PROVINCIA DI TERNI

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PROVINCIA DI TERNI
PROVINCIA DI TERNI
ASSESSORATO ALLA PROTEZIONE CIVILE
UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
PIANO
DI EMERGENZA
PROVINCIALE
RISCHIO IDRAULICO
Con la collaborazione
Prefettura di Terni
Ufficio Territoriale del Governo
Approvato con Delibera del Consiglio Provinciale
n° 127 del 18.07.05
PREMESSA
1 INTRODUZIONE
1.1 Quadro di riferimento normativo
1.2 Organizzazione della struttura provinciale
1.3 Metodologia per la predisposizione del piano provinciale
1.4 Attività per la predisposizione del piano
1.4.1 Le Funzioni di Supporto
1.4.2 Coordinamento attività comunali e sovracomunali
1.4.3 Il S.I.T. a supporto della pianificazione e gestione delle emergenze
2 OBIETTIVI DEL PIANO
2.1 Coordinamento operativo provinciale
2.2 Informazione alla popolazione
2.3 Salvaguardia e soccorso alla popolazione
2.4 Salvaguardia del sistema produttivo
2.5 Ripristino viabilità
2.6 Funzionalità dei servizi essenziali
2.7 Telecomunicazioni in emergenza
3 PARTE GENERALE
3.1 Basi Informative Territoriali
3.1.1 Caratteristiche territoriali
3.1.2 Reti ed infrastrutture
3.1.3 Popolazione
3.2 Scenario di evento atteso
3.2.1 Aree inondabili
3.2.2 Tratti di corsi d’acqua storicamente esondati
3.2.3 Aree inondabili a seguito di collasso o ad errata manovra delle opere di scarico delle
dighe di competenza del R.I.D.
3.3 Scenario di danno
3.3.1 Insediamenti civili/Attività produttive
3.3.2 Rete delle infrastrutture di trasporto
3.3.3 Rete delle infrastrutture di servizio
3.4 Le Risorse - Le Banche Dati
3.5 Aree di emergenza
3.5.1 Aree di ammassamento
3.5.2 Aree di accoglienza
3.5.3 Aree di attesa
4 MODELLO D’INTERVENTO
4.1 Struttura organizzativa Operativa
4.1.1 Sistema di Comando e Controllo
4.1.2 Centri Operativi
4.1.3 Le 14 Funzioni di Supporto
4.1.4 Indicatori di evento
Reti di monitoraggio idro-pluviometrico
Servizio di Sorveglianza
Servizio di Vigilanza
4.1.5 Servizio di salvaguardia e soccorso alla popolazione
4.1.6 Comunicazioni
4.2 Procedure
4.2.1 Le fasi dell’intervento
TAVOLE
TAVOLA 1
TAVOLA 2
TAVOLA 3
TAVOLA 4
CARTA DELLO SCENARIO DI DANNO ANTROPICO
CARTA DELLO SCENARIO DI DANNO DELLE
INFRASTRUTTURE DI SERVIZIO
CARTA DEI BACINI IDROGRAFICI
CARTA DELLA VIABILITA’
ALLEGATI
A1
C1
C2
C3
C4
C5
C6
C7
C8
C9
D1
D2
D3
D4
D5
D6
D7
D8
D9
D10
D11
D12
D13
D14
D15
D16
D17
Elenco di distribuzione del piano
Delib.G.P. 260/04
Elenco strade statali e provinciali
Corsi d’acqua esondabili e storicamente esondati
Elenco aziende a rischio
Elementi a rischio
Elenco ponti
Elenco tratti critici della rete stradale
Elenco gestori di servizio
Elenco aree protezione civile
Schede tecniche Aree di ammassamento
Composizione del Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.)
Composizione del Centro Operativo Misto (C.O.M.)
Sedi C.O.M.
Sedi Centri Operativi Comunali (C.O.C.)
Nominativi responsabili delle 14 Funzioni di Supporto
Elenco strutture sanitarie e farmacie
Elenco Organizzazioni di volontariato
Elenco gestori delle infrastrutture viarie
Elenco strutture operative
Rete di monitoraggio/Livelli critici di riferimento
Elenco comuni a rischio
Enti da allertare, preallarmare ed allarmare
Schema dell’attivazione del preallarme/allarme
Elenco mezzi di stampa
Scheda di rapporto
Elenco strutture ricettive
Schemi delle sequenze procedurali (Prefettura e Comune)
Scala 1:10.000
Scala 1:25.000
Scala 1:100.000
Scala 1:50.000
GRUPPO DI LAVORO
Coordinatore del Piano
Dott. Geol. Marco Spinazza
Progettista del gruppo redazionale
Dott. Geol. Marco Spinazza
Collaboratori esterni
Dott. Geol. Marco Claudio Bianchi
Arch. Riccardo Barbieri
Collaboratore e operatore GIS
Geom. Fabrizio Fazi
Editing ed esecutori
Geom. Rosita Gentilucci
Geom. Isabella Serafini
Sig.ra Maria Grazia Piga
Sito web
Geom. Sergio Bonifazi
Segreteria amministrativa
Sig.ra Marusca Nicchi
Dirigente Area Assetto del Territorio
Arch. Donatella Venti
Assessore alla Protezione Civile
della Provincia di Terni
Prof. Fabio Paparelli
Presidente della Provincia di Terni
Avv. Andrea Cavicchioli
Comitato
Civile
Provinciale
di
Comitato tecnico di supporto
Protezione Fabio Paparelli - Presidente
Antonio D’Acunto (Prefettura di Terni), Fabrizio Bellini (Comune
di Amelia), Stefano Bigaroni (Comune di Narni), Santelli Giuliano
(Comune di Orvieto), Gianfranco Salvati (Comune di Terni),
Marcello Bellezza (Comunità Montana Monte Peglia-Selva di
Meana), Enrico Cesani (Comunità Montana Valle del Nera-Monte
S.Pancrazio), Carlo Agabiti (Comunità Montana Amerino-Croce di
Serra), Michele Vino (Consorzio di Bonifica Tevere-Nera), Mario
Mori (Consorzio di Bonifica Paglia Chiani), Antonio Bravi (Ass.
Ferriera), Franco Ricci (Prociv di Narni), Luciano Costantini
(Prociv dell’Orvietano)
Marco Spinazza - Coordinatore
Simonetta Mignozzetti U.T.G., Gian Piero Benedetti (Consorzio di
Bonifica Tevere-Nera), Sandro Banella (Consorzio di Bonifica Val
di Chiana Romana e Val di Paglia) Salvatore Rapisarda (Comune
di Terni) Antonio Zitti (Comune di Narni) Remo Pernazza,
(Comune di Amelia), Giuliano Santelli (Comune di Orvieto),
Maurizio Conticelli (Comunità Montana Monte Peglia-Selva di
Meana), Pietro Rinaldi, Luca Valleriani (Comunità Montana Valle
del Nera-Monte S.Pancrazio), Piero Schiaroli (Comunità Montana
Amerino-Croce di Serra), Antonio Bravi, Massimo Barbaresi (Ass.
Ferriera), Antonio Zitti (Prociv di Narni), Luciano Costantini,
Vittorio Gaddi (Prociv dell’Orvietano), Achille Cipriani (Comando
Provinciale VV.FF.), Sandro Posati (ARPA), Emanuele Coltura
(Registro Italiano Dighe), Piero Nelli (Servizio Idrografico
Regionale), Franco Giampaoli (Servizio Protezione Civile Regione
dell’Umbria) Giuseppe De Pascale, Gennaro Martire
(AceaElectrabel), Massimo Zagaglioni (Endesa Italia) Mauro
Marzocchi (Enel)
Si ringraziano inoltre per la preziosa collaborazione gli stagisti del corso di Laurea in “Coordinamento
delle attività di protezione civile” dell’Università degli Studi di Perugia Alessandra Paoluzi, Daniele
Mancini e Francesco Pesciaioli ed i seguenti tecnici comunali:
Acquasparta
Alviano
Amelia
Arrone
Attigliano
Avigliano Umbro
Baschi
Calvi dell'Umbria
Castel Giorgio
Castel Viscardo
Fabro
Ferentillo
Ficulle
Giove
Guardea
Lugnano in Teverina
Montecastrilli
Montecchio
Montefranco
Montegabbione
Monteleone d'Orvieto
Narni
Orvieto
Otricoli
Parrano
Penna in Teverina
Polino
Porano
Sangemini
San Venanzo
Stroncone
Terni
Comunità Montana Amerino Croce di Serra
Castrini Roberto
Sepi Francesco
Solfati Simona, Suatoni Giorgio
Marini Luciano
Petrosino Carlo
Boncio Aldo
Bianconi Valentino
Troiani Carlo
Cincarelli Marco
Sterpa Lorenzo
Niri Sergio
D’Isanto Andrea
Luciani Adriano, Catteruccia Giancarlo
Antonini Luca
Gorini Massimo
Ceccaccio Paola
Fabrizi Francesco
Dominici Giovanni
Santarelli Fabrizio
Giulietti Giulio
Dominici Valerio
Baroni Claudio
Gaddi Vittorio
Grosso Gianfranco
Pellorca Marco
Brugnossi Daniela
Giovannelli Primo
Adami Roberto
Carlini Francesco
Acri Rosario
Bussetti Elio
Pietrangeli Alberto, Friggi Andrea
Piacevoli Giancarlo
PREMESSA
PREMESSA
Il presente documento è stato elaborato in attuazione delle competenze attribuite alla Provincia
dall’art. 108 comma 1, lett. b del D.Lgs. n.112 del 31 marzo 1998 e dall’art. 79 della legge L.R. n.3
del 2 marzo 1999.
Esso costituisce il Piano provinciale di protezione civile per il rischio idraulico, con riferimento alla
tipologia di eventi definiti dalla Legge n.225 del 24.02.1992 art 2 comma1 lett. b) e c), ovvero che
per la loro intensità ed estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni
competenti in via ordinaria o debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.
I piani stralci relativi al rischio frane e rischio sismico saranno in seguito elaborati ed integrati nel
presente piano.
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INTRODUZIONE
1 INTRODUZIONE
1.1 Quadro di riferimento normativo
L’attuale quadro normativo in materia di protezione civile deriva da un complesso di norme,
che con il tempo hanno mutato le competenze dei vari organi preposti alla pianificazione ed alla
gestione degli interventi in caso di emergenza.
La legge quadro n.225 del 24 febbraio 1992 ha istituito il Servizio Nazionale della
Protezione Civile con l’obiettivo di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e
l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri
eventi calamitosi. All’attuazione di tali finalità concorrono, secondo i rispettivi ordinamenti e le
rispettive competenze, le amministrazioni pubbliche, gli istituti ed i gruppi di ricerca scientifica con
finalità di protezione civile ed ogni altra istituzione ed organizzazione anche privata nonché i gruppi
associati di volontariato civile.
Già con la L.142/90, sostituita con il D.Lgs. 267/2000 “Testo unico delle leggi
sull’ordinamento degli enti locali”, alla Provincia venivano attribuite, tra l’altro, funzioni
amministrative nel settore della difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell’ambiente e
prevenzione delle calamità.
La Legge 225/92, art. 13, inserisce la Provincia nel processo di attuazione di quanto già
delineato dagli articoli 14 e 15 della L.142/90, partecipando all’organizzazione ed all’attuazione del
Servizio nazionale della protezione civile attraverso la rilevazione, raccolta ed elaborazione dei dati
inerenti la protezione civile, alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e
prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con i programmi nazionali e regionali.
Con l’emanazione del D.Lgs. 112/98 viene conferito alla Provincia un ruolo ancora più
rilevante in quanto stabilisce che, sulla base delle linee guida regionali, deve predisporre il piano
provinciale di emergenza, prevedendo che le attività di previsione e prevenzione debbano essere
relazionate ai relativi piani regionali.
Pertanto l’elaborazione del presente documento scaturisce dalle funzioni attribuite dal
Decreto 112/98, ribadite dalla L. 401 del 09 novembre 2001, art. 5 comma 6.
1.2 Organizzazione della struttura provinciale
La Provincia Terni ha istituito un apposito Ufficio di Protezione Civile, il quale opera in
attuazione di ruoli e compiti derivanti dalla normativa vigente, istituendo altresì il Comitato
Provinciale di Protezione Civile, con atto Delib.G.P. 440 del 22/11/99, rinnovato con Delib.G.P 230
del 07/10/2004, ai sensi dell’art. 13 L. 24 febbraio 1992 n. 225, presieduto dall’Assessore delegato e
composto dai rappresentanti della Prefettura, dei comuni di Amelia, Narni, Orvieto e Terni, delle
comunità montane, dei consorzi di bonifica e delle associazioni di volontariato.
Il Comitato è stato strutturato in due componenti: una di indirizzo politico-amministrativo e
di controllo e l’altra di indirizzo tecnico, propositivo e consultivo. Quest’ultimo, istituito con
Delib.G.P. 259 del 09/11/04, è articolato per gruppi di lavoro specifici rispetto ai rischi esaminati ed
alle problematiche inerenti le telecomunicazioni in emergenza.
I componenti del Comitato tecnico hanno il compito di fornire indicazioni di dettaglio di
propria competenza per la definizione degli scenari attesi e di elaborare proposte di modelli di
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INTRODUZIONE
intervento per la gestione dell’emergenza, sulla base della bozza di Piano predisposta dalla
Provincia di Terni. Ne fanno parte, oltre ai rappresentanti del Comitato istituzionale:
- Registro Italiano Dighe
- ARPA
- Servizio Idrografico Regionale
- Servizio Protezione Civile della Regione Umbria
- AceaElectrabel
- Endesa
- ENEL
Inoltre è stato attivato un gruppo di lavoro specifico con l’obiettivo di esaminare le problematiche
connesse al sistema delle comunicazioni in caso di emergenza.
1.3 Metodologia per la predisposizione del piano provinciale
Il presente piano, in assenza di indirizzi regionali, è stato elaborato sulla base delle indicazioni
dettate dal Dipartimento della Protezione Civile, calibrando le diverse fasi alla realtà locale.
La struttura logica del piano si basa sull’analisi delle fonti di pericolo per la valutazione degli
elementi ad esso esposti, individuando le risorse utili per fronteggiare l’emergenza. Si sono previsti
pertanto i seguenti step:
1. Conoscenza del territorio
2. Definizione dei rischi
3. Quadro delle risorse disponibili
4. Predisposizione delle procedure da attivare in caso di emergenza
La descrizione del territorio con le sue caratteristiche e la determinazione delle aree soggette al
pericolo di inondazione sono propedeutici alla definizione dello scenario di evento massimo atteso.
Determinato lo scenario di evento si è proceduto, con l’ausilio degli strumenti di interrogazione e di
overlapping di un GIS, alla individuazione degli elementi maggiormente esposti per la definizione
dello scenario di danno equivalente alla ricostruzione del rischio, il quale rappresenta l’impatto
dell’evento stesso sul territorio.
Individuate le aree maggiormente esposte sono state realizzate apposite carte: la Carta dello scenario
di danno antropico e la Carta dello scenario di danno delle infrastrutture di servizio, le quali
rappresentano lo strumento indispensabile per conoscere l’estensione e gli effetti dell’evento
consentendo di predisporre e coordinare gli adeguati interventi di soccorso. Tali elaborazioni
costituiscono l’insieme delle attività nell’ambito della previsione e prevenzione e che possono
essere ricondotte ad una valutazione statica del rischio, ossia senza tener conto della sua evoluzione.
Un’intensa attività di ricostruzione del panorama provinciale circa gli enti gestori e le competenze
territoriali in capo alle diverse amministrazioni, ha consentito l’individuazione delle risorse
disponibili nonché, attraverso il supporto ai comuni, la costituzione dei centri operativi comunali e
dei C.O.M., la definizione delle 14 Funzioni di Supporto e la localizzazione delle aree di
emergenza. Tutte queste informazioni sono poi confluite nella Carta delle risorse per la protezione
civile.
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INTRODUZIONE
L’ultimo tassello necessario per la definizione del piano è stato la costruzione delle interrelazioni tra
i diversi soggetti che, in caso di calamità, devono intervenire secondo le rispettive competenze, con
le proprie risorse, per la gestione ed il superamento dell’emergenza, con riferimento a predefinite
procedure da attivare sulla base dell’evoluzione dell’evento in corso.
Il modello di intervento così definito è stato elaborato tenendo presente la realtà territoriale
provinciale, attribuendo a ciascun soggetto i compiti e le azioni da sviluppare in ogni fase secondo
modalità e criteri predefiniti.
In tal modo il piano di protezione civile diviene un processo di valutazione dinamica del rischio,
basato su osservazioni dirette del fenomeno (condizioni meteorologiche, precipitazioni
atmosferiche, livelli idrici ed inondazione delle aree a rischio).
1.4 Attività per la predisposizione del piano
La fase preliminare alla elaborazione del piano è consistita in una serie di attività volte alla
ricognizione degli elementi esposti a rischio, alla individuazione delle risorse disponibili e alla
costruzione di un sistema coordinato di competenze a livello provinciale, definendo una rete di
flusso di informazioni. A tal fine sono stati predisposti appositi atti amministrativi contenenti la
metodologia posta alla base del piano. In tal senso attraverso la formalizzazione delle responsabilità
attribuite ad ogni singolo componente, circa le informazioni in possesso nonché delle proprie risorse
da mettere in campo, sono state predisposte banche dati georeferenziate in un Sistema Informativo
Territoriale capace di far veicolare i contenuti tra i diversi enti.
1.4.1 Le 14 Funzioni di Supporto
Nodo fondamentale in una pianificazione degli interventi di protezione civile è rappresentato dalla
definizione preventiva delle procedure da attivare in caso di emergenza, individuando quali siano le
risorse a disposizione ed i soggetti competenti.
La Provincia nel predisporre il proprio Piano di emergenza ha dedicato particolare attenzione alla
fase preliminare del piano relativa al censimento dei dati, recependo gli indirizzi generali del
Dipartimento di Protezione Civile sintetizzati nel noto Metodo Augustus per la suddivisione delle
rispettive 14 funzioni di competenza provinciale. Queste hanno l’obiettivo primario di superare la
concezione burocratica del solo censimento di mezzi utili agli interventi introducendo il concetto
della disponibilità delle risorse.
Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile, già individuato a priori, che in “tempo di pace”
garantisce l’aggiornamento dei dati relativi alla propria funzione ed in caso di emergenza sarà
l’esperto che attiverà le funzioni di soccorso.
L’ufficio provinciale ha individuato preliminarmente tutte le strutture, sia private che pubbliche
presenti sul territorio, coinvolte sia nel processo di censimento ed acquisizione dei dati nonché delle
informazioni relative alla propria funzione che nell’attivazione delle risorse e delle procedure in
caso di emergenza.
Con Delib. G.P. n. 319 del 12.09.01, rinnovata Delib. G.P. n.260 del 09/11/04, allegato A1, la
Provincia ha attribuito, ai nominativi designati dai rispettivi enti, le responsabilità relative al
censimento, acquisizione ed aggiornamento dei dati afferenti alla propria Funzione di Supporto.
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INTRODUZIONE
1.4.2 Coordinamento attività comunali e sovracomunali
La definizione dei modelli di intervento e delle procedure per la gestione di un’emergenza, in un
sistema coordinato provinciale di protezione civile, non possono prescindere da una puntuale e
aggiornata organizzazione dei dati riguardanti le risorse presenti sul territorio e degli elementi
esposti al rischio.
Riscontrato che in ambito comunale, se non in sporadici casi, non era presente, al momento della
fase di avvio del piano, alcuna organizzazione strutturata di protezione civile ne tanto meno
elementi utili alla pianificazione di emergenza, è stato a tal fine efficacemente svolto un
coordinamento delle attività comunali e sovracomunali.
Il primo, attraverso un supporto tecnico, ha guidato i Comuni nella definizione degli elementi da
censire e nella pianificazione di risorse strategiche, come le aree di protezione civile o l’istituzione,
con l’adozione di un proprio atto amministrativo, del Centro Operativo comunale (C.O.C.)
individuandone la relativa sede, strutturandolo nelle 9 funzioni di supporto previste dal Metodo
Augustus. Ciò ha incentivato le amministrazioni comunali ad attivare le proprie competenze e
l’organizzazione interna della Protezione Civile per la realizzazione di modelli di intervento
comunali.
Il coordinamento nelle attività di censimento, oltre ad aver permesso l’acquisizione di una notevole
quantità di dati (confluiti nel Sistema Informativo provinciale di protezione civile), ha favorito e
supportato i Comuni negli adempimenti di loro competenza previsti dalla normativa vigente.
Dopo aver provveduto alla definizione di 4 ambiti territoriali omogenei, il coordinamento
provinciale è stato rivolto anche ai Comuni di Terni, Narni, Orvieto ed alla Comunità Montana
Amerino-Croce di Serra, sedi di C.O.M., in modo da attivare una pianificazione di protezione civile
a livello intercomunale.
Questi Enti, attraverso riunioni e sopralluoghi effettuati con i tecnici responsabili, hanno pianificato
le aree di ammassamento per i soccorritori di ciascun C.O.M. comunicandole in seguito alla
provincia.
Per ogni area, oltre alla relativa scheda prevista dal Sistema di censimento dati, sono state raccolte
una serie di informazioni, tra le quali l’itinerario per raggiungerla, le indicazioni stradali e tutte le
cartografie di dettaglio disponibili. Le informazioni ricevute sono poi state inserite nel SIT
provinciale di Protezione Civile, al quale possono accedere tutti gli enti preposti.
1.4.3 Il S.I.T. a supporto della pianificazione e gestione delle emergenze
Uno degli aspetti fondamentali delle attività della protezione civile consiste nella capacità di
coordinamento e comunicazione in tempi rapidi delle informazioni al fine di ridurre i tempi
dell’incertezza. Un intervento perché possa essere tempestivo ed efficace deve avere alla base la
conoscenza del territorio.
A tal fine la Provincia di Terni, con Delib.G.P. 450/99, ha stipulato un protocollo d’intesa con il
Servizio Sismico Nazionale per un progetto pilota per la previsione e prevenzione dal rischio
sismico, per la ottimizzazione della pianificazione di emergenza e per la formazione ed
aggiornamento dei tecnici operanti nel settore.
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INTRODUZIONE
Il protocollo prevede altresì lo sviluppo e l’adozione di un Sistema di raccolta dati utili alla
pianificazione comunale e provinciale di emergenza, realizzato dal gruppo di lavoro costituito dallo
stesso Servizio Sismico Nazionale, dalla Provincia di Modena, dalla Regione Emilia Romagna e dal
Dipartimento di Protezione Civile. Le attività di censimento, differenziate per ente ma che
avvengono con le stesse modalità e con lo stesso sistema di schedatura, consentono l’interscambio
dei dati e quindi l’integrazione delle banche dati comunali e provinciali in un unico Database,
denominato DbRisorse, parte integrante del Sistema Informativo Territoriale AZIMUT.
Ulteriori protocolli d’intesa, siglati con i Comuni, la Comunità Montana dell’Amerino-Croce di
Serra e la Prefettura, consentono di realizzare un unico archivio informatizzato, utile alla
predisposizione del piano e dal quale attingere, in tempo reale, le informazioni circa gli elementi
esposti e le risorse da attivare per il superamento dell’emergenza.
Il Sistema Informativo Territoriale (AZIMUT), appositamente sviluppato per le applicazioni in
campo di Protezione Civile, costituisce uno strumento di supporto, in quanto fornisce una visione
globale ed integrata delle situazioni reali in atto, soprattutto in relazione allo scambio ed alla
condivisione dei dati inerenti il territorio e dei conseguenti interventi, così come la diffusione delle
informazioni alla popolazione coinvolta.
