6/2007

Transcription

6/2007
Periodico di informazione dell’Assessorato alle Politiche sociali
l’editoriale
di Anna Maria Dapporto
Il nuovo
welfare
di comunità
l welfare di comunità è la sfida
che attende la regione nei prossimi anni. Una sfida che l’Emilia-Romagna deve vincere se
vuole mantenere, nel mutato contesto sociale e competitivo, i livelli di
coesione e di qualità della vita che
ne hanno accompagnato fin qui lo
sviluppo economico, favorendolo e
consentendo che si diffondesse tra la popolazione. Si tratta di una
sfida che chiede ad
ognuno di noi la disponibilità a compiere,
innanzi tutto, un salto
culturale.
Si tratta, infatti, di ripensare profondamente il sistema in termini d’integrazione, di partecipazione, di condivisione degli obiettivi, di formazione. Ma non solo: sarà anche
necessario porre in essere strumenti
di supporto adeguati. In questo
cammino ognuno si deve riappropriare del proprio ruolo e delle proprie funzioni. In particolare, come è
stato ricordato nel corso della Conferenza regionale delle associazioni di
promozione sociale, il Terzo settore
deve riappropriarsi della funzione
educativa, recuperare il radicamento
sociale, essere capace di dare voce a
chi non ha voce. La collaborazione
crescente tra istituzioni e Terzo settore non deve infatti condurre ad uno
snaturamento di quest’ultimo, che
deve rimanere un’antenna capace di
cogliere i bisogni che emergono sul
territorio, per richiamare l’Ente pubblico ad esercitare la sua funzione,
senza perdere i valori della gratuità e
del volontariato, tradendo la propria
identità. Occorre realizzare a tutti i
livelli (regionale, provinciale e
distrettuale) ambiti di programmazione e di progettazione condivisa, in
cui il Terzo settore possa partecipare
e portare un suo specifico contributo,
non solo allo scopo – come ha ricordato il ministro Ferrero – di vedersi
poi assegnato il servizio. Un cammino impegnativo, lungo il quale giocherà il proprio ruolo il Piano sociale e sanitario, che chiarisce ruoli e
funzioni sia delle istituzioni sia del
privato sociale.
I
Promozione
sociale in pista
Più spazio al Terzo settore, per leggere meglio i bisogni del territorio
ono decine di migliaia i volontari al
lavoro, ogni giorno, nelle 2.503 associazioni del tessuto regionale, di cui
oltre la metà in provincia di Bologna
e Modena. Dietro questi numeri, tante attività:
guida la classifica la cultura, seguita da sport,
ricreazione, tutela ambientale. A pari merito i
diritti umani e il socioassistenziale. Protagonista
della Conferenza regionale organizzata dal
Forum del terzo settore, l’associazionismo di
promozione sociale chiede di partecipare al
fianco degli attori pubblici alla programmazione, progettazione ed erogazione dei servizi del
S
sistema locale. Obiettivo dichiarato, la riforma
nei rapporti tra istituzioni politiche e amministrative e organizzazioni di cittadinanza attiva.
“Non va sottovalutata la capacità del Terzo settore di leggere i bisogni di una comunità, di sperimentare quotidianamente nella propria azione
la difficoltà di rispondere alle persone” dichiara
l’assessore Dapporto. L’associazionismo deve
recuperare funzione educativa per riacquistare
rappresentatività e capacità di mediazione
sociale. Opportunità e servizi non bastano, bisogna costruire comunità solidali che accettino di
attivarsi dentro lo spazio pubblico.
il punto
Sportelli
sociali
Ecco i primi
risultati
dossier
Centri
per le famiglie
Regione e Comuni
in campo
4-5
pagine centrali
focus
Storie di donne
partite dall’Est
Vite di migranti
a confronto
Giugno 2007
8-9
primopiano
Associazioni e istituzioni ins
per un welfare più efficiente
Giugno 2007
Prima Conferenza regionale per l’associazionismo di promozione sociale: attor
di un nuovo ruolo a fianco degli Enti locali, per programmare ed erogare i serv
entinaia di associazioni
attive capillarmente nel
tessuto sociale regionale, grazie al lavoro quotidiano di decine di
migliaia di volontari.
Una realtà diversificata,
che raccoglie complessivamente 2.503 associazioni, di cui oltre la
metà nelle province di
Bologna e Modena.
Una realtà, quella dell’associazionismo di promozione sociale, su
cui è stato fatto il punto il 18 maggio scorso in occasione della
prima Conferenza regionale ad
esso dedicata, organizzata dal
Forum del Terzo settore.
Dietro questi numeri, tanti gli
ambiti di attività: guida la classifica l’area cultura (circa 900 associazioni), seguita da sport (716),
ricreazione (600), tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale
(106). A pari merito la promozione dei diritti umani e il socioassistenziale (50). Seguono, con cifre
inferiori, associazioni che operano
nei settori sanitario, formativo,
tutela degli animali, valorizzazione della pace. In comune, la
richiesta di un nuovo protagonismo rispetto alle istituzioni e il
riconoscimento di un ruolo istituzionale.
Nel nuovo Piano sociale e sanitario si auspica la diffusione della
responsabilità sociale, intesa come
“partecipazione dei soggetti privati del Terzo settore a fianco delle
istituzioni pubbliche ai momenti
di programmazione, progettazione
2
C
Contributi per
il volontariato
ino al 6 agosto le organizzazioni di volontariato iscritte da
almeno un anno nei registri
dell’Emilia-Romagna possono usufruire dei contributi erogati dalla
Regione tramite bando (art. 9, legge
12/2005) pubblicato su Bollettino il
6 giugno scorso. Obiettivo: sostenere progetti (già avviati nel 2007 o
ancora da avviare e da concludersi
entro il 31 dicembre 2007) di interesse regionale volti alla diffusione
delle buone pratiche del volontariato e alla sensibilizzazione dei cittadini all’attività di volontariato, con
particolare riferimento ai giovani.
A disposizione 80.000 euro complessivi. Ogni finanziamento potrà
raggiungere al massimo il 50%
della spesa ammissibile e comunque non potrà eccedere l’importo di
5.000 euro per ciascun progetto.
Corsia preferenziale, ai fini dell’ammissione a contributo, è riservata ai progetti condivisi con i
Comuni nei quali prendono vita;
realizzati in zone sociali che non li
ospitano o che soffrono la carenza
di realtà organizzate di volontariato
attivo o di volontariato giovanile;
alle iniziative messe in rete da più
partner (organizzazioni di volontariato iscritte) o caratterizzate da programmi e azioni innovativi; ai progetti che presentano una quota di
autofinanziamento delle spese
superiore al 50% del costo globale.
F
bando
ed erogazione dei servizi del sistema locale, in un quadro chiaro e
condiviso di regole”. “Non va sottovalutata – spiega infatti Anna
Maria Dapporto, assessore regionale alla Promozione delle politiche sociali – la capacità del Terzo
settore di leggere i bisogni di una
comunità, di sperimentare quotidianamente nella propria azione la
difficoltà di rispondere alle necessità delle persone.
Questo ruolo va sostenuto dalle
istituzioni, soprattutto in fase di
programmazione e di verifica del
sistema di interventi, in una logica
che guarda con maggiore impegno
all’integrazione del sistema”. Su
questo fronte Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale,
Al via i contributi per progetti di interesse e diffusione
In campo le risorse per l’associazionis
S
cade il 21 luglio il bando regionale volto a
finanziare, in base all’art. 9 della legge
34/2002, progetti delle associazioni di
promozione sociale a rilevanza regionale. Pari a
150.000 euro la somma complessiva disponibile.
Ogni finanziamento può coprire fino al 50% delle
spese, senza scendere sotto i 10.000 euro né
salire sopra i 20.000. Strada libera a iniziative già
avviate, purché nell’anno in corso, o ancora da
avviare (ma con inizio entro il 31 dicembre 2007).
Destinatarie le 15 associazioni che al 21 maggio
2007 risultano iscritte al registro regionale, alle
quali vengono assegnati contributi per la realizzazione di progetti di interesse e diffusione regio-
nale volti alla conoscenza e alla valorizzazione
dei principi ispiratori e dell’evoluzione storica dell’associazionismo. Sono oggetto di contributo
anche le iniziative finalizzate al rafforzamento di
strategie di coordinamento tra i vari livelli associativi (centrali e periferici) e di raccordo interassociativo, magari internazionale; alla formazione
e all’aggiornamento degli aderenti (dai dirigenti
agli addetti ad attività amministrativo-contabili
fino agli operatori della comunicazione); al potenziamento e alla qualificazione dei servizi di supporto alla struttura organizzativa delle associazioni o alle attività attraverso le quali si realizzano
i fini istitutivi. Sono finanziabili, per esempio, i
servizi di documentazione e banche dati e la fruizione di consulenze fiscali, giuridiche, contabili.
In ultimo, sono ammessi al contributo i progetti
pensati per tutelare e valorizzare le associazioni
storiche, con più di cento anni di vita, e il loro
patrimonio: iniziative volte alla divulgazione della
conoscenza delle attività associative, alla pubblicazione di ricerche e all’attuazione di mostre,
convegni e celebrazioni, ma anche alla conservazione e al restauro dei materiali storici e culturali di proprietà delle associazioni, purché resi
disponibili al pubblico e significativi della loro
attività. Un suggerimento a chi avesse intenzione
di presentare più di un progetto: la Giunta regio-
primopiano
nsieme
nte
attori in cerca
servizi alle comunità
auspica che l’Emilia-Romagna si
apra a sperimentazioni da esportare in altre regioni italiane.
Sui rapporti tra istituzioni e Aps a
livello locale si esprime Laura
Serantoni, coordinatrice dell’Osservatorio regionale sull’associazionismo di promozione sociale e
consigliere regionale di Parità:
“Soltanto la legittimazione socia-
ione regionale
nismo sociale
nale considera particolarmente significative le
proposte che favoriscono la partecipazione di
base ai Piani sociali di zona (nelle forme previste dalla legge regionale 2/2003) o ad altre
programmazioni territoriali di settore; i progetti concernenti attività volte al potenziamento
del fenomeno associativo di base, soprattutto
in settori dove è meno diffuso a causa di difficoltà organizzative; quelli di natura fortemente
innovativa per le metodologie presentate concernenti attività rispondenti a esigenze reali
dell’associazionismo; i progetti elaborati e fruibili da almeno tre associazioni di rilevanza
regionale.
le, culturale ed economica delle
Aps, attraverso il riconoscimento
del loro valore, può dare vita a un
tessuto di associazioni ben strutturate, dotate di peso politico”.
Due gli interventi urgenti da parte
dell’Osservatorio: il coordinamento
dei progetti finanziabili e il monitoraggio degli obiettivi pianificati.
Non c’è dubbio, “l’associazionismo deve mettersi al passo coi
tempi” assicura Serantoni, che
sottolinea “l’importanza della
comunicazione sociale attraverso i
sistemi web per un lavoro in rete e
di elevare la professionalità degli
operatori tramite corsi realizzati
dagli Enti locali: per organizzazioni più dipendenti dai finanziamenti pubblici”.
Franco Passuello, già presidente
Acli (Associazione cristiana lavoratori italiani), parla di “difficoltà
dell’associazionismo a innovare
se stesso”. Il problema risiede
nella diminuita capacità di fare
rete, a cominciare dal pensiero
strategico: “Sul pluralismo cooperativo degli anni ’90 prevale oggi
un pluralismo competitivo”. Non
può aspettare la riforma nei rapporti tra istituzioni politiche e
amministrative e organizzazioni di
cittadinanza attiva. Riforma possibile – secondo Passuello – soltanto a partire da un patto tra istituzioni regionali e locali e associazionismo.
Quest’ultimo deve recuperare radicamento sociale e funzione educativa e culturale per riacquistare
rappresentatività, capacità di mediazione sociale e funzione regolativa.
“Non basta offrire opportunità e
servizi, bisogna costruire comunità solidali che accettino di attivarsi dentro lo spazio pubblico”.
Secondo Vincenzo Manco, presidente Uisp (Unione italiana sport
per tutti) Emilia-Romagna, c’è da
lavorare sulle relazioni interne tra
le associazioni e il loro peso nell’ambito del Terzo settore: “È evidente l’attuale difficoltà delle
associazioni a emergere all’interno di questo ambito dopo una stagione che ha visto protagonista
una buona fetta dell’associazioni-
smo, in grado di incidere tanto da
ottenere una legge regionale che ha
anticipato l’intervento legislativo
nazionale in questo settore”.
“Di fronte a una sempre più limitata capacità di spesa delle pubbliche
amministrazioni a favore di emergenze legate all’invecchiamento,
alla povertà e al disagio, il welfare
ha sposato una visione più economicistica che di protezione sociale,
e gli interventi che il Terzo settore
è chiamato a svolgere per conto
delle amministrazioni pubbliche
sono spesso di stampo tradizionale”. In primo piano la questione dei
servizi sociosanitari, di cura e assistenza: “I Piani di zona richiamano
elementi legati alla promozione
della partecipazione locale nonché
all’attivazione di progettazione
partecipata. Nonostante ciò l’associazionismo di promozione sociale
non è presente ai tavoli di lavoro,
con il rischio – mette in guardia
Manco – di non essere percepito
dalla pubblica amministrazione
quale soggetto importante sul terreno della prevenzione, della promozione della cittadinanza, dell’affermazione dei legami sociali”.
Le cause vanno rintracciate, da un
lato, nella “nostra scarsa consapevolezza circa l’utilità di partecipare
a quella discussione”; dall’altro,
nella “tendenza degli attori pubblici a sottovalutarci trovando soluzioni nel volontariato e nella cooperazione sociale”.
Il mondo delle politiche giovanili,
per esempio, fatica ad emergere:
“Manca un approccio trasversale
in grado di tenere insieme il tema
degli spazi di accesso per la promozione culturale, le esperienze
del servizio civile, la pratica sportiva e motoria”. Sancire un nuovo
patto di cittadinanza tra Regione,
associazionismo di promozione
sociale e territorio a partire dall’art. 14 della legge 34 che istituisce l’Osservatorio; scambiarsi
buone pratiche per condividerne
metodi e azioni; attivare iniziative
di studio e ricerca per lo sviluppo
di attività di promozione sociale.
