Civetta_n8
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PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012” Anno V n.8 € 0,70 • QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE e-mail: [email protected] domenica 14 aprile 2013 prossima uscita: 28 aprile 2013 SEDE SOCIALE AD ABIDJAN, “FUORI DALLA GIURISDIZIONE ITALIANA”. E INTANTO CHIESTA LA QUINTA PROROGA (LA PRIMA NEL 2003) Open Land, dai Frontino ad Amara a un ivoriano Cancelli dentro Cava Grande Revocata la concessione al titolare pag. pag. 33 (Festa) (Festa) EPIPOLI, FINALMENTE C’È UN MINI CANALE DI GRONDA Tra le società, quella storica è l’Open Land: costituita nel 1980 vedeva le quote societarie ripartite equamente tra le due sorelle, il 45% a ciascuna, e il 10% alla madre. L’Emmea srl (da non confondere con la più giovane Emmea Group, neanche 3 mesi) è invece stata costituita nel 2003, una costola dell’Open Land (di quest’ultima il capitale sociale), proprietaria una delle figlie del geometra Frontino, titolare delle “concessioni edilizie” per la costruzione del nuovo centro e dell’autorizzazione commerciale da anni in proroga. Poi c’è la R.G.D. srl. Questa la sua storia. Costituita nel 1981, soci i Frontino (il 70% al padre e il 30% equamente ripartito tra moglie e figlie), il 17 dicembre 2010 diventa per l’intero di proprietà dell’Immobiliare Augusta srl (società costituita nell’84 e iscritta nel 1996 i cui soci al 50% sono l’avvocato Piero Amara e la moglie). 10-11 (De Michele - Oddo) “Ci hanno dato il Campo Scuola per toglierci il De Simone” pag.20 (Privitera) STORIA PATRIA Amato: “Verso una riscrittura della storia di Siracusa” pag.13 (Bandiera) SKY DAVA AL COMUNE IL 100%, VAL DI NOTO 195 KW Migliaia di case in città senza Fotovoltaico, prelazione canalizzazione acque bianche a condizioni difformi Secondo le prescrizioni del Genio Civile la portata al momento consentita è di soli 2,5 mc al secondo, a fronte dei 6/7 mc complessivi, e una quantità maggiore non potrebbe essere riversata nell’area dei Pantanelli prima dei necessari interventi trattandosi di una zona inserita nel Pai, a rischio idrogeologico. Pag. 2 (De Michele) RUGBY PRIMARIE PD Dopo il voto i due contendenti a confronto diretto pag.14 (Castello) FORMAZIONE La previsione di cessione di energia per autoconsumo per gli immobili interessati aveva assegnato a Sky Energy il punteggio massimo proprio perché nella sua proposta la ces- sione di energia per autoconsumo per gli immobili interessati ai lastrici solari era del 100%. Nella prelazione di Val di Noto è stata ridotta a 195 kwp. Pag. 2 (La Leggia) Italia (Cgil) “I dipartimenti non riescono a gestire il sistema” pag.16 (La Leggia) I MOVIMENTI DEL NO: “NON VOGLIAMO MORIRE PER IL LUCRO DI POCHI” Torna con ISAB l’incubo rigassificatore Veronesi: saremo omosex Etero sono, fui, resterò pag. pag.88 (Titta (Titta Rizza) Rizza) I leader dei movimenti Eugenio Bonomo, Antonella Landolina, Luigi Solarino e Paolo Pantano: “I cittadini siciliani residenti nel cosiddetto “triangolo della morte” (Priolo-Melilli-Augusta) non possono ancora essere considerati carne da macello indifferentemente sacrificabile in nome del lucro ad ogni costo, tanto più che si tratta del lucro di pochi contro la salute e la vita di moltissimi”. Si chiude con queste parole il documento di protesta (nove pagine dense di contenuti) inviato dai movimenti per il No al Rigassificatore al presidente della Regione Crocetta e all’assessore all’Energia dopo le notizie di stampa in merito ad una ipotetica “apertura” del Presidente della Regione Sicilia alla realizzazione di un terminale di rigassificazione in zona industriale. Il documento ricorda il problema del rischio sismico discusso, in alcuni convegni, dal Prof. Alessandro Martelli, direttore centro ricerche ENEA di Bologna e Presidente del GLIS, e dal Prof. Nunzio Scibilia, docente di ingegneria civile e ambientale all’Università di Palermo e socio del GLIS, e pone all’attenzione la relazione su “Rischio industriale sul territorio della Regione Siciliana” redatta dal Dipartimento della Protezione Civile Servizio Rischi Ambientali e Industriali. Pag. 6 Legambiente: “Tuteliamo il Parco dell’Hangar” pag. pag.17 17 Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] 2 Migliaia di case, specie in periferia, costruite senza la canalizzazione delle acque bianche Aliffi (Comitato Epipoli): “Finalmente, anche se in parte, il canale di gronda c’è” L’ing. Figura: “Sì ma con una portata massima di 2,5mc/sec. né si può aumentare” di MARINA DE MICHELE Solo una tappa, seppure importante, di un percorso che si prospetta ancora molto lungo. Dalla firma della convenzione tra Provincia e Comune del 31 gennaio 2008 per la costruzione di un’ormai quasi mitico canale di gronda all’Epipoli (“del progetto si parla dal 1995” evidenzia Pasquale Aliffi, promotore del comitato cittadini Epipoli/ Pizzuta) con la quale l’ente di via Malta si impegnava a realizzare e quindi cedere al comune di Siracusa l’opera in questione, sono passati 5 anni: la consegna è avvenuta il 13 marzo scorso. “Abbiamo assistito a vere e proprie peripezie burocratiche dovute in particolare all’esproprio di terreni – commenta Aliffi – ma ora l’opera c’è, anzi più esattamente ce n’è solo una parte perché l’altra metà del finanziamento che ne prevedeva il completamento si è persa nel tempo, forse anche per il passaggio dalla lira all’euro. Non è vero però, come ho ascoltato io stesso dall’ex sindaco Visentin che non c’è lo scarico a mare perché, come ho potuto verificare, già esiste un collegamento con il Canale Grimaldi, lo stesso che raccoglie le acque del depuratore di Contrada Canalicchio. E seppure è vero che si è in attesa di un riordino di tutto il sistema idrogeologico dei Pantanelli, un progetto da 8 milioni di euro presentato a maggio del 2012 dal comune alla regione, è possibile sin da ora programmare meno dispendiosi piani di pulitura del canale oggi infestato da vegetazione spontanea”. Secondo l’ingegnere Andrea Figura, in realtà, il problema è di maggiore complessità perché secondo le prescrizioni del Genio Civile la portata al momento consentita è di soli 2,5 mc al secondo, a fronte dei 6/7 mc complessivi, e una quantità maggiore non potrebbe essere riversata nell’area dei Pantanelli prima dei necessari interventi trattandosi di una zona inserita nel Pai, a rischio idrogeologico quindi e per la quale necessitano specifiche autorizzazioni regionali. Da quantificare esattamente anche i mc che il nuovo edificato dell’Epipoli, la miriade di abitazioni in cooperativa, riverseranno nel canale di gronda, paradossalmente uno dei primi interventi di corretta gestione delle acque bianche perché forse solo in pochi sanno che l’amministrazione della città di Siracusa ha consentito di costruire e realizzare case su case senza che si provvedesse correttamente allo smalti- mento delle acque bianche, per lo più abitualmente eliminate tramite dispersione nel terreno o pozzi. Per dirla più efficacemente: dagli anni 70 in poi la stragrande maggioranza delle concessioni edilizie, in particolare nelle aree periferiche della città, e quindi soprattutto nell’ultimo decennio di edificazione selvaggia (il prg monumento alla saggezza e competenza della classe tecno-politica!), sono state rilasciate in assenza delle indispensabili opere di urbanizzazione, “dimenticando” di fatto la realizzazione di un’adeguata canalizzazione delle acque bianche, rete che avrebbe dovuto essere predisposta dal Comune o, in mancanza, dai costruttori stessi in base a quella che viene considerata la legge fondamentale dell’urbanistica: la n.1142 del 1942. Così, ci si è sempre limitati a predisporre la fognatura per le acque nere, l’illuminazione, le strade, ma si sono “trascurate” le acque bianche, realizzando in questo modo eccezionali risparmi. Nell’offerta Sky, la cessione di energia per gli immobili interessati ai lastrici solari era del 100% Fotovoltaico Avola. Stranissimo l’accordo di prelazione di Val di Noto Energy che sugli impianti di proprietà del Comune assegnava ad esso solo 195 kWp La vicenda fotovoltaico di Avola non smette di stupirci e l’approfondimento continuo e costante della tematica lascia sempre più sgomenti. I passaggi storici che hanno accompagnato la frettolosa scelta dell’amministrazione comunale sono ormai scolpiti nelle nostre menti: Sky Energy e Val di Noto Energy che presentano le proprie offerte al comune di Avola per l’installazione dei pannelli fotovoltaici; il confronto tra le proposte, realizzato da una commissione nominata dal sindaco il 6 novembre 2012; la commissione Brex che valuta la proposta della Sky Energy più vantaggiosa; la Val di Noto che si avvale del provvidenziale diritto di prelazione aderendo alle condizioni offerte da Sky Energy ed impegnandosi a realizzare gli impianti fotovoltaici. Ma tra il dire e il fare, si sa, c’è di mezzo un oceano e i documenti attuali attestano che il diritto di prelazione non è stato esercitato con tutti i crismi dovuti in quanto la Val di Noto non ha pareggiato l’offerta Sky Energy sulla previsione di cessione di energia per autoconsumo per gli immobili interessati. Entriamo più nel merito: nell’avviso di interesse pubblicato dagli uffici comunali a firma dirigente dell’area 4, Gaetano Brex, veniva chiaramente detto che tutte le proposte pervenute nei termini previsti sarebbero state sottoposte alla valutazione di una commissione giudicatrice nominata dal Sindaco, secondo uno schema di punteggi che prevedeva 6 voci, una delle quali “Previsione di cessione di energia per autoconsumo per gli immobili interessati”. In questa voce la Sky Energy aveva ricevuto il punteggio massimo proprio perché nella sua proposta la cessione di energia per autoconsumo per gli immobili interessati ai lastrici solari era del 100%: ciò vuol dire che Sky Energy cedeva il 100% dell’energia prodotta dagli impianti al comune. Dunque una proposta che destinava all’autoconsumo del comune avolese il totale degli impianti realizzati. Cosa accade però? Val di Noto Energy dichiara di pareggiare l’offerta e esercita il diritto di prelazione ma nello schema dell’accordo di collaborazione del 16/11/2012 compare a piè di tabella inserita nell’art 3 un piccolissimo trafiletto “per gli impianti di proprietà del comune” nel quale si specifica che a quest’ultimo vengono assegnati solo 195 kWp. Pertanto, in aperta difformità alla proposta Sky (a cui la stessa Val di Noto aveva dichiarato di aderire) Val di Noto cede solo una parte dell’energia prodotta dagli impianti installati sugli edifici comunali per una potenza complessiva di 195 kwp. Non il 100% di tutti gli impianti ma dei soli 195 Kwp ceduti al comune. In parole più semplici, con l’offerta Sky Energy tutta l’energia prodotta dagli impianti e non consumata dagli edifici interessati rimaneva nella piena disponibilità del comune che avrebbe potuto riutilizzarla o per altri edifici o cedendola all’Enel la quale avrebbe applicato una compensazione sulla base del meccanismo dello scambio sul posto (disciplinato dalla deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che definisce la regolamentazione del meccanismo che consente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta ma non immediatamente autoconsumata, per poi prelevarla in un momento successivo per soddisfare i propri consumi); in questo modo invece al Comune va una bassissima percentuale ( 5-6%) a fronte di circa 1.100 KWp ed oltre di potenza installati. E l’energia prodotta e non conteggiata dove va a finire? Certamente Val di Noto non si sarà lasciata sfuggire l’occasione di utilizzare (come consentito dal conto energia) il regime di vendita, peraltro cumulabile con gli incentivi statali. Se Val di Noto avesse correttamente esercitato il diritto di prelazione avrebbe dovuto in toto adeguarsi all’offerta migliorativa di Sky: invece nessun pareggiamento dell’offerta e grande gabbo per il Comune di Avola che si vede impegnati i tetti per 20 anni e che avrebbe potuto usufruire di molti e molti kWp in più di quel misero 195 assegnatogli. Tra l’altro non ci risultano documenti attraverso i quali la commissione Brex abbia certificato il pareggio della Val di Noto sulla Sky Energy soprattutto a fronte dello schema di valutazione che vedeva Val di Noto con un totale di 14 punti e Sky Energy a 61punti, 40 dei quali attribuiti alla Sky proprio per la previsione di concessione di energia per autoconsumo per gli immobili interessati al 100%. Ben 47 punti di distacco! Dov’è finito il verbale di pareggio? E nella ipotesi, appunto ipotesi, che esista, il diritto di prelazione non va forse esercitato a parità di condizioni? Perché un comune, che aveva diritto al 100% dell’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici si accontenta di una potenza tanto irrisoria quanto discutibile? Ciò non ha forse arrecato un danno erariale alle casse comunali privandole di un notevole introito? Perché l’amministrazione non ha scelto altre strade? Ciò che amareggia è l’aver compreso che non è stata realizzata la migliore scelta: quella di difendere gli interessi e le tasche dei cittadini comunque si chiami un’azienda. La commissione capitanata dal Dirigente Brex ha letto bene le proposte? Il sindaco ha valutato bene le carte? Se l’obiettivo dell’amministrazione era far guadagnare-risparmiare l’erario, il sindaco Cannata ha certamente realizzato un cattivo affare. Ecco perché sarebbe stata più idonea una gestione in house: più trasparente, più ricca, e con meno gatte da pelare per un’amministrazione che ha sempre detto di aver inserito la legalità tra i punti fondanti del proprio lavoro. E poiché non abbiamo ancora ricevuto una risposta all’ultima domanda del precedente numero, riteniamo opportuno rilanciarla: signor sindaco è indispensabile ed urgentissimo chiedere il parere di legittimità all’autorità di vigilanza sui contratti pubblici (AVCP), ente terzo il cui compito è di vigilare sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, sull’osservanza delle norme del Codice nonché sulla regolarità delle gare sui contratti pubblici. Non si sottragga perché i suoi concittadini, anche quelli che l’hanno votata, vogliono sapere cosa sta accadendo nella vostra realtà. Concetta La Leggia Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] Angelo Rabbito (Forestale): “Ha completamente stravolto l’assetto della zona del Martin Pescatore” Cancelli di Cavagrande, revocato al titolare dell’area attrezzata il protocollo d’intesa con l’Assessorato Territorio e Ambiente di STEFANIA FESTAt Revoca in autotutela dei nulla osta e del protocollo d’intesa stipulato nel 2007 con l’Azienda foreste demaniali di Palermo e con l’assessorato regionale territorio e ambiente più due procedimenti, uno penale e uno amministrativo, aperti: è questo l’epilogo, almeno per il momento, della vicenda del Martin Pescatore all’interno della riserva naturale orientata Cava Grande del Cassibile. La presenza dei due cancelli che sbarrano l’accesso al fiume e il pagamento di un pedaggio qualora di decidesse di proseguire sono, infatti, solo la punta dell’iceberg dell’enormità di infrazioni commesse dal titolare di quella che, nelle intenzioni originarie, sarebbe dovuta essere un’area attrezzata e centro di divulgazione scientifica, sede di studio naturalistico e di formazione per le scuole. Il titolare dell’area attrezzata Martin Pescatore, proprietario del 20% del terreno e affittuario del restante 80% dei lotti sui quali insiste l’area, aveva stipulato nel 2007 un protocollo d’intesa con l’Azienda foreste demaniali di Palermo e con l’assessorato regionale territorio e ambiente, in virtù del quale si è sentito ‘autorizzato’ a realizzare quei lavori e quelle modifiche oggetto della contestazione da parte degli enti competenti. “Questa persona – ci spiega il commissario Angelo Rabbito, comandante del nucleo operativo provinciale del corpo forestale di Siracusa – si è rifatto in massima parte a questo protocollo d’intesa che, tra l’altro, è stato totalmente disatteso dal suo modus operandi. Tutto quello che aveva intenzione di fare doveva essere preventivamente concordato con l’ente gestore riserva, l’azienda foreste demaniali, con il quale avrebbe dovuto stipulare quanto meno una fase operativa a livello locale del protocollo già esistente, cosa che non è mai avvenuta. In seguito avrebbe potuto procedere alla realizzazione delle opere, ovviamente per quelle assentibili, non per tutto ciò che è stato fatto all’interno dell’area stessa. Allo stato attuale, anche questo protocollo d’intesa è stato revocato in autotutela.” L’elenco delle infrazioni contestate è piuttosto lungo, dalla realizzazione di recinzioni abusive al danneggiamento del patrimonio botanico, dalla creazione di due sentieri al mancato possesso delle autorizzazioni necessarie per la realizzazione di alcuni lavori. L’impossibilità di accedere al fiume, infatti, è stata oggetto di contestazione non solo da parte di utenti o delle associazioni ambientaliste, ma perfino da parte dell’Arpa, che ha segnalato per iscritto di non riuscire più a campionare il fiume per mancanza di accesso allo stesso. “Per quanto riguarda le recinzioni, – commenta il commissario Rabbito – se avesse lasciato ogni 20 metri un varco pedonale avrebbe tutelato la riserva perché spesso là ci vanno con i fuoristrada o con le moto. In questo modo, invece, si sarebbe consentito l’accesso solo ai pedoni, creando così un servizio per la riserva. Per quanto riguarda il resto, è stato completamente stravolto l’assetto dell’area tant’è che, l’ultima volta che mi sono recato lì, ho dovuto cambiare i miei punti di riferimento per orientarmi.” Il depauperamento e danneggiamento subito dalla flora endemica, e conseguentemente dalla fauna, è sconcertante. La flora, come ci spiega il comandante del NOS, non è costituita solo da alberi ed arbusti, ma anche da cespugli che offrono riparo alla fauna stanziale per la nidificazione. Il titolare del Martin Pescatore avrebbe dovuto effettuare un diserbamento differenziato, interpellando un agronomo per riuscire a distinguere le piante endemiche da quelle infestanti, per procedere poi all’eliminazione solo di queste ultime. Invece, per consentire e facilitare il transito ai visitatori, ha fatto letteralmente ‘piazza pulita’, tagliando anche di netto tronchi e branche di alberi che, in qualche modo, offrivano riparo alla vegetazione. A tutto questo bisogna aggiungere anche la questione dei biglietti fatti pagare ai più o meno ignari visitatori. “Benché non avesse ancora nessuna autorizzazione - continua il commissario Rabbito – già dalla scorsa estate aveva avviato la fruizione del sito facendosi pagare i ticket. Era sì previsto un corrispettivo, ma anche questo doveva essere preventivamente autorizzato, regolato con un protocollo con l’ente gestore locale al fine di stabilire le percentuali, quindi le spettanze sue e quelle dell’azienda. Quest’ultima avrebbe poi reinvestito le economie per la manutenzione del sito, per non parlare poi delle tasse non pagate da questo signore sulla vendita dei biglietti.” L’unica opera realizzata a regola d’arte, con tutte le autorizzazioni valide e che avrebbe potuto dare nuova linfa e impulso alla riserva è stata la ristrutturazione di un vecchio immobile, grazie ai fondi POR, trasformato in un centro finaliz- zato alla divulgazione scientifica, allo studio naturalistico e come sede per la formazione per le scuole. Anche questa autorizzazione, però, è stata sottoposta a revoca. “Questa attività – afferma il comandante del NOS – era funzionale alla struttura ricettiva e viceversa. Venendo meno il discorso dell’utilizzo dell’area ai fini di fruizione e di manutenzione, viene meno anche il discorso della formazione e della divulgazione scientifica. Molto probabilmente, il titolare del Martin Pescatore sarà costretto, tra un periodo più o meno lungo, a restituire i fondi del POR.” Affinché la revoca diventi operante, tuttavia, è necessario attendere i 30 giorni di tempo stabiliti dalla legge per la presentazione di eventuali ricorsi o osservazioni da parte dell’interessato, dopodiché il titolare sarà costretto a ripristinare il sito nella sua forma originaria. “Con l’Anci e altri sindaci siciliani premiamo sul Governo perchè esenti i piccoli Comuni” Il sindaco di Ferla: “Il patto di stabilità è un commissariamento finanziario Nell’esercizio in corso dovremo risparmiare 374mila euro. Impossibile” “Per chiudere i conti dovremmo necessariamente aumentare le tasse locali” Il sindaco Michelangelo Giansiracusa, anche nella qualità di assessore al Bilancio, ha convocato un incontro con la Giunta Comunale e con i consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, avente ad oggetto la grave crisi finanziaria in cui versano gli Enti municipali. Ciò anche alla luce dell’applicazione del patto di stabilità interno a carico dei piccoli comuni. “L’applicazione del patto di stabilità interno per i piccoli comuni - afferma Giansiracusa - significherà la fine per gli enti di minore entità demografica di una reale autonomia gestionale, inoltre non potranno essere garantiti i servizi più elementari senza un aggravio a carico della collettività. Stiamo subendo una sorta di commissariamento finanziario che riteniamo inaccettabile. Siamo in contatto con altri sindaci siciliani e con l’ANCI che sta conducendo una battaglia a Roma affinché venga esclusa l’applicazione del patto di stabilità interno per i Comuni con popolazione compresa fra i mille e i cinquemila abitanti”. “L’applicazione del patto per il nostro comune - conclude Giansiracusa- ci impone di risparmiare 374.000 euro per l’esercizio in corso. Nonostante i notevoli risparmi ottenuti e l’opera di razionalizzazione realizzata negli ultimi 18 mesi da parte dell’Amministrazione, sarà quasi impossibile ga- rantire tale obiettivo senza gravare sulle tasche dei cittadini. Circostanza, quest’ultima, che vorremmo scongiurare stante la difficoltà economica in cui versa la stragrande maggioranza della popolazione. Auspichiamo, quin- di, che il governo nazionale adotti, in tempi brevi, un provvedimento urgente come ha fatto con il decreto per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione”. Concetto Rossitto 3 Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] Quella strana transazione con cui l’ASP revocava una sospensione e il procedimento per presunto mobbing 4 Ma chi è Emanuele Attardi, questo direttore del Pronto Soccorso nominato mentre si celebrava un