CARPE DIEM - Istituto Nievo
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CARPE DIEM - Istituto Nievo
CARPE DIEM Cogli l’attimo Il giornalino del Plesso Nievo ANNO XVIII N° 2 DICEMBRE 2011 GRANDE OPEN DAY al plesso Nievo Sabato 26 novembre si è svolta la giornata di accoglienza degli alunni delle quinte elementari che, insieme ai loro genitori, hanno potuto, non solo visitare la scuola, ma anche svolgere laboratori come cucina, arte applicata, pallavolo, teatro, lezioni attive di inglese, francese e matematica utilizzando la lavagna LIM e ascoltare il concerto dei bravissimi alunni della sezione musicale. I genitori, riuniti nella sala insegnanti, hanno ricevuto informazioni sul funzionamento della scuola dalla voce della Dirigente Scolastica, Prof. Maria Maddalena Capellino. Il tutto è avvenuto in un clima festoso anche grazie ai numerosi alunni delle nostre classi che hanno guidato le visite e spiegato ad adulti e ragazzi il funzionamento della scuola, mentre il personale A.T.A., cordiale come sempre, Anche il Carpe Diem non poteva mancare all’evento ed ha raccolto alcune impressioni che potrete leggere a pagina 2. Buon Natale Il Natale scende dal cielo con la barba bianca di neve va per monti incantati e viali innevati a portare felicità in ogni singola città. Davide Mesturino I D MONTEROSSO PAESE VECCHIO Liguria, Cinque Terre. Novembre 2011 Guardi il mare e, in un attimo, come se venisse da chissà dove, senti il rumore. Ti giri. Vedi il fiume che ti sta arrivando addosso da una vietta del paese vecchio. Non sai cosa fare. Ti chiudi in un bar come molte altre persone. E poi cosa succede? Non lo sai. Sei lì che aspetti qualcosa. Cosa? E c’è un bimbo in mezzo alla strada che sta per morire. Sandro, un signore come tutti gli altri Monterossini che si vuole chiudere al bar anche lui, ma lo va a salvare. Muore. Ciack, il miglior ristorante delle Cinque Terre, era al primo piano. C’era sempre la finestra aperta della sua cucina e vedevi i cuochi che cucinavano davanti ai tuoi occhi. Adesso non ci sono più né cucina, né ristorante. La banca è ricoperta dal fango e dalle pietre e non si sa chi sarà la prossima futura persona che ci entrerà per vedere come sono messe le cose all’interno. Prima bisogna spostare le macerie che ci sono davanti. La SCUOLA. La scuola è inaccessibile, tutti i Monterossini si svegliano mezz’ora prima per andare a Levanto, a La Spezia o da qualsiasi parte ci sia ancora un posto dove poter studiare. E poi? Si chiedono tutti. Non si sa, il dopo, come sarà. Non si può ancora sapere. Anonime III D GRAZIE A TUTTI I LETTORI LA SCUOLA di MONTEROSSO FORSE RIVIVRA’ (dettagli a pag 21) carpe diem nievo open day LA PAROLA AGLI ALUNNI VISITATORI Caterina e Rachele, dal “BUON CONSIGLIO”, ci siamo divertite a cucinare le crep che bontà. SONO FRANCESCA , LA MIA MAESTRA OLIMPIA è BRAVA ARRIVO DALLA SCUOLA “CADORNA” . A SPIEGARE. SONO LUCA, VENGO DALLA “ROBERTO D’AZEGLIO”, CLASSE 5°. SECONDO ME QUESTA SCUOLA E’ MOLTO BELLA. Sono Camilla, e sono venuta ad accompagnare mio fratello Margherita, Caterina e Rachele veniamo dal “Buon Consiglio”, abbiamo fatto teatro e ci siamo divertite. Guglielmo, dal “buon consiglio”, è stato BELLISSIMO! Ciao! Io sono Sofia e vengo dalla scuola “Niccolò Tommaseo” e spero che questa scuola mi piaccia!!! Sono Ludovica e mi è piaciuto fare sport, vado al “Buon Consiglio”!!!! Ciao ! Sono Barbara, vengo dal “SAINT DENIS”, e sono contenta di venire in questa scuola perché credo che sia meravigliosa ! Ciao! Mi chiamo Max vengo dall’ “Altiero Spinelli” non vedo l’ora di venire ad imparare qui alla Nievo!!! Ciao! Mi chiamo Virginia e vengo dalla “San Giacomo” , mi piace molto questa scuola; forse l’anno prossimo verrò alla Nievo!!! Ciao! Sono Margherita e vengo dalla “San Giacomo”. Voglio assolutamente venire in questa scuola perché si fanno un sacco di attività divertenti, i professori sono simpatici e bravissimi. All’ anno prossimo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ciao! Sono Ludovica e vengo dalla scuola A. Manzoni. Questa scuola mi piace molto, soprattutto i professori e le attività. Sono Sofia e vengo dalla scuola “ Tommaseo” e spero di venire in questa scuola Ludovica , Caterina, Rachele dal Buon Consiglio: è stato bello fare francese, usare la lavagna MULTIMEDIALE e la canzone tèlèphon!!!!!!!. Ciao mi chiamo Gustavo vengo dal “Buon Consiglio”. Sono Enrico dell’Is. “Buon Consiglio” , la Nievo è una scuola fantastica piena di cose bellissime. 2 carpe diem Ciao ragazzi, vorrei farvi un paio di domande: vi trovate a scuola? Magari nell’intervallo? Se sì, correte subito in cortile, affacciatevi alla grata che dà sulla caserma dei carabinieri e… No, non è un’allucinazione: quella targa pochi giorni fa non c’era e adesso c’è, per davvero. E come può esserci sfuggito un cambiamento del genere? Semplice! Non ci abbiamo proprio fatto caso. Non ci siamo accorti delle tantissime auto parcheggiate davanti alla scuola, non ci siamo accorti della folla, della musica e nemmeno delle autorità. Sareste voluti andare a vedere tutto ciò? Non vi abbattete, ho qui il rimedio: il Carpe Diem è andato per voi e vi vuole raccontare tutto per filo e per segno. Faccio una premessa: la storia che state per leggere parla di un uomo. Un uomo grazie al quale ogni settimana si radunano molte persone, un uomo che trasmette pensieri buoni alla gente, un uomo che cerca di insegnare l’amore per sé stessi e per la patria, un uomo che fa tutto ciò ma che è morto nel 1947. Si chiamava Costantino Pagliotti, Don Costantino Pagliotti: il fondatore della Parrocchia di Sant’Agnese, dove magari molti di voi avranno ricevuto il battesimo, la Prima Comunione o la Cresima. La mattina del 20-11-2011 mi sono preparato velocemente, ed armato di taccuino, macchina fotografica e registratore portatile in caso di breve intervista, mi sono recato sul luogo come un cronista d’assalto. Quando sono arrivato, c’erano solamente due carabinieri, il palco per i discorsi ed una bandiera tricolore appesa ad un muro. In men che non si dica sono arrivati i “colleghirivali” degli altri giornali, seguiti, dopo qualche decina di secondi, dal fenomenale quartetto: l’arcivescovo di Torino, il parroco della chiesa, il sindaco di Cuorgnè e il vice-presidente della Giunta Comunale, seguiti a loro volta da un centinaio di persone. Poi sono arrivati anche i gonfaloni del Piemonte, di Torino e di Courgnè. Tutti e quattro hanno parlato dell’importanza di questo “ricordare oggi e in futuro” un uomo dalle molteplici azioni. Dopodiché, silenzio. Eterni secondi di silenzio. Fin che non si è sentita una musica, l’inno d’Italia; a questo punto “I Quattro” si sono avvicinati alla bandiera tricolore, hanno allungato la mano e…Zac! Levata la bandiera, è rimasta solo una targa grigia con su un’iscrizione: Piazzetta Don Costantino Pagliotti, Parroco Fondatore, 1881-1947. Contemporaneamente più di duecento mani hanno applaudito e probabilmente se anche voi a quell’ora avete provato un grandissimo desiderio di batterle, deve essersi trattato di contagio. Al termine della cerimonia, da bravo giornalista, mi sono avvicinato a Don Giovanni Marchesi, attuale parroco: -Innanzitutto congratulazioni perché finalmente è riuscito nel suo intento partito…- (comincio a sudare non sapendo nemmeno l’anno) ma Don Gianni risponde per me: Qualche anno fa, quando sono state portate le ossa di Don Costantino in chiesa, dopo aver raccolto mille firme, mi sono chiesto: “ma a Torino qualcuno si ricorderà che la chiesa è stata fondata da lui?”, così è nato il progetto convinto che prima o poi nella circoscrizione ci sarebbero stati un luogo pagano, il parco della Rimembranza ed uno religioso questa piazzetta).-Quanto ci ha messo per raccogliere le firme per la piazzetta?-Circa due settimane, ma ne parlo da più di cinque anni.-Ci può lasciare, per finire, un ultimo ricordo di Don Costantino Pagliotti?-Egli era un uomo religioso e devoto, ma anche patriottico e teneva sia al popolo della Chiesa, ma anche a quello della nazione. Difatti le colonne che sostengono la chiesa sono verdi, bianche e rosse; teneva alla patria.E pensare che tutto è finito con una targa! Una targa importante, sembrerebbe…Una targa: una storia. Dal vostro inviato d’ assalto Giulio Frangioni 1F carpe diem granditaliani MASSIMO D’AZEGLIO: scrittore e politico Massimo d'Azeglio nacque il 24 Ottobre 1798 da una famiglia nobile, i Taparelli. È stato un politico, patriota e scrittore italiano. Da bambino dato che il Piemonte era occupato da Napoleone, si trasferì per qualche anno a Firenze dove studiò alle Scuole Pie. Dopo la caduta di Napoleone tornò con la famiglia alla sua città natale dove frequentò l'Università di filosofia. Si avventurò nella carriera militare che poi abbandonò per entrare a far parte della classe aristocratica. Frequentò i salotti intellettuali di Roma, Firenze e Milano. Tornò a Torino dove conobbe re Carlo Alberto e iniziò ad interessarsi alla carriera politica. Voleva creare una confederazione di stati, cioè un’unione degli stati italiani che però mantenevano una propria indipendenza. Questa idea fu duramente contrastata dai mazziniani. Fu primo ministro, dal 1849 al 1852, e senatore dal 1853, del Regno di Sardegna. Dal 1860 al 1861 tenne la carica di Governatore della Provincia di Milano. Durante la sua vita politica continuò a dedicarsi alla letteratura in veste di scrittore politico e romanziere. Sposò Giulia, figlia di Alessandro Manzoni e durante gli ultimi anni di vita, trascorsi sul Lago Maggiore, scrisse le sue memorie, tutte raccolte nel libro: I miei ricordi. Massimo D'Azeglio morì a Torino nel 1866 Masoero III B RITA LEVI MONTALCINI una grande donna che rappresenta il nostro paese Rita Levi Montalcini è figlia di Adamo Levi, ingegnere e matematico e Adele Montalcini, pittrice, aveva una gemella che è mancata nel 2000, e