i testimoni di geova nei lager nazisti
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i testimoni di geova nei lager nazisti
Istituto tecnico per Geometri Guarino Guarini Torino Anno scolastico 2003-2004 Traccia n. 3 Accanto alle deportazioni politiche e razziali e all'internamento dei militari esistono altri "spostamenti di popolazione" che riguardano i malati mentali, gli zingari, gli omosessuali, i Testimoni di Geova. Svolgi una ricerca su uno di questi casi, ricostruendo episodi di emarginazione e di persecuzione degni di essere riportati alla luce Classe V A sp Paolo Catalano Alessandro Girotto Andrea Peditto Angelo Prestini L'insegnante: Antonella Filippi 1 INDICE Introduzione ........................................................................................................................................3 Chi sono i Testimoni di Geova............................................................................................................4 La persecuzione fascista .....................................................................................................................9 I Testimoni di Geova e il nazionalsocialismo ..................................................................................20 Documenti .........................................................................................................................................36 I Testimoni di Geova nei lager nazisti..............................................................................................81 Resistenza civile...............................................................................................................................112 2 Introduzione Abbiamo scelto di svolgere questa traccia per avvicinarci ad un aspetto della deportazione poco conosciuto e ancor poco studiato: quello dei Testimoni di Geova. Lo studio e l'approfondimento di questa parte della deportazione ci ha consentito di aprirci verso un gruppo religioso di cui ancora oggi si sa poco e nei confronti dei quali c'è ancora molta e diffusa intolleranza. Disturba, dei Testimoni di Geova, il proselitismo cui sono dediti, la loro diversità all'interno del cristianesimo, le loro comunità e la loro "fratellanza". Non li conosciamo ma ci danno fastidio. La specificità della persecuzione di cui furono vittime sia con il fascismo sia con il nazismo, e cioè la loro ferma presa di posizione nei confronti della guerra, delle armi, dello stato totalitario, ci ha insegnato ad avvicinarci a questo gruppo religioso con maggiore rispetto e ad addentrarci nella conoscenza della loro religione eliminando facili preconcetti. Per questo motivo la nostra ricerca inizia con il capitolo, semplice ma esaustivo, "Chi sono i Testimoni di Geova". Ce lo siamo chiesti nel corso del lavoro, speriamo che se lo chiedano in molti dopo di noi, con l'intento di conoscere prima di giudicare. La loro obiezione di coscienza messa in atto con incrollabile fede fin dalla Prima guerra mondiale, in un'epoca in cui si cantava la guerra come valore e mezzo secolo prima dei movimenti pacifisti di cui noi oggi siamo figli, rende il loro messaggio estremamente attuale. Dal punto di vista storico è stato interessante vedere come gli stati totalitari, fascista e nazista, abbiano reagito con modi e procedure simili e parallele nei confronti di questa religione che non si lasciava imbrigliare dallo stato, e non scendeva a patti con la dittatura. Il fascismo la combatté con mezzi addirittura spropositati, dato l'esiguo numero di Testimoni di Geova sul nostro territorio, e riuscì a metterla a tacere con una persecuzione a tappeto, aiutato e spronato dalla chiesa cattolica, e infine con un processo farsa che disperse i piccoli gruppi tenacemente attivi in Italia. Il nazismo fu feroce nei mezzi repressivi, perché imprigionò i Testimoni di Geova nei campi di concentramento fin dalla loro costituzione nel 1933, insieme agli oppositori politici, ma le motivazioni della persecuzione furono le stesse. Dal punto di vista dello studio della deportazione è stato interessante addentrarci in un capitolo ancora poco studiato, elaborato invece da anni dai membri della congregazione che lavorano sulla memoria della "loro" deportazione da tempo, come abbiamo visto nelle pubblicazioni e nel sito internet ricchissimo di informazioni. Il posto nella storia se lo sono conquistati solo negli ultimi anni, anche a seguito di mostre pubbliche di buon livello. Addentrarci nella specificità della deportazione dei Testimoni di Geova ci ha aiutato a far luce sulla stratificazione del sistema concentrazionario nazista, che prevedeva per questo gruppo una scelta, una sorta di abiura, che avrebbe consentito l'uscita dal lager con l'accettazione dello stato nazista. A questo interessante quanto poco conosciuto aspetto abbiamo dedicato l'ultimo capitolo del nostro lavoro, intitolato "Resistenza Civile", che racchiude le nostre riflessioni finali. I lager inghiottirono milioni di persone, perseguitate e deportate per motivi diversi, sempre però riconducibili all'affermazione di un popolo superiore e signore del mondo: ma il progetto razzista di costruzione di un'Europa schiavizzata e ripulita degli elementi infetti era già fallita nei campi di concentramento, ogni volta che c'era qualcuno che resisteva. Torino, 20 gennaio 2004 L'insegnante 3 Chi sono i Testimoni di Geova 4 I testimoni di Geova forse sono nostri colleghi di lavoro, compagni di scuola e/o forse li avete incontrati in qualche altra occasione, però molti non sono a conoscenza della loro storia e soprattutto non sanno che anch’essi sono stati perseguitati durante il regime fascista e nazista. Questo gruppo religioso può essere definito come una “sociètà mondiale di cristiani che rende attivamente testimonianza riguardo a Geova Dio e ai suoi propositi per l’umanità. Le loro credenze sono basate esclusivamente sulla Bibbia.” 1 Il termine Geova rappresenta il nome di Dio, in altre versioni della Bibbia o come preferiscono alcuni studiosi può essere anche Jahve, Yahweh o Jhwh, che negli scritti originali delle Scritture Ebraiche compare quasi 7.000 volte e che molte traduzioni omettono con i termini “Dio”, “Signore” o “Eterno”. La storia Questo gruppo religioso nasce negli anni 70’ del XIX secolo negli Stati Uniti. Qui si formò una piccola comunità di persone di Pittsburgh e Allegheny ( Pennsylvania ) che cominciò a intraprendere uno studio sistematico della Bibbia, guidata da Charles Taze Russell. Dal luglio del 1879 cominciarono a pubblicare una rivista chiamata Zion’s Watch Tower and Herald of Christ’s Presence ( La Torre di Guardia di Sion e l’Araldo della presenza di Cristo ) nella quale sostenevano le verità della Bibbia e confutavano falsi insegnamenti religiosi e filosofie umane in contrasto con la Bibbia. Già nel 1880 si erano formati molte congregazioni sparse negli Stati vicini. Due anni dopo, quindi nel 1881, fu fondata la Zion’s Wacht Tower Tract Society che nel 1884 fu eretta in ente giuridico e più tardi il suo nome venne cambiato in Wacth Tower Bible and Tract Society di cui Charles T. Russel era presidente. Molti cominciarono a dare testimonianza di casa in casa e già nel 1888 circa 700.000 persone facevano questo a tempo pieno in tutto il mondo. Nel 1893 ci fu la prima grande assemblea che si tenne a Chicago (Illinois, USA) alla quale assistettero 360 persone e 70 di esse si battezzarono. Nel 1909 gli Studenti Biblici erano conosciuti negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Cina, in Liberia, in Africa, in America Settentrionale e Meridionale, in Europa, Asia dando in testimonianza in 28 paesi e facendo conoscere il messaggio che predicano ad altri 13 paesi. Nel mentre sermoni venivano pubblicati su vari giornali in più lingue e libri, opuscoli e riviste venivano distribuite a centinaia di milioni di copie. Nel 1914 venne proiettato “Fotogramma della Creazione”, “una serie di diapositive e pellicole cinematografiche sincronizzate con il sonoro. Il 'Fotogramma' abbracciava il periodo che va dalla creazione della terra sino alla fine del Regno Millenario di Cristo.” 2 Entro la fine dell’anno assistono alla proiezione complessivamente oltre 9.000.000 di persone nell’America Settentrionale, in Europa e in Australia. Nel 1917, in seguito alla morte di Russel, Joseph F. Rutherford divenne il presidente della Società. Dal 1919 iniziò ad essere pubblicata una seconda rivista compagna della Torre di Guardia chiamata The Golden Age ( L’Età d’oro ). Nel 1931 venne adottato il nome Testimoni di Geova, anziché Studenti Biblici, che si basa sulla scrittura della Bibbia di Isaia 43:10-12. 3 1 A.A.V.V. Ragioniamo facendo uso delle scritture, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1985, pag. 389. 2 A.A.V.V. I testimoni di Geova: Chi sono? In che cosa credono?, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania ,2000, pag. 6. 3 Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, Isaia 43:10-12 : “”Voi siete i miei testimoni”, è l’espressione di Geova, “pure il mio servitore che io ho scelto, affinché conosciate e abbiate fede in me, e affinché comprendiate che io sono lo stesso. Prima di me non fu formulato nessun Dio, e dopo di me continuò a non essercene nessuno. Io, io sono Geova e oltre a me non c’è salvatore.” “Io stesso ho dichiarato e ho salvato e l’ho fatto udire, quando fra voi non c’era nessun dio estraneo. Voi siete dunque i miei testimoni”, è l’espressione di Geova, “e io sono Dio”.” 5 Dal 1922 e per tutti gli anni '20 e '30 si fece uso della radio per trasmettere, grazie a 403 emittenti, le conferenze bibliche. Questo metodo fu in seguito sostituito con le più frequenti visite che i testimoni compivano di casa in casa. Da quest’anno in poi i Testimoni cominciarono a stampare da sé la propria letteratura nello stabilimento, tuttora esistente, sito a Brooklyn (New York) mentre prima le pubblicazioni erano stampate da ditte commerciali. Già negli anni '30 e '40 iniziò la persecuzione nei confronti di queste persone. Nei paesi come Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Australia, Canada, i Testimoni di Geova furono messi al bando e moltissimi furono arrestati per la neutralità cristiana o per la loro predicazione. Iniziarono delle cause legali per difendere la libertà di parola, di stampa, di riunione e di culto. “Negli Stati Uniti, i Testimoni, appellandosi contro le sentenza di primo grado, ottennero la vittoria in 43 cause dibattute dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti.” 4 Nel 1942 Joseph F. Rutherford morì e gli successe Nathan H. Knorr. Il 1° febbraio del 1943 viene fondata la Scuola Missionaria di Galaad e inizia il corso della prima classe della Watchtower Bible School of Gilead . Coloro che si diplomano in questa scuola vengono mandati in tutto il mondo a predicare e da allora sorsero congregazioni in paesi in cui prima non c’erano. Vennero istituititi anche altri corsi speciali per addestrare coloro che avevano particolari incarichi nelle congregazioni. Nel 1958 si tenne l’ultima grande assemblea internazionale tenuta in una sola città. Questa si svolse a New York e ad essa parteciparono più di 253.922 persone e si battezzarono 7.136 persone. Da allora le assemblee si sono tenute come serie di assemblee in molti paesi. Nel 1977 Nathan H. Knorr morì e da allora le responsabilità amministrative furono suddivise e assegnate a vari comitati formati da membri del Corpo Direttivo. Dal 1870, anno della fondazione ad oggi, i Testimoni di Geova sono cresciuti fino a contare, nel 2003, più di sei milioni di persone organizzati in più di 90.000 congregazioni in 235 paesi. Le credenze dei Testimoni di Geova Le principali credenze per le quali i Testimoni di Geova si distinguono dalle altre religioni sono le seguenti: - - - - Bibbia: Credono che l’intera Bibbia sia la Parola di Dio e per tale ragione fanno di essa l’unica fonte per tutte le loro credenze; Dio: Adorano Geova come solo vero Dio e diffondono la parola di Geova; chiunque dia pubblicamente testimonianza riguardo a Geova viene di solito identificato come membro di un solo gruppo religioso: quello dei “testimoni di Geova”. Gesù Cristo: Credono che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, secondo quanto dice la Bibbia; non credono che faccia parte di una trinità; credono che abbia avuto un’esistenza preumana e che la sua vita sia stata trasferita dal cielo nel seno di una vergine, Maria; che la sua perfetta vita umana deposta in sacrificio renda possibile la salvezza e la vita eterna per coloro che esercitano la fede; che Cristo governi attivamente come Re dal 1914, in virtù dell’autorità datagli da Dio su tutta la terra. Regno di Dio: Credono che il Regno di Dio sia l’unica speranza per il genere umano; che è un vero governo; che presto distruggerà l’attuale sistema di cose malvagio, inclusi tutti i governi umani, e che porterà un nuovo sistema in cui regnerà la giustizia. Vita celeste: Credono che 144.000 unti con lo spirito parteciperanno con Cristo al suo Regno celeste, governando come re con lui. Non credono che il cielo sia la ricompensa per tutti i “buoni”. 4 A.A.V.V. I testimoni di Geova: Chi sono? In che cosa credono?, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania ,2000, pag. 8. 6 - - - - - Terra: Credono che l’originale proposito di Dio per la terra sarà adempiuto; che la terra sarà completamente popolata di adoratori di Geova i quali riceveranno la vita eterna nella perfezione umana; che anche i morti saranno risuscitati e riceveranno l’opportunità di partecipare a queste benedizioni. Morte: Credono che i morti siano assolutamente inconsci; che non provano né dolore né piacere in qualche reame spirituale; che non esistano se non nella memoria di Dio, per cui la loro speranza di vita futura dipende da una risurrezione dai morti. Ultimi giorni: Credono che dal 1914 stiamo vivendo negli ultimi giorni di questo malvagio sistema di cose; che alcuni di coloro che videro gli avvenimenti del 1914 vedranno anche la completa distruzione dell’attuale mondo malvagio; che quelli che amano la giustizia sopravvivranno per entrare in una terra purificata. Separazione dal mondo: Si sforzano di non far parte del mondo, così come Gesù disse avrebbero fatto i suoi seguaci. Mostrano al prossimo vero amore cristiano, ma non partecipano né alla politica né alle guerre di alcuna nazione. Provvedono alle necessità materiali delle rispettive famiglie ma rifuggono dall’avida ricerca di beni materiali e dalle ambizioni comuni nel mondo, come pure dalla sua eccessiva dedizione ai piaceri. Applicazione dei consigli biblici: Credono che sia importante applicare i consigli della Parola di Dio nella vita quotidiana, a casa, a scuola, sul lavoro, nella congregazione. Ogni persona, indipendentemente da quella che può essere stata la sua vita passata, può divenire testimone di Geova se abbandona le pratiche condannate dalla Parola di Dio e ne segue gli ispirati consigli. Se dopo aver fatto questo, qualcuno cominciasse a praticare adulterio, fornicazione, omosessualità, ubriachezza, menzogna o furto, o a fare uso di droga, verrebbe dissociato dall’organizzazione. L’organizzazione I testimoni di Geova vengono diretti nella loro opera, che si svolge i più di 230 paesi, da un Corpo Direttivo che si trova nella sede mondiale a Brooklyn ( New York). Il Corpo Direttivo, tramite dei rappresentanti, conferisce con i rappresentanti delle filiali di varie zone della terra. In queste filiali distribuite in molti paesi vi sono Comitati di Filiale composti da 3-7 membri che soprintendono l’opera nei paesi assegnatigli. In alcuni di questi stabilimenti si stampano grazie a rotative di alta velocità, le pubblicazioni che verranno poi distribuite. Ogni paese è suddiviso in distretti che a loro volta comprendono delle circoscrizioni. La circoscrizione è formata da circa 20 congregazioni. Le congregazioni vengono visitate a turno dal sorvegliante di distretto e normalmente due volte l’anno dal sorvegliante di circoscrizione che aiuta i Testimoni di quella congregazione a organizzare a compiere l’opera di predicazione nel territorio assegnatogli. Questi gruppi variano in grandezza in quanto possono essere formati da poche persone sino a 200. La congregazione è il centro da cui parte l’attività di predicazione nella comunità, infatti ad essa è affidato una zona divisa in piccoli territori che vengono assegnati a singoli Testimoni, elementi essenziali dell’organizzazione dei testimoni di Geova, che cercano di contattare e parlare con quante più persone possibili abitanti in quel territorio. I rapporti dell’attività che queste persone compiono, giunge alla sede mondiale e ogni anno viene pubblicato un Annuario e una tabella sul primo numero della Torre di Guardia di ogni anno. Queste pubblicazioni contengono dati particolareggiati sull’attività compiuta durante l’anno per rendere testimonianza riguardo a Geova e al suo proposito. 7 L’atteggiamento dei testimoni di Geova I Testimoni di Geova si sono distinti anche durante il periodo nazista e fascista per l’atteggiamento che assumevano nei confronti della politica, del servizio militare e della violenza, lo stesso comportamento che li condusse alla prigionia nei campi di concentramento e di sterminio. Ciò che i nazisti non comprendevano era la neutralità che gli Studenti Biblici mostravano nei confronti dei sistemi politici allora vigenti e che molto spesso veniva confusa con un patteggiamento nei confronti dei comunisti. I Testimoni di Geova non credono che nessun governo possa risolvere i problemi che oggi affligono il mondo e per tale ragione non partecipano a cerimonie patriottiche, non prestano servizio nelle forze armate, non si uniscono ad un partito politico, non si presentano candidati ad una carica politica o a votare, questo perché ripongono le loro speranze in Dio e nel suo Regno e ne danno il pieno appoggio perché ritengono che il Regno di Dio sia l’unico in grado di risolvere definitivamente i problemi e i conflitti del mondo. Non riponendo la loro fiducia nei sistemi politici non ritengono giusto andare a votare per un partito, dimostrando in questo modo di appoggiare la politica e andando così in contrasto con la scelta che ogni Testimoni di Geova in quanto cristiano ha fatto cioè quella di confidare in Dio. Anche se non patteggiano per alcun sistema politico dimostrano comunque rispetto per le autorità, sforzandosi di essere buoni cittadini. Come i primi cristiani, gli Studenti Biblici, in base a ciò che viene detto nella Bibbia, non prendono parte al servizio militare in quanto esso comporterebbe prendere parte ai conflitti del mondo e soprattutto non darebbero la propria vita, che come tutte le persone ritengono molto importante, per lo Stato o la toglierebbero ad altri. Anche l’odio che hanno per ogni forma di violenza li spinge a rifiutare qualsiasi azione che comporti un atteggiamento violento, come ad esempio il servizio militare, nei confronti sia di sé stessi che nei confronti del prossimo, e per tale ragione cercano di non mostrare nella loro vita qualsiasi comportamento del genere mentre aspettano che Dio interverrà per distruggere i malvagi. Bibliografia A.A.V.V. I testimoni di Geova: Chi sono? In che cosa credono?, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania ,2000. Massimo Introvigne I Testimoni di Geova gia e non ancora, Elledici, Leumann (Torino) 2002 A.A.V.V. I testimoni di Geova, Proclamatori del Regno di Dio, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1993. Gabriele Yonan, Resistenza spirituale della convinzione cristiana nella Germania nazista. Il caso dei Testimoni di Geova, Journal of Church and State, Spring 1999. A.A.V.V. Ragioniamo facendo uso delle scritture, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1985. 8 La persecuzione fascista 9 La religione dei Testimoni di Geova si diffonde in Italia molto lentamente all'inizio del '900, infiltrandosi sul nostro territorio dalle sedi svizzere che erano in collegamento con le sedi-madre americane. La loro crescita fu quasi irrilevante nei primi decenni del secolo, dal momento che all'epoca della Seconda guerra mondiale erano complessivamente, sul territorio italiano, circa 250; la lentezza della diffusione della religione di oltre oceano è dovuta alla pesante opera di persecuzione da parte del regime fascista e della chiesa cattolica. Si può dunque legittimamente pensare che all'epoca della deportazione nei campi di sterminio quasi nessun italiano fosse a conoscenza dell'esistenza di questa religione; i testimoni che i nostri deportati incontrarono nei campi di concentramento erano per lo più di nazionalità tedesca e per molti nostri connazionali il "triangolo viola" fu il primo incontro con questa religione, ai più sconosciuta. D'altronde nemmeno il regime, che cercò in tutti i modi di annientare la presenza dei Testimoni sul nostro territorio, aveva compreso la tipicità di questo nuovo culto e genericamente i testimoni venivano definiti protestanti o fanatici religiosi e si indagava su di loro perché si temeva la loro pericolosità politica. In una nota del 22 agosto 1939, dopo quasi due decenni che i testimoni predicavano in Italia, una nota del Ministero degli Interni confonde ancora i testimoni con i Pentecostali: in essa è detto: "Tutti gli opuscoli finora sequestrati ai seguaci della setta dei 'Pentecostali' sono traduzioni di pubblicazioni americane, di cui è quasi sempre autore un certo J.F. Rutherford e figurano editi dalla Watch Tover-Bible an Tract society-international bible student association-Brooklyn, N.Y. U.S.A." 5 Solo nel 1940 in seguito all'inchiesta dell'Ovra 6 che scatenò la "grande retata" dei testimoni, gli inquirenti erano riusciti ad isolare la religione degli studenti biblici e a coglierne le differenze con le altre religioni protestanti, chiamandoli d'ora in avanti Testimoni di Geova. Le dottrine delle cosiddette "sette" erano ritenute "contrarie ad ogni ordine costituito" e si dovevano "eseguire accurate indagini per accertare l'esistenza nelle rispettive province di nuclei della setta de 'Pentecostali' o di altre sette simili, procedendo contro di essi a termini di legge nel caso che i componenti siano sorpresi in riunioni per pratiche rituali o in attività propagandistica." E ancora "i suddetti opuscoli danno la sensazione che esistano altre sette simili o correnti settarie del genere in seno alle varie religioni evangeliche riconosciute" 7 Da cui capiamo come la conoscenza della fede religiosa dei testimoni di Geova fosse molto confusa da parte degli stessi indagatori. Ad essa non veniva comunque riconosciuto lo status di religione, ma di setta, condannabile, perseguibile in quanto pericolosa per l'ordine sociale. I testimoni vengono seguiti, indagati, interrogati e perseguitati. Siamo a conoscenza delle indagini sui testimoni grazie alle numerose fonti di archivio che documentano il lavoro della polizia fascista sui testimoni di Geova. 