Modulo 3_Diagnostica del versamento pleurico

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Modulo 3_Diagnostica del versamento pleurico
DIAGNOSTICA DEL VERSAMENTO PLEURICO
C. PREVALDI
Il riconoscimento di un versamento pleurico generalmente non comporta particolari difficoltà. Al contrario, la diagnosi eziologica di un versamento a volte risulta complessa. È consigliabile procedere, in base al sospetto clinico, seguendo un percorso in grado di orientare verso le probabili cause del versamento (Figura 1). L’eziologia del versamento può
essere pleurica, polmonare o extrapolmonare (Tabella 1) (1). L’esame chimico-fisico, morfologico e microbiologico del
liquido pleurico consente una diagnosi eziologica definitiva nel 25% dei pazienti (cellule neoplastiche, microrganismi
specifici), consente inoltre di confermare o escludere una diagnosi clinica presuntiva in una ulteriore percentuale del
50-60% (2).
Nel 15% dei casi la diagnosi eziologica resta misconosciuta (1, 2).
VALUTAZIONE INIZIALE
L’anamnesi e l’esame obiettivo costituiscono la prima fase nella valutazione del paziente con versamento pleurico. I
sintomi, quando presenti, sono aspecifici. La dispnea, in genere ingravescente, uno dei più frequenti, è presente nel 50%
dei casi di versamento pleurico di origine neoplastica (3). Il dolore toracico può orientare verso il sospetto di un processo infiammatorio, come negli essudati in corso di infezione pleurica o nel mesotelioma. La tosse è presente sia nelle
patologie polmonari sia pleuriche. L’emottisi è presente in caso di patologie associate endotracheali o endobronchiali,
o in caso di embolia polmonare. Altri sintomi, anch’essi aspecifici, sono: febbre, sudorazioni notturne, calo ponderale,
anoressia, astenia.
È utile indagare in modo approfondito su pregresse esposizioni ad asbesto (mesotelioma), assunzione di farmaci
(Tabella 2) e su patologie pregresse e in atto. Questo è un passaggio critico poiché spesso il paziente non riferisce spontaneamente le esposizioni avvenute nel passato, pertanto solamente una precisa richiesta può condurre alla diagnosi. È
utile ricordare che molti farmaci possono essere causa di un versamento pleurico (per informazioni più dettagliate consultare anche il sito www.pneumotox.com).
All’esame obiettivo i versamenti liberi sono caratterizzati da una netta ottusità a limite superiore curvilineo e con maggiore altezza sulla linea ascellare, dall’abolizione del fremito vocale tattile e dalla scomparsa del murmure vescicolare.
Il quadro radiologico è quello di una opacità omogenea che occupa la base polmonare e si porta in alto, descrivendo
una curva parabolica a concavità rivolta verso l’interno. Possono essere mono- o bilaterali, simmetrici o asimmetrici.
I versamenti localizzati, circoscritti o saccati danno quadri semeiologici e radiografici diversi, a volte sovrapponibili a
quelli di altre patologie. In questo caso, alla radiologia tradizionale, si associano frequentemente altre tecniche di imaging. Lo studio ecografico e la radiografia in decubito laterale sono i più diffusi, mentre la TC, che consente oltre alla
visualizzazione del versamento anche quella del parenchima polmonare sottostante e del mediastino, risulta utile specialmente nei versamenti localizzati o saccati e nella differenziazione dei versamenti dagli ispessimenti pleurici (2).
IMAGING
Radiografia del torace
In proiezione postero-anteriore, un versamento è rilevabile quando supera i 200 ml di volume. In proiezione latero-laterale, il seno costo-frenico risulta obliterato quando il liquido pleurico supera i 50 ml.
Ecografia toracica
La sensibilità dell’esame per la diagnosi di versamento è del 100%. L’ecografia può rilevare versamenti molto modesti, anche di 5 ml, risultando particolarmente utile in caso di versamenti di piccole dimensioni, con sepimentazioni.
TC del torace
Ha maggiore sensibilità rispetto a Rx ed ecografia per la differenziazione del versamento dall’ispessimento pleurico e
per la identificazione di masse infiltranti la pleura o la parete toracica.
