S`io fossi vaso If I were vase
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S`io fossi vaso If I were vase
-- Design Anatomy 06 design criticism S’io fossi vaso If I were vase 2 Alessandro Mendini e i vasi di Pierre Charpin per la Manufacture de Sèvres A - Una cena A - A dinner Incontrai Pierre Charpin nello studio di George Sowden e Natalie Du Pasquier a Milano. “Vieni a cena”, mi dissero, “vogliamo farti conoscere un francese interessante, è stato da noi un po’, è un designer molto sensibile”. Così nella bella cucina di quel laboratorio vetrato, davanti a un grande tavolo con una buona zuppa, conobbi Pierre Charpin. Ci capimmo in fretta, qualche sguardo timido e qualche precisa parola. Da allora ne seguo il lavoro e abbiamo anche una volta fatto un gioco assieme, una panca di mosaico per la Galerie Kreo a Parigi. Di solito, quando si incontrano a cena quattro designer, il tema affascinante e ricorrente è quello di parlare male dei colleghi assenti (nulla di più bello). Quella sera invece no. Il nostro tema era impegnativo, era quello dei VASI, o più precisamente degli “oggetti vaso”. I met Pierre Charpin at George Sowden and Natalie Du Pasquier’s office in Milan. “Come for dinner,” they said, “we’d like you to meet an interesting Frenchman who’s been working with us for a while, he is a really aware designer.” And so I met Pierre Charpin in the fine kitchen of their glass-walled workshop, sitting at a large table with a bowl of excellent soup before me. We clicked almost immediately once we’d got over our shyness, and briefly sounded each other out. The upshot was that we started working together. We even made a playful object, a mosaic bench, for the Galerie Kreo in Paris. When four designers get together for dinner, they usually spend most of their time tearing absent colleagues to shreds (what could be more enjoyable?). But our first meeting wasn’t like that. We talked seriously. The subject was VASES, or to be more precise, “vase objects”. 1 Copertina del catalogo della mostra / the cover of the catalogue from the exhibition “Pierre Charpin. Entre les vases” (“Pierre Charpin. Amidst The Vases”), Musée de design et d’arts appliqués contemporains (MUDAC), Lausanne, Svizzera / Switzerland, Birkhäuser (2009). Alessandro Mendini looks at the Pierre Charpin vases designed for Manufacture de Sèvres 2 Pierre Charpin, progetto di decori per una serie di vasi in edizione limitata co-editabili dalla Manufacture Nationale de Sèvres e da Galerie Kreo; disegni a matita su carta / decorative designs for a limited edition of vases co-produced by Manufacture Nationale de Sèvres and Galerie Kreo (2008). 3 Pierre Charpin, vasi bianchi da decorare, di diverse forme, prodotti per la Manufacture Nationale de Sèvres / white vases for decoration produced in various shapes by Manufacture Nationale de Sèvres (2008). 3 a cura di / edited by Mia Pizzi 34 495 1 In questo articolo, i disegni a commento sono di Alessandro Mendini / In this article, drawings and commentary are by Alessandro Mendini. 495 35 4 4 4 Pierre Charpin, ipotesi di forme / possible shapes. 5 Pierre Charpin, Ruban, vaso in edizione limitata, diametro cm 32, altezza cm 46 / limited edition vase, diameter 32 cm, height 46 cm, Manufacture Nationale de Sèvres e / and Galerie Kreo (2008). B - Charpin “è” un vaso B - Charpin “is” a vase Charpin mi diceva quella sera: “Un bel giorno, nel 1990, ho deciso di divenire io stesso un vaso. Per un istante ho assunto una posizione il più possibile verticale, immobile, le braccia tese lungo il corpo, la testa rovesciata all’indietro, la bocca rivolta al cielo con all’interno un bouquet di margherite bianche. Ho immortalato questa breve performance con una foto. Attraverso questa immagine sembravo dire a chi era disposto ad ascoltare: ‘Ecco in che cosa mi sono impegnato, ed ecco fino a che punto mi impegno!’. In fondo, si trattava forse di un messaggio destinato in primo luogo a me stesso, una sorta di ufficializzazione della direzione che avevo poco a poco dato al mio lavoro. Lo sviluppo di tattiche senza strategie, ecco che cosa contraddistingue il mio metodo di lavoro. Mentre ti dico queste cose, circa 18 anni dopo essermi fatto per un breve istante vaso, penso alla portata premonitrice che quella performance aveva in sé alla luce dei numerosi vasi che ho successivamente creato e di tutti quelli che ancora mi restano da creare. Nel panorama del mio lavoro, la ricorrenza di questo tipo di progetto ha fatto dell’oggetto vaso una sorta di modello, di unità di misura dello stato della mia ricerca estetica e della mia poetica. Sarebbe senza dubbio possibile intraprendere una rilettura del mio lavoro unicamente attraverso l’oggetto vaso”. That evening Charpin told me: “One day, in 1990, I decided to become a vase. For a moment I stood as straight as I could, perfectly still, my arms pressed to my sides and my head tilted back, with a bunch of white daisies in my mouth. I immortalized this short-lived pose with a photo, which seemed to say to anyone willing to listen: ‘This is what I’ve committed to, this is how far that commitment goes!’ In the end, I suppose it was a message intended primarily for myself, a way of officially confirming the direction my work had gradually been moving in. Developing tactics without strategies is what my method is all about. Telling you this some 18 years after that brief assumption of vase-hood makes me think how prophetic it was in the light of all the vases I’ve created since, and all the others still waiting for me to create them. In my output as a whole, designing and making vases has turned the vase object into a kind of template, a measure of where I am aesthetically and poetically. My entire output could certainly be interpreted exclusively in terms of vase objects.” C - Mendini “vorrebbe essere” un vaso C - Mendini “would like to be” a vase E allora ricordo che quella sera risposi a Charpin: “Tu sei proprio fortunato a essere divenuto un vaso. A me purtroppo non è successo, ormai è tardi. Ma se vivrò un’altra vita ti copierò, vorrei essere un vaso anche io, magari di Gwangju in Corea, con il suo verde ‘celadon’, il più bel verde che esista al mondo, oppure di Limoges, quel concentrato magico di piccole fornaci virtuose. Il vaso è un contenitore di pensieri, disegnare un vaso vuole dire disegnare un pensiero. Il vaso è di terra, anche noi siamo di terra. Il vaso è un oggetto ancestrale. Viene fabbricato con il tornio, uno dei più antichi strumenti. Deriva dalla forma di un fiore e dalle mani congiunte. La folla dei vasi che popola la storia dei vasi è un traslato della storia degli uomini”. I remember my answer: “Charpin, you’re so lucky to have become a vase. I’m afraid such a thing has never happened to me, and now it’s too late. But if I’m granted another life, I’ll imitate you. I’d like to be a vase, too, maybe from Gwangju County in Korea, whose ‘celadon’ green is the most beautiful green in the world, or from Limoges, with its magical concentration of tiny, high-quality kilns. A vase is a receptacle for thoughts. Designing a vase means designing a thought. Vases are made of earth, as are we. They are ancestral objects. They’re made on a wheel, which is one of the oldest tools around. Their shape is a combination of flower and joined hands. Vases have crowded the highways and byways of history and marked the metaphorical march of humankind down the centuries.” D - Definizione critica di un vaso D - A critic’s definition of a vase Il vaso, nel processo alchemico ed esoterico, rappresenta il luogo in cui si iscrivono le meraviglie. È il contenitore di tesori futuri, l'incavo materno dove nasce la nuova forma e si sviluppa la vita. La sua esistenza si associa sempre al segreto della metamorfosi, del passaggio da un incanto all’altro. Si può assumere come veicolo di un’espressione energetica, una riserva di vita e di forza segreta. L’arte di costruirlo comporta un rischio, legato alla sua fragilità e delicatezza, ed è pertanto metafora di creatività, tanto che nel pensiero mitico esso viene associato al rapporto metonimico con la donna o con il demiurgo che hanno fatto nascere gli esseri umani e dato corpo al mondo. Inoltre il vaso, con le sue pareti, trattiene i liquidi e le materie informi, le lascia libere di adattarsi a esso, è un conservatore di mobilità e di pluralità... In alchemy and esoteric science, the vase was a place of inscribed wonders, a receptacle of future treasures, a maternal womb of new shapes, new life. Vases have always been associated with the mysteries of metamorphosis, the passage from one enchanted spell to the next. Making vases is a risky business because clay is delicate and fragile. This is what makes the vase a metaphor of creativity. In fact, vases are associated in myths, with the metonymic relationship with the woman and demiurge who first fashioned human beings and gave birth to the world. Vases can also hold liquids and other formless substances, which assume the shape of their walls. Vases are preservers of mobility and plurality… (da Germano Celant, "Tentazioni Mimetiche", in "Alessandro Mendini e... La Fabbrica Estetica", autori vari, Alessi Tendentse, 1992) (from Germano Celant, "Mimetic Temptations", in "Alessandro Mendini e... La Fabbrica Estetica", multiple authors, Alessi Tendentse, 1992) 5 36 495 495 37 6 Félix Aubert (forma / shape), Jean Beaumont (decorazione / decoration), Aubert 45, vaso / vase, porcellana tenera silicea / soft silica porcelain, altezza / height cm 23, Manufacture Nationale de Sèvres (1930). 7 René Prou (forma / shape), Anne-Marie Fontaine (decorazione / decoration), Prou 2, vaso / vase, altezza / height cm 47, Manufacture Nationale de Sèvres (1936). 8 Vaso cinese a “cento nervature” con vetrina blu lavanda, altezza cm 17,7 periodo Kangxi / Chinese “hundred-ribbed” vase with lavender blue glaze, height 17.7 cm, Kangxi period (1662-1722), Percival David Foundation, Londra / London. 9 Pierre Soulanges, intervento dell’artista sul vaso Gensoli (1950) / artist’s composition on a Gensoli vase (1950), altezza / height cm 66, diametro / diameter cm 34.5, Manufacture Nationale de Sèvres (2000). 