Pittori tedeschi a Forio ea Sant`Angelo

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Pittori tedeschi a Forio ea Sant`Angelo
Alla ricerca di tracce
Pittori tedeschi a Forio e a Sant’Angelo
di Hans Dieter Eheim
Traduzione di Nicola Luongo
Ernst Bursche - Carciofi / Artischocken
Da tempo ero alla ricerca di un bel quadro di fiori. In un grigio pomeriggio invernale
scoprii in una galleria di Hannover gli acquarelli di oleandri, carciofi e anemoni che
subito mi affascinarono. Era la galleria di Christoph Kühl, la cui origine a Dresda risale
agli anni Venti del Novecento. Un periodo in cui “La mostra d’arte Kühl “ diventò una
significativa istituzione per gli espressionisti del “Brücke” (il Ponte), in seguito per gli
artisti del Realismo e della Nuova Oggettività.
Compiaciuto per il
mio spontaneo entusiasmo, il gallerista
Christoph Kühl mi
aiutò a farmi conoscere personalmente
il pittore. Lo potevo
incontrare a Ischia
durante i mesi estivi,
molto probabilmente
a Forio.
Così, più di venticinque anni fa, iniziò
una storia che si concluse nel 2006 con
una visita al ristorante “La Conchiglia” di
Sant’Angelo.
Auf Spurensuche
Deutsche Maler in Forio
und Sant’ Angelo
von Hans Dieter Eheim
Seit langem hatte ich für mich ein schönes Blumenbild gesucht. An einem grauen Winternachmittag
entdeckte ich in einer Galerie in Hannover Aquarelle
von Oleander, Artischocken und Anemonen, die mich
sofort verzauberten. Es war die Galerie von Christoph
Kühl, deren Ursprung im Dresden der 1920er Jahre
liegt. Einer Zeit, als dort die „Kunstausstellung Kühl“
zu einer bedeutenden Institution für die „Brücke“ –
Expressionisten wurde, später dann für Vertreter des
Realismus und der Neuen Sachlichkeit. Erfreut über
meine spontane Begeisterung half mir der Galerist ,
den mir unbekannten Maler der Blumenbilder persönlich kennen zu lernen. Auf Ischia könne ich ihn
während der Sommermonate bis weit in den Herbst
antreffen, sehr wahrscheinlich in Forio.
So begann vor mehr als fünfundzwanzig Jahren
eine Geschichte, die 2006 mit einem Besuch des
Ristorante La Conchiglia in Sant`Angelo zu Ende
ging.
La Rassegna d’Ischia 3/2009 19
K. Schneider - Il porto di Sant'Angelo (Hafen in Sant'Angelo)
Sant'Angelo - Photo Karl Schneider
E. Bargheer - Forio: Maria e il Bar Internazionale
(Bar Internazionale mit Maria)
G. Helmholz - Strade di Sant'Angelo (Strassen in S. Angelo)
H. Purrmann - Il porto d'Ischia (Hafen in Porto d'Ischia)
E. Bursche - Veduta di Forio (Blick auf Forio)
20 La Rassegna d’Ischia 3/2009
Ernst Bursche – Un pittore degli uomini e della natura
Durante i preparativi del mio viaggio all’Isola Verde avevo letto su una
guida d’Ischia notizie sul Bar Maria di Forio, già luogo d’incontro di pittori
e di compositori, di scrittori e di registi, che gustavano il vino o il cappuccino
sotto un pergolato. Maria Senese, la proprietaria, era la dominatrice assoluta
di quel popolo di artisti. Mi recai là appena dopo il mio arrivo nell’autunno
del 1982. Un tassista, a cui domandai di Ernst Bursche, così si chiamava il
pittore che cercavo, mi indicò la strada con un sorriso: «Sì, Sì, Don Ernesto,
naturalmente lo conosco». Lo si poteva incontrare ogni sera al ristorante
“Epomeo”.
Già il giorno dopo trovai Don Ernesto. Con la schiena curva sedeva
davanti a una parete di una stanza
che dava sul retro del locale. Vicino
al Bar Maria, come se volesse anche
allora rivivere la vicinanza dei tempi
andati. Bianchi erano i suoi lunghi
capelli intorno a una faccia intensamente abbronzata, bianca la camicia
ampiamente aperta. Era in piacevole
attesa del filetto ordinato. Accanto a
lui sua moglie in una distinta posizione eretta.
Quando gli spiegai chi ero, da dove
venivo, perché lo cercavo e di essere
contento di averlo finalmente trovato,
rise con una gioia irrefrenabile. «Ma
questa è una cosa incredibile». Ripeté
diverse volte queste parole, sottolineandole con le sue forti mani.
Avevo incontrato Ernst Bursche
- un pittore del circolo culturale di
Dresda intorno a Otto Dix, di cui fu
allievo e anche amico per molti anni.
Dipingeva quadri di uomini, di fiori,
di montagne frastagliate e gravide di
miti, di profondi burroni e di paesaggi
costieri. E un nero uccello rapace,
precipitato al suolo da un cielo blu
pallido. Un uccello morente con le
larghe ali aperte, nel mezzo del distretto di caccia di questo mondo.
Ernst Bursche, che - come mi raccontò una buona amica - si recava alla
Ernst Bursche
Ein Maler von Menschen und Natur
Zur Vorbereitung meiner Reise auf die „grüne Insel“ hatte
ich in einem Ischiaführer über die Bar Maria in Forio gelesen, einem früheren Treffpunkt von bildenden Künstlern und
Komponisten, Schriftstellern und Regisseuren, die unter einer
Laube ihren Wein oder Cappuchino genossen. Maria Senese,
die Besitzerin der Bar, war die unbeschränkte Herrscherin
des Künstlervolks. Dorthin begab ich mich kurz nach meiner
Ankunft im späten Sommer 1982. Ein Taxifahrer, den ich nach
Ernst Bursche, so der Name des von mir Gesuchten,fragte,
wies mir mit einem Lächeln den Weg: „Sì,sì, Don Ernesto,
naturalmente lo conosco“. Jeden Abend sei er im Ristorante
"Epomeo" anzutreffen.
Schon am nächsten Tag fand ich „Don Ernesto.“.Mit
gebeugtem Rücken saß er vor einer Wand in den hinteren
Räumen des Lokals. Nahe der Bar Maria, so, als wollte er
die Nähe zu alten Zeiten auch jetzt noch erleben. Weiß war
sein langes Haar um ein tief gebräuntes Gesicht, weiß das
weit geöffnete Hemd. Er war in freudiger Erwartung auf das
bestellte filetto. Neben ihm seine Frau in vornehm-aufrechter
Haltung.
Als ich ihm erzählte, wer ich bin, woher ich komme, warum
ich ihn zu finden suchte und froh sei, ihn schließlich gefunden
zu haben, lachte er in unbändiger Freude. „Das ist ja ein dolles
sua spiaggia di Forio con una borsa,
con dentro sempre una bottiglia
di vino. Talvolta portava anche dei
carciofi, che collocava sulla sabbia
e dipingeva. Un uomo che amava
soprattutto le rose, i fiori arancioni di
melagrana, i fiori di cactus, di agavi
e di oleandri. Spesso i colori dei suoi
acquarelli sembravano esplodere.
Quelle che trascorremmo insieme
furono per me ore preziose. Un giorno
mi invitò nella sua casa di campagna
tra i vigneti di Forio, in via Chiena.
All’ombra della terrazza bevemmo
vino delle pendici dell’Epomeo.
Guardammo i suoi quadri nell’atelier inondato di luce: con vedute su
Forio – uno dei suoi ultimi lavori - e
sul massiccio dell’Epomeo, sulle
pittoresche insenature e le selvagge
formazioni rocciose. E nature morte
con grappoli d’uva.
In una serena atmosfera parlammo dei suoi anni a Ischia. Talvolta
diventava serio, guardava Forio che
lontana si stendeva sotto di noi, guardava l’antica cittadina fino a Punta
Caruso.
Ding.“ Ein ums andere Mal wiederholte er diese Worte, sie
mit seinen kräftigen Händen unterstreichend.
Ernst Bursche war ich begegnet – einem Maler aus dem
Dresdner Künstlerkreis um Otto Dix, dessen Meisterschüler
und auch langjähriger Freund er war. Er malte Menschen,
und Blumen, mythenträchtige, zerklüftete Berge und tiefe
Schluchten und Küstenlandschaften. Und einen schwarzen
Raubvogel, der aus einem blassblauen Himmel zu Boden
gestürzt war. Ein toter Vogel mit weit ausgebreiteten Flügeln,
inmitten des Jagdgeschreis dieser Welt.
Ernst Bursche, der – wie mir später eine gute Freundin
erzählte - an seinen Sandstrand nahe Forio stets mit einer
Tasche, immer darin eine Weinflasche, kam. Gelegentlich
brachte er auch Artischocken mit, die er in den Sand setzte
und malte. Ein Mensch, der Rosen über alles liebte. Die
orangefarbenen Blüten von Granatäpfeln, die Blüten von
Kakteen, von Agaven und Oleander. Oft schienen die Farben
seiner Aquarelle zu explodieren.
Es waren für mich kostbare Stunden, die wir miteinander
verbrachten. Eines Tages lud er mich in sein Landhaus in den
Weinbergen über Forio, in der via Chiena, ein. Im Schatten
einer Terrasse tranken wir Wein von den Epomeo-Hängen.
Wir betrachteten seine Bilder in dem lichtdurchfluteten Atelier: mit Blick auf Forio – eine seiner letzten Arbeiten - und
das Massiv des Epomeo, auf malerische Buchten und wilde
Felsformationen. Und Stilleben mit Weintrauben.
La Rassegna d’Ischia 3/2009 21
Una serata con Ernst Bursche che volentieri avrei rivissuta. Ma, quando
l’anno successivo percorsi in fretta via Roma e via Cardinale Lavitrano e
infine arrivai davanti alla sua casa, le persiane verdi erano chiuse.
Karl Schneider, che sapeva prendere la vita
per il verso giusto, a Sant’Angelo
In uno dei miei primi viaggi a
Ischia scoprii, a Casa Garibaldi, la
mia pensione a Sant’Angelo, un
acquarello, la cui leggerezza e freschezza di colori mi impressionarono.
Pochi giorni dopo, in un mattino
di primavera, incontrai l’autore del
quadro, Karl Schneider, nel suo
atelier. Tutto in quell’ambiente ben
costruito mi sembrò spartano: i pochi
posti a sedere per gli ospiti, il lungo
tavolo marrone scuro, accanto al
quale lavorava. L’unico ornamento
erano gli acquarelli e i disegni a penna
alle pareti bianche: vedute della sua
casa e del giardino, il piccolo porto
di Sant’Angelo e la Torre, il villaggio
nella tempesta, i paesaggi dell’isola,
una veduta di Santa Maria del Monte
a Forio e il pittoresco porto di pe-
scatori di Procida - una delle mete
preferite del pittore. Quadri, sui quali
talvolta con la penna abbozzava delle
strutture, cioè delle ordinate trame e
un riferimento per colori chiari, suggestivi; il che lasciava intuire la sua
professione di architetto.
Quello che non dimenticherò mai:
la sua laconicità, la sua indifferenza
verso possibili acquirenti; quell’uomo alto, di bell’aspetto, sembrava
del tutto disinteressato a ciò. Per noi
fu l’inizio di una lunga amicizia.
Abitava con la sua famiglia in una
casa singolare su un pendio ripido
presso le Terme Aphrodite-Apollon.
Costruita su suo progetto, ispirato
all’antico stile architettonico ischitano, con spessi, protettivi muri di
tufo, con cupole, archi e soffitti a
In heiterer Stimmung sprachen wir über seine Jahre auf
Ischia. Zuweilen wurde er ernst, schaute auf das tief unten
liegende Forio, über das alte Städtchen hinweg bis zur Punta
Caruso.
Gern hätte ich mehr solcher Abend mit Ernst Bursche verbracht. Aber als ich im folgenden Jahr erneut die via Cardinale
Lavitrano und die via Roma hinaufeilte und schließlich vor
seinem Haus stand, waren dessen grüne Fensterläden verschlossen.
Karl Schneider
Ein Lebenskünstler in Sant`Angelo
Bei einer meiner ersten Reisen nach Ischia entdeckte ich
in der Casa Garibaldi, meiner Pension in Sant’ Angelo, ein
Aquarell, dessen Leichtigkeit und Frische der Farben mich beeindruckten. Wenige Tage später, an einem Frühlingsmorgen,
traf ich Karl Schneider, der das Bild gemalt hatte, in seinem
Atelier. Alles wirkte spartanisch auf mich in dem Raum: die
spärlich aufgestellten Sitzgelegenheiten für Gäste; der lange
schmale, dunkelbraune Tisch, an dem er arbeitete. Einziger
Schmuck waren Aquarelle und Federzeichnungen an den
weißen Wänden: Ansichten seines Hauses und Gartens, der
kleine Hafen von Sant` Angelo und der Torre, das Dorf im
Sturm, Landschaften der Insel, ein Blick auf Santa Maria
del Monte hoch über Forio und den pittoresken Fischerhafen
von Procida - eines der Lieblingsziele des Malers. Bilder, auf
denen er gelegentlich mit der Feder Strukturen andeutete,
gleichsam ordnendes Gefüge und Orientierung für fließende,
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volta che suscitano un senso di sereno
equilibrio. Con terrazze su molteplici
piani, collegate da una scalinata elegantemente arcuata.
Incontrai un uomo, il cui pensiero
era permeato dalla filosofia e dalla
mistica dell’Estremo Oriente. Un
architetto e un artista, un esteta che
amava le donne, il vino e il tango.
Un uomo che si creò una vita piena
di sensualità e distaccata vicinanza.
Spesso abbiamo ascoltato musica
sino a tarda notte, discusso di “Dio
e il mondo”. Immersi nel silenzio
davanti al mare.
Ogni tanto abbiamo bevuto anche
un po’ troppo del suo ottimo vino
rosso. Un uomo a cui restai legato per
molti anni, fino alla sua morte. Vedo
davanti a me il suo carissimo quadro “Sant’Angelo nella tempesta”,
drammatico nella sua composizione,
dai cupi colori sgargianti. Con questo
dipinto si era liberato definitivamente
– tale fu la mia impressione – della
sua vita precedente di architetto.
stimmungsvolle Farben. Sie ließen seinen Beruf als Architekt
erkennen.
Was ich niemals vergessen werde: seine Wortkargheit,
seinen Gleichmut gegenüber möglichen Kaufabsichten; daran gänzlich desinteressiert schien der große, gutaussehende
Mann. Für uns war es der Beginn einer tiefen Freundschaft.
Zusammen mit seiner Familie bewohnte er ein einzigartiges
Haus an einem Steilhang über der Terme Aphrodite Apollon. Gebaut nach eigenen Entwürfen, orientiert am alten,
ischitanischen Baustil. Mit dicken, schützenden Mauern aus
Tuffstein, mit Kuppeln und Bögen und gewölbten Decken, die
ein Gefühl spannungsvoller Ausgewogenheit entstehen lassen.
Mit Terrassen auf mehreren Ebenen, miteinander verbunden
durch eine elegant geschwungene Treppe.
Ich traf einen Menschen, dessen Denken mit fernöstlicher
Philosophie und Mystik verbunden war. Einen Architekten
und Künstler, einen Ästheten, der die Frauen liebte, den Wein
und den Tango. Einen Mann, der sich ein Leben voller Sinnlichkeit und distanzierter Nähe schuf. Oft bis tief in die Nacht
haben wir Musik gehört, über „Gott und die Welt“ diskutiert.
Gemeinsam auf das Meer hinaus geschwiegen.
Gelegentlich auch ziemlich viel von seinem köstlichen Rotwein getrunken. Ein Mann, mit dem ich über viele Jahre, bis
zu seinem Tod, verbunden blieb. Dessen mir liebstes Aquarell
„Sant Angelo im Sturm“ ich vor mir sehe: dramatisch in seiner
Komposition, düster glühend in seinen Farben. Mit ihm hatte
er sich – so mein Eindruck – endgültig von seinem früheren
Leben als Architekt befreit.
La casa di una donna
amante dell’arte
Nel frattempo conobbi anche una
donna che negli anni Cinquanta lasciò
Monaco, per iniziare una nuova vita,
del tutto diversa a Sant’Angelo, per
amore di un uomo di mare del posto.
