l` ECONOMIA - Istituto Paritario Santa Giovanna d`Arco

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l` ECONOMIA - Istituto Paritario Santa Giovanna d`Arco
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il
PERSONAGGIO
SABATINO
SIRICA
NUOVO
PRESIDENTE ANP
l’
ECONOMIA
QUANDO
CONSUMARE
È UNA SCELTA
D’AMORE
l’
IMPRESA
IL LUSSO
PARTENOPEO
DI FABRIZIO
CRISPINO
il
TURISMO
PROPOSTE
DI ITINERARI
PER L’ESTATE
2011
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il SOMMARIO
SABATINO SIRICA
Il personaggio
06
UNA SCELTA D’AMORE
L’economia
10
FABRIZIO CRISPINO
L’impresa
12
IL TURISMO D’ESTATE
Le proposte
16
MAGAZINE
PER IL SUD
DEL TERZO
MILLENNIO
DIRETTORE RESPONSABILE
ONDA DEL SUD
19
L’inserto
ANNO 11 - NUMERO 8
AGOSTO 2011
www.iilbrigante.com
[email protected]
Gino Giammarino
CAPO REDATTORE
ACCADE NEL REGNO
DELLE DUE SICILIE
Gli eventi
Antonio Mocciola
38
VICE CAPO REDATTORE
10
EDITORE
Simona Buonaura
Via Francesco Petrarca, 125
Napoli
06
PROGETTO GRAFICO,
12
IMPAGINAZIONE
Gennaro Apicella
16
STAMPA
Litosprint srl
Fisciano (Sa)
Autorizzazione
38
Tribunale Napoli
n. 5159
19
decreto 22/11/2000
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CAMPAGNA ABBONAMENTI 2011
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Costo € 24,00
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3) “CAPOBANDA”
Costo € 100,00
(omaggio a scelta tra cravatta, sciarpa o gemelli
da Salvatore Argenio Stilista Identitario)
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l’EDITORIALE
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AGOSTO 2011
C’era una volta ...
GINO GIAMMARINO
era una volta,
nel regno di
Napoli, il tempo
dei vicerè. I sovrani di
Spagna, che lo avevano
conquistato nel 1503,
troppo presi dalle proprie cose interne per
occuparsi anche del
nostro regno, ne avevano affidato a loro l'amministrazione (essenzialmente, la "tassazione"), riducendolo ad una
provincia. Il rapporto
Stato-cittadino di allora
era: "io chiedo e tu devi pagare". Ma un potere lontano è
un potere lontano, con tutto il senso di vuoto che ne conseguiva insieme alla rabbia ed al rancore che montava
per le gabelle ingiuste e sproporzionate imposte ad un
popolo affamato: anche allora, era da poco passato il
1600, l'Europa si dibatteva in un pesante momento di
crisi economica. Fu allora che l'ennesima, insopportabile, imposizione richiesta dal "potere centrale" attraverso il vicerè per esigenza di "finanziaria" sfociò nella
rivolta popolare guidata dal pescatore Masaniello. Ma
non c'era solo lui in quel tempo. Sulla scena c'era stato
un buon vicerè come Don Pedro de Toledo che in venti
anni (1532-1553) aveva dato una svolta fondamentale a
Napoli, e più tardi (1636-1644) un finanziere d'assalto
come Bartolomeo d'Aquino, capace di "spremere" sedici milioni di Ducati al suo popolo in otto anni, diventando braccio diretto della Corona spagnola. E poi, c'era
una volta a Napoli anche Pietro Giannone, proveniente
da una nota famiglia di avvocati, formatosi in quel clima
era nato nel 1676) ed egli stesso illustre giurista ma
anche filosofo all'alba dell'illuminismo. Rivoluzionari
figli del popolo che finiscono male, spregiudicati finan-
C'
zieri arricchiti troppo in fretta per durare, un avvocato di
buona famiglia: i personaggi, fin troppo attuali, di quella che sembra una fiaba sul genere di quella strepitosamente interpretata da Sophia Loren ed Omar Sharif nel
film del 1967 "C'era una volta", ambientato proprio nel
'600 napoletano. Ma quella è una storia d'amore. La fiaba che ho
voluto raccontarvi, tratta da
fatti veri e con personaggi
realmente esistiti, ci dice
qualcosa di più. Per esempio,
ci insegna che quando in una
nazione la politica lascia alla
magistratura il compito di
riempire il vuoto creato da un
governo incapace, il probabile
scenario ha un nome tanto
breve quanto allarmante:
caos. Nascere a Napoli, e più in
generale nel Sud, purtroppo o per fortuna
significa conoscere il senso delle cose per antica e
nobile discendenza, seppur in decadenza: veniamo dal sole e dal mare,
che significa luce ed apertura della mente senza
confini, non dalla nebbia
che limita il pensiero o dalla risaia che rammolisce il
fisico. Ah, dimenticavo. Tra
i tanti nomi immortali della
nostra storia c'è anche
quello di Giambattista Vico, che ci ha lasciato la grande
lezione dei ricorsi storici secondo la quale la storia si
ripete sempre, ciclicamente. Ma forse a Napoli ancora
non lo abbiamo imparato.
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il PERSONAGGIO
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AGOSTO 2011
Il maestro Sabatino Sirica
Nuovo presidente dell’associazione Pasticcieri
SIMONA BUONAURA
abatino Sirica, pasticciere di San Giorgio a Cremano, è il nuovo Presidente dell’Associazione Pasticcieri Napoletani. L’elezione è avvenuta presso la
sede dell’Associazione a via delle Metamorfosi a Giugno
ed ha visto a parte Sirica Presidente, Antonio Castaldo
vicepresidente, e l’elezione del nuovo consiglio direttivo e
dei sindaci che continueranno a tramandare l’arte
pasticciera partenopea quale preziosa portavoce di una
cultura che ha apprezzamenti in tutto il mondo. Visibilmente emozionato Sirica appena subito dopo la sua elezione ha tenuto un discorso di ringraziamento per la
fiducia che i soci APN gli hanno dato, promettendo presenza e la volontà di portare avanti le iniziative che fanno dell’Associazione un punto di riferimento del settore e
S
dunque: formazione per gli allievi delle scuole superiori
ma anche per i professionisti per aggiornamenti relativi
alle materie prime ma anche sulle tecnologie in continua
evoluzione al servizio del maestri del gusto. Importante
è anche l’apporto degli sponsor che abbracciano le attività con dimostrazioni ai più alti livelli e l’ingaggio di professionisti a livello internazionale. Sirica è molto aperto
alle iniziative dove può dimostrare la sua arte, è il pasticciere ufficiale della squadra calcio Napoli, è sponsor del
Premio Troisi e non disdegna mai le iniziative solidali e
benefiche. In bocca al lupo dunque al neo presidente ed
al consiglio direttivo per l’importante ruolo assunto nel
panorama del gusto e delle importanti tradizioni che
esso contengono.
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il PERSONAGGIO
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le IDEE
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AGOSTO 2011
IRISBUS: Pulcinella vuol partire....
.. ed il Vescovo lo vuol cacciare
Conviene trattenere chi vuol andare?
GAETANO PIETROPAOLO*
egli ultimi giorni,
importanti vicende
stanno interessando lo stabilimento Irisbus
di Flumeri (Avellino).
Come è noto, si tratta di
uno stabilimento di proprietà della Fiat che produce autobus e del quale
il gruppo del Lingotto
vuole disfarsi. Di fronte a
questa volontà si è fatta
avanti la DR Motor Company avanzando una proposta d'acquisto. Si tratta
di un'azienda fondata nel
2006 a Macchia d'Isernia
dall'imprenditore molisano Massimo Di Risio che
costruisce, nei propri stabilimenti, automobili con componentistica Chery e Fiat. Si tratta quindi di
ciò che più assomiglia ad un'azienda
produttrice di automobili nata nell'Italia meridionale, anche perchè
proprietà,
sedi direttive e stabilimento
s o n o
esclusivam e n t e
molisane.
Benchè
caratterizzata da una
forte joint
venture con
altre case,
la DR Motor
è un'esperienza che
nemmeno il
più ottimista osservatore, fino a
dieci anni fa, avrebbe immaginato
potesse nascere nel Sud Italia. Le
ultime mosse del gruppo, inoltre,
sembrano sempre più caratterizzarsi per la volontà di radicare proprio nel Mezzogiorno, da dove tutti
scappano, Fiat per prima, le proprie
radici ed il proprio futuro. La proposta d'acquisto dello stabilimento Irisbus dell'avellinese e, qualche mese
fa, di Termini Imerese, svelano una
N
strategia coraggiosa e che può avere
risvolti epocali per la storia dell'industria meridionale. Le reazioni dei
sindacati di fronte
alla volontà di vendere lo stabilimento, da parte di Fiat, e di acquistarlo,
da parte di Dr, sono state decisamente conservatrici. Da più parti
sono emerse voci critiche e la richiesta a Fiat di mantenere stabilimento
e livelli occupazionali.
Ma ciò che mi chiedo è
se sia utile mantenere
a forza chi se ne vuole
andare e se, quella che
si presenta, non sia
invece per i lavoratori
di Irisbus un'occasione
forse irripetibile. Fermo restando l'assoluta
legittimità della pretesa di conservare tutti i
posti di lavoro dello
stabilimento (700) e
dell'indotto, se queste
garanzie arrivano dalla
Dr, perchè opporsi al
cambio di proprietà?
Ispira più fiducia chi
vuole abbandonarti o
chi vuole prenderti con se? Volendo
guardare l'altra faccia della medaglia, questa potrebbe essere per i
lavoratori irpini l'occasione di contribuire, con il proprio lavoro,
alla nascita di un'azienda
automobilistica tutta meridionale, con management meridionale, dipendenti e stabilimenti meridionali. Una realtà
che potrebbero, più di ogni
altra, sentire propria. Una
realtà che prima di decidere di
smantellare uno stabilimento
ci penserebbe due volte, perchè in questo territorio è nata,
vuole crescere e ad esso è inesorabilmente legata. Provocazioni di Marchionne a parte, è
chiaro che Fiat non andrà mai
via da Torino. Allo stesso modo,
perchè Dr dovrebbe abbandonare il suo territorio? Al di là delle
strategie, le aziende, anche se
globalizzate, sono fatte di persone. Queste hanno sentimenti,
aspirazioni ma anche legami e
radici. E qualcosa mi dice che, se
in un momento storico in cui tutti scappano dal Mezzogiorno, Di
Risio vuole ancorarvisi con forza,
potrebbe valere la pena ascoltarlo e,
se ha qualcosa di interessante da
dire, dargli fiducia.
*(coordinatore de l'AltroSud)
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l’ECONOMIA
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Nato Brigante
Una scelta d’amore
EMANUELA RULLO
un ventoso pomeriggio d’estate, Michelina fa le
fusa affianco alla tastiera mentre io rielaboro le
mie tremila battute da inviare alla redazione entro
stasera, con in testa il ritmo di contrabbando di Eugenio Bennato del concerto della notte appena trascorsa,
e negli occhi il suo saluto, tra la folla, alla nostra bandiera che sempre sventola sulla Montagna Spaccata, e
come il cicalio instancabile che fa da sottofondo a questo strano pomeriggio nella mia testa centrifugano in
un perverso ordine le seguenti parole: Nato Brigante,
Una scelta d’amore. Che sia questa, mi chiedo, la ricetta per risollevare l’economia della mia Terra?
Come scriveva John Maynard Keynes, la cui esperienza
quanto mai illuminante in questa fase dell’economia
globale è purtroppo a quanto pare occultata da un blob
che si chiama paura del debito, Un grande economista
deve possedere una rara combinazione di doti: deve
essere allo stesso tempo e in qualche misura matematico, storico, politico e filosofo; deve saper decifrare
simboli e usare le parole; deve saper risalire dal particolare al generale e saper passare dall’astratto al concreto nelle stesso processo mentale; deve saper studiare il presente alla luce del passato, per gli scopi del
futuro.
Ecco allora cosa c’entra l’amore con la depressione
È
economica della mia Terra!
L’economia non è matematica e non è una quadratura
di partita doppia, bensì essa è quel miracolo che permette di trasformare un insieme di elementi apparentemente distinti in un moltiplicatore di risultati. Alla
base della nostra economia moderna sono processi di
acquisto: attraverso ogni singolo atto di acquisto l’individuo alimenta un sistema economico, restituendo le
risorse economiche che si è procurato con il proprio
lavoro, a chi le utilizzerà per alimentare nuovi processi
di lavoro, realizzare nuovi prodotti, e alimentare a sua
volta processi di consumo.
Nella nostra società la spinta dell’individuo verso il
consumo non è più soltanto l’esigenza di soddisfacimento di una necessità primaria, ma sempre più una
necessità sociale. L’esempio a mio parere maggiormente esplicativo di questo concetto si rifà ad un vecchio messaggio pubblicitario che sicuramente è a tutti
ben noto. La domanda, ovvero, da porsi è: un individuo
che utilizza le proprie risorse per l’acquisto di una
banana, punta unicamente al soddisfacimento del proprio bisogno primario di cibo? Se così fosse qualunque
banana di bell’aspetto, al giusto punto di maturazione
potrebbe soddisfare tale bisogno. Eppure così non è.
L’economia nella forma particolare del marketing
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interviene, infatti, nel processo mentale alla base dei
processi di consumo rivelando agli occhi dell’individuo
che non tutte le banane sono uguali ovvero in grado di
soddisfare allo stesso modo lo stesso bisogno. Ecco
allora che per una misteriosa formula economica, è
rivelata la differenza tra la banana e la banana col bollino.
Ma avevamo solo 3000 battute, e forse è il caso a questo punto di passare
dall’astratto al concreto.
Uno studio dell’economista Paolo Savona, firmato Unicredit
e Banca d’Italia,
rivela che su 72
miliardi l’anno di
spesa fatta dai cittadini del Sud, ben 63
sono di beni e servizi
prodotti al Nord. Se
a questo si aggiunge
la considerazione
che i trasferimenti di
risorse per l’emigrazione sono stati stimati in circa 33,8
miliardi e che i trasferimenti statali al
Sud ammontano a 45
miliardi l’anno, di cui
30 vengono prodotti
al Nord e 15 al Sud,
tutto questo si traduce nel fatto che le
risorse
trasferite
ogni anno dal Sud al
Nord, sotto forma di
consumi ed emigrazione, sono pari a
93,8 miliardi, con
una differenza di
63,8 miliardi a favore del Nord.
E’ forse questa la forte anomalia che qualcuno ci ha
insegnato a chiamare col nome di questione meridionale? Ovvero un notevole, continuo, depauperamento del
Meridione, con conseguenze disastrose per l’economia
e l’occupazione del suo territorio, ovvero una bella pentola bucata come dice lo stesso Savona?
