Scarica QUI il Programma elettorale del Collettivo di Scienze

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Scarica QUI il Programma elettorale del Collettivo di Scienze
Programma elettorale
2015-2017
Programma
Collettivo di Scienze - Studenti di Sinistra
Università degli Studi di Firenze
http://www.collettivodiscienze.org
Elezioni Universitarie
2015/2017
scritto e impaginato con
Software Libero
Indice
1 Chi
1.1
1.2
1.3
1.4
siamo
Il Collettivo di Scienze . . . . . . .
Gli Studenti di Sinistra . . . . . . .
...e chi non siamo . . . . . . . . . .
Come intendiamo la rappresentanza
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3
3
4
5
6
2 Cosa succede il 21 e il 22 aprile
2.1 Come è fatto il nostro Ateneo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.2 Come si vota . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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3 Didattica
3.1 Le ultime riforme . . . . . . . . . .
3.2 Blocco all’accesso magistrale . . . .
3.3 AVA, TECO, VQR, ANVUR e altri
3.4 Test di autovalutazione . . . . . . .
3.5 Tirocini . . . . . . . . . . . . . . .
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acronimi
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abietti
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4 Diritto allo Studio
4.1 Numero chiuso . . . .
4.2 Trasporti . . . . . . . .
4.3 Mensa . . . . . . . . .
4.4 Segreterie e biblioteche
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5 Le nostre Lotte
5.1 Rivendicazione Spazi e stanze autogestite
5.2 Laicità . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.3 Antifascismo . . . . . . . . . . . . . . . .
5.4 FOSS . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.5 Gestione del territorio . . . . . . . . . .
5.6 Aeroporto . . . . . . . . . . . . . . . . .
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6 Iniziative
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7 I candidati
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Capitolo 1
Chi siamo
1.1
Il Collettivo di Scienze
Il Collettivo di Scienze dell’Università di Firenze è il gruppo politico universitario nato nel 1991,
attivo nella Scuola di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. La situazione frammentaria della
nostra Facoltà, suddivisa in corsi di laurea molto differenti fra loro e sparsi per tutto il territorio
provinciale, si rispecchia nell’organizzazione del Collettivo. Esistono infatti, all’interno dei vari Corsi di Laurea, singoli collettivi che confluiscono, in autonomia e simbiosi, nel Collettivo di
Scienze, nato dall’esigenza di confrontare le proprie esperienze e di coordinare il lavoro su temi
comuni come didattica, strutture e diritto allo studio.
Lavoriamo sia sulla politica che riguarda più da vicino l’Università che sulla politica di più ampio
respiro che ci coinvolge come donne e uomini partecipi della propria epoca. All’interno dell’Ateneo
lavoriamo affinché studentesse e studenti acquisiscano quelle capacità critiche, di analisi razionale
della realtà, che fanno dell’essere umano un’entità cosciente ed autonoma, libera da ogni costrizione e aperta allo scambio culturale: noi vogliamo che l’Università formi menti libere, non cervelli
standardizzati.
Ci facciamo promotori di iniziative culturali come cineforum, mostre fotografiche, conferenze e
seminari, feste, aperitivi e cene nelle sedi universitarie di Scienze, e andando al di là del mondo universitario, di campagne che riguardano la politica cittadina, nazionale o internazionale. Partiamo
da temi che più direttamente incidono sulla vita dello studente universitario, come l’organizzazione
della didattica e la gestione degli spazi, i servizi e le infrastrutture, e andiamo oltre, con campagne che riguardano la politica cittadina, nazionale o internazionale: solo un’ampia visione delle
dinamiche nelle quali siamo giornalmente immersi può portare ad un’analisi profonda della nostra società. Per questo siamo attenti a quanto succede intorno a noi e lottiamo quotidianamente
per l’Università pubblica, contro la privatizzazione della cultura e per un diritto allo studio totale.
Riteniamo che la politica universitaria debba essere autonoma ed indipendente da ogni partito
politico, sindacato e confessione religiosa per evitare strumentalizzazioni, imposizioni dall’alto e
compromessi; è anche per questo che il Collettivo di Scienze appoggia e sostiene il lavoro del Collettivo d’Ateneo Studenti di Sinistra. Lottiamo per un’Università pubblica, libera e di massa, che
faciliti l’accesso alla cultura e difenda e promuova i valori di laicità, uguaglianza e antifascismo.
La partecipazione al Collettivo è APERTA A TUTTE E TUTTI.
Ci incontriamo ogni martedì alle 20:31 al Circolo di Castello in via Reginaldo Giuliani 374, Firenze.
Per informazioni visitate il sito WWW.collettivodiscienze.org
3
1.2
Gli Studenti di Sinistra
Vista la nostra collaborazione a livello di Ateneo con il Collettivo Studenti di Sinistra riportiamo
qui di seguito il loro “chi siamo”
Gli Studenti di Sinistra sono il collettivo d’Ateneo, un gruppo di studenti provenienti dai vari
Corsi di Laurea dell’Ateneo fiorentino, che si riunisce in maniera libera e aperta per discutere di
politica universitaria e non.
Siamo una realtà dinamica e aperta alla partecipazione di ogni studente, svincolata da partiti,
sindacati o altre associazioni: questa caratteristica, per noi fondamentale, permette di affrontare
le questioni in modo più ricco e completo, attraverso il contributo individuale di ogni studente ed
in modo del tutto indipendente da qualunque interesse di settore esterno.
A partire dal movimento della Pantera dei primi anni ’90, negli anni abbiamo dato corpo a numerose battaglie contro varie riforme della didattica e della struttura universitaria che si inseriscono
nel processo di destrutturazione dell’Università Pubblica e del sistema di diritto allo studio. Parallelamente lavoriamo su tematiche più ampie, partendo dall’opposizione alle politiche neoliberiste,
all’attacco ai diritti civili e sociali, dai problemi cittadini a quelli di politica nazionale e internazionale.
Nella convinzione che l’Università debba essere un luogo di elaborazione culturale organizziamo
iniziative di discussione e approfondimento, assemblee e momenti di aggregazione per stimolare
gli altri studenti e tutte le componenti dell’Università su tematiche per noi fondamentali.
Con i Collettivi delle diverse Facoltà abbiamo un rapporto di collaborazione e condivisione della
visione generale dell’Università, così come di campagne, lotte e analisi su specifici temi, nella
reciproca autonomia ed indipendenza.
Un’altra componente del nostro lavoro è legata ai vari organi di governo e di controllo dell’Ateneo
e dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio. Il nostro obiettivo è quello di portare anche
all’interno degli organi le posizioni e le rivendicazioni nate dagli studenti elaborate in maniera
indipendente e collettiva, senza limitarsi a rivendicazioni di puro stampo sindacale.
Le riunioni collettive sono aperte a tutti e si svolgono ogni lunedì alle 21, presso il Circolo di
Castello in Via Reginaldo Giuliani.
Per informazioni scrivici a [email protected]
4
1.3
...e chi non siamo
Il “Chi siamo” racchiude il nostro metodo orizzontale e la nostra idea inclusiva di università e più
in generale di società.
È notevole che molte altre liste spuntino in facoltà esclusivamente alle porte della tornata elettorale, e una volta ottenuta la poltrona risultano evanescenti nella rappresentanza negli organi e
manchino completamente un confronto con gli studenti.
Ci chiediamo perché altri gruppi si candidino e perché si imbastisca tutta questa manfrina elettorale solo per «affermare una presenza», al di là dell’utilizzo pretestuoso della rappresentanza
all’interesse carrieristico del singolo in partiti o sindacati o di visibilità per altri momenti elettorali
(comunali, regionali, nazionali).
Senza un lavoro costante nei luoghi e un’analisi politica strutturata insieme e tra pari, la presenza
negli organi è veramente superflua, alimenta anzi il disinteresse al vivere attivamente l’Università.
La scelta delle altre liste in questo è chiara: le loro uniche istanze sono conseguenza delle nostre
rivendicazioni e delle riflessioni che divulghiamo in rete e ai banchini delle facoltà. È evidente
come non possano fare la differenza in qualsiasi momento decisionale, se non frammentare il movimento studentesco.
Lista Aperta: Lista di centro o centro-destra (a seconda delle annate). Non “difendono un’idea”, ma “affermano una presenza”. Eletti ma non presenti all’interno delle Scuole e dei Corsi di
Laurea, Lista Aperta asseconda sempre e comunque le scelte di chi dirige l’Ateneo ad ogni ordine
e grado. Sono infatti note le loro posizioni assolutamente favorevoli riguardo al blocco all’accesso
a triennali e magistrali, al test di autovalutazione in appalto. Si nascondono dietro la maschera
apolitica del servizio agli studenti improvvisandosi “capoclasse” e fingendo di interessarsi alla vita
universitaria ma lavorando per i propri interessi. Provvedono ad avvicinare studenti a Comunione
e Liberazione (CL), potente lobby confessionale, economica e politica a livello mondiale. In odore
di campagna elettorale, si manifestano offrendo gelati, porchette e altre pietanze anche GRATUITAMENTE, creano book fotografici dei propri candidati e per farsi pubblicità utilizzano squallidi
espedienti, ma nessuno si chiede come si finanzino? Mortificano le elezioni distribuendo santini
personalisti e inviando SMS promozionali alle matricole durante il silenzio elettorale.
Sinistra Universitaria - UDU - CSX - Firenze RUN: Siamo alla quarta tornata elettorale che CSX e SU-UdU decidono di correre insieme, infischiandosene delle accuse reciproche
e degli aspetti caratteristici dei due gruppi, scegliendo la via più facile dell’accordo a tavolino. Liste variegate a due colori che ripropongono a livello universitario le larghe intese nel
governo dello Stato. La riprova di ciò è la convergenza con Lista Aperta sul contrasto alla proposta di Studenti di Sinistra per una nuova forma di tassazione più equa e progressiva
http://www.studentidisinistra.org/2014/03/jurassic-tax/.
• Sinistra Universitaria(SU) - Unione degli Universitari(UdU)
Nascono come lista di sinistra ma purtroppo legata strettamente alla CGIL tramite accordi,
protocolli d’intesa e patti economici. Questo gruppo prende spesso posizioni totalmente
inconcepibili poiché deve rispondere all’influenza di soggetti esterni. Vive grazie alla copertura politica del sindacato e ad una pianificazione svolta da altri a livello nazionale, distante
e insignificante per le realtà locali. SU-UdU si propone come sindacato studentesco: noi
contestiamo tale intento puramente sindacale. Riteniamo infatti che sia necessario portare
avanti battaglie su vari fronti e diverse tematiche, cercando di ampliare il più possibile la
partecipazione ed il dibattito all’interno dell’Università, senza limitarci alla tutela puntuale
e materiale di singole vertenze.
5
• Centro Sinistra per l’Università (CSX) - Rete Universitaria Nazionale (RUN)
CSX nasce riciclandosi dagli ex Studenti Democratici. Sono la sezione universitaria dei Giovani Democratici (GD) fiorentini, la compagine studentesca del Partito Democratico. Nella
sua carta dei principi individua nel rapporto con le istituzioni e i partiti il nucleo centrale
della sua azione. Ancora una volta si tratta di un gruppo che finisce per esprimere spesso
pensieri incoerenti e immotivati poiché influenzato dall’esterno da logiche di partito e da
una gerarchia a cui dover rendere conto. A livello nazionale fanno riferimento direttamente
al PD.
