Testa - Centro on line Storia e Cultura dell`Industria

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Testa - Centro on line Storia e Cultura dell`Industria
Industrie e imprenditori saviglianesi
Renata Allìo
A Savigliano la presenza importante delle Officine ha incrementato i
servizi di trasporto e ha favorito lo sviluppo di un tessuto industriale, che
si è espresso nel settore della meccanica, soprattutto agricola e automobilistica. Queste attività si sono inserite in un contesto in cui erano già
presenti iniziative nei settori tradizionali: alimentare, tessile, edilizia,
lavorazione del legno. Nel frattempo sono andate declinando fino alla
chiusura le attività manifatturiere più antiche, quelle che erano presenti
nell’Ottocento in quasi tutti i comuni della pianura piemontese e che ora
non esistono più: i mulini, le fornaci e le filande di seta. Seguendo un iter
storico comune a tutte le regioni italiane e legato all’avanzare del processo di industrializzazione, mulini e fornaci hanno cessato l’attività quando
la concorrenza della grande dimensione e della produzione meccanizzata si è fatta insostenibile. Ancora prima la seta è stata soppiantata da fibre
meno belle, ma anche meno costose.
Il mulino, che faceva parte del nucleo fondante di ogni comunità,
rispondeva alla necessità autarchica della macinazione del prodotto
cerealicolo locale, ma spesso serviva anche per battere la canapa o produrre olio di noce. La fornace sfruttava materia prima locale per fabbricare, a mano, i laterizi che servivano all’edilizia locale, ed eventualmente
a quella del circondario. Le filande, di solito attive solo alcuni mesi l’anno, occupavano donne e bambine nella trattura, torcitura e filatura, utilizzando bozzoli acquistati sul mercato locale. L’allevamento del baco era
infatti svolto all’interno delle economie familiari contadine e rappresentava una fonte importante di reddito integrativo del prodotto agricolo.
Spazzate via ormai da decenni queste realtà produttive che caratterizzavano fortemente la vita delle comunità e segnavano l’architettura con la
presenza di ruote, canali e ciminiere, le periferie dei comuni piemontesi
si sono andate popolando di stabilimenti e capannoni, in cui si addensano le nuove attività produttive operanti talvolta nei settori tradizionali e
talvolta anche in iniziative tecnologicamente avanzate.
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Degli stabilimenti serici la comunità saviglianese sembra avere ormai
perso la memoria. Eppure in passato furono importanti: nel 1890, una
statistica ministeriale rilevò a Savigliano la presenza di cinque opifici tra
filande e filatoi (trattura e torcitura della seta), che impiegavano 6.890
fusi e occupavano complessivamente 618 lavoratori, in prevalenza donne 1. All’inizio del Novecento la situazione risultava di poco cambiata.
Nei successivi vent’anni tutti questi opifici scomparvero, tranne la Filanda Musso, detta anche “degli Ebrei” perché costruita su un terreno, in
Borgo Macra, che si voleva adiacente, in passato, a un cimitero ebraico.
Nel 1930, il Setificio Musso, nonostante la crisi ormai avanzata del settore serico, dava ancora lavoro a 250 operaie 2, che si ridussero a un centinaio alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando il setificio produceva circa 1.500 miriagrammi di seta, ottenuti da circa 15.000 miriagrammi di bozzoli freschi. Le difficoltà del settore furono aggravate dalla carenza di materia prima: in quegli anni sulla piazza di Savigliano si
commerciavano circa 4.000 miriagrammi di bozzoli l’anno 3, meno del
30% di quanto necessitava alla filanda a pieno regime. Poiché la produzione del Cuneese era lavorata in loco, si rendeva necessario approvvigionarsi di bozzoli nella zona di Alessandria o in Veneto, con conseguente lievitazione dei costi. La seta filata veniva venduta alle tessiture lombarde oppure all’estero. La filanda Musso attraversò momenti di difficoltà sempre più gravi, operò licenziamenti di massa e riassunzioni temporanee, subì cambi di proprietà, per cessare infine l’attività prima dello
scoppio del secondo conflitto mondiale. Lo stabilimento, dopo alcuni
anni di abbandono, fu demolito per far posto ad immobili di carattere
residenziale.
Sopravvive, invece, il ricordo di due mulini, che cessarono l’attività
nei tardi anni ottanta del Novecento, quando la concorrenza della grande macinazione industriale si fece insostenibile e condusse alla chiusura,
in tutta Italia, degli impianti storici di molitura. Come le filande, anche i
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1
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (d’ora innanzi MAIC), Annali di
Statistica, Statistica Industriale, Fasc. XXI: Notizie sulle condizioni industriali della Provincia
di Cuneo, Roma, 1890, p. 63.
2
Guida della Provincia di Cuneo edita a cura del Consiglio provinciale dell’Economia,
Cuneo, 1930. L’anno successivo, il Censimento generale della popolazione redatto dall’Istituto
Centrale di Statistica (Roma, 1931) indicò 207 addetti all’industria tessile in Savigliano.
3
Nel 1910, 1911 e 1912 sul mercato di Savigliano erano stati trattati rispettivamente
9.933, 6.695 e 8.775 miriagrammi di bozzoli (Quadro statistico riassuntivo dei principali mercati dei bozzoli della Provincia nel quinquennio 1909-1913, Biblioteca Civica di Cuneo). Nel
tardo Ottocento e nei primi anni del Novecento a Savigliano si teneva pure un importante
mercato della foglia di gelso.
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mulini furono abbattuti per fare posto all’avanzare dell’edilizia abitativa
e commerciale. Altri impianti industriali, invece, sono sopravvissuti nel
tempo, seppure con destinazioni produttive diverse. È il caso di un edificio sito nella zona nord della città, sulla strada per Torino, che ospitò
in periodi successivi, tra il tardo Ottocento ed oggi, lo Zuccherificio
Maraini, il Pastificio Silfa, la ditta Cantatore produttrice di trattori,
l’Italpez che fabbricava tappeti di cocco e infine la Trucco tessile.
La memoria della Fornace Novaretti è affidata alla toponomastica: via
Antica Fornace ne ricorda infatti la localizzazione. Della Fornace Chesta
e Chiambretto, chiusa durante la seconda guerra mondiale, gli eredi dei
titolari ricordano, ancora oggi, le attività svolte manualmente secondo la
tradizione antica.
Sorte non molto diversa è toccata al settore alimentare, attivo in passato nelle forme del pastificio, del caseificio, della distillazione di menta,
del commercio di coloniali, della torrefazione del caffè e della produzione della birra. Nuove modalità produttive e distributive hanno costretto
gli esercizi del comparto alla chiusura, oppure alla cessione del loro marchio o dei loro impianti a iniziative industriali di dimensioni maggiori.
Fanno eccezione l’Ilsafood, impresa relativamente recente, che surgela
carne bovina e la Panna Elena, che nei quarant’anni di attività ha ampliato oltre al fatturato, anche la gamma dei prodotti posti in vendita, e che
ora fa parte del gruppo Parmalat.
Le due ditte operanti nel settore tessile presenti in anni recenti in città
hanno avuto esito opposto, la Trucco (maglieria intima e pigiameria) ha
consolidato la propria attività, mentre la Juvenilia, dopo aver mutato la
produzione dai capi infantili a quelli femminili e dopo aver riscosso per
qualche tempo un buon successo, ha cessato l’attività alla fine degli anni
Novanta.
Nel settore dell’industria pesante, per un quindicennio, tra il 1955 e il
1970, ha operato a Savigliano l’acciaieria San Michele, che produceva
lingotti e tondini d’acciaio.
Risulta tuttora piuttosto ricca la presenza di iniziative nell’edilizia e
nelle attività ad essa direttamente o indirettamente collegate, compresi
gli studi di progettazione e i fornitori di materiali. Queste iniziative hanno conosciuto in passato un buon sviluppo: il censimento del 1931
segnalava ben 597 addetti nel complesso delle costruzioni edilizie e stradali.4, ma la grande espansione si ebbe soprattutto negli anni del miracolo economico e della rapida crescita delle costruzioni sia private sia pub4
Censimento generale della popolazione, 1931, cit.
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bliche. Oggi restano in attività, tra le altre, la Farm sas e la Cogein
(costruzioni edili) e lo studio di architettura Brick House, dedito prevalentemente ad iniziative immobiliari. La Maes, la B&B, la Savimacos
commercializzano e mettono in opera sanitari, arredi per bagno e cucina
e materiale per l’edilizia, operando anche nel mercato ligure e, sporadicamente, all’estero.
Nel settore della segheria, falegnameria, produzione di mobili, ma
anche nella carpenteria e nel materiale in legno per interni ed esterni
operano due imprese, attive da tempo sul territorio, la Bonelli spa e la
Origlia spa.
Forse per il retaggio di un passato agricolo importante e tuttora significativo, Savigliano ha conosciuto numerose iniziative nella produzione
di macchine o parti staccate di macchine per l’agricoltura. Delle sei
imprese impegnate nella costruzione di macchinario agricolo: Sidera,
Andreotti, Cantatore, Galfrè, Omarv e Abimac-Borello le prime due, le
più antiche, hanno chiuso da molto tempo i battenti, la Cantatore si era
trasferita a Moncalieri, mentre le ultime tre si difendono bene a livello
qualitativo nel mercato internazionale. Buon successo conosce anche la
Agrispiral che opera nel settore delle spirali meccaniche per coclee.
Nella meccanica, trascurando le Officine di Savigliano di cui si dice
altrove, oltre alla OMS Sordella, che si occupa anche di oleodinamica e
carpenteria, i gruppi maggiormente rappresentati erano quelli della carrozzeria e della produzione di parti staccate di automobile. Nella carrozzeria si impegnarono, oltre alla ditta Dedominici, due firme illustri, i fratelli Fissore e Antonio Scioneri. Il curatore delle schede relative a queste
imprese, Paolo Fissore, ricorda che nel 1963 la prestigiosa rivista di
architettura della carrozzeria “Style auto” ha dedicato un numero ai carrozzieri italiani individuando le tredici firme più rappresentative del
momento. Tra queste vi erano appunto Scioneri e i Fissore, considerati
« maîtres du dessin en matière de construction d’automobile » dai carrozzieri francesi, che pure fino agli anni sessanta furono, essi stessi, maestri
incontrastati dello stile automobilistico in Europa.
In collegamento alla produzione automobilistica, dagli anni ’40 del
Novecento e fino al 1970, la ditta Camillo Fava ha operato nel settore
della ricostruzione dei penumatici. È invece attiva oggi, e importante,
con i suoi 250 dipendenti, la Saint Gobain Sekurit Italia, che fa parte della multinazionale Saint Gobain ed è specializzata in parabrezza, lunotti
termici e tettucci temperati per automobili.
Numerose sono le iniziative intraprese a Savigliano, in periodi diversi,
nel settore dei trasporti, dalla Figli di Michele Tabasso che operava già in
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epoca preunitaria con carrozze a cavalli nella tratta Savigliano-Torino,
alle ditte Lamberti e Aimeri attive anche oggi nel settore del trasporto
merci. Delle autolinee che si sono impegnate nel trasporto di persone, la
ditta Ricca aveva trasferito l’attività a Pancalieri, mentre operano tuttora
a Savigliano, con 15 autovetture e 40 autobus, le Autolinee Allasia.
Valendosi del lavoro di tre generazioni successive, la ditta Giorgis
fornì per circa un secolo materiali da riscaldamento a privati e a caserme.
Nel corso del tempo passò dalla vendita di legna e carbone (ma anche di
paglia e fieno), al commercio di prodotti petroliferi; rinunciò invece
all’attività verso fine Novecento, quando i combustibili da riscaldamento
liquidi furono sostituiti da quelli gassosi.
Nel campo della grande distribuzione spiccava in passato la Bertone,
attiva a Savigliano dal 1930 nel commercio all’ingrosso di prodotti per la
casa; oggi leader nel settore è la Eurodistribuzione, che ebbe la stessa
matrice della Bertone.
Diverse sono le iniziative intervenute in tempi più recenti in settori
innovativi. La Effegi si occupa di fotoincisione con tecnologie avanzate.
Costruzione e manutenzione di linee elettriche in zone di montagna, o
comunque in condizioni difficili sono le attività della Comotto, nota per
l’elevata qualità del servizio. Nel settore dell’automazione industriale
opera invece la Tiesse srl. La A&C Sistemi propone soluzioni gestionali
per le aziende e la Cedati spa fornisce consulenza informatica.
Nel complesso, a Savigliano la presenza di imprese di piccola, media e
anche grande dimensione sembra essere stata piuttosto vivace nel corso
dell’ultimo secolo. L’avvicendarsi nel tempo di iniziative produttive di
natura diversa è il risultato dell’adeguamento al mutare delle esigenze di
mercato, dell’emergere di nuove tecnologie e di nuove tecniche produttive e distributive. Le diffuse attitudini imprenditoriali, la scelta frequente del prodotto di qualità e la capacità di tenere il passo con il cambiamento, fanno sì che oggi, in una congiuntura economica internazionale
non certo facile, la realtà produttiva di Savigliano riesca a difendersi efficacemente.
Di seguito sono riportate schede compilate sulla base di testimonianze rese dai titolari delle singole imprese o dai loro eredi, confrontate, ove
possibile, con dati statistici e informazioni desunte da fonti scritte. La
ricostruzione non pretende di essere completa ed esaustiva, intende invece fotografare la realtà attuale, connessa alla memoria recente, del tessuto produttivo di Savigliano nei settori manifatturiero, industriale, dei servizi e della distribuzione.
