Programma partitico 2011–2015

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Programma partitico 2011–2015
UDC –
il partito
per la
Svizzera
Programma partitico
2011 – 2015
Indice delle materie
4
In un colpo d’occhio
Così vogliamo la Svizzera
4
Toni Brunner
L’impegno per la Svizzera 6
Il «caso particolare Svizzera» Autonomi e consapevoli
11
Il cittadino quale sovrano
Difendere la libertà minacciata
15
La proprietà
Difesa dalle rapine della sinistra 19
Finanze, imposte e tasse
Di più al privato, meno allo Stato
23
Imprese, arti e mestieri
È il regolamento – dice il burocrate
29
Politica estera
Tutela degli interessi invece di autorinuncia
35
Sicurezza
Affrontare più severamente i criminali
41
Politica d’asilo
Basta con i falsi rifugiati
47
Stranieri
Frenare l’immigrazione
53
Esercito
Difesa del paese quale mandato primario
61
Agricoltura
Contadini in buona salute – Paese in buona salute
65
Formazione
Esigere il rendimento, sostenere il rendimento
69
AVS, AD, LPP, IPG, AI Consolidare le istituzioni sociali, combattere gli abusi
75
Salute
Qualità grazie alla concorrenza
81
Politica dei trasporti
I trasporti – il cuore della nostra economia
87
Energia
Elettricità svizzera: sicura e rispettosa dell’ambiente
93
Ambiente
Agire invece di lamentarsi
99
Mass media
Concorrenza invece del monopolio statale
103
Cultura
La cultura è una faccenda della cultura
109
Sport
Movimento per il corpo e la mente
113
L’essere umano al centro
Insieme invece che l’uno contro l’altro
117
Religioni
I nostri valori sono messi alla prova
121
La strada del domani
Responsabilità individuale piuttosto che onnipotenza statale 124
1
2
3
I n u n c o l p o d ’o c c h i o
I n u n c o l p o d ’o c c h i o
Così vogliamo
la Svizzera
Chi vota per l’Unione democratica di centro deve sapere cosa pensarne. L’UDC parla chiaramente e segue una rotta lineare e affidabile. I suoi rappresentanti eletti in
passato a livello di Confederazione, cantoni e comuni hanno dato prova di mantenere coerentemente le loro promesse. Altrettanto faranno in futuro, lasciandosi
giudicare per le loro azioni.
L’UDC si batte:
per un futuro sicuro in libertà e benessere,
per una vita degna di essere vissuta nella
nostra bella Svizzera;
per un bilancio pubblico più parsimonioso tramite la riduzione di imposte, tasse e
prelievi per tutti;
per il «caso particolare Svizzera» con i suoi
pilastri: sovranità, democrazia diretta, neutralità permanente, federalismo e sussidiarietà;
per più mercato e meno burocrazia, per
posti di lavoro sicuri nelle nostre industrie
e imprese commerciali;
per dei cittadini trattati secondo il principio della responsabilità individuale con
grandi diritti decisionali, invece di un’onnipotenza statale centralistica;
per una politica estera aperta al mondo e
fiduciosa nei nostri mezzi, senza adesione
all’UE, allo SEE o alla NATO;
per la tutela della proprietà privata e della
sfera privata;
perché i criminali siano puniti più
duramente, invece di essere coccolati, e
per l’espulsione degli stranieri criminali;
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per una politica d’asilo rigorosa, che
impedisca l’abuso e protegga soltanto
i rifugiati autentici;
per una tutela viva dell’ambiente con
azioni concrete, invece di ridistribuzioni di
denaro d’ideologia sinistroide, totalmente
inutili per la natura;
per una politica degli stranieri commisurata alle necessità della Svizzera, invece di
un’illimitata immigrazione di massa;
per una politica mediatica orientata sulla
concorrenza fra privati, invece che sul
monopolio radiotelevisivo della SRG/SSR;
per un esercito pronto all’impiego con
quale mandato primario la difesa territoriale e la protezione della propria popolazione;
per una cultura dinamica non decretata
dallo Stato, né tantomeno sostenuta
da quest’ultimo con strutture corrotte;
per un’agricoltura produttiva con aziende
agricole familiari, la cui libertà non sia
soffocata da una marea di prescrizioni;
a favore dello sport di massa e di punta per
il rafforzamento del corpo e dello spirito;
per un sistema scolastico nel quale il
rendimento sia preteso e sostenuto;
per una buona convivenza fra giovani e
anziani, uomini e donne, famiglie e single;
per opere sociali sicure mediante la lotta
contro gli abusi dei falsi invalidi e dei
lazzaroni;
per i valori fondamentali della nostra cultura occidentale cristiana, senza violenza,
fanatismo e disprezzo del nostro pacifico
Stato di diritto.
per il risanamento della sanità mediante il
sostegno della responsabilità individuale,
la riduzione dei premi assicurativi e l’alleggerimento del catalogo delle prestazioni;
per la fluidificazione invece dell’ostruzione
del traffico e contro la messa in
concorrenza del traffico privato con
quello pubblico;
per l’approvvigionamento energetico
sicuro, vantaggioso e il più possibile
autonomo di famiglie e aziende;
5
To n i B r u n n e r
L’impegno
per la Svizzera
La preoccupazione per la famiglia, per i propri beni, la volontà di libertà, indipendenza e responsabilità personale furono all’origine della nostra Confederazione.
Questi valori hanno reso forte il nostro paese e l’hanno caratterizzato per secoli.
Essi ci garantiscono benessere e sicurezza in tempi belli come in quelli brutti. I valori fondamentali comuni della Confederazione sono stabiliti nel patto federale del
1291: «Considerando la malizia dei tempi» i fondatori del nostro paese si giurarono
reciproca assistenza e protezione. Essi promisero la difesa comune dalle aggressioni
e la rinuncia a giudici stranieri. Dal povero paese del passato, la Svizzera è riuscita a
raggiungere i vertici mondiali. Proprio anche in considerazione delle crisi economiche e politiche dei nostri tempi emerge la superiorità del modello svizzero. Queste
conquiste sono però in pericolo: con le loro azioni, Consiglio federale, Parlamento
e amministrazione mettono sempre più in discussione i principi fondamentali e i
punti di forza del nostro paese.
Difendere la libertà e l’indipendenza
Assicurare le opere sociali
Vale la pena di difendere la libertà e l’indipendenza. Uno
strumento per la difesa del paese è l’esercito di milizia, che
è molto radicato nel popolo e che quindi non può diventare
un giocattolo nelle mani dei politici. Se aboliamo l’esercito
di milizia, o rinunciamo alla difesa del paese o ci orientiamo
su un costoso esercito professionista. Questo cercherebbe
soprattutto degli impieghi all’estero, portando poi conflitti
e guerra nel proprio paese. La libertà e l’indipendenza sono
messe in pericolo anche da una politica estera fortemente
marcata ideologicamente. Invece di una diplomazia della
mediazione, a farla da padrona è sempre di più una diplomazia moralistica. Si irritano così altri Stati, si offendono
partner commerciali e si tradisce la neutralità.
I politici e i sindacati sovraccaricano le opere sociali; la fattura, però, dobbiamo pagarla tutti. Né l’AVS né l’assicurazione-disoccupazione, né tantomeno l’AI, l’assicurazione-malattia, l’assicurazione-infortuni o l’assistenza sociale sono
finanziate solidamente a lungo termine. Sempre più stranieri immigrano non nel nostro mercato del lavoro, bensì nel
nostro sistema sociale. Ma quest’ultimo è garantito soltanto
se i paganti hanno la garanzia di non essere gli utili idioti.
Per questo, ogni abuso deve essere rigorosamente impedito.
L’UDC vuole assicurare le opere sociali esistenti, invece di
estenderle costantemente fino al loro crollo. Si contribuisce
così alla coesione sociale e alla sicurezza finanziaria delle
nostre istituzioni sociali.
Limitare l’immigrazione
Gli Svizzeri votano UDC!
Da sempre delle straniere e degli stranieri hanno cercato una
nuova patria in Svizzera, nella speranza di una vita migliore.
Senza il loro lavoro, qualche azienda non si troverebbe oggi
al livello in cui si trova. Ma nel frattempo, la Svizzera si trova
ad affrontare seri problemi con l’immigrazione. La politica del
Consiglio federale e dei partiti di centro-sinistra ha portato a
una crescita incontrollata della popolazione, con gravi conseguenze. Importanti qualità e tradizioni del nostro paese sono
così messe in pericolo. Inoltre, molte Svizzere e molti Svizzeri
non si sentono più al sicuro nel proprio paese. Quasi la metà
di tutti i crimini in Svizzera è commessa da stranieri. Questa
situazione è una conseguenza dell’incontrollata immigrazione
di massa e delle pene troppo miti. Per questo l’UDC ha lanciato la sua iniziativa-espulsioni: lo straniero che uccide, stupra,
rapina e abusa delle opere sociali deve lasciare il nostro paese.
Le elezioni federali del 23 ottobre 2011 costituiscono il momento giusto per fare delle riflessioni sul futuro del nostro
paese. Di fronte alle numerose sfide che ci attendono, è confortante constatare che le radici del nostro paese sono sane.
Ricordiamoci i valori fondamentali e i punti di forza della
Svizzera! Il popolo è l’istanza suprema nel nostro paese e
decide la rotta da seguire. Noi cittadine e cittadini abbiamo
la possibilità, attraverso le urne, di apportare dei cambiamenti. Tutto sommato, si tratta non tanto di una scelta di
teste quanto di una votazione puntuale: siete pro o contro
la Svizzera? Se, come noi, volete continuare a impegnarvi
a favore della Svizzera, vi raccomando l’UDC – il partito
della Svizzera. Contro il sistematico danneggiamento della
nostra patria c’è solo una risposta: gli Svizzeri votano UDC!
Disprezzo della famiglia
No all’adesione all’UE
Personalità e partiti di primo piano auspicano l’adesione
della Svizzera all’UE. Ma chi sopporterà finalmente gli smisurati debiti dell’Europa? I nostri figli e i nostri nipoti! Con
un’adesione all’UE, la Svizzera pagherebbe il doppio o il triplo di quanto versa oggi. E tuttavia, la nostra classe politica
e le nostre «élite» vogliono entrare nell’UE dalla porta di
servizio. La richiesta d’adesione all’UE della Svizzera giace
sempre ancora a Bruxelles. Un’adesione all’UE significherebbe lo smantellamento della democrazia diretta, dell’indipendenza, della neutralità e del franco svizzero. E pure
salari più bassi, più disoccupati, affitti più alti, ancor più imposte e tasse, come pure versamenti di miliardi a Bruxelles.
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La famiglia e la responsabilità dei genitori per l’educazione
dei propri figli vengono sempre più messi in discussione. Lo
Stato interferisce sempre di più nel settore di responsabilità
dei genitori. Già a quattro anni i bambini devono frequentare
la scuola d’obbligo. E se diamo ascolto ai burocrati della formazione, questi spingono per un ancora più precoce inserimento negli istituti statali. Invece di permettere alle e agli insegnanti di svolgere il loro compito di istruzione dei bambini,
li si sommergono di formalità burocratiche e di riforme che
cambiano di continuo. Il Parlamento federale ha addirittura
deciso che le deduzioni fiscali per l’accudimento dei figli debbano toccare soltanto alle famiglie che affidano i propri figli
a terzi. L’iniziativa per le famiglie dell’UDC chiede che anche
i genitori che accudiscono personalmente i propri bambini
possano dedurre almeno lo stesso importo dalle imposte.
Consigliere nazionaleToni Brunner, Presidente UDC Svizzera
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Il «caso particolare Svizzera»
Autonomi
e consapevoli
La nostra Svizzera è uno Stato liberale con ampi diritti popolari e libertà, neutrale
in politica estera, strutturato federalmente. L’UDC s’impegna per una Svizzera indipendente, aperta al mondo, che intrattenga delle buone relazioni politiche, economiche e culturali con tutti i paesi del mondo ma che, nel contempo, vegli sulla
sua sovranità e decida autonomamente i suoi affari. Il nostro collante nazionale è
un patriottismo che non poggia su una cultura o su una lingua unitaria, bensì sulla
storia vissuta in comune e sul riconoscersi nel politico «Sonderfall Schweiz» (il caso
particolare Svizzera) che, con il suo ordinamento liberale, ha permesso la pacifica
convivenza in questo Stato di più culture. Ci lega il riconoscerci in questo «Sonderfall» politico con i suoi pilastri portanti: indipendenza, federalismo, democrazia
diretta, neutralità permanente e armata e sussidiarietà.
Riconoscersi nel «caso particolare Svizzera»
bilità, sicurezza e benessere per quasi due secoli. Se smettiamo di riconoscere il nostro «caso particolare» e rinunciamo
a uno o più dei nostri pilastri portanti, mettiamo in pericolo
la qualità della Svizzera nel suo insieme.
Il nostro odierno Stato federale è sorto più di 160 anni fa
quale repubblica federale e democratica nel mezzo delle
monarchie europee. Più tardi, questo «Sonderfall« fu sviluppato con l’estensione dei diritti di partecipazione diretta
del popolo, fino ad arrivare all’attuale concetto modernissimo e unico al mondo che fa della Svizzera un piccolo Stato
in regime di democrazia diretta. Nonostante dei presupposti estremamente sfavorevoli, ciò ci ha procurato pace, sta-
La consapevolezza dei nostri punti di forza
Valori quali affidabilità, modestia, puntualità, parsimonia
e diligenza caratterizzano tradizionalmente la natura stessa
delle Svizzere e degli Svizzeri. Il rispetto di questi valori ha
marcato e marca tuttora anche i prodotti e i servizi elvetici, che sono stimati in tutto il mondo con il termine di
«Qualità svizzera». L’allineamento e l’imitazione non sono
mai stati un punto forte della Svizzera. I problemi bisogna
risolverli dove li si conoscono e si ha una visione completa
degli stessi. Per risolvere autonomamente i nostri problemi abbiamo bisogno di una nostra propria legislazione, in
Confederati eccezionali
«Voi Confederati siete gente stupenda.
Anche quando siete in disaccordo, rimanete
uniti e non dimenticate la vecchia amicizia.»
Johann Jakob Sturm, Sindaco di Strasburgo,
in occasione della zuppa di latte di Kappel del 1529
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le dei cantoni e dei comuni. Anche per quanto concerne la
sovranità fiscale la Svizzera costituisce un caso particolare.
Poiché a livello di Confederazione, cantoni e comuni, per
rapporto all’estero, ci siamo occupati meglio del denaro
pubblico, arrivano ora delle forti pressioni da fuori. Dei
gremi internazionali allestiscono arbitrariamente delle liste
«nere» e «grigie». Dietro a ciò stanno proprio quei politici
che, con la loro cattiva amministrazione, hanno svuotato le
loro casse. Questi tentativi d’intromissione nei nostri affari
interni sono da contrastare con tutte le forze.
uno Stato sovrano e in grado di agire. Se pensiamo che gli
altri risolverebbero i nostri problemi, ci sbagliamo di grosso. Modelli non ne esistono, perché ben pochi Stati hanno
risolto le difficoltà che anche noi ci troviamo ad affrontare:
debito pubblico, crescita insufficiente, disoccupazione, Stato sociale straripante, formazione allo sbando, criminalità e
immigrazione di massa.
La democrazia diretta quale caso
particolare a livello mondiale
Dalla fondazione della Confederazione, ci
sono state in Svizzera più elezioni e votazioni che in tutti gli altri paesi del mondo messi
assieme. Per esempio, gli Svizzeri possono
votare in un unico anno più degli Inglesi in
tutta la loro vita.
Ricetta per il successo: lo Stato nazionale
Al nostro paese è sempre andato tutto bene quando si è
preso cura del «Sonderfall«, invece di imitare gli altri o di
«armonizzarsi« con delle organizzazioni internazionali.
La ricetta svizzera del successo consiste nel principio della controtendenza: la Svizzera era una repubblica in mezzo
alle monarchie, ha tenuto alto il lume della democrazia e
della libertà circondata dalle dittature, e va per la sua strada in mezzo a una «integrata» Unione europea. Con questo
suo cammino particolare, in poco tempo la Svizzera si è elevata da «Rifugio dei poveri d’Europa» a uno dei paesi più
benestanti del mondo. La capacità di risolvere i problemi
politici è e rimane legata alle nazioni capaci di agire. Solo
queste dispongono dei necessarie risorse materiali, personali, finanziarie e anche militari. Per questo motivo negli
ultimi anni sono nati nel mondo più nuovi Stati che non
durante qualche decennio prima. E, fra l’altro, molti di loro
sono piccoli Stati.
Il federalismo ha un futuro
La nostra Confederazione, quale associazione di minoranze, è inconcepibile senza degli ampi diritti federalistici dei
cantoni e dei comuni. In Svizzera – nazione nata per volontà dei suoi abitanti – il federalismo è l’unico modo per vivere in comunità. Solo il federalismo garantisce alle cittadine
e ai cittadini la migliore partecipazione democratica possibile in uno spazio limitato. Delle decisioni centralistiche
senza consultarsi con la popolazione portano invece alla
rassegnazione, all’insoddisfazione verso la politica e, non
ultimo, anche al malgoverno. Più le decisioni sono vicine ai
desideri del popolo e tanto più sarà sensata ed efficiente la
gestione del denaro pubblico. E più l’entità politica è piccola, tanto più la sua gestione è economica. Per questo motivo
sempre più gente auspica in diversi paesi più federalismo e
partecipazione, e ne ha abbastanza di politica lontana dal
cittadino e di un deficit di democrazia.
Il «caso particolare Svizzera»
Posizioni
Il «caso particolare Svizzera»
L’ U D C
si riconosce nel «Sonderfall« (caso particolare) svizzero con i suoi pilastri
portanti: indipendenza, federalismo, democrazia diretta, neutralità
permanente e armata e sussidiarietà;
vuole uno Stato liberale con ampi diritti popolari e di libertà per le
cittadine e i cittadini;
si batte per il mantenimento e il rafforzamento dei diritti popolari e si
oppone a tutte le limitazioni antidemocratiche (per esempio nel settore
del diritto d’iniziativa);
si oppone al tentativo di politici interessati e dell’amministrazione
federale, di abbandonare il «Sonderfall« con il pretesto dell’integrazione
e dell’armonizzazione;
esige una solida «Qualità svizzera» in politica, economia e società, invece
della ricerca di prestigio, dell’autocompiacimento e di pompose
sceneggiate;
pretende dalle nostre autorità fermezza di fronte alle crescenti pressioni
da parte degli altri Stati e delle organizzazioni internazionali contro la
nostra sovranità;
si impegna a favore della nostra moneta autonoma, il franco,
dell’aumento delle nostre riserve d’oro e dell’immagazzinamento
di quest’ultime in Svizzera;
Ottenere la sovranità monetaria, aurea e fiscale
Senza la sua propria moneta e senza la sua banca emittente (Banca nazionale), la Svizzera avrebbe avuto molte
più difficoltà a superare la crisi finanziaria cominciata da
2008. Molti clienti stranieri, per timore circa i loro risparmi, hanno portato il loro patrimonio in Svizzera e acquistato franchi svizzeri. Ciò deve insegnarci a mantenere la
nostra propria moneta e a non abbandonare il nostro forte
franco a favore del debole euro. E dobbiamo aver cura della
riserva d’oro della Banca nazionale; piuttosto che svendere
l’oro, sarebbe più indicato aumentarne le nostre riserve. Al
nostro benessere ha contribuito anche la concorrenza fisca-
vuole una Confederazione capace di agire, quale tuttora sempre
il miglior mezzo per la soluzione dei problemi politici.
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Il cittadino quale sovrano
Difendere
la libertà
minacciata
Le cittadine e i cittadini adulti, vaccinati e perfettamente all’altezza di partecipare alle
decisioni politiche sono oggi più che mai messi alla prova. La globalizzazione e le
connessioni internazionali fanno sì che sempre di più le decisioni siano loro sottratte
a favore di gremi politici, tribunali, organizzazioni internazionali e funzionari. Le
striscianti internazionalizzazione, burocratizzazione, centralizzazione e armonizzazione minacciano la nostra democrazia diretta. La graduale messa sotto tutela viene
dissimulata sotto l’attrattivo slogan «aumento dell’efficienza«. Cantoni e comuni non
decidono praticamente più in modo autonomo, bensì applicano prevalentemente il
diritto federale. Quanto ai cittadini, essi devono sottomettersi da bravi a quanto
prescritto loro dall’alto. Sempre più spesso devono giustificarsi di fronte all’autorità
e permettere a quest’ultima di controllare e sorvegliare il loro agire.
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Le autorità quali docili esecutrici
Strisciante adeguamento al diritto straniero
L’UDC chiede a tutti i politici e a tutti i giudici una convinta
difesa del nostro sistema giuridico svizzero. Al contrario, la
Confederazione riprende sempre di più il diritto internazionale, i cantoni eseguono quanto imposto dalla Confederazione e i comuni fanno lo stesso con quanto prescritto loro
dai cantoni. I membri delle autorità a tutti i livelli hanno
sempre meno da decidere e sono degradati al ruolo di semplici esecutori. In questo senso è particolarmente preoccupante il continuo aumento di deputati senza partito negli
esecutivi comunali. Queste persone spesso non hanno praticamente alcuna base ideologica, non devono rendere conto a nessuno e attribuiscono all’autonomia comunale meno
valore di quanto non faccia, per esempio, un rappresentante dell’UDC. C’è il grande rischio che diventino dei meri
amministratori e burocrati, felici di applicare le prescrizioni
venute dall’alto, a tutto scapito dei cittadini.
Il nostro sistema giuridico – mediante l’implementazione –
viene sempre più adeguato al diritto UE e al diritto internazionale. In effetti, non sono i popoli a elaborare né il diritto
UE né il diritto internazionale, ciò viene fatto da funzionari,
esperti, professori e politici. Noi riprendiamo un sacco di
regolamentazioni dell’UE senza averne la necessità. Anche
la Convenzione europea sui diritti dell’uomo va ben oltre il
diritto internazionale cogente riconosciuto da tutti i paesi,
Cittadini nel vero senso della parola
«Il piccolo Stato esiste affinché ci sia un
posto al mondo nel quale esista la maggiore
quota possibile di cittadini nel vero senso
della parola.»
Jacob Burckhardt: Weltgeschichtliche Betrachtungen
(Riflessioni sulla storia mondiale), Berlino 1905
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del popolo, l’UDC intende completare in modo decisivo la
democrazia a livello federale. Essa propone il sistema maggioritario, che è anche quello praticato più frequentemente
nell’elezione degli esecutivi cantonali e comunali, con tuttavia
una clausola che garantisca almeno due seggi alla Svizzera latina. Contrariamente al Parlamento, il popolo eleggerà il suo
governo senza lasciarsi influenzare da interessati e meschini
intrighi partitici e da pastette dietro le quinte. E dei consiglieri federali eletti dal popolo difenderebbero meglio l’interesse
di quest’ultimo, senza andare a scusarsi all’estero per delle decisioni popolari. Per contro, il popolo sarebbe responsabile
del governo che ha eletto e non potrebbe più semplicemente
dire: «Tanto fanno quello che vogliono lo stesso». Per tutte
queste ragioni, l’elezione del Consiglio federale da parte del
popolo migliorerebbe sensibilmente la situazione politica in
Svizzera.
minacciando così i diritti di libertà garantiti dal nostro Stato.
A seguito della Convenzione antirazzismo dell’ONU, è stato
introdotto un articolo penale contro il razzismo che limita la
libertà d’espressione delle proprie opinioni. Un patto dell’ONU costringe la Svizzera ad accordare a tutti l’accesso alle sue
università. La Carta sociale europea sottoscritta dalla Svizzera, se ratificata dal Parlamento, ci obbligherà a una costante
ulteriore estensione dello Stato sociale.
Democrazia: forma statale delle alternative
Invece di lasciare alle cittadine e ai cittadini la libertà di formarsi autonomamente un’opinione, le nostre autorità si ergono sempre di più a nostri tutori morali. Ma il nostro Stato
non è un’istituzione della morale, bensì una comunità d’interessi il cui unico obiettivo è quello di creare e tutelare il
diritto. Le sempre più numerose prese di posizione moralizzatrici del Consiglio federale sono discutibili e inaccettabili. Perché la democrazia è la forma statale delle alternative.
Devono sempre essere possibili un SÌ o un NO, senza che i
sostenitori di una o dell’altra opinione possano essere rimproverati o addirittura qualificati di moralmente inferiori
dall’autorità. Altrettanto antidemocratico è che delle proposte in votazione siano unite in un unico pacchetto dal Consiglio federale o dal Parlamento, al fine di consapevolmente
aggirare la volontà del popolo. E pure da combattere sono le
sentenze del Tribunale federale volte a limitare o addirittura
a rifiutare la volontà popolare espressa in votazione.
Sopprimere la museruola alle opinioni
Contrariamente alle promesse fatte prima della votazione,
la norma penale antirazzista approvata di misura dal popolo nel 1994, è stata costantemente estesa dalla giurisprudenza dei tribunali. Adesso sono perseguibili penalmente
anche le espressioni in spazi non pubblici o i versi umoristici declamati durante il carnevale. La ricerca scientifica è
ostacolata quando degli oratori stranieri ospiti sono perseguiti dalla giustizia per aver presentato la loro visione della
storia. Questo atteggiamento suscita delle ostilità a livello
internazionale e causa al nostro paese parecchie accuse di
essere tutt’altro che un modello in materia di tutela della
libertà d’opinione. Il presidente della Commissione contro
il razzismo abusa della sua funzione per dare la caccia all’odiata UDC e per propagandare l’adesione all’UE. Questa
legge-museruola è indegna di un popolo libero e deve essere abolita.
La democrazia diretta secondo
un testo scolastico tedesco
Domanda: «Perché non abbiamo una
democrazia diretta?« Risposte: «Mancanza
di competenza – Disinteresse politico di
molti cittadini – Visione d’assieme delle
procedure politiche – Pericolo di emozionalizzazione – Problemi organizzativi.»
Il cittadino quale sovrano
Posizioni
Il cittadino quale sovrano
L’ U D C
s’oppone alla strisciante messa sotto tutela delle cittadine e dei cittadini
mediante la globalizzazione, l’internazionalizzazione e la centralizzazione;
esige dalle autorità elette che difendano il nostro sistema giuridico,
invece di adeguarlo costantemente al diritto straniero;
esige la rinuncia alla ripresa automatica del diritto UE, quando questo
non sia nell’interesse della Svizzera;
combatte le tendenze alla centralizzazione e l’ampliamento dei compiti
della Confederazione;
sostiene le autorità e le assemblee comunali che vogliono ancora deci-
dere invece di eseguire semplicemente gli ordini provenienti dall’alto;
vuole che governo e amministrazione non s’intromettano nelle campa-
gne di voto, né che propongano al popolo dei pacchetti antidemocratici
che legano fra di loro proposte diverse;
respinge le fusioni imposte dall’alto di comuni, distretti, circoli,
dipartimenti o cantoni;
difende i diritti democratici delle cittadine e dei cittadini, e combatte
la tendenza dei tribunali a porsi al di sopra della democrazia;
Ai cittadini decidere, non ai tribunali
Le decisioni politiche devono essere prese il più possibile in
modo decentralizzato e vicino ai cittadini. Il comune è l’entità
politica più piccola ed è quella più vicina ai cittadini. È quindi il più possibile a livello comunale che si deve decidere su
problemi puntuali come proposte di offerte complementari
di formazione, asili-nido, tasse sull’acqua potabile o eventuali
aggregazioni comunali. I tribunali non possono permettersi di ignorare i principi costituzionali, limitando i diritti dei
cittadini. L’UDC non tollera che i diritti democratici siano
sempre più limitati e che la giustizia – uno dei tre poteri paritari dello Stato – si ponga sempre più spesso al di sopra della
democrazia. Seguendo questo principio, i comuni devono
poter decidere autonomamente e definitivamente la propria
procedura di naturalizzazione.
Horst Pötzsch: Grundrechte (Diritti fondamentali).
Edito dalla Centrale federale per la formazione politica,
quaderno 239, Bonn 1993
Elezione da parte del popolo per il bene del popolo
In tutti i cantoni della Confederazione, il governo è eletto
direttamente dal popolo. È un’espressione del principio costituzionale della sovranità popolare. Solo a livello federale
la principale competenza elettorale di un popolo sovrano –
ossia la scelta del governo nazionale – è nelle mani del Parlamento. Chiedendo l’elezione del Consiglio federale da parte
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s’impegna a favore dell’elezione del Consiglio federale da parte del
popolo;
chiede un rafforzamento della libertà d’espressione tramite l’abolizione
della norma penale contro il razzismo e la soppressione della
Commissione federale contro il razzismo.
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Proprietà
Difesa dalle rapine
della sinistra
La proprietà significa poter disporre liberamente dei beni ideali e materiali legalmente acquisiti. Senza la proprietà garantita costituzionalmente non c’è né diritto all’autodeterminazione individuale, né è possibile una società libera, prospera e felice. La
garanzia della proprietà è il presupposto di qualsiasi ordine economico performante.
