D&O E RC PROFESSIONALE

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D&O E RC PROFESSIONALE
#25
giugno 2015
Insurance Review N°25 - giugno 2015 - mensile - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD
Strategie e innovazione per
il settore assicurativo
AGENZIE E MODELLI
DISTRIBUTIVI
14
L’INTERVISTA
Non solo il mondo
tradizionale
Patrick Dixneuf, ceo
di Aviva Italia
20
ATTUALITÀ
La mutua si rinnova
32
DISTRIBUZIONE
Ga Sai, un nuovo
patto agenticompagnia
58 SPECIALE
TUTELA LEGALE
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#25 // giugno 2015
EDITORIALE
03
L’EVOLUZIONE
DELLE
RESPONSABILITÀ
L’INTERVISTA
14
NON SOLO
IL MONDO
TRADIZIONALE
PATRICK DIXNEUF,
CEO DI AVIVA
ITALIA
ATTUALITÀ
DISTRIBUZIONE
30
I SUBAGENTI
TRA DIRITTI E
PROFESSIONALITÀ
32
UN NUOVO
PATTO AGENTICOMPAGNIA
MERCATO
& COMPAGNIE
36
AGENZIE
E MODELLI
DISTRIBUTIVI
MUTUA
20 LA
SI RINNOVA
39
NON TEMERE LA
DIGITALIZZAZIONE
24
40
DALLA
TECNOLOGIA
ALLA RELAZIONE
PERSONALE
26
OSTACOLI
E OPPORTUNITÀ
SULLA STRADA
DEI PERITI
CAPIRE E GESTIRE
IL CAMBIAMENTO
COMPETIZIONE A
42 LA
A TUTTO CAMPO
TRA STATO
E ASSICURAZIONI
44 L’AGENTE
È MORTO,
SPECIALE
TUTELA LEGALE
58
CRESCERE
SEMPRE DI PIÙ
VIVA L’AGENTE
48
L’AGENTE
ITALIANO,
UN MODELLO
DA ESPORTARE
MARKETING
& PRODOTTI
52
UN BRINDISI
COL VINO
DI GENAGRICOLA
PER
54 NATI
PROTEGGERE,
PERCHÈ AXA NON
È UNA MONADE
RUBRICHE
04 BREVI
08 INVESTIMENTI
COMPAGNIE,
INTERLOCUTORI
PER LE AZIENDE
10
NORMATIVA
POLIZZE UNIT, GLI
SVILUPPI IN VISTA
DI SOLVENCY II
12
PERITI
INCENDI, SERVE
UN COLLEGIO
DI ESPERTI
INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015 1
EDITORIALE
L’EVOLUZIONE DELLE RESPONSABILITÀ
Stabilità e capacità di mantenersi in salute anche in condizioni di crisi prolungata, in caso di stress dei mercati e di
congiunture sfavorevoli agli investimenti. Il settore assicurativo, pilastro dell’economia di un Paese, è costantemente
richiamato a confrontarsi con garanzie indispensabili a rispettare questo obbligo.
Le compagnie attive in Italia, stando ai numeri presentati da Ania e Ivass, hanno chiuso il 2014 con segno positivo e
godono di ottima salute.
I premi contabilizzati hanno raggiunto i 143,3 miliardi di euro, con una crescita del 20,6% e un’incidenza sul
prodotto interno lordo che raggiunge l’8,9% (7,4% nel 2013).
Ma, al di là dei numeri, servono alcune riflessioni sulle voci che potrebbero rivelarsi fondamentali per continuare a
parlare di profittabilità nel prossimo futuro.
La prima riguarda l’evoluzione dell’offerta assicurativa in un contesto che permette, grazie alla digitalizzazione e
a partnership innovative, la diffusione massiva di polizze standardizzate. Pensiamo in particolare ai sei milioni di
clienti Tim che, grazie a un accordo con Bnp Paribas Cardif, riceveranno in dono una polizza per l’abitazione.
La seconda riflessione riguarda l’evoluzione delle responsabilità a cui individui, famiglie, professionisti e aziende
sono sottoposti. Gli ambiti di rischio si moltiplicano, la legislazione delimita obblighi e stabilisce conseguenze anche
pesanti, aprendo la strada a possibili coperture più o meno innovative.
