U12 L`industria nel mondo - Zanichelli online per la scuola

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U12 L`industria nel mondo - Zanichelli online per la scuola
Sezione
4
Unità
12
Lezione
1
La distribuzione delle risorse minerarie
Unità
7
12
L’industria
Geografia
delle
nel mondo
culture
Come sono distribuite sulla
Terra le risorse minerarie?
Qual è la loro importanza?
Qual è il ruolo di molti paesi
poveri?
Che cosa ha provocato la
lotta per il controllo delle
risorse minerarie?
Glossario
• nodulo polimetallico
Agglomerato di piccole dimensioni
contenente più minerali.
A
Lavora con la carta
Osserva la carta raffigurante
la produzione mineraria nel
mondo e rispondi.
120
Le risorse minerarie sono distribuite in modo irregolare sulla Terra. Molto ricche di minerali sono l’America settentrionale, vaste aree dell’America meridionale, l’Africa meridionale, il Sud-Est asiatico. Particolarmente ricchi sono alcuni grandi stati come USA, Canada,
Russia, Cina, Australia, Sudafrica. Anche in Europa esistono considerevoli giacimenti di ferro. Importanti riserve sono state poi localizzate nei fondali marini, lungo le dorsali oceaniche e nell’Antartide, dove assumono la forma di noduli polimetallici.
La disponibilità di queste risorse è alla base della produzione industriale. L’industria attuale utilizza un’ottantina di minerali, fondamentali per produrre merci e macchinari, circa
venti dei quali sono considerati strategici (tra cui ferro, rame, bauxite, oro, piombo, argento e
diamanti), cioè difficilmente sostituibili con altri materiali. Ecco perché il consumo di risorse
minerarie, ancora limitato nell’Ottocento, è enormemente aumentato negli ultimi decenni.
Per lo sviluppo economico, però, la disponibilità di minerali non è indispensabile. Accanto
a paesi ricchi di materie prime divenuti grandi potenze industriali (USA, Regno Unito, Germania, Russia), esistono paesi che ne sono quasi del tutto privi eppure hanno raggiunto un
elevato sviluppo industriale (Giappone e Italia).
Ci sono poi molti stati nel Sud del mondo che, pur disponendo di abbondanti risorse minerarie (Congo, Perù, Colombia), faticano a svilupparsi economicamente perché sono semplici fornitori di minerali a basso costo per i paesi più industrializzati. L’economia degli stati
poveri dipende spesso dalle esportazioni di materie prime i cui prezzi, tuttora piuttosto bassi,
sono stabiliti nei maggiori centri economici (Londra, New York, Tokyo) del Nord del mondo.
Nel corso della storia il controllo delle risorse minerarie ha scatenato violenti conflitti.
Nel Cinquecento la Spagna condusse una spietata guerra di conquista per lo sfruttamento delle miniere d’argento di Perù e Bolivia. Oggi, in Africa, il Congo e la Sierra Leone sono afflitti da
guerre devastanti per il controllo di miniere di diamanti, alluminio, oro e stagno.
1. In quale parte dell’Africa si trovano i maggiori giacimenti di diamanti?
2. In quale regione dell’Asia si trovano i principali giacimenti di stagno?
3. Quale paese sudamericano è particolarmente ricco di giacimenti di rame?
4. In quale oceano si trovano i principali giacimenti di noduli polimetallici? Atlantico, Pacifico o Indiano?
giacimenti terrestri
zinco
zolfo
potassio
fosfati
nichel
giacimenti marini
cromo
piombo
ferro
manganese
titanio, tungsteno, vanadio
principali giacimenti di noduli polimetallici
diamanti
rame
stagno
mercurio
bauxite (alluminio)
argento, oro, platino
Copyright © 2010 Zanichelli editore S.p.A. – Francesco Iarrera, Giorgio Pilotti, Facciamo geografia essenziale, vol. Paesi extraeuropei (per le unità tolte dal volume 3)
Sezione
4
12
Unità
L’industria nel mondo
Lezione
2
Le risorse energetiche
Perché è in aumento la
richiesta di energia?
