Guida - Apt Viterbo

Transcription

Guida - Apt Viterbo
Valle del
Mignone
A CURA DI
APT
Azienda di Promozione Turistica
della Provincia di Viterbo
IN COLLABORAZIONE CON
R EGIONE L AZIO
B&C
P ROVINCIA
DI
V ITERBO
A PT V ITERBO
Tuscia
Terra degli Etruschi
S
econdo la tradizione,
le antiche popolazioni
etrusche che vivevano
nei villaggi dell'alto Lazio, intorno all'attuale
Viterbo, venivano chiamate i Tusci. La loro
raffinata civiltà è testimoniata da preziosi reperti archeologici
ed estese necropoli. Tuscia Viterbese è
dunque il nome letterario e turistico di
questa provincia a nord di Roma, nel cuore dell'Italia, tra l'Umbria, la Toscana e il
mar Tirreno. I paesi che ne fanno parte,
depositari di innumerevoli avvenimenti e
leggende, s'appostano quasi sempre su
primitivi insediamenti strategici, segnalati
da inconfondibili tracce di rocche e castelli. Testimonianza di questa millenaria
storia sono le numerose
necropoli protovillanoviane e villanoviane (X VIII sec. a.C.) che già
preannunciavano questa prima grande civiltà
italica. Poi furono le
grandi comunità, città
proiettate in una nuova
dimensione economica,
pulsanti di attività diverse e di nuovi fermenti
sociali, con attorno, una
miriade di altri centri
fortemente arroccati sui
bastioni tufacei che moltiplicarono la vita,
l’uso sapiente e razionale del territorio.
Tuscia, una terra dalle molteplici sfaccettature, culla della civiltà del Lazio, dove
si alternano borghi medievali, valli incontaminate e numerose testimonianze d’arte.
Itinerari turistici tra i più diversificati,
ognuno dei quali racchiude un forte legame col territorio. L’affinità di ogni Comune
con quest’area lo porta ad essere un continuum con la sua tradizione, pur evidenziandone la tipicità nei propri colori, sapori e manifestazioni. Percorsi, visite e
natura che accontentano una vasta gamma di visitatori. Immergersi in atmosfere
fuori dal tempo, estasiarsi di orizzonti
sconfinati, recuperare tracce del passato
e deliziare ogni senso si può: nella Tuscia.
Palazzo dei Papi
1
Valle del Mignone
2
I
l Mignone origina il proprio corso dalle falde nord-ovest dell’antico cratere Sabatino e più
precisamente dal Monte Termini. Il fiume scorre all’interno di
territori boschivi, semi boschivi
o adibiti a pascolo. Il suo percorso iniziale è a carattere torrentizio e il suo corso ha scavato nel
tempo profonde valli ancora oggi pressoché inaccessibili, che conservano spe-
cie vegetali ed animali altrove scomparse. L’importanza di questo fiume è antichissima: basti pensare che in alcune interpretazioni dell’Eneide di Virgilio, Enea
al ritorno dalla guerra di Troia, approdò
in Etruria alla foce del Linceo (il Mignone Vedi cap. XIX, 1-6) prima di colonizzare l’intera zona. L’area geografica che
delinea il suo scorrere è variegata per
colori, immagini, profumi e culture. Lo
scenario di alcune anse incontaminate
del fiume o i crinali scoscesi tra antichi
resti ne fanno certamente uno tra i paesaggi più emozionanti dell’intero Lazio.
Questa è la Valle del Mignone, dove si
intrecciano storie di popoli, re, papi e
di un passato a volte dimenticato. Dove
lo scroscio dell’acqua, il volo di una
poiana o l’odore di un’Anacamptis pyramidalis ci fanno riscoprire un territorio
ancora inalterato. Nel suo scorrere lento
il Mignone attraversa un vasto territorio
che da est ad ovest si estende per una
buona parte del Lazio. Sono numerosi i
paesi che questa area abbraccia. Ciascuno con il suo piccolo, indipendente
passato, ma ugualmente legati dalla sorte all’esistenza di questo fiume. Comuni
dalle dimensioni poco estese che raccontano, tra i vicoli del centro o nei siti
archeologici, millenni di una storia spesso travagliata ma che, attraverso le numerose testimonianze, ne ha assicurato
la memoria. Un misto di cultura, natura,
arte e tradizioni fanno della Valle del
Mignone un’area tutta da scoprire.
3
Scorci della Valle del Mignone
Saluti
L
4
a Tuscia, terra degli Etruschi
e non solo. Terra di tante bellezze, paesaggistiche, storiche, artistiche e folkloristiche.
Non uno ma tanti motivi per
visitarla, per lasciarsi coinvolgere dai colori, dai profumi e dall’atmosfera magica che la nostra provincia
emana. E’davvero difficile scegliere cosa promuovere perché il territorio offre davvero tanto, compreso l’imbarazzo della scelta. Per questo, riteniamo che sia utile proporre ogni area del viterbese,
ognuna con le sue proprie specificità. La Valle del
Mignone, era conosciuta ed apprezzata fin da
tempi immemorabili. I fiumi da sempre costituiscono il valore aggiunto per l’importanza geografica,
la morfologia e l’economia di un territorio. Il fiume
Mignone, anche in questo casa ha reso con il suo
corso, questa area lo spettacolo naturale che è
ancora oggi. Molto cara a Virgilio che la celebra
nel suo capolavoro, l’Eneide, quando Enea, a
ritorno da Troia, approda in Etruria, alla foce del
“Linceo”, attuale Mignone. Un’area verde per
vocazione e paesaggisticamente ancora incontaminata, nella quale è possibile vivere appieno
un’esperienza a stretto contatto con la natura e
con le emozioni che è im grado di regalarci. Un
patrimonio sempre più raro, quello naturale, che i
dati turistici ci indicano invece come uno dei trincipali requisiti nella scelta di una meta turistica.
Barbarano, Bassano Romano, Blera, Oriolo
Romano, Vejano, Villa S. Giovanni in Tuscia sono
i comuni che compongono la Valle del Mignone,
veri fiori all’occhiello di questo territorio. Ognuno
ricco e forte del proprio bagaglio storico-artistico,
è in grado di offrire un viaggio indimenticabile,
grazie al notevole lascito di un passato importante. Borghi dal sapore antico, con il caratteristico
tufo rosso, le stradine e le salite che si inerpicano
all’interno di ogni centro, rendono ognuno dei
Comuni, un gioiello che arricchisce la bellezza
della Tuscia. Una bellezza indimenticabile e che
resta nel cuore.
Alessandro Mazzoli
Presidente della Provincia di Viterbo
Commissario straordinario APT
D
opo il successo della
Guida all’Ospitalità nelle
edizioni 2007 e 2008, la
promozione della Tuscia, si arricchisce di una serie di opere
monografiche che vanno ad integrare ed approfondire nelle informazioni e nei contenuti, le aree che compongono
la provincia di Viterbo. Nella Guida all’Ospitalità,
il territorio è stato volutamente diviso per aree, omogenee per territorio, storia, tradizioni. Ognuna delle
aree è stata identificata per praticità di consultazione e quindi individuata, con un colore ad hoc. In
questa sezione monografica, così come nelle altre,
l’abbinamento cromatico è rimasto invariato e
riprende quello esistente, al fine di creare un continuum grafico che è poi anche un continuum concettuale e territoriale. Puntare il focus e quindi lo zoom
del turista su un’area in particolare consente, da un
lato, una promozione più mirata e dall’altro di fornire informazioni più specifiche e quindi esaustive
ai visitatori. Una sorta di viaggio più da vicino fra
le bellezze della Tuscia data da questa serie di
monografie che, per i turisti così come per i viterbesi più appassionati, può diventare una raccolta di
pregio. La Valle del Mignone, con i suoi Comuni,
rappresenta una delle aree di grande interesse turistico per la nostra provincia. La presenza di questo
fiume ha storicamente caratterizzato quest’area,
incidendo sul suo sviluppo, sul suo assetto territoriale e determinandone delle bellezze rare. Queste
monografie si propongono di rappresentare ogni
area con le sue specificità, con un’immagine ben
precisa che rientra nell’immagine collettiva della
Tuscia ma che non soffoca, anzi valorizza ognuna.
