italy undp italia undp - Ministero degli Affari Esteri e della
Transcription
italy undp italia undp - Ministero degli Affari Esteri e della
ITALY&UNDP Questa pubblicazione è stata realizzata dall’Ufficio Emergenze della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e dall’Ufficio per la Prevenzione delle Crisi e il Recupero (BCPR) dell’UNDP, Unità di supporto di Roma Curatore: Consigliere Antonio Verde, Capo dell’Unità di Valutazione della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Coordinamento di: Editor: Counsellor Antonio Verde, Head of the Evaluation Unit of the Directorate General for Development Co-operation Consigliere Roberto Vellano, Capo dell’Ufficio Affari Multilaterali della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Consigliere Giovanni Maria De Vita, Capo dell’Ufficio Emergenze della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Giuseppe de Vincentis, Coordinatore dell’Unità di supporto di Roma dell’UNDP/BCPR 2000-2002 This publication was prepared by the Emergency Office of the Directorate General for Development Co-operation of the Italian Ministry of Foreign Affairs and by the Bureau for Crisis, Prevention and Recovery (BCPR) UNDP, Rome Support Unit Co-ordination by: Counsellor Roberto Vellano, Head of the Multilateral Affairs Department of the Directorate General for Development Co-operation Lorenzo Jimenez de Luis, Capo dell’Unità delle Operazioni UNDP/BCPR, New York &UNDP ITALY Progetto grafico e realizzazione: Alchimie Counsellor Giovanni Maria De Vita, Head of the Emergency Response Department of the Directorate General for Development Co-operation from emergency to development Giuseppe de Vincentis, Co-ordinator UNDP/BCPR Rome Support Unit Graphic design and layout by Alchimie dall’emergenza allo sviluppo 2000-2002 ITALIA&UNDP Lorenzo Jimenez de Luis, Head of Country Operation Support Unit UNDP/BCPR, New York &UNDP ITALIA Stampato in Italia nel Luglio 2002 © 2002 Ministero degli Affari Esteri - Italian Ministry of Foreign Affairs Printed in Italy in July 2002 &UNDP ITALY from emergency to development &UNDP ITALIA dall’emergenza allo sviluppo FOREWORD/1 Giandomenico Magliano Director General for Development Co-operation Italian Ministry of Foreign Affairs Almost three years after a systematic and continuous collaboration was initiated between the Emergency Response Department of the Italian Co-operation and the UNDP Bureau for Crisis Prevention and Recovery, the time has come to put together a publication illustrating the fruit of this shared experience. We set out here with a selection of short, easy-to-read texts describing our various interventions, and a number of photographs to provide a visual dimension to the many projects implemented. Then, we drafted an analysis and assessment of the initial results obtained from this ongoing collaboration. The sheer necessity to bridge the gap between emergency initiatives and development phases seemed to us the main link between interventions and experiences that, at a first glance, differ greatly from each other. The Italian Development Co-operation and the donor community at large are wholeheartedly committed to constructing such a bridge. It is a core objective, crucial to the further improvement of international development aid policies. Italy is an important partner for UNDP in meeting the global development challenges of poverty reduction and governance. Mark Malloch-Brown Administrator UNDP 2 FOREWORD/2 Since 1999, the Ministry of Foreign Affairs (Italy) and the UNDP Bureau for Crisis Prevention and Recovery have worked together to respond to the plight of countries emerging from crisis and making the transition to sustainable recovery. This report outlines the activities undertaken to restore lives and livelihoods in countries affected by natural disasters and violent conflict. Helping governments and communities to rebuild in ways that address the underlying causes of crisis is at the heart of effective transition from emergency to development. UNDP welcomes the continued support of the Italian Government to ensure these initiatives are sustained and, where possible, shared with other countries facing the challenge of transition. INTRODUZIONE/1 A quasi tre anni dall’inizio di una collaborazione sistematica e continua tra l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana e l’Ufficio per le Crisi, la Prevenzione e il Recupero dell’UNDP, è giusto raccogliere in un volume i frutti principali di questa esperienza comune. Giandomenico Magliano Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Ministero degli Affari Esteri Siamo partiti da alcuni testi, sintetici e di agile lettura, che descrivono i diversi interventi realizzati. Li abbiamo corredati di alcune immagini fotografiche, a loro modo altrettanto eloquenti nel descrivere i diversi teatri di intervento. Abbiamo infine cercato di tracciare un’analisi ed un primo bilancio di questa collaborazione. L’Italia è un partner importante dell’UNDP nell’affrontare le sfide globali della lotta alla povertà e della corretta amministrazione. A partire dal 1999, il Ministero degli Affari Esteri italiano e l’Ufficio per la prevenzione delle crisi e il recupero dell’UNDP (BCPR), hanno collaborato per rispondere ai bisogni dei paesi che uscivano da situazioni di crisi e per rendere possibile la transizione verso la ripresa sostenibile. Questo rapporto descrive le attività svolte nei paesi vittime di disastri naturali e conflitti violenti, per migliorare le condizioni delle persone colpite. Aiutare comunità e governi a ricostruire, fronteggiando le cause alla base delle crisi è il fondamento per una transizione efficace dall’emergenza allo sviluppo. L’UNDP ringrazia il Governo Italiano per il continuo appoggio offerto per garantire che tali iniziative vengano sostenute e applicate negli altri paesi che devono affrontare le sfide della transizione. INTRODUZIONE/2 Proprio la necessità di costruire un ponte tra emergenza e sviluppo rappresenta l’idea di fondo che tiene insieme interventi ed esperienze tanto diversi tra loro. Un ponte che la Cooperazione italiana, e la Comunità dei donatori nel suo insieme, è impegnata a costruire con grande determinazione e che rappresenta uno degli obiettivi strategici da perseguire per migliorare ancora la qualità delle politiche internazionali di aiuto allo sviluppo. Mark Malloch-Brown Amministratore UNDP 3 page 8 CONTENTS 1 2 3 page 14 page 52 4 4 page 96 The Italian Co-operation’s Emergency Response Department and the UNDP/BCPR ■ Joint strategies and action policies 10 Crisis, post-conflict and recovery projects ■ Afghanistan 16 ■ Eritrea 22 ■ The Federal Republic of Yugoslavia 28 ■ FYR Macedonia 34 ■ North Malukus 40 ■ Sierra Leone 44 Programmes in response to natural disasters ■ The Caribbean ■ Cuba ■ El Salvador ■ India ■ The Islamic Republic of Iran ■ Mozambique ■ Venezuela 54 60 64 68 76 82 90 Other joint initiatives to strengthen the response to humanitarian crises ■ Bilateral Fund 98 ■ HIV/AIDS Technical Assistance 102 ■ Health project in Libya 104 ■ Other joint projects: an overview 106 Total budget for joint programmes A nnex Annex page 116 pag. 15 3 pag. 53 Interventi in situazioni di crisi, post conflitto e recupero ■ Afganistan 17 ■ Eritrea 23 ■ Repubblica Federale Jugoslava 29 ■ Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia 35 ■ Molucche 41 ■ Sierra Leone 45 Programmi in risposta ai disastri naturali ■ Caraibi 55 ■ Cuba 61 ■ El Salvador 65 ■ India 69 ■ Repubblica Islamica dell’Iran 77 ■ Mozambico 83 ■ Venezuela 91 Altre iniziative comuni in risposta alle crisi umanitarie ■ Il Fondo bilaterale ■ Assistenza tecnica sull’HIV/AIDS ■ Progetto sanitario in Libia ■ Altri progetti comuni: panoramica 4 A ppendice Appendice pag. 97 11 INDICE pag. 9 1 2 La Cooperazione Italiana e l’UNDP/BCPR ■ Strategie e politiche comuni 99 103 105 107 Contributi erogati nel periodo in esame pag. 117 5 List of acronyms Congo RDC CPC situations FRY IDPs NGO NUNV OCHA PHC systems RUF UNDP UNHCR UXO WHO Democratic Republic of Congo Crisis and Post-Conflict situations The Federal Republic of Yugoslavia Internally Displaced Persons Non-Governmental Organization National United Nations Volunteer Office for the Coordination of Humanitarian Affairs Public Health Care systems Revolutionary United Front United Nations Development Programme United Nations High Commissioner for Refugees Unexploded ordnances World Health Organization NON GOVERNMENTAL ORGANIZATIONS (NGOS) 6 ACAV AFMAL ANLAIDS AVSI CCS CESVI CIES CISP COOPI COSVI CRIC GVC ISCOS LILA MOLISV Associazione Centro Aiuti Volontari Cooperazione Sviluppo Terzo Mondo Associazione “Con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani” Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS Associazione Volontari per il Servizio Internazionale Centro Cooperazione Sviluppo Cooperazione e Sviluppo Centro Informazione e Educazione allo Sviluppo Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli Cooperazione Internazionale Cooperazione e Sviluppo Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione Gruppo di Volontariato Civile Istituto Sindacale per lo Sviluppo Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS Movimento Liberazione e Sviluppo Elenco degli acronimi Congo RDC CPC situations FRY IDPs NUNV OCHA ONG PHC systems PVS RUF UNDP UNHCR UXO WHO Repubblica Democratica del Congo Situazioni di crisi e post-conflitto Repubblica Federale di Jugoslavia Sfollati Volontari Nazionali delle Nazioni Unite Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari Organizzazioni non governative Sistemi nazionali di assistenza sanitaria Paesi in via di Sviluppo Fronte Rivoluzionario Unito Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo ACNUR – Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Ordigni inesplosi OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE (ONG) ACAV AFMAL ANLAIDS AVSI CCS CESVI CIES CISP COOPI COSVI CRIC GVC ISCOS LILA MOLISV Associazione Centro Aiuti Volontari Cooperazione Sviluppo Terzo Mondo Associazione “Con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani” Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS Associazione Volontari per il Servizio Internazionale Centro Cooperazione Sviluppo Cooperazione e Sviluppo Centro Informazione e Educazione allo Sviluppo Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli Cooperazione Internazionale Cooperazione e Sviluppo Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione Gruppo di Volontariato Civile Istituto Sindacale per lo Sviluppo Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS Movimento Liberazione e Sviluppo 7 11 THE ITALIAN COOPERATION’S EMERGENCY RESPONSE DEPARTMENT AND THE UNDP/BCPR T he management of recovery processes has been a persistent challenge as gaps repeatedly emerge between emergency relief and sustainable development efforts. UNDP’s strategy of transition recovery is based on the principle of restoring the capacity of governments and communities to rebuild and recover from crisis and to prevent a lapse back into crisis. This strategy of transition seeks not only to act as a catalyst to sustainable development activities, but also to build upon earlier international and local efforts to optimise resources for recovery. In the past few years the Italian Co-operation’s Emergency Response Department and the UNDP/BCPR have been strengthening their collaboration in addressing the crucial issue of transition recovery. This publication illustrates the results achieved so far. 8 Joint strategies and action policies 11 LA COOPERAZIONE ITALIANA E L’UNDP/BCPR a gestione dei processi di recupero continua a rappresentare una difficile sfida a causa del persistente divario tra gli interventi di emergenza e le iniziative tese a favorire lo sviluppo sostenibile. Le strategie dell’UNDP per assicurare un pronto recupero nella fase di transizione tra l’emergenza umanitaria e lo sviluppo si fondano sul principio del ripristino delle capacità di governi e comunità di avviare i processi di ricostruzione e riprendersi dalle crisi, prevenendone di nuove. Questa strategia di transizione cerca non soltanto di agire come catalizzatore per le attività di sviluppo sostenibile, ma anche di consolidare i precedenti interventi locali ed internazionali per ottimizzare le risorse destinate al recupero. L Negli ultimi anni l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana e l’Ufficio per la prevenzione delle crisi e il recupero dell’UNDP hanno rafforzato la propria collaborazione nell’affrontare i temi fondamentali della transizione. Questo volume illustra i risultati raggiunti sino ad ora. 9 Strategie e politiche comuni Joint strategies and action policies The words ’emergency assistance’ immediately conjure up images of natural catastrophes, earthquakes, floods, hurricanes and volcanic eruptions. Such occurrences mobilize both domestic and international solidarity toward the countries which have been affected directly and with which the Italian Co-operation and UNDP have a long-standing tradition of intervention. The same can be said for humanitarian crises caused not by nature, but by war and the violence of man. In this scenario, too, does the international community come together to support the victims of conflict by providing food and healthcare and assisting refugee camps. But alongside ’acute emergencies’ of this kind there are more structural and complex forms of emergencies: situations in which a humanitarian crisis is triggered not so much by a single – and often predictable – event, but rather by a set of concurrent factors. Originally precipitated by an acute emergency such as a civil war, these factors tend to fester over time until they become the main obstacle to development processes and to the eradication of poverty in the countries affected. 10 In other words, the problem to be solved is the much-debated ’bridge’ spanning emergency interventions and development aid, which begs two questions: one, how to prevent an emergency aid project from coming to an abrupt halt as soon as the crisis subsides or ceases to be hot news for the international media and how, at best, to keep it from focusing solely on the provision of temporary relief at the peak of a crisis; and two, how to make emergency aid become the starting point for a longer-term development plan. How to prevent an emergency aid project from coming to an abrupt halt as soon as the crisis subsides – or ceases to be hot news for the international media – and how, (at best), to keep it from focusing solely on the provision of temporary relief at the peak of a crisis? The Italian Co-operation is moving in this direction, as is the donor community at large. The underlying principle is that assistance should never be confined to the mere provision of emergency relief to the victims of a catastrophe or humanitarian crisis. All projects and resources made available should rather be geared toward averting future emergencies and, in the process, foster capacity building at the local level in order to favour self-sufficiency and enhance the existing human and material resources. In order to meet this objective, it is vital to glean as much information as possible from knowledge on Strategie e politiche comuni Accanto a tali “emergenze acute”, tuttavia, esiste un tipo di emergenza più strutturale e complesso. Si tratta di quelle situazioni in cui non tanto un singolo evento scatenante, più o meno prevedibile, è all’origine di una crisi umanitaria, quanto piuttosto un insieme di fattori concorrenti, che spesso traggono origine da un’emergenza acuta – una guerra civile, ad esempio – ma che col tempo tendono a cronicizzarsi e finiscono per costituire l’ostacolo principale ai processi di sviluppo e di lotta alla povertà nei paesi che ne sono colpiti. Il termine “aiuti di emergenza” fa pensare quasi automaticamente alle catastrofi naturali: terremoti, alluvioni, uragani, eruzioni vulcaniche. Si tratta di eventi, infatti, che mobilitano la solidarietà interna e internazionale verso i paesi che ne sono colpiti, e rispetto ai quali la Cooperazione Italiana e l’UNDP vantano una lunga tradizione di interventi. Lo stesso vale per le crisi umanitarie provocate non dalla natura, ma dalla guerra e dalla violenza degli uomini: anche in questi casi la comunità internazionale si mobilita per sostenere le popolazioni vittime del conflitto, inviare aiuti alimentari e sanitari, fornire assistenza ai campi profughi. Come evitare che un intervento d’emergenza si interrompa bruscamente, quando la crisi si attenua – o si spegne l’interesse dei media internazionali – e come impedire che venga concentrato unicamente, nella migliore delle ipotesi, sul perseguimento della soluzione temporanea per la fase più acuta della crisi? Si tratta, in altri termini, del problema ampiamente dibattuto in sede internazionale del divario tra emergenza e sviluppo: come evitare che un intervento d’emergenza si interrompa bruscamente, quando la crisi si attenua – o si spegne l’interesse dei media internazionali – e come impedire che venga concentrato unicamente, nella migliore delle ipotesi, sul perseguimento della soluzione temporanea per la fase più acuta della crisi? Come far sì, al contrario, che l’emergenza rappresenti la fase di avvio di un piano di sviluppo a più lungo termine? E’ in questa direzione che si muove la Cooperazione Italiana, come pure la comunità dei donatori nel suo insieme. L’idea di fondo è che, in presenza di una catastrofe o di una emergenza umanitaria, non ci si debba limitare a fornire aiuti di emergenza alle vittime dei disastri, ma vadano forniti anche mezzi e progetti per prevenire e combattere emergenze future, per rafforzare fino all’autosufficienza le capacità di reazione delle popolazioni colpite, per valorizzare le risorse umane e materiali esistenti in loco. Per raggiungere questo obiettivo è necessario in- 11 the local situation, i.e. on the infrastructure, means of production, institutions, local associations, financial resources and credit facilities on which the local population can rely for a more effective response to a crisis situation. Only in this way can emergency relief become a springboard for drawing together all key players (institutions, service structures, volunteer groups, associations, firms and local authorities) involved in re-launching development activities. Only in this way can it help strengthen all organizational and operational levels of the local communities affected. And it is only at this point that positive links between emergency aid and development may arise, thereby easing both the hardship suffered and the vulnerability of the populations affected, and, in the process, pave the way for the provision of safer food and more effective health services. In this context, the joint work experience between the Italian Co-operation’s Emergency Response Department and UNDP is an exemplary case of positive interaction between emergency plans in the traditional sense and longer-term development plans. 12 Thanks to the in-depth analyses and prompt actions afforded by its network of offices in developing countries, the Italian Co-operation’s partner, the UNDP/BCPR, is in a position to take effective action in areas in which the Italian government’s own organizational structures would have difficulty achieving their goals directly. Furthermore, given its institutional role as a reference agency, UNDP can work toward accommodating emergency aid within the overall development strategies framed for the relevant beneficiary countries. Only in this way can emergency relief draw together all the key players involved in re-launching development activities and strengthen the organizational and operational levels of the local communities This publication, which represents one of the end products of this collaboration, illustrates the projects that the Italian Co-operation Emergency Response Department and the UNDP/BCPR have been carrying out over the past three years. It provides an example of how the above-mentioned methodological assumptions have been translated into concrete actions with a view to improving the living conditions of populations in developing countries. nanzitutto disporre di tutte le informazioni derivanti dalla conoscenza delle situazioni locali: infrastrutture, mezzi di produzione, istituzioni, associazioni di base, risorse finanziarie e meccanismi di credito che la popolazione può utilizzare per rafforzare le risposte alle situazioni di crisi. L’intervento di emergenza può così rappresentare la premessa per il coinvolgimento di tutti gli attori impegnati (istituzioni, servizi, gruppi di volontari, associazioni, imprese, autorità locali) in attività di rilancio dello sviluppo, rafforzando tutti i livelli organizzativi ed operativi delle comunità locali colpite. Solo a questo punto potrà emergere una positiva interazione tra emergenza e sviluppo, spianando la strada ad una diminuzione del disagio e della vulnerabilità e ad una maggiore sicurezza alimentare e sanitaria complessiva per le popolazioni colpite. In questo contesto, l’esperienza del lavoro comune tra l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana e l’UNDP rappresenta un esempio particolarmente riuscito di interazione positiva tra il piano dell’emergenza in senso classico e quello dello sviluppo a più lungo termine. La Cooperazione Italiana e l’UNDP/BCPR lavorano pertanto in stretta collaborazione, cercando di sfruttare al meglio le sinergie. L’UNDP, peraltro, assicura una capillare capacità di analisi e di intervento attraverso la propria rete di uffici nei PVS, anche in quelle situazioni dove l’Italia avrebbe difficoltà oggettive ad intervenire direttamente con proprie strutture a gestione diretta. Il ruolo istituzionale dell’UNDP, come agenzia di riferimento per tutte le tematiche dello sviluppo nell’ambito del sistema ONU, consente inoltre di inserire gli aiuti di emergenza in un qua- L’intervento di emergenza può così rappresentare la premessa per il coinvolgimento degli attori impegnati in attività di rilancio dello sviluppo, rafforzando tutti i livelli organizzativi ed operativi delle comunità colpite dro più ampio e coerente con la strategia generale di sviluppo dei paesi beneficiari. Questo volume, frutto della collaborazione tra l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana e l’Ufficio per la prevenzione delle crisi e il recupero dell’UNDP, attraverso l’illustrazione dei progetti comuni realizzati nell’ultimo triennio, intende fornire un esempio significativo di come sia possibile mettere in atto azioni concrete per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. 13 2 CRISIS, POST-CONFLICT AND RECOVERY PROJECTS T he increased incidence and risk of violent conflict in several countries which occurred over the past decade means that demand for services and interventions from the UN system, donor countries, NGOs and other relevant institutions in crisis and post-conflict environments is also on the increase. The trends that define many new-generation conflicts as complex development emergencies include the rise in internal conflicts, the regional spread of instability and destruction, the collapse of state capacity, high levels of civilian involvement, generalized and targeted violence against women, the destructive impact on the lives and livelihoods of communities and the mixed responses on the part of the international community. 14 UNDP has been reappraising its role in the crisis and post-conflict sphere to ensure that it remains responsive to country demands and relevant to the overall efforts to achieve sustainable development and durable peace. To address the massive challenge posed by the growing number of conflicts and violent tensions, the UNDP/BCPR and the Italian Co-operation Emergency Response Department have established a close partnership to ensure a suitable response to a variety of CPC (Crisis and post-conflict) situations. Together, the two organisations provide an essential bridge between relief and development operations by launching rehabilitation and recovery programmes, thus supporting the broader mission of enabling sustainable social and economic development in post-conflict environments. Afghanistan Eritrea North Malukus The Federal Republic of Yugoslavia FYR of Macedonia Sierra Leone 2 INTERVENTI IN SITUAZIONI DI CRISI, POST-CONFLITTO E RECUPERO ell’ultimo decennio, il moltiplicarsi di conflitti latenti e di guerre a tutto campo ha richiesto un maggiore impegno alle Nazioni Unite, ai paesi donatori, alle ONG e ad altre istituzioni attive nel settore degli interventi di emergenza in situazioni di conflitto e post-conflitto. Molti dei conflitti identificabili come emergenze complesse sono caratterizzati da situazioni di contrasto interno alle nazioni, fenomeni destabilizzanti che si diffondono a macchia d’olio e con grande forza distruttrice nei paesi colpiti, collasso delle strutture statali, coinvolgimento di un gran numero di civili, violenza mirata e sistematica sulle donne, effetti devastanti sulle condizioni di vita e sui mezzi di sostentamento delle comunità residenti, risposta differenziata da parte della comunità internazionale. N Afganistan Eritrea Molucche Repubblica Federale Jugoslava Ex Repubblica Jugoslava della Macedonia Sierra Leone Per rispondere anche in futuro alla domanda di aiuti dei paesi colpiti e contribuire a creare le premesse per una pace durevole e uno sviluppo sostenibile, l’UNDP ha rimodulato il proprio ruolo nello scenario globale degli interventi in situazioni di conflitto e post-conflitto. In vista dei compiti sempre più gravosi imposti dal moltiplicarsi delle situazioni di conflitto e di violenta tensione, l’Ufficio per le crisi, la prevenzione e il recupero (BCPR) dell’UNDP e l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana hanno dato vita ad un programma di interventi congiunti per garantire idonee capacità di risposta in situazioni di crisi, conflitto e post-conflitto, far seguire alle iniziative di emergenza anche i primi interventi di recupero e, dunque, qualificare ulteriormente la loro presenza con efficaci azioni di sostegno allo sviluppo economico e sociale. 15 Afghanistan Background Following the tragic events of 11 September 2001, and the subsequent conflict in Afghanistan, Italy has actively participated in the efforts of the international community aimed at reestablishing conditions conducive to a peaceful settlement of the Afghan crisis. In this context, between the end of 2001 and the beginning of 2002 the Italian government contributed 3.2 million Euro to the Afghan Interim Authority Fund (AIAF) established by UNDP to support the Transitional Authority and the holding of the Loya Jirga. In addition, Italy has contributed 8.1 million Euro to the UNDP area-based programme for rehabilitation and development in Afghanistan, which is currently under implementation. However, well before these recent initiatives, in view of the very harsh situation in Afghanistan, the Italian Co-operation’s Emergency Response Department in partnership with UNDP/BCPR had already undertaken various activities during 2000 and 2001. 