Questa proprietà deve essere in ogni momento alienabile o trasmissibile per successione. Senza tutela della proprietà regnano l’irresponsabilità, l’arbitrio e la povertà generalizzata. La storia lo insegna da sempre: non appena uno Stato non garantisce più
ai suoi abitanti la proprietà, o addirittura gliela toglie, anche la vita e l’incolumità delle persone è a rischio. Per questo la garanzia della proprietà privata è uno dei compiti
più importanti di uno Stato liberal-democratico. Alla tutela della proprietà appartiene anche il rispetto della sfera privata. Negli ultimi tempi, quest’ultima è messa in
discussione, talvolta anche in modo preoccupante (segreto bancario, segreto postale,
segreto di voto, ecc.). Questa tendenza è da combattere con determinazione.
Contrastare la rapina della sinistra
Un vantaggio per i proprietari e per
coloro che ancora non lo sono
«Da parte mia preferirei sicuramente vivere
senza proprietà in un paese nel quale molti
altri posseggono qualcosa, piuttosto che
dover vivere dove tutte le proprietà appartengono alla «collettività« e sono destinate
all’utilizzo deciso dal potere dello Stato.»
Chi lavora e ha messo da parte un po’ di denaro, intendendo
approfittare più tardi dei suoi risparmi, ha tutte le ragioni
di combattere la politica della sinistra. Perché ogni proposta della sinistra mira a togliere più denaro e proprietà alle
persone. Nessuno pensa in modo più materialistico e interessato della sinistra, che vuole risolvere ogni problema con
il denaro degli altri. Fa lo stesso che si tratti di integrazione
degli stranieri, pre-pensionamento, sesta settimana di ferie,
salario minimo, asili-nido, assegni familiari, scuole diurne,
congedo maternità/paternità: per la sinistra è sempre un affare di soldi. I suoi rappresentanti si sono confortevolmente
installati nel loro apparato di ridistribuzione e vivono molto
bene a spese degli altri. La loro fantasia volta a trovare sem-
Friedrich August von Hayek, Premio Nobel: Die Anmassung von Wissen (La presunzione del sapere), Tübingen
1996
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Proprietà
Il PS e la proprietà
«La proprietà non può essere solo un diritto,
bensì deve anche essere un dovere. Il suo
utilizzo deve servire al benessere generale. La socialdemocrazia s’impegna per un
ordinamento della proprietà abbinato a
degli obblighi sociali dipendenti da compiti
ecologici o economici implicanti la proprietà
e sottoposti a dei diritti d’utilizzo e a disposizioni personali, private, pubbliche, rilevanti
dal diritto delle imprese e delle cooperative.» (Tradotto dal tedesco)
pre nuove risorse sotto forma di imposte, tasse e prelievi
salariali è senza limiti. Praticamente tutte le attività della
sinistra vanno a carico della proprietà delle nostre cittadine
e dei nostri cittadini.
Meno burocrazia nel nostro diritto edilizio e di progettazione
Uno dei più importanti diritti di proprietà è quello fondiario. Una pianificazione ragionevole del territorio deve
garantire la separazione delle zone abitative da quelle non
abitative. Il principio è quello di sfruttare economicamente
le zone edificabili da una parte, e di tutelare dall’altra delle
zone culturali, boschive e ricreative, affinché sia garantito
il loro ruolo di conservazione e protezione dell’ambiente.
L’UDC s’impegna a favore di una sistemazione del territorio
e di un diritto fondiario che imponga delle condizioni-quadro affidabili a lungo termine e rispettoso della proprietà
privata. L’UDC combatte per contro le pianificazioni e gli
interventi burocratici che prescrivono ogni utilizzo fin nel
minimo dettaglio, senza lasciare alcuno spazio alle necessità individuali e alla libera concorrenza. Le aree edificabili
esistenti e l’attuale volume edificato devono essere sfruttati
in modo razionale. L’UDC chiede un’accelerazione e una
semplificazione delle procedure d’autorizzazione e di ricorso. Solo così si possono evitare dei costi inutili ed eliminare
certi svantaggi particolari di certe regioni.
Programma del PS, secondo progetto della Direzione del
partito, 10.9.2010
Posizioni
Proprietà
L’ U D C
difende la proprietà garantita costituzionalmente dagli attacchi dei
socialisti presenti in tutti i partiti e organizzazioni;
sostiene una pianificazione del territorio e un diritto fondiario liberali
e rispettosi della proprietà privata;
esige delle procedure di autorizzazione e di ricorso più veloci
e semplici nei settori del diritto edilizio e della pianificazione;
chiede maggiori incentivi fiscali per l’acquisto della casa
Nessun esproprio tramite la progressione fiscale
Un’imposizione proporzionale per finanziare i compiti indispensabili dello Stato è del tutto equa e compatibile con
il diritto di proprietà. È invece problematica l’imposta progressiva esistente da noi, la quale di principio viola la garanzia della proprietà. Accettato il principio secondo cui un
reddito più elevato deve essere sottoposto a un tasso fiscale
più elevato, non esiste logicamente più alcun limite a che il
fisco si accaparri tutti i redditi oltrepassanti un certo importo. Questo sistema fiscale ostile alla proprietà privata è
imposto da una maggioranza che approfitta per la maggior
parte del gettito fiscale, senza però personalmente sopportare un carico fiscale proporzionale. L’UDC sa che delle irragionevoli rapine ai danni dei patrimoni e dei redditi elevati indeboliscono la proprietà e nocciono infine anche agli
strati meno abbienti della popolazione.
Più libertà per la proprietà immobiliare
L’acquisto della casa è un importante diritto di proprietà.
Questo settore è vieppiù minacciato dal moltiplicarsi di obblighi e restrizioni statali. Solo se tutto va bene al locatore,
altrettanto va bene al locatario. Laddove è vantaggioso investire, costruire e rinnovare, si trova anche la disponibilità di
sufficienti spazi abitativi a prezzo ragionevole. Il gioco della
domanda e dell’offerta nel settore edilizio è oggi oltremodo
ostacolato da una eccessiva regolamentazione. L’UDC chiede perciò un alleggerimento delle norme di sfruttamento
degli alloggi e del controllo dei canoni d’affitto. L’UDC
chiede che la proprietà della casa e dell’appartamento sia
sostenuta con incentivi fiscali. L’attuale imposizione del valore locativo frena l’accesso all’acquisto della casa. L’UDC
è molto scettica nei riguardi della costruzione di alloggi
da parte dello Stato: laddove il potere pubblico interviene
quale grande proprietario di alloggi, si assiste al sorgere di
un’economia pianificata infarcita di pastette nell’attribuzione degli alloggi e di privilegi ingiusti a livello degli affitti. La
cosiddetta «costruzione sociale di alloggi» è in realtà assolutamente antisociale, perché privilegia una piccola quantità di persone a scapito della grande maggioranza.
Tutelare anche la proprietà intellettuale
Oltre alla proprietà materiale, lo Stato deve tutelare anche
quella intellettuale. Un’efficace legislazione sui brevetti è
basilare per la nostra piazza economica, per la scienza, la
ricerca, come pure per lo sviluppo e per la produzione di
beni ad alto valore aggiunto. In ben pochi altri paesi la ricerca scientifica privata è altrettanto attiva accanto al lavoro scientifico delle scuole universitarie. Ciò succederà solo
fintanto che gli sforzi dei produttori creeranno un prodotto
appartenente solo a loro. Anche qui deve valere il principio
della proprietà privata. Lo stesso vale per i diritti degli artisti del suono e dell’immagine. Il socialismo combatte la
proprietà intellettuale e i relativi brevetti; esso preferisce distribuire tutto a tutti. Le conseguenze sono fallimenti, crolli
e totale ristagno economico.
20
o dell’appartamento;
s’impegna per l’abolizione dell’imposizione del valore locativo ostile alla
proprietà della propria casa, mantenendo, a sostegno dell’investimento
immobiliare, le deduzioni fiscali sugli interessi passivi del debito
ipotecario;
giudica con molto scetticismo la costruzione di alloggi da parte
dello Stato e respinge l’antisociale «costruzione sociale di alloggi»;
rifiuta dei tassi progressivi irragionevoli nell’imposizione fiscale;
difende la proprietà intellettuale quale base indispensabile della
ricerca e della produzione in Svizzera;
s’impegna a tutela della sfera privata.
21
Finanze, imposte e tasse
Di più al privato,
meno allo Stato
La nostra politica finanziaria e fiscale determina tutti gli altri compiti dello Stato. Lo
Stato necessita certamente del denaro per l’adempimento dei compiti affidatigli. Ma
le cittadine e i cittadini hanno il diritto di esigere che le loro imposte, tasse e prelievi
siano spesi in modo efficiente e responsabile. La situazione finanziaria della Svizzera
è purtroppo sempre insoddisfacente. Nonostante tutti i programmi di risparmio e
d’alleggerimento budgetario, il bilancio pubblico continua a gonfiarsi. Dal 1990 si
registra a livello svizzero una massiccia crescita delle spese sociali e dei pagamenti
di trasferta a scapito degli altri compiti dello Stato. Nella Confederazione manca sia
una lista delle priorità, basilare per una politica finanziaria efficace, sia la fissazione
di un obiettivo strategico e, soprattutto, un’autentica pianificazione delle rinunce.
22
Di risparmi, neanche l’ombra
La Svizzera perde terreno
Fra il 2000 e il 2010, le spese della Confederazione sono
aumentate di circa il 28%. Nel contempo, anche le entrate
sono aumentate del 14%. In effetti, lo Stato è cresciuto sensibilmente più dell’economia.1 Durante gli anni dal 2010 al
2014, le spese aumenteranno di nuovo del 12%, come pure
le entrate il cui aumento ammonterà al 16%.2 L’effettivo del
personale pubblico cresce costantemente e con esso il carico sui contribuenti. La Confederazione vive al di sopra dei
propri mezzi, la crescita dello Stato supera abbondantemente quella dell’economia e del rincaro. Nella concorrenza con
altri Stati la Svizzera perde costantemente terreno. I contributi statali, le imposte e il debito pubblico sono massicciamente aumentati dal 1980. Lo smantellamento dello Stato
a causa di risparmi eccessivi, critica avanzata regolarmente
dagli statalisti e dalla sinistra, è un puro prodotto della fantasia.
Trent’anni fa la Svizzera apparteneva ancora ai paesi più rigorosi del mondo in politica economica. Dal punto di vista
economico, il nostro paese è sempre ancora posizionato piuttosto bene, se lo si paragona ad esempio con gli Stati dell’UE
Germania e Francia. Ma in confronto a paesi come Singapore o gli USA, la Svizzera ha costantemente perso terreno dal
1980 per quanto attiene al reddito pro capite. Perché abbiamo
mancato qualche liberalizzazione e privatizzazione mentre, al
contrario, abbiamo costantemente potenziato il sistema sociale e di ridistribuzione. In altre parole, il peso dello Stato è cresciuto in continuazione. Che Singapore e gli USA ci abbiano
superati dipende dal fatto che questi Stati sono organizzati in
maniera piccola e decentralizzata. Perciò dobbiamo aver cura
della nostra democrazia diretta anche per motivi di politica
finanziaria. Essa è più vicina alle necessità dei cittadini, porta
a una riduzione della spesa pubblica, a prestazioni pubbliche
migliori e meno costose, e a un maggiore reddito pro capite.
23
1
DFF: Conti dello Stato 2000 - 2009
2
DFF: Preventivo 2010 e Piano finanziario 2012 - 2014
Finanze, imposte e tasse
Allarmante indebitamento pubblico
Finanze, imposte e tasse
dini approvarono nel 2001 con la stragrande maggioranza
dell’84%. Viviamo con dei soldi presi a credito, perché ci
concediamo al presente delle spese che non ci possiamo
permettere, addebitandole alle generazioni future. E la sinistra ha pure la faccia tosta di chiamare «sociali«, «solidali«
e «durature« queste spese effettuate con la carta di credito
dei nostri figli!
Le costanti pressioni dell’UDC contro l’indebitamento
pubblico ha portato i primi frutti. Ciò nonostante, il debito
pubblico al solo livello federale nel 2010 ammonta sempre
ancora a 112 miliardi di franchi, ossia a 58’000 franchi per
famiglia di quattro persone. I politici di Berna sono dunque
riusciti a quasi triplicare la montagna di debiti dal 1990 al
2010. Fino al 2014 il debito dovrebbe aumentare a 118 miliardi. Il debito pubblico globale di Confederazione, cantoni e comuni ammonta a circa 212 miliardi di franchi, ossia
108’000 franchi per famiglia di quattro persone.3 E tutto ciò
è successo nonostante il freno all’indebitamento che i citta-
Diminuzione delle imposte – grazie all’UDC
La prosperità e i posti di lavoro possono essere salvaguardati soltanto se i cittadini e le imprese possono di nuovo
disporre più liberamente dei propri soldi. Oggi dobbiamo
lavorare mezzo anno per pagare i prelievi obbligatori (imposte, premi, tasse e prelievi). Solo con un alleggerimento
mediante una riduzione di imposte e tasse ci saranno nuovi investimenti privati, più consumi e, di conseguenza, più
crescita economica, più posti di lavoro e di tirocinio. L’UDC
Struttura delle entrate
dello Stato 2011
3%
4%
Crescita della quota fiscale 1990–2008
2%
6%
8%
35%
9%
5%
10%
33%
6
5,5
3,0
2
0,2
S
IR
NL
CA
USA
1,3
2
4
4,3
3,8
J
0,9
0,8
E
1,2
F
1,7
1,7
DK OCSE
2,2
2,2
D
B
A
I
SF GB
0,6
3,6
5,9
Fonte: OCSE Revenue Statistics (Dicembre 2010)
3
24
13%
28%
3,3
CH
10%
12%
4
6
Struttura delle spese
dello Stato 2011
6%
(in percento)
0
combatte qualsiasi nuova imposta, tassa o prelievo, e chiede
ulteriori sgravi fiscali. In molti cantoni è riuscita ad abbassare l’aliquota fiscale. L’interpretazione di imposte, tasse e
prelievi deve sempre essere fatta a vantaggio della popolazione e delle imprese contribuenti.
DFF: Conti dello Stato 2009 e Preventivo 2010, Piano finanziario 2012 – 2014;
UFS: Statistica della popolazione
Totale: 61,9 Mia. franchi
16%
Totale: 62,5 Mia. franchi
IVA 35%
Socialità 33%
Imposta federale diretta
28%
Finanze e imposte 16%
Imposta sul consumo 12%
Traffico
13%
Altre entrate 9%
Altre spese 10%
Imposta preventiva 6%
Formazione e ricerca
10%
Tassa di bollo 4%
Difesa nazionale 8%
Tasse sul traffico 3%
Agricoltura
6%
Regalie /Concessioni
2%
Relazioni con l’estero 5%
Fonte: economiesuisse, dossierpolitik Nr. 22, 2010
Fonte: economiesuisse, dossierpolitik Nr. 22, 2010
25
Finanze, imposte e tasse
Posizioni
Finanze, imposte e tasse
L’ U D C
si batte per dei budget equilibrati a tutti i livelli della comunità
pubblica, affinché lo Stato non spenda più di quanto incassa;
s’impegna per la pubblicazione del numero di dipendenti nel settore
pubblico a tutti i livelli;
chiede la riduzione dell’effettivo del personale federale al livello del
2000 (2009 = 33’056, 2000 = 28’221) e una massiccia riduzione delle
spese per il personale;
appoggia gli sgravi fiscali quali sostegno dei consumi e respinge gli
inefficaci programmi congiunturali;
vuole una semplificazione del sistema fiscale con più deduzioni
forfettarie e tassi fiscali più bassi, piuttosto che una moltitudine
di deduzioni a vantaggio di interessi individuali;
esige la riduzione del tasso d’IVA dell’1% e dell’imposizione sugli
L’UDC e i programmi congiunturali
«Non serve a nulla che il Consiglio federale
e i partiti di centrosinistra approvino tre
programmi congiunturali di poco più di 2
miliardi di franchi, quando parallelamente
si tolgono alla popolazione 8 miliardi di
franchi di potere d’acquisto con l’aumento
del tasso di IVA.»
Mantenere la concorrenza fiscale
L’UDC è il partito del federalismo e quindi della sovranità fiscale di cantoni e comuni. Solo così si può mantenere la concorrenza fiscale e si obbligano i governi diventati troppo pigri
ad attuare la loro politica a favore delle cittadine e dei cittadini, invece che in funzione dei propri interessi. La pressione
ricattatoria dell’Unione europea sul sistema fiscale svizzero
è da contrastare con determinazione. In questo settore non
esistono né trattative né proposte alternative. Altrettanto da
respingere è la crescente intromissione del Tribunale federale
nelle decisioni fiscali prese nei cantoni dal sovrano. Il principio dell’imposizione secondo la capacità economica esige imposte differenti per redditi differenti. Questo principio viene
rispettato anche con un tasso fiscale decrescente.
Presidente UDC Toni Brunner in Consiglio nazionale,
17.9.2009
utili delle imprese dall’8,5 al 5%;
si oppone a una riforma dell’IVA qualora se ne abusi per aumentare
le entrate dello Stato;
rifiuta l’introduzione di un tasso d’IVA unico, perché renderebbe più
vantaggiosi i generi di lusso, aumentando invece il costo degli alimenti
di base;
chiede la riduzione dell’imposizione delle donazioni benevole per
le ditte individuali e di persone;
è a favore di una sottomissione anche degli istituti sociali al freno
all’indebitamento.
26
27
Imprese, arti e mestieri
È il regolamento –
dice il burocrate
I tre quarti degli impieghi svizzeri sono generati da piccole e medie imprese (PMI),
ossia impieganti meno di 250 collaboratori.4 Le PMI sono l’ossatura della nostra
economia; quasi il 70% dei nostri apprendisti viene formato nelle PMI.5 Ma anche
i grandi gruppi internazionali, che realizzano soltanto una minima parte del loro
valore aggiunto in Svizzera, sono altrettanto importanti per il paese, perché sono
importanti clienti di molti fornitori e prestatori d’opera locali. Essi dipendono da
delle buone condizioni-quadro, perché per loro la Svizzera è in concorrenza con
altre economie nazionali. La Svizzera è politicamente sì un piccolo Stato ma, grazie
ad aziende innovative, non è di poca importanza per l’economia mondiale. Nessun
altro partito difende altrettanto sistematicamente e in modo tanto competente l’economia e le imprese come l’UDC. Perché la grande maggioranza dei suoi deputati in
Consiglio nazionale e nei parlamenti cantonali è costituita da imprenditori e professionisti indipendenti.
Sfoltire la giungla di prescrizioni
Ciò significa per l’economia dei costi improduttivi pari a 7
miliardi di franchi l’anno. Le regolamentazioni statali per le
assicurazioni sociali, diritto del lavoro, sicurezza sul lavoro
e igiene alimentare causano da sole dei costi per 4 miliardi
di franchi.8 L’UDC si batte per più libertà d’azione e meno
regolamentazioni, per imposte più basse, contro la doppia
imposizione degli utili delle imprese, per l’esenzione delle
imprese dall’imposta federale diretta, per tassi d’interesse più
bassi e per un’energia meno costosa. Essa chiede da anni la
soppressione del diritto di ricorso delle associazioni, una pra-
Le imprese, le arti e mestieri sono sommerse da una giungla di prescrizioni statali e, di conseguenza, la loro capacità
produttiva e la loro competitività sono pregiudicate. I costi di
questa regolamentazione sono stimati per le PMI a 50 miliardi di franchi.6 La debolezza della Svizzera più menzionata nei
sondaggi è la straripante burocrazia statale. Il crescente flusso
di leggi, ordinanze o complicate procedure di conteggio nel
settore fiscale mettono in pericolo l’impiego. Le costrizioni
nei settori dell’edilizia, pianificazione del territorio, ambiente,
energia, gestione aziendale, prestazioni sociali, approvvigionamento ed eliminazione diventano sempre più severe e caricano soprattutto il ceto medio. Ognuna delle 300’000 PMI
svizzere deve dedicare attualmente 650 ore lavorative non
pagate alla burocrazia; nel 1986 erano ancora solo 360 ore.7
28
4
29
UFS: Censimento delle imprese 2008
5
UFS: Il panorama delle PMI in mutazione, Censimento delle imprese 2005 e 2008
6
Messaggio del Consiglio federale: Semplificare la vita delle imprese (2006)
7
usam: Alleggerimento amministrativo delle PMI (2005)
8
KPMG: misurazione dei costi della regolamentazione per le PMI svizzere 2010
Imprese, arti e mestieri
Imprese, arti e mestieri
Aumento delle entrate fiscali di Confederazione, cantoni e comuni
(Entrate in miliardi di franchi)
10
5
12,848985
25,016843
20,984777
15
18,520014
20
23,349249
25
27,093739
30
La Svizzera deve il suo benessere in misura considerevole
alle sue fiorenti piazze finanziarie. Queste generano il 12%
del valore aggiunto e dal 12 al 15% del gettito fiscale della Svizzera; il 5,8% dei dipendenti lavora in grandi banche,
banche private e compagnie d’assicurazione.10 Ad esse si
aggiungono parecchie imprese altamente specializzate in
prestazioni di servizi quali gestori di patrimoni, avvocati,
fiduciari, revisori, ditte di ricerca e collocamento di personale, eccetera. Questo punto di forza della nostra economia
deve assolutamente essere difeso dai tentativi di pressione
dell’UE, dell’OCSE e delle piazze finanziarie straniere concorrenti. Alla clientela interna ed estera della nostra piazza
finanziaria devono continuare ad essere garantite libertà,
discrezione e tutela della sfera privata. Per questo, l’UDC
si oppone a qualsiasi tendenza ad indebolire il nostro tradizionale segreto bancario. Anche la tassa sul bollo, che tiene
lontani dalla Svizzera molti affari interessanti, deve essere
soppressa. Bisogna poi ridurre i rischi economici ai quali
espongono la Svizzera i grandi istituti finanziari, il cui crollo metterebbe in pericolo l’intera economia nazionale («too
big to fail«), mediante delle apposite regole strutturali. Presso le banche che, in caso di crisi, devono essere salvate dalla
Confederazione, le parti variabili dei salari (bonus) devono
essere versate su un conto bloccato. Il denaro verrà poi pagato solo dopo alcuni anni, quando l’istituto non dipenderà
più dall’aiuto della Confederazione.
Più libertà per le arti e mestieri
«La libertà imprenditoriale e la responsabilità individuale devono tornare di nuovo al
centro dell’azione politica, e lo Stato deve
limitarsi ai suoi compiti essenziali. Solo uno
Stato snello assicura una libertà imprenditoriale sufficiente.»
Consigliere nazionale UDC Bruno Zuppiger, Presidente
dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, Schweizerische
Gewerbezeitung, 21.5.2010
Sociale è chi crea posti di lavoro
2007
2005
2003
2000
1995
0
1990
Le piazze finanziarie quali motore dell’economia
te a questa manna statale, ricavandone miliardi di franchi
pubblici per lei e la sua clientela politica. L’attacco lanciato
contro il diritto di proprietà delle imprese ricercatrici tramite le cosiddette importazioni parallele è inaccettabile.
Altrettanto da respingere sono gli attacchi particolari alla
nostra industria farmaceutica operante in tutto il mondo e
alle imprese nel fiorente settore della biotecnologia e delle
Life Sciences. Sarebbe disastroso mettere in pericolo il valore aggiunto e i posti di lavoro così creati per soddisfare
dei nemici fanatici della tecnologia o dei presunti protettori
degli animali.
Fonte: DFF, Finanze pubbliche della Svizzera
tica ostile allo sviluppo economico e che permette a qualche
ostruzionista di professione di sabotare gli investimenti nel
futuro e quindi di compromettere la crescita economica e la
prosperità. L’UDC vuole revisionare il diritto societario per
impedire delle remunerazioni abusive e tutelare la proprietà
privata degli azionisti dal saccheggio dei manager.
come la Posta, la SUVA o la SRG/SSR rincarano le prestazioni e impediscono una reale concorrenza. Esperti esterni
vicini all’amministrazione federale, consulenti e opinionisti
incassano onorari per quasi un miliardo di franchi l’anno.9
I mandati sono spesso attribuiti in virtù di relazioni personali, senza concorso pubblico. Questi presunti specialisti,
in realtà, forniscono soltanto quello che l’amministrazione
si aspetta da loro, perché sono stati scelti in funzione di intrallazzi personali e politici. Contro questi «truffatori dello
Stato« la sinistra si guarda bene dall’intraprendere qualcosa.
Perché lei e i suoi approfittatori attingono abbondantemen-
Mercato invece di intrallazzi
Benché il sistema economico socialista sia fallito catastroficamente dappertutto nel mondo, alla vita economica in
Svizzera viene vieppiù imposto il pensiero tipico dell’economia pianificata. Prescrizioni e interventismo dello Stato
rimpiazzano il mercato e la concorrenza. Monopoli inutili
9
30
A seguito di un vero e proprio programma di rieducazione della sinistra, la libertà, la responsabilità individuale e
il successo imprenditoriale appaiono oggi quasi sospetti.
Il dovere di un datore di lavoro e di un commerciante di
realizzare dei profitti viene messo in discussione dal punto di vista morale. Eppure sono proprio gli imprenditori,
gli artigiani e i commercianti i veri «lavoratori sociali« nel
nostro paese. Non sono quelli che distribuiscono il denaro
degli altri o che fanno del proprio moralismo un lavoro ben
pagato ad agire in modo sociale e morale. In modo veramente sociale agisce chi guadagna del denaro, realizza utili
e li investe, creando così posti di lavoro. In modo veramente
sociale agisce chi responsabilmente provvede a sé stesso e
ai suoi. La politica della sinistra conduce a una minore crescita economica e a più disoccupazione. Essa indebolisce il
commercio e la piazza economica, in particolare le diverse
PMI, che offrono la maggior parte dei posti di lavoro e di
tirocinio. Al contrario, la crescita degli impieghi statali registrata nel recente passato danneggia l’economia. Più funzionari portano a più burocrazia e a più attivismo, la cui fattura
è sempre pagata dagli stessi: l’economia e i contribuenti.
I punti di forza della piazza economica
svizzera
«I classici punti di forza della Svizzera valgono ancora sempre: i collaboratori sono
ben formati e leali. Inoltre si distinguono per
volontà ed entusiasmo. Anche il sistema di
formazione duale è un vantaggio. Dobbiamo
assolutamente avere cura di tutto ciò.»
Consigliere nazionale UDC Peter Spuhler, Titolare del
Stadler Rail Group, NZZ online, 16.9.2010
CdGCS: Ampiezza, concorrenza e guida nel ricorso ad esperti
da parte dell’amministrazione federale (2006)
10
31
SBvg: Der Finanzplatz Schweiz und seine Bedeutung
(La piazza finanziaria svizzera e il suo significato) 2009
Imprese, arti e mestieri
Posizioni
Imprese, arti e mestieri
L’ U D C
s’impegna per le grandi, medie e piccole imprese quale base
fondamentale del nostro benessere;
si batte per più libertà d’azione e meno costose regolamentazioni
per le nostre aziende;
chiede la rigorosa applicazione delle norme vigenti invece di nuovi
divieti;
esige che lo Stato non si metta in concorrenza né ostacoli l’economia;
sostiene l’abolizione del diritto di ricorso delle associazioni;
chiede una semplificazione dell’IVA e una riduzione dell’imposta
federale diretta sugli utili delle imprese;
chiede l’esenzione delle piccole imprese dalle formalità statistiche;
combatte la «manna statale« delle pseudo-imprese statali vicine
alla sinistra;
sostiene la piazza finanziaria svizzera e il segreto bancario svizzero;
Le tasse ostacolano il turismo
Tutelare la competitività
«Per restare competitivi di fronte
all’aggressività degli altri paesi, dobbiamo
assolutamente ridurre l’onere delle imposte
e delle tasse.»
Molti ospiti indigeni ed esteri animano il nostro turismo, cercando riposo e distensione in una natura intatta, nella pratica
dello sport, nella cura della propria salute, come pure partecipando ad eventi culturali o gastronomici. Il turismo, con
i suoi numerosi posti di lavoro, è di grande importanza per
l’economia svizzera. Alla bellezza eccezionale dei nostri paesaggi, si contrappongono dei fattori negativi quali un franco
forte, gli alti costi o delle strutture obsolete. Affinché il settore turistico possa continuare a svilupparsi con le sue forze
e a offrire sempre più innovative proposte, l’UDC sostiene a
titolo eccezionale il mantenimento per l’albergheria del tasso
ridotto d’IVA previsto per l’esportazione. Per contro, i gravami burocratici e normativi indeboliscono la concorrenzialità
delle imprese e rendono più cara l’offerta.
Consigliere nazionale UDC e imprenditore Jean François
Rime, Freiburger Nachrichten, 20.9.2007
32
vuole un diritto societario funzionale a tutela della proprietà
dal saccheggio dei manager;
s’impegna per un tasso d’IVA speciale per l’albergheria e la gastronomia.
