Luciano Florio

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Luciano Florio
8. Jahrgang
Ausgabe 1/2010 Winter
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
INTER Ve n t i
DEUTSCH-ITALIENISCHE SZENE IN BAYERN
€ 2.50
Uccelli,
uccellini e
uccellacci
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Luciano Florio
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INTERVen t i
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ITALIENISCHE
BUCHHANDLUNG
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INTERVen t i
SOMMARIO
IN COPERTINA
Intervista a Luciano Florio
S. 3
CULTURA
Palindromi
S. 20
Interview mit dem Maler
Silvano Spessot
S. 22
La prima di Tristan und Isolde
al Nationaltheater di Monaco
S. 24
Erich Kuby – Deutschlands
kritisches Gewissen
S. 27
ONLINE
Netbook: è destinato
a conquistarci?
S. 32
DOSSIER
Una storia di uccelli,
uccellacci e uccellini
S. 36
SEGNALAZIONI
Cinema Italiano a Starnberg
S. 47
Programma dell’Istituto
di Cultura di Monaco di Baviera
S. 48
Appuntamenti
S. 49
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
Sicilia Bedda
S. 9
Intervista a Michael Dejori
S. 13
Lettres Italiennes
S. 16
Il Basso Pavese come
la città di Siena
S. 18
VARIE
I volti di Denpasar
S. 28
DIG
Jahresabschlusskochen
S. 30
Sommerradtour
S. 31
SALUTE
Dolori mestruali
S. 33
GASTRONOMIA
Uomini nudi al testo.
Dizionario delle cucine
regionali italiane
S. 34
ALMANACCO
Anselmo il troglodita
S. 44
Il tempo bastardo
che non passa
S. 45
Lista dei gruppi teatrali
italiani a Monaco
S. 46
E D I T ORI ALE
“Italiani brava gente” è il titolo di un
vecchio film. Ma anche una citazione
usata di frequente: a molti italiani piace
riconoscersi in quelle tre parole. A Roma
all’EUR sul Palazzo della Civiltà Italiana
si legge: “Un popolo di poeti, artisti, eroi,
santi, pensatori, navigatori, trasmigratori”. Nei libri di storia questo siamo stati.
Oggi lo siamo certamente di meno.
Poche settimane fa a Rosarno in
Calabria centinaia di immigrati extracomunitari, neri africani, sono insorti contro la popolazione locale. È intervenuta
la polizia. Gli scontri sono stati violenti.
Qualche giorno dopo i rivoltosi sono
stati trasferiti e i posti in cui vivevano
smantellati. Nel dopoguerra i valori della
tradizione contadina, della famiglia e
del lavoro permisero agli italiani di ricostruire anche moralmente il Paese. Il loro
buon carattere si rifletteva nella tolleranza, nella generosità, nella solidarietà. Al
Sud la ripresa ritardò e la povertà
costrinse molti ad emigrare al Nord e
all’estero.
Oggi dal Sud non si emigra quasi più. Al
contrario, per coincidenza geografica il
Sud è divenuto meta di immigrati clandestini che scappano dall’Africa. Non
sono cattivi e meriterebbero l’appellativo di brava gente. Molti vengono regolarizzati e poi lavorano nelle campagne
aiutando l’economia. Ma sono malpagati e sfruttati. Vivono in accampamenti in
condizioni igieniche precarie. Lo Stato
invece di gestire fa lo gnorri ed interviene solo se costretto dalle emergenze.
Negli anni ’50 a Monaco arrivavano
giornalmente treni pieni di meridionali.
Lavoratori che trovavano subito una
sistemazione dignitosa e contribuirono
alla ripresa tedesca. Italiener
Gastarbeiter. Cinquant’anni dopo non
siamo più Gastarbeiter, e dobbiamo
chiederci, governanti in testa, se abbiamo smesso di essere brava gente e se
non stiamo diventando razzisti.
La redazione
Titelbild: Luciano Florio. Monaco di Baviera,
Monopterus
Quarta di copertina: Una cartolina con la
dicitura “Wo ist Papa” (dov’è papà). Vedi
articolo Una storia di uccelli, uccellacci e
uccellini a pag. 36
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Tra un collage
surrealistico, versi di
un canto e una
battuta teatrale...
Intervista con l’artista Luciano Florio
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IN COPERTINA
Luciano Florio aus Neapel ist ein vielseitiger und faszinierender
Künstler, der seit einigen Jahren in Deutschland lebt und mit seinen
Werken die Aufmerksamkeit auf sich zieht.
Das Interview mit Luciano scheint einem Ausflug in eine Welt,
welche uns durch Pinselstriche und Verszeilen verzaubert.
Pamela Lanciotti
Conobbi Luciano Florio all’Incontro di letteratura
spontanea presso l’Istituto di Cultura Italiana di
Monaco. Arrivò in ritardo, entrò in scena sul finale, in
punta di piedi. Si sedette in un angolo. Lo osservai
attentamente, i suoi capelli scompigliati gli
coprivano il volto. Poi Giulio, il mediatore
dell’incontro, gli chiese se avesse portato qualcosa.
Lui tirò fuori dalla borsa la sua agendina nera e
sussurrò i seguenti versi:
Versi di un canto
Ascolto gente che porta giù dal mare
versi di un canto che vive qua
vicino a me un bambino
mi dice amico mio guarda verso là
così intravedo gli anelli intorno al sole
di un astro che emana in eternità.
Nel gioco tra la vita e la morte
non cambia la fonte ma la città.
La stanza mi apparve all’improvviso buia e per un
momento ebbi l’impressione che ad illuminare
Luciano, a circoscrivere la sua figura, fosse sceso un
occhio di bue.
Lo fermai a fine incontro e iniziammo a parlare.
Pittore, musicista, poeta e attore. Il suo curriculum
sgorgava di tanta arte. Eppure continuava a tenere
lo sguardo basso, come di chi ha timore di esporsi e
resta incredulo, diffidente verso tutti quelli che gli
rivolgono domande perché interessati alla sua arte.
INTERVenti (IV) Luciano, iniziamo per così dire dalla
fine. Perché hai scelto di vivere a Monaco di Baviera? E
come vivi la città?
Luciano Florio (LF): Sono venuto in Germania
assieme ai miei genitori all’età di diciassette anni,
numero sfortunato a Napoli. Sono originario di
Napoli ma ho lasciato l’Italia quando ero ancora un
ragazzo e ne sono spesso triste. Ho vissuto per
diverso tempo a Landsberg am Lech, una cittadina di
circa trentamila abitanti. All’inizio vivevamo in un
paesino di mucche, nei pressi di questa città, ciò fu
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per me un grande cambiamento e allo stesso tempo
uno shock culturale; ci sono voluti diversi anni per
elaborare e accettare la situazione. Poi ci
trasferimmo a Landsberg dove nel giro di poco
tempo divenni piuttosto noto. Ero conosciuto da
quelle parti, mi chiamavano l’artista o anche il
francese, non ho mai capito il perché: molti sanno
che io sono italiano e mi incoraggiavano per quello
che facevo nel campo dell’arte. Adesso vivo da
quattro anni a Monaco di Baviera, città che
comunque frequentavo da tempo, e la trovo davvero
molto bella, si vive davvero bene qui. In realtà, se mi
chiedono se mi sento più tedesco o italiano, non ho
mai la risposta pronta. No! Non è cosi! Mi sento
italiano e sono orgoglioso di esserlo, per la sua
cultura, storia, spirito d’intelligenza e animo. Sono
altrettanto tifoso della nazionale italiana di calcio, di
cui seguo accanitamente ogni partita, anche se la
Germania è un bel paese per sé. Considero entrambe
le città la mia casa, ma a Napoli non ci potrei più
vivere, troppo caos, smog, ecc. Forse in una cittadina
tranquilla nei pressi di Napoli o, perché no, in
qualche bella città del centro Italia.
IV: Un tuffo nel passato: come hai scoperto la tua
vocazione di pittore?
LF: Io disegno fin da bambino. Ero il migliore della
classe, nonostante abbia ripetuto la prima media
ben quattro volte, non ci crederete, ma è vero (ride).
Comunque ho conseguito la licenza media con il
miglior punteggio. All’epoca vinsi due concorsi, uno
in educazione artistica, l’altro in latino. All’età di
ventitré anni conobbi Mike Mischkowski, anche lui
ambizioso e alle prime armi con la pittura. Fu lui ad
incoraggiarmi a dipingere: all’epoca avevamo uno
studio insieme in un vecchio appartamento di
quattro stanze, dove convivevo con mio fratello. Si
dipingeva - il nostro interesse era diretto verso il
cubismo - e ci ispiravamo a vicenda. Ricordo qualche
litigio, ma è normale, credo, e si respirava
un’atmosfera di bohemien. Poi col passar del tempo
ho intrapreso diverse strade artistiche vissute con
delusioni e successi, ma non ho mai smesso di
dipingere. Beh! Di tanto in tanto mi viene qualche
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IN COPERTINA
crisi creativa, che compenso
dedicandomi ad altre attività
come ad esempio la poesia, la
musica ed il teatro. Devo
confessarti una cosa: ho spesso
l’impressione di essere un
medium artistico. Non di rado la
gente dice, o sono addirittura io a
dire a me stesso: non ci credo che
questi quadri li hai fatti tu... mi sa
che qui c’è la mano e la mente di
qualcun’altro...
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Nirvana
IV: Medium artistico? In che senso?
LF: È come se qualcuno dall’aldilà,
attraverso la mia persona o il mio
spirito, mi mandasse degli impulsi
e delle idee. Ho l’impressione di
ricevere quella carica d’ispirazione
che mi porta a dipingere o
scrivere. È una strana sensazione,
non sono in grado di spiegarti
come avviene in realtà... Spesso le
mie tele restano incompiute per
giorni, mesi o a volte per anni,
anche naturalmente a causa di
altri impegni, finché poi un giorno
ritrovo l’ispirazione e riprendo a
lavorarci, magari con nuove idee.
IV: Tutto questo ha a che vedere per caso con un
discorso di religione?
LF: Ciò non ha assolutamente a che fare con
qualunque forma di religione: non credo che sia da
Dio che traggo l’ispirazione. Potrebbe essere
un’anima o un personaggio del passato o chissà da
dove. Non sono un grande esperto di questo
argomento, ma allo stesso tempo credo che
qualcosa ci debba essere. Come quando ci capita di
incontrare persone mai viste prima ma con le quali
abbiamo subito una sorta di empatia. Inoltre spesso
mi viene da chiedermi perché io abbia questo
talento. Se vuoi avere una risposta, Pamela, sì, ti dico
che sono cattolico, anche se vado raramente in
chiesa. Spesso dichiaro di esserlo come scusa o
scudo per non essere infastidito dalle altre religioni.
C’è chi cerca di convertirmi: ho amici mussulmani,
testimoni di Geova alla porta (ride) ed altri... Ma non
sono convinto di credere fino in fondo in Gesù
Cristo, ma in qualcuno o qualcosa di soprannaturale.
Sono nato in una famiglia cattolica ma quello che
per me è importante è l’anima. Per me ad esempio, i
cipressi simbolizzano l’anima (Luciano mi mostra i
suoi quadri sui cipressi e poi continua), un giorno ho
Mondfinsternis
Margine
Le particelle di luce si dileguano
dietro le rare nuvole del cielo
e nel trasparente perdersi dell’etere
si scioglie questo sospiro che porto in me
Come un cipresso nella notte
mi appoggio ai margini di un muretto
che da inizio ad un tracciato
viaggiante sulla Terra obliqua
Esso si ritrova nei raggi delle mie radici di stelle
disperse nello scenario di questo cielo
Intanto immergo il mio riflesso
in questo stagno d’acqua piovana
lì dove di notte veglia
ai suoi margini
la Luna
scritto “Margine”. E dal verso “come un cipresso
nella notte”, ho realizzato una serie di dipinti su
questo tema.
