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Monti sente
i partiti
e accelera
sulle riforme
Tensione alta
dopo il lancio
di missili
dall’Iran
Grasso sentito dal Csm
sulle relazioni
prodotte da Cisterna
Presto nuove misure
in tema di lavoro
e di liberalizzazioni
Nel Golfo Persico
ordigni
a lungo raggio
L’audizione nell’istruttoria
contro il pm indagato dalla Dda
a pagina 6
BALDESSARRO e INSERRA alle pagine 8 e 9
alle pagine 4 e 5
Il premier, Mario Monti
Martedì 3 gennaio 2012
www.ilquotidianodellacalabria.it
Alberto Cisterna con Piero Grasso
Reggio. Le accuse all’architetto per 800mila euro liquidati dalla dirigente per progetti inesistenti
Caso Fallara, «processate Labate»
La Procura ha chiesto il giudizio per il professionista per concorso in peculato e truffa
Intanto l’ente
ha sospeso
i pagamenti
ancora
da verificare
LA Procura di Reggio ha chiesto il rinvio a giudizio, per
concorso in peculato e truffa
aggravata,
dell’architetto
Bruno Labate,nell’ambito del
cosiddetto “Caso Fallara”. Secondo l’accusa la dirigente del
Comune di Reggio ha liquidato a Labate 800mila euro per
progettazioni mai fatte.
GIUSEPPE BALDESSARRO
e CATERINA TRIPODI
a pagina 7
Paola
I locali che tra un mese avrebbero ospitato il ristorante multietnico danneggiati dalla bomba
Caulonia. L’iniziativa di Goel al via tra un mese
Ancora giallo
sulla statua
di S. Francesco
sparita in mare
Bomba “preventiva”
al ristorante multietnico
STORINO e VILARDI a pag. 14
ILARIO CAMERIERI e ANDREA GUALTIERI a pagina 15
Mobilitazione
L’agguato di Staiti
Pr ovince
da tagliare
Ferro (Upi)
«Non serve
Si ricorrerà
alla Consulta»
È caccia
ai killer
di De Maria
ADRIANO MOLLO
a pagina 12
GIOVANNI VERDUCI
a pagina 13
Serra d’Aiello
Tavolo per Gioia
per invertire
la rotta
Fondazione
svizzera
inter essata
all’Istituto
Papa
Giovanni
RINO MUOIO
a pagina 11
L’operaio ucciso
sotto gli occhi
della moglie
di GIUSEPPE RAFFA
PER Gioia Tauro si è appena chiuso un anno difficile. Potremmo dire catastrofico se si pensa alle
asfittiche politiche aziendali messe in campo dal
terminalista Mct che, in
continua a pagina 17
Rosarno. Raid notturno in un podere di proprietà di Teodoro De Maria. Solidarietà da sindaco e Giunta
Sombrero
Napolitano
SI è concluso un anno
trionfale per il primo presidente della Repubblica
proveniente dal partito
comunista.
Ha convinto tutti, paesi e città, associazioni e
scuole, a festeggiare il
150° dell’Unità d’Italia,
che un anno prima il governo aveva deciso di
passare sotto silenzio. Ha
convinto Berlusconi, che
si era abbarbicato a palazzo Chigi, a dimettersi, e al
suo posto ha messo uno
scelto da lui. Il suo gradimento è a livelli bulgari.
Fa il discorso di fine anno
e lo applaudono tutti i
partiti; tranne la Lega,
che riesce solo a dargli
del terrone. Che in realtà
è un complimento.
Attentato a un assessore: tagliate piante di kiwi
NUMEROSE piante di kiwi
sono state tagliate in un podere dell’assessore comunale di Rosarno Teodoro De
Maria.
KETY GALATI
a pagina 36
Bivongi
Un anziano
picchiato
in casa
per rapina
SORGIOVANNI a pagina 32
20103
9
771128
022007
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ANNO 18 - N. 2 - € 1,20
Il caso Fallara
La Procura di Reggio Calabria invia all’ufficio gip
la richiesta di rinvio a giudizio del professionista
«Processate Bruno Labate»
La manager del bilancio gli fece liquidare oltre 800mila euro per progettazioni inesistenti
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - Due capi
d’imputazione diversi. Peculato,
in concorso con l’allora dirigente
dell’Ufficio Finanze Orsola Fallara. E truffa aggravata dalla continuazione. La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha ufficialmente chiesto il rinvio a giudizio per Bruno Labate. Gli atti sono
stati depositati all’Ufficio Gip-Gup
lo scorso 29 dicembre, ed ora si attende soltanto che venga fissata la
data l’udienza preliminare. Sarà il
primo processo sul così detto “Caso Fallara”. Che corrisponde
all’unico filone d’inchiesta chiuso
con esito “positivo”. Ossia con elementi sufficienti, secondo i magistrati, a sostenere l’accusa in un
aula di tribunale.
Bruno Labate, architetto, è accusato di avere intascato soldi pubblici non dovuti. Una trance è quella dell’agosto 2010, quando Orsola
Fallara, con la quale aveva avuto
una relazione, gli fece accreditare
sul conto corrente 160 mila euro
per una consulenza professionale
mai avvenuta. Soldi che lo stesso
Labate ha ammesso non sapere a
che titolo gli fossero stati elargiti.
Un’ammissione arrivata tuttavia
soltanto dopo l’iscrizione sul registro degli indagati e nel corso
dell’interrogatorio davanti ai magistrati titolari del fascicolo. Labate, dopo la confessione, ha immediatamente restituito i soldi
all’amministrazione comunale di
Reggio Calabria. Per quell’episodio, come accennato, gli è stato
contestato il reato di peculato.
Il secondo capo d’imputazione
contestato dai magistrati reggini
(il pool che ha condotto l’inchiesta
è composto dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dai sostituti Francesco Tripodi e Sara
Ombra) è quello di truffa aggravata. Riguarda una serie di altri incarichi ottenuti nel periodo precedente dell’agosto del 2010.
Scrivono i periti della Procura
che hanno studiato le carte di Labate: «Si può rilevare come nel periodo 21 maggio 2009 al 27 agosto
2010 siano stati fatti una serie di
indebiti pagamenti in favore di Labate Bruno, per un importo complessivo di euro 842.740,00, al lordo delle ritenute». I provvedimenti
arrivavano sempre dall’ufficio Finanze. Un fatto che viene conside-
Da dirigente della Cassa
alla delegazione romana
IL nome di Bruno Labate è balzato gli “onori” della cronaca solo con il caso di Orsola
Fallara (nella foto). Di lui si sa poco, o meglio quello che lui stesso ha raccontato.
Ossia che fino a pochi anni addietro era un
dirigente della Cassa depositi e prestiti. Un
dirigente, tra l’altro, ben pagato. La sua vita
cambiò radicalmente proprio quando incontrò la dirigente dell’Ufficio Finanze di
Palazzo San Giorgio, suicidatasi nel dicembre del 2010 quando viene coinvolta
nell’inchiesta sul buco di Bilancio del Comune.
I due si legano sentimentalmente e, secondo il racconto dell’architetto, è lei a prospettargli la possibilità di fare alcuni progetti per
conto dell’amministrazione. Progetti che gli
vengono retribuiti in maniera profumata,
ma che non portano ad alcuna realizzazione. Labate dice di avere nutrito alcuni dubbi, ma di essersi arreso alle rassicurazioni
della compagna del tempo.
Tra l’altro il professionista ha un sogno.
rata un’anomalia, visto che si tratta di incarichi (benché mai eseguiti) conferiti come tecnico esperto
del settore del Lavori Pubblici.
E infatti molti dei pagamenti
vengono giustificati per non meglio precisate competenze tecniche relative ad alcune opere pubbliche. E’il caso dei lavori per verde
attrezzato in Via Cava, per la riqualificazione di Via Carrera, di
|
Quello di andare a dirigere Fincalabra,
l’agenzia della Regione Calabria. Un sogno che la Fallara può aiutare a realizzare
grazie alle sue amicizie con il Governatore
Giuseppe Scopelliti. Labate si licenzia dalla
Cassa depositi e prestiti e si lancia nella
nuova avventura. Il programma però sfuma, quel posto è infatti destinato ad altri,
così Labate resta a piedi, almeno in parte.
Perché la dirigente intercede per lui con il
governatore che lo chiama a Roma a guidare l’ufficio della delegazione calabrese
nella calabrese. Labate dice ai magistrati di
avere incontrato il Presidente della Regione, fino a quel momento sconosciuto, una
sola volta. E’ dal barbiere che Scopelliti lo
rassicura e lo affida a Franco Zoccali. Pochi giorni dopo il contratto da dirigente della
Regione gli arriva direttamente a casa. Resta inteso che si tratta di un incarico temporaneo, in attesa che si liberi il posto a Fincalabra, che resta il suo pallino.
Dopo lo scandalo degli incarichi da parte
del Comune, Bruno Labate, decide di dimettersi da capo della delegazione romana.
un belvedere con Croce artistica,
per un’area giochi all’aeroporto,
per alcune aree verdi (Tremmulini, Arghillà, Saracinello e san Giovannello) e infine (compenso da
225 mila euro) per la riqualificazione del Depuratore di Ravagnese. L’8 agosto del 2010 Orsola Fallara fa liquidare a suo favore 81
mila euro per il “Verde attrezzato
di Arghillà, Tremulini e Gebbio-
ne”, il 27 dello stesso mese arrivano gli altri 225 mila euro per gli
“Interventi di riqualificazione
dell’impianto di Ravagnese - Gallico”.
Al netto di quanto restituito il
professionista dovrebbe ancora alle casse di Palazzo San Giorgio
qualcosa come 552 mila euro. Cifra ottenuta, come visto, a più riprese. Una circostanza che gli è co-
PALAZZO SAN GIORGIO
stata l’aggravante della continuazione. Anche di questo ha parlato
Labate, durante l’interrogatorio.
Secondo la sua ricostruzione la
Fallara gli proponeva di fare alcune progettazione (ai tempi erano
legati sentimentalmente), cosa
che avveniva sistematicamente.
L’architetto gli faceva avere delle
idee, per lo più schizzi di massima,
la dirigente poi diceva che li avrebbe consegnati all’ufficio tecnico
del Comune che avrebbe provveduto a perfezionare i progetti stessi.
Una tesi che sarà valutata dal
Gup.
Labate nei mesi scorsi, a causa
dell’inchiesta, aveva subito anche
il sequestro dei beni: conti correnti
e l’abitazione di Roma. Successivamente aveva chiesto il dissequestro per mettere in vendita l’immobile e risarcire il comune attraverso una transazione. L’operazione
tuttavia non sembra potere andare
in porto. L’amministrazione ha infatti rifiutato la proposta per tutta
una serie di ragioni tecnico-legali.
Secondo l’avvocatura di Palazzo
san Giorgio infatti, accogliere
quanto chiesto da Labate (una lunga rateizzazione e senza mancanza dei relativi interessi, oltre che ai
danni) esporrebbe l’ente alla contestazione da parte della Corte dei
Conti di danno erariale. Insomma,
non si può fare. O almeno così sembra.
La Procura, nel chiedere il rinvio a giudizio del professionista,
ha anche indicato come parte offesa proprio il Comune di Reggio Calabria, che all’udienza preliminare
potrebbe costituirsi parte civile.
|
E il Comune blocca i pagamenti non verificati
di CATERINA TRIPODI
REGGIO CALABRIA - La bocciatura del Comune alla proposta di
transazione avanzata dall’architetto Bruno Labate
(indagato per presunti illeciti legati
al bilancio del Comune), è solo una,
certo la più eclatante, delle soluzioni
adottate dall’amministrazione comunale dopo la doccia
gelata piovuta su
Palazzo San Giorgio con la relazione degli 007 del Ministero delle Finanze. Il professionista reggino
aveva chiesto di risarcire il debito
colossale (stimato in 532,590,81
mila euro: cifre legate a doppio filo
all’inchiesta su Orsola Fallara, la
dirigente del comune suicidatasi
lo scorso anno), con l’esclusioni di
interessi, e incomode rate mensili
Negata
la transazione
sul maltolto
da 500 euro: una sorta di mutuo
agevolato e, soprattutto a lunghissima scadenza.Improponibile sotto tutti i profili. Figurarsi per
un ente già al collasso economico e
morale. La bocciatura alla transazione è stata inoltre motivata dalla
dirigente dell’avvocatura civica,
Fedora Squillace, con il gravissimo pericolo di esporre Palazzo
San Giorgio all’ipotesi di responsabilità per danno erariale «per
avere operato un’incongrua ponderazione dell’interesse pubblico
ed una scelta manifestamente irragionevole». Come già sarebbe
quella di rinunciare agli interessi. Tornando invece al “pacchetto”
delle determinazioni assunte
dall’amministrazione comunale
in merito alla relazione del Ministero dell’economia e delle Finanze, è stata annuncia l’immediata
dotazione di rintracciabilità di
tutti gli atti amministrativi collegati ad ogni mandato di pagamen-
toin uscitadalcomune, lasospensione temporanea dell’erogazione
dei pagamenti di somme derivanti
da progetti per i dirigenti e i dipendenti dell’ente (per verificarne i
profili di irregolarità segnalati
dalla corte dei conti), il rigore nei
pagamenti dei compensi incentivanti per la progettazione interna. Tra le priorità viene indicata
«la necessità di rivedere la gestione del flusso documentale degli
atti dirigenziali, ed in modo particolare delledetermine dirigenziali, dei provvedimenti di liquidazione e dei mandati di pagamento». Proprio per questi motivi e soprattutto «per garantire la massima visibilità e trasparenza di ogni
atto di pagamento, garantendone
sia la visibilità sul sito della rete civica che la completa digitalizzazione del flusso documentale, in
modo da poter consentire la rintracciabilità, per ogni mandato di
pagamento, di tutti gli atti ammi-
nistrativi connessi». Insomma
dopo la doppia relazione sui conti
del Comune, il Capo di gabinetto
chiede un’inversione di rotta:
d’ora in poi tutto quello che uscirà
dalle casse del comune deve avere
tutta la certificazione rintracciabile, e non venire inghiottiti in un
buco nero di difficile interpretazione. Accanto alla questione della gestione documentale di ogni
atto amministrativo, tra le misure
che il Comune ha adottato c’è la
temporanea sospensione dell’erogazione di somme derivanti da
progetti. Scrive il Capo di Gabinetto: «Gli ispettori del Ministero delle Finanze e dell’economia hanno
esaminato anche gli aspetti contrattuali di somme erogate al personale dirigente ed ai dipendenti
inseriti nei progetti obiettivo e di
qualunque tipo, paventando
eventuali profili di irregolarità.
Per questo vanno prudenzialmente sospesi, eventuali paga-
menti ai dipendenti per somme
dovute di questo tipo». L’amministrazione ha poi scelto la via del rigore anche in merito ai compensi
incentivanti per la progettazione
interna. La segnalazione della Corte
dei Conti ricordava
che «l’incentivo va
corrisposto nella
misura
prevista
dalle norme in vigore al momento di
svolgimento
dell’attività, indipendentemente dal
momento della liquidazione».
La missiva, inviata dal capo di
gabinetto Barrile a dirigenti e segretario generale, infatti rammenta che, a termini di legge, è
stato ripristinato «l’incentivo,
nella misura massima del 2%, da
corrispondere a dipendenti che
partecipano ad attività di progettazione interna».
Il rischio
del danno
erariale
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Primo piano 7
Martedì 3 gennaio 2012
8 Primo piano
Martedì 3 gennaio 2012
Primo piano 9
Martedì 3 gennaio 2012
La moglie le distrusse, lui si arrabbiò
Il caso Reggio
«Quelle foto erano
la prova del viaggio
in Brasile»
Il procuratore nazionale della Dna
ascoltato sulla vicenda di Cisterna
Piero Grasso
sentito dal Csm
Il vertice antimafia ha riferito sulle relazioni prodotte
all’ufficio dal suo aggiunto sui rapporti con Lo Giudice
IL RETROSCENA
|
L’incontro tra Florinda Giordano e la toga alla “Mediterranea”
La lettera consegnata a mano
non fu segnalata a via Giulia
Luciano Lo Giudice
già stato sentito in sede di procedimento penale». L’indagine a carico di
Cisterna nasce dalle dichiarazioni di
Lo Giudice, a margine di un procedimento nel quale si è autoaccusato degli attentati del 2010 alla procura generale di Reggio Calabria, al Procuratore generale Salvatore Di Landro
e al Procuratore della Repubblica,
Giuseppe Pignatone.
Lo Giudice aveva sostenuto che il
magistrato avrebbe avuto un regalo,
probabilmente dei soldi, per far uscire dal carcere suo fratello Maurizio,
anch’egli collaboratore di giustizia.
E che questo glielo avrebbe riferito il
fratello, Luciano, condannato per
usura, estorsione e altri reati. Proprio con Luciano Cisterna avrebbe
avuto una settantina di contatti telefonici tra il 2005 e il 2007. «Un rapporto cominciato – ha spiegato il magistrato davanti ai pm di Reggio –
per ottenere informazioni utili alla
cattura del boss della ‘ndrangheta
Pasquale Condello e dietro il quale
non ci sarebbe nulla di illecito».
REGGIO CALABRIA - Cisterna
aveva segnalato missive ed sms
al procuratore nazionale Piero
Grasso. Tranne una. Per la polizia, infatti, una lettera inviata da
Luciano Lo Giudice al magistrato reggino fu resa nota soltanto a
giugno scorso quando Cisterna
venne sentito dai colleghi della
Procura di Reggio Calabria. Sino
a quel momento, a via Giulia-Roma, sede della Dna, non era stato
segnalato niente per oltre un anno. Si tratta della missiva che la
moglie di Luciano, Florinda
Giordano aveva consegnato a
mano a Cisterna nei pressi
dell’università “Mediterranea”.
«Deve evidenziarsi che, nel corso
dell'istruttoria espletata nei confronti di Alberto Cisterna in data
07/06/2010, il magistrato allegava, tra l'altro, copia di una missiva senza data, ricevuta da Lo Giudice Luciano (e sino a quel momento non segnalata al Procuratore Nazionale Antimafia), che,
per il contenuto ("... vi scrivo questa mia lettera per farvi sapere
che mi hanno arrestato ..."), potrebbe identificare la prima lettera mandatagli dal detenuto, che,
nell'occasione, aveva espresso vicinanza al magistrato ("Ho sempre fatto le cose per bene e con
due piedi in una scarpa per l'impegno che ho con voi! Porto sempre 1 bandiera ...")».
A questo punto vengono incrociate le dichiarazioni del pentito
del 31 marzo 2010 con i dialoghi
in carcere e gli spostamenti dei
protagonisti della vicenda.
Ecco l’interrogatorio di Nino
Antonino Lo Giudice.
A:E infatti lui ha mandato una
lettera
Pm: Mi spieghi esattamente
chi gliel'ha mandata, in che modo come e perché
A:Allora l'ha mandata ... con
chi non mi ricordo può essere pure con l'avvocato Gatto
Pm2: Quindi Luciano manda
la lettera...
A:Sì. Allora manda questa
lettera o gliel'ha data al colloquio non mi ricordo Dottoressa
onestamente. Io la leggo questa
lettera, allora in pratica diceva,
diceva in questera al Dottore Cisterna: «Buongiorno eeee eeee vi
saluto sapete...»
Pm: «Mi hanno arrestato
A.: «...Io vi ritengo sempre
amico mio eccetera eccetera... la
pregherei se potete fare quache
cosa ad aiutarmi quantomeno ad
ottenere gli arresti domiciliari»
Pm.:Eh!
A.: "Questa lettera va a mia cognata con Enrico...
Pm: Quindi Giordano Florinda la porta con Enrico a Catona
A.: La porta con Enrico a Catona però mi sembra, se non ricor-
do male, in un primo momento il
Dottore Cisterna non c'era, è dovuta ritornare due, tre volte, comunque questa lettera è stata
consegnata da mia cognata a mano al Dottore Cisterna...
Pm: "Riusciamo a fare mente
locale su questa lettera più o meno come è andata perché lei prima dice una circostanza specifica cioè Florinda gliel'ha portata
nelle mani di Alberto Cisterna
A.: "Sì, no, no,
questa è sicura che gliel'ha dato Dottoressa al mille per mille, sì
gli è arrivata la lettera
Pm.: "E' arrivata; che gli è arrivata non c'è dubbio, ma che gli sia
arrivata in questo modo dico lei
ha memoria sicura su questo,
Florinda le ha detto, Florinda
l'ha lasciata alla madre ad esempio a Catona?
A.: No, no
Pm.: "Gliel’ha data proprio in
mano a lui";
A.: Sì, sì
Pm: Questo Florinda gliel'ha
detto
Dagli incroci e dagli accertamenti eseguiti dalla polizia è da
«ritenersi che la predetta missiva sia quella consegnata a mano
da Giordano Florinda ad Alberto
Cisterna, in una delle occasioni
in cui il magistrato aveva fatto
rientro a Reggio Calabria».
m. i.
Il controllo dei tabulati mette in evidenza che ci sono stati contatti con l’autista attraverso due utenze sconosciute
“Ufficiali” novanta telefonate, ma sono di più
REGGIO CALABRIA - Una novantina circa i contatti telefonici tra le
utenze di Alberto Cisterna (il cellulare personale e il numero dell’ufficio
della Dna) e tre utenze riconducibili
a Luciano Lo Giudice, tra cui una intestata a tale Paola Erminia Calabrò.
E’ quanto emerge dall’accertamento
del traffico telefonico sulle utenze di
Cisterna da parte della polizia di
Reggio Calabria nel periodo temporale compreso tra febbraio 2005 e
novembre 2007. Atti che sono stati
trasmessi alla procura di Reggio per
il procedimento penale a carico del
magistrato indagato per corruzione
in atti giudiziari, alla procura di Catanzaro, che si occupa delle faccende
riguardanti i togati della città dello
Stretto, e al Consiglio superiore della Magistratura, che dovrà pronunciarsi a breve sul trasferimento per
incompatibilità di Cisterna. Novanta contatti riferiti a due utenze “uffi-
Ecco la tesi e le prove della polizia. Il magistrato
ha sostenuto che era fonte confidenziale
ciali” del magistrato. Senza contare
che altri contatti, sempre secondo il
traffico telefonico passato al setaccio dagli agenti, ci sono stati sul telefonino in uso all’autista di Cisterna
da parte di Luciano Lo Giudice e Antoninò Spanò, alias “Calipari”. «Nel
periodo temporale dal novembre
2005 al febbraio venivano accertati scrive la polizia - diversi contatti tra
l’utenza in uso all’autista e le utenze
in uso a Lo Giudice Luciano e numeri
in uso alla Nautica Spanò Snc e riconducibili a Spanò Antonino, anche in occasioni in cui poco prima o
poco dopo lo stesso autista aveva
contattato il predetto magistrato alla utenza....». E senza contare un al-
tro aspetto. Dalla’informativa della
polizia emerge che il 23 giugno scorso tra la documentazione sequestrata dalla polizia c'è un’agendina
“Smemoranda”, compilata a mano e
in diverse pagine contenenti numerose cancellature. Il 28 giugno la
Procura conferisce l’incarico a un
tecnico calligrafico per accertare cosa si nascondesse sotto le cancellature a penna. Il 23 settembre veniva depositata la relazione di consulenza
tecnica. Viene ricostruita la scritta
cancellata e appare: «Avv.Roma via
Giulia 52 00186 Roma 335....06....349.....- 320....».
L’evidenziazione delle parti cancellate mette in luce che Lo Giudice
“riferisce” quattro utenze al magistrato Cisterna. Sulle prime due nessun dubbio: la prima utenza è quella
di servizio del magistrato, la seconda dell’ufficio della Dna. Le altre due
risultate intestate e poi disattivate a
una ignara filippina e a un uomo legato da vincoli di parentela al clan e
successivamente ad uno straniero,
presunto prestanome dei Lo Giudice. E se quei due numeri annotati in
agenda e abbinati a Cisterna fossero
frutto di errori e o di furbate di Luciano Lo Giudice? Per gli investigatori è improbabile perchè «le altre
utenze annotate sono risultate effettivamente intestate» alle persone indicate dal boss . E considerando il
tutto i contatti tra Cisterna e Lo Giudice sarebbero ben più di una novantina. Dal canto suo il magistrato ha
sempre sostenuto che Luciano era
una fonte confidenziale.
m. i.
«Devi chiamare il magistrato con schede
nuove e concorda un appuntamento»
di MICHELE INSERRA
REGGIO CALABRIA - Due tre volte
sono andati a Catona, a casa del magistrato e non lo hanno trovato. Poi
a Roma e non c’era. Fino a quando
Florinda Giordano, la moglie di
Luciano chiama Cisterna. La telefonata parte da un numero che il
magistrato non conosce. «...un numero che non ce l’aveva nessuno,
un numero che poi buttava» raccontò Nino “il nano” ai magistrati
della Direzione distrettuale antimafia reggina.
Così come la polizia accerta che
per chiamare Cisterna i numeri
partono da schede telefoniche non
intestate ai Lo Giudice. In un colloquio nel carcere di Tolmezzo, infatti, Luciano suggerisce alla moglie
di concordare un incontro con il
magistrato utilizzando sim nuove
che era riposte all’interno del suo
portafoglio ed intestate a soggetti
diversi dalla famiglia: si tratta di
schede intestate a straniere, ucraini e georgiani, che in qualche modo hanno contatti con la famiglia.
Per lo più sono persone che lavorano con le attività di vendita di frutta della famiglia Lo Giudice. E Florina Giordano agisce in questo modo. Chiama Cisterna con una sim
“nuova” e con il magistrato fissa
un appuntamento a Reggio. «C’è
stato l’incontro l’ho portata io a mia
cognata - ha riferito il pentito
nell’interrogatorio del 4 novembre
2010 - e questo incontro c’è stato
sotto, diciamo ex Upim, giusto?...omissis...dalla parte di sopra...dove c’è una scuola che insegnano tutti questi avvocato, per
Giurisprudenza». La polizia accerta che effettivamente Cisterna è docente a contratto presso l’Università Mediterranea. Giù in un precedente interrogatorio, quello del 13
ottobre 2010 Antonio Lo Giudice
affermava: «...mia cognata lo chiama di nuovo al telefono e gli dà appuntamento per il giorno dopo sulla via Marina vicino dove c’è la Facoltà di Giurisprudenza, dove insegna lui, siamo andati lì lei è scesa
(incomprensibile) è scesa gli ha
spiegato la situazione di Luciano
dicendo e lui gli rispondeva che
non poteva fare niente che la cosa
era un po’ complicata e che (incomprensibile) dirgli a Luciano se voleva scrivere di scrivergli; cosa che
ha fatto Luciano (incomprensibile)
un telegramma però lui non si è fatto mai sentire
Lo scambio intercettato documentava l’avvenuto incontro con
Alberto Cisterna e l’autorizzazione
ricevuta dal magistrato di potergli
scrivere, così come aveva riferito
Lo Giudice Antonino (“digli a Luciano se voleva scrivere di scrivergli...cosa che ha fatto”.
Qualche giorno dopo infatti Luciano scrive a Cisterna. E’ il 7 maggio del 2010. Luciano chiede di poter incontrare il magistrato e gli
spiega perchè lo voglio vedere alla
sbarra: «Capisco bene che il pm (il
riferimento è a Beatrice Ronchi,
ndr) è molto giovane e vuole fare
l’eroe, ma no con me. Vi faccio sapere che è una corrotta, e ve lo posso
dimostrare in qualsiasi momento,
la questura ha fatto questo perchè
non ha avuto quello che volevano,
un pm che mi combina? Mi ha distrutto 12 anni di attività richiudendola, mi hanno
arrestato con 4 milioni di debiti, mi
hanno protestato i
conti correnti, mi
stanno
facendo
mancare i miei affetti più cari, mi
hanno portato al
carcere di Tolmezzo, alla fine per arrivare dove? Alla
distruzione? Già ci
siamo!...».
E’ un passaggio
della missiva inviata al vice di Piero
Grasso. Lettera che Cisterna segnalerà al procuratore nazionale.
Non avverrà, comunque, alcun incontro in carcere tra Cisterna e Lo
Giudice. Tutte queste circostanze
fanno parte della corposa relazione inviata dalla polizia al Consiglio
superiore della magistratura che
nei prossimi giorni deciderà sul
trasferimento per incompatibilità
del numero due della Direzione nazionale antimafia.
«A Luciano dite
di scrivere»
E lui scrisse
«Quel pm
è corrotto»
Il racconto del collaboratore
In rubrica è segnato “Grosso” Il giudice ha sostenuto che quella circostanza era una falsità Il numero sulla sim di Nino
Schede telefoniche
portate da un agente
della Scientifica
Il cugino del pentito
è un testimone
di giustizia a Milano
«Uno di Catona piazzò la bomba
sulla barca del magistrato»
REGGIO CALABRIA - Alcune schede telefoniche dei Lo
Giudice risultano intestate
al georgiano “Giorgio”, ovvero a Kakhaber Deisadze, che
lavorava presso la rivendita
di frutta di famiglia. Il pentito dice: «Quando io, ogni mese ogni quindicigiorni gli dicevo dammi una scheda e lui
me la dava bonariamente...».
E quando si parla di tre, quattro schede recuperate a casa
di Luciano grazie alle indicazioni del pentito emerge
un’altra novità: «Dottoressa
quelle schede che diceva Luciano gliele ha portate...che
lavora alla Scientifica della
Questura...e le dico anche
un’altra cosa, che sono state
comprate di fronte alla Questura alla Vodafone o alla
Wind non so che cosa c’è».
REGGIO CALABRIA - Un
cugino del pentito Antonino Lo Giudice è testimone
di giustizia in Lombardia.
Spunta anche questa curiosità nel corso dell’interrogatorio dell’8 settembre
scorso.
Nino “il nano” analizza
con i magistrati della Dda
di Reggio i nomi contenuti
nella rubrica di una sim in
uso a lui. Tra questi c’è un
numero di cellulare assegnato al nominativo “Grosso”.
A chiarire il tutto è lo
stesso collaboratore di giustizia. «Grosso è Alberto
Bertone, è un mio cugino di
cui abbiamo anche parlato
diverse volte di questa persona che è un...un testimone di giustizia a Milano».
REGGIO CALABRIA - «Luciano mi disse - racconta Nino Lo Giudice ai magistrati che gli avevano messo una
bomba sulla barca a Catona
al dottore Alberto Cisterna e
che durante una conversazione con lo stesso gli avevano detto che a mettere questa
bomba nella sua barca fosse
stato diciamo, un certo....,
che se sbaglio non faccio, ha
una pizzeria o qualcosa del
genere sulla via Marina,
questo qui è di Catona...non
è esplosa...lui Alberto Cisterna malignava che questo...gli aveva messo questa
cosa». E i magistrati gli chiedono: E in che periodo sarebbe stato piazzato questo ordigno? «Mi sembra verso il
2000...2001, di preciso non
mi ricordo» risponde il pen-
tito. «Quindi il contatto c’era
già in quel periodo?» continuano i magistrati durante
l’interrogatorio. «Sì, sì» conferma il pentito.
Dal suo canto Cisterna ha
sostenuto di non aver mai
avuto barche se non un gommone di cinque metri alla
Nautica Spanò “dove tenevano le barche magistrati e forze dell’ordine”. E poi c’è il mistero di questo ordigno
esplosivo di cui non si avrebbe traccia. Così come quella
barca che Luciano in compagnia di Antonino Spanò andò a ritirare a Milazzo per
conto della toga non pagando 5 mila euro al titolare del
rimessaggio per il magistrato reggino è tutto falso,
perchè lui di natanti in Sicilia non ne ha mai avuti.
Un dipendente
dell’aeroporto
ospitò Condello
REGGIO CALABRIA - Un
dipendente dell’aeroporto
“Tito Minniti” di Reggio
avrebbe ospitato il boss Pasquale Condello, alias “il
supremo” durante la latitanza. A riferirlo è il pentito Lo Giudice nell’interrogatorio dell’8 settembre
scorso. Nella rubrica della
sim in uso a Nino “il nano”
c’è un numero di cellulare
abbinato al nominativo
“....”. «... - ha raccontato il
colloboratore di giustizia ha ospitato Pasquale Condello a Aretina...e lavora
all’aeroporto». «L’ha ospitato dove?» gli chiede il procuratore capo Giuseppe Pignatone. E Antonino Lo
Giudice risponde: «Aretina, Aretina di Reggio Calabria».