altri due fratelli. Nacque nel 1909 a Torino. La Montalcini visse in un ambiente pacifico sebbene severo, dove i genitori erano convinti che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di una donna e di una madre. Nonostante questo, dopo aver frequentato il liceo femminile, nel 1930 decise con l’autorizzazione del padre di studiare medicina, in seguito alla morte di cancro dell’affezionata governante. Furono suoi compagni all’Università di Torino alcuni futuri premi Nobel, come Renato Dulbecco. Nel 1936 Rita ottenne la laurea in medicina e chirurgia con 110 e lode, dopo decise di specializzarsi in neurologia e psichiatria. In quell’anno, Mussolini, pubblicò il “Manifesto per la difesa della razza” , con la promulgazione delle leggi razziali, e la Levi, essendo di origine ebrea, migrò con suo padre in Belgio, e fu ospite dell’Università di Bruxelles, fino all’invasione tedesca del Belgio. Due anni prima ritornò a Torino, dove allestì un laboratorio a casa sua per continuare le ricerche, qui fece anche due importanti scoperte. Il bombardamento di Torino nel 1941, costrinse la Montalcini a lasciare la città, e si rifugiò nell’astigiano, in seguito, l’occupazione tedesca dell’Italia la costrinse a lasciare il suo nascondiglio, ormai non più sicuro. I Levi rimasero a Firenze divisi in vari alloggi per sfuggire alle deportazioni. Rita fu in contatto con le forze Partigiane del partito d’Azione e nel 1994 entrò come medico nelle forze alleate. I tedeschi vennero costretti a lasciare Firenze e la Montalcini divenne medico del quartier generale anglo-americano e le venne affidato il campo dei rifugiati di guerra provenienti dal Nord Italia. Questo fu per lei un periodo molto duro, era sempre impegnata e soprattutto l’epidemia di tifo continuava a fare stragi. Dopo la guerra, la famiglia Levi tornò a Torino e Rita allestì un laboratorio ad Asti. Dopo molti anni di ricerche e scoperte, nel 1986, a Rita Levi Montalcini venne assegnato il premio Nobel di medicina per l’individuazione di fattori di crescita cellulare. Lei è forse la più grande e sicuramente longeva di tutti gli scienziati, oltre che essere una grande donna. 4 Mino Francesca 3°D carpe diem granditaliani Le ferite del generale Garibaldi Giuseppe Garibaldi nel corso della sua avventurosa vita fu ferito tre volte. Il primo episodio fu quello del 20 aprile 1849, durante i combattimenti avvenuti a Roma. La pallottola che lo colpi` fu parzialmente fermata dal manico del suo pugnale, ma ugualmente fu ferito all’ipocondrio destro e la ferita, anche se non grave, ando` in suppurazione. In seguito ci fu il noto episodio del 29 agosto 1862 in Aspromonte e del 3 luglio 1866 a Monte Suello. In Aspromonte fu ferito al piede destro da una palla di carabina e di striscio all’anca sinistra da un altro proiettile. Intervenne il dottor Enrico Albanese. Egli penso` che il proiettile si fosse conficcato e pratico` una piccola incisione per estrarlo ma senza alcun successo. I colleghi pensarono che il proiettile fosse uscito. Il 30 agosto Garibaldi, su una barella, fu trasportato a Scilla e, insieme al figlio Menotti fu imbarcato su una fregata e trasportato a La Spezia. Arrivarono numerosi dottori e fra questi anche il prof. Ferdinando Zannetti. Le condizioni del ferito si erano aggravate e il piede era diventato gonfio, dolente ed era in atto una forte infiammazione febbrile. Dal 9 al 10 settembre vennero applicate alla ferita ben 60 sanguisughe. Il napoletano Palasciano era contrario ai colleghi e affermava che il proiettile era incastrato nell’astragalo. Da Torino arrivo` Emilio Cipriani che affermo` che il proiettile si trovava ancora dentro la ferita e fu d’accordo anche Bertani. Si era arrivati a meta` ottobre e si incomincio` a parlare di amputazione dell’arto. Il dott. Melaton confermo` la ritenzione del proiettile, ne consiglio` l’estrazione e si dichiaro` contrario all’amputazione. Il 23 novembre, a Pisa, venne finalmente estratto il proiettile dal prof. Zannetti, alla presenza del dottor Cuturi e del belga Giovan Battista Allart. Garibaldi, dopo l’intervento si riprese rapidamente e il 18 dicembre lascio` Pisa per Caprera: la ferita si chiuse solo il 12 luglio 1863. L’altra ferita riportata da Garibaldi a Monte Suello il 3 luglio del 1866 fu di minore entita`. Il generale fu ferito alla coscia sinistra. Il proiettile fu molto probabilmente esploso non da un austriaco ma, accidentalmente, da un volontario Il 4 luglio 1866 Garibaldi fu visitato dal medico Agostino Bertani e fu trovato gia` in via di guarigione. Diletta Zanin IID Ne approfitto per farvi leggere questa poesia : Centenario della morte di un eroe di Medardo Resta Oh Garibaldi, esci dalla tua tomba, squilla la tua sonante tromba, sguaina la tua lucente spada e combatti per ogni strada. Unisci nuovamente questa povera Italia, sopprimi ogni crudele canaglia. Gli Italiani ti aspettano ancora, attendono di nuovo quell’ora. Hai combattuto in terre straniere, dai monti, alle immense riviere, hai cacciato il ribelle nemico, sull’Aspromonte sei rimasto ferito. Ora gli Italiani hanno dimenticato, quello che i mille hanno sacrificato, per cucire questo nostro stivale, che di nuovo rotto ci fa male… Garibaldi ferito ad una gamba sull’Aspromonte 5 carpe diem grandinvenzioni 1884 HIRAM STEVENS MAXIM: LA MITRAGLIATRICE. La mitragliatrice fu la regina incontrastata della Prima Guerra mondiale, la Grande Guerra, che avvenne tra il 1914 al 1918. La mitragliatrice aveva però tre grossi problemi: pesava molto, si surriscaldava velocemente e si inceppava spesso. Per gli ultimi due problemi furono trovate delle soluzioni: per raffreddarlo si usava acqua e aria, ma poiché le riserve d’acqua erano scarseggianti si doveva urinare all’interno e all’esterno della mitragliatrice; e per evitare di rimanere disarmati, le mitragliatrici venivano disposte una vicino all’altra così da poterle immediatamente sostituire in caso di problemi. Mentre riguardo al peso non si è riusciti a diminuirlo. Nella Grande Guerra una mitragliatrice riusciva a sconfiggere in media dagli 80 ai 100 fucili. Gli eserciti belligeranti, ad eccezione di quello tedesco, non avevano compreso la potenza di quest’arma e mandarono migliaia di militari a morire massacrati inutilmente. L’Inghilterra rifiutò il nuovo tipo di mitragliatore considerandolo un’arma poco pratica e poco elegante, mentre la Germania nel 1914, allo scoppiare della guerra possedeva 12 000 mitragliatrici che ben presto diventarono 100 000. La prima mitragliatrice di Maxim riusciva a sparare solo 300 colpi al minuto, mentre al giorno d’oggi ne spara ben 100 al secondo. La tecnica fondamentale su cui si basa la mitragliatrice è che la potenza di un colpo fa partire il colpo successivo, fino alla fine della cartuccia. Nel 1885 la Francia, che era considerata la maggiore potenza militare del mondo, introdusse la polvere senza fumo. Tecnicamente si trattava di questo: 1)la polvere da sparo senza fumo rendeva la fanteria invisibile all’esercito nemico, e ciò permetteva di sparare colpi e di muoversi senza essere visti; 2) con la polvere senza fumo era possibile ridurre notevolmente il calibro (la cavità della canna delle armi da fuoco); 3) la maggiore energia permetteva di avere una gittata ( traiettoria di lancio del proiettile) più lunga e di sparare più colpi in meno tempo; 4) con la polvere senza fumo la mitragliatrice automatica diventò una pratica comune. A cura di Umberto Schiesari e Gabriele Masoero III B I VACCINI DI LOUIS PASTEUR Louis Pasteur, chimico e biologo francese, è uno dei fondatori della moderna microbiologia. È a lui che si deve la riduzione della mortalità infantile dovuta a certi germi patogeni. Pasteur nacque a Dole e visse la maggior parte della sua infanzia nella cittadina di Arbois, conseguì il diploma in lettere e in scienze laureandosi successivamente in chimica e fisica. Il suo estro gli fece guadagnare la cattedra presso l’università di Strasburgo. Successivamente si sposò con Marie, la figlia del direttore dell’università. Oltre alla sua importante carriera Pasteur si distinse per le ricerche portate avanti riguardanti la microbiologia, studiò infatti i processi della fermentazione che i microrganismi non si riproducono attraverso un processo chimico. I suoi studi non furono importanti solo in campo medico ma contribuirono allo sviluppo dell’industria della seta, dove riuscì a bloccare un epidemia la quali colpiva i bachi. Durante i suoi studi gli venne proposto di diventare vice-direttore degli studi scientifici alla scuola superiore di Parigi. Grazie a questi studi si capì che i microrganismi danno origine alle malattie. I suoi studi sulla fermentazione resero possibile la prevenzione di alcune malattie infettive come la rabbia per la quale Pasteur inventò il primo vaccino. Poco tempo prima della sua morte Pasteur ricevette la “Legione d’Onore, una delle più alte onorificenze della nazione francese. Battaglino Virginia e Bolley Martina III B carpe diem educazione alla sicurezza A LEZIONE DI WEB SICURO Giovedi 24 novembre come tutte le classi terze della scuola abbiamo partecipato ad un incontro con un esperto del Ministero sulla sicurezza informatica. Tutti noi usiamo abitualmente internet, noi ragazzi siamo considerati dei “nativi digitali”, ma non sempre siamo consapevoli dei rischi che possiamo correre. . Ecco le informazioni che consideriamo IMPORTANTI: Non bisogna: Chattare con degli sconosciuti Fornire la nostra password a nessuno, nemmeno all’amico del cuore , al fidanzato o al cugino. Mettere su internet informazioni personali o sulla propria famiglia Postare fotografie nostre o di qualche amico ripreso in situazioni non bellissime o imbarazzanti Scaricare programmi senza dirlo ai genitori ( i virus ed i pirati informatici sono sempre in agguato) Mandare mail, chattare o inserirsi nel profilo di un’altra persona Usare un linguaggio volgare o offensivo Ignorare le provocazioni dei cyberbulli Se si fanno incontri “ Sgraditi” avvertire i genitori e la Polizia postale. Dobbiamo usare internet con la testa La 3C Un web sicuro, ecco come! Navigare sul web! Che bella cosa! Ma se qualcuno non sa come usarlo potrebbe essere un grande rischio. Ecco alcuni suggerimenti per navigare in modo sicuro: 1. -eMule, un ottimo programma per scaricare musica, film e molte altre cose ma, a parte il fatto che scaricare musica gratis non è legale, potrebbero nascondersi alcuni rischi. Ad esempio se qualcuno volesse scaricare un film non è detto che cliccando sul suo titolo scarichi proprio quel film, potrebbe esserci qualcosa che non ha nulla a che fare con quel titolo. 