RMN
È di limitata utilità nella diagnostica del versamento pleurico. La RMN con gadolinio può essere utilizzata per valutare l’enhancement pleurico.
TORACENTESI
La toracentesi è una procedura relativamente semplice che può essere effettuata sia a scopo diagnostico sia terapeutico. Permette di raccogliere e visualizzare il versamento al letto del malato.
Indicazioni e controindicazioni alla toracentesi
La toracentesi diagnostica è indicata in caso di versamento di nuova insorgenza di spessore superiore a 10 mm (all’ecografia del torace o alla radiografia in decubito laterale), senza causa nota. Se il paziente è dispnoico a riposo, è indicata la toracentesi terapeutica, procedura che può ridurre in modo drammatico il distress respiratorio, quando sia causato da un versamento pleurico di dimensioni cospicue.
Se il paziente è affetto da insufficienza cardiaca, epatica, renale, con versamento bilaterale simmetrico e non ha febbre
o dolore toracico, è indicata la terapia medica come primo approccio. La toracentesi è indicata se, nonostante la terapia, il versamento persiste per più di tre giorni. Se il versamento è monolaterale, è ugualmente indicata la toracentesi.
In caso di patologie che possono evolvere con la formazione di un versamento pleurico essudatizio, come la pancreatite, l’infarto polmonare e le malattie autoimmuni, la toracentesi non è, invece, indicata (1, 2).
I dati riguardo le controindicazioni nei pazienti in terapia anticoagulante o affetti da coagulopatia o trombocitopenia
sono piuttosto limitati. La procedura sembra essere sicura, pertanto non è consigliato ricoagulare il paziente, ad esempio, somministrare plasma fresco congelato nei pazienti con modesto aumento del tempo di protrombina o del tempo
di tromboplastina parziale (minore di 1,5 volte il limite superiore del range di normalità del test) (4).
Raccolta dei campioni
Il liquido aspirato dalla cavità pleurica deve essere raccolto immediatamente nelle apposite provette e analizzato rapidamente. Una provetta senza additivi deve essere inviata per il dosaggio di LDH e proteine. Il confronto dei livelli sierici di queste sostanze rispetto a quelli dosati contemporaneamente nel liquido pleurico consente di effettuare la prima
grande distinzione fra essudati e trasudati.
Se il liquido è un trasudato, di solito non sono necessari altri test, mentre se risulta essere un essudato, la diagnosi differenziale richiede ulteriori analisi. In questo caso sono necessarie altre provette e una siringa eparinata mantenuta nel
ghiaccio per la determinazione del pH (5).
Caratteristiche macroscopiche
Le caratteristiche macroscopiche del liquido pleurico orientano la diagnosi differenziale. Un colore giallo chiaro è
caratteristico dei trasudati. Se il liquido è ematico, va presa in considerazione la diagnosi di neoplasia, embolia polmonare, trauma, polmonite.
Se appare torbido, può contenere cellule o lipidi. In alcuni casi anche l’odore può orientare la diagnosi (Tabella 3).
Il volume del versamento è una caratteristica che può dare delle indicazioni. Un versamento pleurico grande o massivo, infatti, è più probabilmente di origine neoplastica (3).
DIAGNOSI DIFFERENZIALE FRA TRASUDATI ED ESSUDATI
Il primo passo è differenziare trasudati da essudati.
I versamenti di tipo trasudatizio sono provocati da un’alterazione dell’equilibrio fra pressione idrostatica e pressione
oncotica. Le cause più frequenti sono lo scompenso cardiaco, la cirrosi epatica e l’embolia polmonare.
Gli essudati sono causati da fattori lesivi locali che alterano la permeabilità capillare. Le cause più frequenti sono la
polmonite, le neoplasie e l’embolia polmonare. Il dosaggio di proteine e LDH nel liquido pleurico e nel siero (criteri di
Light) consente di differenziare trasudati da essudati (Tabella 4).