Questi gli obiettivi nell’agenda
condivisa.
il punto
Allargati gli ambiti di intervento
Commissione
sotto esame
stata convocata la Commissione regionale di cooperazione sociale, che il 30 maggio ha espresso parere favorevole alla proposta di modifica della delibera di Giunta
62/2000 sulle modalità di presentazione della domanda di iscrizione, cancellazione e aggiornamento alle sezioni provinciali dell’albo delle cooperative sociali. Modifica alla quale sta provvedendo l’assessorato alla Promozione delle politiche sociali.
L’incontro ha rappresentato anche l’occasione per ragionare sulle
eventuali e ulteriori competenze della Commissione. Oltre a
esprimere pareri sui provvedimenti programmatori nei settori di
intervento delle cooperative sociali; sugli schemi di convenzioni
tipo per i rapporti tra cooperative sociali e amministrazioni pubbliche; sui criteri e le proposte di deliberazioni relative alla definizione e concessione di contributi previsti dalla legge regionale
7/94, la Commissione consoliderà l’acquisizione, tramite le
amministrazioni provinciali, degli elementi utili al monitoraggio
degli appalti, dei servizi socioassistenziali, sanitari, educativi e di
inserimento lavorativo. Compiti importanti per formulare osservazioni e proposte alla Giunta regionale suggerendo elementi
innovativi di valorizzazione delle cooperative sociali.
Istituita con la legge regionale 7/94, la Commissione è ad oggi
composta – in base al decreto di Giunta 76/2002 – dal presidente,
tre esponenti del settore cooperazione sociale designati dalle associazioni delle cooperative più rappresentative a livello regionale,
tre portavoce delle organizzazioni sindacali, un rappresentante
Anci, un rappresentante Urper, tre rappresentanti del consiglio
regionale (con voto limitato a due). Quando all’ordine del giorno
ci sono argomenti attinenti ai contratti di lavoro relativi alle cooperative sociali, è prevista la partecipazione di un dirigente dell’ufficio regionale del lavoro.
È
Associazioni di promozione sociale iscritte nel registro regionale al 25/05/2007 suddivise per attività (*)
Prov.
attività
culturali
e formative
attività
ricreative
e turistiche
attività
sportive
attività
per la tutela
dei diritti
BO
FE
FO-CE
MO
PR
PC
RA
RE
RN
TOT.
287
95
95
225
88
80
92
80
57
1099
262
96
67
243
50
48
86
110
41
1003
137
64
46
298
35
30
57
123
22
812
25
13
3
12
6
10
6
5
4
84
attività
per la tutela
della salute
e la prevenz.
16
4
4
6
3
3
2
2
3
43
attività
per la tutela
dell’ambiente
26
3
12
34
5
17
12
6
2
117
Tot.
753
275
227
818
187
188
255
326
129
3158
%
23,84
8,71
7,19
25,90
5,92
5,95
8,07
10,32
4,08
100,00
(*) il numero totale non corrisponde al numero delle associazioni iscritte in quanto molte di queste svolgono più attività
3
il punto
Sportelli sociali, un anno
di sperimentazioni
Giugno 2007
Informazione e primo contatto, ma anche accesso e presa in carica.
In vista dell’integrazione con i servizi di secondo livello
i sono conclusi i 18
mesi di sperimentazione – avviata con bando
regionale ex Dgr n.
2749/2003 – che hanno
portato all’approvazione di 32 progetti di
sportello sociale, di cui
31 già ultimati.
Orario di apertura dei
servizi di informazione
(diretta o telefonica), assenza di
barriere architettoniche nell’accesso diretto, tempestività nei tempi di
risposta, assistenza nella gestione
degli iter burocratici, disponibilità
all’ascolto e all’invio a un percorso consulenziale, accompagnamento nella rete dei servizi nei casi
più problematici. Su questi aspetti
si giocano funzionalità e qualità di
uno sportello sociale.
Due i modelli più gettonati: qualcuno ha puntato su informazione
e primo contatto (collegamento
con l’urp, visibilità per il cittadino, integrazione informativa con
l’Ausl); altri hanno sistematizzato
e potenziato la funzione di accesso e presa in carico (ricognizione
di servizi e banca dati, sede presso i servizi sociali comunali, integrazione funzionale con l’Ausl).
A seconda del numero di sedi (a
S
4
Modena e Bologna gli sportelli
sono schierati per quartieri) il personale, assunto con contratti a
tempo determinato, varia da 2 a
19 unità. Utilizzo del sistema
informativo, ruolo e funzioni dei
servizi di informazione, principi
generali di assistenza sociale e
interventi sociosanitari, fino alla
comunicazione e al rapporto con
l’utenza, sono soltanto alcune
delle materie al centro dei corsi di
formazione per operatori (previsti
in 22 casi). Operatori che sono
Carpi, i cittadini premiano Nemo
Prestazioni a tempo pieno: raggiunto il record di 18mila accessi
N
emo non ha più segreti. Dal 9 giugno,
quando alla presenza dell’assesore
Dapporto, il pubblico ha toccato con
mano l’esperienza dello sportello sociale aperto a Carpi un anno e mezzo fa.
Ai locali ricavati nella sede dei servizi sociali (via
Trento Trieste 2, piano terra) si presentano cittadini dai 35 ai 60 anni, italiani e stranieri, quasi
sempre preparati, “con richieste, se non precise, già delineate” spiega Cinzia Caruso, assessore alle Politiche sociali del Comune di Carpi.
In cima alla lista la questione casa (“in genere
appuntamenti per il fondo affitto”) e il servizio
anziani, dall’assistenza domiciliare all’inserimento nelle strutture protette. Sono molte di
più, però, le prestazioni a disposizione dei cittadini del distretto, che tra Carpi, Campogalliano,
Novi di Modena e Soliera conta circa 100mila
abitanti: dallo sportello InformaHandicap, in
collaborazione con un gruppo locale di volontari, al Punto cliente Inps, per le informazioni
sulla situazione contributiva e pensionistica;
dallo sportello Anziani, di primo orientamento,
al rilascio di attestazioni Ise/Isee. Una volta alla
settimana è attivo il servizio Affitto casa garantito, dove un operatore dell’Acer Modena
incontra i cittadini: “Un circuito di agenzia
sociale per la casa, che segue un percorso
diverso dalla tradizionale edilizia residenziale
pubblica”. Decisamente impegnativo l’orario di
front office, che da sempre impiega tre operatrici socioassistenziali (formate appositamente
per l’attività di sportello) a tempo pieno, dalle 8
alle 14 e dalle 15 alle 18: tutti i giorni, tranne il
sabato, quando si lavora dalle 8 alle 13. “È stato
un azzardo – rivela Caruso – non potevamo
prevedere il flusso in entrata, ma abbiamo pensato all’importanza di conciliare tempi di cura e
di lavoro”. E i cittadini hanno ricambiato il favore, con 18mila accessi fisici (il conto comprende anche i ritorni) e la richiesta di prolungare
l’apertura fino a tarda sera. Richiesta che è passata dai 350 questionari consegnati nel mese di
aprile agli utenti in uscita dal servizio. Risultato,
un grado di soddisfazione alto, con giudizio
medio intorno all’8 (su una scala 1-10) sulla
tempestività delle informazioni e la cortesia del
personale. Punto debole la chiarezza dei
moduli, scarsa secondo i fruitori italiani e stranieri, che suggeriscono di tradurre le schede.
“L’istituzione dello sportello – che ha usufruito di
un contributo regionale pari a 33.000 euro – è
stata motore della riorganizzazione interna degli
uffici” precisa Caruso. Grazie alle cinque postazioni senza barriere architettoniche e a due
operatrici sempre presenti le code in attesa
delle assistenti sociali sono solo un ricordo. Due
le novità, avviate da un mese sull’intero distretto: il corso che ottimizza la postazione per non
vedenti e ipovedenti (“una decina gli iscritti, che
riceveranno la patente europea per il computer”) e il progetto di microcredito – per un
importo finanziabile fino a 4.000 euro – promosso dalla Fondazione Cassa di risparmio di Carpi
per “informare e accompagnare i cittadini nella
compilazione delle domande”.
assistenti sociali, terminalisti,
amministrativi e addetti al call
center. Più raramente profili tecnici come educatori, psicologi,
infermieri, sociosanitari.
I progetti ultimati, relativi a 30
zone su 39, in 25 casi hanno coin-
il punto
volto l’intero ambito distrettuale.
Destinatari tutti i cittadini in 27
casi, ma l’intenzione è di estendere progressivamente le categorie
di utenti in sede di adattamento
della mappa dei servizi.
Ha sfiorato gli 800mila euro il contributo della Regione, che si è
impegnata a finanziare il 40% del
progetto (per un massimo di 33.000
euro), a fronte di un costo complessivo pari a 2.509.388 euro. Due le
voci di spesa più impegnative: al
primo posto il sistema informativo
per costruire la mappa dei servizi –
che richiede un investimento elevato, ma costi di manutenzione contenuti – seguito dal personale assunto appositamente per coprire
l’apertura di nuovi sportelli (21
casi).
Se non manca quasi mai una sede
presso il Comune (spesso coincidente con quella di servizi sociali,
urp, sportelli informativi settoriali),
sono meno frequenti le presenze
presso le Ausl (6), nei quartieri (2),
in sede di Comunità montana (1).
Numerosi gli strumenti operativi
ad affiancare il contatto diretto
con il pubblico: dal call center
alla distribuzione di materiale
informativo, dal sito web alla
carta dei servizi di zona (la meno
diffusa, presente in soli 8 casi).
Forte del buon livello di integrazione con il sistema sanitario e i
soggetti del terzo settore (che
hanno partecipato ai gruppi di
lavoro per il monitoraggio e la
verifica del percorso), la Regione
intende sostenere il proseguimento dell’esperienza. Come, d’altra
parte, recita una pagina del Piano
sociale e sanitario, che in un’ottica di diffusione territoriale prevede l’integrazione con gli sportelli
di secondo livello esistenti (anziani, disabili, immigrazione).
aziende di servizi alla persona
Gli anziani al centro della nuova attività. Tanti i progetti in agenda
Bologna, il caso Giovanni XXIII
eriva dalla trasformazione
delle Ipab Istituto Giovanni
XXIII, Opera mendicanti
detta Orfanotrofio S. Leonardo e
Istituto Antirabico la più grande
azienda pubblica di servizi alla persona della provincia di Bologna.
Soci dell’Asp Giovanni XXIII sono
il Comune, con il 96% delle quote,
la Provincia (2%) e la Fondazione
Cassa di risparmio di Bologna
(2%), già presente nel consiglio di
amministrazione della Ipab Istituto
Antirabico.
È stata la prima, insieme a Vignola,
ad affrontare la trasformazione:
“Merito del nostro lavoro, che
abbiamo programmato con il dovuto anticipo, ma non solo” confessa il
direttore generale Mariagrazia
Bonzagni, che chiarisce: “Non ci
siamo scontrati con criticità importanti come la fusione complessa tra
più Ipab, ognuna con la propria
spiccata identità, e il passaggio dalla
contabilità finanziaria a una contabilità economico patrimoniale, che
abbiamo gestito con relativa facilità
grazie anche alla presenza in azienda di competenze professionali. Per
dimensioni e organizzazione interna
utilizzavamo già in precedenza strumenti gestionali tipicamente aziendali come contabilità analitica, controllo di gestione, sistema informativo e sistema di programmazione e
controllo”. A favorire la costituzione della Giovanni XXIII ha contribuito la possibilità di “lavorare in un
D
Al via le giornate
di formazione
re appuntamenti nel mese di giugno hanno
dato il via alla formazione regionale di direttori e tecnici delle costituende aziende
pubbliche di servizi alla persona. Due le giornate
in programma prima dell’estate, due quelle previste tra settembre e ottobre, grazie al contributo
organizzativo di Province e uffici di piano distrettuali. Un percorso territoriale che riguarda l’intera
regione: Emilia (con Parma, Piacenza, Reggio),
Romagna (Ravenna, Forlì e Cesena, Rimini) passando per Bologna, Modena, Ferrara.
In cartellone i temi tecnici legati alla nuova contabilità aziendale, che entrerà a pieno regime da
gennaio 2008, come vuole lo schema di regolamento approvato nel marzo di quest’anno con
delibera di Giunta (n. 279).
L’iniziativa coinvolge tutti i soggetti istituzionali
del territorio (Province, Comuni, aziende Usl e
Asp): il 13 a Parma, il 18 a Bologna, il 25 a Forlì le
prime date. Anche se la Regione – che finanzia il
progetto – si era attivata da tempo: risalgono a
febbraio le prime occasioni formative di carattere
introduttivo (governance, accreditamento, il
nuovo welfare).
T
5
unico territorio e la condivisione di
intenti e orientamento all’obiettivo
del Comune di Bologna”. Se la
Regione può ora contare su uno
strumento unitario, che consentirà
di migliorare efficienza e qualità dei
servizi, lo si deve infatti all’impegno degli organi dirigenti delle Ipab
coinvolte e degli Enti locali, in
primo luogo il Comune di Bologna
e Adriana Scaramuzzino, vicesindaco, che ha seguito ogni passo del
progetto di trasformazione.
La nuova struttura opera al servizio
di anziani e adulti con patologie
assimilabili a quelle dell’età senile:
tra case protette, rsa e centri diurni
può contare su 588 posti letto residenziali e 36 posti letto semiresidenziali. “L’erogazione dei servizi è
conferita tramite contratti di servizio sottoscritti con gli enti soci e
l’azienda Usl di Bologna” spiega
Raffaele Tomba, responsabile del
settore Coordinamento sociale e
salute del Comune di Bologna.
Nessuna soluzione di continuità
nella gestione dei rapporti di lavoro:
l’intero personale (circa 360 dipendenti) è già transitato nella nuova
struttura. “Nell’intento di utilizzare
massicciamente le Asp quale strumento operativo, il Comune sta
valutando l’opportunità di trasferire
all’azienda la produzione di servizi
legati a centri diurni e assistenza
domiciliare – rivela Bonzagni – per
concentrarsi sull’attività di governo
e di programmazione degli interventi”. Ma attenzione: “In una logica di sussidiarietà e in piena autonomia organizzativa e gestionale dell’azienda, che può diventare uno dei
protagonisti della rete di servizi
sociosanitari coinvolgendo cooperazione e terzo settore”.
