TRANSIBERIANA – CINA - Viaggi Avventure nel Mondo
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TRANSIBERIANA – CINA - Viaggi Avventure nel Mondo
VIAGGI | Siberia 01 TRANSIBERIANA – CINA In viaggio attraverso lo spazio, il tempo, le culture Da un TRANSIBERIANA – CINA gruppo Soda Testo e foto di Pasquale Soda I tinerario mitico e lunghissimo, attraverso lo spazio, attraverso il tempo, attraverso le culture. Viaggio per antonomasia, il cui incedere testimonia il modificarsi di scenari, usi, costumi, situazioni climatiche; viaggio in cui il lento scorrere del fuso accompagna e soccorre, senza invece travolgere; viaggio dove la spesso ispida accoglienza russa cede il passo al calore dei mongoli, per poi arrivare alla dicotomia del popolo cinese, dove l’esasperata e spesso nevrotica efficienza degli addetti al turismo si contrappone alla coinvolgente umanità della semplice gente che anima i vicoli; viaggio in cui la frenetica velocità dell’aereo si fa da parte per restituire al treno una dignità ed una dimensione umana di cui noi frettolosi turisti del 21° secolo stiamo sempre più perdendo il senso. Resta scontata, quindi, la soddisfazione di un’esperienza dai ritmi d’altri tempi, che si dipana iniziando con la luccicante e sfrontata realtà moscovita, quasi una sfida al brulicante consumismo occidentale, ma nelle cui pieghe vive ancora un microcosmo marginale e spesso sofferente, i cui protagonisti sono in attesa di riscatto da una condizione di vita che li ha visti precipitare da un mondo senza democrazia ma con tante certezze in quello odierno, dove stentano a trovare i mezzi per apprezzare una presunta libertà. Si prosegue poi attraverso la sterminata provincia russa, costellata da gioielli architettonici ed artistici, in una Siberia con picchi evolutivi lontani anni luce dagli scenari freddi e desolati che il nostro comune immaginario lascia prevedere. Abbiamo invece scoperto città vive e splendidamente tenute, in un territorio immenso, dove anche quando la tutela ambientale è tutta da scoprire, la dignità umana non è mai posta in discussione, fruendo di soluzioni abitative e qualità di vita di valore assoluto. Ulaan Baatar è una capitale proiettata nel futuro, con centinaia di cantieri aperti ed una vocazione democratica sentita e diffusa. Giovani ragazze in minigonne mozzafiato e tacchi a spillo, sfavillanti Magazzini di Stato fanno da contraltare a piccole botteghe, spesso interrate, stipate di scadente mercanzia cinese, unica opportunità per gli strati sociali meno abbienti. Intorno a tutto ciò ruota la millenaria ed irriducibile realtà nomade di una Mongolia legata al suo passato ed alle sue tradizioni. Pastori che radunano il bestiame in moto si alternano con quelli a cavallo od a piedi, ma le regole ataviche di una cultura condivisa ancora dominano ritmi di vita e comportamenti quotidiani. I tre milioni di mongoli, un acino di sale rispetto ai miliardi che li circondano, fanno tesoro e traggono risorse per un futuro migliore dalla loro strategica posizione di cerniera, fra l’orgogliosa realtà russa e la straripante attività commerciale cinese. Pechino, ultima tappa del viaggio, megalopoli da venti milioni di persone, con sei raccordi anulari concentrici, in una superficie equivalente al Lazio, esplode nelle sue contraddizioni, laddove opulenza e frenesia produttiva generano un habitat sempre più compromesso da inquinamento e stress. Resta tangibile, comunque, una crescita poderosa e costante in cui tutti, sia pure con ricadute diversificate, fruiscono di una condizione di progressivo sviluppo. Sfida e monito sempre più incombenti alla saccente decadenza occidentale. A completamento della nostra esperienza culturale e di viaggio abbiamo dedicato un’intensa giornata extra a Xian, antica capitale d’occidente, con la sua città vecchia brulicante di vita, la sua intatta ed imponente cinta muraria ed il suo più recente e conosciuto tesoro: l’imperdibile esercito di terracotta, summa delle aspirazioni all’immortalità e del genio artistico dell’essere umano. Il mezzo di trasporto sovrano in questo itinerario è il treno: un vero mito che tuttora stuzzica l’immaginario collettivo con tutta una serie di citazioni letterarie, filmiche e giornalistiche, le quali ne alimentano la leggenda e ne sottolineano le peculiarità a volte uniche. I treni della transiberiana, così come le stazioni ferroviarie, seguono ed esibiscono sempre l’orario di Mosca e considerano le distanze a partire dalla Capitale. Oltre il confine, in Mongolia, si azzera il chilometraggio e si usa l’ora locale (mongola). In pratica, per regolarsi sull’orario e le attività locali, lungo il percorso verso est vanno aggiunte all’ora di Mosca +3h a Novosibirsk, +5h ad Irkutsk e Baikal, +4h in Mongolia e Cina. Il tutto maggiorato di 2h rispetto all’Italia. Quindi, quando a Roma sono le 12, sono le 14 a Mosca, le 17 a Novosibirsk, le 19 ad Irkutsk, Baikal ed Ulan Udè, le 18 ad Ulaan Baatar e Pechino (tutta la Cina vive con l’orario della Capitale). In linea di massima più alto è il numero del treno, più questo è lento e peggiore è il comfort. L’aria condizionata, assente nei nostri treni in Siberia, è stata preziosa in partenza da Mosca. Il treno con numero più alto su cui abbiamo viaggiato è stato l’ultimo: il fatto che noi andassimo fino ad Ulaan Baatar, tuttavia, è coinciso con un vagone ottimo e dedicato ai turisti; il resto (tre vagoni soltanto!) era tutt’altra cosa. Siberia Cina 12 - Avventure nel mondo 1 | 2013 ................................................................................... VIAGGI | Siberia 01 Panorama-dal treno 02Locomotiva 03Ititnerario Il biglietto è unico per il gruppo, incedibile, non valido se in copia, per cui consideratelo alla stregua del passaporto. Per ogni tratta due copie, di cui una viene ritirata dal personale viaggiante. La provodniza (provolona per noi…) trattiene i biglietti fino all’arrivo e svolge