Uno Stato normale, come, un esempio per tutti, la Germania, interverrebbe in maniera massiccia e decisa per
l’ECONOMIA
risolvere in via definitiva la questione, ricorrendo ad
interventi straordinari che siano addizionali e non sostitutivi di quelli ordinari, come finora accaduto. Ma noi
no. Noi siamo di fronte ad un uomo cui il dottore ha
appena diagnosticato una grave malattia alle gambe
che potrebbe condurre a una incurabile cancrena con
conseguenze disastrose, ebbene piuttosto che curarsi
l’uomo risponde al dottore “ma mi consenta, non vede
che braccia forti ho io, tagli tutto su, camminerò con le
braccia, non ho voglia di alcuna cura!” chiarendo così
una volta per tutte che il vero problema in verità più
grave dell’uomo in questione non è la malattia agli arti
inferiori ma la insanabile insanità mentale.
E allora? Permettetemi un’altra citazione: Chi vede un
gigante esamini prima la posizione del Sole e faccia
attenzione a che non sia l’ombra d’un pigmeo (Novalis).
È giunto il tempo di dire basta, di accendere la luce che
dissipa le ombre e aprire bene gli occhi, è il tempo di
divenire consumatori consapevoli e mettere un tappo a
questa pentola bucata, e questo tappo è una scelta
d’amore.
Il consumatore passivo alimenta con il proprio atto di
acquisto lo svantaggio economico del proprio territorio
e ovvero un flusso migratorio di risorse economiche e
umane verso territori esogeni. Se la Vostra scelta continuerà ad essere casuale le risorse andranno sempre
laddove già vi sono risorse e i vostri figli le seguiranno.
Scegliere un prodotto in maniera consapevole vuol dire
divenire artefici dello sviluppo del proprio sistema e
assumerne consapevolezza. Immaginate cosa significherebbe lasciare sul territorio 32 miliardi l’anno!
significherebbe dare un enorme impulso all’economia
locale e produrre una forte crescita dell’occupazione.
Considerando che mediamente per la creazione di
imprese occorre un capitale pari a circa 200.000 euro
per ogni nuovo occupato, 32 miliardi corrispondono alla
creazione di ben 160.000 posti di lavoro ogni anno. Maggiore occupazione, infine, significa togliere manovalanza alla criminalità organizzata che, ricordiamo, arruola
i suoi adepti tra i disperati.
Per invertire la rotta c’è un atto d’amore per la propria
Terra e per i propri figli che ogni meridionale può
cominciare a compiere da subito: ACQUISTARE MERI DIONALE! Andando controvento e fuori dal gregge,
facendo attenzione alle etichette, riscoprendo l’amore
per il proprio Territorio, le sue tradizioni e la sua cultura, riscoprendo la voglia di restare e di lottare per la
propria Terra, per il nostro GRANDE SUD, facendo della territorialità il bollino da cercare che fa la differenza.
CONSUMA CONSAPEVOLE, CONSUMA MERIDIONALE.
N. B. PER IL FUTURO DEI TUOI FIGLI.
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l’IMPRESA
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Fabrizio Crispino, un lu
Alta Sartoria Artigi
MARY D’ONOFRIO
tilista, Costumista, direttore Artistico, docente Stylist in prestigiose scuole di
Moda, Consulente d'immagine di donne dello spettacolo del calibro di Ilary Blasi, i suoi abiti hanno vestito Attrici, Presentatrici e Modelle Famose sui Red Carpet e Galà Prestigiosi in tutta Europa, ed anche la sottoscritta ha avuto l'onore di
indossare i suoi abiti durante la trasmissione di Paolo Bonolis “Ciao Darwin” e non
solo. Fabrizio Crispino è molto schivo con la stampa ed i giornalisti, ma sono riuscita a conquistarmi questa intervista, grazie allla grande amicizia e stima che ci lega
da anni.
Fabrizio, com'è nata la tua passione per l'Alta Moda?
La Passione per L'Alta Moda e per L’Arte è nata nel momento in cui ho visto la luce;
è qualcosa che solo gli Artisti, i poeti, e i pittori possono comprendere.
Ti conosco da anni, e so quanti sacrifici hai dovuto affrontare per arrivare a realizzare una carriera che cresce ogni giorno, vanti collaborazioni europee molto impor tanti come quella con l'Azienda Swarovski dove hai conosciuto Ilary Blasi. Altra
collaborazione prestigiosa è quella con la rivista multimediale spagnola
Bogamia.com, dove sei stato premiato come miglior Artista Europeo, e
non è l'unico premio che hai ricevuto per la tua splendida e meri tata Carrier. Che Consiglio daresti ad un giovane che desidera
intraprendere la tua stessa strada?
Tenacia, Pazienza, Coraggio, Volontà e soprattutto Amore e
Dedizione per il proprio lavoro. Alle Spalle non ho avuto soldi
da investire, ho dovuto iniziare tutto da zero, ma sono stato
fortunato , ho avuto alle spalle il sostegno e l'amore della
mia famiglia, e questo mi è bastato!
Essendo una donna curiosa, sono andata a sbirciare un pò
su youtube, e ho scoperto che parte dei tuoi lavori sono
documentati da alcuni video molto particolari e, che attual mente vedono migliaia di visitatori ogni giorno. Nello specifico, mi ha colpito un video in cui spieghi come creare un
abito di Alta Moda in pochi minuti, come è nata questa idea?
S
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l’IMPRESA
lusso tutto partenopeo
rtigianale Campana
MAKE UP
Roberta City
BABY MODEL
Mario Arena
Perchè penso che la Moda sia sperimentazione, ed
è proprio tramite quest'ultima che nasce l'idea di
creare abiti che realizzo in pochi minuti, ma che una
volta indossati durano un intera serata, senza spilli
che possone cedere, ma con una nuova tecnica
innovativa.
Come mai la scelta di queste foto ispirate a Monica
Bellucci in Malena?
Perchè sono attratto dalla bellezza Mediterranea e
dalla donna dalle curve generose. Di solito i miei
abiti sono molto elaborati, delle vere e proprie opere d'Arte, ma per questo servizio ho preferito raccontare una donna naturale in modo da evidenziare
la sua femminilità con un semplicissimo tubino
nero ed uno scialle che ricorda le belle donne del
sud. Ti prometto, che per il prossimo servizio presenterò parte delle mie creazioni, e pubblicamente,
ti chiedo di farmi ancora una volta da Testimonial.
Per me sarà un onore Fabrizio indossare ancora
una volta i tuoi meravigliosi abiti. Progetti per il
futuro?
Tanti, in primis parteciperò con una sfilata al premio Delfino patrocinata da Renato Balestra, per poi
dedicarmi ad una linea di costumi da bagno che
lancerò nel 2012 per una nota azienda di Moda.
Come docente stylist, invece ho conosciuto tanti
talenti e quindi desidero lanciare giovani stilisti che
come me amano L'Alta Moda e l'arte in tutte le sue
sfumature, magari usufruendo di questa nota rivista e della tua professionalità da giornalista. Sai,
proprio ieri ho visto la prima collezione di una mia
cara allieva Marianna Pappacena, e mi brillavano
gli occhi... la linea è elegante contemporanea e
molto ricercata, insomma mi ha emozionato e nel
prossimo numero capirete il perchè ...
Per me sarà un piacere sostenere la tua iniziativa .
Grazie Fabrizio è stato un piacere leggerti l'anima.
Grazie Mary è stato un piacere aprirti l'anima.
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la STORIA
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AGOSTO 2011
FERDINANDO II E IL FEDERALISMO
Un processo che poteva
partire dal Sud
dei Borbone e sarebbe
stata vera unità nazionale
FRANCESCO ANTONIO SCHIRALDI
oi italiani siamo
originali da sempre, ci compiaciamo di chiamare la
nostra patria «il Belpaese», ma poi ci impegniamo per renderlo
esattamente l’opposto,
con una inciviltà che
non è solo quella fisica
del dispregio del patrimonio paesaggistico e
architettonico, ma è
anche l’inciviltà che
porta a disprezzare il
connazionale solo perché ci si sente «superiori».
Cerchiamo
di
far
apprendere ai nostri
figli le vicende della
storia nazionale, ma poi
ne diamo un’interpretazione che mira ad esaltare i vincitori di un conflitto civile, dimenticando trattarsi del processo unitario il quale
avrebbe dovuto convergere verso un ideale
comune. Oggi chi parla
di una nuova nazione
sorta dal nulla nelle
regioni settentrionale è
lo stesso che non ha ancora assimilato il concetto di
unità nazionale, mostrandosi pronto con elmo e scudo a
guerreggiare contro chiunque si presenti alle soglie di
casa.
Una storia travisata, piuttosto, significa la mancata
conoscenza di come il processo unitario federalista
potesse avviarsi proprio sulla spinta del vituperato
Regno delle Due Sicilie, se Carlo Alberto, re di Sardegna, nonché il pontefice Gregorio XVI fossero stati più
illuminati. Altro che retrogradi Borbone, le vicende
nazionali nascondono tutt’altre verità che non quelle
ufficializzate da chi ha conquistato con la violenza piuttosto che unire… ma andiamo per ordine.
N
Quando, ad appena
vent’anni, nel 1830,
Ferdinando II successe
al padre Francesco I
sul trono delle Due
Sicilie, venne considerato un liberale nel
resto della Penisola,
essendo di idee progressiste e affabile con
il popolo. I primi provvedimenti ne confermarono l’indole illuminata in quanto reintegrò negli incarichi i più
meritevoli funzionari
messi a riposo dopo la
restaurazione, adunò
sotto le sue bandiere i
migliori ufficiali già al
servizio di Murat, assicurandosene la fedeltà.
In tal modo Ferdinando
superò il malcontento
popolare successivo
all’esperienza francese, legato soprattutto
al ceto medio oltre che
ai militari che avevano
combattuto sotto il tricolore d’oltralpe.
Il giovane Re aveva
deciso di risanare le
finanze dello Stato, con
una rigida economia sia sulle spese pubbliche che nel
bilancio privato. Ridusse il proprio appannaggio di
180.000 ducati, sfrondò molte tasse e diminuì i pingui
stipendi dei funzionari del Regno ... quale abissale
distanza con la classe politica e dirigente dei nostri
tempi, pronta ad elevarsi emolumenti e contributi di
partito anche in periodi di crisi conclamata! La coscienziosità nell’azione di governo e l’energia del comportamento procurarono all’esuberante monarca la popolarità delle masse. In Italia la prima ferrovia, il primo telegrafo elettrico e il primo faro lenticolare, insieme ad un
gran numero di innovazioni nell’ingegneria e nell’industria, furono dovuti proprio all’impulso di Ferdinando.
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Sull’albeggiare del regno del giovane Borbone, Napoli
era come una limpida macchia di sole, lì dove uomini e
donne vivevano con un’ebbrezza che era un inno alla
vita...
Si è già detto come Ferdinando II sapesse giudicare i
suoi sudditi in modo imparziale, sulla base dei loro
meriti. Gli ufficiali napoletani che avevano servito sotto
Murat, nella maggioranza, erano più efficienti dei vecchi
monarchici, pur essendo i primi di idee più liberali.
Ebbene, il fatto che venissero ugualmente reintegrati
nel grado, come abbiamo visto, fu una prova della simpatia di Ferdinando per una politica di apertura e rinnovamento. Di qui le numerose lettere che presero a giungere da ogni parte della Penisola, per esortare il giovane sovrano delle Due Sicilie “ad approfittare delle presenti circostanze, assumendo la brillante parte di Re
d’Italia”. Le cose italiane, perciò, potevano prendere fin
dagli anni Trenta dell’Ottocento una piega ben diversa
da quella assunta nei decenni a venire. Nel contesto
descritto, purtroppo, la giovane età, insieme alla criticità delle circostanze che investivano gli stessi territori
del Pontefice, con i suoi garanti internazionali, dissuasero Ferdinando II dal prendere seriamente in considerazione l’idea di porsi a capo di una nazione unita. Quegli eventi, però, non lo lasciarono indifferente, anzi
maturarono in lui sincere convinzioni. Qualche tempo
dopo, infatti, la fama di Ferdinando, la bellezza decantata del suo Regno, la mitezza del clima partenopeo,
insieme all’innata simpatia dei napoletani, fecero breccia nell’animo della giovane figlia di Vittorio Emanuele I
di Sardegna, Maria Cristina di Savoia, che accondiscese
alle nozze con l’erede dei Borbone. La cerimonia si svolse nel Santuario di Voltri,
presso Genova, nel novembre del 1832, divenendo
l'occasione per Ferdinando
di approfondire l’intesa con
il Re Carlo Alberto. Lo
scambio di vedute e di opinioni sul momento storico
della Penisola fu denso di
ripercussioni, con il propellente dell’entusiasmo e
vivacità di propositi del
monarca partenopeo.
Nel dicembre di quello stesso anno Ferdinando II scrisse una sentita lettera a Carlo Alberto, con lo scopo di
promuovere una Lega degli
Stati italiani. Nella missiva,
in proposito, l’erede al trono
di Napoli invitava il Re di
Sardegna “ad accordarsi
con lui sul modo di abolire
qualsiasi influenza straniera
negli affari italiani, e impedire che questa influenza
potesse un giorno trascinare i Sovrani d’Italia a complicazioni estranee ai loro interessi”. Il Principe di Metternich, capo della diplomazia
austriaca, in quei frangenti
densi di rilievo, annotò di
suo pugno riguardo all’intraprendente sovrano di
la STORIA
Napoli: “Sta cercando di formare una confederazione
della quale spera di diventare capo: da qui la sua premura di portare l’esercito a 80.000 mila uomini, un
numero molto alto per i mezzi e le necessità dello Stato…”.
Rimane certo, quindi, il costruttivo interesse di Ferdinando per le cose italiane, quando giunse al vertice delle Due Sicilie. I suoi approcci ad una questione così delicata per il futuro della nazione, però, furono avviliti tanto dall’evasività di Carlo Alberto, quanto da quella del
Papa Gregorio XVI, oltre che dalle reazioni piuttosto
negative degli altri Stati italiani. Si perse così una buona occasione per dare all’Italia una concreta unità politica sotto l’egida di un autentico federalismo, altro che
iniziative pasticciate!.Se l’iniziativa di Ferdinando fosse
andata in porto, inoltre, si sarebbe evitata la prima vera
guerra civile vissuta dall’Italia nel Mezzogiorno, un conflitto etichettato come «brigantaggio» per ridurre una
rivolta a popolare a semplice fenomeno di delinquenza.
Si trattò invece di una insurrezione di gente illusa e
indotta a riversare sul progetto unitario aspettative
andate disattese, frustrando le legittime aspettative del
Sud di vedersi trattato su un piano di parità nel contesto
nazionale. La nascita di una confederazione di Stati sotto la guida del giovane sovrano partenopeo avrebbe evitato quella feroce repressione condotta secondo la logica del terrore da parte dell'esercito, con un’azione militare rivelatasi in concreto la prima opera di pulizia etnica della modernità occidentale, a danno delle popolazioni del Mezzogiorno. Con l’invio del famigerato generale Cialdini, nonché la promulgazione della perfida
Legge Pica da parte del governo Minghetti, la brutalità
raggiunse il suo culmine.