IV: (Continuo ad osservare alcune delle sue opere e
resto attratta da “Meridiana”). Noto che esiste nella tua
pittura più di un filo conduttore, un denominatore
comune, oltre al mare come simbolo esistenziale. In
“Meridiana” ad esempio, mi sembra di scorgere il
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simbolismo visionario di Moreau o anche l’astrazione
lirica di Kandinsky... Note di surrealismo, per intenderci...
LF: Oltre al mare che è la vita, appaiono spesso nei
miei quadri appunto i cipressi, come simboli
dell’anima, figure di donne simboleggianti la musa
ispiratrice, la chitarra, che per me è come una
compagna segreta, e l’universo che è l’immenso
eterno da dove noi veniamo e da dove viene tutto.
Ma queste figure non entrano sempre a far parte
delle mie opere, alcune scompaiono dai miei quadri
e ne appaiono altre nuove. Il loro significato varia da
quadro in quadro e il tutto mi appare come un rebus,
da decifrare. Forse neanche io sono talvolta capace
di svelare il mistero che si cela in ogni mia opera e
anche per questo motivo mi piace dipingere.
Per quanto riguarda il surrealismo di Moreau, non
credo di averne una gran conoscenza, ma per le
opere che ho potuto ammirare trovo che sia un
artista molto affascinante e interessante, se non
sbaglio ha ispirato diversi surrealisti. Mentre di
Kandinsky sono sazio: resta comunque un grande
artista e la sua arte ha mosso stati d’animo in me
che non riesco a descrivere.
Penso che il surrealismo sia una corrente artistica in
cui combaciano perfettamente l’artigianato, la
fantasia, il senso creativo e il mistico. Molti artisti
surrealistici hanno preso i loro spunti dall’ermetismo
e dalla psicoanalisi, considerando che l’anima si
esprime attraverso il sogno. Ma anche dall’arte
medioevale e rinascimentale, come ad esempio
Giotto, Bruegel, Bosch ed altri.
IN COPERTINA
Dicono che Giotto, che io ammiro molto, sia il padre
della pittura realistica come arte perfetta, ma
secondo me anche lui ha influenzato i surrealisti,
vedi ad esempio l’opera “Sogno di Innocenzo III”. La
mia arte si può considerare come il risultato
dell’incontro tra l’inconscio, l’intenzione poetica e il
gesto pittorico. Non è una ricerca, perché altrimenti
sarebbe un esperimento, è un’azione completa in cui
il mio lavoro – senza alcune barriere morali e
razionali ma sempre rispettando l’animo e la
personalità di coloro che osservano le mie opere –
vuole cercare di dare un messaggio nel presente e
per il futuro. Spesso ho l’impressione che i miei
quadri, quando la nostra generazione non esisterà
più, verranno capiti in un modo diverso e forse più
profondo. Perciò non potrei mai sentirmi un pittore
fallito anche se i miei quadri non vanno a ruba.
Sono legato al quadro “Meridiana” in un modo
molto personale. Quando lo dipinsi, era un periodo
difficile della mia vita... sono partito con l’idea di
dipingere un oceano che inonda una città ma volevo
mantenere l’atmosfera serena in cui ogni abitante
vive la sua vita senza problemi. Come quel ragazzo
che tranquillo suona la chitarra sulla terrazza.
IV: Cos’è per te il teatro? Hai di recente interpretato il
ruolo di musicista nella spettacolo “Man baut sein Haus
nicht auf der Straße”. Com’è Luciano Florio nelle vesti
di attore?
LF: Dicono che sono bravo e mi capita spesso di
ricevere complimenti, sia come attore, sia come
musicista di teatro, non solo in
questa produzione. Ho una
grande passione per ambedue i
campi e credo di avere buone
idee, tanto più che mi piace
immedesimarmi in un ruolo ed
anche accompagnare con la
musica ciò che accade sulla scena,
ma non sono molto portato come
scenografo. In questo campo mi
mancano le idee giuste, forse
perché non ho mai approfondito
questo settore. In verità, in tutto
ciò che faccio sono autodidatta,
“Quereinsteiger”, come si dice in
tedesco. La mia intenzione è quella
di migliorarmi anche se dal mio
punto di vista l’arte non deve essere
mai perfetta, perché, come dice
Marx Ernst che io ammiro molto,
“chi trova se stesso è perso”.
Meridiana
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IN COPERTINA
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Jargon Song
Ich sitze an meinem Fenster
und singe in mein Jargon
da plötzlich unerwartet
klingt das Telefon
Eine Stimme sagt mir leise
ich soll mich mal umsehen
so sah ich auf das Fenster
das gegenüber ist stehen
Per me il teatro è l’insieme di tutte le arti. Esso
racchiude la pittura e la scultura attraverso la
scenografia, i costumi, i testi con le loro forme
poetiche, la performance e la musica. Il teatro è
magia, esso guida lo spettatore in un altro mondo,
amplia gli spazi della sua fantasia e lo rende
complice. Quando sono sul palco, anche se ad ogni
prima ho sempre un po’ di “Lampenfieber”, mi sento
come se stessi a casa mia e su di un altro pianeta, o
viceversa...
(Decidiamo di fare un breve break. Caffè e sigaretta.
Luciano prende in mano la sua chitarra e inizia a
cantare una sua canzone dal ritmo davvero
coinvolgente...)
IV: (Terminata la piacevole esecuzione, riprendiamo il
discorso interrotto. Noto che Luciano ripone con molta
cura la sua chitarra nella custodia). Scommetto che la
porti sempre con te in viaggio, raccontaci un po’ del
tuo rapporto con la musica...
LF: Sono sempre stato attratto dalla musica, e allo
stesso tempo l’ho sempre considerata una specie di
enigma. Ricordo che mia madre amava la musica
leggera mentre io la trovavo piuttosto banale,
stranamente da bambino mi attraeva la musica jazz.
Quando mi trovavo dai miei parenti, a Lecce, c’era
mio zio che suonava il pianoforte, era un organista
di chiesa. Ammiravo la sua capacità di saper suonare
brani classici e canzoni napoletane. Ricordo che
ascoltavo alla radio l’hit-parade, all’epoca davano
sempre Lucio Battisti che con il tempo ho imparato a
conoscere meglio ed apprezzare. Quando venni in
Germania iniziai a conoscere la musica rock: ero un
fan dei Jethro Tull e di molti altri gruppi rock di
Eine schwarze Katze tat sich
ab und zu ein Reck
und manchmal ein Gähnen
und manchmal auch ein Leck
Sie hatte keine Mühe
den Tag hinein zu leben
sie hatte keine Mühe
das kann man gut verstehen
Die Gedanken schwirren leise
in mein Gehirn herum
ich weiß nicht ob ich gescheit bin
oder manchmal auch dumm
Ein Jeder hat ein Lächeln
auch für dich bereit
ein Jeder hat ein Lächeln
sogar zu jeder Zeit
Die vierte Strophe singe ich
voll aus meinem Brust
und draußen ist der Kummer
und draußen ist auch der Frust
So sagt mir liebe Freunde
soll ich dann aufhören
so sagt mir liebe Freunde
good bye und auf wieder sehen
allora. A casa c’era già mio fratello più piccolo che
suonava la chitarra (e l’altro la batteria) ed io volevo
imparare a suonare il flauto traverso, ma non me lo
potevo finanziariamente permettere, e inoltre non
trovavo un buon maestro. Ebbi così l’idea di
imparare a suonare la chitarra, costava meno e
attirava le ragazze (ride). Entrai così in un negozio di
musica e ne uscii con una chitarra folk indosso. Devo
ammettere che ci sono voluti anni prima di poter
riuscire a suonare le canzoni che conoscevo e che mi
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piacevano. Iniziai poi a “comporre” canzoni a modo
mio. Ho sempre cercato di diventare membro di un
gruppo, ma non so per quale ragione non ci sono
mai riuscito. Fatta eccezione per alcuni progetti,
purtroppo falliti dopo la prima esecuzione. La
musica è però stata sempre una mia compagna, e
anche un modo per conoscere gente, ma soprattutto
una mia espressione personale. Per diversi anni ho
scritto canzoni in italiano, alcune in inglese e in
tedesco, sono un appassionato di diversi stili come il
Rock degli anni settanta, la Bossa Nova, la musica
Etno e dei cantautori italiani: De André, Battisti, De
Gregori e altri. Mi piace molto suonare per il teatro.
In questo campo ho riscosso maggiore successo
rispetto alle band. Ho spesso l’impressione che col
teatro io possa esprimere al meglio le mie capacità
musicali. Amo il suono della chitarra e mi piace
molto suonare le percussioni, talento che ho
scoperto di recente. Sono gli strumenti che suono
più volentieri e devo ammettere che ricevo un
ottimo feedback. Il ritmo è per me come il battito del
cuore, il pulsare del sangue, mentre la chitarra
rappresenta l’anima, mi parla, come nella pittura. Nei
miei viaggi porto spesso la chitarra con me, sia per
comunicare sia per conoscere e scrivere nuove
canzoni, e logicamente non smetterò mai di suonare
perché la musica mi fa dimenticare quel leggero
dolore che a volte sento in me.
IV: Pittura, teatro, musica... sembra che all’appello
manchi solo la tua vena poetica... Raccontaci come ti
sei avvicinato alla poesia e quali sono gli aspetti più
affascinanti...
LF: In realtà mi sono avvicinato alla poesia da pochi
anni. Un giorno una mia amica mi regalò un piccolo
quaderno fatto da lei. Sfogliando quelle pagine
bianche ebbi immediatamente l’istinto di scriverci
sopra qualcosa. Durante un viaggio che feci in Italia
incominciai a scrivere dei versi senza rime; non era
una novità per me scrivere canzoni in versi
soprattutto in italiano (forse perché il ritmo è una
base più regolata per la numerazione delle sillabe e
l’ordine delle rime...?), volevo però scrivere anche in
tedesco, e si sa che non è facile per un italiano
scrivere rime in tedesco. Iniziai così a buttar giù i
miei pensieri così come mi venivano in mente,
descrivendo una situazione o uno stato d’animo.
Dopo poco tempo ebbi la possibilità di pubblicare un
libretto con le mie poesie e mi accorsi che chi li
leggeva ne restava attratto. Inoltre ho scoperto
anche una certa vena narrativa, spesso tratta da
INTERVen t i
DALL’ITALIA
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esperienze che ho fatto in passato. Scrivere è per me
un linguaggio diretto dell’anima. Basta un foglio di
carta, una matita e butto giù quel che mi viene in
mente, lo posso fare dappertutto, sentendomi
immerso nei miei pensieri, in un caffè, nel bosco o in
un città che è per me nuova e sconosciuta. Quando
scrivo mi sento come in una bolla di sapone, facile a
rompere, se c’è qualcuno che mi osserva. I miei
pensieri mi appaiono spesso come bizzarri mosaici
variopinti e astratti, presi da chissà dove, ma li sento
in me, come fossero legati da un filo d’oro che tiro
piano piano per cercare di non spezzarlo, finché non
si esaurisce.
IV: Ho saputo che è uscito il tuo secondo libro di poesie.
Potresti darci ulteriori dettagli?
LF: Il mio secondo libro di poesie e racconti è uscito
ad ottobre, prodotto dall’editore Radu Barbulescu.
Nel testo ci sono poesie in italiano e in tedesco e due
racconti che ho scritto negli ultimi anni. A fare da
cornice vi sono alcune illustrazioni...