funzioni di pulizia, controllo e vettovagliamento. Ogni vagone è munito di samovar elettrico, per cui disponendo di bustine da tè, caffè e/o latte liofilizzato e zucchero si è autonomi. In caso contrario ci pensa lei a cifre assolutamente tollerabili. Il carattere della tipa influisce in maniera apprezzabile sulla qualità del viaggio: noi, tuttavia, non abbiamo mai sofferto più di tanto. Una carina ed astuta ci ha venduto per “soli” 25€ un bicchiere di quelli storici della ferrovia, con la base di metallo, ormai in via d’estinzione. Dove c’è gusto non c’è perdenza… E questo, inoltre, ha molto migliorato i nostri rapporti personali. Sempre presenti prese elettriche compatibili con le nostre, la cui funzionalità è tuttavia instabile; dimenticate il WiFi e, spesso, anche la copertura per internet. Ogni vettura dispone di due bagni, con acqua rigorosamente fredda; i treni migliori di vagoni con docce. Il vagone ristorante, non sempre presente, va prenotato con ampio anticipo. Sempre caro, in genere offre cibo di buona qualità. Molto più economico, divertente e di soddisfazione scendere alle stazioni e comprare dalle bàbushke o dai negozi nei dintorni. In ogni vagone è presente la tabella oraria, rigidamente in cirillico, con arrivi e permanenze nelle varie stazioni: dopo essere riusciti ad interpretala risulta preziosa per le attività a terra. DIARIO GIORNALIERO 1.Sa 4 agosto: Roma - Mosca Appuntamento a Roma, partiamo in dieci: Neapolitan Sodagroup composto nell’occasione da Ceciliamoglie, “ZioFerro”, “Filo”, “Psiche (in attesa d’Amore) ” Francesca ed il sottoscritto, cui si aggiungono Jack ”Osservatore ONU” da Torino, Barbara “La pasionaria” da Bari, Paolo “Me facess’na carbonara” da Terni, Nino “Puffetto sbuffetto (quanno se magna?) ” da Roma ed Eric “Me frega un cazzo” dal Veneto. A Vienna ci uniamo a “Patty d’assalto” e Maurizio “un uomo una telecamera”; a Mosca ci attendono “Ti stimo” Fabio, “Birraman” Marco e “Bianca & Bernie”: tutti dal profondo Nord e quindi con diritto di precedenza (aerea). Atterrati quasi alle due di notte, li vedremo l’indomani mattina. 2.Do 5 agosto: Mosca & dintorni La hall del cosmico Kosmos ci vede tutti (quasi) pronti alle 8,30 per essere presi in carico dalla sempre parlante Svetlana, gentilmente proposta dall’agenzia russa Intourist. Giro in bus ed approfondimento della Piazza Rossa: non ricordavo quanto fosse splendida e ricca la chiesa di San Basilio! La funzione religiosa domenicale, con i suoi canti e l’accorata partecipazione della gente, dona un ulteriore tocco a questo capolavoro artistico, che in una cappella laterale ci offre anche uno straordinario coro polifonico maschile. Proseguiamo per il domenicale mercato delle pulci Izmàylovo: superato un ingresso disneyano ci immergiamo, purtroppo brevemente, in un piccolo mondo antico stipato di cianfrusaglie, con qualche tesoro in attesa di essere scoperto e tanta, ma tanta atmosfera retrò. Il bus viaggia per oltre 60Km, giungendo a ridosso dell’ora di pranzo a Sergiei Posad (nome sovietico Zagorsk): visiteremo la Chiesa di San Sergio, la Chiesa di Ivan o dell’Assunzione ed il Monastero della Trinità fondato da San Sergio di Radonezh, patrono della Russia, del quale conserva la tomba. Faro religioso per l’intera Nazione, anche negli anni più bui della guerra e della repressione politica, luogo dal misticismo senza compromessi, 03 ................................................................................... pochi turisti nel nutrito pellegrinaggio domenicale, incatena i nostri occhi e le nostre anime in una lunga sequenza di capolavori architettonici e pittorici alternati a manifestazioni di fede profonda e devota, come da noi ormai ben di rado capita di assistere. Frammisti ai pellegrini con le loro semplici e sentite offerte, condividiamo sorrisi e bevande in un’atmosfera lontana anni luce dalla frenetica realtà moscovita poco distante. A sera i “saggi” (o vecchi?) del gruppo si dedicano al buffet cosmico economico & abbondante prima di dare alle stanche ossa l’agognato riposo. Gli altri si disperdono in mille rivoli dall’incerta soddisfazione personale. 3.Lu 6 agosto: Mosca Mattinata interamente dedicata ad un’approfondita (e costosa!) scoperta dei tesori raccolti nel Cremlino. Usciamo ad ora di pranzo per un rapido giro ai Magazzini Gum. Come sono cambiati in venti anni! Vetrina del glamour internazionale, offrono prodotti esclusivi a vecchi e nuovi ricchi con prezzi mai esposti e quasi sempre al di fuori delle umane possibilità. Tavoli da ping-pong nei corridoi al piano terra sempre impegnati, nuvolette di deodorante da microdispenser automatici sospesi sui tavolini dei bar, quattro gatti nei piani superiori, pressoché deserti i negozi. Sostiamo alla vicina e suggestiva Cattedrale di Kazan, recuperiamo un po’ di dispersi e ci avviamo nel calore pomeridiano verso Arbat. Quella che una volta era una strada di bancarelle e per lo scambio di piccoli prodotti artigianali è diventata un’arteria votata al turismo ed all’industria del souvenir. Ancora possibile scovare piccoli tesori, ma immancabilmente a prezzi tostissimi, con trattative estenuanti e spesso inconcludenti. Il luogo vede, come facilmente prevedibile, la polverizzazione del gruppo, una parte del quale si ricongiunge per il successivo appuntamento alla metro più per caso che per cosciente programmazione. Rimaniamo in sei - sette ad immergerci in un’odissea sotterranea attraverso la monumentale e faraonica metropolitana di Mosca. Fantastica cavalcata attraverso la storia e le mille anime di una Nazione orgogliosa che ha visto sempre crescere quest’immensa rete, anche negli anni più duri della seconda guerra mondiale. Capillarmente sorvegliata e presidiata, muove milioni di persone con una rapidità ed una precisione davvero impressionanti. Ne usciamo dopo circa due ore soltanto per rispettare l’appuntamento per lo Yolki Palki, Avventure nel mondo 1 | 2013 - 13 02 VIAGGI | Siberia proposto come ristorante serale da Francesca. Una ricerca infruttuosa e circa un’ora di discussioni più o meno inconcludenti esitano in un anonimo ristorante self-service che ha l’unico merito di sfamarci. E poi c’è chi si lamenta dei capigruppo decisionisti … 4.Ma 7 agosto: Mosca - Transiberiana Di buon mattino siamo già all’ingresso di Gorky Park, semideserto polmone verde a ridosso del fiume, dove facciamo l’amara scoperta che il primo battello passa alle 12, troppo tardi per noi. Ripieghiamo, perciò, sulla vicina ed interessante Nuova Galleria Tretyakov, rinunciando agli interessantissimi ma troppo lontani Museo Pushkin e Galleria Tretyakov. Alle 14, raggruppatici in albergo, veniamo trasportati in bus alla Stazione Ferroviaria Yaroslavskaya, da cui partono tutti i treni della Transiberiana. Il grande momento è giunto: alle 15,30 circa prendiamo possesso dei nostri scompartimenti ed alle 16,20 in punto si parte! nonché piacevolissima e vivace cittadina, ci impegna l’intera giornata in una visita che si divide equamente fra le case in legno dei quartieri antichi, una storia plurisecolare, piacevoli giardini con sposi decisamente sopra le righe ed un museo sull’oppressione che ricorda quanto abbia sofferto questa comunità dall’apparenza così serena in tempi nemmeno tanto remoti. Rientriamo nella serata a Novosibirsk per mollare i bagagli alla stazione ferroviaria e dedicarci ad una concitata ma piacevole cena in un locale molto trendy di fronte la stazione ferroviaria, prima di fiondarci nelle nostre cuccette per il dondolio notturno. beria Cina 5.Me 8 agosto: Transiberiana In treno. Guardiamo dai finestrini una realtà che si modifica, abbandonando il cemento e diventando steppa; isolate chiesette, villaggi di piccole case col tetto spiovente; bàbushke alle stazioni con i loro piccoli cesti e le tante proposte di cibo fatto in casa; chioschetti che ti attirano con profumi intriganti e sconosciuti; la cipolla, indigesta e piacevole regina di ogni proposta; la provodniza, nostra signora e padrona; la tabella oraria, misteriosa da interpretare, su cui programmare soste veloci o piccole fughe; il tempo che passa lento e che ti costringe a pensare, a parlare, a riposare; le attese per il bagno, solo due per vagone, stretto, scomodo e traballante; la corrente che va e che viene; il WiFi, questo sconosciuto (evviva!!). Un microcosmo tante volte letto, tante volte sognato, che finalmente ci appartiene e ci avvolge sequestrandoci dal mondo esterno. Bello! 6.Gi 9 agosto: Transiberiana - Novosibirsk Ancora un giorno sui binari: arriviamo nel tardo pomeriggio a Novosibirsk. Scoppia il diluvio universale: una parte del gruppo, stanca del treno, preferisce camminare anche sotto la pioggia, precedendo gli anziani ed i fraccomodi in taxi all’accogliente taverna georgiana. Cena memorabile per atmosfera e sapori, che riscalda il cuore con dolci ricordi caucasici e delizia la bocca con una cucina fresca ed autentica. Qualche piccolo dramma comunicativo viene superato con il sorriso e l’universalità della mimica partenopea. L’aria tersa della sera ci riempie le narici mentre dribliamo le pozzanghere di una città illuminata e pulita oltre ogni immaginazione. 8.Sa 11 agosto: Transiberiana In treno. Gli scenari appaiono più movimentati per la presenza di dolci alture ricche di foreste, la sconfinata Taiga, ed il diradarsi degli agglomerati abitativi, che si fanno anche più piccoli e dispersi sul territorio. Il sole ci accompagna quasi ininterrottamente, regalandoci colori pastello ed ambientazioni spesso favolistiche. Le stazioni ferroviarie diventano piccole e raccolte, la gente meno avvezza al turismo, la nostra curiosità fotografica sempre meno accettata. Anche i nostri compagni di viaggio ci guardano con occhi interrogativi e spesso tentano di comunicarci la loro curiosità. Storico l’incontro con un tifoso del Napoli, il quale è felice d’immortalarsi con coloro che hanno la fortuna (secondo lui) di calpestare la stessa terra dei suoi idoli … Che Irkutsk esistesse l’avevo scoperto leggendo la guida, che potesse essere interessante l’avevo immaginato, che fosse così bella, viva e ben tenuta è stata davvero una piacevolissima sorpresa. Retaggi dei decabristi, colta fronda imperiale di due secoli or sono, interessanti musei, vecchi palazzi, chiese e monasteri dagli incensi profumati e dalle splendide iconostasi, vivaci mercatini, ottimi gelati, signorine che di sera lusingano il mio sex appeal (solo perché ancora dovevano vedere con quanta gente mi accompagnavo …) hanno costituito un colorato e simpatico puzzle coronato da una gustosissima ed abbondante cena mongola, degno preludio dei giorni che verranno. Evviva Irkutsk! 10.Lu 13 agosto: Irkutsk - Listvjanka Cielo coperto, qualche gocciolina di pioggia, temperatura fresca. In bus ci avviamo verso il Lago Baikal; lungo la strada il Museo all’aperto Taltsy. Fedele riproduzione di un villaggio siberiano dei primi del ‘900, ci trattiene per oltre due ore arricchite da proposte artigianali, musicali e paesaggistiche d’inaspettato interesse. Luogo turistico per antonomasia, regala tuttavia un tocco di umanità nelle proposte commerciali e di interesse storico nelle ricostruzioni, giustificando ampiamente il biglietto ed il tempo dedicatovi. Piacevolissimo l’angolo musicale con una suonatrice di bandura. L’unica cosa che trovo surreale è il divieto di fotografare gli addetti in costume e gli artigiani al lavoro. Ovviamente fatto rispettare con un accanimento S C 7.Ve 10 agosto: Novosibirsk - Tomsk – Novosibirsk (Transiberiana) La giovane e coreografica Elena, guida proposta dall’Intoutist, fa palpitare tutti i cuori maschili del gruppo. Veniamo stipati in un minivan alla volta di Tomsk: gioiello architettonico della Siberia, 9.Do 12 agosto: Transiberiana - Irkutsk Sbarchiamo ad Irkutsk nella pungente aria del mattino. Il bus ci scodella nel lussuoso hotel che ci aspetta, ma non per questo ha disponibili le nostre camere alle 9 del mattino. Concetto di difficile digestione per coloro nel gruppo che ritengono il mondo debba girare secondo le proprie esigenze. La parte, invece, che realizza che il mondo di noi se ne fotte, lasciati i bagagli nel deposito dell’albergo, si gode una splendida domenica di sole a zonzo per questa sorprendente città. La conquista della meglio camera può attendere. 