Il potere amministrativo e
repressivo si concentrò
nelle mani di ufficiali
quasi tutti di origine settentrionale, che si sentivano del tutto estranei al
Sud. Si era in piena guerra civile ma non si poteva
dirlo, che figura si sarebbe fatta altrimenti con
l’Europa? Altro che il culmine di un presunto moto
unitario, fu un conflitto
segnato da una serie di
incalcolabili efferatezze,
barbari rituali come
l’esposizione dei cadaveri
nelle piazze, le fotografie
post mortem dei presunti
banditi, le teste mozzate
esposte come monito per
le popolazioni, interi paesi dati alle fiamme, fucilazioni sommarie, arresti
di massa.. Sarebbe ora, a
questo punto, che la vera
storia d'Italia e il vero
spessore politico e morale di taluni suoi personaggi, a cominciare da
Ferdinando II di Borbone,
apparisse adeguatamente, a cominciare dai fondamentali testi scolastici.
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il TURISMO
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AGOSTO 2011
La Costa Bianca
Tra tradizione ed innovazione
VERA DE LUCA
’estate è ormai arrivata e con essa la voglia di evadere dalla quotidianità della vita per andarsi a
rilassare in località lontane, ma non troppo, per
godere appieno delle bellezze che la natura ci offre. E
allora giù a sfogliare cataloghi per cercare il luogo della nostra vacanza ideale per tutta la famiglia, sia per i
più piccini che per i genitori. Ma dove trovare spiagge
incantevoli dove l’acqua è cristallina, il divertimento è
assicurato e i prezzi sono alla portata di tutti? Sembra
un’impresa impossibile e… invece no! La Costa Blanca
con il motto “di tutto un po’” rispecchia proprio queste
caratteristiche. La costa spagnola che si affaccia sul
Mediterraneo è rinomata per le fortezze e i castelli,
molti dei quali di origine saracena. Una terra sotto un
cielo azzurro per la maggior parte dell’anno, dove vive
un popolo espansivo e cordiale – molto simile a noi –
amante delle feste e delle tradizioni.
L
Per scegliere il proprio itinerario di viaggio è possibile
rivolgersi all’Ufficio Spagnolo del Turismo di Roma
(http://www.tourspain.es/es/HOME/ListadoMenu.htm)
e all’Agenzia Valenziana del Turismo (www.comunitat valenciana.com). Le principali destinazioni sono: Benidorm, Alicante, Javea, Altea ed Elche. Per raggiungere
più agevolmente queste località balneari, paradiso per
coloro che cercano varietà, esotismo e originalità, c’è la
nuova rotta Napoli – Madrid attivata da poco dalla compagnia easyJet. Il collegamento è operativo 3 volte alla
settimana (mar. e giov. da Napoli ore 19.40 e da Madrid
ore 16.25; sab. da Napoli ore 19.00 e da Madrid ore
15.45) ad un costo competitivo che parte da ? 29,99 a
tratta, tasse incluse.
LA NOTTE A BENIDORM
Benidorm è stata definita “la città che non dorme mai”
per le numerose attrazioni serali tra bar, discoteche e
ristoranti: il Benidorm Palace Show offre spettacoli
internazionali dove sarà possibile anche cenare. Tutti
gli anni la località è visitata da oltre 5 milioni di turisti,
per la maggior parte britannici. E dire che negli anni
Cinquanta era ancora un piccolo paese di pescatori!
Oggi è una grande città piena di grattacieli (se ne contano 325), mentre è in via di completamento il più alto
grattacielo residenziale d’Europa, progettato dall’architetto Roberto Perez-Guerras, che raggiungerà l’altezza
di 200 metri. Tra gli alberghi più rinomati c’è l’Hotel
Barcelò Asia Gardens, che sorge sul pendio della Sierra Cortina a 150 metri sul livello del mare, immerso in
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una fitta pineta arricchita da giardini con oltre trecento
diverse specie di piante che fanno da cornice a sette
piscine. Nelle vicinanze vi sono 2 campi da golf nonché
i parchi a tema: Terra Mitica, Aqualandia, Mundomar e
Terra Natura con più di 1500 specie di animali in cui è
possibile nuotare in mezzo agli squali ed alle razze.
Oggi Benidorm, nota per il turismo di massa, guarda
con attenzione al turismo giovanile, ma anche al turismo “senior”. Negli ultimi anni vanno sempre più
aumentando i turisti italiani. Apprendiamo da Juan Delgado Villena del Dipartimento Promozione della Fondazione Turismo di Benidorm della Comunità Valenziana,
che nonostante la crisi economica che non ha risparmiato il settore del turismo, le prenotazioni dall’estero
sono in aumento con 65.000 pernottamenti di italiani
nel corso del 2010. Non molto distante sorge la città di
Alicante,
l’antica
Lucentum con più di
tremila anni di storia, che sin da tempi remoti favorì l’insediamento delle principali civilizzazioni del
Mediterraneo. Fenici, Greci, Romani e Arabi hanno
occupato queste terre alla ricerca di nuove rotte,
lasciando tracce del loro passaggio. A dominare il
porto si innalza la fortezza di Santa Bàrbara di origine araba anche se gran parte dell’edificio attuale
risale al XVI secolo; oggi è adibita a centro congressi e dai suoi bastioni si può ammirare uno stupendo panorama. Ai suoi piedi si sviluppò l’antica città
nella quale spicca la chiesa gotica di Santa Maria
costruita sulle rovine di una antica moschea.
Tra le feste più famose vi è la Festa dei Falò di San
Giovanni del 24 giugno legata a profonde tradizioni
popolari. «I monumenti artistici di cartapesta e
legno che rappresentano figure e scene della vita quotidiana – ci dice Ana Grau dell’Agenzia valenziana del
turismo -, vengono bruciati a mezzanotte nelle piazze di
Alicante». Nel Museo de las Hogueras sono esposti i
fantocci di cartapesta che sono stati salvati dal fuoco a
ricordo di queste significative opere di arte popolare.
L’itinerario che si snoda lungo la Costa Blanca si può
anche percorrere in una sola giornata prendendo un
auto a noleggio o utilizzando un bus di linea. Per il grande fascino paesaggistico è preferibile suddividere le
escursioni in più giornate, visitando con calma i vari
centri ben collegati tra loro dall’autostrada a pedaggio
A-7 oppure scegliendo la Statale N-332. Una tappa
d’obbligo è, poi, Javea a 92 chilometri da Alicante.
Situata su una pianura alle pendici del massiccio Montgò. Il centro storico si sviluppò intorno alla chiesa-fortezza in stile gotico di San Bartolomè che difendeva gli
il TURISMO
abitanti dalle incursioni dei pirati. Nelle vicinanze del
porto è sorta la moderna chiesa della Madonna di Loreto il cui soffitto richiama la chiglia di una nave. A ridosso della spiaggia sorge l’albergo della catena pubblica
dei Paradores (www.paradores.es), immerso nel verde
degli alberi e poco distante dal centro. Qui sarà possibile degustare il menu “Venti Undici”, a base di cucina
tradizionale sostenibile, battezzato appunto “20.11”
perché costa 20 Euro e 11 centesimi.
Ben 20 sono i chilometri di litorale in cui vi sono varie
spiagge e insenature ideali per godersi tutto il sole possibile. La più nota è la cala Granadella, tra i luoghi più
noti di tutta la costa. Non molto distante vi è la cittadina di Altea dominata dal campanile e dall’ampia cupola
azzurra della chiesa della Virgen del Consuelo. Nella
piazza antistante ogni notte c’è un mercato dove vengono venduti prodotti artigianali di qualità. Nelle viuzze
laterali sono numerose le botteghe artigiane e gli studi d’arte. Nel mese di agosto si tiene la Festa di San
Lorenzo arricchita dai fuochi artificiali, mentre a fine
settembre i protagonisti sono i Mori e i Cristiani in
onore al patrono di San Blas, che termina con la
sconfitta dei Mori che vengono respinti simbolicamente in mare.
La cittadina di Elche, terza città della comunità
valenciana per numero di abitanti, dove venne rinvenuto il busto iberico della Dama di Elche, vanta ben
due Patrimoni UNESCO dell’Umanità: il Palmeto storico e i misteri di Elche. La palma rappresenta l’elemento paesaggistico mediterraneo per eccellenza e
ad Elche spicca per bellezza il famoso Huerto del
Cura, l’orto botanico in cui è possibile ammirare un
curioso capriccio della natura:
la palma imperiale, dedicata all’imperatrice Sissi, con i suoi otto tronchi vanta quasi duecento anni di storia. Oggi le palme
protette piantate dagli arabi sono più di trecentomila.
Per quanto riguarda la rappresentazione liturgica
medievale dei “Misteri di Elche” essa si svolge ogni
anno il 15 agosto nella Basilica di Santa Maria. Il dramma sacro rappresenta l’unica opera al mondo che si tiene in una chiesa per concessione del Papa Urbano VIII e
racconta la Dormizione della Vergine nel primo atto,
mentre nel secondo l’Assunzione della Madonna al cielo.
Quale che sia la destinazione nella Costa Blanca il turista si trasformerà ben presto in viaggiatore per diventare poi un gradito ospite che viene accolto come se fosse
a casa sua dalla gente del luogo che considera la cortesia come un dovere.
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l’ITINERARIO
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CTS: Sulle orme del Gattopardo
Tour delle maggiori cantine siciliane
i parte da Pantelleria, con le sue coltivazioni a terrazzamento, passando dalle antiche cantine di Marsala, fino ad arrivare a Contessa Entellina, proprio in
quei territori dove fu ambientato il celebre romanzo di
Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”. Un circuito per
conoscere una delle aziende vitivinicole più importanti
della Sicilia, presente da più di 150 anni sul territorio:
Donnafugata. Nella piena libertà di movimento (potrai
effettuare questo percorso con mezzo privato o con noleggio sul posto), degustando i celebri vini di Donnafugata e
gustando gli straordinari piatti della cucina siciliana,
potrai vivere una vera e propria esperienza “sensoriale”.
PROGRAMMA DI VIAGGIO - 1° GIORNO – PANTELLERIA
Ore 19.00: visita e degustazione presso la cantina di Donnafugata, situata in contrada Khamma, una delle regioni
più belle dell’isola. Ore 20.30 - cena presso “La Favarotta”
(contrada Khamma), trattoria in tipico stile pantesco,
immersa nel verde, oppure presso il ristorante “La Nicchia” (contrada Scauri), in un dammuso ristrutturato, con
uno splendido giardino pantesco. In alternativa, possibilità di cenare presso l’hotel. Pernottamento presso l’hotel
Suvaki Village (4 stelle), a 2500m da Pantelleria, sul promontorio di Punta Fram, da cui si gode una suggestiva
vista panoramica.
2° GIORNO – PANTELLERIA / MARSALA PRIMA COLAZIONE IN HOTEL. Marsala – ore 11.30: degustazione presso
la cantina di Donnafugata di Marsala, dove è possibile visitare sia le antiche cantine, sia la nuova barriccaia sotterranea. Ore 20.00 - cena presso il ristorante “Le Lumie” di
Marsala (c.da Fontanelle), in un’antica abitazione storica,
circondata da una rigogliosa pineta. Pernottamento presso l’hotel New Palace (5 stelle), un’antica dimora dell’800
(ampliata recentemente) che sorge di fronte al porticciolo
turistico di Marsala.
3° GIORNO - MARSALA / SELINUNTE PRIMA COLAZIO NE IN HOTEL. Contessa Entellina – ore 17.30: degustazione presso la cantina di Donnafugata che sorge su quei
territori che hanno ispirato il celebre scrittore Tomasi di
Lampedusa nella scrittura de “Il Gattopardo”. Ore 20.30
- cena a Selinunte, presso il ristorante “La Pineta”, ristorante in riva al mare, circondato dalla vegetazione incontaminata della pineta del Belice. Pernottamento a Marinella di Selinunte, presso l’hotel Eracle (4 stelle) che
offre splendide viste sul mare e sulle antiche rovine.
4° GIORNO – SELINUNTE PRIMA COLAZIONE IN HOTEL
FINE DEI SERVIZI D a t e d i p a r t e n z a : 2 8 l u g l i o e 2 5 a g o s t o
Durata: 4 giorni – 3 notti Quote a persona: 265 Euro a persona, in camera doppia, per la partenza del 28 luglio;
298? a persona, in camera doppia, per la partenza del 25
agosto. La quota comprende: 3 pernottamenti in camera
doppia, con prima colazione presso gli hotel menzionati
nel programma (oppure hotel similari); le cene previste
dal programma (menù a base di pesce composto da due
portate, di cui una a scelta tra un primo e un secondo,
frutta, dolce e acqua) nei ristoranti riportati (o similari);
le visite e le degustazioni (di 3 vini per ciascuna) presso le
cantine di Donnafugata. La quota non comprende: il viaggio per/da la Sicilia, i collegamenti per/da Pantelleria, i
trasferimenti da una località all’altra, le bevande durante
le cene e tutto quanto non espressamente riportato ne
S
“La quota comprende”. Supplementi e riduzioni: è possibile richiedere la sistemazione in camera singola previo
pagamento di un supplemento o richiedere la sistemazione in camera tripla con l’applicazione di una riduzione.
Inoltre: possibilità di prenotare il noleggio auto e il trasporto aereo. Informazioni al CTS.
CALICI DI STELLE In uno scenario magico, nella notte in
cui le stelle brillano di più, cosa c’è di meglio se non sorseggiare un buon calice di vino, gustando i dolcissimi acini di Chardonnay, passeggiando tra i vigneti punteggiati di
tante luci scintillanti, in quei territori dove fu ambientato
il celebre romanzo “Il Gattopardo”? È questa la serata culmine di un breve circuito che ruota intorno alla visita di
due delle più importanti cantine (Contessa Entellina e
Marsala) di Donnafugata, illustre azienda vitivinicola Siciliana.
PROGRAMMA DI VIAGGIO 1° GIORNO – MARSALA / SELINUNTE Marsala - ore 11.30: degustazione presso la cantina di Donnafugata di Marsala, dove è possibile visitare
sia le antiche cantine, sia la nuova barriccaia sotterranea.
Ore 20.30 - cena presso il ristorante “La Pineta” di Selinunte, ristorante in riva al mare, circondato dalla vegetazione incontaminata della pineta del Belice. Pernottamento a Marinella di Selinunte, presso l’hotel Eracle (4
stelle) che offre splendide viste sul mare e sulle antiche
rovine
3° GIORNO - SELINUNTE / MENFI / CONTESSA ENTELLINA PRIMA COLAZIONE IN HOTEL. Ore 20.00 - cena a
Menfi, presso il ristorante “Il Vigneto”, delizioso ristorante immerso nei vigneti, oppure presso il ristorante “Da
Vittorio”, con una magnifica terrazza sulla spiaggia di
Porto Palo. Ore 22.00 - Contessa Entellina – partecipazione all’evento “Calici di Stelle” che prevede la visita delle
cantine di Contessa Entellina e la degustazione di alcuni
vini. Pernottamento a Marinella di Selinunte, presso l’hotel Eracle (4 stelle).