10 Vaso di porcellana cinese con decorazione “famille-verte”, altezza cm 59 / Chinese porcelain vase with “famille-verte” decoration, height 59 cm, Groninger Museum, Groningen, Paesi Bassi / The Netherlands (1700) . 11 Johann Ehrenfried Stadler, vaso blu e bianco dipinto dall’artista con soggetti del Codice Schultz / blue-and-white vase painted by the artist with subjects based on the Schultz Codex, Meissen, Germania / Germany (1723). 12 J.B.E. Genest e / and Merault the Younger, urna dipinta / painted urn, altezza / height cm 49.4, Manufacture Nationale de Sèvres (1769). E - Sèvres e Pompadour E - Sèvres and Pompadour C'era una volta la Manifattura Reale di Sèvres. Nacque verso il 1740 da un giocatore d’azzardo, un nobile francese di nome Orry de Fulvy, fratello di un ministro delle finanze. Anche la stessa manifattura fu per lui un gioco d’azzardo. Ebbe il valido aiuto di un parente membro della Compagnia di Gesù per riuscire a fare spionaggio industriale in Cina sulla PORCELLANA attraverso un erudito missionario. È da questo avventuroso inizio che nacque una delle più grandi bellezze dell'umanità! Un gesuita, Padre d’Entrecolles, era certo che il caolino cinese contenesse dei “corpuscoli scintillanti”: la sua diagnosi era esatta. E de Fulvy assunse due bravissimi operai, i fratelli Gilles e Robert Dubois, e ricevette in uso alcuni locali del Castello di Vincennes. Ma presto licenziò i due operai perché si ubriacavano troppo e perciò combinavano dei pasticci e i vasi in cottura si rompevano… Subentrò allora per tutta la sua vita il geniale ceramista François Gravant, i vasi in PORCELLANA di Vincennes, poi traslocati a Sèvres, divennero fantastici, fu fatto supervisore della decorazione lo Smaltatore Reale, e più tardi arrivò la protezione di Madame de Pompadour, e gli operai che facevano la spia pagavano con la prigione. Eccetera eccetera. Once upon a time there was a Royal Factory in Sèvres. It was built in 1740 by a gambler, a French nobleman by the name of Orry de Fulvy, the brother of a finance minister. To him the factory itself was a gamble, though he was greatly helped by a relative, a Jesuit, who organised industrial espionage in China through a missionary scholar profoundly interested in PORCELAIN. This enterprising start would bring into existence one of the most beautiful substances ever created by human beings! Père Francois Xavier d'Entrecolles, the Jesuit missionary in question, was convinced that Chinese kaolin contained “sparkling corpuscles”, and he was right. Back in France, de Fulvy hired two skilled workmen, the brothers Gilles and Robert Dubois, and was given the use of some rooms in the Chateau de Vincennes. The brothers were soon dismissed because their frequent drunkenness was wreaking havoc, and vases were breaking in the kilns. François Gravant, a brilliant ceramist, took over and would spend the rest of his life there. When the production of Vincennes PORCELAIN moved to Sèvres, the vases became truly fantastic, the Royal Glazer was put in charge of decoration, Madame de Pompadour became the factory’s protector, workmen caught spying were sent to prison, etc. etc. F - Sèvres la Bella Addormentata F - Sèvres: the Sleeping Beauty E poi oggi. Questa grande istituzione, Sèvres, questa gloria nazionale, questa Bella Addormentata nel bosco ha detto al designer Pierre Charpin di disegnare un vaso, un sistema di vasi. Deve allinearsi alla storia della manifattura, ma deve anche indicare una nuova politica. Il mitico catalogo delle silhouette – la loro visione, il loro skyline – è il riferimento esemplare. In esso Charpin deve inserirsi. Nell’ipotesi di ricrearsi una originalità moderna della propria storia, Sèvres dal 1920 ha ripetutamente lavorato con gli artisti: forma e decoro sono stati spesso separati, un autore per la forma, uno per il decoro. Charpin ha pensato e sta pensando Which brings us to today. Sèvres – premier institution, Sleeping Beauty of ceramics, glory of France – has asked designer Pierre Charpin to make a vase, a set of vases, that move forward the factory’s history and tradition while also hinting at a change of direction. The benchmark reference point is Sèvres’ legendary catalogue of silhouettes – statement and skyline of its porcelain tradition – which Charpin must work to and eventually become part of. Since 1920 Sèvres has repeatedly called on artists in an attempt to add modernity and originality to its traditional image. Shape and appearance were often separated, one artist designing the form of the vase, another its decoration. Charpin thought a delle forme bianche quasi minimali, come dei fogli bianchi disponibili a essere riempiti da altri autori. Questa pratica avvenne a Sèvres già in passato, durante la Rivoluzione, quando per mantenere altissima la qualità del marchio si vendeva bianca la seconda scelta, decorandola all’esterno della fabbrica, con grosse possibilità di equivoco nell’attribuire