Info: lucianoflorioart.blogspot.com
<
“Notturno”
Poemi e prosa di Luciano Florio
(in italiano e in tedesco)
Radu Barbulescu Verlag, Görresstr.105a,
81549 München, [email protected]
Si può richiedere presso l’autore:
[email protected], Tel.089/72493789
oppure ordinare presso l’editore o
in ogni libreria.
EURO 11,90 – ISBN: 978-3-930672-98-1
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DALL’ITALIA
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Sicilia Bedda!
Viaggio nella Sicilia meridionale alla scoperta di una terra ricca di arte e cultura che cela storie
e voglia di riscatto e rinascita
Gianfranco Caccamo
A metà ottobre ogni anno nella Sicilia orientale si
svolge la Ibla Buskers, Festa di artisti di strada.
Lo scenario è quello del centro antico di Ragusa,
straordinaria cittadina dichiarata patrimonio mondiale dall’Unesco, nonché luogo in cui vanno in scena
le storie televisive che hanno come protagonista il
Commissario Montalbano, il noto personaggio uscito dalla penna di Andrea Camilleri. Ragusa Ibla è un
posto davvero unico, nel quale per una settimana
intera si ritrovano saltimbanchi, musicisti, mangiafuoco, attori per dar vita a spettacoli e attrazioni
lungo le stradine barocche. I vicoli, le piazze e i giardini al calar della sera si animano di spettatori rapiti dai
lampi, dai cerchi di fuoco, dalle melodie e dai movi-
menti scenici. A far da sfondo alle performance, le
facciate barocche slanciate verso la luna con i loro
ghirigori decorativi. A svettare su tutto l’abitato sono
il cupolone e la facciata del duomo di San Giorgio,
che fa bella mostra nella piazza principale dietro al
filare di palme che rendono lo scenario ancor più
esotico. Uno scenario esplosivo che si ripete piazza
dopo piazza, chiesa dopo chiesa, via dopo via. Una
scenografia architettonica unica al mondo dietro alla
quale si nascondono storie inaspettate, amore e passione per una terra ricca di cultura, scaldata dal sole e
animata da un desiderio di emergere. All’ombra degli
edifici barocchi, all’interno di bar, botteghe e ristoranti, non si può che fare incontri unici ed emblematici di una terra, di una Italia, che a volte riesce ancora
a sorprendere. Capita quindi di incontrare un giovane
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
Die Reise führt uns in den südlichsten Teil Siziliens.
Ein Gebiet, in dem sich Städte im Barockstil befinden,
welche von der UNESCO auf die Liste des Welterbes
gesetzt worden sind. Besonders sehenswert ist das
historische Zentrum von Ragusa Ibla, das als
Bühnenbild für viele Filme gedient hat, wie beispielsweise „Der Kommissar Montalbano“. Hier findet
alljährlich die sogenannte „Ibla Buskers“, das Fest der
Straßenkünstler statt. Es ist ein Ort an dem sich
Geschichten und Leidenschaften kreuzen. Dieser Ort
lässt begreifen, dass Sizilien seit Jahrhunderten eine
Schmiede multiethnischer Kulturen ist.
Sinistra:
San Giorgio, Duomo di Modica. (Foto: G.Caccamo)
Destra:
Non c’è cosa migliore che assaporare una granita siciliana all’ombra
delle palme della piazza principale di Ragusa Ibla ammirando le
scenografie barocche.
imprenditore locale che assomiglia come una goccia
d’acqua all’attore Luigi Lo Cascio, che ha come missione promuovere la sua terra, far giungere turisti da
tutto il mondo per far scoprire gli scenari mozzafiato
del suo centro. Il giovane ragusano si prende cura dei
suoi clienti con amichevole affetto, mettendo a
disposizione i deliziosi appartamenti dell’“Apparthotel”, una serie di casette dal sapore antico, restaurate
e immerse nel tessuto urbano. Camere con vista, con
una vista davvero spettacolare; al di là delle balconate si stende un intero paese, un presepe che al calar
del sole si illumina, dando vita a giochi di luci e ombre
che evidenziano i chiaroscuri delle facciate. Può capitare anche di entrare in un bar e scoprire che chi ti
serve è nato e cresciuto in Padania e che per amor
della figlia, allergica all’aria “malsana” lombarda, ha
INTERVen t i
deciso di percorrere all’inverso la rotta che molti figli
di Sicilia ogni anno intraprendono per cercare lavoro.
Il barista può allora raccontare che l’aria marina del
ragusano ha donato una vita sana alla sua piccola e
che nella parte estrema della penisola è stato accolto
con calore e affetto dagli abitanti, che da secoli e
secoli accolgono il forestieri con i quali convivono e
si mischiano. Turchi, ebrei e cristiani per secoli in queste terre hanno convissuto in armonia, dando vita ad
una cultura unica: arte, architettura, letteratura, tutto
è stato creato dal connubio di culture diverse, un mix
che oggi si ritrova perfino nei sapori e negli odori
della tradizione culinaria. A chi prenderà spunto da
questo scritto e si recherà ad ammirare il barocco
ragusano, ecco un consiglio appassionato: non c’è
miglior prima colazione che stare all’ombra di una
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DALL’ITALIA
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Sinistra:
Tra gli artisti di strada arrivati a Ragusa per il
Ibla Buskers ci sono Los Filonautas, acrobati
provenienti dalla Germania e dall’Argentina.
Sotto:
Il centro storico di Modica si adagia come un
presepe su delle colline, sull’abitato svetta la
facciata e scalinata monumentale del Duomo.
palma, sfiorati dai raggi del sole, ammirando il barocco che svetta su nel cielo, il tutto gustando una fresca
granita siciliana accompagnata da una brioche appena sfornata e dal sapore unico. Chi ama il salato, non
può non assaggiare gli arancini, da mangiare rigorosamente in una rosticceria, magari sbirciando nella
cucina, scoprendo così il segreto di come quelle palle
di riso restino compatte e croccanti, basta infatti
impanarle nel pangrattato e passarle in un “intruglio”
di albume e farina. Per chi è goloso di cioccolato,
invece, a pochi chilometri da Ragusa Ibla, c’è un altro
meraviglioso centro antico: Modica, nel quale viene
realizzato il “cibo degli dei” con una ricetta che si dice
essere arrivata in Sicilia direttamente dalle terre dei
Maya per mezzo degli spagnoli. Ma Modica non è
nota solo per questa bontà ma anche per la sua struttura urbana, il centro abitato si adagia infatti sulle
pendici di alcune colline che formano una sorta di
canyon dove si trovano le vie principali. Su una delle
colline svetta il Duomo con una splendida facciata e
una lunga scalinata che arriva fino
alle strade centrali. Anche in questo presepe barocco è possibile far
incontri particolari, come la titolare della trattoria “All’Arco”, una
mamma che accoglie i clienti come
se fossero amici o parenti che le
fanno visita. La signora offre ai
suoi ospiti tutta una serie di assaggi e delizie tipiche della cucina
modicana che rendono i pranzi
uno spasso. Tra un bicchiere di
vino e una delizia culinaria, gli
animi dei commensali si aprono e
si confidano storie, idee, desideri.
Si scopre allora che la voglia di
cambiamento e di riscatto preme
sempre di più, cresce il desiderio di vedere una così
bella terra tornare ad essere davvero il centro del
Mediterraneo, il desiderio pulsante del liberarsi da
piovre opprimenti di ogni forma e colore che tengono schiavo un popolo che ha tanto da dare a sé e al
mondo intero. Desideri che si concretizzano con l’agire, con il fare la propria parte, rimboccandosi le maniche e cercando di resistere tra un lavoro da promoter
e l’altro; aiutando il padre a portare avanti l’azienda
di famiglia, o aprendo a pochi metri dal mercato storico palermitano della Vucciria, “La Fuitina”, un bed
and breakfast dall’arredamento eclettico e dal nome
evocativo.
Storia antica, ricchezze eterne, desideri e speranze
odierne mi fanno dire: u sicilianu sugnu e mi nni vantu,
picchì la terra mia jè china china d’incantu (sono siciliano e me ne vanto, perché la mia terra è piena piena
d’incanto; da Ciuri Ciuri di Roy Paci & Aretuska) e mi
fanno sperare che un giorno sorgerà il sole e scaccerà
le nubi del malaffare.
<
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
DALL’ITALIA
Le case a basso dispendio
energetico in Italia
Intervista all’architetto altoatesino Michael Dejori
Franco Casadidio
INTERVenti (IV): Architetto Dejori,
come si misura il consumo di un
edificio?
Michael Dejori (MD): L’indice HWB
(”Heizwärmebedarf“) determina il
fabbisogno energetico di una
costruzione: indica quanti Watt
all’anno necessita una costruzione per metro quadrato di superficie di base [W/m2a]. All’incirca
10W corrispondono a un litro di
gasolio.
Se dunque viene eretta una
costruzione secondo la regolamentazione ufficiale (legge n. 10/91
– vedi nota *) si tratterà di una
costruzione che per m2 all’anno
necessita di 70 Watt al massimo.
Al confronto con altri stati europei siamo purtroppo indietro di
anni: Austria e Germania realizzano costruzioni pubbliche con un
massimo di 30W/m2a e qui le
case a risparmio energetico o
“passive” spuntano come funghi
ovunque, da anni. Di tutto questo
in Italia ci sono purtroppo finora
solo (troppo) pochi esempi.
Di significato fondamentale sono
volontà pubblica, impegno privato e consapevolezza generale di
trattare tutte le risorse in modo
consapevole, economico e duraturo: la provincia di Bolzano è
sicuramente quella più all’avanguardia in Italia e può vantare
non poche costruzioni, nuove o
ristrutturate, pubbliche o private,
pienamente aderenti alle normative nazionali e europee in materia di risparmio energetico.
INTERVen t i
IV: Quali sono i fattori che influenzano maggiormente i consumi di
un edificio?
MD: A) La parte di costruzione trasparente: vetrate fisse e finestre
sono sempre le parti di costruzione
energeticamente “peggiori”. Il vetro
isolante migliore e più caro è pur
sempre quattro volte peggiore di
un muro di facciata isolato in
maniera mediocre. Importante è
la grandezza, il numero e la posizione dei singoli vetri.
B) Le parti di costruzione opaca:
la parte esterna della costruzione
viene a trovarsi in contatto con
l’esterno in modo orizzontale o
verticale, con l’aria (pareti, tetto)
o con la terra (basamento). Il progresso tecnico non ci ha procurato solo computer e cellulare, ma
anche i migliori materiali isolanti
da utilizzare in diverse situazioni
di necessità; determinante in questo senso è non solo l’isolamento
calorico, ma – soprattutto alle
nostre latitudini – lo sfasamento
termico che viene spesso sottovalutato! Questo indica il tempo che
impiega l’energia ad oltrepassare
l’isolamento calorico. Più è leggero l’isolamento (= peso specifico
basso) e più velocemente passa
l’energia: per questo la temperatura interna si alza così tanto
sotto un tetto isolato con EPS
(Expandierter PolystyrolHartschaum o polistirolo espanso) già solo dopo cinque ore, perché lo sfasamento termico di questo materiale è troppo basso.
C) ventilazione ed aerazione controllata: importante non è solo un
corretto isolamento ma anche
La Scuola dell’infanzia di Andriano (Bolzano)
„Wie viel verbraucht Dein Auto?”
Diese Frage können die meisten
ruckzuck beantworten. Aber wenn
jemand fragen würde: „wie viel
verbraucht denn Dein Haus?“ wären
es wohl nur wenige, die zügig und
gewiss antworten könnten.
Energiekosten eines Hauses sind
alles andere als unbedeutend!
