Progetto “Parchi in qualità” - Applicazione pilota dei Sistemi di

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Progetto “Parchi in qualità” - Applicazione pilota dei Sistemi di
APPLICAZIONE PILOTA DEI SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE NELLE AREE PROTETTE
Progetto “Parchi in qualità”
ovvero “applicazione pilota del Sistema di Gestione Ambientale nelle aree
naturali protette”
Inquadramento paesaggistico e storico-culturale del
Parco Fluviale del Po vercellese alessandrino
Raffaella Amelotti
accordo di programma Ministero dell’Ambiente e del Territorio ed ENEA
giugno 1999 - marzo 2003
ENEA, 28 marzo 2003
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Inquadramento paesaggistico e storico-culturale del Parco Fluviale del
Po vercellese alessandrino
Il territorio dell’area turistica del Parco Fluviale del Po, oggetto dell’Analisi Ambientale
Iniziale, è contraddistinto da varietà di paesaggi, che vanno dalla pianura risicola del vercellese, alle
colline del Basso Monferrato, alle zone fortemente urbanizzate del casalese, sino alla piana
alessandrina.
Seguendo il verso della corrente del Po, da monte verso valle, il primo paese oggetto del
nostro studio è CRESCENTINO, la cui chiesa parrocchiale intitolata alla Beata Vergine
Assunta risale al XIII secolo, periodo della fondazione del borgofranco da parte del Comune di
Vercelli.
Nel 1546 inizia la riedificazione della chiesa che viene consacrata il 14 aprile 1551, ma
completata solo dopo il 1580 quando Antonio Botolo vi aggiunge il coro.
Per ovviare ai danni riportati in seguito all’assedio di Verrua Savoia nel 1704, nonostante
l’ingente spesa prevista, iniziano le opere di restauro che si protraggono fino al 1764.
Durante il XIX secolo la chiesa subisce ulteriori
modifiche e, nel 1906, viene demolito e ricostruito il
campanile sul progetto dell’ingegnere vercellese Canetti,
mentre, nel 1927, viene eseguito dall’ingegner Silvestrini
un restauro generale.
La chiesa è a tre navate con cappelle laterali
all’interno delle quali sono conservati il battistero, un fonte
ligneo ottagonale e altari laterali.
Alla fine dell’800 lo scultore Antonio Gaggini
realizza l’altare di San Crescentino: la cappella è coperta
Crescentino - Interno della chiesa
parrocchiale
da una cupola affrescata con scene del martirio del Santo e
illuminata da una lanterna ellittica. Sull’altare si trova la
statua raffigurante San Crescentino sormontata dallo stemma comunale racchiuso tra due volute,
mentre, nella parte sottostante, si trova l’urna in argento con le reliquie del martire.
Lo stesso scultore ha realizzato anche l’altare dedicato a San Filippo Neri, l’altare del
Suffragio e l’altare della SS. Vergine del Rosario.
Poco lontano dal centro abitato di Crescentino, in prossimità forse di un palatium romano
destinato alla sosta dei comandanti militari, sorge il santuario della Madonna del Palazzo. Si
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tratta di una delle prime pievi rurali della diocesi di Vercelli, che, dopo un periodo di declino nel
corso del XIV secolo, è stata distrutta nel 1552. Nel 1577 è stata ricostruita una cappella campestre,
ma l’attuale chiesa viene ultimata solo nel 1776 in stile barocco. In pianta si presenta come un
ottagono irregolare, sul cui lato più lungo si trova il presbiterio, mentre tre lati fungono da ingressi.
L’interno, rivestito da un pavimento in mosaico policromo, è decorato da affreschi realizzati da
Costantino Mussello (1902), mentre i pennacchi della cupola sono decorati da medaglioni di
Giuseppe Palladino. Due scale laterali conducono al sacello con l’altare in marmo policromo
realizzato, nel 1751, da Solaro della Valle di Como. La cappella è sormontata da una volta a bacino
con cupola progettata dall’ingegner Costantino Angonoa.
La chiesa di San Bernardino, esistente forse già nel 1286, e certamente attiva nel 1476,
durante il periodo delle occupazioni straniere subisce numerosi danneggiamenti. L’esiguità dei
fondi a disposizione non consentono la ristrutturazione: è solo grazie a lasciti ed elemosine dei
fedeli che, alla fine del XVI secolo, si inizia l’edificazione della chiesa sul terreno dove si trova
attualmente.
Il tenore di vita sobrio dei confratelli permette, già nel 1610, di costruire un nuovo
campanile e la facciata, e, con le donazioni dei parrocchiani, nel 1667, si innalza il soffitto per un
maggior equilibrio dei volumi e si realizza un altare ligneo dorato.
Nel 1722 viene realizzata l’attuale facciata che presenta cinque statue all’interno di
altrettante nicchie: San Bernardino, Santo Stefano, San Carlo Borromeo, San Francesco e San
Crescentino.
L’originaria chiesa della confraternita di San Giuseppe risale agli inizi del XVI secolo,
ma nel 1693, in occasione della donazione di una fedele, iniziano i lavori per la riedificazione di
una nuova chiesa a pianta rettangolare secondo il progetto dell’ingegner Tosetti.
Di questo edificio si conserva solo il campanile a mattoni a vista di ispirazione tardo
barocca. L’interno, caratterizzato da due corridoi laterali, conserva opere di notevole valore
pittorico quali gli affreschi di Carlo Martini risalenti al 1860, e la tela posta sulla parete dietro
l’altare raffigurante la Natività di Nostro Signore opera del Moncalvo del 1589.
L’attuale chiesa di San Michele è una riedificazione (1620 - 1626) dell’originario edificio
dell’omonima confraternita. L’interno, riccamente decorato, conserva numerosi riferimenti araldici
ai Savoia, indice della devozione di Carlo Emanuele I, che, durante l’assedio di Verrua, soleva
partecipare alla Santa Messa.
La prima pietra della sconsacrata chiesa della Risurrezione è stata posata il 7 agosto del
1763 accanto al cimitero urbano per agevolare lo svolgimento delle cerimonie funebri e per
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sgravare l’attività della parrocchia. Non solo le forme architettoniche sono tipiche del tardo barocco
piemontese,
ma
addirittura
il
progettista,
che
alcuni
individuano nel Prunotto, allievo di Juvarra, è stato fortemente
influenzato dalle opere di Bernardo Vittone.
La chiesa presenta un impianto rettangolare a navata
unica coperto da una cupola, mentre la facciata è ripartita in tre
settori: i due laterali sono scavati da nicchie che forse
ospitavano statue, la parte centrale era, invece, caratterizzata
da una scritta osannante la Resurrezione di Cristo.
La chiesa di San Pietro, a navata unica, è stata
Crescentino - Chiesa della
Risurrezione
costruita in stile romanico, tra l’XI e il XII secolo, dai monaci
benedettini dell’abbazia di San Genuario per le funzioni
religiose del vicino villaggio Casalis Archoati, una corte abbaziale abitata da servi e coloni.
Si accede all’interno attraverso un portico sorretto
da un contrafforte e costituito da due archi, uno dei quali
colmato in un periodo successivo. Le pareti laterali in
mattoni e pietre sono forate da finestre decorate da archetti
romanici in cotto.
Nel ‘600 è stata sottoposta ad interventi di restauro
resi necessari dai danni arrecati dalle dominazioni francesi
e spagnole; ulteriori migliorie sono state apportate nel ‘700
con il rifacimento del tetto, la sostituzione di alcune vetrate
e la costruzione di un altare. Oggi la chiesa è di proprietà
comunale.
Crescentino - Chiesa di San Pietro
In Piazza Vische si erge la Torre Civica: le quattro coppie di finestre ogivali che decorano
la parte superiore sono proprie dell’architettura trecentesca. L’attribuzione della sua edificazione al
XIV secolo è supportata anche dalla data (1420) della fusione della campana attualmente conservata
nel palazzo comunale. Attraverso una scala lignea realizzata nel 1879 si accede alla sommità della
torre dove si trova la nuova campana, donata alla città nel 1958, decorata con rilievi a sbalzo
raffiguranti immagini sacre.
Un affresco del pittore ottocentesco Carlo Martini, ormai perduto, decorava la parte
sottostante del campanile: si trattava della rappresentazione della confluenza della Dora Baltea nel
Po.
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Il Palazzo Comunale, che si affaccia su Piazza Aminto Caretto, è stato acquisito dalla
comunità nel 1613: l’antico edificio, forse parte di un palazzo signorile, è stato ristrutturato nella
seconda metà del XVIII secolo.
Poco distante si trova l’edificio che ospita la farmacia centrale, ascrivibile al XVII secolo e
la casa Graziano Vera, la più antica abitazione di Crescentino (‘300).
