Scarica il Pdf Gratis - Festa di San Nicola e del Vischio

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Storia Segreti Leggende
Curiosità Tradizioni
Disegnatori Pubblicità Satira
Lettere Regali Canzoni
Film Libri Cartoline
testi di Ant
Siti Internet
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illustra
zioni di Luca Tarla
EDITORIALE
ro ia di
La vera st
SOMMARIO
La vera storia di Babbo
Natale
6 Le origini:
San Nicola
Vita, morte miracoli
10 Dalla Turchia all’Italia:
testi di Antonio Bianchi
con illustrazioni di Luca Tarlazzi
Un Santo da Myra a Bari
12 La devozione:
San Nicola
Le tradizioni nel mondo
16 La metamorfosi:
pag. 6
San Nicola
Vita, morte e miracoli
Da Santo a Santa
un mito a stelle e strisce
20 I grandi disegnatori:
Thomas Nast,
ritratto di Santa Claus
24 I grandi disegnatori:
Haddon Sundblom,
il signor Coca Cola
28 Tradizioni:
Babbo Natale nel mondo
uno, nessuno, centomila
32 Gli amici di Santa Claus:
Rudolph & Company,
le renne di Babbo Natale
pag. 16
Da Santo a Santa, un
mito a stelle e strisce
34 Un mito che vende:
Il testimonial, Babbo
Natale e la pubblicità
36 Il volto del mito:
La galleria
Ritratti di Babbo Natale
38 Galleria satirica:
Esiste o non esiste?
40 La residenza:
pag. 20
Nast e Sundblom:
I grandi disegnatori
A casa di Babbo Natale
42 Lettere e regali:
Caro Babbo Natale
44 Musica e cinema:
Le canzoni e i film
47 Internet:
Babbo Natale nella Rete
48 Curiosità:
Natale dalla A alla Zeta
50 Libri:
La biblioteca di Babbo
Natale
Babbo
Natale
4 Introduzione:
pag. 42
Lettere e regali:
Caro Babbo Natale...
Lettera a Babbo Natale
Caro Babbo Natale,
e` cosi` che cominciano milioni di letterine che ti
arriveranno fra pochi giorni… Quella che ti sto
scrivendo e` un po diversa dalle altre. Prima di
tutto perche´ ho appena oltrepassato i quarantanni. E poi perche´ devo confessarti che quando ero
piccolo non scrivevo a te, bensi` alla Befana.
La tua simpatica figura di nonno vestito di rosso
non si era ancora imposta sul mercato. Forse la
tua immagine tentava di farsi spazio su qualche
manifesto di citta` che pubblicizzava prodotti
americani, e io sono cresciuto in provincia… Cera
la tv, ma era ancora in bianco e nero, e il tuo
costume rosso non poteva sedurre noi piccoli spettatori.
Ti scrivo solo ora perche´ con il tuo personaggio e`
successo quello che in anni molto piu` recenti e`
accaduto con Halloween: una festa dalle origini
europee che emigra in America e ci torna indietro
col vestito nuovo.
Se ci pensiamo, tu occupi uno spazio importantissimo per tutti noi. Sembri una figura che esiste
da sempre, un personaggio ancestrale, legato a
tradizioni che affondano nella notte dei tempi…
Qualcosa di ancestrale, in effetti, ti appartiene
profondamente. E noi ci siamo divertiti ad esplorarlo, sperando di divertire anche te.
Buon Natale
Stefano Trentini, editore
INTRODUZIONE
COSA SI NASCONDE DIETRO LA FIGURA DEL RUBICONDO NONNONE AMATO DA
La vera
di Babbo
I
n Italia lo conoscono
tutti come Babbo
Natale. Qualcuno lo
chiama Papà Natale, forse
perché in certe regioni
“babbo” è considerato
irriverente. Nel resto
del mondo i nomi si
sprecano: Santa
Claus, Father
Christmas, Father
Frost, Joulupukki,
Kris Kringle, Père
Noël, Sabdiklos,
Sinter Klaas,
Weihnachtsmann...
Ma dietro questi
mille nomi si
nasconde la stessa
identica figura: un
vecchio paffuto e
rubicondo, con una
candida barba bianca e
un inesauribile sacco
pieno zeppo di doni. I
bambini di tutto il
mondo lo amano. Ma
anche i più grandi continuano a lasciarsi sedurre
dall’espressione paciosa di
questo grosso nonno. I pubblicitari, poi, lo adorano: è
lui il testimonial più richiesto
e gettonato degli ultimi 100
anni.
Non tutti sanno che la figura
del rubicondo nonnone è
stata ispirata da un
santo, amatissimo sia
nel mondo cattolico
che in quello ortodos4
so. Parliamo di San Nicola,
vescovo di Myra, nato nel III
secolo d.C. a Pàtara, città
portuale della Lycia (penisola meridionale dell’Asia
Minore, l’odierna Turchia).
La devozione popolare gli ha
attribuito numerosi miracoli,
in buona parte rivolti a fanciulli e giovani ragazze. Per
questo, è considerato il
“Santo dei bambini”.
In occasione della festa di
San Nicola - il 6 dicembre -,
in alcuni Paesi europei
(Germania, Olanda e, più in
generale, nel Nord Europa)
si affermò l’usanza di affidare a San Nicola il ruolo di
dispensatore di regali ai
bambini: secondo la leggenda, il Vescovo si sposterebbe
nottetempo in groppa a un
cavallo (o a un asino),
lasciando dolci e strenne
nelle scarpe dei bimbi
buoni. In talune tradizioni,
San Nicola è visibile in
pieno giorno ed è scortato
da un losco individuo (il cui
nome varia a seconda dei
Paesi: Black Pete, Krampus,
Père Fouettard…): mentre il
Vescovo premia i bambini
buoni, il suo “truce” aiutante si occupa dei monelli.
La tradizione dei regali arrivò negli Stati Uniti con gli
emigranti olandesi che fondarono New Amsterdam. Il
loro Sinter Klaas, in breve
GRANDI E PICCINI?
storia
Natale
tempo, si trasformò in
Santa Claus. E il suo arrivo
(tradizionalmente legato
alla festa del santo) fu fatto
coincidere con il Natale.
Un ruolo particolarmente
incisivo per il Santa Claus
americano ebbero gli scrittori Washington Irving e
Clement Clarke Moore e i
disegnatori Thomas Nast e
Haddon Sundblom. Furono
loro a delineare il ritratto di
Babbo Natale che tutti
conosciamo: il vestito rosso
bordato di pellicciotto bianco, la slitta volante, le renne,
l’ingresso dal camino,la casa
al Polo Nord, la fabbrica di
giocattoli…
Questa nostra pubblicazione ripercorre tappa dopo
tappa la metamorfosi di San
Nicola in Santa Claus. Non
si tratta di una favola ad uso
e consumo dei più piccini
(come la maggior parte dei
libri e delle pubblicazioni
legate a Santa Claus).
Questo numero speciale è
una indagine storica, “sociologica” e culturale effettuata
consultando centinaia fra
libri, riviste e siti Internet.
Dentro ci sono centomila
Santa Claus diversi, antichi
e nuovissimi, impregnati di
religiosità o di più “sfrontate” velleità commerciali. E
ogni lettore potrà trovare il
suo preferito.
DA SAN
NICOLA
A BABBO
NATALE
I due volti di
Babbo Natale
interpretati
da Luca
Tarlazzi.
A sinistra,
San Nicola in
abiti vescovili.
In questa
pagina un
Babbo Natale
“di transizione”, con il
bastone
vescovile e il
classico copricapo al posto
della tiara.
Le rifiniture
del costume
sono ispirate
a motivi
ornamentali
lapponi
5
LE ORIGINI
DIETRO IL “LAICO” BABBO NATALE SI NASCONDE LA FIGURA DI UN NOTO SANTO
San Nicola
VITA, MORTE, MIRACOLI
L’ETIMOLOGIA DEL NOME E DELLE SUE VARIANTI: NICOLÒ, NICCOLÒ E NICOLETO
NATO IN LYCIA DA UNA RICCA FAMIGLIA, NEL 300 FU ELETTO VESCOVO DI MYRA
L’ANEDDOTO DEI TRE SACCHETTI D’ORO. UN MITO A METÀ FRA REALTÀ E LEGGENDA
O
ggi, per i più, Babbo
Natale incarna l’anima “laica” delle
festività di fine anno. Da
una parte c’è il presepe, vero
emblema “religioso” della
festa, dall’altra ci sono l’albero e Babbo Natale, che ne
incarnano la dimensione
“consumistica”.
Ma questa contrapposizione
non rende giustizia alla vera
origine “religiosa” di Babbo
Natale: non tutti sanno che
all’origine di questa figura
ammantata di opulenza e di
“appeal” commerciale si
nasconde un santo, entrato
prepotentemente nella
devozione popolare sia nel
mondo cattolico che in
quello ortodosso. Parliamo
di San Nicola. Il nome, come
le varianti Nicolò e Niccolò,
deriva dal greco niké, “vittoria”, e laòs, “popolo”.
Le testimonianze storiche
sulla sua vita sono estremamente sparute, e forse
anche questo aspetto ha
contribuito ad ammantare
la sua figura di un alone leggendario.
Le prime agiografie sono di
poco precedenti l’anno
Mille. In alcune di queste
sono confluite leggende che
i devoti e i marinai a lui
fedeli (fautori di una autentica fioritura del culto nei
6
UN SANTO IN PILLOLE
San Nicola nacque fra il 250 e il 255.
Altre fonti fanno riferimento agli anni
compresi fra il 280 e il
286. In ogni caso, il
futuro santo trascorse
l’infanzia a Pàtara, in
Lycia. La leggenda
narra di una precocissima vocazione religiosa.
IL SANTO DEI BAMBINI
Una illustrazione di Alexander Anderson per il
primo “Festival of St. Nicholas” (6 dicembre 1810).
L’evento fu organizzato dalla New-York Historical
Society, i cui membri, nel 1804, elessero San Nicola
loro patrono. Nell’illustrazione, appare ancora in
abiti vescovili, ma fanno capolino riferimenti al futuro Santa Claus (i bambini, il camino, gli elfi e le calze
traboccanti di strenne)
porti di tutto il mondo) si
tramandavano oralmente.
Qualcuno ha ravvisato
anche un pizzico di confusione fra le vicende legate al
San Nicola vero e proprio e
quelle di altri santi dal nome
affine.
La vita
La data di nascita è avvolta
dal mistero: alcuni studiosi la
fanno risalire al 280-286, ma
sembrano più attendibili le
fonti che indicano gli anni
compresi fra il 250 e il 255. Si
narra che appena nato, invece di vagire e agitarsi, Nicola
si fosse messo in piedi nel
catino dove lo stavano lavando, giunse le mani e cominciò a pregare.
Di sicuro, Nicola trascorse
l’infanzia a Pàtara, città portuale della Lycia (penisola
meridionale dell’Asia Minore,
l’odierna Turchia), pargolo di
una famiglia piuttosto agiata,
da cui ereditò una cospicua
fortuna che distribuì fra i
poveri. La Leggenda atirea lo
descrive come un bambino
di eccellente fibra e già incline all’ascesi: il mercoledì e il
venerdì rifiutava il latte
materno. Da ragazzo “schifava le dissoluzioni e le vanità e
usava la chiesa maggiormente”.
Diventò vescovo di Myra nel
300. La leggenda narra che il
Signore apparve a uno dei
vescovi riuniti a Myra chiedendogli di scegliere come
futuro vescovo della città
colui che per primo si fosse
recato in chiesa all’alba per
pregare. Il più mattutino fu,
appunto, San Nicola.
Secondo altre fonti, San
Nicola fu nominato vescovo
a furor di popolo: i concittadini erano già a conoscenza
dello spirito caritatevole e
della generosità del futuro
santo.
L’elezione avvenne sotto il
governo dell’imperatore
Diocleziano. Si trattava di un
periodo particolarmente
duro per i cristiani, duramente perseguitati per tutto
l’Impero Romano. In questa
fase, che perdurò anche sotto
Dalla famiglia
d’origine, piuttosto
agiata, ereditò una
cospicua fortuna che
distribuì fra i poveri.
Diventò vescovo
di Myra nel 300, sotto
il governo dell’imperatore Diocleziano.
Secondo alcune testimonianze fu eletto a
furor di popolo: i concittadini erano già a
conoscenza dello spirito caritatevole e della
generosità del futuro
santo.
Gli anni del
governo di
Diocleziano e di
Licinio furono particolarmente ostili al cristianesimo. E così, a
ridosso della nomina,
il neo-vescovo di Myra
fu imprigionato e
mandato al confino.
Nel 313, con l’avvento di Costantino il
Grande, Nicola fu
liberato e potè ricoprire il suo incarico di
vescovo.
Nel 325 prese
parte al concilio di
Nicea. La leggenda
narra di uno schiaffo
che San Nicola diede
all’eretico Ario.
Negli ultimi anni
di vita si recò a Roma,
in visita al Santo
Padre.
Ancora in vita, il
vescovo Nicola era già
ammantato della
fama di santo.
L’aneddoto più celebre, narrato anche da
Dante (Purgatorio,
Canto XX) è legato
alle tre fanciulle che il
padre aveva destinato
alla prostituzione.
Nottetempo, San
Nicola gettò nella
loro dimora tre sacchetti zeppi di monete d’oro: grazie a
questa dote, le tre
fanciulle poterono
sposarsi.
San Nicola morì
fra il 334 e il 352 (in
compenso, si conosce
il giorno esatto: il 6
dicembre).
Fu seppellito a Myra
(oggi Demre), in
Turchia.
Il 20 aprile 1087,
le spoglie del santo
furono “rapite” ad
opera dei marinai di
tre imbarcazioni partite appositamente dal
porto di Bari.
Le reliquie giunsero al porto barese di
San Giorgio il 9 maggio 1087.
Le spoglie furono
depositate nella
Chiesa di San
Benedetto, poi nella
Chiesa di San
Eustrazio. L’abate Elia,
contemporaneamente,
avviò la costruzione
del tempio destinato a
custodire definitivamente le reliquie.
7
LE ORIGINI
TRE SACCHETTI
PIENI D?ORO
Il più celebre aneddoto legato a San Nicola riguarda tre
fanciulle che il padre aveva
destinato alla prostituzione.
Nottetempo, Nicola gettò in
casa tre sacchetti pieni d’oro.
Con questa dote, le tre fanciulle poterono sposarsi. Da
sinistra, la raffigurazione del
miracolo in una miniatura
medievale e nella rappresentazione di Beato Angelico
(Musei Vaticani)
L?ICONOGRAFIA
N
ell’iconografia popolare, la
figura di San Nicola è soggetta a numerose varianti.
L’unica costante è la sontuosa
veste vescovile, con la tiara, il
mantello rosso, il pastorale e
un libro. Quasi sempre ha fra
le mani i tre involti delle
monete (raffigurati come
pomi, sfere, mele o – come
dicevano i medievisti – “limosine” d’oro). Talvolta ha ai piedi
una tinozza dal quale spuntano i tre fanciulli resuscitati. Fra
gli attributi meno ricorrenti, da
segnalare il pane, l’àncora, la
nave...
Le numerose rappresentazioni
pittoriche d’epoca medievale e
rinascimentale lo vedono
intento a compiere miracoli e
atti di carità. I beneficiari sono
quasi sempre bambini o giovinetti. Ed è per questo che l’immaginario popolare lo ha progressivamente identificato nel
ruolo di santo particolarmente
benevolo nei confronti dei più
piccini.
La storia dell’arte è disseminata
di capolavori raffiguranti San
Nicola. Fra questi c’è la straordinaria Pala Ansidei di
Raffaello. L’opera, che prende il
nome dal committente
Bernardino Ansidei, risale al
1505 (gli anni del primo soggiorno perugino dell’artista).
Oggi è conservata alla National
Gallery di Londra. Vi è raffigurata la Madonna fra San
Giovanni Battista e San Nicola,
8
con il pastorale nella mano destra
e con ai piedi le tre borse di
monete. Il vescovo di Myra è raffigurato con fronte alta e sguardo
pensoso. Al contrario di altre raffigurazioni, qui è senza barba.
Le prime dissertazioni sulla vera
fisionomia del volto di San Nicola,
intorno al 1100, si devono ai tedeschi. Basandosi su un’icona che il
monaco-abate Gregorio acquistò a
Costantinopoli, il viso del santo fu
definito “lungo, molto serio e
venerabile; la fronte è fiera, i
capelli e barba piuttosto stanchi”.
Una sorta di “verifica” risale al
1957, quando il prof. Luigi
Martino effettuò una ricognizione
sulle reliquie, descrivendo il
volto come “ascetico, nobile,
armoniosamente conformato e
proporzionato nelle sue parti,
con fronte alta, larga, spaziosa
che potremmo chiamare luminosa. Gli occhi sono grandi, leggermente incavati, dolci e nel contempo severi, di un uomo pensoso e sofferente. Gli zigomi un
poco forti e sporgenti sopra
guance appena incavate. Mento
piuttosto prominente entro la
leggera scriminatura della
barba. Questa immagine del
santo non fa escludere la sua
eventuale appartenenza al tipo
bruno levantino”.
SAN NICOLA NELLA STORIA DELL?ARTE
Tre fra le più note raffigurazioni di San Nicola:
da sinistra, il San Nicola di Beato Angelico. La
piccola tavola risale 1424/25. Al centro, la Pala
Ansidei di Raffaello (1505). A destra, il San
Nicola del pittore pesarese settecentesco
Maurizio Sparagnini
il governo di Licinio, Nicola
fu imprigionato e mandato al
confino. Il cristianesimo fu
permesso solo con l’avvento
dell’imperatore Costantino il
Grande: nel 313 San Nicola fu
liberato e potè finalmente
ricoprire il suo incarico di
vescovo. Impegnato nella
lotta all’idolatria e alle eresie,
San Nicola svolse un’attività
pastorale particolarmente
caritatevole. Con ogni probabilità prese parte al concilio
di Nicea nel 325 (dove schiaffeggiò l’eretico Ario). Alcune
testimonianze relative agli
ultimi anni di vita confermano anche un viaggio a Roma,
in visita al Santo Padre. San
Nicola morì il 6 dicembre di
un anno compreso fra il 334
e il 352, e fu seppellito a Myra
(oggi Demre, in Turchia).
I miracoli
Alla figura di San Nicola considerato santo quand’era
ancora in vita – sono legati
numerosi miracoli e atti di
carità. In molti, ricorre
misteriosamente il numero 3.
L’aneddoto più celebre – a
cui l’iconografia europea ha
attinto a piene mani - è sicuramente quello legato alle
tre fanciulle che il padre,
non potendo disporre di
denari per la dote, aveva
destinato alla prostituzione.