Im Interview mit Miachael Dejori
erklärt uns der Architekt aus
Südtirol, wie man den Energieverbrauch eines Hauses berechnen
kann und worauf man beim Bau
und bei der Planung eines Energiesparhauses achten sollte.
una corretta ventilazione con un
sistema meccanico di ricambio
dell’aria; da una parte viene
immessa continuamente aria fresca, dall’altra – grazie al recupero
calorico – non c’è dispendio energetico.
13
14
DALL’ITALIA
IV: Quanto costa in più costruire
una casa a risparmio energetico
rispetto a una tradizionale?
MD: Prendiamo ad esempio una
nuova costruzione eretta secondo
i dettami statali della legge 10,
ossia con un consumo massimo
pari a 70W/m2a:
A) I costi in più di una casa a
risparmio energetico (50W/m2a)
sono al massimo del 5% dei costi
netti di costruzione, che vengono
ammortizzati al massimo in 12
mesi di utilizzo del riscaldamento.
B) I costi in più di una casa a
risparmio energetico (30W/m2a)
sono invece al massimo del 15%
dei costi netti di costruzione e
vengono ammortizzati al massimo dopo 48 mesi di utilizzo del
riscaldamento.
IV: Quanto tempo è necessario per
ammortizzare i maggiori costi
iniziali?
MD: In Europa non è il materiale
bensì la manodopera ad incidere
maggiormente sui costi: per questo
un isolamento più spesso/migliore
costa di fatto poco più di uno sottile/meno valido perché il lavoro
annesso, di fatto, è lo stesso. Così
non dobbiamo chiederci semplicemente in quanto tempo vengono ammortizzati i costi, ma se
invece ci comportiamo in modo
“consapevole” e “duraturo”; infatti non costruiamo solo per avere
un tetto sulla testa ma per sentirci a nostro agio in un ambiente.
IV: Lei e suo padre avete progettato
la Scuola dell’infanzia di Andriano
in provincia di Bolzano, proprio
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seguendo criteri di bioarchitettura
ed ecosostenibilità; ci può illustrare
i dati salienti del progetto?
MD: A) Il concetto di base può
essere tradotto in “costruire con il
paesaggio”: l’inclinazione del
tetto segue i pendii circostanti, la
linearità dei dintorni si ripete
all’interno, le grandi vetrate portano la natura nella costruzione e
i materiali riprendono i toni del
paesaggio.
B) Sito: su un leggero pendio al di
sopra del paese con una vista
panoramica a 180° veramente
unica che spazia fino a valle e sul
Rosengarten (Patrimonio
Mondiale dell’Umanità – Unesco).
C) Dintorni: vigneti che offrono
sempre nuovi colori (verde pallido
in primavera, scuro in estate, giallo-rosso in autunno, marrone
scuro/grigiastro in inverno) con
esposizione al sole limitata.
D) utilizzo di materiali naturali e
del posto: legno di quercia trattato ad olio per pavimenti e arredo,
legno grezzo di pino per facciate
e terrazze, tetto verde estensivo e
porfido per l’esterno.
E) Rispetto ambientale: utilizzo di
isolamento ecologico; pellets
come carburante per il riscaldamento a pavimento; colori traspiranti per l’interno; riutilizzo dell’
acqua piovana per l’irrigazione
del giardino; utilizzo minimo di
materiali plastici (cemento armato per gli spigoli, isolamento XPS
(Extrudierter Polystyrol-Hartschaum o polistirolo estruso) per
le parti di costruzione a contatto
con la terra.
IV: Quali particolari accorgimenti
avete adottato in materia di risparmio energetico ed ecosostenibilità?
MD: A) Parti trasparenti di costruzione: posizionate in modo consapevole e a seconda della funzione,
fisse o apribili. Relativamente
all’esposizione (a nord, est, sud,
ovest) e della posizione (verticale
o orizzontale) sono stati utilizzati
in tutto tre tipi di vetro differente.
Ciò nonostante ci siamo attenuti
all’utilizzo esclusivo di vetri a doppia lastra comunemente in commercio.
B) Parti di costruzione opaca:
pavimenti, facciata, tetto sono
stati isolati secondo necessità, in
generale si può dire: in basso 10
cm (XPS), di lato 15 cm di lana di
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
DALL’ITALIA
Michael Dejori
Architetto, è autore insieme al
padre Gilber del progetto della
scuola di Andriano.
Si è laureato all’Università
Tecnica di Innsbruck (A) e
all’Università degli Studi di
Firenze. È membro dell’Architektenkammer di Bolzano.
Numerosi i concorsi vinti con i
suoi progetti: a Graz, Klagenfurt,
Linz, Leibnitz. Vicedirettore per
la realizzazione “Stadthalle” di
Graz, ha fondato nel 2003 lo
studio “Einzigart Architekten”
con l’architetto Veronika
Köllensperger.
roccia, in alto 25 cm di fibra di
legno di isolamento.
C) Ventilazione ed aerazione controllata: la costruzione è dotata di
un condotto sotterraneo a due
metri di profondità, così l’aria
viene riscaldata nei periodi di
freddo, mentre in quelli di caldo
viene rinfrescata; il tutto “gratis”.
Corredata anche di un filtro per il
polline, tutto il volume d’aria
viene ricambiato completamente
nell’arco di tre ore.
D) Riscaldamento: come combustibile viene utilizzato il pellets,
materiale pulito, non inquinante,
CO2 neutrale, ottenuto dagli scarti di lavorazione del legno senza
l’aggiunta di alcuna sostanza chimica.
E) Rispetto ambientale: tutti i
materiali utilizzati hanno un bilancio CO2 neutro.
IV: Quali benefici traggono i bambini dal vivere in un ambiente così
realizzato?
MD: Per i bambini la scuola materna è la prima costruzione estranea da accettare al di fuori della
propria abitazione: vivere in un
ambiente sano, dove ci si sente
bene e a proprio agio facilita questa accettazione. Se definiamo
una costruzione come la terza
pelle dell’uomo, allora starò più
volentieri in questa terza pelle se
proporzione, ambiente e materiaINTERVen t i
le sono in armonia tra di loro.
Vorrei però anche relativizzare
l’importanza della costruzione: le
cose più importanti sono giochi
divertenti e buon cibo! Per fortuna entrambi, qui, non mancano
grazie alla direttrice Renate e alla
cuoca Monica, alle quali faccio i
miei complimenti.
IV: Quali altri edifici a risparmio
energetico ha progettato?
MD: Parliamo piuttosto di ”utilizzare in modo consapevole l’energia” e di “stare bene in un posto”
in modo che questa tematica resti
sullo sfondo, in fase di pianificazione e alla fine il fruitore da una
parte se ne ricordi o vi ritorni
volentieri. Di fatto sono fattori
come luce, colore, ombra, spazio
e proporzione ad avere un ruolo
importante, al di là della grandezza dell’incarico costruttivo.
Per quanto riguarda la Scuola
dell’infanzia di Andriano desidero
ringraziare il comune di questo
paese come costruttore che di
ogni materiale utilizzato ha chiesto informazioni relative alla qualità e non solo al prezzo.
Al momento mi occupo dell’ampliamento di una scuola materna,
della realizzazione di una scuola
elementare e della finitura di una
mansarda. Per qualsiasi tipo di
incarico comunque la cosa più
importante è che costruttore e
architetto parlino, si prendano sul
serio e che le decisioni vengano
discusse e prese insieme.
<
*Nota. La Legge n. 10 del
09/01/1991 è stata integrata da
successivi provvedimenti di
Legge, fra cui il D.Lgs n. 192 del
19/08/2005 e successivo D. Lgs. N.
115 del 30/05/2008 in attuazione
delle Direttive europee in materia
come la Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico
nell’edilizia. L’applicazione delle
normative viene effettuato per
gradi, per cui è immediatamente
prescrittivo nella progettazione
dei nuovi edifici, mentre concede
tempo per l’adeguamento degli
edifici esistenti. Parimenti sono
state attivate delle procedure per
l’agevolazione economica per gli
interventi di contenimento energetico, come lo sgravio fiscale del
55% del costo dell’intervento. In
sostanza è stato creato un complesso quadro normativo per adeguare tutto il patrimonio edilizio
nuovo ed esistente alle normative
Europee prevedendo per la sua
attuazione un sostegno economico rivolto sia alle famiglie che alle
imprese.
(Architetto Remo Cencioni –
www.atup.it)
15
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DALL’ITALIA
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Lettres italiennes
De pulchritudine
Corrado Conforti
“Che ggran dono de Ddio ch’è la bbellezza!” dichiara
all’inizio di un suo sonetto del 1834, il grande poeta
romanesco Giuseppe Gioachino Belli; il quale corrobora poi l’affermazione con una gustosa serie di considerazioni sull’avvenenza fisica, avvenenza – va
detto – solo femminile. Belli non era certo il primo a
occuparsi dell’argomento. In tutta la letteratura italiana, la bellezza viene costantemente celebrata. Già a
partire dal padre delle nostre lettere, Dante Alighieri,
che si innamora della sua Beatrice quando questa ha
appena nove anni. Di lei dirà nella “Vita nuova” (ma la
bambina nel frattempo è cresciuta), che “de li occhi
suoi (...) escon spirti d’amore infiammati”. Tanta grazia
non è tuttavia per Dante un motivo di concupiscenza,
bensì uno strumento per accedere alla virtù e dunque
a Dio. Concezione condivisa più o meno anche da
Petrarca, il quale ci presenta comunque una Laura
assai più sensuale della giovanissima Beatrice. Il
grande poeta ne canterà “le belle treccie sopra ‘l collo
sciolte” e “le guancie ch’adorna un dolce foco”. Con
Boccaccio l’attenzione alla bellezza femminile si fa
assai meno spirituale; mentre con l’“Orlando furioso”
di Ludovico Ariosto la letteratura italiana acquisisce
versi sensuali come i seguenti dedicati alla bellissima
Alcina: “Bianca nieve è il bel collo, e ‘l petto latte; / il
collo è tondo, il petto colmo e largo: / due pome acerbe,
e pur d’avorio fatte, vengono e van come onda al primo
margo”. Facendo un salto di tre secoli arriviamo poi a
Ugo Foscolo, il quale quando non si occupava della
propria pretesa avvenenza (“Solcata ho fronte, occhi
Schönheit und Intelligenz sind zwei
Eigenschaften, die sich wohl nicht eindeutig
und endgültig messen lassen. In Hinblick
auf die Schönheit sagt ein Sprichwort, dass
man über Geschmack streiten kann und die
bisher entwickelten Intelligenztests sind allesamt
umstritten.
In einer TV-Show urteilte Silvio Berlusconi
auf seine ganz besondere Art und Weise über die
Eigenschaften der Oppositionspolitikerin
Rosy Bindi.
Rosy Bindi
(www.wikipedia.com)
incavati intenti, / crin fulvo, emunte guance, ardito
aspetto”) celebrava quella delle sue amanti, come
Antonietta Fagnani Arese, della quale nell’ode “Alla
amica risanata” canta sollevato il ritorno del
bell’aspetto (“Fiorir sul caro viso / veggo la rosa, tornano / i grandi occhi al sorriso”). Sessant’anni più tardi
Gabriele D’Annunzio, prima di mascherarsi da poetasoldato, interpreterà il superomismo nietzschiano
impegnandosi soprattutto nell’arte della seduzione.
Così descriverà, per interposta persona, una delle
tante sue conquiste nel romanzo “Il piacere”: “ella
aveva appunto le estremità un po’ correggesche, le
mani e i piedi piccoli e pieghevoli, quasi direi arborei
come nelle statue di Dafne”. Con il ‘900 il culto della
bellezza femminile si affievolisce un poco. Gli autori
moderni si sforzano di descrivere la banale tragicità
dell’esistenza e non possono perdersi in quisquilie
come l’avvenenza fisica, che pure tanto aveva occupato i loro predecessori. Resta solo la canzone a celebrarla. E qui ognuno, sforzando la memoria, può
tranquillamente fornirsi di esempi.