processo penale contro di lui? di ALESSANDRO MORALEt Il pronto soccorso dell’Umberto I di Siracusa è oggetto di numerose controversie che vedono protagonista il sessantaquattrenne direttore Emanuele Attardi. Il professionista a detta di alcuni sembra vittima di operazioni interne al reparto che mirano alla sua delegittimazione allo scopo di avvicendarlo, a detta di altri esercita il suo potere professionale trasgredendo reiteratamente leggi, regolamenti, buone norme di comportamento nel rispetto dei collaboratori, altri ancora si dicono indignati in quanto sembra essere impunito perché protetto da ipotetici poteri forti. Cercheremo di raccontare fatti che sono di nostra conoscenza, per aiutare chi legge a farsi una sua opinione. Ricercando dichiarazioni o denunce per trovare conferme, e rendere plausibile la tesi del tentativo di delegittimare il direttore, si rischia di rimanere delusi; solo le dichiarazioni della Cisl hanno esternato alla stampa uno pseudo complotto, ma sembra poco chiaro su chi siano i protagonisti. A essere onesti, queste dichiarazioni non risultano accompagnate da fatti concreti e rischiano di essere considerate semplici illazioni che non rendono giustizia a nessuno e mettono alla luce una certezza che preoccupa molto: in quel reparto non vi è un clima sereno. In una così complessa e delicata attività sanitaria, tutto questo può influire negativamente, compromettendo l’obbiettivo finale, che deve mirare a dare risposte adeguate alle esigenze dei cittadini che lì si rivolgono nei momenti più drammatici della loro vita. A favore del direttore possiamo dire che riesce quasi sempre a far valere le sue ragioni e questo ha sicuramente un valore importante. Ad avvalorare l’altra tesi che tende a delegittimare Attardi c’è molto materiale, anche se non sembra essere efficace per dimostrare le ragioni di chi a lui si oppone. Proporremo solo alcuni fatti per non rischiare di essere troppo noiosi. Un esponente sindacale, questa volta della funzione pubblica Cgil , ha reso dichiarazioni attraverso la stampa parlando di problemi sindacali ed ha anche segnalato che il direttore del Pronto Soccorso ha istituito un ambulatorio per i codici bianchi aperto dalle ore 8.00 alle ore 20.00 ma in cui fa lavorare per punizione un dirigente medico nelle ore notturne, ovviamente senza che lo stesso possa svolgere alcuna attività assistenziale, sprecando in tal modo risorse della stessa azienda. A questo punto ci sembra doveroso ricordare al direttore, che percepisce più di 116.000 euro lordi annui, e ai vertici aziendali che una così complessa azienda com’è l’ASP di Siracusa esiste perché finanziata dagli euro dei cittadini, che pagano tasse a volte sopra le proprie possibilità per renderne possibile il mantenimento. Ma chi è Attardi? E cosa fa sorgere il dubbio che sia intoccabile? Probabilmente è un ottimo professionista, ma curiosando nella storia della sua carriera professionale ci accorgiamo di un fatto che ci obbliga a porre una doman- da ai vertici dell’azienda e della regione siciliana: Può un dirigente medico essere nominato direttore di reparto durante un processo penale che lo vede imputato per essersi rifiutato di visitare una bambina? Per il dottore Attardi è stato possibile. Infatti, prima di essere nominato direttore, quando era ancora medico di turno presso il pronto soccorso dell’Umberto I, è stato sottoposto a procedimento penale ed è stato imputato per il rifiuto di visitare una ragazzina, nonostante presentasse evidenti sintomi di malessere: è per questa imputazione che in primo grado è stato condannato alla pena di mesi 5 di reclusione e all’interdizione per tale periodo dai pubblici uffici. Ma nel frattempo è nominato direttore del pronto soccorso. Comunque, in secondo grado, la corte di appello di Catania ha emesso una sentenza definitiva dichiarando di non doversi procedere a carico dell’appellante perché il reato, per prescrizione, ossia per decorrenza dei termini, era ormai estinto. Nel resto, la Corte conferma e lo condanna alla rifusione in favore della parte civile delle spese processuali e al risarcimento danni come da sentenza di primo grado, in quanto non è emerso nessun elemento che potesse far dichiarare l’imputato assolto. Molte le denunce all’ autorità giudiziaria che segnalano presunti reati da parte del direttore, sia nei confronti di operatori sanitari che di cittadini, eppure egli non sembra avere problemi oggettivi che in qualche modo possano giustificare tanto malcontento. E’ stato dichiarato appena un anno fa dal direttore sanitario Vaccarisi : “Il Pronto soccorso dell’Umberto I non ha alcuna carenza di organico né di attrezzature. Mai come ora il Pronto soccorso ha avuto una dotazione organica così completa”. Altri dubbi in merito sono stati posti anche da personalità di livello nazionale. Un componente della Commissione nazionale sugli errori sanitari, che ha compiuto una serie di ispezioni, soprattutto dopo avere visionato un video che ritrae il dott. Emanuele Attardi mentre minaccia un’infermiera (video depositato in Procura, insieme a tre denunce dalla presunta vittima per mobbing), resosi conto personalmente della situa- zione ha dichiarato che avrebbe presentato una dettagliata relazione alla Commissione, per poi informare il ministro sullo stato di salute della Sanità a Siracusa, che considera gestita con metodi che fanno emergere più ombre che luci nell’intero sistema. Ma i vertici aziendali hanno in qualche modo cercato una soluzione a questi problemi, che ledono l’immagine dell’ azienda stessa? Sembrerebbe di no. Anzi, il dottor Attardi, oltre alle incresciose immagini video che lo ritraggono con evidenti atteggiamenti minacciosi nei confronti di una infermiera, era già implicato in altre vicende e sempre per presunte minacce, questa volta esercitate nei confronti di direttori di reparto di altre strutture ospedaliere provinciali, per le quali, dopo un procedimento disciplinare aziendale, veniva sanzionato con 30 giorni di sospensione; ma, successivamente, egli ricorreva in giudizio contro la sospensione, perché l’Ufficio Competente per i Procedimenti Disciplinari dell’ASP aveva fatto decadere i termini dell’istruttoria, e chiedeva un risarcimento all’ASP. Per questi motivi le parti sono addivenute a un accordo transattivo nel quale l’ASP di Siracusa, in persona del suo commissario straordinario e legale rappresentante protempore, si impegnava a revocare il provvedimento di sospensione di 30 giorni ed ogni ulteriore, conseguente, provvedimento connesso. A fronte degli adempimenti assunti dall’ASP di Siracusa, il dott. Attardi rinunciava ad ogni conseguente azione anche risarcitoria per il danno reddituale e areddituale patiti in conseguenza del provvedimento disciplinare revocato. A questo punto succedeva qualcosa di clamoroso che merita particolare attenzione. L’ASP Siracusa si obbligava anche a revocare il procedimento avviato per il caso del video che ritrae il dottore mentre minaccia un’infermiera, episodio che non sembra in alcun modo conseguente a quello che lo vedeva sanzionato con 30 giorni di sospensione, anche se il filo conduttore è sempre lo stesso, presunte minacce. In seguito a questo accordo transattivo è comunque stata esposta denuncia anche nei confronti del commissario Zappia. Il dottor Attardi è stato anche definito (lettera del sindacalista Nardi al nostro giornale, ndr) un Direttore con licenza di dire ciò che vuole e che sembra godere di eccessiva tutela garantista da chi dovrebbe intervenire. Si è anche reso protagonista di dichiarazioni alla stampa che hanno denunciato carenze dal punto di vista organizzativo aziendale, poi subito smentito dai suoi superiori che hanno definito infondate le sue dichiarazioni e lo hanno ammonito per aver esternato problemi aziendali alla stampa, da regolamento vietate e che prevedono azioni disciplinari anche gravi; ma ancora una volta viene graziato. Ha anche messo in atto una strana protesta nei confronti di suoi collaboratori, dal nostro giornale puntualmente documentata, consistente nell’affissione, al pronto soccorso, di volgari ordini di servizio firmati ed esposti pubblicamente, che segnalavano problemi interni, scelta ancora una volta lesiva per l’immagine dell’azienda e che offende anche la dignità di chi al suo interno lavora e dei cittadini siracusani, ma per questo è stato sanzionato incredibilmente dall’ordine dei medici. Sembra un’opera teatrale pirandelliana dall’ipotetico titolo “il piacere dell’arroganza”. Ultimo atto, dodici su tredici medici in servizio al pronto soccorso si sono coalizzati per chiedere il loro trasferimento per incompatibilità ambientale se il tredicesimo ed ultimo medico non fosse stato allontanato. Sembra ripristinato l’ostracismo, strana procedura adottata dagli ateniesi che anche solo per antipatia, recandosi all’agorà, segnavano un nome su una pietra e se questo nome raggiungeva il numero di 6000 segnalazioni veniva cacciato da Atene, ma lì serviva per combattere il mito della personalità e secondo Plutarco era una moderata soddisfazione generata dall’ invidia. Nel 2013 è complicato far credere che questa non sia un’azione determinata da pressioni che hanno reso tale coalizione unanime perché probabilmente, vedendo l’impunità di certi dirigenti, come regola, si crea tra i lavoratori un clima di sudditanza per cui, assecondando qualsiasi richiesta provenga da costoro, sperano di garantirsi la tranquillità nell’ambiente lavorativo. In un periodo come questo, nel quale in Sicilia si respira aria di cambiamento, la città di Siracusa non riesce a risorgere e, pur di fronte a situazioni clamorose, nessuno prende posizione per dare risposte serie e speranza alla gente che viene sistematicamente umiliata nella dignità. A questo punto non si può altro che sperare nel presidente della regione Rosario Crocetta e nell’assessore Borsellino che guardino anche in questa città per il ripristino della legalità e, se a conoscenza dei fatti, attivino tutti i mezzi a loro disposizione per mettere fine a questi giochi di potere ridicoli e arcaici che danno adito al sospetto della possibile esistenza di una lobby di potere che protegge chi ne fa parte a discapito dei più deboli. Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] La prudente formula dubitativa del Consiglio sventolata come un presunto “successo definitivo” SAI8 esulta: “Tornano i commissari”. Ma sono soltanto cavolate sesquipedali! Il CGA confessa un “sommario esame” e si schermisce “non sembra applicabile” di CONCETTO ROSSITTO Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una offensiva mediatica di SAI8 contro i Sindaci resistenti alla consegna degli impianti. La società di gestione ha sventolato l’annuncio di una sentenza del CGA, trionfalmente spacciata dalla stampa meno accorta come “definitiva” e tale da sancire “l’obbligo” per i Comuni “inadempienti” di consegnare gli impianti al “legittimo” gestore. I commissari sarebbero stati reintegrati e dovrebbero “senza indugio procedere alla consegna degli impianti idrici alla Sai 8 qualora i Comuni si rifiutassero ancora di adempiere alle disposizioni del Cga.” Cavolate sesquipedali! I nostri lettori certamente ricorderanno che tra gli ultimi atti (o misfatti?) compiuti dal governo Lombardo ci fu l’ennesima nomina (firmata, com’è noto, da un assessore regionale, Claudio Torrisi, padre dell’ing. Salvatore Torrisi di SAI8) di commissari ad acta, inviati presso i vari Comuni resistenti per procedere alla consegna degli impianti idrici alla contestatissima società di gestione. E ricorderanno che anche tale manovra fu sventata grazie all’opposizione fiera e decisa dei Sindaci, affiancati dai loro colleghi che hanno già sperimentato la cattiva gestione di SAI8 (Orazio Scalorino, Sebastiano Scorpo, ecc.) e da nutrite schiere di cittadini indignati. E non hanno certo dimenticato che tale nomina (discutibilissima per vari aspetti, compreso quello legato alla parentela dell’ex assessore con il dirigente della società beneficiaria dell’atto) fu neutralizzata in quanto contrastante con la legge blocca nomine (L.R. 22/1995, integrata dalla L.R. 43/2012). Ora la recente sentenza del CGA (n.127/2013 del Reg. Ordinanze; Reg. generale 26/2013), secondo SAI8 e qualche organo di stampa piuttosto superficialmente informato, riattiverebbe i Commissari ad Acta della Regione per costringere i Comuni “ribelli” a consegnare gli impianti e a rispettare la “normativa”. Scrive infatti un noto quotidiano diffuso dalle nostre parti: «I Comuni di Melilli, Avola, Buscemi, Sortino, Ferla, Canicattini, Cassaro, Carlentini, Francofonte, Rosolini e Palazzolo, i cui sindaci si sono «ribellati» alla Sai 8 non consegnando gli impianti idrici e fognari come stabilito dalla normativa, dopo tante battaglie giudiziarie, dovranno rassegnarsi a farlo. Il Cga (Consiglio di Giustizia Amministrativa) ha infatti sancito, con sentenza definitiva, l’obbligo dei Comuni inadempienti di consegnare gli impianti al legittimo gestore: Sai 8 appunto. […] Per effetto della decisione del Cga, sono tornati pienamente operativi i commissari ad acta che erano sta- ti nominati dall’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo. Il Tar (Tribunale amministrativo regionale), accogliendo il ricorso dei sindaci «ribelli», aveva sospeso la nomina di questi commissari. Ora, però, il Cga, ribaltando la sentenza del Tar, ha reintegrato gli stessi commissari, che dovranno, senza indugio, procedere alla consegna degli impianti idrici alla Sai 8 qualora i Comuni si rifiutassero ancora di adempiere alle disposizioni del Cga.» La Civetta si chiede se questa sia informazione corretta o semplice divulgazione di contenuti estrapolati da qualche comunicato di parte. Per noi questa è semplicemente una versione delle cose che riflette il punto di vista e gli interessi di SAI8. Proviamo a precisare la questione. Innanzitutto non si tratta affatto di una sentenza definitiva. Bene ha fatto il sindaco di Canicattini, Paolo Amenta, a precisare nella sua vibrante risposta, fornita in qualità di vice presidente dell’ATO idrico e di ANCI Sicilia, che la sentenza del CGA “non entra nel merito dei contenuti del nostro rifiuto, bensì si limita solo ed esclusivamente a valutare la legittimità delle nomine dei Commissari ad Acta”. Verissimo! Riportiamo la sentenza: «Considerato che la questione di legittimità costituzionale dell’art. 1 della L.R. n. 2 del 2013 non risulta rilevante nella presente sede di appello cautelare e comunque necessita di attento approfondimento in fase di merito, alla luce della ulteriore attività della Regione; considerato che l’art.3 bis della L.R. 22/1995, a un sommario esame proprio della fase cautelare, non sembra applicabile alla nomina di commissario ad acta a t.d. (scilicet tempo determinato) per il compimento di specifica attività amministrativa sostitutiva; considerato che l’ordinanza impugnata va riformata nella sola parte in cui ha sospeso il provvedimento impugnato, ferma restando la fissazione dell’udienza del gennaio 2014 per il giudizio di merito avanti al TAR; P.Q.M. il Consiglio di Giustizia Ammini- strativa per la Regione Sicilia in sede giurisdizionale accoglie l’appello in epigrafe nei sensi di cui in motivazione. » Semplifichiamo: SAI8 ha sollevato la questione della legittimità costituzionale della legge Crocetta (L.R. 2/2013), ma il CGA ha ritenuto irrilevante tale questione in questa fase e si riserva un approfondimento di essa alla luce della ulteriore attività legislativa sul tema. La nullità della nomina dei commissari ai sensi della L.R. 22/1995 detta blocca-nomine “ad un sommario esame proprio della fase cautelare, non sembra applicabile” alla nomina dei commissari ad acta, che devono agire a tempo determinato; pertanto l’ordinanza del TAR va modificata nella sola parte in cui ha sospeso il provvedimento di nomina degli stessi commissari, ma l’intera questione è rimandata all’udienza del gennaio 2014 per il giudizio di merito avanti al TAR. Si notino le espressioni “ad un sommario esame” e “non sembra applicabile”, con cui il CGA formula la sentenza “in fase cautelare”. Si direbbe quasi che il CGA abbia adottato una prudente formula dubitativa. Ma tanto è bastato a SAI8 per indurla a sventolare un presunto successo definitivo. Mentre invece il modesto risultato ottenuto, a nostro avviso, è per la società di gestione come aver pescato un due di coppe durante una partita in cui il seme briscola è mazze. Che per effetto della sentenza del CGA siano “tornati pienamente operativi i commissari ad acta” è, a nostro avviso, una clamorosa bufala per il semplice motivo che la missione oggetto dell’incarico non risulta più espletabile, ora per allora, in quanto oggi esiste la legge Regionale Crocetta, per l’esattezza la L.R. n 2 / 2103, che al comma 6 dell’art. 1 così recita: “6. Nelle more dell’approvazione della legge di cui al comma 5, i Comuni che non hanno consegnato gli impianti ai gestori del servizio idrico integrato continuano la gestione diretta.” A noi pare che l’indicativo prescrittivo, contenuto in tale formulazione, non lasci spazio a dubbi interpretativi: i Comuni che non hanno consegnato gli impianti devono continuare ad esercitare la gestione diretta. Poi… si vedrà. Nessun commissario ad acta potrà ignorare o infrangere questa precisa prescrizione dettata da una legge, basandosi su una nomina (pur ritenuta valida dal CGA) ricevuta dal trapassato governo regionale. Un atto amministrativo di ieri contro una legge oggi in vigore! Esiste una gerarchia delle fonti normative. Ed è indiscutibile che una legge valga più di un atto amministrativo di nomina di commissari. I soli a poter rivendicare risarcimenti sono i Comuni già gestiti da SAI8 cui la società deve ingenti somme Inadempienti i Sindaci? Paolo Amenta: “Da quale pulpito...” Ci sembra parimenti una bufala asserire, sulla base della sentenza sopra riferita, che i sindaci che si sarebbero «ribellati» alla Sai 8 «non consegnando gli impianti idrici e fognari come stabilito dalla normativa, dopo tante battaglie giudiziarie, dovranno rassegnarsi a farlo.» Precisiamo, innanzitutto, che i Sindaci non si sono affatto ribellati ad alcuna non meglio precisata “normativa”, ma stanno responsabilmente e civicamente esercitando una coraggiosa resistenza di fronte alla società di gestione (inadempiente rispetto agli impegni contrattuali assunti), la quale pretende di imporre unilateralmente il rispetto del contratto solo ed unicamente alla controparte, quella pubblica. Non ci pare che sia corretto riferire in modo distorto e superficiale questa complessa situazione, come ci sembra faccia una stampa troppo frettolosa. Far passare per eversori, che si ribellano al rispetto delle norme, i Sindaci, che hanno mille buone ragioni dalla loro parte, non ci sembra che sia un buon servizio all’informazione. L’obiettivo dell’offensiva mediatica sferrata da SAI8 sembra quello di esercitare pressioni psicologiche sui Sindaci, inducendoli a desistere, come purtroppo ha fatto recentemente uno di loro, Alfio Mangiameli di Lentini, che ha consegnato gli impianti. Infatti la nota del gestore così conclude: «La Sai 8 confida nel pieno e spontaneo rispetto dei provvedimenti dell’Autorità giudiziaria da parte dei Comuni che hanno visto ancora una volta sconfessato il tentativo di sottrarsi a chiari obblighi di legge e contrattuali, con pretestuose e infondate azioni giudiziarie». Per SAI8 sarebbero pretestuose ed infondate le azioni giudiziarie dei Sindaci che si oppongono alla consegna degli impianti a un gestore che ha ottenuto l’affidamento sulla base di una procedura di gara illegittima (giudicata tale dal CGA) e mantenuta attraverso manovre poco chiare, che si sono concretizzate persino in accuse (rivelatisi poi infondate) contro il presidente dell’ATO Nicola Bono, che si vide costretto a dimettersi da tale funzione proprio a causa della denuncia sporta contro di lui. La realtà che sta sotto gli occhi di tutti i cittadini è esattamente opposta: è SAI8 che si è sottratta ai suoi obblighi contrattuali; è SAI8 che sta cercando in tutti i modi di allontanare quella risoluzione del contratto che il mancato rispetto delle clausole fideiussorie ha reso improcrastinabile; ed è SAI8 che dovrà difendersi dalla controffensiva giudiziaria annunciata in conferenza stampa da Nicola Bono, quando ha riferito che il procedimento a suo carico è stato archiviato per assoluta insussistenza dei fatti attribuitigli. Noi riteniamo che l’attuale offensiva mediatica di SAI8 possa avere un solo obiettivo: tentare di piegare i sindaci e di indurli a consegnare gli impianti per risultare pienamente insediata nel- la funzione di gestione del servizio idrico prima che l’attività legislativa regionale, annunciata e avviata con la L.R. 2 / 2013 in tema di ripubblicizzazione, si dispieghi pienamente. Forse in tal modo SAI8 pensa di poter opporre una resistenza più efficace alla legge in gestazione o spera di lucrare, eventualmente, più consistenti risarcimenti per danni emergenti. Noi invece riteniamo che i soli a poter rivendicare risarcimenti siano i Comuni già gestiti da SAI8 (ai quali la società deve rimborsare ingenti somme per energia elettrica consumata dagli impianti di sollevamento e pompaggio dell’acqua dai pozzi trivellati) nonché i cittadini di Siracusa e di un quartiere di Lentini, ai quali è stata fatturata a prezzo intero acqua non potabile, che doveva esser fatta pagare a tariffa dimezzata. E forse anche tutti gli altri cittadini, se le tariffe attualmente praticate risulteranno illegittime. Auspichiamo che il nuovo Commissario dell’ATO, dott. Ferdinando Buceti (già vicequestore della DIA) possa fare chiarezza su tutto. Noi seguiremo gli sviluppi della vicenda ed informeremo puntualmente i lettori. Quanto alla sentenza, con tutto il rispetto che nutriamo per il tribunale che l’ha esitata, riteniamo che essa possa valere ben poco: meno del due di coppe quando il seme briscola è spade. Concetto Rossitto 5 Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] 6 I movimenti per il NO, in allarme, scrivono al presidente della Regione e all’Assessore all’Energia Non è finita. Il governatore Crocetta “apre” al rigassificatore E l’incubo ritorna, stavolta dall’ISAB controllata dai russi “I cittadini siciliani residenti nel cosiddetto “triangolo della morte” (Priolo-Melilli-Augusta) non possono ancora essere considerati carne da macello indifferentemente sacrificabile in nome del lucro ad ogni costo, tanto