A tutto questo si aggiunge, per l’intero settore assicurativo, uno scenario in cui si profilano competitor una volta
insospettabili.
Google e Amazon, tra i possibili concorrenti più citati negli ultimi tempi, potrebbero non fare poi così paura se
si concretizzasse l’ipotesi avanzata da Massimo Mucchetti, senatore del Partito democratico e presidente della
Commissione Industria del Senato: un “principio di libertà” potrebbe aprire la strada a una norma che consentirebbe
ai lavoratori di scegliere se affidare il proprio risparmio previdenziale al secondo pilastro o, scommettendo tutto sul
montante contributivo pubblico, all’Inps.
Dopo anni di analisi di mercato, suggerimenti e richieste per costruire un nuovo welfare, le compagnie si
troverebbero in questo caso ad avere come principale concorrente proprio il settore pubblico.
Tutto questo suggerisce un importante ripensamento dei prodotti assicurativi in funzione delle modalità distributive.
Con la capacità di costruire il giusto mix tra prodotto standardizzato (che non deve essere inteso come sinonimo di
bassa qualità) e soluzione assicurativa capace di coprire ambiti di rischio particolarmente complessi.
Il ruolo degli intermediari continuerà a essere centrale, come ripetono le compagnie illustrando strategie e politiche
distributive. Se cosi è, a questo canale dovrà però essere data non solo la possibilità di vendere con più facilità
(digitale) prodotti semplici e immediati, ma soprattutto un’offerta più ampia, in cui le compagnie dovranno prendersi
l’impegno di assumere anche nuovi rischi.
Maria Rosa Alaggio
[email protected]
INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015 3
BREVI
RAMI DANNI IN CALO: NOVE MILIARDI
DI EURO AL 31 MARZO 2015
Continua il crollo del settore auto, che retrocede del 5,7%:
è l’undicesima rilevazione negativa consecutiva
CYBER RISK, IN ITALIA È UNA MINACCIA
NON PERCEPITA
Stilata da Aon Risk Solutions la classifica biennale
sui primi dieci rischi percepiti in azienda
Il cyber risk scala posizioni. Nel giro di pochi anni, la
percezione internazionale del rischio di attacco informatico è aumentata notevolmente: nel 2013 non compariva
© Mopic - Fotolia.com
Prosegue la caduta dei rami danni che al 31 marzo hanno chiuso a nove miliardi di euro, per un calo dell’1,8%
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È
quanto reso noto dall’Ania con riferimento ai premi totali del settore danni contabilizzati in Italia dalle imprese
nazionali e dalle rappresentanze estere. Da rilevare la
forte diminuzione dei premi del settore auto, che calano
del 5,7% a 4,5 miliardi, e che solo in parte sono stati
bilanciati dalla crescita dei premi degli altri rami danni,
sempre a 4,5 miliardi (+2,5%). Solo il ramo Rc autoveicoli terrestri ha incassato 3,8 miliardi, in calo del 6,7%.
Nonostante si tratti di numeri attesi, c’è da ricordare che
il mercato assicurativo è di fronte all’undicesima varia-
costante. Secondo l’Istituto, il nuovo documento sarà più
efficace per il contrasto dei fenomeni elusivi e meglio
armonizzato rispetto alle situazioni degli altri Paesi Ue.
All’atto pratico, le imprese devono mettere a disposizione dell’assicurato l’attestato di rischio nell’area riservata del proprio sito web, ma in aggiunta hanno anche la
facoltà di consegnare l’attestato in altri modi (via mail, o
anche attraverso i social network) su richiesta del contraente.
zione tendenziale negativa (sul trimestre): un trend mai
registrato in questo ramo con queste variazioni negative
così prolungate e così consistenti.