4° GIORNO – SELINUNTE PRIMA COLAZIONE IN
HOTEL. FINE DEI SERVIZI Date di partenza: 9 agosto
Durata: 3 g iorni – 2 notti Quote a persona: 215 Euro a
persona, in camera doppia. La quota comprende: 2
pernottamenti in camera doppia, con prima colazione
presso gli l’hotel Eracle di Marinella di Selinunte
(oppure hotel similare); le cene previste dal programma (menù a base di pesce, composto da due portate,
di cui una a scelta tra un primo e un secondo, frutta,
dolce e acqua) nei ristoranti riportati (o similari); le
visite e le degustazioni (di 3 vini per ciascuna) presso
le cantine di Donnafugata. La quota non comprende: il
viaggio per/da la Sicilia, i collegamenti per/da Pantelleria, i trasferimenti da una località all’altra, le bevande durante le cene, il deposito cauzionale di 5 Euro (da
versare sul posto) per la partecipazione a “Calici di
stelle”, tutto quanto non espressamente riportato ne
“La quota comprende”. Supplementi e riduzioni: è possibile richiedere la sistemazione in camera singola previo
pagamento di un supplemento o richiedere la sistemazione in camera tripla con l’applicazione di una riduzione.
Inoltre: possibilità di prenotare il noleggio auto e il trasporto aereo. Informazioni al CTS.
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l’INSERTO
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SPECIALE
Nasce a Bari la “Compagnia
dei Briganti” Fuoco del Sud
Sede Morale a Motta Santa Lucia
FRANCESCO ROMANO
Brigante web , fuochista, brigante e capo brigante sono
i soci della neonata “Compagnia dei Briganti – Fuoco
del Sud”. La sede morale è a Motta S. Lucia (CZ) luogo
di nascita del brigante Villella Giuseppe , il cui cranio è
in bella mostra sulla scrivania dello psichiatra psicopatico e razzista Cesare Lombroso nell’omonimo
museo a Torino. Questa “Compagnia dei Briganti –
Fuoco del Sud” saranno i futuri briganti dell’informazione affinché i meridionali si approprino delle loro origini. È un’associazione senza fini di lucro con carattere esclusivamente socio-culturale ed educativo che si
occuperà di riscrivere storicamente il brigantaggio
meridionale e la sua rivalutazione.
I principi ispiratori sono quelli contenuti nel libro del
giornalista scrittore Lino Patruno , Fuoco del Sud – la
ribollente galassia del movimenti meridionali (edizioni
Rubbettino anno 2011).
L’associazione sosterrà il rispetto e la difesa delle oriMotta Santa Lucia
gini, dell’identità culturale, delle tradizioni, delle
ragioni storiche del Mezzogiorno.
Promuoverà con decisione ogni iniziativa atta al progresso economico, sociale, culturale, morale e politico
del popolo e del territorio meridionale, così come storicamente e geograficamente definito prima dell’unità
d’Italia. I principi federalisti sono fatti propri dall’associazione e sono riferiti alla persona, alla società ed al
territorio, quale metodo politico d’indirizzo e di risoluzione di qualsivoglia problema e rivendicazione territoriale.
Il mondo sta cambiando e cambierà di più se tutti i
meridionali diventeranno briganti dell’informazione
nella consapevolezza della loro storia.
La prima “scorribanda” ufficiale della Compagnia brigantesca avverrà il prossimo 29 luglio a Bitetto (Ba) in
occasione della presentazione del libro di Lino Patruno.
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SPECIALE
La verità ci rende consapevoli,
l’accettazione della menzogna
ci rende colpevoli
VITTORIO SUTTO
ari amici meridionali che amate Lignano e che vivete e lavorate a Lignano. Vi conosco e vi rivedo mentre sto scrivendo, il sole declina e la laguna e’ affogata di luce, un’altra giornata calda di vacanza e’ passata, domani sara’ ancora festa qui a Lignano, una festa
con tanti turisti. E ci siete anche voi Mario, Salvatore,
Imma, Alessandra, Giancarlo, Matteo…e ci siete anche
voi operatori del commercio Ugo … e voi operatori della
ristorazione … Alessandro.
Questa settimana voglio presentarvi un nuovo amico, si
chiama Michele Bisceglie , e’ calabrese e ha scritto un
importante libro che racconta cio’ che noi tutti dobbiamo
sapere: “1861-1871 dieci anni di storia nascosta”.
Michele Bisceglie come altri studiosi meridionalaisti cui
spesso fa riferimento racconta la storia del sud martoriato dalla guerra condotta dal Piemonte e dal nord,
negli anni immediatamente prossimi all’unità d’Italia.
L’autore di questo libro che invito a leggere anche ai lettori settentrionali, traccia un quadro drammatico di una
guerra che è stata violenta, che ha causato deportazioni
e immigrazione forzata.
Si, l’unità d’Italia andava fatta, dice apertamente Bisceglie…ma non cosi, non massacrasndo abruzzesi e palermitani, non sparando su Gaeta 160 mila bombe…160
mila avete letto bene, non bruciando Pontelandolfo ,
paese del beneventano, non mettendo a ferro e fuoco
Belvedere Spinello (Crotone).
Ma la guerra si fa con la guerra si sa. E cosi ci sono
C
anche le carceri piemontesi dove venivano imprigionati i
meridionali che non erano “convertiti “ai Savoia, come
denunciato dal Times nel 1868.
Il giornale -ricorda Bisceglie-scrive che “nelle prigioni di
Napoli si pratica qualcosa di turpe, di feroce, di barbaro
e di infame…”riferendosi alle torture ripristinate dai
generali piemontesi.
Cari amici meridionali, mi spiace avervi rovinato una
giornata di sole e per chi lavora di affari, ma debbo chiedervi ancora alcuni minuti di attenzione.
Lo studioso Cesare Lombroso ha elaborato una vera teoria dell’inferiorità delle popolazioni meridionali “liberate” dall’ignobile giogo borbonico. Un regno pacifico,
quello dei Borbone, aggredito da uno stato in crisi economica, il Piemonte, sottolinea il libro.
L’emigrazione verso il mondo sconosciuto è l’ultima
risposta dello Stato alle popolazioni del sud. E qui mi
soffermo perche’ Michele Bisceglie con metodo storico e
sapienza di cronista fa ancora molti esempi che invito a
conoscere e a leggere nelle 150 pagine scritte spesso
con un nodo alla gola. Cari amici meridionali, nessun
odio e nessun rancore per fatti accaduti 150 anni fa, per
uomini che non ci sono piu’ da un secolo. Solo amore di
verità storica. Da parte mia, uomo del nord e Docente di
Storia, una sollecitazione a voi affinche’ questo sia conosciuto da voi e dai vostri figli.
La verità ci rende consapevoli, l’accettazione della menzogna ci rende colpevoli.
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l’INSERTO
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SPECIALE
Lino Patruno!
Oppure il “partitodupilu”
MICHELE LADISA
stuni, Napoli, Villa Castelli, Bari, Ceglie Messapica, Pizzo Calabro, Firenze, Milano e chi più ne ha
più ne metta, Lino Patruno è in ogni dove a “presentare” il Fuoco del Sud. Le orme sono le stesse del
Pino Aprile che, con “Terroni” ha spopolato ovunque.
Questo meridionalismo, quello di Patruno e di Aprile,
produce altri fieri personaggi come l’Amedeo Colacino,
sindaco di Motta Santa Lucia(Cz) colui che ha avuto
“l’inaudito coraggio” di richiedere i resti del grande Villella dall’ossario del Lombroso di Torino e “osa” cancellare il savoiardo re Umberto dalle vie della piccola cittadina mottese. Tutta gente entusiasta, determinata che va
divulgando un nuovo credo alle nostro genti. Lino Patru no, “mangia” ormai migliaia di Km di strade la settimana (pare che questa alimentazione gli sia anche… congeniale) e ovunque narra delle esperienze dei movimenti
meridionalisti, della storia “bandita”, punta l’indice contro gli affossatori del Sud. Patruno, nelle presentazioni,
invita pochissimo alla lettura del suo Fuoco del Sud, insiste invece nella propaganda storico-politica.
Ed il popolo acquisisce consapevolezza giorno per giorno. Un lavoro immane attraverso un vero passa parola a
bilanciamento della disattentenzione dei media.
Benissimo e bellissimo. Per la terra di quel che fu il florido stato duosiciliano si prospetterebbe una nuova alba.
Si prospetterebbe una nuova albe se i meridionalisti raccontati da Patruno & Aprile fossero una cosa diversa da
quelli che continuano ad essere: pasticcioni della domenica, comari dei borghi antichi, guappi di quarta serie (ve
lo dice uno che fa parte di questa schiera).
A Bari il 14 luglio Forza del Sud di Miccicchè e Iosud della Poli Bortone hanno santificato la loro “unione” che
equivale ad un poderoso calcione di punta in pieno lato B
di ogni meridionalista doc.
Dall’altra parte, quelli del calcio nel sedere insofferentemente ricevuto, continuano con una serie infinita di
inconcludenti incontri fatti di supponenza, protagonismo,
saccenza e via giù schifezze varie.
Dove si va ? Non lo sappiamo ancora. Intanto dobbiamo
prendere atto che tutti i processi di aggregazione dei
movimenti segnano il passo: dal contenitore/piattaforma virtuale del sito www.Miosud.it “, ai vari “cantieri del
sud” di Napoli, ai Congressi di Caltanissetta.
Il più accreditato www.Miosud.it pare riscuotere (virtualmente) qualche attenzione e maggiore volontà
espressa da singole persone non inquadrate in alcuna
micro struttura politica. Di rilievo sono state le recenti
riunioni dei calabresi a Santa Severina e quella dei
pugliesi ad Acquaviva della Fonti. In ogni caso le difficol-
O
tà sono notevoli e superarle non sarà facile. Intanto sul
sito, nato per aggregare partitini più che persone, il
naufragio del processo d’unificazione è dietro l’angolo.
I fatti parlano di tristissimi veti incrociati, di insormontabili distinguo sul tipo di aggregazione (federazione o
l’accomunanza di semplici iniziative). I calabresi del
Miosud, con tanto di documento sottoscritto, per primi
(e unici) chiedono lo scioglimento di tutti i partitini e con
essi che spariscano anche i capetti. Uomini con il sale in
zucca questi calabresi. Loro hanno ragione.
Il FB impazza di una serie di iniziative tutte lodevoli per
la volontà di aggregare ma tutte scombinate per l’assenza di un coordinamento che faccia economizzare
risorse in danaro e umane invece utili per iniziative
d’ampio respiro in grado di far emergere quel Fuoco che
i media annacquano (quando non ne parlano proprio) o
che fanno passare come la fiammella del cero funebre
(quando dedicano qualche scampolo di documentario
storico-culturale nelle ore notturne).
Il 5-6 novembre a Napoli il Miosud ha annunciato una
mega manifestazione costitutiva del partito unico conseguenza dell’aggregazione di un gruppuscolo di simboli apposti sulla Home del sito. Con le cose di oggi questa
operazione non appare possibile. E’ più concreta l’ipotesi che le persone del miosud, che chiedono a gran voce
l’aggregazione dei partitini, finiscano per dare vita ad un
…. altro partitino.
Una settimana dopo l’iniziativa del Miosud, a novembre
e sempre a Napoli “il Cantiere del Sud” (che vanta la
bellezza di –udite udite- 89 membri) ha annunciato
un’altra mega manifestazione. Con chi? Con gli stessi
partitini del Miosud? Mah! Quale finalità? Eccole: conta
delle persone e la visibilità. Non sarà anche questa
l’anticamera di un altro partitino e la ribalta di un altro
capetto?
Insomma il che fare ? conclusivo del Fuoco del Sud a
distanza di mesi dalla sua pubblicazione resta maldestramente, ingenuamente quanto stupidamente nelle
nostre scalcinate cose. A meno che…
A meno che non sia proprio Patruno a prendere le redini della situazione in mano. I meridionalisti del Fuoco si
stringano tra loro attorno a questa ipotesi. Tutti escano
dai partitini e dai movimenti. Si abbandonino i capetti al
loro destino. Si costruisca attorno a Patruno l’alba del
nuovo sud, l’alba di Fuoco che tutti noi sentiamo con
ardore. Se questo non sarà possibile si dia vita ad un
partitodupilu o si entri nel partitodupilu esistente targato Miccicchè-PoliBortone. Pare che non vi sia proprio
altro da fare.
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SPECIALE
Polizze RC Auto quando
il pianto “rende”
Le questioni delinquenziali sono problemi
dello Stato, non dei meridionali
ANTONIO DELL’OLMO
a migliore testimonianza del
passato è l’azione coerente nel
presente.
E’ il momento di avviare percorsi
pratici e concreti che vadano incontro al risparmio delle famiglie e servano a stanare chi ingrassa a spese
della comunità. Nei momenti di crisi,
contrariamente al
buon senso, i grassatori del sistema
trovano il modo di
riempirsi i portafogli in misura indegna e sconsiderata.
Come recita un detto popolare “il pianto rende”. Su questo si basa l’ingordigia dei signori
delle polizze. Allora
diciamolo con estrema chiarezza: i
bilanci delle Compagnie assicuratrici sono tutti falsi. In barba ai controlli istituiti, quello che emerge con
altrettanta chiarezza è che, nel
disordine generale dettato da una
crisi profonda del sistema finanziario, ciascuno è autorizzato a fare
quello che vuole.
Non parliamo poi delle iatture
demagogiche, tipo il cosiddetto
“decreto Bersani” del 2006, che
consente ai cattivi conducenti di
azzerare i maggiori costi con un
passaggio di proprietà della vettura
ad un parente convivente dotato di
una buona classe di merito. La conseguenza è che i maggiori costi che
avrebbero dovuto pagare i cattivi
conducenti si “spalmano” su tutti i
buoni conducenti. Ecco una delle
ragioni dell’aumento dei costi in
maniera indifferenziata.
L
Ma l’aspetto più sgradevole è nella
differenziazione dei costi delle polizze, a seconda di regioni, province,
città. A parità di classe di merito vi è
una disparità di premi per il solo fatto di essere barese o materano,
milanese o napoletano.
Per le assicurazioni gli italiani non ci
sono più da tempo, dal 1970 anno di
entrata in vigore della legge 990 sulla obbligatorietà della Responsabilità civile auto. Non se ne è accorto
nessuno fino ad oggi? Dobbiamo dirlo come Onda del Sud che quella
legge è anticostituzionale? Ebbene,
essa contrasta platealmente con
l’art. 3 della Costituzione. Nulla
quaestio se “a monte” di tutto non vi
fosse una legge dello Stato italiano.
