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“La mia scommessa con la Cina” EXTREME LIMITE “Abbiamo il Dna delle corse nel sangue” AUTOTECNICA MOTORI iMAGAZINE DAVIDE DE GOBBI Il nostro motore è il mondo ANDREA JENZER “Sempre a fianco dei piloti” Formula 4 n.3 - 2014 L’Italia che vince LA NOVITA ’ Formula 4, è l'I 2 Italia che vince La nuova categoria fortemente voluta dalla Fia ha debuttato con grande successo l'8 giugno ad Adria. L'ennesima prova di eccellenza della Tatuus, che ha progettato una vettura performante, facile da gestire e dotata di uno standard di sicurezza innovativo, consegnando le 24 macchine a neanche 2 mesi dallo shake‐down di Varano. E che ha avuto come partner altri grandi marchi italiani, Da Brembo a Magneti‐Marelli, da Pirelli a Autotecnica‐Motori e Abarth 3 LA NOVITA ’ di Stefano Semeraro Tanta fatica. Ma anche tanta soddisfazione. Per una sfida accettata e vinta in tempi strettissimi, quando molti avrebbero scommesso sul contrario. Il debutto ad Adria della Formula 4, la nuova categoria che sta tanto a cuore della Fia, è stato insieme il punto di arrivo e quello di partenza per la Tatuus. Che ha stravinto la sua prima gara, probabilmente la più difficile, ma che ora è ben conscia di dover rilanciare fino alla fine del campionato. Per continuare nel migliore dei modi un'avventura che coinvolge, oltre che la factory lombarda, anche tanta Italia che lavora e crede nelle corse. «Avevamo gli occhi di tutti puntato addosso, e la cosa bella è che alla fine i commenti sono stati molto positivi, e da parte di tutti», spiega Gianfranco De Bellis, insieme ad Artico Sandonà il cuore e il motore della Tatuus. «Gli osservatori della Fia, che tiene molto alla Formula 4 in quanto tappa fondamentale del percorso che dovrà portare i piloti del futuro dal kart fino alla F.1, hanno avuto parole belle per noi alla fine delle tre gare. Ma tutti sono rimasti soddisfatti e impressionati, dai piloti ai team. Se pensiamo che quello italiano è stato il primo, e per ora unico, campionato di Formula 4 a partire in assoluto, ci riempie di orgoglio». Dietro il successo della “prima” il lavoro di allestimento e di progettazione fra le “quinte” è stato tutt'altro che facile e immediato. «E' stato un tour de force, diciamolo pure», sorride De Bellis. «Basta pensare che il primo shake‐down è stato quello di Vairano, il 14 aprile: e a fine maggio avevamo già consegnato 24 vetture, nonostante in mezzo ci siano stati Pasqua, il 25 aprile, il primo maggio. Del resto siamo abituati così...». La Tatuus Formula 4 fissa un nuovo standard in fatto di performance, sicurezza e riduzione dei costi. «Tutte le categorie Fia sono sicure – analizza De Bellis – ma questa vettura credo rappresenti un passo in avanti. E' facile da gestire, quindi consente di contenere i costi, ma sotto il profilo della sicurezza ha introdotto elementi anche in previsione del futuro. Fra l'altro, proprio sotto questo profilo, il regolamento prevede 4 un pannello anti‐intrusione lungo tutta la fiancata. Una novità che è stata deliberata in Inghilterra il 18 di gennaio e che ci ha costretto ad una corsa contro il tempo che abbiamo vinto superando tutti i crash‐test previsti». Un autentico lavoro di equipe che ha coinvolto tanti “attori”, che ora, al primo sipario, meritano un applauso. «I nostri ragazzi alla Tatuus, che hanno lavorato a ritmi pazzeschi. I fornitori, che hanno fatto letteralmente i salti mortali per rispettare i tempi. E i team, che hanno collaborato in maniera davvero eccezionale. Senza di loro non sarebbe stato possibile per noi vincere questa sfida. Ed è un piacere vedere che oltre a noi sono coinvolte tante realtà italiane: dalla Brembo che ha fornito l'apparato frenante, alla Autotecnica Motori che ha fatto un grande lavoro sui propulsori Abarth, alla Magneti‐Marelli che ha dato un contributo importante con il nuovo cambio elettrico. Alla Pirelli, che ha saputo fornire a un prezzo davvero equo (650 euro a set, ndr) gomme che si sono dimostrate affidabilissime, come dimostra il raffronto fra i tempi delle qualifiche e dell'ultima gara. Inoltre la Wsk di Luca De Donno nelle vesti di promoter ha svolto un lavoro eccezionale: conoscendo il personaggio sono sicuro che il meglio deve ancora venire. La federazione poi è stata spesso criticata in varie occasioni, ma credo che stavolta si meriti davvero i complimenti». Anche dal punto di vista agonistico il “vernissage” di Adria è stato un successo, con le vittorie di tre giovanissimi e di tre team diversi – Lance Stroll (Prema), Ukyo Sasahara (Euronova) e Andrea Russo (DieGi) ‐ e nelle tre corse in programma. «Sì, sono state tutte gare entusiasmanti. La Fia spinge molto su questo format per aprire ai quindicenni, e in pista sono arrivati giovani di tante nazionalità. Mi ha fatto piacere vedere che gli italiani sono stati capaci di farsi valere. Il duello fra Pulcini e Russo è stato entusiasmante, ma tutte le gare sono state avvincenti ed equilibrate, e anche Drudi e Cairoli, che si è infortunato in gara 3, si sono distinti». Se il buongiorno si vede dal mattino, insomma, la Formula 4 è destinata ad uno splendido futuro. I NUMERI F.4 2 mesi Dal 14 aprile a fine maggio: in meno di due mesi dallo shakedown di Vairano le vetture sono state consegnate ai team. 3 vincitori I piloti che si sono imposti ad Adria: il canadese Lance Stroll della Prema, il giapponese Ukyo Sasahara della Euronova, l'italiano Andrea Russo della DieGi Motorsport. 30 vetture vendute Fino ad ora le vetture vendute dalla Tatuus sono 30. De Bellis: «Ora dobbiamo fermarci, per rilanciare poi la produzione di altre 20”. 11 nazionalità I piloti scesi in pista ad Adria rappresentavano ben 11 nazionalità: Italia (6), Svizzera (5), Giappone (2), Francia (2), Israele (1), Bahrain (1), Russia (1), Canada (1), Usa (1), Brasile (2) e Malta (1). “Se avessimo avuto 18 macchine, sarebbe stato un buon risultato. Con 20, ancora migliore. Ma con 22 è stato davvero fantastico. E la Tatuus ne ha vendute già di più, quindi la griglia è destinata a crescere”. Frederic Espinos, membro della commissione monoposto della Fia LA NOVITA ’ Vincenzo Sospiri – Euronova “Una vettura perfetta per chi viene dal kart” Perché Euronova ha scelto di cimentarsi nella neonata F.4 Italia? «La filosofia della nostra squadra è sempre stata quella di allevare giovani piloti per poi accompagnarli verso le serie maggiori. La F.4 Italia rappresenta il vero primo gradino dopo il karting e questo è molto importante perché ti permette di lavorare con dei veri neofiti per quanto riguarda le monoposto. Abbiamo quindi la possibilità di insegnare loro tutti i segreti delle formule. La mia idea è quella di creare un 6 pool di ragazzi promettenti per poi farli salire in F.Renault, categoria che noi affrontiamo, o magari in Auto GP. Altro fatto importante è che per 6 anni questa vettura non cambierà». La Tatuus F.4 può ricordare le monoposto di F.Renault 2.0 e F.Abarth sempre realizzate dal costruttore italiano? «A mio avviso è molto diversa dalle altre vetture della Tatuus. Potrebbe ricordare quella di F.Renault, ma le dimensioni e il peso differiscono molto». Quali sono le principali caratteristiche della Tatuus F.4? «Che è una monoposto perfetta per i piloti che arrivano dal karting. E’ anche difficile per quanto riguarda la scelta degli assetti e questo permette ai ragazzi di lavorare sulla macchina. Con le gomme Pirelli il grip è notevole e permette di raggiungere ottime prestazioni in curva». Matteo Di Persia – DieGi Motorsport “Il bello della F.4 è che partiamo tutti alla pari” Perché DieGi Motorsport ha scelto di cimentarsi nella neonata F.4 Italia? «Negli anni precedenti avevamo partecipato alla F. Abarth, quando l'avventura si è conclusa la F.4 ci è sembrata una opportunità interessante. La macchina è nuova, tutti partiamo più o meno alla pari, mentre nella F.Renault 2.0 ci sono top‐team al di fuori dalla nostra portata. Inoltre seguivamo da un anno il ragazzo (Andrea Russo, ndr) che secondo noi ha delle qualità, e abbiamo creduto in lui. Il debutto di Adria è stata una bella sorpresa, anche se in fondo lavorando per altri team l'esperienza ce la siamo fatta: io da 25 anni, il meccanico da quasi 40». La Tatuus F.4 può ricordare le monoposto di F.Renault 2.0 e F.Abarth sempre realizzate dal costruttore italiano? «E' abbastanza diversa, questa non ha l'autobloccante e dispone di cambio al volante. E' adatta a un campionato di un certo livello, dove comunque ci sono ottimi team, e 10‐11 piloti di qualità. Fra l'altro ad Adria ha funzionato davvero tutto. Complimenti alla Tatuus che ha fatto un lavoro incredibile, non era facile consegnare così velocemente 24 macchine» Quali sono le principali caratteristiche della Tatuus F.4? «Credo che sia una macchina studiata per chi oggi esce dal kart. Sono tutti piloti di buon livello, che hanno corso in campionati importanti, non nelle gare della parrocchia: infatti le gare sono spettacolari, molto combattute. Fra l'altro le gomme Pirelli hanno tenuto fino alla terza gara anche se avevamo solo 6 gomme in totale. Ora noi della DieGi continueremo a correre per vincere, cercando di restare in scia ai top‐team della categoria». 