più che si tratta del lucro di pochi contro la salute e la vita di moltissimi”. Si chiude con queste parole il documento di protesta (nove pagine dense di contenuti) inviato dai movimenti per il No al Rigassificatore al presidente della Regione Crocetta e all’assessore all’Energia dopo le notizie di stampa in merito ad una ipotetica “apertura” del Presidente della Regione Sicilia alla realizzazione di un terminale di rigassificazione in zona industriale. Dopo avere ricordato il problema del rischio sismico discusso, in alcuni convegni, dal Prof. Alessandro Martelli, direttore centro ricerche ENEA di Bologna e Presidente del GLIS, e dal Prof. Nunzio Scibilia, docente di ingegneria civile e ambientale all’Università di Palermo e socio del GLIS, e posto all’attenzione la relazione su “Rischio industriale sul territorio della Regione Siciliana” redatta dal Dipartimento della Protezione Civile Servizio Rischi Ambientali e Industriali Siracusa, il parere dell’Assessorato Territorio e Ambiente depositato agli atti della conferenza dei servizi del 26 novembre 2009, la relazione per il piano strategico provinciale di Siracusa redatta dalla Prof. ssa Zaira Dato in data 15/01/2011, e la recentissima relazione resa il 14 febbraio 2012 dal Presidente Nazionale di Legambiente all’AGENPARL, nella quale si chiarisce che un eventuale fabbisogno di rigassificatori in Italia non eccede le 4 unità contro due già funzionanti, uno in dirittura d’arrivo a Livorno, uno già in fase di autorizzazione a Gioia Tauro ed un altro a Porto Empedocle, il documento a firma congiunta del dottor Eugenio Bonomo, della sig.ra Antonella Andolina, del prof. Luigi Solarino, del prof. Paolo Pantano (ma molti altri si stanno allertando), il documento affronta la possibilità che un incidente nell’area industriale possa determinare un “effetto domino”. “Storicamente sono avvenuti incidenti industriali classificati come rilevanti, causati da esplosioni o emissioni in atmosfera di sostanze tossiche, che hanno coinvolto i lavoratori interni agli stabilimenti, le popolazioni residenti, nonché i terreni, le coltivazioni, le falde idriche, e gli specchi d’acqua delle aree limitrofe agli eventi incidentali. Ciò ha comportato la classificazione dei territori dei comuni di Priolo Gargallo, Augusta e Melilli quali “Aree ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale”. In particolare negli ultimi 4 anni si è assistito ad una recrudescenza di eventi incidentali che hanno colpito il polo industriale di MelilliPriolo. Non è inadeguata la considerazione che tale reiterarsi di incidenti derivi, per gran parte, dalla vetustà degli impianti. Il nucleo storico del Polo Petrolchimico di Priolo Gargallo entrò in servizio agli inizi del 1950. Buona parte degli impianti, ancor oggi in esercizio, hanno quasi mezzo secolo di attività e la maggiore frequenza di incidenti o interruzioni programmate, con consequenziali sfiaccolamenti in torcia ed aumento delle emissioni in atmosfera, avviene proprio negli stabilimenti di primo insediamento nei quali le successive trasformazioni societarie, l’evoluzione dei cicli produttivi, e la diminuzione del personale addetto alle manutenzioni, hanno spostato gli obiettivi industriali verso minori investimenti sulla manutenzione degli impianti e sulla sicurezza. I continui incidenti che conseguono a quanto sopra rappresentato, mettono a repentaglio la sicurezza interna ed esterna agli stabilimenti “Dall’esame dei Piani di Emergenza Esterna redatti si è appurata la inadeguatezza della viabilità di emergenza o alternativa in caso di esodo guidato. Infatti, in molte realtà è insufficiente, o addirittura assente, una viabilità idonea a consentire un eventuale esodo “assistito” previsto dalla normativa. Grandi criticità sono riscontrabili anche nei piccoli centri abitati, quale Priolo, lì dove lo stabilimento a Rischio di Incidente Rilevante è praticamente situato all’interno del tessuto urbano. In questi casi la viabilità comunale risulta essere assai carente, pregiudicando, fra l’altro, la tempistica di pronto intervento calcolata nella redazione dei Piani di Emergenza Esterna. A tali carenze si aggiunge la mancanza di specifici presidi territoriali di emergenza sanitaria e di soccorso tecnico urgente, che prevedano fra l’altro la “Unità di Decontaminazione”, e/o i “Posti Medici Avanzati” ed altre unità idoneamente attrezzate per scenari di soccorso per incidenti industriali. “A fronte di tale descritta situazione, non risulta attuato alcun adeguamento dei Piani Regolatori Comunali ai rischi dell’area”. “L’area di Melilli-Priolo-Augusta, sulla carta ricadente in zona 2 (in una classificazione da 1 a 4 ove 1 è la zona di massimo rischio e pericolosità sismica), in quanto sede di impianti a RIR va considerata come ricadente in zona 1. In relazione a quanto previsto al comma 3 della citata OPCM, “entro 6 mesi dalla data della presente ordinanza, il Dipartimento della Protezione Civile e le Regioni, provvedono rispettivamente per quanto di competenza statale e regionale, ad elaborare il programma temporale delle verifiche, onde stabilire il livello di adeguatezza rispetto a quanto previsto dalla norma. La necessità di adeguamento sismico delle opere di cui sopra, sarà tenuta in considerazione dalle Amministrazioni pubbliche, nella redazione dei piani triennali ed annuali di cui all’art. 14 della L. 11/02/1994 n. 109, nonché ai fini della predisposizione del piano straordinario di messa in sicurezza antisismica di cui all’art. 80, comma 21, della L. 27/12/2002 n. 289” non risulta che siano stati posti in essere dalla Regione Siciliana interventi o statuizioni atti ad adempiere a quanto sopra lasciando, con non escludibile colpa omissiva, le popolazioni residenti in condizioni di gravissimo rischio. “A tal proposito deve rilevarsi che con delibera n. 164 del 3 aprile 2012, il CTR ha richiesto alla ISAB impianti Nord, area nella quale si pensava di far sorgere l’impianto, la verifica delle misure di protezione esistenti e i necessari interventi migliorativi, nonché ha evidenziato che non si era ancora provveduto alle verifiche sismiche previste dall’OPCM n. 3274 sopra citata. Nella stessa delibera si detta che quanto richiesto dovrà essere prodotto e presentato al CTR entro e non oltre il 30 settembre 2012 pena l’applicazione dell’art. 27 comma 4 del D.Lvo. 334/99 (sospensione dell’attività). Non abbiamo notizia di alcun adempimento in tal senso, né i fatti lasciano desumere una volontà positiva rispetto agli adempimenti a quanto richiesto. “Attualmente le attività del polo petrolchimico sono considerate ad alto rischio ambientale come riportato nel DPR 17/1 /95 «Le attività produttive del Polo petrolchimico (. .) ed i relativi stoccaggi di sostanze pericolose per caratteristiche di tossicità e/o infiammabilità risultano concentrati in una ristretta fascia di territorio dislocata lungo la costa. Tali insediamenti sono classificabili industrie a rischio ai sensi del DPR 17 5188, in quanto fonti di rischio di eventi incidentali significativi in termini di estensioni areali e gravità delle conseguenze per la popolazione e le strutture esterne agli stabilimenti, quali rilasci tossici (soprattutto ammoniaca, acido fluoridrico, cloro e idrogeno solforato) e BLEVE - Fireball di GPL. Le sostanze in ingresso ed in uscita sono inoltre movimentate attraverso decine di migliaia di autobotti e ferrocisterne (nel 1991 circa 65.000 automezzi e 2.000 ferrocisterne) e migliaia di navi (nel 1991 circa 4.300 unità. Per quanto riguarda gli eventi principali di incendio ed esplosione esaminati (Pool Fire, UVCE, BLEVE - Fireball) possono determinare effetti assai gravi soprattutto sulle aree urbanizzate circostanti agli insediamenti industriali ed in particolare appaiono interessate in modo rilevante le principali infrastrutture di comunicazione». “Va, pertanto, attentamente e criticamente considerata la vicinanza di un eventuale rigassificatore ad industrie classificate a rischio di incidente rilevante secondo le direttive “Seveso” (dir. 82/501/ CE, ora 96/82/CE “Seveso II”, dir. 2003/105/CE o Seveso 3 e relativi D.Lgs. di attuazione,), oltre che la vicinanza alle città (Melilli, Priolo e Augusta), a strade (SS114 e autostrada Catania Siracusa), a ferrovia (linea ferroviaria Catania Siracusa), al porto (porto militare di Augusta) ed alla quantità e tipo di sostanze che vi transitano, e ai depositi militari di Palombara e Cava Sorciaro (ove sono stoccati ingenti quantitativi di esplosivi) anche al fine del rischio “effetto domino”, di cui all’art. 12 D. Lgs. N. 334/1999. “L’area sulla quale si penserebbe di realizzare il rigassificatore è quindi un’area sulla quale, ai sensi dell’art.74 del D.lgs. 112/98, si deve intervenire per rimuovere le situazioni di rischio e per procedere al ripristino ambientale (bonifiche). Dalla semplice lettura della suddetta norma quindi, emerge con tutta evidenza ed assoluta chiarezza che la localizzazione del c.d. rigassificatore nella aree suindicate è illegittima per contrasto con l’art.74 del dlg. 112/98. Il contrasto tra quanto previsto dalla norma e quanto si intenderebbe realizzare è insanabile… “E’ ragionevole prevedere che, in caso di sisma, qualunque precauzione tecnologica sarebbe inutile, tanto più che l’impianto previsto per Melilli è privo degli eccezionali accorgimenti antisismici (vedi ad es. isolatori sismici) di cui sono dotati i rigassificatori costruiti in Giappone, che potrebbero dare, forse, qualche garanzia di sicurezza, ed è assolutamente legittimo aspettarsi e paventare che le inevitabili perdite di GNL che, ad un evento sismico di proporzioni pari a quello del 1990 o superiori, seguirebbero, trovando sicuro “innesco” nelle fiaccole sempre attive del petrolchimico, determinerebbero eventi catastrofici con devastazione dei territori circostanti, perdita di un numero improponibile di vite umane e scarico, in atmosfera, di abnormi quantità di tossici e cancerogeni che graverebbero sulla salute e sulla vita dei Siciliani per decine di anni. “Altro aspetto che riteniamo doveroso affrontare nel motivare il parere finale sul progetto, afferisce alla necessità di dragare il porto propedeuticamente all’ingresso delle gasiere. Il dragaggio dei fanghi del porto comporterebbe la risospensione di migliaia di metri cubi di fanghi, in esso giacenti, contenenti metalli pesanti. Tale problema è stato recentemente stigmatizzato anche dalla Procura della Repubblica tramite periti i quali hanno, come a tutti noto, dato parere negativo alla bonifica dei fondali a mezzo dragaggio, proprio per l’enorme pericolo dallo stesso rappresentato in termini di re-diffusione dei veleni presenti nei fondali”. Molti altri i pericoli paventati, riassumibili in rischio industriale, ambientale marino, sismico (come già detto) e conseguente rischio maremoto e liquefacibilità del terreno, bellico, attentati, traffico navale, linea ferrata all’interno di aree destinate a deposito gas, strada statale. Per tutto questo, nel confermare il parere negativo alla realizzazione dell’opera nell’area industriale siracusana, i Movimenti invitano il Governatore e l’Assessore all’Energia “a respingere qualsiasi ulteriore proposta da qualsiasi parte proveniente. Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] Chiedono al Ministero dell’Ambiente di dichiarare nullo il provvedimento VIA del 2007 per la banchina 7 Le associazioni ambientaliste: “Il progetto del Porto di Augusta compromette la Salina sinistra del fiume Mulinello, la colma e la cementifica”. Danno enorme di CARMELO DI MAUROt Pare, finalmente, che l’eterna incompiuta possa trovare compimento. Ci riferiamo al porto commerciale di Augusta opera che da troppo tempo aspetta di poter svolgere in pieno quel ruolo salvifico per l’economia locale che tanti le attribuiscono. Sembra, però, che qualcosa si smuova dal momento che la Commissione europea ha, da pochi giorni, approvato un investimento di 35,8 milioni di euro attinti dal fondo europeo di sviluppo regionale che dovrebbe essere utilizzato per la realizzazione di nuove banchine. Notizia, questa, che ha avuto immediata eco nelle reazioni di molti soggetti coinvolti direttamente o meno. Assoporto, associazione che riunisce gli operatori portuali e gli imprenditori le cui attività possono trarre vantaggio dalla crescita del porto, per voce del proprio presidente, Luigi Mastroviti, esprime il proprio apprezzamento per il risultato, sottolineando che questo finanziamento e le opere che potrebbero seguirne, potrebbero essere una valida risposta al momento di stallo che lo scalo megarese soffre in questi tempi di crisi. Persino il commissario europeo per la politica regionale Johannes Hahn ha espresso il proprio apprezzamento per questo finanziamento sottolineando che si tratta di ‘’un esempio concreto di come i fondi strutturali possano allo stesso tempo contribuire al conseguimento degli obiettivi di altre politiche settoriali dell’Unione europea e sviluppare l’economia della regione”. Giunge però molto forte una voce fuori dal coro, sostenuta dalle cittadine e dai cittadini che animano le attività di alcune associazioni naturalistiche e culturali augustane. Infatti, Lamis, Natura Sicula, Marilighea, Italia nostra, Legambiente e LIPU, hanno alzato la voce di fronte alla prospettiva che i progetti di ampliamento del porto di Augusta possano produrre effetti nocivi sull’ambiente. Le associazioni citate hanno “espresso convinta contrarietà al progetto, che prevede la cementificazione di oltre 300.000 mq dell’area umida del Mulinello” come si legge da un comunicato diramato in questi giorni. L’area cui si riferiscono è quella salina in disuso che si trova sul fronte nord del porto commerciale, quasi al confine con il parco dell’hangar, che andrebbe completamente colmata e cementificata e trasformata da santuario per la migrazione degli uccelli a deposito di containers. Ma le associazioni non si fermano qui ed hanno manifestato la propria contrarietà al progetto anche al Ministero dell’ambiente chiedendo “di rigettare la colmatura e la realizzazione dei piazzali e di dichiarare decaduto il provvedimento VIA rilasciato nel 2007”. Una protesta che è stata anche approfondita con l’invio di un documento, firmato dalle stesse associazioni ed indirizzato al ministero dell’ambiente, contenente 5 pagine di osservazioni riguardanti il progetto cui vengono mosse tre diversi ordini di contestazioni. Il primo è quello storico - naturalistico, relativo all’importanza del sito. Scrivono le associazioni al ministero che “l’area oggetto dell’intervento non è, come erroneamente affermato nello studio preliminare, “relitto inutilizzabile e priva di connotati naturali né antropici”, ma in realtà si tratta delle saline del Mulinello, note sin dall’antichità ed il cui valore storico, ambientale e naturalistico è rilevantissimo”. Non solo, ma “il progetto, così com’è proposto - continuano le associazioni - compromette integralmente la Salina sinistra del fiume Mulinello, la colma e cementifica, e preclude definitivamente ad un qualsiasi futuro di tutela e va- lorizzazione naturalistica.” Non mancano critiche di natura amministrativa che evidenzierebbero limiti nel procedimento autorizzativo. “L’opera è parte integrante e necessaria del progetto del nuovo terminal container/ molo container, - si legge nelle osservazioni - approvato con decreto di compatibilità ambientale del 2007, e viene quindi presentata come il già previsto e programmato sviluppo ed ampliamento della cosiddetta banchina containers per la quale fu rilasciato parere VIA positivo. Ma, com’è ovvio, la procedura VIA deve essere condotta simultaneamente sull’intero progetto e non è ammesso il suo frazionamento. Inoltre, i decreti VIA hanno una validità di 5 anni entro i quali i progetti devono essere realizzati, pena la decadenza della procedura, ed i lavori per la banchina non sono finora cominciati.” Con riferimento all’opportunità che quella porzione del territorio augustano venga utilizzata in maniera così invasiva, le associazioni introducono un ulteriore livello critica, sottolineando che “è indispensabile mantenere vivi i principi di democrazia e partecipazione e che progetti di questa natura e portata non possano e non debbano essere fatti in assenza di un vero ed approfondito confronto con i cittadini di Augusta, i quali hanno diritto a decidere democraticamente quale deve essere l’uso del proprio territorio ed il suo futuro. La partecipazione dei cittadini è imprescindibile anche nell’ elabora- zione di un piano regolatore portuale che tenga conto degli interessi generali della collettività, a partire da quelli di tutela della salute, dell’ambiente e dei beni monumentali.” Emergono, pare di capire, punti di vista apparentemente inconciliabili, eppure una soluzione per salvare capra e cavoli esisterebbe e viene evidenziata da un articolo pubblicato poco più due anni fa dal periodico “Capo Horn”, mensile specializzato in trasporti e logistica. La rivista ricorda che uno dei momenti di crescita del porto di Genova negli anni ’60 sia stato legato alla decisione dell’allora presidente degli industriali liguri, l’armatore Costa, di sfruttare l’entroterra della città per creare delle aree di stoccaggio che compensassero l’ annosa fame di spazi che affligge da sempre il porto genovese. Quella iniziativa, che oggi trova diverse forme di emulazione in varie regioni d’Europa, tanto che a proposito di porti che non si sviluppano lungo la linea di costa si è coniata l’espressione “inland terminals”, potrebbe essere perfetta per il contesto augustano. Basti pensare ai terreni liberi che si incontrano man mano che ci si allontana dal mare procedendo verso l’entroterra, che permetterebbero di “recuperare spazi vitali per lo stoccaggio e la movimentazione specie dei containers in aree che abbiano valori inferiori a quelli altissimi degli scarsissimi spazi a bordo banchina”, come scrive il direttore di “Capo Horn”. Nell’area umida presenti regolarmente specie rare e poco diffuse Tra le specie vegetali di interesse conservazionistico presenti nel sito si riscontrano Altenia (Althenia filiformis) inserita nella Lista rossa nazionale, Erba da chiozzi comune (Ruppia maritima), Salicornia radicante (Sarcocornia perennis). Tra le 149 specie ornitiche censite finora nel sito, dati aggiornati al 2012, ricordiamo che: ben 28 sono quelle incluse nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE e ss.mm.ii: Cormorano; Tarabuso; Tarabusino; Nitticora; Sgarza ciuffetto; Garzetta; Airone bianco maggiore; Airone rosso; Mignattaio; Spatola; Fenicottero; Falco di palude; Aquila minore; Falco pescato- re; Voltolino; Cavaliere d’Italia; Avocetta; Combattente; Gabbiano corallino; Gabbiano roseo; Gabbiano corso; Beccapesci; Sterna zampenere; Fraticello; Mignattino; Mignattino piombato; Martin pescatore; Pettazzurro. Alcune di queste sono specie rare e poco diffuse come il Fenicottero, la Spatola, il Falco pescatore, il Gabbiano roseo e lo Storno nero, che in questo sito sono presenti anche regolarmente, mentre mancano nelle più vicine aree umide che già godono di forme di tutela e gestione. 48 sono le specie di interesse conservazionistico europeo, ovvero SPEC: 38 SPEC3 (specie con status sfavorevole e non con- centrate in Europa): Strolaga mezzana; Tarabuso; Tarabusino; Nitticora; Sgarza ciuffetto; Airone rosso; Mignattaio; Fenicottero; Aquila minore; Falco pescatore; Gheppio; Pellegrino; Sacro; Occhione; Pernice di mare; Avocetta; Fratino; Piovanello pancianera; Piro piro piccolo; Piro piro Boschereccio; Chiurlo maggiore; Beccaccia; Frullino; Gabbianello; Sterna zampenere; Mignattino; Mignattino piombato; Fraticello; Sterna maggiore; Martin pescatore; Upupa; Allodola; Cappellaccia; Topino; Rondine; Balestruccio; Culbianco e Storno; 8 SPEC2 (specie con status sfavorevole e concentrate in Euro- pa): Berta maggiore; Spatola; Pavoncella; Pettegola; Pittima reale; Beccapesci; Averla capirossa e Fanello; 2 SPEC1 (specie a rischio globale di estinzione): Grillaio e Gabbiano corso. Nove sono specie Vulnerabili (VU): Berta maggiore; Sgarza ciuffetto; Airone guardabuoi; Pellegrino; Piro piro piccolo; Gabbiano comune; Gabbiano corallino; Beccapesci; Fraticello; e 12 specie in pericolo (EN): Cormorano; Tarabuso; Volpoca; Falco di palude; Occhione; Beccaccia; Pittima reale; Pettegola; Gabbiano roseo; Sterna zampenere; Mignattino piombato; Mignattino. Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] 8 I controlli vanno fatti non periodici quadrimestrali concordati ma 24 ore al giorno per 365 giorni Qualità dell’aria 2012, lettera al presidente del CIPA Salvatore Sciacca Nel Rapporto non si fa menzione né delle PM 2,5 né degli organoclorurati di *LUIGI SOLARINO Abbiamo letto con vivo interesse il “Rapporto qualità dell’aria 2012” presentato dal Cipa. Il Rapporto riguarda i dati acquisiti durante tutto l’anno 2012 dalla rete di monitoraggio inquinamento atmosferico, realizzata dalla interconnessione delle tre reti Cipa, Enel e Provincia di Siracusa, in cui affluiscono i dati provenienti dalle 28 centraline installate in punti importanti della provincia aretusea. Il Rapporto, come Lei sostiene, dimostra come in circa 20 anni la concentrazione media di idrocarburi non metanici è passata dai 75 microgrammi per metro cubo del 1993 ai 27 microgrammi per metro cubo del 2012, con evidente beneficio per l’ambiente, mentre i valori di concentrazione registrati per il benzene sono rimasti invariati tra il 1999 ed il 2012, attestandosi ad 1,1 microgrammi per metro cubo. Anche la concentrazione di anidride solforosa ha subito una drastica diminuzione passando dai 35 microgrammi per metro cubo del 1983 ai 3 del 2012. Per quanto riguarda l’inquinante idrogeno solforato H2S nell’aria, questo gas è stato anch’esso ridotto ad una concentrazione media annua di 0,3 microgrammi per metro cubo. Anche i dati registrati sulle polveri sottili, le PM10, restano sotto il livello di guardia, rispetto al valore limite di 40, la concentrazione media annua è stata a San Focà con 30, seguito da Belvedere con 28 ed Augusta con 20. Come Associazione Decontaminazione Sicilia, facciamo notare che purtroppo nel Suo Rapporto non si fa menzione né delle PM 2,5 (che essendo di diametro inferiore delle PM10 e di più grande area superficiale adsorbono maggiori quantità di metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici) né degli organoclorurati come le policlorodibenzodiossine, i policlorodibezzofurani e l’esaclorobenzene, tutte molecole ritenute cancerogene e quindi estremamente pericolose. Né Lei sig. presidente ha parlato di controlli continui delle emissioni atmosferiche industriali, cioè 24 ore al giorno per 365 giorni, come avviene in altre realtà industriali italiane ed estere, e non periodici quadrimestrali concordati, come avviene attualmente dalle nostre parti. Se Lei avesse avuto modo di leggere la sentenza esemplare inflitta in data 01.03.2013 dal giudice monocratico Stefano Montanari della sezione distaccata di Augusta del tribunale di Siracusa a Giuseppe Amara, amministratore unico dell’inceneritore Gespi di Punta Cugno di Augusta, avrebbe sicuramente condiviso con noi la necessità e l’urgenza dei controlli in continuo. Detta sentenza ha condannato, nel giudizio di primo grado, l’Amara a 20 mesi di arresto, a € 35.000 di ammenda, ad una provvisionale immediatamente esecutiva di € 50.000 ed a € 4.500 per spese processuali) per l’eccessivo superamento dei valori di emissione di policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani (109,56 nanogrammi/mc contro lo 0,1 massimo consentito, cioè per valori di emissioni mille volte superiori ai limiti ammessi) ed idrocarburi policiclici aromatici Ipa (0,085 nanogrammi/mc contro lo 0,001 massimo consentito) dal suo inceneritore. Sentenza in cui il giudice ha evidenziato “l’assoluta negligenza, imprudenza e imperizia dell’imputato in ordine al rispetto della normativa relativa alle immissioni di sostanze nocive nell’atmosfera, particolarmente poi se collegate alle qualificazioni del medesimo imputato, ingegnere e amministratore unico della Ge.S.P.I. che, tenuto conto dei precedenti superamenti in cui era incorso, quanto meno, avrebbe dovuto, secondo ordinaria diligenza e prudenza (che è da attendersi in misura tanto maggiore quanto più è rischiosa l’attività posta in essere) per attivarsi al fine di sincerarsi che il pericolo di inquinamenti atmosferici era assente”. *Decontaminazione Sicilia Per ciò che mi riguarda Etero fui, Etero sono ed Etero resterò, con l’aiuto di Dio e a sua maggior gloria Umberto Veronesi su “Gente”: “In futuro diventeremo tutti omosessuali” Vorrei porgergli due inviti: a un’udienza in Tribunale e poi in campagna Tutti omosessuali; questa è la previsione che fa il professore Umberto Veronesi; presto uomini e donne tutti inclusi e nessuno escluso diventeranno omosessuali. Il professor Veronesi è quel grande oncologo che tutto il mondo ci invidia. Questa volta invece di rinverdirci le speranze con l’annunzio di un nuovo passo avanti nella lotta contro il cancro, su “Oggi” ha scritto che le donne per i nuovi ruoli che vanno assumendo nella vita produrranno meno estrogeni; l’uomo invece “che non dovrà più lottare come una volta” produrrà meno ormoni androgeni. Questa minor produzione di fattori individualizzanti ci porterà ad avere uomini meno mas colini e donne meno femminili. Non ci sarà il richiamo del sesso e la gente si accoppierà, se resterà un residuo di voglia, come meglio preferisce. Lo scienziato Veronesi si pone il problema della riproduzione della specie: un assunto della Chiesa cattolica che non riguarderà l’uomo e la donna del futuro. Venendo meno la “polarità di attrazione” se vorranno fare figli potranno ricorrere o alla clonazione o alla fecondazione artificiale (mi chiedo, ma il seme maschile chi lo produrrà?). Non sono uno scienziato e sarei un presuntuoso se pretendessi di contraddire il professor Veronesi sulla base di dati scientifici. Due cose potrei fare e precisamente porgergli due inviti. Il primo a trascorrere con me mezza giornata in Tribunale. Lo condurrei prima in un’aula penale e dopo in un’aula di civile. Troverebbe delle giovani avvocatesse agguerritissime, che non danno tregua ai Pubblici Ministeri nei processi penali e agli avvocati maschi nelle cause civili. Finite le udienze, gli farei percorrere i corridoi del Palazzo di Giustizia e poi gli offrirei l’aperitivo nel bar del tribunale. Le stesse avvocatesse di poco prima sono lì che sciamano, che sorridono e sono leggiadre e legge- re come delle farfalle, che volano attorno ai colleghi maschi, uccellacci dal pungiglione pronto a colpire, che a loro volta svolazzano nella stessa area irreale delle farfalle. E sono sguardi e sono sorrisi che si incrociano. E ti fanno sentire che è sempre primavera. Subito dopo, il secondo invito: condurrei il professor Veronesi in campagna; e gli farei riscoprire il mondo della terra che è tutto volto alla riproduzione della specie. Le viti che fanno affondare sulla nuda terra i tralci per riprodursi. Le spighe di frumento che sono frantumante dal becco di un uccello e i chicchi liberati cadono a terra pronti a rigermogliare. E venticello e zampette di mosche che si industriano a trasportare polline per far nascere nuovi fiori. E poi la chioccia che ti vuole beccare sulle gambe se ti chini a prendere in mano un suo pulcino; o la cagna che ti vuole sbranare se osi avvicinarti ai suoi cuccioli. E al momento del commiato gli direi che sul campanile del monastero di mia figlia papà cicogna se ne resta fermo - su una zampa, chissà perché - a custodire il nido, mentre mamma cicogna vola in giro per cercare i vermetti da imbeccare ai figli. Qual è il senso di questo viaggio col professor Veronesi? E’ quello di fargli toccare con mano che mondo vegetale ed animale sono retti da un’unica legge che è quella dell’amore: il nascere e il crescere di un filo d’erba o del più piccolo degli animali sono finalizzati alla conservazione della specie mediante la riproduzione. E la riproduzione è retta dalla legge dell’amore. La legge del riprodursi, nonostante la carestia, nonostante la contaminazione atomica, nonostante lo tsumani, nonostante la colata lavica, ha sempre il sopravvento e la natura riesplode e sulla lava spunterà un filo d’erba e sul campo arido pioverà e d’incanto rinasceranno fiori e rifioriranno gli alberi spogliati dalla incontrol- lata forza dell’atomo. Perché per gli uomini dovrebb e infrangersi la legge dell’amore che regge l’universo? Perché uomini e donne dovrebbero diventare omosessuali con pulsione zero per fare l’amore e quindi riprodursi nei figli? Non è mai avvenuto e mai avverrà perché sulla legge dell’amore si regge tutto il creato. Da parte mia fatemi orgogliosamente dire che Etero fui; Etero sono ed Etero resterò; con l’aiuto di Dio e a sua maggior gloria. Titta Rizza Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] In Europa si diffonde il sistema inventato dal paramedico Brotchie collegato al call center In caso di emergenza o tra i vostri documenti avete gruppo sanguigno anamnesi, allergie ai farmaci, persone da contattare o il cellulare con l’ICE di MONICA LANAIA Si chiama ICE, acronimo della frase “in caso di emergenza”, ed è stato ideato da un paramedico inglese, Bob Brotchie, già da svariati anni, anche se non ha avuto la diffusione auspicata, soprattutto in Italia. Il sistema è molto semplice, i suoi assunti sono due: primo, nel malaugurato caso in cui si venga coinvolti in un incidente, più i soccorsi sono tempestivi e mirati, più si ha la probabilità di cavarsela; secondo, quasi tutti, ormai, possiedono e portano sempre con sé un cellulare. Il suggerimento di Brotchie, quindi, è quello di inserire nella propria rubrica telefonica uno o più numeri di parenti, amici, medici, segnalandoli con le sigle ICE1, ICE2, eccetera; in tal modo i soccorritori sapranno subito, scorrendo fra i numeri, chi contattare per avere informazioni precise sul gruppo sanguigno, anamnesi medica e tutti quei dati che è meglio che i medici conoscano in questi casi. L’idea di usare i telefonini è nata al paramedico inglese quando ha notato che, spesso, se le vittime degli incidenti sono prive di conoscenza o troppo deboli per parlare e i dati nei documenti non sono sufficienti, visualizzare le ultime chiamate effettuate o ricevute nei cellulari è un ottimo mezzo per ricostruire la loro identità; e la tecnologia potrebbe essere ancora più utile se si adottasse una sigla standard, quella di ICE appunto, per consentire una rapida individuazione dei numeri da contattare in caso di emergenza. A seguito di questa campagna, a partire dal 2005, le fabbriche di cellulari sono state spronate a inserire automaticamente nella memoria del telefono delle voci preimpostate come ICE per indurre ogni persona ad abbinarvi un numero telefonico e le compagnie telefoniche sono state invitate ad incentivare i propri utenti a conformarsi a questa buona prassi. Inoltre, chi avesse inserito nella propria rubrica il numero ICE è stato invitato ad apporre sul cellulare un adesivo o una targhetta con il simbolo apposito (è un asterisco azzurro su fondo arancione e la scritta ICE), in modo da indicare ai soccorritori che nel telefonino si trova un numero da contattare. Non sono mancate critiche alla proposta di Brotchie. Innanzitutto, si obietta che i primi soccorsi devono occuparsi della vittima e non di mettersi a cercare il suo cellulare e, poi, il numero nel cellulare: se anche i minuti sono vitali in certe situazioni, non si può ammettere che si sprechino con le dita incollate a una tastiera. In secondo luogo, il cellulare - soprattutto i nuovi, delicatissimi smartphone - sono le prime cose che si distruggono in caso di incidente; inoltre, quand’anche fossero sopravvissuti intatti, potrebbero essere scarichi, spenti, bloccati da un codice pin. Il terzo problema è rappresentato dal fatto che non è detto che i medici, i vigili del fuoco, gli infermieri sappiano come si usa ogni cellulare e potrebbero impiegare un bel po’ di tempo a trovare il numero giusto in rubrica (o la stessa rubrica); in alternativa, dovrebbero organizzarsi dei corsi appositi che spieghino come usare ogni modello di telefonino, ma l’idea è bizzarra. Infine, sono stare sollevate perplessità sulla privacy delle vittime e ci si è chiesti se sia conforme alla tutela dei dati personali consentire e autorizzare - anche se si tratta di soccorritori - l’uso di un telefonino altrui e la ricerca fra i numeri memorizzati. D’altro canto, il problema della difficoltà della conoscenza dei dati personali, soprattutto dei dati medici delle vittime, in caso di incidente, è un problema grave: secondo una ricerca condotta qualche anno fa, pare che meno del 25% delle persone tenga con sé un riferimento ai propri dati (gruppo sanguigno, breve anamnesi, allergie ai farmaci, indicazione delle persone da contattare in caso di necessità). Bob Brotchie ha cercato di risolvere parte dei problemi che il sistema da lui suggerito comporta, promuovendo l’istituzione di un call center sempre attivo, festivi e domeniche compresi: pagando un canone di abbonamento per iscriversi a questo “emergency contact service” si affidano i propri numeri ICE a un database privato, i cui operatori, contattati dai paramedici, forniscono loro le informazioni mediche basilari e i desideri e le volontà in materia di donazione degli organi. Inoltre, il call center si occupa di contattare le persone i cui numeri sono stati memorizzati come ICE per informarle dell’accaduto. In Italia, dove il call center statunitense non opera, resta, in ogni caso, l’incognita del cellulare: potrebbe rompersi, non funzionare, avere qualche altro problema di natura elettronica. Allora, si suggerisce di tornare ai vecchi metodi e portare con sé, nel portafoglio o come adesivo magari attaccato proprio sul dorso del cellulare, un cartoncino con su scritti i propri dati medici e i numeri che si vuole vengano contattati. Insomma, qualcosa di analogo alla piastrina identificativa dei militari sulla quale è inciso, per esempio, il gruppo sanguigno per i casi di ferimento e necessità di trasfusione. D’altronde, nell’ipotesi in cui non si possieda un telefonino o lo si abbia scarico o fuori uso, è sempre meglio tutelarsi portando con sé questi riferimenti medici e le annotazioni desideri personali. E ciò perché la questione è più delicata di quanto si pensi: il problema non è solo quello di avvisare i familiari del ferito, ma quello più grave in cui - facendo i dovuti scongiuri - la situazione sia così critica da doversi decidere, spesso in tempi brevi, se procedere o meno alla donazione degli organi. In Italia la normativa di riferimento è la legge 91 del 1999 che ha introdotto il principio del silenzio-assenso: ogni cittadino maggiorenne deve dichiarare la propria volontà in merito alla donazione dei propri organi e tessuti, essendo consapevole che la mancata dichiarazione di volontà equivale ad assenso alla donazione. In effetti, questo principio non è ancora in vigore, poiché non è stata costituita un’anagrafe dei cittadini assistiti dal SSN ai quali dovrà essere notificato, da parte di un pubblico ufficiale, il documento su cui apporre la propria dichiarazione, consapevoli che tacere equivale ad assentire alla donazione; al momento, quindi, si applica una disciplina transitoria che prevede il principio del consenso o del dissenso esplicito. Quindi, quando si applicherà la normativa del ’99, chiunque non abbia dichiarato alcunché verrà considerato un potenziale donatore senza bisogno di ulteriori conferme; attualmente, invece, è necessaria una manifestazione di volontà, in un senso o in un altro. A questo proposito le possibilità contemplate sono quattro: innanzitutto, ogni cittadino può dichiarare la propria volontà al medico di famiglia o alla ASL; nel 2000, inoltre, era stato inviato dal ministero della sanità un tesserino nel quale annotare il proprio consenso o dissenso e chi lo possiede ancora deve ricordare di portarlo con sé. La tessera dell’iscrizione all’Aido, l’associazione dei donatori di organi, costituisce pure una prova della volontà di donare e, infine, è considerato valido anche qualsiasi foglio bianco con su scritta la dichiarazione di consenso, sottoscritta dal cittadino e portata con sé, insieme ai propri documenti. Chiaramente nessuna di queste manifestazioni di volontà è irreversibile: si può recedere dall’Aido e si può cambiare idea in ogni momento della propria vita. Quando entrerà in vigore la legge 91, quindi, in assenza di dissenso, si procederà alla donazione; adesso, invece, in assenza di consenso esplicito, i medici si rivolgono ai familiari che devono dichiarare la volontà della vittima. Questo significa che ogni cittadino maggiorenne (per i minorenni decidono i genitori di comune accordo e, se uno dei due è contrario, non si può procedere alla donazione, nonostante il consenso dell’altro) farebbe bene a portare con sé la dichiarazione nella quale manifesti la propria volontà, anche per non oberare i parenti di una decisione molto difficile da prendere, in un senso o in un altro. Quando il paramedico Brotchie ha proposto l’idea dell’ICE, qualcuno ha sdrammatizzato la questione, paventando che si trattasse di un modo per diffondere virus tramite i cellulari o che il servizio venisse reso a pagamento dagli operatori telefonici o dai produttori di telefonini; questi timori sono stati messi a tacere, rilevando che si trattava di bufale, ma sta di fatto che in pochi conoscono la sigla ICE né, tantomeno, l’hanno memorizzata nella rubrica. A queste cose non ci si pensa, un po’ per scaramanzia, un po’ per ottimismo. Però... 9 Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] 10 “Scenario radicalmente mutato, i parametri a suo tempo valutati sono tutti da riconsiderare” Quinta richiesta di proroga per il Centro Commerciale Epipoli (la prima nel 2003) Linguanti: “Per Confesercenti la prima autorizzazione è da considerare decaduta” di MARINA DE MICHELE È stata rinviata ancora una volta a data da destinarsi (dopo il rinvio del 21 marzo) la Conferenza di Servizi che venerdì 5 avrebbe dovuto affrontare l’esame dell’ennesima (la quinta?) richiesta di proroga dell’avvio delle attività di vendita del Centro Commerciale Epipoli. Sono passati dieci anni dalla prima autorizzazione rilasciata il 24 giugno del 2003 e questo nonostante le vecchie norme stabilissero proroghe di soli due anni, limitate nel numero e determinate da “accadimenti assolutamente non imputabili alla ditta”, e la nuova legge regionale dell’8 novembre 2007 abbia stabilito che tutte le autorizzazioni per le grandi strutture di vendita concesse anteriormente all’entrata in vigore della legge n.20 del dicembre 2005 devono essere attivate entro e non oltre 3 anni dalla data del loro rilascio. “Una disposizione che vale anche per le autorizzazioni per le quali siano in corso procedure di proroga - chiarisce un battagliero Arturo Linguanti -. Quindi, l’autorizzazione n.7183 rilasciata nel 2003 all’Open Land avrebbe dovuto essere attivata entro il giugno 2006. Quanti anni sono passati da allora? Noi Confesercenti riteniamo dunque che quel titolo debba essere considerato decaduto, ormai insussistente. E questo ripeteremo in occasione della prossima conferenza di servizi. Non c’è alcun dubbio infatti che i parametri a suo tempo valutati per rilasciare l’autorizzazione oggi sono tutti da riconsiderare perché da allora lo scenario e le dinamiche commerciali sono radicalmente mutati. Non si potrebbe assolutamente non tenerne conto. Sarebbe un illecito inaccettabile”. In sostanza l’Emmea srl, proprietaria, è tenuta a presentare una nuova istanza supportata da studi di impatto aggiornati che attestino la sostenibilità urbanistico commerciale e la compatibilità ambientale del centro commerciale in costruzione sebbene, come evidenzia il presidente della Confesercenti, a complicare il quadro, e a far prevedere almeno in teoria come impossibile una nuova autorizzazione, sia oggi intervenuto il neonato piano urbanistico commerciale. Lo strumento di pianificazione era atteso dal 1971 e solo la pervicacia della categoria dei commercianti ne ha consentito prima la formulazione e poi l’approvazione. Fatto è che il piano non prevede, rispetto allo stato delle cose, la realizzazione di ulteriori insediamenti commerciali di grandi strutture “che risulterebbero non compatibili con il territorio per l’ulteriore carico urbanistico che apporterebbero e per ragioni di tutela ambientale (rete stradale e volumi di traffico) nonché per le ripercussioni economiche negative sulle piccole e medie imprese commerciali ad oggi esistenti”. In realtà continua a stupire la proliferazione di centri commerciali e supermercati di ogni tipologia pur in tempo di drammatica riduzione dei consumi e a fronte del fallimento di tante attività imprenditoriali. La crisi di questi anni ha coinvolto pesantemente la GDO e ne è riprova la chiusura dei centri di Catania come le difficoltà di quelli del nostro comprensorio: il cosiddetto Outlet di Contrada Spalla, il Conforama di Melilli, le vicende del Carrefour. I costi dei centri commerciali appaiono ormai insostenibili e immotivati. La direzione di queste grandi strutture dovrebbe garantire un’organizzazione (fatta anche di eventi e spettacoli da realizzarsi all’interno dei centri) e forme di promozione pubblicitaria tali da garantire un afflusso sempre costante e imponente di clienti, ma ciò per lo più non avviene. Ditte solide come quelle di Sacco o Romano sono state costrette a lasciare i locali in affitto all’Auchan perché nell’impossibilità di sostenere spese di gestione così ingenti, in particolare dal 2008. 