guadagnati. Anche la ragazza
è in qualche modo manipolata: una pedina in un gioco di potere
nascosto ma trasparente».
**
A young girl, an ideal figure and also a caricature of our desires as
spectators. She is sitting in an office, by herself, eating corn. There
are sensors on her hands registering continuous passive movements,
which are both helping her and getting in her way. Her presence is
on the brink of apathy and seduction, identity and product, individual
and social constructs. But above all, it is indicative of the failure to
find harmony.
“The young girl is not an individual but a construct: she lacks
selfhood, discarding her individuality in order to replace it with
a manufactured body and persona; she herself cannot create, she
can only to be used for creation in an act of recreation; she cannot
criticize a system whose existence inherently begets her existence.
This tension is expressed in her actions: as she eats the corn, her
hands are restrained. Even the corn itself relates back to the political
system, a world of GMOs and capital gain. She too is modified,
manipulated, a pawn in a power play that is both hidden and
transparent.”
183
SOMMARIO
ONDE
-
ARTRUM
Jesper Just (1974), artista di fama
internazionale, si è laureato nel 2003
presso la Royal Danish Academy of
Fine Arts di Copenhagen e nel 2013
ha rappresentato la Danimarca alla
Biennale di Venezia. I suoi lavori, nei
quali combina cinema e installazione,
sono stati ospitati presso gallerie
e spazi espositivi internazionali,
come il Palais de Tokyo di Parigi,
l’ARoS Aarhus Kunstmuseum di
Copenaghen, il Portland Museum
of Art, il Museo nazionale d’arte
moderna e contemporanea di Seul
e il Museum of Contemporary Art
di Detroit. Ha inoltre partecipato
a mostre collettive alla Tate Modern
di Londra e al Guggenheim e al
MoMA di New York.
Jesper Just (1974) is an internationallyrenowned artist. He graduated in
2003 from the Royal Danish Academy
of Fine Arts in Copenhagen and
represented Denmark in the Venice
Biennale in 2013. His works (which
combine film technology and
installation strategies) have been the
subject of exhibitions at international
institutions as the Palais de Tokyo
in Paris, ARoS Aarhus Kunstmuseum
in Copenhaguen, the Portland Art
Museum, the National Museum
of Modern and Contemporary Art
in Seoul, and the Museum of
Contemporary Art in Detroit.
His work is included in public
collections such as the Tate Modern
in London, the Guggenheim and
the MoMA in New York.
filmografia/filmography
Montag (2000), Victim as Hero
(2001), Miss Lonelyheart (2002),
Boys Keep Swinging (2002), The Man
Who Strayed (2002), No Man Is an
Island (cm, 2002), This Love Is Silent
(cm, 2003), Invitation to Love (cm,
2003), No Man Is an Island II (cm,
2004), The Sweetest Embrace of All
(cm, 2004), A Fine Romance (cm,
2004), Bliss and Heaven (cm, 2004),
The Lonely Villa (cm, 2004),
Something to Love (cm, 2005),
It Will All End in Tears (cm, 2006),
A Vicious Undertow (cm, 2007),
Some Draughty Window (cm, 2007),
A Question of Silence (cm, 2008),
A Room of One’s Own (cm, 2008),
A Voyage in Dwelling (cm, 2008),
Romantic Delusions (cm, 2008), Sirens
of Chrome (cm, 2010), This Nameless
Spectacle (cm, 2011), This Is
a Landscape of Desire (cm, 2013),
Intercourses (cm, 5 ep., 2013), What
a Feeling (cm, 2014), Servitudes - Film
7 (cm, 2015).
ONDE
-
ARTRUM
arash nassiri
TEHRAN-GELES
Francia/France, 2014, HD, 18’, col.
TEHRAN-GELES
regia, sceneggiatura,
montaggio/director,
screenplay, film editing
Arash Nassiri
fotografia/cinematography
Yald-Fazel
musica/music
Flavien Berger
suono/sound
Margaux Priem,
Raphael Henard
produzione/production
Le Fresnoy
**
contatti/contacts
Anna Lena Vaney Films
[email protected]
www.annalenafilms.com
Una visione immaginaria di Teheran, all’interno del paesaggio
urbano di Los Angeles. Attraverso un viaggio aereo, scopriamo
una trasposizione architettonica delle due città. Mentre
sorvoliamo i viali di Los Angeles, le testimonianze personali
dei migranti evocano la storia collettiva della capitale iraniana.
In città gli edifici sono saturi di insegne al neon pulsanti di voci,
che ci conducono in un viaggio allucinatorio. Come nella
fantascienza, dove il presente è proiettato nel futuro, il film
trasporta il passato di Teheran nel presente dell’Occidente.
Una vera e propria migrazione audiovisiva, in cui riprese aeree
di Los Angeles si fondono con video girati a Teheran e con
interviste registrate via Skype in diverse città del mondo.
**
Tehran-Geles is a fictional vision of Tehran, set within the urban
landscape of Los Angeles. Through an aerial journey, we discover
an architectural transposition of the two cities. While flying over the
LA boulevards, personal migrant testimonies echo the collective story
of the Iranian capital. Downtown, the buildings are saturated with
neon signs pulsating with voices that take us on a hallucinatory trip.
Parallel to the science fictional genre where the present is projected
into the future, this short film projects the past of Tehran into the
Western present. A real audio-visual migration, where aerial shots of
Los Angeles merge with videos filmed in Tehran, as well as interviews
recorded via Skype in different cities around the world.
184
SOMMARIO
ONDE
-
ARTRUM
Arash Nassiri (Teheran, Iran, 1986)
vive e lavora a Parigi, dove si è
laureato nel 2012 presso l’École
nationale supérieure des arts
décoratifs. Nel 2014 si è diplomato
a Le Fresnoy, dopo aver conseguito
anche una laurea presso l’École
nationale supérieure des beaux-arts
di Parigi nel 2007 e aver frequentato
l’Università delle arti di Berlino, città
dove ha vissuto nel 2010. Le sue
opere sono state presentate in spazi
espositivi francesi e internazionali,
tra cui la Galerie du Crous nel 2011,
le mostre Panorama nel 2013 e 2014
e la Biennale di architettura di
Venezia. Nel 2014 ha ricevuto il
premio Côté Court de Pantin per
la videoarte e il premio Les Amis
du Fresnoy.
Arash Nassiri (Tehran, Iran, 1986)
works and lives in Paris. He graduated
from the École nationale supérieure
des arts décoratifs in 2012. He is also
a 2014 graduate of Le Fresnoy.
His academic achievements include
courses at the Paris National School of
Fine Arts in 2007, and at the University
of the Arts in Berlin, where he lived in
2010. He has showcased his work in
various exhibitions, both in France and
abroad, including the 2011 Galerie du
CROUS, the 2013 and 2014 Panorama
exhibitions, the Venice Biennale of
architecture. He has also been awarded
the 2014 Côté Court Pantin Grand
Prize for Video Art and the Les Amis
du Fresnoy Prize.
filmografia/filmography
Voyage/Voyage (cm, 2009), Tunetracks
(cm, 2010), Lovelock (cm, 2011),
Masters (cm, 2012), Palais (cm, 2013),
Tehran-Geles (cm, 2014).
ONDE
-
ARTRUM
pierre huyghe
UNTITLED (HUMAN MASK)
Francia/France, 2014, HD, 19’, col.
UNTITLED
(HUMAN
MASK)
regia/director
Pierre Huyghe
**
contatti/contacts
Anna Lena Vaney Films
[email protected]
www.annalenafilms.com
Quello che resta della città di Fukushima, semiabbandonata
dopo l’incidente alla vicina centrale nucleare: una scimmia, con
addosso una maschera umana, si aggira solitaria in un ristorante
vuoto, dove lavora come cameriera. Un ambiente distopico,
in cui non esiste più traccia di umanità: l’unico esemplare
rimasto è proprio la scimmia, intrappolata in un falso ruolo che è
costretta a vivere e ripetere all’infinito. Realtà (l’esperimento della
scimmia-cameriera si è davvero tenuto) e finzione si mischiano,
intrecciano e fondono.
«Il film di Huyghe è perfettamente illuminato, girato e montato,
e l’effetto è meditativo e convincente. Ma mentre l’artista ha
ricreato uno scenario, aggiungendovi un significato e un tono,
per la scimmia non c’è nulla di fittizio. Se sembra spaventata
dagli strani rumori che sente, è perché lo è. La scimmia non è
un’attrice, ma un animale addestrato a recitare. L’arte di Huyghe
può essere bella, ma mai facile. E in questo caso il risultato
è disturbante». (G. Murray Brown, «The Financial Times»)
**
What remains of the city of Fukushima, semi-abandoned after the
accident at the nearby nuclear plant: a monkey, wearing a human
mask, wanders around all alone in an empty restaurant, where it
works as a waitress. A dystopic environment, without any trace of
humanity. The only example left is the monkey, trapped in a false
role which it is forced to endlessly relive and repeat. Reality (the
experiment with the monkey-waitress really took place) and fiction
mix, interweave and blend.
“Huyghe’s film is skilfully lit, shot and edited, and the effect is both
quietly medidative and compelling. But while the artist has contrived
the scenario, and overlaid meaning and mood, for the monkey there
is nothing fictional about it. If she seems scared by the rattling noises,
that’s because she is. She is not an actor in a role but an animal
trained to perform. Huyghe’s art may be beautiful but is never easy,
and the result here is disturbing to watch.” (G. Murray Brown,
“The Financial Times”)
185
SOMMARIO
ONDE
-
ARTRUM
Pierre Huyghe (Parigi, Francia, 1962)
vive e lavora a Parigi, dove ha
studiato presso l’École nationale
supérieure des arts décoratifs.
Le sue opere sono state esposte
e proiettate in mostre e spazi
museali di tutto il mondo. Una
recente retrospettiva sulle sue
ultime creazioni ha toccato il
Centre Georges Pompidou di Parigi
nel 2013, il Lacma di Los Angeles
e il Museum Ludwig di Colonia
nel 2014, mentre nell’aprile dello
stesso anno il suo film The Host and
the Cloud (2010) è stato proiettato
presso il Museu d’art contemporani
de Barcelona. Tra i numerosi
riconoscimenti ottenuti da Huyghe
nella sua lunga carriera, il premio
speciale della Biennale di Venezia
per il padiglione francese nel 2001,
l’Hugo Boss Prize nel 2002,
l’Haftmann Prize nel 2013
e il Think:Film Award alla Berlinale
nel 2015, proprio con Untitled
(Human Mask), presentato nella
sezione Forum Expanded.
Pierre Huyghe (Paris, France, 1962)
lives and works in Paris. There he
studied at École nationale supérieure
des arts décoratifs. His works have been
exhibited internationally. His recent
solo presentations include a major
touring retrospective at the Centre
Georges Pompidou, Paris, in 2013
LACMA, Los Angeles, and Museum
Ludwig, Cologne, in 2014, and an
exhibition of screenings of the film
The Host and the Cloud (2010)
at Museu d’art Contemporani de
Barcelona in Spain in April 2014.
He won, among the many recognitions
he was awarded with, the Special Prize
at Biennale di Venezia for the French
Pavillion in 2001, the Hugo Boss Prize
in 2002, the Haftmann Prize in 2013,
and the Think:Film Award at Berlinale
in 2015, thanks to Untitled (Human
Mask), selected in Forum Expanded
section.
filmografia/filmography
The Host and the Cloud (2010),
Untitled (Human Mask) (cm, 2014).
SOMMARIO
SPAZIO TORINO
GABRIELE FALSETTA DUST
- LA VITA CHE VORREI | MARCO AGOSTINELLI, ANDREA LIUZZA
| LEONE BALDUZZI TRAM STORIES | BRUNO PANEBARCO
LA MAGIA BIANCA DI EZIO GRIBAUDO
L’ULTIMO BALCONE
EVENTO SPECIALE
DANIEL DAQUINO NEVE ROSSO SANGUE
SOMMARIO
SPAZIO TORINO
gabriele falsetta
DUST - LA VITA CHE VORREI
Germania-Italia/Germany-Italy, 2015, HD, 21’, col.
regia, montaggio/
director, film editing
Gabriele Falsetta
soggetto/story
Gabriele Falsetta,
Barbara Altissimo
suono/sound
Ivana Messina
produttore/producer
Giulio Baraldi
produzione/production
Kess Film
DUST
Seven men and a woman have been
living at the Istituto Cottolengo for
fifty years because of their physical
and mental issues. Interrupted
experiences that take the stage
to share their stories.
**
contatti/contacts
Kess Film Berlin
Giulio Baraldi
[email protected]
www.kessfilm.com
Sette uomini e una donna che, a causa dei loro problemi psichici
e fisici, da cinquant’anni vivono presso l’Istituto Cottolengo.
Esistenze interrotte che riprendono la parola sul palco di un
teatro per raccontare le loro storie.
Gabriele Falsetta (Genoa, Italy, 1982)
graduated from the acting school of
the Piccolo Teatro di Milano in 2008.
He started the production company
Frömell Films with his brother Jacopo
and their friend Alessandro Kinkela.
Dust is his first film.
filmografia/filmography
Dust (cm, doc., 2015).
Gabriele Falsetta (Genova, 1982) si è diplomato nel 2008 presso
la scuola di recitazione del Piccolo Teatro di Milano. Nel 2013,
insieme al fratello Jacopo e all’amico Alessandro Kinkela, ha
fondato la casa di produzione Frömell Films. Dust è il suo film
d’esordio.
marco agostinelli, andrea liuzza
LA MAGIA BIANCA DI EZIO GRIBAUDO
Italia/Italy, 2015, HD, 30’, col.
EZIO GRIBAUDO’S WHITE MAGIC
regia/directors
Marco Agostinelli,
Andrea Liuzza
sceneggiatura/screenplay
Marco Agostinelli
fotografia, montaggio/
cinematography,
film editing
Andrea Liuzza
interprete/cast
Ezio Gribaudo
produzione/production
MAAP_the art
of filming art
**
contatti/contacts
Marco Agostinelli
[email protected]
The artist and publisher Ezio Gribaudo,
winner of the 1966 Biennale of Venice,
talks us through the most important
parts his extraordinary life: from
meeting Picasso to his friendship with
De Chirico, from his trip to New York
with Fontana to eating spaghetti
with Fidel Castro, from the great art
publications he published to his
personal exhibitions around the world.
Ezio Gribaudo, artista ed editore, vincitore della Biennale
di Venezia del 1966, racconta le tappe fondamentali della
sua straordinaria vita: dall’incontro con Picasso all’amicizia
con De Chirico, dal viaggio a New York con Fontana alla
«spaghettata» con Fidel Castro, dalle grandi edizioni d’arte
da lui curate alle mostre personali in tutto il mondo.
I videoartisti Marco Agostinelli e Andrea Liuzza collaborano
dal 2013 al progetto MAAP_the art of filming art.
188
SOMMARIO
SPAZIO TORINO
The video artists Marco Agostinelli
and Andrea Liuzza have been
collaborating on the project
“MAAP_the art of filming art”
since 2013.
filmografia essenziale/
essential filmography
Marco Agostinelli, Andrea Liuzza:
Age Cannot Wither Her (cm, 2014),
La magia bianca di Ezio Gribaudo
(mm, 2015).
SPAZIO TORINO
leone balduzzi
TRAM STORIES
Italia/Italy, 2015, HD, 5’, col.
regia/director
Leone Balduzzi
sceneggiatura/screenplay
Enrico Audenino
fotografia/cinematography
Alessandro Dominici
montaggio/film editing
Francesca Pavoni
scenografia/
production design
Amos Caparrotta
costumi/costume design
Sara Costantini
suono/sound
Marco Meazza
interpreti/cast
Wave, Federica Sacchi,
Alberto Torquati, Ettore
Scarpa, Sherif, Claudio
Abbiati, Enrico Audenino,
Umberto Zanotto
produttori/producers
K48, H-57, Cortology,
Fondazione Cineteca
Italiana
**
contatti/contacts
Leone Balduzzi
[email protected]
TRAM STORIES
Failing to seize the moment doesn’t
necessarily mean missing your
opportunity. Love and public
transportation in a sunny day in Turin.
Leone Balduzzi, filmmaker and
photographer, studied at IULM in
Milan, and writes articles on cinema
and music for specialized magazines.
He started making music videos
in 2001 and directing commercials
in 2004, the year he founded the
creative collective k48.
Non cogliere l’attimo non vuol dire per forza aver perso la
propria occasione. L’amore e i mezzi di trasporto in una
soleggiata Torino.
Leone Balduzzi, regista e fotografo, ha studiato allo Iulm di
Milano, scrive di cinema e musica su riviste specializzate e
nel 2001 ha cominciato a realizzare video musicali. Lavora come
regista di spot pubblicitari dal 2004, anno in cui ha fondato
il collettivo creativo k48.
filmografia/filmography
Cache-Cache (cm, 2009), A Wonderful
Day (cm, 2006), Sul tram (cm, 2015),
Once Upon a Time in Milan (serie
web/web series, 2015), Tram Stories
(cm, 2015).
bruno panebarco
L’ULTIMO BALCONE
Italia/Italy, 2014, HD, 30’, col.
regia, sceneggiatura,
montaggio, suono,
produttore/director,
screenplay, film editing,
sound, producer
Bruno Panebarco
fotografia/cinematography
Lorenzo Aprà
interpreti/cast
Federico Sirianni, Twenty
Strings, MCCS (Maksim
Cristan, Daria Spada),
Francesco Partipilo
produzione/production
Auroproduzione
**
contatti/contacts
Bruno Panebarco
[email protected]
THE LAST BALCONY
This short film is the story of the “little
concert from the little balcony,” an
event involving an audience, musicians,
poets, writers, and actors that would
spontaneously get together in a
courtyard in via Mercanti, in Turin’s
city center. The gathering originated
from an idea of the members of punkopera band MCCS: the author and
musician Maksim Cristan and the
opera singer Daria Spada.
L’ultimo balcone racconta la storia del «concertino dal
balconcino», evento di aggregazione spontanea di pubblico
e musicisti, poeti, scrittori e teatranti in un cortile di via Mercanti,
nel centro storico di Torino. L’idea è nata da un’ispirazione di
Maksim Cristan, scrittore e musicista, e Daria Spada, cantante
lirica, componenti del gruppo punk lirico degli MCCS.
Bruno Panebarco, scrittore, musicista, fotografo, ha pubblicato
quattro romanzi e un libro fotografico.
189
SOMMARIO
SPAZIO TORINO
Bruno Panebarco is a writer, musician,
and photographer. He published four
novels and a photography book.
filmografia/filmography
L’ultimo balcone (mm, 2015).
SPAZIO TORINO
-
EVENTO SPECIALE
daniel daquino
NEVE ROSSO SANGUE
Italia/Italy, 2015, HD, 36’, col.
regia, soggetto,
sceneggiatura/director,
story, screenplay
Daniel Daquino
fotografia/cinematography
Alessandro Dominici
montaggio/film editing
Enrico Giovannone
suono/sound
Mirko Guerra
interpreti e personaggi/
cast and characters
Eva Cischino (Caterina),
Waldemara Lentini (Maria),
Flavio Rebufatti (Ernesto),
Igor Chierici (Giorgio)
produzione/production
A.N.P.I. Sez. di
Verzuolo-Valle Varaita,
Eurofilm, Babydoc Film,
Appel d’air Films
**
contatti/contacts
Daniel Daquino
[email protected]
BabyDoc Film
[email protected]
190
SOMMARIO
Valmala, 1945. La guerra sta per finire e un gruppo di partigiani è
accampato al santuario. La staffetta Caterina viene a sapere che gli
alpini della Rsi intendono fare un rastrellamento, ma non riesce ad
avvertire i partigiani, che la mattina del 6 marzo vengono attaccati.
Daniel Daquino (Saluzzo, Cuneo, 1980) dal 2002 lavora come
educatore e realizza laboratori video e di cinema nelle scuole
elementari, medie e superiori. Dopo alcuni documentari sulla
Resistenza, cortometraggi e videoclip, esordisce come
professionista con Neve rosso sangue.
SPAZIO TORINO
-
EVENTO SPECIALE
BLOOD-RED SNOW
Valmala, 1945. The war is about to
end and a group of partisans is camped
out at the sanctuary. Caterina, a
courier, discovers that the Alpini of the
Republic of Salò are going to carry out
a rounding up operation. She is unable
to warn the partisans, however, and
they are attacked on the morning of
March 6.
Daniel Daquino (Saluzzo, Cuneo,
Italy, 1980) works as health education
specialist since 2012 and has been
making video and cinema workshops
for elementary, middle, and high
schools. He directed a few
documentaries on the Italian resistance
movement, as well as some shorts
and documentaries. Neve rosso
sangue (“blood-red snow”) marks
his professional debut in feature films.
filmografia essenziale/
essential filmography
L’eccidio di Ceretto (doc., 2003),
Testimonianze partigiane (doc.,
2005), In Hoc Signo (cm, 2006),
Kirolos (cm, 2010), Neve Rosso
sangue (mm, 2015).
TORINOFILMLAB
| YORGOS ZOIS INTERRUPTION | YAELLE KAYAM MOUNTAIN |
- THE WAKHAN FRONT | OLMO OMERZU RODINNÝ
FILM - FAMILY FILM | JONAS SELBERG AUGUSTSÉN SOPHELIKOPTERN - THE GARBAGE HELICOPTER |
AVISHAI SIVAN TIKKUN | PENGFEI UNDERGROUND FRAGRANCE
MARKO ŠKOP EVA NOVÁ
CLÉMENT COGITORE NI LE CIEL NI LA TERRE
SOMMARIO
© LUKAS MILOTA
TORINOFILMLAB
marko škop
EVA NOVÁ
Slovacchia-Repubblica Ceca/
Slovakia-Czech Republic, 2015, HD, 106’, col.