8 A partire dal 1924 si indagò su tutto il territorio, da nord a sud, sui piccoli gruppi di testimoni che predicavano e diffondevano opuscoli a carattere religioso. 5 Paolo Piccioli, "I testimoni di Geova durante il regime fascista", in Studi storici, n 1, 2000 ,p 216. Ovra: organo di polizia segreta costituito nel 1926 dal regime fascista italiano allo scopo di reprimere le attività antifasciste e più in generale di impedire qualsiasi forma di dissenso e di opposizione. L'Ovra poteva adottare procedure di intervento libere da controlli, servirsi di una propria rete di informatori e operare anche al di fuori dei confini nazionali. 7 Circolare del Ministero degli Interni del 22 agosto 1939. 8 Paolo Piccioli, "I testimoni di Geova durante il regime fascista", in Studi storici, n 1, 2000 ,p. 192. 6 10 Il primo gruppo italiano si formò a Pinerolo. Nel 1891 arriva a Pinerolo dagli Stati Uniti, Charles Taze Russel, presidente di una congregazione americana. A Pinerolo incontra i valdesi e conosce un insegnante di lingue, Daniele Rivoire, che traduce la "Torre di guardia"e la fa pubblicare. I primi numeri sono distribuiti tramite le edicole. Il credo dei testimoni di Geova incomincia a fare qualche fedele, e nel 1912 alle adunanze in Pinerolo, partecipano già 40 persone, tra cui Remigio Cuminetti. Nel 1919 venne aperto ufficialmente il primo ufficio in Italia, a Pinerolo, in via Silvio Pellico 11; Remigio Cuminetti ne era responsabile. La sua storia era già una "leggenda" presso il gruppo di Testimoni, perché lui fu "obiettore di coscienza" durante la prima guerra mondiale; seguendo le regole della religione di Geova, Cuminetti si era rifiutato di impugnare le armi e per questo era stato processato dal Tribunale militare di Alessandria e condannato a tre anni e sei mesi di reclusione militare; ne scontò tre nel carcere di Gaeta. La sua cocciutaggine nel non vestire la divisa e nel non mettere le stellette, doveva apparire molto strana negli anni della prima guerra mondiale, e data la gravità della situazione bellica, sembra persino improbabile che non si sia proceduto alla fucilazione di un renitente alla leva 9. Ma la sua ingarbugliata storia continua tra ospedali psichiatrici, dove lo ricoverarono definendolo "matto" e il fronte, dove infine riuscirono a spedirlo e dove si meritò anche una medaglia d'argento per aver salvato un ufficiale. La predicazione in Italia riprese vigore negli anni dopo la guerra, grazie a molti testimoni che rientravano a vario titolo dall'estero, dagli Stati Uniti, dalla Svizzera, dalla Francia e dal Belgio. Al gruppo di Pinerolo se ne aggiunsero altri, sparsi dalla casualità, sul territorio italiano. Nel 1925 si tenne a Pinerolo, il primo congresso italiano, nella clandestinità perché il regime fascista non avrebbe autorizza la riunione. Nel 1932 il responsabile della sede Svizzera decise di aprire una sede in Milano, nella speranza che la centralità della città del nord avrebbe facilitato l'opera di evangelizzazione. Partì un'intensissima campagna di distribuzione delle riviste ed opuscoli, fatta clandestinamente e in gran velocità prima che le autorità fasciste si accorgessero della presenza di tutto quel materiale sul territorio italiano, arrivato clandestinamente dalla Svizzera. In pochi giorni, prima del 19 marzo, vennero distribuite numerose copie. Subito dopo l'ufficio di Milano fu chiuso d'autorità, dalla Questura di Milano, sotto pressione delle autorità cattoliche. Come ufficio responsabile in Italia rimase quello del Cuminetti, che aveva spostato clandestinamente la sua attività a Torino, in via Borgone 18, dove si era trasferito. In quegli anni l'opera di controllo e di repressione da parte della polizia fascista e della chiesa aveva colpito a più riprese i testimoni, la cui vita era resa difficile sia dalla censura dei loro opuscoli sia dal sospetto che gravava su di loro di essere degli oppositori politici e di diffondere idee contro il regime. Ciò che spaventava maggiormente il Vaticano e il regime, era l'opera di proselitismo cui si dedicavano i testimoni di Geova 10 : usciva dalla possibilità del controllo l'evangelizzazione sul territorio che appariva ben più grave e pericolosa di qualunque altra espressione di fede, anche contraria alla chiesa di Roma. I testimoni non avevano semplicemente un luogo di culto, come i protestanti, ma si muovevano per distribuire bibbie e opuscoli stampati da loro. 9 La sentenza fu pronunciata il 18 agosto 1916 dal Tribunale Militare Territoriale di Alessandria e porta il n. 10419 del Registro Processi dell'Archivio del Tribunale Militare di Torino. Da :Annuario dei Testimoni di Geova,1983, p.126. 10 I testimoni, secondo la loro visione del cristianesimo, si ritengono tutti evangelizzatori e si dedicano a predicare di casa in casa la Bibbia; l'importanza dell'evangelizzazione è talmente radicata nella loro fede che nemmeno sotto le minacce del fascismo hanno desistito, tant'è che gran parte delle persecuzioni sono dovute proprio a questo aspetto. 11 Questi opuscoli, sovente introdotti in Italia dall'estero, erano considerati potenzialmente sovversivi. L'Alto Commissario della Provincia di Napoli segnalava, nel 1931, al ministero dell'Interno: "Il servizio di revisione sulle stampe proveniente dall'estero dà occasione di osservare l'intensificata campagna che conducono stampati d'indole protestante-sovversiva, principalmente editi dall'Associazione Studenti della Bibbia, con sede a Brooklyn, e scritti dal noto giudice F.Rutherford." 11 Inoltre, la dedizione assoluta alla religione, faceva apparire i testimoni come fanatici e socialmente pericolosi. In più documenti le indagini della polizia concludono che il testimone è affetto da "mania religiosa" o da "delirio religioso" e alcuni di loro sono inviati in ospedale psichiatrico. Portiamo come esempio il caso di Gerardo De Felice di Montesilvano, in provincia di Pescara, paese dove si era sviluppata una piccola comunità di testimoni nella prima metà degli anni '30. Il De Felice, interrogato dalla polizia, rispondeva, alla domanda che di regola ponevano per "incastrare" i testimoni: " Accetta di difendere la patria con le armi?", con un deciso rifiuto. Nel processo nel 1940, davanti al Tribunale militare De Felice risponde: "Non riconosco alcun dovere di difesa della Patria a mezzo delle armi perché Iddio insegna che non si deve uccidere ed io non lo farò mai per alcun motivo e perché dobbiamo amare il prossimo come noi stessi." Prima di essere condannato a 4 anni di reclusione, fu inviato a Bari all'ospedale militare e poi a Bisceglie all'ospedale psichiatrico perché affetto da "delirio religioso" 12 I testimoni inoltre erano considerati estremamente pericolosi e "sovversivi" perché nei loro scritti denunciavano tutti i regimi dittatoriali, come espressione del dominio del diavolo; essi concepivano la loro denuncia da un punto di vista esclusivamente religioso e biblico, data la posizione totalmente apolitica dei testimoni. Era evidente che in Italia come in Germania la diffusione di una tale posizione, anche se poco compresa nella sua essenza religiosa, non poteva sopravvivere e coesistere con regimi che escludevano qualunque discussione politica. Dal 1938 la "Torre di guardia" dagli U.S.A incomincia a modificare la denuncia alle dittature che passa da una condanna generica a un'accusa precisa contro i regimi totalitari allora esistenti in Europa, quelli di Hitler, Stalin e Mussolini, con una presa di posizione anche politica di allineamento con le democrazie anglo-americane. La rivista, tradotta, circola in Europa e in Italia, e la lucidità dell'analisi che viene fatta ancora prima della guerra, sugli stati totalitari europei, merita una riflessione. Citiamo qui di seguito alcuni brani di queste pubblicazioni. "Si è andata sviluppando una gigantesca mostruosità, che oggi ha il pieno appoggio dei religionisti. Questa mostruosità è il governo delle nazioni sotto un dittatore assoluto ed arbitrario, vale a dire un governo dittatoriale, altrimenti chiamato <regime totalitario>. Esso sorse per prima cosa in Russia col titolo di bolscevismo o comunismo. Sorse quindi in Italia col nome di fascismo ed in seguito in Germania col nome di nazismo.(…) Questi formidabili governi dittatoriali emettono delle leggi con cui si fa obbligo di acclamare taluni uomini, di salutare le bandiere, di mettersi sull'attenti quando vengono suonati alcuni inni, facendo in tal modo riconoscere alla gente che la protezione e la salvezza provengono dall'uomo e dal potere degli uomini.(…) L'ambizione di Mussolini è quella di diventare un grande signore della guerra e di reggere il mondo intero mediante la forza. L'organizzazione cattolica romana, operando d'accordo con lui, appoggia la sua ambizione(…) In Italia è stato fondato un governo fascista, il cui capo e dittatore era un ateo confesso.(…) Poco dopo essere diventato dittatore, Mussolini fece il concordato col papa, col principale religionista della terra, mediante il quale fu concesso il potere temporale al Vaticano e lo stesso governo divenne sostenitore dell'organizzazione cattolica e dell'azione cattolica; cosicché Mussolini è diventato un religionista, e per tale motivo un avversario di Dio e di Cristo. 11 12 P.Piccioli, op.cit., p.194 P.Piccioli, op. cit., p.205. 12 Il dittatore italiano fece una guerra di conquista con la quale l'inerme popolo dell'Abissinia fu massacrato su vasta scala, e questa crudele azione fu validamente sostenuta dal papa. Attualmente egli perseguita gli ebrei che si erano stabiliti in Italia, ed anche in questo egli è sostenuto dalla gerarchia. Per oltre due anni fu combattuta una sanguinosa ed ingiusta guerra della Spagna dai ribelli contro il governo, e questa guerra di ribellione, che ha provocato la morte di innumerevoli innocenti, fu energicamente sostenuta da Mussolini e dal papa.(…) Il fascismo, il nazismo e il comunismo sono una stessa ed identica cosa, perché tutti hanno adottato il regime totalitario, perché tutti combattono Iddio e Cristo, il suo re, tutti perseguitano i fedeli seguaci del signore Gesù Cristo. Questo fatto è stato ricordato per dimostrare quale mortale conflitto esiste tra il fascismo e la libertà. (…) Le democrazie della terra e particolarmente la Gran Bretagna e l'America, sono in estremo pericolo di cadere sotto il regime totalitario. La gerarchia cattolica romana, i nazisti e i fascisti cospirano insieme per impadronirsi del controllo e dominare su tutte le nazioni a mezzo di dittatori." 13 Il Concordato del 1929 rese ancora più difficile la vita per i testimoni. La chiesa si sentiva più forte nella difesa dagli attacchi esterni e lo stato fascista poteva muoversi con più speditezza nella salvaguardia dell'ordine tramite la religione ufficiale. La legislazione sui cosiddetti culti ammessi, che il regime emanò subito dopo la stipulazione del Concordato era notevolmente repressiva. Le gerarchie ecclesiastiche, compreso il papa, si riferirono spesso a questa legislazione per denunciare la propaganda protestante, chiedendo sovente l'appoggio della polizia fascista per bloccare eventuali evangelizzazioni. L’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, in una nota informativa del 25 giugno 1930 diretta al ministro degli Affari esteri, comunicava che il Vaticano si stava organizzando per opporsi alla attività protestante e stava raccogliendo anche informazioni per denunciare come tale propaganda giungesse anche dall'estero e con finalità non chiare: l'allusione ai Testimoni di Geova è evidente. L’11 febbraio 1932, in Vaticano, Mussolini ebbe con Pio XI un colloquio in cui si parlò anche di propaganda protestante e il Papa espresse i suoi fondati timori sulle missioni dei protestanti in Italia con l'esplicita richiesta al duce di intervenire in tal senso. Nel 1934 Mussolini in un discorso pubblico affermava che"L'unità religiosa è una delle grandi forze di un popolo.Comprometterla od anche solo incrinarla è commettere un delitto di lesa-nazione". Le parole di Mussolini furono usate diffusamente dalla gerarchia ecclesiastica per invitare il regime a sopprimere qualunque forma di proselitismo. D'altronde la propaganda contro i testimoni era anche battente di paese in paese di comunità in comunità, con ogni mezzo, anche tramite i giornali. A questo proposito citiamo un esempio che ci pare significativo. Quando nel 1932 l'ufficio svizzero dei testimoni di Geova dispose di far distribuire l' opuscolo "Il Regno, la speranza del mondo", dall'ufficio di Milano, con l'appoggio di una ventina di confratelli svizzeri (come ricordato nelle pagine precedenti) la campagna di proselitismo non passò inosservata e su "Il Popolo d'Italia" del 17 marzo 1932, uscì un articolo dal titolo Il regno di Geova, in cui si denunciava "Il fine <giudaico> e <bolscevico> dell'organizzazione degli studenti biblici e la sua stretta alleanza con <l'alta Banca giudaico-americana>" 14 Nel numero di febbraio della rivista <Fides>, vicina al Vaticano, un anonimo "giornalista" affermava: " Rutherford (…) mina i principi basilari, che reggono le nazioni ed i popoli, preparando gli animi per una prossima rivoluzione mondiale, che ha lo scopo di rovesciare le religioni tutte ed 13 Giorgio Rochat, Regime fascista e chiese evangeliche, Claudiana, Torino, 1990, p.288,289. I brani citati sono tratti dagli allegati della relazione di Ariani del 12 gennaio 1940, e fanno parte degli atti di accusa della stessa. 14 P. Piccioli, op. cit. p 210. 13 in special modo la Chiesa cattolico-Romana ed i regni e governi tutti, per poi introdurre nel mondo l'utopia comunista atea (…) Il movimento dei testimoni di Geova è comunismo ateo e aperto attentato alla sicurezza dello Stato". 15 In altri documenti della Prefettura di Torino del 1929, della questura di Teramo del 1940, in note del Ministero dell'interno del 1937 e del 1938, le autorità fasciste classificavano i testimoni di Geova quali bolscevichi o comunisti, ebrei sionisti, capitalisti americani, massoni o anarchici. Non può non colpire la stretta somiglianza di linguaggio con quello usato da Hitler in Germania per colpire gli ebrei nella campagna razzista che costituiva l'asse portante della politica del partito Nazionalsocialista: il complotto giudaico-bolscevico contro cui si scagliò la repressione nazista fin dalla presa del potere di Hitler nel gennaio del 1933, toccava un immaginario collettivo ben più vasto di quello della Germania e ben più vasto dell'ambito antisemita. Anche i testimoni di Geova sono in Italia, genericamente, ebrei e bolscevichi, e quindi pericolosi sovversivi. La "Grande retata" Nel 1939 il gruppo della Svizzera decise di riprendere l'opera di proselitismo, con ogni mezzo. Dopo la morte di Cuminetti, nel gennaio del 1939, fu incaricata una donna, Maria Pizzato di distribuire il materiale introdotto clandestinamente dalla Svizzera in Italia. Per raggirare la censura si ricorse all'espediente di inviare piccoli pacchi non superiori ai tre chili, per i quali non necessitava l'obbligo dell'indirizzo del mittente. Ma uno di questi pacchi venne aperto da un impiegato delle poste di Montesilvano, dove esisteva un' attiva comunità di Testimoni, e consegnato alla polizia. L'Ovra arrivò ben presto nella casa di Maria Pizzato, a Milano, dove trovò l'elenco dei confratelli con gli indirizzi. "Era di buon mattino. La polizia fece irruzione nel mio domicilio in via Vincenzo Monti 28 a Milano. Erano in sette, un commissario e sei agenti. Invasero la stanza e brutalmente mi comandarono di alzare le mani, come fossi un pericoloso bandito. Trovarono il corpo del reato: si trattava di Bibbie, libri e opuscoli biblici." 16 Fu l'inizio della "grande retata". Tra ottobre e dicembre del 1939 circa 300 persone furono interrogate dalla polizia e iniziò l'indagine a tutto campo dell'Ovra. La polizia procedette con dei veri e propri raid nelle loro case, li sorprese nei campi mentre lavoravano, li scovò come i più pericolosi delinquenti. " Seminavo il grano per una famiglia di fratelli, i cui uomini si trovavano già in prigione. Erano rimasti a casa solo i vecchi e i bambini. Vennero gli agenti, e mi ordinarono di lasciare la seminatrice lì dov'era. Mi portarono in prigione, dove fui percosso duramente." 17 " Il 15 novembre 1939, mentre scendevo le scale di casa per andare a lavorare, mi trovai davanti a due della polizia. Mi chiesero se ero io Artusi. Alla risposta affermativa, mi fecero rientrare in casa che perquisirono da cima a fondo rovesciando tutto e aprendo i cassetti per trovare le prove della mia colpa. Finalmente riuscirono ad avere quello che cercavano: la Bibbia e il libro Nemici. Mi portarono via senza lasciarmi il tempo di abbracciare e di baciare i miei tre bambini. Mi portarono al commissariato, in una stanza piena di poliziotti, dove fui sottoposto a un interrogatorio di tre ore." 18 "Fui arrestata e portata in prigione in automobile. Nella macchina con me c'erano due agenti di pubblica sicurezza, un commissario e un alto funzionario del Ministero dell'interno. Mi venne da sorridere mentre mi portavano via, al pensiero che per arrestare una donna così debole si fossero dovuti muovere quattro uomini, due dei quali così importanti." 19 15 P. Piccioli, op. cit., p.222. Annuario dei testimoni di Geova,1983, p. 156 e P. Piccioli, op. cit., p. 223. 17 Testimonianza di Guerino D'Angelo, da Annuario dei Testimoni di Geova, 1983, p.157. 18 Testimonianza di Vincenzo Artusi, da Annuario…, p. 157 19 Testimonianza di Albina Cuminetti, vedova di Remigio Cuminetti, da Annuario…,p.157/8. 16 14 I vari capi zona dell'Ovra potevano mandare le loro dettagliate relazioni sugli arresti e in questi documenti si va precisando l' individuazione da parte della polizia dei fedeli come "Testimoni di Geova", distinti dai Pentecostali. " Quest'organismo procede per propaganda antinazionale a carico dei componenti la setta religiosa intesa <testimoni di Geova>. Essa si differenzia da quella dei pentecostali e dei tremolanti, ha la sede principale a Brooklyn S.U.A, ed è costituita in associazione chiamata <Studenti Biblici Internazionali>" 20 Le indagini procedettero speditamente, favorite dal fatto che tutti gli arrestati non esitavano a rivendicare la loro fede e dunque non opponevano resistenza. Nel giro di pochi mesi tutte le relazioni dei capi locali dell'Ovra furono raccolte e il coordinatore Pasquale Andriani 21 redasse due voluminosi rapporti 22: 1. rapporto di P. Andriani, IV zona dell'Ovra, al capo della polizia, Avezzano, 3 gennaio 1940, oggetto: <Setta religiosa testimoni di Geova>, 300 pagine dattiloscritte, compresi molti verbali di interrogatorio in allegato. 2. relazione di P. Andriani, IV zona dell'Ovra, al procuratore generale presso il Tribunale speciale, 12 gennaio 1940, oggetto < Setta religiosa testimoni di Geova>, 75 pagine dattiloscritte. Le dettagliate relazioni dell'Andriani, completate da allegati e documenti dei Testimoni, danno all'autorità inquirente un quadro definitivo della situazione delle "sette" sul territorio italiano. Dopo una parte introduttiva in cui esaminava i gruppi non cattolici, il rapporto si concentra sui testimoni di Geova, che sono definitivamente isolati dagli altri, e dichiarati il gruppo più "pericoloso". La relazione citava le dottrine della "setta" e ne spiegava la pericolosità. Essa era legata, come abbiamo già visto, ad alcuni fattori essenziali: il rifiuto del servizio militare, la negazione del principio di patria, il proselitismo, i collegamenti con l'estero e la presa di posizione prima religiosa e poi politica contro i regimi totalitari e in particolar modo contro Mussolini. Quest'ultima rendeva i Testimoni "politicamente pericolosi". A seguito di questi rapporti, il Ministero dell'interno diramava il 13 marzo 1940 la circolare n. 441/02977 con oggetto :"Setta religiosa dei 'Testimoni di Geova' e 'Studenti della Bibbia' ed altre sette religiose i cui principi sono contrari alle nostre istituzioni". Essa affermava che in seguito alle indagini svolte, erano state individuate delle "sette" contrarie agli ordinamenti dello Stato. Citiamo due brani fondamentali della circolare: "I testimoni di Geova proclamano che il Duce ed il fascismo sono emanazioni del demonio e costituiscono fenomeni già previsti nel libro dell'Apocalisse e che, come in tale libro è ipotizzato, dopo momentanee vittorie dovranno infallibilmente cadere.(…) Nessun mezzo quindi deve essere trascurato per reprimere ogni conato di attività della setta e poiché questa si alimenta delle stampe pubblicate dalla 'Watch Tower', pregasi di impartire rigorose disposizioni perché tali stampe ogni volta che sia possibile rintracciarle siano sequestrate e siano intercettate qualora venissero spedite per posta." 23 20 Dalla relazione del coordinatore nazionale dell'Ovra, in data 11 novembre 1939; da P. Piccioli, op. cit.,p.223/4. Pasquale Andriani, Ispettore Generale di pubblica sicurezza di Avezzano (L'Aquila). 22 Riportiamo nella sezione "Documenti" la riproduzione anastatica di alcune pagine dei rapporti di Andriani. 23 Da: Annuario dei Testimoni di Geova, 1983, p.163. 21 15 Il processo iniziò il 19 aprile 1940, davanti al tribunale Speciale fascista. 