IVASS, ECCO IL REGOLAMENTO
SULLA DEMATERIALIZZAZIONE
L’Istituto ha pubblicato l’atteso paper sulla
digitalizzazione dell’attestato di rischio per le polizze
Rc auto
L’Ivass ha pubblicato il regolamento (numero 9, 19 maggio 2015) che fissa le regole per la dematerializzazione
dell’attesto di rischio e disciplina la banca dati a cui i
nuovi documenti faranno riferimento. Si completa così la
prima fase della digitalizzazione dei documenti assicurativi: il mercato passerà dall’attestato di rischio definito
come statico, cioè che fotografa la situazione presente
dell’assicurato, all’attestato dinamico, generato e aggiornato in un sistema digitale, così da aggiornarsi in modo
4 INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015
ancora tra i primi 10 rischi percepiti. Mentre in soli due
anni si è assestato al nono posto. È la fotografia scattata
da Aon Risk Solutions, la branch globale di Aon che ha
effettuato un sondaggio raccogliendo le testimonianze di
1418 manager e dirigenti appartenenti ai board di compagnie pubbliche e private di ogni dimensione in tutto
il mondo. Tuttavia, se a livello mondiale cresce la sensibilità nei confronti del fenomeno, in Italia non è ancora
considerato una reale minaccia: a oggi, infatti, non rientra nemmeno tra i 10 top rischi percepiti dalle imprese.
Scorrendo la classifica della survey biennale Global risk
management 2015 si scopre, e questa è una delle principali novità dell’anno, che al primo posto si assesta il
danno reputazionale all’azienda nel suo complesso e al
brand. Secondo i clienti globali di Aon il danno reputazionale e il danno al brand sono da classificare come
due dei principali rischi che coinvolgono indistintamente tutte le parti del mondo e tutti i settori e le tipologie
d’impresa.
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BREVI
BOERI, L’IGNAVIA DI STATO CONTRO
LA PREVIDENZA
Il presidente dell’Inps ha assicurato che entro il 2016
la cosiddetta Busta arancione raggiungerà la totalità
dei contribuenti
L’informazione è il principale strumento per elevare la
cultura previdenziale nel nostro Paese e su tale questione “l’ignavia di Stato è stata molto grave”. La definizione
è del presidente dell’Inps, Tito Boeri.
Secondo il numero uno dell’Istituto, i governi degli ultimi
vent’anni non hanno voluto divulgare sufficienti informazioni sul passaggio dal regime retributivo a quello
contributivo; questo “ha impedito a molte generazioni
di cautelarsi”. Il lancio della cosiddetta Busta arancione,
che poi è un servizio di calcolo via web della propria
posizione contributiva denominato La mia pensione, va
nella direzione di aumentare proprio il livello di trasparenza sui temi previdenziali.
IVASS, PREMI PER 143,3 MILIARDI
DI EURO NEL 2014: +20,6%
Elaborazione statistica dell’Autorità: continua il calo
del danni e il trend di crescita del vita, con un boom
delle unit linked
Nel corso del 2014 le imprese di assicurazione italiane e
dalle rappresentanze in Italia di imprese extra europee
hanno contabilizzato premi per 143,3 miliardi di euro,
con una crescita del 20,6% rispetto al 2013. È quanto
registrato dall’Ivass che, sul proprio sito, ha pubblicato
i dati statistici relativi alla raccolta complessiva realizzata. Come già avevano mostrato i dati diffusi dall’Ania,
anche la statistica Ivass mette in evidenza una crescita
dell’incidenza dei premi totali (vita e danni) sul prodotto interno lordo italiano che raggiunge l’8,9%, in salita
rispetto al 7,4% del 2013. Il dato complessivo cela andamenti differenziati tra i due comparti: al forte aumento
della raccolta vita, pari a 110,5 miliardi di euro (+29,8%
rispetto al 2013), si contrappone la diminuzione della
raccolta danni pari a 32,8 miliardi di euro (-2,6% rispetto all’anno precedente).
DA LERCARI A LERCARI: PASSA
DI MANO IL 50% DELLA HOLDING
La quota dalla famiglia di Vittorio Lercari a quella
di Rodolfo Lercari
Il 50% del capitale sociale della holding gruppo Lercari,
in mano alla famiglia Vittorio Lercari (composta da Vittorio, Giovanna, Lucia Lercari e Sabrina Gardella), è stato ceduto alla famiglia di Rodolfo Lercari (di cui fanno
parte Rodolfo, Gian Luigi, Giovanni, Alessandro, France6 INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015
sca Lercari e Marcella Odone). Contestualmente Vittorio,
Giovanna e Lucia Lercari continueranno a prestare la
loro attività peritale per il gruppo. Mentre Giovanna Lercari manterrà anche la carica di amministratore di San
Filippo srl. Lucia Lercari, invece, assumerà la carica di
vice presidente operativo di Jpl srl.
