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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “La Sapienza” FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di Laurea in Teorie e Pratiche dell’Antropologia BLOGOSFERE INDAGINE DI CYBERANTROPOLOGIA SULL’AREA DEL GOLFO PERSICO Relatore Prof. Eugenio Testa Laureando Marco Montemurro Anno Accademico 2004-2005 1 Indice 1) Introduzione pag. 3 2) Riflessioni sulla Cyberantropologia pag. 5 3) Blogs e blogosfere pag. 13 4) Blogosfere in Golfo Persico pag. 14 5) Metodo di indagine pag. 21 6) La blogosfera in Bahrain pag. 25 - Mahmood Al Yousif Chanad 7) La blogosfera in Arabia Saudita - Ahmed Farah pag. 25 pag. 33 pag. 39 pag. 40 pag. 50 8) Conclusioni pag. 59 9) Bibliografia pag. 61 10) Sitografia pag. 63 11) Appendice antologica - Intervista a Mahmood Al Yousif Mahmood Al Yousif Chanad Ahmed Farah The great divide pag. 69 pag. 71 pag. 81 pag. 97 pag. 113 pag. 138 12) Fotografie - Bahrain, 4 Novembre 2004 Bahrain, 2 Giugno 2005 Bahrain, 6 Ottobre 2005 Bahrain, 2 Marzo 2006 Arabia Saudita, Riyadh, 21 Ottobre 2005 Arabia Saudita, Jeddah, 11 Novembre 2005 pag. 153 pag. 155 pag. 157 pag. 158 pag. 159 pag. 160 2 Introduzione Sono venuto a conoscenza di alcune comunità di bloggers attive nei paesi del Golfo Persico in maniera piuttosto casuale. Nulla avevo letto su questo fenomeno prima di imbattermi in qualche sito scoperto nel corso delle navigazioni sul web. Nei mesi di Ottobre e Novembre 2004 ho trascorso molto tempo collegato ad internet per cercare informazioni su quell’area mediorientale e in particolare su un paese: il Bahrain. Mi interessava apprendere notizie su questa nazione poiché il quel periodo mio padre aveva iniziato a lavorare presso la Orbit1, una compagnia televisiva che offre a pagamento via satellite una vasta gamma di canali tematici, con la sede principale situata a Manama, capitale del Regno del Bahrain. Il nuovo lavoro lo ha condotto a trasferirsi in questo piccolo paese. A fine Dicembre 2004, durante le vacanze di Natale, sono andato a trovarlo trascorrendo là circa due settimane e, una volta tornato in Italia, la mia curiosità verso quel paese e l’area era aumentata. Ho continuato così a tenermi informato sugli eventi che accadevano in quella regione, ma soprattutto ho incominciato a leggere quasi quotidianamente cosa raccontavano alcuni abitanti nei blogs scritti in inglese scoperti precedentemente. Attraverso lo schermo di un computer, ho avuto la possibilità di conoscere meglio i luoghi da me visitati durante il viaggio, di vedere le fotografie dei paesi in cui ero stato pieni di gente per le festività religiose e di leggere i commenti scritti dai residenti sulla vita nei paesi del Golfo. Ho avuto anche l’opportunità di apprendere notizie sull’Arabia Saudita, paese che la mia desta curiosità poiché, non essendo permesso il libero turismo, è difficilmente visitabile. I blogs si sono rivelati essere una finestra aperta su questi paesi e mi hanno permesso di conoscere particolari difficilmente osservabili in altri modi. Grazie alla costante lettura di vari blogs ritengo sia possibile raffigurare un quadro della realtà dalla quale i bloggers provengono, seppur parziale poiché naturalmente ogni autore scrive comunicando un proprio punto di vista e mostrando una personale versione degli eventi. Con il trascorrere del tempo ho potuto notare che non solo erano interessanti i contenuti che venivano scritti e il modo innovativo con il quale erano comunicati, ma che meritavano attenzione anche i particolari rapporti sociali che si andavano instaurando tra i bloggers. Sono così riuscito ad individuare una sorta di gerarchia e l’esistenza di bloggers più famosi verso i quali viene concentrata la maggior parte dell’attenzione, essendo considerati dei punti di riferimento capaci di suscitare dibattiti on line ogni qual volta pubblicano un articolo su qualche tema sociale o politico. Ho osservato inoltre la costruzione di siti progettati con lo scopo di raccogliere i links dei vari blogs, delineando così delle “blogosfere”, ho seguito il procedere delle conoscenze avviate tramite il web che hano portato all’organizzazione di incontri nella vita reale tra bloggers. Dal momento che questo fenomeno è piuttosto recente, sono riuscito pertanto ad assistere alla costruzione di alcuni legami man mano che questi si sviluppavano: gran parte dei blogs provenienti da questa regione sono stati creati nel 2004 e 2005, tranne pochi pionieri che hanno costruito le loro pagine nel 2003, e i primi incontri tra i bloggers risalgono a poco tempo fa. Ho pensato dunque di dedicare il lavoro di tesi a dare sistematicità a queste mie osservazioni, a utilizzarle per un tentativo di descrizione (cyber-) etnografica, e a 1 http://www.orbit.net 3 confrontarmi con la lettura di alcuni autori che mi dessero la possibilità di contestualizzare criticamente le mie osservazioni. 4 Riflessioni sulla cyberantropologia Scrive James Clifford riguardo alla ricerca nel “campo virtuale”: “Che dire se qualcuno si desse a studiare la cultura degli hackers (un progetto di ricerca antropologica perfettamente accettabile in molti, se non in tutti, i dipartimenti) e nel corso dell’indagine non incrociasse mai, non “interfacciasse”, un solo hacker in carne ed ossa? Potrebbero i mesi, magari gli anni, spesi a navigare sulla rete, essere considerati lavoro sul campo? La risposta potrebbe benissimo superare sia i test di durata di soggiorno sia quelli di “profondità”/interattività. (Sappiamo quante strane e intense conversazioni si possono svolgere su Internet). E, dopotutto, il viaggio elettronico è un tipo di dépaysement. Potrebbe dar luogo a un’ intensa osservazione partecipante di una diversa comunità senza mai lasciare fisicamente casa propria. Quando ho chiesto ad alcuni antropologi se questo potrebbe essere considerato lavoro sul campo, essi hanno genericamente risposto “può darsi”, anzi , in un caso, “ovviamente”. Ma quando, insistendo, ho domandato se sarebbero disposti a seguire una tesi di laurea basata principalmente su questo tipo di ricerca immateriale, hanno esitato o risposto di no: non sarebbe lavoro sul campo attualmente accettabile. Date le tradizioni della disciplina, si sconsiglierebbe ad un laureando di seguire un simile iter di ricerca. Noi ci opponiamo alle limitazioni storico-istituzionali che rafforzano la distinzione fra il lavoro sul campo e un più ampio ventaglio di attività etnografiche. Il lavoro sul campo in antropologia è sedimentato con la storia della disciplina, e continua a funzionare come un rito di passaggio e un marcatore di professionalità”. 2 Affermazioni come queste fanno emergere la presenza di molte problematiche e riflessioni possibili sulla natura stessa di una disciplina come la cyberantropologia e pertanto, per cercare di chiarire le questioni poste da J.Clifford, ho considerato necessario confrontarmi con testi scritti da autori con diverse formazioni come la psicologa Sherry Turkle, Howard Rheingold, gli antropologi Paolo Apolito, Clara Gallini, Arturo Escobar, Vincenzo Bitti. Sherry Turkle nel libro Vita sullo schermo si è occupata del rapporto tra l’uomo e il computer dedicando l’attenzione ai risvolti psicologici che la tecnologia e internet soprattutto comportano. Ha trattato infatti con molta cura gli aspetti mutevoli delle identità che vengono costruite on-line utilizzando come campo di indagine antropologico il funzionamento dei Mud3 e delle Chat4 e i loro utenti. Alcuni casi 2 James Clifford, Routes: Travel and Translation in the Late Twentieth Century, Harvard University Press, 1997; trad. it. Strade. Viaggio e traduzione alla fine del secolo XX, Torino, Bollato Boronghieri, 1999, pp. 81-82. 3 Mud [Multi User Dungeons]: mondi virtuali ludici popolati da personaggi corrispondenti ad altrettanti utenti che, ognuno da casa sua, interagiscono. Si dividono in Mud in cui il gioco è violento, con personaggi morti e feriti, e Mud sociali, nei quali l’interazione è più costruttiva. H. Rheingold, The virtual community, Secker & Warburg, 1994; trad. it. Comunità virtuali, Milano, Sperlin & Kupfer, 1994, p. 334. 5 raccontati riguardano le esperienze di ragazzi e studenti in college universitari statunitensi, storie legate da un simile utilizzo estremamente creativo dei mud e chat, nei quali vengono create identità ricche e socievoli contrastanti fortemente con le vite quotidiane nel mondo reale in gran parte solitarie. Il collegamento alla rete in tali casi è mostrato come uno strumento per esplorare “con cautela” le relazioni con gli altri, anche se un’attività del genere comporta la permanenza prolungata davanti al computer. L’abilità della Turkle è di non esprimere con superficialità giudizi etici su tali comportamenti o semplici critiche paragonandoli a dipendenze; l’autrice è consapevole che in alcuni casi l’uso della rete può avere propositi positivi e finalità quasi terapeutiche. Sono infatti esposti anche casi meno drammatici nei quali la comunicazione on-line risulta aver apportato miglioramenti e occasione di crescita per gli utenti e ciò avviene soprattutto quando non vi è “disallineamento” tra le persone virtuali e il sé della vita reale. In questi altri esempi di uso creativo del web l’autrice mette in evidenza come le nuove tecnologie possano consentire di sperimentare l’espressione dei molti aspetti del sé che altrimenti difficilmente verrebbero esplorati o coltivati. Studiando un argomento estremamente sfuggevole come la costruzione delle identità on-line, data l’impossibilità di conoscere la reale personalità di coloro che si collegano ad internet solamente leggendo ciò che i partecipanti scrivono, la Turkle ha ritenuto fondamentale incontrare nella vita reale e intervistare faccia a faccia gli utenti. Scrive infatti l’autrice, nel capitolo finale del suo lavoro dove definisce esplicitamente la metodologia scelta per la sua ricerca, di aver riportato solamente i casi nei quali ha avuto la possibilità di incontrare e parlare con le persone protagoniste dei racconti di esperienze on-line. Spiega che questa sua scelta metodologica è giustificata dal nucleo fondamentale della sua ricerca perché questo affronta: “il modo in cui le esperienze della realtà virtuale influenzano la vita reale e, più in generale, il rapporto tra reale e virtuale”5. Importante inoltre sottolineare che la Turkle considera che la decisione di conoscere anche nella vita reale gli utenti di internet è stata una scelta personale e che non ha seguito nessun canone di ricerca per condurre l’indagine. Continua ammettendo la possibilità che “quanti si dedicheranno a indagini con prospettive teoriche ed interessi diversi prenderanno sicuramente decisioni differenti”6. Esempio di una diversa impostazione teorica e metodologica rispetto a Sherry Turkle è il libro “Comunità virtuali” poiché l’autore Howard Rheingold si è avvicinato alla questione delle comunità telematiche in quanto egli stesso ne ha sperimentato l’appartenenza. Ha descritto le dinamiche di comportamento degli utenti iscritti al Well7 riportando in prima persona, e non come un lontano e distaccato osservatore, i forti legami che lentamente si instauravano. Tale sistema comparve negli Usa durante la metà degli anni ’80 e allora, chiunque si connetteva alle linee telefoniche tramite i computer, rimaneva stupito di sentirsi per la prima volta vicino a persone sconosciute, 4 Chat [in inglese significa “chiacchierata”]: sono servizi che permettono tramite la scrittura di frasi il dialogo in tempo reale con persone generalmente sconosciute e anonime. 5 Sherry Turkle, Life on the Screen: Identity in the Age of the Internet, Simon & Schuster, 1996; trad. it. La vita sullo schermo, Milano, Apogeo, 1997, p. 414. 6 Ibid. 7 Well [ Whole Earth ’Lectronic Link]: un sistema di teleconferenze che permette alle persone di qualsiasi parte del mondo di partecipare a dibattiti pubblici e di scambiarsi messaggi privati per mezzo di un sistema di posta elettronica. H. Rheingold, op. cit. p. 1. 6 benché vivessero geograficamente lontane, solamente unite da interessi comuni. Rheingold tratta quindi il fenomeno esprimendo le emozioni reali provenienti dall’appartenenza ad una stessa comunità, sebbene questa fosse solamente virtuale; sensazioni da lui stesso provate e ugualmente condivise dagli altri membri collegati. Racconta le sue esperienze personali e pertanto l’autore non si è posto in maniera esplicita il problema sulla legittimità del campo di studio informatico poiché, essendo coinvolto lui stesso, ha partecipato ad eventi che hanno pienamente arricchito la sua vita e che non sono solo il frutto dell’immaginazione, benché questi si siano inizialmente sviluppati esclusivamente in un ambiente virtuale. La sua appartenenza ad una delle prime reti telematiche lo ha condotto perfino ad assistere ad un matrimonio tra due membri del Well, a partecipare ad incontri fra gli utenti della conferenza “essere genitori”8 e a recarsi ad un funerale di un ragazzo suicida prima on-line (cancellando i messaggi precedentemente scritti) e poi nella vita reale. L’autore commenta gli eventi riportati affermando che lo spazio telematico assomiglia ad un palcoscenico dove non vi è alcuna demarcazione tra il pubblico e gli attori e scrive inoltre che ha dovuto ridefinire il concetto stesso di comunità. Rheingold ha voluto spiegare esplicitamente lo schema di indagine da lui utilizzato poiché è consapevole che psicologi, sociologi, storici, antropologi ed economisti hanno elaborato propri strumenti per indagare le interazioni dei gruppi umani e che ci sono, in base alle diverse metodologie interpretative, criteri differenti per valutare se un gruppo di persone costituisca o no una comunità. Dichiara quindi di essersi ispirato al concetto del sociologo Marc Smith di “beni collettivi” per poter comprendere quali elementi mantengono uniti gli individui in una comunità e spiega come in questa maniera sia riuscito a delineare il “cemento sociale” che rende una comunità on-line simile ad una non virtuale. Rheingold per beni collettivi intende tre elementi che si trovano in entrambi i tipi di comunità: la capacità di accogliere nuovi membri (capitale sociale), la condivisione delle competenze personali (capitale di conoscenze) e il reciproco sostegno e aiuto (comunione sociale). Rheingold inoltre per poter teorizzare l’esistenza delle comunità virtuali innanzitutto scrive che: ”la comprensione delle dinamiche di comportamento è un importante strumento di riferimento”9, infatti parte dalla descrizione delle relazioni che si creano on-line per affermare in seguito la possibilità che si possano formare gruppi telematici capaci di resistere alla fragilità e allo sgretolamento. Solo dopo aver riportato e descritto gli eventi da lui osservati e vissuti afferma l’esistenza di vere e proprie comunità virtuali e spiega la loro formazione citando lo studio di Benedict Anderson Comunità Immaginate10. Come le nazioni per poter sussistere necessitano anche di un lavoro ideologico che riesca a coinvolgere le identità dei singoli cittadini, così Rheingold considera le comunità telematiche, poiché anche per esse, affinché si creino, occorre in primo luogo che gli utenti accettino il senso dell’appartenenza. Riprende così ancora una volta il sociologo Marc Smith citando una sua osservazione nella quale dice che “le comunità virtuali, per essere usate, richiedono un atto di immaginazione e ciò che va immaginato è l’idea stessa di comunità”11. 8 Paragonabile ad un attuale newsgroup. H. Rheingold, op. cit. p. 76. 10 Benedict Anderson, Imagined Communities: Reflections on the Origin and Spread of Nationalism, Verso, 1983; trad. it. Comunità immaginate: origini e fortuna dei nazionalismi, Roma, Manifestolibri, 1996. 11 H. Rheingold, op. cit., p. 75 9 7 Ecco che Rheingold nello studio del cyberspazio si sofferma principalmente su un aspetto differente rispetto al piano di indagine della Turkle ed elabora in tal modo un’altra impostazione metodologica. Come espresso precedentemente la Turkle si sofferma prevalentemente su un singolo utente e sul suo uso personale della rete, percorso necessario perché l’autrice approfondisce il legame tra la vita reale e l’identità virtuale. Rheingold invece si focalizza sulle comunità nel complesso e sulle modalità con la quali prendono forma. Risulta quindi essere meno interessato alla vita reale del singolo utente poiché per riflettere sulle comunità on-line si concentra piuttosto sulle loro dinamiche, così come possono essere ricostruite in base alle interazioni esibite sullo schermo, senza necessariamente indagare a fondo la personalità di chi si trova dietro lo schermo, metodo questo invece utilizzato dalla Turkle. Paolo Apolito, analogamente a Rheingold, nel suo studio sul culto mariano su internet si concentra maggiormente su come questo si mostra sugli schermi dei navigatori on-line. Nel libro Internet e la Madonna, oltre a concentrarsi sulle nuove forme nelle quali si sviluppano certi sentimenti religiosi, sull’aumento d’importanza dell’aspetto visionario rispetti al sensibilmente provato e sul rapporto tra religione e scienza nelle pratiche rituali legate al computer, l’antropologo dedica la parte finale all’analisi delle “comunità virtuali” che prendono forma grazie alla partecipazione attiva dei visitatori ai siti cattolici e mariani. Per descrivere le comunità che si creano in questi siti Apolito si è dovuto iscrivere nelle liste di discussione, poiché le comunicazioni si svolgono principalmente tramite i newsgroup e nelle mail-list, e in tal modo ha potuto descrivere e riportare direttamente i messaggi cercando di individuare i caratteri comuni. Partendo da questo semplice strumento di trasmissione dei testi si è sforzato poi di individuare le simili caratteristiche delle lettere dimostrando così come in un ambiente virtuale possa emergere l’essenza stessa della religione, se per religione si intende il condividere una stessa interpretazione del mondo e il far parte di una comunità separata e immaginata coesa, anche se i membri sono separati e distanti fisicamente. Apolito mette in relazione il contrasto spesso presente tra le varie appartenenze degli iscritti alle mail-list mariane, divergenze causate dall’essere vincolati inevitabilmente in una comunità locale e l’adesione volontaria e appassionata ad un gruppo religioso. Mostra così come il successo e la partecipazione ad una comunità on-line siano accompagnati spesso alla difficoltà di inserimento e all’auto-isolamento nel proprio ambiente sociale. Chi partecipa alle discussioni sui siti mariani trova finalmente un luogo, seppur virtuale, dove potersi sentire vicino culturalmente con persone fisicamente lontane, e dove poter comunicare il proprio sentimento di distacco dalle persone alle quali quotidianamente vivono accanto. Analogamente a Rheingold anche Apolito si sofferma sull’analisi delle dinamiche di comportamento che si seguono nella scrittura dei messaggi on-line e giunge a delineare le caratteristiche delle comunità mariane su internet con termini e concetti simili. Afferma infatti che la modalità di comunicazione risponde a “canoni culturali molto precisi, che variano da gruppo a gruppo e che rendono la vita sociale un luogo in cui ci si riconosce più o meno adeguati a co-produrre la rappresentazione collettiva dei sentimenti, l’idea di uomo che si ha, delle sue emozioni, dei suoi doveri di chiarezza e sincerità”12. Continua scrivendo che:”la comunità si costruisce e si rafforza quotidianamente con il rispetto delle norme di rappresentazione sociale”13 e che “i 12 Paolo Apolito, Internet e la Madonna: sul visionarismo religioso in rete, Milano, Feltrinelli, 2002, p. 234. 13 Ibid. 8 sentimenti e le emozioni sono in un certo senso il prodotto di queste norme o almeno possono vivere nel loro alveo”14. Conclude poi la raffigurazione delle comunità on-line con queste parole:”la dimensione sociale delle norme è a monte dell’elaborazione individuale dei sentimenti, in effetti la produce, la determina o almeno la condiziona”15. Paolo Apolito, come Rheingold, considera pienamente valide le osservazioni ottenute anche solo tramite la ricerca etnografica sul web, non ponendosi tra gli obiettivi del suo lavoro gli incontri nella vita reale e le interviste con qualche assiduo credente legato alle comunità studiate. Considera pertanto del tutto legittima un indagine antropologica del culto mariano effettuata solamente su come questo si mostra sugli schermi dei computer. Un’altra antropologa che ha considerato la comunicazione tramite web un valido campo di ricerca è Clara Gallini, dato che ha dedicato un suo saggio ad indagini da lei svolte riguardo alle e-mail che a volte arrivano firmate da sedicenti africani. Sono lettere truffa che spesso si presentano come provenienti dalla Nigeria, dallo Zimbawe o dalla Sierra Leone e che chiedono al “fortunato” ricevente di aiutarli a sbloccare un conto bancario, promettendo come ricompensa una parte degli incassi ma chiedendo di comunicare i propri dati bancari per permettere la transazione finanziaria. Riguardo alla legittimità di una ricerca antropologica sul web la Gallini non ha dubbi poiché la paragona ad una classica ricerca sul campo in quanto dotata di simili percorsi di indagine. Si esprime a tal proposito con queste parole: ”Ogni ricerca sul campo inizia con una pre-inchiesta. Nella rete sarà la visita dei siti ad essere paragonabile – in una certa misura, e ne vedremo le ragioni – a quelle prime immersioni nel terreno che l’etnografo compie per meglio individuare la dimensione della sua ricerca”16. Inoltre un’altra sua affermazione giustifica l’attenzione per internet da parte della ricerca antropologica: ”la mia incursione nel web ha però proceduto come sviluppo, autonomo e quasi mai inevitabile, di un metodo maturatosi (e mai abbastanza) nella concreta osservazione del terreno etnografico”17. Per condurre una ricerca su internet con metodi simili all’etnografia classica come primo passo ha definito rigorosamente i confini dell’indagine. Per selezionare il materiale in maniera rigorosa ha chiesto ad amici colleghi e conoscenti di inviarle le eventuali e-mail ricevute dai presunti africani, in modo da delimitare la quantità e la cronologia delle e-mail costituendo così un corpus di 110 testi ricevuti nell’arco di circa 6 mesi. Scrive infatti di non essersi procurata testi pubblicati sui siti dedicati all’argomento poiché il materiale esposto tralasciava informazioni da lei ritenute importanti come il nome del mittente, indirizzo, e-mail, data e recapiti. Per iniziare la ricerca si è sforzata dunque di ottenere del materiale sul quale lavorare con lo stesso procedimento di una normale ricerca antropologia ed esprime chiaramente questa sua intenzione con questi termini: “Si sarebbe dunque trattato di porre dei confini al cui interno definire l’oggetto, lo spazio e il tempo della ricerca. Di qui, l’idea di un recupero ragionato della nozione di terreno e quella, ad essa connessa, della costituzione di un corpus di materiali di un certo tipo raccolti su un certo terreno”18. Grazie così ad un confronto tra un ben determinato numero di testi è riuscita ad estrapolare qualche 14 Ibid. Ibid. 16 Clara Gallini, Cyberspiders: un’etnologia nella rete, Roma, Manifesto Libri, 2004, p. 23. 17 Ibid. 18 Ivi, p. 27. 15 9 conclusione come la provenienza delle e-mail prevalentemente dalla Nigeria, la presenza di testi uguali firmati da mittenti differenti, il collegamento frequente con l’Olanda (forse per l’alto numero di rifugiati politici o di trafficanti) e una somiglianza tra tutti gli eventi raccontati. Successivamente all’analisi del materiale però, a differenza di Apolito che si è limitato solamente a svolgere il ruolo di lettore, senza mai attivamente partecipare alle discussioni fingendosi un devoto mariano, la Gallini ha scelto di contattare tramite i recapiti e-mail e telefonici i mittenti. Proprio l’antropologa nel saggio apre il problema sulla metodologia di ricerca confrontandosi con lo studio sul web svolto prima di lei da Paolo Apolito. Scrive infatti queste osservazioni: “Stando agli strumenti dell’antropologia classica, osservare una pratica comporta anche parteciparvi. Ma è proprio la forma di questa partecipazione a non essere univoca. Nel suo libro sui visionarismi mariani in internet, Paolo Apolito suggerisce e pratica un metodo partecipativo che dà adito a diversi interrogativi circa la sua applicabilità ad altri contesti. Ad esempio la mia partecipazione era molto diversa dalla sua dal momento che non avrei chiesto di essere accolta in una qualsivoglia “comunità” virtuale, ma mi accingevo ad entrare in una serie di rapporti biunivoci e truffaldini, per giocare una sorta di poker, nel cui corso ciascuno tenesse coperte al massimo le proprie carte, prima di dichiararle alla fine della partita”19. Continua affermando quanto il dibattito sul metodo di indagine sia intrigante sottolineando la dimensione della dialogicità nella ricerca etnografica, questione ormai pienamente condivisa in quanto frutto di innumerevoli considerazioni epistemologiche. Riguardo alle comunicazioni da lei intraprese nel corso della ricerca ammette che: “l’unico processo dialogico utilizzabile era dunque quello che passasse attraverso il reciproco inganno”20. Le caratteristiche degli scambi di informazioni avviati dalla Gallini dovrebbero essere considerate con attenzione perché alcuni rapporti instaurati sono durati mesi e partecipati assiduamente da entrambi le parti21. Si riapre dunque il dibattito su quali siano i percorsi da seguire per svolgere un indagine sul web e pertanto ancora una volta mi sembra valida l’affermazione di Sherry Turkle espressa in precedenza circa la variabilità dell’impostazione d’indagine ogni qual volta muta l’interesse dello studio. La Gallini non si è occupata né di problemi di identità, né di comunità virtuali, né di forme di “culto telematico”, ha scelto di trattare l’origine delle e-mail provenienti da presunti africani ed ha indagato il campo con i mezzi a lei concessi, cioè comunicazioni testuali, indirizzi e-mail e numeri telefonici. Ha seguito pertanto il percorso che a lei è parso più adatto al suo studio, facendo sempre attenzione a non comunicare troppi dati personali per prevenire eventuali rischi. Ho notato dunque che ogni autore che ha affrontato uno studio riguardante internet ha scelto un proprio metodo di indagine: la Turkle ha deciso di incontrare gli utenti dei mud e chat per meglio indagare la questione dell’identità; Rheingold si è soffermato sul concetto di comunità virtuale osservando i comportamenti on-line e partecipando alle conferenze del Well; Apolito ha descritto i siti mariani e le concezioni religiose dei visitatori solamente leggendone i contenuti; la Gallini ha confrontato i testi e intrapreso l’interazione con i mittenti limitandosi alla comunicazione tramite e.mail e il telefono. 19 Ivi, pp. 55-56. Ivi, p. 56. 21 Racconta la Gallini che la corrispondenza con Sobasten Kisson ha comportato l’invio di circa una trentina di e-mail nel corso di un’estate, tanto da meritarsi nel testo il giudizio di “scammer in grande stile, da serie A”. Ivi p. 61. 20 10 Riprendendo gli interrogativi di J. Clifford sembra dunque che sia possibile ridefinire il concetto di “lavoro sul campo” poiché ogni autore qui citato ha considerato per campo antropologico principalmente le interazioni che si instaurano tra le persone, quindi ritenendo degne di interesse anche quelle che si svolgono in ambienti virtuali, nonostante siano visibili solamente sugli schermi dei computer e relativamente più nascoste rispetto a qualunque altro ambito della vita sociale. Le frasi di J.Clifford che aprono il capitolo sono tratte dal suo libro Strade: viaggio e traduzione alla fine del secolo XX22 e sono state riportate in un articolo di V. Bitti pubblicato on-line23 nel quale viene ripercorsa sinteticamente la storia degli studi antropologici applicati al cyberspazio. Bitti dopo aver citato le affermazioni del celebre autore continua il discorso citando l’antropologo D.Hakken il quale, stimolato dalle questioni fatte emergere da J.Clifford, giustifica la piena legittimità dello studio del cyberspazio sottolineando un rilevante aspetto. Hakken sostiene che è necessario che l’antropologia tratti i nuovi strumenti di comunicazione perché questi ormai fanno parte della vita di molte persone studiate dagli antropologi e stanno suscitando un mutamento culturale nel campo dell’informazione, aspetti entrambi pienamente degni dell’attenzione degli studi sociali. Hakken quindi, mettendo in evidenza quest’ulteriore ambito che riguarda l’avvento massiccio dell’informatica, sottolinea il collegamento esistente tra i comportamenti on-line e off-line, diminuendo la separazione troppo spesso considerata incolmabile tra il campo virtuale e il campo reale. Scrive Bitti che dalle considerazioni di J.Clifford si potrebbe ipotizzare l’esistenza di un campo esclusivamente virtuale e nettamente separato dalla vita reale dagli utenti del web, come se potesse sussistere un “campo a sé” scollegato dalla vita quotidiana degli individui. Sebbene questo campo interamente informatico esista, Hakken rileva la necessità di non porre questo settore in un ambiente separato e suggerisce di collocare il fenomeno in un più ampio contesto sociale, legato al territorio dove le comunicazioni telematiche sono praticate e alle competenze culturali di coloro che usufruiscono della rete web. A tal proposito Bitti, dopo aver esposto le opinioni dei due antropologi riguardo al cyberspazio inteso come campo di indagine, descrive il lavoro dei ricercatori Slater e Miller poiché questi, rifiutando radicalmente la concezione del virtuale nettamente separato dalla vita reale, hanno studiato l’uso di internet in un contesto ben preciso e delimitato come l’isola di Trinidad. L’articolo riporta rapidamente le tematiche trattate nel corso della ricerca, riassumibili ulteriormente in pochi punti: il ruolo di internet nella costruzione del sé presente e futuro; il legame tra la libertà concessa on-line e le convenzioni consolidate nel mondo reale; l’uso creativo delle nuove comunicazioni; il posizionamento delle persone nei flussi globali dell’informazione e dell’economia24. 22 Op. cit. V. Bitti, Etnografie: appunti per una futura storia degli studi (parte seconda), 10 Settembre 2004, pubblicato sul sito http://www.politicaonline.it/index.php?p=157#more-157 24 Quest’ultimo punto riprende le teorie dell’antropologo indiano A. Appadurai espresse nella sua opera Modernity at Large: Cultural Dimensions of Globalization, University of Minnesota Press, 1996; trad. it. Modernità in polvere, Roma, Meltemi, 2001. La disciplina della cyberantropologia dunque dischiude ulteriori spunti di riflessioni riguardanti la post-modernità e i suoi aspetti di globalizzazione, deterritorializzazione e cosmopolitismo. 23 11 Anche A. Escobar in un suo articolo25 considera importante non sottovalutare lo stretto legame con il contesto sociale nel quale la tecnologia è utilizzata poiché questa rappresenta sempre il risultato di un determinato processo culturale. La tecnologia per Escobar emerge in condizioni particolari e pertanto gli antropologi si devono interessare anche alla scienza perché rappresenta un campo importante per la creazione di cultura e in quanto l’uso di questa dipende da fattori sociali, economici e politici. Escobar ritiene quindi che la relazione tra scienza, tecnologia e cultura non è stata ancora sufficientemente studiata, benché tuttora abbia un ruolo centrale dovuto alla diffusione dell’informatica. Osserva che con il termine cyberantropologia si possano definire gli studi che riflettono sull’intelligenza artificiale, intesa come il rapporto tra computer e informazione, e sulle biotecnologie, intese come il legame tra natura, vita e tecnologia. E’ necessario inoltre in questo campo ripensare i concetti di comunità, campo di lavoro, natura e identità e non trascurare come le tecnologie vengono utilizzate nei processi lavorativi e quali categorie sociali si servono di tali strumenti. Escobar pertanto non dimentica che anche le nuove tecnologie legate all’informatica e alle sue varie possibili applicazioni (cyberspazio, mondi virtuali, comunità on line) risultano essere sempre “prodotti sociali”. In conclusione l’autore considera il campo della cyberantropologia l’insieme complessivo delle relazioni sociali e culturali prodotti dall’applicazione della scienza e della tecnologia. Analizzare questa relazione comporta il rimettere in discussione i concetti di comunità, villaggio, campo di lavoro e confine alla luce dei nuovi legami instaurati. Gli aspetti trattati in questi ultimi studi descritti sono quelli che maggiormente mi affascinano e che considero più vicini all’impostazione data alla mia ricerca. Mi sembra fortemente limitativo considerare le comunicazioni in ambiente virtuale solamente come vie di fuga da un ambiente sociale oppure come un semplice passatempo paragonabile ad un gioco, benché questi usi della rete esistano e siano giustamente materia di studio. Secondo me dovrebbe essere di notevole importanza non sottovalutare il legame tra ciò che viene espresso sul web e il contesto di provenienza degli utenti, inteso geograficamente e culturalmente. Per questo motivo ho voluto descrive un argomento come il fenomeno blog sforzandomi di non perdere di vista il contesto di provenienza. Nel corso della lettura del web pertanto ho cercato di considerare come gli aspetti della vita sociale venissero trattati nella comunicazione on-line, sforzandomi cosi di cogliere eventuali particolari e sfumature riguardo ai comportamenti e alle opinioni diffuse nella regione, prospettive difficilmente per me percepibili in altri modi. 25 Escobar, A. Welcome to Cyberia. Notes on the Antropology of Cyberculture, “Current Anthropology”, 35, 1994, pp. 211-231 12 Blogs e blogosfere Il termine blog è una contrazione del termine inglese weblog (web = ragnatela, log = diario) ed indica generalmente un diario pubblico in internet che viene aggiornato con articoli (detti post) da uno o più autori. La maggior parte dei blogs consente l’interazione da parte dei lettori permettendo di scrivere propri commenti ai testi proposti dall’autore. I blog sono quindi particolari siti internet , generalmente personali, che si stanno diffondendo molto perché sono apprezzati per la loro facilità di utilizzo ed efficacia. Gestire un blog non richiede avanzate competenze informatiche , poiché è possibile pubblicare un testo su internet con la stessa facilità dell’invio di una e-mail, e ciò consente ad un gran numero di persone di avere l’opportunità di far leggere i propri pensieri e conoscere quelli altrui. I blogs ormai stanno soppiantando i “siti personali” comparsi verso la fine degli anni ’90 perché risultano essere ora il migliore strumento per far conoscere la propria persona. L’insieme di tutti i blogs pubblicati su internet viene spesso indicato con il termine blogosfera. Bisogna però precisare che la volontà di raggruppare siti estremamente eterogenei tra loro sotto un’unica etichetta potrebbe sembrare una forzatura, e anche perché i blogs non sono tutti quanti collegati tra loro ma generalmente si presentano raggruppati in numerosi sottoinsiemi. Per tale motivo per descrivere più chiaramente il fenomeno ritengo principalmente opportuno parlare dell’esistenza di più blogosfere. Si può pensare una blogosfera collocata a fianco di a molte altre, spesso situata in maniera completamente distaccata a causa dell’estrema diversità dei contenuti, della provenienza o della lingua, oppure collegata ad altre tramite interessi comuni o grazie a “blog-ponti”, intesi come luoghi di intersezione tra due insiemi. Con il termine blogosfera si intendeno quindi le reti virtuali che collegano i bloggers grazie alla possibilità data loro di evidenziare i blogs preferiti dell’autore in una sezione specifica della pagina web, di solito situata in una colonna laterale. I lettori inoltre, scrivendo commenti su ciò che leggono in un’ apposito spazio presente sui blogs, si fanno conoscere dall’autore dell’articolo e se il visitatore risulta essere apprezzato può essere “ricompensato” con l’inserimento nella home page del link al proprio blog, qualora ne abbia uno. Tale processo consente la creazione di comunità di bloggers legati fra loro da reciproci scambi di opinioni. Spesso l’autore di un blog cita sul proprio sito gli articoli e commenti di altri bloggers e se questi scambi si protraggono nel tempo è possibile assistere alla formazione di saldi legami tra lettori e scrittori. Il sociologo Massimo Granieri schematizza questo procedimento in maniera chiara e sintetica con queste parole:”Il blogger A individua una risorsa sul web e pubblica un’opinione sotto forma di breve commento, articolo o saggio. Il blogger B legge e ha qualcosa da aggiungere, quindi commenta il post originale o ne scrive uno sul suo weblog linkando il blogger A. Il blogger C fa lo stesso e così via”26. Riguardo alle conseguenze sociali che coinvolgono i bloggers condivido ancora una volta le osservazioni del sociologo Massimo Granieri: “le relazioni che si instaurano sono salde, poiché la profondità di rapporto che si raggiunge attraverso ciò che si scrive e si legge è decisamente superiore a quella che si può ottenere in molti casi (non in tutti, è chiaro) con i rapporti personali 26 Mssimo Granieri, Blog Generation, Roma-Bari, Laterza, 2005, cit. p.35 13 fuori dalla rete”27. Tali considerazioni portano l’autore anche a notare che “è molto più facile conoscere a fondo un blogger che si legge tutti i giorni piuttosto che un collega di lavoro”28. Questi pareri ricordano chiaramente i racconti di H. Rheingold29 sulle sue esperienze nel Well e i casi decritti da Sherry Turkle30. Analogamente al Well e ai Mud durante gli anni ’80, si diffonde ancora una volta su internet un potente strumento capace di far socializzare le persone. A differenza dei precedenti sistemi però la gestione di un blog è molto più vincolata all’autore. E’ la questione dell’identità infatti ciò che distingue maggiormente i blog dai passati Well e Mud e dagli attuali forum e mailing list. Nella blogosfera per essere letti è importante ottenere visiblità e per raggiungerla occorre riuscire ad affermare la propria identità, vera, falsa o anonima che sia. Farsi conoscere non è semplice poiché ciò dipende soprattutto dalla qualità dei contributi pubblicati e dalla “buona reputazione” conquistata da parte dei bloggers precedentemente affermati; tali meriti si ottengono soltanto con la costanza nello scrivere cose interessanti, processo lungo e faticoso. Negli altri strumenti di socializzazione su internet è possibile giocare con le identità poiché, come mostrano brillantemente S. Turkle e H. Rheingold, semplicemente cambiando nick-name si può ricominciare da capo la socializzazione a costo zero. Al contrario cominciare nuovamente a scrivere un blog cambiando identità significa sforzarsi ancora una volta per riconquistare l’attenzione e una buona reputazione, posizioni che si raggiungono con una forte e profonda interazione sociale, lungo percorso che non si improvvisa facilmente. Un’altra caratteristica che rende saldi i legami tra i bloggers è l’estrema libertà nello scegliere con chi comunicare e a quale gruppo appartenere poiché, tramite la navigazione su internet si sceglie personalmente quali blogs leggere (in genere in base a interessi comuni, uguale provenienza o semplice affinità) e analogamente si viene scelti dagli altri. Questo aspetto differenzia ancora una volta i blogs dalle comunità formate tramite Well, Mud o Chat perché, anche se queste sono a carattere tematico, non vi è nessuna “stanza” o spazio virtuale permanente nel quale incontrare casualmente chi vi capita. 27 Ivi, p.30 Ibid. 29 H. Rheingold, op. cit. 30 S. Turkle, op. cit. 28 14 Blogosfere in Golfo Persico Per la sua facilità di utilizzo il fenomeno blogging a partire dagli ultimi tre anni si sta diffondendo in tutto il mondo, acquisendo caratteristiche particolari a secondo delle diverse provenienze degli autori e delle più disparate motivazioni che portano alla scrittura. Benché sia molto interessante osservare il fenomeno con una visione complessiva e globale, data l’enorme quantità di informazioni pubblicate e in base ai miei interessi personali, mi sono concentrato sulla lettura di alcuni blog provenienti da una sola regione geografica. Ho voluto limitare l’analisi e la descrizione del fenomeno delle comunità blogs solamente al contesto di pochi paesi del Golfo Persico per diversi motivi. In primo luogo questi paesi in confronto al resto del mondo arabo e mediorientale contano un alto numero di utenti internet e le statistiche infatti mostrano che raggiungono, ad eccezione dell’Oman e dell’Arabia Saudita (quest’ultimo paese però meriterebbe un’analisi a se stante), una percentuale di utenti internet che varia circa dal 15% al 30% della popolazione: 14,5% in Qatar, 24,3% in Kuwait, 28,4% in Bahrain e 32,3% negli Emirati Arabi Uniti31. Un altro aspetto rilevante per il mio studio riguarda la situazione linguistica poiché in questi paesi del Golfo Persico vi è un uso diffuso della lingua inglese, oltre ovviamente all’arabo, e ciò è spiegabile con diversi motivi. Innanzitutto è importante non sottovalutare che questi paesi hanno subito una forte influenza da parte della Gran Bretagna, generalmente a partire dalla fine del XIX secolo, in virtù di un rapporto di protettorato durato per molti paesi fino ai primi anni ’70. La lingua inglese inoltre è anche il mezzo che consente la comunicazione tra la popolazione araba e i lavoratori stranieri in gran parte asiatici provenienti da India, Pakistan, Filippine e sud-est asiatico. In minor numero vi è una presenza di lavoratori di origine occidentale, in prevalenza statunitensi e inglesi, utilizzati in genere per le loro competenze nel settore petrolifero, finanziario, edilizio o militare. Questo dato demografico non è trascurabile poiché la presenza numerica dei lavoratori stranieri nei paesi del Golfo è molto alta ed il caso limite sono gli Emirati Arabi Uniti che raggiungono una quota pari all’ 80% di espatriati (così vengono nominate queste persone). La comprensione dell’inglese inoltre è favorita dalla visione di film in lingua originale, in quanto le produzioni straniere non vengono doppiate in lingua araba, e dalla lettura di riviste e quotidiani scritti in inglese sia di produzione locale sia straniera. Vorrei precisare che mi sono dilungato nella spiegazione della situazione linguistica nella regione poiché questo è uno dei temi centrali della mia ricerca. Nel mio studio ho analizzato esclusivamente i blogs in inglese, benché siano scritti da persone di madrelingua araba, e tale scelta linguistica è una delle caratteristiche che mi ha colpito maggiormente di questo fenomeno poiché l’utilizzo di una lingua straniera non esclude l’accettazione nelle comunità on-line di quei paesi. In 31 Questi dati li ho ricavati in maniera indiretta consultando nel mese di novembre 2005 il sito della Cia http://www.cia.gov/cia/publications/factbook/ e calcolando la proporzione tra il numero degli abitanti e gli utenti internet. Probabilmente le percentuali risultano inferiori alle situazione reale poiché le informazioni sugli utenti internet sono meno recenti di quelle degli abitanti. Le percentuali comunque le ritengo indicative perché non è specificato sul sito cosa si intenda per “utente internet”. 15 altri capitoli approfondisco maggiormente la questione, accenno ora solamente che dibattiti su questo argomento sono presenti tra i bloggers stessi. Altri aspetti che ho ritenuto importanti per la selezione dei paesi da prendere in considerazione sono la condizione economica, gli ordinamenti politici e la situazione sociale. I sei paesi esaminati, cioè Qatar, Oman, Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Kuwait, godono di economie sviluppate e integrate tra loro tramite un trattato di cooperazione economica (nel 1981 è stato fondato il consiglio di cooperazione del Golfo: GCC) e politicamente sono governati da monarchie assolute con il non riconoscimento ufficiale dei partiti politici. Ritengo che ci siano legami tra quest’ultima caratteristica e il mio campo di ricerca poiché ho osservato che tramite i blogs spesso hanno luogo dibattiti e scambi di opinioni su temi politici che suppongo siano poco visibili sui giornali o televisioni locali. Internet sembra attualmente essere lo strumento maggiormente libero e pertanto adatto allo scambio di informazioni, ostacolato comunque dalle alte tariffe degli abbonamenti internet e dal numero di utenti che coincide con una parte minoritaria, anche se significativa, delle popolazioni. Queste sopra elencate sono state dunque le discriminanti da me utilizzate per selezionare i paesi da trattare: diffusione delle comunicazioni e di internet, situazione linguistica, condizione economica e politica; tali caratteristiche differenziano la regione del Golfo dagli altri paesi mediorientali e arabi. Non affermo però che questi 6 paesi siano simili e omogenei tra loro; vi sono numerose differenze e sfumature e per testimoniarlo basta fare riferimento alle norme sociali e religiose presenti in Arabia Saudita oppure alle diverse alleanze diplomatiche. Tali divergenze comunque sono minori rispetto a quelle con altri paesi geograficamente vicini come l’Iran, lo Yemen e l’Iraq. Preciso che non tratto nel mio lavoro delle comunità blog in Iran, sebbene sia il paese più attivo della regione in questo settore (nonostante l’elevato controllo governativo delle comunicazioni), per evitare di rendere la ricerca troppo complessa prendendo in considerazione un gruppo di paesi troppo disomogenei. Ritengo necessario quindi soffermarsi anche sui mezzi di informazione in questi paesi per poter affrontare l’argomento delle comunità on-line, poiché sicuramente vi è un legame tra i media tradizionali e la diffusione delle notizie tramite internet. Non mi considero in grado di trattare accuratamente questa relazione tra i differenti strumenti di comunicazione ma nonostante ciò vorrei proporre qualche osservazione su questo argomento. Una caratteristica che mi sembra condividano i media arabi con i blog provenienti dal medio oriente è la volontà di comunicare con un pubblico molto ampio, superiore a quello contenuto entro i confini nazionali. Storicamente i media dei paesi arabi, sia televisioni che stampa, sono consapevoli di poter dirigere la comunicazione verso un pubblico internazionale, sfruttando a proprio vantaggio l’utilizzo dell’ arabo, lingua parlata da quasi 300 milioni di persone nel mondo. I canali televisivi e le radio che trasmettono il segnale via etere possono inoltre facilmente inviare oltre i confini nazionali i loro segnali e, specialmente durante i mesi più umidi nei quali è accentuata la propagazione delle onde elettromagnetiche tramite la rifrazione, possono raggiungere ascoltatori anche molto lontani32. Dagli anni ’90 inoltre con la diffusione delle radio e 32 La giornalista Donatella Della Ratta nel suo saggio Al Jazeera: media e società arabe nel nuovo millennio (edito a Milano, Bruno Mondatori, 2005) racconta un episodio storico dell’utilizzo di tale funzione. La radio nasseriana “Voice of the Arabs”, creata nel 1953 con l’obiettivo di servire da media 16 televisioni satellitari molti utenti in Medio Oriente ricorrono all’uso della parabola orientata verso i satelliti Arabsat e Nilesat per poter usufruire dei canali gratuitamente e in lingua araba provenienti da numerosi paesi. Ritengo pertanto che sia un fattore importante nei media arabi la diffusione sul piano internazionale e l’utilizzo di una lingua comune, caratteristiche queste presenti anche nel fenomeno dei blog poiché utilizzano internet per arrivare dovunque e si esprimono in inglese o arabo, lingue entrambe utilizzate in numerosi paesi. Paragonando per assurdo il fenomeno dei blogs in Medio Oriente con l‘Europa emergerebbe un forte contrasto poiché una situazione simile di siti scritti da cittadini italiani, francesi o tedeschi in una comune lingua, che potrebbe essere l’inglese, risulta essere impensabile poiché sono forti le divisioni nazionali marcate dalla diversità linguistica. Un altro legame tra blog e media tradizionali da trattare necessariamente, ma questa volta la comparazione conduce ad una divergenza, è il rapporto presente tra i canali televisivi, giornali e radio e i loro proprietari finanziari. I mezzi di informazione in questi paesi del Golfo Persico risultano essere controllati direttamente o indirettamente dai governi locali e pertanto si comportano come se eseguissero un “protocollo di comportamento” per “non offendere” i paesi vicini e per poter così mantenere buoni rapporti diplomatici33. Anche i giornali e le televisioni di proprietà privata appaiono legati ai governi poiché i possessori dei capitali sono o protetti alleati o imparentati con i membri del governo34 e mi sembra importante ricordare che in tutti i paesi del Golfo, escluso il Qatar, esistono i Ministeri dell’Informazione. Internet invece risulta essere uno spazio libero dove poter comunicare opinioni personali e notizie e per raggiungere un simile scopo i blog si stanno rivelando un ottimo strumento. Sebbene potenzialmente i governi siano in grado di applicare una censura anche in internet bloccando l’accesso ai siti sgraditi35 o individuando il luogo fisico dal quale proviene un‘informazione, i casi di giornalisti arrestati per aver divulgato notizie scomode non sono numerosi ed eventi come questi sono capaci di attirare l’attenzione del giornalismo internazionale. Soprattutto da paesi come Iran e Cina arrivano talvolta notizie di giornalisti o bloggers arrestati e accusati di aver diffamato tramite internet il governo o di servire gli interessi di paesi stranieri36. transnazionale per conquistare le popolazioni dell’intera regione con le teorie pan arabe e per sollecitare la mobilitazione politica, per tre anni incitò gli irakeni ad insorgere contro la monarchia filocoloniale fino al 1958, data della vittoria dei ribelli e proclamazione della Repubblica Irakena. Questo riferimento storico è tratto dalle pagine 39-42 dell op. cit. 33 D. Della Ratta, op. cit., pp.57-63. 34 Persino il canale televisivo Al Jazeera, divenuto famoso per la sua libertà editoriale e capace di far scalpore in numerosi paesi arabi per i contenuti dei suoi servizi, è direttamente finanziato da Sheikh Hamad Al Thani, emiro del Qatar e quindi non è l’espressione di un’ipotetica società civile. 35 Per ulteriori informazioni si può consultare il sito http://www.opennetinitiative.net/ . E’ un’iniziativa promossa da tre università (University of Toronto, Harvard Law School, University of Cambridge) per monitorare la libertà sul web. Sono riportati i resoconti sul sistema di controllo informatico vigente in Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita 36 Per approfondire la questione si può visitare il sito dell’ associazione Reporters sans frontieres http://www.rsf.org e il sito dedicato alla libertà dei bloggers http://committeetoprotectbloggers.blogspot.com/ . 17 Nei paesi del Golfo Persico, sebbene permanga sempre una censura del web poiché i Ministeri che controllano la rete bloccano talvolta momentaneamente l’accesso ai siti ritenuti scomodi, la libertà di espressione tramite i siti internet personali tende a consolidarsi e ormai quando un blogger viene incriminato dal governo si sollevano polemiche e dell’evento si viene a conoscenza anche a livello internazionale. I primi blog in inglese provenienti dal Golfo Persico, e contemporaneamente da altri paesi arabi, sono comparsi nel 2003 e sono stati creati da persone esperte nel settore informatico (ad esempio Mahmood Al Yousif, Haitham Sabbah, Emoodz e Subzero) e, da fenomeno ai margini della rete, lentamente si è incominciato a diffondere su vasta scala. Questo strumento è stato utilizzato da alcuni blogger non con il semplice scopo di scrivere un diario personale, ma con l’intenzione più o meno esplicita di creare delle comunità on-line a carattere locale nelle quali sia possibile commentare liberamente i più disparati argomenti proposti dagli autori (politica, società, computer, ect.). Un blogger saudita (Ahmed) ha descritto sul suo sito quali siano stati i pionieri del fenomeno blogging nel mondo arabo [L37] presentando brevemente i blogs ormai divenuti famosi. I pionieri in questo campo hanno fornito uno stimolo e hanno incoraggiato ad emergere altri potenziali bloggers anche perché, non nascondendo la loro identità dietro l’anonimato, si sono presentati sul web con il proprio nome, senza alcuna paura di eventuali problemi con i poteri governativi. Ho letto inoltre un importante osservazione scritta sul blog del saudita Ahmed, secondo cui l’emergere dei blog in Golfo Persico, così come anche in altri paesi arabi, sta soppiantando lentamente l’utilizzo dei forum [L38]. Purtroppo molti forum sono scritti in arabo [L39] e quindi non posso confrontare i contenuti e le espressioni con quelle dei blogs. Alcuni bloggers divenuti famosi hanno contribuito alla formazione di stabili comunità di bloggers grazie alla creazione di una sorta di “blog collettivi”, detti blog-aggregator”, e all’organizzazione di incontri locali, eventi periodici nei quali gli autori si possono conoscere nella vita reale. E’ stato quindi interessante vedere come i bloggers si sono sforzati con i loro strumenti virtuali di ottenere una certa visibilità nella rete. I blog aggregator in Golfo Persico sono stati formati non a carattere tematico, bensì su scala nazionale. Tuttora sono attivi vari blogs di questa tipologia che si possono considerare punti di riferimento nella galassia della blogosfera. Vi è il BahrainBlogs fondato da Mahmood Al Yousif, SaudiBlogs creato da Ahmed e Farah, KuwaitBlog da “Savior Machine”40, UaeBlogs e molti altri41. Questi siti ospitano i links di tutti i blogs che hanno chiesto al gestore di poter entrare a far parte del gruppo e l’unica discriminante presente è che i blogs trattino o provengano da un determinato paese; in tal modo i gruppi di bloggers risultano essere molto eterogenei se si prendono in considerazione gli argomenti trattati e le finalità dei siti. Questi blog-aggregator pubblicano i post che 37 17/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/pioneers.html 23/1/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/01/lately-i-am-trying-to-pay-more.html 11/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/03/my-story.html 22/6/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/these-three-pieces-from-al-hayat.html 39 In Bahrain sono numerosi i forum e la gran parte sono a carattere cittadino. A Diraz c’è http://alduraz.net/, a A’Ali http://forums.aalinet.net/, a Karrana http://www.karrana.net/, a Juffair http://www.juffair.com/, e poi vi sono http://www.al-deera.net/forum/, http://forums.shakhura.com/ e il nazionale http://www.bahrainonline.org/. Sono solo una parte dell’insieme dei forum di un solo paese, ma ritengo che possano comunque rendere l’idea di quanto siano diffusi. 