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Molino Fissore
Il molino rilevato da Francesco Fissore nel 1903 5 era sito in piazza
Pieve 1 ed era alimentato da una derivazione del rio Chiaretto. Allora
lavorava per conto terzi, macinando prevalentemente cereali, ma anche
castagne, e disponeva di una pista per la canapa, che serviva l’attività tessile allora attiva in zona. Alla morte di Francesco, nel 1928, subentrò nell’impresa il figlio Giovanni, che nel 1936 lasciò il molino di piazza Pieve
e acquistò quello più grande di via Suniglia, detto Molino di San Francesco, anch’esso alimentato dal Rio Chiaretto e già di proprietà del barone di San Gaudenzio. Così facendo, Giovanni Fissore sommò la clientela dei due molini, incrementando sensibilmente il fatturato e iniziando ad
affiancare alla macinazione per conto di terzi, l’acquisto diretto del grano e la vendita di farina ai panificatori e ad altri clienti.
Nel 1948 il molino fu elevato di un piano per consentire l’introduzione di nuovi macchinari. Negli anni cinquanta i figli di Giovanni, Francesco e Antonio, iniziarono a collaborare in azienda e dagli anni sessanta
ne assunsero la gestione. Il molino si chiamò, da allora, Fratelli Fissore.
Gli edifici vennero ricostruiti per dare maggior funzionalità ai nuovi
impianti, e il molino, abbandonato il lavoro per conto terzi, prese ad operare in proprio vendendo farina in Piemonte, Liguria e anche all’estero,
tramite operatori del settore. Oltre ai titolari, lavoravano nel molino 3-4
dipendenti. L’attività cessò nel 1989 e l’edificio venne demolito.
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Molini di Savigliano - Fratelli Biava
Negli anni venti, Giovenale Tesio, che possedeva e conduceva un
molino lungo un canale derivato dal Mellea, nei pressi della frazione
Apparizione, cedette i diritti di acqua alle Officine di Savigliano e trasferì
l’attività in Borgo Pieve, dove installò un molino azionato da energia elettrica (il primo in Savigliano e dintorni) nei locali di una filanda che aveva
cessato l’attività in seguito alla crisi del settore serico. Alla morte del
Tesio, il molino fu rilevato da Michele Giordano, il quale, a sua volta, lo
cedette, nel 1946, a Pietro Biava, che giunse a Savigliano da Romano
Canavese. Superate le difficoltà dei primi anni postbellici, nel 1952 il
Biava rinnovò gli impianti, acquisendo macchinari di avanguardia per
l’epoca. Il molino si specializzò nella macinazione di grano tenero e iniziò
5
Il dato è fornito dagli eredi. Nell’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (redatto da
F. Bassignano, Cuneo, Tipografia Subalpina Pietro Oggero, 1897) e nella Guida amministrativa, commerciale, industriale della Provincia di Cuneo del 1900, il mulino risulta intestato a
Giovanni Battista Fissore.
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a vendere la farina non solo in Piemonte, ma anche in Sicilia e Sardegna,
regioni commercialmente poco legate al Piemonte negli anni Sessanta.
Pietro Biava morì nel 1976, quando la gestione era già in mano ai due
figli, Gianfranco e Piero, che si occupavano rispettivamente della parte
tecnica e di quella amministrativa e commerciale. Verso la fine degli anni
Ottanta il molino dava lavoro a 15 operai e, nonostante la crisi del settore, l’attività risultava ancora redditizia, tuttavia, nel 1988, i fratelli Biava
decisero di chiudere lo stabilimento, che fu demolito qualche anno dopo.
Fornace Novaretti
La Fornace Novaretti fu fondata a fine Ottocento da Luigi Novaretti,
originario del Biellese 6. Era ubicata oltre la ferrovia, nei pressi di via
Raviagna. Nel 1915, alla morte del fondatore, il figlio Giovanni Battista
ne assunse la gestione e trasferì la fornace a poche centinaia di metri dal
sito originario, esauritosi dal punto di vista estrattivo 7.
Durante la seconda guerra mondiale, essendo richiamato alle armi il
figlio di Giovanni Battista, Edoardo, che allora gestiva l’attività, la fornace venne affidata alla Snos, che continuò la produzione fino al termine
del conflitto, quando il titolare rientrò dal servizio militare. La fornace
operò fino agli inizi degli anni Sessanta, arrivando ad occupare 15 operai,
ma mantenendo immutate le tecniche della produzione artigianale. Si
estraeva la terra e la si trasportava per mezzo di vagoncini trainati da
un’asina, poi la si impastava con poca acqua per renderla malleabile. Con
appositi stampi si fabbricavano mattoni pieni, mattoni forati, coppi e
tegole. L’asciugatura avveniva all’aperto e durava diverse settimane, poi i
prodotti erano cotti nel forno, che era alimentato a legna nella prima fase
della cottura e a carbone nella seconda. La struttura dell’edificio era
quella tipica delle fornaci piemontesi: lunghe tettoie per l’asciugatura
sormontate da una ciminiera molto alta per lo smaltimento dei fumi prodotti dal forno.
La produzione era utilizzata dalle imprese edili della zona. Non esistevano significative possibilità di incrementare la produzione perché in
quasi tutti i centri urbani dei dintorni erano presenti piccole fornaci.
Alla fine dell’attività seguì la demolizione dell’edificio e, qualche anno
dopo, l’intestazione della via a ricordo della fornace dei Novaretti.
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6
L’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (cit.) segnala la fornace con il nome di
Novaretti Fratelli.
7
L’Annuario della Provincia di Cuneo del 1930 (cit.) inserisce la ditta fra i produttori di
laterizi, con la denominazione Novaretti G. Battista e con sede in Regione Candonetti.
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Fornace Chesta e Chiambretto
Nel 1871 Pietro Dolci avviò in Savigliano una produzione di ceramiche, che è censita nella citata statistica del 1890. Allora occupava cinque
operai e utilizzava un motore idraulico da un cavallo 8. La ditta rimase
operativa fino alla fine del secolo. L’attività proseguì poi in Borgo Macra
per cura dei fratelli Chesta. Nel 1927 l’azienda fu rilevata da Carlo
Chiambretto, che ne trasferì la sede in corso Re Umberto, l’attuale corso
Indipendenza. Il titolare era coadiuvato nell’attività dai figli Giovanni e
Renato. La produzione proseguì a pieno ritmo fino al 1941, quando la
situazione bellica mise in difficoltà l’azienda, che chiuse nel 1945. Fino
alla cessazione delle attività, la produzione rimase esclusivamente manuale. I prodotti erano: vasi per fiori e piante, giare, teglie per la cottura
dei cibi, pignatte, abbeveratoi e utensili domestici quali scaldini porta
brace e la tipica pentola in terracotta (fujot).
L’argilla, inizialmente estratta nella zona di via Raviagna e lungo la
ferrovia Savigliano-Saluzzo, poi nelle colline attorno a Marene e Cervere,
veniva miscelata con terra comune e con acqua e decantata in apposite
vasche. Dopo essere stata filtrata e asciugata al sole, veniva portata in
depositi dai quali veniva di volta in volta prelevata nella quantità necessaria per la lavorazione finale. Questa avveniva con torchio a pedale, con
il solo utilizzo del piatto rotante. Seguiva l’essicazione, la pittura con
eventuali decorazioni e la cottura in una fornace a legna per una intera
notte. I prodotti erano commercializzati in Savigliano e dintorni.
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Distilleria H. Carles
La menta italiana, dopo quella giapponese, è tra le più apprezzate nella produzione mondiale, grazie all’alto tenore di mentolo che possiede.
Alcune aree del Piemonte occidentale (Alpignano, Pancalieri, Lombriasco, Villafranca, Vigone, Carmagnola e zone limitrofe) hanno una vocazione ancora consolidata nel settore, come testimonia la fiera delle erbe a
Pancalieri.
Anche Savigliano fu interessata da questa produzione per un certo
periodo, all’inizio del secolo scorso. Allora un’azienda inglese, la H. Carles, realizzò uno stabilimento in zona San Giacomo. I proprietari della
distilleria, attraverso una campagna di sensibilizzazione, convinsero mol8
MAIC, Annali di Statistica, Statistica Industriale, Fasc. XXI: Notizie sulle condizioni
industriali della Provincia di Cuneo (cit.), p. 34.
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ti agricoltori saviglianesi a convertire le loro colture a favore della menta,
prospettando interessanti occasioni di guadagno. L’azienda impegnava
circa 20 persone con turni di lavoro molto lunghi.
Al primo raccolto gli agricoltori realizzarono risultati economici soddisfacenti, ma già dal secondo anno, sfruttando gli stessi campi senza turnazione, la resa calò notevolmente. Qualche contadino tornò immediatamente alle colture tradizionali, altri, rassicurati dai proprietari della
distilleria, ritentarono l’esperimento, che però fallì nuovamente. Nel giro
di pochi anni tutti gli agricoltori interessati tornarono a coltivare grano e
mais, e la Carles fu costretta a reperire altrove la materia prima, con costi
di trasporto troppo pesanti. L’attività venne prima sospesa, poi cessò
definitivamente. L’edificio industriale ospitò successivamente diverse
piccole attività artigianali e qualche abitazione civile, finché venne abbattuto per far posto a costruzioni residenziali. La ciminiera resistette fino
agli anni Sessanta, quando venne demolita, cancellando l’ultima traccia
della distilleria.
Birra Faramia
Nel 1908, quando si stabilì a Savigliano e fondò la fabbrica di birra
che portava il suo nome, Enrico Faramia aveva già una lunga esperienza
nella produzione di alimenti e bevande. Nella seconda metà dell’Ottocento aveva infatti gestito una pasticceria a Casale Monferrato, poi si era
Le maestranze della Faramia in una foto datata 17 luglio 1914.
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trasferito a Vercelli, dove aveva aperto un laboratorio per la medesima
attività. Di lì aveva traslocato a Cuneo e aveva costituito con i fratelli, una
società che produceva bibite e commercializzava in esclusiva acque minerali e diverse marche di birra. Separatosi dai fratelli, Enrico Faramia, nel
1908, si trasferì a Savigliano, dove il Comune gli concesse gratuitamente
il terreno su cui costruire uno stabilimento per la produzione della birra,
in cambio della fornitura di acqua calda agli adiacenti bagni pubblici, per
almeno trent’anni.
Cartello indicante l’orario e le tariffe dei bagni pubblici.
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I macchinari per la Faramia giunsero dalla Germania e fu necessario
un anno per la loro installazione. L’inaugurazione ufficiale dello stabilimento avvenne nel 1913. La produzione si assestò presto su 20.000 ettolitri l’anno e rimase tale per circa cinquant’anni. I dipendenti erano una
ventina e il prodotto veniva distribuito in Piemonte e Liguria. Il malto
era importato da Germania, Francia e Cecoslovacchia, poiché quello italiano non rispondeva alle esigenze qualitative della produzione.
Alla morte del fondatore, il figlio primogenito, Francesco, proseguì
l’attività paterna, mentre il secondogenito, Giovanni, iniziò negli stessi
stabilimenti la produzione di liquori e infusi 9. Dal 1948 entrò in fabbrica
anche il figlio di Francesco: si chiamava Enrico come il nonno.
Agli inizi degli anni Sessanta la fabbrica fu ceduta alla Peroni, che
modernizzò gli impianti portando la produzione da 20.000 a 35.000 ettolitri l’anno. Direttore rimase però Enrico Faramia, che gestì l’impresa
fino al 1988, quando lo stabilimento venne chiuso per necessità strategiche aziendali della Peroni. Anche in questo caso l’edificio venne abbattuto per lasciare il posto ad edilizia residenziale. È stata conservata invece la palazzina già residenza dei Faramia, che della famiglia conserva
tuttora il nome.
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Caseificio Gerbaldo
A inizio Novecento la famiglia Gerbaldo possedeva un’azienda agricola a Marene, dove lavorava il latte e produceva formaggi. Giovanni
Maria Gerbaldo emigrò a Savigliano e negli anni venti avviò un caseificio
artigianale in regione Gattinara. Alla fine degli anni trenta trasferì l’attività nello stabilimento dismesso dal salumificio Citterio. Il caseificio
divenne allora industriale ampliando la gamma produttiva: dai formaggi
tipo Emmenthal e Sbrinz ai formaggi freschi e molli, al latte in polvere,
oltre all’estrazione del lattosio dal siero vaccino.
Mancando di una propria rete commerciale, il caseificio Gerbaldo
vendeva gran parte dei formaggi prodotti alla Invernizzi e alla Galbani; il
latte in polvere alla Ferrero di Alba, alla Caffarel e alla Venchi Unica di
Torino; il lattosio all’industria farmaceutica Lepetit di Garessio.
Alla morte del fondatore, nel 1933, subentrarono in azienda i figli
Giovanni e Domenico. Giovanni tentò di allargare la produzione ai salumi, anche perché gli impianti industriali risultavano particolarmente
adatti a questa produzione, avendo ospitato in precedenza la Citterio.
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Entrambe le attività sono rilevate, in corso Vittorio Veneto 10, nella Guida della Provincia del 1930, cit.
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Morì però prematuramente, nel 1942, e il progetto venne accantonato.
Dieci anni dopo entrò in azienda suo figlio Mario, seguito dopo poco tempo dal cugino Dario. Nel periodo postbellico di massima espansione, il
caseificio giunse ad occupare 45 dipendenti e a lavorare 500 quintali di latte al giorno. I prodotti erano allora distribuiti anche al dettaglio attraverso
una rete commerciale che l’azienda era andata nel frattempo costruendo.
Agli inizi degli anni sessanta le nuove politiche agricole comunitarie consentirono alle grandi aziende del settore lattiero caseario di importare latte e derivati dall’estero a prezzi insostenibili per i medi produttori italiani.