Promuovere significa diffondere, far conoscere,
esportare un prodotto di grande qualità e l’Apt si
sta impegnando oltremodo in questo suo ruolo.
Siamo certi di fornire ai tanti visitatori un valido strumento di supporto informativo, facile da consultare
e piacevole da leggere, un compagno di viaggio
silenzioso ma esaustivo da conservare come il ricordo di questa splendida terra.
Marco Faregna
Direttore APT di Viterbo
Tuscia
1
Valle del Mignone
2
Saluti
4
Cartina Geografica
6
COMUNI DELLA
VALLE DEL MIGNONE
Barbarano Romano
B&C srl - www.bec.it
Strada Teverina km 3.600 - 1 - 01100 Viterbo
Tel. 0761.3931
COORDINAMENTO EDITORIALE CHIARA FAGGIOLANI, FABIANA D’ANDREA
REDAZIONE E IMPAGINAZIONE ANDREA VENANZI, FRANCESCA PILLI
STAMPA UNION PRINTING
Distribuzione gratuita
Stampato Giugno 2008
8
Bassano Romano
11
Blera
14
Oriolo Romano
17
Vejano
20
Villa San Giovanni
in Tuscia
23
Note
26
Indice
Indice
PRESENTAZIONE
5
Barbarano Romano
Barbarano
Romano
8
CENNI STORICI
Ci troviamo in uno dei borghi più suggestivi
della regione, un pugno di case in blocchi di
tufo rosso arroccate su un alto costone della
stessa pietra, quasi un tutt'uno immerso in una
fitta vegetazione, un'isola rossastra in un mare
verde. L'altura vulcanica su cui sorge l'abitato è
stata probabilmente in età preistorica occupata
da un villaggio dell'Età del Bronzo, come attestano i numerosi manufatti individuati ai piedi
delle sue scoscese rupi. Tra i secoli VIII e VI a.
C., in epoca etrusca quindi, i vari nuclei d'insediamento sembrano invece gravitare attorno
al colle di San Giuliano, e ciò è dimostrato
dalle varie aree di necropoli presenti nella zona. A seguito della conquista romana questo
Porta Canale
territorio viene raggiunto dalla via Clodia, un
percorso che univa Roma alla Tuscia e alla Toscana meridionale, prima ancora della realizzazione delle vie consolari Cassia e Aurelia e
ancora visibile in alcuni tratti. A seguito dell'annessione alla repubblica di Roma dell'89 a.C.
e alla riorganizzazione dei territori, è la vicina
Blera ad acquisire un ruolo di primaria importanza nell'area, divenendone il "municipio", il
centro amministrativo. Si osserva uno spopolamento assai marcato e per secoli il territorio è
occupato quasi esclusivamente da ville e fattorie rustiche. Un nuovo impulso demografico
appare nel medioevo quando si nota la rioccupazione delle alture tufacee, ritenute più difendibili. Presumibilmente è l'altura di San Giuliano ad essere occupata da un abitato. L'odierna Barbarano vede lo spostamento degli
DA VISITARE
CHIESA DI S. GIULIANO
La chiesa medievale di San Giuliano, sul colle omonimo difeso da mura etrusche e medievali, era originariamente a tre navate, attualmente ridotte a due per il crollo della navata sinistra. Il muro meridionale che ancora
oggi in parte la circonda, aveva chiare funzioni difensive. L’edificio è stato costruito sulle fondamenta di più antichi luoghi di culto,
lo testimoniano i blocchi in tufo che fungono
da base per le colonne e che rivelano dimensioni tipiche dell'età etrusca. Il suo aspetto architettonico è chiaramente romanico (capitelli, archetti penduli, l'impianto stesso), come romanica è la consuetudine di riutilizzare
materiali di spoglio nella sua edificazione.
Vi troviamo colonne in pietra e marmo lunense d'età romana, macine, elementi vari. All’interno sono ancora visibili degli affreschi
del XIV e XV secolo. Il più recente è quello
del Cristo Benedicente in trono, sito nell’abside maggiore, la cui datazione è della prima
metà del XV secolo. Si rilevano altre fasi decorative ai lati dell’abside centrale. La più
Porta Romana
antica ritrae la Madonna in trono tra due figure (Santa Barbara e San Bartolomeo) ed è
in rapporto con il San Giuliano posto sul muro accanto. Dalla seconda metà del XVII secolo la gestione e manutenzione del complesso fu affidata agli eremiti che vi hanno
dimorato fino agli inizi del '900. La chiesa è
tuttora consacrata. A poche decine di metri
dal complesso, verso ovest, è possibile visitare un'interessante cisterna romana: il crollo di
una delle pareti ha creato un inaspettato belvedere sotterraneo, un luminoso balcone verso la forra sottostante.
PARCO MARTURANUM
Esteso per più di 1200 ettari, costituisce una
delle aree protette più interessanti della regione. Due gli ambienti principali presenti: a
nord l'area dei profondi valloni tufacei, ricchi
di animali e piante rare, in cui si possono visitare le necropoli etrusche: a sud il prato pascolo, area tipicamente maremmana, nei cui
pascoli possiamo incontrare le grandi vacche
ed i cavalli entrambi di razza maremmana,
zona di butteri ed orchidee. Il parco è celebre
per i suoi sentieri escursionistici e per la sua
particolare flora e fauna: territorio di grandi
Barbarano Romano
abitanti da San Giuliano tra XI e XII secolo.
Nei secoli diverrà possesso di numerose famiglie nobili tra cui i Di Vico e gli Anguillara. La
sua fedeltà a Roma le varrà, analogamente ad
altri centri della Tuscia, l'appellativo di "romano". Camminando per i vicoli è oggi possibile
tornare nel passato. Tra le case medievali dalle scalinate esterne e gli archi, si assaporano
ancora oggi i ritmi di un tempo: l'odore di mosto che ribolle nelle profonde cantine, il profumo dei fiori sulle finestre in pietra, il vociare di
donne tra le strette viuzze riportano a una dimensione dimenticata, certamente più a misura
d'uomo. Sarà per questo che molti "VIP" l’ hanno scelta quale dimora? Sito al centro di un'area protetta regionale, il Parco Marturanum, il
caratteristico paese è rinomato per le numerose necropoli etrusche del territorio ed i sentieri
escursionistici che lo attraversano.
9
Barbarano Romano
10
Tumulo della Cuccumella
Tomba dei Letti
rapaci, rari anfibi, pregiate orchidee e ben
salde tradizioni popolari. All'ingresso del centro abitato troviamo il Centro Visite e un Museo Naturalistico, aperti nel fine settimana.
due sarcofagi in nenfro del V-IV secolo a.C. con
i defunti scolpiti sul coperchio, alcune urne cinerarie biconiche del IX-VIII secolo a.C., vasi in
bronzo e vasi falisci del IV secolo a.C., ceramiche attiche a figure rosse e a figure nere del V
secolo a.C., un leone in peperino d'età orientalizzante e un cippo a forma di obelisco risalente al
IV secolo a.C. È aperto nei fine settimana.
NECROPOLI SAN GIULIANO
La Necropoli etrusca di San Giuliano è a circa
2 Km dall'abitato di Barbarano Romano, all'interno del Parco Regionale Marturanum. Rappresenta un'importante testimonianza delle fasi etrusche, qui rappresentate dal X al I secolo a.C.