Fuori del centro abitato si erge la chiesa dell’Annunziata, costruita nel 1565,
originariamente a navata unica e annessa all’abitazione di un
romito che viveva di elemosine. Nel 1810, è stata demolita e gli
arredi sono stati alienati; l’attuale edificio è stato ricostruito nel
1821 dal medico Carlo Emanuele Galimberti che ha chiesto la
cessione gratuita del sito.
Seguendo la strada delle Grange si incontra la frazione di
San Genuario, dove sorge la chiesa intitolata all’omonimo
Santo: è un edificio a pianta basilicale a tre navate, con abside e
campanile romanici decorati da archetti pensili, e dall’alternanza
di pietre fluviali e tufacee. L’impianto originario era sicuramente
costituito da una navata centrale e due laterali più basse e strette.
All’interno si segnalano gli altari laterali intitolati alla
Madonna, l’altare intitolato al Sacro Cuore, a San Genuario,
Abside della chiesa di San Genuario
l’altar maggiore in marmo di fattura ottocentesca, e il fonte
battesimale ligneo posto all’interno di uno spazio cinto da una
cancellata in ferro battuto.
L’abbazia di San Genuario è
stata fondata nel 707 da un cavaliere del
re longobardo Ariperto II e inizialmente
dedicata a San Michele. La successiva
intitolazione a San Genuario è avvenuta
in seguito alla donazione delle reliquie
del santo da parte di Lotario I. La
fondazione del Monastero di Lucedio e
l’edificazione
del
borgofranco
di
Crescentino hanno decretato la fine
Castello di San Genuario
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dell’abbazia.
Nel 1453 è iniziata l’edificazione del castello, ultimata nel 1473, ad opera dei figli del conte
Giacomo Tizzoni a difesa dell’abbazia e del suo territorio.
Dopo alterne vicende, con la soppressione degli ordini regolari avvenuta nel 1802, la
maggior parte dei fondi è stata acquisita dal banchiere Giani e poi trasferita a Francesco Andrea
Gonella mentre gli altri possedimenti sono passati dal marchese Gozzani di San Giorgio ai fratelli
Ariotti di San Genuario.
Nel 1642 la chiesa di San Grisante viene separata da quella di Crescentino e dichiarata
parrocchia autonoma. La facciata è ripartita da lesene in sei settori, nell’ordine inferiore, e in quattro
parti in quello superiore. Sormontata da un timpano racchiuso tra due volute, è decorata da nicchie
in cui si trovano le statue degli Evangelisti, e i martiri Daria e Grisante. L’interno, a navata unica, è
ingentilito da quattro altari laterali (Sant’Antonio da Padova, Sant’Orsola, Altare del Suffragio e
Altare della Madonna del Rosario) e decorato con dorature e una pittura ad imitazione del marmo.
Il presbiterio è dominato dalla presenza dell’altare barocco in legno: due coppie di colonne
tortili adorne di fregi con angioletti, tralci di vite e uccelli fanno da cornice alla pala centrale
raffigurante Maria Assunta con a fianco i martiri Grisante e Daria.
La prima pietra del Santuario di Santa Maria delle Grazie viene posata il 23 giugno 1665:
la facciata si presenta con un doppio ordine sovrapposto di quattro lesene sormontate da un timpano
triangolare. La struttura muraria esterna è a mattoni a vista così come l’originario aspetto del
campanile recentemente intonacato.
L’interno, a navata unica con due altari laterali, è coperto da una volta a crociera e da volte a
vela affrescate con episodi del Santo Rosario.
L’attuale chiesa parrocchiale di Santa Maria è stata ultimata nel 1755, nello stesso
periodo in cui sono stati edificati molti edifici religiosi della zona. Si rilevano dunque, numerose
analogie con le chiese coeve. La facciata si presenta con due ordini di lesene sovrapposti: l’ordine
superiore sostiene una trabeazione.
L’altare maggiore, realizzato in marmi policromi, domina l’interno a navata unica.
La chiesa di San Silvestro, ultimata nel 1710 e costruita sulle rovine di un preesistente
edificio, presenta in facciata un rosone ellittico posto, tra due coppie di lesene, sul portale
d’ingresso. La cupola è formata da quattro tamburi ottagonali digradanti, l’ultimo dei quali è
coperto da una cuspide conica.
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L’interno a croce latina capovolta ospita gli altari laterali dedicati al Sacro Cuore e alla
Madre di Dio e il pulpito ligneo settecentesco su cui è scolpita la figura di San Silvestro.
FONTANETTO PO è caratterizzata da riferimenti storici quali il campanile romanico
normanno che, con i suoi 56 metri di altezza, domina il centro abitato; la chiesa parrocchiale di
San Martino con pulpito e coro ligneo del XVI secolo; la chiesa di San Sebastiano in stile
romanico – gotico del XIII secolo e la casa natale del violinista Gian Battista Viotti.
A PALAZZOLO VERCELLESE si segnala la chiesa parrocchiale di San Germano di
origine gotica (come si evince dal campanile originario), alla cui facciata viene aggiunto, nel 1768,
un portichetto antistante. Nel 1784 è stato innalzato il campanile, e , nel 1821, l’interno viene
completamente ridisegnato in stile barocco. Sono degne di nota le cappelle intitolate a S. Suffragio,
S. Antonio, Spirito Santo, San Giovanni Battista, San Nicola e San Francesco e una tela raffigurante
Sant’Antonio da Padova opera del Moncalvo.
Si segnalano la chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, anticamente conosciuta come
chiesa della Madonna dell’Ala; la chiesa di San Giuseppe, un tempo chiesa campestre; la chiesa di
San Sebastiano; la Confraternita della SS. Trinità; la Confraternita dei SS. Angeli e la chiesa
della SS. Annunziata.
Fa capolino tra le risaie nei pressi di TRINO il campanile ottagonale romanico
dell’Abbazia di Lucedio, antico monastero cistercense. Il complesso monastico è stato edificato nel
1123 dai monaci dell’abbazia francese di La Festé per volontà dei Marchesi del Monferrato.
In seguito ad un accurato intervento di bonifica del territorio, sono stati realizzati altri nuclei
rurali quali Castelmerlino, Darola, Leri, Montarolo, Montarucco, Pobietto e Ramezzana.
La prosperità dell’Abbazia e
delle grange è continuata fino alla fine
del Seicento quando i Monaci sono
stati trasferiti a Castelnuovo Scrivia
dal vescovo di Casale Monferrato e la
chiesa interdetta da una bolla papale
che
accusava
trascuratezza
della
disciplina monastica.
Abbazia di Lucedio
Le
grange
prima
affidate
all’Ordine Mauriziano, poi cedute da
Napoleone al governatore del Piemonte sono tuttora utilizzate ai fini della produzione agricola.
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Dell’antico complesso cistercense restano la sala capitolare, il refettorio e il dormitorio,
adibiti a magazzini e ricoveri per attrezzi agricoli, mentre la chiesa, a tre navate, è stata
rimaneggiata in epoca barocca.
La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, è stata riedificata nel XVII secolo su un
preesistente edificio del XIII secolo di cui ha mantenuto la base del campanile. L’interno a navata
unica conserva opere di pregio quali armadi settecenteschi in legno intagliato, dipinti di Guglielmo
Tabacchetti e del Guala.
La chiesa di Santa Caterina, consacrata nel 1452 e sottoposta a successivi rimaneggiamenti
nel corso dei secoli, serba al suo interno lapidi funerarie cinquecentesche, cappelle barocche e una
decorazione neogotica sulla volta e sulle pareti perimetrali eseguita durante i lavori di restauro del
1911.
Si segnalano, inoltre, la chiesa di San Giovanni, con facciata in mattoni a vista; la chiesa di
San Lorenzo, costruita nel XVIII secolo; San Michele in Insula, sorta come basilica paleocristiana
e ripristinata nel VII secolo; e il Convento delle Suore Domenicane il cui nucleo originario risale
al XIV secolo.
Gli insediamenti collinari sono posti prevalentemente sulle parti più alte dei rilievi sia per
ragioni di strategia militare, sia per maggior stabilità rispetto ai versanti scoscesi soggetti a erosione.
Nei pressi della sommità, da cui si domina il paesaggio, sono posizionati la chiesa parrocchiale o il
Castello, coma accade a Gabiano e a Villamiroglio.
Il Castello di GABIANO, edificato da Aleramo, primo Marchese del Monferrato, ha subito
alterne vicissitudini fino al 1615 quando, in
seguito ad un assedio, è stato interamente
distrutto e ricostruito.
Recentemente restaurato, conserva le
quattro torri laterali, il torrione quadrangolare e
l’imponenza tipicamente medioevale.
Il Castello, attualmente proprietà della
famiglia Cattaneo, è visitabile su richiesta, e
Gabiano - Castello
ospita al suo interno una ricca collezione d’arte
e un’armeria.
La chiesa parrocchiale, eretta nel 1690 sui resti di una pieve medioevale di cui conserva il
campanile, ha subito, nel corso del XIX secolo, trasformazioni che ne hanno stravolto la facciata.