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Marko Škop
fotografia/cinematography
Ján Meliš
montaggio/film editing
František Krähenbiel,
Marina Andree Škop
costumi/costume design
Erika Gadus
suono/sound
Jan Čeněk
interpreti e personaggi/
cast and characters
Emília Vášáryová
(Eva Nová), Milan Ondrík
(Ďod’o), Anikó Vargová
(Helena), Žofia Martišová
(Manka), Michaela Melišová
(Noemi), Alexander Lukáč
(Palko), Gabriela Dolná
(Jana), Ľubo Gregor (Laco),
Dušan Jamrich (Peter),
Valéria Fürješová
(dottoressa/doctor)
produttori/producers
Marko Škop, Ján Meliš
produzione/production
Artileria, Sirius Films,
Filmpark Production,
Rozhlas a televizia
Slovenska
coproduttore/coproducer
Alice Tabery
**
contatti/contacts
Loco Film
Florencia Gil
[email protected]
www.loco-films.com
© ENDOR FILM
EVA NOVÁ
Eva Nová ha sessantadue anni, si sta disintossicando e vive ormai
di ricordi, dopo essere stata una celebre attrice in era comunista.
Eva ha un figlio, Ďod’o, che anni prima affidò a sua sorella Manka
e che ora vive in provincia, con la moglie, i figli e la zia ormai
ammalata. Eva torna a far visita al figlio e alla sua famiglia, decisa
a tutto pur di recuperare il tempo perduto.
«La grandezza degli occhi, la forma delle mani o il timbro della
voce… Li riceviamo dai genitori nel corredo genetico e li
trasmettiamo ai nostri figli. Riproduciamo i nostri predecessori.
E nostri figli ci replicheranno. Inoltre tramandiamo generazione
dopo generazione collegamenti mentali, schemi comportamentali
e codici spirituali. Trovo interessante la questione dei trasferimenti
tra familiari, specialmente – nel bene e nel male – il senso di colpa
ereditario. Ho cercato di immergermi nell’intimità di una famiglia.
Sono convinto che, al di là di tutti gli errori, abbiamo ancora la
possibilità di rimanere uniti, e poco importa quanto un abbraccio
possa essere goffo. Perché solo l’amore, e lo dico senza inutili
sentimentalismi, è in grado di salvarci».
**
Eva Nová is a sixty-two-year-old woman fighting to stay sober and
living off the memories of her glory days as a famous actress during
the communist era. She left her son Ďod’o with her sister Manka when
he was just a boy; he is now a grown man who lives in the countryside
with his wife, children, and ailing aunt. Eva goes to visit her son and
his family and will do anything to make up for all the lost time.
“The size of the eyes, the shape of the hands or the timbre of the
voice... We get them in the genes from our parents and we put them in
our own children. We repeat our predecessors. And our children repeat
us. From generation to generation, we also transfer mental connections,
patterns of behaviour, a spiritual code. I am interested in the issue of
family transfers, especially the topic of hereditary guilt. In good and in
bad. I tried to get immersed in the intimacy of a family. I believe that,
despite all the mistakes, we people still have the possibility to embrace,
no matter how clumsy the hug may be. Because only love – without
useless sentiment – is able to really redeem us.”
192
SOMMARIO
TORINOFILMLAB
Marko Škop (Prešov, Slovacchia,
1973) si è laureato in giornalismo
nel 1996 presso l’Università
Comenius di Bratislava;
successivamente ha studiato regia
presso l’Accademia d’arte di
Bratislava e, nel 2005, ha concluso
un dottorato in comunicazione.
Nel 2006 ha esordito con il
lungometraggio documentario Other
Worlds, con cui ha vinto il premio del
pubblico e la menzione speciale della
giuria al Festival di Karlovy Vary, dove
tre anni dopo ha ottenuto un altro
premio per il migliore documentario,
grazie a Osadné. Con Eva Nová ha
vinto il premio Fipresci all’ultima
edizione del Festival di Toronto.
Marko Škop (Prešov, Slovakia, 1973)
studied journalism at Comenius
University in Bratislava in 1996.
After going to film school at the Art
Academy of Bratislava, he completed
his doctorate in communication
in 2005. He made his first feature
documentary Other Worlds in 2006,
winning the Audience Award and a
Special Mention for Best Documentary
at the Karlovy Vary Film Festival,
which awarded him Best Documentary
three years later for Osadné (2009).
He participated at this year’s Toronto
Film Festival with Eva Nová, winning
the FIPRESCI Award.
filmografia/filmography
Iné svety (Other Worlds, 2006),
Osadné (doc., 2009), Na terapiji
(serie tv/tv series, 2013), Eva Nová
(2015).
TORINOFILMLAB
yorgos zois
INTERRUPTION
Grecia-Francia-Croazia/Greece-France-Croatia, 2015, HD, 109’, col.
INTERRUPTION
regia/director
Yorgos Zois
sceneggiatura/screenplay
Yorgos Zois,
Vasilis Kyriakopoulos
fotografia/cinematography
Yannis Kanakis
montaggio/film editing
Yannis Chalkiadakis
scenografia/
production design
Spyros Laskaris
costumi/costume design
Zorana Meić, Eva Goulakou
suono/sound
Hrvoje Petek, Alexandros
Sidiropoulos, Aris Louziotis,
Hervé Buirette
interpreti/cast
Alexandros Vardaxoglou,
Sofia Kokkali, Pavlos
Iordanopoulos, Hristos
Karteris, Romanna Lobats,
Angeliki Margeti, Natassa
Brouzioti, Aineias Tsamatis,
Constantinos Voudouris,
Maria Kallimani,
Areti Seidaridou
produttori/producers
Maria Drandaki, Elie
Meirovitz, Siniša Juričić
produzione/production
Pan Entertainment,
EZ Films, JDP
coproduttori/coproducers
Theodora Valenti-Pikrou,
David Danesi, Victoria
Sankina, Filippos
Marmoutas, Panos
Papadopoulos, Jean-Yves
Rousseaux, Sylvain Fage
**
contatti/contacts
EZ Festivals
Ray Meirovitz
[email protected]
www.ez-films.com
L’adattamento postmoderno di una tragedia greca sta per andare
in scena in un teatro di Atene. Come tutte le sere gli spettatori
hanno preso posto e attendono l’inizio dello spettacolo.
Improvvisamente, si spengono le luci e il palcoscenico viene
invaso da un gruppo di giovani vestiti di nero e armati. Si
scusano per l’interruzione e invitano il pubblico a unirsi a loro
nella rappresentazione. Chi sono queste persone? Fanno parte
della messa in scena o c’è qualcosa di vero e inquietante nella
loro irruzione? In un crescendo di tensioni e dubbi, la recita
procederà capovolgendo i termini del discorso: al contrario del
solito, sarà la vita a imitare l’arte.
«Interruption è un film che parla di un rapimento diverso da
tutti gli altri; non ci sono poliziotti, né negoziatori, né l’opinione
pubblica che osserva in disparte. È un rapimento di cui nemmeno
gli ostaggi si rendono conto. Dal mio punto di vista, una
situazione simile alle nostre vite: tutti siamo infatti ostaggio
di una messinscena che si svolge davanti ai nostri occhi».
**
The postmodern adaptation of a Greek tragedy is about to be
performed in a theater in Athens. Like every evening, the spectators
have taken their seats and are waiting for the show to begin.
Suddenly, the lights go out and the stage is invaded by a group
of young people dressed in black and carrying weapons. They ask
forgiveness for the interruption and invite the audience to join them
in the performance. Who are these people? Are they part of the
production or is there something real and disturbing about their
invasion? In a crescendo of tension and doubts, the play continues,
upending the terms of the discussion: this time, life is imitating art
and not the other way round.
“Interruption is a film about a hostage situation that differs from
all the rest; there are no cops, no negotiations, no public opinion
watching from the sidelines. It’s a hostage situation without the
hostages realizing it. From my point of view, this situation resembles
that of our own lives; we too are hostages of the spectacle in front of us.”
193
SOMMARIO
TORINOFILMLAB
Yorgos Zois (Atene, Grecia, 1982)
vive e lavora ad Atene. Dopo aver
studiato matematica applicata e
fisica nucleare, ha cambiato ambito
e si è specializzato in regia
cinematografica. Ha esordito nel
2010 con il cortometraggio Casus
Belli, con cui ha partecipato alla
Mostra di Venezia e che in seguito
ha ottenuto diversi riconoscimenti
a livello internazionale. A Venezia
ha fatto ritorno anche con il
successivo Titloi Telous, con cui
ha vinto l’Efa Award, e con lo stesso
Interruption, suo lungometraggio
d’esordio, presentato nella sezione
Orizzonti. Il film è stato realizzato
con il supporto del TorinoFilmLab,
oltre a essere stato selezionato
dall’Atelier del Festival di Cannes
nel 2012 e dal Venice Gap Financing
Market nel 2014.
Yorgos Zois (Athens, Greece, 1982)
lives and works in Athens. After
studying applied mathematics and
nuclear physics, he changed milieu
and specialized in film directing.
He debuted in 2010 with the short
Casus Belli, which participated at
the Venice Film Festival and later
obtained various international awards.
He returned to Venice with his next
films Titloi Telous, which won the EFA
Award, and Interruption, his debut
feature film, which was presented in the
Orizzonti section. The film was made
with the support of TorinoFilmLab, and
was also selected by the Atelier of the
2012 Cannes Film Festival and the
Venice Gap Financing Market in 2014.
filmografia/filmography
Casus Belli (cm, 2010), Titloi Telous
(cm, 2012), Interruption (2015).
TORINOFILMLAB
yaelle kayam
MOUNTAIN
Israele-Danimarca/Israel-Denmark, 2015, HD, 83’, col.
Yaelle Kayam ha studiato cinema
al Vca di Melbourne e alla Scuola
di cinema Sam Spiegel di
Gerusalemme. Nel 2009 il suo
primo cortometraggio Diploma
ha vinto il terzo premio della
Cinéfondation di Cannes ed è stato
proiettato in diversi festival
internazionali, vincendo quattordici
premi. Mountain è il suo
lungometraggio d’esordio ed è
stato presentato nella sezione
Orizzonti della scorsa edizione
della Mostra del cinema di Venezia.
MOUNTAIN
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Yaelle Kayam
fotografia/cinematography
Itay Marom
montaggio/film editing
Or Ben David
scenografia/
production design
Neta Dror
costumi/costume design
Hila Glick
musica/music
Ophir Leibovitch
suono/sound
Itzik Cohen
interpreti e personaggi/
cast and characters
Shani Klein (Tzvia),
Avshalom Pollak (Reuven),
Haitham Ibrahem
(Omari-Abed)
produttori/producers
Eilon Ratzkovsky,
Yochanan Kredo,
Lisa Uzrad,
Yossi Uzrad,
Guy Jacoel
**
contatti/contacts
Films Distribution
Sanam Madjedi
[email protected]
www.filmsdistribution.com
A Gerusalemme una donna ebrea vive con la famiglia nel cimitero
ebraico, sul Monte degli ulivi. Con il marito i rapporti sono freddi
e la sua vita non contempla molte distrazioni, se non quella di
fare lunghe passeggiate tra le tombe, quando di giorno rimane
a casa sola. Una notte, però, si spinge nel cimitero nonostante
il buio e con sorpresa vi trova una coppia che sta facendo sesso.
Eccitata da questa visione, la donna comincia a esplorare un
mondo nuovo e notturno, sempre più incapace di dissimulare
l’attrazione per tutto ciò che la sua fede e la sua vita le
impediscono.
«Mi interessa esplorare i personaggi attraverso l’uso del
paesaggio, collocandoli in ambienti estremi che ne limitino
l’esistenza e rendano possibile una loro trasformazione.
Nel cortometraggio Diploma […] avevo seguito i dilemmi
e le battaglie di un ragazzo palestinese, all’interno della cornice
unica della città di Hebron. Qui, invece, ho voluto esplorare
la situazione fisica e spirituale di una donna in un luogo carico
di significato, al crocevia delle tre grandi religioni del mondo».
**
Jerusalem. An Orthodox woman lives with her family in the Jewish
cemetery on the Mount of Olives. Her marriage is stale and she is
left home alone all day; there aren’t many distractions in her life
aside from her long walks among the tombstones. One night, she
decides to go on one of her walks despite the darkness, and stumbles
upon a couple having sex. Excited by this vision, the woman starts
exploring this new nocturnal world, increasingly unable to stop the
attraction for all those denied things.
“I am interested in exploring characters through the use of landscape,
and placing them in extreme settings that both limit them and
enable their transformation. In my short film Diploma […] I followed
the dilemmas and struggles of a Palestinian boy in the unique
setting of the city Hebron. Here, I would like to explore the physical
and spiritual predicament of a woman, in a tremendously charged
location at the crossroads of the world’s three major religions.”
194
SOMMARIO
TORINOFILMLAB
Yaelle Kayam studied film at the VCA,
Melbourne, Australia and at the Sam
Spiegel Film School in Jerusalem.
Her first short film Diploma won third
place at the Cinéfondation, Cannes
Film Festival 2009. Diploma was
screened in festivals worldwide and
won fourteen international awards.
Mountain is her debut feature film
and was selected in Orizzonti section
at the last Venice Film Festival.
filmografia/filmography
Diploma (cm, 2009), Mountain
(2015).
TORINOFILMLAB
clément cogitore
NI LE CIEL NI LA TERRE
Francia-Belgio/France-Belgium, 2015, HD, 100’, col.
THE WAKHAN
FRONT
regia/director
Clément Cogitore
sceneggiatura/screenplay
Clément Cogitore,
Thomas Bidegain
fotografia/cinematography
Sylvain Verdet
montaggio/film editing
Isabelle Manquillet
scenografia/
production design
Olivier Meidinger
musica/music
Eric Bentz,
François-Eudes Chanfrault
suono/sound
Fabrice Osinski, Julie
Brenta, Vincent Cosson
interpreti e personaggi/
cast and characters
Jérémie Rénier (Antarès
Bonassieu), Kévin Azaïs
(William Dennis), Swann
Arlaud (Jérémie Lernowski),
Marc Robert (Jean-Baptiste
Frering), Finnegan Oldfield
(Patrick Mercier), Clément
Bresson (Etienne Baxer),
Sâm Mirhosseini
(Khalil Khan)
produttore/producer
Jean-Christophe Reymond
produzione/production
Kazak Productions
coproduttori/coproducers
Joseph Rouschop, Valérie
Bournonville-Tarantula
**
contatti/contacts
Indie Sales
Martin Gondre
[email protected]
www.indiesales.eu
Afghanistan, 2014. Avvicinandosi il ritiro delle truppe, il capitano
dell’esercito francese Antarès Bonassieu e la sua squadra sono
assegnati a una missione di controllo in una valle remota del
confine Wakhan, alla frontiera con il Pakistan. Un’ordinaria
operazione di pattugliamento e osservazione, niente di più.
Ma presto alcuni soldati del contingente iniziano misteriosamente
a scomparire nel nulla.
«Ho scelto di ambientare il film in un contesto di guerra perché
è là che gli uomini hanno un confronto diretto con la morte.
Volevo raccontare com’è l’arte della guerra oggi, con le nuove
tecnologie utilizzate per avere un controllo assoluto del corpo e
del paesaggio, controllo che passa spesso attraverso l’immagine.
Come è possibile scomparire se ci sono questi dispositivi in
circolazione? Che tipo di questioni solleva tutto ciò? Il modo
in cui facciamo la guerra racconta anche chi siamo».
**
Afghanistan, 2014. As the withdrawal of the troops draws closer, the
captain of the French Army Antarès Bonassieu and his team are
assigned a patrol mission in a remote valley of Wakhan, on the
border with Pakistan. A normal surveillance mission, nothing more.
But suddenly his men start to mysteriously vanish one after the other.
“I decided to set the film in a war context because that is where men
face death directly. I wanted to represent the art of war nowadays
and its new technologies used to gain absolute control over the body
and the environment, a form of control that is often exercised through
images. How is it possible to disappear with those devices in
circulation? What kind of implications does it raise? The way we
carry out wars also reveals who we are.”
Clément Cogitore (Colmar, Francia,
1983) vive e lavora tra Parigi e Roma,
dove nel 2012 ha vinto una residenza
all’Accademia di Francia a Villa
Medici, ed è rappresentato dalla
galleria parigina Whiteprojects. Dopo
aver studiato all’École supérieure des
arts décoratifs di Strasburgo e a Le
Fresnoy, ha cominciato a lavorare
come regista e videoartista. I suoi
film sono stati presentati alla
Quinzaine des réalisateurs di
Cannes, a Locarno, Lisbona,
Montreal e al Torino Film Festival
(dove lo scorso anno ha portato
il corto Sans titre), ottenendo diversi
riconoscimenti. Ha inoltre esposto
al Palais de Tokyo e al Centre
Pompidou di Parigi, al Museum
of Fine Arts di Boston e al Mamcs
di Strasburgo. Ni le ciel ni la terre,
presentato alla Semaine de la
critique di Cannes, è il suo primo
lungometraggio.
Clément Cogitore (Colmar, France,
1983) lives and works between Paris
and Rome where he was a resident
of the French Academy in Rome Villa Medici for the year 2012.
He is represented by Gallery
Whiteprojects, Paris. After studying
at the École supérieure des arts
décoratifs of Strasbourg, and
at the Fresnoy-National Studio of
Contemporary Arts, he developed
an artistic practice halfway between
cinema and contemporary art.
His films have been selected for
international festivals (Cannes
Director’s Fortnight, Locarno, Lisbon,
Montreal and Torino, where he
presented in 2014 the short Sans titre)
and won several awards. His work has
also been presented at Palais de Tokyo
and Centre Georges Pompidou in Paris,
Museum of Fine Arts of Boston and
MAMCS in Strasbourg. Ni le ciel ni
la terre is his first feature film and was
selected at the Semaine de la Critique
in Cannes.
filmografia/filmography
Chroniques (cm, 2006), Visités (cm,
2007), Un archipel (cm, 2011), Parmi
nous (mm, 2011), Bielutine - Dans le
jardin du temps (doc., 2011), Sans
titre (cm, 2014), Elegies (cm, 2014),
Ni le ciel ni la terre (The Wakhan
Front, 2015).
195
SOMMARIO
TORINOFILMLAB
TORINOFILMLAB
olmo omerzu
RODINNÝ FILM
Repubblica Ceca-Germania-Slovenia-Francia-Slovacchia/
Czech Republic-Germany-Slovenia-France-Slovakia, 2015, HD, 100’, col.
FAMILY FILM
regia, soggetto/
director, story
Olmo Omerzu
sceneggiatura/screenplay
Olmo Omerzu,
Nebojša Pop-Tasić
fotografia/cinematography
Lukáš Milota
montaggio/film editing
Jana Vlčková
scenografia/
production design
Iva Němcová
costumi/costume design
Marjetka Kürner Kalous
suono/sound
Johannes Doberenz,
Florian Marquardt
interpreti e personaggi/
cast and character
Karel Roden (Igor),
Eliska Krenková (Kristýna),
Vanda Hybnerová (Irena),
Jenovéfa Boková (Anna),
Martin Pechlát (Martin),
Daniel Kadlec (Erik)
produttore/producer
Jiří Konečný
produzione/production
endorfilm
coproduttori/coproducers
Eike Goreczka, Christoph
Kukula, Boštjan Ikovic,
Nadia Turincev, Julie Gayet,
Ivan Ostrochovsk
coproduzione/coproduction
42film, Česká Televize,
Arsmedia,
Rouge International,
Punkchart Films
**
contatti/contacts
Cercamon Film
Sebastien Chesneau
[email protected]
www.cercamon.jimdo.com
196
SOMMARIO
Marito e moglie, genitori di due adolescenti, decidono di
attraversare l’oceano in barca a vela. Si lasciano dietro i due figli
che, nella solitudine della loro abitazione vuota, sperimentano
una nuova libertà. Più che i genitori, infatti, sono i due ragazzi
a vivere una vera e propria avventura. Ma quando l’imbarcazione
degli adulti affonda, anche la famiglia sembra sul punto di
soccombere. L’unica speranza rimasta è un cane, abbandonato
su un’isola deserta.
«Il viaggio dei genitori rivela due mondi: il mondo dei giovani e
quello degli adulti. Per raccontare il primo mi sono concentrato
sul modo in cui fratello e sorella esprimono il loro conflitto e sul
senso di libertà che, dopo l’euforia iniziale, si fa sempre più
gravoso e vincolante. Fratello e sorella sono uguali: entrambi
rappresentano ciò che è rimasto della famiglia. Più che il destino
di ogni personaggio, mi interessava mostrare come la “famiglia”
possa ricostruirsi da sola, senza la presenza della madre e del
padre».
**
A husband and wife, the parents of a boy and a girl, decide to cross
the ocean in a sailboat. They leave behind the two siblings who, in
the solitude of their empty home, experience a new freedom. In fact,
more than the parents, it’s the kids who are living a true, personal
adventure. But when the parents’ boat sinks, even the family seems
to be on the point of succumbing. The only remaining hope is a dog,
which has been abandoned on a desert island.
“The parents’ trip exposes two worlds; the world of youth and the
adult world. In the world of youth I concentrate on the manner in
which the brother and sister express their conflict and the sense of
freedom that after the initial euphoric period becomes ever more
burdensome and binding. The brother and sister here are two equal
characters – they both represent the remnants of the family. More
than the fate of each individual character, I’m interested in how the
‘family’ reconstitutes itself without the presence of the mother and
father.”