Fronte Universitario: Felice è la novità di quest’anno. Sono arrivati nella Scuola di Scienze
rappresentanti dell’estrema destra. Gruppo studentesco nostalgico di ispirazione dichiaratamente
fascista. Come altre liste, anche Fronte Universitario rispunta puntualmente all’avvicinarsi delle
elezioni. L’aspetto più preoccupante è il loro tentativo di riciclarsi. L’obbiettivo è quello di pescare a sinistra o in un certo disagio verso questa società, grazie a temi ammiccanti e canalizzare
l’astio e la ribellione verso la società in senso fascista.
Centro destra universitario - Studenti delle libertà:
Per definizione ufficiale, Studenti per le Libertà è la sezione studentesca del defunto partito PdL
in quota forzista, incernierata nella struttura nazionale di Giovane Italia. La loro priorità è
cercare elettori per partiti di destra e accaparrarsi poltrone piuttosto che occuparsi delle reali
necessità degli studenti. Nonostante le lotte interne alle destre, sono rimasti fedeli al padrepadrone Berlusconi.
1.4
Come intendiamo la rappresentanza
Il Collettivo è da sempre animato dalla volontà di portare una visione critica e di cambiamento
propositivo all’interno dell’Università e, più in generale, nella società. Anche quest’anno verremo
chiamati ad esprimere la nostra preferenza per eleggere i rappresentati all’interno degli organi
decisionali dell’Ateneo. Il Collettivo di Scienze si candiderà nei seguenti organi:
• Consiglio di Corso di Laurea
• Consiglio di Dipartimento
• Consiglio di Scuola
Come Collettivo riteniamo che la partecipazione alla vita politico amministrativa debba essere
diretta, mentre ad oggi è previsto un modello rappresentativo attuato tramite le elezioni. Consideriamo la rappresentanza non un fine (come evidente dalla nostra costante presenza nei luoghi,
a differenza di altre liste che appaiono solo in concomitanza con la campagna elettorale) ma un
mezzo di lotta per poter concretizzare la nostra idea di Università. Quindi abbiamo deciso, ancora
una volta, di candidarci per sfruttare questa opportunità portando avanti le battaglie politiche
all’interno degli organi, battaglie che in passato hanno portato in più di un’occasione a risultati
concreti. Ne sono esempi l’importante contributo dato alla programmazione didattica dei Corsi di
Laurea (che necessita ancora di lavoro, ma che sarebbe senz’altro peggio senza il nostro apporto)
oppure, il fatto che è stato impedito che venisse inserito un voto minimo d’accesso alla magistrale,
la reintroduzione dell’iscrizione con riserva, e tanto altro...
6
Capitolo 2
Cosa succede il 21 e il 22 aprile
2.1
Come è fatto il nostro Ateneo
Il nostro ateneo ha subito diversi cambiamenti dal punto di vista organizzativo. La riforma
Gelmini, nonostante le dure contestazioni da parte degli studenti, è stata approvata e già se
ne subiscono le conseguenze. Ecco di seguito riportati gli organi nei quali è stato riorganizzato
l’Ateneo.
Consiglio di Corso di Laurea: sono composti da tutti i docenti e ricercatori che svolgono
attività didattica per lo specifico corso e un numero di rappresentanti degli studenti variabile
da 3 a 7 a seconda del numero degli studenti iscritti. I loro compiti vanno dall’attuazione
delle linee guida dell’Ateneo in relazione alle specificità del singolo corso, alla stesura della
programmazione didattica (corsi attivati e loro struttura temporale, propedeuticità, crediti,
etc.), fino all’approvazione dei piani di studi e domande Erasmus. Il CdS è tipicamente
gestito dal Dipartimento che gli eroga più didattica (CFU): in tal caso il CdS “afferisce” a
quel dipartimento.
Consiglio di Dipartimento: sono gli organi di governo delle relative aree di didattica e ricerca.
Si prendono decisioni sui corsi nei quali i docenti di Dipartimento svolgono attività didattica. La Legge Gelmini ha decretato la centralità dei Dipartimenti. Se prima si occupavano
di sola ricerca, oggi si occupano di didattica, ricerca e gestione risorse, strutture e personale. Il Consiglio di Dipartimento è formato da tutti i docenti e ricercatori che effettuano
ricerca in ambiti affini, da una rappresentanza del personale tecnico-amministrativo, una
rappresentanza dei dottorandi e degli assegnisti, e da una rappresentanza studentesca pari
a un sesto della composizione totale.
Consiglio di Scuola: le 12 Facoltà dell’Ateneo fiorentino sono state trasformate in 10 “strutture
di raccordo” per l’attività di didattica dei Dipartimenti. Si tratta di organi consultivi che
coordinano le attività didattiche dei corsi di studio. Non hanno il potere decisionale della
vecchia Facoltà né autonomia finanziaria. Possono incorrere nei veti dei Consigli di Dipartimento a cui afferiscono i corsi da esse coordinati. Si tratta di un organo ormai svuotato del
proprio significato, infatti le nefaste riforme degli ultimi tempi ci consegnano un’Università
“dipartimentocratica”. Se prima il duopolo Facoltà/Dipartimento gestiva, rispettivamente,
didattica e ricerca, ora, avendo le Scuole perso autonomia finanziaria e potere decisionale
l’ultima parola sulla didattica spetta ai Dipartimenti. Perfino a livello degli organi centrali
sono presi più in considerazione i Dipartimenti (ai cui Direttori sono riservati posti in Senato
Accademico) che le Scuole (estromesse dagli organi centrali e relegate ancora a commissioni
consultive congiunte).
Senato Accademico (SA):prima l’organo politico per eccellenza dell’Ateneo, ormai parzialmente svuotato di senso dalla Legge Gelmini che lo ha reso, con il nuovo Statuto, fortemente
assoggettato al Consiglio di Amministrazione a cui fornisce sui temi chiave SOLO pareri. So7
no di sua competenza numerosissime questioni di didattica e ricerca. La rappresentanza studentesca in questo organo è di 5 studenti su 29 componenti (Rettore che presiede, 10 Direttori
di Dipartimento, 10 Professori eletti in rappresentanza delle 5 aree scientifico-disciplinari
(Biomedica, Scientifica, Umanistica, Sociale, Tecnologica), 3 tecnici-amministrativi).
Consiglio d’Amministrazione (CDA): con la Legge Gelmini diventa il vertice dell’Ateneo
perché organo di indirizzo in materia finanziaria dove si discute il bilancio e ogni delibera
in materia di finanziamento, tasse universitarie, etc. Gli studenti sono 2 su 10 membri, di
cui 5 membri interni all’Università (docenti, ricercatori, tecnici-amministrativi) e 3 esterni
ad essa.
Nucleo di Valutazione Interno(NdV): è organo consultivo e di controllo il cui ruolo è compiere indagini ed esprimere pareri e valutazioni in merito all’attività di didattica e di ricerca
e sull’impiego delle risorse finanziarie. Gli studenti sono 2 su 9, di cui 2 membri interni e 4
esterni.
Consiglio Territoriale fiorentino dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio
(ARDSU): non si tratta propriamente di un organo dell’ateneo, bensì di un organo regionale costituito da 7 rappresentanti degli studenti, nato a seguito dell’accorpamento delle tre
Aziende Regionali per il Diritto allo Studio (Firenze, Siena e Pisa). Attualmente, il regolamento del consiglio territoriale prevede che ognuno dei tre consigli (Firenze, Pisa, Siena)
elegga un presidente che rappresenterà gli studenti all’interno del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Regionale Unica per il Diritto allo Studio. Questa è la sede di discussione
dei temi legati al diritto allo studio, come mense, alloggi e borse di studio. Si vota anche
per eleggere i 2 rappresentanti degli studenti nel Comitato Sportivo Universitario (CUS),
e rimangono le elezioni in secondo grado per il Centro Linguistico di Ateneo (CLA), per
il Comitato Utenti dei Servizi Informatici dell’Ateneo Fiorentino (SIAF) e per i Comitati
delle Biblioteche (uno per ogni area tematica: scientifica, tecnologia, biomedica, umanistica
e sociale).
Il sistema di voto elettronico
Questa tornata elettorale sarà per la prima volta realizzata tramite un sistema di voto elettronico,
che sostituisce il precedente metodo basato sulle classiche schede di carta. Questo sistema garantisce numerosi vantaggi, tra cui la possibilità di votare da qualsiasi seggio, eliminando quindi
la necessità di recarsi presso la propria sede prevalente di studi per poter esprimere le proprie
preferenze.
Un sistema (im)perfetto
In seguito alle nostre richieste, l’Ateneo ha finalmente deciso di investigare l’uso di ausili informatici per il voto costituendo un apposito Gruppo di Lavoro che si è riunito per la prima volta
a settembre 2013. Purtroppo, nonostante il largo anticipo con cui sono iniziati i lavori, una visione non troppo chiara del problema e l’inadeguato supporto (anche economico) che l’Ateneo ha
fornito a chi lavorava sul progetto ha fatto sì che la montagna partorisse un topolino: abbiamo
quindi un regolamento elettorale e un sistema informatico completati in fretta e furia, pieni
di bizantinismi e assurdità dovute alla mancanza di un’analisi seria e approfondita.
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Per dare un’idea di quanto la pianificazione sia stata carente basti dire che si è reso necessario
rimandare la partenza della prima parte del sistema (quella per la presentazione delle liste) a
causa del fatto che il collaudo (che ha riscontrato errori da risolvere) è stato svolto il giorno
lavorativo precedente alla sua prevista entrata in funzione.
2.2
Come si vota
Il 21 e il 22 aprile tutti sperimenteranno i chioschi elettorali informatizzati. La procedura
di voto è abbastanza simile a quella precedente: ci si fa identificare dal Presidente e, una volta
assegnata una postazione, ci si reca in essa per esprimere il voto. Più in dettaglio: ogni elettore,
una volta recatosi in un qualsiasi seggio, dovrà identificarsi con un documento d’identità
valido (o con il libretto universitario); il Presidente provvederà quindi a ricercare lo studente nel
registro elettorale e ad annotare gli estremi del documento. Una volta effettuate queste operazioni, allo studente verrà fornito un codice alfanumerico detto token che servirà a sbloccare la
postazione assegnata.
Qui inizia la corsa contro il tempo! L’Ateneo, nella sua infinita saggezza, ha decretato che
solo i più veloci potranno votare: al momento dell’assegnazione del token partirà un conto alla
rovescia di dieci minuti, al termine del quale la postazione sarà automaticamente disattivata
e sarà impossibile per l’elettore continuare a votare. Occorrerà quindi avere le idee chiare prima
di entrare nel seggio per non rischiare di perdere la possibilità di compilare tutte le schede.
Una volta entrati nella postazione di voto allo studente sarà richiesto di inserire il token per abilitare la postazione. Anche qui, senza un vero motivo, l’Ateneo ha previsto che l’elettore abbia
tre tentativi a disposizione per l’inserimento del codice (esauriti i quali egli verrà considerato un
pericoloso anarco-insurrezionalista e tutte le sue schede saranno considerate nulle). Attenti quindi a inserire bene il proprio token e che nessuno, involontariamente, entri nella vostra
postazione e inserisca il proprio codice al posto del vostro, invalidandovi quindi le schede.
