Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli
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Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli
Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli Ultimo segmento della filiera produttiva in ordine temporale, la fase postraccolta rappresenta un passaggio di importanza fondamentale al fine di consentire il mantenimento di un elevato livello qualitativo delle produzioni fino al consumatore, garantendo la conservazione delle caratteristiche organolettiche e sanitarie dei prodotti orticoli e frutticoli ed una corretta durata della shelf life (durata in vaso) dei fiori e delle fronde recisi ed un gradevole effetto nell’impiego di piante ornamentali nell’interiorscaping o nel landscaping. L’occasione per fare il punto delle conoscenze e delle più recenti acquisizioni da parte dei ricercatori del settore è stata offerta dal workshop “Postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli”, svoltosi a Pisa nel maggio 2001. L’incontro è stato promosso dal Gruppo nazionale Postraccolta della SOI - Società Orticola Italiana ed organizzato dalla Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” di Pisa. Questo volume, che raccoglie le relazioni presentate da ricercatori ed invited speakers nel corso delle due giornate di workshop, si propone come un utile strumento di consultazione e di supporto per tutti gli operatori, tecnici e ricercatori del settore ortoflorofrutticolo. L’ARSIA, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricoloforestale, istituita con la Legge Regionale 37/93, è l’organismo tecnico operativo della Regione Toscana per le competenze nel campo agricoloforestale, acquacolturapesca e faunisticovenatorio. Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli Atti ARSIA Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli • Atti ARSIA 7 atti Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 1 • Atti ARSIA Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 2 ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze tel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231 www.arsia.toscana.it email: [email protected] Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - Pisa SOI - Società Orticola Italiana piazza Puccini, 4 50144 Firenze “Postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli” III Workshop nazionale del Gruppo di Lavoro Postraccolta della SOI - Società Orticola Italiana Pisa, 24-25 maggio 2001 con il patrocinio di ARSIA-Regione Toscana e di FruitControl Il volume è stato realizzato con il contributo del programma interregionale “Supporti per il settore floricolo”. Coordinamento della pubblicazione: Claudio Carrai, ARSIA Cura redazionale, grafica e impaginazione: LCD srl, Firenze Stampa: EFFEEMME LITO srl, Firenze Fuori commercio, vietata la vendita © Copyright 2002 ARSIA • Regione Toscana Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 3 Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli a cura di Fabio Mencarelli Istituto di Tecnologie Agroalimentari, Università della Tuscia - Viterbo Giovanni Serra Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” - Pisa ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale, Firenze Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 5 Sommario Presentazione Maria Grazia Mammuccini Prefazione 9 11 Fabio Mencarelli, Giovanni Serra Un modello alternativo per l’inibizione dell’effetto dell’etilene da parte dell’1-metilciclopropene (1-MCP) 13 Fisun G. Celikel - Atatürk Central Horticultural Research Institute, Yalova (Turkey) Michael S. Reid - Department of Environmental Horticulture, University of California, Davis (USA) An alternative model for the inhibition of ethylene action by 1-methylcyclopropene (1-MCP) 19 (Versione in lingua inglese) Interazione dei ciclopropeni con i siti di legame dell’etilene 23 Edward C. Sisler - Department of Molecular and Structural Biochemistry, North Carolina State University, Raleigh (USA) Margrethe Serek - Department of Horticulture, Institute of Floriculture, Tree Nursery and Plant Breeding, University of Hannover, Germany Cyclopropenes interacting with ethylene binding sites 27 (Versione in lingua inglese) 1. Selezione assistita in garofano: utilizzo di marcatori molecolari per il miglioramento della longevità dei fiori recisi 29 L. De Benedetti, G. Burchi, C. Bianchini, S. Bruna, A. Mercuri, T. Schiva Istituto Sperimentale per la Floricoltura, Sanremo (IM) 2. Effetto dell’ombreggiamento sulla qualità della fronda recisa Ruscus racemosus L. 37 N. Oggiano - ARSIA, Regione Toscana A. Mensuali Sodi, G. Serra - Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa B. Nesi - Istituto Sperimentale per la Floricoltura S.o.p, Pescia (PT) 3. Caratterizzazione fisiologica della senescenza fogliare in fiori recisi di Alstroemeria A. Ferrante - Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa D.A. Hunter, M.S. Reid - University of California, Davis (USA) 43 Arsia ATTI 7 Raccolta 6 4-06-2002 12:43 Pagina 6 AT T I ARSIA 4. Conservazione di fiori recisi di Limonium gmelinii e Limonium otolepis. Risultati di due anni di sperimentazione 49 M. Devecchi - Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio, Università di Torino 5. Effetto della colorazione e di soluzioni preservanti sulla vase life di crisantemo 57 T. Maturi, S. Viscardi, S. De Pascale - Dipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territorio Università degli Studi “Federico II”, Napoli 6. Studio del comportamento post-vendita in piante da vaso di Osteospermum ecklonis 65 A. Mensuali Sodi, A. Ferrante - Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa A. Giovannini, C. Mascarello, A. Allavena - Istituto Sperimentale per la Floricoltura, Sanremo (IM) 7. Accumulo dei trascritti di Pp-LTP1 e Pp-LTP2, gli allergeni della pesca, durante la maturazione e la fase postraccolta 71 A. Botton, C. Bonghi, M. Begheldo, A. Rasori, P. Tonutti Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali, Università di Padova 8. Evoluzione delle caratteristiche qualitative di pesche e nettarine nella fase di distribuzione (Primo contributo) 79 C. Peano, G. Giacalone, F. Paciello - Dipartimento di Colture Arboree, Università di Torino R. Berruto - DEIAFA Sez. Meccanica Agraria, Università di Torino 9. La determinazione non-distruttiva di alcuni parametri di qualità della frutta: risultati delle esperienze condotte con il sistema NIRs (Near InfraRed spectroscopy) 87 G. Costa, M. Noferini, G. Fiori, M. Montefiori, O. Miserocchi, C. Andreotti Dipartimento di Colture Arboree, Università di Bologna 10. Analisi non distruttiva di danni patologici su pesche 95 R. Oberti, M. Fiala, R. Guidetti - Istituto di Ingegneria Agraria, Università di Milano 11. Attività glicosidasiche in ciliegio dolce (Prunus avium L.) durante la maturazione 97 C. Gerardi, F. Blando, A. Santino, G. Zacheo Istituto di Ricerca sulle Biotecnologie Agroalimentari, CNR, Lecce 12. Influenza dell’1-metilciclopropene sulla maturazione e sulla qualità aromatica di due varietà di albicocche 103 R. Botondi, D. De Santis, R. Forniti, K. Vizovitis, F. Mencarelli Istituto di Tecnologie Agroalimentari, Università della Tuscia, Viterbo 13. Effetto dei trattamenti postraccolta e dei metodi di conservazione sulla qualità delle castagne I. Mignani - Dipartimento di Produzione Vegetale, Sezione di Coltivazioni Arboree, Università di Milano A.M. Vercesi - Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano M.C. Casiraghi - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Sezione di Nutrizione, Università di Milano 109 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 7 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 14. Conservabilità del mandarino Palazzelli confezionato con film plastici aventi diverse caratteristiche fisiche 7 117 S. D’Aquino, M. Agabbio, I. Pinna - Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee, CNR, Sassari L. Piergiovanni - DISTAM, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università di Milano 15. Cambiamenti fisici delle cere epicuticulari e conservabilità dei frutti di pompelmo in seguito a trattamento con acqua calda 125 G. D’hallewin, M. Schirra, S. Marceddu - Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee, CNR, Sassari 16. Effetto di trattamenti di termoterapia e con sali di calcio per la conservazione di frutti di arancio di cultivar pigmentate 127 M. Mulas, B. Perinu, A.H.D. Francesconi Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei, Università di Sassari M. Schirra, G. D’hallewin - Istituto per lo Studio della Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee, CNR, Sassari 17. Controllo del marciume verde dei frutti di agrume in postraccolta mediante trattamenti con acqua calda 133 G. Lanza, E. Di Martino Aleppo, M.C. Strano - Istituto Sperimentale per l’Agrumicoltura, Acireale (CT) 18. Utilizzo della spettroscopia NIR per la determinazione non distruttiva della qualità dei prodotti ortofrutticoli 141 M. Guizzardi - APO CONERPO, Villanova di C. (BO) T. Spimpolo - SACMI, Imola (BO) 19. L’attività respiratoria in frutti interi e in sospensioni cellulari 147 F. Venturi, C. Vitagliano Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa R. Fiorentini, G.P. Andrich Dipartimento di Chimica e Biotecnologie Agrarie, Università di Pisa 20. Naso elettronico e spettroscopia-VIS: tecniche ifenate per la predizione delle caratteristiche della frutta 153 C. Di Natale, A. Macagnano, A. D’Amico Dipartimento di Ingegneria Elettronica, Università di Roma “Tor Vergata” M. Zude Sasse, B. Herold - Institut für Agrartechnik Bornim e.V. (ATB), Potsdam (Germany) 21. Modificazioni passive di atmosfera di vegetali di IV gamma in imballaggi a porosità controllata 157 L. Piergiovanni, P. Fava, F. Mostardini Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università di Milano 22. Cinetica del contenuto di acido ascorbico in pere Conference durante la conservazione in atmosfera controllata P. Eccher Zerbini, A. Rizzolo, A. Brambilla, P. Cambiaghi, M. Grassi IVTPA, Istituto sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli, Milano 165 Arsia ATTI 7 Raccolta 8 4-06-2002 12:43 Pagina 8 AT T I A R S I A 23. Stima della suscettibilità al danneggiamento impattivo di frutti di cloni Golden delicious attraverso indice sintetico 173 P. Menesatti, G. Paglia, M. Uniformi, M. Sperduti, S. Solaini Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola, Monterotondo (Roma) A. Zanella, R. Stainer - Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg, Ora (BZ) 24. Effetto dell’antagonista naturale Candida sake per il controllo dei marciumi su frutti di melo trattati in postraccolta con DPA 179 A. Zanella, S. Degasperi, L. Lindner, K. Marschall, Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg, Ora (BZ) P. Pernter - Centro di Consulenza per la Fruttiviticoltura dell’Alto Adige, Lana (BZ) 25. Attività contro patogeni postraccolta di microrganismi della fillosfera e carposfera di piante agrarie 189 G. Lima, R. Castoria, F. De Curtis, L. Caputo, A.M. Spina, V. De Cicco Dipartimento di Scienze Animali, Vegetali e dell’Ambiente, Università del Molise, Campobasso 26. Effetti delle agrotecniche di coltivazione e della conservazione su alcuni parametri produttivi e di qualità del pomodoro tipo Cherry 199 V. Miccolis - Dipartimento di Produzione Vegetale, Università della Basilicata, Potenza G. Rocco Quinto, F. Aiello, C.C. Santoro, G. Lucarelli - Progetto POP-FESR 1994-99 S. Vanadia - Metapontum Agrobios, Metaponto (MT) 27. Attività antiossidante di frutti di Annurca a confronto con due cultivar di melo a diffusione internazionale 209 C. Di Vaio, M. Buccheri Dipartimento Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale, Università “Federico II”, Napoli G. Graziani, A. Ritieni Dipartimento Scienza degli Alimenti, Università “Federico II”, Napoli Elenco dei partecipanti al workshop 217 Indice analitico degli Autori 221 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 9 Presentazione Ultimo segmento della filiera produttiva in ordine temporale, la fase postraccolta rappresenta un passaggio di importanza fondamentale al fine di consentire il mantenimento di un elevato livello qualitativo delle produzioni fino al consumatore, garantendo il mantenimento delle caratteristiche organolettiche e sanitarie dei prodotti orticoli e frutticoli ed una corretta durata della shelf-life (durata in vaso) dei fiori e delle fronde recisi ed un duraturo gradevole effetto nell’impiego di piante ornamentali intere nell’interiorscaping o nel landscaping; tutti requisiti in assenza dei quali verrebbe vanificata anche la migliore tecnica di produzione e la più incisiva azione di marketing. L’occasione offerta dal workshop Postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli promosso dal Gruppo Nazionale Postraccolta della Società Orticola Italiana ed organizzato dalla Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” di Pisa, è stata quindi particolarmente importante per l’agricoltura toscana e nazionale, per fare il punto delle conoscenze e delle più recenti acquisizioni da parte dei ricercatori. Nel settore ortoflorofrutticolo, nel quale l’ARSIA è impegnata in molteplici attività, la Scuola Superiore “Sant’Anna” ha garantito e garantisce fruttuose collaborazioni. È proprio nell’ambito di questo gruppo di studiosi impegnati nella ricerca di tecniche innovative per il postraccolta delle fronde recise che sono stati raggiunti risultati molto lusinghieri, di rilievo interna- zionale, che devono essere interpretati come uno sprone a sostenere e valorizzare i giovani e capaci ricercatori che operano nelle nostre università. La ricerca in agricoltura si trova in un momento molto particolare, sia per i cambiamenti relativi alla politica, l’organizzazione e la metodologia della ricerca, sia per le riforme in atto del CNR, dell’ENEA, degli Istituti del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali-MiPAF. Tutte queste riforme sono tese a favorire l’incontro tra il mondo imprenditoriale agricolo ed i rappresentanti del mondo scientifico, in modo da accorciare sempre più le distanze tra la domanda di innovazione ed i detentori o comunque i soggetti più accreditati alla individuazione delle risposte. In questo contesto l’ARSIA svolge un ruolo che, anche attraverso queste iniziative, intende rendere sempre più ampio ed incisivo. L’auspicio è che la pubblicazione delle relazioni presentate da ricercatori ed invited speakers nel corso delle due giornate di workshop possa essere un utile strumento di consultazione e di supporto per tutti gli operatori, tecnici e ricercatori del settore ortoflorofrutticolo e possa fornire anche spunti per ulteriori approfondimenti. Maria Grazia Mammuccini Amministratore ARSIA Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 11 Prefazione La fase postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli freschi sta diventando sempre più importante e il numero dei ricercatori che si dedicano alla ricerca in questo settore è cresciuto esponenzialmente, come è stato messo in evidenza dalla larga partecipazione al Postharvest 2000 che si è svolto a Gerusalemme. Il motivo di questo sviluppo è da ricercare nell’intensa movimentazione di cui sono oggetto questi prodotti – all’interno dello stesso continente, tra continenti e tra un emisfero e l’altro; prodotti a cui si richiedono standard qualitativi sempre più elevati. Questo interscambio continuo determina la necessità di far fronte a problemi di carattere fitopatologico (trattamenti postraccolta), fisiologico (maturazioni non ottimali), tecnologico (packaging, mezzi di trasporto, celle di stoccaggio) e anche di carattere logistico e, in definitiva, economico. In questo contesto, complesso e articolato, la ricerca italiana sta riscuotendo un crescente successo anche a livello internazionale e la presenza molto attiva di un Gruppo Nazionale Postraccolta, costituito nell’ambito della Società Orticola Italiana, ha permesso di ottenere da parte del Comitato del Postharvest Working Group (ISHS), il compito di organizzare, nel 2004 a Verona e per la prima volta in Italia, il Postharvest 2004. Un traguardo esaltante ma anche molto impegnativo. Per questo motivo, l’organizzazione di questo III workshop da parte della Scuola di Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” di Pisa ha costituito un’ottima occasione per far conoscere i risultati della ricerca nel settore a livello nazionale, ma ha consentito anche di valutare positivamente il ruolo scientifico, oltre a quello organizzativo, che il Gruppo Nazionale Postraccolta potrà avere nel Postharvest 2004. Le relazioni riportate in questo volume documentano un’ampia visione della situazione attuale della ricerca italiana nel campo del postraccolta, che come curatori del volume consideriamo di un buon livello anche internazionale. Siamo molto grati a tutti i Colleghi per la loro partecipazione e per il contributo sostanziale che ha consentito il successo di questo workshop, nonché alle istituzioni, pubbliche e private, che ne hanno consentito l’organizzazione. Un particolare e sentito ringraziamento rivolgiamo all’Amministratore ARSIA-Regione Toscana, Maria Grazia Mammuccini, e a Natale Bazzanti e Claudio Carrai il cui contributo alla riuscita del workshop e di questa pubblicazione è stato essenziale. Fabio Mencarelli Istituto di Tecnologie Agroalimentari Università della Tuscia - Viterbo Giovanni Serra Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” - Pisa Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 13 Un modello alternativo per l’inibizione dell’effetto dell’etilene da parte dell’1-metilciclopropene (1-MCP) Fisun G. Celikel Atatürk Central Horticultural Research Institute, Yalova (Turkey) Michael S. Reid Department of Environmental Horticulture, University of California, Davis (USA) Riassunto Singoli petali di garofano (Dianthus caryophyllus L.) rispondono alla presenza di basse concentrazioni di etilene (1 µL L-1) con l’accartocciamento entro le 24 ore. La normale inibizione dell’azione dell’etilene ottenuto esponendo i petali a 100 nL L-1 di 1-MCP per un’ora non veniva influenzata dalla presenza di una concentrazione del 2% di CO2, Introduzione Le attuali conoscenze in merito all’azione a cascata dell’etilene e le proprietà della proteina codificata dal gene putativo del sito di legame con l’etilene (ETR-1) sono state riviste da McGrath ed Ecker, (1998). Questa proteina è considerata coinvolta nella formazione di un dimero attivo con 6 domini transmembrana (3 per polipeptide), uno ione Cu I complessato con ogni polipeptide e i domini della proteina kinasi nel C-terminale, presubilmente funzionante nella trasmissione del segnale all’etilene. Si pensa che la proteina ETR-1 agisca come un regolatore negativo la cui normale funzione è mantenere una proteina regolatrice intermedia (CTR 2) in uno stadio attivo in modo da prevenire l’attività di una tappa successiva nel segnale a cascata catalizzato da EIN-1. ma era bloccata dalla presenza di 1 µL L-1 di etilene nell’ambiente di trattamento. Aumentando il tempo di esposizione l’1-MCP superava l’effetto contaminante dell’etilene, tanto che entro 6 ore i petali non venivano più influenzati da una successiva esposizione all’etilene. Petali pre-trattati per 2 ore con etilene e poi sottoposti a ventilazione recuperavano rapidamente la capacità di reagire all’1-MCP. Si è supposto che l’1-MCP inibisca l’azione dell’etilene, legandosi in maniera competitiva ed irreversibile ai siti di legame dell’etilene nella proteina del sito di attacco. I dati ottenuti risultano meglio comprensibili con un modello alternativo in cui l’1MCP si lega ad un sito che si rende libero durante le modificazioni allosteriche che accompagnano la normale attività kinasi della proteina in assenza di etilene. È stato supposto (Sisler et al., 1999) che l’1-metilciclopropene, un potente inibitore dell’azione dell’etilene, si leghi in maniera irreversibile (o quasi) al sito di legame dell’etilene. Nel corso di studi diretti a determinare le condizioni ottimali per un uso commerciale dell’1-MCP su fiori recisi e piante in vaso, sono stati notati alcuni aspetti curiosi delle relazioni tra 1MCP ed etilene (McKay, 1999). Tra i fiori sensibili all’etilene, il garofano è uno dei più studiati (Borochov e Woodson, 1989). In precedenza erano stati impiegati singoli petali per valutare la fisiologia dell’azione dell’etilene nel garofano (Mor e Reid, 1980). Non soltanto i fiori di garofano sono estremamente sensibili all’etilene, ma anche la cinetica del sito di legame nel garofano è già stato determinato (Sisler et al., 1986; van Doorn et al., 1993). Perciò in questo studio sono stati usati peta- li di garofano come modello di risposta all’etilene per studiare ulteriormente il meccanismo di inibizione dell’etilene da parte dell’1-MCP. Materiali e metodi Materiale vegetale Fiori di garofano non trattati sono stati acquistati dai floricoltori o raccolti direttamente nelle serre dell’Università ad uno stadio standard di maturità commerciale (petali del bordo più esterno orizzontali). Trattamenti con 1-MCP I fiori o i petali sono stati posti in camere sigillate nelle quali è stata mantenuta una forte circolazione dell’aria con un piccolo ventilatore. L’1-MCP in polvere (EthylBloc) è stato gentilmente fornito dalla Floralife Inc. Arsia ATTI 7 Raccolta 14 4-06-2002 12:43 Pagina 14 AT T I ARSIA Fig. 1 - Effetto della concentrazione dell’etilene sulla risposta all’etilene di petali trattati con 1-MCP. I petali del controllo (aria) e del trattamento con 1-MCP (50 nL L-1, 6 h, 24°C) furono esposti a differenti concentrazioni di etilene per 24 ore a 24°C Fig. 1 - Effect of ethylene concentration on the ethylene response of 1-MCP-treated petals. Control (air) and 1MCP-treated (50 nL L-1, 6 h, 24°C) petals were exposed to different ethylene concentrations for 24 h at 24°C Fig. 2 - Effetto della CO2 e dell’etilene sull’efficacia del trattamento con 1-MCP. I petali furono trattati in contenitori contenenti aria, 2% di CO2, o 2 µL L-1 di etilene prima dell’inezione di 1-MCP concentrato, tale da ottenere una concentrazione del trattamento di 200 nL L-1 di 1-MCP. Dopo un’ora i petali furono rimossi dai contenitori, aerati ed esposti a 1 µL L-1 di etilene per 24 ore a 24°C Fig. 2 - Effect of CO2 and ethylene on the efficacy of 1-MCP treatment. Petals were in jars containing air, 2% CO2, or 2 µL L-1 ethylene prior to the injection of 1MCP concentrate to provide a treatment concentration of 200 nL L-1 1-MCP. After one h the petals were removed from the treatment jars, aerated, and exposed to 1 µL L-1 ethylene for 24 h at 24°C Il quantitativo di polvere necessario ad ottenere la concentrazione voluta di 1-MCP nella camera veniva posto in una piccola piastra Petri ed il trattamento è stato attivato aggiungendo 10 ml di acqua o di tampone alcalino. In alternativa, una soluzione concentrata di 1-MCP concentrato è stato preparato rilasciando il gas da una quantità nota di EthylBloc polvere in una beuta graduata sigillata con un tappo di gomma. I volumi calcolati del concentrato sono stati iniettati poi nelle camere di trattamento per ottenere la concentrazione finale per il trattamento. Misura della risposta all’etilene Il bordo esterno dei petali è stato asportato da quattro fiori per ogni ripetizione e due petali da ogni fiore sono stati prelevati per prepa- rare repliche di 8 petali per determinare la risposta all’etilene. La base di ciascun petalo veniva posta in una provetta di vetro da 1 ml e le 8 provette erano poste in un porta provette, dopo aver misurato la larghezza massima iniziale di ogni petalo. I contenitori sono stati posti a 20°C per 24 ore in una camera ventilata con un flusso corrente di aria (40 L h-1) contenente 1 µL L-1 di etilene. Dopo il trattamento la larghezza massima dei petali è stata rimisurata. Effetto dell’etilene e della CO2 sull’azione dell’1-MCP Gruppi replicativi di petali di garofano sono stati posti in bottiglie sigillate contenenti aria (controllo), 2% di CO2 o 2 µL L-1 di etilene e poi è stato iniettato l’1MCP concentrato al fine di ottenere l’esposizione ad una concen- trazione di 100 µL L-1 di 1-MCP. Dopo un’ora i petali sono stati rimossi dalle bottiglie, aerati ed esposti a 1 µL L-1 di etilene per 24 ore a 24°C. Interazioni dell’etilene con l’1-MCP a) I petali sono stati trattati per 6 ore a 24°C con 50 µL L-1 di 1MCP e successivamente esposti a 24°C all’etilene ad una concentrazione da 1 a 1000 µL L-1. L’apertura dei petali è stata misurata dopo 24 ore. b) I petali sono stati trattati con una miscela contenente 1 µL L-1 di etilene e 100 µL L-1 di 1-MCP per diversi periodi di tempo variabili da 15 minuti a 1 ora. A seguito del trattamento i petali sono stati esposti per 24 ore a 1 µL L-1 di etilene prima di misurare la larghezza dei petali. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 15 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 15 Fig. 3 - Effetto della durata del trattamento 1-MCP + etilene sulla risposta dei petali all’ormone. I petali furono trattati con una miscela contenente 1 µL L-1 di etilene e 100 nL L-1 di 1-MCP per diversi periodi di tempo e poi (dopo aerazione) esposti per 24 ore a 1 µL L-1 di etilene (a 24°C) Fig. 3 - Effect of 1-MCP + ethylene treatment time on response of petals to ethylene exposure. Petals were treated with a mixture containing 1 µL L-1 ethylene and 100 nL L-1 1-MCP for different periods then (after aeration) exposed for 24 h to 1 µL L-1 ethylene (at 24°C) Fig. 4 - Effetto del tempo di aerazione dopo trattamento con etilene sull’efficacia di 15 minuti di trattamento con 1-MCP. I petali furono trattati a 24°C con 2 µL L-1 di etilene per 2 ore, poi ventilati per diversi periodi (tra 0 e 40 minuti) prima del trattamento per 15 minuti con 100 nL L-1 di 1-MCP. I petali nel seguente trattamento furono esposti per 24 ore a 1 µL L-1 di etilene per determinare l’efficienza del trattamento con 1-MCP Fig. 4 - Effect of aeration time after ethylene treatment on efficacy of a 15 min 1-MCP treatment. Petals were treated at 24°C with 2 µL.L-1 ethylene for 2 h, then ventilated for different periods (between 0 and 40 min) before treatment for 15 min with 100 nL L-1 1-MCP. Following the treatment the petals were exposed for 24 h to 1 µL.L-1 ethylene to determine the effectiveness of the 1-MCP treatment c) I petali venivano trattati a 20°C con 2 µL L-1 di etilene per 2 ore, poi ventilati per diversi periodi (3 ore e 40 minuti) prima del trattamento per 15 minuti con 100 µL L-1 di 1-MCP. Dopo il trattamento i petali sono stati esposti per 24 ore a 1 µL L-1 di etilene per determinare l’efficacia del trattamento con l’1-MCP. Risultati 1) L’effetto della concentrazione dell’etilene della risposta all’etilene di petali trattati con 1-MCP L’esposizione per 24 ore a 0,1 µL L-1 di etilene non ha avuto alcun effetto sui petali di garofano (fig. 1), ma a 1 µL L-1 i petali del controllo erano accartocciati al 65% ed erano completamente accartocciati (75%) a 10 ppm di etilene. I petali trattati con 1-MCP non erano influenzati dal trattamento per 24 ore con concentrazioni di etilene fino a 1000 µL L-1. 2) Effetto della CO2 e dell’etilene sull’efficacia di 1-MCP La presenza di 1 µL L-1 di etilene nella camera di trattamento bloccava del tutto l’inibizione dell’azione dell’etilene ottenuta trattando i petali con 1-MCP (100 µL L-1 per 1 ora) (fig. 2). Al contrario la presenza di CO2 al 2% nell’aria della camera di trattamento non ha avuto alcun effetto sull’efficacia dell’1-MCP. 3) Interazioni tra etilene e 1-MCP Con l’aumentare del tempo, il trattamento con una miscela di eti- lene (1 µL L-1) ed 1-MCP (100 µL L-1) risultava sempre più efficace nell’inibire l’azione dell’etilene (fig. 3), tanto che in 6 ore il trattamento risultava efficace come un trattamento più breve con 1-MCP in atmosfera priva di etilene. Quando i petali venivano esposti a 2 µL L-1 di etilene per 2 ore poi trattati con 1-MCP in aria, (100 µL L-1 per 1 ora a 24°C) non risultavano protetti dagli effetti dell’etilene (fig. 4). Comunque se i petali venivano arieggiati per 10 minuti prima dell’applicazione dell’1-MCP, l’accartocciamento dei petali in risposta ad una successiva esposizione all’etilene veniva ridotto fortemente e dopo 40 minuti di aerazione l’effetto inibitorio di un trattamento con 1-MCP veniva completamente riattivato. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 16 AT T I 16 A. ARSIA B. Fig. 5 - Via schematica attualmente accettata dell’azione dell’etilene e dell’accettato modo d’azione dell’1-MCP. A. In assenza di etilene, l’attività kinasi del recettore (ETR-1) catalizza il primo passo della risposta a cascata del (CTR2); B. Quando l’etilene si lega al recettore di membrana l’attività kinasi si blocca e la risposta a cascata è attivata; C. L’1-MCP si pensa che sia legato irreversibilmente al sito di legame ETR-1 e mantiene l’attività kinasi perfino in presenza dell’etilene C. Fig. 5 - Schematic of the presently-accepted pathway of ethylene action, and of the accepted mode of action of 1-MCP. A. In the absence of ethylene, kinase activity of the receptor (ETR-1) turns of the first step in the response cascade (CTR2); B. When ethylene binds, kinase activity is inhibited and the response cascade is initated; C. 1-MCP is thought to bind irreversibly to the ethylene binding site on ETR-1, and maintain kinase activity even in the presence of ethylene A. B. Fig. 6 - Modello alternativo schematico per l’inibizione dell’azione dell’etilene dall’1-MCP. A. Il cambiamento allosterico accompagna l’attività kinasi del recettore (ETR-1) rivela un dominio in cui l’1MCP può legarsi; B. Quando l’1-MCP si lega l’attività kinasi è irreversibilmente attivata e il sito di legame per l’etilene non è esposto; C. Se l’etilene si lega per prima l’attività kinasi è disattivata e il sito di legame per l’1-MCP non è esposto C. Fig. 6 - Schematic of proposedn alternative model for the inhibition of ethylene action by 1-MCP. A. The allosteric changes accompanying the kinase activity of the receptor (ETR-1) reveal a domain to which 1MCP can bind; B. When 1-MCP binds, the kinase is irreversibly turned ON, and the ethylene binding pocket is not exposed; C. If ethylene binds first, the kinase is turned OFF, and the 1-MCP binding pocket is therefore not exposed Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 17 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Discussione La fisiologia, la biochimica e l’evidenza molecolare suggeriscono che il sito di attacco dell’etilene (la proteina codificata da ETR-1) è un regolatore negativo dell’azione dell’etilene (McGrath, 1998). In assenza dell’etilene, una funzione kinasi della proteina si pensa che mantenga il primo elemento della catena di risposta dell’etilene (il Raf kinosi omolog, CTR 2) in uno stato inattivo (fig. 5A). Quando l’etilene si lega, l’attività kinasi viene inibita, di conseguenza cessa l’inibizione di CTR2 e si attiva la cascata (fig. 5B). Sisler ed i suoi colleghi hanno suggerito che l’1MCP, è un inibitore molto efficace dell’azione dell’etilene (Sisler, 1996) agisce attaccandosi al sito di legame dell’etilene (fig. 5C), prevenendo il legame con l’etilene ed ancora mantenendo e forse anche accentuando l’attività kinosi che mantiene inattiva la cascata di risposta. I dati da noi ottenuti in questa ricerca non calzano perfettamente con questo modello. Sembrerebbe, veramente, che il sito di legame non sia più disponibile per l’etilene una volta che vi si è legata l’1-MCP, perché le concentrazioni di etilene fino a 1000 µL L-1 non sono riuscite a provocare la tipica risposta di accartocciamento nei petali trattati con 1MCP (fig. 1). Tuttavia, se l’1MCP si attacca fortemente e irreversibilmente al sito di legame è difficile spiegare il fatto che la pre- senza di etilene nella camera di trattamento riduca fortemente l’efficacia dell’1-MCP (fig. 3). Inoltre, sebbene CO2 sia un inibitore effettivo e competitivo dell’azione dell’etilene (Burg and Burg, 1967), la sua presenza ad alte concentrazioni non ha nessun effetto sull’efficacia dell’1-MCP (fig. 3). Enzimi cinetici convenzionali non spiegavano la disuguale interazione tra l’etilene e l’1-MCP. Quando 1-MCP ed etilene sono presenti nella miscela di trattamento, un trattamento breve non è efficace (fig. 4) Mentre il tempo di esposizione è più lungo, l’effetto inibitorio dell’1-MCP diviene evidente. Questo potrebbe essere spiegato come un lento rilascio dell’etilene dai siti di attacco come proposto da Bleecker (1999), ma mentre l’etilene viene rimosso dalle camere di trattamento, l’1MCP è quasi immediatamente inefficace nell’inibire in maniera irreversibile l’azione dell’etilene (fig. 4), suggerendo che l’etilene si lega e si distacca dal sito di legame molto rapidamente. L’insieme di questi dati suggerisce un modello alternativo per spiegare l’interazione tra 1-MCP ed il sito di legame dell’etilene (fig. 6). Si suppone che i cambiamenti allosterici relativi all’attività della kinasi della proteina suggeriscano l’esistenza di un sito di legame alternativo fra l’1-MCP (fig. 6A). Quando l’1-MCP si lega a questo sito, lo fa in maniera irreversibile e mantiene l’attività della kinasi anche 17 in presenza di etilene, forse prevenendo cambiamenti allosterici che espongono il sito di attacco dell’etilene. Quando l’etilene è presente, l’attività della kinasi (ed i conseguenti cambiamenti allosterici) vengono inibiti, così che il sito di attacco dell’1-MCP non è disponibile (fig. 6C). La lenta acquisizione dell’attività inibitoria in miscele di etilene e 1-MCP potrebbe essere attribuito al distacco dell’etilene dal sito di attacco ed alla conseguente attività occasionale della kinasi di attacco di 1-MCP ai siti di legame 1MCP disponibili. Che questo distacco dell’etilene avvenga è dimostrato dalla relativamente rapida acquisizione di sensibilità all’1MCP di petali di garofano quando l’etilene viene rimosso dalla camera entro 10 minuti (25 minuti incluso il tempo di esposizione all’1-MCP) l’esposizione ad 1-MCP provoca l’inibizione del 50% della risposta normale all’etilene. Questi dati possono essere utili per chi impiega l’1-MCP come strumento per reprimere gli effetti negativi dell’etilene in fase di commercializzazione. Evidente che la presenza di etilene nell’atmosfera di trattamento provocherà la necessità di trattamenti con 1-MCP a concentrazioni maggiori e/o per tempi più lunghi. Poiché questi trattamenti vengono normalmente effettuati in ambienti chiusi, può essere utile sapere che l’accumulo di CO2 della respirazione non sentirà effetti negativi sull’attività dell’1-MCP. Arsia ATTI 7 Raccolta 18 4-06-2002 12:43 Pagina 18 AT T I ARSIA Bibliografia BLEECKER A.B., HALL A.E., RODRIGUEZ F.I., ESCH J.J., BINDER B. (1999) - The ethylene signal transduction pathway. biology and biotechnology of the plant hormone ethylene II. Thira (Santorini), Greece, 5-8 September 1998, pp. 51-57. BOROCHOV A., WOODSON W.R. (1989) - Physiology and biochemistry of flower petal senescence. Horticultural Reviews 11: 15-43. BURG S.P., BURG E.A. (1967) - Molecular requirements for the biological activity of ethylene. Plant Physiology 42: 144-152. MCGRATH R.B., ECKER J.R. (1998) Ethylene signaling in Arabidopsis: Events from the membrane to the nucleus. Plant Physiology and Biochemistry Paris 36, pp. 103-113. MOR Y., REID M.S. (1980) - Isolated petals - a useful system for studying flower senescence. Acta Horticulturae 113: 19-23. SISLER E.C., REID M.S., YANG S.F. (1986) - Effect of antagonists of ethylene action on binding of ethylene in cut carnations. Plant Growth Regulation 4: 213-218. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE E. (1996) - Comparison of cyclopropene, 1-methylcyclopropene, and 3,3-dime- thylcyclopropene as ethylene antagonists in plants. Plant Growth Regulation 18: 69-174. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE E. GOREN R. (1999) - Inhibition of ethylene responses by 1-methylcyclopropene and 3-methylcyclopropene. Plant Growth Regulation 27: 105-111. VAN DOORN W.G., WOLTERING E.J., REID M.S., WU M.J., PECH J.C., LATCHE A., BALAGUE C. (1993) Reduced sensitivity to ethylene and delayed senescence in a group of related carnation cultivars. Cellular and molecular aspects of the plant hormone ethylene. Agen, France, 1992. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 19 An alternative model for the inhibition of ethylene action by 1-methylcyclopropene (1-MCP)* Fisun G. Celikel Atatürk Central Horticultural Research Institute, Yalova (Turkey) Michael S. Reid Department of Environmental Horticulture, University of California, Davis (USA) Abstract Individual carnation (Dianthus caryophyllus L.) petals respond to the presence of low concentrations of ethylene (1 µL L-1) by a predictable inrolling within 24 h. The normal inhibition of ethylene action achieved by exposing petals to 100 nL L-1 1-MCP for 1 h was unaffected by the presence of 2% CO2, but was Introduction Present understanding of the ethylene action cascade and the properties of the protein encoded by the putative ethylene-binding site (ETR-1) was reviewed by McGrath and Ecker (1998). The protein is suggested to form an active dimer with 6 transmembrane domains (3 per polypeptide), a Cu I ion complexed with each polypeptide, and protein kinase domains on the C-terminus, presumably functioning in transmission of the ethylene signal. The ETR-1 protein is thought to act as a negative regulator whose normal function is to maintain an intermediary regulatory protein (CTR2) in an active state so that it prevents the activity of a further step in the signal cascade catalyzed by EIN-1. eliminated by the presence of 1 µL L-1 ethylene in the treatment atmosphere. As the treatment time increased, 1-MCP overcame the effect of contaminating ethylene, so that by 6 h the petals were no longer affected by subsequent exposure to ethylene. Petals pre-treated for 2 hours with ethylene then ventilated in air rapidly recovered their ability to respond to 1-MCP. 1-MCP has been suggested to inhibit ethylene action by competitively (and irreversibly) attaching to the ethylene binding domain in the binding site protein. Our data are more consistent with an alternative model in which 1-MCP binds to a site that is exposed during the allosteric changes that accompany the normal kinase activities of the binding site in the absence of ethylene. 1-methylcyclopropene, a potent inhibitor of ethylene action has been suggested by Sisler et al. (1999) to bind irreversibly (or nearly so) to the ethylene binding site. In studies aimed at determining optimal conditions for commercial application of 1-MCP to cut flowers and potted plants, we noted some curious aspects of the relationship between 1-MCP and ethylene (McKay, 1999). Among ethylene-sensitive flowers, carnations are perhaps the most-studied (Borochov and Woodson, 1989). We previously used individual petals to examine the physiology of ethylene action in carnations (Mor and Reid, 1980). Not only are carnation flowers very sensitive to ethylene, but also the kinetics of the binding site in carnations have already been determined (Sisler et al., 1986; van Doorn et al., 1993). We therefore used carnation petals as a model ethylene response system to further investigate the mechanism of 1-MCP inhibition of ethylene action. Materials and methods Plant Material Untreated carnation flowers were obtained from commercial growers, or were harvested directly from the University greenhouse at standard commercial maturity (petals in the outermost whorl horizontal). Treatment with 1-MCP Flowers or petals were placed in sealed chambers (aquaria or ‘Mason’ jars) in which vigorous air circulation was provided by a small * Versione originale in lingua inglese dell’intervento di F.G. Celikel e M.S. Reid. Le figure a cui rimanda il testo si possono vedere alle pp. 14-16 dove compare la traduzione in italiano. Arsia ATTI 7 Raccolta 20 4-06-2002 12:43 Pagina 20 AT T I A R S I A fan. 1-MCP in a bound form (EthylBloc) was generously provided by Floralife Inc. The calculated weight of powder required to obtain the desired concentration of 1-MCP in the chamber was placed in a small petri dish, and the treatment was started by the addition of 10 ml water or alkaline buffer. Alternatively, a 1-MCP concentrate was prepared by releasing the gas from a weighed quantity of the EthylBloc powder in a volumetric flask sealed with a rubber septum. Calculated volumes of the concentrate were injected into the treatment chambers to provide the final treatment concentration. µL L-1. The inrolling of the petals was measured after 24 h. b) Petals were treated with a mixture containing 1 µL L-1 ethylene and 100 nL L-1 1-MCP for different periods of time from 15 min to 10 h. Following treatment the petals were exposed for 24 h to 1 µL L-1 ethylene before measurement of inrolling. c) Petals were treated at 20°C with 2 µL L-1 ethylene for 2 h, then ventilated for different periods (between 0 and 40 min) before treatment for 15 min with 100 nL L-1 1-MCP. Following the treatment the petals were exposed for 24 h to 1 µL L-1 ethylene to determine the effectiveness of the 1-MCP treatment. Measurement of the ethylene response The outer whorl of petals was removed from each of four replicate flowers, and two petals from each flower were taken to provide replicate sets of 8 petals for determination of the response to ethylene. The base of each petal was placed in a 1 ml glass vial, and the 8 vials were placed in a small rack. The initial largest width of each petal was measured. The racks were placed at 20°C for 24 h in a chamber ventilated with a flowing air stream (40 L.h-1) containing 1 ppm ethylene, and the largest width of the petals was again measured. Effect of ethylene and CO2 on 1-MCP action Replicate sets of carnation petals were placed in Mason jars containing air (control), 2% CO2, or 2 µL L-1 and 1-MCP concentrate was then injected to provide a treatment concentration of 100 nL L-1 1-MCP. After one h the petals were removed from the treatment jars, aerated, and exposed to 1 µL L-1 ethylene for 24 h at 24°C. Interactions of ethylene and 1-MCP a) Petals were treated for 6 h at 24°C with 50 nL L-1 1-MCP and then exposed at 24°C to ethylene at concentrations from 1 to 1000 Results 1. Effect of ethylene concentration on the ethylene response of 1-MCP-treated petals A 24 h treatment with 0.1 µL L-1 ethylene had no effect on carnation petals (fig. 1), but at 1 µL L-1 the control petals inrolled 65%, and were completely (75%) inrolled in 10 ppm ethylene. 1-MCP-treated petals were unaffected by treatment for 24 h with concentrations of 1-MCP as high as 1000 µL L-1. 2. Effect of CO2 and C2H4 on the effectiveness of 1-MCP The presence of 1 µL L-1 ethylene in the treatment chamber completely inhibited the inhibition of ethylene action achieved by treating petals with 1-MCP (100 nL L-1, 1 h) (fig. 2). In contrast, the presence of 2% CO2 in the treatment atmosphere had no effect on the efficacy of 1-MCP. 3. Interactions between ethylene and 1-MCP As the time increased, treatment with a mixture of C2H4 (1 µL L-1) and 1-MCP (100 nL L-1) was increasingly effective in inhibiting ethylene action (fig. 3), so that by 6 h the treatment was as effective as treatment with 1-MCP for shorter periods in ethylene-free air. When petals were exposed to 2 µL L-1 ethylene for 2 hours, then treated with 1-MCP in air (100 nL L-1, 1 h, 24°C) they were not protected from the effects of ethylene (fig. 4). However, if the petals were aerated for 10 minutes before application of 1-MCP, the in-rolling in response to subsequent ethylene exposure was substantially reduced, and after 40 min aeration, the inhibitory effects of the 1-MCP treatment had been fully restored. Discussion Physiological, biochemical and molecular evidence suggests that the ethylene binding site (the protein encoded by ETR-1) is a negative regulator of ethylene action (McGrath and Ecker, 1998). In the absence of ethylene, a kinase function of the protein is thought to maintain the first element of the ethylene response cascade (the Raf kinase homolog, CTR1) in an inactive state (fig. 5A). When ethylene binds, the kinase activity is inhibited, thereby releasing the inhibition of CTR2 and initiating the cascade. (fig. 5B) Sisler and his colleagues have suggested that 1MCP, a startlingly effective inhibitor of ethylene action (Sisler et al., 1996) does so by attaching to the ethylene binding site (fig. 5C), preventing ethylene binding, yet maintaining and perhaps even accentuating the kinase activity that keeps the response cascade inactive. Our data do not fit readily into this model. It does indeed seem that the binding site is not longer accessible to ethylene once 1-MCP has bound to it, since concentrations of ethylene as high as 1000 µL L-1 failed to elicit the typical in-rolling response in 1MCP-treated petals (fig. 1). However, if 1-MCP strongly and irreversibly attaches to the binding site, it is hard to explain the fact that the presence of ethylene in the treatment chamber strongly reduces the effectiveness of 1- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 21 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I MCP (fig. 3). Moreover, although CO2 is an effective and competitive inhibitor of ethylene action (Burg and Burg, 1967), its presence at a high concentration had no effect on the efficacy of 1MCP (fig. 3). Conventional enzyme kinetics do not explain the lopsided relationship between ethylene and 1-MCP. When 1MCP and ethylene are present in the treatment mixture, short-term treatment is ineffective (fig. 4), yet as the treatment time is extended, the inhibitory effect of 1-MCP becomes apparent. This could be explained as a slow release of ethylene from the binding site as proposed by (Bleecker et al., 1999), but when ethylene is removed from the treatment system, 1-MCP is almost immediately effective in irreversibly inhibiting the action of ethylene (fig. 4), suggesting that ethylene binds to and is released from the binding site very rapidly. Taken together, these data suggest an alternative model for the References BLEECKER A.B., HALL A.E., RODRIGUEZ F.I., ESCH J.J., BINDER B. (1999) - The ethylene signal transduction pathway. biology and biotechnology of the plant hormone ethylene II. Thira (Santorini), Greece, 5-8 September 1998, pp. 51-57. BOROCHOV A., WOODSON W.R. (1989) - Physiology and biochemistry of flower petal senescence. Horticultural Reviews 11: 15-43. BURG S.P., BURG E.A. (1967) - Molecular requirements for the biological activity of ethylene. Plant Physiology 42: 144-152. 21 interaction between 1-MCP and the ethylene binding site (fig. 6). We propose that the allosteric changes inherent in the kinase activity of the binding site protein reveal an alternative 1-MCP binding site (fig. 6A). When 1-MCP binds to this site, it does so irreversibly, and maintains activity of the kinase, even in the presence of ethylene, perhaps by preventing allosteric changes that expose the ethylene-binding domain. When ethylene is present, the kinase activity (and accompanying allosteric changes) are inhibited, so the 1-MCP binding domain is unavailable (fig. 6C). The slow acquisition of inhibitory activity in mixtures of ethylene and 1-MCP could be attributed to desorbtion of ethylene from the binding site and resulting occasional kinase activity and binding of 1-MCP to exposed 1-MCP binding domains. That such desorbtion occurs is indicated by the relatively rapid acquisition of sensitivity of carnation petals to 1-MCP when ethyl- Acknowledgments Fisun Celikel was the recipient of a travel award from the Turkish Ministry of Agriculture. The research reported here was supported in part by financial assistance from the American Floral Endowment, Floralife Inc., and the California Cut Flower Commission. MCGRATH R.B., ECKER J.R. (1998) Ethylene signaling in Arabidopsis: Events from the membrane to the nucleus. Plant Physiology and Biochemistry Paris 36, pp. 103-113. MOR Y., REID M.S. (1980) - Isolated petals - a useful system for studying flower senescence. Acta Horticulturae 113:19-23. SISLER E.C., REID M.S., YANG S.F. (1986) - Effect of antagonists of ethylene action on binding of ethylene in cut carnations. Plant Growth Regulation 4: 213-218. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE E. (1996) - Comparison of cyclopropene, 1-methylcyclopropene, and 3,3-dime- thylcyclopropene as ethylene antagonists in plants. Plant Growth Regulation 18: 69-174. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE E. GOREN R. (1999) - Inhibition of ethylene responses by 1-methylcyclopropene and 3-methylcyclopropene. Plant Growth Regulation 27: 105-111. VAN DOORN W.G., WOLTERING E.J., REID M.S., WU M.J., PECH J.C., LATCHE A., BALAGUE C. (1993) Reduced sensitivity to ethylene and delayed senescence in a group of related carnation cultivars. Cellular and molecular aspects of the plant hormone ethylene. Agen, France, 1992. ene is removed from the system – within 10 minutes (25 minutes including the 1-MCP treatment time) 1-MCP treatment results in 50% inhibition of binding activity. Our data are of interest to those using 1-MCP as a tool for combating the negative effects of ethylene in commerce. Clearly, the presence of ethylene in the treatment atmosphere will result in a requirement for higher 1-MCP treatment concentrations and/or longer times. Since treatment is normally in a closed space, it is useful to know that accumulation of respiratory CO2 will have no negative effects on 1-MCP activity. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 23 Interazione dei ciclopropeni con i siti di legame dell’etilene Edward C. Sisler - Department of Molecular and Structural Biochemistry, North Carolina State University, Raleigh (USA) Margrethe Serek - Department of Horticulture, Institute of Floriculture, Tree Nursery and Plant Breeding, University of Hannover (Germany) and Department of Agricultural Sciences, Horticulture, The Royal Agricultural and Veterinary University, Frederiksberg C (Denmark) Riassunto Alcuni ciclopropeni si legano con il recettore per l’etilene e prevengono gli effetti dell’etilene. Una serie di ciclopropeni, 1-metilciclopropene, 3metilciclopropene, 1,3-dimetilciclopropene e 1,2-dimetilciclopropene, Introduzione In precedenza quattro composti ciclopropene, 1-metilciclopropene, 3-metilciclopropene e 3-3 dimetilciclopropene sono stati segnalati come potenti inibitori dell’effetto dell’etilene, attraverso il blocco del recettore dell’etilene (Sisler et al., 1996a; Sisler et al., 1996b; Sisler e Serek, 1997; Sisler e Serek, 1999; Sisler et al., 1999). Dopo il trattamento con questi composti l’applicazione di etilene fino alla concentrazione di 1000 µL L-1 non induce risposta all’etilene per diversi giorni. A seconda dei composti usati i frutti di banana rispondono di nuovo all’etilene dopo 7-12 giorni. Questi quattro composti risultano attivi a concentrazioni particolarmente basse. Un’esposizione di 24 ore al ciclopropene o all’1-metilciclopropene, con una concentrazione bassa come 0,7 µL L-1, è sufficiente a bloccare la maturazione della banana per 12 giorni a 24°C. Concentrazioni più elevate di 3-metilciclopropene, di 2 µL L-1 erano necessarie per ottenere lo stesso sono stati saggiati come antagonisti dei recettori dell’etilene su frutti di banana. Tutti i composti saggiati hanno disattivato i recettori dopo una singola esposizione di 24 ore. Sono state evidenziate differenze significative nella concentrazione necessaria (0,7-20.000 µL L-1 per 24 ore) a disattivare il recettore e nel periodo di disattivazione da 3 a 12 giorni in funzione del composto. effetto. Il 3,3-dimetilciclopropene è risultato essere meno efficace e arrestava la maturazione per solo 7 giorni, inoltre la concentrazione richiesta per ottenere una più lunga risposta era anche più alta (500 µL L-1) rispetto ai precedenti composti menzionati. Sono state valutate le possibili combinazioni di sostituzione nei ciclopropeni. Nel presente lavoro si descrivono alcune delle più importanti scoperte e indagini riguardo al potenziale e all’impiego di questi composti a seconda della loro relazione con il recettore dell’etilene. µL L-1 di etilene per 18 ore al giorno. È stato così determinato il tempo necessario perché le banane divenissero sensibili all’etilene. Materiali e metodi Materiale vegetale Banane verdi (Musa sapientum L.) sono state acquistate direttamente dal mercato. Al fine di determinare i tempi d’insensibilizzazione, le banane sono state esposte ad una concentrazione saturante di ciclopropene. Dopo questo trattamento, le singole banane sono state esposte a 333 Parole chiave: banana, ciclopropene, etilene, inibizione, recettare, maturazione. Composti chimici Tutti i composti chimici sono stati preparati secondo le procedure riportate in: Bolesov et al., 1990; Closs et al., 1963; Closs e Krantz, 1966; Hopf e Wachholz, 1986; Ivanov e Domnin, 1987; Koster et al.; 1970; Magid et al., 1970. Misurazione della clorofilla Il contenuto di clorofilla è stato misurato secondo il metodo di Arnon (1949). Le concentrazioni dei composti sono state determinate attraverso gascromatografia (Sisler e Serek, 1997). Risultati I ciclopropeni risultano attivi dopo una singola esposizione e rimangono legati per diversi giorni a 24°C. La concentrazione di ciclopropene in fase gassosa necessaria a Arsia ATTI 7 Raccolta 24 4-06-2002 12:43 Pagina 24 AT T I ARSIA Fig. 1 - Concentrazione minima di ciclopropeni necessaria e tempo d’insensibilità all’etilene di banane esposte a diversi composti di ciclopropeni disattivare il recettore dell’etilene varia in maniera significativa da 0,7 µL L-1 (ciclopropene, 1-metilciclopropene) a 20.000 µL L-1 (1,3,3trimetilciclopropene) (fig. 1). Tuttavia, tutti e tre i composti disattivano il recettore per un uguale periodo di tempo, 12 giorni. Sembra che il numero di giorni di disattivazione del recettore sia influenzato dalla sostituzione dei gruppi funzionali. I composti che hanno la posizione 1 (doppio legame) sostituita disattivano il recettore per un periodo più lungo (12 giorni) rispetto a quelli che hanno la posizione 3 con doppia sostituzione. L’1-2-dimetilciclopropene rappresenta un’eccezione. In questo composto entrambe le posizioni sul doppio legame sono sostituite e la sua attività risulta molto meno accentuata rispetto agli altri composti. La presenza di un gruppo metile, etile o acetile in posizione 3 provoca (la disattivazione) il blocco del recettore per un periodo più breve rispetto a quando sono presenti 2 gruppi metile. Fig. 1 - Minimum concentration of cyclopropene needed and time of insensitivity to ethylene of bananas exposed to cyclopropene compounds Discussione I dati esposti mostrano che il ciclopropene compete con l’etilene nei siti di legame nelle piante e blocca le risposte all’etilene piuttosto che indurla (Sisler et al., 1996a; 1996b; Sisler et al., 1999). Se ci sono dei gruppi di sostituzione sull’anello dell’etilene, sia la concentrazion richiesta per l’inattivazione che la durata del legame con il recettore è influenzata dall’effetto sterico ed elettronico. Un gruppo metile sull’anello del ciclopropene ha un effetto relativamente piccolo sull’attività e sulla durata dell’inattivazione del recettore. La presenza di due gruppi ha un effetto più consistente sulla concentrazione necessaria al blocco, mentre 3 gruppi di sostituzione hanno un effetto ancora più forte. Ciò è probabilmente da imputarsi al fatto che questi gruppi liberano elettroni nell’anello del ciclopropene e liberano tensioni strutturali. La tensione è ritenuta responsabile degli effetti anti-etilene di composti nelle piante (Sisler e Yang, 1984; Sisler e Serek, 1997). La sostituzione in posizione 1 ha indotto 12 giorni di disattivazione tranne che nel caso del doppio legame in presenza di 2 gruppi metile. Le basi scientifiche di questo effetto sono sconosciute. Non c’era nessun chiaro effetto sterico osservato sebbene il 3,3-dimetilciclopropene, il 3-metil-3-vinilciclopropene ed il 3-metil-3-etenilciclopropene manifestavano un periodo di protezione più breve, facendo ipotizzare un effetto sterico. Come da ipotesi, una più alta concentrazione di 3,3-dimetilciclopropene è richiesto del metilvinil e del metil-etenilciclopropene. Ci si dovrebbe attendere un livello più basso per la quantità di 3-metil-3etenilciclopropene necessario per la disattivazione. Un effetto sterico può anche essere coinvolto. Le più recenti ricerche hanno dimostrato che i composti dell’1ciclopropene con catene più lunghe rimangono molto attive ed alcuni sono attivi per più lunghi periodi rispetto all’1-metilciclopropene. Tuttavia, ulteriori studi in merito sono attualmente in corso. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 25 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Bibliografia ARNON D.I. (1949) - Copper enzymes in isolated chloroplasts. Polyphenoloxidase in Beta Vulgaris. Plant Physiol. 24: 1-15. BOLESOV I.G., IGNATCHENKO A.V., BOVIN N.V., PRUDCHENKO I.A., SURMINA L.S., PLEMENKOV V.V., PETROVSKII P.V., ROMANOV V., M L’NIK I.I. (1990) - Selectivity in the reactions of 3,3-disubstituted cyclopropenes with nitrile oxides. J. Org. Chem. (URSS) 26: 87-100 [english translation]. CLOSS G.L., CLOSS L.E., BOLL W.A. (1963) - A base-induced pyrolysis of tosylhydrazones of α, β, -unsaturated aldehydes and ketones. A convenient synthesis of some alkylcyclopropenes. J. Amer. Chem. Soc. 85: 3796-3800. CLOSS G.L., KRANTZ K.D. (1966) - A simple synthesis of cyclopropene. J. Org. Chem. 31: 638. HOPF H., WACHHOLZ G. (1986) Gas-phase kinetics of pyrolysis of 1,2dimethylcyclopropene. J. Chem. Soc. Perkins Trans II. 1986: 1103-1106. IVANOV A.L., DOMNIN I.N. (1987) Synthesis and properties of 3,3-disubstituted cyclopropenes containing an alkynyl group. J. Org. Chem. (URSS) 24: 2298-2303 [english translation]. KOSTER R., AOARA S., BINGER P. 1970) - 3-Methylcyclopropene from 1-chloro-2-butenes. Angew Chem. Internat. Edit. 9: 810-811. MAGID R.M., CLARKE T.C., DUNCAN C.D. (1970) - An efficient and convenient synthesis of 1-methylcyclopropene. J. Org. Chem. 36: 1320-1321. SISLER E.C., YANG S.F. (1984) - Antiethylene effects of cis-2-butene and cyclic olefins. Phytochemistry 23: 2765-2768. SISLER E.C., DUPILLE E., SEREK M. (1996) - Effect of 1- Methylcyclopro- 25 pene, and methylenecyclopropene on ethylene binding and ethylene action on cut carnations. Plant Growth Regul. 18: 79-86. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE E. (1996) - Comparison of cyclopropene, 1-methylcyclopropene and 3,3-dimethylcyclopropene as an ethylene antagonist in plants. Plant Growth Regul. 18: 169-174. SISLER E.C., SEREK M. (1997) - Inhibition of ethylene responses in plants at the receptor level: Recent developments. Physiol. Plant. 100: 577-582 SISLER E.C., SEREK M. (1999) - Compounds controlling the ethylene receptor Bot. Bull. Acad. Sin. 40: 1-7. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE, E., GOREN, R. (1999) - Inhibition of ethylene responses by 1-methylcyclopropene and 3-methylcyclopropene. Plant Growth Regul. 27: 105-111. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 27 Cyclopropenes interacting with ethylene binding sites* Edward C. Sisler - Department of Molecular and Structural Biochemistry, North Carolina State University, Raleigh (USA) Margrethe Serek - Department of Horticulture, Institute of Floriculture, Tree Nursery and Plant Breeding, University of Hannover (Germany) and Department of Agricultural Sciences, Horticulture, The Royal Agricultural and Veterinary University, Frederiksberg C (Denmark) Abstract Some cyclopropenes bind with the ethylene receptor and prevent an ethylene response. A range of cyclopropenes, 1-methylcyclopropene, 3methylcyclopropene, 1,3-dimethylcyclopropene, 3,3-dimethylcyclopropene, 1,3,3-trimethylcyclopropene, Introduction Previously four compounds: cyclopropene, 1-methylcyclopropene, 3-methylcyclopropene and 3,3-dimethylcyclopropene has been reported as potent inhibitors of ethylene action, by blocking the ethylene receptor (Sisler et al., 1996a e 1996b; Sisler and Serek, 1997; Sisler and Serek, 1999; Sisler et al., 1999). After treatment with these compounds application of ethylene even at the concentration 1000 µL L-1 does not induce an ethylene response for several days. Depending on the compound, the bananas respond to ethylene again after 7-12 days. These four compounds are active at remarkably low concentrations. 24 h of exposure to cyclopropene or 1-methylcyclopropene, with as little as 0.7 nL L-1 for 24h is sufficient to block ripening of bananas 3-methyl-3-vinylcyclopropene, and 3-methyl-3-ethynylcyclopropene, and 1,2-dimethylcyclopropene were tested as antagonists to the ethylene receptor in bananas. All tested compounds inactivated the receptor after a single 24 hrs exposure. Significant differences were found in the concentration required (0.7- 20,000 nL L-1 for 24h) to inactivate the receptor and in the period of inactivation, 3-12 days at 24°C depending on the compound. at 24°C for 12 days. Higher concentrations, 2 nL L-1, were needed of 3-methylcyclopropene to achieve the same effect. 3,3-dimethylcyclopropene was less effective and blocked ripening for 7 days only, and the concentration required for maximum response was also higher (500 nL L-1) compared to above mentioned compounds. There are a range of possible combinations of substitution on cyclopropenes. This report describes some of the more important findings and facts about the use and potential of these compounds as they relate to the ethylene receptor. cially. To determine the time of insensitivity, bananas were exposed to a saturating amount of cyclopropene. After this treatment, single bananas were exposed to 333 µL L-1 of ethylene for 18 h each day. The time required for the bananas to become sensitive to ethylene was determined. Keywords: banana, cyclopropenes, ethylene, inhibition, receptor, ripening. Chemicals All chemicals were prepared by published procedures: Bolesov et al., 1990; Closs et al., 1963; Closs and Krantz, 1966; Hopf and Wachholz, 1986; Ivanov and Domnin, 1987; Koster et al., 1970; Magid et al., 1970. Chlorophyl measurements Materials and methods Plant material Green bananas (Musa sapientum L.) were obtained commer- Chlorophyll was measured by the method of Arnon (1949). Concentrations of compounds were measured by gas chromatography (Sisler and Serek, 1997). * Versione originale in lingua inglese dell’intervento di E.C. Sisler e M. Serek. La figura a cui il testo rimanda si può vedere a p. 24 nell’ambito della traduzione in italiano. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 28 AT T I A R S I A 28 Results Cyclopropenes are effective after single exposure and remain bound for many days at 24°C. The concentration of cyclopropenes in the gas phase necessary to inactivate the ethylene receptor varied significantly from 0.7 nL L-1 (cyclopropene, 1-methylcyclopropene) to 20,000 nL L-1 (1,3,3-trimethylcyclopropene) (fig. 1). However, all three compounds inactivate the receptor for an equal period of time, 12 days. It appears that the number of days the compounds inactivate the receptor is influenced by substitution. The compounds having the number one (double bond) position substituted inactivate the receptor for longer periods of time (12 days) than when only the three position is di-substituted. 1,2dimethylcyclopropene is an exception. In this compound both positions on the double bond are substituted which results in much less activity than other compounds. The presence of a methyl, ethylene or acetylene group in the 3 position causes the inactivation of References ARNON D.I. (1949) - Copper enzymes in isolated chloroplasts. Polyphenoloxidase in Beta Vulgaris. Plant Physiol 24: 1-15. BOLESOV I.G., IGNATCHENKO A.V., BOVIN N.V., PRUDCHENKO I.A., SURMINA L.S., PLEMENKOV V.V., PETROVSKII P.V., ROMANOV V., M L’NIK I.I. (1990) - Selectivity in the reactions of 3,3-disubstituted cyclopropenes with nitrile oxides. J. Org. Chem. (URSS) 26: 87-100 [english translation]. CLOSS G.L., CLOSS L.E., BOLL W.A. (1963) - A base-induced pyrolysis of tosylhydrazones of α, β, -unsaturated aldehydes and ketones. A convenient synthesis of some alkylcyclopropenes. J. Amer. Chem. Soc. 85: 3796-3800. CLOSS G.L., KRANTZ K.D. (1966) - A simple synthesis of cyclopropene. J. Org. Chem. 31: 638. the receptor for a shorter period than when 2 methyl groups are present. Discussion The data reported here show that cyclopropenes compete with ethylene in plants for binding sites and block ethylene responses rather than induce them (Sisler et al., 1996a; Sisler et al., 1996b; Sisler et al., 1999). As substitutions are made on the cyclopropene ring, both the concentration required for inactivation as well as the duration of binding appear to be influenced by steric and electronic effects. One methyl group on the cyclopropene ring has a relatively small effect on activity and duration of inactivation. The presence of two groups have a large effect on the concentration required and 3 groups have an even larger effect. This effect is probably due to these groups releasing electrons into the cyclopropene ring and relieving structural strain. Strain is thought to be responsible for anti-ethylene ef- HOPF H., WACHHOLZ G. (1986) Gas-phase kinetics of pyrolysis of 1,2dimethylcyclopropene. J. Chem. Soc. Perkins Trans II. 1986: 1103-1106. IVANOV A.L., DOMNIN I.N. (1987) Synthesis and properties of 3,3-disubstituted cyclopropenes containing an alkynyl group. J. Org. Chem. (URSS) 24: 2298-2303 [english translation]. KOSTER R., AOARA S., BINGER P. 1970) - 3-Methylcyclopropene from 1-chloro-2-butenes. Angew Chem. Internat. Edit. 9: 810-811. MAGID R.M., CLARKE T.C., DUNCAN C.D. (1970) - An efficient and convenient synthesis of 1-methylcyclopropene. J. Org. Chem. 36: 1320-1321. SISLER E.C., YANG S.F. (1984) - Antiethylene effects of cis-2-butene and cyclic olefins. Phytochemistry 23: 2765-2768. SISLER E.C., DUPILLE E., SEREK M. (1996) - Effect of 1- Methylcyclopro- fects of compounds in plants (Sisler and Yang, 1984; Sisler and Serek, 1997). Substitution in the 1-position induced 12 days of inactivation except when the double bond had two methyl groups. The basis of this effect is unknown. There was no clear steric effect observed although 3,3-dimethylcyclopropene, 3-methyl-3-vinylcyclopropene and 3-methyl-3-ethynylcyclopropene did have shorter protection times suggesting a steric effect. As might be expected, a higher concentration of 3,3-dimethylcyclopropene is required than that of the methyl-vinyl and the methylethynyl cyclopropenes. A lower value for the amount of 3-methyl3-ethynylcyclopropene required would be expected. A steric effect may also be involved. The newest investigations showed that 1-cyclopropene compounds with longer chains remain very active and some are active for much longer periods of time than 1-methylcyclopropene. Further investigations are in progress. pene, and methylenecyclopropene on ethylene binding and ethylene action on cut carnations. Plant Growth Regul. 18: 79-86. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE E. (1996) - Comparison of cyclopropene, 1-methylcyclopropene and 3,3-dimethylcyclopropene as an ethylene antagonist in plants. Plant Growth Regul. 18: 169-174. SISLER E.C., SEREK M. (1997) - Inhibition of ethylene responses in plants at the receptor level: Recent developments. Physiol. Plant. 100: 577-582 SISLER E.C., SEREK M. (1999) - Compounds controlling the ethylene receptor. Bot. Bull. Acad. Sin. 40: 1-7. SISLER E.C., SEREK M., DUPILLE, E., GOREN, R. (1999) - Inhibition of ethylene responses by 1-methylcyclopropene and 3-methylcyclopropene. Plant Growth Regul. 27: 105-111. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 29 1. Selezione assistita in garofano: utilizzo di marcatori molecolari per il miglioramento della longevità dei fiori recisi L. De Benedetti, G. Burchi, C. Bianchini, S. Bruna, A. Mercuri, T. Schiva Istituto Sperimentale per la Floricoltura, Sanremo (IM) Riassunto In garofano (Dianthus caryophyllus L.), la durata in vaso dei fiori rappresenta un carattere fondamentale per decretare il successo economico di una nuova cultivar. Nel nostro Istituto, diverse varietà di garofano sono state caratterizzate relativamente alla longevità dei fiori recisi. In particolare, la cultivar Roland ha presentato fiori molto longevi che non rilasciano etilene dopo la raccolta. L’analisi genetica del carattere ha evidenziato che la durata in vaso è probabilmente un carattere complesso di tipo quantitativo in cui è coinvolto più di un singolo gene e che questi geni mostrano effetti di tipo prevalentemente additivo. Marker assisted selection in carnation: use of molecular markers to improve cut flower longevity Abstract Vase life is one of the most important traits considered in carnation breeding. Research on post-harvest physiology in carnation (Dianthus caryophyllus L.) has been carried out in our Institute since 1992: the role of ethylene in flower senescence was investigated and several genotypes with different post-harvest life and climateric behaviours were identified. The cv Roland had the La disponibilità di marcatori molecolari correlati alla durata in vaso dei fiori costituirebbe un importante mezzo per la selezione precoce di progenie con fiori più longevi. Pertanto, al fine di individuare marcatori molecolari in grado di discriminare in una popolazione i genotipi caratterizzati da una maggiore durata in vaso dei fiori, sono state effettuate analisi RAPD preliminari sulla cv Roland e sulle altre quattro cv caratterizzate da elevata produzione di etilene e ridotta longevità dei fiori. I primer che hanno rilevato polimorfismo tra la cv Roland e le altre varietà sono stati utilizzati per lo studio della segregazione delle bande in progenie F1 derivanti dall’incrocio Roland x Milady. Sono state individuate 8 bande RAPD che, prese singolarmente, sono in grado di differenziare significativamente un gruppo di progenie con fiori più longevi da un gruppo con fiori meno longevi. È stata rilevata una correlazione positiva e significativa tra il valore di longevità delle singole progenie ed il punteggio attribuito ad ogni progenie in base al numero di bande RAPD simili al genitore più longevo (Roland). L’utilizzo generale di queste bande come marcatori per la selezione precoce del carattere durata in vaso dovrà essere verificato in altri incroci. longest vase life with a late and very low ethylene production in comparison with the other cultivars, such as Milady, in which ethylene released by the flower promoted and accelerated senescence. Post-harvest flower life was studied in a cross between these two cultivars. The higher values of the Coefficient of Variability in the progenies than in the parents indicated segregation of gene(s) controlling this characteristic. Narrow sense heritability of cut flower life, estimated through offspring-parent regression, was 0.6. Flower life resulted probably a complex quantitative trait in carnation, involving more than a single gene or mechanism. Our data suggested that flower life is controlled by genes showing predominantly additive effects. In this work, RAPD analysis was used for the identification of molecular markers associated with cut flower longevity. Sixty random primers were initially tested in five carnation cultivars, including Roland and Milady. Primers producing useful bands were determined in 8 individuals F1 (Roland x Milady) showing different values of longevity. DNAs from 73 randomly chosen F1 offspring were successively analysed with the selected primers. Parole chiave: breeding, garofano, RAPD markers, postraccolta, etilene. Arsia ATTI 7 Raccolta 30 4-06-2002 12:43 Pagina 30 AT T I A R S I A For each RAPD band tested, the progeny was divided into two groups according to the parental band pattern and the statistical significance of the differences in vase life between the two groups was evaluated. As a result, eight bands were Introduzione La durata del fiore in vaso rappresenta un carattere fondamentale per decretare il successo economico di una cultivar. Basti pensare che molte specie con attitudine ornamentale mostrano proprio nella durata in vaso il maggiore limite al successo commerciale. Nella pratica, il saggio della longevità è la prima operazione effettuata sulle nuove progenie dagli ibridatori. Una ricerca sulla durata in vaso dei fiori di garofano (Dianthus caryophyllus) fu iniziata nel nostro Istituto nel 1992 (Burchi et al., 1993a, 1993b). Diverse varietà commerciali furono caratterizzate relativamente alla longevità dei fiori sulla pianta o in vaso dopo la raccolta (Burchi et al., 1993a, 1998). Cinque varietà furono valutate anche relativamente alla produzione di etilene che, come noto, accelera il processo di senescenza dei tessuti vegetali. L’identificazione della cultivar Roland con fiori molto longevi che non useful for the discrimination of a more longeve population. Statistical analysis showed a positive correlation between the score of each progeny (number of RAPD markers similar to Roland) and its longevity. These bands will be tested in other crosses to verify their general use for the assisted selection of cut flower life character in carnation. rilasciano etilene permise di valutare la correlazione esistente tra produzione di etilene e longevità dei fiori (Burchi et al., 1994). L’analisi genetica di progenie F1 e Back-cross, derivanti da un programma di incroci tra la cv Roland e la cultivar Milady caratterizzata da diverso comportamento climaterico e da fiori poco longevi, mise in evidenza che la durata in vaso è probabilmente un carattere complesso di tipo quantitativo in cui è coinvolto più di un singolo gene. Gli elevati valori di ereditabilità del carattere, sia in senso lato (0,9) che in senso stretto (0,6), suggerirono che il carattere è controllato da geni che mostrano effetti di tipo prevalentemente additivo (Burchi et al., 1999). I marcatori molecolari sono ormai largamente impiegati per il miglioramento genetico delle piante di interesse agrario. Nelle ornamentali, la loro applicazione ha trovato ampio spazio nella identificazione varietale (Torres et al., 1993; Scott et al., 1996), nel- l’analisi delle relazioni filogenetiche (Cerny et al., 1996) e della variabilità del germoplasma (Wolff e Peters-Van Rijn, 1993; Debener et al., 1996). Solo più recentemente è stato riportato il loro impiego per la localizzazione di geni di interesse (Scovel et al., 1998; Debener e Mattiesch, 1999). Tra i marcatori utilizzabili, la tecnica RAPD (Random Amplified Polymorphic DNA) (Williams et al., 1990) costituisce una metodologia relativamente semplice e rapida, non richiede l’utilizzo di sonde specifiche ed è in grado di rilevare polimorfismo in più loci. In garofano, la disponibilità di marcatori molecolari correlati alla durata in vaso costituirebbe un importante mezzo per la selezione precoce di progenie con fiori più longevi. Basti pensare che nella pratica gli ibridatori, partendo dai semi F1, impiegano quasi due anni prima di poter valutare questo carattere nelle progenie e che il 90% di queste viene subito scartato proprio per la scarsa longevità dei fiori. Keywords: breeding, carnation, RAPD markers, post-harvest, ethylene. Fig. 1 - Produzione di etilene in relazione al numero di giorni dopo la raccolta nei fiori di 5 cultivar di garofano Fig. 1 - Ethylene production in relation to the number of days after flower harvest in 5 carnation cultivars Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 31 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 31 Per tale motivo ci si è proposti di condurre una analisi RAPD preliminare su cultivar di garofano caratterizzate da diversa durata dei fiori e da diverso comportamento climaterico, con il fine di individuare dei primer in grado di rilevare polimorfismo tra le varietà con diversa longevità postraccolta. I primer selezionati sono stati quindi utilizzati per lo studio della segregazione delle bande nelle progenie F1 derivanti dall’incrocio Roland x Milady. Materiali e metodi Materiale vegetale Per la messa a punto della tecnica di analisi RAPD e per le analisi preliminari sono state utilizzate le seguenti 5 cultivar: Roland, che presenta fiori molto longevi che non rilasciano etilene durante la senescenza; Blondie, Milady, Roger e Stanarthur, che presentano invece fiori meno longevi che rilasciano molto etilene (fig. 1). Nella progenie F1 dell’incrocio Roland x Milady (l’unica combinazione, tra tutte quelle effettuate tra le cinque varietà, che abbia fornito un numero di progenie – 156 – sufficientemente elevato), sono stati selezionati 8 individui sulla base dei valori di durata in vaso dei fiori: quattro di questi (ISF.61, ISF.65, ISF.80 e ISF.117) mostravano un basso valore del carattere, gli altri quattro invece (ISF.34, ISF.44, ISF.114 e ISF.150) presentavano un valore elevato di longevità. Per le analisi successive, invece, sono stati scelti casualmente 73 individui F1 (fig. 2). I valori di longevità riportati nel testo indicano il numero di giorni trascorsi tra la raccolta dei fiori e l’appassimento dei petali, rilevati nel mese di febbraio. Analisi RAPD Il DNA è stato estratto da 0,1 g di giovani foglie utilizzando il kit “Dneasy Plant mini kit” della ditta Qiagen. La miscela di amplificazione conteneva 25 ng di DNA genomico, MgCl2 1,5 µM, 60 ng Fig. 2 - Valutazione della durata in vaso nella progenie F1 Evaluation of vase life in F1 progeny di primer, dNTP 100 µM ciascuno, 1 unità di Taq polimerasi GibcoBRL (Life Technologies Italia) in un volume finale di 25 µl. Sono stati utilizzati decameri random sintetizzati pressi la ditta TIBMOLBIO (Genova, Italia), le cui sequenze coincidono con alcune delle sequenze dei primer appartenenti ai kit A, B, C ed E della ditta Operon Technologies. Le reazioni sono state effettuate in un Thermal Cycler PCR Express (Hybaid) programmato per i seguenti cicli: una denaturazione iniziale di 3´ a 92°C, seguita da 45 cicli con la fase di denaturazione a 92°C per 20´´, la fase di annealing a 40°C per 30´´, la fase di estensione a 72°C per 1´ seguita da un ciclo a 75°C per 10´ e da un ciclo a 65°C per 10´´. I prodotti di amplificazione sono stati separati mediante corsa elettroforetica su gel di agarosio all’1,5% in tampone TAE 1X (Tris acetato 40 mM, EDTA 1 mM), colorati in etidio bromuro e analizzati agli ultravioletti mediante programma di immagini Bio-Profil Image Analysis Software. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 32 AT T I A R S I A 32 Risultati Questi primer sono stati saggiati sulle 4 progenie F1 che mostravano i più elevati valori di longevità del fiore e sulle 4 che presentavano i valori più bassi. Di questi primer, 11 hanno prodotto delle bande (tab. 1) in grado di discriminare il gruppo più longevo da quello meno longevo. È stato quindi attribuito un punteggio ad ogni singolo individuo in base al numero totale di bande Le 5 cultivar sono state analizzate utilizzando 60 primer. Di questi, 10 non hanno prodotto bande di amplificazione e 13 sono risultati monomorfici. Dei rimanenti primer discriminanti la cv Roland dalla cv Milady e dalle altre varietà, 27 sono stati selezionati in base alla capacità di produrre bande riproducibili (66 bande totali). simili a Roland. Gli individui più longevi hanno presentato il punteggio più elevato (tab. 2). Il pattern di amplificazione prodotto dai primer precedentemente selezionati è stato studiato in 73 individui F1 (fig. 3). Per ogni singola banda RAPD analizzata, la progenie è stata distinta in due gruppi in base alla similarità con l’uno o con l’altro genitore. La differenza tra i valori medi di longevità dei Tab. 1 - Primer selezionati per l’analisi della progenie F1 e relative bande RAPD amplificate nella cv Roland o nella cv Milady Tab. 1 - Primers selected for the analysis of the progenies F1 and RAPD bands produced in the cv Roland or in the cv Milady Primer Sequenza 5’-3’ Codice banda 5056 5059 5060 agtcagccac gaccgcttgt gttgcgatcc 5061 5066 5070 ggtgcgggaa catccccctg acccccgaag 5072 5091 5098 gtcccgacga cccaaggtcc ggtgacgcag 5103 5104 tggaccggtg ctcaccgtcc 56-0 59-1 60-2 60-3 60-5 61-5 66-4 70-3 70-9, 1 70-9,2 72-2 91-3 98-2 98-5 103-3 104-2 104-4 Dimensione del frammento (bp) Roland Milady + – + – + + + – – + + – – + – + + – + – + – – – + + – – + + – + – – 1650 1500 1100 1050 650 1200 1800 1500 1350 1300 1000 1700 900 750 1300 1650 1000 LEGENDA: bp = paia di basi + = banda presente – = banda assente Tab. 2 - Punteggio totale (score) attribuito ad otto progenie F1 (le 4 più longeve e le 4 meno longeve) in base alla similarità delle singole bande RAPD con Roland (1) o con Milady (0) Tab. 2 - Score of eight F1 progenies (4 less longeve and 4 more longeve) based on the similarity of the single RAPD bands with Roland (1) or Milady (0) Singole bande Progenie 56. 0 59. 1 60. 2 60. 3 60. 5 61. 5 66. 4 70. 3 70. 9,1 70. 9,2 72. 2 91. 3 98. 2 98. 5 103. 104. 3 2 104. Score Longevità 4 media (gg.) 114 1 1 1 1 0 1 1 1 1 1 1 1 0 1 0 0 1 13 31,2 34 150 44 1 1 1 1 1 0 1 0 0 1 1 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 1 1 0 1 1 0 1 0 0 1 0 1 0 1 1 0 1 1 1 1 0 1 0 1 1 1 1 14 13 9 30,9 29,4 24,8 61 65 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 1 1 1 1 0 1 1 0 0 1 0 1 0 0 1 0 1 0 6 7 16,7 13,8 80 117 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 5 0 12,4 12,4 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 33 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 33 Fig. 3 - Separazione elettroforetica dei frammenti amplificati con il primer 5098 negli individui F1 e nei parentali. A) pattern dei primi 35 individui; B) pattern dei rimanenti 38 individui. Le frecce bianche indicano nei parentali le bande polimorfiche analizzate, dall’alto verso il basso rispettivamente: 98-2, 98-5. A lato è riportata la migrazione dei pesi molecolari dello standard in paia di basi Fig. 3 - Electrophoretic pattern of the fragments amplified with the 5098 primer in F1 offspring and in their parents. A) bands from the first 35 offspring; B) bands from the remaining 38 individuals. The polymorphic bands, indicated in the parents by white arrows, are the following: 98-2 (top) and 98-5 (bottom). Molecular weights (left side) are given in base pairs Fig. 4 - Diagramma di correlazione tra il punteggio totale determinato dal numero di bande simili a Roland e la longevità media della progenie Fig. 4 - Correlation diagram between total score (number of bands similar to Roland) and mean values of the progeny longevity due gruppi è stata valutata statisticamente mediante analisi della varianza. Otto bande sono risultate in grado di discriminare significativamente una popolazione più longeva da una meno longeva (tab. 3). Per ogni individuo F1 analizzato si è quindi determinato un punteggio in base al numero di bande simili a Roland. Come risultato, gli individui caratterizzati da maggiore longevità dei fiori hanno presentato in generale anche un maggior punteggio (tab. 4). Queste osservazioni sono state confermate dai risultati dell’analisi statistica dei dati. L’analisi di regressione ha dimostrato la presenza di una correlazione positiva tra punteggio attribuito e longevità dei fiori (fig. 4). Il coefficiente di correlazione è risultato pari a 0,543 con P altamente significativo (< 0,0001). Discussione e conclusioni Nelle ornamentali, l’identificazione di marcatori molecolari utilizzabili per la selezione assistita è riportata in pochissimi esempi. In garofano è stato identificato un marcatore che è strettamente concatenato al locus che controlla il numero dei petali dei fiori (Scovel et al., 1998). In rosa, la costruzione di una mappa genetica, usando marcatori RAPD e AFLP, ha permesso l’identificazione di marcatori strettamenti concatenati al locus che controlla il numero dei petali e al locus che controlla il colore del fiore (Debener et al., 1999). Allo scopo di identificare dei marcatori molecolari correlati alla durata del fiore reciso in garofano, si è utilizzata la metodica RAPD per Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 34 AT T I A R S I A 34 Tab. 3 - Individuazione delle bande RAPD in grado di discriminare significativamente la popolazione F1 per la longevità dei fiori Tab. 3 - Identification of RAPD bands able to discriminate significatively the population F1 for flower longevity Codice banda Roland n. individui come Roland Longevità media (giorni) Milady n. individui come Milady Longevità media (giorni) 60-2 60-3 60-5 + – + 15 12 41 24,3 21,0 21,0 – + – 58 61 32 19,3 19,6 19,9 0,0142 * 0,2334 n.s. 0,2484 n.s. 61-5 66-4 + + 39 46 21,3 20,7 – – 34 27 19,2 19,6 0,0193 * 0,2006 n.s. 70-3 70-9,1 70-9,2 – – + 21 35 38 21,8 20,8 19,9 + + – 52 38 35 19,2 19,9 20,8 0,0083 ** 0,3446 n.s. 0,3446 n.s. 72-2 91-3 + – 18 32 22,6 21,6 – + 55 41 19,3 19.2 0,0017 ** 0,0107 * 98-2 98-5 104-2 – + + 12 43 46 21,8 20,0 21,5 + – – 61 30 27 19,3 20,3 18,6 0,0380 * 0,0991 n.s. 0,0014 ** 104-4 + 43 21,5 – 30 18,4 0,0006 *** LEGENDA + = banda presente – = banda assente Significatività delle differenze tra le medie (p ≤ 0,05) n.s. = differenza tra le medie non significativa Tab. 4 - Punteggio totale (score) attribuito alla progenie F1 analizzata (73 individui) in base alla similarità delle singole bande RAPD con Roland (1) o con Milady (0) Tab. 4 - Score of the tested progeny F1 (73 genotypes) based on the similarity of the single RAPD bands with Roland (1) or with Milady (0) Progenie 114 150 35 108 136 5 104 28 102 67 127 20 113 132 4 126 36 59 Roland 128 10 81 153 51 116 Score Longevità media (giorni) Progenie Score 6 5 6 3 3 6 3 5 3 4 5 5 3 5 5 4 3 4 8 3 4 3 6 2 4 31,2 29,4 27,5 26,4 26,0 25,4 24,4 23,7 23,6 23,5 23,4 23,2 23,0 22,7 22,5 22,5 22,4 22,1 21,9 21,9 21,7 21,6 21,5 21,2 21,0 42 105 110 125 133 83 155 25 130 93 15 38 122 119 134 21 16 103 1 135 62 33 60 13 86 2 1 4 3 5 2 6 5 5 3 3 3 1 5 4 4 3 1 0 2 3 4 3 4 1 Longevità media (giorni) 21,0 21,0 20,9 20,9 20,4 20,2 20,1 20,1 20,1 20,1 20,1 20,1 20,1 20,0 20,0 20,0 20,0 20,0 20,0 19,9 19,6 19,5 19,5 19,1 19,0 Progenie 11 58 131 46 49 45 137 68 12 89 118 61 Milady 52 100 19 76 78 48 90 18 69 73 2 37 Score 4 3 3 1 0 4 1 3 1 2 3 3 0 1 0 3 2 1 0 5 1 2 3 2 1 Longevità media (giorni) 18,7 18,7 18,5 18,0 18,0 17,7 17,7 17,6 17,2 17,0 16,8 16,7 16,7 16,2 16,2 15,8 15,8 15,5 15,4 15,0 14,2 14,0 13,6 13,3 13,2 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 35 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I l’analisi di individui F1 derivanti dall’incrocio tra una varietà caratterizzata da elevata longevità del fiore reciso e bassissima produzione di etilene con una varietà caratterizzata da minore durata in vaso del fiore. Un set di primer preselezionati, saggiato su un numero limitato di progenie comprendenti individui con elevati valori del carattere ed individui con ridotta longevità, ha permesso l’individuazione di alcune bande che mostravano pattern opposti nei due gruppi. L’analisi della presenza o assenza di queste bande su di Bibliografia BURCHI G., MENSUALI-SODI A., PANIZZA M., BIANCHINI C. (1993a) Preliminary results of molecular studies on senescence in carnation flowers ageing on plant or in vase: 1. Role of ethylene. In: T. SCHIVA, A. MERCURI eds., Proceedings of the XVIIth Eucarpia Symposium, Sanremo 1-5 marzo 1993, pp. 199-206. BURCHI G., MERCURI A., DEANDREIS G., SCHIVA T. (1993b) - Preliminary results of molecular studies on senescence in carnation flowers ageing on plant or in vase: 2. Changes in polypeptide and isoenzymes patterns. In: SCHIVA T., MERCURI A. (eds.), Proceedings of the XVIIth Eucarpia Symposium, pp. 229-240, Istituto Sperimentale per la Floricoltura, Sanremo. BURCHI G., MERCURI A., MENSUALISODI A., PANIZZA M., SCHIVA T. (1994) - Variazioni nella produzione di etilene e nei patterns polipeptidici ed isoenzimatici in fiori di garofano mediterraneo e di Alstroemeria durante la senescenza su pianta o in 35 un numero più ampio di progenie ha dimostrato come all’aumentare del numero di bande simili al parentale più longevo aumenti il valore medio del carattere. Utilizzando questi marcatori in un programma di selezione assistita, gli individui con minore punteggio potrebbero essere quindi precocemente scartati: ciò comporterebbe un notevole vantaggio sia per la notevole riduzione dei tempi per effettuare il saggio sulle progenie, sia per il numero molto minore di progenie da portare in campo per le successive valutazioni. Progetto finalizzato Mi.P.A. “Prodotti e Tecnologie Innovative su Piante Ornamentali” - Pubblicazione n. 178 vaso. Italus Hortus 3: 3-9. BURCHI G., BIANCHINI C., MERCURI A., FOGLIA G., SCHIVA T. (1998) Primi risultati dell’analisi genetica del carattere “longevità postraccolta” su alcune specie ornamentali. Italus Hortus 5-6: 47-51. BURCHI G., BIANCHINI C., MERCURI A., FOGLIA G., ROSELLINI D., SCHIVA T. (1999) - Analysis of postharvest flower life in a cross between carnation cultivars with different ethylene responses. Journal of Genetics and Breeding 53: 301-306. CERNY T.A., CAETANO-ANOLLES G., TRIGIANO R.N., STARMAN T.W. (1996) - Molecular phylogeny and DNA amplification fingerprinting of Petunia taxa. Theor. Appl. Genet. 