2. -Mettere foto o video su internet, non fatelo se non siete del tutto consapevoli di quello che mettete, se caricate qualcosa sul web non potrete più toglierlo. Anche se cancellaste la foto o il video dal sito dove lo avete caricato tutte le persone che lo hanno già scaricato lo potranno mettere su un altro sito e da li inizierà ad espandersi sempre di più. 3. -Non dovete mai accettare l’amicizia su un qualsiasi social network, non potrete mai sapere chi si nasconde dietro al suo nickname. Se si nascondesse un malintenzionato potrebbe riuscire a conquistare la vostra fiducia per poi attirarvi e riuscire a fare di voi tutto ciò che vuole. 4. -e-mail che vi comunicano guasti al sistema o che vi invitano ad andare su un certo sito non sempre sono vere ma potrebbero rivelarsi dei collegamenti ad un sito dove ti rubano informazioni o ti infettano il computer. Il mio consiglio è di controllare andando con il cursore sull’indirizzo del sito la scritta che apparirà in basso allo schermo in una striscia blu o di fianco alla manina del mouse. Carlo Boschis III D 10 carpe diem solidarietà UNA SERATA DI SOLIDARIETA’: “DALL’ITALIA ALLA BOLIVIA” Mercoledì 30 novembre ,con alcuni nostri compagni della 2C e della 3C siamo andati alla Casa Valdese ad una conferenza del dottor Pietro Gamba che ha aperto e gestisce un ospedale in una zona poverissima della Bolivia. L’ospedale che ha costruito è molto bello, pulito e questo per la gente del posto è strano; infatti avevano proposto di farlo con il tetto di paglia, senza piastrelle, sulla terra. Il dottore ha invece deciso di costruirlo con più di dieci posti letto, il laboratorio di analisi e le sale operatorie. Abbiamo visto un filmato che ci ha molto colpiti perché mostra come i Campesinos ,che vivono tra mille difficoltà, siano molto dignitosi, si accontentino di quello che hanno ed abbiano il sorriso sul volto. Non chiedono mai l’elemosina e cercano di essere sempre molto gentili. E’ stato molto triste scoprire che un bambino su tre muore entro il primo anno di vita, ed uno su due entro i 5 anni; il dottor Gamba ha anche aggiunto che molti bambini gli sono morti tra le braccia e questo secondo noi deve averlo fortificato molto. Per quei bambini vivere in un orfanotrofio e non per strada ed avere un pezzo di pane è la miglior cosa che la vita possa loro concedere, mentre noi , incuranti di tutto, ci lamentiamo se non ci sono i nostri cracker preferiti e mettiamo il broncio. Questo rende molto vera una frase citata ieri sera: “ Tutti viviamo sotto lo stesso cielo, ma non abbiamo gli stessi orizzonti”, cioè le stesse possibilità, la stessa cultura, la stessa vita. Marzia Dante, Andrea Marino, Roberto Marra 2C “ Zio Pedrido” Il dottor Pietro Gamba a 23 anni è andato in Bolivia per una missione di pace , ha imparato la lingua quecua, si è appassionato a quella realtà e dopo essersi laureato in Italia in medicina nel 1985 si è trasferito definitivamente ad Anzaldo, un luogo poverissimo, dove ha costruito un ospedale nel quale accoglie gratuitamente le persone che non riescono a pagarsi le spese mediche perché in Bolivia non c’è la mutua. Egli con un fuoristrada gira per i villaggi e fa controlli sanitari, in una zona in cui la mortalità infantile raggiunge anche il 46%. E’ riuscito a farsi accettare dai Campesinos, che lo chiamano “ Zio Pedrido”. Ciò è stato possibile perchè rispetta sempre la cultura dei Campesinos e cerca di responsabilizzarli, attuando quello che diceva Ghandi “ Se uno ha fame, non dargli un pesce, ma insegnagli a pescare” Siamo stati molto colpiti dall’incontro , anche se per dovere di cronaca dobbiamo dirvi che avremmo preferito sentire più a lungo il dottore e meno il giornalista che, secondo noi, era molto noioso. Giovanni Crovella, Filippo Deasti,, Andrea Luzzati , Edoardo Lanzavecchia 3C carpe diem solidarietà IL MEDICO DEI CAMPESINOS ED IL MEDICO DEI LEBBROSI Quando abbiamo incontrato il dottor Gamba ci hanno colpito le analogie con il dottor Scheitzwer. Vi proponiamo le loro biografie e vi invitiamo a scoprire le “similitudini”….. Chissà che anche il dottor Gamba non venga insignito del Premio Nobel. Noi glielo auguriamo di cuore. poco un villaggio indigeno. I malati vi giungevano Il medico “Stregone da ogni parte, spesso con le loro famiglie e tutti Bianco” Albert Schweitzer nacque a venivano ugualmente accolti, le loro usanze Kaysersberg, nell'Alsazia rispettate e così le loro credenze. A poco a poco il Sud il 14 gennaio 1875. Da "grande medico bianco" conquistò la fiducia della bambino iniziò ad amare la gente. Dal profondo della foresta, da villaggi lontani musica; a sette anni compose anche centinaia di chilometri, arrivavano malati un inno, a otto cominciò a desiderosi di cure. Schweitzer diventò un suonare l'organo, a nove benefattore, una figura di riferimento, e le notizie di sostituì un organista nelle quello che faceva nel cuore dell'Africa nera funzioni in chiesa. Quando colpirono l'opinione pubblica mondiale. Però nel seppe della mancanza di 1914 Hélène e Albert Schweitzer furono messi agli personale specializzato per svolgere il lavoro di una arresti domiciliari a causa della loro nazionalità missione in Gabon, zona settentrionale dell'allora tedesca e vennero dichiarati prigionieri di guerra dai Congo, Albert sentì che era giunto il momento di francesi, come cittadini tedeschi che lavoravano in dare il proprio contributo e, un anno dopo, all'età di territorio francese. Avevano il permesso di restare a trent'anni, si iscrisse a Medicina, e si specializzò casa, ma non potevano comunicare con la gente né poi in malattie tropicali. Non fu tuttavia facile, per accogliere i malati. Più tardi i francesi li espulsero l'organista e insegnante Schweitzer rinunciare a dall'Africa spedendoli in un campo di lavoro nel sud quella che era stata la sua vita fino a quel momento. della Francia. Nel 1924 il dottore tornò in Gabon : Schweitzer si trasferì a Lambaréné, una città del dell’ospedale non era rimasta che una baracca. Gabon occidentale, che era allora una provincia Ristrutturò l’ospedale che l’anno dopo poté già dell'Africa Equatoriale Francese.I missionari furono accogliere 150 malati .Nel 1952 fu insignito del inizialmente scettici sull'interesse dimostrato dal Premio Nobel con il quale fece costruire il villaggio noto organista per l'Africa, ma lui si impegnò per dei lebbrosi. Schweitzer morì il 4 settembre 1965 , raccogliere fondi , mobilitando amici e conoscenti e ormai novantenne, poco dopo sua moglie, nel suo tenendo concerti e conferenze per realizzare il sogno amato villaggio africano di Lambaréné. Migliaia di di costruire un ospedale a Lambaréné, dove allestì canoe attraversarono il fiume per portare l'ultimo alla meglio il suo ambulatorio ricavato da un saluto al loro benefattore.Dagli indigeni con cui vecchio pollaio, con una rudimentale ma efficace visse fu denominato Oganga Schweitzer, lo camera operatoria, cui venne attribuito il suo stesso "Stregone Bianco Schweitzer". nome .Schweitzer e sua moglie costruirono a poco a Il medico dei Campesinos Pietro Gamba, a 23 anni, decise di lasciare il lavoro di perito meccanico in Italia ed impegnarsi per aiutare la realtà dei campesinos boliviani. A Challviri, nel Dipartimento di Cochabamba, a 3800 metri nelle alture del Chapare, per un periodo di due anni circa visse con i campesinos, nelle loro case, condividendo i problemi della vita quotidiana. A causa di un’epidemia di morbillo che causò la morte di numerosi bambini della zona, i contadini ricorsero a lui come ultima risorsa. Davanti alla drammaticità della situazione e alla propria incapacità d’affrontare l’epidemia, Pietro decise di tornare in Italia con la ferma intenzione di divenire medico e si laureò con il massimo dei voti e nel minor tempo possibile. Appena laureato, tornò in Bolivia, e diede inizio ai lavori di costruzione dell’Ospedale. Contemporaneamente alla costruzione di questo Centro di primo soccorso, inaugurato nel 1987, sorsero altri progetti indispensabili, come portare l’elettricità in Anzaldo e nell’Ospedale. Si sposò con una dottoressa d’origine boliviana, che ogni giorno dà un importante contributo al lavoro nell’Ospedale, che migliorò con una efficiente sala chirurgica. Poco tempo dopo fu inaugurato anche il nuovo acquedotto per aumentare e rendere potabile l’acqua. Ancora oggi il dottor Gamba denominato, “MEDICO DEI CAMPESINOS”, cerca di aiutare chi ne ha bisogno. Anna Terrone, Rebecca Vitale 2C carpe diem visti e letti per voi The Twilight Saga: Breaking Dawn Regia: Bill Condon Interpreti: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Michael Sheen Genere: Fantasy Durata: 2.15 “L’Eternità sarà solo l’inizio”. Nel quarto capitolo della saga Twilight, è finalmente giunto il momento che tutti stavate aspettando. L’affascinante ed eternamente giovane Edward (Robert Pattinson) convolerà a nozze con l’introversa Bella (Kristen Stewart). Durante la luna di miele trascorsa in Brasile, Bella rimane incinta. Ma che non sia la classica gravidanza o si capisce subito. La futura mamma comincia a dare presto segni di malessere, non