14 - Avventure nel mondo 1 | 2013 ................................................................................... degno di occasioni migliori. Giungiamo sotto la pioggia delle 13 al nostro albergo di Listvjanka, oltre 5Km dal “centro”. Non ci resta che prendere tre taxi e farci sbarcare in “città”. Agglomerato suburbano con pregressa tradizione cantieristica e d’inscatolamento dell’omul, il pesce del Baikal, Listvjanka è attualmente alla ricerca di una vocazione turistica che ancora le sfugge. Un’intera giornata qui ha annoiato alcuni, ma personalmente mi ha regalato uno dei momenti più toccanti del viaggio quando sono entrato in una delle variopinte casette di VIAGGI | Siberia 04 Irkutsk - Taltsy Siberia Cina questo borgo. La confusa e meravigliata, ma mai ostile accoglienza della signora cui ho imposto la nostra presenza e la nostra curiosità (eravamo solo in quattro per fortuna), le condizioni assolutamente modeste in cui questa gente vive ed il bacetto della bisunta nonna della circostanza hanno illuminato questa mia giornata come non mai. La chiesetta Svyato-Nikolskaya con l’arcigna sorvegliante che mi ha marcato ad uomo nel terrore potessi scattare una foto; il Retro Park con i suoi piccoli capolavori derivati da oggetti d’uso comune; il mix di profumi al mercatino di pesce fresco-secco-affumicato e di souvenir tipici in charoite, pietra blu cobalto che deriva il nome dal fiume Chara, nella calda luce del pomeriggio; il tramonto sul lago dopo tante nubi; le infinite discettazioni sulla cena esitate in una doppia cena, di pesce crudo al ristorante e di spiedini cotti sulla spiaggia, hanno completato una giornata dai valori assoluti e che mai rinnegherei nell’economia complessiva del viaggio. A sera, stressati dalle discussioni per la cena in cui si sono fronteggiati affamati “conservatori”, giovani “alternativi” e fautori del “politically correct”, memorabile ritiro in camera nostra per un recupero a base di cacao, peanuts & liquori. Alla faccia dell’igiene alimentare! 04 11.Ma 14 agosto: Listvjanka - Olkhon Island Il nostro mondo viene illuminato da Larisa, professoressa universitaria italiano parlante, dalla cultura profonda e dalla lingua inarrestabile. Ci guida nella geografia, nella cultura e nella storia della grande Patria Russia e della splendida Irkutsk, cui si onora di appartenere, in attesa di recuperare la dignità ed i fasti di un Paese devastato dall’avvento della perestroika di Gorbaciov, causa di tutti i mali del mondo. Il trasferimento all’isola di Olkhon, che prevede il ritorno ad Irkutsk, prosegue in direzione nordovest, attraverso la terra dei Buriati, popolo dai tratti somatici simili ai mongoli, che vede celebrata la propria figura dal monumento del Buriato a cavallo incontrato lungo il percorso. Giungiamo nel primo pomeriggio alla Porta di Olkhon, dove un rapido traghetto percorre lo stretto braccio di mare che separa l’isola dalla terra ferma, vedendo Kujir, capoluogo dell’isola, soltanto all’imbrunire. Cena da dimenticare, passeggiata sotto le stelle e fodero in baita semi-detached. 12.Me 15 agosto: Olkhon Island L’isola di Olkhon è una dimensione emotiva più che una collocazione paesaggistica. L’ampio giro cui dedichiamo quasi l’intera giornata copre tutto il lato nord-occidentale dell’isola, regalando scorci e suggestioni sempre autentici, ovvero mai compromessi dalla mano dell’uomo. Nomi come Isola del coccodrillo, Isola del leone, Viso del Baikal, Baia di sabbia, Capo bianco con i tre fratelli, Capo nord con il dente canino, Picco dell’amore, Usure (fine), Roccia dello sciamano offrono, con la loro configurazione, spunti per evocare la ricca mitologia che avvolge questi luoghi dal fascino aspro ed incontaminato. Poche persone, concentrate nei punti panoramici, parecchio vento, inebriante percezione della possanza della natura e della caducità delle nostre presenze e delle nostre misere questioni. Nel tardo pomeriggio passeggiata alla variegata struttura alberghiera di Nikita, autentico punto di riferimento per tutte le attività legate al turismo ed allo sviluppo dell’isola. A sera ancora una cena virtuale che impone contromisure integrative nei supermercati dei dintorni: ottima scusa per un’altra passeggiata sotto un luminosissimo cielo stellato. ................................................................................... 13.Gi 16 agosto: Olkhon Island - Irkutsk (Transiberiana) L’insistente pioggia non ferma l’inarrestabile Larisa ed il suo manipolo d’irriducibili i quali, grazie al suo intervento, ottengono l’apertura del locale museo nonostante il turno di chiusura. Mi sento davvero onorato di poter dire: “c’ero anch’io”. La struttura è il frutto di un altro instancabile entusiasta, il quale ha avuto il merito di raccogliere una carrellata di testimonianze e di materiale davvero esaustiva, la quale va dalla storia dell’isola alla fauna del Baikal, passando attraverso le caratteristiche etniche ed abitative delle popolazioni che si sono succedute in quest’area. Alle 12, sempre sotto la pioggia, c’imbarchiamo sul nostro bus da 40 posti, che si cimenterà con successo (ma quanto tempo e quanta apprensione!!) nei fangosi sterrati dell’isola che conducono all’imbarcadero. Attesa prolungata per la pausa pranzo; ulteriore pausa pranzo anche dell’autista (che mica poteva coincidere con quella del traghetto!) presso alcuni chioschetti che ci deliziano con le loro pietanze & frittelle cucinate al momento; sosta al panificio per le scorte alimentari e passaggio dall’hotel per consentirmi di prenotare un mezzo di trasporto ad Ulan Ude: nell’occasione orgia WiFi a parziale estinzione della sindrome d’astinenza montante. A fine giornata millimetrico imbarco sul nostro treno notturno, che percorrerà con il buio il tratto intorno al Baikal, il più panoramico di tutto il viaggio. Così è, anche se non ci piace. 