Quali sono le fonti non
rinnovabili più sfruttate? Che
problemi presentano?
Che ruolo ha il petrolio?
Quali sono le fonti
rinnovabili? Che vantaggi
offrono?
Glossario
• fissione
Rottura, tramite bombardamento
di particelle, del nucleo atomico
dell’uranio, che così si scinde liberando una notevole quantità di
energia.
• impianto fotovoltaico
Basato sulla capacità di alcuni
materiali di generare energia
elettrica in seguito all’esposizione
alla luce solare.
• centrale termosolare
Costituita da un insieme di specchi che concentrano i raggi solari
in un’area ristretta ottenendo
temperature elevate. Ciò permette l’ebollizione di acqua che mette
in funzione la turbina di un generatore elettrico.
A
I consumi di energia sono in forte aumento sia per la crescente richiesta dei paesi in via
di sviluppo, che sono in fase di industrializzazione e di miglioramento del tenore di vita delle popolazioni, sia per la crescita costante della domanda da parte degli USA e dei paesi europei. Tra il 2005 e il 2020 è previsto un incremento del 50% dei consumi mondiali di energia.
Oggi i 3/4 dell’energia prodotti nel mondo provengono da fonti non rinnovabili, cioè da
materiali esistenti in quantità limitata e che non si possono riprodurre se non nel giro di milioni di anni. Si tratta di tre combustibili fossili: il petrolio (33%), il gas naturale (22%), il carbone (20%). Anche l’uranio, con cui viene prodotta tramite fissione l’energia nucleare utilizzata in molti paesi, è una fonte non rinnovabile. L’uso di queste risorse naturali comporta
problemi ambientali e rischi per la salute dell’uomo.
Per il ruolo centrale che oggi svolge, il petrolio è destinato a divenire sempre più raro e
costoso. Infatti, mentre il consumo di «oro nero» è cresciuto rapidamente in ogni parte del
mondo, la sua produzione è rimasta quasi invariata e le sue riserve potrebbero esaurirsi entro sessant’anni. Le maggiori potenze economiche, a partire dagli USA, dipendono sempre
più dalle forniture di petrolio, che viene estratto oltre che in Medio Oriente (66% delle riserve mondiali), anche in America Latina (10,7%), Africa (7%), ex URSS (6%), Nordamerica (6%),
Europa (2%). Proprio per il controllo dell’oro nero in alcune di queste aree (Kuwait, Iraq, Cecenia, Caucaso) sono scoppiati negli ultimi decenni violenti conflitti.
Un’alternativa alla sfrenata corsa al petrolio e al crescente inquinamento del pianeta è costituita dalle fonti rinnovabili, che non inquinano, non si esauriscono mai e sono ampiamente disponibili. Le più utilizzate sono l’acqua, con cui si produce l’energia idroelettrica, e
il vento, dal quale si ricava l’energia eolica, in netto aumento soprattutto in Europa (+24%
annuo nell’ultimo decennio).
Anche l’energia solare, prodotta tramite impianti fotovoltaici e centrali termosolari, ha
registrato una crescita costante soprattutto in Giappone, Germania e USA grazie a leggi specifiche e agevolazioni finanziarie. L’UE, inoltre, si è posta l’obiettivo di raggiungere entro il
2010 una quota del 14% di energia prodotta con fonti rinnovabili.
B
Lavora con il grafico
Osserva l’areogramma sui
consumi petroliferi e confrontalo con i dati sulla produzione
petrolifera contenuti nel testo.
Quali sono, tra Medio Oriente,
America Latina, Africa, Nordamerica ed Europa, le aree
che consumano molta più
energia di quanta ne producono? Per quali motivi?
Rifletti sulla tua esperienza
Che tipo di combustibile si utilizza per l’impianto di
riscaldamento di casa tua? E della tua scuola? Nel luogo
in cui abiti esistono edifici che utilizzano energia solare?