TORINOFILMLAB
Olmo Omerzu (Lubiana, Slovenia,
1984) ha esordito a soli tredici anni
con il cortometraggio Almir, prodotto
dall’emittente televisiva Rtv Slovenia,
per dedicarsi successivamente al
disegno e al fumetto. Nel 2004 si
è iscritto alla scuola di cinema Famu
di Praga, dirigendo parallelamente
numerosi cortometraggi. Il suo
lungometraggio di debutto, A Night
Too Young (2012) ha partecipato al
Forum della Berlinale ed è stato
distribuito nelle sale di Repubblica
Ceca, Germania, Slovacchia e
Slovenia. Con Family Film, infine,
ha partecipato al Festival di San
Sebastián, nella sezione New
Directors.
Olmo Omerzu (Ljubljana, Slovenia,
1984) debuted at just thirteen years of
age with the short Almir, produced by
the TV broadcaster RTV Slovenia, and
then dedicated himself to drawing and
cartoons. In 2004, he enrolled at the
FAMU Film School in Prague, and
directed numerous shorts at the same
time. His debut feature film, A Night
Too Young (2012), participated in the
Forum at the Berlin Film Festival and
was distributed in cinemas in the Czech
Republic, Germany, Slovakia and
Slovenia. His movie Family Film
participated at the Festival of San
Sebastián, in the New Directors
section.
filmografia/filmography
Almir (cm, 1998), Nic (cm, 2003),
Ve ctyri odpoledne (cm, 2005), Masky
(cm, 2005), Slzy (cm, doc., 2006),
Laská (Love, cm, 2006), Druhé dejstvi
(The Second Act, cm, 2008), Prilis
mlada noc (A Night Too Young, 2012),
Rodinný film (Family Film, 2015).
© OSCAR LOVNÉR
TORINOFILMLAB
jonas selberg augustsén
SOPHELIKOPTERN
Svezia/Sweden, 2015, HD, 100’, bn/bw
Jonas Selberg Augustsén ha scritto
e diretto diversi cortometraggi, tra
i quali Autumn Man (2010), vincitore
di numerosi riconoscimenti
internazionali e candidato ai Pardi
di domani al Festival di Locarno,
oltre al documentario The Tree Lover
(2008). The Garbage Helicopter
rappresenta il suo esordio nel
lungometraggio di finzione, ed è il
terzo tassello di una serie di cinque
film – di cui Autumn Man (2010) e
un altro corto, Bogland (2011), sono
i primi due – recitati nelle cinque
lingue minori parlate in Svezia.
THE GARBAGE
HELICOPTER
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Jonas Selberg Augustsén
fotografia/cinematography
Anders Bohman
montaggio/film editing
Nils Moström
costumi/costume design
Viktoria Mattila
musica/music
Jan Sandström
suono/sound
Tony Österholm
interpreti e personaggi/
cast and characters
Christopher Burjanski
(Baki), Daniel Szoppe
(Saska), Jessica Szoppe
(Enesa), Singoalla Millon
(nonna/grandma Sirpa)
produttore/producer
Andreas Emanuelsson
produzione/production
Bob Film
coproduzione/coproduction
Filmpool Nord
**
contatti/contacts
Swedish Film Institute
Almer Gunnar
[email protected]
www.sfi.se
Un’anziana donna rom è inquieta: sente la mancanza del suo
vecchio orologio da parete, da oltre un anno portato a riparare.
L’unica soluzione è chiamare i tre nipoti, che abitano più di mille
chilometri a nord, e far promettere loro di riportarle l’oggetto.
Inizia così per i tre ragazzi un viaggio verso sud, lungo le
interminabili e tortuose autostrade della Svezia. Nel frattempo
un elicottero che trasporta immondizia lascia cadere il suo
pesante carico al suolo.
«Durante la lavorazione del film mi interessava vedere cosa
sarebbe successo se, utilizzando i consueti strumenti della
drammaturgia, avessi abbassato il livello drammatico al minimo.
Non voglio dire con questo che la drammaturgia abbia un valore
negativo e sia da rifiutare. Tutt’altro. La sceneggiatura è stata
scritta con profonda attrazione e interesse per la nozione
di racconto. Non il contrario. Quello che mi interessava
è un paradosso dell’arte della narrazione: un dramma può
contenere anche ciò che non viene raccontato».
**
An elderly Roma woman is restless: she misses her old wall clock,
which has been at the clockmaker’s for repairs for over a year.
The only solution is to call her three grandchildren who live up north,
over a thousand kilometres away, and make them promise they will
bring her back her precious clock. So the three young men set off
on a journey that will take them down Sweden’s long winding
highways. Meanwhile, a helicopter carrying an enormous dumpster
accidentally drops its load of garbage on the ground.
“In working on the film I have been very interested to see what
happens if you take the classic dramaturgical tools available and
turn the dramatic levels down to an absolute minimum. I would
like to point out that by that I do not mean that dramaturgy is bad
and should be rejected. Far from it. The script has been written with
a deep fascination and a genuine interest in the notion of
dramaturgy. Not the other way around. I have been very interested
in a paradox I’ve found in narrative art: what you tell, can also
be about what you don’t tell.”
197
SOMMARIO
TORINOFILMLAB
Jonas Selberg Augustsén wrote and
directed many short films, including
Autumn Man (2010), winner of several
international awards and nominated
for the Pardi di domani Award at the
Locarno Film Festival, and the
documentary The Tree Lover (2008).
The Garbage Helicopter marks his
feature film debut, and is the third
instalment of a series of five films based
on Sweden’s five minority languages,
of which the shorts Autumn Man
(2010) and Bogland (2011) are the
first two episodes.
filmografia/filmography
Kalven & friheten (The Freedom Calf,
cm, 2006), Processen (The Process,
cm, 2007), Trädälskaren (The Tree
Lover, doc., 2008), Höstmannen
(Autumn Man, cm, 2010), Myrlandet
(Bogland, cm, 2011), Sophelikoptern
(The Garbage Helicopter, 2015).
TORINOFILMLAB
avishai sivan
TIKKUN
Israele/Israel, 2015, HD, 120’, bn/bw
TIKKUN
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Avishai Sivan
fotografia/cinematography
Shai Goldman
montaggio/film editing
Avishai Sivan, Nili Feller
scenografia/
production design
Amir Yaron
costumi/costume design
Malky Fogel
suono/sound
Aviv Aldema
interpreti e personaggi/
cast and characters
Aharon Traitel
(Haim-Aaron), Khalifa
Natour (il padre di HaimAaron/Haim-Aaron’s father),
Riki Blich (la madre
di Haim-Aaron/HaimAaron’s mother), Gur
Sheinberg (Yanke), Omri
Fuhrer (compagno
di yeshiva/yeshiva colleague),
Shani Ben Haim (la giovane
autista/young female driver)
produttori/producers
Ronen Ben-Tal,
Avishai Sivan,
Moshe Edery,
Leon Edery
produzione/production
The Mouth Agape,
Plan B Productions,
United King Films
**
contatti/contacts
Bleiberg Entertainment
[email protected]
www.bleibergent.com
Haim-Aaron è un giovane studioso ultraortodosso di
Gerusalemme, pieno di talento e molto devoto. Una sera, in
seguito a un periodo di digiuno autoimposto, collassa e perde
conoscenza. I paramedici lo dichiarano morto, ma il padre
continua con la rianimazione e riesce, contro ogni aspettativa,
a salvargli la vita. Dopo questo episodio, Haim-Aaron perde
l’interesse per i suoi studi. Sente un improvviso risveglio sul
piano fisico e pensa che Dio lo stia mettendo alla prova.
Avendo notato il cambiamento, il padre cerca di perdonarlo,
tormentato dal timore di aver commesso un atto blasfemo
strappandolo alla morte.
«Ho iniziato a scrivere Tikkun subito dopo aver presentato
a Cannes il mio primo lungometraggio, Le vagabond. In un
mese ho concluso il trattamento, che è stato accettato dal
TorinoFilmLab. Ero sicuro di voler girare anche questo mio
secondo film nella comunità ebraica ultraortodossa. Ancor
prima di Le vagabond, infatti, la mia idea era dare vita a una
trilogia su un giovane studente della yeshiva, il centro di studi
ebraici, e sulla sua crisi di fede».
**
Haim-Aaron is an ultra-Orthodox scholar from Jerusalem whose
talent and devotion are envied by all. One evening, following
a self-imposed fast, he collapses and loses consciousness.
The paramedics announce his death, but his father takes over
resuscitation efforts and, beyond all expectations, Haim-Aaron comes
back to life. After the accident, the scholar remains apathetic to his
studies. He suddenly feels a strange awakening in his body and
suspects that God is testing him. When his father notices these
changes in his son’s behavior, he tries to forgive him, tormented by
the fear that he has crossed God’s will when he resuscitated him.
“I started writing Tikkun immediately after the premiere of my first
feature film, Le vagabond, at Cannes Film Festival. Within a month
I had written a treatment that was accepted at TorinoFilmLab.
I had no doubt that my next film would also be set in the Jewish
ultra-Orthodox world. Even before I shot Le vagabond, my vision was
to create a trilogy based on a yeshiva scholar and his crisis of faith.”
198
SOMMARIO
TORINOFILMLAB
Avishai Sivan (Israele, 1977),
cineasta, artista e scrittore, nel 2010
ha presentato alla Quinzaine des
réalisateurs di Cannes il suo primo
lungometraggio, Le Vagabond,
con cui ha successivamente vinto
il premio per il migliore
lungometraggio al Jerusalem Film
Festival. Negli anni si è anche
dedicato al documentario,
realizzando Soap Opera of a Frozen
Filmmaker (2007) e The Uzbek Trilogy
(2011). Nel 2013 ha poi diretto il
lungo di finzione Visa e al momento
sta sviluppando il suo prossimo
lavoro, The Pirate, basato sul
romanzo The Smell of Blue Light
di Nir Hezroni.
Avishai Sivan (Israel, 1977) is a
filmmaker, visual artist and writer.
His first feature film, Le vagabond,
premiered in Cannes in the Quinzaine
des réalisateurs in 2010 and earned him
Best First Feature Film at the
Jerusalem Film Festival. He also
directed documentaries such as Soap
Opera of a Frozen Filmmaker (2007)
and The Uzbek Trilogy (2011). In 2013
he directed the feature Visa and is
currently developing his next project,
The Pirate, based on Nir Hezroni’s
The Smell of Blue Light.
filmografia/filmography
Soap Opera of a Frozen Filmmaker
(doc., 2007), Returnee (mm, 2010),
Ha’Meshotet (Le vagabond, 2010),
The Uzbek Trilogy (doc., 2011), Visa
(2013), Tikkun (2015).
TORINOFILMLAB
pengfei
UNDERGROUND FRAGRANCE
Francia-Cina/France-China, 2015, HD, 75’, col.
UNDERGROUND
FRAGRANCE
regia/director
Pengfei
sceneggiatura/screenplay
Pengfei, Isabelle Mayor
fotografia/cinematography
Shu Chou
montaggio/film editing
Isabelle Mayor
scenografia, costumi/
production design,
costume design
Wang Chaohui
musica/music
Jean-Christophe Onno
suono/sound
Tu Duu-chih, Tu Yi-ching,
Li Minna
interpreti e personaggi/
cast and characters
Ying Ze (Xiao Yun),
Luo Wenjie (Yong Le),
Zhao Fuyu (il vecchio/
old Jin), Li Xiaohui
(la moglie del vecchio
Jin/old Jin’s wife)
produttori/producers
Vincent Wang, Ying Ze
produzione/production
House on Fire,
Mishka Productions
coproduttore/coproducer
Ying Ze
**
contatti/contacts
Udi - Urban
Distribution Int.
Arnaud Belangeon-Bouaziz
[email protected]
www.urbandistrib.com
Tre vite stimolate dal «sogno cinese». Yong Le, arrivato a Pechino
dal Sud, vive in un vecchio rifugio antiaereo e recupera mobili
da rivendere. Un giorno ha un incidente che lo lascia
temporaneamente cieco e, aggrappatosi a una fune per cercare
la via d’uscita, incontra Xiao Yun, un’altra immigrata accampata
nel rifugio che cerca di lasciare il locale notturno in cui fa la pole
dance. Il loro rapporto li aiuta a pensare con più ottimismo al
futuro. Ma i problemi non esistono solo per chi vive sottoterra:
anche in città la situazione non è facile, come sa bene il vecchio
Jin, a cui vogliono demolire la casa, e che conta proprio su Yong
Le per vendere i suoi mobili.
«Demolizioni, trasferimenti ed esplosioni di case implicano
una relazione con il territorio, con la Terra, forse l’elemento più
importante per il popolo cinese. La Cina sta vivendo un momento
di “transizione” e nell’idea di movimento implicita in questa
parola, molti suoi abitanti devono costruire o ricostruire la
propria casa. Il film non è altro che un riflesso della realtà,
ma è ben lungi dall’averne la durezza».
**
Three lives stimulated by the “Chinese dream.” Yong Le has moved to
Beijing from the South; he lives in an old air raid shelter and salvages
furniture he then resells. One day he has an accident which leaves
him temporarily blind and as he clutches a rope to find his way out
he encounters Xiao Yun, another immigrant who camps out in the
shelter and is trying to leave the nightclub where she works as a pole
dancer. Their relationship helps them look to the future with more
optimism. But the problems don’t only exist for those who live
underground: even in the city the situation is difficult, as old Jin well
knows. His house is to be demolished and he counts on Yong Le to
sell his furniture.
“Demolitions, relocations and housing explosions imply a relation
with the ground, the earth, the element that is maybe the most
important for Chinese people. China is in ‘transition’ and in the
movement which the word implies, many have to build or rebuild
their habitat. The film is nothing but a reflection of reality, and
it is far from having all the toughness of it.”
199
SOMMARIO
TORINOFILMLAB
Pengfei (Cina) è nato in una famiglia
legata al mondo dell’opera di
Pechino, cosa che ha avuto una forte
influenza su di lui e gli ha fatto
maturare un profondo attaccamento
all’arte e alla cultura tradizionali
cinesi. Dopo essersi diplomato in
regia all’Institut international de
l’image et du son di Parigi, nel 2008
ha iniziato a lavorare come assistente
alla regia di Tsai Ming-liang, con
cui ha collaborato per Visage.
Underground Fragrance, presentato
in anteprima alle Giornate degli
autori di Venezia, rappresenta il suo
debutto nel lungometraggio.
Per il film ha ricevuto finanziamenti
da CineMart Rotterdam, dal
TorinoFilmLab, dal premio Cinereach
del laboratorio di sceneggiatura
del Sundance e dalla Cinéfondation
di Cannes.
Pengfei (China) was born in a family
linked to the Beijing opera scene: it had
a profound influence on him as a
consequence and it made him acquire
an undeniable attachment to
traditional Chinese art and culture.
After his diploma in film direction at
the Institut international de l’image
et du son in France, he began working
from 2008 onwards as assistant director
for the Taiwanese filmmaker Tsai
Ming-liang. He was assistant director
on the film Face. Underground
Fragrance is his first feature film,
and premiered at Venice Days 2015.
It received development support from
CineMart Rotterdam, the
TorinoFilmLab, the Cinereach Award
of Sundance Writer Lab and the
Cinéfondation of the Cannes Film
Festival.
filmografia/filmography
Ideal and Reality (cm, 2005), Luxury
Article (cm, 2007), Underground
Fragrance (2015).
SOMMARIO
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
| BYRON HASKIN THE WAR OF THE WORLDS
| RANALD MACDOUGALL THE WORLD, THE FLESH AND THE DEVIL | GEORGE PAL THE TIME
MACHINE | VAL GUEST THE DAY THE EARTH CAUGHT FIRE | STEVE SEKELY THE DAY OF THE
TRIFFIDS | STANLEY KUBRICK DR STRANGELOVE | UBALDO RAGONA L’ULTIMO UOMO DELLA TERRA
| JEAN-LUC GODARD ALPHAVILLE, UNE ÉTRANGE AVENTURE DE LEMMY CAUTION | ELIO PETRI
LA DECIMA VITTIMA | KEVIN BROWNLOW, ANDREW MOLLO IT HAPPENED HERE |
PETER WATKINS THE WAR GAME | FRANÇOIS TRUFFAUT FAHRENHEIT 451 | JAN SCHMIDT KONEC
SRPNA V HOTELU OZON - THE END OF AUGUST AT THE HOTEL OZONE | PATER WATKINS PRIVILEGE
| FRANKLIN J. SCHAFFNER PLANET OF THE APES | BARRY SHEAR WILD IN THE STREETS |
MARCO FERRERI IL SEME DELL’UOMO | STANLEY KUBRICK A CLOCKWORK ORANGE | RICHARD
FLEISCHER SOYLENT GREEN | MICHAEL CRICHTON WESTWORLD | PAUL BARTEL DEATH RACE 2000 |
GEORGE MILLER MAD MAX | ANDREJ TARKOVSKIJ STALKER | RIDLEY SCOTT BLADE RUNNER |
TERRY GILLIAM BRAZIL | GEOFF MURPHY THE QUIET EARTH | KATSUHIRO ÔTOMO AKIRA |
KATHRYN BIGELOW STRANGE DAYS | DAVID CRONENBERG CRASH
WILLIAM CAMERON MENZIES THINGS TO COME
SOMMARIO
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
Cose che verranno. La terra vista dal cinema
Accadde ieri
DI EMANUELA MARTINI
La vita futura (1936)
Titolo e sottotitolo evocativi: «Cose che
verranno», cioè la traduzione letterale di Things
to Come (in italiano, La vita futura o il più
catastrofico Nel 2000: guerra o pace?), che H.G.
Wells adattò dal suo libro The Shape of Things
to Come, nel quale ipotizzava cosa sarebbe
avvenuto in una città immaginaria dopo lo
scoppio della seconda guerra mondiale.
E «La Terra vista dal cinema», che ovviamente
fa risuonare Le voyage dans la lune di Méliès e il
romanzo di Verne Dalla Terra alla Luna al quale
si ispira (e sotterraneamente La Terra vista dalla
Luna di Pier Paolo Pasolini, surreale, straccione
futuro-presente): perciò, visioni futuribili, più
o meno ironiche, più o meno fantasiose, più
o meno scientifiche, dove il cinema diventa
il cannocchiale che, con la sua distanza
ravvicinata, può consentirci di ipotizzare quello
che accadrà a due passi o a due secoli da noi.
Ma c’è un terzo titolo, che è passato
direttamente al libro che accompagna questa
202
SOMMARIO
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
retrospettiva: Pecore elettriche, che dovrebbe
essere letto: «Ma gli umani sognano pecore
elettriche?» Ovvia parafrasi del titolo originale
del racconto di Philip K. Dick dal quale Ridley
Scott trasse nel 1982 Blade Runner: Ma gli
androidi sognano pecore elettriche? Non so cosa
sognino gli androidi (o automi o replicanti o
robot o cyborg o…), ma sono abbastanza
convinta che gli uomini oggi sognino davvero le
pecore elettriche; anzi, che abbiano (abbiamo)
cominciato a sognarle molto tempo fa, sotto
forma di macchine di varia specie e natura
e poi di Doppelgänger fatti di carne e plastica e
circuiti e di avatar virtuali. Sogniamo quello che
non siamo; viviamo quello che non viviamo.
E poi un giorno ci svegliamo e all’improvviso
ci accorgiamo che siamo già immersi in pieno
in quel (non) mondo e in quello che (non)
abbiamo vissuto: che il futuro è ora, e che
era già ora nel 1982, quando Ridley Scott
raffigurava la Città (Los Angeles, come altre
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
metropoli a noi molto vicine, da Londra a
Milano a Parigi a Berlino, per non parlare delle
megalopoli orientali) come sarebbe diventata
nel giro di pochissimi anni (alcuni decenni
prima del 2019 in cui è ambientata la storia
del film e del racconto); o che siamo rimbalzati
in quegli anni Settanta futuribili dove Steven
Shorter, giovane cantante pop, diventava il
leader messianico della Gran Bretagna
(Privilege, 1967), dove la rock star Max Frost,
al grido di «Quattordici o guerra!» abbassava
l’età del voto politico a quattordici anni ed era
eletto presidente degli Stati Uniti (Quattordici
o guerra, 1968), o dove Alex e i suoi Drughi
battevano le strade della Londra suburbana con
colonna sonora di Beethoven, Rossini e Singin’
in the Rain (Arancia meccanica, 1971). E che di
Grandi Fratelli, dal 1948 (anno in cui George
Orwell scrisse il capolavoro 1984) a oggi, è
stato ed è pieno il mondo: divieti, censure,
bandi di libri, film e opere di arte e
comunicazione varia, genocidi, persecuzioni
e interdizioni, controlli, tanto più pericolosi
quanto più sotterranei e insinuanti, alterazioni
costanti di testi, e perciò della realtà e della
Storia (tutto ciò che passa nel web vive per
sempre, ma è anche «impalpabile»,
modificabile e deperisce in fretta). Fino ad
arrivare a quei fatidici 233 gradi ai quali la carta
prende fuoco (variabili, in realtà, a seconda
dello spessore della carta): cioè Fahrenheit 451
(1966), visione di un mondo futuro nel quale
secondo Ray Bradbury e François Truffaut avere
e leggere libri è un reato punibile con la morte,
perché «Un libro è un fucile carico, nella casa
del tuo vicino». Roghi, più o meno metaforici,
di libri ce ne sono stati tanti, nel secolo scorso;
e continuano in questo secolo, in cui si
abbattono anche statue e si distruggono
metodicamente e propagandisticamente città
d’arte e siti archeologici inestimabili (una
distruzione che può essere violenta, ma anche
lenta, dettata da incuria). Quindi, quel domani,
quel Brave New World di Aldous Huxley nel
quale si producono allegramente in provetta
decine e centinaia di gemelli identici,
metodicamente precondizionati a una specifica
«classe» e lavoro e aspettativa di vita, è ora.