le autenticità. Questa pratica perciò fu proibita, ma poi fu temporaneamente riammessa per garantire il salario ai lavoratori. Ho visitato l’importante mostra dal titolo “Sèvres 1920-2008 – La conquista della modernità”, a Roma ai Musei Capitolini e a Faenza al Museo Internazionale delle Ceramiche. In quel contesto erano presenti più di 100 opere. Felix Aubert (1920), Jean Beaumont (1939), René Prou (1936), Jean Arp (1966), Arman (1987), Pierre Soulages (2000), Ettore Sottsass (2005). Una storia di difficili e complesse ricerche e presenze raffinate ma isolate, dove l'auspicata modernità non sembra ancora raggiunta. Occorre un METODO, ed è questo metodo che ci si aspetta da Pierre Charpin. and is still thinking about white, almost minimalist forms, like blank sheets of paper ready to be filled by other artists. Sèvres had already done this, during the Revolution, when it tried to keep its brand image high by selling off white seconds for decoration outside, thereby creating serious problems of authenticity. The practice was subsequently banned, though temporarily reintroduced to guarantee workers’ wages. I visited the famous exhibition “Sèvres 1920-2008 – La conquista della modernità” in Rome (Capitoline Museums) and Faenza (International Ceramics Museum), which featured over 100 exhibits. Felix Aubert (1920), Jean Beaumont (1939), René Prou (1936), Jean Arp (1966), Arman (1987), Pierre Soulages (2000), Ettore Sottsass (2005) – a story of complex, hard–won aesthetic achievement, certainly, but also of sophisticated objects that seemed solitary, off-message, short on hoped-for modernity. Sèvres needs a METHOD, and Pierre Charpin will be expected to produce one. G - Formula Uno G - Formula One I grandi artigiani tecnici della PORCELLANA furono comperati, contrattati e venduti con la nevrosi che si ha oggi per i calciatori o anche con le auto di Formula Uno, il conteggio dei tempi allo spasimo! Vediamo. Primi vasi in PORCELLANA europea dai Medici a Firenze nel 1575, una specie di proto-porcellana. E poi Meissen (1710), Richard Ginori (1735), Sèvres (1740), Capodimonte (1743), Chelsea (1745), Nymphenburg (1754), Royal Copenhagen (1775), Wedgwood (1795) … Senza parlare di Cina e Corea, dove il sistema delle fornaci, dei conflitti e delle invenzioni chimiche di corte sfuma indietro nei millenni di generazioni di alchimisti e di eruditi. Una gara al perfezionismo e l’eccellenza proprio da Formula Uno. Oppure anche: Augusto di Sassonia per vincere qualsiasi rivale in PORCELLANA dichiarò una guerra. Oppure anche: un alchimista “di dubbia reputazione”, Johann Friedrich Böttger, faceva esperimenti per trasformare la PORCELLANA in oro. The great PORCELAIN craftsmen were bought, bargained for and sold amid the neurosis of haggling and brinkmanship that now attend footballers and Formula One cars. The first PORCELAIN vases, commissioned by the Medici in Florence in 1575, were a kind of proto-porcelain. Next came Meissen (1710), Richard Ginori (1735), Sèvres (1740), Capodimonte (1743), Chelsea (1745), Nymphenburg (1754), Royal Copenhagen (1775), Wedgwood (1795), and others. Not to mention China and Korea’s court-based kilns, conflicts and chemical inventions going back millennia through generations of alchemists and scholars lost in the mists of time. There has been a quest for aesthetic perfection and technical excellence which was worthy of today’s Formula One industry. There was also August, Elector of Saxony, who went to war to assert the supremacy of his country’s PORCELAIN, and Johann Friedrich Böttger, an alchemist of “dubious reputation”, who tried to turn PORCELAIN into gold. 13 14 15 13 Adelaide Alsop Robineau, Scarabeo / Scarab, vaso di porcellana / porcelain vase, altezza / height cm 41, Syracuse Everson Museum of Art, New York (1910). 14 Tarcisio Tosin, vaso / vase, Manifattura La Freccia, Vicenza, Italy (1935), collezione / collection Guido Antonello, Milano, Italy. foto di / photo by John Stoel 15 Gio Ponti, vaso / vase Linea Arte, collezione / collection La Venatoria, Museo / Museum Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino, Firenze, Italy (1928). 16 Henry Moore, Moonhead, vaso in sei esemplari / vase in six copies, cm 26x35, Rosenthal Limited Art Edition (1968). 17 Arman, Interactive Tryptique Vase, rivisitazione dell’artista del vaso (anni ’50) / artist’s retake of vase (1950s), altezza / height cm 37, Manufacture Nationale de Sèvres (1987/2005). 