Nell'area sono infatti presenti tipologie tombali
che abbracciano un arco temporale vasto, dalle
tombe a pozzetto Villanoviane fino ai grandi sepolcri rupestri del III e II secolo a.C.; passeggiare nella necropoli è come sfogliare un trattato
completo delle tipologie architettoniche etrusche:
grandi tumuli costruiti in blocchi o ricavati nel
tufo, tombe a camera, tombe a dado o semidado con terrazza superiore accessibile da scalinata. Frammiste ad esse tombe a fossa, a nicchia, a loculo, e ancora urne e sarcofagi immersi
nella vegetazione. La zona interessata dai vari nuclei di necropoli è molto estesa ed è resa alquanto suggestiva dalla fitta vegetazione presente nell'area protetta, nonché dall'incombenza degli alti
costoni di tufo rosso, essi stessi vero e proprio monumento all'interessante geologia della zona.
MUSEO ARCHEOLOGICO
Situato accanto alla Chiesa di Sant'Angelo,
conserva molti reperti risalenti ad un periodo alquanto esteso, che va dal Villanoviano al III secolo a.C. Vi si possono ammirare, tra gli altri,
EVENTI E MANIFESTAZIONI
La prima domenica di maggio, vicino alla Necropoli etrusca, in località Caiolo, si tiene la Festa dell'Attozzata. Manifestazioni equestri, stand
gastronomici, vendita di prodotti tipici e visite guidate vi terranno piacevolmente impegnati per
buona parte della giornata. È quindi d'obbligo
una sosta ristoratrice: vi consigliamo di assistere
alla preparazione della ricotta offerta ancora calda su "tozzi" di pane di grano duro (proprio da
questo deriva il nome della Festa).
Testo gentilmente fornito da A. Sasso
Immagini di M. M. Berretta
BARBARANO PER DATE
GENNAIO
I DOM MAGGIO
GIUGNO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
4 DICEMBRE
Festa S. Antonio Abate
Festa dell’Attozzata, messa di S. Giuliano
Festa del Tartufo e Torneo gioco della rosa
Festa della Mietitura - Festa Paglia e Fieno
Festa di Settembre:
giochi popolari, sagra della lumaca, spettacoli
musicali e di arte varia, stand gastronomici
Festa della Vendemmia:
con dimostrazione della produzione del vino
S. Barbara festa Patronale
(Processione solenne, spettacolo pirotecnico)
CENNI STORICI
Le origini di Bassano sono datate attorno all’anno 1000, quando alcuni boscaioli provenienti dalla Campania e dalla Toscana si stabilirono nella zona di Largo Giuseppe Altobelli
per il taglio degli alberi e la lavorazione del legno e del carbone. Qui fu costruita, allo stato
embrionale, la chiesa della Madonna delle
Capanne (demolita nel 1964 perché pericolante). Il luogo assume il nome di “Feudus Bassani”, rientrando così nel dominio dello Stato
Pontificio: è il periodo delle più efferate lotte per
le investiture papali. Il Signore di Sutri Enotrio
Serco intorno all’anno 1160, vantando dei diritti sul “Feudus Bassani”, vi trasferisce la propria
Palazzo Giustiniani Odescalchi
residenza, gettando così le basi per quello che
poi diventerà un palazzo principesco con affreschi di illustri artisti. Ad Enotrio Serco e ai suoi
eredi succede un certo Riccardo di Puccio,
comproprietario del feudo assieme ai Savelli
della famiglia patrizia romana e agli Anguillara
di Capranica, che compare nel 1354 nel registro del Cardinale Albornoz. Solo alla fine del
XVI secolo Bassano conoscerà una stabilità governativa, con l’acquisto del feudo da parte di
Giuseppe Giustiniani. Il feudo è eretto a “marchesato” da Paolo V nella persona di Vincenzo, figlio di Giuseppe, e a “principato” da Innocenzo X. Il paese, che fino a tutto il 1500
era rimasto medievale nel suo aspetto, nel secolo XVII, ad opera dei Giustiniani, fu oggetto di
Bassano Romano
Bassano
Romano
11
Bassano Romano
Odescalchi, e fino a qualche tempo fa era collegata ad esso tramite un passaggio con il quale i Signori di Bassano accedevano ad un balconcino per assistere alle funzioni religiose. Oggi sul balconcino è posto un organo a canne
del ‘700. La struttura attuale è il risultato di un
ampliamento effettuato nel 1703 sulla preesistente chiesa quattrocentesca. L’interno è ricco di
affreschi settecenteschi, raffinati decori e sgarbati elementi architettonici.
A sinistra: Il Cristo Portacroce di Michelangelo
A destra: Chiesa di San Vincenzo
un’importante trasformazione urbanistica attraverso l’intervento di un vero e proprio piano regolatore concepito e realizzato in parte secondo il gusto del tempo. I Giustiniani posseggono
il feudo di Bassano fino al 1854, data in cui
viene acquistato dalla famiglia Odescalchi.
DA VISITARE
12
PALAZZO GIUSTINIANI-ODESCALCHI
L'attuale aspetto del Palazzo è il frutto della trasformazione e del riadattamento dell'antico maniero feudale, operati in parte già nel XVI secolo
dagli Anguillara e, in maniera più radicale, nel
XVII secolo da Vincenzo Giustiniani. Elegante
nella sua struttura, presenta pregevoli affreschi
dei più noti artisti dell’epoca, come il Tempesta e
Domenico Zampieri, detto “Il Domenichino”. Annesso al Palazzo è il giardino all’italiana, il grande parco di eccezionale patrimonio arboreo e la
casina di caccia, meglio conosciuta come “La
Rocca”. Nel dicembre 2002 il complesso è entrato a far parte dei beni demaniali dello Stato e
affidato alla tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che nel 2007 ha avviato i lavori di
restauro della Rocca e di sistemazione del tetto
del Palazzo.
CHIESA PARROCCHIALE
“MARIA SANTISSIMA ASSUNTA”
Sorge nella piazza principale del paese, Piazza Umberto I, a ridosso del Palazzo Giustiniani-
CHIESA DI SAN VINCENZO MARTIRE
Voluta dal marchese Vincenzo Giustiniani come
mausoleo di famiglia nel XVII secolo, oggi fa
parte del Monastero dei Padri Benedettini Silvestrini. Situata su un colle panoramico, presenta
una facciata monumentale, con due torri campanarie che ne completano lo sviluppo lineare.
Al suo interno è conservata la statua del Cristo
Portacroce o Cristo Redentore di Michelangelo
Buonarroti, la cui realizzazione venne commissionata all’artista nel 1514. Michelangelo, dopo aver terminato la bozza, si accorse che sul
viso compariva una venatura nera, un difetto del
marmo. Abbandonò, allora, il lavoro e ne intraprese un altro, realizzando l'opera in diversa positura rispetto alla prima e che oggi è conservata presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. La prima statua, dopo vari passaggi, fu acquistata dal Marchese Vincenzo Giustiniani, venne completata da artisti dell'epoca e
nel 1644 fu trasferita a Bassano per collocarla
sull'altare maggiore della Chiesa di San Vincenzo, dove è rimasta fino agli anni settanta.
Fu poi sostituita dal complesso marmoreo del
Santo Volto a cui oggi è dedicato il santuario.
Dagli anni settanta al 2000 la statua era stata
collocata nella cappella di sinistra, ignorando
il valore reale dell'opera. Soltanto recenti ricerche hanno portato alla luce il vero artefice della statua. La storia del marmo di Michelangelo
era rimasta, infatti, sconosciuta per secoli.
CHIESA DI SANTA MARIA DEI MONTI
Edificata nel XV secolo, sorge in posizione panoramica. Piccola ma accogliente, conserva
CHIESA DI SAN GRATILIANO MARTIRE
Una volta solitaria chiesa in aperta campagna, si trova oggi al centro della zona nuova
del paese. Fu eretta nel 1546, in onore del
giovane martire che aveva scelto e voluto sotto
la sua protezione il popolo di Bassano. All’interno, ai lati dell’abside, un ciclo di affreschi
racconta la vita e il martirio del Santo patrono
del paese.