Il Caseificio Gerbaldo cessò così l’attività nel 1964, anche se la famiglia
mantenne lo storico negozio al dettaglio nel centro di Savigliano e svolse
attività di rappresentanza per diversi produttori del settore.
Zuccherificio Maraini
Il fondatore dello zuccherificio, Emilio Maraini, nacque a Lugano il
27 novembre 1863, dove compì gli studi, per trasferirsi poi nella Svizzera
francese e in quella tedesca al fine di perfezionare la conoscenza delle lingue e seguire studi tecnici. La sua attività lavorativa ebbe inizio a
Rotterdam nei commerci verso le Indie, e in particolare nel settore dello
zucchero. In Italia giunse nel 1886 e si interessò alla produzione dello
zucchero di barbabietola, un settore questo che dall’anno successivo venne protetto da un significativo dazio doganale.
Nel 1887 Maraini ristrutturò un vecchio stabilimento zuccheriero di
Rieti e nel 1894 acquisì quello di Savigliano che funzionava fin dal 1886
nella zona nord della città, sulla strada verso Torino e aveva una capacità
produttiva di circa 1.500 tonnellate annue. Le guide della provincia di
Cuneo del 1897 e del 1900 ne indicano la presenza con la denominazione
di Società per la fabbricazione dello Zuccaro di barbabietola E. Maraini
& C., ma l’esperienza non durò a lungo, nel 1907, infatti, lo zuccherificio
cessò l’attività. La causa principale della chiusura pare sia stata la scarsa
qualità delle barbabietole locali, il cui basso contenuto di zucchero costringeva l’azienda ad approvvigionamenti esterni a costi troppo elevati.
Silfa
Nel 1916 gli immobili che avevano ospitato lo Zuccherificio Maraini
vennero acquistati da Crescenzio Cantatore, che vi stabilì il pastificio
Silfa. L’attività si sviluppò rapidamente giungendo ad occupare una trentina di dipendenti. Al fondatore si affiancò il figlio Domenico, noto
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anche per l’attività svolta nell’amministrazione cittadina. Il pastificio funzionò fino all’inizio della seconda guerra mondiale, quando Domenico
Cantatore venne richiamato alle armi.
Al termine del conflitto, un figlio di Domenico, Vittorio, avviò nei
locali dell’ex pastificio un’attività di meccanica agricola e vendita di trattori e oli combustibili per l’agricoltura.
Caffè Sicurtà
Natale Sicurtà acquistò, nel 1946, un negozio in piazza Santarosa,
affiancando alla vendita di generi alimentari e coloniali una piccola torrefazione. L’elevata qualità del caffè alimentò la domanda e Sicurtà trasferì l’attività in locali più ampi. Iniziò anche a reclamizzare le sue miscele utilizzando l’immagine di un anziano, che, estasiato, assapora il caffè.
Il suo prodotto venne da allora identificato come “il caffè del nonno”.
Sicurtà fece costruire magazzini e capannoni in viale Piave, dove vennero installate attrezzature d’avanguardia che consentivano di tostare fino a
240 chili di caffè ogni 25 minuti. Parallelamente, grazie alla continua ricerca di buone qualità e nuove miscele, la produzione raggiunse i 500 quintali di caffè tostato al mese e la ditta aprì filiali e depositi in molte città italiane. Alla morte del fondatore, l’attività venne proseguita, fino al 1996, dalla
moglie, dal figlio Guido e dalla nuora. Poi il marchio “Caffè Sicurtà” venne ceduto alla ditta Arabes di Fossano, che continua ancora oggi a produrre il “caffè del nonno” e lo distribuisce sul mercato italiano ed europeo.
Caffè Ceirano
La Caffè Ceirano venne fondata nel 1958 per iniziativa di Giovanni
Ceirano, che aveva maturato precedente esperienza come rappresentante nel settore, lavorando per la Sicurtà. La prima sede della torrefazione
venne posta in via Torino, ufficio sul fronte e impianto di torrefazione
all’interno sul cortile. La ditta si riforniva di caffè crudo proveniente prevalentemente dall’America centro-meridionale, dall’Africa e, in quantità
minore, dall’India. Il porto di consegna principale era quello di Genova,
affiancato da Trieste.
La cura della qualità finale portava il titolare ad effettuare torrefazioni separate, senza mischiare le diverse tipologie di caffè crudo che – a
parità di temperatura – richiedono tempi diversi di tostatura, se si vuole
preservarne le caratteristiche. L’ambito commerciale del marchio Caffè
Ceirano era esteso al Piemonte, con particolare attenzione ai dettaglianti.
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renata allìo
Nel 1964, resosi necessario ulteriore spazio e maggior funzionalità
nella produzione, l’azienda venne trasferita in via Negri, in un apposito
edificio di nuova costruzione. Nel momento di massima espansione,
l’azienda impegnava 7-8 dipendenti tra addetti alla torrefazione, impiegati e rappresentanti.
Nel 1992 Giovanni Ceirano lasciò l’azienda e gli succedette il figlio
Giulio, coadiuvato dal fratello Silvio. L’attività proseguì fino al 1998,
quando le logiche della grande distribuzione ed il radicale cambiamento
del commercio alimentare al dettaglio si dimostrarono incompatibili con
il tipo di attività svolta per circa quarant’anni dalla ditta Ceirano.
Coras
Nel 1947 i fratelli Guglielmo e Giovanni Rabbia rilevarono da Audisio e Saglione un piccolo magazzino in un cortile di piazza del Popolo, la
cui insegna recava: “Ingrosso alimentari e coloniali - Esclusivista Novi”.
I fratelli Rabbia presero a consegnare ai negozi dei comuni e delle frazioni del circondario i pochi generi alimentari reperibili in quegli anni difficili. Per le merci più voluminose o pesanti (zucchero e riso in sacchi da
50 chili, damigiane di olio, ipoclorito) assumevano ordinazioni. I committenti ritiravano poi i prodotti richiesti nei giorni di mercato ed effettuavano in proprio il trasporto con carri trainati da cavalli.
Nel 1950, in occasione della Sagra del Grano, vennero inaugurati i
nuovi più grandi locali di corso Vittorio Veneto e la ditta prese il nome di
Coras (Coloniali Rabbia Savigliano). Il personale dipendente raggiunse
allora le tredici unità.
Panna Elena
La ditta Panna Elena – oggi Elena Divisione Professionale di Parmalat
Spa – venne fondata nei primi anni Sessanta del Novecento con sede
in via Bordighera; all’inizio produceva esclusivamente panna liquida.
Grazie al buon livello qualitativo del prodotto, nei decenni successivi
l’azienda conobbe una forte espansione commerciale e di immagine.
Oggi la Panna Elena presenta sul mercato una gamma di oltre cento prodotti: panna, gelati, latte e dessert che vengono assorbiti nei settori della
pasticceria, gelateria e ristorazione. Dal 1994 è attivo in Savigliano uno
stabilimento di Panna Elena dotato di una superfice di quasi 50.000
metri quadrati e di tecnologie di avanguardia.
industrie e imprenditori saviglianesi
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I.L.S.A.-Food srl
Nata dall’esperienza trentennale nel settore dei suoi fondatori,
l’I.L.S.A.-Food venne localizzata a Savigliano nel 1992, in stabilimenti
certificati dal Ministero con i bolli CEE 935/l/p e 909-s. Da allora si occupa di congelamento di carni bovine con tecnologie e linee di produzione
d’avanguardia.
La ditta utilizza carne bovina italiana scelta, che grazie al processo di
surgelazione conserva proprietà nutritive, sapore e caratteristiche organolettiche, essendo il freddo l’unico conservante.
L’I.L.S.A.-Food è in grado di certificare che tutti i prodotti utilizzati
sono ogm free, cioè non geneticamente modificati.
La tipologia di prodotti è rappresentata da una vasta gamma di hamburger, polpette e carne tritata destinati alla ristorazione e al consumatore finale.
Trucco Tessile S.p.A.
Nel 1960 Giorgio Trucco rilevò, con il fratello Piero, il laboratorio
Bertuzzi, che produceva pigiami. L’attività era svolta parte in sede, parte
con lavoro a domicilio e la capacità produttiva era allora di 30-40 capi al
giorno. Il prodotto, il pigiama classico di tessuto a navetta, veniva assorbito dai grossisti di merceria della provincia. Scarse risorse economiche e
una cattiva gestione amministrativa portarono però il laboratorio al fallimento. I fratelli Trucco rilevarono l’attività per 124.000 lire, affittarono
un ulteriore locale e vi collocarono i macchinari necessari per ridurre la
dipendenza dal lavoro a domicilio. Contattarono anche nuovi agenti di
vendita espandendo la rete commerciale dall’ambito provinciale a quello
nazionale. La ragione sociale, “Dormbins”, mutuata dal piemontese,
venne cambiata una decina di anni dopo in “CI.TI Trucco”.
Con il crescente benessere si diffuse l’uso del pigiama, un articolo che
fino all’inizio degli anni Sessanta era indossato quasi esclusivamente in
ospedale. La ditta Trucco si avvantaggiò della maggiore domanda e,
accanto alle vecchie linee di produzione destinate al commercio all’ingrosso, ne avviò di nuove e più qualificate, volte a realizzare pigiami per
la distribuzione al dettaglio.
Nel 1986 la famiglia Trucco acquisì l’azienda torinese “Alpina”, che
operava nel campo della maglieria intima ed estese la sua gamma produttiva a questo settore.
Oggi la ditta è attiva sotto il nome di “Trucco Tessile S.p.A.”, ha uno
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renata allìo
stabilimento di 15.000 metri quadrati in Savigliano, dà lavoro a circa 100
dipendenti e distribuisce annualmente 1.500.000 capi tra maglieria intima e pigiameria.
Juvenilia
La Juvenilia venne fondata a Torino, nel 1949, da Alberto Borello, originario del Biellese ed esperto nel settore tessile. La produzione, come si
evince dal nome, era dedicata all’abbigliamento infantile. L’azienda ebbe
successo e nella seconda metà degli anni sessanta ampliò la gamma dei
prodotti ai cosiddetti “capi spalla” femminili: cappotti, giacche, tailleurs.
Nel 1967-68 venne creata la prima linea di questi capi di qualità, destinati ad una clientela medio-alta. Contestualmente vennero avviati i lavori di costruzione della sede di Savigliano, che entrò in funzione nel gennaio del 1970. Il nuovo stabilimento utilizzava tecnologie di avanguardia
e occupava 250 dipendenti, costituendo uno dei complessi produttivi più
significativi della città.
A Torino rimasero gli uffici amministrativi, il settore commerciale e la
struttura creativa e modellistica. Il fondatore venne affiancato nell’attività dai figli Paolo e Corrado.
Progressivamente l’azienda abbandonò la produzione di abiti per
bambini e potenziò la linea da donna. I capi venivano distribuiti in circa
1.000 punti vendita in Italia, Francia, Germania e Giappone. Il miglioramento delle macchine da taglio e confezione consentì, negli anni Ottanta,
una produzione media annua di 150.000 capi, con punte di 180.000. Nel
1994-95 lo stabilimento di Savigliano venne ulteriormente ingrandito,
ma qualche anno dopo, alla fine del decennio, la famiglia Borello cedette
l’azienda, che dopo varie traversie venne chiusa.
Italpez
La Italpez, titolare il saluzzese Luigi Bonelli, aveva sede in via Torino,
all’altezza di via del Follone, nell’edificio già occupato dal pastificio Silfa
e poi dalla Cantatore, ed era specializzata nella produzione di tappeti in
cocco. Nella seconda metà degli anni cinquanta del Novecento occupava
più di venti persone, prevalentemente donne adibite al lavoro di tessitura, su telai a mano, della fibra di cocco, tratta dalla “barba” che circonda
il frutto. La materia prima era importata grezza e spesso veniva utilizzata
nel suo colore naturale, marrone intenso. All’occorrenza, veniva colorata
artificialmente.
industrie e imprenditori saviglianesi
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I tappeti di cocco sono particolarmente resistenti, e quelli della
Italpez erano apprezzati anche per la capacità dell’impresa di “personalizzare” il prodotto con motivi geometrici, con scritte o immagini richieste dal committente. Oltre al cocco, veniva usata come materia prima
anche la “sisal”, fibra vegetale ottenuta dall’agave.
Alla fine degli anni Cinquanta l’azienda risultava in espansione e
necessitava di spazi più vasti, in prospettiva di ulteriori investimenti in
macchinari e telai di grande formato. Non risultò possibile trovare una
collocazione idonea e conveniente nel territorio saviglianese e la Italpez
trasferì la propria attività a Busca, dove continuò per diverso tempo a
produrre.
Farm sas
L’attività edilizia della famiglia Monge iniziò negli anni ’30, quando
Filippo Monge, capomastro, si trasferì da Monasterolo a Savigliano e
traformò, con l’aiuto dei figli, la sua impresa artigianale in un’azienda
moderna di costruzioni edili. Nel dopoguerra i Monge si aggiudicarono
importanti lavori di ricostruzione di edifici danneggiati dal conflitto.
Negli anni sessanta, dopo la morte del fondatore, l’attività proseguì grazie a uno dei figli, Lorenzo, che nel decennio successivo, con la moglie,
Adriana Rabbone, discendente da una famiglia di impresari edili di
Carmagnola, fondò la Farm sas, azienda che opera nel settore dell’edilizia pubblica, delle grandi infrastrutture ospedaliere e nella conservazione del patrimonio immobiliare sottoposto a tutela.
Cogein S.p.A.
La Cogein S.p.A. nasce nel 1980 ma trae le sue origini dall’attività del
suo fondatore, il geom. Erminio Giletta, che iniziò a svolgere l’attività di
costruttore sin dai primi anni ’50.