Superata questa corsa a ostacoli, avrete finalmente la possibilità di esprimere le vostre preferenze:
all’interno di una schermata verrà visualizzato l’elenco degli organi per cui avete diritto di votare,
selezionando i quali verrà visualizzata una scheda virtuale contenente i nomi delle liste (se presenti)
e dei candidati. L’elettore potrà selezionare una lista/un candidato e cambiare la propria opzione
in caso di errore fino al momento della chiusura della scheda, operabile tramite apposita opzione
a schermo.
9
Capitolo 3
Didattica
3.1
Le ultime riforme
Volendo fare un breve excursus sulle riforme universitarie degli ultimi anni dobbiamo senz’altro
partire dal Processo di Bologna che, con l’introduzione del 3+2, ha portato ad una frammentazione dei Corsi di Laurea ed un eccessivo carico didattico soprattutto nel triennio.
La Riforma Moratti del 2004, a seguito dei decreti attuativi del ministro Mussi, ha ribadito
l’ingresso dei privati nelle Università e stabilito un blocco di accesso alle lauree magistrali
a partire dall’anno accademico 2008/2009.
Nel 2008, la Riforma Gelmini, con il corrispondente decreto ministeriale (DM 17) del 2010, ha
sancito ulteriori criteri numerici per poter mantenere attivi i corsi di laurea; questo, insieme al
blocco delle assunzioni, ha portato alla cancellazione o dequalificazione di percorsi formativi
in molti corsi di laurea (tra cui Matematica e Fisica). Tale decreto ha inoltre stabilito che i curricula delle lauree magistrali non debbano differire per più di 30 CFU rendendo il biennio sempre
meno caratterizzante. Oltre alla drastica riduzione dell’offerta formativa è stato pesantemente
compromesso il diritto allo studio con l’introduzione del numero chiuso in vari corsi di laurea
della nostra Scuola e non solo.
Dobbiamo anche menzionare la Spending Review del 2012 (governo Monti) poiché, pur non
essendo una riforma universitaria, contiene tagli alla spesa pubblica che hanno aperto la strada
all’aumento delle tasse universitarie per gli studenti fuori corso.
La più recente riforma universitaria è del 2013 (DM 47 del governo Monti). Questa, come le
precedenti, porta ad una riduzione dell’offerta formativa poiché rende più stringenti i requisiti per
ottenere l’accreditamento, non più basati sulla storicità bensì su requisiti di merito, necessari per
tenere in piedi un corso di laurea.
Dietro il susseguirsi di riforme a prima vista sconclusionate possiamo intravedere un progetto
di liberalizzazione, portato avanti nella convinzione che la competizione fra gli atenei possa portare ad ottenere un servizio di qualità migliore per l’utente. Questi auspici si scontrano con la
finalità di garantire un’istruzione di qualità e per tutti: il quadro appare sensato solo se pensiamo
l’istruzione come una merce o un prodotto, invece che un diritto. Le campagne contro la corruzione e contemporaneamente la retorica del merito sono state utilizzate a pretesto per legittimare
i tagli lineari all’università. In questo modo sprechi e baroni sono rimasti al loro posto, e le strutture che avevano bisogno di finanziamenti hanno avuto ancor più danni. Il merito per come lo
intendiamo noi non investe la sfera dei diritti, che per definizione sono universali e prescindono da
ogni “però”, ma deve essere attuato per valorizzare le capacità, una volta garantita la possibilità a
tutti di svilupparle. Proprio questa è la premessa che ci pare manchi a tali progetti: l’Università
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dovrebbe avere come primo compito quello di consentire a prescindere dalla situazione familare,
di reddito o quant’altro di cimentarsi negli studi universitari, lasciando ad altri una selezione sul
merito.
11
3.2
Blocco all’accesso magistrale
La legge 270 prevede che per accedere a un corso di laurea magistrale, oltre a possedere una
laurea triennale, lo studente dovrà sottostare a dei criteri di accesso stabiliti dal Corso di Laurea
Magistrale a cui si vuole iscrivere, che prevedano, oltre a dei requisiti curricolari (un certo numero
di crediti in certi settori), la cosiddetta adeguata preparazione, un termine certamente fumoso e
generico che presta il fianco ad abusi. Tutto ciò nel nostro Ateneo è stato tradotto con: “inseriamo un voto minimo di laurea dappertutto!”, giustificato con la necessità di selezionare
gli studenti e permettere l’accesso ai soli meritevoli. Nella ex Facoltà di Scienze questa assurda
catastrofe è stata sventata grazie al nostro lavoro.
Nel giugno 2012 la ex Facoltà di Scienze è tornata alla carica ed ha votato una modifica ai regolamenti in materia di accesso a tutte le lauree magistrali. Si proponeva che i laureati triennali non
avrebbero più potuto iscriversi direttamente alla laurea magistrale, ma avrebbero dovuto sottoporsi a un colloquio frontale per la verifica delle proprie conoscenze. Soltanto chi ha conseguito
una laurea triennale con media superiore o uguale ai 24/30 avrebbe avuto accesso direttamente alla laurea magistrale, con esenzione dal colloquio frontale (a discrezione del presidente del corso di
laurea). La nostra ex Facoltà si sarebbe trovata nel paradosso di dover verificare nuovamente dei
laureati con un titolo legalmente valido sul territorio nazionale ed europeo: introdurre un blocco
all’iscrizione magistrale di questo tipo significa svilire il valore del titolo di studio e svuotarlo del
suo significato.
Solo grazie alla campagna portata avanti dal Collettivo di Scienze e dagli studenti della Facoltà
è stato eliminato questo assurdo ulteriore vincolo per il diritto allo studio, permettendo così il
regolare accesso in continuità alle lauree magistrali dei laureati triennali del nostro Ateneo. Per
tutti gli altri studenti (altri CdL non in continuità o altri Atenei) la verifica dell’adeguata preparazione è stata limitata, grazie al nostro lavoro, unicamente ad una valutazione del curriculum
universitario, eliminando ogni tipo di obbligo formativo.
Siamo comunque contrari ad ogni discriminazione nei confronti degli studenti provenienti da altri
Atenei e continueremo a batterci contro ogni tipo di limitazione all’accesso!
Un’altro vincolo all’accesso magistrale è stato eliminato reintroducendo una sorta di iscrizione
con riserva formalmente cancellata dalla legge Moratti. Infatti l’iscrizione con riserva era quel
procedimento (in vigore nel vecchio ordinamento) per cui uno studente che si stava per laureare
triennale (ad esempio a dicembre) poteva iscriversi direttamente al corso specialistico, evitando
di pagare un semestre in più di tasse universitarie. Sono serviti due anni di intensa contestazione
da parte degli Studenti di Sinistra negli organi centrali, dopo i quali è stato possibile reintrodurre
una sorta di riserva, la preiscrizione: dichiarando di volersi iscrivere ad un corso magistrale ad
ottobre e pagando la prima rata delle tasse, è possibile iscriversi fino al 6 MARZO 2015, sia per
laureati 509 che per laureati 270.
3.3
AVA, TECO, VQR, ANVUR e altri acronimi abietti
Dagli anni ’90, dopo la diffusione del marketing, in un mondo dove le sigle fanno da padrone,
abbiamo assistito a una vera e propria esplosione di abbreviazioni e acronimi per la felicità di
tutti gli appassionati della settimana enigmistica.
Se si vanno ad analizzare le normative sull’università risulta evidente che ad essere criptici non
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sono solo i nomi. Vi si trovano infatti anche una serie di passaggi che alle prime letture risultano
oscuri anche ai più esperti burocrati e le cui conseguenze talvolta non sono chiare nemmeno dopo
una minuziosa analisi. Entriamo quindi nel dettaglio e analizziamo il significato di alcuni di questi
acronimi.
Il Decreto Ministeriale (DM) 47 del 30/01/2013 emanato dal Ministro Profumo recepisce il documento sull’Autovalutazione, Valutazione periodica e Accreditamento (AVA) di sedi
universitarie e corsi di studio, diffuso dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del
sistema Universitario e della Ricerca). Tale documento prevede vincoli qualitativi e quantitativi da soddisfare necessariamente per ricevere l’accreditamento iniziale dell’Ateneo, decretandone, in caso contrario, la soppressione.
Per rientrare in questi vincoli imposti (alcuni dei quali non sembrano nemmeno relazionati con
l’effettiva efficienza, seppur economica, dell’Ateneo), l’Università per non chiudere (anzi, essere
chiusa) sarà costretta ad introdurre il numero chiuso, sopprimere interi Corsi di Studio
o tagliare corsi singoli (presumibilmente quelli relativi ai crediti a scelta dello studente, che
non sono indispensabili per l’apertura del corso), riducendo la ricchezza culturale e impedendo
ulteriormente la personalizzazione del proprio indirizzo. Tutto questo rappresenta la prosecuzione, se non il peggioramento, dei provvedimenti degli scorsi anni, come il blocco del turn-over delle
assunzioni e la riduzione del FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario) e solo il quadro d’insieme
rende la gravità della situazione.
Fra tutti i requisiti per l’accreditamento iniziale delle sedi richiesti dal D.M. 47 ci sono due vincoli
quantitativi: uno è posto sulla numerosità massima degli studenti per corso di studio l’altro, che
ci regala l’acronimo DID, è sulla quantità massima erogabile di didattica. È presente poi un
terzo indicatore, riferito alla “sostenibilità economico/finanziaria” che rende ancora più stringenti
i requisiti per istituire nuovi corsi di studio.
Un altro simpatico acronimo nel quale ci imbattiamo leggendo il decreto AVA è la VQR (Valutazione Qualitativa della Ricerca), si tratta di un fattore che aumenta o meno il DID del 20%.
È in pratica la valutazione della ricerca e della capacità dei docenti di diffondere le conoscenze
prodotte, cioè la capacità di raccogliere i soldi (indicata come la “terza missione dei dipartimenti”).
Ciò, ci conduce al paradosso per cui non conta l’effettivo valore del prodotto scientifico, ma la
“vendibilità” dello stesso. Ammesso e non concesso che la VQR sia qualcosa di correlato con la
nostra capacità di fare ricerca, il DM, attribuendo a questo valore una aumento del DID, implica
tra le altre cose che se non sai fare ricerca allora non sai neanche fare didattica e porta gli atenei ad entrare in una competizione per la sopravvivenza e non in circolo virtuoso di collaborazioni.
Leggendo il testo qualunque persona ragionevole maturerebbe seri dubbi sullo scopo ultimo di
questo decreto e di tutto il sistema creato dall’ANVUR. Risulta immediato pensare che più che
la valutazione e il miglioramento della qualità degli atenei pubblici, l’intento sia quello di ridimensionarli con la scusa della valutazione e dell’efficienza. Obbiettivo che rientra
perfettamente nel lungo percorso verso lo smantellamento dell’università pubblica a cui tanto
hanno contribuito tutti i governi degli ultimi 15 anni.