Sei a conoscenza di altre fonti rinnovabili usate nel tuo territorio?
Impianto a
pannelli solari
in California.
3,4%
21%
28,1%
5,3%
5,9%
6,1%
30,2%
Europa
Ex URSS
Nordamerica
America Latina
Medio Oriente
Asia meridionale e orientale,
Australia
Africa
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IL CASO
Il petrolio condiziona
l’economia mondiale
I
l petrolio deriva, attraverso un processo durato milioni di
anni, dalla decomposizione di vegetali o animali marini
che si depositarono insieme a sedimenti di sabbia e argilla
sul fondo di mari poco profondi, paludi o lagune. In ambienti privi di aria i resti degli organismi marini fermentarono e
si trasformarono gradualmente in petrolio e gas. Per millenni i giacimenti di petrolio sono rimasti in profondità, finché imponenti movimenti della litosfera li hanno riportati
alla superficie o vicino a essa. Per questo grandi giacimenti di petrolio si trovano nel Golfo Persico, nel Mare del Nord,
nel Golfo del Messico o in regioni interne dell’Asia e dell’America un tempo sommerse dal mare.
Già conosciuto nell’età antica, il petrolio non era utilizzato perché le tecnologie allora conosciute non ne permettevano lo sfruttamento. Il suo utilizzo a fini produttivi iniziò
nell’Ottocento con la seconda rivoluzione industriale, che
introdusse l’industria chimica, le centrali per la produzione
di energia elettrica e il motore a scoppio. Il primo pozzo di
petrolio a fini industriali fu attivato in Pennsylvania (USA)
nel 1859. Gradualmente furono avviate prospezioni, cioè ricerche nel sottosuolo e nei fondali marini, in diverse regioni
del mondo a cominciare dal Medio Oriente, dove nel 1908 fu
attivato il primo pozzo petrolifero (Iran). Da allora il consumo di petrolio nel mondo è aumentato costantemente anche
grazie alla sua facilità di estrazione e trasporto, all’elevato
potere calorifico, al suo utilizzo sia come fonte energetica
sia come materia prima, ad esempio, nella produzione di
plastica e fibre tessili artificiali. Il boom dell’«oro nero» si
ebbe dopo la Seconda guerra mondiale, quando divenne la
principale fonte d’energia al posto del carbone. Da allora in
poi, il prezzo del petrolio è diventato il principale fattore
economico internazionale, perché il suo aumento provoca
una catena di aumenti di tutti i prodotti industriali e anche
dei prodotti agricoli e dei servizi. Dal petrolio dipendono
quindi in larga parte gli equilibri dell’economia mondiale.
Per decenni l’estrazione del petrolio, la sua raffinazione e
il suo commercio sono stati saldamente in mano alle «sette
sorelle», un gruppo di potenti multinazionali statunitensi ed
europee che, in cambio del pagamento di minime percentuali, ottennero dai governi di diversi paesi del Medio Oriente
e dell’America Latina il permesso di sfruttare enormi giacimenti. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, però, i
paesi produttori di petrolio, riuniti nell’OPEC (associazione
dei paesi esportatori di petrolio), cominciarono a riprendere
il controllo delle proprie risorse, finché un decennio dopo
quadruplicarono il prezzo del greggio, ridussero la sua produzione e decretarono la fine di un’epoca, quella della disponibilità dell’energia illimitata e a basso costo.
Oggi si stima che vi siano ancora riserve sfruttabili pari a
circa 1550 miliardi di barili di petrolio, contro una disponibilità iniziale (1859) di circa 2350. Al ritmo di consumo attuale,
tali riserve potrebbero esaurirsi nel giro di sessant’anni.
Il giacimento
petrolifero di
South Beldridge,
in California.
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Sezione
4
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Unità
L’industria nel mondo
Lezione
3
Il mondo futuro: energia dall’idrogeno
Che vantaggi presenta
l’idrogeno? Come può essere
utilizzato?
