dipartimento di scienze umane dottorato di ricerca

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dipartimento di scienze umane dottorato di ricerca
DIPARTIMENTO DI SCIENZE UMANE
DOTTORATO DI RICERCA
STORIA E CULTURA DEL VIAGGIO E DELL’ODEPORICA IN ETÀ
MODERNA - XXII CICLO.
IL DIARIO DI VIAGGIO DI JOHANN SMIDT (1773-1857)
M-STO/03
Coordinatore: Professor Gaetano Platania
Firma ……………………..
Tutor: Professor Raffaele Caldarelli
Firma………………………
Dottorando: Gaetano Pasqua
Firma………………………..………
2
Si ringrazia:
Prof.re Platania Gaetano, Università di Viterbo.
Personale Ufficio Storico, Segreteria NAV,
Ministero della Difesa, Aeronautica, Roma.
Personale Archivio di Stato, Brema.
Dott.ssa Klatte Elisabeth, Dott. Helge Baruch
Barach-Burwitz, Brema.
Dott.ssa De Santi Gentili, Viterbo.
Prof.re Conte Alessandro, Roma.
3
4
Ai miei genitori
5
6
INDICE
Capitolo I
Alcuni precedenti fino a Ghoete
8
Capitolo II
Gli studi odeporici in Germania; vita e scritti di Johann Smidt
12
Capitolo III
Il viaggio
29
Capitolo IV
Note su amici e principali corrispondenti di Johann Smidt
81
Capitolo V
Bibliografia viaggiatori tedeschi durante il periodo di Johann Smidt
89
Bibliografia in lingua tedesca
117
Bibliografia in lingua italiana
122
Iconografia
124
Appendice
136
7
Capitolo I
Alcuni precedenti fino a Goethe
La letteratura dedicata ai viaggi è quasi
infinita. Il tema del viaggio è antico quanto la
letteratura stessa e svolge un ruolo fondamentale già
nell’epopea di Gilgamesh. Con l’Odissea, la Divina
commedia e l’Orlando furioso nascono i primi
viaggi tra luoghi reali e fantastici. Il Grand Tour ci
dà l’idea del viaggio fine a se stesso trovando la sua
massima espressione letteraria nel Viaggio in Italia
di Goethe, che, quando giunge finalmente in Italia
risponde a una precisa esigenza del suo sviluppo
creativo; pur essendo un grandissimo osservatore e
piccandosi di essere tale, a un certo punto del libro si
lascia sfuggire una singolare confessione: «Lo scopo
di questo mio magnifico viaggio - dichiara - non è
quello d'illudermi, bensì di conoscere me stesso nel
rapporto con gli oggetti». Non l’Italia, dunque, come
ingenuamente avremmo potuto supporre, ma Johann
Wolfgang Goethe in Italia.
Già a partire dall’alto medioevo, anche in Germania
il viaggio verso l'Italia e in particolare Roma, era
diventata
una
prassi
diffusa.
L’abuso
delle
indulgenze denunciato da Martin Lutero (lui stesso
si recò a Roma quando aveva ventisette anni) fece
diminuire il flusso del pellegrinaggio, ma presto ne
nasceva un altro.
8
Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci e
Botticelli come nuove attrazioni smossero tanti che
si organizzarono mettendosi ancora una volta in
viaggio verso sud. Venezia, Firenze e Roma erano le
mete predilette dove si potevano ammirare le nuove
tecniche artistiche dell’Italia rinascimentale.
Albrecht Dürer (1471-1528) appena sposato, nel
1494, lasciò la peste a Norimberga direzione
Venezia. Tra una sosta e l’altra si esercitava nella
pittura approfittando dei nuovi paesaggi e appena
sull’Adriatico gli si aprì un nuovo mondo di libertà,
di apertura mentale e dai sapori esotici. Una volta
rientrato in Germania fondò la propria bottega. Nel
1505 scoppiò di nuovo la peste e visto che i suoi
affari non andavano così bene ritornò per la seconda
volta in Italia. A Venezia trovava fortuna vendendo i
suoi quadri a prezzi eccellenti e conquistando
popolarità. Vi rimase fino al 1507.
Con gli anni successivi andare in Italia significava
essere moderni, al passo coi tempi. Si iniziava a
parlare di Kavalierstour dei giovani aristocratici,
nasceva
il
Grand
Tour
del
sedicesimo
e
diciassettesimo secolo. Parte integrante del percorso
per completare la loro educazione era il doversi
guardare attorno, migliorare e apprendere nuove
lingue; e qual miglior posto al mondo dove il clima e
le belle donne si potevano abbinare a missioni
diplomatiche e affari commerciali?
9
Franz Wilhelm von Wartenberg (1593-1661) il
futuro vescovo di Osnabrück, dopo aver visitato le
tombe degli apostoli e ricevuto udienza dal Papa,
scrisse nelle sue memorie che dell’Italia aveva
nostalgia soprattutto dei giochi d’acqua, dei labirinti,
della caccia al lupo e dei fuochi d’artificio.
L’archeologo Johann Joachim Winckelmann (17171768) dormiva solamente dalla mezzanotte alle
quattro del mattino per dedicare tutto il suo tempo
allo studio dell’arte antica a Roma. Vi rimase sette
anni ricoprendo alcune cariche e pubblicando la sua
opera principale Geschichte der Kunst des Altertums
ancora oggi un classico. Nel 1768 si mise in viaggio
per rientrare in Germania e arrivato nei pressi di
Trieste, preso dalla nostalgia, cambiò idea e decise
di tornare a Roma. Fu accoltellato da un ladro e la
sua tomba, a Trieste, è ancora oggi visitata da
centinai di tedeschi. Reise nach Italien di Jackob
Volkmann (1770-71 in tre volumi) era la guida più
utilizzata dai ventenni tedeschi che varcavano le
Alpi, la stessa utilizzata da Johann Wolfgang Goethe
(1749-1832). Lo stesso Goethe sembra abbia vissuto
una specie di rinascita viaggiando tra la penisola,
vivendo periodi di creatività connessi al piacere
della vita e alla scoperta della natura. Prima di
soggiornare a Roma, in Via del Corso, ammirò il
lago di Garda, Verona, Vicenza, Padova, Venezia,
Bologna, Firenze e Perugia. A Roma era ospite di
Heinrich Wilhelm Tischbein dove creò una vera e
propria colonia di artisti, tra cui Angelica Kaufmann,
Friedrich Bury, Johann Georg Schuetz e Heinrich
Meyer, che spesso s’incontravano a Frascati nella
10
casa dell’archeologo Johann Friedrich Reiffenstein.
Goethe arrivò fino in Sicilia e al ritorno si fermò per
quasi un altro anno ancora a Roma. La sua opera
Italienische Reise diventò una delle più consultate
ma non piacque a Johann Gottfried Herder (17441803) mentore e amico di Goethe, deluso da Roma,
Napoli e dagli italiani, forse perché non riuscì a
trovare neanche uno dei libri che cercava nella
biblioteca del Vaticano.
11
Capitolo II
Gli studi odeporici in Germania; vita e scritti di
Johann Smidt
Scrittori e studiosi tedeschi da recente dedicano
particolare attenzione all’immagine dell’Italia e ai
relativi stereotipi attraverso l’analisi della letteratura
di viaggio. Ludwig Schudt1, esperto di odeporica, ha
analizzato in particolare i motivi e i topoi contenuti
nei rapporti di viaggio (Schudt 1959) mentre il
rapporto con gli stereotipi fino ai nostri giorni viene
invece illustrata nello studio di Manfred Beller in Le
Metamorfosi di Mignon. L’immigrazione poetica dei
tedeschi in Italia da Goethe ad oggi (1987).
Raramente un autore o curatore ha avuto il coraggio
di avventurarsi in una visione d’insieme affrontando
gli studi con particolare indispensabile impegno
interdisciplinare. La letteratura del viaggio è
dispersa in libri e articoli riguardanti teorie e
concetti nelle scienze letterarie e in altre discipline
come sociologia, etologia, psicologia sociale, studi
unilaterali nelle identità, mentalità e caratteristiche
di singole etnie, nazioni e culture, studi sulla
reciprocità delle immagini fra due o più nazioni
europee o nordamericane, prospettive dell’esotismo
letterario europeo. Argomenti specifici di ricerca
antropologica ed etnologica, studi di fisiognomica,
studi sul clima, analisi delle immagini nel campo
1
Schudt, L., 1959, Italienreisen im 17. und 18. Jahrhundert, Wien, Schroll.
12
linguistico trovano la loro collocazione nei libri
scolastici e nella letteratura per bambini e giovani.
A partire dagli anni settanta la Letteratura del
Viaggio (Reiseliteratur) con tutti i suoi contenuti
non é piú per la germanistica un genre infériur2. Ci
si rese conto che gli studi odeporici valevano come
Informationsreichtum e potevano dare tante risposte
ad altrettante domande. A partire dagli anni '80 la
Commissione di Storia per la Bassa Sassonia e la
città di Brema ha stanziato un progetto di ricerca su
viaggi e viaggiatori del nord della Germania
(Germania-ovest) e
pubblicazione
(Band)
nel 1987 uscì la prima
ad
opera
di
Herbert
Schwarzwälder3. Nonostante la letteratura offra un
ricco patrimonio con un vasto riscontro da cui
ricavare notevole materiale di ricerca ancora scarso
risulta l’impegno accademico a riguardo. Il capitolo
V è dedicato ad un elenco di viaggiatori tedeschi che
ha varcato la soglia delle Alpi tra il 1770 e il 1870.
2
Thomas Elsmann, Bremisches Jahrbuch, Staatsarchiv Bremen,
2007, pag. 263.
3
Reisen und Reisende in Nordwestdeutschland Band 1 (bis 1620).
Lax Verlag, 1987. Autore che tra l’altro ha pubblicanto anche:
Reise in Bremens Vergangenheit. Carl Schünemann Verlag, 1965.
Bremen und Nordwestdeutschland am Kriegsende 1945 (Teil I).
Carl Schünemann Verlag, 1972. Deutschland Album nach alten
Ansichtskarten. Flechsig Verlag. Postkartenalbum Oberneuland,
Horn / Lehe, Schwachhausen, Parkviertel, Bürgerpark. Carl
Schünemann Verlag, 1981. Berühmte Bremer. Paul List Verlag,
1982. Bremen im Wandel der Zeiten - Die Altstadt. Carl
Schünemann Verlag. Gruß aus Bremen. Ansichtskarten um die
Jahrhundertwende. Flechsig Verlag. Reise in Bremens
Vergangenheit. Stationen und Bilder einer 1200-jährigen
Geschichte. Carl Schünemann Verlag, 1993. Das Große BremenLexikon. Edition Temmen, 2003. Bremen in alten
Reisebeschreibungen. Edition Temmen, 2006.
13
La Gesellschaft
La Literarische Gesellschaft der freien Männer
nasce il primo giugno del 1794 come associazione
studentesca dei cui fondatori faceva parte lo stesso
Johann Smidt4.
Saltuariamente vi parteciparono anche Fichte,
Paulus e Rinholds contribuendo con diverse idee,
dando fortissimi influssi e segnali ai partecipanti.
L'adesione era aperta per tutti gli studenti di
qualsiasi facoltà e di qualsiasi provenienza. Per
Smidt questo evento rappresentava il momento più
importante del suo secondo periodo a Jena, e sarà
proprio durante questi incontri-riunioni che nascerà
il progetto del viaggio in Italia.
Ci si riuniva regolarmente ogni mercoledì sera: alle
riunioni, in media, partecipavano una dozzina di
studenti. Durante la sua esistenza, la Gesellschaft
poteva contare su circa cinquanta aderenti. Ad ogni
incontro chi partecipava presentava propri discorsi,
riportati col titolo dell’argomento scelto su di un
registro di protocollo che fu istituito dal primo
giorno, come ad esempio “Riguardo l´influenza della
Università sulla cultura tedesca“.
Scelsero di chiamarsi “liberi uomini” dimostrando di
non appartenere ad alcuna associazione o ordine
4
Parteciparono alla prima riunione: Johann Ludwig Bernhard
Meister (1773-1844), Friedrich Ludwig Lindner (1772-1845),
Ludwig Reinhold Stegmann (1770-1849), Pomian Pesarovius
(1776-1847), Claude-Camille Perret (1769-1834), Wilhelm
Georg Krüger (1774-1835), Johann Eduard Pohrt, Anton
Heinrich Bärnhoff (1773-1835), Moritz von Vegesack (? - ?).
14
qualsiasi; ogni discussione era espressione di una
propria volontà e libertà, ispirata dall'influenza della
rivoluzione francese, pura da qualsiasi ristretta
influenza di partito, frequenti in quel periodo. Ne
fecero parte studenti provenienti da diverse città e
anche diverse nazioni come francesi, danesi e
lituani5. L'ultima nota sul libro di protocollo risale al
6 marzo 1799, periodo in cui anche Fichte per
motivi religiosi dovette lasciare Jena. Molti degli
aderenti continuarono ad avere contatti tra di loro e
fondare simili associazioni nelle proprie città, come
in Gottinga, Brema6, Oldenburg e Berna.
In quel periodo Smidt strinse una solida amicizia
con Herbart, Räson, Berger e Köppen di Lubecca,
altra città anseatica. Herbart era la testa filosofica
più produttiva e spesso interveniva discutendo
principi fondati sulle tesi di Fichte. Si aggiungerà,
dopo qualche mese, anche Boehlendorff, futuro
compagno di viaggio. Smidt e Köppen faranno
coppia fissa, diventando compagni di viaggio
inseparabili, e lo stesso Herbart, soggiornerà, dopo il
viaggio in Italia, per diversi periodi nella casa di
Smidt, a Brema, durante gli anni 1800-02, dove
insegnerà a sole donne di famiglia, Pedagogia,
5
Col passare dei mesi si erano aggiunti anche Johann Erich von
Berger (1772-1833), Christoph von Breuning (1773-1841),
Malthe (Matthäus) Christian Möller (1771-1834), Johann
Friedrich Herbart (1776-1841), Casimir Ulrich Boehlendorff
(1771-1825), Martin Ernst Reimers (1775-1826), Gottlieb
Friedrich Karl Horn (1772-1844), Johann Diederich Gries
(1775-1842), Friedrich August Eschen (1776-1800), Karl
Schildener (1777-1843), Johann Jakob Erichson (1777-1856),
Ludwig Friedrich August Hoffmeister (1776-1842), Christian
Friedrich Callisen (1777-1861), Theodor Ziemssen (1777-1843),
August Ludwig Hülsen (1765-1809).
6
Protocollo Literatische Gesellschaft, Archivio di Brema.
15
Elementi di Matematica e Idee di Platone. Tra gli
iscritti alla “Gesellschaft” ci sarà anche il francese
Perret,
poi
segretario
del
generale
Clarke,
protagonista del trattato della pace di Campoformio.
Smidt e Köppen, durante il viaggio, lo cercheranno
invano per tutta Milano. Oltre alla filosofia, teologia
e letteratura, Smidt mostrò un certo interesse anche
per l'arte e la pittura.
Johann Smidt
Johann Smidt nasce a Brema, in Germania il 5
novembre del 1773. Figlio dell'omonimo7 ha
frequentato l´Illustre Ginnasio di Brema, nel 1792 si
trasferisce a Jena e si iscrive alla facoltà di Teologia.
A fine studi, nel maggio del 1797, inizia il suo
viaggio
con
alcuni
compagni
universitari.
Attraverseranno la Germania, la Svizzera e l´Italia,
arrivando fino a Milano. Al suo rientro si sposa con
Wilhelmine Rode e insegnerà teologia nello stesso
ginnasio frequentato da giovane. Nel 1799 fonda la
rivista Hanseatische Magazin8. Nel 1800, eletto a
sorpresa
senatore9
nella
camera
del
comune
7
Dottore in Teologia, svolgeva le sue funzioni ecclesiastiche
nella chiesa di St. Stephani a Brema. A 43 anni Anne de
l´Hommel, 38 anni, I tre figli avuti morirono tutti entro il 1764.
Lei morì a 41 anni. Dopo quattro anni si sposò con Henriette von
Rheden, 28 anni, non ebbero figli e lei morì dopo soli 3 anni.
Nel 1772, a 60 anni, si sposa con la 31enne Johanna Holler, il
matrimonio dura 24 anni, nasceranno Johann e Catharina (1775).
8
Kopitzsch, F. Publicität«, »Gemeingeist« und »Beförderung
der Cultur«: Johann Smidt und das »Hanseatische Magazin«
(1799 –1804) in Bremisches Jahrbuch. 2008
9
Tra gli antenati di Johann Smidt diversi avevano occupanti
posizioni rilevanti come Ratsherr, consigliere comunale, o come
Bürgermeister, sindaco, tra cui Franz Dreyer (1642-1705),
16
(Ratsherrn), aveva soli 27 anni. Nel 1806, anno in
cui spariva il vecchio regno tedesco10, invaso dalle
truppe napoleoniche, iniziava la sua esperienza nella
politica estera, consacrata poi col successo ottenuto
al Congresso di Vienna (1814-15), quando riottenne
l´indipendenza dei territori anseatici e della stessa
Brema. Missione politica inseguita per tutta la vita
alternando impegni tra Francoforte, trasferitosi con
l'intera famiglia, partecipando alla nascita del
Parlamento tedesco (Bundestag), Parigi, alla corte di
Napoleone,
e
a
Brema,
finalmente
liberata
dall’esercito russo. Eletto sindaco (Bürgermeister) di
Brema nel 1821 alternerà la carica con quella al
Bundestag di Francoforte fino al 1849. Dissidi con la
città di Oldenburg lo porteranno a comprare un
“pezzo di terra” dal Principato di Hannover e
deviare il fiume Weser, dando vita nel 1827, ad una
nuova città, Bremerhaven. Nel 1848, capeggiando
l´ala conservatoria, tenterà invano di frenare i moti
rivoluzionari, una sconfitta che non lo allontanerà
dalla scena politica. Ha fatto parte del senato per ben
57 anni fino al giorno in cui morì, dove rivestiva la
carica di Presidente del senato di Brema (7 maggio
del 1857). L´intera vita politica di Smidt continua ad
essere oggetto di analisi da parte di studiosi e cultori
della materia. Dai rapporti di Brema con il
Deutsches Bund, la politica dello stesso Smidt e il
parlamento tedesco (Bundestag), i rapporti con la
Melchior Holler (1674-1742), Johann Holler (1674-1742),
Heinrich Edzard (1661-1729) e altri collegati alla famiglia con
nomi come Schweling, Klugkist, Duntze, Chytraeus e
Wachmann.
10
Nel 1806 il Sacro Romano Impero Germanico venne sciolto a
seguito delle guerre napoleoniche.
17
città cugina Amburgo, Smidt e la costituzione della
Germania, le sue idee progressiste, la fondazione
della rivista Hanseatische Magazin, la cacciata degli
ebrei da Brema da parte di Smidt fino alla eventuale
amicizia con Henriette von Preußen. La letteratura
su Smidt è completamente in lingua tedesca
nonostante i continui e difficili rapporti con l´Impero
francese e, soprattutto, la sua partecipazione al
Congresso di Vienna. A livello nazionale, in
Germania, il personaggio Smidt non gode di una
notorietà, é quasi sconosciuto. Tracce si trovano tra
Lubecca e Amburgo, città Anseatiche. Altri diari
scritti da Smidt risultano ancora inediti, come quello
in cui ha scritto in un precedente viaggio a Dresda.
L’archivio di Stato di Brema rimane, fino ad oggi, il
maggior
custode
della
documentazione
del
Bürgermeister. Nel solo anno del 2008, in memoria
del 150esimo della sua scomparsa, ha dedicato quasi
l’intero numero del Bremisches Jahresbuch, alla
figura del fondatore della città di Bremerhaven.
Tuttavia,
nella
letteratura,
non
esistono
approfondimenti sul periodo giovanile di Johann
Smidt, neanche quando, frequentando l’Università di
Jena, aveva conosciuto Goethe, Fichte e Paulus. In
viaggio verso l´Italia, attraversando la Svizzera a
piedi, Johann Smidt, approfittando delle soste nelle
locande, apriva il suo taccuino e annotava riflessioni,
poesie e qualche schizzo. Tutta la documentazione
della sua vita (diciotto metri tra carteggio, lettere,
corrispondenza, ritratti, diari, carte geografiche,
appunti e alcuni libri personali) all’archivio di Stato
della città di Brema dopo decenni di permanenza
18
nella ex Unione Sovietica dalla fine della seconda
guerra mondiale. Diversi studiosi, da anni, hanno
tentano di organizzare la documentazione Smidt
denominata Nachlass 7.20.
Il viaggio è descritto da Smidt con maggiore
attenzione, annotava, man mano delle stesure e delle
riflessioni,
sempre
in
ordine
cronologico,
allontanandosi dalla quella che inizialmente doveva
e poteva essere una forma-libro. Diventa poi, una
stesura
provvisoria
da
riutilizzare
per
la
corrispondenza che, programmaticamente, non fu
mai abbandonata. Il suo diario non contiene note,
tranne che nell’ultima pagina, utilizzata come foglio
di calcoli per varie spese sostenute, cancellate e
indecifrabili. Scritto a penna corrente, verso la fine,
é stato utilizzato soprattutto per segnare un rapido
promemoria. Alcune annotazioni sono da rivedere,
perché
contengono
certamente
inesattezze
e
anacronismi come alcune delle lettere spedite ai suoi
familiari, o forse opportunamente post o pre datate
per un calcolo di comodità rispetto al servizio
postale vigente in quel periodo. La sua grafia é
irregolare e per niente posata (la stessa fidanzata si
lamentava). Nonostante il manoscritto sia quasi
sempre privo di correzioni e ripensamenti non vi é il
dubbio, non esiste una "brutta copia" andata persa o
altro, é questo l´originale. Alcuni compagni di
viaggio, dopo qualche mese lo hanno chiesto in
prestito.
Smidt,
attraverso
corrispondenza,
aveva
addestramento
linguistico
trascrizione,
appare
la
sua
costante
avuto
un
proprio
e,
dopo
abbastanza
la
prima
concreto
e
19
essenziale, soprattutto, visto il poco tempo che, con i
suoi compagni di viaggio, dedicavano alla stesura
del Reisejournal e la scarsa disponibilità di spazio
per un taccuino più grande. Il suo viaggio é stato una
specie di palestra, un laboratorio mentale, una
miscellanea tra luoghi visitati, persone, tra le quali
molti conoscenti, utili per il suo futuro politico, arte
pubblica e privata, e il particolare momento che i
territori percorsi attraversavano sotto il dominio
napoleonico. Quindi psicologia, arte, cultura, storia e
sociologia spesso vengono racchiusi in un giudizio
immediato, affidata a una grande personalità in una
situazione storico-politica eccezionale.
Alcune note sul periodo universitario di
Johann Smidt
Inconsapevole della carriera politica alle porte, si
iscrisse alla facoltà di Teologia per volere di un
padre severo anche se avrebbe preferito Leyden o
Utrecht come sedi universitarie. Sì a Teologia,
quindi, ma a Jena, questo fu il risultato di un
compromesso tra padre e figlio. Brema, città con
mire indipendentiste, osservava non con poca
preoccupazione, la guerra tra Francia Spagna Olanda
e l'Impero Britannico. Il giovane Smidt vide la
vendita di Hessen e di Waldeckern e la presa della
Bastiglia. Non correvano proprio tempi tranquilli ma
era anche un periodo in cui furono i primi grandi
viaggi transoceanici dei bremensi; India e NordAmerica erano le mete più ambite. Tra le letture
20
preferite di Smidt c'erano i racconti di Robinsons,
Gulliver e Hagedorn, e con particolare curiosità
opere di correnti di autori come Goethe, Schiller e
Kant.
Lasciava, oltre al padre anziano e una madre malata,
una sorella con la quale nutriva un rapporto speciale:
diverse ed inconsuete erano le lettere scambiate tra
loro, un amore platonico che turbava in maniera
particolare il cuore del giovane Johann. La sua
avventura a Jena, in un primo momento fu oggetto di
particolari sofferenze a livello personale. Trascorse
complessivamente tre anni, con una parentesi
invernale tra il 1793 e il 1794. Quella di Jena era
l’università più note della Germania, di Schiller11,
Paulus12 e Reinholds13.
11
Schiller, Johann Christoph Friedrich von. (10 novembre 1759
– 9 maggio 1805). La cattedra di storia e filosofia gli venne
affidata nel nel 1789. Inizia lo studio di Kant e sull´estetica. Nel
periodo di Jena (1793) scrive la Storia della guerra dei
Trent'anni.
12
Paulus, Eberhard Gottlob ( 1 settembre 1761 – 10 agosto
1851) prefessore ordinario di Teologia a Jena dal 1793. Viaggiò
attraverso Germania, Olanda e Francia. Ha insegnato anche
Lingue Orientali.
13
(Vienna, 26 ottobre 1758 – Kiel, 10 aprile 1823), filosofo
austriaco. Trascorse gli anni della sua attività speculativa in
Germania, dove partecipò al dibattito sulla filosofia di Kant e
preparò il terreno allo sviluppo dell'idealismo. Dopo la
soppressione della Compagnia di Gesù, di cui era membro dal
1772, entrò nei Barnabiti, divenendo, dal 1778, professore di
filosofia. Nel 1783 abbandonò, su propria volontá, lo stato
religioso e si trasferì a Lipsia, con l´aiuto del prof. Petzhold. Il
18 maggio si sposó con una figlia di Christoph Martin Wielands
(1733-1813). Collaborò alla rivista «Deutscher Merkur», in cui
difese le idee di Herder contro Kant e su cui pubblicò, tra il 1786
e il 1787, le Lettere sulla filosofia kantiana che, oltre a
promuovere un vasto interesse intorno al grande filosofo di
Königsberg, gli assicurarono la fama e la cattedra all'Università
di Jena (1787-1794), tentando una rielaborazione sistematica del
criticismo kantiano che chiamò "filosofia elementare". All'epoca
di Lipsia appartengono le sue opere fondamentali: Versuch einer
neuen Theorie des menschlichen Vorstellungsvermögens (Saggio
21
Inizialmente frequentava le lezioni di Reinholds col
quale si instaurò un rapporto particolare, quasi di
amicizia. Lo stesso Reinhold, preoccupato per il suo
allievo, spesso consigliava a Smidt un semestre
libero da dedicare esclusivamente alla cura della
salute. Il forte influsso della filosofia non cancellava,
tuttavia, gli interessi per la Teologia che seguiva con
altrettanta attenzione. In quel periodo Smidt
prediligeva la letteratura e aveva l'onore di far parte
della ristrettissima cerchia di quelle due dozzine di
ascoltatori che presero parte alle ultime letture
private date da uno Schiller malato (morirà di
tubercolosi nel 1805), letture che vertevano, su
Cicerone, Platone e su Omero. Tutte queste lezioni,
in particolare quelle con Paulus e Reinhold, aprivano
in lui ogni giorno nuovi orizzonti che puntualmente
comunicava attraverso numerose spedite, quasi una
al giorno, all'amata sorella e ai genitori. Durante
questo primo periodo Smidt soggiornava nella casa
del sindaco Paulsen e le sue amicizie furono
soprattutto legate a persone conosciute già da Brema
come, Friedrich Lautsch14 prima amico di ginnasio,
poi collega a Jena. Lautsch manteneva un rapporto
segreto con una compagna da cui ricevette una
su una nuova teoria della facoltà umana della
rappresentazione), Beiträge zur Berichtigung bisheriger
Missverständnisse der Philosophen, Ueber das Fundament des
philosophischen Wissens, Auswahl vermischter Schriften, Ueber
die Paradoxien der neuesten Philosophie, Sendschreiben an
Fichte und Lavater über den Glauben an Gott, Beiträge zur
leichtesten Uebersicht des Zustandes der Philosophie bei dem
Anfange des neunzehnthen Jahrhuderts. Nel 1794 si trasferì a
Kiel dove rimase fino alla morte. e materie come Logica,
Metafisica e Storia della Filosofia.