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L’interno, ripartito in tre navate coperte da volte a botte, conserva affreschi del Maggi e tele del
‘700.
La chiesa di San Carpoforo a Cantavenna risale agli ultimi anni del XIX secolo: la facciata
è scandita da due ordini sovrapposti secondo il gusto neoclassico che contraddistingue anche i
decori dell’interno.
A Varengo, frazione di Gabiano, si segnala la chiesa di Sant’Eusebio, eretta tra il 1776 e il
1780 dal Magnocavalli in stile barocco piemontese.
La chiesa, edificata sui resti del castello medioevale, conserva al suo interno una pala
raffigurante la lapidazione del Santo.
E’ da ascriversi al Magnocavalli anche il progetto della parrocchiale dedicata a San Michele
e San Filippo, realizzata nella metà del XVIII sec.
La chiesa, in mattoni a vista, si erge sulla cima della collina su cui è adagiato il tranquillo
borgo di VILLAMIROGLIO. La devozione a questi Santi è, forse, imputabile alla presenza di
popolazioni longobarde intorno all’VIII secolo.
La fondazione del borgo primigenio è da
ascriversi
alla
famiglia
Miroglio,
responsabile
dell’edificazione della Villa di Santa Maria per
opporre resistenza ai continui attacchi dei marchesi
del Monferrato. In seguito all’estinzione del ramo
aleramico avvenuta nel 1305, subentra la dinastia dei
Paleologi, e proprio a Teodoro I Paleologo i signori di
Villamiroglio - Chiesa parrocchiale
Villamiroglio si sottomettono il 12 aprile 1314.
La dominazione dei marchesi del Monferrato
prosegue fino al 1713, quando, in seguito al Trattato di Utrecht, il territorio diventa dominio dei
Savoia.
Confina con la provincia di Torino MONCESTINO, borgo di origini celtiche divenuto
Comune nel 1245. Del castello medioevale proprietà prima dei Miroglio, poi dei Callori di Vignale,
dei Marchesi del Carretto di Moncrivello, quindi delle suore di Maria Ausiliatrice, resta la Villa del
Carretto, un edificio nobiliare settecentesco.
La Cappella votiva di San Sebastiano e San Rocco, costruita nel 1630 e modificata nel
corso del XIX secolo, è un edificio a pianta circolare con colonne in granito e archi a tutto sesto
nella parte inferiore a cui si sovrappongono finestre circolari.
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La chiesa parrocchiale dell’Assunta, risalente alla metà del XVI secolo, ha subito un
ampliamento nel 1761, anno in cui sono stati realizzati il campanile, il tiburio e l’abside ottagonale.
La facciata e l’aula destinata ai fedeli risalgono ai primi anni del XIX secolo, mentre di antica
fattura sono la balaustra in stile romanico e la mensa d’altare.
Il più antico e imponente maniero è, senza dubbio, il Castello di CAMINO, la cui
costruzione risale all’anno Mille ad opera dei primi marchesi Aleramici. La fortezza è stata
realizzata secondo lo schema dei Castellari con la torre di avvistamento, il recinto con ponte
levatoio e le abitazioni del castellano e dei soldati.
Ampliato e ulteriormente
fortificato, il castello diventa, nel
corso del XIII secolo, luogo in
cui le popolazioni locali possono
ripararsi dagli attacchi sferrati ai
Marchesi del Monferrato dai
confinanti
Alessandrini
e
Vercellesi.
Nel
Camino - Castello
castello
XIV
passa
secolo,
ai
il
marchesi
Scarampi di Villanova a garanzia di un prestito concesso a Teodoro Paleologo per il finanziamento
di una campagna militare a Costantinopoli.
Nei secoli successivi ha subito una serie di saccheggi, culminati nell’incendio del 1631 ad
opera dei francesi.
Il castello, visitabile previa richiesta di autorizzazione della famiglia Gutris attuale
proprietaria, conserva cimeli storici nel cortile interno, logge, una ricca biblioteca, una sala da
pranzo quattrocentesca con camino istoriato, saloni settecenteschi di gusto francese e nella cappella,
risalente alla seconda metà del XIV secolo, una tavola attribuita a Macrino d’Alba.
La chiesa parrocchiale di San Lorenzo, realizzata tra il 1600 e il 1789 su un preesistente
edificio cinquecentesco, presenta in facciata un andamento curvilineo tardo barocco.
Nei pressi di Camino si trova Gaiano, la cui vocazione agricola è nota fin dall’antichità:
documenti risalenti al 943 d.C. parlano di “Montegallianum cum terris, vineis, campis, pratis,
silvis”. La tenuta viene donata, nel 1152, ai Monaci Cistercensi di Santa Maria di Lucedio, che si
dedicano alla viticoltura, sperimentando innesti per selezionare incroci resistenti ai parassiti e alle
malattie.
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Le cantine erano collegate, attraverso un passaggio segreto, al convento di Suore
Benedettine di Rocca delle Donne, convento chiuso da Papa Alessandro VI Borgia nel 1492 a
causa della leggerezza dei costumi delle suore ospiti.
Situato in posizione dominante, il monastero si presenta come una fortezza con cortile
interno in parte porticato.
La chiesa di San Gottardo, nella frazione Castel San Pietro, si sviluppa secondo lo schema
di un edificio romanico a pianta quadrangolare coperto da tetto a capanna.
Archetti pensili decorano la facciata e il campanile, mentre l’interno è ornato da affreschi
risalenti al 1478 raffiguranti scene della vita del santo.
Proseguendo verso Casale, si incontra PONTESTURA, il cui insediamento primigenio di
origine ligure, si è sviluppato in epoca romana ed è divenuto, in epoca medioevale, sede dei
Marchesi del Monferrato. Ancora oggi è possibile individuare il tracciato delle mura dell’antico
castello sul prato del campo da calcio al centro del borgo.
Sull’attuale piazza Castello si affaccia il Teatro Verdi, costruito agli inizi del secolo scorso
e utilizzato come sala da ballo e cinematografo fino ai primi anni ’80, e, in seguito, chiuso. Il
Comune lo ha acquistato, restaurato e nuovamente aperto nel 1994.
La chiesa parrocchiale di Sant’Agata, in stile gotico
lombardo, presenta una facciata in cotto e pietra ripartita da
contrafforti, mentre l’interno, suddiviso in tre navate da due file
di pilastri cruciformi, ospita un fonte battesimale in pietra
risalente al VIII secolo decorato con fregi paleocristiani.
Vi sono conservate tele attribuite alle figlie del Moncalvo
tra cui La Madonna del Rosario, una copia di un dipinto del
padre realizzata da Orsola Caccia, e tele del Guala (Martirio di
San Bartolomeo e Sant’Agata).
In seguito al ritrovamento di un mammut, al momento
Pontestura - Chiesa parrocchiale
custodito presso la Soprintendenza a Torino, si è individuato un
sito di rilevanza archeologica.
L’origine del nome del paese è incerta: l’ipotesi più attendibile la attribuisce all’antico
traghetto per l’attraversamento del Po, Pons Sturae; mentre, altri richiamano il Pons Turris, il ponte
turrito di epoca celto-gallica su cui, secondo la tradizione popolare, è transitato Annibale con i suoi
elefanti nel 218 a.C.
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Il patrimonio paesaggistico storico – culturale di CONIOLO è stato segnato dall’attività
estrattiva esercitata sul suo territorio. Intorno agli anni ’20, infatti, l’antico nucleo di Coniolo Basso
è parzialmente crollato in seguito alle escavazioni del sottosuolo per estrarre la marna. Sono così
andati distrutti il castello dei Fassati e la chiesa di Sant’Eusebio, il cui coro ligneo è conservato
all’interno della neogotica chiesa di Santa Maria.
E’ stata rinvenuta una necropoli risalente all’età del Bronzo finale a Pobietto, frazione di
MORANO: si tratta di quaranta tombe con sepoltura a cremazione databili tra la metà dell’XI e la
fine del X secolo a.C. appartenenti alla cultura del Protogolasecca. L’attribuzione è giustificata
dallo stretto legame degli insediamenti locali con le aste fluviali della Pianura Padana, quali vie di
comunicazione con le alte valli del Rodano e del Reno, legame che, nel corso del IX secolo a.C., si
diraderà, forse, a causa di condizioni di instabilità del regime idrografico.
La necropoli è caratterizzata da recinti circolari e rettangolari con tumulo di terra; le
sepolture sono organizzate a gruppi che rispecchiano presumibilmente la suddivisione in clan
famigliari.
I corredi funerari sono composti da “urne con decorazione a fila di piccole impressioni
circolari, perline in pasta vitrea, fibule ad arco serpeggiante in due pezzi, spilloni a castone, coltelli,
(…), ceramica con decorazione a larghe solcature, spilloni a capocchia sferica”1.