SOLVENCY II, VIA LIBERA
DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Previsti nuovi requisiti patrimoniali e attribuzioni all’Ivass,
che però non ottiene la vigilanza sulle unit linked,
prerogativa che resta alla Consob
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo al
dlgs di attuazione della direttiva europea sulle attività di
assicurazione e di riassicurazione, nota come Solvency
II. La finalità è creare un sistema di vigilanza armonizzato in tutta Europa “basato sull’attuale situazione dei
rischi propri delle imprese di assicurazione ed estendere
il sistema di vigilanza attraverso lo sviluppo di modelli
e processi interni di gestione dei rischi propri delle imprese di assicurazione”. A questo scopo, precisa Palazzo
Chigi, “si prevedono nuovi requisiti patrimoniali ancorati ai rischi effettivamente corsi, nuovi criteri di valutazione e nuove modalità per la misurazione e mitigazione
dei rischi. Si interviene sulla governance delle imprese di
assicurazione, responsabilizzandone il board e introducendo nuove funzioni aziendali”.
Non cambia invece la Legge sul Risparmio del 2005 che
ripartisce fra Consob e Ivass i poteri di vigilanza sulle
polizze ad alto contenuto finanziario (di ramo III e V, sostanzialmente unit linked). I poteri di controllo per quei
prodotti restano in capo alla Consob. Questa decisione,
caldeggiata dal Parlamento, è in contrasto con quanto
chiesto dal presidente di Ivass, Salvatore Rossi, in occasione dell’audizione alle Commissioni di Camera e Senato, lo scorso mese di marzo.
ZURICH GLOBAL LIFE ITALIA, FEDERICO
BORGIANNI NUOVO CFO
Sostituisce Christopher Thiersch, a cui sarà affidato
un nuovo ruolo all’interno del gruppo
Zurich Italia ha annunciato la nomina di Federico Borgianni alla carica di chief financial officer di Zurich global life in Italia. Laureato in Scienze statistiche e attuariali presso l’Università di Firenze, Borgianni sostituisce
Christopher Thiersch (al quale sarà affidato un nuovo
ruolo all’interno del gruppo), e riporterà direttamente a
Paolo Penco, ceo Zurich Global Life in Italia.
TANTE ALTRE NEWS
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line sul sito. Collegati con smartphone o tablet per
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convegno di Insurance Connect, Aziende, dai rischi
alla sicurezza della polizza; la news Boeri, ignavia di Stato contro la previdenza; la notizia Ania,
ecco la graduatoria della raccolta 2014; l’intervista all'avvocato Maurizio Hazan Tutto sulle assicurazioni; la news Rc auro gratuite, l'Ivass detta le
nuove regole.
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INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015 7
INVESTIMENTI
Forse non è stata ancora percepita in tutta la sua interezza la pericolosità insita nel
tenere separati la finanza e
l’economia reale. Nell’attesa
oracolare di una bolla che
prima o poi scoppierà con
conseguenze già viste ma
non tesaurizzate in esperienza, si insiste nella ricerca di
valore derivante da alchimie
finanziarie. Questo panorama
per l’Italia è ancora più grave.
Il sistema finanziario italiano
non ha avuto, sinora, protagonisti al di fuori delle banche.
Questo ha prodotto un legame
pigro tra il sistema produttivo
e la finanza che ha sempre
letto ed eletto come unico interlocutore le banche stesse.