14
Lautsch, Johann Friedrich (1772-1799). Diversa la
corrispondenza tra Smidt e Lautsch datata 1795-1799. Si trovano
anche lettere del periodo antecedente, nel periodo del ginnasio.
22
figlia, il tutto nascosto ai genitori. Riuscì con l'aiuto
e la complicità degli amici, tra cui anche Smidt, a
sostenere il rapporti anche a distanza. Ma la sorte,
evidentemente gli era contro, morì a 27 anni. Ma
questo non fu l´unico dispiacere. Boismann15, un
altro amico dai tempi del ginnasio, a cui era
particolarmente legato soffriva di una grave malattia
per la quale come unico rimedio gli consigliarono
una cura a Wiesbaden e Schwalbach. Perse la vita
proprio durante il trasferimento da Jena in
compagnia di Smidt e Gerhard Lange, altro
compagno di studi di ginnasio. Questi due episodi
alimentarono in Smidt il desiderio di rientrare a
Brema. Scriveva ai genitori, in una lettera del 1
aprile 1793: “tanta è la mancanza dalle persone,
vicino al mio cuore, che abitualmente frequentavo
nella mia amata terra lontana, Voi non ci credereste
quanto sia difficile la mia permanenza qui, non
aspetto altro che trascorrere un felice ritorno a
Brema…
In quell’anno, correva il 1793, la corrispondenza
partiva da Brema e faceva una prima tappa a Erfurt,
da lì, veniva smistata per le diverse destinazioni, in
questo caso da Jena, nei giorni di giovedì e di
domenica alle 10 del mattino. Raggiungevano la
destinazione, rispettivamente, il mercoledì e il
sabato alle 2 del pomeriggio. L´orario ufficiale
15
Boismann, Johann Heinrich (1766-1793).
23
ovviamente
dipendeva
dalle
condizioni
meteorologiche e, spesso, subiva dei ritardi16.
Il destino della sorella, tanto amata, stava per
cambiare. Johann aveva ricevuto la notizia di una
proposta di matrimonio arrivata in casa Smidt.
L’incertezza trapelata dalla sorella lo convinsero di
rientrare a Brema e di lasciare almeno per il
momento l’Università. Si trattava di Gerhard
Castendyk17, anche lui aveva studiato all’Illustre
Ginnasio di Brema come Smidt e si era iscritto
all´università di Jena in diritto nel 1789, dove si
laureò il 30 del 1792. Smidt non lo aveva mai
incontrato a Jena, ma, come aveva scritto alla
sorella, aveva sentito parlare di lui e “anche in
maniera molto promettente”. Una volta a Brema,
Smidt ebbe modo di frequentare Castendyk e tra i
due si instaurò una vera e propria amicizia basata su
“un reciproco rispetto e fratellanza”. In alcune
lettere poi, il Castendyk si rivolgerà scriverà a Smidt
con un “caro fratello”. Il 7 novembre del 1793,
Catharina Smidt e Gerhard Castendyk si sposarono e
arrivarono subito dei figli: 1794 Mathilde, 1795
Johann, 1797 Wilhelm e 1801 Hermann, ma a
ventisei anni Catharina si ritrovò vedova con quattro
figli a causa della prematura scomparsa di suo
marito.
16
Monika M. Sculte, Ein erschrecktes Maedchen, eine
widerspenstige Braut in Trauer und eine freiheitslebende junge
Frau, ag 42-106, in Bremisches Jahrbuch, Bd. 78-1999.
17
Castendyk Gerhard (23 agosto 1769-23 novembre 1801) consigliere comunale a Brema dal 12 aprile 1798.
24
Durante
quell´inverno
oltre
a
dedicarsi
al
matrimonio della sorella non rimase certo inattivo: il
7 aprile del 1794, sempre su pressioni del padre,
Smidt
superò
gli
esami
teologici
(Kandidatenexamen). Il padre intendeva convincerlo
a terminare la sua esperienza universitaria, ma non
andò proprio così. Decise di rientrare a Jena e di
affrontare il suo secondo periodo di soggiorno, che
durò un anno, dall'ottobre del 1794 all'autunno del
1795.
Riprese gli studi con Paulus e tutto si svolgeva
regolarmente fino a quando non arrivò un nuovo
giovane professore di filosofia di nome J. G.
Fichte18. Il solo arrivo di un noto filosofo come
Fichte convinse Smidt a prolungare di un altro
semestre i suoi studi.
Quando lasciò l'università nel 1795 il futuro non gli
era ancora molto chiaro. Iniziò a dare lezioni di
Teologia e “la sua anima sembrava non trovar pace,
ben altro futuro aspettava alla sua porta”. Il 18
giugno del 1796 morì il padre e sua sorella aveva già
lasciato la casa materna.
Ironia della sorte fu proprio in quel periodo che
conobbe una ragazza, Wilhelmine Rohde (Brema,
8.1.1777 - 29.12.1848) con la quale si instaurerà, in
un primo momento, un amore segreto. Questa nuova
18
Fichte, Gottlieb Fichte (19 maggio 1762-27 gennaio 1814).
Professore di Filosofia a Jena dal 1794 fino al 1798 dove scrisse
tra l´altro: Fondamenti della intera dottrina della scienza (1794).
Discorsi sulla missione del dotto (1794), Fondamenti del diritto
naturale (1796), Sistema della dottrina morale (1798).
25
conoscenza gli diede voglia di viaggiare. In realtà
Smidt aveva sempre avuto voglia di viaggiare: come
si è già visto effettuo diversi viaggi prima e durante
il suo soggiorno a Jena, ma doveva fare sempre i
conti contro una certa opposizione da parte dei
genitori e soprattutto del padre, preoccupato della
debole salute, delle condizioni atmosferiche e delle
problematiche di sicurezza inerenti a quel periodo.
Scrive Smidt il 1 aprile 1793 prima di intraprendere
il viaggio da Jena a Brema, e dopo aver atteso la
lettera dei genitori in cui chiedeva il permesso di
intraprendere
tale
viaggio:
il
Postmeister
(cuccettista) mi ha assicurato che in sei giorni
saremo sani e salvi in Brema, anche se la scorsa
settimana è caduta tanta neve, questa settimana ci
saranno solamente bellissime giornate, così sarò da
voi martedì o mercoledì. Per quanto riguarda il
passaporto
sono
stato
questa
mattina
dal
procuratore il quale mi ha detto di portare con me
la mia matricola così potrà darmi quello nuovo.
Sarò in ogni caso al sicuro quando arriveremo ad
Hannover. Porterò con me anche gli abiti caldi, per
poter ben curare la mia salute. Voglio finire il prima
possibile tutti i compiti da non portare dietro ed
utilizzare solamente un piccolo cesto in paglia da
viaggio da non portare sospetto a nessuno e Vi
prego di non preoccuparvi come avete fatto per il
mio primo viaggio.
Durante il soggiorno a Brema affrontò un viaggio
attraverso la Germania passando per Carlsbad,
Tepliz e Dresda: in quest'ultima città trascorse
26
alcune settimane19 ad ammirare la famosa galleria.
Qui,
arrampicandosi
verso
l'alto
per
meglio
osservare alcuni capolavori, si procurò una ferita ad
un occhio: guarirà solamente dopo il viaggio in
Italia. Prima, però, si concentrò nella letteratura
approfondendo le Xenien von Goethe e Schiller
(primavera del 1797). Con questa euforia, penna alla
mano, scrisse i suoi Antixenien e li spedì ad un suo
amico universitario, Horn di Braunschweig futuro
senatore a Brema. Alla sua insaputa, furono poi
inoltrati ad una terza persona, di nome Himly, che
con la complicitá di Horn li diedero alla stampa col
titolo
di
An
die
Xeniophoren.
Ein
kleines
Messpräsent. Al ritorno del suo viaggio li troverà in
stampati presso una piccola libreria di Francoforte.
Nel 1798 assunse l’incarico di professore di
Filosofia nel ginnasio di Brema e si sposò con
Wilhelmine Rohde,20 figlia del farmacista, Johann
19
esiste diario di questo viaggio in archivio.
Dalla loro unione nacquero dieci figli: Johanne Sophie
Wilhelmine, Johann Conrad Hermann , Juli Charlotte
Wilhelmine, Johann Hermann , Johann Heinrich Wilhelm,
Johann Gerhard Wilhelm, Johann Freidrich Gustav, Johann
Gerhard Wilhelm, Julie Johanne Charlotte Wilhelmine Mine e
Johann Wilhelm Conrad Georg. nel 1770 si aggiudicò la
concessione dal comune di ottenere la farmacia in Sögestrasse,
via centrale più frequentata. Originario di Kasse si era sposato
con Metta Bredou, di origini francesi. Nonostante non di origini
di Brema, la famiglia Rohde era ben collegata con le
conoscenze di alto rango della città. Johann Conrad Rohde si
era sposato, dopo aver perso la prima moglie nel 1786, con
Angelina von Post la quale aveva diversi antenati nella cerchia
di amministratori e politici di Brema. Le loro quattro figlie a sua
volta si sposarono con altrettanti personaggi della vita pubblica.
Anna (1773-1810) con il commerciante Heinrich Noltesius
(1770-1828) amico di studi Smidt; Wilhelmine (1777-1848) con
Johann Smidt nel 1798 al momento Professore ma futuro
sindaco, Friederike (1778-1859) con Daniel Noltesius (17791852) tra l´altro sindaco di Brema, nel 1808 Metta (1780-1867)
con Georg Bekenn, pastore della Rembertikirche. Ci fu anche
un figlio maschio, Hermann Rohde (1794-1818) che come
20
27
Conrad Rohde21 (1747-1804). I due si erano
conosciuti al termine del periodo di Jena tra incontri
nella cerchia e conoscenti di amici in comune. Smidt
frequentava
dal
periodo
scolastico
Heinrich
Noltesius (1770-1828) che aveva sposato nel 1796
Anna Rohde (1773-1810), sorella maggiore di
Wilhelmine. Fu probabilmente in questa cerchia di
amici che i due si erano conosciuti. Anche la sorella
più
giovane,
Friederike
Rohde
(1778-1859)
frequentava spesso il circolo dei Noltesius, sposò
Daniel Noltesius, un fratello di Heinrich. Daniel
Noltesius (1779-1852)22.
unico figlio maschio aveva diritto ad ereditare la farmacia, ma
morí giovane. La farmacia, ancora oggi esistente, fu venduta.
21
nel 1770 si aggiudicò la concessione dal comune di ottenere
la farmacia in Sögestrasse, via centrale più frequentata.
Originario di Kasse si era sposato con Metta Bredou, di origini
francesi. Nonostante non di origini di Brema, la famiglia Rohde
era ben collegata con le conoscenze di alto rango della città.
Johann Conrad Rohde si era sposato, dopo aver perso la prima
moglie nel 1786, con Angelina von Post la quale aveva diversi
antenati nella cerchia di amministratori e politici di Brema. Le
loro quattro figlie a sua volta si sposarono con altrettanti
personaggi della vita pubblica. Anna (1773-1810) con il
commerciante Heinrich Noltesius (1770-1828) amico di studi
Smidt; Wilhelmine (1777-1848) con Johann Smidt nel 1798 al
momento Professore ma futuro sindaco, Friederike (1778-1859)
con Daniel Noltesius (1779-1852) tra l´altro sindaco di Brema,
nel 1808 Metta (1780-1867) con Georg Bekenn, pastore della
Rembertikirche. Ci fu anche un figlio maschio, Hermann Rohde
(1794-1818) che come unico figlio maschio aveva diritto ad
ereditare la farmacia, ma morì giovane. La farmacia, ancora
oggi esistente, fu venduta.
22
aveva studiato diritto a Gottinga, immatricolato nell’anno
1800, avvocato e notaio a Brema, nel 1807 Segretario
Distrettuale esperto in Criminologia, il 21 ottobre 1811
Tesoriere (Kämmerer), dal 1811 al 1813 Giudice di Pace. Fu
anche sindaco di Brema.
28
CAPITOLO III
Il motivo del viaggio
All'inizio del 1797 il ventiquattrenne Smidt aveva
deciso di partire. Dotato di fermezza e convinzione
riusciva a riflettere maggiore sicurezza ai suoi
coetanei, compagni di viaggio. Il suo giro aveva un
obiettivo chiaro, mantenere una promessa fatta al
padre: la sosta in Svizzera non significava solo
piacere ma aveva come obiettivo di seguire una
missione,
diventare
pastore23.
L’appuntamento
fissato, era per il primo giorno di settembre a Zurigo
e il viaggio non poteva durare quattro o massimo
cinque mesi. Un costante e ricco scambio di
corrispondenza che teneva da Brema gli permetteva
di tenersi aggiornato con i suoi colleghi di studio di
Jena e dare vita ad una preparazione per giovani
viaggiatori
esordienti
che
si
accingevano
a
predisporre quelli che erano gli schemi generali di
riferimento in cui articolare una ricerca di idonea
compagnia24.
23
Bernhardine Schulze-Smidt, Der alte Smidt und sein altes
Bremen. Leuwer Verlag. 1913. Bremen.
24
Attilio Brilli, Viaggi in corso. Aspettative, imprevisti, avventure
del viaggio in Italia. Il Mulino. 2004
29
La preparazione
Köppen25, amico e collega di Jena, che nel frattempo
si trovava a Gottinga, scriveva: ho sentito da
Noltenius che tu, caro Smidt, durante le vacanze di
Pasqua, passerai da queste parti intento a
continuare il tuo viaggio per la Svizzera [...]anche
Raison e Böhlendorff hanno in programma di
dirigersi da quelle parti e sarà sicuramente durante
l'estate. In quel periodo anche Berger e Hülsen si
troveranno in Svizzera. Ma quanti Jenensi ci
saranno?26 [...]
Continuando in una lettera successiva, dopo appena
venti giorni [...] annotava: Floret difficilmente sarà
socio della nostra “Gesellschaft”, infatti sta
organizzando un viaggio verso Berlino. Invece, ho
scoperto, attraverso Raison, che anche Herbart
raggiungerà Böhlendorff in Svizzera. Non vuole che
si sappia in giro, ma per me risulta impossibile non
dirtelo. Böhlendorff è completamente in estasi per
tutto questo. Se ci pensi, mancano solo poche
persone e in Svizzera sarebbe raccolta la nostra
intera compagnia della Gesellschaft di Jena27 [...]
E ancora, in una terza lettera, [...] Raison viaggerà
con noi. Böhlendorff, in compagnia di alcuni
svizzeri, arriverà verso fine marzo e partirà poi a
metà aprile verso Berna. Lì ha ottenuto un posto da
25
Un elenco degli amici di viaggio e corrispondenza si trova nel
prossimo capitolo.
26
Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera del 22
gennaio 1797
27
Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera 11
febbraio 1797
30
insegnante come maestro di corte. Non potrà quindi
fare
un
viaggio
interessante
attraverso
la
Svizzera28[...]
Come da consuetudine, si evitava di partire soli ma
si cercava di organizzarsi in maniera tale da essere
sempre almeno in due o più viaggiatori. Questo,
oltre a dare una maggiore sicurezza, rendeva la fase
preparatoria più elaborata. Si dava vita, così, ad un
processo
di
veicolo
della
trasformazione
dell’individuo in una identità collettiva. Il gruppo in
viaggio che diventa una società nella misura in cui si
stabilisce il rango e la posizione dei suoi membri
dove la persona sociale fissata all’interno del gruppo
poteva assumere una diversa connotazione dal luogo
di origine29.
Smidt riceve in data 2 marzo una lettera da
Böhlendorff,
quasi
a
conferma
della
lettera
precedente ricevuta da Köppen, come se si chiedesse
una specie di permesso allo stesso Smidt, e ancora
una volta, si aggiornava la lista dei compagni di
viaggio, rivolgendosi a loro col termine di
“candidati” prima, e “società dei viaggiatori” dopo:
sarò da voi, forse ancora una volta con Fichte, il
quale ci propone due nuove candidati, uno un mio
amico e anche membro della nostra “società”, il
dottor Mührenbeck. Finalmente si é definitivamente
deciso che il nostro caro amico Herbart partirà con
28
Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera
26
febbraio 1797.
29
Leed, J. Eric, La mente del viaggiatore.
31
noi il giorno 26 marzo e attraverseremo Gottinga.
La “società dei viaggiatori” fin qui sarà così
composta: Fischer, Steck, Herbart, Mührenbeck,
Lange e me...
Smidt, che nel frattempo aveva lasciato gli studi a
Jena, a sua volta partiva con un altro gruppo
direttamente da Brema. Almeno durante la prima
parte del viaggio non mancheranno entusiasmo e
figure femminili, continua Böhlendorff: lo svizzero
Fehr si accoderà a noi direttamente da Gottinga, e
tu mio caro, con Raison e Köppen chiuderai il
cerchio
[…]
Madam
Herbart
ti
prega
di
accompagnare fino a Gottinga Annette Schröder
(che a me piace!) la quale pensa di tornare indietro
fino ad Altenburg.
Anche per quanto riguarda l'equipaggiamento i
compiti
erano
ben
suddivisi,
continuando
il
Böhlendorff chiedeva: […] se mi darai una
conferma, potresti scrivere a Fehr, oppure si
potrebbe informarlo attraverso Köppen […] lui
avrebbe il compito di organizzare il materiale
necessario per il nostro viaggio, sarà il responsabile
del trasporto del materiale di equipaggiamento...
Un estasiato Böhlendorff, concludendo, annotava:
raramente ho vissuto la mia vita in maniera cosi
intensa come in questo periodo, non ho avuto mai
cosi tanto a cuore le persone che frequento. Si
Smidt! Siamo felici come i bambini, uomini felici,
andremo dove vogliamo, sulle montagne, li saremo
più vicini per parlare con gli dei, come amici ci
32
stringeremo le mani, e li potrò anche rivedere il mio
Berger30.
Come si può notare da queste prime lettere di
scambio, l’Italia come destinazione da raggiungere,
non fu ancora menzionata. Arriveranno fino a
Milano, indecisi se continuare per vivere l'area del
mediterraneo, fino a Genova. Forse per timore, forse
per precauzione la Svizzera, la terà della libertà, era
posto come primo ma non unico obiettivo da
raggiungere, il viaggio doveva continuare.
Casimir Ulrich Böhlendorff voleva raggiungere il
cielo e il mare, le Alpi e il Mediterraneo erano nelle
sue
aspettative,
le
prime
le
vedrà,
ma
il
Mediterraneo no, non riuscirà a convincere i suoi
compagni di viaggio.
Mentre da Gottinga si procedeva ancora per la parte
organizzativa. Smidt, da Brema, diventava sempre
più la figura centrale. Il 24 marzo, Köppen,
riepilogava gli ultimi dettagli alimentando alcuni
dubbi e tentando di modificare ancora una volta il
piano:
Caro Smidt, con i nostri piani potremmo
cambiare alcune circostanze. Francamente anche a
me non piace il fatto di arrivare così tardi a Zurigo.
Se ci fosse stata la pace, avrei suggerito, in ogni
caso, di passare da Basilea, magari scendendo per il
Reno, ma credo che almeno per quest’anno non si
possa pensare ad una pace. Un passaporto da
30
(Johann Erich von Berger 1772-1833)
33
Reinhard potrebbe ritornarci molto utile, non dovevi
riceverne uno anche tu da Raison? Di lui mi fido
poco, è un “Curländer”. Credo che mi farò
mandare un passaporto anche da casa e mi
prenderò anche uno locale e per quanto riguarda il
nostro equipaggiamento, mi è venuto in mente che
un paio di pistole non sarebbero affatto inutili31...
Si proprio un paio di maneggevoli pistole che
saranno oggetto di una piccola disavventura. Oltre i
vari lasciapassare, la documentazione che certificava
l’identità, le lettere di presentazione etc. varie guide
suggerivano di avere sempre a portata di mano un
paio di pistole cariche. Secondo Brilli32, già a partire
da metà dell’Ottocento, più di un “monitore della
moda” sentenziava che era passato il tempo in cui si
mettevano da parte, riservandoli ai viaggi, vestiti
stinti o cappelli sformati e gli abiti della nuova
borghesia non dovevano essere né troppo eleganti,
né troppo trasandati, ma assumere un proprio stile e
una propria fisionomia. In pratica, l’importanza che
riveste l’abbigliamento è indubbio, si devono
affrontare giorno per giorno l’insicurezza delle
strade, la scarsa affidabilità delle carrozze, gli
incidenti e la clemenza del tempo. L’abito come
schermo contro le insidie, i pericoli e i disagi del
viaggio. Esso deve essere in grado di conciliarsi con
31
Smidt scrisse in data 11 e 16 aprile a Ferdinand Beneke, amico
di famiglia, all’epoca avvocato ad Amburgo, il quale gli procurò
dal delegato francese Lemaitre un pass spedendolo a Brema. Il
giorno 16 ottobre dello stesso anno, Beneke incontrò ad
Amburgo, Koeppen e Raison, e parlarono proprio del viaggio
che si era appena concluso (dal diario di Beneke della
Fondazione Studi Beneke, Amburgo – www.ferdinandbeneke.de).
32
Brilli 2004.
34
le condizioni atmosferiche e ambientali più varie,
dovendo esibirsi in ogni stagione e adattarsi alle
escursioni termiche più marcate. Scriverà ancora il
30 marzo:
Caro Smidt
[…] sarebbe meglio viaggiare nella Svizzera a piedi,
cosa che anche tu saprai. Il tutto dipende se
preferisci andare con le scarpe o con gli stivali, in
ogni caso ti devi far inserire delle suole doppie e
molto forti, un paio del genere sarebbe meglio
portarle direttamente da Brema altrimenti non
sapresti che materiale trovare in Svizzera e a che
prezzo te le farebbero. Mi sono fatto realizzare un
paio di stivali, personalmente preferisco gli stivali
alle scarpe. Inoltre non so se a te sono comodi
pantaloni lunghi, se fosse così te li consiglierei.
Porterò con me solo pantaloni corti con mutande di
lino. Potresti scegliere anche degli stivaletti, ma il
tutto, ovviamente, dipende da come sei abituato.
Non é necessario avere in tutta la Svizzera un
accompagnatore ma meglio se di tanto in tanto ne
prendiamo
uno solo per necessità […] panni,
pantofole (la quale necessità dipende sempre dalle
proprie esperienze) un piccolo asciugamano, un
paio di copri gambe33, calzette e altre scarpe per
essere in ogni caso pronti a presentarsi. Le scarpe
potrebbero sostituire le pantofole. Ti devi far fare la
tua valigia nella maniera che tu la possa portare
33
testo originale scritto Beinkleider, tipici copri gambe che
sostituivano stivali lunghi.
35
comodamente, di solito si gira con quella specie di
borsa usata dai cacciatori.
I viaggiatori che intendevano proseguire verso la
Svizzera, la Germania e l’Italia, dovevano ottenere
in anticipo il visto d’ingresso nei vari stati in cui
erano suddivisi i paesi. I visti potevano essere
richiesti anche presso rappresentanze consolari e
diplomatiche di città più prossime a confini degli
stati verso cui si stava dirigendo. Prima del 1860, il
viaggiatore diretto in Italia doveva procurarsi tanti
passaporti, quanti erano gli stati che intendeva
visitare,
o
che
doveva
attraversare,
oltre
naturalmente a quello d’origine. La stessa somma di
denaro, che si intendeva portare con se, anche nei
casi di paesi più liberali, poteva essere un problema.
Diventava uso comune, tra i viaggiatori, di farsi
lasciare
un
avviso
di
pagamento
per
le
corrispondenti banche continentali e italiane nelle
quali si intendeva far sosta. In genere l’avviso di
pagamento, o la lettera di cambio, era redatto in
triplice copia, una delle quali veniva rilasciata al
viaggiatore, mentre le altre due venivano spedite per
corriere alle banche interessate34. Continuando:
[…] Se vuoi portare con te delle monete, allora
prendi le Caroline, le quali si possono usare in tutto
il regno e nella Svizzera […] lettere di credito le
preferisco al fastidio che comporta il trasporto della
moneta in contante […] avrei la possibilità di poter
ritirare (lettere di credito) in Erfurth, Basile, Zurigo
e Ginevra […] per me sarebbe molto comodo e
34
Brilli, 2004.
36
piacevole se potessimo incontrare Bärnhoff in
Svizzera. Se non vogliamo perdere molto tempo e
forse saltare alcuni piccoli paesi, potremmo arrivare
benissimo a Berna nel mese di luglio, inoltre
potrebbe essere anche opportuno anticipare la
partenza di otto giorni...
Intraprendere
viaggi
di
lunga
durata
era
un´esperienza che richiedeva coraggio, spirito
d´iniziativa,
gusto
per
l´avventura.
Chi
si
preoccupava di raggiungere mete situate nelle
diverse regioni d´Europa sapeva di farlo mettendo a
repentaglio non la vita stessa come accadeva un
secolo prima, ma quasi. Affrontarono bufere di neve
in Svizzera, rovesci di pioggia sul Lago di Como e i
tormenti dell’afa a Milano.
Smidt, Raison, Köppen e Böhlendorff partirono il 6
maggio del 1797 da Francoforte verso Heidelberg
attraversando Mainz e Mannheim. Il 22 sostarono a
Friesenheim, alle porte di Offenburg. Arrivati a
Basilea fecero visita al sindaco Buxtorf e ad Aarau
diedero il benvenuto al quinto della compagnia,
Barnhoff. Dal 6 giugno sostarono quasi un mese sul
Lago di Bieler per poi raggiungere la prima grande
città, Berna. Passati a Losanna il 2 luglio, poi Vevay,
Morges, Rolle, Versoix e Ginevra (8 luglio). Ogni
luogo della “libera Svizzera”, lo attraversarono
completamente a piedi, e ispirati, ad ogni sosta
formulavano una riflessione poetica o filosofica. Era
questo lo spirito della prima parte del loro viaggio,
filosofico. Continuarono per Chamonix, Bonneville,
37
Chede, Martinach, Sion, Leukebach, Meiringen,
Guttannen, Passo di Grimsel e Obergasteln.