Si sono rinvenuti recipienti di argilla, oggetti d’abbigliamento, di ornamento oppure piccoli
utensili di uso personale quali aghi da cucito o ami da pesca, più numerosi nelle tombe femminili e
nella fase più recente. I reperti ritrovati sono esposti presso la sezione archeologica del Museo
Civico di Casale Monferrato.
Lo scavo di questa necropoli ha reso
disponibile un ampio repertorio di tipologie fittili
e
metalliche
scarsamente
documentato
in
Piemonte negli aspetti funerari e numerose
informazioni sui riti e culti che si svolgevano
durante la sepoltura dei defunti2.
Intorno al XII - XIII secolo si hanno le
prime notizie della grangia di Pobietto nata nei
Grangia di Pobietto
pressi di Morano come proprietà dell’Abbazia di
Lucedio. Nei secoli successivi la tenuta subisce
1
M. VENTURINO GAMBARI, Una necropoli per il 2000, L’Informafiume n. 6, gennaio 2000.
M. VENTURINO GAMBARI (a cura di), In riva al fiume Eridano, una necropoli dell’età del Bronzo finale a Morano
sul Po, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 1999.
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ampliamenti: nel ‘700 viene costruita la chiesa e nel ‘800 la manica d’ingresso.
Il complesso comprende edifici destinati alla residenza, all’attività agricola, all’educazione e
al culto che oggi si trovano in diversi stadi di conservazione.
La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista è stata consacrata nel 1551 e ricostruita a
partire dal XVIII secolo. Nel 1830 la ricostruzione è ultimata con la realizzazione della facciata
neoclassica, modificata nel 1937 da Mario Micheletti che vi ha dipinto un’immagine di Giovanni
Battista con intorno rappresentazioni sacre raffiguranti L’Annunziata, il Presepe, il Battesimo di
Gesù, l’Ingresso del Maestro in Gerusalemme, L’ultima Cena, Gesù schernito, la Crocifissione, la
Resurrezione.
Sempre sulla sponda destra del Po si trova BALZOLA, in cui si segnalano il castello
Grignolio costruito all’inizio del XX secolo in stile neogotico dalla famiglia Fassati; la chiesa
parrocchiale dell’Assunta, di sobria impostazione settecentesca, opera del Magnocavalli; e la
chiesa di San Michele, edificio a croce greca e altare in posizione centrale, commissionato dai
Fassati allo Scapitta, che conserva al suo interno tele di Pier Francesco Guala risalenti al 1722.
Balzola trae origine dall’antica mutationes romana al dodicesimo miglio sulla strada tra
Lomello e Augusta Taurinorum. Si sono rinvenute la vecchia strada e alcune tombe di epoca
romana: in seguito all’intervento della Soprintendenza, le aree dei ritrovamenti sono tutelate anche
attraverso le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore.
Balzola - Chiesa parrocchiale
Balzola - Chiesa di San
Michele
Di origini romane è anche FRASSINETO PO, punto strategico per l’attraversamento del
fiume. In epoca medioevale è stata governata dai Vescovi di Vercelli, e, da questi, ceduta ai Cane di
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Casale Monferrato. Nel XIV secolo, dopo un periodo in cui è stata governata dai Marchesi del
Monferrato, è passata ai Visconti di Milano, e, nel 1446, il territorio di Frassineto è divenuto riserva
di caccia dei Gonzaga.
Feudo dei signorotti
locali, è, nel corso del XVII
secolo, passaggio obbligato
per
l’esercito
spagnolo
diretto su Casale Monferrato,
e terreno di battaglia tra le
truppe
Frassineto Po - Casa
parrocchiale
piemontesi
e
Frassineto Po - Chiesa parrocchiale
austriache durante la II Guerra d’Indipendenza, nel 1859.
In
Piazza
del
Municipio
sorge
la
parrocchiale
di
Sant’Ambrogio e San Giorgio, costruita tra il 1444 e il 1454 dal Marchese del Monferrato.
La chiesa, a croce greca, è in stile neoclassico, mentre il campanile romanico è la torre
dell’antico castello. Al suo interno sono conservate iconografie sacre realizzate da Guglielmo
Caccia, detto il Moncalvo, dal Pellegrino e da Orsola Caccia, e l’altare ligneo opera della Scuola
Gaudenziana di Vercelli, riconosciuto Monumento Regionale.
In via Marconi sorge Palazzo Mossi realizzato, nel 1812, dai fratelli Argentero su progetto
dell’architetto Vittoli di Spoleto per il Vescovo di Alessandria Vincenzo Mossi. La villa è stata
lottizzata in epoca fascista: una parte di essa è attualmente proprietà del Comune che la impiega per
usi pubblici.
Si segnalano, inoltre, sempre di proprietà comunale, la Chiesetta Rurale di San Rocco, in
stile gotico, edificata dal Marchese Guglielmo Gonzaga, che conserva al suo interno un affresco
attribuibile al “pictor casalensis” Giorgio Alberini; la chiesa Madonna degli Angeli, in stile
barocco, edificata sul terreno su cui sorgeva l’antico cimitero.
La chiesa parrocchiale di Sant’Emiliano di VILLANOVA
MONFERRATO è stata ricostruita in stile eclettico nella metà del
XIX secolo. Essa presenta una ripartizione in cinque navate: le
estremità delle navate, ai lati dell’altare maggiore, sono decorate da
dipinti di Emilio Massaza raffiguranti Re David con la cetra e Il
patriarca Mosé.
Villanova Monferrato Chiesa parrocchiale
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CASALE
Uno dei più antichi monumenti casalesi è la Cattedrale
di Sant’Evasio, consacrata con la bolla firmata da Papa Pasquale
II nel 1108, ma, dell’antica chiesa, restano il perimetro e il
nartece, il vestibolo dei catecumeni raro esempio di architettura
armena. Il resto dell’edificio ha subito numerose modifiche a
partire dal 1215 quando, in seguito ad un incendio appiccato
dagli Alessandrini, si è resa necessaria la ricostruzione delle
volte a costoloni che ricoprono le cinque navate in cui è ripartita
la chiesa.
Nella seconda metà del Settecento, sul braccio destro del
transetto è stata eretta, su disegni di Benedetto Alfieri, la
Cappella di Sant’Evasio.
Durante i lavori di restauro eseguiti tra il 1858 e il 1872
dall’architetto Carlo Arborio Mella, sono stati ricostruiti i
Casale Monferrato - Duomo
capitelli dei pilastri delle navate, e anche la facciata, ad esclusione della parte superiore del portale e
degli archetti rampanti, è stata modificata.
Addirittura, Antonelli aveva suggerito, in favore di un edificio moderno, la demolizione
della chiesa, scongiurata solo grazie all’intervento dell’architetto Luigi Canina.
All’interno della Cattedrale è conservato un Crocefisso in legno rivestito da lamine
d’argento e ornato da cristalli realizzato nel XII secolo da artisti lombardi e trafugato dal Duomo di
Alessandria nel 1404. Il deambulatorio ospita alle pareti i resti dei pavimenti musivi della metà del
secolo XII: vi sono rappresentati mostri mitologici ed episodi della Bibbia.
Coeva all’impianto originario della cattedrale è la Torre Civica, costruzione a pianta
quadrata realizzata, a scopi difensivi, nell’XI secolo e, in seguito, simbolo dello splendore
comunale.
Dopo un devastante incendio, all’inizio del Cinquecento, i Paleologi hanno commissionato
la realizzazione della cella campanaria a Matteo Sanmicheli. Il coronamento si presenta a pianta
quadrata alleggerito da quattro bifore, e sormontato da una loggia ottagonale culminante con un
colonnato, coperto da un cupolino ornato da delfini.
Superfetazioni si sono sovrapposte nel corso dei secoli: un intervento di restauro attuato nel
1920 ha ricondotto la torre civica alle forme attuali.
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Il Castello, a pianta esagonale asimmetrica con quattro torrioni tronco – conici, cinto da
fossato, è stato realizzato per volontà di
Giovanni
II
Paleologo
Marchese
del
Monferrato intorno al 1350 e successivamente
ampliato nel 1400.
Con l’estinzione della dinastia Paleologa
con l’ultima discendente Margherita, che sposa
Federico II Gonzaga, anche il castello passa
nelle mani dei duchi mantovani. Nel corso del
XVI secolo, i Gonzaga occupati nelle opere di
Casale Monferrato - Castello
fortificazione della città, costruiscono i quattro
rivellini e irrobustiscono i fianchi e le torri.
Oggi il castello, parzialmente in restauro, è visitabile solo all’esterno a causa delle
condizioni fatiscenti in cui versa: vengono occasionalmente aperti al pubblico i cammini di ronda e
i sotterranei dell’ala occidentale ricostruiti nel Settecento.
Il Palazzo Anna D’Alençon è conosciuto come la dimora della moglie dell’ultimo
Marchese del Monferrato Guglielmo IX. La residenza, che risale alla fine del XV secolo, conserva
al suo interno un porticato con colonne in mattoni e capitelli nella forma originaria. L’interno non è
visitabile in quanto è sede di alcuni studi professionali.