Mise su una pensione, “Casa Sofia”,
che ben presto diventò un centro per
ospiti di tutti i Paesi: membri di antiche famiglie nobili europee, diplomatici e giramondo, ma soprattutto
scultori e pittori, amici dal tempo in
cui lei viveva a Monaco.
Dopo i miei primi incontri con artisti
come Ernst Bursche e Karl Schneider, questa donna, Dolly Barricelli,
mi aprì le porte per nuove scoperte
nella mia ricerca di tracce per scrivere
un libro sui pittori tedeschi a Ischia.
Nella sua pensione, in una posizione
stupenda su un pendio scosceso sulla
spiaggia dei Maronti, con un’ampia
veduta sul mare fino alla costa amalfitana e a Capri, ammirai acquarelli,
alcuni dei quali in tecnica mista, e
disegni.
Spesso ci incontravamo per lunghi
colloqui nel salone. Una stanza luminosa, aperta, con larghe invitanti
panche. Pavimenti con motivi gialli
e blu su fondo bianco. Una stufa
azzurro-chiara di maiolica in un angolo. Candelabri antichi su librerie
italiane, un comò barocco e quadri.
Guardando insieme quei lavori, venni a sapere la storia dei pittori che li
avevano realizzati molti anni prima.
Scoprii quadri come “Pesce volante”
e “Giorgio il pescatore”, che tendeva
la rete da rattoppare ad un dito del piede. Acquarelli e litografie di Forio, già
luogo d’incontro di artisti. Acquarelli
della piazza di Sant’Angelo, della
Torre e di un “Veliero al chiaro di
luna”. Il villaggio alla luce tenue della
primavera e a quella tremolante di un
giorno d’estate. Coste rocciose che si
ergevano brulle e che bruscamente
s’interrompevano. Disegni a penna
con il porticciolo e una tipica scena di
Das Haus einer kunstliebenden Frau
In der Zeit lernte ich auch eine Frau kennen, die in den
1950er Jahren München verließ, um aus Liebe zu einem
einheimischen Seemann in Sant’ Angelo ein neues, gänzlich
anderes Leben zu beginnen. Sie baute eine Pension - die Casa
Sofia – auf, bald ein Zentrum für Gäste aus vielen Ländern :
für Angehörige alter europäischer Adelsfamilien, für Diplomaten und Weltenbummler, vor allem aber für befreundete
Bildhauer und Maler aus ihrer Münchner Zeit.
Nach meinen ersten Begegnungen mit Künstlern wie Ernst
Bursche und Karl Schneider öffnete mir diese Frau, Dolly
Barricelli, auf meiner Suche nach Bildern für ein Buch über
deutsche Maler auf Ischia weitere Türen. In ihrer herrlich gelegenen Pension an einem Steilhang über dem Maronti-Strand,
mit weiten Blicken über das Meer bis zur Amalfitanischen
Küste und nach Capri, sah ich viele Aquarelle, manche in
Mischtechnik, und Zeichnungen.
Oft trafen wir uns zu langen Gesprächen im Salone. Ein
lichter, offener Raum mit einladenden, breiten Sitzbänken.
Bodenfließen mit gelben und blauen Mustern auf weißem
Grund. Ein blauweißer Fayenceofen in einer Ecke. Alte
Leuchter auf italienischen Bücherschränken, eine bayerische
Barockkommode und Gemälde. Beim gemeinsamen Betrachten der Arbeiten erfuhr ich Geschichten über die Künstler, die
sie vor vielen Jahren geschaffen hatten.
Ich entdeckte Bilder wie „ Fliegender Fisch“ und
„Giorgio,der Fischer“, der die Netze beim Flicken zwischen
strada dei tempi passati. Dolly Barricelli mi fece notare un particolare nel
cosiddetto atelier della sua pensione:
un armadio di legno con una decorazione affascinante, nel frattempo un
po’ sbiadita, che raffigurava Gennaro,
l’asinaio, Zio Giovanni, il pescatore,
il cacciatore Crescenzo e la contadina
Esterina.
Ornavano la pensione opere di
artisti che una volta erano vissuti
nel villaggio di pescatori: Eduard
Bargheer, Helmut Rentschler, Albert
Ferenz, Thomas Niederreuther, Hugo
Kiessling, Hans-Peter Kirchpfenning,
Otto Niesmann, Wernhera Sertüner e
Gertrude Helmoltz. Alcuni di questi
furono anche ospiti di Casa Sofia.
Tutti avevano trovato e raffigurato
nelle loro opere la ricchezza d’Ischia:
natura e uomini.
Tracce sui monti
Tra i pittori ce ne fu uno, il già
menzionato Ernst Bursche, che avevo
conosciuto di persona anni prima. I
einen gespaltenen Zeh spannte. Aquarelle und Farblithos von
Forio, dem früheren Künstlerort. Aquarelle von Sant‘ Angelos
Piazza, dem Torre und einem „Segelschiff im Mondschein“.
Das Dorf im milden Licht des Frühlings und im flimmernden
Licht eines Sommertages. Sich kahl auftürmende, schroff
abbrechende nahe Felsenküsten. Federzeichnungen, die den
kleinen Hafen und eine typische Straßenszene aus vergangenen Zeiten zeigen. Auf eine Besonderheit wies mich Dolly
Barricelli in dem sogenannten Atelier ihrer Pension hin: einen
eingebauten Holzschrank mit einer reizvollen, inzwischen etwas verblichenen Bemalung .Dargestellt waren Gennaro, der
Eseltreiber; Onkel Giovanni, der Fischer; der Jäger Crescenzo
und die Bäuerin Esterina.
Werke von Künstlern schmückten die Pension, die einmal in
dem Fischerdorf gelebt hatten: Eduard Bargheer und Helmut
Rentschler, Albert Ferenz und Thomas Niederreuther, Hugo
Kiessling, Hans-Peter Kirchpfenning und Otto Niesmann,
Wernhera Sertürner und Gertrude Helmholtz. Einige von
ihnen waren auch Gast in der Casa Sofia. Sie alle hatten den
Reichtum von Ischia - Natur und Menschen - gefunden und
in ihren Werken dargestellt.
Spurensuche in den Bergen
Unter den Malern war einer, der schon erwähnte Ernst
Bursche, den ich vor Jahren persönlich kennengelernt hatte.
Seine Aquarelle und Zeichnungen von Landschaften der Insel
und ihrer Bewohner wollte ich dort entdecken, wo er einmal
La Rassegna d’Ischia 3/2009 23
suoi acquarelli e disegni di paesaggi
dell’isola e dei suoi abitanti volevo
scoprirli là dove egli aveva vissuto.
Gli abitanti del luogo, a cui avevo
chiesto informazioni, mi indicarono
Salvatore Mattera che era stato amico
dell’artista e abitava a Succhivo. Lo
era sempre andato a prendere con il
suo microtaxi alla stazione di Napoli
in primavera. Spesso si erano recati
insieme sulle alture.
Poco dopo ci incontrammo al
Bar Ponte a Sant’Angelo. Salvatore
Mattera sembrava felice di potermi
raccontare del periodo con il suo
amico.
Una mattina d’estate di buon’ora
Salvatore col suo microtaxi mi
accompagnò in contrade e osterie
solitarie. Mi voleva mostrare dei
luoghi che gli ricordavano in maniera
particolare Ernst Bursche. Durante il
tragitto scoprii un prospetto dell’ultima mostra del suo amico nel 1966
al Torrione di Forio. Salvatore teneva
ancora infilato dietro il manubrio il
catalogo dal tempo sbiadito. Mi riferì
che naturalmente possedeva quadri
di Bursche, “meravigliosi quadri di
fiori”, come mi disse con orgoglio.
Avrei potuto ammirarli pochi giorni
dopo nella sua casa a Succhivo.
Nelle immediate vicinanze, tra i vigneti, avevo fatto visita regolarmente
anni prima nel suo atelier a Jürgen
Hardtke che, come altri pittori tedeschi, trascorreva i mesi estivi a Ischia;
berlinese di nascita, amava i colori
delle case dell’antico villaggio di
contadini di Panza: il bianco e il blu,
il rosa, il giallo e il rosso pompeiano:
colori sbiaditi, bruciati. In molti acquarelli ha fissato tali colori. Davanti
a un bicchiere di vino parlammo
della sua pittura, dei lavori eseguiti.
Discutemmo delle composizioni figurative e della simbolistica dei colori.
Un colorito sensibilmente distaccato
accanto a composizioni ricche di
contrasti, improntate ad un espressivo
effetto coloristico. Un artista di cui
ammirai la costante ricerca di nuove
forme di comtrasto con la natura, la
spontaneità e la generosità. Ricordi
che si ravvivarono in occasione della
mia visita a Succhivo.
gelebt und gearbeitet hatte. Einheimische danach befragt,
wiesen mich auf Salvatore Mattera hin, der in Succhivo
wohnte. Er sei ein enger Freund des Künstlers gewesen.
Mit seinem Microtaxi habe er diesen im Frühling immer am
Bahnhof in Neapel abgeholt. Oft seien sie gemeinsam in die
Berge gefahren. Wenig später trafen wir uns in der Bar Ponte
in Sant` Angelo. Salvatore Mattera schien glücklich, mir von
der Zeit mit seinem Freund erzählen zu können.
An einem frühen Sommermorgen fuhr Salvatore mit mir in
seinem Microtaxi zu einsam gelegenen Dörfern und Osterias.
Orte wollte er mir zeigen, die ihn in besonderer Weise an Ernst
Bursche erinnerten. Während der Fahrt entdeckte ich einen
Prospekt zur letzten Ausstellung seines Freundes 1986 im
Torrione von Forio. Salvatore hatte den längst verblichenen
Katalog noch immer hinter das Lenkrad geklemmt. Er ließ
mich wissen, dass er naturalmente Bilder von Ernst Bursche
besitze „wunderschöne Blumenbilder“, wie er mir voller Stolz
sagte. Wenige Tage später konnte ich sie in seinem Haus in
Succhivo bewundern.
Ganz in der Nähe, in Weinbergen gelegen, hatte ich Jahre
zuvor regelmäßig Jürgen Hardtke in seinem Atelier besucht,
der wie andere deutsche Maler die Sommermonate auf Ischia
verbrachte. Der gebürtige Berliner liebte die Farben der Häuser im alten Bauerndorf Panza: das Weiß und Blau, das Rosa,
Gelb und Pompejirot – verblichene, ausgebrannte Farben. In
vielen Aquarellen hat er sie festgehalten. Bei einem Glas Wein
sprachen wir über seine Malergebnisse vom vergangenen
24 La Rassegna d’Ischia 3/2009
Il Bar Ponte fu anche il luogo di
un altro incontro con un uomo che
finì a notte fonda a Panza. Dopo una
poco piacevole telefonata a Berlino
da una cabina telefonica -in quel
tempo ancora l’unica possibilità
che il Comune offriva ai suoi ospitisentii il bisogno di bere una grappa.
Cominciai a parlare con una persona
del posto che già dopo pochi minuti
mi rese partecipe delle sue numerose
avventure con le turiste, in prevalenza con quelle dei Paesi nordici. Per
imprimere al discorso una svolta, gli
parlai di Ernst Bursche che aveva
vissuto a lungo a Ischia e vi era stato
felice. Con mia sorpresa, l’uomo di
bassa statura, di bell’aspetto, reagì
subito: lo aveva conosciuto bene,
talvolta lo aveva visto in un vecchio
casale lontano da Sant’Angelo. E lui
era in possesso di molti quadri appesi
alle pareti della sua casa a Panza. Nel
frattempo bevemmo parecchie grappe. E tuttavia decidemmo di recarci
a casa sua. La visione dei quadri non
consentiva alcun rinvio. Dopo un
viaggio spericolato raggiungemmo
Tag und über begonnene Arbeiten. Wir diskutierten über
Bildkompositionen und die Symbolik von Farben. Sensibel
abgestuftes Kolorit neben kontrastreichen Kompositionen,
die sich an expressiver Farbgebung orientierten. Ein Künstler,
dessen ständige Suche nach neuen Formen der Auseinandersetzung mit der Natur, dessen Spontaneität und Großzügigkeit
ich bewunderte. Erinnerungen, die bei meinem Besuch in
Succhivo wieder lebendig wurden...
Die Bar Ponte war auch das Lokal für eine weitere Begegnung mit einem Mann, die tief in der Nacht oberhalb von
Panza endete. Nach einem wenig erfreulichen Ferngespräch
mit Berlin von der Telefonzelle aus - in der Zeit noch die
einzige Möglichkeit, welche die Gemeinde ihren Gästen
bot, hatte ich das Bedürfnis nach einem Grappa. Dabei kam
ich mit einem Einheimischen ins Gespräch, der mich schon
nach wenigen Minuten an seinen offenbar reichen Erfahrungen mit weiblichen Gästen, vornehmlich aus nördlichen
Ländern, teilhaben ließ. Um der Unterhaltung eine andere
Wendung zu geben, erzählte ich ihm von Ernst Bursche, der
lange auf der Insel gelebt hatte und hier glücklich war. Zu
meiner Überraschung reagierte der kleine, gutaussehende
Mann sofort: Er habe ihn gut gekannt, manchmal habe er ihn
in einem alten Bauernhaus fern von Sant` Angelo gesehen.
Und er sei im Besitz vieler Bilder, die in seinem Haus in den
Bergen oberhalb von Panza hingen. Inzwischen hatten wir
beide mehrere Grappa getrunken. Und doch beschlossen
wir, noch am späten Abend dorthin zu fahren. Die Besichti-
la nostra meta. Ancora oggi ho davanti agli occhi i colori e i paesaggi di
quegli acquarelli. Purtroppo - per colpa della grappa - i ricordi si sono un po’
sbiaditi. Anche della casa non rammento molto.
L’Hotel Conte alla Torre – Una casa per artisti
Durante le mie prime visite a
Sant’Angelo trascorrevo la prima
sera alla Torre per ammirare da lì il
tramonto del sole. Un giorno scoprii
opere di Ernst Bursche nell’Hotel ai
piedi della Torre. Una larga parete
all’estremità della sala da pranzo mi
si illuminò davanti. Guardai vedute
del villaggio, di morbide colline, di
bizzarre cime di monti, di profondi burroni. Ma furono soprattutto
i disegni a carbone di abitanti del
posto che mi affascinarono immediatamente. Lessi i loro nomi che il
pittore aveva fissati con una scrittura
amorevolmente accurata alla base
dei suoi fogli. Volevo conoscere il
proprietario di quei quadri di valore.
Il cameriere, a cui lo avevo domandato, pronunciò ad alta voce un nome
in direzione della camera contigua.
Udii un tranquillo, melodioso “Sì”.
E alcuni minuti dopo sentii dei passi
lenti. Un uomo leggermente curvo
mi venne incontro: Michele Zunta,
il proprietario dell’albergo. Con un
sorriso gentile, ma distaccato, mi
domandò che cosa volessi. Quando
si rese conto che il mio desiderio era
di saperne di più su quei quadri appesi alla parete di fronte, i suoi occhi
cominciarono a brillare. Con passi
rapidi mi accompagnò ai dipinti ad
olio, agli acquarelli e ai disegni. Gli
occhi della mia “guida alla mostra”
diventarono ancora più scuri e brillarono in maniera radiosa, quando
iniziò a raccontare.
Ernst Bursche era stato un uomo meraviglioso, amato da tutti. Per qualche
anno aveva vissuto a Sant’Angelo.
Come altri pittori, nell’Hotel Conte,
ma prevalentemente sulla Torre in
una specie di abitazione trogloditica
gung duldete keinen Aufschub. Nach einer wilden Fahrt im
Microtaxi erreichten wir unser Ziel. Noch heute habe ich die
Farben und Landschaften der Aquarelle vor Augen. Leider –
grappabedingt – etwas verschwommen. Auch an das Haus
kann ich mich kaum mehr erinnern.