Il diario di Johann Smidt
Nell’archivio di Brema diversi sono i diari scritti da
Johann Smidt. Dal 1790 (aveva diciassette anni)
aveva iniziato a tenere un proprio diario, in cui oltre
a varie annotazioni, disegni, schizzi vari, raccoglieva
le lettere che si scambiava con gli amici. Durante gli
anni, da studente fino a senatore, passando da
professore a sindaco, aggiornava costantemente le
sue esperienze quotidiane. Il frammento del diario
che descrive il viaggio tra la Svizzera e l’Italia è
stato donato dai discendenti di Smidt, come la gran
parte dei suoi scritti, agli studiosi e trova la sua
collocazione sotto il nome Nachlass Smidt Johann,
7,20 – 113.
38
La parte del diario ritrovato inizia come segue:
martedì 13 giugno
ci dirigiamo tutti insieme da Böhlendorf [...] una
casa circondata da enormi giardini del Landsvogts35
di nome von Sinner, dai quali é insegnante36 dei
bambini, la undicenne Elevin col passare del tempo
diventerà la più bella ragazza di Berna [...]
giovedì 15 giugno
da Böhlendorff, dove trovammo Raison, il Landvogt
Sinner ci invitò per l'indomani alle 5 [...]
venerdì 16 giugno
[...] eccomi, con Köppen e Raison, da Sinner. Come
fu grande la nostra meraviglia di non trovare Sinner
e neanche sua moglie ad accoglierci bensì
Böhlendorf con i bambini che giocavano in giro [...]
sedevamo nella camera sovrana – tè, vino, pane
tutto in abbondanza [...] Böhlendorff iniziò a
leggerci il suo diario di viaggio, scritto in maniera
molto interessante, finalmente arrivò il Landvogt
che si scusò per il ritardo, aveva una pipa in bocca e
parlava molto riguardo alla fatale abitudine dei
fumatori [...] raccontava che non voleva accettare
l’evidente paura del Papa nei confronti dei
35
Landvogt in italiano: balivo. Nella Svizzera di antico regime
vengono definiti balivi i funzionari con poteri amministrativi e
giuridici che amministravano gli otto “baliaggi ultramontani, i
territori che oggi formano il Cantone Ticino. Tale situazione
dura dalla conquista confederata dei territori nel 1512
all’istituzione della Repubblica elvetica nel 1798.
36
Scritto Informator.
39
francesi37,
probabilmente
parlava
come
aristocratico e come di questi tempi ci si preoccupi
molto di Buonaparte [...] uno dei suoi figli più
giovane, Ferdinand, un ragazzo promettente, aveva
il compito di farci un complimento appena uscito
dalla sua camera, ma si rifiutò tanto da prendere
qualche sberla dal padre. A stento riuscimmo a
trattenerci e scoppiammo dal ridere appena lasciata
la
casa
quando
eravamo
quasi
in
strada.
Böhlendorff ci accompagnò fino alla porta perplesso
dal comportamento del Sinner [...]. Dimenticato di
annotare che un altro dei figli, appena arrivati, era
impegnato nello studio degli stemmi delle famiglie
aristocratiche di Berna [...]. Nei giorni seguenti
Böhlendorff decise di passare alcuni giorni tra gli
amici di Jena. Erano riuniti Muhrbeck, Hülsen,
Fehr,
Lange,
Herbart,
Fischer
e
Berger.
Organizzarono delle gite con alcune ragazze, tra cui
una sorella di Fischer, diverse figlie del Obersten
tra cui che una che
piaceva particolarmente a
Böhlendorf, di nome Sophie. Köppen intrattenne
tutti raccontando storie sui contadini, a tratti
recitava e addirittura cantava.
37
Dal 1648 la Svizzera, con la Pace di Westfalia, era uno stato
indipendente. Nel 1798 sarà invasa dalle truppe napoleoniche e
trasformata in una repubblica unitaria: la Repubblica Elvetica.
40
Lettere alla madre38
Cara Madre, ieri siamo arrivati a Berna, speravamo
di trovare della corrispondenza ma la nostra
speranza non é stata appagata. Rimarremo qui circa
8-14 giorni in cui spero di ricevere alcune notizie
da Voi e dai Vostri cari che nostalgicamente
desidero, anche il mio amico Herbart da Oldenburg
e molti altri, tutti insieme si sono ritrovati qui e
godono della gioia del ritrovarsi. Se andassimo via
da qui allora si andrebbe vero Vevay dove
incontrerò Chatelains. Purtroppo negli ultimi 14
giorni abbiamo avuto bruttissimo tempo, spesso ci
siamo bagnati completamente dalla pioggia, ma la
nostra salute non ne ha risentito. Viaggiare a piedi
rafforza in maniera straordinaria, questo viaggio lo
ricorderò per tutta la vita. Venerdì scorso siamo
giunti in un paese che si trovava in alta montagna,
appena svegliati la mattina siamo stati sorpresi
affacciandoci alla finestra, fuori era tutto innevato.
Quando siamo ripartiti la neve ci arrivava fino alle
ginocchia. Ci dissero di non ricordare, almeno negli
ultimi vent’anni, di aver visto cadere in questo
periodo dell’anno, così tanta neve. Tra breve, il mio
professore, terrà una piccola lezione e per questo
sono costretto a interrompere questa lettera
qui…Johannes
38
Bern, 14 giugno 1797
41
Il 26 giugno Smidt, dopo aver salutato Hülsen e
Berger, invitandoli ad incontrarsi sulla via di ritorno
in Zurigo, proseguì per Vavay e il lago di Ginevra.
Böhlendorff e Fehr andarono verso Schwarzenburg.
sabato 22 giugno
alle 6 eravamo a casa [...] dopo aver scritto alcune
lettere arrivò Fehr da cui comprammo le pistole per
4 Caroline, Böhlendorff si fermò a dormire da noi.
domenica 23 giugno
sveglia alle 6 per preparare i bagagli [...] aveva
chiesto a Böhlendorff di accompagnarci per un
pezzo di strada, il quale dopo un primo rifiuto si
convinse dicendo che doveva andare avanti tanto
valeva arrivare fino in Italia [...] anche se non era
in possesso dei passaporti adeguati decidemmo di
rischiare lo stesso [...] arrivati ai piedi del monte
Emmenthal abbiamo preso del latte fresco e
Böhlendorf si fece radere da Raison davanti alla
locanda [...] si divertì ad osservare una ragazza che,
seduta in un angolo, non molto lontano, sorseggiava
vino e sorrideva. In una mezz'ora eravamo arrivati a
Hochstetten dove l'intera comunità era seduta a
tavola, vi erano i genitori di Fischer e le sue tre
sorelle, Liselle sembrava la più interessante [...]
dopo aver mangiato tutti insieme abbiamo iniziato a
raccontare alcune storie [...] cercavamo Fischer,
volevamo sapere se intendeva raggiungere l'Italia
con noi ma non poteva, promise di rivederci a
42
Lucerna, anche Herbart vuole venire a Lucerna,
abbiamo continuato a bere tè davanti alle porte e a
chiacchierare con le ragazze [...] c'era anche la più
piccola, Watteville, ma non disse una parola [...]
mentre continuavamo a bere arrivò Lange da Berna
– non aveva lettere per noi – così abbiamo iniziato il
cammino verso Thun – Fischer e Lange che
avrebbero passato la notte in Höchstetten ci
accompagnarono per un pezzo e lo stesso Fischer
raccontò di Steck che si trovava a Parigi e che
aveva fatto delle conoscenze interessanti [...]
Arrivammo molto tardi.
lunedì 24 luglio
alle 6 e mezzo del mattino abbiamo preso una barca,
era una di quelle coperte [...] da Thun fino a
Neuhaus [...] dopo aver letto e commentato una
lettera di Baernhoff [...] per altre tre o quattro ore
abbiamo continuato senza sosta fino ad Unterseen e
poi per Interlaken dove abbiamo incontrato Vikar, il
fratello di Beck,. Beck non era in casa [...] prima di
raggiungere Raison e Köppen per Lauterbrunnen, in
compagnia di Baernhofs abbiamo sfogliato il libro
degli ospiti della locanda, la valle Interlaken e
Lauterbrunnen era molto bella. Durante il tragitto ci
fu una lunga conversazione riguardo il nostro
comportamento rispetto a quello di Berger ed
Herbert – mi sentii molto bene [...] gli altri li
abbiamo incontrati un’ora prima di Lauterbrunnen,
per strada era inevitabile ammirare la natura e, in
43
particolare, un albero dotato di radici enormi che
fuoriuscirono dal terreno. Dopo cena tutti subito a
letto, a tavola Köppen ci aveva letto una storia e
Böhlendorff una fiaba.
martedì 25 luglio
la mattina presto in Lauterbrunnthal Köppen e
Raison decisero di fermarsi per disegnare il
Staubach mentre Böhlendorff ed io abbiamo deciso
di andare a visitare le cascate all'interno della valle
[...] sulla via del rientro, un paio di stranieri, si
mostrano subito di buona compagnia, e appena
nella locanda un uomo di piccola statura si offrì
come guida, ma già dalla prima impressione non si
dimostrò di nostro gradimento [...] avevamo cariato
i fagotti di Köppen e Raison e i nostri soprabiti tutti
su di lui [...] tra noi lo avevamo dato il nome di
asino [...] appena arrivati nelle vicinanze della cima
del Jungfrau il proprietario del rifugio ci mandò
incontro il figlio per offrirci il pranzo. Finalmente la
Sennhütte [...] fantastico panorama [...] spesso ci
furono delle piccole valanghe ma non fu per noi
difficile salire sul Jungfrau [...] il panorama
diventava sempre più bello [...]
mercoledì 26 luglio
sveglia alle 5 direzione Meyringen [...] in due ore e
mezzo siamo sulla punta del Scheideck [...] abbiamo
44
preso tre giovani ragazzi come guide [...] ci
offrirono del latte fresco munto direttamente dalle
mucche [...] nel piccolo rifugio arrivarono tre
piccoli uomini tutti con le pipe in bocca [...] pagati i
tre ragazzi abbiamo continuato il nostro cammino
[...] ho visto il più bel arcobaleno della mia vita.
Verso le tre del pomeriggio eravamo a Meyringen
dove abbiamo incontrato un uomo dall'aspetto
selvatico [...]Böhlendorff, guardando la cartina, ci
confessò la gran voglia di arrivare fino a Genova,
desiderava ammirare il mediterraneo [...] dopo cena
i contadini e alcune ragazze si avvicinarono alla
nostra camera [...] alcuni ci mostrarono una gran
voglia di ballare con noi [...] uno mi tirò da parte
offrendomi un posto letto nella loro camera. Mi
chiese se io o uno dei mie amici avevamo voglia di
dormire
da
loro,
per
poter
condividere
il
divertimento, avrebbero provveduto per alcune
ragazze carine disposte a trascorrere una intera
notte molto divertente – ma non ne avevamo voglia e
poco dopo andammo verso la nostra camera, gli
altri ballarono fino alle 12 [...] - belle forme e
fisionomie avevano gli abitanti della Haslithals [...].
giovedì 27 luglio
all’indomani mattina ognuno optò per una propria
passeggiata [...] intravidi Köppen dall'altra parte
del lago, stava disegnando [...] poi ho incontrato
Raison e abbiamo proseguito insieme [...] a cena
Böhlendorff ci ha letto una storia sull'Italia[...]
45
dopodiché ci siamo fatti radere tutti [...] alle quattro
abbiamo lasciato Meyringen [...] finito il temporale
finalmente era possibile ammirare la bellezza del
percorso in cui si potevano osservare dei tratti con
particolari rocce di granito [...] a Guttannen
abbiamo fatto una sosta in una locanda [...] la gente
era molto amichevole e gentile [...] per ognuno di
noi era disponibile un letto diverso [...]
venerdì 28 luglio
partenza alle cinque [...] sette ore di cammino [...]
da Gutannen per il Grimsel ci fu offerto del buon
vino rosso, proveniva dal lago Maggiore [...]
arrivati in una locanda in Obergesteln la nostra
guida ci avvisò che di solito non era permesso
entrare con le pistole in Italia [...] e poi le nostre
pistole erano così belle che avrebbero fatto gola
sicuramente qualsiasi francese [...]
46
Italia
Attraversarono la Val di Formazza il 30 luglio,
passarono da Domodossola, dal Lago Maggiore e da
Sesto fino ad arrivare nella Milano occupata. Era il 3
agosto del 1797, e vi arrivarono in barca. A Milano
resteranno per quattro lunghissimi giorni. Vi erano i
festeggiamenti della Repubblica Cisalpina ed era
dimora di un certo generale Napoleone Bonaparte.
Smidt lo vedrà, da una certa distanza, e per nulla al
mondo poteva immaginare che un giorno, l’incontro
si sarebbe ripetuto a Parigi, ma in altre vesti. Con i
suoi compagni di viaggio ammirerà il duomo, la più
bella costruzione gotica mai vista prima nella mia
vita, poi ancora i palazzi e i grandi strade.
Frequenteranno i migliori caffè del centro e,
ovviamente, tutte le sere saranno al teatro.
L’obiettivo prefissato di salutare un suo amico
dell’università di Jena, il francese Perret, resterà
irrisolto. Le vie milanesi, piene di militari e pretacci
ad ogni angolo, lo misero in ansia e si sentiva
perseguitato come se in ogni momento volessero
rubargli i bagagli. Gli italiani mi sono proprio
antipatici, noterà. Il suo taccuino aveva il compito di
annotare,
come
richiedeva
l´uso,
la
cronaca
minuziosa di ogni evento: un insieme di appunti da
cui attingere per scrivere alla madre, alla sorella, agli
amici.
sabato 29 luglio
sveglia alle 5 latte e partenza dopo mezz'ora [...]
cammino nella neve [...] cascate interessanti [...] e
47
finalmente in Italia [...] si notavano già molte facce
e figure italiane [...] la locandiera, la cui figura
trovammo molto interessante, parlava solo italiano
[...] una piccola passeggiata serale per Val
Formazza con le sue belle montagne [...] abbiamo
salutato la nostra guida, era con noi da Meyringen
(il suo nome era Andreas von Bergen) ci siamo
scambiati i bastoni.
Strada da Pomat verso Domodossola
Domenica, 30 luglio
Sveglia alle 4 del mattino, per una buona mezz'ora
abbiamo attraversato ancora la Val di Formazza,
sull'intero tragitto vi erano soprattutto un sacco di
chiese e cappelle, poi è iniziata la Tosa che ci
portava dritti nella Val Antigorio [...] man mano il
paesaggio diventava sempre più caratteristico, più
colorato, più italiano. Imponenti, dai monti, pezzi di
rocce scendevano a picco nel mezzo della valle.
Alcune parti erano rivestite di muschio su altre era
cresciuta dell'erba, a volte invece, era occupata da
un unico albero. Gli alberi, e in particolare gruppi
di alberi, avevano forme cosi particolari mai viste
prima, nemmeno in Svizzera.
Stremati dal viaggio, capitava di finire alla mercé di
osti esosi in locande scomodissime e sudice in
assoluta promiscuità con gente di ogni risma. In
Lombardia, occupata dalle truppe napoleoniche,
vigeva un movimento particolare, le locande come
48
altri posti di ritrovo, spesso vi erano scene di euforia
e quasi, come annota Smidt, di euforia collettiva.
mercoledì, 2 agosto 1797
avevamo dormito appena due ore quando un'orribile
lamentela dalla vicina stanza ci svegliò. Cantavano,
poi si aggiunse il suono di alcuni strumenti, si
ascoltavano benissimo i discorsi sulla politica e
termini come patriota, aristocrazia, repubblica e
libertà. Riuscivamo ad udire qualsiasi particolare,
suonavano e cantavano facendo un baccano
pazzesco. Infine poi risero tutti. Anche dalla stanza
delle donne si sentiva tutto, una cantò un bellissimo
Arien. Verso le due smisero e finalmente potevamo
dormire per un paio d’ore in santa pace. Intorno
alle quattro ci svegliò il barcaiolo.
Da Sesto verso Milano
[...] la nave era abbastanza grande e tra i tanti
passeggeri ne trovai uno che parlava tedesco [...]
diceva di essere al servizio del Conte Borromeo [...]
raccontava dei tumulti avvenuti sotto i signori
piemontesi [...] anche loro vogliono una repubblica
e chiamano il Re della Sardegna una marionetta e
un Re della polenta [...] non era un buon
democratico, fissò la sua coccarda etc. al servizio
del Conte si sentiva a casa. Dall'inizio della
rivoluzione il Conte era stato per quattro mesi in
galera e poi fu rilasciato. É il più ricco in tutto il
circondariato
di
Milano,
guadagnava
milioni
49
all'anno [...] Buonaparte é ancora a Milano,
Berthier39 é il comandante di Milano [...] la
coccarda della repubblica cisalpina la portavano
tutti, rosso bianco e verde [...] dopo circa due – tre
ore arrivammo sul Tessin e poi arrivammo in un bel
gran canale il quale conduceva fin dentro Milano.
Milano
La barca non si fermò affatto ma si poteva saltare
fuori a volo per comprare da bere in un qualsiasi
locale [...] sul viale lungo il fiume vi era un enorme
coda di carrozze [...] finalmente scendemmo,
eravamo alla periferie di Milano [...] un giovane ci
portò la nostra roba in un albergo. Seduti ad un
tavolo, davanti alla porta, vi era una commissione
straniera di quattro persone le quali, con tono molto
severo, ci chiesero di mostrare i documenti e di
annotare i nostri nomi in un registro. Raison disse:
“Böhlendorff scrivi pure tu per noi” e così fece.
Dall'altra parte della porta ci fu un personaggio40
che, in cambio di una mancia, dava un'occhiata alla
nostra roba [...] ci condusse a Cruce di Malta dove
chiedevamo due buone camere. La casa si trovava in
un posto che si chiamava al Sepolcro e dalla nostra
39
Berthier, Louis-Alexandre principe di Neuchâtel (Versailles,
20 novembre 1753 – Bamberg, 1 giugno 1815) è stato un
generale francese, Maresciallo dell'Impero e capo di Stato
Maggiore sotto Napoleone Bonaparte. Seguì Napoleone durante
la campagna d'Italia del 1796, e gli fu assegnata l'armata in
seguito al trattato di Campoformio. Il 9 dicembre 1797 occupò
Roma, esautorò papa Pio VI ed a febbraio dell'anno dopo
proclamò la Repubblica Romana.
40
scritto Visitator.
50
camera si vedeva una chiesa con una grande cupola
[...] in albergo ci chiesero di scrivere oltre al nostro
nome anche la posizione sociale e il mezzo di
sussistenza cioè da cosa vivevamo. Böhlendorff
scrisse: dai nostri soldi. [...] Appena cambiati siamo
andati alla Commedia [...] il teatro fu aperto [...]
mai visto uno di queste dimensioni. Davano
un'opera Axur Re d’Ormus [...] si trattava di una
prima in occasione della festa della Repubblica
Cisalpina41.
Eufemia
Ekart,
una
cantante
eccezionale, interpretava Aspasia [...] tra gli atti ci
fu un pantomimico balletto [...] poi durante la pausa
fu suonata la Marsellaise [...]
Non c’è viaggiatore che non faccia cenno ai caffè
alla moda e non c’è guida che non li annoveri fra i
luoghi fra i luoghi celebri delle città, dove spesso si
concentravano
personaggi
della
cultura
internazionale. Smidt e Köppen li visitarono diverse
volte ma non riuscendo a comunicare con altri
viaggiatori li piombava addosso una noia tale da
rinunciare anche a quel piacere. Si misero invano
alla ricerca di Perret, amico di studi, e sembravano
quasi ossessionati dalla presenza di Napoleone.
41
Secondo alcuni storici Milano aveva ottime ragioni per
manifestare entusiasmo all’arrivo di Napoleone. Altrove,
l’accoglienza dei francesi attraversò tutte le gradazioni
intermedie sino all’ostilità. L’Italia napoleonica assunse una
forma definitiva solo dopo diversi anni. Le cinque repubbliche
nate nel 1797-98, quella Cisalpina in Lombardia, quella Ligure a
Genova, quella Partenopea a Napoli, quella di Lucca e quella di
Roma, erano i fiori all’occhiello della Rivoluzione.
51
Milano, giovedì 3 agosto 1797
Dopo esserci vestiti, io e Köppen abbiamo fatto
visita al il signor Sorefi [...] ci disse che Genova era
distante trenta ore da Milano e che erano necessari
dai due ai tre giorni di viaggio [...] sulle novità
politiche Sorefi non risultò molto interessante [...]
non era al corrente se il Generale Clarke fosse a
Milano, pensava che il miglior modo per saperlo era
quello di recarsi direttamente alla casa di
Buonaparte [...] dopo aver attraversato diverse
strade giungemmo alla casa di Buonaparte [...]
Buonaparte abita in un palazzo formidabile [...] gira
con delle guardie personali [...] giù nel cortile
trovammo un Albero della libertà circondato da sei
bandiere della vittoria e altre sei bandiere
sventolavano in giù dal balcone della casa [...]
abbiamo chiesto del Generale Clarke [...] ci
accompagnarono alla cancelleria
dove diverse
segretarie erano molto impegnate. Uno al quale
chiedemmo di Perret non sapeva rispondere se si
trovasse da Clarke, ci disse che Clarke si trovava a
Udine dove probabilmente avrebbe tenuto il
Congresso di Pace42 – e aggiunse che un certo
42
La pace di Campoformio del 17 ottobre 1797 fra l'Austria e la
Repubblica francese vincitrice pose fine alla prima delle guerre
di Coalizione. L'Austria rinunciò a vaste parti dell'Italia
settentrionale (Repubblica Cisalpina) e promise di cedere alla
Francia i territori imperiali a sinistra del Reno in occasione del
congresso di Rastatt; con il sesto articolo segreto l'Austria lasciò
alla controparte tutti i propri possedimenti compresi fra Bernau e
Basilea, in particolare il Fricktal, in seguito annessi alla
Repubblica elvetica. Alla Francia venne concessa libertà
d'azione in Svizzera al fine di avviare il crollo dell'ancien
régime; il 14.12.1797, in un'azione preliminare, le truppe
francesi occuparono la parte meridionale del principato
vescovile di Basilea, compresa nella neutralità elvetica,
inaugurando così l'occupazione militare della Svizzera
52
Perret43 era segretario del Generale Berthier [...]
così comprammo una cartina dell'Italia e quattro
coccarde milanesi, la stessa guida che con poca
mancia ci aveva accompagnato prima ci aveva
consigliato di toglierci i cappelli se volevamo
entrare al Duomo. Era la più bella costruzione
gotica mai vista prima nella mia vita [...] i francesi
avevano portato via tutti i bei dipinti della città, poi
una statua di San Borromeo (Carlo) – volevano
portare via ma Buonaparte lo vietò - [...] dal duomo
ci siamo diretti verso il grande Caffè dove
incontrammo un sacco di ufficiali francesi e
milanesi - [...] verso le 12 siamo andati a casa e
abbiamo ordinato da mangiare - [...] Table d'hote
non si usa in Italia – non molto piacevole per noi – a
tavola parlammo molto del viaggio verso Genova –
opinione comune fu che evidentemente dovevamo
arrenderci a tale tentazione. il motivo era che ci
impegnava otto giorni – e il viaggiare con quel
tremendo caldo ci avrebbe impegnato maggiormente
– alle tre ci siamo diretti di nuovo verso il Caffè, per
strada abbiamo acquistato pesche e uva che
avevano un gusto eccezionale [...] intorno a Milano
vi era una situazione che non ci aspettavamo – si
vedevano dappertutto terribili campi da battaglie [...] Buonaparte e sua moglie pranzarono una volta
qui sopra, lui volle farle vedere i punti importanti –
il
proprietario
non
sembrava
proprio
un
(Invasione francese). H. Hüffer, F. Luckwaldt, Der Frieden von
Campoformio, 1907
43
Perret, Claude Camille (1769-1847) è stato il segretario
delegato al servizio del Generale Berthier incaricato per
l’organizzazione del Congresso di pace di Campoformio da
Napoleone Bonaparte.
53
simpatizzante della democrazia – disse a proposito
della Repubblica Cisalpina: c'est une folie – presto
ritorneranno gli imperiali – accompagnati giù il
nostro ci consigliarono di tener d'occhio le nostre
borse – qui si ruba molto - [...] a Milano si vedono
pretacci e monaci di tutti i generi – le coccarde
tricolori sui loro cappelli contrastano in maniera
evidente col loro intero apparire - [...] il caldo qui é
veramente una cosa insopportabile e poi tantissimi
mendicanti che ci infastidiscano - [...] Durante la
passeggiata abbiamo incontrato subito un paio di
soldati francesi coi quali iniziai a parlare - [...] ci
chiesero se fossimo inglesi accertandosi sulla
effettiva nostra origine del nord della Germania.
Continuando
per
la
nostra
passeggiata
era
probabile incontrare il grande generale Buonaparte
[...] il sole, ora, era sceso [...] avevamo girato
abbastanza, un’altra sosta al Gran caffè che si
trovava di fronte al palazzo di Buonaparte –
eravamo appena arrivati che apparve la guardia
armata, un paio di ussari saltarono fuori dal
portone e subito dopo, Buonaparte e sua moglie,
appena due carrozze successive [...] la guardia
salutò e i tamburi furono zittiti - Buonaparte é un
piccolo uomo con una faccia molto abbronzata,
capelli neri trascurati e sua moglie con dei grandi
occhi espressivi - [...] un'ora dopo di noi arrivò a
casa anche Böhlendorff – era stato con Raison in un
alto teatro che non doveva essere stato molto più
piccolo
del
44
Lautspiel,
44
precedente
–
avevano
dato
un
doveva essere stata una cosa grottesca
modo di dire antico per forma cantata.
54
e molto comica – Böhlendorff raccontò che uscì un
attimo senza portarsi il biglietto e così non si volle
più farli rientrare - [...] anche Raison rientrò – per
molto ce la raccontammo e ci ridemmo su. È
veramente così caldo che il vino che l'uomo ci portò
su in camera dopo solo mezz'ora non era più
gradevole se non l'avessimo sistemato in secchio
pieno di acqua fresca.
lettera del 3 agosto 1797
Sotto il cielo italiano ho avuto modo di fermarmi e
pensarti molto. Soprattutto, quando al lago di
Como, passeggiando sotto bellissimi alberi di Mirto,
ho spezzato un ramoscello per te. Si, lo porterò con
me e se il cielo soddisferà il più bello dei miei
desideri, questo decennio, se preferisci secolo, non
terminerà senza poterlo usare come corona per la
mia sposa. Non siamo andati oltre Milano. Non
volevo allontanarmi ancor di più dai miei amori. Mi
avvicino, ora, passo dopo passo, sempre più.
Milano, venerdì 4 agosto 1797
[...] Verso le dieci con Köppen e il nostro servente
mi sono recato a cercare il signor Perrin o Perret,
non era ancora tornato, vidi il suo indirizzo Charles
Perrin così tutte le speranze svanirono quando mi
ricordai che il nostro si chiamava Perret, Claude
Camille [...] In molte chiese ci sono ancora molte
galere austriache45 [...] nella piazza del mercato
notai un'altissima colonna con una statua e chiesi al
45
Con l’art. 21 della Pace di Campoformio, si disciplinò la
liberazione dei prigionieri di guerra ed eventuali ostaggi.