7 LA NOVITA ’ René Rosin – Prema “Grande rapporto qualità/prezzo” Perché Prema ha scelto di cimentarsi nella neonata F.4 Italia? «Siamo stati attratti dal percorso intrapreso da Gerhard Berger e dalla FIA, ovvero questa nuova categoria creata per permettere ai giovani che provengono dal karting un primo passo formativo. E’ importante esserci e Prema non ha voluto mancare all’appuntamento». La Tatuus F.4 può ricordare le monoposto 8 di F.Renault 2.0 e F.Abarth sempre realizzate dal costruttore italiano? «Questa nuova monoposto rispecchia un sentiero costruttivo intrapreso molti anni fa dalla Tatuus. Un costruttore molto esperto per quanto riguarda questa tipologia di vetture, che possiede un know‐how unico al mondo e che ha venduto centinaia e centinaia di proprie monoposto. La base quindi è quella di precedenti macchine, ma per la F.4 la Tatuus ha dovuto seguire precise indicazioni FIA per quanto riguarda la sicurezza e i costi che devono essere contenuti». Quali sono le principali caratteristiche della Tatuus F.4? «La macchina come dicevo è stata costruita secondo i dettami FIA ed è tecnologicamente moderna. C’è stata molta attenzione sulla sicurezza e le performance sono interessanti. Il rapporto qualità e prezzo è poi uno dei punti forti». 9 LA STORIA Dopo più di un decennio passato come manager e ingegnere di pista alla Prema e in altri ambiti delle corse europee, Davide De Gobbi otto anni fa ha deciso di seguire le orme di Marco Polo e partire all'esplorazione del pianeta Cina: dove oggi attraverso Top Speed ricopre molti ruoli, compreso quello di organizzatore della Formula Masters che impiega vetture Tatuus. Gli abbiamo chiesto di raccontarci come è nata e come si sta sviluppando la sua interessante avventura in un “pianeta” giovane ma pieno di prospettive per il motorsport “La mia scommes di Stefano Semeraro Molti parlano di mercati emergenti, lei li frequenta da anni: ci racconta qual è lo stato dell’arte del motorsport in Cina e in estremo oriente? «Il motorsport in Cina ricalca lo sviluppo del mercato dell’auto seppur con il ritardo di qualche anno. I numeri sono in continua crescita anche se, bisogna far notare, ancora molto ridotti in confronto alle realtà di Europa, Giappone e Stati Uniti. In Cina fino a 15 anni fa praticamente nessuno si poteva permettere di possedere un'automobile, il boom delle vendite degli ultimi anni ha invece catapultato la Cina a primo mercato mondiale dell’auto, ma con una nota importante che non viene capita ancora dall’esterno: stiamo ancora parlando per la grande maggioranza dei casi della vendita della prima auto per nucleo famigliare. Il mercato sta crescendo vertiginosamente, basato dunque sulla vendita della prima auto che di solito viene considerata “di famiglia”. Solo una percentuale bassissima può permettersi la seconda auto e, dal mio punto di vista, è a partire dalla seconda auto che si comincia a generare interesse per il tuning e il motor sport. La “seconda macchina” diventa l’auto da far vedere agli amici, da modificare, da portare in pista. Questa e’ dunque la fotografia attuale della Cina. La percentuale di persone che si e’ avvicinata al motor sport come pratica o solo per passione è molto limitata. Ogni anno sta crescendo a numeri con percentuali a doppia cifra ma siamo ancora ad un bacino di praticanti di al massimo qualche centinaio, ma le prospettive nel medio‐lungo termine sono incoraggianti». Su che strutture e quali team può contare oggi la Cina delle corse? «La Cina dispone di quattro circuiti grado 2 ed una pista grado 1 (Shanghai). Shanghai a parte, le altre piste sono in condizioni precarie di manutenzione. Bisogna dire che gran parte dei tracciati sono nati più per un 10 interesse speculativo edilizio che da un autentico programma sportivo. Nonostante lo stato delle infrastrutture, però, le piste soprattutto quelle nelle località topiche, sono occupate per la maggior parte delle giornate dell’anno da eventi delle case automobilistiche: driving experience, corsi di guida, presentazioni. Questo per far capire l’interesse delle case costruttrici verso un mercato in forte crescita dove è importante far vedere e far provare il prodotto al cliente finale. I team di motor sport stanno cominciando a nascere ma bisogna dire che il livello è piuttosto basso. Le strutture più importanti sono gestite da personale straniero che ovviamente fa valere la propria esperienza in questo settore ancora troppo nuovo per i cinesi. I teams hanno la loro sede principalmente in prossimità delle piste. Zhuhai, data la vicinanza a Macao e Hong Kong, è stata la prima area ad avere uno sviluppo di attività motoristiche, con influenza straniera; Shanghai e soprattutto Pechino sono realtà più recenti dove lo sviluppo del motor sport è principalmente legato all’attività del tuning». Perché ha scelto di lavorare in Cina? «La decisione di trasferirmi in Cina è stata una sfida ed una scommessa. Dopo aver lavorato per 10 anni in Prema PowerTeam ero alla ricerca di una nuova esperienza diversa dalle solite opportunità che si possono avere con un team lavorando in Europa. Di sicuro il fatto che mia moglie è cinese ha fornito un 'assist' importante alla decisione, ma se fosse stato per lei non ci saremmo spostati dall’Italia... Assieme a mia moglie abbiamo iniziato a stringere contatti con il motorsport cinese, e aiutato un pilota di Shanghai a gareggiare in Europa nel Formula Renault nel 2004. Dopo di che ho accettato una proposta di lavoro da parte di un gruppo locale che mi ha offerto di collaborare per creare un programma di promozione del motorsport attraverso attività in pista e la formazione di un team. Da qui siamo partiti per la nostra avventura». ssa con la Cina” 11 Qual è la mission di Top Speed e in quali categorie è attiva? «Dopo due anni di collaborazione con il gruppo cinese le nostre strade professionali si sono separate, e insieme con mia moglie, nel 2008, abbiamo fondato Top Speed. Subito abbiamo avuto la fortuna e l'abilità di sviluppare richieste importanti che ci sono state fatte da alcuni costruttori, ad esempio quella di creare e gestire serie monomarca. Dal 2008 ad oggi Top Speed è cresciuta notevolmente, sia come personale ‐ ad oggi contiamo più di settanta dipendenti a tempo pieno ‐ sia nel numero dei progetti che ci vede coinvolti. Attualmente gestiamo ed organizziamo in toto progetti quali VW Scirocco Cup, Formula Masters China Series, Lamborghini Super Trofeo. Forniamo inoltre supporto gestionale e logistico per serie importanti quali Asian Le Mans Series e Ferrari Challenge Asia Pacific. Siamo diventati in breve tempo leader nel settore della logistica relativa allo spostamento delle vetture e materiale racing: un settore che in Europa non avrebbe nessun senso grazie alla libera circolazione delle merci, ma che qui in Asia diventa fondamentale vista la complessità e varietà delle diverse dogane. A parte il