40 http://www.2by4.org/ 41 http://bahrainblogs.org/ , http://www.kuwaitblogs.com/ e http://uaecommunity.blogspot.com/ 38 18 vengono inviati dai singoli membri della comunità creando così un unico sito internet nel quale emerge la voce complessiva di una blogosfera locale. Con il trascorrere del tempo ho notato inoltre che alcuni blog sono riusciti ad acquisire notorietà anche fuori dai confini nazionali grazie alle interessanti informazioni comunicate e all’innovativo utilizzo di questo strumento. Sono venuto a conoscenza del fatto che alcuni bloggers più noti hanno suscitato l’interesse anche della stampa nazionale e internazionale, scoprendo con soddisfazione che quotidiani e riviste hanno scritto articoli sull’emergere dei blogs nel Golfo Persico e sul fermento contenuto in essi.. Perfino due giornalisti italiani hanno pubblicato on line articoli su questo fenomeno; Naoki Tommasini su Peacereporter [L42] ha intervistato Chanad e Bahraniat spiegando come il web abbia accompagnato la crescita di dibatto politico e Paola Caridi su Lettera22 ha descritto la dissidenza tramite blog nel mondo arabo [L43] e il caso di censura in Bahrain [L]44. Nel panorama internazionale ho letto un articolo di Mark Glaser [L45] pubblicato su internet nel sito di Online Journalism Review che descrive la “nascente blogosfera” in Bahrain come partecipe nel recente movimento verso riforme democratiche. Anche la stampa locale non ha potuto trascurare il fenomeno e il numero di Maggio 2005 della rivista Bahrain This Month [L]46 ha pubblicato un’intervista a Mahmood Al Yousif, il primo blogger del Bahrain, nella quale lui racconta la sua storia, la sua decisione di aprire un proprio spazio on-line e descrive la vivacità della comunicazione sui blogs. Altri articoli sono stati scritti sull’emergere dello scambio di opinioni sul cyberspazio in Bahrain, soprattutto nel periodo compreso tra l’arresto nel Settembre 2004 di Abdulhadi al Khawaja, presidente dell’organizzazione Bahrain Center Human Rights (BCHR), e la detenzione nel Febbraio 2005 di Ali Abdulemam, blogger [L47] e moderatore del forum BahrainOnLine [L48], arrestato insieme a due suoi collaboratori. Un ottima fonte di informazione che offre una buona visione sul fermento presente nelle comunità di bloggers è il sito Global Voices Online [L49], progetto promosso dal Berkman Center for Internet and Society della Harvard Law School. E’ uno spazio interamente dedicato alle blogosfere, aperto agli interventi di numerosi blogger in tutto il mondo, capace di tracciare un quadro globale del fenomeno. Gli autori più volenterosi scrivono resoconti periodici su ciò che si discute nella propria blogosfera di appartenenza e pertanto partecipano i più interessati, quelli che dedicano molto tempo alla lettura dei blogs e che curano il proprio. Le descrizioni sulla vita online del Golfo Persico le scrivono i bloggers che avevo precedentemente conosciuto, cioè Mahmood Al Yousif, Ahmed e Haitham Sabbath. Anche l’associazione francese Reporter Sans Frontiers si è soffermata sul fenomeno blogging dal momento che ha pubblicato on-line nel settembre 2005 un libro liberamente consultabile su come gestire un blog anonimo in modo da 42 Naoki Tomasini, Ti racconto la mia terra: Partecipazione sociale e libertà di espressione, intervista a due giovani bloggers bahraini, Baharain, 13/5/2005, pubblicato su Peace Reporter http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=2455 43 Paola Caridi, Il Samiszdat in un blog: I "diari virtuali" arabi diventano veicolo di dissidenza, 15/4/2005, pubblicato su Lettera 22 http://www.lettera22.it/showart.php?id=2719&rubrica=80 44 Paola Caridi, Blogger (del Bahrain) liberi! Esplode il caso di Bahrainonline nel piccolo emirato, 8/4/2005, pubblicato si Lettera 22 http://www.lettera22.it/showart.php?id=2725&rubrica=80 45 Mark Glaser, Online forums, bloggers become vital media outlets in Bahrain, 17/5/2005, pubblicato su Online Journalism Review http://www.ojr.org/ojr/stories/050517glaser/index.cfm 46 Ravi Kalmadi, A Blogging Sensation, Maggio 2005, pubblicato sulla rivista Bahrain This Month http://www.bahrainthismonth.com/features/may_personality.html 47 http://abdulemam.blogspot.com/ 48 http://bahrainonline.org/ 49 http://www.globalvoicesonline.org/ 19 tutelare la libertà di espressione dell’autore. Il testo è pertanto dedicato alla “cyberdissidenza” sui blogs e, tra le esperienze di alcuni fra i più celebri autori sull’uso politico e di controinformazione, è riportata la storia del bahranita Chanad. 20 Metodo di indagine Posto di fronte all’enorme quantità di materiale scritto e alla disparità degli argomenti trattati mi sono soffermato maggiormente sulle comunità blog di due paesi soltanto, il Bahrain e l’Arabia Saudita. All’interno di queste blogosfere ho ulteriormente ristretto il campo sul quale concentrare l’attenzione perché ho intrapreso la lettura integrale di quattro blogger, due bahraniti e due sauditi, una volta scoperta la loro importanza nel cyberspazio ragionale. Senza mai trascurare la complessità del contesto di provenienza e senza dimenticare le similitudini con altri bloggers, li ho analizzati con cura cercando di delineare un metodo con il quale condurre l’indagine. Innanzitutto ho dato alla ricerca limiti geografici, cronologici e linguistici. Ho scelto il campo geografico in base alle somiglianze economiche, politiche e sociali presenti nei paesi del Golfo, spiegate precedentemente. I limiti cronologici variano dalle date di creazione dei singoli blogs, comprese in gran parte nel corso del 2004 e in netta minoranza nel 2003 (anno della comparsa dei primi “pionieri”), fino ad una soglia da me scelta arbitrariamente e posta al primo novembre 2005, data dell’inizio dell’elaborazione di questo elaborato. Mi rendo conto che porre un confine in maniera così netta potrebbe sembrare un sistema non corretto poiché trascura i contenuti dei siti, cioè l’oggetto della ricerca. Bisogna ammettere però che uno studio condotto nel campo del cyberspazio non è un lavoro semplice come potrebbe inizialmente sembrare poiché il materiale che si analizza è in continuo mutamento e oggetto di continue modifiche. Le comunità sul web che ho osservato non hanno confini precisi poiché le reti di collegamenti sono estremamente aperte e inoltre, pur avendo effettuato un personale e artificiale processo di cristallizzazione del web selezionando qualche sito ritenuto importante, la materia stessa rischia sempre di sfuggire dal controllo in quanto siti web nascono e muoiono in continuazione. Sebbene nei paesi del Golfo siano più numerosi i siti nuovi rispetto a quelli abbandonati, ho pienamente compreso l’osservazione dell’antropologo Paolo Apolito riguardo alla sua ricerca sul web. Nel lavoro condotto sul culto mariano tramite internet afferma sui rischi e le difficoltà nella quali ci si imbatte durante un lavoro on-line: “Internet è amorfo, polivalente, trasformazionale, olistico e frammentato al tempo stesso. Internet è volatile: le pagine web si aprono e si chiudono, quello che c’è un giorno può scomparire il giorno dopo, come più di una volta, ahimè dolorosamente per i dati non registrati, ho constatato nel corso della mia ricerca”50. La decisione di delimitare in maniera netta il materiale da analizzare è fondamentale per incominciare una ricerca sul web, data la presenza in rete di un’enorme quantità di informazioni e la continua scoperta di siti durante ogni navigazione on-line. Scrive Clara Gallini: “La caratteristica dispersiva della comunicazione via internet mette il ricercatore davanti al compito di selezionare l’ambito del proprio terreno: istanza, a mio avviso, positiva proprio in quanto si prova ad arginare il rischio di navigare all’infinito in un pelago di links senza mai arrivare a un porto che restituisca anche quanto il navigatore ha veduto nel corso del suo viaggio”51. 50 Paolo Apolito, Internet e la Madonna: sul visionarismo religioso in rete, Milano, Feltrinelli, 2002, p. 164. 51 Clara Gallini, Cyberspiders: un’etnologa nella rete, Roma, Manifesto Libri, 2004, pp. 26-27. 21 I limiti linguistici invece escludono purtroppo tutti i siti scritti in arabo; non ho potuto neanche stabilire con quale proporzione si suddividono tra lingua inglese e arabo per ovvi problemi di comprensione. Capita spesso di leggere blogs in inglese che si collegano con siti ugualmente in inglese e di vedere blogs in arabo collegati frequentemente a pagine scritte nella stessa lingua; i primi percorsi li posso esplorare, la seconda strada invece no. Sono consapevole che questo è un grave problema, ma nonostante ciò sono convinto che non si può negare che siano comunque interessanti da leggere i siti scritti in inglese, che suppongo siano ricchi di informazioni al pari di quelli in lingua araba. Certamente meriterebbe un’attenzione accurata l’indagine riguardo ai criteri con i quali un blogger sceglie di scrivere in una lingua escludendo l’altra; benchè nei paesi del Golfo siano entrambe correntemente utilizzate sia l’arabo che l’inglese, di sicuro le due lingue sono portatrici di significati e valori differenti. Non sono in grado di approfondire simili problematiche, posso però riportare i commenti scritti in inglese da bloggers arabi circa l’uso delle lingue, contributi non privi di interesse per arricchire la ricerca. Leggendo una grande quantità di blogs ho cercato di soffermare la mia attenzione principalmente sugli scritti che trattano argomenti che consentono di delineare un profilo personale del blogger. Ho cercato quindi soprattutto notizie sulla provenienza dell’autore, luogo di residenza, cenni sulla biografia, motivazioni per la scrittura del blogs. In seguito, una volta emersa una vaga identità del blogger, il passo successivo è stato il cercare di ricostruire la rete di collegamenti che unisce i vari autori, legami che posso essere solamente virtuali oppure anche nella vita reale (esaminerò nei prossimi capitoli gli incontri tra bloggers locali). Considero poi importanti anche i commenti riguardo al fenomeno blogging scritti dagli autori stessi. Talvolta capita di leggere opinioni sull’uso delle comunicazioni tramite web, considerazioni sulla libertà nel cyberspazio, giudizi sull’evolversi della blogosfera e pareri sulla comunità creatasi e sui nuovi siti comparsi. Infine ritengo opportuno cercare di cogliere le possibili mutazioni nel corso del tempo dei blogs, cambiamenti che di solito riguardano le finalità della scrittura. Ho notato infatti che alcuni bloggers incominciano a scrivere on-line con la semplice intenzione di mantenere un pubblico diario personale e, con il passare del tempo e una volta acquisita una certa notorietà, cominciano a dedicarsi anche a tematiche di carattere sociale e di pubblico interesse. Altri invece, pur portando avanti l’obiettivo di gestire un sito che tratti argomenti riguardanti la società intera, un poco alla volta lasciano trapelare tra le righe informazioni di carattere privato, mantenendo comunque la scelta iniziale dell’anonimato. Ognuno di questi argomenti meriterebbe una trattazione a sé stante poiché credo siano densi di contenuti e spunti di discussione. L’individuazione di informazioni personali su un singolo blogger è spesso un processo complicato poiché non sono molti gli autori che comunicano direttamente in rete il nome, la professione o particolari sulla vita privata; di solito informazioni di questo tipo o si trovano in una pagina specifica esistente se l’autore si vuole presentare direttamente, o sono scritte nei primi aggiornamenti del sito, oppure devono essere cercare tra i testi di ogni pubblicazione (compito piuttosto complesso). Ritengo necessario inoltre riflettere su come considerare le informazioni scritte poiché dalla sola lettura sullo schermo non possiamo giudicare con facilità se sono veri o falsi i dettagli riportati, se la persona descritta corrisponde a 22 quella reale oppure se si tratta di un personaggio completamente inventato (non mancano i casi di bloggers accusati pubblicamente on-line di essere degli impostori). L’unico strumento che fornisce una relativa garanzia di affidabilità e che può assicurare un minimo di credibilità della informazioni riportate è il vedere il blogger inserito in una sorta di comunità. Lo strumento del blog è infatti quasi per sua natura portato alla formazione di gruppi e comunità poiché, tramite l’inserimento dei links in un apposita colonna e dei commenti “firmati” in un preciso spazio in fondo ad ogni post, è resa possibile la “socializzazione” tra autori e lettori e la reciproca conoscenza. Dunque è questo sistema paragonabile ad una pubblica corrispondenza che permette a un lettore di conoscere i diversi utenti del servizio e di ricostruire le reti che legano i vari membri di una comunità, seppure queste siano estremamente aperte e flessibili. Andrebbe indagata con cura anche la ragione per la quale un blogger decide di rivelare o nascondere la propria identità, che sia vera o falsa. Ho ipotizzato a tal proposito la possibile esistenza di due macrocategorie nelle quali si potrebbero dividere i blogs, anche se ciò non escluderebbe la presenza di casi intermedi e possibilità di “intersezione”. La prima comprende i blogs a carattere personale e la seconda quelli di tipo sociale. Ho notato infatti che alcuni autori prediligono scrivere racconti incentrati sulle vicende personali, utilizzando in tal modo il proprio spazio on-line come una sorta di diario personale consultabile da chiunque e rivelando quindi notizie sulla propria vita privata. Altri invece preferiscono impostare il proprio blog dando spazio a commenti, notizie e articoli di giornali che trattano di politica e della società e generalmente scrivono facendo attenzione a non rivelare la propria identità (probabilmente per tutelarsi da possibili problemi da parte dei governi locali). Altri ancora, in numero inferiore, sono i più temerari, quelli che parlano di sé e allo stesso tempo commentano liberamente eventi politici e sociali e in questa tipologia rientrano di solito gli autori più famosi e affermati nelle comunità on-line. Di sicuro la suddivisione sopra descritta è fortemente arbitraria ma nonostante ciò la considero utile per creare una personale mappa per orientarmi in questo ambito del cyberspazio. Mi sono limitato finora ad accennare alla modalità con la quale rapportarsi di fronte a questo fenomeno; la mia potrebbe sembrare adesso una descrizione priva di contenuti ma anticipo che nel corso del mio lavoro tratto questi aspetti con maggiore attenzione citando i singoli casi. Per poter comprendere il fenomeno blogging, oltre che cercare indicazioni riguardo alle motivazioni di ogni singolo autore, occorre anche indagare l’obiettivo che intendono raggiungere le comunità on-line una volta consapevoli della loro collettiva unione. Suppongo che una possibile risposta a tale interrogativo sia la ricerca di notorietà, poiché il maggiore problema di ogni blogger è attirare a sé i lettori. Un sito senza visitatori non ha alcuno scopo di esistere, escludendo la possibile gratificazione individuale dell’autore per essere collocato tramite internet in una dimensione atemporale e aspaziale come il web, e pertanto si mostra come un aspetto fondamentale l’inserimento della proprio sito in un elenco di collegamenti e il poter essere raggiungibili da un gran numero di pagine web. Ecco che per risolvere questi problemi sono stati creati dai bloggers più autorevoli siti denominati blog-aggregator, cioè spazi on-line che appartengono a più membri, aggiornabili da più persone e che ospitano i links verso i blogs di tutti gli iscritti. Siti di tal genere li ho considerati come se fossero dei punti di riferimento nella “geografia dei blogs” e preciso che l’analogia con la geografia classica è forte poiché, come abbiamo visto, vi sono blog-aggregator che 23 rispecchiano le appartenenze nazionali. In seguito descriverò dettagliatamente la storia di alcuni di questi particolari siti e le loro caratteristiche. 24 La blogosfera in Bahrain Nel Bahrain negli ultimi 2 anni è emersa una vivace blogosfera che è riuscita a farsi conoscere anche nei paesi vicini, affermandosi così sul piano internazionale, e ottenendo la visibilità sui media stranieri (grazie anche ai rilevanti eventi accaduti nel panorama politico del paese). L’arresto del presidente del BCHR (Bahrain Center Human Rights), la momentanea chiusura dell’organizzazione nel Settembre 2004 e il processo contro il moderatore e due collaboratori di un forum locale (BahrainOnLine), eventi tutti causati dall’aver espresso posizioni critiche contro il primo ministro e la monarchia regnante, hanno fatto risaltare l’esistenza di un’attiva rete di comunicazioni su internet. I bloggers durante questi mesi hanno raccontato con molta cura l’evolversi della situazione e ciò ha permesso loro di attirare l’attenzione internazionale non solo sul paese del Golfo Persico ma anche sulla loro piccola comunità on-line. Nel panorama della blogosfera bahranita ho scelto di analizzare due siti importanti tra i più famosi nella comunità, entrambi blogs divenuti punti di riferimento anche di altre blogosfere: il blog di Mahmood Al Yousif52 e quello di Chanad53. Leggendo i loro siti, insieme a quello di Haitham Sabbah, Sillybahrainigirl Bahraniat, Manama Republic, Bahrainiblog e molti altri54, si può notare la presenza di partecipati confronti di idee e quanto si sia affermato nella regione questo efficace strumento di comunicazione. Mahmood Al Yousif Il blog è stato il primo creato in Bahrain, precisamente il 23 Aprile del 2003, e per molte persone ha rappresentato un esempio e uno stimolo incoraggiante che ha comportato l’apertura di numerosi altri blog nel paese e nell’intera regione. Con il passare del tempo ha raggiunto notorietà talmente alta al punto da guadagnarsi l’affettuoso soprannome di “nonno dei blogger bahraniti”55. L’autore è un esperto nel settore informatico, argomento che spesso tratta nei suoi testi, e proprietario di un’azienda che si occupa di questo campo, inizialmente nominata Computer Point56 e poi divenuta Gulf Broadcast & Professional Systems57. Ai visitatori si presenza con una home page elaborata, opera sicuramente di un esperto nella materia. In alto sono presenti due fotografie che raffigurano a sinistra Mahmood vestito con l’abito tradizionale arabo (il dishdasha e la 52 http://www.mahmood.tv http://chanad.weblogs.us 54 http://sabbah.biz/mt/, http://manama-republic.blogspot.com/ http://sillybahrainigirl.blogspot.com/ http://bahraniat.blogspot.com/ http://bahrainiblog.blogspot.com/ 55 29/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=197 56 http://www.computerpoint.tv/ 57 http://gbps.tv/ 53 25 gutra) molto diffuso nei paesi del Golfo Persico, e a destra “l’albero della vita”, l’enorme albero che cresce nel deserto considerato uno dei simboli del paese per la sua particolarità. Troviamo poi collegamenti verso le sezioni principali del sito che contengono un archivio con i passati articoli, i documenti ritenuti importanti da diffondere come la prima costituzione redatta nel 1973 e alcune leggi, i link dei siti ritenuti degli di nota, le fotografie (l’autore ne è un appassionato) e i video58 da lui stesso registrati. Vi è perfino un modulo di iscrizione al sito che permette ai visitatori di registrarsi affinché si possano delineare i profili dei lettori (nome, provenienza, interessi) e sia possibile personalizzare i commenti scritti. Una divertente funzione che è presente sul sito (ottenuta grazie ad un servizio offerto da un altro server) permette di visualizzare su un planisfero il luogo geografico di provenienza in modo che si crei una mappa delle connessioni al blog. Tramite ciò si può notare che molti lettori di Mahmood, oltre che dai paesi del Golfo, provengono dagli Stati Uniti e alcuni dall’Europa. Come la maggior parte dei blogs anche questo è suddiviso in un corpo centrale dove vengono pubblicati gli aggiornamenti e colonne laterali che mostrano le prime righe dei commenti più recenti, i banners e una serie di links. Ho dedotto che il sito di Mahmood abbia un ruolo centrale nel panorama dei blogs della regione poiché è sempre ricco di commenti recenti ai vari argomenti che l’autore fa emergere. Le pagine web sono graficamente sofisticate e piacevoli da leggere sia per i contenuti che vengono proposti sia per la maniera con la quale vengono espressi; è infatti proprio l’abile capacità comunicativa di Mahmood che rende il blog particolare. L’autore scrive in modo diretto senza preoccuparsi di eventuali critiche e non esita a pubblicare dettagli sulla sua vita privata, come il nome e cognome, il lavoro, le fotografie sue e della famiglia, la casa, gli hobby preferiti e i posti che frequenta; dopo qualche settimana di lettura del suo blog pare quasi di conoscere personalmente l’autore. Sono convinto che Mahmood è perfettamente consapevole dell’innovazione che ha portato nella comunicazione in quella regione poiché, a differenza di numerosi bloggers, non si nasconde dietro l’anonimato di qualche nickname e allo stesso tempo non rinuncia a scrivere commenti sugli eventi politici e sociali del suo paese e del mondo. Esprime a volte giudizi critici verso i governi, specialmente contro il Ministero dell’Informazione in Bahrain, da lui spesso soprannominato Ministero della “Disinformazione”, e contro i politici che vogliono imporre la religione come fondamento della legislazione del paese. Suppongo che per tutelarsi contro eventuali problemi politici è costantemente presente su ogni pagina, sotto la sua fotografia, l’articolo 19 della dichiarazione universale dei diritti umani redatta dall’ONU nel 1948, testo che afferma la garanzia della libertà di espressione senza alcuna distinzione. I contenuti che il blog tratta spaziano in una vasta gamma di argomenti poiché con una distanza molto breve vengono scritti commenti sulla politica interna e racconti dell’ultimo pranzo al ristorante, la descrizione di un viaggio di lavoro, la guerra in Iraq, il gran premio di Formula 1 e il video del giardino di casa sua. Il blog ha decisamente un carattere personale ma senza mai dimenticare di trattare anche il piano sociale degli eventi e senza trascurare la partecipazione degli altri bloggers e dei lettori, in quanto l’autore è consapevole di essere divenuto una figura molto nota. Pertanto, avendo intrapreso la lettura integrale del suo sito, ho scoperto molte informazioni interessanti sull’autore, sul paese di provenienza e sulla regione. Mahmood comunica in uno dei suoi post di essere interessato da molto tempo ai blogs ricordando di essere stato il fondatore di uno dei primi BBS (Bulleting Board System, 58 Il suo è anche il primo “vlog” della regione, cioè un blog nel quale si pubblicano oltre ai testi anche i video. 26 sono le “bacheche virtuali”) nel Golfo Persico nel 1986 [L59]. Per avere un’idea della portata del suo blog il post scritto una volta raggiunto il primo anno di attività [L60]. In pochi mesi il numero dei suoi lettori è aumentato in maniera esponenziale crescendo dai 2601 visitatori mensili nel Luglio 2003 fino ai 12.336 del Marzo 2004, ottenendo nel complesso 82.812 utenti connessi nel corso di un anno. La sua fama è cresciuta grazie alla sua costante e quasi quotidiana attività di blogger poiché è riuscito a scrivere in 12 mesi 314 articoli ottenendo in totale 1417 commenti. Sicuramente Mahmood è riuscito ad ottenere una grande affluenza di lettori grazie alla scelta di argomenti interessanti e spesso delicati da trattare in quella regione. Appuntandomi sinteticamente gli argomenti trattati nel corso del primo anno ho notato che sono stati numerosi i suoi contributi sul rapporto tra stato e religione [L61], su questioni problematiche per il Bahrain come la condizione delle aree più disagiate [L62] e riflessioni sull’attuale costituzione [L63] e sulla realtà sociale e politica in Arabia Saudita [L64]. Ritengo che l’aver trattato argomenti complessi dichiarando spesso apertamente le proprie opinioni e mostrando la sua identità sia stato un forte incentivo capace di dargli notorietà. Suppongo inoltre che Mahmood, una volta acquisita fama internazionale, abbia scritto un paio di posts pensando particolarmente ai lettori non arabi poiché descrive il significato dell’Ashura per gli sciiti e il concetto di onore nel mondo arabo [L65]. Nel secondo anno la conduzione del blog è proceduta come il primo trattando argomenti d’attualità con lo scopo di incentivare discussioni. Oltre alla politica interna [L66] molta attenzione viene dedicata agli avvenimenti nel mondo, in Medio Oriente e in particolare in Arabia Saudita. Su quest’ultimo paese commenta sgomentato gli attacchi terroristici avvenuti a fine Maggio 2004 nella città di Al Khobar, situata a pochi Kilometri dal Bahrain [L67]. Sono inoltre da notare le tracce di numerosi lettori alla fine degli articoli sulla guerra in Iraq [L68], osservando soprattutto che è stato lasciato un sorprendente numero di commenti al testo sulla decapitazione dell’americano Nick Berg (457) [L69] e su quello 59 30/4/03: http://mahmood.tv/?p=51 22/4/04: http://mahmood.tv/?p=519 61 7/7/03: http://mahmood.tv/?p=190 26/10/03: http://mahmood.tv/?p=309 9/11/03: http://mahmood.tv/?p=328 20/11/03: http://mahmood.tv/?p=340 15/12/03: http://mahmood.tv/?p=361 3/3/04: http://mahmood.tv/?p=434 62 3/10/03: http://mahmood.tv/?p=275 28/12/03: http://mahmood.tv/?p=374 63 27/2/04: http://mahmood.tv/?p=428 64 24/8/03: http://mahmood.tv/?p=247 13/10/03: http://mahmood.tv/?p=294 16/10/03: http://mahmood.tv/?p=295 9/11/03: http://mahmood.tv/?p=327 65 18/2/04: http://mahmood.tv/?p=417 10/4/04: http://mahmood.tv/?p=494 66 3/5/04: http://mahmood.tv/?p=555 28/4/04: http://mahmood.tv/?p=542 11/5/04: http://mahmood.tv/?p=560 15/1/05: http://mahmood.tv/?p=1387 67 29/5/04: http://mahmood.tv/?p=578 68 2/5/04: http://mahmood.tv/?p=552 30/4/04: http://mahmood.tv/?p=549 (107 commenti) 30/1/05: http://mahmood.tv/?p=1416 (147 commenti) 69 13/5/04: http://mahmood.tv/?p=563 (461 commenti) 60 27 dell’uccisione del britannico Marshall Johnson (237) [L70]. Non mancano poi articoli sulla religione islamica [L71], nei quali ribadisce spesso la necessità di distinguere tra sharia e legislazione civile, e critiche sulla non piena libertà di espressione [L72], tutto ciò intervallato da racconti di episodi personali, familiari, viaggi, commenti sull’informatica e riflessioni sul suo stesso blog [L73]. Su quest’ultimo tema Mahmood scrive soddisfatto il 23 Dicembre 2004 che ormai il suo sito ha raggiunto 8 milioni di visite e un traffico pari a 12 Gb mensili [L74]; è decisamente diventato così famoso che la rivista Bahrain This Month ha scritto un articolo su di lui [L75]. Inoltre sul tema della scelta dell’identità anonima o trasparente ha chiarito ai lettori che a lui non disturba affatto rivelarsi ed esporsi, anzi ciò gli risulta stimolante [L76]. Vi è però una differenza rispetto all’anno precedente dovuta alla pubblicazione di numerosi articoli sulla comparsa di molti blogs provenienti dal Bahrain e dai paesi vicini. Si citano inizialmente i blogs scoperti [L77] e così lentamente incomincia a delinearsi la blogosfera del Bahrain, comunità che prende forma quando Haitham Sabbah organizza il primo incontro [L78] e Mahmood crea il blog-aggregator [L79]. Il programmare ritrovi periodici dei bloggers per conoscersi nel “mondo reale” e la creazione di blogaggregator locali sembrano essere passi percorsi da molte altre blogosfere della regione. Sono venuto a conoscenza di siti ed eventi simili organizzati anche in Kuwait e in Arabia Saudita. Si può ricostruire la formazione della blogosfera locale tramite numerosi indizi: posts che invitano i bloggers a farsi conoscere per essere inseriti negli elenchi dei links [L80], articoli che a volte citano altri blogs [L81] e bloggers che riflettono sul fenomeno creato al quale partecipano [L82]. Inoltre Haitham Sabbah e Mahmood Al Yousif hanno creato assieme nel 2004 il Best Arab Blog Awards (Baba83), un concorso organizzato completamente on-line nel quale si premiano i migliori blogs del mondo arabo, divisi per nazionalità ed argomento; ha visto la partecipazione di 119 70 18/6/04: http://mahmood.tv/?p=695 (237 commenti) 2/6/04: http://mahmood.tv/?p=580 7/10/04: http://mahmood.tv/?p=780 15/12/04: http://mahmood.tv/?p=1289 (252 commenti) 72 1/11/04: http://mahmood.tv/?p=973 12/11/04: http://mahmood.tv/?p=1039 73 26/8/04: http://mahmood.tv/?p=730 26/3/05: http://mahmood.tv/?p=1530 28/4/05: http://mahmood.tv/?p=1611 74 23/12/04: http://mahmood.tv/?p=1301 75 2/5/05: http://mahmood.tv/?p=1624 76 11/12/04: http://mahmood.tv/?p=1273 77 30/4/04: http://mahmood.tv/?p=548 30/4/04: http://mahmood.tv/?p=547 29/4/04: http://mahmood.tv/?p=545 8/6/04: http://mahmood.tv/?p=589 1/11/04: http://mahmood.tv/?p=981 78 18/10/04: http://mahmood.tv/?p=793 5/11/04: http://mahmood.tv/?p=996 79 27/11/04: http://mahmood.tv/?p=1112 28/11/04: http://mahmood.tv/?p=1114 80 17/10/04: http://mahmood.tv/?p=791 23/11/04: http://mahmood.tv/?p=1085 81 6/12/04: http://mahmood.tv/?p=1256 82 17/2/05: http://mahmood.tv/?p=1451 14/3/05: http://mahmood.tv/?p=1491 83 http://arablogger.com/ 71 28 concorrenti e le classifiche sono state fatte tramite voto sul sito. La comunità dei bloggers nel frattempo ha dimostrato una forte coesione resa evidente dalla presenza di molte discussioni, soprattutto durante il periodo tra l’arresto del leader del Bchr nel settembre 2004 e la condanna del moderatore del forum Bahrain On Line84 nel febbraio 2005, eventi che hanno fatto scaturire una grande solidarietà in difesa della loro causa da parte della società civile sia nella vita quotidiana sia nel cyberspazio85. E’ stata organizzata una protesta on line con la diffusione tra i blogs di piccoli banners, immagini che collegavano verso un altro blog dedicato interamente a favore della liberazione di Ali e che si occupava di riportare frequentemente informazioni e articoli sul procedere della questione86. L’arresto di un moderatore di un forum, e allo stesso tempo blogger, ha dimostrato che le opinioni provenienti dal web non sono più trascurabili perché ormai non coinvolgono più una minoranza irrilevante di persone, e l’intervento del governo ha addirittura amplificato la visibilità del fenomeno. Il mese successivo a questo episodio il Ministero dell’Informazione del Bahrain ha emanato una legge che obbliga tutti i gestori di qualunque sito web, inclusi i blogs, ad iscriversi in un registro ufficiale di un dipartimento governativo, con il presunto scopo di tutelare il copyright degli autori, come se scrivessero su carta stampata, e per proteggere gli utenti da eventuali siti “immorali” e pornografici [L87]. Immediatamente dopo questa iniziativa vi è stata una sollevazione critica da parte di tutta la blogosfera appoggiando collettivamente la decisione di ignorare questa legge, accusata di violare la libertà di espressione. Sono comparsi ancora una volta in molti blogs banners che collegano al sito di Creative Commons88 (CC), uno spazio dove si possono condividere liberamente informazioni e software senza la protezione di alcun brevetto, in modo da comunicare che i bloggers non sentono la necessità di essere tutelati con il copyright. Mahmood ha scritto molti commenti critici contro questa legge e ha proposto come protesta una petizione on-line [L89]. Quest’ultima misura restrittiva del governo ha ulteriormente fatto focalizzare l’attenzione dei media internazionali sul piccolo paese del Golfo Persico, e Mahmood ha riportato pertanto la notizia dell’interesse suscitato nell’organizzazione Online Journalism Review90, poiché questa ha pubblicato il 17 Maggio un resoconto sul recente fermento nella blogosfera del Bahrain [L91]. Dall’Aprile all’Ottobre 2005 la comunità continua a mantenersi unita e gli incontri dei bloggers diventano stabili appuntamenti mensili. Cinque meeting sono stati realizzati in questo periodo, solitamente il primo giovedì92 del mese alle otto di sera, di volta in volta convocate in locali differenti; Mahmood ha scritto sul suo blog ben 9 comunicati nei 84 http://www.bahrainonline.org/ Durante il caso di Ali Abdulemam, detenuto per circa un mese dopo che sono apparsi sul forum da lui gestito critiche verso la famiglia reale del Bahrain, sono state organizzate numerose proteste pubbliche. Il blog di Chanad ha trattato molto gli episodi di mobilitazione civile, sia riguardo la libertà sul forum, sia sui precedenti episodi della chiusura del Bchr e delle successive pressioni dei cittadini a favore di riforme costituzionali; di questo blog parlerò in seguito. 86 Ali infine è stato liberato nel mese di Marzo 2005, pochi giorni prima che incominciasse il secondo Gran Premio del Bahrain. 87 12/5/05: http://mahmood.tv/?p=1646 88 http://creativecommons.org/ 89 25/4/05: http://mahmood.tv/?p=1605 28/4/05: http://mahmood.tv/?p=1610 90 http://www.ojr.org/ 91 18/5/05: http://mahmood.tv/?p=1665 92 Il giovedì è un giorno prefestivo poiché i giorni festivi sono venerdì e sabato. 85 29 quali si annunciavano le prossime riunioni [L93]. Il blog aggregator del Bahrain è stato rinnovato il 15 settembre 2005 [L94] dopo un periodo di chiusura durato un paio di mesi, poiché per Mahmood la versione precedente risultava essere solamente una copia dei singoli blogs [L95]. Nel frattempo sono stati creati molti altri blogs nel paese e spesso ne viene annunciata con soddisfazione la comparsa [L96], senza però trascurare di monitorare anche il panorama regionale poiché viene comunicata la formazione del blog-aggregator saudita [L97] e le discussioni nella blogosfera del Kuwait [L98]. Sembra superfluo ricordare inoltre che anche nei mesi più recenti, come nei periodi precedenti, ha continuato a commentare la situazione politica interna [L99], a rivendicare il diritto alla libertà di espressione [L100] e soffermarsi sulle discussioni che si accendono on-line [L101]. Per conoscere meglio Mahmood possiamo leggere una sua presentazione [L102], raggiungibile direttamente dalla pagina principale del blog tramite il bottone About, in cui si possono trovare dettagli sulla sua vita scritti il 1 Giugno 2003 e un’intervista103 rilasciata al quotidiano locale del Bahrain Gulf Daily News pubblicata il 6 Febbraio 2006 [L104]. Inserisce alcune informazioni personali del tipo: “Le mie soddisfazioni includono l’essere marito da 16 anni, padre di due ragazze e un ragazzo. […] Lavoro in proprio. Sono il proprietario e opero in una compagnia che cerca di rendere la vita più facile per i professionisti creativi, in modo che raccontino le loro storie meglio e più velocemente, e che possano così produrre di più. […] Sono anche affascinato dai computers e dal loro potenziale. Specialmente dalle comunicazioni e su come ciò si sposi con la possibilità di unire insieme differenti persone. Ho cominciato una delle 93 5/11/04: http://mahmood.tv/?p=996 3/6/05: http://mahmood.tv/?p=1709 21/6/05: http://mahmood.tv/?p=1741 4/7/05: http://mahmood.tv/?p=1768 4/8/05: http://mahmood.tv/?p=1846 2/10/05: http://mahmood.tv/?p=1950 23/10/05: http://mahmood.tv/?p=2003 29/10/05: http://mahmood.tv/?p=2012 94 15/9/05: http://mahmood.tv/?p=1908 95 20/7/05: http://mahmood.tv/?p=1807 96 30/7/05: http://mahmood.tv/?p=1831 1/8/05: http://mahmood.tv/?p=1837 1/8/05: http://mahmood.tv/?p=1839 26/9/05: http://mahmood.tv/?p=1933 5/10/05: http://mahmood.tv/?p=1958 17/10/05: http://mahmood.tv/?p=1991 97 7/7/05: http://mahmood.tv/?p=1780 98 7/10/05: http://mahmood.tv/?p=1966 99 12/5/05: http://mahmood.tv/?p=1646 19/6/05: http://mahmood.tv/?p=1733 17/7/05: http://mahmood.tv/?p=1796 100 18/6/05: http://mahmood.tv/?p=1731 20/6/05: http://mahmood.tv/?p=1739 101 7/8/05: http://mahmood.tv/?p=1849 102 About Mahmod: http://mahmood.tv/?page_id=2 103 Ho scoperto tramite una pagina dell’archivio fotografico di Mahmood [http://www.flickr.com/photos/mahmood/17196961/in/set-33330/] che il giornalista Tariq Khonji gestisce anche lui un blog [http://tariqkhonji.com/] ed ha partecipato ad un incontro mensile dei bloggers del Bahrain nel Giugno 2005. 104 Tariq Khonji, 60 Second Interview, Gulf Daily News, 6/2/2006: http://gulf-daily-news.com/Story.asp?Article=134629&Sn=BNEW&IssueID=28323 30 prime BBS (bulletin board system) nel Golfo nel ‘86. Era chiamato Stray Cats BBS ed ha proceduto fino a quando mia moglie si è lamentata delle costose bollette da pagare alla compagnia telefonica! L’ho interrotto nel ’91, credo più per rendere felice mia moglie”. Mi ha colpito molto un commento sull’immagine che vuole trasmettere di se al mondo: “Cerco di scacciare l’immagine sofferente dei Musulmani e Arabi – devo dire principalmente causato da un loro modo di fare – diffusa nel resto del mondo. Non sono un missionario e non voglio esserlo. Visito vari siti internet che seguono la mia stessa impostazione, far conoscere che non tutti siamo sofferenti in un mondo pieno di distruzione. Spero che sarò giudicato per la piccola differenza che sto facendo”. Nell’intervista invece grazie ad alcuni buoni quesiti posti dal giornalista apprendiamo dati precisi sul blog e l’esplicito parere dell’autore sul fenomeno blogging. Alle domande “Quanto è popolare il tuo sito? Quale tipo e quanti visitatori ottieni?” Mahmood risponde: “ La fama di Mahmood’s Den105 ha superato le mie aspettative. Attualmente è raggiunto circa 4 milioni di volte, con circa 1,2 milioni di pagine viste e ci sono circa 175,000 sessioni uniche al mese106! I visitatori, giudicando dai commenti inseriti, appartengono ad un vasto insieme di origini politiche e sociali e sono grato alla gran parte di loro, sono cortesi e sinceramente interessati a conoscere questa parte di mondo che loro vedono attraverso i miei occhi”. Di fronte alla domanda: “Quale è la tua formazione e come sei diventato così politicamente molto franco?” risponde: “I miei posts riflettono le mie speranze e frustrazioni con l’ambiente socio-politico in Bahrain e con l’apatia e l’insincerità di alcuni parlamentari che sono stati eletti, con il mio dispiacere, al primo parlamento di questi anni, insieme con la mia frustrazione per la dogmatica interpretazione dell’ Islam dagli estremisti che hanno sporcato il suo buon nome nelle aree internazionali e nazionali e che non considero rappresentanti della tolleranza che l’Islam rappresenta”. Quando gli si pone la questione della crescita del fenomeno blogging e di come si sente ad essere stato il primo (in Bahrain), afferma: “Sono sempre felice di dare il benvenuto ad un altro blogger nella crescente blogosphere bahranita. Siamo un gruppo attivo con diverse provenienze, età e formazione. Una cosa che abbiamo in comune è la passione per le nostre convinzioni. […] Ho il privilegio di aver ispirato molti amici e visitatori a incominciare un loro blog e ad iniziare a discutere i loro propri punti di vista. Questo ha aumentato la consapevolezza del Bahrain sul mondo, e allo stesso tempo la conoscenza nel mondo del Bahrain come uno dei pionieri della libera espressione nel mondo arabo”. Spiega i motivi della crescita di popolarità del fenomeno blogging dicendo: ”In questa nuova era che stiamo sperimentando, le persone hanno trovato la loro voce. Sebbene alcuni blogger continuino a pubblicare nell’anonimato, molti di più hanno scelto di scrivere con il loro proprio nome, specialmente in Bahrain.[…] Così il blogging, con le sue interfacce facilmente utilizzabili, e la gran parte ottenibili gratuitamente da programmi che li ospitano, è scelto come piattaforma dalle persone per far sentire la voce, organizzare e discutere suoi loro pensieri. Come la gente ama scoprire altri posti, persone e idee, il blogging è diventato un’ eccellente ponte tra culture ed è un modo piuttosto diffuso per diffondere “reali” informazioni distanti dai canali ufficiali e dalle tradizionali fonti di notizie”. Racconta inoltre qual che ha comportato nella sua vita la gestione personale di un sito divenuto famoso, cambiamenti anche nella vita quotidiana: “Avendo un blog, ho ottenuto un numero piuttosto alto di nuovi amici sia dentro che fuori il Bahrain e la loro compagnia la cerco e mi è cara. Loro hanno certamente dato 105 106 Trad. it.: La tana di Mahmood I singoli computer che si connettono al server che ospita il sito. 31 più valore alla mia vita e sono fortunato di averli conosciuti. Ovviamente sono centinaia quelli che sono ancora anonimi e mi piacerebbe avere l’opportunità di incontrarli un giorno. Uno di questi amici anonimi mi ha fermato al Seef Mall107 qualche tempo fa e mi ha chiesto un autografo. Adesso so come una celebrità si possa sentire! Non è una spiacevole esperienza e io ero lusingato da ciò”. Grazie a Mahmood possiamo conoscere meglio anche i partecipanti alla blogosfera locale poiché talvolta pubblica sul suo archivio fotografico108 le immagini di alcuni incontri mensili dei bloggers. Apprendiamo così qualcosa sulle abitudini e quali sono i luoghi di ritrovo dove svolgono le riunioni. Nella pagina che riporta le fotografie dell’incontro del 2 Giugno 2005 [L109] è scritto: ”Brenigans Bar e Ristorante al Country Club a Jannusan, il posto dove ci siamo incontrati negli ultimi tempi il primo giovedì del mese. Se tu sei un blogger bahranita per favore unisciti a noi!”. Il Country Club è un locale elegante poco distante dalla capitale, con parchi dove è possibile praticare l’equitazione, campi da tennis e squash, dotato di piscina, palestra, e si apprende così che il luogo scelto per vedersi è il bar e ristorante di questo complesso. Nella foto si vedono sul tavolo qualche bottiglia di birra e forse si sono recati in questo locale per poter ordinarle. La vendita degli alcolici in Bahrain è consentita tramite un’apposita licenza e pertanto la consumazione è possibile soltanto nei bar e ristoranti degli alberghi e nei luoghi frequentati prevalentemente da stranieri, solitamente inglesi e americani. Non intendo affermare che si riuniscono solamente per consumare alcolici, volevo far notare però la particolarità del posto rispetto a molti altri locali del paese. Sul Country Club di Jannusian si leggono anche queste altre frasi espresse per decidere il luogo di un futuro appuntamento [L110]: “Questo è il primo ritrovo dei bloggers in Ramadhan, così lo faremo memorabile! Poiché è Ramadhan, ovviamente il Country Club, nostro solito luogo designato, potrà non essere molto appropriato, ma ci sono varie tende del Ramadhan111 dove potremmo andare. Io non sono un frequentatore di queste tende, cos’ il vostro aiuto sarà molto apprezzato se suggeriste un luogo di ritrovo (il più presto possibile) e un orario nel quale possiamo essere tutti d’accordo. Giovedì è soltanto fra quattro giorni. Il mio suggerimento: Gulf Hotel 9pm - 11pm”. Quest’ultimo luogo nominato, il Gulf Hotel è molto famoso a Manama poiché è uno degli alberghi più eleganti del Bahrain, con diversi ristoranti all’interno, frequentato sia da stranieri “occidentali” e sia da visitatori arabi. Altri locali scelti per incontrarsi sono Starbuck’s, Al-Osra Coffee shop, Cappuccino a Saar e il Bandiera A’Ali Mall112 [L113], luoghi ideali dove poter parlare accompagnando la serata con tazze di buon caffe o probabilmente fumando una shisha114. Le mete prescelte si trovano a Manama, la capitale, oppure in paesi vicini, comunque facilmente raggiungibili poiché il Bahrain è molto piccolo, abitato prevalentemente nella regione a nord in quanto la parte 107 E’ un famoso ed elegante centro commerciale in Bahrain. http://www.seef.net/ http://www.flickr.com/photos/mahmood 109 3/6/05: http://www.flickr.com/photos/mahmood/17197036/ 110 2/10/05: http://mahmood.tv/?p=1950 111 Le “tende del Ramadhan” vengono organizzate dai principali alberghi nelle piazze o giardini sottostanti durante il mese santo. Durante il Ramadhan si è soliti cenare in compagnia e queste sono grandi spazi dove vi sono ristoranti a buffet, piuttosto eleganti, che vengono scelti per invitare gli ospiti e indire cene di rappresentanza. 112 E’ un centro commerciale nel paese di A’Ali. 113 23/10/05: http://mahmood.tv/?p=2003 114 La “pipa ad acqua” per fumare, o anche detta narghilè, molto diffuso nei paesi del Golfo e specialmente in Bahrain. 108 32 meridionale è desertica. Mahmood una volta per decidere dove ritrovarsi la volta successiva ha persino inserito un sondaggio sul suo sito raggiungendo 11 votanti e aggiudicando così l’amato Country Club [L115]. Come illustrato precedentemente vi è anche un luogo di ritrovo virtuale dei bloggers locali, il blog-aggregator che raccoglie i diversi aggiornamenti pubblicati sui vari siti. Questa è la presentazione dell’iniziativa scritta da Mahmood, l’ideatore di tale progetto: “Benvenuti su BahrainiBlogs.com, il vero spirito del Bahrain! Lo scopo di BahrainiBlogs è fornirvi uno spazio libero dove condividere i vostri pensieri sul Bahrain, la sua gente, arte, cultura, storia, politica, passato e gli attuali eventi. E’ costruito come un singolo blog condiviso, con molti autori e categorie, basato sull’eccellente Xaraya Content Management Solutions and Applications Framework116. Per pubblicare, dovete prima registrarvi sul sito, una volta che la vostra registrazione è completa, per favore chiedere all’amministratore di ”attivarvi” la caratteristica blog. Vi informerà immediatamente che è fatta e potete incominciare dal vostro computer a pubblicare i vostri articoli su BahrainiBlogs.com. Così per favore andateci e registratevi, fatemi sapere se volete partecipare e alzerò il vostro livello di sicurezza per permettervi di farlo” [L117]. Il giorno successivo segue il commento di approvazione di Chanad sul suo proprio blog: “ Il nonno dei bloggers del Bahrain, Mahmood, ha intrapreso un passo in avanti grazie alla comparsa di BahrainBlogs.com, un blog collettivo di chiunque sia on line, o soltanto interessato (a ciò) sull’isola. Dunque andiamoci, registriamoci, e incominciamo a scrivere. Grazie Mahmood!” [L118]. Sempre riguardo ai blog-aggregators, come Chanad ha scritto parole di ammirazione verso Mahmood per la creazione del nuovo sito, altrettanta stima esprime quest’ultimo verso il ragazzo saudita Ahmed per la creazione di SaudiBlog. “SaudiBlogs è stato lanciato. Promette di essere il punto centrale di registrazione per i bloggers sauditi. Congratulazioni e grazie per averli messe tutti (gli indirizzi dei blog) in un solo spazio. Un ringraziamento va ad Ahmed di Saudi Jeans per averci informato di ciò” [L119]. Chanad Un altro autore divenuto famoso nel panorama della blogosfera bahranita è Chanad, nome di un grosso pesce del Golfo Persico scelto per sostituire la sua vera identità mai rivelata [L120]. Il blog è stato creato nell’aprile del 2004 e nei primi articoli scrive di voler rimanere anonimo specificando solamente pochi particolari della sua vita, informazioni che forniscono comunque un vago profilo personale. Chanad dovrebbe avere un’età compresa tra i 30 e 33 anni121 e le sue origini inizialmente le definisce 115 4/7/05: http://mahmood.tv/?p=1768 http://xaraya.com/ 117 28/11/04: http://mahmood.tv/?p=1114 118 29/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=197 119 7/7/05: http://mahmood.tv/?p=1780 120 29/4/04: http://chanad.weblogs.us/?p=345 121 Scrive nel 2004 che il padre si è trasferito in Bahrain 35 anni prima e lui è nato pochi anni dopo. 29/4/04 http://chanad.weblogs.us/?p=3 116 33 solamente asiatiche, perché vuole rappresentare una categoria di persone presenti in Bahrain, in contrapposizione con le categorie usate nel linguaggio comune di arabi ed “espatriati”122 [L123], anche se in futuri interventi tra le righe rivela le sue origini pachistane [L124]. Ha sempre vissuto in Bahrain, eccetto durante il periodo degli studi superiori svolti negli Stati Uniti, e pertanto sente di appartenere a questo paese del Golfo, pur scrivendo che non crede nel concetto di nazionalismo e che “non vuole indossare nessuna bandiera” [L125]. La sua origine mi sembra un’informazione non trascurabile perché spesso nel suo blog tratta dei lavoratori stranieri in Bahrain e nei paesi del Golfo Persico, riportando articoli di giornali o eventi dei quali viene a conoscenza, quasi sempre drammatici, sulle loro condizioni di vita [L126]. Poiché non comunica dettagli sulla sua persona il blog è molto incentrato sugli eventi che accadono nel paese, ai quali a volte lui stesso assiste, concentrandosi così costantemente sui problemi sociali, spesso come se ciò fosse per lui un “impegno politico”. Il blog è quasi interamente dedicato alle questioni della democrazia [L127], libertà di espressione [L128], mobilitazioni civili [L129], condizione degli immigrati asiatici [nota 126], povertà [L130], disoccupazione [L131] e la condizione dei musulmani sciiti [L132] a tal punto da aver attirato l’attenzione dell’organizzazione Reporters Sans Frontiers, avendo questa inserito l’esperienza di Chanad in un libro sull’informazione tramite blog. A partire dal mese di settembre 2004 fino all’incirca al mese di Marzo 2005 nel Bahrain, come spiegato precedentemente, ci sono state molte mobilitazioni per difendere la libertà civili, come quella di critica nei confronti del governo, e per apportare modifiche all’attuale costituzione. Durante questo periodo Chanad è stato molto attivo e vigile nel riportare gli eventi, partecipando alle iniziative scelte, comunicando periodicamente gli appuntamenti futuri delle proteste [L133] e diffondendo fotografie e video. Oltre all’impegno civile il sito riporta commenti più generici sulla società come le 122 Con questo termine si intendono gli “occidentali” che vivono nei paesi del Golfo Persico. 