Per ora l’Asp lavora su due fronti:
dopo l’estate attiverà un progetto
sperimentale (in partnership con il
Comune, l’Asl e Cup 2000 e con il
contributo della Fondazione Del
Monte) che prevede l’erogazione di
pacchetti personalizzati volti a facilitare il mantenimento a domicilio
di anziani dimessi dall’ospedale,
insieme alla qualificazione delle
assistenti familiari (con la formazione in aula per 60-80 badanti da qui
a fine anno). Molti ancora gli
appuntamenti in agenda: entro il
2007 è prevista l’inaugurazione di
19 alloggi protetti pronti a ospitare
25 anziani (singoli e in coppia) parzialmente autosufficienti nella sede
principale in viale Roma. Bisogna
aspettare invece un paio d’anni per
il nido aziendale, che sarà aperto
anche ai bambini del territorio.
In attesa dell’approvazione regionale del piano di trasformazione e
dello statuto, sono già stabiliti gli
ambiti di intervento delle future Asp
bolognesi: anziani e lotta all’esclusione sociale di adulti per la Poveri
bisognosi; percorsi educativi, con
attenzione all’handicap minorile,
per la terza struttura, che ancora non
ha nome.
Quando l’Asp diventa un’opportunità
Vignola, il caso
Giorgio Gasparini
È
la prima azienda pubblica di servizi alla persona, costituita
con decreto di Giunta il 26 dicembre 2006. Battezzata
Giorgio Gasparini, nasce dalla trasformazione delle Ipab
Opera Pia casa protetta per anziani di Vignola e Casa protetta F.
Roncati di Spilamberto, e dallo scioglimento del Consorzio intercomunale per la gestione dei servizi sociali di Vignola. Tutti gli Enti locali del Distretto, con la partecipazione alla nuova azienda pubblica, si
dotano di uno strumento unitario per la gestione dei servizi sociali e
sociosanitari. Costituita dall’Unione Terre di Castelli (socio al 41%) e
da tutti i Comuni del Distretto di Vignola (Castelnuovo Rangone,
Castelvetro di Modena, Guiglia, Marano sul Panaro, Montese, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola e Zocca) l’azienda produce
servizi che spaziano dalla cura degli anziani all’assistenza domiciliare adulti, dal servizio sociale professionale alla socioriabilitazione,
all’handicap (con tre centri semiresidenziali). Al varo, il primo luglio,
una struttura per l’assistenza economica del territorio. Sembra soddisfatto il direttore, Amos Balugani, quando parla del rapporto con il
settore sanitario: “Un confronto paritetico, con la direzione di
Distretto condividiamo percorsi e protocolli operativi”. E con il territorio: “Curiamo molto i rapporti con i volontari. Perché i cambiamenti siano noti e condivisi, organizziamo comitati parenti in collaborazione con il sindacato per gli anziani del territorio”. Anche la gestione del personale (110 dipendenti e 105 persone in servizi appaltati)
non ha rappresentato un ostacolo: “Manteniamo il contratto degli
Enti locali applicato al consorzio e alle Ipab. È importante convincere i dipendenti che la Asp può diventare un’opportunità, e non un
vincolo”. Un esempio, la possibilità di ricoprire ruoli diversi pur all’interno della propria professionalità. “Non mancano le criticità, legate
al forte attaccamento delle Ipab al territorio; il passaggio dal campanile a una dimensione più ampia mette in guardia la comunità che –
soprattutto nel caso di Spilamberto – “rischia di sentirsi spogliata di
qualcosa di suo che assume carattere distrettuale”.
zoom
Aspiranti genitori
a scuola di adozione
Giugno 2007
Operatori specializzati in campo per un’efficace proposta formativa,
per coppie emiliano-romagnole più consapevoli e informate
6
infanzia
Due ruoli
a confronto
Direttiva
sui minori
Sì della Giunta
V
arata dalla Giunta lo
scorso 11 giugno la
direttiva regionale in
materia di affidamento familiare
e accoglienza in comunità di
minori. Tra le novità previste,
percorsi su misura per le famiglie affidatarie e aiuti per quelle
di origine, affinché possano
recuperare le capacità genitoriali; progetti educativi individualizzati e maggiore sostegno
economico a situazioni che
richiedono un’intensa attività di
cura, come nel caso di minori
disabili gravi. Ancora, il rafforzamento di nuove tipologie di
affidamento:
omoculturale
(accoglienza di bambini e
ragazzi stranieri da parte di
famiglie della stessa cultura),
madre e bambino insieme, o
per rispondere a casi di emergenza della fascia zero-sei
anni.
“Coscienti delle difficoltà di un
percorso impegnativo – ha
commentato l’assessore Dapporto – abbiamo previsto un
lungo periodo transitorio (fino al
primo gennaio 2011), ma con
l’impegno di sostenere i
Comuni che da subito daranno
corso alla svolta qualitativa che
la direttiva propone”.
anno in media 18-20 anni di esperienza. Sono
super specializzati: il 55% ha frequentato
negli ultimi cinque anni almeno quattro corsi
di approfondimento. E nell’81% dei casi
seguono i nuovi genitori anche dopo l’adozione. Sono
gli operatori dei servizi che accompagnano le coppie
interessate all’adozione nazionale o internazionale in
Emilia-Romagna. L’identikit arriva da un’indagine del
gruppo di lavoro che ha preparato la giornata di confronto sul tema che si è svolta il 7 giugno scorso.
La maggior parte degli operatori che realizzano per queste coppie corsi mirati, si diceva, vantano un’elevata
esperienza, maturata in attività legate alla tutela dei
minori: lo conferma l’anzianità media dei formatori, che
si aggira tra i 18 e i 20 anni, e in ogni caso non scende
mai sotto i 2 anni di servizio. Il ruolo dei servizi pubblici non si ferma al compito formativo: 47 operatori su 58
sono impegnati nell’indagine psicosociale e nel periodo
del post adozione (di questi, 28 seguono anche l’aspetto
informativo). Un’attività molto utile: proprio per gestire
la post adozione (dall’integrazione sociale nel nuovo
contesto all’inserimento scolastico del bambino) giunge
il più alto numero di richieste di momenti formativi di
secondo livello. Il 55% degli intervistati dichiara di
avere frequentato “molti” corsi, almeno quattro, sulla
materia specifica dell’adozione dal 2001 in avanti; il
34% scrive “alcuni”. Esiste, però, un dato preoccupante: il 10% ha seguito soltanto un corso, l’1,7% nessuno
negli ultimi cinque anni.
Determinante il ruolo pubblico nella formazione degli
operatori, con l’81,3% dei corsi contro il 14,9 % in
mano al terzo settore: in particolare, la Regione nel
29,7% dei casi, seguita dalla Provincia (24,5%) e
dall’Ausl (18,7%). Si è altrimenti trattato di corsi organizzati dagli enti autorizzati (11%), di seminari nazionali a cura dell’Istituto degli Innocenti per la Commissione
per le adozioni internazionali (5,8%), organo della presidenza del Consiglio dei ministri, o di iniziative delle
associazioni familiari (3,9%).
Sono circa 500 coppie all’anno i potenziali fruitori dei
corsi, per un fabbisogno formativo che viaggia sui 70
corsi all’anno di almeno 12 ore ciascuno (la composizione ideale del gruppo si aggira sulle 8 cop-
H
pie partecipanti). In virtù della proposta formativa le
coppie emiliano-romagnole accedono alle fasi successive dell’iter adottivo più consapevoli e informate: al
momento dell’indagine psicosociale una serie di incontri con l’équipe di operatori approfondisce gli aspetti
motivazionali e le caratteristiche dei coniugi, la stabilità
della coppia, la reale disponibilità a prendersi cura di un
bambino privo di famiglia.
Un modello innovativo, quello regionale, che prevede
l’integrazione con gli Enti autorizzati chiamati a cocondurre gli incontri (almeno in alcune aree tematiche) e a
collaborare in fase di programmazione e verifica dell’andamento dei corsi, attraverso la partecipazione ai
tavoli di coordinamento provinciale.
In nome della multidisciplinarietà e dell’incontro
tra professionalità e competenze diverse gli operatori esperti degli Enti autorizzati convenzionati con
i gestori dei corsi devono affiancare i formatori
degli Enti locali e delle Ausl (di solito assistenti
sociali e psicologi). Sette Province (fanno eccezione
Modena e Reggio Emilia) hanno attivato la formalizzazione degli accordi di livello provinciale o interdistrettuale per la collaborazione tra enti autorizzati e
servizi in materia di preparazione delle coppie.
La sfida del coordinamento pedagogico nelle scuole dell’infanzia
statali al centro della giornata di
studio organizzata il 5 giugno scorso a Faenza. Sul tavolo, in particolare, la sperimentazione avviata da
due anni a Bologna e i primi passi
di Faenza e delle province di
Piacenza e Reggio Emilia. Due, in
particolare, i ruoli a confronto: il
dirigente scolastico al quale “spettano autonomi poteri di direzione,
di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane” per
organizzare l’attività in termini di
efficienza ed efficacia (Dlgs
165/01), e il pedagogista, con funzioni di coordinatore. Dal capoluogo emiliano parla Alessandra Francucci, dirigente scolastica al X Circolo di Bologna: “Il numero di
adesioni – 9 istituti scolastici, 13
scuole e 32 sezioni per un totale di
76 docenti – l’ampiezza del territorio e la complessità del compito ci
hanno portato a individuare una
figura con competenze professionali consolidate”. Che significa
una laurea specifica e almeno due
anni di esperienza nel settore. Esito
della selezione a Bologna, una
pedagogista in servizio da due anni
per il coordinamento pedagogico e
didattico all’interno delle scuole e
il raccordo tra scuole dell’infanzia
statali e comunali e il territorio.
Tale figura convive felicemente
con le funzioni del dirigente scolastico, il quale – dice Francucci – è
“il centro di smistamento delle
istanze di tutti gli organismi dell’istituto. Che propenda per uno
stile manageriale o per essere guida
culturale, deve crearsi uno staff di
lavoro con cui collaborare in modo
continuativo”. Valutazioni, modelli
educativi, innovazioni sono frutto
di scelte condivise. “Connettore di
legami, scambi e relazioni, promotore di idee e interventi, ma anche
rielaboratore e mediatore di lanci
altrui”, il dirigente scolastico è lo
sguardo unitario sull’istituzione:
“E se è in grado di cogliere le
potenzialità e il senso di ogni composizione, a fatica riesce a essere
parte della composizione”.
dossier
Più risorse
per la famiglia
I
Le Regioni scendono in campo per l’attuazione concreta del federalismo solidale
Errani: “Chiediamo l’adeguamento del fondo sociale nazionale”
asa, lavoro; servizi sociosanitari, educativi e formativi;
politiche fiscali. Sono questi i quattro fronti sui quali
le Regioni devono intervenire per
sostenere la famiglia. Ma per farlo in
modo efficace c’è bisogno che il Fondo
nazionale venga rimpinguato. Lo ha
spiegato Vasco Errani, presidente della Regione EmiliaRomagna e della Conferenza delle Regioni, intervenuto
a Firenze in occasione della Conferenza nazionale della
famiglia promossa da Rosy Bindi, ministro delle
Politiche per la famiglia. Alle tre giornate – dal 24 al 26
maggio – hanno partecipato Regioni, Enti locali, organizzazioni sindacali e imprenditoriali, studiosi, ricercatori, e tutte le realtà associative impegnate per la famiglia.
Sul tavolo di lavoro gli interventi relativi a problematiche familiari, situazione demografica, sostegno alla
genitorialità, denatalità, invecchiamento della popolazione, tutela dei minori e degli anziani, politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia e le forme di aiuto pubblico
alle famiglie. Errani ha affermato che sarebbe sbagliato
fare della famiglia il luogo di uno scontro ideologico ed
astratto: ed ha aggiunto che occorre, al contrario, andare
incontro ai bisogni, ai problemi, ai diritti che le famiglie
esprimono e propongono concretamente come modo per
riconoscere con i fatti il valore pubblico della famiglia,
che va sostenuta con scelte coerenti ed impegnative da
parte delle istituzioni. In altre parole, occorre valorizzare
le competenze, il tempo, i saperi sociali della famiglia,
integrandola con l’offerta pubblica in termini di sussidia-
C
rietà orizzontale, servizi di mutualità,
forme di partenariato sociale (pubblico/privato) e associazionismo familiare. Passano attraverso le famiglie i
più rilevanti mutamenti della società
italiana: l’invecchiamento della
popolazione, con la conseguente
dilatazione del lavoro di cura e la
necessità di sostenere in questo compito coloro che se ne
occupano; l’immigrazione degli stranieri, con l’insediamento di nuovi nuclei e la costituzione di famiglie miste;
il mutato ruolo delle donne, che richiedono politiche di
conciliazione a partire da un sistema di servizi quantitativamente sufficienti, personalizzati e qualificati. “Le
Regioni rivestono un ruolo di primo piano nella promozione, sviluppo, attuazione di politiche familiari, come
soggetti istituzionalmente competenti in via esclusiva o
concorrente”. Così Errani, a ricordare che il disegno
costituzionale del nuovo titolo V implica una collaborazione e concertazione tra i vari livelli di governo. Il capitolo risorse vede le Regioni in pista, ormai da tempo, per
l’adeguamento del fondo sociale nazionale. Le richieste
puntano a un fondo riportato alla sua originaria disponibilità distinto e autonomo da altri interventi onnicomprensivo e non frammentato in più fondi finalizzati e rapportato, al pari del fondo sanitario nazionale, al Pil. In
corsa verso politiche di tipo universalistico che favoriscano strumenti di libertà e opportunità di scelta – superando la logica assistenziale – le Regioni intervengono
sulla questione casa, con agevolazioni per l’accesso,
vivibilità urbana e sostenibilità ambientale; sul fronte
In primo piano
le politiche abitative
e sociosanitarie,
superando
logiche assistenziali
lavoro, maggiormente tutelato dal sistema normativo,
nonché da iniziative di sostegno del mercato del lavoro
e da interventi per la conciliazione; sul sistema dei servizi sociali, sanitari, educativi e formativi, volti a tutelare il
benessere individuale e sociale, attraverso lo sviluppo e
il mantenimento delle capacità e il sostegno alle responsabilità quotidiane. Tutto ciò senza trascurare le politiche
fiscali, che in omaggio ai criteri di progressività, “devono prevedere interventi di sgravio per le fasce deboli e le
famiglie numerose, ed essere concertate a livello di
Conferenza unificata per evitare lacune e sovrapposizioni tra i provvedimenti realizzati ai diversi livelli istituzionali”. Sulle strategie da adottare, Errani non ha dubbi:
“Occorre consolidare e incrementare i servizi in grado di
sostenere la famiglia e di rispondere ai bisogni dell’infanzia (asili nido, servizi integrativi, ma anche affidi e
adozioni) e delle persone in difficoltà (non autosufficienza, disabilità, tossicodipendenza, salute mentale, malattie terminali)”. Intervento che richiede un adeguato riconoscimento – passando per gli assegni di cura e i servizi
di sollievo – del lavoro di cura a favore dei figli e dei
soggetti fragili. È indispensabile tenere d’occhio più di
un versante, sostenendo, “da un lato, i rapporti intergenerazionali all’interno della famiglia e la conciliazione dei
tempi di vita e di lavoro; dall’altro, i servizi e le opportunità nella fruizione di luoghi pubblici”. Tutto ciò – conclude Errani – recuperando anche all’interno dei consultori le forme di appoggio alla genitorialità,
come già avviene nei centri per le famiglie
presenti in alcune Regioni. Emilia-Romagna, innanzitutto.