33
Politica estera
Tutela degli
interessi invece di
autorinuncia
L’obiettivo della politica estera svizzera è definito nell’articolo 2 della Costituzione federale: «La Confederazione Svizzera tutela la libertà e i diritti del Popolo e
salvaguarda l’indipendenza e la sicurezza del Paese». Il popolo, quale sovrano,
decide liberamente il destino e il futuro della Svizzera. La sua libertà è limitata
unicamente dal diritto internazionale cogente. Il popolo svizzero e i deputati da
esso eletti sorvegliano l’applicazione della politica estera da parte del Consiglio
federale. Il consiglio federale e i parlamentari s’impegnano con il loro giuramento o promessa ad attenersi alla Costituzione e alle leggi. Ora, questa Costituzione incarica il Consiglio federale e il Parlamento a «prendere provvedimenti a
tutela della sicurezza esterna, dell’indipendenza e della neutralità della Svizzera». Il costante, strisciante abbandono di sovranità, diritti popolari e neutralità
durante gli ultimi due decenni è in contrasto con il mandato costituzionale della
nostra politica estera. Lo stesso vale per contratti che impongono alla Svizzera degli svantaggi inaccettabili. Il Codice penale svizzero stabilisce: «chiunque,
come rappresentante della Confederazione, intenzionalmente intavola con un
Governo estero negoziati a danno della Confederazione, è punito con una pena
detentiva non inferiore a un anno».
Salvaguardare la neutralità
nomia decisionale dei cittadini. Le prese di posizioni sempre
più moralizzatrici del Consiglio federale di fronte a qualsiasi
problema internazionale sono discutibili e inaccettabili. Da
secoli le cittadine e i cittadini svizzeri esigono dal loro governo e dall’amministrazione che si tengano tranquilli e che
non giudichino e condannino in nome del popolo svizzero, al
fine di evitare che la Svizzera sia implicata in conflitti o guerre le cui prime vittime sarebbero proprio i semplici cittadini.
L’UDC si attiene strettamente alla neutralità quale modello
di successo profondamente radicato nella popolazione pres-
La nostra neutralità permanente e armata non è fine a sé stessa o una semplice tradizione, bensì assicura alla Svizzera e alle
sue cittadine e cittadini l’indipendenza. E particolarmente, oltre alla libertà politica, anche e soprattutto quella intellettuale
e morale di prendere autonomamente le proprie decisioni. Il
nostro Stato è una comunità d’interessi e non un tutore morale né del cittadino né della comunità internazionale. E la nostra neutralità ha, non da ultimo, il compito di tutelare l’auto-
34
35
Politica estera
Politica estera
dalla loro fondazione nel 1945, le Nazioni unite hanno cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza con un
diritto di veto, il che pone, di fatto, il potere al di sopra del
diritto. Questo Consiglio di sicurezza prende posizioni, decreta boicotti e avvia operazioni di guerra che, per mancanza di proprie truppe, vengono assunte dalla NATO o dagli
USA. Una presunta sicurezza collettiva ad opera dell’ONU
e la contemporanea guida di uno Stato individuale si escludono a vicenda. Per queste ragioni non è opportuno per la
neutrale Svizzera sedere nel Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Confronto delle quote di disoccupazione nei diversi paesi ottobre 2010
(in percento)
25
20,7
19,4
20
18,4
Confronto dei salari Svizzera-UE
Salario annuale in franchi di un impiegato, 35 anni, due figli:
(Salario lordo in franchi)
Zurigo Docente di scuola elementare
95’847
62’61240’653
Centralinista
45’995
35’60928’784
Operaio specializzato
87’093
42’87938’131
106’233
67’21265’134
Berlino Parigi
L’UE: una costruzione intellettuale mal concepita
15
14,1
12,2
11 10,9
9,9 9,8 9,7 9,6 9,6
10
8,6 8,5
8,1 8,0
7,8 7,8 7,6
7,1 6,9
6,7
5
5
4,8 4,4
3,6 3,5
Svizzera
Norvegia*
Olanda
Austria
Lussemburgo
Germania
Repubblica ceca
Romania*
Slovenia
Gran Bretagna*
Danimarca
Finlandia
Svezia
Belgio
Italia
USA
UE (27)
Polonia
Francia
Bulgaria
Ungheria
Portogallo
Grecia*
Irlanda
Lituania
Lettonia
Spagna
0
* Q2 2010
Fonte: Eurostat (Novembre 2010), UFS (Novembre 2010)
so la quale gode di grande sostegno. Essa combatte l’errato
concetto di «neutralità attiva» che è una contraddizione di
per sé stesso. Non è una diplomazia moraleggiante quella di
cui c’è bisogno, bensì una diplomazia del buon esempio. Una
politica estera dei grandi discorsi, dell’ipocrisia e la mentalità
del capro espiatorio ci creano solo nemici e irritano i nostri
partner commerciali.
ONU: il potere al di sopra del diritto
Dopo una votazione estremamente tirata, la Svizzera è entrata a far parte nel 2002, contro la volontà dell’UDC, delle Nazioni unite. Mentre prima aveva già collaborato solo
nel settore umanitario, da quel momento partecipa anche
all’ONU politica. L’ONU è tutt’altro che un’unione di Stati
esemplari per quanto riguarda la democrazia, la libertà e i
diritti umani. In molti Stati membri dell’ONU i diritti umani sono calpestati, i dissidenti politici torturati e imprigionati, le donne oppresse e i bambini sfruttati – per tacere del
clientelismo, della corruzione e dello sperpero di denaro.
Ciò nonostante, la Svizzera si trova ad essere regolarmente criticata nell’ambito del cosiddetto Consiglio dei diritti
umani. L’ONU non è un’organizzazione di diritto, bensì di
potere. Perché crea un diritto speciale a favore dei potenti:
Il PS abolisce la neutralità
L’ambasciatore Anton Thalmann del Dipartimento federale degli affari esteri afferma:
«Bisogna lasciar addormentare dolcemente
la neutralità di cui non c’è più alcun bisogno». Il PS fa suo questo consiglio nel suo
nuovo programma di partito. «Neutralità»
non vi appare.
36
Ingegnere
Quanto l’UDC evidenziava insistentemente già nel 1992 in
occasione della votazione sullo SEE, è oggi chiaro: l’Unione
europea si dimostra essere una costruzione intellettuale sbagliata. È fallito il tentativo di creare un sistema legale e monetario comune a paesi con mentalità, storia, sistema sociale,
indebitamento e prestazioni economiche totalmente diverse.
L’euro, come moneta politica, è stato creato senza considerare
le diverse realtà economiche e perde valore in continuazione.
I popoli lavoratori finanziano quelli lazzaroni; ciò causa indisponibilità, tensioni e conflitti. La gravemente indebitata UE
ha dovuto scucire, per programmi di salvataggio, centinaia di
miliardi di euro di cui nessuno dispone.
A causa della nostra appartenenza al Fondo monetario internazionale, che l’UDC ha a suo tempo combattuto, anche la
Svizzera deve partecipare ai cosiddetti «paracadute di salvataggio» economici. La distanza dal cittadino e il deficit di democrazia della burocrazia di Bruxelles sono costante oggetto
di critiche. La Svizzera oltrepassa di gran lunga l’UE in tutte
le classifiche: per attrattività della piazza economica, benessere, sistema sociale, debito pubblico e addirittura per grado
di soddisfazione delle cittadine e dei cittadini. E se oggi la
Svizzera non fa parte dell’UE, non lo deve certamente alle
presunte élite della politica, dell’economia, della società e dei
media, bensì solo e unicamente al «Sonderfall» della democrazia diretta e del diritto di partecipazione del popolo. Ed è
merito dell’UDC di combattere da due decenni a favore della
popolazione e contro l’adesione all’UE.
Fonte: UBS, Prezzi e salari, 2009
to» sottoscrivendo così, di fatto e volontariamente, un accordo di tipo coloniale. Secondo partner commerciale degli
Stati uniti, la Svizzera potrebbe anche mostrarsi un po’ più
sicura di sé. Quando il Consiglio federale e le associazioni
economiche parlano regolarmente di «via bilaterale», in effetti parlano solo della via, ma non dell’obiettivo. L’obiettivo
lo stabilisce la nostra Costituzione federale con la sua garanzia della tutela della libertà e dei diritti del popolo, come
pure dell’indipendenza e della sicurezza del paese. Per questo la domanda d’adesione all’UE deve finalmente essere
ritirata. Se il Consiglio federale e i partiti di centro non vogliono farlo significa che – al contrario di quanto affermano
– vogliono aderire all’UE. L’UDC sostiene degli accordi con
l’UE soltanto se questi fanno gli interessi della Svizzera e se
non implicano la ripresa automatica di leggi future. Invece
di fissarsi continuamente sull’UE, è consigliabile una maggiore apertura verso il resto del mondo. Perché lo sviluppo
più promettente dei futuri mercati si situa oggi soprattutto
al di fuori dell’UE.
Christoph Blocher sulle intenzioni
del Consiglio federale
«Perché il Consiglio federale non ritira finalmente questa domanda d’adesione all’UE?
Perché il Consiglio federale – senza dirlo –
vuole entrare nell’UE. Non ascoltate quello che
dicono, ma capite ciò che pensano e osservate
cosa fanno, rispettivamente non fanno.»
Ritiro della domanda d’adesione all’UE
Dal 1992 giace a Bruxelles una domanda di adesione all’UE.
In quell’anno, il Consiglio federale aveva dichiarato essere
l’adesione all’UE «l’obiettivo strategico» della Confederazione. Da allora l’UDC si batte per il ritiro di questa funesta
domanda d’adesione. Perché il Consiglio federale e l’amministrazione vogliono entrare a far parte dell’UE, e quindi
sono pronti a riprenderne lo «sviluppo dinamico del dirit-
Ex-Consigliere federale Christoph Blocher nel discorso
«Wird die Schweiz an die EU verraten?»
(La Svizzera è tradita all’UE), 4.9.2010
37
Politica estera
Impiegare efficacemente i buoni servizi
e l’aiuto umanitario
fondi devono essere resi trasparenti, la loro efficacia deve
essere controllata e, infine, devono essere utilizzati fissando delle priorità. Inoltre, il versamento di importi destinati
all’aiuto allo sviluppo deve essere subordinato ad accordi
di riammissione di richiedenti l’asilo. Invece di aumentare
le spese per l’aiuto allo sviluppo allo 0,7% del PIL, si deve
sostenere l’aiuto privato mediante deduzioni fiscali. I versamenti per grandi progetti multilaterali di organizzazioni internazionali devono essere ridotti, a vantaggio di iniziative
nazionali di sviluppo, soprattutto private. La commissione
della cooperazione internazionale allo sviluppo, creata politicamente in modo del tutto unilaterale, deve essere abolita.
Il ruolo del piccolo Stato Svizzera non consiste nel partecipare ai giochi dei potenti né, tantomeno, immischiarsi
quale arbitro giudicando i «buoni» e i «cattivi». Il suo ruolo
ben più efficace è quello dell’infermiere ai bordi del campo
che velocemente, senza burocrazia e imparzialmente presta
il primo soccorso, cura i feriti – e per questo non presenta
nemmeno una fattura. A questo scopo, i nostri apprezzati
buoni servizi sono, come in passato, il nostro strumento più
efficace. Gli sforzi diplomatici discreti volti a promuovere
la pace e la riconciliazione – purché le parti dimostrino
una minima disponibilità a trovare una soluzione - sono di
gran lunga da preferire alle altisonanti dichiarazioni fatte
nell’ambito di un turismo conferenziario. Il nostro paese
deve dunque continuare nell’assunzione di rappresentanze
diplomatiche di altri Stati presso terzi. La Svizzera, quale
Stato depositario della Croce rossa internazionale (CICR),
è conosciuta in tutto il mondo per i suoi servizi umanitari,
che presta su base volontaria e indipendentemente dall’influenza di qualsiasi Stato, prescindendo da nazionalità, origine o credo. Il Corpo svizzero d’aiuto umanitario (CSA),
con almeno 700 persone pronte all’azione, è particolarmente indicato per azioni dirette e sostegno alle organizzazioni
internazionali con specialisti in casi di catastrofe.11 Anche
nell’aiuto umanitario devono essere fissate delle priorità ed
effettuato un controllo efficiente. È però da privilegiare a
livello finanziario, rispetto alla sempre più dilagante burocrazia della pace di Ginevra o di Berna, accademica e fuori
dalla realtà.
Da povero a ricco?
«L’aiuto allo sviluppo consiste nel trasferire
il denaro della povera gente di paesi ricchi,
ai ricchi dei paesi poveri.»
Peter Thomas Bauer, 1915-2002, economista britannico
dello sviluppo
Posizioni
Politica estera
L’ U D C
esige che l’obiettivo primario della nostra politica estera sia il
mantenimento della libertà, dei diritti popolari, dell’indipendenza
e della neutralità della Svizzera;
combatte qualsiasi indebolimento della neutralità permanente e armata;
si oppone ai tentativi di far ammettere la Svizzera nel Consiglio di
sicurezza dell’ONU;
chiede il ritiro della domanda d’adesione all’UE a Bruxelles e la
soppressione dell’Ufficio dell’integrazione;
non vuole ulteriori accordi che limitino la nostra libertà d’azione;
si esprime a favore dell’avallo obbligatorio da parte del popolo delle
convenzioni internazionali importanti;
respinge qualsiasi pressione dall’esterno sulla nostra autonomia fiscale;
sostiene la collaudata messa a disposizione di buoni servizi tramite la
diplomazia, il CICR e il Corpo d’aiuto umanitario;
Rimettere in questione l’aiuto allo sviluppo
esige che l’aiuto allo sviluppo sia subordinato a un accordo di riammis-
sione dei richiedenti l’asilo e incorporato nell’ambito di un adeguato
obiettivo e di una strategia globale stabilita dal Consiglio federale e
verificata annualmente dal Parlamento;
Quella dell’aiuto allo sviluppo e del condono dei debiti è
una storia di delusioni. Nonostante pagamenti durante decenni di somme immense da parte dei paesi industriali occidentali, per esempio il continente africano sta peggio che
non ai tempi del colonialismo. Spesso, non solo i fondi pubblici vengono dilapidati, ma si stabilizzano dei regimi dittatoriali e corrotti. Proprio in Africa si moltiplicano le voci
critiche: lo sviluppo economico di questi paesi non si nutre
con il terzomondismo romantico della sinistra che serve
soprattutto ad alimentare un enorme apparato burocratico,
mantenendo il Terzo mondo in una costante situazione di
dipendenza. Aiuta molto di più la creazione di un’economia
di mercato, di tutela della proprietà, di sicurezza giuridica,
di responsabilità individuale, di libertà politica e di una corretta imposizione fiscale. La nostra Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) dispone dell’enorme budget
annuale di quasi 1,5 miliardi di franchi.12 Questi flussi di
esige, dai paesi i cui cittadini causano alti costi nel settore dell’asilo e
della giustizia, una partecipazione finanziaria tramite la riduzione
dell’aiuto allo sviluppo;
s’impegna per una riduzione dei versamenti di denaro per l’aiuto allo
sviluppo a delle burocrazie multinazionali non trasparenti.
38
11
www.skh.ch
12
Conti dello Stato 2009
39
Sicurezza
Affrontare più
severamente
i criminali
Non passa giorno senza preoccupanti annunci di risse, accoltellamenti, stupri e omicidi. Anche le rapine, gli scassi e le minacce aumentano di continuo, mettendo in
pericolo la sicurezza delle cittadine e dei cittadini. Sono soprattutto gli elementi più
deboli della nostra società ad essere confrontati impotentemente con la crescente
violenza e brutalità. Molte donne e persone anziane non osano più uscire in strada la
sera o la notte. Ma anche i giovani, quando escono per il loro tempo libero o per una
pausa, sono troppo spesso vittime di brutali vie di fatto. La proporzione di crimini
risolti è purtroppo piccola, perché molti reati non vengono neppure denunciati. Il
rischio di essere denunciati per un reato penale si riduce costantemente. Stiamo vivendo un aumento allarmante della violenza, del quale spaventano particolarmente
l’alta quota di criminalità straniera e la crescente criminalità giovanile.
Inasprire il Codice penale
nel 2008 non è finito in prigione. Non solo tali delinquenti
non finiscono in galera ma, superato un periodo di prova, la
loro condanna viene cancellata dal casellario giudiziale. Con
il vecchio Codice penale si arrestava un numero decisamente
maggiore di criminali sessuali che non con l’odierno.
Per decenni i sessantottini sinistroidi hanno marcato il diritto penale svizzero. I criminali sono stati perciò considerati
essenzialmente quali vittime dell’ingiustizia sociale; praticamente tutti i delinquenti erano ritenuti guaribili con una terapia e risocializzabili. L’assistenza nei loro confronti era totale, mentre le vittime e le famiglie erano lasciati a loro stesse.
Il nostro sistema giudiziario soffre oggi di due mali: innanzitutto, nell’attuale Codice penale sono previste delle pseudopene che pene non sono. In secondo luogo, troppi giudici non
sfruttano a sufficienza il grado di pena a loro disposizione.
Troppe condanne eccessivamente miti fanno sì che le misure
penali non abbiano più il necessario effetto dissuasivo. Si condanna perciò spesso un pedofilo a una pena pecuniaria o uno
stupratore al suo primo delitto a una pena detentiva con la
condizionale. Il 70% di tutti i criminali sessuali, per esempio,
40
Tutelare finalmente le vittime invece
dei delinquenti!
«È urgente agire. Ma perché non si fa nulla?
Perché la politica non vuole. La maggioranza
del Parlamento non si presta minimamente.
E il Consiglio federale si oppone categoricamente a qualsiasi inasprimento del Codice penale e
a una più severa azione contro i criminali.»
Consigliera nazionale UDC Natalie Rickli,
Der Zürcher Bote, 27.4.2009
41
Sicurezza
Sicurezza
Il pretesto del «diritto internazionale«
E dei detenuti nelle nostre prigioni, oltre il 70% ha un passaporto straniero.15 Non meno del 14% dei condannati è
costituito da turisti del crimine. L’accordo di Schengen con
l’UE ha portato all’abolizione dei controlli alle frontiere e a
un aumento della criminalità della quale sono vittime finalmente le regioni di frontiera. Un ulteriore problema lo
pongono, particolarmente nelle città, le bande organizzate
di accattoni. Anche loro approfittano delle frontiere aperte,
commettono spesso dei delitti e utilizzano anche i bambini
per i loro scopi.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che, sempre più spesso, la giurisprudenza fa riferimento alle convenzioni internazionali
inerenti ai «diritti dell’uomo« al fine di evitare delle condanne adeguate. Con il pretesto delle «norme del diritto internazionale» si calpestano sempre di più i diritti democratici
popolari o, di preferenza, li si dichiarano non validi. Anche
l’iniziativa per l’internamento a vita dei pedofili o per l’imprescrittibilità dei reati sessuali sono state in seguito annacquate
dalla Berna federale. In compenso, un professore friborghese chiede in tutta serietà l’introduzione di tribunali islamici
per i musulmani in Svizzera. I solitamente molto citati diritti
dell’uomo e l’uguaglianza dei diritti fra donna e uomo rimangono evidentemente lettera morta in questo caso. E per i ladri
ai quali viene tagliata una mano, c’è pur sempre l’assicurazione-invalidità! Il nostro diritto penale deve porre di nuovo al
centro il concetto della rigorosa punizione degli atti criminali. I delinquenti devono sapere che saranno puniti per le loro
azioni. Altrimenti si distrugge la fiducia nei nostri tribunali
e nel nostro Stato di diritto. L’UDC chiede un massiccio inasprimento del diritto penale e la relativa revisione del Codice penale. Prioritaria deve essere la tutela delle vittime, non
quella dei criminali..
Evoluzione dei reati
2000 – 2009
12’000
10’000
Espellere gli stranieri criminali
Consigliera nazionale UDC e agente di polizia Andrea
Geissbühler, Assemblea dei delegati dell’Associazione
dei funzionari svizzeri di polizia, 20.6.2010
lesioni corporali 54%
sequestro di persona e rapimento 56%
omicidi 59%
Ufficio federale di statistica / Ufficio federale di polizia: Statistica criminale
di polizia
13
Ufficio federale di statistica: Imputati registrati dalla polizia 2009
Legge sugli stupefacenti: reati e imputati 2009
traffico di stupefacenti 59%
14 15
stupri 62% 14
42
Ufficio federale di statistica: Quota dei detenuti stranieri maschi nelle carceri
svizzere 2009
2’000
2009
2008
2007
2006
2005
2004
0
2003
Il punto di vista degli addetti ai lavori
«È molto importante che possiamo creare un
gruppo parlamentare per le questioni di polizia e di sicurezza. Vogliamo sensibilizzare i
parlamentari e i media sul lavoro della polizia e sui relativi problemi. La maggior parte
della gente non ha altrimenti la benché
minima idea di cosa succeda sulle strade».
4’000
2002
Mai ci sono stati tanti reati violenti come oggi. Negli ultimi nove anni, i casi di lesioni corporali sono aumentati da
circa 5’500 a oltre 10’000.13 Anche gli omicidi intenzionali,
gli stupri, le rapine a mano armata, le costrizioni e coazioni
sessuali o i sequestri di persona e i rapimenti sono aumentati massicciamente. Per quanto riguarda la violenza e le minacce contro funzionari pubblici, la Confederazione parla
di «massimo livello da quando si effettua questa statistica».
Non solo il numero dei delitti aumenta in continuazione,
ma anche la quota di stranieri. Circa la metà dei reati avviene ad opera di stranieri. E ciò con una quota di stranieri
rispetto alla popolazione globale pari al 22%. Proprio nei
delitti gravi la proporzione di stranieri è tremendamente
alta, ossia nelle
6’000
2001
Sempre più criminali stranieri
8’000
2000
Così non si può andare avanti. In passato i giudici potevano
decretare la cosiddetta espulsione dal paese. Oggi questo è
ancora possibile solo mediante una complicata procedura
con diverse possibilità di ricorso e opposizione. È ora di imporre nuovamente le regole del nostro paese. Perciò l’UDC
ha affrontato il problema con la sua iniziativa-espulsioni: lo
straniero che trasgredisce in modo grave e intenzionalmente alle nostre leggi, deve lasciare il nostro paese. Lo straniero che assassina, uccide, stupra, rapina o abusa delle nostre
istituzioni sociali, sarà sistematicamente espulso. Anche la
violenza giovanile è troppo spesso sinonimo di criminalità
straniera. È vero che a livello federale non esiste una statistica inerente alla criminalità giovanile e che molti giovani criminali hanno nel frattempo ottenuto il passaporto svizzero.
Gli esperti stimano tuttavia che i giovani criminali con un
retroscena migratorio costituiscano il 75%.
Fonte: Statistica criminale di polizia 2009
Giovani, violenti, senza scrupoli
di anziani, una pena decisamente troppo mite. I giovani
criminali si riuniscono così in bande, derubano i passanti
o picchiano delle persone scelte a caso. Per la grande maggioranza si tratta di stranieri o di giovani con retroscena
migratorio. L’eccessivamente indulgente legislazione sessantottina non risolve anche qui alcun problema. Si vogliono
educare, curare, risocializzare i giovani criminali. Si vuol
credere alla bontà, non precludere loro il futuro e concedere loro una seconda chance. Troppo spesso la giustizia non
sfrutta il quadro penale a sua disposizione. Ma i giovani
devono essere chiamati a rendere conto fin dal loro primo
reato. Oggi, quando un giovane è chiamato a rispondere da-
L’UDC esige un inasprimento del diritto penale minorile.
Perché anche la criminalità e la violenza giovanili registrano purtroppo una preoccupante evoluzione. Sempre
più spesso i delinquenti hanno soltanto 13 o 14 anni, ossia
un’età non ancora considerata nel giusto modo dal Codice penale giovanile. Anche fra di loro si tratta sempre più
spesso di rapine, reati sessuali, lesioni corporali, addirittura
omicidi. Per un giovane di 14 anni che aggredisce qualcuno
a coltellate, il rischio è una pena massima di 10 giorni di
«lavoro d’interesse pubblico», per esempio in un ricovero
43
Sicurezza
vanti alla magistratura dei minorenni ha già diversi delitti
sul suo conto. Bashkim Berisha, l’omicida del parcheggio
di Dübendorf, iniziò la sua carriera criminale al 14° anno
d’età! Molti giovani ricevono dapprima, quale «pena», un
biasimo scritto che non ha alcun effetto dissuasivo. Suscitò un legittimo orrore la brutale aggressione di tre allievi
sedicenni della scuola professionale di Küsnacht ai danni
di diversi passanti in quel di Monaco di Baviera. Picchiarono quasi a morte un uomo d’affari. Di fronte a delitti tanto
gravi i tribunali dovrebbero applicare il diritto penale degli
adulti già a partire dai 16 anni compiuti, invece dai 18 anni.
Inasprire il diritto penale anche per gli Svizzeri
Per le vittime della violenza criminale è insignificante se il
delinquente sia straniero o svizzero. Perciò, oltre all’iniziativa-espulsioni che ha effetto solo sui criminali stranieri, il
diritto penale deve essere inasprito anche per quelli svizzeri.
Che la maggioranza della popolazione voglia questo inasprimento e che ne abbia abbastanza della giustizia compiacente,
lo si è potuto sperimentare negli ultimi anni: poiché i politici e i giuristi non facevano nulla, delle cittadine coraggiose
hanno lanciato l’iniziativa – con riuscite richieste inerenti
all’internamento a vita dei criminali violenti inguaribili e
all’imprescrittibilità dei delitti sessuali. Ogni anno vengono
condannati in Svizzera 600 fra omicidi, stupratori e pedofili.16
La maggior parte di loro riottiene la libertà, e alcuni recidivano. È necessario agire con urgenza! Ma il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento bloccano tutto e non
vogliono ascoltare il popolo. Perciò, l’UDC sta verificando
la possibilità di lanciare un’iniziativa popolare per inasprire
il diritto penale. Affinché le pene diventino di nuovo delle
pene. Affinché i criminali gravi rilasciati debbano presentarsi
regolarmente alle autorità. Affinché i criminali violenti e sessuali recidivi e i pedofili non possano circolare liberamente e
incontrollati.
Basta coccolare i delinquenti
Che ci siano criminali al loro primo delitto è inevitabile.
Ma per i criminali recidivi la responsabilità è della politica
e della giustizia. Nella detenzione aperta e nella prassi dei
congedi ci si trova sempre di nuovo confrontati con errori di valutazione con effetti mortali, dei quali nessuno vuol
essere responsabile, men che meno i politici. Anche dopo
il rilascio i criminali violenti o sessuali recidivano molto
spesso. I pedofili si scatenano anche dopo il loro rilascio e
dopo aver cambiato domicilio. Ma tali assassini, stupratori
e pedofili a rischio di recidiva devono essere internati a vita.
La tutela della società deve essere più importante dell’eventuale ricupero del criminale. Per sapere dove risiedono i
potenziali recidivi occorre un registro dei criminali. Questo
protegge la popolazione dai criminali pericolosi recidivi,
permette una migliore prevenzione e facilita il lavoro delle
autorità preposte alle procedure penali. La polizia deve sapere dove risiedono i pedofili e i criminali sessuali e violenti rilasciati, al fine di poterli controllare in ogni momento.
Ma fra i delinquenti indigeni e stranieri è girata la voce: in
Svizzera c’è molto da prendere. E se si viene catturati, con
la nostra legislazione eccessivamente compiacente si riceve una pena insignificante con molte possibilità di ricorso
e prigioni lussuose. Al loro standard appartengono spesso
campi di calcio e di tennis, centri fitness e piscine. E oltre
a ciò la fabbricazione di candele, la fusione d’argento, corsi
di musica terapeutica, e più volte al giorno una ricca scelta
di menu (dal menu islamico a quello vegetariano). Dobbiamo sorprenderci poi, se oggi l’esecuzione delle pene costa ai
contribuenti diversi miliardi di franchi?
Posizioni
Sicurezza
L’ U D C
esige la reintroduzione delle pene detentive con e senza condizionale anche
inferiori ai sei mesi;
chiede l’abolizione delle pene pecuniarie con la condizionale e la cosiddetta
compensazione, nonché la reintroduzione delle multe per contravvenzioni e
delitti;
vuole la condanna senza condizionale al lavoro d’interesse pubblico, anche
senza il consenso del delinquente;
si schiera a favore dell’abolizione della condizionale parziale su pene superiori
ai due anni;
chiede l’innalzamento a tre anni della pena minima per la violenza carnale
e a sette anni per lo stupro di bambini inferiori a 12 anni d’età;
esige che l’iniziativa per l’internamento a vita sia infine conformemente
applicata;
si batte per un registro dei pedofili e dei criminali violenti e sessuali;
vuole che nelle statistiche criminali della Confederazione figurino le doppie
cittadinanze e il retroscena migratorio;
sostiene delle misure nel diritto penale minorile, chiedendone però
l’inasprimento: il «lavoro d’interesse generale« deve durare fino a tre
mesi indipendentemente dall’età, e l’età minima per una pena detentiva deve
essere abbassata di quattro anni, ossia al 14° anno d’età;
esige il collocamento obbligatorio dei giovani criminali o dei recidivi in adeguati
istituti chiusi;
vuole che i giudici, in caso di delitti gravi quali stupro, lesioni corporali gravi o
omicidio, possano far capo al diritto penale degli adulti già a partire dal 16° anno
d’età;
chiede che i giovani delinquenti siano automaticamente annunciati, con
l’indicazione del reato, ai loro insegnanti scolastici e formatori (maestri
d’apprendistato);
propone di verificare la possibilità di prolungare la detenzione dei giovani
criminali violenti e sessuali gravi anche oltre il 22° anno d’età;
auspica, in considerazione del bilancio negativo che ne è emerso finora,
l’uscita dallo spazio di Schengen;
vuole fermare le bande organizzate di accattoni con un divieto
nazionale dell’accattonaggio sul suolo pubblico.