Inizialmente l’azienda fu costituita come ditta individuale avendo un
carattere prettamente familiare ed occupando un ridotto numero di maestranze. Trascorsi i primi anni in cui iniziò ad operare per conto terzi realizzando fabbricati ad uso abitativo e terziario, tra i quali la grande tettoia
coperta di piazza Cavour, l’azienda si sviluppò rapidamente dimensionando la propria struttura alle esigenze immobiliari venutesi a creare con
il “boom edilizio” degli anni ’60, operando principalmente nel settore
residenziale ed espandendo il proprio raggio di azione al di fuori della
provincia di Cuneo.
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renata allìo
Alla fine degli anni ’60 l’azienda, trasformata da società individuale in
Giletta s.a.s., arrivò ad occupare oltre 100 dipendenti.
In quegli anni a Savigliano oltre ad innumerevoli fabbricati ad uso
residenziale, realizzati nelle zone di espansione di piazza Schiaparelli, via
Saluzzo e corso Vittorio Veneto vennero realizzati importanti fabbricati
ad uso pubblico quali l’ospedale Santissima Annunziata, la Scuola Media
Schiaparelli, la Piscina Comunale ed il Palazzetto dello Sport.
All’inizio degli anni ’80, per supportare importanti sviluppi nel settore
dell’edilizia residenziale pubblica la Giletta venne trasformata in società
di capitali con una nuova ragione sociale, dotandosi di innovative attrezzature per la realizzazione di strutture in c.a. In quegli anni furono realizzate le strutture di centinaia di unità immobiliari localizzate in tutto il
territorio provinciale. È di quel periodo la realizzazione del palazzo ad
uffici di piazza Schiaparelli in cui la società trasferì la sua sede.
Tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ’90 la società opera nel nord
del Piemonte in Lombardia e Valle d’Aosta realizzando importanti interventi quali la ristrutturazione dell’Ospedale Regionale di Aosta, un
importante complesso residenziale ad Ivrea e il retrofit di una hall tecnologica all’interno del Centro di Ricerca della Comunità Europea ad Ispra.
Inoltre in occasione delle Olimpiadi invernali di Albertville ’92 partecipa
alla realizzazione di 60 alloggi destinati ad accogliere i giornalisti.
Dall’inizio degli anni ’90 ad oggi l’azienda ha diversificato la propria
attività costituendo nuove società controllate che operano nel settore dell’impiantistica, dei servizi, e della distribuzione, concentrando la propria
attività di costruzione nella realizzazione di importanti aree residenziali
nei comuni di Alba, Cuneo, Fossano, Saluzzo e Savigliano. Tali realizzazioni sono caratterizzate da una particolare attenzione per i problemi
energetico-ambientali, per la soluzioni dei quali sono stati siglati importanti accordi di partnership con il “Parco Naturale delle Alpi Marittime”,
ente parco di rilevanza regionale e con “Ag.En.Granda”, agenzia per
l’energia della provincia di Cuneo.
Studio Strocco - Brick House
Piero Strocco e Mariella Tomatis avviarono il loro studio a metà degli
anni Settanta, quando ancora non avevano terminato gli studi. Erano
coadiuvati dal geometra Pierangelo Calvo. Terminato il percorso universitario, Strocco e Tomatis passarono dall’attività progettuale per conto
dei clienti, ad iniziative più autonome in campo immobiliare, con la definizione di progetti articolati e complessi, che consentivano loro di svi-
industrie e imprenditori saviglianesi
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luppare più liberamente le intuizioni progettuali e i contenuti ad esse
correlati. Il gruppo ha così potuto realizzare nuove esperienze, ricercare
tipologie edilizie innovative e propositive sotto il profilo tecnico-professionale, paganti anche a livello economico. Questo tipo di attività è iniziato con la realizzazione di alcune case a schiera, negli anni 1979-80.
Successivamente lo studio ha progettato e realizzato il primo complesso
residenziale (tipologia edilizia intensiva) in via Biga.
Questo, e i numerosi altri interventi realizzati in seguito, hanno contribuito a spostare verso il centro e a modificare sostanzialmente il
modello di residenza del ceto medio-alto, fino ad allora prevalentemente
costituito da villette uni e bifamigliari e hanno prodotto criteri e tipologie edilizie in precedenza non ancora sperimentate nella realtà locale.
I principali interventi realizzati dallo studio in Savigliano sono i complessi residenziali Prisma, Delta, La Torre, Cantun dla Lea; le residenze
Rumacra, Del Viale, Gatto Rosso, Molino, I Portici, Santaflora, nonché
l’ampliamento dell’Hotel Granbaita su precedente progetto Andreotti.
Valinotti e Agnelli
Il geom. Otello Agnelli avviò l’attività di imprenditore immobiliare
agli inizi degli anni Cinquanta, prima con i cantieri scuola comunali, poi
con progetti per la realizzazione di case individuali, poi ancora con lottizzazioni e con il recupero dell’esistente. All’inizio degli anni Sessanta, in
società con il geom. Erminio Giletta, realizzò i condomini Sirio, Astor e
poi il condominio Schiaparelli nella piazza omonima, allora non ancora
asfaltata.
Con i fratelli Valinotti, e in particolare con Michele Angelo, Otello
Agnelli realizzò un sodalizio di amicizia e collaborazione che durò quasi
quarant’anni. Valinotti e Agnelli, insieme, costruirono i tre condomini
Lux di corso Vittorio Veneto, due palazzi in via Saluzzo, il Selene,
l’Eliseo, la residenza Centrale dove precedentemente esisteva una cartiera, la residenza dei Faggi vicino alle vecchie mura di corso Indipendenza
e il condominio Novellis nella via omonima. E poi ancora il condominio
Le Betulle in via Pylos, il condominio Savian Park in via Claret e il condominio dei Cedri in via Casalis Lingua, due edifici del condominio Le
Magnolie e tre edifici del condominio Le Robinie. Sul terreno occupato
in precedenza dalla birreria Faramia, in corso Vittorio Veneto, i soci
costruirono il complesso residenziale gli Aceri.
La signora Agnelli ricorda ancora il rimpianto del marito per la
costruzione dell’immobile di via Sant’Andrea angolo corso Indipen-
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renata allìo
denza, da lui edificato sul terreno del palazzo di Isabella di Savoia, che
era stato demolito per l’insensibilità artistica del momento, quando il
recupero di dimore storiche appariva troppo costoso e perciò non economicamente interessante.
Maes (Materiali edili Savigliano)
L’azienda venne fondata nel 1962 dalla famiglia Occello, come società
in nome collettivo, con sede in viale Marconi, allo scopo di commercializzare rivestimenti di vario genere: legno, vinilico, industriale. Successivamente si trasformò in accomandita semplice, e poi ancora a responsabilità limitata, trasferendo, nel 1968, la sede sulla strada statale per Cuneo
e estendendo i prodotti posti in vendita ai sanitari e agli arredi da bagno.
Nel 1995 ha iniziato a collaborare all’attività familiare Roberto, il
figlio dei fondatori. Oggi la gamma dei prodotti messi in vendita è ulteriormente ampliata, comprendendo anche arredi per cucina, porte,
materiali per pavimenti e rivestimenti di qualunque tipologia: ceramica,
marmo, legno, resilienti, moquettes, resine. I prodotti trattati, destinati
sia all’edilizia privata sia a quella pubblica, sono di gamma medio-alta.
L’area di espansione commerciale copre il Piemonte, la Valle d’Aosta, la
Liguria e la Costa Azzurra. La ditta, che occupa attualmente una trentina di dipendenti, è organizzata per la messa in opera dei prodotti trattati, grazie alla creazione del Consorzio Tecnoposa.
Nel 1999 la Maes ha ottenuto la certificazione del sistema qualità dell’azienda uni en iso 9001:2000. Ed è anche in possesso dell’attestazione
soa, elementi tutti indispensabili per partecipare a gare d’appalto per
lavori di importanza significativa.
B&B
La ditta, che si occupa di vendita e posa in opera di materiale per l’edilizia, venne fondata nel 1969 con il nome B&B, trasformata due anni
dopo in B&B di Berardo Teresio. Da questa azienda a dicembre del 1980
nacque l’impresa familiare Berardo Teresio e Bruno Maria Teresa, che
nel settembre 1985 diede vita alla società in nome collettivo B&B di
Berardo Teresio & C., aumentando il numero dei dipendenti. All’inizio
del 1997 la società cambiò ancora ragione sociale, diventando B&B s.r.l.
e ampliando la struttura commerciale e organizzativa.
La società dà attualmente lavoro a una ventina di dipendenti e a una
cinquantina di piastrellisti per la posa in opera del materiale; dispone di
industrie e imprenditori saviglianesi
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un proprio ufficio tecnico per studi di progettazione architettonica e ha
ottenuto la certificazione iso 9001.
La B&B si rivolge a una clientela locale, piemontese, ligure e anche
estera operando sia nel settore privato sia in quello pubblico, anche per
grandi interventi quali: ospedali, scuole, complessi residenziali. Lo spazio espositivo, che presenta ambientazioni diverse dei materiali, occupa
5.000 metri quadrati ed è disposto su due livelli. Al fine di potenziare il
proprio mercato e migliorare la presentazione dei materiali è in corso un
ampliamento della sede e il rifacimento della sala mostra con la costruzione di un nuovo capannone sito nei pressi della sede attuale.
Savimacos
La Savimacos è sorta nel 1972, quando due ex dipendenti della Macos
di Cavallermaggiore, Mina e Milanesio, hanno stabilito in Savigliano la
nuova sede. Inizialmente la ditta commercializzava pressato di marmo,
che però cadde progressivamente in disuso spingendo i titolari a specializzarsi in marmi, graniti, ceramiche, piastrelle, mattonelle e altri rivestimenti per la casa. Più tardi aggiunsero gli arredi per giardino, le statue in
gesso e marmo, le panchine da esterni.
L’area di diffusione delle vendite si estende al Piemonte e alla Liguria,
anche se occasionalmente sono stati forniti prodotti all’estero. Per agevolare la clientela della riviera ligure la Savimacos ha aperto uno spazio
espositivo a Mondovì.
Oltre alle forniture per la costruzione e ristrutturazione di abitazioni
civili, l’azienda rifornisce anche imprese di costruzioni per edifici destinati alla collettività. Mediamente la Savimacos si avvale della collaborazione di una trentina di dipendenti fra impiegati, venditori, operai e
posatori specializzati.
Gruppo Lamital
La Lamital, sorta a Savigliano nel 1961, produceva laminati plastici
decorativi. Il fondatore, cav. Luigi Brero, esperto nella produzione del
settore, venne affiancato da alcuni soci che apportarono mezzi finanziari.
Lo sviluppo della Lamital fu impetuoso nei primi anni di attività, che
coincidevano con la fase espansiva dell’economia italiana nel suo complesso. Dopo aver raddoppiato la capacità produttiva a Savigliano, la
Lamital attivò gli stabilimenti Italplast Spa di Udine e Pavia e l’Italdecor
Spa di Centallo, acquisì l’Impear di Racconigi trasformandola nel secon-
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renata allìo
do complesso Lamital. All’inizio degli anni Settanta aprì a Verduno la
Veriplast spa. Il gruppo occupava allora circa 300 dipendenti ed esportava gran parte della produzione.
Il dissolvimento del complesso produttivo fu quasi altrettanto rapido
quanto la sua precedente espansione e fu innescato dalla crisi mondiale
seguita alla guerra del Kippur e al conseguente shock petrolifero. Da
allora gli stabilimenti furono progressivamente ceduti e le società furono
messe in liquidazione.
Bonelli spa - ecotecnologia del legno
La segheria e falegnameria Bonelli venne fondata a Prazzo nel 1920 e
si trasferì a Savigliano nel 1946. Oggi si estende su un’area di 80.000
metri quadrati, di cui 10.000 coperti, comprendendo impianti di stoccaggio e stagionatura del legname, essiccazione, impregnazione, segheria
e falegnameria. Grazie all’esperienza acquisita in ottantacinque anni di
attività e all’attenzione per la qualità, la Bonelli è oggi tra le realtà più
significative nel proprio settore in Italia e in Europa.
La ditta opera nell’area della bioarchitettura e della domotica con elevati standard qualitativi e con attenzione alle esigenze della clientela dalla fase progettuale alla realizzazione dell’opera prevista. La produzione
automatizzata e l’efficace rete di vendita consentono alla Bonelli di fornire servizi rapidi e su misura. La selezione del legname e la cura delle
diverse fasi produttive sono state riconosciute, nel 2003, dalla certificazione iso 9001:2000.
L’attuale produzione comprende: carpenteria per tetti di legno, facciate, serramenti per interni ed esterni, balconi, soppalchi e pavimentazioni,
case ecologiche, porte tagliafuoco, PLS (nuovo materiale per edilizia isolante e portante, di cui la Bonelli detiene il brevetto europeo), ristrutturazioni, ponti e passerelle, strutture speciali e falegnameria specializzata.
Tra le sue più importanti realizzazioni, la Bonelli annovera le Montagne
Russe di Mirabilandia (le più alte d’Europa, interamente in legno), le
coperture in legno lamellare incrociato per l’Auditorium di Roma, i Chiringuito itineranti del Ventaclub e il Villaggio dei Corsari di Gardaland.
Origlia
La ditta Origlia fu fondata nel 1940 dal cav. Sebastiano Origlia, con
sede in via Chianoc 10. Era un laboratorio di falegnameria che produceva mobili classici e serramenti. Guerra e primo dopoguerra furono perio-
industrie e imprenditori saviglianesi
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Inaugurazione dello stabilimento Origlia di via Liguria: da sinistra il cav. Sebastiano Origlia,
Giuseppe Origlia, il sindaco ing. Marino, l’avv. Graneris, il dott. Chiesa e Luigi Origlia.