Nottetempo, San Nicola
gettò nella loro dimora tre
sacchetti zeppi di monete
d’oro. L’avvenimento è noto
anche per essere stato narrato dal greco Michele
Archimandrita (IX sec.) e da
Dante nel Canto XX del
Purgatorio: “Esso parlava
ancor della grandezza/ che
fece Nicolao alle pulcelle/ per
condurre ad a onor loro giovinezza”. A questo atto di
carità è legata una fioritura
di aneddoti, probabilmente
scaturiti dall’immaginario
popolare. Si dice, per esempio, che San Nicola gettò
nella casa tre sacchetti per
tre notti consecutive. Per
due volte trovò le finestre
aperte. La terza notte, invece, dovette arrampicarsi sul
tetto per far scivolare i sacchetti di monete attraverso il
camino. Al mattino, le fanciulle trovarono il tesoro
all’interno delle calze appese
ad asciugare. Si tratta evidentemente di una leggenda
popolare nata per legittimare le affinità fra San Nicola e
Babbo Natale.
Un altro miracolo è legato
all’imperatore Costantino, a
cui San Nicola si rivolse
(taluni riferiscono che gli
apparve in sogno) chiedendo la grazia per tre giovani
ufficiali condannati a morte.
Più incredibile l’aneddoto
dei tre ragazzini uccisi da un
oste avido e malvagio, i cui
corpi mutilati erano stati trasformati in carne in salamoia. La leggenda narra che
i corpi rimasero sotto sale
per tre anni (sette per i
devoti della Lorena). San
Nicola capitò per caso in
quell’osteria, e non appena
gli fu servito il piatto di
carne in salamoia si fece il
segno della croce.
All’improvviso, i tre ragazzini
resuscitarono.
DIO PAGANO
O SANTO?
____________________
C’è chi sostiene
l’ipotesi che San
Nicola non sia mai
esistito e che la sua
figura derivi da
qualche dio pagano.
Le associazioni fra i
santi e gli dei pagani erano piuttosto
frequenti nei primi
anni del cristianesimo. Varie fonti accostano la figura di
San Nicola a quella
del romano
Nettuno, del teutonico Nickar, di Odino
(il dio dell’aria) e in particolare - al
greco Poseidone
(che qualcuno chiamava “il marinaio”,
titolo poi ereditato
da San Nicola).
Questo stretto legame sembra essere
confermato dal
fatto che molti templi dedicati a
Poseidone siano
stati poi intitolati a
San Nicola.
MILLE ICONE
Una panoramica di
icone, antiche e non,
raffiguranti San Nicola.
L’unica costante è la
sontuosa veste vescovile. Fra le mani, il santo
regge un libro. Talvolta
appaiono anche il
copricapo (tiara) e il
bastone vescovile
9
DALLA TURCHIA ALL’ITALIA
LA CITTÀ PUGLIESE E IL SUO PATRONO: LA BASILICA E LA SAGRA PRIMAVERILE
Un Santo
da Myra a Bari
LE SPOGLIE FURONO “RAPITE” IL 20 APRILE 1087
PER RAGIONI DI PRESTIGIO RELIGIOSO E POLITICO.
LA SPEDIZIONE: 62 MARINAI SU TRE IMBARCAZIONI.
IL 9 MAGGIO LO SBARCO AL PORTO DI SAN GIORGIO
IL VIAGGIO DEL SANTO
A fianco, da sinistra, una
cartina dell’Asia minore e un
affresco di Myra raffigurante
San Nicola. In basso, la
facciata della Basilica di
San Nicola, a Bari
10
N
el XI secolo, l’Asia
Minore cadde sotto il
dominio turco. Si
registrò una drastica frattura
fra cristianità occidentale e
orientale. La Puglia era sotto
la dominazione dei
Normanni, desiderosi di
mostrare al mondo la propria
audacia. E’ da intendere in
questo senso la spedizione
partita da Bari per impadronirsi delle spoglie di San
Nicola, custodite a Myra.
Fautori del “rapimento” – che
avvenne il 20 aprile 1087 furono 62 marinai, partiti su
tre imbarcazioni.
Niccolò Putignano, canonico
e storico minuzioso, nei suoi
documenti settecenteschi fa
riferimento a due pellegrini,
uno greco e uno francese. “I
due – scrive Putignano – riferirono che la chiesa era situata in luogo solitario, senza
clero e senza popolo, custodita
soltanto da tre monaci, fuori
de’ quali niun altro vi era che
impedir potesse l’impresa. La
via dunque era libera. I baresi
potevano avviarsi verso il
sacro luogo a compiere la
memoranda impresa”.
Le reliquie giunsero al porto
barese di San Giorgio il 9
maggio 1087. Testimoni oculari dello sbarco e cronisti
dell’evento furono Niceforo e
Giovanni Arcidiacono.
Le spoglie furono dapprima
depositate nella Chiesa di San
Benedetto, poi – su indicazione dell’abate Elia - nella
Chiesa di San Eustrazio. Nel
frattempo, lo stesso abate
avviò la costruzione del tempio destinato a custodire definitivamente le reliquie. “San
Nicola di Myra” diventò “San
Nicola di Bari”, patrono della
Regione Puglia, della Città,
dell’Arcidiocesi e della provincia barese.
La traslazione delle ossa – che
può essere considerata frutto
di un vero e proprio rapimento – rappresentò per la città
pugliese una importante
opportunità sia a livello religioso che a livello politico,
economico e culturale. San
Nicola, fin da allora, era con-
siderato un “santo senza frontiere”, venerato da Oriente ad
Occidente. Un messaggero
dell’ecumenismo e della pace
rispettato da cattolici, ortodossi, protestanti.
La Basilica di Bari
La Basilica di San Nicola di
Bari sorge sull’area della
bizantina corte del Catapano.
Nel 1089 era già stata realizzata la cripta, pronta ad ospitare le reliquie. Nel 1098 nella
Basilica si svolgeva il Concilio,
alla presenza di papa Urbano
II (che collocò le reliquie
sotto l’altare) e di 185 vescovi.
La consacrazione vera e propria risale solo al 1197, come
recita un’iscrizione sulla facciata. Sotto la dominazione
angioina, la Basilica si arricchì enormemente. Fra i tesori
custoditi, da menzionare la
“Cattedra di Elia”, il ciborio
dei primi anni del XII secolo,
un trittico tardo bizantino di
Rico de Candia, una pala del
veneziano Bartolomeo
Vivarini, l’icona di Urosio II e
un altare d’argento dedicato
al Santo. Citazione doverosa
anche per il soffitto dorato
seicentesco, opera di Carlo
Rosa, e per il mausoleo di
Bona Sforza, regina di
Polonia. Il recupero dell’edificio e della cripta (continuamente invasa dalle acque
marine) risale al primo
Novecento, con interventi di
restauro in certi casi piuttosto
invasivi.
La sagra
di San Nicola
Di norma, il 7, 8 e 9 maggio,
Bari celebra l’arrivo delle spoglie di San Nicola con una
sagra. La città si riempie di
pellegrini provenienti dalle
più svariate zone, muniti di
gonfaloni, stendardi, spighe
di grano, pani benedetti... E
nelle strade del centro storico
si possono gustare delle caldissime “sgagliozze” (fritture
di polenta). Nel corso della
prima giornata, dal porto di
San Giorgio si forma un corteo storico in costume medievale (sbandieratori, guerrieri,
marinai, dame, paggi...) che
attraversa la città nuova al
seguito di un antico quadro
raffigurante San Nicola. Il
corteo raggiunge il piazzale
della Basilica per il momento
clou: le porte si spalancano e
i monaci (Domenicani)
riprendono in consegna l’immagine sacra. L’8 maggio, la
statua del santo (una bellissima icona di fine Settecento,
presumibilmente opera di
Giovanni Corsi, custodita
nella Basilica di San Nicola
Superiore) viene imbarcata
su un peschereccio e portata
in processione sulle acque
del mare, seguita da un corteo di barche. Alla sera, la
statua viene riportata a terra
e accolta festosamente, con
tanto di fuochi pirotecnici. Il
9 maggio, la festa si conclude
fra riti religiosi e iniziative
culturali. Alcune curiosità: a
Bari, San Nicola non porta
doni ai bambini. Il culto religioso ha sempre avuto la
meglio sulle espressioni laiche che hanno fatto la fortuna di Santa Claus/Babbo
Natale.
TESORI BARESI
La statua di San Nicola
custodita a Bari, probabile opera settecentesca
di Giovanni Corsi. Più in
alto, l’interno della
Basilica di San Nicola
Superiore
GLI ALTRI SAN NICOLA
icola, Nicolò, Niccolò,
Nicoleto… L’etimologia del
N
nome (dal greco “vincitore del
popolo”) ha subito numerosi
adattamenti. Ma la radice è la
stessa. Oltre al San Nicola vero e
proprio esistono altre figure dal
nome affine. Il santo nato a
Patara (il vero San Nicola) è stato
a lungo confuso con San Nicola
di Pinara, vissuto tre secoli
dopo, archimandrita del monastero della Santa Sion e vescovo
di Pinara (non distante da Myra).
Il predominio del pinarese fu
promosso da Nicola Carmine
Falcone, studioso e vescovo di S.
Severina (CZ), nell’opera Acta
antiqua (o Primigenia), pubblicata nel 1751. Dopo aver rintracciato nella Biblioteca Vaticana
un codice membranaceo su
Nicola di Pinara, Falcone sostenne che gli scritti relativi a Nicola
di Myra, così come la sua stessa
esistenza, erano da considerarsi
pura leggenda. La tesi gli fu
duramente contestata dal canonico barese Nicola Putignani.
Oggi si propende per l’esistenza
di entrambi i Nicola: un vescovo
di Myra, vissuto fra III e IV secolo,
e un vescovo di Pinara, vissuto
della prima metà del VI secolo. A
rendere ancora più complessa la
situazione, è da segnalare la presenza di un terzo caso di omonimia: parliamo di San Nicola
“Zio paterno”, vissuto tre secoli
dopo il Vescovo di Myra e probabile zio per ascendenza paterna
di Nicola di Pinara; così si evince
da incisioni su marmo e da targhe della Chiesa del Lido di
Venezia, dove sono custoditi i
resti, trafugati da marinai veneziani fra il 1099 e il 1101. Le spoglie mortali dei tre Nicola riposa-
vano in luoghi molto vicini (il
monastero della Santa Sion, dove
erano custoditi i resti del pinarese e dello zio, era situato a 6 chilometri da Myra) e c’è chi ha
avanzato dubbi sull’attribuzione
delle reliquie custodite a Bari e a
Venezia.
Meritano menzione anche San
Nicola da Tolentino e San
Nicola di Flùe, particolarmente
popolare in Svizzera, dove nacque nel 1417, presso Sachseln,
nel Cantone di Obwalden. Esiste
anche San Nicola di Trani, “il
Pellegrino” proveniente dalla
Grecia, sbarcato a Otranto e arrivato a Trani il 18 maggio 1094.
Morì appena 16 giorni dopo. Su
interessamento dell’arcivescovo
Bisanzio, che si recò a Roma per
informare papa Urbano II, Nicola
di Trani fu proclamato santo nel
1098.
11
LA DEVOZIONE
LA RAPIDA DIFFUSIONE DEL CULTO: DALL’IMPERO BIZANTINO AI PAESI EUROPEI
San Nicola
LE TRADIZIONI NEL MONDO
IL CALENDARIO LO FESTEGGIA IL 6 DICEMBRE
LE PRINCIPALI FESTE DEL VECCHIO CONTINENTE
DA PATRONO DEI MARINAI A SANTO DEI BAMBINI
L’EUROPA DEL NORD E LA CONSEGNA DEI REGALI
O
ggi, San Nicola è
patrono della
Grecia, della Russia
e della Lorena, ma anche di
Ancona, Bari, Merano,
Sassari, Venezia e della
Sicilia. Il calendario lo
festeggia il 6 dicembre. Le
chiese italiane a lui dedicate
sono circa 1200; quelle tedesche sfiorano quota 2400;
quelle inglesi, invece, sono
circa 400.
La diffusione del culto fu
sorprendentemente rapida e
capillare. Dall’Impero
Bizantino, dove San Nicola
era venerato come sostenitore della fede ortodossa, la
sua influenza si estese
all’Europa occidentale
intorno al secolo VII. I marinai normanni, che fecero di
San Nicola il loro patrono,
ebbero influenza soprattutto in Francia, Germania (XII
secolo) e nei paesi cechi (fra
XIII e XIV secolo).
Un santo per tutti
Nel corso dei secoli, l’immaginario popolare lo ha identificato come protettore di
bambini e scolari (buona
parte dei suoi miracoli è
legata all’infanzia e all’età
12
I REGALI DI SAN NICOLA
A sinistra, un dipinto del fiammingo Jan
Steen (1625 – 1679), intitolato “I regali della
notte di San Nicola”. Il santo è considerato
il “primo portatore di doni della storia”.
Questo ruolo è particolarmente radicato in
Olanda, Austria, Germania, Danimarca e
anche in parte dell’Italia settentrionale.
In basso, due antiche cartoline raffiguranti
San Nicola circondato da bambini
dell’innocenza). Mai prima
di allora i bambini avevano
avuto un santo tutto per
loro.
San Nicola diventò protettore anche delle ragazze da
marito o in pericolo, di prigionieri, pellegrini, pescatori, marinai, zatterieri, farmacisti, fabbricatori e commercianti di profumi, osti, bottai, mercanti di vino, mastri
birrai, macellai, contadini,
tessitori, commercianti di
panno e di pizzi, scalpellini,
operai nelle cave, rilegatori,
bottonai, candelai, pompieri, notai, avvocati, giudici e
vittime di errori giudiziari.
Avendo salvato dalla carestia la popolazione di Myra
moltiplicando il grano, San
Nicola è considerato patrono di panettieri, mugnai e
commercianti di grano.
Storicamente, il santo si
invoca anche per tenere i
ladri lontano dalla propria
casa. Grazie a lui è possibile
ritrovare oggetti smarriti.
Un mito nordico
San Nicola è considerato il
“primo portatore di doni”
della storia, anche se alcuni
esperti fanno risalire questo
ruolo a figure mitologiche
come il teutonico Odino o il
germanico Thor. Il culto è
particolarmente radicato in
Olanda e nei paesi germanici. Qui, la festa in suo onore,
è storicamente caratterizzata da visite ai parenti, con
regali ai più piccini, ed è
sempre stata considerata
una delle principali ricorrenze invernali, fino a collegarsi idealmente al Natale.
Nei paesi del Nord Europa
(in particolare Austria,
Germania, Olanda e
Danimarca, ma anche
nell’Italia settentrionale),
San Nicola era descritto
come un vecchio dal manto
rosso, che si spostava in
groppa a un asinello o a un
cavallo. Secondo la leggenda
popolare, il santo impiegava
un giorno e una notte per
percorrere l’itinerario. E
così, in Olanda, la consegna
dei doni avviene la notte del
5 dicembre; in Germania, la
mattina del 6; in Austria, la
sera del 6 dicembre. Quando
non può presentarsi di persona, San Nicola lascia i
regali nelle scarpe o nelle
calze che i bambini dispongono fuori dalla porta o sul
davanzale della finestra.
Talvolta, San Nicola è scortato da figure minacciose
(come lo gnomo Peter il
nero, oppure Krampus, Piet,
Père Fouettard…) a cui era
affidato il compito di punire
i bambini ancora svegli.
Ancora oggi, in occasione
del 6 dicembre, le vetrine di
tutti i Paesi del nord si riempiono di dolci che riproducono San Nicola: sculture di
cioccolata, caramelle, leccalecca, biscotti…
A zonzo per l’Europa
La sera del 5 dicembre, i bambini
dell’Italia settentrionale
mettono sul davanzale calze
e scarpe. Nella notte di San
Nicola, l’anziano vescovo
percorre le strade per distribuire dolci, giocattoli e strenne nelle calzature dei bambini buoni. Non si conosce la
ragione per cui i regali vengano depositati proprio nelle
calzature. C’è anche chi ha
provato a forzare la leggenda
legata alle tre fanciulle: alcune fonti raccontano che San
Nicola, trovando le finestre
chiuse, gettò i tre sacchetti
ricolmi d’oro all’interno del
camino (ed ecco spiegata
anche la ragione per cui
Babbo Natale si calerebbe
dai tetti). E i sacchetti, invece
di atterrare sulle braci ardenti, si sarebbero casualmente
infilati all’interno delle calze
appese ad asciugare…
In Grecia il culto del
Santo era già diffuso
prima ancora che fiorissero
TUTTI I NOMI
DI SAN NICOLA
____________________
Una testimonianza
dell’enorme diffusione del culto di San
Nicola si evince dalla
fioritura di nomi con
cui è identificato nei
vari Paesi: in
Danimarca, è noto
come Niels o Nils; in
Francia, come Colin,
Colette, Nicol, Colas;
in Germania, come
Niklas, Nickel e
Klaus; in Gran
Bretagna, come
Collins o Cole; in
Olanda, come Niklas
e Klass; in Spagna,
come Nicolas; in^
Polonia, MikoLaj; per
i popoli magiari è
Miklos; per i russi,
Nikolai o Kolia...
scritti sulla sua vita. Lo venerava, in particolare, la gente
di mare: alcuni pescatori
greci, storicamente, usano
portare un’icona del santo
sulle loro imbarcazioni.
Anche in Francia la
popolarità di San
Nicola risale alla notte dei
tempi. Qui, il culto precede
la traslazione a Bari, come
testimoniano un tempio del
1038 (consacrato a Notre
Dame et Saint-Nicolas) e
l’intitolazione della Chiesa
dell’ospizio del Gran San
San Nicola contro
Gesù Bambino
Un periodo di crisi di San
Nicola è legato alla Riforma
protestante. Il ruolo di
dispensatore di doni passò a
Gesù Bambino, a sua volta
coadiuvato da qualche aiutante, talvolta affine a Babbo
Natale (il francese Pére
Noel), altre volte più insolito
(come il nano Belsnickles).