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OBIETTIVI DEL PIANO
2 OBIETTIVI DEL PIANO
2.1 Coordinamento operativo provinciale
Così come indicato dal Metodo Augustus sono state definite preliminarmente le strutture che in
caso di emergenza dovranno essere attivate al fine di esercitare la direzione unitaria ed organica dei
servizi di emergenza
I centri operativi, CCS, SOP, COM e COC, attivabili in relazione alla gravità dell’emergenza e
necessari alla gestione degli interventi, sono stati definiti grazie alle attività descritte
nell’introduzione relative al coordinamento delle attività comunali e sovracomunali nonché ai
provvedimenti amministrativi della Provincia.
Di fatto il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) si potrà configurare nel Comitato Provinciale di
Protezione Civile, istituito con Delib.G.P. 440 del 22/11/99 e rinnovato con Delib.G.P. 230 del
07/10/04, integrato dai responsabili delle strutture operative del territorio provinciale.
La Sala Operativa Provinciale (SOP) sarà organizzata nelle 14 Funzioni di supporto, i responsabili
delle quali sono stati individuati con appositi atti, Delib.G.P. 319/01 e 260/04, con incarico di
attivare le risorse censite, implementate nell’apposito Sistema Informativo Territoriale, a
disposizione dell’Ente che rappresentano nonché le procedure in caso di emergenza.
Il coordinamento sovracomunale ha consentito di definire 4 ambiti territoriali omogenei, sui quali
potrà essere svolta la direzione unitaria dei servizi di emergenza dalla struttura decentrata del
coordinamento provinciale, Centri Operativi Misti (C.O.M.), con sede nei Comuni di Terni, Orvieto
e Narni e nella Comunità Montana Amerino Croce di Serra.
Il supporto ed il coordinamento delle attività dei singoli comuni sono stati finalizzati all’attivazione
delle competenze comunali ed all’organizzazione interna della Protezione Civile per la
realizzazione di modelli di intervento comunali, concretizzatisi nell’istituzione dei Centri Operativi
Comunali (C.O.C.) con apposito atto deliberativo, organizzati in 9 Funzioni di supporto.
2.2 Informazione alla popolazione
L’Amministrazione Provinciale ha ritenuto indispensabile dover approntare una politica volta
all’informazione al cittadino, circa le caratteristiche essenziali di base del rischio che insiste
periodicamente sul proprio territorio e le norme comportamentali da adottare in caso di evento,
sensibilizzando così la popolazione e diffondendo la cultura della Protezione Civile.
A tal fine ha realizzato, oltre ad aver partecipato alla campagna di informazione e sensibilizzazione
presso gli istituti scolastici a supporto del Progetto Scuola Sicura, una “Guida pratica di protezione
civile per i rischi del territorio provinciale”.
L’opuscolo, suddiviso in due volumi, il primo relativo al territorio sud orientale della Provincia
ovvero i comuni afferenti ai C.O.M. di Terni, Narni ed Amerino, il secondo relativo al C.O.M. di
Orvieto, contiene informazioni utili al cittadino.
Informazioni più dettagliate, interagenti con il Sistema Informativo Territoriale sviluppato
appositamente per la Protezione Civile, sono consultabili sul sito ufficiale
www.provincia.terni.it/urbanistica/protezione_civile. Attraverso distinte aree tematiche l’utente può
verificare se la propria abitazione ricade in un’area a rischio ed eventualmente quali sono le aree di
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OBIETTIVI DEL PIANO
attesa che sono state individuate in ogni singolo territorio comunale nonché le norme
comportamentali da adottare.
In caso di emergenza saranno gli organi di stampa, debitamente informati dai responsabili della
Funzione F3 già definiti, a pubblicizzare, in un linguaggio chiaro e di facile comprensione, ciò che
alla popolazione può essere utile per la propria salvaguardia e per non intralciare le operazioni di
soccorso.
2.3 Salvaguardia e soccorso alla popolazione
Le misure di salvaguardia alla popolazione, soprattutto per eventi prevedibili come nella fattispecie
del rischio idraulico, raggiungono un maggior livello di successo se preceduti da una corretta e
capillare politica di informazione, sia in fase preventiva sia nel corso dell’evento. Le attività
dell’amministrazione provinciale rivolte all’informazione alla popolazione, descritte nel precedente
paragrafo, consentono alle strutture deputate, Forze dell’Ordine, Polizia Municipale, Vigili del
Fuoco con il supporto del Volontariato e se necessario delle forze armate, di operare in un contesto
già consapevole dei comportamenti da adottare, al fine di rendere più agevoli e rapide le operazioni
di allontanamento della popolazione dalla situazione di pericolo per farla confluire verso le aree
d’attesa già definite sotto il coordinamento provinciale.
La definizione degli scenari di danno, definiti nell’ambito del presente piano, saranno altresì utili
alla individuazione degli eventuali cancelli necessari ad impedire l’accesso delle autovetture
all’interno delle aree a rischio nonché di percorsi alternativi per raggiungere la popolazione da
soccorrere.
L’individuazione preventiva dei responsabili delle Funzioni 2 –Sanità- e 13 –Assistenza alla
popolazione- consentirà, al manifestarsi dell’evento, di coordinare le azioni di soccorso alla
popolazione rimasta intrappolata nella zona alluvionata tenendo presente le risorse umane, di
materiali e mezzi a disposizione in un quadro conoscitivo complessivo presso il CCS od il COM se
attivato.
Successivamente all’evento la popolazione non più in grado di usufruire della propria abitazione
sarà ricoverata nelle apposite aree d’accoglienza, coperte e/o scoperte, che i Comuni sotto il
coordinamento tecnico della Provincia hanno individuato.
2.4 Salvaguardia del sistema produttivo
La salvaguardia del sistema produttivo locale, inteso come principale fonte di reddito ed indotto
esistente locale, costituiscono elemento fondamentale per ricondurre la popolazione alla ripresa
delle normali condizioni di vita.
L’individuazione dell’apparato produttivo a rischio e della sua vulnerabilità sono presupposti
indispensabili per la gestione delle emergenze se correlati all’attuazione di piani di messa in
sicurezza dei mezzi di produzione e dei prodotti stoccati.
L’Ufficio protezione civile della Provincia, anche grazie alle informazioni fornite dai Comuni, ha in
tal senso condotto un’indagine tesa ad individuare le aziende a rischio in caso di eventi calamitosi,
idrogeologico e sismico, ed a restituire un quadro delle possibili ricadute negative sull’occupazione
e sul sistema economico locale.
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OBIETTIVI DEL PIANO
Allo stato attuale, per la moltitudine e la complessità dei fattori da considerare anche con l’ausilio di
sofisticati mezzi informatici, non è possibile prevedere l’entità dei danni materiali e soprattutto
sociali che potrebbe provocare una calamità naturale. Scegliendo tuttavia indicatori significativi, è
stato possibile individuare le aree che potrebbero subire le maggiori conseguenze.
Nell’ambito delle procedure elaborate nell’ambito del modello di intervento sarà possibile inoltre,
nei casi di eventi prevedibili, come è la fattispecie in esame, attraverso modalità di diffusione
prestabilite, emettere appositi allarmi rivolti alle attività a rischio, per la messa in sicurezza dei
mezzi e dei prodotti, da parte della Sala Operativa Provinciale o direttamente dal C.O.C. interessato.
Sono stati infatti censiti i contatti diretti telefonici per ogni singola azienda ricadente nelle aree
inondabili, al fine di avvisare i responsabili in caso di emergenza per attivare le procedure interne di
messa in sicurezza.
2.5 Ripristino viabilità
La definizione dello scenario di danno correlato all’individuazione preventiva dei tratti critici del
sistema viario, ponti e strade inondabili, consente di determinare gli eventuali percorsi alternativi di
accesso alle aree colpite per i mezzi di soccorso, di ottimizzare i flussi lungo le vie di fuga, con la
collocazione di appositi cancelli di accesso per regolare il flusso dei soccorritori, nonché per
impedire alla popolazione l’acceso alle aree a rischio.
Sono state inoltre elaborati i percorsi di avvicinamento e di accesso alle aree di ammassamento
verificando la percorribilità della sede viaria in relazione agli elementi critici (aree inondabili, ponti,
tratti critici, strettoie, edifici…).
La definizione del quadro complessivo delle competenze di gestione della viabilità nel territorio
provinciale faciliterà il coordinamento da parte del responsabile della Funzione 6-Trasporto,
Circolazione e Viabilità- dei referenti dei diversi enti deputati alla gestione della viabilità,
Amministrazione Provinciale, Soc. Autostrade IV e V Tronco ed ANAS nonché delle FF.SS,
operando a stretto contatto con il responsabile della Funzione 10-Strutture Operative.
2.6 Funzionalità dei servizi essenziali
Presupposto indispensabile, affinché prima e durante un’emergenza si abbia la garanzia della
funzionalità dei servizi essenziali erogati sul territorio, è porre il coordinatore della relativa
Funzione 8, presente nella SOP, nelle condizioni di avere a disposizione il quadro generale degli
enti gestori, della loro distribuzione sul territorio e naturalmente del relativo referente.
Quest’ultimo, attraverso la corrispondente sala operativa, provvederà a mantenere costantemente
aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli eventuali interventi da effettuare sulla rete per il
ripristino delle linee o delle utenze, in base a specifici piani di emergenza interni ad hoc elaborati,
nonché degli eventuali interventi preventivi che potrebbero scaturire dal peggioramento delle
condizioni di pericolo sulle lifelines. In particolare sospensioni superiori alle 24 ore dell’erogazione
dell’acqua dovranno comportare l’attivazione di mezzi alternativi di rifornimento.
In realtà il problema relativo alla ricostruzione del quadro delle competenze non è stato
assolutamente di facile risoluzione, poiché, a seguito della privatizzazione degli enti di servizio,
ogni singola rete di distribuzione risulta estremamente frammentata tra diversi enti gestori, i quali
mutano costantemente assetto societario. Pertanto, sebbene siano state individuate le diverse
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
9
OBIETTIVI DEL PIANO
componenti, coinvolte sia nel processo di censimento ed acquisizione dei dati e delle informazioni
relative alla propria funzione sia nell’attivazione delle risorse e delle procedure in caso di
emergenza, occorre tener costantemente aggiornato il relativo database.
2.7 Telecomunicazioni in emergenza
La disponibilità di un sistema di comunicazioni efficiente costituisce, in caso di emergenza,
elemento imprescindibile al coordinamento delle attività di intervento e di soccorso nelle aree
colpite da un evento calamitoso.
E’ pertanto necessario prevedere, in tempo di “pace”, una serie di soluzioni volte a far si che
tutto il territorio sia raggiungibile con le strutture esistenti o creando sistemi di mezzi alternativi di
comunicazioni.
Con tale obiettivo la Provincia di Terni ha avviato un censimento delle risorse e delle potenzialità
delle telecomunicazioni presenti sul territorio, richiedendo ai soggetti interessati la compilazione di
una scheda tecnica. Le informazioni sono poi archiviate in un apposito database che ne consente la
georeferenzazione.
La determinazione della copertura del territorio, del loro grado di efficienza ed affidabilità
consentirà di prevedere, in caso di emergenza, le eventuali alternative o di predisporre
interconnessioni in modo da rendere i vari sistemi integrati ed alternativi tra loro. Al fine di rendere
più efficace il coordinamento tra le strutture dotate di apparati di comunicazione si è promossa la
costituzione del Gruppo Interforze per lo sviluppo di sistemi nel campo delle telecomunicazioni,
formalizzato con apposito Decreto Prefettizio e successivamente inserito nell’ambito del Comitato
Tecnico, istituito con Delib.G.P. 259 del 09/11/04. Del Gruppo di lavoro ne fanno parte i
rappresentanti di:
• Ufficio Territoriale del Governo di Terni
• Amministrazione Provinciale di Terni
• Ministero dell’Interno-Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa
Civile
• Questura di Terni
• Comando Provinciale dei Carabinieri di Terni
• Comando Gruppo Guardia di Finanza di Terni
• Corpo Forestale dello Stato di Terni
• Esperto in telecomunicazioni
• 118
con l’adesione dei gestori di telefonia mobile.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
10
PARTE GENERALE
3 PARTE GENERALE
3.1 Basi Informative Territoriali
Il presente Piano consta di una sezione dedicata alla descrizione delle caratteristiche territoriali, sia
naturali che antropiche, indispensabili per una corretta conoscenza dell’ambito dove insiste il pericolo
per la pubblica incolumità.
L’inquadramento territoriale prende pertanto in esame i diversi aspetti che concorrono alla
definizione dello scenario di rischio e che costituiscono elemento fondamentale per l’elaborazione
del modello di intervento, finalizzata alla gestione dell’emergenza in caso di evento calamitoso.
L’elaborazione delle varie cartografie tematiche deriva dalla sovrapposizione di una serie di tematismi
provenienti da diverse fonti finalizzata alla definizione di quello che è l’attuale assetto antropico inserito
nel contesto morfologico del territorio provinciale.
3.1.1 Caratteristiche territoriali
Inquadramento territoriale
La Provincia di Terni si estende in direzione NW-SE per una superficie complessiva pari a 2.125
km2, suddivisa in 33 comuni, confinante da nord ad est con le province di Siena e Perugia mentre da
ovest a sud-est è delimitata dalle province di Viterbo e Rieti.
COMUNE
SUPERFICIE Quota capoluogo
(km2)
(m)
Acquasparta
79,58
3200
Allerona
82,21
472
Alviano
23,81
251
Amelia
132,55
370
Arrone
40,98
239
Attigliano
10,45
95
Avigliano Umbro
51,32
441
Baschi
68,31
165
Calvi dell'Umbria
45,75
401
Castel Giorgio
42,35
559
Castel Viscardo
26,25
507
Fabro
34,33
364
Ferentillo
69,51
260
Ficulle
64,80
437
Giove
15,19
292
Guardea
39,30
387
Lugnano in Teverina
29,68
419
Montecastrilli
62,43
391
Montecchio
48,99
377
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
11
PARTE GENERALE
Montefranco
10,13
375
Montegabbione
51,21
594
Monteleone d'Orvieto
23,85
500
Narni
197,86
240
Orvieto
281,16
325
Otricoli
27,27
209
Parrano
39,89
441
9,97
302
Polino
19,46
836
Porano
13,54
444
Sangemini
27,58
337
168,86
465
71,38
451
211,90
130
Penna in Teverina
San Venanzo
Stroncone
Terni
Lineamenti fisiografici
Il territorio della Provincia di Terni è caratterizzato prevalentemente da sistemi collinari con
allineamenti di direzione NW-SE con limitate aree pianeggianti corrispondenti alle principali valli
alluvionali afferenti al sistema idrografico Tevere-Paglia-Chiani e Nera, dove sono localizzate le
principali aree urbanizzate. Come diretta conseguenza dell’evoluzione tettonica di tipo distensivo
che ha interessato la regione nell’ultimo milione di anni, le aree pianeggianti si raccordano alle
dorsali montuose ed ai sistemi alto collinari attraverso conoidi o dolci rotture di pendio per la
presenza di più ordini di terrazzi fluviali.
Il sistema orografico è rappresentato dalla catena appenninica, che delimita il confine provinciale
orientale, mentre due importanti allineamenti montuosi si sviluppano, superando solo localmente la
quota di 1.000 m, rispettivamente in direzione NS e NW-SE, i Monti Martani e la dorsale amerinonarnese che termina a N con il Monte Peglia.
Nell’area occidentale dell’Orvietano è presente un vasto tavolato vulcanico bordato da alti fronti
verticali raccordanti con l’ambito collinare e/o con le valli fluviali, determinando in alcuni casi
tipiche forme morfologiche come quella della rupe ove sorge la città di Orvieto.
Assetto geologico
Strettamente legate all’evoluzione dell’Appennino centrale le formazioni presenti sono
riconducibili a quattro complessi, i quali hanno determinato l’assetto morfologico sopra descritto:
• carbonatico, appartenente alla successione umbro-marchigiana, caratterizzato da litotipi
ascrivibili ad un intervallo che va dal Trias superiore al Miocene inferiore, affioranti in
corrispondenza della catena appenninica, della dorsale narnese-amerina e dei Monti Martani
e Monte Peglia
• terrigeno, depostosi tra il Paleocene superiore ed il Miocene superiore, con processi
sedimentari di natura torbiditica diffusamente affiorante nell’orvietano
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
12
PARTE GENERALE
•
complesso dei depositi postorogenici, il quale comprende le formazioni legate al ciclo
sedimentario marino, affioranti ad ovest della dorsale narnese-amerina, e quelle di origine
continentale, lacustre e fluviale, che costituiscono le dorsali collinari dell’intero territorio
provinciale; al tetto di questi depositi, in corrispondenza delle pianure alluvionali, sono
presenti sedimenti continentali fluviali.
• depositi vulcanici del Pleistocene derivanti prevalentemente dalle eruzioni dell’apparato
vulsino di origine piroclastica, presenti prevalentemente nell’area orvietana occidentale
Idrografia
I principali sistemi idrografici del territorio provinciale ricadono all’interno del bacino del Fiume
Tevere e sono caratterizzati da tre principali aste fluviali: Velino-Nera, Chiani-Paglia e Tevere.
Quest’ultimo entra in territorio provinciale poco a monte dell’invaso di Corbara e, dopo aver
ricevuto il contributo del sistema idrografico del Paglia-Chiani, scorre in direzione NW-SE
coincidendo con il confine amministrativo tra Umbria e Lazio; pertanto solo gli affluenti di sinistra
scorrono in territorio umbro.
Fiume Tevere
Il Bacino del F. Tevere è stato suddiviso in 3 sub bacini limitati dai due principali affluenti, Paglia e
Nera. A monte della confluenza con il Paglia, in sinistra idrografica, riceve il torrente Naia ed il
torrente Arnata (affluente in destra idrografica del torrente Naia), che scorrono nei comuni di
Montecastrilli ed Acquasparta. Nel comune di Baschi si sviluppano i fossi Chiugena, Pasquarella e
Varconi immissari diretti dell’invaso di Corbara. In destra idrografica, invece, i principali affluenti
del fiume Tevere sono tutti immissari dell’invaso di Corbara e precisamente si tratta dei fossi
Pianicello, Stregaro, Ramali e del Molinetto compresi nel comune di Orvieto. Nessuno dei corsi
d’acqua citati presenta un bacino superiore ai 100 km2 e carattere permanente.
A valle della confluenza del Paglia, fino a quella del Nera, il Tevere riceve le acque di numerosi
affluenti di cui solo uno con un bacino superiore ai 100 km2, il Rio Grande, che insieme ai fossi San
Lorenzo, Guardea, Piaggia, Pescara, Valle Caldari, Giove, Sassone e Fratta rappresentano i
principali affluenti in sinistra idrografica. A valle del Fiume Nera il torrente L’Aia rappresenta
l’immissario più importante.
Fiume Paglia-Torrente Chiani
Il bacino del fiume Paglia, di cui quasi la metà in territorio toscano, è caratterizzato da due aste fluviali
principali: il fiume Paglia ed il torrente Chiani, suo principale tributario, che confluisce nel Paglia lungo il
suo tratto terminale.
Nel tratto provinciale il Paglia riceve, in destra idrografica, il torrente Romealla, i fossi Luguscello e
Cascio che si uniscono presso la località Albergo la Nona, il Fosso dell’Abbadia, il fosso della Treglia, il
fosso Cavarello e il fosso Ceneroso mentre in sinistra idrografica si rilevano i fossi di Ripuglie, Rivarcale,
Rimacchie (affluente di sinistra del fosso Rivarcale), torrente Ritorto, fosso Anciola (affluente di sinistra
del torrente Ritorto), fosso della Sala, il torrente Chiani ed il fosso di Cottano; nessuno di essi, ad
eccezione del torrente Chiani, ha un bacino di estensione maggiore di 100 km2. I territori attraversati da
questi corsi d’acqua ricadono nei comuni di Allerona, Ficulle, Fabro e Orvieto.
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13
PARTE GENERALE
Il torrente Chiani, principale affluente in sinistra idrografica del fiume Paglia, ha origine in prossimità del
lago di Chiusi attraversando i comuni di Fabro, Ficulle, Monteleone d’Orvieto, Montegabbione, Parrano,
San Venanzo e Orvieto. I suoi principali affluenti risultano, in destra idrografica, il torrente Argento con i
suoi affluenti, torrente Fossato e fosso Bussetaccio, e il fosso di Calenne; in sinistra il reticolo appare
molto più sviluppato, in particolare i corsi d’acqua presenti sono il torrente Ripignolo, il torrente Sorre, il
fosso del Bagno, il fosso di Migliari, il fosso dell’Elmo, il fosso Cavalmorto e il fosso Carcaione che, in
destra idrografica, riceve le acque del fosso di Pagliano.
Fiume Nera-Velino
Nei pressi di Orte, il Tevere riceve le acque del sistema Nera-Velino, il cui bacino idrografico si
estende ben aldilà dei confini provinciali; le sorgenti del Nera sono infatti ubicate nelle Marche,
mentre l’intero bacino idrografico del fiume Velino (2.357 km2), suo principale affluente, si estende
nel Lazio e in Abruzzo, fungendo da immissario/emissario del lago di Piediluco.
A monte del Velino gli unici affluenti di rilievo del Nera sono il fosso di Rosciano, il fosso di Terria
ed il fosso del Castellone, mentre a valle riceve le acque dei seguenti principali affluenti: in destra
idrografica i torrenti Serra e Caldaro, con rispettivamente il torrente Tessino e il fosso Bianco come
affluenti di sinistra, il Fosso Calcinare, il Fosso Lagarello e il fosso Calamone; in sinistra
idrografica, invece, il fosso di Stroncone, il torrente L’Aia e il fosso Sanguinaro. Quest’ultimo si
immette in corrispondenza dell’invaso di San Liberato.
Altri bacini
Altri bacini interessano parzialmente il territorio provinciale: quelli relativi al Torrente Nestore ed
al Fiume Topino-Torrente Marroggia.
Il primo, collegato artificialmente al bacino del lago Trasimeno attraverso il canale emissario di San
Savino, ricade nel territorio della provincia di Terni con i tratti iniziali del fosso Fersinone, il quale
si sviluppa, per la maggior parte, entro il territorio del comune di San Venanzo, e i torrenti Foena di
Falcete e di Cerasa, che convergono a formare il torrente Foena.
Il secondo è presente per il solo tratto sorgentizio del torrente Marroggia, compreso entro il comune
di Acquasparta.
All’interno del bacino del Tevere sono presenti alcuni invasi artificiali per la produzione di energia
idroelettrica lungo il corso dell’asta principale del Tevere (Corbara ed Alviano) e del Nera-Velino
(Marmore, L’Aia, la Morica e San Liberato), influenzandone fortemente il regime idraulico.
Sono di seguito indicate le principali caratteristiche morfometriche dei sottobacini del Tevere,
indicati nella Tavola 3., estesi anche al di fuori dei confini provinciali, così come individuati e
denominati dall’Autorità di Bacino del F. Tevere.
Id
Bacino
3
Nestore
4
Topino-Marroggia
5 Tevere a monte confluenza Paglia
7T Tevere a monte confluenza Nera
Area in
Provincia (km2)
129
Area tot
(km2)
793,4
Quota media
(m)
332
Quota max
(m)
750
20,7
1.220
552
1.471
249,5
411
6.087
8.392
463
444
1.300
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
14
PARTE GENERALE
7A Tevere a valle confluenza Nera
Paglia a monte del Chiani
6P Paglia alla confluenza con il Tevere
6C Chiani
9 Nera a monte del Velino
8 Nera alla confluenza con il Tevere
10 Velino alla confluenza con il Nera
104,2
13.103
702
329
239,5
127,4
442,6
56,5
811
1.340
458
1.460
4.279
2.357
415
445
408
1.014
909
951
1.734
2.500
Idrologia
I dati medi annui di deflusso in alveo a disposizione derivano sia da misurazioni dirette, effettuate
da stazioni idrometriche esistenti di interesse per il territorio provinciale, che da elaborazioni di
modelli effettuate dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere.