Un giorno dello scorso gennaio, tanto grigio
e umido da rimandare a quella frase, «Non può
piovere per sempre!», con cui Il corvo di Alex
Proyas (1994) rende omaggio alle atmosfere
di Blade Runner, questo futuro-presente ha fatto
203
SOMMARIO
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
irruzione attraverso la tv e i giornali e il
web nella vita di tutti: hanno ammazzato
praticamente tutta la redazione di «Charlie
Hebdo», colpevole di disegnare e scrivere
satira. E molti si sono interrogati sui confini
della satira (che, però, sono automaticamente
anche i confini di qualsiasi forma espressiva).
E questo (insieme ai meccanismi, i domini,
le guerre che l’hanno originata e degli
sviluppi successivi) è forse l’aspetto più
sotterraneamente inquietante della tragedia
parigina.
L’idea della retrospettiva nasce dal senso di
vuoto e nuova barbarie tecnologicamente
avanzata e spettacolarizzata (Mad Max - Fury
Road?) innescati da quell’evento, e dalla
consapevolezza di essere arrivati alla fine di
un ciclo storicoculturale, dalla percezione che
in realtà il meccanismo della «fine del mondo»
fosse in moto già da molto tempo. Michel
Houellebecq, con Sottomissione, ha scritto
un libro di Storia, non di fantapolitica.
Accadde ieri, e la fantascienza l’aveva previsto.
Ecco quindi, articolata in due anni, «Cose
che verranno». A partire da Metropolis di Lang
(1927) (caposaldo assente dalla retrospettiva,
perché proiettato di recente, a più riprese,
in tutto il mondo) e La vita futura di William
Cameron Menzies (1936), un viaggio attraverso
gli scenari futuri immaginati dal cinema di
fantascienza e dagli autori che hanno descritto
il mondo dei decenni a loro successivi: dagli
anni Trenta al nuovo millennio, una carrellata
su città brulicanti, asettiche o piovose, su
alienazione, aggressività e dominio, su regimi
totalitari o violenze consumistiche, su Bomba
e dopo-Bomba, su universi paralleli nei quali
i nazisti hanno invaso l’Inghilterra o Londra
è stata rasa al suolo dall’atomica, su morte
dell’erba e cannibalismo, atrofia dei sentimenti
e giochi violenti per incanalare l’aggressività,
rincorsa dell’eterna giovinezza che trasforma
gli umani in robot e, all’inverso, progressiva
umanizzazione degli esseri meccanici.
Tutto questo attraverso lo sguardo spesso
disperato e attonito, sempre lucidissimo, di
grandi autori come Kubrick, Godard, Truffaut,
Resnais, Ferreri, Scott, Gilliam, Cronenberg,
Kathryn Bigelow, e nei molteplici esemplari di
genere che, soprattutto a partire dagli anni
Sessanta, si sono allontanati dalle meraviglie
del possibile per concentrarsi sugli orrori
del probabile.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
Things to come. The Earth as seen by cinema
It happened yesterday
BY EMANUELA MARTINI
Stalker (1980)
The title and subtitle are evocative: “Things to
Come,” which H.G. Wells adapted from his
book The Shape of Things to Come, in which
he hypothesized what might happen in an
imaginary city after the outbreak of the WWII.
And “The Earth as seen by cinema,” which
obviously nods to Le voyage dans la lune by
Méliès and the Jules Verne novel From the
Earth to the Moon which inspired it (and,
covertly, The Earth as Seen from the Moon by
Pier Paolo Pasolini, surreal, a future-present
tatterdemalion). And thus, future visions,
ironical to varying degrees, imaginative to
varying degrees, scientific to varying degrees,
where cinema becomes the telescope which
brings distances closer and allows us to
hypothesize what will happen two steps or
two centuries from now.
But there is also a third title, which passed
directly to the volume which accompanies this
retrospective: “Electric Sheep,” which should be
204
SOMMARIO
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
read as: “Do humans dream of electric sheep?”
This obviously paraphrases the original title
of the short story by Philip K. Dick, Do Androids
Dream of Electric Sheep?, on which Ridley Scott
based his 1982 movie Blade Runner. I don’t
know what androids (or robots or replicants
or cyborgs or…) dream about, but I’m fairly
convinced that humans really do dream about
electric sheep. In fact, we started dreaming
about them a long time ago, in the shape of
various species and types of machines, and
then as Doppelgänger made of flesh and
plastic and circuits, and as virtual avatars.
We dream about what we aren’t; we live what
we cannot live.
And then one day we wake up and suddenly
realize that we are already completely
submerged in that (non) world and in that
which we have (not) lived: that the future is
now, and it was already the future in 1982,
when Ridley Scott depicted the City (Los
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Angeles, like other nearby metropolises, from
London to Milan, Paris and Berlin, not to
mention the oriental megalopolises) as it would
become in just a very few years (a few decades
before that 2019 in which the film and the short
story take place). Or that we have ricocheted
into those future 1970s where Steven Shorter, a
young pop singer, would become the Messianic
leader of Great Britain (Privilege, 1967); where
the rock star Max Frost, to the cry of “Fourteen
or war!” would lower the voting age to fourteen
and be elected President of the United States
(Wild in the Streets, 1968); or where Alex and
his droogs would prowl the streets of suburban
London to a soundtrack of Beethoven, Rossini
and Singin’ in the Rain (A Clockwork Orange,
1971). And that between 1948 (the year George
Orwell wrote his masterpiece 1984) and today,
the world has become full of Big Brothers:
bans, censorship, prohibition of books, films,
works of art and various communication forms,
genocide, persecution, interdiction, controls,
as dangerous as they are covert and
insinuating, the constant alteration of texts,
and thus of reality and History (everything that
passes on the web lives forever, but it is also
“impalpable,” modifiable, and quickly
deteriorates). All the way to those prophetic
451 degrees at which paper catches fire (but
the temperature actually depends on the
thickness of the paper): Fahrenheit 451 (1966),
a vision of a future world in which, according
to Ray Bradbury and François Truffaut, to own
and read books is punishable by death because
“a book is a loaded gun in the house next
door.” There have been many bonfires of books,
more or less metaphorical, in the past century;
and they continue to exist in this century, too,
when we knock down statues and methodically
and propagandistically destroy cities of art and
priceless archeological sites (a destruction
which can be violent, but also slow, caused
by neglect). Thus, that tomorrow – that Brave
New World of Aldous Huxley in which dozens
and hundreds of identical twins are merrily
produced in test tubes, methodically
preconditioned to a specific “class” and
work and life expectancy – is now.
One day last January, so gray and damp it
called to mind that sentence “It can’t rain
forever!” with which The Crow by Alex Proyas
(1994) pays tribute to the atmosphere of Blade
Runner, this future-present burst into the lives
205
SOMMARIO
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
of all of us, on TV, in newspapers and on the
web. Almost the entire editorial staff of “Charlie
Hebdo” was killed, guilty of having drawn and
written satire. Many people have pondered the
boundaries of satire (which are automatically
also the boundaries of any expressive form).
And this (along with the mechanisms, the
domains, the wars which sparked it and the
later developments) is perhaps the most
surreptitiously disturbing aspect of that
tragedy in Paris.
The idea for this retrospective came about
from a feeling of emptiness and the new,
technologically advanced barbarities that are
turned into spectacle (Mad Max - Fury Road?)
and were catalyzed by that event. Also, by the
awareness that we have come to the end of
a historical-cultural cycle, the perception that
the mechanism of the “end of the world” has
actually been in motion for a long time. Michel
Houellebecq’s Submission is a book of history,
not political fiction. It happened yesterday,
and science fiction had foreseen it.
So, over the course of the next two years:
“The things to come.” Starting with Metropolis
by Lang (1927) (a cornerstone which is missing
from this retrospective because it has recently
and frequently been screened throughout the
world) and Things to Come by William Cameron
Menzies (1936), a journey through future
scenarios imagined by sci-fi movies and by
the authors who have described the world as
it would be in the decades to follow: from
the 1930s to the new millennium, an overview
of teeming, sterile or rainy cities, alienation,
hostility and dominion, totalitarian regimes
or consumer violence, the Bomb and the postBomb, parallel universes in which the Nazis
have invaded England or London has been
razed by an atomic bomb, the death of grass,
cannibalism, atrophy of feelings and violent
games to channel aggressiveness, a pursuit
of eternal youth which transforms humans
into robots and, inversely, the progressive
humanization of mechanical beings. All this
through the often desperate and shocked but
always lucid gaze of filmmakers like Kubrick,
Godard, Truffaut, Resnais, Ferreri, Scott,
Gilliam, Cronenberg, Kathryn Bigelow,
and in the many examples of genres which,
in particular from the 1960s on, strayed from
the marvels of the possible and concentrated
on the horrors of the probable.
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william cameron menzies
THINGS TO COME
Regno Unito/UK, 1936, 35mm, 100’, bn/bw
regia/director
William Cameron Menzies
soggetto, sceneggiatura/
story, screenplay
H.G. Wells, dal suo saggio
Il pianeta ribelle/from his
essay The Shape of Things
to Come
fotografia/cinematography
Georges Périnal
montaggio/film editing
Charles Crichton
musica/music
Arthur Bliss
interpreti e personaggi/
cast and characters
Raymond Massey (John
Cabal-Oswald Cabal),
Edward Chapman
(Pippa Passworthy,
Raymond Passworthy),
Ralph Richardson (The
Boss), Margaretta Scott
(Roxana, Rowena), Cedric
Hardwicke (Theotocopulos)
produttore/producer
Alexander Korda
produzione/production
London Film Productions
LA VITA FUTURA
Sceneggiato da H.G. Wells da un suo saggio, un viaggio nel futuro
dell’uomo tra il 1940 e il 2040: dalle rovine di una guerra mondiale
tremenda, la nascita di un mondo nuovo e meraviglioso, altre
discordie, tumulti e distruzioni, e finalmente l’unione universale
nel segno della conquista dello spazio. Diretto da William Cameron
Menzies, uno dei maggiori scenografi della storia del cinema,
visivamente impressionante, un gioco a rimpiattino tra utopia
e distopia.
byron haskin
THE WAR OF THE WORLDS
SOMMARIO
Usa, 1953, 35mm, 85’, bn/bw
regia/director
Byron Haskin
soggetto/story
dal romanzo La guerra dei
mondi di/from the novel of
the same title by H.G. Wells
sceneggiatura/screenplay
Barré Lyndon
fotografia/cinematography
George Barnes
montaggio/film editing
Everett Douglas
musica/music
Leith Stevens
interpreti e personaggi/
cast and characters
Gene Barry (Dr Clayton
Forrester), Ann Robinson
(Sylvia Van Buren), Les
Tremayne (Gen. Mann),
Robert Cornthwaite
(Dr Pryor), Sandro Giglio
(Dr Bilderbeck), Lewis
Martin (Dr Matthew
Collins)
produttore/producer
George Pal
produzione/production
Paramount Pictures
206
LA GUERRA DEI MONDI
Tentacolari, coloratissimi, invincibili, i Marziani sbarcano in una
tranquilla cittadina del Midwest e da lì cominciano la loro sistematica
distruzione. Tratto dal romanzo più famoso di H.G. Wells, diretto
e prodotto da due maghi degli effetti speciali (Byron Haskin e George
Pal), un film di SF tipico degli anni della guerra fredda, divertente
e spettacolare. Tempi stringati, trucchi ingegnosi e un po’ naif.
Irresistibili gli inceneritori a proboscide che escono dai dischi volanti.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
THINGS TO COME
Scripted by H.G. Wells from an essay
of his, man’s journey into the future
between 1940 and 2040: from the ruins
of a horrific world war, the birth of a
new and marvelous world, more conflicts,
uprisings and destruction, and finally
universal harmony through the conquest
of outer space. Directed by William
Cameron Menzies, one of the greatest
screenwriters in film history, visually
striking, a game of hide and seek between
utopia and dystopia.
filmografia essenziale/
essential filmography
Drums in the Deep South (A sud rullano
i tamburi, 1951), Always Goodbye (1931),
The Spider (1931), Almost Married
(1932), Chandu the Magician (1932),
I Loved You Wednesday (1933), Things
to Come (La vita futura, 1936), The
Green Cockatoo (Al pappagallo verde,
1937), Wharf Angel (1934), Address
Unknown (1944), The Marionette
Mystery (tv, 1950), The Whip Hand
(1951), The Adventures of Fu Manchu:
The Zayat Kiss (tv, 1952), Invaders from
Mars (Gli invasori spaziali, 1953),
The Maze (Il labirinto, 1953).
THE WAR OF THE WORLDS
Tentacular, brightly colored, invincible,
the Martians have landed in a tranquil
Midwest town and begin their systematic
destruction. Based on H.G. Wells’ most
famous novel, directed and produced by
two special effects wizards (Byron Haskin
and George Pal), a typical sci-fi film from
the Cold War era, fun and spectacular.
Fast-paced, with ingenious and slightly
naïve effects. The nozzle-equipped
incinerators that come out of the flying
saucers are irresistible.
filmografia essenziale/
essential filmography
Treasure Island (L’isola del tesoro, 1950),
Denver and Rio Grande (1952), Long
John Silver (Il ciclone dei Caraibi, 1954),
The Naked Jungle (Furia bianca, 1954),
Conquest of Space (La conquista dello
spazio, 1955), The Boss (Sfida alla città,
1956), From the Earth to the Moon
(Dalla terra alla luna, 1958), The Little
Savage (1959), Jet Over the Atlantic
(Il ritorno dell’assassino, 1959),
September Storm (La ragazza dal bikini
rosa, 1960), Captain Sindbad (Capitan
Sinbad, 1963), Robinson Crusoe on Mars
(S.O.S. Naufragio nello spazio, 1964),
The Power (La forza invisibile, 1968).
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ranald macdougall
THE WORLD, THE FLESH AND THE DEVIL
Usa, 1959, 35mm, 95’, bn/bw
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Ranald MacDougall
soggetto/story
dal romanzo La nube
purpurea di/from the novel
The Purple Cloud by M.P.
Shiel e dal racconto/and
from the short story End of
the World di/by Ferdinand
Reyher
fotografia/cinematography
Harold J. Marzorati
montaggio/film editing
Harold F. Kress
musica/music
Miklós Rózsa
interpreti e personaggi/
cast and characters
Harry Belafonte (Ralph
Burton), Inger Stevens
(Sarah Crandall), Mel Ferrer
(Benson Thacker)
produttori/producers
George Englund, Harry
Belafonte
produzione/production
HarBel Productions
THE WORLD, THE FLESH
AND THE DEVIL
A black miner is trapped for a few days
underground. When he resurfaces he finds
himself completely alone in a deserted
New York: an atomic bomb has destroyed
humanity. He organizes his life and
searches for other survivors. The
appearance of a blond girl and a white
man renews racial tension. Based on the
novel The Purple Cloud by Shiel, starring
and produced by Harry Belafonte,
a pamphlet against intolerance. The
sequences in the deserted city are forceful.
LA FINE DEL MONDO
Un operaio di colore resta intrappolato per alcuni giorni nel
sotterraneo nel quale sta lavorando. Quando ne riemerge si trova
completamente solo in una New York spopolata: la bomba atomica
ha distrutto l’umanità. Si organizza la vita, cerca altri superstiti.
La comparsa di una ragazza bionda e di un uomo bianco rinnova
fantasmi razziali. Da La nube purpurea di Shiel, interpretato e
prodotto da Harry Belafonte, un pamphlet contro l’intolleranza.
Efficacissime le sequenze nella città deserta.
george pal
THE TIME MACHINE
SOMMARIO
Usa, 1960, 35mm, 103’, col.
regia, produttore/
director, producer
George Pal
soggetto/story
dal romanzo La macchina
del tempo di/from the novel
of the same title by
H.G. Wells
sceneggiatura/screenplay
David Duncan
fotografia/cinematography
Paul C. Vogel
montaggio/film editing
George Tomasini
musica/music
Russell Garcia
interpreti e personaggi/
cast and characters
Rod Taylor (H.G.
Wells), Alan Young
(David Filby-James Filby),
Yvette Mimieux (Weena),
Sebastian Cabot (Dr Philip
Hillyer), Tom Helmore
(Anthony Bridewell), Whit
Bissell (Walter Kemp)
produzione/production
George Pal Productions,
Galaxy Films
207
L’UOMO CHE VISSE NEL FUTURO
Notte di capodanno del 1900: un inventore londinese, nonostante
lo scetticismo di amici e finanziatori, decide di collaudare la sua
macchina del tempo e svanisce nel nulla. Gli passano davanti agli
occhi tre guerre mondiali (la terza, letale, nel 1966), finché approda
nell’802.701, in una specie di Eden popolato di due razze: gli ingenui
Eloi in superficie e i feroci Morlock nel sottosuolo. Soluzioni brillanti
(gli abiti che cambiano sul manichino), per un’avventura vorticosa
tratta da La macchina del tempo di Wells.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
filmografia/filmography
Queen Bee (Ape regina, 1955), Man on
Fire (Tormento di un’anima, 1957), The
World, the Flesh and the Devil (La fine
del mondo, 1959), The Subterraneans
(La nostra vita comincia di notte, 1960),
Go Naked in the World (Va nuda per il
mondo, 1961), Cockeyed Cowboys of
Calico County (1970).
THE TIME MACHINE
New Year’s Eve, 1900: despite the
skepticism of his friends and financial
backers, a London inventor decides to
try his time machine and vanishes
into thin air. Before his eyes pass three
world wars (the third, lethal one takes
place in 1966) until he arrives in the
year 802,701, in a sort of Eden populated
by two races: the naïve Eloi on the surface
and the ferocious Morlocks underground.
Brilliant solutions (the clothes changing
on the manikin), for a dizzying adventure
based on The Time Machine by Wells.
filmografia essenziale/
essential filmography
Sinbad (1936), Sky Pirates (1938), Tom
Thumb (Le meravigliose avventure di
Pollicino, 1958),The Time Machine
(L’uomo che visse nel futuro, 1960),
Atlantis, the Lost Continent (Atlantide
continente perduto, 1961), The Wonderful
World of the Brothers Grimm (Avventura
nella fantasia, coregia/codirector Henry
Levin, 1962), 7 Faces of Dr Lao (1964).
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val guest
THE DAY THE EARTH CAUGHT FIRE
Regno Unito/UK, 1961, 35mm, 98’, bn/bw
regia, produttore/
director, producer
Val Guest
sceneggiatura/screenplay
Val Guest, Wolf Mankowitz
fotografia/cinematography
Harry Waxman
montaggio/film editing
Bill Lenny
scenografia/set design
Anthony Masters
costumi/costume design
Beatrice Dawson
musica/music
Stanley Black
interpreti e personaggi/
cast and characters
Janet Munro (Jeannie
Craig), Leo McKern
(Bill Maguire), Edward Judd
(Peter Stenning), Michael
Goodliffe (Jacko), Bernard
Braden (Dave), Reginald
Beckwith (Harry), Gene
Anderson (May), Renée
Asherson (Angela)
produzione/production
Pax Films
…E LA TERRA PRESE FUOCO
Immagini inedite: Londra in preda alla siccità, file alle fontane per
procurarsi l’acqua, incendi spontanei nei parchi, il Tamigi in secca.
Accade quando due esperimenti nucleari contemporanei di Usa e
Urss spostano l’asse della Terra, avvicinandola al Sole. La catastrofe
prossima ventura, documentata passo passo da due giornalisti e
una meteorologa londinesi in un piccolo classico della SF britannica
diretto da Val Guest. Secco, febbrile, a volte ironico a volte disperato,
come la vita vera.
steve sekely
THE DAY OF THE TRIFFIDS
SOMMARIO
Regno Unito/UK, 1963, 35mm, 93’, col.
regia/director
Steve Sekely
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel of the same
title by John Wyndham
sceneggiatura/screenplay
Bernard Gordon,
Freddie Francis
fotografia/cinematography
Ted Moore
montaggio/film editing
Bill Lewthwaite
musica/music
Ron Goodwin
interpreti e personaggi/
cast and characters
Howard Keel
(Bill Masen), Nicole Maurey
(Christine Durrant), Janette
Scott (Karen Goodwin),
Kieron Moore
(Tom Goodwin), Mervyn
Johns (Mr Coker), Ewan
Roberts (Dr Soames)
produttore/producer
George Pitcher
produzione/production
Allied Artists Pictures,
Security Pictures
208
IL GIORNO DEI TRIFIDI
Una notte tutta l’umanità punta gli occhi al cielo per vedere una
straordinaria pioggia di meteoriti verdi. Il mattino dopo, tutti sono
diventati ciechi, tranne le poche persone che, per qualche ragione,
non hanno guardato lo spettacolo. Saccheggi, epidemie, fuga dalle
città. Ma nei parchi e nei campi, un altro pericolo mortale: i trifidi,
vegetali coltivati a scopo di speculazione alimentare, sono diventati
giganteschi, camminano e uccidono. Dal bel romanzo di John
Wyndham, un classico della serie B.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
THE DAY THE EARTH CAUGHT FIRE
Unprecedented images: London in the
thralls of a drought, lines of people
standing at fountains for water,
spontaneous combustion in the parks, the
Thames dried up. This is the result when
two nuclear experiments conducted at the
same time by the USA and the USSR shift
the Earth’s axis, bringing it closer to the
Sun. A catastrophe in the near future,
documented step-by-step by two journalists
and a London meteorologist in a minor scifi classic from Britain, directed by Val
Guest. Dry, feverish, sometimes ironic and
sometimes desperate, just like real life.
filmografia essenziale/
essential filmography
Penny Princess (1952), The Men of
Sherwood Forest (La spada di Robin Hood,
1954), Break in the Circle (Interpol agente
Z 3, 1955), Dance, Little Lady (Il grido del
sangue, 1955), The Quatermass Xperiment
(L’astronave atomica del dottor
Quatermass, 1955), The Weapon (L’arma
del delitto, 1956), Quatermass 2 (I vampiri
dello spazio, 1957), The Abominable
Snowman (Il mostruoso uomo delle nevi,
1957), Yesterday’s Enemy (Nemici di ieri,
1959), Expresso Bongo (Espresso Bongo,
1959), Hell Is a City (L’assassino è alla
porta, 1960).