Hotel Conte am Torre
Ein zu Hause für Künstler
Während meiner ersten Besuche von Sant´Angelo verbrachte ich die frühen Abende oft auf dem Torre, um von dort
die Sonnenuntergänge zu erleben. Dabei entdeckte ich eines
Tages Werke von Ernst Bursche im Hotel Conte am Fuß des
Torre. Eine breite Wand am Ende des Speisesaals leuchtete mir
entgegen. Ich blickte auf Ansichten des Dorfes, von sanften
Hügeln, bizarren Berggipfeln und tiefen Schluchten. Aber vor
allem waren es Kohlestiftzeichnungen von Einheimischen,
die mich unmittelbar faszinierten. Ich las ihre Namen, die
der Maler in liebevoll–sorgfältiger Schrift am unteren Ende
seiner Blätter festgehalten hatte. Den Eigentümer dieser
Kostbarkeiten wollte ich kennenlernen.
Der von mir befragte Kellner rief einen Namen in die angrenzenden Räume. Ich vernahm ein ruhiges, wohlklingendes
Sì. Und einige Minuten später hörte ich langsame Schritte.
Ein leicht gebeugter Mann kam auf mich zu: Michele Zunta,
der Hotelbesitzer. Mit einem freundlich-distanzierten Lächeln
fragte er mich, was ich denn wolle. Als er meinen Wunsch
del contadino Francesco Del Deo,
chiamato Ciubirro. Di sera si sedeva
quasi sempre all’angolo del Ridente
e beveva il suo vino rosso. Di tutti
aveva fatto il disegno o il ritratto:
pescatori e mulattieri e vignaioli: la
gente appunto di Sant’Angelo e dei
borghi vicini. E, mentre lo faceva,
rideva molto.
Ma Michele mi fece vedere altri
quadri che per me potevano essere
interessanti. Innanzitutto un ritratto
del pittore svizzero Ulrich Schmid
eseguito da Ulrich Neujahr di Berlino. Ambedue erano ospiti abituali del
Conte nei mesi estivi ed erano amici.
Mi mostrò delle xilografie dell’antico
villaggio di pescatori incise dal berlinese e - particolarmente espressiva
- quella di Stalino, il famoso proprietario all’ingresso di Cavascura.
Anche acquarelli in colori a tempera
che riflettevano tutto lo splendore
mediterraneo dell’isola.
Mentre eravamo seduti davanti
all’albergo, sorseggiando un cappuccino, mi raccontò del pittore russo
vernahm, über die Bilder an der Wand gegenüber mehr zu
erfahren, begannen seine Augen zu strahlen. Mit raschen
Schritten begleitete er mich zu den Ölbildern, Aquarellen und
Zeichnungen. Die Augen meines „ Ausstellungsführers“ wurden noch dunkler. Und sie leuchteten in warmem Schmelz,
als er zu erzählen begann.
Ernst Bursche sei ein wunderbarer Mensch gewesen, den
alle liebten. Für einige Jahre habe er in Sant` Angelo gelebt.
Wie andere Künstler im Hotel Conte, überwiegend aber in
einer Art Höhlenwohnung auf dem Torre beim Bauern Francesco del Deo, genannt Ciubirro. Abends habe er fast immer
am Ridente-Eck gesessen und seinen Rotwein getrunken. Alle
habe er gezeichnet und gemalt: die Fischer und Maultierführer
und Weinbauern; die Menschen eben von Sant’ Angelo und
den umliegenden Dörfern. Dabei habe er viel gelacht.
Dann führte er mich zu anderen Bildern, die für mich
interessant sein könnten. Zunächst zu einem Porträt des
Schweizer Malers Ulrich Schmid, das von Ulrich Neujahr
aus Berlin stammte. Beide waren während der Sommermonate
regelmäßige Gäste im Conte und miteinander befreundet. Er
zeigte mir Holzschnitte des Berliners vom alten Fischerdorf
und – besonders eindrucksvoll - von Stalino, dem berühmten
Tavernenbesitzer am Eingang zur Cava Scura. Auch Aquarelle
in Temperafarben, die alle mediterrane Heiterkeit der Insel
versprühten.
Während wir bei einem Cappuccino vor dem Hotel saßen,
erzählte er mir von dem russischen Maler Arkady Kusmin.
La Rassegna d’Ischia 3/2009 25
Arkady Kusmin. Nato a Mosca,
lasciò per sempre la sua patria dopo
lo scoppio della Rivoluzione. A
Parigi trascorse anni assai formativi
sul piano artistico, che si conclusero
bruscamente con lo scoppio della
seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni Cinquana trovò a
Sant’Angelo una nuova casa. Per due
decenni abitò d’estate principalmente
nella Conchiglia di Agnesina, poi
dal capitano Valerio ai piedi della
Torre. Di solito consumava la prima
colazione nell’Hotel Conte. Insieme
con sua moglie, la nota fotografa
Regina Relang, sedeva sempre allo
stesso angolo a destra dell’ingresso.
Ogni mattina, insieme con il pane, il
burro e la marmellata, metteva in un
bicchiere anche tre uova sode.
L’artista, all’apparenza piuttosto riservato, indossava sempre un foulard
rosso e un berretto a larghe falde per
proteggersi dal sole. Volli alla fine ancora sapere se lui, come altri, avesse
dipinto prevalentemente nella piazza,
sul mare, nei vicini dirupi o sulle
colline circostanti. No, Kusmin aveva
lavorato quasi sempre sulla grande
terrazza del suo domicilio estivo. Lì
erano state eseguite la maggior parte
dei quadri. Purtroppo Michele non
possedeva alcun originale, ma mi
poté mostrare un piccolo catalogo,
apparso alcun i anni dopo la morte
di Kusmin nel 1974. Poche le raffigurazioni che vidi, ma la loro gioia di
vivere tipica del Sud mi suscitò una
forte impressione. Monti irradiati dal
sole diventavano piramidi color arancio, le case blocchi di colori, il sole in
Bar Ridente e ristorante Pescatore – Vita sulla piazza
Dopo le mie visite in Casa Schneider, Casa Sofia e Hotel Conte, le mie tappe
successive furono il bar Ridente e il ristorante Pescatore, due locali con una
ricca storia. L’angolo del Ridente| Qui si sono seduti tutti: pittori e scultori,
giornalisti e scrittori. Come Lothar Diez di Monaco, lo scultore col basco sulla
piazza e con la paglietta sulla spiaggia. Pittori e altri artisti che avevano una
corte come dei principi.
Entrando nel bar mi guardava il leggendario pescatore, “Giovanni il grande
pescatore", con un’espressione lievemente sardonica. Il donnaiolo, nella sua
camicia di un blu sgargiante, le forti braccia conserte davanti al petto, i cui
funerali molti anni fa “sarebbero stati degni di onorare un vescovo” - così una
giornalista in un giornale della Germania meridionale. Il suo ritratto appeso alla
parete sorvegliava fra i tavoli dei giocatori di carte. Quando chiesi a Peppino,
il proprietario, il permesso di fotografare il dipinto, sul suo volto si manifestò
Geboren in Moskau, verließ er nach Ausbruch der Revolution
seine Heimat für immer. In Paris verbrachte er künstlerisch
prägende Jahre, die mit dem Ausbruch des zweiten Weltkrieges jäh endeten. Anfang der 1950er Jahre fand er dann
in Sant`Angelo eine neues zu Hause. Zwei Jahrzehnte lang
wohnte er im Sommer zunächst bei Agnesina im Conchiglia,
später dann beim Capitano Valerio direkt am Fuß des Torre.
Zum Frühstück kam er gewöhnlich ins Conte. Gemeinsam
mit seiner Frau, der bekannten Fotografin Regina Relang,
saß er immer in derselben Ecke rechts neben dem Eingang.
Zu einem Butterbrot mit Marmelade gehörte jeden Morgen
auch ein Glas mit drei hartgekochten Eiern.
Der eher verschlossen wirkende Künstler trug stets ein rotes
Halstuch und zum Schutz gegen die Sonne einen breitkrempigen Hut. Ob er, wie andere, überwiegend auf der Piazza,
am Meer, in den nahen Schluchten und auf den umliegenden
Hügeln gemalt habe, wollte ich schließlich noch wissen.
Nein, Kusmin habe fast immer auf der großen Terrasse seines
sommerlichen Domizils gearbeitet. Dort seien die meisten
Bilder entstanden. Leider besitze er selbst keine Originale.
Aber er könne mir einen kleinen Katalog zeigen, der einige
Jahre nach dem Tod von Kusmin 1974 erschienen sei. Wenige
Abbildungen, die ich sah, doch ihre südliche Lebensfreude
beeindruckte mich. Sonnenüberstrahlte Berge wurden zu
orangefarbenen Pyramiden, die Häuser zu Farbblöcken, die
Sonne in grünen oder lilafarbenen Himmeln. Und Stilleben
mit Fischen, Vasen und Krügen.
26 La Rassegna d’Ischia 3/2009
cieli verdi o color lilla. E nature morte
con pesci, vasi e brocche.
Con molta gioia seguii il racconto
di Michele Zunta. Alla fine l’uomo
molto gentile mi sorprese con un
libro degli ospiti riccamente decorato: storia dell’albergo, ma anche di
Sant’Angelo come meta di artisti da
lunghi anni. Quando, nel salutarci, mi
diede la mano, percepii una netta sensazione: avevo incontrato un uomo
che desideravo avere per amico.
Voller Freude folgte ich der Erzählung von Michele Zunta.
Zum Schluss überraschte mich der liebenswürdige Mann
noch mit einem reich verzierten Gästebuch: Geschichte des
Hotels, aber auch von Sant` Angelo als einem langjährigen
Ziel für Künstler. Als er mir zum Abschied seine Hand gab,
fühlte ich: Ich war einem Menschen begegnet, den ich zum
Freund haben möchte.
Bar Ridente und Ristorante Pescatore
Leben auf der Piazza
Nach meinen Besuchen in der Casa Schneider, der Casa
Sofia und dem Hotel Conte waren meine nächsten Ziele die
Bar Ridente und das Ristorante Pescatore, zwei Lokale mit
reicher Geschichte. Die Ecke am Ridente! Hier haben sie
alle gesessen: die Maler und Bildhauer, die Journalisten und
Schriftsteller. Wie Lothar Dietz aus München, der Bildhauer
mit der Baskenmütze auf der Piazza und mit dem Strohhut
am Strand. Maler und andere Künstler, die Hof hielten wie
Fürsten.
Beim Betreten der Bar schaute mir der legendäre Fischer
„Giovanni, il grande pescatore“ mit einem leicht verschmitzten Gesichtsausdruck entgegen. Der Frauenheld in leuchtend
blauem Hemd, die kräftigen Arme vor der Brust verschränkt,
dessen Begräbnis vor vielen Jahren „einem Bischof zur Ehre
gereicht hätte“ – so eine Journalistin in einer süddeutschen
Zeitung. Sein Porträt hing an der Wand zwischen den Tischen
un lieve sorriso. Naturalmente lo potevo fare, meglio fuori al sole; le sedie
davanti ai tavolini erano certamente
un buon appoggio.
Per compensare, per così dire, il mio
sforzo fotografico per il grande pescatore, l’ultimo “senza motore”, Peppino mi invitò ad accompagnarlo alla
sua abitazione privata situata sopra il
bar. Mi voleva mostrare soprattutto
un quadro che un ospite berlinese,
un amico del pittore Werner Gilles,
aveva dipinto molti decenni prima
sulla piazza. Era Werner Schulz,
cugino di una dottoressa di Berlino,
la quale più di venticinque anni fa mi
aveva raccomandato Sant’Angelo per
le sue benefiche acque termali.
Il bar Ridente di fronte al ristorante
Pescatore. Qui Dolly Barricelli, come
mi raccontò una volta, durante i suoi
primi anni a Sant’Angelo aveva
trascorso ore meravigliose. Alla luce
delle candele e delle lampade a carburo dei pescatori di calamari e alla
musica dei dischi del grammofono
ballava il tango coi pescatori e i pittori
fino notte inoltrata.
Paolo, un figlio del proprietario del
Pescatore, mi offrì subito il suo aiuto
quando gli parlai della mia ricerca di
quadri. Lui aveva un acquarello di
Ernst Bursche. Amava Don Ernesto
e collezionava i suoi quadri. Mentre
serviva i clienti, osservai i dipinti alle
pareti delle stanze alte e ben arredate.
Quadri di Ernst Bursche e di altri pittori, ma anche foto di Werner Gilles,
che sedeva su una scala fumando
la pipa; e foto ingiallite dell’antico
borgo di pescatori, della piazza di
cinquant’anni prima e di persone
mentre trasportavano botti di vino
sulle loro navi, che in quel periodo
arrivavano sino alla costa ligure. Poco
dopo, i lavori di Ernst Bursche da me
prescelti - Vedute del porto d’Ischia
e del Castello Aragonese - furono
staccati dalla parete e portati fuori.
Mentre li fotografavo, essi brillavano
nella luce meridiana autunnale nei
toni blu, come li amo.
Alla ricerca di un pittore del mitico
Werner Gilles
Nel frattempo, nella mia ricerca di artisti che avevano scoperto Sant’Angelo
anni prima e che lasciarono con le loro opere testimonianze di un tempo passato, mi sono imbattuto spesso in situazioni sorprendenti. Ma ce ne fu uno in
particolare, intorno alla cui vita e ai suoi quadri circolano molte storie: Werner
Gilles, un pittore di temi mitologici, pieni di simbolismo e mistica. Uomini
e natura dell’isola, soprattutto di Sant’Angelo con la Torre, non lo avevano
mai lasciato in pace - così avevo letto su di lui. La mia ricerca dei suoi dipinti
sfociò in un viaggio colmo di avventure e scoperte insospettate. Esso diventò
un viaggio nel mondo enigmatico, appagante di questo artista.
Da Dolly Barricelli, la mia sorprendente ospitante e amica, avevo sentito il
der Kartenspieler. Als ich Peppino, den Besitzer, um Erlaubnis
bat, das Gemälde fotografieren zu dürfen, zeigte sich in seinem
Gesicht ein leichtes Lächeln. Natürlich könne ich dies tun,
am Besten draußen in der Sonne, die Stühle vor den kleinen
Tischen seien dafür sicher eine gute Stütze.
Gleichsam als Lohn für mein fotografisches Bemühen um
den großen Fischer, den letzten senza motore - mit einem
Boot ohne Motor, lud er mich danach ein, ihn in seine über
dem Cafe gelegene Privatwohnung zu begleiten. Er wolle mir
noch ein Bild zeigen, welches ein Berliner Gast, ein Freund
von Werner Gilles, vor langer Zeit auf der Piazza gemalt hatte.
Es war Werner Schulz, der Vetter einer Berliner Ärztin, die
mir vor mehr als fünfundzwanzig Jahren Sant’ Angelo wegen
seiner heilbringenden Thermalbäder empfohlen hatte.
Der Bar Ridente gegenüber das Ristorante Pescatore. Hier
hatte Dolly Barricelli, wie sie mir einmal erzählte, während
ihrer ersten Jahre in Sant`Angelo herrliche Stunden verbracht.
Im Schein von Kerzen und Karbidlampen der Tintenfischer
und nach der Musik von Grammofonplatten tanzte sie mit den
Fischern und Malern Tango bis tief in die Nacht. Paolo, ein
Sohn des Inhabers des Pescatore, bot mir sofort seine Hilfe
an, als ich ihm von meiner Bildersuche, berichtete. Er habe
Aquarelle von Ernst Bursche. Er liebe Don Ernesto, und er
sammle seine Werke.
Während Paolo noch Gäste bediente, betrachtete ich die
Bilder an den Wänden der hohen, schön gestalteten Räume.
Bilder von Ernst Bursche und anderen Malern, auch Aufnahmen von Werner Gilles, der Pfeife rauchend auf einer Treppe
saß. Und vergilbte Fotos des alten Fischerdorfes, der Piazza
vor fünfzig Jahren und der Einwohner beim Transport von
Weinfässern auf ihre Schiffe, die in der Zeit bis zur ligurischen
Küste fuhren.
Wenig später waren die von mir ausgewählten Arbeiten
von Ernst Bursche - Ansichten des Hafens von Porto und des
Castello Aragonese in Ponte - von den Wänden abgehängt und
nach draußen getragen. Während ich sie fotografierte, leuchteten sie in der herbstlichen Mittagssonne: in den Blautönen,
wie ich sie liebe.