motorsport, Top Speed è impegnata in attività in pista quali driving experience e corsi di guida con un team dedicato di istruttori cinesi ed Internazionali per seguire eventi per alcuni dei più importanti brand». A quando risale la collaborazione con Tatuus e come si articola? Cosa fa secondo lei di Tatuus un’azienda leader nel settore? «Con Tatuus il rapporto personale nasce fin dai tempi in cui lavoravo in Prema. In seguito il mio trasferimento in Cina, dapprima con la gestione del team di Formula Renault e poi con il Campionato Formula Pilota (Abarth), poi diventato Formula Masters, ha trasformato il nostro rapporto in una solida collaborazione commerciale che ha visto Top Speed diventare leader nel settore Formula a livello cinese/asiatico grazie soprattutto all’affidabilità e qualità del prodotto fornito da Tatuus. A parte il fatto di essere il fornitore dei nostri telai, ciò che distingue Tatuus è la capacità di aver 'capito' un mercato così importante e allo stesso tempo non convenzionale, reagendo alle sue esigenze con una intraprendenza e versatilità che, devo dire, solo noi Italiani possediamo. Per diverse ragioni il progetto in Cina si è discostato dal prodotto standard del Formula Abarth e Tatuus si è dimostrata all’altezza del compito richiesto come creatività e tempistica. Vista da una persona che vive oramai da otto anni fuori dall’Italia, devo dire che la più grande qualità e dote di noi italiani, sia individualmente sia come azienda, è di sapersi adattare, modificando i propri programmi in base alle esigenze di mercato. Senza il supporto di Tatuus non saremmo riusciti a creare un programma solido come il Formula Masters, in tempi così ristretti e con un prodotto così competitivo». Parliamo più in dettaglio della F. Master China: a chi si rivolge, chi sono i piloti più interessanti e quali sono i punti forti della vettura realizzata da Tatuus? «Il Formula Masters China è un programma nato dalla collaborazione tra Formula Pilota, creata e gestita da Top Speed, e Volkswagen Group China. La lunga relazione tra Top Speed e Volkswagen China ha portato alla formazione di questa serie propedeutica che usa i telai Tatuus FA010 e i motori VW 2.0. La serie e’ diventata in poco tempo il riferimento per tutti i giovani piloti cinesi/asiatici che vogliono praticare Formula con un budget ridotto, ma allo stesso tempo con team e personale di alto livello professionale, e potersi dunque preparare adeguatamente in Asia prima di tentare il salto in Europa. La serie si basa su un concetto unico nel suo genere a livello mondiale e che alla fine si è dimostrato vincente in questo momento di crisi del motorsport in generale: una gestione ibrida dove le tutte le macchine appartengono all’organizzatore (Top Speed) il quale le affida in gestione ai vari team mediante una forma di leasing. In questa maniera i team possono entrare in FMCS senza investire denaro ma portando i loro piloti, il personale ed il loro know‐how. La serie e’ promossa da VW Group China attraverso una campagna mediatica di tutto rispetto che ne ha fatto in un solo anno la serie propedeutica più seguita in Asia. Volkswagen Group China assicura inoltre ai giovani piloti il link giusto per il proseguo della loro carriera in una delle categorie asiatiche gestite dal gruppo, che vanno dai monomarca Porsche, Audi, Lamborghini alle competizioni in GT3 e Asian Le Mans Series. I piloti sono prevalentemente giovani, tra i 15 ed i 20 anni, di varie nazionalità; sono soprattutto asiatici, ma non manca qualche europeo che decide di tentare la fortuna cercando di strappare un contratto per continuare a correre in Asia da professionista. La vettura dal punto di vista di performance che non si scosta troppo dalla Formula Abarth. Il motore Volkswagen genera un potenza più o meno similare al precedente propulsore. L’affidabilità ed il design della vettura ne fanno una delle migliori monoposto nel segmento». Lei opera anche come driver‐coach: ci spiega in cosa consiste esattamente questa attività? «Per anni ho seguito piloti come ingegnere di pista, la mia esperienza in Europa mi ha aiutato moltissimo qui in Cina dove i piloti hanno veramente bisogno di un supporto totale, dato che non hanno alle spalle nessuna cultura di motorsport. Ho avuto personalmente molte richieste da parte di case automobilistiche per selezionare e formare giovani piloti da abbinare a qualche marchio importante. Abbiamo cercato di ricreare quello che già avevo visto fare in Europa con i programmi Toyota, Red Bull o Mercedes. Abbiamo allestito sezioni di allenamento fisico, mentale, test in pista. Le strutture e gli interessi economico‐commerciali ci sono, basti pensare la quantità di campioni sfornati dalla Cina nelle varie specialità sportive; purtroppo mancano i piloti. Per far capire la situazione: lo scorso anno per il programma di Formula Masters avevamo a disposizione sei borse di studio parziali da parte di Volkswagen, e nonostante la promozione e i test eseguiti siamo riusciti a ricevere solo quattro candidature. Se avessimo dovuto gestire lo stesso programma in Europa, per sei posti ci sarebbero state almeno 100 richieste...». Lei ha lavorato con tanti piloti famosi, da Nakajima a Kobayashi, da Ryan Briscoe a Robert Kubica: chi l’ha colpita di più e perché? «Devo dire che gli anni passati in Prema sono stati molto proficui ed interessanti anche perché 12 vissuti in uno dei momenti migliori del team, durante il periodo in cui Prema gestiva le attività del Toyota Driver Academy. Ho avuto la fortuna di lavorare con molti piloti che poi hanno avuto l’abilita di sfondare nel mondo professionistico e devo dire che tutti mi hanno lasciato ricordi ed esperienze importanti. Ryan Briscoe mi ha colpito per la sua caparbietà e dedizione all’allenamento, studiava ogni gara nei minimi dettagli, arrivava sempre mentalmente e fisicamente preparato. Se poi si aggiunge il talento alla dedizione, i risultati arrivano di sicuro. Mi dispiace non averlo visto in Formula 1, sicuramente avrebbe fatto molto bene; purtroppo per lui alcune cose non sono andate per il giusto verso ma comunque ha trovato la sua strada negli States. Di Robert Kubica invece ho un ricordo diverso; poco prima di cominciare il campionato di F.3 europea fu vittima di un terribile incidente stradale che lo costrinse ad un lungo recupero. Nessuno sapeva delle sue condizioni per mesi, si presentò alla sua prima gara solo con alcune centinaia di km di test ma vinse immediatamente al debutto e davanti a gente come Hamilton, Briscoe, Klien, Spengler. Robert ha fatto sacrifici enormi per arrivare a correre in macchina, quando aveva una occasione non la sprecava. In F.1 ha fatto vedere cose davvero impressionanti, purtroppo la sua carriera sulle monoposto si è interrotta troppo presto e specialmente nel momento in cui stava per approdare in una grande squadra. Qualche giorno prima del GP di Shanghai del 2008 mi chiamò al telefono e mi disse: “Davide, chiudi il kartodromo (la pista di kart dentro lo Shanghai Circuit che all’epoca gestivo) e preparami due kart che vengo a girare con un mio amico”. Il mercoledì pre gara F.1 si è presentato con Fernando Alonso: hanno girato per 2 ore da soli e fatto uno show incredibile divertendosi come due ragazzini. Nonostante fosse già una star si comportava esattamente come lo avevo conosciuto in Prema quando aveva 18 anni; questo era il suo forte, la F.1 non lo aveva cambiato». In quale fra le categorie di punta a suo giudizio vedremo i primi successi di un driver cinese? Ha già un nome da suggerire? «Questo è difficile da dire; di sicuro ci vorranno ancora parecchi anni per vedere piloti cinesi al vertice di qualche categoria importante, anche se è fresco il successo di Ma Qing Hua con la Citroen nel Wtcc. Ci sono già stati in passato piloti che hanno raggiunto risultati importanti, basti ricordare il podio di Frankie Cheng alla 24 Ore di Le Mans del 2009 e in una gara di A1 GP: oppure il podio e giro veloce di Zhang Zi Qiang a Monza nella Formula Abarth nel 2010, con al via più di 40 