Pilacorte - Il Progetto Integrato Cultura

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Pilacorte - Il Progetto Integrato Cultura
Vivere in Friuli a cavallo fra il Quattro e Cinquecento non deve essere stato facile con annate come il
1477 (invasione di cavallette e di Turchi), 1511 (terremoto disastroso ed esplosione della rabbia popolare in un tragico giovedì grasso), il 1527 (epidemie
e carestie). Eppure è proprio quella l’epoca della costruzione delle numerosissime chiesette votive che
caratterizzano il paesaggio friulano e della ristrutturazione delle chiese dei nostri paesi, impreziosite
da affreschi, quadri, sculture. In quel periodo, fra
i numerosi tagliapietre, scalpellini e scultori forestieri operanti in Friuli, spicca la figura di Giovanni
Antonio Pilacorte. Proveniente da Carona, sul lago
di Lugano, nacque probabilmente nel 1455. Erano
tempi, quelli, in cui i lapicidi lombardi andavano di
moda e non c’è da meravigliarsi se, forse per saturazione del mercato, dopo aver realizzato un paio
di portali in Piemonte, Giovanni Antonio decise di
che a 500 anni di distanza ce ne rimangono oltre 70
che possiamo attribuirgli con sicurezza, distribuite
prevalentemente lungo le sponde del medio Tagliamento (nello Spilimberghese e nel Medio Friuli).
Dopo questa premessa, non resta che proporre un
itinerario del nostro artista nella zona che ci interessa, non senza aver ricordato prima che lungo il
percorso troveremo opere qualitativamente lontane dal suo capolavoro, costituito dalla cappella del
Carmine nel Duomo di Spilimbergo.
Grazie alla sua precisione in fatto di date, è assai
facile ricostruire i movimenti del nostro artista fra
la fine del 1400 e il 1524. In estrema sintesi ecco
il cosa quando dove delle opere del Pilacorte nel
Medio Friuli: 1497, Sedegliano, portale della Chiesa del cimitero, con decorazione a candelabri e con
ben 19 angioletti alati (non tutti riusciti dal punto di vista espressivo) intervallati dai Santi Pietro e
Fig. 1 - Archivolto e lunetta del portale della Chiesa di Gradisca.
Fig. 2 - San Pietro, opera del lapicida Pilacorte.
trasferirsi in Friuli e di aprire bottega a Spilimbergo.
Su questo non v’è alcun dubbio in quanto sullo stipite sinistro del portale della chiesa di Gaio si legge
la scritta “opera di Giovanni Antonio Pilacorte abitante in Spilimbergo 1490”. Le iscrizioni, che riportano la firma e, a volte, il luogo di nascita, la data
di esecuzione dell’opera, il nome del camerario della
chiesa e altro ancora, sono uno dei due segni di riconoscimento del Pilacorte; l’altro è costituito dai
suoi celebri cherubini alati, scolpiti un po’dappertutto. A Spilimbergo abitò con la moglie Perina e la
figlia Anna, che in seguito avrebbe sposato Donato
Casella, anch’egli lapicida. Verso la fine della propria
vita Giovanni Antonio si trasferì a Pordenone, a casa
del genero, dove morì nel 1531. Chissà se Pilacorte
fece fortuna da noi, certo è che lavorò duro poiché
dalla sua bottega di Spilimbergo in 45 anni di attività uscì una quantità di opere impressionante, tanto
Paolo di buona fattura; 1500 circa, figura di Santo,
ora incastonata nel campanile, che faceva parte del
portale della Chiesa di Redenzicco; 1500, acquasantiera nella Chiesa di S. Giorgio a Gradisca di Sedegliano; 1501, fonte battesimale ed eterno Padre
nella Chiesa di Grions di Sedegliano; 1503, fonte
battesimale della Chiesa di S. Lorenzo di Sedegliano, interessante per il basamento che sostiene il fusto con graffiti che riproducono un bue e attrezzi
agricoli come l’erpice, la forca, l’aratro e la zappa.
Attrezzi che rappresentano il lavoro dell’uomo sono
presenti anche nell’acquasantiera della Chiesa di S.