I criteri di Light hanno la più elevata sensibilità per identificare gli essudati, ma posseggono minore specificità rispetto agli altri criteri. Se clinicamente un versamento ha un’elevata probabilità pre-test di essere un trasudato, ma in base
ai criteri di Light risultasse un essudato, bisogna pensare a un falso positivo. In questa situazione è consigliato applicare un criterio aggiuntivo a elevata specificità: la misurazione del gradiente di concentrazione dell’albumina fra siero
e liquido pleurico. In quasi tutti i pazienti con versamento trasudatizio questo gradiente supera 1,2 mg/dl. Questo criterio ha un’elevatissima specificità per gli essudati, ma non è utilizzabile come unico criterio perché è poco sensibile
(sensibilità per gli essudati dell’87%, cioè non classifica il 13% degli essudati).
Un esempio di quanto affermato è rappresentato dai versamenti pleurici in corso di scompenso cardiaco congestizio: in
questi casi il versamento è dovuto all’aumento della pressione idrostatica nei capillari pleurici ed è quindi di tipo trasudatizio. La terapia diuretica, però, provoca un aumento della concentrazione delle proteine e dell’LDH, tale che, in
questi pazienti, il liquido pleurico risulterebbe pseudoessudatizio (secondo i criteri di Light). In caso di scompenso cardiaco è raccomandato misurare il gradiente di concentrazione dell’albumina fra siero e liquido pleurico. Se questo è
maggiore di 1,2 g/dl, il versamento è con ogni probabilità trasudatizio e il paziente non necessita di ulteriori indagini.
Se in base ai criteri di Light il liquido risulta essere un essudato, è necessario procedere con altre prove complementari. I risultati dei test descritti di seguito orientano la diagnosi.
L’infiammazione della pleura produce un aumento della permeabilità capillare e un ostacolo al drenaggio linfatico. Questo
porta all’aumento della concentrazione delle proteine e dell’LDH nel liquido pleurico caratteristico degli essudati.
Conta cellulare totale e formula differenziale
Una predominanza di neutrofili nel liquido pleurico (> 50% del totale delle cellule) depone per la presenza di un processo acuto in atto (ad esempio polmonite, empiema pleurico, infarto polmonare, pancreatite) (6).
Una maggioranza di cellule mononucleate indica la presenza di un processo cronico. I linfociti si riscontrano in corso
di tubercolosi o neoplasie, ma anche nel decorso post-operatorio dopo interventi di by-pass delle arterie coronarie (68). L’eosinofilia (eosinofili > 10% del totale) è causata in 2/3 dei casi dalla presenza di aria o sangue nello spazio pleurico (9). Essa non è frequente in corso di neoplasia o tubercolosi, a meno che il paziente non sia stato sottoposto a toracentesi ripetute (10, 11). Cause insolite di eosinofilia sono la reazione ad alcuni farmaci (dantrolene, bromocriptina,
nitrofurantoina), l’esposizione all’asbesto, la sindrome di Churg-Strauss.
Colorazione di Gram, esami colturali, esame a fresco
La diagnosi di infezione del liquido pleurico si ottiene mediante la colorazione di Gram e la coltura per batteri aerobi
ed anaerobi.
Le colture risultano più efficaci se il liquido pleurico viene inserito negli appositi supporti per coltura già al letto del
malato (12). Se sussiste il fondato sospetto di infezione da micobatteri o funghi (ad esempio, paziente con febbre cronica o linfociti > 50% nel liquido pleurico), sono indicate colture specifiche per questi microrganismi.
Lo striscio del liquido pleurico può evidenziare la presenza di funghi, ma raramente di micobatteri, se non in corso di
empiema tubercolare o sindrome da immunodeficienza acquisita (9, 13).
Glucosio
Un basso livello di glucosio (< 60 mg/dl) costituisce un fattore di rischio in pazienti con versamento parapneumonico
complicato, rendendo consigliabile il posizionamento di un drenaggio toracico. Una ridotta concentrazione è riscontrabile anche nel versamento neoplastico e pure in questo caso assume un valore prognostico negativo (14-18).