La sera del 7 ottobre scorso il signor B., che tra un
festino e l’altro sostiene di trovare anche il tempo di
fare quello per cui è pagato dai contribuenti, è intervenuto telefonicamente in una trasmissione televisiva della Rai condotta da un suo adoratore. Schiumava
di rabbia il signor B., perché la Consulta, affermando
il principio, per lui blasfemo, che la legge è uguale per
tutti, lo aveva equiparato al comune cittadino. Alla
deputata Rosy Bindi, che s’era permessa di interloquire nel suo profluvio verbale nel quale egli sosteneva
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
L’asilo italo-tedesco
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Società Dante Alighieri
Monaco di Baviera
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madrelingua italiana. Sono gradite
buone conoscenze della seconda
lingua insegnata.
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inviate per email a
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Medicina generale, flebologia
e scleroterapia
Dott. Univ. Parma
Stephan Guggenbichler
Dr. med Katrin Hoehne
trovarsi appena un gradino sotto il Padreterno, il
signor B., alludendo alla scarsa avvenenza della Bindi,
ha pronunciato la seguente elegante battuta: “Lei,
signora, è più bella che intelligente”. Risparmiandoci
ogni considerazione su tali maniere da bifolco, note a
tutti qui in Germania e in modo particolare al deputato europeo Martin Schulz, ci chiediamo se il signor B.,
che si dichiara cattolico fervente, sia a conoscenza
del passo del vangelo di Luca in cui si sostiene sia
assai più saggio occuparsi della trave piantata nel
proprio occhio che non preoccuparsi del fuscello presente in quello del vicino.
L’improbabile metro e settanta di altezza, la quasi
totale assenza di collo, il giro vita che a occhio e croce
corrisponde alla circonferenza verticale del tronco,
l’alopecia mascherata con un trapianto mal riuscito,
gli occhi sempre più chiusi a causa di probabili iniezioni di botulino finalizzate al camuffamento delle
rughe, fanno del signor B., che recentemente è entrato nel settantaquattresimo anno di vita, tutto meno
che un bell’uomo. Capiamo che le adulazioni dei suoi
salmodianti cortigiani lo facciano credere un Adone,
ma il signor B. nelle sue tante dimore dovrà pur avere
almeno uno specchio, e tale oggetto, si sa, ha il maledetto vizio di raccontare la verità. A meno che il
signor B. non abbia fatto come la contessa di
Castiglione che, bellissima in gioventù, quando iniziò
a sfiorire, velò tutti gli specchi delle sue stanze. Ecco
sì, il signor B. deve aver fatto la stessa cosa. E allora
noi, in armonia con tale scelta e commossi da tanto
patire, ci fermiamo qui e stendiamo su tutta la faccenda il proverbiale velo pietoso.
<
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
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Belgioioso
Grande successo per la
prima edizione del
Palio Terre Viscontee
Raffaella Mantovani
Correva il XIV Secolo quando i
Visconti, signori di Milano, costruirono un castello per la caccia che
chiamarono “Zoiosus”. Nel 1431 il
maniero divenne feudo di Alberico
da Barbiano che incoronò questa
fiorente terra come “bella e gioiosa”: da qui nacque Belgioioso, il
nome dell’attuale paese che man
mano si è sviluppato attorno alla
fortezza.
Oggi, grazie alla ristrutturazione del castello, resa possibile
dall’acquisto da parte dell’illustre
sindaco, il Prof. Fabio Zucca, in
collaborazione con la giunta
comunale, il piccolo paese sta
diventando una città di turisti e
curiosi, i quali affollano le sale e il
grande giardino ogni qual volta i
ponti levatoi vengono abbassati
per dar vita ad una nuova e interessante manifestazione.
Recentemente Belgioioso e il
suo castello sono stati meta di
visita del Principe Sergio di
Jugoslavia, presidente della Onlus
Regina Elena, attivo a livello internazionale nelle politiche del sociale e della cultura.
A questo incontro sono seguiti
una serie di eventi: dalla giornata
della FAI (Fondo per l’ambiente
italiano), all’inaugurazione del
Museo Regionale del Territorio,
alla mostra del famoso pittore De
Chirico, allestita nella parte pubblica del Castello e il gemellaggio
con la cittadina francese La
Fouillouse.
Grazie a tutte queste iniziative,
anche il territorio a sud di Pavia
può così finalmente contare dal
2009 sul suo Palio, quello delle
Terre Viscontee.
L’idea, sviluppatasi a Belgioioso,
ha rapidamente incontrato l’interesse di molti comuni e ha visto
coinvolte nei giochi, durante il
weekend del 29 e 30 agosto, ben
sei squadre composte da elementi
provenienti da una decina di
comuni.
L’evento ha visto brillare più
che mai la sinergia tra pubblico e
privato. Realizzato a cura del
Consorzio del Basso Pavese, il Palio
ha potuto contare sulla collaborazione di partner eccellenti, come
l’Ente Fiere dei Castelli di Belgioioso
e Sartirana, l’Associazione Amici
del Castello di Belgioioso e le Pro
Loco dei territori coinvolti. Un successo di primo piano, che vanta
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
FOTOGRAFIE &
JOURNALISMUS
TEXTE ALLER ART
Kirsten Ossoinig
[email protected]
0172/9019589
Italienischer
Tanzkurs
un’ottima capacità organizzativa.
Le gare erano articolate in due
sezioni, divise nelle due categorie
“Juniores” e “Seniores”, pronte a
sfidarsi a suon di giochi tradizionali. I più giovani, impegnati nella
mattinata di sabato, hanno dovuto cimentarsi in quattro giochi:
lancio degli anelli, corsa dei sacchi,
pesca della mela e corsa con l’uovo.
Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno sono scesi in campo gli
adulti, non meno motivati. Sotto il
sole implacabile i partecipanti
hanno affrontato, senza risparmiarsi, tutte le sfide previste: dalla
corsa di “balon” alla pentolaccia,
concludendo con l’albero della
cuccagna.
Nella giornata di domenica 30
agosto la festa si è animata con il
“Belgioioso fantasy”: 3.500 bambini completamente truccati e vestiti con abiti a tema, sono stati
catapultati in un meraviglioso
viaggio fuori dal tempo, tra “mezzi
uomini”, elfi, maghi, orchi e molti
altri personaggi fantastici.
Dopo il suggestivo Corteo
Storico, che ha attraversato tutto
il paese e al quale hanno preso
parte, oltre agli sbandieratori e
figuranti anche i componenti delle
squadre, la fase finale del Palio è
entrata nel vivo.
INTERVen t i
La più importante prova della
disfida tra comuni consisteva in
una gara piuttosto pittoresca: la
corsa nelle carriole. A spuntarla,
battendo i rivali dei comuni rivieraschi, è stata la squadra di
Linarolo-Valle Salimbene, aggiudicandosi la prima edizione del Palio
Terre Viscontee.
Grazie all’iniziativa e allo spirito
creativo di tutti gli organizzatori, il
piccolo paese di 5.000 abitanti, ha
accolto i 25.000 visitatori con allegria e stupore, per rendere questa
due giorni un appuntamento da
segnare in rosso nel calendario del
prossimo anno.
<
Signora leccese, appassionata
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CULTURA
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Palindromi
Parole, e non solo, riflesse
Leonardo Chen
Che cos’è un palindromo? Un
palindromo è una parola, una frase
o un numero che può essere letto
in due o più direzioni. Un piccolo
esempio sono le parole come
“ala”, “osso”, “oro”, che possono
essere lette da sinistra a destra ed
anche da destra a sinistra. La parola “palindromo” proviene dal
greco “palin”, che significa di
nuovo, e “dromos”, ovverosia direzione. Nella lingua greca questa
forma di scrittura si chiama infatti
“karkinike epigrafe”, che tradotto
significa inscrizione di granchio.
Il fenomeno palindromico non
è soltanto letterario, ma fa parte
anche della natura. Prendiamo ad
esempio la legge della simmetria: i
due lati del nostro corpo sono un
palindromo, nel senso che la parte
destra è l’immagine speculare della
parte sinistra. Lo stesso si ritrova
nel giro del guscio della chiocciola:
alcuni tipi girano in senso orario e
altri in senso antiorario. Nella biochimica, la struttura elicoidale
della molecola della DNA è fre-
La catena del DNA
A
C
C
T
A
G
G
T
–
–
–
–
–
–
–
–
T
G
G
A
T
T
T
A
quentemente un palindromo: una
catena dei nucleotidi (elementi
chimici base del DNA) assicurano
la correttezza dell’altra, formando
un tipo di palindromo. Ad esempio il nucleotide “adenina” (A) si
correla sempre con la “tiamina”
(T), e la “guanina” (G) sempre con
la “citosina” (C). I nucleotidi della
seconda catena sono un’inversione della prima catena, cioè un
palindromo. Quest’effetto palindromico è molto frequente nel
cromosoma Y.
Il Detto Ercolaneo
S
A
T
O
R
A
R
E
P
O
T
E
N
E
T
O
P
E
R
A
R
O
T
A
S
coltà, perché la parola “AREPO”
pare non esistesse in latino.
Presumibilmente la frase vuol dire
Ein kleiner Exkurs in die Welt der Palindrome zeigt uns, wie sich der Mensch
und die Natur mit Bildern, Wörtern und der Musik amüsieren.
Anche nella formazione delle
proteine gioca un ruolo l’effetto
palindromico: alcune proteine
sono levogire ed altre destrogire.
Anche la gravità e il magnetismo hanno un’espressione palindromica. Nell’emisfero nord,
levando il tappo da un bacino
pieno di acqua, l’acqua scorre dal
bacino girando a sinistra, cioè in
senso antiorario, mentre in
Australia in o Sud Africa, l’acqua
gira a contrario, cioè in senso orario. Lo stesso vale per il senso in
cui ruotano i cicloni e gli anticicloni (anch’essi tra loro palindromi):
in senso antiorario nell’emisfero
boreale e in senso orario in quello
australe.
Il palindromo più antico in
Europa fu trovato ad Ercolano. Si
tratta di cinque parole che possono
essere lette in tutte le direzioni.
La traduzione di questo quadretto ha presentato grande diffi-
“Il coltivatore Arepo tiene le ruote
al lavoro”. Un altro palindromo
conosciuto in latino è “In girum
imus nocte et consumimur igni.”
– (Andiamo in giro la notte e siamo
consumati dal fuoco).
Gli esempi non finiscono di
certo qui. Nell’epoca rinascimentale, Leonardo da Vinci usava una
forma di palindromo, cioè la scrittura all’inverso, che può essere
letta con uno specchio.
Nella musica, Hadyn aveva scritto una sinfonia palindromica, il
suo opus 47, sinfonia in G. Anche
Alban Berg, Bela Bartok e
Stravinskij hanno scritto musica
in forma palindromica.
In Grecia, è molto frequente
ritrovare i palindromi sulle fonti
battesimali. In sanscrito si trovano
molti palindromi nei testi sacri.
Anche nella lingua cinese poi, i
palindromi sono abbastanza frequenti.
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
DAMMIT I’M MAD.
Evil is a deed as I live.
God, am I reviled? I rise, my bed on a sun, I melt.
To be not one man emanating is sad. I piss.
Alas, it is so late. Who stops to help?
Man, it is hot. I’m in it. I tell.
I am not a devil. I level “Mad Dog”.
Ah, say burning is, as a deified gulp,
In my halo of a mired rum tin.
I erase many men. Oh, to be man, a sin.
Is evil in a clam? In a trap?
No. It is open. On it I was stuck.
Rats peed on hope. Elsewhere dips a web.
Be still if I fill its ebb.
Ew, a spider... eh?