24 Gli imputati erano 26 testimoni di Geova denunciati dalla relazione Andriani del 12 gennaio 1940: 22 uomini e 4 donne, ritenuti pericolosi per lo Stato. Nell'Aula IV del Palazzo di Giustizia, davanti al Presidente, il temuto gerarca Antonino Trincali Casanova, gli imputati erano seduti uno di fianco all'altro, tutti ammanettati e sorvegliati dai carabinieri. Pensare che la loro pericolosità era solo la loro professione di fede. Maria Pizzato ha lasciato il racconto del processo. " Il processo non era altro che una farsa. Fu celebrato in una sola giornata. Evidentemente le condanne erano prestabilite. Ricordo un particolare che ora dopo tanti anni mi sembra quasi divertente. Quando fui chiamata per prima davanti alla corte, la grande tensione nervosa che provavo mi fece scattare come una freccia in direzione del presidente. Evidentemente temendo qualche atto di violenza o degli insulti, i carabinieri di guardia, allarmati, mi corsero dietro e mi tennero a distanza." 25 Gli imputati erano evidentemente terrorizzati dal clima pesante dell'aula e alcuni di loro temevano persino delle condanne a morte. I Testimoni avevano degli avvocati difensori, 7 in tutto, alcuni scelti da loro altri nominati d'ufficio. Gli avvocati difesero bene i testimoni, alcuni con enfasi. Ricordiamo alcuni interventi: "Se il regime fascista è così forte, perché ha paura di queste persone?" e ancora: " Questo processo me ne rammenta un altro di 1900 anni fa, quando Pilato chiese 'cos'è la verità '…Questi dicono la verità, e volete condannarli; questa brava gente invece dovrebbe essere approvata per la sua fede" Il Presidente replicò: "Avvocato, vuol divenire anche lei geovista?" 26 Con la sentenza n.50 del 19 aprile 1940, furono tutti condannati da un minimo di 2 anni a un massimo di 11 anni di reclusione, per un totale di 186 anni e 10 mesi. La motivazione era politica:"Associazione antinazionale, propaganda sovversiva, offese al re, al capo del governo, al papa." La sentenza di questo tribunale era definitiva, quindi inappellabile. I testimoni rimasero tutti in carcere fino alla caduta del fascismo, nel luglio del 1943 e furono scarcerati quasi tutti nell'agosto di quell'anno. Scontarono quindi tre anni di carcere. I 26 condannati erano quasi tutti contadini, tranne un'operaia e un'impiegata; erano mediamente persone di mezza età, convertiti da parecchi anni. Il gruppo più colpito fu quello di Roseto degli Abruzzi (11); alcuni di loro avevano già subito il confino. I maggiori responsabili, condannati a 11 anni furono: • Maria Pizzato , impiegata all'Alfa Romeo di Milano, responsabile della sede di Milano, definita la dirigente della setta, anche per il suo buon livello culturale. • Albina Protti, vedova Cuminetti, operaia a Torino, accusata di aver attivamente collaborato con il marito Remigio. • Giosuè Paschetto, contadino di San Secondo di Pinerolo, che traduceva la Torre di Guardia dall'inglese in Italiano. • Marcello Martinelli, contadino della Valtellina che aveva introdotto opuscoli proibiti dalla Svizzera. • Maria Antonietta Di Censo, considerata animatrice del gruppo pescarese. • Caterina Di Marco, fondatrice del gruppo di Teramo. 24 Il Tribunale Speciale fascista era stato istituito dopo l'attentato a Mussolini nell'ottobre 1926 a Bologna. Venne chiamato "tribunale Speciale per la Difesa dello Stato" ed era uno degli organi della repressione antifascista. Svolse la sua attività dal 1927 al 1943 ed emise oltre cinquemila sentenze, tra cui 42 condanne a morte di cui 31 eseguite. La sua sede era presso il Palazzo di Giustizia di Roma, in Piazza Cavour. 25 Da Annuario dei Testimoni di Geova, 1983, p. 164 26 Da Annuario…,p. 165; da P. Piccioli, op.cit., p.228. 16 • • Salvatore Doria, contadino, capo del gruppo di Cerignola ( sarà in seguito deportato nei campi di sterminio nazisti) Giovanni Costantini, giovanissimo ma considerato uno dei capi. Oltre alle 26 condanne al carcere, Andriani decise e Mussolini avallò, l'assegnazione al confino per altri 22 testimoni di Geova, e l'ammonizione e provvedimenti minori di polizia per altri 29. Ricordiamo che i Testimoni di Geova attivi sul territorio potevano all'epoca essere 250 con qualche decina di simpatizzanti. La "grande retata" dell'Ovra con la condanna al carcere o al confino dei testimoni di Geova più attivi, rese molto più difficile la predicazione e lo sviluppo del movimento che subì una battuta d'arresto. Soltanto il folto e attivo gruppo pescarese diede ancora delle preoccupazioni al regime. Nel gennaio del 1941 sei suoi esponenti furono arrestati, nel 1942 ne fu arrestato uno e furono inviati al confino. Negli stessi anni ancora due testimoni, uno di Torino e l'altro della Valtellina furono inviati al confino. Il problema dei Testimoni di Geova era così risolto per il regime fascista. Rimanevano le famiglie sole nelle campagne, senza l'appoggio dei capifamiglia, a dover lottare con la guerra, la miseria e l'isolamento. 17 Gruppi di Testimoni di Geova in Italia. Tabella ottenuta dalla rielaborazione dei dati presenti nei seguenti testi: Paolo Piccioli, "I Testimoni di Geova durante il Regime Fascista", Studi Storici n°1 del 2000, Giorgio Rochat, Regime Fascista e Chiese Evangeliche , Collana della società di studi Valdei Claudia, Torino, 1990. Luogo Attivi dal Predicatori Luigi D'Angelo G. Nevicone T. Ricci 1929 al 1939 Fratelli Di Censo ABRUZZO Pescara, Teramo, Maria Martino Roseto degli Abruzzi, A. D’Alimonte Spoltore, Castiglione a Cesauria, C. Di Marco Roccamorice. 1924 al 1936 Cernobbio Condannata al confino nel 1939 Accusato ed arrestato dopo che gli fu pervenuta una lettera dalla Torre di Guardia Esponente di spicco della zona, convertitasi dopo avere incontrato degli immigrati americani. Arrivò dalla Germania in Italia, a Cernobbio nel 1943, venne processato e condannato a morte il 23 novembre 1944. N. Riet 1929 al 1945 G. Paschetto A. Fornerone PUGLIA Cerignola Arrestati nel 1935 per due mesi Maggiore esponente dopo l'arresto di Cuminetti, arrestata nel '39. 1932 al 1939 M. Pizzato Coniugi Cuminetti PIEMONTE Pinerolo Convertitosi in Francia arrestato nel 1935 per due mesi Dopo avere ricevuto delle lettere dalla Torre di guardia vennero condannati al confino F. Cimorosi N. Taddei LOMBARDIA Milano Azioni Primi esponenti della fede dei Testimoni di Geova in Italia. Traduttore delle pubblicazioni estere. Confinato Uno dei massimi esponenti della nuova fede, riuscì a predicare la sua fede durante il servizio di leva. 1935 al 1939 S. Doria A. De Bartolo M. De Bartolo 18 Diffidata Diffidata G. Doria R. Doria V. Pulcino T.Trecina M. Lungo A. Battisti N. Stefenon 1936 al 1939 C. Torghele F. Zortea I quattro incontrarono la fede dei Testimoni di Geova lavorando all'estero. G.Stampfer Pioniere della fede dei Testimoni, nel 1936 scrive l’Annuario dei Testimoni di Geova. S. Oberosler Testimone trasferitosi in Francia per scampare alla polizia italiana. K. Neidhart O. Bottcher Predicatori tedeschi spostatisi in Italia e poi qui arrestati nel '26. G. Bertolotto Principale predicatore della citta di Malo, riuscì a convertire molti Testimoni G. Sbalchiero Primo seguace di Bertolotto, arrestato a Vicenza per aver distribuito copie di un opuscolo religioso. TRENTINO Trento, Canal San Bovo, Strigno e Caldaro. 1922 al 1926 VENETO Vicenza e Malo Ammonito Diffidata Ammonito Diffidata Indagata 1929 al 1932 Bibliografia: • • • • • • • • AAVV, Minoranze coscienza e dovere della memoria, Novene Editore, Napoli 2001. Annuario dei Testimoni di Geova, 1983 Giorgio Rochat, Regime fascista e chiese evangeliche, Claudiana, Torino, 1990 Paolo Piccioli, "I testimoni di Geova durante il regime fascista", in Studi storici, n 1, 2000 ,p 216. Matteo Pierro Fra martirio e resistenza Edizione Actac 1997 Claudio Vercelli, Ricordati del duro cuore del Faraone. Alcune considerazioni sull’oppressione e le persecuzioni contro i testimoni di Geova nella Germania nazista e nell’Italia fascista, tra memoria e oblio, Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini, 2002 www.triangoloviola.it Associazione europea dei Testimoni di Geova per la tutela della libertà religiosa, Intolleranza religiosa alle soglie del Duemila, Roma Fusa Editrice, 1990 19 I Testimoni di Geova e il nazionalsocialismo 20 Il nostro capitolo si concentra sugli inizi della messa al bando e sulle forme di resistenza dei testimoni di Geova in Germania dopo l'avvento del Nazismo. Con l’ascesa al potere del nazismo all’inizio del 1933, scaturì sia dalle masse politiche nazionaliste sia dalla propaganda ecclesiastica una grave minaccia per la sopravvivenza dei Testimoni di Geova. Già solo il suo nome “Associazione Internazionale degli Studenti Biblici” suonava alle nuove autorità come un indizio di organizzazione comunista. Garbe evidenzia, nel suo saggio, il ruolo e la complicità delle chiese ufficiali nei loro rapporti con le autorità naziste sui Testimoni di Geova: “Nella lotta Comunità di Testimoni di Geova prima del 1933 contro gli Studenti Biblici c’era una comunanza d’intenti che anche dopo il 30 gennaio 1935 dovette costituire una tessera del mosaico del compromesso”. 27 Questo “accordo fra stato e chiese” sulla messa al bando dei testimoni di Geova trova la sua massima espressione nella motivazione del bando sull’intero territorio del Reich del 1° aprile 1935, in cui si legge che: ”l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici […] esercita in forma verbale e scritta […] un’inconfondibile attività sovversiva contro le istituzioni statali e religiose”, che mina “alle fondamenta la vita della collettività” di cui le autorità naziste, fino a quel momento, ritenevano partecipi anche le chiese ufficiali. La costituzione del bando totale avvenne tramite la complicità delle due chiese ufficiali, protestante e cattolica, che così si resero gravemente responsabili delle successive sofferenze delle vittime. Nell’ aprile del 1933 furono emessi bandi regionali nel Mecklenburg-Schwerin, in Baviera,in Sassonia e nell’ Assia, in seguito al decreto d’emergenza del 28 febbraio 1933 emesso dopo l’incendio del Reichstag con cui iniziò la persecuzione degli oppositori al regime . Il 24 aprile 1933 fu eseguita la prima occupazione degli uffici principali dei Testimoni di Geova nel Magdeburgo, con la perquisizione degli uffici e della tipografia. L’opera repressiva del bando proseguì fino a coprire, a metà giugno, quasi tutte le regioni della Germania, eccetto la Prussia. In seguito anche nella Prussia si tentò di trovare una soluzione definitiva per il problema “Studenti Biblici”. Per questo motivo fu indetta una riunione per coordinare le forze nel presidio di polizia di Berlino il 29 maggio 1933. Il Ministro prussiano della Scienza, dell’Arte e della Cultura popolare convocò i rappresentanti del Ministero dell’Interno del Reich, del Ministero della Giustizia prussiano, del Ministero degli Esteri, dei Servizi Segreti della Polizia e dello Stato di Berlino, nonché rappresentanti ecclesiastici dell’Ufficio Arcivescovile di Breslavia, dell’Ufficio Vescovile di Berlino, del Consiglio Superiore della Chiesa Evangelica e della Centrale Apologetica. I partecipanti alla riunione erano tutti coloro che in qualche modo “odiavano” i Testimoni di Geova. Essi espressero le loro critiche di carattere politico, giuridico, sociale e religioso sui testimoni di Geova ed elaborarono un percorso procedurale finalizzato alla loro messa al bando Il 24 giugno 1933 il Ministro prussiano degli Interni emanò il bando dell’Associazione religiosa. Nonostante tutto, i gruppi tedeschi di Testimoni di Geova fecero l’ impossibile per cercare di non scomparire. 27 Garbe, Detlev, Fra martirio e resistenza. I testimoni di Geova nel “Terzo Reich”, ed. Taunus. Monaco di Baviera 1997, pag. 84. 21 In una riunione fatta dai loro rappresentanti, tenuta nel palazzo dello sport di Berlino (Wilmersdorf), i presenti adottarono una dichiarazione che fu mandata al Cancelliere e alle alte autorità del governo. In questa “Dichiarazione di Wilmersdorf” i Testimoni di Geova attestavano la loro lealtà allo stato, sperando così di ottenere la ritiro dei bandi. Tuttavia la persecuzione dei membri della loro comunità continuò; il fallimento dei loro tentativi di accomodamento fu comunicato nel congresso di Basilea dal 7 al 9 settembre 1934 28 , al quale presero parte anche circa 1.000 testimoni di Geova venuti dalla Germania. Da questo momento i Testimoni di Geova ripresero le loro attività, ma lo fecero in modo clandestino, divenendo cosi, agli occhi del regime nazista, un’ organizzazione illegale. Intanto la persecuzione nazista continuava e il bando definitivo su tutto il territorio del Reich ebbe luogo il 1° aprile 1935 per decreto del Ministro degli Interni prussiano del Reich. Un peggioramento della loro posizione si verificò quando molti membri dell’Associazione si astennero dalle votazioni durante le elezioni del Reichstag tenute il 5 marzo 1933. I testimoni di Geova rifiutavano anche il culto della persona istituito per Adolf Hitler, innalzato a “Führer” della Germania, reputando questo comportamento non consono alla loro religione.. Anche il cosiddetto saluto tedesco “Heil Hitler” era ritenuto un rinnegamento delle loro convinzioni religiose. Dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di leva il 16 marzo 1935, i testimoni di Geova rifiutarono il servizio militare. A tutte queste forme di rifiuto i testimoni di Geova fecero seguire, dalla metà del 1936, un ulteriore attacco al Regime, ma senza usare lo scontro fisico, contrario alla loro religione, ma lo fecero nell’unico modo che loro conoscevano, quello scritto. Nel congresso internazionale tenuto a Lucerna nell’autunno 1936, al quale parteciparono circa 300 testimoni di Geova della Germania, fu adottata una “Risoluzione” 29, nella quale si denunciava la persecuzione dei testimoni di Geova in Germania e si stigmatizzava Adolf Hitler come il diretto responsabile. Questo documento fu stampato in larga tiratura e mandato ai rappresentanti del governo, delle autorità e delle chiese ufficiali, nonché alla popolazione con campagne di distribuzione pianificate sul territorio del Reich dalla fine del 1936 alla primavera del 1937. Con un’azione analoga compiuta nella prima metà del 1937 i Testimoni di Geova distribuirono una dichiarazione conosciuta sotto il titolo di “Lettera aperta” 30 , che era stata scritta a Berna da testimoni oculari di maltrattamenti fatti a testimoni di Geova di entrambi i sessi. A questo presa di posizione seguirono molte contromisure repressive. Nell’estate stessa del 1936 fu costituito, all’interno della Gestapo, un reparto speciale addestrato alla lotta contro gli “Studenti Biblici” e nell’agosto dello stesso anno furono iniziati arresti in massa. In breve tempo la Gestapo riuscì a frantumare le strutture della resistenza dei Testimoni di Geova. Lo scoppio della seconda guerra mondiale causò l’aumento della persecuzione. Molti Testimoni di Geova, convinti obiettori di coscienza, furono condannati a morte. Il primo di loro, August Dickmann, fu fucilato il 15 settembre 1939 nel campo di concentramento di Sachsenhausen. A ricordo di questa esecuzione capitale fu eretta solo nel 1999 una targa commemorativa nell’area dell’ex campo di Sachsenhausen. Dei circa 25.000 membri di questa comunità religiosa circa 10.000 furono sottoposti dai nazisti ai più diversi metodi di persecuzione. Dei 2.600 testimoni di Geova internati nei campi, oltre 1.000 morirono o furono uccisi, fra i quali oltre 250 per lo più per obiezione di coscienza. 28 Vedi parte seguente. Vedi parte seguente. 30 Vedi parte seguente. 29 22 I MOTIVI DELLA PERSECUZIONE DEI TESTIMONI DI GEOVA Il 30 gennaio 1933, Hitler venne nominato cancelliere del Reich dal presidente Hindenburg. Fin dalla presa di potere da parte dei nazisti, i Bibelforscher furono “legalmente” perseguitati in base alla “legge per la protezione del popolo” promulgata il 4 febbraio del 1933. Questa legge prescriveva tra l’altro in uno dei sui punti: “ Gli articoli 114, 115, 116, 118, 123, 124, 153,della Costituzione del Reich sono abrogati fino a nuovo ordine. Si autorizzano di conseguenza, anche al di là dei limiti fissati dalla legge: le restrizioni della libertà individuale, della libertà d’opinione – compresa la libertà di stampa – del diritto di riunione e di associazione, la violazione del segreto postale. Telegrafico e telefonico, così come gli ordini di persequizione, di confisca e di limitazione della proprietà.” Tramite questa ed altre ordinanze, i nazisti eliminarono i diritti fondamentali garantiti dalla costituzione di Weimar, e giustificarono, dietro una parvenza giuridica, tutte le persecuzioni, tutti i divieti di pubblicazione e di riunione, così come tutti gli internamenti cautelari o le detenzioni cautelari di cui si sarebbe servito l’apparato repressivo contro gli oppositori. Decine di migliaia di tedeschi vennero rinchiusi in prigioni, celle di rigore, centri di detenzione, in cui imperversavano milizie delle S.S. e delle S.A.. Questi centri erano all’inizio fabbriche abbandonate, cantine o fortezze che furono trasformati in campi di concentramento. Lo conferma l’8 marzo 1933 il ministro degli interni, Wilhelm Frick, con firmatario del decreto del 28 febbraio, che annunciava la creazione di campi di concentramento destinati ai nemici dello Stato. Il 20 marzo venne aperto ufficialmente il campo di Oranienburg. Il 21 venne annunciata l'imminente apertura del campo di Dachau. Alla fine della primavera del 1933 venivano contati più di cinquanta campi di concentramento in tutta la Germania. Questi primi campi di concentramento, furono istituiti dai nazisti al fine di "proteggere" il loro potere da ogni minaccia e di installare il terrore nel popolo tedesco. Ma chi erano queste persone definite “indesiderabili”? I primi tedeschi ad essere internati furono i comunisti, i socialdemocratici e i Bibelforscher. Per i nazisti i Testimoni incarnavano tutto ciò che essi odiavano: il movimento era internazionale, influenzato dall’ ebraismo attraverso l’utilizzo del antico testamento, tra le sette esistenti era la meno politicizzata e quindi la più pericolosa e inoltre il loro precetto riguardante il servizio militare non poteva essere tollerato. 31 Il 24 luglio, l’associazione dei Bibelforscher venne dichiarata fuori legge in tutta la Germania. Il 26 luglio 1933, in base all’ operazione Bekampfung von Schumutz und Schund 32 , vennero incendiate molte biblioteche. “Laddove si bruciano i libri, si finisce anche col bruciare gli uomini” H.Heine 31 Anche Claudio Vercelli è intervenuto sul punto chiedendosi come mai un Paese che aveva conosciuto le tragedia delle guerre di religione nei secoli passati ma che ora faceva parte delle nazioni civili, poteva tornare ai fantasmi del passato? E ancora, fino a che punto i Testimoni potevano costituire fattore di pericolo per Hitler? Vercelli parla di lotta tra due sistemi totalitari in cui entrambi richiedevano la obbedienza più totale, ed era inevitabile che uno dei due soccombesse all’altro. 32 “Lotta contro la sporcizia e i rifiuti” nome dell’ operazione destinata a mettere al rogo i libri. 23 Il 4 ottobre 1933, Göring fece promulgare un decreto che diceva: "Bisogna aprire il fuoco senza pietà sui diffusori di volantini che non ottemperano immediatamente alle ingiunzioni degli agenti di polizia”. Il 7 ottobre, dopo le proteste del governo Americano, il divieto venne in parte revocato. Le misure repressive non si limitavano alle provocazioni 33 , ai saccheggi 34 ma venivano anche inflitte delle pene corporali a chi non partecipava alle elezioni. Una donna racconta: “Il 13 novembre 1933 alle sei di sera, delle S.A. prelevarono mio marito dicendo che sarebbe stato interrogato alla Standarte” il marito fu preso a manganellate e anche lei fu picchiata violentemente quando cercò di portargli soccorso. Max Schubert racconta come, per cinque volte, i nazisti cercarono di portare lui e sua moglie ai seggi. Essi si rifiutavano perché consideravano inutile votare per qualcun altro che non fosse il loro Dio. Il giorno seguente, dopo il lavoro, fu portato davanti ai locali del partito nazionalsocialista dove stazionava un carretto tirato da due cavalli. Max Schubert fu obbligato a sedersi tra due S.A. che portavano delle torce. Le S.A. sedute nel carretto tenevano un cartello con su scritto: “sono una canaglia e un traditore della Patria perché non ho votato”, contemporaneamente alcune S.S. suonavano il corno o il tamburo per aizzare gli abitanti del quartiere che per due ore e mezza scandirono la frase :”dove lo manderemo?” e i bambini tra la folla rispondevano all’ unisono :” al campo di concentramento”. Basandosi anche sul capitolo 4, versetto 12 degli Atti degli apostoli, in cui l’ apostolo Pietro dice: “Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati”, i Testimoni di Geova si rifiutavano anche di salutare dicendo “Heil Hitler”, poiché per essi non c’è salvezza se non nel loro Dio. A questo proposito, scrive Gerard Sandoz: “ Nel 1933, nel momento in cui la Germania è sommersa dal nazionalsocialismo, questa setta conta circa settemila aderenti. Si tratta di uomini e donne profondamente mistici che si credono investi nella missione di annunciare il ritorno imminente di Cristo. Essi non riconoscevano nessuna autorità che non fosse un emanazione di Dio, non accettavano il servizio militare e si rifiutavano ostinatamente di fare il saluto tedesco" 35. Egli ricorda inoltre il “volantino clandestino” distribuito nelle buche delle lettere della città di Dortmund, citiamo alcuni estratti: “ rifiutiamo il servizio militare poiché Dio ordina di non uccidere il prossimo, non diciamo “Heil Hitler”perché secondo la parola di Dio non possiamo accettare questo saluto (Heil: salute, L’astensione dei Testimoni di Geova dal voto, il rifiuto di fare il saluto nazista e le attività religiose svolte nonostante i divieti governativi diedero luogo già nel 1933 a misure repressive e anche alla deportazione in campi di concentramento. 33 Ne è un esempio il caso di Heinrich Dickmann che vide nel cortile della fabbrica nella quale lavorava un pannello nero con un disegno di un maiale e la scritta Geova in grandi lettere. 34 Fu il caso di un uomo che nel suo negozio di tappezziere ricevette un giorno la visita del sindaco al quale spiegò che a causa delle sue credenze non poteva partecipare ad alcuna elezione. La sera stessa il suo negozio venne saccheggiato. 35 Silvie Graffard, Leo Tristan, I Bibelforscher e il nazismo. I dimenticati dalla storia. Edizioni Tiresias. 