LA FAGGETA
Distante dal centro abitato, è una riserva naturale ricca di fauna selvatica e rappresenta una
vera e propria oasi di pace. È una delle poche faggete in Italia cresciuta al di sotto dei
600 metri e fa parte del Parco Naturale “Bracciano-Martignano”. L’area attrezzata, immersa
nel verde degli alti faggi e dei castagni, è dotata di tavoli e di barbecue ed offre uno spazio per sfuggire al caos cittadino e alla frenesia della vita moderna.
ti, teatranti di strada, sbandieratori fanno da
cornice alla manifestazione, insieme alla sfilata
del corteo storico, dove personaggi in costume
d’epoca interpretano la nobile famiglia dei
Giustiniani.
LA FESTA DELLA MADONNA DELLA PIETÀ
Ha origini che risalgono alla fine del 1800 e
si svolge il giorno dell’Ascensione, con una
processione alla quale prendono parte tutti i
confratelli in veste bianca. Chiude la processione la macchina della Madonna della Pietà
con la sacra effigie costellata da ex voto, portata a spalla.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
IL CARNEVALE BASSANESE
È una manifestazione molto sentita dal popolo
bassanese che, per l’occasione, mette a disposizione la propria fantasia e creatività per realizzare i carri allegorici ed i costumi per le mascherate. La kermesse folcloristica inizia il 17
gennaio con la festa di Sant’Antonio Abate,
nella quale le confraternite organizzano la rituale benedizione degli animali. Nelle ultime
due domeniche di carnevale ed il martedì
grasso si svolgono le sfilate dei carri allegorici
e delle spettacolari mascherate.
I MERCATINI DEL ‘600
Si svolge durante il primo fine settimana di luglio. È la rievocazione storica di una giornata
di festa-mercato del ‘600.
La scenografia del centro storico è arricchita
da vari addobbi che arredano le piazzette e i
vicoli. Bancarelle con prodotti artigianali, taverne per la degustazione di piatti tipici, musican-
LA FESTA DI S. GRATILIANO E S. LUCIANO
In onore dei santi, dall’11 al 13 agosto si svolgono i festeggiamenti, che iniziano con una
processione votiva la sera del primo giorno di
festa. Si prosegue nei giorni successivi con il
concerto del complesso bandistico “Città di
Bassano Romano”, la tradizionale tombola e
un grandioso spettacolo pirotecnico.
BASSANO ROMANO PER DATE
6 GENNAIO
17 GENNAIO
FEBBRAIO/MARZO
ASCENSIONE
CORPUS DOMINI
LUGLIO
AGOSTO
I Mercatini del ‘600
DICEMBRE
La Befana in piazza
Benedizione degli animali
Carnevale Bassanese
Festa Madonna della Pietà
Infiorata
I Mercatini del’600
Sagra della bruschetta
Festeggiamenti patronali,
Sagra della costarella, Rock fest
Natale Bassanese
Bassano Romano
nel suo interno resti di affreschi raffiguranti due
personaggi dal nobile aspetto e nell’abside
una Madonna con Bambino.
13
Blera
Blera
CENNI STORICI
14
Le prime testimonianze di significativi insediamenti umani nel territorio di Blera risalgono al periodo neolitico e vanno a mano a
mano aumentando tra XI e X sec. a.C. La
nascita di una entità urbana più propriamente organizzata va collocata tra l’VIII ed il VII
sec. a.C., probabilmente in seguito alla fusione, in un unico centro, di alcuni villaggi
minori preesistenti. Il momento di maggiore
prosperità del centro etrusco può essere collocato tra il VII ed il V sec. a.C., come ben
testimoniano le numerose necropoli che lo
circondano. Durante la colonizzazione romana la città accrebbe la sua potenza politica ed economica, grazie al passaggio della
consolare Clodia che, a partire dal III sec.
a.C., attraversava il municipium di Blera. La
città divenne sede vescovile probabilmente
verso la fine del V secolo d.C. ed ebbe sedici vescovi, il primo dei quali, secondo la tradizione, fu S. Vivenzio, a cui i blerani tutt'oggi sono particolarmente devoti. Durante il VII
e l'VIII secolo Blera, per la sua posizione di
confine tra il Ducato Romano ed il territorio
sotto il dominio dei Longobardi, dovette subire notevoli devastazioni e saccheggi. Nel
607, al momento del riassetto dei confini,
apparteneva al Ducato Romano; nel 739 fu
conquistata da Liutprando e quattro anni dopo, fu donata dallo stesso a papa Zaccaria,
costituendo, con Sutri e Gallese, il primo nu-
Chiesa della Collegiata
cleo del Patrimonio di S. Pietro nella Tuscia,
che poi diverrà Stato della Chiesa. Nel 772
Blera fu assediata e distrutta da Desiderio e
due anni dopo fu restituita al papa da Carlo
Magno, ed ancora tale possesso è confermato, nel 1020, in un documento di Enrico
II. Nell’anno 1093 la diocesi di Blera venne
unita a quella di Toscanella. Dalla metà del
XIII secolo a tutto il XIV, Blera è parte delle
sorti della famiglia dei di Vico. Nel 1516,
Leone X concesse Blera a Lorenzo degli Anguillara di Ceri, ramo collaterale dell'antica
famiglia comitale romana, ed ai suoi successori. Nel 1546, a Lorenzo successe Lelio,
unico figlio sopravvissuto, e che aveva intrapreso la carriera ecclesiastica. Estinguendosi
con Lelio la linea degli eredi legittimi, nel
1572 Blera tornò alle dirette dipendenze
della Camera Apostolica, rimanendo sotto il
governo pontificio fino al settembre del
1870, con l'unione al Regno d'Italia.
DA VISITARE
MUSEO DEL CAVALLO
Inaugurato nel 2002, il Museo del Cavallo
“Il cavallo e l’uomo” rappresenta la sezione
demo-antropologica del Museo Civico. Realizzato con finanziamenti dell’Unione Europea, ha origine dall’idea di recuperare alla
conoscenza e alla fruizione aspetti culturali
altrimenti destinati all’oblio. Si articola in un
duplice percorso scientifico; il settore preistorico-protostorico che racconta le fasi più antiche del rapporto uomo-cavallo e il settore
moderno e contemporaneo che, attraverso
reperti di cultura materiale e tradizione orale, illustra le profonde e complesse relazioni
dell’animale con il tessuto socio economico
Museo del Cavallo
e il territorio della maremma laziale. Gli spazi espositivi sono costituiti da un’area dimostrativa all’aperto di mq. 400 dove è stata ricostruita insieme ad altre tipiche strutture una
capanna tradizionale, e dalla struttura coperta, divisa in due piani, di mq. 330. Il Museo non mira solo alla conservazione, ma
vuole soprattutto trasmettere al visitatore usi,
costumi ed esperienze coinvolgenti.
ORARI DI APERTURA Venerdì Sabato e Domenica
Orario 9.00/13.00 - 14.30/17.30
Per Informazioni telefonare allo 0761.471057
LA VIA CLODIA E IL PONTE DEL DIAVOLO
Dai punti panoramici del paese si può ammirare la bellezza del paesaggio circostante
caratterizzato dalla suggestiva vallata del
torrente “Biedano”; ma vale la pena immergersi in questo straordinario contesto naturalistico scendendo sotto il paese, percorrendo
un tratto della via Clodia, passando sotto il
Ponte del Diavolo
Blera
IL CENTRO STORICO
Una passeggiata al centro storico di Blera,
con i suoi portali, finestre, stemmi, murature
e particolari architettonici di epoche varie,
porterà il visitatore indietro nel tempo e darà
l’idea della continuità della vita del paese
nel corso dei secoli. Attraversando le strette
vie si arriva in piazza S. Maria dove si trova
la Chiesa Collegiata, restaurata nella seconda metà del XVIII secolo sia esternamente,
modificandone l’originario stile romanico,
che internamente dove, per volere del popolo, solo l’antica cripta dedicata a San Vivenzio venne risparmiata dal restauro. Sull’altare
maggiore della chiesa è collocato un pregevole sarcofago marmoreo romano di età imperiale. Al centro della piazza antistante la
chiesa si trova un elegante puteale di marmo, datato 1538 con lo stemma della famiglia Anguillara, dal quale la popolazione attingeva l’acqua che attraverso una canalizzazione sotterranea arrivava alla grande cisterna a volta ubicata sotto la piazza stessa.