«Io le ho
lasciate
a posta
in cassaforte»
La consorte
«Non c’erano
tutte, solo quelle
che ti dico»
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REGGIO CALABRIA - Il Csm ha voluto sentire anche Piero Grasso. Il
Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia è stato ascoltato nei
giorni scorsi nel corso dell’istruttoria del procedimento disciplinare a
carico di Alberto Cisterna, magistrato reggino e numero due della stessa
Dna. Grasso ha riferito alla Prima
commissione dell’organo di autogoverno delle toghe italiane, in merito
alle relazioni che Cisterna avrebbe
fornito al vertice dell’Ufficio. Il magistrato reggino è accusato dalla Dda
di Reggio Calabria di corruzione in
atti giudiziari. Un capo d’imputazione messo assieme dopo le dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice, il
quale ha riferito dei rapporti tra il
Procuratore aggiunto della Dna e
sua fratello Luciano. Rapporti fatti
da una serie di incontri, da lettere e
telefonate. Fatti che Cisterna non ha
mai negato, affermando che si trattava di “legami” con una fonte confidenziale utile ad alcune indagini. Di
cui, tra l’altro, la Procura nazionale
era stata tempestivamente informata, con una serie di relazioni e note informative. Ed è in questo senso che la
Commissione ha voluto sentire
Grasso, molto probabilmente per verificare se quanto affermato da Cisterna corrisponde al vero.
Alberto Cisterna era stato interrogato a sua volta il 17 novembre scorso. Data in cui depositò una “corposa” memoria difensiva. Un documento nel quale quale ha risposto alle “segnalazioni” evidenziategli da
Palazzo dei Marescialli in seguito
all’indagine penale reggina. Cisterna, durante l’audizione era stato assistito da Marcello Maddalena, Procuratore generale di Torino. A Cisterna non furono rivolte domande
particolari anche perché – fecero notare fonti del Csm –il numero due della procura nazionale antimafia «era
Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso con il suo vice
Alberto Cisterna. A sinistra l’arresto di Antonino Lo Giudice
|
di GIUSEPPE BALDESSARRO
L: A Pisa...!!
REGGIO CALABRIA - E’ il
F: ...a Pisa...di lei e di
15 maggio del 2010 e all’interno del carcere di Tol- lui...come si chiamava
mezzo viene registrato un quella bionda...no con
colloquio tra il detenuto quella bionda, Peppe e
Luciano Lo Giudice e la mo- lui...non c'è bisogno...
L: Non si capisce più
glie Florinda Giordano.
Luciano si arrabbia perchè niente... c'era pure il travela consorte ha eliminato al- stito... l'hai visto il travesticune foto per lui importati. to?
F: C'era Olga...Olga...
F: Vedi che io...c'erano
L: No, il travestito...
delle fotografie tue...
F: No, quelle no...quelle
L: Uhm...
F: Le ho strappate tut- non c'erano...
te...
L: E c'era... c'era una...
L: Dove?
abbassata così, e gli ho fotoF: Sotto...
grafato il culo...era un traL: Che foto?
vestito...
F: Tue...!!
F: Non c'era...non c'eraL: Con?
no...
F: Con delle persone...
L: Come no
L: Roberto?
F: No, solo queste mi
F: Pure...
hanno dato a me...
L: No...che cosa hai comL: E ci doveva essere
binato? Che quelli gliele deF: C'erano quelle...sul
vo portare a...almotoscafo... che
la Ronchi...
erano tutte...feF: E che gli delici...
vi...ma se me le
L: Con Roberha date a me
to...poi quelle
Maddalena, e mi
del Brasile...
ha detto, queste
F:Poi c'era pusono foto tue, le
re... c'era pure
ho detto, strapcosa... c'era pupale... c'erano
re come si chiadonne là in mezma...
zo...va bene, ce
L: Manuela...
l'ho io pure...di
F: ...Manuelui con la sua
la...
amica... come si
L: Uhm...
chiama...quel la
F: ...un'altra
che...
c'era Massimo
L: Io le ho lacon una...tu pusciate a posta ...
re con una...
quelle era una
L: Quelle in
prova messa in
Brasile...in Bracassaforte
...
sile era...
qualsiasi cosa di
F: Poi c'erano
portarla là, e tu
persone...
l'hai strappata...
L: Era quando
F: Sì ... qualcu- Florinda Giordano
siamo andati in
no gliel'ha aperBrasile...
ta...
F: Uno schi...Luciano fa il
fo....
ghigno alla moL: ...che abbiaglie...
mo fatto un po'
F: ...vedi tu codi fotografie e
me sei...un filo
basta...
giusto, e un filo
F: Te le sei fatsbagliato...
te le fotografie...
qualcuno gli ha
...Luciano abaperto, me le ha
braccia la moportate a me...e
glie e le da un bami ha detto, quecio...
ste sono le foto di tuo mariF: A posto...ne hai viste
to, e me le ha fatte vedere... cose...
quando io le ho viste, le ho
L: Ma lasciami, lasciaprese, e mi è venuto un sen- mi...
so di rabbia e le ho strappaF: Eh...allora ti lascio
te tutte...
qua...
L: Chi te l'ha date
...I due ridono e scherzaF: Maddalena...
no...
L: Maddalena ti ha dato le
F: E' andata...io quando
fotografie...
le ho viste, già ero incazzaF: Sì..
ta per altri cazzi, quando le
L: ...dove ci sono...dove ho viste...(incompr.)...ma
siamo con la barca...
non c'erano tutte veF: Sì ... non le ho viste le di...non c'erano tutte quealtre...
ste foto...perché non c'eraL: Le altre, che fotografie no quelle foto... c'erano
sono?
queste che ti dico io...
F: I tuoi amici...MassiL: I miei telefoni chi ce
mo...è con lui...sul pon- l'ha?
te...ho strappato tutto...
F: Io...
L: E te le ha portate MadL: I computer chi ce l'ha?
dalena queste fotografie?
F: Quale, quello grande?
F: Si, me le ha date a Io...il televisore io, come
me...sopra...poi ho buttato hai detto tu...
tutto...e gli ho messo pure
L: Tutte le cose che erano
l'acqua dentro...ho buttato sotto al primo piano dove
tutto...
sono? Sono sempre là?
L: E quando te le ha date?
F: Quali cose?
F: Un mese, due meL: Tutto...cd, Madonna,
si...quando se n'è anda- Signore...
ta....
F: Io, io...tutto io
L: Complimenti...quella ho...la...(incompr.)...ce li
era una prova...di quando ha...
siamo andati in Brasile...
«Effettivamente - scrive
quella era la prova..
la polizia nella relazione inF: Che veniva e ti portava viata al Consiglio superioa casa...
re della Magistratura - Lo
L: ...che ce ne andavamo, Giudice risultava aver efche ce ne andavamo al ma- fettuato trasferte a Pisa ed
re...
a Bologna, come dimostraF: No, va bene, ma io ho va la documentazione acquella quando venivo quisita nel corso delle indaio...ho pure quelle di quan- gini». Così come era andato
do ... appunto con ... quan- in Brasile. Resta accertare
do abbiamo portato a Pep- solo il periodo in cui Luciape, a Bologna ... c'è pure le no è andato in Brasile.
fotografie di lei ...
m. i.
BREVI
NELLA PERIFERIA DI CATANZARO
RILEVATA MAGNITUDO 2.6
PER ESTORSIONE, TRUFFA, RAPINA
Investito e ucciso da un’auto
Scossa di terremoto nello Stretto
Condannato a Monza, arrestato a Vibo
UN giovane lametino di 32 anni è morto a Catanzaro dopo
essere stato investito da un’auto nella periferia sud della
città. Secondo una prima ricostruzione, la vittima stava
attraversando la strada quando è stato investito da una
Lancia Y, forse a causa della scarsa illuminazione.
UNA scossa di terremoto, di magnitudo 2.6, è stata registrata alle 15.12 nello Stretto di Messina. L’epicentro del
sisma, secondo le rivelazioni dell’Istituto nazionale di
geofisica, è stato localizzato ad una profondità di 9,6 chilometri.
DEVE espiare 5 anni e 6 mesi di reclusione in quanto ritenuto responsabile dal Tribunale di Monza di estorsione,
rapina e truffa in concorso. Per questo i carabinieri della
stazione di Vibo hanno arrestato ieri Saverio Lo Mastro,
48 anni, vibonese e lo hanno condotto nel carcere di Vibo.
Le tracce sul luogo del delitto potrebbero tradire i sicari di Francesco De Maria Inchiesta su mafia e politica
Morelli dal carcere
scrive a Corbelli
«È tutto come un film
Letali i colpi che lo hanno raggiunto al cuore e al fegato e non mi appartiene»
Caccia aperta ai killer
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - E’ caccia aperta nella Locride ai killer di Francesco
De Maria: l’operaio forestale
originario di Stati che è stato
ucciso in un agguato nel pomeriggio di San Silvestro.
Dietro le tracce dei tre sicari
si sono messi i carabinieri del
Gruppo Locri, coordinati dal
colonnello Giuseppe De Liso. Le
indagini, cui stanno partecipando attivamente i carabinieri della compagnia di Bianco,
vedono impegnati in prima linea gli uomini del Nucleo investigativo di Locri, comandato
dal maggiore Alessandro Mucci.
Anche nella giornata di ieri i
militari hanno battuto il territorio e portato a compimento
numerose perquisizioni a carico dei pregiudicati residenti sul
territorio. Tutti i controlli, però, pare abbiano dato esito negativo. Dei tre killer ancora
nessun segnale concreto. Ma i
rilievi della quarta Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale dell’Arma
di Reggio Calabria potrebbero
offrire una chiave di volta alle
indagini. Il gruppo di fuoco entrato in azione nel pomeriggio
di sabato scorso lungo la Strada
provinciale che porta a Staiti,
infatti, ha lasciato diverse tracce sul luogo del delitto. Il pick
up rubato a Torino ed usato dai
sicari per speronare la Passat di
Francesco De Maria non è stato
Il luogo dell’omicidio lungo la Provinciale per Staiti
distrutto dalle fiamme che i tre
avevano provato ad appiccare
svuotando le taniche di benzina
che si trovavano sul cassone
dell’automezzo.
I carabinieri del Gruppo Locri, poi, sono riusciti a ritrovare
sul luogo del delitto uno degli
almeno otto proiettili calibro
nove sparati per uccide l’operaio forestale di sessanta anni
sotto gli occhi atterriti della
moglie Caterina Trimarchi.
Dai riscontri scientifici, in
corso presso i laboratori
dell’Arma, potrebbero emergere novità importanti sul piano
delle indagini. L’inchiesta è an-
cora nelle mani del sostituto
procuratore della Procura della Repubblica di Locri, Salvatore Cosentino, ma non è esclusa
la possibilità che il fascicolo
possa passare alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio
Calabria.
Per l’omicidio di Francesco
De Maria non ci sarebbe ancora
una pista privilegiata, ma la
storia dell’operaio forestale di
Staiti e la tecnica dell’agguato
farebbero propendere per una
chiave di lettura mafiosa.
Francesco De Maria, infatti,
era stato coinvolto nelle inchieste antimafia “Vascello” e “Pan-
Francesco De Maria
ta rei”: due blitz coordinati dalla Dda di Reggio Calabria sulle
vicende di ‘ndrangheta della
bassa Locride. Il sessantenne
viene ritenuto vicino alla cosca
Morabito-Bruzzaniti-Palamara. Il padre Bruno, poi, venne
ucciso nell’ambito della “faida
di Motticella”.
Nella serata di ieri, infine, il
medico legale Tarsia ha portato
a termine l’autopsia sul cadavere di Francesco De Maria. Dei
quattro colpi che hanno raggiunto l’uomo almeno due sono
stati quelli mortali: il primo che
lo ha raggiunto al cuore e quello che lo ha centrato al fegato.
DAL carcere di Opera (dove è detenuto dal
30 novembre scorso), Franco Morelli,
consigliere regionale della Calabria arrestato nell’ambito dell’inchiesta della Dda
milanese su presunti intrecci fra politica
e 'ndrangheta, ha scritto al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli:
«Mai e poi mai avrei potuto immaginare
che un giorno la mia esistenza si sarebbe
potuta connotare di una vicenda così dolorosa, che però per alcuni versi diventa
anche drammaticamente comica. Mi trovo, mio malgrado, ad
essere protagonista inconsapevole di un film
che non mi appartiene
nè per forma, nè per
contenuto. L’unica vera grande consolazione, – aggiunge – è che
Domine Dio ha inteso
donarmi questa sofferenza perchè ha in serbo progetti migliori».
«Ho cercato, sempre
consapevole dei miei limiti, di trovare nel
prossimo l’esistenza dell’Amore di Dio,
ovvero nella concretizzazione di rapporti
amicali.Quando Diomiha messoqualcuno sulla mia strada, ho cercato sempre di
accoglierlo. Se qualcuno ha pensato di
trarre dei vantaggi ignobili questa si
chiama doppiezza. E, personalmente, ho
sempre aborrito la doppiezza». Morelli
auspica quindi «che Domine Dio illumini
gli inquirenti, affinchè presto vedano la
luce ove vi sono delle ombre». Corbelli, nel
rendere nota la lettera che gli è stata recapitata ieri, parla di un «drammatico caso
umano» e chiede che «venga immediatamente posta fine all’ingiusta e ingiustificata lunga carcerazione preventiva».
Diritti civili
chiede
di fermare
la carcerazione
preventiva
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Calabria 13
24 ore
Martedì 3 gennaio 2012
Shock a Caulonia per l’attentato al laboratorio di inserimento. Il sindaco: «Alla violenza si risponde uniti»
Bomba al locale degli immigrati
Fra un mese avrebbe ospitato il ristorante multietnico promosso dal Goel
di ILARIO CAMERIERI
CAULONIA - La notte di capodanno è la notte dei botti, quelli esplodenti, quelli che fanno rumore,
che solcano il cielo di colori. Ma,
talvolta, è anche la notte per botti
sinistri che scuotono le coscienze,
che minanola pacificaconvivenza
della società civile. La sera di fine
anno, intorno alle ventuno, la
quiete della campagna di Caulonia è stata squarciata da un potente boato che ha fortemente danneggiato la trattoria “La Grotta”
di Contrada Frauzzo, lungo la provinciale da Caulonia conduce alla
Marina. La struttura, da un anno
in gestione al Consorzio Goel, stava per essere riaperta al pubblico
ed avrebbe dovuto essere laboratorio d'inserimento lavorativo per
gli immigrati rifugiati politici
presenti nei progetti di accoglienza e che conta circa cinquanta giovani immigrati del progetto ordinario Sprar ospitati a Caulonia.
Anonimi hanno collocato del materiale esplodente dinnanzi la porta d’ingresso. La deflagrazione ha
mandato in frantumi le porte interne (in alluminio anodizzato e
vetri) del locale e la tettoia antistante la porta di ingresso. L’onda
d’urto ha pure distrutto la controsoffittatura del locale ed altre suppellettili. Danni anche all’esterno.
Sul posto sono prontamente intervenuti i carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica sotto le
direttive del capitano Marco Comparato. Sono arrivati anche i carabinieri della IV^ Sezione ingestigazioni scientifiche del comando
provinciale di Reggio Calabria. Il
materiale repertato è stato inviato
al Ris di Messina anche per la identificazione della natura esplodente.
Alla immediata reazione del
Consorzio Goel, che ha dichiarato
di essere pronto a continuare la
propria battaglia in nome della legalità, ha fatto riscontro l’intervento del sindaco di Caulonia, Ilario Ammendolia. «Sapevamo che
il progetto di accoglienza messo in
campo dal comune di Caulonia si
sarebbe scontrato con la presenza
mafiosa. Noi non faremo un solo
passo indietro –puntualizza - Continueremo senza esitazioni a percorre la nostra strada. Competerà
alle autorità inquirenti individuare gli esecutori e mandanti. A noi il
compito di valutare la natura criminale di una azione che rappresenta un attacco politico a quanto
noi abbiamo realizzato in questi
anni».
Sulla vicenda interviene anche
il senatore Pd Giuseppe Lumia,
componente della Commissione
Parlamentare Antimafia. «È un
ulteriore atto intimidatorio della
criminalità organizzata per intimidire la società civile e le istituzioni in prima linea nella lotta contro le mafie. In questo modo la 'ndrangheta non solo vuole indebolire il fronte antimafia, ma intende
ribadire la propria presenza e il
proprio dominio nel territorio». Il
senatore richiama quindi l’attenzione su «un’escalation preoccupante, che testimonia la vitalità
delle organizzazioni criminali e
che bisogna disinnescare con un
impegno maggiore».
Maria Paola Sorace, presidente
della Coopetariva Phatos, consorziata Goel, assicura che «il progetto andrà comunque avanti. Accuseremo qualche giorno sulla data
prefissata per l’inaugurazione, il
tempo necessario a riparare i danni e per acquisire le prescritte autorizzazioni». Al Goel è arrivata
anche la solidarietà dell’amministrazione comunale di Locri: «Tali
gesti - scrive il sindaco Giuseppe
Lombardo - ci ricordano come le
attività criminali siano sempre vive, ma soprattutto ci ricordano
che non bisogna mai abbassare la
guardia. Per questo condividiamo
l’appello del presidente Linarello
affinché il Governo si impegni in
maniera sempre maggiore nella
battaglia dello Stato contro la
‘ndrangheta e contro tutte le organizzazioni criminali.».
L’INTERVISTA
«Alle cosche dà fastidio la nostra sfida»
Il vescovo scomunicò i boss che avvelenarono i campi. E il consorzio
sociale rilancia il braccio di ferro: «Vogliamo rubare loro il mercato»
di ANDREA GUALTIERI
ALLA prepotenza non ci si abitua. Nemmeno
quando le intimidazioni sono ormai una consuetudine e nemmeno se in passato gli schiaffi delle ’ndrine hanno colpito così forte da far
alzare la voce alla curia. Nel marzo 2006 monsignor Giancarlo Bregantini, che all’epoca
era vescovo di Locri-Gerace, arrivò a scomu-
narello, presidente del Goel, ieri ha provato a
contare le intimidazioni subite dal consorzio e
da lui personalmente: a partire dal 2007, a
memoria, ne ha citate più di dieci. «È una cosa
alla quale proprio non ci si abitua» ripete dopo
che la bomba di Caulonia ha macchiato anche
l’anno appena iniziato. Si stava preparando la
festa per l’inaugurazione del ristorante nato
come laboratorio di inserimento lavorativo
per un gruppo di nordafricani. Solo a Caulonia il Goel segue 120 tra immigrati minorenni e rifugiati politici. Un impegno che pesta i
calli alle ’ndrine perché offre un’alternativa a
chi è obiettivo facile per i clan che impongono
l’arruolamento. «Èla ’ndrangheta chepaga il
viaggio a molti ragazzi e poi, una volta sbarcati in Italia, li costringe a restituire i soldi lavorando per gli affari dei boss» dice Linarello. Il
laboratorio di Caulonia ha spezzato queste catene perverse: «La nostra è una sfida che dà fastidio». E non solo per quello che si porta avanti lì. Il presidente del Goel cita altri due progetti che pungono nel vivo le cosche. Uno punta a
chiudere le porte del Nord ed è legato al patto
provinciale firmato su iniziativa del consorzio sociale a Reggio Emilia, con il quale associazioni di categoria, istituzioni e camere di
commercio hanno accettato di scambiare informazioni per rendere più impermeabile
l’imprenditoria locale: «Molti certificati antimafia sono stati rifiutati dopo quell’accordo»
racconta Linarello. L’altra iniziativa, invece,
rosica alle ’ndrine spazi sul mercato agricolo
locale,quello nelquale operanotral’altro icaporali che tartassano gli immigrati. Grazie a
un accordo con Altromercato, ci saranno prodotti Goel Bio sugli scaffali di importanti supermercati: «Questo ci permette di acquistare agrumi dai produttori che si oppongono alle cosche pagando 40 centesimi al chilo contro i 6 o 7 imposti dai boss: stiamo rovinando il
mercato ai clan» commenta Linarello. E il
braccio di ferro va avanti.
nicare gli autori di un attentato contro la cooperativa sociale “Valle del Bonamico”: nelle
vasche delle serre fu introdotto diserbante e i
frutti quasi maturi si persero. «C’è una strategia mortale che vuole spezzare le nostre intelligenze e minacciare le nostre risorse» scrisse
il presule nel giustificare la scomunica.
È un braccio di ferro inesauribile, quello
chesi portaavanti nellaLocride. VincenzoLi-
La struttura colpita dall’attentato
Il sindaco: «Attività mafiosa da non sottovalutare»
Devastano piante di kiwi
dell’assessore di Rosarno
ROSARNO – Quattordici
piante di kiwi su un terreno di
proprietà
della
famiglia
dell’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Rosarno,
Teodoro De Maria, sono state
danneggiate nel corso della
notte tra l’1 e il 2 gennaio. I
danneggiamenti sono stati
scoperti ieri e sull'episodio, dopo che è stata sporta denuncia,
hanno avviato indagini i carabinieri.
A Rosarno, dove il sindaco
Elisabetta Tripodi dal mese di
settembre vive sotto scorta a
causa delle lettere di minacce
che le sono state inviate dal
carcere dal boss Rocco Pesce,
si teme che si tratti di un’intimidazione mafiosa.
In una nota il sindaco, Elisabetta Tripodi, e la Giunta comunale «esprimono solidarietà e vicinanza a De Maria e condannano fermamente una tipologia di attività criminale e
mafiosa che non va nè sottovalutata nè fatta passare sotto silenzio. L’assessore De Maria
ha sempre svolto con determinazione e competenza il suo
ruolo in assoluta sintonia con
la giunta municipale e con tutta la maggioranza». A sottolineare che la matrice del gesto
sia ritenuta riconducibile alle
cosche, il sindaco afferma infatti che «coloro che si sono
adoperati in maniera 'ndranghetista contro di lui sappiano
che troveranno una risposta
unitaria e corale da parte della
nostra Amministrazione».
«Il nostro obiettivo – si aggiunge nella nota diffusa
dall’amministrazione comunale di Rosarno –è quello di garantire a tutti i cittadini condizioni per potere operare in un
contesto di legalità, tranquillità e rispetto. Coloro che pensano invece di potere modificare
il nostro cammino con attentati o ritorsioni avranno una ferma risposta in termini politici
ed in termine di repressione.
Ai cittadini confermiamo il nostro pieno impegno a favore di
una crescita serena della vita
sociale ed economica di Rosarno».
L’assessore Teodoro De Maria
Abusi sul figlio di sei anni
Padre indagato a Cosenza
COSENZA - Un genitore di 40
anni, residente nella Valle
dell’Esaro, in provincia di Cosenza, è indagato per abusi sessuali sul figlio di sei anni. La
chiusura delle indagini preliminari, firmata dal pm bruzio
Donatella Donato, gli è stata notificata in questi giorni. I fatti
contestati si sarebbero materializzati tra la fine del 2010 e il febbraio del 2011. Il genitore è accusato di aver toccato con insistenza il figlio nelle parti intime
e di averlo costretto a guardarlo
mentre si masturbava. E’ stato
lo stesso bambino a raccontare
dei presunti abusi a una suora,
responsabile di una Casa Famiglia di Cosenza, dove è ospitato
dal 2009 per precedenti problemi familiari. Pare che le violenzesi sianoconsumate quandoil
bambino ritornava a casa nei fine settimana. La suora ha quindi denunciato i fatti all’Ufficio
Minori della questura di Cosenza. Quindi l’apertura delle indagini. Di questi giorni la chiusura. Il presunto padre pedofilo risulta indagato a piede libero.
r. gr.
Paola. Subito dopo l’inaugurazione
Dedicano il ponte
a una vittima dei clan
ma per due volte
danneggiano le targhe
COSENZA – Due targhe recanti il nome di
Luigi Gravina, ucciso nel 1982 da esponenti di un clan della 'ndrangheta per essersi opposto a richieste estorsive, sono
state danneggiate da ignoti in due diverse
occasioni ravvicinate a Paola, nel cosentino. I fatti si sono verificati nei giorni 30 dicembre e a Capodanno.
Le targhe toponomastiche del neointitolato ponte «Luigi Gravina – Martire per la
Libertà», sono state manomesse da qualcuno che ne ha forzato i sostegni girando
le scritte rispettivamente verso mare e verso monte, in
modo tale da non
consentirne la lettura ai passanti.
Il ponte dedicato
a Gravina era stato
inaugurato solo il
28 dicembre, due
giorni prima del
primo danneggiamento. Il giovane
fu ucciso dalla 'ndrangheta a 33 anni e l'amministrazione
comunale Luigi Gravina
aveva voluto ricordarne il sacrificio. Ma la notte del 30 dicembre scorso, infatti, ignoti, agevolati
anche dalla scarsa illuminazione del ponte, hanno forzato e parzialmente danneggiato le due targhe, girandole nel senso
opposto.
L’amministrazione ha risistemato le
targhe ma i malviventi non si sono persi
d’animo e, nella notte di capodanno, hanno ripetuto il sabotaggio.
Al fine di scongiurare altri episodi del
genere, si sta pensando di installare telecamere nascoste a circuito chiuso. Il fatto è
all’attenzione della magistratura.
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24 ore
Martedì 3 gennaio 2012
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Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected]
Raid notturno in un podere di proprietà di Teodoro De Maria, tagliati numerosi alberi di kiwi
Rosarno, assessore nel mirino
La solidarietà del sindaco e della Giunta: «Reagiremo con una risposta unitaria»
di KETY GALATI
ROSARNO – Ancora una
volta, il Bosco di Rosarno è
al centro di un reato avvolto
nel mistero, ma che ha il sapore dell’intimidazione di
chiaro stampo ‘ndranghetistico.
Dopo il taglio abusivo degli ulivi su un terreno comunale, domenica scorsa,
nella stessa zona è stato
danneggiato il terreno
dell’assessore comunale ai
Lavori Pubblici, Teodoro
De Maria.
Nel suo fondo collocato
nel quinto stradone della
frazione Bosco sono state
tagliate numerose piante di
kiwi. L’atto vile da parte di
ignoti perpetrato nei confronti di De Maria apre una
nuova pagina con l’inizio
dell’anno, lasciando l’amministrazione comunale
guidata dal primo cittadino
Elisabetta Tripodi nella
perplessità più assoluta.
A tal proposito, il sindaco
di Rosarno e la sua giunta
hanno espresso solidarietà
al collega, condannando
fermamente l’azione, che
viene definita prematuramente «di tipologia mafiosa». Come se si trattasse, «di
un’attività criminale che
non va né sottovalutata né
fatta passare sotto silenzio».
In una nota stampa, la
giunta Tripodi ha difeso a
spada tratta l’assessore, affermando che «lo stesso ha
sempre svolto con determinazione e competenza il suo
ruolo in assoluta sintonia
con tutta la maggioranza».
Ed ha sferrato il colpo più
forte: «coloro che si sono
adoperati
in
maniera
‘ndranghetista contro De
Maria sappiano che troveranno una risposta unitaria da parte dell’amministrazione».
E’ questa la reazione
dell’amministrazione
di
L’assessore Teodoro De Maria
centrosinistra, che si scaglia decisamente contro i
colpevoli del taglio, stavolta, di kiwi, avvisando di
non arrendersi di fronte a
nessun tipo di atteggiamento mafioso, se di questo
si tratta. Gli amministratori hanno ripercorso poi le
iniziative
intraprese
dall’assessore, che comprendono diverse opere nel
settore della viabilità, delle
scuole, delle opere civili,
plaudendo alle sue capacità
personali e professionali.
«L’assessore ha sempre dimostrato di sapere intervenire e risolvere con equilibrio e determinazione i numerosi problemi della città», si legge ancora nella
nota. Infine, il sindaco e la
sua giunta attaccano le precedenti amministrazioni
«non a caso dimissionarie o
sciolte per infiltrazione mafiosa» per non aver risolto i
Alberi di kiwi
Si infiamma il dibattito politico cittadino ed è scontro tra maggioranza e opposizione
Molochio, il manifesto delle accuse
Polemiche sui costi del cartellone estivo: «Si sperpera il denaro pubblico»
di ANTONINO RASO
MOLOCHIO – Con l’arrivo del nuovo
anno si accende la polemica politica
tra le forze in seno al Consiglio comunale di Molochio. Una polemica innescata da un botta e risposta consumatosi a metà dicembre 2011 tra gli uomini della lista “Amo Molochio” ed il
sindaco Beniamino Alessio sul tema
della programmazione estiva, e che
nel giorno di capodanno è sfociata in
una manifesto pubblico redatto dai
consiglieri di opposizione.
Nel merito, quattro punti contestati (elencati e spiegati in una missiva dell’undici dicembre scorso):
«L’interrogazione riguardava le manifestazioni organizzate dal ComunediMolochio l’estate scorsa, rispetto a cui era stato chiesto al sindaco di
relazionare per iscritto sui seguenti
punti: quali delle manifestazioni in
programma sono rientrate nel calendario estivo 2011; quali sono stati
i costi di ogni evento; perché sono
stati annullati alcuni eventi; perché
non è stato concesso il contributo al
“club Fiat 500 turbolenti” Molochiese».
Una missiva, quella della minoranza, che punta il dito sulle opportunità e sui reali costi delle manifestazioni programmate. Quindi, a
stretto giro, la risposta del primo cittadino: «Se foste stati meno distratti
vi saresti accorti che con la delibera
della Giunta comunale numero 77
del 3 agosto 2011 è stato approvato il
programma delle manifestazioni
estive 2011e contestualmente sono
state elencate le date e le manifestazioni in scaletta. Ad ogni buon fine –
continua la nota – il dettaglio dei costi è rilevabile dalle determine visibili sull’albo pretorio on line. Per quanto riguarda la concessione di contributi a favore di Enti o Associazioni,
faccio notare che tali operazioni rientrano nella sfera discrezionale di
questa Amministrazione, eletta con
Ospiti della parrocchia in occasione della “Festa della Santa famiglia”
Genitori e quindici figli: a Serrata
la testimonianza degli Anania
SERRATA –In diciassette sotto un tetto. E’ la famiglia Anania, che in occasione della “Festa della Santa famiglia” ha
fatto visita alla comunità di
Serrata. A bordo di un pulmino, gli Anania sono arrivati
da Catanzaro nel piccolo centro della Piana, dove sono stati
accolti da don Michelangelo
Borgese, parroco di Serrata,
fierissimo, di poter ospitare
papà Aurelio e mamma Rita, i
quali, in 18 anni di comunione coniugale, hanno messo al
mondo 15 figli: sette maschi
ed otto femmine.
Don Borgese ha voluto invitare la numerosa famiglia
nella sua piccola parrocchia
per far sentire ai fedeli la storia non comune di una famiglia fondata sui veri valori cristiani. Di una coppia, che vive
una vita incredibilmente normale anche con 15 figli.
La loro testimonianza ha
preso vita nella chiesa “San
Pantalone Martire”, dove Aurelio ha raccontato che la loro
storia d’amore è possibile grazie ad «un disegno divino»,
problemi di Rosarno. «Come è notorio il nostro obbiettivo è quello di garantire a tutti i cittadini condizioni di poter operare in un
contesto di legalità, tranquillità e rispetto. Coloro
che pensano invece di potere modificare il nostro cammino con attentati o ritorsione avranno una ferma
risposta in termini politici
ed in termine di repressione».
I fatti accaduti in una
contrada del Bosco sono
stati denunciati alla giustizia da De Maria. Malgrado
tutto, il sindaco e la giunta
confermano ai cittadini il
loro impegno a favore «di
una crescita serena della vita sociale ed economica di
Rosarno», concludendo di
essere certi che la legge
porterà alla individuazione
dei colpevoli del taglio dei
kiwi.
La famiglia Anania al gran completo
che essi hanno deciso di rispettare.
«Aver dato vita ad una famiglia così numerosa per noi
non è stata una scelta di estremismo cattolico, come qualcuno potrebbe pensare, ma il
compimento dell’opera di
Dio» ha spiegato papà Aurelio, ammettendo che le difficoltà non mancano. Poi l’uomo ha ricordato che nella sua
famiglia non si parla solo di
religione, ma c’è un dialogo
molto aperto. Con grande serenità, gli Anania vivono in
110 metri quadrati di casa. Al
piano di sopra ci sono le stanze da letto. I maschietti dormono tutti insieme mentre le
femminucce sono divise: tre
in una camera e cinque in
un’altra. Nelle pareti della casa sono appese numerose foto
ricordi: battesimi,comunioni
e cresime o semplicemente
momenti di vita quotidiana.
Aurelio lavora all’Accade-
mia delle Belle Arti di Catanzaro, Rita fa la mamma a tempo pieno. Non potrebbe fare altrimenti. C’è da osservare, che
la scelta dei nomi dei figli è stata profondamente cattolica.
Ognuno di loro porta infatti
un nome biblico. A partire dalla primogenita, Marta, nata
17 anni fa, che, rappresenta
colei che serve il Signore. L’ultima, Domitilla ha appena tre
mesi. In mezzo ci sono Priscilla, Luca, Maria, Giacomo, Lucia, Felicia, Giuditta, Elia,
Beatrice, Benedetto, Giovanni, Salvatore e Bruno. Infine,
papà Aurelio, ha parlato
dell’organizzazione familiare
all’interno della loro casa.
«La mattina appena suona
la sveglia alle 6.15, tutti in piedi, perché altrimenti non si fa
in tempo ad arrivare a scuola.
Per la colazione occorrono
quattro litri di latte al giorno.
Per il pane tre chili mentre per
la pasta ne serve solo un chilo
e mezzo per ora molti dei piccoli vanno avanti con le pappine».
k.g.
percentuali bulgare, che decide nella
massima libertà senza dover rendere
alcun conto a chicchessia».