UFS 2007: Condanne per crimini e contravvenzioni secondo il tipo di reato
16
44
45
Politica d’asilo
Basta con
i falsi rifugiati
Le persone realmente minacciate nella vita e nella loro integrità fisica devono trovare protezione da noi. Ciò rispecchia la nostra tradizione umanitaria. Il fatto è
però, purtroppo, che gli abusatori dell’asilo di tutto il mondo sanno che la Svizzera
attua una prassi d’asilo generosa e fornisce grandi prestazioni ai richiedenti l’asilo.
E anche quando si è respinti, la nostra procedura d’asilo prevede molte possibilità
di ricorso, cosicché anche dei falsi asilanti possono rimanere in Svizzera. Grazie
all’impegno dell’allora consigliere federale Christoph Blocher, dell’UDC e di esponenti di altri partiti borghesi, nel 2006 furono accettate dal popolo con quasi il
70% dei voti le leggi sull’asilo e sugli stranieri. Questo avvenimento ha certamente
segnato una svolta nella politica svizzera d’asilo, che l’UDC nei passati decenni
ha sempre cercato di migliorare. Ma dalla destituzione di Christoph Blocher, il
settore dell’asilo va di nuovo alla deriva. Le richieste d’asilo e i relativi costi sono
di nuovo aumentati vertiginosamente; i centri di accoglienza, di transito e di assistenza stanno esplodendo. Nel 2008, in proporzione al numero di abitanti, la
Svizzera ricevuto più richieste d’asilo di qualunque Stato dell’UE, fatta eccezione
per Cipro, Malta e Svezia.17
Ritorno al solito trantran
di nuovo drammaticamente, nonostante che la situazione
politica mondiale non si sia in alcun modo deteriorata. Dal
2008 il numero annuale delle domande d’asilo è aumentato
da 10’000 a 16’00018 – il settore dell’asilo ci costa anno dopo
anno circa un miliardo di franchi. Parecchie richieste d’asilo
provengono ancora da cittadini della Serbia e del Kosovo,
benché in questi paesi la situazione si sia normalizzata, tanto
che il Dipartimento degli affari esteri li ha dichiarati sicuri.
Sempre più rifugiati africani entrano in Svizzera via Italia,
senza essere disturbati da controlli frontalieri.
La grande maggioranza delle persone che chiedono l’asilo in
Svizzera non è costituita da veri rifugiati, bensì da gente che
cerca una vita migliore e condizioni di lavoro più vantaggiose. Molti sfruttano l’aiuto sociale, altri si dedicano ad attività
criminali come il traffico di stupefacenti, effrazioni o passaggio di clandestini. Ciò nuoce alla sicurezza del nostro paese.
Nell’era Blocher, il numero delle domande d’asilo era diminuito in continuazione, grazie a più efficaci misure contro
gli abusi, accelerazione delle procedure, e alla soppressione
dell’aiuto sociale alle persone la cui richiesta d’asilo era stata
rifiutata. Ma da allora le cifre inerenti all’asilo aumentano
46
47
17
Statistiche UNHCR / Ufficio federale della migrazione 2009
18
Ufficio federale della migrazione: statistica dell’asilo 2009
Politica d’asilo
Politica d’asilo
Richieste d’asilo annuali 2000 –2009
Consigliera federale
Ruth Metzler
30’000
Consigliere federale
Christoph Blocher
Consigliera
federale
Eveline
WidmerSchlumpf
25’000
20’000
15’000
domanda d’asilo rifiutando di comunicare la propria identità. Per impedire che i relativi documenti d’identità siano
nascosti o distrutti, questi dovrebbero essere presentati entro due giorni oppure dovrebbe essere credibilmente giustificata la loro assenza. Queste misure dovrebbero contribuire a ridurre le cifre nel settore dell’asilo e i relativi costi,
nonché a limitare il più possibile gli abusi.
10’000
5’000
Lo scandalo dei tribunali e delle commissioni per i
casi sociali
Un ostacolo supplementare a un’adeguata gestione del settore dell’asilo è costituito dagli approfittatori dell’industria
dell’asilo, quali operatori sociali, collaboratori delle opere
assistenziali e giuristi dell’asilo. Questi non mettono alcun
entusiasmo nel risolvere efficientemente i problemi anzi,
sono spesso loro stessi parte del problema. Inoltre, le istanze
giudiziarie aggirano consapevolmente le norme giuridiche
e perfino la volontà del popolo. Da una parte trascinano
per anni dei casi urgenti, dall’altra impediscono consapevolmente l’estradizione di presunti criminali con decisioni
d’asilo precipitose. La ex-Commissione di ricorso sull’asilo
(oggi Tribunale federale amministrativo) ha deciso nel 2005
che la Svizzera non può rimpatriare gli obiettori di coscienza eritrei. I rimpatri dei richiedenti rifiutati devono essere
preparati in modo di evitare dei voli speciali tanto costosi
quanto inutili. Le cosiddette commissioni per i casi sociali
istituite in certi cantoni creano solo confusione e devono
essere abolite.
Procedure troppo lunghe
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Fonte: UFM
Asilanti criminali dalla Nigeria
«In primo luogo vogliamo risolvere il problema dei Nigeriani. L’anno scorso sono quelli
che hanno depositato il maggior numero di
richieste d’asilo – il 99,5% delle quali senza
la benché minima chance di poter rimanere in Svizzera. Non vengono da noi quali
rifugiati, bensì per esercitare delle attività
illegali».
Esecuzione inefficace
La nuova legge sull’asilo permetterebbe peraltro di risolvere
più efficacemente i problemi d’esecuzione, spesso deplorati.
Ma la Confederazione non se ne occupa direttamente, né
tantomeno lo fanno certi cantoni. A farne le spese sono i
comuni, ai quali si delegano i problemi. Molti richiedenti
rifiutati o residenti illegalmente non lasciano la Svizzera e
rimangono qui quali cosiddetti «ammessi a titolo provvisorio». Alcuni abusano della nostra ospitalità fin dal loro
arrivo, rifiutando di comunicare all’autorità sia il loro nome
sia la loro origine, sia l’itinerario percorso per arrivare in
Svizzera. Secondo la legge, non si può più depositare una
Alard du BoisReymond, Direttore dell’Ufficio federale
della migrazione, NZZ am Sonntag, 11.4.2010
48
Le procedure d’asilo durano ancora troppo. In particolare le
numerose possibilità di ricorso e di riconsiderazione hanno
fatto sì che gli asilanti rifiutati possano ritardare per anni
il loro allontanamento e che alla fine non si possano praticamente più rimpatriare. Nell’interesse della garanzia del
diritto – e, dopotutto, anche degli stessi richiedenti l’asilo
– è opportuno accorciare la durata delle procedure d’asilo e
di ricorso. L’UDC esige perciò che possano svolgersi solo le
procedure d’asilo di prima istanza davanti all’Ufficio federale della migrazione, con possibilità di ricorso al Tribunale
federale amministrativo. Dopo la chiusura delle procedure
di prima istanza e di ricorso, è escluso il deposito di una seconda domanda d’asilo o una richiesta di riconsiderazione
fintanto che l’interessato non abbia lasciato la Svizzera.
49
Politica d’asilo
Richieste d’asilo Svizzera e Europa 2009
Paese
Richieste d’asilo
Per 1000 abitanti
Posizioni
Politica d’asilo
L’ U D C
chiede l’applicazione rigorosa e uniforme della legislazione sull’asilo
anche nei cantoni;
Spagna
3’0000,1
Polonia
10’5900,3
Germania
27’6500,3
Gran Bretagna
29’840
Italien
17’6000,6
Francia
41’9800,7
Olanda
14’9100,9
Grecia
15’9301,4
Belgio
17’1901,6
Austria
15’8301,9
è a favore di decreti federali urgenti volti ad arrestare il flusso di rifugiati
dall’Africa;
Svezia
24’1902,6
chiede una sola procedura d’asilo di prima istanza con possibilità
di ricorso, invece dell’attuale complicata procedura d’asilo;
Norvegia
17’2303,6
0,5
Svizzera
Fonte: UNHCR, UFM
esige che i richiedenti l’asilo provenienti da paesi considerati sicuri siano
immediatamente rimpatriati – se necessario mediante l’espulsione
coercitiva;
non accetta che i comuni facciano le spese del lassismo regnante
a livello federale nel settore dell’asilo;
non accetta che si continui ad assicurare l’aiuto sociale a persone colpite
da decreto d’espulsione cresciuto in giudicato;
vuole che si intensifichino i controlli alle frontiere con l’Italia, al fine
di prendere il controllo sulla «strada di Lampedusa»;
combatte le sentenze dei tribunali che eludono la legge sull’asilo
accettata dal sovrano.
La carriera di un asilante criminale
Quattro volte il richiedente l’asilo rifiutato Ramadan M. è stato colto sul fatto per
furto con scasso, arrestato e poi rilasciato.
Da molto tempo dovrebbe essere tornato
in Kosovo. Ma la Commissione sull’asilo
(oggi Tribunale federale amministrativo) ha
stabilito nel 2007 talmente tante condizioni
per l’espulsione dei Rom, che Ramadan M., la
sua compagna, con la quale non è sposato, e
i loro quattro figli rimarranno qui.
Die Weltwoche, 7.10.2010
50
51
Stranieri
Frenare
l’immigrazione
L’economia svizzera ha da sempre bisogno di manodopera straniera. Per questo,
il nostro paese ha sempre accolto gli stranieri generosamente, ma anche in modo
controllato. Questi, da una parte hanno contribuito alla nostra crescita economica,
dall’altra hanno trovato da noi una vita di relativo benessere. Ma adesso la Svizzera sta subendo un’esplosione demografica. Ogni anno da 70’000 a 100’000 persone
arrivano nel nostro paese – e ciò indipendentemente dalla congiuntura economica.
Inclusi i «sans-papiers», i frontalieri e i richiedenti l’asilo, sono ormai oltre i due milioni gli stranieri in Svizzera, ossia il 27,2%. Senza le naturalizzazioni di massa degli
ultimi 25 anni, la quota di stranieri sarebbe addirittura del 34,3%.19
Tutti vogliono venire nella «isolata« Svizzera
difficile o addirittura impossibile il loro rimpatrio. La loro
legalizzazione è da respingere categoricamente, perché farebbe scuola incentivando centinaia di migliaia d’altri a fare
lo stesso. La pressione migratoria causa enormi problemi:
a livello di impieghi, opere sociali, integrazione, sicurezza,
formazione, sanità, infrastrutture, traffico, pianificazione
del territorio e ambiente.
I sondaggi lo dimostrano: diversi milioni di persone vorrebbero volentieri immigrare in Svizzera. Ossia in quel paese che gli avversari dell’UDC e i sostenitori dell’adesione
all’UE definiscono regolarmente isolato e fuori dal mondo.
È curioso come quasi tutti premano per entrare in questo
isolamento: i poveri, che sperano in un miglioramento del
loro livello di vita, i ricchi, che non vogliono farsi spogliare
di tutti i loro averi, le persone in cerca di un lavoro, gli Europei che approfittano della libera circolazione, i rifugiati, i
richiedenti l’asilo e i turisti del crimine. Ed evidentemente,
anche le migliaia di persone che dalla remota Africa trovano senza problemi la strada verso questa Svizzera isolata
e fuori dalla realtà. Sono inaccettabili poi i «sans-papiers»
che risiedono illegalmente in Svizzera , dopo aver di proposito distrutto i loro documenti d’identità per rendere
52
Vale la pena d’immigrare
La Svizzera è uno dei paesi più attrattivi del mondo. L’immigrazione nel nostro paese vale la pena per motivi economici,
politici e sociali. In nessun altro Stato si pagano salari tanto
elevati, si dispone di sistemi previdenziale, sociale, sanitario
e scolastico paragonabili. Poche città si piazzano meglio, per
19
53
Calcoli sulla base delle cifre statistiche UFM/UFS
Stranieri
Stranieri
Ciò però soltanto perché ai cittadini era stato promesso che
gli effetti positivi sarebbero stati nettamente preponderanti
e che, in caso di eccessiva immigrazione, sarebbe entrato in
vigore il contingentamento, grazie a una clausola di salvaguardia. Si era anche detto che soltanto persone in possesso
di un impiego in Svizzera e in grado di mantenersi sarebbero
state ammesse. Chi non adempisse queste condizioni sarebbe stato respinto. Inoltre, gli immigranti rimasti senza lavoro avrebbero lasciato il paese. Nessuna di queste altisonanti
promesse è stata mantenuta. Per gli stranieri disoccupati, le
prestazioni sociali locali sono sovente più attrattive di un
lavoro nel paese d’origine. Molte Svizzere e molti Svizzeri
non trovano un posto di lavoro o devono accettare impieghi
a loro non graditi. Le nostre strutture sono al limite della
sopportazione: strade intasate, mezzi di trasporto pubblico sovraccarichi o classi scolastiche con eccessiva quota di
allievi stranieri ne sono la conseguenza. I terreni edificabili
qualità di vita, di quelle svizzere nella classifica internazionale. La stabilità del nostro sistema politico e in generale la
sicurezza giuridica sono esemplari. I diritti di partecipazione del popolo hanno fatto sì che lo Stato non si sviluppasse
in dimensioni eccessive a spese dei cittadini, come è successo invece all’estero. Le conseguenze sono imposte più basse,
meno tasse e amministrazione più efficiente. In breve, vale
la pena agli stranieri immigrare in Svizzera. Ma va a scapito
degli Svizzeri, se questi non controllano né limitano l’immigrazione.
L’integrazione è possibile
«Gli stranieri che si adeguano e vivono da
noi secondo le nostre regole sono i benvenuti. Ma molti violano le nostre leggi, sono
violenti o criminali. Queste «pecore nere»
nocciono alla Svizzera, ma anche agli altri
stranieri desiderosi d’integrarsi, e devono
essere espulsi dal paese.»
Benessere per gli Svizzeri grazie
all’immigrazione?
«Attenzione: l’economia generale cresce sì,
ma per l’individuo la situazione non migliora. Il suo reddito pro capite rimane invariato.
Perciò sbagliano certi uffici federali quando affermano: «Crescita economica grazie
all’immigrazione». Le cifre non sono infatti
mai calcolate pro capite».
Consigliera nazionale UDC Yvette Estermann, medico e
di origine slovacca, fondatrice del gruppo «Nuova Patria
Svizzera«, Zentralschweiz am Sonntag, 22.11.2009
Rinegoziare la libera circolazione delle persone
La Svizzera potrebbe, fissando dei contingenti, ottenere manodopera dal mondo intero, senza peraltro perdere il controllo sull’immigrazione. Purtroppo, però, la maggioranza
dei cittadini votanti ha votato per l’estensione della libera
circolazione delle persone a 500 milioni di cittadini dell’UE.
scarseggiano e rincarano massicciamente; in certi posti gli
Svizzeri non trovano ormai più un appartamento a prezzo
sopportabile. Questi problemi si accentuano poi fortemente nelle regioni di frontiera. È perciò indispensabile che la
Svizzera disdica l’accordo di libera circolazione delle persone per poi rinegoziarlo: sono indispensabili dei meccanismi
di controllo e di guida dell’immigrazione, al fine di tutelare
gli interessi della popolazione indigena.
Applicare le iniziative sull’espulsione e sui minareti
Le Svizzere e gli Svizzeri coabitano pacificamente con una
quota di stranieri estremamente alta per rapporto al contesto internazionale. E la maggior parte degli stranieri non ha
problemi a rispettare il nostro ordinamento giuridico. Il nostro paese deve esigere dagli immigranti che s’impegnino loro
stessi alla propria migliore integrazione possibile, perché l’integrazione non è un compito dello Stato. È proprio nel loro
Nuove immigrazioni dall’introduzione della libera circolazione
delle persone 2002
170’000
150’000
130’000
Prof. Dr. Reiner Eichenberger, TagesAnzeiger online,
24.11.2009
110’000
90’000
70’000
Fonte: UFS
54
55
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
50’000
Stranieri
Stranieri
interesse che gli stranieri criminali siano puniti severamente.
Chi abusa della nostra ospitalità deve lasciare il paese. Gli stranieri che non si attengono alle nostre leggi e che non si vogliono integrare, devono lasciare il nostro paese. Lo stesso vale
per gli stranieri che ottengono indebitamente prestazioni dalle
istituzioni sociali. L’iniziativa-espulsioni dell’UDC deve essere
applicata senza né se né ma. L’intolleranza non deve aspettarsi
alcuna tolleranza. Le Svizzere e gli Svizzeri, con l’accettazione
dell’iniziativa sui minareti, hanno chiaramente espresso la loro
volontà che da noi valgono le nostre leggi e le nostre regole
del gioco. Il minareto viene considerato un simbolo di potere
e non è accettato. Anche qui bisogna applicare il nostro ordinamento giuridico e la decisione popolare presa democraticamente. Se la Convenzione europea sui diritti dell’uomo lo impedisce, bisogna disdirla e rinegoziarla con una debita riserva.
Quota di stranieri dal 1950 in percento
25
19,3
20
20,3
21,7
La cittadinanza svizzera è ricercata in tutto il mondo. Perché il nostro passaporto offre protezione e molti vantaggi.
La nostra cittadinanza garantisce alle cittadine e ai cittadini
dei diritti popolari e di libertà unici al mondo. Come in nessun altro paese al mondo, le Svizzere e gli Svizzeri possono
non solo eleggere le autorità di comuni, cantoni e Confederazione, bensì anche votare su temi puntuali a tutti i livelli,
come pure lanciare iniziative e referendum. Ciò richiede
al naturalizzando un alto grado di integrità, responsabilità individuale, civismo e conoscenza di almeno una lingua
nazionale. Per questo la naturalizzazione può sempre essere solo l’ultimo, non il primo passo dell’integrazione. La
cittadinanza non è un diritto fondamentale, ma un diritto
politico. Perciò, secondo l’UDC, non esiste alcun diritto
all’ottenimento della cittadinanza, non ha importanza se la
20
UFS 2009 Acquisizione della cittadinanza per tipo di acquisizione 19812009 (PETRA)
21
UFS 2009 Acquisizione della cittadinanza svizzera per precedente nazionalità (PETRA)
Numero di naturalizzazioni per anno
40’000
35’000
14,1
15
naturalizzazione sia concessa dall’assemblea comunale o da
un’apposita commissione. Ma oggi la cittadinanza svizzera
viene letteralmente svenduta. Dal 1991 il numero annuale
delle naturalizzazioni si è più che quintuplicato e raggiunge
quasi le 45’000 unità.20 Il 40% dei naturalizzati è originario
dell’ex-Iugoslavia e della Turchia.21 In altre parole, le autorità hanno tentato di dissimulare i problemi degli stranieri
forzando il più possibile le naturalizzazioni. L’UDC combatte qualsiasi automatismo e il diritto di ricorso nel campo
delle naturalizzazioni. Bisogna prendere delle precauzioni
affinché le naturalizzazioni siano ridotte a un volume ragionevole e conforme alla mentalità e alla cultura svizzere. E,
soprattutto, la cittadinanza svizzera deve di nuovo costare
qualcosa.
45’000
16,4
15,9
Fermare le naturalizzazioni di massa
30’000
9,3
10
25’000
20’000
5,9
5
15’000
10’000
0
Fonte: UFM
2009
2005
2000
1990
1980
1970
1960
1950
5’000
1989
1993
1997
2001
Fonte: UFM
56
57
2005
2009
Posizioni
Stranieri
Stranieri
L’ U D C
esige la rescissione e il successivo rinegoziato dell’accordo di libera
circolazione delle persone con l’UE;
vuole che, in caso di crimini gravi, ai possessori della doppia
nazionalità venga tolta quella svizzera;
chiede la reintroduzione dei contingenti per l’immigrazione e che il diritto di decisione sulla loro applicazione sia competenza del Parlamento;
si oppone a qualsiasi diritto di voto e di eleggibilità per gli stranieri;
sostiene la limitazione a un anno del permesso di soggiorno per i
cittadini UE disoccupati;
esige una stretta e rigorosa applicazione della legge sugli stranieri nei
confronti dei residenti illegali «sans-papiers»;
non accetta alcuna legalizzazione dei residenti illegali «sanspapiers»;
esige che gli stranieri desiderosi di stabilirsi in Svizzera dimostrino di
padroneggiare la lingua nazionale locale. Laddove questa padronanza
non ci sia, queste persone devono frequentare un corso di lingua a
proprie spese;
chiede un rafforzamento del Corpo delle guardie di confine, al fine
di impedire l’entrata di immigranti illegali.
si oppone a qualsiasi ulteriore facilitazione della naturalizzazione e, per
contro, chiede che essa torni anche finanziariamente a costare qualcosa;
si esprime a favore della naturalizzazione in prova, in modo che la cittadinanza possa di nuovo essere tolta a chi delinque;
combatte la naturalizzazione di richiedenti senza permesso di
soggiorno, con un passato criminale o senza conoscenze linguistiche
o analfabeti;
è contraria alla naturalizzazione di beneficiari dell’aiuto sociale o dell’AI,
a meno che questa dipendenza dallo Stato sia da attribuire a un caso
sociale non imputabile all’interessato;
esige dai naturalizzandi una dichiarazione formale di lealtà alla
Costituzione federale e al nostro ordinamento giuridico;
58
59
Esercito
Difesa del paese
quale mandato
primario
La Svizzera difende, con il suo esercito di milizia, il suo piccolo Stato aperto al mondo e
indipendente, da qualsiasi aggressione dall’esterno. La neutralità permanente e armata ha
per secoli difeso l’indipendenza, la pace e la libertà nel nostro paese. L’esercito protegge
la vita e l’incolumità delle cittadine e dei cittadini, le loro proprietà, il loro spazio vitale,
ma anche i diritti della democrazia diretta che fanno di loro l’istanza sovrana suprema.
Un paese che non può o non vuole provvedere esso stesso alla propria sicurezza non è
più sovrano. Gli Stati che affidano ad altri la tutela della propria sicurezza si chiamano
colonie o protettorati. L’esercito è il mezzo estremo per la difesa della nostra libertà. Perciò questo mezzo supremo non deve mai mancare all’appello. L’UDC vuole un esercito
difensivo equipaggiato in modo moderno, ben addestrato, che non aggredisce nessuno
ma difende l’indipendenza e, nel contempo, fa conoscere al mondo la Svizzera quale
Stato affidabile e che contribuisce alla pace. Ma, purtroppo, attualmente l’esercito viene
ridotto in continuazione, indebolito finanziariamente e orientato sull’internazionalità e
sul mercenarismo professionista. Il Consiglio federale, il Parlamento e l’amministrazione
trascurano il proprio paese. E con lui anche la sicurezza del proprio popolo.
Le guerre sono purtroppo una realtà
tiva della situazione mondiale, definire uno scenario realistico della minaccia nel quadro di una politica di sicurezza seria.
Una visione realistica significa considerare le possibilità strategiche di sorpresa e l’imponderabile. I nostri assi di transito
sono d’interesse capitale in questo dispiego di potere per il
controllo delle materie prime e delle vie di comunicazione. La
Svizzera nel centro dell’Europa potrebbe portare a dei conflitti. La violenza religiosa – divenuta visibile con l’estremismo
islamico – non occupa dei territori, bensì delle teste (via Internet). Esiste un’accresciuta minaccia terroristica proveniente da attori non statali o da aggressioni cibernetiche. Le nostre
autorità chiudono gli occhi di fronte al pericolo insito nella
immigrazione selvaggia e nelle naturalizzazioni di massa. Le
crisi finanziarie ed economiche generano avidità – con le cas-
Oggi stiamo vivendo a livello mondiale un cambiamento
radicale strategico delle aspirazioni volte alla conquista e al
mantenimento di potere, che si accompagna a una tendenza
alla creazione o alla scissione di nuovi Stati nazionali. La famosa «pace eterna» fra i popoli è ben lungi dall’arrivare. Al
contrario: le tensioni e i conflitti bellici ai confini delle zone
di benessere aumentano. La violenza e la guerra rimangono i
mezzi privilegiati nella lotta per il potere, per le materie prime o per l’influenza religiosa. Gli interessi nazionali segnano
anche le azioni delle grandi potenze. La tutela autonoma della
sicurezza rimane perciò decisiva per la nostra sovranità quale
piccolo Stato Svizzera. Bisogna, sulla base di un’analisi obiet-
60
61
Esercito
se vuote gli Stati diventano ladri. Perfino fra «amici» si assiste
a dei tentativi di pressione e a dei ricatti contro gli Stati benestanti, quando addirittura non si sfocia in incursioni violente.
Anche se la Svizzera non sarà mai l’obiettivo principale delle
aggressioni oggi immaginabili, delle azioni ostili sono sempre
possibili. La Svizzera ha sempre ancora molto da difendere.
una situazione disastrosa. I problemi erano stati sistematicamente minimizzati dal suo predecessore, dai politici di centrosinistra e dai media. Mancava un’appropriata analisi della minaccia, come pure un mandato realistico. Invece di attenersi ai
collaudati modelli di neutralità, indipendenza, e difesa del territorio, l’esercito è stato trasformato secondo il modello NATO
e adattato ai princìpi della politica di difesa comune dell’UE.
La separazione della formazione dalla condotta ha avuto conseguenze catastrofiche. A livello della direzione del personale
e della logistica regnava il caos più completo. La milizia era
frustrata e si allontanava. A livello di armamento e di condotta, c’erano carenze tali da metterne in forse il funzionamento.
Nel settore informatico sono emerse acquisizioni sbagliate per
l’ammontare di miliardi di franchi, al punto che si è dovuto
pensare a un’azione penale contro i responsabili. Un sistema
di reclutamento inefficace ha minato l’obbligo generale di prestare servizio. Nei corsi di formazione sono venuti a mancare
materiale e veicoli. L’acquisizione degli armamenti non era più
esclusivamente orientata sulle necessità dell’esercito, bensì su
quelle delle aziende federali del ramo. Su pressione della sinistra e dei media, il DDPS ha ritirato le munizioni che i militi
custodivano fino ad allora al proprio domicilio.
Garante dell’indipendenza
«Quando, dopo una lunga giornata di lavoro
a Berna, passo davanti al busto del generale
Henri Guisan nell’atrio di Palazzo federale
Est, sono felice d’incontrare qualcuno del
quale non devo dubitare se sia a favore
dell’indipendenza del nostro paese.»
Consigliere federale Ueli Maurer davanti all’assemblea
dei membri dell’Azione per una Svizzera neutrale
e indipendente ASNI, 10.4.2010
Riforme dell’esercito inadeguate
Per l’UDC la difesa del nostro paese è di fondamentale importanza. Perciò esige un esercito forte e performante, con un
mandato completo, obiettivi vincolanti e una strategia realistica. Oggi siamo purtroppo ben lungi da tutto questo. Non è
possibile rimediare in breve tempo a tutti i danni accumulatisi durante anni ad opera di politici sconsiderati. E oggi sono
proprio quei politici e partiti che con i loro errati concetti
hanno portato l’esercito sull’orlo del precipizio, a criticare il
Dipartimento della difesa. Dagli anni ’90, delle riforme inadeguate come «Esercito ’95», «Esercito XXI» e «Fase di sviluppo
08/11» hanno ridotto il nostro esercito in un pessimo stato,
togliendogli sempre di più qualsiasi prontezza operativa. Le
pie illusioni di sicurezza collettiva nell’ambito delle organizzazioni multinazionali, interventi umanitari e altre azioni di
«mantenimento della pace» sono già durate troppo a lungo.
Inoltre, si è abbandonato sempre di più il mandato di difesa e
il principio dell’esercito di milizia. Parallelamente, si è assistito a un’assurda militarizzazione della politica estera, con pianificazioni d’intervento in Afghanistan, della caccia ai pirati
di fronte alle coste somale o della liberazione degli ostaggi in
Libia mediante un’azione di forza. Questo tipo di militarizzazione non serve a nessuno. Né al nostro esercito, che solo
quale armata difensiva gode dell’appoggio della popolazione,
né alla gente abitante nelle zone di guerra, che desidera un
aiuto neutrale, non ulteriori interventi armati.
Quale futuro per l’esercito?
Il rapporto sulla politica di sicurezza stilato dal Consiglio federale e il rapporto sull’esercito che ne deriva non offrono alcuna
base utile. Perché questi testi sono impregnati di spirito di cooperazione internazionale e di interventismo armato. L’esercito
deve immediatamente tornare alla sua missione primaria, ossia la difesa della sovranità svizzera. Bisogna arrestare le tendenze volte a ridurne gli effettivi, a trasformarlo in un esercito
professionista o a integrarlo nelle strutture della NATO. Le deficienze elencate nella dettagliata lista stilata dal DDPS devono
ora essere rapidamente corrette. La propria capacità di agire
deve sostituire la cooperazione, perché quest’ultima crea sudditanza e conduce ai diktat dei più potenti. Le strutture di condotta e gli stati maggiori devono essere snelliti. L’effettivo dei
militi attivi non deve in alcun caso scendere sotto le 120’000
unità. Una custodia accurata e responsabile dell’arma di servizio da parte del milite è uno degli obiettivi dell’addestramento
militare. La confusione creata dai differenti sistemi di gestione
elettronica dell’esercito deve essere eliminata; questi sistemi
possono soltanto costituire uno strumento ausiliare della condotta, ma non la possono sostituire. Una truppa speciale di
professionisti deve essere pronta ad affrontare la minaccia di
una guerra cibernetica. I mezzi finanziari a disposizione devono bastare a mantenere il «miglior esercito del mondo» a
difesa dell’indipendente e della neutrale piccolo Stato Svizzera.