16 Afghanistan has been beset by an unrelenting cycle of intense seasonal fighting and frequent natural disasters, including earthquakes, drought, fires and floods. The crisis situation has been exacerbated by an unchecked flow of weaponry into the country. Competing political and economic interests within and outside Afghanistan have been fuelling on the crisis. Military activities have been given priority over civilian needs. The picture has been further complicated by the contamination of more than 700 square kilometers of land by landmines and unexploded ordnances (UXO). Appalling conditions of life have continued unabated for many Afghans. Indeed, Afghanistan stands Intervention type Surgical and rehabilitation assistance to war-affected people Location Kabul Italian Co-operation contribution 1.8 million Euro Afganistan Tipo di intervento Assistenza chirurgica e riabilitativa a favore delle vittime della guerra Località Kabul Contributo Cooperazione italiana 1,8 milioni di Euro Premessa Dopo i tragici avvenimenti dell’11 Settembre 2001 e il susseguente conflitto in Afganistan, l’Italia ha attivamente partecipato agli sforzi intrapresi dalla Comunità Internazionale per ristabilire un corso pacifico nel paese. In questo contesto, tra la fine del 2001 e gli inizi del 2002 il Governo Italiano ha contribuito con 3.200.000 Euro al Fondo (AIAF) creato dall’UNDP a sostegno dell’Autorità Interinale Afgana e alla convocazione della Loya Jirga. Inoltre l’Italia ha stanziato 8,1 milioni di Euro a favore del progetto dell’UNDP per la riabilitazione e allo sviluppo delle comunità locali in Afganistan, attualmente in fase di realizzazione. Ben prima di tali recenti iniziative, peraltro, alla luce della difficile situazione esistente in Afganistan, nel corso del biennio 2000-2001 l’Ufficio Emergenze della Cooperazione in collaborazione con il BCPR dell’UNDP aveva già intrapreso varie attività. L’Afganistan infatti è stato a lungo teatro di una serie ininterrotta di conflitti armati e ricorrenti disastri naturali: terremoti, periodi di siccità, incendi e alluvioni. Il conflitto è stato esacerbato da traffici difficilmente controllabili di materiali bellici, oltre che dalle lotte tra opposte fazioni politico-economiche all’interno e all’esterno dei confini del paese. Le esigenze militari hanno prevalso sui bisogni elementari della popolazione civile. A complicare il quadro intervengono enormi quantità di mine antiuomo e altri ordigni inesplosi (UXO) disseminati su un territorio di oltre 700 chilometri quadrati. Sono queste le principali cause della situazione di precarietà estrema in cui versa la popolazione afga- 17 alongside countries with some of the most alarming health indicators: the highest rates of maternal mortality (1,700 per 100,000), infant mortality (165 per 1,000 births) and child mortality (257 under fiveyear-olds out of every 1,000 born). Moreover, estimated morbidity from communicable diseases includes 133,000 active tuberculosis cases, 3-4 million malaria cases per year, and more than 85,000 childhood deaths per year due to diarrhea. Up to 3,000 injuries inflicted by landmines and UXOs were reported in 1999, as well as numerous other injuries related to the ongoing war. Thus, there is a basic need to increase the local capacities to strengthen the healthcare services for war-affected people. Given the above-mentioned context, the Italian Cooperation’s Emergency Response Department initially contributed 0.8 million Euro to the UNDP/ BCPR Trust Fund for Crisis, Post-conflict and Recovery for a project in the Kabul region. The project is run on a 12-month basis. Objectives 18 The project was part of the overall strategy for the provision of basic social services as formulated in the 2000 Consolidated Appeal for Afghanistan. The primary beneficiaries of the project are the victims of the ongoing civil war in Afghanistan. These include individuals who have sustained injuries or need treatment for wounds caused by the effects of the civil war, as well as injuries inflicted by anti-personnel landmines. Furthermore, it includes patients in need of orthopedic and reconstructive surgery, trauma counselling or treatment for life-threat- Italy has actively participated in the efforts of the international community aimed at reestablishing conditions conducive to a peaceful settlement ening emergencies. In the long-term perspective, the project aims establishing and strengthening healthcare services in the country by providing high-standard, qualified and low-cost surgical and rehabilitation assistance for people affected by the war. The immediate objectives are defined as follows: na, segnalata anche da indicatori sanitari tra i più disastrosi. Il paese registra tassi di mortalità materna (1.700 su 100.000 abitanti), infantile (165 su 1.000 nascite) e sotto i cinque anni di vita (257 su 1.000 bambini muoiono prima di raggiungere l’età di cinque anni) tra i più alti del mondo, associati ad una preoccupante incidenza delle malattie trasmissibili: 133.000 casi di tubercolosi conclamata, 3-4 milioni di casi di malaria l’anno e oltre 85.000 decessi all’anno per diarrea in età pediatrica. Le vittime delle mine antiuomo e di altri UXO si stimano in poco meno di 3.000 nel solo 1999 e si sommano ai feriti dei combattimenti in atto. Di qui l’improrogabile necessità di potenziare le strutture sanitarie al servizio delle popolazioni colpite dagli eventi bellici. Il contributo di 0,8 milioni di Euro inizialmente stanziato dall’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana serve a finanziare un progetto di riabilitazione postbellica nella regione di Kabul ed è gestito dal Fondo Fiduciario per Interventi in Situazioni di Crisi e di Recupero Postbellico dell’Ufficio per la prevenzione delle crisi e il recupero dell’UNDP. Obiettivi Il progetto si inquadra nella strategia globale di assistenza alla popolazione auspicato nell’Appello Congiunto per l’Afganistan del 2000. I suoi principali destinatari sono le vittime della guerra in atto nel paese: soggetti feriti durante i combattimenti o per lo scoppio di mine antiuomo, pazienti bisognosi di interventi ortopedici e ricostruttivi o trattamento postraumatico ed altri affetti da malattie ad esito potenzialmente letale. In un’ottica di lungo periodo, L’Italia ha attivamente partecipato agli sforzi intrapresi dalla Comunità Internazionale per ristabilire un corso pacifico nel paese il progetto prevede l’allestimento di nuove strutture sanitarie nel paese e il potenziamento di quelle esistenti, oltre che assistenza chirurgica e riabilitativa di alto livello per le vittime della guerra. Tra gli obiettivi di brevissimo termine si segnalano: Allestimento di un centro medico-chirurgico previo ripristino di un idoneo complesso edilizio nella città di Kabul ■ individuazione, di concerto con le autorità sanitarie locali, di strutture edilizie adatte allo scopo; ■ ultimazione, entro tre mesi, dei lavori di ristrutturazione del complesso selezionato e installazione delle apparecchiature e attrezzature mediche e chirurgiche; 19 Refurbishment of a surgical centre in Kabul ■ identify and select existing buildings in agreement with the local health authorities; ■ refurbish and equip the selected building for surgical activities within three months; ■ create logistic set-up, including transport facilities, a communications system, staff housing and security measures. Start of clinical activities ■ establish qualified standards of surgical care for war-affected people, including landmine victims, UXO victims and other war-related injuries; ■ define working protocols and guidelines in hygiene and basic hospital procedures, first-aid and resuscitation, nursing and surgery for war victims; ■ theoretical and practical training for local staff (surgeons, medical doctors, physiotherapists, nurses, prosthesists and orthopedic technicians and other health workers); ■ training material on first-aid, surgical care and rehabilitation. 20 entire implementation process, preparing, carrying out and updating the workplans as well as all financial accounting and reporting. Status of the project The project has been implemented on schedule; the hospital has been rehabilitated and re-equipped. Subsequently, given the high impact of this initiative, the Italian Co-operation’s Emergency Response Department pledged an additional contribution of approximately 1 million Euro for the extension of these activities in Kabul, and to replicate them in the Panshir Valley. The project is managed and executed by the Italian NGO, “Emergency”, which is responsible for the Appalling living conditions continue unabated for many Afghans ci di garantire che le attività ospedaliere, di pronto soccorso e rianimazione, gli interventi chirurgici e i servizi infermieristici necessari per assistere le vittime della guerra si svolgano in condizioni di massima igiene; ■ organizzazione di corsi di tirocinio teorico e pratico indirizzati al personale locale (medici, chirurghi, fisioterapisti, infermieri, specialisti in protesi, tecnici ortopedici e altri operatori sanitari); ■ predisposizione del materiale didattico richiesto per i corsi di formazione nelle tecniche di pronto soccorso, chirurgiche e riabilitative. Status del progetto L’iniziativa è stata avviata secondo i piani: l’ospedale è stato ristrutturato e riequipaggiato. Consapevole dell’importanza dell’iniziativa, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha stanziato un ulteriore finanziamento dell’ordine di 1 milione di Euro per il potenziamento delle attività in svolgimento a Kabul e ad analoghi progetti nella Valle del Panshir. Della realizzazione del progetto risponde l’ONG italiana “Emergency”, che gestisce l’intero iter, dalle fasi di studio, attuazione e aggiornamento dei singoli piani d’azione agli adempimenti di rendicontazione finanziaria e di bilancio. ■ predisposizione delle necessarie strutture logi- stiche, comprensive di autoambulanze, sistemi di comunicazione e di sicurezza e alloggi per il personale. Attività propedeutiche all’avvio dei servizi sanitari e clinici ■ definizione di parametri qualitativi di assistenza medico-chirurgica alle popolazioni esposte agli effetti della guerra, sia alle vittime di mine antiuomo o altri ordigni inesplosi, sia ai feriti nei combattimenti; ■ definizione di procedure e protocolli operativi capa- Le condizioni di vita della maggior parte della popolazione afgana rimangono ancora drammatiche 21 Eritrea Background The border crisis between Eritrea and Ethiopia has given rise to massive humanitarian problems since it first erupted in May/June 1998. In November/December 1999, there were over 260,000 IDPs, of whom nearly 128,000 were living in temporary camps. In addition, the number of people deported from Ethiopia following the conflict, reached the number of 67,000, of whom nearly 16,000 were living in camps. In May 2000 the conflict escalated and resulted in an even greater humanitarian crisis with the displacement of over 1.1 million people, principally from the GashBarka, Debub, and Southern Red Sea regions which are located in the south of the country along the border with Ethiopia. 22 Humanitarian conditions started to deteriorate rapidly because of lack of resources and limited response capacity. The IDPs (Internally Displaced Persons) and other war-affected people placed additional pressure on host comunities’ scarce resources. Moreover, most towns along front line became completely de-populated and the mass movement of these peoples from the agricultural-rich regions of Gash Barka and Debub caused the loss of nearly the entire cereal harvest for the year 2000. Houses, farms and infrastructures were also destroyed in the fighting. The drought which has been affecting many parts of the country further aggravated the magnitude of the emergency situation. The peace agreement of December 2000 and the following presence, in 2001, of the UN Peacekeeping mission to Ethiopia and Eritrea (UNMEE) has kept the two belligerants apart and it has granted a Intervention type Emergency Assistance to war-victims Location Gash-Barka, Debub, Anseba, Northern Red Sea Regions Italian Co-operation contribution 19.6 million Euro Eritrea Tipo di intervento Aiuti di emergenza per le vittime della guerra Località Gash-Barka, Debub, Anseba, Regioni settentrionali del Mar Rosso Contributo Cooperazione italiana 19,6 milioni di Euro Premessa Fin dagli eventi del maggio-giugno 1998, la crisi di frontiera tra l’Eritrea e l’Etiopia ha posto massicci problemi di assistenza umanitaria. Si calcola che nel novembre del 1999 poco meno di 128.000 sfollati, su un totale superiore a 260.000, fossero alloggiati in campi provvisori. Inoltre, a seguito del conflitto, 67.000 persone furono deportate dall’Etiopia, delle quali 16.000 vennero alloggiate in campi. La crisi umanitaria è ulteriormente precipitata nel maggio del 2000, quando il conflitto di frontiera assunse le dimensioni di una reale guerra. Oltre 1.100.000 persone sfollarono dalle proprie abitazioni, principalmente nelle regioni di GashBarka, Debub e del Mar Rosso che si trovano nel sud del paese, lungo la frontiera con l’Etiopia. Le condizioni di vita deteriorarono vistosamente per la mancanza di risorse e le limitate capacità di intervento. La necessità di prestare assistenza agli sfollati e, in genere, alle vittime della guerra, ha messo a dura prova le già scarse risorse delle comunità chiamate ad ospitarli. Molte delle città situate lungo la linea interessata dalla cessazione delle ostilità sono ormai quasi totalmente spopolate; inoltre la fuga in massa delle popolazioni dalle prospere regioni agricole del Gash-Barka e del Debub ha comportato la perdita pressoché totale del raccolto cerealicolo del 2000. Alla distruzione di infrastrutture, case, fattorie seguita ai combattimenti si somma un ulteriore elemento negativo, rappresentato dalla siccità che ha colpito numerose zone del paese. L’accordo per la cessazione delle ostilità stipulato nel 2000 e il seguente dispiego, nel 2001, di una forza 23 Post-War Emergency Rehabilitation To address this dramatic situation, the Italian Cooperation’s Emergency Response Department made an initial contribution through UNDP/BCPR to provide emergency humanitarian assistance to IDPs. Under this project, emergency assistance has been provided in IDPs camps in various sectors such as health, water, sanitation and shelter. The project covered also the costs for the quick delivery (including air-lifting) of emergency nonfood relief items. Shortly afterwards, the Italian Cooperation and UNDP/BCPR jointly designed and developed a Post War Emergency Rehabilitation (POWER) programme for Eritrea. The POWER was conceptualized as a transition programme, bridging between the immediate emergency recovery needs and longer term development prospects. The overall objective of the POWER programme was therefore to contribute to the national rehabilitation and the reintegration of displaced and war-affected populations, to build capacities for sustainable national reconstruction linking relief activities to sustainable long-term development. 24 period of relatively stable peace, thus allowing the majority of IDPs to return to their homes. However, a total of over 50,000 persons still remain in consolidated or newly-established camps as their home areas remain inaccessible due to various factors, including contamination by mines and UXOs and insecurity caused by the close proximity of villages to the border. Health support in the camps aims at reducing morbidity and mortality levels A total of 56 projects and programmes in different sectors such as health, shelter, water and sanitation, income generation, education, agriculture, support to disabled, capacity building, have been implemented under the POWER programme. The programme has rehabilitated/reconstructed 36 schools, 9 Health Centers and 4 Hospitals. In addition technical assistance was provided to 3 Hospitals, along with the provision of medical supplies. 7,400 houses, 1,471 Agudo structures have been di pace delle Nazioni Unite per l’Eritrea e l’Etiopia (UNMEE), ha garantito un periodo di pace relativamente duratura, favorendo cosi il ritorno della maggioranza degli sfollati alle loro abitazioni. Tuttavia, circa 50.000 persone vivono ancora in campi dal momento che le loro regioni di origine sono ancora inaccessibili a causa delle mine e altri ordigni, nonché del sentimento di insicurezza dovuto alla loro vicinanza al confine con l’Etiopia. Programma per l’Emergenza Post-Bellica e la Riabilitazione Per far fronte alla drammatica situazione, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha stanziato un contributo iniziale al BCPR/UNDP per fornire assistenza umanitaria agli sfollati. Il progetto ha assicurato che gli sfollati nei campi di accoglienza ricevessero assistenza di emergenza in settori vitali quali l’acqua, la sanità e gli alloggi. Una parte del contributo fu anche destinato al finanziamento dei servizi di trasporto (compresi ponti aerei) necessari per fare affluire nel paese aiuti non alimentari. Successivamente, la Cooperazione Italiana e il BCPR/UNDP hanno messo a punto un programma congiunto per l’Emergenza Post-Bellica e la Riabilitazione in Eritrea (POWER). Il POWER fu concepito come un programma di transizione, teso a realizzare il “continuum” fra i bisogni di emergenza e le prospettive di sviluppo a più lungo termine. Pertanto, l’obiettivo primario del programma POWER è di contribuire al processo di riabilitazione nazionale, al reintegro delle popolazioni sfollate e, in genere, alle vittime della guerra. Il programma mira anche a rafforzare le capacità dell’Eritrea di assicurare un processo sostenibile di ricostruzione a livello nazionale, 25 L’obiettivo dell’assistenza sanitaria è di ridurre gli alti tassi di morbilità e mortalità materna e infantile nei campi assicurando una continuità tra i servizi di assistenza e le attività di sviluppo. Nel quadro del programma POWER, sono stati realizzati in totale 56 progetti in settori differenti quali la sanità, la costruzione di alloggi, l’acqua e l’igiene, la produzione agricola, la creazione di fonti di reddito, l’educazione e il sostegno ai disabili. Tra i risultati ottenuti, 36 scuole e 9 Centri Sanitari e 4 ospedali rehabilitated and 140 new houses have been constructed. 17 boreholes and wells and the installation of water pipelines to benefit 20 villages/IDPs camps. In addition, the POWER supported a national safety net through a cash-for-work programme to over 125,000 affected individuals, purchased medical supplies and printed/distributed a vast amount of school books for war-affected children. Moreover, technical assistance has been provided in various areas, especially in the health sector to the hospitals of Tesseney, Akordat and Dekemhare, including the provision of training and new equipment. In the agriculture sector around 15,000 beneficiaries have been provided directly with both farming supplies, seeds, animals, tools and training to undertake income generation activities and to strengthen the food security of their communities. 26 The implementation of the POWER programme has been undertaken mainly through international and national NGOs and local authorities. APS, CESVI, COSV, Intersos, ISCOS, Mani Tese, Refugee Trust, GVC, CRIC, CONCERN, Movimondo, Oxfam have been the International NGOs involved in the execution of several projects. The Eritrean Ministry of Local Government has been the main national implementing partner. The POWER programme was designed as a quickdisbursing recovery programme in order to achieve the maximum impact in the shortest possible time. Despite the need being great, significant progress was made since July 2000 to the present in promoting recovery programmes. Due to its flexible nature the programme met its objec- tives and succeeded in utilizing the whole of Italian contribution in less than two-year period, substancially contributing to the improvement of life’s conditions of IDPs and other war-affected groups and supporting the government of Eritrea in its reconstruction efforts. In view of the successfull implementation and positive impact of POWER and due to the prevailing situation in Eritrea, with thousand of IDPs still living in camps, hundred of thousand soldier to be demobilized and reintegrated in the course of 2002, many houses and basic public infrastructures to be rehabilitated, at the end of 2001 the Italian Cooperation decided to make an additional contribution to UNDP/BCPR for an extension of the programme, which has been named POWER II. Activities under the POWER II are currently being implemented and are expected to be completed by the end of 2002. sono stati recuperati e/o ricostruiti. Inoltre, è stata garantita assistenza tecnica ad altri 3 ospedali, unitamente a forniture mediche. Sono state riparate più di 7.400 abitazioni e 1.471 strutture Agudo. Scavati 17 pozzi e fontanili che, con l’installazione di condutture idriche, beneficeranno 20 villaggi e campi profughi. Il programma POWER ha anche sostenuto una rete nazionale di sicurezza basata su un programma contanti in cambio di lavoro che ha interessato oltre 125.000 persone, acquistato medicinali e stampato e distribuito diversi testi scolastici ai bambini colpiti dalla guerra. Inoltre in diverse aree, specialmente nel settore sanitario, agli ospedali di Tesseney, Akordat e Dekemhare, è stata fornita assistenza tecnica, comprensiva di formazione e nuove attrezzature. Nel comparto agricolo a circa 15.000 coltivatori sono stati forniti direttamente sementi, animali, attrezzature e formazione per svolgere attività produttive e per assicurare la sicurezza alimentare delle proprie comunità. La realizzazione del programma POWER è stata attuata principalmente grazie alle ONG e alle autorità locali. APS, CESVI, COSV, Intersos, ISCOS, Mani Tese, Refugee Trust, GVC, CRIC, CONCERN, Movimondo, Oxfam sono state le ONG internazionali coinvolte nell’esecuzione di numerosi progetti. Il Ministero per i Governi Locali dell’Eritrea è stato invece il principale partner nazionale nella realizzazione del programma. Il Programma POWER è stato concepito come un programma di recupero a erogazione rapida, avente lo scopo di raggiungere il massimo impatto nel minor tempo possibile. Nonostante le esigenze fossero enormi, nel promuovere dei programmi di recupero dal luglio 2000 a oggi sono stati realizzati dei significativi progressi. Grazie alla sua natura flessibile, il programma ha raggiunto i suoi obiettivi ed ha impiegato la totalità del contributo italiano entro il biennio previsto, contribuendo in maniera sostanziale al miglioramento delle condizioni di vita degli IDP e degli altri gruppi colpiti dalla guerra e appoggiando oil governo eritreo nei suoi sforzi per la ricostruzione. Alla luce del successo e dell’impatto positivo avuto dal POWER e a causa della situazione prevalente in Eritrea, con migliaia di sfollati ancora nei campi, centinaia di migliaia di soldati da smobilitare e reintegrare nel corso del 2002, numerose abitazioni e infrastrutture da recuperare, alla fine del 2001 la Cooperazione Italiana ha deciso di erogare un ulteriore contributo all’UNDP/BCPR per un’estensione del programma che è stato battezzato POWER II. Le attività previste dal POWER II sono attualmente in fase di realizzazione e si prevede il loro completamento entro la fine del 2002. 27 The Federal Republic of Yugoslavia Background As a consequence of the conflicts in Bosnia and Herzegovina, the Krajina region and Kosovo, a large number of refugees arrived in the Federal Republic of Yugoslavia in three main waves, in 1992, 1995 and 1999, respectively. Based on a census of the refugee population - carried out by UNHCR - and estimates of IDPs, the population concerned is of some 850,000 people. IDPs do not have permission to take paid employment in Serbia. A considerable number of refugees and IDPs is accommodated in public buildings not purposely designed for habitation or in collective centres such as schools, sports halls, military barracks and other institutions, all of which are unfit for family dwelling. The dramatic decline of the economy in the past decade has led to a substantial rise in the number of people living below the poverty line, as well as a significant increase in the "grey underground economy" and greatly reduced tax revenues accruing to the Government. High unemployment rates allow little possibility for refugees to find sources of income. 28 The practical result is that the FRY has been faced with the problem of integrating a very large number of newly arrived residents into the society and economy at a time when that economy was severely depressed and government revenues severely strained. As the economy continued to contract, the living conditions became even more difficult and the capacity of the authorities and the population to support the refugee population diminished. In May 2000, a joint mission of the Italian Co-operation’s Intervention type Humanitarian Assistance to IDPs Location Kralievo, Apatin, Novi Sad, Pancevo, Kragujevac, Smederevo, Nis Italian Co-operation contribution 1.4 million Euro Emergency Response Department and the UNDP/BCPR was undertaken to set up humanitarian activities in Serbia. A programme addressing the needs of refugees and IDPs was drawn up in the same municipalities as the ongoing "City-to-City" projects, with two additional cities, Kralievo and Apatin. The Italian Cooperation contributed 1.4 million Euro through the UNDP/BCPR Trust Fund for Crisis, Post-Conflict and Recovery. Objectives The overall objective of the project was to improve the living conditions and quality of life of the refugees and IDPs in and around the eight munici- Repubblica Federale Jugoslava Premessa A seguito dei conflitti in Bosnia-Erzegovina, nella regione Krajina e in Kossovo, la Repubblica Federale Iugoslava è stata teatro di massicci movimenti migratori di profughi, in particolare delle tre successive ondate del 1992, del 1995 e del 1999. Inoltre, dopo la crisi Kossovara del 1999, numerosi civili residenti in Kossovo trovarono rifugio nella Repubblica Serba, andando ad infoltire la già nutrita popolazione complessiva degli sfollati (IDP). In base ad un censimento dei profughi disposto dall’ACNUR e di stime sul numero degli IDP, i potenziali destinatari degli aiuti erano circa 850.000. Tra questi, gli sfollati che hanno trovato riparo in Serbia non erano autorizzati ad esercitare attività lavorative retribuite. La maggior parte dei rifugiati e degli IDP era sistemata in edifici pubblici non progettati per usi residenziali o in strutture collettive come edifici scolastici, palestre e caserme militari e altri complessi immobiliari non idonei ad ospitare famiglie. In conseguenza di una crisi economica di dimensioni drammatiche, nell’ultimo decennio si è registrato sia un consistente aumento del numero delle persone che vivono al disotto della soglia di povertà e dell’economia sommersa, sia un calo vertiginoso delle entrate tributarie. Inoltre, gli alti tassi di disoccupazione impedivano alla maggioranza dei rifugiati di trovare sbocchi lavorativi idonei e occasioni di reddito. In pratica, l’ex Repubblica Federale Jugoslava si trovava a dover integrare nella società e nell’economia un enorme numero di nuovi residenti giunti nel paese in un periodo di depressione economica e di forte diminuzione delle entrate statali. Inoltre, a causa dell’ulteriore, progressiva contrazione della Tipo di intervento Assistenza Umanitaria agli sfollati Località Apatin, Novi Sad, Pancevo, Nis, Kragujevac, Smederevo, Kraljevo Contributo Cooperazione italiana 1,4 mlioni di Euro 29 palities of the Republic of Serbia included in the programme through the swift provision of humanitarian assistance. At the same time, it also laid the foundations for the early stages of long-term development. The framework of activities within the programme included the maintenance of collective centres for IDPs and refugees, the provision of essential drugs and basic equipment to health centres, as well as support to families hosting refugees and IDPs. Activities within this framework include the distribution of non-food items, support for the winterization of host family accommodation, as well as permanent accommodation for elderly and sick refugees and IDPs. The project also made a provision for assisting and repairing hospitals and community/healthcare centres. UNDP closely co-ordinated the formulation and implementation of activities with the NGO partners and other key actors such as OCHA and UNHCR in order to avoid duplication and redundancy of assistance and distribution efforts. 30 Given the success of the preliminary actions that were accomplished on schedule, the Italian Cooperation’s Emergency Response Department through the UNDP/BCPR Trust Fund for Crisis, Post-conflict and Recovery has contributed an additional amount of approximately 375,000 Euro for anti-pollution activities in the areas where the project is being implemented. The project has been executed by the following Italian NGOs in partnership with UNDP: ■ Arci Cultura e Sviluppo (ARCS). ARCS managed a project for the rehabilitation of the collective centres in Pancevo and distribution of non-food items The overall objective of the project is to improve the living conditions and quality of life of the refugees and IDPs (Apatin, Novi Sad and Pancevo); ■ Cooperazione Internazionale (COOPI) ran a project focusing on the distribution of rehabilitation kits for a winterization programme for host family premises in the municipality of Nis; ■ Italian Consortium of Solidarity (ICS) organized a programme for carrying out basic repair work and distributing non-food items to refugees and IDPs in collective centres in Nis and Pancevo; ■ Organizzazione Umanitaria per L’Emergenza (InterSOS) provided basic equipment to the pediatric wards in Kragujevac and Smederevo hospitals. InterSOS also managed a project for the provision of appropriate, dignified accommodation for approximately 40-50 sick elderly and IDPs still hosted in collective centres in Kraljevo; 1,4 milioni di Euro ed è stato erogato attraverso il fondo UNDP/BCPR per le situazioni di crisi, post conflitto e recupero. Obiettivi base economica del paese, le condizioni di vita si erano fatte via via più difficili e l’onere del mantenimento dei profughi era diventato sempre meno sostenibile per le autorità e la popolazione. Il principale obiettivo del progetto era quello di migliorare le condizioni e la qualità della vita dei rifugiati e degli sfollati Nel maggio 2000 l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana e l’UNDP/BCPR studiarono congiuntamente le modalità del previsto intervento umanitario in Serbia. Il programma di assistenza ai profughi e agli sfollati messo a punto dalle due organizzazioni si indirizzava alle stesse città già destinatarie di precedenti progetti di gemellaggio, oltre che ai comuni di Kraljevo e Apatin. Il finanziamento stanziato dall’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana era di L’iniziativa si è proposta, in primo luogo, di migliorare la qualità della vita e le condizioni di profughi e sfollati sistemati negli otto comuni destinatari del programma, mediante la pronta erogazione di aiuti umanitari, creando, al tempo stesso, le premesse per l’avvio di programmi di sviluppo di lungo periodo. Erano previsti lavori di ripristino e manutenzione dei centri d’accoglienza per IDP ed altre categorie di rifugiati, forniture di farmaci e attrezzature di base per gli ambulatori, oltre che sussidi alle famiglie che ospitavano i profughi. Completavano il progetto anche altri aiuti non alimentari, tra cui contributi in danaro per consentire alle famiglie che ospitavano sfollati di superare al meglio i rigori dell’inverno e nuove strutture permanenti di accoglienza per IDP ed altre categorie di rifugiati ammalati o avanti nell’età. Inoltre sono state ripristinate e assistite alcune strutture ospedaliere, ambulatoriali e di accoglienza. Per prevenire duplicazioni o un’impropria distribuzione degli interventi, l’iter di programmazione e realizzazione del progetto è stato coordinato dall’UNDP in collaborazione con le ONG interessate e con il significativo apporto di altri enti, tra cui OCHA e ACNUR. Constatati i risultati soddisfacenti delle prime iniziative portate a compimento, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha stanziato un ulteriore contributo di circa 375.000 Euro per il disinquinamento delle regioni destinatarie del programma di aiuti. Anche quest’ulteriore stanziamento è stato erogato 31 ■ Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione (CRIC) ran a project of non-food distribution and community services for children and adolescents in collective centres in Belgrade; ■ Associazione volontari per il servizio internazionale (AVSI) ran an emergency programme for IDPs in Apatin; ■ Cooperazione e sviluppo (CESVI) managed two projects in Belgrade and Nis for distributing relief items and carrying out basic repairs to collective centres hosting refugees and IDPs; ■ Movimondo ran a humanitarian aid project for refugees and IDPs in collective centres in Smederevo and Belgrade; ■ Nuova Frontiera provided heating fuel for the winter season 2000/2001 for vulnerable groups among the refugees and IDPs. It also carried out basic repair work and developed community spaces in collective centres in the municipality of Smederevo. 