Guglielmo VIII di Monferrato, volendo erigere un luogo di culto a memoria del suo
marchesato, ha intrapreso nel 1474 l’edificazione della chiesa e del
Convento di San Domenico.
La fabbrica del complesso monastico, iniziata in forme
gotiche, è proseguita per oltre trent’anni, fino agli inizi del ‘500,
quando
maestranze
lombarde
hanno
apposto
un
portale
rinascimentale sulla facciata in laterizio tripartita da contrafforti.
L’interno, ripartito in tre navate coperte da volte a crociera,
ha subito alcune modifiche nel corso del Settecento ad opera
dell’architetto Francesco Ottavio Magnocavalli che ne ha
trasformato il presbiterio.
Esso ospita due grandi tele di Pier Francesco Guala, Il
miracolo del libro e La resurrezione di Felice Orsini, mentre una
Casale Monferrato - Chiesa di
San Domenico
terza intitolata La battaglia degli Albigesi e datata 1724, è collocata nel transetto di destra.
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Si segnalano inoltre le acquasantiere di inizio Cinquecento; il monumento funebre di
Benvenuto Sangiorgio, a lato dell’ingresso, attribuito a Matteo Sanmicheli; l’affresco Madonna con
Bambino tra i Santi Domenico e Giovanni Battista attribuito alla bottega di Giovanni Martino
Spanzotti; nel transetto La battaglia di Lepanto, opera di Guglielmo Crosio (1626); nella cappella
La Raffigurazione dei misteri del Rosario di Giorgio Alberini e la tela intitolata a Dio Padre di
Niccolò Musso.
Durante il governo di Teodoro Paleologo, viene ricostruita la chiesa di Santa Croce e
edificato il primo chiostro con le colonne rivestite in terracotta scanalata e decorato, a fine
Cinquecento, nelle lunette, da affreschi del Moncalvo sul tema dei miracoli di San Nicola da
Tolentino.
Oggi dal chiostro si accede al Museo Civico, inaugurato nel 1995, che raccoglie opere
pittoriche, sculture, ceramiche, argenti e antichi tessuti.
Alla seconda metà del XV secolo risale anche Palazzo del Carretto, edificato
dall’omonima famiglia di Savona imparentata con i Paleologi. L’edificio, restaurato nel 1907
dall’ingegner Vittorio Tornielli, racchiude al suo interno un cortile con pozzo centrale sul quale si
affaccia un portico colonnato ad “L” e grandi monofore.
La chiesa del Gesù è stata edificata, all’inizio del ‘500, dai confratelli della Compagnia
degli Angeli: l’edificio si presenta a navata unica coperta da un soffitto a cassettoni decorato con
rosoni e monogramma di Cristo risalente alla metà del secolo.
Al suo interno è conservato un polittico della bottega di Martino Spanzotti raffigurante al
centro Madonna con Bambino e Sant’Anna, negli scomparti laterali San Michele, San Bernardino,
San Francesco e San Paolo sormontati da Deposizione di Cristo e due tondi con Angelo e
Annunziata. Di fronte si colloca una tela del Guala raffigurante l’Assunta, e, nell’abside, un dipinto
su tavola di Bernardino Ladino in cui è rappresentata La circoncisione di Cristo riproduce sullo
sfondo la città di Casale.
Nei primi anni del XVI secolo, la confraternita di San Michele ha ricevuto in concessione
l’uso dell’antico battistero del Duomo. La chiesa di San Michele (o dei Nobili) è a pianta
ottagonale coperta da una cupola decorata con affreschi attribuiti al pittore pavese Giovanni
Antonio Cassano e raffiguranti le Storie dei tre Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele intercalati
da mascheroni e grottesche. Le pareti laterali sono decorate da dipinti del Moncalvo e datati 1615:
Annunciazione, Annuncio ai pastori, Natività, San Michele Arcangelo, Assunta con San Francesco
e Monaco Certosino, Riposo in Egitto.
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La chiesa di Sant’Antonio Abate, ampliata nel 1555 dai Francescani, è a unica navata con
cinque cappelle per lato e con un finto loggiato sovrastante.
Il restauro eseguito tra il 1960 e il 1965 ha ampliato lo spazio interno della chiesa attraverso
un arretramento dell’altare maggiore. Si segnala un polittico raffigurante la Genealogia della
Vergine opera di Gandolfino da Roreto.
La facciata a capanna è decorata da bassorilievi che rappresentano i volti dei quattro
Evangelisti, mentre l’affresco centrale con l’immagine di Sant’Antonio che distribuisce i suoi averi
ai poveri è opera di Rodolfo Morgari.
La chiesa di San Paolo, consacrata nel 1595, è stata edificata durante il governo dei
Gonzaga su disegno dell’architetto Lorenzo Binago.
E’ stata la chiesa dei Barnabiti fino all’insediamento dei padri Camilliani avvenuto nel 1800.
Al suo interno sono conservate importanti opere quali la Conversione di San Paolo attribuita a
Giorgio Alberini; La Decollazione di San Paolo, San Matteo e l’Angelo, Il martirio di San Matteo,
Assunzione della Vergine del Moncalvo; Vocazione di San Matteo di Francesco Van Casteel.
La chiesa ospita sulla destra la cappella della Santa Casa della Vergine di Loreto: si tratta di
una riproduzione della Santa Casa di Nazareth di Michelangelo, commissionata da Padre Dalmazio
Poteri e realizzata tra il 1640 e il 1645.
La chiesa di Santo Stefano, nel corso dei secoli, è stata più volte oggetto di intervento: si
tratta, infatti, di un edificio di antico impianto rimaneggiato a metà del XVII secolo su progetto di
Sebastiano Guala. La facciata, iniziata nel Settecento, è stata terminata solo alla fine del XIX
secolo. L’edificio è a pianta centrale fortemente sviluppato in altezza.
Si segnalano, al suo interno, un dipinto del Moncalvo (Santa Cecilia tra San Rocco,
Sant’Evasio, Sant’Agata e San Pietro), una tela di Francesco Cairo (Martirio di Santo Stefano), un
quadro di Giovanni Francesco Caroto (Martirio di San Sebastiano), ovali raffiguranti Profeti,
Apostoli e la Vergine di Pier Francesco Guala.
Negli ultimi anni del XVI secolo è stata definitivamente ricostruita la chiesa di Sant’Ilario.
All’interno dell’aula suddivisa in tre navate sono esposte opere di Niccolò Musso: una tela
raffigurante San Francesco in preghiera ai piedi del Crocefisso e la pala d’altare con Madonna del
Carmine che porge l’abito al monaco Simone Stock.
Durante il periodo gonzaghesco, e più precisamente tra il 1590 e il 1595, è stata eretta la
Sinagoga quale simbolo del peso politico della comunità israelitica. Gli ebrei sebbene venissero
considerati stranieri privi di diritti politici avevano il controllo dei dazi e della zecca.
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L’edificio, a pianta rettangolare è
ornato da decorazioni lignee e stucchi dorati; i
matronei ospitano il Museo Regionale di Arte
Sacra
Israelitica,
costituito
grazie
alle
donazioni delle comunità di Alessandria, Asti,
Genova, Torino e Vercelli nel 1969. Al suo
interno sono raccolti arredi legati al culto,
tessuti
Casale Monferrato - Sinagoga
ma
anche
oggetti
comunemente
utilizzati nella vita quotidiana.
Presso la Sinagoga si trova anche
l’Archivio della Comunità, in cui sono conservati manoscritti, libri religiosi, verbali dell’Università
israelitica di Casale dal 1588, documenti attestanti le concessioni dei Gonzaga a favore degli Ebrei e
i rapporti con la comunità cristiana.
E’ consuetudine far coincidere l’inizio della stagione Barocca piemontese con la
progettazione della chiesa di San Filippo. Nei primi anni del Seicento inizia la sua edificazione
presso le mura di cinta della città, ma, quando la chiesa non è ancora ultimata, viene abbattuta per
ragioni di difesa. Nel 1671 se ne intraprende nuovamente la costruzione secondo il disegno di
Sebastiano Guala: alcuni errori progettuali causano il parziale crollo del cantiere. Si procede ad
un’ulteriore demolizione e ad un nuovo rifacimento grazie all’intervento di Giovanni Battista
Scapitta.
La chiesa, consacrata nel 1721, si presenta con impianto a croce greca coperto da una cupola
affrescata nella seconda metà del XIX secolo (1877).