partenti. Il problema è che manca la base su cui lavorare. Qui il motorsport non è considerato uno sport a cui indirizzare i propri figli. Ci sono parecchie condizioni molto diverse da altri paesi motoristicamente sviluppati. I genitori non sono fan del motorsport non essendo mai venuti a contatto di questo sport in passato, mentre in Europa in genere i figli sono portati in pista dai padri, spinti più dalla passione del genitore. La Cina investe molto sugli sport Olimpici, tutti i fondi sono riversati sugli sport che portano medaglie, e il motorsport non è purtroppo uno di questi. La politica del figlio unico, inoltre, penalizza molto l’inserimento nel motorsport. Da fuori non si coglie molto, ma vivendo in Cina si può capire come i figli unici di adesso crescano sotto una cupola di protezione da parte della famiglia, e considerando che il motorsport è uno sport pericoloso le famiglie non sono invogliate a indirizzare il loro unico figlio verso un'attività che potrebbe creargli problemi alla salute. Manca una tradizione nel kart, il cui livello è molto basso e poco frequentato. La maggior parte dei piloti attualmente in circolazione hanno cominciato la loro carriera intorno ai 22‐ 25 anni, troppo tardi per pensare di accumulare una esperienza sufficiente per competere agli stessi livelli dei piloti stranieri coetanei. Se devo essere onesto vedo ancora lontano il momento 13 in cui un pilota cinese primeggerà in campionati di vertice; bisogna lavorare alla base per creare un gruppo di piloti con l'età e le caratteristiche giuste per tentare di scalare le varie categorie fino ad arrivare a cogliere qualche successo importante; ma come ho detto secondo me la strada è ancora lunga». DESIGN & ENGINEERING Quanto è stato importante per il Motorsport cinese e asiatico in generale lo sbarco della F.1 a Shanghai? «La Formula 1 ha connesso la Cina con il motorsport internazionale. Prima del 2004, la Formula 1 non era neanche trasmessa in televisione, solo alcune tv locali proponevano dei servizi pre/post gara, ma la grande maggioranza dei cinesi non conosceva la Formula 1 come evento. L’arrivo del Circus a Shanghai ha portato ad una massiccia presenza di programmi legati al motorsport, e soprattutto a una copertura totale di tutti gli eventi durante la stagione da parte dell’emittente di stato CCTV5. Questo ha avuto un doppio vantaggio: far conoscere ai cinesi il motorsport e aprire il mercato locale a tutti i partner della Formula 1 e dei team. Bisogna dire che dopo l’entusiasmo iniziale l’interesse è diminuito, sia da parte dei media che da parte degli spettatori. Per i primi 3‐4 anni gli spalti erano completamente pieni, negli ultimi anni gli spettatori latitano: anche se questa è un po’ una situazione comune a tutte le piste mondiali, non solo qui in Cina». z STRUCTURAL ANALYSIS z WWW.TATUUS.IT VIA VERGA 12 - 20863 CONCOREZZO (MB) - ITALY COMPONENT TESTING 14 z COMPUTATIONAL FLUID DYNAMIC z MACHINING & MANUFACTURING z WIND TUNNEL a global motorsport partner Magneti Marelli Motorsport designs and produces electronic and electro-mechanical systems for two and four wheels racing vehicles. Present in the world of competitions since 1919, it develops hi-tech systems for engine control and data acquisition, telemetry systems, electro-hydraulic and fuel components, energy recovery systems. magnetimarelli.com/focus-on-racing is an open window on the world of motorsport competitions: news, results, race classifications, statistics and history. 15 IL TEA M 16 “Abbia corse amo il Dna delle e nel sangue” Il team francese Extreme Limite è protagonista dell’endurance nella categoria VdeV, dove utilizza con successo il prototipo PY 012 della Tatuus. Il team manager Patrice Roussel ci parla inoltre dell’esaltante avventura in Lmp2 nella Le Mans Series, e ci spiega l’offerta a 360 gradi di una struttura completa ed efficiente che possiede un tracciato di 3.4 km e lo mette a disposizione di appassionati e aziende che vogliono sperimentare la pista come divertimento e come educazione alla guida 17 Patrice Roussel, il mondo dell’endurance è molto affascinante: ci racconta dell’esperienza del team Extrême Limite nel campionato VdeV? Quali sono a suo modo di vedere le caratteristiche interessanti del campionato? «Extrême Limite è presente nel campionato VdeV dal 2005, quindi con dieci anni di esperienza. All’inizio il mio obiettivo era quello di rispondere alla domanda di quei piloti gentleman che desideravano divertirsi partecipando a vere e proprie prove di endurance. In questo campionato si possono acquisire competenze tecniche di ottimo livello, imparare la strategia, formare giovani piloti e far progredire i ‘gentleman driver’, il tutto a costi ragionevoli e ben gestiti dagli organizzatori. Col passare del tempo, insegnato il rigore assoluto in tutti gli approcci alla corsa. Quando viaggi sugli stessi tempi di Audi, Toyota e Peugeot, non ci si può permettere di sbagliare e bisogna essere all’altezza della fiducia che ci viene accordata, in particolar modo nella 24 ore di Le Mans. Siamo molto fieri di aver portato a termine questa straordinaria corsa nel 2011 e nel 2012, e di aver permesso a un nostro giovane pilota, Fabien Rosier, di conquistare il prestigioso premio Jean Rondeau (migliore giovane pilota francese a Le Mans). Abbiamo anche ottenuto buoni risultati nella Le Mans Series, come la quinta posizione nella classifica generale nella 6 ore di Estoril del 2011. Anche quello è un ricordo straordinario!» stagione 2014? «Il nostro team mette insieme Léo Roussel, senza dubbio al momento il pilota più in forma, e Jean‐Claude Poirier, un gentleman driver. Ci teniamo a conservare questo spirito anche se ci dobbiamo confrontare spesso con team quasi professionali. Il nostro obiettivo è di portare questo duo sul podio a ogni corsa e di puntare alla vittoria, se possibile. Con loro abbiamo già vinto la 6 ore di Magny‐Cours nel 2013 e abbiamo una gran voglia di ricominciare. Un posto tra i primi cinque del campionato ci sembra una previsione realistica. Ma questo campionato è diventato super competitivo e basta poco per vincere o perdere una corsa di 6 ore…». Quali sono gli obiettivi agonistici della Facciamo un passo indietro nel tempo: come è nato il team Extrême Limite? «Io stesso ho partecipato a sei edizioni della 24 ore di Le Mans e ho sempre avuto il desiderio di creare un team di endurance. Era già scritto nel Dna della società, quindi quando nel 2005 Philippe Daric, un gentleman driver, ha accettato di finanziare la nostra prima stagione nel campionato VdeV, mi sono affrettato e non me ne pento. E Philippe nemmeno, visto che è tuttora al nostro fianco, insieme ad altri partner che ci sono stati sempre fedeli. Per loro l’endurance è uno strumento di marketing eccezionale». Quali sono le strutture di cui dispone e i servizi che offre a clienti e addetti ai lavori? «Abbiamo a disposizione un circuito privato di 3,4 km di lunghezza, che possiamo utilizzare tutto l’anno per migliorare le vetture e testare l’esperienza ci ha consentito nel 2011 di passare a un livello superiore e di partecipare alla Le Mans Series e alla 24 ore di Le Mans». Come è nata la collaborazione con Tatuus e quali sono le qualità che apprezza del prototipo PY 012? «Nel 2013 volevamo stringere una partnership con un costruttore serio e ben organizzato: la scelta della PY012 era quindi ragionevole. Ad oggi siamo molto soddisfatti della macchina: è già molto affidabile e diventerà l’auto da battere. Nel 2014 stiamo ancora lavorando sullo sviluppo tecnico per sfruttare il suo potenziale al 100%. E’ un vero piacere poterlo fare con Tatuus, che possiede un livello di ‘expertise’ tecnica molto alto». Come ha ricordato il team ha gareggiato anche nella Le Mans Series e alla 24 Ore di Le Mans: ci parla di questa straordinaria esperienza? «Questi due anni trascorsi a un livello superiore, nella categoria LMP2, ci hanno 18 circa 1200 persone l’anno per la prevenzione di incidenti in strada. E’ un contributo importante per la sicurezza stradale e questo