32 BENEFICIARIES. The beneficiaries of these projects are primarily the most vulnerable groups of refugees and IDPs. They are mostly living in collective centres in the targeted municipalities, in addition to a number of Serbian families hosting refugees and IDPs estimated at around 19,000 people. In view of the positive impact of the programme and its rapid implementation, at the beginning of 2002 the Italian Cooperation’s Emergency Response Department has allocated an additional contribution of Euro 750,000 to UNDP/BCPR to execute new programme in favour of displaced population. While writing, the process of identification and feasibility of projects to be implemented is still underway. bambini ed adolescenti ospitati in alcuni centri di accoglienza di Belgrado; ■ Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (AVSI) ha realizzato interventi di emergenza per gruppi di sfollati sistemati ad Apatin; ■ Cooperazione e Sviluppo (CESVI) ha gestito due progetti a Belgrado e Nis. Gli interventi previsti comprendevano il ripristino dei centri di accoglienza esistenti in queste città e la distribuzione di beni di prima necessità ai profughi e agli sfollati ivi ospitati; ■ Movimondo è stata responsabile dell’attuazione di un programma di aiuti umanitari per i profughi e gli sfollati che si trovavano in alcuni centri di accoglienza di Smederevo e Belgrado; ■ Nuova Frontiera ha fornito combustibili da riscaldamento per l’inverno 2000/2001 a gruppi di profughi e sfollati particolarmente vulnerabili, curando inoltre interventi manutentivi essenziali e di ampliamento degli ambienti comuni nei centri di accoglienza del comune di Smederevo. tramite il Fondo Fiduciario per Interventi in situazioni di crisi, post conflitto e recupero. Le relative iniziative sono state affidate ad ONG italiane operanti in stretta collaborazione con l’UNDP: ■ Arci Cultura e Sviluppo (ARCS). Il progetto affidato all’ARCS prevedeva interventi di ripristino dei centri d’accoglienza di Pancevo e la distribuzione di aiuti non alimentari (ad Apatin, Novi Sad e Pancevo); ■ Cooperazione Internazionale (COOPI) ha gestito un progetto nel comune di Nis. Alle famiglie che ospitavano rifugiati sono stati offerti i materiali e le attrezzature necessari per ristrutturare le loro case in previsione della stagione invernale; ■ Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) ha messo a punto un programma di ripristino dei centri di accoglienza di Nis e Pancevo e ha distribuito aiuti non alimentari ai profughi e agli sfollati qui sistemati; ■ InterSOS ha fornito attrezzature pediatriche agli ospedali di Kragujevac e Smederevo e ha gestito anche la creazione di strutture di accoglienza per 4050 ammalati anziani e sfollati alloggiati a Kraljevo; ■ Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione (CRIC) ha coordinato un progetto di distribuzione di aiuti non alimentari e servizi collettivi per Nell’ultimo decennio il drastico declino dell’economia ha portato ad un sostanziale aumento nel numero di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà e necessitano DESTINATARI. Le categorie più vulnerabili di profughi e sfollati, per lo più sistemati nei centri d’accoglienza delle località interessate, ma anche le famiglie serbe che hanno offerto ospitalità ai profughi. In totale 19.000 persone. Alla luce del positivo impatto del programma e della rapida realizzazione dello stesso, agli inizi del 2002 l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha stanziato un nuovo contributo di 750.000 Euro all’UNDP/BCPR per ulteriori attività a favore delle popolazioni sfollate. Al momento della stampa di questa pubblicazione è in corso il processo di identificazione e verifica della fattibilità dei progetti da realizzare. 33 Former Yugoslav Republic of Macedonia Background The city of Kumanovo, with a population of 95,000, is located in the vicinity of the conflict that erupted in the Northwest region of the country in February 2001. The city is ethnically mixed (60% Macedonian, 25% Albanian and 15% other ethnic minorities). Since the outbreak of the crisis, the city has been confronted with mounting challenges: it became host to 70,000 internally displaced persons fleeing the fighting in surrounding towns and villages. The influx of IDPs placed extraordinary pressure on a municipality already suffering the economic and financial hardship associated with the overall development challenges in the Former Yugoslav Republic of Macedonia. Objectives 34 The Emergency Section of Italian Cooperation made a contribution of 1 million Euro to execute a programme aimed at contributing to the recovery process in FYR Macedonia and at building confidence among the different ethnic communities. This is to be accomplished by improving the supply of water to the population and by reducing its vulnerability to direct impact by the crisis. The project is divided into two components: ■ The first aims at assisting the Government of FYR Macedonia in addressing the urgent need to rehabilitate the water supply system in the city of Kumanovo, which was severely disrupted by the recent crisis. This entails the construction of seven ground water wells that will provide an additional 501 m3/sec. to the water supply system of Kumanovo, the linking of seven water wells to a water purifica- Intervention type Water supply system recovery; IDPs support Location Kumanovo Duration 3 months Italian Co-operation contribution 1 million Euro Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia Tipo di intervento Ripristino del sistema di approvvigionamento idrico; sostegno ai profughi Località Kumanovo Durata 3 mesi Contributo Cooperazione italiana 1 milione di Euro Premessa La città di Kumanovo, con una popolazione di 95.000 abitanti, è situata in prossimità dell’area del conflitto esploso nella regione nord-occidentale del paese nel febbraio 2001. La città è caratterizzata da una composizione etnica mista (60% macedoni, 25% albanesi e 15% altre minoranze etniche). Dallo scoppio della crisi, la città ha dovuto far fronte ad una serie di problemi dovuti all’afflusso di 70.000 profughi provenienti dalle aree del conflitto che cercavano di sfuggire ai combattimenti nelle città e nei villaggi vicini. L’arrivo massiccio di profughi ha messo notevolmente in crisi la città, già afflitta da difficoltà economiche e finanziare derivanti dai problemi generali di sviluppo che affliggono l’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. Obiettivi L’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha offerto un contributo di 1 milione di Euro per la realizzazione di un programma finalizzato al processo di recupero in Macedonia. Il programma tende a far riacquistare alle diverse comunità etniche una maggiore fiducia nel proprio futuro, migliorando il sistema di fornitura idrica e riducendo il livello di vulnerabilità della popolazione agli effetti diretti derivanti dalla situazione di crisi. Il progetto è diviso in due parti: ■ La prima riguarda l’assistenza al governo dell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia al fine di ripristinare al più presto l’impianto di approvvigionamento idrico della città di Kumanovo che ha subito gravi danni a seguito del conflitto. Ciò prevede la costruzione di sette pozzi di falda che forniranno 35 36 tion plant through the construction of a pipeline 5,200 meters long, as well as the connection of the ground water wells to the city’s water supply system. Kumanovo’s water supply system is fed by two water accumulation lakes, Glaznja (23 mil. m3) and Lipkovo (1,4 mil. m3), both located in the crisisaffected mountain areas. During the height of the crisis, water supply became a highly contentious issue, as these reservoirs were cut off and supply was severely reduced in the Kumanovo area. Problems of security and lack of freedom of movement prevented repair and regular maintenance work The influx of IDPs placed extraordinary pressure on a municipality already suffering the economic and financial hardship from taking place, leading to further deterioration of the water supply infrastructure. Low rainfall and drought in some areas escalated the situation into an emergency over the summer months, when water tanks had to be transported to Kumanovo and drinking water had to be distributed through international humanitarian assistance. With the opening of some conflict-affected areas, assessments conducted jointly by the Government, UN and other international agencies highlighted chronic problems that have been exacerbated by the conflict. 501m3/sec. aggiuntivi all’impianto idrico di Kumanovo, il collegamento dei sette pozzi ad un impianto di depurazione dell’acqua mediante la costruzione di una conduttura lunga 5.200 metri, il collegamento dei pozzi di falda all’impianto di approvvigionamento idrico della città. L’impianto idrico Kumanovo è alimentato da due bacini di accumulo dell’acqua, Glaznja (23 mil. m3) e Lipkovo (1,4 mil. m3), entrambi situati nelle aree montagnose colpite dalla crisi. All’apice della crisi, la fornitura idrica divenne oggetto di controversie; infatti, venne interrotta l’erogazione dai suddetti bacini, determinando così una notevole riduzione dell’approvvigionamento idrico nell’area di Kumanovo. Problemi di sicurezza e l’impossibilità di muoversi liberamente impedivano di eseguire lavori di riparazione e manutenzione, determinando così un ulteriore deterioramento dell’impianto idrico. Le basse precipitazioni e la siccità in alcune aree hanno peggiorato la situazione creando uno stato di emergenza nei mesi estivi durante i quali è stato necessario trasportare a Kumanovo serbatoi di acqua e l’assistenza umanitaria internazionale si è dovuta dedicare alla distribuzione di acqua potabile alla popolazione. A seguito dell’apertura di alcune aree colpite dal conflitto, ricognizioni del Governo, delle Nazioni Unite e di altre agenzie internazionali hanno messo in luce i problemi cronici esacerbati dal conflitto. Questa parte del progetto rappresenta sia una risposta immediata ad una situazione di emergenza, sia una risposta di lungo periodo per la risoluzione dei problemi sanitari e di distribuzione idrica che colpiscono Kumanovo. Infatti si è sostenuto il governo della Macedonia nel trovare una soluzione immediata e nello stesso tempo sostenibile, promuovendo obiettivi di sviluppo di lungo termine. L’accordo per l’erogazione del contributo è stato siglato in data 19 dicembre 2001 dall’Ambasciatore della Repubblica Italiana per conto del paese donatore, dal Ministro per i Trasporti e le Telecomunicazioni in qualità di agente esecutore, dal Sindaco di Kumanovo per conto delle autorità locali e dal Rappresentante Residente in qualità di agente attuatore. Il progetto è stato completato e presentato all’UNDP che, successivamente, ha scelto un revisore della documentazione tecnica mediante la procedura che prevede la presentazione di offerte da parte dei professionisti interessati. Dopo la presentazione dei risultati e delle raccomandazioni del revisore, è iniziata la procedura relativa alla gara di appalto per i lavori di costruzione. Terminata la gara d’appalto per i lavori di costruzione e la direzione lavori, e dopo la valutazione positiva del contributo in natura fornito dal Comune, dovranno iniziare i lavori per la costruzione dei pozzi e della condotta. L’arrivo massiccio di profughi ha messo notevolmente in crisi la città, già afflitta da difficoltà economiche e finanziare ■ L’obiettivo della seconda parte del progetto è di contribuire a risolvere gli urgenti problemi che affliggono i profughi, mediante la creazione di attività che producono reddito, la fornitura di servizi psico-sociali e il ripristino dei beni danneggiati. Tenuto conto del tasso di disoccupazione crescente in tutte le aree della Macedonia, i profughi sono stati quelli maggiormente colpiti dalla recente crisi; infatti, la maggior parte di essi, fuggendo dall’area di origine, ha perso ogni propria fonte di sussistenza. Ciò vale soprattutto per i profughi che provengono dalle aree rurali e hanno difficoltà ad utilizzare le loro competenze in un ambiente urbano. Inoltre, l’abbandono delle case ha rappresentato un’esperienza estrema- 37 38 This project component constitutes both an emergency and a developmental response to the water distribution and sanitation challenges affecting Kumanovo by supporting the Government of FYR Macedonia in bringing about an expedited solution that is at the same time sustainable and supports medium to long-term development goals. The Contribution Agreement of the project was signed on 19 December 2001 by the Ambassador of the Republic of Italy on behalf of the Donor, the Minister of Transport and Communications as the executing agent, the Mayor of Kumanovo on behalf of the municipal authorities and the UNDP Resident Representative as the implementing agent. The design was finalized and submitted to UNDP which subsequently selected a reviser of the technical documentation through a bidding procedure. Upon submission of the findings and recommendations by the reviser, the tendering procedure for the construction works was initiated. Upon completion of the tendering procedures for the construction works/the supervision, as well as the successful finalization of the ongoing assessment of the in kind contribution of the Municipality of Kumanovo, the implementation of the wells and pipeline are to be undertaken. ■ The second component of the project aims at providing support in meeting the urgent needs of a number of internally displaced persons through income generation activities, the provision of psycho-social services and the reconstruction of damaged assets. With unemployment generally soaring in all parts of FYR Macedonia, IDPs have been disproportionately affected by the recent crisis, with most losing their source of livelihood as a result of their displacement. This is particularly the case as concerns IDPs with a rural background, who find difficulty in applying their skills in an urban setting. Displacement has also proven to be a very hard experience for many IDP children, with tensions and psychological stress rising due to crowded living conditions, increasing fatigue of host families, as well as the need to integrate into new schools, where ethnic tensions are often an issue. In the light of this, the IDP support component of the project has focused on providing psycho-social services to relieve stress in IDP families, support to sustain livestock and agricultural assets during displacement, assistance for economic recovery through income-generating activities, and has facilitated return through support for reconstruction of damaged assets. The programme aimed at contributing to the recovery process in FYR Macedonia and at building confidence among the different ethnic communities UNDP has been working in close collaboration with NGOs specialized in providing humanitarian assistance aiming at alleviating the pressures associated with displacement and facilitating the return of IDPs. To this effect, a project proposal by CRIC has been funded, involving fodder for livestock of returnee families as well as fodder for horses/repair equipment for carts of Roma families. The needs assessment and the implementation arrangements were duly executed by CRIC. The implementation of the project started on 20 January 2002 and it was successfully finished on 06 March 2002. UNDP monitored the activities on a regular basis and all arrangements were coordinated with the local inhabitants and target groups with wide community participation. mente dolorosa per molti bambini che hanno sofferto tensioni e stress psicologici dovuti alle condizioni di vita in situazioni di affollamento, alla crescente fatica delle famiglie che li ospitavano e alla necessità di integrarsi in nuove scuole dove le tensioni etniche rappresentano spesso un problema. Alla luce di quanto sopra, la parte del progetto che prevede il sostegno ai profughi è stata incentrata sulla fornitura di servizi psico-sociali finalizzati ad alleviare lo stress delle famiglie dei profughi, sul mantenimento del bestiame e delle proprietà agricole nel periodo in cui le famiglie avevano abbandonato le proprie case, sull’assistenza per la ripresa economica mediante la creazione di attività produttrici di reddito, e sul sostegno per la ricostruzione dei beni danneggiati al fine di facilitare il ritorno delle famiglie nelle proprie case. Il programma tende a far riacquistare alle diverse comunità etniche una maggiore fiducia nel proprio futuro, migliorando il sistema di fornitura idrica e riducendo il livello di vulnerabilità della popolazione agli effetti diretti derivanti dalla situazione di crisi L’UNDP sta operando in stretta collaborazione con le ONG specializzate nella fornitura di assistenza umanitaria al fine di alleviare lo stress psichico dei profughi e facilitare il loro ritorno nelle aree di origine. A questo scopo è stata finanziata una proposta di progetto del CRIC, che prevedeva la fornitura di foraggio per il bestiame delle famiglie dei profughi rientrati nelle loro case, di biada per i cavalli e di attrezzi per la riparazione dei carri delle famiglie Rom. La valutazione delle necessità e gli accordi per la realizzazione del progetto sono stati effettuati dal CRIC. La fase di attuazione del progetto è iniziata il 20 gennaio e si è conclusa il 6 marzo 2002. L’UNDP ha monitorato costantemente le attività che hanno visto un’ampia partecipazione della comunità locale. 39 North Malukus Background Since January 2000, thousands of people have been killed in clashes between Muslims and Christians in the Maluku islands. As a result of this conflict, over 200,000 people were displaced, (i.e. almost 25% of the total population) and spread over the provinces of North Maluku and Sulawesi Utara. Reconciliation efforts between the conflicting parties in the North Malukus produced positive results. Many IDPs gradually started to return to their places of origin and favourable conditions were created for the implementation of assistance programmes for them, as well as projects aimed at rehabilitating infrastructure damaged during the ethnic-religious clashes. 40 The UNDP Office in Indonesia formulated a strategic and operational Conflict Prevention and Recovery plan for the Maluku Islands. Together with other donors such as the Netherlands, Japan, the United Kingdom and Australia, Italy allocated one million Euro to UNDP for the provision of post-conflict assistance to the North Malukus to support the efforts made by the Indonesian government to reconcile the region and to address the needs of IDPs and the local communities affected by the conflict. Objectives The Italian contribution is to be used to implement some of the activities included in the comprehensive UNDP plan. These are primarily initiatives supporting the return and reintegration of IDPs, the construction of an increasingly peaceful social set- Intervention type Post-conflict assistance Location Tobelo, Galela, Morotai, Kao Duration 3 months Italian Cooperation contribution 1 million Euro ting (through inter-religious jointly-managed community-based projects based on the political refrain, ’First do no harm’), the reconstruction and rehabilitation of damaged infrastructure and services on a province-wide basis, and the provision of assistance to the most vulnerable groups (such as children, women and the elderly). They also include activities aimed at reinforcing the capacity-building of local authorities in their efforts to create the conditions for a durable peace. This objective is focused on the sub-districts of Tobelo and Galela in the North-Eastern part of Halmahera Island, and plans are under way to extend it in the future. UNDP has Molucche Tipo di intervento Assistenza post conflitto Località Tobelo, Galela, Morotai, Kao Durata 3 mesi Contributo Cooperazione italiana 1 milione di Euro te condizioni favorevoli per la realizzazione di programmi di assistenza e progetti finalizzati al ripristino delle infrastrutture danneggiate durante gli scontri etcnico-religiosi. La sede dell’UNDP in Indonesia ha formulato un piano operativo per la prevenzione del conflitto e il recupero nelle isole Molucche. Unitamente ad altri paesi donatori quali l’Olanda, il Giappone, il Regno Unito e l’Australia, l’Italia ha stanziato a favore dell’ UNDP un milione di Euro finalizzato all’assistenza post-conflitto, al fine di aiutare il governo indonesiano nel processo di riconciliazione e nell’assistenza ai profughi e alle comunità locali colpite. Obiettivi Premessa Da gennaio 2000 nelle isole Molucche migliaia di persone sono rimaste uccise negli scontri tra musulmani e cristiani. A seguito di questo conflitto oltre 200.000 persone (quasi il 25% della popolazione totale) hanno abbandonato le proprie case cercando rifugio nelle provincie di North Maluku e Sulawesi Utara. I tentativi di riconciliazione tra le parti in conflitto nel North Malukus hanno prodotto risultati positivi. Molti profughi hanno iniziato gradualmente a ritornare nei rispettivi luoghi di origine e sono state crea- Il contributo italiano verrà utilizzato per realizzare alcune delle attività previste nel piano generale dell’UNDP, vale a dire: iniziative di sostegno per il ritorno e il reinserimento dei profughi; costruzione di un ambiente sociale pacifico mediante l’attuazione di progetti inter-religiosi gestiti in maniera congiunta dalla comunità locale e basati sullo slogan politico: “Primo, non danneggiare gli altri”; ricostruzione e ripristino delle infrastrutture e dei servizi provinciali danneggiati; assistenza alle fasce più deboli della popolazione, quali bambini, donne e anziani; attività finalizzate al potenziamento delle capacità delle autorità locali per consentire loro di creare le condizioni per una pace duratura. Attualmente il progetto è rivolto ai sub-distretti di Tobelo e Galela nella parte nord orientale dell’isola di Halmahera, ma si prevede in futuro di estenderlo anche ad altre aree. L’UNDP ha già aperto due sedi, a Ternate City e a Tobelo City. 41 already opened two offices, one in Ternate City and one in Tobelo City. 42 Within the Rrecovery plan, the following projects and activities have been initiated: ■ a Galela and Tobelo Community Programme Board, with decision-making capacity, comprising 16 prominent citizens, has been established to support the project in identifying critical needs, in taking note of the poor safety of the returnees, as well as planning projects, appointing implementing agencies and monitoring activities; ■ the NGO International Medical Corps has been designated the executing agency for a three-month project (April-June 2002) entitled “Medical and Reproductive Health Recovery Programme for Communities of North Maluku”, which focuses on Tobelo, Galela, Morotai and Kao sub-districts. Following an assessment by UNDP, it is also about to sign an agreement for an eight-month project entitled “Restoring Functional Community Health Facilities in Tobelo and Galela Sub-Districts, North Maluku”. This project makes provision for the construction/refurbishment of three Sub-Health Centres and nine Health Posts, as well as a number of healthcare staff houses; ■ though community-based mixed groups of workers, UNDP is carrying out the “Promotion of Reconciliation and Support to the Local Economy through Jointly-Managed Labour-Intensive Clearing of Rubble in Gamsungi 1 – Tobelo”; ■ jointly with the NGO World Vision International, UNDP is about to start a seven-month project entitled Community Infrastructure Rehabilitation Programme. The main purpose is to support returnees living in makeshift accommodations in 3 villages in The Italian contribution is to be used to implement some of the activities included in the comprehensive UNDP plan the sub-district of Tobelo and 1 in Galela to rebuild their houses by supplying the construction materials (69 new houses and more than 200 houses to refurbish); ■ an electricity consultant will be provided to the National Electric Company (PLN) to rehabilitate the electricity lines in the sub-districts of Tobelo and Galela. The implementing agency will be a company selected through a tender issued at national level; ■ a UNDP civil engineer is currently drawing up a project entitled “Promotion of Reconciliation and Support to the Local Economy through JointlyManaged Labour-Intensive Clearing of Sewage in Tobelo”. In addition, UNDP and WHO are jointly studying a province-wide multi-project for co-operation focusing on the next vaccination campaign, as well as on the rehabilitation of the pharmacies. Nell’ambito del piano di recupero, fino ad ora sono stati avviati i seguenti progetti e le seguenti attività: ■ è stato istituito un Ccomitato per l’Attuazione del Programma a Galela e Tobelo con capacità decisionali. Tale comitato, di cui fanno parte 16 cittadini eminenti delle due aree, ha il compito di sostenere il progetto nell’individuazione delle esigenze fondamentali dei profughi, garantire la sicurezza, pianificare altri progetti, nominare le agenzie di attuazione e monitorare le attività svolte; ■ l’ONG International Medical Corps è stata designata quale l’agenzia responsabile dell’esecuzione di un progetto di tre mesi (aprile-giugno 2002) denominato “Programma di Assistenza Sanitaria e Riabilitazione per la Sfera Riproduttiva nelle Comunità del North Maluku”, indirizzato ai sub-distretti di Tobelo, Galela, Morotai e Kao. A seguito di una valutazione dell’UNDP, la suddetta ONG sta per siglare un accordo per un progetto della durata di otto mesi denominato “Ripristino delle Strutture Sanitarie nei subdistretti di Tobelo e Galela, North Maluku”. Tale progetto prevede la costruzione/ristrutturazione di tre unità sanitarie locali, nove postazioni di assistenza sanitaria e una serie di alloggi per il personale sanitario; ■ mediante gruppi di lavoratori musulmani e cristiani facenti parte della comunità locale, l’UNDP sta realizzando un progetto denominato “Promozione della Riconciliazione e Sostegno all’Economia Locale mediante interventi congiunti e ad alta intensità di manodopera per la rimozione delle macerie a Gamsungi 1 – Tobelo”; ■ in collaborazione con l’ONG World Vision International, l’UNDP sta per iniziare un progetto della durata di sette mesi denominato “Programma di Ripri- stino delle Infrastrutture Locali”, il cui obiettivo principale consiste nell’assistere i profughi, ritornati nei paesi di origine, che vivono in sistemazioni di fortuna nei 3 villaggi situati nei sub-distretti di Tobelo e in 1 villaggio a Galela, a ricostruire le loro abitazioni fornendo materiali edili (69 nuove case e oltre 200 case da ristrutturare); ■ all’Agenzia Nazionale per l’Elettricità (PLN) verrà fornito un consulente per ripristinare le linee elettriche nei sub-distretti di Tobelo e Galela. L’agenzia incaricata dell’attuazione del progetto sarà una società scelta mediante una gara d’appalto a livello nazionale; ■ un ingegnere civile dell’UNDP sta attualmente elaborando un progetto denominato “Promozione della Riconciliazione e Sostegno all’Economia Locale mediante interventi congiunti ed ad alta intensità di manodopera per la pulizia del sistema fognario a Tobelo”. Inoltre, UNDP e WHO stanno studiando un multiprogetto di cooperazione a livello provinciale incentrato sulla prossima campagna di vaccinazione e sul ripristino delle farmacie. Il contributo italiano verrà utilizzato per realizzare alcune delle attività previste nel piano generale dell’UNDP 43 Sierra Leone Background The past decade in Sierra Leone has been characterized by a brutal civil war which has led to widespread human rights abuses, massive displacement of people, and a large number of victims. At least 75,000 people have been killed. Two thirds of the population, including thousands of children, are displaced and thousands of people have been abducted, raped, wounded or deliberately mutilated. The Lomé accord of July 1999 established a peace. However, it proved to be a fragile one following various incidents in May 2000 which led the country back into a crisis. The situation remains tense, and some areas are still unsafe. Attacks against civilians continue. There are still some reports of sexual violence, murders, kidnappings and mutilation in areas under RUF control. The majority of the victims are civilians living in small settlements or in search of refuge or food. 44 To address some of the tragic consequences of this conflict, the Italian Co-operation’s Emergency Response Department contributed 516,000 Euro through the UNDP/BCPR Trust Fund for Crisis, Post-conflict and Recovery. This contribution is used for a humanitarian programme, which is part of the overall strategy for providing the basic healthcare and social services as formulated in the 2000 Consolidated Appeal for Sierra Leone. The Italian-funded programme comprises two projects. Intervention type Assistance to people suffering from the effects of the civil war Location Goderich-Freetown, Lungi-Freetown Italian Co-operation contribution 516,000 Euro Sierra Leone Premessa Nel decennio trascorso, la Sierra Leone è stata teatro di una brutale guerra civile caratterizzata da innumerevoli episodi di violazione dei diritti umani, massicci movimenti migratori della popolazione e da un gran numero di vittime. I morti sono stati almeno 75.000. Due terzi della popolazione, compresi migliaia di minori, hanno dovuto abbandonare i propri villaggi e migliaia di persone sono state rapite, ferite, violentate o deliberatamente mutilate. La Convenzione di Lomé del luglio 1999 ha sancito la pace. Tuttavia, essa si è rivelata assai fragile a seguito dei combattimenti del maggio 2000 che hanno portato il paese in una situazione di crisi. Tipo di intervento Assistenza alle popolazioni vittime della guerra civile Località I distretti di Goderich e Lungi, a Freetown Contributo Cooperazione italiana 516.000 Euro Ciò nonostante, la situazione rimane tesa e vaste regioni del paese sono tuttora poco sicure. In molte località continuano gli attacchi ai civili e non sono ancora garantite condizioni di sicurezza. Occasionalmente, si registrano ancora casi di violenza sessuale, omicidi, rapimenti e mutilazioni. Le vittime sono per lo più civili che vivono in piccoli centri o si spostano nel paese alla ricerca di riparo o cibo. Per por fine alle drammatiche conseguenze di questo conflitto, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha stanziato un contributo di 516.000 Euro da erogarsi tramite il Fondo Fiduciario per Interventi in Situazioni di Crisi e di Recupero Postbellico dell’UNDP/BCPR. Lo stanziamento è servito a finanziare un programma umanitario inquadrabile nella strategia globale di garanzia di idonei servizi sanitari e sociali di base già formulata in occasione dell’Appello Congiunto per la Sierra Leone nel 2000. Il programma finanziato dall’Italia si articola in due progetti. Progetto 1 Assistenza chirurgica e riabilitativa alle vittime della guerra e corsi di formazione tecnica per il personale sanitario La guerra ha avuto effetti catastrofici, soprattutto sulle infrastrutture sanitarie. A causa dei combattimenti, il sistema sanitario del paese è stato completamente smantellato. A Freetown sono in funzione soltanto due ospedali pubblici, ma le loro strutture sono in condizioni di manutenzione precarie e assolutamente insufficienti a far fronte alle reali esigenze. La guerra civile ha costretto il governo a sospendere il proprio programma di lotta alla tubercolosi e alla 45 Project 1 Surgical assistance and rehabilitation to war victims and technical training for health professionals The war has had catastrophic effects, especially on healthcare infrastructure. Due to the fighting, the pre-war health system of the country has been completely dismantled. Only two public hospitals are functioning in Freetown; these structures are in poor condition and are completely inadequate to cope with the needs. The civil war has led to the interruption of the public treatment programme for tuberculosis and leprosy. Vaccinations have been regularly interrupted in rebel held territories, forcing NGOs to request clearance from Rebel Commandos. This has caused a rapid increase in cases of poliomyelitis and meningitis among children. There are no post-graduate medical schools in Sierra Leone and consequently there are very few specialized doctors in the country. In addition, most of the newly qualified doctors prefer to leave the country. 