92: 1009-1016. DEBENER T., BARTELS C., MATTIESCH L. (1999) - RAPD analysis of genetic variation between a group of rose cultivars and selected wild rose species. Molecular Breeding 2: 321-327. DEBENER T., MATTIESCH L. (1999) Construction of a genetic linkage map for roses using RAPD and AFLP markers. Theor. Appl. Genet. 91: 964-971. SCOTT M.C., CAETANO-ANOLLES G., TRIGIANO R.N. (1996) - DNA Amplification Fingerprinting Identifies Closely Related Chrysanthemum Cultivars. J. Amer. Soc. Hort. Sci. 121 (6): 1043-1048. SCOVEL G., BEN MEIR H., OVADIS M., ITZHAKI H., VAINSTEIN A. (1998) RAPD and RFLP markers tightly linked to the locus controlling carnation (Dianthus caryophyllus) flower type. Theor. Appl. Genet. 96: 117122. TORRES A.M., MILLAN T., CUBERO J.I. (1993) - Identifying rose cultivars using random amplified polymorphic DNA markers. Hortscience 28: 333-334. WILLIAMS J.G.K., KUBELIK A.R., LIVAK K.J., RAFALSKI J.A., TINGEY S.V. (1990) - DNA polymorphisms amplified by arbitrary primers are useful as genetic markers. Nucleic Acids Res. 18: 6531-6535. WOLF K., PETERS-VAN RIJN J. (1993) Rapid detection of genetic variability in chrysanthemum using random primers. Heredity 71: 335-341. La validità generale dell’utilizzo di queste bande come marcatori per una precoce selezione del carattere longevità potrà essere confermata solo attraverso lo studio di progenie derivanti da altri incroci. Inoltre, lo screening di un numero maggiore di primer potrebbe fornire ulteriori e più efficienti marcatori. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 37 2. Effetto dell’ombreggiamento sulla qualità della fronda recisa Ruscus racemosus L. N. Oggiano - ARSIA, Regione Toscana A. Mensuali Sodi, G. Serra Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa B. Nesi - Istituto Sperimentale per la Floricoltura S.o.p., Pescia Riassunto Nell’ambito del genere Ruscus (Fam. Liliaceae) la specie Ruscus racemosus L. (Danaë racemosa Moench) è la più coltivata per la produzione di fronde recise, presenta steli lunghi fino a 1 metro, cladodi lanceolati e nei mesi invernali bacche rosso vivo. Essendo una specie sciafila tipica del sottobosco, il Ruscus deve essere allevato in condizioni d’ombreggiamento al fine di evitare danni dovuti ad un eccessivo irraggiamento (ingiallimento fogliare, filloptosi, ecc.), soprattutto nei periodi estivi. Effect of shading on cut foliage quality of Ruscus racemosus L. Abstract Ruscus racemosus L. (Liliaceae) is one of the most important species cultivated for cut foliage production. It presents long stems (up to 1 m.), lanceolate cladophylls and bright red berries in winter months. As a sciophilous species, typical of brushwood, it must be grown under shading in order to avoid damages from excessive radiation (foliage yellowing, leaf drop, ecc.) particu- Studi, effettuati presso l’Università della Florida, hanno infatti messo in luce come in specie molto diffuse per la produzione della fronda recisa (Ruscus hypophyllum, Aspidistra elatior e Ophyopogon jaburan) i migliori risultati dal punto di vista della qualità della produzione, intesa come lunghezza e peso dello stelo fogliare, si ottengano con percentuali d’ombreggiamento del 50-80%. Tra i parametri qualitativi della produzione deve essere considerata anche la durata postraccolta della fronda recisa. Scopo di questo lavoro è stato di valutare l’effetto di tre diversi livelli d’ombreggiamento (50, 70 e 90%) sia sull’entità della produzione che su alcuni parametri qualitativi quali lunghezza e peso dello stelo, contenuto in clorofilla e comportamento della fronda recisa durante la vita in vaso (durata della vita in vaso, degradazione della clorofilla e produzione d’etilene). I risultati ottenuti hanno indicato che l’ombreggiamento è in grado di migliorare sia la quantità, sia la qualità della produzione del Ruscus racemosus L. larly during the summer season. As a matter of fact studies carried out at the University of Florida pointed out that in species very diffused for the cut foliage production, such as Ruscus hypophyllum, Aspidistra elatior and Ophyopogon jaburan the best results, as far as the quality of production is concerned (weight and length of the stems), are obtained with shading percentage ranging from 50 to 80%. Postharvest length has to be considered one of the qualitative parameters of production. The aim of this research was the evaluation of the effect of three shading levels (50, 70 and 90%) on quantity of production as well as on some qualitative parameters such as weight and length of the stems, chlorophyll content and behaviour of cut foliage during vase life (vase life duration, chlorophyll degradation and ethylene production). Results showed that shading of Ruscus racemosus L. plants can improve both quality and quantity of production. Parole chiave: Ruscus, fronda recisa, ombreggiatura, postraccolta. Keywords: Ruscus, cut foliage, shading, postharvest. Arsia ATTI 7 Raccolta 38 4-06-2002 12:43 Pagina 38 AT T I A R S I A Introduzione Al genere Ruscus (Fam. Liliaceae) appartengono alcune specie di interesse ornamentale, sia per uso come pianta da giardino, sia come fronda recisa. Nell’ambito di questo genere la specie Ruscus racemosus L. (Danaë racemosa Moench) è la più coltivata per la produzione di fronde recise (Farina, 1987) e presenta steli lunghi fino a 1 metro, cladodi lanceolati, fiori poco appariscenti, giallo-verdastri in maggio-giugno, seguiti da bacche rosso vivo, contenenti un solo seme, in inverno. Essendo una specie sciafila tipica del sottobosco il Ruscus deve essere allevato in condizioni di ombreggiamento al fine di evitare danni dovuti ad un eccessivo irraggiamento (ingiallimento fogliare, filloptosi, ecc.), soprattutto nei periodi estivi (Accati e Rapetti, 1983). Alcuni studi, effettuati presso l’Università della Florida, hanno, infatti, messo in luce come in specie molto diffuse per la produzione della fronda recisa (Ruscus hypophyllum, Aspidistra elatior e Ophyopogon jaburan) i migliori risultati dal punto di vista della qualità della produzione, intesa come lunghezza e peso dello stelo fogliare, si ottengano con percentuali di ombreggiamento del 5080%. Inoltre, per Ruscus e Aspidistra è stato osservato che l’ombreggiamento consente di allungare la durata della vita in vaso delle fronde in misura proporzionale al grado di ombreggiamento (Stamps, 1996 e 1997). Tra i parametri qualitativi della produzione deve essere considerata anche la durata postraccolta della fronda recisa. L’analisi del comportamento postraccolta delle fronde recise, infatti, è un requisito fondamentale anche nella valutazione degli effetti indotti nel prodotto finale da innovazioni nel processo produttivo e costituisce un presupposto importante in programmi di miglioramento genetico che prevedono la selezione, in base alle caratteristiche di longe- vità, di individui idonei alla costituzione di ibridi come nel caso dell’eucalipto (Wirthensohn et al., 1998) o la ricerca di genotipi con bassa sensibilità all’etilene come nel caso dell’Ilex (Joyce et al., 1990). Scopo di questo lavoro è stato quello di valutare l’effetto di tre diversi livelli di ombreggiamento (50, 70 e 90%) sia sull’entità della produzione, sia su alcuni parametri qualitativi quali lunghezza e peso dello stelo, contenuto in clorofilla e comportamento della fronda recisa durante la vita in vaso (durata della vita in vaso, degradazione della clorofilla e produzione di etilene). Materiali e metodi Produzione delle fronde Le prove sono state condotte presso la Sezione di Pescia dell’Istituto Sperimentale per la Floricoltura. La ricerca è iniziata nel luglio 1998 ed ha riguardato la coltivazione di piante di Danae racemosa allevate in pien’aria su terreno con sesto di impianto di 30 cm sulla fila e tra le file, pari a un investimento di 11 piante/m2. Sono stati messi a confronto tre diversi livelli di luminosità (50, 70 e 90%) con un testimone non ombreggiato. La radiazione solare è stata ridotta mediante l’utilizzo di rete ombreggiante nera. Per ogni tesi sono stati registrati i dati di tre parcelle ognuna costituita da 15 piante. Il terreno tendenzialmente sabbio-limoso a pH 6 in fase di preparazione è stato fertilizzato con una concimazione di fondo come riportata in tabella: Tipo di concime 20-10-10 18/46 Solfato di K e Mg Dolomite Stallatico Cornunghia Solfato di ferro Torba Quantità 200 gr/m2 35 gr/m2 60 gr/m2 150 gr/m2 2 Kg/m2 200 gr/m2 132 gr/m2 10 l/m2 L’irrigazione è stata effettuata mediante impianto di distribuzione localizzata ed è stata somministrata in base all’andamento stagionale. Durante la coltivazione si è proceduto a fertirrigazioni ogni trenta giorni durante il periodo primaverile estivo con una soluzione nutritiva con la seguente composizione pH 5,5 Elemento N-NO3 N-NH4 P K Ca Mg Fe Mn C.E. (mS/cm) 1,1 Concentraz. (ppm) 69 15 25 130 72 30 5 0,27 La raccolta delle piante è stata effettuata all’inizio del periodo estivo a due anni dall’impianto. Le fronde sono state raccolte al raggiungimento della maturità fisiologica, selezionate e recise alla lunghezza di 60 cm. Per valutare quantità e qualità della produzione raccolta, sono stati presi in esame i seguenti parametri : numero di steli prodotti per pianta, lunghezza e peso degli steli. Postraccolta Per la determinazione della longevità 9 fronde per ogni tesi sono state poste singolarmente in vasi di vetro Pyrex della capacità di 800 ml con 500 ml di acqua distillata fino a quando non cominciavano a comparire i primi sintomi di ingiallimento, a quel punto la vita postraccolta è stata considerata conclusa. I vasi sono stati posti in un laboratorio in condizioni standard da interno. È stata monitorizzata sia la produzione di etilene, sia di CO2 da porzioni apicali di germogli vegetativi (cm 10). Il materiale vegetale è stato chiuso in contenitori di vetro (Pyrex, Francia) con tappo a vite forato e dotato di setto di caucciù. I campioni, costituiti da 2 ml di aria, sono stati prelevati dall’interno dei contenitori con una Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 39 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I siringa ipodermica, dopo 10 minuti di accumulo al buio per la determinazione della CO2 e dopo un’ora alla luce per l’etilene. La produzione di etilene è stata misurata tramite analisi gascromatografiche utilizzando un detector FID e una colonna metallica (150 x 0,4 cm Ø impaccata con Hysep T). La temperatura della colonna e del detector erano rispettivamente 70° e 350°C. Come gas di trasporto è stato utilizzato N2 a 30 ml min-1. Per la determinazione della CO2 è stata utilizzata la stessa colonna ed un detector TCD. La temperatura della colonna e del detector erano rispettivamente 70° e 200°C. N2 è stato utilizzato come gas di trasporto a 30 ml min-1 e come gas di riferimento a 15 ml min-1. La produzione di etilene è stata effettuata su 5 diversi campioni. Tutti i dati relativi ai rilievi effettuati sono stati sottoposti all’analisi della varianza e il confronto tra le medie è stato effettuato con il test SNK. 39 Risultati e discussione I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come la produzione di Ruscus racemosus L. risulta influenzata dal livello di luminosità. Il numero di steli raccolti per ciascuna pianta, infatti, aumenta in maniera proporzionale alla riduzione di luminosità, con differenze statisticamente significative tra le varie tesi a confronto. La produzione unitaria di steli è risultata pari a 3,33 steli per pianta nelle Fig. 1 - Caratteristiche quantitative e qualitative della produzione di fronde di Ruscus racemosus L. coltivato in pien’aria (0% ombreggiamento) e sotto diversi livelli di ombreggiamento (50, 70 e 90%). Colonne con la stessa lettera indicano valori medi non statisticamente significativi (P ≤ 0,05) Fig. 2 - Contenuto in clorofilla al momento della raccolta in Ruscus racemosus L. coltivato in pien’aria (0% ombreggiamento) e sotto diversi livelli di ombreggiamento (50, 70 e 90%). Nella figura sono riportati i valori medi ± Errore Standard Fig. 1 - Quantitative and qualitative features of production. Ruscus racemosus L. cultured in open air (0% shading) or under different sheding levels (50, 70 and 90%). Columns with the same letters are not significantly different (P ≤ 0.05) Fig. 2 - Chlorophyll content at harvest in Ruscus racemosus L. cultured in open air (0% shading) or under different sheding levels (50, 70 and 90%). In the figure mean values ± standard error are reported Arsia ATTI 7 Raccolta 40 4-06-2002 12:43 Pagina 40 AT T I A R S I A Fig. 3 - Durata postraccolta delle fronde recise di Ruscus racemosus L. coltivato in pien’aria (0% ombreggiamento) e sotto diversi livelli di ombreggiamento (50, 70 e 90%). Nella figura sono riportati i valori medi ± Errore Standard Fig. 3 - Post harvest duration of cut foliage of Ruscus racemosus L. cultured in open air (0% shading) or under different sheding levels (50, 70 and 90%). In the figure mean values ± standard error are reported Fig. 4 - Contenuto in clorofilla durante la vita in vaso in Ruscus racemosus L. coltivato in pien’aria (0% ombreggiamento) e sotto diversi livelli di ombreggiamento (50, 70 e 90%). Nella figura sono riportati i valori medi ± Errore Standard Fig. 4 - Chlorophyll content during the vase life in Ruscus racemosus L. cultured in open air (0% shading) or under different sheding levels (50, 70 e 90%). In the figure mean values ± standard error are reported piante allevate in pieno sole, mentre nel caso delle piante coltivate sotto reti ombreggianti questo valore è risultato pari a rispettivamente 4,4, 5,13 e 6,0 con l’ombreggiamento del 50, 70 e al 90% (fig. 1). Relativamente al peso degli steli e alla loro lunghezza non sono state evidenziate differenze significative tra le tesi a confronto. Il peso degli steli è risultato mediamente pari a 43,65 g mentre la loro lunghezza è stata di 93,25 cm. Un effetto positivo della riduzione dei livelli di luminosità fino al 50% sulle dimensioni delle fronde era stato invece osservato in piante di Ruscus hypophyllum L. mentre un ulteriore aumento del livello di ombreggiamento si traduceva in una riduzione del peso (Stamps, 1996). Sempre riguardo alla qualità delle fronde raccolte ed in particolare al contenuto di clorofilla al momento della raccolta si può evidenziare dalla fig. 2 come questo parametro sia risultato influenzato in modo significativo dal livello di ombreggiamento. Con l’aumento del livello di ombreggiamento infatti è stato registrato un progressivo aumento del contenuto di clorofilla che raggiunge i valori massimi nelle piante coltivate con la riduzione di luminosità del 90%. Analogo andamento è stato rilevato riguardo al contenuto di clorofilla a e di clorofilla b. Stamps (1996) aveva ottenuto livelli minimi di colorazione delle fronde di R. hypophyllum con un ombreggia- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 41 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I mento del 30%, mentre senza ombreggiamento le fronde avevano una colorazione verde pallido inaccettabile dal punto di vista commerciale. Dopo la raccolta le fronde sono state sottoposte ad una prova di conservazione in vaso manifestando una durata media soddisfacente in tutte le tesi oggetto della ricerca in analogia a quanto osservato in altre specie di Ruscus come il R. hypophyllum (Stamps e Boone, 1972) e il R. hypoglossum (Nolan et al., 1986) confermando l’attitudine di questo genere per la produzione di fronde recise. Le fronde raccolte da piante sottoposte alla maggiore riduzione di luminosità hanno manifestato una longevità nettamente superiore infatti, una volta poste in acqua in condi- zioni ambientali tipiche da interno, sono state in grado di mantenere le caratteristiche ornamentali per più di 40 giorni (fig. 3). In R. hypophyllum, Stamps (1997) aveva invece osservato un aumento lineare della longevità in vaso di fronde ottenute da piante sottoposte a livelli crescenti di ombreggiamento. Durante il corso della vita in vaso il contenuto in clorofilla si è mantenuto inalterato per le prime tre settimane manifestando poi una drastica riduzione in tutti i trattamenti di ombreggiamento. È da notare comunque che le differenze di contenuto in clorofilla osservate al momento della raccolta si sono mantenute nelle fronde di diversa provenienza per tutto il periodo in cui i rami hanno man- Fig. 5 - Produzione di etilene in fronde recise di Ruscus racemosus L. coltivato in pien’aria (0% ombreggiamento) e sotto diversi livelli di ombreggiamento (50, 70 e 90%). Colonne con le stessa lettera indicano valori medi non statisticamente significativi (P ≤ 0.05) Fig. 5 - Ethylene production of cut foliage of Ruscus racemosus L. cultured in open air (0% shading) or under different sheding levels (50, 70 and 90 %). Columns with the same letters are not significantly different (P ≤ 0.05) 41 tenuto caratteristiche vitali (fig. 4). La degradazione della clorofilla è un sintomo di invecchiamento della foglia comune alla maggior parte delle piante ma è importante sottolineare che dai dati sperimentali di questo lavoro risulta evidente come il contenuto iniziale di clorofilla possa influire positivamente sulla durata della fronda recisa. In altre specie da fronda, come l’eucalipto, la degradazione della clorofilla inizia invece quando ormai il valore commerciale della fronda è compromesso dalla modificazione dello stato idrico (Mensuali et al., 2000). L’analisi della produzione di etilene da parte delle fronde recise ha mostrato che i rami di Ruscus rilasciano quantità apprezzabili dell’ormone durante tutto il periodo Fig. 6 - Produzione di anidride carbonica in fronde recise di Ruscus racemosus L. coltivato in pien’aria (0% ombreggiamento) e sotto diversi livelli di ombreggiamento (50, 70 e 90%). Colonne con le stessa lettera indicano valori medi non statisticamente significativi (P ≤ 0.05) Fig. 6 - CO2 production of cut foliage of Ruscus racemosus L. cultured in open air (0% shading) or under different sheding levels (50, 70 and 90%). Columns with the same letters are not significantly different (P ≤ 0.05) Arsia ATTI 7 Raccolta 42 4-06-2002 12:43 Pagina 42 AT T I A R S I A di permanenza in vaso (fig. 5). Il livello di sintesi varia nei diversi trattamenti, in particolare nelle fronde cresciute in pien’aria si è osservato un aumento significativo di produzione di etilene dopo 30 giorni dalla raccolta. Ciò conferma il maggior grado di deterioramento di questo materiale vegetale rispetto ai rami delle piante ombreggiate. Per quanto riguarda il processo respiratorio, le fronde si sono mantenute attive per tutto il periodo di osservazione. Il processo di invecchiamento delle foglie è risultato associato ad un aumento del livello di respirazione; infatti si è determinato un aumento di produzione di CO2 nelle tesi che hanno manifestato una minore longevità in vaso (fig. 6). La produzione di etilene e/o di CO2 dalle foglie in fase di senescenza è Bibliografia ACCATI E., RAPETTI S. (1983) - Alcuni aspetti relativi alla coltura della Danae racemosa Moench (R. racemosus Moench). Giornata di studio sulle piante da fronda recisa, Bordighera, 7-8 febbraio, pp. 53-59. FARINA E. (1987) - I Ruscus e i Cyperus come specie da fronda recisa. Atti del convegno “Il verde come complemento al fiore reciso”, Padova - 8 giugno, pp. 27-32. FERRANTE A., MENSUALI-SODI A., SERRA G., TOGNONI F. (2000) - La durata postaraccolta di Eucalyptus parvifolia Cambage. Colture Protette, vol. 7: 79-83 JOYCE D.C., REID M.S., EVANS R.Y., 1990. Silver Thiosulfate prevents ethylene-induced abscission in Holly and Mistletoe. Hor science 25: 90-92. stata determinata anche in altre specie da fronda a livelli molto variabili anche se difficilmente sono stati rilevati andamenti tipicamente climaterici. Tingley e Price (1990) hanno esaminato la produzione di etilene da fronde di 16 specie sempreverdi suddividendole in sei gruppi in base al livello di etilene prodotto: le quantità variano da un massimo di 2800 nl kg-1h-1 in Sequoia sempervirens ad un minimo di 26 nl kg-1h-1 in Juniperus virginiana. Conclusioni Il livello di ombreggiamento ha influenzato positivamente, oltre alla quantità intesa come numero di steli prodotti, anche la qualità della fronda recisa di Ruscus racemosus L. sia per quanto riguarda MENSUALI-SODI A., FERRANTE A., SERRA G., TOGNONI F. (2000) Alterazioni fisiologiche durante la vita in vaso di fronde recise di Eucalyptus parvifolia Cambage. V Giornate Scientifiche S.O.I., Sirmione, 28-30 marzo 2000, pp. 59-60. NOOH A.E., EL-KIEY, KHATTAB M. 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La perdita di valore ornamentale nelle fronde è risultata, come prevedibile, strettamente associata all’invecchiamento della foglia il cui sintomo più evidente è la de gradazione della clorofilla. Lavoro svolto nell’ambito del progetto ARSIA “Incremento produttivo e valorizzazione commerciale delle fronde recise di interesse regionale”. STAMPS R.H., BOONE C.C. (1992) Effects of growing medium, shade level and fertilizer rate on cladode color, yield and vase life of Ruscus hypophyllum. J. Environ. Hort. 10: 150-152. TINGLEY D.R., PRICE T.A. (1990) Ethylene production and influence of silver thiosulfate on ethylene sensitivity of cut evergreens. Hortscience 25(8): 944-946. WIRTHENSHON M.G., SEDGLEY M. (1998) - Effect of pruning on regrowth of cut foliage stems of seventeen Eucalyptus species. Australian J. of Experimental Agriculture 38: 631-636. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 43 3. Caratterizzazione fisiologica della senescenza fogliare in fiori recisi di Alstroemeria A. Ferrante Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa D.A. Hunter, M.S. Reid University of California, Davis - USA Riassunto La perdita di qualità postraccolta dei fiori recisi di Alstroemeria è di solito associata con la rapida senescenza delle foglie, le quali possono diventare completamente gialle prima della senescenza e della caduta dei petali. Le prove sperimentali sono state eseguite sulle cv Rebecca, Jubilee e Diamond che mostravano l’ingiallimento a tempi diversi durate la durata in vaso. La cv Diamond e la Jubilee erano le più suscettibili all’ingiallimento, infatti mostravano i primi sintomi dopo 5-6 giorni dalla raccolta. La cv Rebecca era la meno suscettibile, infatti le foglie ingiallivano dopo 20-23 giorni. I fiori Physiological characterisation of leaf senescence in cut Alstroemeria Abstract Postharvest quality loss in cut stems of Alstroemeria commonly is associated with rapid senescence of the leaves, which may turn completely yellow before any of the flowers have senesced. The aim of this work was to test the possibility that TDZ, a phenyl urea with potent cytokinin activity, might prevent leaf yellowing in cut Alstroemeria flowers. The recisi delle tre cultivar sono stati pretrattati per 24 ore alla luce con 100 µM di BA e 10 µM di TDZ. Un altro trattamento continuo al buio con le stesse concentrazioni di BA e TDZ è stato effettuato per discriminare l’effetto della luce. L’obiettivo del presente lavoro è stato di testare l’effetto del TDZ che è una fenil-urea con una potente azione citochinino-simile nel prevenire l’ingiallimento fogliare nei fiori recisi di Alstroemeria. I risultati ottenuti hanno dimostrato che il TDZ inibisce l’ingiallimento fogliare per un periodo superiore alla durata della prova (considerata conclusa al trentesimo giorno). La BA ha ritardato la comparsa dell’ingiallimento di soli 4-5 giorni experiment was carried out on three cultivars; “Rebecca”, “Jubilee” and “Diamond” that showed leaf yellowing at different times during their vase life. The cvs “Diamond” and “Jubilee” were most sensitive to leaf yellowing. They showed the first symptoms of leaf yellowing within 56 days of harvest. The cv “Rebecca” was less sensitive and showed leaf yellowing after 20-23 days of vase life. TDZ is an extraordinary inhibitor of leaf yellowing in Alstroemeria; leaves of the flowers treated with TDZ remained completely green throughout the dura- nelle cv Jubilee e Diamond, mentre ha addirittura ridotto la durata nella cv Rebecca. Nella prova svolta al buio il TDZ ha ritardato la comparsa dell’ingiallimento di soli 3-4 giorni rispetto al controllo e BA. Quest’ultimo non ha indotto nessun effetto positivo nell’inibire l’ingiallimento al buio. In conclusione i risultati ottenuti suggeriscono l’applicazione del TDZ come un efficiente pre-trattamento per inibire l’ingiallimento fogliare nei fiori recisi di Alstroemeria. Parole chiave: Alstroemeria, durata postraccolta, thidiazuron, benzylaminopurine, senescenza fogliare, ingiallimento. tion of the experiment (30 days). BA delayed yellowing by 4-5 days in “Jubilee” and “Diamond”, but reduced the vase life of “Rebecca”. In the dark, BA was without effect on leaf yellowing of “Diamond”; TDZ delayed leaf yellowing by 4-5 days. Our results suggest that TDZ could be an effective commercial pre-treatment to prevent leaf yellowing of cut Alstroemeria flowers. Keywords: TDZ, BA, thidiazuron, cytokinin, Alstroemeria, leaf yellowing, leaf senescence. Arsia ATTI 7 Raccolta 44 4-06-2002 12:43 Pagina 44 AT T I A R S I A Introduzione L’ingiallimento fogliare è il principale fattore che determina la durata postraccolta dei fiori recisi di Alstroemeria. I sintomi d’ingiallimento si manifestano prima della caduta dei petali rendendo i fiori non commercializzabili. La perdita di colore può essere misurata attraverso la determinazione del contenuto in clorofilla delle foglie. I sintomi d’ingiallimento compaiono prima sulle foglie più vecchie e quindi sulla pianta dal basso verso l’alto. L’applicazione di fitoregolatori esogeni, in particolare gibberelline e citochinine ritardano efficientemente la comparsa dell’ingiallimento fogliare (Hibma, 1988; Dai e Paull, 1991; Hicklenton, 1991). Tra le gibberelline utilizzate la GA4 e la GA7 sono risultate essere più efficaci della GA3 che è comunemente utilizzata per ritardare l’ingiallimento nei fiori recisi di Alstroemeria (Jordi et al., 1995). Le citochinine ritardano la comparsa dell’ingiallimento fogliare a concentrazioni leggermente superiori a quelle delle gibberelline. Nel presente lavoro è stato testato l’effetto di una citochinina simile, il thidiazuron. Questo composto è un sostituto della fenilurea ed è attualmente in commercio come defogliante del cotone (DROPP), diserbante e fitoregolatore per le colture in vitro. Essendo il TDZ un composto molto più forte delle normali citochinine è stato studiato il suo effetto come potenziale trattamento di postraccolta per la conservazione dei fiori di Alstroemeria. Materiali e metodi Materiale vegetale Le prove sperimentali sono state effettuate presso il Dipartimento Environmental Horticulture dell’Università della California, Davis. I fiori recisi delle cultivar Rio, Jubilee, Rebecca e Diamond sono stati spediti dall’azienda Mellano (San Diego, CA). Appena giunti in laboratorio sono stati selezionati, rita- gliati in acqua alla lunghezza di 60 cm e posti in vasi con acqua distillata e soluzioni di conservazione per 24 ore. Trattamenti Pre-trattamenti di 24 ore sono stati effettuati con 100 µM di BA e 10 µM di thidiazuron. Dopo il trattamento le soluzioni di conservazione sono state sostituite con acqua deionizzata. La durata postraccolta è stata valutata in una stanza condizionata a 20°C, con umidità relativa al 60% e ad una intensità luminosa di 15 µM m-2 s-1 con un fotoperiodo di 24 ore. Infine, la cultivar Diamond risultata più sensibile all’ingiallimento, è stata utilizzata per testare l’effetto di 100 µM di BA e 10 µM TDZ al buio. In questo caso il trattamento è stato continuo. Parametri misurati Durante la vita in vaso i parametri misurati sono stati il contenuto in clorofilla totale e la durata postraccolta. Quest’ultima è stata determinata annotando la comparsa dei primi sintomi d’ingiallimento fogliare. Il contenuto in clorofilla è stato determinato mediante lettura allo spettrofotometro. L’estrazione della clorofilla è stata effettuata da dischi fogliari, prelevati dalle foglie intermedie dello stelo. I campioni sono stati incubati in metanolo (10% del peso fresco) per una notte in camera fredda al buio. L’assorbanza spettrofometrica è stata misurata a 662,5 e a 652,4 nm. Il contenuto in clorofilla è stato calcolato secondo le formule di Lichtenthaler (1987). La comparsa dell’ingiallimento e la caduta dei petali sono stati misurati mediante osservazione giornaliera dei fiori oggetto di studio. Analisi statistica L’esperimento è stato realizzato con 6 replicazioni per ciascun trattamento. Il contenuto in clorofilla è stato misurato da tre foglie (repliche) per ciascun stelo. I valori riportati nelle figure sono medie con i relativi errori standard. Risultati Durata postraccolta I fiori trattati per 24 ore con TDZ non hanno mostrato nessun sintomo d’ingiallimento fino alla fine della prova sperimentale che si è considerata conclusa dopo 30 giorni di durata in vaso. La BA ha ritardato l’ingiallimento nelle cultivar più suscettibili come Jubilee e Diamond (fig. 1), mentre nella cultivar Rebecca ha avuto l’effetto contrario. I fiori recisi della cv Rebecca trattati con BA hanno mostrato sintomi d’ingiallimento prima del controllo. Inoltre, tutti i trattamenti non hanno avuto nessun effetto sulla caduta dei petali, eccetto nella cv Diamond trattata con TDZ che ha ritardato leggermente l’abscissione dei petali (fig. 2). L’incubazione al buio dei fiori ha accelerato il processo d’ingiallimento rispetto ai trattamenti effettuati alla luce. Ciononostante il trattamento con TDZ ha ritardato l’ingiallimento delle foglie nella cv Diamond di 2-3 giorni rispetto al controllo e al trattamento con BA (fig. 3). Contenuto in clorofilla Il contenuto in clorofilla totale nelle tre cultivar è costantemente diminuito nel controllo, mentre nei trattamenti è leggermente diminuito. Le foglie dei fiori trattati con TDZ hanno perso lievemente il contenuto in clorofilla nei primi 2 giorni di durata in vaso (fig. 4). Questa perdita non ha avuto nessun effetto visivo sulla colorazione delle foglie. Nei giorni successivi il contenuto in clorofilla è nuovamente aumentato. Durante tutto il periodo della prova (30 giorni) i fiori trattati con TDZ non hanno mostrato nessun sintomo d’ingiallimento in tutte e tre le cultivar considerate. Al contrario l’efficacia del trattamento con BA è variato nelle diverse cultivar testate. I fiori recisi della cv Rebecca non hanno tratto nessun beneficio dal trattamento con BA, mentre nelle altre due cultivar la perdita di clorofilla è stata rallentata. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 45 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Fig. 1 - Durata postraccolta dei fiori recisi di Alstroemeria trattati con 100 µM BA e 10 µM TDZ Fig. 1 - Vase life of cut Alstroemeria flowers treated with water, 100 µM BA or 10 µM TDZ Fig. 2 - Abscissione dei petali in tre cultivar di fiori recisi di Alstroemeria trattati con 100 µM BA e 10 µM TDZ Fig. 2 - Petal fall in three cultivars of cut Alstroemeria flowers treated with water, 100 µM BA or 10 µM TDZ Fig. 3 - Effetto dei trattamenti con 100 µM BA e 10 µM TDZ sull’ingiallimento fogliare dei fiori recisi di Alstroemeria cv Diamond posti in camera buia Fig. 3 - Effect of treatments with 100 µM BA or 10 µM TDZ on leaf yellowing in cut Alstroemeria flowers cv. Diamond held in the dark 45 Arsia ATTI 7 Raccolta 46 4-06-2002 12:43 Pagina 46 AT T I A R S I A I fiori recisi della cv Diamond posti al buio hanno perso il contenuto in clorofilla sia nel controllo, sia nei trattamenti. Tuttavia nel trattamento con TDZ la riduzione del contenuto di clorofilla totale è stata meno drastica (fig. 5). Le foglie dei fiori trattati con TDZ dopo 10 giorni visivamente apparivano verdi al centro lungo le nervature e clorotiche lungo i margini esterni. Discussione e conclusioni Fig. 4 - Contenuto in clorofilla totale nel controllo e nei trattamenti con 100 µM BA e 10 µM TDZ nelle tre cultivar: a) Rebecca, b) Jubilee, c) Diamond Fig. 4 - Total chlorophyll content of three Alstroemeria cultivars: a) Rebecca, b) Jubilee, c) Diamond held in the light in water, 100 µM BA or 10 µM TDZ La senescenza dei fiori recisi è spesso dovuta ad uno squilibrio ormonale e nutrizionale indotto dalla raccolta. Il distacco del fiore dalla pianta madre o dall’apparato radicale causa una discontinuità che impedisce l’interscambio di ormoni, nutrienti e prodotti metabolici. La conferma di questa teoria è stata data dai risultati ottenuti dall’applicazione di alcuni fitoregolatori esogeni a piante, rami e foglie recise. La biosintesi delle citochinine è localizzata nelle radici, per cui una volta che un fiore o una foglia viene recisa viene meno l’apporto ormonale. La carenza delle citochinine induce la comparsa dell’ingiallimento della foglia o delle foglie del fiore che è stato raccolto. È stata dimostrato che l’applicazione di citochinine o di sostanze ad azione simile è in grado di ritardare il processo degenerativo. Tuttavia, nell’ambito di una stessa specie le concentrazioni e le sostanze ormonali hanno diversa efficacia (van Doorn et al., 1992; Jordi et al., 1995). Le citochinine esogene e le gibberelline sono i principali ormoni attualmente utilizzati nei formulati commerciali per inibire l’ingiallimento fogliare nei fiori recisi di Alstroemeria (van Doorn e Lieburg, 1993). I risultati ottenuti, dalle prove svolte sui fiori recisi delle tre cultivar di Alstroemeria, sono in accordo con le osservazioni sperimentali presenti nella letteratura scientifica. Il TDZ è stato più efficace del BA nell’inibire l’ingiallimento fo- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 47 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 47 Fig. 5 - Contenuto in clorofilla totale dei fiori recisi di Alstroemeria cv “Diamond” posti al buio e trattati con 100 µM BA e 10 µM TDZ Fig. 5 - Total chlorophyll content of cut Alstromeria cv Diamond flowers placed in the dark in water, 100 µM BA or 10 µM TDZ gliare. Questo risultato è dovuto soprattutto alla forte azione citochinino-simile del TDZ. Nelle colture in vitro è stato sperimentalmente osservato che l’efficacia del TDZ è circa 10-50 volte più alta delle normali citochinine. Tale proprietà è stata utilizzata per favorire la rigenerazione nelle colture in vitro laddove le comuni citochinine non hanno avuto successo. Dal punto di vista chimico il TDZ è un sostituto della fenilurea che è commercialmente in uso sia come erbicida, sia come defogliante del cotone per favorire la raccolta meccanica. Le caratteristiche e le proprietà di questa sostanza hanno suggerito una potenziale applicazione per la conservazione dei fiori recisi suscettibili all’ingiallimento fogliare. I dati sperimentali hanno confermato questa ipotesi. Fiori lasciati nella stanza per la valutazione della vita in vaso non hanno mostrato nessun sintomo d’ingiallimento per oltre 3 mesi (dati non mostrati). L’efficacia di questo bioregolatore è dovuta soprattutto alla sua natura non metabolizzabile e quindi alla permanenza dell’azione nel fiore. Dal punto di vista fisiologico l’inibizione dell’ingiallimento fogliare è dovuta probabilmente al mantenimento del normale turnover della clorofilla. In particolare il TDZ ha anche un effetto diretto sulla biosintesi come è stato visto da trattamenti eseguiti sul geranio, le cui foglie avevano un più alto contenuto in clorofilla (Visser et al., 1995). Inoltre, il TDZ è risultato in grado di ritardare l’ingiallimento anche quando i fiori sono stati incubati al buio che è un forte promotore della senescenza fogliare. Questo risultato suggerisce che il TDZ potrebbe essere utilizzato come trattamento per i fiori recisi e per le piante in vaso destinate all’esportazione verso mercati d’oltreoceano, il cui trasporto avviene in container o locali in assenza di luce. In futuro il lavoro da effettuare sarà concentrato sulla caratterizzazione a livello molecolare dell’azione del TDZ in modo da conoscere le basi genetiche su cui agisce questa sostanza e trarne nozioni utili per le applicazioni pratiche. La concentrazione standard di BA generalmente utilizzata per trattamenti di postraccolta ha inibito l’ingiallimento fogliare non in modo esaustivo nelle cv Jubilee e Diamond, mentre nella cv Rebecca ha addirittura ridotto la durata in vaso. In quest’ultimo caso probabilmente il BA è risultato essere fitotossico. Nelle prove al buio la concentrazione di 100 µM di BA impiegata è risultata essere del tutto inefficiente. In conclusione i risultati ottenuti sono molto promettenti per una eventuale commercializzazione del prodotto come fitoregolatore esogeno da utilizzare per la conservazione dei fiori recisi e delle piante in vaso sensibili all’ingiallimento fogliare. Arsia ATTI 7 Raccolta 48 4-06-2002 12:43 Pagina 48 AT T I A R S I A Bibliografia DAI J.W., PAULL R.E. (1991) Postharvest handling of Alstroemeria. Hortscience 26: 3, 314. DOORN W.G. VAN., HIBMA J., DE WIT J. (1992) - Effect of exogenous hormones on leaf yellowing in cut flowering branches of Alstroemeria pelegrina L. Plant Growth Regulation 11: 4, 445-448 (59-62). DOORN W.G. VAN, LIEBURG M.J. VAN (1993) - Interaction between the effects of phytochrome and gibberellic acid on the senescence of Alstroemeria pelegrina leaves. Physiologia Plantarum 89: 1, 182-186. HIBMA J.T. (1988) - Development of a test for the control of the use of pretreatment conditioning materials against leaf yellowing in Alstroemeria. Verslag - Centrum voor Agrobiologisch Onderzoek. 91: 26. HICKLETON P.R. (1991) - GA and benzylaminopurine delay leaf yellowing in cut Alstroemeria stems. Hortscience 26: 9, 1198-1199. JORDI W., STOOPEN G.M., KELEPOURIS K., VAN DER KRIEKEN W.M. 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A tal fine è stato condotto uno studio nel corso di due anni di sperimentazione sulla senescenza di due specie del genere Limonium (L. gmelinii e L. otolepis). Dai risultati emerge chiaramente l’utilità, soprattutto Vase life of cut flowers of Limonium gmelinii and L. otolepis. Experimental results of two years of trial Abstract Senescence of cut flowers is a complex process involving wilting, pigment degradation and ultimately, petal collapse. The rate at which petal senescence proceeds directly determines the longevity of the cut flowers. Few information are available on post-harvest physiology of cut flowers of “minor” Mediterranean flower crops. This study was designed to determine the effect of different preservative solutions and pulsing treatments on vase life of two new important species: Limonium gmelinii and L. otolepis. The results obtained, during two years of experimental trials (1999-2000), concerning keeping quality of Limonium flowers, are referred in nel caso della specie L. gmelinii, di utilizzare un bagnante per favorire l’assorbimento dell’acqua e conseguentemente prolungare la longevità dei fiori e il loro grado di apertura. L’impiego della tecnica del pulsing, nel caso del L. gmelinii, ha consentito un migliore assorbimento dell’acqua da parte degli steli. Per quanto riguarda la specie L. otolepis, si sono ottenuti risultati meno soddisfacenti, in termini di assorbimento idrico. L’utilizzo del ba- gnante si è dimostrato efficace per gli steli fioriti appartenenti a cloni testati nel corso del secondo anno di prove, come il 6/4 e il 10/10, mentre per i cloni PRO e miscuglio si rendono necessarie ulteriori sperimentazioni. this paper. Limonium cut flowers, grown in a glasshouse of the Istituto sperimentale per la Floricoltura di Sanremo (Italy), were used. They were packed and transferred by truck in containers at 4-5°C. From harvesting to the beginning of the experiment there was a delay of about 24 hours. The experiments were carried out under natural light in conditioned room at 20°C; R.H. was about 60%. At the arrival to the laboratory flower stems were recut 1 cm at their ends under water. Ten flowers were used in each treatment. The following data were measured: vase life, daily fresh weight variation and percentage of flowers opened on each stem. Data of vase life were subjected to Anova and Duncan’s multiple test. During the fist experiment flowers of L. gmelinii, kept in preservative solutions (1 and 3), made by respectively sucrose 20 g/l + Irol 100 mg/l and sucrose 20 g/l and Irol 150 mg/l and flowers pulsed with 20 g/l + Irol 100 mg/l + citric acid 100 mg/l had a significantly longer life than flower of the other treatments or placed in distilled water (check). Data obtained show that cut flowers of L. gmelinii kept in preservative solutions, including wetting-agent, such as Irol, have a useful vase life longer than that of flowers in distilled water, improving water uptake of the stem. The decline in water uptake and stem weight was greatly reduced by a 24 h wettingagent pulse treatment with Irol at 100 ml/litre. It is confirmed that exists a relation between vase life and fresh weight variant. In the second experiment, the vase life of cut flowers of L. gmelinii, kept in the preservative solution 2, made by 150 mg/l citric acid and sucrose 20 g/l was 10,4 days. The vase solution (6) containing 40 g sucrose/l promoted bud opening so that the vase life of cut inflorescences was extended to 10 Parole chiave: Limonium gmelinii, L. otolepis, fiori recisi, soluzioni conservanti, pulsing. Arsia ATTI 7 Raccolta 50 4-06-2002 12:43 Pagina 50 AT T I A R S I A days. AOA treatments had little effect on vase life. In trial experiments carried out, during the second years, with cut flowers of L. otolepis clones 6/4 and 10/10, the treatment with sucrose 20 g/l + Irol Introduzione La senescenza dei fiori recisi è un processo complesso che comporta a livello fisiologico varie modificazioni, tra le quali un incremento della permeabilità delle membrane cellulari, quindi, un avvizzimento dei petali, una degradazione dei pigmenti e in ultimo il collasso ed abscissione dei petali. La rapidità con la quale la senescenza dei petali procede determina direttamente la longevità dei fiori recisi (Jones e McConche, 1995). La peculiare evoluzione dei processi della senescenza del fiore reciso in ogni singola specie vegetale rende essenziale l’effettuazione di ricerche approfondite e mirate, anche in riferimento alle singole varietà coltivate (Bredmose, 1987). I dati disponibili in letteratura, circa i fenomeni fisiologici della senescenza fiorale nelle specie tipiche dell’areale mediterraneo, con particolare riferimento a quelle attualmente considerate “minori”, risultano molto limitati, nonostante un’importanza crescente di tali produzioni nel comparto floricolo italiano (Devecchi et al., 1997; Vigna et al., 1999). A tal fine è stato condotto uno studio sulla senescenza fiorale in due specie del genere Limonium (L. gmelinii e L. otolepis), che presentano alcune difficoltà riguardo alla conservazione in vaso del fiore reciso. I fiori di Limonium, infatti, pur potendosi conservare a lungo, tanto da trovare utilizzazione anche nella preparazione di composizioni di fiori essiccati, vanno incontro ad una rapida chiusura che conferisce all’infiorescenza nel suo insieme un aspetto poco fresco (Vigna et al., 1999). Si è, pertanto, proceduto a valutare l’efficacia di alcune soluzioni conservanti e 100 mg/l improved the vase life until 5,8 days. Always in L. otolepis, water uptake was better in the cut flower kept in solution with wetting-agent, particularly for clone 6/4 and clone 10/10. Instead clones PRO and mixed, it will be necessary further studies. della tecnica del pulsing per prolungare la durata in vaso degli steli fioriti di entrambe le specie. della varianza e al test di Duncan. Keywords: Limonium gmelinii, L. otolepis, cut flowers, preservative solutions, pulsing. Risultati e discussione Materiali e metodi Le prove sperimentali sono state condotte nei mesi di giugno e di settembre 1999, e nel mese di luglio 2000, presso il Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio della Facoltà di Agraria di Torino. Le prove sono state condotte sotto luce naturale in un ambiente a temperatura controllata a 20°C ed umidità relativa pari a circa il 60%. Al loro arrivo in laboratorio gli steli fiorali sono stati ritagliati a circa 1 cm dalla loro base in acqua. Sono state effettuate dieci ripetizioni per ogni trattamento. Nelle prove sperimentali effettuate nel 1999 sono stati utilizzati steli fiorali di Limonium gmelinii e di L. otolepis; nel 2000 le soluzioni conservanti sono state testate su steli recisi di L. gmelinii e di quattro cloni appartenenti a L. otolepis, ovvero clone 6/4, clone 10/10, clone PRO e miscuglio. Le piante sono state coltivate in serra in file binate senza pacciamatura presso l’azienda dell’Istituto sperimentale per la Floricoltura di Sanremo. Nel corso delle esperienze effettuate sono stati fatti rilievi giornalieri per valutare la longevità dei fiori recisi, la variazione percentuale del peso fresco e il grado di apertura dei fiori degli steli durante la conservazione. L’apertura dei fiori è stata valutata visivamente, considerando i primi 20 cm della porzione apicale dello stelo. Per i trattamenti effettuati nel corso delle diverse esperienze nei due anni di prova si fa riferimento alla tab. 1. I dati riguardanti la longevità dei fiori sono stati sottoposti all’analisi Nella tab. 2 si riportano i risultati riguardanti la longevità degli steli fiorali nelle tre esperienze condotte nel corso del 1999. La durata di vita in vaso degli steli fiorali di L. gmelinii è risultata nella prima prova significativamente maggiore nei trattamenti 1, 3 e 14, caratterizzati nella composizione da una sostanza bagnante (Irol), sino ad un massimo di 13 giorni nella soluzione composta da 20 g/l di saccarosio e 100 mg/l del bagnante Irol. Questa soluzione, insieme alla soluzione 6, ha inoltre svolto una azione efficace nel mantenimento dell’apertura dei fiori nel corso del periodo di conservazione, consentendo agli steli così trattati di aprire circa il 75% dei loro fiori (figg. 1a-1b). Relativamente al pulsing, interessante si è dimostrato l’impiego del saccarosio 20 g/l + Irol 100 mg/l + acido citrico 100 mg/l. Anche nel corso della seconda esperienza l’impiego del bagnante ha consentito di ottenere i risultati più significativi in termini di longevità, con un risultato pari a 11,8 giorni nella soluzione costituita da saccarosio 20 g/l e Irol 100 mg/l, rispetto non solo al testimone (acqua deionizzata e potabile), ma anche rispetto al formulato commerciale Chrysal GVB alla dose di 50 mg/l. La soluzione composta da 300 mg/l di HQS e 40 g/l di saccarosio è risultata la migliore per l’apertura fiorale, consentendo agli steli di mantenere il 45% dei fiori aperti fino all’ultimo giorno di conservazione (fig. 3a). Per quanto riguarda i trattamenti pulsing, non si sono verificate grosse differenze nell’apertura fiorale, anche se Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 51 51 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 1 - Prospetto dei trattamenti effettuati nel corso del 1999 e del 2000 su Limonium gmelinii e L. otolepis Tab. 1 – List of the treatments carried out during 1999 and 2000 on Limonium gmelinii and L. otolepis ANNO 1999 Prima prova Seconda prova Terza prova 1) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol 1) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol 1) 100 mg/l di AIB + 20 g/l di saccarosio 2) 150 mg/l di acido citrico + 20 g/l di saccarosio 2) 150 mg/l di acido citrico + 20 g/l di saccarosio 2) 100 mg/l di AOA + 20 g/l di saccarosio 3) 20 g/l di saccarosio + 150 mg/l di Irol 3) 50 mg/l di AIB + 20 g/l di saccarosio 3) 100 mg/l di acido citrico + 40 g/l di saccarosio 4) 100 mg/l di Irol 4) 100 mg/l di AIB + 20 g/l di saccarosio 4) 300 mg/l di benzoato di sodio + 40 g/l di saccarosio 5) 50 mg/l di DDMH + 30 g/l di saccarosio 5) 200 mg/l di HQS + 20 g/l di saccarosio 5) acqua deionizzata 6) 50 ml/l di Chrysal GVB 6) 300 mg/l di HQS + 40 g/l di saccarosio 6) 100 mg/l di Irol + 20 g/l di saccarosio 7) 5 ml/l di Chrysal EVB 7) 50 mg/l di AOA + 20 g/l di saccarosio 8) 10 ml/l di Chrysal RVB 8) 100 mg/l di AOA + 20 g/l di saccarosio 9) acqua deionizzata 9) 50 ml/l di Chrysal GVB 10) acqua potabile 10) acqua deionizzata 11) acqua potabile Pulsing Pulsing 11) 40 g/l di saccarosio + 50 mg/l di AgNO3 12) 40 g/l di saccarosio + 50 mg/l di AgNO3 12) 40 g/l di saccarosio + 100 mg/l di acido citrico 13) 70 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol + 100 mg/l di acido citrico 13) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol + 100 mg/l di acido citrico 14) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di AOA 14) 70 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol + 100 mg/l di acido citrico 15) 40 g/l di saccarosio + 200 mg/l di HQS ANNO 2000 Prova su L. gmelinii Prova su L. otolepis 1) acqua deionizzata 1) acqua deionizzata 2) 100 mg/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol 2) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol 3) 20 g/l di saccarosio + 200 mg/l di Irol 4) 20 g/l di saccarosio + 300 mg/l di Irol 5) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol + 150 mg/l di acido citrico 1a) Figg. 1a e 1b - Percentuale di fiori aperti di L. gmelinii (Prima prova - anno 1999) Figg. 1a and 1b - Opening flower percentage of L. gmelinii (First trial – year 1999) 1b) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 52 AT T I 52 ARSIA Tab. 2 - Longevità degli steli fiorali di Limonium gmelinii e L. otolepis espresse in giorni (prove 1999) Tab. 2 – Longevity of Limonium gmelinii and L. otolepis flower stems in days (trials 1999) Prima prova Seconda prova Longevità Soluz. conservanti 1) 20 g/l di saccarosio L. gmel. L. otol. 13,0a* 10,2ab + 100 mg/l di Irol 2) 150 mg/l di acido citrico 9,6b 1) 20 g/l di saccarosio 2) 50 mg/l di acido citrico Longevità L. gmel. L. otol. 11,8a* — 12,0a 8,2b 3) 150 mg/l di AIB 10,4ab — 7,0d 10,6ab 5) 50 mg/l di DDMH 7,2cd 8,8b + 30 g/l di saccarosio 10,2abc — 8,4ab* 2) 100 mg/l di AOA 8,8ab 3) 100 mg/l di acido citrico 9,6a + 40 g/l di saccarosio 4) 100 mg/l di AIB + 20 g/l di saccarosio 6,4def 10,2a 4) 300 mg/l di benzoato di sodio + 40 g/l di saccarosio 5) 200 mg/l di HQS 8,0cde 7,8a 5) acqua deionizzata 10,0abc — 10,0a 5,6c + 20 g/l di saccarosio 9,8b 12,8a 6) 300 mg/l di HQS + 40 g/l di saccarosio 7) 5 ml/l di Chrysal EVB L. otol. 1) 100 mg/l di AIB + 20 g/l di saccarosio + 20 g/l di saccarosio 4) 100 mg/l di Irol Soluz. conservanti + 20 g/l di saccarosio + 20 g/l di saccarosio + 150 mg/l di Irol 6) 50 ml/l di Chrysal GVB Soluz. conservanti + 100 mg/l di Irol + 20 g/l di saccarosio 3) 20 g/l di saccarosio Terza prova Longevità 7,2cd 9,8ab 7) 50 mg/l di AOA 6) 100 mg/l di Irol 6,0bc + 20 g/l di saccarosio 6,8def — 6,0ef 10,6a + 20 g/l di saccarosio 8) 10 ml/l di Chrysal RVB 7,1cd 9,2ab 8) 100 mg/l di AOA + 20 g/l di saccarosio 9) acqua deionizzata 7,1d 8,6b 10) acqua potabile 7,0d — Pulsing 11) 40 g/l di saccarosio 9) 50 ml/l di Chrysal GVB 8,4bcde 9,0a 10) acqua deionizzata 5,4f 7,6a 11) acqua potabile 5,0f — 8,8bcd — 7,4def — 7,3a Pulsing 9,9b 12,6a + 50 mg/l di AgNO3 12) 40 g/l di saccarosio + 50 mg/l di AgNO3 12) 40 g/l di saccarosio + 100 mg/l di acido citrico 9,2bcd 10,4ab 13) 70 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol + 100 mg/l di acido citrico 13) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol + 100 mg/l di acido citrico 9,3bc 9,8ab 14) 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di AOA 5,4f 14) 70 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol + 100 mg/l di acido citrico 12,0a 10,2ab 15) 40 g/l di saccarosio + 200 mg/l di HQS 7,0def * Le medie seguite dalla stessa lettera non si differenziano significativamente tra loro al test di Duncan (P= 0,05). la soluzione contenente Irol e acido citrico è risultata la più efficace a questo proposito (fig. 3b). Nel caso del L. otolepis, si è avuta nella prima prova una situazione meno differenziata tra i diversi trattamenti, quanto a longevità dei fiori recisi. Una differenza statisticamente significativa si è evidenziata tra i trattamenti 6 e 11 (Chrysal GVB 50 ml/l e il pulsing saccarosio 40 g/l + AgNO3 50 mg/l) e i trattamenti 3, 5 e 9 (20 g/l di saccarosio + Irol 150 mg/l; DDMH 50 mg/l + saccarosio 30 g/l e acqua deionizzata). Le soluzioni 6, 11 e 12 (pulsing a base di 40 g/l di saccarosio e 100 mg/l di acido citrico), hanno inol- tre consentito la maggiore apertura fiorale (figg. 2a e 2b). Nella seconda esperienza le soluzioni poste a confronto non hanno presentato differenze statisticamente significative in termini di longevità dei fiori recisi. La soluzione 9, composta da 50 ml/l di Chrysal GVB, ha fornito i migliori risultati per quanto riguarda la percentuale di fiori aperti (fig. 4), e si è inoltre dimostrata una delle più efficaci nel limitare la diminuzione del peso fresco degli steli (fig. 8). Nella terza esperienza l’impiego delle soluzioni 3 e 4 (acido citrico 100 mg/l + saccarosio 40 g/l e benzoato di sodio 300 mg/l + sac- carosio 40 g/l) ha consentito di ottenere risultati di longevità significativamente maggiori rispetto sia al testimone, sia alla soluzione 6 a base di Irol 100 mg/l + saccarosio 20 g/l. Le soluzioni 3 e 4 sono risultate anche le più efficaci nel mantenere una buona percentuale di fiori aperti durante tutto il periodo di conservazione (fig. 5). In tutte le prove condotte su steli fioriti di Limonium, si è registrata una progressiva diminuzione del peso fresco degli steli già a partire dal secondo giorno di conservazione, ma nel caso del L. gmelinii, i trattamenti pulsing hanno consentito una più graduale ridu- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:43 Pagina 53 53 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I zione di peso, permettendo probabilmente una maggiore capacità di assorbimento da parte dei vasi degli steli fiorali (figg. 6 e 7). Nella tab. 3 si riportano anche i risultati riguardanti la longevità degli steli fiorali nell’esperienza effettuata nel 2000. Nella prova condotta su Limonium gmelinii, la durata di vita in vaso è risultata maggiore con l’utilizzo della soluzione 5, composta da 20 g/l di saccarosio, 150 mg/l di acido citrico e 100 mg/l di Irol. Si è infatti rilevata una differenza statisticamente significativa tra questa soluzione, che ha consentito una longevità pari a circa 10 giorni, rispetto non solo al testimone, ma anche alla soluzione 2, a base di 20 g/l di saccarosio e 100 mg/l di Irol. La soluzione 5 ha dato i migliori risultati anche per quanto riguarda il grado di apertura dei fiori: rispetto alle altre soluzioni, ha mantenuto una più alta percentuale di fiori aperti fino all’ultimo Tab. 3 - Longevità degli steli fiorali di Limonium gmelinii e L. otolepis espresse in giorni (prove 2000) Tab. 3 – Longevity of Limonium gmelinii and L. otolepis flower stems in days (trials 2000) Limonium gmelinii Longevità Soluz. conservanti Limonium otolepis Soluz. conservanti Longevità clone 6/4 clone10/10 clone PRO miscuglio 1) acqua deionizzata 8,8b* 1) acqua deionizzata 5,0a* 5,3a 5,0a 5,7a 2) 100 mg/l di Irol + 20 g/l di saccarosio 8,9b 2) 100 mg/l di Irol + 20 g/l di saccarosio 5,8b 5,8b 5,0a 5,5a 3) 200 mg/l di Irol + 20 g/l di saccarosio 9,7ab 4) 300 mg/l di Irol + 20 g/l di saccarosio 9,4ab 5) 100 mg/l di Irol + 20 g/l di saccarosio + 150 mg/l acido citrico 10,0a * Le medie seguite dalla stessa lettera non si differenziano significativamente tra loro al test di Duncan (P= 0,05). 2a) 2b) Figg. 2a e 2b - Percentuale di fiori aperti di L. otolepis (Prima prova – anno 1999) Figg. 2a and 2b - Opening flower percentage of L. otolepis (First trial – year 1999) 3a) Figg. 3a e 3b - Percentuale di fiori aperti di L. gmelinii (Seconda prova – anno 1999) Figg. 3a and 3b - Opening flower percentage of L. gmelinii (Second trial – year 1999) 3b) Arsia ATTI 7 Raccolta 54 4-06-2002 12:44 Pagina 54 AT T I A R S I A Fig. 4 - Percentuale di fiori aperti di L. otolepis (Seconda prova – anno 1999) Fig. 5 - Percentuale di fiori aperti di L. otolepis (Terza prova – anno 1999) Fig. 4 - Opening flower percentage of L. otolepis (Second trial – year 1999) Fig. 5 - Opening flower percentage of L. otolepis (Third trial – year 1999) Fig. 6 - Variazione di peso di L. gmelinii (Prima prova – anno 1999) Fig. 7 - Variazione di peso di L. otolepis (Prima prova – anno 1999) Fig. 6 - Fresh weight of L. gmelinii (percentage of initial weight) (First trial – year 1999) Fig. 7 - Fresh weight of L. otolepis (percentage of initial weight) (First trial – year 1999) giorno di conservazione (fig. 10). Buoni risultati a questo proposito sono stati evidenziati anche con l’impiego della soluzione a base di 20 g/l di saccarosio e 300 mg/l di Irol, che ha permesso di raggiungere il più alto valore di apertura fiorale, pari al 50% di fiori aperti. Gli steli conservati in acqua deionizzata, invece, hanno aperto soltanto il 35% dei fiori, e sono diminuiti di peso più rapidamente degli altri (fig. 10). Con tutti i trattamenti si è però registrata una graduale riduzione del peso fresco degli steli già a partire dal quarto giorno di conservazione (fig. 15). Le prove condotte sui cloni di L. otolepis hanno evidenziato una differenza statisticamente significativa, in termini di longevità, tra le due soluzioni confrontate (acqua deionizzata e 20 g/l di saccarosio + 100 mg/l di Irol), nel caso degli steli appartenenti al clone 6/4, dove l’acqua deionizzata ha consentito una durata in vaso pari a 5 giorni, inferiore rispetto ai circa 6 giorni di conservazione dei fiori posti nell’altra soluzione, e negli steli appartenenti al clone 10/10. Negli altri casi non si sono evidenziate differenze statisticamente significative, e nel clone PRO si è registrata una durata di 5 giorni con entrambi i trattamenti. Per quanto riguarda l’apertura fiorale, le maggiori differenze tra le due soluzioni si sono riscontrate negli steli appartenenti al clone PRO (fig. 11) e al clone 6/4 (fig. 12). Nel primo caso si è verificata una riduzione dal 50% di fiori aperti il primo giorno di conserva- zione, a circa il 20% il quinto giorno di conservazione, per i fiori trattati con la soluzione 2, mentre nel testimone si è passati dal 25% al 10% di fiori aperti. Le prove condotte su steli di L. otolepis clone 10/10 e miscuglio non hanno invece evidenziato grosse differenze tra le due soluzioni messe a confronto (figg. 13 e 14). È stato anzi riscontrato che negli steli appartenenti al clone miscuglio, i fiori posti in acqua deionizzata, ad eccezione dell’ultimo giorno di conservazione, hanno presentato una leggermente maggiore apertura fiorale (fig. 13). Infine, in tutti i casi, si è registrata una progressiva diminuzione del peso fresco degli steli, già a partire dal terzo giorno di conservazione (fig. 16). Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 55 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Fig. 8 - Variazione di peso di L. otolepis (Seconda prova – anno 1999) Fig. 9 - Variazione di peso di L. otolepis (Terza prova – anno 1999) Fig. 8 - Fresh weight of L. otolepis (% of initial weight) (Second trial – year 1999) Fig. 9 - Fresh weight of L. otolepis (% of initial weight) (Third trial – year 1999) 55 Conclusioni Dai risultati emerge chiaramente l’utilità, soprattutto nel caso della specie L. gmelinii di utilizzare un bagnante per favorire l’assorbimento dell’acqua e conseguentemente prolungare la longevità dei fiori e il loro grado di apertura. Confrontando infatti le soluzioni composte dalla stessa quantità di saccarosio e da quantità crescenti di Irol, si evidenzia che i risultati migliori si sono ottenuti con il maggiore dosaggio di bagnante. Inoltre, al fine di prolungare il periodo di apertura dei fiori componenti l’infiorescenza e la durata di conservazione del materiale vegetale, si è rilevata l’efficacia dell’acido citrico, che consente un miglioramento del bilancio idrico. L’impiego della tecnica del pulsing, nel caso del L. gmelinii, ha consentito un migliore assorbi- Fig. 10 - Percentuale di fiori aperti di L. gmelinii (Prova anno 2000) Fig. 10 - Opening flower percentage of L. gmelinii (Trial – year 2000) Fig. 11 - Percentuale di fiori aperti di L. otolepis clone Pro (Prova anno 2000) Fig. 12 - Percentuale di fiori aperti di L. otolepis clone 6/4 (Prova anno 2000) Fig. 11 - Opening flower percentage of L. otolepis clone Pro (Trial – year 2000) Fig. 12 - Opening flower percentage of L. otolepis clone 6/4 (Trial – year 2000) Arsia ATTI 7 Raccolta 56 4-06-2002 12:44 Pagina 56 AT T I A R S I A Fig. 13 - Percentuale di fiori aperti di L. otolepis miscuglio (Prova anno 2000) Fig. 14 - Percentuale di fiori aperti di L. otolepis clone 10/10 (Prova anno 2000) Fig. 13 - Opening flower percentage of L. otolepis miscuglio (Trial – year 2000) Fig. 14 - Opening flower percentage of L. otolepis clone 10/10 (Trial – year 2000) Fig. 15 - Variazione di peso di L. gmelinii (Prova anno 2000) Fig. 16 - Variazione di peso di L. otolepis Clone 10/10 (Prova anno 2000) Fig. 15 – Fresh weight of L. gmelinii (% of initial weight) (Trial – year 2000) Fig. 16 – Fresh weight of L. otolepis Clone 10/10 (% of initial weight) (Trial – year 2000) mento dell’acqua da parte degli steli. Per quanto riguarda la specie L. otolepis, si sono ottenuti risultati meno soddisfacenti, in termini di assorbimento idrico. L’utilizzo del Bibliografia BREDMOSE N. (1987) - Keeping quality of some new flowers for cutting. Gartner-Tidende 103 (6): 146-147. DEVECCHI M., SCHUBERT A., VIGNA R. bagnante si è dimostrato efficace per gli steli fioriti appartenenti al clone 6/4 e al clone 10/10, mentre per i cloni PRO e miscuglio si rendono necessarie ulteriori sperimentazioni. (1997) - Variazione di alcuni parametri fisiologici durante la conservazione del fiore reciso di minirosa cv ‘Serena’. Italus Hortus, vol. 4, 3: 79-83. ROD J., MCCONCHIE R. (1995) - Characteristics of petal senescence in a Ringraziamenti Un particolare ringraziamento per l’aiuto fornito nella raccolta dei dati va a Roberta Paglia e Stefania Facciuoli. Lavoro svolto nell’ambito del Progetto finalizzato del MIPAF “prodotti e tecnologie innovative su piante ornamentali, n. 228. non-climateric flower. Acta Horticulturae 405: 216-222. VIGNA R., DEVECCHI M., ACCATI E. (1999) - Conservazione di fiori recisi di Delphinium e Limonium. Colture protette 10: 71-78. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 57 5. Effetto della colorazione e di soluzioni preservanti sulla vase life di crisantemo T. Maturi, S. Viscardi, S. De Pascale Dipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territorio Università degli Studi “Federico II”, Napoli Riassunto Su steli recisi di crisantemo programmato (cv Green Vesuvio, bianca) è stato impostato un confronto tra 2 tipologie di coloranti: prodotti consentiti per uso alimentare (E124 rosso cocciniglia ed E133 blu brillante) e prodotti commerciali diffusi per la colorazione dei fiori (blu trifenilmetano e rosso a base di coloranti acidi) alla dose di 20 gl-1, Effects of colouring and preservative solutions on the vase-life of cut Chrysantemums Abstract Chrysantemums, in all of their product forms, are among the most popular flowers in the world today. Pot mums, garden mums, pompons and standard mums can be found in stores, homes, offices, and landscapes at any time in Italy and in much of the world. Consumers know, purchase, and value chrysantemums for their wide range of colours, flower sizes, and good keeping qualities. Growers appreciate the chrysantemum’s reliability in scheduling, consistent year-round demand, and continual cultivar improvements. In addition, to give new colours to the cut stems of this species, the growers usually add più un testimone non colorato, e 5 soluzioni preservanti: (1% Chrysal, 1% acido ascorbico, 1% etanolo, 5% ipoclorito di sodio, più controllo in acqua). I rilievi hanno riguardato: analisi delle soluzioni, inizio e durata della colorazione, consumi idrici, longevità in vaso. Gli steli colorati hanno evidenziato minori consumi idrici ed una conservazione più lunga sebbene con un calo qualitativo iniziale. L’immersione degli steli in soluzione contenente ipoclorito di sodio ha determinato una riduzione del tempo medio di colorazione e, durante la conservazione in vaso, un aumento della longevità degli steli colorati con effetti positivi sulla qualità postraccolta. colouring materials to the water as a post-harvest treatment. Most of the useful colouring materials contain chemical compounds. The present study was initiated in order to gain information on the possibility to substitute these substances producing toxic waste with no-toxic products and to investigate the effect of different preservative solutions on the post-harvest colouration and vaselife of cut stems of chrysantemum cv Green Vesuvio (white flowers). Two colours were compared during the colouration process (blue and red), two type of colouring compounds (chemical and natural) and 5 preservative solutions were used during colouration and vase life (1% Chrysal, 1% ascorbic acid, 1% ethanol, 5% sodium ipochloride, plus a control in water). The stems of chrysanthemum lasted for 21 days. The following parameters were mea- sured: colouring process time, water uptake, cut stems quality and longevity. Degree of postharvest quality was recorded daily on a scale from 1 (worst quality) to 9 (best quality). Sodium ipochloride reduced the time needed to colour the stems. Water uptake declined during vase life. Colouring compounds affected water consumption of cut stems by reducing transpiration. Colouring increased longevity of cut stems of Chrysantemum. Cut stems treated by natural colours exhibited best quality during vase-life. Sodium ipochloride in the keeping solution increased the shelf-life and the quality of the coloured flowers by improving water uptake of stems and contributed to delay wilting. Parole chiave: Dendranthema grandiflora, coloranti, longevità, qualità degli steli fioriti. Keywords: Dendranthema grandiflora, colouring compounds, shelflife, cut stems quality. Arsia ATTI 7 Raccolta 58 4-06-2002 12:44 Pagina 58 AT T I A R S I A Introduzione Il crisantemo programmato è ormai presente sul mercato in ogni mese dell’anno, grazie alle tecniche d’illuminazione artificiale e di oscuramento, che hanno restituito a questo fiore, non più associato alla commemorazione dei defunti, il suo originario valore ornamentale. Il fenomeno moda-gusto, estremamente mutevole perché imposto dai velocissimi ritmi dei prodotti di largo consumo, è ugualmente soggetto a rapido cambiamento in campo floricolo e può essere ben assecondato grazie alla possibilità di variare in gran misura il colore, la forma, le dimensioni dei fiori. Proprio grazie alla possibilità di colorare i capolini, l’uso corrente del crisantemo, in alternativa ad altri fiori, ha registrato notevoli incrementi di consumo, superando le barriere da parte dei consumatori. La colorazione dei fiori recisi di crisantemo va assumendo rilevanza crescente nel panorama delle tecniche ornamentali postraccolta, in quanto esse non vengono più percepite esclusivamente come ampliamento della gamma dei prodotti, ma come aggiornamento del comparto degli steli recisi sia dal punto di vista tecnico che economico, coinvolgendo tutti gli operatori della filiera florovivaistica. I coloranti utilizzati, generalmente, sono sintetici ed appartengono ad una classe di composti acidi o cationici, ad alto peso molecolare e solubili in acqua, comunemente impiegati nell’industria tessile. Tali prodotti, tuttavia, possono indurre modifiche sul prodotto finito ed avere risvolti negativi sull’ambiente in termini di produzione di reflui chimici di difficile smaltimento. Con riferimento all’industria tessile, si calcola che circa il 15% della produzione mondiale di coloranti viene perso nella sintesi o nei processi di tintura in cui non si ha un esaurimento del 100%. Il principale problema ambientale è quello della rimozione dei coloranti dagli effluenti. Infatti, nonostante la concentrazione di colorante risulti spesso inferiore a 1 ppm, limite spesso superato da altri inquinanti, l’inquinamento appare più drammatico a causa del colore impartito ai corsi d’acqua. Inoltre, numerosi coloranti risultano tossici. Fra i più tossici, i coloranti azoici e cationici, fra i meno tossici i pigmenti e i coloranti al tino per la loro insolubilità in acqua e nei sistemi lipofili. L’impiego dei coloranti alimentari è regolato dalla legge 30 aprile 1962 n. 283 e successivi D.M. 22 dicembre 1967 e D.M. 1° gennaio 1978, che ne disciplinano l’impiego e ne fissano i requisiti di purezza. L’elenco dei coloranti permessi comprende circa 35 sostanze di cui una decina di origine naturale, quali clorofille, carotenoidi, antociani, xantofille, caramello ecc. Alcuni prodotti sono di natura inorganica come CaCO3, TiO2 FeO, Fe2O3, Al2O3, Carbone vegetale. Il restante è costituito da coloranti acidi di sintesi. Con decreto del 1° gennaio 1978 sono stati vietati l’E123, E125, E126, E130, E152. Restano quindi in vigore circa una quindicina di coloranti per la gamma che va dal giallo, arancio, rosso, verde, blu e nero. Obiettivo della presente ricerca è stato la valutazione della risposta di steli recisi di crisantemo programmato alla colorazione con soluzioni contenenti coloranti registrati per le preparazioni alimentari, per ottenere un miglioramento delle tecniche di colorazione in termini di facilità di gestione del trattamento e di riduzione dell’impatto ambientale. Inoltre, le soluzioni utilizzate per la colorazione potrebbero essere facilmente additivate con sostanze preservanti, in grado di aumentare la persistenza della colorazione delle infiorescenze e la vita in vaso dello stelo reciso. Nel fenomeno di senescenza della pianta e dei fiori è coinvolta una vasta gamma di processi fisiologici e metabolici (Accati, 1990; Accati e De Ambrogio, 1989; Mencarelli e Fontana, 1989). I fattori che causano il deterioramento dei fiori recisi sono principalmente il ridotto assorbimento idrico nei vasi xilematici, l’esaurimento degli zuccheri e i danni da etilene in seguito al taglio. Il mantenimento di un equilibrio idrico favorevole è il fattore più importante che determina la durata del fiore in fase di conservazione (Durkin, 1980; Dixon e Petersen, 1989; van Doorn et al., 1991; Singh e Moore, 1992). Lo stato idrico favorevole è determinato dal bilancio tra la quantità di acqua assorbita dai vasi xilematici dello stelo e la quantità di acqua perduta principalmente attraverso la traspirazione (Durkin, 1980; De Pascale e Viggiani, 1997; 1998). È noto che nella conservazione dei fiori recisi i batteri agiscono negativamente in due modi: determinando un’occlusione dei vasi xilematici del fiore, con conseguente minore assorbimento di acqua, e producendo nell’acqua delle sostanze tossiche che possono venire assorbite dal fiore (Accati, 1990; Mencarelli e Fontana, 1989; Tesi et al., 1997; Viggiani e De Pascale, 1998). Oltre alle condizioni ambientali e colturali pre-raccolta, le condizioni in cui è posto il fiore durante e subito dopo la raccolta sono di fondamentale importanza per una maggiore durata (Mencarelli e Fontana, 1989). Questa è favorita dal pre-trattamento con soluzioni conservanti nella cui composizione sono in genere previste sostanze biocide (antifungine e antibatteriche), inibitrici dell’etilene, zuccheri per fornire adeguate sostanze nutritive nella vita postraccolta (Mencarelli e Fontana, 1989; Mayak, 1987; van Doorn et al., 1991). Le tecniche di mantenimento per i fiori recisi dovrebbero essere di semplice applicazione, di basso costo e di ridotto impatto ambientale. Nel corso della prova si sono utilizzate alcune delle sostanze preservanti per incrementare la longevità del fiore. Le soluzioni saggiate hanno mirato a ridurre la carica microbica della soluzione circolante e/o a diminuire l’azione dell’etilene, come il Chrysal e l’ipoclorito di Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 59 59 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 1 - Caratteristiche medie degli steli recisi di crisantemo (n = 12) Tab. 1 - Mean characteristics of Chrysanthemum cut stems (mean values and standard error with n = 12) Capolini (n.) Lunghezza stelo (cm) Calibro stelo (mm) Foglie (n.) Area (cm2) Peso fresco (g) 68,4 0,6 4,8 0,1 24,0 0,5 715,2 36,3 61,1 3,4 Media 15,6 Err. stand. 0,7 sodio e l’etanolo e ad acidificare il mezzo acquoso, come l’acido ascorbico (Accati, 1990; De Pascale e Viggiani, 1997; 1998). L’obiettivo è stato quello di individuare tipologie di prodotto idonee alla messa a punto di soluzioni da impiegare per la colorazione e la conservazione degli steli recisi di crisantemo in tempi brevi, prevedibili e determinabili; di precisare i protocolli di utilizzazione dei diversi prodotti al fine di mantenere elevato valore estetico, in termini di qualità e durata dello stelo reciso. Materiali e metodi La ricerca è stata effettuata presso il laboratorio del Dipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territorio su steli recisi di crisantemo programmato (Dendrantema grandiflora) cv Green Vesuvio (di colore bianco). Il protocollo sperimentale è stato impostato sul confronto tra: • 2 tipologie di coloranti: prodotti consentiti per uso alimentare (E124 rosso ed E133 blu brillante) e prodotti commerciali già diffusi per la colorazione dei fiori (blu trifenilmetano e rosso a base di coloranti acidi) aggiunti all’acqua alla dose di 20 gl-1; • 5 soluzioni durante la colorazione e la conservazione in vaso: (1% Chrysal, 1% acido ascorbico, 1% etanolo, 5% ipoclorito di sodio, più il testimone in acqua). La prova ha previsto un testimone non colorato posto nelle stesse condizioni delle tesi colorate. Gli steli di categoria 1a sono stati raccolti 4 ore prima dell’inizio degli esperimenti e conservati “in asciutto” prima del trattamento colorante. Gli steli trasportati in laboratorio sono stati recisi in acqua asportando circa 5 cm, per evitare la formazione di emboli alla base dello stelo ed immersi nelle soluzioni coloranti fino a processo avvenuto e, in seguito, posti in cilindri contenenti 1 litro di soluzione e chiusi con parafilm per evitare l’evaporazione. Durante i cicli di misura la temperatura media dell’ambiente di conservazione è stata di 21 ± 1,5°C, l’umidità relativa di 71.5 ± 2,0% e la luminosità di circa 1000 lux. È stato utilizzato un disegno sperimentale a randomizzazione completa con 3 ripetizioni (3 fiori per ripetizione). Le valutazioni effettuate hanno riguardato: • caratteristiche degli steli recisi; • inizio e durata del processo di colorazione; • analisi di campioni di soluzione; • consumi idrici giornalieri; • qualità dei fiori durante la conservazione in vaso; • il numero dei giorni trascorsi dall’inizio del trattamento al manifestarsi dei primi sintomi di appassimento dei capolini e/o alterazione delle foglie. Le misure di consumo idrico giornaliero da ciascun cilindro sono state ottenute come differenza tra due pesate successive. Prima dell’inizio dei trattamenti, su campioni di steli recisi sono stati misurati: • numero di foglie e superficie fogliare per stelo con aerametro elettronico LI-COR 3000; • lunghezza definitiva e calibro dello stelo; • peso fresco e peso secco in stufa a 60°C delle diverse frazioni dello stelo fiorito. Per valutare la “qualità” degli steli recisi è stata definita una scala arbitraria di punteggio variabile tra S.S. Foglie % 9,7 0,5 S.S. Capolini % 14,1 0,8 S.S. Steli % 19,8 0,7 0 e 9: 0 punteggio minimo = alterazione dell’apparato fogliare e appassimenti dei capolini; 9 punteggio massimo = stelo in condizioni ottimali. Risultati Le caratteristiche medie degli steli recisi sono riportate in tab. 1. Gli steli trattati con ipoclorito di sodio hanno mostrato durante il trattamento di colorazione un tasso di assorbimento maggiore ed il processo si è completato in soli 35 ± 5 minuti, contro i 150 ± 7 minuti, nella media degli altri trattamenti di colorazione (fig. 1). Le soluzioni utilizzate hanno fatto registrare valori molto elevati di conducibilità elettrica, che è risultata massima con aggiunta di ipoclorito. Valori di pH minimi si sono ottenuti per il colorante blu di sintesi (fig. 2). Il tipo di colorante utilizzato ha influenzato significativamente la qualità degli steli recisi dopo 10 giorni di conservazione in vaso. I coloranti naturali hanno fatto registrare punteggi più elevati anche rispetto al testimone non colorato (fig. 3). Il maggiore punteggio può essere attribuito alla maggiore turgidità dei tessuti, determinata da un migliore bilancio idrico. In generale, il peggioramento qualitativo osservato nei primi giorni può essere legato all’imbrunimento fogliare, causato dall’ossidazione dei fenoli, in particolare dei leucoantociani che è stato più evidente nelle tesi colorate con i prodotti chimici. Causa promovente tale alterazione è il mantenimento in condizioni di alta temperatura e di stress idrico ed il fenomeno sembra favorito Arsia ATTI 7 Raccolta 60 4-06-2002 12:44 Pagina 60 AT T I A R S I A Fig. 1 - Capolini di crisantemo in fase di colorazione Fig. 1 - Chrysanthemum cut stems during colouring treatments dalla presenza di elementi in soluzione quali manganese, zinco e azoto (Mencarelli, 1989). Tra i trattamenti preservanti i risultati migliori sono stati ottenuti con l’ipoclorito di sodio (fig. 4). L’immersione degli steli in soluzioni contenenti ipoclorito, infatti, ha migliorato l’aspetto dei fiori, soprattutto in termini di turgore delle foglie. Nel complesso la risposta delle tesi di colorazione al trattamento conservante è risultata estremamente variabile in funzione delle complesse interazioni tra i costituenti chimici. Il testimone ha fornito il minore punteggio in acqua, mentre il trattamento con etanolo ha peggiorato la qualità degli steli colorati con rosso di sintesi. L’immersione in acido ascorbico ha influenzato negativamente la qualità degli steli colorati con il blu chimico (fig. 5). In termini di vase-life, i coloranti hanno fatto registrare un incremento della longevità degli steli recisi. Tra i colori il rosso è risultato più efficace senza differenze tra le tipologie di prodotto, raggiungendo in media i 20 giorni (fig. 6). Tra le tesi di colorazione, i consumi per stelo più elevati sono stati registrati nel testimone non colorato, mentre i consumi minori sono stati ottenuti con i coloranti rossi (8,37 ml d-1) che hanno fatto registrare anche incrementi di shelf-life, attribuibili ad una riduzione delle perdite di acqua per traspirazione che ha migliorato il bilancio idrico. L’immersione degli steli in soluzioni contenenti ipoclorito ha determinato un incremento di longevità, presumibilmente per la ridotta occlusione dei vasi xilematici che ha compensato le perdite di acqua per traspirazione, consentendo un buon assorbimento idrico con consumi per stelo significativamente maggiori (20 ml d-1) (fig. 7). Discussione e conclusioni Il mantenimento di un equilibrio idrico favorevole è il presupposto fondamentale per la durata di vita degli steli in fase di conservazione e lo stato idrico del fiore è determinato dal bilancio tra la quantità di acqua assorbita nei vasi xilematici dello stelo e la quantità di acqua perduta principalmente attraverso la traspirazione (Dur- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 61 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I kin, 1980; Dixon e Peterson, 1989; Singh e Moore, 1992; De Pascale e Viggiani, 1997; 1998; Viggiani e De Pascale, 1998). Nel caso di steli colorati di crisantemo il processo di senescenza risulta accelerato dallo stadio di maturazione alla raccolta che è di norma più avanzato e dalle condizioni di stress idrico e termico in cui viene mantenuto il fiore dopo la recisione (Mencarelli, 1990). Nonostante non sempre vi sia accordo tra i diversi autori sul ruolo e l’importanza dei meccanismi coinvolti nella senescenza dei fiori recisi, l’aggiunta alla soluzione conservante di biocidi, acidificanti, regolatori di crescita, zuccheri e sali minerali è stata considerata, nei diversi casi, in grado di rallentare il fenomeno (De Pascale e Viggiani, 1997; 1998). La tecnica di colorazione ha determinato un incremento della durata in vaso degli steli di crisantemo attraverso un probabile effetto pulsing ed una riduzione delle perdite per traspirazione. Gli steli recisi che avevano subito uno stress prima di essere immersi nelle soluzioni coloranti hanno mostrato una notevole capacità di reidratazione. Lo stelo reciso ha reagito al ridotto assorbimento idrico limitando la traspirazione probabilmente attraverso un meccanismo segnalato da Bovigny (1995) di incremento della resistenza alla diffusione del vapore acqueo attra- Fig. 3 - Effetto dei trattamenti di colorazione e dell’immersione in soluzioni preservanti sulla qualità degli steli recisi di crisantemo dopo 10 giorni di conservazione in vaso (medie ± errore standard) Fig. 3 - Effect of colouring treatments and preservative solutions on quality of coloured cut stems of Chrysanthemum after 10 days (means ± standard error) 61 Fig. 2 - Caratteristiche chimiche delle soluzioni utilizzate (in alto: conducibilità elettrica a 25°C; in basso: pH) Fig. 2 - Chemical characteristics of colouring solutions (above: Electrical conductivity at 25° C; below: pH) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 62 AT T I A R S I A 62 Fig. 4 - Steli recisi di crisantemo colorati con coloranti naturali (sinistra: blu brillante E133; destra: rosso cocciniglia E124) dopo 10 giorni di conservazione in vaso in soluzione contenente ipoclorito di sodio Fig. 5 - Effetto dell’immersione di steli recisi di crisantemo colorati in soluzioni preservanti dopo 10 giorni di conservazione in vaso (da sinistra: blu chimico + acido ascorbico; testimone; rosso chimico + etanolo) Fig. 4 - Cut stems of Chrysanthemum coloured using natural compounds (left: blue E 133; right: red E 124) held in a solution containing 5% Na ipochloride after 10-day vase-life Fig. 5 - Effect of preservative solutions on coloured cut stems of Chrysanthemum after 10-days vase-life (from left: blue+ ascorbic acid; control; red+ ethanol) A) B) Fig. 6 - Durata media in vaso di steli recisi di crisantemo in funzione dei trattamenti applicati (medie ± errore standard), A) trattamenti di colorazione; B) soluzioni preservanti Fig. 6 - Vase-life of cut stems of Chrysanthemum as affected by treatments (means ± standard error) (A: coloring treatments; B: preservative solutions) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 63 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 63 Fig. 7 - Consumi idrici giornalieri e longevità di steli recisi di crisantemo in funzione dei trattamenti applicati (medie ± errore standard) Fig. 7 - Daily water consumptions and longevity of cut stems of Chrysanthemum as affected by treatments (means ± standard error) verso gli stomi. In particolare, l’immersione degli steli per un breve periodo di tempo nella soluzione colorante ha favorito un maggiore accumulo idrico ritardando la perdita di turgore per un probabile effetto di “caricamento” (loading). Tuttavia, nel caso dei coloranti chimici, la qualità degli steli colorati è risultata inferiore a causa di evidenti imbrunimenti fogliari anche quando alla soluzione è stato aggiunto acido ascorbi- Bibliografia ACCATI GARIBALDI E. (1990) - Fiori recisi. Edizioni Agricole, Bologna, 129 pp. ACCATI GARIBALDI E., DE AMBROGIO F. (1989) - Conservazione del fiore reciso di gladiolo. Colture protette 6: 33-35. BOVIGNY P.Y. (1995) - La conservazione dei fiori recisi (da Revue Horticole Suisse 11/12-1994). Clamer Informa 3: 211-215. DE PASCALE S., VIGGIANI S. (1997) Stato idrico e scambi gassosi di steli recisi di rosa durante la conservazione in vaso. Italus Hortus, vol. 4, 3: 74-78. DE PASCALE S., VIGGIANI S. (1998) Water relations and gas exchanges of co. I coloranti naturali hanno, invece, fatto registrare punteggi di “qualità” con fenomeni di ossidazione dei pigmenti fogliari meno evidenti. Con riferimento ai trattamenti, gli steli immersi in soluzioni contenenti ipoclorito di sodio hanno fatto registrare tassi di assorbimento idrico più elevati che possono essere attribuiti all’azione antibatterica del conservante che ha ostacolato l’occlusione dei vasi xilema- Gli Autori hanno contribuito in parti uguali alla realizzazione della ricerca. cut Godetia flowers during vase life. Adv. Hort. Sci. 12: 153-157. DIXON M.A, PETERSON C.A. (1989) - A reexamination of stem blockage in cut roses. Scientia Hortic. 