Queste ultime adottano leggi probabilistiche che legano il comportamento idraulico naturale di un
corso d’acqua considerato alle variabili fisiografiche del bacino sotteso ed alla piovosità.
L’andamento dei deflussi, per le stazioni non strumentate, è stato pertanto ricavato partendo da dati
sperimentali, riferiti a serie storiche di dati idrologici del periodo 1921-50, considerando l’intero
bacino in condizioni naturali ossia in assenza del sistema di derivazioni presente al suo interno.
I dati in tabella, pubblicati nel “Quaderno idrologico di Bacino del F. Tevere, 1995”, si riferiscono
alle portate, sia naturali che misurabili stimate sulla base dei prelievi autorizzati, delle sezioni
codificate dallo stesso ente.
Cod
Corso d’acqua
TV23
TV22
TV21
TV20
TV19
TV18
TV17
Tevere a valle diga di Corbara
Tevere a monte del Paglia
Tevere a Baschi
Tevere a monte T. Vezza
Tevere a monte Rio Grande
Tevere a monte confluenza Nera
Tevere a Passo San Francesco
RG01 Rio Grande
Q annua naturale Q annua misurabile Deficit di deflusso
(m3/s)
(m3/s)
%
57,6
0,6
1
62,4
11,4
18,26
79,3
20,1
25,35
82,2
79,6
96,84
85,7
82,9
96,73
88,8
86,0
96,85
194,2
175,1
90,16
1,8
1,8
100
PG04
PG03
PG02
PG01
Paglia
Paglia a monte del Chiani
Paglia ad Orvieto
Paglia alla confluenza con il Tevere
8,9
10,6
13,7
17,5
8,8
10,4
12,0
17,2
98,88
98,11
87,59
98,29
CH05
CH04
CH03
CH02
CH01
NE07
NE06
NE05
Chiani
Chiani
Chiani a monte T.Sorre
Chiani a Ponte Morrano
Chiani alla confluenza con il Paglia
Nera a Ceselli
Nera a Torre Orsina
Nera a monte del Velino
1,8
2,2
3,4
5,0
5,7
29,7
27,7
33,8
1,7
2,2
3,3
4,4
5,6
12,4
9,7
8,9
94,44
100
97,06
88
98,25
41,75
35,02
26,33
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
15
PARTE GENERALE
NE04
NE03
NE02
NE01
Nera a monte di Terni
Nera a Macchia Grossa
Nera a Narni
Nera alla confluenza con il Tevere
97,3
99,4
107,8
108,8
89,2
89,3
100,8
101,7
91,68
89,84
93,51
93,47
VE02 Velino al confine provinciale
VE01 Velino alla confluenza con il Nera
61,4
63,7
55
29,5
89,5
46,31
Nella Tavola 3, elaborata sulla base del PTCP della Provincia di Terni, è evidenziato il sistema
idrografico principale con l’ubicazione di ciascuna sezione con i relativi deflussi riportati in tabella
ed il deficit di deflusso espresso in percentuale, ovvero il rapporto tra la portata misurabile e quella
naturale, al fine di evidenziare i tratti di corsi d’acqua dove avvengono le maggiori perdite per i
prelievi presenti.
I seguenti dati si riferiscono alle portate medie annue rilevate nel periodo 1989-95 dalle stazioni
idrometriche gestite dal Servizio Idrografico Regionale, dal Consorzio di Bonifica Val di Chiana
Romana e Val di Paglia e dal Servizio Idrografico di Roma, per le quali si dispone di una attendibile
serie storica.
Corso d’acqua
Q annua (m3/s)
Stazione
Tevere
Monte Molino
1989
20,79
Chiani
Chiani
Chiani
Nera
Santa Maria
Ponte Osteria
Morrano
Terni
0,81
0,97
1,32
49,31
1990
25,83
1991
60,01
1992
52,54
0,68
0,98
1,20
37,14
1,56
3,17
5,84
62,62
1,44
3,32
3,75
59,83
1993
1994
59,40
1995
69,78
1,22
1,87
0,98
2,10
0,42
1,24
Portate di piena dei principali corsi d’acqua
Come sarà descritto nel paragrafo relativo alla ricostruzione dello scenario di evento, sono state
considerate, tra l’altro, le aree inondabili perimetrate nell’ambito del Piano di Assetto Idrogeologico
elaborato dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere. Esse derivano dall’analisi effettuata per la
definizione delle portate al colmo di piena corrispondenti ai tempi di ritorno di 50, 100, 200 e 500
anni ricavate per ogni singolo tratto fluviale del reticolo principale (Tevere, Paglia, Nera e Velino).
Nelle tabelle che seguono sono riportate le portate simulate, per i tratti fluviali dei Fiumi Nera e
Paglia, e relativi tempi di ritorno.
FIUME PAGLIA
Tratto considerato
da Ponte di Allerona a monte
dalla confluenza con il Chiani
della confluenza con il Chiani
alla confluenza con il Tevere
3
559
734
3
PORTATA (m /s) Tr = 100 ANNI
641
841
PORTATA (m3/s) Tr = 200 ANNI
700
919
1.041
1.366
PORTATA (m /s) Tr = 50 ANNI
3
PORTATA (m /s) Tr = 500 ANNI
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
16
PARTE GENERALE
FIUME NERA
Tratto considerato
confluenza con il Tevere
3
PORTATA (m /s) Tr = 50 ANNI
480
PORTATA (m3/s) Tr = 100 ANNI
530
3
620
3
860
PORTATA (m /s) Tr = 200 ANNI
PORTATA (m /s) Tr = 500 ANNI
Clima
Il clima, di tipo mediterraneo, riflette l’assetto orografico della provincia di Terni fortemente influenzato
dalla dorsale appenninica che svolge funzione di barriera nei confronti delle masse d’aria provenienti
dall’Adriatico, salvo quelle che si incanalano nella valle del Nera.
Nella successiva tabella sono riportati i dati di temperatura e precipitazione medi annui pubblicati negli
annali idrologici del Ministero dei Lavori Pubblici.
Stazione
Quota
P
T
(m s.l.m.) (mm)
Corbara
t’
m’
(°C)
119
705
14,5
40,0 -14,0
89
732
14,6
41,0 -13,0
Prodo
404
910
Guardea
387
919
Orvieto
51
927
14,2
41,0 -13,0
Attigliano
95
936
Ficulle
437
954
Cascia*
743
955
Calvi dell.Umbria
401
985
Amelia
406
998
13,2
37,7 -8,5
San Gemini
337
1041
Montegabbione
594
1046
Monteleone di Spoleto*
990
1061
Arrone
285
1063
95
1063
Stroncone
451
1099
13,7
30,0 -7,0
Massa Martana*
356
1110
Terni
170
1136
15,5
42,0 -15,0
Scheggino*
367
1154
Marmore
377
1217
Alviano scalo
Narni Scalo
P = precipitazione media annua
T = temperatura media annua
t’ = temperatura massima registrata
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
17
PARTE GENERALE
m’ = temperatura minima registrata
* = stazione esterna alla provincia
Le precipitazioni medie annue nel territorio in esame indicano un aumento da ovest verso est con
l’approssimarsi della catena appenninica, dove si hanno i massimi intorno a 1200 mm/anno, mentre i
valori più bassi si hanno nella zona dell’orvietano.
I diagrammi relativi alle singole stazioni, per serie storiche superiori a 20 anni, evidenziano un
andamento simile del regime pluviometrico con massimi nel periodo autunnale e nel periodo tardo
invernale- inizio primavera anche se non uniformemente in tutte le stazioni; il minimo si registra nel
periodo luglio-agosto.
Particolare attenzione è stata recentemente rivolta all’elaborazione dei dati meteorologici rilevati
dal 1953 al 2002 dall’Osservatorio “Federico Cesi”, gestito dall’Amministrazione Provinciale di
Terni. Attraverso la loro analisi si è tentato di fornire la caratterizzazione climatica e meteorologica
della città di Terni dando luogo allo studio “Cinquanta anni di osservazioni meteo a Terni” elaborato
da Daniela Meloni e Franco Carpine, dal quale si estrapolano le successive informazioni.
In linea con le caratteristiche dell’intero territorio provinciale si è riscontrato, per la città di Terni, che i
mesi di agosto e settembre sono caratterizzati da intensità di precipitazione maggiori, ovvero grandi
quantità di pioggia concentrate in breve tempo, tipico dei fenomeni temporaleschi che si verificano in
estate, innescati dal riscaldamento della superficie terrestre da parte dell’intensa radiazione solare.
Dalla Figura seguente (distribuzione mensile delle precipitazioni medie) si osserva infatti che il
mese mediamente più piovoso è novembre (116.8±69.6 mm/anno), seguito da ottobre (100.2±65.1
mm/anno), mentre il mese meno piovoso è luglio (34.4±34.3 mm/anno), seguito da agosto
(53.5±44.2 mm/anno).
Distribuzione delle precipitazioni mediate sull’intero periodo di cinquanta anni in
ciascun mese
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18
PARTE GENERALE
Il valore medio e la deviazione standard delle precipitazioni totali mensili a Terni sul cinquantennio
considerato sono 76±56 mm, mentre il valore medio delle precipitazioni totali annuali è di 907±184
mm con un andamento delle precipitazioni totali annuali in diminuzione.
Il mese più piovoso è stato settembre 1965 con 431.2 mm, seguito da novembre 1962 con 313.4
mm.
Ciò che interessa, ai fini di protezione civile, è conoscere quali sono i periodi dell’anno con più
elevata probabilità di picchi di precipitazioni ovvero fenomeni atmosferici che potrebbero causare
l’esondazione dei corsi d’acqua.
Il picco più alto dell’intensità corrisponde all’agosto 1953 (94.5 mm/giorno), seguito da giugno
1956 (56.2 mm/giorno) e da luglio 1953 (41.2 mm/giorno); nell’agosto 1953, infatti, caddero ben
189 mm di pioggia in due giorni, e nel giugno 1956 112 mm in due giorni!
Nel cinquantennio ci sono stati 13 casi in cui la precipitazione massima registrata in 24 ore è stata
superiore a 70 mm (che, per fare un paragone, è il valore della precipitazione media di febbraio) e 5
casi in cui la precipitazione è stata superiore a 100 mm (la precipitazione media di ottobre).
La precipitazione massima in un’ora si registra principalmente nei mesi di agosto e settembre,
ovvero quando si verificano i temporali cosiddetti “di calore”.
A fini statistici si ricorda che, il 28 settembre 1965, in un’ora caddero 66.2 mm di pioggia e
nell’intera giornata 138.3 mm (i valori più alti registrati in 50 anni), ovvero più di quanto piove
mediamente nel mese di novembre. Le cronache del tempo riferiscono di allagamenti e
dell’esondazione del torrente Serra ai danni dei terreni circostanti.
Per quanto riguarda le condizioni anemometriche si rileva, dalle osservazioni del periodo 19972002, che a Terni i venti tendono ad orientarsi lungo l’asse NE-SO, che identifica il corso del fiume
Nera.
Rosa dei venti relativa al periodo 1997-2002
Il regime di venti è influenzato dalla presenza di barriere rappresentate dalle catene montuose,
facendo sì che i venti provenienti da N e NO siano poco frequenti.
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19
PARTE GENERALE
Sono state altresì calcolate, per lo stesso periodo, le velocità medie mensili. La Figura sottostante
mostra la distribuzione mensile della velocità del vento calcolata su tutto il periodo considerato: la
distribuzione presenta un massimo nei mesi estivi ed un minimo nei giorni invernali. I venti più
intensi provengono generalmente dal settore meridionale.
Distribuzione mensile delle velocità del vento (in m/s) nel periodo 1997-2002
3.1.2 Reti ed infrastrutture
Le vie di comunicazione, sia gommate che ferrate, interne alla provincia si sviluppano su tre assi
principali (Tavola 4-Carta della viabilità):
•
quello di interesse nazionale, in direzione NNW-SSE, dove scorrono l’autostrada A1, di
competenza del IV e V tronco (Fabro-Fiano Romano), e le linee ferroviarie Firenze-Roma
compresa quella ad altavelocità
•
il RATO (Raccordo Autostradale Terni-Orte) affiancato dalla linea ferroviaria Orte Falconara;
quest’ultima in corrispondenza di Terni vira verso Nord in direzione Spoleto attraverso la
Valserra; sempre da Terni prende via la linea ferroviaria con destinazione Sulmona
•
il collegamento infraregionale costituito dalla FCU (Ferrovia Centrale Umbra) e dalla E45 la
quale sta assumendo sempre più un ruolo strategico nelle comunicazioni a livello nazionale,
dirottando verso l’Umbria parte del traffico autostradale.
L’accesso dall’autostrada al territorio provinciale è possibile attraverso 4 caselli, ubicati, a partire da
nord, presso Fabro, Orvieto, Attigliano ed Orte.
Oltre a quelle citate, di competenza della Società Autostrade e dell’ANAS, sono da segnalare altre vie di
comunicazione di importanza rilevante per i volumi di traffico, sia leggero che pesante, di proprietà
della Regione Umbria ma trasferite alla Provincia per la loro gestione e manutenzione:
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20
PARTE GENERALE
•
•
•
•
•
•
•
ex-SS 3 (ora S.R.) Flaminia
ex-SS 71 (ora S.R.) Umbro Casentinese Romagnola
ex-SS 74 (ora S.R.) Maremmana
ex-SS 79bis (ora S.R.) Orvieto-Todi
ex-SS 205 (ora S.R.) Amerina
ex-SS 209 (ora S.R.) Valnerina
ex-SS 448 (ora S.R.) di Baschi
Complessivamente la rete stradale gestita dall’Amministrazione provinciale raggiunge oltre 1.000 km di
lunghezza suddivisa in 92 strade provinciali e 13 ex statali di interesse regionale, per una lunghezza
rispettivamente di circa 700 km e 300 km (allegato C1).
La successiva tabella, elaborata sulla base dell’analisi effettuata sui flussi nell’ambito del PTCP della
Provincia di Terni, indica le strade provinciali caratterizzate dal maggior traffico veicolare. Tale dato
può essere di rilevante importanza per la gestione di eventuali deviazioni di traffico e/o di interventi in
caso di emergenze che coinvolgono la viabilità.
1
TUDERTE - NARNENSE
9
TUDERTE - AMERINA
12
BAGNORESE
16
STRONCONE
24
MARATTA BASSA
29
CAPITONESE
34
MONTECCHIO PER TODI
37
MONTECASTRILLI-AVIGLIANO-MELEZZOLE
38
SAMBUCETOLE-CASTEL DELL’AQUILA
42
ARCONE
43
SEGHERIA SFERRACAVALLO
44
DEL PIANO
45
CASTELGIORGIO-CASTELVISCARDO PIANO
52
FABRO-PARRANO
56
ORVIETO SCALO-SFERRACAVALLO
62
DELLA STAZIONE DI PIEDILUCO
104
DI FRATTAGUIDA
106
DEL CASELLO AUTOSTRADALE DI FABRO
3.1.3 Popolazione
L’assetto demografico della Provincia è determinato dalla forte concentrazione della popolazione
nella conca ternana (oltre il 55% della popolazione totale), in particolare nel Comune di Terni con
oltre 105.000 abitanti su una popolazione complessiva pari a 221.206 (ISTAT 2003).
I dati ISTAT del 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, riportati in tabella,
riferiti alla popolazione residente per ciascun comune costituita dalle persone aventi dimora abituale
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21
PARTE GENERALE
nel comune, mettono altresì in evidenza che oltre il 70% della popolazione è distribuita nei quattro
comuni: Terni, Narni, Orvieto e Amelia.
Codice Comune
Comuni
Popolazione
%
Densità
55001
Acquasparta
4684
2,12
58,86
55002
Allerona
1841
0,83
22,39
55003
Alviano
1517
0,69
63,71
55004
Amelia
11206
5,07
84,54
55005
Arrone
2717
1,23
66,30
55006
Attigliano
1724
0,78
164,98
55033
Avigliano umbro
2395
1,08
46,67
55007
Baschi
2692
1,22
39,41
55008
Calvi dell'umbria
1832
0,83
40,04
55009
Castel giorgio
2155
0,97
50,89
55010
Castel viscardo
3051
1,38
116,23
55011
Fabro
2704
1,22
78,76
55012
Ferentillo
1894
0,86
27,25
55013
Ficulle
1708
0,77
26,36
55014
Giove
1799
0,81
118,43
55015
Guardea
1805
0,82
45,93
55016
Lugnano in teverina
1596
0,72
53,77
55017
Montecastrilli
4642
2,10
74,36
55018
Montecchio
1750
0,79
35,72
55019
Montefranco
1278
0,58
126,16
55020
Montegabbione
1231
0,56
24,04
55021 Monteleone d'orvieto
1608
0,73
67,42
55022
Narni
20102
9,09
101,60
55023
Orvieto
20673
9,35
73,53
55024
Otricoli
1848
0,84
67,77
55025
Parrano
591
0,27
14,82
55026
Penna in teverina
1052
0,48
105,52
55027
Polino
269
0,12
13,82
55028
Porano
1794
0,81
132,50
55029
San gemini
4555
2,06
165,16
55030
San venanzo
2320
1,05
13,74
55031
Stroncone
4493
2,03
62,94
55032
Terni
105680 47,77
498,73
TOTALE
221206
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22
PARTE GENERALE
Ai fini di protezione civile è utile avere informazioni circa la presenza di tutte le persone non
autosufficienti in particolare quelle molto anziane, sarà pertanto compito di ciascun comune, tramite i
dati aggiornati in possesso dell’Ufficio Anagrafe, effettuarne il censimento. Nella Provincia risulta che
nel 2003 persone con età superiore a 90 anni erano 2.036.
La successiva carta della densità della popolazione per comune evidenzia che la maggior
concentrazione si ha, oltre ovviamente a Terni, nei comuni di Sangemini, Attigliano, Porano,
Montefranco, Giove, Castel Viscardo, Penna in Teverina e Narni con oltre 100 abitanti per km2. Il
Comune di San Venanzo, con quasi 170 km2, è il territorio con la più bassa densità abitativa.
Nelle tavole di Piano sono inoltre cartografati i centri abitati così come definiti dall’ISTAT:
Aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze e simili, o comunque brevi
soluzioni di continuità per la cui determinazione si assume un valore variabile intorno ai 70 metri,
caratterizzato dall’esistenza di servizi od esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia,
negozio o simili) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale, e generalmente
determinanti un luogo di raccolta ove sono soliti concorrere anche gli abitanti dei luoghi vicini per
ragioni di culto, istruzione, affari, approvvigionamento e simili, in modo da manifestare l’esistenza
di una forma di vita sociale coordinata dal centro stesso. I luoghi di convegno turistico, i gruppi di
villini, alberghi e simili destinati alla villeggiatura, abitati stagionalmente, sono considerati centri
abitati temporanei, purché nel periodo dell’attività stagionale presentino i requisiti del centro.
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23
PARTE GENERALE
3.2 Scenario di evento atteso
Prima di affrontare l’analisi del rischio presente nel territorio provinciale e di fornire la descrizione
degli elementi adottati per la ricostruzione dello scenario di evento, si ritiene utile soffermarsi su alcuni
aspetti di carattere generale, dando una puntuale definizione del concetto di rischio, poiché spesso si
tende a confonderlo con il concetto di pericolosità.
Per Rischio si intende il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà e delle
perturbazioni alle attività economiche dovuti al verificarsi di un particolare fenomeno di una data
intensità.
Esso è pertanto espresso come il prodotto della Pericolosità x la Vulnerabilità x l’Esposizione
dove:
P = Pericolosità (probabilità che in un certo intervallo di tempo si verifichi un evento di una
determinata grandezza)
V = Vulnerabilità del patrimonio edilizio, delle infrastrutture, più in generale del sistema sociale e
territoriale
E = quantificazione in termini di popolazione soggetta e di danni economici
In sostanza il rischio dipende non solo dalla presenza potenziale di un fenomeno pericoloso,
incombente su una determinata area, ma è altresì legata alla presenza in essa di elementi ed alla loro
capacità di resistere alla intensità del fenomeno stesso.
Ne consegue pertanto che occorre innanzitutto ricostruire lo scenario dell’evento massimo atteso,
incrociando la distribuzione antropica e gli elementi esposti al fine di determinare lo scenario di
danno.
Il rischio può essere classificato in diversi modi:
in base all’origine:
• Naturale: Idrogeologico, Dighe, Sismico, Neve, Incendi Boschivi
• Antropica: Chimico-Industriale e sversamento sostanze pericolose
Un’ulteriore classificazione dei rischi può essere fatta in relazione alla loro prevedibilità:
• rischi prevedibili e quantificabili: attraverso analisi preliminari di previsione si possono
determinare le aree soggette a pericolo individuando gli elementi esposti; è proprio il caso
del rischio idraulico, per il quale si hanno a disposizione strumenti di previsione, quali la
determinazione delle aree allagabili e l’analisi delle previsione delle condizioni
atmosferiche nonché il controllo dei corsi d’acqua esplicato dal Servizio di Vigilanza
attraverso la rete di monitoraggio idro-pluviometrico ed il controllo diretto.
• rischi non prevedibili e scarsamente quantificabili: per i quali si riesce a raggiungere
esclusivamente una definizione del loro grado su una determinata area senza averne una
previsione accettabile, come il rischio sismico
In particolare il Rischio Idraulico valuta l’entità complessiva dei beni che insistono in una
determinata area soggetta ad inondazione, in relazione ad un prefissato intervallo temporale di
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24
PARTE GENERALE
analisi probabilistica, denominato tempo di ritorno Tr; questo è l’inverso della probabilità di
superamento di un dato valore di portata Q.
Il presente Piano stralcio, con riferimento alla tipologia di eventi definiti dalla L.225/92 art 2
comma1 lett. b) e c), ovvero che per la loro intensità ed estensione comportano l’intervento
coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria o debbono essere fronteggiati
con mezzi e poteri straordinari, non prende in esame quei fenomeni di inondazione ed allagamento
connessi a fognature, scoli di drenaggio e corsi d’acqua con bacini idrografici di ridotte dimensioni.
La pianificazione e la gestione dell’emergenza connessa con tali eventi deve essere esclusivamente
affidata alle singole amministrazioni comunali e/o ad enti competenti in via ordinaria.
Per la ricostruzione dello scenario di evento sono state prese in considerazione diverse fonti
derivanti sia da studi analitici, attraverso la trasformazione afflussi-deflussi di piogge critiche, che
da analisi storiche. Pertanto oltre alle aree inondabili perimetrate nell’ambito di specifici studi di
settore elaborati dall’Autorità di Bacino, dai Consorzi di Bonifica e dai Comuni interessati, sono
stati inseriti i tratti di corsi d’acqua storicamente esondati catalogati nel Progetto AVI, nel PTCP
della Provincia di Terni nonché da conoscenze in possesso degli uffici tecnici comunali.
Così come richiesto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.02.04, tra le aree
da considerarsi esposte a rischio idraulico elevato e molto elevato, sono state altresì considerate le
aree inondabili a seguito di collasso o ad errata manovra delle opere di scarico delle dighe di
competenza del R.I.D.