60mila euro di affitto, dei quali 15mila di condominio, migliaia di euro per spese elettriche, unità lavorative sufficienti a garantire l’apertura dell’esercizio ogni giorno della settimana ed eventualmente anche in occasione di quelle notti bianche che poi, di fatto, non hanno prodotto alcun introito significativo. Un modello da ripensare dunque, eppure c’è ancora chi questi conti non se li è fatti. Dieci anni fa la superficie di vendita era pari a 8.422 mq, nel nuovo progetto diventa di 9.691 La lunga storia delle autorizzazioni concesse dalla Conferenza dei Servizi Quando Linguanti gridò: “Vedrete, Open Land cederà a imprese estere” La prima autorizzazione commerciale, la n.7183, per 8.442 mq. - “da gestire all’interno della struttura già oggetto di sanatoria (ex Fiera del Sud)” – è stata rilasciata il 24 giugno del 2003. La normativa di settore è chiara: l’inizio delle attività commerciali deve avvenire entro un termine ben preciso (fino al novembre 2007 due anni, da allora tre) e ciò per evitare turbative di mercato. Le proroghe sono ammesse ma solo per cause non imputabili direttamente all’impresa e comunque, secondo lo spirito della legge, non all’infinito. La prima richiesta di proroga arriva il 6 giugno 2005 a causa delle “calamità naturali” del settembre e dicembre 2003: “rovinosi, violenti e imprevedibili eventi atmosferici abbattutisi su Siracusa” avrebbero determinato “rilevanti danni alla struttura, pregiudicandone in maniera consistente il normale utilizzo commerciale, rendendone necessaria la ristrutturazione”. In realtà l’alluvione non riguardò molto più i Pantanelli che l’Epipoli. Eppure la motivazione convinse chi, in conferenza di servizi, era chiamato a decidere e così, il 13 giugno, la prima proroga viene concessa. L’istanza per la seconda proroga data invece 12 gennaio 2007 perché, a causa di “ritardi burocratici” imputabili agli uffici, non si ha notizia del via libera alla ristrutturazione del complesso edilizio danneggiato dagli eventi atmosferici. A questo punto le dinamiche appaiono, per i documenti in nostro possesso, poco comprensibili: infatti la nuova proroga di cui si fa menzione negli atti viene concessa il 12 marzo 2009, due anni dopo la richiesta del 2007, quindi di una terza e non di una seconda proroga dovrebbe trattarsi. In quei giorni il presidente della Confesercenti Arturo Linguanti rilasciava alla stampa queste dichiarazioni che oggi suonano quasi come profetiche. “L’autorizzazione commerciale, già prorogata per tre volte immotivatamente, non potrebbe più esserlo una quarta, a meno che non intervenga una variante di progetto che consentirebbe un ulteriore rinvio, questa volta di durata triennale essendo cambiata la disciplina di settore”. E qualche mese dopo: “Sono convinto che prima della scadenza, considerato che è in corso il progetto di variante totale del progetto originario, l’impresa richiederà un’ulteriore proroga perché nel frattempo il Comune approverà il progetto definitivo. I due sindaci (Visentin, Siracusa, e Sorbello, Melilli), che più di tutti gli altri possono vantare un numero maggiore di concessioni a favore della grande distribuzione organizzata nella nostra provincia, sono i primi in Italia in termini di rapporto tra metro quadrato per abitanti (0,48 metri quadrati). Con un altro piccolo sforzo, esattamente 4 mila 854 metri quadrati (già pronti e confezionati nel territorio di Melilli), potranno ambire al primato europeo attualmente detenuto da Oslo con appena due punti in più. La Confcommercio e la Confesercenti, al raggiungimento dell’obiettivo, hanno già previsto un riconoscimento solenne. Con buona pace per i nostri politici che hanno brillato per la loro assenza. Mi auguro che i commercianti di buona memoria se ne ricordino al momento opportuno. Bisogna anche tenere presente – ha aggiunto Linguanti – che l’impresa Open Land non opererà per conto proprio, ma cederà l’attività ad imprese che non parlano italiano, drenando risorse siracusane”. E in effetti, dopo il primo nulla osta al progetto “di ristrutturazione funzionale e manutenzione del complesso edilizio denominato Fiera del Sud” (tempi di inizio entro 12 mesi dal rilascio della concessione, settembre 2009, ultimazione in tre anni), consentito nel settembre 2008 dal settore Pianificazione ed edilizia privata del Comune, viene rilasciata una diversa concessione edilizia, questa volta di demolizione e ricostruzione. Una storia, quella delle concessioni edilizie del centro commerciale, intricata e per diversi aspetti ancora oscura, oggetto di altri nostri servizi, con un dubbio mai chiarito proprio in merito agli aspetti commerciali: come è possibile che un’autorizzazione commerciale rilasciata nel 2003 avente ad oggetto “una grande struttura di vendita” per una superficie di vendita pari a mq. 8.422.00 (compresa la superficie adibita ad altri usi) possa oggi valere su un nuovo progetto che ha ad oggetto “una superficie netta di vendita prevista pari a mq. 9691.00”. Eppure le richieste di proroghe non si sono mai fermate: per un’ulteriore istanza del 21 giugno 2010, in scadenza il 23 dicembre 2011, il 19 dicembre 2011 viene presentata la richiesta di uno slittamento di altri 7 mesi. Motivo: la realizzazione di una contestatissima rotonda su viale Epipoli (anche questa storia già raccontata) Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] Aidara Oumar sposta la sede prima a Roma e poi ad Abidjan “fuori dalla giuridizione italiana“ Per anni dire Open Land significava Frontino, dal 2010 cambia tutto Con la R.G.D. la società passa a Piero Amara, poi a un ivoriano di MARINA DE MICHELE Non c’è solo il problema della proroga o della nuova autorizzazione alla vendita per il centro commerciale dell’Epipoli, ex Fiera del Sud. Sembra infatti che sia in corso un’indagine della Procura. Difficile dire se si tratti della prosecuzione di approfondimenti relativi alle vicende del passato o se a riaccendere l’interesse dei magistrati sia stato un esposto sia sulle supposte difformità urbanistiche, in particolare rispetto alle prescrizioni della Soprintendenza, sia su alcuni passaggi societari. In effetti, fino a qualche tempo fa, parlare di Open Land, Emmea o R.G.D, significava far riferimento sempre e soltanto alla famiglia Frontino, alle società che da decenni operano sull’altopiano dell’Epipoli, a quelle che hanno realizzato prima l’ormai demolita Fiera del Sud (complesso di oltre 11 mila mq. edificato abusivamente che ha ottenuto una concessione in sanatoria nell’89 e una concessione edilizia nel 95), poi il ristorante Open Land da una decrepita voliera e quindi il secondo ristorante da quello che era stato un vivaio, senza però dimenticare la “ristrutturazione” di una casa colonica proprio sotto le mura dionigiane, oggi residenza Frontino, e per il futuro, se il progetto dovesse passare, 71 ville. Tra le società, quella storica è l’Open Land: costituita nel 1980 vedeva le quote societarie ripartite equamente tra le due sorelle, il 45% a ciascu- na, e il 10% alla madre. L’Emmea srl (da non confondere con la più giovane Emmea Group, neanche 3 mesi) è invece stata costituita nel 2003, una costola dell’Open Land (di quest’ultima il capitale sociale), proprietaria una delle figlie del geometra Frontino, titolare delle “concessioni edilizie” per la costruzione del nuovo centro e dell’autorizzazione commerciale da anni in proroga. Poi c’è la R.G.D. srl. Questa la sua storia. Costituita nel 1981, soci i Frontino (il 70% al padre e il 30% equamente ripartito tra moglie e figlie), il 17 dicembre 2010 diventa per l’intero di proprietà dell’Immobiliare Augusta srl (società costituita nell’84 e iscritta nel 1996 i cui soci al 50% sono l’avvocato Piero Amara e la moglie). Il 13 settembre 2012 viene nominato amministratore unico della R.G.D. un cittadino della Costa d’Avorio, domiciliato a Floridia, Aidara Oumar. Passa qualche giorno e il 21 novembre 2012 la R.G.D. trasferisce la sua sede a Roma (in via Giovanni Nicotera 31 con atto redatto dal notaio Giambattista Coltraro, oggi deputato regionale del Megafono di Crocetta) mentre due giorni dopo, il 23 novembre 2012, tutto passa nella piena disponibilità proprio di Aidara Oumar che il 5 dicembre 2012 trasferisce la sede sociale in Abidjan, Costa d’Avorio, “sottraendola per il futuro all’applicazione della giurisdizione italiana e conseguente cancellazione dal registro imprese di Roma” come riportato nella visura camerale. Comprendere i motivi di tali passaggi non è semplice ma certo una qualche motivazione ci dovrà pur essere: nulla si muove nel mondo delle srl senza scopo. Si potrebbe per esempio ipotizzare che il ruolo emergente dell’ivoriano Oumar sia collegato a una iniziativa di cui si è parlato qualche tempo addietro e che fu presentata dalla stampa locale non tanto come di un progetto di attivi imprenditori locali pronti a guardare a piazze estere, africane, quanto piuttosto di una eccezionale possibilità di lavoro per chissà quanti siracusani: la realizzazione di migliaia di abitazioni in Costa d’Avorio. Non sappiamo se il progetto sia andato avanti, se abbia veramente coinvolto maestranze siracusane ma certo immaginare che la RGD in questo modo, pur passata di mano, possa rafforzare la propria solidità finanziaria, non può che fare piacere, far tirare un sospiro di sollievo perché purtroppo la storia dell’imprenditoria siracusana è al contrario costellata da casi di mancata solvibilità, di imposte non versate nelle casse statali, di fallimenti a volte anche inspiegabili che lasciano sul lastrico imprese e fornitori che non vedono riconosciute le proprie spettanze, di capitali che restano nelle tasche solo di abili avventurieri o di chissà quali altri crack. Sebbene sia stato deturpato e offeso lo skyline storico, il Soprintendente ha ribaltato alcuni pareri Se c’è una lezione che si può trarre dalla vicenda Emmea è che Siracusa meriterebbe il premio dell’incertezza del diritto Non ci soffermiamo nuovamente sui contorti e confusi percorsi di una concessione edilizia che a nostro giudizio non poteva essere assentita, almeno secondo le procedure che sono state seguite in concreto, per la quale si è giocato tra ristrutturazione e demolizione dell’edificio preesistente (che, repetita iuvant, era già abusivo e sanato), né su se quell’area nel prg avesse o meno destinazione commerciale (e riteniamo che così non sia), né sul problema, spinosissimo, delle aree destinate a parcheggio in relazione ai parametri con cui sono state calcolate, alle prescrizioni di piano e al nuovo quesito, posto dal candidato a sindaco Giuseppe Patti, della superficie ad esse sottratte dalla rotonda che si sta realizzando all’interno del perimetro del centro commerciale, o a quella parte che dovrebbe essere sottoposta alla servitù di uso pubblico, né infine su quanto la costruzione si elevi rispetto al piano di campagna, se cioè siano stati rispettati i criteri indicati dalla Soprintendenza anche perché, qualsiasi affermazione possa fare un tecnico, non c’è dubbio che l’intera opera sia di violento impatto da qualsiasi punto di visuale la si guardi, da vicino come da lontano. Fanno infatti amaramente sorridere le parole che i progettisti dell’opera hanno messo nero su bianco nella loro relazione tecnica: “Il prospetto secondario, perpendicolare al viale Epipoli, viene nascosto dalla folta siepe perimetrale al lotto e la leggera depressione dell’area rispetto alla futura sede stradale di prg renderà del tutto non visibile il fabbricato, il cui impatto peraltro risulta già mitigato”. Qui ci starebbe bene una colorita espressione dialettale di immediato effetto, ma non possiamo! E allora, dopo questi cenni che dicono solo una parte della complessità del tutto, ci vogliamo piuttosto soffermare sui “ripensamenti” della Soprintendenza, su come i pareri siano stati modificati, ribaltati, dal Soprintendente Micali, su come quindi anche nel settore della tutela dei beni comuni regni una confusione che può danneggiare ora il privato imprenditore che mira al proprio (legittimo) profitto, ora la comunità che vorrebbe vedere rispettato il diritto a fruire di ciò che le appartiene - il suo territorio, le sue bellezze naturali come architettoniche – così come vorrebbe la nostra carta costituzionale. Esclusion fatta per la rotatoria che il veto della Soprintendenza ha impedito venisse realizzata in area sottoposta a vincolo diretto, dobbiamo immaginare che non abbiano avuto alcun seguito le prescrizioni dettate dal servizio paesaggistico sulle modalità di costruzione del complesso e che si debba confermare la notizia che sia stato revocato in autotutela il parere precedentemente espresso. Non scorgiamo infatti alcun intervento di mitigazione paesaggistica, ci appare per sempre deturpato e offeso lo skyline storico che credevamo dovesse essere tutelato e in più si aggiunge, come se non bastasse già il primo risultato, la sagoma a fungo di una casa fuori dall’area del centro commerciale, non sappiamo di chi, che non vorremmo vedere quanto prima affian- cata da altre simili orribili costruzioni. Pur ritenendo essenziale la possibilità di ricorrere all’esercizio dell’autotutela che consente alla pubblica amministrazione di rimediare motu proprio ad eventuali sviste o errori di valutazione, consideriamo deleteria l’assenza di certezze nelle procedure amministrative non solo per i danni economici che ciò può arrecare, come si è detto, tanto ai privati quanto alla collettività, ma anche per il discredito che ne ricadrebbe sugli uffici sulla cui professionalità e competenza occorrerebbe sempre poter contare, per l’ulteriore sfiducia che si potrebbe ingenerare in chi ad essi si rivolge invece per vedere riconosciuta la legittimità di scelte o di proteste. 11 Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] 12 Nelle scelte di politica “militare” assunte posizioni subalterne agli USA, sulla TAV un pasticcio L’insostenibile leggerezza della “non politica” del Partito Democratico PD allo specchio. Dalle antiche certezze alla ricerca di una nuova identità di ROBERTO FAI Il PD ha mostrato in questi ultimi anni profondi ritardi culturali, inettitudine, quando non indifferenza, non sapendo corrispondere ai sommovimenti profondi che la crisi sociale andava accentuando nell’orientamento politico di larghe fasce di cittadini, sempre più sconvolti da scandali, assurdi privilegi e dallo squallore di episodi legati all’uso distorto del denaro pubblico, che hanno messo a nudo l’intero sistema partitico-istituzionale. Era facile intuire che, dopo il grande rilievo nel 2007, con il libro “La Casta” di Rizzo e Stella, si sarebbe inevitabilmente reso preminente e pervasivo un “filone” critico verso la politica, che è poi giunto al suo “scoperchiamento” finale, con il fatidico 24 febbraio 2013, traducendo questo clima in un vero e proprio Tsunami politico, sancito dal dirompente successo del M5S. Ma esiste pure una sorta di “filo rosso” che dà un’immagine incerta, approssimativa, titubante dello stesso profilo progettuale del PD, per come è apparso nel corso di questi ultimi 8 anni. Stagione che coinvolge, pertanto, lo stesso ultimo Governo Prodi, così segnato da una genericità programmatica, sì da svelare in questi anni una subordinazione progettuale a scelte politiche e ad orizzonti strategici, accolti confusamente o supinamente, andando a rimorchio di istanze “esterne”, proprio quando le dinamiche “globali” e il nuovo quadro internazionale avrebbero richiesto una più attrezzata capacità progettuale, nel vivo di un insostenibile “gap finanziario” dello Stato. “Incertezze” progettuali che, alla fine, hanno pregiudicato la stessa capacità del PD di porsi a “rappresentante” del diffuso bisogno di netta discontinuità politico-programmatica, che veniva emergendo dall’accelerazione di una crisi mondiale e della stessa incapacità dell’U.E. di porsi come grande spazio “geo-politico”. Solo alcuni esempi per rendere palpabile questa premessa. I primi tre che porto a sostegno riguardano la politica “militare”, la politica di Difesa, col paradosso che il PD ha continuato ad assumere, su questi temi, una posizione schematica, subalterna alle logiche o agli interessi USA, come fossimo ancora nella metà degli anni ’70, quando Berlinguer poteva dichiarare che “sotto l’ombrello della Nato” anche l’Italia poteva sentirsi più protetta. Col crollo del Muro e la fine delle preclusioni verso i “comunisti”, acqua ne è passata tanta sotto i ponti per poter spingere anche la politica estera dell’Italia, quindi anche il PD, ad assumere su questi temi posizioni non genericamente “antimilitariste”, ma in sintonia con uno sfondo di domande che il nuovo quadro mondiale suggerisce di porre, in controtendenza rispetto alle logiche “ipermilitari” degli interessi USA, pur stando dentro la Nato. La prima è l’incerta vicenda “Ederle”, cioè il progetto di allargamento-espansione della base militare USA-aeroporto Dal Molin di Vicenza, fortemente contestata da quasi tutta la popolazione veneta, di fronte alla quale il Governo Prodi si baloccava, incerto, davanti alla scelta da assumere, aprendo laceranti contraddizioni dentro il suo Governo – supino agli USA, su un progetto cui si poteva dire di NO senza indugi, senza essere “antiamericani” –, iniziando a dare di sé un’immagine pessima, politicamente afasica, franando di lì a poco sino alle dimissioni (anche se la magistratura ci darà, a parte, prove sulla compravendita di De Gregorio e altri da parte di Berlusconi – ma rimane la confusione “autonoma” del Governo Prodi). Tant’è che, nelle elezioni del 2008, al Comune di Vicenza, veniva eletto Sindaco proprio il candidato del PD, artefice di una ferma opposizione al progetto di espansione del “Dal Molin” – contrastando giustamente le scelte nazionali –, raccogliendo gli orientamenti prevalenti della città, anche se il frastornato clima politico complessivo che è seguito in questi 4-5 anni ha lasciato la situazione nel pantano, pur davanti ad un forte ridimensionamento del progetto militare USA, tra mancate compensazioni e l’emersione di problemi geologici nell’area del nuovo insediamento. Altra “ambiguità” è rappresentata dal progetto MUOS di Niscemi. Un business (americano) da 18 miliardi di dollari. Tre gigantesche antenne paraboliche installate a Niscemi, in una riserva naturale tutelata dall’Unione Europea, e i cui effetti inquinanti verranno a sommarsi ai 46 trasmettitori già funzionanti nell’area. Il Muos è un sofisticato sistema di comunicazione satellitare utilizzato dall’esercito Usa, che servirà come sistema di controllo dei nuovi “droni” ipertecnologici, che oltre all’estrema militarizzazione della Sicilia, presenta certi rischi per la salute dell’area. Niscemi rappresenta la quarta e ultima stazione terrestre del progetto. Ma i campi elettromagnetici generati dalle 46 antenne preesistenti superano già il limite per le emissioni previsto dalle leggi italiane. I controlli dell’Arpas effettuati all’esterno della base hanno dato risultati controversi e le richieste alle autorità americane – che nel 2006 produssero una semplice autocertificazione – si sono più volte scontrate contro il muro di gomma del “segreto militare”. Col paradosso che, nell’assoluta “segretezza” delle politiche militari, “stile anni ’60”, con cui i vari Governi hanno assecondato il MUOS, da mesi, alle proteste sociali si sono unite ora le “decisioni” del Governo ARS – retto da Crocetta e dal PD – di contrastare il progetto, anche al fine di raccogliere una nuova “rappresentanza” sociale, espressa dalle ampie proteste in Sicilia, con un PD nazionale imbambolato e senza voce in capitolo. Terzo argomento: la vicenda degli F35, gli aerei supertecnologici ed “invisibili”, dal costo elevatissimo per le casse già dissestate dello Stato, sul cui progetto il PD, dapprima ha avuto una posizione supina e debole, levando poi gli scudi in modo confuso e balbettante solo quando le notizie sui difetti gravissimi ed irrisolti dei prototipi gli hanno offerto (al PD) l’occasione di legare la decisione di un drastico “ridimensionamento” dell’acquisto, in ragioni delle attuali difficoltà finanziarie del Paese. Un pasticcio posticcio. Mentre in realtà si doveva contestare un onere pesantissimo senza dover aderire alla logica “militarista” per un progetto camuffato con le insopportabili ragioni strategiche USA della difesa del mondo “contro il male”. Il 4° ed ultimo “tassello” di questa incerta e debole progettualità del PD – ascrivibile al tema centrale del modello di sviluppo – trova il suo epilogo nella vicenda della cosiddetta TAV, il progetto sull’alta velocità in Val di Susa, emblema inquieto di una forte contesa e confusione politica: giunto ad una sorta di “Binario morto”. Così intitolano due giornalisti (A. De Benedetti e L. Rastello) una loro inchiesta, tradotta adesso in un bel libro, smontando il “mito” del cosiddetto “Corridoio 5” – da Lisbona a Kiev. Vale a dire, quell’asse orizzontale che dovrebbe facilitare “l’import-export europeo”, sulla cui inutilità piuttosto i due giornalisti portano prove inoppugnabili, stante che il progetto non solo «non esiste e, probabilmente, non esisterà mai. Nessuno lo pretende e lo esige a Bruxelles, nessuno lo vuole a Lisbona, Madrid, Lubiana e Budapest […]. A Bruxelles, nessuno fa una piega: non sta scritto da nessuna parte che quei finanziamenti europei debbano essere impiegati obbligatoriamente per i treni ad alta velocità», stante che il complesso sistema dei flussi di trasporto europeo conosce da anni un profondo ridimensionamento, o vie diverse. C’è da restare allibiti! E il PD, oltre a perdere in questi anni enormi consensi tra i valligiani e nel Paese – altro che “Governance”! –, continua a mostrare un volto oscillante e confuso (l’ultima polemica tra Fassino e Puppato sulla TAV dà il segno di “farsa” cui è giunta la contraddizione dentro al PD), offrendo di sé un’immagine negativa, perdendo la barra che una seria classe dirigente non dovrebbe mai smarrire. C’è da augurarsi che dentro il PD si apra un barlume di luce, per invertire una tendenza che rischia altrimenti di non renderlo ulteriormente credibile. (Prossima puntata: Il PD e La Sicilia) La Regione autorizza a 350 metri da Cavagrande una discarica di rifiuti inerti, seria minaccia per l’oasi naturalistica Cavagrande del Cassibile è uno dei patrimoni naturalistici più importanti del nostro Paese. Situata nel territorio di Noto (SR), nella Sicilia sud-orientale, si trova in un’area incontaminata, con la più alta concentrazione di biodiversità di tutta la regione, ed è unica per la presenza di sorgenti d’acqua sotterranee. Ogni anno dai 40 ai 60mila visitatori arrivano da tutto il mondo per ammirarne la bellezza. Questa riserva naturale è però oggi minacciata da un progetto di discarica. Il 21 dicembre scorso, infatti, la Regione Sicilia ha approvato un decreto con cui autorizza l’azienda SO Ambiente a realizzare in località Stallaini - ad appena 350 metri da Cavagrande - una discarica di rifiuti inerti. Antonella Soldo Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] “Ancora oggi la città non possiede un completo inventario di tutti i suoi monumenti e delle vestigia del passato” Sebastiano Amato (Storia Patria): “Fortemente sentita dagli studiosi l’esigenza di rielaborare la storia di Siracusa con i canoni della storiografia moderna” di GIOVANNA BANDIERA Nei locali di via Maestranza, in cui è ospitata la Società di Storia Patria Siracusana, si lavora. Si sta elaborando un’attività culturale da svolgere probabilmente nel mese di maggio, in collaborazione con il Museo Archeologico Paolo Orsi, sezione numismatica. Infatti è presente Enzo Monica, il figlio del professore che a Roma, nel ‘37 e nel ‘38, vinse per meriti artistici il concorso per entrare nella scuola dell’arte della medaglia (la Zecca). Fra gli altri c’è il professor Sebastiano Amato, presidente della Società Siracusana di Storia Patria che, per Statuto, promuove e favorisce le ricerche scientifiche e la raccolta di documenti storici su Siracusa e il suo territorio. Intrattiene le persone presenti sulle finalità della Società, che consistono nel promuovere le ricerche scientifiche e la raccolta di documenti storici, pubblicare l’Archivio Storico Siracusano, che per serietà scientifica e rigore documentario mantiene un posto di alta considerazione nel mondo culturale italiano e internazionale, curare l’edizione di monografie e di opere su Siracusa, svolgere il lavoro preparatorio per la pubblicazione di una nuova ed ampia storia di Siracusa. “Poiché la storia di Siracusa antica si innerva con la storia della Sicilia, della Grecia e di tutte quelle realtà che ne sono venute in contatto - precisa -, studiosi di varie discipline convergono su questa città. È fortemente sentita l’esigenza dell’elaborazione di una storia di Siracusa, organicamente condotta dalle origini ai nostri giorni, secondo i canoni rigorosi della storiografia moderna. Ancora oggi, la città non possiede un completo e moderno inventario di tutti i suoi monumenti, di tutte le vestigia di ogni tempo della sua storia, dei suoi tesori d’arte e di civiltà. Purtroppo non ci sono soci giovani a far parte della Società, occorrerebbe sfatare l’idea che è una cosa inutile, a cui partecipano solo vecchi, senza tener conto che seguire delle attività culturali, leggere dei testi storici aiuta a dare un’identità ad una città che l’ha persa, dà un contributo alla conoscenza e, senza tanta retorica e senza tanti trionfalismi, fa luce su vicende non solo antiche ma anche moderne della città. Con l’assessorato e con il Comune – afferma il presidente - fin quando non si avrà una gestione politica ed amministrativa efficiente, i rapporti