24 salvezza) quando perviene a un uomo". Gli Studenti Biblici non possono accettare che si possa affidare la propria salvezza36 a degli uomini; essi ricordando il salmo 146, “inno al Dio che soccorre”, nel quale è scritto: “non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare”. Perciò si rifiutavano di fare il saluto hitleriano e di salutare la bandiera nazista. Il 20 novembre 1933, il dirigente nazista Maritn Bormann firmò una circolare che stabiliva che le persone che salutavano dicendo “Heil” e non “Heil Hitler” sarebbero state mandate nei campi di concentramento. 36 “Se il giorno in cui ci chiederanno di cambiare opinione saremo pronti a rispondere si, allora per noi non ci sarà salvezza”. Milena Jensenska morta a Ravensbrùck il 17 maggio 1944. 25 Qui di seguito riporto un brano di W. Langhoff 37, tratto dal suo libro Die Moorsoldaten dove si possono notare le atrocità subite da un Bibelforscher che si era rifiutato di fare il saluto hitleriano. “Trasformato ormai in uno straccio, un relitto umano, egli continuò fino ai limiti della sua coscienza, e la sua resistenza si trasformò gradualmente in un' accettazione solo apparente. E questo ci prova ancora di più la forza del suo gesto ed umanizza il suo sacrificio e la sua apparente rassegnazione: questa è la storia di un uomo che non voleva dire Heil Hitler. Appartiene ad una setta religiosa la comunità dei Servitori della Bibbia. Dio gli aveva proibito di salutare con il saluto hitleriano. Si chiamava Franke ed era una specie di ingegnere. E poiché Dio gli aveva proibito di adorare Hitler, nessuna potenza terrestre avrebbe potuto costringerlo. Per quello che aveva fatto egli fu condotto a Lichtenburg. Avrà avuto quarant’ anni e si rendeva utile a tutti. Ma non alzava mai il braccio per salutare. Non diceva mai Heil Hitler. La prima volta che una sentinella si accorse di questo fatto gli gridò: -Perché non hai fatto il saluto? -Perché Dio me lo ha proibito. L’ altro non credeva alle proprie orecchie. Lo guardò con aria stupita: -Mi stai per caso prendendo in giro? -No! -In che dormitorio sei? -Nel numero 3. La sera vennero a prenderlo. In cella di rigore! Per una settimana! Poi lo vedemmo tornare con gli occhi cerchiati di nero. Sii ragionevole gli dissero i compagni. Che importanza può avere un Heil Hitler. Fai come noi! Anche noi lo diciamo. Egli scosse la testa. Il giorno dopo si fece di nuovo arrestare. Tornò nella cella di rigore per due settimane! Quando tornò era irriconoscibile, ma continuava a non alzare il braccio per salutare. Il grosso Zimmemann si cimentò allora per costringerlo a salutare. Accompagnato da cinque S.S. lo condusse nel piccolo cortile. -Alza il braccio! Alza il braccio! Alza il braccio! Il comandante assisteva alla scena. Lo riempiono di botte e lui scivolò su una pozzanghera di acqua ghiacciata e cadde. -Alza il braccio! Heil Hitler! Heil Hitler!Adesso ci siamo. Lo picchiarono fino a farlo svenire. Lo supplicammo. Niente da fare. Lo separarono da noi e lo misero in una cella con i criminali recidivi, tutti i giorni doveva svuotare i pozzi neri di corsa. Quando lo incontriamo lo salutiamo e alziamo il braccio per incitarlo a fare lo stesso. Le S.S. fanno scommesse su di lui. -Saluterà?Non saluterà? Dopo molte settimane egli tornò al dormitorio, si teneva appoggiato al muro. Incontrò un S.S. all’ entrata. Il suo braccio destro si alzò goffamente. La mano maculata di sangue coagulato, si tese. Egli mormorò Heil Hitler. Non si può far altro che dire che questo era un uomo, e che uomo…. 38 37 Attore e regista famoso, originario di Friburgo, venne arrestato a Berlino. Fu internato per sedici mesi e dopo essere stato liberato emigrò a Zurigo. 38 Silvie Graffard, Leo Tristan, I Bibelforscher e il nazismo. I dimenticati dalla storia. Edizioni Tiresias. 26 Malgrado le bastonate, minacce e proibizioni, malgrado le umiliazioni pubbliche, gli arresti e le detenzioni in campi di concentramento, gli Studenti Biblici non si lasciarono rieducare e continuarono, come poterono, la loro attività nella clandestinità. La repressione non impedì loro ne' di riunirsi, ne' di ricevere, tradurre, pubblicare e diffondere i loro scritti, ne' di reclutare nuovi adepti. Ne è testimonianza il raduno tenutosi a Basilea dal 7 al 9 settembre 1934. Un migliaio di Bibelforscher tedeschi riuscirono a parteciparvi e poterono così offrire una testimonianza della loro situazione. Dopo varie discussioni vennero concertati alcuni progetti; fu infine deciso che si sarebbero riuniti per gruppi in Germania, domenica 7 ottobre di mattina, a che avrebbero esposto pubblicamente la loro posizione inviando la seguente lettera al Governo nazista: Maria Hombach operava in clandestinità come corriere. Nel febbraio del 1940 fu condannata a tre anni di reclusione, messa in libertà nel 1943 continuò a svolgere le sue attività di Testimone di Geova <<Ai funzionari del governo: La parola di Geova Dio, com’è contenuta nella sacra Bibbia, è la legge suprema, e per noi è la sola guida per la ragione che ci siamo dedicati a Dio e siamo veri e sinceri seguaci di Gesù Cristo. Lo scorso anno, contrariamente alla legge di Dio e in violazione ai nostri diritti, avete proibito a noi Testimoni di Geova di radunarci per studiare la parola di Dio e adorarlo e servirlo. Nella sua parola egli ci comanda di non abbandonare la nostra comune adunanza (Ebrei 10:25). Geova ci comanda “ voi mi siete testimoni che io sono Dio. Andate e annunciate al popolo il messaggio.” C’è un netto contrasto tra la vostra legge e la legge di Dio, e, seguendo la direttiva dei fedeli apostoli, “noi dobbiamo ubbidire a Dio anziché agli uomini”, e questo faremo(Atti 5:29). Perciò con la presente vi comunichiamo che ad ogni costo ubbidiremo ai comandamenti di Dio, ci raduneremo per studiare la sua parola e lo adoreremo e lo serviremo come ci ha comandato. Se il vostro governo o i vostri funzionari ci faranno violenza perché abbiamo ubbidito a Dio, il nostro sangue ricadrà quindi su di voi e ne risponderete all’ Iddio Onnipotente. Non ci interessiamo di questioni politiche, ma siamo interamenti devoti al regno di Dio retto da Cristo suo Re. Non faremo nessun male ne'danno a nessuno. Saremo lieti di dimorare in pace e di fare del bene a tutti gli uomini se ne avessimo l’ opportunità, ma, siccome il vostro governo continua nel vostro tentativo di costringerci a disobbedire alla più alta legge dell’ universo, ora siamo obbligati a comunicarvi che, per sua grazia, ubbidiremo a Geova Dio e confideremo pienamente il Lui perché ci liberi da ogni oppressione e da ogni oppressore.>> 27 Per protestare contro la persecuzione, il 7 ottobre 1934 i Testimoni di Geova della Germania e di altri 50 paesi inviarono migliaia di telegrammi e lettere al governo tedesco. Qui sopra ne è riportata una copia. Migliaia di telegrammi di questo tipo furono inviati dai testimoni di Geova di tutto il mondo alla cancelleria di Hitler. La reazione a questa montagna di telegrammi fu un' ondata di arresti in tutto il Reich. I Bibelforscher, come avevano dichiarato nei messaggi del 7 ottobre continuarono a riunirsi a predicare e a studiare. Molti di loro vennero arrestati e torturati con la loro famiglia. 39 39 Fu il caso di un padre di famiglia arrestato il 4 dicembre 1934 con sua moglie e suo figlio, tutti condannati lla prigione dopo essere stati brutalizzati dai loro aguzzini. 28 Dopo la “Notte dei lunghi coltelli” del 30 giugno 1934, nella quale vennero uccise circa mille S.A., i campi di concentramento vennero messi sotto la tutela dell’ ispettorato dei campi di concentramento allora nelle mani delle S.S. A capo di questo “ispettorato” si trovava Th. Eicke 40. Secondo lo statuto interno del campo di Esterwegen dell’ agosto del 1934: -Il detenuto avrà tutto il tempo di riflettere circa la ragioni che lo hanno portato al campo di concentramento; avrà opportunità di fare ammenda per tutti i torti procurati alla Patria e ai suoi compatrioti, e di riconoscere i meriti del regime nazionalsocialista, a meno che non preferisca, mantenendo un punto di vista del tutto personale morire per dei fini inconfessabili dettati dalla seconda o dalla terza internazionale giudeo-marxista da un Marx o da un Lenin. Nessun prigioniero sarà autorizzato ad indossare all’interno del campo degli abiti civili.(…) A ogni nuovo arrivato sarà rasata completamente la testa (…). Qualunque sia la loro origine, professione condizione sociale tutti i detenuti del campo, senza eccezioni, verranno considerati esseri inferiori. Tutti, giovani o vecchi, dovranno sottomettersi fin dal loro internamento alla disciplina militare e al regolamento. Tutte le S.S. fino al comandante del campo, hanno l’alta potestà sui detenuti, che devono osservare la più stretta obbedienza, senza discussione. (…) I prigionieri saranno tenuti, secondo la disciplina a manifestare a tutte le sezione delle S.S. tutto il rispetto dovuto al militari; dovranno mettersi sull’attenti tutte le volte che un S.S. rivolgerà loro la parola. (…) Tutti i prigionieri , senza eccezioni, hanno l’ obbligo di svolgere il lavoro fisico a prescindere da origine, situazione o professione. Chiunque si rifiuti di lavorare, adducendo come pretesto un' infermità o una malattia, verrà considerato incorreggibile, con tutte le conseguenze che ciò comporterà. Solo il comandate del campo ha il potere di decidere la durata del lavoro in tutto l campo. L’inizio e la fine del lavoro sono segnalati con una sirena o una campana. A seconda della necessità del campo, e con l'approvazione del comandante del campo, si potrà continuare a lavorare anche oltre l’orario regolare, nonché la domenica e i giorni festivi 41-. A metà marzo del 1935, Hitler violando il trattato di Versailles, instaurò il servizio militare obbligatorio. I paesi vincitori firmatari del trattato del 28 giugno 1919 non reagirono a lasciarono a Hitler la possibilità di formare la Wehrmacht. Il 15 marzo 1935, il tribunale speciale di Amburgo giudicò alcuni testimoni di Geova obbiettori di coscienza e li condannò dichiarando che: “prevale solo la tendenza rappresentata in generale dai Bibelforscher che infrangono le buone maniere e violano il sentimento morale della razza germanica. I tedeschi non hanno mai voluto essere un popolo di valletti. Le dottrine professate dai Bibelforscher sono contrarie a queste idee fondamentali”. 42 Il primo aprile veniva promulgata una legge nazionale che proibiva ai Bibelforscher di svolgere qualsiasi attività. Questa legge li privava anche del diritto del servizio civile, e dunque anche quello di poter essere funzionari dello stato. Ciò comportò molteplici licenziamenti e i Bibelforscher non poterono più esercitare la loro attività professionale. 40 Ex comandante del campo di Dachau (aperto la primavera del ’33), che era quindi responsabile dell’ organizzazione dei campi. 41 Riprodotto dal settimanale Match dell’ 11 gennaio 1940. 42 Fraenkel Ernest, Der Doppelstaat, Recht und Justiz im <<Dritten Reich>>. ed. Fischer Verlag. 29 Un ordine segreto della Gestapo mostra come la polizia segreta cercasse di eliminare i Testimoni di Geova: “Berlino, 20 marzo 1935. Secondo uno scritto confiscato agli Studenti Biblici, la Battagli di Dio, il gruppo degli unti 43 si riunirà probabilmente il 17 aprile 1935 dopo le sei di sera per una commemorazione del sacrificio di Gesù Cristo, in onore di Geova. È probabile che un irruzione improvvisa al momento indicato, presso i capi degli Studenti Biblici possa avere un certo successo. Si prega di segnalare i risultati. Firmato: Hardtmann.” 44 Un' altra circolare, datata 3 aprile,diceva: “Un attacco a sorpresa lanciato quel giorno contro i noti capi degli Studenti Biblici avrebbe completo successo. Vogliate comunicare qualsiasi informazione relativa al successo entro il 22 aprile 1935. 45 Alcuni testimoni di Geova definiti nocivi per lo stato furono arrestati, certi furono condannati al pagamento di una multa, altri invece furono incarcerati per aver volontariamente trasgredito la legge riunendosi. Il 29 maggio 1935, conformemente alla decisione del Tribunale di Braunshweig, una casa editrice della società di Bibbie e Trattati venne messa fuori legge e dunque chiusa. “Allo scopo di impedire atti di violenza comunisti nocivi allo stato , sembra opportuno (...) bandire anche simili organizzazioni che potrebbero, forse senza che i loro dirigenti ne siano al corrente, nascondere degli amici comunisti.” 46 il Tribunale del Lavoro di Onsnabruck decise, il 30 luglio 1935 che il saluto “Heil Hitler” doveva essere considerato parte integrante delle attribuzioni e degli obblighi del salariato. Chiunque si fosse rifiutato con ostinazione di fare questo saluto sarebbe stato licenziato. Nel corso dell' estate del 1935 i tedeschi effettuarono molti arresti tra le fila dei Bibelforscher , sottoponendo quest' ultimi ad interrogatori disumani nel tentativo di costringerli a denunciare altri credenti, o meglio ancora, a rinnegare la propria fede. 47 Heinrich Dickmann arrestato per una seconda volta nel luglio del 1935, incarcerato nella prigione di Hamborn, fu infine trasferito da Duisbourg al campo di concentramento di Esterwegen nel quale le “docce” potevano trasformarsi in laghi di sangue poiché i detenuti dovevano sopportare getti di acqua ora ghiacciata e ora bollente. Venne assegnato al Block nove. “L' appello del mattino veniva fatto alle sette, ma prima ma prima dovevano tutti essersi lavati e aver mangiato di corsa. Poi, i Kommando partivano per andare a lavorare, e i loro lavoro a Esterwegen era quasi sempre insensato, il suo unico scopo era quello di martirizzarci.” con questa affermazione Dickmann testimonia che il lavoro che dovevano svolgere nei campi delle paludi non era produttivo ma “punitivo”. Nonostante tutto quasi tutti i Bibelforscher resistettero alle percosse, al disprezzo, alla violenza, agli interrogatori, alle torture, e non firmarono mai la dichiarazione di abiura 48, non tradendo così la propria fede, con la quale avrebbero potuto salvarsi. 43 Gruppo di 144000 persone elette da Dio per regnare accanto a Cristo. Polizia segreta di Stato, Ref. 1 R 1 3637-35. 45 Annuaire del 1974. 46 Fraenkel Ernest, Der Doppelstaat, Recht und Justiz im <<Dritten Reich>>. ed. Fischer Verlag. 47 Fu il caso di un uomo il cui interrogatorio durò dette giorni. I primi quattro, la vittima fu picchiata a sangue dai sui aguzzini durante l' interrogatorio. Poi il giorno quinto venne chiamato nello stesso locale del giorno prima e non fu più maltrattato ma venne avvisato che il pomeriggio alle due avrebbe dovuto confessare tutto. 48 Vedi documentazione fornita con questa ricerca. 44 30 La Gestapo che, il 24 giugno del 1935 aveva creato un comando speciale che aveva il compito di lottare contro i Testimoni di Geova, seppe dai sui informatori che i Bibelforscher avrebbero partecipato ad un congresso a Lucerna dal 4 al 7 settembre. A causa degli arresti e delle persecuzioni, solo un terzo dei Bibelforscher partecipò a questo raduno tenutosi a Lucerna all' inizio di settembre. I circa trecento Testimoni di Geova tedeschi presenti confermarono le persecuzioni di cui erano fatti oggetto. Il 12 dicembre 1936 i testimoni di Geova distribuirono in tutta la Germania una risoluzione stampata con la quale protestavano contro la persecuzione. Il 20 giugno 1937 seguì una lettera aperta, che conteneva ulteriori particolari La Gestapo continuò i sui arresti senza tregua. Il 12 dicembre una donna Testimone di Geova venne arrestata a Dortmund e condotta alla Steinwache davanti a Theiss. 49 Accusata di aver diffuso la “dichiarazione di Lucerna”, essa racconta come Theiss urlasse di rabbia: “Non tolleriamo degli stranieri al nostro fianco, vi schiacceremo sotto i nostri piedi.” Sappiamo che, durante i primi tre anni del regime hitleriano numerosi decreti e ordinanze furono promulgati dal regime. Tutte queste legge illustrano il bisogno dei nazisti di mascherare le loro azioni dietro un aspetto di legalità. Ogni condanna contro i Testimoni di Geova veniva giustificata da una valanga di decreti e decisioni che rimandavano gli uni agli altri. Nel gennaio 1937, Himmler, capo delle S.S. Del Reich, spiegò gli obbiettivi delle S.S. e della polizia, il loro ruolo e quello dei campi di concentramento, e dichiarò: “Sappiate innanzi tutto che nessuno viene internato a torto nei campi di concentramento”. Le S.S. E la Gestapo trovavano sempre una giustificazione alla 49 “Sbirro” della Gestapo, durante i suoi interrogatori utilizzava metodi degni dell' inquisizione, che hanno lasciato un ricordo indelebile nel ricordo delle sue vittime. 31 detenzione dei loro avversari. Ma i Bibelforscher, questi “folli di Dio”, non erano solo prigionieri nei campi di concentramento. Alcuni furono rinchiusi negli asili e negli ospedali psichiatrici. Nell' agosto del '36 la moglie di un Testimone di Geova venne informata che suo marito era morto in un centro per alienati mentali. Il suo corpo era coperto di tracce di iniezioni. Il 20 gennaio 1937, un altro testimone incarcerato nella prigione della polizia, venne anch' egli trasferito in un centro dove fu bastonato a sangue e incatenato. I “PICCOLI BIBELFORSCHER” “Un’ altra vergogna del nazionalsocialismo, fu quella di distruggere queste famiglie, di portare via i bambini e di mandare i genitori nei campi per uomini e donne”, lo scopo dei nazisti era infatti la conquista del mondo, e per raggiungere tale obbiettivo era necessario distruggere la famiglia. Il mondo doveva essere tedesco e chiunque non era nazista agli occhi di Hitler non era tedesco. Nel giugno del 1933 Hitler precisa a Weimar: <<Se oggi in Germania esistono ancora delle persone che dicono: “Non ci sottometteremo alla vostra comunità, resteremo sempre gli stessi di prima”,rispondo loro: “Allora voi scomparirete ma dopo di voi verrà una gioventù che non conoscerà nient’ altro.” 50 E ad Erfurt aggiunse: Se nella nostra generazione esistono ancora delle persone isolate che pensano di non potersi adattare, allora noi porteremo via i loro bambini e inculcheremo in loro ciò che è necessario al popolo tedesco.” La legge del 01/12/1936, sulla gioventù hitleriana, stabiliva ciò che segue: -L’ insieme della gioventù tedesca all’ interno del territorio del Reich è riunito in seno alla gioventù hitleriana. -L’ insieme della gioventù tedesca deve essere educato nella casa materna, a scuola e nella gioventù hitleriana, corporalmente, spiritualmente e moralmente, secondo lo spirito del nazionalsocialismo, al servizio del popolo e della comunità popolare. -L’ obbiettivo dell’ educazione d’insieme della gioventù tedesca in seno alla gioventù hitleriana è affidatala capo della gioventù del Reich del N.S.D.A.P. In tal modo questi diventa “capo della gioventù del reich tedesco”. -le disposizioni legali e i decreti amministrativi d’ ordine generale necessari all’ applicazione e all’ emendamento di questa legge sono promulgati dal Fùhrer e cancelliere del Reich. 50 Giugno 1933 a Weimar. 32 E Baldur von Schirach, capo della gioventù del Reich tedesco, il 4 marzo 1937 lanciò le seguenti parole d’ordine che ben indicano la sottomissione incondizionata al Fùhrer: “Alle Jugend Fùhrer” 51 Anche i figli dei Testimoni di Geova furono sottratti ai loro genitori. Qui di seguito riporto alcune testimonianze tratte da Silvie Graffard, Leo Tristan, I Bibelforscher e il nazismo. I dimenticati dalla storia. Edizioni Tiresias Gerhard Heide venne messo sotto tutela poiché «è pericoloso lasciarlo sotto la tutela del padre, che essendo uno Studente Biblico proibisce al figlio di eseguire il saluto nazista e di cantare canzoni patriottiche.» Il bambino venne poi mandato in un campo per bambini a Lienz. Similmente, Hermine Obweger aveva undici anni quando venne messa in una casa di correzione, prima di essere inviata in un convento in Germania a causa del suo rifiuto ostinato di fare il saluto hitleriano o d'indossare l'uniforme della Lega delle giovani tedesche. Christa Appel di quindici anni e sua sorella Waltraud di dieci anni vennero inizialmente messe in un istituto per giovani, poi presso il direttore di un istituto di affidamento affinché venissero educate secondo i principi nazisti. Il loro padre, un tipografo di Siiderbrarup, venne condannato a morte e decapitato l'Il ottobre 1941, con altri tre Bibelforscher, per essersi rifiutato d'indossare l'uniforme militare. Walter Appel, suo figlio, inizialmente messo in una casa per giovani, fu in seguito costretto a lasciare la scuola, venne mandato ad Amburgo per lavorare come apprendista e infine fu chiamato alle armi nel 1944, a soli diciassette anni. Seguì l'esempio di suo padre e di tanti altri, rifiutandosi d'indossare l'uniforme, e venne decapitato senza processo nella Prussia Orientale. Prendiamo, per esempio, questa famiglia di tedeschi particolarmente perseguitati dai nazisti e i cui tre figli minori vennero sottratti ai genitori. La famiglia di Franz e Hilda Kusserow comprendeva undici figli. Una delle figlie, Elisabeth, dice: «Credo che non dimenticherò mai quel giorno. Era la primavera del 1939. Il direttore della scuola ci aveva accusati di trascurarci spiritualmente e moralmente e fece di tutto perché il tribunale ci facesse mandare via da scuola e por- tare in un luogo sconosciuto. Allora avevo undici anni, Hans-Werner nove e Paul-Gerhard ne aveva solo sette.» 