Riepilogando, i dati utilizzati per la definizione dello scenario di evento sono i seguenti:
• PAI-Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (Autorità di Bacino del Fiume Tevere)
• PS1-1° stralcio funzionale del piano di bacino "Aree soggette a rischio di esondazione nel
tratto del Tevere compreso tra Orte e Castel Giubileo" (Autorità di Bacino del Fiume
Tevere)
• PST-Piano straordinario (Autorità di Bacino del Fiume Tevere)
• Studio idraulico a corredo dei PRG dei comuni di Fabro, Monteleone d’Orvieto, Parrano,
Ficulle ed Orvieto (Consorzio di Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia)
• Studio idraulico a corredo dei PRG dei comuni di Narni e Sangemini
• Verifica delle aree inondabili del Fiume Nera e dei bacini minori della Conca ternana
(Consorzio di Bonifica Tevere-Nera)
• PTCP-Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Provincia di Terni)
• AVI-Aree Vulnerate Italiane da frane ed inondazioni (GNDCI-CNR IRPI)
3.2.1 Aree inondabili
Il PAI, Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, elaborato dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere
ed adottato dal Comitato Istituzionale con Delib.101 del 01.08.02, costituisce lo studio più
complesso ed esteso del nostro territorio. Esso recepisce le aree individuate sia dal PS1, 1° stralcio
funzionale del piano di bacino "Aree soggette a rischio di esondazione nel tratto del Tevere
compreso tra Orte e Castel Giubileo", approvato con DPCM del 03.09.98, che dal PST, Piano
straordinario, redatto ai sensi della legge 226/99, approvato con delibera del Comitato Istituzionale
n. 85 del 29.10.99.
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25
PARTE GENERALE
Gli studi effettuati hanno provveduto alla perimetrazione delle aree inondabili del reticolo
principale, ovvero dell’intero tratto del Fiume Tevere che interessa la Provincia di Terni nonché dei
suoi principali affluenti: Velino, Nera, a valle della confluenza con quest’ultimo, e Paglia.
Per il reticolo principale sono state individuate le aree caratterizzate da tre diverse probabilità di
evento:
a) aree ad alta probabilità di inondazione, con tempo di ritorno Tr=50 anni, rappresentano la
cosiddetta “ fascia di pertinenza fluviale“.
b) aree a moderata probabilità di inondazione, Tr=200 anni, nelle quali rientrano gli eventi di
rarità cosiddetta secolare
c) aree a bassa probabilità di inondazione Tr=500 anni, corrispondenti ad eventi eccezionali, di
notevole rarità e quindi di intensità assai elevata.
Il PAI ha determinato altresì le aree a rischio generate dall’intersezione tra le aree soggette a
pericolosità idraulica, corrispondenti ai tre suddetti tempi di ritorno, 50, 200 e 500, e la sensibilità
degli elementi esposti, come elemento di valutazione del valore del bene e della sua vulnerabilità,
in termini di possibilità di perdita di vite umane in relazione alle specifiche destinazioni d’uso dei
beni distribuiti sul territorio. Ne sono scaturite ai sensi del DPCM 29.09.98 "Atto di indirizzo e
coordinamento per l'individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui art. 1, commi 1 e 2,
del Decreto Legge 11 Giugno 1998 n. 180", convertito con modifiche in Legge 3 Agosto 1998 n.
267, 4 tipologie di aree con diverso livello di rischio:
• molto elevato R4 (sono possibili perdite di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni
gravi agli edifici e alle infrastrutture, la distruzione di attività socio-economiche)
• elevato R3 (sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli
edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di
funzionalità delle attività socio-economiche)
• medio R2 (sono possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano
l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività
economiche)
• Moderato R1 (danni sociali ed economici marginali)
Recentemente il Consorzio di Bonifica Tevere-Nera ha effettuato studi per la verifica delle aree
inondabili dei bacini afferenti al reticolo secondario e minore della Conca Ternana, con tempi di
ritorno Tr=50 e 200 anni, con l’obiettivo altresì di apportare modifiche ad alcune perimetrazioni
stabilite dal PST.
Il presente Piano, come meglio sarà specificato nel paragrafo successivo relativo alla
determinazione dello scenario di danno, ha inteso comunque approfondire l’analisi effettuata
nell’ambito del PAI e del PST per quanto attiene alla rilevazione degli elementi esposti attraverso
un attento censimento da parte dei singoli comuni interessati.
L’obiettivo è stato pertanto quello di individuare e caratterizzare ogni singolo elemento esposto al
pericolo e, nel caso di aree urbane, di perimetrate aree a diverso grado di rischio R in relazione ai
tempi di ritorno Tr.
Oltre alle aree definite dai citati piani sono stati altresì considerati gli studi effettuati dai comuni e
dai Consorzi di Bonifica a corredo dei nuovi strumenti urbanistici generali. In particolare per quanto
attiene il bacino del Chiani, sono state recepite le aree inondabili, con tempi di ritorno 50, 200 e
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
26
PARTE GENERALE
500, perimetrate nei comuni di Fabro, Monteleone di Orvieto, Parrano e Ficulle individuate dal
Consorzio di Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia.
Il PRG del comune di Narni ha determinato, per il reticolo secondario e minore, le aree inondabili,
attraverso modelli analitici, relative ai tempi stabiliti 50, 200 e 500, dei Fossi Fiacchignano,
Calamone e Caldaro integrate, per le porzioni più a monte, con simulazioni di portate con Tr=100 e
da interpretazione geomorfologica; quest’ultima metodologia è stata inoltre adottata per il torrente
l’Aia e per i corsi d’acqua del Comune di Sangemini.
3.2.2 Tratti di corsi d’acqua storicamente esondati
Laddove non sono esistenti studi idraulici, si è ritenuto utile recepire quanto elaborato nell’ambito
del PTCP, per l’individuazione dei tratti di corsi d’acqua storicamente interessati da eventi di
esondazione censiti dai Consorzi Bonifica e dalle Comunità Montane, integrato dalle località colpite
censite nell’ambito del Progetto AVI (Aree Vulnerate Italiane da frane ed inondazioni).
Quest’ultimo, commissionato nel 1989 dal Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile al
C.N.R. - Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI), aveva lo scopo
di realizzare un censimento delle aree storicamente vulnerate da calamità geologiche (frane) ed
idrauliche (piene), censendo oltre 17.000 eventi di frana ed oltre 7.000 eventi di inondazione.
La successiva tabella mostra i principali eventi di inondazione avvenuti in tutto il 1900 nel territorio
provinciale:
ANNO
1905
1922
1928
1935
1937
1938
1939
1940
1953
1958
1959
1960
1962
1963
1964
1965
LOCALITA’ COLPITE
Orvieto
Narni, Otricoli.
Attigliano
Narni, Terni.
Allerona, Castelviscardo, Terni (Marmore Loc.Il Casone), Monteleone d’orvieto,
Narni, Orvieto, Piediluco,
Attigliano
Terni (Papigno)
Monteleone d’orvieto
Alviano, Attigliano.
Ferentillo (Macenano), Terni (Collestatte).
Alviano, Attigliano, Ferentillo, Narni (San Vito), Otricoli, Terni.
Baschi, Fabro, Orvieto.
Attigliano, Narni Scalo, Ferentillo, Otricoli.
Allerona, Baschi, Otricoli (Borgo dell’Olio), Fabro, Ferentillo, Narni, Terni,
Montefranco (tra Arrone e Ferentillo), Orvieto.
Attigliano, Arrone (Castel di lago), Ferentillo, Narni Scalo, Otricoli.
Attigliano, Ferentillo (Castel di lago tratto tra le due località e Macenano), Penna
in Teverina (tratto Orte-Attigliano sull’Autostrada A1), Stroncone, Terni (Borgo
Bovio, Collescipoli, Rocca S. Zenone), Terni, Narni, Orvieto, Fabro (diversi
eventi hanno interessato Fabro Scalo), Allerona Scalo.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
27
PARTE GENERALE
1966
1968
1969
1970
1975
1976
1977
1982
1984
1986
1991
1992
1994
Arrone(Castel di Lago), Ferentillo, Terni (Marmore).
Ferentillo, Terni.
Attigliano, Otricoli.
Alviano, Attigliano, Narni Scalo, Otricoli.
Orvieto (S.S. 71), Otricoli.
Alviano, Attigliano, Ferentillo (Macenano, Sambuceto), Narni Scalo, Otricoli.
Attigliano, Narni, Otricoli.
Alviano, Attigliano, Arrone, Ferentillo, Montefranco, Monteleone di Orvieto
(tratto Chiusi-Fabro), Orvieto, Terni.
Arrone, Ferentillo, Narni Scalo, Terni (Collestatte), Attigliano.
Terni, Attigliano, Narni (San Vito).
Stroncone (zona stazione), Terni (via Murri, Voc. Boccaporco), Alviano, Otricoli
(Poggio), Orvieto (diversi eventi hanno interessato la Valle del Paglia e il T.
Chiani), Orvietano (Fiume Tevere).
Stroncone (Aguzzo a pochi km da Vascigliano), Amelia (Comunità Molino di
Silla), Arrone (Castel di Lago).
Otricoli.
L’analisi storica è stata inoltre implementata con i dati pervenuti dai singoli comuni, i quali hanno
fornito utili indicazioni sui reticoli secondario e minore, sui quali non sono ancora disponibili studi
idraulici.
Le tabelle (allegato C2) mostrano il quadro complessivo dei corsi d’acqua esondabili nonché i tratti
storicamente esondati, dei quali non si dispone di studi idraulici, suddivisi per comune ed accorpati
nei quattro ambiti territoriali corrispondenti ai C.O.M. di Terni, Narni, Orvieto e dell’Amerino.
3.2.3 Aree inondabili a seguito di collasso o ad errata manovra delle opere di scarico delle
dighe di competenza del R.I.D.
Ferma restando la competenza della Prefettura in materia di pianificazione d’emergenza, connessa
con le opere di sbarramento di altezza superiore a 15 m e/o con volume di invaso superiore a
1.000.000 m3, sono state prese in considerazione per la ricostruzione dello scenario di evento atteso,
ai sensi della Direttiva del PCM 27.02.04, le aree derivabili dal calcolo dell’onda di sommersione
conseguente all’ipotetico collasso delle opere di ritenuta o ad una errata manovra delle opere di
scarico delle stesse ai sensi delle circolari del Ministero dei Lavori Pubblici, n. 352 del 4.12.87 e n.
1125 del 28.08.86.
Le relative informazioni e le cartografie, utilizzate per la perimetrazione delle aree allagabili,
derivano dal documento di Protezione Civile, redatto dal Registro Italiano Dighe ai sensi della
Circolare del PCM 19.03.96, n. DSTN/2/7019, e dagli studi elaborati dagli Enti gestori ai sensi
delle due suddette circolari del Ministero dei LL.PP. 352/87 e 1125/86.
Nel territorio della provincia di Terni sono presenti n. 7 dighe di competenza del RID di cui una,
Casale dei Sassi, ubicata nel Comune di Parrano, sottende un bacino mantenuto costantemente
vuoto dalla società EFFE.A.T. s.r.l. proprietaria dell’opera.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
28
PARTE GENERALE
DIGA DI SAN LIBERATO
Sita nel comune di Narni in Loc. San Liberato intercetta il Fiume Nera a circa 3 km a monte della
confluenza con il F. Tevere.
Ente gestore: AceaElectrabel
Caratteristiche dell’opera di sbarramento
La struttura è in terra destinata alla produzione di energia idroelettrica
Altezza diga
20 m
Sviluppo coronamento
350 m
Quota coronamento
59 m s.l.m.
Caratteristiche dell’invaso
Quota max invaso
Altezza max ritenuta
Volume totale invaso
Volume utile di regolazione
Superficie lago
57,15 m
9,65 m
6 * 106 m3
2,37 * 106 m3
1,23 km2
Un’apposita nota dell’AceaElectrabel informa che, a causa dell’interrimento prodottosi nel corso
degli anni, il volume totale dell’invaso di progetto pari a 6 * 106 m3 si è ridotto ad un volume
inferiore a 2 * 106 m3
Opere di scarico
Scarichi di superficie
Portata scarichi di superficie
2
1400 m3/s
DIGA DI ALVIANO
Sita nel comune di Alviano intercetta il Fiume Tevere.
Ente gestore: ENDESA
Caratteristiche dell’opera di sbarramento
Diga muraria a gravità destinata alla produzione di energia idroelettrica.
Altezza diga
23,9 m
Sviluppo coronamento
76,8 m
Quota coronamento
80,4 m s.l.m.
Caratteristiche dell’invaso
Quota max invaso
Altezza max ritenuta
Volume totale invaso
Volume utile di regolazione
77,5 m
11,1 m
10,65 * 106 m3
2 * 106 m3
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
29
PARTE GENERALE
Superficie lago
4,27 km2
Opere di scarico
Scarichi di superficie
Portata scarichi di superficie
3
3320 m3/s
DIGA DI CORBARA
Sita nel comune di Orvieto in Loc. Corbara intercetta il Fiume Tevere.
Ente gestore: ENDESA
Caratteristiche dell’opera di sbarramento
Diga muraria a gravità destinata alla produzione di energia idroelettrica.
Altezza diga
52 m
Sviluppo coronamento
640 m
Quota coronamento
140,5 m s.l.m.
Caratteristiche dell’invaso
Quota max invaso
Altezza max ritenuta
Volume totale invaso
Volume utile di regolazione
Superficie lago
138 m
51 m
192 * 106 m3
135 * 106 m3
11,5 km2
Opere di scarico
Scarichi di fondo
Portata scarichi di fondo
Scarichi di superficie
Portata scarichi di superficie
Scarichi di mezzofondo
Portata scarichi di mezzofondo
2
395 m3/s
5
1380 m3/s
4
765 m3/s
DIGA DI MARMORE
Sita nel comune di Terni in Loc. Marmore intercetta il Fiume Velino
Ente gestore: ENDESA
Caratteristiche dell’opera di sbarramento
Traversa fluviale mobile destinata alla produzione di energia idroelettrica.
Altezza diga
11 m
Sviluppo coronamento
14,5 m
Quota coronamento
371,2 m s.l.m.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
30
PARTE GENERALE
Caratteristiche dell’invaso
Quota max invaso
Altezza max ritenuta
Volume totale invaso
Volume utile di regolazione
Superficie lago
369 m
5m
19,18 * 106 m3
2,61* 106 m3
0,185 km2
Opere di scarico
Scarichi di superficie
Scarichi di fondo
Portata totale opere di scarico
1
1
250 m3/s
DIGA DELL’AJA
Sita nel comune di Narni intercetta il Torrente l’Aia
Ente gestore: ENDESA
Caratteristiche dell’opera di sbarramento
La struttura è in terra destinata alla produzione di energia idroelettrica
Altezza diga
14,8 m
Sviluppo coronamento
509,5 m
Quota coronamento
115 m s.l.m.
Caratteristiche dell’invaso
Quota max invaso
Altezza max ritenuta
Volume totale invaso
Volume utile di regolazione
Superficie lago
112,5 m
11,3 m
5,57 * 106 m3
2,2 * 106 m3
0,99 km2
Opere di scarico
Scarichi di fondo
Portata scarichi di fondo
Scarichi di superficie
Portata scarichi di superficie
1
25 m3/s
2
206 m3/s
DIGA LA MORICA
Sita nel comune di Narni, in Loc. Stifone, intercetta il Fiume Nera
Ente gestore: ENDESA
Caratteristiche dell’opera di sbarramento
Diga muraria a gravità destinata alla produzione di energia idroelettrica.
Altezza diga
24 m
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
31
PARTE GENERALE
Sviluppo coronamento
Quota coronamento
70 m
77 m s.l.m.
Caratteristiche dell’invaso
Quota max invaso
Altezza max ritenuta
Volume tot invaso
Volume utile di regolazione
Superficie lago
75 m
14 m
48 * 106 m3
42 * 106 m3
5,8 km2
Opere di scarico
Portata totale opere di scarico
750 m3/s
Come sarà specificato nel capito 4, relativo al modello d’intervento ed alle diverse fasi
dell’emergenza, gli invasi potranno essere utili alla laminazione preventiva della piena legata agli
eventi meteorologici estremi. A tal fine è necessario un volume utile di regolazione significativo.
Tra le suddette dighe l’unica che può assolvere a questa funzione e quella di Corbara con un volume
dell’invaso pari a 135 * 106 m3.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
32
PARTE GENERALE
3.3 Scenario di danno
Nella presente analisi di scenario di danno è stata omessa la valutazione della vulnerabilità, a causa
delle oggettive difficoltà legate alla sua determinazione, assumendo un valore pari all’unità come se
ogni elemento considerato reagisse allo stesso modo allo stress prodotto dall’evento.
Sono stati pertanto individuati gli elementi presenti all’interno delle aree inondabili,
precedentemente determinate per la ricostruzione del possibile scenario di evento.
La mole di dati acquisiti è stata gestita attraverso un GIS, correlato ad un sistema di raccolta dati
organizzato per funzioni di supporto, il quale ha consentito di sovrapporre con lo scenario di evento
le informazioni relative a:
edifici e popolazione a rischio
attività produttive
scuole
strutture sanitarie
strutture ricettive
allevamenti zootecnici
edifici di culto
rete viaria
lifelines (elettrodotti, gasdotti ed acquedotti)
Gli elementi riscontrati a rischio sono stati rappresentati nelle due tavole dello scenario di danno che,
per una più chiara rappresentazione grafica, sono state così suddivise:
TAV. 1 - CARTA DELLO SCENARIO DI DANNO ANTROPICO
TAV. 2 - CARTA DELLO SCENARIO DI DANNO DELLE INFRASTRUTTURE DI SERVIZIO
Da questa analisi si è così potuta valutare, oltre alla popolazione ed alle attività produttive coinvolte,
la perdita di funzionalità della viabilità così da individuare i relativi percorsi stradali alternativi
nonché le aree e le strutture di prima accoglienza della popolazione.
TAV. 4 – CARTA DELLA VIABILITA’
3.3.1 Insediamenti civili/Attività produttive
L’acquisizione dei dati sugli elementi esposti al rischio idraulico del territorio provinciale,
necessari per la pianificazione di protezione civile, è stata realizzata dalla Provincia e dai 31
Comuni interessati.
La Provincia ha attivato un coordinamento delle strutture tecniche comunali, che sono state
coinvolte direttamente nelle attività di censimento sul proprio territorio. In particolare le strutture
sede di ciascun C.O.M. (Comune o Comunità montana) sono state supportate affinché fossero loro
stesse a fornire ai singoli comuni i dati sullo scenario di evento, ovvero le aree interessate da
pericolosità idraulica, sulle quali poi effettuare il censimento delle strutture presenti.
A ciascun comune sono stati inoltre forniti stralci cartografici delle zone del proprio territorio che
comprendono le aree perimetrate nelle cartografie di pericolosità ufficiali, descritte nel paragrafo
3.2.
Oltre a queste aree, è stato richiesto ai Comuni di verificare se, in base a conoscenze storiche
del personale tecnico comunale, esistessero altre zone non incluse in queste cartografie, ma
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
33
PARTE GENERALE
comunque ritenute a rischio. Tali aree, ove riscontrate, sono state prese in considerazione nel
censimento ed integrate nella cartografia del Piano provinciale di protezione civile.
Nell’ambito di tutte le perimetrazioni sopraelencate, i tecnici comunali, hanno verificato la presenza
degli elementi antropici presenti, focalizzando l’acquisizione dei dati su:
popolazione residente e fluttuante
attività produttive
POPOLAZIONE
Per quanto riguarda la popolazione, i Comuni, tramite i dati dell’Ufficio Anagrafe (elenco residenti
per via ed elenco elettori per sezione elettorale), hanno fornito il numero della popolazione
residente e fluttuante per i gruppi di abitazioni presenti o quelli di una sola abitazione, laddove
presente singolarmente.
Le successive figura e tabella mostrano il quadro riassuntivo della popolazione soggetta a rischio
idraulico suddivisa per comuni e grado di rischio.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
34
PARTE GENERALE
RESIDENTI IN AREE A
RESIDENTI IN AREE A RISCHIO
RESIDENTI
RISCHIO DEL RETICOLO
DEL RETICOLO SECONDARIO E
TOT. A
PRINCIPALE
MINORE
R4
COMUNI
R3
R2
AL DI
R4
R3
R2
RISCHIO
AL DI
FUORI DI
FUORI DI
STUDI
STUDI
IDRAULICI
IDRAULICI
ACQUASPARTA
32
32
ALVIANO
65
65
ALLERONA
n.p.
AMELIA
90
ARRONE
170
ATTIGLIANO
90
170
3
3
AVIGLIANO UMBRO
4
4
BASCHI
nessun residente a rischio
CALVI DELL’UMBRIA
assenza di aree inondabili
CASTEL GIORGIO
assenza di aree inondabili
CASTELVISCARDO
nessun residente a rischio
FABRO
187
74
729
FERENTILLO
FICULLE
12
GIOVE
2
990
321
321
69
83
6
6
GUARDEA
nessun residente a rischio
LUGNANO IN TEVERINA
nessun residente a rischio
MONTECASTRILLI
72
MONTECCHIO
nessun residente a rischio
MONTEFRANCO
38
MONTEGABBIONE
nessun residente a rischio
72
38
MONTELEONE
21
59
19
99
D’ORVIETO
9^
0^
87 ^
96^
70
125
NARNI
ORVIETO
373
56
205
1
28
79
OTRICOLI
8
2
18
1834
855
1.944
8
8
PENNA IN TEVERINA
nessun residente a rischio
PARRANO
1
1
POLINO
nessun residente a rischio
PORANO
7
7
SANGEMINI
9
9
SAN VENANZO
16
16
35
37
STRONCONE
2
TERNI
264
945 2741
COMUNI TOTALI
641
1029 3025
22
498
384
893
587
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
4.832
2709
776
9.682
35
PARTE GENERALE
n.p. dato non pervenuto
^
a seguito di opere idrauliche di intervento
Per i comuni maggiormente esposti, Terni, Narni ed Orvieto, sono state elaborate analisi finalizzate
alla determinazione delle aree a rischio R relative alla popolazione residente e agli insediamenti
produttivi, contraddistinti ossia da sensibilità molto elevata ed elevata, così come indicato al punto
2.1 del DPCM 29 settembre 1998 “Criteri generali” dell'Atto di indirizzo e coordinamento in
attuazione del D.L.180/98, in merito alla tipologia dei beni che prioritariamente devono essere
considerati ai fini del rischio, così come adottato dal PAI.
L’individuazione degli insediamenti abitativi e produttivi, appositamente censiti ricadenti
all’interno delle aree inondabili, ha generato poligoni ai quali sono stati attribuiti 3 classi di rischio,
in relazione ai diversi tempi di ritorno Tr 50, 200 e 500 anni
Elementi esposti a rischio R4 ricadono nella fascia di inondazione contraddistinta dalla
maggiore pericolosità Tr 50
Elementi esposti a rischio R3 sono inclusi all’interno della fascia di inondazione compresa
tra la Tr 50 e la Tr 200
Elementi esposti a rischio R2 ricadono all’interno della fascia di esondazione tra la Tr 200 e
la Tr 500
Per il Comune di Terni, vista la complessità delle analisi da effettuare in rapporto alla densità degli
elementi coinvolti, il territorio è stato suddiviso in settori omogenei in base alla distribuzione areale
degli edifici. Per ogni settore sono stati ricavati il numero dei residenti e delle famiglie soggetti a
diverso grado di rischio.
La figura sottostante mostra uno stralcio cartografico relativo al centro urbano di Terni, in cui sono
rappresentati i settori a rischio (R4 in rosso, R3 in blu, R2 in verde) relativi alla popolazione esposta
(etichetta gialla) ed al numero di famiglie (etichetta arancio).
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
36
PARTE GENERALE
ATTIVITA’ PRODUTTIVE
Relativamente alle attività produttive ed agli allevamenti zootecnici, sono state reperite le
informazioni che potrebbero essere necessarie in caso di emergenza, ovvero i dati del titolare (con i
riferimenti per una immediata reperibilità), il numero dei dipendenti, le attrezzature, i materiali
impiegati e le scorte; nel caso degli allevamenti zootecnici la specie ed il numero dei capi presenti
(Allegato C3).
