A - Vincoli normativi, evoluzione del settore

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A - Vincoli normativi, evoluzione del settore
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
COMMITTENTE:
COMUNE DI LAVIS
COMUNE DI MEZZOLOMBARDO
COMUNE DI MEZZOCORONA
(PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO)
OGGETTO:
TRATTAMENTO DEI RIFIUTI URBANI RESIDUALI A VALLE DI
RACCOLTE DIFFERENZIATE SPINTE FINALIZZATO A
RECUPERO DI MATERIA
DOCUMENTO:
STUDIO DI FATTIBILITA’
ESTENSORE:
REALIZZAZIONE A CURA DI :
Supervisione
Ing. M. Cerani
Studio Ing. Cerani
Via G. Randaccio n. 21 - 25128 Brescia
Tel./fax 030-5310736 – 3470188154
E-mail: [email protected]
Tecnologie e studio del prodotto
Ing. F. Alberti, Ing. M. Cerani
Revisione:
001/09
Data:
24.10.2009
Timbro e firma:
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A­ VINCOLI NORMATIVI, EVOLUZIONE DEL SETTORE E STUDIO DEL PRODOTTO E DEL MERCATO Pagina A - 2
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Indice
A – VINCOLI NORMATIVI, EVOLUZIONE DEL SETTORE E STUDIO DEL PRODOTTO E DEL MERCATO
.........................................................................................................................................................4 Par. 1 ‐ Indirizzi e obiettivi della normativa ................................................................................4 Par. 2 ‐ La pianificazione della Provincia Autonoma di Trento ...................................................9 2.1 Rapporto sullo Stato dell’Ambiente 2008.......................................................................10 2.2 La Pianificazione provinciale: 3° aggiornamento del PPR ...............................................16 2.3 Rifiuti speciali ..................................................................................................................23 2.4 Scarti di raccolta differenziata ........................................................................................23 2.5 Le scelte gestionali dei Comprensori ..............................................................................23 2.6 Evoluzione della gestione e previsioni a medio termine ................................................24 Par 3 ‐ Quantità e qualità dei rifiuti da trattare .......................................................................26 3.1 Lo stato di fatto dei servizi di raccolta: risultati quantitativi ..........................................26 3.2 Lo stato di fatto dei servizi di raccolta: la qualità dei rifiuti raccolti ...............................42 3.3 Proposte inerenti il segmento delle raccolte ..................................................................45 Par. 4 ‐ Elementi di criticità nell’approvvigionamento..............................................................52 Par. 5‐ Studio del prodotto e del mercato di sbocco ................................................................56 5.1 Studio del prodotto .........................................................................................................70 5.2 Studio di mercato ............................................................................................................77 Par. 6 ‐ Ipotesi di ubicazione dell’attività e procedure autorizzative .......................................81 Par. 7 ‐ Studio del mercato dei rifiuti in ingresso......................................................................84 Pagina A - 3
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A – VINCOLI NORMATIVI, EVOLUZIONE DEL SETTORE E
STUDIO DEL PRODOTTO E DEL MERCATO
Par. 1 - Indirizzi e obiettivi della normativa
Si richiamano i principali interventi del legislatore in materia ambientale, che potrebbero avere ripercussioni sul presente lavoro. 1.1 Nuova disciplina dei centri di raccolta comunali (Dm 13.5.09) Rivisto il DM 8.4.08, dopo i vizi di forma che avevano colpito il Decreto nel 2008. Non sono previste particolari modifiche al regime vigente per le isole ecologiche comunali, per le quali però é previsto un duplice regime, a seconda che si ritirino o meno i rifiuti speciali. Ad esempio: nel caso siano ritirati solo gli urbani non pericolosi, non é richiesto un impianto di gestione acque meteoriche. Tuttavia le Autorizzazioni provinciali sono sostituite dal regime della “Approvazione” del Comune stesso. In ogni caso entro sei mesi i centri già autorizzati si devono conformare al Decreto: se lo sono già non é necessaria una nuova approvazione (comunale). Novità nell'elenco dei rifiuti conferibili, visto che sono ammessi i rifiuti umidi purché in contenitori a tenuta stagna e con deposito massimo di 72 ore. Lo stoccaggio massimo per i non pericolosi passa da due a tre mesi. Solo la carta ed i pericolosi devono essere protetti dagli agenti atmosferici. E' previsto in allegato un modello di scheda per identificare le quantità di rifiuti conferiti al Centro da parte delle sole utenze non domestiche. 1.2 Nuova proroga per la TARSU Con DL 78/2009 ennesimo rinvio del passaggio da TARSU a TIA per i comuni, che ora é prorogato al 31.12.09. Pertanto anche per il 2010 i comuni dovranno attendere, nonostante le previsioni della L. 13/2009 che stabilivano che in assenza di regolamenti attuativi si poteva modificare il regime. Pertanto nuovi rinvio dei piani finanziari,almeno alla seconda metà del 2010. Non sono invece stati rinviati i termini del D.Lgs 4/2008 relativamente all'assimilazione dei rifiuti speciali, che prevedevano da Luglio 2009 l'applicazione alle aziende di una TIA correlata alle quantità e qualità conferite al servizio pubblico, tenuto conto degli auto recuperi. Ricordiamo a tale proposito che il DL 208/2008 ha invece prorogato a tutto il 2009 il regime previgente, legato al D.Lgs 22/97. Si attende un chiarimento dal governo in merito alla applicabilità dell'art.2 comma 26 del D,.Lgs 4/2008 da parte dei Comuni che operano ancora in Tarsu ( circa 7/8 dei comuni italiani). 1.3 Natura della tariffa (TIA): sentenza della Corte Costituzionale e conseguenze per utenze, Comuni e gestori Con la sentenza 238/2009 la Corte Costituzionale ha sancito ‐ a differenza di molti tribunali che si erano espressi in precedenza ‐ che la TIA é una Tassa. La TIA non é inquadrabile tra le entrate non tributarie, ma costituisce una mera variante della TARSU. In sostanza i giudici della C.C. ritengono che le modalità di applicazione la rendano (come di fatto accade ancora nella maggior parte dei Comuni, che la applicano con criterio presuntivo) simile alla TARSU, e pertanto essendo tributo non sia dovuta l'IVA. Pagina A - 4
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In quanto tale é stata gravata di un imposta, l'IVA, che non era dovuta. Tale interpretazione comporta per i comuni, utenti ed i gestori che operano in tariffa (1193 Comuni nel 2008 per un totale di 17 milioni di abitanti a livello nazionale, il 20% della popolazione in Lombardia) rilevanti aggiornamenti: •
dovrà essere restituita l'IVA non dovuta negli anni dall'introduzione della TIA a famiglie e attività che non scaricano l'IVA; •
le aziende che scaricano l'IVA non potranno più recuperarla e si troveranno applicati nuovi costi non detraibili per compensare le mancate entrate comunali; •
non sarà più possibile individuare il soggetto d'offerta dei servizi ambientali mediante affidamento in concessione ma solo unicamente tramite appalto; •
rientrano nel bilancio comunale le entrate TIA, che acquistano natura tributaria, ed i costi del servizio; •
dovranno essere integrati i regolamenti tariffari con la disciplina relativa all'accertamento, contenzioso, sanzioni, liquidazione. Secondo i commenti riportati sui quotidiani, il carattere della TIA non é stato rilevato in via automatica, ma in modo incidentale, in quanto la sentenza della C.C. ha per oggetto il tema della legittimità costituzionale dell'art. 2 comma 2, 2° periodo, del D. Lgs 546/92, che demanda alla giurisdizione delle commissioni tributarie le controversie relative alla TIA. Pertanto tale attribuzione é legittima solo se la TIA é un tributo. Secondo alcuni commentatori, la sentenza avrebbe ripercussioni sull’essenza stessa della TIA e indirettamente sulla possibilità di applicazione di una TIA “puntuale”. 1.4 Accordo ANCI CONAI 2009-2013
E' stato stipulato l'accordo tra Comuni e Consorzio CONAI, nel mese di Luglio 2009, con validità 2009‐
2013. L'accordo in linea generale conferma il sistema consortile istituito per legge, la sua piena operatività, aggiornando gli obiettivi di qualità dei materiali conferiti con una progressione nel quinquennio. Da segnalare i corrispettivi incrementati per vetro e legno, e l'incentivazione di COREVE per il ritiro del vetro non colorato. Infine, sono finalmente scomparsi gli incentivi per l'incenerimento, mentre permangono quelli per il recupero dei metalli prima o dopo la combustione. L'accordo mantiene aperta la strada del libero mercato, per quei comuni o ATO che volessero organizzarsi diversamente: infatti va segnalato che vi sono numerose esperienze nel Nord Italia di comprensori e ambiti in cui si selezionano in modo monomateriale determinati rifiuti per inviarli direttamente alle aziende di recupero, con vantaggi di diverso tipo. Complessivamente non sembra che gli operatori del settore del riciclo e della selezione ravvisino particolari difficoltà per rispondere all'incremento di qualità richiesto, e anzi da parte di alcuni si evidenzia come il sistema CONAI sia ancora orientato nonostante tutto alla scarsa qualità. I corrispettivi restano sostanzialmente in linea con quelli degli anni scorsi, le modalità di riconoscimento prendono spunto da una media dei tipi di sistemi di RD adottati a livello nazionale, senza scendere nello specifico di ogni ambito, col risultato che tutti i comuni hanno riconosciuti gli stessi benefici indipendentemente dall'impegno alla differenziazione a monte, presso l'utenza. Unico vantaggio, rilevante, é che il sistema si impegna per il prossimo periodo a ritirare i materiali. Non é un caso che nella relazione allegata al bilancio 2008 il Consorzio denunci le difficoltà legate alla congiuntura economica, ma anche alla scarsa qualità del materiale ritirato. Da chi dipende la scarsa qualità? Pagina A - 5
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In linea generale sembra potersi confermare che la via migliore per usufruire del Consorzio o del libero mercato, nonostante la congiuntura, sia quella di separare alla fonte, il più possibile, ad esempio: • legno da imballaggi in legno; • imballaggi domestici da imballaggi non domestici • carta domestica da imballaggi in cartone e soprattutto puntando sulle raccolte domiciliari spinte, che consentono di collocarsi in prima o seconda fascia, facendosi riconoscere i corrispettivi massimi per ogni frazione. Attenzione: in varie parti alcuni gestori insistono per effettuare la RD delle sole bottiglie domestiche di plastica: questa scelta, promossa anche a Brescia da ASM per anni e solo recentemente modificata senza darvi particolare risalto, comporta che i Comuni perdano i benefici economici di tutti gli altri imballaggi domestici, che COREPLA riconosce! (vaschette, contenitori di yogurth, etc). Per quale motivo gettare dalla finestra contributi che comunque sono caricati sui prodotti che acquistiamo giornalmente? Si deve lasciare a CONAI di svolgere il proprio lavoro e ai produttori di imballaggi di pagare il costo ambientale degli imballaggi scelti per i propri prodotti. E’ compito delle aziende di Corepla di massimizzare il riciclaggio occupandosi anche del Plasmix, ossia quanto risulta dopo la selezione di cassette, bottiglie per liquidi. A tale proposito ci segnalano che la scelta del poliaccoppiato Tetrapak da parte della nota multinazionale stia comportando un incremento dei costi di selezione e riciclo, quindi un aumento dei costi dell'imballaggio alla produzione. In Francia pare che Tetrapak abbia avuto un calo nelle vendite dei suoi prodotti di imballaggio. L'accordo non prende nessuna strada: non promuove alcun sistema di differenziazione, e questo é uno dei principali limiti del rinnovo di tale accordo. Manca completamente a monte una valutazione politica nel merito: perché non sviluppare il mercato interno, che chiede materiali di migliore qualità e sarebbe pronto ad assorbire ingenti flussi? Qui l'ANCI tace, sapendo bene che il Green Public Procurement negli enti pubblici quasi non esiste in Italia, e quindi le condizioni per far decollare un mercato interno degli scarti non sono poste da uno degli attori principali dell'accordo. La percentuale di frazioni estranee per la plastica scenderà progressivamente dal 6% dell'accordo precedente per gli imballi domestici al 4%. Ma nessuna indicazione viene data sul fatto che solo i sistemi domiciliari possono dare tale garanzia di qualità direttamente o con un passaggio di raffinazione presso piattaforme di selezione. Nessun cenno al disgraziato sistema multimateriale, ancora notevolmente diffuso da Nord a Sud, se non per il fatto che chi lo adotta si paga i costi di selezione (e deve considerare che si registrano scarti che vanno dal 25 al 50%!). Sorprendente infine che ANCI abbia accettato un accordo in cui ogni Consorzio di filiera ha differenti clausole di pagamento, e Corepla paghi il materiale a 120 gg fmdf! Quali risultati complessivi? Dal bilancio 2008 CONAI emerge un risultato di riciclo sull'immesso al consumo stimato in quasi un 60%, cui va aggiunto un 10% circa di materiale inviato a incenerimento, e la restante parte inviata in discarica. I volumi trattati sono aumentati del 7% circa rispetto al 2007. Gli obiettivi minimi di Legge sarebbero stati raggiunti. Pur con i limiti esplicativi presenti, si ricava dalla relazione al bilancio 2008 un costo unitario di gestione degli imballaggi di 90 €/t, comprensivo di costi indiretti, struttura, smaltimenti degli scarti, etc. In questi costi é inserita la raccolta, trasporto, il costo di selezione e riciclaggio, il costo di smaltimento per il 40% circa dell'input. Questo dato é significativo, pur prendendolo acriticamente (come si giustificano 9 M€ di consulenze?): basti pensare che solo lo smaltimento in Italia é compreso tra i 70 e i 200 €/t e nel resto d'Europa sta salendo in modo significativo con la riduzione degli spazi in discarica e l'incremento dei costi di incenerimento. Pagina A - 6
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Quindi una ottimale gestione del riciclo degli imballaggi, e dei rifiuti in generale, comporta anche benefici economici ingenti. 1.5 Economia del riciclo: avanti nonostante la congiuntura Come si finanzia il riciclo degli imballaggi? Con un contributo ambientale caricato sui produttori, che in ultima analisi pagano gli acquirenti dei prodotti, ossia i consumatori. Quanto incide sul consumo? In alcuni settori, si é stimato un 2% circa del costo del bene all'utente finale. Nel corso degli ultimi 12 mesi per sostenere le filiere del riciclo sono aumentati notevolmente i contributi richiesti ai produttori, in particolare i produttori e commercianti di imballi in plastica hanno visti raddoppiati i propri contributi ambientali. Cause: numerose, tra cui l'aumento delle raccolte differenziate, il crollo del mercato a valle, in particolare a fine 2008 e inizi 2009, etc. Ma un elemento é di particolare rilievo: i Consorzi dichiarano che all'aumento delle RD avrebbe fatto seguito un calo della qualità dei rifiuti ritirati. Il COREVE nel mese di giugno 2009, prima della stipula dell'accordo quadro, dichiara che per rendere maggiormente efficiente il business, si dovrebbe introdurre la raccolta del vetro per colore. Ma nell'accordo nulla di tutto ciò. Quindi, per rendere più efficace il business del riciclo é necessario spingere sulla qualità del prodotto alla fonte, ossia controllare il prodotto fornito dal cittadino e dall'azienda: il rifiuto. Si rende sempre più necessario introdurre nelle raccolte il principio della qualità totale, e far pagare agli utenti in base ai servizi offerti e alla qualità del materiale‐ rifiuto fornito. Nel mese di Giugno uno studio COMIECO ( quindi ancora i settore degli imballaggi diventati rifiuto) stima a fronte di costi su un decennio per 2485 M€, benefici derivanti da mancato smaltimento, emissioni evitate, valore dei materiali, per 9159 M€. Tutto ciò con un indotto di 50.000 adetti a livello nazionale . 1.6 Gestione dei centri di raccolta rifiuti comunali: iscrizione all'Albo gestori ambientali Per effetto dell'entrata in vigore del DM 13.5.09 che stabilisce i criteri di realizzazione, autorizzazione e gestione dei centri di raccolta rifiuti comunali, l'Albo Gestori ambientali ha emanato ( deliberazione 20 Luglio 2009) le specifiche per le imprese che intendono gestire i suddetti centri. Mentre l'approvazione é in capo ai Comuni ( mentre finora l'autorizzazione era a carico delle provincie) per l'iscrizione dei gestori all'Albo si farà riferimento alla cat.1 – classi da A ad F “gestione centri di raccolta”, e per iscriversi le imprese dovranno dichiarare un personale minimo all'uopo impiegato, iscrizione al REA, dimostrare la qualificazione e formazione del personale mediante corso di formazione (16 ore) tenuto dal responsabile tecnico, o da docente qualificato, nominare un RT e aggiornare i requisiti di capacità finanziaria. Iscrizione semplificata per le imprese che siano già inserite nella cat. 1 per altri servizi. Il requisito della formazione si dimostra entro 30 giorni dalla domanda di iscrizione; se si opera solo come gestori di centri di raccolta si ha a disposizione 3 anni per dimostrare tale requisito. 1.7 Direttiva 98/2008 CE La Direttiva, pubblicata il 22.11.2008, oltre ad introdurre alcune rilevanti modifiche nelle definizioni fondamentali, ribadisce le priorità del riutilizzo e recupero di materia, e dedica ampio spazio alle politiche di prevenzione a livello europeo e nazionale. All’art. 11 (riutilizzo e riciclaggio) si pone l’obiettivo di incrementare al 50% minimo gli obiettivi di recupero di materia entro il 2015, come minimo per le frazioni non biodegradabili; all’art. 22 promuove i sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti organici. All’art. 16 si ribadisce il principio di autosufficienza e prossimità, che viene però inteso come principio applicato all’intero territorio europeo, nel quale possono essere scambiati rifiuti in base alle necessità e alle dotazioni impiantistiche esistenti. “ La rete permette lo smaltimento dei rifiuti o il recupero di quelli menzionati al paragrafo 1 in uno degli impianti appropriati più vicini, grazie all’utilizzazione dei metodi e Pagina A - 7
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delle tecnologie più idonei, al fine di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute pubblica.” Al comma 4 si afferma “ I principi di prossimità e autosufficienza non significano che ciascuno Stato membro debba possedere l’intera gamma di impianti di recupero finale al suo interno.” Considerazioni Le norme citate non sembrano porre vincoli specifici al progetto di cui al presente studio, semmai evidenziano l’evoluzione del sistema “rifiuti” verso una maggiore responsabilizzazione dei produttori, e la esigenza di potenziare gli obiettivi di riciclo e recupero sull’intero territorio europeo. In particolare si dovrà puntare sempre più l’attenzione sulle esigenze delle filiere a valle delle raccolte, ossia l’industria di processo, che chiede maggiore qualità al materiale in ingresso per poter garantire un mercato stabile e duraturo ai materiali da rifiuto. A livello europeo la recente direttiva citata sembra introdurre una maggiore elasticità nelle dotazioni impiantistiche, per poter scambiare i rifiuti da sottoporre a trattamento, cosa che potrebbe fare pensare nel futuro ad un ambito territoriale unico piuttosto che a numerose regioni autosufficienti. In tale contesto merita una riflessione il problema della localizzazione di impianti impattanti pesantemente sul territorio, qualora debbano essere previsti in aree di pregio per le coltivazioni, o per il turismo, quali le aree montane della Provincia di Trento. Pagina A - 8
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Par. 2 - La pianificazione della Provincia Autonoma di Trento