Risposta che evidentemente non è
piaciuta all’opposizione. Ed il manifesto del primo gennaio esprime
chiaramente il dissenso e la distanza
siderale tra le parti: «Sindaco, occorre che anche lei sappia che il danaro
quando è pubblico non può essere
scialacquato a proprio volere e piacere. L’elettore ha il diritto di essere informato, nonostante i suoi “successoni” elettorali, sull’andamento della gestione finanziaria delle casse comunali. Il Comune non è casa sua, è la
casa di tutti i cittadini di Molochio».
Associazione culturale a Taurianova
A battesimo “Parallelo 38”
la scelta dei giovani
per la propria terra
di FEDERICA LEGATO
TAURIANOVA – Grande successo per la presentazione
dell’associazione culturale
“Parallelo 38” tenutosi nella
Chiesa del Rosario di Taurianova.
Costituita nello scorso mese
di novembre, da un gruppo di
giovani taurianovesi, si è presentata, dunque, alla cittadinanza con l’intervento della
presidente Emanuela D’Eugenio: «Grazie a un gruppo di
giovani, con personalità e attitudini diverse, ma uniti
dall’amore per la cultura e per
la propria terra». Giovani che
hanno scelto direstare in questa terra» e che vogliono impegnarsi per valorizzare le bellezze di un territorio «riscoprendo le tradizioni, gli usi e i
costumi locali, aprendosi al
dialogo interculturale, dando
spazio all’arte, nelle sue infinite e indefinite forme».
Il “Parallelo 38” è, infatti,
un simbolo di collaborazione
pacifica tra i popoli di Atene,
Smirne, Seul, San Francisco,
Cordova e Reggio Calabria, che giacciono sul medesimo
parallelo -, uniti da un ideale
legame, sancito nel 1987, con
l’auspicio di ampliare “orizzonti di pace, nell’operare della cultura”.
Lo stesso spirito, oggi, rappresenta il motore e il substratodiquesta nuovarealtàassociativa, che si vuole porre come elemento unificatore, che
baserà, nell’interesse collettivo, la propria attività sulla
«collaborazione con le altre
realtà associative presenti sul
territorio, con gli enti e le istituzioni, per ridare giusta dignità al proprio territorio e
per tentare di cambiare le sorti
di una terra che non si può e
non si deve più accontentare».
A dir poco coinvolgente è
stata, poi, la meravigliosa performance musicale del “Corona Chorus” che si è esibito in
brani della tradizione gospel.
La serata è stata dedicata a due
illustri taurianovesi, recentemente scomparsi, Isabella Loschiavo ed Enzo Zito.
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Piana
Martedì 3 gennaio 2012
S’intitola “Niente di cui pentirsi” il romanzo del sostituto procuratore della Procura di Reggio
di ANGELO CANNATÀ
“ERA un giorno di primavera
come tanti altri quel 28 aprile
del 1974.” Comincia così il noir
di Rocco Cosentino, sostituto
procuratore presso la Procura
della Repubblica di Reggio Calabria. Che significa? Perché il
pubblico ministero di una città
“discussa”, scrive un romanzo?
Apro il “Quotidiano”: “Richiesta di scioglimento del comune
di Reggio per presunte infiltrazioni mafiose”; “Due arresti per
tentato omicidio di un romeno”;
“Talpe presso il Palazzo di giustizia”; “Consigliere comunale
reggino arrestato per concorso
esterno”. E' un bollettino di
guerra. In questo “clima”, è in
libreria “Niente di cui pentirsi”
(Luigi Pellegrini Editore): il
contesto stimola la lettura del Il sostituto procuratore Rocco Cosentino; in basso: la copertina del suo romanzo
testo. Ma c'è di più. Cosentino è
scrupoloso, analitico, documentato, attento ai dettagli.
Scrive bene. Racconta di una città
devastata da una
serie di terribili
delitti. Hanno
qualcosa in comune? C'è un filo
che li lega? Si indaga: l'obiettivo
è fare giustizia.
Impresa ardua.
Non solo perché
il concetto di giustizia si complica nel districarsi
della trama, ma anche perché il
pubblico ministero e il giovane
commissario debbono lottare
chiede i pieni poteri sui prefetti, con la direzione di Catanzariti -,
contro la burocrazia e la diffisui questori; lei vuole coordina- sono scottanti: “Due omicidi, in
denza dei superiori.
re la lotta alla mafia, controllare poco meno di una settimana (…)
C'è qualcosa di autobiografile banche, entrare nel commer- Gli venne in mente che quella
co in questa parte del racconto?
cio della droga. Ma generale era una responsabilità che doNon conosciamo il punto di vinon lo vede che questa grande veva dividere con il comandansta dell'autore. Ma la letteratucittà vive della droga? Non lo sa te della locale compagnia dei cara, la storia e la cronaca dicono
che i mafiosi sono nel palazzo? rabinieri. (…) Squilla il telefodi queste difficoltà. Il “noir” è
(...) La verità è che Dalla Chiesa, no. - Pronto, dottore, le porto alun genere che da Edgar Allan
il generale di ferro, è stato man- cune novità sull'avvocato GuiPoe a Carlo Lucarelli descrive la
dato a Palermo allo sbaraglio” do Merlin (…) La nascita del suo
complessità del reale. Anche la
(Giorgio Bocca, Il generale nel impero economico, creato dal
complessità della macchina delsuo labirinto, la Repubblica, 4 nulla, è coincisa proprio col suo
la giustizia e dello Stato, che lasettembre 1982). Ecco. L'im- ingresso in politica.” (pp. 323scia soli, non tutela, talvolta
pressione è che i personaggi di 324).
ostacola i suoi servitori. Questa
Interessi, crimini, politica.
Cosentino - anche loro - debbano
complessità, ben raccontata da
lottare contro burocrazia, diffi- Siamo dentro la piena attualità.
Cosentino, è descritta - con lucidenze e resistenze, e in certi mo- Quella con cui l'autore ha quotido realismo - anche dai grandi
menti sembrano soli. Come Dal- dianamente a che fare nella Progiornalisti. Penso a Giorgio
la Chiesa. I temi che affrontano - cura di Reggio. Il tutto, natuBocca che va a Palermo per inil giovane commissario Di ralmente, visto attraverso gli
tervistare Carlo Alberto Dalla
Francesco e l'Ispettore Caruso, occhi (e la trasfigurazione) delChiesa: “…ma generale, lei
I personaggi
a volte
sembrano
lasciati da soli
Cosentino
l’inchiesta è noir
l'arte: non mancano le pagine
ironiche, i flashback, l'intreccio
tra inchiesta e vita dei personaggi, lo scavo psicologico. Il risultato complessivo è - dal punto di vista letterario - positivo.
“Niente di cui pentirsi”, con
analisi e descrizioni minuziose,
un registro stilistico tecnico
(ma comprensibile), ci fa entrare dentro la macchina della giustizia. Come lettori, ne usciamo
soddisfatti. Sappiamo qualcosa
di più dell'universo giudiziario:
dei pregi e dei limiti. Ha coraggio Roberto Cosentino. Non teme di parlare (anche) degli abusi di qualche componente delle
forze dell'ordine. Intervistato
su questo tema, risponde con
ironia: “Se tra le pagine del mio
romanzo qualcuno dovesse
scorgere casi estremi di corruzione e illegalità varie, e mi dovesse accusare di aver infangato il buon nome della Giustizia,
lo posso rassicurare dicendo
che questa è stata la parte del
mio romanzo in
cui la fantasia ha
avuto minor spazio…”. Cosentino racconta la
realtà - delle procure, delle inchieste, del mondo della giustizia
-, così com'è. Con
le luci e le ombre.
Restano le domande che riguardano la struttura narrativa, ma anche - a ben vedere - la filosofia dell'autore: “la verità alla fine sembra trionfare… ma
sarà davvero così? Giustizia sarà fatta… ma da chi? Le vittime
potranno risposare in pace…
ma quali vittime?” Domande.
Dove, con tutta evidenza, entrano in gioco i concetti di verità,
necessità e destino. Ma non vogliamo addentrarci nei meandri dell'interpretazione filosofica. Ci interessa di più l'aspetto
politico. Il testo si chiude con
queste battute: “Vedendomi lacrimare mi chiese: 'Che cosa hai
fatto di tanto grave?' - Risposi:
'Niente di cui pentirsi'.”Quanti,
oggi - sulla scena pubblica - potrebbero pronunciare queste
parole? Insomma: visti i titoli richiamati all'inizio, anche la politica - in Calabria - non ha nulla
di cui pentirsi?
Si racconta
la realtà
tra luci
e ombre
In un libro gli scenari possibili in vista delle presidenziali Usa
Gli impegni della casa editrice
Tutti i rivali di Obama
Sabbiarossa
sbarca a Torino
L’economia l’ago della bilancia del prossimo election day
di MICHELE ESPOSITO
IL COMPASSATO Romney,
il «resuscitato» Gringrich, il
texano Perry. La mappa dei
rivali di Barack Obama alle
presidenziali del 2012 è ancora fluida e, a pochi giorni
dall’inizio delle primarie,
pare che il Grand Old Party
non abbia ancora trovato un
vero leader. Nel volume 'Tutti i rivali del presidentè
Giampiero Gramaglia, per
trent'anni all’ANSA, di cui è
stato corrispondente a Bruxelles, Parigi e Washington
e poi direttore, traccia i vari
scenari possibili a un anno
dall’Election Day. Dove – è
uno dei refrain del libro – sarà l'economia il vero ago della bilancia per la vittoria finale.
Sul fronte conservatore, i
repubblicani
«appaiono
quasi rassegnati a scegliere
il proprio sfidante alla Casa
Bianca tra personaggi senza carisma» osserva l’autore
ricordando come il Gop sembri «divorare i loro potenziali favoriti» e ciò “costituisce
un vantaggio» per Obama.
Sebbene ancora troppo eterogenea, la gamma dei futuri avversari del presidente
La copertina del libro
potrebbe però rivelare ancora molte sorprese. E allora
ecco, in questo ricco manuale alle presidenziali Usa, un
identikit degli otto candidati repubblicani ufficiali più
tre outsider, tra i quali spicca l’icona del Tea party Sarah Palin: senza di lei “la
campagna repubblicana risulterà piùnoiosa e quindi
meno seguita dai cittadini»
fornendo così «una chance
in più per Obama». Nel volume, terminato alcune settimane prima del passo indietro di Hermain Cain, il re del-
la pizza è descritto già come
una stella cadente, punito da
gaffe madornali e, soprattutto, dalle imbarazzanti accuse di molestie sessuali. Sul
podio dei favoriti, ecco invece Mitt Romney, imprenditore mormone, sposato con 5
figli e uomo-chiave del successo delle Olimpiadi Invernali di Salt Lake City nel
2002. Romney è «il battistrada in quasi tutti i sondaggi.
È serio e credibile ma freddo
e troppo moderato per appassionare i conservatori
'arrabbiatì», spiega Gramaglia. Il governatore del Texas Rick Perry, «evangelico
e ultra-conservatore», punta invece, proprio come la
meno favorita Michele Bachmann, «sul voto qualunquista» ma ora «sembra già
spompato, esposto alla mercè delle sue gaffe». Alle sue
spalle, si piazzano un “vecchio arnese» della politica a
stelle e strisce come Newt
Gringrich, «politico d’esperienza dotato di tenuta sulla
distanza», e il ginecologo
Ron Paul, considerato «un
padrino intellettuale» del
Tea Party. Ma alla fine, Obama riuscirà a confermarsi
alla Casa Bianca? Per Gra-
maglia – che dedica la seconda parte del libro alle “regole
del gioco» del lungo viaggio
elettorale e ad alcune curiosità storiche legate al voto –
quello del presidente è stato
«un mandato ad handicap»
nel quale Obama «non ha
certo trovato lo slancio della
campagna elettorale, deludendo i suoi sostenitori senza, peraltro, soddisfare i
suoi oppositori». Mentre in
politica estera, l’uccisione di
Bin Laden e il ritiro delle
truppe dall’Iraq sono certamente delle armi in più per il
presidente anche se, «economia, lavoro e società sono in
genere in testa ai criteri di
scelta degli elettori». Con il
fronte del Gop ancora diviso,
molto dipenderà dalla congiuntura economica, quindi, in un’America dove il recente movimento degli indignados «ha per protagonisti
proprio quei giovani idealisti che nel 2008 avevano fornito supporto e sostegno,
entusiasmo e capacità tecnologica, alla campagna di
Obama».
Giampiero Gramaglia
Tutti i rivali del presidente
- Editori internazionali
riuniti, pp. 255 – 20 euro
DUE mesi intensi e produttivi
quelli appena trascorsi per
«Sabbiarossa edizioni». Tutto
è partito, riferisceun comunicato della casa editrice, il 31 ottobre del 2011 con la pubblicazione del bando di «Odio gli indifferenti» e con l’avvio della
distribuzione dei due primi titoli, il romanzo «Bianco come
la vaniglia», di Paola Bottero,
e il «Diario di un’esperienza
tra le mura dell’anima», di
Marcella Reni e
Carlo Paris. La
memoria già raccolta dall’inchiostro dei primi due
titoli si unirà a
quella delle prossime uscite, per costruire una realtà
sempre più solida
e lontana dai silenzi contigui
che sembrano aver sopraffatto buona parte della società calabrese. Il 2012 si apre per
«Sabbiarossa edizioni» con
obiettivi importanti, partendo dal premio letterario «Odio
gli indifferenti», per inediti di
narrativa (il bando per partecipare è consultabile all’indirizzo web http://odiogliindifferenti.wordpress.com e scade il 15 febbraio). La partecipazione al Salone del Libro di
Torino e alle altre manifestazioni nazionali dedicate
all’editoria sarà anticipata e
seguita da nuove presentazioni.
Partendo dalla prima data,
il 20 gennaio, in cui la casa editrice sarà a Torino, per raccontare e raccontarsi. «Speravamo di riuscire ad aggregare
–afferma Paola Bottero - parte
della Calabria sana, di cui ci si
innamora a prescindere. Speravamo di riuscire a scalfire la crosta dura di silenzio che domina
con la paura ogni
cosa. Manon potevamo immaginare di raccogliere
tanti entusiasmi,
tanto consenso,
tanta sana e pulita voglia partecipativa. Ci sentivamo folli a
pensare di poter avviare una
nuova esperienza editoriale.
E forse lo siamo. Ma con noi ci
sono tantissimi altri: non solo
le migliaia di persone che hanno già acquistato i nostri libri
e ci stanno fortificando con i
loro incoraggiamenti e i loro
complimenti, maanche itanti
scrittori di inediti che hanno
già inviato il proprio manoscritto».
Il premio
letterario
scade a febbraio
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Idee e società 51
Martedì 3 gennaio 2012
33
Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected]
Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
Paola. Erano state scoperte lo scorso 28 dicembre a seguito di una partecipata commemorazione
Sfregio alle targhe di Gravina
Ignoti hanno piegato i cartelli dedicati al meccanico che si era opposto al racket
di PAOLO VILARDI
PAOLA – Opera di gente
collusa con la criminalità o
deplorevole gesto di qualche bontempone?
Ignoti nei giorni scorsi
hanno piegato e parzialmente danneggiato le targhe, per nasconderle alla
lettura dei passanti, del
ponte di Via Cristoforo Colombo, intitolato alla memoria del meccanico Luigi
Gravina, ucciso nel 1982
da due killer perché si era
opposto alle richieste
estorsive
dell’invadente
criminalità del tempo.
La cerimonia di commemorazione si era tenuta lo
scorso 28 dicembre, alla
presenza del sindaco Roberto Perrotta, del presidente del consiglio comunale, del parroco del duomo e dei familiari del compianto, che allo scoprimento delle due targhe, una per
ogni senso di marcia, avevano manifestato profonda commozione per quella
cerimonia che rinfrancava
la memoria del proprio
congiunto, rievocando la
sua dignità che si manifestò con un grande atto di
coraggio, respingendo le
angherie della malavita.
Un gesto pagato con la vita.
Gravina fu ucciso da due sicari che il 25 marzo dell’82
fecero irruzione nella sua
officina e gli esplosero contro alcuni colpi di pistola.
Sulle targhe scoperte a fine dicembre si legge pertanto “Ponte Luigi Gravina, Martire per la Libertà”.
Frase significativa e dal
forte messaggio, che qualcuno ha inteso togliere dal
campo visivo dei passanti,
svitando i bulloncini dei
due cartelli e girandoli in
modo perpendicolare alla
loro visuale, appunto per
impedire di leggerli.
Non si è tra l’altro tratta-
Una delle targhe prese di mira dai vandali
to di un gesto sporadico,
perché le targhe sono state
manomesse due volte: la
prima il 30 dicembre; una
volta ripristinate sono state nuovamente girate l’1
gennaio.
I malviventi hanno agito
di notte, approfittato della
scarsa illuminazione del
ponte e della poca presenza
di gente lungo la strada.
Di cosa potrebbe trattarsi? Molto probabile di qualcuno a cui non piace che si
ricordi una persona a cui è
stato riconosciuto il gesto
eroico di opporsi alle vessazioni della malavita locale,
che nei primi anni Ottanta
incuteva timore alla popolazione, costringendola a
stare dentro casa al calar
del sole.
Qualcuno che per forza
di cose è legato alla criminalità organizzata di oggi,
che ha inteso risaltare che
la stessa è ancora viva e vegeta.
A sostegno di questa ipotesi i due distinti episodi del
piegamento delle targhe.
Un’insistenza che lascerebbe dedurre che non si è trattato dello scherzo di cattivo
gusto di qualche scapestrato.
Il fatto sarà segnalato
all’autorità giudiziaria inquirente. Non è da escludere la possibilità che in zona
venga istallato un circuito
chiuso di telecamere, onde
prevenire deprecabili episodi del genere.
Il coro di denuncia, a Paola e nei paesi limitrofi, è
praticamente unanime. E
ora si spera di risalire agli
autori o quantomeno di evitare che in futuro accadano
cose del genere.
Paola. E’ stata presentata da padre Rocco l’83ª edizione
Il calendario di San Francesco
di MIMMO ABRAMO
PAOLA - L’inizio del nuovo anno, che segna
l’avviodelle celebrazioniperil 50°anniversario del Patronato di S. Francesco di Paola, è
stata l’occasione per il Padre Provinciale,
Rocco Benvenuto, per presentare il nuovo calendario del Santuario di Paola e il logo giubilare. Lo storico calendario, giunto ormai alla
sua 83ª edizione, presenta, infatti, il Santo
nell’atteggiamento di proteggere la Calabria, sulla quale sono state significativamente riprodotte le facciate delle 12 cattedrali calabresi. Tutte le immagini sono state realizzate da Yuriy Kuku, artista ucraino che ormai
da diversianni opera in Calabria.In parallelo
si muove il logo, opera di p. Ivano Scalise. Scegliendo l’ulivo come elemento tipico della Ca-
Strategie in vista per le amministrative
labria, attraverso 5 foglie, che rappresentano
le cinque Province calabresi, è stato realizzato il 5, mentre lo zero è dato dal sole, con 12
raggi, all’interno del quale è impresso il Charitascheè lostemmadiS. FrancescodiPaola.
Lo zero è stato posizionato nella parte alta del
mar Tirreno, dove si trova Paola che ha dato i
natali al Santo. Dallo zero si diramano poi 12
fiammelle, rappresentanti le 12 diocesi calabresi. Ogni gruppo di 4 ve n’è una più grande.
Letre fiammemaggiori stannoad indicarele
tre sedi metropolitane, Cosenza, Catanzaro e
Reggio Calabria. Il tutto è posizionato sulla
Calabria, mentre nella legenda è riportato
l’incipit del Breve del B. Giovanni XXIII, “Lumen Calabriae”, col quale il 2 giugno proclamò S. Francesco di Paola celeste patrono della
Calabria.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri
Si masturba davanti
a un’abitazione
e malmena i carabinieri
FUSCALDO - Si inizia a
masturbare alla vista del
proprietario di una casa a
cui aveva recato disturbo,
visibilmente in preda all'alcool e forse sotto l'effetto di qualche stupefacente.
All'arrivo dei carabinieri
inizia a malmenarli, ma
verrà bloccato e arrestato
in pochi minuti. Il protagonista di questa vicenda
giudiziaria è un pregiudicato del posto, G.N., di 31
anni, che risulta disoccupato.
Il fatto è accaduto intorno alle 21 del giorno di capodanno. L'uomo, ubriaco, si era recato nei pressi
di una casa della marina
della città. Alla vista del
proprietario, che sentiti
strani rumori si era affacciato, lo strano personaggio inizia a masturbarsi. Il
caso veniva subito segna-
lato ai carabinieri, che
prontamente intervenivano con una pattuglia della
locale stazione, coordinata
dal luogotenente Pietro
Colosimo, e con un'altra
del Norm della compagnia
di Paola, agli ordini del tenente Paolo Zupi. Al primo
tentativo di far desistere
l'uomo dai suoi comportamenti i militari ricevevano
dapprima qualche insulto; venivano poi aggrediti
e malmenati, procurandosi qualche escoriazione,
ma riuscivano ugualmente a bloccare l'aggressore,
che su disposizione del pm
di turno, Giovanni Calamita, verrà sedato, arrestato
e tradotto in carcere per atti osceni in luogo pubblico,
minacce, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
p. v.
Paola. Attacco dopo le ultime decisioni in materia di piano strutturale
I giovani dell’Udc
vogliono spazio
e chiedono concretezza Psc e Ici: un gruppo di cittadini contro l’amministrazione
«Si vuole fare solo cassa»
PAOLA - «Quel che serve, a nostro avviso, è anche e soprattutto un progetto unitario, tra
i partiti che compongono l’alleanza che sostiene il presidente Scopelliti alivello regionale, oltre che ad un’apertura
alle forze del terzo polo ed a
quelle forze sane (associazioni su tutte) che vogliono rappresentare e nel contempo dar
vitaad unavalidae seriaalternativa di governo per la città
di Paola». E’ quanto sostengono, in una nota stampa, i giovani dell’Udc. «Si sente il bisogno e la necessità – prosegue
la nota - di un confronto sereno e costruttivo, che parta
dall’elaborazione di un programma condiviso e che possa rispecchiarsi nelle istanze
delle nuove generazioni.
Chiediamo concretezza ed impegno, oggi più di ieri, affinché, anche a Paola, possa innescarsi il virtuosismo amministrativo e politico che sta vedendo la nostra regione protagonista, nonostante ataviche
difficoltà eproblematiche ereditate ed anch’esse di antica
memoria. Urgono scelte co-
raggiose e che mirino al mondo giovanile, senza tentennamenti ed agendo con saggezza e senso di responsabilità:
questo, ed altro, è ciò che ci
sentiamo in dovere di reclamare al nostro partito ed a colui che sarà il candidato a sindaco che andremo a sostenere». A tal proposito, subito dopo lo Skimeeting di fine mese,
che vedrà impegnata la componente giovanile e non solo,
in Sila, per una tre giorni di
formazione e di dibattito con
Casini, Cesa ed i leader nazionali e regionali dell’Udc, sarà
avviata una fase di confronto e
di ascolto per far proprie le richieste dei giovani paolani in
proposte programmatiche
che, in un secondo momento,
si suggerirà di inserire nel
programma elettorale del
partito. Nel calendario che si
sta predisponendo troveranno spazio una serie di iniziative e di manifestazioni che si
organizzeranno in stretta sinergia con il coordinamento
provincialee conquelloregionale.
f. s.
di FRANCESCO STORINO
PAOLA - Psc e nuovi terreni edificabili
nell’occhio del ciclone. Un gruppo di cittadini contestail comunee l’amministrazione rea di non essere andata incontro
alle esigenze della cittadinanza. Anche a
Paola a popolazione effettiva è in diminuzione il turismo è in netto calo e le case rimangono vuote. In tutta questa drammatica situazione il comune di Paola cosa fa?
«Allo scopo di reperire maggiori entrate
fiscali, ha considerato sufficiente il semplice inserimento del terreno agricolo nel
Psc come area fabbricabile per considerarlo tale anche ai fini Ici, non tenendo
conto che ci sono anche tanti onesti cittadini che hanno oggi difficoltà di pagare
l’Ici su questi terreni». A dire di questi cittadini il Comune spende male i suoi soldi
(mutui e debiti vari): «Ma non è giusto che
a pagarne le spese siano i paolani».
Nell’ultima nota del Comune la Giunta ha
fatto un passo indietro precisando fra
l’altro che: «La superficie reale dei terreni
potrà essere prodotta solo dalla parte interessata essendo, questa, l’unica a conoscere la situazione concreta attuale».
Adesso questi cittadini si chiedono «con
quali parametri il Comune ha attribuito
ad un terreno la natura di area fabbricabile? Non è certo il cittadino che deve produrrete la documentazione per far cono-
scere al Comune di Paola la situazione
concreta attuale». Per cui si ricorda che
«a seguito dell’adozione in data 5 febbraio
2008 del Nuovo Regolamento Urbanistico, e della successiva approvazione definitiva del 25 ottobre 2008, rende necessario ridefinire i criteri per la valutazione
del valore venale delle aree fabbricabili
derivante dalle nuove disposizioni urbanistiche chehanno introdottoun diverso
sistema di zonizzazione e di potenzialità
edificatoriarispetto aglistrumentiurbanistici pre-vigenti e per dare giusto completamento all’obbligo imposto al Comune, dall’art. 31 comma 20 della Legge
289/2002, di comunicare ai cittadini l’intervenuta edificabilità delle aree possedute». E i Comuni, quando attribuiscono
ad un terreno la natura di area fabbricabile, ne danno comunicazione al proprietario a mezzo del servizio postale. «Se il Comune non dà comunicazione al proprietario dell'attribuzione a un suo terreno
dellanatura diareafabbricabile, nonpuò
essere irrogata alcuna sanzione, in virtù
del principio generale della tutela dell'affidamento e della buona fede del contribuente (Direzione federalismo fiscale,
documento protocollo 16506/2010 del 16
luglio 2010)».
A questo si aggiunge che «l’art. 5 del
D.Lgs. 504/92 stabilisce che la base imponibile ai fini della determinazione dell’Ici
da corrispondere per le aree fabbricabili è
costituita dal valore “venale in comune
commercio al 1° gennaio dell’anno di imposizione, avendo riguardo alla zona territoriale di ubicazione, all’indice di fabbricabilità, alla destinazione d’uso consentita, agli oneri per eventuali lavori di
adattamento dei terreni necessari per la
costruzione, ai prezzi medi rilevati sul
mercato della vendita di aree aventi analoghe caratteristiche».
Mancano poi, a dire di questo gruppo di
cittadini, i cosiddetti piani attuativi e
inoltre una domanda sorge spontanea se
il terreno non ha i crismi di potenziale edificabilità come ci si regola?
Come sottolineato dalla Suprema Corte, risulta logico dedurre che «se l’edificazione è vietata fino all’approvazione dei
piani attuativi (piani particolareggiati o
di lottizzazione) o fino a quando la norma
di salvaguardia non è stata revocata o dichiarata decaduta, con la conseguente
impossibilità di fatto di ottenere valida
concessione edilizia per edificare, non è
sostenibile che quell’area è utilizzabile a
scopo edificatorio. La utilizzabilità presuppone la possibilità attuale e non potenziale di edificare. Senza dubbio genererà un considerevole contenzioso con il
Comune, i quali continueranno, per note
ragioni di cassa, a perpetuare la loro
prassi impositiva».
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Tirreno
Martedì 3 gennaio 2012
dal POLLINO
alloSTRETTO
Bomba nel ristorante dei migranti
calabria
ora
MARTEDÌ 3 gennaio 2012 PAGINA 5
Caulonia, il locale era prossimo all’apertura: sventrate porte e finestre
CAULONIA (RC) Attentato dinamitardo
nella Locride, dove un ordigno è stato fatto
esplodere nella notte davanti al ristorante “La
grotta”, in contrada Frazzo, lungo la strada
provinciale che congiunge la Statale 106 a Caulonia. Il locale, devastato dalla deflagrazione,
che ha mandato in frantumi porte e finestre,
era prossimo all’apertura. Presto sarebbe stato gestito da
un gruppo di migranti giunto a Caulonia a
seguito di un progetto presentato dal Comune e coordinato
dalla cooperativa Goel. Per fortuna non ci
sono feriti: il ristorante, quando avviene l’esplosione, la
Niente di nuovo: è la storia che
notte di San Silvesi ripete… Prima l’attentato a don
stro, era vuoto. E sulGiacomo Panizza, ora questa intilo sfondo, intanto, si
midazione vigliacca che colpisce
allunga
mancina
ancora una volta le persone più
l’ombra dei clan. Il
deboli. Si tratta di un episodio inGoel, per quel che
crescioso, che dimostra come la
documenta il comumano della criminalità organiznicato diramato ieri a
zata non risparmi nessuno e coltutti gli organi d’inpisca soprattutto le esperienze poformazione, si sente
sitive che esistono in Calabria. In
nel mirino della maquesto caso, dopo l’associazione
fia: «Nella Locride
“Progetto Sud” è stato preso di misono molti gli atti di
ra lo stesso Comune di Caulonia
violenza. Se la
da sempre impegnato nell’acco’ndrangheta non vieglienza degli immigrati e delle
ne urgentemente anpersone che vivono in genere in
nientata, per la Calacondizioni di estremo disagio e
bria
sarà definitivapovertà. È un segnale inquietanmente preclusa ogni
te, questo, di come la criminalità
via di sviluppo», scriorganizzata tenda a voler destabive la coop.
lizzare. Ed è la riprova di quanto
Il presidente, Vinvere siano le parole pronunciate
cenzo Linarello, è
da don Giacomo Panizza e don Pistato
interrogato dai
no De Masi nel corso della Marcia
carabinieri di Rocceldella pace a Polistena per dire no
la Jonica. Anche se il
alla mafia: è arrivato il momento
progetto sull’immiche ognuno si assuma le proprie
grazione muove una
responsabilità, in tutti gli ambienmontagna di denaro,
ti. Ognuno deve fare la propria
l’uomo ha riferito agli
parte. Azioni del genere, del resto,
inquirenti di non
non fanno altro che rafforzare la
aver mai ricevuto minostra volontà di lavorare sui ternacce. I militari del
ritori. Fatti del genere non ci inticapitano
Marco
midiscono e producono l’effetto
Comparato, per ora,
contrario. Il nostro auspicio per il
non scartano alcuna
nuovo anno è che non soltanto
pista. Neanche la più
vengano raggiunti importanti ribanale. Nella mattisultati da parte delle forze dell’ornata di ieri, hanno efdine sul versante del contrasto alfettuato una serie di
la criminalità organizzata, ma
sopralluoghi in conche i cittadini soprattutto non ritrada Frazzo. Sulla
mangano alla finestra. È questo il
piazzola del ristorannostro appello: bisogna uscire
te, una vecchia casa
dall’indifferenza e fare una scelta,
appositamente ridecidere cioè se stare con la mafia
strutturata, c’erano
o contro la mafia. La cosa peggioancora i segni lasciare è non scegliere. Ecco perché noi
ti dalle ruote dell’ausperiamo che la gran parte dei citto a bordo della quatadini scelga di stare dalla nostra
le sono giunti i malparte...
viventi.
Mimmo Nasone
Secondo una pri“Libera Reggio”
ma ricostruzione,
tutto si consuma la
notte di Capodanno. A quell’ora, buio fitto, in
contrada Frazzo, zona periferica di Caulonia,
non si vede anima viva. I bombaroli si sono
mossi indisturbati. Hanno innescato l’ordigno
e si sono dileguati senza essere né visti né sentiti. L’allarme è stato lanciato solo nella matti-
Il ristorante
sarebbe stato
gestito da
un gruppo
di migranti
nata di ieri. Il
primo cittadino di Caulonia,
ha
commentato
il gesto. «I valori di solidarietà, generosità, accoglienza e uguaglianza – scrive l’amministratore - tagliano l’erba sotto i piedi alla criminalità, che per vivere ha bisogno di contrapposizioni, odio e divisioni. Noi non faremo un
solo passo indietro. Nè abbandoneremo le nostre posizioni». Il piano sull’immigrazione, del
resto, è stato da sempre il cavallo di battaglia
del sindaco Ilario Ammenodolia. La nuora insegna la lingua italiana ai migranti, mentre la
nipote coordina il progetto in nome e per conto della cooperativa.
E’ una vera e propria escalation del terrore
quella lanciata al progetto sull’immigrazione.
La prima incursione risale al marzo 2009.
Ignoti hanno sparato due colpi di pistola contro la taverna “Donna Rosa”, il ristorante del
primo cittadino di Riace, Domenico Lucano.
Riace e Caulonia, in quel periodo, si erano offerti di ospitare una quota di migranti arrivati
in Italia. Lo stabile in cui è stato collocato l’ordigno è di un privato. Il Goel, ogni mese, paga
l’affitto. Le indagini sono condotte dai carabinieri di Roccella Jonica. «Dopo Riace, Rosarno e Lamezia – dice il sindaco Ammendolia ignoti criminali attaccano il progetto accoglienza del Comune di Caulonia. Lo hanno fatto con
una bomba collocata ieri notte al ristorante etnico di prossima apertura».