Centri
per le famiglie
Progetto
Conciliazione
Regione e Comuni
vanno incontro
ai cambiamenti sociali
In campo una rete
per coniugare tempi
di vita e di lavoro
dossier
Giugno 2007
Centro per le famiglie a Santarcangelo
Punto di riferimento
per tutta la comunità
entrato insieme a Casalecchio di Reno nella rete
regionale dei centri per le
famiglie. Siamo a Santarcangelo di
Romagna, Comunità montana valle
del Marecchia, dove nel 1999 è nato
il centro per le famiglie coordinato
da Ester Angelini, fino a quel
momento impegnata ai servizi
sociali.
Accanto a lei, Serena Astolfi cura lo
sportello InformaFamiglie&Bambini,
aperto tutti i giorni (tranne martedì)
dalle 8 alle 12 più due pomeriggi a
settimana. “Nasciamo da un’esperienza di consulenza educativa e di
sostegno alla genitorialità” spiega
Angelini. Il motivo è presto detto: qui
sei anni fa, quando il centro ha
aperto, le attività per i 0-3 anni erano
già strutturate negli asili. Parliamo di
un’area che conta in tutto 35mila
abitanti tra Santarcangelo, Poggio
Berni, Verucchio e Torriana. I primi
progetti a sostegno della genitorialità facevano capo ai quattro
Comuni, Santarcangelo capofila.
Poi la svolta, con il centro e un coordinamento unico: “La progettazione
e l’esecuzione dei progetti legati ai
piani di zona sono stati delegati alla
Comunità montana”. Consulenza e
organizzazione delle attività del territorio: “È questo il punto forte della
sede – precisa Angelini – dove non
manca uno spazio pensato per i più
piccoli che aspettano mentre aiutiamo i genitori”. Un aiuto che passa
dalle informazioni sui nidi all’assegno di maternità fino alla consegna
e alla compilazione di modulistica.
È
II
fondi
In generale, è un servizio giovane:
“Si presentano coppie fino a 35
anni, più spesso donne per problematiche educative, mentre gli uomini si affacciano a chiedere chiarimenti economici”. Italiani e stranieri
allo sportello, in uguali proporzioni.
Non è così quando si parla di consulenza genitoriale, dove la presenza è solo italiana: “Per gli stranieri
non rappresenta una priorità”. I problemi di integrazione scolastica
sono affrontati seguendo la strada
della mediazione culturale a sostegno delle famiglie: “Un mediatore a
fare da ponte con l’istituto scolastico, purché la questione si risolva lì,
sul posto”.
Lo spazio di ascolto all’interno delle
cinque scuole della comunità (quattro medie e un liceo) è seguito da
Mirco Ciavatti, psicologo che da
anni collabora con il centro. Il lavoro
con i giovani non finisce qui: “Oltre
ai laboratori interculturali organizzati con Girogiromondo, dall’anno
scorso un educatore accoglie gruppi di adolescenti presso il centro
giovani gestito dall’associazione
Ora d’aria”. Mai interventi individuali, perchè la scuola porta avanti da
sola il percorso educativo.
Grazie alla convenzione con un’associazione della Caritas, permesso
di soggiorno, ricongiungimento
familiare, lavoro, pratiche per la
scuola, corsi di lingua non hanno
più segreti per gli immigrati. Che a
volte, però, “sicuri di incontrare
qualcuno, cercano solo momenti di
socializzazione”.
Politiche soc
dei Centri pe
Un seminario per capire come è cambiato il ruolo gen
na giornata di studio organizzata dalla
Regione Emilia-Romagna per fare il punto
sui servizi, gli interventi e le politiche in
favore della famiglia. Il seminario del 7 maggio, rivolto agli operatori dei centri per le famiglie, è
stato l’occasione per approfondire i mutamenti e l’evoluzione della famiglia negli ultimi anni e per riflettere
sulla collocazione dei centri per le famiglie all’interno
del sistema territoriale dei servizi, in vista di una programmazione territoriale integrata alla luce del nuovo
Piano sociale e sanitario.
“La Regione Emilia-Romagna ha sviluppato programmi e indirizzi che prevedono una pluralità di interventi
a sostegno delle funzioni familiari e genitoriali: azioni
che supportano la famiglia in tutte le sue dimensioni di
U
vita” spiega Anna Maria Dapporto, assessore regionale
alla Promozione delle politiche sociali. “Nella rete dei
servizi è fondamentale l’apporto e l’esperienza del terzo
settore, con cui l’istituzione deve realizzare un’integrazione progettuale, oltre che di gestione dei servizi,
dando piena attuazione ai principi di sussidiarietà previsti dalle norme in materia. Una dimensione, questa, confermata e rafforzata nel Piano sociale e sanitario 20072009, nel quale l’integrazione tra i servizi e il territorio
è l’elemento fondante delle nuove politiche di welfare”.
“Per favorire la conciliazione tra scelta procreativa,
tempi di lavoro e tempi di cura dei figli, la Regione ha
promosso la realizzazione dei centri per le famiglie,
agenzie comunali per il sostegno delle famiglie con figli
e delle giovani coppie”. La nascita dei primi centri, rea-
Potranno farne richiesta i Comuni con più di 30mila abitanti
Contributi regionali per l’avvio di nuove strutture
ntro la fine del 2007 due nuovi
Comuni potranno entrare nella rete
regionale dei centri per le famiglie.
presentare in Regione – assessorato alla
Promozione delle politiche sociali – le
domande per l’ottenimento dei contributi.
Pari a 43mila euro le risorse – stanziate in
base alla delibera di Giunta 1968/2006 –
destinate a sostenere l’avvio di due nuovi
centri per le famiglie sul territorio regionale.
Destinatari i Comuni – singoli o associati –
con popolazione pari o superiore ai 30.000
abitanti, che sono sede di nuovi centri per
E
le famiglie, attivi nel 2006 (la Regione finanzia la qualificazione dell’attività, non la progettualità).
A determinare il contributo, da erogarsi in
un’unica soluzione, sono i criteri indicati
nella delibera consiliare 396/02. La quota
per il numero di ore settimanali di apertura
al pubblico è incrementata seguendo, in
ordine decrescente di priorità, i parametri:
dotazione di una sede propria di almeno 90
mq; operatività a tempo pieno di un
responsabile e di uno staff di operatori corrispondenti alle aree di attività e con i requi-
siti professionali richiesti; attivazione di
almeno due aree di servizio tra servizio
InformaFamiglie&Bambini, sostegno
alla genitorialità e lavoro di comunità,
e presenza di mediazione familiare;
apertura di sedi operative decentrate
sul territorio comunale; definizione del
contributo del Comune alla gestione del centro per le famiglie.
Una quota forfettaria pari a
1.500 euro viene erogata ai
Comuni a riconoscimento
delle spese di avvio.
dossier
ociali, il ruolo
er le famiglie
genitoriale, per azioni di sostegno sempre più efficaci
lizzati dai Comuni e promossi e sostenuti dalla Regione
Emilia-Romagna, risale a quindici anni fa, grazie alla
legge regionale 27/89 che li istituisce quali “…interventi socioeducativi dedicati al sostegno degli impegni
di cura e delle responsabilità genitoriali, con lo scopo di
fornire informazioni, raccordare risorse pubbliche, private, solidaristiche e favorire iniziative sociali di mutuo
aiuto”. In meno di due anni, tra il 1992 e il 1993, hanno
aperto le sedi di nove Comuni (Bologna, Ferrara,
Ravenna, Forlì, Lugo, Modena, Reggio Emilia, Parma
e Piacenza), seguiti, alla fine degli anni ’90, da Rimini,
Carpi, Imola, Faenza e Cesena. Nel 2003 è stata la volta
di Vignola, Cavriago, Santarcangelo di Romagna,
Forlimpopoli, Argenta, per arrivare al 2005 con i centri
di Casalecchio e Quattrocastella. Totale: 21 centri sul-
l’intero territorio regionale – che entro l’anno potrà
accogliere due nuove aperture – finanziati dalla Regione
con un contributo di 587mila euro per il 2007 (550mila
per la gestione ordinaria, 24mila per la mediazione familiare, 13mila per la qualificazione degli operatori).
Gli aiuti forniti dai centri spaziano dalle informazioni su
servizi, risorse e opportunità del territorio alla consulenza ai genitori in difficoltà; dalla mediazione a favore di
coppie in fase di separazione o divorzio a forme innovative di aiuto economico (è il caso dei prestiti sull’onore per genitori in temporanea difficoltà economica e dei
progetti “Un anno in famiglia” e “Part-time” per lavoratori che desiderano trascorrere più tempo con i figli). Ma
non finisce qui: i centri garantiscono la promozione del
volontariato familiare, dell’affido, dell’adozione, e la
partecipazione a progetti di auto e mutuo-aiuto, come le
banche del tempo.
Numerosi i mutamenti che hanno investito le famiglie
negli ultimi decenni, come ricorda Laura Fruggeri,
direttore del dipartimento di Psicologia dell’Università
di Parma: “Nei rapporti interpersonali si assiste a una
riduzione dell’ asimmetria tra generi e tra generazioni e
a una prevalenza delle relazioni sui ruoli, mentre in una
dimensione sociale emerge la necessità di fronteggiare
nuovi compiti legati alle appartenenze etniche, sessuali
o familiari”. Plurinuclearità e plurigenitorialità interrogano ricercatori, terapisti, servizi e politiche sociali. Le
famiglie chiedono di essere accompagnate nelle funzioni familiari, senza che ciò ne espropri le competenze.
“Per questo servono nuove conoscenze professionali e
nuovi modelli di analisi dei processi e delle relazioni
familiari”. Insieme alla sua équipe dell’Università di
Parma, Fruggeri sta curando una ricerca – che si concluderà nel 2008 – sull’evoluzione dei centri per le famiglie dell’Emilia-Romagna, ricerca volta ad approfondire il concetto di famiglia elaborato dagli operatori e dai
coordinatori dei centri. C’è spazio per una nuova sfida?
A sentire l’assessore Dapporto, sembra proprio di sì.
Due i fronti: “Realizzare percorsi di qualificazione, formazione e stabilizzazione del personale che opera nei
centri per le famiglie e coltivare le relazioni con i servizi territoriali e scolastici per fornire una lettura dei nuovi
bisogni delle famiglie”.
InformaFamiglie&Bambini
edici sportelli distribuiti in tutta
la regione per oltre 16.000 contatti nel 2006. Altrettanti gli utenti
che hanno scelto il servizio
InformaFamiglie&Bambini per telefono e via e-mail. Un punto informativo costantemente aggiornato sui
principali servizi, le attività e i progetti per famiglie con bambini da 0
a 14 anni in ambito educativo, scolastico, sanitario, sociale e culturale.
Gli operatori forniscono informazioni (in alcuni casi si può presentare
domanda) anche sui contributi statali e comunali a sostegno delle
famiglie e sui servizi offerti dai cen-
S
tri per le famiglie. Quasi 100mila
euro la quota complessiva – stabilita con delibera di Giunta 2048/2006
– destinata dalla Regione al servizio,
che coinvolge 16 centri per le famiglie. Il finanziamento è da ripartire in
base agli obiettivi indicati nel documento. In primo luogo, qualificazione della gestione del sito InformaFamiglie&Bambini, realizzato dai
centri di Ferrara, Carpi e Modena
(Comuni
già
capiprogetto
dell’InformaFamiglie&Bambini);
sperimentazione a livello provinciale di un coordinamento informativo;
realizzazione di un programma di
formazione regionale per gli operatori degli sportelli. Al secondo
punto, attività informative per
l’utenza e la gestione dei flussi
informativi assicurati dai centri che
hanno
aderito
al
Progetto
InformaFamiglie&Bambini: Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena,
Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì,
Lugo, Carpi, Imola, Faenza,
Cesena, Rimini, Santarcangelo di
Romagna, Casalecchio di Reno.
L’esperienza dei pedagogisti di Carpi
“L’obiettivo è creare
reti di solidarietà”
Chi arriva sa cosa sta cercando” dice Alessandra Giovanelli,
pedagogista al centro per le
famiglie di Carpi, dove si occupa
della consulenza educativa ai genitori, dei progetti formativi e informativi a sostegno della genitorialità, e
della mediazione familiare per genitori separati. Accanto a lei lavorano
Elisabetta Vaccari, psicologa, come
consulente alla coppia e alla famiglia, e Anna Maria Vecchi, sociologa, impegnata nei progetti affido e
di sviluppo di comunità.
Allo sportello InformaFamiglie&Bambini, aperto anche il
sabato “per andare incontro, per
esempio, alle mamme in attesa che
lavorano fino al nono mese”, è
seduta Roberta Losi, psicologa,
insieme a Renzo Cucco. Sin dalla
nascita, nel 1999, il centro è coordinato da Liana Balluga, formazione
da sociologa e una lunga esperienza – tuttora in corso, per la verità –
al settore minori dei servizi sociali
del Comune.