Sulla via centrale, via Roma, si trovano la Biblioteca Comunale con l’Archivio Storico e
più avanti la ex Chiesa di San Nicola che è
stata recentemente ristrutturata per ospitare le
sezioni archeologiche del Museo Civico.
15
Blera
grande ponte moderno in cemento armato
(inaugurato nel 1936) per raggiungere il
Ponte del Diavolo. Si tratta di un ponte a tre
archi di epoca romana costruito intorno al I
sec. a.C.; accuratamente realizzato in blocchi di peperino, messi senza calce che presentano un bugnato rustico sulla faccia esterna. Largo originariamente quasi 5 metri e
lungo oltre venti, è attraversato dalla consolare via Clodia della quale, in direzione opposta al paese, poco distante dal ponte si
possono vedere ancora in alcuni punti i
grandi basoli ancora in situ.
16
NECROPOLI ETRUSCA
PIAN DEL VESCOVO
La necropoli di Pian del Vescovo si può raggiungere partendo dal centro storico percorrendo la via Clodia fino ad oltrepassare un
ponte in opera quadrata di tufo, il “Ponte della Rocca”, datato tra il III ed il II secolo. La
necropoli, di tipo rupestre, presenta tombe di
tipo arcaico, dislocate sul pianoro mentre sul
ciglio della rupe si affacciano i tumuli e lungo
il pendio si trovano tombe a dado.
LUNI SUL MIGNONE
Luni sul Mignone non è facilmente raggiungibile, ma l’impegno fisico che l’escursione richiede è ampiamente ripagata dalle importanti emergenze archeologiche e dalla bellezza che l’ambiente naturalistico offre. Sui
bordi dell’acropoli sono ancora visibili a tratti le fortificazioni della città etrusca mentre sul
pianoro sono state riportate alla luce resti di
numerose capanne dell’età del bronzo; tra
queste una in particolare si distingue per le
sue enormi dimensioni e si pensa fosse stata
l’abitazione di un importante personaggio o
un luogo di culto. Nel corso delle campagne di scavo sono stati inoltre ritrovati frammenti di ceramica micenea che testimoniano
importanti contatti culturali con le antiche civiltà dell’Egeo.
AREA ARCHEOLOGICA
DI S. GIOVENALE
È stato grazie al qualificato lavoro degli archeologi svedesi, portato avanti fin dal
1956 con intense campagne di scavo, che
i molteplici aspetti di questo antico insediamento umano sono oggi riconosciuti a livello
internazionale. Ai lavori ha partecipato
spesso il Re di Svezia Gustavo VI Adolfo al
quale venne conferita la cittadinanza onoraria di Blera ed intitolato il Museo Civico.
Gli archeologi hanno preso in esame la
viabilità, le necropoli, le costruzioni, le
opere idrauliche ed in particolare il complesso dell’abitato etrusco arcaico. Il sito di
origine preistorica e di grande importanza
nel periodo etrusco, viene abbandonato in
epoca medievale. Sono del XIII secolo il
castello dei di vico e la piccola chiesa
adiacente. La necropoli si estende nel vasto
e suggestivo territorio circostante con varia
tipologia di tombe, alcune delle quali opportunamente restaurate e protette.
BLERA PER DATE
Luni sul Mignone
17 GENNAIO
CARNEVALE
VENERDÌ SANTO
LUNEDÌ DI PASQUA
PRIMO MAGGIO
II DOM. DI MAGGIO
IV DOM. DI AGOSTO
II DOM. DI SETTEMBRE
11 NOVEMBRE
11 DICEMBRE
Festa S. Antonio Abate
Carri allegorici e sfilate
Processione del Cristo Morto
Pellegrinaggio alla Grotta di S. Vincenzo
Scampagnate all’aperto
II Pellegrinaggio alla Grotta di S. Vincenzo
Festa popolare di S. Ermete
Madonna della Selva
Festa di S. Martino
Festa di S. Vincenzo
CENNI STORICI
Non si hanno particolari notizie storiche su Oriolo Romano. Certo è che, trovandosi sulla via
consolare Clodia, fosse un punto di passaggio
e una zona strategica per civiltà etrusche e romane. I primi segni tangibili della storia di Oriolo sono riscontrabili solo a partire dal 1560,
epoca in cui gli Orsini cedono il feudo ai Santacroce, promotori di un eccellente sviluppo urbanistico. Il governo della città passò alternativamente in mano agli Orsini, che per mancanza
Palazzo Altieri e Fontana del Vignola
di eredi maschi della famiglia Santacroce lo ottennero di diritto, agli Altieri, che detennero il potere fino al 1922. La particolarità che rende il
paese unico in Tuscia è data dal fatto che sia
uno dei pochissimi insediamenti razionalmente
pianificati dal punto di vista urbanistico. Infatti,
Giorgio di Santacroce, ottenuto il feudo dagli
Orsini, decise di dar vita a una sorta di città
ideale e affidò al Vignola il compito di progettare un piano regolatore che poi si rivelò perfetto.
Il borgo, infatti, appare razionalmente diviso,
con la piazza centrale ricca e completa di palazzi governativi, abitazioni e una fontana (ope-
Oriolo Romano
Oriolo
Romano
17
Oriolo Romano
ra del Barozzi), e le vie che si snodano in maniera regolare, lasciando spazi aperti e vivibili.
Sulla facciata del palazzo Santa Croce, oggi
noto come Palazzo Altieri, si leggono alcune
parole che possono essere considerate l'atto di
nascita del paese: "Giorgio Santa Croce quinto
signore di Viano, figlio di Onofrio, disboscò la
selva di Manziana, e condottovi i coloni nell'anno 1562, rese frequentata la strada Claudia,
dotò di mura il castello di Oriolo, edificò la chiesa di S. Giorgio (1570), edificò questo palazzo.
18
DA VISITARE
PALAZZO ALTIERI
Il Palazzo Santacroce (poi Altieri), fu edificato
nel corso degli anni 1578–1585. Esso risulta
un tipico palazzo–villa che sviluppa in senso
manieristico lo schema cinquecentesco di edificio a corpo centrale con loggiato tra corpi laterizi elevati in forma di torre; i quali, tuttavia, qui
non ne delimitano l’assetto in forma chiusa, proseguendo la costruzione in altri due elementi laterali che ne esaltano la propensione ad una
spazialità aperta, protesa verso l’ambiente esterno. Il loggiato centrale è a cinque arcate e poggia sul sottostante vano rettangolare di pietra basaltica; i pieni e i vuoti della facciata costituiscono nel complesso un insieme armonico e signorile. La tradizione attribuisce la paternità del palazzo, così come l’intero quadro urbanistico, a
Jacopo Barozzi detto il Vignola; cosa che risulta
impossibile per la morte dello stesso nel 1573. Il
Galleria dei Papi
Scorcio di Oriolo Romano
palazzo raggiunse l’attuale configurazione nei
secoli XVII–XVIII ad opera degli Altieri sotto la direzione di Carlo Fontana. Ai corpi esterni vennero aggiunte le due ali di direzione nord, così da
creare un ampio cortile. Fu elevata in posizione
asimmetrica la torretta dell’orologio, abbellito
l’ingresso con il ponte in pietra basaltica e rifatta
la bella fontana al centro della piazza antistante
il palazzo. L’interno è articolato in ampi e ben
distribuiti ambienti, decorati con stucchi, affreschi
e pitture di buona fattura, alcune attribuite alla
scuola di Taddeo Zuccai. L’arredo del palazzo
è andato in gran parte disperso; ciò che attualmente resta è originale del ‘600.