29/4/04: http://chanad.weblogs.us/?p=346#more-346 124 28/8/04: http://chanad.weblogs.us/?p=112 1/9/04: http://chanad.weblogs.us/?p=151 12/2/05: http://chanad.weblogs.us/?p=277 125 28/5/04: http://chanad.weblogs.us/?p=3 126 30/7/04: http://chanad.weblogs.us/?p=70 29/9/04: http://chanad.weblogs.us/?p=123 13/10/04: http://chanad.weblogs.us/?p=180 14/10/04: http://chanad.weblogs.us/?p=177 6/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=225 127 21/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=205 25/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=203 7/5/04: http://chanad.weblogs.us/?p=30 128 24/2/05: http://chanad.weblogs.us/?p=267 4/5/05: http://chanad.weblogs.us/?p=341 129 19/5/04: http://chanad.weblogs.us/?p=11 2/10/04: http://chanad.weblogs.us/?p=191 22/10/04: http://chanad.weblogs.us/?p=162 1/1/05: http://chanad.weblogs.us/?p=256 26/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=294 130 2/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=232 131 5/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=319 19/6/05: http://chanad.weblogs.us/?p=383 132 26/9/04: http://chanad.weblogs.us/?p=125 133 1/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=325 12/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=310 123 34 osservazioni sulla diffusione del rap nel mondo arabo [L134], sull’uso dell’Abaya (l’abito nero femminile) [L135], sul forte contrasto tra le diverse aree del paese [L136], sul significato dei graffiti sparsi per le strade [L137] ed acute considerazioni sulla globalizzazione sociale e culturale in Bahrain [L138]. Sono stati scritti anche interessanti reportage delle festività religiose, eventi come la commemorazione dell’Ashura, raccontati in maniera molto chiara, con descrizioni molto curate e ricche di fotografie [L139]. In alcune spiegazioni delle pratiche religiose si capisce che il messaggio è rivolto anche ai lettori stranieri non musulmani poiché si leggono frasi come “datemi l’opportunità di invitare i lettori non musulmani” [L140] e “intendo spiegare gli eventi dell’Ashura […] specialmente a coloro che non sono di origine sciita” [L141]. Ricordo inoltre che anche in un altro articolo vi è direttamente un riferimento a “la gran parte dei lettori internazionali” [L142]. Suppongo che l’autore sia divenuto consapevole che i suoi lettori non sono confinati solamente in Bahrain e nei paesi vicini. Come Mahmood anche Chanad nel suo blog osserva l’emergente blogosfera riportando links e contributi di altri bloggers. Da Maggio a Settembre 2004 comunica in quattro articoli la comparsa di altri bloggers legati al Bahrain [L143], senza trascurare le comunità on-line provenienti dai paesi vicini come il Kuwait [L144]. A novembre ha scritto con entusiasmo sulla creazione per opera di Mahmood del blog-aggregator [L145] e ha incominciato ad annunciare periodicamente sul suo sito gli appuntamenti mensili degli incontri dei bloggers [L146]. Alterna così articoli di denuncia civile agli sguardi rivolti alle blogosfere [L147], citando spesso contributi altrui, e riportando indirizzi di siti da lui 134 18/5/04: http://chanad.weblogs.us/?p=13 24/6/04: http://chanad.weblogs.us/?p=41 19/7/04: http://chanad.weblogs.us/?p=86 135 10/5/04: http://chanad.weblogs.us/?p=24 136 1/1/05: http://chanad.weblogs.us/?p=257 137 16/4/05: http://chanad.weblogs.us/?p=333 138 2/7/04: http://chanad.weblogs.us/?p=103 5/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=227 30/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=195 139 12/2/05: ; http://chanad.weblogs.us/?p=277 13/2/05: http://chanad.weblogs.us/?p=275 16/2/05: http://chanad.weblogs.us/?p=273 19/2/05: ; http://chanad.weblogs.us/?p=272 20/2/05: http://chanad.weblogs.us/?p=271 7/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=317 22/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=298 25/4/05: http://chanad.weblogs.us/?p=329 140 15/10/04: http://chanad.weblogs.us/?p=174 141 7/2/05: http://chanad.weblogs.us/?p=281 142 2/10/04: http://chanad.weblogs.us/?p=191 143 11/5/04: http://chanad.weblogs.us/?p=22 16/7/04: http://chanad.weblogs.us/?p=90 23/7/04: http://chanad.weblogs.us/?p=83 17/9/04: http://chanad.weblogs.us/?p=133 144 30/8/04: http://chanad.weblogs.us/?p=108 145 29/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=197 146 2/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=234 5/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=228 28/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=198 2/2/05: http://chanad.weblogs.us/?p=287 22/5/05: http://chanad.weblogs.us/?p=362 147 8/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=314 35 ritenuti interessanti, come ad esempio il CPB148 (Committe to Protect Bloggers), creato per denunciare le libertà negate ai bloggers e riportato frequentemente sul suo blog. Una dimostrazione del legame instaurato tra le persone conosciute on-line la si può riscontrare notando che a volte, soprattutto nei momenti nei quali la blogosfera è stata maggiormente minacciata, Chanad si è rivolto direttamente agli altri bloggers. Ciò è avvenuto durante la vicenda del forum BahrainOnLine, poiché ha invitato gli altri autori ad inserire sui loro siti il banner di collegamento al blog dedicato alla liberazione di Alì [L149], e quando ha lanciato un appello per organizzare qualche forma di protesta contro la decisione governativa che obbligava i siti a registrarsi al ministero150 [L151]. Leggendo tutti questi articoli risulta ormai evidente che lo scambio di informazioni e di opinioni che avviene tramite internet si può difficilmente ignorare, dato che ha incominciato ad inserirsi nella vita politica di questi paesi a tal punto che anche la stampa locale ed internazionale ha iniziato a riportare tali fonti [L152]. In uno dei suoi primi post l’autore descrive se stesso con queste parole: “Sono (a.k.a. Chan’ad Bahraini) un “Asiatico” che vive in Bahrain. Ho vissuto tutta la mia vita in Bahrain, eccetto gli anni della mia educazione superiore negli Stati Uniti. Dopo aver letto un altro grande blog bahranita come Mahmood, e più recentemente, Letter from Bahrain153, ho pensato che anche io avrei potuto sfruttare l’opportunità di documentare e commentare la vita in Bahrain, dal punto di vista di un espatriato “Asiatico”. Spero che alcuni lettori sfrutteranno l’occasione di commentare i miei posts così noi possiamo anche dialogare. Questi sono tempi interessanti in Bahrain e in questi giorni ci sono molte cosa di cui parlare” [L154]. Mahmood scoprendo il blog di Chanad e leggendo queste stesse parole sopra riportate gli risponde sul suo proprio sito in questa maniera: “Sebbene con un blog chiamato così, e con una padronanza nello scrivere in arabo e in inglese con l’abitudine nell’usare i numeri155 (io ancora non ne ho la mano) per me questa persona è certamente bahranita, potrebbe non portare il passaporto, ma certamente ne porta lo spirito!” [L156]. A sua volta Chanad apprendendo il commento sopra scritto a lui dedicato, pubblica dopo qualche settimana un articolo in cui rivela qualche altra informazione sulla sua vita, riflessioni sul concetto di appartenenza nazionale, e sulla causa civile per la quale si batte. 17/5/05: http://chanad.weblogs.us/?p=358 26/5/05: http://chanad.weblogs.us/?p=367 148 http://committeetoprotectbloggers.blogspot.com/ 149 1/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=324 ; 3/3/05: http://chanad.weblogs.us/?p=320 150 Come spiegato precedentemente è stata poi organizzata una petizione on-line. 151 25/4/05: http://chanad.weblogs.us/?p=330 152 11/5/05: http://chanad.weblogs.us/?p=356 153 http://letterfrombahrain.blogspot.com/ 154 29/4/04: http://chanad.weblogs.us/?p=346 155 Si riferisce all’ “arablish”, un particolare sistema per riprodurre la fonetica araba tramite l’alfabeto latino e l’inserimento di numeri tra le lettere. Ho scoperto che quelle strane parole incomprensibili, con numeri inseriti tra le lettere, che vedevo su alcuni blogs (esempio: khalee3, 7irman, a5er, thabyae7, mar7aba) sono una maniera per trascrivere le parole arabe con l’alfabeto latino e le cifre. Ho ottenuto la conferma dell’esistenza di questo modo di comunicare leggendo una pagina di Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Arablish. Ho appreso da questa fonte che tale scrittura è molto diffusa nelle e-mail e nelle chat dei paesi arabi. 156 30/4/04: http://mahmood.tv/?p=547 36 “Mio padre è arrivato su questa isola circa 35 anni fa grazie all’opportunità di lasciare la sua casa e usufruire dei relativi alti salari concessi ai lavoratori in Bahrain. [...] Sono nato in Bahrain pochi anni dopo. Da allora ho sempre considerato il Bahrain come la mia sola casa. Il Bahrain è al centro di tutti i miei migliori ricordi. Quando vado all’estero e la gente mi domanda di dove sono, io dico loro che sono del Bahrain, anche se possiedo il passaporto di un altro paese. [...] Ebbene. Ogni estate I miei genitori mi portavano nella mia “madrepatria”, che io odiavo in gioventù paragonata con il Bahrain. [...] Io non ho neanche vissuto con molti vicini bahraniti. Come la maggioranza degli espatriati qua, ho vissuto gran parte della mia vita in appartamenti o compound157 residenziali abitati da altri stranieri. [...] Malgrado la mia separazione dalla reale vita bahranita, c’era ancora qualcosa che amavo di questa isola. E’ il rilassato e lento modo di vivere, la piccola e chiusa comunità. [...] Come sono cresciuto, il mio amore per l’isola è cresciuto e non più solo per lo stile di vita relativamente comodo, e io ho coltivato un particolare interesse, rispetto e amore per gli abitanti e la cultura del Bahrain. Il problema che ho affrontato è stato la distanza che io ho posto perché sentivo che i bahraniti ancora mi vedevano come un estraneo. Poiché pensavo di non meritare il rispetto di un vero bahrainita a causa del mio colore della pelle marrone. Troppe volte ero stato chiamato indiano come un insulto. Dunque, cosa significa per me essere bahrainita. Ebbene, non credo veramente nel concetto di nazionalismo, o nel cieco amore per un pezzo di terra demarcato distintamente da una linea. Ho anche un legame con la cultura della mia “madrepatria”, ma non sbandiererei la sua bandiera. [...] Mi piacerebbe essere considerato una parte preziosa della costruzione sociale bahrainita. Mi piacerebbe essere trattato con rispetto. Dopo tutto, inseguendo i buoni guadagni del Bahrain, noi espatriati abbiamo contribuito molto a questo paese. La gran parte delle strade e delle costruzioni sull’isola sono state costruite da “Asiatici”, faticando duramente sotto il sole, lavorando per ridicoli salari, in condizioni di vita vergognose. [...] Ogni giorno c’è una notizia sui giornali di un “Asiatico” rapinato e picchiato da una “banda di giovani bahrainiti” da qualche parte. […] Ogni giorno leggiamo di domestiche indonesiane o Srilankesi che scappano via dal lavoro perche sono state molestate dai loro “padroni”. […] Forse sto chiedendo troppo ma io desidero che qualcuno delle comunità bahrainite considerasse che un crimine e una violenza contro gli Asiatici siano da rigettare o che qualcuno dei parlamentari del Bahrain incominciasse a rivendicare qualche basilare diritto umano per i lavoratori stranieri, ma non si è sentito niente di tal genere. Tutte le società politiche158 sono troppo preoccupate a sbarazzarsi di loro, così che loro possono offrire lavoro ai “veri” bahrainiti. [..]” [L159]. Ritengo che sottolineare la frase “in questi giorni in Bahrain ci sono molte cose su cui parlare” e l’espressione “noi espatriati” sia importante per poter capire l’intero blog di Chanad, per osservare gli eventi e i mutamenti di questo paese del Golfo Persico considerando il suo un particolare punto di vista. Come Mahmood, anche Chanad nel suo sito dedica molta attenzione alle riunioni nella vita reale dei bloggers locali. 157 Sono un insieme di case raccolte in un unico complesso, racchiuse da comuni mura di recinzione e aventi un solo ingresso, generalmente controllato costantemente da agenti di sicurezza. 158 Sono organizzazioni simili ai partiti, poiché questi ultimi non si possono ufficialmente costituire. 159 28/05/04: http://chanad.weblogs.us/?p=3 37 Nell’attesa del primo incontro, quello più aspettato perché quasi nessuno si conosce, scrive pieno di entusiasmo. “Questo giovedì terremo il primo ufficiale Bahrain Blogfest, grazie a Haitham. Abbiamo già cinque persone confermate (includendo una visitatrice dal Qatar!) e sarà grandioso avere perfino più di cinque persone che si faranno conoscere. Benché sia stato originariamente stabilito per i bloggers in Bahrain, pensiamo che sarebbe più divertente aprirlo a chiunque è legato alla comunità blogger del Bahrain, che include i commentatori e i visitatori. Così chi commenta nell’anonimato e chi osserva di nascosto, è pregato di venire e unirsi qui. Promettiamo di non rivelare la vostra identità, e ci sentiamo liberi di portare un amico con noi se vogliamo. Non vedo l’ora di incontrare finalmente tutti voi in persona. […] Il nostro incontro è programmato per questo giovedì […], con una (donna) americana convertita all’Islam che abita in Qatar160 e l’autore del primo romanzo in inglese del Bahrain161” [L162]. Si comprende dunque che i partecipanti agli incontri sono molto diversi tra loro per origine, età e professione, uniti dal comune interesse per il blogging. Tra i partecipanti alla serata al Country Club di Jannusian del 2 Giugno 2005, documentata Mahmood con fotografie, tra le quali una che ci consente di vedere Chanad [L163], vi è anche uno statunitense, Scott Waalkes, dal cui blog personale164 apprendiamo che ha lavorato come professore di economia presso la University of Bahrain165. Inoltre dal resoconto fotografico di Angelo Embuldeniya166 sull’incontro del 2 Marzo 2006, svolto presso il Cappuccino Cafe a Saar, si scopre che era presente anche un blogger belga [L167]. 160 http://peacefulmuslimah.blogspot.com/ http://quixotiq-writings.blogspot.com/ 162 2/11/04: http://chanad.weblogs.us/?p=234 163 3/5/05: http://www.flickr.com/photos/mahmood/17196937/in/set-33330/ 164 http://www.xanga.com/home.aspx?user=swaalkes 165 Per maggiori informazioni su lavoro di Scott Waalkes: http://www.malone.edu/2310 166 http://stravinskyss.blogspot.com 167 2/3/06: http://www.flickr.com/photos/21985647@N00/sets/72057594073646441/ 161 38 La blogosfera in Arabia Saudita Un’altra blogosfera molto attiva è emersa in Arabia Saudita, paese molto particolare per la realtà politica molto conservatrice. La monarchia degli Al Sa‘ūd gestisce il potere politico in maniera molto rigida poiché tutti i principali incarichi del governo e parte dell’amministrazione sono affidati a componenti della famiglia reale, che conta quasi 5000 membri. La fonte della costituzione inoltre è la Sharia, interpretata strettamente in base alla legislazione wahhabita, e il rispetto dell’osservanza è garantita dalla vigilanza della Muttawa, la cosiddetta “polizia religiosa”168. Solamente negli ultimi mesi il paese sta intraprendendo lente riforme in campo economico poiché, con l’apertura verso i capitali stranieri e la liberalizzazione concessa con il recente ingresso nel WTO, verrà ridotto il sistema di pianificazione statale e, con leggeri mutamenti in campo politico, si sono potute tenere per la prima volta limitate elezioni amministrative169. Nonostante il rigido controllo della società dal 1998 Internet si sta gradualmente diffondendo nel paese, permettendo così la formazione di rapporti sociali in parte svincolati dalle norme di comportamento restrittive. Ha attirato infatti la mia attenzione il sapere che il blogaggregator dell’Arabia Saudita170 è stato creato da un ragazzo e una ragazza coetanei, Ahmed171 e Farah172, che si sono conosciuti tramite i loro rispettivi blogs, benché siano entrambi studenti universitari a Riyadh iscritti alla King Saud University173. In un paese dove la società è polarizzata in base alla divisione tra uomini e donne, è sufficiente ricordare che le donne non possono guidare, passeggiare non accompagnate, sono subordinate ad un fratello, padre o marito e che i locali pubblici hanno spazi loro riservati, le conoscenze su internet riescono ad avvenire senza vincoli eccessivi. Mi sono dedicato alla lettura dettagliata dei blogs di questi due ragazzi poiché mi sembrano gli autori che dedichino maggior tempo e passione a questo strumento di comunicazione, utilizzandolo però con impostazioni e finalità differenti. Il blog di Ahmed preferisce porre l’attenzione su ciò che accade in Arabia Saudita, cercando di stimolare riflessioni sulle norme sociali vigenti, invece quello di Farah è utilizzato prevalentemente come un diario personale poiché è più incentrato su se stessa, e si sofferma prevalentemente sulle proprie esperienze ed opinioni. 168 La Muttawa è un’organizzazione diretta dal “Comitato per la propaganda della virtù e prevenzione del vizio” e, composta da un personale di oltre 3500 dipendenti e altre migliaia di volontari, si occupa di controllare l’applicazione delle norme sociali prevalentemente sull’abbigliamento, relazioni tra uomini e donne, orari delle preghiere, alimentazioni e consumo di prodotti stranieri. 169 Le prime elezioni si sono svolte nel 2005 con molti limiti e risultati poco rilevanti. Si potevano scegliere solamente il 50% delle cariche nell’amministrazioni locali e il voto è stato concesso solo ai cittadini maschi. Inoltre scarsa è stata sia la registrazione alle liste elettorali e l’affluenza alle urne e gran parte dei candidati eletti appoggiano la linea politica dei conservatori. 170 http://saudiblogs.blogspot.com 171 http://saudijeans.blogspot.com 172 http://farahssowaleef.blogspot.com/ 173 http://www.ksu.edu.sa/ 39 Ahmed Il blog è intitolato Saudijeans, nome che desta subito curiosità nel lettore, ma fortunatamente il significato della scelta è spiegato nei primi post. Scrive infatti che i jeans sono “un simbolo di molte cose e idee differenti qui in Arabia Saudita. Cose e idee che molte persone considerano cattive e che non sono in relazione con la nostra cultura e tradizione, ma allo stesso tempo tutti le utilizzano e ci credono” [L174]. Specifica successivamente che il suo blog tratta “non solo dei sauditi e del loro enorme paese. E’ principalmente su me stesso e sulla mia prospettiva”. Con questa presentazione ritengo che riesca facilmente a conquistare l’attenzione dei visitatori e in maniera piuttosto sorprendente riprende più volte il “problema dei jeans” quando racconta che gli è capitato di essere stato mal giudicato all’università o che gli è stato negato l’ingresso negli ospedali, in tribunale e nei centri commerciali per la scelta di non indossare il dishdash175 [L176]. Ahmed non si nasconde completamente e scrive di voler “mantenere un certo livello di anonimato” [L177] e, nonostante non scriva mai il suo cognome e informazioni vincolanti, racconta spesso quel che fa nella vita. E’ uno studente ventenne iscritto alla facoltà di farmacia alla KSU a Riyadh [L178] e proviene dalla città di Hassa [L179]. L’aver origini familiari nella provincia orientale non è un particolare trascurabile poiché in quelle regioni vi è un’alta percentuale di sciiti180, e per Ahmed essere un musulmano di rito sciita in una città come Riyadh condiziona fortemente la sua vita. Scrive talvolta posts che trattano delle discriminazioni contro la minoranza sciita in Arabia Saudita [L181], ma ciò che mi ha più colpito riguardo alle sue origini sono state proprio le considerazioni espresse sulle differenti abitudini di vita tra Riyadh e Hassa, il che ha comportato per lui difficoltà di socializzazione con i ragazzi conosciuti all’università [L182]. Ricordo di aver letto una frase alquanto sconfortante quando confessa che “c’è sempre qualcosa di profondo dentro di me che mi dice di non unirmi a loro”, affermazione così intima da essere l’unica di tal genere presente in tutto il blog. Ritengo che sia un particolare importante perché immagino la personalità di Ahmed molto solitaria, caratteristica che ha contribuito ad accrescere il suo interesse per le blogosfere. Ha scritto infatti che ha la passione per la lettura [L183], benché in Arabia 174 10/5/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/05/fact-is-theres-nothing-called-saudi.html Il tradizionale bianco abito lungo, molto diffuso nei paesi del Golfo Persico. 176 10/5/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/05/last-saturday-i-had-to-present-seminar.html 5/9/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/no-saudi-jeans.html 4/12/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/12/alley-mcbeal-what-was-i-thinking.html 29/6/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/retarded-system.html 4/8/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/08/arab-news-reports-that-bank-in-dammam.html 177 16/1/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/01/about.html 178 27/8/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/08/trip-to-kfupm.html 179 2/9/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/terrorists-arrive.html 23/4/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/04/ten-simple-rules-for-living-with.html 180 In Arabia Saudita gli sciiti sono circa il 15% e risiedono prevalentemente nelle regioni orientali. 181 15/8/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/08/olympic-night.html 19/8/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/08/unanswered-questions.html 2/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/ghassan-al-imam-seems-to-have-some.html 7/4/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/04/discrimination-against-shittes.html 5/5/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/05/when-i-started-to-pay-attention-to.html 182 29/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/different-cities-different-feelings.html 183 19/9/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/not-fair.html 175 40 Saudita vi sia una censura sul materiale pubblicato [L184], e che ha letto vari libri sul fenomeno blogging [L185]. Gli piace anche molto scrivere da quando aveva 13 anni [L186] e definisce il blogging solamente come un ”ulteriore strumento” di questa sua preesistente attività; oltre al blog in inglese iniziato nel Maggio 2004, gestisce attualmente un altro blog187 creato nel 2003 ed è ancora consultabile un suo vecchio sito188 risalente al 2001, entrambi scritti in arabo. In un post scrive un dettagliato resoconto della sua storia come blogger nel quale spiega che l’idea di cominciare a gestire un blog gli è nata nel 2003, quando vide che un server dava la possibilità di scrivere in arabo, e dopo essere venuto a conoscenza della vitale blogosfera iraniana. Ha così intrapreso la lettura di molti blogger arabi fino a che, ispirato da alcuni “pionieri” nel campo, ha deciso di inaugurare un suo secondo blog sul quale scrive in inglese (SaudiJeans), impostando quest’ultimo meno su se stesso [L189]. Il piacere per la lettura e la scrittura sicuramente portano Ahmed a trascorrere molte ore collegato ad internet, poiché quasi quotidianamente riporta sul suo blog articoli e contributi trovati nel web leggendo numerosi giornali e bloggers. Nel suo sito ci sono molti riferimenti provenienti da disparate fonti con i links delle pagine da dove provengono, alternati sempre a racconti della vita di Ahmed [L190] e suoi commenti personali, specialmente sulla società saudita. Molte riflessioni le dedica ai risvolti sociali che comporta nella vita quotidiana saudita la rigida interpretazione della sharia secondo la tradizione wahhabita. Racconta dunque l’assenza di cinema nel paese e i viaggi dei sauditi verso il Bahrain per poter vedere sul grande schermo i nuovi film [L191], i fine settimana che molti trascorrono in quest’ultimo paese [L192], il periodo nel quale furono proibiti i cellulari con la fotocamera [L193], la “polizia religiosa” che obbliga qualsiasi attività a fermarsi durante gli orari della preghiera [L194], i grandi centri commerciali [L195] in cui in certe ore della mattina l’ingresso è consentito solo agli uomini [L196] e la difficoltà di collegarsi ad internet dovuto alla censura [L197]. Tutte queste informazioni forniscono 184 30/9/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/book-fair-report.html 30/9/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/pathetic-ministry.html 12/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/saudi-arabia-is-largest-market-for.html 185 2/6/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/07/eshopping.html 9/10/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/10/weve-got-blog.html 16/1/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/01/books.html 8/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/who-let-blogs-out.html 186 12/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/sabbah-asks-about-comments-jawaher.html 187 http://yawmyat.blogspot.com/ 188 http://www.geocities.com/mozoune/ 189 11/5/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/03/my-story.html 190 23/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/riyadh-times-day-in-my-life.html 191 13/5/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/05/as-movie-theaters-are-not-allowed-here.html 4/12/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/12/big-screen.html 30/12/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/husein-shubukshi-says-nothing-new.html 192 26/9/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/09/long-weekend.html 193 15/8/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/08/nokia-6600-saudi-evil.html 9/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/wait-wait-wait.html 24/12/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/12/cameraphones-are-not-banned-anymore.html 194 21/9/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/great-religion-bad-people.html 5/5/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/05/things-that-bug-me.html 195 17/12/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/12/shopping-experience.html 196 23/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/riyadh-times-day-in-my-life.html 6/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/long-walk-to-freedom-for-shopping.html 19/6/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/during-summer-large-number-of-young.html 197 15/5/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/05/im-writing-this-post-but-im-not-pretty.html 41 un originale spaccato della società saudita e immagino che i fatti descritti possano sorprendere i lettori stranieri per le caratteristiche di tale società. Altre narrazioni le dedica alla vita quotidiana delle donne, una tematica ultimamente diffusa nei dibattiti sui paesi islamici in tutto il mondo. Commenta pertanto l’impossibilità delle donne di guidare la macchina [L198], la non partecipazione alle votazioni amministrative [L199], l’abbigliamento femminile permesso [L200], le domestiche che accompagnano le ragazze all’università [L201], la divisione degli spazi tra uomini e donne nei locali [L202] e anche l’attuale fermento nel mondo letterario grazie alle scrittrici saudite [L203]. In un articolo molto pungente descrive le opinioni politiche diffuse a Riyadh raffigurando una realtà difficile dove la maggior parte dei cittadini è estremamente conservatrice e una netta minoranza, denominata “anti-conservatrice”, è considerata come se avesse l’anima vuota e senza principi, tradizioni e valori; scrive che la libertà sembra generare pericolo e confusione [L204]. E’ da notare che tutte queste considerazioni non sono critiche rivolte direttamente alla famiglia reale e alle decisioni del governo ma sono attente valutazioni più generali sull’intero sistema sociale vigente; mostra la realtà nella sua semplice quotidianità e in tal modo riesce ad evidenziare gli eventuali eccessi e contraddizioni. Senza alcuna intenzione di esprimere giudizi superficiali sull’etica delle norme sociali sopra dette, personalmente considero i suoi articoli molto interessanti, ma nonostante ciò secondo il parere dell’autore il blog non ospita molti lettori. Ahmed pensa infatti che i suoi compagni di università non sarebbero interessati a leggerlo perché risulterebbe a loro non “pro-saudi” e inoltre dice di non conoscere molte persone che leggono in inglese [L205]. Malgrado i suoi (spero occasionali) momenti di sconforto Ahmed ha sicuramente dato un contributo alla crescita della blogosfera saudita, visto che con il trascorrere del tempo ha acquistato notorietà on-line tessendo una rete di relazioni. Gli ha permesso inizialmente di attirare attenzione verso il suo blog la conoscenza con Ethan Zuckerman206, che lavora al “Berkam Center for Internet and Society”207 presso “Harward Law School”. Nel Gennaio 2005 Ahmed ha inserito un collegamento verso una sua intervista sul fenomeno blogging nel mondo arabo pubblicata sul giornale libanese Dar Al-Hayat [L208]. La settimana seguente ha tradotto in inglese il testo [L209], su richiesta di E. Zuckerman [L210], in modo che potesse essere 8/4/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/04/internet-filtering-in-saudi-arabia-in.html 30/8/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/08/drive-me-crazy.html 28/6/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/womens-driving-human-right.html 19/7/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/womens-driving-do-we-need-another-king.html 199 13/10/04 http://saudijeans.blogspot.com/2004/10/see-you-next-time-ladies.html 5/7/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/husein-shubukshi-wrote-good-column.html 200 17/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/cover-your-face-woman-again.html 201 27/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/maid-in-riyadh.html 202 14/7/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/only-in-saudi-arabia-culture-of.html 25/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/isolation-tv-and-fatawa.html 203 7/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/frustrations.html 204 27/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/good-morning-freedom.html 205 8/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/saudijeanstk.html 22/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/election-fever.html 12/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/comments-or-no-comments-that-is.html 206 http://www.ethanzuckerman.com/ 207 http://cyber.law.harvard.edu/home/ 208 28/1/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/01/al-hayat-could-be-only-arabic.html 209 1/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/by-request-of-ethan-zuckerman-i-have.html 210 28/1/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/01/al-hayat-could-be-onlyarabic.html#110693116080045879 198 42 inserito su uno dei suoi blog personali [L211]. L’intervistato cura anche il Global Voice Online212, come spiegato precedentemente, è un sito promosso da un dipartimento dell’università di Harward ed è dedicato al monitoraggio delle blogosfere, descritte da alcuni tra i più informati e volenterosi bloggers in tutto il mondo. Così tramite questo contatto Ahmed ha incominciato a collaborare all’iniziativa e il primo contributo scritto su GVO è stato annunciato sul suo blog e risale al mese di Maggio 2005 [L213], seguito da un secondo nel mese successivo [L214], e tuttora periodicamente aggiorna una sua propria sezione dedicata all’Arabia Saudita [L215]. Mantenere un blog gli ha permesso anche di stringere legami non solo on-line ma anche nella “vita reale” dal momento che ha scritto varie volte di essersi incontrato con altri bloggers e ha dipinto questi eventi come molto emozionanti. La prima volta è stata nel Maggio 2005, dopo un anno di scrittura sul blog, quando ha incontrato Mohammed, un suo lettore Tanzaniano in visita di lavoro a Riyadh, per trascorrere una serata da Starbuck’s chiacchierando di blog, politica, religione, lavoro e calcio [L216]. Preannunciato con qualche giorno di anticipo sul suo sito [L217], il secondo incontro con un’altra persona conosciuta grazie al blog è stato con Mahmood Al Yousif, da Ahmed onestamente definito “il più famoso blogger del Bahrain”. Durante un viaggio di poche ore a Manama218 riesce ad organizzare un appuntamento, anche questa volta da Starbuck’s, e a discutere sui blog e sui loro rispettivi paesi, apprezzando molto la personalità di Mahmood. Quando riporta sul sito la recente conversazione, si rivolge direttamente alla blogosfera con queste parole: ”Un mio consiglio a tutti i bloggers la fuori: “se avete la possibilità di incontrare un blogger nel mondo reale, non perdetela. E’ veramente una grande esperienza” [L219]. Il terzo contatto conosciuto di persona è stato Bader220, un famoso blogger kuwaitiano creatore del blog-aggregator nazionale KuwaitBlogs221, e insieme hanno trascorso una serata, discutendo “principalmente di blogging e di come poter costruire una comunità con i blogs”. Scrive che Bader “ha promesso di aiutarmi nel progetto (SaudiBlogs) al quale sto lavorando”, in quanto ha già avviato un tale progetto in Kuwait, e insieme hanno deciso di andare in futuro in Bahrain per incontrare i bloggers Mahmood e Haitham. Presumo che incomincia a crescere in Ahmed la consapevolezza delle enormi potenzialità che possano emergere dal fenomeno blogging nel Golfo Persico, e quanto reali possano essere le conseguenze di efficaci comunicazioni. Alla fine del resoconto di quest’ultimo incontro riporta inoltre un suo commento riguardo alle conoscenze tramite web scrivendo: “non credo in chi consiglia di non incontrare estranei conosciuti su internet. Ho incontrato più di tre persone attraverso il mio blog cosi lontane, e posso dire che loro erano tutte eccellenti, e tutto è andato veramente bene” [L222]. Spesso Ahmed scrive sue opinioni che riflettono sul fenomeno blogging che lo coinvolge, contribuendo così alla formazione delle blogosfere locali facendo crescere la coscienza 211 31/1/05: http://blogs.law.harvard.edu/ethan/2005/01/31#a745 http://www.globalvoicesonline.org/ 213 2/5/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/05/few-weeks-ago-ethan-zuckerman-offered.html 214 30/6: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/my-second-post-to-gvo-blog-is-about.html 215 http://www.globalvoicesonline.org/author/ahmed/ 216 3/5/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/05/through-blog-at-starbucks.html 217 28/7/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/dear-mahmood-im-visiting-bahrain-again.html 218 La capitale del Bahrain. 219 31/7/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/saudi-jeans-meets-mahmoods-den.html 220 http://2by4.org/ 221 http://kuwaitblogs.com/ 222 27/9/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/09/kuwaiti-blogger-saudi-blogger-and-good.html 212 43 della loro esistenza. Lucide osservazioni le ha scritte riguardo alla divisione linguistica tra i blog nel mondo arabo, cercando le possibili motivazioni che comporta l’opzione tra l’inglese o l’arabo [L223], nelle quali ipotizza un’eventuale divisione tra due diverse categorie di persone: quelli che scrivono in inglese sono “liberals”, guardano con ammirazioni verso l’occidente, sono critici rispetto ai loro paesi e hanno una scarsa conoscenza informatica; quelli che scelgono l’arabo invece sono esperti programmatori, sono diffidenti verso l’occidente e i contenuti sono in senso islamico. Le posizione espresse sono però solamente delle considerazioni personali di Ahmed e leggendo i commenti sottostanti a queste affermazioni si possono riscontrare posizioni contrastanti. C’è chi condivide la raffigurazione sostenendo che i blogger kuwaitiani appartengono prevalentemente al primo gruppo e quelli egiziani al secondo [L224], e c’è chi accusa l’autore di voler alimentare gli stereotipi [L225]. L’articolo è stato ripreso anche da Mahmood al Yousif e ugualmente sono comparsi numerosi commenti divergenti sotto la sua pubblicazione [L226]. Penso che la questione sia rimasta aperta poiché ho visto pubblicato alla distanza di sette mesi un osservazione sulla permanenza di una “discriminazione linguistica” nei blog arabi [L227]. Un ulteriore interessante contributo di Ahmed alla blogosfera è un rapido resoconto che presenta i primi blogger nel mondo arabo, elenco che comprende Zaidoun228 dal Kuwait, Mahmood e Haitham229 dal Bahrain, Serdal dagli Emirati Arabi Uniti230 e Subzero Blue231 dalla Tunisia [L232]. Lo sforzo per la creazione di una comunità di blogger in Arabia Saudita raggiunge un primo obbiettivo una volta creato il sito Saudiblogs233, evento comunicato sul blog di Ahmed nel Luglio 2005 [L234], e il “primo passo per la costruzione di una comunità di bloggers sauditi” (così definito da Ahmed) risale a un paio di settimane prima quando viene proposto a tutti i bloggers di inserire lo stesso logo della bandiera nazionale [L235]. Queste ultime iniziative sono state condivise per la prima volta da Farah, una ragazza di Riyah anch’essa studentessa alla KSU, conosciuta da Ahmed tramite il suo blog nell’Aprile 2005 [L236]. Entrambi hanno intrecciato uno scambio di commenti sui loro rispettivi blogs e, legati dal comune interesse per la crescita del blogging, in collaborazione hanno creato il sito sopraccennato SaudiBlogs, con l’intenzione di voler fornire un punto di riferimento della blogosfera locale. Il sito ha permesso di elencare un gran numero di indirizzi blog di sauditi, sia scritti in arabo sia in inglese, e ritengo che sia riuscito a diffondere maggiormente l’esistenza di vari bloggers, problema non irrilevante poiché spesso sono la mancanza di lettori e la difficoltà nel farsi conoscere che scoraggiano gli utenti ad aprire un proprio sito. Come avvenuto precedentemente in 223 17/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/great-divide-observations-on-arab.html 18/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/great-divide-observations-onarab.html#110867470059497105 225 22/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/great-divide-observations-onarab.html#110906874480696920 226 17/2/05: http://www.mahmood.tv/index.php/blog/1415 227 11/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/arabic-english-and-linking.html 228 http://zaydoun.blogspot.com/ 229 http://www.sabbah.biz/mt/ 230 http://www.serdal.com/ 231 http://www.subzeroblue.com 232 17/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/pioneers.html 233 http://saudiblogs.blogspot.com/ 234 7/7/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/saudi-blogs.html 235 21/6/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/as-some-of-you-may-have-noticed-new.html 236 16/4/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/04/farooha-new-saudi-hot-girl-blogger-i.html 224 44 Bahrain e in Kuwait, un altro passo avviato dalla comunità è stato l’organizzazione del primo incontro dei bloggers a Riyadh, avvenuto alla fine di Ottobre 2005 [L237], evento che non ha visto partecipe Ahmed perché era fuori città. L’attività on-line di SaudiJeans comunque non si limitata certamente alla sola blogosfera nazionale dal momento che, oltre a citare l’esistenza dei blogs sauditi [L238], guarda costantemente verso il panorama internazionale riportando talvolta sul suo sito quando si discute su qualcosa di interessante o avvengono episodi eclatanti. Riporta stupito la notizia di una lettera ricevuta da Mahmood di un canadese convertito all’Islam che lo accusa di non essere un buon musulmano a causa del suo sito [L239], cita i bloggers iraniani [L240] e diffonde una lista di blogs siriani [L241]. Concludo la descrizione del blog raccontanto un evento significativo capace di dimostrare i risultati ottenuti dalla crescente coesione dei bloggers. Scrive Ahmed l’11 Ottobre 2005 che, avendo visto bloccato il server di Blogger.com, dopo 24 ore ha avvisato il sito Global Voice Online, ricevendo così immediatamente risposte di solidarietà, e dopo poco tempo il dominio è stato nuovamente reso accessibile. Commenta l’accaduto con queste parole: “In passato, quando bloccavano i domini Blogger e Blogspot, noi non potevamo fare molto perché non c’erano molti bloggers sauditi. E’ diverso questa volta. Adesso noi abbiamo una comunità in crescita e noi non rimarremo in silenzio. Questa volta ho deciso di non permettere a loro di farla franca. […] Sono stati rappresentati i bloggers sauditi, è stata sentita la nostra voce. Ho voluto fargli sapere che non possono chiuderci e fermarci. Questa è la nostra libertà, questi sono i nostri diritti e noi non ci rinunceremo mai” [L242]. Un’articolo che ha ricevuto molti commenti (16) è il racconto di un episodio avvenuto ad un suo amico, spunto per denunciare la discriminazione contro la minoranza sciita in Arabia Saudita da parte del governo, tema molto scottante nel paese [L243]. Proveniente come Ahmed da Hassa, situata nella provincia orientale a maggioranza sciita, l’amico si è visto negato un permesso dal ministero dell’agricoltura, chiesto per estendere a livello nazionale una sua locale fabbrica di macchinari, perché gli è stato detto che il suo nome non aveva le qualifiche. Sul blog viene così comunicata questa mancanza di uguaglianza, sottolineando che le autorità senza alcuna vergogna negano sempre ufficialmente la presenza di discriminazioni. Tale post di denuncia ha attirato molti commentatori con opinioni differenti. Zied The Dreamer difende Ahmed: “Gli sciiti sono musulmani. Così, se il governo saudita dice che sta seguendo il vero Islam, poi come fa sulla terra a permettere discriminazioni contro altri musulmani? Scommetto che se il suo nome fosse stato Dave o Robert, gli avrebbero dato il benvenuto, e forse gli avrebbero perfino concesso un permesso senza tasse per aprire qualunque affare piaccia loro. Il governo saudita dice che rappresenta l’Islam, ma non lo fa”. Segue il parere contrario di un certo A.S.G.: “Ebbene è la natura umana. Sono sicuro che se gli sciiti fossero aperti, le cose non sarebbero troppo differenti. Intendo che è naturale favorire la persone vicine a te. Non sto dicendo che è giusto, sto solamente affermando che è tipico”. Nadia244 aggiunge: “Ciò è triste. Perfino I media 237 26/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/first-saudi-bloggers-meet-up-is-to-be.html 18/7/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/07/magic-kingdom.html 239 7/11/04: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/what-type-of-muslim.html 240 8/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/famous-iranian-blogger-hoder-linked-to.html 30/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/we-are-iran-is-book-that-is-dedicated.html 241 24/3/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/03/heres-list-of-some-syrian-blogs-by.html 242 11/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/what-this-was-all-about.html 243 7/4/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/04/discrimination-against-shittes.html 244 http://chocolatemoosetracks.blogspot.com/ 238 45 sauditi non ritraggono mai l’Arabia Saudita come una nazione che potrebbe avere minoranze come gli sciiti? Quando vivevo in Arabia Saudita, non ho mai saputo che ci fossero sciiti sauditi”. Ahmed allora interviene: “Il governo ammette a stento perfino che gli sciiti esistano, mentre gli sciiti rappresentano più del 10% della popolazione. Gli sciiti sono stati recentemente ricevuti dal Principe Abdullah245, ed è stato comprensivo. Ma il governo come un tutt’uno sembra non volere sentire”. Farah246, firmandosi con il suo soprannome Farooha, scrive in solidarietà con Ahmed cercando di incoraggiarlo, benché lei sia sunnita: “Il governo ha fatto i suoi errori in passato. Ma io sono ottimista (per la prima volta in vita mia) e spero che finalmente provino a fermarla (la discriminazione). Solo due settimane fa un membro del governo che lavora per il principe Sultan Ibn Abdul Aziz ha fatto la mossa più coraggiosa della storia saudita, ha nominato di fronte al principe un influente sceicco sciita per il suo patriottismo e la sua dichiarata lealtà agli Al-Saud. Questo potrebbe essere un debole, piccolo passo, ma non è che l’inizio (benchè il principe non si fosse preoccupato di chiamarlo o autorizzato una lettera da lui firmata da mandare allo sceicco). Sono ancora piena di speranza. Credo anche che la consapevolezza che stanno incominciando a far crescere nei curricula scolastici e negli insegnanti è un passo in più. Sono così contenta che stanno finalmente cambiando. Sono felice che molti scrittori incominciano ad occuparsi di loro. Ho commesso molti errori in passato sugli sciiti soltanto perché ero troppo giovane e influenzata da quel che il mio vecchio insegnante mi diceva a scuola. Ho perfino litigato con uno dei più cari amici miei. Prego affinché noi finalmente incominciassimo a migliorare, in modo da essere sicuri che gli errori che abbiamo commesso non saranno mai più fatti. (ps: Zied, l’Islam per il governo dell’Arabia Saudita è un puro scopo politico. Non essere stupido)”. L’articolo di Ahmed che più ha riscontrato successo nelle blogosfere locali, al punto da essere riportato su altri due importanti blogs, quelli del bahranita Mahmood [L247] e del kuwaitiano Zaydoun [L248], è un’osservazione e un invito alla discussione sulla divisione linguistica presente tra i bloggers provenienti dal mondo arabo, come accennato precedentemente, tra chi scrive in inglese e chi in arabo [L249]. Il 17 Febbraio pubblica: “Due anni fa, quando sono apparsi per la prima volta i blogger arabi su intenet, la gran parte dei loro blogs – se non tutti – erano scritti in inglese. Non molto tempo dopo, alcuni nuovi bloggers arabi hanno deciso di incominciare a scrivere loro blogs in arabo. […] Comunque, la grande crescita della blogosfera araba sembrava muoversi lungo linee parallele. Come lettore e blogger, ho notato che i bloggers arabi che scrivono in inglese vivono in un loro proprio mondo, e i bloggers arabi che scrivono in arabo vivono in un altro mondo. Adesso semplifichiamo le cose, chiamiamo il primo gruppo A, e il secondo gruppo B. La grande divisione può essere mostrata chiaramente dalle diverse qualità di ogni gruppo. Per esempio, la maggior parte dei membri del gruppo A sono “liberals” che sembrano vedere l’occidente con ammirazione, e tendono a criticare duramente la situazione nei loro paesi. Hanno poca conoscenza o 245 Quando il 1 Agosto 2005 è morto l’anziano Re Fahd è divenuto il Principe Abdullah l’attuale sovrano. http://farahssowaleef.blogspot.com 247 17/2/05: http://mahmood.tv/?p=1451 248 20/2/05: http://zaydoun.blogspot.com/2005/02/blogger-divide.html 249 17/2/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/great-divide-observations-on-arab.html 246 46 nessuna dell’Html250 e gli piace incominciare i blogs usando i servizi gratuiti come Blogger251. Dall’altra parte, la maggioranza dei membri del gruppo B sono esperti programmatori che sembrano guardare l’occidente con sospetto, e scrivono i loro blogs in senso islamico. Naturalmente, ci sono alcune eccezioni in entrambi le parti, ma non posso studiare ogni caso individuale in questo articolo. Tale divisione non sarebbe un grande problema di per sé se A e B comunicassero tra loro correttamente. Il problema è il seguente. Dalle mie osservazioni, ho notato che A e B vivono in due mondi separati. Ogni gruppo sembra isolato e chiuso in se stesso. Basta dare uno sguardo al blogroll252 di Sabbah253, e poi osservare il blogroll di al-Mohareb254. Si potrebbe spiegare con le preferenze personali, ma penso che ciò rifletta un problema più profondo. Oltre ai blogrolls i membri di A non inseriscono collegamenti verso i membri di B e viceversa. Inoltre, ci sono perfino gruppi più piccoli all’interno di A e B, che sembrano così ovvi nel caso dei blogs kuwaitiani e nei blogs egiziani, dove le due comunità sono molto concentrate su sé stesse. Penso che questo è un serio problema perché, come la maggioranza di noi sa, "i collegamenti sono la base della costruzione della rete" e quindi della blogosfera. Non posso soffermarmi a sufficienza, ma i links sono veramente importanti. Se la blogosfera araba è stata costruita sull’ignoranza e il rifiuto, sarà un debole mondo frammentato. Ciò non è salutare, e non potrà essere buono per il nostro bel piccolo mondo”. Questa riflessione ha innescato un acceso dibattito, con interventi sia di critica che di condivisione, ed ha fatto emergere l’esistenza di un problema. Mahmood Al Yousif cita il giorno stesso sul suo blog il contributo di Amhed [L255] e scrive un commento su SaudiJeans per congratularsi. La libanese Eve256 ha aggiunto: “ E’ strano, ma stavo proprio pensando a delle osservazioni simili, prima di leggere il tuo articolo: la concentrazione di blogs kwaitiani in una zona, e di blogs egiziani in un’altra. Sento che, generalmente (e dico generalmente così nessuno mi interpreterà male), ogni gruppo tende a formare una piccola comunità, che non accoglie gli intrusi con la stessa benvenovenza che danno alle persone della stessa blogosfera. Hai parlato dei gruppi A e B e condivido i tuoi pensieri, ma adesso credo che se ognuno provasse a fare un passo in avanti e comunicare con gli altri, il ghiaccio si romperà spesso”. Il blogger 250 L’Html è il linguaggio di programmazione delle pagine internet. http://www.blogger.com. Blogger è un sito famoso che offre la possibilità gratuita di creare blog. E’ di proprietà di Google. 252 L’elenco dei blogs preferiti di un autore visibile ai lettori. 253 http://www.sabbah.biz . E’ il blog di Haitham Sabbah che vive in Bahrain. 254 http://www.fmlog.com/ . Fahad Al-Mohareb è un dei primi blogger in Arabia Saudita e l’organizzatore del primo incontro tra i blogger in Arabia Saudita svoltosi a Riyadh il 21 Ottobre 2005, come si legge nelle pagine: 21/10/05: http://saudiblogs.blogspot.com/2005/10/calls-for-first-saudi-bloggers-meet-up.html 26/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/first-saudi-bloggers-meet-up-is-to-be.html Il blog di Fahad Al-Mohareb è stato creato nel Febbraio 2004 ed è scritto interamente in arabo. 255 17/2/05: http://mahmood.tv/?p=1451 256 Eve è una ragazza di Beirut autotrice di vari blogs, sia in arabo: http://mysteriouseve.blogspot.com/, sia in inglese http://eventuallyeve.blogspot.com/. Collabora inoltre ad altri blogs sia in arabo http://satrewaya.blogspot.com/ e http://arabblogcount.blogspot.com/, sia in inglese http://libanaises.blogspot.com/ e http://tafaneen.blogspot.com/. Inoltre è uno degli scrittore di un blog aggregator libanese, libanese blogger forum, http://lebanonheartblogs.blogspot.com/. 251 47 kuwaitiano Nibaq257 non è interamente d’accordo con Ahmed: “Non penso che i bloggers mettano nel loro blogroll i links di posti e idee che non gli piacciano o dei quali non condividono uno stesso pensiero. I Bloggers vogliono collegarsi ai loro interessi e alle persone amiche. Non dici a un tuo amico un posto che odi, ma i luoghi che ti piacciono e con un legame in comune. Questo succede anche ai bloggers. Hai ragione nella parte (delle blogosfere) concentrate su se stesse, ma ogni altra comunità è così. Tutti cerchiamo il meglio per i nostri interessi e persone come noi. Aggiungerò qualsiasi blog legato al Kuwait tramite KuwaitBlogs258 e anche Safat259”. JD, probabilmente un occidentale, commenta: “Sono curioso. Perché un blog del Medio Oriente è scritto completamente in inglese? Sembra che il motivo per cui si scrive in inglese sia per molti bloggers il marcare un confine. Lo scrivere in "lingua franca" potrebbe far supporre che ci si stia appellando agli stranieri e si stia cercando di rivolgersi ad un pubblico con il quale non si parlerebbe in altro modo. Lo scrivere in arabo potrebbe far pensare che non si ha intenzione di parlare agli stranieri. Così sembra che la decisione di scrivere un blog in inglese sia mostrare che si vuole un pubblico differente dagli sguardi dei bloggers arabi”. Mona, una blogger degli Emirati Arabi Uniti gli risponde: “Non penso che la gran parte degli arabi che scrivono blog in inglese vogliano attrarre gli stranieri. Generalmente nel mondo arabo l’inglese è la seconda lingua è la maggioranza degli affari si conducono in inglese…sembra coinvolgere tutti. Inoltre, per il fatto che la gran parte dei contenuti internet e l’uso del computer è incominciato in caratteri latini, l’inglese è diventato una norma, benché siano disponibili molti siti in lingua araba”. Khaled critica la divisione descritta da Ahmed: “Secondo me, quando poni la tua teoria su un livello personale, senza fare una ricerca, poi (questa si rivela) senza basi. Con la tua teoria, suggerisci che la gran parte del mondo è basata sui colori bianco e nero. Può il mondo essere basato solamente su due colori? Non possiamo avere il marrone? Il rosso? Ect? Correggimi se mi sbaglio”. Un commento seguente viene scritto interamente in arabo firmato da براحملا. Un blogger egiziano che scrive in arabo commenta in inglese firmandosi راجشألا بحاص: “Grazie per il passo verso l’altro lato della divisione che tu vedi. Spero che nessuno di noi si senta un intruso. […] Internet è nato con un grande pregiudizio verso i testi anglofoni, ed è buono fare qualcosa su questo, per il vantaggio di tutti e di inter-net. Scrivo il blog in Arabo perchè trovo me stesso nel cercare contenuti arabi a cui collegarmi, o in pochi casi, creandoli. Non direi che sono uno di quei seguaci di tutti quei centinaia e più di blogs sul Blogring Egiziano260. Conosco molti bloggers arabi che amerebbero leggere un liberal saudita in arabo. Ci si sente più sollecitati! […] Poiché noi sappiamo scrivere un blog in Unicode261, credo che verrà il momento nel quale noi tutti potremmo usare la nostra madre lingua (è molto più facile per me essere un interprete simultaneo), e noi possiamo ancora essere tutti amici". L’ultimo commento proviene da Hanan Cohen262, 257 Gestisce con altri quattro autori il blog http://www.qhate.com/. http://www.kuwaitblogs.com/ 259 http://safat.kuwaitblogs.com/ 260 http://egybloggers.com/ 261 Unicode è un sistema di codifica che assegna un numero (o meglio, una combinazione di bit) a ogni carattere in maniera indipendente dal programma, piattaforma e dalla lingua (e relativo alfabeto). Da Wikipedia Italia. 262 http://info.org.il (in ebraico), http://info.org.il/english/ (in inglese). Tramite il suo archivio fotografico (http://www.flickr.com/photos/hanan_cohen/) si viene a conoscenza che nel Gennaio 2006 ha incontrato a Tel Aviv il famoso blogger iraniano Hossein Derakhshan, l’ autore di www.hoder.com. 258 48 un ebreo che abita in un Kibbutz vicino Gerusalemme: “Shalom Ahmed. […] Gli Hyperlinks263 sovvertono i confini e le culture. Vedi questo mio commento, per esempio. Ma i links portano anche imperialismo culturale con loro. Qualcuno lo vede come un rischio. Penso che bisognerebbe riflettere su questo potenziale rischio prima di dichiararlo irrilevante”. Mahmood Al Yousif riprende l’articolo di Ahmed sul suo proprio blog e anche questo in pochi giorni si riempie di commenti (14). Su questa pagina Alberto, probabilmente un occidentale, scrive vari interventi molto polemici: “C’è una sola ragione per cu un non madrelingua inglese che pubblica online possa decidere di scrivere in inglese: per raggiungere il più vasto pubblico tra quelli possibili. […] Non che io voglia essere gratuitamente polemico, ma perchè Mr. Ahmed raffigura una conclusione politica perfino in una scelte che, chiaramente, non ha niente di politico, o economico o razzista? […] Chi ha un’accettabile comprensione dell’inglese può decidere di scrivere in inglese. Ciò non ha, semplicemente, niente a che fare con l’odio di questo o di quello, dell’occidente o dell’oriente, e altre risposte da guerra fredda e concezioni che intendono il “noi contro loro”. […] Non c’è un mondo qui è uno là, ma solo persone (che scrivono in inglese) che cercano di vivere in un mondo come se fosse un tutt’uno e di raggiungere tutte le sue ramificazioni il più lontano possibile attraverso la babilonia priva di un linguaggio universale, e poi ci sono persone che vogliono vivere in un mondo loro proprio: così non c’è un piccolo mondo contro un altro piccolo mondo, se noi insistessimo (anche se ne dubito) nel vedere una recinzione (la grande divisione). Scrivere in inglese è esattamente un tentativo di oltrepassare la divisione, non un tentativo di entrarci dentro!”