THE DAY OF THE TRIFFIDS
One night, the whole world looks to the
sky to watch an extraordinary shower
of green meteorites. The next morning,
everyone has gone blind, except for the
few people who, for one reason or
another, didn’t watch the spectacle.
Ransacking, epidemics, people fleeing
the cities. But another mortal danger
lurks in the parks and fields: the triffids,
vegetables cultivated for food, have
become gigantic, they walk and kill.
Based on the great novel by John
Wyndham, a B movie classic.
filmografia essenziale/
essential filmography
A 111-es (Professor mistero, 1938), Behind
Prison Walls (Muraglie infrante, 1943),
Lady in the Death House (La casa della
morte, 1944), Blonde Savage (Bionda
selvaggia, 1947), Amazon Quest (Jungla
tragica, 1949), Hollow Triumph (Jim lo
sfregiato, 1948), Stronghold (1951), Furia
roja (Furia rossa, 1951), Die Kaiserin von
China (1953), The Missing Scientists
(1955), Le avventure di Cartouche (1955),
La peccatrice del deserto (1959), The Day
of the Triffids (Il giorno dei trifidi, 1963),
Kenner (1968).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
stanley kubrick
DR STRANGELOVE
Usa-Regno Unito/USA-UK, 1964, 35mm, 95’, bn/bw
regia, produttore/
director, producer
Stanley Kubrick
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel Red Alert by
Peter George
sceneggiatura/screenplay
Stanley Kubrick, Terry
Southern, Peter George
fotografia/cinematography
Gilbert Taylor
montaggio/film editing
Anthony Harvey
musica/music
Laurie Johnson
interpreti e personaggi/
cast and characters
Peter Sellers (Lionel
Mandrake, Merkin Muffley,
il dottor Stranamore/
Dr Strangelove), George
C. Scott (Gen. Buck
Turgidson), Sterling Hayden
(Gen. Jack D. Ripper)
produzione/production
Columbia Pictures
Corporation, Hawk Films
IL DOTTOR STRANAMORE
Chiusa tra la War Room del Pentagono, la Casa Bianca, una base
aerea americana e l’abitacolo di un bombardiere in volo, la
travolgente satira anti-Bomba, antimilitarista, anti-tutto con cui
Kubrick affronta per la prima volta la SF. Un atto d’accusa grottesco,
crudele e irresistibile nel quale ogni logica è spazzata via
nell’insensato gioco di ruolo con cui il potere condanna se stesso
e tutta l’umanità alla distruzione. We’ll Meet Again, e T.J. King Kong
va giù con la Bomba. Con Peter Sellers in tre ruoli diversi e George
C. Scott.
DR STRANGELOVE OR: HOW
I LEARNED TO STOP WORRYING
AND LOVE THE BOMB
Taking place in the Pentagon War Room,
the White House, a US air base and the
cockpit of a bomber in flight, a rousing
anti-Bomb, anti-military, anti-everything
satire in which Kubrick tries his hand at scifi for the first time. A grotesque, cruel and
irresistible accusation, in which all logic has
been swept away in an illogical role play,
with Power condemning itself and all
humanity to destruction. We’ll Meet
Again… and T.J. King Kong goes down
with the Bomb. Starring Peter Sellers in
three different roles and George C. Scott.
filmografia/filmography
Day of the Fight (cm, doc., 1951), Flying
Padre (cm, doc., 1951), Fear and Desire
(mm, 1953), Killer’s Kiss (Il bacio
dell’assassino, 1955), The Killing (Rapina
a mano armata, 1956), Paths of Glory
(Orizzonti di gloria, 1957), Spartacus
(id., 1960), Lolita (id., 1962), Dr
Strangelove (Il dottor Stranamore, 1964),
2001: A Space Odyssey (2001: Odissea
nello spazio, 1968), A Clockwork Orange
(Arancia meccanica, 1971), Barry Lyndon
(id., 1975), The Shining (Shining, 1980),
Full Metal Jacket (id., 1987), Eyes Wide
Shut (id., 1999).
ubaldo ragona
L’ULTIMO UOMO DELLA TERRA
SOMMARIO
Usa-Italia/USA-Italy, 1964, 35mm, 86’, bn/bw
regia/director
Ubaldo Ragona
soggetto/story
dal romanzo Io sono
leggenda di/by the novel
I Am Legend by
Richard Matheson
sceneggiatura/screenplay
William F. Leicester, Ubaldo
Ragona, Furio M. Monetti,
Richard Matheson (come/
as Logan Swanson)
fotografia/cinematography
Franco Delli Colli
montaggio/film editing
Gene Ruggiero
interpreti e personaggi/
cast and characters
Vincent Price (Dr Robert
Morgan), Franca Bettoia
(Ruth Collins), Emma
Danieli (Virginia Morgan)
produttore/producer
Robert L. Lippert
produzione/production
Produzioni La Regina,
Associated Producers
209
THE LAST MAN ON EARTH
L’ULTIMO UOMO DELLA TERRA
Il più bello di tutti gli adattamenti di Io sono leggenda di Matheson:
Vincent Price, lo scienziato unico sopravvissuto a un’epidemia che
ha trasformato gli uomini in vampiri, si aggira di giorno nella
scenografia perfetta e deserta dell’Eur. Diretto nel 1963 da Ubaldo
Ragona e ambientato nel 1968, un B movie inquietante e amaro
che anticipa La notte dei morti viventi di Romero e introduce i temi
classici dell’horror successivo. Trascurato all’epoca, oggi è
considerato uno dei capolavori italiani della SF.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
The best adaptation of Matheson’s
I Am Legend: by day, Vincent Price,
a scientist and the sole survivor of an
epidemic that has transformed humans
into vampires, wanders around the perfect
and deserted setting of EUR. Directed in
1963 by Ubaldo Ragona and set in 1968,
a disturbing and bitter B movie that is a
forerunner of Romero’s Night of the
Living Dead and introduces the classic
themes of the horror films to come.
Neglected when it was released, today
it is considered one of Italy’s sci-fi
masterpieces.
filmografia/filmography
Il fiume dei faraoni (doc., 1955), Baldoria
nei Caraibi (1961), L’ultimo uomo della
Terra (1964), Una vergine per un
bastardo (1966).
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jean-luc godard
ALPHAVILLE, UNE ÉTRANGE
AVENTURE DE LEMMY CAUTION
Francia-Italia/France-Italy, 1965, 35mm, 99’, bn/bw
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Jean-Luc Godard
soggetto/story
dal poema/from the poem
Capitale de la douleur di/by
Paul Éluard
fotografia/cinematography
Raoul Coutard
montaggio/film editing
Agnès Guillemot
musica/music
Paul Misraki
scenografia/
production design
Pierre Guffroy
interpreti e personaggi/
cast and characters
Eddie Constantine (Lemmy
Caution), Anna Karina
(Natacha von Braun), Akim
Tamiroff (Henri Dickson)
produttore/producer
André Michelin
produzione/production
Athos Films, Chaumiane,
Filmstudio
AGENTE LEMMY CAUTION, MISSIONE ALPHAVILLE
Il noir incrocia la SF. In un futuro imprecisato, l’agente Lemmy
Caution dei romanzi di Peter Cheyney (interpretato per l’ottava
volta da Eddie Constantine) viene inviato in missione dal giornale
«Figaro-Pravda» in una metropoli di un’altra galassia dove la vita
è regolata dal computer Alpha 60, che bandisce ogni emozione.
Si legge Alphaville ma si chiama Parigi: Godard gioca con i generi,
con la politica e con la disumanizzazione, l’alienazione e la perdita
di riferimenti culturali ed emotivi crescenti nei suoi nuovi, moderni
quartieri parigini.
ALPHAVILLE, A STRANGE ADVENTURE
OF LEMMY CAUTION
Noir overlaps with sci-fi: in an unspecified
future, agent Lemmy Caution, from the
novels by Peter Cheyney (played for the
eighth time by Eddie Constantine), is sent
on a mission by the newspaper “FigaroPravda” to a city in another galaxy where
life is regulated by the computer Alpha 60,
which has outlawed all emotion. The city’s
name is Alphaville but it’s Paris: Godard
plays with genres, politics, dehumanization,
alienation and the growing loss of cultural
and emotional reference points in Paris’
new, modern neighborhoods.
filmografia essenziale/
essential filmography
À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro,
1960), Une femme est une femme
(La donna è donna, 1961), Vivre sa vie
(Questa è la mia vita, 1962), Le mépris
(Il disprezzo, 1963), Une femme mariée
(Una donna sposata, 1964), Pierrot le fou
(Il bandito delle undici, 1965), Made in
USA (Una storia americana, 1966), La
chinoise (La cinese, 1967), Passion (id.,
1982), Prénom Carmen (id., 1983), Je vous
salue, Marie (id., 1985), Histoire(s) du
cinéma (tv, 1989-1998), Nouvelle vague
(id., 1990), Hélas pour moi (1993), Notre
musique (2004), Adieu au langage (2014).
elio petri
LA DECIMA VITTIMA
SOMMARIO
Italia-Francia/Italy-France, 1965, 35mm, 92’, col.
regia/director
Elio Petri
soggetto/story
dal racconto La settima
vittima/from the short story
The Seventh Victim di/by
Robert Sheckley
sceneggiatura/screenplay
Tonino Guerra,
Giorgio Salvioni,
Ennio Flaiano, Elio Petri
fotografia/cinematography
Gianni Di Venanzo
montaggio/film editing
Ruggero Mastroianni
musica/music
Piero Piccioni
interpreti e personaggi/
cast and characters
Marcello Mastroianni
(Marcello Poletti), Ursula
Andress (Caroline
Meredith), Elsa Martinelli
(Olga), Salvo Randone
(il professore/professor)
produttore/producer
Carlo Ponti
produzione/production
Compagnia Cinematografica
Champion, Les Films
Concordia
210
THE
10
TH
VICTIM
In the near future, in order to channel
people’s violence and eliminate war, the
Great Hunt has been invented: a Victim
and a Hunter track each other down to
kill each other and are tailed by cameras.
Petri, Guerra and Flaiano adapt Robert
Sheckley’s short story The Seventh
Victim, transporting it to a future and
lustrous Rome. Apathetic Marcello
Mastroianni is the Victim; aggressive
Ursula Andress is the Hunter. A sparkling
vintage look, valorized by its restoration.
LA DECIMA VITTIMA
In un futuro prossimo, per incanalare la violenza individuale ed
eliminare le guerre, è stata inventata la Grande caccia: una Vittima
e un Cacciatore s’inseguono per uccidersi a vicenda, pedinati dalle
telecamere. Petri, Guerra e Flaiano adattano il racconto La settima
vittima di Robert Sheckley, trasportandolo in una Roma futuribile
e lustra. L’indolente Marcello Mastroianni è la Vittima, l’aggressiva
Ursula Andress il Cacciatore. Look d’epoca scintillante, valorizzato
dal restauro.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
filmografia/filmography
L’assassino (1961), I giorni contati (1962),
Il maestro di Vigevano (1963), La decima
vittima (1965) A ciascuno il suo (1967),
Un tranquillo posto di campagna (1968),
Indagine su un cittadino al di sopra di
ogni sospetto (1970), La classe operaia
va in paradiso (1971), La proprietà non
è più un furto (1973), Todo modo (1976),
Buone notizie (1979).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
kevin brownlow, andrew mollo
IT HAPPENED HERE
Regno Unito/UK, 1965, 16mm-35mm, 93’, bn/bw
regia, soggetto,
sceneggiatura,
produttori/directors,
story, screenplay,
producers
Kevin Brownlow,
Andrew Mollo
fotografia/cinematography
Kevin Brownlow,
Peter Suschitzky
montaggio/film editing
Kevin Brownlow
costumi/costume design
Andrew Mollo
interpreti e personaggi/
cast and characters
Pauline Murray (Pauline),
Sebastian Shaw (Dr Richard
Fletcher), Bart Allison
(Skipworth), Reginald
Marsh (l’ufficiale
medico/medical officer),
Frank Bennett (il leader
politico/political leader)
produzione/production
Rath Films
IT HAPPENED HERE
Londra, 1944: un tipico bobby pedala sulla sua bicicletta, mentre
di fianco a lui sfila un plotone tedesco. Cosa sarebbe successo se
i nazisti avessero vinto la battaglia d’Inghilterra e occupato la capitale
britannica? I due giovani autori, Kevin Brownlow (poi uno dei grandi
storici del cinema) e Andrew Mollo partirono da questa domanda per
la loro certosina ricostruzione (otto anni di lavoro): un capolavoro
misconosciuto e solo di recente restaurato, efficacissimo e
inquietante.
peter watkins
THE WAR GAME
SOMMARIO
Regno Unito/UK, 1965, 16mm, 48’, bn/bw
regia, produttore/
director, producer
Peter Watkins
sceneggiatura/screenplay
Peter Watkins,
Michael Aspel
fotografia/cinematography
Peter Bartlett,
Peter Suschitzky
montaggio/film editing
Michael Bradsell
interpreti/cast
Michael Aspel,
Peter Graham
(i commentatori/
commentators)
costumi/costume design
Vanessa Clarke
produzione/production
Bbc
THE WAR GAME
Terza guerra mondiale: l’Inghilterra viene colpita dalla bomba.
Città distrutte, milioni di morti, panico dilagante. Uscito nel pieno
delle campagne contro il nucleare, il capolavoro di Peter Watkins
è un mockumentary di fantapolitica che ricostruisce il disastro con
lo stile del reportage giornalistico e un montaggio angosciante.
Girato nel Kent e commissionato dalla Bbc, fu giudicato troppo
impressionante per la messa in onda, ebbe proiezioni private
e vinse l’Oscar nel 1966.
211
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
IT HAPPENED HERE
London, 1944: a typical bobby rides his
bicycle while a German platoon marches
alongside. What would have happened
if the Nazis had won the battle of
England and occupied London? Two
young authors, Kevin Brownlow (later
a great film historian) and Andrew Mollo,
use this question as the starting point
for a painstaking reconstruction (eight
years of work): a minor, misunderstood
masterpiece which has only recently been
restored, highly effective and disturbing.
filmografia/filmography
Kevin Brownlow:
Nine, Dalmuir West (cm, doc., 1962),
Ascot, a Race Against Time (cm, doc.,
1961), Winstanley (1976), Abel Gance:
The Charm of Dynamite (doc., 1968),
Buster Keaton: A Hard Act to Follow
(tv, doc., 1987), Universal Horror (tv,
doc., 1998), Lon Chaney: A Thousand
Faces (doc., 2000), Garbo (doc., 2005),
The Tramp and the Dictator (doc.,
2002), I’m King Kong!: The Exploits of
Merian C. Cooper (doc., 2005), Lennons
Winstanley (2015).
Kevin Brownlow, Andrew Mollo:
It Happened Here (1965)
THE WAR GAME
World War Three: England is struck by
an atomic bomb. Cities are destroyed,
millions die, panic spreads. Released
during the anti-nuclear campaign, the
masterpiece by Peter Watkins is a political
fiction mockumentary which reconstructs
the disaster with the terse style of
journalistic reporting and disquieting
editing. Shot in Kent and commissioned
by the BBC, it was judged too shocking
to go on the air, had private screenings
and won an Oscar in 1966.
filmografia/filmography
The Web (cm, 1956), The Field of Red
(cm, 1958), The Diary of an Unknown
Soldier (cm, 1959), The Forgotten Faces
(cm, 1961), The Controllers (cm, doc.,
1963), Culloden (L’ultimo degli Stuart,
tv, 1964), The War Game (1965),
Privilege (1967), Gladiatorerna (1969),
Punishment Park (1971), Edvard Munch
(tv, 1974), 70’ernes Folk (tv, doc., 1975),
Fällan (tv, 1975), Aftenlandet (1977),
Resan (doc., 1987), The Media Project
(doc., 1991), Fritänkaren (video, 1994),
La commune (Paris, 1871) (2000).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
françois truffaut
FAHRENHEIT 451
Regno Unito/UK, 1966, 35mm, 112’, col.
regia/director
François Truffaut
soggetto/story
dal romanzo Gli anni della
Fenice di/from the novel
of the same title by
Ray Bradbury
sceneggiatura/screenplay
François Truffaut,
Jean-Louis Richard
fotografia/cinematography
Nicolas Roeg
montaggio/film editing
Thom Noble
musica/music
Bernard Herrmann
interpreti e personaggi/
cast and characters
Julie Christie (Clarisse,
Linda Montag), Oskar
Werner (Guy Montag), Cyril
Cusack (il Capitano/the
Captain), Anton Diffring
(Fabian)
produttore/producer
Lewis M. Allen
produzione/production
Anglo Enterprises,
Vineyard Film
FAHRENHEIT
451
Siamo tutti Montag. Nella società futura, razionale e dominata
dai megaschermi che troneggiano nelle case, i libri sono banditi,
i loro possessori perseguitati e squadre di pompieri devono trovarli
e bruciarli. Ma nei boschi vive la setta degli uomini-libro, ognuno
dei quali sa a memoria un capolavoro letterario. Da Gli anni della
Fenice di Bradbury, un film accorato e tristissimo nel quale Truffaut
ci mette in guardia contro la progressiva perdita di umanità e cultura.
La splendida Julie Christie in due ruoli.
jan schmidt
KONEC SRPNA V HOTELU OZON
SOMMARIO
Cecoslovacchia/Czechoslovakia, 1967, 35mm, 87’, bn/bw
regia/director
Jan Schmidt
soggetto, sceneggiatura/
story, screenplay
Pavel Jurácek
fotografia/cinematography
Jirí Macák
montaggio/film editing
Miroslav Hájek
musica/music
Jan Klusák
scenografia/
production design
Oldrich Bosák
interpreti e personaggi/
cast and characters
Jitka Horejsi (Martha),
Vanda Kalinová (Judith),
Alena Lippertová (Eva),
Irina Lzicarová (Anna),
Natalie Maslovová
(Magdalen)
produzione/production
Ceskoslovenský
armádní film
212
THE END OF AUGUST AT THE HOTEL OZONE
Sono passati quindici anni dalla guerra atomica e il mondo è ridotto
a un deserto. Tra campagne e foreste, un gruppo di sopravvissute
va a caccia e cerca ripari dalla notte e dal freddo: sono otto ragazze
guidate da una donna anziana, l’unica che ha conosciuto il mondo
prima dell’Olocausto. Un giorno, nel cadente Hotel Ozon, incontrano
finalmente un uomo, un vecchio. Diretto da Jan Schmidt, esponente
della Nová Vlna praghese, un esemplare poetico, crudele e
angosciante della fioritura della SF ceca.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
FAHRENHEIT
451
We are all Montag. In the society of
the future, rational and dominated by
giant-screen TVs in people’s homes, books
are outlawed; anyone who owns them is
persecuted and teams of firemen must
find the books and burn them. But in the
forest lives a sect of exiles, each one of
whom has memorized a literary
masterpiece. From Bradbury’s Fahrenheit
451, a fervent and very sad film, in which
Truffaut warns us against the progressive
loss of humanity and culture. Starring
a splendid Julie Christie in two roles.
filmografia essenziale/
essential filmography
Les quatre cents coups (I quattrocento
colpi, 1959), Tirez sur le pianiste (Tirate
sul pianista, 1960), Jules et Jim (Jules
e Jim, 1962), La mariée était en noir
(La sposa in nero, 1968), La sirène du
Mississipi (La mia droga si chiama Julie,
1969), Les deux anglaises et le continent
(Le due inglesi, 1971), La nuit américaine
(Effetto notte, 1973), L’histoire d’Adèle H.
(Adele H., una storia d’amore, 1975),
L’homme qui aimait les femmes (L’uomo
che amava le donne, 1977), La chambre
verte (La camera verde, 1978), Le dernier
métro (L’ultimo metrò, 1980), Vivement
dimanche! (Finalmente domenica!, 1983).