Un gruppo di dipendenti della Origlia festeggiano l’inaugurazione
dello stabilimento di via Liguria.
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renata allìo
di difficili a causa delle difficoltà di reperimento delle materie prime e
delle scarse disponibilità finanziarie delle famiglie; ciononostante l’azienda riuscì ad affermarsi a livello provinciale e regionale con la creazione di
pezzi unici in stile barocco piemontese e rinascimento, per l’arredamento di camere da letto e sale da pranzo. Secondo la Guida della Provincia
di Cuneo del 1956 la ditta occupava in quell’anno trenta operai nella
lavorazione in serie del mobilio « in stile rustico e in stile moderno » e
aveva da qualche tempo avviato la produzione di attrezzature alberghiere. I redattori della Guida aggiunsero che « una lunga attività, sempre
coscienziosa e abile nelle sue produzioni, raccomandano questa Ditta e la
fanno preferire a una vastissima clientela » 10.
All’inizio degli anni Sessanta, coadiuvato dai figli Luigi e Giuseppe, il
cav. Origlia trasferì l’azienda nei capannoni di via Liguria 14 11, avviando
la produzione in serie di arredi moderni e mobili componibili, grazie
all’introduzione di macchinari all’avanguardia. La diffusione del prodotto si estese allora all’ambito nazionale. Nel 1970 venne inaugurato a
Genola, al bivio tra le strade statali 20 e 28, l’Euroarredamento, all’epoca uno dei più grandi centri vendita per l’arredamento d’Italia. Dall’esperienza ormai trentennale nell’arredo, i fratelli Luigi e Giuseppe
hanno dato vita ad un innovativo centro vendita di mobili, cucine, salotti, camere da letto, uffici, illuminazione e quant’altro necessario per l’arredamento della casa, punto di riferimento per tutto il nord-est d’Italia e
la vicina Costa Azzurra. Nel 1972 l’Origlia si trasformò in società per
azioni e gli stabilimenti vennero ampliati fino a raggiungere i 18.000
metri quadrati coperti, su un’area di 40.000 metri quadrati compresi
magazzini, uffici e centro ricerche.
L’attività aziendale venne organizzata in divisioni commerciali, che
nell’ambito di una struttura omogenea godevano di autonomia operativa
e distributiva, consentendo rapidità e flessibilità decisionale. Così la
Divisione Tecnolinea, che operava nel mercato medio alto dell’arredamento per ufficio, aveva una distribuzione commerciale a livello europeo, mentre con il marchio Origlia continuava la produzione e distribuzione a livello nazionale di arredamenti componibili per la casa. Negli
anni Novanta venne avviata una nuova linea di prodotti destinati al mercato dell’ospitalità e della collettività, che consentì alla ditta di aggiudi.
.
.
.
.
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10
B. PRETTI, G. MOLINO, Cuneo Provincia grande e operosa, Guida-annuario generale di
tutte le attività della Provincia di Cuneo, Torino, Istituto Padano, 1956, p. 555.
11
In questa nuova sede la Origlia è già censita nella Guida delle attività economiche, redatta da Camera di commercio di Cuneo nel 1962.
industrie e imprenditori saviglianesi
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carsi, fra l’altro, la fornitura dell’arredamento dei ristoranti Mc Donald
in Europa.
Negli ultimi anni le produzioni della Origlia spa, caratterizzate in particolare dalla ricerca di un design innovativo e di processi produttivi nuovi, sono esportate in oltre sessanta paesi della Comunità Europea, dell’America, dell’Australia e, recentemente, anche del sud-est asiatico e
dell’est europeo. Da anni la quota dell’export supera di gran lunga la
metà del fatturato aziendale.
Fanno attualmente parte del gruppo Origlia la Legnoform srl di
Marene, azienda leader nella produzione di serramenti per interni in
legno massello e la Ebrille Componenti srl di Castagnole Lanze, specializzata nella produzione di componenti e semilavorati in legno per l’industria del mobile.
Acciaierie San Michele
Queste acciaierie, esistenti dal 1955 con altra denominazione, iniziano ad operare con il nome di Acciaierie San Michele nel 1956. Fondatori
furono i fratelli Bartolomeo e Giacomo Aragno, attivi nel settore del
recupero di rottami metallici e originari di Magliano Alpi. La sede fu stabilita in via Ottavio Moreno, in locali di proprietà dell’allora Snos, da cui
le Acciaierie San Michele affittavano anche i due forni di fusione.
Il processo di lavorazione consisteva nella raccolta di rottami metallici
e nella loro successiva fusione, dopo idonea selezione, per ottenere lingotti di diverso formato, fino ad un metro di altezza, che venivano poi venduti alle industrie di laminazione. Nel 1957, in seguito al successo commerciale dell’azienda, i titolari decisero di acquistare dalla Francia due
impianti, detti “treni di laminazione”, con cui concludere il ciclo di lavorazione del ferro. I lingotti ottenuti dalla prima fusione, venivano nuovamente riscaldati e lavorati progressivamente fino ad ottenere, nel caso specifico, tondini destinati all’edilizia. Il tondino di ferro per armatura edile
fu l’unico prodotto finito delle Acciaierie San Michele; unico ma di alta
qualità: un loro modello fu brevettato per la particolare trama, che garantiva una maggior aderenza e resistenza. La clientela era prevalentemente
rappresentata da imprese edili: in particolare, i tondini utilizzati nella
costruzione dell’Autostrada dei Fiori vennero forniti quasi esclusivamente dalle Acciaierie San Michele. La commercializzazione del prodotto
avveniva in Piemonte e Liguria, che in quegli anni conoscevano un boom
edilizio. Nei momenti di maggiore espansione l’azienda occupò 120-130
persone e, fino alla metà degli anni Sessanta, la direzione fu affidata al rag.
Lionello Renaldi, apprezzato sia dalla proprietà sia dai dipendenti.
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renata allìo
Alla fine del 1970, a causa di fattori economici contingenti e specifici
dell’azienda, l’acciaieria cessò l’attività. I dipendenti furono in gran parte assorbiti dalla Fiat Ferroviaria, qualcuno aveva maturato i requisiti per
il prepensionamento, i restanti trovarono altre collocazioni. I titolari continuarono ad operare a livello di rappresentanze commerciali, sempre nel
settore.
Elettromeccanica Magliano
L’azienda produce trasformatori elettrici e opera nel settore da oltre
sessant’anni. In particolare, attualmente si occupa della costruzione e
riparazione di trasformatori e autotrasformatori.
La Magliano dà lavoro a personale qualificato e si avvale di attrezzature adeguate alla realizzazione di prodotti di qualità, garantendo al contempo rapidità di consegna. I prodotti, a richiesta del cliente, possono
essere muniti di certificato di collaudo, che ne dimostra la conformità alle
norme cee vigenti nel settore.
L’azienda ha ottenuto dall’ente csq gestito da imq e cesi, la certificazione di qualità della propria attività di produzione e riparazione secondo le norme uni en iso 9001/2000 e iso 14000.
Sidera - Bertoglio - Flesia
La ditta Bertoglio trasse origine dalla bottega di fabbro ferraio fondata in Savigliano, all’inizio del Novecento, dal cav. Vineis. Pietro Bertoglio
si formò in questa azienda come garzone e quando Vineis lasciò l’attività,
negli anni venti, insieme ad altri dipendenti, ne rilevò l’officina. Una
decina di anni dopo, suo fratello Michele acquisì il negozio di ferramenta posto all’angolo fra via Cavour e via Palestro, un negozio “storico”
specializzato in oggetti difficilmente reperibili altrove. Nel frattempo
Pietro Bertoglio era diventato l’unico titolare dell’officina.
Nella gestione del negozio, Michele fu coadiuvato dalle figlie e dal
genero, che gli subentrarono alla sua morte. Una nipote proseguì poi nell’attività fino a pochi anni or sono, quando al posto del negozio di ferramenta è stato aperto un negozio di abbigliamento.
Nell’officina, a Pietro subentrò, all’inizio degli anni Cinquanta, il
figlio Bernardino 12. Questi impresse una svolta all’attività aziendale, spe.
12
La Guida della Provincia di Cuneo del 1962 (cit.) la rileva, come officina di costruzioni
agricole, ancora con il nome di Bertoglio Pietro.
319
industrie e imprenditori saviglianesi
cializzando l’officina nella costruzione di attrezzature agricole: erpici a
disco, rulli, aratri e parti staccate di trattrici. I contatti professionali con
la famiglia Flesia, attiva nella costruzione di macchine agricole 13, portarono alla decisione di unire le due attività dando vita, nel 1964, alla
Sidera spa, che aveva sede in via Monte Bianco, dove attualmente si trova il supermercato Maxisconto. Parteciparono alla costituzione della
Sidera, oltre alle famiglie Flesia e Bertoglio, anche altri soci, tra cui Corrado Gullino, all’epoca capitano degli alpini. L’azienda si specializzò nella costruzione di pale caricatrici a ruote gommate, che montavano motori Fiat e anche Ford, grazie ai legami che la famiglia Flesia intratteneva
con questa casa, essendo da decenni concessionaria delle loro trattrici.
Questi macchinari erano realizzati in piccola serie, ed erano affiancati
dalla produzione di aratri ed erpici e da lavorazioni per conto della Snos,
divenuta poi Fiat Ferroviaria.
L’attività della Sidera ebbe termine nei primi anni Settanta, quando i
soci decisero di liquidare l’azienda per dedicarsi ad altre attività. La decisione fu presa prima che i grandi complessi quali Caterpillar e Fiat New
Holland venissero a mettere in difficoltà l’impresa. I dipendenti della
Sidera vennero assunti dalla Fiat Ferroviaria o avviarono attività in proprio. I locali aziendali furono occupati dalla concessionaria Ford Flesia e
da un’azienda meccanica, per lasciare, di recente, spazio al supermercato
Maxisconto.
.
Officina meccanica e fonderia Ferdinando Andreotti
L’officina Andreotti fu attiva nella prima metà del Novecento. Aveva
ufficio e magazzini in via Schiaparelli 19 14, mentre l’officina era sita sulla
statale per Torino, a nord, nell’allora unica zona industriale cittadina. La
Andreotti produceva macchine agricole: seminatrici, spandiconcime, ma
soprattutto la sarchiatrice inventata e brevettata da Ferdinando Andreotti, che destò meraviglia all’Esposizione Agraria tenutasi a Torino alla fine
degli anni Venti. La macchina poteva infatti essere agevolmente trasformata in scamzatrice e rincalzatrice e riusciva a lavorare oltre quattro ettari di terreno in un solo giorno, capacità queste all’avanguardia per la tecnologia rurale dell’epoca. Il figlio di Ferdinando Andreotti, Lino fu
sindaco di Savigliano nel dopoguerra e alpinista di fama internazionale.
.
13
La citata Guida del 1956 segnala la presenza della ditta Flesia Chiaffredo e figli dedita
all’industria meccanica.
14
A questo indirizzo la ditta è segnalata nella citata Guida del 1930 fra i produttori e venditori di macchine agricole.
320
renata allìo
Borello - Abimac
La famiglia Borello, originaria delle valli saluzzesi, si insediò in San
Salvatore a Savigliano attorno agli anni Venti del Novecento. Fra le due
guerre Stefano Borello impiantò una piccola officina-laboratorio per la
lavorazione del legno e del ferro, con cui costruiva e riparava carri e piccoli attrezzi per l’agricoltura.
Nel secondo dopoguerra, Giovanni, uno dei suoi figli, dopo aver fatto esperienza presso le Officine di Savigliano (poi Fiat Ferroviaria e ora
Alstom), prese ad occuparsi in azienda di attrezzature per l’agricoltura
e a costruire macchine per lo spargimento dei nuovi concimi chimici e
prima ancora di quelli organici, come il guano che arrivava dal Sud
America.
La maturazione delle esperienze acquisite e lo sviluppo irripetibile
della meccanizzazione agricola degli anni sessanta, unite al boom economico di quegli anni, portarono la piccola struttura Borello ad occuparsi
non solo della fabbricazione, ma anche del commercio di una vasta gamma di attrezzature per l’agricoltura e in particolare per la frutticoltura,
che andavano sviluppandosi nell’area saviglianese e nei paesi limitrofi.
Negli anni Ottanta l’azienda abbandonò le attività commerciali per
concentrare gli sforzi nella produzione in serie di macchine agricole: ranghinatori per foraggio, trivelle e spandiconcime.
Il contestuale ingresso nell’azienda del figlio di Giovanni, Stefano, già
coadiuvante fin dagli anni Sessanta, portò l’azienda all’apertura verso
nuovi mercati esteri, all’affinazione dei metodi produttivi e all’allargamento della gamma delle macchine prodotte.
Oggi, con il nuovo organigramma dell’Abimac, che raccoglie eredità
ed esperienze della precedente Borello, vengono prodotte attrezzature
personalizzate per clienti nazionali ed esteri.
Cantatore
Alla fine della seconda guerra mondiale Vittorio Cantatore (figlio di
Domenico, già titolare del pastificio Silfa) impiantò negli edifici di famiglia un’attività di meccanica agricola e commercio di trattori e oli combustibili per l’agricoltura. In particolare la ditta importava trattori
“Nuffield”, che riscossero grande successo fra gli agricoltori piemontesi
e non solo, perché affidabili, veloci e resistenti. Gli addetti erano circa
una trentina.
Nel 1953, in seguito all’ampliarsi del giro d’affari, Vittorio Cantatore
industrie e imprenditori saviglianesi
321
trasferì la sede sociale a Moncalieri, dove, coadiuvato dal fratello Crescenzio, continuò il commercio di trattori fino al 1982, anno della sua
scomparsa. I locali in Savigliano furono occupati, in momenti diversi,
dalla Italpez, produttrice di tappeti in cocco, e dalla Trucco tessile.