38 495 6 7 8 9 16 10 11 12 17 495 39 foto di / photo by Roberto Gennari 18 19 20 H - Prigioni H - Prisons Ai lavoratori della fabbrica (Sèvres) furono accordate alcune esenzioni fiscali, ma i loro movimenti furono maggiormente controllati. Dovevano dare un preavviso di sei mesi in caso di dimissioni, e non potevano andare a lavorare altrove nello stesso settore. Il personale tecnico poteva andarsene solo se munito del permesso del re. A pittori e scultori era fatto divieto di cedere, anche per la sola copiatura, i propri disegni e modelli. Era vietata l’importazione di PORCELLANA dall’estero. Tutte queste regolamentazioni erano garantite da una serie di sanzioni che comprendevano la confisca, pesanti pene pecuniarie e la prigione. The factory workers (at Sèvres) were granted a number of tax breaks, but their movements were ever more strictly controlled. If they wanted to leave they had to give six months’ notice and were forbidden from working for anyone else in the ceramics industry. The technical staff could leave only with a permit signed by the king. Painters and sculptures were forbidden from handing over their designs and models to anyone, not even for copying purposes. It was for forbidden to import PORCELAIN from abroad. All these rules were enforced through penalties ranging from confiscation of property and heavy fines to imprisonment. (da Pietro Raffo, "Lo sviluppo della porcellana europea", in Storia della porcellana, a cura di Paul Atterbury, Istituto Geografico De Agostini, 1983). (from Pietro Raffo, "The development of European Porcelain", in Storia della porcellana, by Paul Atterbury, Istituto Geografico De Agostini, 1983). I - Iper-tecnica I - Iper-technique Il corpo della pasta veniva ottenuto con tecniche laboriosissime, dalla miscela di un numero incredibile di componenti: sabbia di Fontainebleau, alabastro, sale e salnitro e soda di Alicante. Essi venivano cotti per circa 50 ore, quindi macerati in acqua per circa tre settimane, asciugati, macinati ancora e infine mescolati con argilla e frammenti presi dalla stanza della tornitura. Veniva aggiunto sapone verde per rendere plastico l’impasto. Anche i metodi di preparazione dell'invetriatura erano altrettanto complicati. Sabbia bianca proveniente da Fontainebleau, litargirio, soda, silice e potassio venivano mescolati, calcinati e quindi ridotti in polvere finissima pronta all’uso. The body of the porcelain paste was laboriously obtained from an incredible number of ingredients, including sand from Fontainebleau, alabaster, and salt, saltpetre and sodium bicarbonate from Alicante. These were baked for about 50 hours, ground down and soaked in water for three weeks, dried, ground down again and finally mixed with clay and shards from the throwing room. Green soap was added to make the paste flexible and plastic. The methods for preparing the glaze were equally complicated: white sand from Fontainebleau, litharge, sodium bicarbonate, silica and potassium were mixed and ground into a fine powder ready for use. 18 Ingo Maurer, Broken Egg, lampada di porcellana / porcelain lamp, Ingo Maurer, CRAFT (Centre de Recherche sur les Arts du Feu et de la Terre), Limoges, Francia / France, (1996). 19 Anna Gili, Regina, oggetto in porcellana e argento / porcelain and silver object, CRAFT con / with Argenteria De Vecchi (2009). 20 Nathalie Du Pasquier, Natures Mortes, vasi-scultura di porcellana, cordierite, alcorite, alluminio e legno / sculptural vases in porcelain, cordierite, alcorite, aluminium and wood, CRAFT (2003). 1750 1753 1766 1754 1768 XVIII secolo/ 18th century 1800 1806 1839 21 Maurizio Galante, vaso di biscuit, progetto in corso / biscuit porcelain vase, work in progress, CRAFT, Limoges, Francia / France. 22 Ernest Chaplet (1835-1909), il più influente maestro degli artisti ceramisti francesi, nel suo studio a Choisy-le-Roi, Francia / the most influential French ceramics artist, in his studio in Choisy-le-Roi, France; Roger Marx, “Art et Dècoration”, (1910). 1851 1866 1901 1900 1903 1903 1904 1904 23 Cronologia della produzione di Sèvres / chronology of the Sèvres production. (from Pietro Raffo, op.cit.) (da Pietro Raffo, op.cit.) L - Il miracolo di Limoges L - The Limoges miracle In certe cose la Francia è esemplare. Ne sono prova il CIRVA di Marsiglia (Centro di Ricerca sul Vetro) e il CRAFT a Limoges (Centro di Ricerca sulle Arti Fuoco-Terra, 1993) con il suo promotore Nestor Perkal, per il quale pure ha disegnato un sistema di vasi il nostro Pierre Charpin. In modo più sperimentale che a Sèvres, vari autori collaborano con CRAFT: Anne e Patrick Poirier, Sylvain Dubuisson, Wim Delvoye, Anna Gili, Matali Crasset, Javier Mariscal, Ingo Maurer, Natalie Du Pasquier, Satyendra Pakhalé. L’obbiettivo riguarda non solo una apertura della PORCELLANA verso nuove tipologie e tecniche (pure edilizie e scientifiche), ma anche la riformulazione della struttura polverizzata delle piccole preziose fabbriche della cittadina di Limoges con ipotesi libere, molto attive, indipendenti dalle regole del mercato, una specie di rinascita. È dall’incrocio e dal paragone delle sensibilità dei singoli autori invitati che si pensa di raggiungere con dei brainstorming le novità di METODO, anche miscelando altri materiali, come legno e metallo. In some areas, it is France that sets the standards. Two examples are CIRVA (Glass Research Centre) in Marseilles and CRAFT (Earth-Fire Arts Research Centre, 1993) in Limoges. Pierre Charpin has also designed a set of vases for the latter’s promoter, Nestor Perkal. Quite a number of artists work more experimentally with CRAFT than is possible