Quasi 250 le consulenze svolte ogni
anno da Alessandra Giovanelli (“sin
dall’università, ho sempre creduto
nella pedagogia degli adulti”), e 190
quelle seguite da Elisabetta Vaccari:
“Incontriamo perlopiù italiani, spesso originari di Carpi” rivelano. Alla
mediazione familiare si sono rivolte
nell’ultimo anno 12 coppie, 6/7
incontri ciascuna. Il target è medioalto, l’età si aggira sui 35-45 anni,
con le donne a fare da apripista:
“Noi puntiamo sul lavoro a tre, forniamo l’input per dare vita a una
cultura, al passaparola tra genitori
sull’utilità di una simile esperienza.
L’obiettivo è creare reti di solidarietà sociale perché le famiglie si trovino tra di loro”. La strategia sembra
funzionare, se è vero che ai primi
incontri di promozione partecipavano 47 mamme e 3 papà, mentre
oggi il rapporto è di 35 a 15. E non
si pensi soltanto a papà diffidenti o
senza tempo: sono le mamme che
spesso faticano a lasciare via libera.
Una realtà di 63.000 abitanti quella
di Carpi, uno dei tre Comuni che
coordina il programma InformaFamiglie&Bambini: “Dimensione
perfetta, che ci consente di lavorare
con altri servizi (neuropsichiatria
infantile, pubblica istruzione, consultorio) attraverso invii reciproci o
collaborazioni”. Più che a tavolino, le
iniziative nascono dall’osservazione,
come nel caso del corso per babysitter: “I genitori venivano a chiederci i nominativi e così, per il secondo
anno, abbiamo deciso di offrire un
corso di formazione. Terminate le
lezioni, saremo in grado di fornire
alle famiglie la lista dei frequentanti
(nuove leve, ma anche baby-sitter
esperte)”. Accomodamento al territorio e assimilazione sono i due
“
binari seguiti dagli operatori:
“Realizziamo proposte che generano bisogni. Adesso i genitori dicono
«sappiamo che»”.
Guai a scambiare le consulenze –
50 minuti per volta – per iter terapeutici: “Cerchiamo di capire il problema, di dargli un nome. Si procede suggerendo una strategia o con
l’accompagnamento a un’altra
struttura”.
Per chi vive in città è difficile non
conoscere il centro: “Ogni mese
l’anagrafe ci aggiorna sui nuovi nati
e noi spediamo un invito a tutte le
famiglie” spiega Renzo Cucco, che
conosce i dati di sportello. Abbondano le richieste per agevolazioni
economiche: su 1543 accessi (contro i 1800 del 2005) sono 76 le
domande per assegni ai nuclei
familiari con almeno tre figli minori e
64 quelle per “Un anno in famiglia”,
contributo del Comune per l’aspettativa facoltativa dal lavoro. Il
record, però, spetta alle richieste
per l’assegno di maternità: 86 lo
scorso anno, più da stranieri che da
italiani. Immediata la risposta: circolano volantini tradotti in arabo, pakistano e urdu.
III
dossier
Progetto conciliazione
Giugno 2007
Tempi di vita e tempi di lavoro: un rapporto difficile che merita risposte urgenti
È partito da Modena il progetto per la realizzazione degli sportelli “InformaDonna”
Tempopermettendo: rete regionale degli sportelli e dei servizi a sostegno dei bisogni di
conciliazione” è il nome del progetto promosso dal Centro documentazione donna di
Modena, cofinanziato dal Fondo sociale europeo e
dalla Regione Emilia-Romagna. Uno strumento nato
dall’urgenza di politiche concertate per affrontare il
tema della conciliazione, in particolare nelle famiglie
con responsabilità assistenziali del disabile.
La rete, che garantisce informazione sulle opportunità
del territorio e integrazione tra i servizi, agisce tramite
un protocollo d’intesa sottoscritto a settembre
2006 dai 42 partner aderenti all’iniziativa:
Province, Comuni, consiglieri di Parità, sindacati, associazioni di categoria, con la collaborazione delle commissioni Pari opportunità del territorio, dipartimento di economia
politica dell’Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia.
Il progetto ha fornito strumenti e modelli operativi per la realizzazione, insieme alle istituzioni locali, di 15
sportelli InformaDonna – 10 reali
e 5 virtuali – nei 14 Comuni coinvolti (Ravenna, Ferrara, Bologna,
Rimini, Forlì, Reggio Emilia,
Modena con la Rete provinciale
costituita da Finale Emilia, Savignano sul Panaro, Maranello,
Fiorano Modenese, Formigine,
Sassuolo, Castelfranco Emilia) e
nelle Province di Parma e
Piacenza. La comunicazione con
l’utenza segue un doppio senso di
marcia: informazione e orientamento (per le domande più complesse sono previste consulenze su
appuntamento), da un lato; raccolta dei
bisogni di conciliazione dei diversi territori,
dall’altro.
“
IV
Dal novembre 2006 gli sportelli utilizzano il portale
Tempopermettendo.info quale strumento informativo e
di servizi on line utile anche per lo scambio tra gli operatori della rete: il sito offre soluzioni salvatempo, consulenza sulle normative in merito a part-time, congedi e
flessibilità, una banca dati attrezzata di procedure e
modulistica per semplificare iter burocratici e amministrativi. Servizi pensati per i cittadini, ma che si rivolgono anche ai soggetti istituzionali deputati a occuparsi di
politiche di conciliazione.
“Le politiche di conciliazione necessitano di una completa istituzionalizzazione – devono diventare una priorità nell’agenda politica degli Enti locali – attraverso
interventi complessi che sappiano fare riferimento
all’intero sistema” spiega Caterina Liotti, presidente del
Centro documentazione donna di Modena. Che sul
campo significa: “Offerta dei servizi, promozione di trasformazioni culturali circa i ruoli nei compiti di cura
all’interno delle famiglie e promozione di trasformazioni organizzative delle imprese”.
La rete garantisce
informazioni utili
sulle opportunità offerte
dal territorio:
ad oggi sono 15,
per 14 Comuni coinvolti,
le strutture attivate
in sinergia con gli Enti locali
Bando regionale “Primo anno in famiglia”
ono sedici i Comuni che hanno partecipato al bando regionale “Primo anno in
famiglia” scaduto il 16 aprile scorso: un contributo dalla Regione EmiliaRomagna – per complessivi 500mila euro – ai Comuni singoli o associati che
abbiano destinato, nell’anno finanziario 2005, proprie risorse in favore delle famiglie
per interventi di sostegno alla natalità nel primo anno di vita e di conciliazione dei
tempi di vita e di lavoro.
Nel caso di assegno per il congedo parentale a tempo intero o parziale (al genitore in
astensione facoltativa dal lavoro dopo la nascita), la Regione concorre fino al 40% delle
risorse messe in campo dai Comuni. Per specifici interventi di conciliazione tra tempi di
vita e tempi di lavoro che siano inseriti in un sistema di accordi locali tra enti pubblici e
organizzazioni sindacali e imprenditoriali, il tetto coperto dalla Regione può raggiungere
fino al 50% delle risorse attivate dai Comuni. Si tratta, per esempio, di progetti per azioni di modifica contrattuale, spese di approntamento del telelavoro, part-time o ingressi
flessibili al luogo di lavoro. Al vaglio delle domande, attualmente in corso, seguirà l’approvazione dei comuni ammessi al finanziamento con delibera di Giunta.
S
Counseling genitoriale, concluso il progetto
Interventi mirati e di sistema per risolvere le situazioni di disagio
i è concluso il corso di formazione
sul counseling genitoriale rivolto a
21 operatori dei centri per le famiglie dell’Emilia-Romagna che operano in
servizi di supporto ai genitori. È in corso
la raccolta di questionari e tesine, che
saranno oggetto della giornata seminariale
di presentazione del progetto, prevista
dalla Regione in autunno. I centri inizieranno gradualmente a erogare un servizio
pubblico e gratuito di counseling genitoriale ad approccio sistemico pluralista. Un
approccio poco intrusivo, che affronta il
qui e ora del disagio, senza isolare gli
eventi della vita.
L’operatore organizza l’intervento partendo da un punto di vista sistemico che considera il soggetto come parte integrante di
un sistema familiare.
Il servizio si rivolge alle famiglie (individui, coppie, genitori e figli, naturali,
S
acquisiti, adottivi e in affido, separatamente o tutti insieme) allo scopo di accompagnare i processi evolutivi e di crescita,
affrontare e superare le crisi di transizione,
migliorare la qualità della vita familiare e
creare cambiamenti voluti in situazioni di
difficoltà.
Il corso è finalizzato a dotare i centri per le
famiglie di professionisti con abilità di
counseling genitoriale. Tale percorso formativo, al di là dei contenuti specifici, ha
anche l’obiettivo di avviare un dialogo tra
le diverse realtà della regione, creando un
linguaggio comune tra tutti gli operatori
dei centri per le famiglie emiliano-romagnoli impegnati nella realizzazione di servizi di supporto ai genitori.
È questa la prima esperienza a livello
nazionale di avvio di un servizio pubblico
di counseling genitoriale così ampio
e diffuso.
il rapporto
lnclusione sociale,
obiettivi e progetti
Emilia-Romagna prima regione in Italia a garantire assistenza medico specialistica
nelle carceri, ma anche servizi per il miglioramento della qualità di vita dei detenuti
focus
A Bologna
la “Giornata
del rifugiato”
P
Attenzione continua
al problema
della detenzione da parte
delle istituzioni regionali
opo l’assistenza farmaceutica e l’intervento
sulle tossicodipendenze, a partire dal primo
giugno il servizio sanitario dell’EmiliaRomagna – prima Regione in Italia – garantisce l’assistenza medicospecialistica alle persone detenute nelle carceri regionali (circa 3.000, di cui l’8% con
rilevanti problemi di salute).
Lo prevede un’intesa tra il ministero della Giustizia e la
Regione, firmata da Ettore Ferrara, capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, e Vasco
Errani, presidente della Regione. All’intesa è legato un
accordo attuativo siglato il 6 giugno da Nello Cesari,
provveditore regionale alle Carceri,
e Giovanni Bissoni, assessore
regionale alle Politiche per la salute.
Per le patologie (infettive e psichiaer fare il punto sul coordinamento delle azioni di
triche) a più grande diffusione tra la
accoglienza e il reinserimento lavorativo dei
popolazione detenuta l’assistenza
beneficiari dell’indulto sono state convocate, il 25
specialistica è garantita in tutti gli
settembre e il 13 novembre 2006, due riunioni della
istituti di pena dell’Emilia-RomaCommissione regionale per l’area penale. Per la prima
gna. Nelle carceri di maggiori
volta hanno partecipato, oltre ai Comuni sedi di carcere,
dimensioni – Bologna, Modena,
le Province, la Garante dei diritti delle persone private
Parma – sono invece concentrati gli
della libertà del Comune di Bologna e la Conferenza
interventi relativi a prestazioni di
regionale Volontariato giustizia.
ginecologia, dermatologia, oculistiSe per il progetto I.n.d.u.l.t.o. – che prevede 106 borse
ca, otorino, cardiologia.
lavoro di sei mesi – la Cassa ammende del ministero
I servizi delle aziende Usl regionali
della Giustizia ha stanziato 317.999 euro, è anche vero
rendono disponibili complessivache le misure nazionali per il reinserimento sociolavoramente 800 ore mensili di attività
tivo dei beneficiari dell’indulto in Emilia-Romagna conprofessionale medicospecialistica,
templano altri fondi. Partito a ottobre 2006, durerà fino
con un impegno economico a cariall’aprile 2008 il progetto che impegna le casse del minico del Fondo sanitario regionale,
stero del Lavoro: 11 milioni di euro destinati a 14 aree
per il periodo giugno-dicembre
metropolitane in Italia – tra le quali Bologna, con la
2007, pari a 500mila euro (che si
Provincia capofila del progetto – per tirocini formativi e
aggiungono a 1.200mila euro stanmisure di accompagnamento al lavoro di 2.000 indultaziati per l’assistenza farmaceutica di
ti. Per ogni beneficiario è previsto un contributo al redditutto il 2007).
to di 2.700 euro, così ripartito: 450 euro al mese per un
La collaborazione del servizio sanimassimo di sei mesi o, in alternativa, 675 euro al mese
tario consentirà all’Amministrazioper quattro mesi. All’impresa che assume l’ex detenuto
ne penitenziaria di concentrare le
per almeno un anno spettano sgravi fiscali e un contriproprie risorse sui servizi di base,
buto di 1.000 euro.
garantendo la continuità assistenProgetti di accoglienza per tossicodipendenti beneficiaziale sulle 24 ore nelle sedi carcerari dell’indulto prendono corpo grazie ai 3 milioni di euro
rie con un numero consistente di
del ministero della Solidarietà sociale. Il fondo fa capo
detenuti.
alle Province, Bologna capofila.
La gestione delle cartelle sanitarie
informatizzate, già in uso per gli
D
Dopo l’indulto
P
assistiti carcerati, contribuisce alla realizzazione di un
sistema informativo sull’assistenza in carcere – che la
Regione sosterrà con un contributo di 40mila euro –
utile a monitorare gli interventi e la loro efficacia.
La Regione scende in campo anche a favore delle politiche per l’inclusione sociale. Basti citare, tra gli interventi più recenti, il contributo di 400mila euro messo in
campo per i Comuni sede di carcere nell’ambito del
Programma finalizzato al contrasto di povertà ed esclusione sociale (2.226mila euro lo stanziamento complessivo). Obiettivo: azioni per la mediazione culturale, per
il miglioramento della qualità della vita in carcere e il
reinserimento sociale di detenuti ed ex detenuti.
L’Emilia-Romagna dispone di una consolidata rete di
sportelli informativi per la mediazione culturale nelle
carceri. Il servizio, presente in tutti gli istituti penitenziari della regione, è supportato dalla formazione continua degli operatori e seguito da frequenti monitoraggi e discussioni collettive.
Non solo: in alcuni casi coesistono sportelli provinciali
di orientamento al lavoro (per problemi occupazionali
e di permesso di soggiorno) oppure, come a Bologna,
di mediazione sanitaria.
Al miglioramento della qualità di vita dei detenuti lavorano gli Enti locali con interventi che spaziano dal reinserimento lavorativo alle borse lavoro, dal sostegno
abitativo per le persone in area penale esterna alle azioni a favore della genitorialità, dai laboratori di scrittura
creativa a gruppi di auto e mutuo-aiuto. Passando per
l’informazione destinata a chi in carcere ci abita: perché spesso il filo si spezza proprio al momento di diffondere le opportunità. I progetti sono finanziati per il
70% dalla Regione, il resto è coperto dai Comuni,
spesso aiutati dalla Provincia o da fondi europei.