55
nostro Cicerone di chi si trattava? Le buon Dieu,
rispose. [...] dopo il grande Caffè in piazza del
duomo andammo all'ospedale.
La sua costruzione era molto grande ma non ancora
terminata, vi erano circa 1700 cisalpini e 600
francesi ricoverati, tutti li dentro, e notai ancora dei
posti liberi. In media si calcola che arrivano 130
nuovi ammalati al giorno, i poveri ricevono tutto
gratis, chi é in grado, invece paga tre Lire
giornaliere - [...] abbiamo attraversato diverse
camere di ammalati [...] tutte ben ordinate – noi
non volevamo intrattenerci a lungo nelle sale, anche
perché con quel caldo, avevamo paura di prendere
qualche infezione. La vista di quei miserabili ci
addolorava molto, arti mutilati, facce bianche quasi
da morto, ma loro pregavano. Moribondi in ogni
angolo, una scena straziante. I malati cronici sono
stati sistemati in una sala particolare e le donne in
ogni caso da sole, infatti attraversammo anche le
camere delle donne e fui contento di non vederne
alcuna
in
particolare
posizione.
Il
custode
dell'ospedale ci mostrò anche la farmacia, la cucina
abbondava di paioli e cestini pieni di fette di pane
da inserire nelle zuppe. Non era permesso di visitare
il reparto delle malattie veneree e la casa dei
trovatelli [...] nel primo si trovavano ca. 800
ammalati mentre il secondo riceveva un incremento
annuo di ca. 1200 bambini [...] i bambini si
trattengono fino ai quindici anni istruiti a tutti i tipi
di lavori. Quando le ragazze si sposano ricevono in
dote cento Lire. Le entrate sono di sicuro finanziate
da diverse fondazioni, monaci e suore sono
56
impiegati nell'assistenza degli ammalati e tanto
viene sperimentato in queste case. I donatori
avevano tutti i
propri ritratti esposti, si poteva
avere uno intero, a mezzo busto etc. dipendeva dalla
somma versata. Mi congedai dal signor Sorefi
pregandolo
di
provvedere
a
una lettera
di
Böhlendorff da spedire a Brema - [...] l'asino di
Sesto, in questi giorni, non fa altro che venirmi in
mente – poi ci siamo diretti
verso il palazzo
nazionale [...] una gran numero di polacchi ha
preso servizio presso la Repubblica - [...] prima qui
abitava l'Arciduca46 [...] - ora ci sono tre Direttori47
46
Francesco Giuseppe Carlo d'Asburgo-Lorena (Firenze, 12
febbraio 1768 – Vienna, 2 marzo 1835) dal 1792 al 1796 fu
l'ultimo Duca di Milano. Figlio di Leopoldo II e fu Imperatore
dei Romani dal 1792 al 1806, quando il titolo fu abolito, e
Imperatore d'Austria (con il nome di Francesco I) dal 1804, anno
di istituzione del nuovo titolo, fino alla morte. Con il trattato di
Baden, che mise fine alla guerra di successione spagnola, il
Ducato di Milano fu ceduto alla Casa degli Asburgo d'Austria,
che lo conservarono fino alla conquista francese compiuta da
Napoleone Bonaparte nel 1796. Nel corso del XVIII secolo la
superficie del Ducato, nonostante l'accorpamento con il Ducato
di Mantova, dotato però di forti autonomie rispetto a Milano si
ridusse ulteriormente, arrivando ad un'estensione inferiore
addirittura all'attuale Lombardia: infatti, non appartenevano al
Ducato milanese Bergamo, Brescia, Crema e l'Oltrepò Pavese. Il
governo degli Asburgo d'Austria fu caratterizzato da rilevanti
riforme amministrative, che i sovrani del casato austriaco,
ispirati dai principi del cosiddetto Assolutismo illuminato,
introdussero anche nei loro territori lombardi: come la
risistemazione del catasto, la soppressione della censura
ecclesiastica, lo sviluppo dell'industria della seta. A seguito della
vittoriosa campagna di Napoleone Bonaparte nell'Italia
settentrionale, nel 1797 il Ducato fu ceduto alla Repubblica
Francese dagli Asburgo con il Trattato di Campoformio. Il
Ducato cessò così di esistere ed i suoi restanti territori formarono
la parte centrale della costituenda Repubblica Cisalpina, di cui
Milano divenne la capitale.
47
Molto probabilmente Smidt si riferisce al Direttorio
francese con il quale si definisce l'organo posto al vertice delle
istituzioni francesi nell'ultima parte della Rivoluzione francese,
ossia nel periodo cosiddetto del termidoro, che pose fine al
terrore dell'anno II. Dal Direttorio ha preso nome la forma di
governo direttoriale che fu la forma adottata da tutte le
57
- [...] mentre l'incontro di 300 consoli non é
pubblico – da li alla passeggiata – quella che si fa
qui a Milano e poi si sta a chiacchierare – é pieno di
colonne e angoli con manifesti della Repubblica
Cisalpina – sotto di noi poi c'é un immagine di
Buonaparte [...] non é quasi sorprendente che la
maggior parte delle persone porta un ventaglio,
anche i preti e i soldati [...]. Buonaparte esce di
nuovo con sua moglie per una passeggiata, ma era
diventato già buio e non ho potuto osservare con
precisione [...] la sera volevano andare al piccolo
teatro perché in quello grande replicavano Axur che
già avevamo visto, ma lo trovammo chiuso [...]
rientrai presto in casa [...] così pensai a quel
quattro agosto – all'estate del ‘92 – mi sentivo solo,
guardavo il nuovo mondo, quel mondo che il tempo
mi portava via [...] che vita meravigliosa [...]
Böhlendorff rientrò, come gli altri, presto in casa,
non era stato alla commedia ma aveva girovagato
per le vie e due volte costretto ad interrompere la
sua quiete: una volta da un ragazzo che gli chiedeva
“repubbliche sorelle”. Essa è attualmente ancora adottata
soltanto dalla Svizzera e da tutti i Cantoni membri della
Confederazione. Il Direttorio era composto da 5 membri
chiamati direttori con poteri simili a quelli che possono avere gli
odierni ministri. Il sistema direttoriale permise, in poco più di un
lustro, a quello che era in sostanza un parvenu di sfruttare a
pieno i propri incredibili successi militari nella Campagna
d'Italia e il proprio conseguente immenso prestigio per aprirsi,
senza eccessivi ostacoli, la strada del consolato e poi per porsi
sul capo la corona di imperatore. Con il colpo di Stato del 18
brumaio dell'anno VII (9 novembre 1799) Napoleone pose fine
all'esperienza del Direttorio, sostituito da un consolato di tre
membri. Fu tuttavia grazie a Buonaparte che il governo
direttoriale venne esportato al di fuori dei confini francesi nelle
altre Repubbliche satelliti, quale ad esempio la Repubblica
Elvetica, lo Stato satellite creato da Napoleone nel 1798 dopo
avere invaso la Svizzera, la cui Costituzione previde che il
governo fosse assicurato, come in Francia, da un direttorio di
cinque membri affiancati da ministri che ne eseguivano le
direttive.
58
se cercasse una donna e una volta da una francesina
che gli chiese voulez une femme citoyen?
Lasciammo salire il nostro servente una volta
impacchettata la nostra roba [...] dimostrò una
felicità straordinaria appena contata la mancia che
gli avevamo lasciato, la sua totale grandezza
scomparse, feci fatica a ritirare la mia mano che lui
voleva baciare a tutti i costi. Alle dodici eravamo a
letto e prima di addormentarci Böhlendorff ci fece
notare che l'italiano parlato a Milano non era puro
ma con influenza del francese.
Milano il 16 Thermidoro anno I della Repubblica
Cisalpina
Come sta Vossignoria48? Che credete che sia in
Italia. Tedesco o Italiano? Le dico il vero: se son'
Italian' per la bocca, son' Tedesco per il cuore.
Niente di meno, perché ama la bocca italiana e che
io amo le Donne Tedesche. Bisogna piacerle anche
per questo. Non vedo le Donne di Milano che
facendo ascendere gli occhi ad un balcone, a
quell’intervallo non gli cantano gli duetti. E vero, se
le riguardo per lorgnetta sono belle assai, anno gli
cigli ondeggianti sopra occhi neri, anno la fronte
maestosa, a mezzo velata da capelli, intortillati dalla
natura, hanno il seno fatto d'ivorio, ma – agli occhi
mancalla bocca manca il riso amabile, al seno la
modestia. O donna della mia patria! in qual angolo
della terra mi trovi, la vostra imagine mi
48
L'originale di questa lettera si trova nel carteggio di Smidt collocata nel fascicolo di Böhlendorff sotto nessuna voce.
59
persequisce o piuttosto io non o, che da seguirvi. Ma
principal mente ne conosco una, di chi non voglio
imaginar gli occhi, senza sentir mi ferito, possente
governare cuori e la lingue, e non capace di far
abuso di tutti questi doni delle grazie, che vorrei
incantando chiamarla per goder meio di quella
ricca natura. So ben che non a cura di me, che il suo
marito e le sue {speme}? riempiano i suoi desideri.
Nulla di meno che viaggia alla ripe di Ticino,
l'amico, soggiunge anche se sue voci, e va ridendo
dire, quel che sentte e quel che brama.
Aviva amore!
l'amico dell'Italia
Ipotesi Genova
Se si fosse trattato di fare una gita in barca, con
diverse soste, Smidt forse non avrebbe esitato a
continuare la sua avventura in Italia. Ma raggiungere
Genova, con altri nove giorni di viaggio tra andata
ritorno e almeno due giorni di soggiorno, lo
allontanava oltremisura dalla Svizzera. Il suo
impegno era al di sopra della soglia della sua
arrendevolezza e del suo spirito di adattamento. Al
solo pensiero di continuare un viaggio pieno di
incognite ha preferito convincere i suoi amici di
iniziare la via del ritorno. L´Italia, o meglio gli
italiani, non erano fatti per lui. Scopriva così,
proprio durante il viaggio, la preziosità del tempo. Si
sentiva gentil uomo e responsabile, e appena presa la
decisione di invertire la rotta, lo comunicava
immediatamente alla sua fidanzata. La sua salute,
60
durante il viaggio, migliorò notevolmente. Si sentiva
forte e pronto per rientrare a Brema, passando per
Zurigo, dove il destino di uomo politico lo aspettava.
Sicuramente più avventuroso sarà il ritorno.
Costretti, causa una pioggia improvvisa, ad una
tappa sul Lago di Como (come Goethe a Malcesine,
sul Lago di Garda, un piccolo problema con la
giustizia) un paio di pistole portate dall’amico
inseparabile
Köppen,
gli
diedero
modo
di
confrontarsi con le forze dell’ordine. Risolto il giallo
si farà tappa a Chiasso, Lugano, Luino e di nuovo in
barca per Locarno. Una seconda volta in Svizzera, si
passa per Faido, Airolo, Gottardo, Altorf, Schwyz,
Arth, Kussnacht, Lucerna. A Zurigo, il primo
settembre, Smidt supererà l’esame per diventare
pastore.
Milano, sabato 5 agosto 1797
sveglia alle quattro per sistemare tutto ma siamo
riusciti a partire solamente verso le cinque e mezza
perché prima di partire ci siamo accorti che
mancava qualcosa, sia Köppen che io avevamo dei
calzini in meno, esattamente un paio a testa. Mandai
indietro il ragazzo a ritirarle dalla lavandaia ma lo
vidi tornare solamente con un paio, quelli di
Köppen. Cosi ci andai di persona ottenendo,
fortunatamente, anche quelli miei, forse mancava
ancora qualcosa […] in sostanza eravamo tutti
contenti di lasciare Milano – l'afa ci aveva talmente
condizionato che non sapevamo più cosa farcene del
61
nostro tempo, era proprio difficile fare anche delle
conoscenze [...] il solito via vai, i Caffè, le
passeggiate, le commedie, non c´era niente di nuovo
e in tre giorni ci eravamo già stancati..[...] vi era
nella città una sensazione che ad ogni attimo ci
volevano rubare i bagagli […] gli italiani mi sono
molto antipatici [...] alla Porta uno di noi doveva
scendere per mostrare i documenti e trascrivere i
nostri nomi, la via portava verso una grande strada
dove si potevano ammirare degli alberi di fico ed
alcuni cipressi. Abbiamo attraversato paesini molto
graziosi, dove accostate alla strada, vi erano delle
magnifiche ville. Ma verso le dodici un temporale
improvviso ci costrinse ad entrare in un paesino. La
sala era direttamente nella cucina, tutto sembrava
nero e sporco [...] sentivamo mancanza delle
montagne, quelle intorno a Como in particolare,
che si intravedevano da lontano, il cocchiere guidò
velocissimo, intorno alle due eravamo li [...] Alla
porta dovevamo mostrare ai francesi e ai cisalpini i
nostri documenti – Böhlendorff non riusciva a
trovare il suo che aveva custodito nella borsa, non
so se fu interpretato come un sospetto oppure come
una buona occasione per guadagnare una lauta
mancia. Ci fu spiegato che avevamo l’obbligo di
presentarci immediatamente dal comandante e al
capo del municipio. Un soldato ci accompagnò ma
entrambi non erano a casa. Data una mancia, il
soldato ci promise che ci avrebbe restituito i
documenti senza che noi potessimo aver poi alcun
problema, eravamo contenti che era finita in questa
maniera [...] a tavola mi venne in mente che a
62
Milano
avremmo
dovuto cercare Bianchi
di
Rudolstadt, il Bianchi ci andava a Milano tutte le
estati per alcune settimane, che fosse ora proprio li.
Appena seduti al tavolo si avvicinò una piccola
persona con le gambe storte il quale mi ricordava
un personaggio del caffè di Jena. Si offriva come
Cicerone per farci visitare la Villa del Marchese
Odescalchi che si trovava un po’ più in là, dall'altra
parte del lago [...] Il temporale non era ancora
terminato, l'aria era ancora molto calda, sul lago
c'era un fresco signor venticello [...] la nostra guida
ci portò nella Villa [...] le sale avevano i soffitti che
rievocavano alla mitologia greca [...] e ritornammo
dall'altra parte del lago [...] il locandiere scrisse i
nostri nomi nel sul libro-registro mostrando di non
capire cosa fosse un uomo di lettere49, gli piaceva
meglio come studenti.
domenica 6 agosto
sveglia alle cinque, avevamo prenotato una barca
per Villa Pliniana [...] la barca era ottima,
attrezzata con un tavolo al centro il quale coperto
da una capanna di telo [...] le onde erano
abbastanza alte [...] dopo una breve visita alla villa
del Marchese Danza si proseguì per Torno [...] Villa
Pliniana una volta apparteneva al più giovane
Plinio, ora al signor Canerese di Como50, davanti
49
scritto “huomo di lettere”
50
Il nome "Pliniana" le fu attribuito per il fatto che i due Plinii
furono i primi a descrivere la sorgente intermittente che sgorga
63
alla vecchia costruzione c'é ancora un vecchio muro
con piccole finestre [...] la villa é situata in un
angolo roccioso del lago dal quale scende una
piccola cascata che si raccoglie in un bacino e poi
sotto alti alberi di alloro, un’altra cascata precipita
direttamente dalle rocce dietro la villa [...] In una
sala del castello ci sono solo vecchi ritratti di
famiglia [...] in un’altra con un balcone diretto sul
lago ci sono lettere originali di Plinio verso Suna
tradotte in italiano [...] il giardino occupa diversi
terrazzi che salgono direttamente fin sulle montagne
ed in particolare si notano bellissimi alberi di mirto
e cipressi, abbiamo bevuto acqua direttamente da
una piccola fonte, Plinio ha ragione, l'acqua é molto
fredda e rinfrescante. Pensai a quell’uomo e a noi,
con i secoli in mezzo, la natura non era affatto
cambiata, ancora la stessa [...] poi siamo rientrati a
Como, faceva già molto caldo – per fare ombra i
dalla roccia in una forra detta l"orrido", oggi racchiusa e
nascosta dall'edificio. La fonte scaturisce dal monte fra strati di
"pietra di Moltrasio". Dopo Plinio numerosi furono gli scrittori
che parlarono della fonte, tra cui Leonardo Da Vinci che la visitò
tra il 1482 e il 1499 quando soggiornava a Milano. Nel 1532
Paolo Giovio, celebre storico com’asco, cercò invano di
acquistare il terreno che oggi ospita la villa, nonostante egli per
l'acquisto avrebbe avuto l'aiuto finanziario di Papa Clemente
VII. Miglior sorte ebbe invece nel 1573 Giovanni Anguissola,
piacentino, nominato governatore di Como, che acquistò la fonte
Pliniana ed i terreni circostanti per costruire una casa di
villeggiatura. Venduta per una cifra irrisoria, a Pirro Visconti
Borromeo, che la rese sfarzosa ma poi i suoi eredi ne ebbero
poca cura, tanto che quando essa divenne proprietà del tornasco
Francesco Canarisi, nel 1676. Essi fecero della villa il sacrario
della famiglia, riempendola di lapidi commemorative, molte
delle quali sono ora al Museo Giovio di Como. Dopo circa un
secolo e mezzo dall'acquisto della Pliniana, un altro Francesco
Canarisi alienò tutti i beni di Torno e si stabilì nella sua ultima
proprietà a Grandate, nella villa oggi occupata dalle monache
Benedettine. Ancora prima della vendita avvenuta nel 1831 da
parte del detto Francesco, per la Pliniana era già iniziato un
periodo di abbandono, come si deduce da una lettera scritta nel
1818 dal poeta inglese Shelley.
64
barcaioli stesero un grande telo sulla barca e noi,
tutti a scrivere i nostri diari , alle dodici abbiamo
mangiato dei bei grandi fichi e anche alcune pesche
[...] volevamo visitare un palazzo che doveva
appartenere al conte Jovio [...] le camere avevano
tutte le scritte “fato prudentia minor” [...] una era
piena di ritratti di uomini famosi collegati ai tempi
sanguinosi italiani, appena iniziammo ad osservare
meglio arrivò il Conte che iniziò a parlarci in
francese [...] mi faceva una buona impressione [...]
il gomito di Köppen aveva dei piccoli buchi così
cercava di stare attento a non mostrarlo al conte
mentre Böhlendorff sembrava abbastanza in ordine
[...] il Conte aveva dei bei gusti sulla letteratura e
sulla bella cultura in generale, avevo l’impressione
che sentiva molto a suo agio e provava un certo
piacere intrattenendosi con noi. Ci mostrò prima i
singoli ritratti situati nelle sale maggiori, ognuno
con un piccolo commento, per esempio sui poeti, lo
sguardo forte e autonomo [...] Tasso era troppo in
alto da poter essere osservato con maggiore
attenzione – gli altri invece mostrarono una
maggiore attenzione alla fisionomia di quel ritratto
descritto completamente da Goethe – [...] Petrarca
aveva uno sguardo molto felice [...] la fantasia
prosperosa
dell'Ariosto
era
difficilmente
da
riconoscere nella sua faccia - [...] scoprimmo molti
diversi poeti italiani, Passaroni un uomo anziano
che vive ora a Milano, Tassoni, Marino, Parini [...]
Rousseau, che però era dipinto male, il Cardinale
Borromeo [...] Federico II [...] poi ci condusse in
una grande sala che aveva fatto dipingere per i suoi
65
figli dove prendevano lezioni di storia antica [...] ci
spiegò che in questa maniera imparavano la storia
facilmente e con maggiore interesse, la sala ci
piaceva tanto, attraversammo un’altra in cui la
Contessa si stava intrattenendo con alcuni figli [...]
e da quella sala fin nella cappella del castello in cui
si trovava un dipinto di Raffaello, alcune copie di un
allievo di Guido Reni etc. Appena notato che
eravamo gente istruita ci disse che avrebbe avuto
piacere di mostrarci la biblioteca cosa che faceva
quasi mai verso ospiti saltuari [...] non era un
periodo per fidarsi di alcuni e specialmente dei
francesi descritti come ladri con la bandiera a tre
strisce. La biblioteca, che occupava uno spazio di
tre o quattro sale, vi erano edizioni di classici sia in
latino che nella versione italiana. Una collezione
completa
dei
vecchi
pensatori
del
secolo
quindicesimo [...] versioni del Tasso e dell'Ariosto
[...] il Conte aveva intenzione di mostrare ancora
altro [...] ci chiese da dove sapevamo della sua
collezione
e
noi
rispondemmo
dal
signor
Bonnstetten che viveva a Mandrisio a cui dovevamo
portare i suoi saluti [...]
La nostra carrozza aveva una pancia troppo rotonda
e la gente rideva al nostro passaggio [...] Mendrisio
é un piccolo paese, non bello [...] non abbiamo
trovato Bonnstetten [...] Raison si accorse di aver
dimenticato alcuni disegni in una carrozza a Milano
[...]
66
lunedí 7 agosto
sveglia alle 5 e partenza per Capo Lago, la punta
estrema del lago di Lugano [...] ci fermammo per
una ora in una osteria molto sporca, colazione con
pane e vino, firmati i nostri documenti prendemmo
una barca per Lugano [...] molti erano i soldati
fermi sulla riva, vi erano settecento uomini della
milizia nazionale, molto ben vestiti. Dovevamo
mostrare i nostri passaporti [...] poi abbiamo
prenotato una barca per Rescho. Da lontano
potevamo notare una barca da guerra con alcuni
cannoni e, appena nelle vicinanze, questi ci
intimarono l'alt e l'obbligo di mostrare i documenti.
Li
avevamo
lasciati
a
Lugano,
solamente
Böhlendorff aveva il suo, così ci portarono dal
capitano il quale era sdraiato con sua moglie nel
bosco su un grandissimo tappeto. Spiegammo
all'ufficiale che eravamo lì solamente per visitare le
grotte [...]
martedì 8 agosto
mi svegliai per primo alle tre e mezza e, subito dopo,
gli altri. Volevamo scalare il monte San Salvadore
col fresco [...] in cima trovammo una piccola
cappella distrutta nella quale giacevano della statue
spezzate [...] Böhlendorff la chiamò Carlspfaffen
[...] la vista da lì era formidabile, potevamo
ammirare il lago di Lugano in tutte le sue
prospettive [...] il lago di Agno, Tresa, lago
Maggiore e un sacco di montagne, la città di
67
Lugano e molti paesi, le barche sembravano tutte
come dei puntini neri, attraverso due montagne
potevamo veder Milano e il resto delle montagne
lombarde. Per Genova la via era bloccata da una
linea molto fitta di altre montagne. Nel pomeriggio
eravamo di ritorno nella nostra locanda e dopo aver
preso del caffè abbiamo attraversato il ponte di
Tresa. Un uomo che ci vide attraversare ci chiese
dove eravamo diretti e ci consigliò di tornare
indietro verso l'altra parte del ponte e proseguire da
Lugano verso Locarno, secondo lui era più corta.
Böhlendorff sembrava molto entusiasta del consiglio
ma poi lo convinsi di proseguire per la via decisa
precedentemente. Pranzo a Tresa. L’oste, molto
disponibile, il suo qualche cosa51 si trasformò in un
vero e proprio pranzo conclusosi con una buona
piccola bottiglia di liquore apprezzata sia da
Böhlendorff che da me. Alzati da tavola, direzione
ponte di Tresa, ci siamo fermati un attimo a
riflettere sul perché gli scrittori della guide lo
trovavano tanto particolare52. Ma poi si finì per
ridere parlando del signor Meyer [...] abbiamo
dormito una mezz’ora alla Tresa [...] dopo aver
colto delle more e avvicinandoci a Luvinio ci
rendevamo conto che i dintorni diventavano sempre
più belli [...] prima dell’ingresso in città Köppen si
fermò per disegnare [...]
51
Scritto “qualche cosa”.
La primaria necessità era quella di procurarsi una buona guida dei
luoghi che si visitavano, e a tale proposito è stato calcolato, che ne
corso del Settecento, si poteva comunemente contare, fra Inghilterra,
Francia e paesi germanici, sulla pubblicazione di almeno due nuove
guide l’anno. Le migliori venivano sempre tradotte in altre lingue da
quella originale e quindi a compire opera di accreditamento (Brilli,
2004).
52
68
Quello del viaggiatore che viene preso per una spia
per essersi messo a disegnare vedute di borghi o di
città
è un tema ricorrente nelle narrazioni di
viaggio. Come non ricordare quanto succede a
Goethe poco dopo il su ingresso in Italia, a
Malcesine, nel momento in cui s’accinge a disegnare
“la vecchia roccia viva”?53 Tra i pericoli e le fatiche
del viaggio, il banco di prova dell’eroismo di Smidt
viene chiamato in causa proprio dalle due pistole che
lui e il suo amico Köppen portavano con se.
L’affrettarsi verso casa, il ritorno, le tappe forzate
verso la conclusione, in questo caso, non lasciano
una indifferenza verso i luoghi che si attraversano.
Al contrario, un imprevisto o forse un semplice
fraintendimento, da inizio a un dramma. Il tutto si
risolverà, dopo una confusione iniziale, con una
riflessione tipica dello Smidt politico-diplomatico:
eravamo molto assetati, ci portarono del vino ma
neanche il tempo di bere il primo bicchiere si
avvicinò un uomo al servizio del Podestà, ci disse
che
eravamo
invitati
a
presentarci
da
lui.
Böhlendorff suggeriva che era meglio se ci
presentavamo subito, e così fu fatto. Per strada
incontrammo Köppen che venne con noi. Il Podestà
prima controllò il mio pass, lo avevo posto per
primo da poterlo leggere più lentamente, e poi,
infondo gli altri due. Quello di Böhlendorff lo posi
in maniera tale da poterlo leggere in maniera più
fugace. Tutto andò bene ma appena stavamo per
53
Brilli, 2004.
69
andare via spuntarono le pistole di Köppen. Da
quando eravamo entrati in Svizzera le portava sopra
i suoi abiti. Köppen chiese se fosse permesso portare
[...] le pistole sembravano proprio piacere al
Podestà ma le restituì subito a Köppen e noi
potevamo rientrare tranquillamente a casa. Stavamo
appena discutendo sull'indomani quando tornò
l'uomo del Podestà che invitava Köppen a
presentarsi di nuovo dal suo signore. Noi gli
avevamo suggerito di lasciarle [...] ma gli fu
ribadito che se non intendeva indossarle le doveva
portare con se, allora le indossò e si avvió
tranquillamente con lui. Pensavamo che Köppen
sarebbe stato subito di ritorno ma, un quarto d'ora,
una mezza ora, tre quarti d'ora passarono e non
rientrava. La vicenda iniziava a non piacerci. Ad
ogni attimo qualcuno di noi pensava di raggiungere
Köppen ma poi ci bloccavamo avendo paura di
peggiorare la situazione [...] al meglio poteva
andarci Böhlendorff che meglio di tutti parlava
l'italiano. Pensavamo che al Podestà erano piaciute
le pistole e che in qualche maniera e magari con
qualche raggiro le avrebbe sequestrate, e che
Köppen avrebbe cercato di resistere il più lungo
possibile. Raison disse che se fosse stato al suo
posto avrebbe preferito gettare gli oggetti nel lago.