LA GALLERIA ALTIERI
In varie sale contigue di un lungo braccio rettilineo di Palazzo Altieri, così da formare una suggestiva fuga prospettica di oltre 65 metri, è raccolta una collezione di quadri, dipinti a olio su
tele, raffigurante in ordine cronologico tutti i Papi
che si sono succeduti nella storia da San Pietro
a Benedetto XVI. Iniziatore di questa collezione
fu il cardinale Paluzzo Albertoni Altieri. Nella seconda metà del XVII secolo cominciò a commissionare ad artisti la realizzazione delle effigi Papali, tratte in parte da antiche fonti iconografiche. Non sono conosciuti i nomi di coloro che
eseguirono questo primo numero di 241 quadri. La raccolta è particolarmente importante perché è l’unica completa esistente al mondo.
Ogni ritratto è corredato dallo stemma araldico
– gentilizio di ciascun Papa. Nei quadri dei primi 166 Pontefici è riportato un cartiglio con il
CONVENTO S. ANTONIO DA PADOVA
È la più moderna delle Chiese di Oriolo. Il principe Don Gaspare Altieri, che fu signore di
Oriolo dal 1671 al 1721, costruì nel 1675, la
chiesa con l’annesso convento per i PP. La costruzione e la definitiva sistemazione avvenne
dopo che fu ultimata la Chiesa Parrocchiale di
S. Giorgio, che per la morte del papa Clemente (1676) era stata sospesa, e ripresa dopo 80
anni. La fornitura avveniva a spese del principe
don Gaspare che, a sua volta, retribuiva in natura. Infatti il principe, in compenso, dava generi
alimentari, come la pizzicheria delle dispense
baronali, con grano ed altri prodotti agricoli, affinché venisse terminata l’opera costruttoria. C’è
tramandato che, per la costruzione, il principe
abbia fornito il terreno e tutti i materiali, mentre i
frati, da parte loro, abbiano pensato alla costruzione e ciò, da una parte fu meglio perché poterono costruire secondo criteri pratici conventuali. Il Convento fino al 1873 fu abitato ininterrottamente dai Frati Minori. La casa principesca
degli Altieri è sempre stata tra i primi a venire incontro alle necessità dei Religiosi. Nel 1708, il
principe don Gaspare Altieri, affittando il macello, faceva obbligo all’affittuario di dare della
carne, ogni mese, ai Frati del Convento di S.
Antonio. Nel 1875, in seguito alla legge della
soppressione degli Ordini Religiosi, i Frati di
Convento di Sant’Antonio da Padova
Oriolo dovettero, a loro malincuore, abbandonare il convento; ma in tale circostanza si manifestò la grande bontà del principe don Emilio (III)
Altieri che li volle ospitare nel suo castello, riservando a loro tutto il primo piano, all’ala sinistra
e precisamente sulla scuderia, dando pure in
uso parte dell’orto e del giardino. Ritornarono
poi, quando il principe ricomprò, dal demanio,
il convento; ma furono ancora costretti, nel
1888, per un banale pretesto inventato dagli
anticlericali e massoni, a chiudere la chiesa che
sarebbe dovuta servire come magazzino di deposito, dovendo passare, in quei pressi, la ferrovia. Dopo quattro anni, per le preghiere e le petizioni del buon popolo oriolese, poterono tornare i Francescani ad officiare la chiesa. Durante
la prima Grande Guerra (1915-1918) i Frati
del Convento furono chiamati a prestare servizio
nell’esercito italiano; e misero a disposizione del
governo il loro convento che fu adibito come infermeria per i soldati feriti sul fronte. Anche durante la seconda guerra, il convento, requisito
dalle truppe tedesche, ospitò per più di un mese
la celebre corazzata Goering, prima di marciare per Cassino.
ORIOLO PER DATE
23 APRILE
25 APRILE
GIUGNO
LUGLIO 2008
DAL 12 AL 16 AGOSTO
12-13-14-19-20-21
SETTEMBRE 2008
Processione di San Giorgio, Patrono di Oriolo
Anniversario della Liberazione
Commemorazione in Piazza Umberto I
I settimana Fiera delle Energie Rinnovabili
Music-Festival - Largo Santacroce
Madonna della Stella
V Sagra del fungo porcino
Oriolo Romano
sunto degli eventi più rilevanti del suo pontificato; ciò rappresenta anche un’ interessante documentazione del pensiero storico dominante nel
secolo XVII, periodo nel quale furono dipinti i
quadri. Nelle tele dei successivi Papi, al posto
del sunto storico, è posto un motto latino. La collezione ha inoltre una uniformità stilistica e di impianto progettuale; ogni tela ha un formato rettangolare (cm120 X 70). Per i Papi vissuti nel
periodo del 500–600, si hanno copie pregevoli di ritratti famosi, quali quello di Raffaello per
Giulio II, di Tiziano per Paolo II, di Caravaggio
per Paolo V.
ORARI DI APERTURA
Museo e Pinacoteca - Tel 06.99837145
Tutti i giorni 9.00 / 18.00
19
Vejano
Vejano
CENNI STORICI
20
Vejano è una piccola comunità con poco più
di 2000 abitanti; sorge su una collina a circa
400 metri s.l.m. posta tra i monti Cimini e i
monti della Tolfa. I reperti rinvenuti fanno risalire
le prime comunità alla media età del bronzo
(1800-1700 a.C.). A tutt’oggi esistono degli
insediamenti come Alteto, Torre dell’Ischia e
Fontiloro che hanno ospitato Etruschi e Romani.
In particolare Vejano fu uno dei centri agricoli
che garantivano i rifornimenti alla Roma Imperiale. Fino all’alto medioevo le notizie sono
scarse e solo dal 1213 si cominciano a trovare informazioni sulla piccola comunità di Viano
(originario nome di Vejano). Tra il 1213 e il
1465 si alternarono, nel dominio del piccolo
feudo, dapprima i Vico poi gli Anguillara ai
quali successe, dopo varie vicende, la nobile
famiglia degli Orsini. Successivamente il feudo
venne donato dagli Orsini ai Santacroce, che
durante la loro reggenza dettero un notevole
impulso all’economia del paese. Importante è
ricordare che fu di questo periodo la ricostruzione della Rocca (Distrutta dai Borgia) e l’edificazione del Sacello Funerario dei Santacroce, attribuito alla scuola di Sangallo il Giovane. In seguito Vejano ritornò fra i possedimenti degli Orsini per poi passare definitivamente, nel 1671,
nelle mani dei Principi Altieri. Quest’ultima nobile famiglia è stata quella che ha dominato più
a lungo il territorio, infatti la sua dominazione è
arrivata alle soglie del XX secolo, quando le ter-
Vejano dall’alto
re dei nobili vennero assegnate ai cittadini di
allora, incentivando così lo sviluppo di questa
piccola comunità, fino a quel momento bloccato da una staticità di tipo medioevale. Durante
l’ultima guerra il paese ha subito un pesante
bombardamento che lo ha segnato profondamente, ma questo non ha inciso sull’animo della gente, che conserva le sue caratteristiche più
belle, la semplicità e il suo spirito di ospitalità.
DA VISITARE
LA ROCCA
Il Castello di Vejano fu scavato nel tufo e si distingueva dagli altri castelli proprio per questo,
ma anche perché è a forma di triangolo. La
parte bassa del castello, la più antica, era adibita a prigioni e scantinati. In seguito fu costruita la parte superiore in muratura, delimitata dalla parte in tufo, da un cornicione di peperino. Il
castello è formato da tre torrioni; il destro, guar-
CHIESA DELL’ASSUNTA
Le notizie che riguardano questo luogo di culto,
non sono numerose. Alcuni autori fanno risalire
la sua costruzione già prima dell'anno 1334,
presumibilmente dagli Anguillara. Nei secoli
successivi, è stata più volte restaurata, prima dai
Santacroce poi in maniera più consistente dai
Principi Altieri. Sotto il suo pavimento, utilizzato,
fino al 1872, come cimitero cristiano, giacciono tutt'ora innumerevoli resti di fedeli sepolti. Dal
punto di vista architettonico la chiesa è, nella
sua ultima stesura, di un sobrio stile barocco.