Si conservano all’interno affreschi e tele di pregio: ai lati dell’ingresso si notano San Filippo
salva i muratori cadenti da un’impalcatura e L’incontro di San Filippo con San Felice del pittore
caravaggesco Mattia Preti, sulle pareti Storie della vita e dei miracoli di San Filippo di Giovanni
Peruzzini, sull’altare di sinistra Madonna con San Filippo del pittore casalese Martinotti, sull’altare
di destra Vergine con i Santi Carlo Borromeo e Giovanni Battista di Federico Bianchi e tela
raffigurante San Carlo e la peste di Milano del Moncalvo. L’altare maggiore è stato eseguito nel
1749 dalla famiglia di scultori Pelagatta di Viggiù; alla sua destra un’opera di Andrea Porta
raffigura Il sogno di San Filippo.
Nel 1619 viene consacrata la chiesa della Misericordia la cui facciata, decorata da lesene e
cornicioni, è scavata da quattro nicchie con statue. L’edificio, che si sviluppa su una pianta centrale
a base quadrata, ospita al suo interno tre altari con tele del Pallavicini La Vergine del Soccorso,
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l’Angelo Custode, e la Triade terrena. Oggi la chiesa è sconsacrata ed è di proprietà del Comune
che vi organizza mostre d’arte.
La chiesa di Santa Caterina, consacrata nel 1726, è stata edificata da Giacomo Zanetti su
progetto di Giovanni Battista Scapitta per le monache domenicane. La facciata che presenta un
andamento leggermente curvilineo è scandita, verticalmente, da lesene e colonne, e,
orizzontalmente, da cornici aggettanti. I due piani culminanti in un frontone modanato sono decorati
da foglie d’acanto in stucco.
Lo spazio interno è coperto dal tamburo ellissoidale, su cui si appoggia la cupola con
lanternino. Affreschi raffiguranti Santi e allegorie delle virtù, realizzati da Giovanni Carlo Aliberti,
adornano le pareti interne sino al cornicione, mentre il tamburo e la cupola sono stati dipinti da
pittori di fama minore. Sull’altare maggiore campeggia la statua marmorea della Vergine Assunta,
opera dello scultore Giovanni Battista Bernero.
Nel 1728, è stato completato, da Francesco Gallo e Giacomo Zanetti, il disegno della chiesa
di San Pietro Apostolo. L’interno, a pianta centrale, è coperto dalla cupola ellittica e dal colonnato
che definisce il deambulatorio.
Il coro è decorato da un tempietto ligneo intagliato, di fine Seicento, attribuito allo scultore
Giovanni Maria Guala Molino, formato da colonne tortili che incorniciano le statue di San Pietro,
San Paolo, San Matteo e la Vergine.
Nel 1785 la società dei Nobili da poco costituitasi inizia i lavori per realizzare un teatro in
muratura (l’attuale Teatro Comunale), laddove, già nei primi anni del XVII secolo, sorgeva una
costruzione in cui venivano rappresentati gli spettacoli.
Il progetto è commissionato all’architetto umbro Agostino Vitoli, e il 26 novembre 1791 il
teatro viene inaugurato con un’opera inedita “La moglie capricciosa” di Vincenzo Fabrizio.
E’ formato da una platea a forma di ferro di cavallo il cui plafone, in cannicciato e stucco, è
stato decorato da Angelo Moja con immagini raffiguranti le Muse, da quattro ordini di palchi e da
un loggione.
I tendaggi del palco sono sorretti da cariatidi in stucco opera di Abbondio Sangiorgi su
disegno di Pelagio Pelagi, mentre i palchi sono decorati da elementi in stucco realizzati da Leone
Buzzi.
Nel 1861 il teatro è stato ceduto al Comune, che, nel secondo dopoguerra, lo ha chiuso al
pubblico sino al 1990, quando, terminati i lavori di restauro, è stato riaperto.
Il Palazzo Sannazzaro, già esistente in periodo gotico, come testimoniano le tracce di
merlature ghibelline e alcune monofore, è stato trasformato, in epoca barocca, da Zanetti, su
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disegno degli Scapitta. La facciata è caratterizzata da un portale con rosta e stemma dei Sannazzaro;
e, all’interno, vi è un cortile con porticato colonnato in cui si sono rinvenuti busti romani.
Palazzo Magnocavalli è stato edificato nella prima metà del XVIII secolo, con interventi di
Benedetto Alfieri. La facciata presenta un doppio ordine di finestre. Attraverso uno scalone
elicoidale si accede al piano nobile, le cui volte sono affrescate dal genovese Ratti.
Palazzo Gozani di San Giorgio, sede Municipale, è stato iniziato nel 1775 su progetto del
piemontese Nicolis di Robilant. La facciata presenta i tre ordini di finestre tipici del settecento
piemontese; il portale d’ingresso con il sovrastante balcone raccoglie in sé gli elementi decorativi
più preziosi dell’intero edificio.
La sala da ballo (attuale sala consigliare) è stata affrescata da Lorenzi; servendosi dello
scalone d’onore, ornato dalle statue del Bernero si accede alla Sala Giunta, riccamente decorata così
come gli altri ambienti di rappresentanza.
Un elegante esempio di architettura barocca è fornito dal Palazzo Gozani di Treville,
eretto, tra il 1710 e il 1740, su progetto di Gian Battista e
Vincenzo Scapitta.
La facciata presenta una particolare curvatura per
consentire l’ingresso delle carrozze all’interno del cortile,
su cui si affacciano nicchie, statue, finestre, balconate e
aperture sul giardino retrostante.
L’atrio di accesso con colonne binate è decorato da
affreschi che amplificano la prospettiva. Si accede al piano
superiore attraverso un ampio scalone a due rampe la cui
volta è opera del Guala. Le pareti e la volta del salone di
ingresso sono affrescate da Cignaroli, Lorenzi, Natali e
Ratti.
Il palazzo ha subito una parziale sistemazione
neoclassica ad opera dell’architetto vicentino Bertotti –
Casale Monferrato - Palazzo Gozani
di Treville
Scamozzi.
A BORGO SAN MARTINO l’attuale chiesa parrocchiale di San Quirico e Giulitta è il
risultato di un intervento di restauro conclusosi nell’800, così come si evince dallo stile eclettico che
ne caratterizza la facciata.
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Dopo aver acquistato la settecentesca villa dei Marchesi Scarampi, Don Bosco trasferisce a
Borgo San Martino il Piccolo Seminario di Mirabello. Negli anni ’20 la villa e il parco subiscono
una trasformazione profonda che restituisce alle forme attuali il Collegio Salesiano di San Carlo,
attivo fino alla fine degli anni ’90.
Nella pianura verso Valenza Po, si arriva a TICINETO, dove la parrocchiale
dell’Assunta, in stile barocco, ospita dipinti attribuiti al Guala
(San Francesco da Paola, la Pentecoste, San Michele).
Il Municipio di VALMACCA ha sede nel castello,
voluto dai conti Cavaglià intorno al 1100: dopo successive
ricostruzioni, oggi si presenta con un impianto compatto di
forma quadrangolare, in cui si rilevano le varie fasi edificatorie
nei particolari costruttivi (muratura in mattoni a vista
trecentesca, sala interna quattrocentesca).
Nel 1619 è passato a Francesco Scozia conte di
Benevello e consigliere di Murisengo, e, nel 1920, a Emilio
Guasco Gallarati di Bisio e Francavilla che lo dona al Comune.
Ticineto - Chiesa parrocchiale
Si segnala la neoclassica chiesa della Natività di
Maria Vergine che, in facciata, presenta un frontone triangolare sorretto da otto emicolonne.
L’interno è di forma rettangolare con altari nelle navate laterali, presbiterio con balaustra marmorea,
e crocefisso in ceramica realizzato dallo scultore locale Luigi Bagna.
Al confine con la Provincia di Vercelli, si estende il territorio del Comune di BOZZOLE,
paese natale di Carlo Noè, ingegnere idraulico al quale si deve la realizzazione del canale
d’irrigazione Cavour. Si segnalano la chiesa parrocchiale di Maria Vergine (1727) e l’oratorio
della Natività (XVII-XVIII sec.).
Dal 1684, anno di una rovinosa alluvione, il 17 novembre, gli abitanti di Bozzole
mantengono fede al voto sottoscritto con la processione alla Madonna dell’Argine. Si tratta di una
statua realizzata nel 1857 sul luogo dove sorgeva una cappella ai piedi della quale si arrestò l’acqua
della temibile inondazione del XVII secolo.
Su uno degli ultimi rilievi del Monferrato si colloca il borgo di POMARO
MONFERRATO, dominato dal castello, costruito nel XII secolo dai Calvi di Bergolo
strategicamente al confine tra il Marchesato del Monferrato e il Ducato di Milano. L’antico maniero
è stato distrutto nel 1640 dalle truppe spagnole in ritirata verso l’Oltrepo, e, in seguito, ricostruito
nel XVIII secolo.
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Dell’originaria costruzione si conservano, sul fronte verso valle, tre torri poligonali con
merlature ghibelline. Il castello è dotato di un parco con ninfeo settecentesco.
Dell’antica fortezza faceva forse parte
la parrocchiale di Santa Sabina, chiesa a tre
navate coperte da volte a crociera, ultimata nel
1308. Nel 1764, l’ingegner Baretti ha curato la
ricostruzione della facciata in stile neogotico.