Oltre al sistema AVA, ma sempre da inserire nel quadro di questa supposta “valutazione” ad opera
dell’ANVUR, compare un’altra sigla interessante, i TECO (TEst sulle COmpetenze), che servirebbero per valutare le “soft skills”, competenze di carattere generalista che lo studente dovrebbe
aver acquisito alla fine di un percorso di studio. Questi test, una sorta di test INVALSI (Istituto
Nazionale per la VALutazione del Sistema) dell’università, non sono basati né sulle competenze
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dei vari corsi di studio, né sul modello di insegnamento italiano. Vengono infatti comprati e
tradotti (a prezzi esorbitanti) a partire da quelli di università americane, che le ricevono a loro
volta dal CLA (Council for aid to education’s collegiate Learning Assessment). Lo scopo di questi
test è quello di stilare una classifica degli studenti dei vari corsi e bilanciare di conseguenza una
parte dei finanziamenti agli atenei. Due anni fa è stata avviata la somministrazione sperimentale
(per i primi tre anni) di questo test agli studenti di alcuni degli atenei italiani che hanno aderito
al progetto (adesione che ovviamente è opzionale solo per la fase di test). Tale somministrazione rappresenterà uno degli indicatori sulla base dei quali verrà assegnato un bonus
aggiuntivo al momento dell’erogazione del Fondo di Finanziamento Ordinario (il già
citato FFO). Ciò comporta che gli atenei con studenti con risultati meno soddisfacenti riceveranno minori fondi e di conseguenza, avranno minor possibilità di apportare modifiche funzionali al
proprio assetto didattico il che comporta presumibilmente una minor possibilità di garantire un
arricchimento e un miglioramento del servizio erogato agli studenti.
Questa modalità di distribuzione del FFO ci trova perplessi in quanto tendente a incrementare
il divario tra i diversi atenei italiani e come per il caso della VQR ad alimentare un’assurda
competizione per ottenere il primato all’interno della classifica delle università italiane, ormai
sempre più scadenti a livello mondiale.
Di tutti questi acronimi e del loro contenuto discutiamo in Collettivo e negli organi centrali dell’Ateneo oltre che nei vari consigli di Scuola. La situazione generale generata da tutte queste sigle
con il loro significato e dalle precedenti riforme (come la famigerata riforma Gelmini) ha portato
ad avere un nuovo metodo di ripartizione dei finanziamenti alle università statali. Metodo adottato per la prima volta quest’anno per allocare una percentuale pari al 20% della quota base del
FFO. Questa percentuale è garantita agli atenei solo in relazione agli studenti in corso, escludendo deliberatamente i fuoricorso dal totale di studenti per cui l’ateneo riceverà i finanziamenti,
rendendoli esclusivamente a carico dell’Ateneo, e quindi un onere.
È assurdo che analisi così superficiali possano essere determinanti per decidere quali Atenei sono
validi e quali no, qual è la didattica di qualità e quali invece sono gli sprechi superflui nell’Università, di cui volentieri faremmo a meno anche noi. È indecoroso che questi tecnocrati continuino
a smantellare l’istruzione pubblica, riempiendo decreti e normative di acronimi e riempendosi la
bocca con paroloni vuoti tipo “meritocrazia” e “valutazione”. Valutazione di che?
L’unico acronimo che ci viene in mente dopo tutto questo è WTF (What The Fuck).
3.4
Test di autovalutazione
Nei corsi di studio non a numero programmato resta il problema dei criteri di accesso alle lauree
triennali, stabiliti dalla legge Moratti 270/04: veniamo giudicati già prima di essere parte attiva
del processo culturale e formativo che, si pensa, l’Università debba in parte rappresentare. Tutte
le Scuole, senza alcuna imposizione da parte del MIUR, hanno scelto i test d’ingresso come criteri
di valutazione.
Grazie al nostro lavoro come Collettivo di Scienze è stato possibile ottenere che tali test
non pregiudicassero l’iscrizione al corso.
Due test si tengono nel mese di settembre, e in caso di mancato superamento lo studente è tenuto
a frequentare un corso di recupero durante il primo semestre. Se per qualche motivo lo studente
è impossibilitato a frequentare il corso, può sostenere il test a dicembre e si arriva al paradosso
14
che in caso di esito negativo lo studente non può prenotarsi agli esami, nonostante risulti iscritto
al corso di laurea.
Resta inoltre sconcertante che tale test sia totalmente a carico dello studente, che deve sborsare
30 euro per parteciparvi; soldi questi che finiscono per essere inseriti nel bilancio di Scuola sotto
una voce generica e – nonostante le ripetute richieste di chiarimento da parte nostra – non è chiaro
ancora il modo in cui vengono spesi: sappiamo che alcuni vengono spesi per la didattica, ma di
altri perdiamo completamente le tracce. Questi costi sono la sagra delle assurdità: in quanto “autovalutazione” obbligatoria per iscriversi, il servizio dovrebbe essere gratuito; tutti invece pagano
lo stesso indipendentemente dalle condizioni economiche; in ogni caso è del tutto ingiustificato
pagare per ogni test che si sostiene (come se più test fai e più aumenta la tua capacità contributiva...); gli stessi soldi servono solo in una parte a pagare il prezzo di costo, la parte restante si
spartisce tra contratti di docenza, vezzi dei professori o chissà cosa!
Insomma, una partecipazione obbligatoria ma a pagamento e senza senso. Resta infine
sconcertante la situazione del Corso di Laurea in Biologia, per il quale è stato inserito il numero
chiuso esclusivamente per impedire un eccessivo afflusso di coloro che, non avendo passato il test
di medicina, si iscrivono a biologia in attesa di ritentare il test l’anno successivo.
L’inutilità e le contraddizioni di un sistema di numeri chiusi e blocchi all’accesso, che noi denunciamo da anni, si stanno palesando da sole ogni anno di più. Infatti a Firenze il numero di posti
disponibili a Biologia risulta essere sempre superiore agli studenti che sostengono il test. Studenti
che quindi sono obbligati a sostenere un test per il numero chiuso dal costo di 50 euro (più del
“normale”!) pur avendo la certezza di potervisi iscrivere. Addirittura l’anno scorso, per cercare
di “rimediare” al basso numero di iscritti a settembre, il corso di laurea ha, per la prima volta,
riaperto le iscrizioni a Novembre. Quello che lascia veramente senza parole sono le modalità con
cui ciò è stato fatto: iscrizioni aperte per tre giorni, annunciate da un anonimo commento di
poche righe sul sito del Corso di Laurea e, dulcis in fundo, senza bisogno di sostenere il test!
Situazioni di questo tipo si presentano ormai ogni anno, noi la facciamo notare più volte l’anno,
ciononostante chi sta negli organi sembra non accorgersi di nulla, o fa finta di non accorgersi,
dimostrando ancora una volta che, vista l’incapacità di risolvere i reali problemi dell’Università,
ci si dedica a tentare di arginarli con soluzioni contraddittorie.
3.5
Tirocini
La situazione riguardo ai tirocini è molto complicata e variegata data la grande diversità dei corsi
di studio della nostra Scuola e più in grande dell’Ateneo. È un discorso che non si può affrontare
in generale, ma occorre analizzare da vicino le varie situazioni per come si inserisce il tirocino nei
vari corsi e per com’è declinato. Si parte infatti da corsi di laurea come matematica e informatica
in cui alla triennale non esiste il tirocinio, passando per biologia e chimica in cui il tirocinio è
parte integrante (nonché obbligatoria) del processo formativo fino ad arrivare ad ottica, in cui
il tirocinio è praticamente fondamentale per poter acquisire le conoscenze che si andranno ad
utilizzare dopo gli studi.
Tuttavia esistono delle problematiche comuni a tutti i corsi di laurea: tanto per cominciare la
burocrazia fa la sua parte (ma d’altronde questo è un segno distintivo dell’UniFI) e riuscire ad
ottenere permessi e accettazioni è una vera odissea, con gli studenti che sono costretti fare avanti e
indietro dalle segreterie per settimane. Il problema fondamentale ad oggi resta comunque il ruolo
svolto dallo studente nel tirocinio: capita sovente infatti che i tirocinanti all’interno di aziende,
15
ma anche all’interno dell’Ateneo, si ritrovino a svolgere lavori ripetitivi e sottoqualificati, che
spesso hanno poco a che vedere con il proprio percorso formativo. Inoltre le mansioni
che spesso finiscono per svolgere fanno sì che i tirocinanti vadano a sostituire, loro malgrado,
i lavoratori, che dovrebbero essere remunerati per fare quel determinato lavoro. La completa
mancanza di un qualsivoglia controllo da parte dell’UniFI rispetto ai tirocini (interni ed esterni)
ha reso il tirocinio una ghiotta possibilità per tutte le aziende che cercano lavoratori non retribuiti.
Crediamo che alla base di qualunque tirocinio formativo ci debba essere un controllo
e un interesse mirati a integrare il percorso di studio di uno studente che di fatto il
più delle volte è lasciato solo a se stesso, non venendo nemmeno seguito o indirizzato.
Non ha senso parlare di tirocini se gli studenti non imparano nulla e vengono inseriti in contesti
lavorativi senza nemmeno essere retribuiti.
Riteniamo assai grave un’indulgenza di questo tipo che danneggia oltre gli studenti che vengono
sfruttati anche i lavoratori il cui lavoro viene affidato a studenti che non dovrebbero/vorrebbero
farlo. Il tirocinio deve aiutare lo studente ad accrescere le proprie competenze, facendogli comprendere passo passo come quello che studia si possa tradurre un giorno in un impiego.
Come Collettivo di Scienze tentiamo tuttora di far recepire questo concetto ai vari organi della
nostra Scuola, collaborando anche con altri collettivi di luogo che denunciano gli stessi problemi.
E’ necessario denunciare il sistema attuale e modificarlo in base a quelle che sono le reali situazioni
dei vari corsi di studio.
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Capitolo 4
Diritto allo Studio
4.1
Numero chiuso
Uno studente deve possedere un diritto fondamentale: quello di scegliere autonomamente e senza
restrizioni il proprio percorso formativo. Come Collettivo di Scienze siamo da sempre contrari
al meccanismo e al principio del numero chiuso e a tutti i blocchi all’accesso in ambito
universitario perché rappresentano una netta negazione del diritto allo studio (principio sancito
dalla Costituzione Italiana).
Sotto la maschera della didattica di qualità sono ormai anni che viene giustificata l’applicazione
del numero chiuso in vari corsi di laurea, ma come può un’istituzione pubblica pensare una didattica di qualità accessibile solo ad alcuni privilegiati, prevedendo di escludere fin dal principio
un gran numero di studenti? Non sorprende una scelta del genere quando la visione generale
relega l’istruzione a voce di spesa e non investimento da fare per il futuro. L’intero sistema poi,
si espande a macchia d’olio ovunque, anche dove prima il numero chiuso non era stato nemmeno
pensato. Questa netta contraddizione è palese se si pensa che ormai da anni i blocchi all’accesso
per Medicina e Chirurgia e per le Lauree sanitarie fanno sì che moltissimi studenti che non hanno
superato la prova d’accesso si iscrivano a Corsi a numero aperto con insegnamenti analoghi (soprattutto Biotecnologie, Farmacia, Biologia e Chimica) provocando quindi un sovraffollamento
nei primi anni. Queste “migrazioni” hanno portato altri Corsi come quello di Biotecnologie a
scegliere la via del numero chiuso come soluzione rapida e facile alla questione, hanno seguito
successivamente anche i Corsi di Laurea in Scienze Biologiche, Farmacia, Chimica e Tecnologie
Farmaceutiche (CTF) e Scienze Farmaceutiche Applicate-Controllo Qualità (SFA).