Si richiamano le principali norme provinciali in materia: L.P. 14.4.98 Disciplina della raccolta differenziata dei rifiuti D.G.P. n. 5404 del 30/04/1993 ‐ D.G.P. n. 4526 del 09/05/1997 ‐ D.G.P. n. 1974 del 09/08/2002 “Approvazione del primo Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti”e integrazioni – Aggiornamenti D.G.P. n. 12801 del 20/11/1998 “Approvazione del “Piano provinciale di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto” D.G.P. n. 2869 del 22/12/ 2002 “Programma per la decontaminazione e lo smaltimento degli apparecchi contenenti PCB e PCT”, quale stralcio del Piano provinciale per lo smaltimento dei rifiuti” D.G.P. n. 2631 del 17/10/2003 “Approvazione, ai sensi degli artt. 66 e 77‐bis del TULP in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti, del Piano provinciale per la bonifica delle aree inquinate, quale stralcio del piano provinciale per lo smaltimento dei rifiuti” D.G.P. n. 1424 del 25/06/2004 “Apparecchi contenenti PCB per un volume inferiore o pari a 5 dm³ non soggetti ad inventario” D.G.P. n. 1799 del 06/08/2004 “Programma per le decontaminazione e lo smaltimento degli apparecchi contenti PCB per un volume superiore a 5 dm3 soggetti ad inventario” D.G.P. n. 2593 del 12/11/2004 “Approvazione del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti – stralcio relativo ai rifiuti pericolosi” D.P.P. n. 14‐44/Leg del 9/06/2005 “Disposizioni regolamentari relative alle discariche di rifiuti, ai sensi dell'art. 11 della legge provinciale 15 dicembre 2004, n. 10.” D.G.P. n. 1730 del 18/08/2006 “Approvazione del piano provinciale di smaltimento dei rifiuti – Terzo aggiornamento relativo ai rifiuti urbani” D.G.P. n. 1225 dell’ 08/06/2007 “Approvazione definitiva dello stralcio al Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti relativo all'individuazione di un'area per il deposito ed il trattamento dei veicoli fuori uso e per il trattamento di rifiuti inerti da demolizione nel Comune di Trento” Pagina A - 9
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2.1 Rapporto sullo Stato dell’Ambiente 2008
La situazione al 2008 del comparto rifiuti come rilevata dal Rapporto sullo stato dell’ambiente 2008 Il Rapporto evidenzia una situazione in costante miglioramento negli ultimi anni nel caso dei rifiuti urbani, sia per quanto riguarda la produzione che per quanto riguarda la gestione. In merito alla produzione, va segnalata la riduzione dei rifiuti urbani prodotti, che nel periodo 2001‐
2007, nonostante l’aumento della popolazione equivalente (+6%), sono diminuiti del 7% (‐22.590 t), facendo registrare una decisa inversione di tendenza rispetto al decennio 1991‐2001, che aveva visto il continuo incremento della loro produzione. Ma ancora più significativa è la riduzione individuale delle produzioni: infatti il valore precedente include l’incremento della popolazione nel periodo. Se si analizza l’andamento della produzione pro capite, si scopre esservi stata dal 2001 al 2007 una riduzione di oltre 13 punti percentuali. Figura 1
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Figura 2
In merito alla gestione dei rifiuti urbani, il Rapporto segnala il costante aumento della raccolta differenziata, passata nel periodo considerato (2001‐2007) dal 16,2% al 56,3%, con incrementi nei quantitativi differenziati soprattutto di organico (+ 2.610% rispetto al 2001) e plastica (+ 705%). C’è stato quindi il raggiungimento anticipato degli obiettivi fissati dalla normativa nazionale (45% entro il 31 dicembre 2008), in vista dell’obiettivo del 65% entro il 2012, contenuto anche nel terzo aggiornamento del Piano provinciale sui rifiuti. Altro dato di estremo rilievo: gli indicatori del PIL e della produzione complessiva di rifiuti urbani nello stesso periodo vanno divergendo in modo significativo, come riepilogato nel grafico successivo. Figura 3
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Il Rapporto mette in evidenza anche la rilevante presenza sul territorio trentino, a supporto della raccolta differenziata, dei Centri di Raccolta Materiali (CRM) e dei Centri di Raccolta Zonale (CRZ), rispettivamente 117 e 10 in esercizio al 2007. Grazie ai progressi della raccolta differenziata, il quantitativo di rifiuto urbano avviato a smaltimento è costantemente diminuito tra il 2001 e il 2007, passando da 440 kg per abitante all’anno a 199 (‐55%) ed allungando così la vita tecnica residua delle 7 discariche attive in Trentino. Il RSA non entra nel dettaglio di questo aspetto di estremo rilievo: di seguito si è riepilogato tale fenomeno, determinato dalla applicazione dei sistemi di raccolta personalizzati e dalla introduzione della tariffa in numerosi comprensori. Trattasi invece di una riduzione impressionante, mitigata nell’ultimo trienni dal versante occidentale della Provincia, che ha procrastinato l’introduzione di sistemi di conferimento controllato dei rifiuti indifferenziati addirittura mantenendo ampie fasce del territorio attrezzate con cassonetti aperti. Provincia di Trento -Produzione pro capite Rifiuto urbani Residuo 1991 -2008
500
450
Kg/abeq*anno
400
350
300
250
200
150
100
50
0
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Anni
Figura 4
Tuttavia il corrente anno vedrà l’installazione anche in queste aree di tali sistemi, per cui ci si attende la riduzione ulteriore del rifiuto da smaltire. Non viene analizzato nel documento il trend di dettaglio, per cui in alcuni comprensori ove sono applicati sistemi personali di raccolta e tariffazione puntuale, si è scesi già nel 2008 a valori ben al di sotto del 100 kg/ab*eq*anno. Non altrettanto positiva, invece, è la situazione relativa ai rifiuti speciali. La produzione di quelli pericolosi, prodotti soprattutto da industria, settore minerario e bonifiche, ma anche in ambito domestico (batterie, solventi o vernici), è aumentata del 28% tra il 2000 e il 2005 (da 24.680 a 34.254 t), mentre l’Unione Europea richiede che nel 2010 la produzione di rifiuti speciali si riduca del 20% rispetto al volume prodotto nel 2000. Aumenta anche la produzione di rifiuti speciali non pericolosi: +20% nel 2005 rispetto al 2000, con una percentuale avviata a recupero ferma nel 2005 al 23% (il resto finisce prevalentemente in discariche fuori provincia). Il RSA non prende in considerazione i dati contenuti nel Rapporto ISPRA 2008, relativamente agli speciali,che fornisce valori piuttosto differenti dai precedenti. Pagina A - 12
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Parte A
Il sistema di gestione dei rifiuti presuppone una pluralità di impianti di trattamento e di smaltimento che dovrebbero intervenire all’interno del ciclo dei rifiuti in modo sinergico, contribuendo, ciascuno per la propria quota, e a realizzare la piena autosufficienza. Il sistema impiantistico trentino si articola in impiantistica per la raccolta differenziata e impiantistica per lo smaltimento. In attuazione alle disposizioni di legge (D. lgs. n.36/2003 e DPP 14‐44/Leg. del 9 giugno 2005) il sistema di smaltimento trentino si compone di piattaforme di smaltimento dotate di macchinari appositi per il pretrattamento dei rifiuti, processo necessario a diminuire la pericolosità del rifiuto e a stabilizzare la sostanza organica contenuta in esso. Tale configurazione avrebbe dovuto garantire l’autosufficienza del sistema fino al 2013 data in cui è stato previsto in operatività l’impianto di termodistruzione e la relativa discarica di supporto. Vi sono attualmente 7 discariche attive in provincia di Trento, con un volume residuo di 633.413 m3 calcolato al 1 gennaio 2008. Per fronteggiare eventuali slittamenti nell’entrata in funzione dell’impianto di termodistruzione sono stati pianificati ampliamenti delle discariche atti a garantire un ulteriore volume residuo pari a 793.000 m3. A supporto della raccolta differenziata è attiva al 2007 una rete di piattaforme distinte in 117 centri di raccolta materiale (CRM) e 10 centri di raccolta zonale (CRZ). Per il trattamento della frazione organica si è operato con il conferimento di parte dell’organico (50%) agli impianti di compostaggio funzionanti nei comuni di Rovereto e di Levico Terme; quest’ultimo disponeva di 32.000 t di capacità autorizzata, la restante parte era convogliata ad impianti fuori provincia. Attualmente l’impianto di Levico è chiuso e la provincia non è in grado di coprire il proprio fabbisogno di compostaggio. Tabella 1
Tabella 2
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Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Tabella 3
Di seguito si riepiloga la evoluzione nella produzione e gestione dei rifiuti urbani e speciali in Provincia di Trento, come da sintesi dei Rapporti sullo stato dell’Ambiente realizzati da APPA. Anno di
riferimento
della
reportistica
1989
1992
1995
Produzione di rifiuti
Gestione dei rifiuti
Nel 1987 è iniziata la raccolta di rifiuti urbani
pericolosi nei 223 comuni trentini. Recupero di
carta e cartacei attivato in via sperimentale in 1
comprensorio su 11 per riciclaggio e progetto pilota
di raccolta materiale plastico (PE, PVC) presso sei
supermercati.
Nel 1989 risultavano attive 11 discariche.
Rifiuti solidi urbani prodotti 189.300 Consolidamento della RD di rifiuti urbani pericolosi;
t/anno. Produzione media giornaliera di estensione ad altri comprensori del recupero di
carta e cartone. I quantitativi di vetro recuperati nel
rifiuti urbani pro-capite di 1,01 kg.
Produzione di rifiuti speciali non pericolosi 1990 e 1991 rappresentano rispettivamente il
pari a 37.316 t/a. Produzione di rifiuti 25,7% e il 31,6% della porzione totale presente nei
RSU.
speciali pericolosi pari a 2.032,5 t/a
Raccolta differenziata dell’organico in via
sperimentale nella zona di Pergine Valsugana.
Produzione rispettivamente di 2.032,5 t/anno e
37.316,7 t/anno di rifiuti speciali pericolosi e non
pericolosi.
Lo stoccaggio, il trattamento e lo smaltimento dei
rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi viene
attuato fuori provincia.
Approvazione del “Piano Provinciale di smaltimento
Rifiuti solidi urbani prodotti nel 1993:
dei rifiuti” che prevede il potenziamento della
230.109 t.
raccolta differenziata. Attivato un impianto
Produzione media giornaliera di rifiuti
urbani totale, inclusi gli ingombranti, pari a sperimentale di produzione di compost da fanghi di
depurazione biologica delle fognature comunali e
1053 kg nel 1992, 1122 kg nel 1993.
residui lignocellolosi.
Nel 1993 la produzione di rifiuti speciali
Rifiuti solidi urbani prodotti: 230.515
t/anno. Produzione media giornaliera di
rifiuti urbani pro-capite di 1,23 kg, con un
aumento del 50% nel decennio
considerato.
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Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
pericolosi ammonta a 6.552 tonnellate
1998
Rifiuti solidi urbani prodotti nel 1997:
258.480 t con un decremento medio
dell’1% rispetto al 1991 (- 22.590 t),
Produzione media giornaliera di rifiuti
urbani pro-capite di 1,31 kg.
2003
In costante crescita dagli anni ’90 sino al
2001 il quantitativo annuale di rifiuto
urbano prodotto in provincia di Trento, per
subire un’inversione di tendenza nel 2002,
con valore pari a 281.094 t (-2,3%
dell’anno precedente).
- Sono state prodotte nel 1999 657.594
tonnellate di rifiuti speciali. Di queste,
24.130 tonnellate erano rifiuti pericolosi.
La maggior parte corrispondono a rifiuti
inerti.
2008
Produzione di RSU totali nell’anno 2007 è
stata pari a 268.068 t , con un
decremento del 7 % rispetto al 2001 (22.590 t).
Produzione pro-capite media di RSU nel
2007 equivalente 455 Kg/ab.equivalente.
Costante decremento nella produzione di
rifiuti solidi urbani a fronte di un tasso di
crescita del PIL del 3 % calcolato dal
2004 al 2007.
696.319 tonnellate prodotte nel 2005 di
rifiuti speciali; di cui il 95% è
rappresentato da rifiuti speciali non
pericolosi, il restante 5% da rifiuti
pericolosi.
di
di
Parte A
Produzione nel 1993 di 6.5552 t di rifiuti speciali
non pericolosi.
Nel 1995 risultavano attive 8 discariche.
Lo stoccaggio, il trattamento e lo smaltimento dei
rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi viene
attuato fuori provincia.
Primo aggiornamento del “Piano Provinciale di
smaltimento dei rifiuti” incentrato sullo sviluppo
della RD e sui relativi centri di raccolta
differenziata. Si pone attenzione all’adozione di
tecnologie di incenerimento con recupero di
energia della frazione secca indifferenziata.
Emanazione nel 1998 della “Disciplina Provinciale
della raccolta differenziata dei rifiuti”, a disciplina
dell’organizzazione e sviluppo della RD dei rifiuti
urbani e assimilati.
Presuppone l’organizzazione ed il coordinamento
del sistema integrato di raccolte differenziate
esteso a tutta la provincia.
Le raccolte differenziate di carta, vetro, lattine, pile
e farmaci scaduti si sono estese a tutto il territorio
provinciale. Quelle di plastica, metallo, di prodotti
etichettati T e/o F e altri rifiuti urbani pericolosi
coprono circa metà del territorio provinciale.
Sono attive 8 discariche.
Secondo aggiornamento del “Piano Provinciale di
smaltimento dei rifiuti” con obiettivi di RD al 50%
nel 2007.
Aumento dei centri di raccolta materiale (CRM) e
centri di raccolta zonale (CRZ) sul territorio
provinciale.
Frazione organica recuperata nel 2001:
7,3%; 657.594 tonnellate di rifiuti speciali prodotti
nel 1999 (3,7% di rifiuti pericolosi).
- Nel 1999 sono state trattate 837.746 tonnellate di
rifiuti speciali. Di queste, il 41,7% sono state
avviate a recupero, il restante 58,3% è stato
smaltito.
Terzo aggiornamento del “Piano Provinciale di
smaltimento dei rifiuti” che prevede: riduzione della
produzione pari all’incremento demografico;
aumento quantitativo e qualitativo della RD
secondo il principio di resa del sistema di raccolta;
quantità di rifiuto fisso residuo a 100.000 t/anno al
lordo di spazzamento, pericolosi e rifiuti speciali da
raccolta urbana;
introduzione a livello provinciale della tariffa a
misurazione puntuale del secco residuo.
La raccolta differenziata nel 2007 equivalente al
56% a fronte anche di una riduzione complessiva
del rifiuto prodotto.
Al 2008 sono attive 7 discariche, 117 centri di
raccolta materiale (CRM), 10 centri di raccolta
zonale (CRZ) e 2 siti di compostaggio.
Nel 2005, 442.693 tonnellate di rifiuti speciali non
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Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
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Parte A
pericolosi (662.065 tonnellate prodotte nel 2005)
sono state smaltite in discariche per rifiuti speciali
fuori provincia; nello stesso anno una seppur
minima quantità è stata destinata allo smaltimento
in discariche per rifiuti urbani (25.356 tonnellate).
2.2 La Pianificazione provinciale: 3° aggiornamento del PPR
Il terzo aggiornamento del Piano è costituito da una parte strategica ed una operativa: la prima avente lo scopo di delineare: • l’avanzamento della normativa di riferimento; • l’andamento dei servizi di raccolta, selezione recupero e smaltimento; • l’evoluzione delle capacità di smaltimento; • i criteri di assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi; • gli indirizzi per la localizzazione degli impianti sul territorio provinciale la seconda avente come oggetto: • la ricognizione delle rese dei sistemi di raccolta; • l’individuazione di interventi di prevenzione; • la definizione di obiettivi di intercettazione dei rifiuti urbani che consentano di raggiungere il 65% di raccolta differenziata; • lo stato e le previsioni di evoluzione del sistema dei CRM e CRZ; • lo stato e le previsioni in merito al riciclaggio della frazione umida e allo smaltimento mediante incenerimento e discariche del rifiuto residuo. Il Piano Provinciale rifiuti, risalente alla metà degli anni ’90, ha subito vari “restyling” nel corso degli anni, pur mantenendo sempre in primo piano l’obiettivo dello smaltimento del residuo indifferenziato mediante incenerimento. I parametri di questa fase di trattamento finale sono stati progressivamente rivisti al ribasso, con l’evoluzione in positivo dei servizi di raccolta differenziata nei diversi comprensori. Per ottemperare a queste richieste la Provincia nella ultima stesura di aggiornamento pone numerosi obiettivi e impegni, di cui forse l’unico effettivamente vincolante e ben definito è quello del residuo indifferenziato da smaltire nell’inceneritore, che deve essere pari a 100.000 t annue, in considerazione dell’obiettivo al 2013 del raggiungimento del 65% di raccolta differenziata su tutto l’ambito provinciale. Purtroppo, pur effettuando una ricognizione dei contributi dei diversi attori ( i Comprensori e i due centri principali, Rovereto e Trento), e dello sviluppo considerevole ottenuto dalle differenziate e dalla implementazione dei CRM e CRZ, il Piano resta a livello generico per vari aspetti essenziali: • la riduzione dei rifiuti complessivi alla fonte; • lo sviluppo di una impiantistica specializzata nel riciclaggio del flussi principali di rifiuti urbani; • sistema tariffario di accesso allo smaltimento legato ai risultati conseguiti dai comprensori; • modalità ottimali di implementazione delle raccolte differenziate e obiettivi di differenziazione (65%, ma non chiaramente definito nella tempistica e nelle fasi intermedie del percorso operativo); • confronti economici tra le possibili opzioni a disposizione dei gestori per conseguire i traguardi finali. Pagina A - 16
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Mezzocorona,
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Il Piano provinciale non dedica sufficiente spazio alla riduzione dei rifiuti complessivi e a quelli del rifiuto residuo, che evidenziavano il ritorno ai dati di produzione del 1998; e non è evidenziato il fatto che tale riduzione nell’anno precedente la redazione ha interessato anche i Comuni di Trento e Rovereto. In proposito abbiamo già richiamato il grafico con l’andamento dal 1991 al decennio corrente, dove si evince del drastico ridimensionamento delle necessità di smaltimento in discarica. Di seguito il trend delle differenziata, dal quale si evince che nell’anno di redazione del piano si era già superato il 50% con tassi di crescita del 5‐9% negli ultimi anni. Figura 5
A fronte di questi risultati il Piano individua nella parte strategica già alcuni limiti del sistema che di seguito richiameremo: • il basso tasso di intercettazione per plastica e organico; • il tasso di intercettazione significativamente più elevato per i servizi domiciliari che però non determinano delle strategie di dettaglio o dei criteri di scelta e indirizzo tra raccolte multimateriale e monomateriale, anche a fronte degli ingenti quantitativi di scarti determinati dai primi. In particolare l’aspetto della qualità dei rifiuti da conferire alla industria della rigenerazione è completamente assente, e non vincola la scelta tra i differenti modelli di raccolta, seppure vi siano già numerose evidenze nel Nord Italia, in particolare Veneto e Lombardia, ma anche Piemonte. La conoscenza di tale dato avrebbe permesso a pianificatori e gestori di: • valutare il grado di efficienza dei vari sistemi di raccolta differenziata; • dare il giusto peso al valore % di raccolta differenziata registrato, evidenziando i limiti della scelta di sistemi di raccolta a bassa efficienza, allo scopo di poter computare nel valore di %RD anche gli elevati quantitativi di scarti presenti nei rifiuti differenziati; • individuare con precisione la quantità di scarti da inviare a smaltimento dopo la valorizzazione dei materiali Pagina A - 17
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
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•
•
•
Comune di Lavìs, Comune
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Comune
Mezzolombardo (TN)
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Parte A
di recupero (a pagg. 217 e 218 della Parte Operativa, in occasione del dimensionamento dell’impianto di incenerimento, si fa menzione di 5.500 t/anno di “scarti da RD” ma non viene precisato su quali dati si basi tale stima); evitare rischi di non accettazione (e conseguente invio a discarica) di carichi di rifiuti differenziati, a causa del superamento del margine di tolleranza fissato dagli impianti di compostaggio e di riciclaggio; perseguire la valorizzazione dei materiali recuperati ed il miglioramento delle fasce di qualità connesse all’attribuzione dei contributi CONAI. La non considerazione di dati sulle impurezze non consentiva di avere un contributo di conoscenza importante per la scelta di sistemi di raccolta differenziata non solo più idonei, ma anche economicamente vantaggiosi. Il piano deriva dall’obiettivo massimo di flusso a smaltimento (100.000 t/a) il tasso di differenziata medio sul bacino, e introduce obiettivi di resa di intercettazione per ogni frazione merceologica, da conseguire entro il 2008, e di seguito riassunti Tabella 4
Da queste percentuali si ricavano gli obiettivi di resa pro capite, che di seguito riassumiamo assieme ai valori riscontrati al 2006 dalla PAT e raffrontati con i valori 2008, ricavati dai dati forniti dalla PAT. Si può riscontrare il raggiungimento degli obiettivi in numerosi comprensori già dal 2006, con un incremento ulteriore che ha consentito il raggiungimento su tutto l’ambito provinciale per Cartacei e verde, mentre resta ancora un gap da colmare per l’umido, ma soprattutto per vetro e plastica. Rifiuto