La criminalità
non risparmia
nessuno...
ILARIO FILIPPONE
[email protected]
Il ristorante devastato dalla deflagrazione
VIBO VALENTIA
Alla cooperativa “Talità Kum”
il raccolto delle olive comunali
RACCOLTA
I volontari della
cooperativa
sociale al lavoro
al parco urbano
di Vibo Valentia
VIBO VALENTIA Questa volta la solidarietà non si è limitata
alle solite - seppur doverose - parole. Si è tramutata in un gesto
concreto, pensato dall’amministrazione comunale di Vibo Valentia e rivolto a chi è stato vittima di
un atto spregevole.
Erano gli inizi dello scorso novembre quando a Sant’Onofrio, in
località “Vajoti”, il titolare di un va-
sto appezzamento di terreno, Pietro Lopreiato, si trovò davanti una
scena incredibile e tristemente
reale: le circa mille piante d’ulivo
presenti sul lotto erano state praticamente rase al suolo. Un gesto
chiaramente di matrice mafiosa,
un “avvertimento”. Di quelle piante se ne occupava la cooperativa
sociale “Talità Kum”, della quale
lo stesso Lopreiato è socio, che ne
raccoglieva i frutti per produrre un
olio biologico di ottima qualità. Un
lavoro che si basava sull’opera volenterosa dei membri dell’associazione, nata per tentare di dare una
speranza di legalità ad un territorio oppresso dalla criminalità organizzata.
All’episodio, ripreso anche dai
media nazionali, è seguito un fiume di solidarietà alla cooperativa,
della quale fanno parte anche due
sacerdoti, don Salvatore Santaguida e don Domenico Muscari. Entrambi ieri erano presenti, insieme ad altre persone, al parco urbano di Vibo Valentia, splendido pol-
A novembre
l’avvertimento:
circa mille
piante d’ulivo
furono distrutte
mone verde della città, per concretizzare il gesto di solidarietà del
Comune: loro vi hanno tagliato gli
ulivi - il ragionamento degli amministratori vibonesi - noi vi offriamo i nostri, presenti nel parco,
raccoglietene i frutti.
Così è stata data vita ad una raccolta, anche se leggermente fuori
stagione, che ha visto impegnati
alcuni operai e componenti della
“Talità Kum”. «Un piccolo gesto
che andasse oltre le parole, per
quel poco che vale», è stato il commento dell’assessore all’Ambiente
Pietro Comito. «Molto grati, anche
per il valore simbolico dell’iniziativa», si sono detti il presidente Giovanni Pileggi e don Domenico Muscari, i quali hanno assistito, insieme all’imprenditore Pietro Lopreiato, alla raccolta delle olive dentro
il parco vibonese. Un piccolo grande gesto per non far sentire sole le
persone impegnate a lavorare e a
far rispettare il sacrosanto valore
della legalità.
Giuseppe Mazzeo
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MARTEDÌ 3 gennaio 2012
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
CATANZARO
CATANZARO Complice il
buio, complice una strada che di
certo non è agevole, forse un attimo di distrazione fatale. Complice un destino amaro e tragico. È finita così sull’asfalto la vita di Roberto Anfossi, 32 anni, originario
di Lamezia Terme che si trovava
da tempo a Catanzaro.
L’uomo stava percorrendo la
strada che congiunge il quartiere
di Germaneto con via Lucrezia
della valle, periferia sud del capoluogo, ad un certo punto, per cause che sono ancora in corso di accertamento da parte delle forze
Travolto da un’auto e ucciso
L’incidente a Germaneto. La vittima è un uomo di 32 anni di Lamezia Terme
dell’ordine, una Y10 è piombata
su di lui senza lasciargli scampo.
Non sembra però che sia stata la
velocità a causare il tragico incidente. Anche perché in quel tratto di via Molè, usato spesso come
scorciatoia per evitare il traffico,
sarebbe difficile andare veloce se
non a rischio della propria vita.
Un colpo sordo, è questo quello
che il conducente dell’Y10 ha sen-
tito. L’uomo alla guida dell’auto si
è fermato subito per capire cosa
fosse accaduto e appena ha realizzato la tragedia ha chiamato i soccorsi.
Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, la polizia, ma per recuperare il corpo del ragazzo è stato necessario anche l’intervento
dei vigili del fuoco che con i loro
mezzi hanno fatto luce nel luogo
dell’incidente. La salma è stata recuperata in tarda serata dall’agenzia funebre Tassoni ed è stata trasferita presso l’obitorio, in attesa
che il magistrato di turno compia
tutti gli accertamenti di rito prima di riconsegnarla alla famiglia
per il funerale. Un inizio anno
davvero tragico con una giovane
vita spezzata all’improvviso.
Giulia Zampina
Il cadavere sull’asfalto
Il Csm decide su Cisterna
Pignatone verso Palermo
Nei prossimi giorni le prime risposte alla “stagione dei veleni”
REGGIO CALABRIA
Cosa deciderà il Csm su Cisterna e come finirà l’indagine sul procuratore aggiunto della Dna, indagato a Reggio per corruzione? Ci saranno procedimenti per i pm
Pignatone e Ronchi? Prestipino andrà a processo per
aver diffamato Cisterna e Macrì? Ed ancora: Pignatone
lascerà Reggio per Roma o Palermo? L’indagine sulle
bombe sarà smontata completamente?
Sarà un mese decisivo quello appena iniziato. Nel breve volgere di qualche giorno, infatti, ci saranno delle
scadenze che dovranno necessariamente portare a novità di rilievo all’interno della cosiddetta “stagione dei
veleni” all’interno degli uffici giudiziari di Reggio Calabria e non solo. Sono sostanzialmente tre i filoni che
potrebbero trovare una strada ben precisa in queste prime settimane del 2012: l’infinita querelle Cisterna-Pignatone-Prestipino; le indagini per gli attentati agli uffici giudiziari di Reggio Calabria; il trasferimento del
procuratore Pignatone con annessa battaglia per la sede dello Stretto.
UN MESE DECISIVO
Tra le questioni aperte che dovrebbero trovare una strada
precisa in queste settimane l’infinita querelle PignatoneCisterna-Prestipino (nelle foto sopra)
Scontro senza esclusione di colpi
Ricordate quando la mattina del 17 giugno il Corriere della sera sparò in prima pagina la notizia che il procuratore aggiunto della Dna, Alberto Cisterna era indagato con l’accusa di corruzione in atti giudiziari? Ebbene, essendo quell’iscrizione risalente al mese di maggio, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria si
trova ora davanti ad una scelta ben precisa. Il tempo è
ormai scaduto e già all’inizio della prossima settimana
potrebbe arrivare la decisione: richiesta d’archiviazione,
richiesta di rinvio a giudizio o richiesta di proroga delle indagini preliminari. È molto probabile che la strada
percorsa sia quella della richiesta d’archiviazione, atteso che gli elementi a carico di Cisterna (accusato di aver
fatto scarcerare il fratello del pentito Nino Lo Giudice,
Maurizio, in cambio di denaro) sono talmente labili da
non consentire di ipotizzare un castello accusatorio che
possa reggere. Ma, come è ovvio, sarà la procura guidata da Giuseppe Pignatone a scegliere la strada da seguire e la richiesta di proroga d’indagini preliminari non appare neppure così improbabile, alla luce delle recenti
informative che hanno riguardato il procuratore Cisterna. Ecco, dunque, che ci si appresta ad un altro momento topico nello scontro che vede ormai protagonisti alcuni tra i magistrati antimafia più in vista a livello nazionale. Eh sì, perché nelle prossime settimane anche da
Milano dovrà arrivare una decisione in merito alla denuncia che proprio Cisterna presentò, assieme al collega Enzo Macrì, nei riguardi del procuratore aggiunto di
Reggio Calabria, Michele Prestipino. Era il marzo del
2011, quando i due giudici querelarono Prestipino per
diffamazione. Le accuse per l’aggiunto di Pignatone erano quelle di aver parlato, durante una cena con altri colleghi, dell’esistenza di una “cricca” di magistrati al cui
vertice ci sarebbe stato proprio Macrì, e di cui anche Cisterna avrebbe fatto parte, e che sarebbe stata collusa
con la criminalità organizzata. Anche in questo caso i
termini sono ormai spirati e si attende solo di capire
quali siano le decisioni che la magistratura milanese intenderà adottare e che potrebbero effettivamente avere
delle ripercussioni non da poco visto che, se Prestipino
dovesse andare a giudizio, sul banco dei testimoni potrebbe essere chiamato addirittura Pignatone, presente – secondo quanto contenuto nella denuncia – alla
cena incriminata. In questo quadro non bisogna dimenticare un’altra decisione importantissima e che dovrebbe arrivare in queste settimane: il Csm dovrà dare una
parola definitiva sul procedimento per eventuale trasferimento cautelare per incompatibilità ambientale nei
riguardi di Alberto Cisterna. Dall’altra parte, invece, la
Procura generale della Cassazione è in procinto di terminare gli accertamenti sulle carte trattenute a seguito
dell’istanza che proprio Cisterna presentò, lamentando
l’incompetenza territoriale di Reggio riguardo l’inchiesta che lo vede indagato per corruzione in atti giudiziari. Il procuratore generale trattenne gli atti per verificare la possibile apertura di procedimenti disciplinari nei
confronti del pm Ronchi e del procuratore Pignatone.
Una sommatoria di decisioni che potrebbe sconvolgere totalmente il quadro delineatosi sino a questo momento. Scelte che dovranno arrivare necessariamente
nelle prossime settimane, poiché la giustizia non ammette ritardi ed i termini sono impietosi.
Valzer di poltrone
L’altro aspetto fortemente attuale è quello che riguarda il trasferimento del procuratore della Repubblica di
Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone.
Della possibilità che vada al Dap si è già
In arrivo
detto. Ora, però, sembra che le indiscrela chiusura
zioni diano Pignatone per favorito assoluto per il posto da procuratore della
delle indagini
Repubblica di Roma. Non ci sarebbero
per gli attentati
candidati più forti di lui, anche se per il
alla Procura
capo dell’ufficio reggino la tentazione è
forte e si chiama Palermo. Con il pensionamento del pg si aprirebbero degli scenari nuovi e clamorosi che potrebbero riportarlo nella sua città d’origine addirittura da procuratore generale. Ci proverà? Difficile prevederlo. Di certo c’è che la sua partenza da Reggio Calabria scatenerà una guerra senza quartiere per la
successione.
Attentati, indagine granitica
o già smontata?
Da ultimo, i primi mesi dell’anno consegneranno anche la chiusura delle indagini preliminari per la stagione delle bombe. Posto che le accuse si basano soprattutto sulle propalazioni di Lo Giudice, mentre i riscontri
tecnici emergenti dall’incidente probatorio non danno
certezze sugli esecutori materiali, la domanda è chiara:
a quali conclusioni arriverà la Dda di Catanzaro? Anche
qui il groviglio appare di non facile risoluzione, se si
considerano dati tecnici e dichiarazioni del nuovo pentito Marco Marino.
Il 2012, dunque, si apre con una serie di questioni irrisolte che potrebbero avere delle accelerazioni improvvise. In tutto ciò, appare chiaro, ci si dovrà preparare a
nuove stagioni di scontri durissimi, sperando che alla fine l’unica vera sconfitta non sia la giustizia.
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
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MARTEDÌ 3 gennaio 2012
D A L
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calabria
A L L O
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S T R E T T O
Sfregio al ponte intitolato a Gravina
Danneggiata la targa che ricorda il paolano ucciso dalla ’ndrangheta nel 1982
PAOLA (CS)
Persone non identificate a
Paola hanno forzato i sostegni e girato le scritte delle targhe toponomastiche del Ponte intitolato a Luigi Gravina
ucciso nel 1982 dalla ’ndrangheta. A dare notizia dell’accaduto è la famiglia della vittima di mafia.
L’intitolazione del ponte a
“Luigi Gravina - Martire per
la libertà” era stata ufficializzata lo scorso 28 dicembre
dall’amministrazione comunale di Paola. Gli ignoti hanno forzato i sostegni della targa e hanno rivolto la scritta in
modo che i passanti non potessero leggerne i contenuti.
Gravina venne ucciso a 33
anni, nel 1982, «per essersi
opposto reiteratamente – si
legge nella delibera di giunta
comunale - alle richieste
estorsive della criminalità organizzata locale».
Per ovviare a questo genere di problemi in futuro si sta
pensando all’installazione di
telecamere a circuito chiuso.
«L’amministrazione comunale di Paola – si legge nella
MARTIRE
PER LA LIBERTÀ
Sopra, Luigi Gravina, ucciso a
33 anni perché non voleva
piegarsi alle richieste
estorsive della ‘ndrangheta
A sin., la targa del ponte di
Paola intitolato a lui
motivazione alla base della
intitolazione - avverte, in maniera molto forte, l’esigenza
di onorare il ricordo del compianto Luigi Gravina, figlio di
questa terra, deceduto tragi-
camente a Paola il 25.3.1982,
per mano mafiosa, essendosi
rifiutato, reiteratamente e
con forte determinazione, di
cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive della
criminalità». E ancora:
«L’omicidio di Luigi Gravina
ad opera del locale clan di
’ndrangheta – prosegue la
delibera - ha segnato una
svolta nella lotta alla mafia
della provincia. Da un lato,
infatti, chi ha contribuito a
consumare l’efferato crimine
di un lavoratore coraggioso,
padre di cinque bambini, si è
pentito offrendo un contribu-
to alla giustizia finalizzato a
debellare la cosca di Paola
mentre, dall’altro lato, molti
operatori commerciali che
mai si erano opposti alle insistenti richieste estorsive e alle angherie della mafia, in sede del processo penale in
Corte d’assise, a carico di diverse decine di malavitosi,
hanno trovato il coraggio di
alzare la testa e confermare
la consumazione dei reati».
La delibera 249, inoltre, aggiunge: «Il gesto coraggioso
di ribellione di Luigi Gravina,
tra l’altro, va letto in un contesto storico-ambientale difficile e delicato. In quel tempo, infatti, lo Stato era meno
“presente” e la mafia più forte e pericolosa, perché determinate leggi speciali contro il
crimine organizzato ancora
dovevano essere concepite,
perché il fenomeno del pentimento non era ancora realmente esploso, in quanto le
forze dell’ordine e la magistratura possedevano poche
risorse per fronteggiare con
determinazione la ’ndrangheta».
r. r.
intimidazione
Devastato il campo di kiwi
di un assessore di Rosarno
ROSARNO (RC) Ancora una intimidazione nel Reggino ad un amministratore comunale. Il 2012 inizia senza buone notizie rispetto allo stato di pressione e tensione nei comuni più problematici della Calabria. A Rosarno
è stata devastata, evidentemente a scopo intimidatorio, una coltivazione di kiwi appartenente all’assessore comunale Teodoro De Maria (nella foto). L’esponente di “Sinistra per
Rosarno” è stato il primo degli eletti un anno gioranza. Coloro che si sono adoperati in mafa e conserva la delega chiave ai Lavori pubbli- niera ’ndranghetista contro di lui sappiano che
ci. All’assessore, che ha prontamente denun- troveranno una risposta unitaria e corale da
ciato il fatto ai carabinieri, è
parte della nostra amminiarrivata la solidarietà del sinstrazione». Gli altri compoA Teodoro
daco Elisabetta Tripodi – che
nenti dell’esecutivo hanno daDe Maria
è da mesi sotto scorta – della
to atto a De Maria di un granmaggioranza e della sua lista.
la solidarietà
de impegno «per migliorare
«La giunta comunale esprime
le condizioni della frazione
del sindaco
solidarietà e vicinanza – si legBosco e più in generale tutta la
e della giunta
ge in una nota - e condanna
città, intervenire e risolvere
fermamente una tipologia di
con equilibrio e determinazioattività criminale e mafiosa che non va né sot- ne i numerosi problemi che le amministraziotovalutata né fatta passare sotto silenzio. L’as- ni precedenti - non a caso dimissionarie o
sessore De Maria ha sempre svolto con deter- sciolte per infiltrazione mafiosa - hanno laminazione e competenza il suo ruolo in asso- sciati irrisolti ed in eredità.
luta sintonia con la giunta e con tutta la magColoro che pensano invece di potere modi-
COSENZA Dopo oltre un mese
di detenzione, parla dal carcere di
Opera Franco Morelli. Lo fa attraverso una lunga lettera al leader del
movimento Diritti civili Franco Corbelli. Il consigliere, lo ricordiamo, si
trova in cella dal 30 novembre scorso, dopo essere stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Infinito”
coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, che ha
svelato i legami tra ’ndrangheta e
istituzioni coinvolgendo in particolare il mondo politico e quello della
giustizia.
Morelli, che è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa,
nella lettera parla di una sua «siderale distanza da ogni ambiente malavitoso», descrivendo quello che
ficare il nostro cammino con attentati o ritorsione avranno una ferma risposta in termini
politici ed in termine di repressione». Si è
stretta attorno all’assessore tutta la lista di “Sinistra per Rosarno”, che ha denunciato la pervicacia di quel sistema criminale «che tenta
di interrompere con la forza il cammino di legalità e rinascita di un territorio che sta cambiando e di cui l’amico e compagno di viaggio
Totò De Maria ne è espressione politica e amministrativa». Parole di conforto anche dal
presidente del consiglio comunale Antonio
Bottiglieri, che ha definito «vili» gli autori del
gesto. Concetto ribadito con forza da Rocco
Pronestì, capogruppo consiliare, «chi fa politica non può che prendere le distanze da fatti
come questo che dimostrano come ormai il
clima di intimidazione rischia di diventare costume», ed ha invitato la politica cittadina a far
fronte comune contro la criminalità.
Morelli scrive dal carcere al leader di Diritti civili
E Corbelli chiede la fine della custodia cautelare per il consigliere regionale
sta vivendo come «una prova a cui
Dio ha voluto sottopormi». Corbelli, che parla al proposito di «una
grande ingiustizia», chiede quindi
la scarcerazione di Franco Morelli.
«Da oltre un mese - afferma il leader
di Diritti civili in una nota - una persona perbene, generosa, che nella
sua vita ha solo aiutato tanta povera gente, è tenuto in un carcere (lo
stesso dove è rinchiuso Totò Riina!)
senza che sussista più alcuna esigenza cautelare: reiterazione del
reato, pericolo di fuga, inquinamento delle prove». Scrive Morelli a Cor-
belli: «Mio caro, carissimo Franco,
desidero innanzitutto ringraziarti ed
esprimerti i miei più vivi sentimenti di gratitudine perla testimonianza di stima e affetto che hai inteso riservare alla mia persona oltre che
per la vicinanza attestata alla mia famiglia. Grazie veramente dal profondo del cuore, Grazie. Mai e poi
mai avrei potuto immaginare che
un giorno la mia esistenza si sarebbe potuta connotare di una vicenda
così dolorosa, che però per alcuni
versi diventa anche drammaticamente comica. Mi trovo, mio mal-
grado, ad essere protagonista inconsapevole di un film che non mi appartiene né per forma, né per contenuto(mafia, servizi segreti,, ecc. ecc..
simili romanzesche storie sono lontane dalla infinitesima parte di cervello e di anima in modo siderale).
L’unica vera grande consolazione,
in questi frangenti, è che Domine
Dio ha inteso donarmi questa sofferenza evidentemente perché ha in
serbo progetti migliori e più edificanti. [...] Quando Dio mi ha messo
qualcuno sulla mia strada, ho cercato sempre di accoglierlo, senza
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
differenza alcuna di censo o di rango sociale, ho cercato, Franco, di accogliere il mio prossimo, con semplicità, con leggerezza, con naturalezza, con rispetto, cercando di applicare il principio della reciprocità,
della condivisione nella logica di
supportare e sopportare gli uni i pesi degli altri, senza alcun calcolo e
senza prevenzione di sorta. Se qualcuno ha pensato di trarre dei vantaggi ignobili questa si chiama doppiezza. E, personalmente, ho sempre aborrito la doppiezza. Quindi
per me, è grande consolazione pensare quanto prima espresso ed è ancora maggiore il convincimento che
Domine Dio illumini gli inquirenti,
affinché presto vedano la luce ove vi
sono delle ombre».
MARTEDÌ 3 gennaio 2012 PAGINA 13
l’ora di Reggio
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MOTTA SAN GIOVANNI
Minatore d’oro
Azzarà diventa
il candidato
> pagina 20
SCILLA
Ripascimento
Allarme dei
commercianti
> pagina 22
PRESIDIO OPPIDO MAMERTINA
Prete e cittadini
spronano
la politica
> pagina 23
LA STANGATA
Immigrati nel
mirino, anche
Caulonia trema
> pagina 28
Tre omicidi, indagato Morabito
Il collaboratore accusato dei delitti Rosmini, Calarco e Polimeni
Tre omicidi di ‘ndrangheta
con una firma che li accomuna. Dovrà rispondere delle
pesanti accuse di omicidio il
collaboratore di giustizia Giuseppe Morabito, il prossimo
18 gennaio dinnanzi al gup
presso di Tribunale di Reggio
Calabria. Il processo è stato
fissato nei giorni scorsi e Morabito è l’unico soggetto indagato per tre omicidi eccellenti avvenuti nel periodo della
guerra di ‘ndrangheta. Si tratta dell’uccisione di Giuseppe
Calarco, di Antonino Rosmini
e di Natale Polimeni. Per tutti questi fatti di sangue Morabito sarà processato. Le sue
stesse dichiarazioni da collaboratore di giustizia lo hanno
portato sul banco degli imputati. L’accusa nel procedimento è sostenuta dal sostituto
procuratore della Dda, Giuseppe Lombardo (in foto).
Il profilo
del personaggio
Morabito decise di rompere il suo rapporto con la criminalità organizzata negli ultimi mesi del 2003 e saltare così il fossato e passare dalla
parte della giustizia. Erano gli
anni dei pentiti di seconda generazione, quelli usciti fuori
dalla seconda guerra di
‘ndrangheta, che contò centinaia di morti ammazzati per
le strade. Morabito, origina-
l’uccisione
eccellente
Antonino Rosmini
fu trucidato nella
faida che
opponeva la sua
famiglia a quella
dei Lo Giudice
rio del quartiere di Santa Caterina, era già stato condannato definitivamente a cinque
anni di reclusione per associazione mafiosa, nell’ambito
del processo “Olimpia”. La
storia criminale di Morabito
lo indica come inserito, in un
primo tempo, all’interno della cosca Lo Giudice, per poi
passare in quella dei Franco.
Un altro collaboratore di giustizia, Giacomo Lauro, aveva
parlato di lui in passato spiegando che era uno dei soggetti «affiliati esterni ai Lo Giudice». Secondo il pentito «l’alleanza con i Lo Giudice si sfaldò quando i Morabito cominciarono ad avvicinarsi a Michele Franco» a sua volta
vicino al cartello destefaniano. Da qui ci sarebbe stata la
dura reazione dei Lo Giudice
con l’omicidio di due ragazzi
di Santa Caterina, vicini ai
udienza
preliminare
Il pentito dovrà
rispondere delle
pesanti accuse
il prossimo
18 gennaio
davanti al gup
Morabito. Lo strappo era
quindi inevitabile. Di Giuseppe Morabito parlarono anche
altri collaboratori come Giovanni Riggio e Antonino Gullì, accostandolo anch’essi alla
cosca Franco.
L’omicidio Rosmini
È sicuramente il fatto di
sangue più eclatante dei tre di
cui dovrà rispondere Morabito. Antonino Rosmini, infatti,
era ritenuto un elemento di
spicco dell’omonima consorteria mafiosa operante nella
città di Reggio Calabria. Questi rimase vittima del cruento
scontro tra la sua famiglia e
quella dei Lo Giudice, a cui
Morabito era affiliato in un
primo tempo. Lo stesso collaboratore di giustizia, oggi indagato, spiegò che Mico Libri
aveva dato l’assenso all’omicidio di Rosmini, aggiungen-
do di essere andando insieme
ad altri, a casa dei Tegano.
Dopo l’omicidio i Rosmini andarono dai Libri a chiedere
conto di quel fatto di sangue e
la cosca di Cannavò disse che
erano stati i Lo Giudice. Così
i Rosmini chiesero spiegazioni ai Lo Giudice. Una storia ripresa anche dallo stesso Nino
Lo Giudice, oggi pentito, e da
Consolato Villani (anch’egli
collaboratore recente e affiliato ai Lo Giudice).
Quest’ultimo ha affermato
nello scorso settembre che
non è vero nulla (come invece affermato dal “nano”) che i
Lo Giudice furono vittime di
una tragedia pensata da Mico
Libri, ma che l’omicidio Rosmini fu voluto proprio da
Giuseppe Lo Giudice in persona, padre di Nino, e capo
della consorteria mafiosa.
Quell’omicidio accese for-
temente lo scontro tra Rosmini e Lo Giudice.
L’omicidio Calarco
Erano le 17.25 del 31 marzo
1987 quando sulla via Demetrio Tripepi prolungamento
veniva ucciso a colpi d’arma
da fuoco Giuseppe Calarco.
Erano proiettili di una pistola
calibro 7.65. Un testimone,
residente nella zona, riferì che
ad uccidere Calarco furono
due giovani giunti a piedi sul
luogo dell’omicidio. Calarco
svolgeva l’attività di commerciante ambulante di biancheria. Ben presto vennero fuori,
però, dei rapporti con la famiglia Rosmini, anche perché
l’uomo aveva lavorato come
cuoco all’interno del ristorante “Onda marina” ubicato all’interno del porto di Reggio
e di proprietà della famiglia
Rosmini. Ma per gli stessi Ca-
larco si era interessato anche
a trovare un pizzaiolo per il locale “Onda due” in via Cuzzocrea. Le indagini portarono
ben presto ad inquadrare
l’omicidio di Calarco nell’ambito della guerra di ‘ndrangheta che aveva insanguinato
la città di Reggio Calabria ed
in particolare in quella faida
che vedeva contrapposti i Rosmini alla cosca Lo Giudice.
Secondo la ricostruzione degli
inquirenti Calarco fu eliminato perché curatore degli interessi della cosca Rosmini.
Quest’orientamento investigativo fu confortato anche dal
rinvenimento in via Torrione
prolungamento, vicino al luogo dell’agguato, di una vettura rubata con all’interno 4 pistole di vario calibro ed un paio di guanti chirurgici.
Anche il pentito Giacomo
Lauro parlò dell’omicidio Calarco dicendo che questi «faceva il cuoco per conto dei Rosmini nel locale “Onda marina 2”. Non abbiamo mai capito perché sia stato ucciso dal
momento che non svolgeva
una militanza attiva a nostro
favore».
Fatti che risalgono a moltissimi anni addietro e che ora
potrebbero trovare una nuova
verità giudiziaria a partire dal
prossimo 18 gennaio.
CONSOLATO MINNITI
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l’ORA
GrecoCALABRA
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COMUNI
Melito Porto Salvo
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0965 776000
0965 785372
MOTTA SAN GIOVANNI
Assegnare a Francesco Azzarà, il “Minatore d’Oro
2012”.
È questa la proposta che il
Comitato
“Trasparenza”
Motta San Giovanni”, tramite il presidente Leandro Fisani intende portare avanti
quale unica ed indiscussa
candidatura per l’assegnazione del prossimo Premio, che
si svolge annualmente nel comune di Motta San Giovanni. E’ sicuramente questa
un’occasione nella quale un
“Mottese autentico” dopo il
dottor Benedetto Mallamaci,
come Francesco Azzarà, persona che ha speso gran parte
della propria vita per aiutare
coloro che ne avevano bisogno, anche a rischio della
propria.
«Il far parte di un’organizzazione Internazionale quale
“Emergency” significa - evidenzia Fisani - che si ha nell’animo una grandissima di-
GUARDIE MEDICHE
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0965 775311
sponibilità ad offrire solidarietà concreta a chi ha davvero un enorme bisogno di aiuto. La sua vicenda, che è stata testimoniata attraverso
un’infinità di manifestazioni
di affetto e stima in tutt’Italia,
con tantissimi comuni e città
che durante la sua prigionia
in Darfur hanno esposto decine di striscioni con la sua
immagine chiedendone la liberazione, ha fatto il giro del
mondo grazie ai mezzi di comunicazione oggi esistenti,
in particolare tramite i social
network. Oggi possiamo dire
che la sua vicenda, che fortunatamente si è conclusa a lieto fine, può e deve essere prosegue Fisani - da insegnamento per molta gente, affinché tutti capiscano che la libertà, che è il valore in assoluto più grande per ogni essere umano, non è un “privilegio” concesso a tutti, soprattutto in alcune zone della
terra dove la considerazione
della vita umana ed il suo ri-
Melito Porto Salvo (T.Evoli)
Bova
Bova Marina
Motta San Giovanni
Condofuri
Montebello Jonico
Palizzi
Bagaladi
San Lorenzo
calabria
ora
MARTEDÌ 3 gennaio 2012 PAGINA 20
¢~ ~ ›¼
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Melito Porto Salvo
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0965 760821
0965 766208
0965 784877
«A Francesco Azzarà
il Minatore d’oro 2012»
Motta, proposta avanzata dal comitato “Trasparenza”
spetto è pari quasi a zero. Il
premio che chiediamo sia assegnato per l’anno 2012 a
Francesco, vuole essere un
esempio per tutti coloro conclude Fisani - che credono che la “Libertà’” sia il diritto fondamentale ed incomprimibile per ogni uomo,
simbolo di uguaglianza, rispetto e democrazia. Quindi:
a Francesco Azzarà vada il
prossimo Minatore d’oro».
pisl
Si punta su turismo
lingua e qualità della vita
PASQUALE GATTUSO
[email protected]
terre del sole
I prodotti del consorzio al mercatino della legalità
A Firenze presente anche uno stand carico di agrumi, olio e salumi made in Calabria
MONTEBELLO JONICO
“Terre del Sole” ha esportato i suoi
prodotti fuori dalla provincia di Reggio
Calabria. Il consorzio, infatti, ha partecipato ad una serie di eventi culturali e
promozionali. Tempo fa era stato evidenziato come «il 2011 va in archivio con
un saldo certamente positivo nonostante le costanti difficoltà più volte lamentate, come i piccoli e continui furti subiti, non solo di materiali o attrezzi, ma finanche di frutti sottratti direttamente
dagli alberi prima che gli addetti del consorzio (soprattutto disabili mentali) potessero effettuare la raccolta».
Le accuse mosse da Terre del Sole
vanno avanti: «I nostri addetti hanno
fatto appena in tempo a raccogliere le
clementine per il mercatino di Firenze,
prima che gli alberi venissero spogliati in
pochissimi giorni da soggetti che evidentemente si introducono nelle ore tardo
pomeridiane nell'agrumeto. Nonostante tutto, il consorzio continua il suo impegno, e si augura che il prosieguo dell'annata agraria sia sempre più carico di
"frutti"».
L’attenzione si è spostata, poi, sugli
incontri tenutosi fuori dalla Calabria.
I rappresentanti di Terre del Sole, infatti, sono stati ospitati a Garbagnate Milanese, in provincia di Milano, nell’ambito della manifestazione conclusiva del
progetto di scambio culturale denominato “Gains”, alla quale hanno preso
parte nei mesi scorsi giovani ed associazioni del territorio reggino e melitese.
È stato un incontro proficuo in quan-
Lo stand di Terre del Sole al mercatino di Firenze
to il consorzio ha fatto gustare i prodotti coltivati direttamente nei terreni confiscati alla mafia ed affidati a “Terre del
Sole” ed alle cooperative che ne fanno
parte. I presenti hanno potuto deliziare
il proprio palato con gli agrumi come
arance e clementine e con l’olio di prima
scelta.
Il tutto accompagnato da una varietà
non indifferente di prodotti agroalimentari tipici dell'area grecanica con a capo
da salumi e formaggi fatti in casa.
In seguito, il viaggio ha fatto tappa a
Firenze in occasione del Mercatino della legalità. Il consorzio ha, quindi, risposto positivamente all’invito del presidente Andrea Barducci, già ospite questa
estate durante i campi di lavoro organizzati a Pentedattilo da Terre del Sole con
Arci e l’associazione Pro Pentedattilo e
che aveva visto anche la visita del presidente del consiglio regionale Talarico.
Sono state tracciate in tal modo le linee guida da seguire nel prossimo futuro per permettere ai prodotti di “Terre
del Sole” di esportare i propri prodotti
fuori dai vincoli regionali.
Ne è prova la visita di Stefano Magnoni, rappresentante di "Altromercato",
consorzio nazionale di commercio equo
e solidale, che ha incontrato i rappresentanti del consorzio sul terreno di Placanica. L’obiettivo è stato quello di attivare una collaborazione su vasta scala, tale da rendere possibile la distribuzione
nelle "botteghe del mondo" gestite dal
consorzio Ctm Altromercato, dei prodotti Terre del Sole.