Un’inondazione interessa solitamente aree ristrette ma i danni materiali e le conseguenti ricadute
negative sono certe e più generalizzate di quelle prodotte da un evento sismico. Colpiscono le
infrastrutture a rete, i macchinari, la merce e le materie prime immagazzinate e determinano di certo
il fermo della produzione fino all’avvenuto ripristino.
In particolare, per le aree a maggior concentrazione di attività produttive nonché a maggior
pericolosità idraulica, ovvero Conca Ternana ed Orvietano, è stata effettuata un’indagine tesa ad
individuare le aziende a rischio al fine di restituire un quadro delle possibili ricadute negative
sull’occupazione e sul sistema economico locale.
Sono state individuate le fonti con la maggiore quantità d’informazioni utili,
successivamente verificate dagli uffici di protezione civile comunali:
- l’elenco delle aziende della Camera di Commercio;
- il Censimento intermedio dell’industria e dei servizi ISTAT del 1996
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
37
PARTE GENERALE
Come elemento di analisi è stata considerata l’unità locale definita dall’ISTAT, ossia un luogo
variamente denominato (stabilimento, laboratorio, negozio, officina, ristorante, albergo, bar, ufficio,
agenzia, magazzino, studio professionale, abitazione, ecc.) in cui si realizza la produzione di beni o
nel quale si svolge o si organizza la prestazione di servizi destinabili o non destinabili alla vendita.
L’unità locale è topograficamente individuata in un’unica località (provincia, comune, sezione di
censimento), nella quale lavorano o alla quale fanno riferimento una o più persone, eventualmente a
tempo parziale, per conto di una stessa impresa.
La base dati utilizzata per reperire le informazioni sulle attività presenti è stata il registro delle
aziende della Camera di Commercio aggiornato all’aprile 2002 e verificato con l’ausilio egli uffici
comunali nel 2004. Esso contiene le informazioni sulle ditte iscritte: la denominazione sociale, il
comune e l’indirizzo, la distinzione tra sede o unità locale secondaria, il numero di lavoratori
dichiarati (distinti in indipendenti e dipendenti), il recapito telefonico e le attività svolte.
La successiva tabella indica il numero delle aziende a rischio presenti, suddivise per comune
e classi di rischio in modo da facilitare la lettura dei dati e restituire indicazioni di massima
sull’entità dei danni sociali ed economici attesi.
RETICOLO PRINCIPALE
COMUNI
R4
R3
R2
aree al di
fuori di
studi
idraulici
RETICOLO SECONDARIO ATTIVITÀ
E MINORE
TOTALI A
RISCHIO
R4
R3
R2
ACQUASPARTA
ATTIGLIANO
aree al di
fuori di
studi
idraulici
1
3
1
3
AVIGLIANO UMBRO
4
4
CASTELVISCARDO
1
1
1
27
10
10
FABRO
6
20
FERENTILLO
FICULLE
3
3
MONTECASTRILLI
28
28
MONTEFRANCO
2
2
MONTELEONE di
ORVIETO
NARNI
31
ORVIETO
24
49
1
4
2
2
4
9
103
36
36
PARRANO
1
1
SANGEMINI
1
3
4
STRONCONE
5
11
16
TERNI
84
31*
49
13*
50
7*
COMUNI TOTALI
118
149^
109
99
5
3
20
188
51*
7
24
112^ 106^
* edifici produttivi per i quali non sono disponibili informazioni
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
61
441
492^
38
PARTE GENERALE
^ n totale inclusi gli edifici per i quali non sono disponibili informazioni
Se l’indagine si limita alle sole attività industriali e artigianali delle aree maggiormente esposte,
ovvero Conca Ternana ed Orvieto, il quadro è il seguente:
AZIENDE A RISCHIO D’INONDAZIONE
COMUNE
R2
TERNI
R3
R4
RS
Totale
14
12
34
1
61
0
6
0
0
6
NARNI
17
10
15
1
43
Totale complessivo
31
28
49
2
110
ORVIETO
LAVORATORI IN AZIENDE A RISCHIO D’INONDAZIONE
COMUNE
R2
TERNI
R3
R4
RS
Totale
334
247
431
1
1013
0
23
0
0
23
NARNI
339
116
141
1
597
Totale complessivo
673
386
572
2
1633
ORVIETO
RS = reticolo secondario
In base agli indicatori considerati, i comuni che riporterebbero i maggiori danni sono concentrati
nella “Conca Ternana”, specificamente nei territori comunali di Terni e Narni.
Considerando solo le attività industriali e artigianali, a Terni, le aziende a rischio, in totale 61, sono
concentrate in località “Maratta Bassa” mentre le migliori condizioni plano altimetriche
salvaguardano gran parte degli insediamenti di “Sabbione” e la totalità di quelli di “Pentima”. I
maggiori complessi industriali, acciaieria ed ex “Polymer”, non risultano compresi nelle zone
inondabili. A Terni, dei 1013 addetti a rischio, 678 lavorano in aziende a rischio elevato o molto
elevato (R3 o R4).
Narni ha 43 aziende a rischio d’inondazione. La maggior parte di esse si trova nei pressi della
stazione ferroviaria. Tra queste vi sono importanti industrie chimiche come la Tarkett-Sommer e la
SGL Carbon. Le altre sono situate in località Pescecotto e sul tratto rettilineo della Via Flaminia ad
est della cittadina. La zona industriale di Nera Montoro non risulta interessata da questo fenomeno.
Dei complessivi 597 addetti interessati, quasi la metà, 257, lavora in aree a rischio elevato o molto
elevato.
Nel comune di Orvieto, il problema riguarda soltanto le attività produttive poste nelle vicinanze
dello svincolo autostradale (6 aziende, 23 addetti) che rientrano nella classe di rischio elevato (R3).
Rivolgendo l’attenzione sulla tipologia delle attività presenti nell’area indagata, troviamo al primo
posto, per numero di addetti, la “fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, escluse
macchine e impianti” e la “fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali” che
insieme costituiscono circa la metà degli addetti totali.
In minore misura ma sempre con un numero considerevole di addetti abbiamo: la “fabbricazione di
macchine ed apparecchi meccanici, compresi l'installazione, il montaggio, la riparazione e la
manutenzione”, la “fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi”, la “fabbricazione di
prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi” e la “fabbricazione di macchine ed apparecchi
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
39
PARTE GENERALE
elettrici”. Altre considerazioni possono essere tratte dai grafici che seguono dove i codici ISTAT
indicano le seguenti attività:
COD ISTAT
ATTIVITA’
15
17
18
20
industrie alimentari e delle bevande
industrie tessili
confezione di articoli di vestiario; preparazione e tintura di pellicce
industria del legno e dei prodotti in legno e sughero, esclusi i mobili; fabbricazione di
articoli di paglia e materiali da intreccio
editoria, stampa e riproduzione di supporti registrati
fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali
fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
produzione di metalli e loro leghe
fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, escluse macchine e impianti
fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi l'installazione, il montaggio,
la riparazione e la manutenzione
fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici
fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici n c a
fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni
fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
fabbricazione di mobili; altre industrie manifatturiere
22
24
25
26
27
28
29
30
31
32
34
36
Numero di aziende a rischio inondazione
15
10
5
RS
0
15 17
R4
18
20 22
24
codici attività ISTAT
R3
25 26
27
28
29 30
classi
di rischio
R2
31
32
34
36
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
40
PARTE GENERALE
Numero addetti a rischio inondazione
300
200
100
RS
0
15 17
R4
18 20
22 24
R3
25 26
codici attività ISTAT
27 28
29 30
cassi
di rischio
R2
31
32 34
36
Le aziende per la fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo (codice ISTAT 28) sono
ubicate, per la maggior parte in zone a rischio molto elevato (R4) con la maggior parte degli addetti
in zone a rischio elevato (R3).
Le aziende per la fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici (codice ISTAT 29) ricadono
quasi tutte in zone a rischio molto elevato (R4) anche se la maggior parte degli addetti lavora in
aziende a rischio medio (R2).
Le attività di fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (codice ISTAT 34) sono nelle
aree a maggior rischio (R4).
Gli addetti della fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali (codice ISTAT
24) lavorano quasi tutti in aziende con rischio medio (R2).
La figura rappresenta in maniera più intuitiva l’impatto sul comparto produttivo derivante da
esondazione dei corsi d’acqua nei rispettivi comuni.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
41
PARTE GENERALE
Come precedentemente descritto la valutazione del Rischio si è basata sulla quantificazione degli
elementi esposti alla pericolosità determinata da eventi di esondazione. I risultati mostrati, ossia i
valori relativi alla popolazione ed alle attività produttive coinvolte, possono essere accorpati
considerando che i maggior danni ad una comunità possono derivare proprio dalla perdita della
propria abitazione o della sua funzionalità e dall’impatto sull’economia locale legata alla
produttività.
I due indici sono pertanto riferiti a: numero di popolazione coinvolta (dp) ed il numero di attività
produttive esposte (da), attribuendo maggior peso (doppio) ovviamente alla popolazione.
L’indice di rischio è calcolato come media pesata dei valori di da e dp, ciascuno rapportato al suo
massimo, coincidente con il comune di Terni, moltiplicato per 100:
⎛ ⎛ dp
2 ⎞ ⎛ da
1 ⎞⎞
IndicediRischio = ⎜⎜ ⎜⎜
× ⎟⎟ + ⎜
× ⎟ ⎟⎟ × 100
⎝ ⎝ dp max 3 ⎠ ⎝ da max 3 ⎠ ⎠
La seguente figura mostra i risultati dell’analisi di rischio effettuata, evidenziando che i comuni di
Terni, Orvieto, Narni e Fabro risultano i maggiormente esposti.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
42
PARTE GENERALE
Oltre a quelli sopra esaminati, sono stati individuati ulteriori elementi esposti a rischio, in
particolare le strutture sanitarie, scuole, edifici di culto, farmacie, strutture ricettive, depositi mezzi
e qualsiasi altro edificio di interesse pubblico o strategico (allegato C4).
La tabella sottostante dà indicazioni di quanti e quali siano gli elementi ricadenti in aree inondabili.
COMUNI
ALVIANO
CN1
CN3
ATTIGLIANO
CB3
1
CB1_D
CN4
2
CN9
PE5
1
4
2
1
4
1
2
FERENTILLO
5
MONTEFRANCO
1
1
1
MONTELEONE D’ORVIETO
1
NARNI
1
2
1
2
PENNA IN TEVERINA
TERNI
CM3 PI1
2
FABRO
ORVIETO
CE7
1
1
1
5
1
4
1
1
1
1
4
1
1
1
4
Le sigle fanno riferimento al Sistema di censimento dati a supporto della pianificazione comunale e
provinciale di emergenza adottato dall’Ufficio per la catalogazione di tutte le informazioni raccolte;
quest’ultime sono state inserite nelle schede relative e successivamente informatizzate nel Sistema
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43
PARTE GENERALE
informativo per la protezione civile, mediante il quale sono state organizzate le carte tematiche di
supporto al piano provinciale di emergenza.
3.3.2 Rete delle infrastrutture di trasporto
In relazione al verificarsi dello scenario di evento di riferimento, la rete stradale e ferroviaria
potrebbe subire una perdita di funzionalità e conseguentemente ostacolare le operazioni di soccorso
alla popolazione coinvolta, costituendo altresì un potenziale pericolo per le persone che vi
transitano. E’ pertanto indispensabile, per la gestione della chiusura preventiva della viabilità,
individuare i tratti principali degli assi viari soggetti ad inondazione, riportati nella Tav.1, nonché
stabilire percorsi alternativi per l’afflusso di soccorsi in relazione alla presenza di reali e potenziali
ostacoli. Inoltre l’individuazione dei punti soggetti a potenziali interruzioni assume rilevanza
primaria laddove possono sussistere condizioni di possibile isolamento di nuclei abitati.
A tal fine sono stati censiti, attraverso appositi sopralluoghi da parte del personale dell’ufficio
protezione civile provinciale e di tecnici incaricati per quanto riguarda l’ambito orvietano, i ponti
presenti nella rete viaria di competenza dell’amministrazione provinciale, in relazione alla loro
vulnerabilità idraulica tenendo presenti le aree inondabili ed i tratti di corsi d’acqua che
storicamente hanno interessato la sede viaria, nonché lo stato di conservazione dell’opera (Tav. 1,
Allegato C5).
E’ stato altresì effettuato il censimento dei tratti critici della rete stradale, lungo i quali le
caratteristiche geometriche della sede viaria sono tali da non rispettare requisiti funzionali minimi
per il passaggio dei mezzi di soccorso, così come indicato dal DM 246 del 16/05/87, e riguardano
pendenze superiori al 10%, raggi di curvatura inferiori a 13 m, limiti orizzontali e verticali
(Allegato C6). Sono stati inoltre censiti i segnali stradali indicanti la presenza di frane e/o caduta
massi.
Sono di seguito descritti i tratti della rete stradale e ferroviaria principale soggetta ad inondazione.
• L’autostrada A1 risulta inondabile nella zona dell’alto orvietano (comuni di Fabro e Monteleone
d’Orvieto), in particolare:
il torrente Fossato-Formella per tempi di ritorno Tr=50 anni inonda il tratto compreso tra i
km 426-427, mentre per Tr500 in prossimità del km 425
il Fosso Bagnaiola, a partire dall’intercettazione con l’asse autostradale, interessa, per Tr50
il tratto che va verso nord oltre il confine provinciale, mentre per Tr500 per circa 2 km in
direzione Roma
il Torrente Argento inonda l’area del casello di Fabro con Tr500
• Il raccordo autostradale Terni-Orte (RATO) presenta, lungo il suo tracciato, situazioni di
criticità in corrispondenza dell’area di Maratta Bassa per esondazione del F. Nera con Tr200 e
limitatamente per esondazione del Torrente Caldaro.
• Per quanto riguarda la viabilità secondaria, rilevante per i volumi di traffico così come indicato
al par. 3.1.2, si segnalano i principali seguenti tratti critici per inondabilità della sede stradale,
rimandando alla Tavola 1 per l’individuazione della viabilità minore soggetta ad inondazione:
SS 3 Flaminia – intersezione con il Fosso Carone (Comune di Terni) per Tr200 ed il Fosso
Capparone (Tr500); inondabilità del Fiume Nera, nel territorio del Comune di Narni, nel
tratto compreso tra i km 89 e 91 per Tr50
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44
PARTE GENERALE
SS 71 Umbro Casentinese Romagnola –area di Ciconia alla Confluenza Fiume Paglia-Torrente
Chiani (Comune di Orvieto) per Tr50, area di Orvieto Scalo per esondazione F.Paglia e Fosso
dell’Abbadia ed intersezione con il Fosso Carcaione; per Tr500 in Loc. Fabro Scalo
SS 205 Amerina – breve tratto a circa 500 m a sud del casello autostradale per esondabilità del
Tevere per Tr200
SS 209 Valnerina – pur non avendo a disposizione studi idraulici finalizzati alla perimetrazione
delle aree allagabili del F. Nera, a monte della confluenza con il Velino, la Valnerina è stata
ripetutamente soggetta ad esondazione del Nera interessando anche la SS209, in particolare si
rammenta l’alluvione del 1953.
S.P.16 in Loc Stazione di Stroncone il Fosso Stroncone interessa la sede viaria per Tr50
S.P.24-Maratta Bassa dal Km 6 fino al centro di Terni per inondazione del Nera Tr50
S.P.44-del Piano, in Loc. Sferracavallo, il Fosso Albergo La Nona esonda per Tr50
S.P.52-Fabro-Parrano è inondata dal Torrente Chiani per Tr50, nei pressi di Olevole, e per
Tr500 in Loc. Fabro Scalo
S.P.62-della Stazione di Piediluco il Fiume Velino, a monte della confluenza con il Lago di
Piediluco, inonda la sede viaria per Tr200
S.P.106-del casello autostradale di Fabro attraversa l’area inondabile dei Torrenti Chiani,
Argento e Fossato-Formella anche per tempi di ritorno Tr=50 anni nella zona di Fabro Scalo
• La rete ferroviaria risulta vulnerabile nei tratti ricadenti nel comprensorio orvietano e nella
Conca Ternana, in particolare:
L’asse Roma-Firenze è soggetta ad inondazione del T. Chiani, per Tr200 e Tr500 nella zona
di Fabro scalo, e del Fosso Albergo la Nona per Tr50.
L’asse Roma-Ancona presenta tratti potenzialmente critici in corrispondenza di Narni Scalo
per esondazione del F. Nera, prevalentemente per eventi eccezionali Tr500 e limitatamente
per Tr200, e del Fosso Fiacchignano per Tr50. Inoltre nella zona di Maratta Bassa nel
Comune di Terni potrebbero verificarsi fenomeni di inondazione della sede ferroviaria per
Tr500 del F. Nera.
La tratta Terni-Sulmona, nella zona retrostante lo stadio Libero Liberati di Terni, è
interessata dal pericolo di inondazione del F. Nera per Tr500.
3.3.3 Rete delle infrastrutture di servizio
In caso di evento è indispensabile essere a conoscenza della presenza di infrastrutture di servizio
all’interno delle aree inondate al fine di prevedere eventuali interventi per garantirne la funzionalità.
Il censimento della rete dei servizi erogati nonché la definizione del quadro dei gestori presenti
nel territorio provinciale hanno consentito l’individuazione, la georeferenzazione e la ricostruzione
delle lifelines potenzialmente soggette a rischio, al fine di evidenziarne la loro esposizione. In caso
di emergenza si potrà altresì evitare di provocare rischi indotti derivanti da inquinamenti da
idrocarburi, possibili incendi derivanti dalla rottura di un metanodotto e/o ad inquinamento per
contaminazione delle fonti di approvvigionamento idrico.
Sono così stati cartografati i percorsi delle reti di adduzione e distribuzione delle seguenti
principali infrastrutture di servizio, così da individuarne i tratti e le eventuali infrastrutture connesse
soggetti a pericolo di inondazione (Tavola 2):
Rete di trasporto e di distribuzione del gas (MP-BP)
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45
PARTE GENERALE
Rete di trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica dell’AAT (380-220 KV), AT (150-132
KV) e MT (15-20 KV), incluse le cabine e le stazioni di trasformazioni
Rete di adduzione e distribuzione acquedottistica e relativi impianti: Serbatoi idrici, Impianti di
sollevamento, Impianti di trattamento, Pozzi e Sorgenti
Impianti di depurazione e relativi impianti di sollevamento
La rete di trasporto nazionale dell’energia elettrica e del gas è affidata rispettivamente a TERNA
e a SNAM, mentre la distribuzione locale è affidata a più gestori; in allegato C7 è riportata la
ripartizione territoriale delle competenze dei gestori che operano nella Provincia di Terni.
Per quanto concerne la rete acquedottistica le informazioni provengono dal Piano di Ambito
dell’A.T.O. Umbria 2, quale unico gestore della Provincia escluso il Comune di San Venanzo,
appartenente all’A.T.O. Umbria 1.
3.4 Le Risorse - Le Banche Dati
Oltre ad aver effettuato una serie di censimenti volti all’individuazione degli elementi
esposti per la determinazione dello scenario di rischio, la Provincia ha definito il quadro
complessivo delle risorse disponibili sul territorio coordinando i comuni nelle proprie attività. Tra le
risorse censite sono state individuate quelle che risultano vulnerabili, in quanto coinvolte
nell’evento calamitoso, in base allo scenario di evento atteso, opportunamente rappresentate in
cartografia per la gestione dell’emergenza.
Per risorsa disponibile si intende la reale possibilità di utilizzo tempestivo della stessa, da
conseguire esclusivamente attraverso la raccolta di informazioni che la correlino al soggetto che la
deve attivare. A tal fine per ogni risorsa censita sono stati individuati i responsabili che in caso di
emergenza dovranno mettere in campo la propria risorsa.
Le risorse censite riguardano:
centri operativi (CCS, COM e COC), enti locali, strutture operative (VV.FF., C.C., G.d.F., P.S.,
C.F.S.), enti erogatori di servizi, organizzazione di volontariato, aree di protezione civile (aree
di attesa, di accoglienza e di ammassamento), depositi e magazzini, strutture ricettive, strutture
sanitarie (ospedali, distretti sanitari, ambulatori, servizio di continuità assistenziale, farmacie e
depositi farmaceutici).
Tutte le informazioni sono state censite secondo un criterio di suddivisione per funzioni di supporto
del Metodo Augustus, prevedendo attività differenziate per ente ma che avvengono con le stesse
modalità e con lo stesso sistema di schedatura, catalogate per le rispettive categorie di appartenenza
e raccolte in appositi raccoglitori; sono stati inoltre allestiti volumi contenenti le informazioni a
livello comunale.
Sul fronte di ogni volume vi sono riassunte, in forma tabellare, le tipologie ed il numero di schede
presenti.
Di seguito sono riportate le tipologie di schede comunali e provinciali, con relativo codice, censite
sia direttamente dalla provincia che tramite i comuni.
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46
PARTE GENERALE
Schede comunali
CODICE SCHEDA
TIPOLOGIA
CL1
ENTI LOCALI
CL1-A
ENTI LOCALI– STRUTTURE PERIFERICHE
CK1
ATTIVITA’ PRODUTTIVE
CB1_B
SERVIZIO DI CONTINUITA’ ASSISTENZIALE
CB1_C
AMBULATORI, POLIAMBULATORI SPECIALISTICI
CB1-D
FARMACIE / DEPOSITI FARMACEUTICI
CB3
ALLEVAMENTI ZOOTECNICI
CH1
RISORSE UMANE
CH2
MEZZI
CH3
MATERIALI
CP1
COMPLESSI SCOLASTICI
CN1
COMPLESSO EDILIZIO SCOLASTICO
CN3
AMBULATORI
CN4
STRUTTURE RICETTIVE
CN5
CINEMA, TEATRI CENTRI CONGRESSI
CN9
CHIESE
CN00
COMPLESSI EDILIZI PRIVATI
CN00-A
COMPLESSI EDILIZI PRIVATI – NUCLEI FAMILIARI
CM1
AREE DI ACCOGLIENZA
CM2
AREE DI ACCOGLIENZA COPERTE
CM3
DEPOSITI / MAGAZZINI
CM4
AREE DI ATTESA
CM5
AREE DI AMMASSAMENTO
CM6
AREE DI ATTESA COPERTA
COC
CENTRO OPERATIVO COMUNALE
COC-A
CENTRO OPERATIVO COMUNALE – FUNZIONI
COM
CENTRO OPERATIVO MISTO
COM-A
CENTRO OPERATIVO MISTO – COMPONENTI
COM-B
CENTRO OPERATIVO MISTO – COMPONENTI
COM-C
CENTRO OPERATIVO MISTO – COMUNI AFFERENTI
Schede provinciali
CODICE SCHEDA
TIPOLOGIA
PA1
REFERENTI TECNICO SCIENTIFICI
PA1-A
REFERENTI TECNICO SCIENTIFICI – SEDI PERIFERICHE
PB1
ASL
PB1-A
ASL – DISTRETTI
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47
PARTE GENERALE
PB2
SISTEMA DI EMERGENZA: I° LIVELLO
PB2-A
SISTEMA DI EMERGENZA: II° LIVELLO
PC1
STAMPA / RADIO / TV
PD1
ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO
PH1
RISORSE UMANE
PH2
MEZZI
PH3
MATERIALI
PE1
ENTI GESTORI VIABILITA’ E TRASPORTI
PE5
CASELLI AUTOSTRADALI
PE8
TRATTI CRITICI SISTEMA VIARIO
PE9
GALLERIE
PE10
PONTI
PF1
TELECOMUNICAZIONI ENTI GESTORI
PG1
ENTI GESTORI SERVIZI ESSENZIALI
PG4
CABINE / STAZIONI DI TRASFORMAZIONE E.E.