13
LA DEVOZIONE
Bernardo (nel 1049). Fra il
1495 e il 1553, a SaintNicolas de Port, è stato realizzato un solenne tempio
gotico. Al suo interno è
custodito anche un frammento del dito del Santo, trafugato nella tomba barese da
alcuni pellegrini. La sera del
6 dicembre, nella stessa località, un vecchio vestito da
San Nicola si aggira fra le
case per interrogare i bambini: coloro che si sono dimostrati buoni e pii ricevono in
dono dolci e regali; al contrario, i più birboni e capricciosi
vengono affidati all’accompagnatore di San Nicola, un
barbone chiamato Père
Fouettard, che ha l’incarico
di appioppare piccoli scappellotti. Vale la pena menzionare il gioco del bambino
vescovo, in uso nei monasteri francesi dal XII secolo: il 6
dicembre, un ragazzino veniva scelto per impersonare
San Nicola. Al piccolo, vestito
in abiti episcopali, era affidato il compito di distribuire
doni ai bambini buoni e di
perdonare i peccati a quelli
cattivi. Talvolta, questa usanza si protraeva fino al 28
dicembre (come in Polonia).
Come in Francia,
anche in Germania il
culto è antecedente la traslazione a Bari. Alcuni studiosi
fanno risalire la diffusione
della figura di San Nicola al
972, anno in cui il futuro
imperatore Ottone II sposò
la principessa bizantina
Teofana. Poco dopo il suo
arrivo, in terra tedesca si
contarono 13 chiese consacrate a San Nicola. Alla sua
fama contribuirono anche le
liturgie, basate su un’alternanza di responsorii e antifone, vere e proprie cantate
sulle vite dei santi. Una delle
più famose fu la “Historia”,
cullata da una melodia gregoriana, composta intorno
al 1075 da Reginaldo di
Eichstatt. San Nicola distribuisce i doni la mattina del 6
dicembre.
In Austria il periodo
natalizio inizia con
l’avvento. Molti bambini
hanno un calendario su cui
contare i giorni fino a
Natale. Ogni giorno aprono
una finestra, dietro la quale
si trova una piccola sorpresa.
San Nicola arriva la sera del
6 dicembre, talvolta accompagnato dal suo fido
Krampus.
In Olanda, il 6
dicembre, San Nicola
è protagonista di una allegra
cerimonia. Una persona
vestita da San Nicola attraversa il centro storico di
Amsterdam distribuendo
dolci ai bambini buoni. Nel
suo percorso, il santo è
accompagnato da un servo
nero chiamato Zwarte Piet.
I FASTI MEDIEVALI: LETTERATURA E TEATRO
an Nicola è da sempre un santo
Sampia
del popolo nell’accezione più
(e laica) del termine. C’è
un’antica lauda medievale (risalente
al XI secolo circa), cantata per piazze
e campagne, impregnata di un’allegria che esprime bene il calore che
ha sempre circondato questa figura:
“Lingua d’omo dir non poria / quante fue sua santitade... / Più duro
saria / contar la giocuntitade / che
Cristo per sua pietade / li ha donata
in paradiso / ove sempre in gioco e
in riso / cum li angeli sta beato”.
Il Vescovo di Myra affascinò anche il
mondo letterario europeo. Intorno a
14
San Nicola fiorì una ricca produzione di laudi, drammi liturgici e spettacoli popolari, talvolta tacciati di
eccesso di satira, che in Francia presero il nome di “jeux” (giochi). Alla
sua figura è legato anche quello che
taluni considerano il primo testo
teatrale della storia. Ci riferiamo a
“Le jeu de Saint Nicolas”, opera di
Jean Bodel, un giullare ammalato di
lebbra. Il normanno Robert Wace gli
dedicò un poema (“Io sono normanno ed ho nome Wace / mi è stato
detto e richiesto di comporre / la
vita in volgare di San Nicola, / che
fece miracoli belli e grandi”).
Sempre in Olanda, a Leida, si
svolge una importante manifestazione studentesca: i
ragazzi sfilano per le strade
vestiti con abiti storici. Il corteo è preceduto da un carro,
trainato da cavalli impennacchiati, sul quale viaggia lo
studente più bravo, vestito
da San Nicola.
In Gran Bretagna,
San Nicola era venerato prima della conquista
normanna. Sono state censite 385 chiese a lui dedicate,
costruite anteriormente alla
scissione anglicana. Il più
delle volte sorgevano in riva
al mare (Harwich, Great
Yarmouth, Liverpool,
Whiteheaven, Dover...), poiché i marinai, di cui il santo
era protettore, dovevano
poter scorgere i campanili in
lontananza. Anche in Gran
Bretagna, fra il 6 e il 28
dicembre, si usava eleggere
un vescovo-ragazzo, ma la
tradizione fu abolita dalla
riforma luterana. La figura
religiosa fu gradualmente
superata in popolarità da
Father Christmas.
Nell’immenso territorio e nella straordinaria varietà di popolazioni
che caratterizzano la terra
russa, la figura di San Nicola
è oggetto di una devozione
superiore a quella dei profeti, degli apostoli, dei martiri
e di qualsiasi altro santo. Le
sue icone trovavavo collocazione accanto a quelle di
Cristo e della Madonna. In
tutte le città più importanti
si trova almeno una chiesa
intitolata a suo nome. La più
antica fu eretta a Novgorod
nel 1113 (nella stessa città ne
IL SAN NICOLA DI VIPITENO
Anche in Italia si svolgono numerose feste dedicate a San Nicola.
La sequenza fotografica a sinistra
ripercorre alcuni momenti della
festa di Vipiteno, in provincia di
Bolzano. San Nicola non è l’unico
protagonista: lo affiancano due
mori e un gruppo di dispettosi
diavoli (Krampus), che
esemplificano le forze del male
furono costruite altre.
Secondo il desiderio popolare avrebbero dovuto essere
tante quanti erano i giorni
dell’anno). Nella liturgia
ortodossa (che fra l’altro
proibiva le statue, ad eccezione di quella di san
Nicola), il giovedì è il giorno
dedicato al santo, occasione
per letture corali di episodi
della sua vita, coronate da
momenti di preghiera. I
fedeli, al cospetto delle
icone di San Nicola, non si
limitavano a un cenno d’inchino (come per tutti gli
altri santi), ma si piegavano
addirittura fino a portare il
viso a terra. Un’icona era
anche alla corte dello zar e
per consuetudine, di fronte
all’immagine del santo,
venivano collocate grossi
cesti di pane e di frutta da
distribuire a mendicanti e a
sacerdoti poveri.
La Polonia è caratterizzata da una fortissima religiosità popolare.
Qui, la figura di San Nicola è
oggetto di un’utentica venerazione. Taluni associano a
lui l’avvento del cristianesi-
mo: la leggenda narra che il
vescovo di Myra riuscì a
distruggere con una scure la
quercia secolare in cui si
annidava il dio pagano
Swiatowid (considerato falso
e bugiardo), dimostrando la
superiorità del vero Dio.
Nelle varie zone del Paese,
San Nicola si celebra nei più
svariati modi. Di particolare
interesse le solennità in suo
onore che caratterizzano
alcune province settentrionali: la festa durava dal 6 al
28 dicembre (giorno della
festa degli innocenti), e
quelle giornate erano occasione per aiutare i bambini
poveri e gli orfanelli. Il 6
dicembre, nella notte di san
Nicola, i bambini appendevano le loro calze nei caminetti, sperando di trovarle
piene di doni e dolciumi.
In Islanda, in occasione della festa del
santo, i bambini mettono
una scarpa sul davanzale
della finestra. Se sono stati
buoni ricevono un dono da
San Nicola. Se sono stati
cattivi, invece, devono
accontentarsi di una patata.
In Slovacchia, il 6
dicembre, i bambini
puliscono le proprie scarpe
e le mettono sul davanzale.
Gli adulti si mascherano da
San Nicola, da diavolo e da
angelo.
In Svizzera, la figura
di San Nicola è protagonista di una importante
festa a Friburgo, in programma il 6 dicembre nella
cattedrale gotica dedicata al
santo. Si tratta di una ricorrenza religiosa, coronata
però da una grande fiera e
da un corteo notturno organizzato dai ragazzi della
locale facoltà di
Giurisprudenza, in cui il
santo si sposta a bordo di un
asinello carico di cesti zeppi
di cioccolata. Uno degli studenti, vestito da vescovo,
visita gli anziani e i piccoli
ammalati. Ai bambini buoni
regala biscotti a forma di
San Nicola. Mentre i piccoli
che osano impossessarsi
senza permesso di uno dei
dolciumi vengono affidati al
Père Fouettard.
IL PROTETTORE
DEI MARINAI
____________________
C’è una associazione
strettissima fra la
figura del santo e i
marinai. Per augurare una buona traversata, molti lupi di
mare ancora oggi
dicono: “Che San
Nicola stia al tuo
timone”. C’è una
nutrita serie di miracoli che conferma
questo legame. Il più
celebre racconta di
una nave in traversata sul Mediterraneo
sorpresa da una tempesta. Alle invocazioni del comandante e
della ciurma, San
Nicola apparve miracolosamente, mettendosi al timone
della nave. Riuscì a
trarre in salvo l’intero equipaggio, esortandolo ad essere
più compassionevole
e caritatevole.
In Spagna, il culto di
San Nicola si è affermato con meno forza, in
particolare per quanto
riguarda il ruolo di dispensatore di strenne. Qui (come
in quasi tutti i paesi di lingua spagnola), i regali vengono portati il 6 gennaio. SAN NICOLA E PØRE FOUETTARD
San Nicola e il suo accompagnatore Père Fouettard
visti da due bambini francesi. In molti Paesi, san
Nicola è scortato da un “losco figuro” addetto alla
punizione dei bimbi monelli.
Nella foto piccola all’interno del box, il dipinto
“San Nicola salva la nave” di Beato Angelico
15
LA METAMORFOSI
FRA ‘600 E ‘800 GLI EMIGRANTI EUROPEI
DIFFUSERO IL CULTO
UN MITO AMERICANO
Una illustrazione emblematica
realizzata da Luca Tarlazzi.
Furono i coloni olandesi a portare Sinter Klaas negli Stati
Uniti. Il personaggio piacque
agli americani, che trasformarono il nome in Santa Claus,
lo privarono di tutte le
implicazioni religiose
e portarono la festa
a ridosso del Natale
UN MITO
A STELLE E
STRISCE
Santo Santa
da
16
a
IN USA. LA FESTA FU PORTATA A RIDOSSO DEL NATALE
PRIMO RITRATTO
LETTERARIO
Washington Irving
(nel ritratto a destra)
è l’autore del libro
“History of New
York” (1809). Il volume contiene il primo
ritratto di San NicolaSanta Claus, descritto
come un minuscolo
omino vestito di
scuro (come confermano le due illustrazioni d’epoca)
F
LA FIGURA
DI S. NICOLA
ASSUNSE
CARATTERI
SEMPRE
PIÙ LAICI.
LA NASCITA
LETTERARIA
DI “SANCTE
CLAUS”:
I LIBRI DI
WASHINGTON
IRVING E
CLEMENT
CLARKE MOORE
ra XVIII e XIX secolo,
gli emigranti tedeschi
esportarono la festa di
Sinter Klass negli Stati Uniti,
preceduti – nel corso del
Seicento – dai coloni olandesi, che per primi diffusero
il culto di San Nicola nella
cosiddetta New Amsterdam,
poi diventata New York. La
figura di “Sinter Klass” piacque molto anche ai coloni
inglesi che storpiarono il
nome in “Santa Claus”.
Furono esportati anche
Belzinickles (immaginato
come un adulto baffuto,
vestito con una casacca di
pelliccia, che aveva il compito di spaventare i bambini
monelli) e Gesù Bambino
(che diventò Khris
Kringle).
Anno dopo anno,
in America,
Sinter Klass,
Gesù
Bambino e
Belzinickles
si “fusero”
idealmente
in un’unica
figura, identificabile in Santa
Claus. Taluni lo
immaginavano
vestito con un giaccone di pelle e pantaloni
verdi, mentre la mitra vescovile si trasformava nel caratteristico berretto a punta. La
festa di San Nicola assunse
caratteri sempre più laici e
si sovrappose gradualmente
alla festa del Natale.
Il contesto americano
Un momento particolarmente importante per la
“nascita” di Santa Claus è
datato 1804. Si tratta dell’anno di nascita della New
York Historical Society, i cui
membri elessero San Nicola
come santo patrono. Più in
particolare, alla neonata
società piacque l’idea del
Sinter Klaas dispensatore di
doni, ereditata dalla tradizione tedesca.
Gli americani si impossessarono di questa figura con
criteri del tutto personali.
Visto che gli inglesi protestanti non
osservavano le festività dei santi, la
visita di San Nicola fu fatta
coincidere con il Natale.
Nel 1810, Samuel Pintard,
portavoce di un’antica fami-
glia inglese, contribuì a
riformulare il concetto di
Natale, trasformandolo in
una giornata di festa dedicata all’intera famiglia e affossando in parte l’idea di celebrazione “pubblica” fino ad
allora legata all’arrivo del
nuovo anno.
La nascita
di Sancte Claus
In questo clima di revisione
della festa si delinea anche il
primo “ritratto americano”
di Santa Claus: ci riferiamo
al libro History of New York
(1809), di Washington
Irving, che per l’occasione sfoderava lo
pseudonimo
Diedrich
Knickerbocker.
Più che di un saggio
storico propriamente inteso,
era un’opera narrativa pervasa di un gusto satirico,
capace, però, di ricreare con
grande fragranza e vivacità
17
LA METAMORFOSI
IL POEMA DI
CLEMENT CLARKE
MOORE
In Usa, Santa Claus
deve molto a
Clement Clarke
Moore, autore di
“The night before
Christmas” (1822/23).
Nel disegno in alto,
Moore legge il
poema alla famiglia.
Nella pagina
a fianco alcune
antiche edizioni
18
cronistica l’epoca coloniale
di New York. Nella prima
edizione, Knickerbocker ironizzava sulle origini tedesche di New York. E fra una
considerazione e l’altra
descriveva la figura di San
Nicola come un uomo
anziano, vestito di scuro,
che si aggirava per le vie
della città in groppa a un
cavallo.
Nel 1810, in occasione della
festa annuale dedicata a San
Nicola, fu presentata una
statua in legno che raffigurava Sinter Klaas nel ruolo
più tradizionale (una figura
alta e con abito lungo). La
presentazione pubblica
della statua fu accompagnata dalla lettura di una poesia
in tedesco, nel cui testo
faceva capolino il nome
“Sancte Claus”. Quello stesso anno, Diedrich
Knickerbocker entrò a far
parte della New York
Historical Society. E nel 1812
consegnò alle stampe una
nuova edizione di History of
New York, dove appariva un
ritratto ben più articolato di
San Nicola, descritto come
un vescovo che, la notte di
Natale, si sposta con una
carrozza trainata da cavalli.
La vettura è in grado di elevarsi sulle cime degli alberi
e sui tetti dei palazzi, per
consentire a San Nicola di
calarsi dai camini per portare doni ai bambini buoni.
Dai cavalli alle renne
Una ulteriore passo in avanti
nella messa a fuoco di Santa
Claus è datata 1821, quando
il tipografo newyorkese
William Gilley pubblicò un
poema dedicato a
Sancteclaus (un altro nome
diverso). Il personaggio
diventava minuscolo: un
vescovo in miniatura, vestito
con abito di pelliccia, che
guidava una slitta trainata da
una sola renna (e non più dai
cavalli).
Nel 1822 fu bubblicato un
altro piccolo poema, intitolato The Children’s Friend
(L’Amico dei bambini) in cui
la slitta, trainata da alcune
renne (non più una sola),
diventava magicamente
“volante”.
Clement Clarke
Moore
Ma la figura letteraria più
influente per i piccoli americani è rappresentata da
Clement Clarke Moore,
dentista e studioso di teologia di Chelsea. Il suo poema
A visit from St. Nicholas fu
scritto nel 1822 (anche se
qualcuno attribuisce la
paternità a Henry
Livingston) e pubblicato il
23 dicembre 1823 sul giornale newyorkese Troy
Sentinel. Dal 1836, il lavoro
è noto a livello planetario
con il titolo ‘Twas the night
before Christmas.
Con Moore, la figura di
Santa Claus si arricchisce di
mille piccoli nuovi particolari rispetto ai ritratti delineati da History of New York
e The Children’s Friend. Il
poema fu scritto durante
un soggiorno al villaggio di
Greenwich: il St. Nicholas
UNA LETTERINA
AL NEW YORK SUN
___
di Moore fu ispirato dal
personaggio tedesco che
guidava la vettura.
Il personaggio è descritto
come un piccolo personaggio curioso, vivace e rapidissimo che si cala nelle
case dei bambini buoni
attraverso i caminetti. Viene
riconfermata l’idea della
slitta volante trainata da
renne. Moore, rispetto ai
suoi predecessori, compie
un passo decisivo in più: ne
indica anche il numero e il
nome. Le renne sarebbero
otto. I loro nomi sono
Blitzen (originariamente
Blixem), Comet, Cupid,
Dancer, Dasher, Donner
(originariamente Dunder),
Prancer e Vixen (manca
solo la nona renna, che si
aggiungerà all’appello solo
nel 1939).
Soprattutto, l’autore è il
primo che colloca stabilmente l’arrivo di Santa
Claus la notte del 24 dicembre, alla vigilia di Natale
(come ben si evince dal titolo). Il libro ebbe un enorme
successo sia negli Stati Uniti
che in Europa: grazie a
Moore, i bambini del
Vecchio Continente si riappropriarono del loro vecchio
San Nicola in versione “a
stelle e strisce”. E sulla scia
della crescente diffusione,
questo volume può essere
considerato emblematico
della definitiva cesura fra la
figura di San Nicola e quella
di Santa Claus.
Nella piccola storia
statunitense di Santa
Claus è entrata anche
una lettera al New
York Sun inviata nel
1897 da Virginia
O'Hanlon. La piccola
lettrice chiedeva lumi
circa l'esistenza di
Babbo Natale. “Sì,
Virginia. Santa Claus
esiste - le rispose il
redattore Francis
Pharcellus Church Santa è lo spirito di
Natale. E risiede
all'interno dei nostri
cuori”. La letterina
(anche se qualcuno,
nel corso dei decenni, ne ha messo in
dubbio la veridicità)
e la relativa risposta
confluirono di lì a
poco su un piccolo
libro che è diventato
un riferimento
imprescindibile delle
feste di Natale negli
Stati Uniti.
19
I GRANDI DISEGNATORI
IL CARICATURISTA È NOTO COME “IL PAPÀ DEI VIGNETTISTI POLITICI AMERICANI”
ThomasNast
RITRATTI DI SANTA CLAUS
LA SUA PRIMA TAVOLA SUL TEMA RISALE AL 1860
E FU COMMISSIONATA DAL PRESIDENTE ABRAMO LINCOLN
LE CELEBRI ILLUSTRAZIONI PER “HARPER’S WEEKLY”
I COLORI DEL TIPOGRAFO BOSTONIANO LOUIS PRANG
L
IL PRIMO RITRATTISTA
Thomas Nast, nella foto in alto, è considerato
il primo ritrattista di Babbo Natale.