Altre cause meno frequenti di versamento pleurico a bassa concentrazione di glucosio sono l’emotorace, la rottura dell’esofago, la tubercolosi, la pleurite reumatoide (valore sempre molto basso < 20-30 mg/dl), LES (spesso livelli normali), la sindrome di Churg-Strauss e la pleurite lupica (1).
Attenzione: poiché un livello normale di glucosio nel liquido pleurico non esclude queste diagnosi, vi sono alcuni dubbi
sulla reale utilità del test.
LDH
Esprime la gravità del processo infiammatorio della pleura. In caso di versamento da causa imprecisata il dosaggio
dell’LDH va ripetuto a ogni prelievo di liquido, poiché il suo aumento o la sua diminuzione forniscono un indice dell’andamento del processo infiammatorio, suggerendo o meno l’opportunità di un approccio diagnostico di tipo invasivo (1).
PH
Il pH deve essere misurato utilizzando un emogasanalizzatore (sia il pH-metro sia la carte per pH-metria forniscono
misure inaccurate). Il valore normale del pH del liquido pleurico è circa 7,6. I trasudati di solito hanno un pH tra 7,40
e 7,55, mentre la maggior parte degli essudati varia da 7,30 a 7,45. Valori inferiori a 7,30 (acidosi del liquido pleurico)
si riscontrano in corso di processi infiammatori della pleura (empiema, versamento parapneumonico complicato, neoplasie, TBC, rottura dell’esofago).
Un pH inferiore a 7,20 ha significato prognostico negativo. In caso di versamento parapneumonico un pH < 7,15 indica la necessità di posizionare un drenaggio pleurico (18, 19) e anche in caso di versamento neoplastico ha significato
prognostico infausto (aspettativa di vita di circa 30 giorni ed elevata probabilità di inefficacia della pleurodesi chimica) (20-22).
Amilasi
Se un essudato ha un’elevata concentrazione di amilasi (cioè, oltre il range di normalità dell’amilasi sierica, o se il rapporto fra amilasi del liquido pleurico e amilasi del siero è maggiore di 1) le diagnosi differenziali dell’essudato sono
riconducibili alle seguenti:
– pancreatite acuta;
– pancreatite cronica;
– rottura dell’esofago;
– neoplasia;
– altre più rare (polmonite, rottura di gravidanza ectopica, idronefrosi e cirrosi).
Una predominanza dell’isoenzima salivare è caratteristicamente associata alla rottura dell’esofago e alle neoplasie,
mentre l’isoenzima pancreatico è correlato alle malattie del pancreas (23).
Citologia
Se il paziente è affetto da metastasi da adenocarcinoma, l’esame citologico è diagnostico nel 70% dei casi (6, 24).
La citologia è meno efficace in caso di mesotelioma (sensibilità del 10%), carcinoma a cellule squamose (sensibilità
del 20%), linfoma (25-50%) o sarcoma della pleura (25%) (1). Se la citologia risulta negativa, l’indagine successiva è
la toracoscopia.
Nel sospetto di linfoma la citometria di flusso permette di dimostrare la presenza di un clone cellulare nel liquido pleurico (25). L’esame citologico non dovrebbe essere eseguito di routine, soprattutto nei pazienti giovani con patologia
acuta.
Markers di tubercolosi
In caso di linfocitosi del liquido pleurico è raccomandato prendere in considerazione la diagnosi di tubercolosi. Le colture risultano poco sensibili (positive in meno del 40% dei casi di tubercolosi della pleura) (6, 7), pertanto le misure di
adenosina deaminasi (ADA) o interferone gamma o polymerase chain reaction (PCR) per il DNA del micobatterio
risultano utili per stabilire la diagnosi.
In uno studio, il livello di ADA del liquido pleurico ha dimostrato una sensibilità del 99,6% e una specificità del 97,1%
(utilizzando come cut-off un livello di 40 U/l, risultò positivo in 253 su 254 pazienti con tubercolosi della pleura, mentre risultò negativo in 102 su 105 pazienti con versamento pleurico linfocitico per altre cause) (26). Per la diagnosi di
tubercolosi pleurica un livello di interferone gamma nel liquido pleurico di 140 pg/ml è paragonabile a un livello di
ADA di 40 U/l (27).