46 Given this tragic context, the immediate objective of the project is to improve basic health conditions on an equitable and lasting basis through the following actions: ■ restore of a fully operational Surgical Centre for war victims in Goderich-Freetown; and ■ improve the professional skills and capacities of the healthcare professionals in the country. The Surgical Centre will provide emergency and reconstructive surgery, as well as physical rehabil- There are no post-graduate medical schools in Sierra Leone and consequently there are very few specialized doctors in the country lebbra. Dato il vertiginoso aumento dei casi di poliomielite e meningite tra i bambini per effetto delle ripetute sospensioni delle campagne di vaccinazione nei territori in mano ai ribelli, le ONG interessate hanno chiesto il permesso di accedere ed operare nelle zone non controllate dalle forze governative. Poiché in Sierra Leone non esistono scuole di specializzazione in medicina, nel paese si trovano pochi specialisti e la situazione è ulteriormente aggravata dall’esodo dei medici più giovani verso altri paesi. Vista la drammaticità della situazione, l’obiettivo immediato del progetto è di migliorare sensibilmente e permanentemente le condizioni sanitarie nel paese grazie all’attivazione dei seguenti provvedimenti: ■ la ristrutturazione, a Goderich-Freetown, di una clinica chirurgica per la cura delle vittime della guerra; ■ la riqualificazione professionale del personale sanitario del paese. In Sierra Leone non esistono istituti medici di specializzazione post-laurea e di conseguenza si trovano pochi specialisti La clinica chirurgica effettuerà interventi di pronto soccorso e ricostruttivi, oltre a farsi carico del trattamento riabilitativo degli invalidi e dei mutilati. I servizi saranno erogati a titolo gratuito. Inoltre, la clinica sarà sede di corsi di formazione indirizzati a tutto il personale medico della nazione e sarà dunque pienamente integrata nel Sistema Sanitario Nazionale. Il personale sarà reclutato in loco e frequenterà corsi di addestramento in servizio affidati a medici provenienti da tutto il mondo. Le specializzazioni coperte dai corsi di formazione del centro saranno chirurgia di emergenza, chirurgia generale e ricostruttiva, assistenza post-intervento, fisioterapia e trattamenti riabilitativi, oltre che materie amministrative e gestionali. Nell’ambito del progetto è prevista anche la creazione di una rete di centri e servizi di consu- 47 itation for mutilated persons and invalids. The services will be provided free of charge. In addition, the centre will be a training facility for the national staff, fully integrated within the National Health System. Local health professionals will be employed and will receive on-the-job training from an international team of medical staff. The centre will provide technical training in war surgery, general surgery and reconstructive surgery, nursery assistance for surgical patients, physiotherapy and rehabilitation, as well as general training in management and administration. The project also aims at organising a referral network for remote areas where no health facilities are available. First-aid posts will be established in these areas. 48 BENEFICIARIES. The main beneficiaries of the surgical activities will be persons with injuries caused by the war requiring surgical treatment, patients suffering from general trauma and patients suffering from poliomyelitis. It will also be possible to treat patients with congenital malformations requiring surgical intervention. The training activities will focus on the medical, surgical and nursing staff of the Centre. This staff will be selected from those registered with the Ministry of Health, who will then return to their original medical structures, thus enhancing the general standard of expertise in the country. The implementing agency of the project is the Italian NGO, “Emergency”, which in collaboration with the local Ministry of Health is responsible for the overall management of the centre. Project 2 The Surgical Centre will provide emergency and reconstructive surgery, as well as physical rehabilitation for mutilated and invalid persons Rehabilitation Centre for Child ex-combatants and Other War-Affected Children at Lungi, Freetown Each day, countless children are exposed to dangers that hamper their growth and development. They suffer immensely as casualties of war and violence and as victims of neglect, cruelty and exploitation. Emotionally and physically immature, children are ill equipped to deal with the harsh realities of this armed conflict. Once recruited as soldiers, children generally receive the same treatment as adults, including the often-brutal induction ceremonies. lenza al servizio delle popolazioni dislocate in zone periferiche fin qui sprovviste di strutture sanitarie e da dotare di posti di pronto soccorso. Utenti della clinica chirurgica saranno in prevalenza pazienti bisognosi di interventi chirurgici per le lesioni riportate durante la guerra, pazienti affetti da traumi di varia natura e poliomielitici, soggetti con malformazioni genetiche suscettibili di trattamento chirurgico. I programmi di formazione sono rivolti a medici, chirurghi e infermieri che, rientrando successivamente nelle strutture sanitarie di provenienza, eleveranno i livelli medi di qualificazione del personale sanitario dell’intero paese in termini di competenze ed esperienza. Della realizzazione del progetto è incaricata la ONG italiana “Emergency”, che coordina la gestione della clinica in stretta collaborazione col Ministero della Sanità del paese. Progetto 2 Un centro di riabilitazione per minori ex-combattenti o feriti nel corso della guerra. Sede: Lungi, Freetown Un numero incalcolabile di minori è quotidianamente esposto a rischi che ne compromettono la crescita e il regolare sviluppo. Tra questi, le ripercussioni della guerra, episodi di violenza, incuria, crudeltà e sfruttamento. I minori sono fisicamente ed emotivamente incapaci di affrontare la dura realtà del conflitto armato. Dopo il loro reclutamento, ricevono di solito lo stesso trattamento riservato ai combattenti adulti subendo di frequente brutali riti di iniziazione. Tra i combattenti di minore età, di solito privi di espe- 49 Because of their inexperience and lack of training, children soldiers have suffered far higher casualty rates than their adult counterparts. The survivors are now permanently disabled, or bear psychological scars from being forced both to commit and to witness horrific atrocities; these include mutilation of limbs, systematic rape, burning of houses and executions. Sierra Leone has some of the worst and most alarming indicators for child rights’ abuses. Civil society faces a process of cultural and economic disruption, as most families have been split up. It is therefore crucial that the international community make an effort to reunite and reintegrate demobilized child ex-combatants and war-affected children through the establishment and strengthening of community support systems. The transition centre in Lungi will be fullyequipped to provide psychosocial services, medical assistance and income-generating activities to children, including ex-combatants, to create the conditions for their social and economic reintegration. 50 The key stakeholders of this project are demobilised children soldiers in the northern parts of Sierra Leone (an estimated 2,000), as well as waraffected children (an estimated 250,000). About 25 to 30% of the beneficiaries are female. The Italian NGO, AFMAL/Caritas Makeni, is the implementing organisation of the programme. rienza e addestramento, si registrano tassi di mortalità decisamente superiori a quelli dei soldati adulti. Oggi, i pochi sopravvissuti alla guerra sono invalidi o affetti da gravi turbe psicologiche per essere stati costretti a commettere in prima persona oppure ad assistere ad orrende atrocità: mutilazioni, atti di violenza sessuale, incendi ed esecuzioni. In Sierra Leone si registrano le peggiori e più preoccupanti situazioni di violazione dei diritti dei minori. Alla dissoluzione di numerosi nuclei familiari ha fatto seguito un processo di vera e propria disgregazione culturale ed economica che la società civile è tenuta a fronteggiare. Di qui la necessità che la comunità internazionale compia ogni sforzo per riunire i minori ex-combattenti o dispersi alle loro famiglie e per reintegrarli nella vita civile, predisponendo e potenziando i servizi sociali a loro favore. Il centro provvisorio di accoglienza previsto nel quartiere di Lungi sarà dotato di tutte le attrezzature necessarie per garantire ai minori, ex-combattenti e non, la necessaria assistenza medico-psichiatrica e opportunità di lavoro retribuito, ponendo le basi per il loro fattivo inserimento nella vita sociale ed economica. I destinatari del progetto sono principalmente i minori ex-combattenti congedati dall’esercito nelle regioni settentrionali della Repubblica di Sierra Leone (stimati in circa 2.000), ma anche i minori comunque colpiti dalle conseguenze della guerra (circa 250.000), per il 25-30% bambine. La realizzazione del programma è affidata all’ONG italiana AFMAL/Caritas. 51 3 PROGRAMMES IN RESPONSE TO NATURAL DISASTERS R ecent years have seen an increase in natural disasters and an accumulation of disaster risk that is posing a threat to the lives and livelihoods of the most vulnerable strata of the population – especially women and children – in addition to the development prospects of many countries. Total losses in the Central American countries worst hit by Hurricane Mitch in 1998, for example, were estimated at over 6 billion Euro, representing 13% of the 1997 gross domestic product of the entire region. Furthermore, it has been evidenced that frequently occurring small- and medium-scale disasters not registered in any global database may cause up to twice as much accumulated damage as large scale catastrophes. The impact of natural disasters on development is thus related to a process of permanently accumulating loss and perpetuation of poverty. 52 While it is not possible to entirely avoid crises caused by nature, the wide disparity in the human and economic impact of disasters underlines the potential for improved management of such crises and also points to the interrelationship between the event and its impact, and the development process that has preceded it. Effective emergency management and reconstruction programmes have played a vital role in avoiding loss of life and suffering. It has become imperative, however, to combine them with an approach that seeks to strengthen national capacities for managing and reducing disaster risk and vulnerability on a permanent basis. The Caribbean Cuba El Salvador The Islamic Republic of Iran Mozambique Venezuela 3 PROGRAMMI IN RISPOSTA AI DISASTRI NATURALI egli ultimi anni il moltiplicarsi di cataclismi naturali ricorrenti e di varie situazioni di rischio ha gravemente pregiudicato le condizioni di vita e i mezzi di sussistenza degli strati più vulnerabili della popolazione, soprattutto minori e donne, mettendo in serio pericolo le stesse prospettive di sviluppo di molti paesi. Nel 1998, ad esempio, i danni prodotti dall’uragano Mitch, che ha colpito i paesi dell’America centrale, furono stimati in oltre 6 miliardi di Euro, pari al 13% del PNL 1997 dell’intera regione. Si calcola, inoltre, che i danni delle frequenti emergenze naturali di entità medio-piccola non registrate negli archivi storici assommino in totale al doppio di quelli causati dai disastri di maggiori dimensioni. Di qui la consapevolezza che le perdite provocate dalle emergenze naturali generano e perpetuano la povertà, ostacolando lo sviluppo. N Caraibi Cuba El Salvador Repubblica Islamica dell’Iran Mozambico Venezuela Se è vero che non è umanamente possibile scongiurare definitivamente le emergenze naturali, è altrettanto vero che le ripercussioni che esse hanno sulle economie delle singole nazioni accentuano la necessità di protocolli più efficaci per la gestione dei rischi, ponendo in luce le strette correlazioni tra l’entità dell’impatto e il tipo di sviluppo preesistente all’emergenza. In passato, le azioni di emergenza e gli aiuti alla ricostruzione hanno grandemente contribuito a salvare vite e scongiurare gravi perdite. Nella situazione attuale è imperativo sfruttare al meglio le potenzialità insite nei programmi di prevenzione basati sul rafforzamento delle strutture statali chiamate a gestire, e ridurre permanentemente, i rischi di disastri e la vulnerabilità delle popolazioni. 53 The Caribbean Background Set against a backdrop of global climate change and taking into account the particular vulnerability of the Caribbean countries as Small Island Developing States (SIDS), the growing accumulation of natural, environmental and technological hazards is one of the region’s critical unresolved development problems. The losses due to unmanaged risk erode development gains in the region and make it difficult for countries to address pressing social and economic development needs. The SIDS in the Caribbean are prone to a large number and growing variety of hazards. These are not only related to natural events, such as hurricanes, earthquakes, tsunamis and volcanic eruptions, but increasingly to environmental, technological and compound hazards, where human interventions influence and magnify the effects of floods, storm surges, landslides and drought. Rampant poverty, rapid urbanisation and lack of access to land seriously intensify the vulnerability of the population to natural hazards. 54 Although the issue of risk has led to a number of regional initiatives, most are focused primarily on emergency response and preparedness and do not address risk or the underlying processes that generate risk. Adequate institutional, administrative and legislative measures have yet to prove capable of making use of the increasingly solid body of information on climate change and hazards in the region for risk management purposes. Risk considerations are not being factored into development and investment in the region on a consistent basis. Little progress has been made in Intervention type Risk Management Initiative Location Insular Caribbean, as well as Belize, Guyana and Surinam Italian Co-operation contribution 516,000 Euro I Caraibi Premessa Nel quadro dei cambiamenti climatici globali in atto nel mondo e della particolare vulnerabilità a repentini mutamenti meteorologici dei piccoli stati insulari in via di sviluppo (SIDS) dei Caraibi, i rischi d’ordine naturale, ambientale e tecnologico, peraltro crescenti, rappresentano uno dei principali nodi fin qui irrisolti della regione. Pur senza negare i progressi compiuti sulla strada dello sviluppo, resta il fatto che gli oneri derivanti dalla mancata gestione delle emergenze frenano la crescita sociale ed economica di questi paesi. Nei SIDS caraibici, le emergenze sono numerose e crescenti, legate non solo a cataclismi naturali come uragani, terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche e periodi di siccità, ma anche a complesse situazioni d’ordine ambientale e tecnologico causate o moltiplicate dall’azione dell’uomo. La vulnerabilità delle popolazioni dell’area al complesso di questi rischi è accresciuta dal dilagare della povertà, dal fenomeno dell’inurbamento e dalla scarsa disponibilità di terre. Anche se la consapevolezza dei rischi ha portato a una serie di iniziative regionali, gran parte di esse è basata principalmente sulla risposta di emergenza e non affronta il rischio o i processi di fondo che ne sono alla base. A tutt’oggi, la cultura della gestione dei disastri naturali non ha trovato stabile collocazione nelle politiche d’investimento o nei piani di sviluppo per la regione, nel senso che le leggi in vigore non mettono a frutto le sempre più vaste conoscenze in tema di mutamenti meteorologici e previsione dei cataclismi naturali per una loro accorta gestione. La legislazione locale in materia di assetto territoriale, tutela dell’ambiente e sviluppo edilizio tradisce scar- Tipo di intervento Gestione delle situazioni di rischio Località Isole dei Carabi, Belize, Guyana, Suriname Erogazione finanziaria 516.000 Euro sa attenzione ai rischi stessi e agli interventi che potrebbero limitarne gli effetti sulla popolazione. Pertanto, in molti paesi caraibici la crescita amplifica i rischi e la vulnerabilità anziché contribuire alla prevenzione dei rischi e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Nell’ambito delle politiche di gestione delle emergenze naturali sarebbe inoltre auspicabile un approccio più attento ai risvolti sociali del problema, volto a mettere in luce gli stretti legami tra povertà e vulnerabilità al rischio e a quantificare il moltiplicarsi dei pericoli a carico degli strati più svantaggiati della società. Un altro elemento importante è lo scarso coordinamento tra le iniziative nazionali, regionali ed internazionali, che si traduce in perdite di sinergie e sostenibilità nella gestione dei rischi. Anche il coordinamento tra le stazioni meteorologiche e le organizzazioni della protezione civile resta fin qui carente. Alla luce delle considerazioni appena svolte, le misure da attivare per un Programma di Gestione delle Emergenze Naturali nella Regione Caraibica costituiscono 55 embedding hazard information and vulnerability reduction approaches into land use planning, building and environmental management. As a result, development in many Caribbean countries is still leading to increasing levels of hazard and vulnerability, rather than contributing to risk reduction and adaptation to climate change. Moreover, there is a lack of a social perspective to risk management that focuses on the links between poverty and vulnerability and the risks faced by highly vulnerable social groups. At the same time, there is inadequate co-ordination and concatenation between the different initiatives at the national, regional and international levels, leading to a loss of synergy and sustainability in risk management efforts. Furthermore, there are weak interfaces between the organisations involved in climate change and adaptation, and those involved in disaster management. 56 Taking these issues into account, Preparatory Assistance describes a range of activities to be undertaken at the regional level in order to formulate a Risk Management Initiative for the Caribbean. This initiative covers the entire Caribbean, as well as Belize, Guyana and Surinam. The Italian Co-operation’s Emergency Response Department has contributed 516,000 million Euro to the UNDP/BCPR Trust Fund for Crisis, Postconflict, and Recovery for a 12-month disaster reduction project in the Caribbean region. Objectives The Risk Management Initiative for the Caribbean is a consultative mechanism, involving govern- The islands of the Caribbean basin are prone to a large number and growing variety of hazards ments, regional and international organizations and other key stakeholders, with the objective of managing and reducing the risks associated with natural, environmental and technological hazards, particularly in the context of global climate change. Thus, through an integrated approach to problems regarding risk reduction and climate change, the initiative will seek to facilitate global risk management as well as improve regional capacity to deal Obiettivi Il “Programma di Gestione delle Emergenze Naturali” è un meccanismo consultivo al quale prendono parte governi, organizzazioni regionali ed internazionali e altri enti. Esso prevede iniziative finalizzate ad arginare e gestire i rischi naturali, ambientali e tecnologici in atto nei paesi caraibici, in particolare quelli associati ai mutamenti climatici globali. Mediante un approccio integrato alle problematiche insite nella riduzione delle emergenze e dei mutamenti climatici globali, nell’ambito del Programma saranno studiate procedure di gestione globale dei rischi e predisposte le competenze e le strutture da mettere in campo nella regione per gestire e ridurre gli effetti dei cataclismi naturali. Il Programma vuole inoltre porre le premesse per l’attivazione di azioni coordinate, l’analisi comparativa delle principali situazioni di rischio da gestire e il reperimento delle risorse necessarie per finanziare interventi strategici globali e singoli progetti nazionali di gestione delle emergenze naturali nei paesi caraibici. nel loro insieme il Protocollo di Assistenza Preventiva e interesseranno tutte le isole caraibiche, oltre a Belize, Guyana e Suriname. Per questo progetto l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha disposto lo stanziamento di 516.000 Euro da erogarsi nel quadro di un programma annuale di prevenzione dei cataclismi naturali nella regione caraibica per il tramite del Fondo per le situazioni di crisi, post conflitto e recupero gestito dal BCPR dell’UNDP. Le isole nel bacino dei Caraibi sono soggette ad una serie di pericoli ampia e crescente In quest’ottica è prevista l’istituzione di un esauriente repertorio storico dei cataclismi naturali occorsi nei Caraibi, di un registro informatizzato delle organizzazioni preposte alla gestione dei rischi, la raccolta di dati informativi su tutte le metodologie di gestione delle emergenze naturali disponibili e la creazione di un sito web che pubblicizzi le iniziative avviate dal Programma. DESTINATARI. Tutte le popolazioni dei paesi caraibici periodicamente colpiti da gravi calamità naturali. Delle nuove acquisizioni in tema di valutazione e gestione dei rischi si gioverà l’intera comunità dei paesi dell’area. 57 with and reduce the harmful effects of national disasters. It further aims at providing a platform for strengthening co-ordination, facilitating the comparative analysis of key risk management issues and mobilising resources in favour of comprehensive national strategies for risk management in the Caribbean countries. In order to fulfill these goals, the activities of the initiative include the setting up of a comprehensive inventory of disasters that have occurred in the Caribbean, a database on the organisations involved in risk management in the region, a review of existing risk management approaches and a webpage on the initiative. BENEFICIARIES. The beneficiaries of the project are the people of the Caribbean Region suffering from the effects of natural disaster. Society at large 58 will benefit from improved risk assessment and disaster management. Development in many Caribbean countries is still leading to increasing levels of hazard and vulnerability, rather than contributing to risk reduction and adaptation to climate change Status of the project An initial background document has been completed and circulated, resources from UNDP have been earmarked and resources from the Italian Government have been mobilised. Consultations have begun been held with the Interamerican Development Bank (IDB) and with the Canadian International Development Agency (CIDA). UNDP Barbados formulated a first project under the Initiative to be executed by the Caribbean Disaster Emergency Response Agency (CDERA) focusing on the Englishspeaking CDERA countries. UNDP Cuba developed a preparatory assistance risk management initiative for the Caribbean. Furthermore, national plans for risk and disaster management and reduction have been formulated by UNDP Haiti and UNDP Jamaica. Following Hurricane Keith, which hit Belize in September/October 2000, emergency relief amounting to 91,000 Euro was made available through UNDP/BCPR by Italy. The assistance targeted small farmers and fishermen to help restore their productive capacity. 34 farmers with approximately 67.5 acres were visited in the different districts, and a list of items such as fertilizers and chemicals to be supplied was determined. Fishermen were encouraged to set up cooperatives, each of which was to determine the members best suited and most needy to receive lobster traps, in addition to the number to be distributed. Status del progetto E’ stato predisposto un documento programmatico preliminare, sono stati stanziati i primi fondi italiani e dell’UNDP e avviate consultazioni con la Banca per lo Sviluppo Interamericano (IDB) e con l’ente canadese per lo sviluppo internazionale CIDA. L’ufficio UNDP delle Barbados ha approntato il primo progetto, specificamente indirizzato ai paesi di lingua inglese che fanno capo al CDERA, l’ente di protezione civile della zona caraibica incaricato della sua realizzazione; l’ufficio cubano dell’UNDP ha curato un progetto di assistenza preventiva agli enti della regione caraibica e le competenti sedi UNDP hanno formulato i piani nazionali di gestione delle emergenze naturali per Haiti e la Giamaica. Nel settembre/ottobre 2000, dopo che l’uragano Keith si abbatté sull’Honduras britannico (Belize), per il tramite dell’UNDP/BCPR l’Italia stanziò 91.000 Euro per interventi urgenti, in primo luogo contributi per il ripristino dei mezzi di produzione dei piccoli agricoltori e dei pescatori. Completati i sopralluoghi in una serie di piccole aziende agricole delle dimensioni medie di 67,5 acri dislocate in diversi distretti, è stato redatto un elenco dei fertilizzanti e prodotti chimici da fornire. Nel settore ittico, il compito di quantificare il fabbisogno di trappole per la pesca delle aragoste e di individuare i pescatori cui assegnare le trappole è stato affidato a cooperative formate tra gli stessi pescatori con gli incentivi erogati nel quadro dello stesso progetto. 59 Cuba Background The river Luyano acts as a natural collector for wastewater from 37 factories, 23 of which are major sources of pollution. There are also 7 wastewater collectors from the surrounding urban settlements, as well as 16 storm water collectors with wastewater connections discharging pollution directly into the river. In addition, a large amount of solid waste from urban and industrial sources are carried into the Havana Bay by the river. The recovery of the river Luyano plays a significant role in the environmental upgrading of Havana Bay, with direct implications on the health of the people living or working along its banks. At present, the river water presents fecal coliform concentrations (fecal pollution indicators) higher than those permitted by Cuban standards with regard to primary and secondary human contact with water. Such concentrations obviously constitute a potential health risk for the human settlements nearby, which could come into contact with this polluted water. 60 The water in the river Luyano contains organic pollutants, such as greases and hydrocarbons, as well as inorganic pollutants, such as heavy metals, which are attached to or absorbed by fine suspended sediment particles and are carried downstream to both the Bay and the shore area. Such phenomena could in fact give rise to pollutant bioaccumulation through the tropic chain if fish or seafood from this water were to be eaten. Similarly, there could be an outbreak of waterborne diseases if the river water were to be used by local people for crop irrigation. Intervention type Environmental Sanitation of the river Luyano and the Bay of Havana Location Luyano river, Havana Bay Italian Co-operation contribution 1.5 million Euro Cuba Tipo di intervento Disinquinamento del fiume Luyano e della baia dell’Avana Località Fiume Luyano, Baia dell’Avana Contributo Cooperazione italiana 1,5 milioni di Euro Premessa Nel fiume Luyano affluiscono gli scarichi di 37 fabbriche, 23 delle quali operano in settori molto inquinanti. Accanto a questo collettore naturale, ci sono 7 impianti artificiali per la raccolta delle acque reflue dei centri urbani circostanti e 16 collettori di acque piovane che ricevono anche acque di scarico che convogliano direttamente nel fiume. Inoltre, il Luyano immette nella baia enormi quantità di rifiuti solidi urbani ed industriali. Il risanamento ambientale della baia dell’Avana dipende in larga misura dal disinquinamento del fiume, premessa indispensabile per il miglioramento dello stato di salute delle persone che vivono e lavorano lungo le sue rive. Oggi il Luyano presenta concentrazioni di colibatteri (indicatori di inquinamento fecale) superiori a quelle consentite dalle norme nazionali per le acque destinate ad uso umano primario e secondario. E’ evidente che tale concentrazione costituisce un rischio per la salute degli abitanti dei centri urbani della zona, esposti al contatto con le acque inquinate. Le acque del Luyano contengono sostanze inquinanti organiche (come oli e idrocarburi) e inorganiche (tra cui metalli pesanti). Saldandosi alle minute particelle sedimentarie sospese nell’acqua, queste sostanze sono portate dalla corrente sulle coste e immesse direttamente nelle acque della baia. Il rischio è l’accumulo di sostanze inquinanti in tutta la catena alimentare, con gravi pericoli per la salute dei consumatori di pesci o frutti di mare pescati in queste acque. Un altro pericolo è rappresentato dalle epidemie che potrebbero seguire all’uso delle acque del fiume per l’irrigazione dei campi. 61 The project was initially developed as a response to a request by the Government of Cuba for an emergency project to clean up the highly contaminated Havana Bay. There has been long-standing UN assistance to the Bay, including a large project sponsored by the Global Environmental Facility (GEF) to study the pollution problems in the Havana Bay. This study concluded that the river Luyano is one of the main contamination sources of Havana Bay, and drew up several recommendations (legal, institutional, engineering, etc.) for future action designed to ease the problem. Furthermore, the project recommended the installation of three water treatment plants. 