52 Questi bambini che si rifiutavano di rispondere agli ordini dei loro maestri e di dire «Heil Hitler!», di salutare la bandiera e di cantare gli inni nazisti, furono mandati in un centro di rieducazione, a Dorsten, e poi trasferiti vicino a Minden in un altro istituto, prima di essere separati e dati in affidamento in posti diversi. Malgrado tutte queste prove e la loro giovane età, questi bambini restarono fedeli alla loro fede. Anne-Marie e Waltraud, altre due delle sorelle, furono imprigionate il 16 aprile 1940, nell'intervallo tra due periodi passati in prigione, il padre, Franz Kusserow, tornò brevemente a casa sua a Bad 51 52 Tutta la gioventù per il Fùhrer. Graffard, op. cit., pag. 67 33 Lippspringe. Sua moglie Hilde e sua figlia Hildegard furono anch' esse imprigionate, prima di venire deportate a Ravensbrùck. Magdalena fu condannata alla cella d'isolamento in una prigione per giovani delinquenti di Vechta, a soli diciassette anni. Dopo sei mesi, essa si rifiutò di rinunciare alla propria fede e di firmare una dichiarazione di abiura. Venne allora trasferita nel campo di concentramento di Ravensbrùck, dove ritrovò sua madre. II figlio maggiore Wilhelm venne fucilato pubblicamente, il 26 aprile 1940, nel giardino della prigione di Munster. Aveva allora venticinque anni e si rifiutava di fare il servizio militare. Sua sorella Magdalena, che con sua madre era riuscita a vederlo poco prima che venisse passato per le armi, sottolinea «la calma e la determinazione3» di suo fratello prima dell' esecuzione. «Hitler non aveva accettato il terzo appello che Wilhelm aveva fatto contro la sentenza di morte, e aveva firmato personalmente il mandato di esecuzione. Persino nel momento in cui gli bendavano gli occhi, a Wi1helm venne offerta un'ultima occasione per rinnegare la propria fede, ma egli si rifiutò, esprimendo come ultimo desiderio "che colpiscano nel segno".» L'avvocato del tribunale mandò la seguente lettera alla famiglia: «Ha affrontato la morte con molto coraggio, è morto sul colpo. II suo comportamento ha profondamente impressionato tutti noi e il tribunale. E morto nel rispetto delle sue convinzioni.» La madre richiese immediatamente il corpo alle autorità affinché potesse seppellire Wi1helm a Bad Lippspringe. «Sarà un'importante testimonianza per tutti quelli che lo conoscevano.» La madre chiese per suo marito un permesso di quattro giorni affinché potesse assistere alle esequie, «con nostro grande stupore, il permesso gli venne accordato.» II giorno del funerale, il padre recitò una preghiera e il figlio Karl-Heinz, il più grande dopo Wi1helm, commentò alcuni pensieri della Bibbia davanti a una folla numerosa. Per questo gesto, Karl-Heinz venne deportato a Sachsenhausen e poi a Dachau. Wolf- gang, il terzo figlio, fu decapitato il 27 marzo 1942 a Berlino; aveva appena vent'anni e aveva rifiutato di fare il servizio militare. Pensando al secondo martire della famiglia, decapitato nel penitenziario di Brandeburgo, sua sorella Magdalena ricorda: «Hitler riteneva che il plotone d'esecuzione fosse una punizione troppo mite per gli obiettori di coscienza. » «Karl, vieni qui! Perché non saluti, dicendo "Heil Hitler"? - È contro la mia coscienza, signore. Che cosa? Porco! Va via da me, tu puzzi, più lontano. Vergogna! Traditore! ecc. Fui quindi trasferito a un'altra classe. (...) Fui arruolato il 17 marzo 1940 per il servizio militare.» 53 Alla scuola commerciale di Stoccarda, Helmut Karl aveva tredici anni e questo genere d'incidenti con il suo istitutore gli capitavano spesso quando rifiutava di salutare la bandiera o di fare il saluto nazista. Si presentò al centro di reclutamento ma si rifiutò ostinatamente di fare il giuramento. Venne imprigionato e dovette subire duri interrogatori da parte della Gestapo, prima di essere mandato il primo giugno del 1940 a Dachau, in «Schutzhaft». «I miei primi giorni a Dachau furono difficili. A vent' anni, ero il più giovane dei nuovi arrivati. Fui assegnato a un gruppo speciale che doveva lavorare anche la domenica. Il mio sorvegliante era specialmente severo con me. Dovevo fare i lavori più difficili, a cui non ero abituato, in gran fretta. Ripetute volte caddi a terra per collasso ma ogni volta ero rianimato essendo posto nel sotterraneo con l'acqua fino ai fianchi e con acqua che mi era quindi versata sulla testa. (...) Ma le difficoltà divennero così grandi che infine andai dai capi del campo e firmai la dichiarazione secondo cui non avevo più nulla a che fare con gli Studenti Biblici Internazionali. (...) Mi era stato detto che potevamo andare avanti e firmare tale dichiarazione, poiché, prima di tutto, non vi si diceva nulla dei testimoni di Geova, ma solo degli Studenti Biblici, e, secondariamente, non era sbagliato ingannare il nemico se questo ci faceva ottenere la libertà per servire meglio Geova di fuori.» Trasferito al campo di Sachsenhausen, altri triangoli viola gli fecero capire il suo errore. Si fece battezzare a Passau alla fine della guerra, dopo essere passato da Sachsenhausen ad Aurigny; li raggiunse infine Steyr in Austria dove venne liberato dagli Alleati il 5 maggio 1945. Alcuni bambini, i cui genitori erano stati arrestati, furono affidati a famiglie cristiane, e cedettero alle pressioni rinnegando la loro fede. Questo comporta- mento è comprensibile data la loro tenera 53 Graffard, op. cit., p.68 34 età o la loro fragilità psicologica accentuata dallo sradicamento e l'assenza di legami familiari. Horst Henschel di Meissen racconta che a dodici anni venne picchiato per essersi rifiutato di fare il saluto hitleriano. Sua sorella maggiore venne arrestata e mori in prigione, suo padre venne ucciso in prigione e sua madre incarcerata. Affidato ai nonni, che non erano degli adepti, finì con l'ubbidire. Iniziò a fare il saluto hitleriano ed entrò a far parte della Gioventù hitleriana qualche mese prima della fine della guerra. Horst Henschel spiega questo voltafaccia attribuendolo al mutamento di atteggiamento che si verificò allora nell' ambiente che lo circondava: «All'improvviso tutti divennero verso di me molto, molto amichevoli. Gli insegnanti non mi punivano nemmeno quando non salutavo con "Heil Hitler" e i miei parenti divennero verso di me specialmente amichevoli e gentili. Quindi accadde. (...) Oggi posso dire che la severa persecuzione dal di fuori può mettere alla prova la nostra lealtà, ma che gli insidiosi attacchi di Satana da altre parti sono non meno pericolosi.» 54 In Germania sono stati rilevati ottocento casi di bambini sottratti ai loro genitori, ma questa cifra deve essere certamente inferiore alla realtà. Bibliografia Matteo Pierro Fra martirio e resistenza Edizione Actac 1997 Silvie Graffare – Léo Tristan, I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia, Editions Tirèsias – Michel Reynaud, 1994 Fraenkel Ernest, Der Doppelstaat, Recht und Justiz im <<Dritten Reich>>. ed. Fischer Verlag. Guida alla mostra, Triangoli viola; Le “vittime dimenticate” del regime nazista. Storia di una straordinaria resistenza, 1999 Claudio Vercelli, Ricordati del duro cuore del Faraone. Alcune considerazioni sull’oppressione e le persecuzioni contro i testimoni di Geova nella Germania nazista e nell’Italia fascista, tra memoria e oblio, Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini, 2002 www.triangoloviola.it www.vittimedimenticate.ch A.A.V.V., Svegliatevi! 22 Agosto 1995, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1995. 54 Graffard, op. cit., p.70 35 Documenti 36 I TESTIMONI DI GEOVA NEI LAGER NAZISTI Durante la seconda guerra mondiale, le persecuzioni naziste uccisero milioni di persone e ne fecero soffrire ancora di più. In Germania e poi nel mondo, tra le tante minoranze oggetto di persecuzione, c’erano i Testimoni di Geova; erano diversi dagli altri detenuti dei lager. In questo capitolo abbiamo voluto cercare di capire come diventò la vita dei Testimoni di Geova durante la persecuzione nazista. 37 Maria Pizzato fu responsabile della sede di Milano dopo la morte di Caminetti. Fu arrestata nel ‘39 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 I Testimoni di Geova nei lager nazisti 81 Durante la seconda guerra mondiale, le persecuzioni naziste uccisero milioni di persone e ne fecero soffrire ancora di più.In Germania e poi nel mondo, tra le tante minoranze oggetto di persecuzione, c’erano i Testimoni di Geova; erano diversi dagli altri detenuti dei lager. In questo capitolo abbiamo voluto cercare di capire come diventò la vita dei Testimoni di Geova durante la persecuzione nazista. Nella sola Germania circa 10.000 di loro soffrirono nelle prigioni e nei campi di sterminio, e quasi 2.000 persero la vita. Una volta giunti nei campi di concentramento, ai Bibelforscher veniva data, come a tutti gli altri detenuti, la tipica divisa a strisce con un numero di matricola e un triangolo in stoffa colorata per indicare la categoria a cui appartenevano. Gli ebrei portavano cucito sulla casacca un triangolo giallo, i detenuti politici rosso, gli omosessuali rosa, i criminali verde. I Bibelforscher erano contraddistinti da un triangolo viola. I testimoni di Geova furono tra i primi tedeschi ad essere imprigionati nei lager, insieme a tutti gli oppositori politici. Nei primi anni di detenzione il trattamento a cui furono sottoposti fu dei peggiori. Abbiamo testimonianze di alcuni detenuti sopravvissuti che ci raccontano come con i loro occhi abbiano visto centinaia di “triangoli viola” malmenati dalle S.S. Inoltre, ogni qualvolta la commissione di leva reputava un Bibelforscher idoneo per essere arruolato nell'esercito, il suo rifiuto segnava anche la condanna a morte. Condanna che per quanto riguarda i soli Testimoni di Geova tedeschi, fu eseguita 203 volte, mentre altri 432 morirono di fame, stenti e privazioni. Ciò che rendeva particolare la loro prigionia era il fatto che essi erano gli unici a cui veniva offerta la possibilità di tornare liberi e di uscire dal lager. Esisteva a tal proposito uno specifico modulo in cui il firmatario dichiarava di dissociarsi dall'IBV. Movimento degli Studenti Biblici, e di non partecipare più alle sue attività: bastava firmarlo per essere rilasciati. (le due foto rappresentano i campi di concentramento di Dachau). 82 Copia tradotta del foglio di abiura Campo di concentramento........................ ...............,lì................ Dichiarazione Riconosco che l’Unione Internazionale dei Testimoni di Geova diffonde una dottrina eretica e che, con il pretesto di attività religiose, persegue fini sovversivi. Per questa ragione mi sono staccato totalmente da questa organizzazione e mi sono liberato anche interiormente di questa setta. Con la presente dichiarazione assicuro che non parteciperò mai più alle attività dell’Unione Internazionale dei Testimoni di Geova. Denuncerò immediatamente chiunque tenti di convertirmi alla dottrina eretica dei Testimoni di Geova o chi, in un modo o nell’altro, si dia a riconoscere come un adepto di questa setta. Consegnerò immediatamente al più vicino posto di polizia ogni pubblicazione che mi venisse dai Testimoni di Geova. In futuro intendo osservare le leggi dello Stato, difendere con le armi la mia patria in caso di guerra e integrarmi completamente nella comunità nazionale. Mi è stato comunicato che, se agirò contrariamente a quanto espresso nella seguente dichiarazione, verrò rimesso in custodia protettiva. ....................................... (firmato) 83 Pochissimi, quasi nessun detenuto testimone di Geova, firmò; si può dire che il numeroso gruppo di Testimoni, uomini e donne, soffrirono il lager ma non abbandonarono la loro fede. Questo è un argomento interessante di cui ci occuperemo nel capitolo seguente. Nei lager i Bibelforscher erano stimati e tenuti in alta considerazione dagli altri detenuti per il loro atteggiamento altruistico, pacifico e coerente con la propria fede. Ci viene raccontato come fossero sempre tranquilli, calmi, generosi, altruisti e disponibili. Si aiutavano molto tra di loro, ma non ci pensavano su due volte se c’era da aiutare un altro debole che non era testimone di Geova. Venivano stimati da tutte le persone del lager, sembrava che le condizioni disumane di quei posti, sul loro corpo e sulla loro mente pesassero di meno che sugl’altri detenuti. I lager non riuscirono ad inghiottire le poche migliaia di Testimoni di Geova allora presenti in Europa: ma questo diabolico strumento di morte ha fatto sì che il nome di centinaia di martiri passasse alla storia. Il trattamento nei campi dei Testimoni di Geova Su come venissero trattati gli studenti biblici nei campi di concentramento ci sono posizioni completamente contrastanti. Alcune testimonianze raccontano come venissero torturati e stuzzicati perennemente, con lo stesso trattamento riservato agli ebrei. Altre testimonianze raccontano come i Testimoni avessero dei privilegi all’interno del campo. Ciò è da collegare al fatto che la loro religione e la loro cultura li facesse essere ligi al dovere più di chiunque altro, erano quindi utilizzati per mansioni di fiducia che spesso erano meno faticose. "Poiché la resistenza passiva dei testimoni di Geova era rivolta soltanto contro quegli ordini che erano inconcepibili per le loro concezioni religiose, le SS decisero alla fine di mettere a frutto il loro senso del dovere e la loro affidabilità, promovendoli nei gradi superiori della gerarchia e utilizzandoli come tuttofare nel settore delle SS o come guardiani di piccole squadre di lavoro più esposte al rischio di fuga." 55 Comunque il trattamento non era mai gentile, gli internati era considerati giocattoli, oggetti. Per esempio venivano fatte delle scommesse tra le S.S. su chi avrebbe atteso di più prima di fare il saluto nazista “Heil Hitler”. Nonostante ciò, i testimoni di Geova resistettero e solo pochissimi accettarono l’abiura, per salvarsi da quei posti. Qui di seguito abbiamo raccolto alcune testimonianze lasciate nel tempo, di ex-deportati che raccontano le torture che venivano fatte sopportare agli Studenti Biblici. Eugene Kogon, prigioniero a Buchenwald, narra: “A Pentecoste tutti i Testimoni di Geova furono radunati nel luogo dell’appello. Fu loro pronunciato un discorso, e seguì un faticoso periodo di faticose esercitazioni. Per un’ora e un quarto gli infelici dovettero ruzzolare, saltare, strisciare e correre aiutati dagli stivali delle guardie del campo”. 56 55 56 Wolfgang Sofsky, Il campo di concentramento, Bari, Laterza, 1995, p. 181. Matteo Pierro Fra martirio e resistenza Edizione Actac 1997 pag. 68 84 Lo storico Detlef Garbe commenta: “I Testimoni di Geova venivano puniti con un getto d’acqua gelide nella regione del cuore fino a che non morivano oppure venivano lasciati bagnati fradici al gelo fino a quando non sopraggiungeva il congelamento.” 57 Maria Montuoro, deportata a Ravensbruck, rammenta un episodio che ebbe per protagoniste le donne testimoni di Geova: “Ne vidi un giorno quattro nel nostro campo di Ravensbruck con la testa eretta, gli occhi chiusi. Sembravano cieche, sorde, paralitiche, idoli inaccessibili. Un’Ausiliaria punzecchiava i loro corpi con la punta del suo bastone ferrato, spingeva verso di loro un grosso cane lupo per spaventarle, le picchiava ferocemente sul viso e sulla schiena senza che le donne facessero il benchè minimo movimento di difesa. Assistevamo piene di orrore e di ammirazione a quel sacrificio inutile e sublime.” 58 Un’altra prigioniera dello stesso campo, Lidia Beccaria Rolfi, ricorda: “Un centinaio di Testimoni di Geova, che rifiutavano di lavorare per l’industria bellica, sono punite con venticinque colpi di bastone e trasferite in cella senza acqua né cibo.” 59 Ci viene raccontato come chiunque si opponesse ad un ordine veniva poi punito. Louis Piéchota fu trasferito dalla prigione di Béthune al campo di Vernef. Esso racconta: «Prima del nostro arrivo c'erano già altri Testimoni internati, uno di questi era addirittura morto (François Baran). Venivano tutti da diverse regioni della Francia, il Nord, il Pasde-Calais e la regione di Saint-Etienne. I nostri rapporti con gli altri internati erano normali. Passavamo il tempo a testimoniare il Regno di Dio agli altri detenuti, al punto che, a seguito di varie denunce, fu affisso un avviso che proibiva di parlare di religione. Nel campo, si svolgeva la cerimonia dell'alzabandiera che era celebrata all' entrata. Venivano costituite due file, una di guardie mobili e l'altra di internati prigionieri presi a caso. Quando cominciava la cerimonia tutti si mettevano sull'attenti. Una volta, fui invitato a parteciparvi, insieme ad altri Testimoni. Al momento della cerimonia uscimmo dai ranghi per manifestare la nostra non partecipazione, provocando la costernazione generale. Risultato: tre giorni nell' oscurità in cella di rigore, con solo una pagnotta di pane e i topi che ci correvano letteralmente sopra non appena ci stendevamo. Nella primavera del 1941 una commissione tedesca venne nel campo per requisire della manodopera. Poiché ero minatore, fui fatto uscire insieme ad altri per andare a lavorare nelle miniere. E mi rimandarono nella mia regione, il Nord, in zona occupata.» 60 In un intervista a Hans Marsalek possiamo notare come l’attenzione delle S.S. si sposto su altri detenuti e ciò fece si che alcuni Testimoni riuscirono a sopravvivere: «Sino alla fine del 1941, prima durante e dopo le visite della commissione di leva, i Bibelforscher (che venivano chiamati anche Bifo) erano regolarmente sottoposti a maltrattamenti, tanto più che si riconoscevano facilmente grazie al triangolo viola. Fu così, per esempio, che alla fine del febbraio del 1940 si riunì una commissione di reclutamento nel campo principale. Per i 143 Bifo detenuti le conseguenze furono le seguenti: nel gennaio del 1940, furono censiti dieci "deceduti"; in febbraio quindici, in marzo diciannove e in aprile nove. Bisogna aggiungere che su 143, venticinque ebbero la fortuna di essere rimandati al campo di concentramento di Mauthausen il 18 febbraio 1940. Il loro sterminio sistematico fu bloccato perché dall' 8 marzo 1940 i primi stranieri, dei polacchi, furono destinati in modo massiccio al campo di concentramento di Mauthausen. A partire dall'aprile del 1940, le S.S. 57 Matteo Pierro op. cit., p.68 Matteo Pierro, op. cit., p.68 59 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 20 pag. 117 58 60 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 20 pag. 117 85 "si occuparono" quasi esclusivamente dei nuovi arrivati; degli slavi.» Le cifre riportate in Mauthausen ou la comptabilité de l'horreur confermano questa analisi: «Il 10 gennaio 1940 su 2.606 detenuti presenti c'erano 143 Testimoni di Geova, ma il 1 maggio 1940 su 2.803 detenuti presenti c'erano soltanto 66 Testimoni di Geova.» Una tra le più importanti testimonianze è quella di Margarete Buber-Neumann che arrivò al campo di concentramento di Ravensbruck, il 2 agosto 1940. Fu internata come deportata politica e fu nominata Blockalteste del Block 3. In quel blocco erano presenti molte Testimoni di Geova perché erano tra le deportate più anziane. La suo compito fece sì che poté restare tanto a contatto con le Testimoni di Geova ed è quindi una fonte importante per sapere alcune vicende che le hanno viste protagoniste. La donna racconta nei minimi particolari come tutto fosse ordinato e pulito: «Gli sgabelli lavati alla perfezione erano ben allineati; ogni Bibelforscherinnnen indossava delle scarpe, conosceva il regolamento e lo rispettava: era proibito strofinare i piedi contro quelli dello sgabello, in modo da evitare le eventuali macchie di cera.» Spingendo il sadismo all' eccesso le sorveglianti S.S. del campo, secondo le Bibelforscherinnen, «salivano sui tavoli per controllare la pulizia delle travi del soffitto. Un capo del campo di detenzione indossava apposta dei guanti bianchi per l'ispezione del Block e passava la mano sopra gli armadi, cercando di trovarvi della polvere!!.» «Su ogni lettiera c'era un cartello sul quale erano scritti il nome e la matricola della proprietaria. (...) E io dovevo adesso sorvegliare tutto questo!? Il solo pensiero mi dava i brividi e la nausea!,» 61 Verso l'autunno del 1942, ci furono deportazioni tra Ravensbruck ad Auschwitz e Margarete scoprì un'altra brutta verità che si nascondeva dietro ai campi. Con un pretesto, si avvicinò al gruppo di detenute, poco più di una dozzina, provenienti da Auschwitz, una deportata la riconobbe: «Una di loro, Rosl Hahn d'Ischl, la chiamò: "Vieni qui Grete! Devo dirti una cosa importante! Ci hanno portate via da Auschwitz; saremo certamente uccise. Ma prima di morire devo dirti gli orrori che succedono nel campo di Auschwitz! Gettano degli uomini, dei bambini vivi, si, puoi credermi, dei neonati ebrei, nel fuoco. Giorno e notte, su tutto il campo aleggia il fetore della carne umana bruciata.» Vedendo sul viso della Buber-Neumann un'espressione incredula, Rosl si turbò e aggiunse con vigore: «Dico la verità, la pura verità» Rosl era diventata un relitto umano: «il suo viso, che era stato bello, era diventato giallo.» Le sue consorelle erano amorfe, apatiche, inclinavano la testa e «mi guardavano senza dire nulla» Margarete Buber-Neumann non poteva crederci, pensando che a queste donne avesse dato di volta il cervello, e disse loro: «Certamente verrete subito al blocco 17. Questa sera verrò a trovarvi e riparleremo di Auschwitz.» Ma Rosl le rispose: «No, ci portano allo Zellenbau, e poi all' esecuzione» La Buber-Neumann fuggì con la gola serrata da un nodo d'angoscia e vide le Bibelforscherinnen salire nel cellulare. «Poco tempo dopo, i loro indumenti da detenute con i triangoli e i numeri di detenzione tornarono. Era stata eseguita la loro condanna alla pena capitale, per essersi rifiutate di lavorare.» 62 Le Testimoni di Geova erano molto solidali, ma la paura di trasgredire alle regole del campo ed essere quindi punite, fece scattare dentro di loro paure tali da non riuscire neanche ad aiutare altre persone, se questo aiuto significava trasgredire alle regole. Ci viene quindi raccontato come il 20 aprile 1943, quando Margarete Buber-Neumann fu incarcerata nel «blocco di isolamento», la donna di fatica era una Testimone di Geova. Dopo tre giorni di isolamento, al buio e senza mangiare, la condannata vide la porta aprirsi e chiese allora alla donna di portarle dell'altra carta. Quest'ultima 61 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 20 pag 119. 