Infatti, può una legge dello stato
consentire a strutture private di
gestire un servizio sociale – perché
questa dovrebbe essere la “ratio” a
base della obbligatorietà della
RCAuto – in difformità sul principio
di uguaglianza dei cittadini, sancito
appunto dall’art. 3 della Carta costituzionale? Certamente no! Non è
soltanto il nostro parere, bensì di
avvocati e illustri giuristi, ivi compresi ex giudici della stessa Corte.
Questa è una battaglia sacrosanta,
che stiamo avviando nei modi opportuni, in via di principio e in via di
diritto. Peraltro, che la cosa venga
sollevata dopo oltre 40 anni, la dice
lunga sulla tenuta di quella unità italiana grottescamente sbandierata da
150 anni. Finché le leggi sono queste, che vengano
almeno rispettate da chi dice di
tutelarle.
In
quanto ad assicurazioni veramente sociali, ci
sono
progetti
seri che si intendono
portare
avanti. E non ne
possiamo
più
fare a meno.
Il pensiero corre ai nostri fratelli
napoletani sottoposti a veri e propri
strozzinaggi. Né possono valere questioni delinquenziali e criminali, che
sono e restano problemi dello Stato,
non dei cittadini napoletani. Ma la
situazione non è migliore per tutto il
Mezzogiorno, tranne realtà di modeste entità come Matera o Reggio
Calabria. Le penalizzazioni a noi
destinate e in modo indiscriminato
sono intorno al 30% rispetto al Nord.
E sembra quasi che le due modeste
realtà di segno opposto servano,
come ridicola foglia di fico, a legittimare una approfondita indagine sulla sinistrosità meridionale. Questo è
decisamente falso in quanto da anni
le Assicurazioni vessano il Mezzogiorno pregiudizialmente e con dati
esumati a tavolino.
Si afferma ancora una volta una
volontà predatrice ai nostri danni.
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le IMPERDIBILI
Le “pillole” di Alfonso Russo
Un tuffo nel passato attraverso Facebook
NOTTI D'ESTATE
Dirotta su Cuba
È straordinario come un titolo possa evocare in maniera così efficace un concetto. "NOTTI D'ESTATE" ci riesce alla perfezione.
Cavallo di battaglia dei divertentissimi DIROTTA SU CUBA, interpretato alla grande dalla splendida e bravissima vocalist della
band, la fiorentina SIMONA BENCINI, ci regala allegria e freschezza davvero come pochissime altre canzoni. Tanto da diventare l'immagine delle vacanze di tantissimi. Per il testo, per l'irresistibile ritmo, per la forza che la tonalità in maggiore della
canzone emana. Dunque, che musica e vacanze siano! E che
possano capitare a tutti noi delle travolgenti "NOTTI D'ESTATE"!
IT'S TIME TO PARTY NOW
Ray Parker Jr. & Raydio
Funky-Disco ai massimi livelli per lo smash-hit "IT'S TIME TO
PARTY NOW" a firma RAY PARKER Jr. & RAYDIO. Nel 1980 fece
sfracelli in tutti i dancefloors del mondo, con il suo ritmo irresistibile e l'orecchiabilissimo refrain. Da manuale anche arrangiamenti e precisione ritmica assoluta. Quando la disco-music era
suonata per davvero da musicisti con "attributi" maiuscoli, e non
da anonimi campionatori. I miei vent'anni erano così....Papillon....
I DON'T WANT TO KNOW
Fleetwood Mac
Che bella! Davvero non la ascoltavo da tempo. Ma, si sa, in
"Rumours", il disco capolavoro dei FLEETWOOD MAC è facile
perdersi in canzoni stratosferiche ed arcifamose. Per cui, magari si sottovalutano piccoli capolavori come "I DON'T WANT TO
KNOW", splendido assolo compositivo e vocale a firma Stevie
Nicks. E dunque credo sia piacevolissimo ascoltarla stamattina.
I suoni sono allegri, orecchiabili e freschi (che in questi giorni
afosi non guasta!). 2011? Macchè, 1977! 34 anni e non sentirli!
KEEP ON JUMPIN'
Musique
Uno dei grandi classici tardati PRELUDE Records, forse la più
grande label disco-oriented di sempre. "KEEP ON JUMPIN", a
firma MUSIQUE, è in realtà un progetto musicale di Patrick
Adams e Ken Morris, efficacemente supportati da un manipolodi
eccezionali coriste, tra cui spiccò all'epoca, 1978, la straordinaria
Jocelyn Brown (insieme all'indimenticata Marta Wash), che nel
1996, quando "KEEP ON JUMPIN" fu rimixata da Todd Terry, e
conquistò la top position dei singoli dance, fu scelta come voce
solista (18 anni dopo). Capolavoro senza tempo e per tutte le stagioni, dunque. ancora bellissimo e travolgente. Ideale per riempire un dancefloor, mantenendo altissima la qualità musicale.
Personale considerazione: essere fuoriclasse è questo. Saper
suonare. I numeri da circo (fotografie, serate a basso prezzo,
gente inutile - meglio: "materiale di consumo" - li lascio volentieri ad altri!
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l’AUTO
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Silenzio! Passa Tesla Roadster
Vento nei capelli e per rombo un fruscio
GENNARO APICELLA
uando arrivano la primavera e l'estate, l'unica
cosa rimasta regolare anche ai nostri giorni è
l'escursione domenicale in costiera (amalfitana o sorrentina fate voi, da noi il Signore s'è voluto
divertire). Due sono rimasti i desideri che vi assediano mentre siete in coda, magari in giacca e cravatta per l'immancabile matrimonio del parente,
sui nostri meravigliosi e panoramici tornanti: il
possesso di un bazooka o di una spider. Naturalmente, propendiamo per la seconda ipotesi anche
se gli ultimi atteggiamenti leghisti ci fanno pensare che un bazooka, prima o poi, potrebbe tornarci
nuovamente utile. Spider, dunque! Vento nei capelli e libertà, il cielo e nient'altro sulla testa e neanche dentro: non correte dai concessionari a prenotarne, amici padani, ci riferivamo alla spensieratezza...
Un mito solare affermatosi anche grazie al robusto
contributo del cinema, da Grace Kelly e Cary Grant
in "Caccia al ladro" al Dustin Hoffman nel "Duetto"
Alfa Romeo de "Il Laureato", eppure curiosamente
partito dall'Inghilterra con storici marchi quali TVR,
Triumph, Mg e Jaguar.
Scattanti e (pre)potenti, due posti secchi, cambio
dall'innesto impreciso e macchinoso, ma padrone
di un fascino intramontabile, hanno subito l'attacco
delle più comode "cabrio", modelli derivati dalle
berline europee di serie (Bmw, AudiI, Peugeot) e
dalla Mercedes Slk, una "Roadster" che, con il suo
tetto rigido in metallo che scompare nel baule, ha
fatto scuola ed aperto un vero e proprio nuovo corso, seguito addirittura da piccole city-cars.
Q
Ma il vero cambio di marcia si chiama Tesla Roadster, la spider elettrica nata da un progetto (e dai
dollari) americani dei padrini di Google Sergey Brin
e Larry Page, unitamente a Elon Musk, a sua volta
cofondatore del pagamento PayPal. Nel silenzioso
fruscio del rotore, senza dover cambiare rapporti
perchè ne ha solo uno, raggiunge i classici 100
km/ora in 3,9 secondi, potrebbe toccare i 220 (ma è
autolimitata a 200) grazie ai 248 cavalli della recente versione "S" (da 0 a 100 in 3,7 sec.), regalando
sensazioni simili alle vecchie, scoppiettanti parenti,
nelle reazioni estremamente "dirette" dello sterzo
(senza servo) e dell'abitacolo, grazie all'unione tra
razionalità elettronica ed emozioni. In più, una coppia sempre disponibile al 100% ed un'autonomia di
quasi 400 km con un pieno che si fa in circa tre ore
alla colonnina o in 12/15 dalla spina del vostro
garage. Familiare la sportivissima linea: si tratta
infatti di quella della Lotus Elise (l'immancabile
zampino inglese in una spider) che la costruisce
modificandone la larghezza per ospitare la miracolosa batteria al Litio, cuore di questo giocattolo per
cresciutelli bambini con più o meno 100.000 euro a
disposizione (o forti raccomandazioni con Babbo
Natale: oh, oh, oh!).
L'alba di un nuovo giorno? Possibile. Di sicuro, un
Sud che voglia puntare sul turismo in maniera
intelligente, prima (meglio) o poi, dovrà anche
ragionare su scelte coraggiose per la salvaguardia
della sua materia prima: l'ambiente.
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la NAUTICA
Nel Golfo di Napoli
le “antiche signore del mare”
ENZO DE SIMONE
Stella Popolare
Foto ® Francesco Rastrelli
KIPAWA Foto ® Francesco Rastrelli
ala il sipario sul palcosuccesso” afferma il Presidenscenico naturale del
te del Circolo Savoia Pippo
Golfo di Napoli e sulDalla Vecchia, “conquistato
l’ottava edizione Le Vele
grazie alla collaborazione deld’Epoca a Napoli Trofeo
l’Ufficio Sport Velico della
Banca Aletti, l’appuntamenMarina Militare che è vicino a
to annuale che il Reale
noi sin dalla prima edizione.
Yacht Club Canottieri Savoia,
Abbiamo riportato a Napoli la
in collaborazione con l’Uffistoria, la tradizione e la bellezcio Sport Velico Marina Miliza della Vela. Grazie anche agli
tare, riserva agli Yacht
sponsor, in primis Banca Aletd’epoca (anno di varo anteti. Avremo per altri due anni al
riore al 1950) e Classici
nostro fianco la Marina
(anno di varo anteriore al
Yachting. Poi ci hanno sostenu1976). Quest’anno, sono stato fornitori campani che hanno
ti chiamati a raccolta dal
ristorato i partecipanti, FerraIl presidente Pippo Della Vecchia
Presidente Pippo Dalla Vecrelle, Birrificio Sorrento e il
chia anche i dragoni classici (con anno di costruzione tarallificio Leopoldo. In corsa è salito a bordo anche la
entro il 1972 compreso) per la conquista della Coppa Dolce Napoli con la pasticceria realizzata da Sal De Riso
d’Oro Eduardo Pepe, cui hanno partecipato i primi due e ancora ci ha aiutato Dimensione Triade. Con i dragoni
dragoni costruiti in Italia Ausonia e Blue Mallard, bat- abbiamo ricominciato da dove ci eravamo fermati, al
tenti il guidone del RYCCS.
1960, la pianta è stata messa a dimora e domani sarà un
Una intera settimana di festa, dato che i primi arrivi si albero solido. Per il 2012 abbiamo già concordato con
sono registrati a partire da lunedì scorso, e quattro l’Associazione Italiana Classe Dragone di realizzare una
intense giornate di sole, vento e vele spiegate. In gara 33 regata internazionale con tutti i dragoni classici e
imbarcazioni. Giovedì segnale di avviso alle 12.00 e per- moderni attivi nel mondo”, conclude Dalla Vecchia.
corso di gara sulle boe con partenze separate per vele Queste le parole del Capo Ufficio S.V. della Marina Milid’epoca e dragoni classici. Il primo da Posillipo alla rada tare, il Com.te Bruno Puzone Bifulco, durante la Ceridi Mergellina; il secondo – lo stesso campo di regata dei monia di Premiazione, svolta oggi sulla terrazza del CirGiochi Velici dell’Olimpiade del 1960 – nelle acque fuori colo: “Porto il saluto dello Stato Maggiore della Marina
Castel dell’Ovo. Poi la regata lunga del venerdì con per- Militare che ci teneva molto a partecipare a questo
corso costiero di circa m.m. 26 sino a Massa Lubrense appuntamento che ci vede coinvolti da otto anni. Queper le vele d’epoca e la parata navale di domenica che st’anno poi abbiamo anche un Trofeo che ricorda l’Amha visto uscire le imbarcazioni da Santa Lucia in linea di miraglio Lattarulo, colui che ha formato i nostri ragazzi
fila sino alla Rotonda Diaz. Poi l’ultima regata nelle e ci fa molto piacere che il suo ricordo sia indissolubilacque del Golfo di Pozzuoli navigando verso Napoli per mente legato a questo Circolo”.
il rientro al Circolo. A terra, in banchina ogni giorno un Dopo un minuto di raccoglimento, voluto dal Presidente
evento di intrattenimento, dall’happy hour al rientro del- Dalla Vecchia, per ricordare l’Amm. Lattarulo salutato
le regate Taralli&birra, al Party Banca Aletti del venerdì infine con gli urrà di tutti gli equipaggi, ha preso il via la
alla istituzionale Cena di Gala. “Una edizione di indubbio Cerimonia di Premiazione.
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la GASTRONOMIA
L’Osteria del Brigante
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Gli arancini di riso
Tempo di cottura: 50 minuti. Ingredienti per 15 arancini: 500 gr. di riso (arborio o roma), 1 busta piccola di zafferano, formaggio, 350 gr. di carne trita mista
(anche con maiale), 150 gr. di piselli piccoli, 200 gr. di salsa di pomodoro, 150
gr. di formaggio grattugiato (meglio se caciocavallo), 3 uova, 200 gr. di farina,
400 gr. di pangrattato, Sale, Pepe. Per preparare gli arancini occorre prima
lessare il riso in una pentola d’acqua salata aggiungendo durante l’ebollizione la bustina di zafferano. Quando sarà pronto e giallo grazie allo zafferano, aggiungete due o tre cucchiai d’olio per evitare che possa risultare troppo colloso a causa dell’amido e successivamente il caciocavallo grattugiato.
Girate il tutto con un cucchiaio e lasciate riposare mentre preparate il ripieno.
In un tegame soffriggete la carne trita e aggiustate di sale e pepe, unitevi la
salsa di pomodoro ed infine i piselli che avrete precedentemente sbollentato
in acqua salata. Otterrete un sugo piuttosto denso di carne e piselli, lasciate
cuocere per almeno 10/15 minuti. A questo punto potete prendere il riso e
farne delle palle della dimensione di una piccola arancia; con un cucchiaio
aiutatevi ad inserire nella parte più centrale dell’arancino il ripieno di carne
al sugo con i piselli, quindi ricoprite con un po’ di riso e riformate la vostra
arancia piccola. Eseguito questo procedimento non vi resta che passare le
arancine nella farina e successivamente nell’uovo sbattuto con una presa di
sale. Passate poi nel pangrattato e friggete accuratamente in olio d’oliva. Gli
arancini sono buoni sia caldi che freddi ma noi vi consigliamo di gustarli caldi per assaporare il formaggio che fonde rendendoli ancora più squisiti.