62 The UNDP/BCPR has approved a contribution of more than 120,000 Euro towards this project, which will substantially contribute to the Caribbean Disaster Reduction Initiative. The Italian Co-operation’s Emergency Response Department has allocated 1.5 million Euro to assist in the environmental recovery in Cuba. These funds are channelled through the Trust Fund for Crisis, Post-Conflict and Recovery managed by UNDP/BCPR for an emergency project. The project to be supported by Italy is to be fully integrated into the GEF project and its recommendations. Objectives The Italian-funded project provides for the construction of a wastewater plant designed to remove the solid materials accumulated on the surface of the water. This plant will have immediate effects on the Bay, significantly improving its appearance and thus complementing the GEF-funded plants. The environmental recovery of the river Luyano plays a significant role in the further environmental upgrading of Havana Bay, bearing in mind above all the health of the people living or working along its banks The project aims at improving the local epidemiological situation and reducing the transmission incidence of gastrointestinal diseases. More specifically, the project will include designs for the construction of a comprehensive emergency treatment system for the river Luyano consisting of a mobile barrier to divert the river flow, channeling it into an automatic and manual roughdress system (during the rainy season, this mobile barrier can be lowered to avoid flooding when the water level increases), a sludge drying bed, and an administrative building for the personnel in charge of all plant operations. The entire population of Havana stands to gain enormously in both health and environmental terms from this project. annuale di emergenza per il disinquinamento della baia. Le risorse stanziate dall’Italia sono amministrate dal Fondo per le situazioni di crisi, postconflitto e recupero dell’UNDP/BCPR. Il progetto italiano viene realizzato in stretto coordinamento con quello del GEF, di cui recepisce anche le raccomandazioni. Obiettivi Il progetto originario, una prima iniziativa di bonifica delle acque inquinate della baia dell’Avana, fu messo a punto su richiesta delle stesse autorità cubane. Da molti anni le Nazioni Unite assistono il governo cubano nei suoi sforzi di risanamento. Tra le iniziative successive citiamo un importante studio sulle cause dell’inquinamento della baia dell’Avana condotto sotto l’egida del Servizio Ambientale Globale (Global Environmental Facility, GEF). Lo studio indica nel Luyano il principale responsabile della contaminazione delle acque della baia e formula numerose raccomandazioni (legali, istituzionali, tecniche, ecc.) in vista della definitiva soluzione del problema in un prossimo futuro. Tra l’altro, i ricercatori auspicarono l’installazione di tre impianti per il trattamento delle acque. La bonifica della baia dell’Avana si inquadra nel Programma di Gestione delle Emergenze Naturali nella Regione Caraibica e sarà finanziata, tra l’altro, con un contributo di oltre 120.000 Euro dell’UNDP/ BCPR. L’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana partecipa all’iniziativa con uno stanziamento di 1,5 milioni di Euro, destinati a finanziare un primo piano Il recupero ambientale del fiume riveste un ruolo importante per il miglioramento ambientale della Baia de L’Avana, e per la salute delle persone che vivono o lavorano lungo le sue sponde Con le risorse stanziate dall’Italia sarà costruito un impianto di depurazione capace di rimuovere dalle acque reflue i materiali che si addensano sulla superficie. L’impianto si aggiunge ad altri già finanziati in precedenza dal GEF. Il trattamento avrà effetti immediati sulle acque della baia, migliorandone l’aspetto. L’iniziativa si inquadra in un programma globale di prevenzione dei problemi epidemiologici della regione e, tra l’altro, mira a ridurre l’incidenza delle malattie gastrointestinali. Più specificamente, il progetto comprende piani per la costruzione di un primo impianto di disinquinamento globale del fiume Luyano formato da una barriera mobile, regolabile automaticamente e a mano, per convogliare le acque in un bacino di contenimento (durante la stagione delle piogge, la barriera sarà abbassata per evitare gli straripamenti dovuti al crescere del livello), da un letto per l’essiccamento dei depositi trasportati dalle acque e da un edificio destinato ad ospitare sia gli uffici amministrativi dell’impianto, che gli alloggi del personale richiesto per la sua gestione. Tutti gli abitanti de L’Avana beneficeranno dei vantaggi igienico-sanitari e ambientali del progetto. 63 El Salvador Background The earthquakes which struck Salvador in January and February 2001 caused the death of some 1,200 people and the destruction of major public infrastructure and private housing. This tragic event had a further negative impact on the already difficult economic situation in a country seriously weakened by a previous series of natural disasters (Hurricane Mitch and the droughts resulting from “El Niño” in 1998, the flash floods in 1999 and the dengue fever epidemic in 2000). To assist the Government of Salvador in responding to such a disaster, the Italian Co-operation’s Emergency Response Department has contributed 3.4 million Euro through UNDP/BCPR to support the reconstruction and rehabilitation of communities affected by the earthquake. Obiectives 64 Three main areas of intervention have been identified under this programme: 1) multi-sectoral assistance for vulnerable groups; 2) support to social and health systems; 3) support to initiatives aimed at containing the repercussions on local communities, particularly with respect to the homeless. In the immediate post-earthquake phase a project to provide humanitarian assistance to the population was rapidly designed and implemented. Emergency materials for shelter, clothing and cooking were distributed to 6,000 families affected by the earthquake Arrangements for the removal of rubbish were also made. The activities under this project were implemented in seven different departments of El Salvador, benefiting several municipalities. Intervention type Community reconstruction and rehabilitation Location Sonsonate Department Duration 6 months Italian Co-operation contribution 3.4 million Euro El Salvador Tipo di intervento Ricostruzione e recupero di alloggi e infrastrutture Località Distretto di Sonsonate Durata 6 mesi Contributo Cooperazione italiana 3,4 milioni di Euro Premessa I terremoti che hanno colpito il Salvador nel gennaio e febbraio 2001 hanno provocato la morte di circa 1.200 persone e la distruzione delle principali infrastrutture pubbliche e degli alloggi privati. Questo tragico evento ha ulteriormente peggiorato la già difficile situazione di un paese gravemente indebolito da precedenti calamità naturali (l’uragano Mitch e i periodi di siccità dovuti a “El Niño” nel 1998, le esondazioni nel 1999 e l’epidemia di dengue nel 2000). Per aiutare il governo di El Salvador a far fronte a tale calamità, la Cooperazione Italiana, mediante l’UNDP-BCPR, ha erogato un contributo di 3,4 milioni di Euro destinato alla ricostruzione e al ripristino degli alloggi e delle infrastrutture nelle aree colpite dal sisma. Obiettivi Nell’ambito di tale programma sono state individuate tre principali aree di intervento 1) assistenza multi-settoriale rivolta alle fasce più deboli della popolazione; 2) sostegno ai sistemi sanitari e sociali; 3) sostegno ad iniziative aventi l’obiettivo di limitare quanto più possibile le ripercussioni del sisma sulle comunità locali, in particolare per quanto riguarda i senza tetto. Nell’immediata fase post-sisma è stato rapidamente identificato e attuato un progetto per assistenza umanitaria alla popolazione colpita. Nell’ambito di tale progetto si è provveduto a distribuire materiali edili di emergenza per riparare tetti e costruire alloggi a 6.000 famiglie colpite dal terremoto; sono stati inoltre distribuiti cibo e vestiti. Si è anche provveduto alla 65 Subsequently the Italian contribution was targeted to implement a rehabilitation and recovery programme in the Department of Sonsonate, one of the most damaged by the earthquake. The general objective of the project was to restore the minimum conditions of life for the populations affected through the reconstruction of housing units, the rehabilitation of basic infrastructures, the supply of potable water. In collaboration with local organizations, international NGOs such as Terre des Hommes, Movimondo Molisv, Coopi, Consortium CRIC, CISS, APS, RE.TE and CISP, were responsible for carrying out a wide range of rehabilitation and recovery activities mainly in four municipalities of Sonsonate Department. 66 The following results were also obtained within the framework of this project: ■ design of a National Strategy for Risk Management; ■ design of the Programme entitled “Human Sustainable Settlements and Risk Management”. This constitutes a cooperation framework for facilitating the incorporation of risk management into the concepts and practices of development, giving rise to the mobilisation of internal and external resources, as well as the participation of an important number of local, national and international, public and private organisations; ■ in co-operation with the Social Investment Fund for Local Development (FISDL), updated information was gathered on the extent of damage caused and number of families affected. The emergency response to reconstruction and Emergency materials for shelter, clothing and cooking were distributed to 6,000 families affected by the earthquake development has also generated other processes that aim at long-term sustainability. The processes are the following ones: ■ fortification of the organisation capacities and self-confidence in the communities affected by the earthquake; ■ strengthening of the managerial capacity of the Departmental Council of Mayors of Sonsonate in co-ordination with the Corporation of Municipalities of the Republic of El Salvador; ■ capacity to formulate jointly-supported strategies among all different governmental institutions concerned. rimozione dei detriti. Le attività del progetto sono state realizzate in sette diversi distretti amministrativi di El Salvador comprendenti numerosi comuni. raccolte informazioni aggiornate sulla dimensione del danno e sul numero di famiglie colpite. L’attuazione del programma ha anche dato luogo ad ulteriori processi che consentono di pianificare la sostenibilità di lungo termine. Tali processi sono i seguenti: ■ potenziamento delle capacità organizzative delle comunità colpite dal sisma; l’obiettivo è anche quello di far sì che queste comunità acquistino una maggiore fiducia nelle proprie capacità; ■ rafforzamento della capacità manageriale del Consiglio Distrettuale dei Sindaci di Sonsonate, in coordinamento con la Cooperazione dei Comuni della Repubblica di El Salvador; ■ capacità di formulare una strategia di sostegno congiunta tra tutte le diverse istituzioni governative coinvolte. Successivamente il contributo italiano è stato finalizzato all’attuazione di un programma di recupero e ripristino nel Distretto di Sonsonate, una delle zone maggiormente colpite dal sisma. Il progetto aveva l’obiettivo di ripristinare le condizioni minime di vita per le popolazioni colpite mediante la ricostruzione di unità abitative, il ripristino delle infrastrutture di base, la fornitura di acqua potabile In collaborazione con le organizzazioni locali, le ONG internazionali coinvolte (Terre des Hommes, Movimondo Molisv, Coopi, Consorzio CRIC, CISS, APS, RE.TE e CISP) avevano la responsabilità di realizzare un’ampia gamma di attività di ripristino e recupero, soprattutto nei quattro comuni del distretto di Sonsonate. Inoltre, nell’ambito del progetto, sono stati conseguiti i seguenti risultati: ■ progettazione di una strategia nazionale di gestione del rischio; ■ progettazione del programma denominato “Insediamenti Umani Sostenibili e Gestione dei Rischi”. Tale programma definisce un quadro di cooperazione per far sì che la gestione del rischio entri a far parte delle strategie e delle pratiche di sviluppo, mediante la mobilitazione delle risorse interne ed esterne e la partecipazione di un numero rilevante di organizzazioni pubbliche e private locali, nazionali e internazionali; ■ in cooperazione con il Fondo Sociale di Investimento per lo Sviluppo Locale (FISDL), sono state Sono stati distribuiti materiali edili di emergenza per riparare tetti e costruire alloggi per 6.000 famiglie colpite dal terremoto 67 India Background On 26th January 2001, the earth shook severely in the Western region of India at a magnitude of 7.7 on the Richter scale. The epicenter was Bhuj Taluka in the Kutch district in the State of Gujarat. The devastating disaster caused substantial loss of life and enormous damage to livestock and infrastructure. The death toll stands at 20,086 leaving 200,000 injured and over a million dwelling units destroyed. Twenty out of 25 districts in Gujarat were affected and the district of Kutch is by far the most severely damaged: more than 70% of the buildings were destroyed. The districts of Ahmedabad, Patan, Jamnagar, Rajkot and Surendranagar also suffered serious damage. In response to this dramatic event, the Italian Cooperation’s Emergency Response Department contributed 1.8 million Euro to UNDP/BCPR to assist the victims of the disaster. Objectives 68 The overall objective of the Italian-supported project in Gujarat is to help the co-ordinate of the relief and rehabilitation process. The project supports specific initiatives to provide funds and supplies to community-based shelter and watershed construction in the earthquake-affected areas in the Kutch district. Additionally, support is given to the sub-centres run by Kutch Navnirman Abhiyan to provide health services using mobile health facilities. The project aims at reaching the maximum number of women-headed households, supporting girls, minorities, and disabled who are more vulnerable Intervention type Earthquake affected community reconstruction and rehabilitation Location Gujarat Duration 6 months Italian Cooperation contribution 1.8 million Euro India Tipo di intervento Assistenza successiva al terremoto Località Gujarat Durata 6 mesi Contributo Cooperazione italiana 1,8 milioni di Euro Premessa Il 26 gennaio, la regione occidentale dell'India è stata colpita da un terremoto del 7,7 grado della scala Richter, con epicentro a Bhuj Taluka nel distretto di Kutch, stato di Gujarat. Questo sisma devastante ha provocato un numero notevole di vittime ed enormi danni per quanto concerne il bestiame e le infrastrutture. Vi sono stati 20.086 morti, 200.000 feriti e oltre un milione di alloggi distrutti. Il terremoto ha colpito 20 dei 25 distretti dello stato di Gujarat e il distretto di Kutch è stato di gran lunga quello che ha subito i maggiori danni, con oltre il 70% degli edifici distrutti. Anche i distretti di Ahmedabad, Patan, Jamnagar, Rajkot e Surendranagar hanno subito gravi danni. A seguito di questo evento drammatico, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha offerto all’UNDP/BCPR un contributo di 1,8 milioni di Euro a sostegno delle vittime del disastro. Obiettivi L’obiettivo generale del progetto dell’Italia è quello di contribuire al coordinamento delle operazioni di soccorso e recupero e delle iniziative specifiche finalizzate alla costruzione di case e bacini idrici nelle aree colpite dal sisma nel distretto di Kutch. Ulteriore sostegno viene fornito alle unità locali di assistenza sanitaria gestite dai Navnirman Abhiyan mediante l’utilizzo di unità sanitarie mobili. Il progetto è rivolto ai nuclei familiari il cui capofamiglia è una donna, alle bambine e ai disabili, soggetti più vulnerabili in situazioni post-sismiche. 69 in post-earthquake situations. The programme covers four main sectors, namely co-ordination mechanisms, shelter, health care and income-generating activities. A co-ordination system in Gujarat has been established to assist the local government in effectively gathering, assessing and disseminating data regarding the needs for the transition from relief to sustainable recovery. All co-ordination related issues are implemented by UNDP offices in Gujarat and supported by the New Delhi office Within the framework of the Coordination system, an Information Dissemination Campaign was implemented by the Disaster Mitigation Institute. The aim of the campaign was to involve local communities in the rehabilitation for earthquake victims through awareness, information and participation and to increase people’s accountability and sense of ownership in the rehabilitation process. 70 Activities under the campaign include: ■ information collection and publication through booklets, and the creation of a web-site; ■ action planning in the villages through village risk mapping and capacity building in using participatory tools; ■ technical counseling through distribution of awareness materials (e.g. on water, shelter and livelihood) and implementation of awareness programme. The campaign should ultimately lead to the creation of a database of community initiatives, a website including information and awareness material (newsletters, posters on safe housing construction, A co-ordination system in Gujarat has been established to assist the local government in effectively gathering, assessing and disseminating data regarding the needs for the transition from relief to sustainable recovery brochure on disaster preparedness through village mapping, information on Government rehabilitation packages, booklet on participatory tools and gender issues), village plans, and detailed process documentation of the participatory process. The shelter component aims at constructing community-driven, seismic-proof, one-room shelters in Rapar, Anjar, Bachchau and Bhuj Talukas of Kutch District. The broad sequential steps that have been followed for the construction exercise are as follows: ■ identification of 78 villages by the member organisations of Kutch Navnirman Abyhiyan (KNA) all over Kutch out of which 49 are in the 4 talukas funded by the Italian government, which constituted the geographical area of work; ■ formation of gram samities (village committees) in Il progetto prevede quattro settori di intervento: meccanismo di coordinamento, alloggi, assistenza medica e attività che generano reddito. di una banca dati delle iniziative realizzate dalla comunità; un sito web che includa le informazioni e il materiale informativo per la comunità (newsletter, poster sulla costruzione di alloggi sicuri, brochure sul come prepararsi ad affrontare una calamità, mappatura dei villaggi, informazioni sui pacchetti previsti dal governo per la ricostruzione e il recupero, opuscoli sugli strumenti di partecipazione e sugli aspetti relativi all’uguaglianza tra i sessi), piante dei villaggi e una documentazione dettagliata del processo di partecipazione. E’ stato creato un sistema di coordinamento per aiutare il governo locale a raccogliere, valutare e diffondere in maniera efficace i dati relativi ai bisogni della popolazione nel periodo di transizione tra la fase dei soccorsi e la fase di recupero sostenibile. Gli uffici dell’UNDP di Gujarat, con il supporto dell'ufficio di Nuova Delhi, si occupano di tutti gli aspetti relativi al coordinamento degli interventi. Nell’ambito del sistema di coordinamento, l’Istituto per la Mitigazione delle Calamità ha realizzato una campagna di diffusione delle informazioni avente l’obiettivo di coinvolgere la comunità locale mediante campagne di sensibilizzazione, informazione e partecipazione. Questo per aumentare il livello di responsabilità della comunità locale nel processo di ricostruzione, aumentandone anche il senso di appartenenza. Le attività previste nell’ambito della suddetta campagna sono le seguenti: ■ raccolta di informazioni, pubblicazione di opuscoli, creazione di un sito web; ■ pianificazione degli interventi nei villaggi mediante una mappatura del rischio in loco e lo sviluppo di competenze nell’utilizzo degli strumenti finalizzati alla partecipazione della comunità al processo decisionale; ■ sensibilizzazione e consulenza tecnica mediante la distribuzione di materiale specifico (ad esempio su acqua, alloggi e mezzi di sussistenza) e attuazione di programmi di sensibilizzazione. A conclusione della campagna di sensibilizzazione si prevede di conseguire i seguenti risultati: creazione E’ stato creato un sistema di coordinamento per aiutare il governo locale a raccogliere, valutare e diffondere in maniera efficace i dati relativi ai bisogni della popolazione nel periodo di transizione tra la fase dei soccorsi e la fase di recupero sostenibile Per quanto attiene agli alloggi, l’obiettivo è quello di sensibilizzare la comunità affinché vengano realizzate strutture antisismiche a Rapar, Anjar, Bachchau e Bhuj Talukas nel distretto di Kutch. Le fasi seguite per quanto riguarda la costruzione degli alloggi sono le seguenti: ■ individuazione di 78 villaggi da parte delle organizzazioni appartenenti al Kutch Navnirman Abyhiyan (KNA), in tutto il distretto di Kutch, 49 dei quali sono localizzati nei 4 talukas finanziati dal governo italiano, nell’area geografica oggetto degli interventi; ■ creazione di gram samities (comitati dei villaggi) nei villaggi mediante le unità locali gestite dagli Abhiyan; ■ mediante i gram samities, individuazione dei soggetti più deboli per i quali costruire le case “dimostrative” nel villaggio; ■ diffusione di informazioni nei villaggi vicini sulla tecnologia utilizzata nelle case “dimostrative”; ■ creazione nei villaggi di depositi per i materiali edili; ■ ogni beneficiario deve decidere la tipologia di casa desiderata. In genere sono previste 5 diverse tipologie di progetti per ogni villaggio, a seconda della scelta effettuata dal beneficiario. 71 the villages through the Abhiyan-run sub-centres; ■ identification, through the gram samities, of vulnerable beneficiaries for whom the demonstrative houses are being built in the village; ■ dissemination of information on the demonstration technology in neighbouring villages; ■ setting up village-level construction material depots; ■ each beneficiary to decide on the kind of house she/ he wants. Typically, up to 5 different designs in each village, depending on choice made by beneficiary. Local communities must have a stake and sense of ownership in the process of rebuilding their homes to be able to emerge from the crisis with a sense of dignity, self-reliance and self-respect. Therefore the process of construction of the shelters includes a consultative process with the village committees, but also further development of local skills for shelter construction. 72 In this process, technical support in quake-resistant, water-conserving and cyclone-resistant technologies is provided by engineers and masons who have post-quake rehabilitation experience. NGOs have identified a minimum of 4-5 masons from each village and sent them for 4-day sensitisation-cumtraining, in batches of 25. Training took place at 6 Setu centres at Khavda, Mundra, Neelpar, Mandvi, Samakhiali, and Anjar-covering the affected areas. The training covered various aspects, notably the use of local material different and confidence building in local material, steel bands, and new skills. After training, each batch began constructing one to two quake-resistant 250 sq. ft. rooms in each of the 78 villages with the village selecting the poorest family/widow/aged or ill for the demo house. So far, more than 800 local people, including over 500 masons and almost 400 engineers have been trained on earthquake resistant techniques. So far 126 housing units have been constructed in various districts. Technical support in quake-resistant, water-conserving and cycloneresistant technologies is provided by engineers and masons who have post-quake rehabilitation experience Health The overall aim of the health component is to provide community-based care health support to the affected communities in the Bachchau, Rapar and other talukas in the Kutch district. As part of the response to the devastation caused by the earthquake, it was decided that there was a need to tie up with the various health institutions and create a common platform from which all the health related activities could be coordinated. It was decided that para-medics would be placed in several sub-centers in the Kutch district for a period of four months so as to create a linkage between the villages and the other formal governmental and non governmental health institutions. so del materiale locale e delle piastre di acciaio, oltre all’apprendimento di nuove competenze. Dopo la formazione ogni gruppo ha iniziato a costruire da uno a due case antisismiche da 250 piedi quadri in ognuno dei 78 villaggi. Il villaggio decideva poi quale dovesse essere la famiglia più povera, la vedova, l’anziano o la persona malata a cui destinare la casa costruita a fini dimostrativi. Fino ad oggi hanno partecipato ai corsi di formazione sulle tecniche antisismiche oltre 800 persone del luogo, inclusi 500 muratori e quasi 400 ingegneri. Sinora nei vari distretti sono state costruite 126 unità abitative. Le comunità locali devono partecipare al processo di ricostruzione delle loro case e sviluppare il senso della proprietà, così da fronteggiare le situazioni di crisi con dignità, maggiore fiducia in sé stessi e autostima. Il processo di costruzione prevede quindi la consultazione dei comitati dei villaggi, ma anche un ulteriore sostegno allo sviluppo delle capacità locali per quanto concerne la costruzione degli alloggi. In questo processo, il sostegno tecnico inerente le tecnologie antisismiche, le tecnologie per la conservazione dell'acqua e le tecnologiche anti-ciclone viene fornito da ingegneri e muratori che hanno esperienza nella ristrutturazione post-sismica. Le ONG hanno individuato almeno 4-5 muratori in ogni villaggio che hanno partecipato a corsi di formazione della durata di quattro giorni. Ogni corso era composto da 25 persone. La formazione si è svolta in sei centri Setu a Khavda, Mundra, Neelpar, Mandvi, Samakhiali, e Anjar - coprendo così le aree colpite. La formazione ha riguardato vari aspetti, soprattutto l’utilizzo diver- Il sostegno tecnico inerente le tecnologie antisismiche, le tecnologie per la conservazione dell'acqua e le tecnologiche anti-ciclone viene fornito da ingegneri e muratori che hanno esperienza nella ristrutturazione post-sismica Sanità L’obiettivo generale consiste nel fornire assistenza sanitaria alle aree colpite di Bachchau, Rapar e di altri talukas nel distretto di Kutch, coinvolgendo la comunità locale. A seguito della devastazione causata dal sisma, è stato deciso che era necessario essere in contatto con le varie istituzioni sanitarie e creare una piattaforma comune mediante la quale coordinare tutte le attività relative all’assistenza sanitaria. E’ stato stabilito di destinare para-medici alle diverse unità sanitarie locali del distretto di Kutch per un periodo di quattro mesi, al fine di creare un collegamento tra i villaggi e le istituzioni sanitarie formali governative e non governative. E’ stato pianificato di creare gruppi di controllo sulla salute con il compito di individuare l’impatto immediato del sisma, a medio e lungo termine, sulla salute delle comunità locali. Ogni gruppo aveva il compito di offrire visite mediche e terapie di riabilitazione ai pazienti ortopedici, prestando grande attenzione 73 74 It was planned that health surveillance teams would be created and they would identify the immediate, medium and long term impact of the earthquake on people's health. Each team would provide rehabilitation and counseling to the orthopedic patients. In particular, attention would be given to the recovery process of the injured and rehabilitation of the handicapped. Through an effective coordination system, UNDP facilitated the definition of a strategy in this field with the active participation and contribution of Representatives of the local Government Administration, Irrigation Department, Minor Irrigation Department, National/Local/International NGOs, Community Based Organizations [CBOs] and Donor agencies. Wage Employment The objective of this initiative is to provide wage employment opportunities to deal with multi-hazard situations in the affected Talukas of Rapar, Anjar, Bhuj and Bhachchau. The aim of the project has been to repair the maximum number of dams (at least those of first priority) before the onset of the monsoon. Similarly, the plan is to repair one drinking water source per village, rehabilitate cattle drinking water and irrigation water sources so as to help restore the local economy and do water mapping for long-term water management & risk mitigation. Over the last few years, hundreds of water-harvesting structures in the form of small and medium sized dams had been built in the villages all over the district. The earthquake took its toll on a number of these structures. Assessment of the watershed structures indicated that in all 468 structures in the Kutch district small and medium sized dams were damaged. At the time of assessment of the dams and other water-harvesting structures co-ordination was excellent amongst the NGOs & Government. This meant that organisations did not waste their time by duplicating the work of others. Efforts were thus put into maximising the reach of the assessment and thereafter the actual repair of the dams. Repair of damaged dams holds a very important position in the priorities of UNDP while working in Kutch. Many of the water-harvesting structures have been damaged and are in serious danger of breaching in the monsoons. An Action Plan for the damaged Dams was then finalised and it was decided that as far as possible manual labour requirements should be met from within the village where the repair work was undertaken The whole exercise led to the completion of an extensive survey of the water-harvesting structures by teams of engineers from government and different NGOs with the technical support of the NUNV Engineers working under UNDP. The dams were classified into different priority categories regarding the danger they presented and the availability/accessibility of drinking water for the villagers. An Action Plan for the damaged Dams was then finalised and it was decided that as far as possible manual labour requirements should be met from within the village where the repair work was undertaken. It was also decided that the locally available Tractor Trolleys would be used for the work. It was due to this policy that the dam repair work at many villages have used the camel carts of the villagers there by they have benefited the local economy at the time of the repair work. In all, 34 watershed structures have been completed under this sector. al processo di recupero dei feriti e alla riabilitazione dei disabili. Particolare attenzione è stata anche riservata a coloro che hanno subito conseguenze negative a seguito di cure errate prestate immediatamente dopo il sisma. sto campo con la partecipazione e il contributo attivo dei rappresentanti dei governi locali, del Dipartimento per l’Irrigazione, delle ONG nazionali, locali e internazionali, delle organizzazioni delle comunità locali e delle agenzie dei paesi donatori. Occupazione L’obiettivo dell’iniziativa è stato di offrire opportunità dal punto di vista occupazionale per la gestione dell’alea nei talukas di Rapar, Anjar, Bhuj e Bhachchau colpiti dal sisma. La valutazione sullo stato delle dighe e delle altre strutture per la raccolta dell’acqua è stata condotta in maniera coordinata dalle ONG e dai dipartimenti governativi che operano in questo settore, quali il Dipartimento per l’Irrigazione. Grazie a tale attività di coordinamento le organizzazioni coinvolte non hanno sprecato le loro energie duplicando gli interventi, e hanno invece cercato di massimizzare il numero di strutture analizzate e quindi sottoposte a riparazione. Il progetto aveva l’obiettivo di risanare il massimo numero possibile di dighe (almeno quelle più importanti) prima della stagione dei monsoni. Il progetto prevede anche interventi di ripristino della sorgente di acqua potabile in ogni villaggio, delle sorgenti di acqua per il bestiame e per l’irrigazione. Ciò al fine di contribuire alla ripresa dell’economia locale, realizzare una mappa delle risorse idriche per una gestione di lungo termine e ridurre il rischio. Negli ultimi anni, nei villaggi dell’intero distretto sono state costruite centinaia di strutture per la raccolta dell’acqua sotto forma di dighe di piccole e medie dimensioni. A seguito del sisma molte di queste strutture sono andate distrutte (complessivamente nel distretto di Kutch sono state danneggiate 468 dighe piccole e medie). La riparazione delle dighe rappresenta una delle priorità dell’UNDP nel distretto di Kutch. Molte delle strutture per la raccolta dell’acqua hanno subito danni e rischiano di crollare nel periodo dei monsoni. Mediante un efficace sistema di coordinamento l’UNDP ha contribuito a definire una strategia in que- E’ stato infine completato un piano di recupero delle dighe danneggiate ed è stato deciso che, per quanto possibile, la manodopera per il lavoro di riparazione dovesse essere reclutata nei villaggi Tutto ciò ha portato al completamento di un’ampia indagine sulle strutture per la raccolta dell’acqua condotta da gruppi di ingegneri del governo e delle diverse ONG, con il supporto tecnico degli ingegneri del NUNV che lavorano per l’UNDP. In base alla priorità di intervento le dighe sono state classificate in diverse categorie a seconda del livello di danno presentato e della disponibilità/accessibilità di acqua potabile per gli abitanti del villaggio E’ stato infine completato un piano di recupero delle dighe danneggiate ed è stato deciso che, per quanto possibile, la manodopera per il lavoro di riparazione dovesse essere reclutata nei villaggi. E’ stato anche deciso di utilizzare per i lavori i trattori disponibili a livello locale. Grazie a questa politica, per i lavori di riparazione delle dighe in molti villaggi sono state utilizzate le camel carts degli abitanti dei villaggi, determinando così un beneficio per l’economia locale nella fase dei lavori. Complessivamente sono stati completati 34 bacini idrici. 