riesce più a mangiare e fatica a tenersi in piedi. Edward è molto preoccupato e capisce che il feto sta lentamente distruggendo Bella dall’interno. Grazie ad una brillante intuizione di Jacob capiscono che in realtà Bella ha bisogno di nutrirsi di sangue umano. Come se non bastasse, Sam Uley, il capo dei licantropi, decide di uccidere Bella temendo che il nascituro rappresenti un pericolo per il branco. Jacob però si oppone e, con altri due fedeli membri, difende casa Cullen dall’attacco. Arriva il momento del parto ma Bella riesce a malapena a vedere la figlia Renesmee e, fra dolori atroci, esala l’ultimo respiro. Alla morte di Bella, Jacob, pieno di dolore, vede nella figlia un mostro e sta per ucciderla quando entra nella dimensione dell’imprinting proprio con lei. Quando tutto sembra ormai perduto Edward inietta in Bella il suo veleno per cercare di riportarla alla vita anche se in forma di vampiro. Bella è salva e nell’inquadratura finale i suoi occhi sono rossi: la trasformazione è riuscita. Se siete dei fan sfegatati della saga apprezzerete anche quest’episodio. Il film non è per niente lento ed è ricco di tensione nonchè di scene “rosso sangue” in grado di risvegliare... il vampiro che c’è in voi! Buon divertimento! Ottavia Giola, Benedetta Milone, Alessia Chiabotto, Petra Tomasinelli - 2 D IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON L’AUTORE – Richard Bach, nato nel 1936, era un pilota dell’aeronautica statunitense. Negli anni 70’ pubblicò il gabbiano Jonathan Livingston, un gabbiano escluso dal suo stormo (lo stormo Buonappetito) perché il suo unico interesse è raggiungere uno stato di volo perfetto, mentre quello dello stormo è mangiare. IL LIBRO – Questo gabbiano, dopo essere stato rifiutato dal suo stormo, decide di passare la sua vita a volare; dopo la morte, Jonathan si fa convincere da due gabbiani con piume soffici e splendenti ad andare nel “paradiso dei gabbiani”. Sullivan però gli spiega che, in realtà, quello è solo un piano e che c’è ne sarebbero stati molti altri. Chi diventa suo maestro è proprio Sullivan. Jonathan presto lo raggiunge accorgendosi però che non è ancora all’altezza di Ciang, il gabbiano più anziano che riesce a volare alla velocità del pensiero, e che deve imparare ancora molto. Con molta determinazione Jonathan riesce a raggiungere il suo livello; purtroppo, poche settimane dopo Ciang muore, lasciando il posto da maestro a Jonathan, che presto farà imparare allo stormo Buonappetito il gusto di volare con leggerezza e armonia. Consiglio questo libro a tutti coloro che sono appassionati di animali e avventure mozzafiato, ma soprattutto di emozioni da far venire i brividi. 16 Nina Bertoletti 1° G carpe diem al cinema Pixar: un’annata da Incredibili indipendente. Da allora in poi tutti i film della Pixar furono realizzati interamente a computer; fin che non è stata venduta alla Disney, che da quel momento divenne Disney-Pixar. Hanno sigillato un contratto da dieci anni e cinque film fruttato 2,5 miliardi di dollari ed è rimasto alla storia come il patto di maggior successo di tutti i tempi. Nel 2004 ci fu il momento di rinnovare il contratto, ma siccome sarebbe significato lasciare tutti i guadagni alla Disney (ma pagare solo le spese di distribuzione, la Pixar rinunciò all’unione. Le tecniche utilizzate dalla Pixar sono il RenderMan (un software avanzato e modernissimo che aggiunge la possibilità di creare con più opzioni) e lo zootropio (con cui ad esempio si può simulare una cascata di foglie o il movimento dei personaggi) dove i soggetti sono posti su un disco che girando crea l’illusione del movimento. Lasseter era abituale rinominare tutto ciò che aveva intorno, così quando un giorno osservò per qualche secondo la lampada sul suo comodino e si accorse che aveva una struttura semplice, decise che doveva trovarle anche un nome semplice. Diventò Luxo, il protagonista del più importante cortometraggio della Pixar e suo simbolo. Il Pixar-team è formato da: John Lasseter (animatore), Edwin Catmull (esecutore), Sarah McArthur (vice presidente esecutivo), Lois Scali (vice presidente esecutivo e consigliere generale) e Simon Bax ( vice presidente esecutivo e tesoriere). Insomma, come avrete capito nonostante la presenza di avanzatissimi software e computer la realizzazione avviene in questo modo da ormai 50 anni, e si pensa che difficilmente le cose cambieranno in futuro…E ricordate: - L’ arte sfida la tecnologia e la tecnologia ispira l’ arte. – Giulio Frangioni 1F Domanda ai lettori: quanti di voi non hanno visto nemmeno uno dei tre film della saga “Toys Story” o “Cars”?Se la risposta è “IO”, mettetevi su una gamba sola ed iniziate ad abbaiare. Domanda a tutti coloro che non stanno leggendo: per caso vi trovate al bar o in metropolitana ed è tutto a posto? Nulla di cui preoccuparsi? Nessuna persona su un piede solo intenta ad abbaiare?Probabilmente è perché tutto il mondo dei film d’animazione moderni (e presumibilmente anche l’idea che avete di loro) gravita attorno a quest’unico pensiero: -La tecnologia non crea i film. Le persone lo fanno. Non sei un animatore solo perché sai muovere un oggetto dal punto A al punto B. Sei qualcuno che dà vita ad un personaggio: un qualcosa che i software e la tecnologia non possono fare. – Questa frase è stata concepita dalla mente del fondatore della società Pixar Animation Studios: John Lasseter, nato a Hollywood il 12 Gennaio del’57 ed ormai icona per i novelli Walt Disney in versione moderna. Ma cosa c’entrano un eterno bambino ed una frase fatta con Toys Story e Cars? La risposta è contenuta in cinque lettere: P-I-X-A-R. Avete presente il film “Monsters & Co.”? La Pixar ne è colpevole! “A Bug’s Life”? Colpevole! “Up”? Colpevole!“Gli Incredibili”? Colpevole! “Alla ricerca di Nemo”? Colpevole! Ma andiamo ad approfondire sull’argomento come con una lente d’ingrandimento: inizialmente si trattava di un sottogruppo della LucasFilm, poi è stata acquistata per cinque milioni di dollari da Steve Jobs che il 3 Febbraio dell’86 (insieme ad Edwin Catmull) la rese ( dall’ultima pagina) IL BERSAGLIO : Percorso con la soluzione delle parole dall’esterno verso il centro del cerchio) Fiero - inizio con freccia-Fiore-Seme-Mese-Agosto-Vacanza-Vacante-Mancante-Anello-AgnelloPecora -Lana –Lava-Vulcano-Vesuvio-Pompei-Scavi-Stavi-Stiva-Nave-Sbarco-Mille-GaribaldiUnita’-Italia (al centro del cerchio) 17 carpe diem speciale scuola SCUOLE A CONFRONTO: IL BELGIO Per confrontare due scuole diverse ho chiamato la mia amica Eleonora,che abita in Belgio da qualche mese. Frequenta la scuola lì,ma non va a una scuola belga,è in una scuola Europea,dove si mescolano ragazzi di diverse nazionalità. V:Alla scuola Europea sei in classe con ragazzi che parlano un'altra lingua? E: Sì,ma solo nelle ore di arte, musica, inglese e ginnastica, che si fanno in inglese o francese. Nelle altre sono con gli italiani. V: Siete tanti? E: No, solo dieci. V: Come è la classe? E: Non ne abbiamo solo una!!! Cambiamo classe ogni 45 minuti e su un foglio c'è scritta la classe che dobbiamo raggiungere. V: Quindi cambiate anche i compagni? E: No, solo per alcune materie. Di solito sono gli stessi. V: Ma dovete portarvi dietro i libri quando cambiate classe? E: No,abbiamo gli armadietti. E' bellissimo, perché ci posso mettere dentro tutti i libri pesanti! V: Per quanto riguarda gli orari... E: Iniziamo alle 8:15 e usciamo alle 13:30,il mercoledì alle 12:30. V: Come è la mensa? E: Orribile!!! Pensate che i ragazzi italiani si portano il pranzo da casa, talmente è cattivo!Servono cose come lasagne ripiene di mais, carne e salmone! V: E dopo scuola cosa fai? E: Alcuni ragazzi vanno a casa, altri,come me, vanno con un pullman alla Garderie, una specie di dopo-scuola, dove si gioca o si fanno i compiti. E alle sei il pullman ci riporta a casa. V: E' stato bello condividere con te questa giornata di scuola!Alla prossima!!! Valentina Valle III B UNA SCUOLA DEI DESIDERI Ciao a tutti, liberatevi dai pensieri e fate finta che dovete costruire un scuola dei desideri, ora voi vi chiederete com'è una scuola dei desideri, beh nemmeno noi lo sappiamo per certo allora abbiamo fatto un sondaggio a molti allievi della Nievo e gli abbiamo chiesto: “ se tu avessi 100000 euro da spendere per questa scuola dimmi tre cose che faresti all' interno”. Cancellate tutto dalla mente e fate finta che dovete costruire la scuola dei desideri e per farlo servono i risultati dei sondaggi che sono qua sotto: MCDONALD ENORME BIBLIOTECA PISCINA 28 VOTI 22 VOTI 17 VOTI Ora dobbiamo scappare a costruire la scuola ciao0o0o0o0........ Anna Salmi e Giorgia Ruggieri 1 F 3 carpe diem angolo della poesia Le stanze poetiche La pioggia Cade - cade Un’ atmosfera sofferente, Un rumore cupo, della pioggia battente. Cade – cade La goccia pesante, si schianta sul terreno aspro, di un inverno umido. Cade – cade Tommaso Boni a cura della 3 F L’acqua Fiume seguace che d’incanto nasci il tuo morbido fruscio mi accarezza l’udito il tuo invitante odor di mare mi è cremoso al tatto Sara Ferro Milone L’acqua Scende velocemente, incontrando grossi massi, la dolce acqua scrosciante, crea un’aria frizzante. Immersa in un silenzio naturale, dona vita ad ogni animale. Tommaso Boni Si è liberata la belva… La belva che porta terrore… Un nodo impaurito Scappa dalla pancia gelida Salendo alla gola tremante. Tensione schiacciante Porta il cuore in gola, prende il sopravvento. E’ questa la tetra paura Che esce nelle inquietanti notti. Gabriele Massano La piena Il suo scroscio rassicurante invade il mio pensiero. Lo schiocco di massi pesanti infrange il cupo e famigliare silenzio. Immerso nel verde totale ritrovo me stesso. Tommaso Boni Paura, incubo reale di inquietudine. Paura, buio freddo di insicurezza Paura, rumoroso silenzio brividi percorrono la schiena. Paura, grido soffocato. Paura. Rumore di silenzio la porta con sé paura profonda che pace non dà. Ludovica Tirone 22 Raggi di gomma che giran di notte sporchi di fango si raggiran nei boschi foglie che cantano piccole luci accese. Nel cuor della notte il mio cuor rimbomba come i tamburi di una tribù indiana i lupi ululano per onorar la luna. Nella notte profonda Sara Ferro Milone carpe diem Uomini morti, uomini morti Piovra oscura Viscidi tentacoli ovunque Chiazze di sangue Su soldi sporchi Urla, pianti di donna Raffiche laceranti Esplosioni tuonanti Uomini morti, uomini morti Silenzio pesante, nero Anime giuste cadono Anime malvagie rimangono Bestia assetata Potere, danaro Danaro, potere Uomini morti, uomini morti Giustizia e paura Lotta impari Mano tremante passa i soldi Coraggio e omertà Lotta impari Verità di pochi Menzogna di molti Uomini morti, uomini morti. Tommaso Dughera La mafia è violenza, violenza contro la gente, violenza contro la natura, è violenza contro tutto e tutti. Giulia Mantella angolo della poesia Paura, paura di parlare paura di sentire paura di vedere per non avere paura ci vuole coraggio! Per combattere la mafia non bisogna aver paura! Vittoria Mazzoleni Mafia Nero polpo dai mille tentacoli come un'ombra arriva ovunque. Malvagi mostri in cerca di vendetta uomini o donne, bambini o anziani non ci sono scrupoli se si parla di "onore” Ludovica Tirone 23 La mafia è aspra come il limone, è brutta come la morte. È una cosa spregevole, che quando la senti ti viene un mal di pancia tremendo. I boss ordinano, i picciotti compiono. Così funziona la mafia, la camorra, la n’drangheta. Poi l’omertà tutti stanno zitti in Calabria, in Sicilia, in Campania; whee whee, pum pum, e popoi il silenzio. Marco Ardizzone Mafia Nero polpo dai mille tentacoli come un'ombra arriva ovunque. Malvagi mostri in cerca di vendetta uomini o donne, bambini o anziani non ci sono scrupoli se si parla di "onore” Ludovica Tirone Mafia: paura, timore angoscia, ansia, terrore. La paura di uscir di casa, il timore di incontrare qualche mafioso, l'angoscia solamente ad immaginare cosa fanno, l'ansia di essere dentro e il terrore di non uscirne fuori più . Mafia: una cosa Orribile. Cecilia Tozzi carpe diem salute NON ABBASSARE MAI LA GUARDIA HIV COLPISCE ANCORA (e tanto) CARATTERISTICHE L’HIV è un virus che attacca solo l’uomo e non è possibile eliminarlo. Schiavizzando i linfociti T4,i “capi” del nostro sistema immunitario, causa una deficienza immunitaria, cioè elimina tutte le difese che proteggono il nostro corpo dai batteri; questa deficienza provoca la malattia dell’AIDS: Acquisita Immuno Deficienza Sindrome. Il virus é contenuto nei liquidi del corpo, ad esempio nel sangue, in molti tessuti e in tutti gli organi del corpo. COME SI “PRENDE”? -ci si può infettare con un incidente sul lavoro (chirurgo, ostetrica,…) -scambio di siringhe. -pungendosi con una siringa abbandonata da siero dipendenti -se uno dei propri genitori,soprattutto la madre, è infetto _e non vengono prese precauzioni il rischio che nasca un neonato infetto è del 25%_se si fa il parto cesareo e non lo allatta, le probabilità scendono all’8%_ se vengono prese tutte le precauzioni offerte dalla medicina moderna, solo un bambino su cento contrae il virus dai genitori. COMPORTAMENTI A RISCHIO -avere rapporti sessuali non protetti -rave -uso di alcol -uso di sostanze psicoattive -sballo INFORMAZIONI GENERALI Nel 1991 il 30% degli italiani che aveva l’AIDS lo contraeva per via sessuale, mentre nel 2009 la percentuale è salita all’80%, ciò vuol dire che ci sono sempre più rapporti sessuali scoperti. Oggi nel mondo ci sono 34 milioni di infetti e ogni anno lo contraggono altri 2,6 milioni di persone; in Europa 26000 nuovi casi all’anno e le persone infettate sono aumentate del 37% dal 2000 al 2008; in Italia dai 160\180000 infetti con un aumento di 4000 casi l’anno e almeno 45000 persone non lo sanno. Negli ultimi anni, tra i giovani tra i 14 e i 24 anni sono aumentati notevolmente i casi di infezione da virus HIV. Davide Piccinini e Alessandro Zatti III D 11 carpe diem politica interna IL GOVERNO TECNICO DI MARIO MONTI: meglio saperne di più L' 8 novembre 2011, la Camera dei Deputati vota la sfiducia al governo di Silvio Berlusconi. Il giorno seguente, Mario Monti viene nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, avendo illustrato la Patria per altissimi meriti in campo scientifico e sociale; e il 13 novembre 2011, a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi, Monti riceve da Napolitano l'incarico per la formazione di un nuovo governo,accettandolo con riserva. Il 6 novembre scioglie la riserva e propone al Presidente della Repubblica la lista dei Ministri per la nomina, priva di personalità politiche. Oltre alla carica di Presidente del Consiglio, Monti ricopre anche quella di Ministro dell'Economia e delle Finanze. Ma chi era prima di diventare ministro? Nato il 19 marzo del 1943 a Varese, dal 1995 al 1999 è stato Membro della Commissione europea, responsabile di mercato interno, servizi finanziari e integrazione finanziaria, dogane e questioni fiscali. Nel 1965 si laurea in Economia presso l'Università Bocconi di Milano, dove per quattro anni fa l'assistente, fino ad ottenere la cattedra di professore ordinario presso l'Università di Trento. Nel 1970 si trasferisce all'Università di Torino, che lascia per diventare, nel 1985, professore di Economia politica e direttore dell'Istituto di economia politica presso l'Università Bocconi. Sempre della Bocconi assume la presidenza, nel 1994, dopo la morte di Giovanni Spadolini. Oltre alle numerose cariche in organi di gestione di aziende private (i consigli di amministrazione di società quali Fiat, Generali, Comit, di cui è stato vicepresidente dal 1988 al '90), Monti ha ricoperto ruoli di rilievo in diverse commissioni governative e parlamentari. In particolare, è stato relatore, per incarico di Paolo Baffi, della commissione sulla difesa del risparmio finanziario dall' inflazione (1981), presidente della commissione sul sistema creditizio e finanziario (19811982), membro della Commissione Sarcinelli (19861987) e del Comitato Spaventa sul debito pubblico (19881989).Nel 1995 diventa membro della Commissione 12 europea di Santer, assumendo l'incarico di responsabile di mercato interno, servizi finanziari e integrazione finanziaria, dogane e questioni fiscali. Dal '99 è commissario europeo per la concorrenza. Editorialista del Corriere della Sera, Monti è autore di numerose pubblicazioni, specie su temi di economia monetaria e finanziaria, tra cui: "Problemi di economia monetaria" risalente al lontano 1969, "Il sistema creditizio e finanziario italiano" del 1982 e "Autonomia della Banca centrale, inflazione e disavanzo pubblico: osservazioni sulla teoria e sul caso italiano" pubblicato nel più recente 1991. Anche sul piano internazionale Monti ha partecipato e partecipa ad attività di consulenza ad autorità di politica economica, tra cui il Macroeconomic Policy Group, istituito dalla Commissione della Cee presso il Ceps (Centre for European Policy Studies), l'Aspen Institute e la Suerf (Societe Universitaire Europeenne de RechercheursFinanciers. Filippo Balma III D carpe diem politica interna IL TEAM TECNICO DI MARIO MONTI -RAPPORTI CON IL PARLAMENTO E ATTUAZIONI DEL PROGRAMMA DI GOVERNO Dino Piero Giada, ex sottosegretario del Ministero del Tesoro (1995-2001) -TURISMO, SPORT E AFFARI REGIONALI Piero Gnudi, ex presidente del consiglio di amministrazione dell'Enel -COESIONE TERRITORIALE Fabrizio Barca, presidente del Comitato politico territoriale dell'Ocse -AFFARI EUROPEI Enzo Moavero Milanesi, ex giudice di 1° grado della Corte Europea di Giustizia in Lussemburgo -PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE Filippo Patroni Griffi, magistrato italiano -COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE Andrea Riccardi, fondatore Comunità di S. Egidio -AFFARI ESTERI Giulio Terzi di Sant'Agata, diplomatico e ambasciatore italiano -INTERNO Anna Maria Cancellieri, ex prefetto e funzionaria italiana -GIUSTIZIA Paola Severino, giurista e accademica italiana -DIFESA Giampaolo Di Paola, presidente comitato nazionale della NATO -ECONOMIA E FINANZE Mario Monti (ad interim) -SVILUPPO ECONOMICO e INFRASTRUTTURE E TRASPORTI Corrado Passera, banchiere e manager italiano -LAVORO E POLITICHE SOCIALI CON DELEGA ALLE PARI OPPORTUNITÀ Elsa Fornero, economista e accademica italiana -BENI E ATTIVITA' CULTURALI Lorenzo Ornaghi, politologo italiano -ISTRUZIONE, UNIVERSITA' e RICERCA Francesco Profumo, presidente Consiglio Nazionale delle Ricerche -SALUTE Renato Balduzzi, professore di Diritto Costituzionale all'Università Cattolica del Sacro Cuore -AMBIENTE, TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE Corrado Clini, dirigente pubblico italiano -POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI Mario Catania, funzionario e politico italiano Spero di essere stato esauriente e di avervi chiarito un po' le idee su questo nuovo governo di Mario Monti. GOVERNO AL COMPLETO Un nuovo ministro, Filippo Patroni Griffi alla Funzione pubblica, tre viceministri e 25 sottosegretari, tutti tecnici (o quasi). Dopo 12 giorni si completa così la squadra del governo Monti, e si chiude una partita complicata dall’opposizione di diversi partiti della maggioranza a fornire propri uomini all'esecutivo. Filippo Balma, 3^D 13 carpe diem brivido che passione Il Teschio Di Sangue Thriller a puntate - 2° Puntata Un uomo, legato ad un albero, gridava angosciosamente: – aiuto! Qualcuno mi aiuti! – gridava quell’uomo, ma nessuno lo poteva sentire: le sue disperate grida non servivano a niente: davanti a lui un uomo, vestito di blu scuro e con un pugnale in mano, era pronto ad ucciderlo. Uno straziante grido si sentì nel parco: il pugnale che gli aveva perforato la coscia destra e anche la sinistra, ma il