A seconda del numero dei detenuti, le risorse vengono distribuite pesando due volte gli stranieri per la
quota relativa ai progetti di mediazione culturale in
carcere. Inoltre l’anno scorso, grazie al Fondo sociale
europeo 2000-2006 dell’Emilia-Romagna, hanno
preso il via nuovi interventi per la formazione dei
detenuti ed ex detenuti e la formazione congiunta del
personale. Sul fronte del volontariato si è proceduto
all’applicazione e al monitoraggio del Protocollo di
definizione dei rapporti tra la Regione EmiliaRomagna, il Provveditorato regionale Amministrazione penitenziaria e Volontariato giustizia siglato il
primo dicembre 2003.
orre l’attenzione sul tema
del diritto d’asilo e sulla
condizione di coloro che
raggiungono il nostro paese
costretti da situazioni di guerra
e persecuzione. È questo
l’obiettivo del convegno –
promosso dalla Provincia e dal
Comune di Bologna – che il 22
giugno si terrà nel capoluogo
emiliano. L’incontro vede
la partecipazione di Anna Maria
Dapporto, assessore regionale
alla Promozione delle politiche
sociali, che interverrà in merito
al ruolo degli Enti locali
nell’attuazione di politiche
di accoglienza e integrazione
per richiedenti asilo e rifugiati.
Rifugiati, richiedenti asilo e titolari
di protezione umanitaria: in
Emilia-Romagna le stime parlano
complessivamente di 2.000 persone,
a cui vanno aggiunte le presenze
ufficialmente non rilevate, provenienti
da altre regioni italiane. I progetti
degli Enti locali, attivi in sei province,
offrono 205 posti di accoglienza.
Numeri, questi, dai quali emerge la
necessità di programmare e
aumentare le iniziative per dare
attuazione al diritto di asilo. La
sfida: estendere l’attuale sistema
di protezione per i richiedenti asilo
e rifugiati in un’ottica di decentramento e di coinvolgimento di
Regioni, Enti locali, associazionismo e società civile del territorio.
7
focus
Salvare il futuro dei figli
Storie di migranti dall’Est
Giugno 2007
8
ronaca di vita documentata, di donne che
vivono in Italia. Donne
immigrate dall’Est, qui
per assicurare un’educazione scolastica ai
figli, per “avere una
casa propria, con un
pavimento vero”. Per
questo sono partite.
Contadine, insegnanti, infermiere,
sarte, operaie, contabili, vigili,
ingegneri. Due giorni di pullman,
un passaporto turistico, chiedono
corsi di italiano e di preparazione al
lavoro. Irena Jagiello è stata la terza
polacca a entrare a Carpi. Abitava a
Cracovia, e una volta partita si è
data da fare come insegnante, il suo
mestiere: “Ho cominciato a lavorare con il vocabolario in tasca, col
tempo ho insegnato italiano alle
donne straniere per integrarle sul
lavoro”. Oggi Irena presiede un’associazione nata nel 2002 per offrire
luoghi di ritrovo, insegnare a interpretare le norme italiane, trasferire
la cultura dell’autotutela. “Chiediamo normative che permettano alle
badanti di rientrare ogni sei mesi
nel loro paese senza il timore di
perdere il lavoro”. Una professione
migratoria, la loro. Ad Anna brillano gli occhi quando parla del suo
paese. Unico momento di svago
per la scarsa disponibilità di tempo
di chi, come lei, è impegnata senza
orari come assistente familiare, è
l’incontro con le connazionali nella
chiesa di S. Pietro a Reggio Emilia,
dove tutte le domeniche pomeriggio il prete ucraino celebra la
messa. Che “dura un’ora e tre quarti” dice orgogliosa. Storie come
queste si leggono nella ricerca sulla
C
Esperienze
di donne
che lasciano
il proprio paese
per un lavoro e
una casa vera
zoom
migrazione femminile dall’Est
europeo in Emilia-Romagna curata
dal Centro italiano femminile regionale. Dei 300.000 stranieri residenti in regione il 50% sono donne, in
gran parte vengono dall’Est europeo e occupano, come assistenti
familiari, quasi la metà del mercato
lavorativo regolare. “I dati, però –
avverte Flavio Delbono, vicepresidente della Regione – si riferiscono
soltanto a coloro che possiedono un
permesso di soggiorno e un alloggio stabile e che possono chiedere il
riconoscimento della residenza
presso gli uffici anagrafici”. Precisazione ancora importante, perché
accanto a un mercato riconosciuto
“c’è un universo difficilmente
esplorabile che comprende le presenze irregolari e le domiciliazioni
presso centri di accoglienza e presso famiglie che usufruiscono di servizi domestici e di assistenza senza
la necessaria segnalazione ai
Comuni e alle Questure”. Il XVI
rapporto della Caritas evidenzia gli
sviluppi dell’immigrazione femminile, che ha influito sulla graduatoria delle nazionalità facendo salire
l’Ucraina dal quinto al quarto posto
(l’85,5% sono donne che vivono
soprattutto nella provincia di
Bologna). Significative, a Bologna
e in provincia, anche le presenze
femminili da Polonia (77,2%),
Moldavia (70,2%) e Romania
(55,2%). A Bologna, Ferrara e
Parma si apprezza – per le quattro
etnie monitorate – un considerevole
numero di permessi per studio,
mentre le età prevalenti spaziano
dai 30 ai 45-50 anni (più giovani le
rumene e le moldave). La ricerca
del Cif ricorda l’importanza delle
organizzazioni sociali, che promuovono incontri – peraltro poco frequentati a detta degli organizzatori
– con le collaboratrici straniere sull’importanza di stipulare un contratto di almeno 25 ore. Condizione
minima, questa, per ottenere il
ricongiungimento familiare e la
carta di soggiorno, che, a differenza
Sono oltre 33mila le imprese in regione, in particolare artigiane, con titolari extracomunitari
Da operai a imprenditori, un fenomeno in crescita
S
ono oltre 350.000 le imprese attive in
Emilia-Romagna. Più di 33.600 quelle con titolari di origine extracomunitaria, attori di primo piano con più di
12.000 ditte individuali artigiane.
A fotografare le imprese artigiane,
una ogni dieci abitanti, ci ha pensato l’indagine sull’imprenditoria
regionale gestita da stranieri realizzata da Cna e Confartigianato con
il patrocinio della Regione.
Popolazione di riferimento
le ditte individuali
iscritte all’albo
artigiani delle
Camere
d i
commercio dell’Emilia-Romagna con titolari
non comunitari, attive al 31 dicembre 2005,
con inizio dell’attività successivo al primo
gennaio 2002. Per un totale, secondo Unioncamere, di 8.173 unità.
In gran parte giovani – il 69% dei titolari ha
meno di 40 anni – vivono in Italia da oltre sei
anni e vantano un passato da dipendenti qualificati: come tali, si sono progressivamente
convinti di poter spendere autonomamente la
propria professionalità; per il gusto di dover
rendere conto solo a se stessi, secondo il
35% degli intervistati, per la possibilità di guadagnare di più, secondo un altro 34%. A fronte di un 86% di artigiani extracomunitari che
viene in Italia per motivi di lavoro, non è da
sottovalutare la percentuale (14,3%) di immi-
grati che fa l’artigiano perché non è riuscito a
inserirsi nel mercato del lavoro emiliano-romagnolo come dipendente. Quasi il 39% delle
imprese hanno un’età compresa tra i due e i
tre anni. L’accesso al credito è uno degli scogli più duri incontrati dai neoimprenditori,
anche se arrivano al 20% le imprese che,
compiuti i 4-5 anni, hanno superato le barriere all’ingresso. La location della nuova azienda viene scelta dal 71% di loro perché vicino
alla propria abitazione o alla residenza di
parenti e conoscenti.
Quasi il 70% degli imprenditori non ha avuto
alcun sostegno economico. Per accedere al
credito il 22% degli artigiani ha usufruito dell’intermediazione delle associazioni di categoria,
che in regione vantano adesioni elevate.
Nell’80% dei casi gli imprenditori si dichiarano soddisfatti dell’associazione alla quale
sono iscritti. Un successo per quello che è
elemento chiave di mediazione e di supporto nell’integrazione economica e sociale di
questi cittadini.
Sul fronte delle aspettative, prevale l’ottimismo. L’attività è soddisfacente per oltre il
60% e soltanto il 3,4% esprime un’opinione
totalmente negativa. Contro una minoranza
(10%) che ha intenzione di rientrare nel paese
d’origine, il 65% vuole rimanere in Italia.
Decisione dettata dalla buona intonazione
degli affari, ma anche dalla sostanziale
assenza di discriminazioni (solo il 4 % del
campione lamenta pregiudizi da parte dei
clienti).
focus
del permesso di soggiorno, si rinnova ogni 5 anni e consente di lavorare senza problemi nei paesi
dell’Unione
Europea,
Gran
Bretagna esclusa. Gli incontri con le
donne – coordinati da Laura
Serantoni, presidente regionale del
Centro italiano femminile e consigliera di parità dell’EmiliaRomagna – hanno dimostrato, tra le
criticità, i problemi legati al rinnovo
del contratto di lavoro, all’apertura
dei flussi migratori, all’approccio
con le istituzioni, “evitato perché le
donne preferiscono rivolgersi alle
associazioni di volontariato o alle
parrocchie, comunque a persone o
enti nei quali hanno fiducia”. Tra le
urgenze riscontrate, ci sono soluzioni abitative adeguate, il potenziamento di attività informative, di
tutela legale e di alfabetizzazione
della lingua italiana, e sportelli per
avvicinare donne migranti e istituzioni. Servizi alle famiglie e assistenza agli anziani sono i settori
lavorativi nei quali prevale la componente femminile, in generale
maggiore nei comuni capoluogo. A
conferma, le parole di Tiziana
Mozzoni, assessore alle Politiche
sociali della Provincia di Parma: “Il
segmento più rilevante nel quale si
è manifestata la crescita occupazionale dei cittadini stranieri nel nostro
territorio è stato quello del lavoro
domestico e di cura presso le famiglie parmensi. Le donne provenienti, in particolare, da Moldavia e
Ucraina costituiscono i nuclei più
rappresentativi e ricercati dell’offerta di lavoro”. “Sono spesso
modalità informali, invisibili e sommerse quelle attorno alle quali si
costruisce il sistema di impiego
delle assistenti familiari straniere”
rivela Mozzoni. Di fronte a problematiche senza dubbio complesse,
sono però possibili azioni a livello
territoriale “utili ad attivare, da un
lato, percorsi di inclusione e tutela
dei diritti, dall’altro, processi di collaborazione tra gli operatori dei servizi pubblici e del privato sociale
per lavorare di più sul sostegno alle
famiglie e sul supporto alle lavoratrici”. Il Comune di Piacenza pensa
alla creazione di un albo per le assistenti familiari, a tutto vantaggio
delle famiglie, che in questo modo
potranno reperire con facilità la persona più adatta, dribblando le insidie del mercato nero. “Oggi è possibile accedere al badantato soltanto
per vie informali – spiega Leonardo
Mazzoli, assessore ai servizi sociali
del Comune nella Giunta in carica
fino al maggio scorso – sarebbe
invece opportuno dare alle famiglie
un punto di riferimento al quale
rivolgersi, che diventa anche elemento di qualificazione per le lavoratrici. Si pensa a una sorta di elenco al quale attingere nomi e curricula per dare garanzia e qualità a un
lavoro delicato”. Per ora, il Comune
offre corsi di lingua italiana e di formazione per l’attività di cura rivolti
alle immigrate che vogliono fare
questo mestiere.
progetti
Erlaim, europei
a confronto
S
diritti
Consulte di zona, un passo verso l’integrazione
In corsa per la rappresentanza
degli stranieri
ittadinanza, partecipazione e
diritti politici degli immigrati: questi i temi al centro
del primo dei cinque seminari di
lavoro previsti dal progetto Erlaim –
finanziato sulla linea Inti del Fondo
europeo per l’integrazione cittadini
di paesi terzi – che pone l’integrazione in cima all’agenda di istituzioni,
rappresentanti della società civile e
associazioni dei migranti. In regione, nel corso degli anni, sono stati
sperimentati diversi percorsi di rappresentanza di cittadini stranieri
immigrati. Proviamo a ripercorrerli.
“La prima esperienza in Italia è stata
quella del consigliere comunale
aggiunto del Comune di Nonantola
all’inizio degli anni ’90” ricorda
Andrea Stuppini, responsabile
regionale del servizio Politiche per
l’accoglienza e l’integrazione sociale. Negli anni successivi l’esperienza
è stata ripresa da altri Comuni, tra i
quali Novellara. “Nella seconda
metà degli anni ’90, mentre il fenomeno immigrazione cresceva e si
diversificava per nazionalità, si è diffuso il modello delle consulte, a
garantire una rappresentanza pluralista, da diversi paesi. È il caso delle
consulte provinciali di Modena e
Reggio Emilia” spiega.
Esperienze più significative negli
ultimi anni, quando i cittadini stranieri sono stati chiamati a eleggere le
consulte con voto diretto. “Oltre al
Comune di Modena (1995, 1999 e
2004), i Comuni di Forlì e Cesena,
dove il presidente della consulta
siede in Consiglio comunale in qualità di consigliere comunale aggiunto, con diritto di parola”. Nel maggio 2002 a Rimini si è votato – prima
volta in Italia – per una consulta provinciale. Più recente, a maggio 2003,
l’esperienza del Comune di
Ravenna, con affluenza alle urne di
C
cittadini immigrati pari al 25% degli
aventi diritto (alcuni di essi, soprattutto donne, hanno votato per la
prima volta nella loro vita). Nel
corso del 2006 sono nate le consulte
di Fiorano, Maranello, Formigine,
Monzuno. In particolare si segnala,
il 22 novembre 2006, election day a
Ferrara, con il 22% di votanti stranieri per la consulta provinciale, il
17% per quella comunale. A fine
aprile elezione della prima consulta
di zona a Vignola, dove ha votato il
36% di stranieri residenti per eleggere il Forum per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri dell’Unione
Terre di Castelli. “Così come previsto dal nuovo statuto, la Regione
Emilia-Romagna continuerà a operare per arrivare alla concessione del
diritto di voto amministrativo ai cittadini stranieri, prima delle scadenze
elettorali del 2009 e 2010” assicura
Stuppini. Intanto, lo scorso 31 maggio la consulta regionale si è dotata
di un esecutivo ristretto, presieduto
dall’assessore Dapporto. Oltre al
vicepresidente Roland Jace (dell’Albania) per la provincia di Bologna,
tre componenti italiani, in rappresentanza delle organizzazioni sindacali
dei lavoratori, del terzo settore, e
delle organizzazioni imprenditoriali e
dei datori di lavoro; e quattro stranieri, di provenienza diversa, per altrettante province: Africa (Camerun) per
Ferrara, Asia (Cina) per Reggio
Emilia, Europa comunitaria (Romania) per Ravenna, Europa non comunitaria (Albania) per Forlì-Cesena.