75 The Islamic Republic of Iran Background In the year 2000, Iran experienced for the second year in succession a prolonged and severe drought, the worst in the past 30 years. More than half of the country’s population and two thirds of the provinces were adversely affected by the drastic fall in precipitation during 1999-2000 to only 62% of the average, and by the severe deterioration and decrease of ground and surface water resources. During this period, surface water flows fell to between 40% to 92% of the average, and ground water levels declined substantially. 76 Furthermore, 80% of drinking wells suffered from low yield and their quality was in danger of further deterioration by the intrusion of salt, contaminants, or outright dryness. The sustained drought disrupted economic activity, primarily in agriculture and livestock sectors. The crops in 8.4 million hectares of farms and orchards were lost, while wheat and barley production (the main grains produced in the country) was more than 3 million tonnes below that of the previous year. As a consequence, the livelihoods especially of the most vulnerable groups in rural regions and among nomadic populations have become seriously threatened. The environmental impact of the drought has been severe, affecting large stretches of wetlands, lakes, and forests. Environmental degradation has contributed to greater health risks, due to malnutrition and waterborne diseases. The severe drop in water tables poses a serious threat to public health. High risks of diarrheal diseases and the pollution of aquifers, water cisterns and storage places are particularly alarming. Thus, if urgent preventive and Intervention type Water tanks purchase Location Sistan and Baluchestan, Khorassan, Yazd,Kerman, Khozistan, Fars, Hormozgan, and Boushehr Italian Co-operation contribution 2.1 million Euro Repubblica Islamica dell’Iran Tipo di intervento Acquisto di serbatoi idrici Località Sistan e Belucistan, Khorassan, Yazd,Kerman, Khozistan, Fars, Hormozgan, e Boushehr Contributo Cooperazione italiana 2,1 milioni di Euro Premessa Nel 2000 l’Iran è stato colpito per il secondo anno consecutivo da una siccità grave e prolungata, la peggiore degli ultimi 30 anni. Oltre metà della popolazione del paese, in due terzi delle province, ha sofferto drastiche riduzioni delle precipitazioni, che nel biennio 1999-2000 non hanno superato il 62% dei livelli storici medi. Per effetto del depauperamento delle falde freatiche e del prosciugamento pressoché totale delle acque superficiali (con i livelli dei fiumi su valori compresi tra il 40 e il 92% di quelli normali), l’acqua potabile scarseggia nell’80% dei pozzi e si è addirittura esaurita in altri. La poca acqua che ancora viene attinta è di scarsa qualità per effetto di processi di salinizzazione o di inquinamento. La siccità pregiudica l’esercizio di attività economiche come l’agricoltura e la zootecnia. In numerose fattorie, per una superficie coltivata di circa 8,4 milioni di ettari, le produzioni ortofrutticole sono andate perdute mentre i raccolti di grano e orzo (i principali prodotti cerealicoli del paese) registrano un calo di oltre tre milioni di tonnellate rispetto all’anno precedente. La sopravvivenza delle classi rurali più disagiate e di taluni gruppi nomadi è messa a serio rischio. Gli effetti negativi della siccità sull’ambiente sono particolarmente evidenti in vaste zone di terreno paludoso, intorno ai laghi e nelle foreste. Il degrado dell’ambiente aggrava i già seri problemi igienico-sanitari del paese, riconducibili a malnutrizione e al consumo di acqua inquinata. Il vistoso abbassamento dei livelli delle falde freatiche pregiudica seriamente la salute della popolazione in tutto il paese. Le probabilità di contrarre malattie diarroiche si moltiplicano per l’inquinamento delle falde, delle cisterne e delle riserve d’acqua. In mancanza 77 remedial action is not undertaken, the already severe human suffering could reach critical levels. Given the country’s geographic diversity, the impact of the drought has varied significantly: the southern, eastern and central regions were the worst hit. 18 of the 28 provinces and 37 million people – more than half of the population – with little or no economic alternative, have suffered the heaviest losses. Official sources estimate that 12 million people living in urban and rural areas suffer from a shortage of drinking water. Large urban populations and thousands of rural villages and nomadic communities have become completely dependent on mobile and stationary water tankers as the only means to minimum potable water requirements. The often unsanitary state of water containers poses a major threat to the public health of the population and enhances the risk of epidemics. As a result of the situation, a large percentage of the rural population might have no choice but to migrate to cities. This would only put greater pressure on the country’s limited resources and further deteriorate living conditions. 78 Objectives Since May 2000, various UN agencies in co-operation with the government, have been involved in attempts to assess the extent of the drought damage in Iran. The government has concentrated its efforts on providing water tankers, domestic water purifiers, food supplies and fodder to meet the immediate needs of its people and livestock. UN assistance is not intended to substitute the govern- The environmental impact of the drought has been severe, affecting large stretches of wetlands, lakes, and forests di tempestivi interventi, le gravi sofferenze della popolazione minacciano di raggiungere livelli critici. Il profilo orografico assai differenziato del paese fa sì che le conseguenze della siccità varino sensibilmente di zona in zona, ma le regioni meridionali, orientali e centrali sono le più colpite. 37 milioni di persone in 18 province su 28 – oltre la metà della popolazione – ne subiscono i maggiori danni e mancano di sbocchi economici alternativi. Fonti ufficiali stimano in 12 milioni le persone prive di sufficienti scorte d’acqua potabile nei centri rurali e urbani. Grandi agglomerati urbani e migliaia di villaggi in campagna, oltre che le comunità nomadi, dipendono in larga parte dalle forniture idriche assicurate da serbatoi d’acqua mobili e fissi, i soli mezzi a disposizione per coprire il fabbisogno minimo di acqua potabile. Le impurità contenute nell’acqua conservata nei serbatoi costituiscono un ulteriore pericolo per la salute della popolazione e accrescono i rischi di epidemie. Con queste premesse, non è escluso che larghi strati della popolazione finiscano per migrare nelle città, mettendo a dura prova le già scarse risorse del paese e aggravando ulteriormente la situazione. Obiettivi L’impatto ambientale della siccità è stato violento, interessando vasti tratti di terre paludose, laghi e foreste Dal maggio 2000, diverse agenzie ONU collaborano col governo iraniano per assisterlo nella quantificazione dei danni complessivamente prodotti dalla siccità nel paese. Per far fronte ai bisogni essenziali degli abitanti e del bestiame, il governo distribuisce serbatoi e impianti domestici di purificazione dell’acqua, oltre che scorte di derrate alimentari e mangimi. Pur senza sostituirsi al governo del paese, le Nazioni Unite intendono integrarne gli sforzi nelle regioni in condizioni potenzialmente più critiche. Per garantire una reale valutazione della situazione, le Nazioni Unite hanno finanziato una missione congiunta di ricognizione dei bisogni più urgenti, conclu- 79 ment’s responsibilities, but to supplement its efforts in the most critical areas. The UN funded an interagency needs assessment mission to highlight the severity of the situation. As a result, the UN Technical Mission report on the Drought Situation in the Islamic Republic of Iran was published in August 2000. The report identified the most severely hit provinces (Khorassan, Sistan and Baluchestan, Hormozgan, Fars, Khozistan) and concluded that rapid and flexible provision of potable water to the worst affected areas should be the highest priority of the drought relief effort. It was further concluded that mobile water tankers are the most appropriate means for delivering drinking water to urban, rural and nomadic populations and livestock, on the grounds that the beneficiary populations are scattered throughout several provinces and over vast and often difficult to reach territories. Moreover, mobile water tankers are the fastest, cheapest and most flexible means of delivering drinking water on a regular basis to scattered populations who have no alternative. The report also identified the need for immediate international assistance. Several multilateral agencies and governments have responded to this call. 80 In early August 2000, Italy through the Co-operation’s Emergency Response Department was the first country to make a pledge of 2.1 million Euro. It was decided that the Italian contribution be used by the UNDP office in Tehran for the immediate purchase of 32 mobile tankers with a capacity of 18-24 thousand litres to deliver drinking water for human consumption in eight of the worst affected provinces, namely Sistan and Baluchestan, Khorassan, Yazd, Kerman, Khozistan, Fars, Hormozgan, and Boushehr. The total population of these provinces according to the 1996 census was 20 million, with a total rural population of 8.5 million and an internally displaced population of 157,000. The populations affected by the drought are the end beneficiaries of the project, which was completed early in 2001 with the procurement and distribution of the water tankers. urbane, rurali e nomadi da raggiungere sono dislocate su un vasto territorio in gran parte impervio, si è inoltre raccomandato l’utilizzo di cisterne mobili quale mezzo più idoneo, economico e flessibile per garantire sufficienti scorte di acqua potabile a una popolazione sparsa e priva di alternative. Infine nel rapporto è stato auspicato un tempestivo intervento degli organismi internazionali per assistere le popolazioni in difficoltà. Numerosi enti multilaterali e governi hanno risposto all’appello. Nei primi giorni dell’agosto 2000 l’Italia, attraverso l’Ufficio Emergenze della Cooperazione, è stata tra i primi ad offrire uno stanziamento di 2,1 milioni di Euro. L’Ufficio UNDP di Teheran è stato incaricato di utilizzare questo finanziamento per acquistare al più presto 32 serbatoi mobili da 18-24 mila litri ciascuno destinati a coprire il fabbisogno immediato di acqua potabile in otto delle province più colpite: Sistan, Belucistan, Khorassan, Yazd, Kerman, Khozistan, Fars, Hormozgan e Boushehr. Nel 1996, anno dell’ultimo censimento, queste regioni erano abitate da 20 milioni di persone, di cui 8,5 milioni residenti in zone rurali e 157.000 sfollati. sasi nell’agosto 2000 con la pubblicazione di un rapporto sulle conseguenze della siccità in Iran. Nel rapporto si individuano le province maggiormente colpite (Khorassan, Sistan, Belucistan, Hormozgan, Fars, Khozistan) raccomandando l’adozione di procedure quanto più possibile flessibili per distribuire tempestivamente scorte di acqua potabile nelle regioni maggiormente colpite. Poiché le popolazioni I destinatari del progetto, che è stato interamente realizzato nei primi mesi del 2001 con l’acquisto e la distribuzione dei serbatoi d’acqua, sono state le popolazioni urbane, rurali e nomadi colpite dalla siccità. 81 Mozambique Background Mozambique is highly vulnerable to disasters caused by climatic changes. In recent years, it has been regularly affected by droughts, floods and cyclones which have had a negative impact on the country’s economic and social development. In February 2000, Mozambique faced the worst ever seen floods in nearly half a century, caused by heavy rains and three tropical cyclones. The most affected provinces were Maputo, Gaza, Inhambane, Sofala and Manica. Moreover, other countries in the region, where the sources of nine of Mozambique's rivers are found, were also hit by heavy rains and floods. As a consequence, these countries were forced to open the sluice gates of dams and release water that subsequently flooded into Mozambique. 82 Some 4.5 million people, equivalent to about 27% of the country’s population, were affected by the disaster. Of these, some 2 million faced severe economic difficulties. Particularly vulnerable among the estimated 544,000 displaced people were women, children and elderly people. Losses included possessions, homes, shops, vehicles, animals, crops and fields. Due to the destruction of land, communications and infrastructure, many people have no access to their property or to any means of subsistence. Estimates indicate that about 10% of the country’s cultivated land has been destroyed, 90% of its operational irrigation structures damaged, and over 20,000 cattle have disappeared. Moreover, public buildings, schools, health posts and hospitals have been destroyed. Water and energy supply systems Intervention type Community rehabilitation within the flood affected areas Location Maputo, Inhanbane, Gaza, Sofala, Manica, Mave, Machanga, Xai-Xai, Lumumba, Magule, Kongolote, Hulene, Moamba, Mambane Italian Co-operation contribution 3.1 million Euro Mozambico Tipo di intervento Aiuti alle comunità alluvionate Località Maputo, Inhanbane, Gaza, Sofala, Manica, Mave, Machanga, Xai-Xai, Lumumba, Magule, Kongolote, Hulene, Moamba, Mambane Contributo Cooperazione italiana 3,1 milioni di Euro Premessa I disastri naturali dovuti a repentini cambiamenti meteorologici sono tutt’altro che rari in Mozambico, un paese che in anni recenti è stato ripetutamente teatro di cicloni, alluvioni e periodi di siccità che ne hanno sensibilmente frenato la crescita economica e sociale. Nel febbraio 2000, piogge torrenziali e tre cicloni tropicali hanno causato in Mozambico le alluvioni più disastrose degli ultimi cinquant’anni. Le più colpite sono state le province di Maputo, Gaza, Inhambane, Sofala e Manica. Anche i paesi confinanti, soprattutto quelli in cui si trovano le sorgenti dei nove fiumi che attraversano il Mozambico, furono colpiti da piogge e piene altrettanto disastrose e si videro costretti ad aprire le chiuse delle loro dighe, inondando così il territorio del Mozambico. Poco meno di 4,5 milioni di persone, il 27% della popolazione del paese, furono coinvolte nel disastro. Si calcola che circa due milioni abbiano dovuto fronteggiare gravi difficoltà economiche. Tra i circa 544.000 sfollati le categorie sociali maggiormente a rischio sono state donne, bambini e anziani. Le inondazioni hanno spazzato via case e negozi, mezzi di trasporto, animali e raccolti e distrutto terreni e campi. La distruzione di molte vie di comunicazione e infrastrutture ha impedito a gran parte della popolazione di accedere ai propri beni per procurarsi mezzi di sussistenza anche minimi. Si stima che le devastazioni abbiano interessato il 10% circa di tutte le terre coltivate, con danni al 90% degli impianti di irrigazione e scomparsa di oltre 200.000 capi di bestiame. Oltre a scuole, edifici pubblici, ambulatori e ospedali, sono andati distrutti gli 83 have been seriously damaged, as have road networks, railways and telecommunications. The scale of the disaster was such that national resources were unable to deal with the emergency situation. Thus the government launched an international appeal for emergency assistance and initial rehabilitation. In this context, the Italian government, through the Italian Co-operation’s Emergency Response Department, agreed to support a community rehabilitation programme to benefit vulnerable people affected by the floods, with a contribution of approximately 2.6 million Euro. The contribution of Italy was channelled through the Trust Fund for Crisis, Post-Conflict and Recovery managed by the UNDP/BCPR. In view of the complexity of the situation and in order to address a broad range of multi-sectoral needs in different affected locations, the Italian-funded programme comprises three projects: Project 1 84 Purchase and Distribution of Seeds and Tools The Ministry of Agriculture and Rural Development estimated that 126,600 rural households were damaged by the floods and some 139,000 hectares of planted crops were destroyed or seriously damaged. As a result, crop planting in the region could continue to be seriously affected in the future. The overall objective of the project was, therefore, to provide critical seed production items to farmers in the southern and central provinces affected by the flooding so that they could begin to re-establish their farming livelihoods. The worst affected farm- Progetto 1 impianti di erogazione dell’elettricità e dell’acqua, strade, ferrovie e sistemi di telecomunicazione. Di fronte alle immani dimensioni del cataclisma, le risorse nazionali non sono bastate neppure a tamponare le emergenze più urgenti. Di qui l’appello del governo del paese alla comunità internazionale e la richiesta di fondi per coprire almeno il costo degli aiuti immediati e dei primi interventi di recupero. Raccogliendo l’appello, tramite l’Ufficio Emergenze della Cooperazione, l’Italia si è impegnata a finanziare un programma di aiuti agli alluvionati in condizioni più gravi e ha stanziato risorse per un totale di circa 2,6 milioni di Euro. Il contributo italiano è stato erogato attraverso il Fondo Fiduciario per Interventi in Situazioni di Crisi e di Recupero Postbellico dell’Ufficio per la prevenzione delle crisi e il recupero dell’UNDP. Data la complessità della situazione e la necessità di soddisfare un gran numero di esigenze in molti settori e in diverse località, l’iniziativa finanziata dall’Italia è articolata in tre progetti. Acquisto e distribuzione di semi e attrezzi agricoli Il Ministro per l’Agricoltura e per lo Sviluppo Rurale ha stimato in 126.000 le aziende agricole danneggiate dalle inondazioni e in 139.000 ettari le aree coltivate distrutte o seriamente danneggiate. Il disastro è stato di natura tale da porre una seria ipoteca sulla crescita futura della regione. Circa 4 milioni e mezzo di persone, il 27% della popolazione, sono state colpite dal disastro L’obiettivo iniziale del progetto è stato, pertanto, di fornire agli agricoltori delle province meridionali e centrali alluvionate almeno i semi occorrenti per le primissime coltivazioni. I materiali e gli attrezzi necessari per le semine di marzo-aprile 2000 sono stati distribuiti tra gli agricoltori in stato di maggiore bisogno. I beneficiari del progetto sono state le circa 60.000 aziende agricole a conduzione familiare (ovvero in totale circa 300.000 persone). Le famiglie contadine hanno ricevuto ciascuna un pacco di 13 kg di semi e gli attrezzi agricoli essenziali. 85 ers were provided with a standard emergency package of seeds and tools for crops to be planted in the second crop season (March/April 2000). The project was designed to benefit 60,000 farming families (approximately 300,000 people). Each family received one package of 13 kg of seeds and basic agricultural tools. In December 2000, all the seeds and tools were delivered and distributed. The project was executed by the Ministry of Agriculture in close co-operation with UNDP and the Italian Co-operation. FAO provided the technical expertise. Project 2 86 Assistance to Post-Conflict Capacity Building for Provincial Authorities The project was aimed at restoring basic infrastructure and equipment for provincial, district and other local-level government authorities in the worst floodaffected areas. Through such rehabilitation and reconstruction efforts, the authorities were able to rapidly recommence carrying out their normal functions, ensuring that governance structures functioned well. The immediate objectives were to identify locations where project resources were most urgently needed to restore minimal government functions and to carry out reconstruction work and purchase equipment to restore minimal government functions in chosen areas. In April 2000, the original project document was submitted to the Ministry of Foreign Affairs of Mozambique for approval. The project was then implemented and fully met its objectives. Al 31 dicembre 2000, i semi e gli attrezzi acquistati erano stati regolarmente distribuiti. Il progetto è stato eseguito dal Ministero per l’Agricoltura in stretto coordinamento con l’UNDP e la Cooperazione Italiana. La FAO ha fornito la propria consulenza tecnica. Progetto 2 Assistenza alle autorità provinciali nella realizzazione del proprio programma di ricostruzione Nel quadro di questo progetto si è previsto il ripristino di infrastrutture essenziali e delle dotazioni logistiche necessarie per il funzionamento degli uffici provinciali, di distretto e comunali nelle zone maggiormente colpite dal disastro. Gli aiuti promessi hanno consentito alle autorità di riprendere rapidamente le loro consuete funzioni e di garantire il regolare funzionamento degli uffici pubblici. Tra gli interventi attivati vanno citate l’individuazione delle aree in cui il ripristino delle funzioni amministrative minime era più urgente, e il finanziamento dei lavori di ricostruzione e degli acquisti di mezzi e materiali per alcune zone opportunamente selezionate. Il primo documento progettuale è stato sottoposto all’approvazione del Ministero per gli Affari Esteri del Mozambico nell’aprile 2000. Successivamente, il progetto è stato realizzato e ha pienamente raggiunto gli obiettivi prefissati. Progetto 3 Aiuti alle comunità alluvionate del Mozambico Scopo del progetto è stato l’erogazione di aiuti alle comunità di 11 distretti alluvionati a Maputo, Inhanba- 87 Project 3 ■ construction of a health centre in Kongolote; ■ reconstruction of school compounds in Moamba; ■ water supply and food security for the flood-af- Community Rehabilitation in the Flood-Affected Areas in Mozambique The objective of this project was to contribute to sustainable recovery in 11 selected flooded districts in Maputo, Inhanbane, Gaza, Sofala and Manica. The immediate objectives were to support the following: ■ the resettlement of vulnerable people affected by the floods; ■ the recovery of their livelihoods; ■ development of income generating activities. These activities would integrate: ■ rehabilitation of socio-economic infrastructures; ■ support to the recovery of production and trading; ■ support to the local communities in managing the resettlement of the flood victims; ■ promote the empowerment of the communities through training and public education in development areas. 88 The programme, which consisted of 12 projects, has been implemented by 11 NGOs working in Mozambique, namely COSVI, ACAV, Terre des Hommes, Progetto Sud, CIES, ISCOS, COOPI, Comunità di Sant’Egidio, CCS and MOLISV. The project’s implementation began in September 2000 and was completed at the end of 2001. The various activities implemented under this project were the following: ■ sustain the Order of Mothers of Charity relief centres and local communities in Hulene through the construction of a land embankment and the drawing up of a drainage plan; Some 4.5 million people, equivalent to about 27% of the country’s population, were affected by the disaster fected population in Moamba to include the rehabilitation of 1.6 kilometers of the irrigation channels and 1.1 kilometres of drains of the two blocks which constitute Moamba’s irrigation system and respective water pumping system; ■ rehabilitation of school infrastructures in Magude; ■ rehabilitation of internally displaced people in Manhica through the construction of 120 houses, 120 latrines, 3 bore-wells to support the resettlement of families in Manhica; ■ construction of 60 semi-conventional houses in Xai-Xai to benefit disadvantaged groups (women and physically disabled people who are heads of households); ■ construction of a water supply system for Patrice Lumumba; ■ re-establishment of the population displaced by the floods in Nova Mambone; ■ reconstruction and rehabilitation of school and healthcare facilities in Buzi and Machanga; ■ construction of some 260 traditional houses in Machanga; ■ provision of support to the households affected by the floods in Mave, including the construction of a three-classroom school, a teacher’s house and 2 latrines in conventional building materials. ne, Gaza, Sofala e Manica. L’obiettivo immediato era di consentire agli alluvionati in condizioni più disagiate: ■ di riprendere le loro consuete abitudini di vita; ■ di procurarsi sufficienti mezzi di sostentamento; ■ lo sviluppo di attività che producano reddito. Tra gli interventi vanno menzionati: ■ ripristino delle infrastrutture socio-economiche; ■ aiuti alle attività produttive e commerciali; ■ supporto alle comunità locali nell’erogazione di aiuti alle vittime dell’alluvione; ■ corsi di addestramento professionale e altri servizi di istruzione pubblica finalizzati all’elevazione dei livelli culturali e di preparazione degli abitanti delle aree destinatarie del progetto. L’iniziativa si è articolata in 12 progetti affidati ad 11 ONG attive in Mozambico (COSVI, ACAV, Terre des Hommes, Progetto Sud, CIES, ISCOS, COOPI, Comunità di Sant’Egidio, CCS e MOLISV). L’iter attuativo del progetto è stato avviato nel settembre 2000 e si è l’Italia si è impegnata a finanziare un programma di aiuti agli alluvionati in condizioni più gravi e ha stanziato risorse per un totale di circa 2,6 milioni di Euro concluso alla fine del 2001. L’iniziativa comprende le seguenti attività: ■ finanziamenti all’Ordine delle Madri della Carità; costruzione di argini rilevati e stesura di un piano di prosciugamento del territorio nella regione di Hulene; ■ costruzione di un centro sanitario a Kongolote; ■ ricostruzione di alcuni edifici scolastici nel distretto di Moamba; ■ forniture di acqua e derrate alimentari agli alluvionati del distretto di Moamba e ripristino di canali di irrigazione per complessivi 1,6 chilometri, canali di scolo per una lunghezza di 1,1 chilometri e impianti di pompaggio dell’acqua nelle due sezioni costituenti l’impianto irrigotecnico complessivo del distretto di Moamba; ■ ricostruzione di alcune strutture scolastiche danneggiate a Magude; ■ aiuti agli sfollati alloggiati nel distretto di Manica, con costruzione di 120 case, 120 servizi igienicosanitari e tre pozzi; ■ costruzione di 60 case tradizionali per soggetti in condizioni particolarmente precarie (famiglie con capifamiglia donne o disabili) nella città di Xai-Xai; ■ costruzione di un impianto di distribuzione idrica in località Patrice Lumumba; ■ aiuti agli alluvionati di Nova Mambone, costretti a lasciare le proprie case a seguito del disastro; ■ ripristino e ricostruzione di edifici scolastici e centri sanitari a Buzi e Machanga; ■ costruzione di circa 250 case di tipo tradizionale a Machanga; ■ assistenza alle famiglie alluvionate di Mave: costruzione di un edificio scolastico composto di tre aule, dell’alloggio per l’insegnante e di due servizi igienici da realizzarsi con l’uso di materiali edili convenzionali. 