obiettivi resa PPR 2006 [kg/abeq*a]
Organico
91,9
verde
20,7
carta
74,3
plastica
21,6
vetro
38,1
risultati 2006
Raggiunto da Rovereto
raggiunto da 5
comprensori
raggiunto da 5
comprensori
raggiunto da 2
comprensori
raggiunto da 3
comprensori
Risultati 2008
71,5
26,5
74,2
10,5
13,3
Tabella 5
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
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Mezzolombardo (TN)
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Parte A
Tabella 6
Il Piano prevede un obiettivo a breve di 100.000 t di rifiuto da smaltire, già dal 2006, pur appoggiandosi su un dato storico relativo al 2005 di 140.000 t. Però sul periodo successivo non sviluppa scenari di variazione dei quantitativi, restando ancorato al risultato stimato per il 2006. Pertanto gli obiettivi risultano nel complesso contraddittori, e non è presente un piano industriale che preveda la transizione allo scenario di fine piano. Si può affermare che nonostante si tratti di uno dei Piani più avanzati in Italia per il periodo, lo stesso non punti sugli obiettivi essenziali previsti dalla normativa europea, che sono: • la riduzione del rifiuto complessivo e non solo di quello indifferenziato; • gli interventi di prevenzione e riduzione e la previsione di un piano industriale anche per questi interventi; • fornitura di linee guida aggiornate alle migliori esperienze disponibili circa i modelli di raccolta con le migliori performance complessive e di strumenti e metodi idonei a controllare la qualità del rifiuto raccolto. Pagina A - 19
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Comune di Lavìs, Comune
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Parte A
Mentre il piano entra nel merito delle scelte tecnologiche relative allo smaltimento finale, demanda ai gestori la scelta dei metodi di raccolta differenziata, da un lato indirizzando alla domiciliarizzazione, dall’altro mettendo in guardia sugli stessi, che dovrebbero essere scelti solo dopo una attenta analisi costi benefici. Le linee guida relative alla differenziata sono ancora quelle del 2002, redatte per il precedente aggiornamento, quindi non coerenti con gli sviluppi conseguiti dal settore. Eppure già da alcuni anni erano stati pubblicati a livello nazionale vari studi, che attestavano le differenze dei diversi sistemi di raccolta: di seguito si richiama quello di Federambiente, e di un ambito territoriale del Centro Italia. Tabella 7
Tabella 8
Di seguito invece una tabella che riepiloga i risultati di produzione di rifiuto urbano residuo nei comprensori trentini nel 2008. Pagina A - 20
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Parte A
In esso si sono ordinati i comprensori per produzione di rifiuto destinato a smaltimento. Ben nove comprensori nel 2008 hanno superato gli obiettivi di produzione pro capite di residuo stabiliti nel 2006 dalla PAT in 175 kg/abeq*anno entro l’orizzonte temporale del Piano stesso. Anche le produzioni totali seguono questo andamento; si evidenzia come i comprensori virtuosi siano quelli che hanno attuato due interventi rilevanti: la domiciliarizzazione del servizio, e la applicazione di una tariffa puntuale. Per scendere sotto i 100 kg/abeq*anno vanno adottati sistemi non stradali, personali. Si noti come il comprensorio C 5 sia posto a metà strada, avendo implementato quasi completamente un sistema di raccolta misto in grado di consentire la misurazione del rifiuto residuo, ma non avendo ancora applicato la tariffa puntuale. All’interno del Comprensorio C5, come descritto di seguito, si nota tuttavia una discrepanza significativa: la metà della popolazione servita con sistemi domiciliari produce un 30‐40% in meno di rifiuto residuo secco, attestandosi sui 70 kg/abeq*anno. Il territorio del trentino occidentale, che solo ora sta introducendo sistemi di raccolta differenziata spinti e contenitori in grado di misurare il RUR prodotto dal singolo utente, si colloca su valori di produzione superiori ai 200 kg/abeq*anno. I Comuni maggiori incontrano analoghe difficoltà, pur avendo servizi domiciliari, ma riconducibili ad altre cause. Pagina A - 21
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2.3 Rifiuti speciali
Il piano non si occupa dei rifiuti speciali, tranne per la quota degli assimilati, che sono intercettati dai CRZ, e demanda a successivi regolamenti la gestione degli speciali assimilabili. Trattasi di un passaggio importante, perché si ritiene debba essere data una strategia anche per tali rifiuti, e non solo generiche intenzioni. Le aziende richiedono servizi di raccolta, ma si deve evitare l’assimilazione spinta attuata in altri contesti, che ha portato a saturare i centri di raccolta e a svilire le differenziazioni, nell’ottica di una gestione pubblica totale di tali flussi. Per quanto attiene ai rifiuti conferiti ai CRZ mancano indicazioni sulle caratteristiche, i flussi attesi, e le modalità di selezione. Nonostante ciò, si riscontra nei documenti recentemente pubblicati1 e relativi al bando di gara dell’impianto di incenerimento, la internalizzazione di una quota rilevante dei flussi di speciali, causata dalla prevedibile riduzione degli urbani. E’ evidente il contrasto di tale documento di gara con la pianificazione precedente, che riguardava gli urbani. 2.4 Scarti di raccolta differenziata
A pagina 65 della Parte operativa del Piano 2006 (terzo aggiornamento) si stimano gli scarti da raccolta differenziata, citati anche nel dimensionamento dell’inceneritore: 5500 t/anno. Non sono noti i criteri che hanno portato a tale stima. Tuttavia secondo gli scriventi, è stimabile in un 6‐7% delle produzioni lo scarto a valle delle differenziate, che potrebbe diventare un 8‐10% se tutti i comprensori attuassero la raccolta Multimateriale degli imballaggi. Tale valore conduce ad una stima di 15000‐20000 t annue di scarto da conferire a smaltimento. 2.5 Le scelte gestionali dei Comprensori
Rilevante è la stima del fabbisogno di impiantistica di smaltimento in base alle modalità di raccolta applicate sul territorio. Come si era lecito attendersi, la mancanza di indicazioni dettagliate ha portato i Comprensori ad orientarsi a entrambe le metodologie di raccolta: domiciliare e a contenitori stradali. Il risultato è che la Provincia di Trento risulta essere ‐ rispetto a numerose Province del Veneto, Lombardia e Piemonte ‐ densamente containerizzata. I direttori dei Comprensori confermano nei criteri di scelta i contenuti del Piano provinciale, ma anche il supporto di consulenti che li avrebbero indirizzati verso sistemi tecnologici. Gli stessi si rendono conto che tali sistemi sono comodi per i gestori, ma evidenziano già dei limiti, nella qualità dei rifiuti raccolti e nella difficoltà di ridurre le produzioni. I contenitori stradali – cassonetti, campane, box interrati – allontanano il rifiuto dal produttore e dall’operatore di raccolta, che usa attrezzature di medio alta automazione. Viene a perdersi il controllo dell’utenza singola o condominiale, a favore del gestore che riduce i tempi di lavoro e il personale richiesto in tali servizi. Assieme a tale aspetto fisico tecnologico, si aggiunge il ritardo con cui alcuni comprensori stanno affrontando le scelte in merito alla applicazione della tariffa puntuale. 1
Comune di Trento. Provincia autonoma di trento. Concessione di lavori per la progettazione realizzazione e
gestione dell’impianto di combustione o altro trattamento termico con recupero energetico per rifiuti urbani e
speciali assimilabili in località Ischia Podetti, nel Comune di Trento – Giungo 2009 ( pubblicato sul sito del Comune
di Trento nel mese di Settembre)
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Il risultato è visibile nelle analisi merceologiche che periodicamente i comprensori eseguono: ancora consistenti frazioni riciclabili! Mentre nei Comuni con raccolta del residuo domiciliare si possono trovare ancora medio basse quantità di plastica e umido, nei Comuni con servizio stradale si riscontrano medio alte percentuali di carta, organico, plastica. 2.6 Evoluzione della gestione e previsioni a medio termine
I recenti bandi di gara per la scelta del soggetto d’offerta di servizi di raccolta e trasporto, nonché per la acquisizione di attrezzature di raccolta, sembrano confermare in alcuni Comprensori l’orientamento verso i sistemi stradali, di superficie e interrati. Anche i comprensori dell’area occidentale del trentino stanno orientandosi verso tali soluzioni. Alcuni responsabili tuttavia evidenziano il nodo irrisolto delle quantità piuttosto elevate di residuo secco, che questi sistemi comporterebbero, nonostante la tariffa puntuale. Evidenziano anche il problema dello scarto nelle raccolte multimateriale, che probabilmente porteranno in futuro a rivedere tale modalità di raccolta differenziata. Nella tabella seguente sono riepilogate le analisi merceologiche più recenti di cui disponiamo, che mettono a confronto i risultati di intercettazione di riciclabili conseguiti dai comprensori. Pagina A - 24
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Par 3 - Quantità e qualità dei rifiuti da trattare
3.1 Lo stato di fatto dei servizi di raccolta: risultati quantitativi
Lo studio prende come riferimento il territorio del comprensorio C5, che al 31.12.07 comprendeva 56.288 abitanti residenti ed una presenza turistica stimata complessivamente in quasi 2 milioni di persone. La P.A.T. effettua le valutazioni statistiche inerenti il settore con riferimento agli abitanti equivalenti, che si ottengono dividendo le presenze annue per 365 giorni/anno. Si ricava pertanto una popolazione equivalente annua compreso il turismo di 61.753 persone. In realtà questo criterio non consente di identificare precisamente i Comuni turistici: si è scelto di attribuire i turisti a 90 giornate medie annue di presenza, e di individuare i Comuni in cui tale dato di popolazione equivalente supera un valore pari al 10% della popolazione residente. Con questo criterio 16 Comuni su 31 risulterebbero essere classificabili come “turistici” e fra essi spiccano quelli di Andalo, Molveno, Fai della Paganella, collocati sull’altopiano omonimo, e in misura minore alcuni comuni della Val di Cembra. Solo Andalo e Molveno sono prossimi a decuplicare la popolazione residente con il criterio sopra descritto, nel periodo turistico, e per essi si pongono problematiche gestionali molto diverse dal resto del comprensorio. Gli interventi attuati nel corso degli ultimi anni sulle raccolte presso le utenze domestiche, e la realizzazione e completamento dei CRM e CRZ previsti dalla normativa provinciale hanno consentito il raggiungimento di importanti risultati di riduzione dei rifiuti e di differenziazione degli stessi, allo scopo di inviarli alle filiere industriali di recupero di materia. Sono riepilogati di seguito i sistemi di raccolta, mentre di seguito i quantitativi raccolti, come elaborati da ASIA. Frazione
FORSU
Carta e imballaggi in carta
Imballaggi in vetro e metalli
Imballaggi in Plastica + Tetrapak
Rifiuto urbano residuo
Sistema di raccolta
Bidone carrellato di prossimità/bidoncino personale
Cassonetto stradale
Cassonetto stradale
Cassonetto stradale
bidone carrellato/cassonetto personale predisposto per
trasponder – cassonetto stradale con calotta e chiave
magnetica
Ingombranti, pericolosi, biodegradabili verdi, metalli, CRM, CRZ
legname, altri
Il rifiuto residuo urbano (R.U.R.) domestico e non domestico è raccolto con più sistemi: bidoni carrellati di diversa volumetria ( 120, 660, 1100 l), con raccolta domiciliare mediante compattatore a caricamento posteriore e almeno un servente; cassonetti con calotta volumetrica da 660, 2400 l con raccolta stradale mediante compattatore a caricamento laterale mono operatore In realtà in numerosi comuni sono adottati sistemi misti, comprendenti sia il sistema domiciliare che quello dei contenitori stazionari stradali per le utenze turistiche. Al 2008 circa 32.000 abitanti equivalenti sono serviti con il sistema domiciliare. Pagina A - 26
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di
Parte A
Il sistema con calotta è stato introdotto inizialmente nella valle di Cembra e dei laghi. Fino al 2008 in alcune parti del territorio erano ancora presenti cassonetti per il R.U.R. accessibili a tutti. ASIA riferisce che ad esempio nel territorio della Paganella erano utilizzati sia cassonetti mono‐operatore da 2,4 m3, sia cassonetti da 660 ‐1100 l, che consentivano una più agevole “mimetizzazione” in nicchie, androni, zone in cui erano meno impattanti visivamente. Con inizio 2009 il sistema è stato uniformato mediante adozione dei cassonetti mon‐operatore dotati di calotta. Tuttavia permane una impostazione differente per alcuni comuni della piana dell’Adige rispetto al resto dei Comuni delle altre valli: Lavis ad esempio utilizza un numero molto limitato di cassonetti con calotta ( avendo scelto il sistema domiciliare) per casi particolari: zone a forte pendenza, edifici in cui non è possibile collocare i bodoni personali sulla strada, e non era consentito l’ingresso alle aree private per il caricamento del rifiuto, zone centrali ove era disagevole collocare i bidoni personali. Di seguito lo schema adottato ad esempio nel Comune di Molveno: Stradale
Monoperatore
Descrizione rifiuto
Stradale
Tradizionale Porta a porta
Area
autorizzata/CRM Frequenza
Residui della pulizia stradale
NUMERO
CONT.
container S.C.
Inerti
S.C.
Rifiuti cimiteriali
S.C.
Rifiuti ingombranti
rifiuti urbani non differenziati
(MONOPERATORE)
rifiuti urbani non differenziati
(TRADIZIONALE)
rifiuti urbani non differenziati
(SECCO PORTA A PORTA)
rifiuti urbani non differenziati (CON
CONTAINER)
container
cassonetto
cassonetto
S.C.
1
2÷4/settimana
45
3/settimana
48
container
S.C.
Tabella 9
Dal 2009 i cassonetti svuotati col mono operatore sono utilizzati su base anuale, mentre quelli serviti con mezzo a caricamento posteriore (tradizionale) sono svuotati nel periodo estivo. Nel Comune di Mezzocorona, sulla piana dell’Adige, è adottato il secondo sistema: Descrizione rifiuto
Stradale
Monoperatore
Stradale
Tradizionale Porta a porta
Residui della pulizia stradale
CRM
container
Inerti
S.C.
1
S.C.
Rifiuti cimiteriali
Rifiuti ingombranti
rifiuti urbani non differenziati
(MONOPERATORE)
rifiuti urbani non differenziati
(TRADIZIONALE)
rifiuti urbani non differenziati
(SECCO PORTA A PORTA)
rifiuti urbani non differenziati (CON
CONTAINER)
NUMERO
CONT.
Frequenza
S.C.
container
cassonetto
con calotta
S.C.
1
1/settimana
2
bidoncinocassonetto
1/settimana
2096
container
S.C.
4
Tabella 10
Le frequenze sono notevolmente ridotte, ma il sistema di raccolta utilizza veicolo compattanti a carico posteriore, con serventi, con produttività inferiore ai mono operatore. Nella quasi totalità sono svuotati bidoncini o cassonetti personali, alcuni cassonetti stradali solo per particolari utenze. Solo in tre Comuni il RUR risulta essere superiore agli obiettivi del Piano provinciale, mentre la media attorno a 95 kg/abeq*a, è notevolmente al di sotto dell’obiettivo provinciale (quasi il 50% al lordo degli Pagina A - 27
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
scarti di selezione), qualificando il bacino C5 come ambito avanzato rispetto alle politiche di contenimento dei rifiuti da destinare a smaltimento. Interessante l’analisi dell’andamento annuale delle produzioni nel corso degli anni, riportato nel grafico successivo. E’ evidente il calo drastico delle produzioni, che smorza la punta estiva da 1200 a meno di 800 t di rifiuto da smaltire, così quella invernale, che rimane in evidenza seppure ridimensionata rispetto agli anni scorsi. Da tale grafico si può ricavare una maggiore facilità per il tipo di turismo estivo ad adeguarsi al sistema, rispetto a quello invernale meno sensibile all’ambiente e forse meno propenso per vari motivi a partecipare al sistema proposto di differenziazione. In conclusione sembra potersi evidenziare una produzione media pro capite sul Comprensorio variabile di 0,2 ‐0,3 kg/abEq.giorno di R.U.R. Se si osserva il grafico a Pag. 8 invece si ha conferma delle difficoltà dei Comuni turistici più importanti: prima dell’introduzione del sistema a conteggio dei volumi di rifiuto indifferenziato, si registravano produzioni fino a 0,6‐0,7 kg/abeq*giorn, nella zona dei laghi e della Paganella. Si rende pertanto necessario attendere i risultati 2009, per poter valutare l’effetto del nuovo sistema che sta andando a regime anche nell’Altopiano della Paganella. I primi dati relativi al 2009 sembrano evidenziare un incremento del 6% circa delle produzioni di rifiuto residuo; andrà valutata l’incidenza dei flussi turistici o di altri fattori. Da ultimo, si dovrà attendere l’applicazione effettiva della tariffa puntuale nei regolamenti comunali per poter godere del contributo della stessa alla riduzione delle produzioni, e soprattutto alla loro stabilizzazione ( già oggi si attestano su valori medi piuttosto bassi). 2004
2005
2006
2007
2008
C5: RUR mensile
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre
Novembre Dicembre
1100,44
974,20
1056,68
1006,80
961,26
987,77
1170,52
1225,32
976,08
917,30
913,98
935,54
915,18
776,90
996,26
869,10
931,70
942,04
1000,30
1194,62
993,30
988,30
845,06
918,18
976,80
866,34
1033,68
881,22
939,06
880,96
1009,30
1072,42
884,14
854,66
781,14
782,84
824,69
689,40
771,20
707,30
718,50
657,32
797,92
849,32
628,48
663,80
545,84
616,61
707,72
624,50
660,70
571,26
573,62
558,62
575,52
556,86
468,98
417,78
349,58
428,54
Pagina A - 28
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Pagina A - 29
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
COMUNE
ALBIANO
ALDENO
ANDALO
CALAVINO
CAVEDAGO
CAVEDINE
CEMBRA
CIMONE
FAEDO
FAI della PAGANELLA
FAVER
GIOVO
GRAUNO
GRUMES
LAVIS
LISIGNAGO
LONA-LASES
MEZZOCORONA
MEZZOLOMBARDO
MOLVENO
NAVE S. ROCCO
PADERGNONE
ROVERE' DELLA LUNA
S. MICHELE A/A
SEGONZANO
SOVER
SPORMAGGIORE
TERLAGO
VALDA
VEZZANO
ZAMBANA
Abitanti equiv.2007
1.484
3.013
3.460
1.423
618
2.965
1.911
642
628
1.538
886
2.535
162
498
8.438
509
809
5.004
6.647
2.456
1.363
688
1.608
2.691
1.644
997
1.341
1.762
242
2.125
1.666
61.753
totale
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
PRODUZIONI 2008
RUR PC FORSU Totale pc
Totale
PC
[kg/ab.equiv.*a] [kg/a]
71
42
228
128
258
114
59
63
75
215
49
42
53
60
128
48
94
100
82
172
43
93
58
76
75
84
115
127
39
96
51
95
media
57
67
95
94
60
67
44
57
66
82
52
45
34
39
99
49
38
72
133
80
78
82
69
94
33
39
62
51
20
47
84
64
media
325
376
557
425
530
393
292
315
364
485
268
252
241
273
547
300
326
440
516
510
293
377
388
496
250
272
397
350
218
351
289
368
media
482.184
1.131.623
1.928.446
605.451
327.349
1.165.552
558.953
202.260
228.720
746.107
237.298
638.290
39.061
135.902
4.613.483
152.834
263.464
2.202.104
3.428.005
1.252.742
398.702
259.305
623.240
1.334.708
410.431
270.726
531.883
617.137
52.755
746.721
480.685
26.066.121
totale
% DIFF.
62%
79%
49%
67%
44%
64%
71%
71%
75%
52%
72%
77%
64%
65%
68%
72%
58%
70%
77%
61%
79%
69%
78%
76%
60%
63%
63%
55%
76%
65%
78%
Tabella 11
Se si verifica l’andamento dell’ultimo triennio si denota un drastico ridimensionamento della frazione indifferenziata, seppure con trend diversi: i comuni della Rotaliana sembrano in diversi casi aver raggiunto una situazione a regime, mentre altri proseguono il trend di riduzione. Anche i Comuni turistici hanno registrato cali del rifiuto destinato a smaltimento, in genere meno marcati, ma in alcuni casi la loro produzione si mantiene pressoché costante rispetto al dato del 2006. Si deve tuttavia ricordare che i comuni dell’altopiano della Paganella hanno avviato la ristrutturazione del servizio da gennaio 2009, mediante introduzione dei contenitori stradali con calotta, pertanto i primi risultati di rilievo andranno letti al termine del corrente anno. Un elemento di riflessione di rilievo per i decisori sta nel raffronto dei valori di produzione di RUR dei Comuni che hanno adottato il porta a porta rispetto al resto della popolazione servita: Pagina A - 30
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Rifiuto Urbano Residuo: produzione in Produzione pro
funzione del sistema di raccolta comprensorio capite/anno
[kg(abeq*a]
C5 (Dati 2008)
Comuni con R&T RUR domiciliare
Comuni con R&T RUR stradale
71
105
Tabella 12
i dati statistici di metà del comprensorio denotano un 36% in meno di produzione, per effetto della personalizzazione del circuito di raccolta, che può portare le produzioni a valori prossimi a quelli di altre realtà virtuose del Veneto e della Lombardia. Comprensorio C5 -Produzioni pro capite giorno nei Comuni
con R&T domiciliare dei RUR
0,40
0,35
[kg/abeq*g]
0,30
0,25
0,20
0,15
0,10
0,05
A
ZA
M
BA
N
A/
A
IC
H
EL
E
A
VE
R
E'
R
O
S.