We sleep. Oh no!
Deep, stark cuts saw it in one position.
Part animal, can I live? Sin is a name.
Both, one... my names are in it.
Murder? I’m a fool.
A hymn I plug, deified as a sign in ruby ash.
A Goddam level I lived at.
On mail let it in. I’m it.
Oh, sit in ample hot spots. Oh wet!
A loss it is alas (sip). I’d assign it a name.
Name not one bottle minus an ode by me:
“Sir, I deliver. I’m a dog”
Evil is a deed as I live.
Dammit I’m mad.
By Demetri Martin
Ecco alcuni palindromi in italiano:
“Aceto nell’enoteca”
“Ai lati d’Italia”
“E presa la serpe”
“I noti piedi dei pitoni”
“I topi non avevano nipoti”
Eccone invece alcuni in tedesco:
“Eine treue Familie bei Lima
feuerte nie”
“Ein Leder Gurt trug Redel nie“
“Ein Neger mit Gazelle zagt
im Regen nie”
“Oh Cello voll Echo”
“Ein Esel lese nie”
INTERVen t i
Nella lingua inglese, il gioco
palindromico è ancora più complicato: si usano non soltanto le
lettere, ma anche le parole e le
frasi palindromiche e inoltre
anche un altro tipo di inversione
della parola che porta ad uno
significato diverso
Le lettere palindromiche:
“A coup d’etat saved
devastated Puoca”
“Are we not drawn onward, we
few, drawn onward to new era.”
“Do geese see god?”
CULTURA
Cosimo,
insegnante di italiano
(Volkshochschule, privato),
dottorando in filosofia,
fiorentino, offre
lezioni di italiano,
anche a domicilio
0176-23413205
089-32606891
[email protected]
Le frasi:
“Girl bathing on Bikini, eyeing
boy, sees boy eyeing Bikini on
bathing girl.”
“Fall leaves after leaves fall.”
Palindromi con significati diversi:
Gateman/Nametag
Stressed/Desserts
Deliver/Reviled
Star/Rats
Lived/Devil
War/Raw
Stop/Pots
Diaper/Repaid
eccetera.
In India il nome di una provincia
e di un popolo, “Malayalam”, è
palindromico.
Il palindromo più lungo è in finlandese “saippuakuppinippukauppias”, che significa “venditore
all’ingrosso di scatole di sapone”.
Miracoli della lingua finlandese!
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CULTURA
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„Lust auf Lebendigkeit“
Interview mit dem Maler Silvano Spessot
Sylvia Kroupa
Im Oktober hat der Maler Silvano Spessot aus dem
Friaul im Italienischen Kulturinstitut München seine
jüngsten Werke ausgestellt. Unter dem Titel „Seele
und Zeichen“ wurden hauptsächlich aus dem Jahr
2009 Werke des Autodidakten gezeigt. Silvano
Spessot wurde 1956 in Cormons geboren, einem kleinen Ort im Friaul, wo er immer noch lebt. Er hat in
den 1970er Jahren mit seiner künstlerischen Tätigkeit
begonnen. In den 1980er und 1990er Jahren experimentiert er mit Farben und Materialien und wird zum
Meister in der Verwendung von Harzen, Leimen und
heterogenen Gemengen.
Nach anfänglich eher abstrakten Bildern, unter
anderem beeinflusst von Jackson Pollock, kam er zu
Beginn dieses Jahrtausends auf die Darstellung der
„Puppenmenschen“. Individuum und Masse oder die
Hervorhebung des Einzelnen aus der Masse werden
sein Thema. Seine jüngsten Werke zeigen den stilisierten Menschen innerhalb der menschlichen
Gesellschaft in dynamischer „Kurvenlinienhaftigkeit“.
Die Bilder strahlen trotz eventuell unterschwellig vorhandener Kritik an der Gesellschaft in erster Linie
Heiterkeit aus.
Seine nächste Ausstellung findet ab dem 12. März
für vier Wochen im Stuttgarter Rathaus statt.
INTERVenti (IV): Wer ist auf den Titel der Ausstellung
„Seele und Zeichen“ gekommen?
Silvano Spesso (SS): Der Ausstellungstitel wurde vom
Organisator ausgesucht und ich finde ihn vollkommen in Ordnung.
IV: Licio Damiani spricht in seinem Vorwort des
Ausstellungskataloges von „Lust nach Vitalität“, die
Ihre Bilder ausstrahlen und von „Zeichen, die scheinen
wie Widerhall von Worten und Melodien“. In der Tat
lassen die dynamischen Kurven der Figuren wie auch
die Linien um die Puppenmenschen herum und die
Heiterkeit, die sie ausdrücken, an Tanz und Musik denken. Hören Sie Musik, während Sie malen und lassen
sich so inspirieren oder hören sie eher aus dem Inneren
kommende Melodien?
„Erinnerungen
zwischen Vergangenheit und Gegenwart“
SS.: Nein, nein, ich höre Musik, aber ich lasse mich
nicht von der Musik inspirieren. Sie leistet mir nur
Gesellschaft. Selbstverständlich ist es eine aus dem
Inneren kommende Inspiration.
IV: Gibt es für Sie ein Lieblingsbild in Ihrer Ausstellung?
SS.: Alle liegen mir gleichermaßen am Herzen. Aber
vielleicht ein kleines bisschen mehr das große Bild,
das Diptychon, mit dem Titel „Erinnerungen zwischen
Vergangenheit und Gegenwart“. Es erinnert mich an
den „Schrei“ von Edvard Munch. Das ist zufällig ähnlich geworden, das war so nicht beabsichtigt.
IV: Es ist auch das einzige Bild, bei dem Sie Goldfarbe
verwendet haben. Vielleicht auch deswegen, um es ein
bisschen hervorzuheben?
SS: Das ist mir spontan eingefallen, das heißt die
Zeichnungen sind alle zufällig entstanden. Beim letzten Bild habe ich eben Gold verwendet, aber ich
weiß nicht warum ...
IV: Wenn man die ausgestellten Bilder und PolyurethanTäfelchen betrachtet, bemerkt man, dass Sie als Farben
vor allem Schwarz, Weiß, Rot und Himmelblau, auch
Violett verwenden, aber nie Grün. Ich habe Grün nur in
ein paar Bildern mit dem Titel „Landschaft“ von 1985
und im Bild „Frühling“ aus dem Jahre 2006 und in
einem Bild ohne Titel von 2008 gesehen. Ist das eine
Farbe, die Ihnen nicht sehr gefällt oder reiner Zufall?
SS: Das ist reiner Zufall. Ich denke, auch vielleicht
weil ich mitten im Grünen lebe. Ich brauche das
Grün nicht.
INTERVen t i
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CULTURA
Silvano Spessot, pittore di origine friulana, ha tenuto
nell’ottobre scorso una mostra presso l’Istituto di
Cultura di Monaco dal titolo Seele und Zeichen.
Nell’intervista Spessot ci espone alcuni aspetti della
sua tecnica e della sua esperienza artistica.
IV: Die Krawatte ist ein in Ihren Werken häufig wiederkehrendes „Zeichen“. Ein Bild von Ihnen trägt sogar
den Titel „Die Wahl der Krawatte“ (Öl auf Leinwand,
2002). Symbolisiert dieses Motiv für Sie die bürgerliche
Welt oder auch die Scheinheiligkeit der Gesellschaft?
Oder warum sind Sie von diesem Motiv so fasziniert?
SS: Die Krawatte stellt für mich die Gesellschaft, die
bürgerliche Welt dar. Alle wollen sich in einer bestimmten Art zeigen, daher trägt man Krawatte ...
wie ein Statussymbol – ich hätte den Figuren auch
ein Handy geben können oder einen Ferrari daneben
stellen können ... so wurde es halt eine Krawatte.
IV: Was die kurvenlinienförmige Dynamik der Menschenfiguren betrifft, haben Sie sich da auch von manchen
afrikanischen Skulpturen inspirieren lassen?
SS: Ich denke, dass das Zufall ist. Ich habe nie an die
afrikanische Kunst gedacht, nein, Ähnlichkeiten sind
purer Zufall.
IV: Als ich das Foto mit dem kleinen Kind im Katalog sah,
kam mir der Gedanke, dass Sie vielleicht manchmal
auch mit Kindern arbeiten, ihnen das Malen beibringen?
SS: Nein, aber alle Kinder, die mich im Atelier besuchen kommen, spielen und malen mit mir, das
schon. Aber ich bringe ihnen nichts bei. Sie sind
gerne bei mir. Ich habe sehr viele Kinderzeichnungen. Man sieht, dass ich den Kindern sympathisch bin, daher malen sie mit mir zusammen.
IV: Dann haben wir in der Ausstellung auch die Skulpturen gesehen, „Puppenmenschen“ aus Muranoglas.
INTERVen t i
Wann haben Sie begonnen, auch mit Glas zu arbeiten?
SS: Na ja, vor nunmehr drei oder vier Jahren, glaube
ich. Das ist etwas, was ich schon vor vielen Jahren
machen wollte, aber damals war es aus Kostengründen nicht möglich. Später kam dann der
Moment, an dem ich nach Murano gehen konnte,
um mit Glas zu arbeiten ... 2005 habe ich dann damit
begonnen.
IV: Wenn Sie mit Glas arbeiten – abgesehen von der
Konzentration auf die Temperaturen, die beim Formen
der Skulptur berücksichtigt werden müssen – sind da
die Empfindungen beim schöpferischen Prozess ähnlich
oder vergleichbar mit denen beim Arbeiten mit den
Leinwänden?
SS: Alles in allem ist das schon ähnlich. Aber es ist
jedes Mal, eine einzigartige Empfindung, wenn man
die erste Skulptur des Tages macht. Das fühlt sich
an, als ob man sagt „Ein Kind ist geboren“.
IV: Sie stellen zum ersten Mal in München aus. Haben
Sie auch Gelegenheit gehabt, ein wenig in der Stadt
umher zu streifen und welche Eindrücke nehmen Sie
von hier mit?
SS: München gefällt mir sehr. Und es bleiben tatsächlich nur die allerbesten Eindrücke, außer ein
wenig viel Verkehr von heute früh ...
IV: Haben Sie auch unser bayerisches Bier probiert?
SS: Selbstverständlich, das durfte natürlich nicht fehlen! Und ich habe auf Empfehlung sogar Weißwürste
probiert ...
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CULTURA
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La prima
rappresentazione
del Tristan und
Isolde
Il dramma personale dell’amore impossibile
di R. Wagner per M. W, viene riproposto
nell’opera Tristan und Isolde, le cui
rappresentazioni al Nationaltheater di
Monaco furono funestate per lungo tempo
da una curiosa serie di fatti luttuosi
Giuseppe Muscardini
Se passando per Bonn trovassimo il tempo di soffermarci davanti al ritratto di Mathilde Luckenmeier,
conservato allo Stadtmuseum, non ci stupiremmo
troppo dell’idillio nato fra Richard Wagner e la bella
moglie dell’industriale Otto Wesendonck. Con l’occhio influenzato da un incontenibile senso estetico
sorgerebbe in noi una domanda: avrebbe potuto il
celebre musicista sottrarsi al fascino legato alla femminilità e all’eleganza di Mathilde? Karl Ferdinand
Sohn dipinse Mathilde magistralmente due anni
prima dell’incontro fatale tra la donna e il compositore. Ventiquattrenne lei, trentanovenne lui, nel febbraio 1852 i due maturarono per la prima volta una certa
consapevolezza della passione che li avrebbe legati.