Galfrè Macchine Agricole
La Galfrè Domenico & C. s.n.c. è stata fondata nel 1953 per la produzione di carri agricoli, ma si è trasformata nel volgere di pochi anni in
un’azienda specializzata nella progettazione e produzione di macchine
agricole per la fienagione, conoscendo un buon successo.
Attualmente la Galfrè dispone di uffici e stabilimenti in Savigliano e
Centallo, che occupano una superficie industriale di 40.000 metri quadrati, e dà lavoro a ottanta dipendenti. La sua produzione è commercializzata in Italia e all’estero.
Omarv snc
La Omarv (Officina Macchine Agricole Racca Vittorio) fu fondata nel
1963 da Vittorio Racca. Agli inizi, l’impresa si occupava di riparazione di
macchine agricole e di attività per conto terzi nella trebbiatura. Furono i
clienti cui Racca riparava le macchine, che lo sollecitarono a intraprendere l’attività di costruttore: avevano necessità di mezzi adatti alle piccole aziende e le loro esigenze non erano soddisfatte dalla produzione di
serie delle grandi industrie. Nel 1979 Racca trasferì la sede aziendale da
corso Indipendenza in via Cuneo e vi costruì capannoni e uffici dove iniziò a produrre propri macchinari, che poi presentò in numerose sedi fieristiche internazionali. Riuscì così a far apprezzare la sua produzione e a
raccogliere ordinazioni in diverse parti del mondo.
Attualmente la Omarv produce 800-1000 macchine l’anno, il 90%
circa delle quali è esportato in diversi paesi europei, oltre che in Cina,
Malesia, Australia, Stati Uniti e Messico.
Le principali macchine prodotte sono: trince, tosaerba con raccoglitori, rasaerba. La tecnologia impiegata nella produzione è elevata e alcune macchine avanzate, ad alto costo, vengono concesse in uso anche a
clientela esterna, per ammortizzarne più rapidamente il costo.
Vittorio Racca è ora coadiuvato nell’attività dal figlio Aldo, che segue
prevalentemente la parte amministrativa e commerciale. In Italia l’azienda opera attraverso concessionari regionali, all’estero tramite importato-
322
renata allìo
ri. Tutti gli esclusivisti, scelti e formati da Aldo Racca, si occupano, oltre
che della vendita, anche dell’assistenza tecnica.
Le prospettive future dell’azienda guardano alla produzione di macchine per la manutenzione di parchi e giardini e quindi a una clientela
formata anche da enti pubblici (comuni e enti parco) e imprese di manutenzione del verde.
Savigliano Motori srl
L’azienda venne fondata il 1° luglio 1957 con la denominazione Martoglio Lentini & C. srl. Aveva allora sede in viale IV Novembre 1 e aveva
per oggetto la revisione di particolari inerenti i motori per autotrazione 15.
Nell’attività, il socio fondatore Carlo Borgato era affiancato da due
dipendenti. Nel 1963 la ditta venne trasferita in via Sanità 36, dove tuttora opera in locali ripetutamente ampliati nel corso degli anni. L’oggetto
principale dell’attività è sempre la revisione parziale o totale di motori
per autotrazione ad uso agricolo, industriale, movimento terra e marino,
integrato dalla vendita di ricambi e motori nuovi.
La massima espansione aziendale si ebbe negli anni in cui venne
costruita l’Autostrada dei Fiori. Allora la Martoglio Lentini giunse a
impiegare oltre trenta dipendenti estendendo il raggio di azione ad altre
province piemontesi e alla Liguria.
Dopo alcune trasformazioni societarie, nel 1993 l’azienda assunse il
nome di Savigliano Motori srl, che ancora conserva. Attualmente i soci
sono Valentino Borgato e Marco Testa e i dipendenti sono sedici, più
alcuni collaboratori esterni. I principali clienti sono le società di autoservizi locali, oltre a Trenitalia e GTT (ex ATM di Torino).
.
Agrispiral srl
La ditta Agrispiral srl, azienda leader nel settore delle spirali metalliche, fondata dai coniugi Castelli-Saglietti, è attiva a Savigliano dal 1974.
Grazie all’uso di apparecchiature tecniche di avanguardia ha saputo fin
dall’inizio ritagliarsi quote di mercato sempre più ampie, fino a diventare ai giorni nostri, un punto di riferimento nella produzione di spirali
metalliche per coclee. L’esperienza degli operatori – oggi una decina – e
il controllo capillare del prodotto finito permettono alla ditta di far fronte con successo alle esigenze della clientela, che è assistita da uno staff
qualificato.
15
La citata Guida della Camera di Commercio del 1962 la segnala come officina per la
rettifica cilindri e alberi motori.
industrie e imprenditori saviglianesi
323
Fissore e Scioneri.16
maestri saviglianesi della carrozzeria automobilistica
(scheda a cura di Paolo Fissore)
Al suo esordio, nel 1963, la prestigiosa rivista di architettura della
carrozzeria “Style auto” diretta da Fulvio Cinti dedicò l’intero numero ai
carrozzieri italiani individuando le tredici “firme” più rappresentative
del momento 17.
Fra le tredici due erano quelle dei saviglianesi Fissore e Scioneri, che
pur nella diversità delle loro esperienze creative e produttive possono
vantare titoli per inserirsi tra gli artefici del momento d’oro della carrozzeria italiana, « maitres du dessin en matière de construction d’automobile » come riconobbero in svariate occasioni anche i francesi, fino ad
allora maestri incontrastati dello stile automobilistico in Europa.
La loro storia ebbe origine in momenti differenti.
.
.
.
I fratelli Fissore (Antonio, Bernardo, Costanzo e Giovanni), sono protagonisti di una parabola che inizia nel 1921 e si prolunga per oltre mezzo secolo 18. Cominciano sommando i loro risparmi e rilevando una bottega di carradore, dopo essersi fatti le ossa nel mestiere. Presto si
affacciano i primi clienti automobilisti chiedendo solo riparazioni. Ben
più impegnativa la richiesta della ditta Chiaffredo Flesia e figli di Racconigi, traferitasi in seguito a Savigliano: importa dagli USA autotelai
Ford modello T dotati di maschera, radiatore, cofano, parafanghi anteriori e fari e vorrebbe completarli in versione autocarro con cabina e cassone. Per i Fissore si apre la strada della carrozzeria. Occorrono però
competenze specifiche. Vengono trovate allettando con buone retribuzioni alcuni specialisti torinesi. L’attività si espande e riguarda indifferentemente modelli di vetture, furgoni, autocarri. Bernardo diviene capo
.
16
Fissore e Scioneri: i loro nominativi ricorrono frequentemente tra i protagonisti della
storia della carrozzeria automobilistica in Italia. Lo testimoniano numerosi testi specializzati
ed enciclopedie dell’automobile. Si veda ad esempio AA.VV., Milleruote, Grande enciclopedia
dell’automobilismo, Milano, Domus, 1973.
17
“Style Auto”, architettura della carrozzeria, rivista semestrale, n. 1 inverno-primavera,
Torino 1963.
18
Sulla storia di questa azienda si consulti in particolare la monografia di PAOLO FISSORE,
Carrozzeria Fissore, Milano, Nada editore, 1991. Il contesto operativo e creativo in cui agisce
la carrozzeria saviglianese è ben delineato dalle seguenti pubblicazioni: CARLO BISCARETTI DI
RUFFIA, Carrozzieri di ieri Carrozzieri di oggi, Torino, Anfia, 1952; ALBERTO BERSANI, PAOLO
FISSORE, Dal disegno al design, storia della carrozzeria in Piemonte, Pavone Canavese, Priuli &
Verlucca, 1999.
324
renata allìo
Carrozzeria Fissore, interno.
Carrozzeria Fissore, modello del 1961.
industrie e imprenditori saviglianesi
325
dell’azienda 19, nel quadro di una piena partecipazione della numerosa
famiglia. La produzione si sposta nel 1935 nella storica sede di via Torino
e si fa più che mai eclettica: dalle fuoriserie alle autofunebri, dalle ambulanze ai bus per alberghi; e anche ruote per le carriole per l’esercito, cassette portamunizioni e portamedicinali. La guerra incrementa le forniture militari e lo stabilimento, indenne dai bombardamenti che colpiscono
gli impianti torinesi, addirittura s’ingrandisce. Anche il carrozziere Candido Viberti, amico di famiglia stante i suoi trascorsi saviglianesi, passa
commesse cui non può far fronte.
Tornata la pace, l’azienda si espande rapidamente superando all’inizio
degli anni sessanta i 200 dipendenti, con una gamma sempre amplissima
di prodotti, fra cui numerose realizzazioni fuoriserie su base motoristica
Fiat. Lo sviluppo della Fissore presenta alcuni capitoli particolarmente
significativi. Il primo è rappresentato dalla giardinetta lanciata da Vittorino Viotti, altro importante carrozziere torinese. La Fissore è fra le più
attive a coltivarne il successo, con sue peculiarità tecniche. Il secondo ha
nome autoveicolo pubblicitario. Nell’Italia del miracolo economico, la
promozione dei consumi ne fa largo uso. La carovana del Giro d’Italia
ciclistico ne è l’apoteosi, con il suo corteo pittoresco di automezzi trasformati in dentifrici, vermut, mangimi, macchine per cucire, ecc. semoventi. Sarà la televisione, che in Italia inizia a trasmettere dal 1954, a
sconfiggere questa armata 20.
Il terzo: la Fissore, è fra le carrozzerie italiane che sviluppano all’epoca
il maggior numero di collaborazioni industriali con l’estero. In Spagna,
Argentina, Brasile nascono vetture, veicoli industriali e impianti studiati
in collaborazione con Savigliano. L’accordo del 1961 con Vemag, rappresentante in Brasile il marchio tedesco Auto Union DKW, porta alla produzione e vendita fino al 1967 della DKW 1000 in versione lusso progettata dalla Fissore. E poi rapporti con case giapponesi i cui tecnici si
formano a Savigliano, mentre da Savigliano vengono inviati istruttori in
Giappone (Daihatsu e Mitsubishi), in Svizzera (Monteverdi), in Gran Bretagna (Elva Engineering Company e TVR), che si affiancano a quelli delle italiane OSCA dei fratelli Maserati, De Tomaso e principalmente Fiat.
La crisi dell’auto negli anni Settanta e inizio anni Ottanta incide seriamente sull’impresa, anche perché la coglie in un prolungato travaglio di
.
.
19
Mediante procura sottoscritta dai fratelli nel 1936 che gli riconoscono il ruolo di leader.
La storia del veicolo pubblicitario con espliciti riferimenti al ruolo svolto dalla carrozzeria Fissore in questo ambito produttivo è consultabile in PAOLO FISSORE, La pubblicità mette le ruote, i fantastici automezzi pubblicitari italiani degli anni ’50 e ’60, Autostorie dell’Automobile Club Cuneo, Savigliano, 2004.
20
326
renata allìo
trasformazioni societarie. Malgrado vari tentativi, riesce impossibile trovare un assetto equilibrato e dotato delle risorse necessarie a superare la
crisi. Il 1984 registra la liquidazione della società.
Antonio Scioneri, fondatore dell’omonima carrozzeria era, prima del
secondo conflitto mondiale, un apprezzato battilastra alla Fissore, « domatore di curve » come lo definì in un articolo Elvio Daganello ne
La manovella e ruote a raggi nel 1992 21. Alla Fissore Antonio Scioneri
rimane da 1928 al 1943. Dall’inizio del 1944 inizia in proprio a riparare
automobili, ma anche a fabbricare frigoriferi. Il dopoguerra porta la
costruzione di carrozzerie giardinetta e fuoriserie sui modelli Fiat (specialmente 1100) e soprattutto l’affermazione su scala nazionale dell’azienda: i modelli Fiat più popolari con allestimenti coupé, spyder, a
partire dal 1953, anno dell’accordo con la casa torinese, godono il favore
di una diffusa clientela di autosalonisti e privati. Con la nascita della prima vera utilitaria del dopoguerra nel 1955, la Fiat 600, Scioneri si propone come uno dei maggiori interpreti del popolare modello. Inizia con
essa la serie delle “elaborazioni” che in seguito diverranno la vera specialità dell’azienda. Si tratta di un fenomeno alle cui origini stavano motivi
pratici: siccome le consegne della 600 ai clienti da parte della Fiat avvenivano circa sei mesi dopo la prenotazione, Scioneri ed altri carrozzieri
ottengono consegne anticipate contro l’impegno di dedicarsi alla commercializzazione delle auto apportando modifiche non sostanziali alla
carrozzeria e tollerabili incrementi di prezzo.
Gli anni Cinquanta e sessanta sono sicuramente i più vitali e creativi
per Antonio Scioneri che dal 1957 viene affiancato in azienda dal figlio
Renato. Fino alla metà del decennio vengono ancora intraprese lavorazioni che implicano la trasformazione e la modellazione di carrozzerie,
collaborando talvolta con progettisti esterni come Michelotti e Barison,
affermati designers. Modelli coupé su base Fiat 124 e 125 sono le ultime
carrozzerie costruite interamente a mano da Scioneri. Da allora, anche in
relazione alle profonde mutazioni avvenute nel modo di produrre l’automobile, Scioneri decide di proseguire la sua attività in un ambito particolare: quello della “personalizzazione” delle autovetture; attingendo al
proprio bagaglio di esperienze collegate alla capacità artigianale e al
buon gusto, indovinando una formula che in termini pratici si può defi.
.
.