14.Ve 17 agosto: Transiberiana - Ulan Ude Arriviamo ad Ulan Ude all’alba. Stavolta le camere sono pronte. Qualcuna, data per pronta, invece non lo era. Ohibò!! Toccherà ritardare la doccia, fredda, visto che l’acqua calda è prevista solo dalle 8 alle 10 e dalle 20 alle 22 (!?). Avventure nel mondo 1 | 2013 - 15 VIAGGI | Siberia Coloro che non hanno la doccia come priorità imprescindibile convergono sul minivan da me prenotato per le 7,30 fuori l’albergo. Visiteremo innanzitutto i dintorni della città, iniziando con il Monastero Ivolginsky Datsan, il maggiore centro buddista siberiano. Reduce dagli splendori tibetani dello scorso anno il paragone è improponibile, resta tuttavia la notevole suggestione dei luoghi, delle cerimonie e del sentimento religioso dei pellegrini. L’occasione resterà per me memorabile: vengo quasi alle mani con un monaco russo incazzatosi per una foto pirata del sottoscritto ed impadronitosi della mia imperdibile Nikon. Dopo un bel po’ grande lezione ad entrambi da parte del Lama della circostanza: mi convoca apostrofandomi in inglese, mi restituisce la macchina fotografica, mi concede la possibilità di fare UNA foto alla cerimonia, rifiutando categoricamente una mia offerta per il Monastero in segno di gratitudine. L’offerta l’ho fatta lo stesso, il panico me lo sono bevuto a dose piena, la lezione l’ho imparata, spero che anche il galletto russo l’abbia capita. Tappa successiva il Museo Etnico. Dal biglietto corposo, dall’estesa area espositiva e dalla collocazione fuori città ci si aspettava una replica del Taltsy. Così non è stato, anzi la sensazione di dismissione è palpabile, per cui ne sconsiglio la visita. Vergognose le condizioni in cui sono tenuti gli animali nel piccolo zoo annesso. Con l’unica eccezione di puffetto, allergico cronico alla camminata, ci facciamo lasciare alla Cattedrale di Odigitria di Ulan Ude, da cui iniziamo il lento ritorno verso l’albergo, costellato da richiami intestinali. La città, caratterizzata dalla più grande testa di Lenin che il pianeta ospiti, vive intorno alla sua isola pedonale ed alla sua linda Piazza Sovetov, con i palazzi belli, i giardini fioriti, la fontana illuminata la sera che va a suon di musica. Oltre questo ben poco. Spicca in cotanto contesto il ristorante mongolo che a sera ci trastulla piacevolmente il palato. alla prima stazione mongola: Sukhbaatar. Trascorreremo qui ulteriori quattro ore, con funzionari meno incazzati, che hanno una discreta confidenza con l’inglese e tollerano l’omino cambiavalute sul marciapiede, il quale seda l’ansia di tutti coloro cui bruciano in mano i rubli. Tanta pace esige però il prezzo di un tasso di cambio al limite della truffa, per quanto trattabile. Lo sappiamo, le provolone lo dicono a tutti, ma la frenesia è contagiosa ed anch’io vengo indotto, cambiando un residuo di cassa comune, non fosse altro per evitarmi le solite lagne al minimo eventuale intoppo. Per fortuna cala subito la notte, il treno riparte ed il suo dolce cullare ci accompagna dolcemente in una nanna conciliatrice. Siberia Cina collocazioni finora incontrate. Si decide che al ritorno cambieremo aria. A sera una passeggiata di circa mezz’ora, condita da lamentele varie e seguita da una sofferta trattativa per essere serviti senza prenotazione, ci ripaga con un’abbondante cena al Mongolian Barbeque, dove con l’equivalente di 13€ ci si fa grigliare senza limiti tutto quel che si sceglie da un abbondante buffet. L’esperienza piace, prenoto quindi per la sera del nostro rientro dal giro nel Gobi desert. 05 S 15.Sa 18 agosto: Ulan Ude - Transiberiana Il treno: una locomotiva diesel e soli quattro vagoni. La ferrovia: binario ormai unico, fra scenari lussureggianti, dolci alture e radi insediamenti abitativi. Le stazioni: un marciapiede in aperta campagna, un albero con un’auto parcheggiata in attesa, un monolocale con un addetto al passaggio a livello. Le ambientazioni sono totalmente diverse e lontanissime nello spazio (5.900 Km) e nel tempo (11 giorni) dalla capitale. A Naushki sostiamo cinque ore per le procedure alla frontiera russa. Queste ultime, che vedono il ritiro momentaneo dei passaporti, la perquisizione degli scompartimenti ed eventualmente dei bagagli, durano circa due ore; il resto è sosta programmata non si capisce per cosa. Restiamo fermi, fortunatamente, in una vera stazione ferroviaria; nei pressi un mercatino dalle proposte alimentari da verificare attentamente, salvo delusioni o fregature. Esauriti (ci con) gli obblighi doganali russi, procediamo per un breve tratto fino a sostare 16.Do 19 agosto: Roma - Transiberiana - Ulaan Baatar Dal confine mongolo si azzera il chilometraggio, che quindi non si considera più a partire da Mosca; anche l’orario è quello locale, cioè della Mongolia. Questo facilita la comprensione della tabella oraria, ma non impedisce che alle quattro del mattino la provolona di bordo già inizi ad agitarci per l’imminente (?) arrivo ad Ulaan Baatar, previsto alle 6,10. Spaccheremo il secondo. Alla stazione è ad attenderci la giovane Anu: divisi su un van i bagagli diretti in albergo e su un bus da venti posti il gruppo, ci avviamo nel freddo pungente al Monumento Zaisan, dedicato ai militi ed eroi ignoti. Realizzato in stile realistico-socialista, è collocato su una collina a sud della città e ne domina la valle, offrendo un’idea dello slancio propulsivo in atto e delle contraddizioni ambientali nella capitale, che vedono fumanti industrie inserite in pieno tessuto urbano. La fredda pioggerella del primo mattino diventa copiosa