Come avviene la produzione
d’idrogeno?
Quali conseguenze sociali
avrebbe l’economia
all’idrogeno?
Un mondo più pulito e più pacifico potrebbe essere possibile grazie all’avvento di un nuovo sistema energetico basato sull’utilizzo dell’idrogeno, un elemento naturale composto da
molecole che bruciando producono acqua ed energia. A differenza di petrolio e carbone,
quando viene bruciato non emette anidride carbonica (responsabile dell’effetto serra) né ossidi di zolfo (responsabili delle piogge acide). Rispetto alle altre fonti energetiche rinnovabili
presenta inoltre il vantaggio di poter essere immagazzinato e trasportato sia in forma gassosa attraverso i gasdotti sia in forma liquida tramite cisterne. Potrebbe essere impiegato come
combustibile per centrali elettriche e impianti industriali, per impianti elettrici o di riscaldamento domestici, per alimentare i mezzi di trasporto.
La realizzazione dell’economia all’idrogeno, tuttavia, richiederà molti decenni. Tutto dipenderà dalla possibilità di abbassare i costi di produzione dell’idrogeno. Infatti esso non esiste in natura allo stato puro, bensì è legato ad altri elementi con cui forma acqua, rocce, petrolio. L’estrazione dell’idrogeno da altre sostanze è possibile, ma richiede grandi quantità di
energia. Finora si è riusciti a produrre idrogeno a basso costo energetico estraendolo dall’acqua, grazie a impianti alimentati da energia solare o da turbine eoliche. Alcuni di questi impianti sperimentali a energia solare sono in funzione in Germania, Islanda e Arabia Saudita.
Zone particolarmente adatte alla loro installazione sono le aree desertiche rocciose dove non
si verifichino tempeste di sabbia. Si calcola che sarebbe sufficiente un’area desertica poco più
grande dell’Italia per produrre il 40% del fabbisogno energetico mondiale.
Un po’ come avviene già adesso con gli impianti domestici a energia solare, nell’economia
all’idrogeno l’energia non sarebbe prodotta solo dalle grandi società, ma anche dai singoli cittadini. In tal modo, da semplici utenti essi diventerebbero produttori di energia collegati alla
rete di distribuzione elettrica. Ciò consentirebbe una distribuzione più equa della ricchezza generata dallo sfruttamento delle fonti energetiche e diminuirebbe il pericolo di conflitti.
A
Fai una ricerca
Scriveva Jules Verne nel 1874
(L’isola misteriosa):
L’acqua un giorno sarà un combustibile. L’idrogeno e l’ossigeno
di cui è costituita, utilizzati isolatamente, offriranno una sorgente di calore e di luce inesauribile.
Consultando con l’aiuto del tuo
insegnante siti Internet oppure
riviste ed enciclopedie, cerca
alcune notizie circa la possibilità di usare l’idrogeno come
combustibile.
Prototipo di auto
a idrogeno per
le strade di
Washington,
Stati Uniti.
Un impianto per
la produzione di
idrogeno solare
presso Monaco
di Baviera
(Germania).
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Sezione
4
12
Unità
L’industria nel mondo
Lezione
4
La geografia delle attività industriali
Quali sono le aree più
industrializzate del mondo?
Che cos’è la
delocalizzazione?
Quali attività e imprese
riguarda?
Che cos’è la produzione
internazionale integrata?
Glossario
• joint-venture
Società costituita
da due o più imprese
che si uniscono per promuovere
una nuova attività industriale.
Le regioni più industrializzate non sono presenti solo nei paesi del Nord del mondo, ma
anche in paesi di nuova industrializzazione nel Sud. Le regioni del Nord con la maggiore
concentrazione di industrie sono: le aree costiere e quella nordorientale degli USA, il Giappone, l’Europa centro-occidentale, la costa sudorientale dell’Australia. Fra i paesi del Sud
invece spiccano, in Asia, la costa orientale della Cina, le grandi aree urbane dell’India, Taiwan, la Corea del Sud, Singapore, l’Indocina; in Africa la zona del Transvaal in Sudafrica e
del Cairo in Egitto; in America Latina, infine, il triangolo industriale del Sud del Brasile, le
aree urbane di Città del Messico, Montevideo, Buenos Aires.