21
La più aggiornata ricostruzione della storia della carrozzeria Scioneri si trova in PAOLO
FISSORE, Scioneri, una storia mai raccontata, comparsa sul mensile “Auto d’Epoca” di Treviso,
n. 7/8 luglio-agosto 1999.
industrie e imprenditori saviglianesi
327
Carrozzeria Scioneri, modello del 1961.
nire innalzamento della qualità del prodotto di serie ottenuto intervenendo specialmente sull’abitacolo e sugli accessori.
I grandi produttori di automobili hanno in seguito via via ridotto lo
spazio per operare in questi contesti, penalizzando in maniera irreversibile l’attività dell’azienda.
Antonio Scioneri muore ad ottantun’anni nel 1995 e la carrozzeria
cessa l’anno successivo, pur mantenendo ancora una ridotta attività commerciale.
Carrozzeria Dedominici
La Dedominici venne avviata nel 1931 come impresa individuale, nella quale Giuseppe Dedominici svolgeva l’attività di carradore. Successivamente, nel 1953, con i figli Giuseppe junior, Domenico, Michele e
Giovanni, Dedominici senior costituì una società di fatto, la Dedominici
Giuseppe e figli, e avviò la costruzione di carrozzerie ribaltabili. L’attività
proseguì con l’aiuto delle nuove leve, Fabrizio (nato nel 1966) e Alessandro (nato nel 1970). Dal 1998 la società è in nome collettivo.
328
renata allìo
Il fondatore dell’impresa è stato insignito della medaglia d’oro e del
diploma di fedeltà al lavoro; alla ditta è stato assegnato nel 1989 il diploma di fedeltà al lavoro e progresso economico, che viene attribuito alle
iniziative produttive con oltre 35 anni di anzianità.
OMS Sordella spa
La società OMS Sordella venne fondata da Giovanni Sordella, nel
1957, a Savigliano, come società in accomandita semplice. Successivamente gli stabilimenti vennero trasferiti a Marene e la società divenne per
azioni. Da oltre vent’anni la OMS è tra le principali aziende italiane nel
settore oleodinamico e alla consolidata produzione di cilindri, centraline
e relativa componentistica, affianca la costruzione di piattaforme elettroidrauliche, sia di sollevamento, sia di lavoro, sollevatori girevoli per
maschere di saldatura, macchinari automatici e banchi di prova.
La ditta opera in Italia e all’estero: la vendita e l’assistenza vengono
effettuate dall’organizzazione interna all’azienda. Su richiesta, la OMS
Sordella può fornire prodotti con collaudo R.I.N.A., Det Norsk Veritas,
M.M. Lloyd’s Register, A.B.S. I clienti sono fonderie, cantieri navali,
costruttori di gru per l’edilizia, industrie ferroviarie, costruttori di macchine per la lavorazione del legno e per la trasformazione della lamiera.
Grazie all’esperienza accumulata nei campi oleodinamico, meccanico
e di carpenteria la OMS Sordella è in grado di progettare e costruire
impianti completi o parti di essi.
Fava ricostruzione pneumatici
Camillo Fava iniziò l’attività lavorativa come rappresentante della ditta Pasteris di Torino, che commerciava pneumatici. Durante la seconda
guerra mondiale, quando divenne difficile procurarsi gomme dai produttori stranieri, Fava allestì una piccola attività di rigenerazione pneumatici in tre garages adiacenti alla sua abitazione in Savigliano. L’iniziativa ebbe successo e nell’immediato dopoguerra la ditta Fava si trasferì in
via Brero in locali più ampi e con nuovi macchinari. Il numero dei dipendenti passò progressivamente da 5 a 15. La crescita continuò ulteriormente, comportando un nuovo trasferimento, nel 1951, in via Chianoc,
dove un intero isolato venne trasformato per accogliere impianti di rigenerazione allora all’avanguardia. Nel momento di massima espansione la
ditta Fava giunse ad occupare 40 operai, due impiegate, oltre al titolare e
a suo figlio, Giorgio, che nel frattempo aveva fatto il suo ingresso nell’azienda paterna.
industrie e imprenditori saviglianesi
329
Il processo di rigenerazione consisteva nel molare la superficie della
gomma usata, applicargli più strati di mastice, posizionando poi apposite fasce gommate prodotte dalla Pirelli e dalla Michelin. Il processo di
vulcanizzazione, che rendeva il collaggio particolarmente resistente,
avveniva in forni a 140 gradi per la durata di tre ore. Seguiva una “stagionatura” di tre mesi, che rendeva la gomma pronta all’uso. La commercializzazione dei prodotti della ditta Fava avveniva in provincia di
Cuneo, a Torino e, per un certo periodo, anche in Liguria.
Nella seconda metà degli anni Sessanta il miracolo economico e una
serie di fattori industriali resero poco conveniente la rigenerazione dei
pneumatici e la ditta Fava cessò l’attività nel 1970.
Saint Gobain Sekurit Italia srl
Appartenente alla multinazionale Saint Gobain, lo stabilimento di
Savigliano venne costruito negli anni Sessanta. Il progetto iniziale prevedeva l’edificazione di un impianto, con tecnologia Float, per la produzione del vetro di base e di un impianto di trasformazione. Si preferì tuttavia limitarsi alla costruzione del solo stabilimento di trasformazione,
meno gravoso sotto il profilo economico. L’attività iniziò il 2 maggio
1965 con le seguenti produzioni: lunotti e parabrezza temperati con circuito riscaldante e non, destinati al mercato Automotive e all’industria
dei trattori; pannelli in vetro temperato e serigrafato per cucine economiche, banchi frigo e banconi in genere. Nel 1972 entrò in attività l’impianto per la produzione di parabrezza stratificati e nel 1984 quello per
la produzione di minilaterali termati con l’installazione della linea di produzione di fissi e voletti temperati di piccole dimensioni. Nel novembre
dello stesso anno iniziò ad operare l’impianto per la produzione di scendenti temperati di forma cilindrica. Dieci anni dopo la vecchia linea di
produzione dei minilaterali venne smantellata e sostituita da un impianto più moderno capace di produrre sia minilaterali, sia scendenti molto
più grandi di quelli del passato.
Attualmente lo stabilimento saviglianese è in grado di fabbricare l’intero car-set, cioè parabrezza stratificati, lunotti termici temperati, minilaterali e terze luci temperati, scendenti temperati, tettucci temperati. La
superficie disponibile per lo stabilimento è di 162.163 metri quadrati di
cui 37.460 coperti. La capacità produttiva annua è di circa 750.000 parabrezza, e altrettanti lunotti/tettucci e di 300.000 minilaterali/scendenti.
Gli addetti sono 250. I principali committenti sono Fiat, Lancia, Alfa
Romeo, Iveco, Inalta Sunroof, Webasto, Maserati, Pininfarina, Ferrari,
Renault, Peugeot, Citroen.
330
renata allìo
Trasporti “Figli di Michele Tabasso”
La ditta sorse a Savigliano attorno a 1848, con la denominazione
Commissioniere Savigliano-Torino 22. I trasporti di merci fra le due città
venivano allora effettuati due volte la settimana, mediante carri trainati
da cavalli. Si partiva da Savigliano il pomeriggio e si arrivava la sera a
Carignano, dove si pernottava e si facevano riposare i cavalli. Il mattino
si ripartiva per Torino per il disbrigo delle consegne per conto di commercianti e artigiani di Savigliano e dintorni. La Tabasso possedeva un
deposito merci in Torino, in via Lagrange, in uno stallaggio detto Persico
Reale, da cui si ripartiva per il ritorno. Quest’attività continuò per decenni, fino al nuovo secolo e fino all’acquisto del primo autocarro Fiat 15
Ster, che viaggiava a una media di 30/40 chilometri orari, dato anche lo
stato delle strade non asfaltate. Tuttavia la velocità risultava già aumentata rispetto alla trazione animale e fu così possibile effettuare tre viaggi
settimanali. In seguito, con il progredire della potenza dei mezzi motorizzati e il miglioramento delle strade, il volume delle merci trasportate
aumentò e la ditta iniziò a effettuare consegne di macchinari, fusioni in
ghisa e carpenteria metallica per conto delle Officine di Savigliano (Snos)
.
Pietro Tabasso alla guida del ro-ro.
22
La ditta è presente nell’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (cit., p. 427 b) nella categoria “noli da cavalli e vetture”, con la denominazione di Tabasso Antonio.
331
industrie e imprenditori saviglianesi
Giulio Tabasso con lo zio.
con un raggio di azione che si dilatò all’Italia e anche all’estero 23. Con la
seconda guerra mondiale le Officine di Savigliano convertirono la produzione in armamenti bellici e la Tabasso trasportò fra Savigliano e
Torino materiali per l’assemblaggio, finché, nel periodo di occupazione
tedesca, i mezzi a motore della ditta furono confiscati. La Tabasso riprese allora a utilizzare i rimorchi a cavalli e lo fece fino all’immediato dopoguerra, quando lo Stato le assegnò un autocarro Isotta Fraschini. Tuttavia, data l’impossibilità di approvvigionamento di carburante, il motore
venne convertito ad alimentazione gasogena, nel senso che si bruciava
legna per generare gas che attivasse la trazione. Nel 1949 venne riavviata
la produzione in serie di autocarri e la Tabasso acquistò un nuovo mezzo
.
23
La citata Guida della Provincia di Cuneo del 1930 rileva la ditta nella categoria dei
“Conducenti” con la denominazione Tabasso Michele e Figli e con sede in via Muratori 13.
332
renata allìo
con la carrozzeria tutta in legno. Con questo riprese a pieno ritmo l’attività: pur mantenendo la tratta Torino-Savigliano, avviò nuove linee in
tutta Italia. Serviva soprattutto le principali industrie della zona, oltre alla
Snos, la Biraghi, la Burgo, Lamital e altre. Per conto della Snos, fra il
1957 e il 1963, rifornì di ferro l’impresa che eseguì il restauro della Mole
Antonelliana e si occupò anche delle forniture per il ponte in ferro di
Susa e per il Palazzetto dello Sport di Torino. Per effettuare questi trasporti eccezionali si dotò di un autocarro lungo dodici metri.
La ditta Tabasso cessò l’attività nel 1967 e venne rilevata da Sebastiano Longanizzi che opera da oltre trent’anni, anche dopo il trasferimento della sede a Marene.
Aimeri trasporti
Nel 1956 venne fondata a Savigliano l’Aimeri e Conterno snc con
oggetto sociale l’autotrasporto a collettame in ambito regionale e i trasporti eccezionali a livello nazionale. In seguito la ditta venne trasformata in Aimeri Bartolomeo e Figlio snc, continuando l’attività precedente.
Ad essa, dal 1995, si è aggiunto il servizio di logistica, con l’intento di
ampliare la gamma delle prestazioni, rispondendo alle esigenze dei clienti, i quali possono anche ricorrere alla Aimeri per la gestione del magazzino per conto terzi (vetro e materiale ferroviario), picking, emissione di
Un autocarro della ditta Aimeri e Conterno.
industrie e imprenditori saviglianesi
333
bolle di accompagnamento e organizzazione di trasporti in ambito nazionale e internazionale. Nel 2001 l’Aimeri ha ottenuto la certificazione di
qualità.
Lamberti Giacomo Corriere
Nel 1961 Giacomo Lamberti e Giacomo Bosio rilevarono l’attività di
trasporti che era stata della ditta Vigna. Nel 1963 Bosio lasciò l’azienda
per occuparsi di altra attività. Lamberti continuò ad operare nel servizio
celere, due volte al giorno sulla tratta Torino-Savigliano.
Negli anni Sessanta era frequente che il corriere arrivasse con l’autocarro fino alla periferia di Torino e di Savigliano e poi provvedesse alla
consegna dei colli più leggeri con un carretto trainato da una bicicletta.
L’azienda ha sempre operato a livello familiare senza aderire ai circuiti
che raggruppano diversi corrieri nazionali. La figlia e il genero di Giacomo Lamberti, già coadiuvanti, gli sono ora subentrati nell’attività.
Autolinee Ricca
Le Autolinee Ricca hanno svolto per decenni una importante funzione nel trasporto di persone che si muovevano giornalmente da Savigliano
e dintorni, su brevi tratte, per motivi di lavoro o di studio.
I primi automezzi della ditta Ricca.
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renata allìo
Rifacendosi alla tradizione familiare, nell’ottobre del 1941 i fratelli
Giovanni, Lorenzo e Paolo Ricca costituirono una società avente per
oggetto l’esercizio di autolinee e autonoleggio e si aggiudicarono la concessione di diverse linee di servizio pubblico, tra cui Pancalieri-None,
Savigliano-Marene, Savigliano-Levaldigi, Levaldigi-Fossano. Qualche
anno dopo, alla morte di Lorenzo Ricca, gli subentrarono i giovani figli,
Michele e Achille.
Nel 1947 la società acquisì linee a percorrenza maggiore: la TorinoPancalieri e la Saluzzo-Savigliano-Bra, che assorbì la preesistente Savigliano-Marene. L’attività si accrebbe ulteriormente negli anni Cinquanta
e Sessanta, quando il boom economico aumentò le necessità di pendolarismo lavorativo e scolastico. Si verificarono allora diversi cambiamenti
societari e verso la fine degli anni Sessanta l’attività venne trasferita a
Pancalieri per le tratte in partenza da quella zona.
Autolinee Allasia
L’azienda opera dal 1967 nel settore del trasporto passeggeri, sia di
linea, sia turistico.
Attualmente dispone di 15 autovetture e 40 autobus (da 16 fino a 80
posti), di cui 20 da noleggio. Tutti i mezzi sono di recente costruzione e
dotati di moderni sistemi di sicurezza.
Le Autolinee Allasia collegano Savigliano con gran parte dei centri del
Cuneese e i servizi turistici operano a livello nazionale e internazionale.
I servizi scolastici vengono svolti nel rispetto delle disposizioni ministeriali e gli autobus sono attrezzati per il trasporto di disabili.