vivendo un ritorno al futuro con un afflusso di
premi consistente, i rami
vita viaggiano con stime
prossime di incremento
annuo vicino ai 40 miliardi di euro e questi
quattrini dovranno pure
generare dei rendimenti. Ma dove e come nel
tempo tali rendimenti
potranno essere prodotti, questo, è da costruire. Se si analizza
lo schema di Solvency,
l’assorbimento
patrimoniale per categorie
di investimento è fortemente improntato verso
investimenti sovereign
Ricercare segmenti
di operatività
Non si può, direi non è
consentito, continuare a
pensare che sia solo deputato alle banche il finanziamento degli investimenti produttivi. Del
resto l’ingresso di nuovi
soggetti
specializzati
nel mercato, in particolare di fondi specializzati e regolati in ambito
Ue, come gli Aifm o anche il nascente quadro
Eltif, afferma chiaramente che la strada del
futuro è questa: l’unica
così siamo tutti contenti, non è questa la direzione. La partita si gioca
sulla capacità valutativa
che è la sfida principale
richiesta agli operatori
di mercato, e quindi alle
compagnie, abbandonando la leggenda che
esistono
investimenti
privi di rischio ed entrando in segmenti di
operatività dove si può
sviluppare, tra l’altro un
efficace cross selling. Si
pensi al finanziamento
dell’export e all’indot-
COMPAGNIE
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UTORI
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Ora che il contesto generale non consente di
erogare credito e i rubinetti sono a mala pena
gocciolanti si pone il
problema di chi può sostenere il mondo delle
imprese e gli investimenti. D’altra parte occorre considerare che il
quadro delle regole, che
si chiamino Basilea o altro, non favorisce atteggiamenti diversi. Eppure
c’è un problema che va
risolto. Le compagnie
di assicurazione stanno
8 INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015
e per di più area Unione Europea o comunque con alto rating. Man
mano che ci si sposta
di categoria si arriva ad
accantonamenti vicini al
50% come nel caso di
equity alternative. Sembrerebbe, così come
posto, un teorema insolubile. Eppure occorre
riflettere per favorire un
maggiore dialogo tra gli
investitori istituzionali e
l’economia reale.
di GERAR
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LIA
direttore ge
nerale di Com NI
oi Sim
che può generare valore
per chi investe oltre che
contribuire in modo efficace al miglioramento
del quadro economico
generale. Da qui si deve
iniziare per costruire una
relazione efficiente ma
non basata su un vetero statalismo che mette
sul piatto garanzie per
chi investe, secondo il
criterio del last resort,
to che può generare
in termini di coperture
assicurative per le imprese. Naturalmente le
opportunità di mercato
saranno vantaggio di
chi muoverà per primo.
E come la mossa del
Cavallo, in tre mosse si
copre tutta la scacchiera, se si conoscono le regole del gioco.
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In attesa della pubblicazione del decreto legislativo
di implementazione di Solvency II, che sicuramente
ne ridisegnerà l’ingegneria
finanziaria, alcuni recenti interventi in ambito normativo/
regolamentare e alcune pronunce offrono lo spunto per
una riflessione più compiuta
sul mercato delle polizze unit
linked che, nel passato trimestre, ha rappresentato il 38%
della nuova produzione vita.
Se a segnare la crescita
del settore è sicuramente l’atteso minor assorbimento di capitale di
queste polizze rispetto
ai rami tradizionali in
un’ottica di Solvency II,
è tuttavia vero che alcuni interventi del legislatore, ancorché non direttamente pensati per
le polizze unit, contribuiscono a ridisegnarne significativamente il
profilo.
Rischio demografico
e agevolazioni fiscali
In
la
ambito
legge di
fiscale,
stabilità
10 INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015
(109/2014), con l’introduzione dell’esenzione
della tassazione Irpef
per la parte di rendimento corrispondente
alla copertura del rischio demografico, sta
imponendo agli operatori, soprattutto a quelli
stranieri, una riflessione
più approfondita sulla
competitività dei propri
prodotti.
In particolare, il Regolamento Ivass 29/2009
sulla classificazione dei
rischi aveva già imposto alle imprese italiane
e alle imprese di Stato
terzo un effettivo impegno a liquidare prestazioni il cui valore fosse
dipendente dalla valutazione di un rischio demografico (articolo 6),
pena la riqualificazione
del prodotto come strumento di investimento
di carattere finanziario.
Il vantaggio competitivo
delle imprese comunitarie è ora potenzialmente messo in discussione
dalle modifiche alla disciplina fiscale in materia di rendimenti ed
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Of counsel dipa dello studio
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esenzione Irpef. Non
più dunque polizze con
percentuali di rischio
demografico
irrisorio
(prassi questa diffusa
presso le imprese comunitarie non soggette
al Regolamento Ivass 29
sopra citato) ma potenzialmente polizze che,
per risultare competitive
sul mercato dei possibili
contraenti, devono offrire un’effettiva copertura
di rischio demografico.