THE END OF AUGUST AT THE
HOTEL OZONE
Fifteen years have passed since the atomic
war and the world has been reduced to a
desert. In fields and forests, a group of
survivors hunts and seeks refuge from the
night and the cold: eight girls led by an old
woman, the only one who knew the world
before the Holocaust. One day, in the
broken-down Hotel Ozon, they finally
come upon an old man. Directed by Jan
Schmidt, a member of Prague’s Nová
Vlna, a poetic, cruel and distressing
example of the zenith of Czech sci-fi.
filmografia essenziale/
essential filmography
Cesta domu (cm, 1960), Cernobílá Sylva
(Black and White Sylva, cm, 1961),
Postava k podpírání (coregia/codirector
Pavel Jurácek, cm, 1963), Kolonie Lanfieri
(The Lanfier Colony, 1969), Luk královny
Dorotky (1971), Vodník a Zuzana (tv,
1974), Siroty (tv, mm, 1974), Nevesta s
nejkrásnejsíma ocima (The Bride with the
Most Beautiful Eyes, 1978), Osada havranu
(Settlement of Crows, 1978), Na veliké rece
(1978), Volání rodu (1979), Koncert (1982)
Smrt talentovaného sevce (The Death of a
Talented Cobbler, 1983), Podfuk (1985),
Vracenky (1991), Jak si zaslouzit princeznu
(How to Deserve a Princess, 1995).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
peter watkins
PRIVILEGE
Regno Unito/UK, 1967, 35mm, 103’, col.
regia/director
Peter Watkins
soggetto/story
Johnny Speight
sceneggiatura/screenplay
Norman Bogner
fotografia/cinematography
Peter Suschitzky
montaggio/film editing
John Trumper
musica/music
Mike Leander
costumi/costume design
Vanessa Clarke
interpreti e personaggi/
cast and characters
Paul Jones (Steven Shorter),
Jean Shrimpton (Vanessa
Ritchie), Mark London
(Alvin Kirsch), William Job
(Andrew Butler)
produttori/producers
John Heyman, Peter
Watkins, Albert Finney
produzione/production
John Heyman-Peter Watkins
Production, World Film
Services, Memorial
Enterprises
PRIVILEGE
In un futuro vicinissimo (gli anni Settanta), l’Inghilterra è
governata dalla dittatura di una coalizione di Laburisti e Conservatori:
il conformismo totale è il fine ultimo, i media e lo star system i mezzi
per conseguirlo. Un giovane cantante pop, manipolato da manager
senza scrupoli e poi dalla Chiesa e dai politici, diventa un idolo delle
folle e poi un leader messianico. Interpretato dal cantante Paul Jones
e dalla modella Jean Shrimpton, il terzo film di Watkins è una satira
grottesca e premonitrice.
franklin j. schaffner
PLANET OF THE APES
SOMMARIO
Usa, 1968, 35mm, 112’, col.
regia/director
Franklin J. Schaffner
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel of the same
title by Pierre Boulle
sceneggiatura/screenplay
Michael Wilson, Rod Serling
fotografia/cinematography
Leon Shamroy
montaggio/film editing
Hugh S. Fowler
costumi/costume design
Morton Haack
musica/music
Jerry Goldsmith
interpreti e personaggi/
cast and characters
Charlton Heston (George
Taylor), Roddy McDowall
(Cornelius), Kim Hunter
(Zira), Maurice Evans
(Dr Zaius), James Daly
(Honorious)
produttore/producer
Arthur P. Jacobs
produzione/production
Apjac Productions,
20 Century Fox
TH
213
IL PIANETA DELLE SCIMMIE
Dal romanzo di Pierre Boulle, interpretato da Charlton Heston
e sceneggiato da Rod Serling, l’originale, restaurato, capostipite
della saga. Su un pianeta all’apparenza sconosciuto un uomo e una
donna vengono catturati da una popolazione guerriera di scimmie
evolutissime: i ruoli si sono ribaltati e gli uomini sono diventati
animali schiavi. Ritmo serrato, trucchi notevoli e un finale sempre
sorprendente per un apologo di fantasociologia umanistico e laico:
su tutto aleggia lo spirito di Darwin.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
PRIVILEGE
In the near future (the 1970s), England
is governed by a dictatorship formed
by a coalition of Laborites and
Conservatives. Total conformism is the
ultimate goal; the media and the star
system are the means to accomplish it.
A young pop singer, manipulated by
an unscrupulous manager, the Church
and politicians, becomes an idol of the
masses and then a messianic leader.
Starring the singer Paul Jones and the
model Jean Shrimpton, Watkins’ third
film is a grotesque and prophetic satire.
filmografia/filmography
The Web (cm, 1956), The Field of Red
(cm, 1958), The Diary of an Unknown
Soldier (cm, 1959), The Forgotten
Faces (cm, 1961), The Controllers
(cm, doc., 1963), Culloden (L’ultimo
degli Stuart, tv, 1964), The War Game
(1965), Privilege (1967), Gladiatorerna
(1969), Punishment Park (1971), Edvard
Munch (tv, 1974), 70’ernes Folk (tv, doc.,
1975), Fällan (tv, 1975), Aftenlandet
(1977), Resan (doc., 1987), The Media
Project (doc., 1991), Fritänkaren (video,
1994), La commune (Paris, 1871)
(2000).
PLANET OF THE APES
Based on the novel by Pierre Boulle,
starring Charlton Heston and scripted by
Rod Serling, this is the original, restored
forefather of the series. On an apparently
unfamiliar planet, a man and a woman
are captured by a warlike population of
highly-evolved apes. The roles have been
reversed and the humans have become
the enslaved animals. Tightly-paced,
with remarkable effects and an eternally
surprising finale, a humanistic and secular
parable of social science fiction. The spirit
of Darwin hovers.
filmografia essenziale/
essential filmography
The Good Years (1962), The Stripper
(Donna d’estate, 1963), The Best Man
(L’amaro sapore del potere, 1964), The
War Lord (Il principe guerriero, 1965),
The Double Man (Doppio bersaglio,
1967), Planet of the Apes (Il pianeta delle
scimmie, 1968), Patton (Patton, generale
d’acciaio, 1970), Nicholas and Alexandra
(Nicola e Alessandra, 1971), Papillon (id.,
1973), Islands in the Stream (Isole nella
corrente, 1976), The Boys from Brazil (I
ragazzi venuti dal Brasile, 1978), Sphinx
(Sfinge, 1980), Yes, Giorgio (id., 1982),
Lionheart (Cuor di leone, 1987), Welcome
Home (Ritorno dalla morte, 1989).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
barry shear
WILD IN THE STREETS
Usa, 1968, 35mm, 94’, col.
regia/director
Barry Shear
soggetto, sceneggiatura/
story, screenplay
Robert Thom, dal suo
racconto/from his short
novel The Day It All
Happened, Baby
fotografia/cinematography
Richard Moore
montaggio/film editing
Fred Feitshans,
Eve Newman
musica/music
Les Baxter
interpreti e personaggi/
cast and characters
Shelley Winters
(Mrs Daphne Flatow),
Christopher Jones (Max
Jacob «Frost» Flatow Jr.),
Diane Varsi (Sally LeRoy),
Hal Holbrook (sen. Johnny
Fergus), Richard Pryor
(Stanley X)
produttori/producers
Samuel Z. Arkoff,
James H. Nicholson
produzione/production
American International
Pictures
QUATTORDICI O GUERRA
«Quattordici o guerra!»: è il grido di battaglia con cui la rock
star Max Frost chiama i suoi fan a una dimostrazione in favore
dell’abbassamento a quattordici anni dell’età per votare.
Ed è guerra, la protesta monta in tutti gli States, alle elezioni vincono
i giovanissimi, Max si candida alla presidenza, gli over trentacinque
vengono rieducati con la Lsd. Piccolo cult fantapolitico degli anni
della controcultura, da un racconto di Robert Thom e interpretato
da Christopher Jones e Shelley Winters (la mamma di Max), caotico
e inventivo.
marco ferreri
IL SEME DELL’UOMO
SOMMARIO
Italia/Italy, 1969, 35mm, 113’, col.
regia, soggetto/
director, story
Marco Ferreri
sceneggiatura/screenplay
Sergio Bazzini
fotografia/cinematography
Mario Vulpiani
montaggio/film editing
Enzo Micarelli
scenografia/
production design
Luciana Vedovelli Levi
costumi/costume design
Lina Nerli Taviani
musica/music
Teo Usuelli
interpreti e personaggi/
cast and characters
Marzio Margine (Cino),
Anne Wiazemsky (Dora),
Annie Girardot
(la straniera/
foreigner woman),
Rada Rassimov,
Milvia Deanna Frosini,
Maria Teresa Piaggio
produzione/production
Polifilm
214
IL SEME DELL’UOMO
Usciti in auto da una galleria, Cino e Dora scoprono di essere tra
i pochi sopravvissuti a una catastrofe. Trovano una casa abbandonata
in riva al mare e vagano sulla spiaggia alla ricerca di reperti del
passato: Pepsi Cola giganti, una forma di parmigiano,
elettrodomestici. Lui vorrebbe fare un figlio, lei rifiuta. Immerso
in una luce bianca e astratta, un esemplare dello sconfinato
pessimismo dell’autore rispetto alle possibilità di salvezza
dell’umanità. Cameo di Ferreri, nella parte di un cadavere seduto.
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WILD IN THE STREETS
“Fourteen or war!” is the battle cry with
which rock star Max Frost calls his fans to
a demonstration in favor of lowering the
voting age to fourteen. And war it is, the
protest mounts throughout the United
States, the elections are won by the very
young, Max runs for President, people
over thirty-five are reeducated with LSD.
A minor, political fiction cult movie from
the years of the counterculture, based on
a story by Robert Thom and starring
Christopher Jones and Shelley Winters
(Max’s mother), chaotic and inventive.
filmografia essenziale/
essential filmography
Kovacs on Music (tv, 1959), The Karate
Killers (Gli assassini del karatè, 1967),
The Todd Killings (L’idolo, 1971), Ellery
Queen: Don’t Look Behind You (tv, 1971),
Across 110TH Street (Rubare alla mafia è
un suicidio, 1972), Jarrett (tv, 1973), The
Deadly Trackers (La rossa ombra di Riata,
1973), Punch and Jody (tv, 1974), Crack
File (Crack File - Dossier antidroga, tv,
1975), Rickles (tv, 1975), The San Pedro
Bums (tv, 1977), Keefer (tv, 1978), SOS
Miami Airport (tv, 1978), The Billion
Dollar Threat (Minaccia da un miliardo
di dollari, tv, 1979), Undercover with the
KKK (tv, 1979), Power (tv, 1980).
THE SEED OF MAN
As they drive out of a tunnel, Cino and
Dora discover they are among the few
survivors of a mysterious catastrophe.
They find an abandoned house on the
coast and wander along the beach in
search of artifacts from the past: gigantic
Pepsi Cola bottles, a wheel of parmesan
cheese, appliances. He would like to have
a child with her; she refuses. Submerged in
a white and abstract light, an example of
the author’s infinite pessimism regarding
the possibility of mankind’s salvation. With
a cameo by Ferreri, as a sitting corpse.
filmografia essenziale/
essential filmography
El cochecito (La carrozzella, 1960), La
donna scimmia (1964), Marcia nuziale
(1965), L’harem (1967), Dillinger è morto
(1969), Il seme dell’uomo (1969), Perché
pagare per essere felici (doc., 1971),
L’udienza (1971), La cagna (1972), La
grande bouffe (La grande abbuffata, 1973),
Non toccare la donna bianca (1974),
L’ultima donna (1976), Ciao maschio
(1978), Chiedo asilo (1979), Storie di
ordinaria follia (1981), Storia di Piera
(1983), Il futuro è donna (1984), I Love
You (1986), Come sono buoni i bianchi
(1988), La casa del sorriso (1991), La
carne (1991), Diario di un vizio (1993).
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stanley kubrick
A CLOCKWORK ORANGE
Regno Unito-Usa/UK-USA, 1971, 35mm, 136’, col.
regia, sceneggiatura,
produttore/director,
screenplay, producer
Stanley Kubrick
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel of the same
title by Anthony Burgess
fotografia/cinematography
John Alcott
montaggio/film editing
Bill Butler
scenografia/
production design
John Barry
costumi/costume design
Milena Canonero
interpreti e personaggi/
cast and characters
Malcolm McDowell (Alex),
Patrick Magee
(Mr Alexander),
Warren Clarke (Dim),
Paul Farrell (Tramp),
James Marcus (Georgie)
produzione/production
Warner Bros.,
Hawk Films
ARANCIA MECCANICA
Alex e i suoi Drughi marciano per le strade dei sobborghi londinesi:
in bianco (più il nero delle bombette), con sottofondo di Rossini,
Beethoven e Singin’ in the Rain, bevono latte anfetaminizzato al
Korova Milk Bar, rubano, picchiano, violentano. Ma il potere
costituito di una società prossimo-ventura è più violento di loro.
Scioccante oggi come allora, sincopato come un balletto di mostri
quotidiani, provocatorio, anticipatore, il capolavoro di Kubrick tratto
dal romanzo di Anthony Burgess.
richard fleischer
SOYLENT GREEN
SOMMARIO
Usa, 1973, 35mm, 97’, col.
regia/director
Richard Fleischer
soggetto/story
dal romanzo Largo! Largo!
di/from the novel Make
Room! Make Room!
by Harry Harrison
sceneggiatura/screenplay
Stanley R. Greenberg
fotografia/cinematography
Richard H. Kline
montaggio/film editing
Samuel E. Beetley
musica/music
Fred Myrow
interpreti e personaggi/
cast and characters
Charlton Heston
(det. Thorn), Leigh
Taylor-Young (Shirl), Chuck
Connors (Tab Fielding),
Joseph Cotten (William R.
Simonson), Edward G.
Robinson (Sol Roth)
produttori/producers
Walter Seltzer,
Russell Thacher
produzione/production
Metro-Goldwyn-Mayer
215
2022: I SOPRAVVISSUTI
Nel 2022, la Terra è irrimediabilmente inquinata e sovrappopolata,
esiste solo l’estate, il cibo scarseggia, il suicidio è promosso e
assistito. A New York vivono quaranta milioni di persone, divise in
rigide caste, i rari padroni, i servi privilegiati, i milioni di poveri che
dormono per strada e in auto e mangiano le gallette fornite dallo
stato. Da Largo! Largo! di Harry Harrison, un campione distopico di
Fleischer, fumoso, disperato, con notevoli interpretazioni di Charlton
Heston ed Edward G. Robinson.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
A CLOCKWORK ORANGE
Alex and his droogs march along the
streets of suburban London: they are
dressed in white (plus the black of their
bowler hats) and Rossini, Beethoven and
Singin’ in the Rain are playing in the
background; they drink amphetaminelaced milk in the Korova Milk Bar and
steal, punch and rape. But the powers
that be in a society in the near future are
more violent than they are. As shocking
now as it was then, syncopated like a
ballet of everyday monsters, provocative,
ahead of its times, Kubrick’s masterpiece
is based on the novel by Anthony Burgess.
filmografia/filmography
Day of the Fight (cm, doc., 1951), Flying
Padre (cm, doc., 1951), Fear and Desire
(mm, 1953), Killer’s Kiss (Il bacio
dell’assassino, 1955), The Killing (Rapina
a mano armata, 1956), Paths of Glory
(Orizzonti di gloria, 1957), Spartacus
(id., 1960), Lolita (id., 1962),
Dr Strangelove (Il dottor Stranamore,
1964), 2001: A Space Odyssey (2001:
Odissea nello spazio, 1968), A Clockwork
Orange (Arancia meccanica, 1971), Barry
Lyndon (id., 1975), The Shining (Shining,
1980), Full Metal Jacket (id., 1987), Eyes
Wide Shut (id., 1999).
SOYLENT GREEN
In 2022, the Earth is hopelessly polluted
and overpopulated; the only season is
summer, food is scarce, suicide is
encouraged and assisted. Forty million
people live in New York, divided into rigid
castes, with a few masters, privileged
servants, and millions of poor people who
sleep on the streets and in cars and eat
biscuits provided by the state. Based on
Make Room! Make Room! by Harry
Harrison, Fleischer presents a dystopic
sample, hazy and desperate, with
remarkable performances by Charlton
Heston and Edward G. Robinson.
filmografia essenziale/
essential filmography
Armored Car Robbery (Sterminate la
gang!, 1950), His Kind of Woman (Il suo
tipo di donna, 1951), Violent Saturday
(Sabato tragico, 1955), The Girl in the Red
Velvet Swing (L’altalena di velluto rosso,
1955), The Vikings (I Vichinghi, 1958),
Compulsion (Frenesia del delitto, 1959),
The Boston Strangler (Lo strangolatore
di Boston, 1968), Che! (id., 1969), Tora!
Tora! Tora! (id., 1970), 10 Rillington
Place (L’assassino di Rillington Place n. 10,
1971), Blind Terror (Terrore cieco, 1971),
The Spikes Gang (La banda di Harry
Spikes, 1974).
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michael crichton
WESTWORLD
Usa, 1973, 35mm, 88’, col.
regia, sceneggiatura/
director, screenplay
Michael Crichton
fotografia/cinematography
Gene Polito
montaggio/film editing
David Bretherton
musica/music
Fred Karlin
interpreti e personaggi/
cast and characters
Yul Brynner (Gunslinger),
Richard Benjamin
(Peter Martin),
James Brolin
(John Blane),
Norman Bartold
(il cavaliere medievale/
medieval knight), Alan
Oppenheimer
(il supervisore/
chief supervisor),
Victoria Shaw
(la regina medievale/
medieval queen),
Dick Van Patten
(il banchiere/banker)
produttore/producer
Paul Lazarus III
produzione/production
Metro-Goldwyn-Mayer
SOMMARIO
WESTWORLD
IL MONDO DEI ROBOT
Un pistolero vestito di nero come il capo dei Magnifici sette insegue
la sua preda dal West al Medioevo a Roma Antica: sono i tre mondi
del parco giochi Delos, nel quale i cittadini del futuro vanno a
rilassarsi, scaricando gli istinti violenti in scontri contro i robot.
Non c’è nessun pericolo, finché i robot, guidati da Yul Brynner, non
si ribellano. Esordio nella regia di Crichton, con un tema allora
inedito nel cinema di SF, che poi dilagherà. Con un sequel e una
serie Hbo in arrivo nel 2016.
filmografia/filmography
Pursuit (tv, 1972), Westworld (Il mondo
dei robot, 1973), Coma (Coma profondo,
1978), The Great Train Robbery (1855 La prima grande rapina al treno, 1979),
Looker (Troppo belle per vivere, 1981),
Runaway (id., 1984), Physical Evidence
(Il corpo del reato, 1989).
paul bartel
DEATH RACE 2000
DEATH RACE
Usa, 1975, 35mm, 80’, col.
regia/director
Paul Bartel
soggetto/story
dal racconto/from the short
story The Racer di/by
Ib Melchior
sceneggiatura/screenplay
Robert Thom,
Charles Griffith
fotografia/cinematography
Tina Hirsch
montaggio/film editing
Tak Fujimoto
musica/music
Paul Chihara
interpreti e personaggi/
cast and characters
David Carradine
(Frankenstein), Simone
Griffeth (Annie Smith),
Sylvester Stallone
(«Machine Gun» Joe
Viterbo), Mary Woronov
(Calamity Jane), Roberta
Collins (Matilda the Hun)
produttore/producer
Roger Corman
produzione/production
New World Pictures,
Columbia Associates
216
A gunslinger dressed in black like the
leader of the Magnificent Seven stalks
his prey from the Wild West to the Middle
Ages and Ancient Rome: these are the
three worlds of the Delos amusement
park, where the citizens of the future
can relax by unleashing their violent
instincts and fighting with robots. There’s
no danger, until the robots, led by Yul
Brynner, rebel. The directing debut of
author Michael Crichton, the theme was
new to sci-fi movies at the time but then
caught on. With a sequel and an HBO
series to be released in 2016.
ANNO
2000 - LA CORSA DELLA MORTE
Nel 2000 le guerre non esistono più e, per dar sfogo alla violenza
dei cittadini, il governo delle Province Unite d’America organizza
ogni anno la Transcontinental Road Race, una corsa automobilistica
nella quale si vince ai punti, investendo e uccidendo i passanti.
Sfidanti più quotati: Frankenstein e «Machine Gun» Joe Viterbo.
Diretto da un indipendente pieno di humor, un tipico B movie della
Corman Factory, provocatorio e fracassone, con David Carradine
e Sylvester Stallone.
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2000
In 2000, war no longer exists and, to
let citizens release their pent-up violence,
every year the government of the United
Provinces of America organizes the
Transcontinental Road Race, in which
contestants run down and kill pedestrians
to gain points. The top-ranked
challengers: Frankenstein and “Machine
Gun” Joe Viterbo. Directed by Paul
Bartel, an indie director with a sense
of humor, a typical B movie from the
Corman Factory, provocative and raucous,
starring David Carradine and Sylvester
Stallone.
filmografia/filmography
The Secret Cinema (cm, 1968), Naughty
Nurse (1969), Private Parts (Bambole
e sangue, 1972), Death Race 2000
(Anno 2000 - La corsa della morte,
1975), Cannonball! (id., 1976), Eating
Raoul (1982), Not For Publication
(Corruzione a New York, 1984), Lust
in the Dust (1985), The Longshot (Una
scommessa impossibile, 1986), Amazing
Stories (Storie incredibili, serie tv/tv
series, 2 ep., 1986-1987), Scenes from
the Class Struggle in Beverly Hills (Scene
di lotta di classe a Beverly Hills, 1989),
Shelf Life (Demonella, 1993), Clueless
(serie tv/tv series, ep. 2, 1996).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
george miller
MAD MAX
Australia, 1979, 35mm, 88’, col.
regia/director
George Miller
soggetto/story
George Miller,
Byron Kennedy
sceneggiatura/screenplay
George Miller,
James McCausland
fotografia/cinematography
David Eggby
montaggio/film editing
Cliff Hayes, Tony Paterson
costumi/costume design
Clare Griffin
musica/music
Brian May
interpreti e personaggi/
cast and characters
Mel Gibson (Max), Joanne
Samuel (Jessie), Steve
Bisley (Jim Goose), Tim
Burns (Johnny the Boy),
Roger Ward (Fifi),
David Bracks (Mudguts)
produttore/producer
Bill Miller
produzione/production
Kennedy Miller Productions,
Crossroads,
Mad Max Films
INTERCEPTOR
In un futuro prossimo, le strade sono invase da bande di criminali
psicopatici che uccidono, devastano e combattono contro i pochi
poliziotti di una squadra speciale. Uno di questi è Max, moglie
e figlio piccolo, in cerca di pace. Nasce Mad Max, interpretato
da Mel Gibson e inventato dall’esordiente George Miller:
duecentomila dollari di costo, circa cento milioni di dollari d’incasso,
una saga sempre attuale. L’Interceptor del titolo italiano è l’auto
speciale usata da Max, costruita su una Ford Falcon XB GT.
andrej tarkovskij
STALKER
SOMMARIO
Urss/USSR, 1980, 35mm, 163’, col.
regia/director
Andrej Tarkovskij
soggetto/story
dal romanzo Picnic sul ciglio
della strada di/from the novel
Roadside Picnic by Arkadij
Strugackij, Boris Strugackij
sceneggiatura/screenplay
Arkadij Strugackij, Boris
Strugackij, Andrej Tarkovskij
fotografia/cinematography
Aleksandr Kniazhinskij
montaggio/film editing
Lijudmila Feyginova
musica/music
Eduard Artemev
interpreti e personaggi/
cast and characters
Alisa Freijndlikh (Zhena
Stalkera), Aleksandr
Kaydanovskij (stalker),
Anatolj Solonitsijn (Pisatel),
Nikolaij Grinko
(il professore/professor)
produzione/production
Mosfilm
217
STALKER
Per cause ignote, forse la caduta di meteoriti, in certe aree del
pianeta le leggi fisiche sono sconvolte: sono le «Zone», proibite
e isolate da cordoni di sicurezza. Uno scrittore e un professore
decidono di entrare nella Zona, guidati da uno «stalker», una guida
illegale, alla ricerca della stanza nella quale pare si esaudiscano tutti
i desideri. Tarkovskij affronta la SF distopica e filosofica, ispirandosi
a Picnic sul ciglio della strada dei fratelli Strugackij e costruisce un
universo labirintico e avvolgente.