. Mahmood prende allora le difese di Ahmed: “Potresti avere ragione per qualche aspetto Alberto, in una discussione su un argomento diverso. Le conclusioni di Ahmed non sono basate su una ricerca scientifica e di solito ho notato anche io la situazione che riferisce. Comunque considero le sue conclusioni generali e non specifiche”. E in un’altra risposta Mahmood aggiunge: “Comunque, avendo visto la maggioranza dei blogs arabi che sono scritti in inglese, posso dirti che la supposizione di Ahmed qui è corretta! Quella (tua) analisi probabilmente potrebbe essere corretta, ma in questo caso particolare (quella di Ahmed) è in gran parte vera”. Zaidoun, l’autore del blog Kuwait Unplugged, comunica sul suo sito la questione che Ahmed ha fatto emergere ottenendo anche lui vari commenti (12), e aggiunge: “Sento che noi bloggers kuwaitiani, per esempio, tendiamo a raggrupparci insieme in base alle nostre attitudini e pensieri; infatti noi desideriamo cercare blogs come noi e partecipiamo a questa attività soltanto per rinforzare le convinzioni che già abbiamo. Pochi di noi si avventurano fuori nella grande e sconosciuta "blogosfera" per vedere cosa le altre persone con differenti visioni del mondo pensano e scrivono. Siamo forse spaventati? So che i miei pochi viaggi “dall’altra parte” sono stati molto spiacevoli. Ho giurato che in alcuni blogs non sarei mai più ritornato, mentre in altri ho continuato ad andare come verso un’orripilante scena di crimine! Mi piace anche il senso della comunità presente tra i pochi bloggers dove dedico tempo a commentare e a collaborare nella costruzione di blogs altrui, uniti dal nostro divertimento. Qualche volta sento come se stessi all’interno di una "diwaniya"264 ogni qual volta sono con il pc, e Per maggiori informazioni sulla vitale attività della blogosfera iraniana si può consultare il libro di Nasrin Alavi, We are Iran, Soft Skull Press, Brooklyn NY, 2005. 263 Un altro modo per nominare i links, i collegamenti ipertestuali fra unità informative. 264 La diwaniya è una tradizione del Golfo Persico, diffusa specialmente in Kuwait, nella quale gli uomini si riuniscono una volta alla settimana in una casa privata per discutere di vari argomenti come 49 che noi tutti siamo buoni amici che condividiamo molte cose. E’una sensazione simpatica e salutare, e spero che questo andamento rimanga”. Farah Il blog, come accennato all’inizio del capitolo, è di una ragazza saudita di Riyadh studentessa di lingue alla King Saud University, ed è impostato in maniera differente rispetto ai precedenti tre descritti. Lo spazio è inteso principalmente come un diario, spesso usato per dare sfogo alle opinioni personali, per far conoscere i propri gusti e preferenze e per raccontare le sue esperienze. Comunica esplicitamente le sue motivazioni alla scrittura quando confessa che da quando ha incominciato a scrivere il blog le manca molto il suo diario e pertanto scrive che vuole esprimere ai suoi lettori le sue emozioni, senza preoccuparsi di cosa possano pensare di lei, mostrando così la sua vera persona [L265]. Ritengo che sia minore la volontà di costruire una comunità estesa, che riesca a coinvolgere il maggior numero di bloggers, dal momento che i posts sono spesso incentrati su se stessa e rivolti ad un piccolo numero di persone, alle quali suppongo sia molto legata affettivamente [L266]. Un primo profilo della sua persona compare dopo circa un mese dall’apertura del blog, elencando in maniera simpatica e casuale un centinaio di suoi aspetti [L267]. Oltre ad informazioni sulla sua vita come l’età di 19 anni (adesso 20), le sue origini familiari nel Qassim268, la somiglianza con l’attrice indiana Kajol, i suoi studi universitari e del suo soggiorno estivo in Germania per un programma culturale, si apprendono anche alcune sue opinioni sull’Arabia Saudita. Apprezza i “liberals” ma non condivide il secolarismo, vorrebbe maggiori riforme e poter chiamare in futuro le 24 regioni del suo paese soltanto “Arabia”, si definisce una “conservatrice liberal” e aggiunge sorprendentemente che vorrebbe un aumento della Sharja269. A tal proposito in un post precedente ha scritto che odia un eccessivo secolarismo e che è necessario non perdere un poco di spiritualità [L270]. In numerosi altri articoli parla di sé e chiede altri bloggers, nominandoli direttamente, di fare altrettanto seguendo la sua stessa modalità di scrittura. Ha molta fantasia quando a Maggio 2005 si racconta immaginandosi in ruoli differenti e invitando altri bloggers ad imitare il suo gioco [L271], e in un altra descrizione rimprovera a se stessa di vivere politica, affari, eventi. La diwaniya risulta essere un barometro dell’opinione pubblica, l’unica istituzione che è persistita nel corso della storia del Kuwait. Le informazioni sono state tratte dal sito dell’ufficio informazioni del Kuwait in India (http://www.kuwait-info.com/sidepages/culture_heritage.asp) e dalla video intervista di Travis Fox, Kuwaiti Diwaniya, pubblicata il 4/3/03 sul sito del quotidiano Washigton Post (http://www.washingtonpost.com/wp-srv/mmedia/world/030403-50v.htm). 265 25/3/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/03/down-down-down.html 22/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/im-in-love.html 267 25/2/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/02/113-things-i-doubt-youll-ever.html 268 Il Qassim è una regione situata circa 300 Km a nord di quella di Riyadh. 269 Preciso in seguito le sue posizioni che possono apparire adesso controverse. 270 11/2/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/02/you-know-youre-blessed-when.html 271 23/5/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/05/because-i-took-yet-another-break.html 266 50 talvolta in un mondo tutto suo [L272]. Parla delle sue qualità, difetti e aspettative [L273] ed elenca i suoi gusti e preferenze [L274]. Continua il gioco di parlare di sé e stimolare gli altri a fare altrettanto quando racconta come considera le sue attività presenti e predeve quelle futuri [L275], articolo preceduto da altri riferimenti a quel che le piace e quel che disprezza scritti all’inizio del mese di Ottobre 2005 [L276]. In queste numerose descrizioni apprendiamo ulteriori particolari che aiutano a raffigurare Farah poiché si viene a conoscenza che vorrebbe fare la giornalista, che è appassionata di romanzi, e soprattutto quali sono i blogs che legge e con in quali è in contatto, apprendendo che solamente Ahmed proviene da Riyadh [L277]. Nel mese di Ottobre ha scritto poi che altri due bloggers, Mochness e Se3loah278, frequentano la sua stessa università (la KSU) [L279]. Dai suoi articoli si apprende che non ha sempre vissuto in Arabia Saudita e che lei e la sua famiglia viaggiano spesso al’estero. Il padre ha lavorato a Seattle [L280] e accenna una volta del ritorno dei genitori dall’Europa [L281], ma soprattutto scrive, quando ricorda i primi suoi dieci anni di vita, che ha nostalgia delle feste dell’Eid trascorse nell’ambasciata saudita [L282], indizio dal quale si deduce che da bambina ha vissuto all’estero. Immagino così il profilo di una ragazza che, sebbene accetti il legame alla tradizione e dei vincoli che ciò comporta (scrive che “sogna di sposarsi con un uomo non del Golfo Persico ma già sa che probabilmente finirà a 35 anni con un uomo del Qassemi come tutte le obbedienti ragazze del Qassemi” [L283, punti 48 e 52] ), ha piacere di sentirsi un “membro di una comunità globale” [L284]. Per quest’ultimo motivo utilizza la lingua inglese, è contraria ai nazionalismi e vorrebbe un “miscuglio culturale” [L285]. Sulle sue conoscenze al di fuori dell’Arabia Saudita, paese che ama e che spesso definisce “il regno magico”, si apprende che nelle scorse due estati è andata in Germania per motivi di studio, e su queste esperienze considero degne di nota le trascrizioni di alcuni dialoghi svolti da lei casualmente con alcuni tedeschi [L286]. Ritengo i brani interessanti perché mostrano che Farah ha perfettamente compreso quanto sia sconosciuta l’Arabia Saudita agli occhi della gran parte degli europei e come le loro informazioni siano mediate da stereotipi sulla ricchezza, sul petrolio e sulla sottomissione della donna. Scrive sui suoi viaggi in altri articoli raccontando la città dove è stata [L287], ma ciò che più colpisce è uno sfogo di rabbia sul modo con il quale si è sentita osservata in Germania, sguardo pieno di pregiudizi perché lei è saudita 272 15/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/tag-youre-it.html 25/7/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/part-1.html http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/part-2.html http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/part-3.html 274 27/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/gimme-break-gimme-break.html 275 12/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/7uma-al-tajjinj-al-mustabed.html 276 1/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/ten-official-pet-peeves-of-moment.html 277 15/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/tag-youre-it.html 278 http://mochness.blogspot.com/ e http://se3loah.blogspot.com/ 279 26/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/callous-ksu-come-abouts-part-1.html 280 6/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/specters-of-abandoned-riyadhian-alleys.html 281 7/2/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/02/lebanese-and-arabian-hotties-vs-old.html 282 17/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/so-i-just-turned-20.html 283 25/2/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/02/113-things-i-doubt-youll-ever.html 284 7/11/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/11/faroohatistic-faqs.html 285 18/7/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/7ekayat-turwa-min-almania.html 286 20/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/why-i-vowed-to-chum-it-up-with-only.html 23/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/farooha-to-world-im-not-rich-im-not.html 287 31/7/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/saudias-outlook-on.html 273 51 [L288]. Nel blog ovviamente parla molto del suo paese senza paura di comunicare le sue opinioni sui temi più delicati. Parla delle prime elezioni amministrative [L289], delle informazioni erronee diffuse sugli sciiti [L290], dell’eccessivo patriottismo e sfoggio di bandiere [L291], e del passato dell’Arabia Saudita, specialmente quando negli anni ‘60/’70 non c’era molta disoccupazione, non era malvisto un saudita lavorare alla toilet, una ragazza poteva passeggiare per la strada [L292] e convivevano pacificamente sciiti e sunniti [L293]. Comunica anche episodi e sue esperienze come il sequestro del suo cellulare all’università perché con la fotocamera [L294] e l’avviso di una professoressa nel non trattare in un lavoro tematiche controverse [L295]. Inoltre descrive Riyadh inserendo fotografie [L296], racconta il mese del Ramadan [L297] e le feste dell’Eid [L298]. Altri temi delicati che tratta sono gli stereotipi attribuiti ai giovani sauditi, con le accuse di essere pigri e di cattive maniere [L299], e i rapporti prematrimoniali, argomento scaturito da un colloquio tenuto con un cugino [L300]. In quest’ultimo articolo racconta che il cugino le ha confidato che a Najd i ragazzi sono stanchi del “concetto della ragazza saudita vergine” come se fosse un “fiore timido e delicato”, ma allo stesso tempo la gente “è troppo conservatrice tuttora per accettare i matrimoni per amore e per passione e uguali bisogni e piaceri da entrambe le parti”. Il tema della condizione delle donne in Arabia Saudita è ovviamente molto trattato, argomento che abbraccia vari aspetti della società. Riporta in un articolo intitolato “La rivoluzione nera”301 la manifestazione femminista organizzata l’8 Marzo 2005 in Kuwait [L302] e ricorda così successivamente in vari interventi come vivono quotidianamente le donne nel suo paese [L303]. Ho notato pertanto quanto sia difficile complesso comprendere la locale questione femminile perché le esigenze verso il cambiamento non si possono paragonare ai movimenti europei sullo stesso tema. Farah esprime anche critiche rivolte alle donne saudite su come concepiscono loro stesse, mostra i loro difetti e sostiene che si fanno troppo influenzare dagli stereotipi a loro attribuiti. Scrive infatti che le donne 288 13/8/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/08/guilty-of-doing-nothing.html 7/2/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/02/lebanese-and-arabian-hotties-vs-old.html 290 14/4/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/04/randomania.html 291 13/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/kuluna-lilwatan.html 29/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/saudi-patriotic-act-watch-part-3.html 24/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/confessions-of-cynical-flag-waver.html 292 6/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/specters-of-abandoned-riyadhian-alleys.html 293 1/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/ten-official-pet-peeves-of-moment.html 294 2/3/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/03/observations-on-apparently-very.html 14/3/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/03/my-camera-crisis. html 295 14/4/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/04/randomania.html 296 28/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/shopping-spree-saudi-way.html 4/7/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/kudos-to-new-wave-of-saudi-mavericks.html 6/7/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/to-my-beloved-riyadh.html 6/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/confounding-capital.html 6/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/specters-of-abandoned-riyadhian-alleys.html 8/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/riyadh-233-am.html 297 4/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/qaseemi-folktales-ramadhan-ramblings.html 298 30/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/ready-set-eid.html 299 29/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/war-of-sexes-bils3oodi-na3am-alse3.html 300 22/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/baby-get-your-eyebrows-tweezed-and.html 301 Nero è il colore dell’Abaya, l’abito tradizionale delle donne. 302 10/3/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/03/black-revolution. html 303 27/3/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/03/scene-found-at-all-higher-learning_27.html 29/4/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/04/im-bitch-im-lover-im-child-im-mother.html 289 52 saudite pretendono di essere timide, accusano gli uomini per tutti i loro problemi, sono molto pessimiste verso il futuro, ossessionate di non essere giudicate “Garawah” (sono gli abitanti dei paesi) non alla moda e amano fingere in inglese un accento americano per sembrare eleganti [L304]. Inoltre critica le donne saudite per l’aver accettato di farsi rappresentare sul piano internazionale soltanto da Rania Al Baz, la giornalista sfregiata dal marito [L305]. Critica poi i media internazionali e locali su come raffigurano le donne del suo paese, i primi con il tema della sottomissione, i secondi invece con quello dlla protezione [L306]. Ha tradotto un bell’articolo della giornalista saudita Badria Al Bisher intitolato “Immagina di essere una donna”307 che descrive la vita quotidiana in Arabia Saudita [L308]. I contributi su questo tema però non sono soltanto polemici perché riguardo alla questione dell’abbigliamento femminile ne parla con passione. A Farah piace l’abaya [L309] e la presenta con molti particolari sul suo uso, sui diversi modelli e sul mutamento della moda [L310]. Sulla vita delle donne ritengo sia importante anche ricordare che ha pubblicato commenti entusiasti sul libro di Rajaa Al-Sanie intitolato “Le ragazze di Riyadh”311 [L312]. L’autrice è una ragazza ventiquattrenne di Riyadh che recentemente ha scritto un romanzo sotto forma di una raccolta di e-mail scambiate da quattro ragazze che vivono nella capitale saudita. Le protagoniste parlano di uomini, della società e dei loro sogni e il narratore-destinatario delle mail è un ragazzo kuwaitiano scappato dall’Arabia Saudita perché omosessuale313. Il libro è stato bandito nel paese d’origine ma è reperibile su internet314. Come gli altri bloggers decritti nei capitoli precedenti, anche lo sguardo di Farah è ovviamente rivolto verso la blogosfera dal momento che possedere un blog le ha consentito di stringere rapporti con persone distanti. Ha scritto di essere contenta di aver scoperto altri due blogs sauditi dopo meno di un mese dall’apertura del suo sito [L315], ha inserito un collegamento al blog di Ahmed quando il server Flickr viene momentaneamente bloccato [L316] e in un altro articolo lo ringrazia per aver creato il logo “saudi blog” [L317]. Quest’ultima iniziativa l’ha giudicata una “crescita della nostra comunità” e ha scritto di sentirsi orgogliosa di Ahmed perché un giornalista, in un articolo sui blog nei paesi arabi, lo ha definito “il rappresentante dei bloggers sauditi”. A Luglio per la prima volta si incontra nella “vita reale” con una persona conosciuta tramite i blogs. Dopo essere riuscita a convincere il padre, Farah si è incontrata da Starbuck’s con Arby318, una cinquantenne 304 29/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/war-of-sexes-bils3oodi-na3am-alse3.html 23/605: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/me-oprah-and-our-ongoing-feud.html 306 17/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/finally-what-i-think.html 307 Badria Al Bisher, Immaginate di essere una donna, pubblicato il 9/10/05 sul quotidiano saudita Asharq Alawsat. 308 13/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/imagine-being-woman.html 309 17/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/finally-what-i-think.html 310 12/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/how-farooha-joined-riyadhite-elite.html 311 Rajaa Al Sanie, Le ragazze di Riyadh, Beirut, Settembre 2005. Il libro non è stato ancora tradotto in inglese e il titolo in italiano è una traduzione di quello originale in arabo. 312 9/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/rajaas-my-new-favourite-person.html 313 Parla del libro di Rajaa Al Sanie un articolo pubblicato su Peace Reporter: Christian Elia, Le mille e un'Arabia: Un romanzo diffuso in rete racconta la vita dei giovani in Arabia Saudita, Arabia Saudita, 06/01/2006. http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=4419 314 Scrivo ulteriori osservazioni nel prossimo capitolo. 315 4/2/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/02/astonishingly-intriguing-blogs.html 316 18/4/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/04/this-goes-out-to-all-them-other-saudis.html 317 23/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/action-packed-week-for-saudi-bloggers.html 318 http://umqusai.blogspot.com/ 305 53 omanita di Muscat. Essendo in visita a Riyadh, aveva il piacere di incontrare la ragazza alla quale è legata dalla comune passione per il blogging e di regalarle alcuni hijabs319 omaniti e uno dei libri di Turki Al-Hamad, pubblicazioni vietate in Arabia Saudita [L320]. Nel suo blog cita ben tre volte in pochi mesi la triologia di romanzi dell’autore saudita Turki Al-Hamad321 [L322], e ciò ci consente di apprendere che Farah è favorevole ai movimenti che cercano di riformare la società. Dal sito di Amazon323 ho appreso che questi libri sono diventati best seller in Medio Oriente e parlano della vita di un ragazzo di Riyadh di nome Hisham. I romanzi raccontano la formazione del protagonista dall’età di diciotto anni, quando incomincia a leggere dei libri banditi ed a sviluppare idee politiche riformatrici, e quando accetta di entrare a far parte di un gruppo clandestino di dissidenti, dovendo così affrontare gli attriti con la famiglia e la tradizione. La narrazione procede poi fino all’età più adulta, gli anni dell’università, l’incontro dopo anni con un amico di infanzia, divenuto sostenitore del fondamentalismo islamico e quindi sua controparte. La seconda volta in cui Farah si incontra con un'altra blogger avviene con l’autrice bahranita di “Babbling Bahrania”324, nel Settembre 2005 durante un breve soggiorno a Londra [L325, punto 10]. Il mese successivo comunica poi di aver fissato un appuntamento per la sera stessa in un centro commerciale di Riyadh con Roobs, l’autrice del blog “And far away”326 [L327]. Farah scrive anche riflessioni sul suo sito quando il 20 Giugno 2005, dopo circa sei mesi di attività, annuncia che il quotidiano britannico “The Indipendent” ha nominato il suo “il blog della settimana”. Il blog ha ormai raggiunto 50 visitatori al giorno e “incomincia a diventare globale” e pertanto precisa stupita che il suo “non è più un porto dove un annoiata e repressa ragazza saudita riversa la sua anima”. Domandandosi allora quale possa essere il motivo che rende il suo blog tanto differente dagli altri, riporta sorpresa il suggerimento di una sua amica che spiega la causa del successo con il solo fatto che l’autrice è una donna saudita e ciò è “molto interessante agli occhi degli occidentali” [L328]. Una caratteristica che potrebbe colpire i lettori del blog stranieri è l’uso del linguaggio di Farah; ho avuto difficoltà nel comprendere alcuni articoli poiché spesso ricorre all’uso dell’”Arablish”329 [L330]. All’inizio della mia esposizione del blog ho giudicato che alcune opinioni di Farah possono apparire controverse perché è a favore delle riforme ma è contro il secolarismo, vorrebbe le donne più indipendenti ma allo stesso tempo è a favore della sharjia e apprezza l’utilizzo del velo. Riprendo ora questa problematica momentaneamente tralasciata riportando alcune considerazioni di Farah 319 Hijabs è il velo femminile per coprire i capelli. 5/7/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/two-khaleeji-girls-starbucks-and.html 321 Le opere si intitolano Adama, Dar al-Saqi, 1998. Shumaisi, Dar al-Saqi, 2003 e Karadib, Dar al-Saqi, 2005. Ulteriori informazioni sull’autore si trovano su Wikipedia all’indirizzo http://en.wikipedia.org/wiki/Turki_al-Hamad 322 5/7/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/two-khaleeji-girls-starbucks-and.html 6/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/confounding-capital.html 9/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/rajaas-my-new-favourite-person.html 323 http://www.amazon.com 324 http://bahraniat.blogspot.com/ 325 9/9/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/ten-unexpected-london-occurrences.html 326 http://www.andfaraway.blogspot.com/ 327 19/10/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/snippety-snip.html 328 20/6/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/farooha-hotshot-celeb.html 329 Si veda la spiegazione precedente. 330 16/8/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/08/drama-mama-hits-again.html 320 54 sulla religione pubblicate nel mese di Giugno 2005 [L331]. Nell’articolo si domanda “Quale è la corretta forma di Islam?” e continua sostenendo che: “Una delle principali caratteristiche dell’Islam è che ha completamente liberato l’umanità dalla schiavitù dell’uomo. Non bisogna confessarsi ad un prete se si ha peccato, non è necessario nessun mediatore attraverso il quale pregare Dio, non bisogna aver paura di nessun uomo o di un tuo simile per ottenere il paradiso. Allora perché dobbiamo recuperare queste pratiche senza Dio dall’età dell’ignoranza? Perché non possiamo accettare ciò che l’Islam ci ha dato? Piuttosto francamente ho paura nell’ascoltare “ma Ibn Baz ha detto questo sugli sciiti” o “ma Ibn Etnaimeen ha detto questo sulla guida dell’automobile alle donne”. Ibn Baz era un grande sceicco, come lo era la controparte Ibn Etnaimeen. Entrambi hanno e continuano a ricevere il mio assoluto rispetto. Entrambi sono stati ulema prolifici che hanno contribuito molto all’Islam Hanbalita. Comunque non sono profeti, loro non sono Dio. Sono uomini come lo siamo noi. Se scegliamo di essere in disaccordo con loro, noi siamo arrivati alla fine al giorno della liberazione. Ne ho abbastanza di quella espressione scioccata che perfino un giovane e vicino compagno di università mi mostra quando dichiaro che potrei essere in disaccordo con qualcosa che loro potrebbero avere detto (intendo seriamente, non è che stessi invocando un rinascimento islamico e cose simili). Inoltre è perfino peggiore quell’inquisitorio gesto con il dito accompagnato dalle parole “e chi ti credi di essere?”. Credo che sono un essere umano funzionante con una mia propria mente. Se scelgo di non seguire un altro uomo, che non è né un profeta né un Dio, ciò non mi rende meno musulmana di voi”. Riporta poi alcuni versetti del Corano in cui si ribadisce questo concetto. Ho tradotto questi pensieri per dimostrare che Farah sostiene il cosiddetto “femminismo islamico”. Sono venuto a conoscenza di questo movimento leggendo un saggio di Pascal Mènoret sull’Arabia Saudita332, opera che approfondisce la condizione della donna in questo paese e che spiega quali siano le matrici culturali sottostanti ai movimenti verso il cambiamento. Vi è scritto che “le femministe (saudite) degli anni ’80 e ’90 combatterono la tradizione opponendole la religione”333. L’autore spiega poi questo processo utilizzando una chiara citazione: “Le donne scrittrici provarono anzitutto il bisogno di liberare l’Islam stesso dagli ostacoli della politica culturale, facendo riferimento direttamente al Testo e a partire dal Testo. In questo modo, opposero una formidabile sfida agli ulema, non solo perché ne rompevano il monopolio sull’interpretazione religiosa ma, più profondamente, perché mettevano a nudo la loro volontà di ridurre l’Islam al suo uso ideologico”334. “Le donne affermano la loro libertà e la loro autonomia nei confronti degli uomini e contro le convenzioni sociali invocando l’Islam piuttosto che aderendo ad un’ipotetica lotta mondiale per la liberazione della 331 25/5/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/on-wahabism-najdism-and-whole-lotta.html Pascal Mènoret, L’enigme Saodienne, Parigi, La Dècouverte, 2003 ; trad. it. Sull’orlo del vulcano : il caso Arabia Saudita, Milano, Feltrinelli, 2004. 333 Idib, p 182. 334 S.Arebi, Women and Words in Saudi Arabia: Politics and Literary Discourse, Columbia University Press, 1994, cit. pp. 283 (citato in P.Mèmoret, op.cit., pp.182-183). 332 55 donna”335. Con questa lunga digressione ho voluto spiegare come si potesse conciliare in Farah il desiderio di riforme e di maggiori diritti per le donne con il disprezzo verso il secolarismo, la voglia di rafforzare la sharjia e il grande amore per l’Arabia Saudita. Ritengo sia utile conoscere il movimento descritto per poter comprendere l’intero blog e le finalità che motivano la scrittura di Farah. Nel panorama delle blogosfere ogni sito ha sue proprie caratteristiche che lo rendono interessante e talvolta famoso. Come Mahmood ha aperto il blog con lo scopo di stimolare dibattiti aperti su ciò che avviene nel paese e nella regione, come Chanad vuole comunicare quel che i media non trattano, come Ahmed vuole trasmettere e condividere il suo frequente disagio nei confronti delle rigide normative sociali, anche Farah è spinta da una sua propria motivazione. Ho voluto dilungarmi sulle caratteristiche del “femminismo islamico” poiché suppongo che sia piuttosto difficile individuarlo dal momento che spesso è situato nel “sostrato” degli articoli. Non intendo approfondire ulteriormente la questione femminile poiché ciò andrebbe al di là dell’argomento trattato nella tesi336. Ho aggiunto queste spiegazioni per dimostrare come il blog di Farah dopo un’attenta lettura si è rilevato essere, non solo un attivo tassello della blogosfera dell’intera regione, ma anche una finestra aperta sul suo paese. Si viene a sapere di aspetti difficilmente conoscibili tramite altre fonti; di solito il punto di vista di una ragazza ventenne di Riyadh per noi rimaneva in gran parte (o se non del tutto) ignoto. Si può cercare di comprendere quali siano i lettori del blog e quali le loro opinioni su Farah leggendo i 35 commenti che sono stati lasciati alla fine della sua Faq337 [L338]. Formula una serie di domande rivolte a lei stessa alle quali risponde, e spiega di aver scritto ciò per evitare di ricevere troppe mail ripetitive che le domandano informazioni su di lei e sul suo blog. In questo testo cerca di chiarire i dubbi che i lettori potrebbero avere. Motiva infatti la sua decisione di scrivere in inglese dicendo: “Perchè sono un membro della comunità globale, sono sempre stata entusiasta di qualsiasi strumento si possa utilizzare per costruire una maggiore conoscenza, un mondo più connesso e per creare un ponte tra le culture del mondo. Eccetto l’esperanto, non c’è nient’altro che il nostro vecchio inglese, che giorno dopo giorno sta diventando l’attuale lingua franca”. Si pone inoltre la domanda provocatoria “Perché non ami e non abbracci la tua cultura?” e si risponde irritata: “Sono pienamente, profondamente, fermamente innamorata della mia Arabia Saudita, Araba, e culturalmente islamica”. La Faq è interessante perché grazie ai commenti lasciati si riesce a cogliere quali possano essere i suoi lettori, le perplessità e i problemi che Farah suscita in loro. Sono stati inseriti messaggi di sostegno e di approvazione per le sue idee, ma anche testi offensivi che, sebbene siano stati cancellati, si apprendono i dispiaceri che hanno causato. Asmaa scrive: “Mi tolgo il cappello davanti a te Farah. Che cosa meravigliosa spiegare il vostro atteggiamento. Penso che è grandioso quel che tu abbia iniziato preoccupandoti di esprimere te stessa e sono d’accordo anche io che dovrebbe essere l’ultima volta in cui 335 P.Mèmoret, op. cit., p. 184. Voglio però ricordare alcuni dati sulle donne in Arabia Saudita: nel 1995 contavano il 55% dei laureati; tuttora accedono alle professioni di medico, insegnante, ricercatrice, giornalista, ingegnere, nel settore bancario, commerciale e nell’amministrazione pubblica (benché siano il 10% della forza lavoro); nel 1996 grazie all’alto numero di lettrici sono stati pubblicati 3700 titoli, quasi quanti quelli pubblicati nell’insieme del mondo arabo (Egitto e Libano esclusi). “La liberazione della donna è dunque innanzitutto intrapresa sul terreno della dominazione maschile: le professioni intellettuali”. Da P. Mènoret, op. cit., pp. 180-181. 337 Faq (Frequently Asked Questions), è una raccolta di domande poste frequentemente con le relative risposte. 338 7/11/05: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/11/faroohatistic-faqs.html 336 56 ci dobbiamo giustificare. Se la gente non è felice di quel che scriviamo possono sempre chiudere la schermata. Nessuno li sta forzando a leggere. Cara tu sei piuttosto controversa ma non manca il divertimento”. Abu Sinan339 aggiunge: “Farah, tu lo hai detto. Non ti arrabbiare per queste persone. Tu sei molto meglio di loro”. Continua Lina340: “Farah, ho sempre ammirato la tua onestà in ciò che scrivi...il tuo blog è stato la mia prima educazione; un’altra prospettiva su una cultura alla quale mi sono sempre avvicinata con stereotipi... Voglio dire a tutti quelli che pensano che tu stai dando un’immagine negativa della tua cultura; è il contrario, ho sempre avuto un’immagine non chiara della società saudita e delle oppressioni là, le mie fonti di informazioni erano in parte Jean Sasson e molte altre simili a quelle di chi è appena arrivato e che pensa di dare un aiuto alle donne come se fosse un favore! Ma tu mi hai mostrato quanto sorprendentemente intelligenti sono le donne... che sono forti, giovani donne istruite che vogliono un giorno ottenere un reale cambiamento!”. Nadia le comunica: “Farah, anche se ho vissuto in Arabia Saudita per 17 anni della mia vita, non sono mai stata in contatto con una ragazza locale poiché non andavo a scuola con loro, e se l’avessi frequentata, noi avremmo avuto la barriera linguistica che ci avrebbe impedito di comunicare, così ho avuto dei preconcetti dovuti per quel che vedevo nei centri commerciali e da ciò che dicono i media occidentali, ed ho anche letto i libri di Jean Sasson, che sono pura fantasia, io credo. Devo dire che il tuo e altri blogs sauditi in inglese consentono alle ragazze saudite di uscire dal guscio, sono sicura che hai sentito del termine -oggetti neri che si muovono-... un’ etichetta ingiusta e grossolana per le donne saudite. Il tuo blog rompe l’immagine dell’oppressa, obbediente ragazza che i sauditi “Ay-rabs” devono tenere sotto il velo. Non conosco nessuno, è vero,... ma è duro crederci dal momento che i sauditi sono tradizionalmente una società molto chiusa e non si aprono agli stranieri che vivono in Arabia Saudita. Così ci sarà ignoranza e stereotipi finché entrambi le parti non si apriranno l’un l’altra. Grazie molto per lo scrivere in inglese. Non mi sorprenderei se ti etichettassero un agente della Cia che infanga l’immagine dell’Arabia Saudita. Continua il buon lavoro. Peace. Salamalaykum”. Nancy341 scrive: “E’ grandioso, Farah! Molto bene dico. E mi piacerebbe ripetere parola per parola il commento di Lina – Giuro che è quel che esattamente volevo scrivere!”. Arabian Princess342, la blogger omanita che Farah ha incontrato a Riyadh, la incoraggia così: “Non capisco dove è che dai all’Arabia Saudita un’immagine negativa!! Alcune persone non se la possono prendere quando gli altri pensano diversamente da loro, ebbene lasciali soffrire e dovresti continuare ad esprimere ciò che stai scrivendo”. Continuano molti altri commenti di approvazione e Farah risponde loro in questo modo: “Nancy, amo ricevere commenti da te. Non so perché ma quando sono triste (per le lettere che ricevo) trovi sempre il modo di far sorridere il mio volto. Grazie per questo. Arby, sono ancora nell’umore malinconico post-Eid343... non so quando starò meglio, e una ragazza ha fatto in tutte le cento peggiori situazioni mandandomi una e-mail molto amabile. Come è simpatica. ahh mi spaventa anche la scuola nel mezzo della settimana. Leeno, o ci diremo sha5a, non posso proprio ignorarli. Non voglio che loro mi odino, come dicono. Eve, “wallahi” vorrei avere il tuo pacato atteggiamento, mi sento molto depressa quando ricevo e-mail come queste. Ho perfino pianto qualche volta (l’intera 339 http://abusinan.blogspot.com/ http://linasturmoil.blogspot.com/ 341 http://otherlives.blogspot.com/ 342 http://umqusai.blogspot.com/ 343 Gli Eid sono i giorni di festa alla fine del Ramadham. 340 57 casa mi gira dentro con i loro scherzi quando ciò accade […] ). Freewrdlink, grazie.. questa bocca da cavallo sta sorridendo adesso widdeee... hehe. Meesh, Non so cosa avrei fatto.. mwaah. Abu Sinan, noi siamo l’orlo dell’incubo che è nei mezzi termini... ahhhh così non so quanto spesso potrei aggiornare questo blog.. Allah yi3een”. Apprendiamo da questi commenti che chi scrive sono in gran parte donne, probabilmente le lettrici più affezionate all’autrice. Vi è però anche un commento di un ragazzo, Dawi, probabilmente un amico: “hey ragazza... sono Dawi (24 maschio) di Jeddah. Io amo il tuo Blog, non so perché ma qualche volta mi dimentico di visitarlo, e quando me lo ricordo sento come se mi mancasse e ci vado. In ogni caso faccio del mio meglio per rimanere aggiornato. Fai un lavoro stupefacente (a proposito il mio migliore amico è Qasmanji, che vive a Ryiadh, tu mi ricordi di lui) in ogni caso ..salam”. Un commento molto critico, ma non offensivo, comunque rimane leggibile firmato da un certo Wink: “Cara Farah per favore leggi, consentimi di chiederti questo: non pensi che tu sembri più occidentale che araba? Non soltanto per il fatto che scrivi in inglese, ma perché parli da un punto di vista occidentale. Tu parli sul sesso per esempio come una sporca teenager di New York e non come una persona musulmana (femmina o anche maschio che sia). Dici di aspettare la gran parte dei lettori dall’Arabia Saudita quando sai che la maggioranza di loro non capiscono l’inglese e perfino quelli che lo comprendono un poco non afferrano il tuo perfetto inglese americano e molti dei tuoi esempi che hanno qualcosa a che fare con la cultura occidentale e statunitense in particolare, a meno che loro non abbiano vissuto là. La maggior parte di quel che scrivi in inglese non può essere compresa da chi non ha vissuto per lungo tempo negli Stati Uniti o in Canada perché sono cose legate con quelle culture e che non si possono trovare in un dizionario. Oh, non dici forse che sembri più una ragazza statunitense piuttosto che qualcos’altro? Vorresti sembrare dall’animo profondo e decisa in quel che vuoi essere. Vorrei che tu sia araba musulmana o occidentale, per essere onesti con te e senza conoscere la tua storia di vita, posso dire che tu hai trascorso molto tempo negli Stati Uniti o in Canada e che ciò ha creato qualche problema dentro di te. Ti piace ancora essere una musulmana araba soltanto per ottenere qualcosa dalla cultura occidentale. Devi solamente sceglierne una e andare in quella ma non puoi seguire entrambi. Decidendo di parlare da un tuo punto di vista occidentale o come una sporca ragazza statunitense pensa, non ti rivolgerai agli arabi musulmani e ciò significa che mai vivrai in pace con te stessa perché sei ancora una ragazza araba musulmana. E’ come indossare l’abbaya negli Stati Uniti, puoi farlo ma sai che quando lo fai appari strana e non in pace con te stessa”. Interviene allora Nadia344 difendendo Farah: “L’Arabia Saudita è estremamente multiculturale con persone da tutto il mondo, e se si frequenta una scuola internazionale, ci sono possibilità di crescere parlando inglese. Inoltre questo mondo è adesso un villaggio, I bambini quasi ovunque hanno familiarità con la cultura comune americana. E’ qualcosa chiamato globalizzazione”. 344 http://www.chocolatemoosetracks.blogspot.com/ 58 Conclusioni Queste mie descrizioni delle comunità di bloggers emerse in Golfo Persico possono collegarsi a numerosi altri argomenti aprendo così varie problematiche. Sicuramente non è da trascurare lo stretto rapporto tra il fenomeno blogging e il giornalismo, la diffusione di nuove fonti di informazione tramite internet, l’efficace scambio di notizie ottenuto e la possibile presenza di sovrapposizioni tra media tradizionali e le nuove risorse sul web345. Ricordo a tal proposito l’esistenza nei paesi che ho trattato di molti forum online a carattere locale e l’utilizzo dei blogs per incentivare discussioni, anche su temi delicati e raramente trattati dai media tradizionali. Chanad tramite il suo sito ha raccontato in prima persona (inserendo anche fotografie, video e audio) le frequenti proteste avvenute in Bahrain nei mesi dal Settembre 2004 al Marzo 2005, ha descritto alcuni importanti eventi come le festività religiose, e ha commentato vari aspetti della società. Mahmood è riuscito a formare con i numerosi visitatori e commentatori una sorta di piccola comunità, stimolando le persone a discutere e a informarsi. Si potrebbe notare una somiglianza di quest’ultimo con il blog del comico italiano Beppe Grillo346, divenuto attualmente il primo sito in Italia, l’ottavo blog più visitato nel mondo347 e ospitante oltre mille commenti in ogni articolo. Mahmood, benché non sia un famoso personaggio dello spettacolo e viva in un paese molto piccolo, è riuscito ad ottenere un notevole numero di visitatori e una discreta notorietà (un suo post è stato commentato da 457 utenti). Un altro legame da indagare penso sia quello tra internet e le nuove tecnologie con i processi di cambiamento culturale. Sul rapporto tra internet e il mutamento delle società ritengo necessario ricordare il recente romanzo saudita Le ragazze di Riyadh348, disponibile tramite il web e pubblicato in Libano poiché è stato bandito in Arabia Saudita. Il libro è composto da una raccolta di e-mail che si scambiano quattro ragazze parlando liberamente di uomini e dei loro sogni349 e l’autrice ha affermato di aver badato ad “usare un linguaggio vicino a quello dei giovani che passano le loro giornate a chattare su internet”350. Impossibile non notare la stretta interconnessione tra le nuove tecnologie informatiche e la realtà sociale circostante, in questo caso tra il modo in cui i giovani sauditi351 utilizzano internet e la società estremamente conservatrice nella quale vivono. Sul rapporto tra le donne nel mondo 345 Tariq Khonji, uno dei partecipanti agli incontri tra i bloggers in Bahrain, è un giornalista del quotidiano nazionale Gulf Daily News, autore dell’intervista a Mahmood del 6/2/2006. 346 www.beppegrillo.it 347 Dati del 15/3/06. La classifica mondiale dei blog più visitati è consultabile nel sito di Technorati: http://www.technorati.com/pop/blogs/. 348 Rajaa Al Sanie, op. cit. 349 Le prime due storie parlano di Qamra, sposa per volontà della famiglia, e di Lamis, innamorata di Alì, giovane sciita e per questo il rapporto viene contrastato. 350 Christian Elia, Le mille e un'Arabia: Un romanzo diffuso in rete racconta la vita dei giovani in Arabia Saudita, 06/01/2006. http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=4419 351 Utile ricordare la particolare situazione demografica in Arabia Saudita: il 42% della popolazione ha meno di 15 anni, l’età media è 21 anni e il tasso di disoccupazione si aggira dal 10% al 25%. Christophe Ayed, Sauditi al lavoro, Libération, Francia, pubblicato sulla rivista italiana Internazionale n.597, 1/7 Luglio 2005; sito della Cia http://www.cia.gov/cia/publications/factbook. 59 islamico e internet interviene un articolo di Simone Pasquazzi352 che vede in questo fenomeno la possibilità data alle utenti di ricollocare e ridefinire i ruoli e di essere protagoniste di un’affermazione identitaria di genere, sia all’interno che all’esterno della propria comunità. Ovviamente internet nei paesi del Golfo Persico sui quali mi sono soffermato non genera risvolti innovativi soltanto sulle donne. Credo sia importante notare a cosa il blogger kuwaitiano Zaidoun paragona la sua attività on-line: a una diwaniya, l’usanza locale maschile di incontrarsi periodicamente in case private e discutere in un clima amichevole [L353]. Con questa veloce panoramica ho voluto accennare ad alcuni temi sui quali si potrebbe indagare ulteriormente per approfondire la ricerca. 352 Pasquazzi S., Le donne e il mondo islamico: fra pregiudizi, blog e jihad, 20/2/06, pubblicato su Equilibri: http://www.equilibri.net/showObject.php?objlang=it_IT&objID=3737 353 20/2/05: http://zaydoun.blogspot.com/2005/02/blogger-divide.html 60 Bibliografia Apolito Paolo, Internet e la Madonna: sul visionarismo religioso in rete, Milano, Feltrinelli, 2002 Della Ratta Donatella, Al Jazeera: media e società arabe nel nuovo millennio, Milano, Bruno Mondatori, 2005. Escobar Arturo, Welcome to Cyberia. Notes on the Antropology of Cyberculture, “Current Anthropology”, 35, 1994, pp. 211-231 Gallini Clara., Cyberspiders: un’etnologia nella rete, Roma, Manifesto Libri, 2004 Granirei Massimo, Blog Generation, Roma-Bari, Laterza. Lannutti Giancarlo., Yemen, Arabia Saudita, Oman, Emirati del Golfo: Guida storicopolitica, Roma, Datanews, 1998. Mènoret Pascal, L’enigme Saodienne, Parigi, La Dècouverte, 2003 ; trad. it. Sull’orlo del vulcano : il caso Arabia Saudita, Milano, Feltrinelli, 2004 Rheingold Howard, The virtual community, Secker & Warburg, 1994; trad. it. Comunità virtuali, Milano, Sperlin & Kupfer, 1994. Turkle Sherry, Life on the Screen: Identity in the Age of the Internet, Simon & Schuster, 1996; trad. it. La vita sullo schermo, Milano, Apogeo, 1997. Articoli pubblicati in rete Bitti Vincenzo, Etnografie: appunti per una futura storia degli studi, 6 Settembre 2004, pubblicato su Politica Online. http://www.politicaonline.it/index.php?p=154#more-154 Caridi Paola., Il Samiszdat in un blog: I "diari virtuali" arabi diventano veicolo di dissidenza, 15/4/2005, pubblicato su Lettera 22 http://www.lettera22.it/showart.php?id=2719&rubrica=80 Caridi Paola, Blogger (del Bahrain) liberi! Esplode il caso di Bahrainonline nel piccolo emirato, 8/4/2005, pubblicato su Lettera 22 http://www.lettera22.it/showart.php?id=2725&rubrica=80 61 Elia Christian, Le mille e un'Arabia: Un romanzo diffuso in rete racconta la vita dei giovani in Arabia Saudita, Arabia Saudita, 06/01/2006 pubblicato su Peace Reporter http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=4419 Glaser Mark, Online forums, bloggers become vital media outlets in Bahrain, 17/5/2005, pubblicato su Online Journalism Review http://www.ojr.org/ojr/stories/050517glaser/index.cfm Kalmadi Ravi, A Blogging Sensation, Maggio 2005, pubblicato sulla rivista Bahrain This Month http://www.bahrainthismonth.com/features/may_personality.html Pasquazzi Simone, Le donne e il mondo islamico: fra pregiudizi, blog e jihad, 20/2/06, pubblicato su Equilibri. http://www.equilibri.net/showObject.php?objlang=it_IT&objID=3737 Tomasini Naoki, Ti racconto la mia terra: Partecipazione sociale e libertà di espressione, intervista a due giovani bloggers bahraini, Baharain, 13/5/2005, pubblicato su Peace Reporter http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=2455 62 Sitografia (aggiornata al mese di aprile 2006) Central Intelligence Agency (Cia) http://www.cia.gov/cia/publications/factbook/ Il sito dei servizi segreti esteri statunitensi dal quale ho ricavato i dati sul numero di connessioni internet per paese. Committee to Protect Bloggers http://committeetoprotectbloggers.blogspot.com/ http://committeetoprotectbloggers.civiblog.org/ Sito dedicato all’informazione sulla libertà del giornalismo tramite blog in tutto il mondo. Equilibri http://www.equilibri.net E’ un osservatorio permanente formato da professionisti nel campo degli Esteri, delle Relazioni Internazionali e degli Studi Strategici che si avvale della collaborazione del mondo dell'Università, dell'Informazione e della Ricerca. Gloval Voices Online http://www.globalvoicesonline.org/ Progetto promosso dal Berkman Center for Internet and Society presso la Harvard Law School. E’ dedicato alle blogosfere locali grazie ai “blogger-ponte”, persone che parlano del loro paese o regione ad un pubblico globale. Lettera 22 http://www.lettera22.it E’ un'associazione fra giornalisti professionisti, specializzata in temi di politica estera e cultura. Online Journalism Rewiev http://www.ojr.org E’ un giornale on-line prodotto da Annenberg School for Communication presso la University of Southern California. Si occupa di media e di giornalismo tramite internet. Open Net Initiative http://www.opennetinitiative.net/ Sito promosso da tre università (University of Toronto, Harvard Law School, University of Cambridge) per monitorare la libertà sul web. Peace Reporter http://www.peacereporter.net E’ un quotidiano online che tratta temi internazionali, è una agenzia di stampa e di servizi nato da una idea dell’agenzia giornalistica Misna (Missionary Service News Agency) e della organizzazione umanitaria Emergency. editoriali, 63 Reporter Sans Frontieres http://www.rsf.org Associazione internazionale per la tutela della libertà dei giornalisti e dell’informazione. Wikipedia http://it.wikipedia.org http://en.wikipedia.org E’ una libera enciclopedia usufruibile online alla quale utente può contribuire ad arricchire il contenuto inviando propri contributi. Vi è un meccanismo di controllo verso le informazioni scorrette poiché i molti utenti che gestisco una materia vengono avvisati degli eventuali aggiornamenti. Forum in Bahrain Paese di Diraz: http://alduraz.net/ Paese di A’Ali: http://forums.aalinet.net/ Paese di Karrana http://www.karrana.net/ Paese di Juffair http://www.juffair.com/ Nazionali: http://www.bahrainonline.org/ ; http://www.al-deera.net/forum/; http://forums.shakhura.com/. Blog Aggregator Arabia Saudita: www.saudiblog.com, http://saudiblogs.blogspot.com/, http://aggregator.saudiblogs.org/ Bahrain: www.bahrainblog.com, http://bahrainblogs.org/ , http://www.bahblog.com/ Emirati Arabi Uniti: http://uaecommunity.blogspot.com/, www.dubaiplanet.net/, http://www.uaeblog.net/ , http://dubai.metblogs.com/ Kuwait: www.kuwaitblogs.com, http://safat.kuwaitblogs.com/ Oman: http://bloggers4oman.blogspot.com/ Iran: http://www.iranblogger.net , http://blogsbyiranians.com/ Egitto: http://www.egybloggers.com/ 64 Blogs Bahrain http://mahmood.tv/ http://bahraniat.blogspot.com/ http://bahrainiblog.blogspot.com/ http://bahrainirants.blogspot.com/ http://chanad.weblogs.us/ http://chrisamillion.com/news/ http://desertislandboy.blogs.com/ http://sillynotes.blogspirit.com/ http://sillybahrainigirl.blogspot.com/ http://sabbah.biz/mt/ http://letterfrombahrain.blogspot.com/ http://manama-republic.blogspot.com/ http://www.bahrein.blogspot.com/ http://yalajaji.blogspot.com/ http://sharmilamusings.blogspot.com/ http://abdulemam.blogspot.com/ http://silveroo.blogspot.com/ Arabia Saudita http://farahssowaleef.blogspot.com/ http://classic-diva.blogspot.com/ http://saudijeans.blogspot.com/ http://ubergirl87.blogspot.com/ http://www.xrdarabia.org/blog/ http://dotsson.blogspot.com/ http://jadedsaudi.blogspot.com/ http://abu-yousef.blogspot.com/ http://lifeofmansur.blogspot.com/ http://mochness.blogspot.com/ http://nzinghas.blogspot.com/ http://eveksa.blogspot.com/ http://saudigirl.blogspot.com/ http://magickingdom.blogspot.com/ http://muttawa.blogspot.com/ http://www.andfaraway.blogspot.com/ http://arabianrash.blogspot.com/ http://sulaimanmoh.blogspot.com/ http://mrgx.blogspot.com/ 65 http://rimyoleta.blogspot.com/ http://jarcelao.frihost.net/blog/saudi_adventures/ http://se3loah.blogspot.com/ http://live-for-your-life.blogspot.com/ http://www.unconsciouslogic.com/ Kuwait http://www.2by4.org/ http://zaydoun.blogspot.com/ http://chilloutkuwait.blogspot.com/ http://q8hub.blogspot.com/ http://desertgirlkuwait.blogspot.com/ http://www.forzaq8.net/ http://idip.blogspot.com/ http://kiwi_nomad.blogspot.com/ http://q8sultana.blogspot.com/ http://kuwait-n-islam.blogspot.com/ http://q80demon.blogspot.com/ http://kuwaitism.blogspot.com/ http://kuwaitland.blogspot.com/ http://qadam.blogspot.com/ http://www.qhate.com/ http://busynow.blogspot.com/ http://idip-moleblog.blogspot.com/ Emirati Arabi Uniti http://secretarabian.blogspot.com/ http://webmasterdubai.blogspot.com/ http://bu3askoor.blogspot.com/ http://arabian-adventures.blogspot.com/ http://ikesulat.blogspot.com/ http://secretdubai.blogspot.com/ http://bssandbrninalain.blogspot.com/ http://desertidleness.blogspot.com/ http://desertpinoys.blogspot.com/ù http://bigus.blogs.com/ http://dubaiconsumermirror.blogspot.com// http://dubaifs.blogspot.com/ http://grainofsandormoundofsnow.blogspot.com/ http://dubaiinmyface.blogspot.com/ http://www.hpill.com/ 66 http://lifeuae.blogspot.com/ http://www.20six.co.uk/red_pen http://www.nikkish.net/jeff/ http://emirateseconomist.blogspot.com/ http://benkerishan.blogspot.com/ Oman http://sleeplessinmuscat.blogspot.com/ http://muscati.blogspot.com/ http://umqusai.blogspot.com/ http://omaniablogs.blogspot.com/ http://m-pac.blogspot.com/ http://irevere.blogspot.com/ http://3tworld.blogspot.com/ http://footballoman.blogspot.com/ http://noorasdiary.blogspot.com/ http://hilmisworld.blogspot.com/ http://wardatkhaleej.blogspot.com/ http://bits-of-reality.blogspot.com/ http://4evermuslima.blogspot.com/ http://3omani.blogspot.com/ Qatar http://peacefulmuslimah.blogspot.com/ http://mindintheqatar.blogspot.com/ http://www.qatarliving.com/ http://qatardiary.blogspot.com/ http://injinuity.blogspot.com/ http://qatarcat.blogspot.com/ http://creativelock.blogspot.com/ http://qatari.blogspot.com/ http://sunshinekittyinqatar.blogspot.com/ http://readbeforeuse.blogspot.com/ http://brendaninqatar.blogspot.com/ http://sumforme.blogspot.com/ 67 Appendice antologica 68 Intervista a Mahmood Al Yousif Ho inviato via e-mail le domande a Mahmood il 17 Marzo 2006 e le risposte le ho ricevute il 19 Marzo 2006: 1) What do you usually discuss during the Bahraini bloggers meetups? Do you deal with blogging? Do you think to develop and to improve the bloggers community or do you just spend a pleasant night with some friends? I read that in Bahrain there is a monthly bloggers meetup, the first was on 4th November 2004 and the last on 2nd March 2006. What changed in the community during this long period? We just spend a good time socialising, and sometimes we discuss the blogs and their comments. Very rarely do we talk about technicalities. The change since the first meeting and the last is that we now have decided to meet in an accessible, non-alcohol serving establishments as some people objected to the presence of alcohol. We are also trying to move into more cultural venues - like art galleries etc - and have a structured meeting with presentations and points of discussions. This has not been completely tried and tested yet so it's still work-in-progress. 2) What are the most important differences between the blogospheres in the Gulf? I understood they are not similar. Saudi bloggers write mostly in Arabic, Kuwaiti bloggers write mostly in English and they have a community self concentrated, Bahraini blogosphere is open to outsiders (so I get reading the members of meetups), Uae blogosphere is full of stranger and expatriots web site. Please tell me if I am wrong. No you're not wrong. Generally blogging is a mirror of the local society. In Bahrain the majority of bloggers are Bahraini because we have something very Bahraini to say; whether that is political criticism or ranting against a world power. Our blogosphere is more mature than others in the Gulf with the exception of Iraq I think, because Bahraini bloggers genuinely want to see resolutions to long-standing political problems in this country, hence we're probably the most vocal indigenous group in the Gulf blogospheres. As to the others' spin in the Gulf, my personal opinion is that: - the Kuwaitis are more concerned with they day-to-day life, a little politics and continuous bashing of the parliament, so they have somewhat political slant to their blogging as well as intensely personal stories. - the Qataris blogosphere is non-existent. I think the last time I checked there was only one expat blogging. - the Saudis are quite prevalent but their blogging is personal with some selective rants against the Muttawa but never the government as they clearly live in fear. They can only be effective if they are anonymous and even then they have to be extremely careful, as in the case of the Religious Policeman354. 