M
S.
R
DE
LL
A
LU
N
O
O
C
C
O
N
AV
E
LO
M
M
EZ
ZO
EZ
ZO
C
O
BA
R
D
R
O
N
A
LA
VI
S
M
C
IM
O
N
E
O
AL
D
EN
AL
BI
AN
O
0,00
Comuni
Tabella 13
Ultimo elemento significativo nei flussi destinati a smaltimento è quello relativo ai rifiuti ingombranti, ritirati presso i CRM comunali previo controllo degli addetti alla custodia. Nel triennio si riscontrano andamenti molto diversi, sia in crescita che in riduzione, con un dato medio 2008 di 23 kg/abeq*anno. Siamo ancora lontani dagli obiettivi del Piano provinciale (10 kg/abeq*a); la media provinciale 2005 era di 34 kg/abeq*a, risultato di una drastica riduzione dello smaltimento in discarica a seguito della istituzione dei CRM presso i comuni. L’andamento mensile cambia drasticamente nell’ultimo triennio, scendendo tra 100 e 150 t mensili e non evidenziando punte di produzione. La stagione primaverile estiva per ovvi motivi è quella di maggiore utilizzo dei CRM per il conferimento del flusso. Prevedibilmente sembra il turismo sia poco interessato all’utilizzo delle piattaforme, salvo per quella frazione di residenti in seconde case, che tuttavia hanno scarsa o nulla incidenza sul totale. Pagina A - 31
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Figura 6: cassonetto attrezzato con calotta volumetrica
Figura 7: dispositivi associati al contenitore del residuo
Figura 8: contenitori per i Rifiuto Urbano Residuo
Pagina A - 32
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Pagina A - 33
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Pagina A - 34
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Pagina A - 35
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Pagina A - 36
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Raccolte differenziate Sul versante delle raccolte differenziate lo scenario 2008 risulta più variegato, denotando ancora una volta la difficoltà dei Comuni turistici. Tranne Cavedago, tutto il comprensorio supera gli obiettivi della normativa nazionale per gli ATO (45% di differenziazione dei rifiuti urbani entro il 31.12.08). Come prevedibile il contributo maggiore è dato dalle principali frazioni: • imballaggi in vetro; • carta e imballaggi in carta e cartone; • FORSU (frazione biodegradabile da cucine e mense); • imballaggi in plastica Figura 9: Unità funzionale base del sistema di RD
Lo schema delle raccolte differenziate é riassunto di seguito nel caso del Comune di S. Michele all’Adige. Il servizio stradale con cassonetti è distinto in monoperatore e tradizionale ( caricamento automatico dei cassonetti o manuale),ma è effettuato anche il domiciliare per l’umido e per talune aziende nel caso del cartone e imballaggi in plastica. Infine mediante container e cassonetti presso il CRM. I trasporti da CRM avvengono su chiamata, mentre le raccolte dal territorio hanno frequenze variabili fino a 4 volte per settimana. Il criterio di collocazione dei contenitori stradali rispecchia il vincolo più stringente della distanza dagli utenti rispetto a quello della capacità e si riscontrano le seguenti distribuzioni medie: Rifiuto
Carta e cartone
Plastica + Tetrapak
Vetro e imballaggi metallici
Contenitore
Cassonetto 2,4 m3
Cassonetto 2,4 m3
Campana 3,3 m3
Abitanti serviti/contenitore
120
150
140
Pagina A - 37
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Descrizione rifiuto
Stradale
Monoperatore
Frazione Organica
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
83
S.C.
container
3-4/settimana
campana
S.C.
container
S.C.
cassonetto
container
3-4/settimana
container
S.C.
1
campana
campana
S.C.
27
Indumenti usati
Legno
container
Metallo
Vetro
NUMERO
CONT.
container
cassonetto
Plastica
Parte A
Area
Stradale
Tradizionale Porta a porta autorizzata/CRM Frequenza
biopattumierabidoncino
2/settimana MERC SAB
Ramaglie, sfalci e potature
Carta e cartone
di
di
Cartone
cassonetto
Imballaggi in plastica-Polistirolo
imballaggi in materiali misti (imb.
Fitosanitari)
cass.-cont.
container
1
27-1
2
1
24-1
2/sett-S.C.
17-1
1/sett.-S.C.
6
a sacco
3/anno
Frigoriferi
sfusi
S.C.
Televisori, monitor
sfusi
S.C.
Apparecchiature Elettroniche
sfusi
S.C.
cassone
S.C.
1
contenitore
S.C.
3
fustini
S.C.
contenitore
S.C.
sfusi
S.C.
imballaggi in materiali misti (toner)
S.C.
Batterie ed accumulatori al Piombo
Pile
cestino
Oli e grassi vegetali
Farmaci
contenitore
Pneumatici
Olio minerale esausto
2
S.C.
Rifiuti contenenti olio
S.C.
Tubi fluorescenti al neon
Vernici, inchiostri, adesivi e resine
contenenti sostanze pericolose
sfusi
S.C.
fusto
S.C.
Filtri olio
S.C.
Tabella 14: organizzazione dei servizi di R&T – S. Michele all’Adige
Circa 180 kg/Abeq*a derivano dalle raccolte stradali, mentre altri 50 derivano dai CRM/CRZ, deputati alla raccolta di ingombranti, cartone, polistirolo, pericolosi, verde etc. Il 75% della differenziata è ottenuto dal sistema stradale, il resto dai CRM, con medio alti risultati complessivi. Frazione
RUR (rifiuto urbano residuo) RI ( ingombranti) FORSU Imballaggi in plastica Vetro Metalli Legno RAEE RUP Poliaccoppiati Verde Carta e cartone Risultati obiettivo del
PPR-3°agg 2006 (come
recupero di materia )
[kg/abeq*a]
175
10
91,9
21,5
38
16,4
10,0
4
2,3
3,8
20,7
74
Risultati C5 2008
[kg/abeq*a]
Scarto
94
23
64
26
37
12
11
6
0,2
0,15
11
65
-46%
130%
-30%
21%
-3%
-27%
10%
50%
-91%
-96%
-47%
-12%
Pagina A - 38
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Come evidente, dal raffronto, i risultati di RD specifici potrebbero essere incrementati rispetto agli obiettivi, ma la produzione totale di rifiuto nel C5 è inferiore del 25% agli obiettivi provinciali, e la produzione di rifiuto da smaltire è inferiore del 46% rispetto agli stessi. Pertanto con una minor produzione di rifiuto complessivo si supera l’obiettivo provinciale di differenziazione grazie alla prevenzione delle produzioni. Per quanto attiene CRM e CRZ, si è riscontrato che il sistema è prossimo al completamento delle infrastrutture comunali deputate al ritiro delle frazioni riciclabili e non riciclabili. Sono in corso di realizzazione o completamento un CRM in Val di Cembra ed uno a servizio di Molveno e Andalo. Figura 10: CRM di Mezzolombardo
I CRM incidono per un 15% di Raccolta differenziata a livello comunale, con 54 kg/abeq*a complessivamente raccolti nel 2008. Questo parametro è in linea con quelli di altre regioni e Province, nonostante la non assimilazione dei rifiuti speciali assimilabili ed il divieto di conferimento degli stessi nei centri. Composizione della Raccolta differenziata presso i CRM 2008
21%
28%
metalli
Legno
RAEE
3%
RUP
PA
Carta container
2%
Plastica cont
15%
Vetro cont
20%
0%
0%
verde
11%
Figura 11
Pagina A - 39
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Le tre frazioni che contribuiscono maggiormente al totale sono i cartacei, il verde ed il legno. Nei sopralluoghi effettuati si è riscontrato che importante è la formazione degli operatori, che in taluni casi segnalano la difficoltà di presidiare in modo completo i container, ove spesso sono conferiti rifiuti riciclabili. Di seguito il prospetto riepilogativo elaborato dalla Provincia sui dati del Comprensorio. Pagina A - 40
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Pagina A - 41
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
3.2 Lo stato di fatto dei servizi di raccolta: la qualità dei rifiuti raccolti
Secondo gli operatori del settore del recupero, una quota variabile ma consistente di frazioni estranee è presente ancora oggi nel rifiuto ad essi conferito. Secondo alcuni la soluzione al problema qualità è costituito da uno dei seguenti interventi alla fonte: • interventi periodici di controllo e repressione; • passaggio a servizi domiciliari L’interesse dei soggetti d’offerta di servizi di recupero/riciclaggio alla qualità in ingresso è direttamente proporzionale alla loro specializzazione. Infatti l’unica piattaforma CONAI a servizio delle raccolte multimateriale di tutto il trentino gestendo anche discariche per rifiuti speciali non risente particolarmente di tale aspetto e dichiara di non essere interessato a promuovere la qualità del rifiuto in ingresso dai propri clienti. Di seguito si sintetizza la situazione riscontata durante i sopralluoghi e le interviste agli operatori del recupero. Rifiuto
Cartacei
Vetro e imballaggi metallici
Imballaggi plastici + tetrapak
FORSU
Frazioni
estranee
Considerazioni
Inferiori all’1%
Secondo altre Fonti2: 5%. L’impianto che prepara il
rifiuto alla cartiera ritiene “accettabile” la qualità,
previa una selezione manuale sommaria.
Tuttavia una quota corrispondente al 15% viene
estratta dalla cartiera e va a formare lo scarto
“pulper”.
2-3%
Secondo altre fonti: 5-10%. Dai sopralluoghi è
risultato uno scarto estremamente variabile, che
nella stagione stiva potrebbe arrivare al 30-50% in
alcune località.
30-50%
Secondo altre fonti: 30% circa. rilevata una quota
consistente di imballaggi commerciali aziendali.
Talora oggetti diversi o plastica “dura” non
imballaggio
5-6% medie; punte Rilevata quota consistente di imballaggi di
fino al 20%
contenimento non conformi (LDPE); raramente
oggetti o rifiuti di altro genere. Forti oscillazioni in
base al turismo
Per la validazione dei risultati sopra esposti si è fatto riferimento a schede di analisi merceologiche presso le piattaforme intervistate, dati informalmente forniti durante i colloqui, elaborazioni di ASIA. Per gli imballaggi plastici conferiti ad ASIA sono state utilizzate rielaborazioni a consuntivo dell’Azienda dei Comuni. Secondo queste ultime lo scarto eccessivo negli ultimi 3 anni si riscontrerebbe indifferentemente in comuni turistici e non turistici. Se si inseriscono i parametri di cui sopra si ottiene un quantitativo di rifiuto raccolto in modo differenziato e inviato a smaltimento di circa 980 t/anno, corrispondente a quasi 4 (3,8) punti percentuali in meno di raccolta differenziata effettiva sul Comprensorio. 2
CONAI, citato nel Rapporto annuale dell’autorità di vigilanza Emilia Romagna.
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Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Nel periodo Luglio Agosto 2009 sono stati effettuati vari sopralluoghi sul territorio del Comprensorio C5, i cui risultati sono riportati in Allegato F.4. Si è riscontrata una situazione accettabile (seppure “a vista”) per carta e vetro, mentre si è rilevato un consistente conferimento improprio su FORSU e plastiche. Nella zona dell’Altopiano della Paganella, in cui è stato introdotto dal corrente anno il nuovo sistema dei cassonetti con calotta, per l’indifferenziato, si sono riscontrate le condizioni peggiori. Conferimento di indifferenziato nei contenitori della RD, abbandono di sacchetti di rifiuti, lamentele dei residenti in seconde case. Figura 12: CONAI - tasso di frazioni estranee nelle RD stradali e domiciliari
Allo scopo di comprendere l’entità del fenomeno si sono intervistate le aziende del recupero, che ritirano i rifiuti dal Comprensorio. Nella tabella seguente si riassumono le considerazioni emerse dalle interviste. AZIENDA
Ricicla Trentino 2 Lavìs
Moser Maceri – Lavìs
RIFIUTI RITIRATI
CONSIDERAZIONI
Scarsa qualità dei rifiuti in ingresso, ( scarto del 40%)
che comportano costi di smaltimento ingenti. In fase di
attrezzaggio della linea del vetro metalli per evitare la
frantumazione del vetro sui nastri trasportatori. Qualità
non ottimale anche per vetro da CRM.
Il multimateriale è la frazione che comporta maggiore
scarto in assoluto e ad essa è dedicata una linea intera
della piattaforma. L’azienda ha una autorizzazione per il
multimateriale da 35.000 t/a con la possibilità di smaltire
dalla stessa fino a 30.000 t/a. Gestisce anche alcune
discariche per rifiuti speciali.
Carta, cartone, e in Solo il porta a porta può garantire la qualità richiesta
misura
minore
film dall’industria per i prossimi anni: attualmente il cartaceo
plastici, ingombranti, altro da porta a porta è solo imballato e conferito in cartiera,
mentre quella da contenitori stradali necessità di una
(100.000 t/a autorizzate)
pre selezione e comunque determina uno scarto
consistente in cartiera. Per orientare il recupero al
mercato interno si dovrà fornire materiale migliore così
Vetro,
imballaggi
in
plastica,
legno,
ingombranti,
multimateriale (60.000 t/a
autorizzate)
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Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Pasina srl – rovereto
Fertitalia srl – Verona
Tecnorecuperi - Gerenzano
Centro riciclo Vedelago
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
aumentando le destinazioni del rifiuto che oggi vanno
solo in 3 utilizzi. Anche il mercato dell’estremo oriente
prima o poi si saturerà e già oggi richiedono materiali di
qualità superiore, e non rifiuti. Il Tetrapak è considerato
un elemento inquinante che danneggia la qualità della
carta da riciclo e aumenta lo scarto di lavorazione
industriale.
La FORSU è di qualità media, molto scarto deriva dal
rifiuto che resta a intrappolato nei sacchetti di plastica.
L’impianto ritira il materiale destinandolo a produzione di
compost di qualità.
FORSU, verde, legno,
ingombranti,
speciali
assimilabili (5000 t/a di
FORSU,
obiettivo
il
raddoppio)
FORSU, verde, fanghi Qualità media del compost prodotto, e 5-6% di scarto
(60.000 t/a)
medio del comprensorio, che cresce significativamente
nella stagione turistica ( 20%).
Vetro e metalli
Segnalano alcuni punti % di scarto, preferendo la qualità
del rifiuto da contenitore stradale piuttosto che da porta a
porta. Lo scarto della raccolta congiunta di vetro e
imballi metallici è estratto sulla linea primaria assieme ai
metalli, il che non comporta costi di selezione aggiuntivi.
Imballaggi in plastica, Selezionando sia da domiciliare che da multimateriale
vetro,
metalli, hanno i dati necessari per promuovere presso le
multimateriale
amministrazioni i servizi domiciliari personalizzati, che
sono gli unici a garantire una qualità medio alta dei
materiali per l’industria che li lavora.
E’ necessario verificare gli assetti societari e di business
delle aziende del settore per capire se sono interessate
a smaltire o selezionare. Si dice che alcuni operatori
selezionino materiali pregiati dichiarando quote di scarti
elevate per smaltire in essi i propri flussi di diversa
provenienza, incamerando nel contempo i corrispettivi
CONAI comunali.