IL PROVERBIO
Li guai di la pignata li sapi la cucchiara
(I guai della pentola li conosce il mestolo)
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l’ARTE
Arti Visive Contemporanee
Elaborati su “Genesi e Kabbalah”
MAURIZIO VITIELLO
lla “Saletta Rossa” della Libreria Guida e alla
Comunità Ebraica di Napoli. “Genesi e Kabbalah”
dopo una prima “location” nell’accogliente e mitica
“Saletta Rossa” della “Libreria Guida”, accettata da
Mario Guida, patron della casa editrice partenopea, c’è
stato un replay espositivo nella sede della Comunità
Ebraica di Napoli.
Si tratta di una collettiva con quattrordici lavori, tra
rame, oli, acrilici e tecniche miste e tecniche miste di
artisti, di vario spessore e vari codici linguistici, tra cui
tredici napoletani e una italo-israeliana.
Si è manifestata, così, una connessione spirituale e una
concatenazione sentimentale con percorsi a confronto.
Mute
A
indagini e filanti snodi
spirituali, tessiture mentali e tratti
cromatici hanno risposto, in modo
variegato, al tema comune della
“Genesi e Kabbalah”.
Stefano Wölfler Calvo ha voluto l’insieme degli artisti e delle artiste per
rispondere nel tempo, all’esplorazione
dei miti e degli archetipi, sfiorando finora appena qua e là il tema della Kabbalah.
Stefano Wölfler Calvo ha aperto, nelle
due occasioni inaugurali, con motivi di
saluto e sono, poi, seguiti gli interventi su “Genesi e Kabbalah” del Rav Shalom Bahnout, Rabbino Capo della
Comunità Ebraica di Napoli, di Suzana Glava?, docente di
lingua croata all’Università “L’Orientale” di Napoli, di
intellettuali e critici, tra cui Franco Lista, pure presente
con un‘opera recente, nonché una lettura di testi sul
tema: un brano della Creazione del mondo di Trilussa in
romanesco e la poesia Genesi di Else Lasker-Schüler, da
parte di Luciano Tagliacozzo.
Suzana Glava? ha fatto ben conoscere ai foli pubblici
alcuni Messaggi cabalistici della scrittrice contemporanea croata Jasminka Doma?, nella sua traduzione italiana inedita. Alla chitarra elettrica con multi-effetto, ad
intervallare gli interventi, si è esibito con distinta classe
e nutrita precisione Alessandro de Santis.
L’esilio del Sé e il senso dell’alterità del mondo, la coniugazione della percezione del Sé e dell’altrui sociale, l’alternarsi dell’oblio della memoria delle radici e della persistenza del flusso divino, le necessità dell’essere a sentirsi accolto e a reggere una vita etica sono stati alcuni
dei segmenti operativi su cui hanno agito gli artisti nei
propri codici di riferimento. Quest’esposizione è, senz’altro, un benefico incontro di religioni e di artisti e di
artiste e resta, fondamentalmente, un‘aggregazione di
immagini emblematiche e di iconicità di vari piani visivi e
di diversi e alterni caratteri. Vedremmo un allargamento
con identità di stimata ed ritenuta qualificazione, meglio
comprendere anche altre sfere linguistiche nelle prossime tappe espositive. E’ stato anche realizzato un video
con la riproposizione di tutte le opere e varie interviste,
trasmesso anche per via satellitare. La mostra, prorogata, mette in rassegna opere d’arte di Giovanna D’Amodio,
Guido Sacerdoti, MariaTeresa Sgueglia, Maria Pia Daidone (notevole per carisma il
s u o
apprezzatissimo mantello di rame su pannello di plexiglas – vedi foto allegata -), Maria Pia De Santis, Shazarahel (italo-israeliana), Beniamino Gaglione, Marco De
Lerma, Ugo Stingo, Edoardo Panetta, Sebastiano Materazzo, Franco Lista (interessante il suo lavoro), Franco
Giraldi e Stefano Wölfler, che vediamo anche in foto,
allegata, con un suo apprezzabile lavoro alla Quadreria
dell’Istituto d’arte “Filippo Palizzi” di Napoli.
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Alla Zanzara di Cruciani e Parenzo
Piace il sangue dei napoletani
“JENA” PLISSKEN
Da più parti ci giungono segnalazioni riguardanti intolleranze verbali di Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara, noto programma in onda dalle 18:30 sulle frequenze di Radio 24
Ore, emittente collegata all’omonimo
quotidiano economico e
alla Confindustria.
Le lagnanze sono iniziate
una ventina di giorni fa
quando, insieme al compagno di merende radiofoniche David Parenzo, il
giornalista aveva strapazzato un ascoltatore salernitano colpevole di voler
esporre le ragioni storiche ed i primati del Regno
delle Due Sicilie. Niente
da fare: bollato da un crescendo irrisorio culminante nell’epiteto “Stupidaggini!” più volte reiterato, il malcapitato ascoltatore -evidentemente più
storicamente preparato
del duo radiofonico- subiva
infine il solito giochetto
dell’ambulanza che viene
chiamata per chi si dimostra, con i suoi interventi,
particolarmente fuori di
testa. Naturalmente si tratta di un espediente, un gioco…altrimenti le ambulanze
occorrenti sarebbero state
due, una per conduttore. E
infatti, martellati da una
pioggia di @mail di protesta,
i due hanno dovuto chiedere
scusa (a modo loro: ribadendo di fregarsene altamente dei Borbone e della
storia del Sud) agli esponenti neoborbonici giustamente
inviperiti.
Le proteste giunte alla
nostra redazione andavano
ad aggiungersi a quelle dello
scorso inverno quando il
Cruciani, ospite fisso della
faziosissima trasmissione
Mediaset “Controcampo”, si
era distinto per le sue posizioni palesemente contrarie
alla squadra del Napoli. Ma finchè si parlava di calcio, nel gioco delle proprie legittime tifoserie ci sta
un po’ tutto.
Lunedì 4 luglio, con la probabile collaborazione del
caldo forte, l’improvvisa escalation, stavolta del
Parenzo: dopo la telefonata di uno dei tanti antiberlusconiani che la sanno lunga sui massimi sistemi,
abbiamo in linea un tal Mario da Roma. L’accento è
puramente napoletano.
E, infatti, il buon Mario si
rivolge ad Oscar Giannino (anche lui ha un programma sulla stessa
emittente: ma li hanno
presi in blocco?!) in riferimento alle sue dichiarazioni sui rifiuti e su
una benefica eruzione
del Vesuvio, con un inequivocabile: “Lavat’ ‘a
vocca quando parli dei
napoletani!”
E’ a questo punto che,
mentre Cruciani prova
a fare il mediatore, un
sorprendente Parenzo
esclama letteralmente
quanto reiteratamente: “Ma alzati le maniche e vai a raccogliere
la monnezza a Napoli!”
Nella sorpresa generale, Mario giustamente non ci sta e gli
ripete a muso duro:
“Ma come si permette?! Alzi lei il culo dal
taxi dove si trova e
vada lei a raccogliere
i rifiuti. Ma sono cose
da pazzi…”
Signore come solo un
vero napoletano sa
essere, Mario non fa
polemiche quando
Cruciani, vista la
mala parata, gli
chiude la parola e
lascia andare con un
“Va
bene,
va
bene…non fa niente”: una grande
lezione su come
siamo noi meridionali.
E’ evidente che su
Radio 24 Ore non si sente solo
“la passione” come recita il proprio spot pubblicitario. Ma quanto ancora dobbiamo e vogliamo sopportare tutto questo?!
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lo SCAFFALE
“L’ultimo brigante del Sud”
A Napoli il nuovo libro di Gabriele Scarpa
RICCARDO GIAMMARINO
resentato a Napoli il nuovo libro edito da Spazio
Creativo inserito nella collana “Visto da Sud” ed
intitolato “L’ultimo brigante del sud - prima biografia di Antonio Cozzolino”. L’opera, che rappresenta
l’esordio come scrittore dell’autore e giornalista
Gabriele Scarpa, racconta le gesta e le vicende del brigante soprannominato “Pilone” per via della sua folta
barba che combattè nell’armata del Regno delle Due
Sicilie guadagnandosi i gradi di sergente del corpo dei
valorosi “Cacciatori” per poi diventare partigiano del
Sud in lotta contro l’invasore piemontese per dieci lunghi anni. Originario di Boscotrecase, nel territorio
vesuviano, Cozzolino vi stabilì il suo quartier generale
ma fu protagonista anche della lotta a Calatafimi dove
riuscì a strappare il drappo ai garibaldini prima di
essere costretto alla ritirata. Anche la sua è una storia
di imprese straordinarie, delitti e tradimenti come
quello che lo portarono alla morte in via Foria a Napoli, pochi metri dall’Orto Botanico e dal Real Albergo dei
Poveri. Con l’autore, hanno partecipato alla brillante
presentazione, moderata dal presidente dell’Assostampa Napoli dr. Vincenzo Colimoro, l’ex presidente
dell’Ordine dei giornalisti dr. Lorenzo Del Boca, valen-
P
tissimo autore di testi che hanno squarciato i veli sulla
“reale” pochezza della casa Savoia, il presidente del
Movimento Neoborbonico prof. Gennaro De Crescenzo,
e il direttore della rivista ARPA Campania Ambiente,
dr. Pietro Funaro. Nel caldo afoso del luglio napoletano, un fresco ripasso della memoria storica del Sud in
un nuovo, immancabile “pezzo” che non può mancare
nello scaffale d’ogni scrupoloso, appassionato e buon
meridionalista.
Ricordati a Montefalcione (Av)
Rivolte e stragi del luglio 1861
Montefalcione (AV) si è tenuto
lo scorso sabato 16 luglio un
interessantissimo convegno
intitolato "Luglio 1861: Montefalcione insorge". Organizzato dall'ass.
"Nato Brigante" e dal sito montefalcione.it in collaborazione con il quotidiano irpino "Ottopagine", l'incontro pubblico, tenutosi nei giardini del
Municipio, ha riscosso grandissimo
interesse nel numeroso pubblico
presente, al punto da trattenerlo per
intero anche quando l'aria "fresca"
di Montefalcione ha cominciato a
fare sentire la propria presenza in
maniera sensibile. I lavori, apertisi
dopo i saluti della dott/ssa Emanuela Rullo dell'ass. "Nato Brigante" e
l'introduzione del sindaco Maria
Antonietta Belli, sono stati moderati
con estrema grazia dalla collega di
"Ottopagine" Rosy Cefalo. La parola
è passata poi allo storico e scrittore
irpino Edoardo Spagnuolo, autore
del libro "La rivolta di Montefalcione"
A
e prima firma della sfera meridionalista. Appassionato e dettagliato, il
suo racconto ha rapito i presenti ai
quali dev'essere certamente sembrato rivivere quei concitati momenti
anche perchè -come sul set di un
film- si era seduti proprio dove quelle scene erano accadute. Bastava
alzare lo sguardo per immaginare i
rivoltosi dietro quelle finestre pronti
all'imboscata contro il drappello
nemico entrato nel paese, apparentemente tranquillo e disabitato. La
rivolta, avvenuta tra il 6 ed il 10 luglio
del 1861, divampò anche nei comuni
vicini (Montemiletto, Lapio e volturara su tutti) e vide numerose vittime
tra le opposte fazioni in lotta che culminarono in una strage ancor
oggiAggiungi un appuntamento per
oggi dai numeri incerti compiuta da
contingenti della Legione ungherese
dell'esercito piemontese, attraverso
l'uccisione sommaria, a scopo di
repressione e rappresaglia, di rivoltosi e civili. I docenti Domenico Pisano e Fausto Baldassarre hanno completato la rosa degli interventi fornendo anche ulteriori spunti di
riflessione al pubblico che, giustamente sollecitato, ha vivacizzato lo
scambio di idee con un intrigante (e,
consentitecelo, un po' "brigante")
dibattito. Nei giorni seguenti il quotidiano "Ottopagine" ha pubblicato
una serie di inserti sul tema realizzati dal prof. Spagnuolo e visionabili
tuttora sull'online della testata irpina.
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il TEATRO
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Al Teatro delle Palme
Da Maurizio Casagrande a Biagio Izzo
ANTONIO MOCCIOLA
l Teatro Delle Palme affronta la
nuova stagione forte dei numeri di
quella precedente, che vede in
netta crescita le presenze, a soli cinque anni dalla riapertura. Si parte in
salsa esotica con “Puro Tango”, dal
19 ottobre, con Miguel Angel Zotto,
poi sarà la volta di Biagio Izzo ed il
suo “Guardami guardami” dal 26
ottobre. Licia Miglietta e Nicoletta
Maraglio saranno le protagoniste de
“La grande occasione” dal 9 novembre. Il 17 ecco Nando Paone ed Adele
Pandolfi con “Se ci amiamo non ci
estinguiamo”. Dal 1 dicembre Gigi
Savoia e Giovanna Rei, con la partecipazione straordinaria di Antonio
Casagrande, porteranno in scena
l’eduardiana “Ditegli sempre di si”.
Da Natale (fuori abbonamento) ecco
la musica di Gigi Finizio (“Più che posso”), poi dal nuovo
anno (11 gennaio) Massimo Ranieri ripropone “Ci nun
tene coraggio nun se cocca cu ‘e femmene belle”. Dal 18
I
gennaio Massimo Dapporto e Benedicta Boccoli in “La verità (fa
male…si sa!)”, poi dal 25 gennaio
sarà la volta di Gino Rivieccio con
“La pazienza differenziata”. Dal 1
febbraio ecco Nancy Brilli con “Sette”, e a seguire (fuori abbonamento)
Gabriele Pignotta e Fabio Avaro con
“Scusa sono in riunione ti posso
richiamare?”. E dopo Simone Schettino dal 16 febbraio (fuori abbonamento), sarò la volta di Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza con “Questo
bimbo a chi lo do?”, dal 29 febbraio.
Dal 12 marzo ritorna “Gomorra” di
Mario Gelardi e dal 22 marzo “Felici
in circostanze misteriose” con Massimiliano e Gianfranco Gallo, Patrizio Rispo e la partecipazione di
Rosaria De Cicco. Entrambi gli spettacoli sono fuori abbonamento. Gran finale con “Quanti
amori” con Maurizio Casagrande, commedia musicale
sui successi di Gigi D’Alessio.