dolore più forte fu quando il pugnale tracciò un solco nel petto e sulla neve e il legno dell’albero vennero sporcati dallo scuro sangue. Ronald, anche se era appena entrato in ufficio, dovette uscire immediatamente, con Henry che gli spiegò la situazione : - a Central Park c’è un altro cadavere, sbrighiamoci. -. Il corpo del morto, questa volta, era appeso ad un lampione con un cappio alla gola, ed a pochi metri dal suolo c’era una pozza di sangue da cui partiva una scia che portava ad un albero poco distante dal luogo del ritrovamento del corpo: - fate scendere il corpo! – gridò Henry, passando sotto il nastro a strisce che delimitava l’area dell’assassinio e scoprì il petto alla vittima, che ora giaceva ai suoi piedi: - Ronald … abbiamo tra le mani un Serial Killer: sul petto della vittima c’è un altro teschio tracciato con l’arma del delitto … - disse Henry, pallido in volto – e la prossima vittima potresti essere tu! Conosce il tuo numero di casa e del cellulare, conosce la tua posizione e forse anche dove abiti. Dobbiamo darti una scorta di uomini per proteggerti! - ma Ronald, pronto a ribattere, venne anticipato da un poliziotto che spiegò: Abbiamo trovato dei documenti nelle tasche della vittima: si chiamava Steve Loyant ed era un buttafuori di una discoteca di Manhattan. Per il momento non sappiamo altro. – concluse il discorso il poliziotto – senti … - disse Ronald, rivolto ad Henry – io mi so difendere, lo sai che vado in palestra tutti i giorni e poi non sono così debole! – obbiettò Ronald: - come no … e poi finisce come tre giorni fa a Central Park. Forse non l’hai ancora capito, ma quello lì ti avrebbe potuto uccidere se avesse voluto. Alla centrale, Ronald si sedette sulla sedia della scrivania, cercando di riordinare le idee, quando ebbe un illuminazione: - Henry!!! – gridò Ronald, alzandosi in piedi di soprassalto: - nel registratore accanto a me dopo che l’assassino mi ha attaccato, c’era registrata una musica da disco, e la seconda vittima era un buttafuori di una discoteca a Manhattan. Ci tocca scoprire solo quale … - e finì risedendosi con un’espressione soddisfatta in volto: Henry che era già al computer a cercare la discoteca e, pochi secondi dopo: - Steve Loyant lavorava come buttafuori alla discoteca 4040 Club, al numero 6 di West 25th Street. – concluse soddisfatto Henry, ma non ebbe il tempo di appoggiarsi allo schienale che ad un un cenno di Ronald i due uscivano frettolosamente dall’ufficio. Si stava facendo buio, e l’aria più fredda ma, arrivati al 4040 Club, il buttafuori di quella sera sembrava non sentire il freddo – siete sulla lista? – chiese il buttafuori ai due agenti della polizia, che mostrarono il distintivo come un biglietto d’entrata per V.I.P.; nella discoteca, seppur aperta da poco, c’erano già alcuni ragazzi o ragazze e la musica a palla: - posso servirvi da bere qualcosa? – chiese una donna al bancone – no, grazie. Stiamo cercando il proprietario della discoteca. È qui? – chiese gentilmente Ronald. – è laggiù vicino a quel tavolo, quello col Martini in mano. – disse lei indicando un uomo e i due si diressero verso il capo della discoteca. (continua alla pagina seguente) 24 carpe diem brivido che passione Il Teschio di sangue (continua da pag. 24) Cominciarono a conversare con il proprietario della disco: delle urla si sentirono dall’esterno ma non ci fecero caso, fino a quando un colpo di pistola esplose e Owen cadde steso a terra, sanguinante da un buco in mezzo alla fronte mentre lentamente il volto s’impallidiva. roca e tenebrosa voce dell’assassino risonò in tutto il locale, coprendo la musica: - io? Io sono NESSUNO … -Centrale, mandate due auto alla discoteca 4040 Club, al numero 6 di West 25th Street, e in fretta! – disse concitatamente Ronald alla centrale col suo cellulare, mentre a fatica si rialzava in piedi e cercava, invano, di sparare alla sagoma nera che era sulla porta e che, al primo sparo, uscì di corsa dal locale, ma Ronald, con tutte le forze che gli erano rimaste, uscì anche lui dal locale e si diresse verso un ragazzo diciannovenne che indossava un casco ed era pronto a salire sulla sua moto, ma Ronald, mostrando il distintivo, prese il casco al diciannovenne e, salito sulla moto, partì all’inseguimento di Nessuno. Lo vide con la coda dell’occhio svoltare dietro un vicolo e Ronald cominciò ad accelerare, frenando alla curva e ripartendo a tutto gas nel vicolo, dietro all’assassino che correva disperatamente ma, dopo aver svoltato un altro vicolo, l’assassino si trovò in un vicolo ceco: - sei in trappola, maledetto! – disse Ronald con un ghigno sulla faccia e cominciò ad avanzare, con la pistola pronta a sparare, verso Nessuno. Precedendolo, l’assassino sparo un colpo, sfiorando il petto del detective. Il Serial Killer, nel momento di distrazione di Ronald, con un balzo felino saltò sulla scala antincendio, che cominciò a salire: Ronald, che non voleva darsi dello sconfitto, si trascinò a fatica e cominciò a salire le scale, usando la forza delle muscolose braccia e la gamba sana; “ non si da mai per sconfitto …! ” pensò l’assassino, volgendo lo sguardo in basso e vedendo il detective, ma continuò a salire. Arrivato in cima al palazzetto, l’assassino si diresse verso l’altro lato del tetto piatto ad aspettare che il suo sfidante arrivasse, ma non dovette aspettare troppo: infatti poco dopo arrivò Ronald, madido di sudore ma deciso a finirla lì con quel Serial Killer: - arrenditi! Non hai scampo! Anche se mi uccidessi ci sono già i miei agenti qui tra le strade che ci cercano. Non puoi più far niente. Consegnati! – urlò Ronald all’assassino – MAI!!!! – ricevette Ronald come risposta dall’uomo incappucciato, che raccolse uno strano oggetto da terra e si tuffò giù dal palazzo ma Ronald, con i suoi riflessi, scattò dal lato dell’assassino, per vederlo sfrecciare con una carrucola sul palazzo di fronte e, arrivato, gridò a Ronald: - guarda sotto, Ronald!! Nessuno in tutta New York può sfuggire dall’ira assassina di NESSUNO!!!! (to be continued) Jacopo Margaglia, II D Soluzione del gioco: Futoshiki di pag 26 25 carpe diem i nostri sport LA MIA SQUADRA Due anni fa, mentre andavo a prendere le ciliegie a Pecetto, ho scoperto una squadra di calcio, non molto forte, ma con un bel ambiente, “ IL PECETTO CALCIO”. Le mie prime avventure nel mondo del calcio sono nate proprio in quella società, quando sono arrivato non sapevo neanche cosa fosse un pallone, ma dopo qualche giorno ho esordito contro la Juventus e ho marchiato la partita con un gol nei minuti finali. L’ anno dopo mi sono ritrovato con i vecchi compagni per intraprendere una nuova avventura. Eravamo tutti entusiasti nello spogliatoio, perché stava arrivando un nuovo mister che ci avrebbe accompagnato durante l’ anno ad intraprendere le tecniche di questo sport. Dopo qualche mese il mister è stato criticato dai genitori e dalla società, perché perdevamo tutte le partite. A gennaio, prima dell’ inizio della seconda parte di stagione, la squadra ha acquistato un nuovo allenatore che ha portato la squadra al trionfo di due tornei e siamo arrivati secondi nello scudetto. Purtroppo per motivi a me sconosciuti anche quel mister fu esonerato dalla squadra, che per le vacanze estive si è così trovata a dover cercare un nuovo mister. Finite le vacanze, con l’ apertura della scuola, anche la società si è rimessa al lavoro: per fortuna abbiamo trovato un altro mister che per adesso sta facendo ottenere ottimi risultati alla squadra, anche se non è il massimo della simpatia. Dimenticavo di dirvi che i colori del Pecetto sono il verde e il nero. Questa è la mia squadra: Terzino MATTIA RASETTO Portiere TOMMASO POLIMENI Centrale FEDERICO MORRA Mediano LUCA LANFRANCO Ala EMANUELE CAVALLERO Terzino AMEDEO GIACOMINI Ala ALBERTO FANTINI Seconda punta ALESSANDRO CATELAN Punta UMBERTO MERANI (Io) Allenatore ROBERTO GIACOMINI Umberto Merani IIB “Prosegue la raccolta fondi di La Repubblica e Sky per salvare la scuola elementare e media "Enrico Fermi" di Monterosso (nelle Cinque Terre), travolta dall' alluvione dello scorso ottobre. I versamenti si possono effettuare sul conto corrente aperto presso la banca Unicredit. Il beneficiario da indicare è: Alluvione, un aiuto per ricostruire. Ecco l' iban: IT 07 U 02008 09432 000101739561.” (da “La Repubblica- 6 dicembre 2011) IL CARPE DIEM ha devoluto l’intero incasso di novembre GRAZIE 21 carpe diem i luoghi della memoria 3 NOVEMBRE 2011… UN GIORNO DA ALPINO. Oggi, insieme ad altri allievi della Nievo, sono andato al parco della Maddalena per la cerimonia in ricordo degli alpini caduti nella prima Guerra Mondiale. La storia degli Alpini è legata alla storia dell’Uni, che vi voglio raccontare. Le truppe alpine sono nate nel 1872. L'idea fu di Giuseppe Perrucchetti, a quel tempo capitano di fanteria, che presentò al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito la proposta di creare unità speciali per difendere i 1540 km di confine alpino del recentemente costituito Regno d’Italia. Il reclutamento doveva avvenire tra gli uomini dalle stesse valli e montagne che si sarebbero dovute difendere. I vantaggi erano ovvi. Oltre all’abitudine ai rigori della vita di montagna, infatti, questi uomini avrebbero tratto vantaggio da una perfetta conoscenza della zona in cui avrebbero operato. Il ministro della guerra, generale Cesare Ricotti Magnani, accolse l’idea e furono costituite le prime 15 compagnie, divenute 24 nel 1873 e 36 nel 1878. Gli Alpini adottarono subito il loro caratteristico emblema: una penna nera portata sul cappello, simbolo delle aquile che si annidano sulle cime delle montagne . Il simbolo della penna nera è sopravvissuto fino ad oggi. Durante la Grande Guerra (per l’Italia 1915-1918), gli Alpini furono chiamati per la prima volta a difendere i confini italiani. Per quattro lunghi anni combatterono in un ambiente