354 Si riferisce a questo blog: http://www.muttawa.blogspot.com/ 69 - the Emirates 'sphere is dominated by expatriates and "Jumaira Janes" whose main thing is complaining about locals, and a couple of locals complaining about everything other than the Emirates. It's bitchy and immature. - Oman, the "nice" people. They too are somewhat afraid of their government and local customs that in order to understand them (or any of the above bloggers really) is to read between the lines. 3) I discovered the most active blogosphere in the area is the Iranian one. In my essay I don’t investigate about the bloggers coming from this other country, I sometime read the famous Iranian blogger Hossein Derakhshan, author of www.hoder.com since 2002. What are the main characteristics of the Gulfern blogospheres compared with the Iranian one? I see that the Iranian web community is the oldest in the region and I believe that some arab authors in the Middle East have been inspired by Iranian bloggers; is it true? Don't know, as I've never followed the Iranian blogosphere. 4) According to you, is blogging changing journalism in the Gulf Countries, in the Middle East and all over the world in generally? Maybe there is a tie between the two fields. I remember how Chanad used his blog (capturing the attention of Reporters Sans Frontiér), that a journalist of Gulf Daily News (Tariq Khonji) attends the Bahrain bloggers meetup, that yous, Haitham Sabbath and Ahmed are collaborating in the project Global Voices Online and that Haitham and Ahmed went to Al Jazeera Forum in Doha355. No, we are - as far as the governments in this area are concerned and particularly the ministries of information - small fish not worth bothering with. No matter what we do or say, it's not going to change facts on the ground. Sure we brought some issues to international organisations' attention, but when did any of our governments give a damn about international public opinion? We will simply continue to be tolerated and when one of us steps too much out of the invisible line, they'll either make our lives very difficult or throw us in prison and to hell with public opinion. That's why I continue to admire those of us who continue to speak against wrongs and try, in our minuscule way, to effect a change in public opinion, which is much more difficult to achieve than changing the opinion of governments. The enemy of progress in most cases are not our governments, but our own people. 355 Il secondo Forum di Al Jazeera svoltosi dal 31 Gennaio al 2 Febbraio 2006. Vi hanno partecipato vari bloggers e uno dei dibatti era incentrato su The New Media: Bloggers and Participatory Journalism. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito dell’evento: http://www.aljazeeraforum.com/ 70 Mahmood About Mahmood Who is Mahmood? It’s very hard to summarize your life isn’t it? What can you really say about yourself other than born on whatever date and in wherever country or town? What schools, college or university you went to? So what? Just about everybody on the planet does the same - give or take. I guess you’re here because you want to know a little bit about me, that’s fair enough. You want to know who is behind this site, or just feeling voyeuristic. I am a person. Enough? No? Ok, I’m also male. More? My achievements so far include being a husband of 16 years, father of two girls and a boy. Have two stupid dogs, 3 cars one of which is up for sale. I’m my own boss. I own and operate a company that attempts to make life easier for creative professionals to tell their stories better and faster, so they can produce more. At this moment I’m enjoying moderate success, but put in another place I could do a lot more. I’m certainly not as financially stable as I want to be. I have always excelled in my studies and enjoyed maths and science most. I’ve had many hobbies through my life and still participate in most I started a long time ago, the format might have changed, but the enjoyment is still there. I have always been fascinated by the visual arts having a father who is one of the founders of the contemporary art movement in this area of the world is bound to rub off on you. At school I started the first ever photography club. I have entered just one photography exhibition in Bahrain, and won 2nd prize. I should do more and participate in these exhibitions more often. I’ve also am fascinated by computers and their potential. Especially communication and how that marriage can bring disparate peoples together. I started one of the first BBS (bulletin board service) in the Gulf in ‘86. Called it Stray Cats BBS and proceeded to commandeer my wife’s monthly salary to pay the telephone company! I put a stop to that in ‘91 I think much to my wife’s happiness! I became an aircraft avionics maintenance engineer, did that for 10 years, realized that I wasn’t going anywhere fast so I went to the States and came back 3 months later with a commercial pilot’s license. The 2nd Gulf War started soon after my return, so employment opportunities for pilots disappeared. Started my company and left the airline industry behind. Now I try to dispel the image that Muslims and Arabs suffer from - mostly by our own doing I have to say - in the rest of the world. I am no missionary and don’t want to be. I run several internet 71 websites that are geared to do just that, create a better understanding that we’re not all nuts hell-bent on world destruction. I hope that I will be judged that I made a small difference. Mahmood Al-Yousif 1st June, 2003 =============================== Tariq Khonji of the GDN sent me ten good questions to answer for his “60 seconds interview” spot in the paper, published on 6th February 2006, obviously there wasn’t enough space there to publish all of my replies, but reading it in print gave me the idea that it would be good to attach these to my replies, but reading it in print gave me the idea that it would be good to attach these to my About page: 1. How long have you been blogging and how did you get into it? Since 2001. I got into it simply to test internet technologies I was helping develop together with over 40 programmers around the world; specifically that development created the Xaraya content management system which is available free to whoever wants it. The blog was just simple entries to test the system. As people started to visit the site and interacted with those “posts” by entering comments, Mahmood’s Den took a life of its own. 2. How popular is your site? What kind of visitors do you get and how many? Mahmood’s Den’s popularity surpassed all my expectations. It currently receives an average of 4 million hits, about 1.2 million page views and around 175,000 unique sessions a month! The cross section of visitors, judging by the comments entered, belong to a wide cross-section of political and social backgrounds and I am thankful that for the most part, they are courteous and genuinely interested in understanding this part of the world which they see through my eyes. 3. What is your background and how did you become so politically outspoken? By training I was an aviation electronics engineer, I’ve changed my career twice since then and now am a businessman dealing specifically in broadcast equipment and professional systems. To understand my outspokenness you have to understand what a blog is: in its basic form, a weblog is nothing more than a personal web-based diary or journal in which a person records his or her thoughts and discusses issues that person is interested in. My posts reflect my hopes and frustrations with the socio-political environment in Bahrain and the apathy and insincerity of some parliamentarians whom we have wrongly elected to the first parliament of my era, coupled with my frustration at the dogmatic interpretation of Islam by extremists which has sullied its good name in the international and national arenas and I find unrepresentative of the tolerance that Islam is. 4. Are you pleased that the blogging scene has grown so rapidly in recent years? How does it feel to be the first? I am always happy to welcome another blogger into the burgeoning Bahraini blogosphere. We are an active bunch with disparate backgrounds, ages and disciplines. The one thing we have in common is our passion for our convictions. Being the first is neither here nor there. I am privileged to have inspired many a friend and site visitor to start their own blogs and start discussing their own points of view. This has increased Bahrain’s awareness of the world, and conversely the world’s awareness of Bahrain as one of the pioneers of free speech in the Arab world. 72 5. How did the handle ‘The Blogfather’ come about? You have to thank my good friend Nader Shaheen for that honour. I have no idea what brought that term into his head while he was entering a comment a while ago; it seems to have stuck and was further perpetuated by my other good friend Amira Al-Hussaini. It does make me feel old however! 6. Do you think that some of the blogs out there are being too negative? What do you think a blogger’s responsibilities should be? A blog is a personal space. You cannot force that space’s owner to be a good person if he or she doesn’t want to. Peer-reviews normally will take care of overly negative spaces just as happens in real-life. They would simply be shunned if their writing does not hold any water, nor contribute positively or constructively to a situation. They will simply be forgotten. They will not be forgotten; however, if they receive unwarranted and heavy-handed attention by official channels by closing those sites down or restricting their access as a disciplinary action, in fact experience has shown that their popularity will sky-rocket. Time will take care of them. Their freedom to voice their opinions, even if negative in the extreme, should be respected. People are intelligent enough to make their own mind up whether to return and re-visit that blog or just move on… most will choose to move on, there are millions of blogs out there to choose from. 7. Why do you think blogging has grown so much in popularity? In this new era we are experiencing, people have found their voice. Although quite a number of them continue to blog anonymously, a lot more have chosen to write under their own name, especially in Bahrain. More so now under the assurance of his majesty King Hamad in the interview published in the local press on Feb 4th in which he categorically stated that freedoms of expression are sacrosanct; much to the detriment of the archaic and stringent laws which our elected parliament is trying to foist on us. I think every writer, citizen and resident of this country should be thankful for having such an enlightened leader who has proven time and again that he himself accepts constructive criticism, and that feature has now started to slowly percolate throughout the establishment. So blogging, with the easy-to-use interfaces and mostly free availability of hosting engines, was chosen as platforms of choice by individuals to voice, organise and discuss their thoughts. As people love to discover other places, peoples and minds, blogging has become the excellent bridge between cultures and is quite a popular way to disseminate “real” information distanced from official channels and traditional news sources. 8. You obviously invest a lot of your time on the blog. What do you do when you are not blogging? Feel guilty that I should do some honest work to put food on the table. That feeling soon passes and I return attention back to blogging! 9. What does your family think about the blog? I understand that your daughter sometimes gets embarrassed when you write about family life. They’ve gotten used to it. It did generate unwanted attention sometimes as people who read my blog assume that by reading my writings they know me personally and regard me as a friend, or enemy, which I do not mind and welcome. Unfortunately a minority extend that familiarity further by assuming that they know my wife, children and dogs too and expect them to reciprocate! 73 10. Are there any funny incidents involving your blog that you would like to share? By having the blog, I have gathered quite a number of new friends both in and out of Bahrain whose company I seek and cherish. They have certainly give more value to my life and I am privileged to know them. There are hundreds more of course who are still anonymous and would like the opportunity to meet them, in their own time, one day. One of those anonymous friends stopped me at the Seef mall a while ago and asked for my autograph. I know how a celebrity must feel now! Not an unpleasant experience and I was flattered by it. [ LINK: http://mahmood.tv/?page_id=2 ] A year on… April 22nd, 2004 in blogging It’s this blog’s first birthday! Yes I know, time flies and all that, but what a year it has been. [drum roll please] I’ve posted 314 articles 136 pictures and most importantly I think we’ve got 1,417 comments! More stats: July 2003 - 41,267 hits - 2,601 unique visitors August 2003 - 83,260 hits - 5,113 unique visitors September 2003 - 101,644 hits - 6,047 unique visitors October 2003 - 146,187 hits - 7,757 unique visitors November 2003 - 182,725 hits - 8,163 unique visitors December 2003 - 207,187 hits - 8,745 unique visitors January 2004 - 278,683 hits - 10,326 unique visitors February 2004 - 401,681 hits - 12,233 unique visitors March 2004 - 417,463 hits - 12,336 unique visitors April 2004 - 399,480 hits - 9.491 unique visitors To date, we’ve had 2,259,592 hits from 82,812 unique visitors! Astounding!! We now have 162 users registered too! Top 10 search phrases for 2003 were: freaks of nature, bahrain f1, puberty pictures, pirates of the carribbean [sic], openoffice mysql, cnn, yzdocklet.dll, lg washing machine, bahrain grand prix, puberty. while so far in 2004, the phrases are: missy eliot, the real reason mobile phones have cameras, freaks of nature, wahabi, bahrain f1, yzdocklet.dll, aquadock, mahmood tv, joss stone, big brother Bahrain. the top 10 articles? Well you can see those for yourself on the top left hand side, and not surprisingly, sex features very highly for some reason! I don’t have the stats for the early months, I changed the stats engine some time ago, but it’s been increasing a lot and I keep asking myself why? To me what I write certainly does not have merit for 74 a Pulitzer prize, but I guess it must be interesting enough for people to come back often and for new visitors to add me to their blogroll or bookmarks. Thank you all so very much for your support. And throughout, the fantastic engine that drives this site remains Xaraya and it will be for a long time to come! Thank you once again for your support. If you feel compelled to comment on any article, please do… I don’t (normally) bite!! There is 10 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=519 ] Off with their heads! Islamists propose Shari’a Law in Bahrain March 3rd, 2004 in blogging In today’s Akhbar Al-Khaleej newspaper, on the front page, the Salafi/Wahabi MP Jassim Al-Saidi proposes the application of Shari’a Law in Bahrain and will table a motion to amend the Penal Law as such in parliament. His argument of course is that it is a clear text in the Holy Quran, cut off the hands of theifs. End of story. He goes farther by quoting the actual text in the Quran, and the Teachings of the Prophet to support his case. What instigated him is the abundance and the escalating number of crimes in Bahrain. Thievery is rife, rape and killings have escalated dramatically over the last 10 years. Al-Saidi’s resource to the Scripture and his demand to apply the Laws of Allah as prescribed by the Quran and the Teachings of the Prophet will defintely solve these problems. Nancy Ajram and Big Brother were only the hours de avors. This is the entree. There is 22 comments to this post. [LINK: http://mahmood.tv/?p=434 ] Terrorism has come next door.. May 29th, 2004 in blogging It was bound to happen. Reports are that hundreds of police are surrounding a housing compound near Khobar in Saudi Arabia, that’s about 30 minutes drive from where I live in Bahrain across the Bahrain-Saudi Causeway which was closed today. According to the BBC 9 people are dead while Sky News reports 16 dead. There is no word on how many victims there has been, but I pray that it’s going to end quickly. Terrorism doesn’t know borders, doesn’t know ethnic divisions and doesn’t know religions. They’re simply killers on the loose, and we can’t afford to lose to these animals. Saudi forces surround militants Security forces have surrounded an oil company housing compound in the eastern Saudi city of Khobar where gunmen are said to be holding about 50 hostages. The suspected Islamist militants have killed about 10 people, including foreigners, and taken refuge there. It is the latest in series of attacks on the kingdom’s oil industry - the world’s largest. A statement purporting to come from an al-Qaeda-linked group has claimed responsibility for the attack. 75 The message from the al-Quds Brigade, which said Americans would not be allowed to steal Saudi Arabia’s riches, was carried on an Islamic website. Source: BBC News, full story There is 67 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=578 ] Relevant Questions which need Relevant Answers December 15th, 2004 in blogging Allow me to be objective please - all of you, particularly the Muslim readers: Steve is posing some very relevant questions. I personally have no way to answer them because I agree with him! Yes, you read it right, I do agree with him. There are serious issues with the INTERPRETATION of Islam which landed us in this hot water. I suggest that there has always been that problem. The Hadiths for instance were collected in 9 huge volumes, 100 years after the death of the prophet. While I won’t for a second say that in the collection of the Quran - which also happened after the death of the prophet - errors crept into it, there is nothing stopping even some scholars putting in doubt some of the Hadiths. Now we all know that the Hadiths are part and parcel of Islam, but isn’t it possible that some things attributed to the prophet through the collected works might have never actually happened? Shouldn’t these Hadiths be scrutinised once again and evaluated? I bet if and when that happens a lot of questions are going to be answered, and we will find that Islam is nothing as these terrorists proclaim. There has also been quite a number of discussions, articles written and seminars going on of late after 9/11, which examined the applicability or interpretation of the Quran itself. Some scholars go as far as saying that the Quran should actually be split in two. One part containing the Suras which descended in Mecca, while the other should contain the ones which descended in Medinah. There are distinct differences between the two apparently: essentially the Suras of Mecca are the essence of Islam which we should all follow, while the Suras of Medinah are those dealing with events of the time, governance, wars etc. which do not hold as much resonance in this day and age. They are essentially the “sword” Suras which deal with topical events 14 centuries ago and are not as relevant now as they were then. I don’t have the erudition required to decern a difference or form a theological argument. But my mind tells me that the above is logical. How can something that applied 14 centuries ago apply now? Isn’t the world completely different? Would you apply the same medicines available then to ailments afflicted on human beings now? Can a cure for common cold be applied with the same alacrity to cancer? I think not. There are far too many questions, and unless we face them logically without the interference of emotion, we can never find answers, and really, never save as well as propagate the greatest religion the world has known. There is 252 comments to this post. [LINK: http://mahmood.tv/?p=1289 ] And another blog from Bahrain surfaces! April 30th, 2004 in blogging Here’s another one that I just came across, Chan’ad Bahraini (Chan’ad is one of my favourite fish by the way, some people might call it mackerel) is a blog by an “Asian” who lived all of his life in 76 Bahrain and hopes to portray Bahrain from his Asian perspective. So now we have an American expat, and an Asian pseudo-expat sharing with you their experiences of these lovely islands! I (a.k.a. Chan’ad Bahraini) am an “Asian” living in Bahrain. I have lived all of my life in Bahrain, except for my higher education which I completed in the United States. After reading other great Bahrain blogs like Mahmood, and more recently, Letter from Bahrain, I thought I would also take the opportunity to document and comment on life in Bahrain, from the view of an “Asian” expatriate. Chan’ad Bahraini Although with a blog name like that, and with a mastery of writing Arabic in English with the custom use of numbers (which I still cannot fathom) to me this person is most definitely Bahraini, might not carry the passport, but certainly carries the spirit! I do hope that more Bahraini blogs start up, it’s an easy process… Good luck! There is 15 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=547 ] BahrainiBlogs.com is LIVE! November 28th, 2004 in blogging Welcome to BahrainiBlogs.com, The REAL Spirit of Bahrain! The intention of BahrainiBlogs is to provide you with FREE space to share your thoughts about Bahrain, its people, art, culture, history, politics, past and current events. It is constructed as a single shared blog, with multiple authors and categories, based on the excellent Xaraya Content Management Solutions and Applications Framework. In order to post, you must first register on the site, once your registration is complete, please ask the administrator to “switch on” the blogging feature for you. He will inform you immediately that is done and you can start remotely posting your articles on BahrainiBlogs.com. So please go over there and register, let me know if you want to participate and I’ll up your security level to enable you to do so. There is 3 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=1114 ] Have a blog? Let’s meet! October 18th, 2004 in blogging It’s Haitham’s fault! He started a Bahraini blogger meeting group, and the first event is on Nov 4th. So if you are a blogger and want to chinwag, click here and you’ll get a chance to sign-up and participate at the meeting. I’ve created a block with a graphic on the left just to keep remining ME that we’ve got the first Bahraini BlogFest on Nov 4th! Thanks Haitham. There is 12 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=793 ] 77 1st Bahrain Blogger Meetup November 5th, 2004 in blogging as done and enjoyed by all, me especially. We were fortunate enough to have peacefulmuslimah with us, flying all the way from Doha! (she regards Doha as the suburbs of Bahrain, so that can’t be too bad!). Here’s a mugshot of the crew: [photo] See if you can recognise who’s who! There are more pictures here There is 30 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=996 ] Bahrain Bloggers Monthly Meeting June 3rd, 2005 in blogging Bahrain Bloggers Monthly Meeting, originally uploaded by malyousif. The monthly bloggers meeting… if you’re around next month we’d love to have you join us. It’s at 8PM on the first Thursday of the month at Brenigans at the Country Club. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=1709 ] Bahrain Bloggers’ Gathering October 23rd, 2005 in blogging As we meet on the first Thursday of the month, and as the next one would be on Nov 3rd which might well be Eid and people would be busy visiting family and friends etc, shall we delay it to the next Thursday which will be the 10th? What about the venue? Return to the Country Club or would you prefer somewhere else? Starbucks, Al-Osra Coffee shop, Cappuccino in Saar, the playground opposite our house? What’s it gonna be? This entry was posted on Sunday, October 23rd, 2005 at 7:25 am and is filed under blogging . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site. There is 27 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=2003 ] Bahrain Bloggers’ Mugshot! October 29th, 2005 in blogging bahrain bloggers 6oct05, originally uploaded by malyousif. 78 This is one of our regular gatherings of the Bahraini bloggers, Bin Shehab was taking the picture so unfortunately he’s not seen here, Amira and her husband (to her left) have recently left to Canada for him to pursue his studies. We meet on the first Thursday of the month and if you’re a blogger from Bahrain or blog about it or just want to join us for a coffee, please drop in. The next gathering is going to be on Nov 10th but I forgot that that’s the night of the ultra fantabulous drag racing event! so can we add the BIC to the venue list and we can even all go to one of the corporate hospitality booths and have fun there? There is 15 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=2012 ] Saudi Blogs July 7th, 2005 in blogging SaudiBlogs has been launched. It promises to be the central point of registry for Saudi bloggers. Congrats and thanks for putting them all in one place. Thanks go to Ahmed at Saudi Jeans for informing us of this. [LINK: http://mahmood.tv/?p=1780 ] State Censorship in Disguise May 12th, 2005 in blogging Another international publication contacted me to elicit my views regarding the Ministry of Information’s administrative order requiring all websites to register with them, and what actions are being taken by webmasters, if any, to counteract that order. He began by asking me if any blogger has actually registered with them so far, what you read below is my response to his questions. None, as far as I know. Not a single blog or online forum has registered nor are any intending to do so, despite the insistence of the Ministry of Information that they have in fact received “a number” of registration applications. I would like to see those numbers, I would guess they will never produce those, the Ministry of Information is not known for its transparency. As to the actions I proposed, number 1 (non registration) seems to be a universal agreement between all webmasters I know. The government would probably produce some at the end of the 6 months drive. Although I didn’t notice any ads, educational campaign nor anything to suggest that there is indeed a “drive”. I’m considering the petition route, but judging how petitions in this country riles up the government with mass incarcerations and the increase in volume of its stooge press (Al-Ayam, Akbar AlKhaleej (Arabic) and Bahrain Tribune (English) and until very recently the GDN) which happily brand anyone standing up for rights as an insurgent at best, and an outright traitor at worst, I’ll have to be careful. I do not relish spending any time in prison, which is a very very real threat. Especially if they throw the full weight of The Press and Publications Law 47 of 2002 at you. (Arabic) Due to our reactions (the bloggers and the GDN columnists) , the Ministry has come out and categorically said (via the undersecretary Mahmood Al-Mahmood) that registration is no longer “mandatory”, however a couple of days after that, another undersecretary at the same ministry, Dr. Abdulla Yateem, the press and publications undersecretary, commented on an article on Al-Wasat Newspaper with fire and brimstone [Al-Wasat, Arabic] where the whole registration process is to 79 (1) protect the authors’ copyright, (2) hold people liable for what they write and to (3) protect against child pornography and (4) “immoral” sites being created in Bahrain. Any moderately observant person would find complete contradictions in these goals. Not, apparently, anyone at the ministry of disinformation of course. What comes next is anybody’s guess. We are determined not to register, especially that “they” declared that it is not mandatory, however, you can rest assured that they will try to close EVERY site that does not register by taking us to court for anything that we have written which could even in the slightest be considered libelous. The cut-off date is October 1st, 2005. If it comes to that, obviously a lot of people will have their arms twisted or you will see the death of the internet as far as non-anonymous posting is concerned, the whole movement will be driven underground and will mushroom completely out of their control. You will probably find that most IPs blocked completely, so it would be worth our while NOW to investigate proxy services through which we can reach our sites. Incidentally, it seems that “they” with Batelco have blocked most if not all proxy sites recently, this is just 10 days ago, which should be a harbinger for what is to come. There have been (shy) protests mainly in support of Ali Abdulimam and the government’s refusal to remove his (and his colleagues) travel restrictions and more importantly not dropping the case against them. The last protest also was to protest against the registration drive. You can view full coverage of Ali’s demos etc at Chan’ad’s blog and also Free Ali blog which is an aggregate of all the articles Bahraini bloggers have written about the subject as well as some pertinent press articles. What are the lessons learnt? NONE! As far as the government is concerned it cannot be seen to lose face, so even if one of its morons brings out a completely ludicrous administrative order such as this one, they will not back down. So, they put their wagons in a circle and gerrymander everyone to “see their way”. As far as bloggers are concerned, the lesson learnt is: BLOG ANONYMOUSLY! There is 13 comments to this post. [ LINK: http://mahmood.tv/?p=1646 ] 80 Chanad Thursday, April 29th, 2004 at 8:02 pm Chan’ad is mackerel So I googled chan’ad and found a site that refers to it by the English term “mackerel”. I’m sure chan’ad has a specific name within the greater mackerel family though. Anyways, here’s a picture of mackerel which looks quite similar to the chan’ad we have here in Bahrain. Yum. Thursday, April 29th, 2004 at 4:52 pm Mar7aba Hello, mar7aba, shlonak, Chan’ad is the name of a species of fish found in the Arabian Gulf and elsewhere. It is silver in colour, and is a popular food in the local cuisine of Bahrain. I’ll see if I can find a photo, or some detailed info later.[Update here] Bahrain is an island state located in the Arabian Gulf (a.k.a Persian Gulf). It is about the size of Singapore, and has a population of roughly 650,000. About 35% of those people are expatriates, while the remaining are Bahraini citizens (I haven’t checked the latest Census figures, but these are the numbers most often thrown around). More on Bahrain later. I (a.k.a. Chan’ad Bahraini) am an “Asian” living in Bahrain. I have lived all of my life in Bahrain, except for my higher education years in the United States. After reading other great Bahrain blogs like Mahmood, and more recently, Letter from Bahrain, I thought I would also take the opportunity to document and comment on life in Bahrain, from the view of an “Asian” expatriate. Hopefully, some readers will also take the time to comment on my posts so that we can have dialogue also. These are interesting times in Bahrain these days and there’s alot to talk about. 81 Until my next post, ilal liqa’, chan’ad [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=346#more-346 ] Friday, May 28th, 2004 at 12:29 am What does it mean to be Bahraini? A few weeks ago, while introducing me to the Bahraini blogosphere, Mahmood wrote: Although with a blog name like that, and with a mastery of writing Arabic in English with the custom use of numbers (which I still cannot fathom) to me this person is most definitely Bahraini, might not carry the passport, but certainly carries the spirit! First of all, let me make it clear that even though I occasionally use numbers to transliterate Arabic words in an attempt to make myself look cool, I don’t want to give anyone the impression that I might be fluent in Arabic. I know enough Arabic to be able to watch al-Jazeera and sing along with 3mro Diab, but I still have a hard time giving my order for bread in Arabic to my local khabbaz. Anyways, with all the talk about illegal naturalizations and immigration and stuff these days, I thought I would discuss what it means to be Bahraini for me, as an expatriate “Asian” on the island. As I mentioned in my introduction a few weeks back, I have lived my whole life in Bahrain, save the years that I spent in the US getting my higher education. My father came to this island about 35 years ago with an opportunity to leave his home and enjoy the relatively higher salaries afforded to workers in Bahrain. Back then, I am told, there was still a large requirement for cheap, foreign labour to contribute to the local economy. My father soon afterwards got married to my mother (who was not Bahraini either) and brought her to this island also. I was born in Bahrain a few years later. Since then I’ve known Bahrain as my only home. Bahrain is the centre of all of my best memories. When I go abroad and people ask me where I’m from, I’ll tell them that I’m from Bahrain, but I hold the passport of another country. But there certainly must be a difference between myself, and all of the other “real” Bahrainis out there. Well, yes. Every summer my parents dragged me back to the “motherland”, which I hated in my youth compared with Bahrain. Such a relief it was at the end of the summer to be able to come back to a place where we could leave our doors unlocked at night, where asking for strangers for help was normal, where even hitch-hiking was not out of the ordinary. Other things which make us expats different from the real Bahrainis is that I didn’t attend a school that indoctrinated me with Bahraini or Arab values. We were never taught any Arabic, or Arabic history, except for the occasional Orientalist teacher who felt the need educate as about the primitive local culture. I also did not live with many Bahraini neighbours. As is the case with most expats here, I spent most of my life living in apartments or residential compounds populated by other foreigners. Yet despite my separation from real Bahraini life, there was still something I loved about the island. It is the relaxed and easy-going way of life, the tiny close community. Ask anyone that spent any part of their childhood in Bahrain and they will all reminisce their days here with a particular melancholy. As I grew older, my love for the island grew to more than just the relatively comfortable lifestyle, and I gained a particular interest, respect and love for Bahrain’s people and culture. The problem I faced was that far too often I was made to feel that Bahrainis still viewed me as an outsider. As though I did not deserve the respect that a real Bahraini might be worthy because of my brown skin colour. Far too many times have I been called a hindi as an insult. So, what does it mean for me to be Bahraini. Well, I don’t really believe in the concept of nationalism, or the blind love for a piece of land demarcated discretely by a line. I have an association of culture with my “motherland” also, but I would never wear its flag. So it’s not really 82 the Bahraini passport that I’m after. Yes, it would be nice to have a piece of paper which would allow me to enter the country without being asked “what do you want here?” However, that’s not of real significance. I’d like to be recognized as a valuable part of the Bahraini social fabric. I’d like to be treated with respect. After all, along with enjoying Bahrain’s benefits, we expats have contributed alot to this country. Most of the roads and building on the island have been built by “Asians” toiling in the sun, working for ridiculous wages, in shameful living conditions. Despite my trust in Bahrain’s people, it’s hard to not be somewhat wary going out and about when EVERYDAY there is a report in the newspaper of an “Asian” getting mugged and beaten up by a “gang of Bahraini youths” somewhere. Why is it that EVERYDAY we read about an Indonesian or Sri Lankan maid who runs away from work because she gets abused by her “owners”, but is herself treated as a criminal for running away. I agree, that the people committing these crimes are in no way representative of Bahrainis as a whole, and that Asians are targetted because they are the easiest targets. But what disturbs me is that no one else seems to care about it when incidents like these take place everyday. The event gets lip service in the newspaper the next day, but its not often that one hears of justice being done afterwards (I know of far too many cases personally). Maybe it’s asking for too much but I wish someone from the Bahraini communities would recognize that this crime and violence against Asians is getting out of hand or for one of the Bahraini MPs to stand up demand some basic human rights for foreign labourers,.. but you never hear anything of the sort. All of the political societies are too concerned with getting rid of us so that they can get jobs for “real” Bahrainis. My point is that we are all humans. We need to start caring about everyone’s problems. We live here together, and for many of us we’ve lived together for a very long time. If it’s possible, I would like to live here and contribute towards the prosperity of this island’s people for the rest of my life. But in order for me to do this I need for other Bahrainis recognize and encourage me along the way rather than hinder the process. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=3 ] Wednesday, September 29th, 2004 at 1:49 am Willing slaves After the terrible accident at Dubai Airport yesterday in which five Asian labourers were killed, the BBC has come out with an article worth reading that highlights the main reasons for the plight of expat workers in the Gulf. I would guess that workers in Dubai are probably slightly better off than their equivalents in other parts of the Gulf like Bahrain, Kuwait, and of course Saudi Arabia. (And I do like the photo from AP above which illustrates well the vast difference in lifestyle between the expat workers and local citizens). From the BBC: 83 The future prosperity of [Dubai] and its ability to create headline-catching superlatives for its ventures is dependent upon guest workers as well as on the flamboyant leadership which commissions the ideas. Yet the majority of these employees have no voice - not even when it comes to their own safety. Such workers are often the main breadwinners for their families back home. As such they are not in a position to lose their jobs through raising questions over on-site procedure. Dissent is not encouraged in the Gulf. Expatriate unions are not allowed. Safety on construction sites and more broadly within the workplace is currently a subject of debate in the UAE and one which is raised in the press from time to time. Similarly the local newspapers often carry stories of construction workers allegedly not being paid for months on end. They are not allowed to move jobs and if they leave the country to go home they will almost certainly lose the money they say they are owed. The names of the construction companies concerned are not published in the newspapers for fear of offending the often powerful individuals who own them. (Continued) [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=123 ] Saturday, October 2nd, 2004 at 1:47 am A superstar is born Alright, for those of you who just want to see the photos from today’s protest, click here. I went crazy with the camera and took some 83 shots. Some of them are bad and some of them are not so bad. I couldn’t be bothered to filter out the rubbish ones, so don’t complain to me if you are unimpressed with my photography skills :) And now for the full story. It’s been quite an interesting day for me, so let me take you through everything. So the first interesting thing was the “loyalty rally” in support of the Prime Minister that took place in Budaiya after Friday prayers. It was basically just a guy with a loudspeaker. I didn’t stick around for long (coz I was just there for Friday prayers), so maybe it became huge later on,… but I doubt it. The guy was anxiously looking around for other supporters who would join him. But the funny thing is that the majority of people who pray at that particular mosque are Asian expats 84 who don’t really have any interest in domestic politics. So I’m not sure where they were expecting to get “crowds” of supporters from. So after having lunch at around 2pm I got in my car for my regular Friday afternoon photo-taking session aroung the island. I had the opposition protest in mind, but I didn’t have much hope since I didn’t know the time or place it was being held, or if it was going to take place at all. I quickly drove by all the regular protest rally spots (Ras Rumman mosque, the UN house, the Public Prosecutor’s office) to see if there was any action, but it was as quiet as any regular Friday afternoon. So I decided to go into the Suq to take some snaps of old buildings. It was there that I saw posters on the walls advertising the opposition protest: “Ras Rumman mosque, 4pm in the afternoon”. When I got to Ras Rumman there were only 15 or 20 other people around as I was a bit early. That’s why there aren’t too many protesters in the first few photos I took, but as you can tell, the crowd quickly grew in size. Reuters has reported (via Aljazeera.net) that there were about 2000 protesters, which agrees with my own estimate. The protesters seemed to come from all walks of life: businessmen, truckdrivers, students, grandparents, grandchildren, everyone. And of course the ladies’ contingent was strong in numbers also. The organizers did a good job of preparing, and they had a plentiful supply of sign boards to hand out to protesters as they arrived. Note that it looks like the person who made today’s signs also made the signs a few months back at the Torture protest. The thing that really struck me was how direct some of the messages on the boards were in their attacks on the Prime Minister. Here is a sampling: And a real cheeky one: I know this might not sound like a big deal to most of the international readers here. In many parts of the world it is completely normal to criticize government leaders, but in Bahrain and much of the Arab world, this is just unheard of. Last week the vice-president of the BCHR criticized the Prime Minister (who is the King’s uncle) and he ended up getting arrested, the BCHR was banned, and the club premises at which he made his statement was suspended for 45 days… which eventually precipitated today’s protest. Therefore, I didn’t expect the protesters today to be as vocal in their criticisms of the Prime Minister, but that they would rather focus on demanding the release of Alkhawaja and lifting the ban on the BCHR. What I was even more surprised about was that despite these provocations against the PM there were no cops in sight trying to interfere or intimidate the protesters. I saw a few police vehicles gathered around the corner in front of the British Embassy, but they decided to make no presence at the actual protest. On this count I have to commend the government for making the decision for not getting involved and letting the people freely express their emotions. After today I feel much more confident about saying what I want, and I am hoping that the arrest of Alkhawajah was just a hiccup that will be amended soon. I’m sure the government’s decision had something to do with all of the pressure from influential governments and NGOs to sort itself out. Once everyone had gathered the crowd started their march from Ras Rumman mosque onto the road between the Sheraton and Hilton hotels. This was an ideal route to get the attention of any foreign visitors. They marched up to the junction with King Faisal Highway and then turned back. I heard people talking about marching to the Prime Minister’s office which was also very close by. I’m not sure if this was something planned that was denied by the authorities, or if it was just an idea that someone had. But anyways, everyone marched back to the mosque, chanted some more in support of Alkhawaja, and then peacefully dispersed. 85 As you can see in all of the photos, there were pictures of Alkhawaja all over the place, and people were holding signs saying that he was their “hero” and was the “light of Bahraini darkness”. As Mahmood noted earlier, in their arrest of Alkhawaja, the government has turned him in to a superstar and an icon of the Bahraini opposition. But having seen the hands-off approach taken by the authorities today, I get the impression that they have now learned their lesson (for the short term at least) in how to react to the opposition. Alkhawaja could have been dealt with by a verbal rebuke, and a reminder that the government has taken genuine steps to deal with the issue of poverty. But the internal politics within the government was what probably lead to the more rash decisions we have seen over the past few days. More generally, the elements within the ruling regime that are against reform will have to realize, sooner rather than later, that there is no going back to the ways of the old days. It is therefore in their interests to jump onto the reformist bandwagon soon also so as not to be left behind when the real changes become apparent. Finally, here is a photo of three kids that I really like: The kid on the left is bored out of his brains and doesn’t know why his dad made him come to this event just to hold a stupid sign. The kid in the middle was absolutely ecstatic that I was taking a picture of him and can’t hold back his glee. The kid on the right has put on his “serious activist” face for the camera. Again, have a look at the rest of my photos from the protest here. And if it interests you, read my report (and see photos) on the torture protests from a few months back here. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=191 ] Sunday, November 21st, 2004 at 1:41 pm It’s only just begun Constitution of the Kingdom of Bahrain 14th Feb 2002 Article 23 Freedom of opinion and scientific research is guaranteed. Everyone has the right to express his opinion and publish it by word of mouth, in writing, or otherwise under the rules and conditions laid down by law, provided that the fundamental beliefs of Islamic doctrine are not infringed, the unity of the people is not prejudiced, and discord or sectarianism is not aroused. It was always expected but never to be accepted. This morning a court sentenced Abdulhadi AlKhawaja to a year in prison, convicted of “inciting hatred against the government”. He is now Bahrain’s first political prisoner since King Hamad’s reforms starting in 1999. This will surely be a source of embarassment for the Ruling Regime. Amnesty International sent British human rights lawyer Joanna Oyediran (pictured above) to Bahrain to observe the trial. According to Reuters via BBC News this was her reaction: “The verdict is a dangerous step against human rights in Bahrain,” said Joanna Oyediran, an AI representative, who attended the hearing. 86 “Khawaja is a prisoner of conscience and we demand his immediate and unconditional release. We will continue to campaign on this case,” she told Reuters news agency. Outside the court almost 200 protesters gathered in support of Al-Khawaja chanting antigovernment slogans. I recorded some chants on my mobile to share them with you. (Unfortunately my ancient laptop that had an infrared port has died on me, so I had to transfer it to my desktop through a microphone. So apologies for the crappy quality). • “tana7a ya khalifa” (mp3 436KB) • “al qadi shino? mujannis!” (mp3 556KB) • Something (mp3 419KB), I’m not sure what they’re saying, but I uploaded it anyway. Maybe one of you can make it out. On several occasions, the crowd broke in chants of “Death to Khalifa”, but the protest leaders immediately brought it to a halt. I think the leaders generally did a good job of keeping the protesters under control. At the end of the protest I saw two men approach one of the leaders to complain about why they are packing up so early. The leader told them they would be issuing a programme of planned demonstrations soon. He then proceeded to stress the need for all of the activities to be peaceful in order for the protesters to maintain the moral upper hand. He must have told those two men at least five times that “the most important thing is to remain peaceful”. I also recorded a clip of the statement made by Al-Khawaja’s wife, Khadija Al-Mousawi (pictured above). It’s nothing new really, but anyways the link is here (mp3 997KB) if you’re interested. As I mentioned in my post after the second court session, this situation at the court is a bizarre one. Inside the courtroom, a citizen was jailed for criticizing the Prime Minister. Just outside the court, crowds of citizens held signs and chanted for the Prime Minister’s resignation, yet the authorities did nothing. To me, this indicates that Al-Khawaja’s arrest was not meant to set a precedent on how to handle things. Rather, it was probably just an attempted scare tactic gone wrong. Even though the authorities probably realized soon that the arrest was unwise, they could not just set him free because that would mean the Prime Minister would lose face… so they just kept on digging. On top of this is what seems to be a struggle between the Old Guard and the Reformists within the Ruling Regime itself. So what are we left with? It’s hard for me to imagine Al-Khawaja being released before completing his sentence (but it could happen if the King steps in). But this has given strength to the opposition and allows them portray themselves as victims. So the demonstrations are set to continue until a deal is reached, or the opposition tires out. There is talk of a protest being held tonight in Seef but 87 there has been no official announcement yet. Emotions seem to be running very high, and even though the leaders have repeatedly stressed the need for peace, I fear that some misguided youths may carry out isolated acts of violence. It seems the time has finally come for all of us to express our disapproval through whatever means we have: by blogging about it, by contacting our MPs and the government, by contacting international organizations, or by taking to the streets. I don’t agree with everything said by AlKhawaja in his capacity as a so-called “human rights activist”, but I certainly think he has a right to express his opinion just like any other citizen. This is an extremely important issue because it is the first test case of whether King Hamad’s reforms have any real substance to them. I am an optimist, so I want to believe that the reforms are real and that this whole “Al-Khawaja Affair” is just a necessary excercise along the road to democracy. In order for me to proven correct however AlKhawaja needs to eventually get the justice afforded to him in a democracy. Therefore, the movement must continue. Finally, here’s some advice for the government: ——— Update (5:58pm): Watch this video (wmv 6.52MB) if you’re not impressed with my crappy sound clips. ——— Update (7:46pm): A completely unconfirmed report is going around that Al-Khawaja and the remaining detainees have been given a royal pardon by the King. Does anyone have more info about this? [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=205 ] Tuesday, March 1st, 2005 at 11:31 am Demonstration today There will be another demonstration in support of the detained BahrainOnline moderators today (Tuesday) at 3:30pm outside the Public Prosecutor’s office in the Diplomatic Area. To see photos from yesterday’s protest, click here. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=325 ] Saturday, March 26th, 2005 at 1:52 pm Constitutional reforms… First 88 In a massive show of force yesterday, Al Wefaq held a huge rally in Sitra demanding constitutional reform, despite orders from the Interior Ministry to cancel it. Thankfully though the government didn’t try to shut down the protest with force (as it did a couple weeks back). Instead, the police blocked the Sitra bridge at about 3pm I think (the protest was scheduled to start at 3.30pm), forcing latecomers to walk across. At the site of the protest itself there were no cops in sight anywhere… actually there was no one around except for the protesters and journalists because of the roadblock. One of protest organizers that I spoke to said that 120,000 was the number they were telling the press, but from my past experience a more accurate number is half or three quarters of the numbers touted by the organizers. Actually the report from Reuters (via AlJazeera) says that the organizers were only claiming 80,000. And some of the journalists I spoke to at the protests were saying it was around 50,000. Pick what you want. In any case though, this was a HUGE one… certainly the largest political protest I have seen in Bahrain I think. Even if we use the conservative estimate of 50,000 it’s still big considering that the total population of Bahraini nationals is only about 400,000, and that the police had blocked off the roads. I’ve made a couple of panorama images with several photos, to help you get some sense of the scale. Click either of the thumbnails below to see them: It was interesting to see how everyone in the region is looking to Lebanon for inspiration. For one thing, the protest organizers made sure to use only nationalist icons and symbols instead of sectarian or party ones. So they insisted that the only flag to be waved is the Bahraini one; a “red and white revolution”, similar to the “cedar revolution”. And one of the slogans that was chanted during the rally was “Bil rooh, bil damm, nafdeech ya Bahrain” (”With our souls and our blood, we shall sacrifice ourselves for you Bahrain”). The protest also had an official corporate style branding. In Lebanon the official slogan was “Independence ‘05″, and in Bahrain it was “Constitutional Reform … First”… not as snazzy, but nice try. The organizers distributed thousands of small flyers with the official slogan printed on them in both English and Arabic. (For some background, read Ahmad Humeid’s great post Branding the Cedar Revolution). It was also interesting to see that Salafist group Al Asala (of all people) had a full page announcement printed on page 2 of the GDN urging people not to attend the protest, parroting the governments concerns about the threat it poses to national security and economic interests. They came up with the counter-slogan “Bahrain First”. As you can tell there is this wrangling going on between the opposition and government supporters about who gets to define what is in the “national interest of Bahrain”. And I’m afraid I have to once again talk about the poor quality of the GDN’s coverage of the event. The front page of yesterday’s GDN carried had a short article headlined “Rally refused to ensure citizens’ safety“. How nice of the GDN to use the government line without even bothering to put quotation marks around “to ensure citizens’ safety”. The article contained a statement from the government, but did not contain any statements from Al Wefaq. Similarly the front page of today’s GDN has a huge headline: “Court Action“. This article also has a statement from the government talking about Al Wefaq being taken to court for yesterday’s protest. No need to talk about the tens of thousands who showed up to protest despite the ban (there were two photos on page 2 though), no need to talk about the police roadblock on the bridge, no need to discuss what they were protesting about, and there isn’t even any need to report Al Wefaq’s side of the story. Sounds like journalism to me. The question is whether this is editorial self-censorship, or if orders have come from the government. 89 I think the protest yesterday was a good sign because it shows that Al Wefaq is really desperate to participate in the political arena. Unfortunately, the Shia Islamist group seems to be the only opposition group that has the desire to make a difference. Yesterday’s protest was a one party, one sect demonstration. Again I ask, where is everyone else? And finally: does anyone know if there are any flag-making companies listed on any of the stock exhanges in the Middle East? To watch Al Jazeera’s coverage of the protest click here (wmv 2.5MB) Here are some more photos from the protest: […] [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=294 ] Saturday, April 16th, 2005 at 1:40 pm Word on the street II: Graffiti Continuing on from my recent post “Word on the Street“, I thought I’d write a bit more about public expression, this time focusing on graffiti in Bahrain. From my observations, the graffiti can be grouped in to three general categories: (i) domestic politics, (ii) international politics, and (iii) religious. Domestic politics From my observations and memory, there wasn’t any significant graffiti activity until the civil unrest starting in 1994 (older readers, please correct me if I’m wrong). This constituted the first of the three categories stated above: domestic politics. Typical phrases that were spray painted (usually in Arabic, but sometimes in English) were “We want a parliament”, “we want the 1973 constitution” and “down with Al-Khalifa”. Below is an example. It’s hard to read because someone has already made an attempt to cover it up, but it says “We want freedom” in both Arabic and English: It was also quite common to see spray-painted stencil portraits of (the then) opposition leader Shaikh al-Jamri, or of some of the people killed by the state security forces during the uprising. At the height of the unrest, graffiti was popping up everywhere daily. And if it was in a very public place, near a main highway for example, the government usually had it painted over immediately, leaving these huge white rectangles all over the place. New graffiti of this sort stopped emerging when the unrest ended, after Hamad became Amir (later renamed to “King”) in 1999. Most of this graffiti has by now been painted over. International politics Graffiti reflecting international politics did not emerge until the second Palestinian intifada in 2000. Aside from Pro-Palestinian phrases such as “Jersualem is ours”, the intifada unleashed a wave of anti-American and anti-Israeli feelings. The two photos show graffiti saying “Death to Israel”: The two photos below show graffiti written on public rubbish bins. The first one has “Israel” written on it, and the second one has “The White House” on it. These feelings further intensified after Mohammed Juma, a Bahraini protestor, was killed during a protest outside the US Embassy that turned violent back in April 2002. Thereafter, Juma was depicted as “Bahrain’s martyr for Palestine”, and spray-paint stencil portraits of him popped up everywhere. The portraits are still around, especially at bus stops for some reason. George Bush’s war on terror also generated a significant amount of anger, but I never saw it translated in to support for Osama bin Laden… except for this one exception I found in Muharraq (the two photos show the same wall): 90 In the first photo it says “Osama bin Laden, the leader of Islam”. In the second photo (which was right next to the first) it says “Conqueror of the Americans”. This is the only such graffiti I’ve seen in Bahrain. Has anyone else seen anything similar elsewhere on the island? Religious Religious graffiti in Bahrain is usually in the form of “O Allah”, or “O Hussain”, or something similar: I’m not really too sure what might drive someone to get a can of spray paint and write something like this on a wall. It seems to lack the urgency that might motivate one to write something about a precise political issue. But what is interesting is the use of religious phrases to convey a political issue. Phrases such as “Enough of humiliation” and “Death with honor is better than life in subservience” are usually associated with the events of Karbala and Ashura. But spray-painted on walls, these phrases take on a very political meaning, especially during the civil unrest of 90s. So what? I think it is very significant that there has been very little graffiti activity over the past two or three years. It says alot. One would expect people to resort to graffiti only when there is no other outlet for public expression, as was the case in Bahrain a few years ago. Today, the local Press has a bit more freedom than it did before. Political protests and conferences take place very frequently, whereas they were not tolerated whatsoever before. And the arrival of the Internet has made a huge difference with the emergence of online forums and blogs, allowing cheap, fast, and (almost) unregulated communication with people in Bahrain and around the world. Yes, the government has in several recent cases attempted to intimidate people in to keeping quiet (the Al-Khawaja affair, the BahrainOnline arrests, the Sitra protest), so there is yet a ways to go. But the situation today is drastically different from just a few years ago when the regime had a complete stranglehold on the flow of information in Bahrain. Just a few years ago I would not have dared to set up a blog like this, out of concern for the safety of myself and loved ones. Just a few years ago, a peaceful protest demanding the resignation of the Prime Minister would have been met with tear gas and rubber bullets. This relative freedom of speech is, in my opinion, the only change brought about by King Hamad’s reforms that is real and significant. The parliament has so far been fruitless, the government is still run by a single family, and the courts are still not independent. But as long as this current environment of (relatively) free speech is maintained the rest of the reforms will inevitably come, sooner or later. So be worried if you see lots of new graffiti on the walls. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=333 ] Saturday, January 1st, 2005 at 7:09 pm Urban contradictions I came across a series of photos posted on the Karbabad.net forum which perfectly illusrates the absurd contrast between the Seef district and Karbabad village that I mentioned in a post about poverty a while ago. Seef, has perfect wide roads, with wide pavements, lined with trees and street lamps. All the building are clean and shiny, as they were only built within the last five or six years. Karbabad however is a neglected village. The houses are crumbling and without paint. The roads are barely wide enough for one car to squeeze through, and most them are just dirt-tracks (without tarmac). After it rains, the pools of stagnant water remain on the roads for weeks. 91 What is so striking is that these two places lie right next to each other. It take only five minutes for one to walk from one scene in to the other; to walk from one world in to the other. It obviously raises questions about why Karbabad (and other villages) has been so specifically neglected. There are so many new roads being built in Seef… would it hurt to make some proper roads in Karbabad? (To see the rest of the photos click here). And on a related note, recall my post about the plans to build a highway through Diraz and Barbar villages. I find it ridiculous that they want to build a highway passing through Diraz, when much of Diraz village doesn’t have proper roads. Its ridiculous that they want to build a new city off the coast of Diraz, when Diraz village is so dilapidated. Why are we so obsessed with trying to solve problems with these huge elaborate construction projects (which so often involve reclaiming land)? Is it not possible to spend a bit on regenerating the rundown villages, rather than building these embarassingly shiny cities right next them? Probably not. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=257 ] Friday, July 2nd, 2004 at 2:06 am Global chaos I stole this picture from Sensed, our resident Hungarian blogger (I hope he doesn’t mind!). The photo shows some buildings in Manama city centre, right next to the Bab al-Bahrain. Sensed titled this photo “Global Chaos”, which I thought was a very appropriate name. In the frame you can see the American Coca-Cola, the Spanish Antonio Banderas, the Chinese and Indian cuisines on offer, and the Arabic and English languages on display. Yet even this does not do enough to depict the extent of diversity we have available on our island. But I thought the name “Global Chaos” really does fit the scene because we do not see all of these different cultures coexisting in a comfortable “melting pot” as Bahrain’s tourism board might want to have us believe. It is rather a mish mash of different cultural influences not really taking into regard each other: Global Chaos. And this does seem to be the reality in Bahrain. Although there are large numbers of Filipinos, Indians, Pakistanis, Bangladeshis, Sri Lankans, Iranis, Nepalis, Balochis, Europeans and Americans residing on the island with the Bahrainis, very often I get the feeling that we all live in our own little worlds (or rather “our own little Bahrains”). There are so few opportunities where the different cultures can get together and interact, outside of the “employer-employee”, or “customer-salesman” relationships. I’m really amazed sometimes at how little my parents know about Bahraini culture having lived here for so long. Each of the different cultural groups have their own cultural societies which hold events for themselves. It’s not very often that an event will be held specifically aimed towards other cultural groups. There really is so little sharing and exchanging going on, and no one seems to care about anyone else. We all have our problems and we don’t bother about asking others for help. If you were to ask them, a Bahraini might tell you about the political troubles, an Indian worker might tell you about being mistreated at work, an Indonesian maid might tell you about getting raped and beaten by her “owner”, a British wife of a banker might tell you of the trouble she has in locating the right brand of cat food from the supermarkets for her pet cat. All of these things are going on, yet so few of us are aware of our neighbour’s problems, are care to help each other out. Anyways, back to the initial topic of globalization, below is a page taken out of the GDN: I find it quite amusing. Globalization is here to stay. The article at the top discusses the Bahraini prisoners in Guantanamo Bay who have allegedly been abused by United States military personnel. Just below the article is an advertisement for the George Foreman Lean Mean Fat Reducing Grilling Machine, which has just hit the island. Now what could be more American than this piece of merchandise? In my eyes it’s as American as apple pie, or the blues. I haven’t seen the infomercial on any of the local TV stations (thank God!), but I wouldn’t be surprised if it shows up soon. 92 Anyway, I found the juxtaposition of those two items quite funny and interesting. Very similar to the graffiti that I discussed before. It’s just another illustration of the very confused identities that have been created by globalization and are really quite difficult to unravel or correctly interpret. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=103 ] Friday, November 5th, 2004 at 2:09 pm The bloggers meet up As planned, we had our first Bahrain bloggers meetup last night and it turned out great. We had 8 people show up in total (Tariq had to leave early so he isn’t in the photo above). A special mention goes to PM for flying over from neighbouring Qatar to join us (and for being the only woman), and a big thanks to Haitham for organizing it, and even footing the bill for all of us! The next meet is December 2nd so please do join us then! (Remember it’s open to everyone in the Bahrain online community, so please join us even if you don’t have a blog of your own) Also: I just found out about Stravinsky when I met him yesterday, so check out his blog. [LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=228 ] Tuesday, March 22nd, 2005 at 9:42 pm Backlog: Ashura day in Diraz And here are my last set of photos from Ashura this year (at last). These were taken on the day of Ashura. I wasn’t able to go to Manama for the processions in the morning so I took some photos of the events in Diraz later in the afternoon. Even though Ashura is supposed to be a sombre affair, there seems to be an almost festive atmosphere around some of the events (especially for the kids), as you can tell from the photos. Poetry, music, painting, sculpture, drama, lots of free food, horse and camel rides for the kids,… and, dare I say it, a small amount of blood. And you’re also bound to bump in to every single Shia friend or acquaintance you’ve ever met in your life. Anyways, here are the photos. Look at how many kids there are everwhere waiting for their turn for a ride on the horses: It’s just amazing how much effort and imagination is put into the Ashura events. Below you see the entrance to the Marsam al-Hussaini made with two larger-than-life lances: 93 Look at the kid on the right hand side of the photo below. Hands in his pockets, he was just standing there enjoying the beauty of the horses passing by. Shaikh Isa Qasim delivering his speech: Note the ladies on the left side of the picture with a balcony view of the proceesings: [LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=298 ] Monday, November 29th, 2004 at 1:16 am BahrainBlogs.com The granddaddy of Bahrain bloggers, Mahmood, has taken it a step further by coming up with BahrainBlogs.com, a group blog for everyone from, on, or just interested in the island. So head over there, register yourself, and start writing. Thanks Mahmood! [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=197 ] Tuesday, November 2nd, 2004 at 1:52 pm Bahrain Blogfest this Thursday! This Thursday we will be holding the first official Bahrain Blogfest, thanks to Haitham. We already have five people confirmed (including a visitor from Qatar!) and it would great to have even more people show up. Although it is was originally set up for bloggers in Bahrain, we thought it would be 94 more fun to open it up to everyone in the Bahrain blogging community, which includes commenters and visitors. So all of you anonymous commenters and lurkers, please go and sign up here. We promise not to reveal your identity, and feel free to bring a friend along if you want. I’m really looking forward to finally meeting you all in person. By the way, we had an unofficial mini-Blogfest at Mahmood’s place when bonsaimark was on the island last month. It was just the three of us, but even then the diversity was great: a Bahraini, an American and a Pakistani of different age groups, all enjoying Burgerland shawarmas. Our meetup planned for this Thursday promises even more, with a Qatar-based American muslim convert, and the author of Bahrain’s first novel in English. So please do join us if you can! Get all of the details here: Bahrain Weblogger Meetup. See you Thursday! [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=234 ] Monday, August 30th, 2004 at 7:33 pm Kuwaiti fantasies Mama Fusla across in Kuwait has put up a list of hilarious fantasies: 1. ‘Shute down liberation towers in a Niqab & 3abat. 2. Repel down Water Towers in Bayan wearing traditional old diver’s customs (remember Yamshi 3ala Al Danna v-clip?) 3. Storm into the Parliment during MP’s naptime, wrapped up in Kuwaiti flag, blow some gas horns and walk out. 4. Storm into 99.7 at 7:00 AM on a weekday, dressed up as a Nissan Altima and have a head-on collision with Linda. I’d love to see someone apply No.3 to our own Parliament in Bahrain. Or maybe pull a No.4 on Krazy Kevin. On another note, Kuwait has a really active blogging scene. You can see the entire list of Kuwaiti blogs at KuwaitBlogs.com, but some of my favourites among them are: • Kuwait Unplugged • Fusla & Fusla • Badou Inc (this one is hilarious) • Saudimized And I’m sure there are many more that I haven’t checked out yet. But they have some really interesting and funny discussions about Kuwaiti culture. Worth a read. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=108 ] Sunday, November 28th, 2004 at 1:42 am Call to all lurkers 95 The second Bahrain Bloggers Meetup will be held this Thursday, so I’m writing this to encourage more of you to show up. As we’ve said before, you don’t have to have your own blog to join us. Everyone in the Bahrain online community is invited, which includes all of you anonymous commenters and lurkers. The first meetup was great fun and I expect this one to be the same. Click here for all the details about the meetup. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=198 ] Thursday, March 3rd, 2005 at 5:55 pm More on the ‘Free Ali’ campaign Two new items for the ‘Free Ali’ campaign from the Bahrain blogging community: 1. A “Free Ali” blog has been created that is devoted solely for this cause. It’s still in the works but it will soon have links to all the blog posts and media reports about the situation. The idea is that it will be the first place that people can visit to find out about Ali, rather than having to link to several different blogs. Please check it out and tell others. 2. DIB has drafted a letter that we encourage you to send to public officials around the world who have relations with the Bahraini government. It describes the situation of the detained BahrainOnline Trio, and also highlights the problems with the 2002 Press Law under which they are being charged. Please check out DIB’s post and consider sending it to your representatives. (If you don’t like attachments, then you can read the letter in your browser by clicking here.) This letter below was drafted by Desert Island Boy. Please read DIB’s post for further information. [ LINK: http://chanad.weblogs.us/?p=320 ] 96 Ahmed Monday, May 10, 2004 The fact is, there's nothing called "Saudi Jeans" but this blog. There is no Saudi Jeans. I made up this name because I'm Saudi and I do like jeans. I think that "jeans" is a symbol of a lot of different things and ideas here in Saudi Arabia. Things and ideas that a lot of people say it's bad and it has no relation with our culture and traditions, but in the same time everybody use it and believe in it. However, this blog is not only about Saudis and their huge country. It's primarily about me and my perspectives. Last but not least, I think it's good to know that I'm a "blog-addicted". Beside this blog, I write three other blogs two of them in Arabic. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/05/fact-is-theres-nothing-called-saudi.html ] Monday, May 10, 2004 Last Saturday, I had to present a seminar for the physiology course I'm taking this semister. I was scared to death. To stand up in front of twnety of my class-mates and talk to them as a lecturer, that's not me! Not at all! But I wasn't alone. I had to share my topic with tow other class-mates and the topic was about the sympathetic system. Before few days we decided to divide the topic and I choosed the first part. On the presentation day, my class-mates went to talk first and they almost ate my part so I became more and more nervous. Finally, it was my turn but I had nothing left to say. I stood up and start talking: "It's nice to pretend to be a doctor even for few minutes and even it's too scary... and even it's too cold in here, but it's OK." Here, I felt like my heart beats just stopped for a second. Then I continued: "My colleagues almost said everything, so I'll just brief what they said and may be add a little bit more... As you know..." I talked about the general things and on the minimum time allowed (3 min.) I finished my show with: "I think that's all for my part. Any questions?" Hoping no-one asking me anything! "OK, thank you!" When I was on my way to return to my seat the doctor asked me: "Where are you from?" "I'm from the Eastern Province" I replied. "So, you are Saudi?" he asked. "Yes I am" I replied. He looked surprised and asked me: "Are you sure?" "100%." I replied and then took my place in the last row. I think that the blue jeans I was wearing and my accent were the reasons for that last conversation. 97 I wasn't expecting to get more than 3-3.5 out of 5. But it seems like the doctore loved my presentation and gave me a full mark. I was happy to get a full mark, but I was happier that my "pretend-to-be-a-doctor" thing became the talk of the college the next day. I think it's not too bad for a Saudi student wearing blue jeans.. is it? [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/05/last-saturday-i-had-to-present-seminar.html ] Sunday, September 05, 2004 No Saudi Jeans The most freaking stupid thing just happened today. Yesterday, my dad went to the hospital to have more investigations on his epigastritis and when I went to visit him in the hospital few hours ago, the security guy refused to let me in. "You can't go in because you are wearing this" he told me. I was so surprised because I wasn't wearing anything special; just a pair of jeans and a t-shirt. I could not do anything. I told my aunt who went with me to go to see my dad while I waited for her outside asking myself who is that retarded who decides that you can't enter a hospital if you are not wearing a thobe* (a long white robe Saudis wear)? The f**cking weird thing is that I spent half of my day in the hospital yesterday in the same clothes and no one told me that I'm not allowed to wear such a thing inside the hospital. The other f**cking stupid thing is that almost nobody in the hospital wears thobe! The doctors, the nurses, even the security guy can't wear a thobe! What's wrong with these people? Do they really think that someone is more patriotic than others just because of the shit he's wearing? Who told you that you can't judge people from the way they look? People here actually do this and they do it shamelessly. * if you had no idea what a thobe is, here's a picture. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/no-saudi-jeans.html ] Sunday, January 16, 2005 About My name is Ahmed. I prefer not to tell my last name to maintain some level of anonymity. I study at KSU, Riyadh. I am originally from Hassa, east of Saudi Arabia. I write another blog in Arabic. Alternatively, you can view my Blogger Profile. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/01/about.html ] Wednesday, June 15, 2005 98 This is for The Community I don't usually write about myself on Saudi Jeans, but this time, because my fellow Saudi blogger Farah asked me to do it, and to support our little Saudi bloggers community, I have decided to accept the invitation and do it. Here are my answers. What is the one word you would use to describe your appearance I refuse to answer this question because I think I'm too normal to be described in one word. But like Farah, this question is open to those who have seen me, except for some people (you know who you are!), because I know for sure what you would say. Your opinions are highly appreciated, but let's just keep it between you and me, OK? Favourtie body part Ms. Farah asked if people actually have those, and the answer for most people is yes. But for me, there is no favourtie body part. I treat all my body parts equally and I don't prefer any part over another. Maybe my eyes a little bit, just a little teeny tiny bit. Least favourite body part I hate my wrists. They are too thin, and there is not a single watch, no matter how expensive it was, would look nice around them. I used to hate the scar of the open-heart surgery on my chest, but now I don't. Most often complimented on Probably how helpful I am. I always do my best to help people, and it turns out people like that. Most often criticized for I often get criticized for being too tolerance, and for being dreamy much more than a Saudi should be. Your romantic relationship This can take a long time. Maybe later on a longer post. Another thing, I would prefer to write about this in Arabic, because Arabic can be a really romantic language (well, sometimes!). Your relationship with your parents Fine. Although I wish I had more time to get to know my father better, but... Allah yer7muh. Your feelings about parenting Well, I have to say that I'm a bit scared because I'm afraid I won't be able to raise children who can help to improve their surroundings. Your hobbies The list is long, here is some stuff: Blogging, reading, writing, sports, listening to music, walking, meditation,... Your favorite personality type for a friend Free-spirited, warm-hearted, open-minded and have the ability to do crazy stuff occasionally. Favorite personality type for a spouse or lover Plus the things I ask for in a friend, I would like my lover to be very romantic. Is that too much to ask for? 99 Favorite type of movie I prefer romantic comedies, but I'd watch any good movie, especially if it was recommended by a friend. Favorite cuisine Italian and Chinese. Favorite treat I was going to say food, but I think I can live with some sweet words. Favorite gift I never thought of that, because no one gets me gifts. Anything unique is fine with me. Most sensitive "unusual" erogenous zone No comment ;-) Favorite pet I don't like pets very much, but I think some little birds are OK. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/this-is-for-community.html ] Monday, November 29, 2004 Different Cities, Different Feelings While we were on the way back from Zara, my friend Mo sparkled this discussion. I will put some blasts from this discussion here. I don't want to go on details about who said what. I will just try to write down what impressed me the most. Why can't I have a lifestyle that is similar to other students' lifestyle? They will never miss a chance to go to coffee shops between classes, they will finish the classes and go to spend the few remaining hours of morning in malls, and they usually have some plan to meet later in the evening at the fancy Attahlia street (This is the street's old name. The government has named it after some prince now, but this name still sounds way much better and it's actually more popular) or somewhere else where they can hang out and have a good time. I do nothing here. When I was back home in Hassa, I used to go out every other night or so. Maybe Hassa does not have Starbucks or Olaya St., but at least somehow I could manage to have a good time. Is it because I'm a bit different? Or is it simply because I don't know how to fit in with Riyadh boys? I know being Shi'ite in a city like Riyadh is not helping, but I don't think it is a major reason for this situation. I could think of plenty of reasons. I come from a socially different background. Also, I come from a different class. I belong to the middle-class, and I can say I always had a good life. However, it seems to me that the mid-class here in Riyadh has much better level of living than the one I had back in Hassa. Sometimes, my class-mates invite me to go out with them, and even without all the above in mind, I tend to say "sorry, I can't come with you guys." There is always something deep inside me that tells me not to join them. Is it because I'm really different and it will be really hard for me to fit in, or is 100 it just better not to enter a world that could be not suitable to a boy like me? Sometimes, it is really hard to find answers. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/different-cities-different-feelings.html ] Friday, March 11, 2005 My Story My history with blogging goes back to 2001, when I stumbled upon a website called Blogger. In that time, I had no idea what the hell blogs are. I tried it, but since Blogger did not support Arabic language, I've decided to leave it behind, and started hand-coding my website. It was really hard and time-consuming, but I thought it was the only way to have my own space on the web. It was mainly a diary, in addition to my other writings; short stories, articles and ramblings. Around mid-2003, the word “blog” began to spread more and more. I was frustrated with the process of updating the website, so I decided to go back to Blogger and check it out again. I was surprised and pleased to find out it started supporting Arabic. But the idea was sparkled in my head at first by reading an Iranian blogger, who thought blogging could do for Arabs what it did for Iranians. I was overwhelmed with the idea of blogging. I started reading more and more about it, and started reading more blogs. Simply, I loved it. I began my Arabic blog, Yawmyat, with a real passion for the medium. However, I was a bit disappointed because a) I did not know how to make my blog looks good; I'm no HTML monkey, and b) no one was reading it. Arab users were, and are still, fascinated with forums. I think in less than 5 years, we will see a “migration” for Arab users from forums to blogs. Mainly, because blogs provide more freedom and personality. I think an Arabic blog hosting service would make the change easier and faster. Here's a little secret. I think Blogger are planning to launch an Arabic edition of their ever-popular service soon. Given that, and inspired by some pioneer Arab bloggers, I've decided to start a blog in English. It was not easy to find a nice name among all that jungle of taken names in the BlogSpot domain. In the beginning, I thought it will be the same personal blog, but in English instead of Arabic. After a while, the blog turned to be less self-centered and more content-centered. Actually, playing with Saudi Jeans helped me to improve my HTML knowledge, and finally I figured out how to make a perfect design for my Arabic blog. I think blogs could make a real difference, especially in the Arab World, where the lack of freedom of expression is a main barrier to progress and development. And to encourage more Arab users to start blogging, I'm glad to announce that I'm ready to give away the design of my Arabic blog to anyone who would like to start a blog with Blogger. Just drop me an email on my address at the bottom of this page, and I'll be more than happy to help you set up an Arabic blog for your own pleasure. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/03/my-story.html ] 101 Tuesday, November 23, 2004 Riyadh Times (A Day in My Life) I finished my really early analytical chemistry class on 09:00 and immediately called my friends to confirm an already-planed visit to Al-Mamlaka Mall. By 09:30 we were there, me, my good friend Mo, and two other guys I would rather not to talk about. One could wonder why would four college boys sneak the classes and go to the mall? The answer is because all malls in Riyadh are restricted to families almost all the time and single men are only allowed in the morning! However, don't be surprised if you see some girls hanging out in the mall at morning all by themselves. For some reasons that I cannot understand, females can enter the mall anytime they want. I did not go there just to hang out. I went there to look for a new pair of shoes to go with the grey uniform the college asked us to wear starting form this semester. I'm not usually lucky at shopping, but this time I was lucky enough to find this gorgeous silver pair from Nike at Max Active. I started to feel like it's my Lucky Day, so I went to Debenhams and purchased a nice red sweater to fight back the unexpected cold weather in the capital these days. Before leaving the mall, we had to stop by at Rotana Music Factory to check out the new releases. I couldn't find anything interesting, so I got Green Day's American Idiot, which just arrived to the store few hours ago. While we were at Music Factory, we ran into two sluts who tired their best to show their sunglasses, overdone faces and sexy bodies underneath the black robes. It was bizarre to see an Abaya that reveals much more than what it covers, and as Mo puts it "it's like she is calling me to grab her boobies!" Never mind, some doctors say it's healthy to see some boobies in the morning and some before going to bed! ;-p I went back from the mall and directly headed to attend my Arabic Writing class, a course that I really don't need. However, Arabic classes used to be all fun to me. I spent the afternoon with Mo, who is also my roommate, at our place watching Mean Girls on his PC. Early in the evening, we went out again. This time to Prince Faisal Stadium to attend a football match between the local team Al-Hilal, and Al-Afriqi from Tunisia. My favourites, Al-Hilal, were winning the Tunisian side 3-1 at the end, but we did not enjoy the match because the weather was very, very cold. I was expecting a regular night, so I was wearing my favourite jeans and a basic Tshirt, and when I was watching the match, I was actually freezing! It's almost midnight and I had a class on 08:00. I better go to bed. Oops, I totally forgot, I got a 102 medicinal chemistry exam tomorrow morning. What am I gonna do? I think I'll fail! 8'-( Update, 24/11/04, 21:29: A new item was added to the collection today. A beautiful pair of blue jeans from Zara was irresistible to me. I'm almost out of money now, any suggestions to make some? [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/riyadh-times-day-in-my-life.html ] Wednesday, October 12, 2005 Sabbah asks about comments, Jawaher asks about anonymity. What's about all these blogging questions by Arab bloggers these days? Regarding to Jawaher questions, I don't really know if I was comfortable with my family and friends reading my blog. I mean I would be happy if someone I know talked with me about something I wrote on my blog, but it can be embarrassing sometimes. I mean, I think some of my family members and friends know that I've been writing since I was 13, but those writings remained always private. Even when I got published in a local newspaper few years ago, almost no one talked with me about it. For me, writing has always proved effective to release feelings and ideas that I could not tell to anyone. Probably, in the past I used to be afraid about such thing. But then, I just decided there was nothing to be afraid of, and published my whole archive of writings on the internet. So blogging was just another medium for me. I think we share some of the stuff you mentioned in your post. Maybe most of bloggers do. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/sabbah-asks-about-comments-jawaher.html ] Tuesday, September 21, 2004 Great Religion, Bad People Islam is a great religion. Some Muslims are misunderstanding what this great religion is all about. Some people here in Riyadh think they are practicing Islam in the correct way. I think they are extremists. They don't know that, they know and deny it; I don't care. They think you are a true Muslim if you just do things their way. They will tell you to put on a short thobe and grow a long beard, because they think a Muslim should looks this way. What I know is that Islam is about what's in your heart, and what you believe in. Islam never tells you to judge people by their clothes. Here in Riyadh, you will be forced to pray, and all shops are forced to close their doors during the prayer time, whether you like it or not, and no matter you are Muslim or not. When prayer time comes, everybody should disappears. What I know, the Holy Quran says the good things are clear, and the bad things are clear, and there is no obligation in this religion. What harm could occur if shops remain open during prayer time? They think nobody will pray! Can you believe this?! Let me just say a true Muslim would pray no matter what happens. 103 [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/09/great-religion-bad-people.html ] Thursday, October 06, 2005 The Long Walk to Freedom for Shopping I like shopping, especially at malls. This is not great for a young single male living in Riyadh, where shopping malls are restricted to families and single females. However, I discovered how I could manage to have a good time doing my shopping, without going to malls. Apparently, nobody notices the fact that Olaya Street is loaded with dozens of brands from all over the world, with only few hundred meters that separate them. Imagine Olaya Street as a very big open shopping mall, or some kind of a modern bazaar. As weather is getting calmer these days, you can take a walk along the street, starting at Sports City that is located near the intersection of Olaya St. and Orouba St. Then, you can walk until you reach Faisaliah Mall. If you think this is a very long walk, you can stop at Ya Mal Al-Sham Restaurant, which is in the middle between Zara and Jarir Bookstore. Taking this short walk last night, I spent around SR 600 (US$ 160) at the likes of Next, Adidas, Attitude, and Jarir. I did not even enter Zara, because I was quite sure that I would not leave without buying a T-shirt or two, and I already had spent enough that night. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/long-walk-to-freedom-for-shopping.html ] Saturday, November 27, 2004 Maid in Riyadh During my first months in Riyadh, I noticed a lot of things that were unusual to me. As time passes by, everything is becoming more usual and nothing seems to be awkward or surprising. However, there are some behaviors here that I still cannot understand. One thing is why/how most of the young women here never leave home without their maids. They take their maids everywhere. When I saw this for the first time at Al-Azizia Market, I thought "maybe those spoiled girls of Riyadh are just too lazy to pick up goods and push the trolley themselves." Then I started to see that everywhere. The maid will open the car door for her lady, and walk behind her in the shopping malls like a dog just to carry the bags. Meanwhile, her lady will be shopping recklessly at all the high street retailers, buying the ugliest pieces for the most expensive prices without taking a moment to think what the hell is she doing. OK, I said everywhere, but here's a place I never thought a girl will take her made to. Some girls cannot come to the university campus without their maids! A student told Asharq Al-Awsat that bringing the maid is "necessary to carry the abaya." Moreover, some students will come with more than one maid "to open and close doors, carry the bags, the cellular phone and the sunglasses." Yeah, sure, all these impossible missions will take more than one super maid to be done! 104 Ironically, the maids have one advantage at the campus, where they can wear whatever they want. Meanwhile, the ladies/students are obliged to wear some kind of uniform, "to prevent discrimination between the different classes of the society." Really? [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/maid-in-riyadh.html ] Saturday, November 27, 2004 Good Morning Freedom I was talking with a Syrian classmate/friend of mine this morning, and he assured me on some viewpoints I had in mind for a while but I wasn't sure about. When someone visits Riyadh for the first time, he could be fascinated with how a huge city this is. A city that was built to be XL at everything; huge streets, two high skyscrapers and one of the biggest universities in the world. However, deep down, Riyadh is a weirdly divided city. When you get to know people and experience the lifestyle of this city, which is unstylish at all, you will come to understand what my earlier description was all about. Before going into some details, I want to make it clear that whenever I use the word "conservative" in this post, I don't use it as opposite to the word "liberal" but as opposite to who I like to call "anticonservative". Anti-conservatives are people with no traditions; no principles, no values, and all what concerns them in life are the little stuff. Those people who I'd like to call "empty souls". The majority of population of Riyadh is extremely conservative. This is no wonder if we kept in mind that this city was the starting point and the main center of Wahhabism. Those people are in control of almost everything in the city, from shopping malls to social events. In contrast, the remaining minority is extremely anti-conservative. I don't know how this kind of people could grow up in such an environment and educational system, but they exist, despite all the odds. And yes, they are minority, but you can easily recognize them. In this city, you have the chance to run into the extremist fundamentalists, and the in the same time you have the chance to run into the empty souls; the smuttiest boys and the sluttiest girls. Sure, there are some people in between. But to me, these people are not interesting enough to write about. They are just so... ordinary. My friend, born and raised in Saudi Arabia, agreed with me on the above, but he was arguing that some freedom could be dangerous to this city. He says that if the conservatives loosen up a little, the chaos and confusion will be overwhelming. Maybe, but freedom does not come without a price, and I think no matter how expensive it is, it will be worth it. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2004/11/good-morning-freedom.html ] Tuesday, May 03, 2005 Through the Blog, at Starbucks I always read about bloggers who got to meet other interesting people through their blogs, and I was thinking how could that happen, and how does it feel. 105 Last night, I met Mohammed. He is a Tanzanian, and he has come from Dubai for business. He has been reading my blog for a while, and when he asked me if I could meet him over a cup of coffee in Riyadh, I was more than happy to say yes. We spent two good hours at Starbucks, Olaya St., and talked about almost everything from blogs (duh!), to politics, to religion, to business, and finally football. Truth be told, I was a bit nervous before going to meet Mohammed, but now, I am glad that my blog had given me the opportunity to meet such a nice guy like him. Mohammed, who said he hates working with Saudis (I don't blame him, I hate working with Saudis sometimes, too), told me he is thinking of starting his own blog. I told him that would be great. However, I wished we had more time to talk. One thing is for sure, next time Mohammed comes to Riyadh, or I go to Dubai, we are going to meet again. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/05/through-blog-at-starbucks.html ] Sunday, July 31, 2005 Saudi Jeans Meets Mahmood's Den I'm back from Bahrain. It was a short trip; I arrived there around 1500, and left around 2215. What made this trip special was that I had the chance to meet Mahmood al-Yousif, Bahrain's most famous blogger. We had a nice chat at Starbucks of al-Seef Mall, where we discussed many topics, including, but not limited to, blogging, the lost history of extended families in the Gulf, and the states in our countries. Mahmood is a nice man. We had a pleasant talk, and it was my pleasure to meet him. Next time I'm going to Bahrain I'll make sure to meet him again, or maybe we can meet in Saudi Arabia if he decided to drop by sometime. My advice to all of you bloggers out there: if you had a chance to meet a fellow blogger in the real world, do not miss it. It is a really great experience. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/saudi-jeans-meets-mahmoods-den.html ] Tuesday, September 27, 2005 Kuwaiti Blogger, Saudi Blogger, and Good Time in Riyadh Last Sunday, I had the pleasure of meeting up with Bader, the man behind Kuwait Blogs. He was in Riyadh on a short visit, and we had a pretty good three and a half hours; drinking, eating, laughing, and talking about almost everything. When he called for the first time, his voice over the phone made me had the impression that he is much older than he actually is ;-) First, we stopped at Dr. Cafe, the Saudi alternative for Starbucks (well, we have Starbucks all over Riyadh, but many people think Dr. Cafe is better), for a drink. Bader had mocha, and I had lemon juice. I've never been a big fan of hot beverages. Plus the big number of Bluetooth devices he found in there, Bader was amazed when he read at the newspaper at the coffee shop that more than 34,000 Saudis went to Dubai to take part in the IPO of 106 a gas company. Actually, that's what I meant when I talked about take chance of the long weekend to do something useful. Then, we went to Ya Mal Al-Sham restaurant on King Abdullah Road. As Yamal (that's how we nickname it!) makes the best shawarma in the capital, we had chicken shawarmas. During the dinner, we talked mainly about blogging, and how could one builds a community around blogs. Bader has promised to help me on a project I'm working on, which was really kind and generous of him. It was around 01:30 when we finished our dinner. As I had very early classes and he had a plane to catch the next morning, we both had to take off. He said he might visit my beloved hometown of Hassa soon, so we could meet there. We even think about driving to Bahrain together to meet Mahmood and Haitham there. It was really great meeting with Bader. I had a lot of fun, and I am looking forward to meet him again. So, don't believe those who warn you from meeting strangers from the internet. I have met more than three persons through my blog so far, and I can tell you they all were fine, and everything went really good. :-) [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/09/kuwaiti-blogger-saudi-blogger-and-good.html ] Thursday, February 17, 2005 The Pioneers This is a tribute to those great bloggers, who I like, admire and cannot get enough of reading their blogs. - Zaydoun: The author of Kuwait Unplugged (formerly known as Live from Kuwait) is by all means a celebrity Arab blogger. His start was as a warblogger during the American invasion of Iraq, and that gained a him an interview by The Guardian The Daily Telegraph. When the war ended, the sarcastic "failed writer" took a break and then decided to change the interest of his blog, by focusing more on local Kuwaiti issues. His blog inspired many Kuwaitis to start blogging, helping in shaping one of the most active blogging communities of the Arab blogosphere. Recently, he began to post in Arabic every once in a while. - Mahmood: The favorite Bahraini blogger of all times. Using the not-so-well-known Xaraya content management system, Mahmood's Den is much more than a weblog. The website attracted a nice community around it, and Mahmood's initiative was always a remarkable landmark in the Arab blogosphere. - Serdal: This cool man from the UAE was behind the rise of the Arabic language blogs. He has launched various Wiki projects, and his blog is a must read for all Arab programmers and developers. - Haitham: A Jordanian, works for MTC-Vodafone Bahrain. Sabbah's blog is my favorite place to read interesting stories on politics of the Middle East, and the Palestinian conflict in particular. Plus, cartoons of his choice are irresistible to me. He has launched the Bahrain Blogger Meetup, and he co-hosted the first BABA awards. Little secret: he tried several times to convince Mahmood to change to Movable Type, but Mahmood is still insisting on Xaraya. 107 - Subzero Blue: The Tunisian man with the initials MMM was the only Arab blogger to be nominated for the Bloggies 2005 awards for the category "Best African or Middle East Blog" and because he is based in Jordan, I think he fits perfectly for this award. The only drawback with his blog, imho, is that most of the link open in a new window, which is really disturbing to me. And btw, Sabbah's blog have the same thing. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/pioneers.html ] Tuesday, October 11, 2005 Arabic, English, and Linking It looks like this one-page Arabic website is trying to serve as a guide for blogs, and it seems restricted to Arabic blogs only. This makes me wonder if Arab bloggers in Arabic have a problem with linking to English-language Arab bloggers. For me, when it comes to linking, I link to what I consider good content, regardless of the language used. And although some of my readers get frustrated when they follow a link to a page they can't read, but what matters more to me is that I know for sure there are a lot of readers who can read it, and probably would enjoy it. I mean: I don't have any kind of language discrimination when I link. If I find something interesting, I just link to it. Yes, it is this simple. I think languages are supposed to facilitate communication between us, not the opposite. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/arabic-english-and-linking.html ] Saturday, April 16, 2005 Farooha, the new Saudi hot girl blogger I found lately, and a KSU mate, has a great post in which she takes on all things from Shittes, to Star Academy, to KSU useless courses. A great post, but it is hard to comment on/link to it because she combined everything in the same place. Hint: eggs, one basket ;-) [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/04/farooha-new-saudi-hot-girl-blogger-i.html ] Tuesday, June 21, 2005 As some of you may have noticed, a new element has appeared on my sidebar. It is the "Saudi Blog" icon, and it is our first step to build a Saudi bloggers community. My fellow Saudi blogger Farah was the one behind the icon idea, and you can find it on her blog now, too. If you write a Saudi blog and want to add this icon to your blog, please send me an email on the address at the bottom of this page, or leave a comment on this post with your email address. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/06/as-some-of-you-may-have-noticed-new.html ] Thursday, July 07, 2005 108 Saudi Blogs We are proud to announce the launch of Saudi Blogs. This blog is the place for the latest updates in the Saudi bloggers community, with a complete listing of all Saudi blogs. If you have a Saudi blog, and you want to get listed, please visit Saudi Blogs for more details. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/07/saudi-blogs.html ] Wednesday, October 26, 2005 The first Saudi bloggers meet up is to be held on Friday. Unfortunately, this necessarily means that I won't be able to attend, because I will be leaving Riyadh on vacation. However, I would be happy to attend (or even organize, if in Hassa) a meet up for the eastern province bloggers. I know there is several bloggers from Dammam, Khobar, and Dhahran, and I think we can schedule a date for a meeting before Eid al-Fitr. If you are interested, leave a comment here, or email me: saudijeans at gmail dot com. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/first-saudi-bloggers-meet-up-is-to-be.html ] Thursday, April 07, 2005 Discrimination Against Shiites When journalists ask officials in Saudi Arabic about the discrimination against Shiites in the country, they usually answers, "there is nothing in the law discriminates against them." But what everybody else than the government can see is that there is a clear discrimination. In fact, I think it is even worse when the government applies some kind of unwritten law against such minority. Here's an example. This incident happened to a close friend of mine. My friend's father owns a business in my hometown, Hassa. However, my friend is the one who practically runs the business. He is very ambitious, and he has some big dreams. One of his dreams was to expand their business by starting a factory to manufacture machines directly related to their original products. He has a plan, he has resources, and based on the government's claims of encouraging new industries in the country, he decided to start the first step in the project which is getting the required permissions of the ministry of agriculture. He made the required papers, and sent them to the ministry's branch in the city. After few days, the ministry called him to come to their offices in order to receive the reply. When he went there, the official told him that his project did not get the required permission. My friend, unpleasantly surprised, asked about the reasons of rejection. The official said, "you know, your name does not qualify." ( )لﻩأي ام مسالاAn expression that simply means, "you are not allowed because you are Shiite." My friend was so depressed that he called me to discuss migration to Canada! I felt so sorry for him, but also felt so angry on this behaviour by the government. The government does not allow Shiites to own large businesses, to become ministers, or even to become principals of elementary schools, and they shamelessly deny any kind of discrimination! 00:13 109 16 Comments: At 7/4/05 00:35, Zied The Dreamer said... That's just wrong. Let's face it. Shiites are muslims. So, if the Saudi government says that it is following the true Islam, then how on earth do you allow yourself to descriminate other muslims? I bet if his name was Dave or Robert, they would have welcomed him, and maybe even gave him a tax free permission to open whatever business they like. The Saudi government says it represents Islam, but it doesn't not... At 7/4/05 01:27, A.S.G said... Well that's human nature for you. I'm sure if the Shiites were open, things won't be too different. I mean it's natrual to favor people that you relate to. I'm not saying it's okay, I'm just saying it's typical. At 7/4/05 04:16, Zied The Dreamer said... it may be natural for a man to do so, but not a government... At 7/4/05 05:53, Anonymous said... Sandmonkey has been blogging lately about discrimination against Christians in Egypt. As an American raised in the south that was incredibly racist in my childhood, one of the things I learned is that if someone feels discriminated against...they most likely are...The most important thing is to listen...and listen...and listen...and listen.. nut that means you have to give them a voice and forum to say things that are painful again and again... Its hard.... At 7/4/05 05:54, Anonymous said... excuse me,,,'but' not 'nut'. At 7/4/05 06:46, Nadia said... That's just sad. Does the saudi media ever even portray Saudi Arabia as a nation that can possibly have minorities like shias? When living in saudi, i didn't even know there were shias around.. i thought there are NO saudi shias. Just wondering if you guys have a leader/imam that represents shias in the country? At 7/4/05 07:46, Ahmed said... The government hardly admit Shittes even exist, while Shittes represnt more than 10% of the population. Shittes have been talking with Crown Prince Abdullah lately, and he has been understanding. But the government as a whole seem they don't want to listen. At 8/4/05 00:05, Mansur said... I think there are discriminations against Shiites, Christians and other minorities as well, like the Ahmediyas. I also find one too many people not getting a job, simply because they were of a different faith. Its sad, but the reality. M At 9/4/05 01:41, Farooha said... 110 The government has made its share of mistakes in the past. But I’m optimistic (yes, for the very first time in my life) and hopeful that they’re finally trying to put a stop to it. Just two weeks ago a governmental loyalist who works for the Prince Sultan Ibn Abdul Aziz did one of the bravest moves in Saudi history, he called on behalf of the prince, an influential Shiite Sheikh, in gratitude of his patriotism and his calling for loyalty to Al-Saud. This may be a faint, tiny step, but it’s a start. (though the prince did not care to call him himself, or allow a letter signed by him to be sent to the sheikh) I’m still hopeful. Also, I believe the awareness they’re beginning to raise about the school curricula and teachers is a major step. I’m so glad that they’re finally being changed. I’m glad many writers are beginning to question them. I’ve made many mistakes in the past regarding Shiites only because I was a young one influenced by what my deen teacher told me at school. I even hurt one of the dearest friends to me. I pray we at least begin to evolve, so as to make sure that the mistakes I’ve made are not made over and over again. -Farooha (ps: Zied, Islam to the Saudi Arabian government is for pure political purposes. Don't be fooled) At 9/4/05 01:46, Farooha said... Nadia, yes there is. I remember bits and pieces of his name, I'll check and get back to you. At 10/4/05 02:59, Leila M. said... One of the first Saudi families I met when I first became a Muslim was a Saudi shi'i family. Believe you me, they're discriminated against big time. Even with several post grad degrees, the husband to this day can only get a job as a bank teller. That's a sorry situation. At 11/4/05 22:03, Farooha said... His name is Hassan Al- Saffar,he is one of the best. I like reading what he has to say every once in a while, and no to all those of you out there who are wondering, I'm not a shiite. His homepage, http://www.saffar.org At 27/4/05 04:11, فِلأsaid... Today I was reading an article in AlDostoor newspaper about how Shiites are also unofficially descriminated against in Egypt. All in fear of Irani influence, I beleive; just as in Saudia. Estimations of Shiites' numbers in Egypt reach up to 6% of the population (not of Muslims only). Corelating some personal and family facts together, it occured to me for the first time that I may have Shiite ancestry, although I don't classify myself as Sunni in the first place...more on that later.. maybe. AlSaffar..hmmm.that's a typical Khaliji Shiitie name, which are usually associated with manual works and crafts. Isn't this so? At 1/7/05 10:23, Anonymous said... hiI i'm a used car dealer in usa.some one owe me money in saudi arabia .any advise what should i do.i ship that paerson 20 cars.after receving the car now refuse to pay.any help will be a big deel for me. thankyou so much. [email protected] soahil 111 At 10/1/06 21:59, Anonymous said... Wow... great blog! Have a look at mine. It's about GMC GMC At 22/1/06 08:10, David said... I am an American, and in no way am I an expert on this subject, but I am deeply upset that there is discrimination against people of different faith in this "modern", "civilized" world. However, I applaud you for taking a stand and trying to change what you see as wrong. Change is built on the shoulders of people who stand up. Just talking about something invites change. [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/04/discrimination-against-shittes.html ] 112 Farah Friday, February 25, 2005 113 Things (I doubt you'll ever read)About Yours Truly Vintage,You got me. 1- My real name is Farah. 2- They rarely call me "Farooha" :-( 3- Unfortunately, I'm usually called Fair. (short for the American way of saying Farah, Fair-ah) 4- Mind you, I'm anything but fair 5- I'm samoora. 6- I have no idea why I'm telling you this, though. 7- I hate being compared to a character from some Kuwaiti cartoon. (not sure which one) 8- More so being called "tikita tikita" 9- I'm 19 10- I turn 20 next June. 11- 20 scares me. 12- Not because it's old 13- But because it is a milestone. I'll start to question what I've been up to in the past 20 years. Have I accomplished everything I'd wanted to accomplish before 20? 14- The answer would be no. 15- Which is quite disheartening. 16- I've done a lot of stupid things in the past 17- And I apologize once more to all those who my stupidity had affected 18- I study translation at KSU. 19- I hate KSU 113 20- I think it needs major reform 21- I loathe the majority of KSU girls too. 22- I despise their interests. 23- I think they need reform as well. 24- I'm extremely bored of the Kingdom's counter terrorism project. 25- I bet every other Saudi citizen is as fed up as I am. 26- Even "Dior and Gucci girls" at school are beginning to get annoyed by it. 27- When they start noticing anything, you know it's gone overboard. 28- I think the government is going about terrorism in all the wrong ways 29- But what the heck do I know? 30- Not much that's for sure. 31- "Wisest is she who knows she does not know" 32- I'm pretty wise then. 33- I love rain. 34- I love the smell of dust. 35- Sometimes I could eat dust.. 36- Again why the heck am I telling you this? 37- I grew up in VA. 38- It was great but I'd never go back. 39- I don't know what my approach to liberalism and conservatism is, I'm quite torn. 40- I love liberals. 41- But what would life be without conservatives? 42- I would consider myself a liberal conservative 43- Or a conservative liberal. 44- Or whatever the heck I could be. 45- I hate secularism 46- I believe faith should be included in every bit of our daily tasks. 47- No matter what faith that is. 48- I dream of marrying a non-aseel, non-najdi, non-"gulfern" guy. 49- I dream of going against all odds and even showing up with him in my arms in Qaseem. 50- That's not only impossible, dear readers. 51- But almost hazardous to his and my health!!! 52- So I know I'm probably going to end up with a 35 year old Qaseemi guy like every other obedient Qaseemi girl...*sigh* 53- I have a thing for Iraqi guys. 54- It's all my best friends fault. 55- Ever since she left, I've been infatuated with the mere accent, 56- Let alone hot guys who speak it. 57- I have a thing for the Lebanese too. 58- All due to the meeting of a very warm-hearted Lebanese at a cultural program in Germany 59- Oh yeah 60- My first cross cultural program was last summer in a city called Karlsruhe, Germany. 61- It was a big part of my life not only because it was my first time alone, 62- But because my parents were in a whole other city!! 63- Most of my peers there were drunkard Europeans 64- It was sad, lonely and depressing the first few days. 65- My wallet got stolen. 66- I spent nights with moths in my hair.. (yup, the youth hostels were that bad) 67- Until I got to know the drunkard Europeans beyond their drunken exterior. 68- They were nice not bad, much better than the majority of American youth, that's for sure. 69- But I still yearned for someone with more of a Middle Eastern touch to them. 114 70- I really missed home. 71- And got really depressed for a while 72- Until I met a bunch of Lebanese youth 73- They were there on scholarships 74- Most were not Muslim, except for one 75- He was even practicing. 76- And even went as far as reminding me when it was time to pray. 77- I developed a crush on him. 78- Hence the guy that resulted in my obsession with the Lebanese. 79- He was ON FIRE! 80- Am I boring you yet? 81- I look like an Indian actress called Kajol 82- I don't think so 83- But my Bollywood-crazed friends at school believe so. 84- I think it's flattering. 85- But I hate when people approach me thinking I'm "hindyah" 86- Because I've got a whole lot of Arab pride. 87- I'm a Pan-Arabism advocate. 88- I'm even writing a term paper about it. 89- I dream of the day we can call our 24 states "Arabia" 90- I dream of the day our different dialects bring us together 91- And not further scatter us apart 92- I'm also all for the implementation of Shariah. (yes I am, despite what you may say) 93- I dream of the day Arabs can rise to glory once more. 94- I love reading about the Caliphs, the Ummayads and the Abbasids. 95- It makes me feel better when I'm down 96- I hate much of what a lot of Saudi and gulfern people stand for. 97- I hate the fact that we have oil. 98- It's a blessing, I'm aware. (Wal Hamdulillah) 99- But I still wish we could have earned our own money. 100-I fear the day the oil wells dry up. 101- I hate how that scares me. 102- I don't know what the difference between foundation and concealer is 103- I don't even know what exfoliating means 104- I hate Paris Hilton 105- I hate Ariel Sharon 106- I hate a lot of people and things 107- I'm taking supplementary Arabic lessons 108- Because I translate and I'm having a hard time translating English texts into Arabic. 109- Especially literary ones. 110- Arabic is such a beautiful language 111- It's very, very complicated too. 112- I envy Ghayooda because her Arabic is the best (Masha'a Allah) 113- I think I'm going to stop this now.. // posted by Farooha @ 3:02 PM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/02/113-things-i-doubt-youll-ever.html ] Friday, March 25, 2005 115 down, down, down.. Dear blog, Ever since I started you, I never felt the need for a diary, so I quit that. Right now, I miss my diary terribly. Which is why, I ask you to allow me to temporarily use you for that purpose, instead. Blog, my heart aches. I don't even know why. Sheesh, no wait.... I do, I do. I just keep trying to shove it away. No, it's not because of the crummy wedding I'd anticipated for so long (I looked gorgeous anyway, so that was enough to boost my self-esteem for a week or two… yes I'm that shallow, judge me all you want I don't care.) Details on the wedding, later!! It's just that, you know how sometimes you grow passionate about something.. something, trivial and stupid.. but nonetheless, you grow passionate to an extent where passion overflows. I've been experiencing this alot these days. The only reason I'm so passionate about these things or persons is in attempt to bury an older person or thing. I may have been trying to deny this reason. But deep down inside, that little smart-alec bitch within keeps telling me to face and acknowledge the truth. So, I might as well....For that little bitch. (if it means she'd shut up, I'd be willing to do anything). Here goes.. I've been growing insanely passionate about persons and things ever since I buried that older person or thing. It truly never ceases to amaze me, that old person or thing; it was the only person and thing that'd been able to grasp my self-indulgent, childish interest for so long. But then, poof, all gone. Because one day I realized that my childishness was just too grave to be ignored. How much longer must I lead the way when I don't even deserve to be a leader? I know this does not make sense to the readers of my blog, but I do not care. This is an exceptional, once in a lifetime post, in which I wear my heart on my sleeve and go all out personal. For the first time, I do not care what people may think of me. I need my outlet. I thought I could be happy with out the older thing. And I will not lie to you, being the selfish, self centered, child that I am, there were the many, many times when I was completely happy and content without it. But truth be told, I just keep going from thing to thing ...each end in disastrous pain and my cruel acknowledgment of what kind of person I really am... Dreadfully unwise. Horribly imprudent. Forever a reckless, unruly child, who is a stranger to the term "self-preservation." *long, hard, sigh* I just can't seem to shake off that horrendous feeling of emptiness. 116 Help me...anybody... // posted by Farooha @ 3:07 AM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/03/down-down-down.html ] Saturday, August 13, 2005 Guilty of doing nothing I wrote this on our way back from Munich. I do not exactly feel like delving, but the gist should be understood from the context. I'm not much of a poetess, but lord, Munich (not the Germans, mind you, but the tourists) + a very, "Jasmine-Arabisch" (as described by Germans) hijabi girl can do wonders. Just because I'm Saudi Doesn't give you the right to look down on me Nor to instantaneously label me as obnoxious, ignorant, or rowdy. Just because I'm a gulfern Doesn't mean that to me money is an object that I am quick to burn. Just because I come from a land called Arabia Doesn't mean I have to explain myself for every single move as a result of your bigoted phobia. Just because it is Islam that I follow Doesn't result in my eagerness to rip your heart out. My objective in life, you see, is not that shallow. Why do I feel compelled to elucidate? Why didn't they ever attempt to validate? We are all blameworthy. But why is it only I who feels showered with hate? I feel we are partly victims And partly to blame. It's always been there. But here's the question.. What did I personally ever do to fuel the flame? Nothing! +More: My little sister seething her tiny heart out. Go Ruba, go. I swear, I hear you. // posted by Farooha @ 7:15 AM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/08/guilty-of-doing-nothing.html ] Thursday, June 23, 2005 117 Action-Packed Week for Saudi Bloggers & Bloggerettes First, it was the little pronouncement we made about improving the establishment of our blogger community by adding icons. (thank you, Saudi Jeans) ps: if you are a Saudi, or are linked to Saudi Arabia in any possible way,and still haven't put it up, please do ask us to provide you with the code, and we will asap! Then it was my little Independent thing [that I still haven't been able to see with my own two eyes.. pffft] ( and that is all I choose to say of it,as little miss me's getting more attention than I deserve and pretty soon it'll go to my head, and that is the LAST thing you good people out there need, trust me ;-) ) Sarrah, an old friend and a fellow bloggerette finishes her "horrid summer classes" this Monday. Yaaay! Shelna hammek wallah.. allow me to za'3ret kulululululeeesh :-) Mabrooooook ya bent! And last but not least, fame oh fame, has been showering us lately. Ahmed, a close friend and a fellow blogger was mentioned in the media,as well.. and by one of his favourite writers too! Jihad Al-Khazin, of "Al-7ayat" writes about Arab bloggers and mentions Ahmed as a representative of Saudi blogs. Yay! And Mabrook to Ahmed :-) (I can't express how proud of you we are, and I'm sure that goes for each and every member of our community) Go Ahmed GO! // posted by Farooha @ 11:28 PM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/action-packed-week-for-saudi-bloggers.html ] Tuesday, July 05, 2005 Two Khaleeji Girls, Starbucks, and a Shared Passion for Blogging Arby, from Um Qusai Thoughts, paid us Riyadhites an unexpected visit last Thursday. Despite many attempts from my concerned and loving Baba (dad) to completely abolish the idea of an inthe-flesh meet up, I decided to defy and act on my "naivety" and "good-will"; ladies and gents, I decided to meet up with an outta-towner whom I only know from the internet.. .. and I'm soo delighted that I had. Contrary to what baba had perceived, she was neither a perverted male with intentions of taking me to Oman to pimp me, nor was she a 50-year-old freak hoping to kidnap me with the everlasting aid of black magic. She was a kind-hearted Muscati who was in Riyadh for a few weeks, and whom I found to be the perfect subject to shower with that illustrious Najdi hospitality. Together we conquered every Salfah our khaleej had to offer. From absurd cultural restrictions, to when we'd actually be able to catch up with the rest of the Arab world intellectually, and to of course, nonsensical tribal matters most found in the Khaleej area. In short, we had a kick-ass time, and for the first time I don't feel all that bad about having ignored baba's more often than not wise advice. By the way, allow me to share a joyful realization I just made: for the first time in the history of my 20 years in this world.. I was RIGHT AND He was WRONG! 118 So anybody swinging by Riyadh, give me a buzz! We'll have loads of fun, I promise. Ugh.. you know, I can actually hear my dad going "mu kil marra tislam al jarrah".. but whatever.. give me a buzz anyways! ;-) Ps: Arby, babe, I totally appreciate the colorful Hijabs you bought me along with you from Oman. And but of course the smuggled Turki Al-Hamad book. I can't wait to start it! I'm so in love with you at the moment, woman! // posted by Farooha @ 6:04 AM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/07/two-khaleeji-girls-starbucks-and.html ] Friday, September 09, 2005 Ten Unexpected London Occurrences There is evidently much more than just 10, as London is the city of wonders; but I managed to narrow it down to the very least expected top 10. Enjoy! 10- I had the pleasure of meeting up with Bahrania over at Babbling Bahrania. With a slogan of "Defiant Yet Demure," unerringly the nature she gave off, you could tell this was no regular Gulfern. She was stylishly dressed in long gray attire which was meekly topped off with a gray hijab (dare I mention her face's lack of any known make up.. unlike my slutty little self.. tsk tsk) She spoke with a proper English accent and used advanced terminology that consisted of elongated phrases and fancy Londoner expressions. I couldn't help but think to myself, "Oh Gosh, I hope I can be that eloquent one day, Mashallah." Together, along with an Omani princess she introduced as one of her closest friends, we tackled many subjects. Most of which I had little or no experience of; though, to be fair, I was able to relate to some of their discussions. (which also led me to tsk another tsk at my oafish, typically Saudi little self). All in all, it was a great experience. And if it weren't for her, I would've never been lucky enough to try the yummy dishes they served at The Chocolate Bar, in Harrods, Knightsbridge. (I cannot thank you enough, woman! lol) Thank you for the pleasant experience. […] // posted by Farooha @ 2:59 AM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/ten-unexpected-london-occurrences.html ] Monday, June 20, 2005 Farooha, the Hotshot Celeb Much has happened to pique my self-consciousness, as of late. As if getting, like, 50 visitors a day weren't enough pressure (oh my gosh but that is highly appreciated, by the way) little miss me is starting to get totally global. Call it absolutely deserved, call it lady-luck being on my side, or call it a belated birthday present from some apparently very kind people; Farah's Sowaleef is no longer a haven to which a bored and repressed Saudi girl pours her soul. It's suddenly become an, I don't know, interesting read of some such. Yup, you read that right; assorted sources tell me that renowned British newspaper "The 119 Independent" called this humble little blog, the, ahem, BLOG OF THE WEEK! (I'll keep you posted). Of course, leave it to little old me to feel extremely intimidated by that. I have yet to see this with my own two eyes, as the Sunday issue comes out tomorrow here in Saudi; but boy, oh boy, am I overwhelmed! I mean, honestly, just what makes my little blog different than the rest? What? The fact that I'm Saudi? There are zillions of Saudi blogs out there. (well ok three, but who's counting?!) So, ok, a friend suggested that it might be because I'm a Saudi female, you know how interesting that is in Westerners' eyes? But, seriously, I'm not the only female bloggerette from this God-forsaken country, am I? And it's not like I'm newsy either. All I do is ramble on and on about well, kinda, like, you know, me. If you think you got any ideas, enlighten me, would ya? Alright, let me just come out and say it, I want compliments, people. I can't care less why they chose my blog, or what their motives were. I just shamelessly want to devour your undivided attention. Me, panicking? Nope, Nuh-uh... No sirry bob! // posted by Farooha @ 2:24 AM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/farooha-hotshot-celeb.html ] Thursday, October 06, 2005 Specters of the Abandoned Riyadhian Alleys, AKA. "there she goes again.." As I made my daily commute from Northern Riyadh (where I live) to the center, (where college is, also known as Olaisha, or downtown Riyadh), I held my head up and tried my best to do anything but sleep. Which is what I usually do, seeing as it is a 45 minute drive and it is not I who is behind the wheel. What came before me, however, was something I wished I had made note of earlier. It was the raw and crude Riyadh; Riyadh as it is: sans the lavish villas, sans the state of the art malls, sans the international corporations and banks. The Riyadh that it was in the past, before the world snatched our sleepy Bedouin nation that wasn't as ready as it thought it was, and thrusted it in to the 21st century, where the rest of the civilized world lied. It was the Riyadh that belonged to 1960/1970 Saudi Arabia; the venue on which great Saudi minds flourished. Ah, yes, 1970 Saudi Arabia, the era behind everything that now is, the period that spawned some of the best thinkers and intellectuals our nation now boasts. Judging from the various, time-honored photos my parents occasionally thrill me with, and the stories I'm fortunate enough to have read and/or heard concerning it, I've always secretly yearned to go back in time and live a day in the life of my mother or one of her peers. How she met my father, how she lived her everyday life; in serenity, love, and freedom; a life most likely unblemished by religious fallacies, nor illogical, not to mention erroneous, rituals said and done in the name of a religion that will forever be guiltless and innocent. It was an era that many now deem "the era of religious ignorance," which I find extremely absurd. Ignorance? As opposed to the "awakened more aware" era, we now have to endure as a result of your enlightened musings? I highly doubt it. It was, in fact, a period where boredom and unemployment was not endemic, where Saudis rolled 120 their sleeves up and did what they had to do for their own selves. It was not wrong for a Saudi man to work as a toileteer (so to speak, as plumber would be an overstatment for "elly yina'9ef al mezagat") My own loving father honorably did that for two years in Gaseem before he moved to Riyadh and then to Seattle. It was also a time where it was not taboo for a girl to walk down the street. I always find myself sighing a sigh of despair when I pitifully compare my life of restriction, distrust, boredom and repression, to what I see in my mother's pictures, "such an enchanting, captivating time it must have been," is all I could always think. I leave you, good people, with the pictures of the alleys I discovered in old Riyadh, my new favorite place in the world, and let your imaginations go wild with the stories that must have once lurked behind them. [LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/specters-of-abandoned-riyadhian-alleys.html ] Saturday, September 24, 2005 Confessions of a Cynical Flag-waver "Hello. My name is Farah, and I find the patriotism displayed on our national day overdone, deceitful and downright repulsive. It sickens me. It nauseates me. It disgusts me. There. I seem to have recovered already. "But, why?" You may ask. To which I'd gladly retort: "Because the thought of haughty Najdi headhonchos annually forcing the helpless peoples of Arabia to celebrate their family tree, and their ancestral achievements doesn't settle too easy with me." -is what I would have said in my blog last year, had you requested my outlook on any monarchally related matter concerning Saudi Arabia. However, the fact that I sit here, on my computer, in my room, on a Saturday morning, and not at school, changes EVERYTHING. Now that we've been treated to a three-day weekend, (albeit have been threatened not to call our national day a holiday, so as not to commit bida'a) I'd like to take this chance to make a toast to those haughty Najdi head-honchos, and the men who love them. So raise your gahwah bayyalah's and join me, everybody. May they be blessed with a long and healthy life and many more strokes of luck and happiness to come. The festivities that took place at Mamlaka center, last night, were enough to convert my sniping little self into a Sar3ee singing, khaleeji dancing, clear-cut patriot. And, to be completely honest, it was a total blast! Reason why I've decided to generate a list of therapeutic tips for all of my fellow turncoats out there. Friends of my former anti-Saudi cult, I must be truthful with you, only after expressing utter joy and partying hard on our national 'day' have I ever felt true and sheer contentment. Follow these easy tips and you should be as cured and healthy as I am, today, in no time. 1- Examine these pictures thoroughly, and don't you tell me they do not warm the cockers of your heart. You will be in denial for a while, of this I'm almost certain. But please, for me, try to give it some thought. Look at all the happy, shiny people, rejoicing, dancing, singing. Think of it this way, it's finally given us something to dance about in a land where singing and dancing is otherwise deemed "blasphemous." So dance your khaleeji ass away, you Saudi, you. 121 2- Try to ignore all the ta7atee7 there is in this land, and pretend that only 3 exist in reality. Think of the rest as kids of the "bin, bin, bin" clan, nothing more. It's notable to add that there will be jerks who will put you off the whole idea of a Saudi national day, as they will totally rub their 17th greatgrandfather/great uncle/aunt's husband's brother in your face. They may deem you "maskeena, a commoner" should you refuse to address them with "her/his royal highness" (which happened to me just last night, BLEGH). Don't let that dishearten you, though. This king and this land is yours. Think of it as a celebration of the day Hijaz, Najd, shargyah, shamal, and junoob became one under the reign of King Abdul Abdul Aziz and his first few sons..You love the king and you have every right to rejoice. Go Boody go. . .Go SAUDI GO! 3- Enjoy your three day weekend and thank the man that made it all possible; despite the countless oppositions made by some groups of the public. That in itself is enough for you to be singing about him all week long, in my humble opinion. Anyone who dares to look that misled part of our population in the eye and go against their will deserves our utter respect and loyalty. 4- And finally, listen to these songs. A-Foge ham al su7ub (Mohammed Abduh) B- Ya Dar (Rabe7 Saqer) Although, I must admit. I'm not exactly grateful of some of the words, as my damn pride keeps getting in my way. But if you make sure to drown out the voice and listen to the pure Arabian music, you'll feel the patriotism too. Honest.. DISCLAIMER: this post is by no means a method of treason on my part, as I have declared above, I love the king, and I love this land. So please, spare me the hateful comments, because in the end we all agree, and you all know it. // posted by Farooha @ 1:24 PM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/confessions-of-cynical-flag-waver.html ] Thursday, September 29, 2005 The war of the sexes- bils3oodi... na3am, alse3-oooodi One of my favorite Saudi bloggers, Yousef, has brought to my attention a phenomenon that is gradually yet shockingly growing rampant in the mystical lands of Saudi Arabia; yes, blog people, tis the war of the sexes, and tis at last making its way through our big ol' land of Saudi Arabia. Being the nostalgic Saudia who'll unfortunately never know any better, I've always been a fervent 122 reader of whatever books I can get my hands on that spin me tales from 1960/1970 Saudi Arabia. As you may well know, my hankering balloons from time to time for an epoch where Saudi Arabia was a better place, where Saudis were not repressed or subdued to lunacy; exactly what the 60's/70's were to me, and so finding myself in books such as these always quenched my mind-boggling thirst. One thing I've always been attentive to throughout my reads on the era in question, however, is the fact that women were always sloppily silent. The lot of the nostalgic school of writers and authors are males.. In fact, I have yet to read a female's point of view of the stories spun. Women are mentioned, main characters even, mind you, just bafflingly hushed. It was a peaceful era, yes. It was in a much better condition than I presume Saudi will ever be in, true. But for some inexplicable reason, the cat seemed to have gotten all Saudi women's tongues (Cat, camel, whatever the case may be, you get my point, no?) A factor as disappointing as this one was quite the slap in the face for a girl like me, a slight feminist who happens to be infatuated with the era. I don't suppose I'll ever have the capacity to comprehend just what kept the women so quiet? It infuriated me, to say the least. I must admit, however, that after witnessing the healthy debate (well, almost healthy) that took place last night, I was highly pleased. Yes, each gender's description of the other was nasty, to put it quite nicely, it was nonetheless a continuum of recurring arguments, made by both males and females of our society. I was mostly pleased when I found that stereotypes have even been applied by and about women of our society. It may sound outright foolish to many of you, but to me, one who's been chronically let down by what I read, it meant development, it meant change, it meant my fellow women are finally having a voice.. no matter how nasty it may initially sound. (and because comments are deleted within 4 months of their publishing according to the good people at Haloscan, I've decided to document bits and pieces of the discussions that took place and to translate them) - Firstly, the complete list that was kindly set by the Mr. Yousef himself, I will try my best to remain neutral here, and analyze it fairly, without allowing my subjective female views to shine. I hope I succeed. Here goes: 1- That Saudi girls have unattractive legs. (Uh-oh, I must say I'm actually very guilty of this one. My face, my arms and any other part, is not as bad, it's just the horrid legs! Blame it on the curse of ugly "seegan" Saudis (males and females alike) seem to have always been beleaguered by. 2- That Saudi women pretend to be shy, when in reality they are nothing less than "wajh ibn feher," an aspect of Saudi culture Im ps. in no mood to translate. I'd be glad to tell you, however, that it means they are very bold, sexually, but pretend to be otherwise. Well, sexuality, in my opinion, is as crucial to human beings as sustenance. Without sexuality, what would be of the finer things in life, like procreation, lust, passion etc. The fact that Saudi women pursue the role of the pure little stickler, I believe, only further exemplifies the pressures she is under by her compatriots, the males of her society. I could be wrong, though. 3- That women blame men for all of their problems.. this one, I admit we are very, very guilty of. The prophet (PBUH) had even once foreseen this. I see it on a daily basis in my own loving mama. All I can say is we do sometimes take it too far. That's not to say that Saudi men are angels and thus don't really cause their wives any problems, they do, but at the rate Saudi women got it going, it seems almost impossible that any human being with a beating heart could be that cold. 4- That Saudi women are very pessimistic of the future. This one, my friend, Yousef, is one I 123 haven't yet observed. I'm actually very pleased by what I see at KSU. Wives, mothers, pregnant girls, all attend classes on time, and work hard. You know why? Because they believe they can make it and will have a great future. However, I can't generalize. You may have seen this elsewhere, I don't know. I'll let you know once I notice it, though. 5- That Saudi women are very fat and may I quite "bear-like." Here is where I feel the need to raise the question of Saudi men's physiques; they are far from perfect. Therefore, while I do concede that Saudi women aren't exactly svelte, as a result of the ever-dreaded franchise boom, it's only fair to say that, well, likewise to you Saudi men! Of this one, I believe we are both guilty. 6- That Saudi women are obsessed about not being classified as Garawah (garawah = villagers, a metaphor for anything with legs that is not as trendy as the prevailing fashionista populace.) Being a Saudi female who has a young brother now at the age that might as well be the peak of peer pressure and name-calling, I see in him the same things I went through, and still do, as a result of the need to please, and to dress to impress. And thus, this argument is quite weak as it applies to both males and females. Next. 7- That Saudi women love to fake American accents. I also found this one to be quite odd, as from what I observe on a daily basis in fellow English translation students at KSU, having an exotic Saudi accent is the "in" thing, nowadays. I remember a girl who I know has a perfect American accent as a result of having lived there, who deliberately damaged it when she spoke, in her attempt to sound Saudi and elegant. So, um, what was your resource on this one? 8- That they love to play hard, though, they are really desperate. This is also one that applies to both genders, if I'm not mistaken. Secondly came my lovely sisters and a KSU friend along with them, one went as far as calling guys "the ugly tribe," saying she was devastated the day she found out that she was eventually going to end up with a Najdi guy. While the other calmly retorted in confidence and pizzazz, as the KSUer raised a toast to the previous comebacks. Thirdly, came Nourah and W (both females), one believed that Saudi girls sell themselves short by willingly settling for men who are clearly not worthy of them at all. The other dismissed it serenely by saying that we let Saudi men get away with what they do. And lastly of the females came Jo, who as always, amazed me with her attitude-filled riposte. She heatedly presented counterarguments to each and every point Yousef had made. Seeing feminists like Jo, a 100% Saudi girl, is rather refreshing, I'm even highly impressed by the heading of her blog, "How fortunate for leaders that men do not think." Now the boys grow uneasy and in an attempt to make it all better, Sami gestures that both parties are bad! (a note well made). Whereas Yousef persists to feed the stereotype monster the Saudi youth have created today, and goes as far as kindly generating one more list, only this time, what Saudi men are known for: 1-They are ugly. 2-They unresistingly consume both food and women in an astonishing manner. (what is the translation of mashafee7 anyways?) 3- They act like total jackasses as soon as they travel abroad. 4- They lay numerous yet meaningless conditions on which they base their marriages or future wives, despite the fact that they are not perfect at all. 5-They consider smoking sheesha a competitive sport. 124 6- If one of them were to be given the choice of either his father living, or of the obtaining of a brand new lexus, he'd surely choose a "legziz" 7- They are big sleepers. 8- They live off chaos. 9- They think a woman would be into them if she makes eye contact for 0.1 second. 10- If a woman is not up to their modesty standards, she deserves every bad treatment on earth. 11-They stare like a hungry toddler staring at ice-cream. 12- They'd drool over a complete cow if she were to speak in a Lebanese accent. Well, I don't know about you, but I found this all stimulating, now that I've shared my take on the stereotypes about us, I think it's the guys turns to share their approaches to the stereotypes that concern them, please? For us! Ah, yes, the war of the sexes.. it is certainly not a pretty war, but who else managed to enjoy it as much as I have? // posted by Farooha @ 10:00 AM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/war-of-sexes-bils3oodi-na3am-alse3.html ] Thursday, September 22, 2005 Baby, get your eyebrows tweezed and slap on one of them bikinis. Because a male cousin swore to me that according to his fellow associates among today's Saudi shabab culture, that is all it takes to get a big ol' diamond ring around your finger! "We're tired of the notion of the 'virgin Saudi girl', we're tired of getting married only to have to work it out with a 'shy and delicate flower' to get what we want. We get married for reasons, you know, we don't want to have to hire people to get to some of them." I listened to him with complete curiosity and attentiveness, as this was of particular interest to me. A while back, a married girlfriend had insisted that what this guy is saying is exactly what any Saudi girl with her right mind shouldn't do. She told me to keep whatever "skeletons" I may have had in my closet, right where they belong. (skeletons, of course, by Saudi standards, don't you give me that alarmed look). She told me that even though it's been scientifically proven that women have their needs too, it should never be voiced to our Saudi male spouses, whatsoever. She was absolutely convinced that if women had any chance of living in complete marital bliss, it would be by refraining from marrying a Saudi man; a Najdi one, in particular. This cousin is as Najdi as can get, though. He's your run of the mill, average S3aidan and 3layanesque, Najdi native. He's never been educated anywhere but right here in one of the many good old public schools our Riyadh boasts. He goes to Gaseem on a regular basis, and uses an outright Qaseemi dialect when verbally communicating. He isn't an avid fan of any Kama-Sutra related media, not that I know of, anyway:S! He barely speaks proper, formal Arabic, thus his endeavors with other languages aren't even mentionable. Many may use the fact that he isn't yet married as an argument, but he isn't making any of his claims up. He was merely the narrator of stories his married Najdi friends shared with him. I found it ironic that it practically don't get any more Najdi than this guy right here. And yet, there I sat as he explained the methods he was going to use just to mollify the chances of ending up with a freakishly bashful, muttuwa wife; that he doesn't share the fate of his sorry friends. I had to ask him exactly how that was going to be carried out given the chauvinist Najdi society of 125 arranged marriages it is we come from. The people of Najd, outwardly enthusiasts of the sexless, are far too conservative nowadays to ever accept marriages of love, of passion, of lust, of equal needs, and of downright pleasure for both parties. "Easy," came his reply, "I'll just have to ask around about her, you know, do my homework" "Yeah? How so?" "I don't know,I guess I'll ask her brothers if she tweezes her eyebrows, or something" "Heh, and if she does, you'd marry her? What if they're naturally thin,smartie? What if she doesn't have to tweeze them to begin with?" "I'll ask if she fasts on Thursdays and Mondays" "And if she does, you'll ditch her? Good plan" (mockingly) "Thank you, you're not convinced are you?" "Not exactly" "Well, there is one last resort that the guys and I thought up, if all fails and I end up marrying a prude." "Oh yeah? What would that be?" "On our honeymoon, I'm taking us to the Maldives. There, I'll give her a bikini and demand her to strut her stuff in it. Like, you know, in public, on the beach." "Ummm.. a bikini?" (by now, it was getting too awkward. He's still a cousin, you know!) "Yeah, and if she refuses, I'll just strangle her with it and head back home claiming she drowned." " Ha. Ha. Desperate much, are we?" "HELL YEAH!" Pretty, umm, thought provoking, if you ask me.. looks like I may end up with a Najdi after all ;-) // posted by Farooha @ 1:15 PM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/09/baby-get-your-eyebrows-tweezed-and.html ] Sunday, October 09, 2005 Rajaa's my new favourite person She's this generation's female version of Turki Al-Hamad.. and people, let me tell you one thing. I am DAMN PROUD of this fellow Riyadhite right here. Allow me to shamelessly shout: YOU GO, GIRL! I have yet to read the novel, but from this excerpt it seems like a hell of a read:(translated) "This story is about 4 girls' search for love in Riyadh: Gamrah, now a divorcee after discovering her ex-husband's unfaithfulness. Sadeem whose fiance left her after a lusftul night, assuming she's no doubt done this with a man other than him before. Masha'el (or Michelle) whose Saudi lover cannot marry her in compliance to his mother's orders that her son is never to marry a Saudi girl with an American mother; And Lamees, the friend whose always there to lend her helping hand. It is a story of love that is struggling to live, despite the rigid traditions." Rajaa' I love you. I really, really do. And the fact that it is written in colloquial Saudi makes it all the more interesting. She'll be on tonight's "Hadath" at 1:30 am (Saudi time) on LBC. Be sure to catch it, everybody. 126 SUPPORT THE BUDDING SAUDI NOVELIST'S CAREER! Kudos to all Saudi women who, by breaking the traditional barriers, prove to be braver than their male counterparts. // posted by Farooha @ 1:59 PM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/10/rajaas-my-new-favourite-person.html ] Saturday, June 25, 2005 On Wahabism, Najdism, and a Whole Lotta other "ism's" Be noted: any anonymous individual who may find what I have to say heretic or "kufaristic", is not welcome to comment, as I only have my religion, and my people's best interest in mind. Individuals reckoning I am not qualified enough to speak of such matters, aren't to be too comfortable around here either; as God (SWT) distinguished humankind with a mind, that I believe must be put to good use. What is the correct form of Islam? What must we follow in order to achieve immortality in Allah's heavenly paradise of Jannatul Naeem? Is what I am currently following truly what Allah wanted from humanity? Could I be fortunate enough to have been coincidentally born with that oftenpondered link to paradise? For a while, I had been almost positive that just following what my Wahabist society taught me was all I needed to ensure my little place in Jannah. But after years of living and interacting with amazing people of diverse beliefs and perceptions, I found it outstandingly impractical that all of them were headed to burn in hellfire one day whilst I and my selected few march on into heaven. Westerners who must've once been so consumed with the corporate world are drawn to Islam and eventually embrace it, chiefly - but not solely - for its spirituality; hence, their focus would be on spiritual aspects of Islam.. .. .. only to be called "sufists who'll undoubtedly take their eternal spot in hell" by my good people. (e.g Sheikh Hamza Yousef, whom my people found kufarstic, as of late.) Men and women of ethnicities known for humbleness and often looked down upon by other races, embrace Islam for its equality among the humankind. They are fond of the respect and acceptance they are welcomed with when converting. They are tired of the racism and prejudice they'd endured in their own societies and find their sanctuary in this religion. They find their role model in a good man named Bilal Ibn Ribah.. .. .. only to be called "Bilalists, with a tarnished understanding of Islam" by, yet again, my good people. People find spiritual relief in assorted beliefs. Islam boasts many positive aspects, most likely reason why it is the second largest growing religion in the world.(Despite its relatively young age). So why must my good people of Najd put so many restrictions to such a profound, complete religion? One of Islam's main characteristics is that it has completely freed humankind from the slavery of man. You needn't confess to a priest if you've sinned, you needn't a medium through which you pray to God, you needn't follow nor fear any man or equivalent of yours to make it to paradise. So why must we retrieve this ungodly practice from the age of ignorance? Why can't we indulge in 127 what Islam's given us? Quite frankly,I am tired of hearing,"but Ibn Baz said this about Shiites," or "but Ibn ethaimeen said that about women driving" Ibn Baz was a great sheikh, as was his counterpart Ibn Ethaimeen. They both had and remain to have my utter respect. Both were productive ulema who contributed much to Hanbali Islam. However, they are not prophets; nor are they Gods themselves. They are human beings just as we are. If we choose to disagree with them, we are in the end of the day free to. I have had just about enough of that shocked expression that even young and hip college-mates give me when I declare that I may disagree with something they may have said.( I mean seriously, you guys, it's not like I was calling for a Saudi renaissance, or something). Or even worse that degrading finger-gesture thing accompanied with the words "And who do you think you are?" I happen to believe that I'm a functioning human being with a mind of my own. If I do not choose to follow a fellow human being, not a prophet nor a God, then that doesn't make me any less of a Muslim than you are. It's as if we've completely forgotten this verse: (set your browser to unicode to see the Arabic script) اَّلِإ اوُرِمُأ اَمَو َمَيْرَم َنْبا َحيِسَمْلاَو ِﻩَّللا ِنوُد ْنِم اًباَبْرَأ ْمُﻩَناَبْﻩُرَو ْمُﻩَراَبْحَأ اوُذَخَّتا ”"َنوُكِرْشُي اَّمَع ُﻩَناَحْبُس َوُﻩ اَّلِإ َﻩَلِإ اَل اًدِحاَو اًﻩَلِإ اوُدُبْعَيِل "They have set up their religious leaders and scholars as lords, instead of GOD. Others deified the Messiah, son of Mary. They were all commanded to worship only one god. There is no god except He. Be He glorified, high above having any partners." And our Prophet's (PBUH) commentary regarding it: "مﻩنودبعي اونوكي مل مﻩنإ امأ, ﻩولحتسا ًائيش مﻩل اولحأ اذإ اوناك مﻩنكل و, "ﻩومرح ًائيش مﻩيلع اومرح اذإ و So what is Najdism? Najdism: (noun) a compulsive, obnoxious delusion that Islam, morals and anything in between is limited to what it is according to you and only you. Whoever may disagree is a kafir who will burn in Nar Jahnnam forever. God set our beloved Kingdom free of it. Only then, will we ever be able to make any real progress. (ps: I accidentally found this, have a look-see.. and be ready to weep) // posted by Farooha @ 11:07 AM [ LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/06/on-wahabism-najdism-and-whole-lotta.html ] Monday, November 07, 2005 Faroohatistic FAQs 128 That's right. Haters, you shall congregate my haven no more. Not here, nuh uh, not anymore, (I'm tempted to snap my fingers but for the palpable cheesiness of it, I shall refrain). This has gone far too long and has even progressed to infest blogs other than mine. Thus, (and I sincerely hope you realize the kindness of this little gesture of mine) I am hereby granting you, my trustworthy hordes of foulmouthed, spiteful deplorers, an inclusive post, which I will ps. link to as well, in which I shall resort to the last thing people on the line usually would: explaining myself. I will also add my bit in Arabic, the Arabic is a tad more sweetened only because the readers who send me emails in Arabic are much more polite (right click -- > encoding -- > Unicode) Enjoy, but not too much. A) Why, oh, WHY, did you decide to write in English? Because as a member of a global community, I've always been an avid enthusiast of whatever measures one must take in order to build a more understanding, more connected world and in order to bridge between the cultures of the world. Screw Esperanto, it aint got nothin' on our good old English here, that is day by day proving to become today's lingua franca. B) But, don't you think you're kind of exposing us? Yes. That is precisely the point. Me, I am Saudi, by location, blood and heritage. For the love of the very holy SAUDINESS you people lament, inform me, if you would, if not I, your contemporary Saudia, then who? Jean P. Sasson? Sandra Mackey? Carmen Bin Laden? Yes, well, they aren't exactly awaiting your approval. C) Why must you be so crude? Why don't you love and embrace your culture? I am deeply, profoundly, overwhelmingly in LOVE with my Saudi, Arab, and Islamic culture. If I come off as anything short of the zealous and passionate lover that I am, then there must be a misunderstanding on one of our parts. (And this will be the LAST time I say this.) If I do, through my writings, find a way to exceedingly demoralize your sense of identity or whatnot, then kindly make clear to me your point of nuisance and engage me in a civilized discussion, via my email: Farah[dot]Aziz[at]Gmail[dot]com. No, you're not exactly flaunting your elegance and modishness by swaggering in all your spitefulness on other blogs, or worse, on your own. D) That doesn't change how mad we are at what you write, ya know! Especially since you choose minor, petty inconveniences that only a slight chunk of the society has to endure and emphasize them till they come off looking like the norm! Well, my bad. I have a question for you. Why do you care so much about how you "come off." Wouldn't you much rather save the affection and show it those of us who do suffer of these everyday annoyances? Wouldn't you much rather acknowledge them, for us, your brothers and sisters of this society; a society steep in social bigotries and corrupt cultural norms, for that matter. Or would you much rather that our friend Jean P. Sasson acknowledges them? Moreover, as readers of my blog, I assume you are avid followers of Western art; cinema, literature and the like. When the world watched young Westerners struggle with drugs, teen pregnancies and etc, did the world look down on the West, or their culture? When the world read books by the likes of Jane Austen, William Shakespeare, and Ernest Hemingway, did the world despise Western culture? Did they look down on them, tsk in dismay and call them "masakeen"? No, I'm afraid. Western culture managed to, as a matter of fact, progress to lead all cultures of the civilized known world. When will we, as Saudis and Arabs, ever be secure and comfortable enough with our imperfections? Not acknowledging your self-worth is what begets this attitude. Love your country and be comfortable with its flaws, comfortable enough to even (gasp) discuss them aloud! E) Hey, but I'm a Saudi girl, and I'm living fine. Listen, woman, if your family is barbaric and mistreats you, how's that our fault? Isn’t it "haram" what you're doing? Why must you do this to Saudi girls? They may be smiling with you now, but the joke's on you, you poor oblivious child. 