Eppure il loro amore conobbe una lenta evoluzione,
ostacolato dalla situazione complicata. Ben vigilato
INTERVen t i
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CULT URA
Ludwig Schnorr von Carolsfeld e la moglie
Malwina interpretano Tristano e Isotta,
Monaco, 1865. Fotografia di Joseph Albert
dalla gelosissima moglie Minna, Wagner fu ospite di dei Wesendonck Lieder, che egli stesso aveva musicaOtto Wesendonck, il quale, in segno di stima, gli aveva to sulla base delle liriche di Mathilde, poetessa diletconcesso in affitto simbolico una comoda abitazione tante, ma non priva di estro. Tristan und Isolde fu
nella campagna zurighese: das Asyl, poco distante da rappresentato per la prima volta il 10 giugno 1865 al
Villa Wesendonck, che all’epoca era ancora in costru- Königliches Hof- und Nationaltheater di Monaco di
zione. Trascorsero ben cinque anni prima che passio- Baviera. Ne furono interpreti protagonisti il notissine e sentimento potessero esprimersi in tutta la loro mo tenore monacense Ludwig Schnorr von Carolsfeld
pienezza; questo avvenne alla fine del 1857, dopo un e Malwine Garriges, che riuscirono, anche grazie alla
concerto di melodie beethoveniane che fecero da loro effettiva unione nella vita, a comunicare al pubcornice romantica al rapporto amoroso. E passione e blico l’intera gamma dei sentimenti amorosi, espressentimento si manifestarono con un coinvolgimento si in forma dialogica nel libretto. L’imponenza fisica
tale da indurre Wagner ad interrompere il secondo di Ludwig Schnorr ben si confaceva all’estensione
atto del Sigfrido per intraprendere la composizione vocale dell’Heldentenor, richiesta per sostenere il
del Tristano, più vicino, per tema, ai turbamenti amo- ruolo di Tristano. Così come la figura più esile di
rosi di cui il compositore era pervaso. Come accade Malwine si attagliava alla vocalità necessaria per la
nei melodrammi più noti, l’amore clandestino fra parte di Isotta.
Un incontro fra il tenore e Wagner, avvenuto nel
Wagner e Mathilde Luckenmeier fu scoperto da
Minna, che non risparmiò al marito scenate di donna 1862 a Biebrich, nei pressi di Wiesbaden, entusiasmò
ferita, strepiti ed urla risentite. L’infelice vicenda entrambi: Schnorr von Carolsfeld intonò alcuni pasimpose ai Wesendonck poi la partenza per l’Italia, a saggi del Tristan und Isolde, accompagnato al pianoMinna il ritorno a Dresda e a Wagner una pesante forte dallo stesso compositore. Il tenore aveva debutsolitudine, che solo poté superare lavorando con tato quattro anni prima all’Hoftheater di Karlsruhe,
assiduità al secondo atto del Tristano. Dagli inizi del cantando poi all’Hoftheater di Dresda e a Monaco,
settembre 1858 Wagner si stabilì temporaneamente a dove, nel 1861, con l’interpretazione del Lohengrin
Venezia, dove continuò a lavorare con ardore e com- aveva conquistato grazie alla sua voce potente l’erepose le pagine più struggenti del
suo capolavoro. Il secondo atto è Im August 1859 beendete Richard Wagner den letzten Akt von „Tristan und
la rappresentazione in chiave emo- Isolde“, dem musikalischen Drama in drei Akten, dessen Handlung in
tiva di un amore avversato dalla Cornwall spielt. Die unglückliche Liebesgeschichte betraf Wagner selbst sehr
sua stessa natura, un amore inca- stark: Ihn quälte zu dieser Zeit seine unmögliche Liebe zu Mathilde
pace di soddisfare le aspettative Wesendonck. Sechs Jahre später fand die Uraufführung des Dramas im
dei due amanti nella loro epoca, Münchener Nationaltheater statt und initiierte eine Reihe von Trauerfällen,
nel loro presente, nel loro spazio e die ein ganzes Jahrhundert andauerte.
nel loro mondo. È infatti solo
superando i limiti fisici e temporali che può esserci de al trono di Baviera Ludwig di Wittesbach. Quando,
pieno godimento per Tristano e Isotta: Fuor dal nel giugno del 1865, Tristano andò in scena per la
mondo, fuor del giorno, senza angosce, dolce ebbrezza, prima volta, Ludwig II di Baviera era salito al potere
senza assenza, mai divisi, soli, avanti, sempre, sempre, da poco più di un anno; la sua ammirazione per i due
artisti era grande. Il nuovo re di Baviera infatti cononell’immenso spazio!
La città lagunare con i suoi silenzi notturni, rotti sceva le doti di Ludwig Schnorr von Carolsfeld per
dallo sciabordìo delle acque nei canali, ispirò profon- averlo precedentemente apprezzato. Il 4 maggio del
damente la partitura del dramma; da Venezia Wagner 1863 aveva inoltre conosciuto Wagner, diventandone
informava puntualmente l’amante lontana sul pro- il mecenate. Nulla sembrava poter funestare l’atteso
gredire del suo lavoro e le riferiva delle rielaborazioni evento, neppure il malcontento a corte per le manie
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CULTURA
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
Wagner nel 1860
Karl Ferdinand Sohn, ritratto di
Mathilde Luckenmeier in Wesendonck,
olio su tela, 1850. Bonn, StadtMuseum
di grandezza del re, propenso ad investire molto
denaro nella costruzione di edifici da consacrare alla
musica e in cui rappresentare l’intero ciclo wagneriano. E neppure il gossip monacense sembrava poter
minare seriamente l’entusiasmo per la prima rappresentazione del Tristano, malgrado certe situazioni
fossero effettivamente imbarazzanti. Direttore d’orchestra era quella sera Hans von Bulow, marito di
Cosima Liszt, la donna che da due mesi aveva reso
padre Wagner, dando alla luce la piccola Isolde. A sua
volta, Wagner era stato lasciato dalla moglie Minna
dopo la scoperta del tradimento con Mathilde
Luckenmeier in Wesendonck. C’era dunque di che
parlare e sparlare. Ma nel turbinio dei pettegolezzi come sempre avviene quando è posta in discussione
la condotta di uomini e donne non ordinari – apparve
subito chiaro quella sera di giugno il carattere innovativo dell’opera wagneriana, nella quale la poesia
non è subordinata alla musica ed il canto perde la sua
funzione primaria a favore dell’orchestra.
È ragionevole pensare che le vicissitudini sentimentali del compositore avessero avuto un’effettiva
incidenza sull’esito della sua opera, come dimostrò la
reazione del pubblico presente alla prima: se una
parte applaudì con fervore alla fine del terzo atto,
l’altra si mostrò risentita per il modo esplicito in cui
Wagner trattava il tema del piacere sensuale tra i due
amanti. A giudicare dalle pagine dell’Allgemeine
Musikalische Zeitung del 5 luglio, la critica fu inclemente: (...) è la rappresentazione del più totale materialismo, secondo cui gli esseri umani non hanno più elevato destino che, una volta portata a termine la loro vita
come tartarughe di mare, scomparire tra i propri umori
dolci, come i propri respiri.
Gli strascichi dell’amore burrascoso per Mathilde
Wesendonck avevano generato le condizioni favorevoli ad uno sviluppo creativo dell’ opera wagneriana
in favore della partitura; questo si rivelò essere un’autentica rivoluzione nella storia della musica. Lo stravolgimento delle norme dell’armonia, l’utilizzo di
silenzi importanti fra un quadro e l’altro, il ruolo fondamentale degli archi e dei legni, la profondità del
pianissimo dei timpani nel Tristan und Isolde crearono
le basi di una concezione completamente nuova del
dramma musicale, concezione con cui dovettero
misurarsi poi i compositori del tardo Ottocento.
L’incontro fra il tenore e il maestro rese ancor più
eccezionale l’evento di Monaco e prefigurò gli esiti di
una felice collaborazione. Ma la messa in scena del
Tristano a Monaco fu funestata da una tragedia
improvvisa: dopo sole quattro repliche Ludwig Shnorr
von Carolsfeld si accasciò sul palco e morì.
Conseguenza fatale delle prove durissime a cui
Wagner aveva sottoposto il tenore, ipotizzarono le
malelingue. In realtà, come appurarono più tardi i
medici attraverso ricerche accurate, la morte del
tenore andava imputata ad un’infezione provocata
da meningite o da tifo. La sventura accompagnò il
Tristan und Isolde nel tempo fino ad anni relativamente recenti. La stessa sorte di Ludwig Shnorr von
Carolsfeld toccò infatti nel 1911 al direttore d’orchestra Felix Mottl, il quale durante l’esecuzione del
dramma musicale wagneriano al Nationaltheater di
Monaco vacillando si accasciò al suolo; in capo a
qualche giorno si spense in ospedale. Nel 1968 fu
colto da malore sul medesimo palco il direttore
Joseph Keilberth, che poco dopo morì.
Ad osservarla dall’esterno, l’incantevole facciata
neoclassica del teatro oggi sede della Bayerische
Staatsoper induce una certa riverenza. Le vicende
wagneriane sono qui sedimentate e le note dei preludi del Tristan und Isolde, dei Meistersinger von Nürnberg,
del Rheingold e della Walküre sembrano riecheggiare
nella Max-Joseph-Platz. Neppure la distruzione del
teatro durante l’ultimo conflitto (poi fedelmente ricostruito da Gerhard Moritz Graubner grazie i disegni
originali di Karl von Fischer) ha tolto all’edificio
quell’aura di sacralità che i wagneriani convinti – ma
in fondo tutti gli amanti della musica – riconoscono
al Nationaltheater di Monaco di Baviera, con i suoi
cinque ordini di palchi, i suoi illustri ospiti, regnanti,
direttori d’orchestra e cantanti. E infine con gli applausi scroscianti, i fischi prolungati, crolli, ricostruzioni ed
esistenze che se ne vanno improvvisamente sul palco.
Ma non è forse così anche nella vita?
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INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
CULT URA
Erich Kuby –
Deutschlands kritisches Gewissen
Eine Ausstellung zum 100. Geburtstag
Anna Zanco-Prestel
„Nestbeschmutzer der Nation“
nannte Heinrich Böll Erich Kuby
noch längst bevor dieser in den
späten 60er Jahren zum „moralischen Gewissen der Nation“ avancierte. Ein gegen ihn 1965 durch
den Rektor der Freien Universität
Berlin verhängtes Redeverbot – er
hatte sich sieben Jahre zuvor über
den Hochschulnamen kritisch geäußert – war Auslöser des ersten
Vorlesungsstreiks der Berliner Studenten.
Kubys Laufbahn hatte er gleich
nach Kriegsende als Berater der
US-Information-Control begonnen.
Als Journalist sowie Verfasser von
Hörspielen und Drehbücher (Das
Erich Kuby zeichnend, um 1942;
Foto: Kuby (Monacensia)
Nel suo famoso volume „Il Tradimento tedesco“ Erich Kuby traccia un
tragico bilancio del „patto d’acciaio“ tra Hitler e Mussolini. Nel centenario
della nascita del noto pubblicista una mostra di suoi schizzi che illustrano
i suoi taccuini di guerra ripercorre in modo critico gli anni del secondo
conflitto mondiale di cui divenne cronista imparziale.
Fino al 5 febbraio 2010 presso la Monacensia di Monaco di Baviera
Maria-Theresia-Strasse 23. www.monacensia.net/
Mädchen Rosemarie, 1958), Chefredakteur im Jahre 1947 der Zeitschrift Der Ruf, Redakteur oder
freier Mitarbeiter namhafter deutschen Zeitungen (Süddeutsche
Zeitung, Spiegel, Stern) war der
1910 in Baden-Baden geborene
Erich Kuby Zeit seines Lebens ein
Querdenker. Kristallisationspunkt
dieses stets ideologisch unabhängigen, streitbaren Publizisten war
der Nationalsozialismus, das
Kriegsgeschehen und deren Folgen von der Nachkriegszeit bis
zum Ende der deutschen Teilung.