La diffusione delle industrie è dovuta alla delocalizzazione, il trasferimento di un numero crescente di impianti industriali dei diversi settori produttivi (tessile, alimentare, calzaturiero, arredamento, meccanico, automobilistico, elettronico) dai paesi industrializzati a
quelli in via di sviluppo. Questi ultimi, infatti, presentano caratteristiche tali da consentire
migliori profitti (> unità 9). Ad esempio, garantiscono ampia disponibilità di forza lavoro a
basso prezzo, esenzioni fiscali, assenza di diritti sindacali, vie di comunicazione sufficientemente sviluppate, facile accesso a materie prime, possibilità di realizzare joint-venture con
imprese locali. La delocalizzazione, inoltre, è stata agevolata dallo sviluppo delle tecnologie
telematiche, dal miglioramento dei trasporti internazionali e dall’abolizione delle barriere
doganali che hanno reso più facile la spedizione e la vendita dei prodotti ovunque.
Se in una prima fase la delocalizzazione ha riguardato la produzione di merci a bassa tecnologia (scarpe, abiti, giocattoli), negli ultimi anni si è estesa anche alle attività a tecnologia
avanzata (elettronica e informatica). Alcuni paesi, come Taiwan o Singapore, dispongono ormai delle attrezzature industriali più avanzate. Inoltre, di recente, il fenomeno ha interessato non solo i grandi gruppi multinazionali, ma anche molte piccole e medie aziende.
Un altro processo che caratterizza l’industria odierna è la produzione internazionale integrata, consistente nel realizzare un prodotto con parti fabbricate in paesi diversi e poi assemblate, cioè montate, in un unico stabilimento (per esempio, l’aereo Airbus 380).
A
Lavora
con la carta
Osserva la carta
che rappresenta
le principali regioni industriali.
Vancouver
Edmonton
Winnipeg
Seattle Minneapolis
1. In quali continenti le aree industriali occupano un territorio
molto ampio?
Birmingham
Colonia
Londra
Parigi
Lione
Milano
Barcellona
Madrid
Montréal
Denver Chicago
Boston
Los Angeles
Saint Louis Baltimora
Phoenix
Atlanta
Casablanca
New
Orleans
S.Pietroburgo
Ekaterinburg
Mosca
Irkutsk
Samara Novosibirsk
Kiev
Harbin
Volgograd
Donets’k
Pechino
Tashkent
Bucarest
Shanghai
Il Cairo
Città del Messico
2. In quali territori sono, invece, assenti?
3. In quali regioni continentali
sono più numerosi i paesi
di nuova industrializzazione?
4. Quali paesi
del Sud del
mondo presentano regioni industriali?
124
Dakar
Caracas
Bogotá
Tokyo
Seoul
Chengdu
Algeri Tunisi
Karachi
Hong Kong Taipei
Kolkata
Hyderabad
Hanoi
Mumbai
Manila
Bangkok
Chennai
Ho Chi Minh
Kuala Lumpur
Abidjan Lagos
Singapore
Kinshasa
Giacarta
Salvador
Lima
Belo Horizonte
Rio de Janeiro
San Paolo
Johannesburg
Montevideo
Brisbane
Perth
Durban
Santiago
Buenos Aires
Harare
Città del Capo
Adelaide
regioni industriali
Sydney
Melbourne
centri industriali
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B
Rifletti sulla tua esperienza
Passa mentalmente in rassegna i tuoi abiti,
le scarpe, gli alimenti che consumi, gli oggetti
che usi: quali dei prodotti che utilizzi abitualmente sono fabbricati in paesi asiatici?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Produzione di televisori
in Malaysia.