E il Consiglio federale deve presentare delle varianti del modo
con cui intende farlo.
Analisi di un disastro
Quando l’attuale capo del DDPS, il consigliere federale Ueli
Maurer, è entrato in funzione nel 2009, ha dovuto affrontare
62
Posizioni
Esercito
L’ U D C
vuole un esercito di milizia bene armato e addestrato, con truppe ben
equipaggiate sia di terra che d’aria, per la difesa di una Svizzera
indipendente, libera e neutrale;
chiede al Consiglio federale la formulazione di un mandato dell’esercito,
con chiari obiettivi, fra i quali la difesa del paese deve rimanere il
compito primario;
si oppone alla cooperazione internazionale con la creazione di truppe
professionistiche d’intervento armato all’estero;
vuole per contro un esercito pronto a intervenire quale truppa da combattimento in una difesa del paese tempestiva e adeguata alla minaccia;
esige un’alta prontezza d’intervento differenziata e adeguata alla
minaccia di parti dell’esercito o dell’esercito intero, mediante
un’appropriata organizzazione della mobilitazione;
chiede il ritorno alla valutazione differenziata dell’idoneità nell’interesse
di un autentico obbligo generale di prestare servizio;
è a favore dell’immediata abolizione dell’illegale separazione fra la
formazione e la condotta;
chiede la costituzione di formazioni d’allerta per la protezione di oggetti
particolarmente minacciati;
chiede delle strutture performanti fra Confederazione e cantoni
nell’ambito di un sistema di sicurezza svizzero.
63
Agricoltura
Contadini in buona
salute – Paese in
buona salute
Cent’anni fa c’erano in Svizzera 243’000 aziende agricole, nel 1990 erano 108’000, nel
2010 erano più soltanto 60’000.22 I contadini utilizzano il 36% della superficie nazionale.23 Se si contano anche i boschi, i nostri contadini sono responsabili dei due terzi
dei paesaggi svizzeri. La popolazione sostiene i contadini , assegnando loro importanti
mandati tramite la Costituzione federale e la legge sull’agricoltura. La tutela e il mantenimento dei fondi di produzione devono permettere ai nostri contadini di mantenere o, se possibile, aumentare il nostro attuale grado di autoapprovvigionamento
alimentare, con derrate sane e rispondenti alle richieste del mercato. Questi prodotti di alta qualità devono poter essere offerti sul mercato a prezzi equi e che
coprono i costi di produzione. Ciò è ecologicamente molto più sensato che non
trasportare i prodotti agricoli attraverso interi continenti. Purtroppo oggi il crollo
dei prezzi è drammatico – specialmente per latte e formaggi, ma anche per molti
altri prodotti. Occorre perciò controllare la quantità di latte all’interno del settore
produttivo e senza oneri per i contribuenti. L’UDC vuole fermare l’estinzione delle
famiglie contadine, perché senza un ceto agricolo sano ne va della salute di tutto il
paese.
L’agricoltura quale fattore economico
dei prodotti agricoli. Nonostante tendenzialmente i prodotti alimentari siano rincarati per il consumatore, i contadini
e le loro famiglie hanno in questi ultimi anni dovuto registrare una sensibile diminuzione del loro reddito; non solo,
ma sono anche soffocati dalla burocrazia amministrativa.
Se, oltre al reddito in continuo calo, i contadini devono perdere sempre più libertà imprenditoriale, la loro esistenza è
veramente a rischio.
La Svizzera è sempre ancora un significativo paese agricolo
e anche un considerevole produttore di legno. Le condizioni
per un’agricoltura e una selvicoltura produttive non sono
uguali dappertutto. Anche se l’agricoltura presenta delle
particolarità, essa rimane sempre un’importante elemento
dell’economia globale. Il settore agricolo ha un ruolo considerevole in quasi tutte le regioni del nostro paese. Perché,
oltre alle contadine e ai contadini, sono molti i lavoratori
impiegati nei settori pre- e post-produttivi collegati all’agricoltura, come pure nel commercio all’ingrosso e al dettaglio
64
65
22
UFAG: Rapporto agricolo 2010
23
UFAG: Rapporto agricolo 2009
Agricoltura
Arrestare la marea di prescrizioni
cola 2011, il reddito lordo – la somma di tutte le entrate
dello sfruttamento agricolo – dei contadini diminuirà del
25%. Il ceto agricolo è perciò minacciato nel suo insieme.
Rimangono soltanto le quattro possibilità seguenti: ingrandirsi, specializzarsi, trovare un reddito accessorio o smettere. L’UDC chiede una nuova politica agricola che assicuri ai
contadini la sopravvivenza, ai consumatori alimenti indigeni sani e al paesaggio la manutenzione. L’UDC si oppone
categoricamente alla sottoscrizione di un accordo di libero
scambio agricolo con l’UE.
Le innumerevoli prescrizioni, formulari e controlli ostacolano il lavoro dei contadini e affossano la loro responsabilità individuale. Troppo denaro pubblico confluisce nella
burocrazia agricola, invece di andare a diretto vantaggio dei
contadini. L’agricoltore è uno specialista altamente qualificato della produzione alimentare e deve decidere lui stesso
cosa e come vuole produrre. Il produttore agricolo è un imprenditore, e quindi dispone di libertà delle quali si assume
il rischio. Tocca al mercato, quindi ai consumatori adulti
e vaccinati, pagare le prestazioni prodotte. Il presupposto
per tutto ciò sono naturalmente delle leggi e imposizioni
ragionevoli, che non ostacolano inutilmente i contadini con
restrizioni nei settori dell’edilizia, della pianificazione del
territorio e dell’ambiente..
Il libero scambio agricolo porta alla sparizione dei contadini
«Naturalmente ci battiamo con determinazione contro il sacrificio dell’agricoltura
sull’altare del libero scambio per nulla e
ancora nulla.»
Grado di autoapprovvigionamento in calo
«Il grado di autoapprovvigionamento della
Svizzera cala in continuazione e ha già
raggiunto il 59%. Un motivo sufficiente
per sostenere e promuovere l’agricoltura
indigena.»
Consigliere nazionale UDC Hansjörg Walter, Presidente
dell’Associazione svizzera dei contadini, Neue Luzerner
Zeitung, 19.11.2009
Per un’agricoltura indigena e produttiva
Consigliere nazionale UDC Jean-Pierre Grin,
Conferenza-stampa dell’11.8.2010
L’agricoltura multifunzionale produce, oltre alla produzione di prodotti alimentari e all’occupazione decentralizzata
del territorio, molte prestazioni che non possono essere
misurate in franchi e in centesimi. La nostra agricoltura
produttiva offre il mezzo più efficiente e meno costoso per
la salvaguardia di un paesaggio culturale sfaccettato e
ben strutturato. Nessuno si occupa in modo più accurato
e meno costoso della protezione della natura, di un ceto
contadino performante. Inoltre, i contadini costituiscono
un’importante pilastro del pensiero liberale, dell’imprenditorialità, della collaborazione familiare e della cura del nostro patrimonio culturale rurale. L’UDC s’impegna a favore
di una politica agricola autonoma e per una maggiore sovranità alimentare. Essa vuole che le prestazioni d’interesse
generale prodotte dall’agricoltura siano indennizzate. Essa
esige un utilizzo parsimonioso delle superfici agricole, in
particolare la conservazione sufficienti di aree per la coltivazione a rotazione. Non si accetterà più che si sostituiscano delle aree destinate alla coltivazione con riserve boschive
o ecologiche.
Indennizzare le prestazioni prodotte
Accanto all’approvvigionamento alimentare, il mandato
costituzionale dell’agricoltura esige dai contadini la tutela
dello spazio vitale. L’occupazione decentralizzata del territorio e la manutenzione del paesaggio. Ciò non si può assicurare in base a princìpi dell’economia di mercato. Perciò
i contadini ricevono dallo Stato dei pagamenti diretti. Se
eseguito dai nostri contadini, questo lavoro viene a costare
molto meno che se affidato a degli impiegati statali. Si tratta
quindi di indennizzi per prestazioni d’interesse pubblico. Il
loro pagamento avviene indipendentemente dal fatto che si
tratti di un’attività agricola a tempo pieno o parziale.
Futuro incerto per i contadini
Nel confronto internazionale, questi contadini sfruttano i
loro terreni in modo ecologico e duraturo. Ma la loro situazione si sta deteriorando sotto l’effetto della globalizzazione e dell’apertura dei mercati. Nel peggiore dei casi, con la
conclusione dei negoziati in seno all’OMC, la Svizzera può
trovarsi confrontata con una perdita di reddito pari a tre
miliardi di franchi. Con l’applicazione della politica agri-
66
Posizioni
Agricoltura
L’ U D C
esige dal Consiglio federale che abbandoni immediatamente i negoziati
con l’UE per un accordo di libero scambio agricolo;
esige che la delegazione svizzera escluda dai negoziati dell’OMC
i prodotti agricoli e alimentari, e che si opponga agli obiettivi del
Doha-round;
sostiene il controllo quantitativo di diritto privato da parte dei
produttori di latte, quale misura contro il drammatico crollo dei prezzi;
esige una revisione della legge sulla pianificazione del territorio per
quanto riguarda lo spazio agricolo, al fine di sfruttare in modo completo
e flessibile gli attuali volumi edificati;
s’impegna affinché le già ridotte aree agricole non siano sacrificate a
favore di una rinaturalizzazione dei corsi d’acqua o di un’estensione
delle aree boschive;
invita il Consiglio federale e il Parlamento a prendere delle misure per
incoraggiare lo sviluppo di aziende agricole decentralizzate e multifunzionali, invece di versare dei «premi all’estinzione» alle famiglie contadine;
si oppone alle nuove direttive e prescrizioni in materia di protezione
degli animali, delle acque e dell’ambiente, che causano costi troppo
alti e complicazioni amministrative;
si batte per la sicurezza degli investimenti, nel senso che le costruzioni
e le installazioni realizzate conformemente alle conoscenze più recenti
non devono essere modificate per almeno 30 anni;
sostiene l’aiuto all’allevamento, all’esportazione di bestiame e
all’allevamento di bestiame giovane per rafforzare le aziende agricole,
soprattutto nei territori collinari e di montagna.
67
Formazione
Esigere il rendimento,
sostenere il rendimento
Un’istruzione pubblica di alto livello è indispensabile allo sviluppo e alla prosperità
del nostro paese. La chiave del successo consiste nella capacità dell’intera società di
rispondere a requisiti elevati in termini di risultati e di qualità. La disponibilità all’impegno e l’obiettivo della qualità devono essere chiesti e incoraggiati a tutti i livelli scolastici. Di fronte alle sfide del futuro il romanticismo sociale e l’egualitarismo forzato
sono fuori luogo. La pedagogia lassista e compiacente voluta dalla sinistra è fallita: in
nessun altro ambito della società gli ideologi di sinistra hanno potuto dare libero sfogo
alle proprie idee come è avvenuto nelle scuole negli scorsi decenni. Nessun altro paese in Europa spende così tanto per ogni alunno, eppure si cerca invano la Svizzera ai
primi posti degli studi comparativi internazionali sui risultati scolastici. La pedagogia
antiautoritaria, che non pone limiti chiari nell’educazione, che non vuole più una valutazione del rendimento e che chiede di bandire le differenze tra forti e deboli nel sistema scolastico, ha condotto al caos. Le conseguenze sono: indisciplina, mancanza di
concentrazione, disordine, innumerevoli interventi di pedagogia speciale e massiccio
abbassamento del livello dell’istruzione. Per coronare il tutto, la sinistra vuole limitare
l’influenza dei genitori e aumentare quella dello Stato. L’UDC chiede uno stop immediato alla riforma, un ritorno alla ricerca di risultati elevati nelle principali discipline e
il richiamo alla responsabilità dei genitori.
Le conseguenze di un’errata politica d’integrazione
hanno chiaramente dimostrato che, quanto maggiore è la
percentuale di alunni alloglotti in una classe, tanto più basso è il rendimento scolastico conseguito. Numerosi giovani
di origine turca o balcanica rimangono senza formazione
professionale. Disoccupazione, ricorso allo stato sociale,
violenza e criminalità (giovanile) ne sono le conseguenze.
Da anni l’UDC chiede che ogni bambino conosca la nostra
lingua prima di entrare in una classe regolare..
Un’altra causa di degrado dell’insegnamento pubblico è l’errata politica d’immigrazione, che ha portato a oltre il 50 %
la percentuale di bambini alloglotti in alcune classi scolastiche. Molti genitori non possono assumersi le proprie responsabilità educative perché non capiscono, e non vogliono condividere, la lingua e la cultura locale. Diversi studi
68
69
Formazione
Formazione
Le conseguenze dell’indottrinamento egualitarista della sinistra
«Secondo questa teoria non possono più
esistere bambini più dotati e altri meno dotati,
più intelligenti e meno intelligenti, più veloci
e più lenti ad apprendere, impertinenti e
riflessivi. E poiché la vita non dà e non tratta
tutti allo stesso modo, si abusa delle strutture
e del proprio potere per inculcare nelle menti
indifese dei bambini ideologie che non hanno
niente a che fare con la vita reale e che, come
tutto ciò che è irrealista, ostacolano i nostri
figli nel cammino della vita.»
Scuola primaria: trasmissione di conoscenze invece
di fervore riformistico
La scuola primaria, sotto la responsabilità dei cantoni, è la
base del nostro sistema scolastico. Deve permettere a tutti
gli allievi, indipendentemente dalla loro origine, di familiarizzare con la nostra cultura e le nostre tradizioni. La scuola
primaria trasmette le conoscenze e le abilità primarie. Per
questo occorre tornare agli obiettivi annuali da raggiungere
obbligatoriamente in tutte le discipline, soprattutto nell’ortografia, nella lettura, nel calcolo e nelle scienze naturali.
Il livello secondario deve incoraggiare le capacità manuali
dei bambini intellettualmente meno dotati per dare, anche a
loro, possibili sbocchi professionali. È completamente sbagliato oberare i bambini con due lingue straniere già nella
scuola primaria o farli «sgobbare» già all’asilo. I più piccoli devono imparare in un ambiente protetto a integrarsi in
una collettività più ampia per raggiungere la maturità intellettuale richiesta dalla scuola primaria. Occorre tornare
allo sperimentato sistema del docente di classe. I docenti
devono investire il loro orario di lavoro nell’insegnamento
e non sprecarlo in innumerevoli sedute e lavori amministrativi per lo «sviluppo della scuola». La formazione dei
docenti deve dunque essere adeguata: non devono essere
preparati docenti specializzati ma docenti di classe in grado
di insegnare quasi tutte le discipline nella scuola primaria
e nei livelli intellettualmente meno impegnativi della scuola secondaria. Oggi la maggior parte dei docenti lavora a
tempo parziale e percepisce un reddito annuo variabile.
Per tornare a rendere interessante questo lavoro anche agli
uomini, la scuola deve essere organizzata in modo da garantire impieghi sicuri a tempo pieno. È la popolazione che
sostiene la scuola primaria, alla quale affida i propri figli.
Per questo l’UDC vuole rafforzare l’autonomia degli istituti
scolastici comunali nei confronti dei dipartimenti cantonali
dell’educazione.
Silvia Blocher, ex docente, madre e nonna, Die Weltwoche,
22.7.2010
Esigenze elevate nella formazione professionale
e nei licei
Il sistema duale, che combina l’apprendistato in azienda e
la scuola professionale pubblica, ha dimostrato la propria
validità e deve essere preferito ad altri modelli della formazione professionale. L’UDC rifiuta gli atelier pubblici per gli
apprendisti. Le aziende, che formano apprendisti, devono
beneficiare di agevolazioni fiscali. I contenuti didattici dei
percorsi formativi delle scuole professionali devono essere
definiti in collaborazione con le associazioni di categoria
e rispondere alle qualifiche effettivamente richieste nella
vita professionale. La formazione professionale deve essere
rivalorizzata e i diplomati della formazione professionale
superiore o coloro che hanno superato gli esami professionali superiori devono avere accesso alle scuole universitarie
professionali o alle università stesse se possono dimostrare
di possedere qualifiche eccezionali. I livelli scolastici nei licei devono essere mantenuti elevati; lo Stato deve finanziare una maturità liceale solo agli alunni con ottime capacità
cognitive e la disponibilità all’impegno. Nella formazione
liceale occorre dunque dare maggiore spazio alle materie
matematico-scientifiche e alle scienze economiche.
La mania professorale dell’integrazione
«Una scuola per tutti ha come obiettivo che
tutti gli allievi seguano lo stesso insegnamento indipendentemente dai propri risultati e che i progressi scolastici individuali
siano considerati e valutati in funzione delle
competenze. Gli attuali sistemi di valutazione, basati sui voti, rappresentano invece
uno strumento di selezione e di attribuzione
degli allievi ai diversi livelli, contraddicendo
gli sforzi d’integrazione.»
Scuole universitarie: creazione di valore con
la ricerca di punta
migliaia di studenti stranieri, che alla fine del loro corso di
studio lasciano la Svizzera e mettono le proprie conoscenze
al servizio di un’altra piazza economica. Dagli studenti stranieri occorre dunque pretendere tasse universitarie molto
più elevate, impedendo nel contempo l’afflusso di persone
poco qualificate.
Le università svizzere e i politecnici devono concentrarsi sulla trasmissione di competenze teoriche, sul lavoro
scientifico e sulla ricerca di punta. È necessario che gli
studi offerti si orientino di più sulle esigenze del mercato,
altrimenti non creano valori, ma si limitano a gonfiare lo
Stato sociale. L’UDC non vuole università di massa, bensì università di punta. Le scuole universitarie professionali
sono la spina dorsale della formazione professionale e del
perfezionamento. I loro obiettivi didattici devono essere
concepiti in stretta collaborazione con l’economia e con i
principali esponenti del mercato in specifici settori. Dalle
scuole universitarie professionali deve essere possibile accedere a specifici indirizzi di studio universitario. L’accesso
alle scuole universitarie deve essere permesso a tutti coloro
che dispongono di adeguati diplomi. Tuttavia non è accettabile che i contribuenti svizzeri finanzino la formazione di
Un falegname con un titolo universitario?
Secondo le previsioni delle Accademie delle
scienze entro il 2030 l’apprendistato classico
non esisterà più. Ecco la risposta dell’UDC:
«Questa prospettiva è assolutamente
irrealistica. Il sistema duale adottato dalla
Svizzera ha dato prova della propria validità.
Altrimenti la Svizzera rischia di avere solo
teorici.»
Oskar Freysinger, consigliere nazionale UDC e docente
di liceo, 20 Minuten, 31.8.2009
Spese per anno e allievo
(Spese per anno in franchi)
18’000
16’000
14’000
12’000
10’000
8’000
6’000
4’000
2’000
Fonte: UFS/OCSE La formazione in un colpo d’occhio Blick 2010
70
71
MEX
SLO
POL
HUN
CZE
NZL
POR
ITA
OCSE
GER
FIN
ESP
IRL
FRA
GBR
NED
SWE
DEN
AUT
NOR
USA
CH
0
Elisabeth Moser Opitz, docente di pedagogia speciale
all’Università di Zurigo, Neue Zürcher Zeitung, 30.6.2010
Formazione
Quota di stranieri nelle scuole delle città svizzere in percento
(anno scolastico 2007/ 08)
48,5
50
45,4
40
37,4
36,3
27,1
25,6
28,8
è convinta che un buon livello di cultura generale sia indispensabile per il
successo economico, culturale e intellettuale del nostro paese;
difende il principio secondo il quale l’educazione è fondamentalmente compito
dei genitori e l’istruzione spetta alla scuola;
lotta per mettere fine alla confusione riformista affinché la scuola primaria ritrovi
finalmente la calma e torni a poggiare sul fondamento di valori collaudati
(rendimento, ordine, disciplina ecc.);
esige disciplina e ordine in classe e nel cortile della scuola, nonché sanzioni
efficaci che permettano ai docenti e alle autorità scolastiche di far rispettare le
regole;
23,8
23,5
L’ U D C
si impegna affinché i docenti ricevano una formazione che li renda capaci di
gestire una classe e di assumere la responsabilità dell’insegnamento;
30,7
29,5
30
39,5
Posizioni
Formazione
vuole che le scuole siano dirette sulla base di obiettivi didattici vincolanti
e di risultati da raggiungere nelle principali discipline;
20
ritiene che gli allievi con insufficienti conoscenze linguistiche debbano ricevere
l’insegnamento della lingua nazionale al di fuori della classe;
10
rifiuta l’insegnamento «integrativo» ed esige che i ragazzi con gravi difficoltà
nell’apprendimento o nel comportamento siano formati in classi speciali da
specialisti appositamente preparati;
Friborgo
Bienne
Lugano
Lucerna
San Gallo
Winterthur
Losanna
Berna
Basilea
Ginevra
Zurigo
Svizzera
0
Fonte: UFS
Il perfezionamento e la formazione degli adulti non
sono il compito dello Stato
assunti dal lavoratore stesso. Il costante perfezionamento,
che scaturisce dal personale senso di responsabilità e che
è volto a mantenere le proprie competenze professionali,
deve svolgersi già all’interno del processo lavorativo e non
cominciare solo quando la persona è in disoccupazione. Gli
sforzi e i costi sostenuti per il perfezionamento professionale devono godere di agevolazioni fiscali.
L’apprendimento permanente e la formazione continua sono
oggi indispensabili per il successo professionale. La formazione degli adulti è per principio un compito dell’individuo
e non dello Stato che completa, approfondisce e aggiorna la
formazione scolastica di base acquisita negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. La rapida trasformazione e la durata
ridotta della validità delle conoscenze acquisite esigono un
perfezionamento costante anche dalle persone che hanno
ricevuto una buona formazione scolastica. Si tratta comunque di uno sforzo facoltativo, i cui costi sono generalmente
72
chiede l’introduzione dei voti sin dalla prima classe della scuola primaria;
si impegna affinché l’apprendistato professionale non venga trascurato
a vantaggio della formazione liceale;
vuole che i diplomi rilasciati dalle scuole universitarie professionali siano
orientati alla pratica e riconosciuti a livello internazionale;
si impegna affinché le tasse pagate dagli studenti stranieri per l’iscrizione alle
nostre università e scuole universitarie professionali coprano effettivamente
i costi. Inoltre devono essere inaspriti i criteri di ammissione;
esige che i fondi pubblici messi a disposizione dalla Svizzera per la ricerca
scientifica siano in primo luogo utilizzati a favore delle scuole universitarie
professionali, delle università e dei politecnici.
73
A V S , A D , L P P, I P G , A I
Consolidare le istituzioni
sociali, combattere
gli abusi
Gli Svizzeri hanno uno spiccato orientamento sociale. Sono disposti ad aiutare le
persone realmente malate, andicappate, anziane o disoccupate. Tuttavia, quando
hanno l’impressione che gli abusi prevalgano e gli indolenti si arricchiscano a spese dei lavoratori, giustamente si sdegnano. Nonostante le forti resistenze, l’UDC
ha tenacemente tematizzato gli evidenti abusi sociali. La truffa perpetuata ai danni delle nostre istituzioni sociali deve essere severamente combattuta. Senza una
giusta attribuzione dei mezzi disponibili mettiamo a repentaglio il nostro intero
sistema sociale.
I limiti dello Stato sociale
solido finanziamento! Fintanto che l’economia ha goduto
di buona salute, gli effetti dello straripante Stato sociale
erano mitigati ma, di fronte alle sfide demografiche dell’invecchiamento della popolazione e dell’arrivo in massa di
immigranti non qualificati, la costante estensione delle prestazioni sociali conduce all’impossibilità di finanziare il nostro sistema delle assicurazioni sociali. Il Consiglio federale
prevede che il fabbisogno di nuovi finanziamenti cresca di
14 miliardi di franchi l’anno entro il 2030 se le prestazioni
rimangono sullo stesso livello. Sempre secondo il Consiglio
federale, per mantenere gli oneri sociali allo stato attuale
sarebbe necessario ridurre le prestazioni del 12,2 %.26
Lo Stato sociale in Svizzera è generosamente sviluppato,
ma si avvicina ai limiti delle proprie possibilità. Nel 1950
i costi sociali non raggiungevano i due miliardi di franchi,
nel 1990 hanno toccato i 64.5 miliardi di franchi e nel 2008
hanno superato i 144 miliardi di franchi.24 Lo Stato sociale
sfugge dal nostro controllo ed evolve a scapito delle generazioni future. Nel 1950 – poco dopo l’introduzione dell’AVS
– la Svizzera attribuiva il 7,6 % del prodotto interno lordo
alle istituzioni sociali, nel 1990 la quota era già salita al 19,5
% e nel 2005 ha raggiunto addirittura il 29,2 %.25 Diminuisce il numero delle persone attive chiamate a provvedere
a una percentuale crescente di persone che usufruiscono
delle istituzioni sociali. L’intero sistema assistenziale è minacciato: AVS, assicurazione contro la disoccupazione, previdenza professionale, prestazioni complementari, indennità per perdita di guadagno, assegni familiari, assicurazione
malattie, assicurazione invalidità, assicurazione maternità,
assicurazione infortuni e, come ultima spiaggia, l’aiuto sociale – nessuna di queste istituzioni sociali dispone di un
74
75
24
UST: conto globale della sicurezza sociale
25
UST: conto globale della sicurezza sociale
26
Rapporto del Consiglio federale sull’evoluzione delle assicurazioni sociali e sulla stabilizzazione del tasso degli oneri sociali
rispetto al Pil (2000)
A V S , A D , L P P, I P G , A I
A V S , A D , L P P, I P G , A I
Un principio di politica sociale troppo
spesso dimenticato
«Ognuno assume le proprie responsabilità
e contribuisce secondo le proprie forze alla
realizzazione dei compiti dello Stato e della
Società.»
tuale il fondo AVS si troverà dunque in una situazione critica entro il 2018. Per questo motivo l’UDC s’impegna per
garantire le pensioni AVS anche in futuro. Propone di portare l’età della pensione a 65 anni per le donne e gli uomini.
Anche il meccanismo delle pensioni esige correzioni tecniche che non suscitano contestazioni. D’altro canto, l’UDC
rifiuta qualsiasi aumento delle prestazioni AVS. L’UDC non
si oppone ai pensionamenti anticipati, a condizione che
siano correttamente finanziati dai beneficiari delle assicurazioni. Ma mandare tutti in pensione a 60 anni, come proposto dalla sinistra e dai sindacati, mette al tappeto l’AVS.
L’aspettativa di vita aumenta e occorre tenerne conto. Nel
2012 occorrerà dunque attuare un’ampia revisione dell’AVS
per garantire il futuro.
articolo 6 della Costituzione federale
Garantire la nostra previdenza per la vecchiaia
Tra una decina di anni il costante aumento del numero dei
pensionati rispetto alla popolazione attiva rappresenterà un
problema enorme per il finanziamento dell’assicurazione
per la vecchiaia e per i superstiti. La crescita demografica
è ineluttabile. Senza un cambiamento della legislazione at-
Quota di stranieri nelle opere sociali svizzere
(in percento)
50
45,3
43,2
45
Non sovraregolamentare il secondo pilastro
AI: combattere gli abusi e risanare le strutture
La legge federale sulla previdenza professionale (LPP), originariamente concepita come legge quadro per una soluzione previdenziale indipendente delle aziende, è in assoluto
l’assicurazione più sovraregolamentata di tutto il sistema
sociale. Con un patrimonio investito di circa 600 miliardi
di franchi è indubbiamente necessario imporre regole efficaci, 27 che tuttavia non possono essere così rigide da lasciare la politica costantemente in ritardo sullo sviluppo del
mercato dei capitali. Per questo motivo l’UDC auspica che
dalla legge vengano eliminati dei dati tecnici tra cui l’aliquota minima di conversione o il tasso d’interesse minimo.
La LPP deve essere alleggerita rafforzando nel contempo
la competitività tra gli offerenti di soluzioni previdenziali.
Gli istituti privati di previdenza professionale non devono
neppure essere discriminati rispetto alle assicurazioni pubbliche, nel senso che queste ultime possono offrire prestazioni non finanziate per poi attuare interventi straordinari
di risanamento.
Dal 1960 il bilancio dell’assicurazione per l’invalidità (AI)
accusa un deficit cronico. Dalla creazione di questa istituzione sociale, il legislatore ne ha rimpinguato le casse a più
riprese, ma l’AI spende ogni anno tra 1.2 e 1.5 miliardi in
più di quello che incassa. Il 27 settembre 2009 il popolo
ha approvato di misura una rapida, sesta revisione dell’AI
a livello di uscite, affinché l’aumento dell’IVA rimanga effettivamente limitato nel tempo. La realtà ci insegna che in
passato i finanziamenti supplementari concessi all’AI non
hanno prodotto risultati, lasciando irrisolti tutti i problemi.