continueranno ad essere quasi inesistenti”. Qualche anno fa qualche contributo il comune lo dava. Adesso con il patto di stabilità la Società non riceve alcuna sovvenzione da parte del Comune di Siracusa, tranne un piccolo rimborso per qualche manifestazione realizzata. In Sicilia è l’unica Società di Storia Patria che funziona regolarmente. Nella crisi odierna la Società di Storia Patria palermitana ha dovuto chiudere la biblioteca regionale e la Società della Sicilia orientale vivacchia ma non produce molto, viceversa quella siracusana riesce ad ottemperare alle sue finalità pubblicando l’Archivio Storico Annuale, suo strumento fondamentale, presente nel territorio locale, nazionale e internazionale. Viene presa ad esempio. Le enormi difficoltà economiche vengono superate con i contributi economici dei soci e con il tempo dedicato alle varie attività. “Tutti i venerdì – ricorda Amato - in sede si tengono delle attività culturali: se un socio ha conoscenze approfondite su un tema, lo propone e lo presenta a coloro che partecipano all’incontro. Quando l’incontro è a livello accademico allora si sceglie una sede esterna”. Fra le varie attività dell’associazione vengono presentati libri, organizzate conferenze, pubblicati testi.. Ogni tanto si fa qualche visita guidata in qualche sito archeologico. Si raccolgono documenti, testi, fotografie, stampe, film, fonti ed immagini. Gli archivi privati dei soci sono anche messi a disposizione dell’associazione. Anche l’adozione di un monumento è tra i suoi fini e, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, si è proceduto, in collaborazione con Italia Nostra, al restauro del monumento dedicato a Giuseppe Mazzini, posto nelle Latomie dei Cappuccini. Nel direttivo ci sono 11 persone, ma giovedì scorso sono presenti solo quattro, tra cui il vicepresidente Angelo Annino che parla della Biblioteca, ospitata nei locali dell’Archivio di Stato. Il socio Michele Messina aiuta in biblioteca e collabora con Cinzia Di Stefano, sistema i libri, li cataloga. La Biblioteca della Società di Storia Patria ha 400 soci e 250 corrispondenti, è in rapporto con 250 biblioteche, istituti non solo italiani ma anche stranieri, con altri archivi, con altre Società di Storia Patria, con università, musei, con il Senato, con la Camera, con la Biblioteca nazionale e l’Istituto Germanico, con la galleria di Cambridge. All’estero, soprattutto con l’Est, cioè Slovenia, Croazia, Grecia, Russia, vengono scambiate le pubblicazioni annuali di Archivio Storico. È presente anche una emeroteca, unica in Sicilia e in Italia, in cui vengono archiviate riviste specialistiche di storia locale, economia e politica fornendo così spunti di ricerca alle comunità scientifiche, in modo da garantire agli studiosi la possibilità di mantenersi aggiornati sui progressi nei loro rispettivi campi d’interesse. Tali pubblicazioni sono rivolte per lo più a ricercatori, docenti e studenti universitari. Nella biblioteca ci sono circa 5000-6000 volumi e l’emeroteca ne conta circa 1500020000. Si avvalgono di essa moltissime persone, specialmente studenti universitari italiani e stranieri; si è creato un polo di ricerca in quanto vi arrivano, da tutta l’Italia ed anche dall’estero, molti studiosi. “Proprio in questi giorni – ricorda il professore Amato - abbiamo ricevuto una telefonata da una italiana residente in Germania che era venuta a conoscenza dell’esistenza, nella nostra biblioteca, di un articolo del 1956 di Gentile riguardante i marchi delle anfore greche: lo richiedeva per un archeologo giapponese che stava studiando le anfore antiche siracusane. In realtà il patrimonio librario dell’associazione è preziosissimo e ci sono soci della Società di Storia Patria Siracusana, molti dei quali importanti studiosi, anche in Giappone, in Nuova Zelanda, in America, in Finlandia, in Spagna. Molti di essi vengono ogni anno a Siracusa, per cui la Società svolge anche la funzione di raccordo umano ed è un punto di riferimento culturale. “Sul piano delle tesi viene svolta un’attività di indirizzo, infatti molti studenti si rivolgono alla Associazione per informazioni ed il sapere dei soci è a loro disposizione. In cambio si ricevono le loro tesi che vengono custodite in biblioteca. Quando Palazzo Impellizzeri era la sede dell’università dei Beni Culturali ed Ambientali, si era instaurata una proficua collaborazione e alle sedi universitarie era stata donata tutta la serie completa dell’archivio, dal ‘55 sino ad oggi. Si sta informatizzando la fornitissima biblioteca, che si trova anche nel circuito SBR, cominciando a digitalizzare l’archivio storico siracusano, per lo meno gli indici e le copertine di tutto il patrimonio librario. Oltre ai cambi avvengono anche delle donazioni. Si hanno anche donazioni da parte di soci ed ultimamente è stato acquisito, da Noto, il fondo di Di Rudinì e dello stesso Salafia. “Si potrebbe ampliare il servizio della biblioteca se si avessero i fondi per tenerla aperta tutti i giorni. Purtroppo i locali della sede di via Maestranza non sono adatti ad ospitare una biblioteca principalmente a causa dell’umidità che nuocerebbe al patrimonio librario. I prestiti librari avvengono solo nell’arco di un giorno. Per statuto il prestito deve essere fatto ai soli soci, solo se il presidente se ne assume la responsabilità esso avviene anche per altri. A volte il prestito dipende anche dal grado di preziosità del libro: ad esempio i documenti del fondo Di Rudinì, che consiste in carte del settecento e ottocento sotto tutela dei Beni Culturali, non possono essere prestati”. PROPAGANDA ELETTORALE PER LE COMUNALI “LA CIVETTA DI MINERVA” Quindicinale di fatti e opinioni, reg. Tribunale di Siracusa n. 1509 del 25/08/2009 ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SIRACUSA 2013 CONTRATTO DI PROPAGANDA ELETTORALE Deliberazione n. 666/12/CONS (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.302 del 29-12-2012) Premesso che la Delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, di cui sopra, impone alla stampa periodica di accogliere le seguenti forme di messaggio politico elettorale: a) annunci di dibattiti, tavole rotonde, conferenze, discorsi; b) pubblicazioni destinate alla presentazione dei programmi delle liste, dei gruppi di candidati e dei candidati; c) pubblicazioni di confronto tra più candidati (Articolo 7, comma 2, L. 28/2000) e che la propaganda elettorale deve avere un contenuto redazionale e non limitarsi al nome e foto del candidato, al simbolo del partito. Premesso che il quindicinale La Civetta di Minerva, con sede in Siracusa via Pordenone n 5, telefoni 333.7179937 e 333.1469405, mail [email protected], intende aderire alla predetta normativa e al Codice di Autoregolamentazione di cui al Decreto del Ministro delle Comunicazioni 8 aprile 2004 relativamente alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Siracusa del 9-10 giugno 2013; INFORMA che nella propria sede sono consultabili le condizioni temporali di prenotazione degli spazi pubblicitari (e il termine ultimo per le prenotazioni per ogni singolo numero); le tariffe (autonomamente determinate) e le eventuali condizioni di gratuità; ogni altra ulteriore circostanza (ad es. in che formato debba essere presentato il materiale...), ed in particolare la definizione del criterio di accettazione delle prenotazioni in base alla loro progressione temporale. 13 e-mail: [email protected] 14 INTERVISTE DI ALDO CASTELLO “Sosterrò Garozzo solo se i candidati saranno figure con una storia indiscutibile” Anno V n.8 - 14 aprile 2013 “Tutti i candidati alle primarie sono una risorsa, Lo Giudice per il PD lo è” “Il voto massiccio di gruppi del centrodestra “Non mi sono alleato col centrodestra ha volutamente corrotto il significato delle Primarie” Ho vinto col porta a porta, faticoso ma esaltante” Alessio, non ce l’hai fatta. Sei deluso del risultato? “Tanta è stata la passione che ho dedicato a questo progetto, quanta la delusione per non aver ottenuto il massimo risultato. Però questa delusione è ampiamente compensata dal valore umano, culturale e politico dell’esperienza che ho vissuto insieme a tante altre persone libere e autenticamente interessate al bene comune. Mi sembra che si sia persa un’occasione per Siracusa, non tanto perché altri non possano amministrare bene, bensì per le potenzialità straordinarie di ciò che si è creato intorno a me”. Come è nata la tua candidatura? non se ne parlava prima....chi l’ha proposta? “Si tratta di una candidatura espressa da diverse sensibilità interne al Partito Democratico con l’obiettivo di segnare una piena discontinuità a beneficio della città intera. Le aree Bersani e Dem hanno condiviso la necessità di lanciare un’iniziativa politica che, grazie alla mia autonomia personale, si ponesse al di là della stessa distinzione tra aree nonché tra Partito e cittadinanza. L’aggregazione civica che la mia candidatura ha determinato dimostra come questa impostazione fosse corretta”. Hai lanciato accuse gravi al tuo avversario, pensi che ci saranno conseguenze o si arriverà alla ricucitura? “All’altro esponente del Pd uscito vittorioso non sono state rivolte accuse dirette. Ciò che abbiamo denunciato è la massiccia partecipazione di gruppi organizzati del centrodestra che, anche attraverso l’impegno concreto di rappresentanti istituzionali in carica, nonché con metodi indecorosi, ha volutamente corrotto il significato delle Primarie. Dovrebbe essere fonte di preoccupazione per tutti il fatto che chi ha disastrosamente amministrato la città abbia avuto l’arroganza di determinare la scelta del candidato Sindaco della parte politica opposta. L’apertura delle Primarie a tutti i cittadini non fa apparire meno scorretto il comportamento di chi pretende di decidere anche in casa altrui”. Hai qualcosa da rimproverare a te stesso o a qualcuno dei tuoi supporter? Due deputati nazionali e due regionali potevano dare di più? “Naturalmente si può sempre fare di più e meglio, ma verso chi mi ha sostenuto sento soprattutto una profonda gratitudine. Inoltre non mi rimprovero nulla rispetto alle nostre scelte di fondo, anche se possono avermi elettoralmente danneggiato. Parlo della fiducia che abbiamo riposto nella capacità persuasiva delle nostre idee autentiche, mai accompagnate da promesse ridicole o ingannevoli. Parlo del rispetto dell’avversario. Parlo della nettezza della nostra linea in contrapposizione alla cultura di chi ha amministrato la città in questi anni. Quanto ai rappresentanti istituzionali che mi hanno sostenuto, sottolineo soprattutto il fatto che abbiano potuto e voluto manifestare il loro supporto in maniera pubblica. La stessa trasparenza non mi sembra abbia sempre caratterizzato i gruppi e i soggetti politici che han- no sostenuto altre candidature”. In una città fondamentalmente moderata e di centro destra la sinistra se vuole vincere deve aprirsi e allargarsi, questa la gusta tesi di Garozzo Lui ha messo dentro pezzi strutturati del centro destra tu ti sei rivolto ai giovani, ai lontani e delusi dalla politica... “Il fatto che negli ultimi anni Siracusa abbia elettoralmente premiato le forze di centrodestra non basta a convincermi che la maggioranza dei cittadini aderisca in modo libero e consapevole a quella parte politica. Dobbiamo invece spostare lo sguardo sulla condizione in cui la città si trova. A causa di un ragionamento politico perverso attuato dalla classe politica che ci ha governati, intere aree della città sono state infatti mantenute in stato di povertà e degrado affinché fossero assicurate sacche di voto facilmente condizionabile. È quindi prioritario dare dignità a tutti i cittadini, così ponendo le condizioni per una democrazia autentica. Per il resto, una cosa è far aderire ai principi del centrosinistra anche chi in passato ha fatto altre scelte, altra cosa è avere il consenso di chi quei principi non li condivide e non li condividerà mai. Questa non sarebbe apertura, ma svendita di un’identità politica, culturale e morale”. Che ne sarà del gruppo di giovani entusiasti che si è raccolto attorno a te? Ci sarà per loro un futuro politico? E per te? “Il gruppo di entusiasti non è formato solo da giovani ma anche da persone d’esperienza, da militanti e non militanti, da associazioni e aggregazioni spontanee. È un gruppo che intende organizzarsi per dare seguito al progetto elaborato intorno alla mia candidatura e sono sicuro che avrà diverse occasioni per consolidarsi, ampliarsi e, soprattutto, per incidere sul futuro di questa città. Per quanto mi riguarda resto a disposizione di questo gruppo e delle forze politiche che mi hanno sostenuto, così da proseguire, nei modi che si riterranno più opportuni, il nostro progetto di rinnovamento culturale ed etico”. Sosterrai lealmente Garozzo nella sua corsa a sindaco? Come vedi questa battaglia? “Il mio sostegno è condizionato al rispetto dei più rigidi criteri di moralità politica in tutte le scelte che dovranno compiersi, a partire dalla composizione delle liste. Per quanto mi riguarda, l’alternatività della coalizione di centrosinistra rispetto alle amministrazioni passate dovrà riflettersi nell’individuazione di figure indiscutibili dal punto di vista della loro storia sia politica che personale. Il fatto che, insieme ad altri, abbia denunciato le pratiche inqualificabili a cui abbiamo assistito domenica scorsa non ha nulla a che vedere con l’impegno a sostenere il candidato vincente. Piuttosto, la mia coscienza mi ha obbligato a denunciare quanto accaduto proprio alla luce dell’importanza che io attribuisco al rispetto delle regole in termini di onestà politica. L’unità del centrosinistra e la nostra forza elettorale vanno ritrovate proprio a partire dai principi etico-politici che dovrebbero contraddistinguerci”. Giancarlo, congratulazioni hai vinto. Raccontaci come sei arrivato secondo te alla vittoria, qual è stata la tua strategia vincente? “Grazie! è una vittoria di tutte le persone e degli amici che hanno creduto nel nostro progetto e nel lavoro svolto negli ultimi 5 anni in Consiglio Comunale. Domenica scorsa ai seggi ho avuto la possibilità di incontrare molta gente che non conoscevo, mi fermava e si presentava dicendomi di avere seguito le dirette televisive dei Consigli Comunali, e che si riconosceva nell’attività svolta, altri mi parlavano di Matteo Renzi, altri ancora erano stati sollecitati dai loro familiari, insomma tanta soddisfazione. La strategia è stata legata al classico porta a porta, lavoro faticoso ma allo stesso tempo esaltante, abbiamo fatto un solo evento pubblico per gli auguri di Pasqua, siamo stati sempre per le strade e nelle periferie. la mia vittoria non è ascrivibile a me, ma a tutti quelli che ci hanno creduto. L’entusiasmo è alle stelle...” Ti senti il candidato di tutto il centro sinistra o almeno di tutto il PD? “Non ho motivo di non credere di essere il candidato di tutto il centro sinistra e ovviamente del PD, le regole democratiche che ci siamo dati per la competizione delle Primarie sono state rispettate, tutti e tre i contendenti abbiamo firmato un impegno scritto a sostenere l’eventuale vincitore. Ero l’unico candidato che, avendo ricoperto il ruolo di capogruppo del PD al Consiglio Comunale, poteva tranquillamente affermare di aver già portato avanti le istanze contenute nella carta d’intenti, in cui mi riconosco al 100% e che non sono soggette ad alcuna contrattazione”. Ci sono state delle polemiche, probabilmente degli strascichi. Ti accusano di esserti alleato con esponenti del centro destra, proprio quelli a cui si addebita la mala politica della passata amministrazione. “Non mi sono alleato con il centro destra, semmai sono ex esponenti del centro destra che hanno riconosciuto la bontà del nostro progetto e che quindi sono venuti a sostenerlo; per vincere le elezioni è fondamentale raccogliere il 51% dei consensi ma l’intero centro sinistra al momento non supera il 25%, da qui l’esigenza di rafforzare la coali- zione con le new entry, adesioni pronte a sostenere la nostra coalizione, candidandosi nella lista del Sindaco, che nasce per accogliere tutte quelle persone che, pur facendo una scelta di centrosinistra, al momento non si riconoscono in questo PD”. Oltre al PD quali altre liste ti sosterranno? C’è l incognita Megafono, sarà dalla tua parte? L’ Udc fa parte del centro sinistra? Candiderà Bandiera? E Sel? Pare che ti consideri troppo sbilanciato a destra... “A sostenermi ci saranno almeno 3 liste: quella del PD, quella del Sindaco e una che si rifà a Matteo Renzi. Col Megafono e l’UDC abbiamo discorsi ancora aperti e francamente non so ancora cosa farà il Presidente Bandiera. Con SEL siamo in ottimi rapporti, è parte fondante della nostra coalizione, non mi risultano problemi”. Troppi candidati, arrivare al ballottaggio sarà dura per tutti. Come pensi di spuntarla? Con che argomenti pensi di ottenere consensi? Quali punti forti del tuo programma? “Credo che il ballottaggio sia scontato. Noi ci saremo, le nostre politiche e i nostri programmi piacciono alla cittadinanza e siamo gli unici credibili perchè da 15 anni siamo all’opposizione in questa città. Le nostre proposte sul lavoro, sul PRG, sul Porto turistico, sulle politiche sociali, sulla razionalizzazione dei costi della politica, su una severa revisione della spesa tagliando gli sprechi, sul ritorno alla gestione dell’acqua pubblica, sulla diminuzione della pressione fiscale ecc. ci danno quel valore aggiunto che altri non hanno, perchè quello che diciamo lo abbiamo già proposto in Consiglio Comunale e la città ne è a conoscenza”. Come giudichi il risultato di Alessio Lo Giudice, in che rapporti siete? Pensi che sarà una risorsa per il partito? “Ritengo lusinghieri i risultati degli altri partecipanti alle primarie, sia il risultato di Lo Giudice che quello di Firenze. Io so di essere in ottimi rapporti con entrambi. Con Firenze abbiamo parlato più volte, con Lo Giudice non ci siamo ancora sentiti. Tutti i partecipanti alle primarie hanno dimostrato di essere una risorsa importante per il centrosinistra, ovviamente Alessio lo è per il PD.” Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] Il bar sotto il mare 15 di CARMELO MAIORCA Primarie, quando l’età non conta se dietro ci sono le orche grigie Ma cosa si aspettava quel professorino di Alessio Lo Giudice dalle primarie per la scelta del candidato a sindaco del centrosinistra? Uno che ha 35 anni ma ne dimostra 10 in meno, con la faccetta da eterno studente e lo sguardo da miope per i troppi libri letti e per quelli che ha persino scritto su questioni complicate tipo la “teoria politica e delle istituzioni”, dove pensava di stare? Siamo a Siracusa, mica in quelle città dell’Europa continentale nelle quali il giurista Lo Giudice è andato a fare turismo culturale dopo la laurea, prima di ritornare in Sicilia ad insegnare all’università. E poi, dove accidenti voleva andare con lo slogan “Si parte” utilizzato durante la scampagnata elettorale ed abbinato a un disegnino di binario triste e solitario? Pensandoci bene però le domande non bisognerebbe rivolgerle a lui che, coadiuvato da un manipolo di giovani, ha accettato di affrontare le primarie pur avendo pochissime settimane a disposizione per riuscire a farsi conoscere dall’elettorato del centrosinistra e da altri potenziali nuovi elettori. Ardua missione rivelatasi impossibile, nonostante il sostegno dichiarato delle componenti di maggioranza del locale Pd – bersaniani e area Dem - com- presi i 2 deputati regionali e i 2 parlamentari nazionali. A vincere è stato invece il renziano Giancarlo Garozzo, che di anni ne ha 36 ma ne dimostra una decina in più. Egli ha infatti le physique du role adatto agli incontri ri panza e prisenza, più che ai giubbotti alla Fonzie indossati dal sindaco di Firenze. Stile perfetto per dialogare col vecchio Gino Nacchio Foti che gli ha garantito l’appoggio della corrente “Innovazione” di cui è leader e della quale fanno parte un po’ di parenti, in testa il fratello Armando, nonché Nitto Brancati, altri reduci della fu balena bianca scudocrociata e illustri personaggi vari. Da molti anni Foti predilige ricevere amici, clientes, postulanti ossequiosi e col cappello in mano in una sala del Jolly Hotel di corso Gelone. Non so se anche Gar-Garozzo usa omaggiare il quasi ottantenne ex onorevole. In ogni caso lo avrà giustamente ringraziato per l’impegno personale profuso nel raccattare voti a suo beneficio. Spassionatamente e per l’ennesima volta, ricordo che nel prestigioso curriculum vitae di Foti spicca la condanna a 2 anni e 6 mesi, passata in giudicato mediante sentenza definitiva della Cassazione, per voto di scambio con appartenenti a 2 clan mafiosi siracusani. Incuranti di tale minchiatella, il geniale Nino Consiglio ed altri ex dirigenti comunisti, certo animati da spirito di fratellanza cristiana, nel 2007 acconsentirono che Gino avesse diritto a rifarsi una vita e una fazione organizzata all’interno dell’allora nascente Pd. E lui, riconoscente con i veri amici, con una mano prende e con l’altra dà. Oggi a godere dell’altruismo fotiano è il turno di Giancarlo Gar-Garozzo che, a sua volta, saprà ricambiare al momento opportuno. L’uomo di Renzi a Siracusa per la sua squadra di assessori ha solo l’imbarazzo della scelta, potendo contare su un ricco campionario di transfughi del centrodestra, ex consiglieri comunali e di quartiere del Pdl e dintorni che hanno fatto votare per l’amico Giancarlo; poiché adesso, ovvio, “si riconoscono nei principi che hanno ispirato le forze civiche e politiche siracusane che, in questi anni, si sono opposte all’amministrazione di centrodestra” - come recita la Carta d’intenti della coalizione del centrosinistra firmata da tutti coloro che sono andati a votare per scegliere il candidato a sindaco. La via dell’inferno, si sa, è sempre lastricata di buone intenzioni. L’accusa rivolta a Garozzo di aver avuto l’appoggio del centrodestra ignora quanto è accaduto in questi anni Se le forze di centro sinistra potranno governare la città di Siracusa sarà anche grazie a chi ha avuto l’umiltà di rivedere le sue posizioni Domenica scorsa si sono svolte a Siracusa le elezioni primarie del centro sinistra alle quali hanno partecipato due candidati del PD, Giancarlo Garozzo (Renzi, Innovazione), Alessio Lo Giudice (Bersani, DEM) e un terzo candidato, Tanino Firenze, per i Movimenti. SEL, UDC, Verdi e Lista Megafono; più volte invitati e anche aspettati, hanno rifiutato di