ed insistente, per cui dopo una corroborante sosta in un bar, si apprezza la sequenza dei musei al coperto: visitiamo nell’ordine il Palazzo di Bogd Khan, il Museo Monastero di Choijin Lama, il Museo Nazionale di Storia Mongola ed il Museo di Storia Naturale. Gentilmente compresi nel pacchetto ed esaustivamente illustrati da guide locali, offrono un affascinante ed approfondito panorama sulle bellezze artistiche e sulla storia del Paese e di Ulaan Baatar. La ricchezza delle esposizioni di quelle che sono state le dimore reali, ormai annegate nel cemento dilagante, ci lascia senza fiato; un sequenza di capolavori artistici e di collocazioni sontuose ci accompagnano in una lunga teoria di scoperte stupefacenti. Usciamo dall’ultimo, enorme e dall’interesse relativo per i miei gusti, dopo le 17 e ben felici di dirigerci in albergo. Lo Ayanchin Hotel, complice anche l’aspettativa negativa generata dal capogruppo che ci ha preceduto, conferma tutti i nostri timori: quartiere degradato e distante dal centro, bagagli gettati nella hall dal mattino, personale latitante a dir poco, camere fatiscenti e senz’acqua calda. Dopo due giorni di treno non è il massimo, soprattutto per chi si è fatto viziare dalle eccellenti 16 - Avventure nel mondo 1 | 2013 ................................................................................... 17.Lu 20 agosto: Ulaan Baatar - Khogno Khan Camp Nell’attesa del terzo veicolo che tarda a materializzarsi, invito il gruppo alla coesione ed alla tolleranza, in attesa della parte del viaggio che si preannuncia più impegnativa e disagiata. Sorrisi e buone intenzioni si sprecano, per cui partiamo felici e sereni. Sostiamo oltre un’ora al Gandan Khid, principale Monastero di Ulaan Baatar e centro spirituale buddista del Paese. Il luogo è decisamente suggestivo ed affollato da pellegrini, turisti e coppie di sposi: doveroso, infatti, onorare nel giorno delle nozze le divinità e propiziare con offerte e buoni propositi la vita matrimoniale al suo esordio. Ci mischiamo alla folla, godendoci l’atmosfera, i templi, i luoghi sacri, i colombi e la gente di ogni età e condizione sociale. Lasciamo la Capitale diretti a sudovest. Piove e tira un vento teso e gelido. “E’ la fine dell’estate” spiega Anu. A noi sembra inverno pieno. Indossiamo tutto quello di cui disponiamo, ma ci rendiamo ben conto che se continua così la nostra attrezzatura è inadeguata. Attraversiamo un’area imbiancata da una recente grandinata: le ampie vallate, le rade ger con i comignoli fumanti e l’atmosfera invernale donano un fascino al nostro percorso che mai avremmo immaginato. Abbiamo fortuna: dopo alcune ore le nuvole si aprono, il vento si placa e la calda luce del tramonto ci accompagna alla scoperta delle suggestive rovine del Monastero di Ovgon khiid: il suo comprensorio nell’800 ospitò fino a circa 1.000 monaci, i quali furono sgozzati dai russi (da cui il nome del luogo) in occasione della distruzione dei templi, poi restaurati negli anni ‘80. Affrontiamo quindi una gelida nottata nel pur accogliente campo di Khogno Khan. VIAGGI | Siberia 05 Baikal-Olkhon Island 06Irkutsk Siberia a Cina 18.Ma 21 agosto: Khogno Khan Camp - Misheel Camp Partiamo con un piacevole sole che ci accompagna ad alcune dune di sabbia dove sostiamo un’ora circa, quanto basta per fare un giretto ed assistere all’arrivo di Peppe Moretti, amico capogruppo di Napoli, impensabilmente qui con un “Tutto Mongolia”! Sostiamo ad ora di pranzo su di un’altura da cui si domina Kharakorum City, storica capitale di Cingiis Khan, come qui viene chiamato Gengis Khan. A farci compagnia una tartaruga di pietra dalle virtù magiche ed un cowboy che raduna la sua mandria a bordo di una roboante moto. Tempi moderni ormai anche in Mongolia … Ci caliamo a venerare un pene di pietra, anche se l’articolo pare abbia proprietà taumaturgiche per la sola infertilità femminile: grandezza della natura! E’ giunta l’ora di un’approfondita visita ai resti e ed agli edifici restaurati del Monastero buddista più antico della Mongolia: Erdene Zuu Khiid, il cui nucleo è costituito da tre templi dedicati al Buddha Sakyamuni. Veniamo risucchiati da una guida che ci molla non prima di due ore di ultra-esaustivo ed estenuante approfondimento storico-filosofico di tutto quanto si proponga ai nostri occhi. Segue passeggiatina fuori le mura perimetrali per rendere omaggio alle coeve statue di tartaruga risalenti al XIII sec. Il sole ancora non è tramontato quando prendiamo possesso delle nostre ger nel vicino Misheel Camp ed in ordine sparso saliamo su una vicina altura per gli scorci panoramici di rito. 06 Dopocena su di giri nella ger delle donne per una jam session a base di Maria Nazionale by Francesca, con contorno di dolci & alcoli assortiti ed in compagnia di un simpatico gruppo di AnM lì per un “Mongolia Solo”. 19.Me 22 agosto: Misheel Camp - Saikhan Gobi Camp Rapido pieno e lungo trasferimento, allietato da branchi di cavalli, ger isolate, radi motociclisti ed irrequieti rapaci in cerca di preda. Sosta pranzo nell’affascinante nulla del desolato ed infinito altopiano mongolo, punteggiato da piccoli fiori viola a formare un immaginario tappeto sul quale rotoliamo senza soluzione di continuità. Arriviamo nel primo pomeriggio al previsto Saikhan Gobi Camp con la sensazione di aver buttato una giornata. Ci frantumiamo fra contemplazione del vicino fiume, colluttazioni con i pervicaci tafani del luogo, bucati stesi al sole, sonno profondo ed escursioni accanite su alture minime. A sera la ciaciosa “masta di festa” del posto ci sorprende, visto il nulla in cui siamo calati, con una gradevolissima cena ed una proposta musicale di canzoni tradizionali cui solo noi napoletani, grazie al sempipresente canzoniere di Ceciliamoglie, siamo in grado di ricambiare in maniera dignitosa. Una luna piena, luminosa e calda, guida i nostri passi verso un gradito appuntamento con Morfeo. 