Auf der Suche nach einem Maler
des Mythischen - Werner Gilles
Inzwischen war ich bei meiner Suche nach Künstlern, die
vor vielen Jahren für sich Sant` Angelo entdeckt hatten und
mit ihren Werken Zeugnisse einer vergangenen Zeit hinterließen, oft Überraschendem begegnet. Aber da war noch
einer, um dessen Leben und Bilder sich viele Geschichten
ranken: Werner Gilles. Ein Maler von mythologischen Themen, voller Symbolik und Mystik. Menschen und Natur der
Insel, vor allem Sant‘ Angelo mit dem Torre, hätten ihn nie
zur Ruhe kommen lassen - so hatte ich inzwischen über ihn
gelesen. Meine Suche nach seinen Gemälden geriet zu einer
Reise voller Abenteuer und unerwarteter Entdeckungen. Sie
wurde zu einer Reise in die rätselhafte, beglückende Welt
dieses Künstlers.
Von Dolly Baricelli, meiner beeindruckenden Gastgeberin
und Freundin, hatte ich zum ersten Mal seinen Namen gehört.
Mit leiser Stimme und ernsten Augen hatte sie mir bei einem
La Rassegna d’Ischia 3/2009 27
suo nome per la prima volta. A bassa
voce e occhi seri mi parlò, in occasione di una mia visita nell’inverno
1997-98, del suo primo incontro con
lui mezzo secolo prima. Con il pittore che spesso sedeva all’ “angolo
di pietra” del Ridente beveva il suo
vino e rivolgeva lo sguardo alla Torre.
I ricordi di Dolly mi affascinavano.
E di nuovo mi misi alla ricerca delle
tracce.
Parecchie persone del posto mi
avevano nominato delle famiglie, che
erano orgogliose della loro amicizia
con l’artista e nelle cui case aveva vissuto nel corso di molti anni. La Villa
Serena e i suoi proprietari venivano
menzionati di continuo. Anche un
certo Sergio, che certamente conoscevo, poiché s’incontra sempre sul
posto, soprattutto sulla piazza.
Qualche anno dopo, durante un
nuovo soggiorno sul tardo inverno,
mi riuscì finalmente di parlare con
un componente della famiglia Serena,
il figlio più grande. L’uomo stava su
una scala, piegato su un muro, per
ripararlo dai danni dell’inverno e
delle ultime tempeste. La sua risposta
fu deludente: no, la sua famiglia non
possedeva alcun quadro di Werner
Gilles. Li aveva già da tempo dati via
o venduti. Non sapeva dove fossero
andati a finire. E l’uomo continuò a
mettere a posto il muro.
Profondamente deluso dalla sua
risposta ero in procinto di rassegnarmi. Ma il pensiero non mi lasciava in
pace: una ricerca delle tracce senza
aver trovato i quadri di quel pittore
che in essi catturò Sant’Angelo come
forse nessun altro? Raccontai a Michele Zunta delle mie ricerche fino
allora vane. Dopo qualche indugio
mi nominò Sergio, il proprietario del
bar “La Brezza”, attaccato alla Torre.
Un angolo sul mare, che è sempre impetuoso e naturale. Aveva sentito che
Sergio possedeva alcuni originali del
famoso pittore e che anche lui voleva
finalmente vedere.
Così ambedue ci mettemmo alla
ricerca dell’uomo. Più volte ci fermammo davanti all’ingresso socchiuso del suo bar. Ma una sera la cosa si
realizzò. Da un edificio illuminato
Besuch im Winter 1997/98 von ihrer ersten Begegnung mit
ihm in den 1950er Jahren erzählt. Mit dem Mann, der oft im
„steinernen Winkel“ des Ridente saß, seinen Wein trank und
auf den Torre blickte. Dollys Erinnerungen faszinierten mich.
Und von Neuem begab ich mich auf Spurensuche.
Mehrere Einheimische hatten mir Familien genannt, die
stolz auf ihre Freundschaft mit dem Künstler waren, und in
deren Häusern er im Laufe der vielen Jahre gelebt hatte. Die
Villa Serena und ihre Besitzer wurden immer wieder erwähnt.
Auch ein gewisser Sergio, den ich doch sicher kennen würde,
da er ständig irgendwo im Dorf, vor allem auf der Piazza,
anzutreffen sei.
Einige Zeit danach, während eines neuerlichen Aufenthalts im späten Winter, gelang es mir schließlich, mit dem
ältesten Sohn der Familie der Villa Serena zu sprechen. Der
Mann stand auf einer Leiter, über eine Mauer gebeugt, um
Schäden von den letzten, ungewöhnlich heftigen Stürmen
auszubessern. Seine Antwort war ernüchternd: Nein, seine
Familie habe keine Bilder von Werner Gilles. Alle habe sie
bereits vor langer Zeit weggegeben oder verkauft. Er wisse
auch nicht, wo im Ort welche zu finden seien. Dann fuhr der
Mann fort, an der Mauer zu reparieren.
Tief enttäuscht von seiner Antwort war ich dabei, zu resignieren. Doch der Gedanke ließ mich nicht zur Ruhe kommen.
Eine Spurensuche, ohne Werke jenes Malers gefunden zu haben, der Sant’ Angelo in ihnen einfing, wie kaum ein anderer?
Ich erzählte Michele Zunta von meinen bisher vergeblichen
28 La Rassegna d’Ischia 3/2009
fiocamente risuonò, dopo aver gridato
più volte il suo nome, dapprima con
un certo indugio, poi in maniera più
forte, un “sì”. Qualche minuto dopo
apparve finalmente Sergio, che aspettava con molta impazienza.
Con un sorriso leggermente imbarazzato ci condusse nel suo domicilio
serale. Invece di soffermarci prima
al bar per una bibita, ci accompagnò
subito per una ripida scala di legno
sopra nelle sue “stanze private”,
come ci tenne a dire. Alla fine potemmo spiegargli la nostra richiesta.
E quell’uomo nel suo pullover giallo
brillante e calzoni lunghi, blu scuri,
che appariva all’inizio mezzo addormentato, all’improvviso sembrò
sveglissimo.
Sì, aveva quei quadri, anche nella
sua casa al villaggio, di fronte alla
pizzeria Pasquale. Naturalmente ce
li avrebbe mostrati. In una delle successive sere sarebbe stato possibile.
Ma ciò doveva avvenire prima del
tramonto del sole, in modo che potessimo vedere i loro colori alla luce
naturale.
Bemühungen. Nach einigem Zögern nannte er den Namen
von Sergio, dem Inhaber der Bar La Brezza, dicht am Torre
gelegen. Einem Winkel am Meer, der noch immer wild und
ursprünglich ist. Er habe gehört, dieser besitze einige Originale des berühmten Malers, auch er wolle sie endlich sehen.
So begaben wir uns gemeinsam auf die Suche nach dem
Mann. Mehrmals standen wir vor dem verschlossenen Eingang zu seiner Bar. Doch an einem Abend ereignete es sich:
Aus einem der Räume des matt erleuchteten Gebäudes ertönte
nach mehrfachem Rufen seines Namens zunächst zögerlich,
dann kräftiger ein Si. Einige Minuten später tauchte endlich
Sergio auf, der voller Ungeduld erwartete.
Mit leicht verlegenem Lächeln führte er uns in seine abendliche Bleibe. Statt zunächst für ein Getränk an der Theke zu
verweilen, bat er uns sofort über eine steile Holztreppe nach
oben - in seine „privaten Räume“, wie er bemerkte. Endlich
konnten wir ihm unser Anliegen erklären. Und plötzlich
wurde der zunächst etwas verschlafen wirkende Mann in
leuchtend-gelbem Pullover und langer, dunkelblauer Hose
hellwach. Ja, er habe solche Bilder; auch in seinem Haus im
Dorf, der Pizzeria Pasquale gegenüber. Natürlich werde er sie
uns zeigen. An einem der nächsten Abende wäre es möglich.
Aber es müsse noch vor Sonnenuntergang sein, damit wir
ihre Farben bei natürlichem Licht sehen könnten.
Hocherfreut verließen Michele Zunta und ich La Brezza.
Soddisfattissimi, Michele Zunta ed
io lasciammo “La Brezza”. Con impazienza crescente e in gioiosa attesa
salimmo tre giorni dopo di nuovo le
scale di legno nel bar. Sergio, con
un sorriso molto eloquente, dispose
su un tavolo velocemente liberato i
suoi tesori. Una natura morta floreale
di Kusmin, il pittore russo, in colori
scuri, armonici. E poi quadri di Werner Gilles: li mostrò sul tavolo, che
gli ultimi raggi del sole al tramonto
sfiorava; dopo una composizione
coloristica astrale, un acquarello di
Sant’Angelo in una prospettiva insolita, abbastanza alterata e veduta sulla
torre. Vista e dipinta durante uno dei
voli di fantasia del pittore: questa era
la supposizione di Sergio.
Questi, durante la sua presentazione, era gioiosamente eccitato,
continuava a guardarmi con i suoi
occhi scuri. Ma sembrava sempre più
irritato dal mio riserbo nel guardare i
quadri. E quando ci accomiatammo
in silenzio, sulla sua faccia non c’era
più gioia né sorriso. Sulla strada per
l’argine che conduce alla piazza, al
mio amato angolo del “Ridente”,
mi ricordai dei racconti di gente
del luogo riguardanti le numerose
falsificazioni dei quadri di Werner
Gilles. E d’un tratto mi resi conto: la
mia ricerca del misterioso artista si
protrarrà ancora a lungo.
La Villa Serena d’inverno, il bar La
Brezza in primavera: tempi di speranza, di delusione. Era infine autunno,
quando Dolly Barricelli aprì un’altra
porta della mia perplessità. Dovevo
recarmi in Casa Giuseppina e parlare
con la proprietaria. La signora Iacono era da decenni un’appassionata
collezionista di lavori di artisti che
avevano vissuto una volta a Sant’Angelo. Si vociferava ogni tanto di un
“cassone con un tesoro” che lei apriva
soltanto dopo lunghe sollecitazioni
e solo per amici del tutto particolari
e fidati. In esso si trovavano anche
opere di Werner Gilles, di ciò lei era
sicurissima.
Lo stesso giorno ancora, all’imbrunire, ero alla reception di Casa
Celestino e domandai della signora.
Con un misto di sorriso di routine
Mit wachsender Ungeduld und voller Vorfreude kletterten
wir drei Tage später erneut die Holztreppe in der Bar nach
oben. Sergio breitete auf einem rasch frei geräumten Tisch
mit vielsagendem Lächeln seine Schätze aus. Ein Stilleben
mit Blumen von Kusmin, dem russischen Maler, in dunklen,
harmonischen Farben. Und dann Bilder von Werner Gilles. Er
zeigte sie auf dem Tisch, den letzte Strahlen der untergehenden Sonne streiften: nach einer abstrakten Farbkomposition
ein Aquarell von Sant‘ Angelo in ungewöhnlicher, seltsam
verzerrter Perspektive und Sicht auf die Erde. Während eines
Fantasiefluges gesehen und gemalt – so die Vermutung von
Sergio.
Dieser war während seiner Präsentation zunächst freudig
erregt, blickte mich immer wieder mit seinen dunklen Augen
an. Doch zunehmend schien er irritiert von meiner Zurückhaltung beim Betrachten der Bilder. Und als wir uns schweigend
verabschiedeten, war keine Freude, kein Lächeln mehr in
seinem Gesicht. Auf dem Weg über den Damm zurück zur
Piazza, zu meiner geliebten Ecke am Ridente, erinnerte ich
mich an Erzählungen von Einheimischen über zahlreiche
Fälschungen der Werke von Werner Gilles. Und mit einem
Mal fühlte ich: Meine Suche nach den künstlerischen Spuren
des geheimnisvollen Malers würde vielleicht noch lange
weitergehen.
Die Villa Sirena im Winter, die Bar La Brezza im Frühling:
Zeiten der Hoffnung, der Enttäuschung. Es wurde schließlich Herbst, als Dolly Barricelli mir in meiner Ratlosigkeit
e una leggera diffidenza, mi venne
incontro una donna giovane, dai capelli neri. Insomma cosa volevo, la
signora non c’era, stava nella sua casa
a Succhivo. Io le spiegai che cercavo
quadri di Werner Gilles. Degli amici
mi avevano detto che la signora ne
possedeva alcuni. Perciò ero lì, pieno
di speranze, lei poteva aiutarmi.
Furono necessari ulteriori e ripetuti
chiarimenti, finché la donna alla fine
ammise: sì, lì c’erano quei quadri
e lei stessa ne possedeva i più belli
della collezione. La sua confessione
mi sbalordì, nel contempo la mia
speranza crebbe. E nei miei occhi
dovette apparire immediatamente
un’espressione di grande nostalgia
giacché la donna all’improvviso, senza perdere un’altra parola, si diresse
in fretta sopra per ritornare un minuto
dopo con un quadro sotto il braccio.
Lo appoggiò alla spalliera di una poltrona nel foyer. Alla vista del quadro
mi mancò il respiro. Sant’Angelo,
La Torre, i monti, il mare: soluzione
della percezione dell’artista, del vissuto in nuove forme e colori. In una
eine weitere Tür öffnete. Ich solle doch zur Casa Celestino
gehen und mit der Besitzerin sprechen. Signora Iacono sei
seit Jahrzehnten eine passionierte Sammlerin der Arbeiten
von Künstlern, die früher in Sant’ Angelo gelebt hätten. Von
einer „Schatztruhe“ werde gelegentlich gemunkelt, die sie nur
nach langem Bitten und nur für ganz besondere Freunde und
Vertraute öffnen würde. In ihr befänden sich auch Gemälde
von Werner Gilles, da sei sie sich ganz sicher.
Noch am selben Tag stand ich gegen Abend an der Rezeption der Casa Celestino und fragte nach der Signora. Mit
einer Mischung aus routinemäßigem Lächeln und leichtem
Misstrauen kam mir eine junge, schwarzhaarige Frau entgegen. Die Signora sei nicht da, sie sei in ihrem Haus in
Succhivo, was ich denn wolle Ich erklärte ihr, dass ich auf der
Suche nach Bildern von Werner Gilles sei. Freunde hätten mir
gesagt, in der Casa Celestino werde ich einige finden. Deshalb
sei ich hier, voller Hoffnung, sie könne mir weiterhelfen.
Wiederholte Erklärungen waren vonnöten, bis die Frau
endlich zu erkennen gab: Ja, hier gebe es solche Bilder, und
sie selbst sei die Eigentümerin des schönsten der Sammlung.
Ihr Geständnis verblüffte mich, zugleich wuchs meine Hoffnung. Und in meinen Augen muss ein Ausdruck von großer
Sehnsucht entstanden sein, denn die Frau eilte plötzlich - ohne
ein weiteres Worte zu verlieren - nach oben, um Minuten
später mit einem Bild unter dem Arm wiederzukehren. Sie
stellte es an die Rückenlehne eines Sessels im Foyer. Und bei
seinem Anblick stockte mir der Atem. Sant‘ Angelo, der Torre,
La Rassegna d’Ischia 3/2009 29
E. Bursche - S. Angelo - Vista della Torre (Blick auf den Torre)
K. Schneider - Rampa di scale a Casa Schneider
(Treppenaufgang zur Casa Schneider)
W. Sertürner - Maronti
A. Ferenz - Barca a vela sotto la luna
(Segelschifft im Mondschein)
H. P. Kirchpfenning - Giorgio, il pescatore (der Fischer)
30 La Rassegna d’Ischia 3/2009
W. Gilles - Oriente I (das Morgenland I)
nuova raffigurazione - la sua propria,
inconfondibile interpretazione. Condensazione di tutto ciò che io amo,
che sogno quando l’inverno a Berlino
non vuole finire.
Con soddisfazione la giovane
donna, Carla, figlia di Celestino, si accorse della mia gioiosa reazione. Con
orgoglio richiamò la mia attenzione
sulla firma di Werner Gilles. E per
dissipare ogni altro possibile dubbio
sull’autenticità dell’acquarello, mi
mostrò anche il retro dell’opera: in
colori sbiaditi, in contorni provvisori
il tema era abbozzato. Secondo la
spiegazione della proprietaria, ciò
era stato tipico per il pittore allora
povero - una prova convincente,
ulteriore del fatto che nessun altro
aveva potuto dipingere quel quadro.
Dopo aver fotografato il quadro, al
tramonto lasciai Casa Celestino. Ero
sicuro: finalmente avevo raggiunto la
meta della mia lunga ricerca.