Primo piano La produzione integrata dell’Airbus
Primo piano Nuovi mercati
na fabbrica dell’azienda automobilistica tedesca Volkswagen a PueA380 è il più grande aereo di linea del mondo, un quadrireattore a
bla, in Messico. In alcuni casi il trasferimento o l’apertura di imU
due piani in grado di trasportare 850 persone. È prodotto dal conL’
pianti produttivi nei paesi in via di sviluppo si deve non solo al minore
sorzio europeo Airbus ed è costruito in sedici stabilimenti diversi. La
fusoliera, per esempio, è realizzata nei pressi di Amburgo, in Germania, mentre le ali provengono dagli stabilimenti inglesi di Bristol e da
quelli gallesi di Broughton. La coda è fabbricata a Cadice in Spagna,
mentre l’assemblaggio dell’aeromobile avviene a Tolosa, in Francia. In
ogni fase il velivolo viene spostato da un luogo all’altro tramite una nave o una chiatta, finché da ultimo ritorna ad Amburgo per essere arredato e verniciato.
costo della manodopera, ma anche all’importanza del paese che ospita
la nuova fabbrica. Nel caso del Messico, ad esempio, si tratta di una
nazione che con i suoi oltre 100 milioni di abitanti costituisce un mercato straordinario e offre enormi possibilità di vendita.
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Sezione
4
12
Unità
L’industria nel mondo
Lezione
5
I settori della produzione industriale
Che cosa sono i settori
industriali tradizionali?
Dove operano?
Che cos’è l’industria di
base? Dove è più diffusa?
Che cosa sono i settori
maturi?
Quali sono le industrie ad
alta tecnologia? Dove sono
localizzate?
Glossario
• metallurgia
Lavorazione dei metalli grezzi (rame, piombo, ferro), raffinati in
modo da ottenere metalli puri utilizzabili nella produzione di beni
industriali.
Lo sapevi che...
Le principali imprese multinazionali elettroniche e informatiche
(Microsoft, IBM, Apple, Intel) sono
tutte statunitensi.
A
Lavora con le immagini
Collega le immagini al settore
produttivo corrispondente.
I settori industriali tradizionali, quelli di più antica origine, assorbono una grande quantità di manodopera, impiegano tecnologie poco avanzate e producono beni di basso valore
commerciale. Ne fanno parte le industrie tessile, metallurgica, calzaturiera, dell’arredamento, dell’abbigliamento, della lavorazione del legno. Tutte queste attività, divenute poco redditizie nei paesi più sviluppati, sono state progressivamente trasferite in quelli più arretrati.
Per motivi simili, e perché si tratta di lavorazioni inquinanti e pericolose, è stata spostata
in tali paesi dal Nordamerica, dall’Europa e dal Giappone anche buona parte delle principali industrie di base. Esse producono beni destinati ad altre imprese che poi li trasformano
in prodotti da vendere al pubblico. Si tratta dell’industria siderurgica (acciaio e ghisa) e della
petrolchimica, da cui si ricavano benzine, concimi, fibre e materie plastiche.
Ci sono poi i settori industriali maturi, così detti in quanto presenti da un secolo nel settore secondario. È il caso dell’industria chimica, un comparto che richiede tecnologie molto
avanzate e manodopera altamente specializzata. Essa produce una vasta gamma di prodotti:
vernici, saponi, detersivi, farmaci, cosmetici, esplosivi, fertilizzanti, erbicidi e pesticidi, componenti per automobili e apparecchi elettronici. Altri settori maturi sono: l’industria alimentare, in fase di evoluzione tecnologica (surgelati, cibi pronti) e tuttora localizzata nel
Nord del mondo; l’industria automobilistica, strettamente legata all’innovazione tecnologica e alla ricerca di nuovi modelli, ancora concentrata in Europa (30%), Giappone e Corea del
Sud (27%) e USA (11%). Importanti centri produttivi automobilistici si stanno però sviluppando in India e in Cina. Molto simile è la situazione della cantieristica navale, dove primeggiano il Giappone e la Corea del Sud, che producono i 2/3 delle navi varate nel mondo.