dimostra che abbiamo a cuore il nostro ambiente». nuovi piloti. E’ un vantaggio importante! Inoltre la nostra sede si trova nell’ovest della Francia, a Nantes, una metropoli di un milione di abitanti, in un tessuto economico dinamico, con una efficiente rete di fornitori e servizi. E siamo a sole due ore di strada dal circuito di Le Mans». Ci racconta più in dettaglio in cosa consistono i vostri corsi di guida? A chi sono rivolti? «E’ la nostra attività storica, dal 1994. Molti dei nostri vecchi allievi sono oggi degli habitués della 24 ore di Le Mans. Formiamo piloti di kart e appassionati e, quando lo desiderano, li integriamo nel nostro team di competizione nella categoria endurance. Utilizziamo monoposto Tatuus, Formula Renault 2.0, e stiamo cominciando a utilizzare la PY012 per i nostri corsi di guida. Contemporaneamente, abbiamo anche sviluppato un’importante attività “incentive” per le aziende. Tutti gli anni, in un’atmosfera più ludica, iniziamo alla guida circa 800 persone, capi d’azienda e quadri. Questo permette di creare anche una vera rete d’interesse e di sostegno intorno al nostro team di gara. Vorrei anche approfondire un altro argomento: la sicurezza stradale. Su richiesta dei nostri clienti, formiamo in modo professionale Infine, in che cosa consiste invece più nel dettaglio il vostro programma “Sport & Prestige”? «Quest’attività è legata al marchio Venturi, che ha prodotto più di 700 auto sportive a Nantes. Quando l’azienda ha chiuso abbiamo preso con noi due tecnici appassionati e da allora siamo diventati gli specialisti numero uno di queste auto, le migliori mai prodotte in Francia: la Venturi 400 Gt, per esempio, a livello di prestazioni è paragonabile alla Ferrari F40. Seguiamo circa 250 vetture del marchio in tutto il mondo. Ma quando un cliente ci affida la sua Ferrari o la sua Porsche è comunque il benvenuto». 19 2014 r a d n e l a cNDURANCE&SPRINT E V DE S E I R E S E C N V ENDURA MAGNY-COURS [FRANCE] 7-8 march PRIVATE TEST DAYS HISTORIC, GT/TOURING, PROTO BARCELONE - CATALUNYA [SPAIN] 21-22-23 march 4H GT/TOURING 6H PROTO V DE V FUNYO V DE V SINGLE SEATER E CE CHALLENG IC ENDURAN V DE V HISTOR LE MANS [FRANCE] 18-19-20 april 2H HISTORIC 3H GT/TOURING 3H PROTO V DE V FUNYO V DE V SINGLE SEATER PAUL RICARD [FRANCE] 30-31 may-1st june 2H HISTORIC 3H GT/TOURING 6H PROTO V DE V FUNYO V DE V SINGLE SEATER ENGE RANCE CHALL RING ENDU V DE V GT/TOU Ne pas jeter sur la voie publique. Do not throw on ground. Pictures © H. Laroche. DIJON-PRENOIS [FRANCE] 27-28-29 june 2H HISTORIC 3H GT/TOURING 3H PROTO V DE V FUNYO V DE V SINGLE SEATER MOTORLAND ARAGON [SPAIN] 29-30-31 august 4H GT/TOURING 9H PROTO SPRINT CN SINGLE SEATER PAUL RICARD [FRANCE] 5-6-7 september 2 Tours d’Horloge 24H HISTORIC E CHALLENGE ENDURANC V DE V PROTO MAGNY-COURS [FRANCE] 10-11-12 october 2H HISTORIC 4H GT/TOURING 6H PROTO V DE V FUNYO V DE V SINGLE SEATER ESTORIL [PORTUGAL] 7-8-9 november 6H GT/TOURING 6H PROTO 2H HISTORIC www.vdev.fr 20 www.vdev.tv E G ATER CHALLEN V DE V FUNYO CHALLENGE -SE V DE V SINGLE V de V Sports se réserve le droit de modifier ce calendrier. V de V Sports can change this calendar. La Passion dans la Compétition V de V Sports - 11 chemin du Bois Badeau - 91220 BRETIGNY-SUR-ORGE - FRANCE Tél. : +33 (0)1 69 88 05 24 - Fax. : +33 (0)1 60 84 26 57 - Email : [email protected] The Historic Endurance Challenge is opened to the following groups, with file : t(55PVSJOH&'(())*BOE+QFSJPEJODPOGPSNJUZ to appendix K and Saloon car t4QPSUQSPUPUZQF&'(3)3*3+3BOE,$QFSJPEBOE Saloon Car Sport Protos (SPSC) t4QPSUTVQUP BOETQPSUTVQUP XJUI file, without aerodynamic features, compliant with SRCC Sports 2000 Historic and SRCC Sports 2000 pinto regulations t(5GSPNUPVQ t(SPVQF$ INTERNATIONAL SERIES INTERNATIONAL SERIES The V de V Proto Endurance Challenge, is open to the following cars, by invitation, after acceptance of the file, divided up in different categories : The V de V GT/Touring Endurance Challenge, is open to the following cars, by invitation, after acceptance of the file, divided up in diffferent categories : t$BSTIPNPMPHBUFEJO$/MJNJUFEUP$$$BSCPOCPEZ shell accepted t$BSTIPNPMPHBUFEJO$$/'MJNJUFEUPDD t-.$7DD t$BSTIPNPMPHBUFEJO$$CZJOWJUBUJPOPGGSBOLJOH t$BSTIPNPMPHBUFE-.1-.1CZJOWJUBUJPOPGGSBOLJOH t"OZPUIFSDBSXJUImMF t$BSTIPNPMPHBUFEJO(5'*" t$BSTIPNPMPHBUFEJO(5'*" t$BSTIPNPMPHBUFEJO(5'*"BOE(5"4/ t$BSTGSPN(5HSPVQT t$BSTIPNPMPHBUFEJO4JMIPVFUUFFWPDBUFHPSZXJUI7PS7 engine t(SBOE5PVSJOHDBSTGSPN#SBOET$VQPS$IBMMFOHF t$BSTIPNPMPHBUFEJO(S"(S/4VQFS5PVSJOH 4VQFSQSPEVDUJPO'4UPDL(5 Accepted cars : t'VOZP t'VOZP Accepted cars : Class A : t'3GSPNVQUP V de V Funyo Challenge is run as follows : t1SJWBUFQSBDUJDFTYPS t2VBMJGZJOHQSBDUJDFT t3BDFTY Class B : t'3VQUP t'PSNVMB9 t'PSNVMF#.8 t'PSNVMB"CBSUI t.PUPSCJLFFOHJOFTJOHMFTFBUFST V de V Single seater Challenge is run as follows : t1SJWBUFQSBDUJDFTYPS t2VBMJGZJOHQSBDUJDFT t3BDFTY 21 LA TECNICA Pensieri nel vento Formula Toyota NZ Galleria del vento e CFD (Computational Fluid Dynamics) sono le tecnologie più importanti nel campo della progettazione del motorsport. Dall'integrazione fra le analisi nella galleria e la progettazione e la fase di calcolo al computer sono nati tutti i progetti vincenti degli ultimi anni. Anche Tatuus, dal 2004, dispone di una sua galleria del vento e di un agguerrito reparto che fra 'wind tunnel' e computer “pensa” e disegna le vetture di successo della factory. Per approfondire l'argomento che quotidianamente viene svolto abbiamo intervistato l'ingegner Eugenio Bardoscia, che ci ha guidato in questo affascinante mondo di Stefano Semeraro Quando è nata la galleria del vento della Tatuus e quale è stata l’esigenza che ha soddisfatto? «All'inizio degli anni 2000 è diventata evidente da parte di Tatuus la necessità di strutturarsi definitivamente come costruttore di auto da corsa, per cui sono state ampliate le aree strategiche funzionali alla progettazione. La ricerca aerodinamica è stata quella più interessata da questo cambiamento e dal 2004 Tatuus è dotata di una galleria del vento interna e di un centro di calcolo dove effettuare le simulazioni CFD, per essere completamente indipendente e avere accesso incondizionato a queste metodologie. Ciò é stato possibile nonostante le limitazioni di budget perché il 'wind tunnel' non è stata acquistato "chiavi in mano", ma è stato progettato e realizzato internamente». Proviamo a spiegare a un lettore non esperto come è fatto il “wind tunnel” e quali sono i parametri che lo rendono efficiente. «La galleria del vento è un vero e proprio laboratorio aerodinamico, costituito da una sala 22 prove in cui è convogliata aria ad alta velocità. Poiché spingere l'aria ha un costo energetico non trascurabile, si adotta la configurazione ad anello chiuso, ossia l'aria che lascia la camera di prova viene accompagnata al suo ingresso da un condotto e riutilizzata di nuovo. In questo viaggio di ritorno si provvede a compensare le piccole perdite di velocità e a mantenere uniformi alcune caratteristiche come la temperatura e la turbolenza. Dovendo studiare il comportamento delle vetture che si muovono lungo un tratto si strada, la galleria del vento di uso automobilistico deve riprodurre questo moto relativo e ha una peculiarità fondamentale: il tappeto mobile. Tale apparato simula la differenza di velocità fra auto e pista e mette in movimento le ruote della vettura, che sono sostenute da quattro bracci indipendenti, per attrito. La vettura invece è sostenuta da un supporto carenato, sting, al tetto della camera di prova che assolve anche il compito di nascondere il braccio meccanico attraverso il quale si movimenta la macchina e il collegamento con la bilancia che è all'interno del telaio e che misura le forze e i momenti aerodinamici». Immaginiamo di dover sviluppare dal foglio bianco un prototipo e/o una monoposto: quante ore impiegheremo, quante persone e per fare che cosa? «Si può dire che l'impegno in WT è calibrato a seconda del tipo di campionato, e quindi di budget, a cui la vettura é destinata. Ad esempio per