PG5
DEPURATORI
PG6
IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
PG7
IMPIANTI DI TRATTAMENTO
PG8
POZZI
PG9
CENTRALI DI RIDUZIONE / STOCCAGGIO GAS
PG10
SERBATOI IDRICI
PG11
SORGENTI
PG12
DISCARICHE
PG13
INCENERITORI
PN1
COMPLESSO EDILIZIO SCOLASTICO
PN2
OSPEDALI
PN7
COMPLESSI EDILIZI MILITARI O ASSIMILABILI
PN8
ENTI LOCALI
PZ1
DIGHE E SBARRAMENTI - INVASI
PI1
STRUTTURE OPERATIVE
PI1-A
STRUTTURE OPERATIVE -SEDI PERIFERICHE
PL1
ENTI LOCALI
PL1-A
ENTI LOCALI E REGIONI - STRUTTURE PERIFERICHE
CCS
CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI
CCS-A
CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI – COMPONENTI
CCS-B
CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI - COMPONENTI
CCS-C
CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI - COM AFFERENTI
PM3
MAGAZZINO
SOP
SALA OPERATIVA PREFETTURA
SOP-A
SALA OPERATIVA PREFETTURA – FUNZIONI
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48
PARTE GENERALE
Come descritto nel capitolo introduttivo, la Provincia si è dotata di un sistema informativo integrato
per l’acquisizione e l’interscambio dei dati, utile alla predisposizione del piano ed alla gestione
dell’emergenza.
Descrizione e architettura del sistema Azimut
Azimut è un sistema informativo integrato per l’automazione dei Piani Provinciali e Comunali di
Protezione Civile, con la duplice funzione di banca dati consultiva e al tempo stesso strumento
operativo.
La struttura logica del sistema, costituito da un insieme di moduli software integrati fra loro, tiene
conto di tutte le funzioni attribuite dalla L.225/92 dal D.Lgs.112/98 alla Provincia, Prefettura,
Comuni ed Enti con competenze territoriali, considerando sia gli aspetti dell’emergenza che della
sua pianificazione nonché tutte le attività inerenti la previsione e la prevenzione.
L’architettura del sistema si basa:
• su tecnologia GIS, cioè lo strumento che governa un Sistema Informativo Territoriale, attraverso
la gestione dei dati cartografici con tecnologia Esri Inc., divenuta standard nel settore;
• sull’utilizzo di una base dati standard, sia cartografica che alfanumerica (dell’ISTAT);
• su architettura Client/Server;
• sulla possibilità di comunicazione tra gli Enti collegati utilizzando la tecnologia Internet
L’intero sistema si basa su dati geografici numerici vettoriali prodotti dall’Ufficio Protezione Civile
e SIT della Provincia di Terni, alcuni dei quali si basano su dati ISTAT riguardanti i confini
amministrativi, i centri, i nuclei, le località e le zone censuarie.
L’architettura logica del sistema si basa su una struttura gerarchica della quale fanno parte i “poli”
con competenze specifiche:
Polo Provinciale ha il compito di raccogliere le informazioni dei comuni, predisporre il piano
provinciale di emergenza e distribuire le informazioni agli Enti preposti.
Polo Prefettura ha il compito di gestire l’emergenza con competenza territoriale estesa alla
Provincia e distribuire le informazioni agli Enti preposti.
Polo Comunale è preposto alle funzioni di previsione e prevenzione con competenza estesa al
territorio comunale e alla redazione del relativo piano di emergenza nonché alla sua gestione.
Polo Capozona funge da coordinamento e da ausilio ai poli comunali. Nella Provincia di Terni
tale funzione è stata attribuita in relazione alla suddivisione territoriale definita in ambito
provinciale. Sono stati pertanto individuati 4 ambiti territoriali afferenti ai C.O.M. (Centro
Operativo Misto) i cui capozona sono:
Comunità Montana Amerino Croce di Serra con sede a Guardea
Comune di Terni
Comune di Narni
Comune di Orvieto
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
49
PARTE GENERALE
Ciascun polo costituisce una unità fondamentale che opera autonomamente, in grado di
interconnettersi con il sistema dei poli sia in situazioni di non emergenza, per lo scambio dati
finalizzati alla conoscenza ed aggiornamento delle singole realtà locali, sia in tempo di emergenza
per la gestione della crisi in atto.
I moduli
Azimut è costituito da diversi moduli software e da procedure collegabili tra loro in maniera tale da
dare al pacchetto un’univocità operativa.
Il modulo 1 - Data base alfanumerico (DbRisorse)
Il sistema prevede un modulo Database (DbRisorse), contenitore dei dati alfanumerici, attraverso il
quale è stata creata la Banca Dati relativa alle varie tipologie di informazioni acquisite attraverso le
predette schede cartacee, consentendo l’integrazione delle banche dati comunali e provinciali.
Le seguenti figure mostrano l’interfaccia di ingresso del modulo DbRisorse, e la struttura del
database secondo le specifiche funzioni/categorie del Metodo Augustus, ulteriormente suddivise
nelle tipologie sopra descritte.
Il modulo 2 – Database cartografico
Il Modulo NetAtlante, oltre alla funzione di scambio dati, contiene le cartografie tematiche di base,
relative cioè agli elementi territoriali, e quelle afferenti alle diverse tipologie di rischio, generate
dalla Provincia. I dati sono in formato shape (ArcView) e dwg (Autocad). Ogni utente può in tal
modo ricostruire lo scenario di evento relativo ad una definita porzione territoriale, cosicché da
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
50
PARTE GENERALE
determinare lo scenario di danno derivante dalla sovrapposizione con i dati contenuti nel Database
alfanumerico.
Il modulo 3 e 4 - GIS.
La tecnologia alla base di tale modulo è quella della Esri Inc. attraverso il software ArcView
(modulo 3) ed al visualizzatore Map Viewer (Modulo 4). Le cartografie possono essere in tal modo
visualizzate dall’operatore e nel caso di ArcView, in possesso solo degli enti capozona e della
Prefettura, anche modificate.
Il modulo 5 - Server di comunicazione.
La condivisione delle informazioni all’interno della Provincia, attrezzata con più postazioni Client,
avviene attraverso una rete LAN mentre tra gli Enti collegati è affidata ad un sistema telematico
basato su di una rete Internet.
La funzionalità principale di tale applicazione server, è quella di provvedere alla gestione delle
comunicazioni e scambio dati sia in rete locale sia geografica.
Completamente sviluppato su tecnologia di comunicazione standard (protocollo TCP/IP), è
costituito da più servizi, essi sono:
• Aggiornamento e scambi dati (data base) con utenti locali e remoti
• Gestione del repertorio cartografico quale mezzo per la pubblicazione e scambio di
cartografia.
Come detto l’architettura prevista si basa su una struttura Client/Server, in cui l’attività di
aggiornamento e scambio dati avviene in maniera gerarchica attraverso una rete di server e di Client
collegati via Internet.
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51
PARTE GENERALE
L’organizzazione gerarchica nello scambio dati è rappresentata nel seguente schema dove la
Provincia costituisce il Polo dove convergono tutte le informazioni in un Server appositamente
dedicato alla Protezione Civile, provenienti dai comuni e dalla Comunità montana. La Prefettura
attinge le informazioni dal Server per la gestione dell’emergenza.
Il progetto prevede la possibilità di interconnettersi con la Regione e con il Dipartimento.
REGIONE
PREFETTURA
PROVINCIA
Client
DIPARTIMENTO
Client
Comune
Terni
Comune
Comune
Comune
Orvieto
Comune
Comune
Client
Comune
Narni
Comune
Comune
Comunità
Montana Amerino
Comune
Comune
Oltre alla Prefettura di Terni hanno finora aderito al progetto, con apposito protocollo d’intesa per
accedere al cofinanziamento del 50% per l’acquisizione del software “DbRisorse” per la raccolta
dati afferenti alla pianificazione delle emergenze di protezione civile, i Comuni di:
Allerona, Baschi, Fabro, Montecchio, Monteleone d'Orvieto, Orvieto
Comunità Montana Amerino - Croce di Serra, Avigliano Umbro
Narni, Sangemini
Arrone, Ferentillo, Montefranco, Polino, Stroncone, Terni
In grassetto sono gli enti capozona che in caso di emergenza costituiscono sede di C.O.M.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
52
PARTE GENERALE
3.5 Aree di Emergenza
Uno dei principali aspetti connessi alla pianificazione dell’emergenza, in caso di calamità, è
rappresentato dalla individuazione preventiva di aree attrezzate destinate alla gestione della
situazione di crisi.
Da una precedente ricognizione, effettuata dalla Prefettura di Terni, risultava che una parte dei
Comuni aveva individuato aree non adeguate alle specifiche esigenze, in quanto localizzate in zone
soggette a rischio, idraulico o di frana, oppure di difficile accesso.
Il coordinamento ed il supporto tecnico dell’ufficio provinciale di protezione civile ha consentito, a
tutti i comuni, di localizzare aree idonee da utilizzare in caso di emergenza, rispettando i criteri
stabiliti dall’Ufficio e contenuti in un apposito quaderno tecnico di indirizzo del PTCP approvato
con D.C.P. n.150 del 14.09.00, ed enunciati nelle norme tecniche di attuazione (art. 47) dello stesso
Piano, del quale si riporta uno stralcio:
Art.47 - Organizzazione della protezione civile
1. Il PTCP persegue l’integrazione fra pianificazione urbanistica comunale ordinaria e
programmazione e pianificazione dell’emergenza, in relazione all’individuazione di aree
e spazi polifunzionali attrezzati per esigenze di protezione civile.
2. Nella Tav. II B del PTCP sono individuate le aree critiche ad elevata vulnerabilità
soggette a rischio idrogeologico, idraulico, incendio boschivo e sismico, le industrie a
rischio di incidente rilevante, i siti degradati e i corpi idrici sotterranei vulnerabili..
3. omissis
4. I Comuni, sulla base delle indicazioni di cui al comma 2, localizzano aree idonee alla
organizzazione delle operazioni di soccorso alla popolazione, distinte come segue,
rimandando al Quaderno Tecnico n.5 per l’esemplificazione delle specifiche tecniche:
• Aree di ammassamento: per l’invio di forze e risorse di protezione civile.
• Aree di accoglienza: per l’installazione di materiali e strutture idonee ad assicurare
l’assistenza abitativa.
• Aree di attesa o di “meeting point”: come punto di raccolta della popolazione.
5. I Comuni adeguano il proprio strumento urbanistico per l’ubicazione delle aree di cui
al comma 4.
La relazione illustrativa e relativa cartografia, allegata al Piano Comunale, dovrà
contenere:
• rilevazione dei fabbisogni esistenti e relativi bacini d’utenza, in riferimento a:
• protezione civile - possibili eventi, ambito e popolazione assistita
• indicazione delle caratteristiche ambientali, geo-idro-geomorfologiche
• indicazione delle caratteristiche infrastrutturali (disponibilità di urbanizzazione
primaria, servizi pubblici...)
• documentazione dell’eventuale itinerario dell’area con la rete stradale
6. La Provincia anche attraverso Accordi di pianificazione provvede al coordinamento
per l’individuazione di spazi al servizio di più realtà comunali, baricentriche rispetto ai
rischi attesi nel territorio.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
53
PARTE GENERALE
Le suddette indicazioni sono state recepite dai comuni nell’elaborazione del proprio strumento
urbanistico generale ai sensi della L.R. 31/97 ed adeguato pertanto al PTCP, consentendo di
individuare aree idonee ma soprattutto stabilmente riconosciute come utili alla protezione civile.
Le aree sono state distinte come segue, secondo quanto specificato dagli indirizzi dettati dal
Dipartimento della Protezione Civile; l’elenco delle aree individuate suddivise per tipologia e
comune, accorpate per C.O.M., è riportato nell’allegato C8 e localizzate nella Tavola 1.
3.5.1 Aree di Ammassamento: per l’invio di forze e risorse di protezione civile.
Sono le aree nelle quali fare affluire i mezzi e gli uomini che intervengono per svolgere le
funzioni di direzione, coordinamento, operazioni di soccorso e di assistenza alla popolazione in
caso di emergenza.
In relazione alle caratteristiche del sistema infrastrutturale locale, sono stati individuati gli spazi, a
seguito di riunioni e sopralluoghi volti alla verifica della loro idoneità, al servizio di più realtà
comunali, baricentrici rispetto ai rischi attesi nel territorio e funzionali alla suddivisione nei 4
C.O.M. della Provincia.
Le Aree di Ammassamento dei soccorritori e risorse saranno utilizzate per un periodo di tempo
compreso tra poche settimane e qualche mese.
Nella Tavola 4 sono evidenziati i percorsi di avvicinamento ed accesso alle aree dalla viabilità
nazionale, mentre in allegato C9 sono riportate le caratteristiche e la documentazione esplicativa di
ciascun area individuata.
3.5.2 Aree di Accoglienza: per l’installazione di materiali e strutture idonee ad assicurare
l’assistenza abitativa.
Oltre agli interventi di primo soccorso e di assistenza sanitaria è fondamentale garantire, in caso
di emergenza, un ricovero immediato alla popolazione colpita.
La pianificazione ha previsto, in relazione allo scenario di rischio atteso e quindi alla presunta
popolazione coinvolta, il numero e l’estensione delle aree necessarie nelle quali installare i primi
insediamenti abitativi, in grado di assicurare un ricovero, per un periodo di tempo compreso tra
pochi mesi e qualche anno, per coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione.
Le aree devono avere requisiti tali da garantire, alla popolazione residente, la partecipazione
produttiva alla ripresa delle attività commerciali, industriali, artigianali, ecc...così da ridurre
l’impatto traumatico legato all’evento.
In particolare i campi da calcio, sia per la loro distribuzione capillare che per le loro caratteristiche
(dimensioni ampie e certe, presenza di opere di drenaggio, rete idrico-fognaria, illuminazione
notturna, vie d’accesso, aree adiacenti per ammassamento forze di soccorso) costituiscono i
principali siti adibiti ad aree di accoglienza.
Le strutture più adottate consistono in:
• Tendopoli e/o roulottopoli
• Insediamenti abitativi di emergenza
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54
PARTE GENERALE
Aree di Accoglienza Coperta
In caso di emergenza, il cui superamento può essere raggiunto in breve tempo, come per
un’alluvione, sono state individuate le aree di accoglienza coperta, costituite da strutture già
presenti sul territorio che possono essere immediatamente disponibili per assicurare un ricovero
coperto di breve e media durata. Esse possono essere: alberghi, centri sportivi, strutture militari,
edifici pubblici temporaneamente non utilizzati.
3.5.3 Aree di attesa o di “meeting point”: come punto di raccolta della popolazione.
L’individuazione di tali aree costituisce una fase importante della pianificazione, per evitare che
la popolazione si raduni in aree a rischio di inondazione nonché per facilitare le operazioni dei
soccorritori.
Rappresentano i luoghi di prima accoglienza dove indirizzare la popolazione al verificarsi di un
evento calamitoso.
Ai fini del presente piano, finalizzato alla gestione delle emergenze derivanti da fenomeni di
esondazione, si è preferito individuare siti coperti, con la duplice funzione di punto di raccolta e di
immediato utilizzo per il ricovero della popolazione.
In tali aree pertanto la popolazione riceverà le prime informazioni sull’evento e i primi generi di
conforto nonché il necessario ricovero di breve e media durata.
La popolazione, già in tempi di normalità, dovrà pertanto conoscere l’ubicazione di tali siti e la
viabilità da percorrere.
Nel caso di evento sismico saranno invece utilizzati piazze, slarghi, parcheggi, cortili, spazi pubblici
o privati ritenuti idonei in relazione alla viabilità ed alla sicurezza d’accesso alle suddette aree, in
attesa dell’allestimento delle aree di ricovero.
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55
MODELLO D’INTERVENTO
4 MODELLO D’INTERVENTO
4.1 Struttura Organizzativa Operativa
4.1.1 Sistema di Comando e Controllo
Per un’efficace gestione dell’emergenza risulta indispensabile aver approntato preventivamente il
quadro complessivo degli strumenti e delle istituzioni coinvolte, mettendo a disposizione tutte le
risorse, gli uomini ed i mezzi, individuando i modi in cui devono tra loro interagire.
La funzione di coordinamento degli enti e delle strutture operative, direttamente o indirettamente
coinvolte negli interventi in emergenza, dovrà avere una flessibilità tale da poter adattare la risposta
operativa della protezione civile all’evento in corso.
Al verificarsi di uno degli eventi calamitosi di cui alle lettere b) dell’art. 2 della L.225/92, ossia
quando l’emergenza non sia fronteggiabile con mezzi ordinari ma richieda un coordinamento a
livello provinciale o sovracomunale, il Prefetto assume con piena responsabilità, avvalendosi del
C.C.S. e se necessario dei C.O.M., il coordinamento delle funzioni ossia:
- assume la direzione unitaria dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni
colpite, da attivare a livello provinciale, coordinandoli con gli interventi dei sindaci dei
comuni interessati;
- adotta tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi disponendo
l’impiego delle Forze dell’Ordine e del VV.FF. e chiedendo, se necessario il concorso
delle FF.AA.;
- informa il Dipartimento della protezione civile, il Presidente della Giunta Regionale e la
direzione generale della protezione civile e dei servizi antincendio del Ministero
dell’interno circa l’evolversi della situazione;
- richiede l’attivazione del Centro Assistenziale di Pronto Intervento competente
territorialmente (C.A.P.I. - Via degli Artigiani, Terni);
A seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi della L. 225/92 comma 1 art. 5, il
Prefetto opera quale delegato del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro per il
coordinamento della protezione civile con i poteri previsti dal comma 2 dello stesso art. 5.
4.1.2 Centri Operativi
Il sistema di comando e controllo provinciale è strutturato su tre livelli:
- 1 Centro di Coordinamento Soccorsi - CCS
- 4 Centri Operativi Misti
- 33 Centri Operativi Comunali - C.O.C.
CENTRO DI COORDINAMENTO SOCCORSI - CCS
Per la gestione dei soccorsi e degli interventi di emergenza il Prefetto attiva, presso la Prefettura, il
Centro Coordinamento Soccorsi (CCS), facendovi confluire i rappresentanti degli Enti e degli
organismi responsabili delle funzioni di supporto che, seppur continuando a svolgere le rispettive
funzioni ordinarie, sono tenuti al concorso di Protezione Civile.
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56
MODELLO D’INTERVENTO
Si configura nel Comitato Provinciale di Protezione Civile, istituito con Delib.G.P. 440 del
22/11/99 e rinnovato con Delib. G.P. 230 del 07/10/04, integrato dai massimi responsabili delle
strutture operative del territorio provinciale (composizione allegato D1) e rappresenta il primo
organismo operativo che si costituisce al verificarsi di un evento a livello provinciale.
I compiti del C.C.S. consistono nel:
- coadiuvare il Prefetto per l’eventuale attivazione dei C.O.M.;
- l’individuazione delle strategie e delle operatività di intervento necessarie al superamento
dell'emergenza attraverso il coordinamento dei C.O.M.;
- stabilire le priorità dei provvedimenti da adottare in relazione anche alla distribuzione delle
risorse sulla base delle richieste pervenute;
- mantenimento dei collegamenti con le Autorità locali delle zone colpite;
Il C.C.S. per una maggior funzionalità è articolato in:
- Sala decisioni (sala riunioni Prefettura):
Rappresenta il centro nevralgico del CCS dove confluiranno il Prefetto, i massimi esponenti
delle forze operative ed i rappresentanti delle funzioni di supporto i quali hanno il compito
di delineare le strategie di intervento interfacciandosi con la sala operativa
- Sala Operativa Prefettura - SOP:
E’ suddivisa in due aree funzionali:
• l’area operativa, dove sono ospitate tutte le componenti operative suddivise per
Funzioni di Supporto, quante si ritengono necessarie, deve essere in costante
collegamento con la sala decisioni ed organizzata per consentire ai componenti
presenti di potersi mettere in comunicazione con la propria struttura.
Dovrà essere predisposto un sistema di archiviazione dove annotare tutti i messaggi
in ingresso ed in uscita corredati da data ed orario
• l’area comunicazioni, predisposta nel soppalco della SOP, dotata di telefoni, fax,
postazioni radio per attivare le comunicazioni con le strutture operative, PC e plotter,
con la funzione di raccogliere informazioni provenienti dalle aree interessate
dall’evento e di diramare i provvedimenti assunti dal CCS
- Sala Stampa;
Così come previsto nella parte procedurale, al momento opportuno dovrà essere attivata la
sala stampa con il compito di fornire le necessarie informazioni ai mass-media e diramare
comunicati, disposizioni da impartire alla popolazione.
CENTRI OPERATIVI MISTI - COM
In relazione alla gravità dell’emergenza il Prefetto attiva e coordina i Centri Operativi Misti (COM),
strutture operative decentrate ed avamposti diretti del CCS nella zona interessata; il responsabile
dipende dal Centro Coordinamento Soccorsi e vi partecipano i rappresentanti dei comuni interessati
e delle strutture operative (Composizione - Allegato D2).
I compiti del COM sono quelli di favorire il coordinamento dei servizi di emergenza organizzati a
livello provinciale con gli interventi dei sindaci appartenenti al COM stesso.
Le funzioni di supporto da attuare nel COM non sono obbligatoriamente 14 ma individuate in base
al tipo e alle caratteristiche dell’emergenza presente o in corso.
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57
MODELLO D’INTERVENTO
Il territorio della Provincia è stato suddiviso in 4 ambiti territoriali (allegato D3) con enti capozona
(Comuni di Terni, Narni ed Orvieto e la Comunità Montana Amerino Croce di Serra con sede a
Guardea) che in caso di emergenza diventano sede di C.O.M.
I criteri che hanno determinato la scelta della sede dei COM e dei comuni a loro afferenti sono
scaturiti dalla necessità di
• baricentricità geografica rispetto ai comuni coordinati
• dimensioni ed organizzazione dell’ente
• localizzazione in locali non vulnerabili e strategici
Il C.O.M. in analogia con il C.C.S. deve essere articolato in:
• Sala decisioni
• Sala Operativa suddivisa in area operativa ed area comunicazioni
• Sala Stampa
CENTRI OPERATIVI COMUNALI - COC
Il coordinamento delle attività di protezione civile comunali, effettuato dall’Ufficio Protezione
Civile della Provincia, ha portato alla definizione del Centro Operativo Comunale, per tutti i 33
comuni, i quali con un proprio atto amministrativo hanno deliberato, la localizzazione della sede e
la composizione del C.O.C. (Allegato D4), individuando i nominativi dei responsabili delle 9
funzioni di supporto deputate alla gestione dell’emergenza.
Il C.O.C. dovrà essere, in analogia con il CCS e COM, strutturato con una Sala decisioni, Sala
Operativa e Sala Stampa, in grado di svolgere tutte le funzioni di direzione e coordinamento dei
servizi di soccorso ed assistenza alla popolazione.
4.1.3 Le 14 Funzioni di Supporto
Come già accennato nell’introduzione, le funzioni di supporto, 14 a livello provinciale, sono
l’organizzazione delle risposte che occorre dare alle diverse esigenze che emergono durante la
gestione di un’emergenza.
Attraverso l’attivazione delle funzioni di supporto si conseguono quattro distinti obiettivi:
1. Si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro coordinatore
2. I singoli responsabili mantengono vivo, e quindi efficace, il Piano attraverso il quotidiano
aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla propria funzione di supporto.
3. In caso di emergenza i singoli responsabili di funzione assumono la veste di operatori
specializzati nell’ambito della propria funzione di supporto
4. Si struttura la Sala Operativa a seconda del numero di funzioni di supporto attivate.
Questo consente di avere sempre nella propria sala operativa esperti che già si conoscono e
lavorano per il Piano di emergenza, consentendo una maggiore efficacia operativa fra le diverse
“componenti” ossia gli attori coinvolti direttamente o indirettamente nella gestione dell'emergenza.