Negli Stati Uniti è annoverato come il “papà
dei vignettisti politici”. Le sue illustrazioni
per “Harper’s Weekly” hanno contribuito a
diffondere negli Stati Uniti l’immagine
del Santa Claus grasso e rubicondo che tutti
conosciamo
20
a descrizione di Santa
Claus effettuata da
Clement Clarke
Moore sopravvisse per una
ventina d’anni. Già nei
primi anni Quaranta era in
atto una progressiva “umanizzazione” del personaggio.
Le cronache di Philadelphia
del 1841 riportano la notizia
di un commerciante che, in
occasione delle feste di
Natale, assunse un uomo
dalle doti acrobatiche non
comuni, lo vestì da
“Criscringle” (così riportano
le fonti) e lo fece arrampicare sul camino esposto all’esterno del negozio.
Ancor più dei libri e delle
bizzarre idee dei commercianti statunitensi, la definizione del personaggio di
Santa Claus è opera soprattutto dei disegnatori.
Avvalendosi dei suggerimenti e delle tracce letterarie, alcuni illustratori hanno
contribuito a delineare
ancor più dettagliatamente
le caratteristiche del personaggio.
Per molti, il papà del Santa
Claus che tutti conosciamo
è il caricaturista americano
Thomas Nast, noto come
“The father of American
political Cartooning” (“Il
papà dei vignettisti politici
americani”). La sua prima
tavola documentata dedicata a Babbo Natale risale al
1860. Si dice che a commissionargliela fu niente di
meno che il presidente
Abraham Lincoln. Nast, per
LE TAVOLE PI FAMOSE
In questa pagina, la più celebre tavola
di Thomas Nast raffigurante Santa
Claus. La prima gli fu commissionata nel
1860 dal presidente Abramo Lincoln.
Santa Claus appariva in mezzo
a un gruppo di soldati
21
I GRANDI DISEGNATORI
L?ELFO DIVENTA
UN ESSERE
UMANO
Ancor più degli
scrittori americani,
Thomas Nast ha
saputo arricchire la
figura di Santa Claus
di mille nuovi particolari. A cominciare
dalla metamorfosi da
elfo a essere umano.
Grazie al disegnatore
hanno fatto capolino
le barba bianca e
fluente, la casa al
Polo Nord, la fabbrica di giocattoli, le
renne, le montagne
di lettere, la pipa, il
cinturone…
l’occasione, disegnò Santa
Claus in mezzo a un gruppo
di soldati dell’Unione. Lo
scopo era quello di demoralizzare gli avversari, lasciando subodorare la tranquillità
e l’imperturbabilità dei soldati. Questa tavola è entrata
negli annali come esempio
di guerra psicologica.
Fra il 1863 e il 1886, Nast
realizzò per Harper’s Weekly
una nutrita serie di illustrazioni natalizie che sono
considerate una pietra
miliare nell’evoluzione del
personaggio Santa Claus. In
questi disegni, il nostro
beniamino non è più un
elfo, bensì un uomo, anche
se di dimensioni variabili
(talvolta appare di statura
bassa, ma perfettamente
proporzionato). Questo
buffo personaggio – attempato, grasso, rubicondo,
caratterizzato da una fluente e candida barba – è
immediatamente riconoscibile per gli abiti bordati di
pelliccia e per il cinturone
nero che sostiene i pantaloni. Fra una tavola e l’altra,
Thomas Nast fornisce mille
altri particolari che poi sono
diventati elementi caratteristici del personaggio. Si deve
a Nast, per esempio, l’idea
che Santa Claus viva al Polo
Nord. Ma non solo: è stato il
disegnatore ad ideare l’immensa fabbrica di giocattoli
popolata di gnomi-operai e
ad inventare il librone su cui
il grasso nonno segna i
nomi dei bambini buoni e
dei bambini cattivi.
Oltre alle celeberrime tavole
per Harper’s Weekly, Thomas
Nast ha realizzato un volume monografico intitolato
Santa Claus and his works,
pubblicato in due edizioni
nel 1866 e 1869 (nella
seconda versione appare
anche un contributo scritto
di George P.). In un ulteriore
ciclo di tavole del 1881, intitolato Merry Old Santa
Claus, Nast approda al
Babbo Natale più simile a
quello che tutti oggi conosciamo.
HARPER?S WEEKLY
Alcune copertine di
“Harper’s Weekly” realizzate da Thomas Nast fra
il 1863 e il 1886. L’assenza
di colore delle sue tavole
è stata “compensata”
dall’avvento delle cartoline natalizie. Prima di
queste, Santa Claus era
raffigurato con costumi
di colore sempre diverso.
Il boom delle cartoline, in
Usa, si deve al tipografo
bostoniano Louis Prang
22
LE CARTOLINE DI LOUIS PRANG: DAL BIANCO E NERO AL COLORE
I
l Santa Claus “umano” di
Thomas Nast è alla base di
una autentica fioritura di tavole
e illustrazioni: alla fine
dell’Ottocento la figura di
Babbo Natale è nota a buona
parte degli americani. Eppure la
familiarità e la riconoscibilità
del personaggio si scontrano
con l’assenza di una vera standardizzazione: sulle riviste illustrate del periodo, appaiono
dei Santa Claus sempre diversi.
C’è chi lo disegna grasso e rubicondo e chi lo rappresenta smunto
e serioso. Gli abiti sono sempre
diversi (c’è chi lo infila in un cappottone lungo, chi in una pelliccia,
chi lo abbiglia con casacca e pantaloni...), per non parlare dei colori
dei tessuti (rossi, blu, verdi, porpora...).
La caratteristica divisa rosso vermiglio, con rifiniture di pelliccia bianca, comincia a delinearsi solo a
partire dal 1880. Fautore di questa
“svolta” è un intraprendente
tipografo di Boston, chiamato
Louis Prang. Fu lui a diffondere negli Stati Uniti la tradizione
delle cartoline natalizie, diffusissime in Inghilterra. Nel 1885 ne
realizzò una in cui Santa Claus
appariva vestito di uno squillante abito rosso. Secondo gli
esperti, quella cartolina rappresenta il punto di partenza di
una consuetudine che sopravvive fino ai giorni nostri.
23
I GRANDI DISEGNATORI
L’ILLUSTRATORE CHE HA SUGGELLATO IL BOOM INTERNAZIONALE DI BABBO NATALE
il signor Coca
LE ILLUSTRAZIONI
DI HADDON SUNDBLOM
24
Cola
S
IL VOLTO DEL SUO SANTA CLAUS
ISPIRATO ALL’AMICO LOU PRENTICE
CENTINAIA DI TAVOLE NATALIZIE
REALIZZATE FRA 1931 E 1964
LA SFIDA: INCREMENTARE LA VENDITA
DI BIBITE GHIACCIATE IN INVERNO
IL TESTIMONIAL E LA CAMPAGNA
SI RIVELARONO UN SUCCESSONE
e c’è un personaggio a cui Santa
Claus deve popolarità internazionale e un’effige ben riconoscibile, questo è sicuramente
l’americano di origini svedesi
Haddon Sundblom.
Probabilmente il nome non
dice granché a buona parte
dei lettori italiani. Ma c’è
una parola in grado di
evocarlo in quattro e
quattr’otto: “Coca Cola”.
Ebbene sì, Haddon
Sundblom è proprio l’autore
delle celeberrime tavole
pubblicitarie natalizie
che – dal 1931 al 1964 hanno trasformato
Santa Claus in un’icona dalle precise
caratteristiche fisiche. Senza il disegnatore, l’evoluzione di Santa
Claus sarebbe
stata ben più
imprevedibile:
oggi avremmo
potuto ritrovarcelo magro e senza
barba; con un’e-
spressione meno ammiccante e un po’
più austera (come è lecito immaginare
la figura del vescovo che lo ha ispirato: San Nicola); al posto dell’inconfondibile vestito rosso bordato di pelliccia bianca avrebbe potuto indossare, mettiamo, un cappottone blu;
invece della slitta trainata
da renne si sposterebbe
su una barca sospinta da
cavallucci marini...
Insomma, non c’è limite
alle congetture: senza
Sundblom, Santa Claus
non avrebbe avuto il
volto che tutti conosciamo.
Testimonial
invernale
La brillante idea
di affidare alla
matita di
Sundblom questo “testimonial”
d’eccezione risale agli anni
Trenta. Un gruppo di intraprendenti pubblicitari
TRENT?ANNI DI TAVOLE PUBBLICITARIE
La prima tavola di Haddon Sundblom per la Coca Cola risale al 1931. La più recente
al 1964. Nel corso della collaborazione trentennale non sono mancati riferimenti a
San Nicola. E’ il caso del cartonato pubblicitario che vedete nella foto più in alto
25
I GRANDI DISEGNATORI
UN ILLUSTRATORE FRA BABBO NATALE E LE PIN-UP
ato a
N
Muskegon,
nel Michigan,
Haddon
Hubert
“Sunny”
Sundblom
(1899-1976) è considerato uno dei
più rappresentativi illustratori americani del XX secolo. Lasciò la scuola a
13 anni, dopo la morte della madre
Karin Andersson (di origini svedesi,
come il padre Karl Wilhelm).
Completò la formazione dapprima
attraverso corsi serali; poi al Chicago
Art Institute e all’American Academy
of Art. Le sue prime tavole risalgono
agli anni Venti, in quel di Chicago.
Qui, nel 1925, aprì uno studio-scuola
con i colleghi Howard Stevens ed
Edwin Henry: molti loro allievi
hanno fatto grande fortuna come
illustratori pubblicitari. La notorietà
di Sundblom è legata principalmente
alle illustrazioni natalizie per la Coca
Cola, realizzate fra il 1931 e il 1964,
ma la sua maestria si è affermata
della Coca Cola Company
era in cerca di espedienti
per incrementare le vendite
della celeberrima bibita
anche nei mesi invernali,
quando le richieste calavano
26
anche in campagne pubblicitarie per
Colgate, Maxwell House, Procter and
Gamble… C’è anche un campo d’azione misconosciuto: Sundblom era
un abile e gettonatissimo disegnatore di pin-up e di figure femminili
dalle forme procaci (non dimentichiamo che erano gli anni delle
cosiddette “maggiorate”). Il suo stile
(influenzato da Anders Zorn e John
Singer Sargent) si caratterizza per le
tinte accese e i forti contrasti luminosi e cromatici.
Fra i libri a lui dedicati, merita una
menzione Dream of Santa: Haddon
Sundblom’s Advertising Paintings for
Christmas, 1931-1964” (Gramercy
Books, New York 1992, di Barbara
Charles e J.R. Taylor. Si tratta di una
coloratissima carrellata di immagini
realizzate nel corso della trentennale
collaborazione con la Coca Cola,
arricchita da un saggio sull’autore e
da una cronistoria sull’evoluzione
della figura di San Nicola-Santa Claus
dalle origini all’avvento (è proprio il
caso di definirlo così) di Sundblom.
sensibilmente.
La campagna pubblicitaria
si rivelò un successo superiore alle aspettative. Negli
anni, l’associazione fra la
bibita e il suo testimonial di
carta è diventata talmente
stretta che molti considerano Santa Claus un’invenzione della Coca Cola
Company. In realtà, come
abbiamo visto nelle pagine
precedenti, la vicenda è ben più
articolata.
Marchio “vivente”
Per le sue prime tavole raffiguranti Santa Claus – quelle
databili fra il 1931 e il 1949 -,
Sundblom si ispirò all’amico
Lou Prentice, un grasso e
rubicondo commerciante in
pensione (morto alla fine
degli anni Quaranta). Nelle
tavole più recenti – approssimativamente fra il 1950 e il
1964 – in Santa Claus fanno
capolino caratteristiche
attribuibili allo stesso
Sundblom.
Secondo alcuni, il disegnatore ha fatto
tesoro
dei colori che da sempre
contraddistinguono la bibita: il rosso e il bianco. Dal
punto di vista cromatico, il
Santa Claus di Sundblom
può essere considerato una
sorta di marchio vivente,
una figura in grado di
ammiccare, sedurre, divertire e accentuare subliminalmente l’appeal del prodotto
agli occhi del pubblico.
C’è chi dice che le affinità
cromatiche con il marchio
Coca Cola siano una semplice, fortunata coincidenza.
Secondo Barbara Charles e
J.R. Taylor – autori
del libro “Dream
of Santa:
Haddon
LA GUERRA DELLE COLE
Sundblom’s Advertising
Paintings for Christmas,
1931-1964” - Sundblom si
impossessò di criteri rappresentativi già nell’aria, suggellandoli definitivamente.
A riprova di ciò, i due autori
citano anche un articolo
apparso sul New York Times
del 27 novembre 1927, dove
si legge che fra i bambini
americani si andava sempre
più affermando un’immagine precisa di Santa Claus,
con altezza, peso e stazza
sempre più definiti, indumenti rossi bordati di bianco, cappuccio e una folta
barba a cespuglio…
l Santa Claus griffato Haddon
Idavvero
Sundblom ha rappresentato un caso
spettacolare nella storia
della pubblicità. L’associazione fra il
personaggio natalizio e la bibita è
talmente stretta che anche le cole
concorrenti hanno tentato di emulare il fortunato abbinamento.
Nelle nostre scorribande fra siti
Internet, vecchie riviste, libri e volumi
sul collezionismo internazionale ci
siamo imbattuti in almeno due Papà
Natale al sapore di Cola: il primo è
assolutamente degno di menzione
perché coinvolge la rivale numero
uno della American Coke: la Pepsi
Cola. Il secondo, invece, riguarda la
Royal Crown Cola (RC Cola).
Il Santa Claus della Pepsi è assolutamente degno di attenzione perché
porta la firma di uno fra i più leggendari illustratori americani:
Norman Rockwell. L’illustrazione
risale al 1965. Probabilmente non si
tratta di un anno casuale: le ultime
tavole di Sundblom per la Coca Cola
risalgono al 1964. L’interruzione del
sodalizio deve aver spinto la Pepsi a
“impossessarsi” dell’ambito testimonial, affidandolo alla matita di un
disegnatore ancor più prestigioso di
Sundblom. Il Santa Claus della Pepsi è
un po’ più stilizzato rispetto a quello
della Coke: Rockwell elimina gli scarponi, il cinturone e le bordature in
pellicciotto bianco. Casacca e pantaloni diventano un po’ più attillati.
Rimangono solo i bottoni dorati, il
cappuccio e
la folta
barba bianca (di lunghezza
standardizzata). In
compenso
compare
una nota
distintiva: il
Santa Claus
della Pepsi
fuma la pipa. Una curiosità: negli
stessi anni di Sundblom, Rockwell ha
realizzato tavole pubblicitarie anche
per la Coca Cola: mentre il collega di
origini svedesi si occupava delle tavole natalizie, Rockwell ha creato
immagini di argomento più generico.
La Royal Crown, dal 1905, ha collezionato una galleria di prestigiosissimi testimonial (una delle più importanti è stata Shirley Temple quando
aveva ancora i “riccioli d’oro”). Il
Santa Claus della RC Cola, oltre a
essere contemporaneo di quello della
Coca Cola, è in tutto e per tutto affine a quello di Sundblom. Anzi: con
ogni probabilità l’autore della pubblicità cartonata che vi presentiamo
in questa pagina è proprio il disegnatore di origini svedesi. Non si tratta
dell’unico Santa Claus adottato dalla
Royal Crown: qualche anno più tardi
ne ha proposto una versione riveduta
e corretta che, però, non ha avuto un
vero seguito.
Il Santa
Claus
testimonial
della Royal
Crown Cola
Il Santa
Claus di
Rockwell
per la
Pepsi Cola
27
TRADIZIONI
NEL DOPOGUERRA, IL MITO SI È DIFFUSO A MACCHIA D’OLIO NEI CINQUE CONTINENTI
UN MITO
MONDIALE
Sulla scia delle
tavole pubblicitarie
della Coca Cola,
Babbo Natale ha
conquistato fama
internazionale.
Oggi è un mito
ovunque,
dall’estremo
Oriente
all’Africa
illustrazione di Luca Tarlazzi
28
Babbo N
IN ALCUNE NAZIONI È ANCORA UNA
FIGURA AMMANTATA DI MISTICISMO.
NEI PAESI SCANDINAVI È IL MINUSCOLO
E ANZIANO ELFO “JULENISSE”.
IN OLANDA ARRIVA VIA MARE, A
BORDO DI UNA CARATTERISTICA
IMBARCAZIONE.
IL SANTA KUROSHU
GIAPPONESE HA QUATTRO
OCCHI PER VEDERE IL
PASSATO. I RIVALI:
GESÙ BAMBINO, I RE
MAGI, LA BEFANA
E BABOUSHKA
A ZONZO PER IL GLOBO, ALLA SCOPERTA DEGLI INNUMEREVOLI VOLTI DI SANTA CLAUS
Natale nel mondo
UNO, NESSUNO, CENTOMILA
S
e il Santa Claus della
pubblicità è un personaggio ben caratterizzato, con una storia ben delineata, una slitta, un corollario di aiutanti (gli elfi, le
renne e Rudolph) e un’effige
sempre riconoscibile, esistono milioni di altri Papà
Natale “concorrenti”. Alcuni
sono del tutto invisibili e arrivano di notte, quando i bambini dormono. Altri, invece,
attraversano in tutta tranquillità le strade di paesi e
città, e lo fanno in pieno giorno. Ci sono Santa Claus che
viaggiano su una slitta e altri
che arrivano in sella a un
cavallo. Esistono “Babbi”
Natale grassi e rubicondi e
altri più smunti ed emaciati.
In alcune nazioni è ancora
un piccolo elfo, mentre in
altre è un imponente nonnone. Alcune tradizioni lo
associano ancora alla figura
religiosa che lo ha ispirato
(San Nicola), mentre altre
conoscono solo il Babbo
Natale “commerciale”. In certi
Paesi, addirittura, esistono
fino a tre o quattro Santa
Claus concorrenti fra loro,
con nome e caratteristiche
diverse. Difficile che questa
molteplicità di dimensioni
possa ripetersi per un altro
personaggio. E ancor più difficile che questi centomila
ritratti possano coesistere
nello stesso periodo storico.
Ma non bisogna dimenticare
che l’evoluzione di San
Nicola in Santa Claus è stata
così storicamente lenta e
geograficamente frammentaria da dar vita a figure e rap-
presentazioni talvolta in
combutta fra loro.