veramente ostile, a volte solamente per conquistare pochi metri di roccia o per tenere, a costo di gravi perdite, piccole posizioni fra i ghiacciai. Grazie a quelle dure prove, però, e nonostante l’inefficienza degli alti comandi, gli Alpini italiani riuscirono a dimostrare il loro valore, la loro tenacia e la validità del loro estenuante addestramento. Furono, infatti, le Penne Nere ad ottenere i decisivi sfondamenti sul Monte Grappa, sul Monte Adamello e sul Monte Tonale. Fu la Prima Guerra Mondiale a creare la leggenda di queste truppe scelte, isolate ma imbattibili. Arrivati al parco, ci siamo incamminati per una stradina che portava al punto della cerimonia e camminando ho visto molti cartelli con i nomi degli alpini morti durante il conflitto. Al punto del ritrovo ho visto tanti alpini, anziani e giovani, tutti molto fieri di indossare il loro bel cappello verde con la piuma, che indossava anche il prete che ha officiato la messa in onore dei caduti. Sono stati tutti molto cordiali con noi e tutti avevano voglia di raccontarci un po’ la loro storia. Alla fine della messa, alcuni ragazzi e ragazze della scuola, hanno letto dei racconti bellissimi sui momenti storici degli alpini. E’ stata una bella emozione stare insieme a loro ed anch’io mi sono sentito un piccolo alpino. Alessandro Agosto II B 14 carpe diem Invito all'OPERA “BRUNDIBAR “ di Hans Krasa Brundibar è un'opera per bambini del compositore ceco ebreo Hans Krása su libretto di Adolf Hoffmeister, originariamente rappresentata dai bambini del Campo di concentramento di Theresienstadt nella Cecoslovacchia occupata. Il nome deriva dal gergo Cecoslovacco per definire il bombo (insetto simile all'ape). Krása scrisse l'opera nel 1938 e le prove cominciarono nel 1941 all'orfanotrofio ebraico di Praga, che funzionava anche come struttura educativa per bambini divisi dai loro genitori dalla guerra. Nell'inverno del 1942 all'orfanotrofio si svolse la prima dell'opera: a quel tempo, il compositore Krása e lo scenografo erano già stati deportati a Theresienstadt. Nel luglio del 1943 quasi tutti i membri del coro originale e il personale dell'orfanotrofio vennero deportati a Theresienstadt. Riunito il cast a Theresienstadt, Krása ricostruì l'intera opera, basandosi sulla propria memoria e una parte dello spartito del pianoforte che ancora possedeva, adattandola agli strumenti disponibili al campo. La scenografia fu ridisegnata dal direttore del Teatro Nazionale Ceco: come sfondo vennero dipinti diversi palazzi, una recinzione con i disegni del gatto, del cane e dell'allodola, con buchi per inserire le teste al posto di quelle degli animali. Il 23 settembre del 1943 ebbe luogo la premiere di Brundibár. Alcune delle scenografie originarie sono tuttora visionabili nel Museo della Shoah di Praga Una rappresentazione speciale di Brundibár si tenne nel 1944 per una rappresentanza della Croce Rossa che andò ad ispezionare le condizioni di vita nel campo. La Croce Rossa non sapeva all'epoca che la maggior parte di quello che vide durante la visita era mera finzione, e che una delle ragioni per le quali Theresienstadt sembrava così confortevole era che molti dei suoi residenti erano stati deportati ad Auschwitz, per ridurre l'affollamento del campo durante la visita. La rappresentazione di Brundibár fu anche filmata per un film di propaganda Nazista e tali riprese storiche sono incluse in un documentario, vincitore di un Emmy-Award e diretto da Zuzana Justman, una sopravvissuta di Terenzin che cantò nel coro. Nel film compare Ela Weissberger, che interpretava la parte del gatto. La maggior parte dei partecipanti alla rappresentazione di Thereisenstadt, incluso il compositore Krása, furono successivamente trucidati ad Auschwitz. La trama dell'opera contiene elementi fiabeschi come in Hansel e Gretel e I musicanti di Brema. Pepícek e Aninka sono fratello e sorella orfani di padre. La madre è malata e il dottore dice che necessita di latte per riprendersi. Purtroppo sono senza soldi e decidono perciò di cantare al mercato per cercare di raccogliere quelli necessari. Ma il malvagio suonatore d'organo Brundibár (che rappresenta Hitler) li caccia. Con l'aiuto di un impavido passero, di un astuto gatto, di un saggio cane e dei bambini del paese, saranno però capaci di cacciare Brundibár e poter cantare. Il trionfo dei bambini bisognosi e abbandonati sul suonatore di organo, ha un significato chiaramente antinazista. Alcune battute originale furono cambiate dal poeta Emil Saudek a Therezin, per enfatizzare il messaggio antinazista. Mentre l'originale diceva "Colui che ama così tanto sua madre e suo padre e la sua terra nativa è nostro amico e può giocare con noi," la versione di Saudek diceva "Colui che ama la giustizia e ci convive, e chi non è timoroso, è nostro amico e può giocare con noi." (estratto da Wikipidia) L’esperienza del ghetto di Terezin, per ravvivare la memoria degli innocenti protagonisti, verrà rappresentata il 27 gennaio 2012 (spettacolo per le scuole) ed il 28 gennaio 2012 (2 rappresentazioni per tutti) presso il Teatro Vittoria, in via Gramsci 4. Unione Musicale, Atelier Giovani Ensemble Musicabilia Scuola ed elementi del Coro dei Piccoli Cantori di Torino Carlo Pavese, Marcella Polidori docenti Barbara Sartorio direttore Regia di Marcella Polidori Organizzazione: Associazione Diastema - Tel: 347 96 66 838 - E-mail: [email protected] – [email protected] Vi invito tutti. Riconoscerete Pepícek! I commenti sono attesi su queste pagine, prossimamente. Alessandro Sosso, I D carpe diem i genitori scrivono Caro Figlio, avrei voluto scriverti una lettera da condividere con altri Figli, Figlie e altre Mamme. Avevo idee ben chiare in testa ma, al contrario, non riuscivo a comporre un testo ordinato. Poi mi è tornato in mente un testo di William Shakespeare che…toh! dice le stesse cose che avevo in mente ma assai meglio esposte di quanto avessi mai potuto far io: d’altronde tu sai di non avere una mamma geniale, e me lo ricordi tutti i giorni! Scusa se uso le sue parole quindi, ma il messaggio che vorrei che ti arrivasse è così bello che era già valido, pensa, 400 anni fa, in Inghilterra! Ricordati che l’ha scritto lui, ma raccogliendo la saggezza dell’Uomo che potresti diventare tu. Tua mamma. “Dopo un certo tempo imparerai la differenza tra dare la mano e soccorrere un'anima e imparerai che amare non significa appoggiarsi e che compagnia non sempre significa sicurezza. Inizierai ad imparare che i baci non son contratti, né omaggi, né promesse...... Inizierai ad accettare le tue sconfitte a testa eretta, guardando dritto davanti a te, con l'allegria di un adulto e non con la tristezza di un bambino. Imparerai a costruire tutti i tuoi cammini, perché il terreno del domani è incerto per i progetti e il futuro ha l'abitudine di cadere nel vuoto. Dopo un certo tempo imparerai che il sole brucia senza che tu ti esponga troppo...... Accetterai, inoltre, che le persone buone qualche volta ti possano ferire e dovrai perdonarle...... Imparerai che parlare può alleviare i dolori dell'anima...... Scoprirai che son necessari anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla e che tu pure potrai fare cose di cui ti pentirai per il resto della tua vita. Imparerai che le vere amicizie vanno crescendo nonostante le distanze. Che non importa quello che si ha, bensì chi si ha nella vita. Che i veri amici sono la famiglia che noi abbiamo scelto. Imparerai che non dobbiamo cambiare gli amici se siamo disposti ad accettare che gli amici cambino. Ti renderai conto che potrai passare bei momenti con il tuo miglior amico facendo qualsiasi cosa oppure nulla, solo per il piacere di sfruttare la sua compagnia...... Scoprirai che molte volte solo sfiori le persone che ti importano di più e pertanto dobbiamo sempre dir loro che le amiamo, in quanto mai saremo sicuri di quando sarà l'ultima volta che li vedremo. Imparerai che le circostanze e l'ambiente che ci circonda hanno influenza su di noi ma noi siamo gli unici responsabili di ciò che facciamo. Comincerai ad imparare che non dobbiamo compararci con i più, salvo quando vogliamo imitarli per migliorare. Scoprirai che richiede molto tempo il riuscire ad essere la persona che vogliamo essere e che il tempo è breve. Imparerai che non importa dove sei arrivato ma dove sei diretto e se non lo sai, qualsiasi posto è utile...... Imparerai che se non controlli i tuoi atti questi ti controlleranno e che l'essere flessibile non significa essere debole o non aver responsabilità, perché non importa quanto delicata e fragile sia una situazione: esistono sempre due lati. Imparerai che gli eroi son le persone che fecero il necessario affrontandone le conseguenze. Imparerai che la pazienza richiede molta pratica. Scoprirai che certe volte la persona che tu ti aspetti ti possa schiacciare quando cadi, forse sia una delle poche che ti aiutano ad alzarti. Maturare ha più a vedere con quanto imparasti con le esperienze che non con gli anni che hai vissuto. Imparerai che c'è in te del tuo paese molto più di quello che supponi. Imparerai che mai si deve dire a un bambino che i suoi sogni sono stupidaggini, poiché poche cose sono tanto umilianti e sarebbe una tragedia se ci credessero, perché avresti tolto loro la speranza...... Imparerai che quando senti rabbia hai il diritto di averla ma ciò non ti dà il diritto di essere crudele. Scoprirai che solo perché qualcuno non ti ama nel modo che vorresti, non significa che non ti ami con tutto ciò che può, in quanto ci sono persone che ci amano ma non sanno come dimostrarlo...... Né è sempre sufficiente essere perdonato da qualcuno, qualche volta dovrai imparare a perdonar te stesso.” Imparerai che con la stessa severità con cui giudichi sarai anche giudicato e, a un dato momento, condannato. Imparerai che non importa in quante parti il tuo cuore fu diviso, il