Qualche giorno dopo conobbi la
signora in persona: la scopritrice originaria, l’acquirente che conservava
testimonianze di quegli anni d’oro
per i pittori. Mi salutò con grande
cortesia e signorile riservatezza. Ben
pettinata ed elegante, l’ex insegnante
elementare mi parlò dei suoi incontri
con i pittori di quel tempo straordinario. Oltre a Eduard Bargheer e
a Franz Markgraf, le drammatiche
raffigurazioni del mare e del cielo
dominavano l’ambiente accanto alla
reception: era sempre Werner Gilles,
il pittore del mitico, di cui lei, come
Dolly Barricelli, continuava a parlare
con un lieve sorriso e gli occhi seri.
L’anziana signora mi aveva definitivamente persuaso a realizzare il mio
desiderio di conoscere più a fondo
questo artista affascinante.
Per occuparmi ancora più intensamente della vita e dell’opera di
Werner Gilles, dopo il mio ritorno a
Berlino, mi incontrai con un amico
esperto di arte. Con mia gioia mi
dischiuse nuove fonti. Confermò anche le informazioni e i racconti della
gente di Sant’Angelo. Mi fece notare
l’ampia diffusione di quadri falsi di
die Berge, das Meer: Auflösung des vom Künstler Wahrgenommenen, Erlebten in neue Formen und Farben, zu einer
neuen Gestaltung – seiner ganz eigenen, unverwechselbaren
Interpretation. Verdichtung all dessen, was ich liebe, wovon
ich träume, wenn der Winter in Berlin nicht enden will.
Mit Genugtuung vernahm die junge Frau, Signora Iaconos
Tochter Carla, meine freudige Reaktion. Stolz verwies sie
auf die Signatur von Werner Gilles. Und um mögliche letzte
Zweifel an der Echtheit der Arbeit zu beseitigen, zeigte sie mir
dann noch deren Rückseite: In matten Farben und flüchtigen
Umrissen war das Thema skizziert. Nach der Erläuterung der
Eigentümerin – dies sei typisch für den damals armen Maler
gewesen – ein überzeugender, weiterer Beweis dafür, dass
kein anderer als er selbst dies Werk gemalt haben konnte.
Nachdem ich es noch fotografiert hatte, verließ ich bei Sonnenuntergang die Casa Celestino. Ich war mir sicher: Endlich
hatte ich mein Ziel erreicht.
Einige Tage später lernte ich dann noch die Signora selbst
kennen, die ursprüngliche Entdeckerin, Käuferin und Bewahrerin von Zeugnissen jener goldenen Jahre. Sie begrüßte mich
mit großer Höflichkeit und vornehmer Zurückhaltung. Sorgsam frisiert und elegant gekleidet, erzählte mir die ehemalige
Volksschullehrerin von ihren Begegnungen mit den Malern
jener außergewöhnlichen Zeit. Neben Eduard Bargheer und
Franz Markgraf, dessen dramatische Darstellungen von Meer
und Himmel einen Raum neben der Rezeption beherrschten,
war es immer wieder Werner Gilles, der Maler des Mythischen, auf den sie – wie Dolly Barricelli - mit leisem Lächeln
Gilles, che quasi nessuno era in grado
di accertare. Anche i problemi giuridici riguardanti i diritti d’autore di una
pubblicazione non dovevano essere
sottovalutati; poteva trattarsi di molto
denaro. Le osservazioni dell’amico
suscitarono in me molti dubbi. Essi
si annidarono nelle mie speranze. La
mia ricerca di quadri in Casa Celestino, in apparenza conclusasi con un
esito così felice, all’improvviso mi
apparve in una nuova luce, piuttosto
cupa. Oltre a verificare una probabile
falsificazione, occorreva evidentemente anche essere in possesso di
cognizioni giuridiche. Perciò, dovevo
innanzitutto consultare gli eredi di
Werner Gilles, così almeno mi disse
un rinomato grafico di Berlino a cui
avevo chiesto informazioni in merito.
Così doveva incominciare un altro
capitolo della mia ricerca dei dipinti
del pittore, della mitologia della Torre, di Sant’Angelo, dei pescatori e dei
dirupi all’interno dell’isola.
Dopo aver formato l’attuale numero telefonico di un erede di Gilles, mi
und ernsten Augen zu sprechen kam. Die alte Dame hatte
meinen Wunsch verstärkt, diesem faszinierenden Künstler
in seinen Werken näher zu kommen.
Um mich noch intensiver mit dem Schaffen von Werner
Gilles zu beschäftigen, traf ich mich nach meiner Rückkehr in
Berlin mit einem kunsterfahrenen Freund. Zu meiner Freude
erschloß er mir neue Quellen. Doch er bestätigte auch die
Andeutungen und Erzählungen von Einheimischen in Sant’
Angelo. Er wies mich auf die weite Verbreitung gefälschter
Bilder von Gilles hin, die kaum jemand wirklich nachweisen
könne. Auch juristische Probleme beim Urheberrecht einer
Veröffentlichung seien nicht zu übersehen, um sehr viel Geld
könne es dabei gehen.
Die Hinweise des Freundes ließen in mir neuerliche Zweifel
entstehen. Sie nisteten sich in meine Hoffnungen ein. Meine Suche in der Casa Celestino, vermeintlich so glücklich
beendet, erschien plötzlich in einem neuen, eher düsteren
Licht. Neben der Prüfung einer möglichen Fälschung waren
offensichtlich auch juristische Kenntnisse vonnöten. Daher
müsse ich – so ein von mir ebenfalls zu Rate gezogener renommierter Berliner Grafiker - nun vor allem den Erben von
Werner Gilles konsultieren. Damit sollte ein weiteres Kapitel
in meiner Suche nach Gemälden des Malers der Mythologie
des Torre, von Sant‘ Angelo, von Fischern und Schluchten
im Inselinneren beginnen.
Nach Erlangen der aktuellen Telefonnummer des Gilles
- Erben klang mir eine distanzierte Stimme entgegen. Ja, er
sei Dr. Kleinheisterkamp, was ich denn von ihm wolle. Ich
La Rassegna d’Ischia 3/2009 31
rispose una voce distaccata. Sì, era il
dottor Kleinheisterkamp, insomma
che cosa volevo da lui. Gli spiegai
la mia richiesta. Infine mi riuscì di
superare il suo evidente scetticismo.
Mi chiese se non volessi andare semplicemente a Krefeld per un colloquio
personale, così si poteva vedere
quanto fosse possibile fare. Quanto
avevo sperato in quella proposta!
Anche la sua richiesta di spedire una
copia del quadro di Gilles in possesso
di Casa Celestino, con mio sollievo,
non causò una nuova distanza tra noi.
Qualche giorno dopo, il dottor Kleinheisterkamp si fece sentire di nuovo.
Aveva i suoi dubbi che si trattasse di
un originale. Anche un gallerista di
Düsseldorf da lui consultato condivideva il suo scetticismo. Io so molto
bene in quale grande misura a Napoli
e nel circondario vengono falsificate
le opere d’arte. Il risultato del colloquio difficile, ma anche molto aperto,
fu il desiderio comune di un incontro
personale entro breve tempo.
Per vivere ancora una volta il caldo e la luce del Sud nell’anno che
volgeva al termine, anche per fare
ancora qualche nuotata nel mare,
andai di nuovo a Ischia per un paio
di giorni. Appena dopo il mio arrivo,
ebbi l’occasione di vedere un film su
Werner Gilles. Dal berlinese KlausDieter Fröhlich, come me ospite di
Ischia da lunghi anni. Lo aveva scoperto qualche tempo prima a Berlino
e messo a disposizione degli “Amici
di Sant’Angelo”. Così conobbe anche
Maria, una figlia dei proprietari della
mia pensione e membro lei stessa
dell’associazione.
Era un pomeriggio di autunno. La
luce sulla terrazza della mia pensione e sul mare era diffusa, senza veri
colori. Ma nel salone della famiglia,
il luogo della prima del film, cominciò a un tratto a risplendere un altro
mondo. Il video del dott. Carl Lampe
“Il pittore di Orfeo, Werner Gilles”
mostrava in immagini e sequenze
tranquille e nel contempo drammatiche un artista silenzioso, sensibile,
immerso nel suo mondo. Per tutta la
vita un giramondo, che trovò a Ischia,
a Sant’Angelo, la sua “casa”. Ischia,
schilderte ihm mein Anliegen. Schließlich gelang es mir, seine
offenkundige Skepsis zu überwinden. Ob ich nicht einfach
mal nach Krefeld kommen wolle, zu einem persönlichen
Gespräch, dann könnten wir weiter sehen. Wie sehr hatte ich
auf diesen Vorschlag gehofft.
Auch seine Bitte um Zusendung einer Aufnahme des von
mir erwähnten Gilles-Bildes im Besitz der Casa Celestino
schuf zu meiner Erleichterung keine neuerliche Distanz.
Einige Tage später ließ Dr. Kleinheisterkamp wieder von
sich hören. Er habe seine Zweifel, ob es sich dabei um ein
Original handele. Auch ein von ihm konsultierter Galerist in
Düsseldorf teile seine Zweifel. Mir sei doch sicher bekannt,
in welchem Maße in Neapel und Umgebung gefälscht werde.
Das Ergebnis des schwierigen, dabei aber auch sehr offenen
Gesprächs war der gemeinsam bekräftigte Wunsch nach
einem baldigen persönlichen Treffen.
Um in dem zu Ende gehenden Jahr noch einmal südliche
Wärme und Licht zu erleben und im Meer zu schwimmen,
reiste ich für ein Paar Tage erneut nach Ischia. Kurz nach
meiner Ankunft hatte ich Gelegenheit, ein Video über Werner
Gilles zu sehen. Von dem Berliner Klaus-Dieter Fröhlich,
wie ich langjähriger Gast auf Ischia, hatte ich von dem Film
erfahren. Er hatte ihn einige Zeit vorher in Berlin entdeckt
und den „Amici di Sant`Angelo“ eine Kopie zur Verfügung
gestellt. So kam er auch zu Maria, einer Tochter meiner Pensionsfamilie und selbst Mitglied des Freundeskreises.
Es war ein Nachmittag im Herbst. Das Licht über der Terras32 La Rassegna d’Ischia 3/2009
tale fu il suo puntuale commento, era
per lui la “quintessenza della bellezza
assoluta”. Nella natura, nelle bizzarre
formazioni rocciose, nei profondi
nascosti dirupi e nelle strade solitarie,
negli uomini semplici, nei pescatori,
trovò i suoi temi. In loro s’incontrarono poesia, musica e sogno. Nei quadri
– non raffigurazioni ma simboli – che
egli rappresentò con “l’occhio esterno
e interno”: “Poesia nell’interpretazione della natura”.
Werner Gilles, il pittore moderno
di Orfeo! In una rappresentazione del
famoso ciclo di Orfeo c’è il lamento
di una donna per il cantore morto,
mentre un uccello dei morti spalanca
le sue ali. Con un suonatore di flauto,
la cui melodia io finanche credetti
di sentire veramente. Una scena che
mi commosse in maniera particolare
che Gilles mi mostrò al momento di
lasciare il suo atelier a Sant’Angelo:
un uomo chiaramente malato, che con
passi stanchi attraversava la piazza.
Il film, sebbene in bianco e nero,
brillava nei colori di una vita che si
riempiva durante i mesi estivi nel
se meiner Pension und dem Meer war diffus, ohne wirkliche
Farben. Aber im Salone der Familie, dem Ort der Vorführung,
begann mit einem Mal eine andere Welt zu erstrahlen. Das
Video von Dr. Carl Lampe „Der Maler des Orpheus - Werner
Gilles“ zeigte in ruhigen, zugleich dramatischen Bildern und
Sequenzen einen stillen, empfindsamen, in seine Welt versunkenen Künstler. Zeitlebens ein Wanderer, der in Ischia, in
Sant`Angelo sein „zu Hause“ fand. Ischia, so der einfühlsame
Kommentar, war für ihn „Inbegriff vollendeter Schönheit“.
In der Natur – den bizarren Felsformationen, den verborgenen tiefen Schluchten und einsamen Stränden – und bei den
einfachen Menschen, den Fischern, fand er seine Themen. In
ihnen begegneten sich „Poesie, Musik und Traum“. In Bildern
– keinen Abbildern sondern Sinnbildern - ,die er „mit dem
äußeren und inneren Auge“ gestaltete: „Dichtungen über die
Natur“.
Werner Gilles, der moderne Maler des Orpheus! Auf einer
Darstellung aus dem berühmten Orpheus –Zyklus die Klage
einer Frau um den toten Sänger, während ein Totenvogel
seine Schwingen ausbreitete. Mit einem Flötenspieler, dessen
Klagemelodie ich förmlich zu hören glaubte. Mich besonders
bewegend eine Szene, die Gilles beim Verlassen seines
Ateliers in Sant`Angelo zeigte: einen offensichtlich kranken
Mann, der mit langsamen, müden Schritten die Piazza überquerte.
Der Film, obwohl in Schwarz-weiß, leuchtete in den Farben
eines Lebens, das sich während der Sommermonate in dem
piccolo borgo di pescatori e poi alla
fine si svuotava. Con la suggestiva
forza delle immagini, la lingua che
le commentava, la musica diventò la
ricchezza di una vita che si concluse
in profonda solitudine.
La conoscenza diretta di questo
film rafforzò di più il mio desiderio
di conoscere il più presto possibile il
dottor Kleinheisterkamp. Un pomeriggio piovoso, un paio di settimane
dopo, nell’autunno del 2003, in una
città della regione della Ruhr, ero
finalmente pervenuto nel mondo
dei quadri di Werner Gilles. In un
elegante quartiere di Krefeld, alle
porte di un’imponente villa in un
parco, incontrai l’erede del pittorepoeta. Vestito con sobria eleganza, il
dottor Kleinheisterkamp mi accolse
con squisita cortesia. Le successive
due ore furono ricche di sorprese. Di
fronte a una parete con quadri di suo
zio, il mio ospite mi aveva offerto
un posto “per il tè con un pasticcino”.
Dopo alcuni convenevoli di cortesia,
eravamo entrati subito in un mondo
gremito di forme, figure e messaggi
spesso enigmatici. Con colori che
ardevano di luce e nel contempo
sprigionavano solitudine.
Il mio interlocutore, tale fu la mia
impressione, diventò sempre più il
nipote che ammirava ancora suo zio.
Mi raccontò tante storie - talvolta interrotte da lunghi silenzi -. Io intanto
osservavo affascinato i dipinti alle
pareti. Già nel momento in cui entrai
nella stanza, una particolarità aveva
attratto la mia attenzione: “Pescatori
con rete”, uno che gettava la rete con
ampi movimenti, l’altro che remava
chino sulla barca. C’era un acquarello
di un “burrone rosso” e un “Ischia paesaggio” dalla cui forza misteriosa
riuscii a distaccarmi a stento.
Dopo un’altra tazza di tè il dottor
Kleinheisterkamp mi accompagnò
alle stanze del piano inferiore della
sua casa. Mi mostrò caterve di studi
di nudi e disegni di corpi di gente
del Suditalia, di pescatori e contadini
sulla costa amalfitana. Essi mi fecero
pensare a famosi modelli, ad Albrecht
kleinen Fischerdorf erfüllte und schließlich erschöpfte. Durch
die suggestive Kraft der Bilder, die kommentierende Sprache,
die Musik wurde der Reichtum eines Lebens fühlbar, das in
tiefer Einsamkeit endete.
Das Erlebnis dieses Filmes verstärkte noch meinen Wunsch,
Dr. Kleinheisterkamp möglichst bald kennen zu lernen. Ein
paar Wochen später, an einem regnerischen Nachmittag im
Herbst 2003, war ich in einer Stadt im Ruhrgebiet endlich
in der Welt von Werner Gilles ganz angekommen. In einem
vornehmen Viertel Krefelds, an der Tür einer in einem kleinen
Park gelegenen Villa, traf ich den Erben des Malerpoeten.
Dezent-elegant gekleidet, mit ausgesuchter Höflichkeit empfing mich Dr. Kleinheisterkamp.
Die nachfolgenden Stunden waren reich und voller Überraschungen. Einer Wand mit Bildern gegenüber hatte mir
mein Gastgeber einen Platz „zum Tee mit kleinem Gebäck“
angeboten. Nach ein paar Höflichkeitsfloskeln waren wir
rasch in einer Welt voller rätselhafter Formen und Gestalten
und Botschaften angelangt. Mit Farben, die vor Leben glühten
und gleichzeitig Einsamkeit ausstrahlten.