Occorre evitare che ciò si ripeta! Il PLR, il PPD, economiesuisse e l’Unione svizzera degli imprenditori, che hanno approvato insieme con la sinistra l’aumento dell’IVA, devono
ora assumersi le proprie responsabilità. Per questo motivo la prima parte della sesta revisione dell’AI deve essere
immediatamente adottata e la seconda parte dovrà essere
27
UFAS: assicurazioni sociali in Svizzera, Prontuario statistico 2010
Evoluzione delle spese sociali in Svizzera 1950 – 2008
(Spese sociali in miliardi di franchi)
160
40
34,5
35
2003: 129,6 Mrd. Fr.
120
30
25
100
21,7
20
80
15
60
1990: 64,5 Mrd. Fr.
10
40
5
20
1950: 1,6 Mrd. Fr.
Fonte: UFS/ Seco/UFM
Fonte: UFS, Conto globale della sicurezza sociale del 2010; i dati attualmente disponibili risalgono al 2008
76
77
2008
2006
2004
2002
2000
1998
1996
1994
1992
1990
1988
1986
1984
1982
1980
1978
1976
1974
1972
1970
1968
1966
1964
1962
1960
1958
0
1956
Quota stranieri
in assistenza
2009
1954
Quota stranieri
in AI
2009
Quota stranieri
in disoccupazione
Ottobre 2010
1952
Quota stranieri
nella popolazione
2009
1950
0
2008: 143,6 Mrd. Fr.
140
A V S , A D , L P P, I P G , A I
La libera circolazione delle persone minaccia l’assicurazione contro la disoccupazione
affrontata prima delle elezioni del 2011. L’AI deve essere alleggerita ogni anno di almeno 4000 pensionati. Inoltre occorrerà svolgere una revisione delle rendite basata sui rischi,
perché alcune nazionalità (paesi balcanici, Turchia) sono
ampiamente sovrarappresentate tra i beneficiari dell’AI.
Anche la scala delle rendite deve essere perfezionata. Nel
sistema attuale chi è inabile al lavoro al 39 % non riceve
alcuna rendita AI, mentre chi ha un tasso d’invalidità del
70 % percepisce una rendita completa. Occorre smettere di
esportare le rendite AI senza adeguarle al potere d’acquisto
locale. Infine non c’è più ragione di privilegiare i beneficiari
dell’AI in termini di rendite per i figli rispetto agli attivi.
Oggi chi percepisce una rendita AI (o un’indennità giornaliera) usufruisce per ogni figlio di un supplemento di rendita del 40 % se non ci sono motivi di riduzione. Un beneficiario dell’AI con due figli riceve dunque 1,8 rendite AI, con
cinque figli ha addirittura diritto a tre rendite AI complete.
Non sorprende dunque che un beneficiario AI con 5 figli
nei paesi balcanici mantenga mezzo villaggio a spese della
Svizzera. Alle rendite per i figli si aggiungono poi gli assegni
familiari. Un altro punto da verificare è l’efficacia dei contributi versati alle organizzazioni per gli andicappati.
L’attuale assicurazione contro la disoccupazione presuppone una disoccupazione strutturale di 100’000 persone.
Tuttavia la libera circolazione delle persone sancita con l’Unione europea fa sì che oggi molte più persone sono in cerca
di un lavoro. La promessa che gli immigranti disoccupati
sarebbero stati fatti rientrare nel loro paese si è dimostrata
vana. Il Parlamento e il popolo hanno dunque approvato
un aumento dei contributi, senza verificare le prestazioni.
In un’ottica di lungo periodo l’immigrazione massiccia
provocata dalla libera circolazione delle persone aumenterà
le pressioni sulla nostra assicurazione contro la disoccupazione. È dunque inevitabile rivedere le prestazioni.
L’aiuto sociale non deve essere una rete
di salvataggio
La libera circolazione delle persone e la crescente immigrazione di manodopera poco qualificata aumentano costantemente gli oneri dell’aiuto sociale in Svizzera. La quota elevata delle persone che percepiscono un aiuto sociale
trasformano la rete sociale nei cantoni, che recepiscono o,
addirittura, superano le direttive della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS), in una
situazione di comodo. Nei comuni e nei cantoni, con una
generosa prassi di aiuto sociale e deboli autorità preposte
all’immigrazione, cresce esponenzialmente il numero dei
beneficiari dell’assistenza. E i tagli agli aiuti sociali decisi
dalle autorità vengono impugnati sempre più spesso davanti ai tribunali. Lo stato sociale ha dunque raggiunto i suoi
limiti. I cantoni sono esortati a strutturare la legislazione
in modo che l’aiuto sociale non possa più essere sfruttato e
abusato. Chi non compie alcuno sforzo per integrarsi e per
lavorare, non deve neppure ricevere aiuti. Occorre fare in
modo che valga ancora la pena di lavorare.
Beneficiari di rendite in libera uscita
Da un verbale redatto dalla polizia comunale
di Zurigo in occasione di un incidente risulta
che il pensionato Fritz Schoch (nome fittizio)
investe per disattenzione la vettura ferma al
semaforo davanti a lui (danno: 500 franchi).
Viaggiava a 5 km/h. La vettura danneggiata
era guidata da Hakan Fenaci (nome fittizio),
di nazionalità turca, anno di nascita 1955.
I tre passeggeri che viaggiavano con lui
sono suoi concittadini. Secondo il rapporto
della polizia, dei quattro occupanti turchi
della Opel tre beneficiano di una rendita AI.
Immediatamente dopo l’incidente la moglie
di Fenaci, che non percepisce ancora una
rendita, lamenta dolori nella zona cervicale. Dopo un trattamento ambulatoriale al
Waidspital il dott. Narsalaam Kusayi (nome
fittizio) la annuncia all’assicurazione per
malattia. Fritz Schoch viene denunciato per
lesioni corporali.
Posizioni
A V S , A D , L P P, I P G , A I
L’ U D C
si impegna per garantire le istituzioni sociali;
si oppone all’aumento delle prestazioni sociali;
esige una visione globale dei diversi sistemi delle assicurazioni sociali per ridurre
le situazioni di sovrassicurazione e gli incentivi controproducenti;
per garantire il futuro dell’AVS chiede che
– l’età della pensione per donne e uomini sia fissata a 65 anni;
– i risparmi accumulati adeguando l’età della pensione per le donne non siano
utilizzati per finanziare un’estensione delle prestazioni;
– sia adottato un nuovo meccanismo di finanziamento che fissi l’ammontare
delle rendite in base ai contributi versati da una classe d’età, per impedire
coperture insufficienti;
si impegna per:
– ridurre il numero dei beneficiari AI di 4000 l’anno verificando le rendite
esistenti, soprattutto tra i beneficiari giovani;
– abolire le rendite AI per i figli e coordinare con gli assegni familiari;
– rivedere le rendite basate sui rischi per le persone la cui rendita AI non poggi
su motivi chiari (ad esempio «dolori somatici»);
– adeguare le rendite pagate all’estero al potete d’acquisto locale;
– rescindere gli accordi di sicurezza sociale con i paesi non cooperativi;
si batte contro la sovraregolamentazione della previdenza professionale
e chiede che i parametri tecnici siano aboliti dalla LPP;
è a favore di una riforma sostanziale delle prestazioni complementari per evitare
incentivi controproducenti;
rifiuta l’assicurazione obbligatoria alla Suva di alcune categorie di aziende;
è contraria all’aumento dei contributi paritari per l’IPG;
chiede il risanamento a livello di costi dell’assicurazione contro la disoccupazione adeguando le prestazioni agli standard dell’OCSE;
si impegna per una correzione verso il basso delle direttive COSAS considerando
nel contempo gli elementi basati sulle prestazioni;
pretende che le statistiche delle assicurazioni sociali facciano finalmente piena
luce sulla nazionalità dei beneficiari;
approva lo scambio di dati tra le autorità,
perché possano emergere gli abusi sociali.
78
79
Salute
Qualità grazie
alla concorrenza
È ormai diventata una consuetudine annunciare ogni anno, a fine estate, il prossimo
aumento dei premi dell’assicurazione malattie. La legge sull’assicurazione malattie
(LAMal), a suo tempo osteggiata dall’UDC, mirava a introdurre un’assicurazione
malattie obbligatoria, uniforme ed estesa all’intero territorio della Confederazione,
per tutti gli abitanti della Svizzera. Dall’entrata in vigore della LAMal i premi si
sono radoppiati – e la tendenza continua.28 L’attuazione di un’assicurazione statale
obbligatoria con offerenti sul libero mercato ha provocato enormi problemi tra
assicurati, fornitori di prestazioni e finanziatori. In poche parole: il nostro sistema
sanitario è malato. Quasi la metà della popolazione beneficia di aiuti per ridurre
l’ammontare dei premi. Questa insensata confusione tra politica sanitaria e politica
sociale provoca gravissime distorsioni e porta all’assurdo l’idea di partenza dell’assicurazione malattie, ossia la protezione contro la povertà in caso di malattia: oggi
non sono più le malattie, ma i premi assicurativi a provocare stati d’indigenza.
Politica senza soluzioni
le figurano oggi prestazioni, che una volta dovevano essere
pagate da chi ne usufruiva. Se un tempo i pazienti privati
partecipavano con i loro onorari al riequilibrio sociale, oggi
questo può essere ottenuto solo con la riduzione dei premi
a spese dei contribuenti. .
Oggi non è più questione di un contratto individuale tra
il paziente e la sua assicurazione, bensì di un catalogo di
prestazioni definito dai politici responsabili delle decisioni. Al posto del medico e del paziente è lo Stato che decide
quale cura sia «efficace», «adeguata» ed «economicamente
sostenibile». Superati dalla complessità della situazione, i
politici non sanno fare altro che allungare continuamente
il catalogo delle prestazioni con sempre nuove e gradite offerte. Ma anche i pazienti, i medici, l’industria farmaceutica
e i produttori di apparecchi sanitari non si tirano indietro
e completano il catalogo in funzione dei propri interessi.
Con il pretesto della «giustizia sociale» nel catalogo ufficia-
80
28
81
UF SP: statistiche dell’assicurazione obbligatoria malattia 2006 e dati chiave
aggiornati dell’UST
Salute
Salute
Aumento dei premi mensili di cassa malati
dall’introduzione della LAMal
(Spese per adulto in franchi)
400
351
350
306
300
280
313 315
323
290
269
245
250
223
200
173
188
197
204
212
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
150
Fonte: Statistica dell’assicurazione-malattia obbligatoria 2009
Il progresso della medicina costa
nuovi studi medici oppure la limitazione delle ammissioni alle facoltà di medicina, neutralizzano la concorrenza e
spostano i trattamenti ambulatoriali dalla medicina di base
ai più costosi ospedali. Gli ospedali pubblici sono finanziati
solo per metà dai premi, pertanto si creano pesanti distorsioni della concorrenza a scapito degli studi medici privati.
Il miglioramento costante dei mezzi diagnostici e terapeutici accelera il processo di guarigione. L’ampio accesso alla
medicina di punta, l’aumento della speranza di vita e il
miglioramento della qualità di vita sono conquiste straordinarie e costituiscono anche un mercato in piena espansione ma, naturalmente, provocano anche l’innalzamento
dei costi, così come l’informazione costante da parte dei
media su salute e malattie, che incrementano il consumo
di prestazioni sanitarie. I cronici scoperti finanziari delle
assicurazioni-malattia hanno origine nel sistema sbagliato
della LAMal. I drastici provvedimenti adottati dallo Stato,
tra cui il controllo dell’offerta con il blocco dell’apertura di
Incoraggiare il senso di responsabilità dei pazienti
I controproducenti incentivi dell’attuale legge sull’assicurazione malattie sono sotto gli occhi di tutti. Un numero
eccessivo di attori nella sanità pubblica non ha alcun interesse a gestire i fondi con la dovuta parsimonia. La LAMal
deve dunque essere oggetto di una riforma dell’economia di
82
Basta con la follia della prevenzione
mercato, imperniandola sugli interessi dei pazienti e non su
quelli di assicuratori, ospedali, cantoni o industrie farmaceutiche. I pazienti vogliono prima di tutto un buon rapporto qualità/prezzo. Per risanare il nostro sistema sanitario
è indispensabile adottare le seguenti misure: incoraggiare il
senso di responsabilità individuale, sviluppare modelli assicurativi su misura con un’autentica partecipazione ai rischi
degli assicurati, offrire assicurazioni complementari per le
prestazioni auspicabili e confortevoli, distribuire chiaramente i compiti tra Confederazione, cantoni e comuni. Gli
iter contorti da seguire per ottenere le sovvenzioni devono
essere snelliti affinché il denaro a disposizione serva ai pazienti in difficoltà e non vada a cementare inutili capacità
ospedaliere. Infine, il catalogo delle prestazioni di base deve
essere alleggerito: non è più accettabile che gli aborti, le terapie a base di eroina, i tagli cesarei non indispensabili per
ragioni mediche o gli interventi per cambiare sesso siano
finanziati dalla collettività. Se i costi del sistema sanitario
nazionale continuano a crescere a questo ritmo, occorrerà
considerare l’abrogazione dell’assicurazione obbligatoria
per aumentare la pressione a favore dei risparmi..
UFSP, UFSPO, UFAS, USTRA, UFV, DSC, SECO, RFA,
CFSL, Fondo di sicurezza stradale, sbu, Suva, assicurazioni
private malattie, Promozione Salute Svizzera, Fondo per la
prevenzione del tabagismo nonché numerosi enti cantonali
e comunali si occupano del nostro benessere. La Confederazione prevede addirittura di aggiungere al già corposo elenco una mega-istituzione. Ogni anno viene speso più di 1.1
miliardo di franchi per la prevenzione. 29 Risultato: prezzi
minimi imposti per l’alcool e divieto di consumare alcoolici durante le manifestazioni sportive, bottiglie di birra
standardizzate, pubblicità limitata, premi di assicurazione
più elevati per le persone obese (si parla di «obesità epidemica »), demonizzazione dei fumatori e problemi di sopravvivenza per i produttori indigeni di tabacco e i gestori
di locali pubblici. Eppure il consumo di alcool e di tabacco
non cessa di diminuire. Invece di affidarsi al buon senso dei
cittadini adulti, gli apostoli della salute vogliono interferire
con le competenze legislative dei cantoni.
29
83
santésuisse: documento di fondo per la promozione della salute
e la prevenzione (2007)
Salute
Salute
Posizioni
Ufficio federale della sanità pubblica – gli
eccessi della burocrazia
Ecco alcuni esempi delle attività lanciate
dall’UFSP con il denaro dei contribuenti:
sesso tra astronauti su manifesti giganti,
divieto di consumare alcolici tra le 21 e le 7,
divieti di fumare sempre più estesi, restrizioni pubblicitarie, trucchi a livello delle riserve
delle assicurazioni malattie per dissimulare
l’aumento dei premi, esasperazione degli
effetti del radon, minimizzazione del consumo di canapa, dichiarazione di non pericolosità per i rapporti sessuali non protetti con
sieropositivi, discriminazione dei soldati con
l’abolizione dell’assicurazione militare, ricorso a un’agenzia pubblicitaria per osteggiare
la medicina complementare.
L’ U D C
auspica che il sistema sanitario nazionale si fondi sul principio della concorrenza,
per garantire un’offerta di qualità in tutto il paese;
chiede maggiore trasparenza in termini di qualità e prezzi delle prestazioni
sanitarie, per accrescere la libertà di scelta e, quindi, il benessere dei pazienti;
chiede un alleggerimento del catalogo delle prestazioni di base e la sua trasformazione in una lista positiva;
si oppone ai tentativi di creare una cassa unica a livello nazionale o regionale;
si impegna nel lungo termine affinché sia eliminata l’obbligatorietà
dell’assicurazione di base per incoraggiare i fornitori di prestazioni sanitarie a
cercare soluzioni economiche; nel breve termine chiede l’abolizione dell’obbligo
contrattuale e il blocco delle autorizzazioni;
Combattere con coerenza l’abuso di droghe
Gli stupefacenti non sono generi voluttuari qualunque, ma
sostanze che, in brevissimo tempo, portano alla dipendenza
e alla distruzione fisica e mentale. L’UDC punta a combattere il traffico di droga, impedire l’inizio del consumo e disintossicare i tossicodipendenti. Le conseguenze finanziarie del
consumo di droghe per la nostra economia sono pesanti:
oggi ammontano già a diversi miliardi di franchi l’anno. 30
L’UDC rifiuta categoricamente la legalizzazione delle cosiddette «droghe leggere», ad esempio hascisc, marijuana, i cui
effetti sono spesso minimizzati. Si oppone anche alla distribuzione da parte dello Stato delle droghe ai tossicomani.
La somministrazione di eroina non conduce i drogati alla
guarigione, bensì rappresenta in realtà un prolungamento
della dipendenza incoraggiato dallo Stato. Infine occorre
intervenire duramente contro la vendita e il consumo di cocaina e delle cosiddette droghe da party.
chiede l’eliminazione immediata del limite superiore stabilito d’ufficio che non
permette la libera scelta della franchigia nell’assicurazione malattie obbligatoria,
impedendo così agli assicurati di determinare individualmente l’estensione della
propria copertura assicurativa e di reagire al massiccio aumento dei premi;
si impegna per un finanziamento del sistema sanitario nazionale da un’unica
fonte (sistema monista);
si impegna affinché le cure palliative siano ufficialmente ancorate nel sistema
sanitario come modello globale di assistenza alle persone affette da malattie
incurabili, mortali o croniche;
si oppone all’attivismo talora settario e nemico della professionalità da parte
della Confederazione nell’ambito della prevenzione e preferisce puntare sulla
responsabilità individuale dei cittadini;
rifiuta la legalizzazione delle droghe.
30
84
Università di Neuchâtel: il costo delle droghe illegali in Svizzera (2006)
85
Politica dei trasporti
I trasporti: il cuore
della nostra
economia
Vie di comunicazione ben costruite e ben tenute, in grado di assorbire il sempre
maggior numero di mezzi in circolazione, sono indispensabili alla prosperità, alla
crescita economica e alla piena occupazione. I mezzi finanziari limitati devono essere impiegati prima di tutto per eliminare gli ingorghi, costruire i principali assi
stradali e provvedere alla manutenzione delle strade. Deve essere salvaguardato il
principio della libera scelta dei mezzi di trasporto. È inaccettabile opporre tra loro i
diversi mezzi di trasporto, il cui sovvenzionamento incrociato deve cessare.
La politica dei trasporti: grande sconfitta
dell’era Leuenberger
Per quindici anni il Consigliere federale socialista Moritz Leuenberger è stato il primo responsabile della politica svizzera dei trasporti
– e l’ha resa la grande sconfitta. Che si tratti
di traffico aereo (sicurezza aerea, accordo
aeronautico con la Germania, miliardi per la
Swiss), di trasporti stradali (regali all’UE per
il transito, ingorghi, traffico nelle agglomerazioni) oppure su rotaie (scoperto di diversi
miliardi nel progetto NFTA, trasporto di merci
non interessante, disavanzi annui di miliardi) – in tutti questi dossier il bilancio dell’era
Leuenberger è tutt’altro che rassicurante.
Finanze: impiego ottimale delle risorse
Il ricavato dell’imposta sugli oli minerali garantisce il finanziamento e la manutenzione della rete viaria nazionale.
I capitali servono alla costruzione e alla manutenzione delle
strade, al traffico motorizzato individuale e ai trasporti pubblici su strada. L’UDC si oppone a una destinazione diversa
dei limitati mezzi disponibili. Combatte i sistemi di sconti e
di nuove tasse e tributi a carico dei diversi utenti dei mezzi di
trasporto. Confederazione, cantoni e comuni sono responsabili della manutenzione e dell’ampliamento dei propri sistemi di trasporto: arbitrarie ridistribuzioni degli oneri e dei
pre-finanziamenti devono essere rifiutate secondo l’UDC. La
crescente criminalizzazione degli automobilisti non serve a
nessuno, ad eccezione delle casse pubbliche. La riduzione dei
margini di tolleranza per il superamento dei limiti di velocità
e il collocamento di radar nel maggior numero di posti possibili – assolutamente irrilevanti per la sicurezza stradale – non
servono a prevenire gli incidenti, ma solo a rimpinguare le
casse dello Stato. D’altro canto, il completo disprezzo delle
regole della circolazione da parte di pirati della strada deve
essere severamente e puntualmente punito.
86
Mobilità: garantire la libera scelta
La mobilità della società moderna viene garantita dalla libera scelta dei diversi mezzi di trasporto (strade, rotaie e aria).
È essenziale per mantenere il livello di benessere di una
società ben funzionante. Le restrizioni alla mobilità (Road
87
Politica dei trasporti
Politica dei trasporti
Pricing, modelli basati sui tragitti, aree protette e soppressione dei posti macchina) oppure i privilegi accordati per
motivi ideologici ad alcuni utenti dei sistemi di trasporto
sono un veleno per la competitività dell’economia svizzera.
Il contribuente chiede alla Confederazione di garantirgli la
mobilità su un alto livello. Il ricavato delle imposte destinate alle infrastrutture per i trasporti deve essere utilizzato
secondo il principio dell’economicità.
ne derivano (modifica della segnaletica, sistemi di gestione
del traffico, fermate degli autobus, zone a traffico misto e
restringimento dei marciapiedi) ostacolano pesantemente
il traffico. Occorrono parcheggi a sufficienza e ben raggiungibili e un minimo di posti macchina per ogni immobile
per permettere alle aziende e agli esercizi commerciali una
duratura creazione di valore e impedire l’inutile traffico alla
ricerca di parcheggi, la cui costruzione deve essere comunque orientata alla domanda. Va quindi soppresso il plafonamento delle autorizzazioni. I rallentamenti e i colli di
bottiglia vanno corretti potenziando le capacità. Solo così è
possibile impedire efficacemente gli ingorghi cronici. I centri urbani devono essere alleggeriti del traffico di transito
con una rete adeguata di circonvallazioni.
.
Strade: garantire un traffico scorrevole
Con il costante aumento della popolazione, la garanzia di un
traffico scorrevole sull’intera rete stradale nazionale riveste
un’importanza fondamentale. Gli imprenditori, gli artigiani, gli impiegati, i pendolari, gli abitanti e i turisti hanno
bisogno di un sistema viario affidabile. La riduzione dello
spazio stradale e le misure tecniche e architettoniche che
Evoluzione delle entrate da multe 1994–2009
Il verde antiquato
«I fuoristrada sono una scoperta dell’ultimo secolo, dichiara il mio collega dei Verdi,
quindi andrebbero aboliti. Sì, però non
mettiamo al bando neppure i Verdi, e anche
loro risalgono all’ultimo secolo. Tra l’altro
sono anche antiquati, altrimenti saprebbero
che i SUV moderni sono veicoli rispettosi
dell’ambiente.»
Ferrovia: consolidare le capacità e i costi
I trasporti pubblici non sono neanche lontanamente in
grado di garantire i trasporti delle persone e delle merci in
Svizzera. L’ulteriore potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria comincia a raggiungere i limiti delle proprie capacità. Prima di procedere a nuove estensioni occorre assolutamente consolidare il finanziamento della manutenzione
della rete ferroviaria. È impensabile aumentare ancora il
grado di sovvenzionamento dei trasporti pubblici a spese
del fondo infrastrutturale per le strade. L’impellente costruzione dell’asse est-ovest deve avere la stessa priorità di quella dell’asse nord-sud. L’ottimizzazione dei tragitti ferroviari
per il trasporto delle persone e delle merci deve essere sintonizzata sugli interessi regionali considerando anche l’aspetto dell’economicità.
Ueli Giezendanner, consigliere nazionale UDC e
titolare di un’impresa di trasporti, al Consiglio nazionale,
29.9.2010
Utilizzo delle imposte sulle strade e sulla circolazione stradale della
Confederazione 2009
(in milioni di franchi)
500
32%
480
460
21%
440
420
5%
400
2%
40%
380
360
340
320
Fonte: Vademecum 1994 –2010 stradasvizzera
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
300
Cassa generale della Confederazione 40%
FTP / Rete ferroviaria
Compiti nel settore stradale Casse cantonali 32%
Fonte: stradasvizzera 2010
88
89
21%
5%
Protezione dell’ambiente / Diversi 2%
Politica dei trasporti
Posizioni
Politica dei trasporti
L’ U D C
rifiuta che la destinazione del ricavato dell’imposta sugli oli minerali
sia ancora una volta modificata a scapito della circolazione stradale;
chiede la fine del sovvenzionamento trasversale della ferrovia con i
fondi destinati alle strade;
si oppone all’aumento o all’introduzione di imposte e tributi che gravino
sul traffico individuale;
si pronuncia a favore della libera scelta del mezzo di trasporto;
si lotta per accelerare il completamento della rete viaria nazionale per
eliminare gli ingorghi e realizzare un secondo tunnel stradale sul San
Gottardo;
chiede un aumento del grado di copertura dei costi nei trasporti
ferroviari;
esige maggiore trasparenza relativamente ai costi originati dai progetti
di infrastrutture;
Traffico aereo: certezza del diritto e riduzione del
rumore
federale è chiamato a negoziare con la Germania un nuovo
accordo sui trasporti aerei che riprenda il regime dei decolli
e degli atterraggi antecedente al maggio 2001 e tenga conto
dei risultati dell’analisi delle emissioni di rumori alla quale hanno proceduto i due paesi. L’attuale ripartizione del
traffico aereo contraddice i principi della pianificazione del
territorio, dello sfruttamento, della tecnica di sicurezza, della politica ambientale e, per finire, della certezza del diritto.
Gli aeroporti svizzeri rivestono un’importanza capitale per
l’economia del paese e meritano condizioni quadro favorevoli. Il progetto PSIA (piano settoriale dell’infrastruttura
aeronautica) e la corrispondente iscrizione nel piano direttore relativo all’aeroporto di Zurigo devono essere definiti
al più presto per garantire la certezza del diritto. Il Consiglio
90
reclama la costruzione delle vie di accesso a nord e a sud del San
Gottardo nonché il completamento della costruzione del tunnel del
Lötschberg (2° tubo) per sfruttare le capacità create con i miliardi
investiti nella NFTA;
pretende la certezza del diritto nel traffico aereo con accordi per noi
accettabili con la Germania e adeguate misure adottate all’interno del
paese.
91
Energia
Elettricità svizzera:
sicura ed ecologica
La popolazione svizzera ha bisogno di un sicuro e sufficiente approvvigionamento
energetico. Gli scienziati e i politici sognano di sviluppare una forma di produzione
che fornisca quantità illimitate di energia pulita ed economica. I sogni possono e
devono mettere le ali alla ricerca scientifica, ma la politica deve fare i conti con la
realtà. L’UDC sostiene una politica energetica che garantisca la massima sicurezza
in termini di approvvigionamento con la maggiore convenienza possibile. Solo così
potremo salvaguardare prosperità, posti di lavoro e tenore di vita. Il fabbisogno di
elettricità deve essere garantito aumentando la produzione interna. L’UDC si oppone all’idea di incrementare l’importazione di energia a scapito del rafforzamento
della produzione indigena. Questa politica comprometterebbe la nostra indipendenza e causerebbe costi supplementari.
92
Colmare immediatamente il deficit energetico
L’importanza delle fonti energetiche fossili
A partire dal 2020 ci troveremo ad affrontare un problema
energetico importante, che diventerà addirittura drammatico dal 2030. Infatti, già dal 2020 è previsto di scollegare dalla
rete elettrica le centrali nucleari di Beznau I e II e quella di
Mühleberg. Entro il 2035, quando scadranno i contratti con
la Francia e se, come previsto, i consumi di energia continueranno ad aumentare, ci mancheranno da 20 a 25 miliardi di chilowattora.31 Tutti concordano sulle cifre del deficit
energetico, mentre diverse sono le conseguenze prospettate.
I socialisti e i Verdi credono di poter colmare questo buco
con misure di risparmio, progressi nell’efficienza energetica e l’utilizzo delle energie rinnovabili. Alcuni ritengono
che la Svizzera possa fare a meno dell’energia nucleare. È
possibile, ma solo se importa energia, se punta su energie
alternative molto più costose oppure utilizzando ancora più
combustibili fossili, tra cui petrolio e gas.
Le fonti energetiche fossili importate, tra cui petrolio e gas,
conservano un ruolo importante nella nostra società. Che
sia per la mobilità nel traffico stradale e aereo, per il riscaldamento o la produzione industriale, noi dipendiamo
dai carburanti e dai combustibili fossili. Se esaminiamo la
questione energetica nel suo insieme, occorrerà imparare a
essere più parsimoniosi con le limitate risorse fossili che ci
rimangono. Il carbone e il petrolio non sono adatti alla produzione di elettricità in Svizzera. Tra l’altro, i giacimenti petroliferi più importanti sono situati in paesi politicamente
instabili, quindi faremo bene a crearci alternative per il futuro energetico. Dopo tutto, anche un approvvigionamento
indipendente di energia è una componente della nostra sicurezza nazionale.