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MAD MAX
In the near future, Australia’s streets are
invaded by gangs of psychopathic criminals
who kill, destroy, and fight the few
policemen of a special squad. One of these
is Max, who has a wife and small son and
is in search of illusive peace. Mad Max,
played by Mel Gibson and invented by
newcomer George Miller: it cost two
hundred thousand dollars to make, it
brought in about one hundred million
dollars, and the saga is still up-to-date.
The “Interceptor” in the Italian title is the
special car Max drives, a modified Ford
Falcon XB GT.
filmografia essenziale/
essential filmography
Mad Max (Interceptor, 1979), Mad Max 2
(Interceptor - Il guerriero della strada,
1981), Twilight Zone: The Movie (Ai
confini della realtà, ep. 4, 1983), The Last
Bastion (serie tv/tv series, 1984), Mad
Max Beyond Thunderdome (Mad Max Oltre la sfera del tuono, 1985), The
Witches of Eastwick (Le streghe di
Eastwick, 1987), Lorenzo’s Oil (L’olio di
Lorenzo, 1992), 40,000 Years of Dreaming
(doc., 1997), Babe: Pig in the City (Babe
va in città, 1998), Happy Feet (id., 2006),
Happy Feet 2 (id., 2011), Mad Max: Fury
Road (id., 2015).
STALKER
For unknown reasons, perhaps caused by
a meteorite fall, the laws of physics have
been disrupted in certain parts of the
planet. Called the “Zones,” these areas
are prohibited and cordoned off. A writer
and a professor decide to enter a Zone,
led by a “stalker,” an illegal guide, in
search of the room where it seems wishes
come true. Tarkovsky takes on dystopic
and philosophical sci-fi, basing his film
on the story Roadside Picnic by the
Strugatsky brothers to construct a
labyrinthine and captivating universe.
filmografia/filmography
Ubijtsy (Gli uccisori, coregia/codirector
Alexander Gordon, Marika Beiku,
cm, 1958), Segodnja uvolnenija ne
budet (Non cadranno foglie stasera,
coregia/codirector Alexander Gordon,
cm, 1959), Katok i Skripka (Il rullo
compressore e il violino, cm, 1960),
Ivanovo detstvo (L’infanzia di Ivan,
1962), Andrej Rublëv (id., 1966), Soljaris
(Solaris, 1972), Zerkalo (Lo specchio,
1975), Stalker (id., 1979), Tempo di
viaggio (coregia/codirector Tonino
Guerra, 1983), Nostalghia (id., 1983),
Offret (Sacrificio, 1986).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
ridley scott
BLADE RUNNER
Usa-Hong Kong-Regno Unito/
USA-Hong Kong-UK, 1982, 35mm, 117’, col.
regia/director
Ridley Scott
soggetto/story
dal romanzo Il cacciatore di
androidi di/from the novel
Do Androids Dream of
Electric Sheep?
by Philip K. Dick
sceneggiatura/screenplay
Hampton Fancher,
David Webb Peoples
fotografia/cinematography
Jordan Cronenweth
montaggio/film editing
Marsha Nakashima,
Terry Rawlings
musica/music
Vangelis
interpreti e personaggi/
cast and characters
Harrison Ford (Rick
Deckard), Rutger Hauer
(Roy Batty), Sean Young
(Rachael), Daryl Hannah
(Pris), Edward James
Olmos (Gaff)
produzione/production
The Ladd Company, Shaw
Brothers, Warner Bros.,
Blade Runner Partnership
BLADE RUNNER
Piove sempre nella Los Angeles del 2019 e nelle strade si
ammassano razze, lingue, cibi, uomini e replicanti. Ispirato
a Il cacciatore di androidi di Dick, il film che ha cambiato la faccia
della SF, una ragnatela noir nella quale umani e non umani
si dibattono ugualmente disperati. Preveggente, malinconico
e pessimista, una combinazione perfetta di elementi: il tema
di Vangelis, gli effetti di Trumbull, lo scontro tra i titani sconfitti
Harrison Ford e Rutger Hauer. Nelle due versioni: l’originale,
con la struggente voce off, e il director’s cut, con finale più cupo.
terry gilliam
BRAZIL
SOMMARIO
Regno Unito/UK, 1985, 35mm, 132’, col.
regia/director
Terry Gilliam
sceneggiatura/screenplay
Terry Gilliam, Tom
Stoppard, Charles McKeown
fotografia/cinematography
Roger Pratt
montaggio/film editing
Julian Doyle
scenografia/
production design
Norman Garwood
musica/music
Michael Kamen
interpreti e personaggi/
cast and characters
Jonathan Pryce (Sam
Lowry), Robert De Niro
(Harry Tuttle), Katherine
Helmond (Mrs Ida Lowry),
Ian Holm (Mr Kurtzmann),
Bob Hoskins (Spoor),
Michael Palin (Jack Lint),
Ian Richardson
(Mr Warrenn)
produttore/producer
Arnon Milchan
produzione/production
Embassy International
Pictures
218
BRAZIL
In un futuro orwelliano (anche se il film non è esplicitamente tratto da
1984), un mite impiegato che lavora per il Ministero dell’Informazione
incontra la ragazza che da tempo vede nei suoi sogni. Potrebbe essere
un angelo o una terrorista, ma a Sam non importa. Schiacciata da
scenografie barocche e labirintiche, immersa nell’incubo paranoico del
controllo e della mostruosità consumistica, una delle rappresentazioni
più visionarie del nostro futuro, dove lo humor surreale dei Python e
dei disegni di Gilliam s’intreccia con una malinconia disperata.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
BLADE RUNNER
It rains all the time in Los Angeles in 2019
and the teeming streets are filled with
races, languages, food, humans and
replicants. Inspired by Do Androids
Dream of Electric Sheep? by Dick, the
movie that changed the face of sci-fi is
a noir web in which equally desperate
humans and non-humans struggle.
Architecturally prescient, melancholy and
pessimistic, it is a perfect combination of
elements: Vangelis’ soundtrack, Trumbull’s
effects, the clash between the defeated
titans Harrison Ford and Rutger Hauer.
In two versions: the original one, with the
heart-wrenching voice off, and the
director’s cut, with the darker finale.
filmografia essenziale/
essential filmography
The Duellists (I duellanti, 1977), Alien (id.,
1979), Black Rain (Black Rain - Pioggia
sporca, 1989), Thelma & Louise (id., 1991),
Gladiator (Il gladiatore, 2000), Hannibal
(id., 2001), Matchstick Men (Il genio della
truffa, 2001), Kingdom of Heaven (Le
crociate, 2005), A Good Year (Un’ottima
annata), American Gangster (id., 2007),
Prometheus (id., 2012), The Counselor
(The Counselor - Il procuratore, 2013),
Exodus: Gods and Kings (Exodus - Dei e re,
2014), The Martian (Sopravvissuto, 2015).
BRAZIL
In a very Orwellian future (even if the film
isn’t explicitly based on 1984), a mildmannered employee who works for the
police-like Ministry of Information really
does meet the girl he has been dreaming
about for a while. She could be an angel
or a terrorist, but Sam doesn’t care.
Crushed by baroque and labyrinthine sets,
submerged in the paranoid nightmare of
control and consumeristic monstrosity, one
of the most deeply visionary representations
of our future, where the surreal humor of
Monty Python and Gilliam’s drawings
interweave with a desperate sadness.
filmografia essenziale/
essential filmography
Jabberwocky (id., 1977), Time Bandits
(I banditi del tempo, 1981), The Adventures
of Baron Munchausen (Le avventure del
Barone di Munchausen, 1988), The Fisher
King (La leggenda del re pescatore, 1991),
12 Monkeys (L’esercito delle 12 scimmie,
1995), Fear and Loathing in Las Vegas
(Paura e delirio a Las Vegas, 1998),
Tideland (Tideland - Il mondo capovolto,
2005), The Imaginarium of Doctor
Parnassus (Parnassus - L’uomo che voleva
ingannare il diavolo, 2009), The Zero
Theorem (id., 2013).
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geoff murphy
THE QUIET EARTH
Nuova Zelanda/New Zeland, 1985, 35mm, 91’, col.
regia/director
Geoff Murphy
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel of the same
title by Craig Harrison
sceneggiatura/screenplay
Bill Baer, Bruno Lawrence,
Sam Pillsbury
fotografia/cinematography
James Bartle
montaggio/film editing
Michael Horton
musica/music
John Charles
interpreti e personaggi/
cast and characters
Bruno Lawrence
(Zac Hobson), Alison
Routledge (Joanne),
Pete Smith (Api), Norman
Fletcher (Perrin), Tom Hyde
(lo scienziato/scientist)
produttori/producers
Sam Pillsbury,
Don Reynolds
produzione/production
Cinepro, Mr Yellowbeard
Productions Limited
& Company
LA TERRA SILENZIOSA
Zac, uno scienziato neozelandese, si sveglia una mattina e scopre
di essere rimasto solo sulla Terra, a causa di un esperimento nel
quale lui stesso era coinvolto. Scivola verso la pazzia, poi tenta di
tornare a una vita normale e incontra altri due sopravvissuti: una
ragazza e un maori. Diretto dall’autore di Utu, cult anni Ottanta
ispirato a un romanzo di Craig Harrison e a The World, the Flesh and
the Devil, del quale riprende il tema antirazzista. Le riprese delle città
e delle campagne deserte e l’interpretazione di Bruno Lawrence
tolgono il fiato.
katsuhiro ôtomo
AKIRA
SOMMARIO
Giappone/Japan, 1988, 35mm, 124’, col., anim.
regia/director
Katsuhiro Ôtomo
soggetto/story
Katsuhiro Ôtomo, dal suo
manga omonimo/from his
manga of the same title
sceneggiatura/screenplay
Katsuhiro Ôtomo,
Izô Hashimoto
fotografia/cinematography
Katsuji Misawa
montaggio/film editing
Takeshi Seyama
scenografia/
production design
Kazuo Ebisawa,
Yuji Ikehata, Koji Ono
musica/music
Shôji Yamashiro
voci/voices
Mitsuo Iwata (Kaneda),
Nozomu Sasaki (Tetsuo),
Mami Koyama (Kei),
Tesshô Genda (Ryu)
produttori/producers
Shunzo Kato, Ryôhei Suzuki
produzione/production
Tms Entertainment
219
AKIRA
Dopo la terza guerra mondiale, nel 2019, la metropoli di Neo-Tokyo
è territorio di violenti scontri tra bande di motociclisti e tra polizia
e civili. Scritto e diretto da Katsuhiro Ôtomo sulla base del suo
manga omonimo, e frutto della collaborazione tra dieci compagnie
di produzione giapponesi, è il film che ha reso popolari le anime
in Occidente. Strabordante, affascinante e sontuoso, un cult al
cui remake live pare stia lavorando Christopher Nolan.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
THE QUIET EARTH
Zac, a New Zealand scientist, wakes up
one morning and discovers he is the only
person left on Earth because of an
experiment he participated in. He slips
toward madness, then tries to return to a
normal life and meets two other survivors:
a girl and a Maori. Directed by the director
of Utu, a 1980s cult movie based on a
novel by Craig Harrison, and The World,
the Flesh and the Devil, whose anti-racist
theme it mirrors. The shots
of the cities and the deserted fields and
Bruno Lawrence’s performance are
breathtaking.
filmografia essenziale/
essential filmography
Wild Man (1977), Dagg Day Afternoon
(cm, 1977), Goodbye Pork Pie (1981), Utu
(Il massacro dei Maori, 1983), Never Say
Die (1988), Red King, White Knight
(1989), Young Guns II (Young Guns II - La
leggenda di Billy the Kid, 1990), Freejack
(Freejack - In fuga dal futuro, 1992), Blind
Side (Oltre il ricatto, tv, 1993), Under Siege
2: Dark Territory (Trappola sulle montagne
rocciose, 1995), Fortress 2 (La fortezza Segregati nello spazio, 1999), Race Against
Time (Corsa contro il tempo, tv, 2000),
Blerta Revisited (doc., 2001), Spooked
(2004), Utu Redux (2013).
AKIRA
After World War Three, in 2019, the
metropolis Neo-Tokyo is the scene of
violent clashes between motorcycle gangs,
and between police and civilians. Written
and directed by Katsuhiro Ôtomo and
based on his homonymous manga, ten
Japanese production companies
collaborated on the film, which
popularized anime in the West.
Overwhelming, fascinating and
sumptuous, Christopher Nolan is said
to be working on a live remake of this
cult movie.
filmografia/filmography
Jiyû o warera ni (Give Me a Gun Give
Me Freedom, 1982), Robotto kânibaru
(Robot Carnival, 2 ep., video, 1987),
Meikyû monogatari (Manie-Manie I racconti del labirinto, ep. Kôji chûshi
meirei, Interrompete i lavori, 1987),
Akira (id., 1988), Wârudo apâtomento
horâ (World Apartment Horror, 1991),
Memories (ep. Cannon Fodder, mm,
1995), Gondora (cm, 1998), Steamboy
(id., 2004), Mushishi (Bugmaster,
2006), Hi no yôjin (Combustible,
cm, 2012), Short Peace (2013).
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
kathryn bigelow
STRANGE DAYS
Usa, 1995, 35mm, 145’, col.
regia/director
Kathryn Bigelow
soggetto/story
James Cameron
sceneggiatura/screenplay
James Cameron, Jay Cocks
fotografia/cinematography
Matthew F. Leonetti
montaggio/film editing
Howard E. Smith,
James Cameron
musica/music
Graeme Revell
interpreti e personaggi/
cast and characters
Ralph Fiennes (Lenny
Nero), Angela Bassett
(Lornette «Mace» Mason),
Juliette Lewis (Faith Justin),
Tom Sizemore (Max
Peltier), Michael Wincott
(Philo Gant), Vincent
D’Onofrio (Burton Steckler)
produttori/producers
James Cameron,
Steven-Charles Jaffe
produzione/production
Lightstorm Entertainment
STRANGE DAYS
Ultimi due giorni del 1999: in una Los Angeles caotica e violenta,
i potenti circolano nelle limousine corazzate e le bande governano
la città. La moda del momento è lo Squid, un trasmettitore cerebrale
che fa vivere esperienze di altri. Meglio se violente. Anche l’ex
poliziotto Lenny Nero lo usa, soprattutto per tornare ai giorni in cui
era felice, ma incappa in un dischetto pericoloso. Sulla sceneggiatura
di James Cameron, Kathryn Bigelow dà la forma di noir distopico a
un’inquietante riflessione sul voyeurismo e la realtà virtuale.
david cronenberg
CRASH
SOMMARIO
Canada-Regno Unito/Canada-UK, 1996, 35mm, 100’, col.
regia, sceneggiatura,
produttore/director,
screenplay, producer
David Cronenberg
soggetto/story
dall’omonimo romanzo di/
from the novel of the same
title by J.G. Ballard
fotografia/cinematography
Peter Suschitzky
montaggio/film editing
Ronald Sanders
musica/music
Howard Shore
interpreti e personaggi/
cast and characters
James Spader (James
Ballard), Holly Hunter
(Helen Remington),
Elias Koteas (Vaughan),
Deborah Kara Unger
(Catherine Ballard),
Rosanna Arquette
(Gabrielle)
produzione/production
Alliance Communications
Corporation,
The Movie Network,
Recorded Picture Company,
Téléfilm Canada
220
CRASH
Dopo un grave incidente, un regista pubblicitario comincia a collegare
il piacere sessuale con il pericolo e le mutilazioni legate all’automobile,
incontra altre vittime di incidenti e feticisti. Cronenberg, cantore della
contaminazione tra macchine e corpi, realizza uno dei rari adattamenti
cinematografici delle inquietanti distorsioni del maestro del «futuro
contemporaneo», J.G. Ballard, osservatore di un presente invaso da
beni di consumo e da proiezioni inanimate di libido e desideri. Ritratto
sinuoso e lucido di un mondo avviato all’autodistruzione.
C O S E C H E V E R R A N N O . L A T E R R A V I S TA D A L C I N E M A
STRANGE DAYS
The final two days of 1999: in a chaotic
and violent Los Angeles, the powerful drive
around in armored limousines and gangs
rule the city. The fad of the moment is the
Squid, a brain transmitter which lets the
wearer live the experiences of others. The
more violent the better. Even the former
policeman Lenny Nero uses it, above all to
return to the days when he was happy, but
he comes upon a dangerous disc. Scripted
by James Cameron, Kathryn Bigelow gives
the shape of a dystopic noir to a disturbing
reflection on voyeurism and virtual reality.
filmografia/filmography
The Set-Up (cm, 1978), The Loveless
(id., 1981), Near Dark (Il buio si avvicina,
1987), Blue Steel (Blue Steel - Bersaglio
mortale, 1989), New Order: Touched by
the Hand of God (videoclip, 1989), Point
Break (Point Break - Punto di rottura,
1991), Wild Palms (serie tv/tv series, 1 ep.,
1993), Strange Days (id., 1995), Homicide,
Life on the Street (serie tv/tv series, 3 ep.,
1998-1999), The Weight of Water (Il
mistero dell’acqua, 2000), K-19 (id.,
2002), Karen Sisco (serie tv/tv series, 1
ep., 2004), Mission Zero (cm, 2007),
The Hurt Locker (id., 2008), The
Miraculous Year (tv, 2011), Zero Dark
Thirty (id., 2012), Last Days (cm, 2014).
CRASH
After a serious accident, an ad filmmaker
begins to associate sexual pleasure with
car-related danger and mutilations and he
encounters other victims of accidents and
fetishists. Cronenberg, a poet of the
contamination between machines and
mutant bodies, makes one of the few film
adaptations of the disturbing distortions of
the maestro of the “contemporary future,”
J.G. Ballard, a clear-eyed observer of a
present invaded by consumer goods and
inanimate projections of the libido and
desires. The result is a sinuous and lucid
portrait of a world set on self-destruction.
filmografia essenziale/
essential filmography
Shivers (Il demone sotto la pelle, 1975),
Rabid (Rabid - Sete di sangue, 1977),
The Brood (Brood, covata malefica, 1979),
Scanners (id., 1981), Videodrome (id.,
1983), The Dead Zone (La zona morta,
1983), The Fly (La mosca, 1986), Dead
Ringers (Inseparabili, 1988), The Naked
Lunch (Il pasto nudo, 1991), M. Butterfly
(id., 1993), Crash (id., 1996), eXistenZ
(id., 1999), Spider (id., 2002), A History
of Violence (id., 2005), Eastern Promises
(La promessa dell’assassino, 2007), A
Dangerous Method (id., 2011), Cosmopolis
(id., 2012), Maps to the Stars (id., 2014).