Improvvisamente decisi che la storia durava fin
troppo e mi misi in direzione verso la casa del
Podestà. Lungo il tragitto ho incontrato un soldato
francese che mi disse “votre compagnon est ferme
parce qu'il a porté des pistolets s'est bien défendu
70
ici54” [...] sapevo che Köppen aveva con se
solamente il passaporto di Berna e non quello di
Basilea sottoscritti dal Bacher. Tornai a casa, li
presi e li portai dal Podestà. Dopo averli mostrati
mi disse che potevo ritornare tranquillamente a casa
e che tutto si sarebbe concluso in un attimo, la storia
era chiusa. Subito arrivò veramente Köppen e ci
disse che si era difeso per una lunghissima ora con
tutte le sue forze ma non era riuscito a trattenere le
sue pistole e iniziò a raccontaci tutto l'accaduto. Ci
fece un gran scalpore, in strada tutti parlavano
dell'accaduto, arrivava sempre più gente in camera,
tanti curiosi, e per questo siamo stati costretti a
cambiare la camera per un’altra al piano di sopra
iniziando a considerare il da farsi. Dovevo scrivere
a Bonnstetten, a Lugano, Böhlendorff al Conte Jovio
e Köppen a Sorefi a Milano. Appena seduti bussò il
cameriere55 accompagnato da un uomo molto alto
che ci iniziò a parlare in francese. Diceva che aveva
sentito del nostro incidente con le pistole e ci
chiedeva gentilmente se volevamo raccontargli
l'accaduto mostrando a lui cortesemente i nostri
documenti [...] mi misi a raccontare [...] ci promise
che nell'arco di una ora ci avrebbe informato su
quali fossero i nostri diritti [...] e che non potevamo
essere sicuri se soggetti ad ulteriori controlli
aggiungendo che correvano brutti tempi [...]
avevamo deciso di non scrivere le nostre lettere per
timore di ulteriori visite e il nostro buon umore fu
sopraffatto completamente da questa tragica storia
da qualsiasi lato la illuminavamo. Böhlendorff
54
Il tuo amico é fermo perché ha portato delle pistole e si é difeso bene
55
Cameriere scritto in italiano
71
credeva che ogni sforzo era stato compiuto per
riottenere le pistole e mi paragonò a Don Quixotte.
Al contrario, credevo che le avremmo ricevute al più
presto solamente facendo qualche sforzo in più. Se
la nostra forza non fosse stata superiore a quel
potere allora poteva essere per noi possibile che nel
resto del mondo si poteva presupporre di farsi
sovrastare dalla ingiustizia; potevamo offrire così
tanta forza su come eravamo cresciuti e questo era il
nostro dovere anche se il costo delle pistole era
minore a tale sforzo di energia. Böhlendorff riteneva
che si trattava solamente di una coincidenza e che
eravamo ridicolamente capitati in un caso [...] a
questo punti gli dissi che se veramente si trattava di
un caso e questo doveva essere il nostro destino
allora dovevamo crearci così altrettante occasioni
da trovare in una di essi realmente quella che
poteva soddisfare i nostri desideri [...] gli altri
scherzavano su tutta la storia [...] Böhlendorff disse
che l'intera storia era un'occasione per riempire
tanta carta per il nostro diario di viaggio e che un
libraio avrebbe offerto volentieri 4 Luosidor
Honorar in più [...] ma si poteva lo stesso andare a
Zurigo dal signor Meyer e chiedere un risarcimento
del danno perché ci ha trascinato verso Luvinio con
la sua esagerata descrizione della bellezza del ponte
di Tresa [...] appena saremo al sicuro Köppen
avrebbe dedicato al Podestà una disegno satirico
con la sua testa e la Repubblica Cisalpina [...]
mentre Raison si arrese [...] Marchetti ritornò da
noi e ci disse che le informazioni che aveva raccolto
per noi suggerivano che la miglior azione da
72
intraprendere era quella di rivolgersi al Podestà di
Locarno [...] ci procurò per i ½ Laubthaler una
barca per Locarno [...] la barca era già pronta e
pensavamo di dare un qualcosa al signor Marchetti
per il disturbo. Accettò solamente al secondo
tentativo.
Aveva
organizzato
una
barca
con
materassi posti al coperto e, accompagnandoci fino
alla riva, ci disse che potevamo dormire tranquilli
perché si trattava di gente affidata. Nella barca vi
era anche una camera per donne dove i rematori
chiacchieravano molto in lingua italiana. La notte
era stupenda, le bellissime rive rocciose del lago
rimasero illuminate durante tutto il tragitto da una
luna piena che si specchiava interamente [...]
bellissime cascate si sentivano, nella notte in
lontananza, una notte del genere non l’avevamo
ancora
avuta
in
tutto
il
nostro
viaggio,
dimenticammo molto presto la storia della nostra
giornata, cosí ci siamo messi a cantare alcune brani
dedicati
alla
luna.
Köppen
e
Raison
si
addormentarono presto mentre rimasi ancora
sveglio per due ore con Böhlendorff. Accesi una
pipa e gustando il sapore ci siamo messi a
raccontare entrambi alcune storie alqunto tristi. Mi
raccontò anche di Fichte. Verso le tre e mezza ci
siamo svegliati e non eravamo lontani da Locarno.
mercoledì 9 agosto
scesi dalla barca ci si presentava una Locarno
interamente illuminata dalla luna. Dopo vari
tentativi finalmente abbiamo trovato una locanda
che era anche un forno e ci aprirono, riuscendo a
73
dormire fino alle sei e mezza. Bevuto il caffè, tutti in
silenzio abbiamo iniziato (io e Köppen) la ricerca
del Podestà facendo molta fatica per trovarlo. Era il
periodo del mercato annuale di Locarno [...] ci
disse che non sarebbe servito ad alcunché e sarebbe
stato meglio, visto che conoscevamo il Bonnstetten
di Lugano, di rivolgerci direttamente a lui [...]
confermando che anche nella Svizzera italiana era
vietato girare con le armi ma per i viaggiatori di
solito
si
usava
fare
una
eccezione
[...]
personalmente avevo voglia di andare fino a Lugano
ma Köppen ne aveva molto meno, gli altri due non
ne avevano affatto. Decidemmo di proseguire la
faccenda in maniera scritta, e in serata di
continuare per Bellinzona [...]Böhlendorff scrisse al
Conte Giovio in francese che avevamo avuto in
Italia la gioia di trascorrere un soggiorno umano e
piacevole e per questo aveva deciso di scrivere a lui
ma ci ricordammo che meglio se Böhlendorff come
Pseudo Lange56 avrebbe avuto dei problemi con la
storia delle pistole e così la lettera la scrisse
Köppen, io scrissi a Bonnstetten. Le lettere furono
spedite da Böhlendorff dalla posta, avevamo
maggior fiducia in Bonnstetten che in Giovio, che ci
aveva dimostrato delle idee sospette riguardo
l'aristocrazia
nei
confronti
del
potere
della
Repubblica Cisalpina [...]
E così la faccenda delle due pistole si concluse. Le
ultime pagine del diario continuano un sereno e non
troppo affrettato ritorno verso Brema passando da
56
forse aveva i documenti dell’amico Lange o scriveva a nome suo?
74
Zurigo dove Smidt sostenne gli esami per ricevere
l'incarico di pastore.
[...] a tavola apparse un mendicante che mormorò
qualcosa attraverso la sua barba e Köppen anche se
non lo capì gli diede un soldo57 - Böhlendorff ci
disse che aveva chiesto denaro per tenere una messa
in onore di un defunto e alle tre lasciammo Locarno
[...]Böhlendorff e io ci ricordammo che Muhrbeck e
Berger si dovevano trovare proprio oggi in Vevay e
sicuramente si stavano divertendo piú di noi [...]
prima di Bellinzona attraversammo il Tessin [...]
giovedì 10 agosto
[...] per trasportare la nostra roba avevamo pagato
una persona [...] a Faido eravamo arrivati molto
tardi (la maggior parte dicono Fäido in suono
“ossianicher”) cena e a letto presto
venerdì 11 agosto
sveglia alle 4 e mezza e via sempre attraverso il
Tessin che dal Gottardo attraversa l'intera valle di
Livener nella Zollhaus (Dario) ricevemmo caffè e
porzioni normali, ci sentivamo completamente di
nuovo nella Svizzera anche se la maggioranza
parlava ancora in italiano [...] osservando con una
guida il Gottardo mi venne mente che un vecchio
greco avrebbe detto che con una vista del genere i
giganti avrebbero aperto il passaggio tra le rocce
per poter raggiungere
la
via
per
l'Olimpo
[...]Köppen e Raison disegnarono, mentre con
57
scritto soldo
75
Böhlendorff ci eravamo seduti per ammirare il
panorama e leggere Matthissons58[...] non trovando
poi alcuna novità sui giornali abbiamo deciso di
continuare il cammino [...] la strada per il Gottardo
non é mai vuota [...] finalmente arrivammo al
Hospitium, un padre cappuccino ci accolse davanti
al portone con la sua lunga barba e un
abbigliamento tenebroso, aveva un volto molto
divertente e non sembrava affatto una persona
anziana anzi era molto contraddittoria [...] veniva
dell'Alsazia e viveva li dai tempi della rivoluzione
[...] sfogliando il libro degli ospiti avevamo notato
alcuni nomi come Meiners, Spittler, de Brun, Pohrt,
Baggessen etc. volevamo aggiungere anche i nostri
ma alla fine ce lo abbiamo dimenticato [...] ognuno
di noi ottenne al piano di sopra una piccola cella col
proprio letto [...]
sabato 12 agosto
sveglia alle 5, il cappuccino preparò per ognuno di
noi una tazza di cioccolata [...] prese le nostre cose
e ci siamo messi in cammino per lasciare il Gottardo
58
Friedrich von Matthisson (Hohendodeleben, 23 gennaio 1761
– Wörlitz, 12 marzo 1831) è stato un poeta tedesco. Nel 1794
venne nominato lettore alla corte della principessa Louisa di
Anhalt-Dessau. Nel 1812 entrò al servizio del re del
Württemberg, fu fatto nobile e Consigliere di legazione,
Intendente del teatro di corte e direttore della Biblioteca reale di
Stoccarda. Si ritirò nel 1828 risiedendo a Wörlitz, presso
Dessau. Matthisson godette di grande popolarità per la raccolta
di poesie, Gedichte (1787), apprezzate da Schiller per la loro
dolcezza malinconica e le belle descrizioni paesaggistiche; il
verso è melodioso ma poca è la sincerità del sentimento
espresso. La sua Adelaide fu musicata da Beethoven e le sue
memorie, Erinnerungen (1810 - 1816), mantengono anche oggi
un certo interesse.
76
[...] la voglia che io e Böhlendorff avevamo di
ricevere posta ad Altorf ci fece convincere gli altri a
sostare il meno possibile [...]arrivati alle sei alla
locanda “dai leoni neri” [...] mi cambiai e andai dal
signor Hartmann [...] trovai due lettere per Köppen
e una per Raison [...] per me c'era una lettera di
Berger e per Böhlendorff neanche una [...] Berger
viaggiava con Muhrbeck attraverso la Chamounytal,
poi attraverso l’altopiano di Berna e poi verso
Zurigo, e desidera rientrare in Germania con noi,
Böhlendorff e io parlammo molto, gli raccontai di
Brema, lui a me del Curland [...]
domenica 13 agosto
sveglia
abbastanza
tardi,
scritto
lettere
con
Böhlendorff fino alle dieci quando arrivarono gli
altri
[...]
dopo
commissionato
colazione
dal
arrivò
signor
un
Hartmann
uomo
per
accompagnarci in una passeggiata [...] abbiamo
visitato Triner, un pittore che abitava molto vicino
alla chiesa, ci mostrò i suoi lavori, tutti paesaggi
tratti direttamente dalla natura [...]
lunedì 14 agosto
sveglia alle sei e mezza lasciammo Altorf e dopo
mezz'ora eravamo a Flülen dove una barca ci
portava a Brunnen nel Canton svizzero [...] as
77
Apenberge c'é la Cappella di Tell59 come ricordo
dove Tell saltò dalla barca [...] la sua storia é
disegnata sul muro [...] dall'altra parte del lago
verso Rütli dove per gli svizzeri vi é un altro punto
che ricorda la storia di Tell. Qui i tre svizzeri,
durante una notte di novembre, decisero una prima
unione e per un periodo fu un luogo di ritrovo [...] si
prosegue per il lago e per il Canton svizzero [...] in
una locanda incontrammo Niedrist, l'abate con il
quale Böhlendorff aveva già scambiato qualche
parola. Niedrist era svizzero di nascita ma non meno
di un democratico, sotto un buon monarca, ci disse,
la vita era sicuramente migliore, era stato anche lui
in Italia e trovava il carattere nazionale (patriottico)
59
Secondo la leggenda Guglielmo Tell nacque e visse a Bürglen,
nel Cantone Uri, a ridosso del massiccio del San Gottardo. Tell,
padre di famiglia, cacciatore abile nell'uso della balestra, il 18
novembre del 1307 si recò nel capoluogo regionale, Altdorf.
Mentre passava sulla pubblica piazza ignorò il cappello
imperiale fatto fissare in cima ad un'asta, alcuni mesi prima, dal
balivo Gessler (l’amministratore locale degli Asburgo). Il
cappello, simbolo dell’autorità imperiale, doveva assolutamente
essere riverito da chiunque passasse. Chi non si inchinava
rischiava la confisca dei beni o addirittura la morte. Siccome
Tell non riverì il cappello si ritrovò nei guai. Il giorno dopo
venne citato in piazza; davanti a tutti dovette giustificare il suo
agire. In cambio della vita, il balivo Gessler gli impose la prova
della mela che, posta sulla testa del figlioletto Gualtierino,
avrebbe dovuto essere centrata dalla freccia della sua balestra.
La prova riuscì a Tell ma, nel caso qualcosa fosse andato storto,
Guglielmo nascose una seconda freccia sotto la giacca, pronta
per il tiranno. Questo costò a Tell la libertà, egli venne arrestato
e portato in barca verso la prigione di Küssnacht.
Improvvisamente sul lago si scatenò una tempesta e i suoi
carcerieri liberarono Tell, abile timoniere, per farsi aiutare.
Arrivati alla riva, a metà strada tra Altdorf e Brunnen, Tell riuscì
a scappare e, con una possente spinta, rimandò l'imbarcazione
verso il largo. Il terzo giorno, presso Küssnacht, nascosto dietro
ad un albero ai lati della «Via cava» che dal Gottardo conduce a
Zurigo, Tell si vendicò uccidendo Gessler. Secondo la
tradizione, il 1 gennaio del 1308 avvenne così la liberazione
della Svizzera originaria. Il popolo, venuto a conoscenza delle
gesta di Tell, insorse assediando i castelli e cacciando per
sempre i balivi dalle loro terre.
78
di questo popolo orribile, la raffinatezza e la classe
media, diceva, andava ancora bene ma il popolo
lasciava a desiderare [...] bevuta cioccolata ci
siamo diretti verso Laverz [...] delle isole piccole
bellissime e romantiche in mezzo al lago [...]
Köppen con Raison disegnarono mentre con
Böhlendorff ci intrattenne un uomo anziano che
aveva servito come militare in Italia, Francia e
Olanda che era accompagnato da una graziosa e
giovale ragazza di Lucerna [...] ci offrì da mangiare
[...] arrivati presto all'isola più grande dove viveva
un'eremita con una barba lunghissima, era stato
soldato come guardia svizzera a Parigi [...] in cima
all'isola abbiamo osservato la rovina del vecchio
castello Schraunau, era tutto distrutto [...] rientrati
in locanda siamo rimasti sorpresi per la folla che si
trovava all'interno [...] prendemmo posto per cenare
e una ragazza giovane si avvicinò a noi chiedendo a
Raison se per caso avesse visto i suoi fratelli in
Spagna durante il viaggio? un altro paio di ragazze
di Lucerna sedute ad un tavolo vicino si divertivano
molto, parlavano prima tra di loro e poi di nuovo
con noi, una chiese a Böhlendorff se fosse cattolico
[...] presto andammo a letto, Böhlendorff volle
mantenere la finestra sopra i nostri letti aperta, ma
io no, poiché si lamentò molto lo trascinai fuori del
letto ma poi concludemmo un accordo, la nostra
guida dormì con un altro contadino in una camera
vicina, la maggior parte della gente restò sveglia
tutta la notte poiché non vi erano posti letto liberi
[...]
martedì 15 agosto
79
siamo riusciti a dormire nella stessa camera dove
Berger,
Muhrbeck
soggiornato
nella
e
Böhlendorff
primavera
avevano
precedente
[...]
all'indomani abbiamo preso una barca attraverso il
Zugersee60 fino al Immensee [...] da li poi verso
Kussnacht [...] a metà strada abbiamo trovato
un'altra cappella di Tell posta nel luogo dove sparò
a Gesslern [...] giunti nella locanda comprai una
bottiglia di vino [...].
60
Lago di Zugo, situato al nord del Lago dei quattro Cantoni.
80
Capitolo IV
Note su amici e principali corrispondenti di
Johann Smidt
Abendroht, Amandus Augustus (16 ottobre 1767 –
17 dicembre 1842, Amburgo) giurista, politico,
funzionario, sindaco di Amburgo (1831). Viaggio in
Italia nel 1792 come accompagnatore del suo amico
Johann Heinrich Bartels.
Albers, Anton, (Losanna, 11 Luglio 1765 - 6
Dicembre 1844). Commerciante a Brema. Ereditò,
nel 1800, dal padre la ditta J.C. Albers. Dopo sedici
anni ha lasciato gli affari dedicandosi alla pittura,
viaggiando. Italia, Spagna, Francia, Inghilterra,
Olanda e Svizzera le sue mete, a Losanna si ritirò
con la famiglia.
Arnd, Ernst Moritz (26 dicembre 1769 Rügen – 29
gennaio 1860 Bonn). Professore di Storia e Filosofia
a Greifswald e Bonn, scrittore e autore. Maestro
privato nella casa di Ludwig Gotthold Kosegarten.
Appena laureato, 1798, attraversa a piedi Austria,
Ungheria, Italia e Francia scrivendo poi Reisen
durch einen Theil Teutsclands, Ungarns, Italiens,
und Frankreichs in den Jahren 1798 und 1799, 3
Bände, 1801-04). Ha pubblicato un diario di viaggio
Reise durch di Schweden im Jahre 1806, ristampato
nel 1976. Ha insegnato anche per un periodo in
Svezia (1806-09).
81
Barnhoff, Anton Heinrich (1773, Riga – 1803).
Amico di studi a Jena di Smidt, membro della
Literarische Gesellschaft der freien Männer. Si
incontra in Svizzera con Smidt.
Bartels, Johann Heinrich (29 maggio 1761 – 1
febbraio 1850, Amburgo). Avvocato, politico,
sindaco di Amburgo. Laureato in Teologia a
Gottinga. Viaggiò in Italia per circa 5 anni, 17851790, facendo ricerche su archeologia e arte. Poi si
laurea in Legge a Gottinga. Si sposa con Maria
Elisabeth von Reck a Venezia. Pubblica Lettere
sulla Calabria e la Sicilia, 1787-92.
Beneke, Ferdinand Cristoph (1 agosto 1774, Brema
– 1 marzo 1848, Amburgo). Avvocato e giudice. Ha
ricoperto diverse cariche giuridiche per la Lega
Anseatica. Smidt si rivolse a lui per avere alcuni
documenti lasciapassare necessari al suo viaggio.
Berger von, Johann Erich (1 settembre 1772
Faaborg, isole danesi – 22 febbraio 1833, Kiel).
Amico di studi a Jena. Professore di Filosofia e
Astronomia a Kiel. Membro della Literarische
Gesellschaft der freien Männer.
Böhlendorff, Casimir Ulrich, (Mitau/Livland 1775 –
1825). Nel 1793 si iscrive all’accademia Petrina di
Mitau e nel 1794 in diritto all’università di Jena. Il
15 agosto 1795 partecipa la prima volta agli incontri
della Literarische Gesellschaft der freien Männer.
Compagno di viaggio di Smidt fino a Milano.
Maestro privato a Berlino, Kiel e Riga. Morto
suicida a 50 anni.
82
Boismann, Johann Hinrich (4 agosto 1766, Brema –
6 luglio 1793, Schwalbach). Amico di studi già dal
Ginnasio a Brema, iscritto a Filosofia e Teologia e
poi in Medicina a Jena. Si ammala a Jena, perde la
vita nel suo viaggio di ritorno verso Brema.
Breuning von, Christoph (13 maggio 1773 – 1841).
Amico di studi a Jena, laureato in Diritto. Professore
in Diritto a Coblenza. Membro della Literarische
Gesellschaft der freien Männer.
Caesar, Gerhard (29 settembre 1792, Brema – 14
novembre 1874 Brema). Avvocato, archivista,
senatore e giudice a Brema. Nel 1816-18 effettua un
viaggio di approfondimento attraverso Italia, Francia
e Svizzera.
Calissen, Christian Friedrich (1777-1861). Docente
privato in Filosofia. Amico di studi a Jena membro
della Literarische Gesellschaft der freien Männer.
Cramer, Johann Jakob (1771 Zurigo – 1855).
Arcidiacono a Zurigo. Amico di studi a Jena in
Medicina e iscritto alla Literarische Gesellschaft der
freien Männer.
Cotta
(von
Cottendorf),
Johann
Friedrich
(27.04.1764 – 29.19.1832, Stoccarda). Dopo gli
studi, viaggio a Parigi. Comprò dal padre Christof
Friedrich (1724-1807) la Cottasche Buchhandlung
fondando una delle prime case editrici tedesche.
Pubblicarono con lui Schiller, Goethe, Herder,
Wieland, Fichte, Hegel, Alexander e Wilhelm von
Hölderlin, Humboldt Friedrich Schlegel, Jean Paul,
83
Pestalozzis, Kleist, Fouqué, Immermann, Platen,
Rückert, Uhland, Kerner e altri scienziati e tecnici di
quel periodo. Nel 1810 trasferì una parte dell'azienda
da Tubinga a Stoccarda.
Cotta (von Cottendorf), Johann George (19 luglio
1796, Tubinga – 1 febbraio 1863, Stoccarda) editore
e libraio a Tubinga e Stoccarda, filglio di Johann
Friedrich. Iscritto a Gottinga, Heidelberg e Tubinga
in Filosofia, Estetica e Studi politici. Ha viaggio in
Italia fermandosi a Roma per quasi due anni (181718).
Dresler, Johann Karl Jakob ( 1780, Herborn – 1809),
segretario, cancelliere. Amico di studi a Jena.
Fischer, Johann Rudolph (1772, Lagenthal, Svizzera
– 1800), amico di studi di Johann Smidt a Jena,
iscritto in Teologia e Filosofia. Membro della
Literarische
Gesellschaft
der
freien
Männer.
Segretario diplomatico.
Focke, Christian (17 agosto 1774 – 18 maggio 1852,
Brema). Avvocato, notaio e direttore delle poste a
Brema. Laureato in Legge a Gottinga. Viaggio in
Italia nel 1797, stesso anno di Smidt. Nel 1823
viaggia in Danimarca e Svezia.
Gervinius, Georg Gottfried (20 maggio 1805,
Darmstadt – 18 marzo 1871, Heidelberg. Professore
di Storia a Gottinga e Heidelberg. 1832 viaggio di
studio in Italia, ci torna nel 1866.
84
Gildemeister, Johann Carl Friedrich detto Fritz (13
dicembre 1779, Duisburg – 24 settembre 1849,
Brema). Si laurea in Legge a Jena. Avvocato, 181314 segretario di Smidt, dal 1816 senatore.
Gildemeister61, Otto (
) figlio di Johann Friedrich
Gildemeister. Professore di diritto all’Università di
Duisburg, sposato con Amalie Kotzebue, la sorella
di August von Kotzebue, assassinato nel 1819
durante alcuni scontri studenteschi a Jena. Stretto
collaboratore e segretario di Smidt, agli Stati
Maggiori costituiti contro Napoleone, dal dicembre
1813 al marzo 1814. Vasta è la documentazione
nell’archivio di Brema riguardo la corrispondenza
tra Smidt e Gildemeister.
Herbart, Johann Friedrich (Oldenburg, 4 maggio
1776 – Gottinga, 14 agosto 1841). Amico di studi di
Smidt a Jena. Professore di filosofia e di pedagogia a
Konigsberg e Gottinga. Dal 1797 al 1800 è stato
maestro privato nella casa di Karl Friedrich Steiger a
Berna, periodo 1800-02 insegnate privato a Brema
vivendo in parte nella casa di Johann Smidt. Dal 26
novembre 1794 iscritto ala Literarische Gesellschaft
der freien Männer.
Hermann62, Heeren, Arnold Ludwig (25 ottobre
1760 Arbergen/Brema – 6 marzo 1842 Gottinga).
61
In letteratura, Klatte Elisabeth, Lettere d´amore di
Gildemeister a la sua amata moglie.
62
da non confondere con Heeren Gustav che usava uno
psuedonimo Wodomerius, bibliotecario e scrittore, 27.10.1800
Mehrla bei Mülthausen (Turinga)-25.5.1851 Coburg, studió
politica e legge a jena. Accompagnatore del principe di Coburg
pubblicó Il mio viaggio privaverile in Portogallo 1836 (1838) e
Una gita in Inghilterra (1841).
85
Figlio di un Pastore del Duomo di Brema, ha
studiato Teologia Storia e Filosofia a Gottinga.
Professore di Storia e Filosofia. E' stato allievo di
Ludwig Timoteus Spittlers. Scrisse nel 1809
Handbuch
der
Geschichte
des
Europäischen
Staatssystemen und seiner Colonien. 1785-1787
viaggio in Italia e Francia.
Hübner, (von) Joseph Alexander (26 novembre 1811
- 30 giugno 1892, Vienna). Diplomatico nell’Impero
d´Austria, studiò a Vienna Giurisprudenza. Dopo gli
studi intraprese un lungo viaggio in Italia. Come
diplomatico lavorò a Parigi e Lisbona, nel 1848 a
Milano e Ambasciatore presso la Santa Sede a Roma
1865-68. Accanto a pubblicazioni e scritti di storia e
politica scrisse anche Spaziergang um die Welt
(1874).
Köppen, Johann Friedrich, (Lubecca, 21 aprile 1775
– Erlangen, 5 setembre 1858). Pastore nella chiesa di
S. Ansgari a Brema e professore di Filosofia a
Landshut
ed Erlangen. Nel 1793 si
iscrive
all’università di Jena in filosofia e dal 26 novembre
1794 si iscrive alla Literarische Gesellschaft der
freien Männer a Jena. Nel 1797 intraprende il
viaggio con Johann Smidt e altri colleghi verso la
Svizzera e l’Italia. Compagno inseparabile per
Smidt.