I rivali di Babbo
Natale
Esistono Paesi in cui la figura
di Babbo Natale deve fare i
conti con agguerritissimi
rivali. In Spagna, in
Argentina, nel Messico e in
tanti paesi di lingua spagnola, per esempio, buona parte
dei bambini aspetta con
maggior trepidazione i Re
Magi.
In Svizzera, un ruolo molto
importante è affidato a
“Christkind”, l’equivalente
del nostro Gesù Bambino. E
lo stesso, in fondo, accade in
Italia e nei Paesi dalla spiccata “vocazione” cattolica. Basti
pensare alle famose letterine
di Natale: molti bambini non
si rivolgono a Babbo Natale,
ma scrivono a Gesù
Bambino.
Una curiosità consiste nel
fatto che, in alcuni Paesi –
come l’Austria e la Germania
-, la figura di “Christkind” è
assimilabile a quella del vecchio “Kris Kringle”. Malgrado
l’etimologia del nome, Gesù
Bambino e Babbo Natale si
sono gradualmente trasformati nello stesso personaggio. L’iconografia vuole Kris
Kringle vestito di bianco con
bordature rosse. In una mano
regge un minuscolo alberello
di Natale.
Il folclore russo
In alcune nazioni dove
Babbo Natale è superstar
incontrastata, la sua figura è
ben diversa da quella del
Santa Claus americano,
grassoccio, allegro, che viaggia a bordo di una slitta trainata da renne e si cala dai
camini a notte fonda per
evitare di essere scoperto
dai bambini. In Russia, per
esempio, Santa Claus deve
ancora fare i conti con la
“leadership” di San Nicola (il
nome è ancora uno dei più
diffusi fra i bambini russi).
Alla figura del santo si sono
lentamente sovrapposti
caratteri popolari. Taluni
paesi hanno trasformato
San Nicola in un vecchio
barbuto vestito di blu che,
in occasione del Natale, distribuisce doni simbolici (fra
cui alberi di Natale). Altri
hanno lentamente sovrapposto alla figura di San
Nicola quella di Dedt Moroz
(o Papà Ghiaccio), figura
leggendaria della Siberia
capace di doni generosissimi (diamanti) e punizioni
atroci (Dedt Moroz è in
grado di congelare per l’eternità).
Father Christmas
e Julenisse
In Inghilterra c’è “Father
Christmas”, figura nobile,
ammantata di misticismo e
rispettabilità, ben lontana
dalla goffa giocosità del
Santa Claus americano.
Questa figura, che sopravvive ancor oggi nell’immaginario popolare, deriva dalla
tradizione vittoriana.
L’elegantissimo Father
Christmas è dispensatore di
TRA PASSATO E PRESENTE
In senso orario: un San Nicola francese (il santo convive
con il “discendente” Santa Claus), un Babbo Natale
cinese, un Santa Claus cinese amante delle immersioni
e un gruppo di Papà Natale londinesi in metropolitana
29
TRADIZIONI
BABBO NATALE IN QUARANTA LINGUE
Baschtscha Koljeda o Diado Coleda
Babbo Natale o Papà Natale
Bozic Bata
Christmas Man
Dedek Mraz o Deda Mraz
Dedt Moroz, Ded Moroz o Djed Maros
Dun Che Lao Ren o Shengdan Laoren
Father Christmas
Father Frost
Gaghant Baba e Ts’mer Babik
Ganesha
Jezisek
Jólesveinn o Jolasveinn
Julemand o Julemanden
Julenisse o Julenissen
Joulupukki
Jouluvana
Julgubben
Jultomten o Tomten
Kalédu Senu, Kaledu Senis o Kaledu Senelis
Kanakaloka
Kerstman
Kersvader
Kris Kringle
Lan Khoong o Sing Dan Lo Ian
Noel Baba
Pai Natal
Papà Noel
Papai Noel, Grandpapa Indian o Vovo Indo
Père Noël
Sabdiklos
Salatêtis
Santa
Santa Claus, Santa Clause o l’arcaico Sancte Claus
Santa Kurousu o Santa Kurohsu
Shakhta Babah
Sinter Klaas
Tatã Crãciun
Télapó o Karacsony Apò
Weihnachtsmann o il più raro Wiehnachtsmann
San Nicola europeo
30
San Nicola russo
(Bulgaria)
(Italia)
(Serbia)
(Inghilterra, USA, ecc...)
(Slovenia)
(Russia)
(Cina)
(paesi anglofoni)
(Inghilterra)
(Armenia)
(India)
(Repubblica Ceca)
(Islanda)
(Danimarca)
(Norvegia)
(Finlandia)
(Estonia)
(Svezia e Finlandia)
(Svezia)
(Lituania)
(Hawaii)
(Olanda, Belgio)
(Africa)
(Germania del Sud)
(Hong Kong)
(Turchia)
(Portogallo)
(paesi di lingua spagnola)
(Brasile)
(Francia e Belgio)
(Scandinavia)
(Lettonia)
(USA)
(paesi anglofoni)
(Giappone)
(Azerbaijan)
(Germania)
(Romania)
(Ungheria)
(nel nord della Germania)
San Nicola medievale
doni per i bambini ed è
emblema di gioia per gli adulti.
Nei Paesi scandinavi, invece, Babbo Natale è un vecchio e piccolo elfo chiamato
“Julenisse” che arriva nottetempo, al riparo da occhi
indiscreti.
Babbo Natale
e Krampus
In altre nazioni, Babbo
Natale non si nasconde allo
sguardo dei bambini, ma
appare in tutta la sua solennità (il più delle volte nei
panni di san Nicola), quasi
sempre accompagnato da
una seconda persona.
In Germania, per esempio, è
affiancato da un truce assistente chiamato “Krampus”.
Questo losco figuro si porta
appresso un sacco e un’asta.
Al cospetto dei bambini
bravi, Krampus (che in altri
Paesi è noto anche con altri
nomi, come “Black Pete”)
estrae dal sacco un regalino.
Al contrario, se il piccolo
interlocutore non si è dimostrato particolarmente
buono, Krampus si limita a
dare due o tre colpetti con il
bastone. Sempre in
Germania c’è “Sinter Klaas”,
che si sposta su un magnifico cavallo bianco e lascia i
propri regali all’interno delle
scarpe dei bambini buoni.
In Finlandia, Babbo Natale
Father Christmas
Il siberiano Dedt
GADGET DA TUTTO IL MONDO
Alcuni gadget natalizi raffiguranti Babbo Natale.
L’icona è così adattabile che Santa Claus può trasformarsi in un eschimese, in un uomo di colore, in un
piccolo cinesino o in un altero scozzese in costume
tipico, munito di cornamusa
consegna i regali ai bambini
buoni e rami secchi a quelli
cattivi. Ma c’è una leggenda
che dovrebbe rassicurare
anche i più monelli: sino a
oggi, pare che Babbo Natale
non abbia mai avuto bisogno
di portare rami secchi a nessuno.
Santa Claus
“marinaio”
In Olanda, Babbo Natale è
assimilabile a San Nicola.
Non si sposta con la slitta:
ogni anno, il 6 dicembre,
arriva via mare, a bordo di
una caratteristica imbarcazione, portandosi appresso
un grande libro su cui sono
riportati i nomi dei bambini
buoni e di quelli cattivi. Nel
suo viaggio, il Babbo Natale
olandese è scortato da una
misteriosa figura scura,
chiamata “Black Peter”, a
cui vengono affidati i bambini cattivi.
Santa con gli occhi
a mandorla
LA BEFANA E BABOUSCHKA:
BABBO NATALE IN GONNELLA
Un Santa Claus del tutto
particolare è quello dei
bambini nipponici. In
Giappone il Natale è arrivato solo all’inizio del
Novecento, e si è diffuso
grazie ad alcuni prodotti
natalizi realizzati in loco per
il mercato internazionale. Il
Babbo Natale nipponico si
chiama Santa Kuroshu ed è
munito di occhi anche sul
retro della testa. E’ perciò
capace di guardare sia
davanti che dietro e, metaforicamente, sa identificare
il comportamento dei bambini nel corso dell’intero
anno. Alcuni assimilano la
figura di Santa Kuroshu a
Hoteiosho, un dio della cultura giapponese. Secondo
altre fonti, i bambini giapponesi lo chiamano “Santa
No Ojisan”, che significa lo
“Zio Santa”.
n alcune pubblicazioni
Itissimi)
straniere e in tanti (tansiti Internet stranieri regna una enorme
confusione fra Babbo
Natale e alcuni personaggi
identificabili come suoi
“rivali”. Un esempio clamoroso, almeno per noi
italiani, è rappresentato
dalla Befana. “In Italy,
Santa is La Befana and
comes dressed in black,
and brings gifts on Juanary
6th”. La traduzione di questo frammento estrapolato
da un sito Internet (ma
confermato da una corposa serie di articoli e, addirittura, di libri dall’apparenza seriosa) suona così:
“In Italia, Santa Claus si
chiama La Befana, veste di
nero e porta doni il 6 gennaio”. Ma la Befana non è
l’unica “rivale femminile”
di Santa Claus. In Russia,
per esempio, c’è
Baboushka, che alcuni
identificano come il nome
russo di Babbo Natale. In
realtà, Baboushka era una
laboriosa signora vissuta
tanti anni fa. La leggenda
racconta che abitasse in
una minuscola casa
immersa nella foresta. Un
giorno, fra gli ululati del
vento e la neve fittissima,
sentì avvicinarsi delle voci:
erano tre uomini affamati,
che si erano perduti mentre
erano in cerca di un piccolo
principe per portargli dei
doni (il riferimento è a Gesù
bambino). Lo avrebbero
potuto trovare seguendo
una stella. Ma la bufera di
neve impediva di vedere l’astro e così i tre uomini si
erano perduti. Baboushka li
ospitò, li rifocillò e ascoltò
attentamente il loro racconto. Si mostrò talmente incantata e coinvolta che i tre
uomini la invitarono a unirsi
a loro. Baboushka rifiutò: si
sentiva troppo legata alla
sua vita solitaria. Eppure,
quando i tre ospiti ripresero
il loro cammino, si sentì sola
come non mai, al punto che
decise di mettersi a cercare
da sola il bambino, portandosi appresso una montagna
di regali. Baboushka non
riuscì a trovare il piccolo
santo, ma da quel giorno
non ha mai smesso di cercarlo, lasciando doni a tutti i
bambini incontrati lungo il
suo percorso.
Moroz
Father Frost vittoriano
Santa Claus
LA METAMORFOSI DI UN ICONA
Contrariamente a quel che si pensa, Santa Claus non
ha soppiantato San Nicola. In molti Paesi sopravvivono ancora le versioni più arcaiche. Da sinistra, una
panoramica in ordine cronologico delle metamorfosi
da Santo a Santa: il San Nicola europeo, russo,
medievale, il Father Christmas inglese, il siberiano
Dedt Moroz, il Father Frost vittoriano e Santa Claus
31
GLI AMICI DI SANTA CLAUS
CHI TRAINA LA SLITTA DEL NONNONE? LA FORMAZIONE AL GRAN COMPLETO:
RudolphandCompany
LE RENNE DI BABBO NATALE
NEL 1822, CLEMENT CLARKE MOORE HA RIVELATO PER PRIMO I LORO NOMI
UNA FILASTROCCA AMERICANA NE DESCRIVE PERSONALITÀ E MANSIONI
E NEL 1939 È ARRIVATO UN CAPOBRANCO DAL GROSSO NASO FENDINEBBIA
UNA SLITTA E
NOVE RENNE
In questo disegno di
Luca Tarlazzi, Babbo
Natale pronto a
calarsi dal camino
con il sacco pieno di
riviste delle Edizioni
Trentini. Sullo sfondo: la slitta parcheggiata e le nove renne
pronte a riprendere
la loro corsa
32
DONATO, COMETA, CUPIDO, BALLERINA, FULMINE, SALTARELLO, DONNOLA E FRECCIA
C
he mezzo di trasporto usa Babbo Natale?
Le fonti storiche
sono in combutta: c’è chi
parla di un cavallo, chi di
una carrozza trainata da
cavalli, chi di una slitta condotta da una renna volante… Il dubbio è stato risolto
una volta per tutte nel 1823,
quando lo scrittore americano Clement Clarke Moore
ha consegnato alle stampe A
Visit from St. Nicholas. In
questo racconto, universalmente noto con il titolo
Twas the night before
Christmas, Babbo Natale
viaggia a bordo di una slitta
trainata da otto renne.
L’autore le cita una per una:
le renne si chiamano
Donato (in inglese, Blitzen o
Blixem), Cometa (Comet),
Cupido (Cupid), Ballerina
(Dancer), Fulmine (Dasher),
Saltarello (Donner o
Donder o anche Dunder),
Donnola (Prancer) e Freccia
(Vixen).
Santa’s Reindeers
C’è una nota filastrocca americana
(Santa’s Reindeers)
che si è spinta un
po’ più in là, raccontando personalità e mansioni delle otto compagne di
viaggio di Santa Claus.
Cometa è il “radar” del
gruppo: è in grado di dialogare con le stelle, che le
comunicano le esatte coordinate della casa da raggiungere.
Fulmine è il
“meteorologo”:
sbirciando il cielo
sa prevedere che
tempo farà lungo il percorso, in particolare se è prevista una bella nevicata.
Donnola ha il
compito di agevolare il percorso,
scegliendo il vento favorevole e scansando le nuvole che
intralciano il percorso.
Freccia si assicura
che i tempi siano
rispettati al secondo: tutti i regali
devono essere consegnati
seconda una tabella di marcia serratissima, dato che il
tempo perduto non potrà
essere recuperato il giorno
seguente.
In questo ruolo,
Freccia è ben
coadiuvato da
Ballerina: è lei che
dà il passo e cadenza il
ritmo delle altre renne.
Saltarello dà il via
alla corsa: quando
la slitta è pronta a
ripartire, lui scalpita
in modo che i compagni di
viaggio si muovano all’unisono e in perfetta sincronia.
Donato è la renna
“postino”: è a lui
che sono affidate
le lettere dei singoli
bambini che Babbo Natale
ha deciso di premiare.
Cupido è considerato la renna dal
“cuore d’oro”: a
lui è affidato il
compito di sorvegliare il
carico preziosissimo di
regali e giocattoli.
Rudolph,
la renna superstar
All’appello manca solo la
renna più famosa. Parliamo
di Rudolph, entrato nel
cuore degli americani grazie
al grosso naso rosso. La leggenda narra che Santa Claus
si prese cura di Rudolph
proprio in virtù del suo
difetto estetico. Ma questo
“brutto anatroccolo” ha
saputo ricambiare in grande
stile la generosità
del suo padrone,
diventando una
colonna portante del branco: nelle notti
di nebbia, o
quando la visibilità è davvero
scarsa, il grosso
nasone rosso di
Rudolph si trasforma
in un efficace fendinebbia. E
così, la slitta di Santa Claus
riesce a solcare il cielo in
tutta tranquillità.
Non tutti sanno che la
nascita di Rudolph risale
solo al 1939. Potrà sembrare
“spoetizzante”, ma il lieto
evento si deve a una vera e
propria operazione di “marketing” di una importante
catena di magazzini americana: la Montgomery Ward
di Chicago. In occasione
delle feste di fine anno del
1939, i pubblicitari della
catena realizzarono un libro
che conteneva la favola di
Rudolph. L’autore era
Robert L. May, coadiuvato
dal disegnatore Denver
Gillen, che si ispirò ad una
renna del Lincoln Park Zoo.
Con questo racconto, l’auto-
re voleva favorire l’autostima
dei piccoli
lettori più
timidi, gracili e insicuri. Il successo fu
folgorante: il
libro, in occasione del Natale
’39, vendette 2
milioni e 400 mila copie. E
di lì a poco, la renna col
nasone rosso si trasformò in
una sorta di personaggio
autosufficiente.
A Rudolph sono state dedicate canzoni, film, fumetti,
giocattoli e ogni sorta di
gadget. Vale la pena citare la
canzone Rudolph the rednosed reindeer, scritta da
Johnny Marks: un successo
da 2 milioni di dischi venduti (nell’esecuzione di Gene
Autry). Anno dopo anno, la
canzoncina è diventata un
autentico classico del Natale
a stelle e strisce, contribuendo alla diffusione dei
nomi “errati” di Donner e
Blitzen (che Clement Clark
Moore, nel suo A visit from
Saint Nicholas aveva chiamato Dunder e Blixem). MASCHIETTI O FEMMINUCCE?
e renne di Babbo Natale sono maschi o
Lscientifica:
femmine? C’è chi ha tentato una risposta
mentre le renne maschio, annualmente, perdono le loro corna molto prima del
25 dicembre, le femmine le mantengono
almeno fino a gennaio. E’ lecito supporre che
tutte le renne di Babbo Natale siano femminucce, visto che in tutte le rappresentazioni
fanno sfoggio del loro bel palco di corna. C’è
chi ha provato a supporre che alcuni esemplari siano giovani maschi o, addirittura, adulti
evirati. Ma i più preferiscono sorvolare su
qualsiasi limitazione scientifica: le renne di
Babbo Natale sfuggono a qualsiasi regola valida per gli altri esemplari.
33
UN MITO CHE VENDE
SANTA CLAUS È IL PERSONAGGIO PIÙ AMBITO DAI CREATIVI DI TUTTO IL MONDO
Testimonial
il
BABBO NATALE E LA PUBBLICITÀ
DA ALMENO UN SECOLO È LUI IL SIMBOLO DEL CONSUMISMO PIÙ SFRENATO
I DUE VOLTI: L’IDOLO DEI BAMBINI E IL PERSONAGGIO “VIETATO AI MINORI”
UNA STERMINATA GALLERIA DI PRODOTTI: BIBITE, SUPERALCOLICI, MOTORI, SIGARETTE…
C
erto che ne ha fatta
di strada… Da simbolo religioso a
emblema supremo del consumismo. Babbo Natale è da
almeno un secolo il testimo-
nial più amato, idolatrato e
ambito dai pubblicitari di
tutto il mondo. In pratica,
non c’è prodotto a cui il suo
bel faccione rubicondo non
sia stato almeno una volta
associato. In una ipotetica
classifica dei personaggi più
gettonati dai creativi (e dai
potenziali acquirenti di un
prodotto), lui svetterebbe al
primo posto.
I due volti
di Babbo Natale
Nelle tavole dei primi
decenni del Novecento,
Babbo Natale era il classico
nonno buono, ammantato
EVOLUZIONE
DI UN MITO
A sinistra, tre
esempi del primo
Babbo Natale
pubblicitario.
La sua effige era
utilizzata per
reclamizzare
giochi, dolciumi
e prodotti per
bambini.
A destra, in alto,
il mito di Santa
Claus affrancato
dai riferimenti
all’infanzia.