89 Venezuela Background Venezuela was lashed by intense rainfall in the third week of December 1999, with recorded daily precipitation exceeding the annual average rainfall. This unusual meteorological phenomenon led to flooding and mudslides along the northern-central coast and in the northwestern region of the country, with catastrophic effects for the population and severe damage to the natural environment. This has been the greatest disaster for the Venezuelan people in the country’s contemporary history. Vargas State was the most severely damaged, followed by the Federal District and the States of Miranda, Carabobo, Yaracuy, Falcon and further west, Zulia and Tachira States. Along the northwestern and northeastern coasts, the intense rainfall exceeded the retaining capacity of dams and in the case of Falcon and Miranda States, the retaining walls collapsed, allowing the water to sweep away everything in its path – roads, highways, houses and other infrastructure – and likewise flooding extensive stretches of agricultural land. 90 The magnitude of the tragedy was enormous, including loss of lives, sources of employment and infrastructure. In addition, the beaches, offshore islands and keys on the western coast were polluted by the waste deposited by marine currents. The impact of the disaster was particularly severe in the housing and health sectors. Overall, the institutional, economic and social sectors in the whole country were affected to a greater or lesser degree by the disaster. The sum of the direct and indirect damage has been estimated at over 3 billion Euro. On 28 December 1999, the Italian Co-operation’s Emergency Response Department, announced a Intervention type Humanitarian aid programme Location Vargas, Miranda, Falcon States Italian Co-operation contribution 5.2 million Euro contribution of 5.2 million Euro to be channelled through the UNDP/BCPR for use in emergency interventions and in the rehabilitation of the affected sectors and areas. Objectives The overall development objective of the project is to contribute to the efforts of the Venezuelan government and people in providing rapid, worthy and sustainable responses to the areas devastated by the torrential rains and floods. This aid, in addition Venezuela Tipo di intervento Programma di aiuti d’emergenza Località Stati di Miranda, Vargas e Falcon Contributo Cooperazione italiana 5,2 milioni di Euro Premessa Nella terza settimana del dicembre 1999 il Venezuela venne colpito da piogge torrenziali con precipitazioni di molto superiori alla media annuale. L’eccezionale fenomeno meteorologico provocò inondazioni e colate di fango sulle coste settentrionali e centrali e nella regione nordoccidentale del paese, con catastrofici effetti per la popolazione e gravi danni all’ambiente naturale. Il cataclisma è il più disastroso tra quelli registrati in Venezuela nell’arco dell’intero ’900. Lo stato maggiormente colpito è stato il Vargas, seguito dal Distretto Federale e dagli stati di Miranda, Carabobo, Yaracuy e Falcon e, più ad occidente, Zulia e Tachira. L’entità delle precipitazioni risultò superiore alla capacità di contenimento dei bacini di raccolta, provocando il crollo di dighe nella zona costiera nordoccidentale del paese, negli stati di Falcon e Miranda. La furia delle acque spazzò via ogni cosa, inondando e distruggendo infrastrutture, il sistema viario e vaste distese di terreno agricolo. In termini di perdite di vite umane, infrastrutture, mezzi di sostentamento e sbocchi lavorativi per la popolazione, il cataclisma ha comportato un costo immane che si somma alla contaminazione di spiagge, isole e banchi corallini al largo delle coste occidentali, dovuta ai detriti trasportati dalle correnti marine. Particolarmente gravi sono i danni a carico del settore edilizio abitativo e di quello sanitario. In termini complessivi è possibile affermare che il disastro ha colpito in misura più o meno grave le strutture istituzionali, economiche e sociali dell’intero paese. L’ammontare dei danni diretti o indiretti è stato stimato in oltre 3 miliardi di Euro. Il 28 dicembre 1999 l’Ufficio Emergenze della Coo- 91 to contributing to the re-establishment of infrastructures and basic social services, also aims at promoting projects and processes which, while improving the social wellbeing of the population, will diminish risks and protect citizens from similar events in the future. This programme is a broad intervention that consists in implementing ten rapid-impact projects in the areas of environmental clean-up, provision of drinking water, health, education and psychosocial care. The final target population of the programme is the people affected by the tragedy in the various areas selected for the implementation of the various projects, paying special attention to the poor. 92 Environmental Clean-Up Collection of urban waste, clean-up of coastal areas and elimination of polluted materials accumulated due to the collapse of the municipal waste collection and cleaning systems which occurred in Vargas State. The objective of the project is to reduce the polluting effects of residual and solid waste in Vargas State with the direct participation of the poor populations affected. This objective is to be achieved through organizing the heads of families into microbusinesses to simultaneously generate employment and income. The project was jointly implemented by the Environmental Emergency Committee of the Ministry of the Environment, Governor’s Office, Health Ministry, FUNDACOMUN and the WHO. Supply of Drinking Water Under this sector, the following two projects have been implemented: The sum of the direct and indirect damages has been estimated at 3 billion Euro ■ construction and repair of a network of wells supplying drinking water in Paez Municipality, Miranda State, to benefit some 4,000 inhabitants of various localities affected by the bursting of the El Guapo dam. The objective is to contribute to re-establishing the supply of drinking water in affected communities through the construction of 2 new wells and the recovery of 6 wells. It further aims at organizing and training people in the communal administration of wells. The implementing institutions are the Miranda State Health Corporation and HIDROVEN; ■ repair and recovery of the drinking water system in La Aguada, Colina Municipality, Falcon State, to re-establish the supply of potable water and promote community organization to administer the project. The project was implemented by HIDROFALCON in cooperation with CISP/CEPOREJUN. perazione Italiana ha annunciato uno stanziamento di 5,2 milioni di Euro, da erogarsi attraverso l’UNDP/ BCPR per finanziare interventi nelle aree e nei settori colpiti. Obiettivi Il progetto prevede azioni di supporto alle iniziative del governo venezuelano per erogare aiuti di emergenza rapidi ed efficaci agli abitanti delle zone devastate. Oltre al finanziamento di lavori di ripristino di infrastrutture e strutture di servizio sociale, sono in programma iniziative di lungo periodo finalizzate a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni colpite e a ridurre i rischi di analoghe emergenze in futuro. Si tratta di un’iniziativa a largo raggio, articolata in dieci progetti nei settori del disinquinamento ambientale, dell’erogazione di acqua potabile, della sanità, dell’istruzione e della riabilitazione psicofisica e sociale. I beneficiari ultimi del programma sono le vittime del disastro nelle regioni destinatarie dei singoli progetti, con particolare riguardo agli strati più poveri e svantaggiati della popolazione. Si stima che la somma dei danni diretti e indiretti ammonti a 3 miliardi di Euro Bonifica ambientale Raccolta dei rifiuti urbani, disinquinamento delle zone costiere e rimozione dei materiali inquinanti accumulatisi a causa dell’interruzione nel funzionamento degli impianti municipali di smaltimento dei rifiuti e di nettezza urbana dello stato del Vargas. Le misure destinate ad arginare gli effetti inquinanti dei rifiuti urbani liquidi e solidi sono state attuate coinvolgendo gli stessi cittadini. Attraverso l’offerta di sovvenzioni ai capifamiglia intenzionati a costituire microimprese si sono creati anche nuovi sbocchi lavorativi ed occasioni di reddito per la popolazione. Il progetto è stato realizzato congiuntamente dal Comitato per le Emergenze Ambientali del Ministero dell’Ambiente, dall’Ufficio del Governatore, dal Ministero della Sanità, dal FUNDACOMUN e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Erogazione di acqua potabile. Due sono i progetti messi a punto per questo settore: ■ ripristino della rete di pozzi del territorio municipale di Paez, nello stato del Miranda, e costruzione di nuovi pozzi per coprire il fabbisogno idrico degli abitanti, circa 4.000, di alcune località inondate a seguito del crollo della diga di El Guapo. Per garantire l’erogazione di acqua potabile alle comunità colpite sono stati bonificati sei pozzi esistenti e costruiti due pozzi nuovi. Sono stati tenuti corsi di addestramento per il personale addetto alla gestione della rete di pozzi comunale. Il progetto è stato realizzato dall’Autorità Sanitaria dello stato del Miranda e dall’HIDROVEN; ■ ripristino e risanamento del sistema di distribuzione idrica in località La Aguada, nel comune di Colina, stato del Falcon, per garantire la regolare erogazione di acqua potabile alla popolazione; promozione di enti collegiali cui affidare la supervisione sulle attività di progetto. Della realizzazione del progetto rispondono HIDROFALCON e CISP/CEPOREJUN. Servizi sanitari Sono state realizzate due iniziative: ■ allestimento di un laboratorio clinico e di un ambulatorio mobile a Cupira e Guapo, stato del Miranda, per garantire alle popolazioni interessate servizi medici ambulatoriali e le principali analisi cliniche 93 Health Two projects have been implemented: ■ equipping of a clinical laboratory and mobile medical brigade in Cupira and Guapo, Miranda State, to provide the affected population with outpatient medical care and clinical laboratory services for basic medical examinations. The installation of a clinical laboratory to perform basic tests in order to provide emergency medical care by means of a mobile medical team aims to reduce the risks of outbreaks of epidemics; ■ equipping of clinical laboratories and medical care services in Macuto Parish, Vargas State, to reduce the risks of epidemics and to perform basic tests to expand coverage and strengthen the intervention capacity of the Venezuelan Red Cross. Both projects were jointly managed by the Italian and Venezuelan Red Crosses. 94 Education Under this sector, three projects have been implemented. The overall objective of these projects is to contribute to normalizing school activities in Vargas and Miranda States, as well as to provide care for orphans in the Federal District. It is estimated that some 500 children, 70 of whom are orphans, will benefit from the following three projects: ■ construction and repair of the Cristobal Rojas pre-school in Catia la Mar. Implementing agencies: Ministry of Education, FEDE, MLAL, FINCOOP; ■ rebuilding and repair of affected schools in the Paez Municipality, Miranda State. Implementing agencies: Ministry of Education, FEDE, CISP and COSV; ■ expansion of the Hogar Nueva Esperanza in the Federal District to house orphaned children affected by the disaster. Implementing institutions: ASVI, ICARO. The aid also aims to promote projects and processes that will diminish risks and protect citizens from similar events in the future Psyco-Social Care The disaster in Vargas State severely affected the organization of community services and support systems both in terms of facilities and the psychosocial and community situation of the population. The objectives of the two projects implemented in the psycho-social area are to provide an estimated figure of 5,000 affected people in Vargas and Miranda States with psycho-social care, support for community organization and job training. Specifically, the two projects are as follows: ■ community services and emotional and psychosocial support modules in Marapa and Los Proceres, Vargas State. Implementing institution: FUNDACOMUN, CINS, CESVI/FUDEP; ■ community services and psycho-social support modules in the Andres Bello Municipality, Miranda State. Implementing institutions: FUNDACOMUN in cooperation with APS/SOCSAL. ■ ripristino strutturale ed ampliamento dell’asilo Cri- necessarie per le relative terapie. Allestendo un laboratorio clinico capace di eseguire le indagini cliniche di base collegate ai servizi di pronto soccorso che vengono assicurati dall’ambulatorio mobile si contribuisce anche a scongiurare i rischi di epidemie; ■ allestimento di laboratori clinici e centri di assistenza medica a Macuto, nello stato del Vargas. Il progetto in questione, che costituisce il presupposto indispensabile per garantire alla popolazione le indagini cliniche essenziali, tende a prevenire i rischi di epidemie, potenziando le capacità di intervento e ampliando il raggio d’azione delle strutture della Croce Rossa venezuelana che operano nella regione di Macuto, nello stato del Vargas. Entrambe le iniziative sono gestite congiuntamente dalla Croce Rossa italiana e da quella venezuelana. Istruzione In questo settore sono state realizzate tre iniziative, destinate a garantire la regolare ripresa delle attività scolastiche negli stati del Vargas e di Miranda e ad assistere gli orfani in tutto il distretto federale. I destinatari finali del progetto sono stimati in totale in 500 minori, tra cui 70 orfani, che hanno beneficiato delle seguenti tre iniziative: stobal Rojas di Catia la Mar. Enti preposti: Ministero dell’Istruzione, FEDE, MLAL e FINCOOP; ■ ripristino di edifici scolastici a Paez, nello stato del Miranda. Enti preposti: Ministero dell’Istruzione, FEDE, CISP e COSV; ■ ampliamento delle strutture dell’Hogar Nueva Esperanza, nel Distretto Federale, in vista dell’accoglimento di bambini resi orfani dal disastro. Enti preposti: ASVI e ICARO. L’aiuto ha anche lo scopo di promuovere progetti e processi che in futuro diminuiscano i rischi e proteggano i cittadini da eventi di analoga portata Assistenza psicofisica e sociale Nello stato del Vargas, il disastro ha seriamente danneggiato le infrastrutture pubbliche, con gravi risvolti di ordine organizzativo e ripercussioni negative sulle condizioni psichiche e sociali della popolazione. Le due iniziative previste in questo settore, da realizzarsi negli stati del Vargas e di Miranda, sono finalizzate a garantire assistenza psicofisica e sociale a circa 5.000 persone e ad assistere le comunità locali nei loro sforzi per organizzarsi adeguatamente. Sono inoltre previsti corsi di formazione. Nello specifico, le due iniziative prevedono: ■ servizi alla comunità, in particolare moduli di assistenza psicofisica e sociale; sedi di intervento: Marapa e Los Proceres, stato del Vargas. Enti preposti: FUNDACOMUN, CINS, CESVI/FUDEP; ■ servizi alla comunità, in particolare moduli di assistenza psicofisica e sociale; sede di intervento: comune di Andres Bello, stato del Miranda. Enti preposti: FUNDACOMUN, in collaborazione con APS/SOCSAL. 95 4 OTHER JOINT INITIATIVES TO STRENGTHEN THE RESPONSE TO HUMANITARIAN CRISES I n addition to projects responding to conflict situations and natural disasters, the collaboration between the Italian Co-operation’s Emergency Response Department and UNDP also covers other related activities. The programme aimed at fighting the HIV/AIDS epidemic in eight African countries is of primary importance. Training, publication and information dissemination are particularly crucial. The initiatives undertaken in these sectors are described in this chapter. 96 Bilateral Fund HIV/AIDS Technical Assistance Health project in Libya Other joint projects launched during 2001-2002: an overview 4 ALTRE INIZIATIVE COMUNI DI RISPOSTA ALLE CRISI UMANITARIE ltre ai progetti tesi a fronteggiare le situazioni di conflitto e i disastri naturali, la collaborazione fra l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana e l’UNDP si estende anche ad altre attività collegate. O Di fondamentale importanza il programma di lotta all’epidemia di HIV/AIDS in otto nazioni africane. Altrettanto fondamentali le attività di formazione, quelle editoriali e di diffusione dell’informazione. Il presente capitolo illustra quanto realizzato in questi settori. Il Fondo bilaterale Assistenza tecnica sull’HIV/AIDS Progetto sanitario in Libia Altri progetti comuni sviluppati tra il 2001 e il 2002: una panoramica 97 Bilateral Fund Within the Trust Fund for Crisis, Post-conflict and Recovery, a Bilateral Fund has been established to undertake a series of activities aimed at strengthening the operational capacity and implementation of programmes. Establishment of UNDP/BCPR Support Unit in Rome In view of the growing number of initiatives launched by the Italian Co-operation’s Emergency Response Department and the UNDP/ BCPR, it was decided to establish a UNDP/ BCPR Unit in Rome to function as the operational arm of BCPR in all technical aspects related to activities undertaken jointly. 98 The UNDP/BCPR Unit in Rome ensures that activities implemented with Italian contributions are monitored and evaluated in a timely and accurate manner, and that appropriate reporting is submitted to the Italian government on a regular basis. To this effect, evaluations aimed at reviewing the overall impact of the programmes implemented in Venezuela, Eritrea and Mozamique were conducted in April and June 2001 and in March 2002, respectively. External evaluators from other donor countries and academic institutions also participated in this exercise. An evaluation of all major programmes executed in 2000/2001 by the end of 2002. Among other functions, the Unit also liaises with other donors, International Organizations and relevant institutions to co-ordinate strategies for international assistance in the transition from relief to rehabilitation. It liaises with Italian NGOs implementing projects in partnership with UNDP/BCPR, The UNDP/BCPR Unit in Rome ensures that activities implemented with Italian contributions be monitored and evaluated in a timely and accurate manner. It also ensures that appropriate reporting be submitted to the Italian government on a regular basis ensures appropriate follow-up on the implementation of the activities funded with Italian contributions, prepares donor conferences and international meetings, and undertakes public information activities. Training activities In close co-ordination with the Italian Co-operation’s Emergency Response Department, UNDP organises training activities for humanitarian operators in Crisis, Post-conflict and Recovery situations. The courses either address in general terms the issues of response to humanitarian crises in conflict/natural disasters or focus on specific the- Il Fondo bilaterale tivo del BCPR nella conduzione tecnica delle future iniziative congiunte dei due organismi in situazioni di crisi e post-conflitto. L’Unità UNDP/BCPR a Roma garantisce che le iniziative BCPR finanziate con risorse italiane siano costantemente monitorate e prontamente valutate e trasmette periodici rapporti agli organi governativi italiani. In quest’ottica, col concorso di esperti di altri paesi donatori e alcuni istituti universitari, nell’aprile 2001 sono state condotte delle valutazioni dei risultati ottenuti dai programmi realizzati in Venezuela, Eritrea e Mozambico. Allo stato si prevede che anche i dati sugli esiti dei principali interventi realizzati negli anni 2000/2001 saranno resi disponibili entro la fine del 2002. Nell’ambito del Fondo Fiduciario per Interventi in Situazioni di Crisi e di Recupero Postbellico è stato creato un Fondo Bilaterale per intraprendere una serie di attività tese a rafforzare la capacità operativa e di realizzazione dei programmi. Creazione dell’ufficio di collegamento UNDP/ BCPR a Roma Per amplificare le sinergie della stretta collaborazione tra l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana e l’Ufficio per la prevenzione delle crisi e il recupero dell’UNDP, nel quadro del partenariato, fu deciso di istituire a Roma un’unità di collegamento UNDP/ BCPR alla quale affidare le funzioni di braccio opera- L’Unità UNDP/BCPR di Roma garantisce che le attività intraprese grazie ai fondi italiani stanziati per il BCPR vengano seguite e controllate in modo tempestivo e accurato, e che all’Italia venga presentato un rapporto periodico sulle attività svolte Oltre a svolgere altre funzioni, l’Unità cura i contatti con gli altri paesi donatori, con gli organismi internazionali e con le loro istituzioni, al fine di coordinare le strategie di intervento disegnate a livello internazionale in vista del già citato salto di qualità dalla semplice assistenza all’aiuto allo sviluppo. L’Ufficio gestisce anche i rapporti con le ONG italiane incaricate di attuare i progetti in collaborazione con l’UNDP/ BCPR; verifica l’andamento delle iniziative finanziate dall’Italia e organizza incontri tra i donatori, convegni internazionali e altre iniziative atte a pubblicizzare le iniziative assunte. Attività di formazione L’UNDP organizza, in stretto coordinamento con l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana, corsi di formazione per gli operatori chiamati a gestire gli interventi di assistenza umanitaria in situazioni di crisi, post-conflitto e di recupero. Normalmente i corsi ver- 99 matic issues. In this respect, three training courses were held in December 2000, July 2001 and May 2002. In addition, a thematic workshop on Gender Approach in Crisis Situations took place in April 2001. Each course was attended by 30 participants from NGOs, local governments and other institutions. Three courses were held at the Diplomatic Institute “Mario Toscano” of the Ministry of Foreign Affairs, while the course held in May 2002 was organised in co-operation with Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), in Milan. 100 Ad Hoc Projects In some specific circumstances funds were allocated from the Bilateral Fund in order to accelerate the response to some crisis situations and ensure a prompt delivery of assistance. To this effect, 258,000 Euro were disbursed to address the immediate needs of the victims of the flood which hit Ukraine in 2001. 258,000 Euro were contributed toward the UNDP programme in Somalia to implement a project in the agricultural sector. Moreover, following the humanitarian catastrophe in the Galapagos, 103,000 Euro were utilized to contribute to the undertaking of a multi-sectoral scientific mission by the Rome “La Sapienza” University to assess the damages and develop a long term recovery plan for the affected area. Conference on Humanitarian Demining 41,000 Euro were allocated from the Bilateral Fund for organizing a Conference on Humanitarian Demining in Southern Lebanon which was held in Beirut in May 2001. The Conference proved to be a major success: it was instrumental in bringing this critical issue to the attention of the international community and generated high interest and support among many donors. Among other functions, UNDP/BCPR also liaises with other donors, International Organizations and relevant institutions to coordinate strategies for international assistance in the transition from relief to rehabilitation Integrated Local Solutions to the chronic emergency of fires in the Brazilian Amazonas In the spring of 2001 the Italian Co-operation, the UNDP/BCPR and Friends of the Earth-Brazilian Amazon organised a conference in Brasilia to present the results of the programme “Fire: Chronic Emergency”. This contributed to a drastic reduction of forest fires in the areas where it was implemented in the year 2000. The programme was funded by the Italian Cooperation’s Emergency Response Department, while Friends of the EarthBrazilian Amazon provided the technical field implementation. The uncontrolled use of fire for agriculture and cattle ranching – and its impacts on the environment, society and general health – constitute an emergency in many regions of the Amazonas, as well as being a chronic problem. Therefore, the programme’s principal objective is to integrate emergency action with preventive measures. The second objective is to undertake a test of integrated action on a municipal level, with the involvement of all relevant economic, social and institutional actors. The programme is generating lessons to intervene on a more far-reaching basis. All activities are defined locally and vary with each town’s individual needs. tono sulle tematiche connesse alle azioni umanitarie da attivare in occasione di emergenze naturali o belliche, ma sono previsti anche corsi su problematiche di ordine più specifico. In questo contesto, sono stati organizzati tre corsi di formazione, rispettivamente nel dicembre 2000, nell’aprile 2001 e nel maggio 2002. Oltre a questi, è stato organizzato anche un seminario tematico sull’approccio di genere. Ogni corso è stato seguito da 30 partecipanti, distaccati da diverse ONG, da alcuni enti territoriali e da altre istituzioni. Tre corsi hanno avuto luogo presso l’Istituto Diplomatico “Mario Toscano” del Ministero degli Affari Esteri, mentre il corso di maggio è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), a Milano. Progetti ad hoc In alcune circostanze dal Fondo Bilaterale sono stati stanziati dei fondi per accelerare la risposta in alcune situazioni di crisi e garantire la rapidità dell’intervento. A tale scopo, sono stati impiegati 258.000 Euro per soddisfare le immediate necessità delle vittime dell’inondazione che ha colpito l’Ucraina nel 2001. Un finanziamento di 258.000 Euro è stato erogato in favore del programma UNDP in Somalia per sviluppare un progetto nel settore agricolo. Inoltre, a seguito della catastrofe umanitaria avvenuta nelle Galapagos, 103.000 Euro sono stati destinati per contribuire ai costi di una missione scientifica multisettoriale organizzata dall’Università la Sapienza, che aveva lo scopo di valutare i danni e sviluppare un piano di recupero a lungo termine. Conferenza sullo sminamento umanitario Dal Fondo Bilaterale, sono stati allocati 41.000 Euro per l’organizzazione di una Conferenza sullo sminamento umanitario nel Libano meridionale, che si è svolta nel maggio 2001 a Beirut. La Conferenza, che ha avuto grande successo, si è rivelata estremamente utile per sollevare l’attenzione della Comunità Internazionale su questa fondamentale questione e ha generato molto interesse e sostegno fra diversi donatori. Tra le altre funzioni, l’UNDP/BCPR cura i contatti con gli altri paesi donatori, con gli organismi internazionali e con le loro istituzioni, al fine di coordinare le strategie di intervento disegnate a livello internazionale in vista del necessario salto di qualità dalla semplice assistenza all’aiuto allo sviluppo Soluzioni locali integrate contro l’emergenza cronica degli incendi nella foresta amazzonica brasiliana Nella primavera 2001 la Cooperazione Italiana, l’UNDP/BCPR e gli Amici della terra - Foresta amazzonica brasiliana, hanno organizzato una conferenza a Brasilia per presentare i risultati del Programma “Fuoco: emergenza cronica” che, nelle aree nelle quali è stato realizzato, nel corso del 2000, ha contribuito a una drastica diminuzione degli incendi. Il programma è stato finanziato dall’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana, mentre Amici della terra - Foresta amazzonica brasiliana ha curato la realizzazione tecnica sul campo. L’impiego incontrollato del fuoco per l’agricoltura e il controllo delle mandrie – e il suo impatto sull’ambiente, sulla società e sulla salute delle persone – oltre a rappresentare un’emergenza in numerose regioni dell’Amazzonia, sta diventando un problema cronico. Di conseguenza il principale obiettivo del programma è di integrare l’azione di emergenza con misure preventive. Il secondo obiettivo consiste nel testare azioni integrate a livello municipale, che vedono il coinvolgimento di tutti i principali attori economici, sociali e istituzionali. Il programma sta producendo insegnamenti per interventi su basi più ampie. Tutte le attività vengono definite localmente e variano in funzione degli obiettivi individuali di ciascuna città. 101 HIV/AIDS Technical Assistance UNDP/BCPR Support Unit, Rome Activities (since September 2000) During the 13th World AIDS congress held in Durban in the year 2000, the Italian Co-operation publicly announced its will to further increment its humanitarian efforts in Africa by making available substantial, fast-track emergency funds targeted to fighting the HIV/AIDS epidemic in eight African countries (Algeria, Ethiopia, Eritrea, Nigeria, Congo RDC, Zambia, Zimbabwe and Mozambique). versity, Brescia University, Rome “La Sapienza” University, Rome “Tor Vergata” University, Siena University, LILA, and ANLAIDS all made their expertise and human resources available in order to contribute to the various components of planned Italian anti-AIDS activities in Africa. UNDP/BCPR supported this initiative through the technical advice of an HIV/AIDS Specialist who worked full-time on the project and personally visited all of the abovementioned countries. The purpose of the missions was to gather available information on the actual response system to the HIV/AIDS epidemic put in place by each country concerned, establish contacts with local Health Authorities, liaise with UN-led HIV/AIDS theme groups, and identify/prioritise the sectors in need of urgent support. 