FRANCESCO IRITI
[email protected]
I commissari
CONDOFURI
Quattro sono i Pisl a cui
parteciperà il Comune di
Condofuri.
“Qualità della vita”, “Borghi di eccellenza”, “Minoranze linguistiche” e “Turismo”, queste le categoria.
A renderlo noto è stata la
Commissione Straordinaria
del comune di Condofuri,
composta da Giuseppe Castaldo, Maria Antonia Surace e Maria Laura Tortorella,
ed alla guida dall’ente dall’ottobre 2010 dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni da
parte della criminalità organizzata. «Per quanto riguarda il Pisl “qualità della vita”
- hanno spiegato i commissari - abbiamo deliberato un
progetto per il riutilizzo dei
locali della ex scuola elementare di Condofuri Superiore con l’intento di realizzare in quel sito un centro
servizi a favore della cittadinanza e di valorizzare quel
territorio».
«Con i borghi di eccellenza, invece - hanno proseguito - è stato approvato un
progetto relativo al Castello
dell’Amendolea ed alla sua
fruibilità in quanto un percorso in piena sicurezza per
tale monumento non esiste
ed, in più, col tempo, è andato distrutto anche l’impianto di illuminazione. In altre
parole, questo progetto mira ad ottenere il finanziamento per la realizzazione
di un percorso di vista del
Castello e di un adeguato
impianto di illuminazione».
Relativamente, invece, al
Pisl “Turismo,” «che è quello più ricco, - hanno sottolineato Castaldo, Surace e
Tortorella - abbiamo proposto la realizzazione di un
tratto del Lungomare e la riqualificazione della piazza
principale di Condofuri Marina, Piazza Regina Pacis,
puntando in particolare al
rifacimento della pavimentazione che, ad oggi, risulta
degradata». Inoltre, il progetto prevede la realizzazione di un pontile in questo
nuovo tratto di Lungomare
in modo tale che questa
struttura possa dare ospitalità a tutte le imbarcazioni
del comprensorio ed a quelle di eventuali turisti. «Infine, per quanto riguarda le
minoranze linguistiche, un
ruolo significativo del progetto che dovremo andare a
deliberare lo avrà sicuramente il territorio della frazione Gallicianò».
VLADIMIR NUCERA
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MARTEDÌ 3 gennaio 2012 PAGINA 28
l’ora della Locride
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STAITI
«Stiamo facendo tutti gli
accertamenti ma al momento non ci sono elementi nuovi» fanno sapere gli investigatori. Tante le ipotesi ma
nessuna certezza sul perché
e soprattutto su chi, l’ultimo
giorno del 2011 ha premuto
il grilletto contro Antonio De
Maria, uccidendo lui e lasciando illesa la moglie che al
momento dell’omicidio era
seduta al suo fianco, in auto.
«S’indaga a 360 gradi» dicono ancora gli investigatori
che ormai da giorni lavorano
senza sosta. Scavano sulla vita privata dell’uomo residente ormai da diversi anni a
Messina ma originario di
Staiti. Guardano nel passato
di De Maria gli uomini dell’arma del tenente Francesco
Donvito comandante della
compagnia di Bianco e del tenente Fortunato Suriano comandante del nucleo operativo radiomobile, coordinati
dal Tenente Colonnello Giuseppe De Liso comandante
del gruppo carabinieri di Locri, tutti sotto le direttive del
colonnello Pasquale Angelosanto, comandante provinciale di Reggio Calabria. Si
cerca di capire le possibili frequentazioni dell’operaio fo-
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Omicidio De Maria
Indagini a tutto campo
Sotto la lente degli investigatori i trascorsi della vittima
La scena del crimine
restale e si tentano di ricostruire gli ultimi giorni e soprattutto le ultime ore di vita
dell’uomo. Non è stata utile
neanche la testimonianza
della moglie. La donna a
quanto sembra non ha sapu-
to fornire particolari utili all’individualizzazione dei killer. Importante saranno i risultati dell’esame autoptico
predisposto dal pubblico ministero della procura di Locri
Salvatore Cosentino e che sa-
rà eseguito dal medico legale
Pietro Tarzia. Indagini quindi sono a tutto campo perché
tutto può tornare utile per
dare una soluzione all’omicidio di San Silvestro. Erano le
ore 13 di sabato festivo, l’ultimo giorno dell’anno. Stava
andando a Staiti, Antonio De
Maria quando, presumibilmente due persone, a volto
coperto, l’hanno ucciso. Forse quattro sono stati i colpi di
pistola calibro 9 x 21 sparati
a distanza ravvicinata che l’hanno colpito alla gola e al
torace ferendolo mortalmente. Era a bordo della propria
auto, una Wolksvagen Passat
e con lui, seduta al suo fianco c’era la moglie. I coniugi
avevano da poco lasciato la
statale 106 e dal bivio di
Brancaleone stavano percor-
rendo la strada provinciale
76 per salire a Staiti, quando,
dopo una curva, l’auto è stata speronata da un fuoristrada. Da quel momento, la missione di morte è stata compiuta. Piombo e sangue. Lacrime e disperazione. De Maria era già noto alle forze dell’ordine. L’operaio forestale
residente a Messina, nel 1997
è stato coinvolto nell’ambito
dell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Vascello”. E ancora da quanto si apprende, sempre da fonti investigative, il sessantenne in
passato è stato accusato di
associazione per delinquere
e rapina «negli ultimi anni,
però - precisano- non ci risulta alcuna sua frequentazione
particolare».
Annalisa Costanzo
l’attentato al goel
CAULONIA
Che nell’aria ci fosse un po’ di malcontento era evidente ormai da tempo. Ma che la presenza di immigrati
a Caulonia potesse generare tanta
violenza forse in pochi avrebbero potuto predirlo. La notte di San Silvestro, infatti, ignoti hanno fatto esplodere un ordigno davanti all'ingresso
di un locale in contrada Frazzo, sulla
strada che collega la frazione marina
al centro storico di Caulonia, che il
Goel stava predisponendo come laboratorio per l'inserimento lavorativo
per gli immigrati rifugiati politici presenti nei propri progetti di accoglienza. Lo scopo era quello di avviare un
ristorante multietnico, la cui apertura doveva avvenire nei prossimi giorni. Lo scoppio potentissimo ha distrutto buona parte della struttura,
mandando in cenere gli sforzi del
consorzio sociale e le prospettive dei
rifugiati che avrebbero beneficiato
dell’impiego in quel locale. «Non sono noti moventi e destinatari di questo gesto assurdo e vigliacco - scrive in
un comunicato il Goel - indipendentemente da quali siano stati gli intenti, il Gruppo Cooperativo Goel si sente comunque ancor di più motivato a
continuare nel proprio percorso di legalità, giustizia sociale e sviluppo sostenibile». Uno degli obiettivi di questo progetto, spiega ancora il Goel, è
quello di sottrarre gli immigrati «al
controllo della malavita e guadagnar-
Quegli immigrati nel mirino
Dopo Rosarno e Lamezia anche Caulonia adesso trema
li all'integrazione e allo sviluppo». Un
allarme, quello dell’interessamento
della malavita alla presenza degli immigrati a Caulonia, che già era stato
lanciato da alcuni stranieri provenienti dal campo di Al Tanf e inseriti
nel progetto “Reinsediamento a Sud”,
che nei mesi scorsi erano scappati
dalla Locride e si erano rifugiati in
Svezia. Da lì avevano raccontanto una
storia agghiacciante, svelando di aver
subito pestaggi e pressioni da parte
della ‘ndrangheta locale, fino alle minacce e alla morte di uno di loro, Hassan Mohammed Ibrahim, trovato
impiccato e con gli occhi cavati nelle
campagne del soveratese. Gli immigrati collegarono tutto alle minacce
subite, decidendo di partire alla volta
della Svezia. Ipotesi non verificate ma
che di certo danno a questa storia un
contorno un po’ più macabro. «Sin
dal primo giorno del nostro insediamento sapevamo che il progetto di
governo che l’amministrazione comunale di Caulonia ha messo in campo si sarebbe scontrato con la presenza mafiosa - ha commentato il sindaco Ilario Ammendolia - I valori di solidarietà, di generosità, di accoglien-
za, di uguaglianza, tagliano l’erba sotto i piedi alla criminalità che per vivere ha bisogno di contrapposizioni, di
odio, di divisioni. La presenza tra noi,
di tanti ragazze ragazzi africani, curdi, palestinesi, pakistani, è un seme
gettato in favore di una società che
poggia su valori alternativi a quelli voluti e praticati dalla mafia. Un seme
che germogliando getterà le basi ad
una società diversa e senza violenza.
Ovviamente, saranno le autorità inquirenti ad individuare gli esecutori
materiali ed i mandanti di tale gesto
criminale. A noi tocca il compito di
valutare la natura criminale di una
azione che rappresenta un attacco politico a quanto noi abbiamo realizzato in questi anni. Noi non faremo un
solo passo indietro». Intanto anche il
sindaco e tutta l’amministrazione comunale di Locri esprimono sincera
solidarietà al presidente Linarello ed
a tutti gli operatori delle cooperative,
«augurando loro di trarre da questo
attentato una sempre maggiore vitalità da riservare ai preziosi progetti
del Goel, realtà che garantisce speranza di sviluppo sociale ed economico agli immigrati e alle popolazioni
locridee». (si. mu.)
l’intervento
«Le beghe personali
mettono a rischio
il nostro Comune»
Se da parte mia sono
stato spesso critico nei
confronti della coalizione che si è insediata per
governare il paese, ora
sono molto arrabbiato e
l’ho dimostrato nell’ultimo consiglio del 29 dicebre per la superficialità e
leggerezza con cui si pensa di andare a nuove elezioni, in una guerra al
massacro e sulla pelle dei
cittadini. Sono contrario
a qualsiasi intenzione di
far cadere l’amministrazione, non perché questa
Amministrazione ha dei
meriti per restare al governo perché nulla è stato realizzato dell’ampio
programma proposto ai
cittadini. [...] E poiché la
mia idea di fare politica è
quella di operare per il
bene del paese da qualsiasi parte si stia, maggioranza o opposizione
ho espresso la mia contrarietà nell’ultimo Consiglio, di fronte alle dimissioni di due assessori,
del vice sindaco Vincenzo
Maesano e dall’assessore Antonio Muscari, motivate dal fatto che non
esiste più dialogo con gli
altri componenti della
giunta. In una società
che si basa sulla comunicazione come dimensione universale non c’è comunicazione nella giunta comunale di Bovalino.
Fatto sta che da parte
mia non c’è disponibilità
ad assecondare beghe
personali o posizioni deleterie per l’operatività
della giunta. Chi vince
deve governare e non
buttare all’aria l’occasione che si è presentata a
ciascuno di attuare il
proprio programma per
migliorare il paese. Si
arriva al punto che per
beghe personali per ambizioni future si rassegnano le dimissioni e si
rischia con superficialità
e spregiudicatezza di far
cadere la maggioranza
in una situazione già economicamente precaria
non solo per Bovalino,
ma per tutta l’Italia.
Domenico Savica
Consigliere
di minoranza
del Comune
di Bovalino
MARTEDÌ 3 gennaio 2012 PAGINA 28
l’ora di Paola
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Attacco al simbolo antimafia
Doppio raid criminale contro le targhe del ponte intitolato a Luigi Gravina
PAOLA
PAOLA
Doppio attacco criminale al nuovo simbolo antimafia di Paola: il ponte Luigi
Gravina, intitolato il 28 dicembre scorso
alla memoria del lavoratore paolano ucciso dal clan per essersi rifiutato con forza
e determinazione al pagamento della tangente. Nei giorni 30 dicembre e 1 gennaio scorsi, infatti, ignoti hanno agito di notte contro le targhe toponomastiche del neointitolato “Ponte Luigi Gravina – Martire per la Libertà”, forzandone i sostegni e
girando le scritte rispettivamente verso
mare e verso monte, in modo tale da non
consentirne la lettura ai passanti. Il ponte, com’è noto, è stato inaugurato il 28 dicembre scorso alla memoria di Luigi Gravina, ucciso dalla ‘ndrangheta a 33 anni Uno dei cartelli presi di mira dai malviventi
d’età, nel 1982, per essersi opposto reiteratamente alle richieste estorsive della cri- stidio. La notte del 30 dicembre scorso, stallare telecamere nascoste a circuito
minalità organizzata paolana. L’ammini- infatti, ignoti, agevolati anche dalla scar- chiuso. Il fattaccio è all’attenzione dell’austrazione Perrotta, pertanto, ha voluto ri- sa illuminazione del ponte, hanno forza- torità inquirente.
Alla cerimonia di intitolazione dei giorto e parzialmente dancordare a futura memoria
neggiato le due targhe, nis corsi erano presenti, tra gli altri, il sinquesto concittadino riteIl lavoratore
girandole nel senso op- daco Roberto Perrotta, il presidente del
nendo “quanto meno dovenne ucciso dal
posto. Ripristinata l’ano- consiglio Ferruccio Fedele, monsignor
veroso tributargli un giumalia, però, i malviventi Pietro De Luca, il vice questore aggiunto
sto riconoscimento… in
clan per essersi
non si sono persi d’ani- e commissario di polizia Raffaella Pugliesegno di riconoscenza e
rifiutato
di
mo e, nella notte dell’1 se, una delegazione dell’Arma dei carabigratitudine per essersi
pagare il pizzo
gennaio, hanno ripetuto nieri, il comitato “Bonavita”, assessori e
immolato, con coraggio e
il “sabotaggio”. Adesso consiglieri comunali. Monsignor Pietro
determinazione, alle insistenti e minacciose richieste estorsive del- c’è da chiedersi: a chi danno fastidio quel- De Luca aveva definito Luigi Gravina cola criminalità organizzata e, quindi, per le targhe se non a persone direttamente o me il Libero Grasso calabrese, prima che
testimoniare alle future generazioni che indirettamente colluse con la criminalità la Sicilia avesse il suo martire.
chi muore resta patrimonio del paese per organizzata? Al fine di scongiurare altri
STEFANIA SAPIENZA
sempre...”. Ma ciò a qualcuno ha dato fa- episodi del genere, si sta pensando di [email protected]
“Grande Sud” apre la sede
Lucio e Francesco Sbano fanno grandi progetti in vista del futuro
Oggi si terrà l’inaugurazione della
nuova sede del Partito “Grande Sud città di Paola” in piazza del popolo. All’evento saranno presenti gli esponenti
regionali del partito di Miccichè: il segretario regionale Alberto Sarra e il coordinatore organizzativo regionale dei
club, avvocato Saccomanno, il coordinatore provinciale Lucio Sbano e il coordinatore cittadino Francesca Sbano. Alla serata saranno presenti, i soci fondatori: Alfonso De Martino, Bartolo Gianfranco, Francesca Cribari Francesco
Sbano, Giovanni Terrestri, Giulio Arrigucci, Lucio Sbano, Maria Pia Serranò,
Pasqualino Zoroberto, Renato Serpa, oltre che tutti i rappresentati del club del
partito, gli iscritti e simpatizzanti.Il programma prevede dalle ore 19 la presentazione “I Colori del Sud” mostra di arte pittorica del maestro Aldo del Bianco
Lucio Sbano
Francesco Sbano
con una presentazione sul “sensivismo”
e l’arte di Del Bianco con esposizione
delle sue opere, la rassegna sarà aperta
fino alle ore 13:00 del 5 gennaio 2012.
Alla serata saranno presenti, oltre che
tutti i rappresentati del club del partito,
i soci fondatori gli iscritti e simpatizzanti. E’ un momento importante, segno
tangibile che il Grande Sud investe e
vuole svolgere fino in fondo il suo ruolo.
Ariodante candidato
dal movimento giovani
Mario Ariodante si candida a sindaco con il neonato movimento giovanile. Sarà vero? Ce la farà a
mettere in piedi una lista
elettorale? Lui ne è convinto. E se quattro anni fa
il progetto è alla fine sfumato, questa volta il suo
gruppo crede di potercela
fare. A breve, pertanto,
l’aspirante sindaco renderà noti innanzitutto i nomi di questo movimento
giovanile, e poi i nomi della lista degli aspiranti consiglieri comunali.
Intanto da una riunione svoltasi nei giorni scorsi tra i membri della lista
civica “Movimento giovanile”, capeggiata dal candidato sindaco Mario
Ariodante, «è venuta fuori tanta fiducia nei propri
mezzi e una grande voglia
di riscattare questo paese», spiega Ariodante in
un comunicato. «Volere è
potere - aggiunge - non è
solo un modo di dire ma il
motto del gruppo. Purtroppo la situazione locale e ancor di più quella nazionale ci ha già messi in
ginocchio a partire da
giorno 1 gennaio, ma possiamo comunque dare
una svolta al nostro presente per creare un grande futuro».
Il candidato sindaco
Mario Ariodante, «ascoltate tutte le varie personalità all’interno del gruppo
- prosegue il dipendente
Anas in pensione - ha deciso di comune accordo di
mettere in chiaro le varie
posizioni individuali, e
perciò ha già provveduto
a formare la lista di coloro
che lo sosterranno alle
prossime elezioni».
Una volta preso atto di
tutto ciò, però, Ariodante
rende nota la «possibilità
di ascoltare eventuali
esponenti di altri partiti e,
magari, sentendo i loro
Piazza 4 Novembre
A breve saranno
resi noti i nomi
del direttivo
e della lista
elettorale
programmi e le loro idee,
trovare i presupposti che
consentono l’apertura di
una larga intesa fra gli
stessi. Del resto i punti forti del programma - sottolinea ancora Ariodante verteranno soprattutto sul
lavoro giovanile ma non
solo, perché anche i padri
di famiglia hanno bisogno
di aiuto per consentire loro di crescere i figli in una
situazione famigliare tranquilla». Per quanto concerne, ad esempio, «l’imposta comunale sugli immobili, che ormai è diventato un tema attuale e “caldo”, noi del movimento
giovanile riteniamo che
qualcosa debba essere rivista a Paola, perché la situazione non è tanto equa
e chiara. Ritornando al
“volere è potere” - conclude la nota stampa - il candidato Mario Ariodante
pensa che comunque un
intesa seria e leale sia necessaria per affrontare
meglio i problemi attuali,
e per dare la spinta affinchè questo paese riparta al
meglio».
s. s.
31
MARTEDÌ 3 gennaio 2012
calabria
ora
V I B O N E S E
IONADI «Ogni individuo
ha diritto al lavoro, alla libera
scelta all’impiego, a giuste e
soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro
la disoccupazione...», così si
conclude il corto di Vittorio De
Seta “articolo 23”, ultima opera del regista scomparso che,
in sei minuti, racconta le storie di alcuni immigrati africani che si intrecciano con quella di un giovane calabrese che
emigra al nord. Storie accomunate dalla stessa speranza
di libertà e riscatto sociale,
lontani dalla propria terra, dura e avara di risorse; l’Africa
quindi come la Calabria. E
non poteva che aprirsi con
questo contributo video l’incontro-dibattito “Arancia
meccanica treseipuntozero”,
organizzato dall’associazione
“L’albero”, che si è svolto nei
giorni scorsi all’ex oratorio di
Ionadi. Una seconda edizione
del “Black’s out” che nell’intenzione degli organizzatori
ha voluto essere una «finestra
aperta che si affaccia sulla Piana delle arance insanguinate»,come lo ha definito il giornalista Angelo De Luca, che ha
introdotto la serata. «Un momento di riflessione comune
dove, partendo dagli approfondimenti e dall’analisi dei
fatti violenti di Rosarno del
2009 e del 2010, analizzare la
contraddittoria società calabrese». Un dibattito aperto,
slegato dalle logiche classiche
del convegno, che ha dato la
possibilità ai relatori di parlare in modo schietto e diretto,
ed evidenziare il nervo scoperto della condizione di estremo
disagio dei lavoratori africani
Non solo clandestini
Con gli immigrati
si ripopolano i paesi
A Ionadi si discute di integrazione sociale
Da sinistra Peppino Lavorato, Giovanni Maiolo e Angelo De Luca durante il convegno
sfruttati, sottopagati e umiliati, messa in luce dai fatti di Rosarno. Una Rosarno che riassume «i drammi e le contraddizioni della nostra epoca»,
secondo Antonello Mangano
autore del libro “Gli africani
salveranno rosarno… e, probabilmente anche l’italia”, che
nel suo intervento ha sottolineato come il sistema rosarnese sia lo specchio dell’economia italiana, dove il più forte scarica il disagio sull’anello
l’iniziativa
più debole, «un modello che
porta solo alla giungla, mentre
gli immigrati possono portare
un altro modello. In una terra
difficile come la Calabria - ha
aggiunto - gli africani hanno
reagito non allo sfruttamento,
ma ai pallini di piombo». Per- dall’alto della sua esperienza
ché hanno una moralità diver- amministrativa, quando nella
sa? Si è chiesto, per dire che la sua Rosarno, «dopo i fatti vio«la risposta è no; solo una lenti si indiceva un’assemblea
mentalità diversa che li porta per discutere insieme», pera non accettare più di racco- ché gli immigrati sono una ricgliere pomodori e anche gli chezza economica, umana e
insulti». E il pensiero è anda- culturale», ha concluso. Una
to ai fatti del 2009, quando strada diversa verso l’integradue lavoratori della costa zione che porti al riconoscid’avorio venmento dei dinero feriti da
ritti civili dealcuni proietgli immigrati,
tili, violenza
oggi clandevigliacca da
stini senza
cui è scaturita
permesso di
poi la rivolta
soggiorno o
spontanea
in scadenza,
degli africani
si può percore la denuncia
rere grazie al
che ha rotto
“modello
l’omertà.
Un incontro utile per Caulonia”, è
«Perché non
stata la proc’era solo raz- aprire una riflessione posta di Giozismo in quel sulla condizione in cui vanni Maiolo
gesto, che, sono costretti a vivere e Blessing
contrariaOdeh, attivimente a co- i cittadini extra
sti di alcuni
me è stato in- comunitari e suoi
movimenti,
terpretato a nuovi modelli
che hanno
caldo, ha sedescritto il
gnato il confi- di accoglienza
progetto acne tra la rascoglienza desegnazione e
gli immigrati,
la protesta»,
«che ha conè la conclusentito di risione a cui è
popolare i
giunto Manpaesi e le
gano. Un fatscuole, garanto civile come
tendo loro asla denuncia
sistenza».
della violenza
L’incontro ha
mafiosa è stamesso in luce
to definito «rivoluzionario» come un’altra Calabria è posdall’ex sindaco di Rosarno, sibile, per richiamare alla mePeppino Lavorato, che ha vo- moria il fatto che la Calabria,
luto essere tra i giovani dell’as- appunto, è anche la Regione
sociazione per contribuire al- dell’accoglienza.
la ricerca di un futuro diverso
Rosamaria Gullì
l’incontro
Gerocarne, nel volontariato Mileto, cattolici e ortodossi
si ritrova lo spirito della fede celebrano insieme il Natale
GEROCARNE Full immersion nel volontariato e nella solidarietà, con il campo per disabili organizzato negli ultimi giorni dell’anno appena trascorso dall’associazione “Sacro
cuore di Gesù”, guidata da don Pietro Cutuli. In località “Salvatore” di Gerocarne, una 4
giorni intensa, ribattezzata “Il campo della
gioia”, nella quale, un gruppo di volontari appartenenti a diverse associazioni ha animato
una serie di interessanti attività a favore di alcuni giovani disabili provenienti da diversi
centri della provincia e non solo. A dare man
forte a don Pietro in questo importantissimo
evento, che si svolge sin dal 2003, ci hanno
pensato l’attivissima “Promo Arena” del presidente Filippo Adamo, l’altrettanto impegnato gruppo Prociv “Arcipesca Fisa” di Soriano, di cui è responsabile Filippo Raffaele
ed il team dell’associazione “Artigianfamiglia” diretto dall’eclettica Carmensissi Malferà. Tanti i ragazzi coinvolti nel campo, impegnati full time in svariati laboratori, tra cui,
per la prima volta in Calabria, quello di cucina, utile a far scaricare la tensione attraverso attività di impasto; quello di ceramica, che
ha visto i giovani impegnati nella realizzazione di angioletti di creta che, cotti in forno, saranno donati il giorno dell’Epifania; il laboratorio di disegno e pittura, vera e propria attività terapeutica necessaria, attraverso vari
parametri di riferimento, a tirar fuori e comprendere le emozioni ed il profondo mondo
interiore del disabile; il laboratorio musicale, nel quale si è insegnato a suonare alcuni
strumenti ed a comprendere l’importanza del
ritmo e dell’armonia. Inoltre, i partecipanti
hanno assistito a tutte le attività natalizie
svoltesi nelle frazioni di Ariola e Ciano, rette
spiritualmente da don Pietro Cutuli, e, in pieno spirito cristiano, preso parte alle giorna-
Don Pietro Cutuli insieme ai volontari
liere funzioni religiose, al motto di “Ama il
prossimo tuo”. Il tutto, in un particolare clima familiare, colorato e condito di brio dalla
vivace animazione svolta dai volontari, che
hanno divertito e fatto giocare i giovani per
tutto il tempo. «Il campo - le parole di don
Cutuli - s’inserisce nel quadro di una serie di
attività svolte dall’associazione nel corso di
tutto l’anno, rivolte a coloro che si trovano
spesso ai margini della società o ricevono poca attenzione, disabili e loro famiglie e bisognosi, cui ci si orienta seguendo lo spirito di
fondo che è l’amore verso Dio come carità
verso chi soffre». Una bella iniziativa, la quale, da gennaio, diventerà appuntamento stabile, in quanto le stesse attività si svolgeranno sistematicamente tutti i venerdì. Perché:
«Fare volontariato al servizio dei disabili - lo
spirito degli animatori - dà consapevolezza di
quanto meravigliosa possa essere la vita e di
quanto, a volte, basti poco - un semplice sorriso, una carezza, un gesto - per essere felici
e rendere tali gli altri».
Valerio Colaci
MILETO E’ stato un modo per ritrovare la
propria identità in un contesto più ampio. Per
fraternizzare con coloro che li ospitano, per
conoscersi, per condividere melodie, tradizioni e ballate tipiche del Natale. Per contribuire ad abbattere, nel suo piccolo, quel muro di diffidenza che da sempre sembra contrassegnare il rapporto tra cittadino ospitante ed immigrato, mettendo in evidenza i valori insiti della Natività, che accomunano in
modo indissolubile cattolici ed appartenenti
alla chiesa ortodossa. Sono stati questi i contenuti che hanno contrassegnato l’incontro
con la comunità rumena, organizzato dall’associazione vibonese di volontariato “Abraham”, all’interno della sala delle Laudi, adiacente la cattedrale di Mileto. L’evento ha previsto gli interventi, tra gli altri, della guida della parrocchia di rito ortodosso Sant’Anna di
Vibo, padre Constantin Ghimisi, e del presidente di “Abraham”, don Bruno Cannitelli,
per oltre 20 anni direttore della Caritas diocesana. Presenti all’incontro, in rappresentanza del Comune, l’ex assessore Antonio
Furci e il sindaco Vincenzo Varone, il quale
nell’occasione ha voluto mettere in evidenza
come gli immigrati rappresentino per la cittadina normanna e per tutto il territorio di
pertinenza «una grande risorsa, e non certo
un fattore negativo da cui salvaguardarsi e
prendere le distanze». Il momento di condivisione è iniziato con la recita in italiano e rumeno di alcune preghiere. Successivamente,
è stato padre Ghimisi ha rimarcare «la bellezza di condividere la gioia del Natale». Festività, che per gli ortodossi quest’anno ricorrerà il 7 gennaio. «In questo periodo - ha spiegato il parroco di Sant’Anna - dalle nostre
parti, in Romania, si usa festeggiare accompagnando il tutto con gesti di comunione e di
Un momento dell’incontro di Mileto
pace. Ad esempio, nelle settimane precedenti il Natale non si mangiano uova, formaggi,
latte e carne. Indubbiamente, il modo più appropriato per prepararsi ad accogliere un dono grande, che permette di salvare gratuitamente l’anima». A margine dell’incontro, è
emersa la volontà di organizzare altre iniziative in tal senso. Per la precisione, nell’imminenza delle prossime festività pasquali. Proseguirà, quindi, anche nel 2012 l’azione di
“Abraham”, da oltre un decennio tesa a sensibilizzare sul fenomeno migrazione e a promuovere, conseguentemente, la conoscenza,
il confronto tra culture e religioni diverse. Attività editoriali, celebrazioni ecumeniche,
centri di ascolto, che come ha sottolineato
don Cannatelli, «puntano al rispetto delle
persone e delle culture diverse dalle nostre».
Nella convinzione, «che le diversità non rappresentano un ostacolo, bensì un’opportunità per arricchirsi reciprocamente, un’occasione per costruire rapporti autentici di amicizia,
utili a creare un mondo migliore».
Giuseppe Currà
Martedì 3 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
8
Calabria
.
SAN FILI Il collaboratore di giustizia Luciano Oliva sott’inchiesta per aver consegnato ai killer Giuliano Lucchetta scomparso per lupara bianca nel 2004
Pentito indagato per la morte del cognato
La confessione: «Lo accompagnai all’ultimo appuntamento». Il cadavere non è mai stato ritrovato
Arcangelo Badolati
CATANZARO Su una strada periferica
SAN FILI
Il tradimento. Impietoso e cinico.
Consumato in perfetto stile mafioso. Con la vittima consegnata ai
“carnefici” da un parente fidato.
Un parente che, per aver salva la
vita, non ha esitato a “vendere” il
congiunto come carne da macello.
Accade spesso quando vengono
organizzati appuntamenti senza
ritorno. La “lupara bianca” è d’altronde uno degli strumenti prediletti dalla ‘ndrangheta. Serve a eliminare pericolosi nemici o a tappare la bocca a “compari” infedeli.
“Senza cadavere non c’è colpevole”,
ripeteva sovente ai suoi sodali
Santo Scidone, detto “Santazzo”,
storico capo della “picciotteria”
calabrese. Quando qualcuno sparisce e il corpo non viene più trovato è infatti difficile per la magistratura inquirente – anche in presenza di un pentito – provare la responsabilità degli assassini. E così
può succedere che, pur in presenza delle confessioni del “traditore”, non si riesca a raccogliere prove sufficienti a incastrare i sicari
che hanno spedito la vittima all’altro mondo. È quello che sta accadendo a San Fili, piccolo centro alle porte di Rende. Luciano Oliva,
40 anni, del luogo, ha svelato ai
carabinieri i retroscena dell’assassinio del cognato, Giuliano Lucchetta, di San Vincenzo La Costa,
scomparso nel nulla, nella primavera del 2004, a soli 43 anni. Nella
sparizione dell’affine, Oliva ebbe
un ruolo attivo consegnando la
vittima ai killer. «Lo portai io a
bordo di un’auto nel luogo convenuto – ha raccontato al pm Salvatore Di Maio – . E lì venne ammazzato da due persone. Lo uccisero
appena scese dal mezzo». L’uomo,
che collabora con la giustizia da
tre anni, ha pure fatto i nomi dei
sicari. Si tratta di due esponenti
della criminalità organizzata locale, noti per la loro feroce determinazione. Il corpo di Lucchetta
venne successivamente sepolto
tra le montagne del Paolano in un
luogo che il pentito ha indicato e
nel quale sono stati compiuti degli
scavi culminati nel ritrovamento
di venti ossa. I resti sono stati esaminati dagli specialisti del Ris e il
risultato è stato sorprendente:
gran parte dei frammenti apparterrebbero ad animali, mentre è
stata individuata solo una costola
umana. Costola dalla quale non è
stato possibile estrarre il dna. Disponendo, infatti, del codice genetico si sarebbe potuto procedere a una comparazione con i familiari della scomparso. Alle rivelazioni di Oliva sul delitto si sono tra
l’altro poi aggiunte quelle di William Lucchetta, “figliastro” del
pentito. Il giovane ha confermato
una serie di particolari appresi dal
patrigno che, tuttavia, senza il ritrovamento del cadavere della vittima rischiano di essere inutili.