partecipare al confronto popolare per la scelta del candidato sindaco del centro sinistra, ritenendo probabilmente più efficace andare direttamente alla competizione elettorale con un proprio candidato a sindaco. Le regole di partecipazione sono state definite da un apposito Comitato che per oltre un anno ha lavorato sulla materia. Esso ha stabilito che gli aspiranti sindaci potevano partecipare alle primarie presentando, due settimane prima, la loro candidatura accompagnata dalle firme di almeno 600 sottoscrittori. Per i soli candidati del PD, alle sottoscrizioni andava aggiunta l’indicazione di gradimento del 35 per cento dei componenti dell’assemblea cittadina, fattore che di fatto ha bloccato a due le candidature per il maggior partito della coalizione. Inoltre il Comitato ha stabilito, all’unanimità, di rendere il voto più libero e partecipativo possibile, non ricorrendo alla famigerata registrazione dei votanti utilizzata per la scelta del premier e purtroppo anche per le primarie politiche, che tante polemiche ha sollevato falsando la scelta di deputati e senatori, e allo stesso tempo ha abolito il contributo di due euro poco gradito a tutti gli elettori. Si è stabilito solo di sottoscrivere, all’atto del voto, la carta dei valori di elettore del centro sinistra e in base a ciò si è proceduto alle operazioni elettorali Lo sfoglio delle 6755 schede votate ha visto vincitore, in modo assai netto, il renziano Giancarlo Garozzo con 3443 preferenze, seguito da Alessio Lo Giudice, sostenuto dall’area Bersani e DEM, con 2372 voti e infine Tanino Firenze con 915 voti, il quale ha portato a casa un risultato certamente onorevole. Oltre mille voti di distacco su meno di settemila votanti sono certamente una decisa sconfitta per un candidato che si pregiava dell’appoggio dell’intera deputazione del PD provinciale, e ciòè 2 deputati nazionali e 2 deputati regionali, i quali da soli non sono bastati a garantirgli la vittoria. Ciò ha innescato una fitta serie di polemiche. Lo Giudice e alcuni deputati che lo hanno sostenuto, in particolare Bruno Marziano e Pippo Zappulla riconducibili all’area Bersani, hanno fortemente contestato il voto di domenica affermando che fra gli elettori di Garozzo vi fossero molti sostenitori del centro destra e addirittura esponenti di spicco. Viceversa i deputati di area DEM, Sofia Amoddio e Marika Di Marco, pur con alcune riserve, hanno riconosciuto la vittoria a Garozzo auspicando, allo stesso tempo, una unificazione del partito sul candidato vincente. I bersaniani, al contrario, tengono duro, parlano di invalidare le elezioni o addirittura, alcuni dei sostenitori di Lo Giudice affermano di voler continuare sul progetto di rinnovamento intrapreso dal loro candidato, lasciando intendere possibili candidature, di loro esponenti, fuori dalle liste del PD, in formazioni che necessariamente dovrebbero essere guidate dal loro candidato a sindaco. In ciò, probabilmente, si evincerebbe una palese scorrettezza se si ricorda che i candidati a sindaco alle primarie del centro sinistra, all’atto della presentazione della loro candidatura, hanno sottoscritto un documento con il quale si impegnano a sostenere il candidato a primo cittadino eletto nel corso delle primarie. L’accusa rivolta a Garozzo di avere avuto l’appoggio del centro destra denuncia una poca conoscenza, da parte di Lo Giudice e dei deputati che lo hanno sostenuto e lo sostengono ancora nella polemica, delle dinamiche che hanno animato i consigli comunali e provinciali siracusani. Alle scorse elezioni in entrambi i consessi il centro destra ebbe maggioranze a dir poco bulgare, ottenendo oltre il 70 per cento di consiglieri nell’uno e nell’altro consiglio. L’inefficienza delle due amministrazioni attive ha portato molti consiglieri a rivedere le loro posizioni e a passare dal ruolo di maggioranza a quello di opposizione già da diverso tempo, non certo in occasione delle primarie del centro sinistra. Se sono questi gli esponenti di spicco del centro destra a cui si fa riferimento probabilmente si è sbagliato il tiro, in quanto, già da tempo, detti politici hanno sostenuto i gruppi consiliari del PD nella realizzazione di una ferma e utile opposizione alle amministrazioni che avevano contribuito a far eleggere, attraverso un costante lavoro riconosciuto e apprezzato anche dagli ono- revoli che oggi animano polemiche. Se poi si vuole accusare l’elettore di centro destra di aver votato per il centro sinistra, voto che certamente andrà a confermare alle prossime elezioni, siamo veramente fuori dalla logica. Non si può certo ritenere di vincere il comune di Siracusa se parecchi cittadini, in passato elettori del centro destra, non decidono di cambiare idea, né si può avere l’ipocrisia di credere che questi elettori non siano collegati a qualche politico locale. Se le forze di centro sinistra potranno governare la città di Siracusa sarà grazie al lavoro svolto dalla opposizione e da coloro che, venendo meno alla ostinata coerenza, hanno avuto l’umiltà di rivedere le loro posizioni a vantaggio della città e dei cittadini. Da alcune fonti giornalistiche e no si apprende che altri partiti del centro sinistra, o meglio alcuni loro leader, riterrebbero le primarie di Siracusa come le primarie esclusive del PD e che altre occorrerà farne per la coalizione, dimenticando che i candidati del PD sono stati solamente due, che alle stesse hanno partecipato Movimenti terzi che trovano ispirazioni nelle politiche del centro sinistra e che i partiti in questione, sebbene più volte invitati, hanno deciso di non partecipare in virtù di loro tatticismi interni. Tali voci, se vere, danno adito a un’altra pesante scorrettezza che certamente danneggerà la ricerca di un possibile risultato positivo del centro sinistra per il governo della città, che è inutile ricordare è amministrata dal centro destra da 15 anni. Liddo Schiavo Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] 16 Gli enti in difficoltà, alcuni hanno già fruito della CIG (Enaip, Cif e Mac) altri stanno licenziando Italia (Cgil): “Stipendi non pagati, retribuzioni in arretrato, procedure farraginose controlli esasperati, dipartimenti che non riescono a gestire il sistema Formazione” di CONCETTA LA LEGGIA La regione vuole mettere mano sulla formazione professionale rivisitandola? Niente più soldi? lunghe e farraginose procedure di erogazione dei pagamenti agli enti di formazione? Annullato l’Avviso 20? Bene, iniziamo con un po’ di macelleria sociale! Ecco con quale spirito si sono mossi gli enti regionali, alcuni dei quali negli anni lautamente remunerati, che hanno già avviato le procedure di licenziamento di oltre 3.000 impiegati siciliani del settore. E’ tutta colpa del governo Crocetta? O forse anche di alcuni enti che hanno giocato con i soldi dei dipendenti inficiando poi il lavoro di tutti? Di certo oltre 3.000 famiglie se lo stanno chiedendo proprio in questi giorni. I dati sono chiari: la Cgil ha dichiarato pubblicamente che 3551 lavoratori del settore della formazione professionale sono a rischio licenziamento sugli oltre 8 mila dipendenti degli enti in Sicilia. Solo nel 2012 sono stati licenziati 635 dipendenti degli enti di formazione: 60 dell’Aram, 172 dell’Anfe regionale, 347 del Cefop e 56 dell’Ancol. Altri 1476 lavoratori sono interessati da procedure di licenziamento collettivo: 97 dell’Unci, 104 dell’Aram, 38 del Cufti, 110 dell’Ires, 24 del Cerf, 451 dell’Ance regionale, 25 della’Eap Fedarcom, 24 del Centro studi Aurora, 90 dell’Anfe Catania, 14 dell’Anfe Enna, 9 dell’Anfe Siracusa, 120 dell’Iripa, 64 dell’Ancol, 54 dell’Anapia, 46 dell’Eureka, 118 dell’Iraps, 64 dell’Ipf e 6 del Mac Siracusa. Sono compresi nell’elenco dei lavoratori a rischio (per loro le procedure di licenziamento non sono ancora state avviate) anche 640 lavoratori del Cefop e 800 dello Ial. “Come Flc Cgil da sempre siamo per il rinnovamento, la trasparenza e contro il clientelismo ma sappiamo tutti cosa sta accadendo – ci spiega Paolo Italia segretario provinciale Flc Cgil di Siracusa - stipendi non pagati, retribuzioni in arretrato, tempi dei pagamenti assurdi che mettono così in difficoltà gli enti sani; mancanza o difficoltà per il mantenimento della regolarità contributiva, il cui possesso, attestato dal DURC, è garanzia degli accantonamenti fatti dai datori di lavoro e condizione indiscutibile per l’erogazione del finanziamento pubblico; assessorati e dipartimenti in difficoltà nel gestire tempi e complessità del sistema; procedure farraginose e controlli esasperati che rallentano l’erogazione delle risorse. La provincia di Siracusa ovviamente non è esente dal fenomeno drammatico che prende corpo in tutta l’Isola”. Tutti gli enti sono in difficoltà, alcuni hanno già fruito della cassa integrazione in deroga come i 50 lavoratori dell’Enaip, 12 del Cif e 6 del Mac. Per 6 lavoratori del movimento apostolico ciechi sono in atto proprio adesso gli avvisi di licenziamento. Gli enti sostengono che non riescono più ad andare avanti, intanto fanno terrorismo psicologico e sociale licenziando i lavoratori. “Lunedì 15 aprile Cgil, Cisl e Uil manifesteranno a Palermo per chiedere soluzioni in tema di ammortizzatori sociali in deroga. Il 16 aprile saremo a Roma – continua Italia - perché la crisi sta peggiorando e le condizioni delle persone che lavorano stanno diventando insostenibili, le risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga stanno per finire e si devono trovare i soldi per garantire continuità di reddito a chi è in Cig o è stato già licenziato”. “Con molto rammarico – ci dice Mariella D’Angelo rappresentante aziendale Enaip e impiegata da 30 anni nel centro - sono per l’ennesima volta delusa dalle istituzioni le quali, invece di ascoltare i lavoratori che vivono situazioni drammatiche, rimbalzano le responsabilità da un dirigente all’altro, da un ufficio all’altro senza che alcuno risponda. Forse solo in campagna elettorale ci si ricorda che c’è gente che non riesce più ad andare avanti? Stipendi non retribuiti, CIG in deroga e una circolare del Ministro Fornero, che recita che bisogna pagare solo due mensilità a rotazione. Ma cosa vuol dire a rotazione? Ma se la Regione Sicilia ha versato all’INPS quanto dovuto per i lavoratori in CIG in deroga, come mai non ci viene pagata? E ancora una volta, oltre il danno, la beffa! Nes- Quello che accade in città Eventi • Galleria - Spazio Trenta - via Roma 30. Mostra Personale di Angelo Cassia “Mito e realtà” dal 23 marzo al 7 aprile 2013. • Galleria – Quadrifoglio - via Santi Coronati 13. Mostra Personale di Giuseppe Bombaci - “REMAKE” Testo critico di Roberto Milani - 28 marzo/30 aprile. • Not’Art Galleria - Piazza San Giuseppe 31, tel. 0931/ 22049, Domenica 14 Aprile ore 18.30 “Finissage” di Aldo Taranto: “Schermo-Limite- Intervallo”. • Tre giorni: 29/30 Aprile e Primo maggio all’Antico Mercato per ricordare-festeggiare la nascita della CGIL nella nostra città: mostre, documenti, dibattiti, testimonianze, gastronomia, musica etc... alberto b. suno è in grado di darci dei chiarimenti. E l’Avviso 20/2011? A tutt’oggi non è stato ancora erogata alcuna tranche di finanziamento e tutto questo a danno dei lavoratori, che tutte le mattine si recano sul posto di lavoro. Non ricevere finanziamenti significa non poter pagare il DURC e, di conseguenza, non poter pagare gli stipendi ai lavoratori”. Eppure Crocetta solo poco tempo fa aveva promesso di sbloccare soprattutto i passaggi burocratici. “Al Presidente Crocetta – continua la D’Angelo - quante e-mail devo ancore spedire prima di ricevere un cenno di riscontro? Umilmente gli ho chiesto e gli chiedo di fissarmi un appuntamento. Rappresento 50 lavoratori e non possiamo più andare avanti in queste condizioni: nessuno ci ascolta, i funzionari preposti non sanno darci risposte, io continuo imperterrita a mandare e-mail, e a telefonare a Palermo, ma nessuno è in grado di soddisfare le mie richieste. Si parla tanto di snellire le procedure ma a cosa serve l’online, se poi, per portare copia del DURC dal protocollo al tavolo del funzionario ci vogliono 10 giorni? E che dire sui mandati di pagamento, entrati in ragioneria il 19 u.s., ancora sul tavolo del rag. Di Prima? Che ci siano enti che abbiano avuto atteggiamenti scorretti è vero ma nel nostro caso come Enaip i fondi non sono mai arrivati, dunque dobbiamo imputare la responsabilità solo al governatore Crocetta”. L’Enaip è tra gli enti che avanza più soldi dalla regione e i lavoratori sono stati già in cassa integrazione tanto nel 2011 quanto nel 2012. In tutto questo bailamme non vedono il becco di un centesimo da 18 mesi mentre l’ente avanza dalla regione solo per il 2011 98.000 euro. “Lavoro al Mac (movimento apostolico ciechi) dal 1986, mi sono più volte riqualificata, oggi sono un tutor e tra i 6 lavoratori che hanno ricevuto l’avviso di licenziamento – ci dice Rita Santoro -. Un ente serio il nostro, con 13 lavoratori nel complesso, dove i ragazzi non vedenti vengono preparati e facilmente riescono ad inserirsi nel mercato del lavoro. Saremo in servizio sino al 30 giugno di quest’anno e, sebbene la regione non ci paghi da gennaio, continueremo ad adempiere al nostro servizio. Certamente la rabbia cresce nei confronti di un’istituzione come quella regionale assolutamente sorda alle nostre richieste e con un progetto in testa molto vago. Che vuol dire riqualificarci? Verso cosa? E chi vi potrà partecipare visto che nel frattempo molti di noi saranno stati licenziati? Questa è una regione che invece di colpire gli sperperi manda a fondo tutti gli enti, anche quelli sani”. Cosa aggiungere? Nulla tranne che non si scherza sulle spalle dei lavoratori. Ac-cade • Tutta la verità sulle primarie PD - Vince Garo(Foti)zzo & Co. Al seggio:”Onorevole, anche lei qui!” - Bloccati nel gar-Garozzo il giovane Alessio Lo Giudice e Tanino Firenze • Elezioni a Sindaco: CON-FUSIONE? • S.P.A.Z.Z.A.T.U.R.A. Sciopero: Prepariamoci ad accogliere, sui marciapiedi e sulle strade, cumuli di TUTTO • Siracusa: Prassi o scandalo? Scaduta la garanzia sulla posa delle “basole” di corso Umberto, tranquilli, si continuerà a ballare e a... sborsare • Sur-Reale: Manifesti su misura per Sua Altezza (m.1,96) Reale. Avvocato... ma dove vuole arrivare!? Occhio! Icaro docet. • Crisi città: doppio rischio CHI-USURA • ILVA Taranto: un referendum decide se vivere o morire. Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] Beatrice Basile, direttore del Museo: “Gli alunni attraverso la numismatica imparano meglio la storia” Disputati al Parco della Neapolis i giochi atletici dedicati a Zeus Eleutherios E intanto i ragazzi del Liceo Artistico “restaurano” monete al Paolo Orsi di GIOVANNA BANDIERA La Soprintendenza ai Beni culturali ed Ambientali di Siracusa, proprio per il ruolo che riveste nel processo di divulgazione e di educazione, da tempo favorisce la conoscenza, da parte dei giovani, del patrimonio culturale della Sicilia e, in particolare, di Siracusa. In quest’ottica, al Museo Archeologico Paolo Orsi si svolge uno stage annuale di restauro di materiali lapidei: gli allievi dell’indirizzo Restauro Lapideo del Liceo Artistico “Antonello Gagini” di Siracusa, nell’ottica di un proficuo raccordo della scuola con il territorio, svolgono un laboratorio di restauro di reperti archeologici con la guida di tutor, con l’esperto di restauro del Museo, Dino Pantano e la docente Annalisa Storaci della stessa scuola. Nello stesso museo si svolgono ogni anno delle attività didattiche rivolte alle scuole del territorio, legate a varie tematiche: è in corso un laboratorio per insegnare ai bambini la storia attraverso la numismatica. «Per valorizzare e avvicinare a un settore e a una disciplina apparentemente poco attraente per il pubblico più giovane - dice la direttrice del museo, Beatrice Basile -, si è pensato quest’anno di proporre un laboratorio di numismatica: un incontro nuovo con la moneta, rivolto ad alunni delle classi IV e V della scuola primaria e del primo anno della scuola secondaria». I giovani, in attività pratiche di laborato- rio, sperimentano le tecniche di produzione della moneta metallica e, attraverso le fasi di ideazione, di studio e di progettazione dei conii, apprendono e realizzano la tecnica della fusione. Infine, nel ripercorrere il percorso dalla terra alla vetrina, utilizzano le tecniche di pulitura, mostrando come spesso un apparente grumo informe di ossido e terra restituisce un capolavoro. Ma non si esaurisce qui la collaborazione tra Beni Culturali ed Ambientali e territorio: mercoledì 10 aprile hanno avuto luogo a Siracusa, nella zona della Neapolis, i giochi antichi di atletica dedicati a Zeus Eleutherios. Questi giochi, ispirati ai giochi di Olimpia, sacri a Zeus Olimpico, furono istituiti allorché Siracusa greca si liberò dal dominio dei Dinomenidi, affermandosi la “democrazia”. Non è stato ben identificato il luogo dove si svolgevano le gare, ma si presuppone che siano avvenute nella zona in cui si era svolto il sacrificio di 450 tori, cioè nella zona in cui Ierone II fece costruire l’Altare monumentale. La manifestazione è stata promossa dalla Regione Siciliana, Servizio del Parco Archeologico di Siracusa, dal Liceo classico Gargallo, dal Morningside College, Iowa, dall’Arcadia University e dall’Associazione Italiana Cultura Classica di Siracusa, ai quali si deve il contributo scientifico, e dalla fondazione INDA per il supporto logistico. “Questa manifestazione è nata da una convenzione firmata con l’Arcadia University”, asserisce Maria Amalia Mastelloni, direttore del Parco Archeologico di Siracusa – “con il Liceo classico Gargallo, il Morningside College e l’Associazione Italiana Cultura Classica di Siracusa per riproporre ai giovani studenti episodi della storia di Siracusa e del mondo antico e ripensare agli ideali che li hanno ispirati e determinati”. La cerimonia di apertura è avvenuta presso l’Ara di Ierone. Gli atleti americani ed italiani e i giudici, dopo aver invocato Zeus (Pindaro Ol. 12.1-2) e pronunciato un giuramento in greco antico, hanno acceso una torcia e, secondo la tradizione religiosa, con il capo cinto da rami d’ulivo, l’hanno portata in processione verso l’area archeologica di via Basento, sede degli uffici del parco, in cui hanno gareggiato nei tre tipi di gare, lo “Stadion” (la corsa), il “Diaulos” (corsa a doppia lunghezza), e l’”Oplitodromos” (corsa a doppia lunghezza con armature). Gli antichi atleti greci gareggiavano nudi, spogliati del loro rango mondano per l’ideale di “isonomia”, ovvero di uguaglianza di fronte alla legge, principio fondamentale per lo spirito democratico celebrato in questi giochi. In realtà, in questa circostanza, i corridori indossavano invece semplici tuniche bianche. I vincitori delle tre gare hanno rice- vuto un ramo di palma e un nastro legato intorno alle loro teste, proprio come ad Olimpia e la cerimonia di premiazione si è conclusa con lo spegnimento della fiamma “Olimpica”. La riproposizione di queste gare, in un momento in cui la politica non dà il meglio di sé (a quaranta giorni dalle elezioni l’Italia non ha ancora un governo) dovrebbe invitare tutti a riflettere sul significato della parola “Eleutheria”: la libertà dei cittadini, la base della vita civile, del rispetto dell’uomo, della collettività, delle leggi morali e “politiche”. Parisi: “Urge rimuovere dal parco la massa di macerie e detriti”, Zanna: “Fermiamo gli sfregi” Legambiente: “Tuteliamo l’Idroscalo e il parco dell’Hangar di Augusta Gli assessorati regionali intervengano apponendo il vincolo paesaggistico” Lo scorso 10 aprile, Legambiente ha segnalato agli organi competenti che nell’area dell’ex idroscalo di Augusta erano corso lavori di demolizione dei manufatti e delle strutture ivi esistenti. Opere che possedevano requisiti di interesse storico / culturali, risalendo essi agli anni 30-40 del secolo scorso ed essendo strettamente connessi alle vicende ante e post belliche che videro coinvolto il porto di Augusta. Le macerie ed il materiale di risulta sono stati trasportati a mezzo camion e depositati in uno spiazzo non recintato nella soprastante area del parco dell’Hangar per dirigibili. Sul luogo non ci sono cartelli che indichino a cosa siano finalizzate le demolizioni, chi le ha autorizzate e chi le stia eseguendo. “Bisogna ricordare a tutti – dice Gianfranco Zanna, direttore di Legambiente Sicilia e responsabile del dipartimento beni culturali dell’associazione - che a salvaguardia dell’area dell’idroscalo ed il parco dell’Hangar, struttura questa tutelata ex legge (vincolo monumentale DA 2739 del 24.12.1987), Legambiente si è più volte impegnata con le iniziative “Puliamo il Mondo” e “Salvalarte” ed è anche grazie a queste campagne ed alla sensibilità di qualche assessore regionale e delle associazioni locali se oggi l’importante opera di ingegneria militare e la circostante area verde sono sopravvissute al degrado ed all’abbandono”. Il loro valore è ancor più rilevante perché sono elementi peculiari del paesaggio del golfo di Augusta e della bellezza dei luoghi. Pare che le demolizioni siano state fatte per “liberare” l’area prima che essa sia ceduta dal demanio militare all’Autorità Portuale di Augusta che vi vuole realizzare l’ampliamento dei piazzali del porto commerciale, opera fortemente contestata da Legambiente e dalle asso- ciazioni ambientaliste locali per gli insostenibili impatti ambientali che produrrebbe sulla zona umida e sulle contigue emergenze archeologiche e monumentali. Dopo la segnalazione di Legambiente, sembra per intervento delle autorità militare, venerdì le operazioni di demolizione sono state fermate. Purtroppo non vi sono più tracce della grande struttura metallica che in epoca passata fungeva da officina per gli idrovolanti. Enzo Parisi di Legambiente Sicilia afferma che “mentre rimane da accertare chi ha responsabilità dell’accaduto, è ora necessario ed urgente (dopo le analisi del caso per stabilire l’eventuale presenza di fibre d’amianto o altro materiale pericoloso) rimuovere dal parco la massa di macerie e detriti accumulati in quella che ha tutte le caratteristiche per essere definita una discarica abusiva. Chiediamo all’assessore all’Ambiente ed all’as- sessore dei Beni Culturali di disporre – ciascuno secondo le proprie competenze - un’approfondita indagine attraverso gli uffici, di apporre il vincolo paesaggistico sull’intera area e di promuovere un’azione per il recupero dei danni ambientali”. “Queste – aggiunge Gianfranco Zanna - sono le risposte che ci attendiamo vengano prontamente fornite, affinché la ‘’Settimana della Bellezza’’ che inizia oggi veda anche concretizzarsi la volontà politica di fermare gli sfregi verso la bellezza, i beni naturali, storici, archeologici e monumentali della nostra terra”. 