Mein Gesprächspartner wurde, so mein Eindruck, zunehmend zu dem Neffen, der seinen Onkel noch immer bewunderte. So viele Geschichten wusste er zu erzählen – manchmal
unterbrochen von längerem Schweigen. Dabei betrachtete ich
fasziniert die Gemälde an den Wänden. Schon beim Betreten
der Räume war mir eines aufgefallen: „Fischer mit Netzen“;
der eine mit weiten Bewegungen das Netz auswerfend, der
andere beim Rudern über das Boot gebeugt. Nun war es ein
Dürer e a Leonardo da Vinci. Schizzi
magistrali nascosti negli armadi.
Verso la fine della mia visita il dottor Kleinheisterkamp mi mostrò quel
film su Werner Gilles che mi aveva
tanto colpito qualche settimana prima
in una proiezione nella mia pensione
a Sant’Angelo. Orgoglioso e compiaciuto, visibilmente emozionato,
mi pregò di vedere il quadro insieme
a lui. L’uomo che, col cappotto già
indosso, mi faceva dimenticare sempre più la sua professione giuridica,
mi accordò un onore particolare. Mi
accompagnò nella stanza da letto
della sua casa: mi voleva mostrare
alcuni “quadri del tutto personali" di
suo zio.
Colpito da tanta fiducia, lasciai
la casa e la città. Ora ne ero certo:
la mia odissea era finalmente finita.
Non avevo trovato nella Sant’Angelo
inondata di luce le opere di Werner
Gilles che aver compreso, forse
come nessun altro, l’anima arcaica,
complessa dell’antico borgo di pescatori. Ciò accadde in una triste città
Aquarell von einer „Roten Schlucht“ und ein Ölbild „ Ischia
– Landschaft“, deren geheimnisvoller Kraft ich mich kaum
entziehen konnte.
Nach einer weiteren Tasse Tee bat mich Dr. Kleinheisterkamp in die unteren Räume seines Hauses. Er zeigte mir
Stapel von Aktstudien und Körperzeichnungen der Menschen
in Süditalien, von Fischern und Bauern an der Amalfitanischen
Küste. Sie ließen mich an berühmte Vorbilder, an Albrecht
Dürer und Leonardo da Vinci, denken. Meisterliche Skizzen,
die in Schränken verborgen waren.
Gegen Ende meines Besuchs führte mir Dr. Kleinheisterkamp jenen Film über Werner Gilles vor, der mich ein paar
Wochen zuvor im Salone meiner Pension in Sant’ Angelo so
sehr berührt hatte. Voller Stolz und sichtlich bewegt, bat er
mich, ihn mit ihm gemeinsam anzusehen. Schon im Mantel,
ließ mir der Mann, der mich seine juristische Profession immer mehr vergessen machte, dann noch eine besondere Ehre
zuteil werden. Er bat mich in das Schlafzimmer des Hauses:
Er wolle mir noch einige „ ganz persönliche Bilder“ seines
Onkels zeigen.
Gerührt von so viel Vertrauen verließ ich das Haus und die
Stadt. Ich war mir gewiss: Nun war meine Odyssee endlich
beendet. Nicht im sonnenerfüllten Sant‘ Angelo hatte ich die
Werke von Werner Gilles gefunden, der vielleicht wie kein
anderer die archaische, vielschichtige Seele des alten Fischerdorfes begriffen hatte. Es war in einer tristen Industriestadt
im Ruhrgebiet. Und auf dem Weg zum Bahnhof sah ich sie
noch immer vor mir: ihr geheimnisvolles Leuchten, ihre
La Rassegna d’Ischia 3/2009 33
industriale della regione della Ruhr. E sulla strada per la stazione la vedevo
sempre davanti a me: la sua luce misteriosa, i suoi messaggi che portano in
altri mondi.
Vivi ricordi: Hotel Miramare e Hotel La Palma
Dopo un lungo e grigio inverno a Berlino, il maggio successivo tornai
sull’isola. Incoraggiato dalla mia visita al dottor Kleinheisterkamp, mi misi
di nuovo alla ricerca di altri pittori tedeschi. Come seppi in seguito, tra essi
ce n’erano alcuni – come Rudolph Levy, Hans Purrmann, Werner Gilles,
Pfeiffer-Watenpfuhl, Eduard Bargheer ed Hermann Poll – che già prima della
seconda guerra mondiale cercavano quella vita, quella luce che fissavano su
tela e carta.
e cortili interni. Sguardi nei locali, in
Il rinomato Hotel Miramare di cui si ritrae la storia della Casa. Con
Sant’Angelo, dal 1930 alloggio di acquarelli di Gertrude Heimholtz,
molti ospiti illustri, fu la mia meta Karl Schneider e altri artisti. E di
successiva. Spesso, durante una continuo quei ripetuti sguardi verso
traversata con una barca-tassì dal l’esterno! Sul porticciolo, sulla Torporticciolo verso la spiaggia dei re, sull’estremità della spiaggia dei
Maronti, avevo osservato lo straor- Maronti e la costa amalfitana. Ampi
dinario impianto. Accompagnato da sguardi sul mare abbagliante fino a
un giovane della reception, iniziò Capri.
un’altra immaginifica esperienza. La mia ricerca di tracce a Sant’AnAnche lì c’erano da vedere dovunque gelo sarebbe stata impensabile senza
tracce di pittori che avevano vissuto una visita all’Hotel La Palma, ricco
a Sant’Angelo alcuni decenni prima. di tradizioni, nel cosiddetto quartiere
Un giro per lunghi corridoi e scale arabo. Carlo Di Iorio, il proprietario,
che collegano diversi piani, terrazze sembrò lieto di potermi aiutare nella
Botschaften, die in andere Welten führen.
Bewahren von Erinnerungen
Hotel Miramare und Hotel La Palma
Nach einem langen und grauen Winter in Berlin kehrte ich
im darauffolgendenMai nach Ischia zurück. Ermutigt durch
meinen Besuch bei Dr. Kleinheisterkamp, begab ich mich
erneut auf die Suche nach Zeugnissen von weiteren deutschen
Malern. Wie ich später erfahren sollte, waren unter ihnen
manche - so Rudolf Levy, Hans Purrmann, Werner Gilles,
Peiffer-Watenpfuhl, Eduard Bargheer und Herrmann Poll –,
die schon vor dem zweiten Weltkrieg jenes Leben, jenes Licht
suchten, das sie auf Leinwand und Papier festhielten.
Das renommierte Hotel Miramare in Sant` Angelo, seit
1930 Herberge vieler illustrer Gäste, war mein nächstes
Ziel. Oft hatte ich bei einer Überfahrt mit dem Taxiboot vom
kleinen Hafen zum Marontistrand auf die beeindruckende
Anlage geschaut. Begleitet von einem jungen Mann an der
Rezeption, begann ein weiteres bilderreiches Erlebnis. Denn
auch hier waren überall „Spuren“ von bildenden Künstlern
zu sehen, die vor Jahrzehnten in dem Ort gelebt hatten. Eine
Wanderung über lange Gänge und Treppen, die unterschiedliche Ebenen, Terrassen und Innenhöfe verbinden. Blicke in
Räume, in denen sich die Geschichte des Hauses abbildet.
Mit Aquarellen von Gertrude Helmholtz, Karl Schneider
34 La Rassegna d’Ischia 3/2009
ricerca. Con grande cortesia mi condusse attraverso le stanze disposte
intorno al suo ufficio. Con quadri del
pittore ischitano Mazzella - Brücke
(Ponti) scintillanti di blu verso gli
acquarelli di Gertrude Helmholtz.
Anni prima avevo visto per la prima volta i suoi quadri a Casa Sofia,
ma mi ero imbattuto occasionalmente
in essi anche in altre case. E sempre
mi chiedevo i motivi di quei colori
che spesso sembravano sbiaditi. Era
quella la maniera di dipingere di Gertrude Helmhotz? Era l’utilizzazione
di colori particolarmente sensibili alla
luce o l’effetto dannoso della luce
stessa nel corso del tempo? Era forse
la qualità probabilmente scadente della carta usata o l’approccio frettoloso
e approssimativo agli acquarelli nella
fase di montaggio delle cornici e al
momento di appenderli alle pareti?
Le spiegazioni pazienti e competenti del proprietario dell’albergo
mi fecero dimenticare presto la mia
domanda. C’era un quadro alla parete
tra il suo ufficio e la sala da pranzo
che egli osservava da tempo. “Questo
und anderen Malern. Und immer von Neuem diese Blicke
nach draußen! Zum kleinen Hafen, zum Torre, zum Ende des
Marontistrandes und zur Amalfitanischen Küste. Weite Blicke
über das gleißende Meer bis nach Capri.
Meine Spurensuche in Sant` Angelo wäre undenkbar gewesen ohne einen Besuch des traditionsreichen Hotels La
Palma im sogenannten arabischen Viertel. Carlo di Iorio, der
Besitzer, schien erfreut, mir bei meinem Anliegen helfen zu
können. Mit großer Liebenswürdigkeit führte er mich durch
die um sein Büro gelegenen Räume. Mit Bildern des ischitanischen Malers Mazzella – blau-schimmernde Brücke zu den
Aquarellen von Gertrude Helmholtz.
Vor Jahren hatte ich in der Casa Sofia ihre Arbeiten zum
ersten Mal gesehen, war ihnen gelegentlich auch in anderen
Häusern des Dorfes begegnet. Dabei fragte ich mich immer
wieder nach den Gründen für die oft verblasst scheinenden
Farben. War es die Malweise von Gertrude Helmholtz? Waren
es die Verwendung besonders lichtempfindlicher Farben und
die schädliche Einwirkung des Lichts über lange Zeit? War
es die möglicherweise mindere Qualität des verwendeten
Papiers oder der allzu sorglose Umgang mit den Aquarellen
beim Aufhängen an oft feuchten Wänden?
Die geduldig-sachkundigen Erläuterungen des Hotelbesitzers ließen mich meine Fragen rasch vergessen. Es war
ein Bild an der Wand zwischen seinem Büro und den Speiseräumen, das er lange betrachtete. „Dies Bild lieben wir
besonders“, sagte er mit leichtem Lächeln. Nie zuvor hatte
quadro noi lo amiamo particolarmente” mi disse con un lieve sorriso.
Mai prima, in occasione di una mia
visita, un proprietario d’albergo si era
espresso in maniera così sommessa
e convincente. Io mi trovavo davanti
a un acquarello, del quale all’inizio
non riuscivo a riconoscere il soggetto.
Ma poi individuai il cielo, il mare, le
colline circostanti, le vecchie case
del villaggio in blu brillante chiaro
e ocra e verde delicato. Vidi la luce
tremolante di una giornata estiva, vidi
il fondersi insieme di cielo, case, terra
e mare.
Come già era avvenuto per le mie
visite in Casa Sofia, nell’Hotel Conte, nel bar Ridente e nel ristorante Il
Pescatore, anche quell’ora trascorsa
presso La Palma mi indusse a pensare
che mi immergevo con la mente in
un tempo ritenuto da tempo concluso. Era uno sguardo in un ambiente
che collegava tra loro atrio e sala da
pranzo. La storia del villaggio adornava le sue pareti. Fotografie storiche
dell’antico villaggio di pescatori appena riconoscibile. La piazza, come
una volta, con Werner Gilles accanto
al capitano all’ingresso del Pescatore.
Fotografie di altra gente del posto,
soprattutto mulattieri, le cui facce si
sono incise nei ricordi dei miei primi
soggiorni. Scoprii anche foto della
famosa fotografa Regina Relang: ritratti di una manniquin famosa in quel
tempo sulla spiaggia dei Maronti. E
foto di case, in cui una volta avevano
vissuto pittori come Gilles, Bargheer,
Bursche, Kusmin, Neujhar.
Ritornai ancora agli acquarelli di
Gertrude Heimholtz che mi avevano
affascinato quella mattina. Come mi
raccontò Carlo Di Iorio, per molti
anni l’Hotel La Palma era stato per
lei come una casa paterna. Così una
foto mostra l’amica fidata in una cena
insieme con tutta la famiglia.
Parole giudiziose del proprietario
dell’albergo, mentre mi allontanavo
dalla sua Casa: "Quello era stato un
tempo felice, con maggior senso
per ciò che realmente è importante,
essenziale. Non questa irrequieta,
continua caccia al nuovo che non può
donare pace".
Uscendo nel sole autunnale, mi domandavo: “Dove continua a battere il
vecchio cuore di Sant’Angelo? Sulla
piazza, davanti a “Il Ridente”- l’amato luogo d’incontro di pittori di quel
tempo o piuttosto qui, nel cosiddetto
quartiere arabo? Con i suoi angoli
silenziosi, incantati, nei quali la notte
l’antico villaggio dei pescatori sembra che continui a vivere…
A Forio
Bar Maria, Ristorante Epomeo e la casa di Bargheer
Le mie visite di case private, bar, ristoranti, pensioni e alberghi a Sant’Angelo
resero più forte il mio desiderio di scoprire altri quadri forse presenti in altri
luoghi dell’isola. Perciò Forio fu la mia meta successiva. Durante i primi viaggi
a Ischia nella metà degli anni Ottanta, le mie escursioni per l’isola mi avevano
portato spesso a questo antico paese di artisti. Sempre ad un cappuccino davanti
al Bar Maria, all’ombra delle acacie vicino alla pittoresca fontana coperta di
sich bei meinen Besuchen ein Eigentümer von Kunstwerken
so leise, zugleich so offen und überzeugend geäußert. Ich
stand vor dem Aquarell, auf dem ich zunächst kaum etwas
erkennen konnte. Doch dann sah ich den Himmel, das Meer,
die umliegenden Hügel, die alten Häuser des Dorfes in hell
-strahlendem Blau und Ocker und sanftem Grün. Ich sah das
flimmernde Licht eines Sommertages, sah das Verschmelzen
von Himmel und Häusern und Erde und Meer.
Wie schon meine Besuche in der Casa Sofia, im Hotel
Conte, der Bar Ridente und dem Ristorante Pescatore, glich
auch diese Stunde im La Palma einer Wanderung zurück in
eine längst verloren geglaubte Zeit. Es war der Blick in einen
Raum, der Eingangshalle und Speisesaal miteinander verband.
Seine Wände schmückte die Geschichte von Sant`Angelo.
Historische Fotografien vom alten, kaum mehr sichtbaren
Fischerdorf. Die Piazza, wie sie einmal war, mit Werner Gilles
neben dem Capitano am Eingang zum Pescatore. Fotografien
von weiteren Einheimischen, vor allem den Mulatieri, deren
Gesichter sich mir seit den ersten Aufenthalten in meine
Erinnerung eingegraben haben. Auch Aufnahmen der Fotografin Regina Relang entdeckte ich: Porträts von zu jener Zeit
berühmten Mannequins am Marontistrand. Und Aufnahmen
von Häusern, in denen einmal Maler gelebt hatten wie Gilles,
Bargheer, Bursche, Kusmin und Neujahr.
Noch einmal kehrte ich zu den Aquarellen von Gertrude
Helmholtz zurück, die mich an dem Morgen verzaubert hatten.
Wie mir der Hotelbesitzer erzählte, war über viele Jahre La
Palma für sie eine Heimat gewesen. So zeigte eine Fotografie
die Freundin und Vertraute der Familie beim gemeinsamen
Abendessen. Nachdenkliche Worte von Carlo di Iorio zum
Abschied: „Es war eine glückliche Zeit, mit mehr Sinn für
das Wichtige, Wesentliche. Nicht diese ruhelose Jagd hinter
beständig Neuem, die keinen Frieden schenken kann“.
Während ich durch die engen Gassen schlenderte, fragte ich
mich: Wo schlägt noch immer das alte Herz von Sant’Angelo?