at Sèvres: Anne and Patrick Poirier, Sylvain Dubuisson, Wim Delvoye, Anna Gili, Matali Crasset, Javier Mariscal, Ingo Maurer, Natalie Du Pasquier and Satyendra Pakhalé. The aim is not only to invent new PORCELAIN types and techniques (for scientific and building use, among other things), but also to work with more freedom, and more closely with the town’s many tiny porcelain factories, and in some way independently of the market. The contrasting yet complementary talents of the invited artists are used to experiment with new METHODS of work, perhaps by mixing other materials like metal and wood. dal 1830 21 22 1904 from 1830 1941 23 40 495 1904 1941 1945 1906 1905 1913 1941 1941 1950 1950 1950 1927 1927 1941 2008 1929 1945 1941 1945 2008 495 41 Progettare una pagina bianca Riprendendo una tradizione rimasta interrotta per più di cinquant’anni, la Manufacture di Sèvres chiede a Pierre Charpin di creare una serie di “nuove forme” – vasi, ciotole, piatti – destinate a entrare nel patrimonio della Manufacture ed essere successivamente decorate da altri. Produrre forme in qualche modo universali, destinate a un decoro ipotetico di un artista che verrà: è proprio questa idea di indefinito, di incompiuto, di possibilità destinata alle mille variabili altrui, a incantare Charpin. Creare cioè una forma sì destinata a diventare oggetto, ma esserne il creatore agli albori, lontano dalla fissità della forma compiuta: “Concepire uno spazio, un luogo, un terreno da far rendere, atto a essere magnificato da altri”. Facendosi “materia” oltre che “vaso” il designer porta nel progetto il motivo del “ritiro” – quello tecnico, della porcellana durante la cottura – traslato in concetto, che è ricerca dell’essenziale. Per Sèvres elabora queste forme di vasi di porcellana dai volumi generosi, eleganti, privi di dettagli, fluidi, trasparenti alla luce, bianchi, intatti. Del progetto, destinato a svilupparsi in altre forme, la Manufacture ha per ora messo in produzione il vaso, in quattro dimensioni, e la coppa. (mpizz) Designing a blank page Picking up on a tradition that has remained unchanged for over fifty years, the Manufacture de Sèvres asked Pierre Charpin to create a series of “new forms” – vases, bowls, plates – to become part of the company’s stock for later decoration by others.The idea was to create forms that are somehow universal, and are theoretically destined for decoration by a future artist. And it is precisely this idea of the indefinite, of the unfinished, of the possibility of countless variables by others that appealed to Charpin, the creation of a form that will become an object, but also to be its primordial creator, far removed from the fixed nature of the finished form: “Conceiving a space, a place, a terrain to be brought to later fruition, to be enriched by others.” Considering its “material” as well as “vase” aspect, the designer introduces the theme of “shrinkage” – in the technical approach to the process of firing the porcelain – and translates it into a concept, namely the pursuit of the essential. He then develops for Sèvres his porcelain vase forms: generously-sized, elegant, lacking in detail, fluid, translucent, white, intact. From this project, which will lead onto other forms, the Manufacture has now put the vase into production, in four sizes, as well as the bowl. (mpizz) VASI CHARPIN design produttore producer Pierre Charpin Manufacture Nationale de Sèvres tempo di sviluppo 2006 / 2008 development time 42 495 dimensioni dimensions altezza / height max cm 44,5 diametro / diameter max cm 34 materiale material porcellana / porcelain Pierre Charpin (Francia, 1962). Il suo lavoro si articola principalmente attorno alla ricerca, rivolta alle diverse tipologie. Ha progettato oggetti in edizione limitata per la Design Gallery di Milano (2002-2005), e dal 2005 lavora per la Galerie Kreo di Parigi con una produzione di oggetti in serie limitata; è del 2006 l’inizio della collaborazione con la Manufacture Nationale de Sèvres. Animatore di numerosi workshop a l’ECAL, “Carte blanche 2005” al Salon de Paris, ha insegnato disegno per più di dieci anni a l’École Supérieure d’Art et de Design di Reims. Vive e lavora a Ivry-sur-Seine. (France, 1962). Charpin’s work centres mainly on his interest into various types of pottery and porcelain. He has designed a limited edition for the Design Gallery in Milan (2002-2005), and has worked for Galerie Kreo in Paris since 2005, designing several limited editions. His work with the Manufacture Nationale de Sèvres began in 2006. He has also run numerous workshops at ECAL, “Carte blanche 2005” at the Salon de Paris, and has taught for more than ten years at the École Supérieure d’Art et de Design in Reims. He lives and works in Ivry-sur-Seine. 