Originariamente, la forma, era a "croce latina"
,che in seguito è stata ampliata in senso longitu-
La Rocca - Ponte levatoio
dinale dagli Altieri, che hanno inteso attestare il
loro intervento di restauro ponendo sei stelle,
simbolo della loro casta, sui capitelli di stucco
delle paraste. La particolarità operata con il restauro, consiste nell'aver ricavato delle aperture,
in prossimità dell'abside, che permettono di illuminare, in modo obliquo e traversale, l'interno
della navata. La chiesa è composta da un altare
maggiore e da due altari laterali. Nel primo si
trova una tela in cui è rappresentata la Madonna Assunta in Cielo con ai suoi piedi S. Orsio e
forse Santa Monica; nei due laterali gli affreschi
ottocenteschi sono fatiscenti e bisognosi di restauro. Del periodo cinquecentesco, un discreto
valore artistico è espresso dal portale, dal ciborio, dal fonte battesimale e dall'acquasantiera,
sul basamento della quale sono raffigurati tre
stemmi tra i quali si distinguono chiaramente
quelli degli Orsini e dei Santacroce.
CAPPELLA SANTACROCE
La cappella funeraria Santacroce fu costruita
per ospitare le salme dei membri della famiglia.
Il Sacello Funerario dei Santacroce costituisce
una costruzione a sè, rispetto alla Rocca dimora dei Signori del feudo e rispetto alla Chiesa
dell’Assunta. Sorge, infatti, tra le case del paese medievale sul bordo di un dirupo. Esso è costituito da due ambienti nettamente distinti: nel
fondo c’è il Sacello funerario vero e proprio,
mentre davanti una specie di atrio di pianta
quadrata con le pareti intonacate ma completa-
Vejano
dandolo dall'ingresso principale, è più grande
rispetto agli altri due che sono uguali tra loro.
All'entrata del castello, un tempo c'era il ponte
levatoio che, in caso d'emergenza, era sollevato e chiuso, e che in seguito è stato sostituito da
due corrimano. Sotto il ponte levatoio e tutto intorno al castello scorreva un fossato che impediva ai nemici di entrare. Nelle prigioni c'erano
delle finestre grandi in modo da dare luce,
però erano fatte ad imbuto, così da impedire ai
prigionieri di scappare. Il Castello era munito di
feritoie che si utilizzavano per la difesa in caso
d'attacchi nemici. Ai lati del castello, nella direzione dei torrioni c'erano tre piccole torri, dove
si rifugiava la popolazione in caso di pericolo.
Nella prima metà del 1600 ormai le guerre tra
feudi erano terminate, così il castello, da fortezza fu trasformato in abitazione e si pensa che
furono distrutti dei merli per lasciare spazio alla
nuova costruzione. Così fu costruita una nuova
parte, più alta, tra il torrione sinistro e quello verso la strada e tuttora ci sono stanze e camere
abitate dal principe. Dal torrione, che adesso si
trova sulla strada, partiva una serie di archi che
arrivavano nel giardino del principe e che poi
furono distrutti, quando nel 1800 fu costruita la
strada principale. Il castello di Vejano, anche se
ha perso importanza, ha comunque uno stemma, simboleggiante sei stelle a otto punte, che è
lo stendardo dell'ultima famiglia regnante in
Vejano, gli Altieri.
21
Vejano
22
mente disadorno. Questo vestibolo si presenta
sulla strada con una semplice facciata realizzata in tufo, posta sul filo delle case adiacenti. Il solo elemento di tale facciata degno di
un certo interesse è il portale d’accesso, costruito in peperino. La parte più importante
dell’intera costruzione è rappresentata dal
Sacello funerario. Quest’ambiente ha una
pianta rettangolare. Il sacello appare risolto
architettonicamente attraverso l’inserzione di
un ordine di piastre ioniche su piedistalli in
peperino, che tripartiscono ciascuna superficie inquadrando al centro un arco. Lo stesso
è ripetuto sulle 4 pareti, anche su quelle più
corte, sia pure con modificazioni conseguenti al minor spazio disponibile, ed ancora ritorna sulla facciata esterna, che dà sul vestibolo, in modo identico a quello posto ad organizzare le pareti interne corrispondenti.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
IL PRESEPE VIVENTE
Nato nel 2001 dall’idea di uno sparuto
gruppo di persone, che partendo dai piccoli
della scuola dell’infanzia, è riuscito a “stregare” un intero paese e a rivalutare la bellezza di una parte del vecchio borgo ormai
quasi del tutto disabitato. Negli anni successivi, la popolazione si è messa a disposizione degli ideatori adoperandosi in tutti i modi
possibili: riaprendo i vecchi locali, fornendo
manodopera e apparecchiature tecniche,
esprimendo fantasiose ricostruzioni di antichi
mestieri (mulini, fornai, fabbri, falegnami) e
situazioni (mercati, campi militari, ovili, vecchi palazzi, un vero lago, una piscina romana, una colonia di lebbrosi e tanto altro) e,
dulcis in fondo, partecipando come figuranti. Tutto questo ha permesso di trasformare
buie e fredde sere d’inverno in vere e proprie manifestazioni di allegria e serenità.
Nel tempo si è ormai consolidata una tradizione, nella quale il paese si riconosce sempre di più, con la speranza che tutto abbia
una continuità negli anni a venire.
Presepe vivente
CURIOSITÀ
Il 7 luglio 1872, il Consiglio comunale presieduto dal sindaco Montebovi, deliberò il
cambiamento di nome da Viano a Veiano
con la ‘I’ “al fine di togliere disguidi postali
che dannosi riescono alle corrispondenze ufficiali che private. Pertanto il signor Presidente
propone di assegnare al Comune il nome di
Veiano perchè denominazione che riteneva
per l'antico". In seguito con Regio decreto
dell'11 Agosto 1872 veniva decretato che "Il
Comune di Viano nella provincia di Roma, è
autorizzato ad assumere la denominazione
di "Vejano" (con la "j"). Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato,
sia inserito nella raccolta ufficiale delle Leggi
e dei Decreti del Regno d'Italia, mandando a
chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Valsavaranche addì 11 agosto
1872" VITTORIO EMANUELE
VEJANO PER DATE
GENNAIO
FEBBRAIO
APRILE
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
Presepe vivente, Festa S. Antonio e S. Orsio
Carnevale
Processione del Venerdì Santo
Vejano città del Tartufo
Giornata dell’Acquaforte
Festa: della Banda, della Racchia, di S. Orsio
(d’estate) Sagra del Ceciarello
Festa della Misericordia
Madonna del Rosario
San Martino Corsa dei “cornuti”
Presepe Vivente
CENNI STORICI
Le origini del paese quale comunità organizzata risalgono al XVI secolo quando il pontefice
Leone X, in segno di riconoscenza per i numerosi servigi prestati alla Chiesa, concesse questi territori al condottiero Renzo di Ceri della famiglia Orsini – Anguillara i cui discendenti fondarono il Borgo di San Giovanni in onore di
un componente della famiglia stessa. Prima di
allora, molti secoli prima, e precisamente nel III
– IV sec. d.C., il territorio era occupato da una
grande villa romana sui resti della quale sorge
oggi il centro storico del paese. La villa era originariamente circondata da mura di cinta con
torri ed aveva un complesso sistema idrico ed
impianto termale, come testimoniano i resti rin-
Veduta di Villa San Giovanni
venuti in varie zone del paese e soprattutto in
via delle Fortezze. Così come in tutta l’Etruria
Meridionale, anche Villa San Giovanni in Tuscia presenta interessanti resti che testimoniano
il passaggio della civiltà etrusca, quali le necropoli di Ponton Graziolo e Grottone – Martarello. L’abitato odierno è adagiato tra le colline Poggio Aguzzo e Le Querciole ad un’altitudine di 329 mt sul livello del mare. La natura
circostante presenta le peculiarità tipiche della
Tuscia con un’alternanza di oliveti e boschi di
cerro e castagno.