Auf der Piazza, vor dem Pescatore, im Ridente-Eck - dem
geliebten Treffpunkt der Maler jener Zeit? Oder doch eher
hier, im sogenannten arabischen Viertel? Mit seinen stillen,
verwunschenen Winkeln, in denen in der Nacht das frühere
Fischerdorf noch immer zu leben scheint…
In Forio - Bar Maria, Ristorante Epomeo und das Haus von Bargheer
Meine Besuche von Privathäusern, Bars, Restaurants,
Pensionen und Hotels in Sant’ Angelo ließen meinen Wunsch
immer stärker werden, vielleicht auch Bilder an anderen Orten
der Insel zu entdecken. Daher war Forio mein nächstes Ziel.
Während meiner ersten Reisen nach Ischia Mitte der 1980er
Jahre hatten mich meine Ausflügen über die Insel immer
La Rassegna d’Ischia 3/2009 35
muschio. Occasionalmente anche a
una cena nel vicino Ristorante Epomeo. Mete particolari alle quali devo
il mio primo incontro con il pittore
Ernst Bursche - nel contempo inizio
della mia lunga ricerca di tracce -.
Un violento temporale e una pioggia a dirotto mi avevano accompagnato nel mio viaggio in bus verso
Forio. Entrando nel bar, mi accolse
un insolito silenzio. C’era appena
qualche cliente. Subito notai i cambiamenti rispetto al recente passato,
evidente espressione del desiderio
del nuovo proprietario di ricollegarsi
al significato artistico del locale. Così
all’entrata c’era una tabella coi nomi
altisonanti degli ospiti del tempo in
cui il Bar Maria era il cuore artistico
di Forio. Luogo d’incontro di una
bohème, il cui spirito libero, il cui
senso della vita e la creatività li accumunava per un limitato, meraviglioso
periodo. Foto mostravano Maria, la
leggendaria locandiera, con Wystan
Hugh Auden e altri visitatori di quegli
anni.
Ritratti mai visti prima del pittore
ischitano Bolivar mi affascinarono.
Un artista che, come Luigi De Angelis, Mario Mazzella e Luigi Coppa,
aveva trovato una forma espressiva
inconfondibile. Mi faceva piacere
saperne di più su di lui. Quadri di
Hans Purrmann, che durante il suo
soggiorno sull’isola aveva abitato
prevalentemente a Ischia Porto,
conferivano al bar una luce particolare. I quadri mi fecero pensare a un
piccolo libro che mi aveva regalato
Dolly Barricelli anni prima, un testo
che amavo molto. Edito nel 1963 col
titolo “Estate a Ischia”, mostra delle
riproduzioni di opere del pittore: il
porto e le case sul porto, paesaggi
e coste di Lacco Ameno, “Alberi di
ulivo con muro” e una “Casa rossa
con palma”. Dipinti che raccontano
la bellezza mediterranea dell’isola.
E quei colori! Il giallo luminoso, il
rosso profondo, il blu puro e il verde
tremolante. Quella sera al Bar Maria
mi riuscì difficile staccarmi dalla vista
delle opere originali di Purrmann.
wieder zu diesem alten Künstlerstädtchen geführt. Stets auf
einen Cappuccino vor der Bar Maria, im Schatten der Akazien
am malerischen, moosüberwachsenen Brunnen. Gelegentlich
auch zu einem Abendessen im nahegelegenen Ristorante
Epomeo. Besondere Ziele, denen ich meine erste Begegnung
mit dem Maler Ernst Bursche verdanke – zugleich Beginn
meiner langen Spurensuche.
Schwere Gewitter und strömender Regen hatten mich auf
meiner Busfahrt nach Forio begleitet. Beim Betreten der Bar
Maria, auch „Bar Internationale“ genannt, empfing mich eine
ungewohnte Stille. Kaum mehr Gäste. Doch sofort bemerkte
ich Veränderungen gegenüber früher - offensichtlicher Ausdruck für den Wunsch des Besitzers, an die künstlerische
Bedeutung des Lokals zu erinnern. So entdeckte ich am
Eingang eine Tafel mit klangvollen Namen von Gästen aus
der Zeit, als die Bar Maria künstlerisches Herz von Forio
war. Treffpunkt einer Boheme, deren offener Geist, deren
Lebensgefühl und Kreativität sie für eine wundervolle, bemessene Zeit zusammenfinden ließen. Fotos zeigten Maria,
die legendäre Wirtin, mit Wysten Hugh Auden und anderen
berühmten Besuchern jener Jahre.
Nie zuvor gesehene Portraits des ischitanischen Malers
Bolivar faszinierten mich. Ein Künstler, der – wie Luigi de
Angelis, Mario Mazzella und Luigi Coppa – eine unverwechselbare Ausdrucksform gefunden hatte. Gerne hätte ich mehr
über ihn erfahren. Bilder von Hans Purrmann, der während
seiner Inselaufenthalte überwiegend in Porto gewohnt hatte,
gaben der Bar ein ganz eigenes Licht. Sie ließen mich an ein
36 La Rassegna d’Ischia 3/2009
Nella mia ricerca del pittore di
nature morte floreali, che avevo
scoperto in una galleria di Hannover
più di venticinque anni prima, il
conducente di un pittoresco microtaxi nel frattempo divenuto raro mi
fu di prezioso aiuto. Lui mi indicò
il ristorante Epomeo, dove potevo
incontrare Ernst Bursche ogni sera.
Così il mio percorso personale mi
condusse lì.
Acquarelli, litografie a colori di
Eduard Bargheer, che aveva vissuto a
Forio per molti anni, nella prima stanza. Particolarmente impressionante
un’opera con veduta su un emblema
della città: la più imponente e splendida torre di difesa ancora in piedi
risalente al periodo degli assedi dei
temuti Saraceni. Nel corridoio verso
le camere interne notai un quadro
di Ernst Bursche che avevo sempre
ammirato nelle mie precedenti visite.
Il proprietario Camillo Calise al solo
menzionare il nome di Bursche si
mostrò molto lieto. I suoi bei quadri
di oleandro si trovavano invero nella
kleines Buch denken, das mir Dolly Barricelli vor Jahren
geschenkt hatte; eine Ausgabe, die ich besonders liebte. 1963
unter dem Titel „Sommer auf Ischia“ im Insel - Verlag erschienen, zeigt es Abbildungen von Werken des Malers: den Hafen
und Häuser von Porto, Landschaften und Küsten um Lacco
Ameno, „ Olivenbäume mit Mauer“ und ein „Rotes Haus mit
Palme“. Gemälde, die von der mediterranen Schönheit der
Insel erzählen. Und diese Farben! Das leuchtende Gelb, das
tiefe Rot, das reine Blau und schimmernde Grün. An jenem
Abend in der Bar Maria fiel es mir schwer, mich vom Anblick
der Originale Purrmans wieder zu lösen.
Auf meiner Suche nach dem Maler von Blumenbildern, die
ich in einer Galerie in Hannover vor mehr als fünfundzwanzig
Jahren entdeckt hatte, war mir bei meinem ersten Besuch der
Insel 1982 der Fahrer eines der inzwischen selten gewordenen
malerischen Mikrotaxis eine wertvolle Hilfe. Er wies mich auf
das Ristorante Epomeo hin, wo ich Ernst Bursche jeden Abend
antreffen könne. Dorthin führte mich nun mein Weg.
Aquarelle und Farblithos von Eduard Bargheer, der viele
Jahre in Forio gelebt hatte, im ersten Raum. Besonders beeindruckend ein Werk mit Blick auf ein Wahrzeichen der Stadt:
den mächtigsten und prächtigsten der acht noch erhaltenen
Wehrtürme aus der Zeit der Überfälle durch die gefürchteten
Sarazenen. Am Durchgang zu den hinteren Räumen vermisste
ich ein Blumenbild von Ernst Bursche, das ich bei früheren
Besuchen immer wieder bewundert hatte. Camillo Calise, der
Besitzer kam mir entgegen, zeigte sich schon bei der bloßen
Erwähnung des Namens von Ernst Bursche sehr erfreut. Des-
sua casa privata, fece sapere dispiaciuto. Ma volle mostrarmi un ritratto
di suo zio Pasquale, l’ex proprietario,
appeso alla parete sinistra accanto alla
cucina. Mentre lo guardavo, cominciò a parlare del pittore, un cliente
di vecchia data e amico della casa;
vantò la sua umanità e generosità, la
sua gioia di vivere, la predilezione per
la buona tavola e il vino dell’isola.
Aveva ccasionalmente pagato, come
altri artisti, anche coi suoi quadri. Il
ritratto magistrale di suo zio era un
esempio del genere. Furono rivissuti
quegli anni di Forio, quando artisti di
molti Paesi vivevano nella suggestiva
località. Mentre l’uomo dagli occhi
scuri raccontava, credevo di rivedere
davanti a me Ernst Bursche, come
mi salutò ridendo al nostro primo
incontro.
L’ultima tappa della mia ricerca di
tracce a Forio – la casa di Eduard Bargheer – fu preceduta, alla fine dell’inverno, da una mia seconda visita al dr.
Klinheisterkamp a Krefeld: speravo
in ulteriori informazioni sulla vita
di Werner Gilles a Ischia. Qualche
tempo dopo, poco prima di Pasqua
del 2004, ricevetti da Ischia una sorprendente telefonata di Dirk Justus,
uno degli eredi di Bargheer. Lui aveva
saputo dal dr. Klinheisterkamp del
mio progetto di scrivere un libro sui
pittori tedeschi a Sant’Angelo. Anche
Eduard Bargheer aveva fatto parte
di quel circolo, come certamente
conoscevo. Già alla fine degli anni
Trenta lui aveva scoperto il villaggio
di pescatori, Sant’Angelo, e alloggiava nell’Hotel Minderop. Erano in
suo possesso quadri di quel periodo.
Prendemmo un appuntamento per un
incontro entro breve tempo a Forio.
La luce della primavera permeava
via Cardinale Lavitrano, l’antica
strada che avevo già percorso molti
anni prima per visitare Ernst Bursche
nella sua dimora estiva. Alla fine mi
trovai di fronte alla alta imbiancata
facciata di una grande casa, alla ricerca dell’ingresso dell’ex domicilio
dell’artista. Dopo aver suonato più
volte, mi aprì un uomo di mezza età
sen schöne Oleanderbilder befänden sich zur Zeit in seinem
Privathaus, ließ er mich bedauernd wissen. Doch er wolle mir
ein Portrait seines Onkels Pasquale, des früheren Inhabers,
zeigen; es hänge an der Wand links neben der Küche. Beim
gemeinsamen Betrachten begann er von dem Künstler, einem
langjährigen Gast und Freund des Hauses, zu erzählen. Wie
schon Michele Zunta, rühmte auch er seine Menschlichkeit
und Großzügigkeit, seine Freude am Leben, an gutem Essen
und den Weinen der Insel. Gelegentlich habe er, wie andere,
mit seinen Arbeiten dafür bezahlt. Das meisterliche Portrait
seines Onkels sei solch ein Beispiel. Nur kurz war unser
Gespräch. Doch jene Jahre in Forio wurden dabei wieder
lebendig, als Künstler aus vielen Ländern in dem malerischen
Städtchen gelebt hatten. Während der Mann mit den dunklen
Augen erzählte, glaubte ich, Ernst Bursche wieder vor mir
zu sehen, wie er mich bei unserer ersten Begegnung lachend
begrüßte.
Der letzten Station meiner Spurensuche in Forio – dem
Haus von Eduard Bargheer – war im zurückliegenden Winter ein zweiter Besuch von Dr. Kleinheisterkamp in Krefeld
vorausgegangen: Ich hoffte auf weitere Informationen über
das Leben von Werner Gilles in Ischia. Einige Zeit später,
kurz vor Ostern 2004, bekam ich einen überraschenden Anruf
aus Forio von Dirk Justus, einem der Erben Bargheers. Er
habe durch Dr. Kleinheisterkamp von meinem Plan gehört,
ein Buch über deutsche Maler in Sant` Angelo zu schreiben.
Auch Eduard Bargheer habe zu diesem Kreis gehört, sicher
sei mir dies bekannt. Bereits Ende der 1930iger Jahre habe
er das damalige Fischerdorf für sich entdeckt und im Hotel
vestito decorosamente, Dirk Justus,
che mi salutò con anseatica gentilezza.
Entrata con un corridoio pavimentato in legno. Salita al primo piano.
Lunghi corridoi pavimentati con
mattonelle ornamentali. Una ripida
scala di legno conduceva alla terrazza
sul tetto che il pittore amava particolarmente nelle serate dei caldissimi
mesi estivi. Una terrazza con ampia
vista sul groviglio di case, dove sono
state eseguite molte raffigurazioni di
Forio. Di nuovo giù; all’esterno in un
giardino romantico e selvaggio con
nicchie disposte sotto vecchi alberi
dispensatori di ombra. Un mondo
magico dietro alti muri. Con un’aria
intrisa dei profumi inebrianti della
tarda primavera. Soltanto pochi minuti trascorsi in quell’oasi di pace e di
silenzio. Mi auguravo di trattenermi
lì per lunghe ore.
Passando velocemente per l’ampia
casa, scoprii in una delle stanze per
gli ospiti un acquarello: “Il padre di
Luigi sulla spiaggia di Sant’Angelo”:
Minderop gewohnt. Gemälde aus jener Zeit seien in seinem
Besitz. Wir verabredeten uns für ein baldiges Treffen in Forio.
Frühlingslicht lag über der via Cardinale Lavitrano, die
an der Basilika und dem Konvent vorbei dem Epomeo entgegenführt. Es war derselbe Weg, den ich viele Jahre zuvor
schon einmal gegangen war, um Ernst Bursche in seinem
Sommerhaus zu besuchen. Schließlich stand ich an der via
Roma vor der hohen, abweissenden Fassade eines großen
Hauses, auf der Suche nach Einlass in das ehemalige Domizil
von Eduard Bargheer. Nach mehrmaligem Klingeln öffnete
mir ein Mann mittleren Alters – Dirk Justus, der mich mit
hanseatischer Höflichkeit begrüßte.
Eintreten in einen dielenartigen Torweg. Aufstieg ins Obergeschoß. Lange Flure, die mit ornamental geschmückten
Fließen ausgelegt waren. Über eine steile Stiege hinauf zur
Dachterrasse, die der Maler während der heißen Sommermonate an den Abenden besonders liebte. Eine Terrasse mit
weitem Blick über das Häusergewirr, auf der viele Darstellungen von Forio entstanden sind. Wieder nach unten, nach
draußen in einen wildromantischen Garten mit verwunschenen Nischen unter schattenspendenden alten Bäumen. Eine
Zauberwelt hinter hohen Mauern. Mit einer Luft, erfüllt von
den verführerischen Düften des späten Frühlings. Nur wenige
Minuten verbrachte ich in dieser Oase der Ruhe und Stille. Ich
wünschte mir, dort einmal eine lange Stunde zu verweilen.
Beim raschen Gang durch das weitläufige Haus entdeckte
ich in einem der Gästezimmer ein Aquarell: „Die Luigi Padre am Strand von S.Angelo“ – ein prachtvolles Segelschiff
La Rassegna d’Ischia 3/2009 37
un magnifico veliero sotto un cielo
tempestoso. Uno dei lavori dell’artista degli anni in cui visse lì. Infine
ci sedemmo ancora in un’anticamera
dell’ex atelier di Bargheer arredata
con stile. Durante il nostro colloquio
guardai con insistenza i quadri alle
pareti, al cavalletto, alle cassette dei
colori e agli altri utensili che erano
rimasti sempre nella stanza in tutta
la loro molteplicità e varietà. Ricordi
preziosi di un luogo suggestivo, raro
da vedere anche a Forio. Rivissi un
tempo che mi sembrò essere ritornato.
Una stanza grande scura rivolta
a levante, ma rischiarata dalla luce,
come potei desumere da un contributo in un vecchio catalogo. Mobilio
sobrio, una mensola con libri. Un
tavolo da lavoro con tubetti di colori
e vasi pieni di pennelli. Un cavalletto,
una tavolozza.
Durante il colloquio con Dirk Justus continuavo a guardare gli utensili
per la pittura che nella loro molteplicità erano rimasti ancora nell’atelier e
i quadri alle pareti. In quel momento
mi ricordai di una visita alla Galleria
Del Monte alla periferia di Forio
durante uno dei miei soggiorni negli
anni Ottanta a Ischia.