Il personaggio è
così noto che
per evocarlo è
sufficiente
alludere al
cinturone.
In basso a destra,
alcuni esempi di
sfruttamento
“trasgressivo”
del mito
34
di nobili e ben saldi principi
morali. La sua effige era utilizzata soprattutto per pubblicizzare prodotti per l’infanzia o dolci natalizi.
Questa dimensione continua a sopravvivere ancora
oggi. Ma al Babbo Natale del
“luogo comune” si è gradualmente affiancato un
Santa Claus ad uso e consumo del pubblico adulto. La
nuova dimensione comincia
ad affermarsi nel dopoguerra, in concomitanza con i
boom economici e la crescente importanza di radio,
tv e riviste illustrate. In questo clima, Santa Claus si
emancipa definitivamente
dal mondo dei bambini per
trasformarsi in simbolo
adattabile anche a prodotti
insoliti, se non “vietati ai
minori”: superalcolici, sigarette, macchine di lusso...
Babbo Natale
in posa
Dagli anni Cinquanta,
diventano più saltuari i Papà
Natale disegnati e si moltiplicano quelli “in carne e
ossa”. I Santa Claus fotografati non si limitano al prototipo del luogo comune, pingue e barbuto. Molti pubblicitari giocano a sottolineare
il paradosso, infilando il
copricapo rosso alle tipologie umane più disparate. A
beneficiare di questa adattabilità del personaggio sono
stati soprattutto i divi anni
‘50/60: è davvero sterminato
l’elenco di testimonial prestigiosi che si sono trasformati in Santa Claus. Fra
anni ’70 e ’80, fanno capolino tante ammiccanti fanciulle “vestite” col cappello
di Babbo Natale.
L’assenza-presenza
Dagli anni Ottanta, il linguaggio pubblicitario ha
effettuato un enorme passo
in avanti. Le fotografie si
sono fatte più allusive. Il
dettaglio è diventato più
importante dell’insieme.
Quel che si cerca di veicolare è innanzitutto il messaggio subliminale. Ed è in questa fase che si assiste alla
“spersonalizzazione” di
Santa Claus. Non c’è più
bisogno di rappresentarlo
come essere umano: è sufficiente alludere a un dettaglio del suo vestito per evocarlo. Un classico esempio
di assenza-presenza.
Troviamo così bottiglie di
liquore con il copricapo
rosso; scatole di cioccolatini
e orologi appoggiati su un
tessuto rosso bordato di pellicciotto; cellulari sotto il
cinturone…
Pubblicitari
iconoclasti
Negli ultimi anni, Babbo
Natale è tornato a essere un
personaggio in carne e ossa.
Ma a questa ritrovata “fisicità” corrisponde con una
sostanziale revisione del personaggio. Rappresentativo è
lo spot televisivo di una nota
marca di surgelati: nottetempo, un bambino scopre
Babbo Natale intento a rovistare nel freezer. “Che ci fai
tu qui?”, chiede il piccolo,
con lo sguardo indispettito.
“Non posso mica aspettare
Natale per assaggiare questa
specialità”, ribatte sarcastico
il pingue nonnone, già alle
prese con i fornelli.
“Insomma a me niente?”,
chiede il bambino, pronto a
pregustare la specialità
gastronomica. Il nonnetto
annuisce e chiede: “Allora tu
cosa vuoi, petto o coscia?”. Il
bimbo risponde: “Coscia!”. Al
che, Babbo Natale gli risponde con tono canzonatorio:
“Peccato... tutto petto”. E lo
spot si conclude così, con
Santa Claus davanti a un bel
piatto fumante e il bambino
rimasto con un palmo di
naso.
Questo spot – andato in
onda in primavera - è emblematico di un’altra curiosa
tendenza: la figura di Santa
Claus sembra essersi emancipata dai limiti stagionali.
Non riguarda più solo ed
esclusivamente le festività di
fine anno. Qualche esempio?
“E chi sono io? Babbo
Natale?”, recitava lo spot di
una nota marca di biscotti
italiana. Altri creativi gli
hanno tolto il giaccone per
immergerlo in piscina. Il
caso limite di approccio iconoclasta è probabilmente
rappresentato dalla pubblicità di un tour operator, che ha
puntato su un Babbo Natale
in mutandoni, mollemente
adagiato su un’amaca, alle
prese con la tintarella.
35
IL VOLTO DEL MITO
TUTTI I PIÙ GRANDI DISEGNATORI SI SONO SBIZZARRITI CON L’EFFIGE DI SANTA CLAUS
la
Galleria
BABBO NATALE D’AUTORE
NORMAN ROCKWELL E LE COPERTINE DEL “SATURDAY EVENING POST”
IL RITRATTO BEFFARDO DEL FORMIDABILE CARICATURISTA SEBASTIAN KRÜGER
UN TENERO E MALATICCIO PÈRE NOËL GRIFFATO JEAN-BAPTISTE MONGE
JEAN-BAPTISTE MONGE
A destra, Père Noël visto da
Jean-Baptiste Monge.
L’illustrazione è tratta dal volume
“Halloween” (Editions “Avis
de Tempete”), dove il
disegnatore si diverte
a reinterpretare
in chiave malvagia
le creature fatate
L?IRRIVERENTE SEBASTIAN KR GER
Santa Claus secondo Sebastian Krüger, noto
come “Il re della caricatura canagliesca”.
Il caricaturista-illustratore-pittore tedesco
(nato nel 1963) è autore di copertine per i
principali newsmagazines europei: “Der
Spiegel”, “Stern”, “L’Espresso”… Le sue
vittime predilette sono i politici e i personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport.
E nella sua galleria di Vip non poteva
mancare Babbo Natale
36
IL FORMIDABILE
ROCKWELL
E’ l’illustratore
americano per
antonomasia.
Norman
Rockwell
(1894-1978)
ha dato vita
a una strepitosa galleria di
immagini
di fantasia.
E in periodo natalizio ha realizzato per
la rivista
“Saturday
Evening
Post” una
leggendaria
serie di copertine dedicate
a Babbo
Natale.
Il Santa
Claus
griffato
Rockwell è
talmente
noto agli
americani da
poter essere
considerato
l’unico “rivale”
di quello formulato da
Haddon
Sundblom.
Una curiosità:
Norman
Rockwell,
nel 1965, ha realizzato un Babbo
Natale per la Pepsi
Cola
37
GALLERIA SATIRICA
FIGURA REALE O IMMAGINARIA? LE DUE SCUOLE DI PENSIERO A CONFRONTO
siste
o
non
E
PROMOTORI E DETRATTORI DI BABBO NATALE
NEGLI STATI UNITI, VENT’ANNI FA, È SORTA UN’ORGANIZZAZIONE
CHE RICERCA PROVE SCIENTIFICHE E TESTIMONIANZE SU SANTA CLAUS
I PIÙ “CATTIVI” RISPONDONO CON VIGNETTE, DIPINTI IRRIVERENTI
E MINUZIOSE ANALISI CHE SMONTANO IL MITO PEZZO PER PEZZO
A
LA SATIRA
Alcuni esempi del
mito di Babbo
Natale rivisitato in
chiave satirica.
Nella pagina a
fianco, in basso, il
dipinto blasfemo
realizzato nel 1989
da Robert
Cenedella
38
ltro che creatura
immaginaria... Babbo
Natale è talmente
addentro l’immaginario collettivo che negli Stati Uniti
sarebbe sorta un’associazione che ne sostiene l’esistenza e va in cerca di prove e
testimonianze scientifiche.
Si tratta dell’Institute of
Scientific Santaclausism.
Non siamo riusciti a trovare
una conferma attendibile
dell’esistenza di questa
organizzazione. Si sa solo
che gli “adepti” avrebbero
raccolto un sorprendente
pacchettino di documenti,
fra registrazioni sonore,
avvistamenti (la concentrazione massima si è avuta
in Finlandia nel 1988),
orme, scatti rubati e
interviste ai fortunati
che hanno avuto l’onore di un “incontro ravvicinato del
terzo tipo” col
vero Santa Claus.
Le testimonianze dell’organizzazione si perdono del
dicembre 1988, in concomitanza con la notizia che un
giudice californiano avrebbe
diffuso al più presto prove
legali dell’esistenza di
Babbo Natale.
La perfidia
dei detrattori
Ma si sa: il successo altrui
infastidisce. E anche la figura
del nonnone vestito di rosso
ha dovuto fare i conti con l’ironia, se non con la perfidia
dei detrattori. La satira legata
a Babbo Natale è davvero
multiforme: vignette, barzellette, analisi minuziosissime... Navigando su Internet,
per esempio, è facile imbattersi in una inchiesta scientifica dichiarata come “annuale” (in realtà, è sempre la
stessa). In questa indagine, la
figura di Babbo Natale è
smontata pezzo per pezzo,
con un pizzico di crudeltà.
L’inchiesta (vedi box a lato)
è stata originariamente
pubblicata sul magazine
Spy, a firma di Richard
Waller. E anno dopo
anno è diventata
patrimonio collettivo, tradotta in
tutte le lingue e
inviata a migliaia di indirizzi
e-mail.
Il dipinto “blasfemo”
Qualche volta, la critica al
personaggio è parsa a taluni
addirittura blasfema, come
nel caso di un dipinto del
esiste ?
INDAGINE SCIENTIFICA: BABBO NATALE Ø MORTO
essuna specie conosciuta di
N
renna può volare. Ma dal
momento che esistono 300mila specie di organismi viventi ancora da
classificare (in buona parte insetti o
germi), ciò non esclude la possibilità
che esistano renne volanti.
1989 di Robert Cenedella,
artista di New York dalla forte
impronta satirica. Il quadro
rappresentava una Babbo
Natale crocifisso che domina
una montagna di regali rovesciata su una città. Alcuni
gruppi religiosi hanno criticato quest’opera. Eppure
dietro il linguaggio forte, si
cela un significato piuttosto
chiaro e condiviso: nella
società contemporanea, la
figura di Santa Claus ha simbolicamente sostituito quella
di Gesù Bambino, nel senso
che la dimensione consumistica del Natale ha soppiantato quella religiosa.
Nel mondo ci sono due miliardi di
ragazzi (calcolando i minori di 18
anni). Dal momento che Babbo
Natale non visita musulmani, indù,
ebrei e buddisti, il lavoro si riduce al
15% del totale: 378 milioni. Ad una
media censita di 3,5 ragazzi per abitazione, il numero di case ammonterebbe e 91,8 milioni.
Ora supponiamo che ci sia almeno
un “bravo ragazzo” per ogni casa.
Favorito dai fusi orari e alla rotazione della Terra, Babbo Natale avrebbe 31 ore per sbrigare il suo lavoro.
Ipotizzando, come sembra logico,
che viaggi da Est verso Ovest, questo
comporta una media di 822,6 visite
al secondo. Per ogni casa, Babbo
Natale dovrebbe: parcheggiare,
scendere dalla slitta, scendere per il
camino, riempire le calze, mettere i
regali sotto l’albero, mangiare qualsiasi cosa sia stata lasciata, risalire
per il camino, balzare sulla slitta,
raggiungere la casa successiva. Il
tutto in un tempo medio di 1,2 millesimi di secondo.
Se ciascuna di queste 91,8 milioni di
fermate fosse distribuita omogeneamente sulla Terra, calcoleremmo una
distanza media di circa 1,154 Km per
casa e un viaggio complessivo di 112
milioni di Km. La slitta di Babbo
Natale si dovrebbe spostare ad una
velocità di 962 Km al secondo, cioè
tremila volte la velocità del suono. A
titolo informativo, il più veloce veicolo costruito dall’uomo, la sonda
spaziale Ulisse, viaggia alla misera
velocità di 40,5 Km al secondo, mentre una renna qualsiasi può raggiungere al massimo i 22 Km all’ora.
Ammesso che ogni bambino non
ottenga nulla di più che un pacchettino del peso di 900 grammi, la slitta
trasporterebbe 321.300 tonnellate,
senza contare Babbo Natale stesso.
Una renna convenzionale può trainare 136 Kg. Anche accettando l’ipotesi che le “renne volanti” possano trainare un peso dieci volte superiore a quello di una renna normale,
servirebbero 214.200 renne. Questo
incrementa il peso lordo a 353.400
tonnellate, slitta esclusa.
Una massa di quasi 400mila tonnellate che viaggia a 962 Km al secondo crea un enorme attrito con l’atmosfera. Ciò provocherà il riscaldamento delle renne nella stessa misura di un’astronave al rientro dallo
spazio. La prima coppia di renne
assorbirà da 1 a 1,3 quintilioni di
Watt (ciascuna): si volatilizzerà all’istante esponendo le renne alle loro
spalle alla stessa sorte e creando un
assordante bang supersonico.
L’intero gruppo di renne si vaporizzerà in 4,26 millesimi di secondo e
Babbo Natale, contemporaneamente, sarà soggetto a forze centrifughe
pari a 17.500,06 G. Un Babbo Natale
appena sopra il quintale verrebbe
schiacciato sul fondo della slitta da
una forza di 1.957.420 Kg.
Se ne deduce che se Babbo Natale
ha mai tentato di consegnare regali
alla vigilia di Natale, ora è sicuramente morto.
39
LA RESIDENZA
TUTTI I PAESI NORDICI (E NON SOLO) SONO IN COMPETIZIONE PER ACCAPARRARSI
A casa di Babbo
B
abbo Natale è nato in
Groenlandia. Lo ha
rivelato un gruppo di
130 babbi e mamme Natale
nel corso della quarantesima edizione del Congresso
mondiale dei Santa Claus,
evento che si tiene a cadenza annuale in Danimarca.
Ma dov’è la sua dimora? A
questa domanda hanno
provato a rispondere in
molti. C’è chi colloca la sua
casa nei paesi più freddi
40
LA RESIDENZA UFFICIALE È A ROVANIEMI, IN FINLANDIA
LA CAPITALE DELLA LAPPONIA OSPITA ANCHE IL SANTAPARK
C’È CHI PARLA DI UNA DIMORA SEGRETA A KORVATUNTURI
dell’Europa o dell’America
del Nord e chi in località più
miti e temperate...
Qualcuno parla di una casa
costruita a Berna, sul cucuzzolo di una montagna.
Quest’abitazione sarebbe
costituita da una fabbrica di
giocattoli (i macchinari sono
stati costruiti dagli gnomi
aiutanti e azionati da una
caldaia a legna) e l’abitazione vera e propria, al cui
interno è collocato un bel
tavolone da 12 posti, un
camino e una poltrona rossa
su cui Babbo Natale si accomoda per leggere le letterine
dei bambini di tutto il
mondo. Al piano superiore
c’è una grande stanza che
ospita le renne: dall’alto,
possono più agevolmente
spiccare il volo la sera della
LA CITTADINANZA DI SANTA CLAUS
Natale
Vigilia.
Altri pensano che Babbo
Natale viva in piccolo villaggio chiamato Polo Nord, 500
chilometri a nord di
Anchorage, la capitale
dell’Alaska. Nella località
vivono circa 500 persone e
della dimora di Santa Claus
si occupa la famiglia Miller.
All’ufficio postale arrivano
circa 60mila letterine all’anno. E c’è un’associazione di
volontari che si occupa dello
smistamento della posta.
La residenza
“ufficiale”
Da qualche anno, però, il
rubicondo nonnone ha una
dimora ufficiale. Si tratta di
Rovaniemi, capoluogo della
Lapponia finlandese e rinomatissima località sciistica,
facilmente raggiungibile da
Helsinki sia in treno che in
autobus (nel periodo festivo
le corse si moltiplicano a più
non posso).
Il villaggio di Babbo Natale si
trova a 5 chilometri dal centro di Rovaniemi.
Passeggiando per le stradine
è possibile ascoltare un bel
sottofondo musicale di canzoni natalizie. Alzando gli
occhi verso il cielo si rimane
sbigottiti dalle luminarie e
dai festoni coloratissimi. E
ovunque fanno capolino
indicazioni per raggiungere
facilmente la dimora di
Babbo Natale, pronto a mettersi in posa per l’immancabile foto ricordo. Nel piazzale, davanti a un bel fuoco
scoppiettante, è possibile
ammirare spettacolari parate
e divertenti giochi organizzati dai concittadini dell’illustre
personaggio. Le viuzze ospitano decine di negozietti
convenzonati con Babbo
Natale: qui è possibile trovare assolutamente tutto ciò
che può piacere ai bambini.
C’è anche un attrezzatissimo
ufficio postale a cui scrivono
i bambini di tutto il mondo.
Mentre il padrone di casa
stringe la mano ai suoi ospiti, tutt’intorno è possibile
osservare i suoi aiutanti, in
particolare gli addetti allo
smistamento delle lettere,
impegnati a smaltire la posta
e ad impacchettare regalini.
Ci sono anche tre folletti aiutanti, in grado di parlare
tante lingue straniere: Uuras,
Puhku e Puolukka.
nome non è casuale: il villaggio sorge su una montagna dalla forma a orecchio
di lepre. Grazie a questi
mastodontici padiglioni
auricolari, Babbo Natale
riesce a captare le voci dei
bambini di tutto il mondo:
sa se un bambino ha fatto il
bravo oppure no, se un
bambino ha detto troppe
bugie, se un bambino ha
fatto troppi capricci. Babbo
Natale segna tutto su un
immenso librone, dove sono
scritti i nomi dei bambini
buoni e di quelli cattivi, e si
regola di conseguenza...
Ma non solo. Grazie all’orec-
chio-radar, Babbo Natale
riuscirebbe anche a sentire i
desideri dei bambini. Ed è
per questo che alcuni pensano che sia del tutto inutile
inviargli una letterina.
Tanto, Babbo Natale sa già
tutto... C’è anche chi dice
che sia sufficiante che i
bambini consegnino la letterina ai genitori: avvalendosi dell’udito strepitoso di
Babbo Natale, la mamma, il
papà, un fratello o una
sorella più grandi, i nonni o
gli zii potranno leggere ad
alta voce la lettera. Babbo
Natale li sentirà e agirà di
conseguenza...
Il Santapark
Ad appena 2 chilometri dal
centro storico di Rovaniemi
sorge un altro “tempio”
dedicato a Babbo Natale. Si
tratta del Santapark, un
grande parco giochi, in
parte ricavato all’interno di
una grotta. E’possibile salire
a bordo di una slitta magica
e di altre giostre sontuosamente addobbate in chiave
natalizia. Anche qui c’è
sempre un Babbo Natale
pronto a mettersi in posa
per tutti coloro che desiderano una bella foto ricordo.
La casa segreta
I più informati affermano
che Rovaniemi sia solo la
“casa di rappresentanza”.