102 On the basis of the missions’ findings, a plan of action was drawn up, including a monitoring system for the optimal utilization of the emergency funds allocated by the Italian Co-operation. Subsequently, the Italian Co-operation Emergency Response Department identified the Infectious Disease Specialists to be deployed in the field to assist local Health Authorities in performing planned activities, and proceeded with the designing and the organising of training workshops for these specialists. Upon completion of the preparatory phase, the plan was then presented to major Italian universities and institutions who provided their crucial support to the initiative. Among others, the Italian Central Health Institute (ISS), Padua University, Milan Uni- The plan was then presented to major Italian universities and institutions who provided their crucial support to the initiative Assistenza tecnica sull’HIV/AIDS Le attività svolte dall’Unità di Supporto UNDP/BCPR dal settembre 2000 In occasione del 13° Congresso Mondiale sull’AIDS svoltosi a Durban nel 2000, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha annunciato la propria intenzione di intensificare la propria opera umanitaria in Africa mediante l’erogazione di contributi finanziari finalizzati a sostenere la lotta all’HIV/AIDS in otto paesi africani (Algeria, Etiopia, Eritrea, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Zimbabwe e Mozambico). Per garantire la consulenza specialistica indispensabile all’iniziativa, l’UNDP/BCPR ha assunto a tempo pieno un esperto nella lotta contro l’AIDS, inviandolo in missione nei paesi interessati, col compito di rilevare dati sui presidi sanitari predisposti nei singoli paesi per far fronte all’emergenza AIDS, allacciare i necessari contatti con le autorità sanitarie locali e con la commissione di lavoro HIV/AIDS delle Nazioni Unite e individuare i settori prioritari di intervento. Il programma è stato sottoposto ad alcune delle principali strutture universitarie e istituzioni scientifiche italiane che hanno fornito preziosi contributi in termini di competenze e risorse umane Il piano d’azione è stato messo a punto con riferimento agli esiti di tali ricognizioni ed integrato da un sistema di monitoraggio e valutazione finanziato con i fondi della Cooperazione Italiana. In seguito, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha selezionato specialisti in malattie infettive da inviare in loco con il compito di assistere le autorità sanitarie locali nelle loro iniziative e predisposto i corsi di formazione indirizzati agli specialisti selezionati. Completata la fase propedeutica, il programma è stato sottoposto ad alcune delle principali strutture universitarie e istituzioni scientifiche italiane. Tra gli altri, sono stati consultati l’Istituto Superiore della Sanità, le università di Padova, Milano, Brescia e Siena e le due università romane “La Sapienza” e “Tor Vergata”, oltre che l’Associazione e la Lega per la lotta contro l’AIDS (LILA e ANLAIDS), che hanno fornito preziosi contributi in termini di competenze e risorse umane, consentendo di elaborare meglio il progetto italiano di assistenza nella lotta all’AIDS in Africa. 103 Health project in Libya Background Almost 60 years after the end of World War II, Libya still suffers from mine and UXO contamination. In desert areas there are minefields close to ports and urban areas, such as the towns of Tubruk and Benghazi. In 1999 alone, there were thousands of mine-related incidents. Thus, although Libya is not a crisis country as such, it has to deal with a crisis situation on a daily basis. There are 3 centres for the disabled in Libya, one in Tripoli, the other in Benghazi and El Marj they all treat disabilities caused by mines. The Rehabilitation Centre for the Disabled and the Workshop for the Production of Prostheses in Benghazi have been operating for 20 years, but have failed to keep abreast of innovations and developments in the sector. Consequently, both require up-grading in order to offer quality services to their beneficiaries. To this effect, Italy agreed to provide humanitarian assistance to improve the treatment of mine victims, through the provision of artificial limbs for amputees. A 12-month project beginning in September 2000 was designed and funds channeled through UNDP. 104 Objectives The strategy of the project aims at upgrading the infrastructure of the existing rehabilitation centre and developing a workshop for prostheses’ production. The Centre and the Workshop in Benghazi as well as the centre in El Marj are to be provided with more suitable modern equipment. The project is also to establish in-country and out-of-country (Italy) training programmes for technical staff, thus strengthening management capacity. Although Libya is not a crisis country as such, it has to deal with a crisis situation on a daily basis Progetto sanitario in Libia Premessa A circa sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, sul territorio libico sono tuttora disseminate mine ed altri ordigni esplosivi. Le zone minate sono particolarmente numerose nel deserto e nei pressi di porti e centri cittadini, ad esempio intorno a Tobruk e Bengasi. Nel solo 1999 si sono verificati migliaia di incidenti dovuti alle mine. Di conseguenza, pur non essendo classificabile come paese in crisi, la Libia si trova ad affrontare situazioni di emergenza con frequenza praticamente quotidiana. Pur non essendo classificabile come paese in crisi, la Libia si trova ad affrontare situazioni di emergenza con frequenza praticamente quotidiana I centri di riabilitazione per disabili si trovano a Tripoli, a Bengasi e a El Marj e curano, tra gli altri pazienti, anche le vittime delle mine. Il centro riabilitativo per disabili e il laboratorio protesico di Bengasi sono attivi da vent’anni, ma non sono riusciti a tenersi al passo col progresso scientifico e con gli ultimi sviluppi del settore. Per poter offrire servizi di qualità ai propri utenti, le due strutture necessitano di un potenziamento. A tale scopo l’Italia si è impegnata a realizzare un intervento umanitario volto a migliorare le cure offerte alle vittime delle mine e a fornire protesi ai soggetti che abbiano subito l’amputazione di arti. I fondi stanziati per tale progetto annuale, messo a punto nel settembre 2000, sono erogati attraverso l’UNDP. Obiettivi Nel quadro del progetto sono previsti il ripristino strutturale del centro riabilitativo esistente e il potenziamento del laboratorio protesico, la fornitura di attrezzature più moderne ad ambedue le strutture e al centro di El Marj, nonché corsi di formazione per il personale tecnico e amministrativo, da tenersi in Libia e in Italia. 105 Other joint projects launched during 2001-2002: an overview Following the natural disasters and other crisis situations which affected Armenia, Ecuador, Iran and Sumatra, the Italian Co-operation’s Emergency Response Department provided assistance through UNDP/BCPR to address these crises. The projects are still in the early phase of their implementation. Armenia 106 Within the Armenian Health system, many institutions no longer have the capacity to provide adequate services due to the difficult economic and social situation in the country. Hospitals need to be refurbished, the available equipment is either obsolete or in poor conditions and there is often a lack of drugs. As a direct result of such a situation, in the year 2000 the Armenian Ministry of Health denounced an alarming increase of infant mortality. In this context, the Italian Co-operation decided to contribute 570,000 Euro to support the government of Armenia to improve their medical services and assistance. The contribution will be used to refurbish, equip and train the medical staff of the Hospital of Maralik located in the Ani region. The Project will be executed by the Armenian NGO, Family Care. Bolivia A contribution of 620,000 Euro has been made to provide assistance to the communities suffering from the floods which affected Bolivia in 2001. The overall objective is to provide aid to the lowest income families to reconstruct their houses and provide them with other essential services. The Italian Co-operation is wholeheartedly committed to constructing a bridge between the emergency and the development phase Altri progetti comuni sviluppati tra il 2001 e il 2002: panoramica Dopo i cataclismi naturali e le altre situazioni di crisi che hanno colpito l’Armenia, l’Ecuador, l’Iran e Sumatra, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha stanziato aiuti alle popolazioni da erogarsi per il tramite dell’UNDP/BCPR. I progetti in questione sono in fase di avvio. Armenia All’interno del sistema sanitario armeno, molte istituzioni non dispongono della capacità di fornire servizi adeguati a causa della difficile situazione economica e sociale che il Paese sta attraversando. Gli ospedali debbono essere ristrutturati, le attrezzature disponibili sono obsolete o in cattive condizioni e spesso mancano le medicine. Quale diretto risultato di tale situazione, nel 2000 il Ministro della Sanità armeno ha denunciato un allarmante incremento della mortalità infantile. In questo contesto, la Cooperazione Italiana ha stanziato un contributo di 570.000 Euro per aiutare il governo armeno a migliorare i servizi e l’assistenza medica prestati alla popolazione. Il contributo verrà impiegato per riorganizzare, equipaggiare e formare il personale medico dell’Ospedale di Maralik, nella regione di Ani. Il progetto viene curato dalla ONG armena Family Care. Bolivia E’ stato erogato un contributo di 620.000 Euro per prestare assistenza alle comunità che hanno subito gravi danni a causa delle inondazioni del 2001. Il contributo è finalizzato alla fornitura di aiuti alle famiglie più povere per la ricostruzione delle loro case e all’erogazione di altri servizi essenziali. E’ stato costituito un comitato inter-istituzionale del La Cooperazione Italiana è impegnata a costruire un ponte fra la fase di emergenza e quella dello sviluppo quale fanno parte i rappresentanti dell’UNDP, i rappresentanti del governo italiano e il vice ministro boliviano per gli Alloggi e gli Insediamenti Umani con il compito di coordinare e seguire tutte le attività del progetto e i relativi processi decisionali. Le principali attività previste sono le seguenti: ■ progettazione di un piano di edilizia residenziale e supervisione tecnica del processo di costruzione realizzato dalle stesse comunità colpite; ■ collegamento tra il Ministero per gli Alloggi e gli Insediamenti Umani, i governi locali, le agenzie incaricate dell’attuazione del progetto, il governo donatore e l’UNDP; 107 ment clearance and approval. Official approval was finally obtained and a team of consultants, comprising a coordinator, a technical assistant and a professional in charge of designing the training programme, began its activities in 2002 with the objective of completing the project implementation by the end of the year. Ecuador 108 An inter-institutional committee comprising representatives of UNDP, the Italian government and the Bolivian Vice Ministry for Housing and Human Settlements has been set up to coordinate and followup on all project activities and decision-making processes. The main activities envisaged under this programme involve: ■ designing a housing plan and providing technical supervision to the process of self-construction; ■ developing a link between the Ministry for Housing and Human Settlements, municipal governments, implementing agencies, the donor government and UNDP; ■ planning/organising all educational training activities. However, some delays occurred in the initiation of the project mainly due to the long process of docu- The strategy seeks not only to act as a catalyst to sustainable development activities, but also to build upon earlier international and local efforts to optimise resources for recovery After a period of inactivity, in May 2001 the volcano Tungurahua erupted again causing a vast amount of ash to fall on the sorrounding area, afftecing the Provinces of Chimborazo e Tungurahua. The layer of ash deposited measured approximately six cms. and gave rise to serious health problems among the population, the loss and destruction of a large part of the crops and caused disease to the cattle. About 39,000 people are affected by the consequences of the ash and in particular suffer from breathing, skin and eye complaints. Many of them also had their houses damaged. In addition, consideration must be given to the social-psycological problems deriving from the trauma caused by the destruction of crops and cattle and the duration of the eruption which, according to volcanologists could continue for an extended period of time. In August 2001, the Ecuadorian government declared the state of emergency in the Districts of Guano and Penipe in Chimborazo Province and in the Districts of Quero, Mocha, Pelileo, Tisaleo and Cevallos in the Tungurahua Province. The Italian Co-operation’s Emergency Response Department has made a contribution of Euro 420,000 to UNDP/BCPR for an intervention in favour of the population at risk who have been suf- ■ pianificazione/organizzazione di tutte le attività di formazione. L’avvio del progetto ha subito ritardi dovuti principalmente alla lunghezza delle procedure burocratiche per l’approvazione della documentazione inerente il progetto stesso. Dopo l’approvazione ufficiale, nel corso del 2002 un gruppo di consulenti (composto da un coordinatore, un assistente tecnico e un professionista incaricato dell’elaborazione del programma di formazione) ha iniziato a lavorare sul progetto con l’obiettivo di portarlo a termine entro la fine dell’anno. Ecuador Dopo un periodo di riposo, nel maggio 2001 il vulcano Tungurahua è rientrato in attività provocando una intensa caduta di cenere che ha interessato le Si cerca non soltanto di catalizzare le attività di sviluppo sostenibile, ma anche di consolidare i precedenti interventi Province di Chimborazo e Tungurahua. La caduta di cenere, che ha portato ad un accumulo di oltre sei centimetri al suolo, ha provocato problemi sanitari alla popolazione, perdita della maggior parte delle colture, nonché infermità nel bestiame. Circa 39.000 persone risentono dei gravi disagi provocati dalla cenere e soffrono di problemi respiratori, di dermatiti e congiuntiviti. Molti hanno subito seri danni alle proprie abitazioni. Inoltre ci sono da considerare i problemi socio-psicologici derivanti dal trauma di vedere le colture e il bestiame danneggiati e dalla durata del fenomeno, che a detta dei vulcanologi potrebbe protrarsi per un periodo di tempo prolungato. Nel mese di agosto del 2001 il governo ecuadoriano ha dichiarato lo stato di emergenza dei Cantoni di Guano e Penipe nella provincia di Chimborazo e nei Cantoni di Quero, Mocha, Pelileo, Tisa- 109 ■ training courses to the population to improve its awareness and knowledge on preventive measures as well as its capacity to conduct a rapid evacuation, should the need arise. Through these initiatives, the programme aims, not only to assist the population in the recovery of essential infrastructures but also to start up sustainable production activities in the agricultural and life-stock sectors. It also intends to support the capacity building of the affected comunities and the concerned local authorities in the prevention of possible further worsening of the eruption’s effect. Iran 110 fering from the fall of ash. The multi-sectoral assistance programme has the overall objective of improving the life’s conditions of the community at high risk. To this end, it has been envisaged to undertake the following activities: ■ provision of equipment for green-house farming; ■ veterinary treatment for ash related intoxication of animals; ■ provision of construction material for the rehabilitation of damaged houses; ■ supply of potable water through the rehabilitation of comunal water reservoirs; ■ consignement of schooling kits; All projects and resources made available should rather be geared toward averting future emergencies and, in the process, foster capacity building at the local level in order to favour self-sufficiency and enhance the human and material resources already existant In August 2001, a torrential rain hit Golestan Province, causing a flood in the areas sorrounding the Gorgan and Doogh rivers and affecting also the Provinces of Khorassan and Seman. As a tragic result of the flood, 247 people died and some 10,000 people were left homeless. In addition, 15,000 hectars of cultivable land were devastated and 10,000 hectars of forest were destroyed. The government of the Islamic Republic of Iran, made an appeal for international humanitarian assistance. In response to the appeal, the Italian Co-operation’s Emergency Response Department has made a contribution of Euro 516,000 to BCPR/UNDP for the implementation of an assistance programme in favour of the victims of the flood. The objective of the programme is to contribute to the improvement of life’s conditions of the Iranian population in the Golestan Province, alleviating the consequences of the emergency and reinforce the capacity of the affected comunity in the natural disaster management and vulnerability reduction. leo e Cevallos nella Provincia di Tungurahua. L’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha predisposto un contributo di 420.000 Euro all’UNDP/BCPR per un intervento a favore delle popolazioni a rischio danneggiate dalla caduta di cenere del vulcano Tungurahua. Il programma multisettoriale di assistenza si pone l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle comunità ad alto rischio. A tal fine, è prevista una serie di iniziative quali: ■ fornitura di attrezzature per la coltivazione in serra; ■ trattamento veterinario degli animali intossicati dalla cenere; ■ fornitura di materiale per il ripristino delle case danneggiate; ■ approvvigionamento di acqua potabile attraverso la riabilitazione di depositi comunitari di acqua; ■ consegna di materiale didattico per le scuole; ■ corsi di formazione per diffondere tra la popolazione la conoscenza sulle tecniche di prevenzione nonché prepararla in caso di bisogno ad affrontare una rapida evacuazione. Con la realizzazione di tali iniziative, il programma mira non solo ad aiutare la popolazione al recupero delle strutture essenziali alla sopravvivenza, ma anche a riavviare attività sostenibili di produzione agro zootecnica, nonché a sostenere l’organizzazione delle comunità e degli enti locali nella prevenzione di ulteriori peggioramenti dell’attività vulcanica. Iran Il 10 Agosto 2001, una pioggia torrenziale nella provincia del Golestan ha provocato un’alluvione nelle zone adiacenti ai fiumi Gorgan e Doogh, coinvolgendo anche le provincie di Khorassan e Sem- Dovranno essere forniti mezzi e progetti per prevenire e combattere emergenze future, rafforzare le capacità di reazione delle popolazioni colpite, valorizzare le risorse umane e materiali esistenti in loco 111 To this effect, UNDP has formulated an integrated rehabilitation and recovery plan for the flood affected areas. The plan includes the management of the water basin in the Golestan Province, the reconstruction of comunal services and public infrastructures, the restoration of damaged forest. In particular, under this programme the following activities will be carried out: ■ rehabilitation of health center in Galikesh; ■ construction of potable water reservoirs for five villages, serving some 9,000 beneficiaries; ■ repair of drainage pattern and rehabilitation of water supply system in three villages; ■ reforestation of 100 hectars of land; ■ settling of the river bed and of soil in area at risk; ■ support to the community to strenghten their prevention capacity against recurrence of flood. Peru 112 On 23 June 2001 an earthquake measuring 6.9 on the Richter scale stroke the Departments of Arequipa, Moquegua and Tacna in South Peru. The earthquake caused major devastation and induced the Peruvian authorities to launch an appeal for emergency assistance in favour of the victims. The Italian Co-operation’s Emergency Response Department decided to contribute Euro 511,000 to BCPR/UNDP to implement a multi-sectoral programme, as part of the overall country’s plan for rehabilitation and reconstruction of public infrastructures and housing units. Particular attention will be given to the needs of vulnerable goups affected by the earthquake. The objectives of the programme are as follows: ■ reduction of damages caused by the earthquake The underlying principle is that assistance should never be confined to the mere provision of emergency relief to the victims of a catastrophe or humanitarian crisis man. L’alluvione ha provocato 247 morti e circa 10.000 persone sono rimaste senza tetto. Ha inoltre causato la distruzione di 15.000 ettari di terreni coltivabili e di 10.000 ettari di foreste. Il governo della Repubblica Islamica dell’Iran ha lanciato un appello per ricevere assistenza umanitaria internazionale. In risposta all’appello dell’Iran, l’Ufficio Emergenze della Cooperazione Italiana ha predisposto un contributo di 516.000 Euro al BCPR/UNDP per la realizzazione di un programma di assistenza alle vittime dell’inondazione. L’obiettivo del programma è di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione iraniana nella regione del Golestan, alleviando le conseguenze dell’emergenza determinata dall’alluvione e, al contempo, aumentare la capacità della comunità nella gestione dei disastri al fine di ridurre la vulnerabilità della popolazione nel caso di simili eventi futuri. A tal fine, l’UNDP ha formulato un piano integrato per il recupero e la riabilitazione delle aree colpite dall’alluvione, che comprende la gestione del bacino idrico nella provincia del Golestan, la ricostruzione dei servizi comunitari e delle infrastrutture, il ripristino delle foreste danneggiate. In particolare, il programma realizzerà le seguenti attività: ■ riabilitazione del Centro sanitario di Galikesh; ■ realizzazione di cisterne per la riserva di acqua potabile in cinque villaggi, beneficiando circa 9.000 persone; ■ ristrutturazione dei canali di deflusso e riabilitazione del sistema idrico di distribuzione in tre villaggi; ■ rimboschimento di 100 ettari di terreno; ■ assestamento dell’alveo fluviale e del suolo nelle aree a rischio; ■ sostegno alle comunità nelle attività di prevenzione contro i danni da alluvioni. Perù L’idea di fondo è che, in presenza di una catastrofe o di una emergenza umanitaria, non ci si deve unicamente limitare a fornire aiuti di emergenza alle vittime dei disastri Il terremoto che il 23 giugno 2001 ha colpito i Dipartimenti di Arequipa, Moquegua e Tacna nel sud del Perù, con una intensità di 6,9 gradi della scala Richter, ha provocato numerosi danni inducendo le autorità peruviane a lanciare una richiesta di aiuti di emergenza in favore delle popolazioni colpite. L’Ufficio Emergenze della Cooperazione italiana ha pertanto deciso di contribuire al BCPR/UNDP con 511.000 Euro, per avviare un programma multisettoriale per partecipare all’opera di riabilitazione e ricostruzione delle infrastrutture e delle abitazioni, con particolare attenzione ai bisogni della fascia di popolazione appartenente alle categorie più vulnerabili. Gli obiettivi del programma sono: ■ riduzione dei danni provocati dal terremoto mediante la ricostruzione e riabilitazione di abitazioni e scuole; ■ miglioramento delle condizioni socio-economiche della popolazione colpita, mediante la formazione di maestranze locali specializzate nel settore delle attività ricostruttive; ■ impatto ambientale mediante l’utilizzo, quanto più possibile, di materiali naturali presenti in loco; ■ diffusa e corretta informazione sulla fenomenologia dei terremoti e la loro prevenzione. Per l’esecuzione del programma è previsto il coinvolgimento di organizzazioni peruviane e di ONG internazionali. L’intervento verrà effettuato nei Dipartimenti di Arequipa e Tacna. 113 through reconstruction and/or rehabilitation of houses and schools; ■ improvement of socio-economic conditions of the population through training and employment of local workers in the reconstruction activities; ■ enviroment preservation through the use, to the best possible extent, of natural material locally available; ■ dissemination of information on risk management and vulnerability reduction in relation to earthquake. Peruvian organizations and International NGOs will be involved in the execution of the programme. The intervention will take place in the Departments of Arequipa and Tacna. Sumatra 114 Following the powerful earthquake which hit Bengkulu and Enggano Island in southern Sumatra in June 2000, Italy contributed 310,000 Euro for a project aimed at assisting Indonesian authorities in the reconstruction programme. The earthquake caused hundreds of deaths of people and thousands of injuries. It also caused widespread devastation, including severe damage to public housing and health facilities. An assessment mission conducted by the Department of Civil and Environmental Engineering at Perugia University identified priority areas for intervention and designed a technical assistance programme. The project focuses on the rehabilitation of some public infrastructures located in Bengkulu which have been seriously damaged by the earthquake, paying special attention to long term enhancement of the seismic protection of struc- And it is only at this point that positive links between emergency aid and development may arise, thereby easing both the hardship suffered by the populations affected and their vulnerability tures. The innovative technical approach will consist in the application, on a pilot project basis, of Base Isolation devices. The advantage of such an approach is that through the use of Base Isolation technique, the heavily damaged buildings will require ordinary refurbishing instead of major reconstruction work to strengthen their foundations. In addition to the supply of Base Isolation, the programme will also include the development of technical design and the provision of technical assistance in the implementation phase. Sumatra A seguito del grave terremoto che, nel giugno 2000, ha colpito Bengkulu e l’isola di Enggano nella zona meridionale di Sumatra, l’Italia ha stanziato 310.000 Euro per un progetto di assistenza alle autorità indonesiane nel loro programma di ricostruzione. Il sisma ha causato la morte di centinaia di persone e il ferimento di alcune migliaia. Ha inoltre causato devastazioni molto estese fra le quali seri danni a edifici pubblici e alle strutture sanitarie. Una missione di valutazione condotta dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Perugia ha identificato le principali aree di intervento e progettato un programma di assistenza tecnica. Si potrà allora parlare di interazione positiva tra emergenza e sviluppo, con il risultato, per le popolazioni colpite, di una diminuzione del disagio e della vulnerabilità Questo si concentra sul recupero di alcune infrastrutture pubbliche gravemente danneggiate dal terremoto che si trovano a Bengkulu, prestando particolare attenzione alle loro caratteristiche antisismiche. L’approccio tecnico innovativo consiste nell’applicare, su base sperimentale, il metodo dell’isolamento delle fondamenta. Il vantaggio di questa tecnica consiste nel fatto che gli edifici gravemente danneggiati richiederanno una normale ristrutturazione anziché rilevanti lavori di ricostruzione per consolidarne le fondamenta. Oltre all’applicazione di tale metodologia, il programma prevede anche lo sviluppo di disegno tecnico e la fornitura di assistenza tecnica nella fase attuativa. 115 Annex TOTAL BUDJET FOR JOINT PROGRAMMES Country USD Afghanistan 1.8 million 1.8 million Armenia 0.6 million 0.6 million Bilateral Emergency Fund 2.8 million 2.8 million Bolivia 0.6 million 0.6 million Caribbean 0.5 million 0.5 million Cuba 1.5 million 1.5 million Ecuador 0.4 million 0.4 million El Salvador 3.4 million 3.4 million 22.0 million 22.0 million India 1.8 million 1.8 million Iran (drought) 2.1 million 2.1 million Iran (flood) 0.5 million 0.5 million Libya 7.7 million 7.7 million Macedonia 1.0 million 1.0 million Maluku 1.0 million 1.0 million Mozambique 3.1 million 3.1 million Perù 0.5 million 0.5 million Sierra Leone 0.5 million 0.5 million Sumatra 0.3 million 0.3 million Venezuela 5.2 million 5.2 million Yugoslavia 2.2 million 2.2 million 59.5 million 59.5 million Eritrea 116 Euro Total Euro Dollari Afganistan 1,8 milioni 1,8 milioni Armenia 0,6 milioni 0,6 milioni Fondo bilaterale emergenza 2,8 milioni 2,8 milioni Bolivia 0,6 milioni 0,6 milioni Caraibi 0,5 milioni 0,5 milioni Cuba 1,5 milioni 1,5 milioni Ecuador 0,4 milioni 0,4 milioni El Salvador 3,4 milioni 3,4 milioni 22,0 milioni 22,0 milioni India 1,8 milioni 1,8 milioni Iran (siccità) 2,1 milioni 2,1 milioni Iran (alluvione) 0,5 milioni 0,5 milioni Libia 7,7 milioni 7,7 milioni Macedonia 1,0 milioni 1,0 milioni Molucche 1,0 milioni 1,0 milioni Mozambico 3,1 milioni 3,1 milioni Perù 0,5 milioni 0,5 milioni Sierra Leone 0,5 milioni 0,5 milioni Sumatra 0,3 milioni 0,3 milioni Venezuela 5,2 milioni 5,2 milioni Jugoslavia 2,2 milioni 2,2 milioni 59,5 milioni 59,5 milioni Eritrea Totale Appendice Paese CONTRIBUTI EROGATI NEL PERIODO IN ESAME 117 Photographs: ◆ Agenzia Sintesi: front page; pages 1, 12, 14-15, 16-17, 22-23, 28, 29, 30-31, 32, 33, 34-35, 36, 44, 45, 46-47, 49, 50-51, 52-53, 54, 56-57, 58, 59, 60-61, 62-63, 64-65, 66, 68-69, 70, 72-73, 76-77, 78, 9697, 102-103, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112 ◆ UNDP: pages 10-11, 13, 18, 19, 20-21, 24, 25, 26-27, 48, 55, 80-81, 82-83, 84, 85, 86-87, 89, 90, 91, 9293, 94-95, 98-99 ◆ UNHCR: pages 4-5, 8-9, 39, 40-41, 42, 79, 104-105, 114115 Fotografie: ◆ Agenzia Sintesi: copertina; pagine 1, 12, 14-15, 16-17, 22-23, 28, 29, 30-31, 32, 33, 34-35, 36, 44, 45, 46-47, 49, 50-51, 52-53, 54, 56-57, 58, 59, 60-61, 62-63, 64-65, 66, 68-69, 70, 72-73, 76-77, 78, 96-97, 102-103, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112 ◆ UNDP: pagine 10-11, 13, 18, 19, 20-21, 24, 25, 26-27, 48, 55, 80-81, 82-83, 84, 85, 86-87, 89, 90, 91, 92-93, 94-95, 98-99 ◆ UNHCR: pagine 4-5, 8-9, 39, 40-41, 42, 79, 104-105, 114-115 Stampato in Italia nel Luglio 2002 © 2002 Ministero degli Affari Esteri - Italian Ministry of Foreign Affairs Printed in Italy in July 2002 ITALY&UNDP Questa pubblicazione è stata realizzata dall’Ufficio Emergenze della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e dall’Ufficio per la Prevenzione delle Crisi e il Recupero (BCPR) dell’UNDP, Unità di supporto di Roma Curatore: Consigliere Antonio Verde, Capo dell’Unità di Valutazione della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Coordinamento di: Editor: Counsellor Antonio Verde, Head of the Evaluation Unit of the Directorate General for Development Co-operation Consigliere Roberto Vellano, Capo dell’Ufficio Affari Multilaterali della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Consigliere Giovanni Maria De Vita, Capo dell’Ufficio Emergenze della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Giuseppe de Vincentis, Coordinatore dell’Unità di supporto di Roma dell’UNDP/BCPR 2000-2002 This publication was prepared by the Emergency Office of the Directorate General for Development Co-operation of the Italian Ministry of Foreign Affairs and by the Bureau for Crisis, Prevention and Recovery (BCPR) UNDP, Rome Support Unit Co-ordination by: Counsellor Roberto Vellano, Head of the Multilateral Affairs Department of the Directorate General for Development Co-operation Lorenzo Jimenez de Luis, Capo dell’Unità delle Operazioni UNDP/BCPR, New York &UNDP ITALY Progetto grafico e realizzazione: Alchimie Counsellor Giovanni Maria De Vita, Head of the Emergency Response Department of the Directorate General for Development Co-operation from emergency to development Giuseppe de Vincentis, Co-ordinator UNDP/BCPR Rome Support Unit Graphic design and layout by Alchimie dall’emergenza allo sviluppo 2000-2002 ITALIA&UNDP Lorenzo Jimenez de Luis, Head of Country Operation Support Unit UNDP/BCPR, New York &UNDP ITALIA