Senza ulteriori riscontri e, soprattutto, in mancanza dei resti
dell’ucciso, la magistratura inqui-
Travolto da un’auto
muore sul colpo
un 32enne lametino
Giuseppe Mercurio
CATANZARO
Le ricerche del cadavere compiute dai carabinieri sulle montagne del Paolano non hanno dato gli esiti sperati
In sintesi
Il pentito Luciano Oliva ha già deposto in processi di mafia
rente non ha infatti potuto far altro che incriminare il solo Luciano
Oliva. Il pentito è dunque formalmente sott’inchiesta per concorso
nell’omicidio del cognato e probabilmente finirà a giudizio. Ma
quale fu il movente dell’assassinio? Giuliano Lucchetta era accusato dagli esponenti della cosca di
Il pentito
ha reso
confessioni
al magistrato
Salvatore Di Maio
Il pm Luberto
ha incriminato
il collaboratore
Luciano Oliva
per omicidio
San Fili, d’essersi impossessato di
alcune armi che appartenevano
all’arsenale del gruppo. E un affronto del genere non poteva che
essere punito con la morte. Le armi erano nascoste, sotto terra, in
una zona rurale, lungo la dorsale
appenninica paolana. I verbali
contenenti una parte delle confessioni rese dal quarantenne Oliva,
sono stati depositati dal pm antimafia Vincenzo Luberto nel maxiprocesso “Ultimo atto” che ricostruisce le attività di uno dei più
potenti clan della Sibaritide. Il
pentito nei verbali parla pure d’un
altro delitto. Quello di Antonio
Bevilacqua, 27 anni, inteso come
“Popin”, assassinato con una scarica di pallettoni nelle campagne
di Doria il 27 febbraio del 2004. Il
pentito asserisce d’aver preparato
l’autovettura – un’Alfa 164 di co-
Giuliano Lucchetta
lore amaranto – adoperata dai sicari. «Il giorno del delitto – ha riferito la “gola profonda” – Antonio
Forastefano di Cassano si allontanò a bordo dell’auto in compagnia
di Emanuele Bruno che veniva da
Vibo e, prima di andarsene, mi
disse di guardare la sera il telegiornale...». Antonio Bevilacqua,
detto “Popin”, venne crivellato intorno alle 19 d’un venerdì di sette
anni addietro, mentre viaggiava a
bordo di una Golf, in compagnia
del cugino, Mario Bevilacqua, che
rimase gravemente ferito. Gli attentatori sfigurarono Bevilacqua
con una scarica di pallettoni. Il cugino sopravvissuto all’agguato, ha
recentemente ricostruito in Corte
d’Assise, a Cosenza, tutte le drammatiche fasi dell’omicidio a cui
non assistettero altri testimoni.
Il pentito Luciano Oliva,
40 anni, di San Fili, è
indagato dalla Dda di Catanzaro per due omicidi,
traffico di sostanze stupefacenti e danneggiamento.L’uomo, ha svelato ai carabinieri i retroscena dell’assassinio del
cognato, Giuliano Lucchetta, di San Vincenzo
La Costa scomparso a 43
anni per lupara bianca
nella primavera del
2004. Un delitto nel quale l’odierno pentito ebbe
un ruolo attivo consegnando la vittima ai killer. «Lo portai io a bordo
di un’auto nel luogo convenuto – ha detto – dove
poi venne ammazzato da
due persone. Lo uccisero
appena scese dal mezzo». Il corpo di Lucchetta
venne successivamente
sepolto tra le montagne
del Paolano in un luogo
che il collaboratore di
giustizia ha indicato e
nel quale sono stati compiuti degli scavi culminati nel ritrovamento di
venti ossaLe ricerche e
gli scavi compiuti dai carabinieri hanno consentito di ritrovare solo un
osso dal quale non è possibile estrarre il dna.
Lucchetta venne ammazzato perché s’era appropriato della armi d’un
clan
Stava scendendo lungo via
Molè, nel tratto terminale che
porta al bivio che interseca con
la provinciale di Germaneto
dove si trova, a poca distanza,
la nuova stazione delle Ferrovie dello Stato di Catanzaro.
Mancavano circa cinquecento
metri al bivio quando una Lancia Y guidata da un quarantenne lo ha travolto ferendolo
mortalmente. È questa una
prima dinamica dell’incidente
stradale in cui ha perso la vita
Roberto Anfossi, 32 anni di Lamezia Terme.
I fatti si sono svolti intorno
alle ore 19.20. La strada dov’è
avvenuto l’incidente in alcuni
punti è priva d’illuminazione
e, quando esiste, è particolarmente scarsa. Il conducente
delle Lancia Y, che si stava recando in un distributore di carburante di Germaneto per motivi di lavoro, avrebbe visto il
32enne lametino all’improvviso, avrebbe frenato bruscamente ma la manovra d’emergenza non ha fatto in modo da
evitare l’impatto. Il giovane sarebbe morto sul colpo. Il conducente dell’auto si è fermato,
ha cercato di prestare soccorso, ha chiamato aiuto. Tutto è
stato vano.
Scattato l’allarme, sul posto
sono giunti gli agenti della
squadra volante della Questura cittadina, una squadra dei
vigili del fuoco del comando
provinciale che ha illuminato
la scena della tragedia a giorno
e i sanitari del servizio medico
d’urgenza “118” che non han-
no potuto fare altro che constatarne il decesso. Nel frattempo, sul luogo dell’incidente è giunta una pattuglia della
Polizia Stradale da Soverato. A
loro è spettato il compito di effettuare i rilievi di rito. Una
grossa difficoltà che i poliziotti
hanno dovuto superare è stata
l’identificazione della vittima
in quanto il 32enne era sprovvisto di documenti. Gli agenti,
per fortuna, hanno rinvenuto
il suo cellulare che, a un certo
punto, ha squillato. Non è dato
sapere chi fosse l’interlocutore
dall’altro capo del telefono.
L’unica cosa certa è che solo in
questo modo si è risaliti alle generalità del giovane lametino.
Dell’accaduto è stato avvisato il sostituto procuratore
Il sostituto
procuratore
Gerardo
Dominijanni
si occupa del caso
della Repubblica di turno, Gerardo Dominijanni, che ha autorizzato gli agenti, dopo aver
effettuato i rilievi di rito, alla
rimozione del cadavere, avvenuta a cura delle agenzie di
onoranze funebri “Fratelli Tassoni”. Il corpo è stato trasferito
all’obitorio del policlinico universitario
a
disposizione
dell’autorità giudiziaria. Il
conducente della Lancia Y, ancora in stato di choc per l’accaduto, sarà denunciato con l’accusa di omicidio colposo. Un
atto dovuto da parte delle forze dell’ordine dopo l’incidente
mortale.
Il corpo senza vita di Roberto Anfossi coperto dal lenzuolo
Ieri mattina terremoto del 2.7 di magnitudo nell’Alto Tirreno, nel pomeriggio 2.6 in mare. Tra Calabria e Basilicata 680 eventi da ottobre a dicembre
Dal Pollino allo Stretto la terra trema, scosse nel Reggino e nel Cosentino
Giovanni Pastore
COSENZA
Tre scosse in mare agitano
angosce mai sopite. La prima,
con magnitudo locale 2.1, alle 13.23, al largo di Siracusa.
La seconda, alle 15.12, con
intensità 2.6, proprio nello
specchio d’acqua sul quale
s’affaccia Reggio Calabria. La
terza, sempre nello Ionio e
sempre di pomeriggio, al largo di Brancaleone, alle 16.14,
con magnitudo pari a 2.4. Il
Sud è tutto un sussulto, la terra trema un po’ ovunque. Cer-
to, è anche vero che Calabria
e Sicilia non sono mai state
completamente ferme e che
certi fenomeni fanno parte
della loro storia ma l’improvviso risveglio dell’attività sismica, principalmente in Calabria, sembra preoccupare
anche gli scienziati dell’Istituto nazionale di geofisica e
vulcanologia che, da un anno,
seguono con particolare interesse la sequenza che interessa il distretto del Pollino.
Nell’area di confine fra la Basilicata e la Calabria, tra il primo ottobre e il 27 dicembre
La localizzazione dell’epicentro del sisma registrato dall’Ingv nello Stretto
dell’anno che ci siamo appena
lasciati alle spalle, sono stati
registrati 680 eventi. Uno
sciame di terremoti che ha
avuto come picco d’intensità
una magnitudo locale pari a
3.3 registrata alle 21.17 del
24 dicembre. I comuni interessati da questa intensa attività sismica sono quelli spalmati sulla fascia tirrenica
(Praia a Mare, Aieta, San Nicola Arcella e Tortora - ieri
mattina, alle 5.25 proprio in
questo distretto è stata registrata una scossa con magnitudo locale pari a 2.7) e quelli
che sorgono nell’entroterra
montano (Verbicaro, Orsomarso, Papasidero, Laino
Borgo, Laino Castello, Mormanno, Morano, Castrovillari, Frascineto, Saracena e San
Basile - zona che ieri è stata
interessata da due scosse quasi impercettibili). La Protezione civile nazionale, comunque, s’è già mossa da tempo e
d’intesa con le varie Municipalità ha predisposto piani
speciali in caso d’emergenza e
in molte scuole sono state pure eseguite esercitazioni pratiche in caso di terremoti.
La Calabria trema, pure,
più a Sud, alle porte di Cosenza. Prima di Natale, la terra è
stata inquieta nella Valle del
Crati, con quotidiani movimenti tellurici che sono stati
avvertiti, principalmente, a
Montalto e a Rende, ma anche a Cosenza, Castrolibero,
Castiglione, Marano Marchesato, Marano Principato, Rose, San Benedetto Ullano, San
Fili e a San Vincenzo La Costa. Anche in questo caso, il
picco è stato raggiunto il 17
dicembre con una magnitudo
locale del 3.4.
Martedì 3 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
24
Calabria
.
STAITI L’assassinio del dipendente dell’Afor, da anni residente a Messina, ucciso sabato scorso mentre faceva ritorno al suo paese d’origine
De Maria, si cercano i “legami” criminali
All’esame degli inquirenti delitti recenti sui luoghi della vecchia “faida di Motticella” in cui morì il padre
Antonello Lupis
ROCCELLA
È stata effettuata dal medico legale, dott. Pietro Tarzia, nominato dal pm locrese Salvatore
Cosentino, nel pomeriggio di
ieri a Locri l’autopsia sul cadavere del dipendente dell’Afor in
servizio a Reggio Calabria,
Francesco De Maria, 60 anni,
originario di Staiti ma residente ormai da diversi anni a Messina. De Maria è stato assassinato sabato scorso, mentre si
trovava in macchina in compagnia della moglie, in un agguato di chiaro stampo mafioso
compiuto da due killer professionisti della ‘ndrangheta alla
periferia del piccolo centro
preaspromontano della Locride, lungo la strada provinciale
che collega la cittadina alla Statale 106.
L’esito dell’esame autoptico
ha, per grandi linee, confermato che almeno la metà degli 8-9
colpi di pistola calibro 9 sparati
dai sicari da distanza molto
ravvicinata – quasi un’esecuzione – hanno attinto in parti
vitali (collo e torace, in particolare) la vittima, causandone il
decesso pressocché istantaneo
davanti allo sguardo terrorizzato della moglie, seduta nel
sedile anteriore della Volkswagen “Passat” condotta da De
Maria, costretta a fermarsi dopo esere stata violentemente
speronata, in prossimità di una
curva a gomito, da un fuoristrada con a bordo i sicari.
Dopo aver, comunque, chiuso il cerchio su tutti gli iniziali
accertamenti di rito (interrogatori, perquisizioni ed esito
dell’esame autoptico), il fascicolo relativo all’omicidio di
Francesco De Maria – noto alle
forze dell’ordine per essere finito tra la fine degli anni ’90 e
l’inizio del 2000 in due imponenti retate anticrimine (“Operazione Vascello” e, soprattutto, “Operazione Panta Rei”, ossia le infiltrazioni della ‘ndrangheta reggina nell’Ateneo di
Messina) e per alcune “amicizie” ritenute molto scomode
dalle forze dell’ordine – passerà dalla Procura di Locri alle
mani dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di
Reggio Calabria. Ciò a conferma che l’efferato assassinio,
evidentemente pianificato nei
minimi particolari dai mandanti e dagli esecutori materiali, è
da inquadrare senza alcun dubbio come delitto di mafia. Tra
l’altro il padre di De Maria era
stato a sua volta assassinato negli anni Ottanta, nell’ambito
della cruenta “faida di Motticella”. E partendo proprio da
questa ipotesi investigativa, i
carabinieri del Gruppo di Locri
e della compagnia di Bianco,
con in testa il tenente colonnello Giuseppe De Liso, il maggiore Alessandro Mucci e il cap.
Francesco Donvito, stanno cercando di capire, come da noi
evidenziato anche nell’edizione di ieri, se l’omicidio di “don
Ciccio” sia collegabile ad altre
cruenti esecuzioni mafiose avvenute di recente o negli ultimi
3-4 anni nella zona a sud della
Locride.
Sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori dei
carabinieri è pertanto finita almeno una mezza dozzina di
omicidi. In particolare gli inquirenti stanno cercando di capire se l’uccisione di De Maria
sia collegabile al recente omicidio, avvenuto la sera del 29 ottobre scorso in una zona di
campagna di Bruzzano, del
consigliere comunale di maggioranza di Samo, Vincenzo
Sgabellone, 31 anni. All’attenzione anche altre tre efferate
esecuzioni: quella del ristoratore di Brancaleone, Luciano Criseo, 55 anni, avvenuta proprio
a Brancaleone il 29 marzo
2009, il duplice omicidio, in
una zona di campagna al confine tra Staiti e Bruzzano, del
pensionato reggino Giuseppe
Toscano (titolare della locanda
“Il rifugio del cacciatore”), di
70 anni, e delle badante romena Michaela Topala, nonché la
spietata esecuzione a colpi di
lupara, l’8 marzo 2007 a Marinella, dell’ex vicesindaco di
Bruzzano Giovanni Politanò,
fabbro di 46 anni.
Tutti agguati che stanno ampiamente a significare, come ritengono le forze dell’ordine e i
magistrati antimafia, che, in
particolare, nella zona compresa tra Africo, Brancaleone, Staiti, Samo e Bruzzano Zeffirio,
certi equilibri in chiave criminale sembrano essere “saltati”.
Scheda
Francesco De Maria, 60 anni, dipendente dell'Afor di
Reggio, residente da anni a
Messina, era personaggio
conosciuto dalle forze dell'ordine. Ritenuto vicino al
clan Morabito-Bruzzaniti di
Africo era stato condannato a 11 anni di carcere nel
processo "Panta Rei" (sentenza annullata con rinvio
il mese scorso dalla Cassazione). Due sicari hanno
bloccato l'auto su cui viaggiava assieme alla moglie,
e gli hanno esploso contro
7-8 colpi di pistola, di cui
almeno 4 andati a segno.
La donna è rimasta illesa.
Sull’efferato agguato di Staiti indagano i carabinieri. Inchiesta che si annuncia difficile: l’omicidio è opera di sicari professionisti
Denunciato il taglio di alcune piante di kiwi nella proprietà agricola dell’assessore De Maria in contrada Bosco
Rosarno, ennesimo avviso all’amministrazione?
Alfonso Naso
GIOIA TAURO
Un altro episodio intimidatorio
nella Piana di Gioia Tauro, precisamente in contrada Bosco di
Rosarno dove ieri un membro
della famiglia di Teodoro De
Maria, assessore al comune di
Rosarno con delega ai lavori
pubblici, ha denunciato ai carabinieri il taglio subito di alcune piante di kiwi.
Gli alberi, in piena fase produttiva, sono stati trovati quasi
totalmente divelti dal fusto.
Sul posto sono prontamente intervenuti i militari della tenen-
za di Rosarno che stanno conducendo le indagini su caso. La
scoperta del fatto risale alle
13.30 di ieri anche se è possibile, visti i giorni di festa, che il
fatto risalga a qualche giorno
addietro. Le piante tagliate sono state 14 e si trovavano
all’interno di un appezzamento
di terreno coltivato per usi
agricoli posto nel quinto stradone della popolosa frazione
del centro di Rosarno. L’area,
quasi completamente coltivata
ad agrumi e olive, presenta anche vaste zone impiantate a kiwi.
Il danno, ad una prima stima
degli organi inquirenti, è consistente anche se ancora non
quantificato.
De Maria, membro della
giunta del sindaco Elisabetta
Tripodi, già oggetto di “attenzioni” da parte della criminalità organizzata, gestisce insieme ai congiunti le proprietà
agricole site in contrada Bosco
dove risiede insieme alla famiglia.
Gli investigatori non seguono ufficialmente nessuna specifica pista, né tanto meno
quella riconducibile all’intimidazione per l’attività politico-amministrativa. Di certo,
però, la delicata e importante
attività portata avanti dall’assessore non può escludere questa via. In questo periodo è andato in appalto l’illuminazione
della frazione Bosco e l’elettrificazione completa della zona.
Inoltre, i lavori pubblici a Rosarno in questo periodo attirano diversi interessi con i milionari progetti in ballo con i Pisu
(progetti integrati di sviluppo
urbano) unitamente ai comuni
di Gioia e Rosarno. Se la pista
dell’intimidazione fosse effettivamente quella giusta non ci
sarebbe da stare tranquilli a
Rosarno; sarebbe il secondo
episodio ai danni di assessori
della giunta in poco più di un
anno dal suo insediamento a
Palazzo San Giovanni.
La scorsa estate, infatti, è
stata data alle fiamme l’autovettura del padre dell’assessore alle politiche giovanili Francesco Bonelli.
I carabinieri stanno provvedendo a reperire tutte le informazioni possibili per risalire
agli autori del gesto. Si cerca di
capire se la famiglia abbia avuto qualche screzio nell’ambito
del commercio, oppure se il gesto è un “avvertimento” a Teodoro De Maria.
CAULONIA L’intimidazione, perpetrata la notte di Capodanno, ha preso di mira la non ancora avviata attività del sodalizio impegnato in progetti per i rifugiati
Una bomba nel ristorante etnico-solidale del Consorzio Goel
Armando Scuteri
CAULONIA
Un pacco bomba depositato
all’ingresso di una trattoria,
chiusa da anni e predisposta
per essere riavviata come ristorante multietnico, ha causato
danni alla struttura muraria,
agli infissi e agli arredi custoditi al suo interno. È successo a
Caulonia, al km 3,800 della
Provinciale 88 che dalla Statale 106 conduce al centro storico e nel suo retroterra, spingendosi sino alle Serre vibonesi. L’attentato, verosimilmente, potrebbe essersi verificato
al momento del passaggio tra il
vecchio ed il nuovo anno e la
deflagrazione potrebbe essere
stata mascherata dall’esplodere dei botti che salutavano l’arrivo del 2012.
Del gesto criminoso, però, si
è venuti a conoscenza soltanto
nella tarda serata di domenica,
e sul posto con i militari
dell’Arma del luogo sono intervenuti gli agenti della Scientifica e anche il maggiore Alessandro Mucci del Comando
provinciale di Reggio Calabria
e il capitano Marco Comparato, comandante della compagnia di Roccella Jonica.
Un’azione delittuosa di
«stampo chiaramente mafioso,
uno dei tanti che hanno colpito
la Locride e la Calabria negli
ultimi giorni», ha spiegato Vincenzo Linarello, presidente del
Goel, consorzio sociale che a
Caulonia e nel comprensorio
locrideo gestisce vari progetti
di accoglienza per i profughi.
In quella struttura, infatti, il
gruppo cooperativo di Linarello, che l’aveva presa in affitto,
si stava preparando ad avviare
una pianificazione solidale, un
laboratorio sociale per l’integrazione attiva dei rifugiati politici coinvolti nei propri programmi di accoglienza.
«Una nefandezza – secondo
Linarello – che richiama alla
mente quella compiuta la notte di Natale nel centro per minori stranieri ai danni della comunità Progetto Sud a Lamezia Terme». Per il Goel, nel corso degli anni, non è questo il
primo atto terroristico «di
stampo mafioso», ha aggiunto
il presidente. Che in nome delle cooperative della Locride
chiede che il governo centrale
«dia un chiaro segnale di rafforzamento della lotta alla 'ndrangheta». Ha pure assicurato che il Goel proseguirà nella
sua «attività di accoglienza agli
immigrati per allontanarli»
dalle grinfie «della malavita» e
nell’immediatezza darà impulso «un mercato locale degli
agrumi che premi gli agricoltori che si oppongono alla 'ndrangheta».
Non meno ferma è stata la
condanna formulata da Ilario
Ammendolia, sindaco di Caulonia, che ha espresso parole di
biasimo verso chi, sulla scia di
quanto già perpetrato a Riace,
Rosarno e Lamezia, ha ora attaccato il progetto accoglienza
di Caulonia. «I valori di solidarietà, di generosità, di accoglienza, di uguaglianza, tagliano l’erba sotto i piedi alla criminalità, che per vivere ha bisogno di contrapposizioni, di
odio, di divisioni», ha detto il
sindaco.
L’esterno del locale preso di mira: visibili i vetri in frantumi dell’abitazione sovrastante, disabitata
Ed ha aggiunto che la corposa presenza a Caulonia di africani e asiatici avanza «un seme
in favore di una società che
poggia su valori alternativi a
quelli voluti e praticati dalla
mafia. Un seme che germogliando getterà le basi ad una
società diversa e senza violenza».
Per il primo cittadino resta
ora da «valutare la natura criminale di un’azione che rappresenta un attacco politico a
quanto è stato realizzato in
questi anni». Fermo restando
che, ha concluso, come Amministrazione «non faremo un solo passo indietro: non abbandoneremo le nostre posizioni
che coniugano la lotta alla
‘ndrangheta a quella per una
società più giusta ed al rispetto
della Costituzione repubblicana» e che la strada intrapresa
sarà ancora percorsa «combattendo la criminalità senza
quartiere ma sempre nel rispetto delle garanzie costituzionali e senza criminalizzare
la nostra terra ed il nostro popolo».
Martedì 3 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
26
Cronaca di Reggio
.
Giovedì gli ultimi interventi dei difensori dei 23 imputati che hanno scelto l’abbreviato e sabato la sentenza
Claudio Amato si è costituito in Questura
Giovane rom in carcere
per la rapina in casa
Le infiltrazioni nei lavori dell’A 3 e la riesplosione della “faida di Barritteri”
di un’anziana coppia
Processo “Cosa mia” in dirittura d’arrivo
Paolo Toscano
Ancora due udienze e calerà il
sipario sul processo “Cosa mia”,
nato da un’inchiesta della Dda
sulle infiltrazioni delle cosche
di Palmi e Seminara nei lavori
di ammodernamento dell’autostrada e sugli scontri feroci per
assicurarsi la legittimazione ad
esigere la tangente scanditi dalla riesplosione della “faida di
Barritteri”. Il processo è in corso di celebrazione nell’aula
bunker di viale Calabria, davanti al gup Antonino Laganà.
Giovedì sono in programma gli
ultimi interventi dei difensori e
sabato il giudice si ritirerà in camera di consiglio per emettere
il verdetto.
Mentre il troncone degli abbreviato è giunto ormai all’epilogo, il processo che si celebra
con il rito ordinario davanti al
Tribunale di Palmi sta per entrare nella fase più importante,
almeno per quanto attiene al
dibattimento. Lunedì 9, infatti,
è in programma un’udienza che
vedrà di scena come testimoni
alcuni ufficiali di polizia giudiziaria che hanno partecipato alle indagini. Saranno sottoposti
a esame da parte dei pubblici
ministeri Roberto Di Palma e
Giovanni Musarò, gli stessi ma-
Il processo nato dall’operazione “Cosa mia” si sta celebrando nell’aula bunker di viale Calabria
gistrati che hanno rappresentato l’accusa nel processo in abbreviato e hanno concluso la loro requisitoria chiedendo la
condanna di 23 imputati a
complessivi 180 anni di carcere.
Sono invece 47 gli imputati
che rispondono nel procedimento parallelo che si celebra
con il rito ordinario a Palmi. Alla sbarra ci sono alcuni dei
componenti della consorteria
Gallico impegnati dalla fine degli anni ’70 in una sanguinosa
faida con i Condello prima e
con i Bruzzise (anche loro a
processo) poi. L’operazione
“Cosa mia” era stata condotta
nel giugno del 2010, con il
coordinamento della Direzione
distrettuale antimafia, dalla
Squadra mobile di Reggio e dal
Commissariato di Palmi. L’in-
chiesta aveva fatto luce sulle attenzioni che alcune famiglie
operanti nel triangolo compreso tra Palmi, Seminara e Barritteri, avevano messo sugli appalti nei cantieri del costruendo
quinto macrolotto della Salerno-Reggio Calabria, con la pretesa dell’ormai noto 3%, quale
tassa di sicurezza imposto dalle
cosche nei territori di competenza. Era stata l’operazione
“Arca”, che si era interessata
delle infiltrazioni nei lavori del
quarto macrolotto, a chiarire la
trama estorsiva. L’indagine
“Cosa mia” ha, inoltre, fatto luce su alcuni cruenti fatti criminosi. Proprio il riaccendersi
della faida, secondo l’ipotesi
accusatoria, sarebbe legata alla
spartizione del lucroso affare
delle tangenti connesse ai lavori di ammodernamento della A
3 nella zona territoriale di Barritteri.
Qui sarebbe anche emerso il
legame tra alcune famiglie e la
potente ’ndrina dei Bellocco di
Rosarno che, secondo gli inquirenti, avrebbe stabilito a quale
cosca spettasse il diritto di ricevere una parte della quota indicata con riferimento ai lavori di
ammodernamento dell’autostrata nel territorio di riferimento.
L’incaricato di accertare la capacità dell’anziano al momento dell’aggressione depositerà martedì l’elaborato
Ferì il vicino a colpi di accetta, attesa la perizia
Un’aula del Cedir che ospita i procedimenti in camera di consiglio davanti al gup
Riprenderà martedì 10 davanti al
gup Andrea Esposito il processo a
carico di Antonino Cannizzaro, il
settanduenne di Catona accusato
di tentato omicidio nei confronti
del vicino di casa, aggredito con
un’accetta a seguito di un disguido relativo al parcheggio dell’auto.
Cannizzaro, assistito dall’avvocato Giacomo Iaria, aveva
chiesto di essere giudicato con il
rito abbreviato condizionato
all’espletamento di una perizia
affidata allo psichiatra Nicola
Pangallo, finalizzata a stabilire se
al momento dei fatti l’anziano era
capace di intendere e di volere. Il
gup aveva disposto di procedere
nelle forme richieste dalla difesa
e aveva rinviato all’udienza del
10 gennaio per il deposito
dell’elaborato del perito e per la
decisione.
L’episodio che ha portato Antonino Cannizzaro davanti al giudice si era registrato nel gennaio
scorso. Secondo quanto accertato in sede di indagini, Cannizzaro, in seguito a un diverbio per futili motivi, impugnata un’accetta
aveva vibrato un colpo ferendo
G.T., 48 anni. Solo per puro caso
l’episodio non era sfociato in tragedia. Il vicino aveva riportato ferite guaribili in venti giorni. L’anziano era stato arrestato in flagranza di reato. In sede di udienza di convalida Cannizzaro, assistito dagli avvocati Giacomo Iaria
e Lidia Violi, aveva ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari,
anche in considerazione del suo
precario stato di salute.(p.t.)
Giovane rom in carcere per la
rapina in casa di un’anziana
coppia. Accompagnato dal
suo legale di fiducia, avvocato Giacomo Iaria, nella giornata di ieri si è costituito
Claudio Amato, 24 anni, appartenente alla comunità
rom.
Amato si è presentato in
questura, al funzionario della
sezione reati contro il patrimonio, a seguito di notifica
dell’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal giudice
per le indagini preliminari
Cinzia Barillà.
Il giovane rom è accusato
di avere, in concorso con almeno un altro complice che
agiva con il volto coperto da
passamontagna,
compiuto
una
rapina
all’interno
dell’abitazione di un’anziana
coppia.
L’azione, secondo quanto
emerso in sede di indagini,
era stata realizzata con violenza fisica dagli autori. I
malcapitati anziani coniugi
erano stato immobilizzati dai
delinquenti che, così, avevano trovato campo libero per
portare a termine il loro piano
criminale.
I rapinatori avevano rovi-
stato dappertutto e alla fine
avevano sottratto circa 3 mila
euro in contanti, un libretto
postale di risparmio e un
buon fruttifero del valore di
500 euro, nonché svariati monili in oro e argento.
Un bel bottino per un “lavoretto” che, almeno in apparenza, era filato via liscio come l’olio. La rapina era stata
compiuta nel corso della notte facendo ricorso a uno stratagemma: il rapinatore che
agiva col volto coperto da
passamontagna si era presentato al citofono con il nome di
una persona conosciuta dalla
coppia (ovviamente l’interessato era all’oscuro di quanto
stava accadendo), garantendosi l’accesso all’abitazione
dove poi era stato messo a segno il “colpo”.
All’incriminazione di Amato si è giunti successivamente, sulla base di un riconoscimento fotografico effettuato
dalle parti offese. È stata,
quindi, emessa l’ordinanza di
custodia cautelare in carcere
nei confronti del giovane rom
che, come detto, accompagnato dal suo legale si è presentato in Questura per costituirsi.(p.t.)
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Gazzetta del Sud Martedì 3 Gennaio 2012
33
Reggio Tirrenica
.
ROSARNO Incursione (con taglio di piante) nel terreno agricolo dell’assessore ai LLPP, De Maria
Città turbata dall’atto intimidatorio
Convocata per oggi dal sindaco Tripodi una riunione della coalizione
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Profonda impressione ha suscitato in città la notizia del grave
atto
intimidatorio
subito
dall’assessore ai LL.PP. dott.
Teodoro De Maria, con il taglio
di diverse piante di kiwi nel terreno di proprietà della sua famiglia, ubicato nel quinto stradone della contrada Bosco.
Immediata è giunta la risposta da parte del sindaco Elisabetta Tripodi e della Giunta comunale, che esprimono “solidarietà e vicinanza al collega” e
condannano fermamente «una
tipologia di attività criminale e
mafiosa che non va né sottovalutata né fatta passare sotto silenzio».
In un comunicato fanno presente che «l'assessore De Maria
ha sempre svolto con determinazione e competenza il suo
ruolo in assoluta sintonia con la
giunta municipale e con tutta la
maggioranza. Coloro che si sono adoperati in maniera ‘ndranghetista contro di lui sappiano
che troveranno una risposta
unitaria e corale da parte della
nostra Amministrazione».
«Le iniziative intraprese dalla
Giunta e dall'assessore De Maria
– prosegue la nota – per migliorare le condizioni della frazione
Bosco e più in generale tutta la
città, comprendono diverse
opere nel settore della viabilità,
delle scuole, delle opere civili;
dimostrano nel complesso una
sua capacità personale e in maniera generale di tutta la Giunta
Una piantagione di kiwi nella Piana e accanto l’assessore comunale Teodoro De Maria
di sapere intervenire e risolvere
con equilibrio e determinazione
i numerosi problemi che le Amministrazioni precedenti - non a
caso dimissionarie o sciolte per
infiltrazione mafiosa - hanno lasciati irrisolti ed in eredità».
Dopo aver esplicitato che
obiettivo notorio dell’attuale
Giunta è quello di «garantire a
tutti i cittadini condizioni di potere operare in un contesto di legalità, tranquillità e rispetto», la
nota si conclude con un monito
indirizzato a coloro «che pensano di potere modificare il nostro
cammino con attentati o ritor-
sione: essi avranno una ferma
risposta in termini politici ed in
termine di repressione. I fatti sono stati denunciati alla giustizia
dalla famiglia De Maria e, siamo
certi, porterà alla individuazione dei colpevoli. Ai cittadini
confermiamo il nostro pieno impegno a favore di una crescita
serena della vita sociale ed economica di Rosarno».
Piena e incondizionata solidarietà per il “meschino attentato” giunge all’assessore De Maria dal suo partito, “Sinistra per
Rosarno”, che ritiene fondamentale «contribuire, tutti in-
sieme, alla contrapposizione
netta e chiara contro quel sistema criminale che tenta di interrompere con la forza il cammino
di legalità e rinascita di un territorio che sta cambiando e di cui
l’amico e compagno di viaggio
Totò De Maria ne è espressione
politica e amministrativa».
Per il capogruppo di “Sinistra
per Rosarno” in consiglio comunale, Rocco Pronestì, «tutti gli
uomini chiamati a ricoprire cariche pubbliche devono fare
fronte comune, svestendosi di
ideologie e appartenenze politiche e partitiche e fare della lega-
lità l’unico baluardo della propria azione di governo».
Un “fatto gravissimo” viene
considerato dal “Grande Sud”,
partito di opposizione, che, attraverso i i responsabili del coordinamento locale (Giusy Zungri) e regionale (Giacomo Saccomanno), esprimono «la più
sentita vicinanza e solidarietà
all’assessore De Maria, condannando fortemente l’azione subita e tutte quelle che vanno oltre i
limiti della civile convivenza e
che tentano di condizionare la
libertà e dignità delle persone».
Una ragione in più per procedere alla convocazione urgente
del Consiglio comunale, come
richiesto da Grande Sud, per discutere dei gravi problemi che
affliggono la città e “per sensibilizzare le Istituzioni ad un pronto e celere intervento».
Per oggi è stata convocata dal
sindaco in Municipio una riunione dei rappresentanti di tutte le forze che compongono la
coalizione di centrosinistra, per
discutere la questione ed assumere, in forma unitaria, iniziative di consistente spessore politico.
Non è questa la prima vicenda intimidatoria che interessa
un amministratore dell’attuale
maggioranza. Quattro mesi or
sono il sindaco Elisabetta Tripodi è stata messa sotto scorta a seguito della nota lettera, ritenuta
dagli inquirenti “minacciosa ed
intimidatoria”, inviatagli dal
carcere milanese di Opera (Mi)
dal 54enne detenuto rosarnese
Rocco Pesce.