Se mediante la PCR viene identificato nel liquido pleurico il DNA del Mycobatterium tuberculosis, la diagnosi di tubercolosi pleurica è definitiva.
Test immunologici nel liquido pleurico
Questi test sul liquido pleurico, ad esempio, la determinazione del titolo degli anticorpi antinucleo o il livello del fattore reumatoide, aggiungono poche informazioni per la diagnosi. Le diagnosi di pleurite lupica o di pleurite reumatoide sono definite dal quadro clinico e dal livello di fattore reumatoide o di anticorpi antinucleo nel siero. A sostegno di
ciò, si evidenzia un notevole numero di falsi positivi (nel 9% di pazienti con versamento pleurico non causato da lupus
tale test risultò positivo con alto titolo) (28, 29).
VERSAMENTO PLEURICO DA CAUSA NON DETERMINATA
La causa del versamento resta non determinata in una notevole percentuale di pazienti con versamento essudatizio
anche dopo aver raccolto un’accurata anamnesi, effettuato l’esame fisico e l’analisi del liquido pleurico (27). Dopo questa prima fase diagnostica, se la diagnosi non è chiara, bisogna valutare la possibilità di un’embolia polmonare.
Se questa viene esclusa, è indicata l’esecuzione di indagini invasive, come la toracoscopia, la biopsia o l’agobiopsia,
poiché è probabile la diagnosi di pleurite neoplastica o tubercolare.
Nel 15% dei casi circa, la diagnosi resta non definita, nonostante l’applicazione di procedure invasive come la toracoscopia e la biopsia. Non esistono linee guida riguardo la valutazione del versamento pleurico da causa non determinata. Anche l’esecuzione di markers tumorali nel liquido pleurico, non essendo sufficientemente accurata, non è consigliata come standard.
Alcuni esperti ritengono che la percentuale dei versamenti da causa non definita possa diminuire effettuando un’accurata anamnesi e un completo e minuzioso esame obiettivo. Ad esempio, un contatto lavorativo con l’asbesto anche risalente a decine d’anni prima può essere la causa di un versamento pleurico benigno da asbesto (28-30). Vari farmaci,
come nitrofurantoina e amiodarone, possono provocare versamento pleurico.
La pericardite costrittiva, solitamente caratterizzata da un trasudato, a volte si presenta come essudato. Questi pazienti
spesso hanno una storia di intervento di cardiochirurgia, infezioni, radioterapia, mentre il quadro clinico è caratterizzato
da turgore giugulare e cuore di dimensioni normali alla radiografia del torace. In altri casi, alcuni versamenti tipicamente
essudatizi a volte risultano essere chimicamente dei trasudati, ad esempio, in caso di neoplasia ed embolia polmonare.
Molti versamenti si risolvono spontaneamente, altri no. Può essere utile conoscere i tempi di risoluzione dei vari quadri clinici che dipendono dall’eziologia sottostante (Tabella 5). Una mancata diagnosi in caso di embolia polmonare o
tubercolosi aumenta significativamente la morbilità e la mortalità del paziente, al contrario, un ritardo diagnostico in
caso di metastasi pleurica non incide in modo significativo.
Una TC del torace non è consigliata come esame routinario in caso di versamento pleurico, però in alcuni casi può essere utile: asbestosi benigna, empiema, neoplasia.
Da alcuni studi risulta che il 20% delle pleuriti da causa non definita sia risultato, al follow up, di origine neoplastica,
ma questo dato non è stato confermato in casistiche successive.
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CAROLINA PREVALDI
UOC Pronto Soccorso-Accettazione
San Donà di Piave-Jesolo, Assl 10/Veneto Orientale
TABELLE
E
IMMAGINI
TABELLA 1
Cause di versamento pleurico
(in neretto le più frequenti)
Trasudati
Scompenso cardiaco congestizio
Cirrosi con ascite
Sindrome nefrosica
Ipoalbuminemia
Embolia polmonare (10-20%)
Atelettasie
Ipotiroidismo
Cancro (5%)
Essudati
Cancro
Polmonite
Embolia polmonare
Infezioni virali
Intervento di by-pass delle arterie coronarie
Artrite reumatoide
LES
Trauma
Tubercolosi
Mesotelioma
Pancreatite
Farmaci
Chilotorace
Rottura dell’esofago
Pleurite da asbestosi
Ascesso sottodiaframmatico
Versamento pleurico
No
Dimensione > 10 mm
Osservazione
Sì
Scompenso cardiaco?