I settori ad alta tecnologia, infine, sono l’industria aerospaziale, l’aeronautica, l’elettronica, le telecomunicazioni, l’informatica, la farmaceutica, le biotecnologie e l’industria degli armamenti. Questi settori sono dominati dalle grandi potenze industriali. Agli USA appartengono il 60% della produzione aerospaziale e il 40% dell’elettronica e dell’informatica.
Anche Giappone e Corea del Sud sono paesi piuttosto avanzati in questi settori, nei quali
hanno realizzato grossi investimenti in termini di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie.
L’Europa, invece, non dispone di grandi gruppi industriali nell’informatica e nell’elettronica, mentre è assai progredita nella produzione di telefoni cellulari, d’impianti di telecomunicazione, nella robotica, nell’aerospaziale e nell’aeronautica.
1. settore ad alta tecnologia
2. settore maturo
c
3. settore tradizionale
a
b
Ricercatrice in un laboratorio farmaceutico
negli Stati Uniti.
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Lavorazione
dei tessuti in India.
Lo stabilimento automobilistico della
Toyota Motor Corporation a Tokio.
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Sezione
4
12
Unità
L’industria nel mondo
Verifiche
1 Indica l’affermazione corretta
1/3 dell’energia mondiale è oggi prodotta da un’unica
fonte energetica, cioè:
al uranio
bl gas
cl petrolio
dl idrogeno
1. delocalizzazione
2. produzione
internazionale integrata
3. risorsa non rinnovabile
4. risorsa rinnovabile
2 Indica l’affermazione errata
Le risorse minerarie sono molto abbondanti in:
al Nordamerica
bl Sud-Est asiatico
cl Africa meridionale
dl Europa mediterranea
3 Indica l’affermazione errata
Alcune tra le maggiori zone industriali del mondo si
trovano in:
al Cina orientale
bl Brasile meridionale
cl Arabia Saudita
dl Australia sudorientale
4 Indica se queste frasi sono vere o false
1. Le risorse minerarie sono distribuite
in modo omogeneo sulla Terra.
V
F
2. La disponibilità di minerali non è indispensabile per lo sviluppo economico.
V
F
3. Il petrolio è una risorsa disponibile
a basso costo e in abbondanza.
V
F
4. La produzione di energia eolica
e solare è aumentata negli ultimi anni.
V
F
5. Le fonti energetiche rinnovabili
sono inesauribili e non inquinano.
V
F
6. L’economia all’idrogeno
permetterebbe una distribuzione
più equa delle risorse.
V
F
7. L’industria ad alta tecnologia è presente solo nei paesi più sviluppati.
V
F
8. Anche in molti paesi del Sud del mondo
esistono importanti regioni industriali.
V
F
9. Solo le grandi multinazionali hanno
delocalizzato le loro produzioni.
V
F
V
F
10. In Africa non ci sono regioni industriali
importanti.
5 Scrivi accanto a ogni termine o espressione la lettera
corrispondente alla sua definizione
a. fabbricazione in paesi diversi delle singole parti che
compongono un prodotto e che vengono successivamente montate in un unico stabilimento
b. che non si esaurisce mai, come il sole e l’acqua
c. destinata a esaurirsi, come i combustibili fossili (petrolio, gas naturale, carbone)
d. trasferimento di un impianto industriale
dai paesi avanzati in quelli arretrati
6 Lavora con l’immagine
Osserva bene l’immagine in ogni dettaglio e, sulla base
di quanto hai letto in questa unità, scrivi un breve commento che contenga queste informazioni: tipologia
dell’attività industriale, livello tecnologico, probabile
collocazione geografica, condizioni di lavoro.
7 Ripassa i concetti
Puoi ripassare i concetti principali dell’unità rispondendo
alle domande in azzurro che trovi all’inizio di ogni lezione.
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