Al Teatro Diana
Tra Massimo Ranieri ed Isa Danieli
l Teatro Diana vara la sua trentaduesima stagione di
prosa e lo fa forte dei numeri dell’anno appena passato, che l’ha visto primeggiare in Italia per presenze ed
abbonamenti. Stagione ricca di nomi e all’altezza della
situazione, come sempre. A partire da una nuova edizione di “Canto perchè non so nuotare”, lo show dei record
di Massimo Ranieri giunto alla cinquecentesima replica,
in scena dal 3 ottobre. Dal 18 ottobre è la volta di Michelle Hunziker in “Mi scappa da ridere” per la regia di Giampiero Solari, mentre Toni Servillo sarà protagonista, dal 15 novembre, di “Toni
Servillo legge Napoli”. Dal 18 gennaio Mariano Rigillo ed Anna Teresa Rossini per la regia di Ferdinando Ceriani porteranno in scena il
Pirandello di “Questa sera si recita
a soggetto”. Dal 1 febbraio Piero
Maccarinelli dirigerà Francesca
Inaudi e Lorenzo Lavia in “Colazione da Tiffany” di Truman Capote, e
a seguire, il 22 febbraio, il grande
ritorno di Carlo Giuffrè nell’eduardiana “Questi fantasmi”. Dal 7
marzo Carlo Buccirosso con
Valentina Stella sarà regista e protagonista di “Napoletani a Broad-
I
way”, mentre dal 18 aprile Isabella Ragonese, uno dei
nomi più interessanti della “new wave” nazionale, sarà
in scena con Erica Blanc in “La commedia di Orlando”
liberamente tratta da “Orlando” di Virginia Woolf per la
regia di Emanuela Giordano. Si chiude in bellezza con la
“strana coppia” Isa Daniela-Veronica Pivetti in “Sorelle
d’Italia” per la regia di Cristina Pezzoli. Fuori abbonamento ritorna il grande successo di Carlo Buccirosso, “Il
miracolo di Don Ciccillo” (dal 3
novembre), dal 1 dicembre Ale e
Franz con “Aria precaria”, Biagio
Izzo dall’8 dicembre con “Guardami guardami” per la regia di Claudio Insegno e, da Natale, Vincenzo
Salemme che ripropone il successo “L’astice al veleno”. Continua
l’impegno per le scuole, che quest’anno vedrà un testo inedito di
Peppe Celentano e Vincenzo De
Falco, “Feisbuc” (sic) e, per i più
piccoli, “Robin Hood-Un onesto
fuorilegge”. Piatto ricco, dunque,
in grado di accontentare più fasce
d’età e di gusto, per un teatro che
si conferma caposaldo irrinunciabile del panorama culturale cittadino.
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il TEATRO
Calendario 2011: Galleria Toledo
Dal “Macbeth” a “La Città perfetta”
ANTONIO MOCCIOLA
l 18 luglio scoso, si è tenuta presso il teatro
stabile d’innovazione Galleria Toledo, la presentazione del calendario degli spettacoli teatrali 2011-2012.
Dalla stagione d’emergenza, che vedrà impegnate le “nuove creatività” dal 4 al 30 ottobre, si passerà successivamente all’alternanza di spettacoli il cui esordio avverrà con l’opera shakespeariana: “Macbeth”, a cui faranno seguito le altre due
opere dell’artista inglese “Riccardo III” ed “Otello”, una trilogia curata dalla regista Laura
Angiulli.
Approderanno sul palco della Galleria Toledo le
più svariate compagnie teatrali: alcune, conferma degli anni precedenti, altre, mai presentate a
Napoli, tra cui, con lo spettacolo “The End”, la
Babilonia Teatri.
Fabrizio Gifuni, con l’atteso “L’ingegner Gadda va
alla Guerra”, seguirà alla prima opera della trilogia shakespeariana e sarà in scena fino al 20
novembre con la compagnia Teatro delle Briciole
Solares Fondazione delle Arti,. La stagione proseguirà con “La Città Perfetta” dal romanzo di
Angelo Petrella, con la regia di Giuseppe Miale di
Mauro, mentre Peppe Voltarelli porterà in scena,
dal 1 al 4 dicembre, il concerto per voce e chitarra: “Il Viaggio I Padri e L’Appartenenza”.
In seguito ad un intermezzo shakespeariano dal
12 al 18 dicembre con Riccardo III, si avrà dal 20
dicembre al 4 gennaio il “Gran Galà Di Natale”
un’opera di varietà.
Il 2012 inizierà con lo spettacolo di Marco Calvani, “Unghie”, che sembra voglia provocare, tanto
quanto far riflettere; proseguirà la Compagnia di
danza Körper, che porterà in scena “Paloma
Nera”, alla scoperta della pittrice messicana,
Frida Kahlo; mentre il testo di Igor Esposito,
“Radio Argo”, apre le porte all’affascinante mondo greco e successivamente “Italianesi”, di e con
Saverio La Ruina, travolgerà lo spettatore con
storie taciute.
Non mancano i presupposti per profonde meditazioni, che sembrano venire dallo spettacolo di
Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, “The End”.
Dal 9 al 26 febbraio sarà la volta di “Kan Ya Ma Kan”, che
vedrà l’allestimento di una “tenda beduina” dove poter
degustare dolci e tè, durante la narrazione di racconti.
Dal 2 al 4 marzo Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
porteranno in scena “Alexis. Una Tragedia Greca”, che
ancora una volta vede la Grecia protagonista; successivamente Shakespeare riprenderà il sopravvento con la
famosa opera di “Otello” a cui farà seguito “L’Amante” da
Harold Pinter proiettati verso una “nuova possibilità di
vita”.
Dal 23 al 25 marzo, “Macadamia Nut Brittle” sarà inscenata da Stefano Ricci per porre l’accento sul travagliato
passaggio dall’adolescenza all’età adulta e sempre su
temi delicati come crisi familiari, Benedetto Sicca ha
I
voluto porre la sua attenzione con l’opera “Frateme”.
La stagione artistica trova la sua conclusione con le tre
rappresentazioni: “Discorso”, un titolo ancora in via di
definizione proiettata sull’eterodirezione, “Ammèn” a
metà tra la Medea di Euripide e Anna Cappelli di Ruccello ed in ultimo “Io, Clitemnestra, Il Verdetto” la Grecia
trascinata agli anni 80 nel capoluogo partenopeo.
Una stagione teatrale avvincente, che corre tra i secoli
passando dalla Palestina alla Grecia, da Annibale Ruccello a William Shakespeare, toccando i temi più svariati
dalla storia a realtà di fatto, trasmettendo il messaggio
del tentativo di un’innovazione culturale cercando di
sanare il degrado sociale e puntando ad abbattere quel
muro che involontariamente si è alzato tra “i più” e la
cultura.
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la MUSICA
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Cosmo Parlato in “Terra mia”
Ritrova la sua Napoli ed è magia
ANONIO MOCCIOLA
utto si può dire di Gennaro Cosmo Parlato tranne
che riposi sugli allori. Dagli scherzi in maschera di
“Che cosa c’è di strano” e “Remainders” all’elettropop di “Soubrette” l’artista
tosco-partenopeo
doveva
prima o poi concretizzare su
cd quel richiamo della foresta che già da qualche anno
bussava alla porta. I trionfi di
Piedigrotta e la standing-ovation veneziana per la “Maruzzella” Turturriana fluiscono in
“Terra mia”, undici perle in
lingua napoletana per la
Carosello Records. A partire
dalla copertina, in cui Cosmo
Parlato si mostra senza trucco
e senza inganno, trasuda da
questo lavoro un forte senso di
verità, che è impulso ragionato
e sangue distillato. Forte
l’emozione si respira in ogni
traccia (un tempo si sarebbe
detto “solco”) e solo pochi artisti sanno essere antichi e
postmoderni allo stesso tempo.
Ascoltare per credere “Magnificat”, piccola perla d’autore che sembra già un classico tra i classici. Splendidi
gli arrangiamenti di Valter Sivilotti, di squisita eleganza
e con interessantissime trovate, al servizio di una voce
T
impetuosa e drammatica, ma anche soave e morbida
come una carezza. Sono accorsi al richiamo di Cosmo
Parlato tre artisti diversi ma
assai funzionali al progetto:
Giusy Ferreri si ricorda dei suoi
natali meridionali e riesce a
sposare perfettamente “Tu si
na cosa grande”, Angela Luce
porta la sua autorità di vestale
della musica vesuviana in
“Lacreme napulitane”, ma la
grande sorpresa arriva dal
toscanissimo Francesco Bianconi, leader dei Baustelle, che
impreziosisce
“Canzone
appassiunata” fondendosi con
la voce di Parlato con una tale
suggestione che urge immediato bis in un pezzo inedito.
C’è la premiatissima “E’ vita”
di Ciccio Merolla, c’è un intro
di “’O sole mio” in veste nipponica, ed una nuova versione di “Via Toledo” e di
“Maruzzella”, intensissime
come mai. Non sarà certo un punto d’arrivo questo cd
per l’ambiziosa ed irrequieta ex-star di chiambrettiana
memoria, ma “Terra mia” resta incastonata come perla
nell’immenso patrimonio della discografia napoletana.
Ci voleva, eccome se ci voleva.
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la MUSICA
Napoli Arab Style
Al Real Orto Botanico di Via Foria
VINCENZO VILLANI
ella maestosa e suggestiva cornice dei giardini del
Real Orto Botanico di Via Foria, il 24 giugno scorso
si è svolta la serata d’apertura di “Orto Volante”,
prima rassegna di teatro e musica ideata e diretta da
Enzo Di Maio per l’Associazione Città Mediterranee.
La serata è stata realizzata con il contributo della Regione Campania, in collaborazione con l’Università Federico
II e patrocinata dalla Provincia, dal Comune e dalla 3a
Municipalità. “Una prima edizione – commenta Enzo Di
Maio – attraverso la quale iniziamo un percorso che ci
prodigheremo a rendere stabile ed ancor più ricco, convinti della necessità di iniziative tali da porre in scambievole relazione progetti artistici e di spettacolo che pongano il loro obiettivo principale nello sviluppo armonico tra
culture differenti”.
Il progetto Napoli Arab Style nasce nel 2010 da un’idea di
Mimmo Maglionico e Renato Rizzardi, con l’intento di
accostare e fondere la cultura e la tradizione musicale
campana e quella araba, che molto hanno in comune,
non soltanto in fatto di musica e cucina.
Geniale arrangiatore e dotato musicista di classica formazione, Mimmo Maglionico fonda, nel 2004, il gruppo
Pietrarsa, il cui nome è tratto dall’entroterra campano
ricchissimo di arcaica musica etnica. La loro musica è un
mix di tradizione e sperimentazione. I loro testi, in napoletano, trattano anche temi attuali, quali guerra e precariato. Il loro repertorio fonde le classiche melodie della
tradizione con il pop, il rock e la tecno più attuali, utilizzando strumenti etnici mediterranei quali duduk, laud,
clarone, buzuki ed altri.
E, come sempre accade, la musica avvicina, unisce, fonde e armonizza, con risultati entusiasmanti, quasi mai
ottenuti altrimenti. Il concerto si apre con un assolo di
N
chitarra portoghese del maestro Gino Evangelista. Segue
poi un trascinante remake della celebre canzone napoletana O’ Saracino, in un mix tra napoletano ed arabo, che
ha letteralmente costretto il pubblico a partecipare.
Oltre ai fiati di Mimmo Maglionico, ricordiamo Marilù
Poledro (voce, tammorra), Carmine D’Aniello (voce, tammorre, chitarra battente), Gino Evangelista (chitarra portoghese, oud, mandolino), Giosi Cincotti (tastiere, fisarmonica), Domenico Monda (percussioni), Paolo Termini
(chitarra), Antonio Rubino (basso), Arcangelo Nocerino
(batteria), nonché Patrizio Trampetti, cantante ed attore
napoletano, tra i fondatori della storica Nuova Compagnia di Canto Popolare, unitosi all’evento.
Al Napoli Arab Style, accanto ai Pietrarsa, abbiamo visto
in scena l’applauditissima cantante e percussionista italo-tunisina M’Barka Ben Taleb, che, da diversi anni, vive
e lavora in Italia. L’artista è soprattutto autrice di musica
etnica, ma ha ricantato in lingua araba diverse canzoni
napoletane.
Questo particolare talento è sfociato nel progetto Fusi tra
due mondi in cui i brani classici della canzone napoletana vengono arrangiati con sonorità nord-africane e
ricantati in arabo, col risultato di esaltare il legame profondo tra le due culture musicali mediterranee, quella
tunisina e quella napoletana, combinandole con sonorità
neo-melodiche.
Per questo riuscito evento, capace di avvicinare genti e
culture diverse, elogi ed apprezzamenti vanno tutti al
Presidente di Città Mediterranee, Vincenzo Di Maio che
ha saputo progettare questo ponte tra due etnie, viatico
per luoghi favolosi intrisi della brezza del Mediterraneo
al tramonto, che si tinge di rosso e d’arancio e il vento
porta caldi profumi di terre lontane.
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i LIBRI
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Ecco i libri da portare in vaca
Dalle poesie di Sgalambro alle donne
A CURA
DI ANTONIO MOCCIOLA
EUGENIO ZITO
E PAOLO VALERIO
NEL MONDO DEI
“FEMMINIELLI”
LE 101 DONNE
STRAORDINARIE
DI AGNESE
PALUMBO
“SONO NATO
NEL SESSANTUNO”
IL VIAGGIO INTIMO
DI ARNOLFO PETRI
Ci sanno fare con le anime, lo psi cologo Eugenio Zito ed il professo re di Psicologia Clinica Paolo
Valerio. Ma anche con la scrittura,
a quanto pare da questo “Corpi
sull’uscio, identità possibili”, pre zioso volume che esplora il feno meno dei “femminielli” a Napoli,
edito da Filema. Gli autori affon dano la lama in un territorio poco
esplorato, e comunque spesso
frainteso. E lo fanno con rigore di
studiosi ma anche con cordiale
forma narrativa. Da Cibele ai testi
di Fortunato Calvino, Zito e Valerio
esplorano un mondo forse in
estinzione, ma che sarà eterno
nella memoria collettiva di una
città che sembra unire e invece
separa, e viceversa, in una serie di
illusioni ottiche non facili da capi re, e soprattutto da raccontare.
Qui l’obiettivo è raggiunto. Un
trattato leggibile e dotto, comple to in ogni parte e con momenti
toccanti, ai margini di storie di
frontiera, che in pochi hanno volu to, e saputo, ritrarre.
Rieccola, Agnese Palumbo. Arriva “la
prova del tre” per la giovane scrittrice campana, che da alle stampe “101
donne che hanno fatto grande Napoli” (Newton Compton), ripetendo il
successo dei due volumi precedenti.
Molto giusto il titolo, Napoli – si da
per assodato – è grande. E lo è grazie
a queste 101 donne che, da Partenope a Sofia Loren, la Palumbo tratteggia con il suo stile personalissimo, a
nessuno uguale, che intinge nella
storia e nella cronaca ma che sembra
sempre leggenda, in bilico com’è tra
il passo trasognato e il puntiglio dei
dati. Sfilano Maria Carolina e Giula
Gonzaga, Vittoria Colonna ed Eleonora Pimentel Fonseca, Luisa Sanfelice
e Margherita di Durazzo, in un turbillon (pare di vedere) di sottane e di
belletti, di popolane e di nobildonne.
Libro gustoso, da assaporare alla rinfusa, senza seguire fili narrativi né
tantomeno cronologici. Agnese
Palumbo si conferma scrittrice di
graffi e di carezze, divertita narratrice
e ironica seduttrice. Come le sue,
indimenticabili, figurine muliebri.