il prototipo, in cui i regolamenti tecnici lasciano ampio margine alle soluzioni aerodinamiche, non meno di 200 ore devono essere messe in preventivo. Per una vettura formula, come l'ultima nata in casa Tatuus che é la FIA Formula 4, i regolamenti sono molto stringenti e quindi c'è meno libertà di sperimentare, così i tempi si restringono ad un programma minimo di 30/40 ore. Il numero di persone coinvolte varia anch'esso, come è ovvio, tuttavia una squadra‐tipo prevede un progettista CAD che si occupa del modello in scala, che non è banalmente un ridimensionamento del progetto in scala 1:1 ma un complessivo a sé stante; un modellista per la realizzazione dei particolari costruiti internamente e del loro assemblaggio sul modello; un tecnico di galleria che cura il montaggio del modello e supervisiona il funzionamento degli impianti Formula 4 Formula Toyota NZ ausiliari (condizionamento dell'aria, movimentazione del tappeto, aspirazione e raffreddamento del tappeto, aspirazione dello strato limite a monte della camera di prova); un manager WT che dalla 'control room' conduce l'esperimento, detta le tempistiche e prende le decisioni. A secondo del carico di lavoro, la stessa mansione può essere svolta da più unità». Che ruolo ha giocato il CFD nella progettazione del WT? «Il CFD ha supportato la progettazione di due impianti fondamentali per la galleria, che come detto sopra, è un design pensato e sviluppato dall'Ufficio Tecnico interno. Innanzi tutto l' assieme 'fan', ossia la ventola che spinge l'aria nel condotto che comprende la ventola stessa e un altro stadio detto "raddrizzatore". E' stato utile per dimensionare un sistema di raffreddamento per il tappeto mobile che è soggetto a chock termici notevoli a causa dei contatti concentrati fra tappeto/ruote e infine nella scelta della forma dei 'turning vanes', ossia quei deviatori del flusso d'aria posizionati nelle curve a 90° del condotto». 23 Che competenze bisogna possedere per lavorare con il wind tunnel? «Come detto prima, il wind tunnel è un laboratorio piuttosto articolato, con un discreto numero di mansioni molto specifiche che coinvolgono numerose attività tutte fondamentali per il buon esito del test e nel corso degli anni si è costruito un processo robusto al quale il personale coinvolto si attiene e contribuisce in ogni momento al suo continuo sviluppo. Quindi se dal lato ingegneristico si può dire che occorre avere competenze specifiche come l'aerodinamica delle vetture da corsa e la dinamica del veicolo per leggere e interpretare i dati che derivano dai test, occorre avere anche una modelleria affidabile e un programma di manutenzione dell'impianto pro‐ attivo. Errori di lavorazione o sottovalutazione di allarmi possono innescare catene di problemi che oltre a ritardare il lavoro finale comportano spese notevoli». Quali sono state fino ad oggi le applicazioni più importanti del WT della Tatuus? «Il passaggio in galleria è stato ed è un'attività cardine per quasi tutti i progetti, soprattutto per quelli che prendono vita da un foglio bianco, ma se dovessi sceglierne uno direi il progetto del prototipo almeno per un paio di motivi: è la prima vettura a ruote coperte che è stata progettata dalla Tatuus e soprattutto perché i regolamenti tecnici di questo tipo di vettura non sono così stringenti nel limitare le prestazioni aerodinamiche, quindi si possono sperimentare molte soluzioni completamente diverse fra loro». «Tra WT e CFD esiste una vera e propria sinergia, poiché sono due metodi di indagine che generalmente vengono condotti in momenti diversi. Alla CFD occorre un file con la geometria per poter operare e quindi non appena i progettisti hanno delle ipotesi delle forme si può avere un'idea realistica del range delle prestazioni. Nel corso degli ultimi 10 anni questa tecnologia ha vissuto una crescita esponenziale, grazie alla disponibilità di hardware più prestante e software con modelli più realistici, per cui il tempo che una volta si impiegava per fornire il dato si sta comprimendo sempre di più. Il vantaggio del progetto "guidato" dalla simulazione è proprio questo: testare il maggior numero di soluzioni e operare una sorta di scrematura, prima di realizzare pochi modelli reali per la WT. Una volta in galleria, avviene il processo di sviluppo che porterà alle decisioni finali e alla vettura che poi inizierà il ciclo di sviluppo in pista. WT e CFD torneranno a operare per fornire spiegazioni ogni qualvolta la pista ha evidenziato una discrepanza nelle correlazioni fino a quel momento asserite. CFD può indagare meglio i fenomeni legati al raffreddamento dei freni o scambi termici nei radiatori o nel sotto‐cofano, oppure approfondire specifici temi legati alle ali con visualizzazioni del campo di moto intorno alla vettura oppure misurando i contributi alle forze aerodinamiche di ogni singolo componente. Le soluzioni e le interpretazioni proposte saranno implementate e sviluppate nel WT chiudendo il loop con un nuovo test in pista». Proviamo a spiegare come funzionano insieme CFD e wind tunnel? Quali sono i margini di errori del wind tunnel rispetto a ciò che avviene poi in 24 pista? E quelli del CFD? Essendo due misure sperimentali, vengono condotte in un ambiente ideale, ossia in condizioni misurate e controllate. Ed entrambe soffrono di livelli di incertezza ed errori sistematici oltre quelli che derivano da modelli che non possono replicare al 100% la realtà. La CFD indaga il flusso intorno ad un corpo infinitamente rigido che deriva da CAD, quindi è una superficie virtuale. Poi si usa adottare delle semplificazioni per alleggerire la rappresentazione tralasciando ciò che non altera eccessivamente le caratteristiche del flusso. Si lascia correre la vettura su un asfalto senza sconnessioni e senza asperità casuali, la densità dell'aria è costante, la deformazione della gomma è idealizzata. La galleria ha anch'essa un'approssimazione, anche se molto fedele, della geometria, inoltre il flusso è confinato dalle pareti. Nonostante queste avvertenze che potrebbero minare la nostra fiducia, è possibile capire con gli esperimenti come si comporta la macchina vera e la ricerca si concentra oltre che sulla riproduzione fedele dei "numeri" della realtà, su come variano al mutare delle altezze da terra, dei settaggi delle ali, eccetera». Che ruolo ha il “fattore umano”, ovvero la preparazione e la sensibilità di chi utilizza queste tecnologie? «Ovviamente resta un ruolo chiave, poiché solo conoscendo come funzionano le tecnologie a disposizione e quindi quali sono i loro limiti, si possono tollerare semplificazioni e accettare la misura senza commettere errori di metodo. Benché sia così importante l'esperienza, poiché queste tecnologie si evolvono continuamente, si ha l'obbligo di studiarle, validarle e adottarle, con la giusta dose di umiltà». 25 “Il nostro motore è il mondo” IN A ZIENDA 26 Scopriamo la storia, la realtà e gli obiettivi di Autotecnica Motori, partner della Tatuus, conosciutissimo in Italia e che attraverso la passione per la qualità e la crescita professionale con collaborazioni di prestigio ‐ ad esempio con Fiat e Mugen ‐ punta a un successo internazionale. Gabriele Delfino, che oggi la anima insieme a Renzo Federici, ci fa entrare nel vivo dell’azienda e ci parla delle sfide intraprese nel mondo dell’endurance e di quella a fianco di Tatuus nella neonata Formula 4 14 di Stefano Semeraro Giovanni Delfino, quanto sono state importanti nella sua storia personale le esperienze con Ferrari, Alfa Romeo e Abarth per affrontare le sfide attuali? «Io sono di Arese, mi svegliavo la mattina e vedevo l’insegna dell’Alfa Romeo: questo mi ha aiutato a crearmi un’idea su cosa avrei fatto da grande. Come la maggior parte degli studenti di ingegneria uno dei desideri maggiori era quello di sfociare nel mondo delle competizioni. Mi sono laureato in Alfa Romeo, nel ramo produzione e mentre facevo i miei stage per tesi e tirocinio universitario ho avuto la fortuna di entrare in contatto con il reparto corse, che era distinto da