Lange, Gerhard (4 aprile 1771 Brema – 5 aprile
1795 Naumburg). Amico di Smidt già dagli studi di
Brema, continuarono insieme l’Università a Jena
86
dove si iscrisse in Medicina. Muore in viaggio, da
Jena a Brema, accompagnato dallo stesso Smidt.
Lange, Johann Georg (1777 Brema – 3 giugno 1851)
fratello di Gerhard, in viaggio con Smidt in
Svizzera.
Meyer, Friedrich Johann Lorenz (22 gennaio 1760 –
21 ottobre 1840, Amburgo). Avvocato e canonico ad
Amburgo. Appena ottenuto il dottorato in Legge a
Gottinga parte per Italia, Francia e Svizzera.
Muhrbeck, Friedrich Philipp Albert 23 settembre
1775 – 28 marzo 1827, Greifswald). Filosofo. Studia
a Jena e membro della Gesellschaft der freien
Männer. Professore di Filosofia all’Università di
Greifswald.
Perret, Claude Camille (1769-1847), amico di studi
di Smidt. E’ stato il Segretario delegato al servizio
del Generale Berthier incaricato per l’organizzazione
del Congresso di pace di Campoformio da
Napoleone Bonaparte. Smidt lo cerca invano a
Milano.
Pohrt, Johann Eduard. Amico di studi in Jena e
Pastore in Livonia63. Diversi soggiorni in Italia.
Ranke,
Franz
Wiehe/Unstrut
Leopold
–
23
(20
maggio
dicembre
1886,
1795,
Berlino).
Professore di Storia a Berlino. Dal 1827 al 1831 ha
effettuato diversi viaggi per visitare archivi e
biblioteche in Italia.
63
La Livonia, oggi, è parte integrante della Lettonia.
87
Rist, Johann Georg (1775 – 5 febbraio 1847,
Amburgo). Amico di studi a Jena. Membro della
Literarische
Gesellschaft
der
freien
Männer.
Diplomatico danese. Ha svolto sevizio a Madrid,
Londra, Amburgo, Kiel, Parigi e Altona. Viaggia
con Smidt in Svizzera.
Schmitz-Grollenburg,
Philipp
Moritz
von
(22
dicembre 1765, Magonza – 27 novembre 1849
Baden-Baden). Barone, consigliere di Stato e
diplomatico del Regno del Wüttemberg. Nel 1819
missione diplomatica e viaggio a Roma.
Steck, Johann Rudolph (1772, Berna – 1805), ha
studiato a Jena e membro della Literarische
Gesellschaft der freien Männer. Si è specializzato in
legge ricoprendo cariche giuridiche in Aarau. In
viaggio con Smidt.
Tischbein, Johann Heinrich Wilhelm (15 Febbraio
1751, Haina – 26 Luglio 1829, Eutin). Pittore.
Famoso il suo viaggio in Italia con Goethe (ottobre
1786). Tra il 1778 e 1782 effettuò altri viaggi in
Italia.
88
Capitolo V
Bibliografia viaggiatori tedeschi durante il
periodo di Johann Smidt
Adelstan, Johann F. Jovialisch-politische Reise
durch Italien während Buonaparts Feldzügen, Mainz
1798-1800.
Anonymus: Bemerkungen über Sicilien und Malta
von einem vornehmen reisenden Russen. Aus dem
Russischen übersetzt und mit einigen Anmerkungen
versehen von D. C. H. L., Riga und Leipzig 1793.
[Anonymus]: Malerische Reise in Ägypten und
Syrien über Constantinopel nach Griechenland,
Dalmatien, Illyrien, Bd. 6, Leipzig 1820.
[Anonymus]: Meine wirkliche Reise unter die
Franzosen, und zu den Leuten wo sie waren. Durch
die deutschen Länder, nach Paris, Italien und
Holland in den Jahren 1800 und 1801. Was sagen
die Leute?, Leipzig 1801.
[Anonymus]:
Reisebemerkungen
über
einige
Bezirke Deutschlands, der Schweiz, Italiens und
Frankreichs, Frankfurt und Leipzig 1809.
[Anonymus]: Reisen durch die Schweiz und Italien
mit der französischen Armee, Göttingen 1801.
[Anonymus]: Reisen eines Offiziers durch die
Schweiz und Italien, Hannover 1786.
89
[Anonymus]: Skizzen von Italien über einige Teile
dieses Landes, die es wert sind, sie näher
kennenzulernen, o.O. 1789.
[Anonymus]: Tagebuch auf einer Reise durch die
französische Schweiz nach Nizza, Mailand, Rom
und Neapel, Weimar 1807.
[Anonymus]: Tage-Buch einer Reise nach Italien, im
Jahr 1794. Gedruckt zum Besten der Armen. 1802.
[Anonymus]: Tage-Bücher aus Italien, München
1818-1820. Adler, Georg Christian: Ausführliche
Beschreibung der Stadt Rom. Mit Kupfern, [Altona]
1781.
Adler, Jakob Georg Christian: Reisebeschreibungen
auf einer Reise nach Rom. Aus seinem Tagebuch
herausgegeben von seinem Bruder Johann Christoph
Georg Adler, Altona 1784.
Allmers,
Hermann
Ludwig:
Römische
Schlendertage, Oldenbourg 1869.
Archenholtz, Johann Wilhelm von: England und
Italien, 5 Theile, Leipzig 1787.
Arndt, Ernst Moritz: Reisen durch einen Theil
Deutschlands, Italiens und Frankreichs in den Jahren
1798 und 1799, Leipzig 1801-1803.
90
Arnim, Carl Otto Ludwig von: Reise nach Neapel,
Sicilien, Malta und Sardinien, zu Anfange des Jahres
1844, 2 Bde., Leipzig 1845.
Artner, Therese von: Briefe über einen Theil von
Croatien und Italien an Caroline Pichler, Halberstadt
1830.
Aulenbach, Friedrich: Italien. Eine Hymne der
Natur, Kaiserslautern 1849. Avé-Lallemant, Robert:
Meine Reise in Egypten und Unter-Italien, Leipzig
(2)1875.
Ayrenhoff, Kornelius Hermann von: Briefe über
Italien in Absicht auf dessen sittlichen und
politischen Zustand, Wien und Leipzig 1789.
Bahlmann,
August:
Eine
Reise
nach
Rom.
Dargestellt mit Beihülfe mehrerer Freunde, Münster
1863.
Bartels, Johann Heinrich: Briefe über Kalabrien und
Sicilien, 3 Bde., Göttingen 1788-1792.
Baumann, J.??: Fußreise durch Italien und Sizilien, 2
Bde., Luzern 1839. Baumann, Kaspar: Rückblicke
auf unserer Reise nach Roma im Jahre 1853, Wien
1855.
Becker, Gottfried Wilhelm: Die Spazierfahrt nach
Venedig und Mailand, Leipzig 1840.
91
Benkowitz, Karl Friedrich: Das italienische Kabinet
oder Merkwürdigkeiten aus Rom und Neapel,
Leipzig 1804.
Benkowitz, Karl Friedrich: Reisen von Neapel in die
umliegenden Gegenden. Nebst Reminiscenzen von
meiner Rückreise nach Deutschland, Berlin 1806.
Berger, Albrecht Ludwig von: Briefe geschrieben
auf einer Reise durch Italien 1802 und 1803, Leipzig
1815.
Bernoulli,
Johann:
Zusätze
zu
den
neuesten
Nachrichten von Italien nach der in Herrn D. J. J.
Volkmanns
historisch
kritischen
Nachrichten
,Großgriechenland, 2 Bde., Leipzig 1777.
Bonstetten, Karl Viktor von: Reise in die klassischen
Gegenden Roms zur Schilderung ihres ehemaligen
und gegenwärtigen Zustandes. Bearb. v. R. G.
Schelle, Leipzig 1805.
Borch, Graf von: Briefe über Sizilien und Malta, von
dem Herrn Grafen von Borch an H. G. von N.
geschrieben im Jahre 1777, als ein Supplement zu
den Reisebeschreibungen von H. Brydone, Bern
1783.
Börnstein, Heinrich: Italien in den Jahren 1868 und
1869, 2 Bde., Berlin 1870.
92
Bronn,
Heinrich-Georg:
Ergebnisse
meiner
naturhistorisch-ökonomischen Reisen, Heidelberg
und Leipzig o. J.
Brun, Friederike: Briefe aus Rom geschrieben in den
Jahren 1808, 1809, 1810. Über die Verfolgung,
Gefangenschaft und Entführung des Pabstes Pius
VII., Dresden 1816.
Brun, Friederike: Episoden aus Reisen durch das
südliche Deutschland, die westliche Schweiz, Genf
und Italien in den Jahren 1801, 1802, 1803, 1805
und 1807, Zürich 1809.
Brun, Friederike, geb. Münter: Tagebuch über Rom.
Mit. Kupfern, Zürich 1801.
Brun, Friederike: Römisches Leben, Leipzig 1833.
Brun, Friederike: Sitten- und Landschaftsstudien
von Neapel und seinen Umgebungen in Briefen und
Zuschriften, hrsg. v. K. A. Böttger, Leipzig 1818.
Brunner, Sebastian: Ein eigenes Volk. Aus dem
Venediger- und
Langobardenland, Wien 1859.
Brunner, Sebastian: Kennst Du das Land? Heitere
Fahrten durch Italien, Wien 1857.
Brunner, Sebastian: Streifzüge durch das östliche
Ligurien, Elba, die Ostküste Siciliens und Malta
93
zunächst in Bezug auf Pflanzenkunde im Sommer
1826, Winterthur 1828.
Buch, Leopold von: Geognostische Beobachtungen
auf Reisen durch Deutschland und Italien, 2 Bd.. Mit
e. Anhange v. mineralogischen Briefen a. Auvergne
an den Geh. O.-Bergrath Karsten, Berlin 1809.
Canstein, Philipp Baron von: Blicke in die östlichen
Alpen und in das Land um die Nordküste des
Adriatischen Meeres. Mit einer Übersichts-Charte,
Berlin 1837.
Carus, Carl Gustav: Reise durch Deutschland, Italien
und die Schweiz, im Jahre 1828, Leipzig 1835.
Csáky-Vécsey,
Gräfin
Anna:
Tagebuch
einer
überzähligen Ausschußfrau, Pest 1843.
Czörnig, Carl [Freiherr von]: Italienische Skizzen,
Mailand 1838.
Decker, Karl von: Mittheilungen einer Reise durch
die südlichen Staaten des deutschen Bundes, einen
Theil der Schweiz, Tyrol, die Lombardei und durch
piemont bis Genua im Sommer 1839, Berlin-Posen
1840.
Delius, Johannes Friedrich: Reisebriefe aus Italien.
Als Manuskript für Freunde gedruckt, Bremen 1854.
94
Dreger, Gottfried von: Neue Skizzen einer SommerReise durch Italien, Unter-Österreich, Steyermark
etc., Wien 1831.
Duboc, Edouard Charles [alias: Robert Waldmüller]:
Wanderstudien. Italien, Griechenland und daheim,
Leipzig 1861. Eberhard, August Gottlieb: Italien wie
es mir erschienen ist, Halle 1839.
Ehlert, Louis: Römische Tage, Berlin 1867.
Eichholz, Johann Heinrich: Neue Briefe über Italien.
Oder Schilderung der Einwohner von Venedig,
Rom, Neapel und Florenz in Hinsicht auf Charakter,
Cultur des Geistes und Industrie derselben; nebst
beigefügten Bemerkungen über Alterthümer und
Kunst, 3 Bde., Zürich 1806-1811.
Elpis, Melena: Hundert und Ein Tag auf meinem
Pferde und ein Ausflug nach der Insel Maddalena,
Hamburg 1860.
Elsholtz, Franz von: Ansichten und Umrisse aus den
Reise-Mappen zweier Freunde, Berlin und Stettin
1831.
Ermeler, Wilhelm: Briefe aus Italien. Für meine
Familie
und
deren
Nachkommen
als
Geburtstagsgabe dargebracht, Berlin 1861.
Eser,
Friedrich:
Zwei
Monate
in
Italien.
Reiseerinnerungen eines
Kunstfreundes, Stuttgart 1859.
95
Fahrmbacher, Heinrich: Erinnerungen an Italien,
Sicilien und Griechenland aus den Jahren 18261844, München 1851.
Ferber, Johann Jakob: Briefe aus Wälschland über
natürliche Merkwürdigkeiten dieses Landes an den
Herausgeber derselben,hrsg. v. Ignaz von Born, Prag
1773.
Fernow, Karl Ludwig: Römische Studien, Zürich
1806-1808.
Fernow, Karl Ludwig: Sitten- und Kulturgemälde
von Rom, Gotha 1802.
Fischer, Christian August: Briefe eines Südländers,
Leipzig 1805.
Fleck, Ferdinand Florens: Wissenschaftliche Reise
durch das südliche Deutschland, Italien, Sicilien und
Frankreich, Bd. 1/2, Leipzig 1838.
Freyberg-Eisenberg, Max von: Tagebücher aus
Italien, o.O. 1819-1820.
Freyberg-Eisenberg, Max von: Tagebücher aus
Venedig, München 1823.
Freyberg-Eisenberg, Max. Prokop. Freiherr von:
Malerische Reise im obern Italien, München 1830.
96
Friedländer, Ludwig Hermann: Ansichten von
Italien, während einer Reise in den Jahren 1815 und
1816, 2 Bde., Leipzig 1819-1820.
Frisch Pauline Dorothea: Reise durch Teutschland,
Holland, Frankreich, die Schweiz und Italien in den
Jahren 1797, 1803 und 1804. Nach dem Tode der
Verfaßerin, hrsg. zum Andenken für Verwandte und
Freunde, Altona 1816.
Frommel, Max: Durch Welschland. Reisegedanken
und Gedankenreisen aus der Brieftasche eines
Kandidaten, Stuttgart 1856.
Fues, Joseph von: Nachrichten aus Sardinien von der
gegenwärtigen Verfassung dieser Insel, Leipzig
1780.
Galletti, Johann Georg August: Galletti's Reise nach
Italien im Sommer 1819, Gotha 1820.
Gelzer,
Heinrich
(17.10.1813
Schaffhausen
–
15.8.1889 Eptingen-Basel). Protestantische Briefe
aus Südfrankreich und Italien, Zürich 1852.
Gerning, Johann Isaak: Reise durch Oestreich und
Italien, 3 Bde., Frankfurt am Mayn 1802.
Gerund, Johann Jakob Norbert: Malerische Reise
eines deutschen Künstlers nach Rom. Eine würdiger
97
Pendant zu Volkmanns und von Archenholtz
Werken, Wien 1789.
Gertsen, Alexander Ivanovich]: Briefe aus Italien
und Frankreich: 1848-1849. Von einem Russen, dem
Verfasser des "Vom anderen Ufer", Hamburg 1850.
Goldhann, Ludwig: Aesthetische Wanderungen in
Sicilien, Leipzig 1855.
Görres, Joseph von: Rom, wie es in Wahrheit ist, aus
den Briefen eines dort lebenden Landsmanns,
Straßburg 1826.
Grass, Carl Gotthard: Sizilische Reise, oder Auszüge
aus dem Tagebuch eines Landschaftsmalers, 2 Bde.,
Stuttgart und Tübingen 1815.
Greverus, Johann Paul Ernst: Reise in Italien.
Reiselust in Ideen und Bildern aus Italien und
Griechenland, Erster Theil: Italien, Bremen 1840.
Grund, Johann J. Norbert: Malerische Reise eines
deutschen Künstlers nach Rom. Ein würdiger
Pendant zu Volkmanns und von Archenholz
Werken, 2 Theile, Wien 1789.
Gutzkow, Karl Ferdinand. 17.3.1811 Berlino16.12.1878
Francoforte-Sachsenhausen.
Reiseeindrücke aus Deutschland, der Schweiz,
Holland und Italien (1832-1833), Jena o.J.
98
Habel, Eduard. Fragmente aus Briefen eines
Reisenden, Wien 1836.
Hagen, Friedrich Heinrich von der: Briefe in die
Heimat aus Deutschland, der Schweiz und Italien, 4
Bde., Breslau 1818-1821.
Hager, Jospeh: Gemälde von Palermo, Berlin 1799.
Reise von Warschau über Wien nach der Hauptstadt
von Sicilien, Breslau und Leipzig 1795.
Hallberg-Broich, Theodor Hub. Freiherr von: Reise
durch Italien, Augsburg und Leipzig 1830.
Heine, Heinrich: Reisebilder, Bd. 1: Reise von
München nach Genua, Hamburg 1826.
Heinse, Gottlob Heinrich: Fiormona oder Briefe aus
Italien, Berlin 1794.
Heinzelmann, Friedrich: Reisebilder und Skizzen
aus Italien, Sicilien und Sardinien. Mit einem
Stahlstich und einer Karte, Leipzig 1852.
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Kestner, August: Römische Studien. Mit einem
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Kiesewetter, Johann Gottfried Karl Christian: Reise
durch einen Theil Deutschland, der Schweiz, Italiens
und
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Kirchmann, Julius Hermann von: Erinnerungen aus
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Kölle, Christoph Friedrich Karl von: Rom im Jahre
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Lehne, Friedrich: Romantische Seereise von Genua
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Löhn-Siegel, Anna Maria: Reisetagebuch einer in
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Lossow, Eduard von: Reisehandbuch für Italien. Mit
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Löbenstein, Julius von: Durchflug durch Italien.
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Lüdemann, Wilhelm von: Neapel wie es ist, Dresden
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Maier,
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Maltzahn, Heinrich von: Reise auf der Insel
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Nebst
einem
Anhang
über
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Marcard, Heinrich Matthias: Reise durch die
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Martens, Georg Matthias von: Italien, Stuttgart
1844-1846.
Martens, Georg Matthias von: Reise nach Venedig,
Ulm 1824.
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Matthison,
Friedrich:
Umrisse
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Erinnerungen 4. Buch / XVIII, Zürich 1825.
Matthisson, Friedrich: Erinnerungen, Zürich 18101816.
Maximilian I., Kaiser v. Mexiko: Aus meinem
Leben.
Reiseskizzen,
Aphorismen,
Gedichte,
Leipzig (2)1867.
Mayer, Karl August: Neapel und die Neapolitaner
oder Briefe aus Neapel in die Heimat. Mit einem
Plane der Umgegend
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Meissner, Alfred: Durch Sardinien. Bild von
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Menzel, Wolfgang: Reise nach Italien. Im Frühjahr
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Meyer, Friedrich Johann Lorenz: Darstellungen aus
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Michelet, Carl Ludwig: Eine italienische Reise in
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Alterthums. Mit drei Plänen, Berlin 1856.
Minutoli, Johann Heinrich Carl Freiherr Menu von:
Reise durch einen Theil von Teutschland, Helvetien
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und Ober-Italien im Sommer 1803. In Briefen an
einen Freund, Berlin 1805.
Mittermaier, Karl Joseph: Italienische Zustände,
Heidelberg 1844.
Moltke, Magnus von: Reise durch das obere und
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und Papieren eines Reisenden. Reise in Italien. 3
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Italien in den Jahren 1786 bis 1788. In Briefen, 3
Bde., Berlin 1792-93.
Müller, Christian: Roms Campagna in Beziehung
auf alte Geschichte, Dichtung und Kunst, Leipzig
1824.
Müller, Gottfried: Reise eines Philhellenen durch die
Schweiz und Frankreich nach Griechenland, und
zurück durch die Asiatische Türkei und Italien in
seine Heimat, Bamberg 1825.
Müller, Wilhelm Christian: Briefe an deutsche
Freunde von einer Reise durch Italien über Sachsen,
Böhmen und Österreich 1820 und 1821 geschrieben
und als Skizzen zum Gemälde unserer Zeit
herausgegeben, Altona 1824.
106
Müller, Wilhelm: Rom, Römer und Römerinnen.
Eine Sammlung vertrauter Briefe aus Rom und
Albano mit einigen späteren Zusätzen und Belegen,
Berlin 1820.
Mundt, Theodor: Italienische Zustände, Berlin 1859.
Münter, Friedrich: Nachrichten von Neapel und
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Nemnich, Philipp Andreas: Reise durch Italien
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Odeleben, Ernst Gottfried von: Beiträge zur
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Pecht, Friedrich: Südfrüchte. Skizzenbuch eines
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Jugend-Wanderungen. Aus meinen Tagebüchern; für
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Recke, [Charlotte] Elisa[beth] von der: Tagebuch
einer Reise durch einen Theil Deutschlands und
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Hofrath [Karl August] Böttiger, 4 Bde., Berlin 18151817.
Rehfues, Joseph: Italienische Miszellen, Tübingen
1804-1806.
Rehfues, Philipp Joseph: Briefe aus Italien während
der Jahre 1801-1805, Zürich 1809-1810. Briefe aus
Italien während der Jahre 1801, 1802, 1803, 1804,
1805 mit mancherlei Beilagen, 4 Bde., Zürich 18091810.
Gemälde
von
Neapel
und
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Reuchlin, Hermann: Bilder und Skizzen aus Rom,
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Stuttgart 1844. Reumont, Alfred: Römische Briefe
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Richter, Franz Wilhelm: Hesperien. Ein Cicerone für
Italien,
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Quedlinburg und Leipzig 1838.
Riedesel, Johann Hermann von: Reise durch Sicilien
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Rochau, August Ludwig von. giornalista e politico.
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Rumohr, Carl Friedrich von: Drey Reisen nach
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besonderer Beziehung auf Völkerkunde, Landbau
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Salis Marschlins, K. Ulysses von: Reise in
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Schaeffer, Jacob Christian Gottlieb: Briefe auf einer
Reise durch Frankreich, England, Holland und
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Regensburg 1794. Schellenberg: Im Golf von La
Spezia und am Comersee. Skizzen und Studien aus
110
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Stuttgart 1865.
Schilling,
August:
Vogelperspektiven
eines
Wanderlustigen, 4 Bde., Wien 1847.
Schläpfer: Reisetagebuch durch Deutschland, Italien
und Frankreich, St. Gallen 1832.
Schlegel,
Philipp
Christian
Benedikt:
Italiens
reizendste Gefilde. Empfindsam durchwandert., 2
Bde., Nördlingen o.J. [1814].
Schlüter, R.: Aus und über Italien. Briefe an eine
Freundin, Hannover 1857.
Schneider, K. F. Robert: Italien in geographischen
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gesammelt, Glogau 1863.
Scholler, Carl Friedrich: Natur, Volksleben Kunst
und Alterthum in Italien, Leipzig 1831-1832.
Schopenhauer, Johanna: Erinnerungen von einer
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Rudolstadt 1813-1814.
Schubert, Gotthilf Heinrich: Reise durch das
südliche Frankreich und Italien, 2 Bde., Erlangen
1827-1831.
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Christoph
Bernhard
Levin:
Eine
Römerfahrt, Coblenz 1848.
Schulz, Friedrich: Neue Reise durch Italien.
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1797.
Schwarz, Marie Esperance von: Blick auf Calabrien
und die Liparischen Inseln im Jahre 1860, Hamburg
1861.
Seiss: Erinnerungen aus dem Tagebuch einer Reise
von Dresden nach Italien und der Schweiz im Jahre
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Selbiger, Ludwig von [alias Heinrich Christoph
Steinhart]: Meine Reise nach Italien. Seitenstück zu
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Seume, Johann Gottfried: Spaziergang nach Syracus
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Sighart, Joachim: Reliquien aus Rom. Zur KulturGeschichte und Volkskunde, Augsburg 1865.
Speckler, Erwin: Briefe eines deutschen Künstlers
aus Italien. Aus den nachgelassenen Papieren, 2
Bde., Leipzig 1846.
Speyer, Otto: Bilder Italienischen Landes und
Lebens. Beiträge zur Physiognomik Italiens und
seiner Bewohner, 2 Bde., Berlin 1859.
112
Stahr, Adolf und Fanny Lewald: Ein Winter in Rom,
Berlin 1869. Ein Jahr in Italien, 3 Bde., Oldenburg
1847-1850 .Herbsmonate in Italien, Oldenburg
1860.
Starke, Mariana: Briefe über Italien, Gießen 1802.
Stegmann, Karl Joseph: Fragmente über Italien aus
dem Tagebuche eines jungen Deutschen, 2 Bde.,
Tübingen und Stuttgart 1798.
Stein, Christ. Gottfr. Daniel: Reise durch Italien,
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Stieglitz, Heinrich: Erinnerungen an Rom und den
Kirchenstaat im ersten Jahre seiner Verjüngung,
Leipzig 1848.
Stolberg, Friedrich Leopold Graf zu: Reise in
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Bde., Königsberg und Leipzig 1794.
Strahl, Adolph: Erlebnisse eines Touristen in Italien
und Sizilien, Wien 1841.
Strombeck, Friedrich Karl von: Darstellungen aus
einer Reise durch Deutschland und Italien im Jahre
1835, Braunschweig 1836.
Sulzer,
Johann
Georg:
Beobachtungen
und
Anmerkungen auf einer im J. 1775 u. 76 gethanen
Reise aus Deutschland nach der Schweiz und
Oberitalien und über den St. Gotthard zurück nach
113
Deutschland. Worinn zugleich eine ausführliche
Beschreibung der Städte Hiers [...] Monaco. Als
Fragment aus seinem Tagebuch gezogen, Bern und
Winterthur 1780.
Tischbein, Johann Heinrich Wilhelm: Aus meinem
Leben, Bd. 1, Braunschweig 1861.
Uklanski, Emil Theodor Baron von: Briefe über
Polen, Österreich, Bayern, Italien, Etrurien, den
Krichenstaat und Neapel, an die Comtes, 2 Bde.,
Nürnberg 1808.
Uxkull-Gyllenband, Karl Friedrich Freiherr von:
Fragmente über Italien. In Briefen an einen Freund,
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Vincke, Gisbert: Bilder aus Italien, Dessau 1854.
Volkmann,
Johann
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Historisch-kritische
Nachrichten über Italien, Leipzig 1770-1771.
Wagner, Samuel Christoph: Natur-Wunder und
Länder-Merkwürdigkeiten.
Ein
Beitrag
zur
Verdrängung unnützer und schädlicher Roman, 6
Bde., Berlin 1802-1810.