17 Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] A pagare di più gli accorpamenti effettuati saranno i numerosi alunni dei Tecnici e Professionali 18 “Gargalleide”: ovvero quando la stampa amplifica la demagogia Grandi attenzioni su un solo Istituto anzichè sul sistema scuole di GIAMBATTISTA TOTIS Domenica 6 Aprile, “La Sicilia”, giornale di Catania, nella “edizione di Siracusa”, a seconda pagina su 4 colonne titola: “Così si può salvare il Gargallo…” riportando alchimie più o meno serie per “salvare“ il Liceo Classico siracusano; ovviamente non è in corso lo sgretolamento dell’edificio, né si postula sulla qualità dell’offerta formativa garantita dall’Istituzione, si scrive, bensì, sulle possibili tecniche per mantenerne l’autonomia (ovviamente inutili, almeno per quest’anno). Ancora una volta si preferisce assecondare il pensiero, vero o presunto, di un establishment la cui capacità di interpretare le esigenze della società che si rappresenta è sotto gli occhi di tutti; si agita una singola questione invece del vero problema: la sgangherata operazione delle aggregazioni scolastiche. In proposito ho già espresso, su questo giornale, il mio punto di vista cercando di richiamare, forse inutilmente, l’attenzione sul “problema scuola” invece che su quello di “una” scuola. Ho invitato i lettori ad affrontare il problema con una visione più rispettosa dei diritti di tutti e in modo più confacente e professionale nel rispetto alla problematica specifica, tenendo nel dovuto conto gli obiettivi formativi dei vari indirizzi di studio. Letto l’articolo, mi rendo conto che l’argomento centrale, da me trattato, non ha prodotto, almeno in chi ha scritto sulla Sicilia, i risultati da me sperati: c’è ancora chi si concentra sul solo argomento legato all’istituzione“Gargallo”. Non desidero tornare sull’argomento; quello che mi sembra utile oggi è chiedersi perché, al di là e contro ogni evidenza, assessori, deputati e via elencando, vari soggetti, rappresentanti della nostra sfortunata società civile, insistono nell’agitare il problema esclusivamente in un’ottica limitata e fuorviante. Si potrebbe investigare sulla presenza di ipotetici “interessi” personali oppure limitarsi a considerarlo il risultato di una limitatezza culturale… Non m’interessa approfondire: è più opportuno denunciare con forza l’insopportabilità di una smisurata attenzione verso un’unica ”Istituzione” piuttosto che verso la moltitudine di alunni degli Istituti Tecnici e Professionali (più numerosi, con impatto sociale di gran lunga superiore) ignorati dal dibattito, nonostante siano quelli che più pagheranno per gli accorpamenti effettuati. Siamo tornati alle attenzioni legate alle classi sociali per cui uno non vale uno? Sembra essere ripiombati nel medioevo! Purtroppo non è storia nuova in questa provincia (non solo sul problema scuola), si preferisce spesso seguire la corrente invece di affrontare i problemi nella loro interezza e alla loro radice. Si sceglie sempre la superficie; probabilmente per non mettere in discussione gli equilibri e mantenere lo statu quo più a lungo possibile, assicurando alla nostra comunità l’arretratezza e la marginalità a cui ci stiamo abituando. Ultimo giorno della personale del noto pittore alla Galleria Not’Art di piazza San Giuseppe Aldo Taranto: “Io mi riferisco a un femminile che va al di là del genere come polarità ricettiva di cui parla il taoismo o la religione mazdea” Si conclude oggi alla Not’Art Galleria di piazza San Giuseppe a Siracusa la mostra di Aldo Taranto, pittore siracusano che ha “sviluppato negli ultimi anni un interesse verso le filosofie orientali”, facendosi apprezzare per i suoi lavori in Italia e all’estero. Lo intervista per noi, Giorgia Romano, curatrice della personale. Custodire e mettere in luce la memoria del vissuto, il peso dell’intensità emotiva, le tracce di una estensione espressiva e cognitiva vuol dire anche investire l’opera di valenze simboliche, farla diventare tramite di una concezione dell’arte e dell’universo quale incessante trasmutazione delle forme, flusso di forze, continuo viaggio al limite di ogni capacità di immaginazione ove non esiste più frattura alcuna tra inizio e fine, anima e corpo, pieno e vuoto, verità e menzogna. “Hai appena descritto una situazione in cui la pesantezza della condizione umana investe l’opera. Il valore simbolico dell’opera è un argomento aperto. Arthur Danto ne dà conto in un suo scritto sull’abuso della bellezza”. Il titolo della mostra coincide con il tuo nome. Quanta autobiografia c’è in questa personale? “Se metto un titolo gli devo essere fedele, devo corrispondergli, così ho pensato di essermi fedele e di ottenere la “notorietà” insistendo sul mio nome. Non è così che si fa? Se c’è dell’autobiografia è superficiale, voglio dire di superficie, la zona di contatto”. Materiali, concetti, filosofie, tempi, contesti differenti in una fitta maglia di accostamenti e rispondenze. All’osservatore il compito di creare delle congiunzioni, di ritagliare un brandello di spazio in cui poter vivere dell’opera. “L’arte è un gioco, un gioco complesso però, come il mondo. Jodorowsky parla di “danza della realtà”. Il fisico Pauli dice che la realtà è coinvolta in una danza astratta. Wittgenstein di realtà come spazio logico. In questi lavori che presento non c’è profondità, sono superficiali”. Parole, acqua, luce, trasparenza all’interno di questo progetto espositivo. “Si, ma non vorrei deluderti”. A proposito del dialogo tra sincronicità e femminino. “Ci sono cose che accadono nello stesso tempo e pur non avendo un nesso causale sono legate da uno stesso o simile significato. La sincronicità agisce come specchio creando paralleli tra eventi interiori ed esteriori. Cosa ha a che fare tutto questo col femminile? Io, in questo contesto, mi riferisco a un femminile che va al di là del genere, a un femminile come polarità, polarità ricettiva di cui parla il taoismo o la religione mazdea dell’antico Iran”. La poeticità presente negli elementi che compongono queste tue opere inedite, l’assenza e la non assenza delle certezze e delle incertezze, l’insopprimibile bisogno di esprimersi... Il tuo lavoro può essere letto attraverso tratti specifici, per poi, alla visione di esso, sfuggire - arricchendosi di altri dati - ad ogni rigida schematizzazione? “Il mio lavoro è condizionato, ma allo stesso tempo vuol sfuggire ai condizionamenti. Parlo di condizioni materiali ma anche di altre condizioni”. Mi sembra che attraverso la tua opera tu riesca a fare una proposta capace di contenere un’apertura verso possibilità altre. “Cerco di abbattere la retorica e vedere cosa rimane”. Che ruolo gioca lo spazio nel tuo lavoro? Mi riferisco all’estensione in cui si colloca l’oggetto materiale, ma anche a quello poetico in cui l’immagine elabora la dimensione psichica. “È sintetico. Vuol dire due cose: che come i prodotti di sintesi non è naturale e che mette insieme sintetizzandoli l’individuale e il collettivo, l’interiore e l’esteriore. Aggiungo: il sociale e il privato”. Che suggerimenti offre la mostra rispetto la ricerca che hai condotto negli anni? “Negli ultimi anni ho avuto contatti con tante persone, artisti più giovani di me, soprattutto. La mia fortuna, secondo uno di loro, è quella di non es- sere un artista affermato e dunque non “fermo” sui risultati acquisiti, quindi aperto al nuovo, non alle novità. Questo il suo parere. Una bella cosa se fosse vera, non ti pare?” Giorgia Romano PREMIO “MARIO FRANCESE 2012” Editrice Associazione Culturale Minerva Via Pordenone, 5 96100 Siracusa e-mail: [email protected] web: www.lacivettapress.it Direttore: Franco Oddo Vice direttore: Marina De Michele Pubblicità: [email protected] Reg. Trib. di Siracusa n° 1509 del 25/08/2009 Stampa: Tipolitografia Geny Canicattini Bagni (SR) Telefax: 0931 946013 Anno V n.8 - 14 aprile 2013 e-mail: [email protected] La figura del tiranno costituisce una delle più singolari personalità della storia siciliana antica Ricordando Vittorio Lucca, pubblichiamo un suo articolo su L’Eco di Sicilia Promemoria per i nostri politici: Jerone II, esempio luminoso di buongoverno Al grande Tiranno siracusano i nostri amministratori hanno dedicato, nel tempo, un’importante arteria di Acradina e lo meritava, soprattutto per la saggezza e perizia mostrate nell’intero arco del suo regno, che durò ben 54 anni; 269-215 a.C. Il saggio sovrano nacque nel 307 a.C. da povera famiglia: il padre Jerocle era di umili origini e la madre, di cui non ci è pervenuto il nome, era una serva. Sposò Filistide, figlia di Leptine [cfr. Polibio I, 9] e da essa ebbe tre figli: Gelone II, Damarata ed Eraclia. Jerone II s’impadronì di Siracusa nel 274 a.C. in un periodo piuttosto oscuro e caratterizzato da lotte intestine: Iceta e Pirro, re dell’Epiro, volevano impradonirsi del potere. Fu acclamato re dai siracusani nell’anno 269 a.C., dopo la vittoria riportata contro i Mamertini e, con la sua strategia di pace, condusse Siracusa a un periodo di massimo splendore, sia per la politica interna sia per la fortunata politica estera: famoso e valido il rafforzato vincolo di amicizia con i romani. Sotto Jerone II Ia scienza ebbe Archimede e la poesia il grande Teocrito mentre l’arte si manifestò La dipartita di un pittore e studioso di Storia Patria come Vittorio Lucca merita un doveroso omaggio. Lucca è stato un Uomo d’arte e di cultura, che rimarrà nel ricordo di chi lo ha conosciuto e ne ha apprezzato le doti di grande umanità. Pubblichiamo oggi un suo articolo tratto dell’Eco di Sicilia di Armando Greco. A.F. immortale nell’arte della moneta. La figura del tiranno costituisce una delle più singolari e interessanti personalità della storia siciliana antica; regnò abilmente senza assumere emblemi esteriori di regalità, anzi è esemplare il fatto che, dopo aver concepito e dettato una legge, si spogliasse delle insegne regali passando dalla parte del popolo per fungere egli medesimo da interlocutore alle sue stesse leggi e per vagliare serenamente, dalla parte del popolo, la possibilità di emendarle: quale saggio esempio macchiata di bruno. La sola voce del plauso violò. Dopo dodici giorni il giuramento osservato del silenzio…” - [Codice di Jerone, Giornale di Sicilia 1800-1815]. Re Jerone II costruì in Siracusa innumerevoli e grandissimi granai ed è ricordato, nella storia, per i doni di grano che spesso faceva a potenze straniere come Rodi, Cartagine, Egitto e Roma e per questo motivo, forse, Catone chiamò la Sicilia «cellam penariam reipubblicae nostrae, nutricem plebis romanae” e Cicerone nelle sue dottissime considerazioni sulla legge Hieronica scrisse che, dal punto di vista economico, il più importante contributo dato di legislatore per i nostri uomini dalla Sicilia era la decima dei grano. politici! Dalla relazione sul codice Hieroni- Leggendario è il dono fatto dal co - redatta, subito dopo la disfatta grande Monarca a Tolomeo, di un‘immensa e favolosa nave piena di di Siracusa ad opera di Marcello, grano. dal Console romano della Sicilia, Jerone II mori alla bella età di 92 Rupilio - apprendiamo che Jerone anni nel 215 a.C., lasciando Siracusa aveva fatto collocare, all’ingresso della gran piazza del popolo in Sira- nelle mani del giovanissimo quanto cusa, due statue in selce, scolpite dal inesperto nipote Jeronimo che la condusse a profondi mutamenti siracusano Ermocrate, rappresentanti la Concordia e il Silenzio! «...la radicali fino alla disfatta totale ad opera dei romani di Marcello nel felicità della Sicilia fu conclusa nel 212 a.C. giorno sacro a Cerere. I consigli di Vittorio Lucca Jerone si accettarono; né l’urna fu La Simenza di Emiliano Colomasi L’ I R O N I A C H E R E S TA T R A I D E N T I … Anche il PDL siracusano ha un candidato a Sindaco. Dopo le polemiche delle ultime settimane tra l’On. Vinciullo e il Sen. Alicata, il partito trova l’accordo e, con il bene placido dell’On. Prestigiacomo, converge su una figura istituzionale di alto profilo morale… l’ex Senatore Palpatine di Star Wars che dichiara: “Ogni jEDY è ora un nemico della città” Strascichi polemici avvelenano il dopo primarie. Un Comitato spontaneo si è riunito ieri in via Socrate e ha individuato alcune soluzioni al problema: Esilio di Garozzo sull’Isola dei Cani. Indire primarie di centrodestra e votare in massa candidato minoritario…per sfregio. Convergere su Edy Bandiera dopo aver giurato sulla Sacra Bibbia. Partita di calcetto tra Renziani e Bersaniani con regola del golden goal. Riapertura tavolo di confronto di “Verso le Amministrative”. In occasione delle celebrazioni dei 2.300 anni di Archimede, l’illustre scienziato siracusano, Calogero Nania, 78 anni, professore di fisica in pensione, costruisce specchio ustorio e punta Agenzia delle Entrate. La città è così cheap, la frenesia della vita professionale non permette relax, ma le vacanze al mare sono ormai out. Con queste motivazioni, l’associazione SYR Smart Young & Green, lancia sul mercato “SMARTO delle Nevi”, il piccolo SUV - disponibile anche su cingolato - ideale per i weekend in montagna dei giovani imprenditori e professionisti aretusei. Il design vintage, gli interni retrò, fanno di “SMARTO delle Nevi” il veicolo giusto per la Siracusa che conta… Marco Ortisi è il candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle. Finalmente gli altri schieramenti potranno dare un volto all’avversario più temuto. Panico tra gli etnografi che rischiano di perdere un patrimonio unico di leggende metropolitane tramandate oralmente nei comitati elettorali. “È un mostro a tre teste” chiosavano quelli di Ezechia; “è un alieno venuto per annientare la nostra civiltà” si raccontava nelle segreterie PDL; “è un vampiro, è Dracula, è un lupo mannaro” dibattevano le tre aree del PD senza trovare l’accordo…Ortisi, non ha rilasciato dichiarazioni ma sul suo blog ha scritto: “Nessuna alleanza. Non ci fidiamo neanche di noi stessi”. Dopo aver fatto tremare il mondo intero con la minaccia di un attacco nucleare nei confronti degli USA, Kim Jong-Un, il giovane dittatore della Korea del Nord fa il suo endorsement e tuona minaccioso: “Se alle prossime amministrative non trionferà la Santa Alleanza Vinciullo – Gianni – Gennuso, non saranno solo i facchissi ad essere lanciati…” La doppia preferenza di genere è ormai legge, i partiti siracusani in preda allo sconforto corrono ai ripari e cercano di inserire nelle liste elettorali il corretto quantitativo di donne. Alcuni ex Consiglieri che rischiano la non elezione disposti a drastici interventi chirurgici per cambiare sesso. Richiestissimo Ramon, il trans della panoramica che dichiara: “nella notte ho ricevuto molte proposte, ma voglio garanzia su un Assessorato…” Ancora un posticipo per l’inaugurazione del Teatro Comunale di Siracusa. Sbandierato ai quattro venti, utilizzato come strumento elettorale dai vari amministratori, il gioiello di Via Roma resta ancora chiuso. Sconforto nel mondo dell’arte. Il magazine Rolling Stone ha titolato “Gestazione più lunga di un album dei Guns n’ Roses”. 19 “COSTRETTI A DISPUTARE FUORI CASA LE PARTITE PRVISTE A SIRACUSA” “Ci hanno dato il Di Natale per blindare il De Simone” “Rugby, gioco da psiche cubista […] Una partita a scacchi giocata in velocità, dicono. Nata più di un secolo fa dalla follia estemporanea di un giocatore di calcio: prese la palla in mano, esasperato da quel titic titoc di piedi, e si fece tutto il campo correndo come un ossesso. Quando arrivò dall’ altra parte del campo, posò la palla a terra: e intorno fu un’apoteosi, pubblico e colleghi, tutti a gridare, come colti da improvvisa illuminazione. Avevano inventato il rugby. Qualsiasi partita di rugby è una partita di calcio che va fuori di testa. Con ordinata, e feroce, follia”. Dalle parole di Baricco a Siracusa. Sul sito della Syrako Club (www.syrakorugby.it), storia e organigramma, squadra e fotogallery, come uno schiaffo colpisce l’interrogativo: “Esiste un campo di rugby a Siracusa?”. E come un insulto arriva la risposta: «La città di Siracusa non dispone di un campo destinato esclusivamente al gioco del rugby sebbene questo sport sia presente in città da diversi decenni». Perché una società che è presente in città da oltre vent’anni non ha ottenuto un campo da gioco in cui allenarsi e disputare le partite di campionato? Incapacità di gestire le politiche sportive in maniera consapevole? Impossibilità reale di individuare aree e spazi consoni alle attività rugbiste? Ne parliamo con Gianni Saraceno, addetto stampa della S. S. D. Syrako Rugby Club 1989». E dunque è vero? A Siracusa non esiste un impianto che possa permettervi di praticare il rugby? Al momento la struttura che potrebbe ospitare un campo da rugby è il De Simone: nel 2009 abbiamo potuto ospitare lì una selezione dell’HSBC RFU LONDON, squadra del campionato inglese, e abbiamo dimostrato come il campo da calcio e quello per il rugby siano compatibili. Non sarebbe l’unica esperienza né in Italia né all’estero quella di far convivere i due sport sullo stesso campo. Ma non osiamo immaginare quali scenari si apriranno per la gestione di questo impianto. D’altra parte del vostro mancato ingresso al De Simone hanno parlato tutti i quotidiani locali e, intanto, ave- te ottenuto l’assegnazione del Campo “Pippo di Natale”. L’assegnazione del Campo Scuola non ci viene da un atto di lungimiranza dell’amministrazione comunale: si tratta piuttosto della volontà di mettere a tacere le nostre richieste avanzate sul De Simone lo scorso anno; richieste che si erano fatte insistenti e pericolose dal momento che non ci vediamo chiaro nella gestione di questa convenzione. D’altra parte, ci alleniamo al “Pippo Di Natale” da qualche anno e, da ottobre 2012, disputiamo lì anche le partite in casa. È capitato nel corso del tempo di aver disputato fuori casa anche le partite che avremmo dovuto giocare a Siracusa perché non disponevamo di uno spazio deputato. Ci sono stati anni in cui non abbiamo avuto spazi neanche per allenarci. Siamo stati pellegrini in tutti i campi di calcio (per lo più inadeguati al rugby perché in terra battuta: solo il De Simone ha il campo in erba naturale come serve al rugby), ci siamo allenati persino per strada o dentro la palestra di una scuola, uno spazio che non consente una pratica adeguata. La mancanza di una struttura idonea, inoltre, impedisce alla Società di costituire le squadre giovanili e questo, non solo comporta, secondo una regola imposta dalla Federazione, una penalizzazione di 8 punti in classifica ad ogni inizio campionato, ma mortifica anche il valore sociale della pratica sportiva: il rugby da sempre esercita una funzione di recupero di giovani provenienti da quartieri degradati. Non pensate ad altre soluzioni? Di certo non ci sono strutture a cui pensare di poter accedere in città. Il nostro grande sogno sarebbe quello di avere uno spazio assegnato a noi dove costruire, anche ex novo, un impianto dedicato al rugby. E, in realtà, avevamo individuato nel campo da calcio, abbandonato, dell’ex ONP l’area che avrebbe fatto al caso nostro. Anzi: avevamo ottenuto la concessione dall’ASP per la stipula di una convenzione. E poi cosa è successo? Noi abbiamo richiesto una convenzione a tempo determinato con una data certa, condizione necessaria per accedere al prestito di 40 mila euro, a fondo perduto, che la FIR (Federazione Italiana Rugby) garantisce alle società iscritte per la costruzione ex novo di un impianto o per la ristrutturazione di uno già esistente. La FIR, infatti, non accetta convenzioni a tempo indeterminato ma regolabile, per un ovvio motivo: l’ente che dà in concessione l’impianto potrebbe decidere di far cessare la convenzione in qualsiasi momento e, di fatto, la società sportiva potrebbe non godere dei lavori. Non abbiamo compreso perché, dall’oggi al domani, ci hanno revocato la convenzione a tempo determinato con data certa per una convenzione a tempo indeterminato ma regolabile. Questo, ovviamente, h fatto cadere la possibilità del prestito dalla FIR e non ci ha dato l’input per richiedere un mutuo sportivo a tasso agevolato. Eppure avremmo garantito alla ASP un bene riqualificato a costo zero. Ma non avete “referenti” che possano darvi una mano? No. Non abbiamo conoscenze politiche, se ti riferisci a questo. E non abbiamo mai pensato di fare scambio di voti, di usare i nostri tesserati come bacino elettorale per avere uno spazio. Cosa che, invece, in città accade per il calcio. Non abbiamo problemi a fare nomi: le parentele tra consiglieri comunali e associazioni sportive che gestiscono gli impianti sportivi con convenzioni decennali sono conosciute e riconosciute. Ecco: noi non vogliamo piegarci questo sistema di connivenze. Pratichiamo uno sport ma prima di impararne le regole del gioco ne condividiamo i valori: uno fra tutti il rispetto, nei confronti dei compagni di squadra, degli avversari, dell’arbitro, delle regole. Ci piace pensare che sarà così anche nell’ottenere uno spazio nostro. 37 atleti in rosa. Età media: 29 anni. Terzi in classifica nel Campionato nazionale di serie C1 – Girone 2 Sicilia, con 43 punti. Dal 1996 la Syrako Rugby Club 1989 è l’unica squadra di rugby in città. Una scuola di rugby per under 16 e per bambini che ha già dato in prestito gratuito molti giovani giocatori alla Amatori CT, con cui il club siracusano collabora per permettere ai suoi più valenti sportivi esperienze significative in serie A. Negli anni la popolarità della società è cresciuta in città e in provincia, non solo tra gli appassionati:oggi stampa e tv locali riservano puntualmente uno spazio per seguire le vicende della squadra che sembra in continua ascesa. di Alessandra Privitera Il rugby è un gioco primario: portare una palla nel cuore del territorio nemico. Ma è fondato su un principio assurdo, e meravigliosamente perverso: la palla la puoi passare solo all’indietro. Ne viene fuori un movimento paradossale, un continuo fare e disfare, con quella palla che vola continuamente all’indietro ma come una mosca chiusa in un treno in corsa: a furia di volare all’indietro arriva comunque alla stazione finale: un assurdo spettacolare. Alessandro Baricco La Stampa 21/11/95