Alfa Romeo produzione perché già “subappaltato” a N.Technology, il gruppo di lavoro di Alfa Corse. Nel 2001 mi è stato chiesto di entrare a far parte di N.Technology; il mio percorso quindi è iniziato lì. Alfa Corse svolgeva le attività sportive del gruppo Fiat, che in quel momento ‐ se si esclude la Ferrari ‐ erano concentrate in Alfa Romeo e nel mondo del turismo, delle vetture a ruote coperte. Io da subito ho chiesto di essere assegnato alle attività di pista e per carenza di personale in quel settore sono entrato a far parte del gruppo. Durante quel periodo ho avuto la possibilità di sviluppare insieme a Ferrari Corse Finite una vettura Gran Turismo, prima 550 poi 575 Gt. Lavorando con Alfa Corse e Ferrari Corse Finite, ho imparato ad approcciare in maniera scientifica e tecnologica i problemi: niente veniva lasciato al caso, tutto doveva essere testato, provato, analizzato e riprovato in pista. Per me è stato importante poter apprendere metodologie che ho poi trasferito nelle successive esperienze. Oggi quando affronto un discorso nuovo, so come partire e proseguire nell’iter grazie a quell’esperienza». Com’è nata Autotecnica e quali sono i campi di intervento? «Ai tempi di Alfa Corse e di N.Technology, i motori gara che equipaggiavano le vetture di Tarquini, Giovanardi, Farfus nascevano nell’Autotecnica di allora, creata da Edo Riboldi e Roberto Federici. Avendo a che fare con l’attività di pista, ho conosciuto molto bene Edo Riboldi. Ho collaborato con lui in pista e successivamente anche presso la sua struttura. Quando i due soci hanno pensato di dismettere la società, ma allo stesso tempo desideravano che l’attività proseguisse, hanno individuato in me e nel mio attuale socio, Renzo Federici, figlio di Roberto, una continuità ideale. L’altro insegnamento grosso di Alfa Corse è che ci sono ruoli e mansioni che vanno rispettati. Avere con me un socio che si occupa della parte operativa, quindi delle costruzioni e delibere in sala prove, è fondamentale perché io mi possa occupare della parte strategica, amministrativa, anche della parte tecnica ma non come routine. Autotecnica è nata con l’idea di dividere i ruoli, di individuare figure che potessero rapportarsi anche verso l’esterno con ruoli differenti nella gestione delle cose. L’Autotecnica di oggi è nata come riqualificazione di un’azienda che viveva della genialità di due persone che l’hanno portata avanti per 30 anni (era nata nel 1977), ma con una impronta più strutturata, con amministrazione, ufficio tecnico, produzione, tutti elementi che ho vissuto nel mio passato e che ho capito potevano dare plusvalore all’azienda. Ogni anno investiamo proprio per essere meno artigianali e più azienda. Il primo anno abbiamo ricostruito la sala prova, il secondo anno abbiamo investito nella I fondatori: Giovanni Delfino e Renzo Federici costruzione di uffici; il terzo nella costruzione di un magazzino. Quest’anno nell’acquisizione di centri di lavoro per ‘portarci in casa’ la produzione di pezzi che poi sperimentiamo sui motori. L’anno prossimo allestiremo una seconda sala prova. Ogni anno facciamo un passo, non più lungo della gamba, che ci permette di precedere i tempi. Pur essendo in un momento di crisi, riteniamo che investire oculatamente sia un buon biglietto da visita». Quali sono oggi le sfide di un motorista nell’ambito racing in Italia? Quali le prospettive? «Dal punto di vista del motorista, purtroppo i regolamenti stanno privilegiando il contenimento dei costi. Si parte da motori di serie e motori di serie devono rimanere, in tante categorie. Per quanto riguarda la Tatuus, il Cn2 è una vettura equipaggiata da un motore Honda che per tanti aspetti deve rimanere stradale; il Formula 4, il Formula Abarth sono equipaggiati da motori che pur essendo monomarca ‐ quindi in teoria uno potrebbe farci ciò che ci vuole… ‐ vengono lasciati per tanta parte di serie. Stanno decadendo i regolamenti tipo Super 2000 o Gruppi A di una volta che permettevano di inventare. Oggi quindi il nostro target è unirci agli sviluppi che i costruttori vogliono utilizzare come piattaforme della loro produzione. Siamo partner di Mugen per la collaborazione per la PY 012 e da questo probabilmente scaturiranno commesse future. Siamo partner di Fiat e Abarth per il Formula 4, ed è importante perché loro affideranno ad Autotecnica eventuali sviluppi e commesse di cui non possono farsi carico. Un’altra parte delle strategie future è puntare alla globalizzazione. Abbiamo già avuto contatti con clienti americani, australiani e cinesi. Per noi è fattore di orgoglio che si cerchi dall’estero il contatto di un’azienda che ha un personale tra le 15 e le 18 persone. E’ un veicolo per farci conoscere fuori dai confini nazionali. Per riuscirci dobbiamo puntare ad essere partner di un costruttore come Tatuus, e di aziende come Fiat, Abarth, Mugen, o Brabham per cui stiamo sviluppando un prototipo, o altri costruttori che elevino il livello tecnico del lavoro che noi produciamo». Come è nata e come si è sviluppata la collaborazione con la Tatuus? Quali i progetti comuni più importanti? «Con Tatuus il rapporto è nato ai tempi del Formula Master, che alle origini aveva problemi di motore. Ero stato contattato per un’opinione personale ‐ all’epoca lavoravo per il gruppo Fiat ‐ poi nel giro di 6 mesi si è passati alle mie dimissioni e al mio ingresso in N.Technology, che nel frattempo era diventata un ente a se stante. Di lì la mia collaborazione quotidiana per circa due anni con il personale Tatuus, che ha competenze vastissime e un know‐how ‘esagerato’. E’ una realtà con cui ci si può confrontare tecnicamente. Nel 2008 ho deciso di intraprendere questa nuova avventura. Il contatto era andato perso perché Tatuus lavorava con Renault, ma la stima nata col Formula Master era rimasta tale e quando c’è stato da ricominciare su nuovi progetti, De Bellis e Sandonà hanno pensato ad Autotecnica per la costruzione dei motori. Noi abbiamo fatto il massimo per soddisfarli e sono nate tre commesse importanti. La Formula Abarth, con successi e soddisfazioni da parte dei clienti anche in un momento in cui i team erano già sfiduciati, e in un contesto economico che non aiutava più ad investire sulla categoria. La Formula 4 rappresenta un grande potenziale e una grande sfida perché oggi l’Italia ha l’onere e l’onore di organizzare il primo e unico campionato di Formula 4. Tatuus è il costruttore, i motori sono Abarth, di cui noi prenderemo in mano la gestione. E’ una vetrina internazionale, dobbiamo tutti dare il 110% per ottenere un prodotto affidabile, che abbia appeal, il cui contenitore sia di gradimento per team e piloti perché siamo convinti che sviluppando un prodotto con queste caratteristiche saremo prima o poi altre realtà nazionali nazioni ci coinvolgeranno nella costruzione di nuove vetture. E’ una prova del sistema Italia: nel nostro piccolissimo cerchiamo di dare una mano, perché la tecnologia italiana ha ancora fascino e visibilità all’estero. Py012 infine è nato parallelamente alla nostra ripresa dei contatti con Tatuus; è stato un prodotto più difficile da mettere a punto e tuttora lo stiamo sviluppando. E’ un prodotto diverso, 13 che compete con altre case e telaisti. Siamo consapevoli che ci scontriamo con realtà forti ma continuiamo a svilupparlo, la Tatuus in galleria del vento o in pista, noi in sala prova e nella progettazione. Sappiamo che lavorare con regolamenti di tipo n, che prevedono motori stradali, significa fare tanta ricerca sul dettaglio per poter guadagnare quei 2‐3 cavalli che poi si rivelano fondamentali per stare davanti agli altri. Siamo stati da poco a Le Mans per l’evento del VdeV ed essere in pole position nel tempio della velocità, davanti a tutti, 30 concorrenti e 60 piloti, è motivo di grande orgoglio». Passiamo al personale: lei ama più il mondo endurance, sport e prototipi, o quello mondo delle Formule e delle gare sprint? «Ho passione per il mondo dove si vince. Che sia gara sprint o endurance, la competizione dà il sale al weekend. Va vissuto in due modi completamente diversi. Nel monomarca non deve succedere niente, il motore non deve avere problemi, i clienti devono essere soddisfatti, non ci devono essere sospetti ma affidabilità ed equilibrio: questo è il mio weekend vincente nel monomarca. Nell’endurance o nella sprint invece c’è il desiderio di essere davanti, se si può dare un grado di anticipo in più al motore per trovare quei tre cavalli in più che siano vincenti, bisogna farlo». Come avete vissuto l’esperienza di quest’inverno con le Florida Winter Series? 