Appare chiaro quindi che il numero chiuso è usato solo come espediente per non pensare alle
carenze degli Atenei che non possono investire negli spazi universitari, andando così incontro alla
totale distruzione dell’università di libero accesso.
In questi anni il nostro impegno concreto, dentro e fuori dagli organi, è stato volto ad osteggiare
l’introduzione di tali blocchi. Ad esempio, grazie alla nostra azione i corsi del primo
anno di Biologia sono stati moltiplicati riuscendo a garantire agli studenti strutture adeguate. In futuro, come ieri, il Collettivo di Scienze s’impegnerà ancora per impedire
l’introduzione dei numeri programmati ed ogni altro tipo di limitazione al Diritto allo Studio.
4.2
Trasporti
Non è inutile ricordare che senza il diritto alla mobilità non si può parlare di diritto allo studio
e in questo il territorio fiorentino è fortemente manchevole. La situazione della nostra scuola ne
è un esempio lampante. Le varie facoltà sono dislocate in sedi diverse e molto lontane tra loro
e costituiscono da sempre un grosso ostacolo ad una buona organizzazione della didatti17
ca e della vita universitaria. L’Ateneo non si è mai attivato concretamente per risolvere la
mancanza di adeguati servizi di trasporti per i poli universitari. Colpa dell’assenza di dialogo tra
le istituzioni competenti (dall’Ateneo al comune, alla Regione), ma anche delle politiche amministrative che una volta allontanate le università dalle vetrine del centro, non si sono mai interessate
di farle raggiungere dai mezzi pubblici.
Come Collettivo ci battiamo da sempre per il diritto alla mobilità portando le necessità di studenti e lavoratori all’interno degli organi universitari e non solo. Noi pretendiamo un trasporto
pubblico che sia efficiente e che tenga conto delle particolari esigenze degli studenti,
che alla fine dei conti garantiscono un’entrata ingente nelle casse di ATAF e Comune. Impegnarsi
e lottare perchè questo accada è doveroso, specialmente quando ci rendiamo conto della direzione
in cui ci stiamo muovendo: infatti oltre a ingenti tagli governativi alla mobilità locale ci dobbiamo
ricordare che dal 2012 ATAF non è più pubblica ma di Trenitalia S.P.A..
Andare verso la privatizzazione di un bene fondamentale come quello dei trasporti, seguendo logiche produttive, andrà a sacrificare gli interessi degli utenti (specialmente quelli delle fasce più
deboli come appunto gli studenti) allontanandosi sempre più da un servizio a misura di cittadino.
È assurdo che non si voglia puntare sul traporto pubblico ad uso e consumo del cittadino ed è
ridicolo che si usi questo tema per curarsi un’immagine pubblica. Su questo merita una piccola
nota la situazione trasporti al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino.
A fronte di svariate mobilitazioni studentesche (che hanno portato a qualche miglioramento) è
stato considerato quando si parlava di migliorare i trasporti solo quando rientrava nelle promesse
elettorali dei politici di turno da Renzi all’attuale sindaco Nardella. Continueremo a lottare per
la valorizzazione del trasporto pubblico portando avanti le rivendicazioni di studenti e lavoratori
che ogni giorno hanno difficoltà a raggiungere le sedi universitarie. Come Collettivo ci battiamo
tutt’oggi (a livello cittadino e universitario)per far sì che Università e Regione collaborino per
erogare nel migliore dei modi questo servizio per i cittadini.
4.3
Mensa
I tagli operati al diritto allo studio da parte dei governi che si sono susseguiti negli ultimi anni si
sono fatti sentire a livello locale. Gli aumenti a carico degli studenti non si sono finiti nell’aumento
della tassa regionale (da 98 euro nel 2011 a 140 euro nel 2012 e successivi ). Le questioni relative
al servizio di ristorazione universitaria (mensa) in Toscana sono ogni anno mutevoli. Dal costo di
2,50 euro per un pasto completo, il DSU ha dapprima aumentato a 3 euro il costo del servizio per
poi introdurre la fasciazione attuale. Sotto una propagandata giustificazione di equità sociale, il
costo della mensa ‘e diminuito di soli 20 centesimi per gli studenti in fasce di reddito basse (esclusi
i borsisti, che gi‘a pagano 0 euro), lasciandolo invariato per le fasce medie e aumentandolo di 1
euro (quindi 4e) per le fasce alte, in cui, ricordiamo, rientrano tutti coloro che per qualche motivo
non consegnano il modulo ISEE.
La scelta del DSU ha provocato un allontanamento massiccio (i dati dei mesi prima e dopo l’introduzione del nuovo sistema parlano chiaro) degli studenti dalle mense. È questo che deve fare
l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio? Come Collettivi e studenti continuiamo a batterci
affinchè venga erogato un servizio ristorazione equo e di qualità, e cerchiamo ancora di riportare ai
vecchi 2,50 euro il costo del pasto giornaliero.Come studenti rivendichiamo un azienda promotrice
18
diretta dei servizi che eroga senza appalti ne deleghe. Questo purtroppo è molto lontano da quello
che è l’andazzo che si è preso e che in questi tempi di governo Renzi si accentuerà.
Per il servizio ristorazione, l’ARDSU appalta la quasi totalità delle proprie mense allontanandosi dalle esigenze degli studenti mettendole in mano a dittte private che seguono i
propri interessi economici. Da denunciare su questo tema è la brutta piega che sta prendendo
la mensa al Polo di Sesto.
Da anni come collettivo portiamo avanti una battaglia per avere una mensa adeguata alle utenze
e raggiungibile facilmente all’interno del Polo Scientifico che ne è sempre stato carente. Dopo una
prima fase dove ne era stata annunciata la costruzione, oggi la situazione risulta essere bloccata
e restia ad andare avanti. Come collettivi continueremo a lottare affinché questa tendenza cambi,
e non vengano più usate scuse per evitare di affrontare i reali problemi dell’erogazione dei servizi
del diritto allo studio.
4.4
Segreterie e biblioteche
Da tempo l’Ateneo Fiorentino adotta politiche di riduzione dei servizi destinati agli studenti, tra
cui il progressivo contrarsi degli orari di apertura degli spazi universitari. Ad oggi la situazione
è problematica poiché queste riduzioni si inseriscono in un contesto di politiche cittadine atte a
reprimere e allontanare l’aggregazione studentesca dalla città. Da anni ormai denunciamo queste
carenze dal lato universitario e cittadino. Non è possibile che non esistano reali luoghi comuni
dove poter studiare, o semplicemente socializzare.
La Scuola di Scienze è una realtà frammentata in varie zone della città (Centro, viale Morgagni,
Sesto Fiorentino, Vinci); questo vuol dire per esempio che non esiste una biblioteca di scienze ma
una biblioteca per matematica, una per scienze naturali etc..
In nome di un risparmio economico fittizio sono state promosse chiusure anticipate (vedi le biblioteche del centro) e addirittura soppressione di alcuni locali universitari, operazione che non
tiene conto delle esigenze degli studenti e che non ha il fine di incrementare i servizi e gli orari di
biblioteche e scuole. Sembra imminente la chiusura della biblioteca e delle aule alla Specola, unica
sede universitaria di là d’Arno; da qualche anno i locali dedicati alla didattica in Via Romana sono
passati sotto la gestione del Museo di Storia Naturale che ha permesso lo svolgimento delle lezioni
fino ad ora. Da giugno le cose cambieranno, il Consiglio del Museo ha deciso di ampliare il museo
costringendo Dipartimento di Biologia Animale e Genetica, biblioteca e laboratori a spostarsi in
altre sedi del centro e al Polo Scientifico di Sesto!
Altra situazione disastrosa è quella dei servizi di segreteria di molte sedi, come quella del Centro
e di Vinci: i primi devono recarsi in viale Morgagni perdendo una giornata a causa dei mezzi
pubblici carenti, i secondi addirittura a Sesto! Se non fossero già carenti, così ci ha pensato e provato l’Ateneo a peggiorare la situazione nel corso degli anni. Pensiamo per esempio agli svariati
tentativi di accorpare le segreterie studenti del Polo di Sesto con quelle di Morgagni, anche qui
adducendo motivazioni economiche.
Riteniamo siano necessarie più segreterie per Scienze, essendo le sedi mal collegate fra loro e dislocate su Firenze e provincia. È assurdo rispondere a queste esigenze tagliando servizi fondamentali
agli studenti e abbiamo già visto in altre occasioni la non funzionalità degli accorpamenti.
19
Come Collettivo di Scienze crediamo si debba dare priorità agli studenti coniugando la necessità
di risolvere eventuali problemi nel rispetto dei diritti di tutte e tutti, dagli studenti ai lavoratori
e grazie a molte mobilitazioni siamo sempre riusciti a scongiurare queste situazioni. Se dal lato
universitario la situazione è carente il lato cittadino non è da meno. È di esempio l’assurda controversia (di livello regionale) sotto la quale sono gli edifici di Sant’Apollonia un luogo sempre più
vissuto con iniziative dagli studenti (aperitivi serali, mercatini biologici, aperture di aule studio)
e sul quale si prevede un futuro sviluppo per il diritto allo studio. Negli ultimi mesi, grazie alla
mobilitazione degli studenti contro un progetto regionale che voleva abbandonare al degrado gran
parte dei locali e inserirci solo sedi per fondazioni di dubbia utilità , si è riuscito a vincolare molti
spazi ad uso degli studenti.
Queste vittorie e queste mobilitazioni fanno emergere quanto sia importante puntare sugli spazi
universitari e cittadini. Non ha senso continuare a seguire logiche assurde che prevedono la
distruzione di un tessuto sociale così vario e eterogeneo.
20
Capitolo 5
Le nostre Lotte
5.1
Rivendicazione Spazi e stanze autogestite
Da molti anni nella nostra società si sta privilegiando la produttività e l’individualismo contrastando una visione più collettiva della società e della cultura che ha portato ad una graduale
perdita di coscienza sociale e al processo di privatizzazione dei beni comuni. In particolare la
cultura viene sempre più trattata come un “servizio” a pagamento per il cittadino piuttosto che
un mezzo fondamentale per lo sviluppo della società.
Questo si rispecchia particolarmente nel mondo dell’Università e dell’istruzione che si sta infatti
trasformando in un luogo di formazione puramente professionale anziché culturale. L’Università
dovrebbe invece essere il centro di formazione e di saperi libero da logiche aziendalistiche o di
mercato, un luogo d’incontro, di dibattito e di scambio di idee. Perché ciò accada è necessario
che gli organi accademici riconoscano la necessità, da parte degli studenti e non solo, di poter
disporre costantemente degli spazi universitari.
Per questo promuoviamo la creazione di aule autogestite, organizziamo aperture serali e nei fine settimana, sia per lo studio che per iniziative nei luoghi (come eventi culturali gratuiti). Il
Collettivo di Scienze da molti anni si impegna in campagne di riappropriazione degli spazi
universitari, tra cui: la campagna Riapriamo l’Università, che assieme agli Studenti di Sinistra
e ad altri Collettivi di (allora) Facoltà ha dato come risultato l’apertura ufficiale delle sedi di
Architettura in orario serale e di Scienze della Formazione e del Polo di Novoli anche il sabato.