62 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 26 pag 169 86 acconsentì ma richiuse subito la porta: «Sì, i Bibelforscher erano ligi ed eseguivano i compiti che venivano loro assegnati nel campo di concentramento. Prendevano rischi solo per Geova, non per una codetenuta qualsiasi.» Eppure una mattina Margarete si sentì chiamare: «Grete, vieni qui, presto, ti porto qualcosa da parte di Milena!» «Mi trascinai carponi fino alla porta, mi alzai brancolando e la Bibelforscher, tremante, tirò fuori dallo scollo dell'uniforme un pacchetto tutto sgualcito: "Presto, prendi, Milena ti manda mille saluti. Ma nascondilo, per l'amor di Dio!» Tuttavia, quando Milena mandò di nuovo un pacchetto a Grete tramite la detenuta dal triangolo viola, questa la supplicò, tremando: «Grete, ti prego, posso dire a Milena che non desideri più ricevere pacchetti perché è troppo pericoloso? Ti prego, posso dirglielo da parte tua?!» «Di fronte a questa patetica manifestazione di paura, non potei dire altro che: "Sì, proibisco a Milena di continuare a mandarmi qualsiasi cosa!» 63 Una persona che ha conosciuto Margarete Buber-Neumann fu Alberto Berti, politico anche lui deportato al campo di concentramento di Ravensbruck in cui conobbe appunto la donna. In una sua testimonianza racconta:<<Mi spiegò che anche nel suo Lager vi erano parecchie Testimoni di Geova che avevano dei permessi che consentivano loro di uscire dal Lager per recarsi nelle case delle SS dove accudivano ai bambini, tenevano in ordine la casa, sistemavano il giardino e in una parola facevano le governanti di quella famiglia. Altre invece erano incaricate di badare al porcile, alla colombaia, al canile ed alla conigliera delle SS. Il suo blocco era citato sempre come modello: le Testimoni di Geova erano ordinatissime, pulite, solidali tra di loro. Mai una discussione, mai un furto né di pane, né d’altro, mai un litigio. La cosa che più soffrivano queste donne, secondo lei, era l'impossibilità di dedicarsi allo studio della Bibbia. La morte era considerata come una liberazione, come un avviamento sulla strada che portava alla vicinanza di Geova che loro lo sapevano - non le avrebbe mai abbandonate. Le SS, pur avendo bisogno di loro avevano verso di loro comportamenti difformi: mi raccontò che vi erano delle donne vere e proprie aguzzine che sfogavano i loro bassi istinti su di loro maltrattandole, ingiuriandole e bastonandole per un nonnulla, altre invece provavano per loro se non della stima, una certa considerazione.>> 64 Una tra le poche testimonianze dirette di Testimoni di Geova è quella di Harald Abt, triangolo viola N. 32771 a Sachsenhausen; da questo prigioniero ci viene fatto un piccolo riassunto della vita del campo. Esso racconta: «Ero l'unico testimone di Geova del gruppo. I testimoni di Geova erano assegnati a baracche riservate a loro. Le baracche di Sachsenhausen erano disposte in semicerchio attorno al grande piazzale d'appello. (...) Generalmente i nostri pasti erano a base di zuppa di rape, a volte bollite con teste di cavallo. (...) A Sachsenhausen non si poteva mai essere sicuri della propria vita. Se si attirava in qualche modo l'attenzione delle guardie, anche per cose insignificanti, si poteva essere puniti. Uno poteva essere costretto a rimanere in piedi per tutto il giorno di fronte alle baracche nel gelo dell'inverno.» 65 Dalle parole di alcuni deportati possiamo però notare come in alcuni campi i Testimoni avevano alcuni privilegi. Un giovane ebreo racconta << Alcuni potevano dormire, lavorare, e altri allevare 63 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 27 pag 175 64 www.recsando.it da una lettera di Alberto Berti del luglio 1996 65 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 22 pag 129 87 dei conigli per le S.S.». Quando il povero ebreo fu trasferito ad Auschwitz ricorda commosso «Lasciai con grande tristezza quei Testimoni di Geova che erano diventati per me come fratelli» 66 Ilse Unterdorfer, triangolo viola internato a Ravensbruck ci dice some il suo gruppo avesse molta libertà di movimento visto che le S.S. si fidavano molto di loro: «Siccome dove lavoravamo avevamo considerevole libertà, riuscimmo a mandare lettere ai nostri parenti senza farle verificare dalla censura. Potemmo inoltre corrispondere con i nostri fratelli che lavoravano fuori o che lavoravano per gli uomini delle S.S. con incarichi di fiducia, godendo cosi di maggiore libertà. Fummo anche in grado di metterci in contatto con fratelli che vivevano in libertà.» Anche a Sachsenhausen, «le cose migliorarono un po' nel 1942. (...) Verso quel tempo, furono introdotti di nascosto sette numeri della Torre di Guardia. (...) Riuscimmo anche a procurarci alcune Bibbie.» 67 Alcune testimoni di Geova erano addette come colf nelle case delle S.S., altre avevano giornate e compiti molto più ingrati. «Dopo aver passato tre mesi nel campo di Ravensbruck, arrivai ad Auschwitz nel giugno del 1942 con un centinaio di altre sorelle. Il nostro viaggio in treno era durato due giorni. I nostri vestiti erano a brandelli e ai piedi avevamo degli zoccoli di legno. Tutto il campo era infestato dai pidocchi e le pulci erano un'indescrivibile calamità. Se qualcuno si ammalava, lo mandavano immediatamente a Birkenau. Là, era orribile. Quando un prigioniero moriva, un malato era subito trasferito nello stesso letto. C'erano pidocchi ed escrementi dappertutto. (...) Gli ebrei furono costretti a scavare, per sei settimane, una fossa immensa in cui dovevano gettare spesso persino le loro mogli, non ancora morte ma in genere solo prive di sensi. Poi, tutto veniva bruciato. Gli uomini che scavavano la fossa sapevano che alla fine delle sei settimane sarebbe toccato a loro. Il fuoco bruciava giorno e notte in quella fossa. C'erano, inoltre, cinque forni crematori ad Auschwitz. Tuttavia, si considerava che morire di tifo o «andarsene in fumo» fosse una morte ben più sopportabile che essere mangiati dai topi. Solo a pensarci ci veniva la pelle d'oca, eppure alcuni Testimoni di Geova morirono letteralmente rosicchiati dai topi, perché erano troppo deboli per difendersi contro di loro. Il peggio era che questi Testimoni di Geova mangiati vivi dai topi erano delle povere donne indifese. La tortura e la fame le avevano talmente indebolite che erano incapaci di difendersi da sole contro questo nemico orribile che è il topo." 68 Questa è la straziante testimonianza che fece una delle sopravvissute all'inferno di Auschwitz. Jeanne Kemna, racconta alcune vicende i cui protagonisti furono Testimoni. Le Bibelforscherinnen furono rinchiuse nel loro Block senza pagliericci né coperte. Malgrado ciò resistettero: «Ci legarono una dopo l'altra su un cavalletto di legno e ci picchiarono sulle natiche nude.» Siccome persistevano, le punizioni divennero più dure. Alcune morirono in seguito ai maltrattamenti e alla privazione di cibo durati sei settimane. Fu dato ordine alla decana, prigioniera 66 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 28 pag189 67 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Pag 189 68 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias– Michel Reynaud pag 167 88 politica, di sorvegliare da vicino le agitatrici. «Annotò i nomi di tredici sorelle. Più tardi venimmo a sapere da altre prigioniere che erano state impiccate.» 69 Lo scrittore ed ex deportato Vincenzo Pappalettera in una sua breve testimonianza fa una piccola olazione per i Testimoni: “Diversamente da tutti gli altri deportati, potevano interrompere la loro prigionia purchè sottoscrivessero il rinnegamento della loro fede, cosa che non fecero se non in rare eccezioni. Preferirono soffrire freddo, fame ed epidemie che li portarono alla morte. Sono perciò martiri da venerare. 70 69 Silvie Graffare – Léo Tristan I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia Editions Tirèsias – Michel Reynaud. Capitolo 27 pag 178 70 Matteo Pierro opp .cit Lettera dell’aprile 1993 89 Testimonianza di Pio Bigo "In realtà all’epoca trascorsa nel Lager di Buchenwald i testimoni di Geova erano una minima percentuale di origine tedesca, non ricordo di averne incontrato altri di nazionalità italiana. Nel gennaio 1945, con l’avanzata dell’esercito russo, tutti i prigionieri dei campi di Auschwitz vennero evacuati con le famose marce chiamate “marce della morte”. Feci parte anch’io di quel grande gruppo; arrivammo più morti che vivi il 26 gennaio 1945 nel campo di Buchenwald, ero ormai stremato delle mie risorse fisiche senza forza, ebbi la fortuna di incontrare due prigionieri politici piemontesi che mi hanno aiutato e sostenuto fino a liberazione avvenuta il 11 aprile 1945. Nel periodo trascorso nel campo di Buchenwald, ricordo un fatto che mi è rimasto impresso nella memoria; fra le tante brutalità vi erano dei prigionieri che conoscendo e parlando bene la lingua tedesca riuscirono ad avere un posto di lavoro e responsabilità nel gestire le manutenzioni e coordinamento del campo. Fra questi vi era un triangolo viola tedesco, che era diverso da tutti gli altri parlava in tedesco ma non era cattivo, era gentile con un sorriso verso il suo prossimo invidiabile. Ricordo l’appello in piazza: il testimone di Geova aveva l’incarico di sorvegliante. Tutti noi prigionieri eravamo inquadrati sulla piazza dell'appello e gli ufficiali SS. ci contavano: a volte, per qualche sbaglio, non quadravano i conti, e allora le SS, arrabbiati, urlavano contro i capi delle baracche “Blokaltester” in tedesco, insultandoli, dicendo che erano idioti incapaci di gestire i loro compiti di responsabilità. Magari avevano sbagliato, dimenticando di denunciare un prigioniero morto o finito al Revier; così i conti non quadravano. Noi certamente eravamo spaventati, ed ecco che arrivava quel triangolo viola senza farsi vedere dalle SS. Ci sorrideva spiegandoci nella lingua tedesca di non temere: sono arrabbiati perché manca uno stuk o due pezzi, i conti non quadrano. Questo e il mio bel e gradevole ricordo dei triangoli viola, anche se per mia sfortuna sono stato spostato da un campo all’altro, non ricordo altri particolari, anche perché in quel periodo eravamo vestiti a righe, tutti uguali soffrivamo le stesse pene senza differenze dei colori dei triangoli, “eravamo tutti eguali”. All’infuori del ricordo sopra citato non ho altre memorie sui testimoni di Geova. Per dire il vero, anche se ne avessi incontrati altri nello stato di salute non solo mio ma di tutti, i colori dei triangoli non si distinguevano più. Eravamo tutti uguali sofferenti morti di fame con gli sguardi spenti." 71 Abbiamo raccolto dalle testimonianze registrate in videocassetta, le storie di alcune famiglie di testimoni di Geova tedeschi che patirono la persecuzione nazista e i campi di concentramento. 71 Pio Bigo ha scritto questa breve memoria nel dicembre del 2003. Lo ringraziamo per il suo contributo al nostro lavoro. 90 La Famiglia Kusserow Franz Kusserow e Hilda si sposarono nel 1911 e da allora abitarono a Bad Lippsprige in Germania. La loro divenne una famiglia numerosa formata da 11 figli precisamente 6 maschi e 5 femmine. Franz e Hilda erano protestanti fino a quando un giorno conobbero gli Studenti Biblici ed da allora entrambi si trasferirono in Vestfalia. In quel luogo comprarono una casa sulla quale, in una parete, posero una scritta che pubblicizzava la rivista dei Testimoni di Geova allora L’Età d’Oro. Incomincio la persecuzione contro questo gruppo religioso che in Germania contava soltanto di 20.000 persone ma che furono oggetto di accaniti maltrattamenti. Anche per la famiglia Kusserow cominciarono i problemi infatti i bambini che allora andavano a scuola erano costretti a subire pesanti pressioni e percosse da parte degli insegnanti che volevano far pronunciare il saluto nazista: “Heil Hitlher”. Margdalena, la quarta figlia della famiglia, fu costretta a subire le sopraffazioni del suo insegnante che prepotentemente le alzava il braccio per fagli fare il saluto “Heil Hitler” e la picchiava perché non lo faceva. Non disse mai quelle parole perché ““Heil Hitler” vuol dire la salvezza viene da Hitler, la Bibbia dice che “Heil”- la salvezza – viene da Cristo” 72 I controlli della polizia nella loro casa si intensificarono. Essendo questo gruppo messo al bando dallo Stato, la Gestapo cercava di scovare le pubblicazioni, allora clandestine, che potevano nascondere in casa. In realtà le pubblicazioni c’erano ma erano contenute in un sottoscala oppure in una camera al primo piano coperti da alcuni mattoni e anche da qualche ragnatela. Nonostante la polizia fosse passata all’incirca 18 volte, non riuscì a trovare nessun testo biblico; ma la scritta posta sull’edificio venne fatta cancellare. L’opera di predicazione continuò clandestinamente e un giorno del 1936, mentre Hilda stava predicando insieme ad una delle sue figlie, venne arrestata in seguito alla denuncia di un uomo. Nel 1937 venne rilasciata e poterono fare l’ultima fotografia con la famiglia al completo in quanto da allora cominciarono molti problemi. Un figlio morì annegato e i genitori Frnaz e Hilda vennero rinchiusi nella prigione di Panderborn. Una mattina i loro tre figli più piccoli vennero catturati dalla Gestapo. Hans uno di questi si trovava a casa malato e disteso sul letto quando un auto contenente due persone in abiti civili lo portò via dicendo, per salvare le apparenze, che lo portavano da un dottore. Suo fratello e sua sorella in quel momento si trovavano a scuola ma vennero presi e tutti e tre portati all’orfanotrofio di Dorsten. Durante il trasferimento Hans vomitò sulla giacca dell’agente e fu costretto a ripulirla e ci volle molto tempo. Una volta arrivati l’agente insistette per far pronunciare ai piccoli il saluto hitleriano ma non lo fecero, cosicché li portarono in una stanza. Li fece sdraiare e li picchiò senza pietà, tanto che come racconta un figlio sopravvissuto: “Quando facevamo la doccia, la sorvegliante ci teneva separati dagli altri perché non vedessero i lividi. Fu tremendo.” 73 Intanto scoppiò la guerra e le due figlie maggiori si trasferirono a Berlino in cerca di lavoro. 72 A.A.V.V. Videocassetta Triangoli Viola, Watchtower Bible and Tract Society of New York, 1991, intervista a Magdalena Kusserow. 73 A.A.V.V. Videocassetta Triangoli Viola, Watchtower Bible and Tract Society of New York, 1991. 91 Nel 1939 Wilheim, uno dei figli di Franz e Hilda, venne imprigionato perché si rifiutava di compiere il servizio militare ed essendo ariano ebbe la rara possibilità di avere un processo. L’avvocato di Wilheim scrisse alla famiglia: “Ho parlato a lungo con vostro figlio e ammiro la sua fede . Nonostante le pressioni non ha mai vacillato. Ha accolto con calma l’annuncio della sua esecuzione, senza cambiare idea, rifiutando di rinunciare alla sua fede. Gli ho preso la mano e ho detto: “Lei è stato molto forte, continui ad esserlo.” Sorridendo ha detto:”Non si preoccupi, dottore. Sto per ricevere la vita eterna. E’ solo un cambiamento.” Mi ha chiesto di darvi i suoi saluti. Ha affrontato la morte in piedi ed è morto sul colpo.” Wilheim venne messo pubblicamente a morte a Munster. I nazisti emisero un falso comunicato con il quale attestavano che il loro figlio Wilheim era morto come eroe combattendo per Hitler e per il Reich e stranamente restituirono il corpo alla famiglia dopo che Hilda lo chiese con insistenza per seppellirlo. Sua sorella Waltraud organizzò il funerale, al quale erano presenti molti poliziotti in uniforme. Durante la celebrazione Karl, suo fratello, pronunciò una preghiera che esprimeva fede nei provvedimenti di Geova,queste parole portarono la Gestapo ad arrestarlo. Venne deportato a Dachau e a Sachsenhausen dove poi morì all’età di 28 anni dopo aver contratto la tubercolosi nel campo. Nel 1941 Franz e Hilda vennero nuovamente arrestati insieme alle loro figlie Hildegard e Magdalena. Magdalena fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck dove, come tutte coloro che erano deportate come Testimoni di Geova, aveva un triangolo viola che le distingueva. Infatti ricordò: “Camminando per il campo di concentramento quando vedevo questo triangolo viola sapevo che si trattava di una sorella. Dicevo: “Ciao sorella! Come ti chiami? Da dove vieni?”. 74 Dopo poco tempo furono deportate nel campo la madre e la sorella che poterono aiutare Magdalena che aveva le braccia gonfie, forse dovute a reumatismi, e non poteva lavorare: così grazie a sua madre poteva continuare a vivere. Nonostante gli orrori di Ravensbruck Hilda rimase legata alla fede, rifiutando di firmare quel foglio che molto spesso i nazisti sottoponevano ai Testimoni di Geova. Nel mentre un figlio fu ucciso e Wolfgang fu chiamato a fare il militare ma mantenne l’integrità anche se questo gli costo la vita. Nel 1942 fu decapitato nel penitenziario di Brandeburgo dopo aver scritto una lettera dicendo: “Miei cari genitori e bambini, devo lasciarvi domani mattina. Non siate tristi. Saremo riuniti. Quelli che seminano con lacrime mieteranno con gioia. Giacomo 1:12 dice: “Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché Geova darà la corona della vita a quelli che lo amano”. Con questa fede e convinzione, vi lascio. Vostro figlio e fratello. Wolfgang” 74 A.A.V.V. Videocassetta Triangoli Viola, Watchtower Bible and Tract Society of New York, 1991, intervista a Magdalena Kusserow. 92 Waltraud intanto aveva trovato lavoro in un negozio di fiori. In questa bottega gli venne detto che doveva salutare i clienti con “Heil Hitler”, lei rifiutò e per questo venne imprigionata. Venne indirizzata alla costruzione delle munizioni ma Waltraud si rifiutò anche perché pensò a quanti suoi fratelli erano morti per non andare in guerra. Venne portata in una stanza dove c’era un grande foglio di carta bianca e gli venne detto di fare qualche progetto di ordigni. “Dissi: No, posso disegnare fiori e paesaggi ma niente di questo genere. Spiegai loro che due miei fratelli erano stati messi a morte perché si rifiutarono di impugnare le armi e ora mi mettevo a fabbricarle? No, non posso farlo!” 75 Nel 1944 solo un componente della famiglia era libero: Annamarie. Si trovava ancora a Berlino e venne arrestata perché nella sua casa ogni settimana teneva degli studi biblici. Anche a lei venne proposto di firmare quell’atto con il quale rinunciava alla propria fede però non lo firmò perché, come disse lei stessa durante l’intervista,: “Non intendevo firmare, pensavo ai miei genitori,ai bambini, i miei fratelli, e sorelle… così fedeli, così ubbidienti, anche se eravamo separati. Se fossi stata libera cosa avrei fatto? La mia coscienza: ci avrei riflettuto non potevo diventare infedele.” 76 Anche Annamarie venne deportata in prima nei campi di Ravensbruck e Sachsenhausen . “Nei campi di Ravensbruck e Sachsenhausen gli Studenti biblici non avevano diritto alla normale corrispondenza: solo tre o quattro righe dove potevamo scrivere sto bene, i saluti e cose del genere.” 77 In definitiva in questa famiglia formata da 13 persone, dodici di esse furono condannati a un totale di 65 anni da scontare in prigione e campi di concentramento. 75 A.A.V.V. Videocassetta I Testimoni di Geova saldi di fronte all’attacco nazista, Watchtower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1997, intervista ad Waltraud Kusserow. 76 A.A.V.V. Videocassetta Triangoli Viola, Watchtower Bible and Tract Society of New York, 1991, intervista a Annamarie Kusserow. 77 A.A.V.V. Videocassetta I Testimoni di Geova saldi di fronte all’attacco nazista, Watchtower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1997, intervista ad Annamarie Kusserow. 93 Joseph Rehwald Joseph Rewald è nato nel 1911 a Konigsberg nella Prussia Orientale. I suoi genitori erano già da qualche tempo Studenti Biblici. Joseph faceva parte di una famiglia composta da tre fratelli e due sorelle. Col tempo il padre si allontanò dai Testimoni di Geova e anche lui e la sorella Lisbeth cominciarono a non prestare molta attenzione a questa religione mentre i loro familiari continuavano ad essere zelanti. Quando ebbe poco più di vent’anni, Hitler sali al potere e già nell’officina in cui lavorava erano costretti a radunarsi quando il Fuhrer parlava e a salutarsi a vicenda con “Heil Hitler”. Con la chiamata alle armi, Joseph dovette prendere una decisione riguardo alla sua vita: da che parte stare. “Da Atti 4:12 78 sapevo che l’heil, la salvezza, non veniva da Hitler ma solo mediante Gesù Cristo. Perciò non potevo dire “Heil Hitler”, e non lo dissi mai. Inoltre, ignorai l’ordine di partecipare all’addestramento premilitare.”79 Negli anni 1936, 1937 la madre di Joseph, sua sorella Melene e i fratelli Hans e Ermst furono arrestati. Pur non essendo ancora battezzato, Joseph venne arrestato perché si rifiutava di prestare servizio nell’esercito di Hitler. Dopo cinque settimane un tribunale di Rastenburg lo condannò ad un anno di reclusione. Venne indirizzato alla Prigione Centrale di Stuhm nella Prussia Occidentale in una cella d’isolamento. Nel carcere poteva trarre conforto da alcuni Testimoni che conosceva sin dall’infanzia e che poteva vedere durante l’ora di aria nel cortile nella prigione. Poco più tardi arrivarono nella stessa prigione i suoi fratelli Paul, Hans ed Ernst che furono imprigionati a causa della loro fede e che in qualche modo riuscirono a fargli arrivare di nascosto qualche pezzo di pane. Finito di scontare la sua pena detentiva, fu sottoposto ad una serie di interrogatori da parte della Gestapo. In questi interrogatori Joseph rimase delle sue convinzioni e per tale ragione venne trasferito al campo di Sachsenhausen. In questo campo fu addetto alla costruzione di un garage. Questo era un lavoro molto impegnativo tanto che erano costretti a lavorare dalle sei del mattino alle sei di sera. Tale situazione costringeva molti a tentare la fuga, tanto che un giorno vide con i propri occhi un prigioniero lanciarsi contro la recinzione elettrificata. Scoppiò la seconda guerra mondiale e le pressioni aumentarono. “Il lavoro assegnatoci aumentò e ci furono tolti i caldi indumenti di lana.” 80 Il 15 settembre tutti i prigionieri del campo furono obbligati a vedere una punizione da parte dei nazisti ad un fratello cristiano August Dickman che si era rifiutato di compiere il servizio militare. Posto vicino ad un muro August venne fucilato da un plotone di esecuzione e stramazzò al suolo senza vita. Tutti furono lasciati andare, tranne i Testimoni di Geova ai quali l’ufficiale chiese chi era disposto a firmare la dichiarazione di abiura. Nessuno firmò e l’ufficiale, soprannominato Quadrato a motivo della sua costituzione robusta, andò su tutte le furie. L’inverno del 1939 fu molto rigido e per tale ragione molti nel campo non sopravissero e lo stesso Quadrato si ammalò e nel febbraio del 1940 morì. "Per noi rimanere leali contava più che vivere” 81 78 Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, Atti 4:12: Inoltre, non c’è salvezza in nessun altro, poiché non c’è sotto il cielo nessun altro nome dato fra gli uomini mediante cui dobbiamo essere salvati”. 