DA VISITARE
CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA
Il periodo in cui si concretizzano i primi passi
della Chiesa Parrocchiale di San Giovanni
Villa San Giovanni in Tuscia
Villa San Giovanni
in Tuscia
23
Villa San Giovanni in Tuscia
24
Battista vede il paese e la popolazione in una
situazione di permanente disagio. La piccola
comunità aveva sofferto durante il XVII sec. sia
per la scarsità dei terreni sia per le eccessive
pretese dei feudatari. Siamo agli inizi dell’anno 1700 e già allora il paese aveva due luoghi di culto: la Chiesa figliale della Madonna
della Neve e la Chiesa di San Giovanni Battista, il luogo di culto ufficiale voluto dalla famiglia Orsini. A causa del lievitare della popolazione grazie ai tanti “forestieri” che vi si erano
trasferiti attirati dal miraggio della disponibilità
di terreni da coltivare e da adibire a pascolo,
la piccola Chiesa non riusciva più a contenere
i fedeli durante le funzioni e l’Arciprete di allora decise di sostenere la giusta causa della costruzione di una nuova e più grande Chiesa.
La prima pietra del nuovo tempio fu posta il
26 maggio del 1717, così come riportato nell’iscrizione lapidaria posta sopra la porta alla
sinistra dell’Altare Maggiore. Dopo nove anni,
precisamente il 29 maggio 1726, la Chiesa
Parrocchiale di San Giovanni Battista fu consacrata. Il popolo di San Giovanni ce l’aveva fatta,
era riuscito a donarsi un tempio nuovo e più
grande, in grado di accogliere i fedeli nel frattempo aumentati notevolmente di numero. Il tempio è a navata unica con volta a botte e quattro
cappelle che si aprono ai lati, due sulla destra e
due sulla sinistra. L’arredo della Chiesa richiese
ancora qualche anno e la pala dell’altare maggiore, raffigurante la nascita di San Giovanni
Battista, fu inserita nell’attuale nicchia nel 1756,
opera del pittore Francesco Guerrini, così come
la pala dei santi compatroni Sant’Albano e Santa Benedetta, inserita sull’altare della seconda
cappella di destra. Da segnalare l’acqua santiera in peperino posta all‘entrata della Chiesa, in
cui si notano lo stemma degli Anguillara e il basamento datato 1563. Degno di attenzione, per
la sua delicatezza pittorica, il dipinto murale del
battistero raffigurante il battesimo di Gesù con lo
sfondo del paese come era nel 1865. L’edificio
risente dell’influenza che la cosiddetta “ Accademia d’Arcadia” esercitò su gran parte dell’architettura sviluppatasi tra la fine del Seicento e la pri-
Vista di Villa San Giovanni in Tuscia
ma metà del Settecento, soprattutto nel centro Italia. Una linearità fatta di momenti semplici e spontanei e una sobrietà dove è visibile una misura razionale e classica: queste sono le caratteristiche
principali di questo edificio che si collega a molti
altri sorti all’intorno nello stesso periodo.
RESTI ROMANI NEL CENTRO STORICO
I resti monumentali visibili in via delle Fortezze rappresentano solo la piccola parte del patrimonio
archeologico di epoca imperiale romana, sul
quale si è impostato il centro storico del paese di
Villa S. Giovanni in Tuscia. I resti antichi sono poco al di sotto del piano di campagna (circa un
metro), spesso inglobati nelle cantine o nel pianterreno delle abitazioni e, al di sotto del piano di
calpestio delle costruzioni antiche, è anche presente una fitta rete di cunicoli, che costituivano
l’impianto idrico del complesso abitativo romano. Le strutture pavimentali visibili presentano
due vani comunicanti con mosaici a tessere
bianche e nere di cui quello più ampio, purtroppo lacunoso al centro, raffigura un motivo
floreale con uccelli, incorniciato da una fascia
esterna con motivi geometrici e da una fascia
più interna con un tema decorativo a serpentina. Il secondo ambiente, non completamente
EVENTI E MANIFESTAZIONI
IL PRESEPE ARTISTICO
Il presepe artistico di Villa San Giovanni in Tuscia viene realizzato all'interno della Chiesa
della Madonna della Neve, databile
intorno al 1500,
che si trova nella
caratteristica via del
Poggetto, uno dei
luoghi più suggestivi
del borgo. Si sviluppa lungo l'unica navata, nell'antica sagrestia e all'esterno
della chiesa, nella
zona, opportuna-
Interno della Chiesa di S. Giovanni Battista
mente coperta, antistante il portone d'ingresso.
Il presepe propone la ricostruzione fedele di un
villaggio medio orientale animato da una serie
di botteghe artigiane. Le statue, circa quaranta, sono di gesso e materiali argillosi,
modellate a mano, riprodotte a grandezza
naturale, abbigliate con costumi fedeli dell'epoca. Il visitatore potrà quindi, prima di
giungere alla capanna della Natività, ammirare, attraverso un affascinante percorso, le
botteghe del vasaio, dell'arrotino, del venditore di tappeti; potrà inoltre apprezzare la ricostruzione di una locanda e del forno del
panettiere, si stupirà del fabbro al lavoro e
potrà osservare i pastori che contemplano la
stella cometa. Un presepe particolare ed originale, animato ma non vivente, che emoziona e fa rivivere spaccati di vita di duemila anni fa.
VILLA SAN GIOVANNI IN TUSCIA PER DATE
VENERDÌ SANTO
CORPUS DOMINI
15 GIUGNO
LUGLIO
LUGLIO
AGOSTO
25 DIC AL 6 GENNAIO
Processione del Cristo Morto,
Rievocazione della Passione di Cristo
Processione e tradizionale infiorata
Marcialonga dei prati (gara podistica internazionale)
II fine settimana Sagra della trippa
Ultimo fine settimana Sagra della pezzata
III fine settimana Festa di San Giovanni Battista
Presepe Artistico
Villa San Giovanni in Tuscia
messo in luce, esibisce un pavimento musivo
che ha un riquadro con parte di un mostro marino, incorniciato da complesse cornici geometriche con rombi e “nodi di Salomone” alternati.
È verosimile che l’intero ambiente fosse campito
analogamente da vari riquadri con soggetti
marini alternati a cornici geometriche. L’insieme
dei resti sopradescritti è unitario ed è verosimilmente pertinente agli ambienti termali di una
villa, tenuto conto sia del soggetto marino di
uno dei due ambienti, sia delle strutture con
sottofondo a suspensurae per il riscaldamento,
viste in una cantina adiacente ai resti antichi.
Nello scavo di questi ambienti furono rinvenute
due lucerne che sono state utili, oltre alla tecnica musiva, per la datazione del complesso all’inizio del III sec. d.C. Nel 1960 nella piazza
del Comune, nel corso di lavori per l’acquedotto, furono rinvenute strutture murarie in calcestruzzo ortogonali fra loro, costituenti l’angolo di un
vano con un pavimento in intonaco a tenuta
idraulica, dove si reperì anche un notevole frammento di un gruppo statuario di Eros e Psiche,
copia romana del IV sec. d.C. di un originale ellenistico del III–II sec. a.C. Questo importante reperto è conservato e valorizzato nella sala del
Consiglio all’interno dell’edificio comunale.
25
26
Note
27
Note
28
Note
29
Note
30
Note
31
Note
32
Note
Direzione Generale e Sede operativa
Barbarano Romano
Via IV Novembre, 3-5-7
tel. 0761-414608 r.a. fax 0761-414501
la mia banca
è differente...
Filiali
Blera
Piazza Papa Giovanni XXIII
tel e fax 0761-479403-14 r.a.
Cura di Vetralla
Via Cassia snc
tel e fax 0761-480054 r.a.
Veiano
Piazza XX Settembre,1/2
tel e fax 0761-463821-2783
Villa S.Giovanni in Tuscia
Piazza Savoia,4
tel e fax 0761-471003 r.a.
Vetralla
Piazza G.Marconi-Via S.Michele
tel e fax 0761-478694
http://www.bccbarbarano.it