Il campanile conserva le antiche forme
romaniche: la sua verticalità è scandita da tre
ordini di doppie monofore e un ordine di
doppie bifore.
Si segnala un castello a GIAROLE,
Pomaro Monferrato - Castello
edificato nel 1200 dai cavalieri Sannazzaro investiti del diritto di costruire castelli da Federico
Barbarossa nel 1163. La fortezza ha un impianto
quadrangolare con corte interna, mentre un fossato di
difesa, oggi trasformato in giardino, correva parallelamente
alle mura.
Due torri quadrate fiancheggiano uno dei lati del
castello, che ha subito nel corso del XIX secolo
rimaneggiamenti e aggiunte neogotiche.
La chiesa di San Giacomo, edificata agli inizi del
XIV secolo quale cappella gentilizia del castello, è
suddivisa in tre navate terminanti in un presbiterio
allungato e due cappelle laterali. All’interno sono
conservate tracce di affreschi precinquecenteschi.
Fuori del centro abitato si erge la chiesa di San
Giarole - Chiesa di San Pietro
Pietro, costruita tra il 1836 e il 1840 dal Vescovo
Malabaila. La facciata è scandita da quattro lesene corinzie
e decorata da un affresco del Maggi raffigurante San Pietro. Anche all’interno, a croce greca, sono
conservate opere del Maggi, insieme ad affreschi del Musso e a tele del Caccia (L’Annunciazione) e
dell’Alberini (Gesù che consegna le chiavi a San Pietro).
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VALENZA
Il tipico aspetto di insediamento militare della città di Valenza è evidenziabile nella struttura
urbanistica del centro e nella circolarità dell’impianto viario. All’inizio del XIX secolo, sono state
abbattute dalle truppe napoleoniche le mura che circondavano la città: esse si presentavano con una
struttura di tipo stellare.
L’attuale Duomo, intitolato a Santa Maria Maggiore, sorge probabilmente sul sedime di un
preesistente edificio romanico pericolante demolito per volontà del Consiglio Generale del
Capitolo. L’edificazione, diretta dall’architetto Paolo Falcone è iniziata nel 1619, ma la facciata è
stata completata solo nel 1890 e, nello stesso periodo, sono stati ultimati la pavimentazione, il
rivestimento marmoreo delle colonne e il coro. Attraverso bussole lignee barocche si accede
all’interno suddiviso in tre navate.
L’altare del lato sinistro del transetto è ornato da una tela del Moncalvo risalente al 1620 e
rappresentante la Madonna del Rosario, un tema ricorrente nell’iconografia del pittore della
Controriforma.
La chiesa di Santa Caterina, iniziata nel 1584, rimane fino al 1801 sede del monastero
delle monache Benedettine. Nel 1740 è stata sottoposta ad un intervento di restauro ad opera di
Francesco Gabetta che inserisce in facciata il portale gotico con elementi in cotto recuperato dalla
distrutta chiesa di San Francesco.
L’edificazione della chiesa della Santissima Trinità inizia nel 1585, viene trasformata per
ospitare la confraternita di Santa Maria del Cappuccio, nel XVIII e XIX secolo.
In epoca tardobarocca e, più precisamente nel 1699, si intraprende l’edificazione della
chiesa dell’Annunziata annessa al monastero delle suore Agostiniane di clausura. L’edificio, che
presenta una facciata concava in mattoni a vista, è a pianta centrale attorno alla quale sono
distribuite nicchie laterali completate da altari in stucco.
A partire dal XVII secolo, è stata avviata la costruzione di Palazzo Trecate, organizzato
intorno ad una corte chiusa. Antica dimora patrizia, oggi presenta al suo interno elementi decorativi
propri del periodo in cui ha goduto del massimo splendore come i settecenteschi trompe l’oeil e le
sovraporte.
Palazzo Pellizzari, sede del Municipio, è un edificio impostazione neoclassica realizzato,
nei primi anni del XIX secolo, dall’architetto alessandrino Giuseppe Zani.
Si segnalano la composizione che decora il cortile, la lapide in bronzo posta sullo scalone
principale, realizzata da Giacomo Manzù a commemorazione del sacrificio dei partigiani, e gli
affreschi, opera di Luigi Vacca, che ornano la sala del Consiglio.
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A testimonianza della grandezza che Valenza raggiunge nel corso dell’Ottocento, si ergono
il Palazzo Ceriana e il Palazzo Pastore, due edifici, di disegno simile, disposti l’uno di fronte
all’altro: le due famiglie rimarcano la propria agiatezza con l’avvio di notevoli imprese edilizie.
Tra il 1856 e il 1861, su progetto dell’ingegnere Pietro Clerici, viene edificato il Teatro
Sociale sul sedime del complesso conventuale di San Francesco. L’esterno presenta forme
neoclassiche; l’interno è caratterizzato da un triplice ordine di palchi e da una platea in grado di
contenere circa 250 spettatori.
Oltre Valenza, in zona collinare appare PECETTO DI VALENZA il cui centro pare essere
già abitato in epoca romana. Si segnalano la chiesa della SS. Trinità, edificata nel 1739 su progetto
di De Aquillara di Pavia, e la Certosa eretta nel 1750 e dotata di un loggiato con colonne in granito.
Sulla piazza del Municipio, nel 1920, è stato collocato il monumento scolpito da Luigi
Contratti e dedicato a Giuseppe Borsalino al quale si deve la fondazione dell’omonima industria di
cappelli di Alessandria e la realizzazione del primo lotto dell’acquedotto del Comune di Pecetto.
Nel punto più alto del paese sorge la chiesa di Santa Maria e San Remigio (1739), a cui si
accede attraverso una scalinata in pietra. La facciata interamente in mattoni a vista è ingentilita da
un portichetto intonacato; l’interno, a navata unica, presenta quattro cappelle laterali.
Alla confluenza del Po e del Tanaro, si estende il territorio del Comune di BASSIGNANA.
Si sono rinvenuti reperti archeologici risalenti all’epoca romana nei pressi della chiesa cimiteriale
di San Giovanni Battista, evidenziata quale sito archeologico nelle Norme Tecniche di Attuazione
del P.R.G.
La chiesa, a navata unica, è l’antica pieve di cui già si parla in un diploma imperiale del 977.
All’interno sono conservati l’originaria abside e, tra le monofore, affreschi risalenti al XIII secolo e
raffiguranti gli Apostoli.
La chiesa parrocchiale di Santo Stefano è di recente costruzione: è sorta, infatti, su un
preesistente edificio, ai primi anni del XIX secolo. Si presenta con una austera facciata intonacata a
cui si contrappongono le pareti interne dipinte a tinte forti all’inizio del ‘900.
Alla periferia del paese sorge la chiesa della Madonnina: si tratta di un edificio a pianta
circolare di impostazione barocca a cui si accede attraverso un portichetto esterno.
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A RIVARONE si segnalano la chiesa della
Madonnina, probabile ex voto, e la chiesa parrocchiale
intitolata alla Natività di Maria, all’interno della quale
sono
conservati
un
affresco tardo cinquecentesco
rappresentante la Vergine con San Domenico e Santa
Caterina e un organo del XVIII secolo. All’edificio
originario del XVI secolo è stata aggiunta, nel ‘700, la
facciata ripartita da lesene corinzie sormontate da un
timpano affrescato.
Rivarone - Chiesa parrocchiale
I
testi
più
antichi
in
cui
è
citato
MONTECASTELLO risalgono al 1199: sin dall’XI secolo si ha notizia
dell’attività di fortificazione della sommità della collina da parte della famiglia
Bellingeri.
Il castello, che ha subito diversi interventi di restauro e abbmpliamenti, è
stato completamente trasformato nel corso del XVIII secolo, quando gli è stato
conferito l’aspetto di residenza aristocratica con scalinate, balaustre, ringhiere in
ferro battuto e l’aggiunta di una cappella.
Attualmente di proprietà della famiglia Ghidini, ha mantenuto
Montecastello Castello
l’originaria torre di avvistamento, alta 40 metri, risalente al XI-XII secolo. E’ protetto da due torri
bertesche a Sud e da quattro torrioni con il muro di cinta a barbacane sui quattro lati.
Sulla piazza centrale del borgo di PIETRAMARAZZI sorgono il Palazzo del Municipio,
risalente al secolo XVI e appartenuto ai conti Sacchi, e la chiesa di San Martino, in stile neogotico,
edificata sul sedime dell’antica parrocchiale di cui conserva il campanile (1617).
Il Castello di PIOVERA, possedimento dei Visconti nel XIV secolo, e ora proprietà del
conte Nicolò Calvi di Bergolo, si presenta come una massiccia fortezza di mattoni a vista circondata
da un fossato. La forma dell’impianto a base quadrata con torri angolari tonde è ripetuta dalla cinta
difensiva esterna.