Arnolfo Petri ci ha preso gusto. Pur
non tralasciando il teatro, e la sua
amata creatura, il Teatro Il Primo, gioiello d’avanguardia nel deserto culturale dei Colli Aminei, dà alle stampe il
suo secondo libro di poesia, ad un
anno da “Graffi del cuore”, per la Boopen editore. Viene subito da pensare,
leggendo queste liriche, a quale
accompagnamento musicale si adatterebbero (e viceversa). Una struggente musica classica, si, ma anche un
assordante heavy metal, perchè no. E,
nel dubbio, una sola certezza. Se si
pensa alla musica, la poesia ha centrato il suo obiettivo. Perchè le poesie
di Petri sono già musica. Sapienza di
cadenze e di tempi teatrali, senz’altro,
ma anche un gorgo di silenzi e di frastuoni che parlano di anima. E quella
ce n’è, senza risparmio. “Abbi pietà di
me, che tremo al tuo ricordo”: Cosa
c’è di più semplice e insieme complicato da dire? Così si apre e si chiude
una delle poesie (tutte senza titolo)
che compongono “Sono nato nel Sessantuno”. Un viaggio intimo, di spudorata bellezza.
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i LIBRI
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vacanza (o da leggere in città)
onne straordinarie di Agnese Palumbo
A CURA
DI ANTONIO MOCCIOLA
LE POESIE
“IMPOETICHE”
DI MANLIO
SGALAMBRO
“LE VOCI DEL
TEMPO PERDUTO”
LA STORIA
DEL DOPPIAGGIO
“DIVERSO SARA’
LEI” L’ITALIA
CAPOVOLTA
DI WILLY VAIRA
Intanto la carta. Vera, pregiata, dall’antico tatto. È fatto così il libro di poesie
di Manlio Sgalambro, “Nell’anno della
pecora di ferro”, appena edito dalla
siciliana “Il Girasole Edizioni” di Angelo Scandurra. Un libro d’arte per forma
e contenuto, essendo le liriche del filosofo di Lentini di una potenza assoluta,
a volte devastante a volte persino tenera, ma sempre autorevole. Nato nel
1924 a Lentini, assurto a popolarità
immensa grazie alla collaborazione
con il conterraneo Franco Battiato,
Sgalambro dispiega in 21 poesie tutto il
suo mondo di ricordi e di riflessioni,
mai banali e con acuti indimenticabili
(“confesso, ho adorato, ho fornicato nel
modo peggiore, cioè con amore”). E se
“l’anno della pecora di ferro” corri sponde all’imbararimento e del declino, ciò non riguarda certo queste poesia di rara bellezza. Qua e là si ritrovano lacerti che sono già stati cantati da
Battiato (“Strani giorni”, “L’ombrello e
la macchina da cucire”). Onore a Scandurra, che porge al lettore un vero e
proprio gioiello di poesia contemporanea.
“Le voci del tempo perduto”. Il libro
che mancava adesso c’è. Merito di
Gerardo Di Cola, pescarese, studioso
di cinema, e della teatina “E’dicola”. Si
tratta della storia del doppiaggio e dei
suoi interpreti, dal 1927 al 1970. Un
lavoro monumentale, di certosina
ricerca, che riporta in vita, sebbene
cartacea, un mondo affascinante e
perso tra le pagine della storia. Vera e
propria Bibbia per gli amanti del genere, il libro di Di Cola in realtà si lascia
leggere anche dai “profani” o dai semplici curiosi, grazie alle numerose foto
che fanno calare nell’atmosfera dei
film, molti dei quali introvabili. Da Oreste Lionello alla “regina delle voci”
Tina Lattanzi, tutti i segreti del doppiaggio, spesso effettuato da grandi
attori. Trame, aneddoti, foto, in un
caleidoscopio “black and white” che
rapisce ed incanta, grazie anche alla
prosa svelta ed appassionata dell’autore. Un libro da avere assolutamente,
di quelli che ti fanno amare il cinema,
come il Mereghetti o il Morandini. E
onore anche alla scelta della copertina, bellissima e struggente.
Dopo avere scritto della compianta
Giò Stajano, in una bellissima bio grafia, Willy Vaira torna a parlare di
temi difficili come le coppie di fatto,
in un libro dal titolo ironico e severo
allo stesso tempo, “Diverso sarà
lei”, per l’ottima Manni Editore. Sto rie di coppie gay e non, in un racconto fluido ed appassionato, avvincente eppure sereno nell’esposizione,
perchè tutto quello che sembra
anormale è invece perfettamente
reale, addirittura banale nella sua
semplicità. E’ così che (con)vivono in
Sardegna un pastore e un bancario,
ad esempio, e donne mamme, e
uomini anziani. Vaira ha girato l’Ita lia, dal suo Piemonte fino alla Sicilia
più cruda, ed il suo ritratto, composito, si forma assieme alle memorie
degli intervistati, componendo un
mosaico di indubbio fascino. Il tocco
dell’autore, già sublime poeta in
“Esercizi d’amore”, si sente in ogni
pagina, pur lasciando, con discrezione, la scena agli intervistati, piccoli
eroi quotidiani di un’Italia che, nono stante tutto, esiste. E resiste.
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il PERSONAGGIO
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Il colonnello Domenico Morisani
Un fedele militare borbonico
ETTORE D’ALESSANDRO DI PESCOLANCIANO
ell’anno dei festeggiamenti del 150° anniversario
dell’Unità d’Italia, corre l’obbligo ricordare, nel
rispetto di una commemorazione pacifica ed
imparziale, tutti i combattenti del nostro Risorgimento,
militanti sia nelle file sabaudo-italiane sia in quelle realiste degli stati italici. Tutti questi soldati, difatti, lottarono, a rischio della propria vita, per la realizzazione o la
difesa di una “Patria” e dei suoi valori politici e morali,
seppur la propaganda culturale liberal-progressista ha
oscurato la storia dei vinti, mistificando molte verità sull’impresa italiana. La civiltà moderna di questo secondo
millennio ha però dimostrato, in più
occasioni, che il progresso economico-sociale del
genere umano riesce a far
superare le barriere dell’intransigenza e dell’oscurantismo culturale,
onde auspicare, anche in
ambito storico, l’inizio di
un’epoca illuminata, ove la
dottrina assorge al suo
vero ruolo scientifico di
informazione “super partes”. Ricordare, quindi, in
queste pagine la figura del
colonnello Morisani è un
atto simbolico di commiato
verso quella moltitudine di
soldati, dimenticati dalla
storia accademica nazionale
solo perché non schierati
con l’esercito vincente dell’allora regno d’Italia, seppur
costoro si misero in luce con
gesta eroiche e di successo
nelle battaglie risorgimentali. Morisani ebbe i natali in
un’antica famiglia reggina,
con il padre già arruolato nel
Real esercito. A sei anni fu
avviato, quale volontario, alla
vita militare, trovandosi poco
dopo coinvolto, di persona,
nella sconvolgente invasione
del regno di Napoli da parte
della Francia Napoleonica.
Partecipò, difatti, in età adolescenziale alla difesa di Gaeta,
retta valorosamente dal principe Luigi d’Assia Philippsthal, contro l’occupante armata
francese, comandata da Andrea Massena, nel 1806.
Poco dopo,il 28 maggio di detto anno, il Morisani si trovò a combattere sotto il medesimo comandante Philippsthal nella eroica battaglia di Mileto contro le truppe
francesi del generale Reynier. Nonostante la sentita
volontà d’immolarsi per la difesa della patria Duosiciliana, gli schieramenti napoletani (i Cacciatori, il reggi-
N
mento Real Sanniti, il reggimento Appuli, gli squadroni
di cavalleria Re) furono sopraffatti dall’imponente
numero dei soldati giacobini, tanto da essere costretti
alla ritirata in Sicilia. Con la restaurazione della corona
borbonica sul regno delle Due Sicilie, il giovane ufficiale
calabrese continuò a servire, con manifesta fedeltà e
forte senso dell’onore, nell’esercito napoletano, tanto da
essere promosso Alfiere nel 1826, in anni ancora di forte turbativa politico-sociale per i primi moti liberali
costituzionali. Per il lungo servizio e la fedele carriera
militare sotto la bandiera
gigliata, nel 1846 ottenne la
croce di Grazia del Real
Ordine militare di S.Giorgio
della Riunione, onoreficenza conferita per meriti e
per premiare il valore del
cavaliere. Questi militari
napoletani vissero il travaglio politico degli anni
risorgimentali, continuamente attaccati nel giuramento al legittimo sovrano dalle idee destabilizzanti delle sette carbonare e liberali, volte a scardinare la forza sociale
garante della difesa della
patria. Il Morisani,invece,
fu tra quei soldati napoletani che dimostrò
anche alle generazioni
successive di rimanere
ligio al re Borbone ed
alla sua terra, nel
momento in cui incalzò
nel regno una nuova
turbolente impresa bellica: lo sbarco dei garibaldini a Marsala l’11
maggio del 1860. Tra
l’altro,era stato promosso, il primo maggio
del
1860,
tenente
colonnello ed assegnato al 4° regg. di Linea,
quando si trovò coinvolto nell’avanzata delle rivoluzionarie camice rosse, che, complice anche il tradimento di taluni generali borbonici, avevano già occupato
la Sicilia e si apprestavano a sbarcare anche sul “Continente”. Morisani fu mandato con i suoi reparti nell’agosto del 1860 da Palmi a Bagnare per soccorrere la brigata del generale Melendez, circondata dai garibaldini.
Riuscì ad infondere nei suoi soldati ed ufficiali un forte
spirito di corpo, a tal punto che la colonna si mosse, con
entusiasmo ed al grido gioioso di “Viva il Re”, contro il
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il PERSONAGGIO
Garibaldini che passano lo stretto di Messina
nemico invasore. Fu ,difatti, scritto al riguardo che detti
soldati erano “anelanti alla pugna,desiderosi di misurarsi col nemico per vendicare l’onta sofferta dai loro
compagni” nelle precedenti campagne belliche. Il tenente colonnello Morisani ed i suoi militari non poterono,
però, manifestare questo loro ardore di difesa della
patria Duosiciliana perchè fermati sull’attacco da un
ordine dello stesso loro comandante che intimò la ritirata. Nei momenti della disfatta e sbandamento dell’armata napoletana, all’avanzare di Garibaldi verso la capitale
del regno, il Morisani non abbandonò il suo esercito,
raggiungendolo sul Volturno per un’opportuna estrema
difesa. Re Francesco II lo volle promuovere colonnello ai
Sedentanei per quella manifestata fedeltà che fu ben
descritta dal figlio Cesare nell’opera biografica sul
padre, dal titolo “Ricordi Storici.I fatti delle Calabrie nel
luglio ed agosto 1860”, edita nel 1872. Nella pagina 32
del suddetto libro-verità l’autore così scrisse: “Morisani,
uno di quegli uomini, che non conoscono altra legge, se
non il proprio dovere, devoto alla bandiera, che serviva,
assunto il comando di quella truppa, ventidue compagnie oltre le frazioni di diversi corpi, e i due squadroni di
cavalleria, circa tremila uomini, si accinse a dar pronta
esecuzione agli ordini del Ministro”.
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gli EVENTI
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Fenestrelle, dopo 150 anni
’O sopruso rimman’
RICCARDO GIAMMARINO
50 anni dalla colonizzazione del Regno di Napoli, il
movimento di Insorgenza Civile è tornato a Torino per
rendere omaggio ai soldati che hanno perso la vita,
lottando per la libertà della propria terra, nel carcere di
Fenestrelle. A guidare gi Insorgenti c'era Fiore Marro,
Presidente dei Comitati Due Sicilie e alleato di Insorgenza. All'ingresso del primo campo di concentramento
d'Europa, oltre ai numerosi Insorgenti "fuori sede", si è
fatto trovare anche il celebre scrittore Meridionalista
Lorenzo Del Boca. L'atmosfera in cui si sono ritrovati i
Meridionali, è stata agghiacciante, un gelo che penetrava
nelle ossa, le atrocità commesse sui corpi dei nostri soldati si riuscivano ad immaginare perfettamente: oltre
40.000 i Meridionali che hanno perso la vita in quel buio e
freddo carcere, congelati in quanto i soldati piemontesi
fecero sfondare le finestre, non si contano i corpi sciolti
1
nella calce, ne quelli trucidati senza un motivo reale, ma
solo perchè potenziali ladri, prostitute, assasini, secondo
le teorie della genetica lombrosiana basate sul nulla. Ma
nonostante tutto ciò, ancora oggi, si continua ad occultare
clamorosamente la realtà dei fatti; un giornale "nazionale" e in buona parte finanziato dallo "Stato Italiano" (mi
pare che si chiami La Repubblica) afferma assurdamente
che i morti in quel campo di concentramento furono soltanto quattro. In un carcere, ove all'ingresso appare la
scritta "L'uomo vale quel che produce", non penso che i
prigionieri fossero mandati a cogliere i fiori e mi sembra
altrettanto assurdo che si nasconde ad un Popolo tutto ciò
che è stato fatto ai propri avi. Quando usciremo da questo
stato di colonizzazione? Quanto deve essere ancora calpestata e neascosta la nostra memoria storica? E' ora di
Insorgere!
Giornata dell’identità meridionale
Si terrà a Napoli il 12 novembre 2011
Con una fitta serie di incontri e di riunioni tra movimenti,
associazioni ed imprenditori procede spedito il progetto di
una manifestazione identitaria da tenersi a Napoli sabato 12
Novembre 2011. Obiettivo degli organizzatori quello di realizzare una grande kermesse dell'eccellenza meridionale nelle
sfere artistiche, economiche, associazioniste e movimentiste, che veda riunite per un giorno tutto quello che il Sud
sano riesce a realizzare. Al momento si prevedono momenti
di dibattito, stand di esposizione per gli imprenditori meridionali e concerti/spettacoli da parte di musicisti ed artisti che
esprimono l'identità meridionale attraverso le proprie capa cità. Al momento di andare in stampa le prime adesioni che
vanno raggruppandosi sono quelle dell'ass. 2033 Progetto
Sud, il Movimento Neoborbonico, Insorgenza Civile, Comitati
Due Sicilie, ONESEA Alliance, Insieme per la Rinascita, Med
& Cult, Il Velo di Maya, Noi Meridionali, ma anche adesioni a
titolo personale quali l'operatrice culturale Tina Piccolo
(Premio Internazionale Città di Pomigliano d'Arco). Il cantiere è tuttora al lavoro e si attendono contributi fattivi, idee,
proposte costruttive ed attuabili da parte di chiunque voglia
collaborare in uno spirito di sana partecipazione APERTA a
tutti. Media partners: l'emittente televisiva Julie News, le
testate Il Brigante e Bar Condicio. Contatti: [email protected] - [email protected]
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