38: 277-285. DURKIN D.J. (1980) - Factors affecting hydration of cut flowers. Acta Horticulturae 113: 109-117. MAYAK S. (1987) - Senescence of cut flowers. Hortscience 22(5): 863-865. MENCARELLI F. (1989) - La qualità dei prodotti agricoli. L’Italia agricola 4: 177-184. MENCARELLI F., FONTANA F. (1989) Tecnologia postraccolta del fiore reciso. Il florovivaismo italiano verso il mercato unico. L’Italia agricola 1: 235-246. SINGH K., MOORE K.G. (1992) - Water relations of cut chrysanthemum flowers. Adv. Hort. Sci. 6: 121-124. TESI R., PAOLI C., NENCINI A. (1997) Durata in vaso degli steli recisi di Clarkia spp. Colture protette 1: 63-66. VAN DOORN W., GROENEWEGEN G., VAN DE POL P., BERKHOLST C. (1991) - Effects of carbohydrate and water status on flower opening of cut Madelon roses. Postharvest Biol. Technol. 1: 45-47. VIGGIANI S., DE PASCALE S. (1998) Influenza dello ione fluoro e dei trattamenti conservanti su steli recisi di rosa in vaso. Italus Hortus, vol. 4, 3: 74-78. tici consentendo di mantenere un equilibrio idrico dello stelo durante la conservazione in vaso. Il maggiore assorbimento idrico, osservato in presenza di ipoclorito di sodio, ha determinato anche una minore durata del processo di colorazione degli steli recisi. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 65 6. Studio del comportamento post-vendita in piante da vaso di Osteospermum ecklonis* A. Mensuali Sodi, A. Ferrante, Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa A. Giovannini, C. Mascarello, A. Allavena Istituto Sperimentale per la Floricoltura, Sanremo (IM) Riassunto In considerazione del ruolo significativo svolto dall’etilene sia nel processo di induzione della fioritura, sia nel processo di invecchiamento degli organi fiorali si è intrapreso uno studio volto ad evidenziare il coinvolgimento del fitoregolatore sulla fioritura di tre cloni di piante transgeniche di Osteospermum ecklonis, esprimenti i geni 35SrolC (C 21), rolABC (Cl 27) e rolAB (Cl 16), a confronto con il controllo non trasformato. I geni rolA, B e C, intro- Post-production behaviour of Osteospermum ecklonis potted plants Abstract In consideration of the important role that ethylene plays both during floral induction and in the flower senescence processes, the ethylene production has been studied in three clones of O. ecklonis transgenic plants with genes encoding for 35SrolC (C 21), rolABC (Cl 27) and rolAB (Cl 16). Transgenic dotti in diverse combinazioni, hanno indotto nella specie ornamentale Osteospermum ecklonis modificazioni della forma della pianta, del tempo di fioritura ed aumentato il numero di fiori per pianta. Nell’ambito di questo lavoro è stata valutata la qualità post-vendita dei diversi cloni determinando sia la longevità dell’intera pianta che la durata del singolo fiore. La determinazione dell’etilene ha indicato che i fiori e le foglie delle piante caratterizzate dalla presenza del gene rolC (cloni 21 e 27) pre- sentano un diverso grado di sintesi dell’ormone. Inoltre, poiché in alcuni sistemi di colture in vitro i geni rol di Agrobacterium rhizogenes modificano il metabolismo dell’etilene e la sensibilità dei tessuti, sono stati realizzati dei trattamenti con AOA ed ACC al fine di saggiare se i diversi cloni di Osteospermum ecklonis siano anche caratterizzati da una diversa sensibiltà all’etilene. plants were compared with control (plants not transformed). Results obtained showed that rol A, B and C genes inserted in Osteospermum ecklonis in different combinations affected the plant shape, the flowering time and increased the number of flowers per plant. In this work post-production quality was evaluated in terms of longevity of the whole plant and shelf-life of single flower. Ethylene determination showed that leaves and flowers of transformed plants with rolC genes (clones 21 and 27) have different ability to produce ethylene. It has been demonstrated that in some vitro cultures the rol genes of Agrobacterium rhizogenes modify the ethylene metabolism and tissues sensitivity. Therefore treatments with AOA and ACC were performed in order to test if different clones also have different sensitivity to ethylene. Parole chiave: Osteospermum ecklonis, fioritura, shelf-life, etilene, postproduzione. Keywords: Osteospermum ecklonis, flowering, shelf-life, ethylene, post-production. * Lavoro svolto nell’ambito del Progetto: “Prodotti e tecnologie innovative su piante ornamentali con particolare riferimento alle aree del Meridione”. Sottoprogetto: Germoplasma.Unità operativa: Durata post-vendita delle piante da fiore: ruolo dell’etilene su senescenza e stress. Questo lavoro è stato realizzato nell’ambito dell’attività del Gruppo di lavoro Postraccolta (SOI). Arsia ATTI 7 Raccolta 66 4-06-2002 12:44 Pagina 66 AT T I A R S I A Introduzione Il genere Osteospermum appartiene alla famiglia delle Asteraceae, è costituito da piante perenni originarie del Sud Africa note per questo anche con il nome di “African Daisy”. Si tratta di piante erbacee o cespugliose che hanno una limitata restistenza ai freddi invernali, ma presentano una fioritura prolungata per tutto il periodo primaverile fino all’inizio dell’estate. Nella specie ecklonis i “fiori” sono costituiti da infiorescenze con un disco centra- le di fiori tubulari blu scuro ed un anello di fiori del raggio bianchi che conferiscono ai fiori di questa specie il tipico aspetto a margherita. La commercializzazione di queste piante è in aumento in Europa e nuove varietà vengono commercializzate come piante da bordura, da giardino e come vasi fioriti. Gli obiettivi del miglioramento genetico di questa specie riguardano essenzialmente il prolungamento del tempo di fioritura, l’aumento di diametro del capolino e l’incremento dei fiori del raggio, il miglioramento del- l’apparato radicale e il conferimento di un habitus compatto. In considerazione del ruolo significativo svolto dall’etilene sia nel processo di induzione della fioritura sia nel processo di invecchiamento degli organi fiorali si è intrapreso uno studio volto ad evidenziare il coinvolgimento del fitoregolatore sulla fioritura di tre cloni di piante di O. ecklonis, esprimenti i geni 35SrolC (C 21), rolABC (Cl 27) e rolAB (Cl 16), a confronto con il clone originario. I geni rolA, B e C, introdotti in diverse combinazioni, hanno in- Fig. 1 - Andamento del numero di fiori aperti e di fiori chiusi in piante in vaso di Osteospermum ecklonis DM005 trattate con AOA (1 mM) e ACC (1 mM) Fig. 2 - Andamento del numero di fiori aperti e di fiori chiusi in piante in vaso di Osteospermum ecklonis clone 16 (rolAB) trattate con AOA (1 mM) e ACC (1 mM) Fig. 1 - Open and wilted flowers in potted plants of Osteospermum ecklonis DM005 treated with AOA (1 mM) and ACC (1 mM) Fig. 2 - Open and wilted flowers in potted plants of Osteospermum ecklonis clone 16 (rolAB) treated with AOA (1 mM) and ACC (1 mM) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:44 Pagina 67 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I dotto nella specie ornamentale Osteospermum ecklonis modificazioni della forma della pianta, del tempo di fioritura ed aumentato il numero di fiori per pianta (Giovannini et al., 1999a; Giovannini et al., 1999b). Floricoltura di Sanremo e tre cloni da esso ottenuti attraverso l’inserimento di geni rol da Agrobacterium rhizogenes attraverso la trasformazione di tessuto fogliare con A. tumefaciens (Giovannini et al., 1999a): clone 16 (rolAB), clone 21 (35SrolC) e clone 27 (rolABC). Materiali e metodi Materiale vegetale Le prove sperimentali sono state eseguite utilizzando il clone di O. ecklonis DM005 della collezione dell’Istituto Sperimentale per la Tutti i cloni sono stati propagati vegetativamente per talea e le talee radicate sono state trapiantate in vasetti di 14 cm di diametro e successivamente mantenute in ambiente controllato. 67 Valutazione del comportamento postraccolta La durata dei vasi fioriti è stata valutata su ogni clone a partire dalla comparsa di circa 20 fiori aperti per pianta fino al momento in cui sulla pianta sono stati presenti fiori aperti e fiori appassiti in ugual misura. A questo scopo è stato determinato l’andamento nel tempo dei fiori aperti e dei fiori appassiti. Per verificare la sensibilità dei fiori di O. ecklonis all’etilene, le piante di ogni clone sono state trattate all’inizio del periodo di Fig. 3 - Andamento del numero di fiori aperti e di fiori chiusi in piante in vaso di Osteospermum ecklonis clone 21 (rolABC) trattate con AOA (1 mM) e ACC (1 mM) Fig. 4 - Andamento del numero di fiori aperti e di fiori chiusi in piante in vaso di Osteospermum ecklonis clone 27 (35SrolABC) trattate con AOA (1 mM) e ACC (1 mM) Fig. 3 - Open and wilted flowers in potted plants of Osteospermum ecklonis clone 21 (rolABC) treated with AOA (1 mM) and ACC (1 mM) Fig. 4 - Open and wilted flowers in potted plants of Osteospermum ecklonis clone 27 (35SrolABC) treated with AOA (1 mM) and ACC (1 mM) Arsia ATTI 7 Raccolta 68 4-06-2002 12:45 Pagina 68 AT T I A R S I A commercializzazione con soluzioni acquose 1 mM di ACC (acido 1-aminociclopropan-carbossilico) e con soluzioni acquose 1mM di AOA (acido amminoossiacetico). Il trattamento è stato eseguito spruzzando circa 10 ml di soluzione per ogni pianta fino a completa bagnatura sia delle foglie che dei fiori. Analogo trattamento con sola acqua è stato eseguito come controllo. Determinazione dell’etilene È stata monitorata la produzione di etilene sia da fiori che da foglie durante il periodo di fioritura. Singole infiorescenze o porzioni apicali di germogli vegetativi (cm 10) sono stati chiusi per un’ora in contenitori di vetro (Pyrex, Francia) con tappo a vite forato e dotato di setto di caucciù. I campioni erano costituiti da 2 ml di aria prelevati dall’interno dei contenitori con una siringa ipodermica. La produzione di etilene è stata misurata tramite analisi gascromatografiche utilizzando un detector FID e una colonna metallica (150 x 0,4 cm Ø impaccata con Hysep T). La temperatura della colonna e del detector erano rispettivamente 70°e 350°C. Come gas di trasporto è stato utilizzato N2 a 40 ml min-1. La produzione di etilene da parte del materiale vegetale era stimata quantificando le perdite di etilene e la produzione di etilene abiotico nel sistema utilizzato (Mensuali-Sodi et al., 1992). Analisi statistica dei dati sperimentali I parametri relativi alla fioritura dei diversi cloni e agli effetti indotti dai trattamenti con ACC e AOA sono stati rilevati su 15 piante; la Fig. 5 - Produzione di etilene da fiori di Osteospermum ecklonis di 4 cloni: clone controllo, clone 16 (rolAB), clone 21 (rolABC), clone 27 (35SrolABC) Fig. 6 - Produzione di etilene da germogli vegetativi di Osteospermum ecklonis di 4 cloni: clone controllo, clone 16 (rolAB), clone 21 (rolABC), clone 27 (35SrolABC) Fig. 5 - Ethylene production from Osteospermum ecklonis flowers of 4 clones: clone control, clone 16 (rolAB), clone 21 (rolABC), clone 27 (35SrolABC) Fig. 6 - Ethylene production from Osteospermum ecklonis vegetative shoots of 4 clones: clone control, clone 16 (rolAB), clone 21 (rolABC), clone 27 (35SrolABC) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 69 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I produzione di etilene è stata effettuata su 5 diversi campioni. I dati ottenuti sono stati sottoposti ad analisi della varianza e la significatività delle differenze osservate fra i valori medi è stata verificata tramite il test di Newman-Keuls con P ≤ 0,05. Nelle figure sono riportati i valori delle medie ± errore standard. Risultati Nelle figg. 1, 2, 3, 4 sono riportati i rilievi dell’andamento del numero di fiori aperti e di fiori appassiti sui quattro cloni. Risulta evidente che in assenza di qualsiasi trattamento il clone di controllo (fig. 1) e il clone 16 (fig. 2) presentano un numero massimo di fiori nettamente inferiore agli altri due cloni 21 e 27 (figg. 3 e 4). La senescenza dei fiori, che comincia con l’appassimento dei fiori del raggio e si conclude con la loro caduta, inizia prima del raggiungimento del numero massimo di fiori aperti per cui sulla pianta si trovano simultaneamente presenti sia fiori aperti, che fiori chiusi senza che ciò comprometta in maniera significativa il valore ornamentale della stessa. La durata di vita commerciale della pianta è invece compromessa quando il numero di fiori appassiti supera quello dei fiori aperti, ciò si verifica con un ritardo di 4-5 giorni nei cloni 21 (fig. 3) e 27 (fig. 4). La somministrazione di AOA non ha modificato in maniera significativa l’andamento della fioritura in O. ecklonis, infatti si è osservato solo un leggero aumento (1-2 giorni) della vita commerciale della pianta nel clone 21 (fig. 3) Il trattamento con ACC ha indotto un appassimento più precoce dei fiori del clone 21 e ciò ha causato una riduzione della longevità della pianta di circa tre giorni (fig. 4), mentre gli altri tre cloni non hanno mostrato una evidente sensibilità al trattamento. La determinazione della produzione di etilene è stata realizzata nell’arco di tempo che va dalla piena fioritura (circa 20 fiori aper- ti per ogni pianta) fino alla completa scomparsa di fiori aperti. I risultati riportati nella fig. 5 mostrano che i fiori delle piante caratterizzate dalla presenza del gene rolC (cloni 21 e 27) presentano un diverso grado di sintesi dell’ormone. In particolare il clone 21 presenta una produzione di etilene marcatamente superiore al controllo per tutto il periodo di osservazione. Per quanto riguarda il rilascio di etilene dai tessuti fogliari, i valori riportati nella fig. 6 indicano che il clone 21 e il clone 27 si differenziano dal clone di controllo manifestando nel corso del periodo di fioritura una maggiore capacità di sintetizzare etilene. Discussione Le osservazioni sulla fioritura dei cloni 16 (rolAB), 21 (35SrolC) e 27 (rolABC) confermano gli effetti indotti dai geni rol dell’Agrobacterium rhizogenes sulla modificazione dell’habitus e della fioritura in O. ecklonis già osservata in precedenza (Giovannini et al., 1999a; Giovannini et al., 1999b). Le combinazioni geniche rolABC e 35SrolC hanno indotto infatti una fioritura maggiore e una prolungata longevità del vaso fiorito trasformando queste piante in un prodotto ornamentale nettamente differenziato dal clone originario. In considerazione di queste particolari modificazioni della fioritura, in particolare dell’aumento di longevità della pianta, si è ritenuto interessante indagare sul possibile ruolo dell’etilene, fitoregolatore notoriamente coinvolto nel processo di fioritura e di senescenza. Nei cloni caratterizzati dalla presenza del gene rolC, il clone 21 e il clone 27, è stata verificata una aumentatata produzione di etilene sia da parte degli organi fiorali, sia da parte delle strutture vegetative. Questa produzione più elevata di etilene può essere messa in relazione con le modificazioni indotte dai geni rol sia nel processo di induzione fiorale, sia nell’aumento 69 delle ramificazioni laterali che si traduce in un corrispondente aumento dei capolini terminali. È noto infatti che l’etilene è in grado di stimolare la fioritura di alcune specie vegetali ed è coinvolto nella induzione e nella crescita dei germogli laterali (Van Duck et al., 1988; Yeang e Hillman, 1982). I risultati ottenuti indicano inoltre una scarsa sensibilità dell’O. ecklonis a modificazioni dei livelli di etilene indotti con l’inibitore AOA o con il precursore ACC. Questo comportamento è comune ad altre specie appartenenti alla famiglia delle Asteraceae considerate, in generale, scarsamente sensibili all’etilene (Wolterig e Van Doorn, 1988). La senescenza dei fiori del clone 21 sembra invece accelerata dal trattamento con ACC che innalza la sintesi di etilene (dati non riportati) e leggermente ritardata dall’AOA. Ciò sembra indicare una modificazione della sensibilità all’ormone come possibile conseguenza dell’introduzione del gene rolC sotto il controllo del promotore costitutivo 35SCaMV che sembra accentuare gli effetti prodotti da questo gene nelle piante trasformate (Schumulling et al., 1988). Nonostante si abbiano poche evidenze sperimentali sugli effetti prodotti dai geni rol sul metabolismo ormonale (Delbarre et al., 1994; Faiss et al., 1996), in alcuni sistemi di colture in vitro è stato tuttavia osservato che i geni rol di Agrobacterium rhizogenes modificano il metabolismo dell’etilene e la sensibilità dei tessuti all’ormone (Spanò et al., 1988; Smulders et al., 1991). In conclusione si può affermare che i risultati ottenuti indicano che il processo di trasformazione con geni rol ha indotto nei cloni di O. ecklonis una diversa attitudine al rilascio di etilene modificando, almeno in parte, anche la sensibilità a questo fitoregolatore. Ulteriori indagini dovranno essere sviluppate per evidenziare come queste modificazioni possano essere messe in relazione con le diverse caratteristiche ornamentali manifestate dai cloni di O. ecklonis. Arsia ATTI 7 Raccolta 70 4-06-2002 12:45 Pagina 70 AT T I A R S I A Bibliografia DELBARRE A., MULLER P., IMHOFF V., BARBIER-BRYGOO H., MAUREL C., LEBLANC N., PERROT-RECHENMANN C., GUERN J. (1994) - The rolB of Agrobacterium rhizogenes does not increase the auxin sensivity of tobacco protoplasts by modifying the intracellular auxin concentration. Plant Physiol. 105: 563-569. FAISS M., STRAND M., REDIG P., DOLEZAL K., HANUS J., VAN ONCKELEN H. (1996) - Chemically induced expression of the rolC-encoded bglucosidase in transgenic tobacco plants and analysis of cytokinin metabolism: rolC does not hydrolize endogenous cytokinin glucosides in planta. Plant J. 10: 33-46. GIOVANNINI A., MASCARELLO C., ALLAVENA A. (1999b) - Effects of Rol genes on flowering in Osteospermum ecklonis. Flowering Newsletter, Nov. 1999: 49-53. GIOVANNINI A., ZOTTINI M., MORREALE G., SPENA A., ALLAVENA A. (1999a) - Ornamental traits modification by Rol genes in Osteospermum ecklonis trasformed with Agrobacterium tumefaciens. In Vitro Cell. Dev. Biol.-Plant 35: 7075. MENSUALI-SODI A., PANIZZA M., TOGNONI F. (1992) - Quantification of ethylene losses in different container-seal systems and comparison of biotic and abiotic contributions to ethylene accumulation in tissue cultures. Physiologia plantarum 84: 472-476. SMULDERS M.J.M., CROES A.F., KEMP A., KARIN M.H., HARREN F., WULLEMS G. (1991) - Inhibition by ethy- lene of auxin promotion of flower bud formation in tobacco explants is absent in plants transformed by Agrobacterium rhizogenes. Plant Physiol. 96: 1131-1135. VAN DIJCK R., DE PROFT M., DE GREEF J. (1988) - Role of ethylene and cytokinins in the initiation of lateral shoot growth in bromeliads. Plant Physiol. 86: 836-840. WOLTERIG E.J., VAN DOORN W.G. (1988) - Role of ethylene in senescence of petals morphological and taxonomical relationships. Jour. of exper. bot. 39, 208: 1605-1616. YEANG H.Y., HILLMANJ.R. (1982) Lateral bud growth in Phaseolus vulgaris L. and the levels of ethylene in the bud and adjacent tissue. Jour. of exper. bot. 33: 111-117. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 71 7. Accumulo dei trascritti di Pp-LTP1 e Pp-LTP2, gli allergeni della pesca, durante la maturazione e la fase postraccolta A. Botton, C. Bonghi, M. Begheldo, A. Rasori, P. Tonutti Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali, Università di Padova Riassunto Considerato il progressivo aumento delle allergie alla frutta, è stata avviata una specifica sperimentazione riguardante alcuni aspetti molecolari del più importante allergene della pesca (Pru p3). Questa proteina appartiene al gruppo delle Lipid Transfer Proteins (LTPs), proteine responsabili del trasferimento dei lipidi dagli organelli agli strati esterni della cellula o ad altri compartimenti. Sono state utilizzate cinque cultivar di pesco (Sentry e Royal Gemm, precoci; Redhaven, intermedia; Summered e Tardiva Zuliani, tardive) raccolte in corrispondenza della maturazione commerciale e successivamente conservate per alcuni giorni a 20°C o a 4°C. La sonda di cDNA è stata sintetizzata via PCR a partire da Transcripts accumulation of Pp-LTP1 and Pp-LTP2, peach allergenes, during fruit ripening and postharvest Abstract Considering the increase of fruit allergy diseases, a specific research on some molecular aspects of the major allergen of peach (Pru p3) has been carried out. Pru p3 shows a high degree of similarity with the group of Lipid Transfer Proteins, named for their ability to transfer lipids (especially phospholipids) RNA estratto da epicarpo della cv Sentry. Il frammento di circa 300 paia di basi (denominato PpLTP1) è stato sequenziato ed è risultata una totale identità della sua sequenza aminoacidica dedotta con quella di Pru p3. L’analisi Southern ha indicato che Pp-LTP1 appartiene ad una famiglia multigenica composta per lo meno da tre membri. L’analisi di espressione ha evidenziato che nel mesocarpo di tutte e cinque le cv analizzate non si verifica accumulo di trascritti specifici. La presenza di mRNA per Pru p3 è invece stata rilevata alla raccolta nell’epicarpo di tutte le cv ad eccezione della cv Redhaven; nei campioni mantenuti a 20°C l’accumulo del messaggio resta pressoché costante, mentre il prolungato mantenimento a 4°C causa una diminuzione del trascitto in tutte le cul- tivar. È stato successivamente isolato tramite RT-PCR un secondo membro della famiglia di LTPs di pesco. Le analisi di espressione hanno messo in evidenza un’espressione differenziale dei due geni: Pp-LTP1 è presente negli stami e in quantità minore in sepali, petali ed ovario; Pp-LTP2 è presente solo nell’ovario. Durante lo sviluppo del frutto, i trascritti di Pp-LTP1 sono sempre presenti nell’epicarpo, mentre nel mesocarpo compaiono solo nella fase S1. Pp-LTP2 compare nell’epicarpo, in quantità decrescente col progredire della maturazione. L’espressione di entrambi i geni non viene influenzata dal trattamento con propilene. from organelles to the outer cell layer and to other compartments. Although their role is not completely known, they seem to be involved in defense processes of plants and are overexpressed in response to pathogen attack and under stress conditions. Fruits of five peach varieties (Sentry, Royal Gemm, Summered, Redhaven, Tardiva Zuliani) have been harvested in corrispondence of commercial ripeness and maintained at 20°C or at 4°C. cDNA probe (named Pp-LTP1) corresponding to Pru p3 allergen has been PCR-synthesized from polyA+ mRNA extracted from cv Sentry epicarp, by using primers designed on the basis of aminoacidic sequence and peach codon usage. Southern analysis indicated that Pp-LTP1 belongs to a small multigenic family of at least three members. Northern blot analysis revealed a complete absence of Pp-LTP1 transcripts in mesocarp in all the five cultivars considered. The presence of PpLTP1 mRNA at harvest has been observed in epicarp of cv Sentry, Royal Gemm, Summered and Tardiva Zuliani but not in Redhaven. Parole chiave: allergie, Lipid Transfer Proteins, Prunus persica, postraccolta. Arsia ATTI 7 Raccolta 72 4-06-2002 12:45 Pagina 72 AT T I A R S I A Low temperatures induced a slight decrease of specific transcripts accumulation, particularly in Tardiva Zuliani, Redhaven and Sentry. A second member of the LTPs multigenic family of peach (named Pp-LTP2) has been isolated by RTPCR. Northern blot analysis revealed that the two genes show a differential pattern of expression in Introduzione La qualità dei prodotti ortofrutticoli viene valutata quasi esclusivamente sulla base delle proprietà organolettiche e dei requisiti estetici. È tuttavia necessario ampliare il concetto di “qualità” considerandola anche dal punto di vista della sicurezza alimentare ed igienico-sanitaria. Esistono infatti molte patologie alimentari legate al consumo di quasi tutti i prodotti vegetali. Queste patologie si possono distinguere, principalmente, in intolleranze ed allergie: l’intolleranza è una reazione di origine biochimica o psicogena che non coinvolge il sistema immunitario (ad esempio l’intolleranza al lattosio); l’allergia alimentare si verifica, invece, quando il sistema immunitario reagisce ad un determinato alimento. Dei diversi meccanismi immunologici possibili, oggi vengono riconosciuti come allergici solo quelli mediati dalle immunoglobuline E (IgE). Questa classe di Ig, a differenza delle IgG e IgG4, presenti anche nelle persone sane, vengono prodotte dal sistema immunitario dei soggetti, detti atopici, in seguito all’ingestione di alimenti allergenici. La reazione tra IgE ed allergene presente nell’alimento induce la formazione di composti, denominati “mediatori” (ad esempio l’istamina), che causano i sintomi caratteristici di una reazione allergica (Manconi, 2000). La sintomatologia di una reazione allergica alimentare può essere molto varia e coinvolgere diversi apparati: gastrointestinale (con vomito, diarrea, crampi), cutaneo flower tissues. Pp-LTP1 transcripts are strongly present in stamens and, at a lower extent, in sepals, petals and ovary; Pp-LTP2 mRNA has been detected only in the ovary. During fruit development, PpLTP1 transcripts are always present in epicarp, while in mesocarp they accumulate only during the early grwth stage (S1). Pp-LTP2 expression has been found only in epicarp, with a decreasing trend throughout fruit development. Expression of both Pp-LTP1 and Pp-LTP2 has not been affected by treatment with propylene. (con orticaria, gonfiore, angioedema, eczema), orale (con prurito o gonfiore di labbra, lingua o mucosa orale), respiratorio (con asma, edema della glottide, difficoltà respiratorie). Nei casi più gravi si possono poi verificare reazioni generalizzate fino allo shock anafilattico e all’arresto cardiocircolatorio (Food Toxicology News, 1997). In Italia, tra gli alimenti di origine vegetale, le risposte allergiche più frequenti sono dovute, nell’ordine, al consumo di mela, pesca, kiwi, noci, arachidi, pomodoro e sedano, ma anche in seguito all’ingestione di albicocche, ciliegie, prugne, pere, mandorle, carote, broccoli, pistacchi, patate e melone. La biologia molecolare e le metodologie biochimiche hanno permesso di approfondire significativamente la conoscenza sugli allergeni presenti nei cibi vegetali. Sorprendentemente, molti degli allergeni identificati negli alimenti vegetali sono omologhi a Pathogenesis-related Proteins (PRs), proteine indotte da patogeni, ferite, o da particolari stress ambientali. Le PRs sono state classificate in 14 famiglie, i cui membri più importanti sono le chitinasi (famiglia PR-3) individuate in avocado, banana, castagna; le proteine antifungali come le Thaumatin-like Proteins (PR-5) in ciliegie e mele; le proteine omologhe al maggiore allergene del polline di betulla Bet v1 (PR-10) in alcuni ortaggi e nella frutta e le Lipid Transfer Proteins (PR-14) nella frutta e nei cereali (Breiteneder et al., 2000). È importante notare che, soprattutto nell’Europa Centrale e Settentrionale, individui affetti da pollinosi da betulla mostrano risposte allergiche in seguito al consumo di alimenti di origine vegetale. Tali manifestazioni sono dovute alla condivisione degli stessi epitopi IgE tra Bet v1 (responsabile della pollinosi) e gli allergeni omologhi presenti nella frutta, nella verdura e nei cereali (SànchezMonge et al., 1999). Secondo recenti indagini statistiche i frutti prodotti da piante appartenenti alla famiglia delle Rosacee sono frequentemente responsabili di reazioni allergiche (Rodriguez et al., 2000). Questi frutti vengono largamente usati nella produzione di succhi di frutta e come ingredienti nello yogurt o nel tè aromatizzato. Nell’ambito delle Rosacee, la pesca (Prunus persica) riveste un ruolo fondamentale sia dal punto di vista del consumo fresco, sia dal punto di vista del prodotto trasformato. Appare quindi di notevole importanza valutare correttamente il potenziale allergenico di questa specie, nel tentativo di fornire ai consumatori degli alimenti ipoallergenici. I primi studi biochimici hanno permesso di stabilire che il maggiore allergene della pesca (Pru p3) è una proteina basica dal peso molecolare di circa 9KDa (9138 Da) che, come altri allergeni individuati nei frutti delle Prunoidae, non mostra cross-reattività con Bet v1 (Pastorello et al., 1994; 1999). Ulteriori indagini hanno dimostrato che trattamenti termici a 121°C non sono stati in grado di diminuire l’allergenicità di Pru p3, in quanto essa dipende da epitopi Keywords: allergies, Lipid Transfer Proteins, Prunus persica, postharvest. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 73 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I lineari, relativi cioè alla sequenza aminoacidica (Brenna et al., 2000). Si è inoltre testata la stabilità di Pru p3 nelle condizioni tipiche dello stomaco: l’allergene, in presenza di un ambiente acido e dell’enzima digestivo pepsina, si è rivelato estremamente resistente ed ha mantenuto inalterate le sue proprietà (Asero et al., 2000). Il confronto tra la sequenza aminoacidica di Pru p3 e quelle presenti nelle banche dati ha messo in evidenza un’alta omologia con il gruppo delle Lipid Transfer Proteins (LTPs), (Pastorello et al., 1999). Queste ultime sono coinvolte nel trasferimento dei lipidi, in particolare fosfolipidi, dai liposomi ai mitocondri o ai cloroplasti (Kader, 1996), sebbene successivi esperimenti abbiano indicato altri ruoli per queste proteine. Tale indicazione è supportata dalle informazioni ricavate dal primo cDNA codificante per LTP isolato in mais (Tchang et al., 1988). Analisi di espressione hanno messo in evidenza la presenza di trascritti specifici per LTPs solo nelle porzioni aeree della pianta (foglie, fiori e fusti) e non nell’apparato radicale di spinacio, tabacco, orzo, cotone, broccoli, pomodoro e ricino (Kader, 1996). Per quanto riguarda la localizzazione tissutale dei trascritti, studiata con l’ibridazione in situ, è stato osservato che essa è ristretta agli strati epidermici e cutinizzati (Sossountzov et al., 1991). Infine, analisi Northern e studi dell’azione dei promotori, basati sull’analisi dell’espressione del gene reporter GUS, hanno indicato che l’espressione delle LTPs è sensibilmente indotta da stress di tipo salino in pomodoro (Torres-Schumann et al., 1992), dalle basse temperature in orzo (Molina et al., 1996), da stress idrici e trattamenti con acido abscissico in pomodoro (Treviño et al., 1998). Lo scopo del presente lavoro è stato quello di isolare cDNA relativi alle LTPs della pesca, in modo da poter valutare: • l’accumulo dei trascritti nei diversi tessuti del frutto e nelle diverse fasi di sviluppo; • l’eventuale esistenza di varietà con un minor potenziale allergenico; • il possibile effetto del prolungato mantenimento delle pesche a basse temperature, uno dei trattamenti postraccolta convenzionali. Materiali e metodi Materiale vegetale I frutti di pesco utilizzati negli esperimenti appartengono a cultivar caratterizzate da epoche di maturazione diverse: precoci (Royal Gemm, Sentry e Springcrest), intermedie (Redhaven) tardive (Summered, Tardiva Zuliani e Fayette). I frutti delle cultivar Royal Gemm, Sentry, Summered, Redhaven e Tardiva Zuliani sono stati raccolti alla maturità commerciale e sono stati suddivisi in due lotti omogenei, mantenuti a 20°C e a 4°C. Ad intervalli regolari sono stati prelevati dei frutti da entrambe le tesi (A1 = 24h a 20°C; A2 = 48h a 20°C; F1 = 24h a 4°C; F2 = 48h a 4°C) e per ognuno di questi sono stati determinati la consistenza (con un penetrometro Effegi) e la produzione di etilene. Per ogni prelievo sono stati selezionati tre campioni rappresentativi da cui sono stati isolati, e immediatamente congelati in azoto liquido, epicarpo e mesocarpo. Da fiori chiusi della cv Springcrest è stato prelevato l’ovario non impollinato, mentre da fiori in piena antesi sono stati isolati sepali, petali, stami ed ovario impollinato. Successivamente è stato prelevato il frutticino a 1, 2, 3 e 4 settimane dalla piena fioritura. Dalla cultivar Fayette sono stati prelevati frutti in corrispondenza delle fasi di crescita S1 (prima crescita esponenziale), S2 (indurimento dell’endocarpo), S3 (seconda crescita esponenziale) ed S4 (maturazione). Tali fasi sono state determinate come indicato da Tonutti et al., (1997). Nella fase S1 è stato isolato l’intero pericarpo, mentre nelle fasi suc- 73 cessive è stato possibile separare epicarpo e mesocarpo. In prossimità della maturazione sono stati raccolti dei frutti in fase pre-climaterica e climaterica. Una parte dei frutti è stata mantenuta in aria ed un’altra in aria+propilene (500 ppm) per 24h. Tutto il materiale è stato congelato in azoto liquido e conservato in freezer a –80°C fino al momento dell’utilizzo. Estrazione degli acidi nucleici L’estrazione dell’RNA totale è stata effettuata seguendo il protocollo descritto da Bonghi et al. (1992) e Callahan et al. (1992). Rispetto a questi è stato aggiunto un passaggio per la precipitazione differenziale dei carboidrati, in presenza di 2-butossietanolo (2BE) (Manning, 1991), eccetto che nel caso del mesocarpo. Il DNA è stato estratto dalle foglie seguendo la procedura di Doyle e Doyle (1990) con alcune modificazioni. Costruzione delle sonde Pp-LTP1 e Pp-LTP2 La sonda Pp-LTP1 è stata costruita tramite PCR (Perkin Elmer GeneAmp® System 9700) con primers degenerati (SigmaGenosys, Ltd.) sul cDNA sintetizzato a partire dalla frazione PoliA+ dell’RNA (Oligotex mRNA Mini Kit, QIAGEN). I primers sono stati disegnati sulla base della sequenza aminoacidica totale della proteina (91 aminoacidi), (Pastorello et al., 1999). Al fine di limitare il grado di degenerazione, si è utilizzato il Codon Usage di Prunus persica. Il primer senso LTP-5’ corrisponde alla sequenza del tratto N-terminale ITCGQVS: AT[T/C]AC[A/T]TG [C/T]GG[T/A/C]CA[A/G]GT[G/T] TC[T/A] Il primer antisenso LTP-3’ corrisponde al tratto C-terminale STNCATVQ: [C/A]AC[T/A]GT[A/T /G]GC[G/A]CA[G/A]TT[T/A]GT[T /A]GA. Per costruire la sonda Pp-LTP2 è stata seguita, con qualche modifica, la tecnica messa a punto da Theissen e collaboratori (Fischer Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 74 AT T I A R S I A 74 Tab. 1 - Media dei valori di etilene svolto e di consistenza penetrometrica di cinque frutti* Varietà Sentry Royal Gemm Redhaven Summered Tardiva Zuliani Campione Etilene (nl/gpf/h) Consistenza (Kg) T0 0,80 a 5,8 a A1 10,12 b 3,2 b A2 12,34 b 0,2 c F1 0,11 a 4,8 a F2 0,66 a 3,6 ab T0 0,53 a 4,0 a A1 22,25 b 0,3 b F1 0,05 b 4,7 a F2 0,51 a 4,0 a T0 2,50 b 3,9 a A1 9,97 c 0,2 b F1 0,32 a 2,6 a F2 0,02 a 0,7 b T0 0,29 a 6,9 a A1 2,09 b 3,6 b A2 33,54 c 2,3 b F1 0,09 a 7,5 a F2 0,01 a 5,5 ab T0 1,59 b 4,5 a A1 0,40 a 1,3 b F1 0,09 a 3,7 a F2 1,18 b 2,9 ab * I dati rappresentano la media dei valori di etilene svolto e di consistenza penetrometrica di cinque frutti. Nell’ambito di ciascuna cv e parametro considerato, a lettere diverse corrisponde un valore statisticamente diverso per P = 0,05 (T0 = tempo zero; A1 = 24h a 20°C; A2 = 48h a 20°C; F1 = 24 a 4°C; F2 = 48 a 4°C). Fig. 2 - Analisi Northern con sonda Pp-LTP1 su mesocarpo ed epicarpo di cinque varietà di pesco (T0 = tempo zero; A1 = 24h a 20°C; A2 = 48h a 20°C; F1 = 24h a 4°C; F2 = 48h a 4°C) Fig. 1 - Analisi Southern condotta con la sonda Pp-LTP1 sul DNA genomico di pesco digerito con tre enzimi di restrizione diversi (HindIII, EcoRI, BamHI) Fig. 3 - Analisi di espressione con le sonde Pp-LTP1 e Pp-LTP2 sulle parti del fiore (Pe = petali, Se = sepali, St = stami, Oni = ovario non impollinato, Oi = ovario impollinato) e su frutticini raccolti 1, 2, 3 e 4 settimane dopo la piena fioritura (cv Springcrest) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 75 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I et al., 1995) per lo studio dell’espressione di famiglie multigeniche caratterizzate da domini specifici. Per l’identificazione di PpLTP2 il procedimento adottato rimane nel principio lo stesso, ad eccezione della marcatura dei primers sostituita da una analisi Southern condotta con la sonda Pp-LTP1. I prodotti di amplificazione sono stati purificati, subclonati e sequenziati secondo il protocollo di Sanger et al. (1977) presso il CRIBI del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, utilizzando il kit ABI PRISM Big Dye Terminator (Perkin Elmer). L’analisi delle sequenze è stata condotta utilizzando l’algoritmo Blastp (Altschul et al., 1997). Analisi Northern e Southern Le analisi Northern sono state effettuate frazionando 15 µg di RNA totale mediante elettroforesi in gel denaturante di agarosio all’1,4%, contenente formaldeide, a voltaggio ridotto (5 volt/cm). Per le analisi Southern il DNA genomico è stato digerito separatamente con tre enzimi di restrizione diversi (BamHI, EcoRI, HindIII) nella quantità di 10 µg per ogni digestione. Ognuna di queste è stata fatta migrare in un gel di agarosio allo 0,8%, a basso voltaggio. Dopo il trasferimento per capillarità secondo la procedura standard (Sambrook et al., 1989) su membrane di nylon (Hybond N, Amersham), gli acidi nucleici sono stati fissati tramite esposizione agli UV. Risultati e discussione La similarità tra le sequenze aminoacidiche, nei tratti noti per entrambe le LTPs di pesco isolate, è risultata essere del 59,6%, mentre l’identità tra le sequenze nucleotidiche è del 54%. Entrambe le sequenze presentano le peculiarità delle Lipid Transfer Proteins, e cioè la presenza di residui di cisteina in posizioni conservate e dei motivi che legano, in vitro, i lipidi (dati non mostrati). I risultati dell’analisi Southern hanno indicato che Pp-LTP1 e PpLTP2 appartengono ad una famiglia multigenica composta per lo meno da 3 membri (fig. 1). Tale organizzazione genica è stata osservata in numerose specie (Kader, 1996). L’espressione dei membri di queste famiglie multigeniche è temporalmente e spazialmente controllata per assicurare la presenza di queste molecole proteiche nei vari stadi dello sviluppo e nelle differenti condizioni ambientali (Kader, 1996). Durante il periodo postraccolta nei frutti mantenuti in aria a 20°C, l’evoluzione di etilene è aumentata in tutte le cv e parallelamente è diminuita la consistenza della polpa (tab. 1). Il mantenimento a 4°C ha rallentato notevolmente sia l’evoluzione di etilene che la perdita di consistenza. Sulla base di tali andamenti sono stati scelti i frutti da cui estrarre l’RNA per le analisi Northern. I risultati ottenuti con le analisi Northern condotte con la sonda Pp-LTP1 mettono in risalto la completa assenza di trascritti per Pru p3 nel mesocarpo di tutte le cultivar testate (fig. 2). Questa osservazione è in accordo con le indagini immunocitochimiche, condotte sulle parti eduli del frutto con IgE specifiche, che hanno individuato l’allergene esclusivamente nell’estratto proteico ottenuto dall’epicarpo (Lleonart et al., 1992). Per quanto riguarda l’accumulo del trascritto di Pp-LTP1 nell’epicarpo della cv Sentry, si può osservare una decisa ibridazione nel frutto al momento della raccolta (T0), una riduzione dell’accumulo del messaggio dopo 24h in aria a 20°C (A1) ed una ripresa dopo 48h in aria (A2). Il mantenimento dei frutti a basse temperature (F1 e F2) ha determinato una diminuzione dell’accumulo del trascritto. Anche in Royal Gemm si riscontra la presenza di messaggio nel frutto appena raccolto, una lieve diminuzione nel frutto mantenuto in aria ed una tendenziale diminuzione nel mantenimento a 75 4°C. Nella cv intermedia Summered il trascritto è presente in T0, resta pressoché costante da A1 ad A2, mentre da F1 a F2 diminuisce in maniera quasi impercettibile. In Redhaven si riscontra un’apparente anomalia, in quanto nel frutto appena raccolto (T0) il trascritto per Pru p3 è totalmente assente; in A1 il messaggio è visibilmente presente, mentre tende a diminuire da F1 a F2. Nell’ultima cv considerata in questo primo screening varietale, la Tardiva Zuliani, il trascritto del maggiore allergene della pesca è presente in T0 e nel campione A1, mentre decresce decisamente nel prolungare il mantenimento dei frutti alle basse temperature. Sono state condotte ulteriori analisi Northern per verificare l’esistenza di un’espressione differenziale per Pp-LTP1 e Pp-LTP2. Tali analisi hanno messo in evidenza che: a) i due geni mostrano un’espressione differenziale nelle varie parti del fiore e durante lo sviluppo dell’ovario (fig. 3). In particolare Pp-LTP1 appare espresso in maniera molto marcata negli stami, e quindi con intensità decrescente nei sepali, nei petali ed infine nell’ovario. Il trascritto corrispondente a Pp-LTP2 è visibile, invece, solo nell’ovario. Dopo l’impollinazione si nota una caduta del trascritto di Pp-LTP2 mentre quello di Pp-LTP1, a parte un incremento ad una settimana dall’impollinazione, non varia in maniera significativa; b) durante l’accrescimento del frutto è stato possibile mettere in evidenza che Pp-LTP1 è sempre espresso nell’epicarpo, con un massimo in S3, mentre nel mesocarpo (fig. 4) è rilevabile solo nello stadio S1 (45 giorni dopo la piena fioritura). Questo risultato potrebbe essere spiegato con la difficoltà di separare nel pericarpo immaturo i due tessuti. L’espressione di PpLTP2 è visibile solo nell’epicarpo con un andamento decrescente da S1 a S4; c) la transizione da frutto preclimaterico a frutto climaterico è contraddistinta da una riduzione dell’accumulo del trascritto corri- Arsia ATTI 7 Raccolta 76 4-06-2002 12:45 Pagina 76 AT T I A R S I A Fig. 4 - Analisi Northern con le sonde Pp-LTP1 e Pp-LTP2 su mesocarpo ed epicarpo dei frutti della cv Fayette nelle quattro fasi di crescita spondente a Pp-LTP1. Per verificare se esiste una relazione tra trascrizione di Pp-LTP1 e livello di etilene è stata condotta un’analisi Northern sui messaggeri estratti da frutti raccolti allo stadio S3 e S4 dopo un trattamento con propilene (fig. 5). Il trattamento non ha influito sull’accumulo del trascritto in nessuna delle due fasi. Conclusioni Le due LTPs identificate in pesco presentano un livello di omologia (59,6%) notevolmente più basso di quello esistente tra i membri delle famiglie presenti nelle Brassicaceae e Solanaceae (almeno 80%, Pyee e Kolattukudy, 1995; Treviño e O’Connell, 1998), ma paragonabile a quella del mandorlo (70%, Suelves e Puigdomènech, 1997). Il primo dato importante riguarda la completa assenza del trascritto per l’allergene Pru p3 nel mesocarpo di tutte le cinque varietà considerate. Per quanto concerne l’epicarpo, si può affermare che nessuna delle cultivar considerate mostra un potenziale allergenico Fig. 5 - Analisi Northern su epicarpo di frutti preclimaterici (PRE) e climaterici (CLIM). (T0 = tempo zero; ARIA = campione mantenuto in aria per 24h; PROP = campione trattato con propilene 500 ppm per 24h) decisamente inferiore rispetto alle altre; è comunque interessante il dato anomalo della varietà Redhaven, il quale merita ulteriori verifiche ed approfondimenti. Future indagini molecolari dovranno perciò concentrarsi sul monitoraggio completo dell’ultima fase di maturazione del frutto e dovranno essere condotte parallelamente delle analisi immunocitochimiche, allo scopo di verificare l’effettiva presenza della proteina allergenica. I dati riguardanti l’epicarpo rafforzano la tesi secondo cui, durante i processi industriali di trasformazione dei prodotti vegetali, è indispensabile prendere in considerazione la completa rimozione delle parti allergeniche dal prodotto finito, in modo da poter fornire ai consumatori un prodotto inequivocabilmente ipoallergenico. Questa sperimentazione preliminare ha inoltre evidenziato che le basse temperature potrebbero costituire un possibile fattore che inibisce la trascrizione di Pp-LTP1; in tutte le cultivar prese in considerazione si può notare una diminuzione del messaggio nel prolungare il mantenimento a 4°C, in alcuni casi con andamento quasi impercettibile, in altri casi in maniera decisa. Le due LTPs studiate presentano espressioni differenziali nei tessuti del fiore e del frutto. La presenza di trascritti per LTPs nel tessuti del fiore è stata riportata per numerose specie (Kader, 1996), ma era sempre riferita ad una sola LTP. Dati relativi all’espressione di vari membri nei tessuti fiorali sono disponibili solo per il mandorlo (Suelves e Puigdomènech, 1997). Il confronto tra le due specie ha messo in evidenza un pattern di espressione molto simile per la coppia Pp-LTP1 e PruAm1 e per la coppia Pp-LTP2 e PruAm3. L’espressione di Pp-LTP1 nel corso dell’accrescimento del frutto sembra essere regolata dallo sviluppo, come rilevato per altre LTPs (Kader, 1996), ed indipendente dall’etilene. Tuttavia l’effetto dell’etilene, di altri ormoni (ABA, in particolare) e di eventi abiotici (siccità o salinità) e biotici sarà oggetto di ulteriori indagini per definire in maniera più dettagliata l’accumulo dei trascritti e i fattori di regolazione dell’espressione delle LTPs, al fine di chiarirne i possibili ruoli. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 77 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Bibliografia ALTSCHUL S.F., MADDEN T.L., SCHÄFFER A.A., ZHANG J., ZHANG Z., MILLER W., LIPMAN D.J. (1997) Gapped Blast and PSI-BLAST: A new generation of protein database search programs. Nucleic Acids Res. 25: 3389-3402. ASERO R., MISTRELLO G., RONCAROLO D., C. DE VRIES S., GAUTIER M.F., CIURANA C.L.F., VERBEEK E., MOHAMMADI T., KNUL-BRETTLOVA V., AKKERDAAS J.H., BULDER I., AALBERSE R.C. E VAN REE R. (2000) - Lipid transfer protein: a pan allergen in plant-derived foods thet is highly resistant to pepsin digestion. Int. Arch. 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Berruto - DEIAFA, Sezione Meccanica Agraria, Università di Torino Riassunto La ricerca si è proposta di considerare l’evoluzione della qualità dei frutti nell’ultima parte della filiera produttiva e cioè distribuzione e permanenza del prodotto nel punto vendita. Tale problematica è stata affrontata in stretta connessione con gli aspetti della logistica nell’intento di valutare la possibilità di riduzione dei tempi di Evolution of Peach and Nectarine fruit quality during distribution of the produce (first paper) Abstract The final quality of fruit depends on many factors. As the centers of consumption of fresh produce are usually remote from growing areas, the logistics and infrastructures required to transfer the product to the end user are not less important than other factors in maintaining the final quality (Wills et al., 1998). Temperature and humidity vary during transport, and the handling and marketing phases may cause severe water loss and lead to poor appearance and changes of organoleptic characters. The aim of this study was to evaluate the evolution of quality in peach (cv Elegant Lady) and nectarine (cv Stark Red Gold) fruits from the end of packaging in paperboard trays to shelf. The trial was carried on in collaboration with the Lagnasco Group Growers Association (Cuneo Province) and two stores. Fruits of each gestione dei frutti prima dell’arrivo sulla tavola del consumatore. Si sono presi in considerazione, campioni di frutti (cultivar Elegant Lady e Stark Red Gold) su cui è stata valutata perdita di peso, colore di fondo, sovraccolore, RSR, consistenza e acidità titolabile. Nel contempo si sono rilevate, con l’utilizzo di data logger a rilevamento multiplo, temperatura interna del frutto, temperatura ed umidità relativa dell’ambiente. L’evoluzione dei parametri misurati è risultata strettamente correlata con le variazioni di temperatura che si sono verificate soprattutto in prossimità di ogni cambio di struttura. cultivar, picked and stored for 10 days in a cold room (0-2°C, RH 95%), were packaged, transported and presented to the end user in a display cabinet for 3 days (a reasonable time for waiting to be sold). A data logger (Hobo H8) was used to record the fluctuations of room humidity and temperature, outside and inside the sample trays (30 fruits each) from packhouse to shelf. Fruit quality, as expressed in changes in weight (%), flesh firmness (kg), color (Minolta colorimeter, CHR 2000), total soluble solids content (°Brix), titratable acidity (meq/l), was determined during each of the following phases. Data were subjected to single-variable ANOVA, and means were compared with the Tukey test. Total soluble solids and titratable acidity did not change significantly during the period considered. The weakest aspect of the procedure was the frequent changes of temperature (0°C in the storeroom, 20-25°C during handling and transport), leading to deterioration of quality, mostly in terms of loss of weight and firmness, and impaired appearance (darkness). The best way to minimise the deterioration in quality seems to be by keeping an even and cool temperature (+15°C) during the whole chain. One empirical parameter has been studied in order to explain the influence of different ways of transportation and storage on the firmness (Durofel 10) of the peaches along the supply chain. The calculated parameter TH is correlated (R2 = 0,845) with the measure of firmness taken from many samples during the trials. The TH takes into account the temperature gap between fruit and ambient air, the influence of relative humidity and the elapsed time since the departure from the packing facility. The parameter TH will be useful to predict the firmness of the fruits given storage time, storage temperature and elapsed time since the departure from the packing facility. Parole chiave: qualità al consumo, pesche e nettarine, distribuzione, vita di scaffale. Keywords: shelf-life, quality assessment, peach, nectarine, handling, logistic, lead time. Arsia ATTI 7 Raccolta 80 4-06-2002 12:45 Pagina 80 AT T I A R S I A Introduzione Le pesche e le nettarine sono caratterizzate da elevata deperibilità dopo la raccolta a seguito di processi fisiologici che comportano la sovramaturazione dei frutti ed il decadimento delle principali caratteristiche qualitative. Tali processi presentano dinamiche variabili in funzione di cultivar, condizioni agronomico-colturali preraccolta, stadio di maturazione e tecnologie applicate nel postraccolta. Negli ultimi tempi, però, l’attenzione si è notevolmente spostata sull’ultimo segmento della filiera ortofrutticola ed in particolare sul trasferimento dei frutti dai luoghi di produzione-conservazione ai mercati di consumo. L’affermazione della grande distribuzione organizzata, infatti, ha messo in luce il ruolo fondamentale che la logistica svolge nel limitare l’insorgenza di una rapida e generalizzata senescenza dei frutti causa primaria della riduzione della ‘vita di scaffale’. La tecnologia postraccolta deve essere finalizzata al mantenimento della ‘qualità globale’ dei frutti, sempre più messa in discussione dal consumatore, che passa anche attraverso una corretta pianificazione e gestione del confezionamento, del trasporto e dei centri di distribuzione e vendita. Le conoscenze di tipo fisiologico associate ad una buona logistica possono consentire una riduzione delle scorte di prodotto con conseguente riduzione dei tempi della loro gestione. L’obiettivo della ricerca è stato la valutazione, in un’ottica di sistema, della filiera di distribuzione di pesche e nettarine di qualità attraverso la determinazione dell’evoluzione dei parametri qualitativi dal confezionamento alla tavola del consumatore e lo studio delle soluzioni logistiche e della catena del freddo applicata al trasporto e alla vendita. Materiali e metodi La prova è stata condotta, nell’anno 2000, in una cooperativa aderente all’Associazione produttori LAGNASCO GROUP (Lagnasco CN) ed in due punti vendita della grande distribuzione organizzata, siti nella cintura torinese (Rivoli ed Avigliana). Il piano sperimentale ha previsto lo studio dell’evoluzione delle caratteristiche fisico-chimiche di pesche della cv Elegant Lady e di nettarine della cv Stark Red Gold provenienti da aziende del saluzzese, conservate per un periodo di 10 giorni in celle ad Atmosfera Normale (U.R. 95% - t° 1,5°C). In due date successive, al momento del confezionamento del prodotto, si è provveduto alla suddivisione di campioni significativi di frutti in differenti tesi, una per ogni punto vendita prescelto, avendo cura di impostare un rilevamento continuo di t° interna del frutto, t° ed umidità relativa dell’ambiente con l’utilizzo di data logger (HOBO System) a rilevamento multiplo. Su un campione di 20 frutti omogenei (calibro AA) sono stati misurati, ad intervalli di circa 12 ore, peso unitario dei frutti, colore di fondo e sovraccolore (colorimetro Minolta, scala C.I.E. Lab) e la consistenza della polpa con Durofel (tecnologia non distruttiva di Copa Instruments e Ctifl-France). Nello stesso tempo su campioni omogenei di frutti si è provveduto all’analisi distruttiva per valutare l’evoluzione di consistenza della polpa al penetrometro (kg), RSR (°Brix) e acidità titolabile (meq/l). I dati, ove possibile, sono stati elaborati con ANOVA semplice e le medie separate con test di Tukey. Inoltre, al fine di mettere in relazione le condizioni ambientali in cui si venivano a trovare i frutti lungo tutto il percorso e le variazioni nella consistenza della polpa (Durofel 10) è stato messo a punto un parametro denominato TH: H TH = ∫ (Th + 1) dh 0 dove: dh = intervallo di tempo tra una misurazione e l’altra (ore) H = istante espresso in numero di ore trascorse dall’istante zero (caricamento sul camion) (ore). Th = parametro empirico da calcolare con la seguente formula: Th = Tah – Tfh x 100 – Uh 100 dove: Uh = umidità relativa al momento h (%) Tah = temperatura ambiente al momento h (°C) Tfh = temperatura al cuore del frutto, al momento h (°C). Per ottenere il valore di Durofel atteso DH occorre applicare la seguente relazione lineare (R2 = 0,845): dove: DH = – 0,3621TH + D0 + 2,5 DH = valore di Durofel atteso all’istante H D0 = valore di Durofel alla parten- za della filiera di distribuzione del prodotto presso la centrale ortofrutticola 2,5 = termine noto (unità Durofel). Nel calcolo del Th è stato considerato, in valore assoluto, il salto termico tra temperatura del frutto e quella ambiente, l’umidità relativa dell’aria e il tempo trascorso dall’istante zero. Nel parametro TH viene inoltre considerata la somma di valori pregressi Th e delle ore trascorse dal caricamento sul camion presso la centrale ortofrutticola che influenzano la durezza e la qualità della pesca all’istante H. Risultati Temperature Il sistema preso in considerazione per la sperimentazione è rappresentato da tre parti principali: centrale ortofrutticola, piattaforma di distribuzione e punto vendita. Dal momento della partenza del prodotto confezionato all’arrivo Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 81 81 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I sullo scaffale di vendita intercorrono circa 36 ore in condizioni ambientali variabili dovute principalmente al passaggio tra le strutture. Dal momento dell’arrivo dei frutti nel supermercato al momento dell’acquisto possono intercorrere anche 60 ore, ciò in funzione della gestione degli ordini dei singoli negozi. All’inizio del sistema i frutti, già confezionati, vengono prelevati dalla cella a una temperatura di 10°C e caricati sull’autocarro (fig. 1). L’impianto refrigerante dell’autocarro non viene utilizzato e la temperatura dei frutti sale fino a oltre 18°C. Verso le ore 6 del mattino, inizia la seconda fase dove l’impianto frigorifero dell’autocarro viene acceso per circa 2 ore, durante le quali la temperatura dell’aria nel rimorchio scende a poco più di 12°C. Il prodotto viene poi scaricato nella piattaforma di distribuzione dove permane sempre a temperatura di 15-17°C per circa 18 ore; successivamente i frutti vengono trasportati su autocarro non refrigerato al supermercato, e quindi il prodotto viene posto in vendita su scaffale non refrigerato, con temperatura dell’aria di 1920°C, per circa 12-13 ore (fase 5). Alla sera, nel caso di Rivoli, le pesche vengono poste in cella refrigerata a 6,5-8,5°C (fase 6). L’andamento della temperatura della polpa del frutto tende ad avvicinarsi alla temperatura ambiente con andamento asintotico, per giungere alle ore 7 del mattino ad una temperatura della polpa pari a quella della cella (fig. 1). A seguito del riposizionamento sullo scaffale di vendita, i frutti raggiungono nuovamente i 15°C dopo circa 4 ore. I tracciati realizzati per tutti i trasporti monitorati presentano un andamento simile, con l’unica differenza del punto vendita di Avigliana (fig. 2), nel quale la mancanza di locale refrigerato ha impedito la refrigerazione notturna del prodotto. Durofel La consistenza della polpa diminuisce per entrambe le cultivar considerate dal primo rilievo effet- Figg. 1 e 2 - Andamento delle temperature aria ambiente e al cuore del frutto per la cv Elegant Lady, Rivoli (in alto) e Avigliana (in basso) Figg. 1 e 2 - Air temperature (solid line), middle peach temperature (dashed line) and TH parameter calculated for the distribution in Rivoli and Avigliana store, cv Elegant Lady. The chart shows the temperature evolution during the shelf-life of peaches along the supply chain line from the producer to the consumer, including transport, distribution centers and stores Tab. 1 - Evoluzione della consistenza della polpa (Durofel 10) dal magazzino al punto vendita Tab. 1 - Evolution of flesh firmness (Durofel 10) from packaginghouse to shelf CV STARK RED GOLD CV ELEGANT LADY Ore Avigliana Rivoli Ore Avigliana Rivoli 0 16 24 48,85 a 46,55 a 40,45 b 44,25 a 40,60 b 37,24 bc 0 16 24 48,85 a 46,55 a 40,45 b 49,85 a 47,45 a 42,95 b 40 48 25,35 c 22,80 c 33,85 bc 17,20 c 40 72 25,35 c 22,80 c 38,50 c 19,75 d ** ** ** ** Arsia ATTI 7 Raccolta 82 4-06-2002 12:45 Pagina 82 AT T I A R S I A Fig. 3 - Relazione tra Durofel misurato (punti) e atteso (linea), cv Elegant Lady, in relazione al parametro TH Fig. 3 - Relation between the Durofel value taken (dots) and the expected one (solid line) for the cv Elegant Lady. The expected value is based on a linear relationship within the Durofel and the TH value, that take into account the temperature gap between fruit and ambient air and the influence of relative humidity and elapsed time since the departure from the packing facility tuato presso la cooperativa, all’ultimo in corrispondenza di un ipotetico acquisto (tab. 1). Dai dati rilevati in tutti i casi considerati emerge un forte calo di consistenza in prossimità del IV rilievo che corrisponde al passaggio della frutta dalla piattaforma al punto vendita. Un altro calo importante si verifica in corrispondenza del rilievo pomeridiano effettuato sulla frutta ancora nella piattaforma, cioè circa 24 ore dopo la partenza dalla cooperativa. Il calo di consistenza prosegue in maniera differente a seconda dei punti vendita considerati, in particolare la consistenza raggiunge per entrambe le cultivar valori più bassi nel punto vendita di Rivoli rispetto ad Avigliana. Relazione tra le misurazioni Durofel e l’andamento delle temperature dell’ambiente di conservazione e dei frutti Sono stati messi in relazione i valori di Durofel rilevati sui campioni durante tutta la fase di conservazione e le temperature dell’aria ambiente e al cuore del frutto. Dall’analisi dei dati rilevati appaiono determinanti sull’evoluzione della consistenza dei frutti le variazioni di temperatura ambiente più che non le temperature assolute alle quali viene mantenuto il frutto. Anche la differenza di umidità relativa rispetto alla saturazione è stata considerata, con il fine di cal- colare un parametro da correlare con la variazione dei valori di Durofel. L’andamento del Durofel misurato e di quello calcolato, per la cv Elegant Lady, è presentato in fig. 3. In particolare si può notare come nel punto vendita di Avigliana (fig. 2) l’assenza di un abbassamento di temperatura nelle ore notturne (assenza di cella frigorifera; temperature medie frutto = 18,9°C) non comporta diminuzioni di consistenza superiori rispetto a Rivoli, dove invece è utilizzata una cella frigorifera. Anche il parametro calcolato TH per le pesche vendute ad Avigliana risulta avere valori più bassi, rispetto a quelli verificati nella filiera di distribuzione di Rivoli (presenza cella frigorifera; temperatura media = 16,1°C). Colore Dall’elaborazione dei dati emerge una maggiore influenza delle condizioni di trasporto e conservazione sul colore dell’epidermide in Stark Red Gold rispetto ad Elegant Lady (tabb. 2-3). Emergono anche delle differenze fra i due punti vendita considerati. In particolare nel primo trasporto monitorato si verifica in Stark Red Gold un graduale aumento del valore della componente b (giallo-blu) del colore di fondo che raggiunge i valori più elevati nel punto vendi- ta dopo 63 ore dalla partenza dalla centrale ortofrutticola. Leggermente diverso è invece l’andamento del sovraccolore, in particolare emerge come la brillantezza (L) sia sostanzialmente invariata nei campioni che hanno raggiunto il punto vendita di Avigliana, mentre si determina una diminuzione di tale parametro con il passare delle ore nei campioni valutati nel secondo punto vendita (Rivoli). Poiché i supermercati presentano differente sistema di gestione del prodotto, appare evidente che questa sia la causa del diverso andamento delle componenti cromatiche. Analoghe considerazioni possono essere effettuate per quanto concerne la brillantezza del colore anche nel secondo trasporto. Emerge infatti che il colore di fondo assume delle tonalità giallo arancio con il passare delle ore ed i valori significativamente più elevati di a e b si evidenziano negli ultimi rilievi. Andamento opposto hanno le stesse componenti del sovraccolore. È possibile che tale andamento cromatico sia dovuto ad un generale inscurimento delle tonalità determinato dalle condizioni di conservazione. Per quanto riguarda Elegant Lady valgono le stesse considerazioni fatte per le nettarine anche se in misura meno marcata, probabilmente in relazione alla differente tipologia di colorazione del frutto Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 83 83 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I rilievo precedente) per 5 rilievi successivi ad intervalli orari prefissati (tab. 4). Dall’elaborazione emerge una certa differenza fra le due cultivar considerate anche se resta il dato costante della maggiore per- che consente di rilevare eventuali differenze con maggiore difficoltà. Perdita di peso È stata valutata in valore assoluto (calo peso del campione rispetto al dita di peso all’ultimo rilievo (96 ore). In entrambe le cultivar considerate e per tutti i trasporti si è riscontrato che le perdite di peso più basse si sono verificate in corrispondenza di temperature oscillan- Tab. 2 - Variazioni di colore delle pesche cv Elegant Lady (C.I.E. Lab) in differenti punti della filiera distributiva Tab. 2 - Evolution of color parameters (C.I.E. Lab) in cv Elegant Lady during distribution chain PUNTO VENDITA AVIGLIANA colore di fondo Ore L sovracolore a b L a colore di fondo b Ore L a sovracolore b L a b 0 62,46 13,3 39,08 ab 34,01 ab 19,28 6,32 0 62,67 14,48 40,97 33,34 26,13 a 16 60,64 17,36 36,83 b 35,20 a 20,89 7,5 30 62,51 14,67 38,63 34,3 22,51 ab 40 61,76 19,9 38,62 ab 34,27 ab 19,03 6,49 54 65,01 11,79 41,09 34,86 21,91 ab 8,51 72 62,61 14,14 42,79 a 34,30 ab 19,91 6,98 100 63,39 18,44 43,5 33,21 20,60 b 8,04 96 61,6 15,56 43,22 a 33,27 b 17,41 6,16 n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. n.s. ** ** n.s. n.s. b L PUNTO VENDITA L 7,73 ** n.s. RIVOLI colore di fondo Ore 10,14 sovracolore a a colore di fondo b Ore L a 0 65 13,45 ab 42,82 35,45 18,94 9,94 0 57,22 21,33 16 66,05 13,98 ab 43,1 34,35 18,67 6,29 30 59,3 19,34 40 65,59 15,40 ab 43,63 34,06 18,25 5,89 54 60,03 19,43 72 62,67 18,08 a 42,59 33,37 17,57 5,53 100 58,95 21,23 96 60,98 10,44 b 43,65 33,94 16 5,22 n.s. n.s. n.s. ** n.s. n.s. n.s. n.s. sovracolore b L 35,95 a b 32,56 b 25,69 a 9,02 35,07 38,81 a 21,74 ab 36,67 33,89 ab 19,60 b 6,27 39,46 33,45 b 21,08 b 8,9 n.s. ** ** n.s. 12,35 A lettere uguali corrispondono valori statisticamente non differenti tra loro per P ≤ 0,05. Values marked with the same letter are not statistically different for P ≤ 0.05. Tab. 3 - Variazioni di colore delle nettarine cv Stark Red Gold (C.I.E. Lab) in differenti punti della filiera distributiva Tab. 3 - Evolution of color parameters (C.I.E. Lab) in Stark Red Gold during distribution chain PUNTO VENDITA AVIGLIANA colore di fondo Ore L sovracolore a b L a colore di fondo b Ore L a sovracolore b L a b 0 69,19 4,7 48,36 b 32,25 32,41 11,87 0 67,33 5,77 b 48,19 ab 34,68 37,69 a 17,92 a 24 70,52 5,97 47,66 b 34,83 31,86 11,65 32 67,77 8,14 ab 45,55 b 37,94 33,55 b 15,24 ab 48 71,1 5,62 50,10 ab 34,82 30,27 11,27 56 64,61 7,02 b 47,34 ab 35,54 31,89 b 12,85 b 63 70,32 6,2 50,98 a 33,38 27,14 9,03 96 67,67 11,97 a 50,44 a 35,39 31,90 b 12,45 b n.s n.s ** n.s. n.s n.s ** ** PUNTO VENDITA L ** ** n.s. RIVOLI colore di fondo Ore n.s a sovracolore b L a colore di fondo b Ore L a sovracolore b 2,87 47,45 b 33,21 ab 33,2 13,57 0 68,05 ab 24 69,25 5,39 47,84 b 35,80 a 31,58 13,09 32 68,40 ab 8,3 ab 44,91 b 39,07 a 35,06 ab 16,67 ab 48 70,64 4,5 51,31 ab 34,12 ab 31,1 10,78 56 71,08 a 3,87 b 48,85 a 35,56 ab 32,29 b 12,53 b 63 69,68 4,61 52,38 a 30,60 b 30,65 11,31 96 65,77 b 12,93 a 48,31 ab 35,27 b 32,48 b 12,69 b n.s n.s. ** n.s ** ** ** ** ** A lettere uguali corrispondono valori statisticamente non differenti tra loro per P ≤ 0,05. Values marked with the same letter are not statistically different for P ≤ 0.05. 36,17 ab b 67,83 n.s. 48,18 ab a 0 ** 6,14 b L 37,53 a 18,46 a ** Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 84 AT T I A R S I A 84 ti intorno ai 15° C. Tali temperature si sono verificate al secondo rilievo effettuato a 24 nel primo giro considerato e a 36 ore nel secondo giro dalla partenza dei frutti dal magazzino. Nelle prime 12 ore i cali ponderali sono sempre piuttosto importanti il che si accorda con il fatto che la temperatura dell’ambiente, e quindi dei frutti, deve ancora raggiungere la temperatura di regime. Tab. 4 - Perdita di peso (g) nelle cv Stark Red Gold ed Elegant Lady dalla piattaforma di distribuzione al punto vendita Tab. 4 - Weight loss (g) in Stark Red Gold and Elegant Lady from warehouse to shelf CV STARK RED GOLD Ore Avigliana 12 24 1,61 b 0,58 cd Rivoli Ore 1,44 a 0,54 b 24 36 Avigliana 1,14 b 0,05 c Rivoli 1,24 bc 0,19 c 36 0,85 c 1,37 a 60 1,94 b 2,44 b 48 0,27 d 1,26 a 72 2,05 b 1,95 b 60 2,48 a ** 1,15 a ** 96 4,34 a ** 5,09 a ** Residuo secco rifrattometrico e acidità titolabile Il parametro relativo al contenuto zuccherino non evidenzia nessuna differenza significativa per le cultivar considerate ed in entrambi i trasporti (tab. 5). Per quanto riguarda l’acidità titolabile, si evidenzia una tendenza alla diminuzione del valore misurato con il passare delle ore in corrispondenza dei differenti siti, sia in Elegant Lady che in Stark Red Gold, nel secondo trasporto considerato. Diversa è la situazione nel primo giro dove emerge, per entrambe le cultivar, un’acidità inferiore nei punti vendita rispetto ai siti precedenti. Conclusioni CV ELEGANT LADY Ore Avigliana Rivoli Ore Avigliana Rivoli 12 2,48 c 1,83 b 12 1,94 b 1,86 b 24 36 0,42 e 1,56 d 0,67 c 1,47 b 24 36 0,35 c 2,02 b 0,30 c 1,55 bc 72 96 3,25 b 3,98 a ** 2,88 a 2,80 a ** 72 96 3,03 b 6,71 a ** 2,62 b 5,56 a ** A lettere uguali corrispondono valori statisticamente non differenti tra loro per P ≤ 0,05. Values marked with the same letter are not statistically different for P ≤ 0.05. La prova sperimentale permette di confermare la notevole influenza che temperatura e umidità relativa dell’ambiente hanno sull’evoluzione delle caratteristiche qualitative dei frutti nella fase distributiva. I punti di debolezza del sistema preso in esame, infatti, sono rappresentati dalla difficoltà nella gestione di questi due parametri a livello di piattaforma di distribuzione, ma ancor più di punti vendita. Tab. 5 - Evoluzione dei parametri organolettici di Elegant Lady e Stark Red Gold in differenti punti della filiera distributiva Tab. 5 - Evolution of fruit quality parameters in Elegant Lady and Stark Red Gold during distribution chain CV ELEGANT LADY consistenza polpa (kg) RSR (° Brix) acidità titolabile (meq/l) 1° trasporto 2° trasporto 1° trasporto 2° trasporto Cooperativa 7,4 a 5,2 a 11,6 9,2 121,15 a 95,8 b Piattaforma Avigliana Rivoli 4,5 b 2,1 d 2,9 c ** 4,4 a 2,5 b 2,6 b ** 11,7 11,4 11,2 n.s. 9,6 9,2 8,9 n.s. 104,84 b 98,57 bc 91,40 c ** 97,8 b 139,17 a 139,9 a ** CV STARK RED GOLD consistenza polpa (kg) 1° trasporto Cooperativa Piattaforma Avigliana Rivoli 5,8 4,2 3,2 3,1 a b c c ** RSR (° Brix) 2° trasporto 5,3 4,5 2,4 2,4 ** a b c c 1° trasporto 1° trasporto 2° trasporto acidità titolabile (meq/l) 2° trasporto 11,5 11,1 11,2 11,1 10 9,8 10 9,9 n.s. n.s. A lettere uguali corrispondono valori statisticamente non differenti tra loro per P ≤ 0,05. Values marked with the same letter are not statistically different for P ≤ 0.05. 1° trasporto 2° trasporto 138,33 121,84 111,56 107,64 131,97 131,52 195,24 167,97 ** a b c c ** b b a ab Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 85 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Inoltre, la lunga permanenza dei frutti sullo scaffale prima dell’acquisto (anche 60 ore) in condizioni spesso non controllate, influenza notevolmente il decadimento qualitativo dei frutti soprattutto in termini di perdita di peso e diminuzione della brillantezza degli stessi. Si è infatti potuto notare come l’insorgere di fenomeni di senescenza dei frutti si manifesti non solo attraverso un notevole rammollimento della polpa, spesso ben oltre valori che assicurano l’accettabilità del frutto, ma anche con un generalizzato stato di ‘appassimento’ che rende lo stesso non più attraente. Da questa prima elaborazione dei dati è possibile ipotizzare una diversa gestione del freddo là dove emerge un miglior comportamento dei frutti mantenuti a temperature ten- Bibliografia AKTERIAN S. (1996) - Total quality index and evaluation of the multifactor effect on shelf-life of refrigerated foods. Proc. Refrigeration Science and Technology, Lexington 2-4 october: 133-138. PAULL R.E. (1999) - Effect of temperature and relative humidity on fresh commodity quality. Postharvest Biol. Technol. 15: 263-277. 85 denzialmente più elevate, ma costanti, rispetto a quelli sottoposti, in alcuni tratti della filiera, a basse temperature. La corretta pianificazione degli ordini e il miglioramento della logistica potrebbero ridurre considerevolmente il tempo che intercorre tra il caricamento dei frutti sugli autocarri e l’arrivo del prodotto presso il punto vendita. La riduzione del ciclo potrebbe migliorare il mantenimento delle caratteristiche dei frutti e/o permettere la raccolta di frutti più maturi con conseguente miglioramento delle caratteristiche gustative dei frutti, consentendo la riduzione della distanza tra le aspettative del consumatore e le esigenze del mondo produttivo e distributivo. Alcune elaborazioni, inoltre, hanno consentito di calcolare un parametro che è correlato con l’andamento del valore di consistenza della polpa a partire dalle variazioni delle condizioni termoigrometriche ambientali, della temperatura interna dei frutti e del tempo trascorso rispetto alla partenza del frutto dalla centrale ortofrutticola. Tale parametro, ancora suscettibile di ulteriori affinamenti, potrà essere impiegato per predire l’andamento della consistenza dei frutti in diverse situazioni di stoccaggio e trasporto dei medesimi. PEANO C., GIACALONE G., BOUNOUS G. (2000) - Changes in fruit quality of peach and nectarine from transport to market. 4th Int. Conf. on Postharvest Science, Jerusalem, 2631 march [in press]. PRATELLA G. (1998) - Il trasporto degli ortofrutticoli. Prima parte. Frutticoltura 4: 83-85. SHEWFELT R.L., DIXON P. (1996) Seven principles for better quality of refrigerated fruits and vegetables. Proc. Refrigeration Science and Technology, Lexington 2-4 october: 231-236. SHEWFELT R.L. (1999) - What is quality? Postharvest Biol. Technol. 15: 197-200. WILLS R., MCGLASSAN B., GRAHAM D., JOYCE D. (1998) - Postharvest. An introduction to the Physiology & Handling of fruit, vegetables & ornamentals. CAB Int., U.K., pp. 262. Ringraziamenti Si ringrazia il Sig. Domenico Paschetta presidente dell’Associazione Lagnasco Group per aver messo a disposizione strutture e personale dell’Associazione, rendendo così possibile lo svolgimento della ricerca, finanziata dalla Regione Piemonte. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 87 9. La determinazione non-distruttiva di alcuni parametri di qualità della frutta: risultati delle esperienze condotte con il sistema NIRs (Near InfraRed spectroscopy) G. Costa, M. Noferini, G. Fiori, M. Montefiori, O. Miserocchi, C. Andreotti Dipartimento di Colture Arboree, Università di Bologna Riassunto La spettroscopia nell’infrarosso vicino è una tecnica che consente di determinare le caratteristiche interne dei frutti senza dover ricorrere alla loro distruzione. In condizioni di magazzino la tecnica consente di classificare un ampio campione di frutti sulla base delle loro Non-destructive assessment of fruit quality parameters: results obtained with a stactionary and portable NIRs instruments Abstract Fruits are graded on the basis of external appearance factors (skin color, fruit shape, absence of defects and bruises, commercial size, etc.) currently determined by machine on a given number of fruits. Other parameters, which may better meet consumer expectations, as internal fruit characteristics are traditionally determined in a destructive manner. Currently, near-infrared spectroscopy (NIRs) techniques to evaluate parameters for estimating maturity have already been used with fruit (species as orange, peach, apple, blueberry, papaya, kiwifruit and persimmon) and vegetables (tomato, garlic, etc.) and are available as a stationary as well as portable instrument. The first could be used in packing house condition to grade fruits for their internal quality parameter while the portable one caratteristiche di qualità alle velocità operative delle calibratrici della frutta. Il sistema può essere anche portatile ed in condizioni di campo offre la possibilità di determinare il momento più opportuno per effettuare la raccolta monitorando l’evoluzione di alcuni parametri sempre sullo stesso campione di frutti. Si riportano in questo lavoro la descrizione delle attrezzature impiegate, i principi del loro funzionamento ed i risultati di alcune sperimentazioni effettuate nelle due condizioni operative. could be used in field condition to monitor the evolution of some ripening parameters to determine the best harvesting time. The device is represented by a commercial single-beam spectrometer with a standard diffraction grating (650-1200 nm, Near InfraRed). The light is generated by a tungsten halogen lamp, coupled into a bundle consisting of 6 200 um optical fibers and carried to the probe end. The fruit will selectively reflect light back into a 7th fiber which transfers the information to the spectrometer. The probe end is a stainless cylinder, 50mm long x 6,35 mm diameter positioned on the fruit surface and a sponge ring surrounding the head probe guarantees that only the fruit reflects the light reaching the probe. Three additional 50 W lamps are placed inside the equipment and directed to the target fruit. Data acquisition is schematically operated as follows. In the case of the stationary instrument the spectrometer interfaces to a PC via an analog-to-digital converter card (the ADC-500 is an ISA-bus compatible 12-bit A/D card for use with benchtop spectrometer with a 500 kHz A/D frequency). The ISAbus A/D card interfaces to a desktop PC. In the case of the portable one data are transferred to a notebook via a PCMCIA A/D card (DAQ700). The DAQ-700 has a 100 kHz A/D frequency, corresponding to an integration time for the CCD detector of 40,8 ms. As far as statistical analysis is concerned, each spectrum was recorded as log (1/R), where R= reflectance, by averaging a given number of scans. Calibration, standard analysis procedures of multiple linear (MLR) and forward stepwise regression were performed by allowing the SAS software to select the best regression equations using first derivative of the spectra. Here are presented the two NIRs used, the main operating principle and some results obtained in specific experiments carried out on some fruit species. Parole chiave: spettroscopia nell’infrarosso vicino, Prunus persica, qualità dei frutti, regressione multipla lineare. Keyword: Near InfraRed spectroscopy, Prunus persica, soluble solids content, flesh firmness, acidity, multiple linear regression. Arsia ATTI 7 Raccolta 88 4-06-2002 12:45 Pagina 88 AT T I A R S I A Introduzione La qualità dei prodotti ortofrutticoli viene nella pratica determinata impiegando criteri visivi ed analitici. I criteri di tipo visivo (forma, dimensione, colore, rispetto della forma tipica del frutto della specie considerata, eventuale assenza di difetti sull’epidermide, ecc.) presentano la caratteristica di essere non distruttivi e quindi ipoteticamente applicabili ad un vasto numero di frutti campione. I criteri visivi non sono però in grado di fornire sufficienti informazioni sugli aspetti di tipo biochimico e fisiologico che caratterizzano un frutto in maturazione. Il ricorso a criteri analitici diventa quindi necessario per determinare le caratteristiche interne dei frutti (durezza della polpa, contenuto in solidi solubili ed in amido, acidità). Mentre le determinazioni non-distruttive possono essere determinate su di un ampio campione se non addirittura su tutta la partita (ad esempio, la suddivisione in classi di calibro commerciale dei frutti), tutti gli altri parametri devono essere necessariamente estrapolati da un campione vista l’onerosità delle determinazioni, sia in termini di tempo che di costo. Ciò limita fortemente l’ampiezza del campione al quale fare riferimento per la descrizione del fenomeno analizzato. Inoltre, in considerazione dell’estrema variabilità dimostrata da questi parametri sia in frutti provenienti dallo stesso albero che, a maggior ragione, in frutti provenienti da alberi diversi dello stesso impianto (Smith et al., 1994), la limitazione imposta dall’onerosità economica e di tempo di analisi di tipo distruttivo rappresenta un limite operativo e metodologico certamente non trascurabile. Peraltro recentemente sono stati proposti metodi non-distruttivi capaci di valutare le caratteristiche esterne ed interne dei prodotti ortofrutticoli. Queste metodologie sono basate sullo studio delle proprietà chimiche, fisiche e chimico-fisiche dei frutti; in particolare la spettro- scopia nell’infrarosso vicino (tecnica che rientra nello studio delle proprietà elettromagnetiche dei frutti) si è dimostrata tra le più promettenti sia per i risultati ottenuti per la valutazione non distruttiva di alcuni dei parametri sopra elencati, sia per la duttilità evidenziata in funzione di un possibile impiego in campo (Chuma et al., 1976; Kawano, 1994a e 1994b; Kawano et al., 1992; Lammertyn et al., 1998; Costa et al., 1999a e 1999b; Andreotti et al., 2000). La strumentazione NIRs è in grado di operare ad elevate velocità d’esercizio, ed è quindi potenzialmente possibile il suo impiego in linea sulle macchine selezionatrici adottate per la calibrazione della frutta. Si riportano i dati ottenuti in alcuni anni di indagini con due strumentazioni NIRs, una stazionaria ed una portatile sia in condizioni di magazzino per verificare la possibilità di effettuare una selezione dei frutti sulla base delle loro caratteristiche interne, sia in condizioni di campo per la determinazione dello stadio di maturazione dei frutti. Materiali e metodi Strumentazione La strumentazione che è stata impiegata è un semplice spettrometro prodotto dalla Ocean Optics Inc. (fig. 1). Esso opera nella regione dell’infrarosso vicino fra i 650 nm e 1200 nm. La radiazione della luce incidente è emessa da una sorgente alogena al tungsteno e, per avere una maggiore penetrazione nel frutto, sono state aggiunte alla strumentazione originale tre lampade con una potenza di 50 W ciascuna. La radiazione riflessa viene poi convogliata in un fascio di 6 fibre ottiche poste a contatto con il frutto e trasportata, per qualche metro, fino a raggiungere l’ingresso dello spettrometro. Una lente convergente ha poi il compito di concentrare la luce proveniente dal frutto sulla superficie di un reticolo di diffrazione separandola in singole lunghezze d’onda. Infine, ogni singola radiazione viene poi convertita in un segnale elettrico per mezzo di un trasduttore ottico. In questa indagine è stato fatto uso del sistema “in interattanza”, dove il campo visivo del sensore è separato dalla superficie illuminata da una apertura sigillata in contatto con la superficie del frutto. I sistemi applicabili oggi con la metodologia NIRs sono peraltro fondamentalmente tre: “in riflettanza”, “in trasmittanza” e “in interattanza”. Il sistema “in riflettanza” possiede il detector sistemato nella stessa posizione di incidenza del raggio luminoso, a differenza di quello “in trasmittanza” dove il detector può trovarsi diametralmente opposto al raggio luminoso incidente (fig. 2). Lo spettrometro viene collegato a seconda del modello ‘stazionario’ o ‘portatile’ ad un desktop (computer da tavolo) o ad un notebook (computer portatile). La strumentazione impiegata permettono l’individuazione o anche la quantificazione del composto sfruttando le proprietà della spettroscopia nell’infrarosso vicino, attraverso la misura dell’energia che interagisce con le molecole del campione prima di raggiungere il detector. Quando un prodotto è esposto ad un raggio luminoso incidente, parte della luce viene riflessa, parte trasmessa e parte assorbita (fig. 3). Circa il 4% della luce incidente viene riflessa dalla superficie esterna, e prende il nome di riflessione speculare. La riflessione speculare è considerata essere indipendente dall’assorbimento, infatti contiene tutte le lunghezze incidenti aventi un’intensità proporzionale a quella emessa dalla sorgente non essendo stata modificata dalla superficie riflettente. Il rimanente 96% dell’energia incidente viene trasmessa attraverso i tessuti cellulari e fuoriesce vicino al punto incidente. Questo tipo di energia viene chiamata riflettanza diffusa. Una parte della luce incidente non riflessa dal campione viene diffusa o dispersa (scattering) dalle piccole interfacce interne al tessuto, e una Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 89 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 89 parte dell’energia è assorbita dal materiale sotto la superficie (assorbanza). Infine, rimane una piccola parte dell’energia che fuoriesce dal lato opposto al punto incidente chiamata trasmittanza. Viene definita diretta quando attraversa un liquido limpido e diffusa quando attraversa una sostanza ad elevato potere disperdente come ad esempio un frutto. Materiale vegetale Sono state prese in considerazione alcune cultivar di alcune specie frutticole. Più precisamente per il melo sono state effettuate misure sulle cultivar del gruppo Gala e Fuji e Golden delicious, per il pero sono state considerate William, Abate Fétel, Conference e Passa Crassana, per il pesco Springred, Weinberger, Redhaven e Stark Red Gold e per l’actinidia Hayward. Metodologia sperimentale In condizioni di magazzino per ognuna delle cultivar considerate sono stati analizzati almeno 80 frutti letti con la strumentazione NIRs per l’acquisizione degli spettri di assorbanza. La zona di appoggio della sonda sull’epidermide su ogni frutto veniva segnata onde effettuare esattamente nello stesso punto le determinazioni distruttive dei parametri di qualità. In campo l’acquisizione degli spettri è stata effettuata a partire da circa un mese prima della prevista Fig. 1 - Rappresentazione schematica della strumentazione NIR stazionaria (sopra) e portatile (sotto) Fig. 1 - Configuration of NIR portable (over) and stationary (below) used for the experiments data di raccolta. I rilievi sono stati eseguiti con cadenza prima settimanale e poi più ravvicinata in prossimità della raccolta. Per ogni data di rilievo è stata acquisita la lettura NIRs degli spettri di assor- banza di tutti i frutti campione considerati e le determinazioni distruttive hanno previsto gli stessi accorgimenti usati in magazzino (analisi distruttiva del frutto nella stessa posizione della lettura non- Fig. 2 - Il NIR misura l’energia che interagisce con le molecole del campione prima di raggiungere il detector Fig. 3 - Interazione della radiazione luminosa con le particelle solide del composto Fig. 2 - The study of molecular structure and dynamics through the absorption, emission, and scattering of light Fig. 3 - Relationship between light radiation and particle of the fruit Arsia ATTI 7 Raccolta 90 4-06-2002 12:45 Pagina 90 AT T I A R S I A Fig. 4 - Confronto fra spettri di assorbanza di frutti ad epoca di maturazione diversa Fig. 4 - Comparison between spectra of fruits characterized by a different maturity Fig. 5 - Andamento dei solidi solubili in Stark Red Gold Fig. 5 - Evolution of soluble solids in Stark Red Gold nectarine fruit determined by refractometer and by NIR Fig. 6 - Scatterplot relativo al contenuto in solidi solubili determinato sulla cultivar Stark Red Gold Fig. 6 - Scatterplot of calibration of soluble solids data in Stark Red Gold nectarine Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 91 91 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I distruttiva). Inoltre ad ogni data di rilievo, su piante contigue a quelle considerate, veniva prelevato un campione di 20 frutti scelti a caso, misurato con la strumentazione NIRs e quindi portato in laboratorio per le analisi di tipo distruttivo dei parametri di maturazione dei frutti. Le determinazioni distruttive hanno riguardato il contenuto in solidi solubili, la durezza della polpa, il peso secco (porzione di circa 5 grammi di polpa di frutto posti in stufa alla temperatura di 60-70°C per 48 ore o liofilizzati) e il tenore in acidi organici totali (titolazioni con NaOH). Elaborazione statistica: calibrazione e predizione Per ogni cultivar è stato costruito un modello di calibrazione per ognuno dei parametri presi in considerazione. Per la costruzione dei modelli è stato considerato un campione di almeno 80 frutti raccolti ed analizzati in corrispondenza delle diverse date di lettura e campionamento. La scelta è stata imposta dalla necessità di includere nel modello spettri di assorbanza elettromagnetica corrispondenti a frutti estremamente eterogenei nei valori dei diversi parametri della maturazione analizzati quali quelli che si possono avere in un lasso di tempo corrispondente a circa un mese prima della presunta data di raccolta. Questa procedura permette infatti di ottenere un modello di calibrazione “robusto”, cioè in grado di essere applicato con successo per la predizione di alcuni indici della maturazione oscillanti all’interno di un “range” di valori piuttosto ampio. Ciò è stato facilmente realizzabile nelle prove di campo dove i frutti erano raccolti ad un diverso grado di maturazione. Per ognuno dei campioni scelti per i modelli di calibrazione, i valori di assorbanza (fig. 4) a lunghezze d’onda comprese tra 650 e 1200 nm sono stati trasformati in valori di derivata prima o seconda ed utilizzati come variabili indipendenti nella regressione. La variabile dipendente è rappresentata dai valori dei para- Tab. 1 - Picchi di assorbimento dell’acqua e dei carboidrati a determinate lunghezze d’onda Tab. 1 - Wavelength, absorber molecule and model peak position Lunghezze Posizione picchi ± larghezza (nm) (nm) Molecole °Brix 830-840 H2O e Cx(H2O)n 842 ± 10 842 ± 10 DM 870-890 Cx(H2O)n* 878 ± 15 886 ± 12 900-930 Cx(H2O)n** 924 ± 10 938 H2O 936 ± 10 94 ± 2 958 H2O** 958 ± 7 960 ± 10 970-990 1010-1030 1053 Cx(H2O)n*** e H2O 984 ± 12 986 ± 11 Cx(H2O)n e H2O 1016 ± 4 1022 ± 8 Cx(H2O)n 1052 ± 15 1048 ± 12 metri di maturazione considerati (solidi solubili totali, acidità e peso secco, ecc.) determinati distruttivamente. I valori di assorbanza nel caso della durezza della polpa dei frutti di pesco sono anche stati utilizzati tal quali al fine di ottenere un modello di calibrazione più “robusto”. Gli spettri di assorbanza dei campioni sono stati analizzati ed elaborati da un software creato con uno specifico linguaggio di programmazione contenente molte librerie necessarie allo sviluppo di alcuni algoritmi matematico-statistici. La predizione dei caratteri di qualità considerati è ottenuta attraverso il calcolo della correlazione esistente fra i valori di assorbanza a specifiche lunghezze d’onda ed i parametri qualitativi determinati analiticamente (e distruttivamente) per gli stessi campioni di frutti. L’equazione di calibrazione è stata poi applicata sugli spettri di assorbanza di un set di frutti di predizione rappresentato dal campione di frutti residui. La bontà della calibrazione viene espressa dal numero di lunghezze d’onda selezionate, dal coefficiente di determinazione multiplo R2 (usato per stimare la variazione di y spiegata dalla regressione) e dal parametro SEC (standard error of calibration). Il coefficiente R2 può anche raggiungere l’unità se il numero di coefficienti nel modello uguaglia il numero di osservazioni (tutte le lunghezze d’onda). La difficoltà che si incontra nella creazione del modello di calibrazione è proprio quella di riuscire ad ottenere il più alto valore di R2 con il minore numero di lunghezze d’onda per rendere più robusto e generale il modello di predizione. Normalmente si usano alcuni accorgimenti per ridurre il numero di lunghezze d’onda, come l’eliminazione delle frequenze che non portano informazione al modello costruito per la rilevazione di un determinato composto (tab. 1). Per esempio, non utilizzeremo mai lunghezze d’onda lontane dai picchi di assorbimento di un determinato composto. È stato inoltre usato un segmento (numero di punti che sono mediati per ottenere il valore ad una determinata lunghezza d’onda; esso può variare da 8 a 20 nm) ed un gap (spazio che può essere lasciato fra un segmento e l’altro e che può variare da 0 a 20 nm). Calibrazioni di 2-4 lunghezze d’onda, SEC contenuti e R elevati consentono un SEP (standard error of prediction) contenuto. Un’ulteriore verifica che viene usata per valutare la bontà del modello costruito è l’SDR (standard deviations ratio) SDR = SD/SEP dove SD è la deviazione standard del data set. Indica la quantità d’informazione chimica che viene “estratta” dagli spettri. Il risultato Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 92 AT T I A R S I A 92 di questo rapporto deve essere superiore o uguale a 3 per considerare significativo e positivo il processo predittivo. Risultati Si riportano alcuni risultati ottenuti con la strumentazione stazionaria e portatile. Sistema NIRs stazionario Nella tab. 1, relativa ai valori di acidità determinati complessivamente su 4 cultivar di pero (William, Abate Fétel, Conference e Passa Crassana), è riportata la relazione fra la bontà dell’analisi statistica effettuata ed il numero di lunghezze d’onda impiegate. Dall’analisi della tabella si nota come al crescere del numero di lunghez- ze d’onda si migliorino tutti i parametri (R, SEC e SEP) esaminati. Prendendo in considerazione i valori di R è infatti interessante vedere come una sola lunghezza d’onda consente il raggiungimento di valori di 0,83 più che rappresentativi del fenomeno studiato. Crescendo il numero delle lunghezze d’onda sino a 4 si arriva a migliorare il valore di R sino a 0,91 determinando ovviamente anche una corrispondente riduzione dello scarto nel SEC e nel SEP. Peraltro va considerato che maggiore è il numero di lunghezze d’onda minore è la ‘robustezza’ della previsione (tab. 2). È altresì importante rilevare che con una unica acquisizione dello spettro si riescono a determinare più parametri di qualità, se sono ovviamente a disposizione i valori Tab. 2 - Relazione tra parametri statistici e il numero di lunghezze d’onda Tab. 2 - Best results of calibration and prediction as related to the number of considered wavelength in intact pear fruit of the four considered varieties λ1 λ2 771.5 771.5 771.5 771.5 755,5 755,5 755,5 λ3 723,5 723,5 λ4 R 739.5 0,83 0,89 0,91 0,91 SEC SEP 0,90 0,71 0,67 0,64 1,33 1,00 0,93 0,74 Bias 0,53 0,37 0,30 – 0,30 Tab. 3 - R, SEC, SEP, Bias calcolato e numero e range di lunghezze d’onda per i parametri di qualità sulle 4 cultivar di pero selezionate Tab. 3 - R2, R, standard error of calibration (SEC) and prediction (SEP) and Bias calculated for SSC and FF indexes of the four pear varieties considered Carattere R RSS Durezza polpa Acidità Peso secco 0,7 0,7 0,91 0,77 SEC SEP 1,22 0,7 0,64 1,53 1,15 0,9 0,74 1,35 Bias – 0,1 + 0,25 – 0,3 – 0,1 λ (n) Range 5 5 4 5 700-900 700-900 700-900 700-900 Tab. 4 - Parametri di qualità, R e SEC ottenuti con le lunghezze d’onda considerate delle determinazione distruttive. Nella tab. 3 sono per l’appunto riportati i solidi solubili, la durezza della polpa, l’acidità e il contenuto in sostanza secca dei frutti di alcune cultivar di pero ottenuti con una unica acquisizione di misure di assorbanza. Sistema NIRs portatile La strumentazione portatile è stata impiegata in condizioni di pieno campo su frutti di pesco, nettarine ed actinidia. Nella tab. 4 sono riportati i valori determinati su pesco Redhaven e sulla nettarina Stark Red Gold relativi al contenuto in solidi solubili, alla durezza della polpa e all’acidità. In linea generale i valori migliori sono stati ottenuti sul contenuto in solidi solubili, ma altrettanto interessanti possono essere ritenute anche le altre determinazioni considerando che sono state tutte ottenute con un numero massimo di 3 o 4 lunghezze d’onda. Le equazioni di calibrazione ottenute sono state quindi applicate sugli spettri elettromagnetici di tutti i frutti considerati e si è quindi verificata la capacità dei modelli di calibrazione di prevedere i valori assunti dai diversi indici di maturazione indagati, e quindi di poter monitorare l’evoluzione durante il corso dell’evento fisiologico. Nella fig. 5 sono riportate le curve rappresentative dell’andamento dei solidi solubili della cv Stark Red Gold ottenute sia tramite le analisi distruttive di volta in volta realizzate, sia attraverso l’interpretazione degli spettri elettromagnetici registrati dall’apparecchiatura NIRs. Si riporta come esempio lo scatterplot ottenuto sulla cv Stark Red Gold (fig. 6) relativo al contenuto in solidi solubili determinati sia con il metodo tradizionale che con quello NIRs. Tab. 4 - Quality traits, R and SCE as affected by the number of wavelength Specie/cultivar Carattere Pesco/Redhaven Solidi solubili Durezza Acidità Solidi solubili Acidità Nettarina/ Stark Red Gold R SEC Lunghezza d’onda 0,94 0,91 0,89 0,95 0,84 0,67 1,70 0,63 0,61 0,75 2 3 4 4 4 Conclusioni Questi ultimi anni hanno indicato che i consumatori richiedono una qualità intrinseca superiore dei prodotti ortofrutticoli, prova ne Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 93 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I sia la costante disaffezione dei consumatori che lamentano la scarsa qualità dei frutti. È complicato peraltro offrire ai consumatori frutti di qualità uniforme impiegando tecniche tradizionali distruttive per effettuare classificazioni sulla base della loro qualità interna in quanto queste debbono forzatamente essere effettuate su di un limitato campione di frutti che può non essere rappresentativo della partita esitata. L’uso di metodologie di valutazione nondistruttive (NIRs, naso elettronico, NMR etc.) consente di poter operare su grandi quantitativi di prodotto e di poter effettuare selezioni e standardizzazioni dei frutti sulla base di alcuni parametri di qualità interna dei frutti, come ad esempio il contenuto zuccherino, Bibliografia ANDREOTTI C., NOFERINI M., COSTA G. (2000) - Monitoraggio in condizioni di ‘pieno campo’ di alcuni parametri della maturazione dei frutti attraverso la tecnica NIR. XXIV Convegno peschicolo, Cesena, 24-25 febbraio 2000, pp. 65-66. CHUMA Y., KAWANO S., KYAW S. (1976) - Optical properties of fruits to serve the automatic selection in the packinghouse line. (2) Light reflectance of Satsuma orange. J. Japan Soc. Agr. Machinery 37: 587-592 [in Japanese]. COSTA G., ANDREOTTI C., MISEROCCHI O., NOFERINI M., SMITH G.S. (1999a) - Near InfraRed (NIR) methods to determine kiwifruit field harvest date and maturity parameters in coolstore. IVth Int. Symp. on kiwifruit, Santiago (Chile), January 11-14, Acta Horticulturae 498: 231-237. 