Sul tavolo di lavoro la legge delega
Bossi Fini: l’assessore Dapporto ha
inviato una lettera ai ministri Amato
e Ferrero invitandoli a procedere
con decreto legge per aumentare la
durata dei permessi di soggiorno e
ridurre, attraverso il passaggio di
competenze agli Enti locali, i tempi
delle procedure amministrative per i
rilasci e il rinnovo.
trumenti e pratica locale
sull’immigrazione. Partito
lo scorso 26 marzo nell’ambito del
network Erlai, che raccoglie regioni
ed Enti locali europei sui temi di
immigrazione e asilo, il progetto
Erlaim coinvolge nove autorità
regionali e locali europee di sette
nazioni (Italia, Regno Unito,
Spagna, Cipro, Slovenia, Grecia,
Germania), coordinate dalla
Regione Emilia-Romagna.
Obiettivo, al termine dei 18 mesi di
durata, è rafforzare la qualità delle
azioni di progettazione e realizzazione di politiche che riguardano l’integrazione di soggetti provenienti da
nazioni terze messe in essere, a
livello regionale e locale, dai vari
attori coinvolti. Questo a partire da
quanto viene oggi svolto nei contesti territoriali di ogni partner progettuale e con un focus su cinque
ambiti definiti: cittadinanza, partecipazione e diritti politici; comunicazione interculturale e figure di
mediazione interculturale; infanzia;
donne; partnership pubblico/privato
per il sostegno all’integrazione.
Ambiti che sono oggetto, oltre che
di azioni di ricerca, anche di specifici
momenti di approfondimento seminariale ospitati e organizzati dai
diversi partner, a cominciare da
quello di Bologna il prossimo 13
luglio. Le altre sedi previste sono
Nicosia (in autunno), Siviglia, Atene
e Valencia. Due le sessioni ospitate
dal capoluogo emiliano: politiche
europee e lettura delle esperienze
dei partner, da un lato; partecipazione in Emilia-Romagna con interventi
dei rappresentanti eletti nelle consulte, dall’altro. Due docenti e una
ricercatrice delle Università di Trento
e Bologna si recheranno nei paesi
partner del progetto per individuare
le best practice sui cinque temi
qualificanti.
Al riesame la disciplina dell’immigrazione
Il disegno di legge Amato/Ferrero
I
l Governo è delegato ad adottare, entro dieci
mesi e non prima di gennaio 2008, un decreto legislativo per il riesame della disciplina dell’immigrazione e delle norme sulla condizione
dello straniero. Tra le novità previste dal disegno
di legge (approvato il 24 aprile) presentato da
Giuliano Amato, ministro dell’Interno, e Paolo
Ferrero, ministro per la Solidarietà sociale, il voto
come strumento di integrazione e partecipazione
alla vita pubblica delle comunità locali dove gli
stranieri vivono da molti anni e stabilmente. La
riforma, sulla base della Convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello
locale sottoscritta a Strasburgo il 5 febbraio
1992, prevede l’attribuzione “dell’elettorato attivo
e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di
lungo periodo”. Questo
vorrà dire che gli stranieri con carta di soggiorno, che in base alla
nuova normativa si può
ottenere dopo cinque anni
di residenza regolare in Italia,
potranno votare o candidarsi
alle elezioni
comunali.
9
COME PAG 16
Giugno 2007
Accoglienza immigrati: arriva Arca
Regione
Parma
in breve
Siglato in Provincia il protocollo d’intesa per alloggi collettivi
di seconda accoglienza destinati a lavoratori immigrati
In campo contro il bullismo
Modena
10
Al via SbulloUniamoci, il primo progetto distrettuale
per un patto educativo tra scuola e territorio
a preso il via il primo
progetto distrettuale per
la prevenzione del bullismo
dell’Unione Terre d’argine.
SbulloUniamoci, questo il nome,
è promosso dall’assessorato
ai Servizi educativi e scolastici
dell’Unione Terre d’argine, dalle
Istituzioni scolastiche statali
e paritarie che hanno sottoscritto
il Patto per la scuola, e dalla
Fondazione Cassa di Risparmio
di Carpi. L’iniziativa, che
si concluderà a giugno 2008, mira
ad avviare un intervento coordinato
e in rete tra scuole, Enti locali,
famiglie e associazioni (centri
aggregativi, doposcuola, gruppi
di volontariato) per contrastare
il bullismo e il disagio dei giovani
nei territori dei Comuni delle Terre
d’argine. Si parte con una ricerca
conoscitiva sul disagio di relazione
dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni
attraverso la distribuzione di
un questionario a un
campione di oltre
1450 studenti
(sul totale
dei 2600
H
QUALITA’ SOCIALE
Direttore responsabile:
Roberto Franchini
Redazione
Contesto Srl
[email protected]
Segreteria di redazione
Savino Dalmonte,
Elisabetta Miranda
Editore
Regione Emilia-Romagna
Registrato presso il Tribunale civile
di Bologna al n. 6651 in data 28.2.97
Progetto grafico
Contesto Srl
Immagini
Meridiana Immagini/Voli soc. coop
Elisabetta Baracchi
Stampa
Pazzini Editore - Villa Verrucchio RN
del distretto), a 1200 famiglie e a
tutti i 350 docenti delle sette scuole
medie coinvolte. Bisogna, invece,
aspettare ottobre per i percorsi di
educazione socioaffettiva rivolti
agli alunni di almeno 14 classi (due
per ogni istituto); i percorsi formativi per insegnanti, operatori del
territorio e genitori, finalizzati alla
conoscenza del fenomeno e allo
sviluppo di una preparazione adeguata; gli interventi di inclusione
sociale personalizzati per chi ha
maggiori difficoltà di inserimento.
Fondamentale è l’apporto della
Fondazione Cassa di risparmio
di Carpi che, oltre a cofinanziare
il progetto, contribuisce ad assicurarne la qualità e la continuità
attraverso le proprie competenze
e il monitoraggio costante degli
impatti sul territorio. Il progetto ha
un costo complessivo di 113.000
euro, di cui 50.000 provenienti
dalla Fondazione Cassa di
risparmio di Carpi,
7.000 dagli istituti scolastici,
56.000 dai
Comuni
prono gli sportelli migranti
di Bologna (via Casarini
17/4, tel 0516493234),
Reggio Emilia (via F.lli Manfredi
14, tel 3463954105) e Rimini (via
XX Settembre 20, tel 0541781635):
un servizio di informazione e
orientamento rivolto ai cittadini
stranieri e a tutti coloro che necessitano di una guida pratica sulle
procedure per l’ingresso e il soggiorno dei migranti. Accesso libero
e gratuito alle informazioni su
lavoro, formazione, assistenza
sanitaria, casa, diritto all’asilo.
A
Regione
L
L’operazione è possibile grazie all’attivazione di un fondo di rotazione per
l’anticipo del deposito cauzionale (tre
mensilità), che l’associazione deve
restituire entro 12 mesi dalla sottoscrizione del contratto. È prevista la copertura dei rischi di morosità nel pagamento del canone fino a un massimo di
2.500 euro e – per la stessa cifra – degli
eventuali danni procurati all’immobile
dal locatario, attraverso Acer di Parma.
E ancora, l’attivazione di un fondo di
solidarietà a carico degli inquilini per
eventuali insolvenze e spese impreviste,
gestite dalle associazioni di riferimento.
Il progetto Arca nasce sulla base dell’esperienza condotta dal 2002 con il Fondo
di Garanzia che ha consentito la messa a
disposizione da parte degli enti coinvolti
di 326.000 euro per un’azione congiunta (in tutto oltre cento contratti di affitto), di cui è responsabile la Provincia, mirata a fornire
garanzie ai proprietari di immobili
che affittano a immigrati dipendenti di aziende del
territorio. Il protocollo è dunque un ulteriore passo
per sostenere la locazione di alloggi di seconda
accoglienza, attraverso l’intervento diretto di associazioni di immigrati quale soggetto di mediazione
e di gestione degli interventi, con la stipula di contratti di locazione con privati.
Da Bologna, Reggio Emilia e Rimini un servizio di informazione e
orientamento per cittadini stranieri
Operatori preparati offrono un
sostegno nel percorso di rinnovo
del permesso di soggiorno e della
richiesta di ricongiungimento
familiare in quello che può diventare punto di ascolto e di denuncia
dei diritti negati o violati.
L’iniziativa è realizzata dalle associazioni Ya Basta! di Bologna e
Reggio Emilia e Rumori sinistri di
Rimini in collaborazione con il
progetto Melting Pot Europa e grazie alle risorse gestite da VolaBo,
centro servizi per il volontariato
della Provincia di Bologna.
Via le barriere, ci pensa la Regione
La Regione a favore di anziani e portatori di handicap: in arrivo le
risorse per abbattere le barriere architettoniche nelle abitazioni
tanziate le risorse regionali
per abbattere le barriere
architettoniche nelle
abitazioni, a favore di soggetti
anziani o portatori di handicap.
Sono 3.138 le domande
presentate dai cittadini di
264 Comuni emiliano-romagnoli.
La maggior parte degli interventi
riguarda persone con invalidità
totale, i tre quarti soggetti anziani. Il 64% dei richiedenti vuole
S
eliminare esclusivamente barriere che ostacolano o impediscono
l’accesso all’alloggio.
Obiettivo: l’installazione di meccanismi di servo scala, di un elevatore, adeguamento di spazi
interni agli alloggi. Sono
ammessi a ricevere i contributi
anche gli eredi degli invalidi che
avevano presentato domanda –
accolta dal Comune di residenza
– e realizzato i lavori.
Regione
a creazione di un fondo,
chiamato Arca, a sostegno di
alloggi di seconda accoglienza per lavoratori immigrati
dipendenti (con contratto a tempo
determinato o a progetto) di aziende del territorio. È l’idea alla base
del protocollo d’intesa siglato a
Parma dai soggetti promotori: oltre
alla Provincia, i quattro Comuni
capodistretto (Fidenza, Borgotaro,
Parma e Langhirano), Fondazione
Cariparma, Unione parmense industriali, Caritas diocesana, Centro per
l’immigrazione, asilo e cooperazione
internazionale e l’Azienda casa Emilia-Romagna di Parma.
L’iniziativa è rivolta ai lavoratori immigrati,
con lavoro precario, che dopo un primo
periodo di accoglienza presso i dormitori e i
centri di accoglienza d’emergenza, non
avendo raggiunto un’indipendenza economica sufficiente, necessitano di un
tempo ulteriore di accoglienza per accedere al
mercato degli affitti.
Per ogni distretto, a partire da quello di Parma, sarà
attivato un alloggio collettivo per 8/10 persone attraverso l’intervento diretto delle istituzioni locali e
delle associazioni di immigrati (responsabili – in
quanto intestatari dei contratti di locazione – nei
confronti dei proprietari degli immobili).
Apre lo sportello migranti
Nati per leggere...parla in più lingue
Un invito alla lettura: in Romagna parte la campagna multilingue
a favore dei più piccoli
l progetto Nati per leggere,
promosso dalla Provincia di
Ravenna, ha un nuovo alleato:
un depliant in sei lingue (italiano,
cinese, arabo, albanese, francese,
inglese) diffuso in tutta la
Romagna a cura delle Aziende
sanitarie e delle Province di Forlì,
Cesena, Ravenna e Rimini.
L’opuscolo informativo raggiunge
i pediatri di libera scelta,
i consultori vaccinali, le scuole
dell’infanzia, i centri bambinigenitori, le biblioteche per ragazzi
della Romagna e i servizi educativi di tutta la Regione. Scopo della
campagna di comunicazione è
valorizzare la pratica della lettura
ad alta voce di buoni libri a bambini molto piccoli.
L’iniziativa si inserisce in un progetto che guarda alla qualità della
I
vita del bambino, ma anche alle
relazioni affettive con i genitori e
gli adulti che si prendono cura di
lui. L’intenzione è di coinvolgere
tutte le famiglie con bambini da
zero a sei anni, presentando loro i
benefici di una lettura precoce.
Un aiuto viene anche dal territorio: le biblioteche pubbliche sono
attrezzate per offrire in consultazione e prestito libri per tutte le
età (la rete della Romagna comprende 110 biblioteche, di cui
circa la metà con una sezione
dedicata ai piccolissimi);
i pediatri dispensano consigli sul
benessere psicofisico del bambino,
senza trascurare l’invito a un
momento di lettura; le scuole dell’infanzia, i centri bambini-genitori, gli asili nido prestano attenzione ai tempi della lettura.
in breve
Rimini
Bologna
Infopoint gratuito per stranieri
Inaugurato il centro per la consulenza agli immigrati:
informazioni su casa, lavoro, tutela legale
n nuovo centro
di informazione rivolto
ai cittadini stranieri è stato
inaugurato dall’associazione
interculturale Universo.
All’interno del Cassero di Porta
Galliera, in piazza XX Settembre
7, si dispensano informazioni
sulle procedure di regolarizzazione
e di cittadinanza degli immigrati,
ma non solo: i ragguagli
spaziano dal permesso
di soggiorno al ricongiungimento
familiare, dalla ricerca della casa
U
Poveri sempre più invisibili
Presentato il “Rapporto sulle povertà 2006” della Caritas
diocesana. La struttura apre una seconda accoglienza
Regione
A
ucraini, rumeni, moldavi). Quasi
il 60% è irregolare, il 77%
è disoccupato, oltre il 48% ha un
diploma o una laurea. Non si tratta
di poveri di passaggio: il 40% ha
un’abitazione stabile. Molti tornano
più volte a chiedere aiuto.