La Sala Operativa è organizzata per 14 funzioni di supporto; esse rappresentano le singole risposte
operative che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale.
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58
MODELLO D’INTERVENTO
La Provincia ha individuato preliminarmente tutte le strutture, presenti sul territorio, coinvolte sia
nel processo di censimento ed acquisizione dei dati nonché delle informazioni relative alla propria
funzione che nell’attivazione delle risorse e delle procedure in caso di emergenza.
Con Delib. G.P. n. 319 del 12.09.01 e rinnovato con Delib.G.P. 260/04 (allegato A1) la Provincia di
Terni ha assegnato, ai nominativi designati dai rispettivi enti, le responsabilità relative al
censimento, acquisizione ed aggiornamento dei dati afferenti alla propria Funzione di Supporto. Per
alcune funzioni sono stati individuati anche più referenti in relazione alla complessità delle
competenze, soprattutto per quanto riguarda gli enti gestori di servizi essenziali.
I responsabili, che in tempi ordinari hanno costituito il riferimento per l’acquisizione dei dati,
saranno poi gli esperti che in caso di emergenza rappresenteranno il proprio Ente nella SOP,
strutturata in tante funzioni di supporto quante sono state attivate dal Prefetto.
In allegato D5 sono riportati i nominativi responsabili delle seguenti 14 Funzioni di Supporto.
1 - TECNICO SCIENTIFICO – PIANIFICAZIONE
Il referente dovrà mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche e
tecniche, rappresentate dai tecnici dei Comuni, dell’U.O.C. Gestione Opere Idrauliche della
Provincia, del Servizio Idrografico Regionale e dei Consorzi di Bonifica per l’interpretazione fisica
del fenomeno e della sua evoluzione.
2 - SANITA', ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA Il responsabile coordinerà i rappresentanti dell’ASL n.4, dell’Azienda Ospedaliera S.Maria e della
C.R.I. nonché provvederà ad attivare i contatti con le farmacie per richiedere la disponibilità di
eventuali medicinali (allegato D6).
3 - MASS MEDIA E INFORMAZIONE
La sala stampa dovrà essere localizzata presso la Prefettura, in un locale diverso dalla Sala
Operativa.
Sarà cura dell’addetto stampa della Prefettura e della Provincia stabilire il programma e le modalità
degli incontri con i giornalisti per la divulgazione alla popolazione circa l’evento in corso e
dell’eventuale necessità di evacuazione dalle aree a rischio.
4 – VOLONTARIATO
I compiti delle Organizzazioni di volontariato (Elenco in allegato D7) sono quelle di supporto alle
strutture operative preposte alle operazioni e sotto il coordinamento delle FF.OO. durante una fase
di emergenza.
Nella SOP prenderanno posto i coordinatori indicati, con il compito di mantenere i rapporti con le
altre organizzazioni di volontariato.
5 - MATERIALI E MEZZI
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MODELLO D’INTERVENTO
La funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare una emergenza.
Durante la fase di censimento dati sono state coinvolte tutte le varie strutture presenti sul territorio,
titolari di mezzi e materiali, al fine di avere il quadro complessivo delle risorse disponibili.
Il referente di ogni ente è responsabile della propria banca dati e provvede al censimento e
all’aggiornamento del proprio patrimonio trasmettendolo alla Provincia, per l’implementazione nel
Sistema Informativo Territoriale dedicato alla protezione civile.
Durante l’emergenza sarà il referente dei VV.FF. che coordinerà le operazioni relative al
reperimento ed alla attivazione della risorsa per fronteggiare l’emergenza stessa.
6 - TRASPORTI E CIRCOLAZIONE - VIABILITA'
La funzione riguardante il trasporto è strettamente collegata alla movimentazione dei materiali, al
trasferimento dei mezzi, all’ottimizzazione dei flussi lungo le vie di fuga ed al funzionamento dei
cancelli per regolare il flusso dei soccorritori nonché per impedire alla popolazione l’acceso alle
aree a rischio. In allegato D8 sono riportati i referenti degli enti gestori delle infrastrutture viarie.
Questa funzione di supporto deve coordinare i referenti del Servizio Viabilità della Provincia, delle
FF.SS., della Soc. Autostrade IV e V Tronco e dell’ANAS, operando a stretto contatto con il
responsabile della Funzione 10.
7 – TELECOMUNICAZIONI
L’efficienza dei collegamenti in caso di emergenza è di fondamentale importanza sia per avere
notizia sia per avere notizia sull'insorgere e l'evoluzione dell'evento sia per la tempestiva attivazione
delle operazioni di soccorso e del loro coordinamento. Il responsabile TLC, grazie alle attività
svolte dal Gruppo Interforze per lo sviluppo di sistemi nel campo delle telecomunicazioni
appositamente istituito, avrà pertanto l’importante ruolo di coordinare i responsabili dei gestori, sia
della rete fissa (Telecom) che di quella mobile (WIND, TIM, 3 ed Omnitel), affinché vengano
ripristinate le eventuali interruzioni delle comunicazioni, nonché di attivare le eventuali alternative
di comunicazione mediante gli apparati radio.
8 - SERVIZI ESSENZIALI
In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio
coinvolto.
Il rappresentante di ogni singolo ente gestore, presente nella funzione, dovrà, mediante le
corrispondenti sale operative, mantenere costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza e
gli eventuali interventi da effettuare sulla rete per il ripristino delle linee.
9 - CENSIMENTO DANNI, PERSONE E COSE
Per un coordinamento ottimizzato degli interventi durante l’emergenza è necessario avere un
quadro, più esaustivo possibile, dei danni a persone e cose avutisi a seguito di un evento calamitoso.
Il responsabile di questa funzione dovrà provvedere a coordinare il censimento dei danni riguardo a:
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MODELLO D’INTERVENTO
•
•
•
•
•
•
persone
edifici pubblici e privati
attività produttive
servizi essenziali
infrastrutture pubbliche
agricoltura e zootecnia
Per il censimento il coordinatore si avvarrà dei tecnici dei Comuni colpiti e di altri enti nonché di
esperti eventualmente nominati.
La perimetrazione delle aree esposte al rischio di inondazione e degli elementi in esse contenute
consentiranno di stabilire le priorità sulle quali intervenire.
10 - STRUTTURE OPERATIVE S.A.R.
Il referente dovrà coordinare le varie strutture operative (allegato D9) presenti presso il CCS e i
COM:
• Vigili del Fuoco
• Forze dell’Ordine
• Corpo Forestale dello Stato
• Croce Rossa Italiana
• 118
• Organizzazioni di volontariato
• Corpo Nazionale di soccorso alpino
• Forze Armate
11 - ENTI LOCALI
Grazie al coordinamento delle attività dei comuni precedentemente effettuato, il referente della
funzione avrà a disposizione la documentazione riguardante tutti i referenti di ciascun Ente ed
Amministrazione della zona interessata.
12 - MATERIALI PERICOLOSI
Le industrie soggette notifica ed al rapporto di sicurezza (artt. 6 e 8 D.Lgs. 334/99) che possono
determinare danni alla popolazione sono state preventivamente censite.
Per le industrie a rischio di incidente rilevante le informazioni derivano direttamente dal Comitato
Tecnico Regionale di cui all’art.19 del D.Lgs. 334/99, del quale fa parte un rappresentante della
Provincia.
13 - LOGISTICA EVACUATI – ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Dovranno presiedere questa funzione i rappresentanti delle associazioni di volontariato esperti in
logistica, i quali riceveranno le informazioni, già censite con le apposite schede ed inserite nella
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61
MODELLO D’INTERVENTO
Banca dati Provinciale, in merito alla ricettività delle strutture turistiche ed alle aree pubbliche e
private da utilizzare come aree di attesa e di accoglienza della popolazione.
14 - COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI
Il coordinatore della Sala Operativa, che gestisce anche le altre 13 funzioni di supporto, sarà anche
responsabile di questa funzione, in quanto dovrà conoscere l’operatività degli altri centri operativi
dislocati sul territorio al fine di garantire nell’area dell’emergenza il massimo coordinamento delle
operazioni di soccorso razionalizzando risorse di uomini e materiali.
4.1.4 Indicatori di Evento
Costituiscono il complesso degli strumenti di valutazione dell’evento presenti sul territorio, siano
essi precursori che di valutazione dello stesso in corso.
Reti di monitoraggio idro-pluviometrico
Nella Tavola 3 sono ubicate le stazioni idrometriche e termo-pluviometriche dotate di un
sistema di telemetria presenti nei bacini di interesse provinciale. La rete di monitoraggio (allegato
D10), di proprietà della Regione dell’Umbria, del Consorzio di Bonifica Val di Chiana Romana e
Val di Paglia, dell’Ex Servizio Idrografico e Mareografico, dell’Endesa, dell’A.R.D.I.S. e della
Regione Lazio, è attualmente gestita dal Servizio Idrografico Regionale e dotata di un sistema di
lettura con frequenza semioraria.
Ai fini di protezione civile sarebbe opportuno avere determinato i livelli idrici di riferimento per il
costante controllo dell’evoluzione in atto della piena, così che da individuare le fasi di preallarme ed
allarme. Nonostante tali parametri di riferimento non siano ancora disponibili, l’elaborazione dei
quali spetta al gestore della rete, ovvero alla Regione dell’Umbria, l’evoluzione delle altezze
pluviometriche ed idrometriche attraverso la rete di monitoraggio risulteranno comunque utili alla
definizione dello scenario di evento in atto.
Servizio di Sorveglianza
Fino all’attivazione del Servizio Meteo Regionale, in attuazione della Direttiva del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.02.04, così come meglio specificato nel successivo
paragrafo relativo alle procedure, il servizio è espletato dal Dipartimento della Protezione civile
attraverso la Veglia Meteo, con i compiti di osservazione e previsione delle condizioni
meteorologiche e delle precipitazioni atmosferiche.
Il Dipartimento trasmette l’avviso dell’approssimarsi di condizioni atmosferiche avverse alla
Prefettura di Terni ed alla Regione dell’Umbria per i propri provvedimenti di competenza e per
l’attivazione delle procedure previste al successivo paragrafo.
Servizio di Vigilanza
Il servizio di vigilanza, attivato dal Prefetto, viene esplicato attraverso:
• la vigilanza strumentale, da parte del Servizio Idrografico Regionale, nell’analisi dei dati
idrometrici e pluviometrici derivanti dalla propria rete di monitoraggio in telemisura circa
l’evoluzione del fenomeno. In allegato D10 sono riportati i livelli critici idro-pluviometrici
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
62
MODELLO D’INTERVENTO
di riferimento superati i quali il Prefetto, su comunicazione del Servizio di Vigilanza
strumentale, attiva le diverse fasi dell’emergenza
• la vigilanza diretta e consiste in sopralluoghi nelle zone a rischio ed in particolare nei punti
critici per valutare de visu l’andamento del fenomeno, con particolare riferimento ai livelli
idrici e al pericolo che si formino ostruzioni capaci di rallentare il libero deflusso delle
acque.
La vigilanza diretta viene esercitata dalle strutture tecniche degli Enti territoriali che hanno
competenze di difesa idraulica (Provincia, Comuni, Comunità montane, Consorzi di bonifica)
eventualmente integrate da Vigili del fuoco, Guardie del Corpo forestale dello stato, Volontari di
Protezione civile.
La vigilanza diretta deve disporre di mezzi di comunicazione con la SOP.
Il servizio di piena, disciplinato dal RD 9 dicembre 1937, n. 2669, riguarda i tronchi fluviali
classificati di prima e di seconda categoria non presenti nella Provincia di Terni.
4.1.5 Servizio di salvaguardia e soccorso alla popolazione
Il Servizio di salvaguardia e soccorso alla popolazione compete alle Forze dell’Ordine, alla Polizia
Municipale, al Servizio Viabilità della Provincia, ai Vigili del Fuoco con il supporto del
Volontariato e se necessario delle forze armate.
Il Servizio di salvaguardia, attivato dai rispettivi Sindaci sotto il coordinamento del Prefetto per la
gestione della disponibilità e ripartizione delle risorse di uomini e mezzi che possono essere
utilizzate, dovrà provvedere a:
• allontanare la popolazione dalla situazione di pericolo e farla confluire verso le aree d’attesa
• soccorrere la popolazione intrappolata nella zona alluvionata
• impedire l’accesso delle autovetture all’interno delle aree a rischio, attraverso l’istituzione
di cancelli
• divulgare le informazioni sull'evento e distribuire i primi generi di conforto alla popolazione
nelle aree di attesa
4.1.6 Comunicazioni
Le direttive impartite dai diversi livelli del sistema di comando e controllo, la trasmissione e la
ricezione di messaggi nonché le informazioni provenienti direttamente dal territorio circa
l’evoluzione dell’evento da parte dei diversi attori, deputati ai vari servizi (sorveglianza, vigilanza,
salvaguardia e soccorso) necessitano di un sistema di comunicazione efficiente ed affidabile.
Devono pertanto essere previsti collegamenti tra:
le strutture operative (Servizio di vigilanza, Servizio di sorveglianza, Servizio di
salvaguardia della popolazione, Servizio di soccorso alla popolazione);
enti locali (Prefettura, Regione, Provincia, Comuni, Comunità montane)
Dipartimento di Protezione civile e Ministero degli Interni
Le segnalazioni dell’insorgere dell’evento alla Prefettura potranno avvenire tramite centralino (tel.
0744-4801) - costantemente presidiato - o tramite il 113 della Questura.
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63
MODELLO D’INTERVENTO
A tale fine possono essere utilizzati:
1. le linee Telecom
2. telefoni cellulari
3. i collegamenti radio in dotazione alla Questura, Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e
Guardia di Finanza, VV.FF.
Appena ricevuta la notizia devono essere attivate le linee telefoniche installate ed i sistemi di radio
comunicazione nella Sala Operativa Prefettura, al fine di consentire lo scambio di informazioni, con
i soggetti competenti, necessarie alla valutazione dell’evento in corso e per impartire eventuali
direttive circa gli interventi da effettuare.
In caso di attivazione del CCS e della SOP la convocazione avverrà a mezzo fax o telefono o,
laddove possibile, via radio.
Le comunicazioni alla popolazione coinvolta devono avvenire attraverso le radio, le televisioni,
l’affissione di manifesti e, ove necessario, attraverso comunicazione ai diretti interessati nelle aree a
rischio.
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MODELLO D’INTERVENTO
4.2 Procedure
Il presente modello di intervento in attesa della completa attuazione della Direttiva del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.02.04, con l’attivazione formale del Centro Funzionale
Centrale e del Centro Funzionale Decentrato, è stato redatto in base alle attuali modalità di
allertamento e agli organi che li emettono.
Non appena si verificheranno le progressive attuazioni alla succitata direttiva, il presente Modello di
intervento verrà modificato ed adeguato alle nuove disposizioni.
Le modifiche in particolare riguarderanno i seguenti punti:
1) La Regione, in riferimento alla precedente Direttiva ed alle nuove competenze attribuite,
procederà a definire, d'intesa con il Dipartimento della Protezione civile, un insieme di valori degli
indicatori per fissare un sistema di soglie articolato almeno su due livelli di moderata ed elevata
criticità. Sarà cura della Regione far sì che al raggiungimento e/o superamento di tali soglie,
ancorché semplicemente previsto, siano pianificati e fatti corrispondere i livelli di allerta del sistema
della protezione civile preposti: prima del manifestarsi dell’evento temuto, durante e dopo il
manifestarsi dell’evento.
L’adozione e la dichiarazione dei diversi livelli di allerta del sistema della protezione civile da parte
della regione sulla base dei raggiunti livelli di criticità, compete al presidente della giunta regionale.
2) Le modalità di emissione degli avvisi meteo e di criticità da parte del D.P.C. (Centro Funzionale
Centrale) e gli avvisi regionali (che varieranno a seconda se è attivo il Centro Funzionale
Decentrato), in particolare:
- il dipartimento della protezione civile produrrà le previsioni meteorologiche a scala sinottica e
le renderà tempestivamente disponibili a partire dalle ore 12:00 di ogni giorno:
- alle Regioni
- agli Uffici territoriali di Governo
- al Ministero dell’Interno
- al Ministero per le politiche agricole e forestali
- al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
- al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
- quotidianamente il Dipartimento della Protezione Civile emetterà entro le ore 16:00 un
bollettino di criticità idrogeologica ed idraulica nazionale e renderà tempestivamente disponibile
il bollettino di criticità nazionale:
- alle Regioni;
- al Ministero dell’Interno, al Ministero per le politiche agricole e forestali, al Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio.
- La Regione, se è operativo il Centro Funzionale decentrato ed è stata preventivamente
riconosciuta la capacità di emettere Avvisi meteo regionali, emetterà tali avvisi, che verranno
trasmessi dalle Regioni agli Uffici territoriali di Governo, alle Province ed ai Comuni
interessati;
- nella Regione, se non è operativo il centro funzionale decentrato, il Dipartimento, acquisita una
intesa formale con la Regione, opererà in regime di sussidiarietà attraverso il Centro Funzionale
centrale e dichiarerà le proprie valutazioni in un Bollettino di criticità regionale, trasmettendolo
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MODELLO D’INTERVENTO
al Presidente della Giunta Regionale, per l’ufficializzazione dello stesso, nonché ad un
responsabile designato.
3) Modifiche attuative relative al governo delle piene e alla possibilità di regolazione dei deflussi
mediante un piano di laminazione.
Le Regioni esercitano le funzioni ed i compiti di Autorità di protezione civile per la gestione delle
piene nel caso di eventi che per loro natura ed estensione comportino l'intervento coordinato di più
enti o amministrazioni competenti in via ordinaria. Nel caso di eventi di piena che, per intensità ed
estensione anche degli effetti, presentino la possibile necessità di dover essere fronteggiati con
mezzi e poteri straordinari, alle funzioni ed ai compiti di tale Autorità concorre anche il
Dipartimento della protezione civile.
La Regione, con il concorso tecnico dei Centri Funzionali decentrati, dell’Autorità di Bacino e
del Registro Italiano Dighe, d'intesa con i gestori delle dighe stesse, sotto il coordinamento del
Dipartimento della protezione civile, dovrà assicurare, se possibile, la massima laminazione
dell’evento di piena, atteso o in atto, predisponendo ed adottando un piano di laminazione
preventivo di tipo statico o dinamico.
Le Regioni afferenti al bacino, insieme al Dipartimento della Protezione civile, costituiranno
un’Unità di Comando e Controllo che si rappresenterà come l’Autorità di protezione civile per il
governo delle piene; a questa Unità concorrerà il Centro funzionale decentrato di riferimento,
l’Autorità di Bacino ed il Registro italiano dighe e dovrà decidere la sede, la procedura di
costituzione, convocazione e funzionamento dell’Unità di comando e controllo. L’Unità potrà
altresì stabilire gli accordi tra le parti che individuino i soggetti di volta in volta competenti,
stabilendo il flusso delle informazioni e le modalità di formazione della decisione.
In caso di criticità moderata o elevata, l'Ufficio territoriale del Governo di riferimento:
i. darà comunicazione della manovra e dell’autorizzazione all’Unità di comando e controllo
che prenderà atto della sua attuazione;
ii. coordinerà le azioni ed i flussi informativi previsti dal documento di protezione civile e/o indicati
dalla stessa Unità, interagendo attivamente, quando del caso, con l'Autorità preposta al governo
del Piano d'emergenza provinciale.
Sarà pertanto cura della Provincia inserire le modifiche dovute alle attuazioni delle competenze
previste dalla Direttiva del 27.02.04 da parte degli Enti preposti e sottoporre le successive
modifiche e integrazioni agli enti interessati a questo Modello di intervento.
4.2.1. Le fasi dell’intervento
Tenendo presenti la struttura organizzativa precedentemente definita e le risorse disponibili sul
territorio, vengono di seguito stabilite le procedure da mettere in atto nelle diverse fasi che
precedono un’emergenza sino alla sua gestione.
Si tratta in sostanza di predisporre il meccanismo di flusso delle informazioni relative all’evento in
corso e dei conseguenti provvedimenti da eseguire.
Il rischio idraulico, in quanto prevedibile, consente, nel limiti dell’evoluzione di un evento naturale,
di suddividere il periodo ordinario, quando è attivo il solo Servizio di Sorveglianza, dalle diverse
fasi che attengono al periodo di intervento in cui si attivano le altre strutture operative.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
66
MODELLO D’INTERVENTO
Pertanto in relazione al crescere del livello di attenzione, determinato dall’evento in corso,
l’intervento sarà articolato in diverse fasi, al fine di individuare gli strumenti e le risorse da mettere
in campo.
Sono individuabili tre fasi:
Fase di attenzione
Fase di preallarme
Fase di allarme
Al fine di rendere più agevole ed immediata l’attivazione delle procedure, da parte della Prefettura e
dei Comuni, le tre fasi sono state schematizzate nell’allegato D17.
FASE DI ATTENZIONE
In attesa dell’attuazione della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.02.04, la
fase di attenzione si attiva su segnalazione del Servizio di Sorveglianza, espletato dal Dipartimento
della Protezione civile attraverso la Veglia Meteo, all’approssimarsi di condizioni atmosferiche
avverse, provvedendo alla diffusione del relativo messaggio meteo a:
1. Responsabili di Protezione Civile delle Regioni interessate
2. Prefettura delle Province interessate
3. Direzione generale della Protezione Civile e dei servizi antincendi del Ministero dell’Interno
4. Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
5. Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
6. Ministero dell’ambiente e territorio
7. Corpo Forestale dello Stato
PREFETTURA DI TERNI
Il Prefetto, ricevuto l’avviso dal Dipartimento della protezione civile o dalla Regione,
provvede alla diramazione dell’avviso di attivazione della fase di attenzione e il contenuto del
bollettino dell’approssimarsi di condizioni atmosferiche avverse a:
1. Comuni interessati;
2. Amministrazione Provinciale di Terni -Servizio Viabilità
- Autorità Idraulica
- Ufficio Protezione Civile
3. Consorzi di Bonifica
4. Comunità Montane
5. Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco
6. Questura
7. Comando Sezione Polizia Stradale
8. Comando Provinciale dei Carabinieri
9. Comando Gruppo Guardia di Finanza
10. Comando Provinciale Corpo Forestale dello Stato
11. Endesa Italia
12. AceaElectrabel
13. Registro Italiano Dighe
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
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MODELLO D’INTERVENTO
14. A.N.A.S.
15. Autostrade per l’Italia - IV e V Tronco
16. RFI – Rete Ferroviaria Italiana
Con la necessaria gradualità ed in base all’evoluzione del fenomeno sviluppa le seguenti azioni:
attivazione del Servizio di Vigilanza
mantiene aggiornati gli enti sopra elencati relativamente all’evoluzione della situazione
meteo inviando i comunicati che pervengono in Prefettura
predisporre la convocazione parziale del CCS e della SOP in particolare i componenti che
garantiscono le seguenti funzioni di supporto:
- F1 - tecnica e di pianificazione
- F6 - trasporto, circolazione e viabilità
- F7 - telecomunicazioni
REGIONE UMBRIA
Il Servizio Protezione Civile della Regione dell’Umbria, ricevuto l’avviso, valuta l'impatto
delle previste condizioni meteorologiche sul territorio provinciale individuando eventualmente le
zone a rischio. Informa il Prefetto provvedendo a preavvisare le proprie strutture. Predispone il
controllo dei livelli idrici e pluviometrici di riferimento attraverso il proprio Servizio di Vigilanza.