495 43 24 M - Immobilità M - Immobility Fra Cina e Corea, in lontanissime dinastie, si portò ai limiti massimi il senso spirituale della PORCELLANA, questa materia ispirata e incantata, carica di segreti e di aspetti alchemici nella alta complessità delle sue mille tecniche, delle sue chimiche miscele e cotture, delle terre, minerali e impasti virtuosi. Durezza, trasparenza, formabilità ed estrema attitudine a recepire trasparenze, smalti e colori. Una produzione nobiliare, sempre legata alle stanze ovattate delle dinastie, ai contenuti di vasi misteriosi, con forme e segni trattenuti immobili per secoli e millenni, pieni di significati. Qualche impercettibile modifica e spostamento delle linee avveniva ogni 100, 200 anni. The spirituality of PORCELAIN achieved its highest expression in the distant dynasties of China and Korea, with their mix of inspiration and enchantment, where it became a site of alchemical and other secrets through the use of countless, highly complex techniques, chemical mixtures, firing methods, potent earths, minerals and pastes. It is hard, transparent, plastic and malleable, and extraordinarily receptive to glaze, colour and transparencyenhancing agents. It is a thing of the aristocracy redolent of still, silent centres of dynastic power, the contents of mysterious vases. Its shapes and features, unchanged, immobile for centuries and millennia, are still replete with meaning. Some imperceptible alteration or shift of line might happen, but only every 100 or 200 years. N - Porcellana come thriller N - Porcelain as a detective story Se un giorno scriverò un libro sul design, esso sarà certo un “libro giallo” sulla PORCELLANA. La storia della PORCELLANA è un thriller. A quanto so e anche immagino, la PORCELLANA fu un “luogo” fisico e mentale, già dall'inizio, di intrighi, invidie, monopoli, ruberie, sospetti, spionaggi, false licenze di fabbricazione, sequestro di specialisti… Tutto legato alle smanie, alla rivalità e alle oscillazioni del potere delle case reali di tutto il mondo… I re con la porcellana intesa come “luogo” di status symbol. Tradimenti fra re, nobili e regine per carpire la perfezione di formule nascoste che dovevano rendere sempre più bella, ricca ed esclusiva questa materia forte come l’oro. E il fenomeno delle STATUINE, queste miniature di azioni della vita reale. Le statuine di Meissen, le più belle della storia, copiate sempre da tutti, all’inizio anche da Sèvres. Naufragi, pirati, navi affondate piene di PORCELLANE come fossero pietre preziose. Migliaia di vasi recuperati in fondo al mare, come i cocci di PORCELLANE giapponesi nel Museo di Groningen, conservati sott’acqua, misti ad alghe e conchiglie. Prima oggetti in sola andata (Oriente verso l'Europa) poi anche in ritorno (cineserie fatte in Europa per il mercato orientale). Un lusso dichiarato, un thriller assicurato, vasi e statuine in andata e ritorno. If I ever write a book about design, it will certainly be a detective story about PORCELAIN, because the story of porcelain is a detective story. As far as I know, and certainly as far as I can imagine, PORCELAIN was from the very beginning a physical and mental locus (and focus) of plotting, intrigue, envy, monopolies, theft, graft, suspicion, spying, kidnapping and imprisonment. And all of it was linked to the faddishness, rivalry and power play of royal families all over the world: kings who saw porcelain as a status symbol, kings, queens and nobles who betrayed each other to get their hands on secret formulas that would carry the gold-like potency of the miraculous substance to ever-higher powers of beauty, opulence and exclusivity. Then there are the FIGURINES, miniature scenes of royal life. Meissen figurines, the finest ever made, have always been copied by all, including Sèvres at the beginning. Shipwrecks, pirates, vessels went to the bottom with their holds full of PORCELAIN items, as if they were precious stones. Thousands of vases were then raised from the sea, like the shards of Japanese porcelain vases in the Groningen Museum preserved by the seawater, mixed with seaweed and shells. At first, the traffic in porcelain was in one direction only, from the Far East to Europe, until Europe started making chinoiseries for the Oriental market. Porcelain is an unashamed luxury, an unputdownable thriller, a two-way traffic(king) of vases and figurines. 25 44 495 24 Philippe Starck, installazione permanente nel Padiglione delle Arti Decorative / permanent installation in Decorative Arts Pavilion, Groninger Museum, Groningen, Paesi Bassi / The Netherlands (1994). 25 Ciotola cinese Qian Long con decorazione “famille-verte” tratta da dipinti ad acquarello / Chinese Qian Long bowl with “famille-verte” decoration, taken from watercolours, altezza / height cm 40,5, Gemeentemuseum, Haags, Paesi Bassi / The Netherlands (1735). 26 Wunderkammer con collezione di porcellane dell’Asia orientale, Castello di Charlottenburg / collection of porcelains from Eastern Asia, Charlottenburg Castle, Berlin, Germania / Germany (XVII-XVIII secolo / century). 27 Particolare di un piatto giapponese bianco e blu raffigurante il laboratorio di una fabbrica di ceramica / detail of a blue and white Japanese plate depicting a pottery factory, Museo delle Ceramiche / Ceramics Museum, Arita, Giappone / Japan (XVIII secolo / 18th century). 