93 l’acidità, la durezza della polpa, etc. I sistemi NIRs, nati soprattutto per un utilizzo nelle centrali di raccolta e lavorazione della frutta (Chuma et al., 1976; Kawano 1994a e 1994b; Kawano et al., 1992; Lammertyn et al., 1998), stanno trovando le prime applicazioni commerciali anche nel nostro paese per gli interessanti risultati ottenuti e possono altresì avere grandi prospettive in un utilizzo in campo per la determinazione dello stadio di maturazione dei frutti (Costa et al., 1999a e 1999b; 2000; Andreotti et al., 2000; Noferini e Andreotti, 2000). I risultati ottenuti indicano la concreta possibilità di poter disporre di un quadro completo di informazioni relative ai diversi aspetti qualitativi intrinseci ed ai Ringraziamenti Ricerca svolta nell’ambito del Progetto “Aspetti biochimici e molecolari della maturazione dei frutti di pesco” finanziato dal MURST (Cofin ex-40% 1998-2000). COSTA G., NOFERINI M., ANDREOTTI C., MAZZOTTI F. (1999b) - Nondestructive determination of soluble solids and flesh firmness in nectarine by NIR (near infrared) spectroscopy NIR ’99, 14-19 June, Verona. COSTA G., NOFERINI M., ANDREOTTI C. (2000) - La determinazione dell’epoca di raccolta dei frutti attraverso sistemi di lettura NIRs (near infrared spectroscopy). Atti V Giornate Scientifiche SOI, Sirmione (BS), 28-30 marzo 2000. KAWANO S. (1994a) - Present condition of nondestructive quality evaluation of fruits and vegetables in Japan. JARQ 28, 212-216. KAWANO S. (1994b) - Quality Inspection of Agricultural Products by Nondestructive techniques in Japan. Farming Japan, Special Issue vol. 28-1: 14-19. KAWANO S., WATANABE H., IWAMOTO M. (1992) - Determination of Sugar Content in Intact Peaches by Near Infrared Spectroscopy with Fiber Optics in Interactance Mode. J. Japan. Soc. Hort. Sci. 61 (2): 445-451. LAMMERTYN J., NICOLAI B., OOMS K., DE SMED V., DE BAERDEMAEKER J., (1998) - Non-destructive measurement of acidity, soluble solids, and firmness of Jonagold apples using NIR-Spectroscopy. Transactions of ASAE 41: 1089-1094. NOFERINI M., ANDREOTTI C. (2000) Il sistema NIRs (near infrared spectroscopy) per la determinazione nondistruttiva della qualità della frutta. Atti V Giornate Scientifiche SOI, Sirmione (BS), 28-30 marzo 2000. SMITH G.S., GRAVETT I.M., EDWARDS C.M., CURTIS J.P., BUWALDA J.G. (1994) - Spatial analysis of the canopy of kiwifruit vines as it relates to the physical, chemical and postharvest attributes of the fruit. Annals Bot. 73: 99-111. parametri della maturazione e di poter selezionare in condizioni di magazzino i frutti sulla base delle loro caratteristiche interne. In condizioni di campo, altrettanto interessante si è dimostrato l’impiego di strumentazioni NIRs portatili che consentono di stimare con buona precisione il momento ottimale dell’epoca di raccolta, aspetto questo in grado di influenzare in maniera rilevante la capacità dei frutti di sviluppare pienamente tutte le loro qualità organolettiche e gustative. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 95 10. Analisi non distruttiva di danni patologici su pesche R. Oberti, M. Fiala, R. Guidetti Istituto di Ingegneria Agraria, Università di Milano Riassunto La richiesta di standard qualitativi sempre più elevati nel settore ortofrutticolo impone la messa a punto di sistemi per il riconoscimento delle alterazioni dei frutti in postraccolta più affidabili ed orientati a dotare i centri di conferimento di un maggior livello d’automazione. Il problema del marciume sui frutti è uno dei maggiori ostacoli per la loro commercializzazione ed è particolarmente marcato per le pesche in quanto frutta velocemente deperibile. Questa ricerca ha applicato un sistema di visione per la valutazione di difetti d’origine patologica presenti su pesche di varietà Elegant Lady. Con questa tecnica sono state analizzate le modifiche delle proprietà di riflettanza indotte sul tessuto vegetale dal marciume. La prima fase del lavoro ha messo a punto una procedura di inoculazione di frutti sani con Penicillium sp., precedentemente isolato da mela. La fase successiva ha previsto l’acquisizione delle immagini, a tempi diversi dall’inoculazione, di quattro lotti formati da 20 pesche ciascuno. Le immagini sono state acquisite a intervalli di 24 ore per quattro giorni successivi e a 15 lunghezze d’onda comprese nell’intervallo tra 380 e 1010 nm. Per l’acquisizione delle immagini si è utilizzata una telecamera digitale con monocromatore, costituito da una ruota motorizzata, controllata attraverso un computer, in cui sono alloggiati quindici filtri con bande passanti distribuite nell’intervallo spettrale compreso tra 380 nm e 1010 nm. Attraverso l’ausilio di un opportuno software è stata eseguita, infine, un’attenta analisi delle immagini valutando i dati di riflettanza della zona sana e di quella infetta. Un’analisi comparativa dei dati ottenuti ai diversi tempi, per i diversi lotti ha dato i seguenti risultati: • dopo 24 ore dall’inoculazione è presente una leggera differenza tra le curve della riflettanza media del tessuto sano e di quello infetto, nell’intervallo spettrale compreso tra 440 e 600 nm; inoltre intorno agli 800 nm la curva della zona infetta subisce una caduta legata all’accentuato assorbimento della luce da parte dell’acqua, qui maggiormente presente a causa dell’infezione. Questo fenomeno rimarrà costante per i tempi successivi; • dopo 48 ore dall’inoculazione non si manifesta, nell’intervallo tra 440 e 600 nm, alcun aumento del valore assoluto della separazione tra le curve di riflettanza del tessuto sano e di quello infetto ma una riduzione della dispersione dei dati intorno alla media, il che indica la maggiore significatività del fenomeno; • tra le 48 e le 72 ore dall’inoculazione è interessante rilevare che si verifica, nell’intervallo tra 440 e 600 nm, una decisa inversione di posizione reciproca tra la curva di riflettanza dei frutti sani, che nei tempi precedenti stava sopra a quella dei frutti infetti, e quest’ultima. In questa fase infatti iniziano ad intravedersi anche ad occhio nudo le sporulazioni biancastre del Penicillio che presentano un potere riflettente maggiore, mentre prima di questa fase la zona infetta mostrava colorazione più scura rispetto alla zona sana, e quindi minor potere riflettente; • dopo 72 ore dall’inoculazione i fenomeni rilevati dopo 48 ore subiscono una netta accentuazione. L’analisi delle immagini ha evidenziato che le modificazioni della riflettanza indotte dal patogeno sono particolarmente evidenti utilizzando l’immagine acquisita a 440 nm; lavorando a tale lunghezza d’onda il sistema permette di evidenziare la zona infetta a 48-72 ore dall’inoculazione, quando l’infezione è di dimensioni ancora limitate e difficilmente visibile ad occhio nudo. La metodologia seguita è facilmente integrabile su linee di cernita automatiche, basandosi essenzialmente su una telecamera CCD monocromatica equipaggiata con un filtro, centrato sulla lunghezza d’onda di 440 nm. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 97 11. Attività glicosidasiche in ciliegio dolce (Prunus avium L.) durante la maturazione C. Gerardi, F. Blando, A. Santino, G. Zacheo Istituto di Ricerca sulle Biotecnologie Agroalimentari - CNR, Lecce Riassunto La maturazione dei frutti di due cultivar di ciliegio dolce (Lapins e Ferrovia) è stata studiata in relazione alla variazione in peso, solidi solubili, consistenza dei frutti e attività di dieci enzimi glicosidici. I frutti sono stati raccolti a quattro stadi di maturazione: immaturo (stadio I), invaiatura (stadio II), maturo (stadio III) e sovramaturo (stadio IV). Per ogni stadio di maturazione delle due cultivar, le Glycosidase activities in sweet cherry (Prunus avium L.) during ripening Abstract Excessive cherry softening can cause a decreased fruit storability and a considerable economic loss. The mechanism that regulates changes in firmness during fruit ripening is not fully understood. In a previous work a β-glucosidase activity, modulated during cherry ripening, was isolated and characterised (Gerardi et al., 2001). In an attempt to better investigate the role of glycosidase activities in sweet cherry ripening we studied the enzymatic changes of ten glycosidases in two sweet cherry cultivar (Lapins analisi qualitative hanno confermato le maggiori dimensioni e consistenza dei frutti della cv Ferrovia. Tra le attività enzimatiche solubili in acqua, durante la maturazione si osserva un aumento della β-glucosidasi e della β-fucosidasi in entrambe le cultivar. Al contrario, per le attività glicosidasiche di parete, nella cv Ferrovia la β-galattosidasi aumenta del 60% tra lo stadio I e lo stadio IV, mentre nella cv Lapins aumenta del 51% nelle stesse condizioni. L’at- tività β-fucosidasica aumenta di nove volte nella cv Ferrovia e di quattro volte nella Lapins. L’attività β-galattosidasica, nella cv Lapins, aumenta regolarmente tra il I e il III stadio, nella Ferrovia è più alta nel I e nel IV stadio quando la consistenza dei frutti e i solidi solubili subiscono marcate variazioni. and Ferrovia) at four ripening stages: unripe (stage I), turning (stage II), ripe (stage III) and full-ripe (stage IV). Quality measurements were carried out at the four ripening stages reported above. In cv Lapins weight increases were significant between stage II and III, while they were constant in cv Ferrovia. Fruit firmness declined constantly in both cultivar, but was always higher in cv Ferrovia. The solid soluble content increased gradually from stage I to stage III in both cultivar, while it rose sharply from stage III to stage IV. Of the tested glycosidases, β-fucosidase and β-glucosidase showed the highest activity in the water-soluble protein sample. The activities of both these enzymes increased throughout fruit ripening from stage I to stage IV. In the salt-extracted protein sample, which represents the proteins covalently or ionically bound to cell wall, β-galactosidase and β-fucosidase possessed the highest activity. The activity of both increased from stage I to stage III and then it showed a slight decrease at the over-ripe stage. From these results we can hypothesize that βglucosidase, β-fucosidase and βgalactosidase play a role in cherry fruit ripening and softening. Parole chiave: Prunus avium, glicosidasi, frutti, maturazione. Keywords: Prunus avium, glycosidases, cherry fruit, ripening. Arsia ATTI 7 Raccolta 98 4-06-2002 12:45 Pagina 98 AT T I A R S I A Introduzione L’eccessivo ammorbidimento della polpa nei frutti carnosi determina considerevoli perdite economiche, dovute ad una minore possibilità di conservazione degli stessi, ad un diminuito apprezzamento visivo e ad una maggiore suscettibilità agli attacchi fungini. I meccanismi che regolano i cambiamenti della consistenza durante la maturazione dei frutti non sono ancora completamente conosciuti. Si pensa che questi cambiamenti coinvolgano componenti strutturali della parete dei frutti, quali le pectine, attraverso l’azione di enzimi idrolitici (Brady, 1987; Fisher et al., 1991). La ciliegia è considerata un frutto non climaterico, ed i meccanismi che regolano la maturazione di queste drupe sono ancora sconosciuti. Studi recenti hanno formulato l’ipotesi secondo la quale l’ammorbidimento del frutto di ciliegio non dipenda dalla depolimerizzazione delle pectine, bensì da una diversa interazione fra i polimeri della parete durante il processo di maturazione (Batisse et al., 1994). Questa ipotesi è supportata da diverse evidenze sperimentali, quali il rilevamento di basse attività poligalatturonasiche (PG) e pectinmetilesterasiche (PME) (Blando et al., 1997), da una limitata depolimerizzazione delle pectine e da una perdita di galattosio ed arabinosio osservata durante la maturazione (Batisse et al., 1994; Batisse et al., 1996). In un lavoro precedente, è stata isolata e caratterizzata una proteina responsabile per la maggior parte dell’attività β-glucosidasica, un enzima idrolitico associato anche alla parete, che mostra una modulazione durante la maturazione (Gerardi et al., 2001). Scopo di questo lavoro è stato quello di misurare i cambiamenti in attività enzimatica di dieci diverse glicosidasi, in due cultivar di ciliegio dolce (Lapins e Ferrovia) che differiscono per la consistenza della polpa, in quattro diversi stadi di maturazione. Materiali e metodi Materiale vegetale Frutti di ciliegio dolce (Prunus avium L.), cv Ferrovia e cv Lapins, raccolti nella primavera 2000 in un ceraseto ubicato in provincia di Brindisi, sono stati prelevati da tre diverse piante, a differenti stadi di maturazione: immaturo (stadio I), invaiatura (stadio II), maturo (stadio III) e sovramaturo (stadio IV). Analisi qualitativa I diametri longitudinale e trasversale e il peso di 50 frutti per ogni stadio di maturazione sono stati misurati. La percentuale di solidi solubili (°Brix) è stata ricavata dalla lettura al rifrattometro (Bertuzzi) di alcune gocce di succo ottenuto dai frutti. La consistenza dei frutti interi e non congelati è stata misurata con un penetrometro (tr, Forlì), premendo un cilindro del diametro di 1,5 mm contro la parete equatoriale del frutto. Tutti i dati ottenuti da queste misurazioni risultano dalla media di 50 misurazioni. Preparazione della polvere di acetone La polpa di diversi frutti della stessa cv (65 g), ad un determinato stadio di maturazione, è stata trattata con 0,5 volumi di acetone freddo (–20°C). La mistura è stata omogenata due volte per 45 secondi in un Waring blender alla massima velocità. L’omogenato è stato filtrato attraverso un imbuto Buchner con carta da filtro e successivamente lavato con due volumi di acetone freddo. La polvere di acetone ottenuta è stata asciugata a temperatura ambiente e conservata a –20°C sotto atmosfera di N2. Estrazione delle proteine e dosaggio delle attività β-glicosidasiche Le proteine totali sono state estratte dalla polvere di acetone secondo la metodologia riportata in Gerardi et al. (2001). Le proteine sono state quantificate secondo il metodo di Bradford (1976) usando l’albumina da siero bovino come standard. Le attività β-glicosidasiche sono state dosate con il metodo di Ross et al. (1993). Quantità diverse di campioni proteici sono stati aggiunti ad un tampone sodio acetato 25 mM pH 4.0 contenente 0.3% di β-mercaptoetanolo e 2 mM del corrispondente p-nitrofenolo β-D glicopiranoside (Sigma). Dopo 60 minuti di incubazione a 30°C nei pozzetti di una piastra da microtiter, la reazione viene bloccata aggiungendo 200 µl di Na2CO3. Il p-nitrofenolo formatosi è stato determinato spettrofotometricamente come assorbanza a 405 nm. Una unità di attività βglicosidasica è definita come la quantità di proteina capace di rilasciare 1 µmole di p-nitrofenolo per minuto. Risultati e discussione Il rilevamento dei dati di accrescimento dei frutti, dallo stadio acerbo (I) a quello sovramaturo (IV), ha evidenziato che i valori medi relativi al peso dei frutti di Ferrovia, erano sempre superiori a quelli della Lapins. Per quest’ultima cultivar, il maggior tasso di accrescimento si verifica fra lo stadio II e lo stadio III, mentre per la Ferrovia il peso dei frutti aumenta ad un tasso costante, dallo stadio I al IV (fig. 1). La consistenza dei frutti in entrambe le cv risulta costantemente diminuire nel periodo di tempo monitorato. La consistenza nella cv Lapins diminuisce ad un tasso costante fra lo stadio I e lo stadio III, mentre fra lo stadio III e lo stadio IV il decremento è meno marcato. Nella cv Ferrovia il maggior decremento di consistenza della polpa si verifica fra lo stadio I e lo stadio II (fig. 2). Questi dati confermano la maggiore consistenza dei frutti della Ferrovia rispetto a quelli della Lapins. Il contenuto in solidi solubili dei frutti di entrambe le cultivar incrementa ad un tasso costante fra lo stadio I e lo stadio III, non presentando alcuna differenza Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 99 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Fig. 1 - Modificazioni del peso di frutti di ciliegio (cv Lapins e cv Ferrovia) in 4 differenti stadi di maturazione. Ogni punto rappresenta la media di 50 repliche ± deviazione standard Fig. 1 - Weight changes in cherry fruits (cv Lapins e cv Ferrovia) during four ripening stages. Data are the means of 50 samples ± standard deviation Fig. 2 - Modificazioni della consistenza di frutti di ciliegio (cv Lapins e cv Ferrovia) in 4 differenti stadi di maturazione. Ogni punto rappresenta la media di 50 repliche ± deviazione standard Fig. 2 - Firmness changes in cherry fruits (cv Lapins e cv Ferrovia) during four ripening stages. Data are the means of 50 samples ± standard deviation Fig. 3 - Modificazioni del contenuto in solidi solubili di frutti di ciliegio (cv Lapins e cv Ferrovia) in 4 differenti stadi di maturazione. Ogni punto rappresenta la media di 50 repliche ± deviazione standard Fig. 3 - Changes in total soluble solid content in cherry fruits (cv Lapins e cv Ferrovia) during four ripening stages. Data are the means of 50 samples ± standard deviation 99 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 100 AT T I A R S I A 100 Tab. 1 - Attività glicosidasiche dosate in campioni proteici estratti in H2O da polvere di acetone di frutti di ciliegio (cv Lapins) a quattro stadi di maturazione* Tab. 1 - Glycosidases activity detected in “H2O-extracted” proteins from acetone powder of cherry fruits (cv Lapins) at four ripening stages** Glycosidase Enzyme activity (U/mg of proteins) Stage I Stage II Stage III Stage IV β-D-glucosidase β-D-galactosidase 1.669 ± 0.365 0.291 ± 0.005 4.844 ± 0.224 0.562 ± 0.100 4.175 ± 0.780 0.451 ± 0.014 6.484 ± 0.048 0.916 ± 0.040 α-D-galactosidase β-D-fucosidase α-L-arabinopyranosidase 0.192 ± 0.030 3.021 ± 0.711 0.413 ± 0.070 0.300 ± 0.015 3.027 ± 0.038 0.922 ± 0.034 0.433 ± 0.066 3.796 ± 0.050 0.912 ± 0.109 0.197 ± 0.005 6.674 ± 0.022 1.358 ± 0.381 β-D-xylosidase α-L-ramnosidase 0.028 ± 0.002 N.D. 0.122 ± 0.036 N.D. 0.208 ± 0.010 N.D. 0.216 ± 0.009 N.D. α-D-fucosidase α-D-mannosidase β-D-mannosidase N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. * Stadio I (acerbo), stadio II (invaiatura), stadio III (maturo), stadio IV (sovramaturo). I risultati rappresentano la media ± la deviazione standard di quattro valori ottenuti da preparazioni diverse di polvere di acetone. N.D. = non determinato. ** Stage I (unripe), stage II (turning), stage III (ripe) stage IV (full-ripe). Results are the mean ± standard deviation of values obtained from four separate acetone powder preparations. N.D. = not detected. Tab. 2 - Attività glicosidasiche dosate in campioni proteici estratti in H2O da polvere di acetone di frutti di ciliegio (cv Ferrovia) a quattro stadi di maturazione* Tab. 2 - Glycosidases activity detected in “H2O-extracted” proteins from acetone powder of cherry fruits (cv Ferrovia) at four ripening stages** Glycosidase Enzyme activity (U/mg of proteins) Stage I Stage II Stage III Stage IV β-D-glucosidase β-D-galactosidase α-D-galactosidase 0.338 ± 0.109 0.046 ± 0.010 0.156 ± 0.003 2.263 ± 0.219 0.172 ± 0.026 0.168 ± 0.048 8.909 ± 0.771 1.381 ± 0.155 0.366 ± 0.009 12.310 ± 1.953 1.892 ± 0.194 0.275 ± 0.015 β-D-fucosidase α- L-arabinopyranosidase β-D-xylosidase α-L-ramnosidase α-D-fucosidase 0.405 ± 0.066 0.104 ± 0.003 0.020 ± 0.000 N.D. N.D. 4.281 ± 0.331 0.192 ± 0.036 0.033 ± 0.004 N.D. N.D. 11.494 ± 3.175 1.872 ± 0.258 0.183 ± 0.038 N.D. N.D. 17.690 ± 0.790 1.816 ± 0.109 0.173 ± 0.008 N.D. N.D. α-D-mannosidase N.D. N.D. N.D. N.D. β-D-mannosidase N.D. N.D. N.D. N.D. * Stadio I (acerbo), stadio II (invaiatura), stadio III (maturo), stadio IV (sovramaturo). I risultati rappresentano la media ± la deviazione standard di quattro valori ottenuti da preparazioni diverse di polvere di acetone. N.D. = non determinato. ** Stage I (unripe), stage II (turning), stage III (ripe) stage IV (full-ripe). Results are the mean ± standard deviation of values obtained from four separate acetone powder preparations. N.D. = not detected. significativa tra le due cultivar. Fra gli stadi III e IV, i frutti della cv Ferrovia mostrano un maggiore incremento nel contenuto di solidi solubili (fig. 3). Fra tutte le attività enzimatiche solubili in acqua, che rappresenta- no le proteine citosoliche e apoplastiche, relative alla cv Lapins, quelle più rilevanti erano la βfucosidasi e la β-glucosidasi. Entrambe aumentano costantemente durante la maturazione (tab. 1). Tra le glicosidasi saggiate in que- sto studio anche l’attività β-galattosidasica e α-arabinopiranosidasica mostravano un notevole incremento durante l’ammorbidimento dei frutti, così come le β-xilosidasi, che incrementano di dieci volte, in entrambe le cultivar, fra lo stadio I Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 101 101 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 3 - Attività glicosidasiche dosate in campioni proteici estratti in tamponi salini da polvere di acetone di frutti di ciliegio (cv Lapins) a quattro stadi di maturazione* Tab. 3 - Glycosidases activity detected in “NaCl-extracted” proteins from acetone powder of cherry fruits (cv Lapins) at four ripening stages** Glycosidase Enzyme activity (U/mg of proteins) Stage I Stage II Stage III Stage IV β-D-galactosidase β-D-fucosidase 0.250 ± 0.011 0.073 ± 0.070 0.342 ± 0.003 0.304 ± 0.014 0.418 ± 0.085 0.334 ± 0.017 0.378 ± 0.106 0.316 ± 0.090 α-D-mannosidase β-D-glucosidase α-galactosidase 0.012 ± 0.000 0.036 ± 0.010 0.161 ± 0.036 0.162 ± 0.050 0.113 ± 0.040 0.103 ± 0.010 0.186 ± 0.062 0.154 ± 0.050 0.118 ± 0.037 0.183 ± 0.015 0.100 ± 0.020 0.083 ± 0.012 α-L-arabinopyranosidase β-D-xylosidase 0.008 ± 0.001 N.D. 0.056 ± 0.006 N.D. 0.055 ± 0.001 N.D. 0.093 ± 0.004 N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. α-D-fucosidase α-L-ramnosidase β-D-mannosidase * Stadio I (acerbo), stadio II (invaiatura), stadio III (maturo), stadio IV (sovramaturo). I risultati rappresentano la media ± la deviazione standard di quattro valori ottenuti da preparazioni diverse di polvere di acetone. N.D. = non determinato. ** Stage I (unripe), stage II (turning), stage III (ripe) stage IV (full-ripe). Results are the mean ± standard deviation of values obtained from four separate acetone powder preparations. N.D. = not detected. Tab. 4 - Attività glicosidasiche dosate in campioni proteici estratti in tamponi salini da polvere di acetone di frutti di ciliegio (cv Ferrovia) a quattro stadi di maturazione* Tab. 4 - Glycosidases activity detected in “NaCl-extracted” proteins from acetone powder of cherry fruits (cv Ferrovia) at four ripening stages** Glycosidase Enzyme activity (U/mg of proteins) Stage I Stage II Stage III Stage IV β-b-D-glucosidase β-D-galactosidase α-D-mannosidase 0.010 ± 0.001 0.234 ± 0.025 0.050 ± 0.012 0.142 ± 0.015 0.183 ± 0.008 0.019 ± 0.004 0.127 ± 0.001 0.146 ± 0.010 0.003 ± 0.000 0.105 ± 0.006 0.370 ± 0.044 0.105 ± 0.006 α-galactosidase β-D-fucosidase α-L-arabinopyranosidase β-D-xylosidase α-D-fucosidase 0.092 ± 0.009 0.045 ± 0.012 0.022 ± 0.003 N.D. N.D. 0.085 ± 0.007 0.404 ± 0.075 0.040 ± 0.004 N.D. N.D. 0.060 ± 0.004 0.397 ± 0.074 0.027 ± 0.001 N.D. N.D. 0.044 ± 0.012 0.403 ± 0.061 0.053 ± 0.012 N.D. N.D. α-L-ramnosidase N.D. N.D. N.D. N.D. β-D-mannosidase N.D. N.D. N.D. N.D. * Stadio I (acerbo), stadio II (invaiatura), stadio III (maturo), stadio IV (sovramaturo). I risultati rappresentano la media ± la deviazione standard di quattro valori ottenuti da preparazioni diverse di polvere di acetone. N.D. = non determinato. ** Stage I (unripe), stage II (turning), stage III (ripe) stage IV (full-ripe). Results are the mean ± standard deviation of values obtained from four separate acetone powder preparations. N.D. = not detected. e lo stadio IV (tabb. 1 e 2). Nella cv Ferrovia l’incremento di attività βglucosidasica, dallo stadio immaturo al sovramaturo, è complessivamente di circa quaranta volte, e per la β-fucosidasi l’incremento è di circa quarantacinque volte, rive- lando un grosso coinvolgimento delle suddette attività enzimatiche nel processo maturativo (tab. 2). Fra le attività enzimatiche associate alla parete, le più rilevanti erano la β-galattosidasi e la β-fucosidasi, in entrambe le cultivar. La β-galattosidasi mostrava un incremento, rispettivamente, del 60% e del 51%, in frutti della cv Ferrovia e della cv Lapins, passando dallo stadio I allo stadio IV. La β-fucosidasi mostrava un incremento notevole, rispettivamente, di quasi nove Arsia ATTI 7 Raccolta 102 4-06-2002 12:45 Pagina 102 AT T I A R S I A volte nlla cv Ferrovia, e di quattro volte nella cv Lapins, passando dallo stadio I allo stadio IV. L’attività β-galattosidasica mostrava un diverso comportamento nelle due cultivar: nella Lapins, il regolare incremento in attività enzimatica, che si verifica fra lo stadio I ed il III, mostra un trend simile alla diminuzione di consistenza ed all’aumento in °Brix; nella cv Ferrovia, l’attività βgalattosidasica è più alta nello stadio I, quando la consistenza dei frutti registra la maggiore diminuzione, e nello stadio IV, quando l’accumulo in solidi solubili è più elevato. Bibliografia BATISSE C., BURET M., COULOMB P.J. (1996) - Biochemical differences in cell wall of cherry fruit between soft and crisp fruit. J. Agric. Food Chem. 44: 453-457. BATISSE C., FILS-LYCAON B., BURET M. (1994) - Pectin changes in ripening cherry fruit. J. Food Sci. 59: 389-393. BLANDO F., GERARDI C., SANTINO A., ZACHEO G., RUSSO G. (1997) Attività enzimatiche responsabili del processo di maturazione dei frutti di ciliegio e possibili correlazioni con il Conclusioni L’ammorbidimento dei frutti di ciliegio procede, secondo i pochi studi effettuati (Fils-Lycaon, Buret, 1990; Batisse et al., 1994; Batisse et al., 1996), attraverso una graduale solubilizzazione delle pectine, senza che si verifichi una loro depolimerizzazione, dovuta all’assenza di attività endo-PG. Tale solubilizzazione può essere favorita dall’azione di enzimi glicosidasici, i quali, d’altra parte, sono responsabili della perdita di residui di galattosio dalle catene laterali di zuccheri neutri (Fisher et al., 1991). Queste evidenze sperimen- tali avvalorano l’ipotesi che proprio diverse attività glicosidasiche siano responsabili dei cambiamenti di consistenza che avvengono durante la maturazione. Il presente studio conferma una correlazione tra le variazioni di alcune attività glicosidasiche (principalmente glucosidasi, galattosidasi e fucosidasi) e quelle in peso, consistenza e solidi solubili nei frutti di ciliegio durante la maturazione. Questi risultati fanno supporre un coinvolgimento delle suddette attività nel processo di maturazione dei frutti e nel fenomeno di ammorbidimento della polpa. softening ed il cracking. Atti del Convegno nazionale del Ciliegio, Valenzano (BA), 19-21 giugno 1997. BRADFORD M.M. (1976) - A rapid and sensitive method for the quantification of microgram quantities of protein utilizing the principle of protein-dye binding. Anal. Biochem. 72: 248-254. BRADY C.J. (1987) - Fruit ripening. Ann. Rev. Plant Physiol. 38: 155178. FILS-LYCAON B., BURET M. 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Mencarelli Istituto di Tecnologie Agroalimentari, Università della Tuscia, Viterbo Riassunto Due tradizionali varietà italiane di albicocche, la Ceccona e la San Castrese, conosciute per i differenti aspetti qualitativi, sono state raccolte ad un avanzato stadio di maturazione e sono state trattate con 1-MCP alle differenti concentrazioni di 0.5, 1, 1.5 ppm. I campioni sono stati analizzati per le diverse caratteristiche qualitative (SSC, acidità, consistenza), produzione di etilene, attività delle glicosidasi e composti volatili. L’impiego di 1-MCP a 1 ppm per 12 ore è Influence of 1-Methylcyclopropene on ripening and aroma of two varieties of apricots Abstract Apricots of two Italian traditional varieties, Ceccona e San Castrese, known for different quality aspects, were picked at an advanced ripening stage and then treated with 1MCP at different concentration, 0.5, 1, 1.5 ppm. Fruits were analysed for quality characteristics risultato molto efficace nel ridurre la produzione di etilene in entrambe le varietà ed il risultato è stato un migliore mantenimento della consistenza in confronto al campione di frutti non trattato. Le altre caratteristiche qualitative non sono state influenzate dal trattamento con 1-MCP. L’attività della α e della β galattosidasi, è diminuita nella varietà Ceccona, ma non in quella San Castrese. Altre glicosidasi come la glucosidasi, mannosidasi e la xilosidasi hanno mostrato lo stesso comportamento. I campioni della varietà Ceccona hanno mostrato un più elevato contenuto di composti volatili rispetto a quelli della varietà San Castrese. I campioni della varietà Ceccona avevano anche un maggior contenuto di terpinene, di alcoli e di esteri. L’impiego di 1MCP ha diminuito il contenuto dei composti volatili mantenendo elevato il contenuto di terpinene, di alcoli e di aldeidi ad indicazione di un ritardo nella maturazione. (SSC, acidity, firmness), ethylene production, glycosidases activities, and volatiles. 1-MCP at 1 ppm for 12 hours was very effective to reduce the ethylene production in both varieties and the result was a better maintenance of the firmness compared to the untreated fruits. The other quality characteristics were unaffected by the MCP treatment. α and β galactosidases activity, here reported, were diminished in Ceccona fruits but not in San Castrese. Other glycosidases such as glucosi- dase, mannosidase, and xilosidase showed the same behaviour. Ceccona fruits showed higher content in volatiles compared to San Castrese. Ceccona fruits had higher content terpinene, alcohols, and esters. 1MCP reduced the content of volatiles keeping high content of terpinene, alcohols and aldehydes. Parole chiave: albicocche, 1-MCP, etilene, consistenza, glicosidasi, composti volatili. Keywords: apricot, 1-MCP, ethylene, firmness, glycosidases, volatiles. Arsia ATTI 7 Raccolta 104 4-06-2002 12:45 Pagina 104 AT T I A R S I A Introduzione Il maggior problema distributivo per i frutti di albicocco riguarda la rapida perdita di consistenza associata ad una qualità organolettica scadente. Il motivo di ciò è da imputare alla raccolta eccessivamente anticipata che viene svolta al fine di avere un frutto con maggior consistenza che possa più facilmente essere condizionato e distribuito. L’etilene svolge un ruolo importante nell’accelerare il rammollimento delle albicocche innescando l’autocatalitica produzione di etilene (Nanos et al., 1997) anche se spesso la perdita di consistenza inizia prima che si possa leggere gascromatograficamente l’etilene (Cardarelli, 2000). Il motivo di ciò risiede probabilmente nella diversa sensibilità all’etilene più che nella produzione per cui basse concentrazioni non analizzabili sono a livello cellulare sufficienti per innescare il processo. L’1-metilciclopropene è l’ultimo composto di sintesi impiegato nel controllo dell’azione dell’etilene (Serek et al., 1994) e la sua efficacia nel controllo del rammollimento dell’albicocca è stata già valutata da Chaine et al. (1997). Recentemente Fan et al. (2000) hanno mostrato un considerevole effetto del 1-MCP nel ritardare la crescita climaterica dei frutti di albicocca soprattutto in frutti raccolti ad uno stadio di maturazione anticipato. In questo lavoro su due varietà San Castrese e Ceccona, abbiamo studiato l’influenza del 1-MCP sulla maturazione e la qualità dei frutti con particolare attenzione agli enzimi glicosidasici e ai composti volatili. Materiali e metodi Frutti di albicocca delle varietà San Castrese e Ceccona sono stati prelevati ad uno stadio di maturità commerciale avanzata (rispettivamente 14 e 10°Brix) e, parte di questi, sono stati trattati con 1MCP (metilciclopropene) alla concentrazione di 1 ppm per la durata di 12 ore a 18°C, successivamente sono stati conservati rispettivamente per 4 e 6 giorni in condizioni di shelf-life. Con cadenze determinate sono stati fatti dei prelievi di frutti per le analisi previste. In particolare abbiamo valutato la produzione di etilene (Fractovap 4200, Carlo Erba Ins. munito di colonna di 1 m in acciaio con allumina attivata 80/100 mesh e di F.I.D. come rivelatore) e la consistenza dei frutti in maniera nondistruttiva (INSTRON, Universal Testing Machine). Per l’attività glicosidasica si è seguita la metodica descritta da Botondi et al. (2000). L’analisi dei composti volatili è stata condotta con la tecnica SPME (PDMS/DVB) e l’analisi gascromatografica su colonna capillare con standard di riferimento. Fig. 1A - Produzione di etilene di frutti di albicocca Ceccona trattati al tempo 0 con 1 ppm di 1-MCP per 12 ore e conservati a 18°C. Ogni dato rappresenta la media di 3 repliche ± D.S. Fig. 1A - Ethylene production of apricots Ceccona treated with 1 ppm 1-MCP for 12 h at 18°C and stored at the same temperature. Each value is the mean of 3 reps ± SD Fig. 1B - Produzione di etilene di frutti di albicocca San Castrese trattati al tempo 0 con 1 ppm di 1-MCP per 12 ore e conservati a 18°C. Ogni dato rappresenta la media di 3 repliche ± D.S. Fig. 1B - Ethylene production of apricots San Castrese treated with 1 ppm 1-MCP for 12 h at 18°C and stored at the same temperature. Each value is the mean of 3 reps ± SD Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 105 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 105 Fig. 2 - Consistenza dei frutti di albicocca San Castrese e Ceccona trattati al tempo 0 (zero) con 1 ppm di 1-MCP per 12 ore e conservati a 18°C. Ogni dato rappresenta la media di 10 repliche ± D.S. Fig. 2 - Firmness (deformation to 3N) of S.Castrese and Ceccona apricots treated with 1 ppm 1-MCP for 12 h at 18°C and stored at the same temperature. Each value is the mean of 10 reps ± SD Discussione e conclusioni La produzione di etilene, pur mostrando un andamento simile nel tempo tra le due varietà considerate, ha evidenziato invece una produzione molto più elevata nella Ceccona rispetto alla San Castrese; l’1-MCP ha controllato significativamente la produzione di etilene mantenendola costante nel tempo rispetto ai frutti di controllo di ciascuna delle due varietà, in cui la produzione aumentava mostrando il tipico andamento climaterico (figg. 1A e 1B). Per quanto riguarda gli altri parametri qualitativi presi in esame non si evidenziano differenze significative né tra le tesi considerate, né tra le varietà: in particolare l’acidità diminuisce nel tempo regolarmente nella San Castrese sia per il controllo, sia per il trattato mentre rimane piuttosto costante per la Ceccona; il contenuto di solidi solubili totali varia limitatamente nel corso della prova (da 14°Brix a 14,5 dopo 4 giorni di conservazione per la San Castrese e da circa 10°Brix a circa 10,5 a fine prova nel caso della Ceccona); anche i parametri a e b di colore non mostrano variazioni particolari nel tempo tra le tesi di controllo e le trattate con MCP (dati non riportati). La riduzione nella produzione di etilene da parte dell’1-MCP si riscontra nella variazione della consistenza dove i frutti trattati con MCP rammolliscono più lentamente dei rispettivi controlli (fig. 2) e questo è più evidente per la Ceccona che per la San Castrese. In un lavoro precedente (Botondi et al., 2000), è stato osservato come la pectinmetilesterasi avesse un andamento decrescente senza differenze significative tra i frutti trattati in aria e con 1-MCP nella varietà Ceccona mentre nella San Castrese l’1-MCP riduceva l’attività enzimatica. In questo lavoro abbiamo studiato diverse glicosidasi di cui riportiamo però solo l’attività delle galattosidasi, α e β, che comunque rappresentano un esempio di comportamento anche delle altre glicosidasi studiate. L’attività dell’α-galattosidasi dei frutti della varietà Ceccona trattati con 1-MCP diminuisce con il tempo mentre quella dei frutti in aria aumenta e questo è in parallelo con la produzione di etilene (fig. 3). Nella varietà San Castrese l’attività è stabile e non esiste differenza tra i due trattamenti. L’attività della β-galattosidasi nei frutti della varietà Ceccona aveva un comportamento simile a quella dell’α-galattosidasi mentre per i frutti della San Castrese assistiamo ad un picco di attività indipendente dal trattamento (fig. 4). Anche le altre glicosidasi presentavano un comportamento simile. Sembra quindi che l’effetto dell’1-MCP sull’etilene e quindi sul mantenimento della consistenza, nella varietà Ceccona, raccolta anticipatamente rispetto alla San Castrese, abbia una risposta anche sull’attività glicosidasica. A seguito dei dati precedenti sulla pectinmetilesterasi, possiamo ipotizzare che le glicosidasi giochino un ruolo nel rammollimento e che questo sia condizionato dall’etilene. Tale ruolo è stato ipotizzato Arsia ATTI 7 Raccolta 106 4-06-2002 12:45 Pagina 106 AT T I A R S I A Fig. 3 - Attività α-galattosidasica in albicocche Ceccona (sopra) e San Castrese (sotto) dopo trattamento con 1-MCP per 12 ore a 18°C. I dati sono la media di 3 letture Fig. 3 - Activity of α-galactosidase in apricots Ceccona (above) and San Castrese (below) after 1-MCP treatment for 12 h at 18°C. Data are the mean of 3 readings Fig. 4 - Attività β-galattosidasica in albicocche Ceccona (sopra) e San Castrese (sotto) dopo trattamento con 1-MCP per 12 ore a 18°C. I dati sono la media di tre letture Fig. 4 - Activity of β-galactosidase in apricots Ceccona (above) and San Castrese (below) after 1-MCP treatment for 12 h at 18°C. Data are the mean of 3 readings Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 107 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 107 Tab. 1 - Contenuto (ppm) dei principali gruppi di composti volatili in albicocche San Castrese e Ceccona dopo 4 e 6 giorni, rispettivamente, dal trattamento con 1-MCP (1 ppm) per 12 ore a 18°C Tab. 1 - Content (ppm) of main volatiles groups in apricots Ceccona and San Castrese after 4 and 6 days, respectively, from the treatment with 1-MCP (1 ppm) for 12 h at 18°C SAN CASTRESE CECCONA Aria 1-MCP Aria Esteri 26 15 35 1-MCP 59 Aldeidi 0,1 0,6 3,1 4,5 Alcoli 0,6 4,2 14,5 11,5 Lattoni 3,0 2,5 1,1 0,5 — — 0,6 2,1 Terpinene anche da Rose e Bennett (1999). Tale riduzione di attività potrebbe avere anche effetto nella composizione volatile, dove si assiste ad un maggior contenuto in aldeidi e terpinene in frutti trattati con 1-MCP dopo 6 giorni dal trattamento (tab. Bibliografia BOTONDI R., CARDARELLI M., MENCARELLI F. (2000) - The role of ethylene in regulating cell wall-degrading enzyme activity using antisense ACC-oxidase in cantaloupe melons. Acta Horticulturae 510: 471-477. CARDARELLI M. (2000) - Aspetti biochimici e molecolari nella maturazione postraccolta delle albicocche. Tesi di Dottorato in Biotecnologie, Università della Tuscia, Viterbo, Italy. CHAINE H., GOUBLE B., SOUTY G., 1). Nella varietà San Castrese l’effetto dell’1-MCP è anche evidente ma non sulle glicosidasi, confermando quanto ipotizzato da Botondi et al. (2000) in melone, un ruolo delle glicosidasi nelle prime fasi di maturazione. Anche nella San Castrese, il rallentamento nel rammollimento provoca un ritardo nella comparsa dei composti volatili tipici della piena maturazione delle albicocche quali esteri e lattoni e invece permangono in alta concentrazione le aldeidi e gli alcoli. ALBAGNAC G., JAQUEMIN G., REICH M., AUDERGON J.M. (1997) Influence of the ethylene inhibitor 1MCP on the maturiy of apricots. XI Intern. Symp. on Apricot Culture. Veria, Greece, 25-30 maggio 1997. FAN X., ARGENTA L., MATTHEIS J.P. (2000) - Inhibition of ethylene action by 1-methylcyclopropene prolongs storage life of apricots. Postharvest Biol. Technol. 20: 135-142 NANOS G.D., LAZARIDOU M., TSOUKIDOU M., SFAKIOTAKIS E.M. (1997) Effect of temperature and propylene on apricot ripening. XI Intern. Symp. on Apricot Culture. Veria, Greece, 25-30 maggio 1997. ROSE J.K.C., BENNETT A.B. (1999) Cooperative disassembly of the cellulose-xyloglucan network of plant cell walls: parallels between cell expansion and fruit ripening. Trends in Plant Science 4(5): 176-182. SEREK M., SISLER E.C., REID M.S. (1994) - Novel gaseous ethylene binding inhibitor prevents ethylene effects in potted flowering plants. J. Amer. Soc. Hort. Sci. 119: 1230-1233. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 109 13. Effetto dei trattamenti postraccolta e dei metodi di conservazione sulla qualità delle castagne I. Mignani - Dipartimento di Produzione Vegetale, Sezione di Coltivazioni Arboree, Università di Milano A.M. Vercesi - Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano M.C. Casiraghi - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Sezione di Nutrizione, Università di Milano Riassunto Il presente lavoro abbina la valutazione qualitativa di due cultivar locali della Valle Camonica (Brescia) coltivate a circa 900 m di altezza s.l.m., con il confronto di tecniche di conservazione tradizionale ed innovative. Le castagne sono state trattate o no con Effects of postharvest treatments and storage conditions on chestnut quality Abstract Interest in chestnut culture is increasing because of both its healthy nutritional composition especially high in carbohydrates, dietary fibre, potassium, vitamin B2 and PP, lysine, both for curiosity about ancient traditional foods. Fruits are grown either for fresh market or for production of special pasta, flour, cookies, cakes, jams, candies and many other typical foodstuffs. The nut loses viability rapidly after harvest due to fruit rots and insects in spite of its low water content and leathery skin. Several storage methods were applied in the past to prolong its post-harvest life, as curing in water, underground storage, dehydration by means of charcoal fires with a little air. The main aim of these methods was to increase fruit availability during winter, considering that chestnuts were the basic food source for many mountain pop- curatura per nove giorni, sterilizzazione a caldo per 45 minuti a 51°C, soluzione all’1% NaHCO3, e successivamente conservate per 60 o 105 giorni in frigorifero normale (1°C) o dotato di sistemi di Atmosfera Controllata (AC) con due diversi regimi gassosi (2.5% CO2, 1.5% O2 e 20% CO2, 2% O2). Ne è emerso che la curatura tradizionale e le conser- vazioni in AC si sono manifestate molto efficaci nel controllo dei marciumi e che le AC, soprattutto quella ad alto tenore di CO2, mantengono un’ottima qualità del frutto in termini di freschezza e caratteristiche organolettiche. ulations in the past centuries. The present work considers two local cultivar (Catot and Platella) of chestnut from Vallecamonica, (Brescia, Northern Italy) grown at 900 m a.s.l. Nut are treated or not with traditional curing (nine days submerged in water), hot (51°C) water for 45 min, NaHCO3 1% and stored for 60 and 105 days in cold room (1°C) equipped or not with two different Controlled Atmosphere conditions (CA1: 2.5 % CO2, 1.5 % O2; CA2: 20% CO2, 2% O2). At harvest and after the storage period, a set of 200 fruit each of cv ‘Platella’ from control, cured and CA2 treatments, is peeled, washed in 95% ethanol for 30’’ and 5% NaOCl for 60’’, rinsed twice in sterile water, cut into halves, plated in Petri dishes containing 6% NaCl agar and incubated at 24°C for 15 and 21 days, to assess fungal contamination. Traditional curing, heat treatment and CA at high CO2 are very effective in controlling fruit rots for the first period of storage (December), then their effect decreases and heat treatment becomes ineffective. CA at high CO2 content maintains the best quality of fruits in term of freshness, taste and flavour till the end of storage: on middle February the chestnuts looked as fresh and bright as just picked. Cured and heat treated fruits are respectively a little or very dry. NaHCO3 treatment has no effect in controlling fruit rots, in spite of its positive effect on other kind of fruits and this may be due to chestnut peel too thick and leathery. The treatments seem to have a selective effects on different fungal contaminants; i.e. curing shows a quite good effect in reducing contamination due to all fungi except from Penicillium spp., and CA gives exellent results, but it is ineffective in controlling Aspergillus niger. Cv Platella is more contaminated by fungi at harvest than Catot, and it is very reactive to treatments. The treatments, except NaHCO3, are effective in controlling insect development into fruits. Parole chiave: castagne, qualità, conservazione, atmosfera controllata. Keywords: chestnut, quality, storage, Controlled Atmosphere. Arsia ATTI 7 Raccolta 110 4-06-2002 12:45 Pagina 110 AT T I A R S I A Introduzione L’interesse per la coltura del castagno sta aumentando sia per la produzione di frutti a particolare contenuto nutrizionale ricco di carboidrati disponibili, fibra alimentare, prevalentemente insolubile, potassio, vitamine B2 e PP e lisina (Desmaison et al., 1986), sia per la crescente curiosità per i cibi tradizionali e del passato. Il frutto viene utilizzato sia per il consumo fresco che per la preparazione di numerosi alimenti e dolci tipici di ogni zona di Italia. La castagna si deteriora molto facilmente subito dopo la raccolta a causa del basso contenuto di lipidi (5% contro il 60-70% di altre specie di “frutta secca”), dell’elevato contenuto di acqua (50-55%) e della presenza di un epicarpo molto poroso e non lignificato che facilita gli scambi gassosi con l’esterno; le castagne sono, inoltre, spesso affette da marciumi dovuti a vari miceti o contaminate da larve di insetti che le rendono facilmente deperibili o che ne impediscono l’esportazione. Per far fronte a queste problematiche, nel passato sono state messe a punto delle tecniche tradizionali di conservazione, come la curatura in acqua, la conservazione in ricciaia o la essicazione in metato, che permettessero di procrastinare la disponibilità dell’alimento nel corso dell’inverno. Oggi l’elevato prezzo spuntato dal prodotto fresco di buona qualità, le sue potenzialità nutrizionali e la forte richiesta dello stesso anche ad inverno inoltrato possono giustificare l’utilizzo di tecnologie più innovative o costose, dal semplice utilizzo di celle frigorifere, all’impiego di pretrattamenti con elevati tenori di CO2 e di conservazioni in Atmosfere Controllate o del congelamento a –20°C per il prodotto destinato alla utilizzazione industriale. Tuttavia, poiché le tecniche tradizionali di conservazione mantengono la loro validità nel caso di commercializzazioni a breve e medio termine, non c’è ancora una ampia casistica di sperimenta- zioni di tecniche adatte per le lunghe conservazioni che il mercato attuale inizia a richiedere; le poche sperimentazioni pubblicate si riferiscono prevalentemente all’uso di Atmosfere Controllate a diversi tenori di CO2 e all’uso di pretrattamenti con elevate concentrazioni di CO2 per pochi giorni prima di altre tipologie di conservazione (Anelli et al., 1982; Anelli, 1986; Fadanelli et al., 1994; Nour-Eldin et al., 1995) e la loro efficacia viene spesso considerata più in termini di controllo patologico che di mantenimento delle qualità organolettiche e nutrizionali delle castagne. Materiali e metodi Nel presente lavoro sono stati considerate due cultivar locali di castagne (Catot e Platella) provenienti da Paspardo (BS), in Valle Camonica, coltivate a circa 900 m di altezza s.l.m., raccolte durante la campagna 2000 da piante sulle quali erano già stati fatti interventi fitosanitari per il risanamento dal “cancro corticale”. I frutti, suddivisi in dieci ripetizioni da 0,5 kg ciascuna, sono stati sottoposti ai seguenti trattamenti di conservazione, presso il Dipartimento di Produzione Vegetale, Sezione di Coltivazioni Arboree dell’Università di Milano: • controllo alla raccolta non trattato; • curatura in acqua per 9 giorni e conservazione a 2°C; • conservazione a 2°C senza pretrattamenti; • sterilizzazione a caldo in acqua a 51°C per 45’ e conservazione a 2°C; • conservazione in cella ad Atmosfera Controllata (CO2 2,5%; O2 1,5%; T 1°C) [AC1]; • conservazione in cella di Atmosfera Controllata (CO2 15%; O2 2%; T 1°C ) [AC2]; • immersione in soluzione all’1% NaHCO3. I frutti sono stati conservati per 60 o 105 giorni a 1°C. La conservazione è durata fino al 16 dicembre 2000 e al 15 febbraio 2001 e dopo una sosta di 5 giorni a temperatura ambiente i frutti sono stati esaminati esternamente e quindi tagliati a metà ed esaminati internamente per il rilievo della presenza di marciumi e larve di insetti. 200 frutti sani della cv Platella appartenenti alle tesi di controllo, curatura e AC2, suddivise in quattro ripetizioni da 50 frutti ciascuna, sono stati sbucciati, sterilizzati in etanolo 95% per 30’’ e NaOCl 5% per 60’’, sciacquati due volte in acqua sterile, tagliati a metà in condizioni di sterilità e posti in piastre Petri contenenti agar sale (Doster et al., 1994). Le piastre così preparate sono state incubate a 24°C per 21 giorni allo scopo di evidenziare l’eventuale presenza di contaminanti fungini. Un campione di frutti per ciascun rilievo è scottato in acqua bollente per circa un minuto per poterlo sbucciare manualmente con maggior facilità, quindi è stato congelato, liofilizzato, macinato con un mulino a pale ed infine la farina così ottenuta è stata conservata in barattoli ermetici a –20°C per le analisi centesimali. Le determinazioni del contenuto di umidità e ceneri sono state effettuate per essiccamento in stufa e incenerimento in muffola secondo le metodiche ufficiali AOAC n. 925.29 (1995); quella delle proteine con il metodo ufficiale AOAC n. 925.31 (1995), usando un distillatore Kjeldahl semiautomatico BUCHI 321 (fattore di conversione azoto/proteine = 6,25); la sostanza grassa è stata analizzata con il metodo Soxhlet, secondo le metodiche ufficiali AOAC per i prodotti amidacei. La determinazione degli zuccheri solubili è stata effettuata mediante estrazione in acqua a caldo e successiva analisi per HPLC con colonna SUPERCOSIL-NH2 (25 cm di lunghezza; 4,6 mm di diametro; porosità 5 µm), utilizzando come eluente una miscela di acetonitrile : H2O = 75 : 25 e flusso di 1,5 ml/min (Brighenti F. et al., 1987). La determinazione dell’amido totale è stata effettuata secondo Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 111 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I metodica enzimatica (Champ M., 1992): l’amido presente nel campione è stato gelatinizzato con alcali e completamente idrolizzato a glucosio mediante l’impiego di amiloglucosidasi fungina; l’amido resistente è stato determinato con la stessa metodica applicata alla frazione residua, ottenuta dopo estensiva idrolisi con amilasi pancreatica e precipitazione con solventi (etanolo, acetone) della frazione indigerita. I dati sono stati analizzati statisticamente per l’analisi della varianza e successivo test di Tukey, tramite pacchetto statistico SPSS. Risultati Le due cultivar di castagne considerate, Catot e Platella presentano, se non trattate con tecnologie di conservazione, l’incidenza di marciumi e contaminazione di insetti raffigurata nel grafico della fig. 1. Alla raccolta non sembrano essere presenti marciumi del frutto, mentre sono rilevabili larve di insetti, prevalentemente balanino (Curculio elephas), leggermente più numerose in Platella. Nel primo periodo di conservazione (dicembre) nei frutti non trattati si sviluppano in modo significativo i marciumi del frutto in quantità inferiori in Catot (18,7%) che in Platella (34,5%); a fine conservazione (febbraio) l’incidenza dei marciumi è più contenuta ma sem- Fig. 1 - Tesi di controllo, non trattata: incidenza di marciumi del frutto e di larve di insetti nel corso della conservazione a 2°C. A lettere diverse corrispondono differenze significativamente diverse per P ≤ 0,05 secondo Tukey Fig. 1 - Control, not treated: fruit rots and insect incidence during 2°C storage. Bars with different letters are significantly different for P ≤ 0.05 according to Tukey pre maggiore in Platella. La presenza di insetti rimane costante nel tempo e senza differenze significative fra le cultivar. L’applicazione dei diversi metodi di conservazione (fig. 2), fino a metà dicembre migliora in genere la quantità di frutti sani in tutte le tesi, eccetto che nel trattamento con bicarbonato; la curatura, la conservazione in AC ad alto tenore di CO2 e la sterilizzazione a caldo riducono significativamente la presenza di marciumi del frutto, mentre nessun trattamento si diversifica nel contenimento degli insetti. A fine conservazione solo AC2 e curatura hanno una maggior percentuale di frutti sani con la minore, seppur non diversa dal controllo, incidenza di marciumi; la tesi trattata con bicarbonato ha una maggiore presenza di danni da insetto. La cv Catot presenta una minore incidenza di marciumi rispetto alla Platella; la conservazione in AC2 induce in questa cultivar il maggior numero di frutti sani e la curatura riduce in modo significativo la presenza di marciumi. Sulla Platella i frutti in atmosfera ad alto tenore di CO2 e curati hanno sia più frutti sani, sia meno incidenza di marciumi e su questa cultivar anche il bicarbonato riduce l’incidenza di marciumi anche se in misura inferiore degli altri due trattamenti efficaci. L’identificazione della popolazione fungina contaminante i frutti della cv Platella non trattati, o 111 sottoposti a curatura o conservati in AC2, incubati su agar sale dopo opportuna sterilizzazione, sia alla raccolta che dopo conservazione, ha rivelato la presenza di individui appartenenti a dodici diversi generi fungini; in fig. 4 vengono riportati i dati di incidenza dei generi riscontrati con maggiore frequenza. Dai dati appare subito che Penicillium è il genere più diffuso, sia alla raccolta che dopo conservazione. Alla raccolta la tesi non trattata presenta una forte incidenza di Penicillium spp. ed Aspergillus niger dei quali, però, la curatura impedisce significativamente lo sviluppo, mentre compaiono, sia pure con frequenza minima, Alternaria spp. e Phoma spp. che non sono rilevati nei frutti non trattati. A fine conservazione nella tesi di controllo si è molto ridotta la presenza di A. niger mentre è decisamente aumentata l’incidenza di Alternaria spp. e, in misura minore, Phoma spp.; la curatura perde la sua efficacia ed i contaminanti fungini presenti nei frutti curati non si diversificano significativamente dal controllo fuorché che per l’assenza di Phoma spp. La conservazione in AC2 riduce in modo ottimale la presenza dei funghi contaminanti, eccetto che per A. niger che aumenta anche se in modo non significativo rispetto agli altri due trattamenti. Dall’analisi delle medie di composizione centesimale (tab. 1) per trattamento si riscontra una dimi- Arsia ATTI 7 Raccolta 112 4-06-2002 12:45 Pagina 112 AT T I A R S I A Fig. 2 - Incidenza di marciumi del frutto e larve di insetti durante la conservazione di castagne trattate con diverse tecnologie di conservazione. A lettere diverse corrispondono differenze significativamente diverse per P ≤ 0,05 secondo Tukey Fig. 2 - Fruit rots and insect incidence in chestnuts stored with different methods. Bars with different letters are significantly different for P ≤ 0.05 according to Tukey Fig. 3 - Incidenza di marciumi del frutto e larve di insetti nelle due cultivar di castagne durante la conservazione con diverse tecnologie. A lettere diverse corrispondono differenze significativamente diverse per P ≤ 0,05 secondo Tukey Fig. 3 - Fruit rots and insect incidence in chestnuts cv ‘Catot’ and ‘Platella’ stored with different methods. Bars with different letters are significantly different for P ≤ 0.05 according to Tukey Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 113 113 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 1 - Composizione centesimale delle castagne in funzione dei trattamenti di conservazione* Tab.1 - Effect of storage treatments on chestnut centesimal composition ** Trattamento % Ceneri % Proteine % Grassi % Amido % Amido res. Raccolta Curatura in acqua 3,85a 4,29ba 2,34a 2,58a 6,58c 5,68ab 4,53a 5,02a 47,69d 41,75c 6,23b 4,02a Frigoconservaz. a 2°C Sterilizzazione a caldo 5,02b 5,91c 3,61a 5,27b 5,31a 6,36bc 4,69a 4,36a 35,52b 28,03a 3,85a 3,26a Trattamento % Umidità % Fruttosio % Glucosio % Saccarosio % Maltosio % Zuccheri Raccolta Curatura in acqua 0,32a 0,41a 0,39a 0,54a 1,45a 5,69bc 2,57b 0,48a 5,91a 6,77a Frigoconservaz. a 2°C Sterilizzazione a caldo 0,97c 0,71b 1,03c 0,77b 4,04b 6,86c 2,65b 0,51a 7,89a 8,01a * In ogni colonna, a lettere diverse corrispondono differenze significativamente diverse per P ≤ 0,05 secondo Tukey. ** In each column, different letters mean significant differences for P ≤ 0.05 according to Tukey. nuizione delle proteine nelle castagne trattate rispetto alla raccolta, riduzione significativa solo nel caso in cui le castagne siano state conservate con la curatura e con la conservazione frigorifera, mentre i campioni che hanno subìto la sterilizzazione hanno mantenuto la percentuale in proteine a valori analoghi a quelli osservati per la raccolta. Il tenore in amido è influenzato significativamente dal trattamento di conservazione; la sterilizzazione in particolare riduce drasticamente il tenore di amido, mentre per gli altri trattamenti si rileva una diminuzione della percentuale in amido, rispetto alla raccolta, meno drastica ma comunque significativa. Non si verificano invece variazioni di rilievo per le percentuali di amido resistente nei diversi trattamenti, che tuttavia ne riducono il contenuto rispetto alla raccolta. Di contro i Fig. 4 - Incidenza di contaminanti fungini nella cv Platella alla raccolta e dopo la conservazione con curatura o AC. A lettere diverse corrispondono differenze significativamente diverse per P ≤ 0,05 secondo Tukey Fig. 4 - Incidence of fungal contaminants in chestnuts cv Platella at harvest and after storage with curing and CA. Bars with different letters are significantly different for P ≤ 0.05 according to Tukey trattamenti di conservazione hanno effetti significativi sulla percentuale in zuccheri: per il saccarosio ad esempio, lo zucchero più rappresentativo della castagna, si verifica un incremento significativo in tutti i trattamenti considerati, aumento che risulta particolarmente marcato nella sterilizzazione. Discussione Le due cultivar di castagne considerate, Catot e Platella presentano alla raccolta una situazione qualitativamente soddisfacente, senza marciume del frutto e con una incidenza di insetti tollerabile. Tuttavia la forte deperibilità di questa specie si manifesta pienamente al primo controllo 60 giorni dopo la raccolta, quando l’incidenza dei marciumi è tale da non rendere più commerciabile la partita; la situazione rimane pressocché stabile fino a fine conservazione per la cv Platella, mentre i marciumi sono assai ridotti (3,9%) nella Catot, probabilmente per una campionatura sperimentale casualmente meno inquinata. La forte incidenza di marciumi già al primo controllo indica che lo sviluppo dei marciumi è rapido e quindi la necessità di impiegare tecniche di conservazione efficaci anche per periodi di stoccaggio a breve e medio termine. Tutti i metodi di conservazione sono efficaci, eccetto che il trattamento con bicarbonato, nel mantenere una elevata quantità di frutti sani per un periodo a medio termine di conservazione e fra di essi i risultati migliori in termini qualitativi si hanno con le Atmosfere Controllate che mantengono in- Arsia ATTI 7 Raccolta 114 4-06-2002 12:45 Pagina 114 AT T I A R S I A tatta la freschezza e la turgidità dei frutti come fossero appena raccolti. Il bicarbonato probabilmente non riesce a penetrare all’interno del tegumento cuoioso delle castagne, dato che su altre specie è in grado di controllare lo sviluppo di marciumi in postraccolta (Sportelli, 2000). Dato che i diversi trattamenti non influiscono in modo significativo sulla presenza di insetti, la loro efficacia nell’aumentare i frutti sani è prevalentemente dovuta alla capacità di ridurre i marciumi e la curatura, la conservazione in AC ad alto tenore di CO2 e la sterilizzazione a caldo si confermano come i metodi che meglio controllano lo sviluppo dei patogeni (Anelli et al., 1986; Fadanelli et al., 1994; Nour-Eldin et al., 1995). Il controllo della qualità dei frutti diventa più difficile col progredire del tempo, a conferma della alta deperibilità di questa specie e a febbraio solo la curatura e l’AC2 danno risultati positivi. La curatura tradizionale si conferma così un metodo paragonabile in termini di efficacia alle tecnologie più innovative, ma la freschezza dei frutti viene salvaguardata maggiormente dalla tecnologia ad AC. La sterilizzazione a caldo disidrata i frutti che si induriscono e sono più difficili da considerare adatti alla commercializzazione per il consumo fresco. Nell’ambito delle due cultivar, i dati fanno supporre che la Platella sia più suscettibile della Catot ai marciumi e questa maggior incidenza permette anche di esaltare l’efficacia delle conservazioni con alto tenore di CO2 e tramite la tradizionale curatura, che comunque si rivelano le modalità migliori anche per la Catot. L’identificazione della popolazione fungina contaminante i frutti della cv Platella non trattati, o curati o conservati in AC2, mette ancora una volta in risalto l’efficacia della curatura come metodo di conservazione valido, seppur per brevi periodi. Penicillium spp. è il micete più frequentemente isolato, sia alla raccolta che dopo conservazione, come già riscontrato da Washinghton e collaboratori (1997). La forte riduzione di A. niger dopo la conservazione, nelle castagne non trattate, rispetto a quelle appena raccolte, suggerisce una ridotta capacità del micete a sopravvivere alla temperatura di conservazione (2°C), mentre sembra che ciò non influisca su Alternaria spp. che compare frequentemente anche nella tesi curata, dove non viene ritrovato Phoma spp. Questi dati suggeriscono una possibile efficacia selettiva dei trattamenti nei confronti dei diversi generi fungini, che viene confermata anche dalla situazione dei frutti conservati in AC, dove è stata osservata una efficace riduzione della contaminazione fungina se si eccettua A. niger che è presente in misura superiore, anche se in modo non statisticamente significativo, rispetto sia al controllo, sia alla tesi sommersa in acqua. L’analisi delle caratteristiche nutrizionali delle castagne conservate a 2°C ha evidenziato delle differenze significative, rispetto alle castagne esaminate alla raccolta, dovute ad un minor contenuto in proteine, amido totale e resistente mentre si assiste ad un aumento della percentuale di zuccheri solubili che può essere spiegato considerando la fisiologia della castagna che durante il periodo di conservazione continua a respirare utilizzando come substrato l’amido. Successivamente si è ritenuto opportuno effettuare un’analisi per vedere come varia la composizione dei nutrienti nelle castagne trattate con il metodo tradizionale della curatura e della sterilizzazione a caldo. Si è osservato che la curatura, rispetto alla conservazione frigorifera a 2°C preserva maggiormente il contenuto proteico, lipidico, di amido totale e resistente, di contro si ha una diminuizione degli zuccheri solubili. Anche la sterilizzazione si è rivelata efficace come trattamento di conservazione delle castagne in quanto anch’essa, rispetto alla conservazione frigorifera a 2°C, mantiene elevato il contenuto in proteine e in grassi, ma è meno efficace per la con- servazione degli altri principi alimentari come l’amido (totale e resistente) e gli zuccheri che invece hanno una tendenza a diminuire. È possibile che il trattamento termico in fase di sterilizzazione induca una parziale gelatinizzazione dell’amido, rendendolo quindi più accessibile agli enzimi idrolitici. Poiché sia la curatura che la sterilizzazione a caldo comportano una sosta in acqua per tempo prolungato o a temperature elevate, si può ipotizzare un effetto di solubilizzazione degli zuccheri, già riscontrato da Wells e Payne (1980), che si riflette poi sui contenuti centesimali. Conclusioni La ricerca ha messo in evidenza la necessità di tecnologie di conservazione anche per periodi brevi e medi di stoccaggio, a causa della elevata e rapida deperibilità delle castagne. Nell’ambito dei diversi metodi considerati la tradizionale curatura e l’atmosfera controllata ad alto tenore di CO2 hanno dato migliori risultati per il controllo dello sviluppo dei marciumi del frutto, inoltre le conservazioni in AC hanno mantenuto un eccezionale livello qualitativo in termini di freschezza dei frutti, che non si differenziano per aspetto e qualità organolettiche da quelli appena raccolti. La curatura preserva meglio della semplice conservazione a 2°C il contenuto proteico, lipidico e di amido totale e resistente ma induce una diminuzione di zuccheri solubili. I trattamenti considerati non si differenziano nel contenimento da danni da insetto. Ringraziamenti Gli autori ringraziano la dott. Delia Garegnani e la sig.na Ilaria Giaimi che hanno collaborato al lavoro come tesi di laurea. Gli autori hanno contribuito al presente lavoro in parti uguali. Lavoro in parte finanziato dal Consorzio della Castagna di Valle Camonica, Paspardo (BS). Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 115 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Bibliografia ANELLI G., MENCARELLI F., NARDIN C., STINGO C. (1982) - La conservazione delle castagne mediante l’impiego delle atmosfere controllate. Industrie alimentari 21(3): 217-220. ANELLI G. (1986) - Tradizione ed innovazioni nella conservazione delle castagne. Atti S.O.I. “Giornate di studio sul castagno”, Caprarola (VT), 67 novembre 1986, pp. 121-123. ASSOCIATION OF OFFICIAL ANALYTICAL CHEMISTS (1990) - Official methods of analysis 16th edition. Arlington, VA USA. BRIGHENTI F., TESTOLIN G., PORRINI M., SIMONETTI P. 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Piergiovanni - DISTAM, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università di Milano Riassunto Frutti di mandarino Palazzelli confezionati con 2 film plastici aventi diversa permeabilità ai gas ed al vapore acqueo, sono stati conservati per un mese a 8°C e 90-95% di umidità relativa (UR), cui ha fatto seguito una settimana di shelflife (20°C e 65-75% UR), o tenuti per un mese ed una settimana unicamente in condizioni di shelf-life (20°C e 65-75% UR). L’effetto Preservability of Palazzelli mandarins packaged with plastic films with different characteristics Abstract Palazzelli mandarins were wrapped with two plastic films with different characteristics of permeance to gases and water vapour and then stored at 8°C and 90-95% Introduzione La produzione di mandarini e mandarino-simili in Italia è rappresentata per lo più da clementine e dal mandarino avana (Starrantino, 1999). Infatti, sebbene negli ultimi 20 anni il panorama varietale si sia enormemente arricchito grazie al lavoro di miglioramento genetico ed all’introduzione di cultivar della durata di conservazione è stato più importante, nella riduzione dell’acidità titolabile e del contenuto di vitamina C, di quello determinato dai due regimi termici e dal confezionamento con i film plastici, fatta eccezione per il film meno permeabile. I parametri qualitativi dei frutti confezionati con questo film e mantenuti costantemente a 20°C subivano, infatti, forti alterazioni rilevate sia dalle analisi chimiche, sia dall’analisi sensoriale. L’applicazione delle pellicole plastiche, anche se in misura differente in relazione alle specifiche caratteristiche fisiche, ha ridotto significativamente le perdite di peso e l’invecchiamento dei frutti. I parametri fisiologici e qualitativi indicano una elevata attività metabolica del mandarino Palazzelli e la scarsa conservabilità a 8°C a causa dell’elevata attività respiratoria e della consistente perdita di acidità e vitamina C. RH for 1 months followed by a week of shelf-life at 20°C and 65-75% RH or held continuously at shelflife condition for 1 months plus 1 week. Indifferently than storage temperature, chemical parameters underwent to important losses over the course of storage. Wrapping had an important influence on chemical changes and taste only in the case of the less permeable film stored continuously at 20°C. On the other hand wrapping reduced significantly weight losses and ageing, even if a great difference was revealed between the two films. Due to its high metabolic activity and important losses of acidity and vitamin C over the storage period Palazzelli mandarins seems not suitable for long storage period, even if are stored at 8°C. di pregio provenienti da altri paesi agrumicoli, il numero di cultivar coltivate su larga scala è estremamente ridotto e limitato a varietà a precoce e media epoca di maturazione. Da febbraio a maggio il mercato nazionale è rifornito da frutta proveniente dall’estero, specialmente dalla Spagna e da Israele. Appare quindi di grande importanza economica la coltivazione di cultivar a maturazione tardiva e lo studio del loro comportamento nella fase postraccolta, sia in condizioni di shelf-life che refrigerate. I mandarino-simili si differenziano dagli altri agrumi per l’elevata attività metabolica e per l’alta deperibilità che, ovviamente, risulta più accentuata quando la conservazione avviene in condizioni non controllate di temperatura e umidità. Arsia ATTI 7 Raccolta 118 4-06-2002 12:45 Pagina 118 AT T I A R S I A Il mandarino Palazzelli, al pari di altre cultivar tardive (Malvasio, Fortune, Ortanique), grazie alle sue eccellenti caratteristiche organolettiche potrebbe risultare particolarmente interessante dal punto di vista commerciale se opportunamente frigoconservato ed esitato sul mercato nei mesi di maggio e giugno, prima cioè che giunga a maturazione la frutta estiva. L’obiettivo di questa prova è stato valutare la risposta del mandarino Palazzelli, raccolto ad inizio aprile, alla conservazione sia in condizioni refrigerate che simulate di mercato. Inoltre, si è voluta valutare la risposta dei frutti alla conservazione in atmosfera modificata mediante l’impiego di pellicole plastiche aventi differenti permeabilità al vapore acqueo ed ai gas. Gli agrumi, infatti, in condizioni di shelf-life, possono andare incontro ad un rapido processo di invecchiamento per l’eccessiva traspirazione che ne pregiudica l’aspetto estetico. Esperienze condotte in precedenza (D’Aquino et al., 1997, 1998a, 1998b, 1999a, 1999b, 2001), hanno mostrato che concentrazioni di CO2 superiori a 68% possono innescare gravi fenomeni di anaerobiosi, specie se in ambiente non refrigerato. Per tale motivo uno dei film plastici utilizzati è stato il Tyvek®, polietilene ad alta densità che, a causa dell’elevata porosità della struttura, risulta completamente permeabile ai gas. Materiali e metodi Trattamenti e condizioni di conservazione Frutti di mandarino Palazzelli sono stati raccolti il 2 aprile 1999 dal campo collezione dell’IMFPP di Oristano. Dopo essere stati opportunamente selezionati, i frutti sono stati pesati singolarmente e chiusi, in numero di 5, in sacchetti (180 x 200 mm) di Tyvek® (Du Pont) o di polietilene a bassa densità (PE) (Goglio, MI). Un terzo lotto di frutti non è stato confe- zionato. Le caratteristiche fisiche del film PE erano le seguenti: spessore 50 µm; permeabilità al vapore acqueo 3,5 g/ 24 h m2 105 Pa a 38°C e 100% di Delta UR; permeabilità all’O2 5200 cm3/24 h m2 105 kPa a 38°C e 100% ∆UR; permeabilità alla CO2 25000 cm3/24 h m2 105 kPa a 38°C e 100% UR. Per quanto concerne il Tyvek, si tratta di una pellicola porosa che, pur presentando buona resistenza meccanica, non oppone alcuna resistenza al passaggio dei gas e del vapore acqueo. Metà dei frutti di ogni singolo trattamento sono stati conservati per un mese a 8°C e 95% di UR, cui ha fatto seguito una settimana di condizioni simulate di shelf-life a 20°C e 75% di UR. L’altra metà dei frutti è stata posta direttamente in shelf-life per un mese e una settimana. Analisi ed osservazioni L’attività respiratoria è stata eseguita su 10 frutti per trattamento secondo le modalità riportate in una nota precedente (D’Aquino et al., 1998a). I rilievi sono stati effettuati alla raccolta, dopo un mese di conservazione, prima che i frutti fossero trasferiti in shelf-life, 24 ore dopo il trasferimento e dopo una settimana di shelf-life. A distanza di 4 ore dal prelievo effettuato per la determinazione dell’attività respiratoria, gli stessi frutti venivano utilizzati per l’analisi del contenuto endogeno di CO2 e di O2 (D’Aquino et al., 1998b). L’analisi della composizione dell’atmosfera interna alle confezioni (CO2 e O2) è stata eseguita su 10 confezioni per ogni singolo trattamento e regime termico; da ogni sacchetto sono stati prelevati 20 mL di aria, che venivano direttamente iniettati in un analizzatore (Servomex 1450B3) munito di un detector ad infrarossi per la CO2 e di uno paramagnetico per l’O2. Alla fine del periodo di refrigerazione e dopo la successiva settimana di shelf-life, su un campione di 50 frutti per trattamento sono stati determinati il calo peso, l’incidenza dei marciumi e l’aspetto estetico. Per quest’ultimo parametro è stata adottata una scala soggettiva compresa tra 9 ed 1, in cui 9 rappresentava il frutto fresco appena raccolto, 7 un frutto ancora in buone condizioni di freschezza; 5 il limite di commerciabilità ed i valori inferiori a 5 frutti non più commerciabili con segni crescenti di senescenza. Su 10 frutti è stato rilevato l’indice penetrometrico, utilizzando un penetrometro del tipo Effegì, munito di un puntale di 2 mm di diametro, eseguendo le determinazioni su due punti della zona equatoriale diametralmente opposti. Gli stessi frutti sono stati successivamente utilizzati per la determinazione della deformazione, espressa come la diminuzione in mm del diametro trasversale del frutto sottoposto al peso di un kg per 10 secondi. Sul succo di 30 frutti per trattamento suddivisi in repliche di 10 frutti, sono state condotte le normali analisi chimiche (Agabbio et al., 1999): pH; acidità titolabile (AT espressa come percentuale di acido citrico); solidi solubili totali (SST, espressi come °Brix), indice di maturazione (rapporto SST/ AT), vitamina C (mg di acido ascorbico/100 mL di succo). Infine, un panel test costituito da 10 elementi ha eseguito l’analisi gustativa, esprimendo un giudizio sintetico di gradimento, secondo una scala soggettiva compresa tra 1 e 9, dopo aver assaggiato i frutti delle diverse tesi, serviti sbucciati e suddivisi in spicchi. I dati ottenuti sono stati sottoposti all’analisi della varianza e la separazione delle medie è stata eseguita utilizzando il test di Duncan. Risultati Attività respiratoria, composizione dell’atmosfera endogena ed interna alle confezioni L’attività respiratoria, che alla raccolta era di circa 14 mL/kg h di CO2 (fig. 1), subiva una forte diminuzione durante il periodo di refri- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 119 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I gerazione nei frutti posti ad 8°C (valori medi di circa 3,5 mL/ kg h dopo due giorni, e inferiori a 3 mL/kg h dopo 30 giorni). In seguito al trasferimento a 20°C, in condizioni di shelf-life, l’attività respiratoria subiva un temporaneo incremento con valori medi superiori a quelli riscontrati alla raccolta, per poi scendere sino a 8-10 mL/kg h alla fine della settimana di shelf-life. Nei frutti non confezionati ed in quelli racchiusi nei sacchetti Tyvek posti direttamente a 20°C, con il procedere della conservazione si evidenziava una progressiva riduzione dell’attività respiratoria con una produzione finale media di CO2 di circa 5 mL/kg h, sensibilmente inferiore rispetto a quella dei frutti refrigerati. Nei frutti conservati a 20°C e avvolti nel film PE l’attività respiratoria (dopo 24 ore dalla rimozione del film) era significativamente più alta di quella delle altre due tesi Fig. 1 - Evoluzione dell’attività respiratoria in frutti di mandarino Palazzelli durante il periodo di conservazione. Per ogni periodo i valori seguiti da lettere diverse sono significativamente differenti per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan conservate a 20°C. Il contenuto di CO2 endogeno, che alla raccolta mostrava una notevole variabilità attorno ad un valore medio di circa 1,5 kPa, scendeva sino a 0,2 kPa nei frutti conservati a 8°C alla fine del mese di refrigerazione, mentre in quelli posti direttamente a 20°C della tesi non confezionata e della tesi avvolta con la pellicola Tyvek cresceva progressivamente superando a fine prova 5 kPa. In seguito al trasferimento a 20°C delle tesi refrigerate la pressione della CO2 endogena tornava agli stessi livelli della raccolta ed alla fine della settimana prevista di shelf-life toccava punte di 2 kPa. Nella tesi confezionata con il film in PE e mantenuta costantemente a 20°C si registravano valori leggermente superiori o simili a quelli dei frutti refrigerati (fig. 2). Un andamento complementare ed opposto si osservava per la pressione parziale di O2 (fig. 3) con valori compresi tra 19 e 12,7 kPa, ma con i livelli più alti nelle tesi refrigerate ed in quella confezionata con il film di polietilene e conservata a 20°C. I valori più bassi si osservavano nei frutti non confezionati ed in quelli avvolti nella pellicola Tyvek mantenuti costantemente a 20°C (fig. 3). L’effetto barriera dei due film, come era prevedibile, è risultato molto diverso. Infatti, mentre nelle confezioni realizzate con il Tyvek, indipendentemente dalla temperatura di conservazione le pressioni parziali della CO2 e dell’O2 risultavano leggermente diversi rispetto a quelle normalmente riscontrate nell’atmosfera esterna, in quelle realizzate con il film PE si avevano valori profondamente diversi (fig. 4). In particolare, nella tesi conservata a 20°C si rilevavano valori medi intorno a 14 kPa per la CO2 e intorno a 4-5 kPa per l’O2; nella tesi refrigerata, Attività respiratoria Fig. 1 - Changes in respiration activity in Palazzelli mandarin fruit over the storage period. For each inspection time the averages followed by different letters are significantly different at P ≤ 0,05. Mean separation was accomplished by Duncan’s test Fig. 2 - Evoluzione delle pressioni parziali della CO2 endogena nel corso della conservazione del mandarino Palazzelli. Per ogni periodo i valori seguiti da lettere diverse sono significativamente differenti per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan Fig. 2 - Changes of endogenous CO2 partial pressure over the storage period of Palazzelli mandarins. For each inspection time the averages followed by different letters are significantly different at P ≤ 0,05. Mean separation was accomplished by Duncan’s test 119 CO2 endogena Arsia ATTI 7 Raccolta 120 4-06-2002 12:45 Pagina 120 AT T I A R S I A O2 endogeno Fig. 3 - Evoluzione delle pressioni parziali dell’O2 endogena nel corso della conservazione del mandarino Palazzelli. Per ogni periodo i valori seguiti da lettere diverse sono significativamente differenti per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan Fig. 3 - Changes of endogenous O2 partial pressure over the storage period of Palazzelli mandarins. For each inspection time the averages followed by different letters are significantly different at P ≤ 0,05. Mean separation was accomplished by Duncan’s test Evoluzione della CO2 all’interno delle confezioni Fig. 4 - Influenza delle condizioni di conservazione sull’evoluzione della pressione parziale di CO2 all’interno delle confezioni. Per ogni periodo i valori seguiti da lettere diverse sono significativamente differenti per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan Fig. 4 - Effect of the storage conditions on the evolution of the in-package CO2 partial pressure over the storage period. For each inspection time the averages followed by different letters are significantly different at P ≤ 0,05. Mean separation was accomplished by Duncan’s test Evoluzione dell’O2 all’interno delle confezioni Fig. 5 - Influenza delle condizioni di conservazione sull’evoluzione della pressione parziale di O2 all’interno delle confezioni. Per ogni periodo i valori seguiti da lettere diverse sono significativamente differenti per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan Fig. 5 - Effect of the storage conditions on the evolution of the in-package O2 partial pressure over the storage period. For each inspection time the averages followed by different letters are significantly different at P ≤ 0,05. Mean separation was accomplished by Duncan’s test sin quando i frutti erano mantenuti a 8°C la pressione della CO2 era di poco superiore a 4 kPa, saliva a circa 16 kPa 24 ore dopo il trasferimento in shelf-life per poi scendere sino a 15 kPa dopo la settimana di shelf-life. La pressione dell’O2 si manteneva intorno a 15 kPa in ambiente refrigerato, scendeva a livelli di poco superiori a 2 kPa nelle 24 ore successive al trasferimento a 20°C, per attestar- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 121 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Fig. 6 - Influenza dei fattori sperimentali sulle variazioni dell’indice penetrometrico durante il periodo di conservazione. Per ogni periodo i valori seguiti da lettere diverse sono significativamente differenti per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan 121 Consistenza Fig. 6 - Effect of the experimental factors on firmness, as resistance in g against the penetration of 2 mm needle in diameter connected to an Effegì penetrometer, over the storage period. For each inspection time the averages followed by different letters are significantly different at P ≤ 0,05. Mean separation was accomplished by Duncan’s test Fig. 7 - Influenza dei fattori sperimentali sulle variazioni della deformazione, come diminuzione del diametro trasversale per l’effetto causato dalla pressione esercitata dal peso di 1 kg per 10 secondi. Per ogni periodo i valori seguiti da lettere diverse sono significativamente differenti per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan Deformazione Fig. 7 - Effect of the experimental factors on deformation, as the mm in reduction of the transversal axe of the fruit after having placed 1 kg weight for 10 s. For each inspection time the averages followed by different letters are significantly different at P ≤ 0,05. Mean separation was accomplished by Duncan’s test si, alla fine della settimana di shelflife, intorno a 5 kPa, valore simile a quello rilevato nelle confezioni PE mantenute costantemente a 20°C (fig. 5). Questi dati fanno riferimento a confezioni prive di marciumi. In quelle in cui erano presenti frutti affetti da alterazioni microbiologiche si registravano pressioni parziali di CO2 molto più elevate, che raggiungevano anche 19-20 kPa in condizioni di shelf-life, e con valori di O2 intorno ad 1-2 kPa. Consistenza La resistenza offerta all’avanzamento del penetrometro è stata sostanzialmente stabile nei frutti refrigerati per tutto il periodo di permanenza in cella mentre subiva una significativa crescita du- rante la settimana di shelf-life. Gli incrementi più alti si registravano nei frutti non confezionati ed in quelli confezionati con Tyvek posti direttamente in condizioni di shelf-life (fig. 6). Un andamento opposto si evidenziava nelle tesi confezionate con il film PE, indipendentemente dalla temperatura di conservazione (fig. 6). Un andamento del tutto simile si è verificato anche per la deformazione, (fig. 6). Anche in questo caso le variazioni più consistenti si sono avute nelle tesi di controllo ed in quelle confezionate con Tyvek tenute costantemente in shelf-life per le quali, in seguito all’applicazione del peso di 1 kg, si avevano riduzioni medie del diametro trasversale di 5 mm (fig. 7). Calo peso, aspetto estetico e marciumi I dati mostrati in tab. 1 evidenziano una forte efficacia del film PE nel bloccare le perdite di peso sia nei frutti refrigerati che in quelli mantenuti costantemente a 20°C. Infatti, a fine conservazione, per le due tesi si registravano perdite dell’1,9% e dello 0,88%. Al contrario, la barriera opposta dal film Tyvek alla traspirazione è stata di poca entità e le differenze di calo peso rispetto al controllo, anche se statisticamente significative, risultavano di poca importanza pratica (tab. 1). Molto importante è stata l’influenza della temperatura di conservazione nel condizionare le perdite di peso; i frutti non confezionati e refrigerati accusavano una riduzione 4,8% Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 122 AT T I A R S I A 122 Tab. 1 - Perdite di peso, incidenza dei marciumi ed evoluzione dell’aspetto estetico e dell’accettabilità gustativa in frutti di mandarino Palazzelli durante il periodo di conservazione* Tab. 1 - Weight losses, decay and changes in overall appearance and eating acceptability over the storage period of Palazzelli mandarins** Durata conservazione Calo peso (%) Aspetto estetico (n. indice) Marciumi (%) Analisi gustativa (n. indice) — 9 0 9 Controllo - 8°C Film Tyvek - 8°C Film PE - 8°C 4,80 c 2,96 b 0,72 a 8,4 c 8,1 c 9,0 d 1a 1a 2a 8,5 c 8,5 c 8,8 c Controllo - 20°C Film Tyvek - 20°C 17,79 d 16,66 d 5,0 a 5,8 b 3a 2a 6,5 b 6,7 b 1,39 a 8,0 c 28 b 3,0 a Controllo - 8°C Film Tyvek - 8°C Film PE - 8°C 6,53 c 4,42 b 0,88 a 6,7 c 7,0 c 8,4 d 3a 2a 10 b 7,1 c 7,4 c 6,5 c Controllo - 20°C Film Tyvek - 20°C Film PE - 20°C 22,40 e 18,92 d 1,90 a 4,5 a 5,2 b 7,2 c 3a 1a 35 c 6,0 b 6,2 b 2,0 a Raccolta 1 mese Film PE - 20°C 1 mese + 1 sett. shelf-life * Per ogni periodo di conservazione i valori seguiti da lettere differenti sono significativamente diversi per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan. ** For each storage period, values in columns are statistically different for P ≤ 0.05. Means separation has been accomplished by the Duncan’s test. Tab. 2 - Evoluzione dei parametri chimici durante il periodo di conservazione e la successiva settimana di shelf-life a 20°C Tab. 2 - Changes of the chemical parameters over the refrigeration period and the following week in shelf-life conditions at 20°C Durata conservazione Raccolta pH 3,59 Acidità Titolabile (AT) (% acido citrico) Solidi Solubili Totali (SST) °Brix Indice di maturazione (AT/SST) Vitamina C (mg/100 mL) 0,92 11,45 12,45 33,00 1 mese Controllo - 8°C Film Tyvek - 8°C Film PE - 8°C Controllo - 20°C Film Tyvek - 20°C 3,93 3,92 3,93 3,89 3,98 a a a a a 0,83 0,78 0,75 0,81 0,75 c bc b c b 11,40 11,27 10,53 11,97 11,80 b b ab b b 13,73 14,44 14,04 21,27 15,73 a b b e c 23,62 24,66 23,07 23,69 24,34 b b b b b Film PE - 20°C 4,19 b 0,63 a 10,17 a 16,14 d 18,40 a Controllo - 8°C Film Tyvek - 8°C Film PE - 8°C 4,07 ab 3,97 a 3,99 a 0,81 b 0,78 b 0,78 b 12,0 bc 11,53 b 11,17 b 14,81 ab 14,79 ab 14,32 a 24,08 c 23,62 c 18,93 b Controllo - 20°C Film Tyvek - 20°C 3,93 a 4,00 a 0,84 b 0,78 b 12,63 c 11,83 b 15,04 b 15,17 b 24,16 c 22,58 c Film PE - 20°C 4,19 b 0,57 a 9,61 a 16,86 c 16,30 a 1 mese + 1 sett. shelf-life * Per ogni periodo di conservazione i valori seguiti da lettere differenti sono significativamente diversi per P ≤ 0,05. La separazione delle medie è stata effettuata con il test di Duncan. ** For each storage period, values in columns are statistically different for P ≤ 0.05. Means separation has been accomplished by the Duncan’s test. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 123 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I rispetto al peso iniziale sin quando tenuti a 8°C, contro il 16,66% della corrispondente tesi mantenuta costantemente a 20°C. Un forte legame si è evidenziato tra perdite di peso ed alterazione dell’aspetto estetico. Le tesi conservate ad 8°C mantenevano quasi inalterato lo stato di freschezza della raccolta per tutto il periodo di refrigerazione, specialmente la tesi confezionata con il film PE. Diversamente i frutti non confezionati e posti direttamente a 20°C dopo un mese riportavano gravi segni di senescenza e non erano più commerciabili. Aspetto migliore presentavano quelli confezionati con il film Tyvek che riportavano un punteggio medio intorno a 6 (limite di commerciabilità) (tab. 1). Per quanto concerne le alterazioni microbiologiche, in linea generale, l’incidenza dei marciumi è stata molto contenuta, se si esclude la tesi conservata a 20°C e confezionata con il film PE, che a fine conservazione accusava perdite del 35%. Lo sviluppo dei marciumi è stato fortemente condizionato dall’elevata umidità relativa creatasi all’interno delle confezioni PE e dalle condizioni termiche ottimali incontrate in condizioni di shelflife. Infatti, la tesi PE refrigerata alla temperatura di 8°C contava perdite insignificanti (2%), ma che raggiungevano il 10% nella successiva settimana di shelf-life a 20°C (tab. 1). Parametri chimici ed analisi gustativa Non sono state riscontrate differenze sostanziali per quanto concerne i parametri chimici tra i frutti refrigerati e quelli conservati a 20°C. Una crescita generale del pH è stata rilevata in tutte le tesi durante il periodo di prova, indipendentemente dalla temperatura, ma con gli incrementi maggiori nei frutti avvolti nel film PE posti direttamente in shelf-life o trasferiti in shelf-life dopo un mese di refrigerazione (tab. 2). Un analogo comportamento ha caratterizzato l’evoluzione dell’acidità titolabile e del contenuto di vitamina C (tab. 2). Sostanzialmente stabile è stato invece il contenuto in SST, fatta eccezione per la tesi confezionata con il film in PE e conservata a 20°C, per la quale a fine prova si registravano perdite di quasi 2°Brix. Per contro, nello stesso periodo, nelle tesi non confezionate di entrambi i regimi termici i SST risultavano più alti della raccolta, specie per la tesi conservata a 20°C, per un probabile fenomeno di concentrazione causato dalle eccessive perdite di peso. Per quanto concerne l’analisi gustativa, i panellisti non hanno avvertito un appiattimento del gusto come ci si poteva aspettare a causa delle perdite di acidità titolabile e per la crescita del pH. I frutti sono stati apprezzati meno che alla raccolta, ma i fattori che più hanno contribuito alla riduzione del giudizio sono da ascrivere alla perdita di croccantezza dei segmenti, che in certe tesi apparivano flaccidi, ed alla formazione di off-flavour a carico dei frutti confezionati con il film PE e conservati continuamente a 20°C. In linea generale l’indice di gradimento rimaneva positivo anche a fine prova, ad eccezione dei frutti confezionati con il film PE e mantenuti costantemente a 20°C; il punteggio più alto veniva attribuito alle tesi sottoposte a refrigerazione (tab. 1). Discussione e conclusioni I dati rilevati hanno messo in evidenza una forte riduzione dell’attività metabolica sia nei frutti del controllo e della tesi Tyvek mantenuti costantemente in condizioni di shelf-life, sia in quelli delle altre tesi refrigerate. L’evoluzione della composizione dell’atmosfera endogena è stata diversa nei frutti sottoposti ai due regimi termici. Infatti, mentre nei frutti refrigerati si è avuta una riduzione della pressione parziale della CO2, nei frutti del controllo ed in quelli della tesi Tyvek conservati a 20°C c’è stata una crescita della pressione endogena della CO2 con la conseguente riduzione della pressione dell’O2. Un simile com- 123 portamento, già peraltro osservato da altri autori (Ben-Yehoshua, 1969; Ben-Yehoshua et al., 1979, 1985; Purvis, 1983; Eaks 1991) trova giustificazione nel cambiamento di permeabilità ai gas cui vanno incontro i tessuti della buccia quando sottoposti a forti perdite di acqua per traspirazione (Ben-Yehoshua, 1987). I frutti non confezionati e quelli della tesi Tyvek conservati a 20°C riportavano, infatti, a fine conservazione cali peso compresi tra il 19 ed il 22,5% circa, favorendo, ovviamente, una forte disidratazione dell’epicarpo. Un riflesso fisiologico molto importante di questo fenomeno è stata la crescita del gradiente delle pressioni parziali della CO2 e dell’O2 tra l’atmosfera che circonda il frutto e gli spazi vuoti all’interno del frutto stesso, e l’incremento della CO2 endogena a scapito di quella dell’O2. Questa evoluzione non è stata osservata nei frutti confezionati con il film PE mantenuti a 20°C i quali, una volta liberati dalla pellicola plastica, non accusando alcun disseccamento della buccia, ristabilivano tra l’atmosfera endogena e quella esterna un gradiente simile a quello esistente prima dell’applicazione del film. L’attività respiratoria e le pressioni parziali della CO2 e dell’O2 endogeni si attestavano quindi su valori simili a quelli rilevati alla raccolta, non molto diversi da quelli osservati nelle tesi refrigerate, nelle quali le limitate perdite di peso per traspirazione non determinavano un abbassamento della permeabilità della buccia. Una più elevata concentrazione di CO2, in concomitanza di una più bassa concentrazione di O2 porta ad una riduzione dell’attività metabolica (Kader, 1986) se la ridotta disponibilità di O2 non spinge verso il metabolismo anaerobico. In tal senso, la crescita della concentrazione di CO2 nei frutti del controllo e di quelli confezionati con il film Tyvek conservati a 20°C, favorendo la riduzione dell’intensità respiratoria, ha avuto riflessi positivi dal punto di vista nutrizionale. Infatti, le perdite di acidità e di vitamina C registrate sono comparabili con quelle riscontrate nei frutti fri- Arsia ATTI 7 Raccolta 124 4-06-2002 12:45 Pagina 124 AT T I A R S I A goconservati, anche se l’eccessivo calo peso può in parte aver mascherato una quota delle perdite per il probabile effetto di concentrazione del succo. Diversamente, l’applicazione del film PE per i frutti posti direttamente a 20°C ha avuto un effetto negativo: la richiesta di energia da parte dei tessuti non potendo essere soddisfatta dalla normale via metabolica per la carenza di O2 ha favorito il metabolismo anaerobico, con riflessi negativi a livello nutrizionale (maggior perdita di acidi, zuccheri, vitamina C) e gustativa (formazione di sostanze volatili indesiderabili). In condizioni refrigerate, invece, il confezionamento con il film PE ha bloccato quasi del tutto le perdite di peso e mantenuto lo stato di freschezza dei frutti riscontrato al momento della raccolta, almeno sino al trasferimento in shelf-life. Il Tyvek, non comportando alcun cambiamento nella composizione dell’atmosfera interna alle Bibliografia AGABBIO M., D’AQUINO S., PIGA A., MOLINU M.G. (1999) - Agronomic behaviour and postharvest response to cold storage of Malvasio mandarin fruits. Fruits 54: 103. BEN-YEHOSHUA S. (1969) - Gas exchange, transpiration and the commercial deterioration of stored orange fruit. J. Am. Soc. Hort. Sci. 94: 524. BEN-YEHOSHUA S., KOBILER I., SHAPIRO B. (1979) - Some physiological effect of delaying deterioration of citrus fruits by individual seal packaging in high density polyethylene film. J. Amer. Soc. Hort. Sci. 104: 868-872. BEN-YEHOSHUA S., BURG S.P., YOUNG R. (1985) - Resistance of citrus fruit to mass transport of water vapour and other gases. Plant Physiol. 79: 1048. BEN-YEHOSHUA S. (1987) - Transpiration, water stress, and gas exchange. In WEICHMANN J. (ed.), Postharvest Physiology of Vegetables. p. 113. New York. D’AQUINO S., PIGA A., AGABBIO M. confezioni rispetto all’ambiente esterno e creando solo una debole barriera al passaggio del vapore acqueo, ha determinato solo una lieve riduzione del calo peso e dell’invecchiamento dei frutti, mentre sostanzialmente simile al controllo è stata l’influenza sui parametri fisiologici e chimici. Sicuramente in questa prova il film Tyvek non ha evidenziato effetti particolarmente positivi per poter essere utilizzato tal quale. Tenuto conto però che uno dei principali fattori che determinano la perdita di qualità degli agrumi è l’eccessiva traspirazione (BenYehoshua, 1969) e che gran parte dei film plastici disponibili assicurano condizioni fisiologiche ottimali solo in condizioni refrigerate, per l’eccessivo accumulo di CO2 che si viene a creare a temperatura ambiente, il Tyvek in certi casi potrebbe trovare applicazione come elemento di chiusura di vaschette in polietilene. In tal caso la crea- (1997) - Effect of high temperature conditioning, fungicide treatment and film wrapping on the keeping quality of “Nova” during cold storage. Packag. Technol. Sci. 10: 295. D’AQUINO S., PIGA A., AGABBIO M. (1999a) - Condition of film wrapped “Fairchild” fruits held in shelf-life conditions. In Challenges of Packaging in the 21st Century, p. 192. 11th IAPRI World Conference on Packaging. 7-9 July 1999, Singapore. D’AQUINO S., PIGA A., AGABBIO M., MCCOLLUM T.G. (1998a) - Film wrapping delays of “Minneola” tangelos under shelf-life conditions. Postharvest Biol. Technol. 14: 107. D’AQUINO S., PIGA A., PETRETTO A., AGABBIO M. (1998b) - Respiration rate and in-package gas evolution of “Okitsu” satsuma fruit held in shelflife condition. In BEN-YEHOSHUA S. (ed.) Proceedings of the International Congress for Plastics in Agriculture, p. 626. Tel Aviv, Israel, March 1997. D’AQUINO S., PIGA A., AGABBIO M. (1999) - Atti del Progetto speciale “Miglioramento della qualità dei zione di un lato molto permeabile ai gas ed al vapore acqueo potrebbe mediare la scarsa o nulla permeabilità del materiale che costituisce il contenitore. In conclusione, dai risultati ottenuti possiamo trarre importanti indicazioni per migliorare la conservabilità del mandarino Palazzelli che, se sottoposto a regimi termici più bassi potrebbe essere frigoconservato in condizioni ottimali per un mese. Ciò consentirebbe di esitare un prodotto di qualità in un periodo in cui le condizioni di mercato potrebbero essere più favorevoli per la scarsa presenza di mandarino e simili Gli autori hanno contribuito in parti uguali alla realizzazione del presente lavoro. Vivi ringraziamenti vanno al p.a. Domenico Mura per la collaborazione offerta nello svolgimento delle analisi chimiche. prodotti alimentari”. Trattamenti postraccolta per il mantenimento qualitativo dei frutti di Mandarino “Fremont” in condizioni di shelf-life. Firenze, pp. 67-80. D’AQUINO S., MOLINU M.G., PIGA A., AGABBIO M. (2001) - Influence of film wrapping on quality maintenance of “Salustiana” oranges under shelf-life conditions. Ital. J. Food Sci. 13(1): 87-100. EAKS I.L. (1991) - The response of individually shrink-film wrapped lemons and grapefruit. In BANGYAN H., QIAN Y. (eds.), Proceeding Int. Citrus Symp., Guangzhou, China, nov. 5-8 1990, International Academic Publisher, Guangzhou, China, pp. 772-783. PURVIS A.C. (1983) - Effects of film thickness and storage temperature on water loss and internal quality of seal-packaged grapefruit. J. Amer. Soc. Hort. Sci. 108: 562-566. STARRANTINO A. (1999) - Scelte varietali e certificazione genetico-sanitaria del materiale di propagazione per l’agrumicoltura italiana. Frutticoltura 1: 7-16. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 125 15. Cambiamenti fisici delle cere epicuticulari e conservabilità dei frutti di pompelmo in seguito a trattamento con acqua calda G. D’hallewin, M. Schirra, S. Marceddu Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee - CNR, Sassari Riassunto Frutti di pompelmo della cultivar Marsh Seedless sono stati non trattati (controllo) o sottoposti a trattamento per immersione in acqua a 50°C per 3 minuti, conservati per 11 settimane a 9°C e, successivamente, mantenuti in condizioni simulate di mercato per una settimana a 20°C (shelf-life). Rispetto ai frutti non trattati, il trattamento con acqua calda ha ritardato la comparsa dei patogeni (circa 3-4 settimane) e ridotto in modo statisticamente significativo l’incidenza dei frutti marci fino alla nona set- timana di conservazione, ma ha perso la sua efficacia nel controllo dei marciumi alla fine della refrigerazione e specialmente durante la shelf-life. Il trattamento con acqua calda non ha determinato significative differenze sulle caratteristiche organolettiche del frutto (gusto, aroma), sulla consistenza e sugli indici di qualità interna (solidi totali solubili, acidità, etanolo e acetaldeide nel succo) ma ha causato una apparente fusione e successivo rimodellamento delle cere epicuticulari. Ciò ha determinato la quasi totale scomparsa della ‘struttura a scaglie’ delle cere, tipica dei frutti maturi, l’occlusione delle cavità stomatiche di numerosi stomi e la copertura di microlesioni superficiali. Alla fine della conservazione è stata osservata la ricomparsa di numerosi cracks, mentre le camere stomatiche risultavano seriamente danneggiate, in modo simile ai frutti non trattati. La perdita di efficacia del trattamento con acqua calda nel controllo dei marciumi nei frutti sottoposti a prolungati periodi di conservazione è stata associata alle ricomparsa dei cracks e alle alterazioni degli stomi, fattori che favoriscono le infezioni dei patogeni da ferita. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 127 16. Effetto di trattamenti di termoterapia e con sali di calcio per la conservazione di frutti di arancio di cultivar pigmentate M. Mulas, B. Perinu, A.H.D. Francesconi Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei, Università di Sassari M. Schirra, G. D’hallewin - Istituto per lo Studio della Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee - CNR, Sassari Riassunto Frutti di arancio Tarocco raccolti in due località e conservati a 8°C per 6 settimane, più una settimana a 20°C, oppure trattati per immersione in acqua a 25°C o 52°C per 3 minuti prima della conservazione, hanno mostrato riduzione dei marciumi e del danno da freddo come effetto della Effect of thermoterapy and calcium salts treatments on storage of bloody oranges Abstract This paper deals with three experiments on the effects of postharvest hot water dipping and hot air treatments, and field calcium nitrate spray on chilling injury (0-3 scale, from absent to severe), decay (% of rotten fruit) and weight loss (%) of pigmented orange fruits. In the first trial, mature Tarocco fruit produced in Uta (CA, Southern Sardinia) and Nuraxinieddu (OR, Central-Western Sardinia) were harvested in January 1997. After harvest, fruit from each locality were selected for absence of defects and uniform size, placed in plastic boxes (40 fruit/box, 4 boxes/replicate, 3 replicates/treatment) and submitted to one of the following treatments: 1) control: storage at 8°C and 95% relative humidity (RH) for 6 weeks plus one week at termoterapia. Trattamenti con nitrato di calcio al 3% effettuati su piante di arancio Tarocco da agosto a novembre hanno ridotto minimamente il danno da freddo dopo la conservazione dei frutti a 1°C per 17 giorni, più 14 giorni a 8°C e shelf-life. L’immersione in acqua calda a 50°C per 3 minuti o il curing a 37°C per 48 ore ha ridotto efficace- mente i danni da freddo su arance Tarocco, Moro, Sanguinello e Doppio Sanguigno conservate per 17 giorni a 1°C, due settimane a 8°C e shelf-life. 20°C and 75% RH, 2) 3-min water dip at 25°C and stored as control, and 3) 3-min hot water dip at 52°C and stored as control. Thermotheraphy caused a decrease in decay and chilling injury after storage and shelf-life of Tarocco fruit. Fruit harvested in Uta had a lower chilling injury and a higher decay than those from Nuraxinieddu. In the second trial, Tarocco trees growing in Uta were sprayed with 3% calcium nitrate in August, September, October or November 1999. In January 2000, fruit were harvested, selected and arranged in boxes as in the first trial, and then stored for 17 days at 1°C and 95% RH plus 14 days at 8°C and 95% RH plus 7 days at 15°C and 75% RH. Calcium nitrate treatments did not cause a significant reduction in fruit chilling injury, except for November-treated fruit evaluated after storage period and before shelf-life. Anyway, chilling injury remained lower or at most equal to 1 (light, 0-3 scale), and decay was minimal (less than 4%) in all treatments. Fruit treated in November showed a significant increase in weight loss. However, average values of all treatments were quite low and reached a maximum of 9% in November-treated fruit in comparison to 7% of control after shelf-life. In the third trial, mature Tarocco, Moro, Sanguinello and Doppio Sanguigno pigmented oranges were harvest in Fenosu (OR) in February 2000. Fruit were selected and arranged as previously described, and then treated as follows: 1) control: storage at 1°C and 95% RH for 17 days plus two weeks at 8°C and 95% RH plus one week at 20°C and 75% RH, 2) hot-air treatment at 37°C for 48 h and storage as control, and 3) hot-water dip at 50°C for 3 min and stored as control. Both thermotheraphy treatments reduced efficiently chilling injury of pigmented oranges. Fruit decay was minimal or absent in all fruit. Even though hot-water dip caused a significant increase in fruit weight Parole chiave: agrumi, postraccolta, danno da freddo, termoterapia, calcio. Arsia ATTI 7 Raccolta 128 4-06-2002 12:45 Pagina 128 AT T I A R S I A loss, the maximum values observed were for Doppio Sanguigno fruit treated with that treatment reaching 8% after shelf-life in comparison Introduzione Le attuali dinamiche di espansione del mercato mondiale degli agrumi lo rendono sempre più competitivo anche per quanto riguarda la qualità del prodotto fresco, che il consumatore vorrebbe il più possibile privo di residui di pesticidi, anche nelle fasi di conservazione e commercializzazione postraccolta (Lesser, 2000). Questa tendenza ha da tempo imposto la ricerca di mezzi alternativi ai comuni fitofarmaci o prodotti chimici per il controllo delle alterazioni postraccolta tipiche degli agrumi, quali i marciumi e il danno da freddo (Lurie, 1998; Schirra et al., 2000a). Tra i metodi alternativi di controllo di tali patologie, sono stati riscoperti e sperimentati alcuni mezzi di controllo fisico, come l’impiego della termoterapia in forma di immersione in acqua calda per alcuni minuti o tramite somministrazione di aria o vapore caldo per 2-3 giorni (Porat et al., 2000; Schirra et al., 1997; 1998a). Altre tecniche prevedono, invece, il ricorso a trattamenti con sali di calcio in campo o in postraccolta direttamente sui frutti, ritenendo una buona dotazione di questo elemento nei tessuti dell’epicarpo un fattore di protezione contro il danno da freddo e gli attacchi di funghi patogeni (Martinez-Romero et al., 1999; Mulas, 1997; Zaragoza et al., 1996). Le cultivar di arancio pigmentate hanno mantenuto in Italia, negli ultimi decenni, una quota decisamente maggioritaria della produzione agrumicola nazionale (Schirra et al., 1997). Si tratta di una produzione per certi versi caratteristica, decisamente di qualità e che dopo molti anni di crisi viene in parte riscoperta dal consumatore italiano per le sue caratteri- to 7% of control fruit. Possible negative effects of hot-air treatment on organoleptic characteristics of pigmented oranges are also discussed. Keywords: Citrus, postharvest, chilling injury, thermotherapy, calcium. stiche di freschezza e valore nutrizionale. Uno dei problemi che accompagnano la commercializzazione delle cultivar di arancio pigmentate italiane è, però, la loro tendenza alla senescenza, con precoce perdita delle ottime caratteristiche gustative, e notevole sensibilità alle alterazioni postraccolta (Mulas et al., 2001). Per migliorare la disponibilità di queste arance sul mercato nazionale ed internazionale si impone, quindi, una verifica della possibilità di applicare anche su di esse alcune delle tecniche alternative di controllo delle alterazioni postraccolta che hanno fornito utili prospettive per molti tipi di agrumi: la termoterapia e i trattamenti con sali di calcio in campo. In questo articolo vengono presentati i risultati di diverse prove in cui, oltre a trattamenti postraccolta di termoterapia su arance di cultivar pigmentate, sono stati sperimentati anche trattamenti con nitrato di calcio direttamente sulle piante prima della raccolta. mane, con una ulteriore settimana di commercializzazione simulata a 20°C e 75% di UR; b) un secondo gruppo, anch’esso di controllo, sottoposto a trattamento per immersione in acqua a 25°C per 3 minuti e conservato come il precedente; c) un terzo gruppo sottoposto a trattamento per immersione in acqua a 52°C per 3 minuti prima della conservazione. Dopo 6 settimane di conservazione e dopo la shelf-life sono stati determinati la percentuale di frutti colpiti da marciumi e l’indice del danno da freddo attraverso la media dei numeri indice attribuiti a ciascun frutto su una scala da 0 (assente) a 3 (grave) per la gravità dei sintomi osservati. I dati sono stati sottoposti ad analisi della varianza mediante applicazione del software MSTATC e la separazione delle medie è stata ottenuta mediante il test di Tukey. Materiali e metodi Primo esperimento Frutti maturi della cultivar Tarocco sono stati raccolti nel mese di gennaio del 1997 in due distinte località della Sardegna centro-meridionale: Uta (CA) e Nuraxinieddu (OR). Immediatamente dopo la raccolta i frutti provenienti da ciascuna località sono stati selezionati per l’assenza di difetti e l’uniformità del calibro, sistemati in cassette di plastica contenenti ciascuna 40 frutti e suddivisi in tre gruppi contenenti ciascuno tre replicazioni di quattro cassette ciascuna: a) un gruppo di controllo avviato direttamente alla conservazione a 8°C con 95% di umidità relativa (UR) per 6 setti- Secondo esperimento Piante adulte di arancio della cultivar Tarocco, allevate in un campo sperimentale situato ad Uta (CA) nella Sardegna meridionale, sono state sottoposte a trattamenti con soluzioni di nitrato di calcio al 3%. Il tempo di trattamento era di 2 minuti e il volume di soluzione applicato era di circa 18 L per pianta. I trattamenti sono stati eseguiti in epoche differenti e precisamente nei mesi di agosto, settembre, ottobre e novembre del 1999. Dopo la raccolta, avvenuta nel mese di gennaio del 2000, i frutti sono stati selezionati e suddivisi come nel precedente esperimento, sottoponendoli poi a conservazione a 1°C per 17 giorni con 95% di UR e due settimane a 8°C. Dopo la conservazione i frutti sono stati lasciati per ulteriori 7 giorni a 15°C e 75% di UR (shelf-life). I rilievi del danno da freddo, dei Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 129 129 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 1 - Effetto della località, termoterapia e condizioni di conservazione1 sull’indice del danno da freddo e sulla percentuale di marciumi di arance della cultivar Tarocco (1997)2 Tab. 1 - Effects of locality, thermotherapy and storage conditions1 on chilling injury index and percentage of decay of Tarocco oranges (1997)2 Località Uta Oristano ANOVA 1 2 1 2 Trattamento Indice del danno da freddo (0 - 3) Marciumi (% frutti colpiti) 6 settimane 6 settimane + shelf-life 6 settimane 6 settimane + shelf-life Test Acqua 25°C Acqua 52°C 0,98 a 1,06 a 0,30 b 1,08 b 1,14 b 0,96 b 8,6 ab 12,0 a 4,6 bc 40,2 a 43,7 a 24,4 b Test Acqua 25°C 1,10 a 1,16 a 1,64 a 1,82 a 6,1 b 1,0 c 12,1 c 11,2 c Acqua 52°C 0,40 b 0,88 b 0,0 c 5,0 c Variabile Gradi di libertà F calcolati Località (A) 1 3,51 ns 15,31 ** 18,18 ** 77,01 ** Errore Trattamento (B) 8 2 50,65 ** 13,74 ** 16,05 ** 30,55 ** AxB Errore 2 16 0,01 ns 9,30 ** 7,70 ** 6,86 ** 6 settimane a 8°C e 95% UR; 7 giorni di shelf-life a 20°C e 75% UR. Medie seguite da lettere uguali nella stessa colonna non differiscono significativamente per P ≤ 0,05 (test di Tukey). ns = non significativo, * P ≤ 0,05; ** P ≤ 0,01. 6 weeks at 8°C and 95% RH; 7 days of shelf-life at 20°C and 75% R.H. Means followed by the same letters within the column are not significantly different at P ≤ 0.05 (Tukey test). ns = non significative, * P ≤ 0.05; ** P ≤ 0.01. marciumi e del calo peso sono stati effettuati a fine conservazione a 1°C, a fine conservazione a 8°C e dopo la shelf-life, come nel primo esperimento e così il trattamento statistico dei dati per il confronto dei trattamenti di campo. I frutti sono stati analizzati per la perdita di peso, la gravità delle dermatosi e l’incidenza dei marciumi come nel precedente esperimento, confrontando l’efficacia degli interventi di termoterapia separatamente per ciascuna cultivar. Terzo esperimento Frutti delle cultivar di arancio pigmentate Tarocco, Moro, Sanguinello e Doppio Sanguigno sono stati raccolti a maturità nel mese di febbraio del 2000 da un campo sperimentale situato a Fenosu (OR). I frutti, selezionati e suddivisi in gruppi come descritto nel primo esperimento sono stati avviati direttamente alla conservazione a 1°C e 95% di UR per 17 giorni e due settimane a 8°C, con una successiva shelf-life di una settimana a 15°C e 75% di UR, oppure sottoposti a termoterapia preventiva per immersione in acqua calda a 50°C per tre minuti o tramite curing a 37°C per 48 ore in atmosfera satura di umidità. Risultati e discussione Nella prima prova, l’immersione dei frutti di Tarocco in acqua calda a 52°C per 3 minuti ha prodotto una sensibile riduzione dell’incidenza percentuale di marciumi, sia dopo la conservazione a 8°C che dopo la shelf-life. Tale trattamento ha causato anche una riduzione del danno da freddo rispetto all’immersione dei frutti in acqua a 25°C per 3 minuti e ai frutti non trattati, in particolare prima della shelf-life (tab. 1). Questi risultati sono simili a quelli ottenuti da diversi autori per arance Tarocco (Schirra et al., 1998a), mandarini Fortune (Mulas et al., 1998) e pompelmi Star Ruby (Porat et al., 2000). Per quanto riguarda la provenienza degli agrumi, in generale, i frutti raccolti ad Uta (sud Sardegna) avevano un più basso indice di danno da freddo ed una più elevata incidenza di marciumi, rispetto a quelli raccolti a Nuraxinieddu (centro-ovest della Sardegna) (tab. 1). Una riduzione del danno da freddo ed un aumento dell’incidenza di marciumi nei frutti di Tarocco e di pompelmi Star Ruby sono stati già osservati a seguito di raccolte tardive (Schirra et al., 1997; 2000b). Siccome nella nostra prova tutti i frutti sono stati raccolti nello stesso giorno, è probabile che i frutti raccolti ad Uta presentassero una maggiore resistenza al danno da freddo legata ad uno stadio di maturazione più avanzato rispetto a quelli raccolti a Nuraxinieddu. Nella seconda prova, i trattamenti con nitrato di calcio hanno ridotto solo parzialmente il danno da freddo delle arance conservate per Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 130 AT T I A R S I A 130 Tab. 2 - Effetto del nitrato di calcio applicato a differenti epoche prima della raccolta (gennaio 2000) sull’indice di danno da freddo, sulla percentuale di marciume e di calo peso di arance della cv Tarocco dopo due periodi di conservazione e dopo la shelf-life* Tab. 2 - Effect of calcium nitrate applied at different times before harvest (January 2000) on chilling injury index and on the percentage of decay and weight loss of oranges cv Tarocco after two storage periods and shelf-life** Parametro Conservazione Danno da freddo Marciumi (%) Calo peso (%) Test Agosto Settembre Ottobre Novembre 17 gg a 1°C 0,14 a 0,09 a 0,05 a 0,04 a 0,04 a 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C 0,78 a 0,48 ab 0,78 a 0,41 ab 0,28 b 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C + SL 1,05 a 0,55 a 0,99 a 0,58 a 0,54 a 17 gg a 1°C 0,00 a 0,00 a 1,03 a 1,03 a 0,00 a 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C 1,03 a 0,00 a 1,03 a 1,03 a 0,00 a 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C + SL 2,10 a 0,00 a 3,13 a 2,10 a 0,00 a 17 gg a 1°C 1,82 c 1,87 c 1,96 c 2,16 b 2,68 a 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C 3,75 c 4,02 c 4,51 b 4,17 bc 5,23 a 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C + SL 7,29 c 7,46 c 8,19 ab 7,64 bc 8,57 a * Shelf-life = 7 giorni a 15°C e 75% UR. Medie seguite da lettere uguali nella stessa riga non differiscono significativamente per P ≤ 0,05 (test di Tukey). ** Shelf-life = 7 days at 15°C and 75% RH. Means followed by the same letters within the row are not significantly different at P ≤ 0.05 (Tukey test). Tab. 3 - Effetto della termoterapia1, della quarantena a freddo e successivo periodo di conservazione e di shelf-life2 sull’indice di danno da freddo e sulla percentuale di perdita di peso di quattro cultivar di arance dolce pigmentate3 Tab. 3 - Effects of postharvest thermotheraphy1, cold quarantine, and successive storage period and shelf-life2 on chilling injury index and percentage of weight loss of four bloody orange cultivars3 Cultivar Conservazione Danno da freddo (0-3) Test Tarocco 17 17 17 17 gg gg gg gg a a a a 1°C 1°C + 14 gg a 8°C 1°C + 14 gg a 8°C + SL 1°C 0,42 1,04 1,78 0,62 Aria calda a a a a 0,04 0,09 0,42 0,00 Perdita di peso Acqua calda b b b b 0,01 0,04 0,38 0,00 b b b b Test 1,56 2,92 4,88 1,67 a b b a Aria calda 1,58 3,01 5,31 1,77 a ab b a Acqua calda 1,55 3,32 5,87 1,80 a a a a Moro 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C + SL 17 gg a 1°C 1,27 a 1,60 a 0,03 a 0,00 b 0,05 b 0,00 a 0,04 b 0,11 b 0,04 a 3,23 b 5,70 b 2,32 a 3,47 ab 6,50 a 1,95 b 3,92 a 7,07 a 1,94 b Sanguinello 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C + SL 17 gg a 1°C 0,41 a 0,63 a 0,24 a 0,33 a 0,35 a 0,02 a 0,17 a 0,56 a 0,01 a 3,86 b 6,35 b 2,20 a 3,91 b 6,57 b 2,08 a 4,36 a 7,24 a 2,04 a 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C 17 gg a 1°C + 14 gg a 8°C + SL 0,89 a 1,16 a 0,03 b 0,04 b 0,01 b 0,03 b 4,00 a 6,75 b 4,01 a 7,17 ab 4,44 a 7,62 a Doppio Sanguigno 1 2 3 1 Test = non trattato; Aria calda = 48 ore a 37°C, UR > 95%; Acqua calda = 3 minuti di immersione in acqua a 50°C. Shelf-life = 7 giorni a 20°C e 75% di UR. Medie seguite da lettere uguali nella stessa riga e per lo stesso parametro non differiscono statisticamente per P ≤ 0,05 (test di Tukey). Control = non treated; Hot air = 48 h at 37°C, RH > 95%; Hot water = 3 min water dip at 50°C. Shelf-life = 7 days at 20°C and 75% RH; 3 Means followed by the same letters within the row and for the same parameter are not significantly different at P ≤ 0.05 (Tukey test). 2 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 131 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 17 giorni a 1°C e dopo la shelf-life. Solamente il trattamento fatto a novembre ha causato una riduzione significativa del danno da freddo rispetto al test, nei frutti conservati per 17 giorni a 1°C seguito da 14 giorni a 8°C, anche se i frutti di tutte le tesi avevano danni inferiori a 1 (lieve) nella scala di valutazione. I frutti di Tarocco conservati si sono mantenuti in buone condizioni, con minimi danni da freddo e praticamente assenza di marciumi, indipendentemente dalla tesi considerata (tab. 2). Per quanto riguarda il calo peso, in genere, i frutti trattati a novembre hanno presentato un calo peso superiore alle altre tesi, quelli trattati a settembre e ottobre hanno avuto dei valori intermedi, mentre quelli trattati ad agosto e il test avevano i valori più bassi (tab. 2). In termini pratici i valori di perdita di peso osservati in questa prova erano contenuti e abbastanza simili per tutte le tesi. È possibile che in condizioni più favorevoli all’insorgenza del danno da freddo o con agrumi più sensibili, i trattamenti con nitrato di calcio in campo abbiano una efficacia diversa. Inoltre, visto che l’effetto dei trattamenti con sali di calcio dipende anche da fattori come la concentrazione e il tipo di sale utilizzato (Schirra e Mulas, 1994; Schirra et al., 1994; Mulas, 1997), sarebbero opportune ulteriori verifiche per determinare le eventuali concentrazioni e epoca di intervento ottimali per ridurre il danno da freddo su arance pigmentate. Nella terza prova, i trattamenti di termoterapia per immersione in acqua calda a 50°C per 3 minuti o tramite curing a 37°C per 48 ore sono stati ugualmente efficaci nel contenere i danni da freddo su arance delle cultivar Tarocco, Moro, Sanguinello e Doppio Sanguigno conservate per 17 giorni a 1°C, due settimane a 8°C e mantenute in condizioni di shelf-life. In generale, i frutti delle cultivar Tarocco e Moro hanno mostrato una maggiore suscettibilità al danno da freddo rispetto alle altre due cultivar. La cv Sanguinello, in particolare, si è dimostrata più resistente al danno da freddo in tutte le tesi (tab. 3). In concordanza con i nostri risultati, in prove sperimentali condotte in Israele, l’immersione in acqua calda a 53°C per 2 minuti e il curing a 36°C per 3 giorni hanno causato una riduzione del danno da freddo di pompelmi Star Ruby (Porat et al., 2000). Tuttavia, altri autori che hanno utilizzato frutti di mandarini Fortune hanno trovato una maggiore resistenza al danno da freddo in frutti trattati con curing a 37°C per 3 giorni rispetto all’immersione in acqua calda a 53°C per 3 minuti (Sala e Lafuente, 2000). L’incidenza dei marciumi delle quattro cultivar pigmentate è stata irrilevante per tutte le tesi (dati non presentati), raggiungendo un massimo di 3,3% di frutti colpiti della cv Doppio Sanguigno trattati con aria calda alla fine della shelf-life. Altri studi hanno dimostrato, tuttavia, una riduzione dell’incidenza di marciumi di frutti di arancio Tarocco trattati con aria calda (Lanza et al., 2000) e di pompelmi Star Ruby sottoposti a immersione in acqua calda (Porat et al., 2000). Per quanto riguarda il calo peso, questo è stato maggiore nei frutti trattati per immersione in acqua calda, leggermente inferiore in quelli trattati con aria calda e ancora più basso nelle arance non trattate (tab. 3). Un significativo aumento della perdita di peso era già stato riportato per frutti di Tarocco, di mandarini Fortune e di pompelmi Marsh raccolti tardivamente e trattati per immersione in acqua calda (Schirra e D’hallewin, 1997; Schirra et al., 1997; 1998b). Contrariamente ai nostri risultati, la perdita di peso registrata durante la conservazione di pompelmi Star Ruby è stata superiore in seguito a trattamenti con aria calda, mentre non veniva influenzata dall’immersione in acqua calda (Porat et al., 2000). I risultati di questi esperimenti e le discordanze riscontrate, rafforzano comunque i dubbi espressi da alcuni autori (Schirra e Ben-Yehoshua, 1999) circa la costante con- 131 cordanza tra perdita di peso dei frutti conservati e insorgenza del danno da freddo (Wang, 1993). La degustazione dei frutti conservati nel terzo esperimento ha consentito di rilevare la presenza di off-flavours nei frutti delle quattro cultivar di arance pigmentate trattati con aria calda, probabilmente per un aumento del contenuto di etanolo e/o acetaldeide. Infatti, frutti delle stesse cultivar sottoposti a trattamenti di disinfestazione in aria calda in cui la temperatura interna del frutto raggiungeva 44 o 46°C per 100 o 50 minuti, rispettivamente, hanno avuto un peggioramento delle loro caratteristiche organolettiche per un accumulo anormale di alcool ed acetaldeide nel succo in seguito ai trattamenti (Mulas et al., 2001). In altri studi, la formazione di off-flavours probabilmente legata a livelli elevati di etanolo era stata dimostrata in arance Tarocco conservate per 10 settimane a 9°C con una shelf-life di una settimana a 21°C (Agabbio et al., 1999). Frutti sottoposti ad immersione in acqua calda, invece, non mostravano un aumento di etanolo (Schirra et al., 1997). Conclusioni I risultati ottenuti nelle diverse prove hanno messo in evidenza l’importanza di fattori quali cultivar, condizioni climatiche e/o grado di maturazione dei frutti, trattamenti di termoterapia, tempi e condizioni di conservazione dei frutti delle cultivar di arance pigmentate Tarocco, Moro, Sanguinello e Doppio Sanguigno sulla manifestazione del danno da freddo, l’incidenza dei marciumi e sul calo peso. Il trattamento per immersione dei frutti in acqua calda si è rilevato più promettente di quello con aria calda, perché ha causato una efficace riduzione del danno da freddo senza un peggioramento significativo delle caratteristiche organolettiche dei frutti. In considerazione dell’importanza di tali risultati, sono in corso ulteriori verifiche sugli effetti della termo- Arsia ATTI 7 Raccolta 132 4-06-2002 12:45 Pagina 132 AT T I A R S I A terapia con aria calda ed acqua calda sia sui parametri discussi in questo lavoro che sulle caratteristiche chimiche e organolettiche delle arance pigmentate. Per quanto riguarda gli effetti dei trattamenti con nitrato di calcio in campo, ulteriori informazio- Bibliografia AGABBIO M., D’HALLEWIN G., MURA M., SCHIRRA M., LOVICU G., PALA M., MICHALCZUC L. (1999) - Fruit canopy position effects on quality and storage response of ‘Tarocco’ oranges. Acta Horticulturae 485: 19-23. LANZA C.M., PAGLIARINI E., LANZA G. 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Strano Istituto Sperimentale per l’Agrumicoltura, Acireale (CT) Riassunto La più grave malattia crittogamica dei frutti di agrume in postraccolta è causata dal Penicillium digitatum Sacc., agente del marciume verde. Il ricorso a tecniche di difesa chemioterapica, nonostante il loro ruolo fondamentale, incontra una manifesta avversione che rende indispensabile la ricerca di metodi alternativi agli attuali, rappresentati da molecole di sintesi. Le ragioni che supportano tale orientamento hanno diversa estrazione: una legislazione sempre più restrittiva, particolarmente in Italia, un settore fitoiatrico teso a ridurre la problematica dell’insorgenza di biotipi dei patogeni con ridotta sensibilità ai principi attivi, un’opinione pubblica sempre più indirizzata verso il consumo di pro- Evaluation of hot water treatments to control postharvest green mold in Citrus fruit Abstract Green mold caused by Penicillium digitatum Sacc. is one of the most economically damaging post-harvest diseases in citrus fruit. Fungicides are currently used to manage the prevention of decay. However, to support the worldwide effort to eliminate or at least reduce pesti- dotti esenti da residui di fitofarmaci. Si può ipotizzare pertanto che la richiesta di frutti non trattati con fungicidi diverrà sempre più pressante negli anni a venire. Frutti di limone cv Femminello siracusano ed arancio cv Tarocco, portanti infezioni incipienti (24 h dalla inoculazione), sono stati immersi per 3 minuti in acqua a 52°C o sottoposti a trattamenti spray con acqua calda a livelli termici più elevati (62°C) e ridotti tempi di esposizione (20 secondi) in combinazione con l’impiego di spazzole. Sono stati valutati l’efficacia sulla incidenza del marciume verde, gli effetti della esposizione a trattamenti termici sulla vitalità dei conidi del patogeno in vitro, la riduzione della microflora epifitica dei frutti e l’induzione di materiale positivo al fluoroglucinolo nella sede delle lesioni. L’immersione dei frutti in acqua calda ha ridotto sui frutti di limone cv Femminello siracusano l’incidenza del marcio ed inibito, sui frutti di arancio cv Tarocco, il marciume verde comportandosi similmente al fungicida Imazalil, notoriamente molto efficace. Buona la riduzione del marciume verde in seguito al trattamento spray sui frutti di limone, mentre meno efficace è risultata l’azione antipenicillium di tale trattamento sui frutti di arancio. Vengono riferiti inoltre gli effetti di tali trattamenti sulla qualità dei frutti, dopo simulato periodo di mercantilizzazione. cide residues in food, alternative means of decay control have been suggested. There is an increasing demand for fruit not treated with chemical fungicides and this trend will probably become more dominant in years to come. Although feasible for physiologically young fruits of low susceptible varieties, the extension of this option on decayprone cultivars can result in rates of decay that exceed the commercially acceptable levels. This paper addresses the effectiveness of hot water treatments as alter- native means to control postharvest green mold of Femminello siracusano lemon and Tarocco orange fruits. Fruit were inoculated with spores of Penicillium digitatum and 24 hours later submitted to treatments. Treatments selected for evaluation were hot water dipping (HWD) at 52°C for 3 min. and short hot water brushing (SHWB) at 62°C for 20 s. These treatments were compared with an effective-fungicide standard treatment (Imazalil) applied at 1g a.i./L and an untreated control. Green mold inci- Parole chiave: agrumi, marciume verde, trattamenti con acqua calda. Arsia ATTI 7 Raccolta 134 4-06-2002 12:45 Pagina 134 AT T I A R S I A dence was assessed after 2 weeks of storage at 23°C. In our tests, hot water dipping and short hot water brushing were effective in reducing infections already established. Efficacy of hot water dipping on Tarocco orange was comparable to Imazalil, whereas short hot water brushing, although reducing the incidence of green mold compared to the untreated control, did not give satisfactory results. In lemon fruit both treatments reduced green mold incidence to about 20%, compared with 99% of the untreated control. In vitro studies we found that heating at 62°C was more effective in inhibiting P. digitatum spore germination than heating at 52°C for longer exposure time. In any Introduzione Le malattie crittogamiche dei frutti di agrume in postraccolta, indicate genericamente come “marciumi”, sono causate da micromiceti. Penicillium digitatum Sacc. ed italicum Weh., agenti rispettivamente del marciume verde ed azzurro, rappresentano le due entità fungine più devastanti verso le quali è ben nota la elevata suscettibilità delle cultivar di arancio pigmentate (Di Martino Aleppo et al., 1996) e dei limoni a raccolta tardiva, rendendo pertanto indispensabile il ricorso a tecniche di difesa chemioterapica. La prevenzione si basa essenzialmente sull’impiego di fungicidi di sintesi che rappresentano i mezzi più efficaci e semplici per il controllo dei marciumi. Malgrado l’attività e l’affidabilità, gli elevati costi per la sintesi e la sperimentazione di nuovi principi attivi, le difficoltà incontrate per la loro approvazione, le continue restrizioni d’uso dettate dalla legislazione fitosanitaria, frenano gli interessi dell’industria agrochimica a sviluppare nuovi formulati nel settore postraccolta, che rappresenta un modesto segmento di mercato. case the one day delay in fungal development following heat treatment at 52°C may play a special role, allowing wound healing processes to set themselves in motion. As far as histochemical reaction is concerned, the induction of phloroglucinol-HCL positive compounds in the injury sites was not evident until three days after short hot water brushing treatment, whereas at 20°C showed the highest rating, dipping was intermediate. The conspicuous reduction of epiphytic microbial population on the fruit surface after short hot water brushing, did not show significant difference among the temperatures tested (20, 58, 62°C). Hot water treatments did not cause surface damage or color change and did not influence internal quality parameters. Weight loss (%) after two weeks showed the lowest value in Tarocco orange submitted to short hot water brushing. Regarding rheological parameters, softness and deformation were only in Tarocco orange influenced after hot water treatments. Hot water treatments can provide a good control of green mold decay, but the lack of residual protection against infections that can develop on new injury sites, make these treatments more suitable for fruits that are carefully handled and sold soon after harvest, rather than stored. Tutto ciò, insieme alla manifesta avversione da parte dei consumatori, preoccupati degli effetti residuali di tali prodotti di sintesi sulle derrate alimentari, ha dato un notevole impulso allo sviluppo ed al perfezionamento di tecnologie che consentano di evitare o ridurre al minimo i trattamenti chimici dopo la raccolta. Vi è in atto una crescente domanda di frutti non trattati con fungicidi dopo la raccolta e tale tendenza diverrà dominante negli anni a venire. Sebbene possibile per frutti fisiologicamente giovani e di varietà poco suscettibili ai patogeni prevalenti, l’estensione di tale opzione a varietà suscettibili e a frutti in avanzato stadio di maturazione, si traduce frequentemente in incidenze di marcio insostenibili. Il trattamento per immersione dei frutti in acqua calda (5253°C per 2-3 minuti), è stato sperimentato in diversi Paesi con risultati ritenuti accettabili sul contenimento del marcio da Penicilli (Couey, 1989; Schirra et al., 1997; Smoot et al., 1965). La necessità di installare vasche nei magazzini di lavorazione e la durata di immersione dei frutti rappresentano però degli ostacoli all’adozione di tale trattamento fisico, particolarmente nelle centrali agrumicole che movimentano consistenti volumi di prodotto. Recentemente è stato messo a punto in Israele (Porat et al., 2000) un trattamento spray con acqua calda, a livelli termici più elevati e ridotti tempi di esposizione, in combinazione con l’impiego di spazzole per la pulizia dei frutti e l’abbattimento della carica microbica totale. Keywords: citrus, green mold, hot water treatments. Materiali e metodi Frutti maturi di limone [Citrus limon (L.) Burm. f.] cv Femminello siracusano ed arancio (Citrus sinensis Osbeck) cv Tarocco sono stati selezionati manualmente dopo la raccolta. Campioni di frutti, esenti da imperfezioni e di pezzatura uniforme, sono stati lavati con acqua a temperatura ambiente, asciugati all’aria e sistemati in alveolari alloggiati in cassette di plastica. I frutti sono stati lesionati ed inoculati in zona equatoriale alla profondità di 2 mm con un ago di 1,5 mm di larghezza immerso in una sospensione conidica (1 x 106/mL-1) di P. digitatum Sacc. prima dell’uso. Il P. digitatum isolato 75/90 era alle- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 135 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I vato e mantenuto su APD. La sospensione di spore è stata aggiustata tramite assorbanza a 425 nm. I frutti sono stati mantenuti per 24 ore dopo inoculazione a temperatura ambiente, per simulare le condizioni ricorrenti dalla raccolta alla applicazione dei trattamenti in magazzino. Trattamenti con acqua calda Per i trattamenti in immersione (I) i frutti di ciascuna replicazione sono stati messi in un contenitore perforato ed immersi per 3 minuti in acqua a 52 ±1°C contenuta in una vasca termostatata di acciaio inossidabile da 100 litri. La vasca era dotata di pompa per la circolazione dell’acqua, di una resistenza di 2000 watt e di sonda elettronica per il mantenimento della temperatura. Nel trattamento spray (S+S) i frutti sono stati sottoposti, durante il transito su spazzole rotanti di crine sintetico disposto elicoidalmente, a getti con acqua alla temperatura di 62 ± 1°C per 20 secondi. La temperatura del getto d’acqua in prossimità del frutto è stata constantemente monitorata tramite un termometro a lettura digitale. Questi trattamenti sono stati comparati con un controllo non trattato (C) ed un trattamento fungicida con Imazalil (F) alla dose di 1 g/L. Dopo i trattamenti, i frutti sono stati mantenuti a 23°C ed elevata percentuale di umidità relativa per due settimane. Le replicazioni (5 di 20 frutti per trattamento) sono state posizionate at random e la valutazione dei frutti affetti da marciume verde è stata effettuata dopo 1 e 2 settimane, sebbene in alcuni esperimenti le osservazioni sono state prolungate alla quarta settimana dal trattamento per accertare la possibilità di infezioni tardive. Saggi “in vitro” sulla vitalità dei conidi dopo esposizione ai trattamenti termici Provette contenenti 9 mL di acqua distillata, dopo sterilizzazione, sono state immerse in bagno termostatico a 52 o 62°C. Quan- do l’acqua nelle provette ha raggiunto la temperatura (misurata tramite termometro), è stato aggiunto 1 ml di una sospensione conidica di P. digitatum (concentrazione finale 1x104 conidi/ml-1). Dopo 3 min. a 52°C e 20 o 60 s a 62°C, la sospensione contenuta nella provetta è stata immediatamente raffreddata in una miscela di acqua e ghiaccio sino al raggiungimento di 20°C. Le provette controllo sono state immerse in bagno termostatico a 20°C per 60 secondi. Aliquote (100 µL) della sospensione conidica sono state piastrate su agar patata destrosio (APD) in scatole Petri ed incubate a 23°C. Per ciascun trattamento sono state utilizzate quindici piastre. Il numero delle unità formanti colonie (UFC) è stato conteggiato dopo 48, 72 e 96 ore. Effetti dei trattamenti con acqua calda sulla carica microbica epifitica Per valutare la riduzione della microflora epifitica, frutti di limone cv Femminello siracusano, dopo trattamento spray con acqua calda per 20 secondi, sono stati posti in beaker contenenti 200 ml di acqua distillata sterile ed incubati per 1 ora su un agitatore orbitale (200 g/min.). Le acque di lavaggio sono state diluite serialmente e 100 µL di ciascuna diluizione sono stati piastrati su agar patata destrosio (APD) in scatole Petri. Il numero delle unità formanti colonie (UFC) è stato determinato dopo 3 giorni di incubazione a 23°C. Per ciascun trattamento la microflora di tre frutti è stata valutata separatamente. I frutti trattati con acqua a 20°C fungevano da controllo. Analisi chimico-fisiche Un aspetto da non sottovalutare in un trattamento che prevede l’impiego di alte temperature è quello riguardante la qualità dei frutti. Per valutare i riflessi dei trattamenti termici sulle caratteristiche qualitative sono state effettuate analisi chimico-fisiche su arance e limoni. 135 I parametri rilevati dopo 2 settimane dal trattamento su 20 frutti per tesi, mantenuti a temperatura ambiente, sono stati: colore dell’epicarpo nelle sue componenti L*, a* e b* tramite colorimetro, espresso come indice di colore (ICC = 1000 x a* / L* x b*) (Jiménez Cuesta et al., 1981); resa in succo (%); acidità espressa in percentuale di acido citrico anidro; solidi solubili totali (°Brix); misure riguardanti la consistenza del frutto valutando la durezza alla penetrazione (puntale 8 mm) in kg e la deformazione residua in mm basata sulla risposta del frutto ad una forza di compressione di 3 kg esercitata sul suo asse longitudinale per 30 secondi e successivo rilascio per 30 secondi. Dopo 1 e 2 settimane dal trattamento è stata verificata la perdita di peso, determinandola singolarmente su 20 frutti per tesi. Induzione di materiale positivo al floroglucinolo-HCL La deposizione di materiali positivi al floroglucinolo nella sede della lesione è stata determinata seguendo il metodo descritto da Gurr, 1965. L’intensità della reazione nella zona di lesione veniva rilevata dopo 1, 2, 3 e 4 giorni dalla fine del periodo di esposizione alle temperature. Analisi statistica I dati sono stati elaborati mediante analisi della varianza semplice (ANOVA) seguita dal test di Duncan per la separazione delle medie. Per i valori espressi in percentuale (incidenza del marcio e calo peso) l’analisi statistica è stata applicata dopo trasformazione nei rispettivi valori angolari. I valori della deviazione standard vengono riportati sulla vitalità dei conidi dopo esposizione ai trattamenti termici. Risultati I trattamenti con acqua calda hanno ridotto (tab. 1) il marciume verde in frutti portanti infezioni Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 136 AT T I A R S I A 136 Tab. 1 - Efficacia dei trattamenti con acqua calda sulle infezioni incipienti (24 h) di P. digitatum in frutti di limone cv Femminello siracusano e di arancio cv Tarocco Tab. 1 - Effect of hot water treatments on the incidence of 24 h incipient P. digitatum infections in Femminello siracusano lemon and Tarocco orange Trattamento Marcio* (%) Limone Immersione a 52°C per 3 minuti (I) Arancio 16 BC 3C Spray a 62°C per 20 secondi su spazzole (S+S) Imazalil (F) 21 B 0C 51 B 0C Controllo (C) 99 A 82 A * Medie in colonne seguite dalla stessa lettera non sono statisticamente significative (test di Duncan 1%). Sono riportati i valori reali; l’analisi statistica è stata effettuata sui valori angolari. * Means in columns followed by the same letter are not significantly different (according to Duncan’s Multiple Range Test, 1%). Actual values are shown; statistical analysis used arcsine-transformed data. Fig. 1 - Riduzione della microflora epifitica in frutti di limone cv Femminello siracusano dopo trattamenti termici di breve durata su spazzole. Colonne con differenti lettere sono significativamente differenti, secondo il test di Duncan, 1% Fig. 1 - Reduction of the epiphytic microflora in Femminello siracusano lemon after short hot water brushing. Columns with different letters are significantly different, according to Duncan’s Multiple Range Test, 1% Fig. 2 - Deposizione di materiali positivi al floroglucinolo-HCl in lesioni sull’epicarpo di limone dopo diversi trattamenti termici Fig. 2 - Deposition of pg-HCl positive compounds in lemon peel injuries following different hot water treatments Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 137 137 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 2 - Sopravvivenza dei conidi di Penicillium digitatum sottoposti a differenti immersioni in acqua calda Tab. 2 - Penicillium digitatum spore viability as affected by different hot water dips Trattamento Unità formanti colonia/piastra* Incubazione in ore 48 72 96 52°C per 180 secondi 2 (0,45) 100 (6,61) 112 (5,15) 62°C per 20 secondi 62°C per 60 secondi 2 1 (1,79) (0,71) 2 1 (1,52) (0,45) 16 8 (2,00) (0,45) 20°C per 60 secondi (controllo) 450 (16,01) 456 (17,30) 457 (17,53) * Ciascun valore è la media di quindici replicazioni. In parentesi–deviazione standard. * Each value is the mean of fifteen replicates. In brackets-standard deviation. Tab. 3 - Parametri fisici in frutti di limone cv Femminello siracusano e di arancio cv Tarocco dopo 2 settimane a temperatura ambiente Tab. 3 - Physical parameters in Femminello siracusano lemon and Tarocco orange after 2 weeks at room temperature Parametro ICC buccia Deformazione (mm) Compattezza (kg) Calo peso (%) Limone I sett. II sett. Totale I S+S -0,73 n.r. 7,9 3,8 3,1 6,9 -0,69 n.r. 8,2 3,8 2,9 6,7 Arancio C -0,72 n.r. 8,1 3,6 2,3 5,9 I S+S C 7,1 2,1 2,6 3,5 2,9 6,4 7,4 2,6 2,5 3,3 1,6 4,9 7,3 1,8 3,7 3,4 2,8 6,2 AB B A a A B B b B A A a * Medie in riga seguite dalla stessa lettera non sono statisticamente significative (test di Duncan 1%). Sono riportati i valori reali; l’analisi statistica del calo peso (%) è stata effettuata sui valori angolari. * Means in rows followed by the same letter are not significantly different (according to Duncan’s Multiple Range Test, 1%). Actual values are shown; weight loss (%) statistical analysis used arcsine transformed data. incipienti (24 ore dall’inoculazione). Sui frutti della cv Tarocco è stato ottenuto un ottimo livello di protezione con l’immersione dei frutti in acqua a 52°C per 3 minuti, paragonabile a quello del fungicida Imazalil, notoriamente efficace. Il trattamento a livelli termici più elevati, ma per più brevi tempi di esposizione, sebbene abbia ridotto l’incidenza del marciume verde, non ha dato risultati soddisfacenti in quanto le incidenze di marcio hanno superato di gran lunga i livelli considerati accettabili commercialmente. Sui frutti di limone entrambi i trattamenti termici hanno ridotto l’incidenza del marcio all’incirca dell’80% rispetto al controllo. Livelli di protezione paragonabili al fungicida Imazalil sono stati raggiunti dopo trattamento per immersione, come riportato in precedenti esperienze (Lanza et al., 1998; 2000) solo nelle produzioni estive (verdelli) di limone che rispondono bene a tale trattamento. Il trattamento termico a 62°C è stato più efficace nell’inibire la germinazione dei conidi di P. digitatum rispetto al trattamento a 52°C praticato per un tempo di esposizione più lungo (tab. 2). Da rilevare comunque che la inibizione termica del patogeno (1 giorno) indotta dal trattamento a 52°C, sebbene transitoria, è determinante consentendo ai tessuti lesionati di mettere in atto meccanismi difensivi più efficaci e duraturi. La carica microbica epifitica, valutata su frutti di limone, ha subito una consistente riduzione dal trattamento spray abbinato alle spazzole indipendentemente dal livello termico applicato (fig. 1). In merito alle reazioni biochimiche coinvolte, zone floroglucinolo positive (fig. 2) consistenti in aumentata sintesi di lignina e di sostanze lignino simili o, come suggerito da Stange et al., 1993, di gomma da ferita contenente diversi composti con attività antifungina, non erano evidenti sino a tre giorni dopo il trattamento spray su spazzole a 62°C, mentre al secondo giorno, mostravano la più intensa reazione colorimetrica a 20°C e reazione intermedia dopo immersione a 52°C. I risultati ottenuti sono incoraggianti in quanto al contenimento del marcio non fa riscontro un deprezzamento del frutto documentato dai dati qualitativi. Gli unici parametri che hanno risentito in maniera più o meno evidente del Arsia ATTI 7 Raccolta 138 4-06-2002 12:45 Pagina 138 AT T I A R S I A trattamento, mostrando differenze significative, sono stati quelli fisici (deformazione e compattezza) facendo registrare, solo nei frutti di arancio cv Tarocco, dopo due settimane dal trattamento spray a 62°C, il valore più elevato di deformazione ed il più basso di compattezza (tab. 3). Per quanto riguarda il calo peso non si sono evidenziate differenze significative fra le tesi a confronto, ad eccezione del trattamento spray a 62°C nel Tarocco con il valore più basso. Nessuna variazione significativa del colore dell’epicarpo né danni fitotossici sono stati osservati sui frutti, anche in quelli trattati a 62°C. Discussione I trattamenti per immersione in acqua calda vengono usati da parecchi anni per il controllo delle malattie fungine sui frutti ed ortaggi (Couey, 1989; BarkaiGolan and Philips, 1991). Indagini recenti, effettuate sugli agrumi (Porat et al., 2000), hanno evidenziato nella fusione e successivo rimodellamento delle cere epicuticolari, presenti sulla superficie del frutto, il principale meccanismo di azione. Il cambiamento fisico delle cere, indotto dal trattamento termico, determina la copertura delle microlesioni superficiali attraverso le quali i patogeni da ferita penetrano nel frutto. Questi interventi rappresentano un utile mezzo alternativo all’impiego dei fungicidi di sintesi sul controllo del marciume verde dei frutti di agrume di produzione biologica. Sebbene sia l’immersione dei frutti sia il tratta- mento spray su spazzole non abbiano indotto nelle nostre prove alcun effetto fitotossico, in accordo con quanto riportato in studi precedenti (Lanza et al., 1998, 2000; Schirra et al., 1995), il rilascio di oli essenziali con insorgenza di oleocellosi può verificarsi su frutti freddi e turgidi. Si raccomanda pertanto, in tale evenienza, di ritardare di 1-2 giorni il trattamento termico al fine di ridurre la turgidità dell’epicarpo dei frutti (Smilanick et al., 1995). Indagini sono in corso per mettere a punto, sulle nostre più rappresentative varietà di agrume, la migliore combinazione temperatura-durata di esposizione e valutare sia l’influenza delle condizioni pedoclimatiche e colturali sull’efficacia di tali trattamenti, sia l’insorgenza di potenziali danni sull’epicarpo dei frutti. Si sta inoltre valutando l’applicazione di interventi integrati con composti naturali al fine di migliorarne l’efficacia. Il trattamento spray con acqua calda abbinato alle spazzole, mantenendo queste ultime in una migliore condizione sanitaria, riduce al minimo la possibilità di contaminazione del frutto da parte dei patogeni presenti nell’ambiente di lavorazione e ne migliora l’aspetto. Conclusioni Questi trattamenti termici, che non necessitano di autorizzazioni all’impiego, evitano i trattamenti con fungicidi nel postraccolta, periodo nel quale la metabolizzazione dei principi attivi è rallentata. Fra i vantaggi possiamo anno- verare, oltre alla buona azione eradicante, quella di non promuovere la selezione di razze resistenti nella popolazione dei patogeni. Sebbene il trattamento termico non riduca la sporulazione, ciò non rappresenta un serio problema in quanto le spore non sono fungicida-resistenti e la contaminazione cosmetica dei frutti ad opera delle spore (soilage) può essere facilmente rimossa. Tali interventi non influiscono, se ben applicati, sulla qualità ma, lasciando i frutti privi di copertura fungicida non sono in grado di proteggerli da reinfezioni che possono instaurarsi in presenza di lesioni e contaminazione ambientale. Pertanto il loro impiego non può prescindere dall’attuazione di tutti i mezzi in grado di minimizzare le lesioni sui frutti, quali accurate lavorazioni in magazzino, e da misure decontaminanti presso gli ambienti di lavorazione al fine di ridurre la densità di inoculo dei patogeni. I trattamenti termici sono in grado di agire solo sulle infezioni in atto e dovrebbero essere seguiti da un fungicida per ottenere un’azione protettiva nel tempo (Brown et al., 1996). La mancata protezione residuale sui frutti limita pertanto l’applicabilità di tali interventi solo ai frutti destinati all’immediata commercializzazione (Barkai-Golan et al., 1991). Lavoro svolto nell’ambito del progetto A 36: “Agrumicoltura: ricerca e trasferimento di innovazioni tecnologiche”; Programma Operativo Multiregionale; Attività di sostegno ai servizi di Sviluppo per l’Agricoltura; Misura 2. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:45 Pagina 139 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Bibliografia BARKAI-GOLAN R., PHILLIPS D.J. (1991) - Postharvest heat treatment of fresh fruits and vegetables for decay control. Plant Disease 75(11): 10851089. BROWN G.E., BARAKA M.A. (1996) Effect of washing sequence and heated solutions to degreened Hamlin oranges on Diplodia stem-end rot, fruit colour and phytotoxicity. Proc. Int. Soc. Citriculture 2: 11641170. COUEY H.M. (1989) - Heat treatment for control of postharvest diseases and insect pests of fruits. Hort. Science 24: 198-202. DI MARTINO ALEPPO E., LANZA G. (1996) - Effect of injury and inoculum density on the infection of Italian oranges by Penicillium digitatum. Proc. Int. Soc. Citriculture 2: 1171-1173. GURR E. (1965) - Rational use of dyes in biology. The Williams and Wilkins Co. Baltimore, 422 pp. JIMENEZ CUESTA M., CUQUERELLA J., MARTINEZ-JAVEGA J.M. 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Spimpolo - SACMI, Imola (BO) Riassunto È stata impostata una serie di prove finalizzate alla verifica operativa dell’“F 5” (Fantec – Sacmi), analizzatore NIR per la determinazione non distruttiva della qualità dei prodotti ortofrutticoli. I test sono stati condotti su pere (Abate Fetel, Conference, Decana del Comizio, Kaiser e William) e Non destructive determination of fruits quality using NIR spectroscopy Abstract Since some years, physical nondestructive techniques such as Near Infra Red - NIR spectroscopy have been added to the traditional systems previously used for the (destructive) determination of quality index. On an applied level, the measurement, through a non-destructive method, of qualitative parameters such as solid soluble content or acidity (and firmness), can allow a commercial classification of the fruits on the basis of organoleptic characteristics: in line integrated equipment are operating in Japan since some years while in Europe (Italy and Spain) systems of this kind have recently been implemented. A series of tests have been set to achieve an operative check of the Sacmi “F-5” NIR analyser for the actinidia (Hayward). In particolare si è provveduto a costruire per ciascuna cultivar adeguate curve di taratura per il rilievo dei seguenti parametri qualitativi: residuo secco rifrattometrico, acidità titolabile, durezza; le prestazioni dello strumento sono state quindi verificate su campioni casuali di prodotto. Dalle prove condotte emerge una buona affidabilità del sistema (predizione dei dati) fatta salva la corretta taratura dello strumento. non-destructive inspection of fruit quality. Tests have been made on pears (Abate Fetel, Conference, Comice, Bartlett, Bosc) and kiwifruit (Hayward). Officially communicated by manufacture quality index are: solid soluble content (SSC), acidity, ripeness and internal diseases (watercore, browncore). For each cultivar, we have built up suitable calibration curves for the control of the following qualitative parameters: S.S.C., acidity (official parameters) and firmness (new parameter not studied yet). The samples for calibration have been prepared following the principle of the maximum heterogeneity in terms of dimensions (calibers) and ripening level: for each species and cultivar, 100 fruits have been selected representing the wider range of typologies (minimum, maximum and intermediate caliber; different ripening levels). The spectra relevant to the SSC, acidity and ripeness have been acquired according to two orientations of the fruits in the caps, and to two pre-fixed temperatures, corresponding to the extreme thermal levels (minimum and maximum) of the produce under process. The fruits, suitably numbered, have been submitted to the analytical control: for each fruit, the following parameters have been checked: SSC (by means of the digital Atago PR – 101 Palette refractometer), acidity (titration by means of the Titrino 719 S, Methrom) and firmness (by means of the digital T.R. Turroni penetrometer). The solid soluble content and the acidity have been determined on the juice obtained by squeezing the fruit median portion (portion corresponding to the 60-80% of the fruit). Firmness has been measured on n. 4 opposite spots in the equatorial area, after peeling. Coupling the laboratory data acquired on each single fruit with the related spectra has given the pos- Parole chiave: Near InfraRed, spettroscopia, F 5, Sacmi, Fantec, pere, actinidia, Abate Fetel, Conference, Decana del Comizio, Kaiser, Hayward, residuo secco rifrattometrico, acidità titolabile, durezza. Arsia ATTI 7 Raccolta 142 4-06-2002 12:45 Pagina 142 AT T I A R S I A sibility to build up the calibration curves for the required parameters. As to the kiwifruit, the calibration curve has been build up with reference to an internal disease, that is the low colouring of the pulp (“albinism”), by using sound fruits or fruits showing different levels of albinism. The calibration curves for SSC, acidity and firmness have been improved, when necessary, with the addition of spectra obtained by the passage of properly selected fruits. The analysis has been made on samples of 50 fruits, obtained through a random selection from different stocks. In this case too, the fruits had different dimensions and different ripening levels. The data have been analysed through the instrument internal software, according to the method MLR (Multiple Linear Regression). Introduzione Numerosi sono i parametri messi a punto, per le diverse specie ortofrutticole, al fine di descrivere la qualità di prodotto. I fattori qualitativi che influenzano maggiormente l’apprezzamento del consumatore sono rappresentati dal contenuto zuccherino – Residuo Secco Rifrattometrico o RSR – e dall’acidità titolabile (Kader, 1996), unitamente alla durezza (Rood, 1957; Beever and Hopkirk, 1990). Alle tradizionali metodiche di determinazione (di tipo distruttivo) di tali parametri si sono da alcuni anni affiancate tecniche non distruttive quali la spettroscopia Near InfraRed - NIR (Ventura M., de Jager A., 1997; McGlone A.A., Kawano S., 1998; Carlini P. et al., 2000). Sul piano applicativo la misura, per via non distruttiva di parametri qualitativi come RSR, acidità titolabile e durezza può consentire una classificazione commerciale dei frutti sulla base delle caratteristiche organolettiche: attrezzature The region of wavelength used for the analysis was included between 650 nm and 970 nm. For each calibration curve, the F5 analyser supplies indications relevant to the regression coefficient and to the standard deviation. To have a graphical representation of the prediction results, report the outline of the data (analytical and predicted ones) for SSC, acidity and firmness obtained on pears and kiwifruits. (figg. 1-8). The comprehensive analysis of the results (table 1) shows the reliability degree of the equipment in terms of SEC (Standard Error of Calibration) and of SEP (Standard Error of Prediction). As a matter of fact, we can see that the SEP noticed during the tests is always lower than the standard error quoted on the catalogue of the producer (SEP equal to ± 0,5 °Brix as to the sugar content, ± 10% of fruit total acidity as to the acidity). The evaluation of the results has to take in consideration the type of used analyser: being an equipment integrated “in line” into production plants, we believe that the performances we have reached are quite interesting. Most likely, this system has unexplored potentiality: the intention is to enlarge the experimentation by extending it to other fruits and vegetables and to check the possibility of identifying further quality parameters so as to make the best possible use of this instrument. automatizzate installate in linea sono già operanti da alcuni anni in Giappone (Kawano S., 1994) mentre in Europa (Italia e Spagna) sistemi di questo tipo sono stati implementati di recente. Il presente studio è stato effettuato su uno di questi sistemi, ossia sull’analizzatore NIR prodotto dalla Sacmi di Imola per la verifica operativa dello strumento su pere ed actinidia. è stata fissata a 3 frutti/sec, mentre la verifica dei modelli di taratura è stata effettuata alle condizioni operative, ossia a 5 frutti/sec. I parametri rilevabili dall’analizzatore, secondo quanto dichiarato dal costruttore, sono i seguenti: RSR, acidità titolabile, grado di maturazione, imbrunimento interno e vitrescenza. Le prove in oggetto avevano una duplice finalità: la verifica delle prestazioni relativamente a due parametri dichiarati (RSR, acidità titolabile); lo studio di parametri non dichiarati ma di interesse agronomico e commerciale (durezza della polpa in actinidia e pere e scarsa colorazione del mesocarpo – “albinismo” – nell’actinidia). L’allestimento del campione per la taratura è stato effettuato seguendo il criterio della massima eterogeneità in termini di dimensioni (calibri) e stadio di maturazione dei frutti: per ciascuna specie e cultivar sono stati selezionati 100 frutti rappresentativi della più ampia gamma di tipologie (calibri minimo, massimo ed intermedi; stadi di maturazione assortiti). Materiali e metodi L’analizzatore oggetto di verifica (F 5) è il prodotto di una partnership tra Sacmi Imola (Italia) e Fantec (Hamamatsu – Giappone). La tecnologia si basa sul principio della trasmittanza di luce alogena all’interno del frutto; per le prove in oggetto è stata utilizzata l’attrezzatura destinata all’analisi di frutti di piccole dimensioni (diametro massimo 120 mm) con apparato illuminatore costituito da 12 lampade (potenza 1200 watt). La velocità del nastro trasportatore per l’acquisizione degli spettri Keywords: Near InfraRed, spectroscopy, F 5, Sacmi, Fantec, pear, kiwifruit, Abate Fetel, Conference, Comice, Bartlett, Bosc, Hayward, solid soluble content, acidity, firmness. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 143 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Fig. 1 - Distribuzione dei dati relativi al °Brix rifrattometrico vs °Brix predetto dal NIR Fig. 1 - Scatter plots of °Brix by refractometer vs °Brix by NIR Fig. 2 - Determinazione °Brix su pere Conference Fig. 2 - °Brix evaluation on Conference pear Fig. 3 - Determinazione °Brix su actinidia Hayward Fig. 3 - °Brix evaluation on Hayward kiwifruit 143 Arsia ATTI 7 Raccolta 144 4-06-2002 12:46 Pagina 144 AT T I A R S I A Gli spettri relativi ai parametri RSR, acidità titolabile e durezza sono stati acquisiti secondo due orientamenti (ortogonali tra loro per le pere, con angolo di rotazio- ne di 180° per l’actinidia) dei frutti sulla tazza, e a due temperature prestabilite, corrispondenti ai livelli termici estremi (minimo e massimo) del prodotto da lavorare. I frutti, opportunamente numerati, sono stati sottoposti a determinazione analitica: per ciascun frutto è stato determinato il RSR (tramite rifrattometro digitale Fig. 4 - Distribuzione dei dati relativi all’acidità titolabile vs acidità predetta dal NIR Fig. 4 - Scatter plots of acidity by tritrater vs acidity by NIR Fig. 5 - Determinazione acidità titolabile su pere Decana del Comizio Fig. 5 - Triatable acidity evaluation on Comice pears Fig. 6 - Determinazione durezza su pere Kaiser Fig. 6 - Firmness evaluation on Bosc pears Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 145 145 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Atago PR – 101 Palette), l’acidità titolabile (utilizzando il titolatore Titrino 719 S, Methrom) e la durezza (mediante penetrometro digitale T.R., Turroni). Il contenuto zuccherino e l’acidità titolabile sono stati determinati su succo estratto mediante spremitura della porzione mediana del frutto (porzione corrispondente al 6080% del frutto stesso); la durezza è stata rilevata su quattro punti contrapposti nella zona equatoriale previa asportazione dell’epidermide. L’abbinamento dei dati acquisiti in laboratorio sui singoli frutti con gli spettri relativi ha consentito la costruzione delle curve di taratura per i parametri ricercati. Relativamente all’actinidia si è provveduto a costruire una curva di taratura per un difetto interno del frutto, ossia la scarsa colorazio- Fig. 7 - Determinazione durezza su actinidia Hayward Fig. 7 - Firmness evaluation on Hayward kiwifruit Fig. 8 - Rilievo scarsa colorazione della polpa su actinidia Fig. 8 - Light colour of flesh on kiwifruit Tab. 1 - SEC e SEP relativi a RSR, acidità titolabile e durezza Tab. 1 - SEC e SEP for SSC, triatable acidity and firmness Prodotto actinidia Parametro Hayward Abate Fetel pere Conference Decana Kaiser William Taratura SEC Verifica SEP °Brix 0,426 0,374 acidità titolabile 0,469 0,379 durezza 1,510 1,390 0,301 °Brix 0,281 acidità titolabile 0,045 0,038 durezza 0,565 0,561 0,310 °Brix 0,330 acidità titolabile 0,044 0,037 durezza 0,734 0,499 °Brix 0,324 0,376 acidità titolabile 0,078 0,077 durezza 0,610 0,823 °Brix 0,360 0,361 acidità titolabile 0,068 0,069 durezza 0,649 1,009 0,564 °Brix 0,475 acidità titolabile 0,080 0,067 durezza 0,920 0,325 Arsia ATTI 7 Raccolta 146 4-06-2002 12:46 Pagina 146 AT T I A R S I A ne della polpa (“albinismo”), tramite utilizzo di frutti sani o con differenti gradi di albinismo. Le curve di taratura per RSR, acidità titolabile e durezza sono state perfezionate, se necessario, arricchendole con spettri ottenuti dal passaggio di frutti opportunamente selezionati. La verifica è stata condotta su campioni di 50 frutti, scelti in maniera randomizzata da differenti partite: anche in questo caso i frutti avevano dimensioni e stadi di maturazione disformi. Risultati I dati sono stati analizzati tramite il software interno dello strumento, secondo il metodo MLR (Multiple Linear Regression). La regione di lunghezze d’onda utilizzata per l’analisi era compresa Bibliografia BEEVER D.J., HOPKIRK G. (1990) Fruit development and fruit physiology. In: WARRINGTON I.J., WESTON C.G. (eds.), Kiwifruit: Science and Management. Ray Richards, New Zealand, pp. 97-106. CARLINI P., MASSANTINI R., MENCARELLI F. (2000) - Valutazione “non distruttiva mediante spettroscopia Vis-NIR e regressione PLS dei solidi tra 650 nm e 970 nm. L’analizzatore F 5 fornisce, per ciascuna curva di taratura, indicazioni relative al coefficiente di regressione e alla deviazione standard. Volendo rappresentare graficamente i risultati di predizione, si riportano gli andamenti dei dati (analitici e predetti) per RSR, acidità titolabile e durezza ottenuti su pere e actinidia (figg. 1-8). L’analisi complessiva dei risultati (tab. 1) mostra il grado di affidabilità dell’attrezzatura in termini di SEC (Standard Error of Calibration) e di SEP (Standard Error of Prediction). In particolare si rileva che il SEP rilevato nel corso delle prove risulta sempre inferiore all’errore standard dichiarato in catalogo dalla ditta costruttrice (SEP pari a ± 0,5°Brix per il parametro contenuto zuccherino, ± 10% dell’acidità totale del frutto per il parametro acidità titolabile). solubili in alcune drupacee. Frutticoltura (7/8): 63-66. KADER A.A. (1996) - Flavor quality of fruits. Perishable handling Newsletter, 85(2): 28. KAWANO S. (1994) - Present condition of nondestructive quality evaluation of fruits and vegetables in Japan. NIR News 5(6): 6-12 MCGLONE A.A., KAWANO S. (1998) Firmness, dry matter and soluble solids assessment of postharvest kiwi- Conclusioni La valutazione dei risultati non può prescindere dal tipo di analizzatore utilizzato: trattandosi di un sistema installato in linea nei magazzini di lavorazione dei prodotti ortofrutticoli, riteniamo molto interessanti le prestazioni ottenute. Il sistema probabilmente possiede potenzialità non completamente conosciute: si intende ampliare la sperimentazione estendendola ad altri prodotti ortofrutticoli e verificare la possibilità di individuare altri parametri di qualità in modo da utilizzare al meglio questo strumento di analisi. Ringraziamenti Si ringraziano per la fattiva collaborazione i Direttori e lo staff tecnico delle Strutture coinvolte nel Progetto (Coop.va Emiliafrutta ed Intesa). fruit by NIR spectroscopy. Postharvest Biol. Technol. (13): 131-141. ROOD P. (1957) - Development and evaluation of objective maturity indices for California freestone peaches. Proc. Amer. Soc. Hort. Sci. 70: 104-112. VENTURA M., DE JAGER A. (1998) Determinazione “non distruttiva” dei solidi solubili mediante riflettanza NIR: esperienza sulle mele. Frutticoltura (12): 67-70. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 147 19. L’attività respiratoria in frutti interi e in sospensioni cellulari F. Venturi, C. Vitagliano Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa R. Fiorentini, G. Andrich Dipartimento di Chimica e Biotecnologie Agrarie, Università di Pisa Riassunto Il trasferimento di massa dell’O2 presente nell’atmosfera di conservazione che, attraversando l’epidermide esterna, diffonde all’interno delle cellule, rappresenta uno degli stadi fondamentali che regola la respirazione aerobia di un ortofrutticolo frigoconservato in atmosfera Respiratory activity evaluated for fruits and their corresponding cellular cultures Abstract To develop an innovative cell which utilises a dynamic system to control the storage of fresh horticultural products in refrigerated and controlled atmosphere, it is necessary to individuate a mathematical model able to correlate the respiration process of stored products with time and working conditions adopted (temperature and gas composition of storage atmosphere). The oxygen mass-transfer across the product skin, its following cellular utilisation to promote the oxidation of an organic substrate (e.g. sugar) to produce H2O and CO2, the release of CO2 to reach the cell atmosphere, represent the main kinetic steps connected with aerobic respiration of cells present inside an horticultural product. If the resistance connected with the product skin is so high to make the O2 mass transfer the rate determining step of the whole respiratory controllata. Poiché i dati sperimentali relativi sia alla respirazione aerobia (consumo di O2) di mele Golden delicious che alla fermentazione alcolica (produzione CO2 consumo O2), non si discostano sensibilmente in funzione dello stato di aggregazione delle cellule (frutti interi; colture cellulari), si è potuto escludere che l’epidermide delle mele intere costituisse una barriera diffusionale tale da rendere il trasferimento dell’O2 lo stadio cineticamente limitante il processo respiratorio. process, the rate of respiration process would become equal to that connected with O2 diffusion. The O2 consumption rate measured for Golden delicious apples was than compared with that found using cellular suspension obtained from pulp portion of the same fruits. If the respiration rate, assumed equal to that of O2 consumption, measured for cellular cultures would be statistically greater than that found for the whole fruits, the kinetic role played by fruit skin would be verified. On the contrary if similar values of respiratory rates are obtained for both systems analysed (whole fruits, cellular suspensions) the rate determining step would be associated to a different part of respiratory pathway (e.g. cellular oxidation). So the first phase of experimental work was devoted to individuate a laboratory procedure to develop suspension cultures starting from cellular portion taken from mesocarp tissue of Golden delicious apples. To obtain high friable callus the pulp portions extracted from the apples were cultured using two different media (Nitsch and Pech) to promote the formation of undifferentiated tissue (callus). The chemical compositions of two media utilised are very similar differing only on the number and the amounts of vitamins added. The O2 consumption and CO2 production rates were than evaluated using analogous amounts of whole fruits and corresponding cellular suspensions working at three temperatures (6, 16 and 21°C), three PO2 (0, 3, 21 kPa) and two PCO2 (0, 15 kPa). As the aerobic respiration rates (equal to O2 consumption rate) as well as those related to alcoholic fermentation (measured as difference between CO2 production and O2 consumption rates) did not statistically vary as a function of biological material employed (fruits or their suspension cultures) it is possible to exclude O2 mass transfer trough apple skin could represent the rate determining step of whole respiratory process. Parole chiave: frigoconsevazione in atmosfera controllata, mele Golden delicious, colture cellulari, cinetica respiratoria. Keywords: refrigerated and controlled atmosphere storage, Golden delicious apples, cellular cultures, kinetics of respiratory process. Arsia ATTI 7 Raccolta 148 4-06-2002 12:46 Pagina 148 AT T I A R S I A Introduzione Tra i numerosi e diversificati fenomeni fisici e biochimici che possono alterare le caratteristiche nutrizionali, le qualità organolettiche e di sicurezza d’uso di un ortofrutticolo conservato allo stato fresco, caratterizzato da un metabolismo attivo anche in fase di postraccolta, la respirazione aerobia gioca un ruolo essenziale. Una mirata riduzione della velocità con cui procede il metabolismo energetico permette infatti di rallentare tutte le attività cellulari e quindi di procrastinare la senescenza del prodotto che può essere così conservato per tempi più lunghi (Biale J.B. et al., 1981). Su tale principio si basa la frigoconservazione in atmosfera controllata. Scegliendo, infatti, opportunamente la temperatura e la composizione gassosa dell’ambiente di conservazione, è possibile indurre la desiderata riduzione del metabolismo cellulare dell’ortofrutticolo conservato allo stato fresco (Kader A. et al., 1980; Bohling H. et al., 1985; Anelli G. e Mencarelli F., 1990). Attualmente le celle impiegate nella frigoconservazione in atmosfera controllata degli ortofrutticoli allo stato fresco utilizzano una tecnologia basata su un criterio unidirezionale per cui l’apparato di controllo imposta i valori delle variabili operative (temperatura e composizione gassosa) per realizzare le condizioni di processo più adatte alla conservazione di un certo prodotto, prescindendo dallo stato fisiologico che lo caratterizza. Poiché nella generalità dei casi queste condizioni sono state sperimentalmente individuate utilizzando materiale contraddistinto da uno stato ottimale di maturazione commerciale, esse non appaiono in grado di assicurare la stessa efficienza operativa allorquando con il procedere del tempo di conservazione, il materiale immagazzinato va incontro ad inevitabili cambiamenti fisiologici (senescenza). La disponibilità di un modello matematico che descriva l’andamento nel tempo dei processi respiratori in funzione delle condizioni operative adottate (temperatura e composizione gassosa), potrebbe permettere di sostituire la tecnologia tradizionale basata su una logica unidirezionale, con una più innovativa basata su una logica bidirezionale, che prevede l’instaurarsi di un dialogo continuo e costruttivo tra sistema di controllo e materiale conservato all’interno della cella. In questo caso l’apparato di controllo modificherà nel tempo le variabili operative, ottimizzandone i valori in funzione del mutato stato fisiologico del prodotto conservato (controllo dinamico). L’impiego di questo approccio innovativo implica: a) la disponibilità di un modello matematico in grado di descrivere l’evoluzione della respirazione aerobia e della fermentazione alcolica del prodotto conservato, in funzione del tempo e delle modalità di conservazione (Andrich et al., 2000); b) l’individuazione di uno o più parametri chimici e/o fisiologici che possano fungere da markers dello stato fisiologico dei frutti presenti all’interno della cella. Il trasferimento di massa dell’O2 che dall’atmosfera di conservazione diffonde all’interno dei frutti fino a raggiungere il sito attivo di catalisi localizzato nei mitocondri, la sua successiva interazione con un substrato carbonioso (es. esoso) a produrre CO2 ed H2O e l’immissione della CO2 così prodotta nell’atmosfera di conservazione, rappresentano i tre stadi fondamentali in cui è possibile suddividere il processo respiratorio di un frutto conservato allo stato fresco all’interno di una cella di frigoconservazione in AC (Burton W.G., 1978). In una serie di trasformazioni consecutive solo la più lenta assume rilevanza cinetica dato che, rappresentando lo stadio limitante, determina la velocità con cui decorre l’intero processo. La formulazione di un modello matematico in grado di assicurare un’efficiente gestione dinamica presuppone l’individuazione dello stadio lento e delle variabili che lo influenzano. La barriera diffusionale presentata dall’epidermide dei frutti potrebbe potenzialmente costituire lo stadio cineticamente limitante la respirazione aerobia. Il confronto tra la velocità di consumo dell’O2 dovuta a frutti interi con quella misurata utilizzando sospensioni cellulari da questi derivate e quindi in assenza della resistenza creata dall’epidermide dei frutti, permetterebbe di stabilire se la diffusione dell’O2 possa rappresentare lo stadio lento della respirazione aerobia dei frutti interi. Infatti, se la velocità di metabolizzazione dell’O2 dovuta alle cellule in sospensione risultasse significativamente superiore a quella misurata nei frutti interi, sarebbe il trasferimento di materia a costituire lo stadio lento e, quindi, limitante la respirazione aerobia. Al contrario, l’assenza di una differenza statisticamente significativa tra le velocità di consumo dell’O2 nei due sistemi considerati (sospensioni cellulari, frutti interi) consentirebbe di individuare nella trasformazione intracellulare lo stadio cineticamente limitante la respirazione aerobia. Materiali e metodi La produzione di colture cellulari a partire da polpa di frutti - La produzione di colture cellulari a partire da polpa di mele Golden delicious si è sviluppata in accordo alle seguenti fasi sperimentali: 1) sviluppo del “callo” cellulare su porzioni di polpa di mela; 2) trasferimento e crescita del callo prodotto su mezzo nutrizionale agarizzato (piastre solide); 3) produzione di una sospensione cellulare liquida a partire da cellule prelevate dalla piastra agarizzata. Sviluppo del “callo” cellulare su porzioni di polpa di mela - a) disinfezione superficiale dei frutti utilizzati mediante una prima completa immersione in etanolo al 70% Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 149 149 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 1 - Composizione dei due mezzi di crescita utilizzati (mg/l) per produrre colture cellulari da polpa di mele Tab. 1 - Composition of both growth media utilised (mg/l) to obtain cellular cultures from apple pulp Componenti inorganici Mezzo di Nitsch* Mezzo di Pech** Componenti organici Mezzo di Nitsch Mezzo di Pech 1900 1900 Mio-inositolo 100 0,1 — 1650 Acido nicotinico 5 1,0 CaCl2 • 2H2O 440 440 Glicina 2 — MgSO4 • 7H2O 370 370 Cloroidrato di piridossina 0,5 1,0 KH2PO4 170 170 Cloroidrato di tiamina 0,5 1,0 MnSO4 • H2O 25 22,3 Acido folico 0,5 — H3BO3 10 6,2 Biotina 0,05 0.01 ZnSO4 • 7H2O 10 10 Ascorbato di sodio 50 50 KI — 0,83 Tiourea 25 25 180 KNO3 NH4NO3 Na2MoO4 • 2H2O 0,25 0,25 Asparagina — CuSO4 • 5H2O 0,025 0,025 Pantotenato di Ca — 1,0 CoCl2 • 5H2O — 0,025 Acido 2,4-diclorofenossiacetico 1000 1000 5 ml/l 5 ml/l Benzilaminopurina 5 • 10-7 0,1 Saccarosio 3% (P/V) 4% (P/V) Soluzione di Fe*** * Nitsch et al., 1970; ** Pech et al., 1974 seguita da quella, prolungata per venti minuti, in una sospensione di Ca(ClO)2 al 7%, resa sterile per filtrazione; b) dai frutti disinfettati sono state ricavate frazioni di polpa di spessore 2÷4 mm, ciascuna approssimativamente del peso di 30-40 mg; c) per ridurre al minimo i problemi dovuti all’imbrunimento dei tessuti di polpa esposti all’ossigeno atmosferico, nel lasso di tempo che è intercorso tra il taglio delle fettine e la loro deposizione sul mezzo di coltura, le porzioni di polpa sono state immerse in una soluzione sterile equiponderale di acido citrico (80 mg/l) ed acido ascorbico (80 mg/l). Operando con mele in stadi di differenziamento precoci è stato necessario ricavare le frazioni di polpa immergendo il frutto intero nella soluzione antiossidante; d) i cilindri di polpa, ottenuti da queste fettine, sono stati incisi mediante tagli paralleli praticati con un bisturi previamente sterilizzato. Trasferimento e crescita del callo prodotto su mezzo nutrizionale agarizzato - a) le porzioni di polpa così ottenute vengono poste a contatto con 20 ml del mezzo di crescita e differenziamento (tab. 1) gelificato con agar su piastra Petri (5 porzioni di polpa/piastra); b) le *** Soluzione composta da: FeSO4 • 7H2O (5,57 g/l); Na2EDTA (7,45 g/l). piastre sono state conservate a 20°C in assenza di luce al fine di favorire la produzione di callo che, inizialmente, si presentava opaco e compatto; c) con frequenza mensile, porzioni di questo callo venivano rinnovate mediante trasferimento di un’aliquota del materiale ottenuto e ripetendo la stessa procedura. Si originava così una nuova frazione di callo friabile e traslucido più idoneo ad originare sospensioni cellulari in mezzo liquido. Sviluppo di una sospensione cellulare liquida a partire da cellule prelevate dalla piastra agarizzata a) Una porzione di circa 3-4 grammi di callo friabile e traslucido venivano addizionate a 10 ml di mezzo fresco (tab. 1) in una beuta da 100 ml mantenuta all’interno di una cella di conservazione a 23°C su un agitatore ruotante (125 rpm). A 16 h di luce (1500 lux) seguivano 8h di permanenza al buio per favorire la desiderata proliferazione cellulare; b) al fine di assicurare alle cellule in evoluzione una piena disponibilità di tutte le necessarie sostanze nutrizionali, trascorsi 10 giorni dall’inoculo, 1,5 ml della sospensione venivano immessi in una nuova beuta contenente 10 ml di mezzo fresco; c) procedendo in modo analogo a quanto precedentemente descritto, dopo 45 giorni si otteneva una proliferazione cellulare tale da consentire l’insemenzamento, in beute da 250 ml, di 80 ml di mezzo fresco. Le sospensioni così ottenute risultavano facilmente conservabili in quanto rinnovabili con una cadenza di 10 giorni mediante inoculo di 8 ml della coltura preesistente in 80 ml di mezzo sterile; d) l’andamento nel tempo della curva di crescita cellulare, caratteristica peculiare di queste sospensioni, è stato valutato misurando il volume cellulare impaccato (PCV) che corrisponde a quello occupato dalla frazione solida (pellet) che si accumula, per centrifugazione (2500 rpm per 5’), sul fondo della provetta contenente 10 ml della soluzione colturale analizzata; e) per la determinazione delle cellule attive rispetto a quelle ormai inattivate ma ancora presenti nella sospensione cellulare, è stato utilizzato il test della fluoresceina (Venturi, 2001). L’attività respiratoria e fermentativa di frutti interi e di sospensioni cellulari al variare delle condizioni di conservazione adottate (temperatura e composizione gassosa) - Sulla base della stechiometria che regola i processi analizzati e Arsia ATTI 7 Raccolta 150 4-06-2002 12:46 Pagina 150 AT T I A R S I A considerando che il substrato utilizzato nel metabolismo energetico delle mele è essenzialmente costituito da glucidi, la velocità con cui procede la respirazione aerobia è stata assunta pari a quella che regola la scomparsa dell’O2 dall’atmosfera di conservazione, mentre quella connessa alla fermentazione alcolica è stata calcolata come differenza tra le velocità di produzione di CO2 e quella relativa al consumo di O2. L’andamento nel tempo sia della velocità di accumulo della CO2 che di consumo dell’O2 è stato valutato in frutti interi o nelle corrispondenti sospensioni cellulari cercando di mantenere le variabili operative (PO2, PCO2 e temperatura) il più possibile inalterate nel tempo. A tale scopo sono state utilizzate le procedure sperimentali e l’apparato già disponibili presso il Dipartimento di Chimica e Biotecnologie agrarie dell’Università di Pisa (Andrich et al., 1991). Risultati e discussione Colture cellulari liquide da polpa di mele Golden delicious - Nella produzione di sospensioni cellulari liquide da polpa di mela sono stati utilizzati i due mezzi colturali di crescita descritti in tabella 1, utilizzando come matrice cellulare di partenza porzioni di polpa prelevate sia da mele alla maturità commerciale che da frutti nelle prime fasi di sviluppo. Questi due mezzi presentano significative sovrapposizioni prevedendo entrambi l’impiego di un’auxina forte, quale il 2,4-D (acido 2,4- diclorofenossiacetico) o il NAA (acido naftalenacetico), in aggiunta alla BAP (benzilamminopurina) come sostanze ormonali in grado di promuovere la crescita e lo sdifferenziamento cellulari e del saccarosio come substrato energetico. Il tipo e la quantità delle sostanze vitaminiche previste tende invece a diversificarsi in funzione del mezzo analizzato. In accordo a quanto riportato in letteratura (Nitsch et al., 1970; Pech e Fallot, 1974), l’impiego del solo 2,4-D, a dosaggi relativamente elevati (1-6 g/l), promuove una significativa anche se ridotta proliferazione delle cellule del mesocarpo di mele o di pere e determina un incremento nella friabilità del callo ottenuto. Queste elevate concentrazioni non possono però essere mantenute durante le suc- PCO2= 0 kPa PCO2= 15 kPa Fig. 1 - Andamento della respirazione aerobia in frutti interi (■) ed in colture cellulari (❏) al variare della PO2 e della temperatura utilizzate (PCO2= 0 kPa; PCO2= 15 kPa) Fig. 1 - Evolution of aerobic respiration in fruits (■) and cellular cultures (❏) as a function of PO2 and temperature utilised (PCO2= 0 kPa; PCO2= 15 kPa) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 151 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I cessive fasi di accrescimento e quindi nel corso dei diversi trasferimenti da un mezzo agarizzato esaurito alla nuova piastra di proliferazione. Infatti il callo in accrescimento non deve venire a contatto per più di cinque/sei volte con un mezzo fresco che contenga elevati quantitativi di questo ormone e ciò allo scopo di evitare l’accumulo degli indesiderati effetti tossici connessi con il suo utilizzo (Pech et al., 1974). Nel corso di questa sperimentazione si sono ottenuti buoni risultati operando con concentrazioni di 1 g/l di 2,4-D. Inoltre, in accordo con quanto riportato in letteratura (Nitsch et al., 1970), la BAP è la citochinina che, in associazione al 2,4-D o al β-NAA, ha indotto la proliferazione cellulare più vigorosa, anche se, operando in assenza di auxine, non è in grado di promuovere la moltiplicazione cellulare. L’aggiunta di BAP non risulta più indispensabile per promuovere la crescita della popolazione cellulare quando questa decorra all’interno del mezzo liquido. La produzione di tessuto formato da cellule indifferenziate (callo) è stata sempre ottenuta a prescindere dal livello di maturazione della polpa utilizzata. Tuttavia, mentre il callo proveniente dai tessuti più maturi si è rivelato inadatto ad essere utilizzato come starter nella produzione di sospensioni cellulari liquide, in quanto opaco e compatto, quello prodotto a partire da cellule prelevate da mele nelle prime fasi di sviluppo, si è rivelato idoneo allo scopo. In questo caso, infatti, è stato possibile selezionare un callo friabile e traslucido in grado di generare sospensioni cellulari liquide. Il raggiungimento della stabilità per le sospensioni cellulari liquide veniva indicato dall’evoluzione della curva di crescita che tendeva a ripetersi inalterata a prescindere dal numero di repliche realizzate (Pech e Fallot, 1974). Solo colture stabili sono state quindi impiegate nelle determinazioni cinetiche per valutarne l’attività respiratoria aerobia e fermentativa. Determinazioni cinetiche - Per garantire che il numero di cellule biologicamente attive all’interno della sospensione cellulare utilizzata rimanesse pressoché costante nel corso della prova sperimentale, sono state utilizzate sospensioni cellulari che avessero raggiunto la fase stazionaria (circa 10 giorni dall’inoculo). PCO2= 0 kPa PCO2= 15 kPa Fig. 2 - Andamento della fermentazione alcolica in frutti interi (■) ed in colture cellulari (❏) al variare della PO2 e della temperatura utilizzate (PCO2= 0 kPa; PCO2= 15 kPa) Fig. 2 - Evolution of alcoholic fermentation in fruits (■) and cellular cultures (❏) as a function of PO2 and temperature utilised (PCO2= 0 kPa; PCO2= 15 kPa) 151 Arsia ATTI 7 Raccolta 152 4-06-2002 12:46 Pagina 152 AT T I A R S I A Poiché il volume di cellule impaccate (PCV) ottenibili per centrifugazione non variava significativamente con l’inoculo utilizzato (44÷46%), i dati cinetici ottenuti risultavano confrontabili in quanto ottenuti operando con un numero paragonabile di cellule attive in quanto frazione costante (stessa zona della curva di crescita) di una popolazione pressoché invariata di cellule vegetali. Operando con colture cellulari, la raccolta dei dati cinetici terminava se il numero di cellule biologicamente attive risultava inferiore al 90% di quelle inizialmente utilizzate. Le prove condotte in condizioni anaerobiotiche risultarono pertanto più brevi (circa 30%) delle corrispondenti determinazioni effettuate operando in presenza di O2. Le velocità connesse alla respirazione aerobia e alla fermentazione alcolica esibite sia dai frutti interi che dalle corrispondenti sospensioni cellulari sono state valutate operando a tre diverse temperature (6, 16, e 21°C), tre valori di PO2 (0, 3, 21 kPa) e due valori di Bibliografia ANDRICH G., FIORENTINI R., TUCI A., ZINNAI A., SOMMOVIGO G. (1991) A tentative model to describe the respiration of stored apples. J. Am. Soc. Hort. Sci. 116: 478-481. ANDRICH G., ZINNAI A., BALZINI S., SILVESTRI S., FIORENTINI R. (1998) - Aerobic respiration rates of Golden delicious apples as a function of temperature and PO2. Postharvest Biol. Technol. 14: 1-9. ANDRICH G., ZINNAI A., BALZINI S., SILVESTRI S., VENTURI F., FIORENTINI R. (2000) - A dynamic control system to ensure an high quality to horticultural products stored in refrigerated and controlled atmospheres. Congresso Internazionale: Food production and the quality of life, 48 settembre, Sassari (Italia). PCO2 (0 e 15 kPa). Mentre l’attività aerobia ed anaerobia dei frutti interi e delle sospensioni cellulari tende ad incrementare con la temperatura, la velocità respiratoria cresce con la PO2 per decrescere all’aumentare del tenore di CO2 nell’atmosfera di conservazione (figg. 1 e 2). I più elevati intervalli di confidenza che caratterizzano i dati raccolti utilizzando le sospensioni cellulari, ne evidenziano l’elevata variabilità dovuta essenzialmente alla complessa tecnologia che ne caratterizza la produzione. L’attività fermentativa presentata da ambedue i sistemi (frutti interi e colture cellulari) risulta inversamente proporzionale alle concentrazioni con cui i due gas respiratori (O2 e CO2) compaiono nell’atmosfera della cella. I risultati ottenuti indicano che le velocità con cui procedono sia la respirazione aerobia (fig. 1) che la fermentazione alcolica (fig. 2) nelle condizioni sperimentali analizzate non sembrano diversificarsi in modo statisticamente significativo al variare del materiale bio- logico utilizzato (sospensioni o frutti interi). Per cui, la barriera diffusionale connessa con l’epidermide dei frutti non sembra offrire una resistenza così elevata da rendere il trasferimento gassoso tra l’atmosfera di conservazione ed il frutto lo stadio cineticamente limitante l’intero processo respiratorio. Infatti la presenza o l’assenza (colture cellulari) di questo ostacolo non influenza le velocità con cui decorrono sia la respirazione aerobia che la fermentazione alcolica. Quindi, in accordo con quanto già trovato nel corso di una precedente sperimentazione che, pur essendo basata su un diverso approccio sperimentale (Andrich et al., 1998), aveva raggiunto una analoga conclusione, i risultati conseguiti permettono di escludere in via definitiva che, nelle condizioni sperimentali adottate, il trasferimento di massa dell’O2 dall’atmosfera di conservazione all’interno dei frutti possa costituire lo stadio lento della respirazione cellulare. ANELLI G., MENCARELLI F. (1990) Conservazione degli ortofrutticoli. Edizioni REDA, Roma. BIALE J.B., YOUNG R.E. (1981) Respiration and ripening in fruits. Retrospect and prospect. In FRIEND G., RHODES M.J.C. (eds.), Recent Advances in the Biochemistry of Fruits and Vegetables, pp. 1-39, Academic Press, London. BOHLING H., HANSEN M. (1985) -Possibilities of maintaining quality of fruit using modified storage atmospheres. In Moeglichkeiten Massnahmen Qualitaetserhaltung Pflanz. Nahrungsm., 20th, 1985, 193-209. BURTON W.G. 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Tesi di Perfezionamento triennio 1997-2000, Classe di Scienze Sperimentali, settore di Agraria, Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” di Pisa. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 153 20. Naso elettronico e spettroscopia-VIS: tecniche ifenate per la predizione delle caratteristiche della frutta C. Di Natale, A. Macagnano, A. D’Amico Dipartimento di Ingegneria Elettronica, Università di Roma “Tor Vergata” M. Zude Sasse, B. Herold Institut für Agrartechnik Bornim e.V. (ATB), Potsdam (Germany) Riassunto Il grado di maturazione della frutta è in genere determinato dalla combinazione dei parametri qualitativi e quantitativi che ne determinano l’aspetto, la compattezza, il gusto e la fragranza. Le variazioni fisiologiche dettate dal metabolismo, e che portano alla maturazione, sono parametri parzialmente misurabili perché determinati da un certo numero di caratteristiche biochimiche, mentre più complesso appare essere il giudi- Electronic nose and visible light spectroscopy (VIS): hyphenate techniques for fruit’s characteristics prediction Abstract Ripeness and fruit quality are considered as the relevant parameters to evaluate the value of fruits. Ripeness is defined by measurable physiological changes into the fruit metabolism. While, fruit quality is a more global fruit parameter that can not easily be predicted by a certain number of fruit characteristics. In recent years, non-destructive methods to analyse fruit parameters have been subject of zio sulla qualità globale del frutto. Negli ultimi anni, numerose ricerche sono state rivolte all’analisi dei parametri della frutta utilizzando metodi non distruttivi, ma attualmente nessun metodo sembra riuscire a fornire tutte le informazioni necessarie per caratterizzare la qualità del frutto. Così, la fusione di sensori basati su differenti principi di misura potrebbe accrescere le informazioni e, di conseguenza, essere un promettente metodo per la predizione dei parametri sia di maturazione sia di qualità sui pro- dotti in commercio. In questo lavoro si descrive un esperimento sulle pesche mirato alla fusione delle informazioni acquisite da un sensore olfattivo artificiale (naso elettronico) e da uno spettrometro a luce visibile. La metodologia qui proposta ha riportato alcuni risultati incoraggianti evidenziando il vantaggio ottenuto nel fondere insieme i dati ottenuti da sensori differenti. extensive researches. The most evident achieved result is that none of the proposed approaches seems to provide all the necessary information to characterise fruits. Therefore, sensor fusion is suggested to be a promising tool to take into account different measurement principles improving the information and, as a consequence, the prediction of ripeness and quality of marketable products. Among the investigated possibility optical spectroscopy and aroma sensing are considered particularly interesting. In this paper, an experiment aimed at fusing together the information acquired by an aroma sen- sor (electronic nose) and a visible light spectroscopy is described. The instruments were tested measuring a number of peaches and evaluating the cultivars, and a number of parameters measured with conventional destructive methods. The methodology here proposed showed positive results and provided the evidence that, when different sensor information are fused together a general improvement of the knowledge about the samples is obtained. Parole chiave: naso elettronico, spettroscopia a trasmissione parziale, pesche, qualità, fusione di sensori. Keywords: electronic nose, partial transmission spectroscopy, peaches, quality, sensor fusion. Arsia ATTI 7 Raccolta 154 4-06-2002 12:46 Pagina 154 AT T I A R S I A Introduzione Quando si parla di qualità di un prodotto, si intende quel carattere globale determinato dall’interazione tra il campione in esame ed il consumatore, così che lo strumento per eccellenza, utilizzato per determinare la qualità di un prodotto, appare essere rappresentato dai sensi umani. Allo stato attuale, infatti, gruppi di persone sono addestrate per valutare le caratteristiche qualitative del campione, assegnarne un giudizio e in qualche modo influenzare lo sviluppo dei nuovi prodotti. Il lavoro di ricerca degli ultimi anni ha mirato allo sviluppo di nuove tecniche non-distruttive volte a misurare quei parametri determinanti alcuni aspetti qualitativi della frutta. Tali tecniche hanno lo scopo di essere rapide, con breve trattamento del campione, di facile esecuzione e con la possibilità di essere usate nei processi di controllo e in sistemi di classificazione dei prodotti. Fra le tecniche studiate (Abbott, 1999), la spettroscopia e l’analisi olfattiva sembrano particolarmente promettenti, soprattutto per le informazioni correlate alla maturazione e a quei parametri inerenti la qualità globale. Tra i parametri di riferimento considerati nei processi di maturazione è la clorofilla, la cui concentrazione nel tegumento contribuisce al colore del frutto: infatti, durante la maturazione, la quantità di questo pigmento diminuisce gradualmente. Le tecniche spettroscopiche, operanti nelle regioni UV, visibile e NIR, per le misurazioni dei pigmenti della frutta, appaiono promettenti strumenti per analisi accurate e non eccessivamente costose. Esiste una vasta letteratura sulle misure ottiche di pigmenti e altri costituenti della frutta e la loro correlazione con maturazione e qualità. Le proprietà ottiche della frutta si basano sulla riflessione, l’assorbanza, o la diffusione della luce dal campione. Parte della luce assorbita penetra per pochi mm in profondità nei tessuti procurando, a varie lunghezze d’onda, l’eccitazione di alcuni legami chimici registrando così utili informazioni sul contenuto dei pigmenti nella frutta. Le prestazioni del metodo dipendono dalla penetrazione della radiazione nell’interno del frutto (Lammertyn, 2000). Per questo motivo, il sistema spettroscopico è realizzato con le fibre ottiche in modo da porre a contatto con il frutto sia la sonda illuminante che quella ricevente. In questo modo si ottiene la cosiddetta spettroscopia a trasmissione parziale. Per quanto riguarda lo studio delle informazioni contenute nello spazio di testa della frutta, esso è stato effettuato fino ad oggi con tecniche di chimica analitica convenzionale, come ad esempio gascromatografia e spettrometria di massa. In vari studi sono state trovate numerose correlazioni tra gli aspetti qualitativi dei frutti e la composizione del loro spazio di testa, in termini sia quantitativi che qualitativi (Visai, 1997). Nonostante queste scoperte incoraggianti, l’analisi del pattern delle sostanze volatili prodotte dai campioni in esame, non è stata di facile applicazione per usi industriali. Lo sviluppo recente di strumentazioni basate sull’olfatto artificiale (nasi elettronici) di facile uso, portatili e con metodi di campionamento semplificati, sembrano aprire nuove frontiere sul mercato in questo settore. La possibilità di utilizzare uno strumento di analisi in grado di fornire informazioni oggettive e fondamentali nei criteri di giudizio sulla qualità, hanno stimolato la maggior parte delle applicazioni dei nasi elettronici su alimenti e bevande. Nonostante questo, scarsa attenzione è stata prestata alle applicazioni relative al settore ortofrutticolo, infatti pochi lavori hanno riportato risultati positivi nella determinazione di maturazione e qualità in questo campo: banane (Hines, 1999), pomodori (Sinesio, 2000), mele e arance (Di Natale, 2001). I componenti volatili della frutta cambiano in concentrazione e composizione durante la crescita e la maturazione. Studi analitici sui componenti volatili delle pesche hanno riportato, in totale, un centinaio di composti comprendenti alcooli, aldeidi, alcani, esteri, chetoni, lattoni e terpeni (Sevenants, 1996): l’aroma di pesca non è però attribuibile ad uno o diversi componenti, ma è considerato come la risposta integrata dell’organo olfattivo a tutto il complesso sistema dei volatili organici sviluppati. Il sistema naso elettronico cerca così di emulare quello che avviene in natura, permettendo però di ottenere una maggiore oggettività nei giudizi e nelle classificazioni qualitative. In questo lavoro, sono state raggruppati due differenti approcci strumentali nell’analisi degli stessi campioni (pesche). I dati sono stati analizzati per valutare due differenti cultivar di frutta e confrontati con una serie di parametri misurati con le metodologie distruttive convenzionali: MT-fermezza, °Brix, acidità, contenuto di clorofilla, carotenoidi e antociani. Lo scopo principale di questo lavoro è lo studio degli eventuali vantaggi provenienti da un possibile strumento virtuale ottenuto dalla combinazione della spettroscopia con il naso elettronico. Materiali e metodi Due cultivar di pesche sono state acquistate al dettaglio, per un totale di 40 campioni. Ciascun frutto è stato misurato due volte con uno spettrometro a trasmissione parzialen, nei lati rosso e verde del frutto, e una volta con il naso elettronico. In seguito sono state applicate le analisi distruttive convenzionali, come parametri classici di riferimento: fermezza, °Brix, acidità, clorofilla, carotenoidi e antociani. Nel range di lunghezza d’onda utilizzata (400-800 nm) i maggiori assorbenti sono la clorofilla, i carotenoidi e gli antociani: gli spettri di riflessione e di trasmittanza mostrano nel visibile un minimo dovuto alla tipica banda di assorbimento della clorofilla, vicino a 680 nm. In tal modo, la diminuzione Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 155 155 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Fig. 1 - Identificazione corretta ottenuta da ciascun set di dati del contenuto di clorofilla durante la progressiva maturazione della frutta può essere espressa dalla variazione del punto di inflessione (red-edge) sulla scala delle lunghezze d’onda o per mezzo delle variabili latenti usando lo spettro totale (Zude, 2000). Tab. 1 - Valutazione di 6 parametri di riferimento: errore medio EN GS RS EN+GS EN+RS Firmness °Brix Acidity Chlorophyll Carotinoid Anthocyan 38% 40% 43% 40% 45% 8% 2% 13% 10% 8% 43% 43% 44% 43% 43% 18% 18% 17% 17% 10% 7% 5% 7% 4% 4% 63% 57% 2% 71% 1% Il naso elettronico Gli spazi di testa sono stati misurati con il LibraNose, uno strumento progettato e costruito nei laboratori dell’Università di Roma “Tor Vergata” e della Technobiochip (Marciana Marina). Questo naso elettronico è basato sulle proprietà chimiche sensoriali delle porfirine e di composti analoghi. Le molecole depositate come film allo stato solido dimostrano notevoli proprietà di adsorbimento per una varietà di molecole dell’atmosfera ambiente. È possibile sintetizzare porfirine con proprietà selettive differenti (Di Natale, 2000) semplicemente variando il metallo in posizione centrale, oppure variando i sostituenti in posizione periferica o effettuando variazioni sulla struttura molecolare. Il risultato è che un array di sensori basati su tali molecole ha un comportamento simile al sistema olfattivo degli esseri viventi (Di Natale, 1996). Il risultato, ottenibile da un campionamento con il naso elettronico, rappresenta l’immagine chimica, nel suo complesso, della combinazione delle so- stanze volatili costituenti l’odore in esame. Nel LibraNose il sistema di trasduzione delle molecole adsorbite è costituito da Microbilance di Quarzo Piezoelettrico, (QMB), capaci di trasdurre le variazioni di massa registrate sui film di porfirine, in variazioni di frequenza di un segnale elettrico. Il LibraNose è costituito da otto di tali sensori, e ciascuno è ricoperto da una differente metalloporfirina. I sensori sono posti, in posizione radiale, in una camera di misura circolare del volume di circa 10 cc, in cui viene inviato lo spazio olfattivo da analizzare, sotto flusso costante generato da una pompa inserita nel sistema. In questo lavoro, le misure sono state effettuate chiudendo ciascun frutto in un barattolo di vetro per 30 minuti, tempo necessario per ottenere una composizione stabile di molecole volatili in equilibrio con il frutto stesso, quindi lo spazio di testa è flussato nella camera di misura, e si registrano le variazioni di frequenza per ciascun sensore. Il campionamento è stato effettuato in condizioni di temperatura e umidità controllate. I dati sono stati analizzati separatamente ed unendo i dati dei due strumenti allo scopo di determinare sia la classificazione strumentale delle cultivar, sia la stima dei parametri di riferimento. L’analisi dati è stata effettuata principalmente per mezzo della Partial Least Square, testata con il metodo del leaveone-out. Si è analizzata inoltre la possibilità di ottenere un vantaggio dalla fusione dei dati confrontati con i risultati ottenuti singolarmente. I dati sono stati elaborati con MATLAB. Risultati e discussione I dati sono stati analizzati allo scopo di determinare due differenti tipi di informazione: qualitativa (discriminazione delle due cultivar) e quantitativa (stima dei parametri di riferimento). I dati strumentali sono stati utilizzati per Arsia ATTI 7 Raccolta 156 4-06-2002 12:46 Pagina 156 AT T I A R S I A formare cinque differenti set di dati: naso elettronico (EN), spettro ottenuto sul lato verde (GS), spettro ottenuto sul lato rosso (RG), naso elettronico insieme allo spettro ottenuto sul lato verde (EN+GS), e naso elettronico con lo spettro ottenuto sul lato rosso (EN+RS). I risultati dell’analisi qualitativa sono espressi attraverso la percentuale dell’identificazione corretta delle cultivar (fig. 1). L’informazione fornita dallo spettro ottenuto dal lato verde del frutto è meno correlata con la cul- Bibliografia ABBOTT J. (1999) - Quality measurement of fruits and vegetables. Postharvest Biol. Technol. 15: 207-225. D’AMICO A., DI NATALE C., MACAGNANO A., DAVIDE F., MANTINI A., TARIZZO E., PAOLESSE R., BOSCHI T. (1998) - Technology and tools for mimicking olfaction. Biosensors and bioelectronics 13: 711-721. DI NATALE C., BRUNINK J.A.J., BUNGARO F., DAVIDE F., D’AMICO A., PAOLESSE R., BOSCHI T., FACCIO M., FERRI G. (1996) - Recognition of fish storage time by a metallo porphirins coated QMB sensor array. Meas. Sci. Technol. 7: 1103-1114. DI NATALE C., MANTINI A., MARTINELLI E., MACAGNANO A., PAOLESSE tivar delle pesche, mentre gli altri dati vi contribuiscono in maniera determinante. È interessante notare il miglioramento della prestazione osservato nella fusione dei dati ottenuti dalle due strumentazioni. L’analisi quantitativa può essere valutata considerando la media del valore assoluto dell’errore relativo (RAE) compiuto stimando ciascuno dei sei parametri di riferimento. Per ciascun parametro la stima è stata ottenuta applicando la Partial Least Squares. I valori dell’errore medio così ottenuti sono elencati nella tab. 1. La media degli errori ha evidenziato che in alcuni casi c’è una forte affinità tra una singola metodologia e il parametro analizzato, come nel caso dello spettro del lato rosso per gli antociani. È interessante notare però l’incremento generale delle prestazioni che si ottiene dalla fusione dei dati dei due strumenti. In particolare, l’unione del naso elettronico con lo spettro del lato rosso contribuisce a migliorare la caratterizzazione dei campioni. R., GALASSI E., D’AMICO A. (2001) - The evaluation of quality of postharvest oranges and apples by means of an electronic nose. Sensors and Actuators B 78: 26-1. DI NATALE C., PAOLESSE R., MACAGNANO A., MANTINI A., MARI P., D’AMICO A. (2000) - Qualitative structure-sensivity relationship in porphiryns based QMB chemical sensors. Sensors and Actuators B, 68: 319-323. HINES E., LLOBET E., GARDNER J. (1999) - Neural network based electronic nose for apple ripeness determination. Electronics Letters 35 (10): 821-823. LAMMERTYN J., PEIRS A., DE BAERDEMAEKER J., NICOLAI B.M. (2000) Light penetration properties of NIR radiation in fruit with respect to nondestructive quality assessment. Postharvest Biol. Technol. 18: 121-132. SINESIO F., DI NATALE C., QUAGLIA G., BUCARELLI F., MONETA E., MACAGNANO A., PAOLESSE R., D’AMICO A. (2000) - Use of electronic and trained sensory panel in the evaluation of tomato quality. J. Sc. Food Agric. 80: 63-71. VISAI C., VANOLI M. (1997) - Volatile compound production during growth and ripening of peaches and nectarines. Scientia Horticulturae 70: 1524. ZUDE-SASSE M., HEROLD B., GEYER M. (2000) - Comparative study on maturity prediction in ‘Elstar’ and ‘Jonagold’. Gartenbauwissenschaft 65: 260-265. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 157 21. Modificazioni passive di atmosfera di vegetali di IV gamma in imballaggi a porosità controllata L. Piergiovanni, P. Fava, F. Mostardini Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università di Milano Riassunto Sono stati studiati imballaggi porosi di nuova concezione, valutandone le caratteristiche di permeabilità ai gas e la loro potenziale utilità nel confezionamento dei prodotti di IV gamma. La porosità presenta discontinuità distribuite in modo casuale nello spessore del materiale e di dimensioni molto diverse. Queste Passive atmosphere changes in pourous packages for minimally processed vegetables Abstract Innovative packages, produced with a new technology, leading to a particular kind of porosity was studied in order to characterise their permeability properties and to investigate the potential use for minimally processed vegetables. The porosity presents discontinuities which are random distributed along the thickness of the material and with quite different dimensions. These characteristics substantially avoid any possible microbial contamination phenomena across the packaging material. In comparison with the standard, non porous, package, the new material shows caratteristiche garantiscono che attraverso il materiale non avvengano passaggi di materia che possano insudiciare o contaminare batteriologicamente l’alimento confezionato. Rispetto alla versione compatta, il materiale reso poroso presenta valori di permeabilità ai gas anche 10 volte superiori e selettività dimezzate. La conservazione di un’insalata di cicorino (Cychorium intybus) nelle due versioni, porosa e compatta, del nuovo imballaggio ha dimostrato che l’elevata permeabilità e la bassa selettività effettivamente impediscono che nell’imballaggio si determinino condizioni di asfissia e metabolismi di natura anaerobica. high values of oxygen and carbon dioxide permeability and, moreover, quite lower selectivity. The permeance measurements were done by a simple method applied to the finished packages and which consists in detecting the rate at which the permeating gas partial pressure rises inside the closed package. Both the standard and porous new packages were analysed for oxygen and carbon dioxide permeability alone and sealed with a very permeable PVC cling film. In all the circumstances the porous sample showed highest permeability and lowest selectivity. With such diffusional properties the porous package seems ideal for high respiring products and an experimental packaging of minimally processed salad was tried. The storage experiments of a minimally processed salad (Cycho- rium intybus), both in the standard and porous packages, showed that, actually, the high gas transmission rates and low ratio permeability (selectivity) avoid anaerobic metabolism, extending the shelf-life of the packaged produce. The passive gas composition modifications, monitored into the two kind of trays and also in the usual package form of the salad (a polypropylene tray and a PVC cling film wrapping) demonstrated that the new package was the only one in which anaerobic conditions were not reached during the storage time of 7 days at 5°C. Also chemical and sensorial evaluations of the packed salad showed the superiority of the new porous package for this particular application. Parole chiave: confezionamento, permeabilità, porosità, vegetali freschi. Keywords: packaging, permeability, porosity, fresh produce. Arsia ATTI 7 Raccolta 158 4-06-2002 12:46 Pagina 158 AT T I A R S I A Introduzione Le esigenze di conservazione di molti prodotti vegetali, in particolare quelli resi pronti per il consumo come i prodotti di IV gamma, richiedono l’impiego di imballaggi dotati di proprietà diffusionali tali da evitare l’insorgere di un metabolismo anaerobio: un’alta velocità di trasmissione dei gas, utile per garantire l’allontanamento dell’anidride carbonica che si accumula per effetto della respirazione ed una bassa selettività (il rapporto tra la permeabilità all’anidride carbonica ed all’ossigeno), indispensabile per garantire un adeguato rifornimento di ossigeno (Piergiovanni et al., 1997). Le esperienze condotte in questi anni, tuttavia, hanno dimostrato che la maggior parte delle materie plastiche oggi impiegate per il food packaging non è in grado di offrire le prestazioni desiderate (Lee et al., 1995;1996). Una definitiva soluzione al problema potrebbe venire dalla sintesi di nuovi polimeri ma l’impresa rischia di essere molto costosa e problematica sul piano ambientale ed attualmente il maggiore interesse è rivolto verso altre possibili ipotesi. Da un lato la possibilità di combinare insieme materiali diversi, già conosciuti e considerati idonei per il contatto alimentare (Piergiovanni et al., 1997; Exama et al., 1993); dall’altro, ricorrendo alla perforazione del materiale di confezionamento con tecniche più o meno sofisticate che vanno dalla perforazione meccanica all’uso del laser. Molti studi, in effetti, sono stati condotti in questi anni circa la possibilità di prevedere le modificazioni di atmosfera e le caratteristiche di permeabilità di imballaggi perforati, sulla base della geometria e delle dimensioni delle discontinuità presenti nel materiale (Lee e Renault, 1998; Baugerod, 1980; Renault et al., 1994; Ratti et al., 1996; Edmond et al., 1991; Mannapperuma e Singh, 1994; Fishman et al., 1996; Ngadi et al., 1997). La pratica di perforare la confezione, tuttavia, non offre sempre sufficienti garanzie di igie- Fig. 1 - Evoluzione a 25°C dell’atmosfera interna agli imballaggi a struttura compatta e porosa Fig. 1 - Changes of the atmosphere into the porous and standard packages at 25°C Fig. 2 - Evoluzione a 5°C dell’atmosfera interna agli imballaggi a struttura compatta e porosa Fig. 2 - Changes of the atmosphere into the porous and standard packages at 5°C Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 159 159 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I nicità e/o si rivela piuttosto costosa e problematica. Una innovativa tecnologia di produzione consente oggi di realizzare manufatti plastici con caratteristiche di porosità modulabile a costi molto contenuti. La porosità ha tuttavia la peculiarità di non essere geometricamente regolare; in altre parole le discontinuità sono distribuite in modo casuale nello spessore del materiale e sono di dimensioni molto diverse. Queste caratteristiche, se da un lato rendono praticamente impossibile una previsione matematica della diffusione gassosa, dall’altro garantiscono che attraverso il materiale non avvengano passaggi di materia che possano insudiciare o contaminare batteriologicamente l’alimento confezionato. In questo lavoro è stata condotta la caratterizzazione delle proprietà diffusionali di alcuni contenitori, prodotti con tale tecnologia, che sono stati inoltre impiegati per confezionare sperimentalmente un’insalata di cicorino di IV gamma. Materiali e metodi Prodotti vegetali È stato impiegato del cicorino (Cichorium intybus) tagliato in liste sottili, lavato e pronto per il consumo, fornito da un supermercato nel comune di Milano. Materiali di confezionamento • Imballaggi sperimentali semirigidi in materiale plastico a struttura compatta e porosa. • Film in PVC plastificato (Arti Grafiche Fabbri, Vignola) dello spessore di 9 µm. • Film in alluminio rivestito di lacca termosaldante (Du Pont de Nemours International S.A., Meyrin) dello spessore di 50 µm. disperso ed agitato blandamente per 1 minuto 16 g di prodotto; • le valutazioni sensoriali dell’aspetto del vegetale attraverso un test dell’ordinamento. Si è proceduto acquisendo, attraverso uno scanner, immagini digitalizzate dei prodotti in diversi momenti della conservazione e si è quindi chiesto ad un gruppo di 20 osservatori di ordinarle in base alla sensazione di freschezza che comunicavano. Per ogni campione si è calcolato il punteggio totale, sommatoria dei punteggi forniti da tutti gli osservatori, che è stato confrontato con i valori ricavati dalle tabelle di significatività di Kramer (Kramer, 1936). Permeabilità ai gas La determinazione della permeabilità all’ossigeno ed all’anidride carbonica degli imballaggi a diversa struttura è stata effettuata a due temperature (5 e 25°C), sigillandoli con un film di alluminio (barriera assoluta) o di PVC plastificato ad alta permeabilità, dopo averli riempiti con un’atmosfera contenente il 30% di CO2 il 70% di N2. Le variazioni di composizione dell’atmosfera interna sono state seguite nel tempo mediante analisi gascromatografica (Fava et al., 1993) e dall’evoluzione dell’atmosfera è stato possibile risalire alla permeabilità dell’imballaggio grazie all’algoritmo proposto da Cameron e Yang (Cameron e Yang, 1982; Flodin et al., 1999). Risultati e discussione Permeabilità delle vaschette Seguendo le variazioni di composizione dell’atmosfera interna ai due imballaggi sperimentali chiusi con il foglio di alluminio termosaldabile, è stato possibile determinare la permeabilità dovuta alle loro pareti. A titolo d’esempio nelle figg. 1-2 sono rappresentate le evoluzioni di ossigeno e anidride carbonica alle due temperature, nei due differenti tipi di contenitore (compatto e poroso). Come è evidente, nel caso degli imballaggi porosi l’equilibrio con l’esterno è raggiunto dopo circa 24 ore mentre in quelli compatti anche dopo 48 ore la composizione dell’atmosfera interna è ancora molto differente da quella dell’aria esterna. Il monitoraggio delle variazioni di atmosfera nel tempo è stato ripetuto per almeno 4 campioni per ogni tipologia ed ogni temperatura; i dati ottenuti hanno permesso Analisi dell’insalata di IV gamma La qualità del cicorino è stata valutata nel corso di una conservazione a 5°C effettuando periodicamente: • le analisi dell’atmosfera interna alle confezioni con la stessa metodologia utilizzata per le prove di permeabilità; • le misure del pH esocellulare, determinando il pH di 10 mL di acqua distillata, filtrata su carta da filtro rapida, dopo avervi disperso ed agitato blandamente per 1 minuto 10 g di prodotto; • le misure della torbidità, determinando l’assorbanza a 660 nm di 100 mL di acqua distillata, filtrata su colino dopo avervi Tab. 1 - Permeabilità e selettività a due temperature per i due differenti tipi di imballaggio Tab. 1 - Permeability and selectivity at two temperatures for the different type of packaging PO2 a Imballaggio poroso Imballaggio compatto a cm3 24h-1 bar-1; b PCO2 a Sb 5°C 25°C 5°C 25°C 5°C 25°C 1200 ± 200 5°C 100 ± 50 1400 ± 400 25°C 200 ± 70 1400 ± 300 5°C 300 ± 60 2000 ± 600 25°C 500 ± 90 1,2 5°C 3,0 1,4 25°C 2,5 selettività PCO2/PO2 Arsia ATTI 7 Raccolta 160 4-06-2002 12:46 Pagina 160 AT T I A R S I A Fig. 3 - Evoluzione della concentrazione di anidride carbonica nelle confezioni di cicorino di IV gamma, nei tre differenti imballaggi, durante la conservazione a 5°C Fig. 3 - Changes of carbon dioxide levels into the 3 different packages of minimally processed salad during the experimental storage at 5°C Fig. 4 - Evoluzione della concentrazione di ossigeno nelle confezioni di cicorino di IV gamma, nei tre differenti imballaggi, durante la conservazione a 5°C Fig. 4 - Changes of oxygen levels into the 3 different packages of minimally processed salad during the experimental storage at 5°C Fig. 5 - Differenze registrate tra il minimo ed il massimo punteggio ottenuto dai prodotti nel test di preferenza per ordinamento, durante la conservazione a 5°C Fig. 5 - Differences between minimum and maximum scores attributed in the acceptability test during the experimental storage at 5°C Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 161 161 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I di ricavare, con la procedura già menzionata (Cameron et al., 1982; Flodin et al., 1999), i valori medi di permeabilità ai gas che sono riportati nella tab. 1 insieme ai valori dell’intervallo fiduciale per una probabilità del 95%. Ad entrambe le temperature il valore di selettività delle strutture porose risulta dimezzato rispetto a quello delle strutture compatte ed anche i valori assoluti di permeabilità sono significativamente differenti. È possibile riconoscere, negli imballaggi a struttura porosa, il tipico comportamento di un flusso capillare non selettivo, proprio di discontinuità di discreta dimensione; anche le variazioni di permeabilità determinate dalla temperatura sembrano indicare la prevalenza di un fenomeno di trasmissione indifferenziata, rispetto a fenomeni di vera permeazione attraverso pareti integre; infatti l’aumento di temperatura di 20°C ha solo un modesto effetto per la struttura porosa mentre per quella compatta si registrano incrementi del 100%. Le misure sono poi state ripetute, solo alla temperatura di 5°C, su contenitori sigillati con un film ad alta permeabilità ai gas (PVC plastificato), quali quelli normalmente impiegati nel settore dei prodotti ortofrutticoli ed i risultati ottenuti sono sintetizzati nella tab. 2. Vi è da considerare che i valori ottenuti per la struttura compatta sono affetti da un notevole errore Tab. 2 - Permeabilità e selettività a 5°C per i due differenti tipi di imballaggio, sigillati con film di PVC plastificato Tab. 2 - Permeability and selectivity at 5°C for the different type of packaging, sealed with plasticised PVC film Imballaggio poroso Imballaggio compatto a cm3 24h-1 bar-1; b PO2 a PCO2 a Sb 1500 ± 400 600 ± 90 2900 ± 600 5500 ± 600 1,9 4,1 selettività PCO2/PO2 di misura. L’elevata selettività determinata dalla combinazione imballaggio semirigido più film di PVC ha infatti portato ad una significativa riduzione del volume di gas contenuto nella confezione durante la prova, in quanto il volume di anidride carbonica permeato all’esterno non veniva rimpiazzato dall’ossigeno che permeava all’interno. L’algoritmo utilizzato per il calcolo della permeabilità, tuttavia, presuppone la costanza del volume libero della confezione e l’adozione del volume medio tra inizio e fine della prova, come è stato fatto in questo caso, ha sicuramente introdotto un errore nella stima della permeabilità. In ogni caso, le differenze tra le due strutture non vengono meno quando gli imballaggi sono combinati con un film molto permeabile come quello utilizzato ed il contenitore poroso presenta comunque una permeabilità, specie all’ossigeno, più alta e, soprattutto, una selettività decisamente più bassa. Confezionamento sperimentale di cicorino di IV gamma I risultati ottenuti caratterizzando le proprietà diffusionali degli imballaggi a struttura porosa giustificano pienamente l’ipotesi di impiegare tale tipo di contenitore con un prodotto ad alta velocità di respirazione come le insalate di IV gamma. L’alta permeabilità all’ossigeno e la bassa selettività dovrebbero infatti evitare per questo tipo di prodotti l’insorgenza di metabolismi anaerobici, garantendo un adeguato apporto di ossigeno. Per verificare questa ipotesi 100 g di cicorino sono stati confezionati nei contenitori dei due differenti tipi di struttura, chiusi in aria con il film di PVC plastificato. Nell’arco di una conservazione a 5°C di una settimana sono state condotte alcune determinazioni analitiche per verificare lo stato di conservazione, sia sul cicorino confezionato sperimentalmente negli imballaggi a struttura porosa e compatta, sia sullo stesso prodotto mante- Tab. 3 - Alcuni parametri qualitativi del Cicorino di IV gamma all’inizio ed alla fine della conservazione a 5°C nei due differenti imballaggi Tab. 3 - Some qualitative indexes of minimally processed salad, during the experimental storage at 5°C into the different type of packaging Cicorino in imballaggio poroso pH esocellulare Cicorino in imballaggio compatto Cicorino in imballaggio convenzionale t1gg t7gg t1gg t7gg t1gg 7,0 7,4 7,1 7,6 7,5 7,1 t1gg t7gg t1gg t7gg t1gg t7gg Percentuale O2 0,067 t1gg 0,122 t7gg 0,095 t1gg 0,128 t7gg 0,0625 t1gg 0,1285 t7gg Percentuale CO2 16,2 t1gg 10,4 t7gg 15,5 t1gg 1,6 t7gg 7,7 t1gg 1,9 t7gg 1,9 3,0 2,1 2,8 4,5 3,4 Torbidità t7gg Arsia ATTI 7 Raccolta 162 4-06-2002 12:46 Pagina 162 AT T I A R S I A nuto nella confezione originale costituita da un vassoio di polipropilene ed un avvolgimento di PVC plastificato. Vi è da considerare che nelle confezioni originali erano contenuti 150 g di prodotto e che l’avvolgimento con film di PVC non garantiva una completa ermeticità della confezione. Le modificazioni passive di atmosfera sono rappresentate nelle figg. 3-4. Come ci si poteva attendere sulla base dei valori di permeabilità, si notano poche differenze per quanto riguarda il livello di anidride carbonica e differenze più consistenti per ciò che riguarda la concentrazione di ossigeno: dopo 8 giorni la situazione nel contenitore poroso è decisamente diversa da quella della struttura compatta e della vaschetta convenzionale dove si determinano condizioni di sostanziale asfissia. Le migliori condizioni di conservazione che si realizzano nella struttura porosa sono state documentate anche dagli altri controlli analitici eseguiti: pH, torbidità e valutazioni sensoriali. Nella tab. 3 sono riuniti i risultati Bibliografia BAUGEROD H. (1980) - Atmosphere control in controlled atmosphere storage rooms by means of controlled diffusion through air-filled channels. Acta Horticulturae 116: 179. CAMERON A.C., YANG S.F. (1982) - A simple method for the determination of resistance to gas diffusion in plant organs. Plant Physiology 70: 21. EDMOND J.P., CASTAIGNE F., TOUPIN J.C., DESILETS D. (1991) - Mathematical modelling of gas exchange in modified atmosphere packaging, Transaction of ASAE 34: 239. EXAMA A., ARUL J., LENCKI R.W., LEE L.Z., TOUPIN C. (1993) - Suitabi- delle determinazioni di pH esocellulare, torbidità e composizione dell’atmosfera condotte dopo un giorno e dopo 7 giorni di conservazione a 5°C; i valori presentati sono medie di almeno 3 o 4 determinazioni diverse. I test sensoriali di ordinamento delle immagini non hanno mai denotato differenze statisticamente significative tra i campioni e per questa ragione non si presentano in dettaglio i loro risultati; tuttavia le differenze tra i punteggi minori e maggiori registrate per ciascuna confezione sembrano indicare una modesta preferenza verso l’insalata conservata nel contenitore poroso come si può osservare dall’istogramma presentato nella fig. 5. Le misure di permeabilità effettuate sui contenitori, cosiddetti a struttura porosa e compatta, hanno inequivocabilmente dimostrato che la tecnologia di produzione adottata consente di introdurre nel materiale una effettiva porosità. Gli alti valori di trasmissione di ossigeno e anidride carbonica che sono stati misurati, la modesta influenza della temperatura e, soprattutto, i bassi valori di selettività calcolati rendono conto del fatto che nella associazione tra flusso gassoso di tipo capillare tra le discontinuità dell’imballaggio e diffusione attivata gassosa nelle parti compatte del contenitore, il primo fenomeno prevale sul secondo. Un regime di trasmissione gassosa di questo tipo è compatibile con un’estensione di vita commerciale dei prodotti vegetali ad alta intensità di respirazione, in quanto rende pressoché impossibile l’instaurarsi di condizioni asfittiche nell’imballaggio. Le prove preliminari condotte con un’insalata di cicorino di IV gamma hanno dimostrato una migliore conservazione nell’imballaggio poroso e quindi incoraggiano a proseguire in questa direzione, anche in considerazione del fatto che la tecnologia di produzione della struttura porosa è economica e il grado di porosità è facilmente modulabile per soddisfare le eventuali esigenze di prodotti differenti. lity of plastic films for modified atmosphere packaging of fruits and vegetables. Journal of Food Science 58: 1365. FAVA P., PIERGIOVANNI L., TERUZZI P., CIAPPELLANO S. (1993) - Prelievo ermetico di gas da confezioni flessibili e semi-rigide in atmosfera modificata. Rassegna dell’Imballaggio 14(17): 4. FISHMAN S., RODOV V., BEN-YEHOSHUA S. (1996) - Mathematical model for perforation effect on oxygen and water vapour dynamics in modified-atmosphere packages. Journal of Food Science 61: 956. FLODIN C., BOWER J.H., PATTERSON B.D. (1999) - Oxygen permeance: a method applied to modified atmosphere packages containing fresh plant foods. Packaging Technology and Science 12: 185. KRAMER A. (1936) - Revised tables for determining significance of differences. Food Technology 17: 1956. LEE L., ARUL J., LENCKI R., CASTAIGNE F. (1995) - A review on modified atmosphere packaging in preservation of fresh fruits and vegetables: physiological basis and practical aspect - Part I , Packaging Technology and Science 8(6): 315. LEE L., ARUL J., LENCKI R., CASTAIGNE F. (1996) - A review on modified atmosphere packaging in preservation of fresh fruits and vegetables: Conclusioni Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 163 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I physiological basis and practical aspect - Part II , Packaging Technology and Science 9(1): 1. LEE D.S., RENAULT P. (1998) - Using pinholes as tools to attain optimum modified atmospheres in packages of fresh produce. Packaging Technology and Science 11(3): 119. MANNAPPERUMA J.D., SINGH R.P. (1994) - Design of perforated polymeric packages for the modified atmosphere storage of broccoli. In SINGH R.P., OLIVEIRA F.A.R. (eds.), Minimal processing of foods and Pro- cess Optimization. CRC Press (publ.) Boca Raton, Florida (USA), pp. 784-786. NGADI M., RULIBIKIYE A., EDMOND J.P., VIGNEAULT C. (1997) - Gas concentration in modified atmosphere bulk vegetable packages as affected by package orientation and perforation location. Journal of Food Science 62: 1150. PIERGIOVANNI L., SANTORO F. (1997) - Material selection for the retail packaging of fresh fruit and vegetables. Proceedings of 1° International 163 Convention Food Ingredient: New Technologies. Cuneo 15-17 settembre 1997, 66 pp. RATTI C., RAGHAVAN G.S.V., GARIEPY Y. (1996) - Respiration rate model and modified atmosphere packaging of fresh cauliflower. Journal of Food Engineering 28(3-4): 297-306. RENAULT P., SOUTY M., CHAMBROY Y. (1994) - Gas exchange in modified atmosphere packaging: a new theoretical approach for micro-perforated packs. International Journal of Food Science and Technology 29: 297. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 165 22. Cinetica del contenuto di acido ascorbico in pere Conference durante la conservazione in atmosfera controllata P. Eccher Zerbini, A. Rizzolo, A. Brambilla, P. Cambianghi, M. Grassi IVTPA, Istituto sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli, Milano Riassunto Nell’ambito di una ricerca sulle cause dell’imbrunimento interno o cuore bruno (CB) nelle pere Conference è stato studiato il contenuto in acido ascorbico (AA) e acido deidroascorbico (DHAA) durante il primo periodo di conservazione. Nel 1999 e nel 2000 le pere sono state raccolte a due gradi di maturazione (commerciale e molto tardiva) e quindi conservate per 6 mesi in due regimi di atmosfera controllata (AC, 2% O2 + 0,7% CO2 e 2% O2 + 5% CO2). Prima dell’AC i frutti sono stati refrigerati a –0,5°C per una settimana (AC senza ritardo) oppure per 3 (1999) e 6 (2000) settimane (AC ritardata). Alla raccolta sono stati valutati parametri di qualità e di maturazione (massa, colore, durezza, idrolisi dell’amido, solidi solubili, Ascorbic acid changes during controlled atmosphere storage in Conference pears Abstract The content of ascorbic (AA) and dehydroascorbic acid (DHAA) in Conference pears during the first period in storage was studied as a part of a research on the causes of the appearance of Brown Heart (BH). In 1999 and 2000 pears were harvested in two times (normal and very late) and stored for 6 indice di Streif). A fine conservazione i frutti sono stati controllati per la presenza di CB. L’AA è stato determinato alla raccolta e durante i primi 50 (1999) o 100 giorni dalla raccolta (2000). Il DHAA è stato analizzato solo nel 1999. La degradazione dell’AA è stata studiata mediante l’analisi della regressione non lineare. Lo stato di maturazione dei frutti alla raccolta è risultato molto simile tra i due anni. In entrambi gli anni AA è diminuito durante la conservazione secondo un modello esponenziale, ma con differente velocità di diminuzione. Nel 1999 i frutti molto tardivi hanno presentato un K molto più elevato, mentre non si è osservato alcun effetto significativo della concentrazione di CO2 e del ritardo di applicazione dell’AC. Nel 2000 i frutti tardivi conservati in AC ad alta CO2 senza ritardo hanno presentato un K maggiore rispetto agli altri trattamenti. Il DHAA non è risultato influenzato dal tempo di conservazione né dal trattamento in AC. L’incidenza di CB a fine conservazione è stata maggiore nei frutti molto tardivi in entrambi gli anni e dopo AC in alta CO2 nel 1999. In entrambi gli anni non si è avuto alcun effetto dell’AC ritardata sull’incidenza di CB. La maggior incidenza di CB corrisponde ai trattamenti dove la diminuzione di AA è più rapida. Sembra quindi che la diminuzione di acido ascorbico sia un fattore necessario per la comparsa dell’imbrunimento interno, ma non sufficiente a determinarla. months in two controlled atmosphere (CA) regimes: 2% O2 + 0,7% CO2 and 2% O2 + 5% CO2. Before CA, fruits were cooled at –0,5° C for one week (CA with no delay) or for 3 or 6 weeks respectively in 1999 and 2000 (CA with delay). At harvest several maturity parameters were measured (mass, colour, firmness, starch hydrolysis, soluble solids, Streif index). After storage, fruits were cut to check the presence of BH. AA was analyzed at harvest and during the first 50 (1999) or 100 (2000) days after harvest. DHAA was analysed only in 1999. The changes in AA content were studied by non linear regression analysis. Maturity stage at harvest was very similar in the two years. In both years AA decreased according to an exponential model, with different initial slope (K) in the two years. In 1999 very late harvested fruits showed a higher K, while no significant effect was found due to CO2 concentration nor delayed CA. In 2000 very late harvested fruits stored in high CO2 with no delay showed a significantly higher K Parole chiave: pere Conference, atmosfera controllata, cuore bruno, acido ascorbico. Arsia ATTI 7 Raccolta 166 4-06-2002 12:46 Pagina 166 AT T I A R S I A than all other treatments. DHAA content was not affected by time of storage nor by CA treatment. After storage the frequency of BH affected pears was higher in late harvested fruits in both years, and in fruits Introduzione Le pere Conference conservate in atmosfera controllata (AC) possono essere soggette ad alterazioni specifiche come il cuore bruno (CB) (Bertolini et al., 1997). L’alterazione può iniziare al cuore o nel tessuto corticale del frutto, ma una zona di circa 1 cm sotto l’epidermide resta sempre indenne dall’alterazione. La parte di polpa colpita da CB diventa bruna e asciutta, ma non rammollisce, e talvolta presenta caverne. La raccolta tardiva e un’alta concentrazione di CO2 favoriscono la comparsa dell’alterazione. Anche i fattori climatici sono importanti; infatti le pere coltivate nell’Europa settentrionale sono più soggette all’alterazione di quelle coltivate nelle regioni mediterranee. Un ritardo nell’applicazione dell’AC sembra ridurre l’incidenza dell’alterazione. L’acido ascorbico (AA) è un importante elemento del sistema antiossidante che costituisce il meccanismo di difesa contro i radicali liberi responsabili delle ossidazioni. L’AA può essere facilmente ossidato ad acido deidroascorbico (DHAA). Quest’ultimo a sua volta può essere nuovamente ridotto, rigenerando così l’AA, oppure può essere ossidato ulteriormente e irreversibilmente (Cooke, 1974). Sia il DHAA che l’AA hanno un’azione vitaminica (vitamina C) dal punto di vista della nutrizione umana. L’AA tende a diminuire durante la conservazione di frutti e ortaggi. Nelle pere si è trovato che il contenuto di AA diminuiva in condizioni di AC favorevoli al cuore bruno, cioè con basso O2 ed alta CO2 (Veltman et al., 2000). Lo scopo della presente ricerca è stored in high CO2 in 1999. In both years delaying CA did not reduce BH incidence. Higher BH incidence was found in the treatments where the decrease of AA was higher. It seems that the decrease of AA is a necessary factor for BH appearance, but not sufficient to determine it. di studiare l’andamento del contenuto di vitamina C in relazione all’incidenza di cuore bruno nelle pere Conference coltivate in Italia, focalizzando l’attenzione sul primo periodo di conservazione, che è quello in cui compare l’alterazione. 2000 il trattamento di AC ritardato è stato applicato solo ai frutti della raccolta tardiva conservati col 5% CO2. Dopo 6 mesi di conservazione i frutti (2 casse per trattamento) sono stati tagliati in senso longitudinale per controllare la presenza di cuore bruno ed eventuali caverne. Keywords: Conference pears, controlled atmosphere, brown heart, ascorbic acid. Materiali e metodi Vitamina C Frutti Pere Conference sono state raccolte a Campogalliano (Modena) il 23 agosto e il 6 settembre 1999, e il 22 agosto e il 5 settembre 2000. In entrambi gli anni la prima raccolta corrispondeva alla raccolta commerciale, mentre la seconda raccolta era molto tardiva, allo scopo di favorire l’eventuale comparsa di CB. I frutti di ogni raccolta sono stati randomizzati fra i diversi trattamenti e le diverse epoche di esame. Un campione di 20 frutti è stato analizzato alla raccolta per i parametri di qualità e di maturazione: massa del frutto, colore (Minolta CR-200), durezza (puntale 8 mm di diametro, velocità della traversa dell’apparecchio Instron 200 mm/min), idrolisi dell’amido (punteggio 1-10 secondo una scala fotografica), residuo secco rifrattometrico, indice di Streif (Streif, 1996). Conservazione Dopo la raccolta i frutti sono stati refrigerati a –0,5°C per una settimana prima dell’AC (procedura normale, senza ritardo) oppure sono stati refrigerati per 3 (nel 1999) o per 6 settimane (nel 2000) prima dell’AC (trattamento con AC ritardata). Le pere sono state conservate in AC con 2% O2 e 0,7% CO2. I frutti della seconda raccolta sono stati conservati anche in 2% O2 e 5% CO2. Nel Nel 1999 i campioni per le analisi della vitamina C sono stati prelevati alla raccolta e dopo 3, 7, 9, 11, 14, 16, 18, 22, 24, 29, 37 e 46 giorni dalla raccolta da tutti i trattamenti di conservazione. I campioni da 3 a 16 giorni della prima raccolta sono andati perduti. Nel 2000 l’AA è stato determinato alla raccolta e settimanalmente nelle prime 6 settimane dalla raccolta, quindi ogni 15 giorni fino a circa 100 giorni di conservazione. Ogni campione era costituito da 5 pere; per l’analisi veniva prelevata la polpa nella zona dove compare il CB, cioè la zona equatoriale escludendo la parte più vicina all’epidermide. Si sono usate 2 replicazioni per ogni trattamento ed epoca di esame. I frutti trovati affetti da CB venivano esclusi dall’analisi. I campioni prelevati dai frutti sono stati congelati in azoto liquido e conservati a –80°C fino all’estrazione. L’estrazione di AA è stata condotta su ghiaccio e sotto illuminazione ridotta omogeneizzando i campioni in acido metafosforico 6% e filtrando su carta in un matraccio da 50 ml; gli estratti sono stati tenuti a 2°C fino alla separazione con HPLC. Il DHAA è stato analizzato come AA dopo riduzione con omocisteina (Chiari et al., 1993). L’AA totale è stato calcolato come somma di AA e DHAA. I particolari e una discussione sulla procedura di campiona- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 167 167 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 1 - Parametri di qualità e maturazione alla raccolta Tab. 1 - Mean quality variables at harvest Anno raccolta massa g L* a* b* durezza N amido (1-10) s.s. °Brix indice Streif 1999 1 normale 2 molto tardiva 252 b 301 a 61,1 a 62,4 a -16,3 a -14,8 a 36,2 a 37,4 a 63,2 a 50,7 b 1,5 b 3,2 a 13,9 a 14,8 a 0,35 a 0,20 b 2000 1 normale 2 molto tardiva 196 b 249 a 58,9 b 60,8 a -16,2 a -15,4 a 34,7 b 36,7 a 62,9 a 53,3 b 4,9 a 4,1 a 14,3 a 14,6 a 0,10 b 0,15 a Le medie seguite da lettere diverse sono significativamente differenti con P > 95% (test di Tukey). Tab. 2 - Medie ± errore standard del contenuto di AA e DHAA (mg AA/100g PF) alla raccolta Tab. 2 - Means ± standard error of AA and DHAA (mgAA/100g FW) content at harvest 1999-2000 Raccolta 1 normale 2 tardiva 2000-2001 AA DHAA AA totale % DHAA su AA totale AA 5,67 ± 1,08 3,67 ± 0,56 3,57 ± 0,53 1,99 ± 0,36 9,24 ± 1,61 5,66 ± 0,20 38,83 ± 1,00 35,51 ± 7,65 2,79 ± 0,35 4,10 ± 0,80 * * * * * Differenze significative (P < 0,05) tra le raccolte. Tab. 3 - Risultati dell’analisi della regressione non lineare per la degradazione di AA durante la conservazione espresso come percentuale di quello rilevato alla raccolta. Anno 1999 Tab. 3 - Results of non-linear regression analysis for AA degradation during storage, as percentage of AA at harvest. Year 1999 Raccolta 1 1 2 2 2 2 normale normale tardiva tardiva tardiva tardiva % CO2 0,7 0,7 0,7 0,7 5 5 ritardo AC no sì no sì no sì mento dai frutti freschi, sul metodo di estrazione e sulla scelta delle condizioni cromatografiche sono riportati in Rizzolo et al. [in stampa]. Il DHAA non è stato analizzato nel 2000. Analisi statistica I dati sono stati analizzati con l’analisi della varianza e il test di Tukey con P < 0,05. Sulla percentuale di frutti colpiti da CB è stata effettuata la trasformazione angolare prima dell’analisi statistica. Per descrivere l’andamento dell’AA nel tempo, si è considerato il contenuto di AA ad ogni esame come percentuale di quello rilevato alla raccolta, e si è applicata l’analisi della regressione non lineare per parametro K Limiti approssimati di confidenza al 95% stima errore standard minimo massimo 0,073 0,068 0,117 0,110 0,114 0,109 0,008 0,005 0,013 0,010 0,008 0,008 0,056 0,058 0,091 0,090 0,098 0,092 0,090 0,078 0,143 0,130 0,131 0,126 stimare i parametri dei modelli (SHas/STAT software, SAS Institute Inc., Cary, NC 27513). Risultati R2 0,907 0,955 0,811 0,819 0,918 0,884 diradamento meno spinto dei frutti. In entrambi gli anni alcuni frutti della raccolta tardiva hanno presentato disfacimento interno da sovramaturazione. In questo caso la totalità della polpa si presentava molle, imbrunita e succosa. Maturità alla raccolta Gli indici di maturazione alla raccolta sono riportati in tab. 1. Nei due anni lo stato di maturazione alla raccolta è risultato molto simile per quanto riguarda la durezza, che è considerata il miglior indice di maturazione per le pere. L’indice di Streif è differente nei due anni a causa di una minor idrolisi dell’amido nel 1999. Nel 2000 le pere erano di dimensioni minori a causa di un Acido ascorbico Nel 1999 alla raccolta il contenuto di AA e AA totale (AA+ DHAA) era più basso nei frutti raccolti tardivamente, ma la proporzione DHAA/AA totale non è cambiata con l’epoca di raccolta. Nel 2000 invece alla raccolta i frutti della prima raccolta presentavano contenuto di AA inferiore ai frutti della seconda raccolta, contrariamente a quanto trovato Arsia ATTI 7 Raccolta 168 4-06-2002 12:46 Pagina 168 AT T I A R S I A Fig. 1 - Diminuzione dell’acido ascorbico (AA) come percentuale del contenuto in AA osservato alla raccolta, in pere raccolte alla maturità commerciale (H1) o molto tardiva (H2), durante la conservazione con lo 0,7% o il 5% di CO2 in AC senza ritardo (no delay) o in AC ritardata (delay). Anno 1999 a) Fig. 1 - Decrease of ascorbic acid (AA) as per cent of AA content measured at harvest, in pears of normal (H1) and late (H2) harvest times, during storage in 0.7 or 5% CO2. Year 1999 b) Fig. 2 - Diminuzione dell’acido ascorbico (AA) come percentuale del contenuto in AA osservato alla raccolta, in pere raccolte alla maturità commerciale (H1) o molto tardiva (H2), durante la conservazione con lo 0,7% o il 5% di CO2. Anno 2000 Fig. 2 - Decrease of ascorbic acid (AA) as per cent of AA content measured at harvest, in pears of normal (H1) and late (H2) harvest times, during storage in 0.7 or 5% CO2. Year 2000 Fig. 3 - Residui dei valori osservati rispetto ai valori previsti dal modello esponenziale come percentuale AA presente alla raccolta in pere della raccolta tardiva conservate senza ritardo in 0,7% o 5% CO2. Anno 1999 Fig. 3 - Residual of observed values from the exponential model as percentage of AA at harvest in late harvest fruits stored with no delay in 0.7% or 5% CO2. Year 1999 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 169 169 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 4 - Risultati dell’analisi della regressione non lineare per la degradazione di AA durante la conservazione espresso come percentuale di quello rilevato alla raccolta. Anno 2000 Tab. 4 - Results of non-linear regression analysis for AA degradation during storage, as percentage of AA at harvest. Year 2000 raccolta % CO2 ritardo AC parametro K Limiti approssimati di confidenza al 95% stima errore standard minimo massimo R2 1 normale 0,7 no 0,0261 0,0037 0,0184 0,0338 2 tardiva 0,7 no 0,0337 0,0041 0,0249 0,0424 0,883 2 tardiva 5 no 0,0569 0,0042 0,0483 0,0655 0,938 2 tardiva 5 si 0,0353 0,0032 0,0286 0,0420 0,861 l’anno prima (tab. 2). In entrambi gli anni il contenuto di AA nella prima fase di conservazione è risultato seguire un modello esponenziale: AA% = 100 e – K giorni dove AA% è la percentuale rispetto al valore di AA misurato alla raccolta, ed è la base dei logaritmi naturali, giorni è il numero di giorni dopo la raccolta, K è un parametro che indica la pendenza iniziale della curva. I risultati dell’analisi della regressione non lineare per il 1999 sono riportati nella tab. 3 e nella fig. 1. Il parametro K è risultato significativamente maggiore nei frutti della raccolta tardiva rispetto a quelli della raccolta normale. I frutti della seconda raccolta quindi hanno perso più rapidamente il loro contenuto di AA, che si è dimezzato già dopo 7 giorni in confronto agli 11 giorni dei frutti della prima raccolta e si è ridotto al 30% rispettivamente dopo 11 e 18 giorni. Non è stato riscontrato alcun effetto significativo della concentrazione di CO2, né del ritardo nell’applicazione dell’AC, sebbene i frutti di questi ultimi trattamenti tendessero ad avere un valore di K leggermente inferiore, indicante una diminuzione di AA meno rapida. Nel 2000 i parametri K sono risultati molto più bassi rispetto all’anno precedente (tab. 4). Nei frutti della seconda raccolta conservati con il 5% CO2 senza ritardo la pendenza iniziale della curva era significativamente più alta che negli altri trattamenti, che fra loro non erano differenti. La percentuale di AA si è dimezzata già dopo 15 giorni nei frutti posti senza ritardo in 5% CO2, in confronto ai 27 giorni della prima raccolta e ai 22 giorni per i frutti della seconda raccolta in 0,7% CO2 o in 5% con ritardo e si è ridotta al 30% rispettivamente dopo 22, 55 e 36 giorni (fig. 2). In confronto all’anno precedente, la diminuzione di AA è stata più lenta: infatti, secondo il modello, nel 1999 l’AA nelle pere conservate in 5% CO2 senza ritardo era ridotto a meno dell’1% dopo 46 giorni, mentre nel 2000 un valore simile è stato raggiunto solo dopo 90 giorni. Nel 1999 si è notato un andamento particolare delle differenze tra i valori stimati dal modello e i valori osservati (residui) soprattutto nei frutti della seconda raccolta conservati in 0,7% CO2: nella prima fase della conservazione (circa 20 giorni) i dati osservati erano generalmente inferiori a quelli predetti dal modello, e invece più alti di quanto predetto dal modello dopo 20 giorni. Questo andamento sembra indicare una diminuzione estremamente rapida seguita da un certo recupero di AA (fig. 3). Nel 2000 non è stato osservato un andamento simile nei residui. Per quanto riguarda il DHAA, analizzato solo nel 1999, non è stato rilevato alcun effetto del tempo di conservazione né del trattamento in AC; in media il contenuto di DHAA è rimasto di 1,33 ± 0,2 mg/100 g PF per tutti i trattamenti. Il rapporto DHAA/ 0,769 AA totale è stato quindi influenzato principalmente dall’andamento della diminuzione di AA, ed è risultato significativamente crescente in modo lineare con il tempo di conservazione nei frutti della seconda raccolta in 5% CO2, sia con ritardo che senza, e in quelli della prima raccolta senza ritardo (fig. 4). Cuore bruno Nel 1999 l’incidenza di CB dopo 6 mesi di conservazione è stata significativamente influenzata dall’epoca di raccolta e dalla concentrazione di CO2: la percentuale di frutti colpiti era maggiore nella raccolta tardiva e in 5% CO2 rispetto allo 0,7% CO2. Non è stato rilevato alcun effetto del ritardo dell’introduzione in AC (tab. 5). Nel 2000 l’incidenza totale di CB è stata influenzata significativamente solo dall’epoca di raccolta, mentre nei frutti della seconda raccolta non si sono rilevati effetti significativi della concentrazione di CO2 o del ritardo (tab. 5). Nei frutti della seconda raccolta conservati in bassa CO2 i sintomi sono per lo più leggeri, mentre i frutti con sintomi più gravi erano più frequenti con 5% CO2 (dati non presentati). Dal confronto fra i dati del 1999 e del 2000 si può osservare che non ci sono differenze nei frutti della raccolta normale fra i due anni. Nei frutti della seconda raccolta conservati in alta CO2 l’incidenza totale di CB è maggiore nel 1999, e con maggior frequenza di sintomi gravi. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 170 AT T I A R S I A 170 Fig. 4 - Rapporto DHAA/AA totale (%) in pere raccolte alla maturità commerciale (H1) o molto tardiva (H2) durante il primo periodo di conservazione. Legenda: ❒ = H2, 0,7% CO2 con ritardo; ■ = H2, 0,7% CO2 senza ritardo; ❍ = H2, 5% CO2 con ritardo; ● = H2, 5% CO2 senza ritardo; ∆ = H1, 0,7% CO2 con ritardo; ▲ = H1, 0,7% CO2 senza ritardo Fig. 4 - Ratio DHAA/Total AA (%) in pears of normal and very late harvest during the first period of storage. Captions: ❒ = H2, 0.7% CO2 delay; ■ = H2, 0.7% CO2 no delay; ❍ = H2, 5% CO2 delay; ● = H2, 5% CO2 no delay; ∆ = H1, 0.7% CO2 delay; ▲ = H1, 0.7% CO2 no delay Tab. 5 - Percentuale di frutti colpiti da CB dopo 6 mesi di conservazione* Tab. 5 - Per cent fruits affected by BH after 6 months’ storage** trattamento H1 H1 H2 H2 H2 H2 0,7% 0,7% rit. 0,7% 0,7% rit. 5% 5% rit. 1999-2000 1,6 2,2 27,5 30,8 54,9 60,2 c c b b a a 2000-2001 4,2 b 35,3 a 42,8 a 50,0 a * Le medie sono state ottenute dalla trasformazione angolare e riportate in percentuale. In ogni colonna le medie seguite da lettere diverse sono significativamente diverse per P < 0,05 (test di Tukey). ** Means were obtained after angular transformation, and then retransformed into per cent. In each column means followed by different letters are significantly different with P < 0,05 (Tukey’s test). Discussione e conclusioni Alla raccolta il contenuto di AA ha mostrato risultati opposti nei due anni per quanto riguarda l’effetto della maturità dei frutti. Lentheric et al. (1999) hanno trovato minori quantità di AA nei frutti più maturi di pere Conference. Anche nelle mele AA diminuisce nei frutti più maturi (Lee e Kader, 2000). Noi abbiamo trovato risultati simili a questi solo nel 1999, e opposti nel 2000. Dai nostri risultati del 1999, il DHAA ha avuto un andamento parallelo a quello dell’AA, mentre Lentheric et al. (1999) non hanno trovato differenze in DHAA con lo stato di maturazione alla raccolta. La diminuzione di AA è stata collegata alla comparsa di CB (Veltman et al., 1999). La diminuzione di AA da noi riscontrata durante la conservazione è molto maggiore di quella riportata da Veltman et al. (2000), che nei primi 100 giorni di conservazione hanno trovato perdite del 70% di AA. In questo studio una perdita del 70% si è raggiunta nel 1999 in 11 o 18 giorni a seconda della raccolta e nel 2000 in 22 o 55 giorni a seconda del trattamento. Nel 1999 la rapidità di perdita di AA è stata doppia che nel 2000. La diminuzione di AA in conservazione è un fenomeno comune nei prodotti ortofrutticoli e viene accelerata dall’alta CO2 (Bangerth, 1977). La diminuzione di AA e l’aumento del rapporto DHAA/ AA totale indica l’esposizione delle pere a stress ossidativo durante la conservazione, soprattutto con il 5% CO2. Nella nostra ricerca la diminuzione di AA avviene già con il raffreddamento (fig. 1b) e, nel 2000, è accelerata dall’alta CO2. Dopo la diminuzione iniziale, nelle pere Conference l’AA non presenta ulteriori variazioni significative per il resto del periodo di conservazione (Veltman et al., 2000). Ciò è confermato da nostri studi precedenti su pere Conference raccolte a maturazione commerciale che presentavano un contenuto di AA pari a 0,67 e 0,26 mg/100 g PF dopo 8 mesi di conservazione rispettivamente in 0,7% e 5% CO2 (dati non pubblicati), che corrispondono abbastanza bene ai valori più bassi trovati al termine del periodo di osservazione in questo studio. Considerando i risultati dell’incidenza di CB nei due anni, la maggior incidenza di sintomi gravi riscontrata nel 1999, soprattutto nel 5% CO2, non contrasta col fatto che nel 1999 l’AA è diminuito più in fretta, concedendo quindi più tempo per lo sviluppo del CB. Il ritardo nell’applicazione dell’AC non ha portato a significative Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 171 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I diminuzioni di CB né con 3, né con 6 settimane di ritardo, contrariamente a quanto si riscontra in Olanda e Belgio, dove il ritardo dell’AC è ormai una pratica corrente per ridurre il rischio di CB. Evidentemente l’eccessiva suscettibilità al CB causata dalla raccolta molto tardiva supera i possibili vantaggi offerti dal ritardo dell’AC. In conclusione si è dimostrato che durante la conservazione l’AA nelle pere Conference diminuisce secondo un modello esponenziale, variabile con l’anno e con i diversi trattamenti. Il DHAA è rimasto costante nel primo periodo di conservazione in tutti i trattamenti. La maturazione avanzata alla raccolta e la conservazione in alta CO2 accentuano la degradazione dell’AA e favoriscono la comparsa del CB. La comparsa di CB è legata alla diminuzione del contenuto di 171 AA, ma probabilmente l’alterazione è determinata anche da altri fattori relativi alla capacità antiossidante, come la velocità di funzionamento del sistema antiossidante del frutto. Ringraziamenti Lavoro finanziato dalla Commissione Europea (FAIR, CT-96-1803). Bibliografia BANGERTH F. (1977) - The effect of different partial pressures of CO2, C2H4 and O2 in the storage atmosphere on the ascorbic acid content of fruits and vegetables. Qual. Plant. 