Si devono svolgere analisi periodiche anche sul RUR per
capire cosa non va nei sistemi di RD: va tolto l’umido e i
tessili sanitari con interventi di prevenzione e RD di
qualità
Un discorso a parte merita la frazione umida: in tutto il trentino il sistema dei contenitori stradali – bidoni carrellati di prossimità – registra tassi di impurezze medio alte. L’impianto di recupero ritira comunque il rifiuto salvo episodi di punta, ma le analisi merceologiche dei RUR denotano una presenza molto elevata di FORSU, a testimonianza che il tasso di intercettazione effettivo è ancora basso. Di seguito si riportano gli unici dati disponibili in merito alla qualità del rifiuto urbano differenziato: quelli degli imballaggi in plastica. Il grafico riassume l’andamento delle percentuali di scarto “nette” (ossia detraendo il 6% di scarto o impurezze concesso da Corepla per stare in prima fascia) pertanto fornisce una valutazione conservativa del fenomeno, che vede al contrario una progressiva accentuazione nel triennio, passando da un 25% a oltre il 40% di nel 2008. Pagina A - 44
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raccolte differenziate spinte finalizzato a recupero
di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Andamento frazioni estranee negli imballaggi in plastica da RD - Comprensorio C5
0,60
0,50
%
0,40
Valle di Cembra
Altopiano paganella
Valle dei laghi
Rotaliana
Piana Adige
media C5
0,30
0,20
0,10
0,00
2006
2007
2008
Anni
Figura 13
3.3 Proposte inerenti il segmento delle raccolte
Premessa metodologica
Seguendo il percorso di ricerca della qualità, ossia la garanzia che i rifiuti raccolti possano trovare un mercato a valle sicuro e remunerato, premettiamo alcune considerazioni sulle frazioni oggi raccolte con contenitori stradali, a premessa delle proposte successive. Frazione umida
Le analisi merceologiche svolte nel 2002 su 95 Comuni della Provincia di Treviso con raccolta secco‐
umido, volte a verificare il rispetto del limite massimo di 10% di Materiale Organico Putrescibile previsto dalla DGR Veneto 1379 del 27/04/1999 per definire “secco” il Rifiuto Urbano Residuo, (utilizzato per accettazione nelle discariche per solo RUR minimizzando in tal modo la quantità di rifiuto biodegradabile in discarica come previsto dall’art. 5 della Direttiva 1999/31/CE del 26/04/1999 sulle discariche) davano un 23% di scarto nell’umido raccolto con contenitori stradali, ed un 11% circa in quello raccolto domiciliarmente. In quest’ultimo sistema tuttavia il tasso di impurezze effettivo ( detratti i sacchetti biodegradabili e un 5,9% di carta) risultava pari al 2,3%. Nel grafico successivo sono riportati i valori riscontrati nella campagna 2006‐2007. Pagina A - 45
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Figura 14: Sintesi SRL - frazioni estranee nella FORSU
Il comprensorio C5 si colloca nella fascia superiore; di seguito si presenta un raffronto tra le due modalità di ritiro della frazione umida: Tabella 15
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Lo studio di fattibilità richiede – come si evidenzierà in sezione a parte – la fornitura da parte degli utenti di un prodotto di qualità e con una ottimizzazione delle quantità raccolte, per minimizzare la quota di organico che risulta collocato nel RUR. Dovranno essere curati la distribuzione di sacchetti, che ad oggi sembra non sempre attuata, o agevole per gli utenti, e si dovrà puntare sulla fornitura di un sacchetto biodegradabile che non sia confondibile con quelli in LDPE. Pertanto si ritiene di dover proporre: • l’applicazione del modello domiciliare a tutto il comprensorio, con frequenze da bi settimanali (in estate) a settimanali (inverno) a seconda delle caratteristiche del territorio; sostituzione del servizio con il compostaggio domestico per le frazioni decentrate di bassa quota; • l’adozione sistematica di sacchetti di carta per l’introduzione del rifiuto nel secchiello personale; • la prosecuzione e potenziamento di iniziative di compostaggio domestico, con riduzione della quota variabile e controlli campione, nonché la organizzazione di periodici corsi di formazione per l’utenza. Frazione vetro Sono quasi 1.800.000 le tonnellate di vetro riciclato in Italia ogni anno dal Consorzio Recupero Vetro (Co.Re.Ve.), di cui 1.400.000 tonnellate sono di vetro da imballaggio, pari al 65 per cento del consumo. Lo rivela il rendiconto annuale del Consorzio, attraverso il quale passa, in un modo o nell’altro, tutto il vetro riciclato nel nostro paese. È stato così centrato e superato l’obiettivo di riciclo del 60 per cento fissato dalla legge del 2008 (Ddl 152/06 al 2008). Ad effettuare la raccolta differenziata sono i Comuni, di cui 5.440 (oltre il 67 per cento del totale) hanno una convenzione con il Consorzio COREVE mentre gli altri ne hanno una con aziende private. Poiché però al consorzio partecipano tutte le imprese di imballaggi in vetro – a cui il materiale riciclato è destinato – tutto il vetro raccolto in Italia, anche quello prelevato dai privati, passa per le mani di COREVE. Ai comuni convenzionati il consorzio riconosce un corrispettivo in denaro che varia a seconda sia della quantità di materiale consegnato, sia della qualità. La qualità indica il livello di impurezze presenti. A volte si mettono nel raccoglitore anche pezzi di ceramica o porcellana, le lampadine, i pirex, gli specchi e schermi dei televisori, e altri rifiuti che sembrano simili al vetro. Questi materiali vanno ad interferire con il vetro durante il processo termico, portando a un prodotto finale di scarsa qualità e dalle funzioni alterate. Quindi il materiale che arriva agli impianti deve essere prima selezionato e ripulito; questo comporta un rallentamento della produzione e un aumento notevole dei costi per chi effettua il riciclo. Altre differenze nella qualità sono dovute alla modalità con cui l’amministrazione organizza la raccolta”. Il vetro migliore arriva da una raccolta monomateriale e monocromatica. Ma spesso la raccolta è effettuata attraverso cassonetti in cui si raccolgono oltre al vetro anche la plastica o l’alluminio. Quando i materiali vengono compressi per essere stoccati e trasportati, il vetro viene contaminato da diversi corpi estranei e diventa inutilizzabile, destinato automaticamente alla discarica. Basta un solo milligrammo di ceramica per alterare le caratteristiche di 300 grammi di vetro. Il secondo problema è la raccolta non monocromatica: se il vetro di diversi colori viene raccolto insieme , durante Pagina A - 47
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
la frantumazione si crea un rottame di vetro di vari colori che non può essere usato per fare vetro chiaro da imballaggio ma solo vetro colorato, per esempio quello delle bottiglie (verde e giallo). Quindi, se la raccolta non è monocromatica, le industrie di imballaggio devono importare il vetro da riciclare dai paesi che fanno la raccolta in maniera corretta. Se il materiale è ben raccolto, si possono realizzare nuovi prodotti identici per struttura e funzioni a quelli di partenza: è un processo che può andare avanti all’infinito”. In conclusione: l’industria del riciclaggio richiede raccolte monomateriali, in cui sia minimizzata la quota di frazioni estranee con il controllo del conferimento dell’utenza, e la quota di vetro rotto fine, che diventa scarto in quanto le tecnologie di selezione non sono in grado di intercettarlo. In sostanza, non si devono utilizzare autocompattatori ma mezzi leggeri con vasca, anche di elevata capienza. Fonte: ASSOVETRO
Presenza di frazioni estranee in peso ai sensi del DM 4.8.99 (materiali diversi dal Scarti della fase di vetro raccolti assieme a quest'ultimo) in % selezione/trattamento in % sul sul totale raccolto totale raccolto di cui vetro
Vetro a buon fine in % sul totale del vetro raccolto
SISTEMA
Campana solo vetro Campana vetro e metallo Porta a porta vetro e metallo 1,75%
4,45%
9,90%
TOTALE
5,80%
12%
28,60%
4,05%
7,55%
18,70%
96%
92%
79%
Contenitore stradale per vetro, metallo e plastica 27,20%
52,80%
25,60%
65%
Tabella 16
Come si vede sopra, secondo Assovetro risulterebbe una perdita piuttosto elevata per le raccolte domiciliari, che pure garantiscono una minore frantumazione del materiale e un maggior controllo dei conferimenti. Mentre si comprende che raccogliendo i metalli in modo congiunto col vetro si abbia una quota superiore di frazioni estranee “all’origine”, (che tuttavia sono separati e valorizzati economicamente) sorprende la perdita di vetro durante la selezione, che risulterebbe superiore per la domiciliare. Va tenuto conto tuttavia che per scarti di selezione si intendono i materiali diversi dal vetro: pertanto si ricava per le domiciliari una resa finale del 95% rispetto a quanto raccolto. In presenza di un solo dato, fornito dall’Ente sopra citato, abbiamo interpellato vari gestori, che ci confermano come con il porta a porta si abbiano i risultati migliori sotto tutti gli aspetti3. Per i motivi sopra descritti, riteniamo vada proposto al Comprensorio l’adozione di un servizio domiciliare quattordicinale/mensile per il ritiro della frazione vetro; in seconda battuta il sistema a contenitori stradali. Imballaggi in plastica e metallici Come già espresso sopra, lo scarto delle attuali raccolte è in crescita, verso il 50% del totale raccolto. I quantitativi sono eccellenti, ma non è sostenibile il sistema di raccolta nelle modalità attuali. Si propone pertanto: • passaggio ad un sistema domiciliare settimanale, con fornitura di sacchetti standard da 60/120l; • mantenimento del servizio per utenze assimilabili alle urbane o per grandi utenze; 3
Tra gli altri: Comune di Trento, ufficio gestione rifiuti dopo il passaggio da contenitore stradale a domiciliare in
due quartieri del capoluogo
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•
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
raccolta degli imballaggi metallici congiunta. Carta e cartone La raccolta dei cartacei dalle utenze domestiche in modalità stradale presenta come già anticipato un basso tasso di frazioni estranee, che cresce significativamente nei comuni turistici. Tuttavia causa uno scarto rilevante a valle della selezione iniziale, presso le cartiere. Si propone pertanto: • passaggio ad un sistema domiciliare settimanale/quattordicinale, a seconda della densità abitativa, e della presenza di utenze commerciali interessate al servizio; • non fornitura di contenitori personali, ma esposizione a cura dell’utenza, tranne che per le grandi utenze abilitate al servizio. Frazione del Rifiuto Urbano Residuo (RUR) Per il residuo secco si propone: • estensione a tutto il comprensorio delle modalità adottate dai Comuni con sistema domiciliare mediante bidone carrellato con possibilità di fornire contenitori di ridotto volume per le utenze che non avessero gli spazi necessari. CRM e CRZ
Si propongono i seguenti interventi di calibrazione del servizio: • introduzione della raccolta delle frazioni plastiche rigide e dei film plastici (ove già non presente), allo scopo di intervenire sugli ingombranti e ridurli ulteriormente; • installazione di pesa da 500 kg per la pesatura dei rifiuti ingombranti domestici prima dello scarico in container e attribuzione in quota variabile della tariffa del costo di trasporto e smaltimento di tale frazione. Nei comuni turistici si propone l’adozione di massima dello stesso sistema adottato per i residenti; il residuo secco va effettuato come per i non turistici per le utenze residenti, seconde case e alberghi, pensioni, condomini (tutte le utenze domestiche che hanno un intermediario locale). Si propone l’adozione di sistemi tipo cassonetti con moneta per i turisti giornalieri, in residence di agenzie, turisti in transito. Alternativa: sacco rosso esposto a necessità sul ciglio stradale, con intervento di rimozione a cura degli addetti all’igiene urbana. Nella tabella successiva si sono riassunte alcune stime dei costi di esercizio complessivi sul Comprensorio C5 derivanti dalla implementazione di servizi di raccolta differenziata domiciliare. Lo scopo era di verificare se i servizi domiciliari fossero più costosi di quelli stradali. Si sono raffrontati: Pagina A - 49
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•
•
•
•
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
RD stradale di Plastica + tetrapak ( sistema attuale); RD domiciliare plastica imballaggi; RD stradale multimateriale pesante ( vetro plastica metalli); RD domiciliare vetro + metalli. Come si vede di seguito, nonostante i costi di raccolta e trasporto più elevati delle domiciliari, le rese di intercettazione e la limitatezza degli scarti orientano a preferire le raccolte domiciliari monomateriali. Pagina A - 50
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Par. 4 - Elementi di criticità nell’approvvigionamento
Il presente studio ha come obiettivo l’intercettazione dei rifiuti urbani indifferenziati, prodotti dal Comprensorio C5, e catalogati dal CER ( secondo la decisione della Commissione europea 2000/532/CE) come segue: Definizione
Codice CER
Rifiuti urbani non differenziati
200301
Lo scopo è quello di trasformarli previa miscelazione con altri flussi di urbani in un prodotto collocabile sul mercato come semilavorato, in alternativa al trattamento termico di incenerimento. Nel corso delle elaborazioni si è reso necessario ipotizzare di ampliare il bacino servito, per conseguire risultati di redditività accettabili per gli investimenti previsti. Il soggetto titolare della privativa presso i Comuni è ASIA, società pubblica di cui i Comuni conferenti (33) sono soci. Richiamiamo le previsioni inerenti lo smaltimento dei rifiuti urbani previste dall’art. 182 del D.Lgs 152/2006: È vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, qualora gli aspetti territoriali e l'opportunità tecnico‐economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano. Sono esclusi dal divieto le frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinate al recupero per le quali è sempre permessa la libera circolazione sul territorio nazionale al fine di favorire quanto più possibile il loro recupero, privilegiando il concetto di prossimità agli impianti di recupero. In sostanza i rifiuti destinati a recupero non sono soggetti ai vincoli di bacino. La normativa vigente tuttavia prevede per lo svolgimento di un attività quale quella contemplata dal presente studio un duplice requisito: • Autorizzazione dell’impianto in base ai quantitativi previsti e ai codici rifiuto; • iscrizione all’Albo gestori Ambientali per il soggetto gestore. L’autorizzazione è rilasciata a seguito di istruttoria dalla provincia o regione competente territorialmente, e può essere “semplificata” se l’attività comporta il trattamento di rifiuti destinati a recupero di materia, o di energia (CDR) con determinati vincoli sulle quantità trattate. Sopra tali quantità si rientra nella disciplina “ordinaria” e l’autorizzazione diventa di competenza regionale e prevede un iter di maggiore complessità amministrativa. L’iscrizione all’Albo richiede una serie di garanzie tecnico organizzative e finanziarie, che anche in questo caso dipendono dai flussi trattati. L’attività prevista di lavorazione a scopo di recupero di materia del codice di cui sopra non è contemplata dal D.M. 5.2.98, come modificato dal D.M. 186/2006 dedicato al recupero di materia da rifiuti. Pertanto si deve procedere automaticamente secondo la prassi ordinaria, con conseguente autorizzazione regionale. Non solo: per quanto sopra richiamato i rifiuti urbani indifferenziati rientrano nella pianificazione pubblica e non possono essere conferiti “sul mercato” (anche se al momento esistono varie interpretazioni in materia). Pagina A - 52
Trattamento dei rifiuti urbani residuali a valle di
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Nel caso l’impianto, come descritto di seguito, dovesse prevedere sia trattamenti di rifiuti contemplati dalla normativa sul recupero da rifiuti sia di rifiuti non contemplati, è necessario procedere con procedura ordinaria o per fasi successive, prima autorizzando i rifiuti recuperabili e in seguito il rifiuto residuo indifferenziato. Tuttavia, non essendo espressamente prevista questa ultima attività, è necessario avere una autorizzazione provinciale o regionale di tipo “sperimentale”, o provvisoria, che potrebbe presumibilmente richiedere delle verifiche e analisi da parte dell’organo di controllo per attestare la rispondenza dell’attività alle norme tecniche vigenti. Così accade in Provincia di Treviso, con l’unica piattaforma che – prima in Italia – sta ritirando rifiuto indifferenziato da un Comune del bellunese allo scopo di riciclo, sotto supervisione dei tecnici della Provincia stessa. Pertanto: è necessaria una concertazione a livello politico per poter predisporre il progetto nella sua interezza. Appare perciò evidente che gli elementi di criticità nell’approvvigionamento sono al momento attuale i seguenti: • realizzazione dell’impianto di incenerimento previsto dal Piano provinciale; • autorizzazione del progetto di piattaforma di recupero del residuo secco da parte della provincia di Trento (strettamente connesso al punto precedente). La realizzazione dell’impianto di trattamento termico previsto dalla legislazione provinciale vincola i comuni trentini a conferire il residuo secco presso tale sistema, trattandosi di rifiuto per il quale non è prevedibile la cessione in regime di mercato. Pagina A - 53
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COMUNI CONSORZIATI
ANNO 2008
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
ABITANTI
PRESENZE
di
di
Parte A
TOTALE
RESIDENTI TURISTICHE 08 RESID.+TURIS./365
ALBIANO
1.498
1.188
1.501
ALDENO
3.010
187
3.011
ANDALO
1.018
923.058
3.547
CALAVINO
1.420
20.855
1.477
541
33.675
633
CAVEDINE
2.940
29.047
3.020
CEMBRA
1.859
21.048
1.917
CIMONE
635
4.950
649
FAEDO
591
19.455
644
FAI DELLA PAGANELLA
907
216.234
1.499
FAVER
832
17.431
880
GIOVO
2.500
15.656
2.543
GRAUNO
149
1.970
154
GRUMES
462
14.625
502
8.437
26.287
8.509
LISIGNAGO
504
2.158
510
LONA LASES
801
3.785
811
MEZZOCORONA
5.005
20.425
5.061
MEZZOLOMBARDO
6.798
6.156
6.815
MOLVENO
1.127
489.945
2.469
NAVE S. ROCCO
1.358
CAVEDAGO
LAVIS
PADERGNONE
685
1.188
4.859
698
ROVERE' DELLA LUNA
1.609
S. MICHELE ALL'ADIGE
2.758
11.075
2.788
SEGONZANO
1.555
29.399
1.636
924
24.667
992
SPORMAGGIORE
1.288
32.031
1.376
TERLAGO
1.730
32.915
1.820
231
3.170
240
VEZZANO
2.140
5.596
2.155
ZAMBANA
1.661
0
1.661
56.973
2.016.723
62.498
SOVER
VALDA
TOTALE
3.688
1.361
1.619
Tabella 17
La piattaforma che sarà descritta nelle successive parti dello studio contempla la necessità di elevare il contenuto i plastici del RUR ( rifiuto urbani residuo) allo scopo di raggiungere determinate soglie previste dalle norme sui prodotti dell’edilizia. E’ pertanto necessario intercettare altri flussi di riciclabili ‐ in particolare i plastici ‐per poter disporre degli ingredienti utili a realizzare le miscele potenzialmente richieste dal mercato a valle. Pagina A - 54
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Tale esigenza tecnologica diventa un elemento di criticità per l’approvvigionamento, poiché oggi il flusso dei plastici è intercettato da un impianto privato, la cui proprietà opera come player a tutto campo nel settore dei rifiuti privilegiando l’impiantistica destinata a smaltimento e denotando scelte gestionali sul riciclaggio che lo fanno ritenere non il core business dell’attività. E’ fondamentale rivedere la gestione dei flussi sopra citati anche allo scopo di ridurre gli scarti ingenti di selezione: pertanto nel presente studio si è previsto di sostituire la piattaforma Corepla privata esistente con quella oggetto dello studio di fattibilità, che diverrebbe di proprietà dei Comuni tramite una società creata ad hoc per la sua conduzione. Pagina A - 55
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Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
Par. 5- Studio del prodotto e del mercato di sbocco
L’industria delle materie plastiche da riciclo Il prodotto che si prevede di ottenere dall’impianto oggetto del presente studio è un mix plastico eterogeneo. La composizione del rifiuto residuo in ingresso, nonché come si vedrà in seguito la necessità di sinergie per controllare alcune delle principali filiere del recupero, tra cui quella della plastica da imballaggio domestico, ed infine l’obiettivo di intercettare con servizi ad hoc una quota di scarti plastici aziendali, hanno orientato gli estensori a vedere come principale mercato di sbocco del prodotto il settore della plastica. Da interviste e ricerca bibliografica, si ritiene possano esservi altri settori interessanti di collocazione, tra cui quello dell’edilizia. In questa parte del lavoro si analizza l’ambito delle plastiche vergini e da riciclo. La crisi economica in atto e le scelte politiche adottate come contromisura stanno mettendo in secondo piano la variabile ambientale rispetto altre questioni ritenute prioritarie. Il rischio è il declino economico di una parte importante della filiera plastica, quella del riciclo e della trasformazione di prodotti in plastica riciclata. Questa è la premessa riportata nel paragrafo introduttivo del nuovo Censimento Riciclatori 2008 redatto da Unionplast [1]. Secondo il Censimento, oltre alla crisi, gravano pesantemente sul settore del riciclaggio della plastica gli scarsi investimenti in R&S e una normativa in campo ambientale definita scarsa e gravemente carente con riferimento agli anni ’80 e ridondante e persino ipertrofica quella di oggi. Unionplast ricorda anche che è pressoché scomparso il comparto delle plastiche eterogenee, che nel 1997 contava una decina di aziende e per il quale si prospettava un rapido sviluppo. Il mercato nazionale del consumo di polimeri ha registrato, nel 2008, un decremento pari all’8% rispetto al 2007, attestandosi sui 6,5 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda il comparto del riciclo, il 2008 non è stato un vero e proprio anno di declino ma lo si può definire di stagnazione, con un lieve decremento (attorno all’1%) dei volumi di plastiche rigenerate. Si è avuto un andamento negativo soprattutto in quei settori (film per palletizzazione, sacchi industriali, imballaggio di protezione) la cui economia dipende dallo sviluppo della produzione industriale (‐4,3% nel 2008). L’imballaggio rigido, sostenuto dai contenitori per liquidi, ha mostrato una flessione inferiore alla media, mentre l’imballaggio flessibile e quello di protezione hanno risentito anch’essi della produzione industriale in calo e dell’accentuarsi della tendenza verso il trasporto sfuso, che si riflette in un sensibile calo degli imballaggi terziari. Il settore dell’edilizia, da sempre forte acquirente di prodotti in plastica da riciclo (casseri, vespai, lastre bugnate, etc.), ha vistosamente rallentato, sulla scorta della crisi del settore immobiliare. Restrizioni al credito hanno poi creato problemi di liquidità e limitato gli investimenti in mezzi tecnici; questo il motivo per cui la capacità di riciclo è cresciuta meno di quanto fosse ipotizzabile. Sin qui i fattori che hanno frenato le performance del comparto. Il regime dei prezzi dei polimeri vergini, da sempre indicatore capace di influenzare pesantemente i numeri del comparto del riciclo, ha di contro sostenuto la crescita di quest’ultimo settore per la prima parte del 2008. In questa fase, abbondante è stato il ricorso alle materie prime seconde da parte dei trasformatori, fenomeno, quest’ultimo, venuto meno nella seconda parte del 2008. Pagina A - 56
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I flussi di scarti post consumo valorizzati per via meccanica, come già successo nel 2006, hanno superato i residui pre‐uso (scarti industriali), a causa anche dello stato di emergenza in materia di rifiuti in cui si trova gran parte del Mezzogiorno, fronteggiato con decreti commissariali prevedenti un programma di interventi urgenti, e che hanno contribuito massivamente a ridurre la fase di messa in discarica dei rifiuti, a tutto vantaggio del circuito del riciclo. L’ulteriore allargamento della raccolta differenziata ad ulteriori classi merceologiche di rifiuti plastici (rispetto agli imballaggi a fine vita) ha generato nel 2008 significativi volumi di materiali polimerici da riciclo; il fenomeno sconta ancora non pochi ritardi (soprattutto normativi, con esplicito riferimento ai RAEE) ma si avvertono comunque i primi segnali connessi a quell’insieme di garanzie necessarie per l’avvio di un sistema di mercato. Va segnalato poi, quali fattori di traino per il settore qui analizzato, l’ulteriore continuo consolidamento delle attività di raccolta di rifiuti di imballaggi plastici ad opera di CoRePla, cui si aggiunge un ridotto ricorso allo smaltimento in discarica, causato dagli alti costi connessi a tale tipologia di conferimento. Nel 2008 i prodotti avviati a riciclo tramite aste da parte di CoRePla sono stati sostanzialmente i contenitori per liquidi (PET – HDPE), con risultati complessivamente positivi; a seguito della crisi delle materie prime seconde che ha caratterizzato gli ultimi mesi del 2008, il film di imballaggio ed i nuovi prodotti costituiti da imballaggi misti in poliolefine, hanno registrato sensibili contrazioni rispetto all’anno precedente. Quanto sopra ha portato CoRePla ad aumentare, per il 2009, i contributi a carico dei produttori di imballaggi, aumenti resisi necessari per poter garantire l’equilibrio economico della filiera consortile, dati i crescenti costi legati all’aumento della raccolta e alla valorizzazione del materiale, con l’obiettivo di confermare anche per gli anni futuri i positivi risultati raggiunti nel campo del recupero e riciclo degli imballaggi in plastica. Nel 2008, in Italia, la capacità di riciclo installata era di 1,75 milioni di tonnellate contro 1,60 milioni di tonnellate dell’anno 2007 (+8,4%), mentre la quantità di materiale effettivamente avviato a riciclo ha subito un calo dell’1% rispetto l’anno precedente. Pertanto il grado di copertura degli impianti è passato dal 98% del 2007 all’88,6% del 2008. Nel 2008 il numero di aziende attive nel settore del riciclo era pari a 212 con un calo del 7,5% rispetto al 2007. A fronte dell’aumento della capacità complessiva di riciclo e del calo del numero di aziende attive si evince che è in atto una progressiva chiusura di stabilimenti e aziende, di piccole‐medie dimensioni e un consolidamento e potenziamento della produttività delle aziende di medio‐grandi dimensioni e con bilanci più solidi. Il fatturato delle aziende di riciclo che operano la rigenerazione delle materie plastiche è cresciuto del 12% rispetto al 2007 (1.042 milioni di euro). Nel grafico seguente è riportato l’andamento delle quantità riciclate distinte per origine: pre‐consumo e post‐comsuno. Nel 2008 il materiale proveniente da raccolta differenziata e avviato a riciclo è stato del 12% superiore alla quantità di scarti plastici industriali riciclati. Pagina A - 57
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Tabella 18. andamento delle quantità riciclate distinte per origine: pre-consumo e post-comsuno. [1]
Per quanto riguarda i rifiuti di post‐consumo avviati a riciclo, l’84% di questi è costituito da imballaggi (+ 9% rispetto al 2007), l’1% da rifiuti industriali (‐48%), il 10% da rifiuti di aziende agricole (‐1,5%) e il 5% da beni durevoli (‐0,7%). Per quanto riguarda quest’ultima tipologia di rifiuti, la maggior parte dei residui provengono da automobili e RAEE (rispettivamente 19,6 e 17,4 kton nel 2008). Nel grafico seguente è riportata la ripartizione dei rifiuti da imballaggio post‐consumo. Come si può osservare, il 57% dell’imballaggio post‐consumo avviato a riciclo è intercettato mediante la raccolta differenziata a carico dei Comuni ed é costituito da imballaggi primari, secondari e terziari provenienti da raccolta differenziata, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. 0%
5%
6%
32%
imballaggi industriali I
Imballaggi industriali II e III
44%
Imballaggi commerciali
Imballaggi I da RD
13%
Imballaggi II e III da RD
imballaggi agricoli
Tabella 19. Origine dei materiali riciclati – imballaggi di post-consumo – 2008. [1]
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Andando ad esaminare le tipologie di polimeri che costituiscono gli imballaggi post‐consumo, il polietilene (PE) è il polimero maggiormente impiegato, nel 2008 sono state rigenerate 442.000 tonnellate. Seguono il polietilentereftalato (PET) con 140.000 tonnellate, il polipropilene (PP) con 68.000 tonnellate, il polisterene (PS) con 8.000 tonnellate e il polivinilcoloruro (PVC) con 150 tonnellate. Nel grafico della pagina successiva sono riportate le quantità riciclate suddivise per polimero, dal 1998 a 2008. Si osserva che la parte del leone la fanno i polimeri maggiormente impiegati nella produzione di imballaggi quali PE, PP e PET. Il PP gode anche del fatto che è un materiale facilmente riciclabile e che può essere riutilizzato in diversi settori (tubi, cassette, auto motive, arredo ecc.). Stesso discorso per il PE che ha anche il vantaggio di essere il polimero più utilizzato, in quanto facilmente lavorabile, e pertanto maggiormente presente all’interno delle raccolte differenziate. Per PE, PP, PS e PET i quantitativi avviati a riciclo sono aumentati rispetto il 2007. Il riciclo del PVC ha subito un drastico calo per via della crisi del settore edile. Per quanto riguarda quei polimeri utilizzati nella produzione di beni durevoli (elettrodomestici, automotive ed arredo) o particolari tecnici, quali il policarbonato (PC), il polimetilmetacrilato (PMMA), le poliammidi (PA), i composti derivati dallo stirene (ABS e SAN) si registra una notevole flessione nei quantitativi avviati a riciclo proprio a causa del ristagno dei consumi causato dalla crisi economica. Infatti il consumatore tende a rinviare l’acquisto e la sostituzione dei beni durevoli e di lusso ad un futuro di maggiore certezza economica. Pagina A - 59
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Nel grafico seguente sono riportati i mercati di sbocco del polietilene riciclato. È un materiale che trova diversi impieghi che vanno dai film alle tubazioni, dalle cassette per ortofrutta ai complementi d’arredo. Tabella 20. Mercati di sbocco dei materiali ottenuti dal riciclo del PE.