28 Franz Anton Bustelli, Il briccone alla fontana, figurine in porcellana / The Rascal at the Fountain, porcelain figurines, altezza / height cm 17,5, Nymphenburg Manufaktur, München, Germania / Germany (1760). 26 29 Jean-Baptiste Gauvenet (forma / shape), Marcel Prunier (decoro / decoration), Danseuse, Manufacture Nationale de Sèvres (1925). 30 Jaime Hayón, The Family Portrait, collezione / collection The Fantasy, statuine in porcellana / porcelain figurines, cm 35x34, Lladrò, Valencia, Spagna / Spain (2008). 27 28 29 30 495 45 31 Alessandro Mendini, disegno della forma definitiva del vaso del progetto “100% Make Up” nella tavola di Nadia Morelli / final shape of “100% Make Up” vase in the panel by Nadia Morelli, Alessi Tendentse, Crusinallo, Verbania, Italia / Italy (1992). 32 Alessandro Mendini, i 10.000 vasi del progetto completo “100% Make Up” in un’immagine elaborata al computer da Eduardo Pla / the 10,000 vases of the complete “100% Make Up” project in a computer rendering by Eduardo Pla. 33 I 100 differenti vasi disegnati da 100 autori, in un disegno di Judith McKimm / The 100 different vases by 100 different designers, in a drawing by Judith McKimm. 34 La “ricostruzione” archeologica simulata da cui si è sviluppato il progetto “100% Make Up”: i reperti dei 100 decori sono allineati sul tavolo di restauro / This simulated archaeological reconstruction was the basis for the “100% Make Up” project developed: the finds from the 100 decorations are lined up on the restoration table. 32 Elenco degli autori dei 100 vasi / List of decorators of the 100 vases 1 A. Abate; 2 C. Accardi; 3 S. Ajjampur; 4 Y. Applefeld; 5 Q. Ashevak; 6 P. Bertozzi, S. Del Monte Casoni; 7 G. Bien-Aimé; 8 L. Binazzi; 9 A. Boetti; 10 A. Brandolini; 11 F. Bruly Bouabré; 12 S. Calatroni; 13 J. Capella; 14 S. Cappelli, P. Ranzo; 15 N. Coates; 16 Cocktail (R. von Brevem, H. Mùhlhaus; 17 G. Colombo; 18 R. Dalisi; 19 N. De Maria; 20 J. Digerud; 21 E. Ekefrey (Ekong); 22 B. Eno; 23 E. Fior; 24 D. Friedman; 25 E. Fritsch; 26 P. Gaeta; 27 G. Galli, B. Santiccioli; 28 L. Gibb; 29 P. Gilardi; 30 A. Gili; 31 M. Glaser; 32 M. Graves; 33 M. C. Hamel; 34 J. M. Hanif; 35 P. Heinke; 36 Y. Hishinuma; 37 S. Holm; 38 Y. Ping Huang; 39 A. Jaffari; 40 C. Jonson; 41 B. I. Kingelez; 42 I. Kivalo; 43 M. Kostabi; 44 R.Kristensen; 45 M. Kunc; 46 Kunstflug 31 O - Finzione archeologica O - Fake Archaeology 100% Make Up: una sola forma, 100 autori ovvero 100 decorazioni, ogni autore un vaso in 100 copie. Totale 100x100 = 10.000 vasi. Quando nel 1992 organizzai questo progetto – che segnava l’ingresso di Alessi nel mondo della PORCELLANA – feci una finzione “archeologica”. Simulai di aver trovato 100 cocci nel mare, dai quali provare a ricomporre i vasi: risultò che la forma del vaso era una sola, e che 100 autori l’avevano ornata. Così il mio “romanzo giallo” della PORCELLANA continua, anche perché (per esempio) Luigi Ontani (presunto autore di uno dei 100 decori) sostiene tuttora che il suo vaso fosse un falso, e in quanto tale a un certo punto lo ha distrutto… e il suo vaso così è tornato a essere solo un sistema di cocci… 100% Make Up: one shape only, 100 designers produce 100 decorative modes, each designer does 100 of each vase. Final Total 100x100 = 10,000 vases. When I organised this project in 1992 – it marked Alessi’s entrée into PORCELAIN – I created an “archaeological” deception by pretending to have found 100 shards in the sea and then attempting to put the vases back together again. There was just one vase shape, which the 100 designers then decorated. And so my PORCELAIN detective story goes on, one of the reasons being (for example) that Luigi Ontani (the presumed designer of one of the 100 decorative modes) still claims that his vase was a fake, which was why he destroyed it … and his vase is therefore reputed to be just a set of shards … (H. Bartel, H. Fischer; H. Hullmann); 47 S. Kuramata; 48 Q. Larrea; 49 C. Ledy; 50 S. Lindfors; 51 K. Luesa (Kanyunyu); 52 E. Mahlangu; 53 V. Malangatana; 54 K. Malich; 55 M. Mariani; 56 G. Mastro; 57 K. Mbuno; 58 A. Mendini; 59 A. Miralda; 60 S. V. Mironenko; 61 A. Mocika; 62 P. Navone; 63 S. Okayama; 64 L. Ontani; 65 H. Orvola; 66 S. Perez-Gil; 67 E. Pia; 68 Plumcake (G. Cella, R. Pallotta, C. Ragni); 69 G. Rava; 70 Ravage (C. Rameckers, A.Van Geuns); 71 R. Pereira Rego; 72 R. Remi; 73 C. Samba; 74 A. Schulze; 75 S. Sethi; 76 R. Babu Sharma; 77 J. Silvennoinen; 78 E. Sottsass jr; 79 G. Spini; 80 P. Starck; 81 P. Struycken; 82 Sybilla; 83 G.Tejeda; 84 C.Tokoudagba; 85 D. Trinks; 86 M.Turchet; 87 Twins Seven Seven; 88 M. Umeda; 89 H. Vemren; 90 R. Venturi; 91 G. Venturini; 92 N. Vigo; 93 M.Voce; 94 A. Vyakul; 95 B. Watz; 96 G. Weiss; 97 H. Wettstein; 98 YA/yA Young Aspirations / Young Artists (B. McMillian, L. Milton, D. Persiey); 99 L. Yentus; 100 R. Zwillinger. MOSTRA / EXHIBITION Feux continus. La Manufacture de Sèvres au Grand Hornu 11.10.2009 – 17.01.2010 www.grand-hornu.be 46 495 33 34 495 47