Waiblinger, Wilhelm: Tagebuch aus Italien und
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jemand eine Reise thut. Flüchtige Reiseskizzen von
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Wehrhan, Otto Friedrich: Fußreise zweyer Schlesier
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Wolff, Ludwig: Briefe in die Heimath. Geschrieben
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Woltmann, Caroline von: Menschen und Gegenden,
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Zimmermann,
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Christoph Frank: »Plus il y en aura, mieux ce sera« Katharina II. von Rußland und Anton Raphael
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Schwbel, Karl H. Johann Smidt und seine Zeit,
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Focke-Museum
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Iconografia
Johann Smidt (1773-!857)
124
125
Passaporto rilasciato a Brema
126
127
Passaporto rilasciato a Brema, in lingua francese
128
129
Passaporto rilasciato a Berna
130
131
Johann Smidt e sua figlia Wilhelmne
132
133
L’incarico da professore
134
135
Appendice
Trascrizione diario Viaggio in Italia
Johann Smidt 7,20-113
Von Sesto nach Mailand 54 II
Es schmeckte sehr schön – Alle halbe oder
Viertelstunde kam
man an eine Brücke unter der d Schiffer immer sehr
geschickt
hindurch zu steuern wußte – sie waren nicht von
einer Höhe
bisweilen konnten wir oben auf unsrn Holze ruhig
sitzen blbn – bisweilen mußten wir uns in das Schiffsinnere begeben
– das Schiff hielt
gar nicht an - man konnte indeß auf d Canal wenn es
an
diesen od jenen Stellen etwas langsamer ging
herausspringen
in einem Wirthshause zu trinken – ich ging auch
einmal
an d Heerstraße in eine Osteria wo geg 20 Italiener
saßen
u Wein tranken – einer wurde auf die beynahe
2 fingerbreitn Absätze u Sohlen mein Schuhe
aufmerksam, die
gewaltigen Nägel u die Schwere der Schuhe konntn
sie nicht
gnug bewundern - die übrigen kamen alle auch hzu –
ich wurde wie
136
ein Wunderthier bestaunt – In der Ecke saß ein wohl
gkleideter Mann mit dem ich französisch sprach – es
war
ein Marchese Andreoli aus Mailand der eben auf der
Jagd war – ich fragte ihn nach einem guten Wirthshs
er schrieb mir die Adrsse eines H Ponzzoni auf – Es
war noch immer sehr heiß – wir fühlten dies
besonders während der letzten 3 Stunden unserer Fahrt – weil der
Strom
hier weniger stark war – Eine Menge Schiffe mit
vielen Leuten begegnete uns auf dem Wasser u. auf
der
Chaussee am Ufer war ein beständiger Staub von
Chaisen
u Cariolen – alles verkündigte die Nähe einer großen
Stadt – Mailand soll 130 –150000 Einwohner haben.
Endl stiegen wir in der Vorstadt v Maylnd aus –
es war halb 6 – In 12 Stunden hatten wir 63 italienische Meilen gemacht, davon 5 auf eine deutsche
gehen – Wir ließen unsere Sachen durch einen
Jungen zum
Wirthshaus tragn – Vor d Thor saß an einem Tisch
auf d Straße
eine Fremdencomißion von 4 Pson – die sehr
artig gegen uns waren – wir mußten unsere Päße
vorzeigen
Mailand 55 [I]
Logis etc aufschreiben – Raison sagte zu Böhldrf:
schrb
137
du doch für uns – u dieser that es – doppelte
Unvorsichtigkt
die nicht gz glücklich ablief – an d andern Seite des
Thors stand
ein Visitator der gegen ein Trkgld unsere Sachen
paßieren
ließ – vor d Thor eine mayldsche Schldwache –
grüne
Uniform – Unangenehmer Geruch auf d Straßn v
Mailand
Unreinlichkeit – alle Straßen wimmeln von
Menschen
einige schöne Gebäude – wir haben einen weiten
Weg zu Ponzoni – der Gasthof ist aber schon gz voll, er kann
uns
nicht mehr aufnehmen u führt uns zum cruce di
Malta
wo wir ein ganz gutes Zimmer bekommen – ds Haus
liegt
an einem Platz der al sepolcro heißt – aus unserem
Zimmer
sehn wir auf eine Kirche mit großer Kuppel –
beständigs Läuten in Mailand – Heiligengemälde auf d
Straßen
an d Wand gekleckst – Im Wirthshaus mußten wir
Namen
Stand etc aufschreiben unt ander auch merze[?] di
sussissteria vale “merce di sussistenza, credo wovon
wir leben – Böhld schrbt von unserm Gelde - Ein
Markos hat
138
Perret[?] gekannt – er hat eine Ztlg in diesem
Gasthof lo
giert – ob er jetzt in Mailand ist weiß er nicht, will
sich
aber danach erkundign – wir kleiden uns um u gehen
in
die Comedie die erst nach 9 Uhr anfängt – Kopp.
und ich gingen vorhin in ein Caffeehaus wo wir schönes
Citroneneis
bekamen u dann in eine große Halle vor d
Schauspielhause
spaziert um die Zuschauer ankommen zu sehen –
eine Menge
Caroßen auf d Straße viel reiten u jagen[?] – das
Schauspielhaus
[Zwischen die Zeilen gequetscht:]
-Anschlag an d Thür wo Hunde u Tobackverkäufer
verboten sindwurde geöffnet – noch nie sahen wir eins von
diesem
Umfang – man erstaunt wenn man hereintritt – 6
Reihen
Logen in einem Halbzirkel – das Parterre außordtl
groß
Es kamen sehr viel Menschen in ds Haus aber sie
verlor
sich in dslbn – es war doch nicht voll. Kopp sagte
Mailand 55 [II]
dß das Berliner Opernhaus weit kleiner sey. - Es
wurde
139
eine Oper Axus Re d Ormus ggbn –von[..]ein
Exemplar- der bey Glght ds
Bundesfests der Cisalpinischen Republik zuerst
ggbn wurde.
Eufemia Ekart eine vorzügl Sängerin machte die
Aspasia – sie wurde sehr beklatscht – Alle Acteure
die beklatscht wurden machten beym Weggehen
eine Verbeugung
gegen d Zuschauer – zwischen beydn Akten wurde
ein pantomimisches Ballet Deucalion e Pyrrha gegeben
das sich auf die Freyht d neuen Republik bezog –
Deuc.
u P sind anfangs auf einem Kahn im Meere – der
Kahn
blbt auf einem Felsen sitzen u d. Wasser fällt – eine
Weile sind sie allein dann kommen die andern
Menschen
hinter d Culisse hervor – mehrere Götter – Apollo,
Zeus
Minerva etc kommen vom Himmel und unterrichten
die
neuen Menschen – die das was ihnen vorgemacht
wird oft
sehr linkisch nachmachen – Jupiter u d gz Olympus
erscheinen zuletzt in d Wolken – vrschdn Genien
kommen
herab – einer hat eine Rolle in d Hand mit der
Aufschrift leggi forza e bono costume - kräftige
Gesetze u gute Sitten. Auch die 9 Musen lassen sich
sehn
eine Muse tzd vrzügl schön – auch Pyrrha – (Gio
140
vanna Campelli) – Es werden mit außerordtl
Leichtigkeit
kühne Sprünge gemacht – Rollen mit d Bein ge
schlag. etc – Wenn die Comöd einmal zu sehen
kommen
ist des Klatschens kein Ende – Dann kam der 2te
Act der Oper – worin ein Hanswurst mit Gewalt eingedrängt wird um die Scene tragikomisch zu
machen – die Dekorationen waren in bd Stücken
außerordentlich schön – die Kleidungsstücke
prächtig –
doppelte Vorhänge etc – In d Zwischenacten wurde
d
gespielt
Ich war im letzten Acte sehr schläfrig – Es war
Mailand 56 [I]
halb 1 wie das Schauspiel geendigt wurde – die
Straßen
waren sehr gut erleuchtet – wir hatten uns den
langen
Weg bis zu unserer Auberge doch so gut gemerkt,
daß
wir ihn glücklich wiederfandn – Man bekommt
keine
Bettdecken in Italien – statt dessen nur ein doppelt
zusammen geschlagenes weißes Bettlaken – die Straße
war sehr
gut erleuchtet – besonders schimmerten die
Kaffeehäuser sehr hell von
141
d vielen Lichten–sie sind parterre im Zimmer das
gleich nach d Straße hinausgeht – Große Vorhänge
gehen nach d Straße hinaus u bldn da
eine Art v Zelt unter dem noch eine Menge Stühle
stehen.
Donnerstag d 3.August – Wir wollten diesen
Morgen [...] haben - der kleine Kellner, dem wir die
Besorgg auftrugen, holt ihn vom Cafetier u bringt für jeden eine Tasse die aus ¾ Milch u
¼ Caffe
bestand – K u ich zogen uns an und gingen um 10
Uhr zu H
Sorefi – Ein Lohnbedienter, den wir in d Thür
fanden führte
uns hin–H Sorefi sprach gut fzösisch empfing uns
sehr artig u gab uns auf alle unsere Fragen die
verlangte Auskunft – Genua liegt
30 Stunden v Mailand – man braucht 2 ½ - 3 Tage
um hinzu
fahren – des Nachts zu fahren ist nicht rathsam weil
in dieser Ggd jetzt viele Räuber sind – er meinte[?]
wir bydn
würden wohl 3 Carolin für einen Wagen dahin bzhln
müßen
Der Weg geht über Pavia u Tortona – Von
politischen
Neuigktn war S kein Freund – er bekümmere sich
nicht viel,
warum, sagte er – Buonaparte ist noch hier geht aber
selten
142
aus, Barthier ist auch hier – Kilmaier[?] ist Comndt
v Mailand – Es sind nicht[?] über 2000 Fzosn hier – Wie
es mit der Cisalpinischen Republik werden wird,
davon weiß noch niemand
etwas – er wußte nicht ob Genl Clarke hier sey –
glbte nicht man
konnte das am Besten in Buonapartes Hause
erfahren
- Merkwürdgktn seyn in Mailand wenig – die
Schausple d Opera die
einzige ästh Vergnügung – unser Wirthshs sy sehr
gut [..] – durch
eine Menge Straßen gingen wir nun zur casa di
Buonaparte
Mailand 56 [II]
kamen by schönen Gebäuden u Palais vorby zb das
Schloß des Grafen
Bolgiojose[?] u and. – Buonaparte wohnt in einem
prächtigen Palais
das vormals dem Hause ----- gehörte – es hat eigene
Garde etc
Unten im Hofe fanden wir ein Fgstsbau[?] mit 6
Siegesfahnen
umkränzt u noch 6 Fahnen wehten vom Balkon des
Hauses
herunter – die Säulen am Hause sind mit Blumen
bekränzt
Wir fragten unten den Thürsteher nach d Grl ClarKe - er glbt daß er nicht in Myld sy – u führte
143
uns einige Stuffn hinunter auf die Canzly – Mehrere
Secre
taire fanden wir hier beschäftigt, einer den wir nach
P
fragtn wußte nicht daß er by Clk sy – Cl ist in Udine
wo
wahrschl ein Friedscongß gehltn werdn wird – er
sagte uns daß
ein gewisser Perrin by dem General Barthier
Sekretär sy
vielleicht[?] sy es der den wir suchten – wir
empfahlen uns u gingen eine Menge Straßen zur Wohnung des Grl
Barthier
Der Secretair hieß es sy auf dem Lande man erwarte
ihn aber
jeden Tag zurück – wahrschl komme er diesen
Abend – wir ließen
ihn uns vom Thürsteher etwas näher beschreiben –
ein junger
Mann schwarzes ungepudertes Haar. Das traf sehr
gut zu
aber der Name Perrin stand uns nicht an – der
Lohnbediente führte uns nun zu einem Kaufmann der lange
Zt in
Istrien gwsn u deutsch sprach – wir kauften da eine
Karte
von Italien u 4 mailändische Kokarden – d Lohnbdte
hatte uns gsgt
daß es nothwendig sy – wir könnten sonst riskieren
daß man
144
uns den Hut wegnähme – dann führte er uns in den
Dom das schönste gothische Gebäude was ich jemals sah
– ich wurde
sehr frappiert beym Eintritt – die Größe und Höhe
des Gewölbes
imponierte mir sehr – außer dem Schiff noch 3
Säulenreihen
an jeder Seite in jd Reihe 10 Säulen ich glb nicht dß
8 Mensch eine d
mtlre Säule umspannen würde u doch war sie[..] - an
d bydn Seiten d
Haupt [?] 2 große Säulen aus einem Stück - sie
sollen einzig in ihrer
Art seyn – die Fenster alle bemahlt von unten bis
oben
die Kirch[?]gemälde scheinen nicht besonders zu
seyn - sie hingen
zu hoch als daß man sie recht hätte betrachten
können –
die Fzosn haben alles was an schönen Gemälden in
M
war weggenommen – eine Statue ds H Boromäos –
ohne
Haut[?] anatomisch gearbeitet wollt di Fzos auch
mitnehmen
Buonpte vbot es – In eine Art v Keller unter d
Mailand 57 [I]
Altar brannte eine dunkle Kerze – hier ruht der
Leichnam
145
des H Boromäus – Es wurde Meße gelesen – eine
Menge
Betendr in jeder Ecke der Kirche – die Kirche ist
noch nicht
vollendet – bis zur Ankunft d Fzosn wurde immer
fort daran gebaut – es sind schon über 100 Jhr wie
man anfing – der
Baumeister war ein Deutscher – Henrico hieß er
Aus der Kirche gingen wir in das große Kaffeehaus
wo wir eine
Menge franz. u. mailändische Officiere fanden – Vor
dem
[....] waren die fzösischen Offiziere in d Hause
einquartiert, jetzt
leben sie in d Wirthshause – Wir lasen italienische
Ztgn
ich konnte zieml alles verstehn was ich las – die
Unruhn
in Piemont scheinen zieml ernstl zu seyn – das
Dirctorium
hat öfftl erklärt daß es mit all dem was Buonpte in
Genua[?]
u Venedig gthn vollkommen einverstdn sey – es war
viel
von einem nous faction[?] in Frkreich der [...] die
Rede
von dem ich noch nichts gehört hatte – Ggn 12 Uhr
kamen wir
zu Hause u bestellten Essen das nach lang Zögn[?]
endl an
kam – es war recht gut – Table d hotes ist gar nicht
146
gbrchl in Italien – sehr unangenehm für uns – wir
sprachen
by Tisch viel v der Reise nach Genua – das
allgemein [...]
sich dafür dß wir sie wahschl aufgeb müßten weil sie
uns
gegen 8 Tage aufhlten würde – u die Städte by der
fürchtl Hitze
so unerträgl seyn dürften daß es wahrschl noch
länger dauert.
Um 3 Uhr gingen wir auf das gro0e Kaffeehaus –
kauften unter
wegs Pfirsiche u Weintrauben die sehr gut
schmeckten – die
Obsthändlerin hatte noch eine andere Zinnoberrothe
Frucht die
man wie sie sagte in der Suppe äße – pommes
d´amour ge
nannt – ich kannte sie bisher nicht – Im Kaffeehaus
war ein
Cisalpiner auf dessen Rockknöpfen ein Fryhts[...] u
Humanitas
stand. – B u R waren früher aus d Kaffeehause
weggg – K u ich
konntn sie nicht finden – ich ging nach Hause um sie
zu suchen-fd sie
aber nicht u brachte den Lohnbdtn mit der Kopp u
mich jetzt
auf d Thurm d Cathedralkirche führte – der hl
Bormäus scheint
d Patron d Kirche zu seyn, wir fanden sein
Wahlspruch[?]
147
numibile[?] mehrmals – der Thurm ist im gothischn
Ge
Mailand 57 [II]
schmack prächtig aufgeführt – alles durchbrochn
Arbeit – darauf
gehauene Figuren. Schnörkelig Spitzen ist kein Ende
– Um den
Hptthurm immer noch kl Thürmchen rund herum –
man steigt
5-600 Stuffen bis auf d Spitze – die Wendeltreppn
sind zuletzt
kaum ein Fußbreit – das Geländer besteht oft nur aus
einer
eisern Stange – ich mußte bisweiln d Blick
wegwendn um
nicht schwindlich zu werden – Oben hat man eine
sehr weite
Aussicht – man übersieht die gze Stadt – ich sah
noch keine
so große – Hamburg ist viel kleiner – K glbt nicht
Berlin sy wohl ebso groß – Rund um Mailand ist eine
weite unübersehliche Plain – man sieht über all jene
fürchtl Schlachtfelder weg – von der schreckl Hitze
waren
vorn die Dünste so stark daß man keine fernen
Ggstde
erkennen könnte – oben schb ich mit Bleistift ihren u
meinen
Namen gz ausführlich - Buonaparte ud seine Frau
speisten
148
einmal hier oben, er mag ihr da manchen für ihn
wichtigen
Fleck gezeigt haben – Der Thürmer war kein sonderlicher Demokrat. Von der cisalpinischen Republik
sgte er: cést une folie – die Kaiserl mögt[?] er kämen
bld wieder – wir kamn wieder herunter ud gingn in
ein
Kaffeehaus wo wir eine Parthie Billard spielten –
auf der
Straße redete uns ein Mann deutsch an – er sagte
er sähe es an unsre Kldg daß wir Dtsche syn u mögte
gern wissen wie es in Dtschld stände – er war aus
Mainz
u jetzt bey dem französisch Gsndt in Chur der sich
jetzt
in Maild aufhält – wir erzählten ihm wie wir Mainz
gefund hatten – auch er war kein sonderlicher
Republikaner – unsern Lohnbdtn ließen wir jetzt zu Hause
gehn u suchtn den Weg nach der großn Promenade,
und
jardin public selbst – der Bediente warnte uns sehr
auf Taschen in Acht zu nehmen – es würde hier
außerordtl
viel gestohlen. Auf der Straße fanden wir einen
Anschlag worin
bekannt gemacht wird daß ein gewisser Mann zur
Deportation verurthlt sy weil er Buonaparte verläumdet
u Manifeste vom Erzherzog heimlich verbreitet
habe.
Mailand 58 [I]
149
Wo man hintritt in Maild sieht man Pffen ud
Mönche aller
Art die dreifarbigte Kokarden von ihren Hüten
contrastieren sehr
sonderbar mit ihrer gzn Erscheinung – einige
Knaben begegneten uns sonderbar verkleidet – mit ein paar großen
steifen Engelsflügeln auf d Rücken – gz als ob sie von
Mehl
und Zucker fabriciert seyn – Der jardin public der
aus großen Alleen und Park besteht in deren Mitte
ein großes
Kaffeehaus ist wo Musik gemacht wird – war noch
ziemlich leer – es war noch zu früh – die Hitze ist hier
wirkl fürchterlich. Man kann es begreifen – wie die
Liebe zum
Müßiggang die man den gzn Tag über auf jed
Gesicht geprägt
sieht unter diesem Klima einheimisch werden kann –
Eine Menge Bettler beunruhigte uns – Wir gingen aus d
Garten eine
Terrasse hinauf die uns an die schöne Landstraße die
nach Como
[Zwischen die Zeilen gequetscht:] Auf d Strße fuhr
eine große Tonne aus der Wasser gespritzt wurde d
Weg zu reinigen
150
geht führte - Der Boromäer von gestern begegnete
uns u. beschrieb
uns weitläufig wie unter d vorigen Regierung mit
außerordtl Mühe die Wege in dse Gegend verbessert u die
östliche
Promenade angelegt worden sey – er zgte uns auch
das ehemalige Posthaus – ein langes Gebäude von einer Etage
– über
jedem Zimmer ein besonderer Schornstein – Er
freute sich recht
daß es mit der Cisalpinisch Republik nun bld ein
Ende
haben würde – er wisse es nun sicher sagte er – im
künftigen Monat komme der Kaiser wieder – dann würde
die dreyfarbige Fahne allthlbn heruntergrüßen u.d. Adler
wieder aufgepflanzt – Auf der Promenade trafen wir bld darauf
ein paar französische Soldaten mit denen ich ein Gespräch anfing
– sie waren
bey d Nord[?] in Vandenrion[?] gewesen u noch
nicht lange in Italien
es war ihnen sehr neu u angenehm zu hören daß
Barthelemy Director geworden sey – sie erkundigten sich ob wir
Engländer seyen
wir verneinten es u sagten wir kämen von Nordn
Dtschlds u
151
gingen jetzt auf d Promenade um ihren großen Genrl
Buonpt
hier vielleicht anzutreffen. „vous verrez un homme
qui
est toujours tranquile sagte der eine – un brave hom
Mailand 58 [II]
me, un grand General, der andere – Angironi[?]
sagten sie sey
nach Paris gereist – Massrier[?] auch nicht hier –
Ihre Artigkeit
ging so weit, daß sie glbtn, sie müßten mir doch
auch ein
Gegcompliment machen – vous avez chez vous aussi
des
grand Generaux par exemple le Archiduc Charles.
Die Armee sagten sie haben sehr viel Hitze in dsn
Lande auszustehen by Mantua sy es noch ungleich heißer wie
hier.
Die Sonne war jetzt untergegangen u nun wurde
alles
lebendig auf d Promenade – unaufhörlich flgt eine
Carosse der andern – zahllose Haufen v
Spaziergängern aus allen
Classen – Pffen Abbees Mönche französische u
Cisalpinische
Offiziere – Mailänder u Mailänderinnen –
Handwerksleute –
Bettler alles untereinander – einige intresste weibl
Physio-
152
gnomien doch nicht viel – die Damen tragen die
Arme hier
beynahe gz nackend – nicht bey allen nimmt sich
das schön aus
einige kleidet es indeß recht gut. Die meisten
Kutschen
haben lose[?] Fenster auch die Seiten bey den
Fenstern sind offen,
Wir waren genug herumgewandert u gingen jetzt zu
einem
Kaffeehause das Buonpts Palais gegen über liegt –
Kaum waren wir angekommen – so trat die Garde
unters
Gewehr – ein paar Husaren sprengten zur Pforte
heraus
u gleich darauf eine Kasten-Carosse – worin
Buonaparte
und seine Frau, noch ein paar Carossen folgten – die
Garde
salutierte u die Trommeln wurdn gerührt – B ist ein
kleiner Mann mit bräunlichem Gesicht – schwarze
struppige Haare
seine Frau hat große strahlde[?] Augen – soviel wir
in der
Eile sehen konnten sind beyde dem bekanntn
Kupferstich ihrer
Portraits sehr ähnlich – Wir blieben noch ein
Stündchen
im Kaffeehause bis h neun und sahen den größten
Thl des
Zugs wieder heim kommen – Eine Staubwolke von
153
Kutschen Chaisen u Kariolen – wen wir sie gezählt
hätten – ich glbe es wären über 300
herausgekommen In Maild sind außer d breiten Steinen an d Seite der
Straßen auch in der Mitte derselben 2 Reihen breiter
Steine nahe by einander für die Kutschräder - Elegantes
Mailand 59 (I)
englisches Fuhrwerk sahen wir wenig od gar nicht –
Wir
konnten bis Zurückkft nicht abwarten weil wir noch
in
d Comöd wollten – es war auch schon zu dunkel –
In d Stadt vor allem Kaffeehäuser voller Menschen –
man
kann in Mailand kaum 10 Schritte gehen ohne auf
ein Kaffeehaus zu treffen – eine Marionettenbude auf der
Straße
hatte einen großen Haufen Leute versammelt tout
comme chez
nous – In die Comödie gingen wir nicht. Axus wurde wiedhohlt – Eine Stunde nach uns kam auch
Böhlendorf zu Hause – er war mit Riefer[?] in das andere
Schausplhs geggen ds nicht viel kleiner sein soll
154
wie das andere – ein Lustspiel wurde hier ggb das
aber
grotesk[?] .... war – B ging auf einen Augenblick
hinaus
ohne eine Karte zu nehmen – man wollte ihn nicht
wieder hinein lassen – Ich schrb ein ital Brief an
Anchi[?] – Riefer[?] kam auch zu Hause – es wurde noch viel
erzählt
u gelacht – um 12 Uhr gingn wir zu Bette –
herrlicher
Mondschein – so heiß die Tage in Italien sind so
lieblich kühl sind die Abende – Es ist wirkl so heiß daß
der Wein den
man auf unser Zimmer brachte nach einer halb.
Stunde ungenießbar war
wenn wir ihn nicht bestdg in einem Eimer Wasser
kühl erhielten.
Freytag den 4. August. Wir erhielten diesen Morgen
Gläser um
unsern Kaffee draus zu trinken . – Um 10 Uhr
gingen K u ich mit
unserm Lohndiener wieder hin H. Perrin oder Perret
aufzusuchn–er war
noch nicht vom Lande zurückgekommen – ich sah
seine Adresse Charles
Parrin und nun war alle Hoffnung verschwunden
denn ich erinnerte mich
155
daß unser Perret Claude Camille heißt – der
Lohndiener erzhlte uns
unterwegs daß er 7 Monate by Buonaparte gewesen
und mit ihm gereist sey – er wußte aber doch eben nichts
merkwürdiges von
ihm zu erzählen – soviel wir auch fragten – daß er
ihn rasiert
und frisiert habe schien ihm die Hauptsache zu seyn
– Mad. Buonpt
rühmte er außerordentl – sie ist aus d frzös Amerika
gebürtig – hat mit Beauharnais mehrere Kinder ghabt
Mailand 59 [II]
die auch leben – mit Buonpt aber keine – sie ist über
46
Jahre alt. B etwa 29 – Buonpt hat jetzt einen
Chinesen zum Bedienten
der beynah alle vorzügl europäischen Sprachen
spricht – die auszeichnende Kldg eines französ Generals en Chef sind 5
Federn auf d Hut
andere Generäle haben nur 3. auch hat er die Rbte[?]
d Rks mit Gold
besetzt d andern nur d Taschn – Wir besaen einige
Kirchen aus denen
d Frzosn aber so wie überall in Italien die bestn
Gemählde wegge-
156
nommn hatten – in mehreren Kirchen sind noch
viele östereichische
Gefangenen – Er führte uns auch zu d großen
Hospital wir gingen
aber nicht hinein weil wir es mit d andern besehen
wollten –
Vor d Thüre fand wir ein Haufen Menschen um
einen kl Knaben von 3-4
Jahren versammelt der in der Mitte auf ein Stein saß
die Umstehdn
so wie es ihm gefiel zeichnete u kein Wort dazu
sprach – er
hatte schon völlige Mahlerphysiognomien – die
Figuren waren sehr bestimmt angegeben – auf dem
Marktplatz sah ich eine hohe
Säule mit einer Statue u fragte unsern Cicerone wer
das sey?
Le bon Dieu gab er zur Antwort – ich habe wirkl d
Athanasius [?]
schon so lange vergess dß ich ds im erst Augblick
nicht recht verstd
Wir hohlten die andern u gingen in ds Kaffeehaus
ggn Buonpts Palais über – ich spielte mit Riefer[?] einige Pthin
Billard–auf einer
hlb zerrissenen Tafel – wir tranken Limonade aßen
Sorbet etc
Um 12 Uhr sah ich eine Buonapts Garde ablösen – B
hat eine
beständige Garde von 500 Mann die allthlbn mit ihm
hinzht – 50 M
157
haben jedesmal d Wache in seinem Logis – Wir
gingen zu Hause u
ließen uns ein paar Melonen hohlen die wir auf d
Straße in großen
Haufen gesehen hatten, sie waren aber noch nicht
recht reif – gingen
dann ins große Kaffeehaus auf d Dompltz – u von da
zum Hospital
das Gebäude ist außordtl groß u noch nicht gz
vollendet – das
Hptgbäude ist ein Quarantäne[?]gebiet u hat in d
Mitte einen großen
freyen Pltz um den rund herum ein Säulenportikus
geht – jede
Seite hat etwa 20 Säulen u jede mag etwa 15 Fuß
von d andern
entfernt seyn – 4 andere Gbde sind auf di ..... gbaut,
nur etwas kleiner jedes hat 2 Etagen–gegenwärtig
sind 1700 cisalpinische u 600
frzösische Kranke darin – noch mehr haben Pltz –
Im Durchschnitt
rechnet man daß tägl 130 neue Krk hinzu kommen –
Arme haben
alles umsonst – wer es bzhln kann gbt tägl 3 Lire –
Auf d Höfn
gingen die Kranken herum die soweit hergestllt
waren – In d Bogengängen standen Sänften, Tragbetten etc Kranke
wurden aus u eingetrag – geistl u leibl Ärzte Patres Chirurgen etc
liefen da herum
Mailand 60 [I]
158
Wir gingen durch verschied Kranknzimmer – alle
sehr hoch – die
Fenster offen - gehöriger Zwischraum zwischen d
Betten – reinliche
Bettücher – alles in d schönsten Ordnung - Wir
mogten uns nicht lange in d Sälen aufhalten – thls weil wir bey d Hitze
Ansteckg fürchten konnten – thls weil d Anblick dieses Elends uns
zu sehr affi-cierte - verstümmelte Glieder–
todtbleiche Gesichter–Betende, Phantasierende, Sterbende – in jed Augenblick eine
andere Jammerscene.