Nel grafico seguente sono invece riportati i mercati di sbocco del polipropilene riciclato. Anche in questo caso, come già anticipato, le applicazioni sono diverse, in particolare si evidenziano alcuni settori che richiedono un materiale con prestazioni superiori rispetto a quelle del PE, come ad esempio il settore dell’automotive, degli elettrodomestici e dell’arredo per esterno. Tabella 21. Mercati di sbocco dei materiali ottenuti dal riciclo del PP.
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Nel grafico seguente sono infine riportati i mercati di sbocco del PVC riciclato. Il materiale rigenerato si presta molto alla filmatura e alla produzione di tubazioni, nonché per cavi e bottiglie. Tabella 22. . Mercati di sbocco dei materiali ottenuti dal riciclo del PVC.
Per quanto riguarda il PS riciclato questo viene riutilizzato esclusivamente in edilizia mentre il PET per l’84% viene impiegato nella produzione di fibre, per un 10% nel settore dell’arredo urbano e per il 5% nella produzione di altro imballaggio. L’ABS (acrilonitrile‐butadiene‐stirene) trova invece sbocco nel settore dell’automotive, dell’ediliza, dell’arredo e dei componenti meccanici ed elettronici. Il nylon riciclato viene utilizzato nel settore dell’automotive, per il 75%, e per il rimanente 25% nel settore dell’arredamento. Pagina A- 62
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L’industria delle materie plastiche vergini Come precedentemente accennato, il mercato nazionale del consumo di polimeri ha registrato, nel 2008, un decremento pari 8 punti percentuali rispetto al 2007, attestandosi sui 6,5 milioni di tonnellate [1]. Le previsioni per il 2008 condotte da Plastic Consult per Federchimica, riportavano un calo della domanda di polimeri vergini da parte dei trasformatori italiani intorno al 3% [2]. Da questi primi dati si evince la difficoltà nell’effettuare previsioni, che possano poi rivelarsi attendibili, dell’andamento della domanda/offerta dei polimeri e più in generale, dell’andamento del settore industriale legato alla trasformazione delle materie plastiche. Ciò è conseguenza diretta della crisi economica che ha sconvolto gli equilibri economici instauratisi nel corso degli anni precedenti, caratterizzati da una pressoché costante crescita del settore. In Italia la produzione manifatturiera per il primo semestre 2009 si colloca su livelli del 20% inferiori alla media del 2005‐2008 e non si vedono segnali convincenti di ripartenza. Tabella 23. Produzione manifatturiera in Italia (2000 = 100). Previsioni per giugno-luglio di Isae, fonte Istat
In un contesto di domanda depressa, in Italia e all’estero, aumenta l’incidenza dei costi fissi e si intensifica la concorrenza tra impresa e la difesa dei volumi sacrificando i margini di guadagno. Pertanto si riscontrano non solo livelli di attività ridotti, ma anche un peggioramento della redditività. I processi di selezione, che stanno portando e porteranno alla scomparsa di molte imprese, interesseranno soprattutto i comparti che, anche prima della crisi, avevano subito il deterioramento della redditività. Il settore della gomma e della plastica costituisce un comparto in pericolo da questo punto di vista. Nel grafico di Figura 1 è riportata la redditività di ciascun settore industriale e sono messi in evidenza (cerchio rosso) quei comparti più a rischio secondo il criterio appena enunciato. Pagina A- 63
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Figura 15. Redditività di alcuni settori industriali (maggio 2009). Elaborazioni Prometeia.
Il Panel Congiunturale di Federchimica pubblicato nel luglio 2009 presenta, per il primo semestre del 2009 ancora un quadro nettamente negativo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per il settore gomma e della plastica. La domanda di polimeri da parte dei trasformatori, nei primi nove mesi del 2009, ha superato di poco le 4,5 milioni di tonnellate, con un calo complessivo prossimo al 17% rispetto allo stesso periodo del 2008. [3] Nella tabella seguente sono riportate domanda ed offerta di polimeri vergini dal 2004 al 2009 in Italia. Dopo un 2006 caratterizzato da una crescita eccezionale del settore, con una variazione della domanda di polimeri vergini pari a +25%, si sono susseguiti due anni di netto calo dei consumi: ‐3,5% per il 2007 e ‐8% per il 2008. Domanda offerta Anno % Migliaia di tonnellate % Migliaia di tonnellate 2004 5.480 7.180 2005 ‐0,4 5.460 ‐0,5 7.145 2006 +24,8 7.265 +13,1 8.220 2007 ‐3,5 7.020 +2,1 8.393 2008 ‐8 6.500 ‐ ‐ 2009* ‐17* 4.500* ‐ ‐ Tabella 24. Domanda e Offerta di materie plastiche in Italia dal 2004 al 2009. * dati riferiti ai primi nove mesi
del 2009.
Si riscontra un leggero miglioramento rispetto agli ultimi mesi del 2008, durante i quali la domanda di prodotti di chimica organica di base ha subito un vero e proprio crollo, con impianti produttivi in tutti i paesi europei a tassi di utilizzo della propria capacità ai minimi storici, intorno al 60‐70% con casi prossimi al 50%. Anche la redditività del comparto si va attestando su livelli bassissimi. Dopo un apparente periodo di stabilità (febbraio‐marzo 2009) i prezzi dei prodotti petroliferi, materia prima diretta dell’industria della chimica organica di base, sono attualmente caratterizzati da una forte tendenza al rialzo che, unitamente all’assoluta impossibilità di trasferire a valle i maggiori costi delle materie prime per la persistente debolezza della domanda, riduce moltissimo i margini operativi dei prodotti della chimica di base. Pagina A- 64
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Di fatto si valuta che per raggiungere nuovamente i livelli dei consumi del 2007 (e del 2006), sarà necessario un lungo periodo di tempo. Inoltre i produttori di polimeri europei si troveranno di fronte ad un altro pericolo, forse più grande della crisi stessa: la concorrenza dei produttori orientali, soprattutto cinesi. Infatti l’indicatore anticipatore degli acquisti delle imprese manifatturiere (Figura 2) mostra che la Cina è già tornata all’espansione, mentre Stati Uniti ed Area Euro vedono al momento solo una tendenza alla stabilizzazione. In Figura 3 sono riportate le variazioni annuali della produzione industriale con le previsioni per fine 2009 e 2010. Nonostante ciò, alcuni ritengono che i costi di trasporto e i dazi doganali che gravano sui prodotti provenienti dall’estremo oriente potrebbero giocare a favore dei produttori locali. Figura 16 Indicatore anticipatore degli acquisti nell’industria manifatturiera. Elaborazioni Confindustria,
BNP Paribas.
Figura 17. Situazione e prospettive nell’industria mondiale. Ultimo dato disponibile aprile 2009. Eleborazioni
American Chemistry Council, Cefic.
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Il settore della chimica, ed in particolar modo il comparto plastica e gomma, è fortemente legato a due dei fattori che hanno scatenato la crisi stessa: l’edilizia, importante settore cliente, e il prezzo del petrolio, materia prima fondamentale. Un settore edile in forte crisi unito all’aumento del prezzo del petrolio e una domanda di materiale vergine ancora troppo debole, porta gli analisti a definire previsioni di crescita, per il 2010, estremamente negative, anche se in rialzo rispetto quanto fatto registrare nel 2008 e nella prima metà del 2009. Tabella 25. Prezzo del petrolio. Fonte Eurostat, EIA e Prometeia.
È importante sottolineare che nei primi sei mesi del 2009 il prezzo del petrolio è tornato sopra i 60$ a causa della ripresa della domanda dei paesi emergenti e dei tagli alla produzione dei paesi OPEC. Il fatto che ciò sia accaduto nonostante l’economia mondiale sia ancora in piena recessione, indica che il prezzo non tornerà a 40‐50$. La ripresa delle quotazioni del petrolio potrebbe invece favorire il rilancio del riciclo delle materie plastiche, settore che comunque si trova in condizioni migliori rispetto il comparto delle plastiche vergini. La conversione degli impianti produttivi verso l’impiego di materiali di riciclo potrebbe rendere meno gravosa la situazione del settore della gomma e della plastica e, al tempo stesso, rilanciare il settore in Europa e soprattutto in Italia. Politiche Verdi e una maggiore Coscienza Ecologista da parte di consumatori ed amministratori possono essere la chiave di volta per il rilancio di tutto il settore plastico, rendendo i trasformatori meno dipendenti dai materiali vergini di origine petrolchimica e costringendo i produttori a rivedere a ribasso i prezzi dei polimeri vergini, qualora questi dovessero subire aumenti incontrollati e repentini. Anche nel settore plastico, va evidenziata la scarsità degli acquisti pubblici verdi, che da soli possono trainare al rialzo le previsioni nei prossimi anni. In sostanza, è necessario rendersi meno dipendenti dall’Est asiatico, potenziando i settori in cui applicare i polimeri da riciclo. Mercato di alcuni polimeri di largo consumo PE ‐ POLIETILENE L’LDPE ha conosciuto nel 2007 un periodo di notevoli aumenti del prezzo (da 20 a 50 euro per tonnellata su base mensile) e di forte crescita dei consumi tant’è che molti produttori si sono dichiarati “sold out”. Pagina A- 66
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In Figura 4 è invece riportato l’andamento dei prezzi da gennaio 2008 a dicembre 2008. In un anno, il prezzo dell’LDPE vergine è calato del 27% a causa del crollo della domanda. Nel primo semestre del 2009 la domanda di LDPE e LLDPE è calata ulteriormente: ‐15% rispetto lo stesso periodo del 2008 [3]. A inizio del 2009 il prezzo dell’LDPE era di 935 euro/t e nei primi quattro mesi del 2009, si è registrata una diminuzione del prezzo di soli 1‐2 punti percentuali, arrivando a 920 euro/tonnellata. [4] Il prezzo dell’LLDPE invece si è attestato intorno ai 910 euro/t (aprile 2009). [4] Figura 18. Prezzo all’ingrosso dell’LDPE vergine.
Inizio 2007 controverso per l'HDPE: debole il campo del blow moulding e in lieve crescita i settori film ed stampaggio a iniezione. Poi la crescita delle quotazioni è stata continua, trainata da un mercato in buona salute, particolarmente nel campo del film per confezionamento medicale e contenitori per confezionamento sigillanti, nonché nel settore dello stampaggio. [4] Per contro, i primi sei mesi del 2008 hanno visto un calo della domanda dell’HDPE pari all’1,5% a causa del ristagno del settore edile e della concorrenza di altri materiali, soprattutto nel segmento dei tubi per fognatura e scarico. L’estrusione di tubi e il soffiaggio sono risultati i settori maggiormente sofferenti, mentre le uniche applicazioni che hanno mostrato un andamento positivo sono stati i grandi contenitori stampati ad iniezione, grazie alla crescita della raccolta differenziata che spinge la domanda di cassonetti e contenitori condominiali, e i tappi/chiusure, in virtù dell’incremento delle bottiglie in PET di piccolo formato. [2] Per l’HDPE il prezzo di scambio è di circa 920‐960 euro/t (aprile 2009). [4] PP ‐ POLIPROPILENE Inizio 2007 stabile per il prezzo del polipropilene. Da aprile in poi le quotazioni hanno cominciato a crescere, grazie ad un mercato diventato man mano molto attivo, in particolare tutto il campo della produzione di contenitori, e per la disponibilità limitata di PP, a causa di fermate per manutenzione di alcuni impianti. Nel grafico seguente è riportato l’andamento del prezzo all’ingrosso del PP da gennaio 2008 a dicembre 2008. In un anno il prezzo dell’omo‐polimero vergine è calato del 25%, arrivando a fine anno a 915 euro/t. Pagina A- 67
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Figura 19. Prezzo all’ingrosso del PP (omo-polimero) vergine.