A seguito delle misure di chiusura anticipata del Dip. Ulisse Dini da parte dell’Ateneo, il Collettivo di Scienze si è impegnato in una campagna di sensibilizzazione che ha portato all’occupazione
quotidiana dell’edificio da parte degli studenti del Dini dalle 18 alle 19 in modo da mantenere
il vecchio orario di chiusura permettendo agli studenti di usufruire degli spazi universitari; l’apertura del Polo Scientifico per due weekend consecutivi durante il 2013, con l’organizzazione di
attività creative e ricreative. Le due campagne “Facciamoci spazio” che nel 2012 ha visto l’apertura, da parte del Collettivo, durante tutti i fine settimana del Polo Scientifico e dell’Ulisse
Dini e un’omonima campagna (http://facciamocispazio.blogspot.it) nel 2014, che, con la
collaborazione della maggior parte dei collettivi universitari fiorentini, ha tenuto aperte nei fine
settimana varie sedi universitarie. Campagna quest’ultima, che si è conclusa con una richiesta di
spazi, per aperture serali e nel fine settimana, presentata al Rettore.
Sono stati anche creati dei luoghi di riappropriazione permanenti (aule autogestite) sottratti alle
logiche di gestione degli spazi UniFI: luoghi di condivisione, diffusione culturale, creativi e ricreativi, che vi invitiamo a frequentare.
In particolare:
Auletta Autogestita, Plesso viale Morgagni: il locale era uno spazio formalmente adibito
ad aula docenti, ma di fatto completamente inutilizzato. Nel 2010 venne rivendicato come
spazio comune e aperto a tutti gli studenti dai quattro collettivi delle ex Facoltà del Plesso:
Collettivo di Scienze, Filo da Torcere, Codice Rosso, Farmaco Resistenza. Il locale offre,
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oltre ad una postazione pc e una piccola biblioteca autogestita anche dei giochi da tavolo.
Negli ultimi anni l’auletta è stata poco vissuta dagli studenti, anche perché il Plesso è visto
esclusivamente come un luogo di passaggio. Come Collettivo, insieme agli altri collettivi
del Plesso (Codice Rosso e Filo da Torcere) stiamo cercando di rilanciare l’auletta come
luogo di aggregazione e socializzazione. Affinché diventi un punto di riferimento per gli
studenti però, non basta il nostro impegno. Abbiamo bisogno di persone che vogliano vivere
quotidianamente quel luogo e prendersene cura, studenti che vogliano vivere l’università a
tutto tondo e non solo come luogo di apprendimento e di studio. Creare un luogo nel quale
poter stare bene con gli altri e con se stessi. Se anche tu sei interessato a ridare vita a
quell’auletta contattaci, abbiamo i mezzi e le intenzioni.
Sgabuzzini, Dipartimento di Matematica U.Dini: la stanza Sgabuzzini nasce nel 2008 a
seguito di una campagna di rivendicazione degli spazi e da quel momento rappresenta il
luogo d’incontro per eccellenza all’Ulisse Dini. Si possono trovare murales che abbelliscono
la stanza e divani su cui svagarsi, ci sono postazioni PC di libero accesso, c’è una biblioteca
scientifica da cui poter prendere libri in prestito e giochi di ogni sorta e, non ultima in
ordine di importanza, la mitica PyCoffee, macchinetta del caffè automatica costruita e
programmata dal Lisalab, il laboratorio di informatica autogestito. Ad oggi l’auletta è
gestita autonomamente dagli studenti tramite assemblee mensili.
Aula Studenti, Polo Scientifico S.Fiorentino: dal 2002 l’aula 44 del blocco aule è diventata
qualcosa di più di una semplice aula studio, grazie all’impegno di molti studenti. Il Collettivo di Scienze vive l’aula al pari degli altri studenti, e arricchisce questo spazio mettendo
a disposizione di tutti un’emeroteca (con quotidiani e mensili), una biblioteca (con testi
scientifici, di approfondimento politico e culturale, con romanzi e fumetti), una videoteca
e una vasta gamma di giochi strategici. Chiunque può occuparsi di contribuire dando una
mano all’interno dell’aula, per decisioni importanti l’assemblea che gestisce l’aula, aperta
a qualunque studente, si incontra quando c’è necessità comunicandolo sia sulla pagina facebook, sia tramite la mailing list: [email protected] che tramite
annunci sulla lavagna.
Riteniamo che la lotta per la riappropriazione degli spazi non sia una prerogativa unica dell’università ma che si debba estendere in generale a tutta la cittadinanza. È importante promuovere
anche a livello cittadino una rivalutazione dei luoghi abbandonati o dismessi, che possono diventare incredibili laboratori di iniziative culturali, artistiche e politiche gratutite, accessibili a tutti
e non vincolate ad un’unica visione predominante.
A questo si aggiungono le lotte portate avanti dal Movimento di Lotta per la Casa, che rivendicano il diritto alla casa come uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino quali che siano le sue
condizioni economiche e sociali. Sempre più spesso assistiamo a sgomberi di interi edifici, i quali
restano poi inutilizzati e abbandonati a se stessi.
Come Collettivo lavoreremo per ottenere luoghi di aggregazioni (come le aule sopracitate) anche
nelle sedi che ne sono prive.
5.2
Laicità
Da sempre nel nostro paese la classe politica, sia a “destra” che a “sinistra”, è pronta a prostrarsi
alle gerarchie ecclesiastiche, a mostrarsi fedele e asservita ad un’istituzione millenaria che riveste
sempre più un ruolo di macchina del consenso.
22
Il rapporto della Chiesa Cattolica Apostolica Romana con i cittadini italiani rimane all’oggi legato a logiche il cui obbiettivo è quello di annichilire l’individualità, e quindi il libero pensiero,
attraverso un assoggettamento delle masse tramite un inculcamento forzato dei valori cattolici fin
dai primi mesi di vita. Nonostante il Concordato “bis” del 1984 sancisca che il cattolicesimo non
abbia più una posizione privilegiata rispetto alle altre religioni, i precetti cattolici continuano a
permeare ogni livello dell’educazione (anche pubblica) e la società.
A danno del cittadino italiano vanno anche i numerosi privilegi sia economici che
giuridici che lo Stato concede alla Chiesa Cattolica. Per un paese laico è vergognoso che
un’istituzione religiosa gravi sui bilanci dello Stato, attraverso l’Otto per Mille (circa un miliardo), l’esenzione dall’IMU-TASI (circa 600 milioni) e l’insegnamento della religione cattolica (stime
inchiesta UAAR “I costi della chiesa” http://www.icostidellachiesa.it/). Riteniamo inoltre
inammissibile che, nonostante gli ingenti tagli perpetuati negli ultimi anni a danno dell’istruzione
e della ricerca pubblica, lo Stato e gli enti amministrativi elargiscano ogni anno finanziamenti alle
scuole private (che dovrebbero essere “senza oneri per lo Stato” art. 33 della Costituzione), per
circa il 65% cattolicamente orientate, un ammontare di circa 500 milioni di euro.
I privilegi della Chiesa non sono però solo di tipo economico, in quanto il clero gode de facto
dell’immunità giuridica nei confronti della legge italiana, garantita dalle immunità concordatarie
che ostacolano le indagini e dalla protezione fornita dal potere degli alti prelati.
Per quanto concerne i diritti fondamentali del cittadino, la Chiesa si impone con atteggiamenti
moralisti e dogmatici che costituiscono un muro nello sviluppo della legislazione italiana in merito
ai traguardi recenti della medicina (come la fecondazione assistita e le cellule staminali, l’aborto
e l’eutanasia), la questione dell’obiezione di coscienza e la questione delle coppie di fatto.
Riguardo al tema della fecondazione assistita riteniamo impensabile l’esistenza della legge 40/2004,
la più arretrata d’Europa, che limita la fecondazione assistita alle coppie eterosessuali in età fertile e solo in presenza di accertata sterilità costringendo la madre a subire l’impianto anche degli
embrioni malati nonché continue stimolazioni ovariche dannose per la salute. La legge 40 è stata
giudicata incompatibile con la Costituzione Europea e la Consulta ha bocciato anche il divieto
di ricorrere all’eterologa, tuttavia non ci sono stati grandi passi in avanti e lo Stato non si è
impegnato a promuovere la figura dell’eterologa in Italia.
Sebbene dal 1978 si riconosca (legge 194) il diritto della donna ad interrompere la gravidanza
indesiderata, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la possibilità di non operare per il medico
che avesse sollevato obiezione di coscienza rimane in vigore. La conseguenza di ciò è che ancora
oggi abortire (ma anche farsi prescrivere la “pillola del giorno dopo”) può essere una vera e propria
impresa: in Italia il 70% dei ginecologi pratica l’obiezione di coscienza. Inoltre nonostante i minori
rischi per la salute della donna, la pillola abortiva RU486 in Italia è stata autorizzata soltanto nel
luglio 2009, ultimo tra i paesi europei e anticipato addirittura dalla Tunisia, a causa dell’influenza
della Chiesa che ha spinto il Parlamento, il Governo e in alcuni casi la Procura ad impedire in
ogni modo l’utilizzo del farmaco.
Come Collettivo abbiamo promosso campagne di sensibilizzazione sul tema dell’obiezione di coscienza, tramite dibattiti e conferenze e facendo informazione tra gli studenti sull’importanza di
garantire il diritto all’aborto.
23
Altra grande battaglia civile contro le ingerenze della morale cattolica è quella per il diritto a
disporre della propria vita e del proprio corpo, che si concretizza nella lotta per la legalizzazione
dell’eutanasia e del testamento biologico. La regolamentazione riguardo a tali tematiche
è nel nostro paese ancora molto arretrata ed ha raggiunto alcuni traguardi solo negli ultimi anni, grazie ad alcuni casi eclatanti, come quello di Eluana Englaro, di cui abbiamo discusso con
il padre Beppino durante un incontro pubblico organizzato dal Collettivo nel 2011. Solo dopo
aver combattuto per anni nei tribunali e contro ogni tipo di impedimento da parte del Governo
Berlusconi, Beppino è riuscito ad ottenere il diritto ad evitare l’accanimento terapeutico, che
dovrebbe essere garantito dall’articolo 32 della Costituzione (“Nessuno può essere obbligato a un
determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun
caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”).
La lobby vaticana continua ad ostracizzare i diritti più fondamentali all’autodeterminazione dell’individuo, nella scelta della maternità, della sessualità e della salute, in un’ottica di strenua
difesa della morale cattolica e della vita ad ogni stadio, con una sempre più ovina accondiscendenza da parte delle istituzioni.
È per questo che da sempre il Collettivo di Scienze si batte attivamente e organizza
incontri e dibattiti su questi grandi temi, per ribadire l’assoluta necessità di laicità
nel mondo universitario e nella società tutta, contro ogni ingerenza clericale.