Per fermare il numero di ritorni
(quasi 1.700) nella nuova ala della
Caritas è stata aperta a marzo una
seconda accoglienza - che dura dai
tre ai sei mesi ma può arrivare fino
a un anno - dove sono già ospitate
un decina di persone.
La struttura riminese accoglie oltre
la metà dei poveri: nel 2006, 2.288
presenze, 50mila pasti offerti, 443
ospiti del dormitorio, 1.230 pacchi
viveri. In via Madonna della Scala
è attivo anche il centro servizi per
immigrati al quale si sono rivolte
1.800 persone.
Assegni formativi dalle Province
Al via i bandi provinciali 2007 per l’assegnazione dei voucher:
il catalogo dei corsi va on line
ubblicati i bandi provinciali
2007 per l’assegnazione
di voucher per la formazione
continua e permanente. Si tratta
di contributi finanziari – assegni
individuali – dell’importo massimo
di 1.200 euro, che le nove
Province della regione assegnano
ai richiedenti in possesso delle
caratteristiche previste dalla normativa di finanziamento indicata
nei bandi.
Il buono consente di frequentare,
in modo agevolato, uno dei corsi
inseriti nel catalogo elettronico
regionale e suddivisi in base alle
aree di interesse: contabilità e
gestione di impresa; informatica;
customer satisfaction; competenze
organizzative/trasversali/linguistiche; sicurezza e ambiente; processi
aziendali. I corsi sono organizzati
da enti di formazione che accedono al catalogo solo se in possesso
dei requisiti previsti dalle direttive
regionali.
Per il 2007 sono al momento
P
disponibili soltanto le risorse
della Legge 236/93, per i lavoratori
- di qualsiasi impresa privata che
versi i contributi integrativi per
l’assicurazione obbligatoria contro
la disoccupazione involontaria con contratti di lavoro a tempo
pieno o parziale, a tempo
determinato o indeterminato,
o di collaborazione coordinata e
continuativa, inseriti nelle tipologie
contrattuali a orario ridotto,
modulato o flessibile e a progetto
previste dalla Legge n. 30/2003.
Il valore del voucher non può
superare l’80% del costo del corso
indicato sul catalogo: l’utente è
tenuto a pagare il restante 20% o
una quota superiore, se la cifra
supera i 1.500 euro.
Al momento dell’iscrizione l’ente
che organizza i corsi può chiedere
ai partecipanti una cauzione,
come garanzia di frequenza
(obbligatoria per almeno il 70%
delle ore) fino al 50% della quota
di partecipazione.
On line la Carta dei valori
Dai diritti sociali degli immigrati alla condivisione
delle regole della società italiana
a on line la Carta dei valori
della cittadinanza e dell’integrazione, il documento elaborato dal comitato scientifico
nominato a ottobre 2006 da
Giuliano Amato, ministro
dell’Interno, nel quadro delle iniziative per l’integrazione e la coesione sociale. Obiettivo: spiegare i
valori e i principi validi per tutti
coloro che desiderano risiedere stabilmente in Italia.
ImmigrazioneOggi ha contribuito
V
Piacenza
ncora grave, a Rimini, il
problema delle nuove
povertà. Almeno stando ai
dati del “Rapporto sulle povertà
2006” realizzato dall’Osservatorio
diocesano. Sono poveri più invisibili perché non fanno la fila per la
doccia, non si siedono in mensa per
un pasto, ma per far quadrare i
conti devono chiedere un aiuto
a fine mese.
L’anno scorso sono stati prestati
quasi 250mila euro a 129 famiglie,
la metà italiane, in gran parte con
separazioni e abbandoni alle spalle.
A questo fenomeno in crescita
esponenziale si affiancano altre
povertà. Nel 2006 ai 13 centri
d’ascolto Caritas presenti in
Diocesi sono arrivate 4mila persone: età media tra i 25 e i 44 anni,
l’80% stranieri (in prevalenza
e del lavoro alla consulenza
legale o burocratica.
Sono previsti anche corsi
di alfabetizzazione in lingua
italiana, consulenze
in materia di tutela contro
la discriminazione e,
per i cittadini stranieri
di passaggio a Bologna,
un servizio di orientamento.
La consulenza – tutti i giorni
dalle 10 alle 21 – è gratuita,
così come l’accesso a Internet
(riservato ai soci di Universo).
alla divulgazione on line del testo
realizzando una versione digitale
tradotta in albanese, arabo, cinese,
francese, inglese, romeno, spagnolo
e ucraino. Insieme alla versione in
tredici lingue dei primi 44 articoli
della Costituzione italiana – on line
dal mese di gennaio – l’iniziativa si
inserisce nel progetto editoriale che
diffonde tramite internet i valori
fondanti la società italiana in modo
comprensibile per chi ancora non
conosce bene la nostra lingua.
Contro lo sfruttamento sessuale
Il Comune parte civile contro reati di tratta, riduzione in schiavitù e sfruttamento sessuale.
Consulenza e assistenza legale sul campo, grazie all’esperto giuridico
ei giorni scorsi la Giunta comunale di
Piacenza ha approvato una delibera di
indirizzo, presentata dal servizio
Avvocatura in collaborazione con il settore
Servizi sociali (area Adulti e area Minori), nell’ambito del programma di consulenza e assistenza legale alle categorie sociali più disagiate.
Il Comune di Piacenza si costituirà parte civile
nei processi penali contro gli autori dei reati di
tratta, riduzione in schiavitù e sfruttamento sessuale a fianco delle donne assistite dal progetto
per recuperare i costi sostenuti e il danno subito
nei confronti di coloro che si rendono colpevoli
di reati conseguenti allo sfruttamento sessuale.
Il Comune tenterà di rivalersi sul patrimonio
illecitamente costituito sulla pelle delle vittime
degli sfruttatori.
Il programma ha preso il via nel 2004 con l’attività di formazione da parte della Regione
Emilia-Romagna dell’esperto giuridico, figura
dedicata che ha sviluppato competenze in tema
di tutela dei minori e ha affiancato i servizi
sociali nei procedimenti giudiziari relativi.
L’esperto giuridico del Comune di Piacenza
(uno dei pochi Comuni in Italia ad aver formato
una figura professionale specifica) a partire dal
2006 presta attività di consulenza e assistenza
legale, oltre a mettere in pratica il programma di
integrazione sociale previsto dal progetto “Oltre
la strada”.
Realizzata per il 70% con finanziamenti statali e
per il 30% con finanziamenti regionali e comunali, l’iniziativa prevede la presa in carico da
N
parte dei Servizi sociali comunali per l’accompagnamento alla costruzione di una nuova autonomia personale – dalla ricerca di un alloggio e
di un lavoro all’assistenza sanitaria, al sostegno
psicologico – delle vittime di tratta che, sostenute, trovano il coraggio di uscire da una pesante
condizione di schiavitù.
Un importante progetto a tutela degli interessi
della città e della sua cittadinanza, nel campo
delle azioni per la sicurezza in collaborazione
con le Forze di Polizia dello Stato.
11
agenda
Giugno 2007
Bandi
Forlì, scadenza 31 agosto
Premio “Dare vita agli anziani”
Scadenza 28 settembre
Tesi sull’imprenditoria femminile
Presentare una poesia o un racconto: basta questo
per partecipare al premio letterario “Dare vita agli
anziani”. Alla sua ottava edizione, il concorso organizzato dall’Auser volontariato di Forlì introduce quest’anno una novità: è stata istituita la sezione speciale dal titolo “Ricordare per non dimenticare”, rivolta
a tutti gli scrittori testimoni di un tempo passato che
non c’è più. Il concorso, gratuito, è aperto a tutti, con
un unico avvertimento: le composizioni, rigorosamente inedite, non dovranno superare le cinque cartelle. Il plico con tutte le informazioni (titolo del lavoro, nome, cognome, indirizzo e telefono dell’autore)
deve essere spedito entro il 31 agosto 2007 in triplice copia all’indirizzo Auser viale Roma 124, 47100,
Forlì. Per saperne di più, rivolgersi allo 0543.404912.
Al via la nuova edizione del concorso della Cna
Emilia-Romagna per tesi di laurea e lavori di ricerca
sulle imprese in rosa.
Il bando, aperto dal 24 aprile al 28 settembre 2007, è
stato organizzato con l’obiettivo di stimolare lo studio
sulle tematiche della costruzione di impresa al femminile, di indagare le dinamiche e ricercare nuovi strumenti di sviluppo.
Il progetto vincitore riceverà una borsa di studio del
valore di 3.000 euro. L’iniziativa è promossa da Cna
Impresa Donna Emilia-Romagna in collaborazione
con Cna Impresa Donna Forlì-Cesena (nell’Anno
europeo delle pari opportunità per tutti) sotto l’alto
patronato di Ueapme e con il patrocinio del dipartimento per i Diritti e le pari opportunità della Regione
Emilia-Romagna, della Provincia di Forlì-Cesena, dell’assessorato alla Partecipazione civica del Comune
di Forlì, della Camera di commercio di Forlì Cesena e
dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Possono partecipare alla selezione tutti i giovani laureati e laureandi italiani e stranieri, dottori di ricerca e
dottorandi di tutte le discipline delle università italiane
con lavori realizzati negli ultimi tre anni accademici
non presentati in precedenti edizioni del bando.
Per informazioni più dettagliate, rivolgersi a Cna
Impresa Donna Emilia-Romagna, tel. 051.6099473,
[email protected].
Appuntamenti
Bologna, 13 luglio
Primo seminario del progetto Erlaim
Bologna, 19-20 ottobre
Incontro Anffas onlus 2007
Cittadinanza, partecipazione e diritti politici dei cittadini stranieri sono al centro del primo seminario del
progetto Erlaim ospitato nel capoluogo emiliano.
Sotto esame i risultati preliminari dell’indagine
Erlaim, le policie in Europa e le politiche nazionali e
regionali per la partecipazione attiva dei cittadini
stranieri. All’incontro (con inizio alle 13) partecipano
l’assessore Anna Maria Dapporto e Andrea Stuppini,
responsabile regionale del servizio Politiche per l’accoglienza e l’integrazione sociale. Intervengono
amministratori locali, rappresentanti degli stranieri
nelle consulte regionali, rappresentanti delle parti
sociali e del terzo settore. Per informazioni, Marzio
Barbieri, tel. 0516397103, [email protected]; Lilia Tubertini, tel. 0516397359, [email protected].
In occasione dell’Anno europeo delle pari opportunità per tutti, appuntamento a Bologna (nella sala polivalente della Regione) per due giornate interamente
dedicate ai temi dell’uguaglianza e della non discriminazione.
Di questo si discuterà nel corso della Conferenza di
rilievo nazionale sulle pari opportunità organizzata
all’Anfass, l’associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, con il
patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
Per partecipare e ricevere maggiori informazioni, è
possibile contattare la sede romana di Anffas al
numero 06.3611524 oppure scrivendo all’indirizzo email [email protected].
libri
Disabili, la nuova guida
alle agevolazioni fiscali
Una guida alle
agevolazioni
fiscali pensata su
misura per le esigenze di
persone con disabilità.
L’hanno realizzata l’Agenzia
delle entrate e la Regione
Emilia-Romagna per venire
incontro ai bisogni della popolazione regionale con disabilità,
che chiede di poter vivere in una
casa dotata di attrezzature e
spazi adatti alle proprie esigenze,
di utilizzare ausili per partecipare
attivamente alla vita sociale, di
acquistare un automezzo speciale
per muoversi in libertà e autonomia.
Alla sua seconda edizione, la guida
torna in campo forte del successo del 2006 e della richiesta
da parte delle persone anziane e con disabilità, delle associazioni che le rappresentano e degli operatori dei servizi
che hanno il compito di orientare i cittadini.
Uno strumento con tutte le informazioni sulle principali agevolazioni in tema di accessibilità, mobilità, assistenza e sul
sistema regionale dei servizi sociali. “Il nostro obiettivo –
spiega nella prefazione Anna Maria Dapporto, assessore
regionale alla Promozione delle politiche sociali – è offrire
non soltanto prestazioni assistenziali, ma anche informazioni e competenze per riuscire a sostenere al meglio l’autonomia della persona ed anche il lavoro di cura dei familiari, che
sono due risorse fondamentali per l’intero sistema delle
politiche sociali”.
Si parte con un richiamo all’intero panorama di agevolazioni previste dalla legislazione vigente: per i figli a carico, i veicoli, gli altri mezzi di ausilio e i sussidi tecnici e informatici;
per l’abbattimento delle barriere architettoniche, le spese
sanitarie, l’assistenza personale. Uno ad uno, gli argomenti
sono esposti nei capitoli a seguire, dove il linguaggio tecnico e ricco di riferimenti normativi si rivela fruibile da tutti. In
aiuto al lettore, una serie di tabelle riportano gli aventi diritto, le tipologie di certificazione, i casi particolari, ma anche
i riferimenti dei centri provinciali per l’adattamento dell’ambiente domestico. La pubblicazione della guida rientra nel
programma di iniziative avviato già da alcuni anni dalla
Regione per favorire la domiciliarità di anziani e disabili, non
soltanto con contributi e agevolazioni economiche, ma
anche con servizi di informazione e consulenza. I contributi
per la mobilità privata e l’adattamento della casa previsti
dalla legge regionale n. 29/97, l’esenzione dal bollo auto per
tutte le persone in situazione di handicap grave, i centri
regionali e provinciali di informazione e consulenza per gli
ausili e l’adattamento dell’ambiente domestico sono alcune
delle iniziative promosse in questi anni da Regione, Enti
locali e Aziende Usl. Stampato in 16mila copie, il volume è
disponibile e scaricabile da emiliaromagnasociale.it e su
altri siti della Regione Emilia-Romagna e dell’Agenzia delle
entrate ed è presente presso i 25 uffici locali dell’Agenzia
delle entrate e presso i 10 centri provinciali per l’adattamento dell’ambiente domestico.
U
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Scrivere a redazione Qualità Sociale
c/o Assessorato alla Promozione delle politiche sociali
Viale Aldo Moro, 21 - 40127 Bologna
[email protected]
www.regione.emilia-romagna.it/QS