28 «Per noi è stata un’esperienza esagerata. Il fatto di ricevere fiducia dalla Ferrari Driver Academy per occuparci dei motori in toto ‐ le revisioni, assistenza in pista, mappature ‐ è stato grande motivo di orgoglio. E’ stato anche un corollario di esperienza importante per capire dinamiche diverse da quelle in cui operiamo normalmente, una sorta di training per piloti. Si vivevano 24 ore organizzate senza nulla lasciare al caso: nel momento gara si aveva una certa logistica e organizzazione, altrimenti scattava l’addestramento piloti da punto di vista tecnico e fisico, i meccanici rialzavano le vetture, e noi motoristi ci occupavamo della parte di controllo del motore e di insegnarne ai piloti la gestione. Avevamo in mano l’unico strumento per equilibrare le prestazioni e dovevamo avere la certezza che tutti i 15 piloti partissero dallo stesso punto». Che consiglio darebbe oggi a un giovane ingegnere che volesse specializzarsi nel motorsport nel campo dei propulsori? «Abbiamo la fortuna di collaborare con l’Università di Parma. Due anni fa ci hanno chiesto un aiuto per lo sviluppo di un motore che utilizzano per la Formula SAE (la Formula universitaria, ndr). Abbiamo accettato volentieri all’unica condizione di attivare una collaborazione in termini di stagisti, tirocinanti e laureandi. Il consiglio che do sempre è questo: se volete entrare in questo mondo, cercate di non essere troppo accademici, ma rivolgetevi a realtà come la nostra per mettere a frutto quelli che per voi sono studi freschi, ma che non hanno sempre risvolti pratici nella vita quotidiana. Potendo anche solo osservare come si lavora in un’azienda che fa motorsport, si imparano tante cose che sui libri non ci sono. Ho vissuto personalmente questa esperienza quando sono uscito da ingegneria e sono approdato in Alfa Romeo. Quindi, ancora prima della laurea, cercate di mettere a frutto i vostri studi all’interno di una realtà che li vive quotidianamente. E’ una cosa di cui non ci si pente». Infine: il futuro anche nelle corse è dei motori ibridi complessi e a basse emissioni? «E’ una sfida che un motorista raccoglie con interesse ma con grande difficoltà, perché quando si parla di questo tipo di power unit si parla di costi che in questo momento realtà come la nostra non possono affrontare. Probabilmente si andrà verso questo tipo di motorizzazione, che oggi rimane appannaggio dei grandi costruttori, di chi fa un certo tipo di gare e può attingere all’interno delle case madri per dedicare budget importanti alla ricerca, allo sviluppo e alla sperimentazione. A realtà come le nostre ancora non è richiesto, ma credo che in futuro si andrà verso un discorso di questo tipo. Anche se non le nego che sono più affascinato dal sound di un aspirato di un 12 cilindri che da un turbo di nuova generazione…». 29 TEA M PRINCIPA L “Sempre al fianc Il patron della Jenzer Motorsport si racconta: i segreti per creare e gestire al meglio un team, la soddisfazione di formare piloti di successo, l’orgoglio di un successo che dura 22 anni, le ragioni di un rapporto longevo e vincente con Tatuus di Antonio Caruccio La Jenzer Motorsport è una fedelissima delle vetture Tatuus: ci racconta perché? Quali sono a suo parere i punti forti della factory italiana? «Tatuus è sicuramente la migliore tra i piccoli costruttori che ci sono in circolazione. Sono professionali e fanno le cose in maniera semplice. In tanti anni di lavoro con loro non abbiamo mai avuto problemi o ritardi nelle consegne. Le poche volte in cui sono emersi, sono prontamente stati risolti». A quando risale il suo primo contatto con la Tatuus? Si ricorda un episodio legato a quegli inizi? «Era il 1998 e parliamo delle vetture di Formula Ford. Fu la prima macchina che acquistammo 30 da loro e dopo questa esperienza abbiamo sempre continuato insieme. Abbiamo infatti seguito la politica di Tatuus nell’accordo con Renault Sport per la Formula Renault 2000, ed altrettanto facemmo con la Formula Abarth nel 2010. Andrea Jenzer, eccitato dalla nuova sfida in F.4? «Non direi eccitato, siamo nel motorsport con la nostra squadra da 22 anni ormai. Ma siamo felici perché la Formula 4 rappresenta un nuovo step nel mondo del motorsport e siamo contenti di farvi parte». Cosa vi ha spinti a credere in questa categoria? «È stata la giusta decisione presa per un discorso di contingentamento dei costi. La vettura richiede un budget contenuto, ed altrettanto vale per i ricambi. Ottima anche la politica sulla limitazione delle prove oltre all’aiuto che è stato dato alle squadre per essere presenti. La scuola delle monoposto è la migliore per quanto riguarda la formazione dei piloti che entreranno nel professionismo, e la Formula 4 è il primo campionato da cui inizieranno». Ci può parlare dell’esperienza in F.Abarth? «Dal punto di vista tecnico non ci sono stati problemi relativi al telaio. Le cose potevano essere diverse dal punto di vista organizzativo mentre i dettagli che hanno “rovinato” determinati fattori sono dipesi dal motore o dal cambio. Questa però non è una responsabilità di chi costruisce il telaio dato che i pezzi arrivano da committenti esterni». co dei piloti” 31 La JM ha rinnovato l’impegno in F. Renault 2.0 Alps: quali sono secondo lei i punti forti della categoria? «Come ho sempre detto, Domenico Porfiri e Barbara Petrivelli fanno un grande lavoro organizzativo e rappresentano una delle strutture migliori al mondo. In campo internazionale non c’è paragone tra loro e l’Eurocup, e rispetto al NEC hanno fatto un passo in avanti istituendo delle corse oltre confine». Quale considera il momento più esaltante della sua carriera? «Ci sono molti momenti importanti. Abbiamo avuto come piloti Michael Ammermuller, Marc Benz, Timo Bernhard, Neel Jani, Bruno Spengler e tanti altri… Abbiamo corso con loro in Formula Renault 2000 o nel V6 e adesso sono tutti professionisti. Non c’è un momento particolare, ogni volta che un nostro pilota arriva al professionismo per noi è una soddisfazione, ed ogni anno è una nuova sfida. L’ultimo di questi è Nico Muller, ora pilota ufficiale in Audi in DTM». ottimo team manager? «Forse la più grande qualità di Andreas Jenzer è di essere stato un pilota, aver corso e quindi capire cosa succede nella mente dei piloti. Sono sempre presente in pista senza avere dei soci o degli investitori esterni, quindi vedo ciò che avviene e sono coinvolto in prima persona. La terza qualità è quella di creare un ambiente di lavoro in cui il personale stia a lungo con noi, garantendo un buon livello qualitativo e che sia sempre molto motivato». Andreas Jenzer C’è una sfida che le piacerebbe tentare nei prossimi anni? «Nulla di particolare, continueremo a sviluppare i nostri piani in Formula 4 e Formula Renault. Continueremo inoltre il nostro impegno in GP3. È difficile per un team essere presente in così tanti campionati, ma è buono per noi creare un percorso formativo in cui far crescere i piloti». Ci dice le tre qualità per diventare un Quali sono invece quelle che cerca sempre nei suoi piloti? «Al giorno d’oggi non è facile perché sono spesso in pista e non ho molto tempo per andare a vedere i kartisti. Noi abbiamo una scuola di ricerca in Svizzera simile alla F4 e quando proviamo un pilota vediamo le sue capacità di guida e di conoscenza della tecnica, oltre che il carattere. Facciamo anche molta attenzione e che tipo di persone ci sono intorno a questo pilota: famiglia, sponsor, amici, preparatori o manager». catch us here: www. w.toyo yota tara racin ing.co.nz