mondo non si arresta perché lo si ripari...... Imparerai che il tempo non è qualcosa che può ritornare, pertanto devi coltivare il tuo giardino e decorare la tua anima invece di aspettare che qualcuno ti porti fiori. Allora saprai realmente di poter sopportare, che sei forte e potrai andare molto più lontano di quello che avresti pensato quando credevi di non farcela. È che realmente la vita vale quando si hanno il valore e il coraggio di affrontarla. Una mamma carpe diem aspettando il giorno della memoria Un ex alunna racconta il suo viaggio sul TRENO DELLA MEMORIA 2008 Martedì 22 Gennaio 2008 settecento studenti di varie scuole di Torino si sono ritrovati al teatro Regio prima di partire per un viaggio che lentamente avrebbe cambiato le loro vite. Dopo il saluto di varie autorità torinesi, svoltosi nel più completo e rispettoso silenzio, divisi in gruppi ci siamo diretti tutti verso la stazione di Porta Nuova per cominciare finalmente il nostro lungo e faticoso viaggio. Ci siamo fermati solo in una stazione prima di arrivare a Cracovia (meta della nostra esperienza): Milano Centrale, luogo da cui molti ebrei furono deportati. Sul fianco destro di questa stazione c’è un luogo (usato originariamente per il trasporto di animali) in cui, nei giorni di festa o nelle domeniche, venivano ammassati circa seicento ebrei alla volta, che poi venivano caricati su carri bestiame dalle SS a forza di manganellate e bastonate. Questi carri bestiame, grazie ad un complesso sistema di spostamento, venivano collocati sul tetto della stazione tra il binario diciannove e venti e in seguito calati, carichi di persone, sul binario ventuno per formare il convoglio che sarebbe partito per Auschwitz. Anche a Milano siamo stati salutati dalle autorità che, in maniera molto commossa, ci hanno di nuovo augurato un buon viaggio e ribadito l’importanza di questa esperienza. Durante il cammino verso Cracovia abbiamo iniziato a conoscerci meglio, anche con i ragazzi delle altre scuole, oltre che tra di noi: abbiamo scherzato, giocato a carte, riso, ma anche letto brani tratti da diari e testimonianze di alcuni sopravvissuti per entrare nello spirito del viaggio e parlato tra di noi a proposito di questo per vedere quali erano le nostre impressioni e i nostri pensieri a riguardo. Tutti in fondo ci chiedevamo le stesse cose: chissà come saranno i campi di concentramento, chissà se quest’esperienza ci cambierà, che cosa ci rimarrà, che cosa invece ci lasceremo alle spalle. Il giorno dopo il nostro arrivo a Cracovia (ormai il 24 di Gennaio), siamo andati a visitare Auschwitz e Birkenau. A questo punto terrei a precisare la funzione dei due campi, poiché spesso si tende a considerare Auschwitz il campo dello sterminio: Auschwitz (Auschwitz I) è un campo di concentramento in cui la maggior parte dei deportati erano prigionieri politici (infatti, Elie Wiesel ne “La notte” dice che lì la gente era più serena, genericamente più tranquilla e non si doveva lavorare come a Birkenau), Birkenau (Auschwitz II) è il vero campo di sterminio: i deportati che arrivavano lì dopo essere rimasti rinchiusi nei carri bestiame per a volte anche due settimane venivano divisi in due gruppi dal famoso dottor Mengele, coloro che venivano mandati a destra erano salvi, quelli a cui veniva indicato di andare a sinistra (donne, bambini piccoli, vecchi, malati e coloro che erano visibilmente in condizione di non poter lavorare) erano destinati alle camere a gas e ai crematori. La prima impressione che fa Auschwitz, se non si conoscesse cosa è successo lì dentro e per caso non si fosse letta la scritta ARBEIT MACHT FREI (il lavoro rende liberi), è quella di una caserma, ma con un po’ troppo filo spinato che la circonda. Non appena si entra nei blocchi, che ora hanno la funzione di musei, ci si accorge che la prima impressione era quella sbagliata: i documenti, le foto le sculture, ciò che è rimasto dei prigionieri non sono cose trascurabili. Ci sono vetrine lunghe venti metri e alte tre che contengono parte dei beni dei prigionieri: le scarpe, le valigie, gli oggetti personali, le foto dei loro cari che si portavano dietro per non dimenticarli, i capelli, i tappeti fatti con i capelli, i vestiti dei bambini. Nel blocco undici in particolare vi sono le celle dei prigionieri politici (trattati decisamente meglio degli altri prigionieri, quasi facessero parte delle SS), e le camere di tortura: delle celle di novanta centimetri per novanta in cui quattro prigionieri, se si “comportavano male”, venivano messi a trascorrere la notte, senza cibo, acqua e addirittura senza aria, infatti queste celle erano murate e l’unico buco da cui poteva passare dell’aria era quello da cui erano entrati di quaranta centimetri per quaranta. Sempre vicino al blocco undici vi era anche il muro in cui venivano fucilati i prigionieri (ora ricostruito) e nello stesso spiazzo dei pali, che nessuno di noi ha notato subito, ma su cui la guida ha focalizzato la nostra attenzione. carpe diem Infatti alcuni prigionieri venivano legati a questi pali con le mani dietro la schiena, in modo che si rompessero e il giorno dopo venivano mandati al lavoro con le mani rotte e se non riuscivano a fare il proprio lavoro venivano uccisi. Ad Auschwitz il forno crematorio non è stato distrutto e abbiamo potuto visitarlo, mentre ben due dei forni crematori di Birkenau sono stati distrutti prima dell’arrivo dei Sovietici e perciò ne abbiamo osservato solo le macerie. L’arrivo a Birkenau è stato molto più duro che l’entrata ad Auschwitz. Oserei definirlo angosciante: una distesa di camini circondata da filo spinato e da torri di guardia, attraversata al centro dai binari del treno da cui scendevano migliaia di persone alla volta. Non c’era nessun capannone originale, ve ne erano solo alcuni ricostruiti, ma che rendevano perfettamente l’idea: ottocento deportati per capannone, in cui dormivano stipati su letti a castello di legno il cui “materasso” era formato di paglia. In questi capannoni per un certo periodo i deportati erano anche costretti a fare i propri bisogni dal momento che fino al 1943 l’acqua non c’era. Le latrine erano in capannoni separati da quelli in cui i deportati dormivano ed erano lastroni di pietra bucati, in cui spesso i prigionieri cadevano e da cui non potevano tirarsi più fuori, perché troppo deboli loro e coloro che nel caso avrebbero potuto tirarsi fuori. Questo campo di concentramento è più inquietante di Auschwitz I anche perché è circa cinque volte più grande dell’altro ed è posto in aspettando il giorno della memoria una pianura in cui tirava un vento gelido e fortissimo e tutti noi avevamo freddo, nonostante cinque strati di maglioni, due paia di calzettone i pantaloni da sci. Lascio immaginare lo stato dei poveri deportati, vestiti solo con un pigiama di tela leggerissima. Alla fine dei binari è stato costruito un monumento alla memoria del milione e mezzo di ebrei uccisi a Birkenau, davanti al quale, dopo la visita al campo, sono stati letti dei brani che ricordavano le cose più atroci successe nel campo e sono stati ricordati alcuni dei nomi dei deportati morti. La giornata successiva si è basata su dibattiti fatti sia negli ostelli al mattino, sia nell’Auditorium dell’università di Cracovia al pomeriggio. L’argomento centrale, almeno del dibattito pomeridiano, è stata la guerra in Kosovo, ma per la maggior parte di noi, che non conoscevano l’argomento o ne sapevano decisamente poco è stata solo una perdita di tempo, pertanto tralascio i dettagli di quest’ultima giornata passata a Cracovia. Personalmente ciò che mi ha colpito di più di tutto è stata la reazione di noi ragazzi davanti a ciò che avevamo visto, infatti prima di scendere dal pullman ad Auschwitz le animatrici ci hanno pregato di non fumare, poiché avremmo fatto un “torto” alle ceneri di coloro che erano morti nei campi e nessuno di noi, nessuno ha osato accendere una sigaretta. Io non fumo, ma so che per un fumatore stare un’intera giornata senza fumare dopo aver visto i campi di concentramento è una cosa veramente dura da sopportare, appunto per questo sono rimasta ammirata dal comportamento dei miei compagni. La serietà con cui è stato affrontato questo viaggio è stata incredibile: sono abituata a vedere i miei compagni durante le conferenze o le assemblee in tutt’altro atteggiamento e non speravo sul serio che questo potesse essere superato e addirittura migliorato. Per concludere, trovo che quest’esperienza sia decisamente importante e privarne altri studenti significherebbe non avere assolutamente rispetto per loro. Alcune scuole hanno deciso di portare solo studenti del quarto anno: reputo sbagliato anche questo, poiché, nonostante possano già essere maturi, non hanno la preparazione adatta ad un’esperienza simile, ovvero rimangono colpiti dal tutto senza riuscire a dargli un’importanza storica ben definita, che secondo me è uno degli aspetti più di valore per affrontare questa dura “prova”. Aggiungerei solo più un consiglio: se ci sarà una prossima volta, spero che tutte le classi vengano avvisate e non solo quelle della sede e un paio della succursale, poiché sarebbe anche questo un torto per i ragazzi della succursale che non hanno avuto la possibilità di affrontare questo viaggio ora, durante l’anno della maturità, l’anno più importante nella vita di ognuno di noi, il più adatto ad affrontare questo grande passo. Maria Luisa Candellieri Ex III A APPUNTAMENTI PER IL GIORNO DELLA MEMORIA FONDAZIONE CAMIS DEFONSECA 25(classi prime)-26(classi seconde<9-27(classi terze) gennaio 2012 carpe diem gli allena “mente” IL BERSAGLIO: inserisci nel bersaglio vuoto le parole che sono scritte alla rinfusa in quello pieno, collegandole tra loro per analogia (es. una o due lettere diverse, anagramma, sinonimo ecc. ). Il punto di partenza è indicato dalla freccia. (La soluzione a pag 17)