79 A.A.V.V. Svegliatevi!, 8 Febbraio 1993, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1993, pag.20. 80 A.A.V.V. Svegliatevi!, 8 Febbraio 1993, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1993, pag.21. 81 A.A.V.V. Svegliatevi!, 8 Febbraio 1993, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1993, pag.22. 94 Dopo la sua morte, Joseph e altre 69 persone vennero trasferite nel piccolo campo di Wewelsbrug, vicino a Paderborn. Le condizioni non migliorarono ma anzi “avevamo meno cibo e lavoro più pesante in una cava. Alcuni giorni dopo eravamo bagnati fino all’osso a causa della neve e della pioggia. In questo periodo particolarmente difficile, di notte mi coprivo la testa con la coperta e piangendo aprivo il mio cuore a Geova. Ogni volta che facevo questo provavo calma interiore e pace mentale, ricevendo così da Dio aiuto al tempo opportuno.” 82 Nel campo arrivarono altri Testimoni, che come Joseph erano stati spostati di campo, infatti questi provenivano da Buchenwald, che portarono con sé clandestinamente delle pubblicazioni. Andarono al dormitorio e insieme, in piccoli gruppi, studiavano di nascosto quella pubblicazione, precisamente L’Età d’Oro. “I Fratelli provenienti da Buchenwald che vennero messi nella nostra squadra, avevano con sè del cibo spirituale, cioè articoli della Torre di Guardia. Studiammo in seguito quegli articoli nel dormitorio. Ci rafforzammo moltissimo.” 83 Di questi Testimoni trasferiti, 27 furono scelti per il servizio militare e assegnati a varie unità. Tutti rifiutarono tranne uno, che accettò un incarico che non implicava il combattere. Pur essendo minacciati di morte non desistettero. A loro le SS riservarono un particolare trattamento con il quale cercavano in tutti i modi di farli morire, ma tutti e 26 sopravvissero. La situazione all’interno del campo per Joseph migliorò un po’ in quanto la quantità di cibo aumentò leggermente e un altro Testimone fece sì che venisse a lavorare con lui in un officina. Lì i prigionieri, in gran parte Testimoni di Geova, ricevevano razioni di cibo migliori, faceva più caldo e il lavoro non era oppressivo. Questa situazione permise a Joseph di ristabilirsi fisicamente nel giro di sei mesi. In questa officina un giorno Joseph e Otto Harstang rimasero soli, così colsero l’opportunità di copiare una copia clandestina della Torre di Guardia. Otto stava scrivendo quando sentirono il rumore di passi che si avvicinavano: era un ufficiale delle SS che li colse in fragrante e disse loro: “Non sapete che è vietato?” e loro risposero dicendo: “E’ per questo che siamo qui”. Intanto nel campo, grazie a sua sorella Lisbeth, venne a sapere che suo fratello Ermst, dopo quattro anni di prigionia, era stato decapitato il 6 giugno 1941, per non aver abiurato la propria fede. Molti fratelli cristiani che seppero di questa notizia andarono da lui per congratularsi e questo spirito positivo lo toccò profondamente. Dopo due anni più tardi ci fu un altro triste avvenimento nella famiglia Rehwald: suo fratello Hans, in prigione da cinque anni, fu fucilato il 1 febbraio 1943 a Quednau. Prima di essere fucilato, come gli raccontò un testimone oculare dell’esecuzione, l’ufficiale chiese a Hans se aveva un ultimo desiderio. Lui chiese di fare una preghiera. La preghiera commosse tutti i soldati tanto che quando l’ufficiale diede l’ordine i sparare, nessuno di loro ubbidì. Ripeté l’ordine e partì solo un colpo che ferì Hans, così l’ufficiale estrasse la pistola e gli diede di persona il colpo di grazia. Nel 1943 Joseph venne trasferito al campo di Ravensbruck. Qui venne destinato al lavoro in un officina proprio davanti al campo femminile. Le donne passando notarono il triangolo viola così che arrivò la voce della sua presenza fino a sua madre, sua sorella Helene e sua cognata, moglie di Hans, che a sua insaputa erano in quel campo. Grazie all’aiuto delle sorelle cristiane Joseph riuscì a ricevere indumenti intimi e di tanto in tanto un tozzo di pane e riuscirono persino ad organizzare un incontro clandestino con sua madre che gli procurò moltissima gioia. Pochi mesi dopo, prima della liberazione del campo, sua madre morì. 82 A.A.V.V. Svegliatevi!, 8 Febbraio 1993, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1993, pag.22. A.A.V.V. Videocassetta I Testimoni di Geova saldi di fronte all’attacco nazista, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1997, intervista a Joseph Rehwald. 83 95 Nell’aprile del 1945 il campo venne liberato e dopo aver fatto un viaggio avventuroso per evacuare il campo, furono finalmente liberi. Si diressero a Schwerin, nella regione del Meclemburgo, dove incontrarono molti testimoni sopravvissuti al campo di Sachsenhausen e alla marcia della morte. Fra questi incontrò suo fratello Paul. Dopo pochi giorni presero un treno e si diressero a Berlino dove una famiglia di Testimoni li ospitò. Alla fine “ degli otto componenti della mia famiglia, sei erano detenuti: quattro fratelli, una sorella e mia madre. Complessivamente siamo stati rinchiusi per 43 anni.” 84 La famiglia di Joseph Rehwald 84 A.A.V.V. Videocassetta I Testimoni di Geova saldi di fronte all’attacco nazista, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1997, intervista a Joseph Rehwald. 96 Erich Johe Nacqui a Karlsruhe il 12 gennaio 1933 come 3° figlio di Willi ed Elise Johe. I miei genitori conobbero il messaggio biblico a metà degli anni '20 grazie al Fotodramma e si battezzarono come Studenti Biblici (conosciuti dal 1931 come Testimoni di Geova). Già da bambini i miei fratelli ed io subimmo molte umiliazioni a motivo della nostra fede. Così, a soli 4 anni dovetti assistere allo sfratto dei miei genitori e di noi bambini dalla nostra casa unifamiliare perché mamma e papà non partecipavano alle elezioni nazionalsocialiste. Ci trasferirono in una baracca dove normalmente venivano ospitate "famiglie socialmente deboli". Avevo all'incirca 5 anni quando venni allontanato da mio padre a causa del suo arresto. Due ufficiali della Gestapo vennero a perquisire il nostro appartamento in cerca di pubblicazioni dei Testimoni di Geova. Sebbene non avessero trovato nulla, mio padre venne portato via in manette come un criminale. Mentre erano in attesa davanti ad un passaggio a livello chiuso, un ufficiale della Gestapo gli disse: "Ammiri ancora una volta la sua casa perché non la rivedrà tanto presto". Mio padre gli replicò: "Se avrò il privilegio di ritornare, questo posto sarà solo un mucchio di macerie". A ciò l'uomo della Gestapo gli rispose: "Se non dovessimo trovare dei capi d'accusa nei suoi confronti, allora useremo questa sua affermazione contro di lei". Papà venne portato a Mannheim e lì fu condannato dal tribunale speciale a due anni di prigione per attività illegale compiuta quale Testimone di Geova. Scontò la pena in una prigione di Freiburg. Infine, dato che non poteva rinnegare la propria fede sottoscrivendo un'abiura che fu sottoposta a molti Testimoni di Geova imprigionati, venne deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen e dopo un anno fu trasferito nel nuovo campo di concentramento di Hamburg-Neuengamme. Quando la fine del Terzo Reich era ormai imminente, tutti i prigionieri di Neuengamme furono caricati su una nave sul mar Baltico, con lo scopo di far affondare la nave e di cancellare così tutte le tracce delle loro crudeli malefatte. La nave su cui era mio padre si arenò su un banco di sabbia, così da non essere più manovrabile. Le squadre di sorveglianza e le SS armate abbandonarono la nave con i gommoni per salvarsi dagli equipaggi navali inglesi. Alcuni giorni dopo gli inglesi riuscirono a rimettere in moto la nave che salpò nel porto di Flensburg, dove mio padre riacquistò la libertà. Dopo l'arresto di mio padre, mia madre fu invitata a presentarsi da un certo dott. Neu, che era responsabile per la gioventù e la famiglia. Ciò avvenne allo scopo di esaminare il suo stato di salute psichico e di dichiararla incapace di intendere e di volere. In questo modo i nazionalsocialisti volevano toglierci dalle cure dei nostri genitori. Grazie alla corretta perizia da parte del dott. Neu, questo intento non riuscì. Ciononostante a noi figli fu assegnato un tutore, il quale si informava due volte al mese sul nostro comportamento e sul nostro atteggiamento presso la scuola, presso il posto di tirocinio nonché dai nostri vicini. Dato che non avevamo aderito alla gioventù popolare né alla gioventù hitleriana e a scuola non partecipavamo all'issamento della bandiera, venivamo trattati dai docenti e dai compagni di scuola come dei reietti. Venivamo scherniti come "baraccai" e come "figli di un recluso". In occasione di una celebrazione scolastica il nostro preside Friedrich disse davanti a tutte le classi riunite: "Sputate loro in faccia, perché non sono degni di essere chiamati tedeschi".A causa di una foto ritrovata durante una perquisizione in casa di una sorella in fede, nel 1944 mia madre venne arrestata e trattenuta in detenzione preventiva per sette mesi nel carcere di Karlsruhe. Una sorella di mia madre si prese cura di me. In questo modo evitai di essere rinchiuso in un riformatorio. Il 27 settembre 1944, in occasione di un attacco aereo, le baracche andarono in fiamme, così perdemmo tutti i nostri averi. La nostra famiglia fu di nuovo tutta riunita solo nel 1948, quando mio fratello maggiore Willi tornò a casa dalla prigionia russa 85 85 http://www.vittime-dimenticate.ch/testimonianze/erichjohe.htm 97 Testimoni di Geova italiani nei lager nazisti Tra i casi italiani di deportati Testimoni di Geova, gli unici conosciuti sono quelli di Narciso Riet e Salvatore Doria di seguito riportati. Narciso Riet nacque, a Muhlheim, il 30 settembre 1908, figlio di genitori italiani della provincia di Udine. Aderì ai testimoni di Geova nel 1931 e, sfruttando la sua professione di rappresentante di commercio tenne i contatti fra i credenti di varie nazioni. Era ricercato dalla Gestapo perché si adoperava per introdurre clandestinamente La Torre di Guardia nei campi di concentramento. Sapendo di essere in pericolo, con l'aiuto di un ferroviere testimone di Geova, nell'estate del 1943 raggiunse la moglie da poco trasferitasi a Cernobbio, vicino al confine svizzero. Fu incaricato dalla sede di Berna di coordinare i collegamenti con la fratellanza dispersa, collaborando con Agostino Fossati, appena ritornato dall'anno passato al confino. Fu aiutato attivamente anche da Maria Pizzato, anch'essa liberata nell'agosto del 1943 dal carcere. Le riviste venivano introdotte in Italia clandestinamente; gli articoli tradotti venivano riprodotti al ciclostile ed erano portati in altre città da Fossati, con il grave rischio di essere arresti. Ma l'Italia del nord dopo l'8 settembre 1943 era occupata dai Nazisti, e la fuga di Riet durò poco. Con l'intensificarsi dell'attività, in seguito all'arrivo della Pizzato, i nazisti con l'aiuto dei fascisti scoprirono l'abitazione di Riet e lo arrestarono. Dalla testimonianza di Maria Pizzato: "Un giorno a fine dicembre la casa fu circondata e un ufficiale delle SS col suo seguito vi fece irruzione. Egli puntò la rivoltella contro Narciso e lo arrestò. Fece perquisire la casa e trovò le prove del reato: due bibbie e alcune lettere! Narciso fu ricondotto a tappe in Germania e rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau, dove subì delle torture inaudite." 86 Venne processato per le sue attività in «violazione delle leggi sulla sicurezza nazionale », riconosciuto colpevole per avere avuto una posizione di spicco nell’organizzazione degli studenti biblici. Fu deportato a Dachau e poi trasferito in altri campi e ucciso presso Berlino nel 1945. "Sopportò molte sofferenze in un campo di concentramento dopo l'altro, e prima che gli alleati entrassero in Berlino fu soppresso insieme ad altri sventurati prigionieri." 87 Secondo le testimonianze raccolte, Riet fu tra i 90 prigionieri trasportati a Gardelegen per essere fucilati. Da quel momento non se ne ha piú alcuna notizia. 86 87 Da Annuario dei testimoni di Geova, 1983, p. 175. Da Annuario…, p.175 98 Documenti su Narcisio Riet DA UN RAPPORTO DELLA GESTAPO. ISTITUTO DI STORIA CONTEMPORANEA DI MONACO (MA 442/2) "Il comando di polizia di Monaco, in una intensificata azione attualmente in corso contro la setta illegale dei Testimoni di Geova, ha proceduto fin adesso all'arresto di 254 persone. Si prevede un ulteriore numero di arresti. Gli imputati vengono portati regolarmente davanti alla Corte popolare di giustizia con l' accusa rispettivamente di violazione delle leggi vigenti per la sicurezza nazionale e preparazione all'alto tradimento. Tra questi vi era l'uomo che faceva da tramite tra la società biblica di Berna e l'associazione illegale degli Studenti biblici in Germania e nel Protettorato, l'italiano di Cernobbio di nome Riet, il responsabile anche di aver dato vita all' organizzazione illegale degli Studenti biblici in Germania. Oltre a quest' uomo vi sono altri 17 Studenti biblici che sono funzionari di rilievo. I primi procedimenti giudiziari hanno determinato la condanna di 49 imputati rispettivamente alla pena di reclusione da 2 a 5 anni, o alla pena detentiva da 4 mesi a 2 anni. Nei confronti di uno dei funzionari è stata emessa sentenza di morte.» IN N O M E D E L P O P O L O T E D E S C O ! Nella causa penale contro: Narciso Riet, rappresentante commerciale di Cernobbio (Como, Italia), nato il 30 Settembre 1908 a Mühlheim\Ruhr, cittadino italiano, attualmente in custodia preventiva per questa causa giudiziaria con l’accusa di violazione delle leggi sulla sicurezza nazionale la Corte popolare di giustizia, 3°Senato, in base all’udienza principale del 23 Novembre 1944, alla quale hanno partecipato i seguenti giudici: Giudice consigliere, Duve, presidente, Direttore del tribunale provinciale dott. Münstermann, Generale maggiore d’armata, Tscharmann, Comandante di brigata SA, Hauer, Direttore governativo Offermann, rappresentante del Reich, sostituto procuratore Bischoff, è pervenuta a unanime decisione: L’imputato si è reso colpevole di essere stato attivo ed influente funzionario dell’Associazione Internazionale degli Studenti biblici negli anni 1942 e 1943. Nei suoi confronti viene emessa condanna di morte e viene privato dei diritti civili. Motivazioni L’imputato, un cittadino italiano, nato e cresciuto nella regione della Ruhr, si è unito all’Associazione Internazionale degli Studenti biblici nel 1931 e si è fatto battezzare secondo il loro rito. Dal 1934 è sposato con una cecoslovacca di 20 anni più grande che viveva a Kudowa. L’imputato svolgeva dal 1936 la professione di rappresentante commerciale per diverse ditte per lo più all’estero. I periodi di sua permanenza nel Reich vanno dalla fine del 1941 al febbraio 1942, poi dal 20.5.1942 fino al 23.12.1942 e infine dal 26.3.1943 fino alla sua fuga in Italia verso la fine 99 di luglio o l’inizio d’agosto del 1943. Dalla sua adesione all’Associazione Internazionale degli Studenti biblici (I.B.V.) l’imputato ne è stato attivo sostenitore, mantenendo costanti rapporti con la società Watch Tower a Berna e facendo da tramite, come lui stesso ha ammesso, tra la sede principale della I.B.V. in Svizzera e i loro associati che agivano nel Reich, come pure tra quelli presenti nel Protettorato. Durante la sua permanenza dalla fine del 1941 all’inizio del 1942 l’imputato ha abitato a Breslau presso i coniugi Menzel. La signora Menzel fa parte della I.B.V. L’imputato ha provveduto a fornirle scritti illegali. Inoltre, nello stesso periodo, l’imputato si è recato a Vienna da una donna di nome Kauer, anch’essa associata alla I.B.V., su iniziativa della sorella della Kauer e anche a quest’ultima egli ha portato del materiale scritto. A quel tempo egli aveva un rapporto di corrispondenza con un associata agli Studenti biblici di nazionalità cecoslovacca e di nome Teubel che aveva conosciuto a Kudowa, e a suo marito Müller mandò una rivista degli Studenti biblici in lingua slovena. Durante la sua permanenza nel Reich dal maggio al dicembre 1942 l’imputato ha abitato prevalentemente da sua sorella a Lintorf presso Düsseldorf. In questo periodo si è recato due volte a Vienna a far visita alla Kauer, una volta rispettivamente a Leibniz da un funzionario della I.B.V. di nome Platays, a Berlino dal funzionario I.B.V. Fritsche, a Dresda dal funzionario Wetzel ed infine a Innsbruck dal funzionario Burgstaller. Queste visite servivano in parte per fornire scritti illegali e in parte per comunicare informazioni sulla situazione della I.B.V. nel Reich. Al funzionario Platays l’imputato ha fatto leggere anche delle lettere di addio che sarebbero state scritte da alcuni associati alla I.B.V. giustiziati. L’ultima volta che l’imputato tornò in Germania, il 26.3.1943, portò con sé una serie di scritti della I.B.V., tra cui le “profezie di Michea”, “conforto per i dispersi” e due lettere che proverrebbero da Ravensburg da parte di alcuni giustiziati. Egli voleva consegnare tali scritti al funzionario I.B.V. Engelhard che aveva conosciuto l‘estate del 1942, allo scopo di farne fare delle riproduzioni. Tuttavia, ciò fu impedito dall’improvviso arresto di Engelhard. L’imputato, a causa dell’arresto di Engelhard, ritenne opportuno fuggire. Si recò dapprima a Berlino da Fritsche per avvertirlo. Allo stesso tempo decise di assumersi personalmente l’incarico di riprodurre e distribuire il materiale degli scritti. Questa intenzione volle comunicarla a Fritsche per avvertirlo. Da Berlino l’imputato si recò a Dresda da Wetzel. Prese accordi con lui per lasciargli le matrici degli scritti e gli affidò l’incarico di farne delle riproduzioni. A Dresda egli conobbe anche altri due funzionari degli Studenti biblici (I.B.V.). Quindi l’imputato si recò a Innsbruck dal funzionario I.B.V. Bürgstaller. Con l’aiuto di membri locali degli Studenti biblici trovò un alloggio presso una donna di nome Gelmi. In questo appartamento egli preparò le matrici del materiale da riprodurre e le fece portare da Bürgstaller a Dresda. L’imputato ricevette la visita di Wetzel e del funzionario Josse di Speyer, e fornì gli indirizzi di Bürgstaller, la Kauer e Platays come pure di altri associati degli Studenti di Schwaz, Graz e della regione della Ruhr. Alcuni scritti riprodotti li diede alla signora Gelmi. Tra gli scritti che l’ imputato riportò su matrice ce ne è anche uno intitolato “lettere, notizie per i Testimoni di Geova e i loro compagni”. Nell‘introduzione di questo scritto si legge : 100 ”In nessun altro paese della terra questo spirito di Satana è così evidente come nell’empia nazione nazista ...Questo spirito satanico di “esaltata ambizione” o anche definito “spirito prussiano nazista”, domina quasi completamente questo paese. Poiché come si spiegherebbero altrimenti le atrocità e le violenze terribilmente orrende, uniche nella storia del popolo di Dio, compiute da sadici nazisti contro i Testimoni di Geova e molti altri milioni di uomini?”. Nella conclusione l’ imputato aggiunse “che ormai il tempo in cui i nemici avrebbero subito la distruzione era imminente” . Con l’ aiuto di un associato degli Studenti biblici (I.B.V.) di nome Tammerl, l’imputato oltrepassò il Brennero e, come in seguito scrisse in una lettera segreta, trascorse 5 mesi di intenso lavoro per la teocrazia in Italia. Dalla stessa lettera risulta che l’organizzazione dell’ ”opera” a Berna gli aveva dato l’incarico di servire da coordinatore per l’ Italia. Secondo tale fattispecie, sostenuta dalla confessione dell’ imputato, egli è colpevole di violazione delle norme di sicurezza nazionale (par. 51 del K.S.S.V.O.). L’I.B.V., i cui associati sono anche chiamati Testimoni di Geova, è una setta religiosa nata in America, che ha preso piede anche in Germania dopo la prima guerra mondiale. La loro dottrina è un miscuglio di idee politico-religiose. Per loro la legge di Dio è la legge suprema che, come credono di aver capito da un’interpretazione spesso confusa della Bibbia, è al di sopra di tutto, comprese le leggi dello Stato nel caso queste a loro avviso non fossero in armonia con i comandamenti di Dio. Questo è particolarmente evidente nel loro atteggiamento nei confronti delle leggi dello Stato nazionalsocialista, che attaccano con particolare astiosità attraverso i loro scritti illegali. La dottrina degli Studenti biblici assume però in tempo di guerra un particolare rilievo politico a motivo della loro posizione antimilitaristica. Ispirandosi al comandamento che dice di “non uccidere“, rifiutano qualsiasi forma di partecipazione alla guerra come la chiamata al servizio militare o al lavoro in industrie di armamenti e perfino alla protezione antiaerea. Questa posizione viene espressa ampiamente nei loro scritti illegali, che, per altro, oltre al contenuto religioso che non interessa questo caso, contengono dirette forme di sobillazione contro tutte le istituzioni alla direzione dello Stato nazionalsocialista. Gli Studenti biblici inoltre fanno propaganda della loro posizione antimilitaristica in modo molto efficace psicologicamente, in quanto insieme alle loro riviste illegali diffondono anche copie delle lettere di addio di studenti biblici giustiziati per rifiuto al servizio militare. Tutto ciò era a conoscenza dell’imputato, come anche si può affermare che non ci sono dubbi sulla sua posizione importante nell’I.B.V. Come accecato, sostenne pienamente l’attività clandestina degli Studenti biblici nonostante tutti i divieti dello Stato. L’introduzione del sopraccitato scritto intitolato “lettere“, copiato dall’imputato, e il suo commento conclusivo fanno chiaramente comprendere che la convinzione religiosa dell’imputato assumeva una forma di odio politico. Non si può applicare quindi nessun attenuante. In qualità di cittadino italiano, l’imputato ha leso gravemente il proprio dovere di fedeltà nei confronti della sua patria, ma anche nei confronti del nostro Reich, essendo questo il paese in cui è nato, cresciuto e dove ha vissuto per alcuni anni, e al quale ha voltato infedelmente le spalle combattendo la difficile battaglia del suo destino. Per queste ragioni, in base all’art. 32 StGb. è stato privato dei diritti civili. 