Considerato che Ivass
non ha mai indicato una
percentuale minima di
copertura di tale rischio,
la maggiore o minore
attrattiva dei prodotti sul mercato si misurerà sull’ampiezza del
beneficio fiscale offerto. È ancora presto per
dire se e in che misura
questo fattore inciderà
sul dibattito, in ambito
giurisprudenziale, relativo alla qualificazione
di questi prodotti come
polizze ovvero come
strumenti finanziari. E
tuttavia è senz’altro un
aspetto questo che dovrà essere valutato con
attenzione negli anni a
venire.
Verso la revisione del
contenuto finanziario
delle polizze
L’altro intervento regolamentare di rilievo, destinato a incidere sulla
realtà di questi prodotti,
è senz’altro la Comunicazione Consob, coeva
alla legge di Stabilità,
del 23 dicembre scorso
sulla distribuzione dei
prodotti finanziari complessi alla clientela retail, tra i quali sono stati
inseriti, sia pure in misura un po’ surrettizia dalla Commissione nazionale per le società e la
Borsa, anche le polizze
unit, in aggiunta a quelle index e di capitalizzazione (Comunicazione
Consob 0097996/14).
Nonostante le perplessità formulate da Ania
sull’opportunità di includere o meno questi prodotti nel novero dei prodotti complessi (siamo
alla vigilia di importanti
interventi normativi co-
munitari di revisione
della direttiva sull’intermediazione assicurativa
e di emanazione della
disciplina dei cosiddetti
Priips, nel cui alveo saranno ricondotte anche
le polizze unit linked), la
Consob ha ritenuto di
dovervi procedere, sulla
scorta del principio che,
almeno a livello distributivo, questi prodotti sono già assimilati a
quelli finanziari sotto il
profilo del rispetto delle
regole introdotte con il
recepimento della direttiva Mifid. È noto che la
Comunicazione Consob
impone agli intermediari
finanziari e alle imprese
che effettuano la distribuzione diretta una due
diligence del proprio
portafoglio prodotti raffrontata con la profilatura della propria clientela, per verificare che
anche le polizze in questione non presentino
elementi di complessità.
La
raccomandazione
della Consob, in caso di
complessità, è quella di
evitare la distribuzione
di tali prodotti a clienti
che non siano in grado
di apprezzarne caratteristiche e rischi, salvaguardandone invece
la
commercializzazione anche alla suddetta
clientela, a condizione di
una previa motivata decisione dei vertici aziendali dell’intermediario e
dell’impresa di assicurazione. Qualora, invece,
anche per le caratteristiche della clientela, la
distribuzione sia possibile, la Commissione
nazionale per le società
e la Borsa raccomanda
un’attenzione rafforzata
ai profili di trasparenza,
specialmente dei costi,
e dei conflitti di interesse (spesso derivanti dal
doppio ruolo dell’intermediario di distributore
e di emittente del sottostante la polizza).
Non è ancora chiaro se
a ricadere nell’ambito di
applicazione della Comunicazione siano solamente le polizze con
leva finanziaria maggio-
re di uno o, se in virtù
delle sempre più sofisticate ingegnerie finanziarie di questi prodotti,
anche polizze agganciate a prodotti strutturati,
vi debbano essere ricomprese.
In attesa dei chiarimenti che la Consob si appresta a fornire prima
del 30 giugno prossimo
(data entro la quale gli
intermediari dovranno
comunicare all’Autorità
come intendono adeguarsi alla Comunicazione), è alquanto prevedibile che le imprese,
anche su sollecitazione
dei propri intermediari,
si debbano apprestare
a rivedere il contenuto
finanziario delle proprie polizze unit linked
allo scopo di definirne
la natura (di prodotto
complesso o meno) e di
fornire alla propria rete
distributiva le opportune indicazioni.
Se le considerazioni
sopra esposte fossero confermate, sarà
senz’altro interessante
verificare se le imprese
preferiranno strutturare, nei prossimi mesi,
prodotti a minore o
maggiore complessità,
anche in relazione alla
reazioni della rete.