Parallelamente, i tutto il 2008 la domanda di PP è diminuita (‐3,2% nei primi sei mesi del 2008 [2]). In questo periodo, gli unici settori a mostrare una crescita, seppur contenuta, sono stati gli articoli monouso termoformati, i tubi passacavi per fognatura e, ancora una volta, tappi e chiusure. [2] Voci di mercato ritengono plausibili, nel corso della prima metà del 2009, aumenti di €50‐100/ton del prezzo del propilene mentre le rilevazioni hanno mostrato aumenti di €50/ton da inizio giugno a causa della scarsa disponibilità di materia prima ed aumenti dei costi della nafta. In linea con le aspettative si sono però registrati accordi di contratto con aumenti di €85/ton. Produttori ed distributori continuano a sostenere che l’offerta del PP è sottostimata in tutta Europa e che la continua attività di export da parte dei produttori dell’Europa occidentale, ha contribuito a ridurre la disponibilità locale. Le società italiane, ciò nonostante, non hanno mai riportato situazioni di difficoltà nel trovare materiale anche a causa di un mercato stagnante. In generale, la domanda di PP risulta stabile e nettamente migliorata rispetto i primi cinque mesi del 2009. [4] PET ‐ POLIETILENTERFTALATO Il mercato del PET ha visto ridursi la domanda nei primi sei mesi del 2008 del 2,2%. [2] Con prezzi di scambio del polimero attorno i 1200 euro/t (rilevazione maggio 2008). [6] Nello stesso periodo del 2009 si è registrato un ulteriore diminuzione della domanda pari al 3% . [3] In generale, il mercato del PET risulta essere stato non eccessivamente influenzato dalla crisi economica. PS ‐ POLISTIRENE Nei primi sei mesi del 2007, la domanda del PS è cresciuta di circa 4 punti percentuali rispetto l'anno precedente, in controtendenza con il resto del comparto, per effetto di un mercato sempre molto attivo, soprattutto nel settore dell'imballo alimentare e dell'arredo dei frigoriferi. [4] Nel campo dell'espandibile, per il 2007, la situazione è risultata completamente diversa: la stabilità ha regnato sovrana. Nonostante ciò i margini dei produttori sono stati soddisfacenti, per cui non hanno forzano le quotazioni, per non perturbare un mercato che si è mantenuto su buoni livelli, anche se il settore dell'edilizia in Germania, Austria e Svizzera non ha registrato il boom del 2006. È stato invece molto soddisfacente il comparto dell’imballaggio, per alimenti e non. [4] Nel primo semestre del 2008 la domanda di PS compatto ha fatto segnare ‐1,9% rispetto il 2007 per il venir meno del potere d’acquisto delle famiglie, che ha portato a rinviare gli acquisti di beni durevoli, come gli elettrodomestici, settore grande consumatore di PS. [2] Pagina A- 68
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Più stabile la domanda per il PS espanso con ‐0,8% rispetto il 2007, che ha beneficiato degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (isolamento a cappotto) e dell'aumento di spessori delle lastre isolanti. [2] Nei primi cinque mesi del 2008 il prezzo all’ingrosso del PS cristallo, antiurto ed espandibile era rispettivamente di 1235, 1280 e 1325 euro/t. [6] Nei primi nove mesi del 2009, il mercato del PS è stato caratterizzato da ulteriori diminuzioni, in tutti i comparti, con conseguenti ribassi del prezzo all’ingrosso a causa del perdurare di una domanda debole e del calo dei costi del monomero. PS cristallo e PS Antiurto vengono acquistati rispettivamente a 1000‐
1030 euro/ton e 1040‐1080 euro/ton con cali rispettivamente del 18% e del 20%. [4] ABS – ACRILONITRILE‐BUTADIENE‐STIRENE A fine 2006 il trend dei prezzi dell'ABS era in crescita e le richieste di ulteriori aumenti da parte dei produttori, stimabili in circa 150 euro per tonnellata, erano costanti ma le consistenti importazioni dall'Asia hanno giocato a favore dei trasformatori facendo si che il prezzo dell’ABS salisse di soli 20‐40 euro contro i 150 richiesti dai produttori. Per tutto il 2007 il mercato è rimasto vivace con lievi cali nel settore dell’arredamento. [5] A maggio 2008 il prezzo all’ingrosso dell’ABS era di circa 1715 euro/t. [6] Nei primi quattro mesi del 2009 i prezzi di importazione dell’ABS, soprattutto dalla Cina, sono saliti in modo costante guadagnando 350‐400 dollari per tonnellata in poco più di un mese e 140‐160 dollari dei quali solo nel mese di aprile. L’aumento dei costi delle materie prime unito all’offerta limitata ha supportato questi importanti aumenti di prezzo, seguendo un trend simile ad altri polimeri come PP, PE e PS. Questo aumento dei prezzi ha però causato un rallentamento della domanda poiché i trasformatori non erano in grado di assorbire aumenti così importanti. Nel frattempo, il mercato Europeo continuava a soffrire della mancanza di domanda. [4] Non sono disponibili previsioni per il 2009 del mercato dell’ABS. PVC ‐ POLIVINILCLORURO Il mercato del polivinilcloruro ha visto un inizio 2007 debole, soprattutto per il PVC rigido utilizzato nella produzione di tubi. La disponibilità di materiale è stata buona per tutto il 2007 con diverse oscillazioni di prezzo per tutto l’anno. Buona la domanda per il PVC flessibile, soprattutto nel comparto cavi. Il risultato è stato un incremento di prezzo, mediamente di 25 euro/t, ma con punte anche di 70 euro per tonnellata, da parte dei produttori più intransigenti nello sfruttare la situazione favorevole. [5] Nel primo semestre 2008 la domanda di PVC, sia rigido che flessibile, ha visto però un calo del 4,8% rispetto il 2007 [2], scambiato a 905 euro/t (rilevazioni maggio 2008). [6] Situazione ancora più critica nella prima metà del 2009 che ha visto un calo della domanda del 26% per il PVC rigido con previsioni del prezzo del polimero vergine sotto i 900 euro/t. [3] Pagina A- 69
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di materia – Studio di fattibilità
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
Parte A
5.1 Studio del prodotto
È stata condotta un’analisi di mercato per il granulo eterogeneo al fine di valutarne l’effettivo apprezzamento da parte del mercato. Il granulo eterogeneo prodotto dalla linea di riciclo è definito come Materia Prima Secondaria secondo il D.lgs 152/2006 e deve rispondere ai requisiti definiti dalla normativa UNI 10667‐14:2003 “Miscele di materiali polimerici di riciclo e di altri materiali a base cellulosica di riciclo da utilizzarsi come aggreganti nelle malte cementizie”: ‐ contenuto in peso di plastica e gomma eterogenea: >84%; ‐ contenuto in peso di materiali a base cellulosica (carta, cartone, legno, cartoni in poliaccoppiato) e additivi: <15; ‐ contenuto in peso di inerti, metalli e vetro <1%; ‐ massa volumetrica apparente: 200 ‐ 500 kg/m3; ‐ granulometria: <20 mm; ‐ umidità residua: <5%. Ad oggi la UNI 10667‐14 è l’unica normativa in materia di miscele a base di plastiche eterogenee di riciclo, pertanto si è deciso di assumere come parametri di riferimento per la determinazione delle caratteristiche del prodotto, quelli sopra elencati, anche nel caso si dovessero conferire i flussi in altri settori produttivi. Ciò non deve risultare restrittivo in quanto realtà, come quella del Centro riciclo di Vedelago, producono e rivendono la sabbia sintetica ad aziende del settore edile ma anche a diverse aziende del settore dello stampaggio delle materie plastiche per la realizzazione di svariate tipologie di manufatti in plastica eterogenea. Purtroppo si sta ancora attendendo una normativa specifica per il settore dello stampaggio, che avrebbe dovuto uscire per la fine del 2008, ma che ancora non ha trovato pubblicazione da parte di UNIPLAST (ente federato all’UNI): ‐ UNI 10667‐16: “Materie plastiche di riciclo – Miscele di materie plastiche eterogenee a base di poliolefine provenienti dalla raccolta differenziata di imballaggi in materia plastica post‐
consumo o da scarti industriali di lavorazione pre‐consumo e da scarti industriali in genere da utilizzare per processi di estrusione e/o stampaggio ad iniezione con opportuni impianti e stampi – Requisiti e metodi di prova.” Quando la nuova normativa uscirà, ci si aspettano dei parametri molto più restrittivi, come ad esempio un contenuto di plastica nella miscela superiore al 90%, ma, come mostrato di seguito, l’impianto, oggetto del presente studio, e le attività svolte possono essere facilmente modificate, senza alcun intervento straordinario, per il rispetto dei nuovi vincoli. Il granulo eterogeneo è ottenuto a partire: a. scarti derivanti dalle attività di selezione delle frazioni secche riciclabili; b. residuo secco indifferenziato raccolto domiciliarmente e conferito all’impianto. Pagina A- 70
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Comune
Mezzolombardo (TN)
di
di
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Il materiale subisce un pretrattamento di vagliatura manuale, volto ad eliminare materiale indesiderato e successiva triturazione al fine di ottenere una pezzatura consona con il processo di estrusione. Prima di entrare nella tramoggia di alimentazione dell’estrusore, il materiale viene sottoposto a de metallizzazione mediante separatore magnetico e a correnti parassite. Il materiale privo di metalli è pronto per essere sottoposto a processo d’estrusione. Il materiale viene quindi introdotto nella camera di omogeneizzazione e fusione costituita da un cilindro riscaldato, all’interno del quale è posizionata una (o più) vite rotante. La vite in rotazione fa avanzare il materiale verso la testa della camera e durante il tragitto fonde per mezzo del calore generato dalle termoresistenze e dall’attrito tra il materiale e le pareti del cilindro. La velocità di rotazione e la geometria della vite determinano il grado di omogeneizzazione del fuso. In testa alla camera di estrusione è posizionata una matrice che determina la forma dell’estruso. Questo viene raffreddato e rigranulato. Diversi sono i parametri da considerare nel processo di estrusione, ma quello fondamentale è il range di lavorazione del materiale. Essendo il granulo eterogeneo costituito da diversi tipi di polimero, ne consegue che non tutti i polimeri possono essere estrusi contemporaneamente. Infatti una temperatura troppo elevata porterebbe alla bruciatura del materiale, viceversa una temperatura troppo bassa porterebbe a una non corretta fusione e omogeneizzazione del materiale. In entrambi i casi le proprietà fisico‐meccaniche del granulo sarebbero seriamente compromesse. Per definire le temperature di lavorazione si devono distingue i polimeri cosiddetti amorfi da quelli semicristallini. Nel primo caso non si parla mai di temperatura di fusione ma solo di temperatura di transizione vetrosa o Tg. La Tg è la temperatura oltre la quale il polimero amorfo comincia a comportarsi come se fosse una gomma; contemporaneamente si verifica una drastica caduta del modulo elastico; aumentando progressivamente la temperatura, il materiale diminuisce la sua viscosità diventando man mano sempre più lavorabile. Nel caso dei polimeri semicristallini, si parla sia di Tg sia di temperatura di fusione o Tm. In questo caso, oltre la Tg non si verifica una drastica caduta del modulo elastico, come avviene per i materiali amorfi, e il comportamento meccanico del polimero risulta quasi invariato. Pertanto per i semicristallini la temperatura di lavorazione minima risulta essere più prossima la temperatura di fusione e molto superiore alla Tg. Nelle tabelle successive sono riportate le Tg di alcuni polimeri amorfi e le Tg e le Tm di alcuni polimeri semicristallini. Polimeri amorfi Polimero Tg (°C) Polistirene 100 Polivinilcloruro 85 Polimetilmetacrilato 100 Policarbonato 150 Tabella 26. Temperatura di transizione vetrosa di alcuni polimeri amorfi.
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Mezzocorona,
Comune
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Polimeri semicristallini Polimero Tg (°C) Polietilene ‐120 Polipropilene 0 Nylon 6 (PA6) 50 Nylon 6,6 (PA66) 57 Polietilentereftalato 75 Polibutilene 80 Resine acetaliche (POM) ‐85 Teflon (PTFE) ‐113 di
di
Parte A
Tm (°C) 136 170 221 265 265 232 170 327 Tabella 27. Temperatura di transizione vetrosa di alcuni polimeri semicristallini.
È importante sottolineare che le Tg e le Tm non si individuano mai in un numero bensì in un range di valori che talvolta può essere anche molto ampio. Pertanto i valori riportati in tabella sono delle medie di intervalli di temperatura. Risultano comunque utili per capire quali sono i polimeri che possono essere utilizzati contemporaneamente nel processo di estrusione. Ad esempio, un materiale amorfo difficilmente può essere lavorato insieme ad un materiale semicristallino per via delle diverse temperatura di lavorazione. Inoltre è possibile che polimeri aventi lo stesso grado di cristallinità, ma natura chimica differente, possano non essere compatibili tra loro. L’individuazione del giusto mix di polimeri costituisce una fase di studio fondamentale e imprescindibile per la determinazione del successo commerciale del granulo eterogeneo. Al fine di determinare l’effettiva processabilità del residuo secco indifferenziato mediante la tecnologia proposta, sono state prese in considerazione le analisi merceologiche del residuo prodotto nel Comprensorio C5, relative ai primi sei mesi del 2009. L’obiettivo è quello dell’individuazione delle componenti plastiche distinguendole da quelle non plastiche non recuperabili e da quelle che potrebbero essere recuperate come ad esempio metallo, vetro ecc. Di seguito sono riportati i risultati delle analisi merceologiche, relative al Comprensorio C5 ed effettuate nel primo semestre del 2009. Sono state ottenute come media di due distinte misurazioni, su un campione di residuo secco pari a 100 kg. Pagina A- 72
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materiale
Sottovaglio
Plastica no imballaggi
Poliaccoppiati
Tessili Sanitari
Pericolosi
Inerti + vetro no imballaggio
Altro non classifficabile
Legno
Tessili
Riciclabili (plastica carta metalli
vetro)
RAEE
Organico totale
TOTALE
Comune di Lavìs, Comune
Mezzocorona,
Comune
Mezzolombardo (TN)
Codice
SV123 no org
PL78-12 + PC + GO12
PT1-2-4
TS
PE1-6
IN + VE3
ANC
LE
TE12
PL35-46 + CN123 + CT123 + ME1-3-4-25 +
VE12
RAEE
OR14-23 + SV123 org
TOT
di
di
Parte A
kg
3,70
20,99
0,30
22,32
0,06
0,45
0,68
0,41
14,48
19,21
%
3,69
20,99
0,29
22,32
0,06
0,44
0,68
0,41
14,48
19,21
0,02
0,02
17,41 17,41
100,02 100,00
Tabella 28. Analisi merceologiche RUR primo semestre 2009.
Da quanto riportato, si notano elevate percentuali di materiali estranei che rendono il residuo inutilizzabile con la tecnologia proposta. In particolare, le frazioni merceologiche considerate critiche sono le seguenti: a. Tessili sanitari: 22%; b. Tessuti e abiti: 15%; c. Rifiuti organici: 17%; d. Carta: 12%. Pertanto si propongono le seguenti iniziative di prevenzione sul territorio interessato: 1) Estensione a tutto il territorio delle modalità di raccolta domiciliare del residuo secco, già attuate peraltro dal 50% delle utenze; 2) Introduzione di un servizio di raccolta dedicato per i tessili sanitari. Inoltre si consiglia la diffusione e l’incentivazione dell’uso dei Pannolini lavabili in sostituzione ai pannolini usa e getta; 3) Potenziamento del servizio di raccolta dei tessili generici e maggiore coinvolgimento delle associazioni di volontariato attive nel recupero e nel riutilizzo dei tessuti; 4) Introduzione del sistema di raccolta porta a porta della carta e del cartone e campagna di sensibilizzazione della cittadinanza in merito ad una corretta raccolta della carta; 5) Introduzione del sistema di raccolta porta a porta della frazione organica dei rifiuti solidi urbani ed incentivazione del compostaggio domestico. A valle delle attività di prevenzione appena elencate si prevedono le seguenti riduzioni: a. Tessili sanitari: 50‐95%; b. Tessili: 50‐70%; c. Carta e cartone: ‐30%; d. Organico: ‐70%. Pagina A- 73
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Comune
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di
di
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Nella tabella successiva sono riportate le nuove analisi merceologiche rivedute e corrette a fronte degli interventi di prevenzione da attuare. La quantità di R.U.R. ottenuta è di oltre il 50% inferiore a quella di partenza. L’esperienza dei comuni che hanno avviato la sperimentazione del secco residuo come materia prima per la produzione del granulo eterogeneo, dimostra che i migliori risultati si ottengono proprio con il sistema porta a porta abbinato ad una tariffazione puntuale. Di seguito si riassume la composizione teorica attesa per il rifiuto residuo secco “ottimizzato”. Materiale
Sottovaglio
Plastica non imballaggio
Poliaccoppiati
Tessili Sanitari
Pericolosi
Inerti
Vetro non imballaggio
Altro non classifficabile
Legno
Tessili
Plastica imballaggio
Carta e cartone
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Vetro imballaggio
RAEE
Organico totale
TOTALE
Codice
SV123 no org
PL78-12 + PC + GO12
PT1-2-4
TS
PE1-6
IN
VE3
ANC
LE
TE12
PL35-46
CN123 + CT123
ME1-25
ME3-4
VE12
RAEE
OR14-23 + SV123 org
TOT
kg
%
3,70
6,97
20,99 39,59
0,30
0,56
1,12
2,10
0,06
0,11
0,45
0,84
0,00
0,00
0,68
1,28
0,41
0,77
4,34
8,19
1,93
3,63
8,10 15,27
3,41
6,42
1,17
2,21
1,15
2,16
0,02
0,04
5,22
9,85
53,02 100,00
Tabella 29. Analisi merceologiche del RUR a valle degli interventi di prevenzione proposti.
Il materiale così ottenuto contiene un 50% di frazioni plastiche; viene inviato alla linee di riciclo, dove è sottoposto a pre‐selezione manuale al fine di eliminare tutte le frazioni estranee da destinare a smaltimento o a recupero: a. Tessili sanitari (smaltimento); b. Rifiuti pericolosi (recupero); c. Inerti da destinare (recupero); d. Vetro non imballaggio (recupero); e. Legno (recupero); f. Tessili da destinare a recupero o smaltimento; g. Carta e cartone pari al 50% circa del peso effettivo (recupero o smaltimento in funzione della qualità); h. Metalli ferrosi (recupero); i. Metalli non ferrosi (recupero); j. Vetro imballaggio (recupero); Pagina A- 74
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di
di
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k. RAEE (recupero). Il materiale vagliato e selezionato ha prima dell’ingresso nella sezione di estrusione un contenuto in peso di plastica pari al 73%. Questo valore è stato ottenuto sommando i seguenti contributi: ‐ Sottovaglio, che si ipotizza essere costituito esclusivamente da frammenti di plastica e di film da imballaggio; ‐ Rifiuti di plastica non di imballaggio; ‐ Contenitori in poliaccoppiati quali tetrapak; ‐ Rifiuti di plastica da imballaggio. Il materiale cosi ottenuto non potrebbe essere utilizzato per la produzione di materiali secondo la normativa UNI 10667‐14 in quanto il contenuto di materiali plastici è inferiore all’84%. Risulta pertanto indispensabile la sinergia con la presenza di una piattaforma di selezione delle frazioni secche differenziate, da affiancare alla linea di estrusione. Infatti gli scarti della prima, di natura prevalentemente plastica, vengono miscelati con il residuo secco e costituiscono la materia prima per la produzione del granulo eterogeneo. La tabella seguente riporta il contenuto di plastica atteso per ciascuna tipologia di scarto in ingresso alla linea di riciclo e il contenuto finale nella miscela. Materiale
1
2
3
scarto dalla linea di selezione
scarto dalla selezione del rifiuto
ingombrante
Residuo secco indifferenziato
TOT
%
plastica
88%
100%
%
altro
12%
0%
73%
87%
27%
13%
Tabella 30. Contenuto di plastica nei materiali in ingresso alla linea di riciclo.
Il contenuto di plastica all’interno del granulo eterogeneo è pari all’87%, quindi in linea con i requisiti prescritti dalla normativa. È importante sottolineare che questa percentuale è stata ottenuta ipotizzando di miscelare i tre ingredienti secondo un rapporto 1 : 1 : 1. Nella tabella seguente è riportato il contenuto in plastica al variare della percentuale in peso dei tre flussi principali. rapporto
1:1:1
1:2:1
2:4:1
4:8:1
%
plastica
87%
90%
93%
94%
%
altro
13%
10%
7%
6%
100%
100%
100%
100%
Tabella 31. Contenuto di plastica atteso nella miscela, al variare della percentuale in peso dei tre flussi
principali.