No
Sì
Versamento asimmetrico. Dolore toracico o febbre?
Toracentesi
Sì
No
Toracentesi
Diuretici e osservazione
Proteine LP/proteine siero > 0,5
o LDH LP/LDH siero > 0,6
o LDH LP > 2/3 LDH siero
Persiste per più di 3 gg
No
Sì
TRASUDATO: scompenso cardiaco,
cirrosi, sindrome nefrosica
ESSUDATO: conta cellulare, glucosio,
esame citologico, es. colturali
Trattare
Linfocitosi:
test per tubercolosi
Causa indeterminata:
escludere embolia polmonare
LP = liquido pleurico
Fig. 1 - Algoritmo di riferimento per la valutazione del paziente con versamento pleurico (1).
TABELLA 2
Farmaci e terapie che possono causare
versamento pleurico (www.pneumotox.com)
Amiodarone
Bromocriptina
Carbamazepina
Ciclofosfamide
Ergotamina
Fattore stimolante la crescita dei neutrofili
Fenitoina
Metotrexato
Nitrofurantoina
Penicillamina
Procainamide
Propiltiouracile
Radioterapia
Sulfamidici
TABELLA 3
Test indicati in base alle caratteristiche macroscopiche del liquido pleurico
(da Light modificato) (1)
Apparenza
Test indicato
Interpretazione dei risultati
Ematico
Ematocrito
Torbido, opaco *
Sovranatante torbido
Centrifugazione
Trigliceridi
Odore putrido
Colorazione, colture
< 1% dell’Ht periferico → non significativo
1-2% → cancro, embolia polmonare, trauma
> 50% → emotorace
Sovranatante torbido → lipidi elevati
> 110 mg/dl → chilotorace
50-110 mg/dl → analisi delle lipoproteine: se
chilomicroni → chilotorace
≤ 50 mg/dl e colesterolo > 250 mg/dl →
pseudochilotorace
Infezione da anaerobi
*Questo aspetto può significare presenza di cellule, detriti, o lipidi.
TABELLA 4
Test indicati per formulare la diagnosi di essudato con valori di sensibilità e specificità
(da Light modificata) (1)
Test
SS (%)
SP* (%)
Criteri di Light (uno o più dei seguenti tre):
– concentrazione proteine totali del liquido pleurico/proteine sieriche > 0,5
– concentrazione LDH del liquido pleurico/LDH sieriche > 0,6
– LDH del liquido pleurico > 200 UI o > 2/3 rispetto al limite superiore
(valore assoluto) del range di riferimento per LDH nel siero
98
86
90
83
84
82
82
89
Altri criteri:
– concentrazione colesterolo liquido pleurico > 60 mg/dl (1,55 mmol/l)
– concentrazione colesterolo liquido pleurico > 43 mg/dl (1,10 mmol/l)
– concentrazione colesterolo liquido pleurico/colesterolo sierico > 0,3
– albumina sierica – albumina liquido pleurico ≤ 1,2 g/dl
54
75
89
87
92
80
81
92
*SS: sensibilità; SP: specificità.
TABELLA 5
Durata del versamento
Embolia polmonare: 5-7 gg; 7-14 gg quando ci sono segni radiologici di infarto polmonare
Versamento parapneumonico non complicato: 1-2 settimane
Pleurite tubercolare: 6 settimane-4 mesi
Post-cardiochirurgia: diverse settimane
Chirurgia addominale e post-partum: piccoli versamenti a rapida risoluzione
Malignità: non si risolve spontaneamente
Versamenti in asbestosi benigna, pleurite reumatoide e da radiazioni: mesi, anni