31
93
AES, Axpo, Prospettive energetiche 2035 Ufficio federale dell’energia (UFE)
Energia
Energia
Il fabbisogno energetico continua ad aumentare
rincaro del petrolio produrrà un aumento del fabbisogno
di elettricità. Da qualche tempo il gasolio da riscaldamento
tende a essere sostituito dalle pompe di calore, provocando
un aumento del consumo di elettricità.
Il fabbisogno energetico aumenta costantemente e la tendenza continuerà nonostante i nostri sforzi di risparmio.
Un elevato consumo di elettricità è segno anche di prosperità e benessere. Il nostro obiettivo non può certo essere
quello di abbassare drasticamente il nostro tenore di vita o
di ricadere nell’era preindustriale. Ed è proprio a questo che
ci conduce la nefasta politica energetica della sinistra e dei
Verdi. La sfida consiste nel conciliare le esigenze dell’economia, i bisogni della popolazione e le aspirazioni ecologiche.
Le misure di risparmio nel settore dell’elettricità sono efficaci se hanno un senso e sono opportune per i cittadini di
questo paese, poiché il consumatore privato pensa in modo
economico. Gli apparecchi elettrici sono diventati più efficienti, ma il loro numero cresce in misura esponenziale, soprattutto nelle case private. A ciò si aggiunge che il sensibile
Utilizzare la forza naturale dell’acqua
Per la Svizzera, l’energia idroelettrica rappresenta un enorme vantaggio competitivo e costituisce indubbiamente la
forma ideale di produzione di energia rinnovabile. Lo sfruttamento di questa energia deve essere potenziato, perché
rappresenta una fonte conveniente, indipendente ed ecologica. Ma anch’essa deve fare i conti con i limiti politici
e naturali. Le centrali idroelettriche possono fornire solo
quantità limitate di energia. A ciò si aggiungono le resistenze a livello politico. Di fronte al progetto di costruzione di
una nuova centrale o di innalzamento di una diga (come
nei Grigioni o nell’Oberland Bernese) per aumentare le capacità, si solleva immediatamente l’opposizione. I progetti
sono osteggiati proprio dalle organizzazioni ecologiste. Per
soddisfare il fabbisogno energetico del nostro paese si fa
appello anche alle energie rinnovabili. Entro il 2030 il deficit energetico deve essere colmato con circa 5,4 miliardi di
chilowattora 32, ottenuti al prezzo di massicce sovvenzioni. Il
deficit diminuirà, ma occorrerà coprirne i costi.
Evoluzione del consumo
d’energia svizzero 1960–2009
(in GWh: unità di consumo, Gigawatt/ora)
65’000
Sostituire le centrali nucleari esistenti
60’000
La costruzione di centrali a gas con le loro emissioni di CO2
minerebbe la politica climatica seguita in Svizzera. L’UDC
rifiuta l’idea di introdurre nuove tasse di incentivazione nel
settore energetico, tra cui la tassa sul CO2 o la remunerazione dell’immissione di energia, così come l’utopia della società a 2000 watt. Uno studio rivela che neppure l’apprendista di commercio, il quale abita in un monolocale e rinuncia
alla macchina e ai lunghi viaggi, raggiunge l’obiettivo dei
2000 watt. Non possiamo permetterci di compromettere
l’approvvigionamento energetico della nostra popolazione
per motivi ideologici né di aumentare il prezzo dell’energia
mettendo così in pericolo la nostra prosperità. È molto più
opportuno costruire nuove centrali nucleari e optare per lo
stoccaggio delle scorie in strati rocciosi profondi in Svizzera.
L’ultima parola spetta ai geologi, non all’agitazione dell’una
o dell’altra forza politica. La tempestiva messa in servizio di
nuove centrali nucleari a partire dal 2020 potrebbe colmare
il deficit energetico. Sarebbe assurdo rinunciare a questa soluzione collaudata, dopo che da ormai quarant’anni viviamo senza problemi con le nostre centrali nucleari.
55’000
50’000
45’000
40’000
35’000
30’000
25’000
20’000
15’000
1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2009
32
Fonte: Statistica elettrica svizzera 2009
94
Legge sull’energia art. 1 cpv. 3
Viaggio in Cina invece di società
a 2000 watt
I Verdi amano predicare il contrario di quello
che fanno, come dimostra Ruth Genner,
consigliera municipale di Zurigo, che tuonava contro il rumore degli aerei e chiedeva
la limitazione del traffico aereo. Nell’estate
2010, la fautrice della società a 2000 watt ha
tuttavia deciso di recarsi, a spese dei contribuenti, all’inaugurazione del padiglione
svizzero all’esposizione universale
di Shanghai.
Il futuro delle energie rinnovabili
Oltre all’energia idroelettrica, anche le altre energie rinnovabili rivestono una notevole importanza per il futuro. Ad
esempio la produzione di energia a partire dalla biomassa
riveste un potenziale interessante grazie alla sua neutralità
in termini di CO2. Questa si annovera tra le rare possibilità indigene di produzione di energia rinnovabile. Il legno
riveste un’importanza maggiore perché offre una duratura
alternativa alla produzione di energia e permette di ridurre la nostra dipendenza dalle energie fossili. La produzione di biomassa consente inoltre nuovi sbocchi alla nostra
agricoltura e silvicoltura. Se creiamo interessanti condizioni
quadro, questi settori d’attività possono offrire un contributo non indifferente alla produzione indigena di energia e di
carburanti.
95
Energia
Energia
Posizioni
Il mix d’energia svizzero 2009
4,9%
24,2%
39,3%
L’ U D C
sostiene l’aumento della quota di energia idroelettrica nell’offerta
nazionale di elettricità;
si impegna affinché le vecchie centrali nucleari siano sostituite al
più presto nella loro attuale ubicazione;
rifiuta tasse o tributi nuovi o più elevati che rincarino l’energia;
si oppone alle misure dirigiste dello Stato nel settore energetico;
favorisce il potenziamento della produzione indigena di elettricità;
31,6%
Centrali termiche convenzionali e altre centrali Centrali idroelettriche 4,9%
24,2%
Fonte: Statistica elettrica svizzera 2009
96
vuole mantenere l’offerta attuale di elettricità soprattutto con
l’energia idraulica e nucleare;
Centrali ad accumulo 31,6%
Centrali atomiche 39,3%
favorisce la ricerca e la realizzazione private di progetti nell’ambito
delle nuove energie rinnovabili, tra cui la geotermia, l’energia eolica,
l’energia solare e la biomassa;
chiede che l’approvvigionamento energetico si orienti ai principi
della domanda, dell’economicità, dell’indipendenza, del rispetto
dell’ambiente e delle basse immissioni.
97
Ambiente
Agire invece
di lamentarsi
La conservazione di un ambiente sano è essenziale per noi umani tanto quanto lo
è per la fauna e la flora. Il nostro mondo è esposto al peso di un numero crescente di aggressioni fisiche, chimiche e tecniche. Le contaminazioni con le sostanze
chimiche, le polveri, le radiazioni o i microorganismi possono provocare l’inquinamento del nostro ambiente se superano le forze rigeneratrici della natura. Ciò
concerne in pari misura il suolo, l’acqua, il paesaggio e l’aria, tuttavia non siamo
impotenti di fronte a questi problemi, bensì possiamo agire in modo efficace, se
lo vogliamo.
98
I compiti di una protezione sensata dell’ambiente
Non lasciare ai Verdi la protezione ambientale
La salvaguardia dell’ambiente comprende misure volte a
preservare il nostro spazio vitale. Sono necessari comportamenti umani che servano al mantenimento, al miglioramento ed eventualmente al ripristino della qualità del nostro spazio vitale. Al di là della protezione della natura, dei
monumenti e del paesaggio, un numero elevato di leggi e
regolamenti si occupa del nostro ambiente. Le misure e le
tecniche che evitano i danni sono spesso più efficaci e meno
onerose degli interventi a posteriori. Per l’UDC lo «sviluppo sostenibile» non è uno slogan vuoto, bensì implica il
mantenimento delle capacità rigeneratrici del nostro ambiente per quanto riguarda la protezione, la salute e l’utilità.
L’UDC difendeva già le idee dei Verdi quando questi non
dissimulavano ancora la loro ideologia di sinistra. La protezione dell’ambiente è un’esigenza troppo importante per
lasciarla ai Verdi e ai partiti di sinistra che, invece di affrontare i problemi, preferiscono sfruttarli a proprio vantaggio.
Si dimostrano quindi perpetuamente isterici in merito alla
morte delle foreste, al buco dell’ozono, alle polveri fini, alla
pioggia acida, alla catastrofe climatica ecc., ma non hanno
mai risolto neanche un problema. Le vere soluzioni per
l’ambiente provengono dai progressi scientifici, tecnici e
dell’industria: impianti di depurazione, catalizzatori, bruciatori a scarse emissioni tossiche, filtri antiparticolato,
detersivi senza fosfati, motori diesel e ibridi, biomassa ecc.
Non sono l’aumento dei prezzi, i divieti o i limiti di velocità
a far avanzare la causa della protezione dell’ambiente, bensì
la prosperità, la crescita, la ricerca e il progresso.
99
Ambiente
Posizioni
Ambiente
Obiettivo puntato sulla distruzione
dell’economia di mercato
«Alla base della politica dei Verdi non si
situano le considerazioni ecologiche, bensì
motivazioni puramente ideologiche, che
mirano soltanto allo sfacelo dell’economia
di mercato dei paesi occidentali.»
giungere i loro obiettivi, non puntano su divieti, limitazioni
o rincari, bensì sul buon senso, sulle esigenze dei consumatori, sull’economia di mercato e sulle innovazioni tecniche.
Il socialismo: la più grave catastrofe ambientale
Torsten Mann: Rote Lügen in grünem Gewand, der kommunistische Hintergrund der ÖkoBewegung (Bugie rosse
nell’abito verde del retroscena comunista del movimento
ecologico), Rottenburg 2009
I Verdi non vivono nel verde
I Verdi non vivono nel verde. Abitano in quartieri cittadini alla moda, dove osteggiano la circolazione stradale e i
nuovi progetti edilizi. Sono funzionari negli uffici pubblici,
nelle amministrazioni o nelle alte scuole dei centri urbani,
dove si impegnano per mantenere una maggioranza verderossa. Quando si occupano della salvaguardia dell’ambiente, lo fanno seduti in ufficio, abbozzando progetti cartacei
e lamentandosi di presunte catastrofi. Gli elettori dell’UDC
sono da sempre convinti dell’importanza dell’ambiente e lo
dimostrano non a parole, bensì impegnandosi attivamente
per il nostro spazio vitale. Mentre i Verdi abitano nelle città e
nelle agglomerazioni, l’UDC è consapevole dell’importanza
di salvaguardare la campagna. Le famiglie di contadini coltivano la terra da generazioni, pertanto hanno tutto l’interesse
di trattarla con il dovuto rispetto. Il loro lavoro impedisce
l’inselvatichimento, la desertificazionee l’abbandonodella nostra natura. Sono i sostenitori dell’UDC a impegnarsi
nell’economia e nell’industria per il nostro ambiente, sia nella depurazione delle acque, nella raccolta e nello smaltimento
dei rifiuti che nei trasporti rispettosi dell’ambiente. Per rag-
I Verdi eletti nei parlamenti votano come o peggio dei socialisti. Non c’è da meravigliarsi: alcuni di loro erano in passato membri del partito socialista o comunista. È evidente
che ignorano completamente la situazione ambientale della
Cina. Probabilmente non hanno mai sentito parlare dei residui tossici dell’ex-Unione Sovietica: suoli contaminati, acque inquinate, aria impestata, intere regioni rese inabitabili
dalle radiazioni di centrali di produzione dell’energia vetuste, inadeguate e irresponsabili. Non stupisce, dunque, che,
chi si occupa concretamente di ambiente non voti per i Verdi. Infatti, la peggiore catastrofe ecologica che si è abbattuta
sull’ambiente e di cui subiamo ancora oggi le conseguenze
ha un solo nome: il socialismo.
100
La protezione ambientale come nuova
copertura del socialismo
«Sotto il mantello della protezione dell’ambiente e del clima si cela la più grave ridistribuzione di ricchezza mai conosciuta
dall’umanità, che crea un nuovo ordine
mondiale, volto a limitare pesantemente la
libertà dell’individuo secondo i principi del
socialismo.»
L’ U D C
sostiene le iniziative sensate a favore della salvaguardia, del ripristino
e del miglioramento dello spazio vitale;
punta sulle continue scoperte e conquiste della scienza, della tecnica
e dell’industria per superare i problemi ambientali;
si impegna a favore di misure statali adeguate tra cui la pianificazione
del territorio, la protezione delle acque e dell’aria e una politica
energetica, che favorisca l’energia idroelettrica e nucleare;
smaschera l’isteria ambientale e il turismo ecologico di politici che
difendono i propri interessi, pseudo-esperti semplicistici, partiti politici, organizzazioni e organismi internazionali;
sostiene chi si occupa concretamente di ecologia nell’agricoltura,
nella silvicoltura e nell’industria;
si oppone alla creazione di «parchi naturali» sovvenzionati e sovraccaricati di vincoli burocratici per gli agricoltori, l’industria e il turismo;
chiede che qualsiasi opposizione ingiustificata contro importanti
progetti di infrastrutture implichi il versamento di un indennizzo;
combatte il socialismo perché lo ritiene responsabile delle peggiori
catastrofi ambientali.
Torsten Mann: Rote Lügen in grünem Gewand, der kommunistische Hintergrund der ÖkoBewegung (Bugie rosse
nell’abito verde del retroscena comunista del movimento
ecologico), Rottenburg 2009
101
Mass media
Concorrenza invece
del monopolio
statale
Tra i beni più preziosi di una democrazia si annoverano una stampa libera e indipendente e una sana concorrenza tra i diversi media. Una società di liberi cittadini
può funzionare solo se i mezzi di comunicazione di massa sono completamente
indipendenti dall’influenza statale. Gli organi di stampa ed elettronici devono operare in una situazione di libera concorrenza. Il termine di «servizio pubblico» non
può essere abusato per ogni interferenza dello Stato nel mondo dei media. Devono
essere banditi gli interventi da parte dello Stato, che si tratti di censure, monopoli,
concessioni, sussidi o propaganda. Anche se l’articolo 17 della Costituzione federale
sancisce la libertà dei media, il monopolio statale non cessa di estendersi all’interno
della radio o della televisione. Aumentano così i costi e i tributi imposti, nuocendo
alla molteplicità dei media.
I sussidi statali alla stampa creano dipendenze
Si possono condannare i cambiamenti di abitudine dei fruitori dei media, ma non si può imporre a loro un determinato comportamento. Al tanto deplorato fenomeno della
«morte dei giornali» si contrappongono numerose nuove
testate gratuite e offerte in Internet. I sussidi statali alla
stampa con la partecipazione alle spese di distribuzione devono essere aboliti, perché non rientrano tra i compiti né di
uno Stato libero né della posta, e contribuiscono al mantenimento di un’offerta sovrabbondante di giornali con pochi
lettori e dai contenuti quasi identici. Un lavoro giornalistico
autonomo e indipendente non può esistere senza un contesto in cui la stampa è libera da qualsiasi influenza statale.
La credibilità dei giornalisti ha sofferto perché la maggior
102
parte di loro incensano lo Stato e demonizzano l’economia
privata. Invece di guardare ai governanti con spirito critico,
la stampa si mostra troppo spesso docile di fronte al potere.
Questa obbedienza è accuratamente praticata da un esercito
di addetti stampa all’interno dell’amministrazione federale.
Il terrorismo statale del canone
Al fine di garantire la parità di trattamento tra le diverse
regioni linguistiche, la nostra Costituzione federale prevede
un mandato di prestazioni per la radio e la televisione. I
politici richiamano spesso e volentieri il concetto abusato,
ma ben poco chiaro, di «servizio pubblico», che viene svolto dalla Società svizzera di radiotelevisione (SRG SSR), la
quale incassa quasi 1.2 miliardi di franchi di canoni e riesce,
103
Mass media
Mass media
nonostante ciò, ad accumulare un deficit di 54 milioni.33 Rispetto agli altri paesi europei, la Svizzera riscuote i canoni
più elevati: 280 franchi l’anno nel 1990, 462 franchi oggi.34
Le reti private ricevono il 4 % circa di questi canoni grazie al
modello dello «splitting» e diventano così debitrici nei confronti dello Stato. Vengono quindi mantenute a dimensioni
ridotte e confinate alla propria regione, viene dato loro il
compito dell’informazione e si evita di vederle diventare
competitive. In qualità di affiliata al cento per cento della
Swisscom, Billag riceve ogni anno 57 milioni di franchi 35
per l’incasso del canone obbligatorio e ottiene quindi utili
milionari. Il suo appetito è insaziabile: lo scorso anno Billag ha terrorizzato le piccole e medie aziende, nonostante la
grande maggioranza dei loro dipendenti paghino già il canone a titolo personale. Gli utenti di cellulari e PC e, in futuro, tutte le economie domestiche che non possiedono un
apparecchio di ricezione e non si sintonizzano sulle emittenti di SSR sono vittime della stessa ruberia. Con il canone
per ogni economia domestica viene di fatto introdotta una
tassa sui media. Per difendere meglio gli interessi dei consumatori, in futuro dovrebbe essere l’Assemblea federale, e
non il Consiglio federale, pronto a difendere la SSR, a fissare
l’ammontare del canone.
La legge nefasta sulla radio e sulla televisione
Né la disgraziata legge sulla radiotelevisione (LRTV) né la
relativa ordinanza e revisione parziale hanno creato più
concorrenza, al contrario penalizzano le reti private a favore della SSR, che continua a dominare il mercato. Da un
lato la popolazione deve versare canoni sempre più elevati
per i programmi delle reti pubbliche, dall’altro la SSR attinge abbondantemente agli introiti pubblicitari. Ambienti
vicini alla SSR combattono addirittura contro ciò che resta
del mercato pubblicitario delle reti private locali e straniere,
anche se queste ultime garantiscono numerosi posti di lavoro in Svizzera. Non è accettabile che la SSR spenda milioni
per l’acquisto di film, serie televisive e sitcom che si possono
benissimo ricevere anche da emittenti private. Negli ultimi anni la SSR ha continuamente ampliato il proprio programma e attualmente gestisce 18 emittenti radiofoniche e
8 televisive.36 Ciò impedisce lo sviluppo di qualsiasi mercato
degno di questo nome nei media elettronici. La SSR deve limitarsi a un servizio pubblico valido con informazioni sulla
33
Stima della Confederazione per gli anni 2011-2014
34
UFCOM: Andamento delle tasse di ricezione 1987-2009
35
UFCOM: Distribuzione delle tasse di ricezione 1998-2009
36
104
politica, sulla cultura e sullo sport, considerando le diverse
regioni linguistiche del paese. Per le stazioni radiofoniche
della SSR è opportuno mantenere il divieto di pubblicità,
da estendere anche allo sponsoring. Le emittenti televisive
della SSR devono essere limitate a un primo canale per le tre
regioni linguistiche. I programmi in romancio devono essere, come sinora, trasmessi nella Svizzera tedesca e in quella di lingua italiana. L’opportunità dei secondi programmi
(con sport e intrattenimento) va valutata. Il terzo canale SF
Info nella Svizzera tedesca deve essere abbandonato. Le of-
Il sistema Billag
L’istituto incaricato di riscuotere i canoni di
ricezione della SSR si chiama Billag, appartiene al 100 % alla Swisscom ed è presieduto
dal socialista Werner Marti. Per fatturare i
canoni ai telespettatori e ai radioascoltatori,
la Billag incassa 57 milioni di franchi dalla
SSR. Secondo il registro di commercio, il
mandato della Billag consiste letteralmente
nella riscossione dei canoni radiotelevisivi.
Non c’è che dire: un vero modello aziendale
socialdemocratico!
ferte su Internet non devono essere considerate parte del
servizio pubblico; la SSR non può fare pubblicità online e
deve limitare i propri siti web alle notizie e alle informazioni sulle trasmissioni.
Uno Stato onnipotente grazie al monopolio
Oggi il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti,
dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) decide da solo
e in modo definitivo sull’attribuzione delle concessioni alle
aziende radiofoniche e televisive private. Reti innovative,
apprezzate dal pubblico, garanti di numerosi posti di lavoro spariscono in mancanza dell’autorizzazione da parte di
questa pubblica autorità, mentre altre la ottengono grazie
alla loro compiacenza nei confronti dei consiglieri federali
e agli Stati. Ma neanche queste sono soddisfatte perché, in
cambio di una misera fetta della torta dei canoni di ricezione, sono di fatto assoggettate allo Stato. Ciò crea dipendenze indegne della libertà di espressione e di stampa. Per
questo motivo l’attribuzione delle concessioni deve essere
affidata a una commissione indipendente o, almeno, all’intero Consiglio federale. L’avvenire dei media non passa comunque dai monopoli statali e dai canoni obbligatori, bensì
dalle emittenti private e dalle nuove tecnologie.
Struttura aziendale della SSR
105
Mass media
La sinistra nella stanza dei bottoni della SSR
Le reti radiotelevisive pubbliche dovrebbero in realtà essere al servizio dell’intera popolazione e offrire un’informazione imparziale. Invece la SSR è da anni nelle mani delle
cordate di sinistra e della «sinistra liberale». In mancanza
di una concorrenza, la professionalità e l’equilibrio politico
rimangono al palo. A partire dal 2011 il direttore generale
sarà Roger de Weck, fanatico sostenitore dell’UE e feroce
oppositore dell’UDC. Dal punto di vista dell’orientamento
politico la radio è ancora peggiore della televisione: nella
trasmissione Echo der Zeit le voci di sinistra erano preponderanti oltre i limiti dell’assurdo. E se l’UDC riusciva
ad avere la parola nella trasmissione Arena della televisione
svizzero-tedesca, arrivava l’immediata tirata di orecchi da
parte di Moritz Leuenberger, ex-ministro socialista incaricato dei media. Nei comitati della SSR l’UDC non è praticamente presente. I sondaggi condotti dalla SSR sulle votazioni e sui referendum sono sempre affidati alla società di
un politologo del partito socialista che influenza l’attività
con il proprio pensiero, ad esempio nel caso dell’iniziativa
sui minareti, le cui proiezioni non avevano niente a che fare
con i risultati del referendum.
Posizioni
Mass media
L’ U D C
rifiuta le sovvenzioni statali, dirette o indirette, alla stampa;
si oppone ai monopoli e ai cartelli che penalizzano la libera concorrenza tra
i media;
si impegna a favore di una revisione della disgraziata legge sulla radiotelevisione (LRTV) e per il sistema duale (canoni per le emittenti pubbliche, pubblicità
per i privati);
chiede una drastica riduzione dell’offerta dei programmi della SSR entro dieci
anni, con una rigorosa limitazione al «servizio pubblico» e a un programma
radiofonico e televisivo per regione linguistica, collegata a una corrispondente
riduzione del canone;
si oppone a qualsiasi aumento degli spazi pubblicitari della SSR e all’autorizzazione della pubblicità online per la SSR;
vuole lo scambio linguistico nelle frequenze DAB invece che OUC alla radio;
chiede che la distribuzione delle frequenze OUC sia distribuita tra media privati
e pubblici in una proporzione del 50 : 50;
chiede che la SSR ceda le frequenze e le emittenti radiofoniche non finalizzate
al «servizio pubblico» (ad esempio emittenti specializzate) ai privati;
I socialisti tra di loro
Equilibrio, fair play e imparzialità sono
concetti spesso sconosciuti alla SSR.
Dopo l’approvazione dell’iniziativa-espulsioni del 53 % degli Svizzeri, un solo esponente
dell’UDC è stato invitato il 30.11.2010 alla
trasmissione «Club» per rappresentare
questa maggioranza.
si impegna per l’abolizione della rete in lingua inglese World Radio Switzerland
e per risparmi del 25 % su Swissinfo;
vuole che sia una commissione indipendente o l’intero Consiglio federale ad
attribuire le concessioni ai privati e non il DATEC;
chiede una riduzione del canone di ricezione del 20 %, l’abbandono del modello
dello splitting e la fissazione del canone da parte dell’Assemblea federale;
si oppone alla prevista tassa per economia domestica imposta dalla Billag alle
aziende e ai privati;
esige che i conti della SSR e della Billag siano pubblicati nel rispetto della
massima trasparenza;
vuole che i guadagni in termini di efficienza ottenuti dalla Billag siano restituiti
ai contribuenti sotto forma di riduzione del canone;
esige il divieto dei sondaggi di opinione condotti dalla SSR
per le votazioni e i referendum.
106
107
Cultura
La cultura è una
faccenda della
cultura
Per cultura intendiamo in generale ciò che gli uomini creano con il proprio agire.
Per durare nel tempo, la cultura deve essere coltivata e sostenuta. Proprio uno
Stato liberale e federalista ha il compito di creare un clima propizio al multiculturalismo. Qui non si tratta di difendere e di imporre una cultura «ufficiale», bensì
di uno Stato che può e deve facilitare l’accesso dei suoi cittadini alle istituzioni culturali. È necessario rifiutare la censura, l’assoggettamento e l’esclusione in ambito
culturale, nel contempo deve essere possibile anche una critica aperta. La politica
culturale presuppone che la cultura possa essere promossa dalla collettività con il
sostegno statale alla creazione culturale o con la preservazione e la promozione
della cultura da parte delle istituzioni pubbliche o private (fondazioni, sponsor o
mecenati).
Contro la cultura statale
Per l’UDC la cultura non è una prerogativa né della Confederazione né dei cantoni o dei comuni. La cultura è una
questione di cultura. La cultura sostenuta dallo Stato corre
sempre il rischio di privilegiare lo spirito del tempo, effimero per natura, invece di creare valori più profondi che
trascendono l’attualità e le mode. La politica culturale dello
Stato può dunque avere al massimo un carattere suppletivo.
Il sostegno pubblico a un progetto implica inevitabilmente
la discriminazione di tutti gli altri. Il mecenatismo privato o lo sponsoring sono meglio indicati per consentire il
pluralismo. Per questo motivo le fondazioni culturali e le
donazioni private devono ricevere aiuti mirati e godere di
agevolazioni fiscali. La politica culturale dello Stato implica
spesso che chi decide a livello politico, incoraggi soprattutto quella cultura che gli è politicamente più favorevole. In
cambio, numerosi protagonisti della scena culturale, privi
108
delle necessarie conoscenze specifiche, si lasciano coinvolgere dai partiti di sinistra nelle campagne politiche, negli
slogan e nei comitati elettorali. Si creano così situazioni di
intrallazzi e di corruzione: la politica di sinistra sostiene la
cultura di sinistra, e viceversa.
109
La fondazione Schweizer Musikinsel Rheinau
La fondazione Musikinsel Rheinau, costituita
nel 2009 grazie al finanziamento dell’exconsigliere federale Christoph Blocher,
rappresenta il frutto dell’iniziativa personale
e non della cultura ufficiale. Grazie a una
dotazione privata di 20 milioni di franchi, a
partire dal 2013 sorgerà in un antico convento un centro di eccellenza per la musica
in Svizzera che sosterrà le opere musicali di
giovani e adulti.
Cultura
Primato dei cantoni
Secondo la Costituzione federale, la cultura è competenza dei
cantoni. Il popolo ha bocciato a due riprese, nel 1986 e nel
1994, la proposta di ancorare nella Costituzione un articolo
sulla cultura (articolo sulla promozione della cultura), ma
nel 1999 si è approfittato della revisione della Costituzione
per inserirlo di soppiatto. Con questo metodo discutibile la
Confederazione si è arrogata il diritto di immischiarsi sempre più nelle creazioni culturali. La politica culturale della
Svizzera dovrebbe invece tenere conto delle strutture federaliste e decentralizzate del nostro paese. In primo luogo, la
responsabilità della promozione culturale spetta ai cantoni
e, eventualmente, ai comuni e non alla Confederazione. Infatti, la promozione culturale per il cantone dei Grigioni con
le sue tre lingue implica compiti molto diversi rispetto ai
cantoni di Basilea Città o di Ginevra. La politica culturale
non deve puntare all’omogeneità, bensì alla diversità. Non
deve essere assoggettata al dirigismo culturale dell’UE, bensì favorire la coesione tra le regioni linguistiche del paese e
proteggere le minoranze. Lo Stato deve avere solo un ruolo
sussidiario nei confronti dell’iniziativa e della promozione
da parte dei privati.
Gli artisti di Stato coccolati
Pipilotti Rist, l’artista di Stato prediletta
dai burocrati della cultura, ha diritto a una
rendita vitalizia dalla Pro Helvetia. La Fondazione culturale ha sostenuto anche Christoph
Büchel per la sua messa in scena pornografica
«Raum für Sexkultur» presentata a Vienna.
Il registra Mike Eschmann ha ottenuto, dalla
sezione Cinema dell’Ufficio federale della
cultura, 565 000 franchi per il suo «Breakout»,
film misogino e apologetico della violenza.