Le torri conservano la merlatura ghibellina mentre l’antico ponte levatoio è stato sostituito
da un ponte in muratura attraverso il quale si accede all’interno.
Al piano nobile si collocano le camere di rappresentanza: il salone dei ricevimenti, la sala
del convivio, l’armeria, la cappella, gli appartamenti e il salone d’onore.
Nei pressi della confluenza di Po e Tanaro si trova ALLUVIONI CAMBIÒ, la cui
parrocchiale è dedicata al santo patrono: la chiesa di San Carlo è stata ricostruita nel 1850 sul
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sedime di un edificio più antico edificato nel 1773. La facciata è giunta al completamento solo nel
XX secolo, quando sono state ultimate le decorazioni dell’interno.
Si attribuisce l’origine del nome SALE al gotico sail che significa “fermata”: l’impianto
urbano risale, infatti, al III – IV secolo d.C.
Gli edifici degni di nota sono ubicati nella centrale Via Roma: la chiesa di San Giovanni,
con il suo campanile in stile gotico lombardo, e il palazzo comunale del XIX secolo.
La chiesa di Santa Maria e Siro, suddivisa al suo interno in tre navate coperte da volte a
crociera, presenta un portale gotico a sesto acuto con bordature in cotto. Gli interni sono decorati da
affreschi quattrocenteschi nella navata sinistra e di scuola pavese nell’abside.
La parrocchiale di ISOLA SANT’ANTONIO è dedicata a Sant’Antonio da Padova,
costruita tra il 1816 e il 1820 dove sorgeva la cappella intitolata al Santo.
Due sono le ipotesi sulla derivazione del nome GUAZZORA: dal latino acquaceum, “luogo
acquoso”, oppure dall’antico guadatorium, per via del “guado”.
Sulla via principale del paese, sito presso la confluenza del Po e dello Scrivia, si trova la
chiesa di Santa Maria dell’Assunta, consacrata nel 1753. Al suo interno è conservato un altare
barocco di scuola genovese.
A MOLINO DEI TORTI merita di essere segnalata la chiesa parrocchiale di Santa
Maria delle Grazie: edificata alla fine dell’Ottocento, conserva al suo interno un imponente altare
policromo.
Poco distante sorge l’abitato di ALZANO SCRIVIA, un piccolo paese di origine
medioevale sviluppatosi intorno ad una rocca difensiva.
Laddove sorgeva l’antico castello della famiglia Torti, oggi esiste la neoclassica chiesa della
Natività di Maria Vergine, consacrata nel 1824. Al suo interno sono conservate quattro tele
seicentesche raffiguranti San Sebastiano, Santa Caterina da Siena, Sant’Antonio da Padova e San
Gerolamo.
Alcuni reperti archeologici attribuiscono le origini di CASTELNUOVO SCRIVIA
all’epoca romana, ma il primo documento ufficiale in cui si cita il borgo risale al 979 ed è firmato
da Ottone II.
Durante la dominazione di Federico Barbarossa, il paese è teatro di numerose battaglie:
soltanto alla fine del XIII secolo riesce ad affrancarsi dichiarando la propria indipendenza, ma, già
all’inizio del XIV secolo, diviene feudo del Ducato di Milano.
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La distanza dai nodi ferroviari realizzati nel corso dell’800 ne determinano la decadenza e
l’esclusione dai rapporti commerciali nazionali: la situazione è ulteriormente aggravata dalla
consistente emigrazione della popolazione verso l’Argentina.
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo, risalente al XII secolo, ha subito numerose
trasformazioni tra il XVI e il XVII secolo, mentre la facciata risale al 1896.
Il Palazzo Centurione, che ospita al suo interno la biblioteca civica, presenta un porticato
coperto da volta a crociera, nello stile dell’architettura genovese del XVII secolo.
Si segnala inoltre il Castello Podestarile, più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, il cui
porticato del XV secolo è stato restaurato nel 1836.
Il paesaggio della Lomellina è molto simile alla
pianura risicola vercellese: procedendo da Nord verso Sud
incontriamo CANDIA LOMELLINA, il cui nome
rimanda al latino cannea, canneto o palude di giunchi.
La chiesa di San Michele, di probabile origine
longobarda del VII secolo, conserva al suo interno affreschi
attribuiti a Pier Francesco e Gerolamo Lanino (Adorazione
dei Magi, Natività, Gloria e i Profeti) e affreschi del
Moncalvo (Presentazione di Gesù al Tempio, Fuga in
Egitto).
La sua funzione di parrocchiale è stata poco a poco
sostituita dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, eretta
nel 1450. In facciata presenta quattro nicchie al cui interno
sono racchiuse le statue di San Francesco, San Carlo,
Candia Lomellina - Chiesa
parrocchiale
Sant’Eusebio e Sant’Antonio. Nei pressi della chiesa si trovano i resti di un antico fortilizio risalente
al XIII – XIV secolo.
I primi riferimenti all’abitato di BREME risalgono al diploma sottoscritto dal re Ugo il 24
luglio 929 a Pavia, in cui si attesta la donazione delle corti di Breme e Pollicino ai monaci
dell’Abbazia di Novalesa da parte del Marchese Adalberto di Ivrea.
Negli stessi anni inizia l’edificazione dell’Abbazia di San Pietro, che a partire dall’XI
secolo, vive un periodo di prosperità fino alla soppressione avvenuta alla fine del XVIII secolo.
L’antico chiostro è oggi il cortile delle scuole: su uno dei lati sorgeva la chiesa di cui non rimane
più nulla eccetto alcuni archetti in stucco. Il piano terreno ospitava la sala capitolare, il refettorio, lo
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scriptorium e l’erboristeria, mentre al primo piano erano collocati l’appartamento dell’abate e le
celle dei monaci.
L’ingresso del monastero è l’attuale municipio; vi era anche una parte rustica (mulino,
forno, officina, granai e stalle), nei sotterranei è ancora visibile l’antica cucina con il pozzo, il
camino e i fornelli in muratura. La cripta, visitabile, è organizzata su una pianta irregolare divisa in
tre navate, e la muratura è in laterizio con ciottoli di fiume.
La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta risale ai secoli X – XI: la facciata a
capanna, in stile romanico, è stata modificata con il rialzo della navata centrale avvenuto nel XIII
secolo, periodo in cui è stato realizzato il campanile quadrato. La muratura alterna mattoni e ciottoli
di fiume.
L’interno, diviso in tre navate da pilastri quadrati in laterizio, rinforzati da semicolonne
aggiunte nel 1933, presenta un’abside semicircolare senza transetto.
All’esterno della chiesa sorge il Battistero romanico, la cui struttura ottagonale in laterizi e
ciottoli di fiume è illuminata da una lanterna di epoca successiva.
Attraverso un nartece si accede all’interno, attualmente dedicato a San Barnaba, e
profondamente modificato nel corso
dell’Ottocento: è stata rialzata la
pavimentazione,
coperta
la
vasca
battesimale ad immersione e aperto un
passaggio di comunicazione con la
chiesa.
Poco distante da Breme sorge il
Santuario
di
Santa
Maria
in
Pollicino, un’antica pertinenza della
Breme - Chiesa di Santa Maria di Pollicino
curtis di Pollicino: la chiesa si
presenta in stile romanico alterato dai
rimaneggiamenti che si sono succeduti nel corso degli anni.
SARTIRANA LOMELLINA è l’antica sede di una famiglia romana, la Gens Satria.
Alla fine del XIV secolo inizia la costruzione del Castello ad opera di Jacopo dal Verme per
volere di Gian Galeazzo Visconti.
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La costruzione originaria era composta da
quattro corpi angolari collegati da mura di cinta e una
torre cilindrica: nel 1462 l’architetto militare
Fioravanti Alberti da Bologna realizza un bastione
dodecagonale.
Attualmente presenta un cortile interno a
pianta quadrangolare difeso dal fossato e da quattro
torri angolari, una delle quali cilindrica.
La chiesa di San Rocco, unita al castello,
presenta un disegno settecentesco e una muratura in
mattoni a vista. Appartiene a Maria Cristina di
Savoia Aosta e conserva al suo interno affreschi di
Gonin e un coro ligneo.
La chiesa parrocchiale dell’Assunta è stata
costruita nel 1486 nonostante l’ingannevole facciata
neoclassica.
Sartirana Lomellina - Castello
L’interno è ripartito, da pilastri cilindrici in
laterizio, in tre navate coperte da volte a crociera costolonate. Vi si conserva un statua lignea
policroma del XV secolo raffigurante la Madonna col Bambino, altari marmorei settecenteschi,
affreschi del Gonin e un Crocifisso ligneo del 1300.
Altri edifici sacri di rilievo sono: la chiesa della SS. Trinità, costruita nel XV secolo per un
voto dei malati di peste; la chiesa di S. Margherita, la chiesa di San Pietro Martire e la chiesa di
San Giorgio trasformata in cascinale.
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