101 All’ imputato, essendo stato riconosciuto colpevole, vengono addebitate le spese processuali. Duve Dr. Münstermann. Redatto: Berlino, 29 novembre 1944 Ispettore governativo impiegato per il rilascio dei documenti d ‘ ufficio Al Sostituto procuratore del Reich presso la Corte popolare di giustizia con 21 copie e gli atti. Dicembre 1944. 102 Salvatore Doria nacque a Cerignola, in provincia di Foggia, il 3 ottobre 1907. Fu il primo Testimone di Geova di Cerignola; precedentemente valdese. Compí il servizio di leva, durante il quale predicò nell’ambiente militare. Fece inoltre il possibile per diffondere il messaggio a Cerignola e nei paesi limitrofi. Dopo la morte dell’amico Caminetti venne incaricato dall’ufficio di Berna di curare i contatti con i confratelli del Sud, ma poco dopo venne arrestato e condannato dal Tribunale speciale fascista. Era il 19 aprile 1940 e venne condannato insieme ad altri 26 Testimoni. Ricevette una condanna di 11 anni di reclusione. Inizialmente nel carcere di Civitavecchia dove continuò a manifestare una stretta neutralità circa le questioni politiche. Nel giugno del 1943 Salvatore Doria fu trasferito nell’abbazia di Sulmona dalla quale non venne liberato dopo la caduta del fascismo in quanto, tra le sue altre imputazioni vi erano quelle di “offese al Re”. Quando il carcere venne a trovarsi sotto il controllo dei tedeschi fu deportato nel lager di Dachau dove arrivò il 13 ottobre 1943 ricevendo il numero di matricola 56477. Rimase internato a Dachau per meno di tre mesi. Il 6 dicembre dello stesso anno venne trasferito nel campo di Mauthausen dove riuscì a sopravvivere fino alla fine della guerra e alla liberazione del campo. Fece quindi ritorno nella sua città natale. 103 I bambini e i figli dei Testimoni di Geova tolti alle famiglie 88 2 Maria Hombachoperava in clandestinità come corriere. Nel febbraio 1940 fu condannata à tre anni e mezzo di reclusione, che trascorse in segregazione cellulare. Fu rimessa in libertà nel 1943 dopo che i genitori cattolici avevano chiesto un atto di clemenza. Continuò a svolgere con cautela le sue attività di Testimone fino al 1945. 1 Anneliese Krause (nata nel gennaio 1938} non solo perse il padre (decapitato il 22 dicembre 1939 a Berlino - Plotzensee:} , ma fu anche strappata alla madre. Senza preavviso, nel gennaio 1940 fu prelevata da casa e portata in un istituto di rieducazione nazista. 2 La madre di Berthold Mewes: (nato nel 1930} fu deportata neI campo qi Ravensbruck; il padre fu costretto a consegnarlo alle autorità. Berthold, che rivide i suoi genitori soltanto nel 1945 all'età di 15 anni, ricorda: "I nazisti mi affidarono a una coppia senza figli che viveva in una piccola fattoria. La mattina andavo a scuola e il pomeriggio lavoravo nella fattoria. Potevo scrivere ai miei genitori soltanto una volta ogni sei mesi, e ciò fino al 1943. In seguito fu proibita la corrispondenza". 88 Guida alla mostra, Triangoli viola; Le “vittime dimenticate” del regime nazista. Storia di una straordinaria resistenza, 1999 104 3 NeI 1939 dei funzionari prelevarono da scuola e da casa Elisabeth Paul-Gerhard e Hans-Werner, i tre figli più piccoli della famiglia Kusserow, per portarli in riformatorio. Sulla pagella si legge: "Condotta, molto buona … Paul-Gerhard si è rifiutato fino a oggi di fare il saluto tedesco e non ha preso parte all’alzabandiera". 5 I nazisti (deportarono nell' Alta Slesia Eugèn Jung (nato nel 1933 Gomelange. in Francia), I genitori e,i suoi cinque fratelli. Si erano rifiutati di fare il saluto nazista e di esporre bandiere conia svastica alle finestre dl casa. 105 Reclusione 89 2 Tra le Testimoni rinchiuse a Moringen (vicino a Gottinga) c'era la 32enne Katharina Thoenes. Il comandante del campo "isolò" lei e le altre Testimoni e impose il divieto di consegnare loro corrispondenza, pacchi e denaro "perché le donne si erano rifiutate di effettuare lavori di cucito per gli approvvigionamenti invernali [delle forze armate]". 3 Nel 1943 il 17enne Jonathan Stark fu deportato nel campo di concentramento giovanile di Moringen per essersi rifiutato di giurare fedeltà al Fuhrer. (Il 10 novembre 1944 fu impiccato come obiettore di coscienza a Sachsenhausen. 7 Therese Schreiber faceva parte delle molte Testimoni austriache che i nazisti deportarono a Ravensbruck e in altri campi di concentramento. Più tardi un tribunale di Vienna la condannò per aver riprodotto clandestinamente La Torre di Guardia, una rivista dei testimoni di Geova. 89 Guida alla mostra, Triangoli viola; Le “vittime dimenticate” del regime nazista. Storia di una straordinaria resistenza, 1999 106 8 Charlotte Muller e Ilse Unterdorfer furono trasferite dal campo di Lichtenburg a quello di Ravensbruck. Entrambe avevano praticato attivamente la loro fede nonostante il bando. 15 Con qualsiasi condizione atmosferica, spesso i prigionieri dovevano stare in piedi per ore nel piazzale dell'appello. In questo piazzale il 15 settembre 1939 le S.S. diedero il comando di fucilare, alla presenza di tutti i detenuti, l'obiettore di coscienza August Dickmann. 16 I prigionieri potevano essere puniti per “trasgressioni” ìnsignificanti ad esempio con il Baumhangen, un supplizio estremamente doloroso nel quale la vittima veniva appesa a un palo. 107 18 A causa della scarsa alimentazione, molti detenuti soffrirono o morirono di denutrizione e di malattie come il tifo. 25 August Kraft, di Vienna, che per qualche tempo aveva diretto l'opera clandestina dei testimoni di Geova in Austria, fu arrestato il 25 maggio 1939. Morì a Mauthausen nel febbraio 1940. 27 Hans Gartner, un barbiere di Zwingenberg, non sopravvisse all'internamento a Mauthausen e Dachau. Oggi nella sua città c'è una strada intitolata a lui. 108 29 Nel 1942 Aleksej Nepotschatow, un russo, ricevette ad Auschwitz il numero d matricola 154888. Essendo un prigioniero di guerra evitò a stento di essere messo a morte. Nel campo di Buchenwald conobbe dei testimoni di Geova tedeschi e accettò la loro fede. 31 EIsa Abt, di Danzica, fu arrestata nel maggio 1942 e la polizia appose i1 sigillo al suo appartamento. Elsa affidò la figlia di due anni a una famiglia che abitava nello stesso caseggiato. Insieme ad altri undici Testimoni fu deportata ad; Auschwitz-Birkenau e suo marito a Buchenwatd. Nel gennaio 1945 visse il dramma dell' "evacuazione" da un campo all'altro: a GroB-Rosen Mauthausen, Bergen-Belsen e DoraNordhausen; dove fu liberata. 33 Max Hollweg ricorda che una volta le SS. volevano causare la morte di 26 obiettori di coscienza sottoponendoli a un lavoro massacrante (1942). Non ci riuscirono perché altri Testimoni diedero loro di nascosto cibo e sostegno. 109 34 Georg Klohe fino al suo arresto aveva prodotto nella clandestinità dischi con di- scorsi biblici(19341936). Nel 1944, mentre si trovava nel campo di Wewelsburg, riuscì a farsi costruire un violoncello, Le S.S. lo permisero. dato che i testimoni di Geova non avevano la minima prospettiva di essere liberati. Comunque lo strumento non fu mai usato nell'orchestra dei detenuti. Georg Klohe lo suonò solo qualche volta al termine della giornata di lavoro. 35 Emma e Adolphe Arnold dell'Alsazia (Francia), genitori di Simone (al centro), rimasero saldi nella loro fede e furono imprigionati entrambi. Nel 1942 Adolphe Arnold fu deportato nel campo di Dachau, Mentre era ancora libera Emma, una volta al mese, spediva al marito una torta in cui aveva nascosto tre foglietti di carta con articoli della Torre di Guardia. Adolphe imparava il testo a memoria. Quando tu liberato riuscì a portarne con sé tre esemplari nascosti nella giacca. 110 Bibliografia Silvie Graffare – Léo Tristan, I bibelforscher e il nazismo (1933 – 1945) I dimenticati della storia, Editions Tirèsias – Michel Reynaud, 1994 Guida alla mostra, Triangoli viola; Le “vittime dimenticate” del regime nazista. Storia di una straordinaria resistenza, 1999 Matteo Pierro Fra martirio e resistenza Edizione Actac 1997 A.A.V.V. Svegliatevi!, 8 Febbraio 1993, Watch Tower and Tract Society of Pennsylvania, 1993. A.A.V.V. Videocassetta Triangoli Viola, Watchtower Bible and Tract Society of New York, 1991, A.A.V.V. Videocassetta I Testimoni di Geova saldi di fronte all’attacco nazista, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1997. Christian Leek, La lotta dei figli di Bibelforscher, www.triangoloviola.it A.A.V.V. Svegliatevi! 8 Aprile 1989, Watchtower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1997. Guy Canonici, Les temoins de jèhovah face à Hitler, Albin Michel. A.A.V.V. I Testimoni di Geova, proclamatori del Regno di Dio, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1993. A.A.V.V. Svegliatevi! 22 Agosto 1995, Watchtower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1995 Claudio Vercelli, Ricordati del duro cuore del Faraone. Alcune considerazioni sull’oppressione e le persecuzioni contro i testimoni di Geova nella Germania nazista e nell’Italia fascista, tra memoria e oblio, Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini, 2002 www.triangoloviola.it www.vittime-dimenticate.ch www.deportati.it www.gndesign.it www.anpi.it 111 Resistenza civile 112 I maltrattamenti dei criminali nazisti riecheggiano ancora nelle menti di coloro che hanno dovuto subire personalmente o vedere con i propri occhi increduli ciò che facevano i nazisti alle persone nei campi di concentramento e sterminio. Tutto ciò ha lasciato in loro un segno indelebile che per tutta la loro vita li accompagnerà. Nella memoria dei sopravvissuti sarà impossibile cancellare la paura, la fame, i maltrattamenti, le ingiustizie, la morte che hanno avuto il predominio in quei giorni e anni passati nei lager e che si possono ben riassumere nei termini usati da Primo Levi: “… le nostre giornate erano state ingombrate dall’alba alla notte dalla fame, dalla fatica, dal freddo, dalla paura, e lo spazio di riflettere, per ragionare, per provare affetti, era annullato. Avevamo sopportato la sporcizia, la promiscuità e la destituzione soffrendone assai meno di quanto ne avremo sofferto nella vita normale, perché il nostro metro morale era mutato. Inoltre, tutti avevamo rubato, alle cucine, alla fabbrica, al capo, insomma agli altri, alla controparte, ma sempre furto era; alcuni ( pochi ) erano discesi fino a rubare il pane al proprio compagno. Avevamo dimenticato non solo il nostro paese, e la nostra cultura, ma la famiglia, il passato, il futuro che ci eravamo rappresentato, perché, come gli animali, eravamo ristretti al presente.” 90 Ancora oggi, parlando con i deportati sopravvissuti ai lager, s’intravede nei loro occhi ciò che hanno provato e dovuto passare. La mente e il corpo hanno trattenuto quegli orrori per tutta una vita. Noi abbiamo visitato alcuni campi di sterminio nazisti negli scorsi anni scolastici, abbiamo avuto la "fortuna" di incontrare alcuni ex-deportati che con grande forza morale continuano, malgrado la loro età, il "dovere di testimoniare", come aveva detto Primo Levi. Loro ci hanno insegnato tanto e noi abbiamo ascoltato per giorni la memoria del loro dolore. Noi possiamo solo farci una minima idea di quello che era l'orrore di un campo di sterminio, possiamo immaginarlo, ma non possiamo sentirlo sulla nostra pelle. Lo sguardo di un testimone quando entra dopo 60 anni in un lager, e rivede tutto, sente le urla delle SS, i cani abbaiare, l'odore dei camini, ci basta per sapere che noi possiamo solo immaginare. Eppure anche solo per quello che abbiamo sentito e letto, possiamo pensare che chiunque sarebbe uscito, con ogni mezzo, da quell'inferno. Dal lager non usciva nessuno, se non dal camino; il lager era costruito e pensato per inghiottire milioni di persone che dal momento in cui entravano, non esistevano più. Nessuno poteva sopravvivere, sia perché nel lager ti mandavano per morire (dopo aver sfruttato la tua forza lavoro) sia perché nessuno poteva raccontare quello che lì dentro succedeva. I criminali nazisti sapevano l'orrore che avevano partorito e infatti ne distrussero in tutti i modi le tracce quando si ritirarono a guerra persa. Nel lager la persona non esisteva più ed era proibito tutto, se non morire. Era proibito fare domande, scegliere od esprimere una propria volontà. Eppure, in quel sistema pianificato di sterminio e di morte per lavoro e fame, uguale o perlomeno simili in tutti il campi, qualcosa di diverso era stato concepito: la possibilità per una categoria di prigionieri, i triangoli viola, di uscire dal lager. Lo abbiamo visto nel capitolo precedente in cui abbiamo riportato la copia dell'abiura per i Testimoni di Geova. Perché si concedeva a questa categoria la possibilità di uscire dal lager? Gli Studenti Biblici non erano perseguitati e deportati per la razza, ma perché erano una cellula pericolosa per l'ordine sociale nazista (e anche fascista, come abbiamo visto nel secondo capitolo); nel momento in cui fossero usciti dal loro "fanatismo" religioso sarebbero tornati "ariani" tedeschi. Infatti i bambini venivano sottratti alle famiglie per essere cresciuti come veri nazisti. 90 Primo Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi 1996, pag. 57. 113 La fede religiosa, per la stragrande maggioranza dei deportati, non fu la causa scatenante dell’atteggiamento inspiegabile dei criminali nazisti; ma nel caso di questo gruppo religioso fu la motivazione della loro detenzione perché sostenevano sulla base dei principi cristiani, idee totalmente in contrasto con le ideologie alla base della struttura del sistema nazista. Mentre i testimoni di Geova affermavano la neutralità nei confronti dei sistemi politici allora vigenti e quindi la ferma presa di posizione contro l'uso delle armi, i nazisti sostenevano e obbligavano chiunque alla completa devozione allo stato, e ciò voleva dire combattere per la supremazia della razza “ariana” e il completo sradicamento delle varie forme religiose che sicuramente davano allo stato un posto di secondo piano. "Il risultato a cui Hitler intendeva pervenire era quello di sradicare definitivamente un culto la cui presenza, oltreché sgraditagli sul piano morale, gli risultava pericoloso sul piano politico.(…) Ma l'obiettivo principe, che nel caso delle deportazioni razziali era quello di distruggere anche l'ultimo ebreo dalla faccia della terra, cancellando definitivamente più di cinquemila anni di storia, riguardo ai Bibelforscher era di reprimere un gruppo sociale che sfuggiva ai controlli capillari del Terzo Reich, rappresentando, con la sua mera presenza ed in virtù del suo dettato spirituale e teologico, un palese esempio di devianza dai principi nazionalsocialisti." 91 Solo pochissimi Testimoni accettarono la possibilità offerta loro nei lager. E questo ci stupisce non poco. Per un testimone di Geova rinnegare la propria fede per aver salva la vita, andava ben all’aldilà dello scioglimento di un credo ma significava un cambiamento del profondo stile di vita che esso comportava. La loro salvezza è solo in Geova; è più grave vivere senza Geova che morire nella fede. I Testimoni di Geova pensano, a differenza dei cristiani cattolici, che dopo la morte si abbia la possibilità di essere risuscitati per una vita eterna, questo però solo dopo che sia arrivato il giorno in cui Dio porterà il suo giudizio sui malvagi, mentre aspettano ciò le anime dei morti si trovano in una situazione di totale inattività e non in un paradiso celeste. La possibilità che la religione offre ai suoi credenti permette ad essi di avere una minore paura della morte e quindi minore paura della fine della vita perché sanno che potrebbero averne una migliore dopo la morte. Questo non significa che i Testimoni di Geova non apprezzino la vita ma anzi le danno, come tutti, la massima importanza e per ciò non la sacrificherebbero né per motivi futili né per quelli che altri possono reputare di grande importanza come ad esempio la patria. Con questa certezza molti di loro, quasi tutti, accettarono il "martirio" nel lager, piuttosto che abiurare la propria fede, come conseguenza di quella "resistenza civile" che avevano già iniziato non accettando lo stato nazista fin dalle sue origini. Bruno Bettetlheim imprigionato all’inizio della guerra nei campi di Dachau e di Buchenwald scrisse quanto segue: “[...] Un comportamento simile caratterizzava un altro gruppo di persone che, secondo la teoria psicoanalitica, si sarebbe dovuto considerare come estremamente nevrotiche o addirittura folli, e perciò particolarmente suscettibili di crollare come persone sotto una tremenda pressione. Mi riferisco ai Testimoni di Geova, i quali non soltanto dimostrarono una non comune dignità umana e un elevatissimo comportamento morale, ma sembravano protetti contro quelle stesse esperienze del campo di concentramento che in breve tempo distruggevano persone considerate molto bene integrate dai miei amici psicoanalisti e da me stesso.” 92 91 Claudio Vercelli, Ricordati del duro cuore del Faraone. Alcune considerazioni sull’oppressione e le persecuzioni contro i testimoni di Geova nella Germania nazista e nell’Italia fascista, tra memoria e oblio, Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini, 2002, pag. 17. 92 Bruno Bettelheim, Il cuore vigile – Autonomia individuale e società di massa, Adelphi Edizioni Milano 1988, pag.35. 114 “[...] Tutti i Testimoni di Geova furono inviati nei campi di concentramento come obiettori di coscienza. Essi risentivano le conseguenze dell'internamento meno degli altri gruppi, e riuscirono a conservare la propria integrità in virtù dei loro rigidi princìpi religiosi. Poiché agli occhi delle SS il loro unico delitto era quello di essersi rifiutati di indossare l'uniforme, gli veniva spesso offerta la libertà a condizione che accettassero di prestare servizio militare. Essi, tuttavia, rifiutarono sempre, e ostinatamente di farlo. I membri di questo gruppo erano in generale persone limitate, senza una grande esperienza del mondo e desiderosi di fare proseliti, ma da ogni altro punto di vista compagni esemplari, servizievoli, corretti e fidati. Diventavano polemici e persino attaccabrighe soltanto quando qualcuno voleva discutere le loro convinzioni religiose. Per la coscienziosità con la quale lavoravano erano spesso scelti come capisquadra. Ma, una volta che lo fossero diventati e avessero ricevuto un incarico da parte delle SS, facevano in modo che i prigionieri lavorassero bene, rispettando i termini di tempo stabiliti. Pur essendo i soli prigionieri che non offendessero o maltrattassero i compagni (verso i quali, anzi, erano di solito molto gentili), gli ufficiali delle SS li preferivano agli altri come attendenti per la loro abilità e la loro abnegazione. Diversamente dagli altri gruppi di prigionieri in lotta permanente e micidiale fra loro, i Testimoni di Geova non si servirono mai delle loro relazioni speciali con gli ufficiali delle SS per procurarsi posizioni di privilegio o vantaggi di altro genere.” 93 Le testimonianze da noi raccolte, sia dirette di "Testimoni" sia indirette di altri deportati, ci conducono a rappresentarci i testimoni nei lager come più forti, solidali non solo tra loro ma anche con gli altri, sovente anche con il sorriso in un luogo dove era impossibile sorridere. La conclusione di queste nostre brevi riflessioni può essere che nel lager, in un luogo dove l'uomo come persona non esisteva più, una "fede", religiosa o politica, poteva aiutare a sopravvivere qualche giorno di più. I deportati politici ci hanno più volte detto che, per loro, arrivati nell'universo concentrazionario in quanto prigionieri di guerra, catturati con le armi in mano, resistenti all'invasore nazista, forse c'era qualche motivazione in più per resistere al lager. Non fu così per gli ebrei che arrivavano ad Auschwitz con l'intera famiglia, che si vedevano strappare dalle braccia moglie, madre e figlioletti e che capivano ben presto che erano passati dal camino. Ci aiutano in queste riflessioni le parole di Primo Levi: " Non solo nei momenti cruciali delle selezioni o dei bombardamenti aerei, ma anche nella macina della vita quotidiana, i credenti vivevano meglio: entrambi, Amery ed io, lo abbiamo osservato. Non aveva alcuna importanza quale fosse il loro credo, religioso o politico. Sacerdoti cattolici o riformati, rabbini delle varie ortodossie, sionisti militanti, marxisti ingenui od evoluti, Testimoni di Geova, erano accomunati dalla forza salvifica della loro fede. Il loro universo era più vasto del nostro, più esteso nello spazio e nel tempo, soprattutto più comprensibile: avevano una chiave ed un punto d'appoggio, un domani millenario per cui poteva avere un senso sacrificarsi, un luogo in cielo o in terra in cui la giustizia e la misericordia avevano vinto o avrebbero vinto in un domani millenario forse lontano ma certo [...]" 94 Anche le parole di Francesco Albertini, deportato a Mauthausen e importante membro dell'organizzazione di resistenza nel campo, ci confermano quanto detto: 93 Bruno Bettelheim, Il cuore vigile – Autonomia individuale e società di massa, Adelphi Edizioni Milano 1988, pag. 140 , 141. 94 Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino, 1986, pag.118. 115 “[...] A un certo momento i tedeschi hanno portato in campo di concentramento gli obiettori di coscienza, che erano associati alla setta religiosa dei testimoni di Geova. I tedeschi li chiamavano Bibelforscher, lettori della Bibbia. E questa gente ci hanno portato veramente una nota diversa, in base al loro credo religioso, con il concetto di solidarietà, per cui si privavano magari del pane per darne un pezzo da mangiare ad un altro. E tener fede ai principi. Non si trovava un testimone di Geova che per mangiare di più si prestasse a fare le pulizie nella baracca... niente. Naturalmente la cultura che deriva da appartenere a un determinato gruppo religioso o etnico, chiamiamoli così, era decisiva per il comportamento. [...]” 95 La fede dei Testimoni di Geova ne fece degli "eroi" di resistenza alla furia di sterminio nazista. Forse ne abbiamo parlato troppo poco in questi anni di studio sulla deportazione, forse molti pregiudizi nei loro confronti ci hanno impedito di affrontare il problema. Ora qualcosa abbiamo fatto. 95 Anna Bravo e Daniela Jalla, La vita offesa – Storia e memoria dei Lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti, Franco Angeli Libri, Milano, 1986, pag. 190. 116