Babbo Natale vivrebbe in
una dimora segretissima,
sempre in Finlandia. La
località è Korvatunturi, che
in finlandese significa
“montagna-orecchio”. Il
IL VILLAGGIO FINLANDESE DI SANTA CLAUS
Nel disegno grande, opera di Luca Tarlazzi, una
veduta estiva della casa di Babbo Natale. In alto la
stessa nel periodo natalizio. Nelle tre foto, il
Villaggio di Santa Claus, a Rovaniemi (Finlandia)
41
LETTERE E REGALI
DOVE INVIARE LE LETTERINE? È SEMPRE MEGLIO CHIEDERE AIUTO A MAMMA E PAPÀ
Caro Babbo Na
L’ATTREZZATISSIMO UFFICIO POSTALE
DI ROVANIEMI, IN FINLANDIA.
ESISTE ANCHE UN INDIRIZZO ITALIANO:
SI TROVA A QUARTO (NAPOLI).
TUTTI I SEGRETI SULLA PRODUZIONE
E LA CONSEGNA DEI GIOCATTOLI
Q
ual è l’indirizzo di Babbo
Natale? Alcuni bambini consegnano le letterine ai genitori. Altri le imbucano senza francobollo, mandando in tilt gli addetti
agli uffici postali di tutto il mondo. In
realtà esistono centinaia di indirizzi
“segreti” utili allo scopo. Ve ne possiamo rivelare almeno due: il
Villaggio di Santa Claus a Rovaniemi
(in Finlandia) ospita un attrezzatissimo ufficio postale. L’indirizzo è:
Joulupukin Pajakyla, 96930 Napapiiri
(Finlandia). Esiste anche un indirizzo
italiano, creato ad hoc dal “Babbo
Natale italiano” Armando Narciso
(vedi box a fondo pagina): è sufficiente indirizzare la letterina alla
Casella Postale 70, 80010 Quarto
(NA). A tutti i bambini che non
dimenticano di scrivere il proprio
indirizzo, entrambi gli uffici faranno
pervenire una letterina autografa di
Babbo Natale, con un invito a essere
più buoni.
Fabbrica o Sacro Graal?
Per la richiesta dei giocattoli, i bambini devono chiedere aiuto alla
mamma e al papà: solo loro sono in
UN SANTA CLAUS SOTTO IL VESUVIO
siste un Babbo Natale italiano.
Eferroviere
Vive a Quarto (Napoli), è un ex
in pensione e si chiama
Armando Narciso. Nei primi anni
Novanta ha avuto la brillante idea
di registrare il brevetto e di ottenere il copyright, diventando legalmente il Babbo Natale italiano.
Appena possibile, il signor Narciso si
reca in visita a scuole, istituti di
beneficenza e orfanotrofi. Ma anno
dopo anno le richieste di parttecipazione si sono fatte sempre più
numerose. Per difendere il marchio,
Armando Narciso (con la moglie
Elvira Maffia) ha fondato la società
Napoletana Servizi e attivato una
casella postale. Una raccolta delle
200 letterine più belle è stata pubblicata qualche anno fa nel libro
42
“Babbo Natale Casella Postale 70
80010 Quarto. Napoli” (ed. Agami,
Cuneo), con prefazione di don
Luigi Ciotti. I proventi sono stati
devoluti in beneficenza alla
Comunità Abele e al seminario della
Diocesi di Pozzuoli. Per avvantaggiare i piccoli corrispondenti, nel luglio
1997 la Napoletana Servizi ha dato
vita al sito www.babbonatale.it e
all’indirizzo di posta elettronica
[email protected]. Il sito
offre la possibilità di esplorare la
figura di Babbo Natale dalle più
svariate angolazioni. Ma c’è anche
un aspetto che distingue il sito dai
tanti dedicati a Babbo Natale: è
forse l’unico privo di velleità commerciali o pubblicitarie (non c’è
neanche un minuscolo banner).
grado di spiegare a Babbo
Natale il tipo di gioco desiderato. Gli elfi che lavorano
nella fabbrica al Polo Nord
hanno bisogno di indicazioni precisissime. Altrimenti si
corre il rischio di regalare il
gioco sbagliato (è successo
anche questo).
Esistono persone che non
credono all’esistenza della
fabbrica al Polo Nord:
secondo loro, Babbo Natale
è in possesso del Sacro
Graal, un oggetto che gli dà
la possibilità di creare – dal
niente - qualsiasi cosa e
senza limiti di quantità. Se
fosse vero, il nostro beniamino non avrebbe bisogno
I segreti di Santa
Claus
Ma come fa Babbo Natale ad
accontentare i bambini di
tutto il mondo? Secondo
alcuni, la slitta vola alla velocità della luce. Secondo altri,
Santa Claus è in grado di fermare il tempo: addormentando le persone e fermando
gli orologi, può sbrigare il
suo lavoro con la massima
tranquillità.
Si dice che l’organizzazione
della fabbrica sia così perfetta che Babbo Natale si limita
a caricare
solo un po’ di giocattoli, per
poi tornare a rifornirsi ogni
volta che il sacco si svuota: i
suoi aiutanti si accollerebbero il compito di organizzare
il carico zona per zona, agevolando il lavoro di distribuzione. C’è un’altra teoria,
secondo la quale Babbo
Natale nasconderebbe in tempo
utile i regali in
ripostigli
segreti (grotte,
caverne, cantine, solai...) per
recuperarli
non appena
la slitta è nei
paraggi.
Un’ultima
teoria
vuole
che
Babbo Natale sappia moltiplicarsi: in pratica, potrebbero esserci tanti Babbo
Natale (ed altrettante slitte
trainate da nove renne)
quante sono le case da visitare. Se così fosse, ogni bambino avrebbe un Babbo
Natale tutto per sé.
illustrazione di Luca Tarlazzi
tale...
di trasportare sulla sua slitta
i regali e di calarsi attraverso
il camino: gli basterebbe
materializzare le scatole bell’e
infiocchettate direttamente
dentro le case.
43
MUSICA E CINEMA
TUTTE LE PIÙ GRANDI VOCI AMERICANE HANNO RESO OMAGGIO A SANTA CLAUS
Le canzoni e i film
di Babbo Natale
N
LE VOCI DEL NATALE
Frank Sinatra e Bing Crosby sono due
fra le più importanti voci americane che
hanno reso omaggio a Santa Claus
nella foto: Axum Mistri
egli USA, ogni dicembre,
le vetrine dei negozi di
dischi si riempiono di
“Christmas album”. Tutte le
superstar della canzone americana hanno pubblicato almeno una
raccolta di canzoni natalizie, e grazie a loro il repertorio festivo a stelle e
strisce si è costantemente aggiornato, dando vita a
un filone ben lontano dai canti tradizionali (le
“Christmas carols”) e dai solenni gospel e spiritual (Oh happy day e dintorni). Alcune di queste canzoni, intrise di un gusto laico e contemporaneo, sono diventate patrimonio collettivo:
chi non conosce Jingle bells, White Christmas,
DA BING CROSBY A FRANK SINATRA:
IL BOOM DEI “CHRISTMAS ALBUM”.
EUROPA CONTRO USA:
DUE MODI DIVERSI DI
CANTARE IL NATALE.
NEL VECCHIO
CONTINENTE, GESÙ
BAMBINO BATTE
IL GRASSO
NONNONE
fotografia pubblicitaria
e still-life
via Garibaldi, 18/A
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44
IL
The Christmas song?
In Europa, al contrario, le
canzoni natalizie non si sono
mai discostate da una più
“ingessata” dimensione religiosa: la tedesca Stille Nacht
(Astro del ciel), la francese
Noel, l’italiana Tu scendi
dalle stelle (rivisitazione di
Quanno nascette Ninno, di
Sant’Alfonso Maria de’
Liguori), la tradizionale
Adeste fideles sono lontanissime dalla contemporaneità:
difficile immaginarle cantate
da un idolo pop-rock. Al
limite, le si possono associare a un bel coro di voci bianche (non a caso, in Italia,
pullulano i dischi natalizi
cantati da bambini).
Questa vocazione musicalreligiosa trova conferma
nelle numerose partiture
europee dedicate a San
Nicola (brani corali o strumentali, inni, composizioni
liturgiche, sonate medievali).
Ma all’appello manca Santa
Claus. I pochi exploit sono
trascurabili (per l’Italia ci tornano in mente L’uccisione di
Babbo Natale di Francesco
De Gregori o Papà Natale fa
l’autostop del Piccolo Coro
dell’Antoniano di Bologna).
Le canzoni
più famose
Il songbook americano è
zeppo di omaggi a Babbo
Natale. A cominciare dalla
canzone più nota: Santa
Claus is coming to town. Dal
1934, l’hanno cantata tutti,
compresa la strana coppia
Frank Sinatra & Cindy
Lauper e il boss Bruce
Springsteen. Il testo è un
invito ai bambini a essere
più buoni, ad appendere le
calze e a mettersi a letto presto la sera della Vigilia, così
come nelle altrettanto popolari Here comes Santa Claus
e Santa is here.
L’esperimento più ambizioso
è di Perry Como, che in uno
dei suoi numerosi “Christmas
album” ha eseguito ’Twas the
night before Christmas, versione musicale del poema
pubblicato nel 1823 di
Clement Clarke Moore.
La canzone che meglio esprime una visione infantile del
personaggio è la spassosa I
saw mommy kissing Santa
Claus: svegliatasi di notte,
una bambina vede la
mamma dare un bacio affettuoso a Santa Claus, e – tra
sé e sé – comincia a congetturare sulle reazioni che il
papà avrebbe avuto assistendo alla scena. La bimba non
si rende conto che sotto il
costume c’è proprio lui,
anche se comincia a sospettarlo…
Per gli adulti, l’exploit più
incredibile è Santa Baby, del
’54, della trasgressiva Eartha
Kitt (cantante-attrice-ballerina, che Orson Welles definì
la “donna più sexy del
mondo”). In questa canzone,
la Kitt trasforma Babbo
Natale in un amante (lo chiama “Baby”) e, con voce
maliarda e insinuante, chiede in dono gioielli, assegni in
bianco e un bell’albero di
Natale decorato da Tiffany.
Canzoni sulla slitta
Esistono anche brani in cui
la figura di Santa Claus è
protagonista indiretta.
Pensiamo alle canzoni dedicate alla slitta (Jingle Bells o
Sleigh Ride) o alle renne
(Rudolph, the red-noised
reindeer e Run, Rudolph,
run). In Santa Claus is watching you, le renne si moltiplicano a più non posso: a
Rudolph e alle sue otto compagne si aggiungono Bruce,
Marvin, Leon, Cletus,
George, Bill, Slick, Do-right,
Clyde, Ace, Blackie, Queenie,
Prince, Spot e Rover, per un
totale di 24 renne.
SONGBOOK
DI SANTA CLAUS
BEDTIME FOR TOYS (Stevie Wonder)
CHRISSY, THE CHRISTMAS MOUSE (Debbie Reynolds
& Donald O’Connor)
DONDE ESTA SANTA CLAUS (Augie Rios)
HE’LL BE COMING DOWN THE CHIMNEY (Gene Autry)
HERE COMES SANTA CLAUS (Gene Autry, Bing
Crosby, Elvis Presley)
I BELIEVE IN FATHER CHRISTMAS (Greg Lake)
I SAW MOMMY KISSING SANTA CLAUS (Teresa Brewer)
I SAW SANTA ROCKIN’ AROUND THE CHRISTMAS
TREE (Beach Boys)
I STILL BELIEVE IN SANTA CLAUS (Andy Williams)
IT’S CHRISTMAS EVERYWHERE (Paul Anka)
JINGLE BELLS (Bing Crosby, Frank Sinatra, Ella
Fitzgerald, Peggy Lee, Rosemary Clooney, Barbra
Streisand, Patti Labelle, Bobby Vinton, Burt Bacharach)
JOLLY OLD SAINT NICHOLAS (Eddy Arnold, Doris
Day, Mark Davis, Alvin & The Chipmunk)
LET’S GIVE A CHRISTMAS PRESENT TO SANTA
CLAUS (Rosemary Clooney)
LITTLE SAINT NICK (Beach Boys)
RUDOLPH, THE RED-NOISED REINDEER (Gene Autry,
Ella Fitzgerald, Dean Martin, Ray Charles, Johnny
Mathis, Diana Ross, Bing Crosby)
RUN RUDOLPH RUN (Chuck Berry)
SANTA BABY (Eartha Kitt)
SANTA BRING MY BABY BACK (Elvis Presley)
SANTA CLAUS BLUES (Louis Armstrong)
SANTA CLAUS GO STRAIGHT TO THE GHETTO (James
Brown)
SANTA CLAUS IS BACK TO TOWN (Elvis Presley)
SANTA CLAUS IS COMING TO TOWN (Bing Crosby,
Ella Fitzgerald, Peggy Lee, Patti Labelle, Ray Charles,
Frank Sinatra, Johnny Mathis, Diana Ross, Frank
Sinatra & Cindy Lauper, Bruce Springsteen)
SANTA CLAUS IS DEFINITELY HERE TO STAY (James Brown)
SANTA CLAUS IS WATCHING YOU (Ray Stevens)
SANTA CLAUS SANTA CLAUS (James Brown)
SANTA IS HERE (Ella Fitzgerald)
SANTA SANTA SANTA (Gene Autry)
SLEIGH RIDE (Bing Crosby, Johnny Mathis, Eydie
Gormé & Steve Lawrence)
THE CHRISTMAS WALTZ (Frank Sinatra, Peggy Lee)
THE MAN WITH ALL THE TOYS (Beach Boys)
THIS TIME OF THE YEAR (Brook Benton, Ray Charles)
TOYLAND (Doris Day)
TWAS THE NIGHT BEFORE CHRISTMAS (Perry Como,
Gene Autry & Rosemary Clooney)
‘ZAT YOU SANTA CLAUS (Louis Armstrong)
WHEN SANTA CLAUS GETS YOUR LETTER (Gene Autry)
YOU CAN SEE OLD SANTA CLAUS (Gene Autry)
Le renne non sono gli unici
animali associati a Babbo
Natale. Sul finire degli anni
‘50, Debbie Reynolds e
Donald O’Connor hanno
lanciato la canzoncina
Chrissy, the Christmas
mouse, favola di Chrissy,
topolina che vive nella casa
di Santa Claus e che, in virtù
della sua bravura, riesce a
conquistare un posticino
sulla slitta. Nel testo della
canzone, fa capolino anche
uno dei rarissimi riferimenti
musicali alla moglie di
Babbo Natale (è lei che
mette una buona parola
affinché Chrissy possa salire
sulla slitta).
45
MUSICA E CINEMA
I FILM PI
BUON NATALE (Italia, 1911)
di Pietro Calzabini, con Gina
Montes, Umberto Palmarini.
La pellicola, in bianco e nero, è
uno dei primissimi film italiani in
cui si cita la figura di Babbo Natale...
BELLI SU BABBO NATALE
RUDOLPH’S SHINY NEW YEAR
(Usa, 1979)
di Jules Bass e Arthur Rankin Jr.
LA NOTTE DI NATALE
(The night before Christmas)
(Usa, 1933) di Walt Disney
CANTO PER UN ALTRO NATALE
(Carol for another Christmas)
(Usa, 1964) di Joseph L. Mankiewicz,
con Sterling Haiden, Ben Gazzara,
Peter Sellers.
Trasposizione televisiva del romanzo
“A Christmas Carol” di Charles Dickens.
a cura di Matteo Bassi
CHI SONO? BABBO NATALE?
(Santa Who?) (Usa, 2000)
di William Dear, con Leslie
Nielsen, Steven Eckholdt,
Robyn Lively e Max Morrow
SANTA CLAUS IS COMING TO TOWN
(Usa 1970), di Arthur Rankin Jr.
Un film d’animazione ispirato dalla
nota canzoncina. Fra i doppiatori c’è
anche Mickey Rooney.
IL MIRACOLO DELLA 34ma STRADA (Miracle on 34th Street)
(Usa, 1994), di Les Mayfield, con
Richard Attenborough, Elizabeth Perkins
Cortometraggio d’animazione,
contenuto in “Silly Symphony”:
Santa Claus capita in una casa
dove sette bambini dormono e
sette paia di calze sono appese al
camino.
Anche la renna col nasone rosso, prediletta di Santa Claus, ha avuto il suo
bravo ruolo di protagonista in questo
film d’animazione.
Spassosa commedia americana
con Leslie Nielsen nel ruolo del
protagonista.
LA STORIA DI BABBO NATALE
(Santa Claus: the movie)
(GB, 1985), di Jeannot Szwarc, con
David Huddleston, Dudley Moore
IL MIRACOLO DELLA 34ma
STRADA
(Miracle on 34th Street)
(Usa, 1947), di George Seaton,
con Edmund Gwenn, Maureen
O’Hara, Natalie Wood
Remake della commedia del 1947.
Babbo Natale è il regista Richard
Attenborough, premio Oscar per Gandhi.
MAMMA NON BACIARE
BABBO NATALE (I saw
mommy kissing Santa Claus)
(Usa, 2001), di John Shepphird,
con Conie Sellecca, Corbin
Bernsen, Cole Sprouse
SANTA CLAUS (Usa, 1994)
di John Pasquin, con Tim Allen,
Eric Lloyd, Peter Boyle
Riuscitissima pellicola inglese di
genere fantastico.
Ingaggiato dai Grandi Magazzini
di New York per fare Santa Claus,
Kris Kringle pretende di esserlo
davvero. Prima lo prendono per
matto ma poi dovranno ricredersi...
BIANCO NATALE
(White Christmas)
(Usa, 1954), di Michael Curtiz,
con Vera Ellen, Rosemary Clooney,
Bing Crosby, Danny Kaye
Commedia musicale con le celeberrime canzoni natalizie di Irving
Berlin, a cominciare dalla “title-song”.
46
TEMPO SCADUTO PER SANTA
CLAUSE (In the nick of the time)
(Usa, 1991), di George Miller, con
Conrad Bergsnheider, Richars
Blackburn, Lloyd Bridges.
Un tv-movie di pregevole fattura. Per
accordi contrattuali il mandato di
Babbo Natale ha una durata di 300
anni e – guarda caso - sta per scadere...
THE NIGHTMARE BEFORE
CHRISTMAS (Usa, 1993)
di Henry Selick
Dalla fantasia del grande Tim Burton
un film d’animazione che unisce horror e musical. Un imperdibile cult.
Justin vede i suoi genitori litigare.
Ma poi scopre la madre baciare
Babbo Natale...
Spassosa fantacommedia all’insegna
del più puro immaginario natalizio a
stelle e strisce.