SAN FERDINANDO Mobilitazione in occasione della festa per i migranti con presidio nell’area industriale
Associazioni in piazza contro il rigassificatore
SAN FERDINANDO. Il prossimo 7
gennaio si svolgerà la festa dei
popoli in occasione del secondo
anniversario dei “fatti di Rosarno”. Ma si svolgerà anche un’altra particolare manifestazione
contro la possibile costruzione
del
mega
rigassificatore
nell’area industriale tra San Ferdinando, Gioia Tauro e Rosarno.
Un gruppo di associazioni che
opera sul territorio ha deciso di
organizzare una giornata dimostrativa. «Da mesi si è deciso di
svolgere qui una giornata di ricordo, e ultimamente, nelle varie assemblee- si legge nel manifesto pubblicizzato dall’associazione Presidio San Ferdinando
in Movimento- che abbiamo avuto con il Kollettivo di Cinquefrondi, Equosud, gli Africani, il
Circolo Antonio Armino di Palmi, il Csoa "Cartella" di Reggio, i
portuali del sindacato Sul e vari
altri soggetti che giorno per giorno continuano a unirsi al gruppo,
si è scelto di vivere una giornata
di festa su uno dei terreni che dovrebbero essere espropriati per
Una foto tratta dal progetto del rigassificatore nella Piana
ospitare il rigassificatore”.
Una giornata intensa quindi
quella del 7 gennaio. “Ma che
c'entra il rigassificatore con i migranti, direte voi? C'entra, eccome! Le pessime condizioni di vita, particolarmente degli Africani, sono dovute quasi esclusiva-
(ARCHIVIO)
mente alla crisi del comparto
agricolo della Piana. Se i produttori ricevono pochi centesimi per
i loro prodotti, anche se lo volessero, non sarebbero in grado di
corrispondere una paga dignitosa ai braccianti. I prezzi stracciati
spingono i contadini ad abban-
donare le proprie terre e ad
aspettare che, prima o poi, arrivi
l'industriale di turno che proponga loro l'esproprio (e quindi l'indennizzo economico) per costruirci su i megaimpianti più disparati (meglio vendere il terreno che lasciarlo lì, improdutti-
vo!). Infatti anche a San Ferdinando abbiamo molti signori che
sono favorevoli al rigassificatore
proprio per questo motivo: pensate invece quanto avrebbero
lottato con noi se i loro prodotti
agricoli gli avessero garantito il
guadagno adeguato! E infine,
non dimentichiamo che l'attività
del rigassificatore potrebbe influire negativamente su quella
del Porto, aggravando la situazione attuale e spingendo la Mct
a ulteriori licenziamenti”.
La vicenda del rigassificatore
tiene quindi ancora banco dopo
le ultime decisioni discordanti
dei tre comuni interessati. Gioia
e Rosarno hanno revocato la delibera di autorizzazione data dagli ex commissari, mentre San
Ferdinando ha manifestato l’intenzione di indire un referendum tra la popolazione e il sindaco Domenico Madafferi ha mandato anche una lettera al ministro Corrado Passera, chiedendo
lumi sull’argomento. Fino al momento, però, solo silenzio.(a.n.)
Palazzo Sant’Ippolito, sede del Comune di Gioia Tauro
GIOIA TAURO In tema di espropri
Un risarcimento
da cinquemila euro
a favore del Comune
Alfonso Naso
GIOIA TAURO
Il Comune è stato riconosciuto
soggetto leso in giudizio di responsabilità contabile celebrato
davanti la Corte dei Conti e concluso con sentenza n. 582/2011.
La storia risale a quasi trent’anni
fa, ma la vicenda giudiziaria vera e propria parte a seguito di
una deliberazione del Consiglio
gioiese del 28 dicembre 2004
con cui veniva riconosciuto un
debito fuori bilancio di €
53.731,93 in esecuzione di una
sentenza del tribunale di Palmi
che aveva disposto un risarcimento in favore di una cittadina,
conseguente all’occupazione
del terreno di proprietà con un
tratto di fognatura.
Siamo alla fine del 1985, a
Gioia doveva essere realizzato
un collettore fognario, opera dichiarata di “pubblica utilità urgente e indifferibile”, che venne
ultimato solo nel ‘99. L’aspetto
paradossale, riscontrato dai giudici della Corte dei Conti, è che
in sede istruttoria «è emerso che
alcuna procedura espropriativa
è stata avviata dal Comune di
Gioia Tauro per la realizzazione
della rete fognaria, né redatto
alcun piano particellare di
esproprio di terreni di proprietà
privata attraversati dal collettore”, quindi effettivamente quel
terreno occupato alla cittadina
gioiese non poteva esserlo perché mancava l’atto di autorizzazione.
Dopo la sentenza del tribunale di Palmi che ha condannato il
Comune, la Procura aveva ordinato il risarcimento a carico degli amministratori del tempo
(alcuni deceduti) e tecnici. Tutti
assolti tranne uno: Roberto Colosimo, difeso dall’avv. Armando Veneto, progettista e direttore dei lavori, le cui censure sono
state giudicate “insufficienti a
superare gli addebiti mossi a suo
carico” sotto il profilo della prescrizione e della competenza
della Corte dei Conti. Per la Procura vi è “un diretto coinvolgimento del progettista e direttore
dei lavori e del tecnico comunale
(deceduto) nella causazione del
danno sofferto dal Comune di
Gioia Tauro, in quanto con condotta omissiva, improntata a
grave negligenza e leggerezza,
hanno omesso di compiere ogni
attività istruttoria e preparatoria all’esproprio”. Per la difesa,
invece, nessuna attività rientrava in capo al progettista e che comunque se qualcosa doveva essere pagata avrebbe dovuto farsi
carico lo stesso comune “avendo
acquisito al proprio patrimonio
l’area espropriata mentre il
maggiore esborso è derivato da
carenze processuali e dalla lungaggine del giudizio civile cui è
rimasto estraneo il Colosimo”.
Non l’hanno pensata così i
giudici di Catanzaro, secondo i
quali «l’ing. Colosimo, in qualità
di direttore, ha redatto nel 1991
il certificato di regolare esecuzione dei lavori nel quale attestava che non erano state espropriate aree di proprietà privata,
dimostrando carenza e superfi-
Di danno erariale
è stata riconosciuto
colpevole il direttore
dei lavori e progettista
Roberto Colosimo
cialità nello svolgimento dell’incarico professionale per l’inerzia
dimostrata nel non accertare e
verificare la reale condizione
giuridica dei terreni interessati». Siccome la responsabilità del
Colosimo non era esclusiva ma
unita a quella degli amministratori, la Procura ha ridotto la richiesta di risarcimento passando da 53mila a 26mila euro. Per i
giudici è «chiaramente emerso
che non sono state compiute le
procedure regolari in tema di
espropri. Emergendo in modo
palese la mancata diligenza
nell’affidamento dei lavori per il
collettore fognario, che si estendeva nel territorio di vari Comuni della Piana».
Alla fine la somma da risarcire al Comune è stata fissata in
13.000 euro da dividersi con il
tecnico comunale deceduto. Colosimo, dunque, dovrà risarcire
all’Ente “solo” 5.000 euro a titolo di danno erariale e 514 euro di
spese legali.
CITTANOVA In contrada Fontana di Piazza
POLISTENA Grande partecipazione allo stage tenuto da tre campioni mondiali ed europei
Prima sagra del maiale
a cura della Pro Loco
Arti marziali, non solo tecnica ma tanta autodisciplina
Flavia Bruzzese
CITTANOVA
L’associazione turistica Pro Loco,
presieduta da Pino Gentile, con il
patrocinio dell’Amministrazione
comunale ha organizzato presso
un noto supermercato in contrada Fontana di Piazza la prima sagra del maiale, aperta a tutti coloro che intendono aderire all’iniziativa. Il programma curato in
ogni suo particolare, grazie anche
alla partecipazione di Aldo Marzico, prevede - con inizio alle ore 18
di giovedì - la sfilata delle majo-
rettes e l’esibizione del gruppo
musicale “Suddanza”.
È un’iniziativa inedita che di
certo riscuoterà successo: la sagra
farà gustare gratuitamente le famose frittole cittanovesi e allieterà a suon di musica il pubblico.
Ancora una volta la Pro Loco diviene protagonista di eventi che
oltre al successo che riscuotono
rappresentano momenti di aggregazione sociale in conformità con
i fini dell’associazione che il presidente promuove dando lustro al
paese ed alle contrade tutte, come
è nel suo stile.
POLISTENA. Ennesima stagione
di successi sportivi per il maestro
Giuseppe Cavallo e l'Accademia
di arti marziali, difesa personale
e kickboxing, con sede a Polistena, da lui diretta e presieduta da
Franco Garelli, già coronata dal
premio Coni ricevuto per l'11 anno consecutivo, si è arricchita
con lo svolgimento di uno stage
di alto livello. Alla presenza del
vice presidente nazionale della
Fikbms, il maestro Giorgio Lico,
e del presidente internazionale
di Wtka Kung Fu, maestro Marco
Guarneri, la palestra del plesso
"Salvemini" dell'Istituto comprensivo ha ospitato uno stage
cui hanno partecipato i campioni mondiali ed europei di kickboxing e kickjitsu. Lo stage, curato dai tre maestri, fra i migliori
al mondo nelle discipline specifiche, ha riguardato lo studio del
semi contact; della kickjitsu;
dell'arte marziale vietnamita e
della vietboxing. Nel corso dello
stage, che ha appassionato decine di bambini e atleti più esperti,
è stato anche effettuato lo studio
delle varie strategie di combattimento, difesa personale e rottura di tegole e tavole. Inoltre, sono state presentate le strategie
di combattimento, le tattiche
moderne e le tecniche di respirazione più efficaci.
I presenti hanno avuto modo
di constatare che nella palestra
di Polistena, così come nei centri
di Caulonia Marina e Siderno
Marina sempre diretti dal maestro Cavallo, non si studia semplicemente una disciplina sportiva o una tecnica di combattimento ma un'arte marziale nel
senso più completo del termine.(a.s.)
Martedì 3 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
32
Cosenza - Provincia
.
PAOLA Prende corpo un’ipotesi dopo la misteriosa scomparsa
AMANTEA
Le reti a strascico
di un peschereccio
avrebbero portato via
la statua del Patrono
Demolizione
in arrivo
per la chiesa
di Campora
Due metri di altezza per altrettanti quintali di peso
Nell’autunno del 2007 venne inabissata nei fondali
Gaetano Vena
PAOLA
La statua di S. Francesco, quella
inabissata, è sparita. Una sgraditissima sorpresa e un grande
dolore per tutti, in particolare
per chi nutre particolari sentimenti religioso.
Capodanno foriero di una
brutta notizia, insomma. Il presidente del Gruppo subacqueo
paolano Piero Greco, campione
mondiale di foto subacquee, come è solito fare l’altro - poco dopo le 10.30 - in compagnia
dell’assistente l’istruttore Lorenzo Lombardo per i diversamente abili (non vedenti provenienti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero) - dal quartiere
generale della sua struttura, dopo aver indossato la muta per
l’immersione - si è diretto ad un
chilometro di distanza in direzione del fiume Isca. Arrivato
però al consueto sito non hao visto la boa che segnala la statua
bronzea, inabissata (2 metri di
altezza per altrettanti quintali di
peso), con il volto rivolto verso il
Convento dei Minimi, opera
scolpita dal maestro Zappia. La
statua è stata voluta dal sindaco
Roberto Perrotta, devoto, e ovviamente dello stesso presidente Greco, perché è dedicata ai
non vedenti, che a suo dire «benedice la città, il Convento e tutti i pescatori, essendo San Francesco il celeste il protettore anche delle gente di mare».
Dopo l’amarezza e lo sgomento del primo momento Piero Greco si è immerso nei fondali sino a 100 metri, dove il 25 novembre del 2007 era stata posizionata la statua su una grossa
base in cemento armato speciale che, ovviamente, resiste
all’acqua. Al termine del posizionamento una corona d’alloro
è stata posta sopra la testa della
statua; analoga statua inabissata nel mare italiano è quella del
Cristo di Camogli.
Sondati i fondali minuziosamente, i due sommozzatori purtroppo non hanno trovato alcun
elemento utile, né della statua,
né della base, né di qualsivoglia
reperto, neppure a distanza di
ore. «Viviamo nella speranza
ansiosa che la statua si possa trovare – ci è stato detto - e qualcuno dica dove si trova, per recuperarla immediatamente». Ancora nessuna denuncia è stata
presentata alle forze del’ordine.
C’è stato solo un incontro informale tra il comandante del Locamare di Paola, maresciallo
Giovanni Pugliese e la dirigente
del Commissariato, Raffella Pu-
gliese, alla presenza dell’ispettore capo della Pg Carmelo Rizzo. La statua inabissata è arrivata dal porto di Cetraro a Paola
con la Tonnara della Famiglia
Iorio, scortata dalla vedetta della locale capitaneria di porto con
tanti pescatori a bordo delle loro
barche, pescherecci e vari natanti. Successivamente, con lo
stressante lavoro eseguito dalle
maestranze, mezzi adeguati e
numerosi sommozzatori, la statua è stata trasferita nel sito dove era stata costruita la base e
definitivamente inabissata.
Tutte le forze dell’ordine si
sono attivate spontaneamente
per tentare di scoprire qualche
cosa. I commenti sulla sparizione della statua sono tanti. C’è chi
giura che è stata rubata. Ma
l’ipotesi non “regge”, anche perchè la statua è di bronzo e non di
rame. E poi chi avrebbe potuto
avere mezzi idonei a commettere un cosi assurdo sacrilegio e
perché? Altri sostengono che i
marosi e il maltempo di questi
ultimi giorni potrebbero aver divelto la stata e la base e le correnti marine hanno poi fatto il
resto. La tesi più accreditata è
che la statua e la sua base si siano imbrigliate nelle rete a strascico di qualche grosso peschereccio e trasportata al largo.
PAOLA Ucciso nel 1982 per essersi opposto al racket del pizzo
Le targhe dedicate a Luigi Gravina
danneggiate nelle notti della festa
Antonello Troya
PAOLA
In due occasioni, a cavallo tra il
vecchio e nuovo anno, ignoti
hanno agito di notte contro le targhe toponomastiche del neo intitolato “Ponte Luigi Gravina –
Martire per la libertà”, forzandone i sostegni e girando le scritte rispettivamente verso mare e verso
monte, in modo tale da non consentirne la lettura ai passanti.
Le targhe toponomastiche del neointitolato ponte “Luigi Gravina
– Martire per la libertà”, sono state danneggiate da qualcuno che
ne ha forzato i sostegni girando le
scritte rispettivamente verso mare e verso monte, in modo tale da
non consentirne la lettura ai passanti. Il ponte dedicato a Gravina
è stato inaugurato il 28 dicembre
scorso. Il giovane fu ucciso dalla
'ndrangheta a 33 anni d’età, nel
1982, per essersi opposto reiteratamente alle richieste estorsive
della criminalità organizzata
paolana. L'amministrazione comunale, pertanto, aveva voluto
ricordarne il sacrificio. La notte
del 30 dicembre, ignoti - agevolati anche dalla scarsa illuminazione del ponte - hanno forzato e
parzialmente danneggiato le due
targhe, girandole nel senso opposto. L’Amministrazione ha risistemato le targhe ma i malviventi
non si sono persi d’animo e, nella
notte di capodanno, hanno ripe-
L’ingresso al Municipio
Alcuni subacquei rendono omaggio alla statua marina di San Francesco
FUSCALDO Un trentaduenne è stato arrestato dai carabinieri
Anno nuovo iniziato dietro le sbarre
FUSCALDO. Nella serata di Ca-
podanno i carabinieri della
Compagnia (diretta “as interim” dal tenente Paolo Zupi)
hanno arrestato a Fuscaldo G.
N. di 32 anni. L’uomo è accusato di minacce, violenza, resistenza a pubblico ufficiale.
L’uomo finito in manette, in
evidente stato alterazione
psico-fisico, è stato sorpreso
alla Marina di Fuscaldo mentre davanti un’abitazione era
intento a compiere atti osceni. Sul posto, pochi minuti
tuto il sabotaggio. Al fine di scongiurare altri episodi del genere, si
sta pensando di installare telecamere nascoste a circuito chiuso. Il
fatto è all’attenzione della magistratura. (AGI) Adv 021534 GEN
12 (AGI) – Cosenza, 2 gen. – Due
targhe recanti il nome di Luigi
Gravina, ucciso nel 1982 da esponenti di un clan della 'ndrangheta
per essersi opposto a richieste
estorsive, sono state danneggiate
da ignoti a Paola, nel cosentino. I
fatti si sono verificati nei giorni
30 dicembre e a Capodanno. Le
targhe toponomastiche del neointitolato ponte «Luigi Gravina-Martire per la Libertà», sono
state danneggiate da qualcuno
che ne ha forzato i sostegni girando le scritte rispettivamente verso mare e verso monte, in modo
tale da non consentirne la lettura
ai passanti. Il ponte dedicato a
Gravina è stato inaugurato il 28
dicembre scorso. Il giovane fu ucciso dalla 'ndrangheta a 33 anni
d’età, nel 1982.
AMANTEA Vent’anni addietro si arenava la nave “Rosso” con il suo carico di misteri
Un diverso rapporto uomo-natura, ultima spiaggia
AMANTEA. Un tempestoso mattino di vent’anni fa, una nave
misteriosa priva di equipaggio
si arenò su una spiaggia calabrese. Qualche anno dopo,
grazie all’azione degli ambientalisti e di qualche magistrato
coraggioso, nacque il sospetto
che quella nave, la “Rosso”, facesse parte di un colossale
traffico illegale di rifiuti pericolosi e che il suo carico fosse
stato seppellito in una valle vicina.
Nel frattempo le morti per cancro fra gli abitanti della sono
aumentate a ritmo sospetto e
un ufficiale che indagava è
morto. È questa la trama del
documentario “L’ultima spiaggia”, realizzato dal regista
Massimo De Pascale che sarà
proiettato ad Aiello Calabro
domani alle 17.45, all’interno
del nuovo Teatro comunale
inaugurato di recente.
L’iniziativa vuole dare modo alla comunità aiellese ed a
quanti decideranno di partecipare all’evento di prendere coscienza del fenomeno legato
allo spiaggiamento della Rosso e dei risvolti ad esso collegati, arrivando alle inchieste
giudiziarie promosse dalla
Procura della Repubblica di
Paola, sulle quali il sindaco del
comune collinare Franco Iacucci si è mostrato sempre
piuttosto scettico.
Il documentario è stato già
presentato in Italia e negli Stati Uniti d’America ed ha partecipato ad importanti concorsi
in materia ambientale, raccogliendo consensi e dando modo alla gente di riflettere sul
traffico dei rifiuti pericolosi
che riguarda la Calabria. La
narrazione passa attraverso il
linguaggio delle immagini, tra
poesia e antropologia, con riflessioni sull’incrinarsi del rapporto tra l’uomo e la natura.
L’autore dell’opera Massimo
De Pascale, è laureato in filosofia, ha frequentato diversi
corsi di sceneggiatura e di cinematografia. Come autore ha
realizzato anche i docufilm
“Ragazzi del Ghana” e “Un
cuento de boxeo” diretti entrambi da Alessandro Angelini.
L’augurio è soprattutto
quello di far nascere nella popolazione una coscienza civile
capace di suonare, almomento
opportuno, una ferma opposizione a quanto voglionopeggiorare la nostra qualità della
vita. (e. past.)
dopo la segnalazione, sono
accorsi i militari del Norm
dell’aliquota operativa e radiomobile tutti agli ordine del
comandante tenente Paolo
Zupi. Nella circostanza i militari intervenuti per cercare di
por fine al comportamento
quanto mai molesto e offensivo dell’uomo, hanno chiesto
l’intervento dei carabinieri
della Stazione al comando
del luogotenente Pietro Colossimo, così da cercare di riportarlo alla ragione. Invece,
appena i militari sono arrivati
la reazione a sorpresa: il giovane G.N. ha prima minacciato e aggredito i carabinieri
con un comportamento spavaldo, poi ha cercato di fuggire. In breve, però, è stato
bloccato e dopo gli adempimenti di rito coordinati dal
pubblico ministero di turno
Gianni Calamita è stato trasferito alla casa circondariale
di Paola e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.(g. vena)
AMANTEA. In attesa di conoscere il destino della Casa
cantoniera che troneggia
all’ingresso di Campora San
Giovanni, lungo il centralissimo corso Italia, gli abitanti
della popolosa frazione assisteranno quanto prima alla
demolizione della vecchia
chiesa di piazza San Francesco ed alla sua sistemazione.
L’ente municipale, con
l’approvazione della delibera
numero 277, ha concesso il
nulla osta alla realizzazione
del progetto, appurato che allo stato attuale non è conveniente procedere alla ristrutturazione del luogo di culto e
che lo stesso potrebbe rappresentare un potenziale pericolo per coloro che utilizzano tradizionalmente piazza
San Francesco. La comunità
camporese si è più volte divisa sul destino del tempio, tanto che alcune associazioni
avevano richiesto l’indizione
di un referendum per capire
quale fosse l’orientamento
della popolazione in merito a
quella che è stata la chiesa
storica di Campora San Giovanni.
Tralasciando il valore affettivo dell’immobile gli
esperti contattati dal comune
non hanno avuto dubbi
nell’indicare la demolizione
quale unica strada percorribile. I lavori in questione ammonteranno complessivamente a 270 mila euro, di cui
poco meno di 70 mila verranno stanziati direttamente
dall’ente, mentre la somma
restante verrà erogata previa
richiesta di un finanziamento
alla Cassa depositi e prestiti.
La decisione scatenerà certamente la discussione tra favorevoli e contrari. (e. past.)
AMANTEA Racconti, desideri” e premi
PAOLA
Al San Bernardino
eccellenze scolastiche
punto di riferimento
Il fascino
del “gospel”
a chiusura
di Armonie
mente eccellente le istituzioni scolastiche superiori producono attraverso la propria
azione didattica e formativa.
«La scuola che mi onoro di
guidare – ha precisato il dirigente scolastico – ha da sempre dimostrato una particolare sensibilità nei confronti
del percorso formativo trasversale dei propri studenti,
abituandoli a crescere attraverso una pluralità d’attività
finalizzate all’implementazione della crescita umana e
sociale, oltre che culturale».
La stessa preside, in accordo
con
gli
organizzatori
dell’evento, ha poi voluto
presentare alla cittadinanza
il gruppo di tutti gli studenti
che hanno ottenuto il massimo voto nell’ultimo esame di
Stato per dimostrare che sono molti i giovani che puntano in alto attraverso un percorso personale fatto di impegno e sacrificio.
Ad ognuno dei giovani
studenti sono stati donati
dalla scuola dei libri improntati all’analisi critica delle
problematiche più attuali
della nostra società come segno evidente di un simbolico
ma continuativo desiderio di
accompagnarli nel loro percorso di crescita individuale.
La scuola, insomma, come
ounto di riferimento di una
visione più ampia del modo
di entrare a far parte della
società, specie in questo momento di crisi.
PAOLA. Si conclude la stagione concertistica “Armonia e arte” a Palazzo Stillo
Ferrara. L’ultimo appuntamento della XXIV stagione
concertistica, organizzata
assieme
aall’Associazione
musicale Orfeo Stilo e da
“Amici di Palazzo Stillo Ferrara” ha visto protagonista nella cornice della parrocchia del SS Rosario di corso
Garibaldi, nel centro storico
- il Coro “Gospel’s Time” diretto dal maestro Massimo
Belmonte.
La formazione ha proposto
un programma molto suggestivo composto dalle più belle pagine del repertorio gospel che rappresenta la fusione della tradizione canora africana con i testi della
musica sacra europea, insieme alle classiche e tradizionali melodie, coinvolgendo
il caloroso pubblico intervenuto. La stagione, che ha
avuto inizio il 20 marzo, con
un concerto del direttore artistico maestro Luigi Stillo in
duo con il violinista Paolo
Chiavacci, è proseguita con
altri 10 appuntamenti tutti
di altissimo livello artistico
molto differenti tra di loro
dedicati prevalentemente
alla musica, ma anche al cinema alla letteratura e altre
forme d’arte. Filo conduttore è stata la ricorrenza dei
150 anni dell’Unità d’Italia.
La stagione ha accompagnato l’intero 2011.(g. vena)
AMANTEA. In occasione della
settima edizione della manifestazione “ Racconti e desideri”, che si è tenuta martedì
nella chiesa monumentale di
San Bernardino, organizzata
dall’associazione culturale
“CP Produzioni”, l’Istituto
d’istruzione superiore “Costantino Mortati” è stato fatto oggetto di un duplice riconoscimento: un premio allo
studente Alessio Cuglietta,
nominato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “Alfiere del lavoro”
per aver conseguito nella
scuola nepetina la media più
alta tra tutti gli studenti
d’Italia; ed un premio all’Istituto - nella persona del dirigente scolastico Alisia Rosa
Arturi - per aver supportato,
attraverso la propria azione
didattica, il percorso formativo dell’alunno insignito
della prestigiosa onorificenza che viene assegnata ogni
anno solo a venticinque studenti provenienti da tutte le
regioni italiane.
La serata, condotta da Ernesto Pastore e Maria Francesca Calvano, ha la finalità di
evidenziare le eccellenze del
territorio, mettendo in luce
ciò che di positivo produce.
La Cp Produzioni ha voluto
dedicare il premio “Giovani e
ricerca” allo studente Alessio
Cuglietta, inaugurando un
nuovo percorso tematico atto a rendere palese ciò che di
propositivo e qualitativa-
Gazzetta del Sud Martedì 3 Gennaio 2012
33
Cronaca di Lamezia
Benvegnù giovedì
al Grandinetti
Paolo Benvegnù in
concerto giovedì alle
21.30 al Grandinetti
per la rassegna
“Enjoy Lamezia”
Corso Nicotera 215, - Cap 88046
Tel. e Fax 0968.448193
[email protected]
.
COMUNE Riunione di coalizione col sindaco allo scadere dell’anno: avviato un giro di consultazioni con i partiti e i gruppi delle forze alleate
Il centrosinistra non gradisce il Terzo Polo
Puccio: siamo riusciti ad avere tutti i rappresentanti della città. Speranza: non è stato un incontro drammatico
Vinicio Leonetti
No ad alleanze col Terzo polo.
È l’unico segnale chiaro arrivato dalla riunione del centrosinistra sotto l’albero di Natale di
Corso Numistrano. All’incontro convocato dal commissario
cittadino del Pd Giovanni Puccio nessuna delle forze del centrosinistra, tutte presenti con
delegazioni, ha nemmeno ipotizzato di allargare la maggioranza che non c’è più.
Ne è venuto fuori un bilancio di fine anno di tutta la coalizione che un anno e mezzo fa
ha ottenuto 18 consiglieri su
30 nell’aula comunale. Ma a
tinte nebulose e incerte, come
se dovesse scoppiare il temporale da un momento all’altro.
Si è avuta l’impressione, invece, che ognuno cercasse un
posto al sole. A partire dal Pd
che non è contento di quanto
sta facendo la giunta Speranza,
l’ha detto durante la conferenza programmatica anche lo
stesso Puccio, non nascondendo l’ipotesi di un esecutivo diverso da quello di oggi. Ma senza aggiustamenti: giunta nuovo e programma nuovo.
Nessuno s’aspettava che in
una riunione di fine anno potesse arrivare la soluzione della
crisi di maggioranza. Ognuno
ha detto la sua, e alla fine sono
stati dati due mandati dall’intera assemblea: a Giovanni
Puccio il compito di fare un ra-
pido giro di consultazioni tra
tutte le forze di coalizione per
fare una sintesi politica; a
Gianni Speranza il peso di rimodellare un programma che
sta facendo acqua da tante parti, sia per la congiuntura economica sfavorevole che comporterà ulteriori tagli dello Stato ai comuni, sia perchè il quadro politico in aula è cambiato
per i numerosi cambi di casacca.
Insomma, il centrosinistra
prende tempo, consapevole
che nemmeno le opposizioni
hanno una maggioranza per
rendere concreta la crisi. Ma
con un consiglio comunale che
galleggia la città accumula ritardi: Piano strutturale, criminalità, zingari, disoccupazione
alle stelle, ruolo nelle società
partecipate.
«È stata una buona discussione», dice Puccio alla Gazzetta del Sud ricordando quant’è
accaduto venerdì scorso nella
sede cittadina del suo partito.
«Abbiamo lavorato sulle criticità e le opportunità, in sostanza
è l’avvio della fase 2». E parla
della riunione come un successo, visto che c’erano i maggiori
esponenti delle forze di centrosinistra, nessuno escluso. «È la
dimostrazione che c’è la volontà politica di affrontare i problemi, pur se da angolature diverse. Il fatto di essere tutti insieme è certamente molto positivo». In effetti riunire tutto il
L’incontro
Da mesi il centrosinistra
non si riuniva col sindaco per affrontare quella che si può chiamare
una crisi politica, dal
momento che in aula
Speranza non ha i numeri della maggioranza
uscita vittoriosa dalle
elezioni di un anno e
mezzo fa.
Giovanni Puccio
Gianni Speranza
La sede del Pd in Corso Numistrano
centrosinistra variegato non è
facile in un momento grave anche sul piano regionale (il commissario del Pd Adriano Musi
l’hanno fatto scappare) e su
quello nazionale. Il segretario
Bersani ha dato forfait all’ultimo momento ad un incontro in
Calabria con i militanti, l’Idv
fonda e poi disconosce i suoi
circoli cittadini, la sinistra più
radicale non è riuscita a trovare un nome su cui convergere
per indicarlo come assessore.
All’incontro del 30 dicembre
c’era anche Carlo Aiello, consigliere eletto nella lista Sinistra
per Lamezia, dal primo momento molto critico col nuovo
governo Speranza. E la sua non
è stata una comparsata, essendo stato presente per l’intera
riunione.
«Chi s’aspettava una riunione drammatica s’è dovuto ricredere, perchè non è stato così», dichiara il sindaco, mo-
strandosi cautamente ottimista
su una soluzione rapida della
crisi. Speranza nella riunione
ha confermato che la soluzione
bisogna trovarla dentro il centrosinistra.
Il gruppo di Progetto Lamezia, uno dei più folti in aula, ha
sostenuto che bisogna includere dei correttivi ma senza azzeramenti. A partire dal Piano
strutturale comunale per il
quale c’è il progetto preliminare, e si può andare avanti verso
l’approvazione definitiva. Ma
non si può nemmeno pensare
che con la nomina di due nuovi
Carlo Aiello,
di Sinistra
per Lamezia,
ha partecipato
alla riunione
assessori, quello che tocca alla
sinistra radicale e l’altro che
dovrà prendere il posto del dimissionario Tano Grasso, si
possano risolvere i problemi
della coalizione.
A proposito, nella riunione
del centrosinistra dopo alcuni
mesi dall’ultima, nessuno sembra abbia speso una parola per
Grasso, non c’è esponente che
si sia strappato i capelli per la
sua dipartita. L’ex assessore alla Cultura, pur essendo un personaggio nazionale, è finito in
pochi giorni nel dimenticatoio.
I rappresentanti di gruppi consiliari e partiti della coalizione, anche di
quelli non rappresentanti
in aula, hanno dato mandato al commissario del
Pd Giovanni Puccio di avviare una consultazione
tra tutte le componenti
per arrivare a una sintesi, sulla quale discutere
nel prossimo incontro.
Al sindaco è stato dato
all’unanimità dell’assemblea il mandato di rimodellare il programma politico-amministrativo
adattandolo sia alla congiuntura economica sfavorevole, sia alle mutate
condizioni del consiglio
comunasle in cui ci sono
stati finora 14 esponenti
che hanno allegramente
cambiato casacca.
Concetto Trovato, 36 anni, è stato arrestato dai carabinieri
Emma Leone e Francesca Munno si rivolgono a chi è in trincea per la legalità
Ubriaco distrugge un locale
incastrato dalle videocamere
«Grazie ai giudici con la schiena dritta»
Lettera di Agende rosse e R-evolution
Giuseppe Natrella
«Vogliamo ringraziare il procuratore di Lamezia Salvatore Vitello per il suo senso di responsabilità, per la sua umanità, perché è sempre stato disponibile,
capace di parlare con tutti, senza scendere mai a compromessi.
Lo vogliamo ringraziare per non
aver mai cessato di svolgere il
suo lavoro con serietà e professionalità e per aver sempre avuto il tempo, anche durante le
conferenze stampa, di appellarsi con umiltà alla società civile.
Vogliamo ringraziare Giuseppe
Spadaro, presidente del Tribunale lametino, per non aver mai
mollato, per aver sempre creduto nei giovani. Per la sua determinazione e la capacità di comunicare sempre e comunque
l’amore verso il suo lavoro per il
bene della comunità». Così
esordiscono in una lettera d’inizio anno Emma Leone, dell’associazione di volontariato
“R-Evolution Legalità”, che ha
la sede regionale in Via dei Bizantini, nell’immobile confiscato ai Torcasio e preso di mira
dalla ‘ndrangheta nella notte di
Natale, e da Francesca Munno
del movimento antimafia
“Agende rosse”.