Troppi protagonisti nella politica culturale
Nell’ambito della politica culturale esistono oggi, a livello
federale, troppi protagonisti. L’Ufficio federale della cultura
formula la politica culturale, prepara i decreti e coordina o
finanzia la promozione istituzionale del cinema, della letteratura, della conservazione dei monumenti, della diffusione della cultura ecc. La Fondazione Pro Helvetia, con un
budget annuo di quasi 24 milioni di franchi, viene interamente finanziata dalla Confederazione. Nell’ottica di uno
snellimento delle strutture e l’eliminazione dei doppioni è
opportuno integrare la Pro Helvetia nell’Organizzazione
della promozione dell’immagine nazionale. È necessario
accompagnare questa fusione con una sostanziale riduzione dei fondi e concentrare le missioni su un numero limitato di ambiti. Il centro di competenza per la politica culturale estera è stato creato nel 2004 nella sua forma attuale
e deve sostenere, con un budget di 1.5 milioni e 10 collaboratori, progetti culturali finalizzati alla promozione della
pace e all’affermazione dei diritti umani. Presenza Svizzera,
organizzazione lanciata nel 2000, ha come obiettivo quello
di promuovere l’immagine della Svizzera su scala internazionale e di affermare il suo pluralismo e la sua attrattiva.
L’organizzazione dispone attualmente di un budget di circa
11.5 milioni di franchi. 37 Per la partecipazione della Svizzera alle esposizioni universali dispone tuttavia di budget
supplementari. La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) utilizza una parte del suo budget per promuovere la cultura locale nelle regioni in cui interviene come
strumento di sviluppo e per diffondere la «cultura del sud»
in Svizzera.
Snellire l’organizzazione
Considerando il numero elevato di organi e istituzioni che
operano in ambito culturale non stupisce che si creino doppioni e conflitti di competenza. Eppure l’Ufficio federale della cultura avrebbe in realtà la competenza esclusiva nell’ambito della politica culturale della Confederazione. Per questo
motivo gli organi e le mansioni della politica culturale devono essere alleggeriti. La politica culturale della Confederazione deve concentrarsi su un’unica unità amministrativa,
il cui campo di attività dovrebbe essere definito con precisione. Nella promozione cinematografica, che dispone attualmente di 47 milioni di franchi , prevalgono spesso una
scarsa trasparenza e un regime di nepotismo. È giunta l’ora
di privilegiare l’obiettivo tangibile della qualità invece delle
relazioni personali. La promozione linguistica deve limitarsi rigorosamente al mandato costituzionale: le nostre lingue
nazionali devono essere vissute, non gestite da funzionari.
Anche nell’ambito delle biblioteche e dei musei devono essere eliminati i doppioni.
Posizioni
Cultura
L’ U D C
esige nella politica culturale il rigoroso rispetto del principio di
sussidiarietà, perché la Confederazione può operare solo in un ruolo
complementare ai cantoni;
vuole che la politica culturale a livello federale si limiti alle questioni
centrali;
aspira a una coerente centralizzazione, in un’unica unità
amministrativa, degli organi e dei compiti nella politica culturale
della Confederazione;
chiede la promozione mirata e importanti sgravi fiscali o la completa
esenzione per le Fondazioni culturali private e le donazioni, nonché
sgravi fiscali per la costituzione di fondazioni;
si impegna a favore di uno snellimento della burocrazia culturale,
mal gestita e distribuita tra i vari dipartimenti, per rispettare lo spirito
della Costituzione e per una massiccia riduzione dei fondi;
chiede, nell’interesse del nostro paese, la creazione di un’organizzazione che sostituisca Pro Helvetia e Presenza Svizzera, da integrare
nell’Organizzazione per la promozione dell’immagine nazionale;
privilegia la protezione dei monumenti e del patrimonio svizzero
invece di versare miliardi di franchi in aiuto dell’Europa orientale;
rifiuta l’interferenza della politica culturale con progetti che abbiano
altri obiettivi, tra cui la «promozione della pace», i «diritti umani»
o «l’integrazione»;
condanna il sostegno accordato dallo Stato a progetti misogini,
pornografici o apologetici della violenza.
37
110
Consuntivo (della Confederazione) 2009
111
Sport
Movimento per il
corpo e la mente
La parola «sport» deriva dall’inglese «disport» e significa divertimento. Designiamo
con questo termine le attività fisiche che vanno al di là della normale attività quotidiana, allenate in modo mirato e misurabili nel quadro di competizioni sportive.
L’attività fisica deve apportare piacere, benessere e voglia di superare i propri limiti.
È tuttavia anche un importante strumento per conservare la salute fisica e mentale.
L’UDC è il partito dello sport e sostiene sia quello praticato a livello amatoriale sia
quello di punta. Entrambi dipendono l’uno dall’altro: tutti gli sportivi d’elite hanno
cominciato la propria carriera in associazioni sportive locali come giovani di particolare talento. Lo sport amatoriale beneficia del forte richiamo esercitato dagli idoli
sportivi.
Le associazioni sono la base dello sport amatoriale
In Svizzera, le associazioni sportive sono la base dello sport
amatoriale. Migliaia di associazioni con milioni di soci forniscono un contributo notevole al benessere della società.
Sono indispensabili per la trasmissione di valori, come il
raggiungimento di un obiettivo nel rispetto dell’avversario.
Mentre i politici di sinistra e i lavoratori sociali parlano soprattutto di integrazione, tolleranza, opportuni programmi
occupazionali, migliaia di allenatori sportivi e membri di
comitato forniscono il loro contributo concreto. Lo fanno,
spesso, a titolo volontario, senza alcuna remunerazione. Alcune associazioni sportive sfruttano i propri impianti senza
sovvenzioni statali, mentre altre fanno un uso intelligente
delle infrastrutture esistenti nelle scuole. Lo sport supera
tutti gli ostacoli sociali, perché il talento e il risultato sono
qualità universali che non dipendono dall’origine del sin-
112
golo. Molte associazioni sportive contribuiscono alla prevenzione e alla riabilitazione, in quanto offrono allenamenti finalizzati ad alleviare i problemi di salute e si rivolgono
alle persone che soffrono di un handicap.
113
Lo sport per il movimento, il relax
e la natura
«Devo muovermi, altrimenti divento nervoso
e insopportabile. Lo sport è molto importante
per me. Devo uscire nella natura, fa parte del
piacere. Lì ritrovo la calma e riesco a rilassarmi. Per questo vado volentieri in bicicletta da
solo oppure pratico lo sci di fondo. Lo sport è
per me movimento, natura, calma e relax.»
Ueli Maurer, consigliere federale UDC e «ministro dello
sport», rivista della Coop, 27.4.2010
Sport
Importanza dello sport scolastico
Fair play al posto di doping e violenza
Le lezioni di sport date da maestri competenti all’interno
delle scuole servono a trasmettere agli allievi il piacere e il
gusto della resistenza, del movimento e del gioco. La lezione
di educazione fisica nelle scuole riveste un’enorme importanza e costituisce una componente irrinunciabile della formazione dei bambini e dei giovani; tre ore settimanali obbligatorie di sport nella scuola obbligatoria sono il minimo
indispensabile. Lo sport praticato a scuola, infatti, coinvolge
tutti i bambini, li stimola a un’attività fisica differenziata e
offre un’alternativa alla tradizionale lezione in classe. Durante la lezione di educazione fisica gli allievi sviluppano
il senso della concorrenza pacifica, dello sforzo individuale
nell’intento di raggiungere un obiettivo comune. L’energia
fisica e l’eventuale aggressività possono così dissiparsi e gli
allievi conquistano il gusto della pratica di un’attività sportiva extrascolastica.
I fenomeni di violenza durante le importanti manifestazioni sportive e gli scandali del doping sono tanto più disdicevoli perché danneggiano l’immagine dello sport. Gli sportivi hanno infatti un ruolo di modello, pertanto hanno una
responsabilità nei confronti dei loro fan. L’UDC è a favore
di interventi severi contro la violenza negli e attorno agli
stadi, all’interno dei quali sono soprattutto gli organizzatori che si assumono la responsabilità della manifestazione.
Purtroppo nello sport di punta il fair play e l’onestà non
sono sempre rispettati: per alcuni, lo sport di punta è teatro
di colpi bassi che servono a guadagnare rapidamente parecchio denaro. Accettando di doparsi, gli sportivi di punta
traviati ingannano gli avversari, falsificano la competizione
e imbrogliano il pubblico. L’UDC favorisce un intervento
severo contro gli sportivi dopati affinché lo sport rimanga
un’attività pulita e gli sportivi continuino a far sognare.
Promozione dello sport d’elite
La Svizzera conta numerosi talenti sportivi. I risultati ottenuti dagli sportivi svizzeri, individualmente o all’interno di
una squadra, sono riconosciuti anche a livello internazionale. Nel complesso, il nostro sistema di sport di punta è
ben organizzato. I talenti sportivi devono essere favoriti con
un’offerta formativa che permetta di conciliare la vita scolastica e professionale con la formazione sportiva. Le grandi
manifestazioni sportive agiscono sul paese come elementi
unificatori e catalizzatori. Questo vale in particolare per i
successi ottenuti dagli sportivi di punta nelle competizioni
internazionali. L’intero paese è rappresentato nelle prodezze dei nostri portabandiera, il che rafforza il senso di coesione della Svizzera.
Lo sport di competizione svolge un ruolo
esemplare
«Lo sport di competizione e di punta ha
una funzione di modello sullo sport amatoriale. Con un notevole impegno di tempo
i nostri atleti si allenano nel proprio sport
con l’obiettivo di ottenere un buon risultato
nelle gare. Per questo hanno bisogno del
sostegno delle loro associazioni sportive,
dei loro fan e degli sponsor del mondo
economico. In una società liberale neppure
lo sport di resistenza o di punta deve essere
compito dello Stato.»
Adrian Amstutz, vicepresidente dell’UDC e consigliere
nazionale, membro del comitato esecutivo di Swiss
Olympic, 10.10.2010
Posizioni
Sport
L’ U D C
sostiene lo sport amatoriale e di punta, ribadendo che il volontariato
e l’impegno privato devono prevalere mentre gli aiuti statali devono
rimanere sussidiari;
è a favore delle lezioni di educazione fisica nelle scuole e di un’offerta
formativa e professionale che promuova i talenti sportivi;
attribuisce allo sport di punta e ai grandi eventi sportivi una notevole
valenza sociale ed economica;
rifiuta la confusione tra politica dello sport e altri progetti a carattere
sociale tra cui la «garanzia della pace», i «diritti umani»
o «l’integrazione»;
approva la nuova legge federale che promuove la ginnastica e lo
sport, a condizione che lo sport non diventi uno strumento della politica sociale della sinistra, mescolandosi con la lotta contro la violenza,
l’apprendimento dell’etica, la prevenzione della violenza, la promozione dell’uguaglianza, ecc.;
chiede che i costi supplementari generati dall’applicazione della
legge che promuove la ginnastica e lo sport siano compensati da una
riduzione delle spese della Confederazione nei programmi di
prevenzione;
si impegna per un atteggiamento intransigente contro gli hooligan
e gli sportivi dopati.
114
115
L’e s s e r e u m a n o a l c e n t r o
Insieme invece che
l’uno contro l’altro
Le diverse generazioni dipendono da sempre le une dalle altre. La convivenza delle
diverse generazioni, piuttosto che la loro opposizione, rivestirà una notevole importanza anche in futuro. Un domani sostenibile in una società stabile è possibile solo se
anziani e giovani riconoscono di essere complementari gli uni agli altri. La coesione
tra le generazioni è fondamentale per la stabilità della nostra società. L’isolamento
e l’abbandono rendono le persone spesso infelici, sofferenti o, addirittura, malate,
mentre in presenza di altre persone, sia in famiglia sia in altre comunità abitative,
nella cerchia di amici o all’interno di associazioni, trovano un senso di protezione,
sicurezza e serenità. L’UDC sostiene la ricerca della felicità da parte dell’individuo
nelle diverse forme della convivenza. Tuttavia queste decisioni devono essere prese
con senso di responsabilità: lo Stato non può essere chiamato a rispondere dei fallimenti nei progetti di vita dei suoi cittadini.
Rafforzare la famiglia
La famiglia continua a essere il fondamento della nostra società. I genitori e i figli meritano una particolare protezione
e il riconoscimento da parte dello Stato e della società. I genitori o le famiglie monoparentali sono responsabili dell’educazione e della crescita dei propri figli, ai quali hanno il
dovere di offrire protezione e dedizione. È così che i bambini apprendono l’aiuto reciproco e l’attenzione per l’altro
nonché la capacità di gestire i conflitti. Lo Stato si immischia sempre più nell’educazione dei bambini, anche quando le cose funzionano, e paga gli asili-nido ai genitori che
non ne hanno finanziariamente bisogno. L’UDC si oppone
fermamente alla «professionalizzazione» dell’educazione
e alla generalizzazione del modello delle mamme diurne,
che equivale a una deresponsabilizzazione dei genitori. Con
la sua iniziativa a favore della famiglia l’UDC chiede che i
116
genitori, i quali si occupano personalmente dei propri figli,
beneficino delle stesse agevolazioni fiscali di cui godono coloro che affidano i propri figli a terzi.
117
Custodia dei bambini: autorizzata dallo Stato?
Nel suo progetto di ordinanza per la custodia di
bambini complementare alla famiglia, il Consiglio
federale ha voluto introdurre l’autorizzazione obbligatoria per le persone che si occupano della custodia. In base a questo sistema i genitori avrebbero
dovuto ottenere dallo Stato un’autorizzazione per
mandare i propri figli in vacanza dal padrino oppure
far trascorrere loro un weekend presso una zia.
Solo l’indignata opposizione durante la procedura
di consultazione ha fermato questa inconcepibile
intromissione dello Stato nell’educazione dei figli.
L’e s s e r e u m a n o a l c e n t r o
Non discriminare le persone sole
Per anziani attivi
Quasi la metà delle nostre famiglie è costituita da persone
sole. Non importa se questo modo di vita sia frutto di una
libera scelta o sia stato imposto dal destino: secondo l’UDC
lo Stato non può né discriminare socialmente le persone
sole né chiamarle ingiustamente a pagare. I single contribuiscono alla collettività in quanto finanziano le infrastrutture
destinate alla famiglia, ai bambini e alla formazione, senza
beneficiarne direttamente. Tra l’altro sono spesso dei buoni
consumatori e prestano così un importante contributo alla
nostra economia. L’UDC si oppone ai tentativi di beneficiare ancora di più della solidarietà delle persone sole.
Il nostro paese conta oggi 1,9 milioni di beneficiari di rendite AVS. 38 Dopo aver dedicato tutta la vita al lavoro, i nostri
anziani hanno diritto a un adeguato livello di benessere, alle
cure mediche e, se necessaria, a una sufficiente assistenza.
La generazione più anziana deve poter partecipare alla vita
sociale e vivere in modo indipendente, fino a quando le
forze psichiche e fisiche lo consentono. I limiti di età devono dunque rimanere il più possibile flessibili. L’UDC dedica la massima attenzione alla sicurezza delle prestazioni
di vecchiaia maturate e si impegna affinché le casse malati
sostengano in modo finanziariamente adeguato anche le
cure a domicilio. Le case di riposo devono essere costruite
in modo tale che i residenti si sentano vivi e possano incontrare altre persone. Ognuno ha il diritto di invecchiare e
morire dignitosamente.
Uomo e donna come partner
L’uomo e la donna sono partner con gli stessi diritti e gli
stessi doveri. Devono trovare una forma di vita che corrisponda alla propria situazione e ai propri progetti e ripartirsi i compiti in modo che nessuno, in primo luogo i figli,
sia penalizzato. Gli uomini e le donne devono impegnarsi
insieme, non l’uno contro l’altro. La ripartizione dei compiti non deve essere decisa in funzione del sesso, bensì delle
attitudini di ciascuno. Gli stessi diritti e la stessa retribuzione per gli uomini e le donne che svolgono lo stesso lavoro
sono scontati per l’UDC. Questo obiettivo non sarà raggiunto né dagli uffici federali per l’uguaglianza fra donna e
uomo né da altre disposizioni burocratiche o dalla «lotta tra
i sessi». Per questo motivo l’UDC si oppone a questa tendenza egualitarista e punta sull’impegno responsabile dei
partner all’interno della famiglia, della società, nella professione e in politica.
Posizioni
L’e s s e r e u m a n o a l c e n t r o
L’ U D C
si oppone alla crescente interferenza dello Stato sulle famiglie e sui
figli;
chiede che le famiglie che si occupano personalmente dei propri figli,
non siano fiscalmente discriminate;
rifiuta la generalizzazione dei sussidi federali anticostituzionali a
favore della custodia dei bambini complementare alla famiglia;
riconosce all’uomo e alla donna la parità di diritti nella professione
e in politica;
chiede l’abolizione degli uffici federali per l’uguaglianza fra donna
e uomo e altri servizi pubblici superflui che vogliono regolamentare
la vita privata da parte dello Stato;
considera l’educazione dei figli compito primario dei genitori;
vuole che le strutture per la custodia dei figli durante il giorno siano
offerte in presenza di una reale necessità e il loro finanziamento sia
assicurato soprattutto dai privati;
I nostri giovani – il nostro futuro
sostiene le possibilità di formazione e perfezionamento per i giovani
nonché il lavoro svolto dalle associazioni per i giovani;
Per il loro sviluppo psichico, i bambini piccoli hanno bisogno di una persona di riferimento. Le istituzioni dello Stato,
tra cui i nidi o le mense, non possono e non devono sostituire l’amore e l’attenzione dei genitori. L’educazione dei figli
è responsabilità dei genitori dalla nascita sino al raggiungimento della maggiore età e non può essere semplicemente
delegata allo Stato. È importante che possiamo offrire ai
nostri giovani, insieme all’aiuto e al riconoscimento, buone
possibilità di sviluppo, di formazione e di perfezionamento. La famiglia rappresenta in questo ambito il presupposto ideale. L’UDC sostiene le associazioni e i club giovanili
come strumenti importanti di un’organizzazione adeguata
della vita e del tempo libero.
si impegna per la difesa della dignità degli anziani e la garanzia della
previdenza per la vecchiaia.
38
118
UFS Indicatori AVS dicembre 2009
119
Religioni
I nostri valori sono
messi alla prova
L’UDC si riconosce nella cultura occidentale e cristiana della Svizzera, che costituisce la base della nostra identità e della nostra convivenza. Non è un caso che nella
nostra bandiera sia raffigurata una croce. Il compito delle chiese è quello di offrire
agli esseri umani conforto e aiuto con la predicazione e l’assistenza spirituale. Ma i
predicatori devono astenersi dal fare politica e i politici devono smettere di predicare. L’UDC rifiuta le prese di posizione unilaterali e sinistroidi dei funzionari ecclesiastici, perché dividono le nostre chiese. Inoltre la visione egualitarista e socialista
del mondo contraddice il messaggio cristiano che attribuisce una notevole importanza al libero sviluppo dell’individuo.
Libertà della persona e suoi limiti
«Poiché l’uomo rimane sempre libero e
poiché la sua libertà è sempre anche fragile,
non esisterà mai in questo mondo il regno
del bene definitivamente consolidato.»
I problemi con l’Islam
Papa Benedetto XVI, Enciclica «Spe Salvi», 30.11.2007
Garanzia della libertà religiosa e di coscienza
Non spetta né allo Stato né ai partiti costringere i cittadini in materia di religione o imporre loro il credo «giusto».
La nostra libertà religiosa e di coscienza permette a tutti gli
abitanti del nostro paese di pensare liberamente, scrivere
e parlare, quindi anche di credere liberamente. Le chiese
e le comunità religiose godono dunque, nell’ambito della
Costituzione, della libertà di predicare e di svolgere attività
ecclesiastiche. Questa tolleranza termina tuttavia, dove le
comunità religiose disprezzano o, addirittura, combattono
la tolleranza.
120
In Svizzera si stima che vivano più di 400 000 musulmani.
Il loro numero aumenta in misura esponenziale con l’immigrazione, la riunificazione delle famiglie, i matrimoni
forzati e gli elevati tassi di natalità. Soltanto una minoranza
si riconosce nell’ideologia islamica, tuttavia gli immigrati
musulmani provengono spesso da paesi che non conoscono
la democrazia. Portano dunque nel loro bagaglio concezioni del diritto e dell’ordinamento dello Stato incompatibile
con il nostro sistema giuridico e le nostre regole democratiche.
121
Religioni
Tollerare l’intolleranza?
«Se concediamo una tolleranza illimitata
persino agli intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro
l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti
saranno distrutti, e la tolleranza con essi.»
guare chiunque viva nel nostro paese. L’uguaglianza di fronte alla legge viene prima della «libertà religiosa». Per questo
l’esonero dai corsi di nuoto, la rinuncia a intonare i canti di
Natale nelle scuole per l’infanzia oppure altre richieste particolari in materia di sepoltura sono inaccettabili. Chi non
riconosce senza riserve i nostri valori democratici e liberali
non può essere naturalizzato. La costruzione dei minareti è
espressione di pretese politico-religiose e deve dunque essere vietata in sintonia con la volontà popolare.
(Karl Popper, premio Nobel: La società aperta e i suoi
nemici, 1945)
Qui vigono le nostre regole...
Crescita della
comunità islamica
Così come noi ci adeguiamo alle usanze locali quando ci
rechiamo in un paese musulmano, dai musulmani dobbiamo esigere che si conformino ai nostri principi. Non possiamo tollerare società parallele con il loro proprio sistema
giuridico. Il nostro ordinamento liberale non deve in alcun
modo piegarsi alla Sharia; i nostri tribunali non devono
assolutamente accettare l’identità musulmana come attenuante. Tollerare o, addirittura, promuovere pratiche come
i matrimoni forzati, i delitti d’onore, la vendetta, le mutilazioni sessuali, i matrimoni con i minorenni o la poligamia
è inaccettabile in Svizzera. L’atteggiamento codardo e intimidito di alcuni politici, giornalisti e rappresentanti della
Chiesa è preoccupante, tanto quanto il silenzio dei militanti
di sinistra, delle femministe e degli uffici per l’uguaglianza
tra uomo e donna.
400’000
L’ U D C
si riconosce nelle radici occidentali e cristiane del nostro Stato,
della nostra cultura e del nostro ordinamento giuridico;
chiede che le croci e i crocifissi siano rispettati e tollerati anche nei
luoghi pubblici come simboli della nostra cultura occidentale e
cristiana e della nostra religione;
incoraggia le chiese a dedicarsi all’assistenza spirituale e alla
predicazione del messaggio cristiano piuttosto che agli affari politici;
rifiuta qualsiasi velleità di un diritto religioso eccezionale che
contraddica il nostro ordinamento giuridico;
350’000
chiede il divieto di coprirsi il volto nello svolgimento di funzioni pubbliche, ad esempio nelle strutture sanitarie, nella polizia, agli sportelli
pubblici o nell’insegnamento;
300’000
La Commissione svizzera di ricorso
in materia d’asilo e il nostro ordinamento
giuridico
La nostra Commissione di ricorso in materia
d’asilo (CRA) ha riconosciuto il matrimonio,
contratto telefonicamente in assenza della
sposa, di un Egiziano qui residente con una
minorenne, con la seguente motivazione: «Il
diritto svizzero non può in alcun modo affermare la superiorità delle sue norme, qualunque sia la loro formulazione, rispetto ad altri
sistemi giuridici».
Posizioni
Religioni
250’000
rifiuta qualsiasi pretesa di regole particolari di sepoltura nei cimiteri
pubblici;
200’000
si oppone a qualsiasi introduzione di giorni feriali particolari per le
comunità religiose non riconosciute;
150’000
vuole che gli allievi frequentino tutte le materie obbligatorie,
in particolare anche le lezioni di educazione fisica e di nuoto;
100’000
reclama l’applicazione incondizionata del divieto di costruire
minareti, deciso dalla popolazione.
Sentenza della Commissione di ricorso in materia d’asilo,
7.3.2006
50’000
... per tutti!
La legge sugli stranieri deve evitare, con misure adeguate,
che i problemi posti dall’islam si aggravino superando la
nostra capacità d’integrazione. Occorre ribadire a chiare
lettere che qui vigono le nostre regole, alle quali si deve ade-
0
1980
1990
2000
2009 (Stima)
Fonte: UFS
122
123
La strada del domani
Responsabilità personale
piuttosto che
onnipotenza statale
In Svizzera esiste ancora una parte della popolazione intraprendente e responsabile
che non si affida allo Stato di fronte a ogni difficoltà o sforzo. Eppure il socialismo
strisciante ha raggiunto il nostro paese un po’ in ritardo, ma lo ha colpito in pieno. Gli
anni novanta hanno rappresentato la rottura con il passato e hanno aperto la strada
al «decennio socialdemocratico», con una spesa pubblica smisurata, una montagna
di debiti, imposte, tasse e premi. Un’élite di sinistra, fautrice della ridistribuzione, si è
imposta con abilità e successo nei posti chiave della politica, della società, dei media
e della cultura e dirige ragguardevoli flussi di denaro nelle proprie tasche e in quelle
della sua clientela. In breve: in Svizzera ci sono sempre meno persone che cuociono
i panini, ma sempre più persone che vogliono distribuirli.
«Qua i soldi!»
Contro l’adesione all’UE
«Dateci i soldi!»: è così che si può riassumere la maggior
parte dei programmi politici della sinistra. «Qua i soldi!»
è la sintesi delle rivendicazioni politiche della sinistra, naturalmente sempre moralmente giustificate con argomenti
che fanno appello alla «solidarietà» e alla «giustizia sociale»
e non si vergognano di puntare sui più bassi istinti umani,
come l’invidia e la gelosia. «Qua i soldi» per l’assicurazionematernità, gli asili-nido, i pensionamenti anticipati, la sovvenzione dei premi malattia, i programmi per l’uguaglianza,
la promozione culturale, l’integrazione, l’aiuto allo sviluppo,
l’istruzione, la televisione del servizio pubblico, i trasporti
pubblici, la prevenzione in ambito sanitario, la lotta contro
il razzismo, le energie alternative. Le ingiunzioni egoistiche
della sinistra sono sempre le stesse: «Dateci i soldi!». E se li
prendono, con un sistema costrittivo, uno Stato votato alla
causa della ridistribuzione, che ci porterà verso un mondo
in cui la spesa pubblica raggiungerà la metà del Pil.
D’altronde è esattamente quello che succede all’interno dell’Unione europea. Per questo i partiti di sinistra vogliono aderire
all’UE a qualunque costo. Un magnifico sistema di ridistribuzione permette che i fannulloni conducano una vita comoda, al di
sopra delle proprie possibilità, sulle spalle delle persone laboriose, che non possono fare altro che pagare. Così viene a mancare
qualunque stimolo a impegnarsi. Al contrario: i paesi riceventi si
sentono al sicuro, sapendo che i paesi contribuenti continueranno a pagare per evitare il crollo dell’intero sistema. La bancarotta
degli Stati deve essere evitata con la garanzia fornita dai paesi
membri dell’UE di iniettare centinaia di miliardi (esistenti solo
sulla carta) e il risultato è che sempre più paesi dell’UE si scavano
un baratro finanziario sempre più profondo. La colpa non è né
dell’economia né dei mercati finanziari né dei malvagi speculatori. Gli unici responsabili sono i politici e i burocrati che hanno costruito un mostro e adesso ci vivono ottimamente. Come
contribuente di questa follia la Svizzera sarebbe evidentemente
la benvenuta in seno all’Unione europea. Senza di noi! L’UDC è
l’unico partito che rifiuta categoricamente l’adesione all’UE.
124
Ritorno al modello del nostro successo
Il modello del successo svizzero si basa sull’indipendenza
invece che sui diktat dell’Unione europea, sul federalismo
invece che sul centralismo dell’UE, sulla democrazia diretta
invece che su un sistema lontano dal cittadino, su uno Stato
moderato e risparmiatore piuttosto che sul grande circo della distribuzione europea. Non c’è alcun buon motivo di voler
cambiare le nostre abitudini. Ma purtroppo, in questi ultimi
anni, non siamo stati fedeli ai nostri principi. La Svizzera
recepisce sempre più leggi europee e procede impercettibilmente in direzione del socialismo, protetta da una scena me-
diatica chiaramente orientata a sinistra. In nessun paese al
mondo l’autorità del potere pubblico, l’intervento dello Stato
e la regolamentazione statale sono cresciuti più che in Svizzera negli ultimi anni. La nostra spesa pubblica è aumentata
di più che nei paesi africani e sudamericani. È lievitata più in
fretta che nel Kazakistan. Invece di seguire la strada sbagliata del socialismo verso la disoccupazione, l’indebitamento
e la povertà, dovremmo lasciarci alle spalle il socialismo e
ripensare al nostro retaggio liberale: volontà e responsabilità
individuale, concorrenza e mercati aperti, leggi di mercato
e stabile politica monetaria, proprietà privata piuttosto che
ridistribuzione, maggiore libertà e meno Stato.
125
L’UDC sì che fa qualcosa!
Impegnatevi
insieme all’UDC
a favore della
Svizzera!
Voglio aderire all’UDC.
Mandatemi per favore un formulario per l’adesione alla mia sezione cantonale.
Vorrei ricevere ulteriori informazioni sull’UDC.
Vorrei ulteriori informazioni sul tema:
Voglio sostenere l’UDC nel suo impegno a favore della Svizzera e versare
sul CCP 30-8828-5. Mandatemi per favore una polizza di versamento.
Fr.
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