- Die chirurgisch Kranken sind in ein besond Saal –
auch die
andern nach ihren verschdn Krkhtn geordnet – die
Weiber ebflls
allein. Wir kamen auch durch diesen Saal u es freute
mich, auch
keine einzige in einer unanständigen Stellung zu
erblicken –
die französischn Blessierten liegen auch in einem
besond Zimmer –
Der Aufseher des Hospitls zgt uns noch die
Apotheke die
Küche worin wir ungeheure Suppenkessel u
Torfkörbe voll
entzweygeschnittenes Brod fanden um in d Suppe zu
werfen –
Von diesem großen Hospital ist noch das Hospital
der veneri-
159
schen Kranken u das Findelhaus verschieden – diese
bd sahen
wir nicht – In dem venerischen Hospt befinden sich
ggn 800 Krk
u das Findelhaus erhält einen jährlichen Zuwachs
von 1200 Kindern – diese kommen meist nicht bloß aus d Stdt
Maild sondn werden auch von den umliegdn Ggdn gebracht – die
Kinder blbn bis
zu 15 Jhrn drin u werdn in allhd Arbeitn unterrichtt
– Wenn die
Mädchen dann heyrathen bekommen sie 100 Lire
vom Hause zum Brautschatz – die Einkünfte großer Klöster sind zu all
dieser milden Stiftg bestimmt. Mönche u Nonnen finden in d
Wartg der
Kinder ihre Beschftigg – auch wird viel an d Häuser
testiert
Im großen Hospital sahen wir die Portraits aller
solcher Personen.
Wer eine große Summe an das Kloster vermacht
wird in
völliger Statur u Lebensgröße gemahlt, wer weniger
testiert
dessen Brustbild wird nur aufgehängt – Ich nahm
von H Soresi[?]
Abschd u bat ihn einen Brief an Boehldff nach Bonn
zu besorgen– unterwegs hörte ich daß eben ein Frzose mit einem
Cisalpinen Streit
160
bekam u von dsem mit seinem Messer das jeder
Italiener bey sich trägt
erstochen sey – ob der Thäter nicht arretiert sey
fragte ich – nein
er sey wegglaufn – dgl Mordthtn sollen beynahe alle
Tage
Mailand 60 [II]
in Maild vorfallen – In einem Laden sah ich eine
Menge satirische Kupfstiche aufgehängt auf alle Nationen u die
neuesten politischen Bgbhtn – auch die Venetianer, Genueser etc,
daneben eine große
Menge catholische Patres[?] – Heiligenlegenden etc
– sonderbarer Contrast – der Esel v Sesto fällt mir dieser Tage alle
Augblick
wieder ein – dann ging ich zum palais national u sah
die
Garde des cisalpinischen Directoriums das hier
wohnt ablösen u
exercieren[?] – etwa 100 Mann ziehen jedesmal auf
d Wache
Die cisalpinischen Truppen haben meists graue
Uniform – ein
Corps hat blau mit roth u grüner Mütze – Eine große
Menge
Polen haben bey der Republik Dienst genommen –
Das palais
public od national ist sehr schön – vormals wohnte
hier der
161
Erzherzog – Außer den 100 Infanteristen halten hier
auch nur 2
cisalpinische Husaren Wache vor der Thür – ein
paar Kanonen
auf d ..ghtsbau[?] u Fahnen fehlen nicht – Es sind
jetzt 3 Divisionen
da – die Versammlg des Dircetoriums und Consuls
sind nicht öffentlich - Von da auf die Promenade – Wo man geht u
steht
in Maild – wimmeln d Pfhle u Straßenecken von
Manifesten
della republica cisalpina – unter einigen steht ein
veduto
von Buonaparte – das Menschengewühl auf d Weg
nach dem
jardin public war wieder sehr groß – ein polnisch
Drag
galoppierte über d Straße – es nimmt sich sonderbar
aus daß fast jede Manspson einen Fächer trägt,
Priester Soldaten
etc nicht ausgenommen – Ein frzös Gnrl Murat bggt
uns, ein
sehr schöner junger Mann – Buonapte fuhr wieder
mit seiner
Frau spatzieren – es war aber schon zieml dunkel –
ich konnte
ihn nicht genau sehen – unsere Commandanten v
Sesto machten auf
d Straße Musik sangen u agierten dazu – Abends
wollten
162
wir in das kleine Theater gehen weil wir ghört hattn
daß in
d großen wieder Azur ggb würde – fanden es aber
vschloßn
da nach gings zum großen – fanden aber nicht A.
sondern d kl Gsllschft die im großen Theater ein Lustsp spielte das sie
nicht sonderlich vorbestimmt hatten – ich ging früher zu
Hause – rief ein
paarmal um Licht, aber niemand hörte – ich sah
Licht auf d Nebenzimmer deßen Thür halb offen stand, ging mit
meiner Leuchte hinauf
u bat um Erlaubnis anzuzünden – volontierment war
Mailand 61 [I]
die Antwort u ein schönes junges Frauenzimmer im
Hemde u mit
bloßem Busen eben im Bgrff ins Bett zu steigen –
reichte
mir das Licht her – es blendete mich anfgs - ich
konnte ds Licht
ds sehr kurz ausglscht war nicht gleich anzünden u
mogte kein
Wort sprechen – ein Mann wahrschl ihr Mann stand
neben ihr
Ich ging dann auf mein Zimmer rauchte allein eine
Pff u dach-
163
te an den 4ten August – an den Sommer von 92 –
Ich fühlte
mich isoliert – ich blickte die neue Welt an die seit
der Zeit
um mich worden war u mogte mich nicht über sie
freuen, weil jemand[?]
nicht mit mir sich freuen konnte – Wunderbares
Leben – ewiges
Anknüpfen – ewiges Zerreißen – ich will aber ein
ewiges festhalten
- Böhldrf kam früher wie die übrigen zu Hause – er
war
nicht in der Comödie gewesen sondern auf d Straße
herausge..[?] u
2mal vergebs aufgefordt seinen isolierten Zustd zu
verlaßn – einmal von einem Jungen der ihn fragte ob er ein
Mädchen suche – einmal von einem Frzsen mit d Worten voulez vous une
femme citoyen?
Wir packtn unsre Sachen ein und ließen den
Lohnbedtn heraufkommen um ihn abzufertigen – der
... den wir ihm gaben machte ihn
außerordtl höflich, seine gze Grandzza versehend–
ich hatte Mühe meine
Hand wegzureißen die er küßen wollte – Um 12 Uhr
zu Bette.
Es fiel uns in M. auf daß kein Mädchen aus d
Wirthshse in diese Zimmer kam – auch die Betten wurden von männlichen
Bedienten gemacht –
164
Böhld behptt daß das ital. was man in Maild spräche
nicht
rein sondern französirt sey.
Sonnabd den 5ten August Mgs um 4 standen wir auf
u brachten unsere Sachen in Ladung – es hielt uns noch manches im
Wirthshause auf
so daß wir erst um halb 6 wegfahren konnten. Wie
wir aber einsteigen wollten bemerkten K u ich daß jedem v uns ein
paar Strümpfe
fehlten die die Wäscherin mit dem übrigen Zeuge
nicht gbracht hatte
ich schickte einen Jungen aus d Wirthshause hin – er
kam wieder
u brachte bloß Kopps Strümpfe – ich ging drauf
selbst hin und
Von Mailand nach Como 61 [II]
erhielt auch die meinigen glücklich wieder – doch
vergaß
ich etwas woran mir ebsoviel geleg war – Langes´
Dintenfaß –
Im Grunde freuten wir uns alle Mailand zu verlaßen
– die heiße
Luft hatte so stark auf uns gewirkt uns so
orientalisch träge gemacht
daß wir zu nichts Lust hatten u nicht wußten was wir
mit un-
165
serer Zeit anfangn solltn – dazu kam die Unkunde d
Straßn
u die Schwierigkt Bekanntschftn zu machen – der
Schlendrian der
Kaffeehäuser – Promenade u Comödie waren wir in
d 3 Tagen schon
gewohnt geworden – weiter war so leicht nichts für
uns zu findn
- außer der Stadt ein ewiges Blachfeld ohne allen
Reiz – in der
Stadt unaufhörliches Menschengewühl in dem man
jedn Augblick
nach seiner Tasche sehn mußte – die Italiener sind
mir sehr zuwider
- unsere Kutsche war zieml gut conditioniert an allen
Seiten offen
der Kutscher fuhr sehr schll – Vor d Thor mußte
einer von uns ausstei
gen – einen Paß vorzeigen u unsere Namen
aufschrbn – der Weg ging auf
einer schönen Chaussee immer in d Plain fort – zur
Seite auf d Felde
viel Mais, Reis, Weinstöcke die an Weiden gzogn
waren – mitunter einige Feigen u Cypressen – wir kamen durch
schöne Dörfer u
Flecken mit hohen Kirchthürmen auch an manch
prächtiger Villa vorbey
Um 12 Uhr kam ein heftiges Gewitter das uns in ein
Dorf einzu-
166
kehren nötigte–die Wirthsstube war zugleich die
Küche–es warn viele Menschen drin–alles sah
schwarz u unwonlich aus-in einem andern Dorf
hatten wir vorher auf d Festplatz gefrühstückt wo
viele Esel stdn
von denen Köppe einige zeichnete–ein cisalpinischer
Offizier mit einigen Damen war auch da – die uns ein paarmal frdl
grüßten –
Wir sehnten uns nach d Bergen v Como die wir in d
Ferne
erblickten – die Kutsche fuhr schnell – gegen 2 Uhr
waren wir da
Como ist eine mayldsche Grzfestg – außer vielen
Cisalpinen sind
jetzt 2000 frzös Soldaten u 300 Offiziere hier – es
liegt am
Ende des Sees in ein Halbzirkel um dslbn herum u
hat einige
sehr schöne Gebäude – Am Thore mußten wir
Franzosen u Cisalpinen
unsere Päße vorzeigen – Böhld konnte d seyn nicht
gleich finden
weil er im Mtlsck war – ob dies einigen Verdacht
geben
mogte – oder ob d Hoffng eines guten Trkglds
Ursache waren – man
sagte uns wir müßten gleich zum Commandanten u z
Municipt- ein Soldat
ging mit uns – der Commandant und die
Municipalität waren byde
167
Como 62 [I]
nicht zu Hause–wir gaben d Soldaten ein Trinkgld u
er versprch uns d
Päße zu bringn ohne daß wir nöthig hättn noch
einmal wieder zum
Comdtn zu gehen–Wir frten uns sehr daß d Sache so
ablief - vorzgl Bds wegn ich hatte ein Tausch mit
ihm verabrdt da ich glbt dß Bds Bschbg beßer auf
mich paßte als auf ihn-meine hingegn ihm ähnlicher
war–Wir
gingen nun ruhig nach unsm Wirthshause u bekm
ein Zimmer das freundl
Aussicht auf d See hatte–in ein andern Saale speistn
wie gleich danch
zu Mittag. Sehr gut – An der Wand fand wir Perret
1795 – es
schien mir seine Hand zu seyn – ich schrieb meinen
Namen daneben.
By Tisch fiel mir ein daß wir Bianchi aus Rudlstdt in
Mailand hätten aufsuchen sollen – er reist alle Sommer
auf einige Wochen dahin – vieleicht daß er grade da war – es
verdroß B u
mich sehr das versäumt zu haben – schon wie wir
ankamen hatte
sich vor der Thür eine Menge Bootsleute um uns
versammelt, jeder
wollte uns fahrn – einige liefn uns bis auf unser
Zimmer nach, wir
168
ließen uns aber mit keinem ein – wie wir nach Tisch
ein wenig
vor d Thür gingn war ds wieder d Fall – ein Barbier
der dicht
nebn uns wohnte - bot uns Stühle an – wir setztn uns
ein wenig – er
kam dann gleich mit seinem Messer u wollte
rasieren – wir versprachn ihm uns dsn Abd rasieren zu laßen, vorher
wollten wir noch
eine kleine Tour machen. Jeder Stand jedes Amt gibt
dem Menschen
eine gefärbte Brille wodurch er alle Leute ansieht dieser sitzt
jetzt vor seiner Thür u mißt jedem Vorübergehenden
den Bart –
Schon vor Tisch hatte sich uns ein kleiner Mensch
mit schiefen Beinen by dem ich gleich an d Caffeetisch in
Jena denken mußte
zum Cicerone aufgedrungn – jetzt kam er wieder u
schlug uns
vor die Villa ds Marchese Odofcalchi[?] zu besuchn
– die etwas
weiter hin an der andern Seite ds Sees lag – er hohlte
d Bedientn
des Grafen – wir miethtn ein Schiff u fuhrn hinüber
– ds Gwittr war
noch nicht aus d Luft es war noch sehr heiß – auf d
See wehte
aber ein herrlicher lauer u doch kühlender Wind –
die Empfindg
169
eines solchn Luftbades in dism Clima hat eine so
eigene Annehmkeit, man fühlt sich so wohl dabey – daß man es
nicht recht beschrbn
kann - herrliche Aussicht auf d See – zwischen 2
Bergen sieht man die
Gänze ds Schweizergebiets nach Mandrision[?] hin
– der Wind trieb
die Wellen sehr hoch – unser Schiff schwankte
lieblich auf d See –
wir waren nur zu bald am andern Ufer – der
Bediente
führte uns in d Villa – man fing vor 15 Jahrn an sie
zu bauen
Como 62 [II]
sie ist noch nicht gz fertig–Schönes Außen–
prächtige jonische Säuln
über denselb Statuen – Solon, Sokrates etc
untn zuerst ein großer schöner Saal mit Säulen –
oben ein Gallerie
frei für ein Orchester – Schade daß alles so bunt war
– die Farben
so grell gegeneinander abstechn – die Capitele d
Säulen warn vergoldt
Noch in eine große Menge andre Zimmer führte er
uns – alle in
dism bunten Geschmack gemahlt. In jed Zimmer
war obn ein Plafondgemählde von einem Schweizer Puzzi
mythologsche Gschichtn
170
vorstelld – an d Wand manchmal noch andere kleine
Gemählde
von ebndasselbe – Außerordentl[?] Stuckaturarbtn
etc, - Jeder Saal
war einer besond Gottht gewidmet – der Minerva –
Venus u Herkules, Apollo, Merkur etc – die Gemhlde stellten die
vorzüglichstn
Tatn[?] derslbn dar – Im Speisezimmer zgte d
Plafond die Tafel
der seligen Götter Homers – Mehrere kleine Statuen
von weniger
Bdtung – die besten Mobilien Spiegel Tische Stühle
etc sind währd dsr
krgrischn Unruhn in d Schwz transportt – der
Marchese wohnt
in Como u ist General by d Cisalpinen – der große
Saal
soll allein 2000 Lir zu bauen gekostet haben – der
Gartn
war unbedeutd – einige Pinien in dselbn vorn und
etwas ....
oben schöne Aussicht auf den See
Wir fuhren über d See wieder zurück – die
Abendsonne die durch
d Gewitterwolk. bld hellere bld schwächere Strahl
warf spiegelte sich
herrlich auf d See – die Berge am See die Villen
Dörfer u
Lichtschein[?] an dselb waren prächtg beleuchtet.
Como besonds –
171
Man hätte sich einbldn können Morgen u Mittg
Abend u Nacht an einem
..... zu sehn – Wie wir ans Land stiegen war gleich
unser
Barbier mit seinem Messer wieder da – wir ließen
uns alle rasieren
u wurdn noch obendrein ein wenig gekämmt Böhl u
Rais sogar gepudert, welches sich comisch genug ausnahm –
Abds aßen wir Eyer –die
Wirthin forderte unsre Namen u schrieb sie in ein
Buch – konnte anfgs
nicht begreifen was nomo di lettere für eine
Profession sey –
als studenti lernte sie uns besser kennen. Abds hatten
wir noch
herrliche Aussicht von unserm Balkon – eine schöne
Nacht – in der
Ferne einzelne Lichter in d Dörfern u Villen am See
– prächtiges
Wetterleuchten auf d Bergen – by Como ist eine Art
v kleinem
Hafen für die Barken.
7,20 – 470
Bern den 14 Juni 1797
Liebste beste Mutter!
Gestern sind wir glücklich und wohl hier in Bern
angekommen, hofften
172
Briefe vorzufinden aber unsere Hoffnung war
vergeblich – wir
werden hier indeß[?] 8-14 Tage bleiben und
während der Zeit hoffe
ich doch von Ihnen u Ihrem Befinden die
Nachrichten zu bekommen
die ich so sehnlich wünsche – Welche Freude es für
Lange war
wie er mich gestern wieder sah können Sie sich gar
nicht denken,
er begegnete mir auf der Straße, ließ Hut und Stock
aus der
Hand fallen und flog auf mich zu – Er befindet sich
hier gesund und wohl u lebt unter trefflichen Leuten deren
Umgang
zu seiner ferneren Bildung außerordentlich beiträgt –
Auch mein
Freund Herbart aus Oldenburg und mehrere andere
gemeinsame[?] Bekannte haben wir wiedergefunden – u genießen mit
ihnen die
Freude des Wiedersehens in vollem Maaße – Wenn
wir von hier
weggehen so geht es nach Vevay wo ich die
Chatelains treffen
werde – Wir haben leider die letzten 14 Tage über
viel schlechtes Wetter gehabt, sind mehrmals völlig
durchgeregnet – aber unsere Gesundheit hat nichts daby gelitten – das
Fußreisen stärkt außer-
173
ordentlich – diese Reise wird mir für mein ganzes
Leben heilsam
seyn – Am vorigen Freytag schliefen wir in einem
Dorfe das ziemlich hoch am Berge lag– wie wir des Morgens
aufstanden u zum Fenster
hinaussahen, war so weit wir sehen konnten alles
voller Schnee –
wir kamen bis über den Fuß hinein wie wir
weggingen – Der
Wirth sagte uns – er erinnere sich von alten Zeiten
her nur ein
einziges mal daß um diese Jahreszeit noch solcher
Schnee gefallen
sey – Nächstens mehr – ein Professor hält hier eine
öfftliche Rede
die ich gern hören mögte – deswegen muß ich jetzt
abbrechen –
Leben Sie herzl wohl beste Mutter – Meine besten
Grüße an Tls[Thulesius?] u Cstdyks [Castendyks] nächstens schreibe
ich ihnen – Denken Sie oft an Ihren Sie hzl liebdn
Johann
720 –179
22
Göttingen 24.März
Lieber Smidt
Mit unserm Plane können wir nach
Beschaffenheit der Umstände stets noch einige
174
Abänderungen treffen. Mir gefällt es freylich auch nicht daß bey dem [welchen?] ich Dir
schrieb, wir so spät nach Zürich kommen.
Ich wußte es aber nicht anders einzurichten,
wenn wir nicht andere Vortheile aufgeben
wollen. Wäre Friede, so würde ich auf
jeden Fall rathen bey der Rückreise
über Basel den Rhein hinunter zu
gehen allein an Frieden ist gewiß noch
dieses Jahr nicht zu denken. Wohl
uns wenn wir nur überhaupt durchkommen können – Einen Paß von Reinhard könnte uns viell. nützlich werden, Solltest Du nicht für Raison
23 I
auch einen erhalten können? Ich zweifle
fast weil er Curländer ist. Ich denke mir auch einen Paß von Hause schicken zu lassen u. auch einen hiesigen mitzunehmen. –
Bärnhofs Brief ist eine Elegie auf
dem Grabe seiner Freunde – aber ich
muß es sagen zu dieser Gelegenheit nach
d. Schweitz ist ihm leider nicht zu rathen. So große Lust er zu haben
scheint finde ich die Bedingg dennoch zu
schlecht. Wie ich glaube 25 Carol.
jährlich wovon er nur b. genauer
Noth ausreichen kann. Es läßt sich
leicht denken, daß ein Mann der so
geringes Gehalt bekommt auch nicht sonderlich geschätzt wird u. sich wenigstens
175
manche Anwandlg des Aristokratismus
23 II
müßte gefallen lassen, die Stelle ist noch
dazu in Bern – Bärnhofs Bruder hatte den Brief von dem Schweitzer früher
nach Petersburg zu besorgen u. durch ein
Versehen blieb er 14 Tage länger
in s. Pulte liegen, sonst würde B
ihn schon früher erhalten haben als den
Deinigen. Ich kann es [nicht???] glauben daß er
die Stelle annimmt. Ohnehin würden
die Jahre die er in d. Schweitz zubrächte ganz für s. künftigen Lebensplan verloren seyn denn dort kann
er so leicht keinen entwerfen, da es
viele Schwierigkeiten haben soll. –
Bärnhof ist von d. wirklichen Welt
zu weit getrennt als daß durch Palliativkuren dem Dinge geholfen würde.
23 III [?]
Ich wünschte daß er auch in diesem
Kampfe Sieger bliebe. Ohne allen Zwang
geht es nicht. Da bey uns alles
eingezäunt ist außer die Chaußee so
muß man auch auf ihr wandeln lernen.
Aber es kostet, es kostet!!
Florets Gedicht[?] ist das was Du schon
gesehen hast.
176
Wegen der Equipierung ist mir eingefallen
daß ein Paar kleine Pistolen allenfalls
nicht undienlich wären.
Grüße Treviranus wieder von mir. –
Noltenius befindet sich fortdauernd gut,
der Husten verliert sich immer mehr u. ein
bißchen Blut (nur der Speichel war verfärbt) was er
[...?] hat, ist
nach meiner Einsicht aus and. Ursache
hergekommen u. von keiner Bedeutg. Er
merkt auch seitdem [n.?] das geringste.
Dein K.
Schreib mir d. Datum wann Du einzutreffen
gedenkst.
24
Göttingen 30 März 97
Lieber Smidt,
Deinen Brief an Lange habe ich gestern noch zur
rechten
Zeit erhalten u ihn demselben zugestellt, er ist heute
morgen um 5 Uhr schon nach Cassel abgereiset von
wo
aus er seinen Weg in die Schweitz fortsetzt. Noltenius begleitet ihn bis Mainz u. Frankfurt, er ist
jetzt gänzlich wiederhergestellt. – Gestern haben wir
auf meiner Stube Gesellschaft gehalten, da die meisten nach der Schweitz reisenden Mitglieder
derselben
Fischer Leute kennen gelernt die nicht zu den
gewöhn-
177
waren u. ich habe mit vieler Freude an Murbeck u.
lichen gehören. Wir werden sie in der Schweiz wiedersehen.
Jetzt von einigen zur Reise gehörigen Dingen, die
ich
Dir nach den Erkundigungen [welche?] ich jetzt hier
gemacht
habe der Reihe nach mittheilen will. Es ist am
besten,
in der Schweitz zu Fuß zu reisen, wie Du auch
wissen
wirst. Es kommt darauf an ob du lieber in Schuhen
oder in Stiefeln gehst, in jedem Falle mußt du dir
ein Paar recht starke dicke Sohlen unterlegen laßen,
u.
thust besser wenn du ein solches Paar aus Bremen
mitnimmst als wenn du sie dir in der Schweitz machen
25 I
läßt wo du sie nicht von solcher Güte bekommst u.
theuer bezahlen mußt. Ich habe mir ein Paar Stiefel
machen lassen, die wie ich glaube fürs erste süffisant
genug seyn werden, ich gehe lieber in Stiefeln als
in Schuhen. Ich weiß nicht ob dir lange Hosen sehr
bequem sind, wären sie es so möchte ich Dir zu
ihnen rathen. Ich werde nur kurze nehmen mit
leinenen
Unterhosen. Du könntest auch Halbstiefel wählen,
das alles
hängt davon ab wie du es gewohnt bist. – Es ist
178
nicht nothwendig daß man überall in der Schweitz
einen
Führer um sich hat, sondern beßer wenn man nur
von
Zeit zu Zeit bey gewissen Wegen einen annimmt.
Das Felleisen muß also so beschaffen seyn daß man
es selbst tragen kann u. es wird darin das [?] weiter
mitgenommen als Wäsche, Pantoffeln (deren
Nothwendigkeit
ich aus eigner Erfahrung kenne) ein kleines
Handtuch etc welches
ich dir alles schon sagen will wenn wir
zusammenkommen,
bliebe Platz übrig u. würde es nicht zu schwer so
wäre
es allenfalls gut e. paar Beinkleider u. Strümpfe u.
Schuhe mitzunehmen um sich allenfalls zu
präsentieren. Die
Schuhe könnten zugleich zu Pantoffeln dienen. Du
mußt Dir
das Felleisen so machen laßen wie es dir am
bequemsten zu
25 II
tragen ist, gewöhnlich hat man solche Jagdtaschen
mit denen
die Jäger gehen – willst du Münzsorten mitnehmen,
so
nimm Carolinen welche im ganzen Reich u. in der
Schweitz am meisten gang u. gäbe sind. Creditbriefe
179
halte ich beßer als das beständige Mitschleppen des
baaren
Geldes, man beugt dadurch auch mancher
Unannehmlichkeit vor die etwa sich ereignen könnten. Ich habe
dergleichen auf Frfurth, Basel, Zürich u. Genf von
wo
aus ich wenn es erforderlich ist wieder neue erhalten kann.
Es wäre mir erstaunlich angenehm wenn wir
Bärnhoff
in der Schwetz treffen könnten. Wenn wir nicht erstaunlich viel Zeit verlieren wollen u. vielleicht
manche
merkwürdige Örter gar nicht sehen, läßt sich die
Reise
route nicht dahin abändern daß wir noch den Julius
nach Bern kommen. Indeßen läßt sich vielleicht Zeit
gewinnen, um von irgend e. Ort einen Abstecher
nach
Bern zu machen. Dann wäre es aber sehr gut
wenn wir uns 8 Tage früher auf den Weg
machten, besonders da der Schweitzer Sterk den
Tag unserer Abreise von hier wirklich etwas spät
findet u. [...] daß wir schon manches dadurch in [...].
180