Da un punto di vista meramente giurisprudenziale, due
recenti sentenze, una di una
corte di merito italiana, e l’altra
della Corte di Giustizia Europea, sono senz’altro destinate
a riaccendere il dibattito sulla
natura delle polizze unit linked
e sul dettaglio dell’informativa
da fornire ai contraenti.
Per un approfondimento di rinvia all’articolo di Giorgio Grasso, PhD - Of counsel studio
legale Simmons & Simmons
pubblicato sul sito www.insurancereview.it. Accedi dal qr
qui sotto.
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INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015 11
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Un sinistro da incendio, se
assume proporzioni significative, provoca sempre gravi
conseguenze per chi lo subisce.
Ci sono casi molto gravi che
diventano di dominio pubblico (basti pensare, per esempio, al disastro ferroviario di
Viareggio del 29 giugno 2009
o al recente incendio all’aeroporto di Fiumicino) ma ci
sono eventi di minore impatto
mediatico che provocano comunque danni rilevanti e possono creare enormi problemi
a un’azienda, a un’attività
commerciale o a un privato.
Solo chi ha vissuto direttamente
esperienze di questo genere si
rende conto di come
sia fondamentale avere
una buona copertura
assicurativa e quale importante ruolo abbia il
perito incaricato dall’assicuratore per svolgere
la perizia.
Tra i compiti che sono
affidati al perito, da diversi anni più che in
passato, viene posta
particolare attenzione
all’individuazione della causa prima che ha
provocato un incendio
al fine di cercare di far
emergere eventuali responsabilità e consentire al danneggiato, o
all’assicuratore che ha
12 INSURANCE REVIEW, GIUGNO 2015
indennizzato un danno
e che si avvale del diritto di surroga, di poter
promuovere un’azione
di rivalsa.
Dalle cause
alle relative polizze
Certamente non è facile accertare la causa di
innesco di un incendio,
specialmente
quando la combustione ha
raggiunto proporzioni
rilevanti e l’azione del
fuoco è stata particolarmente distruttiva e non
vi erano testimoni presenti.
Se brucia, per esempio,
un magazzino contenente capi di abbigliamento con un impianto
fotovoltaico
installato
sul tetto, non sarà facile
scoprire se l’innesco sia
partito dalle apparecchiature
dell’impianto
fotovoltaico oppure da
un componente dell’impianto di illuminazione
del magazzino oppure
da un’apparecchiatura
che si trovava negli uffici oppure ancora da un
gesto volontario di un
malintenzionato.
L’individuazione
della
causa di innesco è però
di GIUSE
PPE DEG
RADI
consigliere di
Aipai
fondamentale per poter stabilire a chi debba
essere attribuita la responsabilità di quanto
accaduto e far eventualmente intervenire una
polizza di Rc prodotti
o l’Rc dell’impresa costruttrice o di un altro
soggetto.
Consulenza tecnica
d’ufficio a volte
inefficace
Poiché solo un giudice può attribuire delle
responsabilità,
molto
spesso chi vuole far valere i propri diritti ricorre
a un Accertamento tecnico preventivo (Atp) o
a un’azione giudiziaria,
nel corso della quale
verrà disposta una Consulenza tecnica d’ufficio
(Ctu).
Sono certamente strumenti giuridici noti che
vengono utilizzati ogni
volta che il giudice, avvalendosi di un consulente tecnico di sua fiducia, vuole far accertare
fatti e circostanze che
richiedono competenze
tecniche specifiche.
L’esperienza ci dice
però che molto spesso i risultati degli Atp
o delle Ctu sono decisamente deludenti e il
consulente
incaricato
dal giudice, magari per
mancanza di elementi
oggettivi, svolge indagini approssimative e trae
conclusioni discutibili, in
genere penalizzanti per
le compagnie di assicurazione.
Questa considerazione
non vuole essere una
critica generica e gratuita nei confronti dei
consulenti tecnici d’ufficio che sono incaricati dai giudici; ma la
constatazione che l’analisi approfondita delle cause di un incendio
particolarmente complesso e che coinvolge
molti soggetti richiede
competenze multidisciplinari che difficilmente, salvo rare eccezioni,
possono essere racchiuse in un unico esperto.
La multidisciplinarietà è
invece una delle carat-