Giorgis - prodotti da riscaldamento
In un secolo circa di presenza a Savigliano, la ditta Giorgis (ma il
nome è più volte cambiato nel tempo) ha commercializzato prodotti da
riscaldamento, modificando l’attività con il mutare dei tempi e delle abitudini di riscaldamento.
Il fondatore della società, Giovanni Giorgis, di origini monregalesi,
acquistò nel 1900 un appezzamento di terra dell’ex convento dei cappuccini, situato in Borgo Marene e confinante con il terreno oggi occupato dalle Officine di Savigliano. Con altri due soci, Giorgis fondò la ditta Priero - Giorgis - Bertolotto per il commercio di legna, carbone, paglia
e fieno e costruì su un’area di 3.500 metri quadrati tre grandi tettoie
destinate a deposito di materiali e stallaggio. Oltre a fornire prodotti da
industrie e imprenditori saviglianesi
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riscaldamento a famiglie ed enti, nei primi vent’anni di attività la ditta si
aggiudicò l’appalto di forniture alle caserme del Nizza Cavalleria di
Savigliano e Pinerolo, provvedendo oltre al fabbisogno per riscaldamento e cucine, anche paglia e fieno per le scuderie, e ritirando inoltre il letame dei cavalli, che spediva, tramite vagoni ferroviari, nella zona di
Sanremo per la concimazione dei fiori.
Dopo la grande guerra, in seguito alla morte di un socio e al ritiro dall’attività di un altro, Giovanni Giorgis coinvolse nell’impresa il figlio
Giovanni Stefano e continuò l’attività sotto la ditta Giorgis Giovanni e
Figlio 24. Fino al 1938 le forniture alle caserme risultarono prevalenti
rispetto a quelle della clientela privata. Dal 1943 alla fine della guerra, a
causa del razionamento e tesseramento dei prodotti da riscaldamento, la
ditta Giorgis si trovò nell’impossibilità di commercializzare liberamente
legna e carbone e si dovette limitare a distribuire i pochi prodotti forniti
dall’Ente provinciale approvvigionamento combustibili. Alla fine del
conflitto Giovanni Giorgis, ormai anziano, lasciò la ditta al figlio Stefano,
che a partire dal 1948 venne a sua volta coadiuvato dal figlio Sergio.
La ditta tuttavia non modificò la denominazione. Negli stessi anni cessò
la vendita di paglia e fieno e aumentò notevolmente il commercio di prodotti da riscaldamento: nei primi anni Sessanta la Giorgis riforniva circa
il 65% delle famiglie saviglianesi. Dal 1962 si passò rapidamante dal
combustibile solido a quello liquido e la ditta costruì un deposito di prodotti petroliferi 25.
Nel 1963, in seguito al decesso di Stefano Giorgis, il figlio Sergio diede vita, con il fratello Giovanni, alla Fratelli Giorgis. Giovanni si ritirò
nel 1972 e la ditta divenne allora Giorgis Sergio. Questa raggiunse la
massima espansione a metà degli anni Settanta, quando riforniva i serbatoi saviglianesi per circa il 90%. Nel 1978, avvertendo la necessità di
ampliare le vendite estendendole ai prodotti petroliferi per l’agricoltura,
per il trasporto e per l’industria, la Giorgis si unì ad altri quattro rivenditori della zona dando vita alla Spa Centro Calor, che negli anni Ottanta
era fra le prime aziende del settore petrolifero operanti nel cuneese.
Nel 1995, in occasione della sostituzione del sistema di riscaldamento da liquido a gassoso, un gruppo di soci cedette le azioni. Sergio
Giorgis chiuse il deposito, prestando tuttavia la propria attività in una
grande società cuneese del settore.
.
.
24
La ditta è rilevata con questo nome nella Guida della Provincia di Cuneo del 1930 nella
categoria “Legnami”, con sede in via Alba.
25
Nella citata Guida delle attività economiche, redatta proprio nel 1962, la ditta Giorgis è
indicata fra i venditori di legna e carbone, e anche fra i venditori di nafta.
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Eurodistribuzione Bertone
L’attività della ditta Bertone iniziò nel 1922 a Roccavignale per iniziativa di Giuseppe Enrico Bertone, allora rientrato dal servizio militare.
L’oggetto era la vendita all’ingrosso di articoli per la casa. Nel 1930 l’attività venne trasferita a Savigliano, centro urbano di maggiori dimensioni e
quindi più adatto allo sviluppo del commercio. Nel corso del tempo
entrarono in azienda le figlie del titolare, Maria e Giovanna, poi Giuseppe
Piano e l’ingegner Ernesto Frandino. Tuttavia Giuseppe Enrico Bertone
rimase in azienda fino al novembre 1973, quasi al termine della sua vita.
Nel frattempo la ditta crebbe e assunse un’organizzazione più moderna. Vennero costruiti nuovi magazzini fino ad occupare un’area coperta
di 9.500 metri quadrati. Le vendite si svilupparono, aumentarono i generi trattati, i trasporti furono potenziati. La Bertone divenne così la prima
azienda del settore in campo nazionale. Dai primi anni sessanta i magazzini vennero meccanizzati e si colsero le nuove opportunità offerte dalla
tecnologia dei calcolatori elettronici per una miglior gestione logistica.
A fianco della Bertone ormai affermata in Europa, Giuseppe Piano,
intuendo l’evoluzione della moderna distribuzione, fondò agli inizi degli
anni Sessanta l’Eurodistribuzione, costruita sul modello della distribuzione americana: cash & carry con regali e premi promozionali. La società ampliò ulteriormente la superficie, raggiungendo i 42.000 metri quadrati, di cui 10.000 coperti e divenne importatore grossista su scala
mondiale fornendo le maggiori catene distributive del mondo. La Bertone ha cessato l’attività alcuni anni or sono, l’Eurodistribuzione continua ad operare.
Fotoincisa Effegi
Guido Ferracin costituì la Fotoincisa Effegi nel 1970 e oggi, con trentacinque anni di esperienza alle spalle, gestisce l’azienda (con la moglie
Giovannina Scramoncin e con il figlio Dario), avvalendosi della collaborazione di 16 dipendenti.
Lo sviluppo della ditta fu graduale fino al 1990, quando, per il potenziamento ulteriore, si rese necessario il trasferimento in uno stabilimento
più grande, che fu individuato in via Snos 10. Seguendo lo sviluppo tecnologico, dal 1993, accanto ai montaggi tradizionali si iniziò ad inserire
tre ripetitori-impaginatori Misomex SR 73, che hanno aumentato notevolmente la produzione, permettendo altresì collaborazioni con grandi
tipografie e case editrici di tutto il Piemonte. Le nuove tecnologie com-
industrie e imprenditori saviglianesi
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puterizzate hanno imposto all’azienda, durante lo scorso anno, di adottare nuove macchine con i requisiti migliori disponibili sul mercato. La
Fotoincisa Effegi dispone oggi di un front-end completo “Kodak” di
ultimissima generazione, completamente automatico, con uscita su Plotter-Ctp in grado di incidere lastre del formato massimo 2032 x 1397 mm.
Comotto srl
La ditta Comotto srl - linee elettriche e telefoniche venne fondata nel
1953 da Pier Giorgio Comotto che, in qualità di incaricato della Piemonte Centrale Elettricità, iniziò da solo – e in seguito avvalendosi di
alcuni dipendenti – l’attività di installazione contatori, esazione delle bollette elettriche, allacciamento di piccole utenze, costruzione e manutenzione di brevi tratte di linee a bassa e media tensione.
Tra la metà degli anni Cinquanta e il 1962, nel periodo del boom economico, la Comotto conobbe una grande espansione: passò alla costruzione e manutenzione di linee a media e alta tensione, si specializzò nei
lavori in alta montagna e in condizioni difficili, aumentò considerevolmente il numero dei dipendenti, operando anche con contoterzisti e collaborando con imprese di maggiori dimensioni.
Nel 1962, con la nascita dell’Enel, la Comotto, come le altre imprese
private che operavano nel settore, dovette attrezzarsi per far fronte alle
nuove esigenze. Si rese necessario allora istruire e inserire nuovi operatori, mentre i più anziani ed esperti passarono alle dipendenze dell’ente
pubblico. Si dovettero acquisire commesse su appalto e si resero necessarie una nuova organizzazione aziendale e nuovi metodi di lavorazione
conformi alla legislazione sulla sicurezza sociale e capaci di sfruttare le
possibilità di meccanizzazione di fasi lavorative, che in precedenza erano
svolte manualmente.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, l’Enel impresse una accelerazione al processo di collaborazione con aziende esterne, appaltando una
maggior quantità di lavori, più differenziati e specializzati rispetto al passato. Da allora però furono ammesse agli appalti anche imprese edili e di
manutenzione stradale, spesso prive di esperienza nel settore elettrico e
con spiccata propensione ad avvalersi di lavoratori a cottimo e stagionali, il che ebbe ripercussioni negative sulla concorrenza leale fra imprese e
sui prezzi. Ciò determinò una crisi non ancora del tutto superata oggi per
la Comotto, come per le altre imprese del settore, che operano sul mercato con standard qualitativi medio alti dell’opera prestata. Negli ultimi
anni l’impegno dell’impresa è stato quello di migliorare ancora la qualifi-
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cazione dei propri addetti e di conseguenza la qualità del prodotto. La
Comotto si è distinta per la professionalità e la dedizione dei propri operatori, nonché per la capacità logistica di intervento in condizione estreme durante l’alluvione del 1994 nelle Langhe.
Tiesse srl
La Tiesse srl, con sede in via delle Ceramiche 7, è un’azienda che opera nel campo dell’automazione industriale dai primi anni Ottanta del
Novecento. Le varie esperienze lavorative, hanno portato la Tiesse a realizzare attualmente una buona esperienza nel settore dell’Automotive,
alimentare ed elettronica. Scopo dell’impresa è di risolvere i problemi di
automazione industriale della clientela, potendo contare su un ufficio
progettazione interno, che studia e predispone la soluzione più consona
alle esigenze del cliente. I tecnici aziendali seguono l’esecuzione dei lavori fino alla consegna e alla messa in servizio. La produzione si concentra
in due settori; il primo – quello della progettazione e costruzione di macchine speciali – riguarda linee a pallet, linee e banchi di collaudo e linee
di assemblaggio; il secondo settore – quello della micromeccanica per la
trasmissione del moto – verte sulla produzione di rinvii ad angolo, ruote
dentate, ingranaggi, ghiere, molle e giunti. Questa attività è affiancata da
un settore commerciale che propone un’ampia gamma di componenti
meccanici per la trasmissione del moto in diverse esecuzioni, sia per
grandezza, sia per scelta di materiali.
A&C Sistemi
Nel 1978 venne costituita una società denominata A&C snc di Arese
e Calamari, che fino al 1987 si occupò, come concessionaria Olivetti per
la zona di Saluzzo e Savigliano, di vendita ed assistenza dei classici prodotti per l’ufficio. Nel 1988 con l’ingresso di nuovi soci, con esperienze
maturate nel campo dello sviluppo e dell’installazione di software per la
gestione aziendale, venne creata una nuova divisione indirizzata alla vendita, all’installazione e all’assistenza di personal, mini computer e procedure gestionali. In pochi anni la società incrementò notevolmente sia il
numero di addetti sia il fatturato e, alla fine del 1994, venne trasformata
in società a responsabilità limitata, contestualmente all’insediamento nella sede di proprietà, nella nuova zona industriale di Savigliano, sulla statale per Saluzzo. Oggi la A&C Holding è formata da un gruppo di quattro aziende che occupa complessivamente circa 70 addetti nei vari settori
industrie e imprenditori saviglianesi
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gestiti. La A&C Sistemi srl è specializzata nel fornire soluzioni gestionali
per aziende di distribuzione, manifatturiere e di servizi ed è in grado di
assistere i propri clienti a livello hardware, software di base, software
gestionale, sviluppo di software su commessa, formazione del personale
e consulenza sistemistica. Focalizzando la propria attività sul settore
Studi di Commercialisti e Consulenti del Lavoro, la A&C Servizi srl fornisce invece ai propri clienti, oltre all’assistenza hardware e software,
anche la competenza di un team di esperti di problematiche fiscali, mentre la A&C Studi srl si caratterizza per la competenza e l’esperienza nei
settori notarili e legali. L’ultima nata del gruppo, la A&C Immobiliare srl
cura invece l’aspetto gestionale e tecnico delle sedi di proprietà del
gruppo.
Cedati spa
La Cedati ha sede in via Allione 5 e dal 1984 fornisce consulenza tecnologica alle imprese. Nel 2000 è entrata a far parte del Gruppo Altran,
leader europeo nella consulenza per l’innovazione, fondato in Francia
nel 1982.
Nel 2002 la Cedati ha contrastato la crisi economica mondiale rivolgendosi ad un settore nuovo per la sua storia: l’ingegneria delle telecomunicazioni, diventando leader in Italia nella consulenza in questo settore, con presenza nelle maggiori compagnie di telefonia mobile nazionali
e internazionali; contemporaneamente ha avviato la consulenza elettronica e meccanica.
Attualmente la Cedati ha sedi a Roma, Milano e Torino e annovera tra
i suoi clienti aziende di telecomunicazione, bancarie, assicurative, automotive, elettronica, pubblica amministrazione e servizi. I suoi consulenti
sono oltre 350 e il fatturato del 2004 ha sfiorato i 25 milioni di euro.
I consulenti Cedati seguono tutto il ciclo di vita di un progetto: dall’idea, alla realizzazione, alla messa in esercizio. Compito della ditta è quello di aiutare i clienti ad ottimizzare i loro processi di innovazione tecnologica.

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