5.3
Antifascismo
Al giorno d’oggi l’estremismo di stampo fascista non si presenta solo nella sua veste storica, ma
sempre più spesso si camuffa e cerca di penetrare nella società sotto forme talvolta moderate,
talvolta rivoluzionarie, ma che nascondono le stesse idee razziste, xenofobe e antidemocratiche
del ventennio di dittatura italiano. Quindi tutt’oggi opporsi all’ideologia fascista, in ogni sua
forma, è un diritto e un dovere per ogni cittadino, ed è inammissibile il tentativo di certi gruppi
politici come Casapound di portare avanti una visione ammodernata dell’estremismo di destra ed
un revisionismo storico, mirato alla riabilitazione della dottrina e della storia fascista.
Denunciamo, inoltre, l’indifferenza da parte di partiti politici, delle amministrazioni e di una parte generalizzata della società che in nome di una millantata libertà di espressione tollera e non
contrasta idee e azioni che della stessa libertà di espressione sono la negazione. In particolare a
Firenze, città medaglia d’oro per la resistenza, viene tollerata la presenza, sempre più dilagante,
di centri sociali di destra come Casaggì e la neonata sede di CasaPound a Coverciano, veri e propri
covi fascisti, la cui influenza razzista e xenofoba ha portato alla strage di piazza Dalmazia in cui
sono stati assassinati Modou Samb e Mor Diop. Conseguenza annunciata delle dottrine fasciste,
che l’esistenza di questi luoghi permette di perpetuare.
Come Collettivo di Scienze promuoviamo campagne di informazione e sensibilizzazione, organizziamo e prendiamo parte a iniziative ed eventi antifascisti nell’ambito universitario, cittadino e
nazionale. Riteniamo inaccettabile il tentativo di sminuire e rivedere il ruolo fondamentale che la
Resistenza Partigiana ha avuto nella liberazione dell’Italia dal nazifascismo e nell’affermazione di
quei principi che sono il fondamento della nostra Costituzione.
24
Tuttavia l’antifascismo non può rimanere semplice commemorazione storica incardinata entro le
feste stabilite. L’antifascismo deve essere prima di tutto una questione culturale, un
modo di vivere e di approcciarsi all’altro, a partire dall’insegnamento nelle scuole e nelle
Università.
5.4
FOSS
Il software libero è software distribuito, in forma gratuita o meno, sotto licenze che consentono
a chiunque di capirne i meccanismi, fare correzioni, adattarlo alle proprie esigenze, addirittura
inserire migliorie e funzionalità aggiuntive. Per questo è richiesto che insieme al programma venga
fornito il codice sorgente, che può essere liberamente distribuito in forma modificata o meno, e
reso riutilizzabile da chiunque, come meglio crede. I sorgenti rilasciati sotto licenze libere non
sono brevettabili e di conseguenza nessuno, né ora né in futuro, potrà reclamare diritti sugli algoritmi in essi implementati. Si tratta di un movimento politico fondato su ragioni etiche, più che
tecniche, che si propone di liberare l’utente dai vincoli imposti dalle licenze proprietarie.
Poiché riteniamo che il software permei ormai molti aspetti della vita quotidiana e che sia inoltre uno strumento indispensabile per il progresso umano, crediamo che lo sviluppo software non
debba essere sotto il controllo unilaterale di individui o gruppi.
Sicuramente deve essere svincolata da politiche commerciali fondate sul monopolio e sulla dipendenza dell’istruzione, è quindi scandaloso che attualmente l’Ateneo fiorentino investa ogni anno
una parte considerevole delle tasse versate dagli studenti nell’acquisto di licenze software per il
personale tecnico/amministrativo e per consentire agli studenti di scaricare software Microsoft dal
sito UniFI, promuovendo il circolo vizioso delle licenze proprietarie.
Questa situazione all’interno dell’UniFI è gestita da SIAF (“Sistema Informatico dell’Ateneo Fiorentino”), il quale tramite la CRUI (“Conferenza dei Rettori delle Università Italiane”), stipula
accordi con svariate ditte di software proprietari, tra i quali spiccano i contratti triennali di convenzione tra l’Università e Microsoft. Ciò risulta ancora più scandaloso se pensiamo che la legge
italiana prevede che le pubbliche amministrazioni acquisiscano i programmi nel rispetto di “economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una
valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico” delle varie soluzioni presenti sul mercato.
È consentito l’acquisto di software proprietario solo qualora dalla valutazione comparativa risulti
“l’impossibilità di accedere a soluzioni già disponibili, o a software libero o a codice sorgente aperto, adeguati alle esigenze da soddisfare”. Nonostante le continue sollecitazioni da parte nostra, né
il SIAF né altri organi di Ateneo hanno mai compiuto un accertamento dei requisiti di legge per
la stipula di contratti di fornitura di software.
È per questo motivo che nel marzo 2014 gli Studenti di Sinistra hanno presentato ricorso contro la
delibera di SIAF nella quale veniva rinnovata la convenzione con Microsoft, chiedendo che venisse
quantomeno legittimato il rinnovo della convenzione Microsoft e che venisse quindi predisposta
una valutazione comparativa tra le alternative libere. Purtroppo ad oggi siamo solo riusciti ad
ottenere che entro la fine di quest’anno (2015) la Giunta SIAF (all’interno della quale abbiamo la
nostra rappresentanza) predisponga una commissione tecnica che cercherà di portare a termine
l’analisi comparativa prima della prossima convenzione e noi continueremo a monitorare e a fare
25
pressioni in quella direzione.
Siamo convinti che oltre agli evidenti vantaggi ideologici questo cambiamento porterebbe anche
svariati vantaggi pratici, dal semplice risparmio economico a lungo termine (tutti i costi necessari
al passaggio e ai corsi di aggiornamento verrebbero compensati in appena qualche anno) alla
versatilità e alla riusabilità che garantisce un software FOSS ( l’Unifi potrebbe ad esempio creare
software facilmente compatibili tra di loro o modificarne di esistenti secondo le necessità di studenti
e docenti dell’Ateneo). Riteniamo che l’istruzione pubblica abbia il compito di insegnare agli
studenti a diventare cittadini di una società forte, capace, indipendente, collaborativa e libera.
Insegnare e promuovere l’uso di software non libero va in direzione opposta e costringe gli individui
così formati ad assoggettarsi a qualunque dettame delle aziende produttrici sia durante gli studi
che in seguito in ambito lavorativo.
5.5
Gestione del territorio
Sempre più spesso in Italia gli interessi politici ed economici sono messi davanti alle reali esigenze della popolazione. Le grandi opere sono piombate addosso alla cittadinanza senza un reale
confronto con la popolazione o con il territorio. Nessuna voce in disaccordo con “il progresso” è
stata ascoltata, al contrario ogni forma di dissenso è stata brutalmente repressa, basti osservare
la criminalizzazione del movimento NO-TAV.
Un esempio che ci tocca da vicino è la piana Firenze-Prato-Pistoia. Tra progetti di inceneritori e
piste aeroportuali, costruzioni di fabbriche e centri commerciali tutte le zone periferiche vengono
svendute a ricchi investitori (ricordiamo che Renzi, e quindi il PD, è sempre stato un fervido
sostenitore della necessità di un inceneritore in quella zona, ed è il suo governo che preme per la
nuova pista aeroportuale). Mentre progetti virtuosi come quello del parco della piana, anche se
hanno raggiunto il consenso unanime dei cittadini della zona, anche se sono già stati approvati a
livello regionale e comunale, anche se parte dei soldi sono già stati stanziati, vengono accantonati
per far spazio a progetti incompatibili. La schizzofrenia delle istituzioni fa si che a livello regionale
si continui tutt’ora a portare avanti il progetto della pista aeroportuale e quello del parco della
piana (sotto la pista!), così come quello della pista insieme a quello dell’inceneritore, nonostante
manchi ad ora la VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) che li comprenda entrambi e nonostante le istituzioni competenti abbiano già espresso preoccupazione sui livelli di inquinamento a
cui si andrebbe incontro.
Il centro storico poi si sta trasformando in una vetrina turistica, al servizio della quale si costruiscono nuove infrastrutture e si decentrano spazi e persone verso quartieri “dormitorio” privi di
luoghi di aggregazione, in modo tale da distruggere quel tessuto sociale basato sulla solidarietà,
che dava vita a vere e proprie comunità. Basti pensare alle sedi universitarie che negli ultimi
anni sono state trasferite in periferia e nella stessa piana, a discapito delle sedi nel centro storico,
determinando così anche lo svuotamento di tale zona.
Questo territorio è nel mirino di aziende private e multinazionali che, aiutate anche dalle istituzioni pubbliche (tramite fondi e non solo), vedono nella piana un luogo adatto per espandersi.
Come Collettivo riteniamo importante lottare su questi temi. Non è più tollerabile veder devastati
i nostri spazi solo per perseguire interessi economici politici e mediatici. Rilanciamo l’impegno a
26
informarsi e mobilitarsi su queste tematiche già a partire dalla manifestazione cittadina dell’11
aprile contro le nocività della piana. Non è un problema solo nostro ma ormai diffuso a macchia
d’olio su tutto il paese.
5.6
Aeroporto
Il 6 novembre scorso è stato presentato a Palazzo Vecchio il “Master Plan” per l’ampliamento
dell’aeroporto di Peretola: questo progetto prevede la realizzazione di una nuova pista di 2.400m,
la cui recinzione sarà distante soltanto 50m (e la pista 250) dal blocco aule del Polo Scientifico
di Sesto. Il nuovo aeroporto avrà un impatto devastante su tutta la piana di Sesto, provocando
ripercussioni enormi sull’ambiente e la salute dei cittadini. In particolare l’ampliamento (che in
realtà è un aeroporto tutto nuovo) che prevede una cosiddetta “pista parallela” più funzionale
e “strategica” per lo sviluppo dell’economia fiorentina, cela una profonda incompatibilità con il
polo universitario. Senza entrare quindi nel merito dello spostamento delle falde acquifere, del
rialzamento dell’autostrada con l’effettiva vicinanza di caselli in prossimità della pista, della presenza di consorzi agrari, spicca l’enorme difficoltà nel proseguire attività di ricerca, didattica e
studio avendo come vicini di casa aerei in decollo ed in atterraggio. Sebbene siano state ipotizzate
delle misure di contenimento del rumore, tali misure saranno difficilmente sufficienti a garantire
il normale svolgimento delle attività.
Se il danno per il Polo, lo spreco di risorse pubbliche e l’inquinamento ambientale non fossero
sufficienti per affermare che portare avanti tale progetto sarebbe disastroso per il futuro del luogo
- che viene definito “l’eccellenza” dell’Università di Firenze dalle stesse istituzioni che sostengono
il progetto aeroporto - vi è un’ulteriore problematica da evidenziare: la sicurezza. Quest’opera
farebbe entrare il Polo Scientifico nelle zone di tutela dichiarate dell’ENAC. Cosa vuol dire? Nelle
zone in cui è più alta la probabilità che un aereo in caso di incidente cada (nell’intorno di 1 km
dalla pista) non è possibile costruire centri di affollamento come appunto è un’Università. Ciò che
è già stato costruito non è considerato nel loro progetto e questo tradotto per il nostro Ateneo
vuol dire una svalutazione di tutti i terreni acquistati per completare “la sede delle scienze delle
tecniche, fiore all’occhiello dell’Università”, e quindi una perdita di denaro pubblico paragonabile,
come ordine di grandezza, alla costruzione stessa dell’aeroporto.