27: 125-133. BARTOLINI P., BOTTARDI S., DALLA ROSA M., FOLCHI A. (1997) - Effect of controlled atmosphere storage on the physiological disorders and quality of Conference pears. Ital. J. Food Sci. 4(9): 303-312. CHIARI M., NESI M., CARREA G., RIGHETTI P.G. (1993) - Determination of total vitamin C in fruits by capillary zone electrophoresis. J. of Chromatography 645: 197-200. COOKE J.R. (1974) - The chemical estimation of vitamin C. In BIRCH G.G., PARKER K. (eds.), Vitamin C. 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Stainer Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg, Ora (BZ) Riassunto Uno dei principali problemi di scadimento qualitativo dei frutti è rappresentato dal danneggiamento di origine impattiva che determina, soprattutto per Pomacee e Drupacee, un considerevole danno economico. L’entità e il tipo di danno è in relazione a fattori interni alle varie cultivar come la conformazione fisica-geometrica dei frutti, la loro struttura-tessitura e la composizione chimica. Questi fattori, a loro volta, dipendono da condizioni agro-climatiche e colturali che nell’insieme determinano la proprietà di suscettibilità al danneggiamento impattivo (danneggiabilità), altresì comunemente indicata come resistenza alle manipolazioni. Gli autori hanno effettuato valutazioni utilizzando uno specifico dispositivo “impattivo” (dispositivo per Evaluation of bruising susceptibility to impact damage of apple clones Golden delicious by synthetic index Abstract Impact damage is one of the main causes of deterioration of marketed fruit and it represents, especially for Pomaceae and Drupaceae, a considerable economic loss. A number of research techniques have been used to evaluate the resis- caduta verticale su piano rigido), correlando l’entità del danno a variabili impattive e fisico-morfologiche dei singoli frutti elaborando complessi modelli statistici interpretativi (regressioni multiple nonlineari MNLR con operatore logaritmico in base 10). Successivamente, è stato elaborato un protocollo di calcolo per sintetizzare in un solo valore numerico l’insieme dei contributi significativi che determinano l’espressione quantitativa del danno. L’impiego di un solo indice, pur nella tolleranza statistica del metodo, ha l’obiettivo di rendere più immediata la comparazione tra cultivar e l’effetto agro-colturale. L’indice di danno per caduta (DDI) è il risultato di una serie di elaborazioni statistico-numeriche, basato su un modello significativo di regressione multipla. Il calcolo del DDI procede per approssimazioni numeriche a partire dall’equa- zione logaritmica più significativa tra danno e variabili morfologiche, impattive (caduta libera su superficie rigida) e di maturità. L’indice di danno per caduta rappresenta il valore dell’altezza di caduta, espressa in mm, cui corrisponde una probabilità massima del 5%, di avere frutti presentanti danni medi di estensione superiore ai 3 mm. Sono state effettuate prove di valutazione impattiva alla raccolta su due differenti cloni di Golden delicious(Klon B, Reinders: Val Venosta – Alto Adige) per due anni successivi, determinando specifici valori di danneggiabilità. Tali valori, inferiori ai 22 mm, indicano una sensibilità al danneggiamento molto elevata. tance of fruit and cultivars to different kinds of mechanical stress in order to set limits that must not be exceeded during handling and transportation operations. The causes of physical damage are complex to analyse and they are related to inner factors of the various cultivar such as physico-geometrical conformation, texture and chemical composition of fruit. These factors depend on agronomic and climatic conditions, that determine the property ‘bruising suscepti- bility’ (damageability) of fruit. The authors carried out experimental evaluations in order to analyse the problem of the physical damage caused to two different apple clones of Golden delicious (Klon B, Reinders), using a standard impact device (allowing vertical fall on to a rigid plate), correlating the amount of damage with impact and physico-morphological variables specific to the fruit and processing complex interpretative statistical models (multiple non- Parole chiave: danneggiabilità, impatti, Golden delicious, postraccolta, cloni. Arsia ATTI 7 Raccolta 174 4-06-2002 12:46 Pagina 174 AT T I A R S I A linear regressions-MNLR with logarithmic operator in base of 10). Subsequently, a processing method was elaborated in order to assemble into a single numerical value the degree of damageability. The purpose of a single numerical index is for ease of use and both for the cultivars themselves and the effects of agronomic treatments and/or practices. The drop damage index (DDI) is the result of a series of statisticnumerical steps, based on a significant model of multiple regression. The calculation procedure of DDI is based on numerical approximation, starting from the most significant logarithmic equation that links Introduzione Uno dei principali problemi di scadimento qualitativo dei frutti è rappresentato dal danneggiamento di origine impattiva (Bolien & Dela Rue, 1994; Shulte et al., 1990; Shulte et al., 1991) che determina, soprattutto per Pomacee e Drupacee, un considerevole danno economico. L’esplicazione di questo fattore di non-qualità è strettamente legato al verificarsi di eventi sollecitativi o impattivi meccanici, operati nelle fasi di raccolta manuale e nella selezione postraccolta (Brusewitz & Bartsch, 1989). Tuttavia, l’entità e il tipo di danno è in relazione anche a fattori interni alle varie cultivar e dei singoli frutti, come la conformazione fisica-geometrica dei frutti, la loro struttura-tessitura e la composizione chimica (Klein, 1987; Mowatt & Banks, 1994). Questi fattori, a loro volta, dipendono da condizioni agro-climatiche e colturali. La selezione postraccolta può limitare l’impatto di tale problema sul consumatore, comportando però un rilevante scarto di prodotto. Risultanze sperimentali degli autori indicano per Golden delicious soglie impattive molto basse per le quali può esplicarsi un danno di evidente rilevanza organolettica (aspetto) e commerciale. damage to morphological, impact and maturity variables (hardness). The drop damage index represents the drop height value (in mm) for which the maximum probability of obtaining fruits with a medium damage higher than 3 mm, is equal to 5%. Impact experiments have been conducted at harvest time on two different Golden delicious clones (Klon B, Reinders) in Val Venosta (Alto Adige), for two following years. The obtained specific values of damageability were lower than 22 mm, indicating a very high bruising susceptibility. On the whole, the two clones showed very low DDI values, confirming what observed from fruit growers, that remark the extreme bruising susceptibility of Golden delicious. Nevertheless, Klon B had an average impact threshold (13 mm) 30% lower than Reinders (19 mm), showing a major susceptibility to impact bruising. The evaluation of bruising susceptibility of the two clones calculated with the proposed index, considering also the seasonal differences, resulted reliable. Tali soglie possono essere facilmente raggiunte e superate, anche nelle operazioni di raccolta manuale e nella stessa fase di vendita al dettaglio del prodotto. In realtà, può essere lo stesso acquirente a danneggiare il prodotto, con una pratica poco accorta come l’accatastamento eccessivo o la manipolazione troppo rapida. Tutto ciò indica come operare nella sola direzione dello sviluppo di macchine, sempre più raffinate, per la selezione, possa non essere sufficiente per limitare l’incidenza economica del problema. La ricerca si indirizza in modo innovativo, verso lo studio delle cause danneggiative (predisponenti o limitanti) al fine di parametrare il contributo varietale e successivamente l’influenza dell’itinerario agronomico e colturale sulla danneggiabilità (Dela Rue, 1996; Shoorl & Holt, 1980; Studman & Banks, 1989). L’impatto è prodotto mediante attrezzature appositamente realizzate di tipo dinamico (dispositivo per caduta verticale su piano rigido), in condizioni ben definite e standardizzabili per i confronti (Menesatti et al., 1999). L’impiego di modelli statistici di regressione multipla lineare (MLR) o non-lineare (MNLR), consente un’analisi più approfondita e significativa circa la correlazione del- l’entità del danno con diverse variabili fisico-geometriche del frutto e impattive (Menesatti & Paglia, 2001). Il fine intermedio è quello di ottenere informazioni sui campioni di prova e di elaborare modelli interpretativi e previsionali, che possano fornire indicazioni più generalizzabili. Successivo approfondimento è quello di sintetizzare, per ciascuna cultivar in esame, il valore della suscettibilità al danneggiamento, mediante espressione quantitativa di uno specifico indice. Questo indice – denominato DDI (drop damage index o indice di danneggiamento da caduta) – rappresenta il valore soglia dell’altezza di caduta cui corrisponde una data probabilità di danneggiamento della cultivar in questione. Il riferimento ad un unico indice numerico ha la finalità di evidenziare, in modo sintetico e più facilmente comprensibile, i confronti tra cultivar e gli effetti di pratiche agronomiche e tecniche colturali. Obiettivo del presente lavoro è quello di confrontare il differente grado di sensibilità al danneggiamento impattivo di due cloni di Golden delicious (Klon B e Reinders), una delle cultivar più sensibili agli impatti. Il confronto è stato ripetuto per due differenti anni consecutivi. Keywords: Bruising susceptibility, impacts, Golden delicious, postharvest, clones Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 175 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 175 Materiali e metodi L’indice di danno per caduta (DDI) è il risultato di una serie di elaborazioni statistico-matematiche basate su un modello di regressione non-lineare multipla (MNLR) con operatore logaritmico in base 10, determinato per ciascuna cultivar o clone valutando il contributo di differenti variabili indipendenti sull’entità del danno provocato per caduta diretta su supporto rigido. Alla determinazione dell’indice contribuiscono distinte fasi operative: a) procedura impattiva per caduta; b) misura del danno e delle variabili associate (impattive, morfologiche); c) analisi statistica di regressione multipla logaritmica; d) elaborazione numerica dell’indice DDI. Procedura impattiva Le prove di caduta vengono effettuate su un campione di frutti debitamente predisposto, con una attrezzatura impattiva realizzata dagli autori per prove di caduta libera su superficie rigida (Menesatti et al., 1999). La distanza tra il piatto in acciaio e il bordo inferiore di ogni singolo frutto sospeso identifica il valore dell’altezza di caduta. Nella prova in oggetto il suo valore è stato randomizzato nell’intervallo compreso tra 20 e 400 mm. Misura delle variabili morfologiche, impattive e del danno Per le prove sono stati utilizzati campioni di frutti di due differenti cloni di Golden delicious, Klon B e Reinders. I frutti sono stati raccolti a maturità commerciale, per due anni consecutivi (1998 e 1999) in un campo sperimentale del Centro di Ricerca Agraria e Forestale Laimburg, sito in Val Venosta (Alto Adige). Dopo una settimana di conservazione refrigerata a 4°C, i frutti sono stati trasportati presso il laboratorio dell’ISMA a Monterotondo e sottoposti a prova entro le 24 ore successive all’arrivo. Com- Fig. 1 - Misura delle variabili morfologiche, della misura di impatto e del danno Fig. 1 - Measure of the morphological, damages and point of impact variables plessivamente sono stati analizzati 346 frutti: 113 a clone per il 1998, 60 per il 1999. Per ciascun frutto sono state misurate le variabili morfologiche, impattive, di maturità e del danno (fig. 1) di seguito elencate: 1. massa (g); 2. diametro equatoriale del frutto (mm); 3. lunghezza dell’asse longitudinale (mm) o altezza del frutto; 4. diametro del danno (mm), rappresentato dal diametro del frutto in corrispondenza del punto di impatto orientato parallelamente al piano equatoriale del frutto; 5. altezza del danno (mm), pari alla distanza tra le proiezioni del centro dell’area di impatto e la sommità del frutto, rappresentata dall’asse passante per l’inserzione del peduncolo; 6. durezza Magness-Taylor (kg) misurata con dinamometro digitale, pari alla forza massima di penetrazione del puntale di diametro 11 mm affondante per 8 mm nella polpa del frutto privato della buccia, in prossimità del punto del danno; 7. diametro massimo e minimo dell’area danneggiata, misurati dopo asportazione della buccia del frutto (sensibilità della misura 2 mm); 8. profondità del danno visualizzata attraverso taglio longitudinale normale all’asse dell’equatore passante per l’area danneggiata (sensibilità della misura 1 mm); 9. diametro medio del danno (Dmean) come media tra diametro massimo, minimo e profondità. Per evitare fenomeni di marcescenza, la lesione penetrometrica era occlusa con biomastice sterilizzante. Il danno è stato rilevato dopo 48 ore dal momento dell’impatto. Analisi statistica di regressione multipla logaritmica L’insieme delle variabili misurate hanno costituito la base dati per l’elaborazione statistica mediante regressione non-lineare multipla (MNLR), dove la variabile dipendente era costituita dal valore medio del danno (Dmean) per ciascun frutto. Precedenti esperienze degli autori hanno consentito di determinare che il modello non- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 176 AT T I A R S I A 176 Tab. 1 - Variabili fisico-morfologiche (media ± deviazione standard) Tab. 1 - Physico-morphological variables (mean ± standard deviation) Clone anno altezza caduta (mm) peso (g) durezza (kg/cm2) altezza frutto (mm) Ø del frutto al punto di impatto (mm) h del frutto al punto di impatto (mm) Klon B Klon B Reinders 1998 1999 1998 213,1 ± 119,6 210,0 ± 116,3 213,1 ± 119,6 239,1 ± 49,9 253,9 ± 32,9 225,9 ± 37,0 4,9 ± 0,6 5,8 ± 0,5 5,0 ± 0,7 69,7 ± 10,5 78,0 ± 4,8 76,8 ± 5,6 68,3 ± 11,7 75,0 ± 11,0 66,7 ± 14,0 40,1 ± 23,7 33,2 ± 21,1 37,7 ± 25,3 Reinders 1999 210,0 ± 116,3 239,4 ± 38,7 5,2 ± 0,6 83,5 ± 4,6 69,8 ± 12,6 30,5 ± 24,0 Tab. 2 - Parametri statistici di analisi di regressione multipla logaritmica* Tab. 2 - Statistical parameters of logarithmic multiple regression analysis** Clone anno Klon B 1998 Variabili LOG10 altezza caduta LOG10 massa durezza intercetta Klon B 1999 LOG10 altezza caduta altezza frutto intercetta Reinders 1998 1999 R2 adj SEE 12,22 0,000 0,627 2,65 9,83 0,003 -1,13 0,025 0,835 1,47 0,759 1,89 0,891 1,66 -30,04 0,000 12,32 0,000 0,09 0,062 -18,03 0,000 LOG10 altezza caduta 14,17 0,000 LOG10 massa 11,33 0,000 intercetta Reinders Livello probabilità coefficienti Coeff. X LOG10 altezza caduta diametro frutto intercetta -43,86 0,000 13,90 0,000 0,27 0,000 -38,66 0,000 * Il modello di riferimento è descritto dall’equazione (1): Y= h (log) H + a (log) X1 + b (log) X2 + n (log) Xn + I dove Y è il danno stimato (mm); H l’altezza di caduta (mm); X1...Xn le altre variabili indipendenti; h il coefficiente di H; a, b ...n sono i coefficienti delle altre variabili indipendenti e I, l’intercetta. SEE è l'errore standard della stima, R2 adj, il valore del coefficiente di correlazione adjusted. ** The reference model is described by Eqn. (1): Y=h (log) H + a (log) X1 + b (log) X2 + n (log) Xn + I where Y is the estimed mean damage (mm); H the drop height (mm); X1 ......Xn the other independent variables; h the coefficient of H; a, b ...n are the coefficients of the other independent variables and I the intercept value. SEE is the standard error of the estimate and R2 adj. is the adjusted correlation coefficient. Tab. 3 - Statistiche di danneggiabilità e valori dell'indice di danneggiamento da caduta (DDI)* Tab. 3 - Damage statistics and Drop Damage Index (DDI) values** Clone anno DDI (mm) durezza (kg/cm2) totale % frutti danneggiati 20-50 51-150 151-400 media danno frutti danneggiati, mm totale 20-50 51-150 151-400 Klon B 1998 13 ± 2 4,9 88% 25% 89% 98% 16 11 12 17 Klon B 1999 12 ± 2 5,8 93% 33% 100% 100% 17 9 12 18 Reinders 1998 22 ± 1 5,0 85% 8% 78% 98% 16 9 11 17 Reinders 1999 16 ± 1 5,2 98% 83% 100% 100% 15 6 9 18 -0,54 -0,48 -0,28 -0,75 -0,45 -0,60 -0,26 -0,49 -0,71 0,46 0,52 0,72 0,25 0,55 0,40 0,74 0,51 0,29 Coefficiente Pearson di correlaz. tra i tutti i valori DDI e tutti i valori relativi a ciascun parametro in col. Livello di Probabilità del coefficiente Pearson * Nella seconda parte, sono riportati i coefficienti Pearson di correlazione tra i tutti i valori DDI e tutti i valori relativi a ciascun parametro in colonna, con il livello di probabilità associato. ** In the second part, the values of the Pearson correlation coefficients are reported with the associated probability level. These values are calculated between all the DDI values and all the values of each parameter in column. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 177 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I lineare più rispondente (Menesatti et al., submitted) risultava essere quello per il quale ad una o più variabili significative del modello additivo multiplo era applicato l’operatore logaritmico in base 10 (log10). L’equazione determinata era del tipo: Y = h • (log)H + a • (log)X1+ + b • (log)X2 + ...n • (log)Xn + I dove Y è il danno stimato, H l’altezza di caduta (mm), h il coefficiente dell’altezza di caduta, X1 … Xn altre variabili indipendenti (massa, volume, altezza frutto, durezza, ecc), a, b, ...n i loro coefficienti, I l’intercetta, log l’operatore logaritmico in base 10 applicabile a una o più variabili indipendenti. Per ciascun clone è stato determinato il modello di massima correlazione (R2 adjusted) e di minore errore standard della stima (SEE), che soddisfaceva le condizioni di significatività di ciascuna variabile e l’assenza di collinearità tra le variabili. Le analisi sono state effettuate con il software Statistica, procedura regressione multipla non-lineare applicando l’operatore log10. Dall’Eqn (1) con procedura di calcolo numerico è stato successivamente calcolato l’indice di danneggiamento per caduta (DDI) dei campione in prova. Il calcolo è stato effettuato su un foglio elettronico nel quale erano disposte 104 formule di Eqn (1), da cui si otteneva una corrispondente lista di Y (danno stimato), previo inserimento per ciascuna formula di valori di H e delle Xn. I valori delle Xn erano estratti casualmente dall’intervallo osservato secondo procedura di estrazione casuale gaussiana (massima probabilità di estrazione per il valore pari alla media osservata). Anche i valori di H erano attribuiti casualmente, ma erano scelti all’interno di intervalli arbitrari progressivamente più ristretti rispetto al valore dell’indice di danno. Questo infatti è il valore della classe di H, cui corrisponde la frequenza minima di presenza dell’e- vento danneggiamento, stabiliti primariamente il valore soglia del danno stimato, sotto il quale Y = 0, e la frequenza minima percentuale di presenza del danneggiamento. Da rilievi sperimentali (Menesatti & Paglia, 2001) si è stabilito il valore soglia del 5%, quale frequenza minima oltre la quale considerare significativo l’evento danno, con una soglia minima di “visibilità” del danno (medio) pari a 3 mm. Al di sotto di tali soglie, si considera il danno nullo e non commercialmente rilevante. Dato l’elevato numero di valori che caratterizza ciascun calcolo del DDI, la frequenza può essere letta come una stima attendibile della probabilità del verificarsi dell’evento “danneggiamento”. Risultati Nella tab. 1, sono riportati i principali parametri di statistica descrittiva relativi ai valori delle singole variabili morfologiche. Si può notare, nel confronto tra i due cloni e due anni di raccolta, una sostanziale uniformità in termini morfologici e, in misura minore, anche per la durezza. I valori di quest’ultimo parametro indicano un grado di maturazione similare tra i cloni e gli anni e consente un confronto più coerente in termini di sensibilità al danneggiamento (fattore spesso influenzato dal grado di maturazione). In tab. 2 sono indicati i principali parametri statistici in merito alle regressioni multiple logaritmiche risultate più significative per ciascun clone e anno. Si può notare come la variabile impattiva sia sempre presente nel modello con significatività e in forma logaritmica. Oltre all’altezza di caduta, è sempre presente una variabile morfologica del frutto (altezza o diametro del frutto, massa), mentre in un solo caso (Klon B, 1998) risulta significativa la variabile di maturità (durezza). Tutti i modelli logaritmici sono risultati altamente significativi all’ANOVA, con valori di R2 superiori a 0,6. 177 In tab. 3 sono indicate le statistiche di danneggiamento dei frutti e i valori di media del danno per differenti intervalli di altezza di caduta. Si può notare come le percentuali di danneggiamento e l’estensione quantitativa del danno siano già elevate per intervalli di altezza di caduta molto contenuti (20-50 mm). Per altezze di caduta superiori ai 50 mm, la percentuale di danneggiamento è prossima, in molti casi, al 100%. Dai soli dati di danneggiabilità, non è desumibile una differenziazione netta tra i cloni e/o anni. Dove è maggiore la percentuale di danneggiamento, si trova contemporaneamente il valore più basso dell’estensione media del danno (Reinders, 1999). Nella tab. 3 sono anche riportati i valori determinati dell’indice di danno DDI. Più è alto il valore dell’indice, più il frutto deve considerarsi resistente al danneggiamento impattivo. Nell’ambito della procedura di calcolo, dato l’elevato numero di funzioni inserite, il valore del DDI oscilla di ± 1 o ± 2 mm, rispetto al valore centrale più frequente. In termini generali, si può osservare come i valori determinati dell’indice DDI siano in tutti i casi molto bassi, a conferma di quanto osservato nella pratica dai frutticoltori, che rilevano l’estrema sensibilità di Golden delicious al danneggiamento impattivo. Osservando le differenze tra cloni e anni di produzione, si può notare come in media Klon B sia risultato circa il 30% più sensibile di Reinders, con differenze tra gli anni variabili tra il 40% (1998) e il 25% (1999). Per ciascun clone, le differenze imputabili all’anno di produzione sono nettamente diverse: per Klon B in pratica il valore dell’indice non cambia, mentre Reinders registra una diminuzione di resistenza del 27% tra 1999 e 1998. Considerando l’insieme dei valori per cloni e anni, i valori dell’indice DDI non sono risultati correlati significativamente né ad alcun parametro del danno (frequenze di Arsia ATTI 7 Raccolta 178 4-06-2002 12:46 Pagina 178 AT T I A R S I A danneggiamento o media del danno a dato intervallo di caduta), né alla durezza (tab. 3, seconda parte). Ciò può indicare come l’indice proposto consideri un insieme complesso e articolato di variabili, come desumibile dai modelli di regressione, sintetizzando l’insieme stesso in un unico valore. Conclusioni Il presente lavoro ha permesso di mettere in evidenza, attraverso l’utilizzo di un indice sintetico innovativo (DDI), una differenza apprezzabile nella sensibilità al danneggiamento impattivo tra due cloni di Golden delicious per due anni consecutivi. Il valore indicato rappresenta il valore massimo atteso per l’altezza di caduta per la quale può stimarsi una probabilità del danno del frutto pari al 5%, con valori del danno medio superiori a 3 mm. Complessivamente, i due cloni presentano valori dell’indice DDI molto bassi, a conferma di quanto osservato nella pratica dai frutticoltori, che rilevano l’estrema sensibilità di Golden delicious al danneggiamento impattivo. Tuttavia, il Klon B ha una soglia impattiva (13 mm) in media il 30% più bassa di Reinders (19 mm) e quindi è risultato più sensibile di quest’ultimo clone al danneggiamento impattivo. Considerando anche le differenze stagionali, la valutazione della danneggiabilità dei due cloni operata attraverso l’indice proposto è risultata sufficientemente affidabile. MENESATTI P., PAGLIA G. (2001) Determination of a Drop Damage Index (DDI) of Fruit Resistance to Damage. Journal of Agricultural Engineering Research [in press]. MENESATTI P., BENI C., PAGLIA G., MARCELLI S., D’ANDREA S. (1999) Predictive statistical model for the analysis of drop impact damage on peach. Journal of Agricultural Engineering Research. 73: 275-282. MENESATTI P., PAGLIA G., SOLAINI S., ZANELLA A., STAINER R., COSTA C., CECCHETTI M. - Non-linear Multiple Regression Models to estimate the Drop Damage Index of Fruit. Journal of Agricultural Engineering Research submitted. MOWATT C.M., BANKS N.H. (1994) Factors influencing the bruise susceptibility of apples. Final project report to the New Zealand Apple and Pear Marketing Board, Hastings, New Zealand. SCHOORL D., HOLT J.E. (1980) Bruise resistance measurements in apples. Journal of Texture Studies, 11: 389-394. SCHULTE N.L., TIMM E.J., ARMSTRONG P.A., BROWN O.K. (1991) Apple bruising - a problem during hand harvesting. Proceedings of the American Society of Agricultural Engineers, paper 911021. SCHULTE N.L., TIMM E.J., BROWN O.K., MARSHALL D.E., BURTON C.L. (1990) - Apple damage assessment during intrastate transportation. Applied Engineering in Agriculture, 6(6): 753-758. STUDMAN C.J., BANKS N.H. (1989) The measurement of bruise susceptibility in apples and nashi. Conference proceedings, International Symposium on Agricultural Engineering, 3: 31-36. Bibliografia BOLIEN F., DELA RUE B.T. (1994) Assessment of damage in the apple postharvest handling system. Conference on Engineering in Agriculture, Australian Society of Agricultural Engineers, New Zealand, paper 94/012. BRUSEWITZ G.H., BARTSCH J.A. (1989) - Impact parameters related to post harvest bruising of apples. Transactions of the ASAE, 32(3): 953-957. DELA RUE B.T. (1996) - A hierarchical modelling procedure to determine factors in apple bruising. Postharvest 96, Conference proceedings, Taupo, New Zealand. KLEIN J.D. (1987) - Relationship of harvest date, storage conditions, and fruit characteristics to bruise susceptibility of apple. Journal of the American Society of Horticultural Science 112(1): 113-118. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 179 24. Effetto dell’antagonista naturale Candida sake per il controllo dei marciumi su frutti di melo trattati in postraccolta con DPA A. Zanella, S. Degasperi, L. Lindner, K. Marschall Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg, Ora (BZ) P. Pernter Centro di Consulenza per la Fruttiviticoltura dell’Alto Adige, Lana (BZ) Riassunto Nel presente lavoro si è valutata l’efficacia dell’antagonista naturale Candida sake CPA-1 per il controllo dei marciumi su frutti di melo cv Red delicious. Candida sake CPA-1 è stata sempre impiegata in combinazione a difenilammina (DPA). Come agenti patogeni sono stati applicati Penicillium expansum, Botrytis cinerea e microorganismi contenuti nella soluzione di DPA del ‘drencher’ di un impianto commerciale. I trattamenti sono stati effettuati negli anni 1998 e 1999. Dopo 60 giorni di conservazione in atmosfera controllata è stata valutata la frequenza e la severità del danno. L’efficacia di Candida sake CPA-1 nel controllo degli agenti patogeni è risultata limitata. Tuttavia nel primo anno di questo lavoro è stato ottenuto il controllo pressoché totale di B. cine- Introduzione Il protocollo di produzione integrata dei frutti di melo AGRIOS vieta, in Alto Adige, qualsiasi impiego di prodotti fungicidi in postraccolta. Inoltre, lo sviluppo di resistenze ai fungicidi (Eckert et al., 1994) ha rafforzato l’interesse per metodi alternativi di controllo dei patogeni in postraccolta (Janisiewicz, 1998). Il controllo biologico degli agenti patogeni tramite un antagonista naturale potrebbe rea. Per il controllo di P. expansum il risultato migliore ottenuto è stata una riduzione di 20% della frequenza di infezioni. Nel 1999 l’applicazione dell’acqua del ‘drencher’ come inoculo ha provocato un danno pressoché totale causato principalmente da Mucor spp. Nel 1998, successivamente all’applicazione di un’altra soluzione del ‘drencher’ come inoculo, è stata ottenuta una riduzione di 43% della frequenza di infezioni tramite 108 ufc/mL di C. sake CPA-1 rispetto al dosaggio minore di 107 ufc/mL di C. sake CPA-1. L’effetto limitato di C. sake CPA-1 osservato nel nostro lavoro potrebbe essere stato causato da una maggiore virulenza dei ceppi patogeni impiegati, come dimostra la gravità dei marciumi. Nel 1998 la concentrazione di DPA impiegata è stata di 1200 mg/L. Nel 1999 la concentrazione di DPA è stata aumentata a 1800 mg/L per ottenere la concentrazione usuale nel trattamento anti-riscaldo delle mele. I risultati suggeriscono che l’impiego di DPA potrebbe avere ridotto l’efficacia di controllo dei marciumi tramite Candida sake CPA-1. Tuttavia è stata osservata una buona colonizzazione delle lesioni con Candida sake CPA-1 (5 • 105 ufc/lesione) in combinazione a DPA (1800 mg/L). È discusso un possibile ruolo del DPA nell’inibizione di meccanismi biochimici e strutturali che determinano l’azione antagonistica di Candida sake. essere un’alternativa, particolarmente nei casi di trattamento con difenilammina (DPA) in postraccolta delle mele contro il fenomeno del riscaldo tramite irrorazione con cortina d’acqua (‘drencher’). Dato che il ricambio della soluzione di DPA abitualmente avviene solo dopo alcuni giorni, si ha un’accumulazione di agenti patogeni. I frutti della cv Red delicious sono particolarmente suscettibili alle contaminazioni con spore fungine, dato che hanno il canale sti- lare pervio, ma devono subire un trattamento con DPA per la lunga conservazione. È diffuso l’utilizzo di lieviti come antagonisti naturali, tra i quali Candida spp. (Vinas et al., 1998; Lima et al., 1997), per lo studio del biocontrollo dei patogeni fungini in postraccolta. Con l’aggiunta di addittivi come glycolchitosan o nisin si cerca di migliorare l’efficacia di biocontrollo rispetto ai fungicidi sintetici (El-Ghaouth A. et al., 2000a; ElGhaouth A. et al., 2000b; El- Parole chiave: Candida sake, Penicillium expansum, Botrytis cinerea, Mucor spp., controllo biologico, antagonista naturale, mela, atmosfera controllata, marciume postraccolta, DPA. Arsia ATTI 7 Raccolta 180 4-06-2002 12:46 Pagina 180 AT T I A R S I A Neshawy S.M., Wilson C.L., 1997). Attualmente sono in commercio tre prodotti per il biocontrollo: Candida oleophila Montrocher e due ceppi di Pseudomonas syringae van Hall con il rispettivo marchio commerciale Aspire, Biosave-100 e Biosave-110 (ElGhaouth et al., 2000b). Da uno screening di 993 ceppi di batteri e lieviti epifiti svolto all’Università di Leida (Spagna), Candida sake (Saito & Ota) van Uden & Buckley ceppo CPA-1 è risultato l’organismo più efficace nel controllo di Penicillium expansum Link, Botrytis cinerea Pers. e Rhizopus nigricans (Ehrenb) Lind su mele, sia a temperatura ambiente che in condizioni di conservazione a 1°C (Vinas et al., 1998). C. sake CPA1 applicata prima della raccolta dei frutti di melo ha avuto un effetto di controllo, non influenzato dall’impiego di pesticidi, sulla microflora residente sulla superficie dei frutti dopo un periodo di conservazione di 7 mesi. È stata osservata una riduzione significante di Penicillium spp. e Cladosporium spp., mentre Alternaria spp. non è stata influenzata (Teixido et al., 1998c). L’effettività di controllo di C. sake CPA-1 su P. expansum in ferite artificiali di mele si è rivelata più alta se applicata in postraccolta che prima della raccolta dei frutti (Teixido et al., 1999). È stato osservato un buon adattamento di C. sake CPA-1 alle basse temperature (1°C) impiegate in conservazione (Vinas et al., 1998). L’efficacia di C. sake CPA-1 nel biocontrollo di P. expansum su mele in conservazione è aumentata drasticamente in condizioni di atmosfera controllata (Usall et al., 2000). C. sake CPA-1 resiste alle forze meccaniche delle pompe e negli ugelli degli spruzzatori per l’applicazione in campo (Vinas et al., 1998). Dal punto di vista sanitario Candida sake CPA-1 non è mai stata trovata in associazione con animali omeotermi, non si moltiplica a temperatura corporea (> 34°C) ed è disattivata in sospensione di succo gastrico dopo un’ora, inoltre è un organismo ubiquitario, che si trova su frutti maturi e in prodotti alimentari come sake, birra (Vinas et al., 1998). Nel presente lavoro si è valutata l’efficacia di differenti trattamenti con l’antagonista naturale Candida sake CPA-1 (Università di Lleida, Spagna) per il controllo dei marciumi causati da P. expansum e da B. cinerea oltre che da altri agenti patogeni provenienti dalle acque di un sistema commerciale di irrogazione di DPA per il trattamento antiriscaldo. Diversamente da altri studi in questo lavoro il trattamento sperimentale è stato svolto sempre in combinazione con l’antiossidante DPA. La ricerca è stata effettuata negli anni 1998 e 1999 su mele della cv ‘Red delicious’ non trattate con fungicidi prima del raccolto. I frutti sono stati feriti artificialmente ed inoculati. È stata valutata la frequenza e la severità dei marciumi provocati. La valutazione del danno è avvenuta dopo un periodo di conservazione di 60 giorni ad atmosfera controllata. Materiali e metodi Frutti Le prove sono state eseguite nel 1998 e ripetute nel 1999 su frutti di mele cv Red delicious. I frutti per la prova del 1999 con l’acqua del ‘drencher’ provenivano da Laives (Bolzano). I frutti degli altri trattamenti provenivano da Laces (Val Venosta, Alto Adige) e non sono stati trattati con fungicidi negli ultimi trenta giorni prima del raccolto. I frutti sono stati raccolti in uno stadio ottimale per la conservazione in atmosfera controllata. Lo schema sperimentale era costituito da un blocco randomizzato con 4 ripetizioni. Ciascuna ripetizione era costituita da una cassetta contenente circa 60 frutti. Organismi Candida sake (Saito & Ota) van Uden & Buckley CPA-1 (Università di Lleida, Spagna) è stata messa a disposizione dalla ditta SIPCAM S.p.A. (Pero, Italia) in forma di sospensione liquida e conservata a +4°C. La concentrazione delle unità formanti colonie valutata prima del trattamento dei frutti nel 1999 è stata di 2,3 • 109 ufc/mL. Le concentrazioni dell’inoculo nelle prove sono state di 107 e 108 ufc/mL. Penicillium expansum Link LB8/89 è stato isolato da una infezione carpellare di mela in Alto Adige. La sospensione di 4,5 • 105 conidi/mL (acqua distillata, 1 L; Tween 20, 0,01 mL, estratto di malto, 1 g) è stata ottenuta da una cultura su Sabourad-Agar. Le concentrazioni dell’inoculo nelle prove sono state di 104 conidi/mL. Nel 1999 è stato aggiunto un trattamento con la concentrazione di 103 conidi/mL. Botrytis cinerea Pers.:Fr. è stata isolata sia da mela che da uva in Alto Adige. La sospensione di 8,3 • 106 conidi/mL è stata ottenuta su Pea-Agar (acqua distillata, 1 L; piselli omogeneizzati, 160 g; saccarosio, 5 g; agar, 20 g; pH 6). La concentrazione dell’inoculo nelle prove è stata di 104 conidi/mL. Per studiare l’effetto degli agenti patogeni presenti nella realtà commerciale è stata impiegata l’acqua del ‘drencher’ per il trattamento postraccolta con DPA come inoculo. I campioni sono stati prelevati in una cooperativa frutticola dell’Alto Adige quando si prevedeva la più alta concentrazione di microorganismi contaminanti, dopo un ciclo settimanale di trattamenti in sequenza di mele cv Morgenduft (DPA, 1000 mg/L), Stayman Winesap (DPA, 1200 mg/L), Granny Smith e Red delicious (DPA, 1800 mg/L). Trattamenti I frutti sono stati lavati per immersione con detergente, risciacquati abbondantemente con acqua di fonte e nel 1999 successivamente disinfettati con una soluzione di etanolo (70%). I frutti sono stati feriti a livello equatoriale ai due lati con una punta conica di metallo avente un diametro di 3 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 181 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I mm ed una profondità di 5 mm. Si è cercato di procurare le ferite (in totale 2 per frutto) sia sulla parte soleggiata, sia su quella ombreggiata quando il sovracolore del frutto permetteva di distinguerlo. I frutti sono stati trattati in due fasi, prima con una soluzione di DPA o di C. sake CPA-1 e DPA per 60 secondi nel 1998 e per 30 secondi nel 1999, negli stessi tempi successivamente con la rispettiva soluzione di agente patogeno dopo un’asciugatura dei frutti per un minimo di 60 minuti e un massimo di 70 minuti. I trattamenti sono stati effettuati tramite immersione di ogni cassetta con 60 frutti circa in vasche contenen- Fig. 1 - Effetti dell’antagonista C. sake CPA-1 in combinazione con DPA sulla frequenza di infezioni causate da B. cinerea in ferite artificiali di mele cv ‘Red delicious’ conservate per un periodo di 60 giorni in atmosfera controllata. I valori corrispondono alla media di 4 ripetizioni del trattamento, ciascuna costituita da > 50 frutti (>100 ferite). È indicata la deviazione standard Fig. 2 - Effetti dell’antagonista C. sake CPA-1 in combinazione con DPA sul grado di severità dei danni da marciume causati da B. cinerea in ferite artificiali di mele cv ‘Red delicious’ conservate per un periodo di 60 giorni in atmosfera controllata. L’indice di severità è calcolato normalizzando gli indici del diametro del danno. Il valore massimo corrisponde ad un diametro di lesione > 51 mm. I valori corrispondono alla media di > 400 ferite. Lettere differenti nella stessa serie di trattamenti indicano differenze significanti tra le medie per P < 0,05 (Tukey-B test) ti 45 o 50 L della rispettiva soluzione in quattro ripetizioni. Prima sono stati effettuati i bagni con DPA in assenza di C. sake CPA-1, successivamente i bagni con i rispettivi dosaggi minori, più tardi le concentrazioni sono state aggiustate al dosaggio maggiore di C. sake CPA-1 e agenti patogeni. Per prevenire contaminazioni con C. sake CPA-1 dei frutti non trattati con la medesima, questi furono immersi per primi nella soluzione dei patogeni. Tutti i frutti sono stati trattati con DPA (1200 mg/L nel 1998 e 1800 mg/L nel 1999; ‘No Scald DPA 31’, 31% pari a 318 g/L, SIPCAM, Italia). Per permettere l’asciugatura dopo 181 i trattamenti i frutti sono rimasti per una giornata a temperatura ambiente. I frutti sostarono per tre giorni in cella frigorifera (1°C, 9095% umidità relativa) prima del periodo di conservazione di 60 giorni in atmosfera controllata (+1°C, 92-95% umidità relativa; 1999: 2,5% O2, 3,0% CO2; 1998: 1,1% O2, 1,4% CO2). Dinamiche di popolazione su superfici e ferite dei frutti Le dinamiche di popolazione di microorganismi sulla superficie e nelle ferite dei frutti sono state osservate sia su frutti trattati con C. sake CPA-1 (108 ufc/mL) e P. expansum (103 conidi/mL) che su Arsia ATTI 7 Raccolta 182 4-06-2002 12:46 Pagina 182 AT T I A R S I A frutti trattati solamente con P. expansum (103 conidi/mL). Campioni di quattro frutti (uno per ripetizione del trattamento) sono stati prelevati 1, 7, 20 e 60 giorni dopo il trattamento per determinare il numero di unità formanti colonie su Agar nutritivo WL (MERCK: 1.10866.; 77 g/L; pH 5,5) e Agar YM (OXOID: CM920,Yeast and Mould Agar; 41 g/L; pH 6,2). Da ogni frutto sono stati prelevati due campioni di buccia e due campioni di ferite. Con un perforatore di sughero sterilizzato di 10 mm di diametro sono stati prelevati prima i campioni di buccia. Successivamente con la stessa sonda è stato prelevato un cilindro di polpa attorno alla ferita di circa 10 mm di profondità dopo aver disinfettato (etanolo, 70%) la superficie circostante le ferite. Ogni campione di buccia e ogni campione di ferita rispettivamente in 10 mL e 100 mL di soluzione salina fisiologica sterile è stato trattato con un mescolatore da laboratorio (Laboratory Blender Stomacher 400, Seward) per 2 minuti a velocità normale per estrarre gli organismi. I rilievi sono stati effettuati su 4 differenti livelli di diluizione seriata (10-1-10-4) dopo tre giorni di incubazione a 28°C. Risultati Botrytis. In assenza di C. sake CPA-1 la frequenza di infezioni causate da B. cinerea si è rivelata inferiore a quella di P. expansum ed in entrambi gli anni 1998 e 1999 approssimativamente allo stesso livello del 75% di ferite infette dopo il periodo di conservazione di 60 giorni in atmosfera controllata (fig. 1). Il quadro è diverso per quanto riguarda la severità dell’infezione col ceppo di B. cinerea isolato nel 1999 che è stata assai più pronunciata che col ceppo del 1998 (fig. 2). L’effetto antagonistico di C. sake CPA-1 sulla frequenza delle infezioni nel 1998 è stato marcato con differenze significative tra le due dosi, mentre nel 1999 non è stato osservato un effetto significativo (fig. 1). La maggiore virulenza osservata nel ceppo del 1999 (fig. 2) potrebbe spiegare questa man- Rilievi Dopo il periodo di conservazione dei frutti è stata rilevata la frequenza del danno per ogni ripetizione in percentuale di ferite infette e la severità del danno classificando le ferite secondo il diametro dei marciumi riscontrati usando il seguente indice (diametro infezione in mm=indice): nessuna infezione = 0; < 5 = 1 (solo nel 1999); 6-10 = 2; 11-15 = 3; 16-20 = 4; 21-26 = 5; 27-32 = 6; 33-38 = 7; 39-42 = 8; 43-46 = 9; 47-50 = 10; >51 = 11. L’indice di danneggiamento è stato normalizzato moltiplicando i valori per 100/n (n... indice massimo). I dati sono stati analizzati statisticamente mediante analisi della varianza (ANOVA). È stato usato il test di Tukey-B per la separazione delle medie (P < 0,05). Fig. 3 - Effetti dell’antagonista C. sake CPA-1 in combinazione con DPA sulla frequenza di infezioni causate da P. expansum in ferite artificiali di mele cv ‘Red delicious’ conservate per un periodo di 60 giorni in atmosfera controllata. P. expansum è stato impiegato in due diverse concentrazioni: A) 103 conidi/mL, B) 104 conidi/mL. I valori corrispondono alla media di 4 ripetizioni del trattamento, ciascuna costituita da > 50 frutti (> 100 ferite). È indicata la deviazione standard Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 183 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I canza di un effetto significativo di antagonismo di C. sake CPA-1 sulla percentuale di infezioni nel 1999 (fig. 1). Mentre nel 1998 con l’alto dosaggio di C. sake CPA-1 (108 ufc/mL) si è raggiunta un’efficacia dell’azione antagonistica totale sulla frequenza delle infezioni di 82% (94% di biocontrollo su B. cinerea sola) con 13% di ferite infette, nel 1999 si ottenne di media un’efficacia del 18% con 60% di infezioni. Penicillium. La patogenicità di P. expansum (104 conidi/mL) in assenza di C. sake CPA-1 si è rivelata pressoché totale in entrambi gli anni della ricerca colpendo rispettivamente 99% e 89% delle ferite negli anni 1998 e 1999 (fig. 3). Nel 1999 non si è osservato un effetto antagonistico significativo di C. sake CPA-1. Nel 1998 l’alto dosaggio di C. sake CPA-1 (108 ufc/mL) ridusse significativamente la frequenza di infezioni da 99% Fig. 4 - Effetti dell’antagonista C. sake CPA-1 in combinazione con DPA sul grado di severità dei danni da marciume causati da P. expansum in ferite artificiali di mele cv ‘Red delicious’ conservate per un periodo di 60 giorni in atmosfera controllata. P. expansum è stato impiegato in due diverse concentrazioni: A) 103 conidi/mL, B) 104 conidi/mL. L’indice di severità è calcolato normalizzando gli indici del diametro del danno. Il valore massimo corrisponde ad un diametro di lesione > 51 mm. I valori corrispondono alla media di > 400 ferite. Lettere differenti nella stessa serie di trattamenti indicano differenze significanti tra le medie per P < 0,05 (Tukey-B test) 183 a 80%, e da 99% a 91% la dose meno concentrata di C. sake CPA1 (107 ufc/mL). L’efficacia dell’azione antagonistica totale sulla frequenza delle infezioni è stata del 20% e 8% rispettivamente. Un inoculo di P. expansum meno concentrato (103 conidi/mL) – applicato solamente nel 1999 – causò meno infezioni: in assenza di C. sake CPA-1 79%, mentre 72% e 67% rispettivamente con la dose maggiore e minore dell’antagonista. L’efficacia dell’azione antagonistica sulla frequenza delle infezioni – rispettivamente 15% e 8% – ebbe livelli simili a quella osservata nel 1998 però con l’inoculo di P. expansum più concentrato (104 conidi/mL). Per quanto concerne il grado di severità dell’infezione il quadro è simile a quanto osservato su B. cinerea. Mentre in assenza di C. sake CPA-1 la frequenza di infezioni da P. expansum nel 1999 era minore che nel 1998, nel 1999 la severità delle infezioni era più accentuata (circa del 40%) che nel 1998 (fig. 4). Inoltre è stata osservata una differenza lieve ma significativa tra P. expansum 104 conidi/mL (indice di severità 72,7) e P. expansum 103 conidi/mL (indice di severità 67,9) come mostrano le dimensioni delle infezioni (tab. 1). La virulenza più accentuata di P. expansum nel 1999 potrebbe spiegare perché nel 1999 non è stata osservata una riduzione significativa del danno mediante C. sake CPA-1, come è avvenuto nel 1998 (fig. 3). Inoculo reale. Gli agenti patogeni presenti nell’acqua del ‘drencher’ (cortina d’acqua) del sistema di irrogazione di DPA per il trattamento antiriscaldo nel 1999 hanno causato l’infezione quasi completa delle lesioni (fig. 5) e sviluppato il danno più severo (fig. 6) rispetto a B. cinerea e P. expansum. Il trattamento con C. sake CPA-1 ha avuto effetto leggermente negativo aumentando significativamente la frequenza del danno da 89% a 95% rispettivamente in assenza e con 108 ufc/mL di C. sake CPA-1 (fig. 5). Mucor spp. è Arsia ATTI 7 Raccolta 184 4-06-2002 12:46 Pagina 184 AT T I A R S I A stato identificato come causa principale del danneggiamento pressoché totale dei frutti colpiti (tab. 1). Gli agenti patogeni dell’acqua del ‘drencher’ prelevata nel 1998 hanno provocato una frequenza di infezioni simile alla situazione del 1999 in presenza di 107 ufc/mL di C. sake CPA-1 (fig. 5), causando però danni meno severi (fig. 6). Inoltre, con il dosaggio superiore di C. sake CPA-1 (108 ufc/mL) è stata osservata una riduzione significativa della frequenza di infezioni e della severità del danno. Dinamiche di popolazione della microflora su superficie e lesioni dei frutti in presenza di P. expansum (103 conidi/mL) e DPA durante il periodo di conservazione in atmosfera controllata. Immediatamente un giorno dopo il trattamento con C. sake CPA-1 (108 ufc/mL) è stata riscontrata una buona colonizzazione delle lesioni con 7 • 105 ufc/lesione. Nei primi venti giorni la popolazione di C. sake CPA-1 è diminuita leggermente (tab. 2). A termine del periodo di conservazione in atmosfera controllata (60 giorni) P. expansum si era diffuso entro le lesioni e non è stato possibile valutare la densità di C. sake CPA-1 che pure era presente. Nello stesso momento anche le lesioni non trattate con C. sake CPA-1 erano invase da P. expansum senza traccia di colonie di lieviti. All’inizio su queste lesioni sono stati identificati batteri in costante aumento e lieviti diversi da C. sake CPA-1 per le caratteristiche morfologiche delle colonie. Il numero di questi lieviti era inferiore rispetto alle lesioni trattate con C. sake CPA-1 approssimativamente di 10-3 (tab. 2). Con o senza trattamento di C. sake CPA-1 non è stata riscontrata la presenza di microorganismi sulla superficie dei frutti (tab. 2). Fig. 5 - Effetti dell’antagonista C. sake CPA-1 in combinazione con DPA sulla frequenza di infezioni causate da un inoculo proveniente da un sistema di irrogazione di DPA commerciale (inoculo del ‘drencher’) in ferite artificiali di mele cv ‘Red delicious’ conservate per un periodo di 60 giorni in atmosfera controllata. I valori corrispondono alla media di 4 ripetizioni del trattamento, ciascuna costituita da > 50 frutti (> 100 ferite). È indicata la deviazione standard Fig. 6 - Effetti dell’antagonista C. sake CPA-1 in combinazione con DPA sul grado di severità dei danni da marciume causati da un inoculo proveniente da un sistema di irrogazione di DPA commerciale (inoculo del ‘drencher’) in ferite artificiali di mele cv ‘Red delicious’ conservate per un periodo di 60 giorni in atmosfera controllata. L’indice di severità è calcolato normalizzando gli indici del diametro del danno. Il valore massimo corrisponde ad un diametro di lesione >51 mm. I valori corrispondono alla media di >400 ferite. Lettere differenti nella stessa serie di trattamenti indicano differenze significanti tra le medie per P<0,05 (Tukey-B test) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 185 185 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Discussione Nel presente lavoro la frequenza delle infezioni causate da P. expansum è stata ridotta del 20% mediante C. sake CPA-1 (fig. 3). Impiegando lo stesso ceppo di C. sake per il controllo di P. expansum, Usall et al. (2000) ha osservato una riduzione del 97% della frequenza delle infezioni in atmosfera controllata, mentre è stata osservata una riduzione del 50% in atmosfera normale (Teixido et al., 1999). Entrambe le ricerche sono state svolte con mele della cv Golden delicious. Nel 1999, in condizioni di atmosfera controllata simili a quelle ottimali (3% O2; 3% CO2) determinate da Usall et al. (2000), la riduzione della frequenza dei marciumi provocati da P. expansum tramite C. sake CPA-1 non è risultata significativa. Tuttavia nel presente lavoro la virulenza del ceppo di P. expansum in assenza di C. sake CPA-1, valutata mediante il diametro dei marciumi causati (tab. 1), è risultata simile a quella osservata da Usall et al. (2000) nello stesso periodo di conservazione in atmosfera controllata, ed è marcatamente superiore alla conservazione in atmosfera normale come osservato da Teixido et al., 1999 ed in parte da Usall et al., 2000. L’azione antagonistica di C. sake CPA-1 (108 ufc/mL) nei confronti di B. cinerea è stata pressoché totale solo nel primo anno di prova. Questo effetto potrebbe dipendere da una virulenza minore rispetto al ceppo impiegato l’anno successivo. Questa ipotesi trova supporto dal fatto che i due ceppi non si sono distinti per la frequenza delle infezioni in assenza di C. sake CPA-1 (fig. 1), bensì marcatamente nella severità del danno (fig. 2). Col nostro ceppo più virulento di B. cinerea sono state osservate infezioni di diametro superiore di circa il 50% rispetto a Vinas et al. (1998). Vinas et al. (1998) hanno osservato una riduzione del 92% del diametro delle infezioni dopo 60 giorni in atmosfera normale. Negli anni 1998 e 1999 le Tab. 1 - Effetti dell’antagonista C. sake CPA-1 in combinazione con DPA (1800 mg/L) su P. expansum, B. cinerea ed acqua del ‘drencher’ (inoculo reale) nel 1999* Trattamenti postraccolta (DPA, 1800 mg/L) Diametro danno (mm) P. expansum (104 conidi/mL) 23,5 + C. sake (107 ufc/mL) + C. sake (108 ufc/mL) 23,5 23,5 P. expansum (103 conidi/mL) + C. sake (107 ufc/mL) + C. sake (108 ufc/mL) 18,0 18,0 13,0 B. cinerea (104 conidi/mL) + C. sake (107 ufc/mL) 29,5 13,0 + C. sake (108 ufc/mL) Testimone non trattato 23,5 0 Acqua del ‘drencher’ (inoculo reale) > 51 + C. sake (107 ufc/mL) + C. sake (108 ufc/mL) Testimone non trattato > 51 > 51 0 * Dopo 60 giorni di conservazione dei frutti in atmosfera controllata. Viene riportato il diametro medio corrispondente alla mediana dell’indice di valutazione dei marciumi. Tab. 2 - Dinamiche di popolazione della microflora su superficie (0,8 cm2) e lesioni (3 x 5 mm) dei frutti durante il periodo di conservazione in atmosfera controllata* Giorni Concentrazione di C. sake (ufc/mL) 0 108 0 Superficie 108 Lesione Lieviti, (batteri) formanti colonie 1 7 20 60 < < < < 102 102 102 102 < < < < 102 102 102 102 4 • 102 (2 · 102) 3 • 102 (8 • 103) 2 • 102 (3 • 104) P. exp. 7 • 105 5 • 105 3 • 105 C. sake; P. exp. P. exp. = P. expansum * I frutti sono stati trattati con C. sake CPA-1 e DPA (1800 mg/L) ed inoculati con P. expansum (103 conidi/mL). Sono riportate le unità formanti colonie di lieviti e, tra parentesi, di batteri. prove fatte con inoculi provenienti dall’acqua del ‘drencher’ di un impianto commerciale hanno dimostrato la vastità della problematica reale. Nel 1999 è stato osservato il danno pressoché totale causato principalmente da Mucor spp. – un patogeno solitamente non preso in considerazione dai vari autori. I risultati ottenuti nel presente lavoro suggeriscono che un miglioramento del controllo con antagonisti naturali è forse da ricercarsi nella selezione di ceppi autoctoni. L’efficacia non costante e limitata dimostrata da C. sake CPA-1 nel controllo biologico da noi osservata nel corso dei due anni di questo lavoro e rispetto ad altri studi (Usall et al., 2000; Teixido et al., 1999; Vinas et al., 1998) può avere più cause. Forse la presenza di eventuali residui nutrienti nel liquido di coltura di C. sake CPA1 ha favorito la crescita accelerata degli agenti patogeni rispetto alla moltiplicazione del lievito (Ro- Arsia ATTI 7 Raccolta 186 4-06-2002 12:46 Pagina 186 AT T I A R S I A berts, 1990). Nel nostro lavoro si è cercato di evitare l’effetto di risanamento delle ferite nei frutti (Lakshminarayana et al., 1987) che potrebbe essere interpretato come effetto di antagonismo di C. sake CPA-1 (Roberts 1990). È già stata dimostrata l’importanza dello stato fisiologico di C. sake CPA-1 applicata per l’azione di biocontrollo. Teixido et al. (1998a, 1998b) hanno proposto che il miglioramento dell’idoneità ecologica e della tolleranza a stress ambientali di C. sake CPA-1 dipenda dal contenuto intracellulare di polioli e zuccheri. C. sake CPA-1 nel presente lavoro è stata applicata sempre in combinazione al DPA, un antiossidante usato per prevenire il fenomeno del riscaldo delle mele. Nel 1999 la concentrazione di DPA è stata aumentata a 1800 mg/L rispetto a 1200 mg/L nel 1998, per ottenere il dosaggio impiegato solitamente negli impianti commerciali. Questo aumento di dosaggio potrebbe avere causato la minore efficacia di C. sake CPA-1 nel 1999. Tuttavia Vinas et al. (1998) asseriscono la compatibilità di C. sake CPA-1 con il DPA. Nel presente lavoro questa affermazione viene supportata dall’osservazione che C. sake CPA-1 nelle lesioni trattate con 1800 mg/L di DPA (tab. 2) compariva in numero simile a quanto riportato da Usall et al. (2000) per C. sake CPA-1 in Bibliografia ECKERT J.W., SIEVERT J.R., RATNAYAKE M. (1994) - Reduction of imazalil effectiveness against citrus green mold in California packinghouses by resistant biotypes of Penicillium digitatum. Plant Disease (78): 971-974. EL-GHAOUTH A., SMILANICK J.L., WILSON C.L. (2000a) - Enhancement of the performance of Candida saitoana by the addition of glycolchi- atmosfera controllata e dagli autori Vinas et al. (1998) e Teixido et al. (1999) in atmosfera normale. Una densità di popolazione delle lesioni simile venne riportata pure per Aureobasidium pullulans a temperatura ambiente (Ippolito et al., 2000). Il meccanismo d’azione dei lieviti per il controllo biologico di B. cinerea su Candida saitoana (ElGhaouth et al., 1998) e Pichia guilliermondii (Wisniewski et al., 1991) si basa su un’azione citotossica del lievito espletata nei confronti del patogeno mediante adesione alle ife e su un’induzione di difese strutturali nel tessuto della mela. Inoltre sviluppano azione competitiva per nutrienti e spazio. È noto che inibitori della crescita fungina come la chitinasi fanno parte dell’arsenale antibiotico delle piante (Schlumbaum et al., 1986). In presenza di Aureobasidium pullulans è stato osservato un aumento pronunciato delle attività di β1,3-glucanasi, chitinasi e perossidasi (Ippolito et al., 2000). La limitata azione antagonistica potrebbe essere effetto della presenza del DPA. Il DPA potrebbe avere influenzato i meccanismi biochimici di resistenza ai patogeni e dell’adesione delle cellule di C. sake CPA1 alle ife, come osservato per certi zuccheri ed agenti che alterano l’integrità delle proteine (Wisniewski et al., 1991). Ringraziamenti Si ringraziano la ditta SIPCAM S.p.A (20016 Pero, MI) che ha fornito Candida sake CPA-1 (Università di Lleida, Spagna), inoltre P. Cazzanelli, A. Lunger e J. Gasser per l’ottima collaborazione. tosan for the control of postharvest decay of apple and citrus fruit. Postharvest Biol. Technol. (19): 103-110. EL-GHAOUTH A., SMILANICK J.L., BROWN G.E., IPPOLITO A., WISNIEWSKI M., WILSON C.L. (2000b) Application of Candida saitoana and glycolchitosan for the control of postharvest diseases of apple and citrus fruit under semi-commercial conditions. Plant Disease (84): 243-248. EL-GHAOUTH A., WILSON C.L., WISNIEWSKI M. 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Nel 1999 Mucor spp., un microorganismo solitamente non incluso nelle ricerche sul biocontrollo, è stato la causa principale del danno pressoché totale. Un possibile miglioramento nel biocontrollo per mezzo di antagonisti naturali potrebbe essere ricercato nella selezione di ceppi autoctoni. La presenza del DPA potrebbe avere provocato la limitata azione di biocontrollo di C. sake CPA-1 influenzando i meccanismi biochimici e strutturali che determinano l’azione antagonistica. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 187 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I SON C.L., WISNIEWSKI M. (2000) Control of postharvest decay of apple fruit by Aureobasidium pullulans and induction of defense responses. Postharvest Biol. Technol. (19): 265-272. JANISIEWICZ W.J. (1998) - Biocontrol of postharvest diseases of temperate fruits: challenges and opportunities. In: BOLAND G.J., KUYKENDALL L.D. 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Tra queste, la lotta biologica basata sull’impiego di Activity against postharvest diseases of microorganisms from the phyllospere and carposhere of agricultural crops Abstract Public opinion is concerned about safety of fresh fruits and vegetables which are an important part of the human diet. Consequently, research and legislation are more and more targeted to promote the development of a more sustainable agriculture. As regards the control of postharvest fungal diseases of fruits and vegetables the frequent and not always rational application of synthetic fungicides has determined undesirable effects (the raise of resistant pathogen strains, the persistence of microrganismi antagonisti selezionati tra quelli naturalmente presenti sulla carposfera e fillosfera di vegetali è tra le strategie più promettenti. Tra i potenziali antagonisti, lieviti e funghi lievitiformi, microrganismi ben adattati e diffusi sulla superficie di differenti specie vegetali sembrano i più interessanti. Questo lavoro fornisce un quadro sintetico delle ricerche svolte nel settore presso il nostro Dipartimento e riguardanti la selezione, la caratterizzazione, lo studio dei meccanismi d’azione e l’ottimizzazione dell’attività di alcuni potenziali agenti di lotta biologica. I risultati ottenuti sono discussi anche in relazione all’avanzamento delle ricerche nel settore. residues in fruits and deregistration of some products). Therefore, there is a need to find alternative methods to control such diseases. In this regard, biological control by antagonistic microorganisms appears to be a very promising strategy to replace or integrate the use of synthetic fungicides. The positive role of natural antagonists of phyllosphere and carposphere in suppressing disease development has been widely demonstrated. Several isolates of bacteria, filamentous fungi and yeasts have been selected from the naturally occurring microflora and applied on fruits and vegetables for their high biocontrol activity against postharvest pathogens. Yeasts, including yeastlike fungi, are microorganisms well adapted and widespread on fruit and vegetable surfaces and they are considered particularly suitable for postharvest use, because of their high inhibitory capacity, rapid colonization of fruit wounds and modes of action. This paper reports an overview of the researches carried out at our Department in the field of biological control of postharvest diseases. The main results regarding selection, characterization, studies on modes of action and optimisation of the antagonistic activity of some potential biological control agents are reported and discussed. Parole chiave: ortofrutticoli, patogeni postraccolta, lotta biologica, lieviti, funghi lievitiformi, biofungicidi. Keywords: fruits and vegetables, postharvest diseases, biological control, yeasts, yeast-like fungi, biofungicides. Arsia ATTI 7 Raccolta 190 4-06-2002 12:46 Pagina 190 AT T I A R S I A Introduzione I prodotti ortofrutticoli durante la fase di postraccolta sono soggetti a consistenti perdite dovute a marciumi causati da patogeni fungini, la cui prevenzione è ancora essenzialmente basata sull’impiego di fungicidi di sintesi. I problemi connessi all’impiego di queste sostanze (insorgenza di resistenza nei patogeni, l’accumulo di residui nei frutti, etc.), la crescente richiesta di un’agricoltura maggiormente eco-compatibile e di alimenti più sani e sicuri, hanno spinto i ricercatori ad individuare sistemi di lotta alternativi o integrativi a quelli chimici (Wilson e Wisniewski, 1994; El Ghaouth, 1997). Numerose ricerche hanno evidenziato la possibilità di utilizzare come agenti di lotta biologica microrganismi (funghi filamentosi, batteri e lieviti) isolati dalla carposfera e fillosfera di piante di interesse agrario (Dickinson e Preece, 1976; Blakeman e Fokkema, 1982; Blakeman, 1985; Andrews, 1992; Spurr, 1994). In alcuni Paesi, come Stati Uniti, Israele e Sud Africa, i primi “biofungicidi” a base di microrganismi antagonisti sono già disponibili per l’impiego contro patogeni postraccolta. In Italia e negli altri Paesi europei, lo sviluppo di biofungicidi per l’impiego in postraccolta è limitato sia dalle complesse e restrittive procedure di registrazione, sia da problemi connessi alla nicchia di mercato piuttosto ristretta. Per contribuire a superare queste difficoltà e rendere economicamente proponibile l’uso di biofungicidi è necessario ottimizzare l’attività e le condizioni d’impiego degli antagonisti. A tal fine, è fondamentale conoscere e/o approfondire le interazioni tra antagonista, ospite, patogeno e ambiente, in pre e in postraccolta, nonché i meccanismi d’azione coinvolti nell’antagonismo. Questo lavoro fornisce un quadro sintetico delle ricerche svolte e dei principali risultati da noi ottenuti negli ultimi anni, riguardanti Fig. 1 - Microrganismi presenti sulla fillosfera e carposfera di piante arboree ed erbacee coltivate in Italia meridionale la selezione, la caratterizzazione, lo studio dei meccanismi d’azione e l’ottimizzazione dell’attività di alcuni antagonisti di patogeni postraccolta. Indagini svolte e risultati ottenuti Microrganismi presenti sulla fillosfera e carposfera Sono state svolte indagini per caratterizzare la “biodiversità” dei microrganismi presenti sulla parte aerea di piante di interesse agrario comunemente coltivate in Italia meridionale. Nel corso della primavera-estate degli ultimi anni sono stati prelevati numerosi campioni di foglie e frutti da colture arboree (vite, olivo, drupacee, pomacee) e da colture erbacee (fragola, cucurbitacee, solanacee, bietola, lattuga, leguminose, cereali). Porzioni di tessuto (buccia del frutto o lamina fogliare) sono state sottoposte a lavaggio con acqua distillata sterile (Lima et al., 1997 e 1998a). Per l’i- Fig. 1 - Microorganisms found on the fillosphere and carposphere of herbaceous and woody agricultural crops grown in Southern Italy Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 191 191 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 1 - Influenza di 5 lieviti antagonisti, 6 specie di frutta e 6 patogeni postraccolta sull’attività inibitoria (IA*) in prove di lotta biologica1 Tab. 1 - Effect of 5 antagonistic yeasts, 6 host fruits and 6 postharvest pathogens on inhibitory activity (IA*) in biocontrol assays2 Antagonista Ospite Mele Pere Fragole Actinidia Uva da tavola Agrumi Patogeno LS-11 LS-28 A. niger P. expansum R. stolonifer 90,0 A-D 41,5 D-L 91,3 A-C 96,3 A-C 82,3 A-G 87,0 A-D B. cinerea P. expansum B. cinerea P. expansum R. stolonifer 24,5 31,3 78,1 66,7 26,7 A-L G-L A-J A-L J-L 91,4 100,0 95,3 63,3 63,4 B. cinerea B. cinerea A. niger P. expansum R. stolonifer 18,6 69,1 28,2 87,0 64,3 KL A-L G-L A-D A-L 93,1 94,2 86,9 78,2 71,4 B. cinerea 16,5 L 95,9 A-C P. italicum P. digitatum 79,3 A-J 88,9 A-E 78,9 A-J 83,1 A-G LS-30 21-D 29-A 98,3 AB 90,1 A-D 91,3 A-C 80,0 A-H 76,2 A-F 87,0 A-D 80,0 A-J 60,2 B-L 78,3 A-H A-D A A-C B-L B-L 89,3 93,6 54,7 93,7 74,9 A-D A-C C-L A-C A-K 74,6 25,0 82,5 70,0 30,0 A-K H-L A-F A-L F-L 75,7 34,3 60,9 70,0 63,3 A-G E-L B-L A-K B-L A-C A-C A-E A-H A-K 100,0 92,2 100,0 100,0 100,0 A A-D A A A 62,1 65,0 47,8 100,0 77,6 B-L A-L C-L A A-J 82,8 79,2 76,1 100,0 61,2 A-F A-I A-K A B-L 100,0 A 72,9 A-J 74,7 A-H 77,6 A-J 61,2 B-L 88,9 A-E 98,7 AB 93,2 A-D 98,7 AB 1 I frutti sono stati feriti, trattati con gli antagonisti, inoculati separatamente con i diversi patogeni e incubati a 21°C per 4-6 giorni. LS-11 = R. glutinis; LS-28 = C. laurentii; LS-30 = A. pullulans; 21-D = C. famata; 29-A = P. guilliermondii. A lettere uguali corrispondono valori statisticamente non significativi per P = 0,01 (test di Duncan su interazione fattoriale antagonista x patogeno x ospite). *IA (%) = *(T-A)/T* x100; T: numero di ferite infette nel testimone (H2O + patogeno); A: numero di ferite infette sui frutti trattati con l’antagonista e inoculati con il patogeno. 2 Fruits were wounded, treated by antagonist, inoculated separately with different pathogens and stored at 21°C for 4-6 days. LS-11 = R. glutinis; LS-28 = C. laurentii; LS-30 = A. pullulans; 21-D = C. famata; 29-A = P. guilliermondii). Values marked by the same letters are not statistically different at P = 0.01 (Duncan’s test on three-way interaction antagonist x pathogen x host fruit). *IA (%) = *(T-A)/T* x10; T: number of infected wounds in the control (H2O + pathogen); A: number of infected wounds on fruits treated by antagonist and inoculated with pathogen. solamento di lieviti, funghi lievitiformi e funghi filamentosi l’acqua di lavaggio è stata distribuita in piastre Petri contenenti “Basal Yeast Agar” (BYA) addizionato con antibiotici, mentre per l’isolamento di batteri sono state impiegate piastre contenenti “King’s B” (KB). Le piastre sono state incubate in opportune condizioni e i microrganismi sviluppati sono stati rilevati sottoponendo ad identificazione gli isolati più rappresentativi. La popolazione microrganica isolata dalla fillosfera e carposfera di piante arboree è risultata costituita principalmente da lieviti (72%), mentre quella isolata da piante erbacee era rappresentata soprattutto da batteri (66%). Tra i lieviti presenti sulle piante arboree vi è stata una netta prevalenza dei funghi lievitiformi (85%), rispetto ai lieviti bianchi (12%) e ai lieviti rosa (3%); sulle piante erbacee si è avuta invece una prevalenza dei lieviti rosa (54%) rispetto ai lieviti bianchi (33%) e ai funghi lievitiformi (13%) (fig. 1). Gli isolati più rappresentativi di ciascun gruppo morfologico sono risultati appartenere a: Metschnikowia pulcherrima, Cryptococcus laurentii, C. albidus e Candida pulcherrima, tra i lieviti bianchi; Sporobolomyces roseus, Rhodotorula glutinis, R. minuta, R. mucillaginosa tra i lieviti rosa; Aureobasidium pullulans, tra i funghi lievitiformi. Selezione di antagonisti di patogeni postraccolta Isolati di microrganismi dotati di elevata attività antagonistica contro i patogeni postraccolta sono stati individuati attraverso l’isolamento selettivo, che prevede la selezione di antagonisti direttamente in vivo, su ferite di ortofrutticoli inoculate con i patogeni fungini (Wilson et al., 1993). Dalla carposfera e fillosfera di diverse specie ortofrutticole sono stati ottenuti centinaia di isolati di lieviti e funghi lievitiformi in grado di contenere in diversa misura i marciumi causati da Botrytis cinerea e Penicillium expansum su diverse specie di frutta. Gli antagonisti più attivi sono stati caratterizzati e utilizzati in prove di lotta biologica ed integrata, svolte anche in condizioni semi-commerciali. Tra questi, in particolare, vi sono R. glutinis LS-11, isolato da olive, C. laurentii LS-28 e A. pullulans LS30, isolati da mela “Annurca” (Lima et al., 1998a e 1998b). Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 192 AT T I A R S I A 192 Tab. 2 - Sensibilità nei confronti di fungicidi di lieviti isolati dalla fillosfera e carposfera di piante coltivate1 Tab. 2 - Sensitivity to fungicides of yeast isolates from the aerial part of agricultural crops2 Fungicida Isolato Specie ospite Funghi lievitiformi Au-23 Aureobasidium pullulans Au-34-2 A. pullulans LS-30 A. pullulans Amarena Vite Melo Au-52 A. pullulans Au-57 Au-58 A. pullulans A. pullulans Au-62 Au-63 Benomil (250) Procimidone (250) Rame ossicl. (200) Penconazolo (5) S** S R R* R R R R R S S S Olivo S R R S Pero Albicocco S S R R R R S S A. pullulans A. pullulans Vite Pesco S S R R R R S S Au-66 Au-68 Au-69 A. pullulans A. pullulans A. pullulans Melo Susino Limone S S S R R R R R R S R S Au-74 Au-91 Au-92 Au-100 Au-117 A. A. A. A. A. Vite Olivo Mandorlo Orzo Bietola S S S S S R R R R R R R R R R R R S S S Lieviti rosa LS-11 Rhodotorula glutinis L-14-1 R. glutinis LS-55 R. glutinis LS-67 R. glutinis LS-68 R. glutinis LS-69 R. mucillaginosa Olivo Susino Vite Pomodoro Limone Pompelmo S S S S S S R R R R R R R R R R R R R S S S S S L-10-98 LS-70 L-50 L-58 R. mucillaginosa R. minuta Sporobolomyces roseus S. roseus Lattuga Mandarino Olivo Fico S S S S R R S S R R R R S S R S L-76-2 S. roseus Patata S R R S pullulans pullulans pullulans pullulans pullulans Lieviti bianchi L-13 Candida pulcherrima Olivo R R R S L-18 LS-28 C. scottii Cryptococcus laurentii Albicocco Melo S R R R R R S S L-40-1 LS-60 C. laurentii C. laurentii Frumento Uva S S R S R R R S L-68 L-25 C. laurentii Cryptococcus albidus Olivo Pesco S R R R R R S R LS-56 LS-61 Metschnikowia pulcherrima M. pulcherrima Melo Vite R R S S R R S S *S = Sensibile; **R = Resistente. *S = Sensitive; **R = Resistant. 1 In parentesi è riportata la concentrazione (mg/ml) di ciascun principio attivo saggiato. In grassetto, sono riportati i tre antagonisti (LS-11, LS-28, LS-30) più studiati dal nostro gruppo di ricerca. 2 In brackets the concentration (mg/ml) of each assayed active ingredient is reported. Isolates LS-11, LS-28, LS-30, the more deeply studied by our research team are marked in bold. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 193 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Spettro d’azione degli antagonisti selezionati Indagini svolte in collaborazione con l’Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee del CNR di Sassari hanno avuto lo scopo di valutare l’influenza dell’ospite e del patogeno sull’attività antagonistica di 5 isolati di lieviti precedentemente selezionati dalla superficie di differenti frutti. Sono stati saggiati i lieviti R. glutinis (LS-11), C. laurentii (LS-28), Candida famata (21D) e Pichia guilliermondii (29-A) e il fungo lievitiforme A. pullulans (LS-30) per l’attività antagonistica su sei importanti specie di frutta artificialmente inoculate con sei tra i più comuni patogeni fungini del postraccolta. I dati ottenuti sono stati elaborati statisticamente valutando l’influenza dei singoli fattori coinvolti nella lotta biologica (antagonista, specie ospite, patogeno), nonché le loro interazioni. L’analisi statistica fattoriale dei dati ha messo in evidenza che l’ospite e il patogeno influenzano significativamente l’attività di alcuni antagonisti. Tuttavia, altri isolati degli antagonisti presentano un ampio spettro d’azione, risultando egualmente attivi contro diversi patogeni su differenti ospiti (tab. 1) (Lima et al., 1999). Compatibilità con fungicidi È stata valutata la compatibilità in vitro di numerosi isolati di lieviti nei confronti di dosi ridotte di fungicidi più comunemente impiegati in campo e/o in postraccolta. Sono stati saggiati fungicidi benzimidazolici (benomil, tiabendazolo, carbendazim), diocarbossimidici (procimidone, vinclozolina), triazolici (penconazolo e tebuconazolo) e rameici (rame ossicloruro) a differenti concentrazioni (mg/l) di principio attivo, utilizzando la metodologia riportata in precedenti lavori (Lima et al., 1997 e 1998a). Tra gli isolati saggiati, quasi tutti hanno mostrato una buona tolleranza nei confronti dei dicarbossimidici e dell’ossicloruro di rame, mentre sono risultati quasi tutti piuttosto sensibili a benzimidazolici e triazolici (tab. 2). Indagini ecologiche Numerosi isolati di lieviti, rappresentativi tra quelli selezionati, sono stati saggiati per la crescita in vitro a diverse temperature (0, 4, 15, 25, 30, 35 e 37°C) come descritto da Lima et al. (1998a). La maggior parte degli isolati si sono accresciuti a temperature comprese tra 4°C e 35°C; alcuni hanno mostrato di accrescersi anche a 0°C, mentre solo pochissimi isolati hanno mostrato crescita a 37°C (dati non mostrati). Alcuni lieviti, inoltre, sono risultati capaci di colonizzare efficacemente le ferite artificiali di ortofrutticoli e di sopravvivere, anche su frutti non feriti, in differenti condizioni (basse temperature, celle di conservazione e condizioni di campo) (Lima et al., 1998a e 1998b). Fig. 2 - Profilo AFLP dell’isolato LS-28 di C. laurentii a confronto con i profili di altri isolati dello stesso lievito e di altri lieviti bianchi ottenuti dalla fillosfera e carposfera Fig. 2 - AFLP pattern of C. laurentii isolate LS-28 as compared with patterns of others isolates of the same yeast and of white yeasts obtained from the phyllosphere and carposphere 193 Caratterizzazione molecolare Il DNA estratto dagli isolati più rappresentativi di ciascun gruppo morfologico (lieviti bianchi, lieviti rosa e funghi lievitiformi) è stato caratterizzato mediante tecniche PCR. Tra le tecniche saggiate, l’AFLP (Amplified Fragment Length Polymorphism), che combina insieme restrizione enzimatica ed amplificazione del DNA, oltre ad essere maggiormente riproducibile rispetto alle altre tecniche saggiate, ha meglio evidenziato la presenza di polimorfismi genetici intra ed interspecifici, consentendo di differenziare i lieviti anche a livello di isolato (fig. 2). Mediante questa tecnica, sono state realizzate le impronte molecolari specifiche (fingerprint) degli isolati di maggiore interesse applicativo (Lima et al., dati non pubblicati). Studio dei meccanismi d’azione degli antagonisti Specifiche indagini sono state svolte per lo studio dei meccanismi d’azione dei lieviti R. glutinis (LS11), C. laurentii (LS-28) e A. pullulans (LS-30). Saggi in vitro e in vivo sembrano escludere l’antibiosi dai meccanismi d’azione degli antagonisti (fig. 3) (Castoria et al., 1997 e 2001). Al contrario, la competizione per i nutrienti (tab. 3) e la produzione di enzimi litici della parete cellulare fungina (in particolare β-1,3-glucanasi) sembrano giocare un ruolo importante nell’antagonismo di questi lieviti Arsia ATTI 7 Raccolta 194 4-06-2002 12:46 Pagina 194 AT T I A R S I A Fig. 3 - Saggi su TLC dell’attività antibatterica ed antifungina di estratti in etilacetato di filtrati colturali del fungo lievitiforme A. pullulans isolato LS-30 contro Pseudomonas corrugata ceppo Bs-8 (A) ed Alternaria alternata isolato FS-37 (B). Nov.: Novobiocina; Penc.: Penconazolo; MEB: Terreno colturale non inoculato Fig. 3 - TLC assays of antibacterial and antifungal activity of ethylacetate extracts from the culture filtrate of the yeast-like fungus A. pullulans isolate LS-30 against Pseudomonas corrugata strain Bs-8 (A) and Alternaria alternata isolate FS-37 (B). Nov.: Novobiocine; Penc.: Penconazole; MEB: uninoculated media (Castoria et al., 1997 e 2001). Un nuovo meccanismo d’azione è stato inoltre recentemente suggerito, in particolare per l’attività degli antagonisti contro patogeni necrotrofi da ferita quali B. cinerea e P. expansum (quest’ultimo produttore della micotossina patulina, frequente contaminante dei succhi di frutta a base di pomacee). Tale meccanismo è la resistenza allo stress ossidativo, generato in ferita di mela da radicali come semichinoni e specie reattive dell’ossigeno (perossido di idrogeno e ione superossido), resistenza che sembra cruciale per una tempestiva colonizzazione delle ferite stesse da parte degli antagonisti ed una loro efficace azione contro i patogeni. Utilizzando un modello costituito da un antagonista più attivo (C. laurenti LS-28) e da uno meno attivo (R. glutinis LS-11) si è visto che l’isolato più attivo colonizza più rapidamente ed efficacemente le ferite di mela ed è più resistente in vitro allo stress ossidativo. L’utilizzo di molecole antiossidanti elimina il “gap” tra i due antagonisti sia nella colonizzazione delle ferite sia nell’attività antagonistica contro patogeni necrotrofi (Castoria et al., 2000) (tab. 4). Discussione La fillosfera e la carposfera di specie vegetali coltivate sono normalmente popolate da batteri, lie- viti e funghi filamentosi (fig. 1, tab. 2). I lieviti, soprattutto sulle specie arboree, sono risultati quasi sempre prevalenti rispetto a batteri e funghi filamentosi, mostrando di essere ben adattati alle condizioni ecologiche presenti sulla superficie delle specie vegetali più comunemente coltivate nei nostri ambienti. In accordo con altri autori (Dickinson e Preece, 1976; Blakeman e Fokkema, 1982; Blakeman, 1985; Andrews, 1992), i lieviti isolati appartengono a differenti generi e specie e sono riconducibili a tre gruppi morfologici: lieviti bianchi, lieviti rosa e funghi lievitiformi. Questi microrganismi, rappresentano un “pool” di biodiversità da cui selezionare antagonisti utili ai fini della lotta biologica. Numerosi isolati di lieviti sono stati selezionati e caratterizzati per attività antagonistica (tab. 1), compatibilità con fungicidi (tab. 2), aspetti ecologici, aspetti molecolari (fig. 2), meccanismi d’azione (fig. 3, tabb. 3-4). Per tutti i caratteri esaminati, è stata riscontrata variabilità intergenerica, interspecifica e, talvolta, intraspecifica. L’attività antagonistica di isolati di lieviti può risultare variabile al variare del patogeno e dell’ospite, sebbene vi siano alcuni lieviti che presentano un ampio spettro d’azione e potrebbero pertanto essere utilizzati su differenti frutti e contro più patogeni (Lima et al., 1999). Nella fase di selezione è opportuno, pertanto, puntare su isolati di antagonisti ad ampio spettro. Il potenziale mercato di prodotti per la difesa in postraccolta è, infatti, abbastanza ristretto; sarebbe quindi preferibile disporre di uno o pochi biofungicidi utilizzabili su differenti ortofrutticoli e contro i patogeni fungini più diffusi e dannosi. La compatibilità con fungicidi mostrata da diversi antagonisti (tab. 2) è di indubbia utilità per scegliere quei prodotti che non interferiscono con l’attività dell’antagonista in sistemi di lotta integrata, ove gli antagonisti potrebbero essere utilizzati in alternanza al prodotto chimico o in combinazione con dosi ridotte dello stesso) (Droby et al., 1993; Chand-Goyal e Spotts, 1997; Ippolito et al., 1998a). Le indagini ecologiche hanno evidenziato che diversi isolati degli antagonisti sono in grado di sopravvivere ed accrescersi a basse (0-4°C) e relativamente alte (2835°C) temperature risultando così interessanti per applicazioni sugli ortofrutticoli in condizioni di frigoconservazione e in campo prima della raccolta, ove le condizioni ambientali possono essere piuttosto variabili. Alcuni isolati mostrano di colonizzare più efficacemente le ferite degli ortofrutticoli, mentre altri sembrano maggiormente capaci di sopravvivere sulla superficie di frutti integri, anche in campo (Lima et al., 1998a, 1998b e 1999). La capacità di un antago- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 195 195 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 3 - Influenza dell’aggiunta di nutrienti esogeni (NYD-B: Nutrient Yeast-extract Broth) sull’antagonismo di R. glutinis (LS-11), C. laurentii (LS-28) e A. pullulans (LS-30) contro P. expansum su mele Annurca* Tab. 3 - Influence of exogenous nutrients (NYD-B: Nutrient Yeast-extract Broth) on antagonistic activity of R. glutinis (LS-11), C. laurentii (LS-28) and A. pullulans (LS-30) against P. expansum on Annurca apples** Trattamento Controllo (acqua + P. expansum) Antagonista + P. expansum Antagonista + NYD-B + P. expansum LS-11 % Ferite infette LS-28 LS-30 100 A 100 A 100 A 12,5 C 87,5 B 0C 37,5 B 5 C 49,5 B * Sulle colonne, a lettere uguali corrispondono valori statisticamente non significativi per P = 0,01 (test di Duncan). ** In each column, values marked by same the letters are not statistically different at P = 0.01 (Duncan’s test). nista di colonizzare la superficie di frutti e di sopravvivere in differenti condizioni sono presupposti essenziali per la sua efficacia. A tal proposito è da rilevare che per ottimizzare l’attività degli antagonisti contro patogeni postraccolta è talvolta conveniente intervenire in pre-raccolta (Ippolito e Nigro, 2000). L’attività dei lieviti, infatti, è essenzialmente di tipo preventivo ed è quindi necessario che essi colonizzino i frutti, o addirittura i fiori, a livelli sufficientemente elevati prima dell’arrivo del patogeno, limitando così anche eventuali infezioni latenti che sono di difficile controllo con i soli interventi postraccolta (Lima et al., 1997 e 1998b; Ippolito et al., 1998a e 1998b). La caratterizzazione molecolare eseguita mediante la tecnica AFLP (fig. 2) su numerosi dei potenziali antagonisti (lieviti bianchi, lieviti rosa e funghi lievitiformi) ha messo in evidenza la presenza di polimorfismi genetici che consentono di identificare in maniera affidabile e riproducibile gli isolati di maggiore interesse e il loro monitoraggio successivo all’applicazione sui frutti (Lima et al., dati non pubblicati). Questi dati sono di rilevante interesse in quanto il monitoraggio sensibile ed affidabile degli antagonisti è utile ad approfondire le conoscenze ecologiche, settore in cui vi è ancora una notevole carenza di informazioni. Lo studio dei meccanismi d’a- Tab. 4 - Attività antagonistica di R. glutinis (LS-11) e di C. laurentii (LS-28) contro P. expansum su mele* Tab. 4 - Antagonistic activity of R. glutinis (LS-11) and C. laurentii (LS-28) against P. expansum on wounded apples** Trattamento P. P. P. P. P. P. P. P. P. expansum expansum expansum expansum expansum expansum expansum expansum expansum Ferite infette (% ± DS***) + + + + + + + + + H2O SOD + CAT BSA LS-11 LS-11 + SOD + CAT LS-11 + BSA LS-28 LS-28 + SOD + CAT LS-28 + BSA 84 ± 1,9 77 ± 1,4 93 ± 1,1 33 ± 1,8 6,7 ± 0,7 58 ± 2,2 22 ± 1,3 4,4± 0,2 44 ± 1,1 b b a e g c f g d * Su mele ferite e conservate per 6 giorni a temperatura ambiente, in assenza ed in presenza di enzimi antiossidanti (SOD e CAT). Le mele erano state frigoconservate per 1 mese dopo la raccolta. A lettere uguali corrispondono valori statisticamente non differenti tra loro per P = 0,05 (test di Duncan). Gli esperimenti sono stati ripetuti 2 volte. SOD: Superossido-dismutasi; CAT: Catalasi; BSA: Siero Albumina Bovina. *** DS: deviazione standard dalla media. ** Apples were stored for 6 days at room temperature, in the absence and in the presence of antioxidant enzymes (SOD and CAT). Apples were kept in cold storage for 1 month before the experiments. Values marked by the same letters are not statistically different at P=0.05 (Duncan’s test). The esperiments were performed twice. SOD: Superoxide-dismutase; CAT: Catalase; BSA: Bovine Sero Albumine. *** DS: standard deviation from the average zione ha fornito informazioni utili per l’ottimizzazione dell’attività degli isolati più interessanti. Infatti, la conoscenza dei meccanismi d’azione coinvolti nell’antagonismo costituisce un prerequisito fondamentale per incrementare sopravvivenza ed efficacia degli antagonisti, attraverso la messa a punto di formulati e strategie di applicazione che consentano di rendere economicamente proponibile l’utilizzo dei metodi di lotta biologica. A questo riguardo sono di particolare interesse i recenti risultati ottenuti nel nostro laboratorio sul ruolo della resistenza allo stress ossidativo da parte degli antagonisti (Castoria et al., 2000), che lasciano prevedere la progetta- Arsia ATTI 7 Raccolta 196 4-06-2002 12:46 Pagina 196 AT T I A R S I A zione di più efficaci formulati a base di antagonisti e antiossidanti (tab. 4). Conclusioni I lieviti e i funghi lievitiformi sono microrganismi diffusi e ben adattati sulla carposfera e fillosfera di piante di interesse agrario arboree ed erbacee. Diversi isolati di questi microrganismi mostrano elevata attività antagonistica e altri caratteri positivi che li rendono potenzialmente utili per applica- Bibliografia ANDREWS J.H. (1992) - Biological control in the phyllosphere. Annu. Rev. Phytopathol. 30: 603-635. BLAKEMAN J.P. (1985) - Ecological succession of leaf surface microorganisms in relation to biological control. In: WINDELS C.E., LINDOW S.E. 