Leone e Munno proseguono:
«Vogliamo ringraziare tutti quei
magistrati che operano con un
gran senso del dovere in Calabria. A loro un grazie sincero per
aver svolto il loro lavoro con dignità e con la schiena dritta, per
aver fatto le scelte giuste e coerenti rispetto alla Costituzione
su cui hanno giurato, per aver ritagliato sempre un po’ di tempo
da dedicare ai giovani e per aver
Una persona arrestata per tentata violenza privata e danneggiamento, ed altre 130 identificate, oltre 70 i mezzi tra auto
e moto controllati. È il bilancio
dell'attività di prevenzione e
repressione predisposta dai carabinieri della Compagnia ed
affidata ai militari del nucleo
operativo per assicurare un fine anno tranquillo, con particolare attenzione verso la zona
costiera.
Sono state ritirate 20 patenti e 10 carte di circolazione, ed
elevate circa 200 contravvenzioni. Tra gli obiettivi anche la
prevenzione di furti.
La persona finita in manette
con l’accusa di tentata violenza privata e danneggiamento è
Concetto Trovato, lametino di
36 anni, che ubriaco ha danneggiato un locale. La scena
violenta alla Marinella, dove
l’uomo qualche ora prima aveva avuto una discussione con il
gestore del locale che l’aveva
invitato a uscire perchè era arrivato l’orario di chiusura. Un
invito che Trovato non ha accolto.
Dopo essersi allontanato
l’uomo è tornato indietro entrando di nuovo nel locale ed
in preda ad un raptus ha cominciato a distruggere ogni
cosa provocando danni che i
carabinieri hanno stimato in
oltre 20 mila euro.
Sfogata la sua rabbia, Trovato s’è allontanato dal locale,
ma è stato subito fermato dai
carabinieri in zona per controlli. L’equipaggio della “gaz-
Concetto Trovato
zella” ha notato l’uomo barcollante e ubriaco. È scattato il
collegamento con il danneggiamento del locale. Da qui il
suo arresto anche alla luce del
video registrato dalle telecamere a circuito chiuso del locale: prima il diverbio tra lui e il
proprietario, poi l’azione vandalica. Adesso Trovato deve rispondere di tentata violenza
privata e danneggiamento.
Ieri mattina l’uomo è comparso davanti al giudice Angelina Silvestri per una direttissima. Assistito dall’avvocato Domenico Villella, l’uomo avrebbe riferito di non ricordarsi
nulla dell’accaduto. Al termine
dell’udienza e in base alla richiesta del suo legale che ha
chiesto i termini a difesa, il
giudice non ha convalidato
l’arresto, provvedendo però ad
emettere un’ordinanza di custodia in carcere revocata per i
limiti di pena. Trovato ritornerà in aula per essere processato giovedì 12.
Nel corso delle operazioni
di controllo carabinieri in divisa e in borghese hanno controllato numerosi esercizi
commerciali, tra i quali diversi
bar e luoghi d’intrattenimento.
Il piano operativo ha visto
l'impegno dei militari della
Compagnia e delle otto Stazioni sparse sul territorio, con la
collaborazione di specialisti
dell'Arma, assicurando così
una fitta rete di controlli. Una
condotta quella predisposta
dal comando che si è intensificata nelle giornate di fine ed
inizio anno, proprio per rendere sicure le festività.
Salvatore Vitello
dato loro fiducia. Per averli
ascoltati senza mai giudicare. Li
ringraziamo per aver resistito
agli attacchi, alle difficoltà che
la Calabria (purtroppo) concede giornalmente. Per il loro lavoro sempre attento a salvaguardarci e assicurarci il contrasto alle illegalità diffuse nella
nostra terra».
Un grazie da parte delle due
associazioni anche alle scorte,
«per essere gli angeli custodi di
questi magistrati, e a tutte le forze dell’ordine che ci hanno garantito sicurezza, ci hanno protetto, rischiando ogni giorno la
loro vita, privando tempo alle
loro famiglie, ma garantendo
anche a loro sicurezza e protezione».
Per Leone e Munno «la Calabria quest'anno non ha attraversato un anno facile. Sulle testate
Giuseppe Spadaro
giornalistiche abbiamo letto
episodi davvero agghiaccianti:
da sparatorie in pieno giorno, a
negozi bruciati di notte. Da politici arrestati, a persone a cui la
dignità è stata calpestata. E per
completare l’opera si parla di
“emergenza”, che viviamo quotidianamente se pensiamo
all’ambito educativo, alla disoccupazione, alla mancanza
d’ideali, al non rispetto della vita, alla prepotenza della criminalità che si manifesta non solo
attraverso la minaccia esplicita
delle esplosioni notturne e diurne, ma anche nei luoghi istituzionali dove viene camuffata
dal “non posso far niente” lasciando il cittadino in balia a se
stesso, dove vige la regola del “si
arrangi chi può”. Ma in mezzo a
questo fuoco, in mezzo al divario che separa la legalità dall’il-
legalità, ci sono in Calabria persone che hanno combattuto,
sperato e resistito con dignità,
nonostante tutto».
Il ringraziamento di “R-Evolution” e “Agende rosse” viene
esteso anche ai testimoni di giustizia calabresi Rocco Mangiardi, Tiberio Bentivoglio, Gaetano
Saffioti, Giuseppe Morelli, e tutti gli altri, anche quelli che sono
in località protetta, lontani dalla
loro terra e spesso dai loro figli,
che hanno denunciato il malaffare, privandosi di una parte di
libertà, ma mostrando con orgoglio dignità umana. Ringraziamo loro per aver deciso da che
parte stare senza se e senza ma,
per aver testimoniato con le loro
scelte la forza dell’amore verso
questa terra, per aver avuto il
coraggio e la forza di restare in
Calabria nonostante tutto».
Gazzetta del Sud Martedì 3 Gennaio 2012
39
Crotone - Provincia
.
CRUCOLI Mentre si insediava in Consiglio qualcuno gli ha squarciato le gomme dell’auto
CUTRO
C’è preoccupazione in paese
dopo l’intimidazione a Siciliani
Angioplastica
nell’infarto:
Venerdì 6
cardiologi
a confronto
L’Udc: possibile che la sua entrata in Comune abbia dato tanto fastidio?
Un momento del concerto della banda musicale “Euterpe”
Giacinta Smurra
CIRÒ L’esibizione nella chiesa di S. Maria
CRUCOLI
Preoccupazione in paese per
l’intimidazione subita dal neoconsigliere comunale dell’Udc
Franco Siciliani al quale ignoti
hanno squarciato le auto della
macchina mentre era in corso la
seduta del Consiglio che ha ratificato l’ingresso in assemblea
dell’esponente Udc.
Il sindaco Antonio Sicilia ha
rinnovato la solidarietà al neoconsigliere «per il vile atto di
vandalismo perpetrato ai suoi
danni», insieme ai consiglieri comunali tutti esprimendo l’attestato di stima tramite un manifesto fatto affiggere sui muri del
centro collinare e della frazione
marina.
Anche molti comuni cittadini,
oltre ai rappresentanti dei partito hanno condannato l’azione
intimidatoria subita da Siciliani.
Tra questi ultimi Francesco Vincenzo segretario del Pd che ha
avuto parole di affetto per Siciliani ed ha condannato quello
che ha definito un «atto incivile
che colpisce l’intera comunità».
Carmine Basile segretario del
l’Udc locale in una nota si è chiesto «a cosa sia dovuto questo
grave atto». «È possibile – è scritto nella nota dell’Udc – che l’entrata all’interno del Consiglio di
Siciliani abbia dato tanto fastidio, così come, la crescita del
partito nel nostro territorio?».
L’Udc che «condanna vivamente
qualunque atto possa lenire la libertà altrui e si dichiara aperta a
chi vorrà collaborare per il bene
comune del paese e costruire alleanze trasparenti per il futuro».
Sta di fatto che l’ultimo consiglio comunale del 2011 ha rafforzato la presenza dell’Udc e
La banda “Euterpe”
ha dedicato il concerto
all’Unità d’Italia
Margherita Esposito
CIRÒ
L’assessore Grillo con il neoconsigliere comunale Franco Siciliani e l’assessore Romano durante il Consiglio
portato stabilità nell’amministrazione dopo le turbolenze degli ultimi mesi causate dal passaggio di mano degli assessorati
al Demanio ed al Turismo da
Franco Serafini e Rita Garreffa,
del Pd, a Rocco Santoro e Gianfranco Gagliardi, di Sel, che dopo poco però hanno dato le dimissioni. Alle quali sono seguite
pochi giorni fa quelle di Giuseppe Barberio che ha lasciato la
presidenza del Consiglio e la
stessa assemblea. Gli è subentrato Siciliani primo dei non eletti
nella lista di centro-sinistra che
ha vinto le elezioni. «La surroga
– ha precisato però Siciliani
smentendo Barberio – non è
frutto di alcun accordo di avvicendamento a metà legislatura
preso tra di noi all’indomani della vittoria elettorale».
Siciliani, durante il Consiglio
di insediamento ha evidenziato,
Il Municipio di Crucoli
COTRONEI Progetto dell’amministrazione con Fastweb
Entro metà mese sarà più agevole
navigare su internet con il “wi-fi”
Francesco Timpano
COTRONEI
Si chiama progetto “Wi – Fi Cotronei.it”, e rappresenta un’importante offerta tecnologica che l’amministrazione comunale silana intende offrire ai cittadini cotronellari, ma anche agli utenti della frazione montana di Trepidò. Già altre volte, e per altre località, si è
sentito parlare di possibilità di navigare in internet gratuitamente,
ma in zone ben delimitate. Nel caso di Cotronei le cose stanno diversamente. Si parla, infatti, di copertura del territorio al 90%, attraverso la costruzione di una rete
virtuale realizzata con l’assistenza
tecnica della Fastweb.
Francesco Pellegrini
Il progetto è stato spiegato in
un incontro aperto dal vicesindaco di Cotronei, Francesco Pellegrini. Hanno partecipato i rappresentanti di Fastweb (Francesco
D’Agostino, Marco Nicoletta e
Giovanni Cocozza) e Alessandro e
Pasqualino Iaquinta, questi ultimi, insieme a Salvatore Borza, veri artefici dell’idea progettuale.
«Si tratta di un percorso – ha spiegato Pellegrini – intrapreso dalla
precedente amministrazione, che
noi abbiamo modificato ed ampliato. La presenza della Fastweb
ha fatto il resto, consentendoci di
offrire ai nostri amministrati nei
tempi preventivati, un prodotto
assolutamente innovativo, che
rappresenta un punto di partenza
«il bisogno di superare dualismi
che non giovano alla comunità»
ed ha «invitato a non perdere i
contatti con le esigenze dei cittadini senza trascurare il programma elettorale elaborato».
In consiglio comunale il sindaco Sicilia ha preso la parola
per rispondere alle interrogazioni formulate dal consigliere di
minoranza del Pdl Michele Greco sui ritardi inerenti il Palazzetto dello sport ed il torrente Giardinelli, chiarendo che le opere
sono oggetto di ulteriori miglioramenti. Sicilia ha poi avuto modo di definire «Pluralità differenziata che porta al caos», la situazione venutasi a creare mesi
fa ed espressasi anche in consiglio con i voti contrari di Sel, che
fa parte della maggioranza, in
merito alle variazioni in bilancio
resesi necessarie per l’acquisto
di una pompa geotermica.
per la futura offerta di ulteriori
servizi».
Alessandro e Pasqualino Iaquinta si sono addentrati negli
aspetti più tecnici evidenziando
che entro metà gennaio, sarà coperto dal servizio “wi - fi” quasi
l’intero territorio comunale. E se
attualmente si può navigare liberamente, dal 7 gennaio si potrà
farlo registrandosi, tramite servizio di posta elettronica o recandosi presso un apposito ufficio che
sarà operativo nei locali del Comune. La rete wi-fi a banda larga
viene rilevata in automatico da
tutti i dispositivi (pc, smartphone,
tablet). I tecnici della Fastweb, dal
canto loro, hanno manifestato il
piacere e l’interesse di aver operato in una realtà del Meridione, e di
averla dotata di un’infrastruttura
moderna. È stato il sindaco, Nicola Belcastro, a concludere l’iniziativa definendo di indubbia importanza l’obiettivo colto, e dicendosi
sicuro che il servizio incontrerà il
gradimento della cittadinanza.
MESORACA Presidente dell’associazione è Franco Renda
Costituita la sede locale Aido
intitolata a Marinella Mantia
Carmelo Colosimo
MESORACA
Presentata, qualche giorno fa, nella sala consiliare del Comune, l’Associazione italiana per la donazione di organi (Aido). Il neo presidente, Franco Renda, con i due vice presidenti, Teresa Provveduto
e Domenico Piperno, ha illustrato
le finalità dell’associazione, che è
stata intitolata a Marinella Mantia, la giovane che morì il 5 febbraio dell’anno scorso, dopo essere stata investita da un’automobi-
le mentre a piedi, stava ritornando
nella sua casa di Filippa dopo aver
prestato il suo servizio di volontariato presso la locale sezione della
Croce Rossa. Sposata e madre di
una figlia, Marinella faceva anche
parte del Coro Michael di Filippa. I
familiari, decisero la donazione
degli organi che le vennero
espiantati e impiantati a persone
che ne avevano bisogno.
Insieme a lei, conosciuta ed apprezzata da tutti, sono state ricordate nella stessa occasione altre
persone prematuramente scom-
parse, i cui familiari hanno voluto
donare gli organi con un gesto di
estrema generosità: Giuseppe
Brizzi, scomparso all’età di 27 anni il 26 novembre dello scorso anno, travolto ed ucciso da un’auto
mentre svolgeva, il suo lavoro di
agente della polizia municipale
delle Terre Verdiane, in provincia
di Parma. Ed ancor prima Antonio
Serravalle, scomparso all’età di diciotto anni a seguito di una caduta
dal motorino ed al quale è stato intitolato lo stadio di calcio in località Campizzi.
Franco Renda
Uniti nelle musica. Un’unione,
intesa come condivisione nell’ultimo appuntamento dell’anno
per i festeggiamenti per l’Unità
d’Italia ma anche come riconoscimento del senso di appartenenza alla comunità cirotana
con le sue tradizioni e radici musicali popolari di cui oggi, a Cirò,
è custode vivente Salvatore Cariati.
Reduce dal IV posto ottenuto
nel concorso ministeriale indetto per i 150 anni dell’Unità d’Italia che gli è valso il riconoscimento di “banda di interesse nazionale”, il Corpo bandistico giovanile “Euterpe” diretto dal maestro Vincenzo Salituri, giovedì
sera nella chiesa S. Maria de Plateis, ha deliziato il pubblico con il
V concerto delle feste. È stata
una celebrazione dell’unità nazionale con l’Inno e brani eseguiti nel meeting nazionale a Fiuggi,
e la condivisione dell’appuntamento con l’associazione Misericordia e scout Asci 1 con i “capi”
Giuseppe Caligiuri e Luigi Critelli. Nel corso della serata, presentata da Gino Jannini, è stato riservato un omaggio, con la consegna di un attestato, anche ad
un musicista dalle sonorità anti-
che, qual è Salvatore Cariati, con
la sua chitarra battente e gli antichi strumenti musicali, frutto
della secolare tradizione contadina racchiusa nella sua raccolta
di oggetti di un passato ormai
scomparso. Il presidente dell’associazione
Euterpe,
Luigi
Dell’Aquila, non ha mancato di
condannare l’incursione al Centro Servizi. Poi i giovani componenti della Banda musicale hanno creato un’atmosfera meravigliosa nella chiesa spaziando da
brani rivisitati ed originali sul
Natale a melodie più moderne.
Hanno suonato nell’orchestra, i sax tenori: Salvatore Esposito e Nicodemo Giorno; al sax
baritono, Bennardo Funaro, ai
corni: Antonio Alcaro, Andrea
Rizzello; alle trombe: Gianluigi
Affatato, Dario Dell’Aquila; Alle
trombe: Damiano Morise, Antonio Giorno, Simone E. Pasculli,
Antonio Russo; ai Tromboni:
Emanuele Astorino, Claudio e
Teodoro Pugliese. Al flicorno baritono: Carmine Ruggero, alla
tuba: Alessio Barberio e Raffaele
Baccari, ai timpani: Marco Babila alle Percussioni tastiere: Mariangela Bruno; Marco Fiore,
Vittorio Graziani, Francesco Grisafi, Mario Morrone, Francesco
Russo, Emanuele Sestito e Giuseppe Trifino.
CUTRO. “L’importanza stra-
tegica
dell’angioplastica
primaria nell’infarto miocardico acuto – prospettive
future”: è questo il tema di
un convegno che si terrà venerdi alle 17, nella sala Falcone e Borsellino in via Umberto I. L’incontro è stato
organizzato dal Comune di
Cutro, con il patrocinio della Provincia di Crotone,
dell’Ordine dei Medici e della Banca di Credito Cooperativo di Scandale. Dopo i
saluti del sindaco di Cutro
Salvatore Migale, introdurrà i lavori l’avvocato Mario
Saporito. Relazioneranno il
prof.
Alfonso
Sestito
dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma, il
dott. Massimo Elia, primario di Cardiologia all’ospedale di Crotone e il dott.
Giuseppe Varrina segretario
regionale Fimmg.
Sono previsti gli interventi di Antonella Stasi, vicepresidente giunta regionale, di Stanislao Zurlo presidente della Provincia, del
parlamentare
Nicodemo
Oliverio e del consigliere regionale Francesco Sulla.
Concluderà il dott. Amedeo
Ferro di Cardiologia Interventista Sardegna Angioplastica. A moderare i lavori
del convegno sarà il giornalista della Gazzetta del Sud
Pino Belvedere. Si parlerà
di cardiologia, dell’importanza dell’angioplastica primaria nell’infarto miocardico acuto, ma anche di prevenzione e dell’importanza
di un tempestivo soccorso in
ospedali e centri tecnologicamente idonei.(p. b.)
CIRÒ MARINA Successo di pubblico per la rappresentazione
Con il presepe vivente di Panettieri
in piazza anche gli antichi mestieri
CIRÒ MARINA. Un complesso
lavoro di tanti giorni e l’impegno straordinario del volontariato, che vive di passione
amore per la propria terra, ha
portato la magia del presepe
in Piazza Diaz venerdì.
Nel cuore di Cirò Marina
gli ultimi testimoni di antichi
mestieri sono diventati i personaggi della rappresentazione arricchita dai figuranti
giunti da Panettieri, piccolo
centro del Cosentino. Per la
gioia dei piccoli e stuzzicando la memoria dei grandi, la
piazza si è animata con i cavalli messi a disposizione da
Salvatore Blefari che il maniscalco cosentino Carlo Maz- Una scena del presepe vivente allestito in piazza Diaz
zei, assistito da “mastro” Antonio Russo, ha ferrato tra la il piccolo Gesù al secolo Do- colare Presepe il 6 il 7 gencuriosità del pubblico. Un menico Martino, accanto San naio. Decisivo, il supporto
ovile di pecorelle, messe a di- Giuseppe, (Romano Liotti) del Comune di Cirò Marina
sposizione
da
Salvatore ed un effervescente angiolet- presente in piazza con il sindaco Roberto Siciliani e come
Quattromani, e curato, da to, Maria Zizza.
Guidati dal presidente Al- si diceva la collaborazione
Giuseppe Federico per l’occasione nelle vesti del pastore, berto Lucisano, hanno inter- dei soci Pro Loco Enza Mariè stata l’attrazione dei bambi- pretato i Re Magi, Raffaele no, Pierangela Lonetti, Franni mentre nell’aria risuona- Torchia e Edoardo Greco nei cesco Bruzzese ,Tommaso
vano i colpi del martello bellissimi abiti, mentre altri Bono ma soprattutto la dedisull’incudine illuminato dai soci e dirigenti della Pro Loco zione di persone come Pino
riverberi del fuoco del mastro di Panettieri hanno arricchito De Luca che, silenziosamente
Peppe Costa, erede della tra- il presepe con i due grandi sa- e con un impegno straordinadizione cirotana nella lavora- cerdoti (Giuseppe Gentile e rio si sono prodigate gratuizione del ferro battuto. Ac- Pietro Mazzei) e un gruppo tamente mettendo a disposicanto alle popolane, Alessan- di popolani (Carmela Mancu- zione, lavoro, tempo e comdra Rocca, Rossella Marino e so, Annamaria Cristofaro, petenza.
Intanto a Cirò Marina, il
Zaira Esposito, che hanno di- Giuseppe Mancuso e Michele
giovedì 5 e venerdì 6 gennaio
stribuito ai visitatori pane De Santis).
Il presepe andato in scena è previsto l’allestimento di un
condito con l’olio e abbrustolito sul fuoco curato da Ciccio in Piazza Diaz è frutto, infat- altro presepe in piazza KenCaputo, della Compagnia La ti, del rapporto di amicizia e nedy. Questa volta la Natività
Torre di Torre Melissa, anche collaborazione tra la Pro Lo- sarà realizzata in collaborail calzolaio, Peppe Perri di Ci- co di Cirò Marina e Panettie- zione tra la Parrocchia di S.
rò. Splendida Madonna, Lu- ri, piccolo centro cosentino Nicodemo e le associaziocia Ciccopiedi, che ha cullato che replicherà il suo spetta- ni.(m. e.)
Martedì 3 Gennaio 2012 Gazzetta del Sud
40
Cronaca di Vibo
Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900
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.
SANITA’ La censura del tavolo romano non riguarda per ora i provvedimenti assunti nel Vibonese nei confronti di 21 medici e altro personale sanitario precario
Proroga dei contratti, nessun problema
Alla scadenza (31 marzo) l’Asp rinnoverà i rapporti di lavoro ma sempre col vincolo del silenzio-assenso
Marialucia Conistabile
Le prime reazioni del tavolo romano non si sono fatte, poi, attendere molto. Più che reazione una vera e propria censura a
seguito delle assunzioni in alcune Aziende sanitarie della regione, in netto contrasto con il
blocco del turnover.
L’Ufficio del commissario
per l’attuazione del Piano di
rientro è stato pertanto invitato
a procedere e sanzionare le Asp
interessate. Una rosa nella quale non figura l’Azienda sanitaria vibonese anche perché la
proroga dei contratti ai medici
e all’altro personale precario risale a una data successiva rispetto la riunione del 14 dicembre al “tavolo Massicci” nel
corso della quale è stata rilevata la censura. Al momento,
dunque, il provvedimento dei
commissari Asp che hanno prorogato i contratti per tre mesi,
cioè sino al 31 marzo prossimo
– facendo leva sul silenzio-assenso della Regione – non è stato oggetto di riflessione. È possibile che lo sarà in seguito, alla
prossima riunione di verifica
del Piano di rientro, però ciò
non dovrebbe pregiudicare la
proroga che una sua scadenza
ce l’ha.
Nei fatti, anche se la questione non riguarda i provvedimenti emanati nel Vibonese, si
è verificato quanto in realtà
prospettato dai commissari
straordinari,
alla
guida
dell’Azienda sanitaria provinciale dopo lo scioglimento per
infiltrazioni mafiose. Infatti,
quando l’Asp sollevava forti
dubbi sulla possibilità di prorogare i contratti a 21 medici (8
dei quali in servizio al Pronto
soccorso) e ad altri 10 dipendenti (fra cui fisioterapisti, logopedisti, tecnico di laboratorio ecc.) era proprio in considerazione dei problemi che sarebbero sorti con il “tavolo Massicci”. E per questo motivo
l’Azienda sanitaria chiedeva
esplicitamente alla Regione se
un’eventuale proroga potesse
essere in contrasto con gli
obiettivi del Piano di rientro.
Tutto, comunque, si è poi risolto utilizzando il vincolo del silenzio-assenso e, così rimanendo le cose, l’Asp a marzo dovrebbe prorogare automaticamente i contratti sempre con lo
stesso vincolo.
Nondimeno nella questione
che riguarda la sanità vibonese
c’è anche da tenere in consideGiuseppe
Scopelliti
intervenuto
nell’assemblea
dei sindaci
razione il fatto che la scadenza
dei 31 contratti avrebbe determinato una sorta di paralisi del
comparto, visto che per far
fronte alle esigenze del Pronto
soccorso sarebbero stati dirottati medici di altri reparti. Ciò
alla luce del fatto che dei 21
medici precari, ben 8 sono da
dieci anni operativi al Pronto
soccorso e, fra l’altro, tutti vincitori di concorso. Inoltre
un’eventuale mancata proroga
avrebbe avuto ripercussioni anche sull’ospedale di Serra San
Bruno e la Postazione di primo
intervento di Soriano, senza
considerare i problemi che sarebbero sorti a causa della
chiusura di diversi reparti dello
Jazzolino che sarebbero rimasti, in pratica, con il solo primario. Insomma la decisione assunta dall’Azienda, di concerto
con il commissario per l’attuazione del piano di rientro, Giuseppe Scopelliti, ha di fatto impedito che nei confronti
dell’utenza venissero meno i livelli essenziali di assistenza.
COMUNE
Rifondazione
incalza
la giunta:
incapace
Programmazione, idea di città e
ipotesi di sviluppo: per il Circolo Spartacus di Rifondazione
comunista costituiscono il tallone d’Achille dell’Amministrazione comunale, in quanto incapace di attuarle.
A parere degli esponenti di
Rifondazione – i quali spaziano
dal «caso acqua ancora irrisolto» alla questione rifiuti, passando per il mancato aiuto dalle
politiche per le famiglie e per i
disagi di commercianti e cittadini – la città capoluogo «è amministrata da improvvisatori incapaci di dare un senso della loro
presenza alla guida della città».
Inoltre il Circolo Spartacus evidenzia che «ad aggravare il tutto è la palese percezione di una
mancata trasparenza nelle decisioni e negli atti della giunta di
centrodestra» nonchè «il profondo distacco dei rappresentantidalle reali istanze dei rappresentati. In questo senso le
promesse fatte dal sindaco (in
occasione degli auguri natalizi)
che continuerà a lavorare su
questa strada ci inquietano». Infine Rifondazione comunista ritiene indispensabile un radicale
cambio di rotta in quanto «il
centrodestra ha già dimostrato
di non essere all’altezza del ruolo di amministratore».
In sintesi
La censura del tavolo romano verso le Asp che hanno
fatto assunzioni, ignorando
il blocco del turnover, non
riguarda, almeno per il momento, l’Asp vibonese.
Nei giorni scorsi, infatti,
l’Asp ha deliberato la proroga dei contratti del personale precario (21 medici e
10 dipendenti del comparto), sino al 31 marzo, facendo leva sul silenzio-assenso
della Regione. Proroga che
dovrebbe rimanere in vigore sino alla data di scadenza, senza ulteriori problemi.
E proprio allo scopo di evitare la paralisi dell’ospedale
Jazzolino e disagi all’utenza
non è escluso che al 31 marzo l’Azienda sanitaria procederà automaticamente a
una nuova proroga, sempre
basandosi sul vincolo del silenzio-assenso.
L’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino
Denuncia di una cardiopatica che punta il dito contro le condizioni di scarsa igiene in cui alcuni locali si trovano
Lo Mastro dovrà scontare 5 anni e 6 mesi
Guardie mediche tra disagi e disservizi
Estorsione e bancarotta
Arrestato imprenditore
Vittoria Sicari
È un ingranaggio che può arrivare anche a stritolare e a
mettere a dura prova la fibra
psicologica e fisica di qualsiasi
individuo, anche del più paziente e temprato. L’aver a che
fare quotidianamente con la
sanità vibonese tra file, tempi
di attesa e prenotazioni che
vanno alle calende greche rappresenta solo alcuni dei disservizi che gli utenti sono costretti a subire.
Parte da questa riflessione
una cittadina di Vibo Marina I.
P. che a causa di una grave patologia cardiologica deve giornalmente controllare la pressione arteriosa in vari momenti della giornata. Nelle ore serali, in cui il medico di base
non espleta più il servizio, deve recarsi nei presidi di Guardia medica, dove i disagi, secondo quanto racconta, sarebbero all’ordine del giorno. «Il
personale medico – ha raccontato l’utente – si trova ad operare in una situazione non solo precaria, ma anche in totale
assenza di strumenti e medicinali. Il 28 dicembre scorso trovandomi a Pizzo per spese ho
pensato di andare a misurare
la pressione alla Guardia medica del posto. Non l’avessi
mai fatto! Nel lavandino della
L’insegna di una guardia medica molte volte ospitate in strutture comunali
stanza adibita alle visite c’era
ancora il vomito di una paziente che, mi ha raccontato il
medico di turno, giorno di Natale, ossia tre giorni prima,
aveva avuto un malore e non
trovando i bagni della struttura aperti per non sporcare a
terra si era vista costretta a
usare la vaschetta che i medici
utilizzano per sciacquarsi le
mani».
A distanza di giorni, dunque, nessuno aveva provvedu-
to a pulire e a riaprire la toilette. In altre strutture al disservizio e alla sporcizia – ha fatto
notare ancora la donna – si aggiungono anche i locali inidonei dove medici e pazienti
mettono a repentaglio la loro
stessa incolumità, armadietti
vuoti senza neanche i medicinali di pronta emergenza,
piazzali antistanti le strutture
bui e si potrebbe proseguire
all’infinito.
Questi i tratti cruciali di una
sanità che nonostante cerchi
di risalire la china talvolta non
sembra in grado neanche di
fornire i servizi primari agli
utenti.
Intanto, storie come quelle
della signora I. P. si susseguono. Storie di ordinaria sofferenza che solo all’apparenza
possono sembrare uguali perché tutte imprigionate nella
legge dei numeri e delle cifre
di un sistema “costretto” a rimanere nei ranghi di un rigido
piano di rientro volto a contenere spese e ad appianare debiti. In realtà sono storie
ognuna diversa dall’altra, storie di persone in carne e ossa
che combattono quotidianamente non solo con la propria
malattia, ma con burocrazia e
tagli e con i danni prodotti da
anni e anni di gestioni poco
oculate.
«Invece di modellare il
comparto sanitario in base alle esigenze degli utenti – ha
concluso la signora I.P. – al
contrario i nostri politici hanno pensato bene di adattare le
nostre vite e i nostri bisogni a
tagli e disservizi, credendo di
fare i salvatori della Patria con
i nostri soldi». E mentre il programma per appianare i debiti
della sanità, in base alle valutazioni dello stesso Tavolo
Massicci, va avanti positivamente, il prezzo più alto continua a pagarlo la povera gente, mentre sul tappeto rimangono insoluti sempre gli stessi
cronici mali di una sanità che
nonostante gli sforzi sinora,
comunque, compiuti continua
sempre a presentare i suoi
punti deboli, tra cui: sovraccarico di lavoro degli operatori
sanitari, bisogni disattesi dei
pazienti, carenze dei servizi,
personale ospedaliero sott’organico.
Il primo arresto del nuovo anno
è stato eseguito, nel tardo pomeriggio di ieri, nel centro cittadino. Nei pressi di piazza Municipio, infatti, i carabinieri della
Compagnia – comandata dal
cap. Stefano Di Paolo – hanno
rintracciato Saverio Lo Mastro,
di 49 anni, di Vibo Valentia, titolare di un’impresa edile, destinatario di un ordine di custodia
cautelare in carcere in quanto ritenuto responsabile, dal Tribunale di Monza, di estorsione,
bancarotta fraudolenta e truffa,
in concorso.
L’imprenditore dovrà, pertanto, scontare una pena di 5 anni e sei mesi relativa ad alcune
condanne per reati che avrebbe
compiuto in provincia di Monza. Il provvedimento emesso nei
confronti di Saverio Lo Mastro
ed eseguito dai carabinieri – in
azione i militari della Stazione,
guidata dal luogotenente Nazzareno Lopreiato – oltre alla carcerazione, dispone l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni,
l’inabilitazione all’esercizio di
un’impresa per 10 anni e l’incapacità a esercitare uffici direttivi
per altri 10 anni.
Da qualche tempo Lo Mastro
stava scontando ai domiciliari in
città la pena patteggiata in passato, ma con il permesso a uscire
per svolgere la sua attività lavorativa. Ieri pomeriggio, infatti,
Saverio Lo Mastro
quando i carabinieri lo hanno
avvicinato stava seguendo alcuni lavori della sua ditta.
Diversi anni fa Saverio Lo
Mastro è stato l’ultimo amministratore della società Tornado
Gest, che nel 2004 realizzò nel
Parco del Grugnotorto in Brianza il Magic Movie Park, cinema
multisala corredato di negozi
ma mai decollato, anzi chiuso
per mancanza di autorizzazioni
dopo l’apertura di un Cinamercato di abbigliamento abusivo e
naufragata nel 2007 con un buco che, secondo gli inquirenti, di
circa 40 milioni di euro.
Per la vicenda della Tornado
Gest coinvolti anche l’ex amministratore e la moglie (per bancarotta fraudolenta) un faccendiere cinese e il cognato (truffa
ed estorsione).(m.c.)