20.Gi 23 agosto: Saikhan Gobi Camp - Gobi Anar Camp Ongiin Khiid, previsto per ieri e che Anu aveva rifiutato di visitare perché occorreva troppo tempo e distava oltre 20Km, viene raggiunto in meno di un quarto d’ora. Delle due l’una: o abbiamo avuto un’allucinazione di massa o ci ha detto una cazzata. Visto il tipo, propendo per la seconda. Seguirà, infatti, la giornata più scombinata del viaggio, in balia di una diciassettenne ondivaga e preda delle sue turbe psicologiche. Cionondimeno le cose da vedere sono state tante ed interessanti. Lasciate le rovine di Ongiin Khiid, fondato nel 1760, ridotto attualmente ad un piccolo museo con un tempietto ricostruito ed un negozietto inaspettatamente ricco di piccole meraviglie, attraversiamo le Meltog Sands, un ampio tratto di deserto con profondi solchi creatisi per il passaggio dei veicoli nel tenace fango delle recenti piogge, già essiccato e spaccato dal torrido sole. Sostiamo alle Red Cliffs: scenari e colori da Grand Canyon, ricchi giacimenti di fossili e corroborante sosta mangereccia durante la quale Bernie, che per un malinteso era rimasto fuori, va a farsi un giro di recupero. Anu s’incazza e vorrebbe non andasse. Non capisco perché, ma con me non parla, e Bernie va comunque. Ripartiti, dopo meno di un’ora nuova sosta pranzo in uno sputo di paese. Per chi? Non si capisce, forse un autista dispettoso? Gli affamati cronici, manco a dirlo, banchettano. Lascio fare, visto che ignoro tempi e distanze. Risultato: arriviamo alle immense ed altissime dune di Khongoriin Els dopo il tramonto. Oltre due ore buttate per strada, un’altra sprecata per vedere il primo Monastero programmato per ieri, quando siamo stati quattro ore a far nulla. Ma non basta. Arriviamo al campo previsto ormai a notte fonda e pare come se non ci aspettassero. Chiedo lumi ad Anu: manco mi risponde. Dopo di che litiga con gli autisti e quasi le prende da uno di loro. Come Dio vuole abbiamo le ger dove dormire e, miracolosamente, alle 22 circa, la cena. Malumore, tensione e stanchezza serpeggiano minacciosi; personalmente sono davvero incazzato, ma ritengo sia meglio tacere, almeno con Anu, per evitare uno scontro quanto meno improduttivo. Per completare, in piena notte, tempesta di sabbia: vengo svegliato da urla concitate. ................................................................................... La ger di Bianca e Filomena ha perso la copertura centrale; toccherà a Ferruccio, Francesca e me riposizionarlo e rinforzare gli “ormeggi” di altre a rischio. Dopo di che il vento si acquieta, e noi con lui. 21.Ve 24 agosto: Gobi Anar Camp - Gobi Bayanburd 1 Camp Esordiamo con Filomena che “non capisce” l’orario di partenza e si presenta dopo quasi mezz’ora. Incazzature assortite, ma non sarà questo ritardo a sconvolgere la nostra tabella di marcia, ammesso che esista. Interminabile sosta per fare rifornimento: il sopraggiungere di un’altra tempesta di sabbia induce finalmente alla ripartenza. Sotto un livido cielo ed una pioggerellina insistente percorriamo il suggestivo Dungenee Gorge, percorrendo il tortuoso sterrato che affianca il letto del torrente che scorre lungo il canyon. Dopo la sosta per il pranzo uno dei van si ferma per delle foto ed al bivio successivo, persi i contatti, prende la direzione sbagliata; morale: attenderemo il suo arrivo quasi un’ora prima d’imboccare la Yol Valley. Interdetta al traffico veicolare, ne iniziamo la piacevole scoperta a piedi, con gli ombrelli aperti per la pioggia all’andata e per il caldo sole al ritorno. Sarà un facile trek affianco e dentro il torrente che ne percorre il fondo; quel che all’inizio è un’ampia vallata popolata di attivissimi roditori, si trasforma poi in una stretta gola dalle alte e ripide pareti rocciose. Oltre tre ore di passeggiata regalano a coloro che la compiono una parentesi serena e lontana dai sobbalzi delle tante ore trascorse in macchina. La calda luce dell’imminente tramonto ci vede forare a poche centinaia di metri dall’oserei definire lussuoso Gobi Bayanburd 1 Camp che ci accoglierà per la notte. 22.Sa 25 agosto: Gobi Bayanburd 1 Camp Ulaan Baatar Sveglia di buon mattino e, poco dopo le 9, siamo all’aeroporto di Dalanzadgad. Sappiamo che il nostro bagaglio non deve superare i 15Kg e ci siamo attrezzati, ma le cose andranno diversamente. Ci viene imposto un check-in di gruppo, che vede il peso del bagaglio complessivo circa 17Kg sotto il limite. A questo punto colpo di scena: viene conteggiato anche il bagaglio a mano! Conclusione: circa 20Kg di eccedenza e 7€/pax da pagare. Non che la cosa ci abbia ridotto in miseria, ma fa incazzare e non poco il sistema creato per spillare soldi ai turisti. A tutto questo si aggiunge il baldo Paolo, del terzetto dei “latitanti”, che fa una piazzata perché il suo bagaglio rientra nel peso e “per principio” ritiene che non gli tocchi pagare. Non che “per principio” avesse tutti i torti, ma taccio qui ogni commento su chi utilizza il gruppo quando gli fa comodo, salvo scaricarlo nel momento in cui la cosa non gli torni utile … Arriviamo ad Ulaan Bataar con una bella giornata di sole ed il programmato pomeriggio in libertà mi si presenta come un’autentica boccata Avventure nel mondo 1 | 2013 - 17 VIAGGI | Siberia d’ossigeno. La forzata convivenza 24h per cinque giorni ha provocato tutte le insofferenze incrociate che già immaginavo in un gruppo decisamente poco incline alla condivisione, per cui un po’ di distanza aiuterà tutti ad affrontare i giorni che ancora rimangono. Per parte nostra rilassante passeggiata al centro, prima di riunire il gruppo al Mongolian Barbeque per una pantagruelica cena. 23.Do 26 agosto: Ulaan Baatar Giornata dedicata, come da programma, al Monastero di Manzushir. Chiedo ad Anu di visitare una ger lungo il tragitto: “Impossibile, siamo in ambiente metropolitano”. Subito dopo rivolgo, allora, la stessa domanda ad Uugie, il boss, alla guida: “No problem!”