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La caratterizzazione di differenti isolati di lieviti e lo studio di alcuni meccanismi d’azione coinvolti nell’antagonismo hanno fornito informazioni che potranno essere utilizzate per la selezione di isolati dotati di maggiore efficacia, per l’ottimizzazione dell’attività antagonistica e delle condizioni d’impiego, per lo sviluppo di opportune formulazioni (biofungicidi) e per lo sviluppo di idonei sistemi di monitoraggio. L’utilizzazione pratica di sistemi di lotta biologica e/o integrata contro patogeni postraccolta dipenderà, oltre che dai risultati della ricerca, anche dall’evoluzione della legislazione e dall’interesse dell’industria. Plant Pathogen, “Biocontrol Agents Modes of Action and their Interaction with other Means of Control” [in press]. CASTORIA R., DE CURTIS F., LIMA G., CAPUTO L., PACIFICO S., DE CICCO V. (2001) - Aureobasidium pullulans (LS30) an antagonist of postharvest pathogens of fruits: study on its modes of action. Postharvest Biol. Technol. 22(1): 7-17. CHAND-GOYAL T., SPOTTS R.A. (1997) - Biological control of postharvest diseases of apple and pear under semi-commercial and commercial conditions using three saprophytic yeasts. Biol. Control 10: 199-206. DICKINSON C.H., PREECE T.F. (1976) - Microbiology of aerial plant surface. Academic Press, London. DROBY S., HOFSTEIN R., WILSON C.L., WISNIEWSKI M., FRIDLENDER B., COHEN L., WEISS B., DAUS A., TIMAR D., CHALUTZ E. (1993) Pilot testing of Pichia guilliermondii: A biocontrol agent of postharvest diseases of citrus fruit. Biol. Control 3: 47-52. EL GAOUTH A. (1997) - Biologically- based alternatives to synthetic fungicides for the control of postharvest diseases. J. Industr. Microbiol. Biotech. 19: 160-162. IPPOLITO A., NIGRO F., ROMANAZZI G., CAMPANELLA V., SALERNO M. (1998a) - Field application of Aureobasidium pullulans against Botrytis storage rot of stawberry. In: Non-conventional methods for the control of postharvest disease and microbiological spoilage. Coord. BERTOLINI P., SIJMONS P.C., GUERZONI M.E., SERRA F., Proc. Workshop COST 914-COST 915, 9-11 october 1997, Bologna, Italy, pp. 127-133. IPPOLITO A., NIGRO F., LIMA G., ROMANAZZI G., SALERNO M., (1998 b) Attività di Aureobasidium pullulans con l’aggiunta di gomma xanthan nella lotta contro il marciume acido e botritico dell’uva da tavola. Atti VI Convegno SIPaV, Campobasso, 1718, settembre 1998. IPPOLITO A., NIGRO F. (2000) Impact of preharvest application of biological control agents on postharvest diseases of fresh fruits and vegetables. Crop Protection 19: 715-723. Ringraziamenti Lavoro svolto con i contributi di: MURST, progetto “Biotecnologie per la lotta contro Botrytis cinerea in postraccolta”; CNR, Progetto strategico “Diversità di microrganismi di interesse agro-alimentare e ambientale”. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 197 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I LIMA G., IPPOLITO A., NIGRO F., SALERNO M. 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Vanadia - Metapontum Agrobios, Metaponto (MT) Riassunto Si riportano i risultati di una ricerca preliminare sulla conservazione di bacche di pomodoro tipo cherry (cv Naomi sel. Camelia), ottenute mediante quattro sistemi diversi di coltivazione in fuori suolo di piante allevate in ambiente protetto. Le bacche utilizzate sono state raccolte il 18 gennaio 2001, in corrispondenza della quarta raccolta scalare da piante coltivate in NFT, su Grodan, su Pozzolana di Barile e su doppio strato: Pozzolana di Barile ed Agriperlite presso l’impianto per colture in fuori suolo realizzato nella serra di Hera, in agro di Metaponto (40° 24’ N; 16° 48’ E; 10 m s.l.m.). Campioni di circa 1,2 kg di bac- Soilless cultivation, packaging and storage effects on some quality parameters of tomato Cherry type Abstract A preliminary trial, aimed at studying the storage behaviour of tomato cherry type (cv Naomi sel. Camelia) obtained from 4 different soilless cultivation and packaged with 2 PE film bags and in open PP boxes as a control, was carried out. The experiment took place in Metapontum Agrobios laboratories, very close to the growing toma- che, subito dopo la raccolta, sono stati confezionati in vaschette di PP aperte, in buste di PE provviste di microfori (Ø = 1 mm), in buste di PE con macrofori (Ø = 5 mm), e collocati in cella frigorifera condizionata a 7 ± 0,5°C, con flusso di aria al 90-95% di umidità relativa. È stato seguito lo schema sperimentale a split-plot, collocando le agrotecniche di coltivazione nelle unità principali, la durata della conservazione (0, 15 e 30 giorni) nelle sub-unità e le modalità di confezionamento delle bacche nelle sub-sub-unità. Alla raccolta, dopo 15 giorni di conservazione delle bacche ottenute in NFT e PdB e dopo 30 giorni per tutte le agrotecniche di coltivazione, sono stati effettuati rilievi morfologici sulle bacche e fisiologici sul loro succo. La variazione del peso, della consistenza, del colore, delle bacche danneggiate, del residuo secco rifrattometrico, del contenuto in glucidi ed in vitamine sono state le principali determinazioni effettuate. Le bacche di pomodoro tipo cherry hanno mostrato buona adattabilità ad essere conservate per 30 giorni, anche se qualche perplessità è emersa per il significativo numero di bacche danneggiate, rilevato quando queste sono state confezionate in buste macroforate ed erano state ottenute in NFT e su Grodan. toes greenhouse. Berries came from plants grew up on NFT, Grodan, Pozzolana di Barile and on a double layer: Pozzolana di Barile under and Agriperlite over, performed at the ’Hera’ greenhouse located in Metaponto area (40° 24’ N; 16° 48’ E; 10 m a.s.l.). The trial took place with fresh tomato berries picked up at the successive fourth harvest on january 18th 2001. Samples of 1.2 kg of well mature berries were chosen and carely arranged in open plastic boxes or in PE film bags and stored in chamber at 7± 0.5°C and with 90 – 95 % of flow air relative humidity. Weight loss, firmness, peel colour, decay incidence, soluble solids content, sugars and vitamins content were evaluated for each sample at harvest and after 15 (NFT and PdB) and 30 days of storage. Berries obtained from NFT and Grodan soilles cultivation systems showed higher mean weight and less dry matter content compared with those picked up from the other growing systems. NFT’s berries at harvest also showed high firmness values. During storage performance tomato berries had a normal behaviour, only those got from NFT and Grodan media increased decay inci- Parole chiave: pomodoro tipo cherry, agrotecniche di coltivazione in fuori suolo, confezionamento, conservazione, qualità. Arsia ATTI 7 Raccolta 200 4-06-2002 12:46 Pagina 200 AT T I A R S I A dence as berries damaged or rotten. Packaged berries in open boxes showed the same results of those wrapped in PE film bags having micro-holes on the surface. On the countrary, the wrapped bags with big holes on the surface were not useful to store berries because of the high number of damaged fruits Introduzione Il pomodoro tipo cherry o ciliegino, comparso nello scenario orticolo italiano nei primi anni novanta, dopo qualche incertezza iniziale ha incontrato sempre più il favore dei coltivatori e ancora di più quello dei consumatori sia italiani che stranieri. Si ritiene che oggi circa il 30-40% della produzione nazionale di pomodoro da consumo fresco sia di tipo cherry (Lomonaco, 1998). Ha trovato condizioni favorevoli di coltivazione lungo le aree orticole costiere (Trentini e Sitta, 2001) presso i coltivatori siciliani (Ragusa), campani (Salerno), laziali (Latina e Fondi), veneti (Cavallino) e sardi (Cagliari), che lo coltivano su terreno in serra o con agrotecniche di fuori suolo durante tutto l’anno. Riesce a valorizzare la salinità dei suoli, dell’acqua irrigua e la radiazione luminosa in eccesso del meridione d’Italia. Il mercato è attivo e continua ad essere sostenuto da una vivace domanda, idonea ad assicurare redditi certi per produzioni di qualità ed uniformi nel tempo. I consumatori tedeschi ed inglesi apprezzano le bacche piccole, di colore rosso vivo, in grappoli, ricche di semi, di elevata consistenza e sapidità (Lomonaco, l.c.). È commercializzato principalmente dalla grande distribuzione organizzata, confezionato in vaschette di plastica, trasparenti e variamente forate, con le bacche in grappoli ed in qualche caso anche sgrappolate. Dalla raccolta al momento del consumo spesso intercorrono observed. The incidence of decay increased both with berries picked up from the NFT and Grodan system because they were more weighted and with less dry matter content. Nevertheless the tomatoes cherry type berries are generally suitable for 30 days storage as a result of this experiment. More information diversi giorni e gli stress fisici e fisiologici a cui le bacche vanno incontro sono poco noti e sottovalutati. Maldestre operazioni manuali, il confezionamento meccanizzato e meccanico, l’impiego di contenitori inadatti e gli spostamenti durante le operazioni commerciali possono causare ammaccature, abrasioni, microlesioni e lesioni alle bacche con drastiche conseguenze sulla durata della loro vita postraccolta (Batal et al., 1970; Kader et al., 1978; Olorunda e Tung, 1985; Fiore et al., 1992). Il risultato è che, in certe situazioni, sulla mensa del consumatore arriva solo una parte molto esigua della produzione commerciabile raccolta in serra. Sul comportamento postraccolta di questa tipologia di pomodoro sono disponibili limitati riferimenti bibliografici e quelli disponibili, per lo più, si riferiscono allo studio dell’incidenza della diversa EC della soluzione nutritiva impiegata sulla shelf-life (Gough, 1990), mentre nulla o poco è noto circa l’influenza delle diverse agrotecniche di fuori suolo sulla conservabilità delle bacche. Alla luce di quanto sin qui detto, obiettivo di questo lavoro è quello di studiare il comportamento postraccolta delle bacche in grappolo, prodotte con 4 tecniche diverse di fuori suolo, confezionate in vaschette aperte ed in buste in plastica provviste di macrofori di 5 mm e di microfori di 1 mm, durante la conservazione per 15 e 30 giorni in cella frigorifera condizionata a 7°C e con il 90-95% di umidità relativa (UR). need to be sure about the choice of the right film to wrap the fruits, without damaging their morphological traits and metabolic activity during storage. Keywords: cherry type tomato, soilless cultivation, packaging, storage, quality parameters. Materiali e metodi Impianto di coltivazione Le bacche di pomodoro, utilizzate per la ricerca, provengono dall’impianto sperimentale per colture in fuori suolo realizzato dal Dipartimento di Produzione Vegetale dell’Università degli Studi della Basilicata, presso l’Azienda agricola “Pantanello” della Regione Basilicata, nella serra di ‘Hera’, nell’ambito del Progetto POP (Programma Operativo Plurifondo-FESR 1994-99, 2° Triennio) finanziato dall’Ente Regione Basilicata con fondi CE, dal titolo: “Coltivazione del pomodoro tipo cherry in fuori suolo”. L’impianto è costituito da una serra in metallo e plastica con copertura in PE in doppio strato gonfiato, con pareti laterali e divisorie realizzate con una struttura in acciaio zincato a caldo e tamponate con lastre di PMMA tipo ondex. La serra è suddivisa in 2 campate e 4 settori (2 per campata) di 288 m2 ciascuno, più un corridoio centrale di servizio dove si trovano i quadri elettrici di settore e 4 unità computerizzate (µAgricomp) per la gestione climatica, una per ogni ambiente, ciascuna corredata da sensori per temperatura, umidità relativa e luminosità interne, e collegata ad una stazione meteo collocata sul colmo di una delle 2 campate. Quest’ultima è dotata di sensori esterni per rilevare la temperatura, la luminosità, la presenza o assenza di pioggia, la direzione e velocità del vento. Nello stesso corridoio centrale è localizzata l’unità centrale (UC) di gestione e visua- Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 201 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I lizzazione dei parametri irrigui e climatici interni ed esterni, costituita da un PC tipo Pentium II, munito anche di software di accesso remoto per gestire gli interventi di sorveglianza e programmazione dei suddetti parametri tramite rete internet. La struttura è dotata anche di un ambiente di supporto ospitante gli impianti di riscaldamento, fertirrigazione, fog-system, di sterilizzazione della soluzione a raggi UV, di un quadro elettrico generale e di un gruppo elettrogeno per assicurare la continuità di alimentazione delle elettropompe per mantenere in circolo la soluzione nutritiva nelle canalette del settore NFT qualora necessario. Nello stesso vano è collocato un quadro allarmi collegato alle unità computerizzate presenti in serra, munito di un segnale acustico e combinatore telefonico, per avvisare gli operatori anche quando sono lontani dall’impianto. Ciascuno dei settori è pacciamato con PE bianco ed ospita 12 canalette di coltivazione di diversa tipologia, lunghe 11 m, dove è possibile realizzare diverse tecniche di coltivazione del pomodoro o di altre specie ortofloricole. Un primo settore è destinato alla coltivazione con il sistema NFT (Nutrient Film Technique), con piante allevate in canalette di polipropilene alte 5 cm e larghe 15 disposte su di un piano avente una pendenza del 2‰, idonea ad assicurare un sottile film di soluzione nutritiva in moto continuo ed ininterrotto nelle 24 ore. Il secondo settore è destinato alla coltivazione del pomodoro su substrato inerte costituito da lana di roccia (Grodan), preparata in pani lunghi 1 m, larghi 15 cm e alti 5 cm, collocati in canalette con pendenza del 2‰, avvolti in sacchetti di plastica opportunamente forati per alloggiare le piante e favorire lo sgrondo della soluzione dopo ogni intervento di fertirrigazione. Il terzo settore ospita canalette di coltivazione in polipropilene alte 40 cm e larghe 30 cm con il 2‰ di pendenza, in cui è collocato uno strato basale di Pozzolana di Barile alto 10 cm, su cui è stato posto un altro strato di pari altezza di Agriperlite che indicheremo (A+P). Il quarto settore è dotato delle stesse canalette del terzo, destinate ad utilizzare solo Pozzolana di Barile (PdB). Nei settori con i substrati inerti, un sistema di tubazioni, situate a valle delle canalette di coltivazione, raccoglie e convoglia il drenato verso i serbatoi di raccolta interrati, consentendo il suo completo recupero. Mediante delle pompe sommerse, collocate nei suddetti serbatoi, la soluzione recuperata viene inviata al serbatoio di ricircolo. Durante il trasferimento vengono monitorati pH, EC e volume del drenato. Il serbatoio di ricircolo viene quindi riempito fino al livello superiore con acqua pura, in modo tale che possa partire un nuovo ciclo di fertirrigazione. Una pompa apposita preleva la soluzione del serbatoio e l’invia al fertirrigatore (Agrimix L/Sub), che provvede all’eventuale correzione dei valori di pH, di EC e di composizione, prima che venga erogata all’impianto in serra. Anche la gestione della soluzione nel sistema NFT è basata sul completo recupero del drenato che viene continuamente monitorato e reintegrato in modo automatico mediante un altro fertirrigatore computerizzato (Agrimix L/NFT). In tutti i casi il completo recupero della soluzione nutritiva ed il suo riutilizzo permettono di gestire l’impianto a ciclo chiuso con ridotto impatto ambientale. Completano la struttura un impianto di riscaldamento della capacità di 300.000 kcal h-1 idoneo ad assicurare una temperatura interna alla serra di 18°C quando la temperatura esterna è di 0°C. Coltivazione e conservazione Il pomodoro, cv Naomi sel. Camelia (Cois ’94) è stato impiantato il 4 settembre 2000 con piantine alla terza foglia vera ben espansa, preparate in cubetti di Grodan di 4 cm di lato, collocate a 33 cm l’una dall’altra su file lunghe 11 m e con interfila di 1,5 m, per realizzare una densità di 2,02 201 piante per m2. Durante il ciclo colturale sono state effettuate ripetute sfemminellature, eliminazione delle foglie basali invecchiate ed esauste e per migliorare l’impollinazione sono state introdotte 2 famiglie di bombi: una per i 2 settori contigui a partire dalla piena fioritura del 1° grappolo fiorale. Un trattamento con Trigard contro la fillominatrice (Liriomyza spp.) e con Penconazole contro l’oidio (Leveillula taurica) si sono resi necessari durante il ciclo colturale. Le raccolte scalari, hanno avuto inizio il 4 dicembre 2000 e sono proseguite con intervallo di 15 giorni sino al 26 marzo 2001 per un totale di 9 raccolte. In corrispondenza delle raccolte dell’8 gennaio 2001 e del 19 marzo 2001 campioni di circa 1,2 kg pari a 45-50 bacche rosse, mature in grappolo venivano collocate in vaschette trasparenti di PP aperte superiormente e in 2 sacchetti in PE di uguale volume e con diversa porosità superficiale (macrofori da 5 mm e microfori da 1 mm) per essere disposte in cella frigorifera termostatata a 7±0,5°C e con flusso di aria al 90-95% di UR, al fine di studiarne il comportamento durante la conservazione per 15 e 30 giorni. In particolare, sono stati realizzati 66 campioni così distribuiti: 21 con bacche ottenute con il sistema NFT; 21 provenienti dalle piante allevate su PdB; 12 da piante su Grodan e 12 da piante allevate su A+P. Per ciascuna delle 4 agrotecniche, 3 campioni sono stati analizzati in laboratorio subito dopo la raccolta (inizio della prova di conservazione). I restanti 18, provenienti da NFT e PdB, sono stati distinti in 2 sub-gruppi da 9 ciascuno per i rilievi dopo 15 e 30 giorni di conservazione, previa suddivisione in 3 campioni confezionati in vaschette di PP trasparenti aperte, 3 in buste di PE trasparente macroforata e 3 in buste di PE trasparente microforata. I 9 campioni restanti, provenienti da Grodan e da A+P, confezionati anche loro in gruppi di 3, come i precedenti, sono stati valutati solo dopo 30 giorni di conservazione. Arsia ATTI 7 Raccolta 202 4-06-2002 12:46 Pagina 202 AT T I A R S I A È stato seguito lo schema sperimentale a split-plot con 3 ripetizioni, considerando come tesi unica le determinazioni effettuate sui campioni di bacche fresche all’inizio della prova, e come effetto principale le agrotecniche di coltivazione, come sub-effetto le epoche di conservazione (0-15 e 30 giorni) e come sub-sub-effetto le modalità di confezionamento (vaschette in PP, buste in PE macroforate e microforate). In questa nota si riportano i risultati della prima epoca di conservazione. • bacche danneggiate o deteriorate in percentuale del numero iniziale; • calo peso per differenza di pesata, espresso in percentuale del peso iniziale; • contenuto in solidi solubili, misurato con un rifrattometro digitale Atago su succo di 10 bacche espresso in percentuale; • elettroconducibilità (EC) del succo di 10 bacche espressa in mS cm-1. Inoltre mediante HPLC sono stati determinati: • saccarosio, fruttosio e glucosio espressi in percentuale; • vitamina C in mg 100 g-1 di bacche fresche; • β-carotene e licopene in mg 100 g-1 di bacche fresche. I dati rilevati sono stati sottoposti ad analisi statistica ed il confronto delle medie dei parametri risultati significativi è stato fatto con il test di Duncan per gli effetti principali e con il metodo della MDS per le interazioni. Rilievi effettuati I rilievi sono stati effettuati presso i laboratori della società Metapontum Agrobios in corrispondenza della raccolta e dopo 15 e 30 giorni di conservazione così come previsto dal piano sperimentale. Per ciascuno dei campioni sono stati determinati i seguenti parametri: • peso medio delle bacche all’inizio della conservazione; • consistenza delle bacche alla raccolta e dopo i due periodi di conservazione, mediante un penetrometro con puntale da 6 mm di diametro; • colore dell’epidermide misurato con un colorimetro Minolta Chromameter CR – 200 nello spazio di colore CIE L* a* b* su 10 bacche; Risultati Effetti delle agrotecniche di coltivazione Dalla tab. 1 si osserva che le piante di pomodoro allevate con i sistemi NFT e Grodan hanno prodotto bacche di peso medio più elevato (27,1 g) rispetto a quelle ottenute con le altre agrotecniche e meno ricche di sostanza secca. Le bacche ottenute in NFT e su A+P sono risultate più consistenti (1,6 kg cm-2) rispetto a quelle prodotte su Grodan e PdB (1,2 kg cm-2). Il pH e l’acidità del succo sono aumentati leggermente nelle bacche prodotte in A+P e PdB mentre il β-carotene ha raggiunto i valori più alti con il Grodan e A+P (1,06 mg 100 g-1 vs. 0,96 mg 100 g-1). Il licopene è aumentato con l’NFT (8,06 mg 100 g-1) ed è gradualmente diminuito con le altre agrotecniche. Il saccarosio ha raggiunto il valore più elevato (0,11%) nelle bacche delle piante coltivate su Grodan, seguito da quelle in NFT, A+P e PdB. Infine NFT e Grodan hanno fatto rilevare circa il doppio di bacche danneggiate (12,9% in media) rispetto ai livelli (in media 6,6%) osservati con A+P e PdB. Effetti della conservazione In tab. 2 sono riportati gli effetti di 30 giorni di conservazione delle bacche ottenute con le 4 agrotecniche studiate e, limitatamente per NFT e PdB, anche quelli di 15 giorni. Come si ha modo di osservare, i valori rilevati al 15° giorno di conservazione per NFT e PdB sono risultati simili a quelli rilevati al Tab. 1 - Effetti delle agrotecniche su alcuni parametri produttivi e di qualità delle bacche di pomodoro tipo Cherry Tab. 1 - Soilless cultivation effects on some yield and quality parameters of cherry tomato berries Agrotecniche di coltivazione* Caratteri Peso medio (g) Consistenza (kg cm-2) Sostanza secca (%) pH Acidità (meq 100 g-1 p.f.) β-carotene (mg 100 g-1 p.f.) Licopene (mg 100 g-1 p.f.) Saccarosio (%) Danneggiate (%) NFT Grodan A+P 26,7 1,7 7,2 4,4 A A b A 27,4 1,2 7,1 4,4 A B b A 25,5 1,4 8,1 4,3 7,0 b 6,8 b 7,7 0,93 8,06 0,10 11,7 c a ab ab 1,05 7,00 0,11 14,1 ab c a a 1,07 7,84 0,09 7,2 PdB B AB a B 24,3 1,1 8 4,3 C B a B a 7,6 a a ab ab bc 0,98 7,29 0,08 5,9 bc bc b c * I valori non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente diversi allo 0,05 P (lettere minuscole) ed allo 0,01 P (lettere maiuscole) * Means with the same letter are not significantly different according to Duncan's test at 0.05 P (small letters) and at 0.01 P (capital letters). Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 203 203 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Tab. 2 - Effetti della conservazione su alcuni parametri produttivi e di qualità delle bacche di pomodoro tipo Cherry Tab. 2 - Storage effects on some yield and quality parameters of cherry tomato berries C O N S E R V A Z I O N E (g i o r n i) 01 301 Sign.2 Calo peso (%) Consistenza (kg cm-2) 0 1,7 6,5 1 ** ** 0,0 1,8 C A 3,5 1,2 B B 6,4 1,1 A B Danneggiate (%) Solidi solubili 0 5,5 19,5 5 ** ** 0,0 5,4 C a 3,9 4,9 B b 17,6 4,9 A b Saccarosio (%) Glucosio (%) Fruttosio (%) 0,01 1,47 1,9 0,18 1,21 1,7 ** ** ** 0,01 B 1,45 a 1,85 a 28,8 1,05 21,6 0,96 ** * 28,3 A 1,06 A 22,1 B 0,89 B 19,3 B 0,85 B 9,07 7,6 4,3 6,03 6,9 4,4 ** ** ** 9,28 A 7,7 A 4,3 B 8,11 A 6,9 B 4,4 A 6,08 B 6,9 B 4,4 A Caratteri Vitamina C (mg 100 g-1 p.f.) β-carotene (mg 100 g-1 p.f.) Licopene (mg 100 g-1 p.f.) Acidità (meq 100 g-1) pH 03 153 303 0,16 A 1,28 ab 1,6 b 0,16 A 1,15 b 1,61 b 1 2 I valori si riferiscono alle 4 agrotecniche. Valori significativi: * 0,05 P; ** 0,01 P. I valori si riferiscono alle agrotecniche NFT e PdB. I valori non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente diversi allo 0,05 P (lettere minuscole) ed allo 0,01 P (lettere maiuscole). 3 1 2 Values are referred to all soilless cultivations. Significant values: * 0.05 P; ** 0.01 P. Values are referred to NFT and PdB soilless cultivations. Means with the same letter are not significantly different according to Duncan's test at 0.05 P (small letters) and at 0.01 P (capital letters). 3 Tab. 3 - Effetti del confezionamento su alcuni parametri produttivi e di qualità delle bacche di pomodoro tipo Cherry Tab. 3 - Packaging effects on some yield and quality parameters of cherry tomato berries C o n f e z i o n a m e n t o Caratteri Calo peso (%) Solidi solubili (%) Danneggiate (%) Glucosio (%) Vitamina C (mg 100 g-1 p.f.) EC (mS cm-1) Vaschetta aperta 3,6 5,3 5,1 1,36 25,6 7,0 Busta macroforata A A B A 2,9 5,1 16,9 1,31 B B A B A A 24,3 6,8 B B 1 Busta microforata 3,3 5,3 7,2 1,36 25,8 7,1 A A B A A A 1 I valori non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti allo 0,01 P. 1 Means with the same letter are not significantly different according to Duncan's test at 0.05 P (small letters) and at 0.01 P (capital letters). 30° giorno di conservazione per molti dei caratteri studiati, ad eccezione del calo peso, che, dal 3,5% dopo 15 giorni, è salito al 6,4% dopo 30 giorni; delle bacche danneggiate che, dal 3,9% sono salite al 17,6% e del licopene, che non ha subito variazioni nei primi 15 giorni di conservazione ed è diminuito negli ultimi 15 giorni. Con riferimento ai valori medi dei 4 settori, si ha modo di osser- vare che, con 30 giorni di conservazione, la consistenza delle bacche è scesa da 1,7 a 1,0 kg cm-2 mentre quelle danneggiate sono lievitate del 19,5%. Inoltre il residuo rifrattometrico (°Brix) è sceso da 5,5 a 5. Il saccarosio è aumentato dallo 0,01 allo 0,18% mentre il glucosio è diminuito da 1,47 a 1,21% e il fruttosio da 1,9 a 1,7%. La vitamina C è scesa da 28,8 a 21,6 mg 100 g-1 mentre il β-carotene da 1,05 è passato a 0,96 mg 100 g-1 e il licopene da 9,07 è sceso a 6,03 mg 100 g-1. L’acidità è scesa da 7,6 a 6,9 meq 100 g-1 e nello stesso tempo il pH è salito da 4,3 a 4,4 unità. Effetti delle agrotecniche e della conservazione sulle caratteristiche delle bacche La consistenza delle bacche dopo 30 giorni di conservazione è Arsia ATTI 7 Raccolta 204 4-06-2002 12:46 Pagina 204 AT T I A R S I A Fig. 1 - Effetti delle agrotecniche e della conservazione sulla consistenza delle bacche (kg cm-2). La barra verticale indica l’MDS allo 0,05 P Fig. 1 - Soilless cultivation and storage effects on firmness (kg cm-2) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.05 P level, according to MDS test Fig. 2 - Effetti delle agrotecniche e della conservazione sulle bacche danneggiate (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,05 P Fig. 2 - Soilless cultivation and storage effects on damaged berries (%) of cherry tomato. Bars indicate significant difference among treatments at 0.05 P level, according to MDS test Fig. 3 - Effetti delle agrotecniche e della conservazione sul β-carotene (mg 100 g-1 p.f.). La barra verticale indica l’MDS allo 0,05 P Fig. 3 - Soilless cultivation and storage effects on βcarotene content (mg 100 g-1 f.m.) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.05 P level, according to MDS test Fig. 4 - Effetti delle agrotecniche e della conservazione sul saccarosio (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,05 P Fig. 4 - Soilless cultivation and storage effects on sucrose content (%) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.05 P level, according to MDS test diminuita di 1 kg cm-2 in quelle ottenute in NFT rispetto a riduzioni di 0,7; 0,8 e 0,4 kg cm-2 ottenuti in quelle su Grodan, A+P e PdB (fig. 1). Le bacche danneggiate a fine conservazione sono risultate del 28% in Grodan, 23% in NFT, del 15% in A+P e del 12% in PdB (fig. 2); dopo 15 giorni di conservazione, limitatamente per NFT e PdB le bacche danneggiate sono risultate del 3 e del 4% rispettivamente (dati non riportati). Il contenuto in β-carotene ha subito un calo significativo a fine conservazione solo nelle bacche ottenute in NFT e su PdB (fig. 3). In fine, il saccarosio è aumentato con la conservazione in modo significativo nelle bacche ottenute con tutte le agrotecniche ed in modo particolare in quelle su Grodan rispetto a quelle su PdB (fig. 4). Effetti del confezionamento Dalla tab. 3 si rileva che le bacche confezionate in buste macroforate hanno subito un calo peso del 2,9% rispetto al calo medio del 3,5% rilevato in quelle confezionate in buste microforate e in vaschette aperte. Il residuo rifrattometrico è diminuito da 5,3 a 5,1°Brix, passando dalle bacche confezionate nelle buste microforate ed in vaschetta a quelle collocate in buste macroforate. Le bacche danneggiate sono triplicate nelle buste macroforate (16,9%) rispetto a quelle in vaschetta e in buste microforate (6,2%). Il glucosio, la vitamina C e la EC sono diminuiti nelle bacche confezionate in buste macroforate rispetto a quelle conservate in vaschette aperte e in buste con microfori. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 205 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I 205 Fig. 5 - Effetti delle agrotecniche e del confezionamento sul contenuto in solidi solubili (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 5 - Soilless cultivation and packaging on soluble solids content (%) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Fig. 6 - Effetti delle agrotecniche e del confezionamento delle bacche sulla vitamina C (mg 100 g-1 p.f.). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 6 - Soilless cultivation and packaging effects on ascorbic acid content (mg 100 g-1 f.m.) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Fig. 7 - Effetti delle agrotecniche e del confezionamento delle bacche sul β-carotene (mg 100 g-1 p.f.). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 7 - Soilless cultivation and packaging effects on bcarotene content (mg 100 g-1 f.m.) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Fig. 8 - Effetti delle agrotecniche e del confezionamento sulle bacche danneggiate (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 8 - Soilless cultivation and packaging effects on damaged berries (%) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Effetti delle agrotecniche e del confezionamento Il residuo rifrattometrico del succo delle bacche è variato con le agrotecniche e con il diverso confezionamento, in particolare, le bacche ottenute in NFT e su Grodan hanno fatto osservare un comportamento simile nel senso che quelle contenute in vaschette aperte, in entrambe le situazioni, hanno fatto registrare un residuo secco più elevato rispetto al valore rilevato con il confezionamento in buste macro e microforate; nel caso dell’A+P e della PdB è il con- fezionamento con buste microforate a fare osservare valori significativamente più alti rispetto a quelli delle altre 2 tipologie di confezionamento (fig. 5). Il contenuto in vitamina C non ha subito variazioni con il diverso confezionamento delle bacche ottenute in NFT e su PdB, mentre quelle prodotte su Grodan e A+P disposte in vaschette aperte e quelle collocate in buste microforate hanno fatto osservare valori più elevati (fig. 6). Il β-carotene non ha subito variazioni significative nelle bacche ottenute in NFT, su A+P e su PdB al variare del confezionamento, mentre quelle ottenute su Grodan e collocate in buste macroforate hanno fatto osservare un valore più contenuto (fig. 7). Le bacche danneggiate hanno raggiunto il 24% in NFT e su Grodan, quando confezionate in buste con film macroforato, rispetto a valori medi del 5% e del 10% con gli altri due confezionamenti; su A+P e su PdB i valori sono risultati più contenuti ed hanno assunto scarso rilievo con le bacche confezionate in vaschette aperte nel caso di A+P e Arsia ATTI 7 Raccolta 206 4-06-2002 12:46 Pagina 206 AT T I A R S I A Fig. 9 - Effetti del confezionamento e della conservazione delle bacche sul contenuto in solidi solubili (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 9 - Packaging and storage effects on soluble solids content (%) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Fig. 10 - Effetti del confezionamento e della conservazione sulla EC (mS cm-1). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 10 - Packaging and storage effects on EC (mS cm-1) of cherry tomato berries juice. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Fig. 11 - Effetti del confezionamento e della conservazione delle bacche sul contenuto in Vitamina C (mg 100 g-1 p.f.). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 11 - Packaging and storage effects on Ascorbic Acid content (mg 100 g-1 f.m.) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Fig. 12 - Effetti del confezionamento e della conservazione delle bacche sul glucosio (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,05 P Fig. 12 - Packaging and storage on glucose content (%) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.05 P level, according to MDS test in film microforato su PdB (fig. 8). Effetti della conservazione e del confezionamento Il residuo rifrattometrico è diminuito in funzione della conservazione e delle modalità di confezionamento: il valore più basso (4,8 °Brix) è stato osservato con le bacche conservate nelle buste con macrofori rispetto ad un valore medio più alto (5,2°Brix) rilevato con le buste microforate e con le vaschette aperte (fig. 9). La EC, rispetto al valore iniziale, è aumentata nel succo delle bacche collocate in buste microforate e nelle vaschette aperte, mentre in quelle messe in buste con film macroforato è stata registrata una lieve flessione (fig. 10). Il contenuto in vitamina C è diminuito con il diverso confezionamento in modo significativo quando le bacche sono state collocate in buste con macrofori (fig. 11). Il glucosio con la conservazione ha subito un calo con le diverse modalità di confezionamento ed in modo particolare con le bacche contenute in film con macrofori (fig. 12). Il calo peso è diminuito con l’impiego delle buste forate rispetto all’uso delle vaschette aperte; il valore più basso (5,7%) è stato registrato con il film con macrofori (fig. 13). Le bacche danneggiate sono aumentate con l’impiego dei film forati rispetto a quelle contenute in vaschette aperte, ed in particolare con il film provvisto di macrofori la percentuale di bacche danneggiate è più che raddoppiata rispetto al valore rilevato con l’impiego del film microforato (fig. 14). Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 207 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Fig. 13 - Effetti del confezionamento e della conservazione sul calo peso delle bacche (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 13 - Packaging and storage effects on weight loss (%) of cherry tomato berries. Bars indicate significant difference among treatments at 0.01 P level, according to MDS test Discussione dei risultati Le diverse agrotecniche di coltivazione hanno in parte influenzato le caratteristiche delle bacche durante la conservazione. Le bacche ottenute in NFT e su Grodan sono risultate di maggiore peso medio, più consistenti e di minore contenuto in sostanza secca; ciò ha contribuito ad aumentare la suscettibilità ad essere danneggiate durante la conservazione. Come era da attendersi, la conservazione ha modificato alcuni parametri morfologici delle bacche, come il loro peso, la consistenza e la percentuale di quelle danneggiate e aspetti di qualità, quali il contenuto in zuccheri, in vitamine, il pH e l’acidità del succo. Per gli zuccheri ad esempio, in accordo con Salunkhe e Wu (1973), mentre il saccarosio è aumentato di 16 volte, il glucosio e il fruttosio sono diminuiti rispettivamente del 18 e dell’11% rispetto ai valori iniziali. La vitamina C, nelle condizioni sperimentali adottate, è diminuita del 25%, il licopene del 33,5% e il β-carotene dell’8,6% e la concentrazione idrogenionica del succo si è portata più verso la neutralità. La consistenza delle bacche a fine conservazione è diminuita del 45,5%, del 43,8%, del 44,4% e del 30,8% nelle bacche ottenute in 207 Fig. 14 - Effetti del confezionamento e della conservazione sulle bacche danneggiate (%). La barra verticale indica l’MDS allo 0,01 P Fig. 14 - Packaging and storage effects on damaged berries (%) of cherry tomato. Bars indicate significant difference aamong treatments at 0.01 P level, according to MDS test NFT, Grodan, A+P e PdB, rispetto ai valori iniziali. La conservazione ha fatto aumentare le bacche danneggiate a fine prova specialmente in quelle ottenute in NFT e su Grodan. Il β-carotene è diminuito del 24,5 e del 16,8% dopo 30 giorni di conservazione nelle bacche ottenute in NFT e su PdB mentre non ha subito variazioni con gli altri substrati solidi utilizzati. Il saccarosio, poco presente nelle bacche alla raccolta, è aumentato significativamente con la conservazione ed ha raggiunto il valore più elevato nelle bacche ottenute su Grodan rispetto a quelle prodotte su PdB. La maggiore percentuale di bacche danneggiate rilevata in quelle confezionate in buste con macrofori è da attribuire alla maggiore spigolosità e asperità in prossimità dei fori delle buste confezionate con questo film, che con le operazioni di simulazione del riempimento meccanico hanno dato origine a microlesioni, che, durante la conservazione, hanno contribuito ad aumentare le bacche danneggiate. Inoltre, queste ultime sono aumentate in quelle ottenute in NFT e su Grodan, probabilmente a causa delle loro più grandi dimensioni e del loro minore contenuto in acqua. Anche il residuo rifrattometrico, il contenuto in vitamina C e in β-carotene sono variati in funzione del substrato di coltivazione e della modalità di confezionamento. Il film con macrofori, durante la conservazione, ha contribuito ad abbassare il residuo rifrattometrico più di quello microforato e delle vaschette aperte, ed ha fatto abbassare anche la EC che con il film microforato e senza è aumentata. Netta è risultata l’azione del film con macrofori sull’aumento della percentuale di bacche danneggiate a fine conservazione. Conclusioni Il pomodoro tipo cherry ottenuto con agrotecniche di fuori suolo ha risposto favorevolmente alla conservazione, mantenendo elevate i parametri di qualità per 30 giorni dopo la raccolta. In particolare le bacche ottenute in NFT e su Grodan sono risultate più sensibili ai fenomeni di deterioramento di quelle provenienti da A+P e da PdB. Il mantenimento elevato delle caratteristiche di qualità delle bacche durante la conservazione indica l’idoneità del prodotto di partenza, anche se qualche perplessità è emersa per il numero elevato di bacche danneggiate durante la conservazione. Queste sono risultate Arsia ATTI 7 Raccolta 208 4-06-2002 12:46 Pagina 208 AT T I ARSIA elevate principalmente per le non idonee caratteristiche del film con macrofori impiegato che ha fatto aumentare notevolmente l’entità dei danni in postraccolta. Le bacche danneggiate sono aumentate negli ultimi 15 giorni di conservazione specialmente in quelle ottenute su Grodan ed in NFT che, come detto, sono risultate più grosse e più acquose e quindi più sensibili alle azioni di costipamento mecca- nico durante le operazioni di confezionamento nelle buste con film macroforato. Le modalità di confezionamento delle bacche hanno sortito effetti decisivi sulla loro conservabilità: il film microforato ha fatto osservare gli stessi risultati ottenuti con le bacche prive di protezione, collocate in vaschette aperte, mentre il film con macrofori, per avere i fori di maggiore diametro e per essere meno flessibile, ha sotto- Ricerca effettuata nell’ambito del Progetto POP-FESR 1994-99, 2° Triennio, dal titolo: “Coltivazione del pomodoro tipo cherry in fuori suolo”, finanziato dalla Regione Basilicata con fondi CE. cherry tomato plants grown at different levels of salinity. J. Hort. Sci. 65(4): 431-439. KADER A.A., MORRIS L.L., STEVENS M.A., ALBRIGHT–HOLTON M. (1978) - Composition and flavour quality of fresh market tomatoes as influenced by some postharvest handling procedures. J. Amer. Soc. Hort. Sci. 103(1): 6-13. LOMONACO F. (1998) - Pomodoro: prospettiva della produzione italiana nei nuovi equilibri di mercato, indagine ISMEA. OLORUNDA A.O., TUNG M.A. (1985) - Simulated transit studies on tomatoes; effects of compressive load, container, vibration and maturity on mechanical damage. Journal of Food Tecnology 20: 667-668. SALUNKHE D.K., WU M.T. (1973) Effects of low oxygen atmospheres storage on ripening and associated biochemical changes of tomato fruits. J. Amer. Soc. Hort. Sci. 98: 12. TRENTINI L., SITTA G. (2001) - Il pomodoro da mensa (Lycopersicon esculentum Mill.). In Orticoltura specializzata, Ed. Calderini, Bologna, pp. 113-177. posto a maggiori sollecitazioni le bacche con la genesi di abrasioni, che durante la conservazione hanno contribuito ad elevare l’entità di quelle danneggiate e, quindi, di scarto. Bibliografia BATAL K.M., WEIGLE J.L., FOLEY D.C. (1970) - Relation of stress-strain properties of tomato skin to cracking of tomato fruit. Hort. Science 5(4): 223-224. FIORE G.L., MASSANTINI R., MENCARELLI F. (1992) - Entità dei danni meccanici e loro effetti fisiologici durante la fase postraccolta del pomodoro da mensa. Colture protette (1): 85-89. GOUGH C., HOBSON G.E. (1990) Comparison of the productivity, quality, shelf-life characteristics and consumer reaction to the crop from Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 209 27. Attività antiossidante di frutti di Annurca a confronto con due cultivar di melo a diffusione internazionale C. Di Vaio, M. Buccheri Dipartimento Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale, Università “Federico II”, Napoli G. Graziani, A. Ritieni Dipartimento Scienza degli Alimenti, Università “Federico II”, Napoli Riassunto Scopo del lavoro è stato valutare l’attività antiossidante e la conservabilità di frutti di Annurca rispetto alle cultivar Red Chief e Golden delicious, largamente diffuse a livello internazionale. Alla raccolta e dopo, 30 e 60 giorni di frigoconservazione a +4°C, su 30 frutti per tesi, sono stati rilevati i seguenti parametri: consistenza della polpa, acidità titolabile, RSR (°Brix), attività antiossidante idrofila (AA-I) e lipofila (AA-L). L’attività antiossidante è stata valutata utilizzando due differenti metodi: DMPD e ABTS I frutti di Annurca si sono differenziati per una maggiore compattezza della polpa, sia alla raccolta che Antioxidant activity of Annurca fruit compared to two internationally spread cultivars Abstract Antioxidant activity of molecules like vitamin C, vitamin E, tocopherols, carotenoids and polyphenols was only recently discovered. Other researches suggest a positive role of these molecules which seem to protect against cardiovascular illness and tumors. More than few general notes, the differences in antioxidant activity between apple cultivars and the variation of this activity during ripening are, till now, unknown. The main objective dopo la frigoconservazione, rispetto alle cultivar Red Chief e Golden delicious. Alla raccolta le due cultivar di Annurca si sono caratterizzate, inoltre, per una maggiore acidità ed un minor RSR, mentre, alla fine del periodo di frigoconservazione, esse hanno unito ad una maggiore acidità dei frutti anche un maggior RSR. Per quanto riguarda l’attività antiossidante dei frutti, le due cultivar di Annurca hanno riportato, sia alla raccolta che dopo frigoconservazione, valori di AA-I ed AA-L nettamente superiori a quelli delle altre cultivar. È interessante notare che l’andamento dell’attività antiossidante dei frutti di Annurca, nel corso della conservazione, è risultato molto diverso dalle altre due cultivar, ciò suggerisce differenze metaboliche sostanziali fra Annurca, Red Chief e Golden delicious. L’Annurca conferma, quindi, rispetto alle altre cultivar, sostanziali differenze per le caratteristiche fisico-chimiche della polpa, come la croccantezza, l’acidità e il RSR; tali differenze perdurano anche dopo la frigoconservazione. Le due cultivar di Annurca mostrano interessanti aspetti nutrizionali espressi in attività antiossidante complessiva dei frutti; elemento che tende a valorizzare ulteriormente il prodotto campano. of this work has been to compare the antioxidant activity and shelf-life of Annurca fruits with two cultivars internationally spread. The experiment was carried out on 1999, on the cultivars Annurca tradizionale, Annurca Bella del Sud, Red Chief e Golden delicious located in two experimental fields in Campania (Italy). At harvest and after 30 and 60 days of cold storage at +4° C, on 30 fruits for each treatment, it has been carried out the following measurements: flesh firmness, titratable acidity and refractive index (°Brix), hydrophilic and lipophilic antioxidant activity (AA-I and AA-L), using DMPD and ABTS methods. Flesh firmness appeared to be higher in Annurca fruits at harvest and after cold storage. Besides, Annurca fruits showed a lower refractive index and higher acidity with respect to Red Chief and Golden delicious cultivars at harvest time, whereas they displayed highest acidity and refractive index at the end of storage. Our results indicate that fruits of two Annurca cultivars have, at harvest, values of antioxidant activity (AA-I and AA-L) strongly higher than Golden delicious. After cold storage Annurca fruits maintained a higher lipophilic and hydrophilic antioxidant activity than Red Chief and Golden deli- Parole chiave: attività antiossidante, melo, frigoconservazione. Arsia ATTI 7 Raccolta 210 4-06-2002 12:46 Pagina 210 AT T I A R S I A cious. It is interesting to notice that pattern of antioxidant activity during cold storage was, in Annurca, very different from other cultivars; this suggests the existence of important metabolic differences among Annurca, Red Chief and Golden delicious. Furthermore Annurca shows, Introduzione L’attenzione dei consumatori è sempre più rivolta verso prodotti orto-frutticoli che, oltre a presentare buone caratteristiche organolettiche, presentino elevate proprietà nutrizionali e salutistiche, ritenendo l’aspetto nutrizionale un importante fattore di qualità. Ad un elevato consumo di prodotti orto-frutticoli, infatti, è associata una riduzione dei rischi di malattie degenerative. Per queste finalità le mele, essendo frutti lungamente conservati, e consumati per buona parte dell’anno, svolgono un ruolo determinante nell’alimentazione umana. Di recente è stata dimostrata l’azione antiossidante di molecole come vitamina C, vitamina E, tocoferoli, carotenoidi e polifenoli (essenzialmente flavonoidi) (Halliwell, 1996; Rhodes and Price, 1998). Altri studi sperimentali, epidemiologici e clinici, indicano un ruolo positivo di tali molecole nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e neoplastiche (Halliwell et al., 1992; Langseth, 1995; Halliwell et al., 1995; Halliwell, 1996; Strain and Benzie, 1998; La Vecchia, 1998). I meccanismi antiossidanti in vivo sono estremamente complessi ma è interessante notare che alcuni antiossidanti sono di natura idrosolubile mentre altri sono maggiormente liposolubili; questa diversa solubilità e specificità rispetto al mezzo è relativa in quanto sono stati osservati numerosi fenomeni di sinergismo fra i due gruppi. with respect to other cultivars, differences of firmness, acidity and refractive index of fruit flesh, which persist after cold storage. The two Annurca cultivars, besides differing from Red Chief and Golden delicious in organoleptic quality, show interesting nutritional characteristics because of the higher antioxidant activity of fruit. Overall the latter point increases the value of this typical product of Campania region. È di fondamentale importanza l’approfondimento delle conoscenze in merito all’attività biologica degli antiossidanti naturali, alla loro resistenza ai trattamenti tecnologici di trasformazione e di conservazione degli alimenti o di estrazione e stabilizzazione di tali principi dalle fonti naturali. Meritano, inoltre, ulteriore attenzione le metodiche analitiche per la determinazione dell’attività e della presenza di queste sostanze negli alimenti. La mela è ricca soprattutto in vitamina C e sostanze di natura polifenolica (Perring, 1993), mentre i carotenoidi sono presenti solo in tracce (Mangels et al., 1993). Tra i polifenoli è presente soprattutto la quercetina (Shahidi and Wanasundara, 1992; Hertog et al., 1992; Bravo, 1998). Al di là di queste note generali, restano poco conosciute le differenze di attività antiossidante fra le cultivar, così come la variazione di tale attività nel corso della maturazione ed in funzione dei fattori agronomici. L’Annurca è tra le cultivar di melo più apprezzate in Campania ed è soggetta ad un crescente interesse a livello nazionale per le sue particolari caratteristiche organolettiche, che la differenziano nettamente dalle altre cultivar. Si caratterizza per una polpa croccante, succosa e aromatica ed un rapporto zuccheri/acidi che garantisce un gusto particolarmente armonico. Per la “melannurca campana” è in corso di definizione la procedura per il riconoscimento del marchio IGP. Sembra quindi importante un’ulteriore caratterizza- zione e valorizzazione dell’Annurca, anche dal punto di vista nutrizionale, espressa come attività antiossidante. Nel lavoro, seguendo una linea di ricerca che trova crescenti consensi nella letteratura internazionale, sono utilizzate, in alternativa allo studio delle singole molecole, due metodiche che valutano l’attività antiossidante complessiva della matrice alimentare (Miller et al., 1995; Cao et al., 1996; Wang et al., 1996; Miller and Rice-Evans, 1997a e 1997b; Fogliano et al., 1999). Ciò rende possibile una rapida valutazione del prodotto tenendo conto anche delle interazioni fra le diverse molecole presenti. Obiettivo della prova è di valutare l’attività antiossidante e la conservabilità di frutti di Annurca a confronto con altre due cultivar diffuse al livello internazionale. Keywords: antioxidant activity, apple, cold storage Materiali e metodi La prova è stata effettuata nel 1999 su frutti delle cultivar Annurca tradizionale, Annurca, Bella del Sud, Red Chief e Golden delicious provenienti da due aziende campane. I campioni sono stati prelevati da piante in piena produzione innestate su M9 ed allevate a palmetta libera. Entrambi i campi erano dotati di impianti di irrigazione e le piante venivano regolarmente irrigate reintegrando le perdite per evapotraspirazione. Alla raccolta, da 20 piante per cultivar di vigore e carica produttiva media, sono stati prelevati, dai due lati opposti della palmetta e ad Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 211 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I un’altezza di 1,5 m da terra, 200 frutti di calibro uniforme per tesi. Tutti i frutti, dopo la raccolta, sono stati conservati in cella frigorifera ad una temperatura di +4°C. La prova prevedeva due diversi confronti: a) Annurca Bella del Sud, Red Chief e Golden delicious Per questo confronto, l’attività antiossidante e le qualità organolettiche dei frutti di Annurca Bella del Sud sono state comparate con quelle di due cultivar internazionalmente diffuse: Red Chief e Golden delicious. I campioni delle tre cultivar, provenienti da un’azienda della zona di Sessa Aurunca (CE), sono stati raccolti il 16 settembre 1999; 211 b) Annurca tradizionale e Golden delicious In questo caso i frutti di Annurca tradizionale sono stati posti a confronto con quelli della cultivar Golden delicious. I frutti provenivano da un’azienda della zona di Fisciano (SA) e la raccolta è avvenuta il 4 ottobre 1999. I frutti di Annurca tradizionale, dopo la rac- Attività antiossidante idrofila (AA-I) metodo DMPD Attività antiossidante lipofila (AA-L) metodo ABTS Fig. 1 - Analisi fisico-chimiche dei frutti: confronto tra Annurca Bella del Sud, Red Chief e Golden delicious. Media ± E.S. Fig. 2 - Attività antiossidante idrofila e lipofila dei frutti; confronto tra Annurca Bella del Sud, Red Chief e Golden delicious. Media ± E.S. Fig. 1 - Chemical and physical analysis of the fruits: comparison among Annurca Bella del Sud, Red Chief and Golden delicious. Average ± S.E. Fig. 2 - Hydrophilic and lipophilic antioxidant activity of the fruits: comparison among Annurca Bella del Sud, Red Chief and Golden delicious. Average ± S.E. Arsia ATTI 7 Raccolta 212 4-06-2002 12:46 Pagina 212 AT T I A R S I A colta e prima di essere conservati in cella frigorifera, sono stati posti in melaio, per un periodo di 15 giorni, per completare l’arrossamento. Alla raccolta, e dopo 30 e 60 giorni di frigoconservazione, su 30 frutti per tesi, sono stati effettuati i seguenti rilievi: • consistenza della polpa, mediante penetrometro manuale EFFE- GI, munito di puntale da 8 mm; • acidità della polpa, mediante titolazione con NaOH 0,1N; • residuo secco rifrattometrico (RSR), espresso in °Brix; • attività antiossidante idrofila (AA-I) e lipofila (AA-L), mediante i metodi DMPD e ABTS. Le rispettive metodologie sono riportate in Appendice. Risultati e discussione Confronto fra Annurca Bella del Sud, Red Chief e Golden delicious Dai dati rilevati risultano differenze significative tra le cultivar, sia per l’evoluzione delle caratteristiche organolettiche dei frutti durante la conservazione che per il Attività antiossidante idrofila (AA-I) metodo DMPD Attività antiossidante lipofila (AA-L) metodo ABTS Fig. 3 - Analisi fisico-chimiche dei frutti: confronto tra Annurca tradizionale e Golden delicious. Media ± E.S. Fig. 3 - Chemical and physical analysis of the fruits: comparison among Annurca traditional and Golden delicious. Average ± S.E. Fig. 4 - Attività antiossidante idrofila e lipofila dei frutti; confronto tra Annurca tradizionale e Golden delicious. Media ± E.S. Fig. 4 - Hydrophilic and lipophilic antioxidant activity of the fruits: comparison among Annurca traditional and Golden delicious. Average ± S.E. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 213 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I contenuto in antiossidanti. I frutti di Annurca si sono differenziati per una maggiore compattezza della polpa, sia alla raccolta che dopo frigoconservazione. Durante la conservazione la durezza dei frutti si è ridotta marcatamente per tutte le cultivar, ma tendenzialmente più nella Red Chief (–43%) e nella Golden delicious (–45%) rispetto all’Annurca (–36,1%) (fig. 1). Alla raccolta l’Annurca si è caratterizzata per una maggiore acidità (8,7 g/l ac. malico) ed un minor RSR (11,6°Brix) rispetto alle cv Red Chief (14,2°Brix e 2,3 g/l ac. malico) e Golden delicious (13,6 °Brix e 2,3 g/l ac. malico), questo in accordo con le caratteristiche organolettiche di ciascuna cultivar (fig. 1). Durante la conservazione per l’Annurca si è registrata una progressiva diminuzione dell’acidità, mentre nelle Golden delicious e Red Chief è rimasta pressoché invariata. Il residuo secco rifrattometrico, invece, è aumentato nei frutti di Annurca (13,8°Brix a +60 giorni), a causa dell’idrolisi dell’amido in zuccheri semplici. Nei frutti delle altre due cultivar, invece, si è notata una riduzione: 12,7°Brix per la Golden delicious e 11,5°Brix per la Red Chief a +60 giorni. Di conseguenza, alla fine del periodo di conservazione, i frutti di Annurca hanno presentato una maggiore acidità ed un maggior RSR rispetto a Red Chief e Golden delicious (fig. 1). Per quanto riguarda la misura dell’attività antiossidante, effettuata separatamente per la frazione idrofila (AA-I) e quella lipofila (AA-L), le cultivar hanno presentato un comportamento differente (fig. 2). Al momento della raccolta l’attività antiossidante dei frutti di Annurca Bella del Sud è risultata la più elevata: AA-I (0,16 µg ac. ascorbico equiv/g p.f.) e AA-L (0,16 µg BHT equiv./g p.f.). Per l’AA-I, le differenze con la Red Chief e la Golden delicious sono state rispettivamente del +40 e +29%. Per quanto riguarda l’AA-L, l’Annurca ha presentato alla raccolta valori molto simili alla Red Chief, la Golden, invece, ha riportato dei valori più bassi. Interessanti sono state le variazioni durante la frigoconservazione. Nei frutti di Annurca Bella del Sud l’AA-I è aumentata leggermente durante le prime fasi della frigoconservazione per poi diminuire a 60 giorni; l’incremento dell’AA-L è stato invece lineare nel tempo (r = 0,89; p = 0,00001). Per la Red Chief i valori di AA-I e di AA-L sono rimasti pressoché stabili durante la frigoconservazione. Nel caso della Golden delicious, invece, l’AA-L ha mostrato un incremento simile a quello dell’Annurca (da 0,077 ± 0,008 a 0,199 ± 0,009 µg BHT equivalenti/g p.f.), mentre le variazioni dell’AA-I sono state pressoché nulle. È chiaro, quindi, che in queste due cultivar di melo, vi è una diversa sintesi delle molecole antiossidanti, e che il loro metabolismo durante la frigoconservazione risulta del tutto distinto da quello dell’Annurca. Anche al termine dei 60 giorni di frigoconservazione, i frutti dell’Annurca Bella del Sud hanno presentato l’attività antiossidante più elevata (AA-I 0,17 µg ac. ascorbico equiv./g p.f.; AA-L: 0,27 µg BHT equiv./g p.f.) e la Red Chief quella più bassa (AA-I: 0,08 µg ac. ascorbico equiv./g p.f.; AA-L: 0,18 µg BHT equiv./g p.f.), sia per la frazione idrofila che per quella lipofila. Valori intermedi, ma molto vicini a quelli della Red Chief, si sono riscontrati nelle Golden delicious (AA-I: 0,09 µg ac. ascorbico equiv./g p.f.; AA-L: 0,19 µg BHT equiv./g p.f.). Risultano, quindi, evidenti differenze fra l’Annurca e le altre due cultivar sia per i parametri chimico-fisici che per l’attività antiossidante. In particolare, per quanto riguarda l’attività antiossidante, bisogna sottolineare i valori nettamente più alti dell’Annurca rispetto a Red Chief e Golden delicious, sia alla raccolta che dopo frigoconservazione. 213 Confronto fra Annurca tradizionale e Golden delicious Anche per il confronto fra Annurca tradizionale e Golden delicious si sono evidenziate interessanti differenze fra le cultivar. I frutti di Annurca tradizionale hanno mostrato una durezza della polpa maggiore rispetto alla Golden, alla raccolta (6,7 kg/0,5 cm2 contro 3,4 kg/0,5 cm2) e dopo 60 giorni di conservazione (3,9 kg/0,5 cm2 contro 2,5 kg/0,5 cm2). Tuttavia, è stata registrata una notevole diminuzione della consistenza dei frutti di Annurca al termine della permanenza in melaio (–3,8%). I frutti di Golden delicious hanno presentato, alla raccolta, un RSR (13,2°Brix) leggermente superiore a quello dell’Annurca (12,5°Brix). Durante la conservazione i valori di RSR della Golden non si sono modificati sostanzialmente mentre quelli dell’Annurca hanno presentato un netto incremento (+18%). L’acidità della polpa è risultata, alla raccolta e dopo 60 giorni di conservazione, maggiore nell’Annurca rispetto alla Golden: 9,01 contro 3,27 g/l di ac. malico alla raccolta e 4,8 e 2,5 g/l dopo conservazione. I dati sono in accordo con quanto descritto da Forlani e Di Vaio (1995) che hanno riscontrato, per l’Annurca tradizionale, una riduzione della compattezza della polpa e dell’acidità titolabile e un aumento del RSR durante la conservazione, in particolare, durante il periodo di permanenza in melaio. Per quanto riguarda l’attività antiossidante anche l’Annurca tradizionale, come già la Bella del Sud, evidenzia, alla raccolta, valori di AA-I ed AA-L nettamente superiori a quelli della Golden delicious (+125% e +62% rispettivamente). Durante la conservazione si è registrato un incremento dell’AAL, sia per l’Annurca tradizionale che per la Golden. Nel caso dell’AA-I, invece, si è avuto per l’Annurca, un decremento dei valori di attività antiossidante durante il Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 214 214 AT T I A R S I A periodo di conservazione, mentre i valori della Golden sono rimasti invariati. Dopo la permanenza in frigorifero, l’Annurca conserva un’attività antiossidante idrofila (3,1 µg equiv. ac. ascorbico/g p.f.) e lipofila (24,5 µg equiv. BHT/g p.f.) superiore alla Golden delicious (AA-I 2,0 µg equiv. ac. ascorbico/g p.f; AA-L 16,2 µg equiv. BHT/g p.f.). Anche in questo caso si può notare un comportamento nettamente differente tra Annurca e Golden delicious, sia in relazione ai parametri chimico-fisici che per l’andamento dell’attività antiossidante durante la conservazione. Anche l’Annurca tradizionale, come già la Bella del Sud, si è distinta, nei confronti della Golden delicious, per una maggiore attività antiossidante alla raccolta e dopo 60 giorni di frigoconservazione. Appendice Metodiche per la determinazione dell’attività antiossidante Preparazione del campione I campioni, dopo l’eliminazione dell’epicarpo, sono stati sottoposti a un protocollo standard di preparazione, centrifugando un grammo di ogni campione con 5 ml di acqua distillata a 4° a 4000 rpm per 5 minuti e raccogliendo il sovranatante che costituiva l’estratto acquoso contenente i principi antiossidanti idrofili. Al pellet venivano aggiunti 5 ml di acetone e si procedeva ad una nuova centrifugazione a 4°C e a 4000 rpm per 5 minuti. Il sovranatante, in questo caso, costituiva l’estratto acetonico contenente i principi antiossidanti lipofili. Metodo DMPD Il metodo DMPD (Fogliano et al., 1999) si basa su un composto (4-amino-N,N-dimethylaniline dihydrochloride) che non mostra alcun picco di assorbimento spet- Conclusioni Dall’analisi dei parametri fisicochimici della polpa, la mela Annurca conferma le sue particolari caratteristiche organolettiche, discostandosi nettamente dal panorama varietale più conosciuto. Sono da sottolineare le differenze di croccantezza, acidità e RSR della polpa, tanto da determinare il tipico gusto dell’Annurca. In accordo con altre prove, tali differenze perdurano anche dopo la frigoconservazione. Circa l’attività antiossidante dei frutti, le cultivar di melo saggiate mostrano differenze significative. Tale attività è maggiore nelle mele Annurca che in quelle delle cv Red Chief e Golden delicious, sia alla raccolta che dopo 60 giorni di frigoconservazione. Le due cultivar di Annurca presentano, infatti, una concentrazione in antiossidanti nettamente più alta, in particolar modo per l’AA-L. trofotometrico nel campo del visibile mentre assume una intensa colorazione rossa in ambiente acido ed in presenza di un opportuno agente ossidante. Tale reazione è schematizzata come segue: DMPD + H3O+ → DMPD+ DMPD++OSSIDANTE → DMPD+• L’Annurca, quindi, oltre a differenziarsi fra le cultivar in commercio per le caratteristiche organolettiche, mostra interessanti aspetti nutrizionali espressi come attività antiossidante complessiva dei frutti; elemento che tende a valorizzare ulteriormente il prodotto campano. L’andamento dell’attività antiossidante e dei principali parametri chimico-fisici durante un medio periodo di frigoconservazione (60 giorni) suggerisce differenze metaboliche sostanziali fra Annurca, Red Chief e Golden delicious. La determinazione dell’attività antiossidante complessiva della matrice alimentare definisce un’importante caratteristica dei frutti. Tuttavia, soltanto la determinazione delle concentrazioni delle singole molecole antiossidanti potrà fornire informazioni più approfondite su quanto avviene durante la frigoconservazione e sulle differenze fra le diverse cultivar di melo. dicalico si sposta ad arricchire l’equilibrio nella forma cationica “decolorata” proporzionalmente all’attività antiossidante del campione testato: DMPD+• + antiossidante → → DMPD+ + antiossidante• Metodo ABTS Il catione radicalico DMPD+• è fortemente colorato in rosso carminio, con un caratteristico picco di assorbimento massimo al valore di 505 nm ed un corrispondente εmax di 8,53 in tampone acetato a pH 5,25. La variazione del rapporto quantitativo delle specie chimiche presenti all’equilibrio DMPD+ /DMPD+• può essere utilizzato per valutare l’attività antiossidante. La presenza di antiossidanti modifica il rapporto a favore della specie incolore (DMPD+) per la loro capacità di funzionare da molecole “trapping” degli elettroni liberati dal catione radicalico DMPD+ che si trasforma nella specie cationica DMPD+. In tal caso l’equilibrio della reazione catione/catione ra- Il metodo ABTS deriva sperimentalmente dal metodo di Miller et al. (1995), ma non utilizza la metmioglobina quale molecola di caricamento del cromogeno e non fa uso di perossido di idrogeno quale agente donatore di elettroni. Inoltre, si è ottenuta una maggiore riproducibilità dei risultati sostituendo la soluzione di perossido di idrogeno con una soluzione di cloruro ferrico. Il metodo ABTS valuta la formazione di un composto colorato il cui massimo di assorbanza è a 734 nm con εmax di 18 in metanolo assoluto. Il meccanismo di funzionamento dell’ ABTS quale cromogeno è del tutto simile a quello descritto precedentemente per il DMPD. Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 215 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Bibliografia BRAVO L. (1998) - Polyphenols: chemistry, dietary sources, metabolism and nutritional significance. Nutr. Rev. 56: 317-33. CAO G., SOFIC E., PRIOR R.L. (1996) - Antioxidant capacity of tea and common vegetables. J. Agric. Food Chem. 44: 3426-3431. FOGLIANO V., VERDE V., RANDAZZO G., RITIENI A. (1999) - Method for measuring antioxidant activity and its application to monitoring the antioxidant capacity of wines. J. Agric. Food Chem. 47: 1035-1040. FORLANI M., DI VAIO C. (1995) - Evoluzione delle caratteristiche qualitative di mele della cv Annurca durante la frigoconservazione. Agricoltura Ricerca 159: 57-64. HALLIWELL B. (1996) - Antioxidants in human health and disease. Ann. Rev. Nutr. 16: 33-50. HALLIWELL B., GUTTERIDGE J.M.C., CROSS C.E. (1992) - Free radicals, antioxidants and human disease: where are we now? J. Lab. Clin. 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Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 217 Elenco dei partecipanti al workshop Accati, Elena Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio Università di Torino via Leonardo da Vinci, 44 10095 Grugliasco (TO) email: [email protected] Agabbio, Mario Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee del CNR via dei Mille, 48 - 07100 Sassari Allavena, A. Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 Alpi, Amedeo Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie, Università di Pisa via Mariscoglio, 17 - 56123 Pisa Andreotti, Carlo Dipartimento di Colture Arboree Università di Bologna via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna Andrich, Gianpaolo Dipartimento di Chimica e Biotecnologie Agrarie, Università di Pisa via del Borghetto 80 - 56124 Pisa tel. 050 576049 fax 050 574235 email: [email protected] Balzini, Sabrina Dipartimento di Chimica e Biotecnologie Agrarie, Università di Pisa via del Borghetto 80 - 56124 Pisa tel. 050 576049 fax 050 574235 Bartolini, P. CRIOF via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna Bartolini, S. Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883441 fax 050 883215 email: [email protected] Bazzanti, Natale ARSIA Regione Toscana, via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze tel. 055 27551 fax 055 2755216/231 email: [email protected] Brazzoli, Matteo SIRAP-GEMA, via Industriale, 1/3 25028 Verolanuova (BS) tel. 030 9368434 fax 030 9368404 email: [email protected] Battistel, P. CERES srl via Fasan, 19 - 33077 Sacile (PN) tel. 0434 781648 fax 0434 781648 email: [email protected] Bruna, Simona Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 email: [email protected] Bennett, A. Department of Vegetable Crops University of California, Davis (USA) Buccheri, Marina Dipartimento di Arboricoltura Botanica e Patologia Vegetale Università di Napoli via Università, 100 - 80055 Portici (NA) tel. 081 7755141 email: [email protected] Bianchini, Cesare Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 Blando, Federica Istituto di Ricerca sulle Biotecnologie Agroalimentari, CNR via prov.le Lecce-Monteroni, 73100 Lecce email: [email protected] Bonghi, Claudio Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali via Romea, 11 - 35020 Padova Botondi, R. Istituto di Tecnologie Agroalimentari Facoltà di Agraria, Università della Tuscia via S. Camillo de Lellis - 01100 Viterbo Botton, Alessandro Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali via Romea, 11 - 35020 Padova Brambilla, A. IVTPA - Istituto Sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli via Venezian, 26 - 20133 Milano tel. 02 239 557 206 fax 02 236 5377 Buglia, Luca Fruit Control Equipment srl via Copernico, 54 20090 Trezzano sul Naviglio (MI) tel. 02 48402536 fax 02 48402558 email: [email protected] Burchi, Gianluca Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi, 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 email: [email protected] Cambiaghi, Paola IVTPA - Istituto Sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli via Venezian, 26 - 20133 Milano tel. 02 239 557 206 fax 02 236 5377 Carrai, Claudio ARSIA Regione Toscana via Roma, 3 - 56126 Pisa tel. 050 8006202 fax 050 8006206 email: [email protected] Celano, G. Dipartimento Produzione Vegetale Università della Basilicata via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza Arsia ATTI 7 Raccolta 218 4-06-2002 12:46 Pagina 218 AT T I A R S I A Cocucci, Maurizio Dipartimento Produzioni Vegetali Università di Milano via Celoria, 2 - 20133 Milano De Santis, Diana Istituto di Tecnologie Agroalimentari Facoltà di Agraria, Università della Tuscia via S. Camillo de Lellis - 01100 Viterbo Costa, Guglielmo Dipartimento di Colture Arboree Università di Bologna via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna email: [email protected] Devecchi, Marco Dipartimento di Agronomia Selvicoltura e Gestione del Territorio Università di Torino via Leonardo da Vinci, 44 10095 Grugliasco (TO) D’Antuono, Luigi Filippo Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna email: [email protected] D’Aquino, Salvatore Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee del CNR via dei Mille, 48 - 07100 Sassari email: [email protected] D’hallewin, Guy Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee del CNR via dei Mille, 48 - 07100 Sassari De Benedetti, Laura Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 email: [email protected] De Cicco, Vincenzo Dipartimento di Scienze Animali Vegetali e dell’Ambiente Università degli Studi del Molise via F. De Sanctis - 86100 Campobasso tel. 0874 404698 fax 0874 404678 De Curtis, Filippo Dipartimento di Scienze Animali Vegetali e dell’Ambiente Università degli Studi del Molise via F. De Sanctis - 86100 Campobasso tel. 0874 404698 fax 0874 404678 De Pascale, Stefania Dipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territorio Università di Napoli via Università, 100 - 80055 Portici (NA) email: [email protected] Degasperi, Sandra Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg - 39040 Ora (BZ) Di Martino Aleppo, E. Ist. Sperimentale per l’Agrumicoltura c.so Savoia, 190 - 95024 Acireale (CT) tel. 095 7653127-28-29 fax 095 7653113 Di Natale, Corrado Dipartimento di Ingegneria Elettronica via di Tor Vergata, 110 - 00133 Roma tel. 06 7259 7348 fax 06 2020 519 email: [email protected] Di Vaio, C. Dipartimento di Arboricoltura Botanica e Patologia Vegetale via Università, 100 - 80055 Portici (NA) tel. 081 7755141 Eccher Zerbini, Paola IVTPA - Istituto Sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli via Venezian, 26 - 20133 Milano tel. 02 239 557 206 fax 02 236 5377 email: [email protected] Forniti, R. Istituto di Tecnologie Agroalimentari Facoltà di Agraria, Università della Tuscia via S. Camillo de Lellis - 01100 Viterbo tel. 0761 357494 fax 0761 357498 Francesconi, A.H.D. Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei, Università di Sassari via E. De Nicola, 9 - 07100 Sassari fax 079 229337 Gerardi, Carmela Istituto di Ricerca sulle Biotecnologie Agroalimentari, CNR via prov.le Lecce-Monteroni 73100 Lecce Garavaglia, L. SIRAP-GEMA, via Industriale, 1/3 25028 Verolanuova (BS) tel. 030 9368434 fax 030/9368404 Giacalone, G. Dipartimento Colture Arboree Università di Torino via Leonardo da Vinci, 44 10195 Grugliasco (TO) tel. 011 6708660 fax 011 6708658 email: [email protected] Giovannini, Annalisa Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 email: [email protected] Fava, Patrizia DISTAM, Università di Milano via Celoria, 2 - 20133 Milano tel. 02 2663194 fax 02 2361576 email: [email protected] Graifenberg, Alberto Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie, Università di Pisa v.le delle Piagge, 23 - 56123 Pisa tel. 050 945511 fax 050 945524 Ferrante, Antonio Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883441 / 347 9231301 email: [email protected] Grassi, M. IVTPA - Istituto Sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli via Venezian, 26 - 20133 Milano tel. 02 239557206 fax 02 2365377 Fiala, Marco Istituto di Ingegneria Agraria Università di Milano via Celoria, 2 - 20133 Milano email: [email protected] Graziani, G. Dipartimento Scienza degli Alimenti Università di Napoli via Università, 100 - 80055 Portici (NA) Fiorentini, Roberto Dipartimento di Chimica e Biotecnologie Agrarie Università di Pisa via del Borghetto 80 - 56124 Pisa tel. 050.576049 fax 050 574235 Fiori, Giovanni Dipartimento di Colture Arboree Università di Bologna via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna Guidetti, Riccardo Istituto di Ingegneria Agraria Università di Milano via Celoria 2 - 20133 Milano Guizzardi, Monica Apo Conerpo via Tosarelli, 155 40050 Villanova di C. (BO) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 219 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Hunter, Donald Alexander Department Environmental Horticulture University of California, Davis One Schields Avenue, 95616 Davis (USA) tel. +1 530 752 0480 email: [email protected] Lanza, Giacomo Ist. Sperimentale per l’Agrumicoltura c.so Savoia, 190 - 95024 Acireale (CT) tel. 095 7653127-28-29 fax 095 7653113 email: [email protected] Lima, Giuseppe Dipartimento di Scienze Animali, Vegetali e dell’Ambiente Università degli Studi del Molise via F. De Sanctis - 86100 Campobasso tel. 0874 404698 fax 0874 404678 email: [email protected] Lindner, Luis Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg - 39040 Ora (BZ) Lucarelli, Giuseppe Dipartimento di Produzione Vegetale, via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza Lucchesini, Mariella Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883441 email: [email protected] Marschall, Klaus Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg - 39040 Ora (BZ) Martinelli, E. Dipartimento di Ingegneria Elettronica via di Tor Vergata, 110 - 00133 Roma Minnocci, A. Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883314 fax 050 883215 email: [email protected] Massantini, Riccardo Istituto di Tecnologie Agroalimentari Facoltà di Agraria, Università della Tuscia via S. Camillo de Lellis - 01100 Viterbo tel. 0761 357494 fax 0761 357498 Mirò, R. Institut de Rècerca i Técnologia Agroalimentàires, Alcalde Rovira Roure, 177 25198 Lleida (Spagna) Mattè, Pierluigi Fruit Control Equipment srl via Copernico, 54 20090 Trezzano sul Naviglio (MI) tel. 02 48402536 fax 02 48402558 email: [email protected] Miserocchi, Orazio Dipartimento di Colture Arboree Università di Bologna via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna Maturi, Teresa Dipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territorio Università di Napoli via Università, 100 - 80055 Portici (NA) Macagnano, Antonella Dipartimento di Ingegneria Elettronica via di Tor Vergata, 110 - 00133 Roma Malorgio, Fernando Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie, Università di Pisa v.le delle Piagge, 23 - 56123 Pisa tel. 050 945518 fax 050 945524 email: [email protected] Menesatti, Paolo Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola via della Pascolare, 16 00016 Monterotondo (Roma) email: [email protected] Mammuccini, Maria Grazia ARSIA Regione Toscana via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze tel. 055 27551 fax 055 2755216/231 Mensuali Sodi, Anna Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883441 email: [email protected] Marcheselli, Roberto SACMI Imola via Selice provinciale 17/A 40026 Imola (BO) Mignani, Ilaria Dipartimento di Produzione Vegetale Sezione di Coltivazioni Arboree via Celoria, 2 - 20133 Milano tel. 02 70600165 fax 02 2365302 email: [email protected] Mascarello, C. Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi, 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 email: [email protected] Mencarelli, Fabio Istituto di Tecnologie Agroalimentari Facoltà di Agraria, Università della Tuscia via S. Camillo de Lellis - 01100 Viterbo tel. 0761 357494 fax 0761 357498 email: [email protected] Marceddu, S. Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee del CNR via dei Mille, 48 - 07100 Sassari 219 Mercuri, Antonio Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi, 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 email: [email protected] Miccolis, Vito Dipartimento di Produzione Vegetale via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza email: [email protected] Montefiori, Mirco Dipartimento di Colture Arboree via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna Morgutti, Silvia Dipartimento di Produzioni Vegetali via Celoria, 2 - 20133 Milano Mostardini, Francesca DISTAM, Università di Milano via Celoria, 2 - 20133 Milano tel. 02 2663194 fax 02 2361576 Mulas M., Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei, Università di Sassari via E. De Nicola, 9 - 07100 Sassari fax 079 229337 email: [email protected] Negrini, Noemi Dipartimento di Produzioni Vegetali Università di Milano via Celoria, 2 - 20133 Milano email: [email protected] Neri, R. Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna Nesi, Beatrice Istituto Sperimentale per la Floricoltura S.o.p. di Pescia via dei Fiori, 8. - 51017 Pescia (PT) Noferini, Massimo Dipartimento di Colture Arboree via Filippo Re, 6 - 40100 Bologna Arsia ATTI 7 Raccolta 220 4-06-2002 12:46 Pagina 220 AT T I A R S I A Oberti, Roberto Istituto di Ingegneria Agraria Università di Milano via Celoria, 2 - 20133 Milano Oggiano, Nella ARSIA Regione Toscana via Roma, 3 - 56126 Pisa email: [email protected] Paciello, F. Dipartimento Colture Arboree Università di Torino via Leonardo da Vinci, 44 10195 Grugliasco (TO) tel. 011 6708660 fax 011 6708658 Paglia, Graziella Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola via della Pascolare, 16 00016 Monterotondo (Roma) Parrinello, Fiorenzo SACMI Imola, via Selice provinciale 17/A 40026 Imola (BO) Peano, C. Dipartimento Colture Arboree via Leonardo da Vinci, 44 10195 Grugliasco (TO) tel. 011 6708660 fax 011 6708658 email: [email protected] Perinu, B. Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei, Università di Sassari via E. De Nicola, 9 - 07100 Sassari fax 079 229337 Pernter, Paul Centro di Consulenza per la Fruttiviticoltura dell’Alto Adige 39100 Lana (BZ) Piergiovanni, Luciano DISTAM, Università di Milano via Celoria, 2 - 20133 Milano tel. 02 2663194 fax 02 2361576 email: [email protected] Piga, A. Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee del CNR Località Palloni, Nuraxinieddu 09170 Oristano tel. 0783 33224 fax 0783 33959 Quinto, Giovanni Rocco Dipartimento di Produzione Vegetale via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza Reid, Michael Stuart Department Environmental Horticulture University of California, Davis One Schield Avenue, 95616 Davis (USA) tel. +1 530 754 6751 fax +1 530 754 6753 email: [email protected] Regiroli, Giovanni Rohm and Haas Italia srl, via della Filanda - 20060 Gessate (MI) tel. 02 952501 fax 02 95250389 email: [email protected] Ritieni, A. Dipartimento Scienza degli Alimenti Università di Napoli via Università, 100 - 80055 Portici (NA) Rizzolo, A. IVTPA - Istituto Sperimentale per la Valorizzazione Tecnologica dei Prodotti Agricoli via Venezian, 26 - 20133 Milano tel. 02 239557203 fax 02 2365377 email: [email protected] Sisler, Edward C. Department of Molecular and Structural Biochemistry, North Carolina State University, Raleigh (Usa) Solaini, Silvia Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola via della Pascolare, 16 00016 Monterotondo (Roma) Sperduti, Marzia Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola via della Pascolare, 16 00016 Monterotondo (Roma) Spimpolo, Tania Sacmi Imola via Selice provinciale 17/A 40026 Imola (BO) Stainer, Reinhold Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg - 39040 Ora (BZ) Santino, Angelo Istituto di Ricerca sulle Biotecnologie Agroalimentari, CNR via prov.le Lecce-Monteroni 73100 Lecce Strano, M.C. Ist. Sperimentale per l’Agrumicoltura c.so Savoia, 190 - 95024 Acireale (CT) tel. 095 7653127-28-29 fax 095 7653113 email: [email protected] Schirra, M. Istituto per la Fisiologia della Maturazione e della Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee del CNR Località Palloni, Nuraxinieddu 09170 Oristano tel. 0783 33224 fax 0783 33959 email: [email protected] Tonutti, Pietro Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali via Romea, 11 - 35020 Padova email: [email protected] Schiva, Tito Istituto Sperimentale per la Floricoltura c.so Inglesi, 508 - 18038 Sanremo (IM) tel. 0184 667251 fax 0184 695072 email: [email protected] Sebastiani, Luca Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883443 email: [email protected] Serek, Margrethe Department of Horticulture, Inst. of Floriculture, Tree Nursery Science and Plant Breeding University of Hannover (Germania) Serra, Giovanni Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883314 fax 050 883215 email: [email protected] Tognoni, Franco Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie, Università di Pisa v.le delle Piagge, 23 - 56123 Pisa tel. 0505 945511 fax 050 945524 email: [email protected] Uniformi, Mauro Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola via della Pascolare, 16 00016 Monterotondo (Roma) Vanadia, Sebastiano Dipartimento di Produzione Vegetale via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza Venturi, Francesca Dipartimento di Chimica e Biotecnologie Agrarie Università di Pisa via del Borghetto, 80 - 56124 Pisa tel. 050 576049 fax 050 574235 email: [email protected] Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 221 T E C N I C H E P O S T R A C C O LTA D E I P R O D O T T I O R T O F L O R O F R U T T I C O L I Vernieri, Paolo Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie, Università di Pisa v.le delle Piagge, 23 - 56123 Pisa tel. 050 945511 fax 050 945524 email: [email protected] Viscardi, Salvatore Dipartimento di Ingegneria agraria e Agronomia del territorio Università di Napoli via Università, 100 - 80055 Portici (NA) Vitagliano, Claudio Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883314 fax 050 883215 email: [email protected] Zacheo, Giuseppe Istituto di Ricerca sulle Biotecnologie Agroalimentari, CNR via prov.le Lecce-Monteroni 73100 Lecce Zanella, Angelo Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg - 39040 Ora (BZ) Zanol Geni Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” via Carducci, 40 - 56127 Pisa tel. 050 883314 fax 050 883215 email: [email protected] 221 Zinnai, Angela Dipartimento di Chimica e Biotecnologie Agrarie Università di Pisa via del Borghetto 80 - 56124 Pisa tel. 050 576049 fax 050 574235 Zoina, Astolfo Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale Università di Napoli via Università 100 - 80055 Portici (NA) Zude-Sasse, Manuela Institut für Agrartechnik Bornim, Potsdam (Germania) Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 223 Indice degli Autori Agabbio, M. Aiello, F. Allavena, A. Andreotti, C. Andrich, G. Bianchini, C. Begheldo, M. Berruto, R. Blando, F. Bonghi, C. Botondi, R. Botton, A. Brambilla, A. Bruna, S. Buccheri, M. Burchi, G. Cambiaghi, P. Casiraghi, M.C. Caputo, L. Castoria, R. Celikel, F.G. Costa, G. D’Amico, A. D’Aquino, S. D’hallewin, G. De Benedetti, L. De Cicco, V. De Curtis, F. De Pascale, S. Degasperi, S. De Santis, D. Devecchi, M. Di Martino Aleppo, E. Di Natale, C. Di Vaio, C. Eccher Zerbini, P. Fava, P. 117 199 65 87 147 29 71 79 97 71 103 71 165 29 209 29 165 109 189 189 13, 19 10, 87 153 117 125, 127 29 189 189 57 179 103 49 133 153 209 165 157 Ferrante, A. Fiala, M. Fiorentini, R. Fiori, G. Forniti, R. Francesconi, A.H.D. Gerardi, C. Giacalone, G. Giovannini, A. Grassi, M. Graziani, G. Guidetti, R. Guizzardi, M. Herold, B. Hunter, D.A. Lanza, G. Lima, G. Lindner, L. Lucarelli, G. Macagnano, A. Marceddu, S. Marschall, K. Mascarello, C. Maturi, T. Mencarelli, F. Menesatti, P. Mensuali Sodi, A. Mercuri, A. Miccolis, V. Mignani, I. Miserocchi, O. Montefiori, M. Mostardini, F. Mulas, M. Nesi, B. Noferini, M. Oberti, R. 43, 65 95 147 87 103 127 97 79 65 165 209 95 141 153 43 133 189 179 199 153 125 179 65 57 103 173 37, 65 29 199 109 87 87 157 127 37 87 95 Oggiano, N. Paciello, F. Paglia, G. Peano, C. Perinu, B. Pernter, P. Piergiovanni, L. Pinna, I. Quinto, G.R. Rasori, A. Reid, M.S. Ritieni, A. Rizzolo, A. Santino, A. Santoro, C.C. Schirra, M. Schiva, T. Serek, M. Serra, G. Sisler, E.C. Spina, A.M. Solaini, S. Sperduti, M. Spimpolo, T. Stainer, R. Strano, M.C. Tonutti, P. Uniformi, R. Vanadia, S. Venturi, F. Vercesi, A.M. Viscardi, S. Vitagliano, C. Vizovitis, K. Zacheo, B. Zanella, A. Zude-Sasse, M. 37 79 173 79 127 179 117, 157 117 199 71 13, 19, 43 209 165 97 199 125, 127 29 23, 27 37 23, 27 189 173 173 141 173 133 71 173 199 147 109 57 147 103 97 173, 179 153 Arsia ATTI 7 Raccolta 4-06-2002 12:46 Pagina 224 Finito di stampare nel febbraio 2002 da EFFEEMME LITO srl a Firenze per conto di ARSIA • Regione Toscana Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli Ultimo segmento della filiera produttiva in ordine temporale, la fase postraccolta rappresenta un passaggio di importanza fondamentale al fine di consentire il mantenimento di un elevato livello qualitativo delle produzioni fino al consumatore, garantendo la conservazione delle caratteristiche organolettiche e sanitarie dei prodotti orticoli e frutticoli ed una corretta durata della shelf life (durata in vaso) dei fiori e delle fronde recisi ed un gradevole effetto nell’impiego di piante ornamentali nell’interiorscaping o nel landscaping. L’occasione per fare il punto delle conoscenze e delle più recenti acquisizioni da parte dei ricercatori del settore è stata offerta dal workshop “Postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli”, svoltosi a Pisa nel maggio 2001. L’incontro è stato promosso dal Gruppo nazionale Postraccolta della SOI - Società Orticola Italiana ed organizzato dalla Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” di Pisa. Questo volume, che raccoglie le relazioni presentate da ricercatori ed invited speakers nel corso delle due giornate di workshop, si propone come un utile strumento di consultazione e di supporto per tutti gli operatori, tecnici e ricercatori del settore ortoflorofrutticolo. L’ARSIA, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricoloforestale, istituita con la Legge Regionale 37/93, è l’organismo tecnico operativo della Regione Toscana per le competenze nel campo agricoloforestale, acquacolturapesca e faunisticovenatorio. Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli Atti ARSIA Tecniche postraccolta dei prodotti ortoflorofrutticoli • Atti ARSIA 7 atti