La mostra era dedicata a Eduard
Bargheer con una selezione dei suoi
lavori eseguiti sull’isola: pescatori
che tiravano le reti, una processione
del Corpus Domini e impressioni
dell’amata Forio. La città del Sud in
una luce tremolante, giardini con fiori
subtropicali e piante, un giardino con
palme. La vista dei quadri dapprima
mi irritò, mi suscitò stupore con le
loro forme geometriche come piante
che si disponevano in mosaici splendenti. Non avevo mai visto prima una
tal maniera di dipingere, in cui un
artista aveva ritratto la natura come
Malinconico commiato:
la Conchiglia a Sant’Angelo
Nella mia ricerca di tracce di opere di pittori tedeschi a Ischia, dopo il mio
incontro con Ernst Bursche, mi ero limitato dapprima a Sant’Angelo. Dovetti
alle mie visite a Forio altre preziose scoperte. Ma alla fine avvertii l’esigenza
di ritornare in quel posto, la cui pittoresca piazza - all’entrata del Pescatore e
nell’angolo pietroso del Ridente - molti anni prima fu uno dei punti d’incontro
di quella piccola comunità di artisti.
Nel mio primo viaggio (autunno del 1982) trascorsi alcune sere nel risto-
unter stürmischem Himmel. Eine der Arbeiten des Künstlers
aus den Jahren, in denen er dort gelebt hatte. Anschließend
saßen wir noch in einem stilvoll eingerichteten Vorraum zum
früheren Atelier von Bargheer. Ein großer, an dem Morgen
abgedunkelter Raum –sonst von Licht durchstrahlt, wie ich
einem Beitrag in einem älteren Katalog entnehmen konnte.
Sparsame Möblierung, ein Bücherbord. Ein Arbeitstisch mit
Aquarellfarbtöpfen, Farbtuben und Gefäßen voller Pinsel.
Eine Staffelei, eine Palette.
Während des Gesprächs mit Dirk Justus schaute ich immer
wieder auf die Malutensilien, die in ihrer Vielfalt noch in dem
Atelier verblieben waren - und auf die Bilder an den Wänden.
In diesem Augenblick erinnerte ich mich an einen Besuch der
am Rande von Forio gelegenen Galerie del Monte während
eines meiner Aufenthalte in den 1980er Jahren in Ischia.
Die Ausstellung war Eduard Bargheer gewidmet und zeigte
eine Auswahl seiner auf der Insel entstandenen Arbeiten:
Fischer beim Einholen der Netze, eine Prozession „Corpus
Domini“ und Impressionen vom geliebten Forio. Die südliche
Stadt in flimmerndem Licht, Gärten mit subtropischen Blumen und Pflanzen, ein Palmengarten. Der Anblick der Bilder
irritierte mich zunächst, setzte mich in Erstaunen: mit ihren
geometrischen, pflanzenartigen Formen, die sich zu schimmernden Mosaiken fügten. Nie zuvor war ich einer Malweise
begegnet, in der ein Künstler die von ihm wahrgenommene
Natur, eine Stadt und Landschaften so vermeintlich offen
38 La Rassegna d’Ischia 3/2009
la percepiva, una città e paesaggi così
apparentemente aperti e trasparenti,
ma nello stesso tempo così misteriosi
e segreti.
Un acquerello in particolare mi
colpì. Era un giardino autunnale con
alberi, cespugli e fiori in ricchi colori
che brillavano scuri. Il loro ultimo
fiorire, prima del definitivo spegnersi.
Credo di vedere davanti a me ancora
oggi quel quadro.
Lasciando la casa di Bargheer ero
consapevole di un cosa: avevo conosciuto con emozione un luogo con
ricordi preziosi, come ce ne sono oggi
ancora pochi anche a Forio. Avevo
respirato un tempo che mi sembrò
rivivere.
und transparent, zugleich so geheimnisvoll, im Verborgenen
ruhend „abgebildet“ hatte.
Ein Aquarell der Ausstellung beeindruckte mich besonders.
Es war ein herbstlicher Garten mit Bäumen, Büschen und
Blumen in reichen, dunkel leuchtenden Farben. Ihr letztes
Aufglühen vor dem endgültigen Erlöschen. Auch heute noch
glaube ich, dies Bild vor mir zu sehen.
Beim Verlassen des Bargheer – Hauses wurde mir bewusst:
Ich hatte einen Ort mit kostbaren Erinnerungen erlebt, den es
auch in Forio heute nur noch selten gibt. Ich hatte eine Zeit
geatmet, die für mich wieder zu leben schien.
Wehmütiger Abschied
La Conchiglia in Sant`Angelo
Auf meiner Spurensuche nach Werken deutscher Maler
hatte ich mich nach meiner Begegnung mit Ernst Bursche
zunächst auf Sant’Angelo beschränkt. Meinen Besuchen in
Forio verdankte ich weitere wertvolle Entdeckungen. Doch
schließlich empfand ich das Verlangen, zu dem Ort zurückzukehren, auf dessen kleiner malerischer Piazza – am Eingang
zum Ristorante Pescatore und in der „steinernen Ecke“ der
Bar Ridente – vor vielen Jahren einer der Treffpunkte jener
Künstlergemeinde war.
Bei meiner ersten Reise im Herbst 1982 verbrachte ich
manche Abende im Ristorante La Conchiglia. Während um
W. Gilles - Das Sommergewitter (Temporale d'estate)
H. Purrmann - Weg mit Palme (Via con Palma)
U. Neujaar - S. Angelo, Arabisches
Viertel (Quartiere arabo))
E. Bargheer - Forio
H. Kiessling - Sonntag (Domenica) in S. Angelo
La Rassegna d’Ischia 3/2009 39
rante La Conchiglia. Mentre intorno
all’antico villaggio di pescatori e
alla Torre imperversavano i primi
temporali d’autunno, trovai in quelle
alte stanze calore e sostegno affettivo.
A cena incontravo ospiti eccezionali,
per lo più signore non più giovani e
signori dei Paesi di lingua tedesca,
ma anche provenienti dall’Inghilterra
e dalla Francia. Con una bottiglia di
vino sul tavolo, in piacevole attesa
delle prelibatezze della cucina di
Agnesina, la locandiera.
Quando in un tardo mattino d’autunno del 2006 fui di nuovo davanti
a La Conchiglia, sentii la lunga,
mutevole storia della più vecchia
Casa di Sant’Angelo - una tabella
accanto all’entrata lo ricorda. Era un
periodo con pittori, le cui opere avevo
già scoperto in occasione della mia
prima visita. Quadri alle pareti, l’uno
sull’altro in parecchie file. Soltanto
nella grande sala da pranzo dell’Hotel Conte avevo incontrato una volta,
anni dopo, una tale profusione di
quadri. Il mio desiderio di vedere le
opere degli artisti mi aveva spinto a
visitare quella Casa.
Dopo un cortese scambio di saluti
cercai di spiegare a Gennaro, l’attuale gestore del locale - un nipote
di Agnesina defunta da molto tempo
- la mia richiesta. Mi fece capire che
“naturalmente” potevo osservare tutti
i quadri alle pareti ed eventualmente
anche fotografarli. Gli acquarelli
ben conservati dello svizzero Ulrich
Schmid, di Ernst Bursche e di Gertrud
Helmholt, mi erano familiari da tempo: Sant’Angelo e la Torre immersi in
colline e monti splendenti, nel verde e
nel blu; l’antico villaggio di pescatori
con le sue case inserite le une nelle
altre come scatole e le viuzze dispensatrici di ombra; Ischia Ponte col Castello Aragonese. Notai la mancanza
di alcuni quadri che conoscevo dalle
mie precedenti visite. In compenso
feci un‘interessante scoperta: un
ritratto della precedente proprietaria
dipinto da Ulrich Neujahr: Agnesina
in un vestito blu chiaro, confezionato
con raffinatezza, nella mano destra
das alte Fischerdorf und den Torre frühe Herbststürme tobten,
fand ich in den hohen Räumen Wärme und Geborgenheit.
Beim Abendessen begegnete ich außergewöhnlichen Gästen.
Vorwiegend älteren Damen und Herren aus deutschsprachigen
Ländern, aber auch aus England und Frankreich: Mit einer
Flasche Wein auf dem Tisch, in freudiger Erwartung der
Köstlichkeiten aus der Küche von Agnesina, der Wirtin.
Als ich an einem Herbstmorgen des Jahres 2006 wieder
vor La Conchiglia stand, spürte ich die lange, wechselvolle
Geschichte des ältesten Hauses von Sant’ Angelo - eine Tafel
neben dem Eingang erinnert daran. Es war eine Zeit mit
Malern, deren Arbeiten ich hier schon bei meinem ersten
Aufenthalt immer wieder betrachtet hatte. Bilder an den
Wänden, in mehreren Reihen übereinander. Nur im Speisesaal des Hotel Conte ist mir Jahre später eine solche Fülle
noch einmal begegnet. In dies Haus führte mich nun mein
Besuch.
Nach einer freundlichen Begrüßung versuchte ich, Gennaro,
dem jetzigen Betreiber des Lokals – einem Verwandten der
längst verstorbenen Agnesina - mein Anliegen zu erklären. Er
gab mir zu verstehen, dass ich naturalmente alle Bilder an den
Wänden anschauen und sie gegebenenfalls auch fotografieren
könne.
Die gut erhaltenen Aquarelle des Schweizers Ulrich
Schmid, von Ernst Bursche und Gertrude Helmholtz waren
mir seit langem vertraut: Sant’Angelo und der Torre, eingebettet in grün und blau leuchtende Hügel und Berge; das alte
Fischerdorf mit seinen ineinandergeschachtelten Häusern und
40 La Rassegna d’Ischia 3/2009
un mazzolino di fiori. Una giovane
donna, quasi ancora una ragazza,
con un viso dai lineamenti aggraziati
e i capelli neri. Con occhi seri e un
po’ tristi. Mentre guardavo il ritratto,
pensai a Dolly Barricelli che qualche
anno prima, d’inverno, mi aveva parlato dei ricordi personali di Agnesina.
Pensavo anche a Michele Zunta, il
mio amico, i cui genitori avevano
alloggiato più di settantacinque anni
rima i loro primi ospiti nelle stanze
prese fittate da Agnesina.
Mentre uscivo, un ultimo sguardo
indagatore. Allora mi balzò agli occhi, di fronte all’entrata della cucina,
proprio sotto l’alto soffitto arcuato,
un altro quadro, i cui colori mi
sembrarono familiari. Osservandoli
più da vicino, mi fu chiaro: era un
acquarello di Ernst Bursche. Presumibilmente dipinto dalle dirupate
formazioni rocciose vicino a Punta
Chiarito, un’ampia veduta sul mare
sino a Sant’Angelo e alla Torre. Un
acquarello nella luce del Sud, che
l’artista amava. Dipinto nel suo blu
schattenspendenden Gassen; Ponte mit dem Castello Aragonese. Ich vermisste einige Bilder, die ich aus früheren Besuchen
kannte. Dafür machte ich eine interessante Entdeckung: ein
Portrait der früheren Besitzerin, gemalt von Ulrich Neujahr.
Agnesina in einem hellblauen, zart gemusterten Kleid, in der
rechten Hand ein kleiner Blumenstrauß. Eine junge Frau,
fast noch ein Mädchen, mit einem fein geschnittenen Gesicht
und dunklem Haar. Mit Augen, die ernst und etwas traurig
blickten. Ein reizvolles Portrait, das durch Stockflecken leider
schon stark gelitten hatte. Bei seinem Betrachten dachte ich an
Dolly Barricelli, die mir vor ein paar Jahren im Winter von
ihren persönlichen Erinnerungen an Agnesina erzählt hatte.
Auch dachte ich an Michele Zunta, meinen Freund, dessen
Eltern ihre ersten Gäste vor mehr als fünfundsiebzig Jahren
in gemieteten Räumen bei Agnesina untergebracht hatten.
Im Hinausgehen ein letzter suchender Blick. Da fiel mir dem Eingang zur Küche gegenüber, dicht unter der hohen,
gewölbten Decke - noch ein weiteres Bild auf, dessen Farben
mir vertraut schienen. Bei näherem Hinsehen wurde mir klar:
Es war ein Aquarell von Ernst Bursche. Vermutlich von den
schroffen Felsformationen bei Punta di Chiarito aus gemalt,
eine weite Sicht übers Meer bis nach Sant` Angelo und den
Torre. Ein Aquarell im Licht des Südens, das der Künstler
liebte. Gemalt in seinem für mich unverwechselbaren Blau,
das wegen einer Staubschicht auf dem Glas eher zu ahnen
war.
Als ich La Conchiglia schließlich verließ, begleiteten mich
per me inconfondibile che per uno
strato di polvere sul vetro era piuttosto da intuire.
Quando alla fine lasciai La Conchiglia, mi accompagnarono diversi
pensieri e sentimenti. In nessun altro
luogo, questa era la mia impressione,
avevo vissuto storie così condensate e
nel contempo così frammentate. Sentivo riconoscenza per la gran quantità
di quadri che mi facevano vedere
con gli occhi degli artisti uomini e
paesaggi dell’isola. Riconoscenza
anche per i molti incontri che talvolta
diventarono amicizia, pur sempre con
la debita distanza critica; sorse in me
un nuovo, più profondo, legame con
Ischia e i suoi abitanti.
Sulla strada, alla luce autunnale la
malinconia mi pervase. Sentivo che
la mia ricerca di tracce di molti anni
era alla fine. Ma restava un deside-
unterschiedliche Gedanken und Gefühle. An keinem anderen
Ort, so mein Eindruck, hatte ich Geschichte so verdichtet,
zugleich so gebrochen erlebt. Ich empfand Dankbarkeit für
die Vielfalt der Bilder, die mich Menschen und Landschaften
der Insel mit den Augen der Künstler sehen ließen. Auch
Dankbarkeit für die vielen Begegnungen, die manchmal zu
Freundschaften wurden. Bei aller immer wieder erfahrenen
kritischen Distanz entstand in mir eine neue, tiefere Verbindung mit Ischia und seinen Bewohnern.
Auf dem Weg nach draußen in das herbstliche Licht war mir
rio: l’esperienza preziosa di quei
pittori doveva essere conservata per
il futuro.
Hans Dieter Eheim
Le considerazioni su Ernst Bursche e
Karl Schneider sono tratte in parte dal
libro di Hans Dieter Eheim, apparso nel
2006 col titolo: “Der Ginsterberg - Leben
in Sant’Angelo d’Ischia”.
wehmütig zumute. Ich fühlte, daß meine Spurensuche über
viele Jahre zu Ende war. Doch es blieb mir der Wunsch: Das
kostbare Erbe dieser Maler werde für die Zukunft bewahrt.
Hans Dieter Eheim
Die Ausführungen über Ernst Bursche und Karl Schneider
sind zum Teil dem 2006 erschienenen Buch von Hans Dieter
Eheim„ Der Ginsterberg – Leben in Sant´ Angelo d´ Ischia“
entnommen.
Verzeichnis der Maler. deren Bilder in dem Beitrag "Auf Spurensuche" besonders erwähnt werden
Pittori i cui quadri sono particolarmente citati nell’articolo "Alla ricerca di tracce".
Bargheer, Eduard (1901 – 1979 ) : Sant`Angelo und Forio: 1936-39, 1946-79
Bursche, Ernst ( 1907-1989) : Sant`Angelo und Forio: 1958, 1962-88
Ferenz, Albert ( 1907-1994) : Sant`Angelo: 1965-ca 1975
Gilles, Werner (1894-1961) : Sant`Angelo: 1931, 1936-41, 1949-61
Hardtke, Jürgen: Sant`Angelo und Succhivo : 1980er und `90er Jahre
Helmholtz, Gertrude : Sant`Angelo: 1927-1966
Kiessling, Hugo (1910) : Sant`Angelo: 1950er und ´60er Jahre
Kirchpfenning, Hans-Peter (1928-1996) : Sant´Angelo: 1950er und ´60er Jahre
Kusmin, Arkady ( 1896-1971) : Sant`Angelo: 1951-71
Neujahr, Ulrich ( 1898-1977) : Sant`Angelo: 1931, ca 1949 -77
Niederreuther, Thomas (1909-1990) : Sant´Angelo: 1960-89
Purrmann, Hans (1880-1966) : Porto, Lacco Ameno, Forio: 1921-26, 1953-58
Sertürner, Wernhera (1913-2001) : Sant´Angelo: 1961-1976
Schneider, Karl (1908-1994) : Sant´Angelo: 1954-94
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