I Collettivi di Scienze e Polo con gli Studenti di Sinistra stanno lottando nella campagna Aeropolo
per fermare quest’imposizione, sensibilizzando gli studenti, partecipando attivamente ai comitati
della Piana e alzando la voce negli organi universitari affinché non solo il corpo studentesco
ma l’Università tutta prenda una posizione forte e per una volta vada contro le politiche del
Governo. Cogliamo l’occasione anche in questa sezione per ricordare la manifestazione dell’11
Aprile chiamata da tutti i Comitati della Piana e dai Collettivi studenteschi contro non solo
l’aeroporto ma contro tutte le nocività inflitte alla piana.
27
Capitolo 6
Iniziative
Il Collettivo di Scienze da sempre porta avanti campagne di rivendicazione degli spazi universitari,
nell’ottica costante di favorire un modello di Università che non si limiti alla mera “erogazione di
didattica frontale, ma che promuova spunti di riflessione e di dibattito su temi di interesse culturale, sociale e politico, in modo da creare un’apertura dell’Università nei confronti del mondo
esterno e sopperire alle carenze dei Corsi di Laurea a riguardo. Organizziamo quindi ogni anno
iniziative ed eventi culturali gratuiti per tutti gli studenti (e aperti a chiunque vi voglia
partecipare), sostenuti economicamente grazie all’autofinanziamento e in una parte sempre più
esigua, dai fondi per le Iniziative studentesche che il Ministero, attraverso l’Ateneo, mette a disposizione ogni anno. Tramite queste iniziative vogliamo dare agli studenti la possibilità di vivere
gli spazi universitari in maniera consapevole e autogestita, incoraggiando aggregazione sociale e
crescita culturale e politica.
Diverse sono le iniziative ormai storiche del Collettivo di Scienze:
EccePizzette e Cinema al Dini: I due cineforum si tengono il primo presso i locali del Blocco
Aule del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, il secondo al Dipartimento di Matematica e
costituiscono un appuntamento di socializzazione per tutti gli studenti del luogo e non solo.
Entrambe le rassegne affrontano i più svariati temi e propongono diversi generi: dai film
più seri alle commedie, dalle miniserie alle webseries, dai corti autoprodotti ai documentari.
I cineforum sono gestiti dai due collettivi di luogo: Collettivo di Polo e Collettivo del Dini.
Concerti tematici: Negli ultimi anni abbiamo organizzato una serie di concerti dal vivo dedicati
ogni volta ad un genere differente: questo per proporre eventi musicali originali al di fuori
del panorama commerciale che occupa generalmente serete di questo tipo. Anche l’ingresso
libero e la selezione di gruppi emergenti è una scelta controtendenza, che va incontro sia a
chi cerca musica più particolare senza spendere uno sproposito sia a chi suona e può così
proporsi ad un pubblico ampio. Esempi di questi concerti sono stati Woodstock nel 2012
(dedicato al rock degli anni Sessanta), Electro Wave nel 2013 (serata di musica elettronica)
e University of Funk nel 2014 (in onore della black music).
Storia e Filosofia della scienza: Per arginare la tendenza a trascurare o a trattare solo
marginalmente gli aspetti storici e filosofici dei nostri studi accademici, abbiamo organizzato
delle giornate di conferenze e dibattiti affinché gli studenti potessero comprendere il contesto
filosofico e culturale che accompagna le varie rivoluzioni scientifiche. Riteniamo infatti che
comprendere il contesto storico sia importante per capire come sia stato possibile ottenere
determinati cambiamenti nell’approccio alla scienza, cambiamenti che hanno influenzato
l’ambito socio-economico e culturale. Ci opponiamo ai corsi che forniscono sempre più spesso
una didattica “manualistica”, trascurando la formazione del pensiero critico. Nel nostro caso
questo si traduce con il rischio di formare sperimentatori o teorici che sanno applicare leggi
e competenze acquisite, senza concepire l’approccio scientifico come qualcosa che si evolve
continuamente, non essendo quindi in grado di mettere in discussione i modelli appresi
28
in favore di altri.Con la partecipazione di alcuni docenti della Scuola di Scienze, abbiamo
ripercorso momenti fondamentali nella storia della scienza (come la proposta del modello
atomico di Bohr e l’avvento della meccanica quantistica) e dei personaggi che l’hanno segnata
(ad esempio Poincaré e Fermat).
Cene al Polo/Dini: Una cena all’Università non è una cena qualsiasi, ma un momento importante di convivialità e di riappropriazione degli spazi da parte degli studenti. Inoltre come
collettivo rivendichiamo da sempre la nostra indipendenza e ciò comporta sia una libertà
ideologica, sia un’autonomia economica: anche le cene nei luoghi sono fondamentali per
ottenere quest’ultima, permettendo di organizzare le future iniziative e campagne e aiutare,
tramite donazioni, realtà che vogliamo sostenere.
Collettivoteche: Nelle aule studenti del Dini (Sgabuzzini) e del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino abbiamo messo a disposizione una fornita raccolta di DVD, libri, fumetti che tutti
possono prendere in prestito gratuitamente e liberamente. Sono poi a disposizione degli
studenti svariati giochi in scatola che possono essere utilizzati durante tutto il giorno in
università e durante le aperture serali.
Alle iniziative consolidate nel tempo si affiancano ogni anno nuove proposte. Nell’ultimo anno,
ad esempio, abbiamo dato vita a:
WaterPolo: una mostra fotografica per denunciare la situazione scandalosa per cui al Polo
l’acqua piovana, nei periodi di pioggia, entra liberamente dai soffitti e dalle pareti. All’esposizione è seguito un contest fotografico sul tema aperto a tutti gli studenti dell’Ateneo
nell’ottica di sensibilizzarli.
EcoPolo/Differenziamoci: Separare i rifiuti e riciclare i materiali - come carta, plastica, alluminio e vetro – porta a ridurre l’inquinamento dovuto alle discariche, ma anche a importanti
risparmi di materie prime ed energia. Per questo motivo, il Collettivo del Dini e il Collettivo di Polo stanno portando avanti una campagna sulla differenziazione dei rifiuti, iniziata
l’anno scorso con il posizionamento di svariate isole per la raccolta del rifiuti, dove prima
erano presenti solo cestini indifferenziati.
IVG e obiezione di coscienza: L’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto riconosciuto a tutte le donne da un referendum tenutosi nel 1978, dopo un movimento sentito da
tutta la popolazione. Organizzare una conferenza su questo tema ha voluto dire informare
sul gap che sussiste tra una legge che assicura ad ogni donna il diritto di compiere IVG e
uno stato dei fatti che non lo permette.
Oltre a tutte queste, in occasione delle aperture nei finesettimana che più volte abbiamo portato
avanti, si sono tenute e si tengono diversi eventi quali jam session aperte, tornei di giochi da
tavolo, aperitivi...
29
Capitolo 7
I candidati
Consiglio di Scuola
Collettivo di Scienze-Studenti di Sinistra
1. GHISOLFI Gea (Scienze Biologiche)
2. DE BONFIOLI CAVALCABÒ Guido (Fisica e Astrofisica)
3. GRANEROLI Monica (Matematica)
4. BLANCHE Leonard (Chimica)
5. MUGGIOLU Angela (Fisica e Astrofisica)
6. BINDI Jlenia detta J (Chimica)
7. TALINI Lorenzo (Informatica)
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Nei Corsi di Laurea
Collettivo di Scienze - Collettivo del
Dini per Matematica
Collettivo di Scienze - Sestograd
1. GRANEROLI Monica
per Fisica
2. IMPERATORE Sofia
3. CIONI Beatrice
1. MUGGIOLU Angela
4. MARINI Filippo
2. NIRO Pierluigi
5. GIANNINI Daniele
3. CINI Matteo
6. BARONI Francesca
4. BENI Alessandra
7. NDREU Enrida detta Enny
8. MANNELLI MAZZOLI Tommaso
5. DE BONFIOLI CAVALCABÒ Guido
6. RINALDI Niccolò
7. DELL’OMO Marco
Collettivo di Scienze - Collettivo del
Dini per Informatica
8. ZOLFANELLI Lorenzo
1. TALINI Lorenzo
9. MONACO Luca
2. DALLAI Giulia
3. PARISI Pasquale
10. LORINI Daniele
4. BURACCHI Marco
11. FRATTICIOLI Cosimo
5. PUCCETTI Tommaso
12. GONZINI Camilla
13. ROSSATO Giacomo
14. CELLERINI Claudio
Collettivo di Scienze - Collettivo del
Dini per Biologia
1. GHISOLFI Gea
2. BENETELLO Fulvia
Collettivo di Scienze - Sestograd
3. SGREVI Marco
per Chimica
4. FRATINI Marco
1. BLANCHE Leonard
2. LUPI Jacopo
Collettivo di Scienze
3. BOCCALINI Matteo
per Scienze Naturali
1. PALMERANI Giulia
4. MORETTI Chiara
2. RAFASCHIERI Ylenia
5. BINDI Jlenia detta J
3. PODENNIKH Evelina
4. LISINI BALDI Veronica
6. PETRUCCI Gaia
7. CECCOLINI Irene
8. CIONI Matteo
Collettivo di Scienze - Sestograd
per Diagnostica
9. SORRENTINO Andrea Luigi
1. FONTANI Vanessa
2. BARLETTI Beatrice
10. FUNGHI Giada
3. PIERGIOVANNI Filippo
11. BRICCOLANI BANDINI Lorenzo
4. MICONI Alva
12. BRANDI Francesco detto Brando
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FELINI ALLA LINEA!
È vivo? È morto? È un’ombra. . .
UNO SPETTRO SI AGGIRA PER LA SCUOLA DI SCIENZE.
Il gatto nero è libero, indipendente, autonomo,
ostinato e contrario a qualsiasi ortodossia,
in sfida alla superstizione e al fanatismo.
Il gatto nero rivendica l’antenato in comune della Pantera.
Riconosce gli altri gatti come consimili
nonostante le differenze di colore, baffi, artigli.
Il gatto nero ha il sole dell’avvenire in testa:
per una società giusta tra gatti alla pari e di fratellanza.
***
Ci vedono come diversi, matti, stranieri.
Siamo malvisti, cacciati, bruciati.
Puoi buttarci per terra, cadiamo sempre in piedi.
E se ci fanno del male, abbiamo 7 vite.
Forse possiamo sembrare impettiti,
in realtà siamo sprezzanti
della realtà sbagliata che ci circonda.
***
“Nel 1233, papa Gregorio IX lanciò la massima “VOX IN RAMA”, che fu presa come invettiva
in nome della quale dare inizio allo sterminio di tutti i gatti sospettati di incarnare il diavolo,
specialmente quelli neri. Molti gatti furono infatti bruciati vivi, scorticati, bastonati, crocefissi
oppure gettati dai campanili delle chiese durante le feste consacrate. In questo modo però aumentò esponenzialmente il numero di ratti per le strade, contribuendo di fatto a una più dilagante
diffusione della peste bubbonica. Dunque, inizialmente per necessità, definitivamente per acquisita
cognizione, queste credenze furono abbandonate.” (fonte: F. Moretti 2007 tramite wikipedia.it)
32
il gatto è vivo
e VOTA COLLETTIVO!
e in ateneo vota e fai votare
www.studentidisinistra.org