Giuliano a Coderno del 1503. Continuiamo le nostre
tappe in ordine cronologico: 1506, porta laterale
della Chiesa parrocchiale di Flaibano ancora con i
famosi cherubini (paffuti, i capelli a ciocche, le labbra carnose, l’aria a volte stupita a volte assonnata)
che caratterizzano svariati portali del nostro autore;
Scheda n° 2. 1. 2
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli
Arte
a cura di Maurizio Driol
Un lapicida instancabile: Pilacorte
Un lapicida instancabile: Pilacorte
Arte
1507 portale all’interno della Chiesa di Sant’Andrât
del Cormôr (Talmassons); 1507, fonte battesimale,
portale ed edicoletta nella Chiesa di Ognissanti di
Camino al Tagliamento; 1509, portale della Chiesa
parrocchiale di Beano; 1515, portale della Chiesa
parrocchiale di Gradisca di Sedegliano. L’opera di
Gradisca è considerata una delle migliori della serie
di opere qui elencate. Il portale si presenta liscio,
sormontato da un archivolto con cinque cherubini e
con una lunetta entro la quale è raffigurato il martirio di Santo Stefano rappresentato da tre gruppi
di figure: a sinistra l’angelo e il Santo, al centro la
scena del martirio, a destra gli oranti. Nuova è la
concezione degli stipiti, non più lavorati a candelabro, ma tendenti ad uno stile più rinascimentale e
nuova anche la tecnica usata per la scena centrale,
un bassorilievo realizzato con la tecnica dello stiacciato e del graffito. Se le figure considerate una ad
senta particolarmente riuscita per le proporzioni, la
plasticità e l’espressione del viso. Chiudiamo il lungo elenco con la balaustra nella Chiesa di S. Giorgio a Gradisca di Sedegliano del 1524, con quattro
statue di modesta fattura che attestano la discontinuità qualitativa dell’autore. Questo, in sintesi, il
Pilacorte presente nel Medio Friuli, un mestierante
molto operoso, evidentemente ben rifornito di materia prima grazie alle cave di pietra di Meduno e
Travesio. Uno scultore, quasi sempre definito “lapicida” dagli studiosi, talvolta ingenuo e incostante
nello stile, probabilmente sempre indaffarato, con i
suoi garzoni, dietro ai tanti lavori che gli venivano
commissionati. Un autore che è comunque bello incontrare nelle chiese del Friuli per la sua esuberanza
decorativa, per la sua espressività resa con spigoli
netti e taglienti della pietra e per la simpatia trasmessa dalle testine dei suoi cherubini alati.
Bibliografia
Un lapicida instancabile: Pilacorte
• G. Bergamini, Giovanni Antonio Pilacorte lapicida, S.
F. F. Udine, 1970
• G. Bergamini (a cura di), Guida artistica del Friuli V. G.,
Associazione fra le Pro loco del Friuli V. G., Passariano,
1999
• P. Goi (a cura di), AA. VV., La scultura nel Friuli
Venezia Giulia 2, GEAP, 1988
Fig. 3 - Angioletto del portale laterale della chiesa di Flaibano.
una evidenziano tutti i limiti dell’autore, la visione
d’insieme evidenzia una buona impaginazione ed
efficacia espressiva e avvicina l’opera ai livelli delle
migliori della destra Tagliamento (opere del Duomo
Spilimbergo, altare della Pieve di S. Martino d’Asio).
Ma continuiamo il nostro elenco: 1516, portale della Chiesa Parrocchiale di Turrida, anch’esso liscio e
non più decorato, con le raffigurazioni, all’interno
degli stipiti, di S. Giovanni Battista e di S. Martino
a cavallo, non prive di eleganza; 1516, portale della Chiesa della B. Vergine del Rosario di Rivignano;
1518/1520, fonte battesimale, nella Chiesa di Goricizza; 1519, acquasantiera nella Chiesa di Beano tra
le più riuscite per il senso delle proporzioni e per la
decorazione contenuta; porta laterale della Chiesa
Parrocchiale di Sedegliano; dopo il 1520, statua di
S. Bartolomeo e portale Chiesa Parrocchiale di Goricizza. Conservata nella sagrestia, la statua si pre-
Per ricercare e approfondire
• Usando la macchina fotografica prova a documentare
l’opera del Pilacorte più vicina al luogo ove abiti
riproducendo i particolari (es. angioletti, iscrizione,
decorazione del portale o dell’acquasantiera.
• Cerca il nome di altri lapicidi lombardi operanti in
Friuli nel corso del 1400 e del 1500.
• Spilimbergo, Travesio, Gaio, Sequals, Valeriano,
Vito d’Asio: sono luoghi della Destra Tagliamento che
conservano opere del Pilacorte. Cerca queste località in
una carta del Friuli.
• Il Duomo di Spilimbergo contiene importanti opere
d’arte, fra queste la cappella del Carmine, ove troviamo
il capolavoro del Pilacorte. Cerca notizie e riproduzioni.
Scheda n° 2. 1. 2
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli

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