PROVINCIA DI TERNI
1. il Servizio Viabilità riceve l’avviso di attivazione della fase di attenzione con l’invio
del bollettino di condizioni meteo avverse dalla Prefettura
2. l’U.O.C. Gestione Opere Idrauliche predispone i turni di reperibilità per il controllo
diretto dei livelli idrici dei tratti di corsi d’acqua a rischio di esondazione (allegato
C2) e comunica i nominativi del personale in reperibilità al Prefetto
3. l’Ufficio Protezione Civile riceve l’avviso dalla Prefettura
COMUNI
I Sindaci dei Comuni avvisati, sui territori nei quali sussistono condizioni di rischio
(allegato D11), procedono a:
1. comunicare l’avviso ai responsabili delle Funzioni di Supporto
F1 - tecnica e di pianificazione
F7 - strutture operative locali, viabilità
F8 – telecomunicazioni
Eventualmente secondo un proprio piano interno di distribuzione, il bollettino viene
altresì trasmesso alle strutture comunali e ai dipendenti di interesse per la protezione
civile.
2. accertare la concreta disponibilità di personale per un servizio di reperibilità da
attivare in caso di necessità
3. verificare la presenza di eventuali manifestazioni che comportino concentrazione
straordinaria di popolazione nelle 48 ore successive. Nello specifico individua:
· mercati ambulanti
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
68
MODELLO D’INTERVENTO
· feste di piazza
· manifestazioni sportive
4. disporre una verifica della reale operatività delle attività da svolgere eventualmente
nelle fasi successive, ovvero:
• la sorveglianza dei corsi d’acqua potenzialmente esondabili (Tav. 1) al fine di
localizzare tutte le situazioni che potrebbero determinare incremento di
danno, provvedendo, per quanto possibile, ad eliminare gli ostacoli presenti
negli alvei. In particolare:
· cantieri in alveo ed in zone prospicienti;
· scavi in area urbana;
· qualunque situazione di impedimento al libero deflusso delle acque.
• la convocazione del Comitato Operativo Comunale e l’attivazione della sala
operativa, contattando i responsabili delle altre 9 Funzioni di Supporto
nonché a preallertare volontari e/o associazioni comunali.
CHIUSURA FASE
A seconda dell’evoluzione del fenomeno e delle indicazioni fornite dal Servizio di vigilanza il
Prefetto conclude la fase di attenzione procedendo ad:
attivare la Fase di preallarme;
disattivare la Fase di attenzione, ritornando alla Fase di Sorveglianza ordinaria.
FASE DI PREALLARME
La fase di preallarme viene attivata dal Prefetto sulla base delle indicazioni del Servizio di
vigilanza, dovute al superamento di uno o più valori di soglia come conseguenza del perdurare di
intense precipitazioni. Gli indicatori sono:
Precipitazioni
Misure provenienti dalla rete di monitoraggio pluviometrico del servizio idrografico regionale,
attraverso le quali si determina l’altezza di pioggia critica hc (soglia) caduta nel periodo di tempo t
(allegato D10)
Livelli idrici
Misure provenienti dalla rete di monitoraggio idrometrico del servizio idrografico regionale
(allegato D10)
Osservazione diretta dei livelli idrici
Da parte dell’U.O.C. Gestione Opere Idrauliche della Provincia e dei Comuni.
PREFETTURA DI TERNI
Comunicazione dell’attivazione del preallarme ai soggetti di cui all’allegato D12 come da
schema allegato D13.
Il prefetto, con la necessaria gradualità e in base all’evoluzione del fenomeno, sviluppa le
seguenti azioni:
Se non ancora attivato dispone il presidio idraulico nei tratti a rischio attraverso il servizio di
vigilanza
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
69
MODELLO D’INTERVENTO
attivazione del Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) parziale o se necessario nella sua
composizione plenaria;
attiva la SOP convocando i responsabili delle Funzioni
- F1 - tecnica e di pianificazione
- F3 - mass-media ed informazione- per l’attivazione della Sala stampa al fine di avvisare
la popolazione tramite i mezzi di comunicazione (allegato D14)
- F6 - trasporto, circolazione e viabilità
- F7 - telecomunicazioni
Avvisa i responsabili della F4-volontariato
dà comunicazione dell’attivazione del CCS e della SOP a tutti gli enti precedentemente
attivati;
predispone il servizio di ricezione di segnalazione dell’evento in corso, da parte di chiunque
che, a qualsiasi titolo, venga a conoscenza dell’insorgere di situazioni di pericolo da far
pervenire ai seguenti numeri, utilizzando la scheda di rapporto di cui all’allegato D15:
- 0744 4801 (centralino della Prefettura);
- 0744 480666 (fax della Prefettura).
mantenimento dei collegamenti già attivati.
emana comunicati stampa per tenere la popolazione informata, e mette in preallarme le
strutture preposte al Servizio di salvaguardia e soccorso della popolazione.
dare disposizione all’Endesa, quale gestore della Diga di Corbara, di provvedere, qualora la
quota sia prossima a quella di massimo invaso indicata nel progetto approvato, all’apertura
degli organi di scarico preventiva al fine di consentire al bacino di svolgere funzioni di
laminazione della piena.
Il Prefetto valuta se la criticità dell’evento può interessare i tratti critici della rete stradale e
ferroviaria, individuati nella Tavola 1, per eventuali provvedimenti da adottare da parte dei
gestori per l’interdizione al traffico.
Mantiene inoltre i collegamenti con:
Servizio Viabilità della Provincia
Comuni interessati
Comunità montane interessate
le Prefetture limitrofe per il monitoraggio della situazione nei territori a monte dei tratti a
rischio
REGIONE UMBRIA
Il Servizio Protezione Civile della Regione dell’Umbria aggiorna la Prefettura circa l’evolversi
della situazione attraverso la propria rete di monitoraggio idro-pluviometrica, informando
dell’eventuale superamento dei livelli critici di riferimento (allegato D10) per il passaggio alla fase
di allarme.
Se attivati, invia un proprio rappresentante al C.C.S. e alla S.O.P.
PROVINCIA DI TERNI
- Il Servizio Viabilità predispone il presidio e/o l’interdizione al traffico dei tratti di viabilità a
rischio.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
70
MODELLO D’INTERVENTO
-
L’ U.O.C. Gestione Opere Idrauliche effettua la vigilanza diretta attraverso sopralluoghi
nelle zone a rischio ed in particolare nei punti critici per valutare de visu l’andamento del
fenomeno, con particolare riferimento ai livelli idrici ed al pericolo che si formino ostruzioni
capaci di rallentare il libero deflusso delle acque. In merito ad eventuali situazioni di pericolo
ne dà immediata comunicazione al responsabile della Funzione di Supporto tecnica e di
pianificazione ed al Prefetto.
- Se attivati, invia un proprio rappresentante al C.C.S. e alla S.O.P.
COMUNI
I Sindaci, ricevuta la comunicazione della fase di preallarme del Prefetto, provvedono a:
1. attivare la sala operativa e le Funzioni di Supporto F1, F3, F4, F5, F7 e F8 (o comunque attiva la
reperibilità dei responsabili di funzione in relazione alla gravità della situazione), dandone
comunicazione alla SOP
2. disporre ricognizioni nelle aree a rischio ed attivare i presidi di vigilanza e monitoraggio dei
corsi d’acqua, mantenendo costantemente informata la Prefettura
3. verificare la disponibilità delle aree di accoglienza e, se sede di COM, verificare anche la
disponibilità dell’area di ammassamento e della sala destinata ad ospitare il COM ed il buon
funzionamento del sistema di comunicazioni;
4. notificare ai direttori dei lavori, o chi per essi, la situazione di preallarme richiamandoli ad
eseguire la messa in sicurezza dei relativi cantieri individuati come a rischio nella fase
precedente.
5. notificare alle attività produttive a rischio la situazione di preallarme per la predisposizione dei
propri piani interni e per la messa in sicurezza del materiale
6. notificare agli allevamenti la situazione di preallarme per la messa in sicurezza del bestiame
7. ordinare l’annullamento di tutte le manifestazioni a carattere pubblico individuate in fase di
attenzione.
se la gravità della situazione e della sua tendenza lo richiede
8. trasmettere comunicazione dello stato di preallarme alle società di trasporto pubblico urbano
9. se ritenuto necessario o se esplicitamente richiesto dalla Prefettura, comunicare lo stato di
preallarme alla popolazione presente nelle aree a rischio, l’attesa o il verificarsi di un evento di
piena
10. individuare le zone e/o i punti a rischio della viabilità e predisporre, in caso di peggioramento,
l’eventuale interdizione al traffico stradale
11. nelle aree ricadenti nei bacini secondari e minori, in particolare nell’ambito del
comprensorio Orvietano, caratterizzati da tempi di corrivazione estremamente ridotti,
anticipare, alla fase di preallarme, la chiusura al transito delle strade ed impedire l’accesso ai
ponti di propria competenza, nelle zone a rischio di cui alla Tavola 1, a cui deve seguire
l’immediata comunicazione alla Prefettura/SOP, dando indicazione della viabilità alternativa
12. disporre la limitazione dei parcheggi a rischio di inondazione
13. predisporre la messa in sicurezza delle persone disabili
14. ordinare la chiusura delle strutture di interesse pubblico localizzate nelle aree a rischio
15. emettere, eventualmente, ordinanza di chiusura delle scuole
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
71
MODELLO D’INTERVENTO
COMANDO PROVINCIALE DEI VIGILI DEL FUOCO
Ricevuto l’avviso di stato di preallarme il Comando Provinciale dei VV.FF, provvede ad
inviare un proprio rappresentante presso il CCS e la SOP se istituiti
CONSORZIO DI BONIFICA VAL DI CHIANA ROMANA E VAL DI PAGLIA
CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE-NERA
- Seguono l’evoluzione del fenomeno lungo i tratti di propria competenza informandone la
SOP se costituita altrimenti il Prefetto
- Inviano un proprio rappresentante presso il CCS e la SOP se istituiti
COMUNITÀ MONTANA VALLE DEL NERA-MONTE S.PANCRAZIO
COMUNITÀ MONTANA AMERINO-CROCE DI SERRA
COMUNITÀ MONTANA MONTE PEGLIA-SELVA DI MEANA
Ricevuto l’avviso di preallarme:
- assicurano un servizio di reperibilità da comunicare al Prefetto e predispongono
l’organizzazione interna per eventuali interventi con i propri mezzi.
- inviano un proprio rappresentante presso il CCS e la SOP se istituiti
ENDESA
Come accennato nel paragrafo 3.2.3., l’unica diga utile alla laminazione preventiva della
piena è quella di Corbara.
L’Endesa, quale gestore dell’opera di ritenuta, su richiesta del Prefetto, provvede
all’apertura degli organi di scarico, adottando ogni cautela per determinare un incremento graduale
delle massime portate sostenibili a valle, valutate dagli stessi concessionari ai sensi della circolare
DSTN/2/22806 del 13.12.95, al fine di consentire all’onda di piena la laminazione nell’invaso,
comunicando il programma delle manovre al Prefetto, all’Ufficio periferico del R.I.D., all’ U.O.C.
Gestione Opere Idrauliche della Provincia e ai Gestori delle dighe a valle.
La valutazione della portata di scarico effettiva, da rilasciare nell’ambito di tali operazioni,
deve tener conto della situazione dell’intero bacino in relazione sia alle portate in corso che ai dati
pluviometrici per una previsione quantitativa dei deflussi attesi all’invaso nonché della presenza di
altre opere di ritenuta al di fuori dei confini provinciali.
In corrispondenza dell’asta fluviale del Tevere:
a monte: diga di Montedoglio (Provincia di Perugia)
a valle: Diga di Alviano (Provincia di Terni), Diga Ponte Felice (Provincia di Viterbo), Diga
Nazzano e Traversa Castel Giubileo (Provincia di Roma) utili all’alimentazione delle centrali a
bassa caduta ad acqua fluente.
RFI
ANAS
AUTOSTRADE PER L’ITALIA
Provvedono, su richiesta del Prefetto, all’attuazione delle misure di salvaguardia dei veicoli
e dei convogli in transito attraverso il presidio dei tratti interessati dal pericolo di inondazione
valutando l’opportunità di chiusura al traffico.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
72
MODELLO D’INTERVENTO
ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO
Ricevuto l’avviso predispongono la reperibilità di squadre di volontari per eventuali interventi
di soccorso ed assistenza alla popolazione a supporto delle autorità preposte.
CHIUSURA FASE
In rapporto alle indicazioni fornite dal Servizio di vigilanza, ossia quando tutte le misure e/o
previsioni che avevano attivato la fase di preallarme indicano che si è tornati stabilmente al di sotto
dei valori critici con relativo raggiungimento delle soglie idro-pluviometriche critiche, nonché alle
valutazioni del Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) il Prefetto può decidere di disattivare la Fase
di preallarme e ritornare nella Fase di attenzione o in quella di Sorveglianza
Il rientro della fase di preallarme deve comunque essere formalizzato con un messaggio che la
Prefettura, sentiti gli altri enti con competenza per il rischio idraulico, deve inoltrare agli Enti
attivati durante la fase di preallarme.
Oppure se le misure idro-pluviometriche, le previsioni nonché i livelli critici dei corsi d’acqua
indicano l’imminenza di un evento di esondazione, sentite le valutazioni del Centro Coordinamento
Soccorsi (CCS), il Prefetto attiva la Fase di allarme.
FASE DI ALLARME
Analogamente alla fase precedente quella di allarme viene attivata dal Prefetto sulla base delle
indicazioni del Servizio di vigilanza, oltre che dalle valutazioni del Centro Coordinamento Soccorsi
(CCS).
La fase di allarme scatta al raggiungimento dei valori idro-pluviometrici di soglia (allegato D10), e
quando le condizioni delle arginature o di altre opere idrauliche determinano potenziale pericolo per
la pubblica incolumità; può essere sostanzialmente articolata in due parti:
- prima dell’inizio dell’inondazione
- dopo l’inizio dell’inondazione, quando si entra più propriamente nella situazione di
emergenza.
PREFETTURA DI TERNI
Nella fase di allarme, prima dell’evento, il Prefetto mantiene il comando delle operazioni e sulla
base delle informazioni che provengono dal Servizio di vigilanza e delle valutazioni del Centro
Coordinamento Soccorsi (CCS) e dai Comuni, attiva le seguenti azioni:
trasmette immediata comunicazione di attivazione della fase di allarme, come da allegato
D13, a tutti gli enti coinvolti nelle fasi precedenti (allegato D12)
attiva le seguenti Funzioni di supporto della SOP:
- F5 - Materiali e mezzi
- F8-Servizi essenziali
- F9-Censimento danni
- F10 – Strutture Operative
- F13 - Assistenza alla popolazione
Predispone l’attivazione della F2-Sanità
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
73
MODELLO D’INTERVENTO
informa la popolazione interessata dall’evento attraverso la F3;
Quando si determina la situazione di emergenza e sino a quando il Presidente della Giunta
Regionale non viene designato commissario straordinario, il Prefetto, in collaborazione con la
Regione Umbria, deve:
informare dello stato di allarme:
- il Dipartimento della Protezione Civile
- il Ministero dell’Interno
- la Regione
le Prefetture limitrofe che potrebbero essere interessate all’evento
dirigere e coordinare le attività svolte da VV.FF, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di
Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Associazioni di Volontariato e gestori dei servizi
essenziali
attivare la F2
mantenere costantemente informata la popolazione
dare una periodica valutazione sull’entità ed estensione del fenomeno e degli effetti sulla
popolazione ed infrastrutture sulla base delle informazioni pervenute
dare disposizione ai Comuni di inviare dati e notizie sull’entità dei danni subiti per le
successive comunicazioni alla SOP;
disporre affinché i gestori di utenze intervengano per ripristinare i servizi interrotti da rotture
di gasdotti, acquedotti ed elettrodotti;
dare disposizione alla Provincia e ai comuni interessati di interdire al traffico le aree a
rischio
attivare, ove le circostanze lo richiedano, i Centri Operativi Misti (COM), già definiti
secondo quanto riportato in allegato D3, inviandovi un proprio delegato; i C.O.M.
coordinano le operazioni di soccorso nel proprio territorio, mantenendosi in contatto con il
C.C.S., la S.O.P. ed i Comuni interessati dall'evento
richiedere ai comuni la disponibilità delle aree di ammassamento per l’afflusso dei soccorsi e di
accoglienza per la popolazione (Tav. 1, Allegato C8)
richiedere l’attivazione del C.A.P.I. - Centro Assistenziale di Pronto Intervento- di Terni (sito in
Via degli Artigiani) al Ministero dell’Interno
chiedere, se necessario, il concorso delle FF.AA.
chiedere ai Sindaci dei Comuni colpiti di adottare provvedimenti al fine di assicurare la
disponibilità di alloggi provvisori, presso le aree di accoglienza coperte già individuate (allegato
C8) o le strutture ricettive (allegato D16);
richiedere agli enti Pubblici ed ai privati, la disponibilità di materiali e mezzi per fronteggiare
l’emergenza;
chiedere, se necessario, al Dipartimento della Protezione civile la dichiarazione dello stato di
emergenza
REGIONE UMBRIA
Il Servizio Protezione Civile della Regione dell’Umbria, aggiorna la Prefettura circa
l’evolversi della situazione attraverso la propria rete di monitoraggio idro-pluviometrica.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
74
MODELLO D’INTERVENTO
Sino all’emanazione dell’eventuale ordinanza che designa il commissario straordinario, il Servizio
Protezione Civile Regionale collabora con la Prefettura per la gestione, il coordinamento e
l’attuazione degli interventi di soccorso alla popolazione.
In caso di nomina il Presidente della Giunta Regionale, in qualità di commissario
straordinario, assume, con la collaborazione della Prefettura, la gestione delle operazioni
precedentemente assegnate al Prefetto per il superamento dell’emergenza, avvalendosi delle
strutture di CCS, SOP, COM e COC già attivi e costituiti.
PROVINCIA DI TERNI
- Il Servizio Viabilità provvede a:
1.attuare il presidio e/o l'interdizione al traffico dei tratti di viabilità a rischio nonché ogni altra
disposizione circa la salvaguardia della incolumità delle persone su ponti, strade e altri
manufatti di propria competenza.
2.ripristinare la viabilità provinciale nelle zone colpite
3.concorrere, con il personale e tutti i mezzi a disposizione, alle operazioni di soccorso delle
popolazioni colpite dall’evento
- L’ U.O.C. Gestione Opere Idrauliche effettua un monitoraggio costante nei tratti di corsi
d’acqua esondati e quelli potenzialmente esondabili. Qualora la situazione di pericolo faccia
prevedere l’eventualità di dover effettuare anche l’allontanamento della popolazione
residente nella zona minacciata, ne dà immediata comunicazione al Sindaco ed al Prefetto.
Assicura altresì gli eventuali interventi per la salvaguardia degli argini nei tratti di propria
competenza, avvalendosi della collaborazione dei Comuni, del volontariato e dei vigili del
fuoco, utilizzando eventualmente anche materiali e mezzi disponibili presso i comuni.
COMUNI
I Sindaci, quali autorità comunali di protezione civile, ricevuta la comunicazione della
fase di allarme del Prefetto, provvedono, informandone la Prefettura, a:
1. Attivare il C.O.C. e tutte le funzioni di Supporto
2. inviare un proprio rappresentante presso l’eventuale COM attivato
3. mantenere lo stato di massima allerta proseguendo nell’attività di monitoraggio dei corsi
d’acqua, verificando altresì le condizioni di imminente pericolo grave.
4. ordinare la chiusura al transito delle strade ed impedire l’accesso ai ponti di propria competenza
nelle zone a rischio, di cui alla Tavola 1, a cui deve seguire l’immediata comunicazione alla
Prefettura/SOP, dando inoltre indicazione della viabilità alternativa
5. attivare i percorsi viari alternativi
6. chiedere al Prefetto o al C.O.M., se istituito, il concorso di risorse e mezzi sulla base delle
necessità
7. approntare la disponibilità delle aree di ammassamento e di accoglienza
8. attivare e coordinare il Servizio di salvaguardia e di soccorso alla popolazione
9. in accordo con la Prefettura, mettere in atto i provvedimenti per la salvaguardia delle
persone e dei beni, emanando apposite "ordinanza di evacuazione" della popolazione dalle
abitazioni localizzate nelle aree a rischio, in particolare le persone con ridotta autonomia
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
75
MODELLO D’INTERVENTO
(anziani, disabili, bambini). Per le altre persone la permanenza può essere garantita solo
nel caso in cui l’accesso a piani a quote sicuri risulti molto agevole.
10. coordinare le operazioni di primo soccorso, ricovero, divulgazioni delle informazioni
sull’evento e di distribuzione di primi generi di conforto da parte del Servizio di soccorso
alla popolazione nelle aree di attesa
11. ad emettere, se necessario, apposita ordinanza di non utilizzabilità dell’acqua a fini
potabili
12. comunicare al Prefetto l’elenco dei danni adottando schede di censimento appositamente
predisposte
COMANDO PROVINCIALE DEI VIGILI DEL FUOCO
- Assicura, con gli uomini ed i mezzi necessari, il pronto intervento secondo le proprie
competenze in relazione alle esigenze manifestate dalla Prefettura e dai Comuni, informando la
SOP degli eventuali interventi effettuati, delle proporzioni e dell’entità dell’evento
suggerendo eventuali misure da adottare
- Richiede, se necessario, alla Prefettura mezzi ed attrezzature secondo le disponibilità di cui agli
elenchi predisposti dalla Provincia, in possesso della Prefettura, nonché presso il C.A.P.I.
QUESTURA
Il coordinamento delle Forze di Polizia impegnate nel soccorso spetta al Questore, provvedendo
in particolare ad:
- assicurare il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica informando il C.C.S. circa
la situazione in atto;
- organizzare la vigilanza nelle aree abbandonate dalla popolazione al fine di prevenire e
reprimere eventuali episodi di sciacallaggio
- istituire, mediante la Polizia Stradale, cancelli al fine di facilitare l’afflusso dei mezzi di
soccorso, deviandoli se necessario sulla viabilità alternativa.
COMANDO PROVINCIALE DEI CARABINIERI
Il Comandante Provinciale dei Carabinieri:
- assicura la partecipazione alle opere di soccorso alle popolazioni colpite, con le proprie
risorse umane, materiali e mezzi, in coordinamento con le altre FF.OO.
- informa, attraverso i comandi territoriali, il C.C.S. della situazione in atto
GUARDIA DI FINANZA
CORPO FORESTALE DELLO STATO
Concorrono alle opere di soccorso in coordinamento con le altre FF.OO.
CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE-NERA
CONSORZIO DI BONIFICA VAL DI CHIANA ROMANA E VAL DI PAGLIA
Assicurano il pronto intervento relativo alle opere idrauliche di propria competenza
COMUNITÀ MONTANA MONTE PEGLIA-SELVA DI MEANA
COMUNITÀ MONTANA VALLE DEL NERA-MONTE S.PANCRAZIO
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
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MODELLO D’INTERVENTO
COMUNITÀ MONTANA AMERINO-CROCE DI SERRA
Assicurano il pronto intervento con i propri mezzi su richiesta della Prefettura
ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO
- Assicurano la partecipazione alle fasi di soccorso ed assistenza alla popolazione a supporto
delle autorità preposte.
- Le associazioni Pro.Civ. Narni, Pro.Civ. Orvieto e Ferriera inviano un proprio rappresentante
presso la SOP.
CHIUSURA FASE
La disattivazione della fase di allarme avviene quando tutte le misure, le osservazioni e previsioni
tornano stabilmente al di sotto dei valori critici, ritornando a seconda delle circostanze ad una delle
altre fasi.
STATO DI EMERGENZA
Nel caso in cui l’evento in corso, per intensità ed estensione, non può essere fronteggiato con il
personale ed i mezzi disponibili in ambito provinciale il Prefetto, ai sensi della L.225/92 art. 2,
comma 1, lettera c), proporrà al Presidente del Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello Stato di
Emergenza, per la conseguente adozione dei provvedimenti straordinari idonei al soccorso ed
all’assistenza delle popolazioni colpite ed al superamento dell’emergenza stessa.
PROVINCIA DI TERNI-UFFICIO PROTEZIONE CIVILE
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