Si osserva che si può facilmente superare il 90% di plastica diminuendo la quantità di residuo rispetto a quella degli scarti di selezione. Pagina A- 75
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di
di
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Inoltre, non si è voluto tener conto degli scarti plastici industriali che l’impianto potrebbe smaltire per conto di aziende e ditte esterne, in quanto non si è potuto quantificare la produzione di rifiuti speciali, in particolar modo di rifiuti speciali di natura plastica, del territorio interessato. Nel dimensionamento delle aree di stoccaggio dei materiali (rifiuti ed MPS) si è comunque considerato uno spazio aggiuntivo per la messa in riserva di circa 5.000 t/a, sotto forma di balle, di scarti plastici provenienti da aziende ed attività commerciali. Si è ritenuto realistico ipotizzare che il contenuto di plastica nel flusso di materiale proveniente dalle operazioni di selezione della carta e del cartone e del multimateriale leggero (plastica – metalli ), essere pari all’88%. Questo valore potrebbe essere superiore se si volesse conferire alla linea di riciclo solo gli scarti di natura plastica, ma in questo modo aumenterebbe la quantità finale di materiale destinato a smaltimento. Inoltre, la linea di riciclo consente di effettuare un’ulteriore selezione del materiale (manuale mediante 2‐4 operatori e meccanica mediante demetallizzatori e lavaggio) ottenendo una miscela con un contenuto di plastica superiore a quello che si ha a valle delle operazioni di selezione: si passa da un 83% a un 88% di plastica negli scarti provenienti dalla linea di selezione. Per quanto riguarda gli scarti provenienti dalla selezione degli ingombranti, si ipotizza che questi siano costituiti per il 90% da plastica di varia natura e per il rimanente 10% da materiali di altra tipologia. Nella linea di riciclo, il 10% di materiale estraneo è rimosso portando il contenuto di plastica, in questo flusso di materiale, vicino al 100%. Il contenuto in metalli, inerti e vetro si attesta sempre sotto l’1% in quanto il materiale, subisce diversi gradi di vagliatura e pulizia meccanica finalizzati alla rimozione delle più piccole particelle di materiale pesante, quale appunto metallo, inerte e vetro. Pagina A- 76
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di
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5.2 Studio di mercato
L’analisi del mercato di sbocco è consistita in una serie di interviste telefoniche e via posta elettronica alle aziende che oggi utilizzano il granulo eterogeneo per la produzione di manufatti mediante stampaggio ad iniezione o mediante estrusione e alle aziende che utilizzano il suddetto granulo come sostituto della sabbia nella produzione di sottofondi e massetti isolanti acustici e termici (aggregante per malte cementizie). Sono state inoltre intervistate aziende locali attive nel settore della rigenerazione delle plastiche da riciclo e nel settore della trasformazione delle materie plastiche, vergini e/o di riciclo. Come già anticipato nella premessa sul riciclo, il settore legato alla rigenerazione del granulo eterogeneo ha subito un forte tracollo, ma non è del tutto scomparso. Rimane altresì un settore di nicchia e poco esplorato. Il principale produttore di granulo eterogeneo in Italia è il Centro Riciclo Vedelago S.r.l. (TV) che è stato anche il pioniere, in Italia e in Europa, gettando le basi per questo nuovo filone del riciclo. Il CRV produce circa 5.000 tonnellate all’anno di granulo eterogeneo e secondo quanto riferito dalla direttrice, la produzione non riesce a soddisfare la domanda. La direttrice ha anche offerto la propria disponibilità ad acquistare tutto il granulo eterogeneo prodotto da un futuro centro di selezione del trentino. La direttrice ha anche riferito che l’attuale prezzo di vendita del granulo eterogeneo, di buona qualità è di 80 euro/t. Esistono altre realtà simili a quelle di Vedelago, come la Revet S.p.A. di Empoli (FI) che chiude a tutti gli effetti il ciclo dei rifiuti: dalla raccolta al manufatto finito riducendo al massimo lo scarto da smaltire. Questi i numeri: 3 milioni di cittadini coperti con il servizio di raccolta differenziata, 500 aziende servite e 5.000 tonnellate all’anno di plastica riciclata prodotta. I manufatti prodotti dell’impianto di estrusione di Pontedera (PI) sono realizzati in 100% plastica eterogenea e consistono in pallet, arredi da esterno e barre profilate. L’azienda lavora solo il rifiuto secco differenziato proveniente dalle zone in cui opera come gestore del servizio di raccolta dei rifiuti e dalle aziende che conferiscono direttamente i propri scarti. Un’altra azienda attiva nel settore della lavorazione del granulo eterogeneo è la Ser‐plast S.r.l. che realizza manufatti d’arredo per esterno in sola plastica eterogenea. Il granulo eterogeneo denominato Plet è costituito da 60‐70% di poliolefine (polietilene, polipropilene varia densità) 20‐25% di materiali plastici vari (PET, PVC, etc.); 5% di materiali non plastici (polveri di vetro, cellulosa, alluminio). L’intervista condotta all’azienda ha permesso di conoscere che la loro attività consiste unicamente nell’assemblaggio di profilati in plastica eterogenea. L’azienda lavora circa 1.000 tonnellate all’anno di granulo eterogeneo già estruso. La loro attività si è ridotta enormemente nell’ultimo anno a causa della chiusura di un’azienda produttrice del granulo e per l’aumento del costo delle barre in plet, circa 1.000 euro a tonnellata. È stato fatto notare che a questo prezzo, molti articoli, come i gazebo, si trovano fuori mercato rispetto a quelli prodotti in plastica vergine. Trovano buona domanda invece le pannellature per isole ecologiche, per effetto dell’obbligo da parte delle amministrazioni pubbliche ad acquistare almeno il 30% di prodotti riciclati (Green Public Procurement – DM 203/03). In generale il settore dell’arredo da giardino trova notevoli difficoltà in quanto si tratta di beni non indispensabili per i quali, spesso l’acquirente rimanda l’acquisto a periodi di maggiore stabilità Pagina A- 77
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economica. L’azienda si è comunque manifestata molto interessata al progetto e nella possibilità di un futuro rapporto professionale. Un altro progetto riguardante il granulo eterogeneo è il progetto “Virginio” che si pone l’obiettivo della messa a punto di una tecnologia adatta alla trasformazione della miscela eterogenea proveniente dalla raccolta differenziata in un copolimero omogeneo, granulato e valido per ottenere manufatti impiegando le stesse metodologie impiegate per il trattamento dei materiali termoplastici. Le aziende che hanno partecipato al progetto sono Plastic Metal S.p.A. (VI), F.lli Virginio S.r.l. (VI) e Vivi S.r.l. (VI). Il progetto è durato poco più di un anno ed è terminato nel 2007. Il copolimero ottenuto dalla fase di sperimentazione può sostituire, in numerose applicazioni, i metalli e soprattutto il legno, in particolare, in settori come le costruzioni, l’urbanizzazione, la segnaletica, l’imballaggio e l’arredamento. Inoltre i costi necessari per la realizzazione della pressa a iniezione e degli stampi sono in linea con quelli di altre macchine non progettate e testate in modo specifico per l’utilizzo con plastica riciclata. Siamo in attesa di avere maggiori informazioni a riguardo da parte dell’azienda capofila del progetto. Ecoplus S.r.l. (MI) è un’azienda produttrice di articoli per l’arredo da esterno in gomma riciclata post‐
consumo. Si è dimostrata molto interessata al granulo eterogeneo pur non conoscendolo, infatti mediante la Simimpianti S.r.l. sarebbe in grado di realizzare macchinari ad hoc e studiare il prodotto specifico. Sartori Ambiente S.r.l. è un’azienda della provincia di Trento che realizza compostiere in 100% HDPE riciclato di post‐consumo. Il prodotto commercializzato è degno di nota in quanto è una delle poche applicazioni dove si è riusciti ad impiegare solo HDPE riciclato. La potenzialità per quanto riguarda questa particolare applicazione è stimabile in 40‐60 tonnellate al mese di HDPE. L’azienda si è dimostrata scettica nei confronti dell’eterogeneo ma comunque aperta ad effettuare prove e sperimentazioni sul materiale. Preco System S.r.l. (UD) è un’azienda di stampaggio di materie plastiche che produce pali, camminamenti ed arredo da esterno in plastica eterogenea. Il responsabile intervistato non ha lasciato trapelare informazioni ma si è comunque dimostrato disponibile a testare e studiare il prodotto ed eventualmente acquistarlo se la qualità del materiale risultasse essere in linea con gli standard di Vedelago. Altre aziende che si sono attivate nella produzione di manufatti a base di granulo eterogeneo sono S.C. Trade S.r.l. (FE), Re.Co.Plast S.p.A. (MI) e Montello S.p.A (BG) che nel 2006, coordinate da Co.Re.Pla vincono la sesta edizione del “Premio all’innovazione amica dell’ambiente” di Legambiente. Il titolo del progetto è: ”Miscele eterogenee di plastiche da riciclo in sottofondi cementizi e malte alleggerite”. L’obiettivo consiste nell’Utilizzo di miscele eterogenee di plastiche da riciclo come additivi per malte alleggerite o come aggreganti in sottofondi cementizi, con funzioni di isolamento acustico e termico non strutturali, rispondenti della normativa UNI 10667/14:2003. Oggi S.C. Trade commercializza il Fonomas cioè un aggregante costituito al 100% da plastiche riciclate che viene miscelato con cemento ed acqua permettendo la realizzazione, in un’unica fase, di un massetto monolitico con proprietà di isolante acustico, termico e di supporto della pavimentazione finale (piastrelle, legno, ecc.). L’azienda, intervistata, pur senza sbilanciandosi eccessivamente, si è dimostrata interessata al prodotto. Anche Italcementi S.p.A., con la controllata Calcestruzzi S.p.A., ha recentemente lanciato sul mercato una propria famiglia di prodotti denominata Fonisocal. Questo è un conglomerato cementizio isolante a base di aggregati leggeri costituiti da scaglie polimeriche trasformate e certificate. Secondo Calcestruzzi S.p.A. il conglomerato studiato è idoneo alla realizzazione di massetti alleggeriti con elevate proprietà isolanti ed a costi contenuti. L’intervista ad un tecnico responsabile dell’azienda ha permesso di Pagina A- 78
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conoscere che il prodotto si basa sul brevetto della S.C. Trade S.r.l. e che le scaglie polimeriche derivano dallo stabilimento della Montello S.p.A.. Il granulo eterogeneo deriva esclusivamente da plastiche ed imballaggi di post‐consumo a valle della raccolta differenziata. Nel complesso sono state contattate 50 aziende: ‐ 5 di queste si occupano della produzione e commercializzazione del granulo eterogeneo come sostituto di sabbia nelle malte cementizie; ‐ 43 aziende sono invece attive nel settore della lavorazione delle materie plastiche, di cui: o 11 aziende producono e/o lavorano il granulo eterogeneo mediante stampaggio a iniezione o estrusione; o commercializzano prodotti finiti in plastica eterogenea; o 12 aziende rigenerano o lavorano plastica riciclata omogenea; o 20 aziende producono e/o rivendono manufatti in plastica vergine. ‐ 2 aziende sono risultate essere in difficoltà economiche e pertanto non più attive. Nella ricerca delle aziende si è data priorità alle aziende presenti sul territori della provincia di Trento e delle province limitrofe. In totale sono state contattate 16 aziende Trentine, pari al 32% delle aziende. Nel grafico sotto riportato è riportata la previsione di massima del mercato del granulo eterogeneo prodotto dall’impianto. L’impianto si prevede possa produrre 7500 t/a a regime. Si ipotizza che: ‐ almeno 1.000 t/a di granulo eterogeneo possano essere assorbite dal mercato interno dove troviamo un’azienda particolarmente attiva nel settore della rigenerazione delle plastiche di riciclo (Plastberg S.r.l.); ‐ almeno 2.000 ‐ 5000 t/a possano essere assorbite dalle aziende del settore edile che producono massetti e sottofondi alleggeriti a base di plastiche eterogenee di riciclo. Riteniamo che questo possa costituire un settore con un enorme potenziale, nonostante la crisi in atto. Infatti la sabbia sintetica si identifica come MPS e quindi derivata da materiale che altrimenti sarebbe destinato a discarica o incenerimento. Quindi si tratta a tutti gli effetti di un prodotto ecologico e rispettoso dell’ambiente. Inoltre è anche un materiale con proprietà isolanti e quindi può trovare largo impiego nella realizzazione di abitazioni ed edifici ad alta efficienza energetica. ‐ Almeno 5.000 t/a possano essere acquistate direttamente dal Centro Riciclo Vedelago che per voce della sua direttrice dichiara di poter acquistarne grandi quantità, in quanto il CRV da solo non riesce a soddisfare tutta la domanda di granulo eterogeneo; ‐ Almeno 2.000 t/a possano essere assorbite dalle aziende che già trattano e lavorano il granulo eterogeneo per la produzione di manufatti finiti mediante le classiche tecniche di lavorazione delle materie plastiche (stampaggio a iniezione e/o estrusione); ‐ Almeno 2000 t/a possano essere assorbite dalle aziende del settore dello stampaggio che attualmente lavorano plastica di riciclo o polimeri vergini ma che si sono manifestate interessate al granulo eterogeneo. Nel capitolo dedicato all’analisi economico finanziaria si ricava come dimensione minima necessaria quella dalla quale derivano tali quantitativi. Nel confronto con la tecnologia prevista dalla P.A.T. si sviluppa uno scenario che prevede la necessità di n. 3 piattaforme operanti su tre turni, per coprire l’intero territorio trentino. Naturalmente in questa ipotesi sarà necessario Pagina A- 79
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Figura 20. Previsione mercato di sbocco del granulo eterogeneo per la singola piattaforma di riciclaggio.
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Par. 6 - Ipotesi di ubicazione dell’attività e procedure autorizzative
Si è ipotizzato di collocare la piattaforma sul territorio del Comune di Lavìs, nell’area industriale, in prossimità del depuratore comunale. La superficie disponibile é – secondo le indicazioni degli amministratori locali – più che sufficiente per le esigenze previste. Di seguito l’estratto del PRG, riportato in Allegato F10 con la relativa legenda. Sul territorio peraltro esistono altre aziende che lavorano sia la plastica (Plastberg) che la carta ( Moser maceri), e ciò consentirebbe la realizzazione di sinergie interessanti tra gli attori del recupero che attualmente servono una quota consistente del territorio trentino. E’ prevista una autorizzazione unica per nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti e per varianti in corso d'opera o di esercizio I soggetti che intendono realizzare nuovi impianti di smaltimento o di recupero di rifiuti, questi ultimi non ricadenti nelle attività previste dall'art. 216 del d.lgs 152/2006 e s.m. e dalle relative norme tecniche di attuazione (decreto ministeriale 5 febbraio 1998 modificato dal decreto ministeriale n. 186/2006, relativamente al recupero di rifiuti non pericolosi; decreto ministeriale 12 giugno 2002, n. 161, relativamente al recupero di rifiuti pericolosi), devono presentare domanda alla Provincia per ottenere l'approvazione del progetto, l'autorizzazione alla realizzazione delle opere e l'autorizzazione all'esercizio. La procedura ordinaria si applica anche per la realizzazione di varianti sostanziali in corso d'opera o di esercizio che comportano modifiche a seguito delle quali gli impianti non sono più conformi all'autorizzazione rilasciata. Nei casi in cui l'impianto sia assoggettato a procedura di Valutazione d'impatto ambientale, ai sensi delle leggi regionali e/o a procedura di Autorizzazione integrata ambientale, ai sensi del decreto legislativo 59/2005, la domanda ai sensi dell'art. 208 del d.lgs 152/2006 è inclusa nelle domande sopra richiamate. La verifica di assoggettabilità presso la Provincia è prevista dal D.Lgs 152/2006 per impianti di recupero con potenzialità superiore alle 10 t/g, quale quello previsto dal presente studio. Il richiedente è il legale rappresentante della società che intende realizzare e gestire l'impianto che effettua le operazioni smaltimento e/o recupero di rifiuti, nonché il proprietario dell'area su cui e insiste il progetto, qualora non coincida con il gestore. Il richiedente deve documentare il possesso dei requisiti soggettivi attraverso: autodichiarazione di possesso dei requisiti soggettivi e certificazione della CCIAA con dicitura antimafia con data non superiore a 6 mesi dalla data dell'istanza. L'efficacia dell'autorizzazione ai fini della gestione dell'attività è condizionata alla prestazione, entro 180 giorni dalla data di rilascio dell'atto autorizzativo, di garanzia finanziaria, per un importo la cui entità e le cui modalità sono stabilite dalle deliberazioni regionali. Il procedimento prevede: entro 30 giorni dal ricevimento della domanda: * avvio del procedimento: l'amministrazione procedente può interrompere il procedimento, cioè non avviarlo, inviando entro 15 giorni dalla data di protocollazione dell'istanza una lettera in cui si indicano i documenti mancanti che non consentono l'avvio dell'istruttoria tecnica. * convocazione conferenza di servizi con preavviso di almeno 20 giorni rispetto alla data di convocazione. Alla conferenza di servizi partecipano: Provincia, Comune territorialmente interessato, Pagina A- 81
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ARPA, AUSL ed eventuali altri Enti a vario titolo competenti al rilascio di autorizzazioni, pareri, concessioni, nulla osta;alla conferenza di servizi è invitato anche il richiedente o un suo rappresentante per acquisire documenti, informazione e chiarimenti Entro 90 giorni dall'avvio del procedimento, al netto dell'eventuale sospensione di cui sopra, la conferenza di servizi procede a * eventuale sospensione del procedimento (per una sola volta) per la richiesta di chiarimenti ed integrazioni da parte della Provincia , sentiti i membri della conferenza di servizi * valutazione del progetto * acquisizione delle autorizzazioni, concessioni, pareri e nulla osta degli enti e soggetti chiamati ad esprimere per le specifiche competente * trasmissione delle conclusioni alla Giunta Provinciale La Giunta Provinciale, in caso di valutazione positiva della Conferenza, approva il progetto autorizzandone la realizzazione e la gestione per un periodo temporale massimo di dieci anni rinnovabili. L'autorizzazione sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali e costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori (art.208 comma 6 del d.lgs 152/2006 e s.m.). Il procedimento può presentare le seguenti variabili, in base alle caratteristiche dell'impianto: * Valutazione di compatibilità ambientale preliminare (verifica o screening) In questo caso, preliminarmente alla domanda di autorizzazione unica, ai sensi dell'art. 208 del d.lgs 152/2006 va presentata domanda di attivazione della procedura di verifica/screening (durata temporale: 60 giorni dalla data di pubblicazione sul B.U.R. ai sensi dell'art. 9 della L.R. n. 9/99 modificata dalla L.R. n. 35/2000, in materia di valutazione d'impatto ambientale. * Valutazione di impatto ambientale (V.I.A.): In questo caso, va presentata una domanda contestuale di attivazione della procedura di V.I.A., e di domanda di autorizzazione unica dell'impianto, ai sensi dell'art. 208 comma 1 del d.lgs 152/2006 e s.m. I tempi della procedura di VIA sono di 120 giorni dalla di pubblicazione del S.I.A. (Studio di Impatto Ambientale) nel B.U.R. * Autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.): Se l'impianto e le operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti ricadono nell'elenco degli impianti di cui ai punti 5.1, 5.2, 5.3 e 5.4 dell'allegato al d.lgs 59/2005. In questo caso, va presentata una domanda contestuale di attivazione della procedura di A.I.A., ai sensi del d.lgs 59/2005 e della L.R. di domanda di autorizzazione unica dell'impianto, ai sensi dell'art. 208 comma 1 del d.lgs 152/2006 e s.m. ed (eventualmente) di VIA, ai sensi della legislazione regionale. Pagina A- 82
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Par. 7 - Studio del mercato dei rifiuti in ingresso
Lo studio di fattibilità richiede una analisi dei flussi in ingresso, per verificarne la consistenza, l’andamento prevedibile nell’arco della durata del progetto, le caratteristiche quali quantitative, l’effetto di future normative di settore, eventuale concorrenza di soggetti diversi, o l’intervento di norme di ambiti diversi che potrebbero avere ripercussioni anche sul settore della gestione dei rifiuti. Il settore rifiuti è stato investito – al pari di altri servizi pubblici essenziali – da notevoli cambiamenti nel corso degli ultimi anni, che hanno richiesto la trasformazione delle società pubbliche dal punto di vista societario e la esigenza di coinvolgimento dei privati nella gestione di tali servizi. Nella Provincia di Trento si assiste ad una notevole frammentazione delle gestioni, affidate ai comprensori locali, anche per effetto della conformazione del territorio. Oltre ai Comprensori opera una azienda a prevalente capitale pubblico, dolomiti Energia, che serve i Comuni di Rovereto e Trento, ma che opera come player nella produzione e commercializzazione dei vettori energetici gas e energia elettrica. Nell’anno in corso è stato siglato l’atto per l’incorporazione di Dolomiti Energia SpA in Trentino Servizi SpA, che avrebbe portato alla nascita della sesta multiutility italiana. La fusione di Trentino Servizi e Dolomiti Energia ha riunito in un’unica filiera, sotto la gestione di un Gruppo pubblico‐privato caratterizzato da un forte radicamento territoriale, le attività di produzione di energia elettrica con la distribuzione e la vendita di prodotti energetici, oltre alle attività nel campo del servizio idrico integrato e dell’igiene urbana. Il nuovo Gruppo diventa la sesta multiutility d’Italia, con il controllo di molteplici società operative: Trenta (attività di vendita), Set Distribuzione (distribuzione elettrica), HDE e DEE (produzione idroelettrica), TSI (energie rinnovabili). La fusione consentirà secondo gli azionisti importanti sinergie e sarà in grado di garantire economie di scala e vantaggiose convergenze tra energia Pagina A- 84
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elettrica e gas naturale nel trading all’ingrosso e nella vendita finale al dettaglio. Inoltre dal punto di vista finanziario porterà una maggiore solidità e alla riduzione del rischio grazie ad un portafoglio di attività più equilibrato (energia elettrica e gas). La nuova Società avrà le potenzialità per creare vantaggi anche alla Comunità locale con prezzi finali di vendita allineati alle migliori condizioni di mercato, con iniziative e investimenti improntati alla tutela dell’ambiente, al tema del risparmio energetico e allo sviluppo di fonti rinnovabili e al miglioramento della qualità dei servizi con investimenti sul territorio per il miglioramento delle reti. Ad oggi non sono ravvisabili elementi di concorrenza nel mercato dei rifiuti, in quanto gli enti locali pubblici indirizzano e svolgono la gestione direttamente, e in alcuni casi affidano i servizi mediante gara. Trento e Rovereto utilizzano come ente strumentale Dolomiti Energia, di cui sono principali azionisti assieme a società private. La gestione dei rifiuti urbani è quindi in mano ai comprensori e alle SPA di Trento e Rovereto, lo stesso accade per l’impiantistica di smaltimento, costituita da discariche. Le piattaforme di trattamento di rifiuti urbani a valle delle raccolte differenziate sono di proprietà di privati, con società di medio piccole dimensioni, presenti da anni nel settore e con un buon grado di specializzazione. Unico segmento non coperto è quello del compostaggio, che attualmente vede la quota preponderante dei rifiuti conferita fuori regione con costi di trasporto molto elevati. Non si è potuto avere dati di dettaglio in merito alle capacità di trattamento degli impianti, oltre a indicazioni verbali. La PAT non ci ha fornito i dati di produzione di rifiuti speciali e le schede MUD delle principali società del settore. Nel paragrafo 3 abbiamo riassunto i pochi dati disponibili. La gestione dei rifiuti speciali assimilabili è affidata a società private specializzate, che forniscono servizi personalizzati all’utenza. Per stimare il contributo delle aziende ai flussi di riciclabili lavorabili dall’impianto oggetto dello studio di fattibilità ci si è affidati a dati emersi dai colloqui con le aziende recuperatrici. Per poter ottenere il prodotto richiesto dal mercato edile e da quello delle plastiche rigenerate si è riscontrata la necessità di affinare le raccolte differenziate per ridurre la quota di riciclabile che è conferito nel residuo secco indifferenziato e per ridurre in particolare: •
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Tessili sanitari Frazione organica con la introduzione di servizi di ritiro di tessili sanitari a domicilio per le utenze che lo richiedano, e la domiciliarizzazione delle raccolte dell’umido. Il prodotto in input attualmente lavorabile da una linea di selezione ed estrusione è richiamato nelle tabelle seguenti: Pagina A- 85
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Tabella 32: analisi merceologica rifiuto urbano residuo 1°T 2009
Si rende necessario pertanto intervenire a monte come già detto per ridurre la plastica, l’organico, i tessili sanitari, la carta. La proposta presentata nei capitoli precedenti è quella di domiciliarizzare i servizi, con possibile eccezione per il vetro, che potrebbe restare a contenitore stradale, e la raccolta congiunta di plastica e imballaggi metallici. Oltre a questi interventi, che richiedono una parziale revisione dei servizi sul territorio, si renderà necessaria una pre selezione manuale del residuo secco prima della elaborazione del mix con le plastiche di diversa provenienza. Pagina A- 86
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Tabella 33: analisi mecrceologiche ririfuto urbano residuo 2°T 2009
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