INDICI/INDEX
SOMMARIO
Indice dei film/
Index to films
222
Indice dei registi/
Index to directors
225
Indice dei film per nazione/
Index to films by countries
228
Indice dei film/
Index to films
A
Abdul & Hamza, 116
L’Accademia delle Muse, 136
Akira, 219
Alphaville, une étrange aventure de
Lemmy Caution, 210
Anapeson, 150
Antonia., 28
Aqui, em Lisboa, 164
A sud di Pavese, 127
Augusto Tretti: un ritratto, 112
B
Balikbayan #1 - Memories of
Overdevelopment Redux III, 165
Bambini nel tempo, 29
Bella e perduta, 30
La belle et la bête, 84
Bla cinima, 137
Blade Runner, 218
Bølgen - The Wave, 92
Borsalino City, 31
Brazil, 218
Brooklyn, 32
Burnt, 33
C
Chantal Akerman
par Chantal Akerman, 148
Choques, 180
Citizen Kane, 72
A Clockwork Orange, 215
Colpa di comunismo, 2
Coma, 3
Comfort Zone, 151
Comoara - Treasure, 34
Coup de chaud, 4
Crash, 220
Cutaways, 181
D
The Day of the Triffids, 208
The Day the Earth Caught Fire, 208
Dead Slow Ahead, 117
Death Race 2000, 216
La decima vittima, 210
La dernière image, 152
222
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
The Devil’s Candy, 93
A Distant Episode, 138
Distant Voices, Still Lives, 21
La dolce casa, 153
Le dossier de Mari S., 154
The Dressmaker, 35
Dr Strangelove, 209
Dream Land, 166
Dust - La vita che vorrei, 188
Dustur, 128
E
The Ecstasy of Wilko Johnson, 82
Eklipsi Anofelou Fotos - Eclipse
of the Useless Light, 139
Eva Nová, 192
Evolution, 94
F
Fahrenheit 451, 212
Faire la parole, 167
February, 95
La felicità è un sistema complesso, 36
The Final Girls, 96
Fi rassi Rond-point, 118
Flotel Europa, 140
Il foglio, 155
The Forbidden Room, 97
La France est notre patrie, 145
G
La gente resta, 129
Gipsofila, 119
The Girl in the Photographs, 98
Giulietta degli spiriti, 37
God Bless the Child, 5
Guldkysten - Gold Coast, 38
H
The Hallow, 99
Hamlet, 68
Hellions, 100
Hello, My Name Is Doris, 39
Heterophobia, 168
High-Rise, 40
Hoeng gong saam bou kuk Hong Kong Trilogy: Preschooled
Preoccupied Preposterous, 41
The Host, 120
I
Idealisten - The Idealist, 6
In fabbrica, 76
Interruption, 193
Iona, 42
Irrawaddy mon amour, 130
It Happened Here, 211
J
JDP/JLG 1963-2012, 142
Je suis le peuple, 141
John From, 7
Just Jim, 43
K
K, 77
Keeper, 8
Kilo Two Bravo, 101
Konec srpna v Hotelu Ozon - The End
of August at the Hotel Ozone, 212
L
Lace Crater, 102
The Lady in the Van, 44
Lamb, 45
Lamerica, 131
Lampedusa, 156
La legge della tromba, 110
Les loups, 9
Lettre d’un cinéaste, 147
Lin Wen at East Lake, 121
London Road, 46
Lo scambio, 13
Love & Peace, 103
Luce mia, 47
M
Mad Max, 217
La magia bianca di Ezio Gribaudo, 188
A Matter of Life and Death, 83
Me and Earl and the Dying Girl, 48
Méditerranée, 143
Mia madre fa l’attrice, 10
As Mil e uma Noites - Volume 1, o
223
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
Inquieto, 49
As Mil e uma Noites - Volume 2,
o Desolado, 50
As Mil e uma Noites - Volume 3,
o Encantado, 51
Miss Cinema - Archivio Mossina, 146
Moonwalkers, 104
Morituri, 69
A Morning Light, 169
Mountain, 194
Mr Arkadin, 73
N
Nacimiento, 170
Nasty Baby, 52
Neuf cordes, 157
Neve rosso sangue, 190
Nie Yinniang - The Assassin, 53
The Nightmare, 105
Ni le ciel ni la terre - The Wakhan Front, 195
Nosotras. Ellas, 171
Nuove terre
(Cascina Carlo Alberto;
Orto dei ragazzi;
Tenuta della mistica), 75
O
Oggi insieme domani anche, 54
Oil City Confidential, 87
Où est la guerre, 122
P
La patota - Paulina, 11
Un petit morceau de bois, 123
Phantom Boy, 55
Planet of the Apes, 213
Pod electricheskimi
oblakami - Under Electric Clouds, 56
Pompei Eternal Emotion, 172
Il potere, 111
Prima che la vita cambi noi, 57
Privilege, 213
Des provinces lointaines, 173
Pulheim Jam Session, 182
Q
The Quiet Earth, 219
R
Rabo de peixe, 124
I racconti dell’orso, 12
Rak ti khon kaen - Cemetery of
Splendour, 174
Real Oni Gokko - TAG, 106
Recollection, 125
La résistance de l’air, 58
Rino - La mia ascia di guerra, 132
Rite of Passage, 158
Ritorno a Spoon River, 59
Rodinný Film - Family Film, 196
S
Sayat Nova - Il colore del melograno, 85
Scherzo, 159
Il seme dell’uomo, 214
Servitudes - Film 7, 183
Sexxx, 70
Shinjuku Suwan, 107
Show All This to the World, 144
Det sjunde inseglet - Il settimo sigillo, 86
A Simple Goodbye, 14
Una società di servizi, 175
Il Solengo, 133
Sophelikoptern - The Garbage
Helicopter, 197
Sopladora de hojas, 15
Soylent Green, 215
Stage Door, 71
Stalker, 217
Stand By for Tape Back-Up, 176
Stinking Heaven, 60
Strange Days, 220
Il successore, 134
Suffragette, 61
Sunset Song, 20
Il suo nome, 160
Symptoma - Symptom, 177
T
Tangerine, 62
Tehran-Geles, 184
Te prometo anarquía, 63
Terrore nello spazio, 64
Things to Come, 206
Tikkun, 198
The Time Machine, 207
Together, 78
Touch of Evil, 74
Tragica alba a Dongo, 65
Tram Stories, 189
224
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
U
L’ultimo balcone, 189
L’ultimo uomo della terra, 209
Underground Fragrance, 199
Uns Geht es Gut - We Are Fine, 108
Untitled (Human Mask), 185
V
A Vida É Estranha, 178
Vincenzo da Crosia, 135
W
The Waiting Room, 16
The War Game, 211
The War of the Worlds, 206
West and Soda, 66
Westworld, 216
Wild in the Streets, 214
The World, the Flesh and the Devil, 207
Y
Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67
Z
Zaplyv - Swimmers, 126
Indice dei registi/
Index to directors
A
Gabriel Abrantes, 164
Hany Abu-Assad, 67
Chantal Akerman, 147-148
Kamal Aljafari, 125
Sophia Al-Maria, 180
Olmo Amato, 12
Lamine Ammar-Khodja, 137
Goyo Anchou, 168
Ugo Arsac, 157
Rodney Ascher, 105
Harrison Atkins, 102
D
Daniel Daquino, 190
Terence Davies, 20-21
Andrea Deaglio, 144
Antonietta De Lillo, 54
Théo Deliyannis, 139
Freddy Denaës, 142
Daniel Dencik, 38
Sophie Deraspe, 9
Francesco Dongiovanni, 150
Christopher Doyle, 41
Igor Drljača, 16
B
Sean Baker, 62
Leone Balduzzi, 189
Mario Balsamo, 10
Antoine Bardou-Jacquet, 104
Paul Bartel, 216
Mario Bava, 64
Matteo Bellizzi, 127
Silvia Bellotti, 155
Ingmar Bergman, 86
Kathryn Bigelow, 220
Mossa Bildner, 178
Johanna Billing, 182
Kevin Brownlow, 211
Sean Byrne, 93
E
Mattia Epifani, 134
C
William Cameron Menzies, 206
Stefano Canapa, 173
Philip Cartelli, 156
Steve Chen, 166
Mariangela Ciccarello, 156
Ferdinando Cito Filomarino, 28
Ian Clark, 169
Jean Cocteau, 84
Francesca Comencini, 75-76
Francesco Conversano, 59
Clément Cogitore, 195
Vincenzo Core, 159
Pappi Corsicato, 172
Denis Côté, 164
Michael Crichton, 216
David Cronenberg, 220
John Crowley, 32
Vittorio Crucillà, 65
Salvo Cuccia, 13
225
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
F
Roberto Faenza, 29
Elisabetta Falanga, 153
Gabriele Falsetta, 188
Sara Fattahi, 3
Jean-Loup Felicioli, 55
Federico Fellini, 37
Hassen Ferhani, 118
Davide Ferrario, 70
Marco Ferreri, 214
Luca Ferri, 175
Richard Fleischer, 215
Angelos Frantzis, 177
G
Alain Gagnol, 55
Stefano Galli, 131
Sarah Gavron, 61
Aleksej German Jr., 56
Terry Gilliam, 218
Jean-Luc Godard, 210
Miguel Gomes, 49-51
Alfonso Gomez-Rejon, 48
Scott Graham, 42
Marko Grba Singh, 116
Eugène Green, 167
Nene Grignaffini, 59
Nicola Grignani, 130
Fred Grivois, 58
José Luis Guerín, 136
Val Guest, 208
H
Lucile Hadžihalilović, 94
Carmit Harash, 122
Corin Hardy, 99
Byron Haskin, 206
Mauro Herce, 117
Julio Hernández Cordón, 63
Hou Hsiao-Hsien, 53
Pierre Huyghe, 185
Nicholas Hytner, 44
I
Alejandro Iglesias, 15
Raphaël Jacoulot, 4
Evan Johnson, 97
Jesper Just, 183
K
Paul Katis, 101
Yaelle Kayam, 193
Stanley Kubrick 209, 215
Agnieszka Kurant, 181
L
Gregory La Cava, 71
Margarida Leitão, 119
Nuno Leonel, 124
Luo Li, 121
Catherine Libert, 173
Pedro Lino, 160
Marie Losier, 164
M
Filippo Macelloni, 29
Robert Machoian, 5
Guy Maddin, 97
Pietro Marcello, 30
Lorenza Mazzetti, 77-78
Enrico Mazzi, 175
Bruce McDonald, 100
Renald McDougall, 207
Martín Mejía Rugeles, 170
Pierre Michelon, 123
George Miller, 217
Santiago Mitre, 11
Andrew Mollo, 211
Fabio Mollo, 135
Olivia Molnar, 154
Jocelyn Moorhouse, 35
Geoff Murphy, 219
226
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
N
Arash Nassiri, 184
João Nicolau, 7
Rufus Norris, 46
O
Rodrigo Ojeda-Beck, 5
Olmo Omerzu, 196
Katshuiro Ôtomo, 219
P
George Pal, 207
Rithy Panh, 145
Sergej Paradžanov, 85
Ross Partridge, 45
Kristina Paustian, 126
Pengfei, 199
Miranda Pennell, 120
Osgood Perkins, 95
Julia Pesce, 171
Felice Pesoli, 57
Elio Petri, 210
Joaquim Pinto, 124
Jean-Daniel Pollet, 143
Corneliu Porumboiu, 34
Michael Powell, 83
Emeric Pressburger, 83
R
Ubaldo Ragona, 209
Alessio Rigo de Righi, 133
Ben Rivers, 138
Craig Roberts, 43
Glauber Rocha, 178
Christina Rosendahl, 6
Anna Roussillon, 141
S
Marco Santarelli, 128
Perla Sardella, 151
Fabio Scacchioli, 159
Franklin J. Schaffner, 213
Jan Schmidt, 212
Ridley Scott, 218
Daniele Segre, 69
Steve Sekely, 208
Jonas Selberg Augustsén, 197
Guillaume Senez, 8
Samuele Sestieri, 12
Elisabetta Sgarbi, 2
Barry Shear, 214
Michael Showalter, 39
Marko Škop, 192
Sebastián Silva, 52
Nathan Silver, 60
Nick Simon, 98
Avishai Sivan, 198
Sion Sono, 103, 106-107
Dominga Sotomayor, 164
Giulio Squillacciotti, 152
Henri Steinmetz, 108
Todd Strauss-Schulson, 96
Ross Sutherland, 176
T
Kidlat Tahimik, 165
Andrej Tarkovskij, 217
Gaël Teicher, 142
Julien Temple, 82, 87
Valeria Testagrossa, 130
Maria Tilli, 129
Vladimir Tomić, 140
Augusto Tretti, 110-111
François Truffaut, 212
Lyndsey Turner, 68
U
Roar Uthaug, 92
V
Lucio Viglierchio, 47
Enrica Viola, 31
W
Peter Watkins, 211, 213
Apichatpong Weerasethakul, 174
Orson Welles, 72-74
John Wells, 33
Ben Wheatley, 40
Y
Degena Yun, 14
Z
Maurizio Zaccaro, 112
Andrea Zambelli, 130, 132
Alessia Zampieri, 158
Gianni Zanasi, 36
Yorgos Zois, 194
Matteo Zoppis, 133
227
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
Indice dei film per nazione/
Index to films by countries
Algeria
Bla cinima, 137
Fi rassi Rond-point, 118
Li Wen at East Lake, 121
Nie Yinniang - The Assassin, 53
Underground Fragrance, 199
Argentina
Heterophobia, 168
Nosotras. Ellas, 171
La patota - Paulina, 11
Colombia
Nacimiento, 170
Australia
The Dressmaker, 35
Mad Max, 217
Belgio/Belgium
Le dossier de Mari S., 154
Keeper, 8
Ni le ciel ni la terre - The Wakhan
Front, 195
Phantom Boy, 55
La résistance de l’air, 58
Rite of Passage, 158
Brasile/Brazil
A Vida É Estranha, 178
La patota - Paulina, 11
Cambogia/Cambodia
Dream Land, 166
La France est notre patrie, 145
Canada
Brooklyn, 32
Crash, 220
February, 95
The Forbidden Room, 97
Hellions, 100
Li Wen Man You Dong Hu - Li Wen at
East Lake, 121
Les loups, 9
The Waiting Room, 16
Cecoslovacchia/Czechoslovakia
Konec srpna v Hotelu Ozon - The End
of August at the Hotel Ozone, 212
Cina/China
A Simple Goodbye, 14
228
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
Croazia/Croatia
Interruption, 193
The Waiting Room, 16
Danimarca/Denmark
Flotel Europa, 140
Guldkysten - Gold Coast, 38
Idealisten - The Idealist, 6
Mountain, 194
Servitudes - Film 7, 183
Emirati Arabi Uniti/United Arab Emirates
Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67
Filippine/Philippines
Balikbayan #1 - Memories of
Overdevelopment Redux III, 165
Francia/France
Alphaville, une étrange aventure
de Lemmy Caution, 210
As Mil e uma Noites - Volume 1,
o Inquieto, 49
As Mil e uma Noites - Volume 2,
o Desolado, 50
As Mil e uma Noites - Volume 3,
o Encantado, 51
La belle et la bête, 84
Chantal Akerman par Chantal
Akerman, 148
Comoara - Treasure, 34
Coup de chaud, 4
Dead Slow Ahead, 117
La decima vittima, 210
Des provinces lointaines, 173
Le dossier de Mari S., 154
Evolution, 94
Faire la parole, 167
Fi rassi Rond-point, 118
La France est notre patrie, 145
Giulietta degli spiriti, 37
JDP/JLG 1963-2012, 142
Je suis le peuple, 141
Keeper, 8
Interruption, 193
Lettre d’un cinéaste, 147
Les loups, 9
Méditerranée, 143
Moonwalkers, 104
Mr Arkadin, 73
Ni le ciel ni la terre - The Wakhan
Front, 195
La patota - Paulina, 11
Où est la guerre, 122
Rak ti khon kaen - Cemetery of
Splendour, 174
La résistance de l’air, 58
Rodinný film - Family Film, 196
Tehran-Geles, 184
Underground Fragrance, 199
Un petit morceau de bois, 123
Untitled (Human Mask), 185
Germania/Germany
As Mil e uma Noites - Volume 1,
o Inquieto, 49
As Mil e uma Noites - Volume 2,
o Desolado, 50
As Mil e uma Noites - Volume 3,
o Encantado, 51
Dust - La vita che vorrei, 188
Rak ti khon kaen - Cemetery
of Splendour, 174
Recollection, 125
Rodinný film - Family Film, 196
Te prometo anarquía, 63
Uns Geht es Gut - We Are Fine, 108
Zaplyv - Swimmers, 126
Ghana
Guldkysten - Gold Coast, 38
Giappone/Japan
Akira, 219
Love & Peace, 103
Real Oni Gokko - TAG, 106
Shinjuku Suwan, 107
Grecia/Greece
Eklipsi Anofelou Fotos - Eclipse
of the Light, 139
Interruption, 193
Symptoma - Symptom, 177
229
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
Hong Kong
Blade Runner, 218
Hoeng gong saam bou kuk - Hong Kong
Trilogy: Preschooled Preoccupied
Preposterous, 41
Nie Yinniang - The Assassin, 53
Irlanda/Ireland
Brooklyn, 32
Israele/Israel
Mountain, 194
Tikkun, 198
Italia/Italy
A sud di Pavese, 127
Alphaville, une étrange aventure
de Lemmy Caution, 210
Anapeson, 150
Antonia., 28
Augusto Tretti: un ritratto, 112
Bambini nel tempo, 29
Bella e perduta, 30
Borsalino City, 31
Colpa di comunismo, 2
Comfort Zone, 151
La decima vittima, 210
La dernière image, 152
La dolce casa, 153
Dust - La vita che vorrei, 188
Dustur, 128
La felicità è un sistema complesso, 36
Il foglio, 155
La gente resta, 129
Giulietta degli spiriti, 37
In fabbrica, 76
Irrawaddy mon amour, 130
Lampedusa, 156
La legge della tromba, 110
Lo scambio, 13
Luce mia, 47
La magia bianca di Ezio Gribaudo, 188
Mia madre fa l’attrice, 10
Miss Cinema - Archivio Mossina, 146
Morituri, 69
Neuf cordes, 157
Neve rosso sangue, 190
Nuove terre (Cascina Carlo Alberto; Orto
dei ragazzi; Tenuta della mistica), 75
Oggi insieme domani anche, 54
Pompei Eternal Emotion, 172
Il potere, 111
Prima che la vita cambi noi, 57
Des provinces lointaines, 173
I racconti dell’orso, 12
Rino - La mia ascia di guerra, 132
Ritorno a Spoon River, 59
Scherzo, 159
Il seme dell’uomo, 214
Sexxx, 70
Show All This to the World, 144
Il Solengo, 133
Il successore, 134
Il suo nome, 160
Terrore nello spazio, 64
Tragica alba a Dongo, 65
Tram Stories, 189
L’ultimo balcone, 189
L’ultimo uomo della terra, 209
Una società di servizi, 175
Vincenzo da Crosia, 135
West and Soda, 66
Portogallo/Portugal
Aqui, em Lisboa, 164
As Mil e uma Noites - Volume 1,
o Inquieto, 49
As Mil e uma Noites - Volume 2,
o Desolado, 50
As Mil e uma Noites - Volume 3,
o Encantado, 51
John From, 7
Neuf cordes, 157
Gipsofila, 119
Rabo de peixe, 124
Libano/Lebanon
Coma, 3
Regno Unito/UK
Blade Runner, 218
Brazil, 218
Brooklyn, 32
A Clockwork Orange, 215
Crash, 220
The Day of the Triffids, 208
The Day the Earth Caught Fire, 208
A Distant Episode, 138
Distant Voices, Still Lives, 21
Dr Strangelove, 209
The Ecstasy of Wilko Johnson, 82
Fahrenheit 451, 212
The Hallow, 99
Hamlet, 68
High-Rise, 40
The Host, 120
Iona, 42
It Happened Here, 211
Just Jim, 43
K, 77
Kilo Two Bravo, 101
The Lady in the Van, 44
London Road, 46
A Matter of Life and Death, 83
Neuf cordes, 157
Oil City Confidential, 87
Privilege, 213
Pulheim Jam Session, 182
Rak ti khon kaen - Cemetery of
Splendour, 174
Lussemburgo/Luxembourg
Sunset Song, 20
Malesia/Malaysia
Rak ti khon kaen - Cemetery
of Splendour, 174
Messico/Mexico
Sopladora de hojas, 15
Te prometo anarquía, 63
Norvegia/Norway
Bølgen - The Wave, 92
Nuova Zelanda/New Zeland
The Quiet Earth, 219
Olanda/The Netherlands
Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67
Fi rassi Rond-point, 118
Palestina/Palestine
Recollection, 125
Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67
Polonia/Poland
Pod electricheskimi oblakami - Under
Electric Clouds, 56
230
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
Qatar
Choques, 180
Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67
Repubblica Ceca/Czeck Republic
Rodinný film - Family Film, 196
Stand By for Tape Back-Up, 176
Suffragette, 61
Sunset Song, 20
Together, 78
The War Game, 211
Ya Tayr El Tayer - Arab Idol, 67
Ucraina/Ukraina
Pod electricheskimi oblakami - Under
Electric Clouds, 56
Romania
Comoara - Treasure, 34
Ungheria/Hungary
Zaplyv - Swimmers, 126
Russia
Pod electricheskimi oblakami - Under
Electric Clouds, 56
Zaplyv - Swimmers, 126
Urss
Sayat Nova - Il colore del melograno, 85
Stalker, 217
Serbia
Abdul & Hamza, 116
Flotel Europa, 140
Siria/Syria
Coma, 3
Slovacchia/Slovakia
Eva Nová, 192
Rodinný film - Family Film, 196
Slovenia
Rodinný film - Family Film, 196
Spagna/Spain
L’Accademia delle Muse, 136
Dead Slow Ahead, 117
Evolution, 94
Mr Arkadin, 73
Terrore nello spazio, 64
Svezia/Sweden
Sophelikoptern - The Garbage
Helicopter, 197
Det sjunde inseglet - Il settimo sigillo, 86
Svizzera/Switzerland
As Mil e uma Noites - Volume 1,
o Inquieto, 49
As Mil e uma Noites - Volume 2,
o Desolado, 50
As Mil e uma Noites - Volume 3,
o Encantado, 51
Keeper, 8
Mr Arkadin, 73
Thailandia/Thailand
Rak ti khon kaen - Cemetery
of Splendour, 174
231
SOMMARIO
INDICI/
INDEX
Taiwan
Nie Yinniang - The Assassin, 53
Usa
Blade Runner, 218
Burnt, 33
Citizen Kane, 72
A Clockwork Orange, 215
Cutaways, 181
Death Race 2000, 216
The Devil’s Candy, 93
Dr Strangelove, 209
Dream Land, 166
Evolution, 94
February, 95
The Final Girls, 96
The Girl in the Photographs, 98
God Bless the Child, 5
L’ultimo uomo della terra, 209
Lace Crater, 102
Lamb, 45
Lamerica, 131
Lampedusa, 156
Me and Earl and the Dying Girl, 48
A Morning Light, 169
The Nightmare, 105
Nasty Baby, 52
Planet of the Apes, 210
Soylent Green, 215
Stage Door, 71
Stinking Heaven, 60
Strange Days, 220
Tangerine, 62
The Time Machine, 207
Touch of Evil, 74
The War of the Worlds, 206
Westworld, 216
Wild in the Streets, 214
The World, the Flesh and the Devil, 207