. Sediamo tutti e tre davanti nel pulmino: ogni commento è superfluo. Il Monastero, fuori città, si colloca in un ameno Parco Nazionale, dove sorgono soltanto sparse rovine di quello che una volta era un esteso insediamento monastico, distrutto dagli immancabili russi. Due edifici, ricostruiti, ospitano un piccolo ma interessante museo ed un tempio oggetto di devoti pellegrinaggi. Di ritorno sosta in un gruppo di ger per apprezzare la vita nomade e, rientrati in città, animata sosta patrocinata da Uugie presso un grossista di kashemere, cui lasciamo un bel po’ di soldi prima di un gradevolissimo spettacolo di musica e danze folkloristiche offerto dall’organizzazione. A sera degna chiosa all’Ikh Mongol, con apprezzatissima esibizione degli Altan Urag, poderoso gruppo di folk-rock mongolo, i quali dopo il concerto vanno via in un’ambulanza guidata dal bassista (marito della batterista, incinta)… Torna prepotente alla memoria il film Il concerto. 07 08 09 Mosca - San Basilio Ulan Ude Gobi - Side Car Arriviamo a Badaling alle 16 circa e, come un miracolo, troviamo l’amico di Wang disposto a cambiarci i rubli avanzati della cassa comune. Tasso pessimo, ma meglio di niente … Seguono due ore in libertà per inseguire sogni, ricordi, visioni, incontri ed emozioni indimenticabili sulla Grande Muraglia avvolta dai caldi colori del tramonto. A sera piacevole ed economicissima cena libera nella variegata umanità che anima i vicoletti intorno all’albergo. 07 Siberia Cina 26.Me 29 agosto: Pechino - Xian - Pechino Sveglia prima dell’alba ed alle 6,30 siamo in aeroporto. Giornata dedicata interamente a Xian, con l’entusiasmante esercito di terracotta, lo straordinario e poco conosciuto Museo di Han Yang Ling o del piccolo esercito di terracotta, un movimentato giro del quartiere musulmano con la splendida moschea dall’affascinante giardino avvolto nella calda luce pomeridiana ed uno spettacolare tramonto sulla cinta muraria. Comprimiamo così in un’unica frenetica giornata quello che il buon senso collocherebbe in due: ma tanto era il tempo disponibile, per cui .... Rientreremo a Pechino quasi a mezzanotte, sfiniti ma appagati. 24.Lu 27 agosto: Ulaan Baatar - Pechino Ultima, soleggiata mattina ad Ulaan Baatar: in otto la dedichiamo allo splendido Museum of Fine Arts di Zanabazar, a Piazza Sukhbaatar e dintorni, ad una serie di negozi assortiti, per poi ritrovarci alle 15 in aeroporto, direzione Cina. Volo senza storia ed arrivo in perfetto orario a Pechino. Estenuanti pratiche all’immigrazione, attesa supplementare per Giacomo “non riconoscibile” sul passaporto e presa in consegna del gruppo da parte di Wang, che ci accompagna in Hotel dove arriviamo con il buio. 27.Gi 30 agosto: Pechino All’afa opprimente della Pechino estiva oggi si aggiunge una nebbia fittissima, a tal punto che a Piazza Tian An Men ci perdiamo di vista. Raggruppatici all’ingresso della Città Proibita, ne affrontiamo in compagnia di Wang la visita di oltre due ore, condivisa con una moltitudine gremita ed opprimente; lo splendore ed il fascino di un passato irripetibile, tuttavia, regnano sovrani. All’uscita ci disperdiamo in gruppetti, ciascuno alla ricerca del proprio interesse e del proprio momento di individualità. In cinque gireremo a piedi, vivendo la vita di strada della Capitale, dove roboanti e faraoniche “isole pedonali” con refrigeratori stradali si alternano ad angusti e vivacissimi vicoletti oppure a serene oasi di verde. Trattative spasmodiche si avvicenderanno a microspuntini stuzzicanti, animando così l’intera giornata, fino alla cena in un anonimo e vivacissimo ristorante cinese scelto nei vicoli a sud di Piazza Tian An Men, prima di rientrare in hotel a notte fonda. 25.Ma 28 agosto: Pechino (Tombe Ming, Grande Muraglia a Badaling) Appuntamento alle 8,30, usciamo dall’immensa selva di grattacieli della Capitale per dirigerci alle Tombe Ming, dove arriviamo in tarda mattinata. Piacevole passeggiata nel lungo viale alberato con un’interminabile teoria di statue di marmo, preludio alle tombe. Segue ricco pranzo nel meganegozio in stile cinese con innumerevoli proposte che vanno dalla mera paccottiglia al piccolo tesoro: prezzi sempre da spuntare con trattative sanguinose. Rispetto alla mia esperienza di dieci anni or sono, però, decisamente più sostenuti e meno trattabili. 28.Ve 31 agosto: Pechino Ultima giornata vissuta all’insegna dell’autonomia: in pratica tutti agli stessi luoghi, ma in formazioni ed orari diversificati, a seconda delle esigenze personali. I più gettonati: il Tempio Tibetano, oasi di pace; il Tempio del Cielo, dove verdi spazi favoriscono rilassanti attività ricreative; il Palazzo d’estate, il cui ampio lago sembra donare un po’ di frescura alle suggestive costruzioni che lo animano. Le diverse escursioni vengono vissute con le tempistiche e le modalità che ognuno ha preferito, in una giornata in cui la grigia ed asfissiante afa estiva sembra dare soltanto nel pomeriggio 18 - Avventure nel mondo 1 | 2013 08 09 qualche incerto spazio ad un pallido sole. Alle 19,30 cena finale allo storico Quanjude Roast Duck Restaurant, per una memorabile anatra laccata nel più blasonato locale del genere. Seguono, nei vicoli dei dintorni e sulla via dell’albergo, birrona & sigaro cubano finale accompagnato da cioccolate & alcoli assortiti, a sancire il successo di un lunghissimo itinerario compiuto con la diffusa consapevolezza di un’esperienza straordinaria. 29.Sa 1 settembre: Pechino - Roma Giornata senza storia, che vede il motivo di maggior soddisfazione nel viaggio di rientro compiuto in assoluta tranquillità e circoscritto nelle 24 ore. A Vienna i nordisti si separano dai romani, raggiungendo tutti entro la serata la propria destinazione, arricchiti da un patrimonio di ricordi e di emozioni che di sicuro ci accompagnerà per la vita. Buon viaggio a tutti!! ...................................................................................