129 Yawn, here we go again with the thems and the theys. I don't care why or who is reading. Yes, I am getting attention, but aint that swell? That I, Farah Aziz, is getting attention as a result of writing about MY society, a Farah Aziz and not a Jane Smith, or a Barbara Brown? As far as not being mistreated, then well, that's great. Mabrook to you, I applaud your family for providing you with a normal, wonderful life. Isn't it about time, though, that you get off your high horse and start looking around you? You were lucky enough to have been born into a well-off and educated family. What if you weren't? Do you take the fact that you live in a society that ALLOWS such practices with ease and comfort? What if YOU one day fall prey to such inconveniences? (and trust me, it's just a hop, skip and a jump away, baby) Living on fortune, chance and luck isn't all that great, now is it? And do not attempt to persuade me that, whether or not you are lucky enough, is not what being a Saudi female is all about. It is, whether you deny it or concur it. F) There seem to be some secret goals that you want to accomplish for the West, why are you doing this for them? Heh. I am not. I will not attempt to swear by Allah to you that the West's not losing sleep over me and other Saudi girls, because that is far too absurd for me to even dignify with an answer. I just sincerely ask you to, for once; know your friends from your foes. Have the ability to, for a change, tell them apart, before it is too late. I urge you. (and everyone's favorite) G) Why do you like talking about matters known to be taboo to the female Saudi lot, like relationships with the other gender, and sex? Because, I am human! I may be a virgin, but heck I got a libido. Moreover, I neither am the first nor will I be the last Arab female to discuss such issues (borrow books by Hanan Al-Sheikh for example who even goes as far as discussing lesbianism amongst Arab females ) and I only bring them about when they are of particular relation to a certain topic in question. You are free to differ, of course; we are humans, at the end of the day, we're bound to disagree; however that doesn't render you free neither to judge nor to badmouth me as an individual. NOW FOR THE ARABIC: […] Hats off to you Farah. what a wonderful 'I have explained myself now piss off' attitude that you have. I think it's great that you have gone this far to bother explaining yourself and I also agree it should be the last time you need to justify yourself. If people are not happy with what you write they can always close the window. Nobody is forcing them to read now. Oh dear you are quite a controversial one but entertaining nonetheless. Asmaa* | 11.07.05 - 1:48 pm | # Farah, you said it. Now that you have, dont worry about these people. You are so much better than they are. Besides, as the newest Saudi 007 superspy, dont you have to be out winning wars for the Western World? lol Abu Sinan | Homepage | 11.07.05 - 2:58 pm | # Farah I have always admired your honesty in what you write... your blog has been first-hand education to me; another perspective on a culture that we always wrap in stereotypes... I want to say 130 to all those who think that you're giving a negative image of your culture; it's the contrary, I always had a dark image of Saudi society and the oppressions there, my source was partly Jean Sasson and the many others like her who barely get it and who think they are doing the helpless women a favor! But you showed me how amazingly intelligent saudi women are... that there are strong, educated young women there who will one day make a real difference! thanks and don't let anything change this spirit of yours! Lina | Homepage | 11.07.05 - 5:17 pm | # YOU GO GURL! Yousef | Homepage | 11.07.05 - 5:35 pm | # farah, Even though i lived in saudi for 17 years of my life, i was never in contact with the local girls since i didn't get to go to school with them and if i did, we had a language barrier that prevented communication, so i had some preconceived notions from what I saw at the malls and what the western media said and yeah, i also read Jean Sasson's books, which were pure bs, i believe. I must say your blog and other saudi blogs in english bring saudi girls out of the shell, I'm sure you have heard of the term black moving objects.. a grossly unjust label for saudi women..Your blog breaks that image of the opressed, subservient girl that the Saudi Ay-rabs must have been hiding underneath the abaya. I know none of that bs is true... but its hard to believe since saudis are traditionally a very close knitted society and don't open up to the expats who live in saudi arabia. So there will be misconceptions and stereotypes unless both sides open up to each other. Thanks alot for writing in English. I wouldn't be surprised if they labeled you a cia agent tarnishing the image of saudi arabia. lol keep up the good work. peace. Salamalaykum nadia | Homepage | 11.07.05 - 8:24 pm | # Farah ....YOU ROCK GIRL!!! keept it up and always be just the way you are ...FANTASTIC. Maha | 11.08.05 - 12:14 am | # Weblamer, I'm not a teenager, and I've had just about enough of the negativity, so please spare me and allow me to delete your comment. I've gotten to a point where, nah, I just can't accept it anymore. Thank you to the rest of you :XXX guys namely Asmaa, Lina, Maha and Nadia.. it's great to see people as understanding as you mwaah. Abu Sinan, heck you know how I feel about you hehe.. 131 Yousef, LOL.. bas.. Farooha | Homepage | 11.08.05 - 1:12 am | # That was great, Farah! Very well said. And I'd like to echo Lina's comment word for word - I swear that's exactly what I was going to write! Nancy | Homepage | 11.08.05 - 6:19 am | # I dont understand where did you give Saudi a negative image!! Some people cant take it when others think differnet than they do, well let them suffer and you should continue writing what you are writing and pleaaaaaaaaaase for once I wanna see you online on msn!!! Arabian Princess | Homepage | 11.08.05 - 7:19 am | # Dude.. just delete and ignore.. at first you hope some have constructive critisms or outright disagreement with your views that they present respectfully.. But no. They just want to argue and bash and that's neither respectful nor useful.. Rayi7i balik o balna ya sha5a and Delete! Leeno | Homepage | 11.08.05 - 7:19 am | # sha5a=shai5a (but u gotta lol at that typo) Leeno | Homepage | 11.08.05 - 7:20 am | # Wonderful answers Farah. Still, I think you shouldn't have bothered explaining yourself to whomever was accusing you of such things. It's your blog, it's your personality, and if someone still prefer the age of suppression and factual denials, let him search for another blog. Eve | Homepage | 11.08.05 - 12:13 pm | # Yeah keep up your great work- really important for us Westerners to be basing our impressions on accounts straight from the horse's mouth. By horse I mean intelligent, proud, funny and articulate Saudi girl :P Freeworldnik | Homepage | 11.08.05 - 2:15 pm | # You know what that sounded like leeno .. ?? Farah, alsfhan yga63 alm9ran .. believe in yourself, and your abilities. I believe in you .. Umwah xxxx sha5a | Homepage | 11.08.05 - 4:25 pm | # 132 Meesh can't you ever let things go! must you point that out! yimkin she didn't notice heh.. WiCkEd | 11.08.05 - 6:59 pm | # My only problem with Farah is that she doesnt post enough! Yallah! Abu Sinan | Homepage | 11.08.05 - 8:52 pm | # Nancy, I love getting comments from you. I don't know why but when I'm blue (thanks to the letters I get) you always find a way to paint a smile on my face. Thanks for that Arby, I'm still in my post-Eid blues mood... I don't know when I'll feel better lol. and a girl made it all 100 times worse by sending me a very loving email. How nice. ahh I'm also dreading school..I have midterms ALL WEEK.. Leeno, or shall we say sha5a, (LOL LOVED that typo btw) I can't really ignore them.. I don't want them to hate me, as sappy as that sounds. Eve, wallahi I wish I could have that carefree atittude, I get really depressed when I receive emails such as these. I even cry sometimes.. (the whole househould turns me into the butt of their jokes when that happens hehe.. gotta love the supporting famalia) Freewrdlink, thank you.. this horse's mouth is now smiling widdeee... hehe Meesh, I don't know what I'd do w/o you.. mwaah. Abu Sinan, we're on the verge of the nightmare that is MID TERMS... ahhhh so I don't know how often I'd be able to update this blog.. Allah yi3een. Farooha | Homepage | 11.09.05 - 7:49 am | # hey girl... this is dawi (24 male) from jeddah. I LOVE ur Blog. i dont know why but somtimes i tend to forget to visit, and when i do remember, i keep on feeling that im missed out on wats going on. anyways im trying my best to stay on track. keep up the AMAZING work. ( by the way my best friend is qasmanji living in ryidh u remind me of him a lot) lol anywayz ..salam dawi | 11.09.05 - 7:52 am | # Farah, the problem with women in Saudi is that they cannot open thier hearts in public, or express the way they feel inside(either thier hearts or panties) they can't even excersize walking in the streets,ofcourse, most people saw what happened in Riyadh... I'm a Saudi dude but I have never seen people who're so obsessed with sex like Saudis and ofcourse Khalijis!!! not even the Westerners have it in them although most pornos come from thier side... so, howya gonna reply to this shit, Farooha?? nas69 | 11.09.05 - 1:23 pm | # well...nas..why do you have 69 in your name? gocha ha? We are all sexual beings ...I am sa female and hell I love it too, but to say that we are so obssessed about it is rediciulous..have you been somewhere else and seen how some people live? Anonymous | 11.10.05 - 5:27 pm | # 133 Dear Farah please read let me ask you this farah: don't you think that you sound more westerner than arab? not just because you write in english but because you talk from a western point of view. you talk about sex for example like a lusty teen aged girl from NY not like an arab muslim person ( female or even male for that matter) you say you expect most of your readers to be from Saudi when you know that most of them do not understand english and even those who do understand a little bit of english just do not understand your prefect american english and do not understand lots of your examples etc. that have something to do with western or U.S culture in particular unless they lived there or something. lots of what you write in english can not be understood by those who did not live for a long time in U.S/ Canada because it has something to do with the culture it self something they can not look up in a dictionary. oh, did i say you sound more like a U.S teen than anything else? you may wanna look deep into your soul and decide what you wanna be. I mean do you want to be arab muslim or a westerner. to be honest with you and with out knowing your life story, i can tell that you have spent a lots of time somewhere in either the U.S or Canada and that have created a little bit of problem inside of you. you like being arab muslim yet you just got something for western culture. you just gota choose one and go for it but you can't go for both. choosing to talk from a western point of you or like a lusy U.S teen aged girl means you won't appeal to arab mulsims and it means you will never live in peace with your own self because you are still arab muslim girl. it's like wearing abbaya in U.S, you can do it but you know when u do it that u look weird and ain't in peace with your self when you do it. think about it and don't get mad @ me here. wink wink | 11.10.05 - 5:45 pm | # nas69 women in saudi can not walk in the streets lol are you drunk? some people are just..... do you think that we're stupid or something? what makes you think that we actually could buy that trash from you? this is actually funny nas69 lol i guess you're plain stupid that's what you are lol you gotta say something real if you wanna make case pal. lol | 11.10.05 - 5:53 pm | # "I may be a virgin, but heck I got a libido" - that made my day! LOL 134 Wink wink - I haven't been to US or Canada yet I have no problems understanding Farah's English and a hat off to her for writing in English. Great English, at that. =^..^= Qatar Cat | Homepage | 11.11.05 - 2:46 am | # farha, i think your blog is just part of the sunna shiia war in your country that's the real beef here. you say shit about sunna ulama but you say nothing about shiia ulama who are even more backward. sa'adah | 11.11.05 - 3:36 am | # qatar cat, you understand her point of view because you are a westerner. it's good that you understand her english and she can write in english all she wants as long as she is not claming that she is doing it to talk to her saudi or arab people. anyways, and as someone said this blog is clearly part of nothing but the sunnah shiia war in saudi. it is very clear to anyone who knows anything about saudi and to those who know the shiia way of hiding their true feelings. it's a part of their religion. and by the way, shiia hate sunna as much as sunna hate them even more. fadi | 11.11.05 - 3:45 am | # asmaa is an alias used by.... saudi pants | 11.11.05 - 4:15 am | # woaah whoever said people from saudi arabia wouldn't understand her english is nuts or hasn't lived in saudi him/herself. Saudi Arabia is extremely mutlicultural with people from all over the world and if you attended an international school, chances are, you grew up speaking English. And plus this world is now a village, kids almost every where in the world are familiar with American popular culture. Its something called globalization. Regarding the comment on feeling weird wearing abaya in the US... tell that to the 100s of girls who wear abaya everyday here in teh US and are damn proud of it! I wear one at work and school regularly and i don't feel weird. 135 Shia sunni war? Clearly you guys are missing the point here. nadia | Homepage | 11.11.05 - 7:56 am | # Sunna shiia war on Farah's blog? Have I missed something? The only thing remotely relevant I remember is Farah visiting shiia mosque... hardly a war. Correct me if I am wrong! And I know PLENTY Saudi people whose English is as good as Farah's! =^..^= Qatar Cat | Homepage | 11.11.05 - 6:10 pm | # First, you have increadible talent for writing. Your blog really holds my interests (considering how much A.D.D. I have that is a huge accomplishment) I still have a negative view of Saudi Arabia. My girlfriend is from Iran and her stories of virgins from her neighborhood being bought by rich Saudi men for sexual slavery is enough to turn anyone off. But I am glad your blog is around to provide a balanced picture. Personally, I think sexuality is a wonderful gift, but I will never understand why sex makes every culture completely Fakakta! Its just sex people! JordanR | 11.13.05 - 7:37 am | # qtar cat, yes sunna shiia war. do you know whose farha? do you know anything about her family, het hitory? do you know anything about shiia sect and how they fight their 'wars'? do u know anything about sunna? the answer to all the above is no. so.....> u got my point i hope. na | 11.15.05 - 11:23 pm | # na I'm not shiite.. I'm unfortunately BORN into a sect that boasts PEOPLE LIKE YOU, SUNNI.. but you know what? I'm going to convert to shiitism JUST TO PISS YOU OFF.. and when I'm done with that, I'm moving on to Sufism, then when I'm done with that, I'm announcing my apostasy, how you like that? Now, seriously, GET OUT. Farooha | Homepage | 11.16.05 - 6:39 am | # Farah, that last comment kicks ass made me smile anyway- you tell em girl! I've been reading your blog for a while, and this is the first time I've been prompted to comment! Says something.. says GET OUT Confused Arab Chick | Homepage | 11.22.05 - 10:25 am | # 136 LOL ya halla wallah bik ya5tee! there's always room for more confused Arab gals! We should hold a convention for all us confused ones out there to unite! Oh and just so we're clear on this, I don't mean you nice people, the GET OUT was directed to the annoyingly radical, the exaspiratingly opinionated, and the overly religious who seem to LOVE spamming my blog. You? Whatchya talkin bout, come here girl, HUGS! Farooha | Homepage | 11.23.05 - 1:17 pm | # what a great iconoclastic stand you have?go for it and in time you will accomplish to erase the shamefull image of arabic women(the harem,hijab)and the whole god damn religion. solo | 01.10.06 - 10:28 am | # Salam Alaikum. Farah, you shouldn't talk about 'announcing your apostasy' EVEN WHEN YOU'RE NOT SERIOUS, 'cos it's not something to joke about, or take lightly. btw, your response to the haters is good. *thumbs up* Saif | Homepage | 01.16.06 - 8:17 pm | # LMAO! HAHAHAHA, yea i know, i know... talk it out haha!. Faisal | 03.06.06 - 2:42 pm | # [LINK: http://farahssowaleef.blogspot.com/2005/11/faroohatistic-faqs.html ] 137 The Great Divide Ahmed Thursday, February 17, 2005 The Great Divide: Observations on the Arab Blogosphere Two years ago, when Arab bloggers appeared for the first time on the web, most of their weblogs -if not all -- were written in English. Not a long time after that, some new Arab bloggers decided to start writing their weblogs in Arabic. There were some technical difficulties at the beginning, but eventually all the difficulties were solved. However, the great growth of the Arab blogosphere seemed to move in two parallel lines. As a reader, and a blogger, I have noticed that English-writing Arab bloggers are living in their own world, and the Arabic-writing Arab bloggers are living in another world. Now to make things easier, let's call the first group A, and the second group B. The great divide can be shown clearly by the variation of the qualities in every group. For example, most members of group A are liberals who look to West with admire, and tend to criticize the situation in their countries harshly. They have little or no HTML knowledge, and they like to start blogging using a free service such as Blogger. In the other hand, most members of group B are expert programmers who look to West in suspicious, and write their blogs with Islamic sense. Of course, there are some exceptions in both sides, but I can't study every individual case in this article. Such differences, and therefore such divide, is not a big a problem by itself, as long as A and B are communicating with each other properly. The big problem is coming next. From my observations, I have noticed that A and B are living in two separate worlds. Every group seems isolated and enclosed with itself. Just take a look at Sabbah's blogroll, and then look at alMohareb's blogroll. You may refer this to personal preferences, but I think it reflects a deeper problem. Because other than the blogrolls, A members do not link to B members and vice versa. Furthermore, there are even smaller groups inside A and B, which looks so obvious in the case of the Kuwaiti blogs and the Egyptian blogs, where the two communities are very self-centered. I think this is a serious problem because as most of you know "links are the building blocks of the web" and therefore the blogosphere. I can't emphasize on this enough, but links are really important. And if the Arab blogosphere is to be built upon ignorance and denial, it will be a weak destructed world. This is unhealthy, and it cannot be good for our little beautiful world. 08:46 18 Comments: At 17/2/05 10:39, Mahmood Al-Yousif said... 138 Excellent article Ahmed, very perceptive. This is a "manual" trackback where I commented on your post... you should enable the trackback functionality so that you too can help in extending the reach of Arab bloggers... At 17/2/05 11:31, Ahmed said... Blogger dose not support trackbacks until now, and the other free services , such as Haloscan, are not good enough. I think I'll write the Blogger team to implement this feature asap. At 17/2/05 11:57, Anonymous said... Came over via Mahmood. Interesting entry. I wish you would mark the blog (A) for Arabic language or (E) for English, so I don't waste time surfing over to something I can't read. Example: Saudi Jeans (E). Here is a manual trackback website which I use sometimes: *http://kalsey.com/tools/trackback/ But it comes up as an error when I try to use it for Mahmood's blog, so I never know whether he got it or not. --button At 18/2/05 00:18, Eve said... Hello Ahmed, I like your article, and I can't help but leaving my own comment as well. It's weird, but I was just thinking about the same idea, before running into your article: the concentration of Kuwaiti blogs in one zone, and Egyptian blogs in another. I feel that, generally (and I say generally so no one misunderstands me), each group tends to form a close community, which doesn't welcome "intruders" as much as it welcomes people from the same sphere. As for groups A and B you have mentioned, I used to share your thoughts, but now I believe that if each one tried to step forward and communicate with the other, the ice will be often broken. At 21/2/05 01:10, nibaq said... Ahmed, I agree with you on the divide issue, some of those guys can do some amazing web design and coding. But judging peoples blog from their blogrolls is wrong. They may not link to each other but I am sure they are keeping tabs on each other. I may have links on my blog that I frequent on a very little basis, but ones that I frequent a lot I have it memorized and view it everyday. One thing about blogging and the web is there is always someone reading. And this is the first step to bring the divide closer. Sooner or later they will start commenting on each others blog and having debates. This is already happening with bloggers linking to other 139 blogs in their posts. So there is some linking. I dont think bloggers should put links in their blogroll of places and ideas they dont like or dont share the same mind set. Bloggers want to link to their interests and people like friends. You dont tell your friends places you hate first, but the places you enjoy and share a common bond with. This also goes with bloggers. Your right about the self centered part, but also each community is like that. We are all looking for our best interests and people like us. I will add any blog associated with Kuwait to KuwaitBlogs.com and also to Safat. No matter on their topic or beliefs. But people still have to click on them to read what they have to say. At 21/2/05 21:46, JD said... I'm curious, why are middle-eastern blogs written in English at all? It seems that the very motivation for writing in English marks a deliniation for many bloggers. If writing in "langua Franca" then one could assume you are appealing to outsiders and are trying to speak to an audience with whom you would not otherwise speak. If writing in arabic than one could assume that you have no intention of speaking to outsiders. So it seems that the very decision to blog in English shows that you are invisioning a different audience from that of your Arab blogging peers. I am simply an outsider though so I don't presume to know anything about the Middle-East blogaspere, just curious. At 21/2/05 22:41, Mona said... interesting observations yu got there!! well JD, i dont think most Arabs blog in Ebnglish to attract 'outsiders'. In the Arab world generally, english is the 2nd language and most business conduct is in english... english seems to b widespread also, the fact that most internet content and computer usuage started out in latin characters and hence english so it sort of became the norm, however alot of arabic language websites r available. At 22/2/05 12:29, Anonymous said... JD hi!! Thank goodness some of the arab bloggers write English. I always race to the puter to read Muscati n Mahmouds blogs, they are truly amazing. I was really upset when Muscati mentioned free brains blog - went there and it was in arabic, he looks like he puts a lot of work into it, even the pictures are funny, but...... I can't bloody read it. I have sent it to one of my arabic chums though so he can get a laff out of it. Also JD, I have noticed that most of the local guys here, speak to each other in English. Quite a skill. At 22/2/05 13:43, kvk007 said... This post has been removed by the author. At 22/2/05 13:46, kvk007 said... 140 Enlighten me with your theory; "most members of group A are liberals who look to West with admire, and tend to criticize the situation in their countries harshly. They have little or no HTML knowledge, and they like to start blogging using a free service such as Blogger." In my opinion, when you base your theory from a personal level, without making a research, then it is baseless. With your theory, you are suggesting that most of our world, is based on white and black colors. Can such world be based on two colors only? Can't we have brown? Red? Etc? Correct me if I am wrong. Again, enlight me on how you based your theory. Regards, Khaled At 24/2/05 16:19, Ahmed said... Hey Khaled, I never said it's a theory. These are only obsrvations or impressions, and as I said, "I can't study every individual case". At 27/2/05 02:40, براحملاsaid... مكيلع مالسلا ةيبرعلا ةغللاب بيقعتلل يتباتك نم نوعنامت ال دقتعا ام ىلع:) اﻩليصوت دارملا ةلاسرلاو ﻩجوتلا ﻩلك كلذ نم مﻩالا تانودملا يف اريبك اقراف لكشت ال ةغللا:) يف حدقي ناك ام اذا عنام ال يبرع صخش وﻩو ودروالاب اﻩبحاص بتكي ةنودم كانﻩ تناك ناف نيملسملا ءاملع يف وا مالسالا ابارت ﻩمف انألم ﻩيف حدقو ﻩمذو ﻩسأر انلبق ةيماعلاب ولو مالسالا عفر نم ليق امكف At 1/3/05 00:59, JD said... I see that ":)" is universal, that gives me hope :) At 4/3/05 13:02, راجشألا بحاصsaid... Thanks for stepping over to the other side of the divide you see. I hope none of us feels like an intruder. Linking to one's immediate blogging shpere does not require those linked to are the only ones they follow, although mine are the ones I keep commenting on. JD has a point: who are we addressing, and why? I would dare to push it a little further: they are not middle eastern blogs, rather all Arab ones. Internet began with a great bias towards English and anglophone content, and it is good to do something about it, for the sake of everybody and an inter-net. Blogging in Arabic, I find myself looking for Arabic content to link to, or, in a few cases, creating it. I also would not say I am a follower of all the 100+ blogs on the Egyptian Blogring. I know more than one Arabic blogger who would love to read a Saudi liberal in Arabic. Feel most urged! Blogging in Arabic has its drawbacks as well. One would be happy to see 6 comments on a post, or to see a 100 unique visitors a day (make them 50). Just as we are now able to blog in 141 Unicode, I trust there will be time where all can use their mother tonuge (It is a lot easier for me, a simultaneous interpreter), and still "we can all be friends". Hail Freddie Mercury! At 16/1/06 02:20, Al said... My name is Al. I live in Florida USA. It is my first meeting with blogging. It is extremely interesting to get ideas of real alive people in the other side of world. Thanks At 17/1/06 02:44, Saky said... Your blog is interesting, but all i find here is negative comments and complaining about your own country. And also I think you dont like that you are arab [or saudi]. And I think you are blind that you dont see the positive things about your own country. And also I think that you need serious help to enlighten you mind and to look at things positively rather then putting things under a lens. And I am non-arab. At 26/1/06 18:14, david said... Hey, great post. I've heard this phenomenon referred to as "echo chambers." Like you're standing in a room listening to your own voice --those voices that agree with you. I guess what I find with the internet is that it can either give a way broader range of information, ie versus watching a news program, but also much narrower range depending on how much we follow our preferences. At 29/1/06 13:37, Hanan Cohen said... Shalom Ahmed, You wrote that "links are the building blocks of the web". The 7th thesis of the Cluetrain Manifesto says "Hyperlinks subvert hierarchy" and I think this is more imporatant for your cause. http://cluetrain.com/ Hyperlinks also subvert borders and cultures. See this comment by me, for example. But links also carry cultural imperialism with them. Some people see this as a risk. I think this potential risk should be thought of before declared irrelevant. I have translated the Manifesto into Hebrew. I think it's time to translate it into Arabic too. All the best, Hanan Cohen – Israel [ LINK: http://saudijeans.blogspot.com/2005/02/great-divide-observations-on-arab.html ] 142 Mahmood The Great Divide February 17th, 2005 in blogging Ahmed, aka Saudi Jeans has a very interesting article where he explores the divide between the two camps of Arab bloggers, ones that choose to write in English, and the other camp that prefers to write in Arabic and how they almost consiously refuse to cross-link. The great divide can be shown clearly by the variation of the qualities in every group. For example, most members of group A (bloggers in English) are liberals who look to West with admire, and tend to criticize the situation in their countries harshly. They have little or no HTML knowledge, and they like to start blogging using a free service such as Blogger. In the other hand, most members of group B (bloggers in Arabic) are expert programmers who look to West in suspicious, and write their blogs with Islamic sense. Of course, there are some exceptions in both sides, but I can’t study every individual case in this article. While I have never shied from adding links to any Arab or Arabic blog as evidenced both on this site and of course Arablogger, I can understand where Ahmed is going with this. Refusing to link (and even use the trackback tool which is a necessity for growth I think) because some feel that they are in camp A or B exclusively is silly. Blogs to me are the zeitgeist of a community, so bloggers should actively encourage cross-linking and popularising the activity as much as possible. Unfortunately I’ve been attacked several times within the comments and trackbacks by spammers, so I’ve switched trackback off for now, but every blogger should install trackback as a matter of course so that the conversation can actually go the complete circle and aid in the discovery of other bloggers so the Arab blogging scene can explode and consume the traditional news sources which are nothing more than government propaganda/mouth-pieces. Ahmed also has a nice review of some blogs he frequents. Thank you for your kind words Ahmed! There is 14 comments to this post. 1. [deleted]0.27010300 1099323478.894 Says: February 17th, 2005 at 9:52 am The Great Divide I understand Ahmed’s point of view too, although I too link to Arab blogs and don’t really differentiate between bloggers who write in English, Arabic or even French. I think it’s great that a lot of Arab blogs are popping up everywhere, but I think that one of the essential things for them to succeed is to have a lot of crosslinking between them, no matter the language. 2. anonymous Says: February 17th, 2005 at 11:49 am The Great Divide 143 nice article… although it seems that ahmad is missing a whole group of blogs written in arabic and are liberals or seculars…. Mohammed http://digressing.blogspot.com 3. anonymous Says: February 18th, 2005 at 3:52 am The Great Divide I am sorry but Mr. Ahmed, said with all the due respect, is truly off of track with his conclusions, and in a way that is not so harmless - that’s the problem with it. He writes: ================ I have noticed that English-writing Arab bloggers are living in their own world, and the Arabic-writing Arab bloggers are living in another world. ================ There is only one reason a non native english speaker who publishes online may decide to write in english: so TO REACH THE WIDER POSSIBLE AUDIENCE AMONG THE POSSIBLE ONES. All the other considerations seem out of -excuse me, can’t find a better term- sort of a malignant paranoia (no longer referring to Mr. Ahmed specifically with the last sentence). Yet, not that I want to be gratuitously polemic, but why Mr. Ahmed draws a political conclusion even in a choice that, clearly, has NOTHING political in it, or economical, or racist? One writes a site: this ALREADY means he / she wants to be read. Otherwise one would write a personal diary. Therefore, one who has an acceptable grasping of english may decide to write in english. This has, simply, NOTHING to do with hating this or that or the “west” or the “east” and other comeback cold war like mindsets that sound so much like “us against them”. It is a FACT that english is spoken in all North America, Uk, All Australia, and that it is infinitely more likely that a person NOT born in any of those country may be able to read and understand some ENGLISH rather than, for instance, some italian, or german, or russian, or arabic, or indian, or chinise, or japanese. If I write in german, I write for germans and for a happy few else. If I write in arabic, I am writing for arabs only. If I write in chinese, I am writing for chinese only. So there is not a world here and another there, but only persons (writing in english) who try to live in the world as a WHOLE, and reach all its ramifications AS FAR AS POSSIBLE for in babylon we lack an universal language, and then there are persons who want to live in the world of their own: so it is not a small world versus another small world: it is the whole of the world versus one small world alone, if we should (which I DOUBT) insist into seeing a fence (the big “divide”) in this. Writing in english is PRECISELY an attempt to TRESPASS the divide, NOT an attempt to ENTRENCH in it! As for crosslinking, it is OBVIOUS that a site whose purpose is to reach out to as many reader as possible with a somewhat universally intellegible language and with a prevalent 144 alphabet (it is true that in, say, russian schools they teach the latin alphabet, but it is not that in UK schools they teach the cyrillic, is it?!) links sites that are in english: what would be the point with presenting a product geared to address as many persons as possible, if then you say to them: and now go read this integration, though you won’t understand one word of it. How a political conclusion (quote: “For example, most members of group A are liberals who look to West with admire, and tend to criticize the situation in their countries harshly.”) can be drawn also from such an obvious thing that had nothing to do with politics but only with the desire to reach out towards the wider possible audience, is simply a sad proof that those who want to radicalize the world are doing an excellent work at it: it is becoming a filter through which we read and see also the most trivial things with a NATURALITY that is as much IMPRESSIVE by now as much as it goes as a self evident gait: we ascribe it to all by now! What next, a political conclusion about why the sands in arab countries are so white, cause they are casting innuendos at white suprematists? Alberto http://www.unitedscripters.com/ 4. anonymous Says: February 18th, 2005 at 5:51 am The Great Divide easy on Ahmad Alberto I guess what he meant is that people who think of reaching out to the “big world” by writing in English have certain charectaristsics he noted… and those who like to stay in the “small world” - like myself- by writing in Arabic have other certain charectaristics he also noted… not that I agree with his conclusion, but I doubt it has something to do with the people who want to radicalize the world.. Mohammed http://digressing.blogspot.com 5. mahmood Says: February 18th, 2005 at 6:08 am Re: The Great Divide You might have a point or two Alberto, in a different circumstance though. While Ahmed’s conclusions are not based on scientific research, generally I have noticed the trend he alludes to as well. However I take his conclusion as general rather than specific. Maybe an over-simplification of the wide scene… 6. anonymous Says: February 18th, 2005 at 12:15 pm 145 The Great Divide well of course since Ahmed is the author of the proposed thoughts, he also becomes a more impersonal “entity” towards whom observations are addressed, or flung, but they are not meant as personal actually: one says “Ahmed” meaning by this a way to recapitulate in one word a more impersonal “metaphor”; sort of: “Ahmed as the trail of possible implications that, proposing the topic, he unwillingly comes to personify”. Sort of, you see. Yet, without focusing on Mr. Ahmed any longer who as you rightly stress carries no particular responsibility, it is still true the pattern that I highlight, once it is DISENGAGED from Mr. Ahmed: for if it would haven’t be true at all, I would have not even proposed it. Writing in english is indeed the most logical way to make onself read by the widest possible audience, and thus this goal may not be deemed as something that plays a marginal role: if english is indeed, as it is, the most widely (and likely!) understood language, it is then syllogystic that those who elect it as the language for their sites, do so because they have in mind precisely that attached consequence: access and address AS MANY readers AS possible. That’s the obvious goal. Now, when we have reached the point where this natural conclusion is completely taken over and bypassed by an infinitely less obvious one, namely the political interpretation, we have definitely touched a shore where we must wonder if the radicalization of these years we live is really making us live an hallucination, where all is interpreted via the filter “westest”, as if it were what it is not: the natural interpretation of facts. It is true vice versa. Since I love Mahmood’s blog, and I am a person who enjoys thinking about things, let me elaborate. I too run a website where I write aboutthe things I like, and I chose to write it in english. Now, it could be argued: you yourself prove our point (I say “our” in the impersonal sense of “folks who think that way”), you’re writing in english cause you live in the “west” and you have reached intellectual conclusions in your life accordingly to which the USA is not at all that incarnation of evil that the vulgata of our days ascribe to it: thence, “our point is proved once more, not once less”. Let me say this is a false conclusion. It is like, if you may like the “allegory”, the so called “false positives” in medicine. In fact I have a propensity to regard the Usa as a basically (basically may mean in the eventual run of course: it is obvious that in the Usa there has been also bad things like for instance slavery; but it is also obvious that the Usa was the first country where a civil war was fought exactly to eliminate slavery: in soviet russia, or in fascist europe, no one ever thought that one could fight a civil war in order to set slaves FREE, on the contrary they all agreed to fight in order to make even MORE slaves!) positive force in history is not what induced me to write in english: it is PRECISELY this conclusion that I challenge and I say: it is quite WRONG! Prove of it is that if rather than english the most commonly accepted language would have been german, there we go: I would have written my site in GERMAN, and YET I would still have retained my ideas about the issues of our times. Drawing POLITICAL conclusions by the fact some blogs are written in english sounds like an obsession, rather than a statistical assessment or a refined analytical interpretation. 146 I hope I have made myself understood better, and that my points make plausible sense, for I do think there is a worrysome side in that interpretation I contest, given our radicalist times aside from the fact that probably, if the accepted language would have been German, it would have meant that Hitler won, and none of us would be here writing anything at all I guess. ciao Alberto 7. anonymous Says: February 18th, 2005 at 12:38 pm The Great Divide sorry for the mispelling “Ahmed”, was meant to be Ahmad. Well, one involuntary evidence that he as a person was never considered the “adversary”: when one has a personified adversary, one would remember very well the name Alberto 8. mahmood Says: February 18th, 2005 at 12:46 pm Re: The Great Divide Yes Alberto I see your point and what you’re trying to convey, and I agree with you. Ascribing a blog’s political inclinations because of the language it is written in is a patently false assumption. However, having visited the majority of Arab blogs which happen to be written in English, I can tell you that Ahmed’s assumption here is correct! That assumption is possibly happenstance, but in this particular case it is mostly true. I agree however that this particular case is more of an exception to the rule rather than the rule itself, maybe because the majority of Arab bloggers writing in English have at some point in their lives been influenced by less dictatorial/liberal societies as in Europe/North America due to studies or other reasons of extended stay and intermingling, or maybe even just because of TV! 9. mahmood Says: February 21st, 2005 at 4:51 am no trackbacks for the moment they were quick the bastards.. their bot just unloaded about 20 spam trackbacks, so in order not to fill up the database with junk, I’ve had to remove the trackback once again… sorry. 147 10. anonymous Says: February 21st, 2005 at 6:00 am The Great Divide Mahmood: You took off TrackBacks? I was getting error reports when I tried to use a manual TB to you. Cited your discussion here on my entry called: M.E. BLOG ROAMING –button 11. mahmood Says: February 21st, 2005 at 6:54 am Re: The Great Divide thanks for that… I had to switch it off due to plenty of spam activity, it’s on again (cringe!) I’ll be traveling for the next week starting tonight and won’t have access to email/web much, so I hope the spammers behave until I come back! 12. anonymous Says: February 21st, 2005 at 12:05 pm Re(1): The Great Divide Mtv Scapegoat of the Moment? 13. [deleted]0.95776700 1099323586.392 Says: February 21st, 2005 at 12:49 pm The Great Divide It seems that what Alberto is describing is the network effect when he says you can reach a wider audience in English than Arabic or German or French, et cetera. When the railroads first came to America, each railroad used a different gauge of track (ie the width the rails were set apart) so that only their own trains could run on their track. They sought to monopolize their territory by closing their system off to competitors. However, they found that they benefitted from synchronizing their gauge with adjacent railroads so that they could run on each other’s tracks. Each station became more valuable because it could dispatch goods to more stations on the total combined rail network. As one standard became common, it made great sense for small railroads to change their guage to the standard to tap into the common rail network that spread across the country. So, in the end, the closed systems joined the open systems because cooperation empowered them more than enforcing local monopolies. 148 The same thing happenned with other technology. VHS took over the video market from Betamax. Now DVD is taking it over from VHS. For a while, record albums were the standard and then CDs and now it is changing to something else. Microsoft Windows is the standard operating system for small computers. History shows that any technology will naturally adopt a standard which will dominate about 85% of the market. English is the standard language of the world, much like French was in an earlier age or Latin before that. Part of it is due to the legacy of colonialism which spread English around the world. Arabic, on the other hand, is not a world standard largely because for much of the last millenium it rejected contact with the outside world. It thought it would benefit from a closed system, maintaining a local monopoly. The real power of English is that it represents an open system that freely accepts ideas from everywhere. You can’t help but think that there is a political dimension to picking the language in which you chose to publish a website. The first task of writing is to determine your audience. Publishing in Arabic constrains your audience and is an indirect vote for a closed system. Publishing in English reaches a great part of the world and so supports an open system. Steve 14. mahmood Says: February 21st, 2005 at 12:54 pm Re(2): The Great Divide damn that’s quick I was going to post that in about an hour! [ LINK: http://mahmood.tv/?p=1451 ] Zaydoun L’autore del blog Kuwait Unplugged356 Sunday, February 20, 2005 Blogger Divide I just came across this great Saudi blog called Saudi Jeans and his last post was about the insularity of the blogger communities and the great divide between two very distinct types of bloggers. Among us Kuwaiti bloggers, for example, I feel that we tend to flock together based on our attitudes and beliefs; in fact we tend to seek out like-minded blogs and contribute to the activities there just to reinforce beliefs that we already have. 356 http://zaydoun.blogspot.com 149 Very few of us venture out into the great unknown "blogosphere" to see what other people with different worldviews think and write. Perhaps we're scared? I know my few trips to "the other side" have been very unpleasant. Some blogs I swore never to return to, while others I keep coming back to like a gruesome crime scene! But I also like the sense of community among the few bloggers that take the time to comment and have set up their own blogs for us to join in the fun. I sometimes feel like I'm walking into a "diwaniya" whenever I'm on the PC.. and that we're all good friends who share many things in common. It's a nice and healthy feeling, and I hope it stays this way. Disclaimer: The fact that Saudi Jeans gave me a 5-star review on his blog had nothing to do with this post whatsoever. posted by Zaydoun at 2/20/2005 03:15:00 PM 12 Comments: The Don. said... As a matter of fact, my passion in blogging is to go waaaay to the other side of my beliefs, and likings.. I don't comment much, but I do enjoy exploring minds with different methodologies, and way of life.. and BTW, your post has everything to do with Saudi Jeans giving you 5-star.. LOLOL Don't sweat it bro. I'm only kidding :) 20/2/05 5:19 PM Purgatory72 said... That makes me the black sheep I guess. 20/2/05 5:24 PM bora bora said... I like it here too , and I wish it stays the same.. 20/2/05 6:33 PM Zied The Dreamer said... 150 Hey, I am a new Tunisian blogger. I wanted to show you something from my blog that concerns you. Please, tell me what you think.. thanks http://zaydoun1.blogspot.com/2005/02/zaydoun-in-trouble.html 20/2/05 9:52 PM bora bora said... ÒêÏèæ åÓÊæÓÎ It looks wierd lol 20/2/05 11:22 PM G0LDeNeYah-Q8 said... Heeey Z you got your self a dreamer hehehehehe... and sweet purg you are no sheep.. If you know what I mean...(F) fee flowers here... :Pp~~ Call your self zitouna ya zeid... ;) G0LDeNeYah.. (F) 21/2/05 4:32 AM l said... LOL Zaydoun...why do I have a feeling you were thinking about me when you wrote "gruesome crime scene" ? Don't get me wrong...I'm not offended or anything..I just think it's amusing..:) 21/2/05 10:50 AM Zaydoun said... Good call conservativeq8 21/2/05 10:57 AM Bo Jaij said... 151 Finally revealed http://q8bollocks.blogspot.com/ 21/2/05 12:10 PM Zaydoun said... Hi there zaydoun (Tunisia)... I see that on my blog you called yourself Zaydoun the Dreamer, which is fine as long as people don't get us confused. But I also see that on other blogs you are just Zaydoun.. So what will it be? :-) By the way I couldn't post a comment on your blog for some reason Everyone else, lets take a quick vote on this! 21/2/05 5:22 PM Zied The Dreamer said... As you wish, I do not know why my comments don't work but I'll try to figure that out... 21/2/05 6:30 PM NewsMan said... givepink angela* wet dildo lesbian* masturbating free video* givemepink hardcore* make masturbation toy* kiss pussy* having teen lesbian* oral pic lesbian* three lesbians pussy* secret lesbian dildo* 8/5/05 5:07 PM [ LINK: http://zaydoun.blogspot.com/2005/02/blogger-divide.html ] 152 Primo incontro dei bloggers in Bahrain 4 Novembre 2004 Una blogger residente a Doha, in Qatar357 Ali Al-Saeed359 e Scorpio Haitham Sabbah358 Chanad 357 http://peacefulmuslimah.blogspot.com/ http://sabbah.biz/ 359 http://www.quixotiq.bravejournal.com/ 358 153 Foto pubblicate da Mahmood sul suo archivio fotografico [L360]. Si può accedere alle pagine dal resoconto dell’avvenimento pubblicato sul suo blog [L361]. 360 361 http://flickr.com/photos/mahmood/tags/bloggersmeet/ 5/11/04: http://mahmood.tv/?p=996 154 Incontro dei bloggers in Bahrain 2 Giugno 2005 Chanad Bahraini Rants362 Scorpio Scott Waalkes363 e Tariq Khonji364 362 http://bahrainirants.blogspot.com http://www.xanga.com/home.aspx?user=swaalkes 364 http://tariqkhonji.com/ 363 155 Da sinistra a destra: Mahmood Al-Yousif, Bahraini Rants, Scorpio, Chan'ad, Scott Waalkes, Tariq Khonji. Presso il bar Brenigans al Country Club di Jannusian [ LINK: http://www.flickr.com/photos/mahmood/sets/33330/ ] 156 Incontro dei bloggers in Bahrain 6 Ottobre 2005 Da sinistra a destra: Mohammed Al-Maskati365 Haitham Sabbah Yasser Al-Ajaji (The Joker)366 Mahmood Al Yousif Amira Al-Hussaini367 Il marito di Amira Tariq Khonji Bin Shehab è l’autore della foto e non compare. La foto e i nomi sono stati pubblicati nell’archivio fotografico di Mahmod. [ LINK: http://www.flickr.com/photos/mahmood/57109912/ ] 365 http://emoodz.com/ http://yalajaji.blogspot.com/ 367 http://sillybahrainigirl.blogspot.com/ 366 157 Incontro dei bloggers in Bahrain 2 Marzo 2006 Da sinistra a destra: Tawfik Al Riash368, NDI dude, Tariq Khonji, Fred Angelo Embuldeniya e Bin Shehab Presso Cappuccino Cafè a Saar, paese vicino la capitale Manama. Le fotografie sono state pubblicate nello spazio on-line di Angelo Embuldeniya, il ragazzo autore del blog http://stravinskyss.blogspot.com. [ LINK: http://www.flickr.com/photos/21985647@N00/sets/72057594073646441/ ] 368 http://alrayyash.com/ 158 Primo incontro dei Bloggers a Riyadh in Arabia Saudita 21 Ottobre 2005 Da sinistra a destra: 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) محقملا ماسح يفلاوس زوبرح يوخ Ab0d يليفغلا يناﻩ وزيز زوبرح ﻩلثالا قرعو دﻩف >> انأ369 (Hossam Al Mqhm) (my sideburns) (Khwi Grboz) (Hani Al Ghfili) (Zizo) (Grboz) (Al Athlh sweat) (Io, Fahd) La fotografia è stata pubblicata nel mese di Ottobre 2005 sul blog di Fahad Al-Mohareb [L370], organizzatore dell’incontro, come ha scritto Ahmed sul sito Saudi Blogs [L371]. Ahmed è assente ed ha comunicato sul suo blog che era fuori città [L372]. I nomi in arabo sono stati tradotti automaticamente con il software Sakhr373. 369 http://www.fmlog.com 10/05: http://www.fmlog.com/archives/date/2005/10/ 371 21/10/05: http://saudiblogs.blogspot.com/2005/10/calls-for-first-saudi-bloggers-meet-up.html 372 26/10/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/10/first-saudi-bloggers-meet-up-is-to-be.html 373 http://english.sakhr.com/ 370 159 Primo incontro dei Bloggers a Jeddah in Arabia Saudita 11 Novembre 2005 L’appuntamento si è svolto da Starbuck’s (si vede dal marchio sulla tazza nella prima fotografia) e le foto sono state pubblicate sul blog di Fouad al-Farhan [L374] (in arabo). Le ho scoperte grazie ad un aggiornamento di Saudijeans [L375] nel quale era riportata la notizia e il collegamento. 374 375 11/11/05: http://www.daralasr.com/blog/?p=255 14/11/05: http://saudijeans.blogspot.com/2005/11/fouad-al-farhan-reports-from-jeddah.html 160