MRS. SANTA CLAUS (Usa, 1996)
di Terry Hughes, con Angela Lansbury
e Charles Durning
Divertente commedia con le musiche
di Jerry Herman. La moglie di Santa
Claus lascia il Polo Nord per avventurarsi nella New York di fine
Ottocento.
CHE FINE HA FATTO SANTA
CLAUSE? (Santa Clause 2)
(Usa, 2002), di Michael Lembeck,
con Tim Allen, Elizabeth Mitchell,
Eric Lloyd
Per quasi dieci anni Scott Calvin è
stato un perfetto Babbo Natale,
ma per le feste in corso qualcosa
non va per il verso giusto...
INTERNET
L’EVOLUZIONE DEL PERSONAGGIO: DALLE LETTERINE ALLA POSTA ELETTRONICA
Babbo Natale
nella Rete
UNA PANORAMICA
DEI PRINCIPALI LINK
ITALIANI E INTERNAZIONALI.
UN DIVERTENTE SITO
ITALIANO CHE SBEFFEGGIA
I SIMBOLI NATALIZI.
FRA LE CURIOSITÀ: LA
RADIO E LA TELEVISIONE
DI SANTA CLAUS
P
er quasi cent’anni Babbo Natale
è stato associato alle letterine.
Oggi è un incontrastato “re di
Internet”. Ormai non si contano più i
siti a lui dedicati, tutti corredati del
loro bravo indirizzo e-mail.
Ovviamente, in questo mare magnum
virtuale c’è di tutto: siti su Santa Claus
o, più genericamente, sul Natale (il più
antico è finlandese). Alcuni hanno una
vocazione “culturale”, altri sono operazioni commerciali. E non mancano siti
turistici, che promuovono itinerari alla
scoperta della “vera casa” di Babbo
Natale.
Un sito “capolavoro” è
www.stnicholascenter.org, a cura del
St. Nicholas Center (in Usa). Qui, in
inglese, è possibile esplorare tutto (ma
proprio tutto) ciò che riguarda San
Nicola. L’indagine è minuziosissima,
corredata da un vasto repertorio fotografico.
I siti italiani
Tra i siti italiani più adatti per muovere i
primi passi sull’argomento “Natale”, da
segnalare www.christmas.it e il meraviglioso www.lagirandola.it/natale/. Per
quanto riguarda Babbo Natale vero e
proprio, www.babbonatale.it si distingue per l’assenza di velleità commerciali. Qui è possibile leggere splendide letterine. E poi c’è
www.grandenabbonatale.com, che
consente di vedere Babbo Natale al
lavoro, 24 ore su 24, nella sua casa in
Lapponia.
Non mancano link “cattivi”:
www.oikos.org/xmas/ è il “sito ufficiale
di lotta al Natale”. Qui c’è ogni sorta di
curiosità negativa sulle feste. Le sezioni
sono tre: Interventi (barzellette, polemiche, opinioni), Vergogna (con fatti di
cronaca “nera” natalizia) e un vivacissimo Forum. Ovviamente, la figura di
Babbo Natale è sbeffeggiata in mille salse.
I siti stranieri
Per chi ha dimestichezza con le lingue, i
siti stranieri offrono un campionario
ancor più bizzarro: www.nettiradio.fi è
la “radio di Babbo Natale”. E’ sufficiente
“sintonizzarsi” per ascoltare un messaggio di auguri. C’è anche una televisione:
collegandosi a www.santatelevision.com
è possibile spiare Babbo Natale e i suoi
aiutanti. I filmati vengono aggiornati
ogni 30 minuti. Il villaggio “ufficiale” di
Rovaniemi (in Finlandia) può essere
esplorato sui siti www.rovaniemi.fi,
www.santaclauslive.com,
http://puoti.pmk.posti.fi e – in italiano www.santagreeting.net. Per il villaggio
“segreto” c’è www.korvatunturi.fi. Da
segnalare i contatti per due parchi di
Babbo Natale: quello finlandese di
Rovaniemi (www.santapark.com) e quello svedese (www.santaworld.se), che l’architetto inglese J. Singer ha ricavato da
47
CURIOSITÀ
Natale
A Z
DALLA
A come Albero
E’ il simbolo festivo più diffuso. L’albero
di Natale non è nato come tradizione
pagana: le popolazioni del Nord Europa
lo associavano a Odino. Pini e abeti
erano originariamente addobbati con
frutti, fiori e candele accese.
ALLA
E come Età
Santa Claus è invecchiato fino a una
certa età, ma grazie alla sua bontà e
alla sua generosità gli è stato assegnato
il dono dell’immortalità.
F come Fuoco
Babbo Natale è in grado di “congelare”
il fuoco per qualche istante: è per questo
che non si scotta e non si brucia il vestito
anche quando il camino è acceso.
G come Giocattoli
B come Barbie
Le bambine saranno felici di scoprire
che esiste anche una Barbie-Babbo
Natale. Un autentico pezzo da collezione.
C come Cartoline
Cartoline e biglietti di auguri sono nati
in Inghilterra nel 1850. Negli Stati
Uniti, ogni anno, se ne spediscono 3
miliardi.
D come Decorazioni
Le più semplici, antiche ed efficaci
sono l’agrifoglio e le candele colorate.
C’è anche il vischio, che solitamente si
appende sullo stipite di una porta.
Quando vi si passa sotto è buona regola dare un bacio.
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Babbo Natale avrebbe iniziato la sua
attività di giocattolaio intagliando statuine di legno raffiguranti animali.
Oggi è in grado di riprodurre qualsiasi
giocattolo, compresi i videogames.
H come Horror
Il più noto horror legato a Babbo Natale
è The nightmare before Christmas, del
1993. Il film racconta di Jack Skeletron
capo di un villaggio abitato da mostri
(Halloween). Un bel giorno, scopre in
un tronco l’entrata al regno di Babbo
Natale. Lo rapisce e prende il suo
posto. Per fortuna c’è una bambola di
pezza, Sally, che riparerà alle malefatte.
I come Indigestione
Per evitare un’indigestione a Babbo
Natale, la sera della Vigilia non fategli
trovare cibi pesanti e porzioni abbondanti. Assolutamente vietati gli alcolici:
si ubriacherebbe e non porterebbe a
termine il suo lavoro.
L come Lingue straniere
Si dice che Babbo Natale conosca tutte
le lingue del mondo. Grammatica e
dizione sono perfette, soprattutto in
prossimità del Natale.
M come Mrs. Santa Claus
Sul nome della moglie di Babbo Natale
aleggia il massimo mistero. Secondo
alcuni libri americani si chiama Jessica
Maria Claus (Maria in omaggio alla
Madonna). Si sa per certa una sola
cosa: nell’organizzazione perfetta del
lavoro di Santa Claus c’è il suo zampino.
N come Natale
Vedi box “Le origini del Natale”.
O come “Oh-oh”
Ben poche persone hanno sentito la
voce di Babbo Natale. Molti la associano al suono “Oh-oh”, con cui il grasso
nonno incita le sue renne ad accelerare
il passo. Le poste canadesi hanno addirittura istituito un codice di avviamento postale per le letterine di Natale:
“HOH OHO” (scritto proprio così).
P come Peso
Avvistamenti effettuati mediante satelliti e radar, confermano che Babbo
Natale sarebbe alto circa 1,70-75. Sulla
base delle orme lasciate sulla neve,
peserebbe 135 chilogrammi (senza
sacco).
S come Spuntino
Lo sapevate che in occasione delle
feste natalizie (fra il solstizio d’inverno
e l’Epifania), nei paesi benestanti, si
ingrassa in media di quattro chilogrammi?
Babbo Natale, nel suo lungo viaggio, ha
bisogno di tanta energia. Gli sono sufficienti tre o quattro biscotti e un bicchiere di latte. Ben accetti anche dolcetti di diverso tipo. Al mattino, di fianco al piattino pieno di briciole, i piccoli
padroni di casa potrebbero trovare un
bigliettino di ringraziamento, con la
firma di Babbo Natale
R come Raduno annuale
T come Torta
Q come Quattro
Dal 1963, in Danimarca, si svolge un
Congresso Internazionale dei Santa
Claus. L’evento si tiene a Bakken (il più
antico parco dei divertimenti del
mondo), a nord di Copenhagen. Le
prime edizioni ospitavano solo papà
Natale danesi. Ora ne arrivano oltre
cento, da tutto il mondo. Il congresso
dura tre giorni, con contorno di feste
per bambini, parate cittadine, concorsi
di bellezza (Miss Natale) e gare di
canoe fra Santa Claus.
Vedi box “La Torta di Babbo Natale”
U come Uclaband
Lo sapevate che esiste un’orchestra formata da tanti Santa Claus? Si tratta
della Jinglegroup-Uclaband, che prende il nome dall’Università californiana
Ucla.
V come Vestito
Perché Babbo Natale è vestito di rosso?
Secondo la moglie, è un colore luminoso e allegro che rappresenta al meglio
la personalità di Babbo Natale.
Z come Zucchero
Anche le renne necessitano di una
bella scorta di energia. E’ sufficiente
appoggiare pezzetti di carota sul
davanzale. Chi dispone di un piccolo
giardinetto può sparpagliare un po’ di
zucchero, di cui le renne sono ghiotte.
Al chiar di luna, i cristalli di zucchero si
illumineranno, e dall’alto sarà ancor
più facile identificare la casa dei bambini più premurosi.
LE ORIGINI DEL NATALE
LA TORTA DI BABBO NATALE
ella tradizione cristiana,
N
il Natale ricorda la
nascita di Gesù. Ma le origi-
Ingredienti:
farina g 150,
zucchero g 150,
burro g 50,
farina di mandorle g 50,
4 uova e 5 tuorli,
buccia d’arancia,
sale, burro e farina
per lo stampo
ni sono molto più antiche. I
Celti festeggiavano il solstizio d’inverno come passaggio da un ciclo stagionale a
un altro. Nel mondo germanico, si celebrava la festa
solstiziale di Yule: si pensava
che, la notte del 24 dicembre, i morti visitassero le
famiglie terrene. I Romani
celebravano i “Saturnalia”,
sette giorni di pace e di
gioia in onore di Saturno,
dio dell’agricoltura. Nel 274
d.C., l’imperatore Aureliano
proclamò il 25 dicembre
“Festa del Sole” (o meglio:
“Festa della Vittoria del
Sole”): il 25 cade pochi giorni dopo il solsistizio d’inverno, quando le giornate
cominciano ad allungarsi.
Nel corso di questa festa, di
antichissime origini egiziane
e legata al culto di Mithra,
si accendevano fuochi e si
scambiavano doni.
L’attuale significato del
Natale risale al IV secolo,
con l’affermazione del
Cristianesimo. La festa si
appropriò delle tradizioni e
dei riti collegati alle precedenti religioni. La data del Natale
fu ufficializzata da papa
Giulio, nel 337 d.C. La scelta
del 25 dicembre fu stabilita
mediante un calcolo preciso:
si partì dal presupposto che
Gesù visse 33 anni esatti
dopo la sua incarnazione.
Tenendo conto che la data di
morte era già stata fissata al
25 marzo, si calcolò che il 25
marzo di 33 anni prima Gesù
si era incarnato nel ventre di
Maria. E considerando che la
nascita non poteva che essere
avvenuta nove mesi dopo, il
Natale fu fissato al 25 dicembre. Non mancarono le voci
dissonanti: secondo alcuni, la
nascita di Cristo era collegata
alla primavera (le precedenti
tradizioni cristiane lo festeggiavano tra fine marzo e fine
maggio). Lo stesso Vangelo di
San Luca, il più completo sulla
nascita di Gesù, sembra evocare un ambiente tipicamente
primaverile.
Per la guarnizione:
panna fresca g 500,
cioccolato fondente g 100,
salsa di cioccolato,
pasta di mandorle colorata
verde, rossa e bianca (da
richiedere in pasticceria)
Preparazione
In una ciotola resistente al
calore, riunite uova, tuorli,
zucchero e un pizzico di
sale. Immergete la ciotola
in un bagnomaria caldo,
tenendo il fuoco al minimo.
Montate il composto con la
frusta elettrica fin quando
inizierà ad addensarsi.
Togliete dal fuoco e continuate a lavorare il composto. Dovrà risultare gonfio e
spumoso. Incorporatevi la
farina di mandorle, la farina
bianca setacciata, la fecola, il
burro fuso e una grattugiata
di buccia d’arancia. Versate
l’impasto in uno stampo
imburrato e infarinato a
forma di Babbo Natale (nei
negozi specializzati se ne trovano di tutti i tipi). Infornate
a 180 °C per 30 minuti circa.
Lasciate raffreddare, poi dividete la torta a metà (in senso
orizzontale) e farcitela con
200 grammi di panna montata e cioccolato fuso (ancora
tiepido). Ricomponete la
torta, e con la pasta di mandorle colorata disegnate il
faccione di Babbo Natale.
Con il resto della panna
montata guarnitelo con
barba e baffi.
49
LIBRI
UNA INFINITA GALLERIA DI TITOLI, TRA RACCONTI, FAVOLE E VOLUMI DIDATTICI
La Biblioteca
di Babbo Natale
L
a produzione letteraria legata a Babbo
Natale è alquanto
composita. Pullulano i libri
per bambini, con Santa
Claus protagonista di favole
e storielle di tema natalizio.
Un altro filone esploratissimo riguarda i volumi didattici, che insegnano giochi,
canzoncine e attività legate
al Natale. Molto più rari i
volumi in cui Babbo Natale
è oggetto d’indagini storiche, sociologiche e culturali.
Quasi sempre si tratta di
volumi dedicati al Natale
nell’accezione più ampia.
Uno dei più prolifici autori
di fiabe su Babbo Natale è
Raymond Briggs (“Babbo
Natale”, “Babbo Natale se la
spassa”, “Babbo Natale va in
vacanza”, “Il libro dei giochi
di Babbo Natale”). Un altro è
Thierry Robin (“Buongiorno,
piccolo Babbo Natale”,
“Felice Halloween, piccolo
Babbo Natale” e “Piccolo
Babbo Natale contro il
Dottor Perfidia”).
I libri per i più piccini, in
certi casi, sono autentici
gioiellini di inventiva. Un
esempio per tutti: “Un regalo
per Babbo Natale”, di Gerald
Hawksley (Ed. La
Coccinella, 2001), è un volume a forma di Santa Claus
(le pagine sono contenute
nel sacco) che, una volta
letto, si può appendere
all’albero.
Nell’immensa biblioteca di
Santa Claus, non potevano
mancare libri intitolati “La
vera storia di Babbo Natale”.
Uno – pubblicato da Giunti
50
nel 2001 – è di Anastasia
Zanoncelli e Leonardo
Forcellini. Il volume ripercorre la vicenda di Santa
Claus con un linguaggio
adatto ai bambini ed è corredato da una traccia a cui
ispirarsi per scrivere una
perfetta letterina di Natale.
Un altro “La vera storia di
Babbo Natale” (Edizioni
Panini, 2001) è stato scritto e
illustrato Giancarlo
Dallosta.
Esistono anche classici più o
meno rivolti agli adulti. E’ il
caso di “Babbo Natale – La
leggenda di Santa Claus”
(Alessandro Editore), di
Michael G. Ploog, tratto dal
romanzo di L. Frank Baum.
E poi vale la pena citare “Le
lettere di Babbo Natale”
(Bompiani, 2004), di John
Ronald Reuel Tolkien (a
cura di Baillie Tolkien). Il 25
dicembre 1920 J.R.R. Tolkien
cominciò ad inviare ai propri figli lettere firmate
Babbo Natale, contenenti
narrazioni illustrate e poesie. Questi bizzarri messaggi
continuarono ad arrivare a
casa Tolkien per oltre trent’anni. Il libro è una selezione delle lettere più belle. LO SCAFFALE DEI BAMBINI
Lucio Angelini Il babbo che credeva a Babbo Natale (Ed. Libri Molto Speciali, 1999)
Hisako Aoki La storia preferita da Babbo Natale, con illustrazioni di Ivan Gantschev (Ed. Vita e Pensiero, 1991)
Maurizio Carandini Canta e suona con Babbo Natale (2001)
Philippe Corentin Babbo Natale e le formiche (Babalibri, 2001)
Nicoletta Costa Arriva Babbo Natale (Elle, 1995)
Claudio Delafosse Il caso di Babbo Natale, colorato da Agnes D’Orval (EL, 2000)
Maurizio Giannini Chi ha rapito Babbo Natale? (Bruno Mondatori Ed.)
Maria Loretta Giraldo Babbo Natale (Giunti, 2001)
Jeff Guinn (a cura di) L’autobiografia di Babbo Natale (Piemme, 1996)
Roberta e Walter Grazzani, Babbo Natale va in vacanza a Riccione, con illustrazioni di Lucia Salemi (Piemme, 2004)
Iskender Gider Aspettando Babbo Natale (Nord Sud, 2003)
Peter Grosz I tre Nicolò, con illustrazioni di Giuliano Lunelli (Nord Sud, 1998)
Penny Ives Mamma Natale (EL, 2003)
Kate Lee Il vestito di Babbo Natale, con illustrazioni di Edward Eaves (Emme, 2003)
Derek Matthews (illustrazioni di) Babbo Natale dove sei? (De Agostini, 2002)
Patrizia Nencini Babbo Natale con illustrazioni di Fabiano Fiorin (Giunti, 2003)
Ingrid Ostheeren, Il vero Babbo Natale sono io, con illustrazioni di Christa Unzner (Nord-Sud, 1999)
Suzanne Palermo Il segreto di Babbo Natale (De Agostini, 1992)
Marcus Pfister Svegliati, Babbo Natale! (Nord Sud, 2000)
Moe Price Le renne di Babbo Natale, con illustrazioni di Atsuko Morozumi (Piccoli, 1993)
Konrad Richter Gli stivali di San Nicolò, con illustrazioni di Jozef Wilkon (Nord-Sud, 1997)
Ursula Ritter Caro Babbo Natale (Edizioni Del Borgo, 2000)
Ann Rocard Presto è Natale!, con illustrazioni di Laurence Batigne e Kaori Souvignet.(Lito, 2001)
Marlis Scharff-Kniemeyer, Norbert Landa Dove sei, Babbo Natale? (Piccoli, 1998)
Grégoire Solotareff Dizionario di Babbo Natale (Fabbri, 1999)
Paul Stickland La casa di Babbo Natale libro animato (Arnoldo Mondatori, 1995)
Gabrielle Vincent (testo e illustrazioni di) Il mio piccolo Babbo Natale (C’era una volta, 1996)
Anne Wilsdorf Faustina e Babbo Natale (Babalibri, 2002)