INTERVen t i
Seit Anfang der 80er Jahre lebte
der brillante, in der BRD stets umstrittene Autor in Venedig. Von
dort aus verfolgte er weiterhin das
deutsche Tagesgeschehen in kritischen Bemerkungen, die in die
Kolumne „Der Zeitungsleser“ der
Wochenschrift Freitag einflossen.
Dort betätigte er sich bis in seine
letzten Tage auch künstlerisch wie
bereits schon während seiner
Dienstzeit als Wehrmachtssoldat.
Einen Teil seiner Skizzen, die 1975
unter dem Titel „Mein Krieg –
Kriegsaufzeichnungen aus 2129
Tagen“ erschienenen sind, können
bis zum 5. Februar in der Münchner Monacensia betrachtet werden. Hier wird Kubys Nachlass aufbewahrt. Russische Dörfer nehmen
neben Landschaften mit Windmühlen Gestalt an, Soldaten beim
Kartenspiel, Lazarette und wieder
Landschaften, Kirchen und Schlösser aus dem französischen Hinterland. Das Kriegserlebnis in all seiner
Drama tik
findet
in
Kommentaren aus Kubys geistreicher Feder seinen Niederschlag:
„Die heulende Frau, deren letztes
Schwein gerade von uns geschlachtet oder deren Mann evakuiert wird, das ist für mich der
Krieg“. „Tolerant und unerbittlich“
zugleich, sieht sich Kuby unfreiwillig in eine Kriegsmaschinerie hineingezogen, die er zutiefst verabscheut.
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CULTURA
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I volti di Denpasar
Impressioni dalla più popolosa città di Bali, isola indonesiana
in bilico tra turismo e tradizione
„Warum“ – fragt er sich – „muss
ich in ein Volk hineingeboren sein,
das aus Wagner-Opern Geschichte
macht? “ Entgegensteuern kann er
nur in der abwartenden Stellung
des Augenzeugen: „Der NS lässt
sich nicht getrennt vom Volk betrachten, zu dem ich gehöre. So
bleibt letzten Endes doch nichts
als dieses allgemeine und sichere
‚Gefühl’ der inneren Gegensätzlichkeit ...“. Bis zum bitteren Ende:
„Ich sehe den Sieger voraus, der
mich eines Tages fragt: Wie, so
lange Soldat? Was haben Sie gemacht? Stuben gepflegt und Kartoffeln geschält, Sir, werde ich
sagen. Und er wird weiter fragen:
Und wer, bitte, hat Europa ruiniert? Ich, Sir!, werde ich sagen.“
Dem Kriegsschauplatz Italien ist
Kubys berühmter Band „Verrat auf
deutsch – Wie das Dritte Reich Italien ruinierte“ (1982) gewidmet. Unverschont berichtet er darin wie
der italienische Stahlpaktverbündete systematisch zum Verräter
abgestempelt wurde, wie die Deutschen die Macht an sich rissen,
Mussolini zu ihrer Marionette
machten und schließlich seinen
Feinden auslieferten, nachdem sie
die einheimische Industrie ausplünderten und die Endlösung auf
Italien ausdehnten.
Erich Kuby starb 2005 in Venedig, wo er auf der Friedhofsinsel
„San Michele“ seine letzte Ruhe
gefunden hat.
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Sasha Deiana
L’odore è penetrante e rivoltante, le fogne scorrono copiosamente lungo la strada, la verdura scartata nei giorni precedenti imputridisce sotto il pallido sole equatoriale, il fetore esalato dal grasso di
carne macellata e dimenticato da
giorni in grandi recipienti circondati da mosche fa venire il voltastomaco, ma la gente non se ne
cura, ha altro a cui pensare, è iniziata una nuova giornata e l’importante è vendere, concludere
“affari”.
Le cose non vanno bene, i soldi
scarseggiano, ma quando non si
hanno altri termini di paragone il
dolore è meno pungente.
La televisione, la pubblicità, le
telenovelas possono dire ciò che
vogliono: qui c’è da lavorare, non
c’è tempo per piangersi addosso.
Questo comunicano i volti e gli
sguardi che si incrociano lungo le
strade e i mercati di Denpasar, la
più importante cittadina di Bali,
isoletta, da pochi anni “turistica”,
situata nel cuore dell’Indonesia.
La gente si sveglia, o forse semplicemente si alza da quelle scomode piattaforme che non possono certo definirsi letti, ogni mattina, con l’unico scopo di vendere,
di trattare sul prezzo, di essere più
furba dell’acquirente, indonesiano
o turista che sia.
Forse non si tratta solo di vendere e contrattare, lo scopo è
anche quello di provare quella piacevole sensazione di orgoglio che
si ha quando, dopo aver mostrato
le proprie capacità coercitive
descrivendo il prodotto, si capta,
negli occhi dell’altro, una sottile
aria di convincimento: ecco, quello
è il momento più bello ed emozionante, forse anche più del pagamento stesso. Ci si sente bravi
venditori, intelligenti, astuti, anche
se completamente analfabeti.
Commerciante a riposo, Mercato Denpasar, Bali
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
VARIE
Bimba con ombrello
a Nusa Dua, Bali
I volti che si incontrano
lungo le strade di Denpasar
appaiono segnati dal tempo,
poco curati, talvolta stanchi, sudati e pensierosi ma gli occhi mostrano curiosità. Forse si tratta solo di
spirito di sopravvivenza o adattamento, ma bisogna essere tra i
primi a capire cosa stia succedendo attorno, altrimenti si rischia di
essere tagliati fuori dal “business”
che potrebbe cambiare la giornata.
L’arrivo di un turista non orientale
(a meno che non sia giapponese)
è, per esempio, motivo di grande
fermento da parte di tutti. Sguardi
smaliziati lo scrutano con cura,
una battuta di scherno col vicino e
subito dopo ci si avvicina cautamente salutando con garbo e chiedendo il paese di provenienza.
All’interno del grande mercato
di Denpasar esistono delle “figure
professionali” che fungono da
guida per i neo arrivati: lo scopo è
quello di approcciare il cliente, illu-
percepirà una piccola percentuale
dal venditore che riuscirà a concludere l’affare ed una lauta mancia
(un dollaro americano) dal turista
stressato, affinché questa si allontani. I salari sono molto bassi, di
conseguenza ognuno si arrangia
come può.
Basti pensare che un autista di
auto private, dipendente in un’importante compagnia locale (appar-
Ein Italiener beschreibt seine Eindrücke beim Besuch der
Stadt Denpasar auf der indonesischen Insel Bali.
In den Urlaubs- und Ferienparadiesen bleiben den Touristen
aus der westlichen Welt manchmal viele Details verborgen.
strare le varie aree del mercato,
capire cosa egli stia cercando,
avvicinarlo alla bancarella opportuna ed aiutarlo a concordare il
prezzo col venditore. Semplice e
naturale, ma per un turista curioso, interessato solo a catturare
qualche scatto fotografico, può
risultare stressante e spesso addirittura irritante. Tutto questo è
normale, considerando che l’improvvisata guida probabilmente
INTERVen t i
tenente forse alla classe medio
borghese nella società balinese),
guadagna mediamente 50.000
rupie al giorno, l’equivalente di
circa 5 dollari e 50 centesimi americani, o, per dirla all’europea, 3
euro e 50 centesimi. Il costo della
vita è comunque, come in ogni
paese in via di sviluppo, commisurata agli stipendi, quindi molto
basso. Non si trovano ristoranti
per balinesi, o meglio i ristoranti
“per balinesi” esistono solo per i
turisti stranieri, poiché nella cultura locale si mangia a casa, o meglio
sulla strada davanti a casa, seduti
per terra tra le offerte floreali che
ogni mattina vengono posate
davanti alla porta d’entrata, che in
realtà spesso non esiste: queste
abitazioni, infatti, assomigliano a
piccoli garage pieni di cianfrusaglie dove si lavora, si mangia, si
dorme e si chiacchiera. Fa troppo
caldo e umido per vivere in casa e
poi perché chiudersi dentro se la
vita è fuori, sulla strada dove la
gente passa, racconta, chiede, contratta, lavora, scherza, porta le ultime novità dal villaggio vicino.
Attraversando di notte le arterie
principali che portano verso la città
si scorgono le piccole abitazioni
illuminate da un’unica desolante
luce fioca al neon che permette a
malapena di distinguere il volto del
proprio vicino. Ma non ha importanza nemmeno la luce incerta o i
cani denutriti che fanno da cornice,
le case-stanze sono spesso abitate
da più persone: cinque o sei ciclomotori (principale mezzo di trasporto per i balinesi) parcheggiati
davanti ai piccoli alloggi, mostrano
che lì c’è vita. Il senso della famiglia
e dell’amicizia è molto forte, ci si
aiuta l’un l’altro, si vive assieme, si
mangia assieme e si pianifica il
giorno seguente: c’è sempre qualcosa da dire o raccontare.
Non c’è nemmeno più bisogno
della televisione, perché tanto
narra realtà troppo lontane e futili
per riscuotere l’interesse degli abitanti di Denpasar.
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DIG
Deutsch-italienische Gesellschaft Germering
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
Jahresabschlusskochen
der DIG
Heiner Schütz
„Nonna, ci penso io...“ Oma, wir
schaffen das schon ... “ zitierte Rita
ihr Enkelkind. Es ging um den
Nachtisch bei einem Jahresabschlussessen, konkret um den
Verzehr des siebten Ganges. Alle
Teilnehmer waren schon so sehr
satt – aber den Nachtisch haben
wir dann doch gegessen. „Nonna,
ci penso io...“
Bei den Kochsendungen auf
allen TV-Kanälen kochen die
Starköche und das Publikum darf
im besten Fall mal eine kleine
Portion probieren. Anders beim
Jahresabschlusskochen der DIGVorstände und -Beiräte am Sonntag, den 12. Dezember. Hier kochten die Teilnehmer selbst und
durften anschließend auch alles
selber verspeisen.
Rita Diazzi hat die Rezepte ausgewählt, die Zutaten besorgt und
in bewährter Weise die Regie übernommen. Margot Sutor, Kassiererin unseres Vereins und gleich-
zeitig Inhaberin eines Küchenfachgeschäfts, hat uns eine perfekte
Räumlichkeit für unser Vorhaben
zur Verfügung gestellt.
Für das Gelingen unserer Veranstaltung war unter anderem ausschlaggebend:
– Rita verteilte die Aufgaben unter
den Teilnehmern und überwachte
die einzelnen Tätigkeiten ganz
genau.
– Schon während der fast dreistündigen Vorbereitungsphase
gab es „Kochwein“ (hervorragenden Prosecco) für die trockenen
Kehlen. Hier traf es sich sehr gut,
dass gerade an diesem Tag die
Weinlieferung von Trevisan aus
Oderzo eingetroffen war.
– Zum Essen gab es weitere gute
Weine.
– Zum Abschluss servierte Herr
Sutor einen exzellenten Espresso.
Es gab insgesamt sieben Gänge:
– Gnocchi fritti e antipasti
(Salami, Mortadella u.a.)
– Farfalle al salmone
– Rotoli di pasta con prosciutto
e formaggio
– Rotolini di frittata ai funghi
– Arrosto farcito
– Scalogno all’aceto balsamico
– Pandoro farcito
Eine kleine Auswahl an Rezepten
geben wir gerne an interessierte
Leser weiter.
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INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
DIG
Deutsch-italienische Gesellschaft Germering
Sommerradtour des
DIG-Wanderkreises
Heiner Schütz
Es ist bekannt, dass Rentner
immer wenig Zeit haben. Und –
das ist nun mal Fakt – ein großer
Teil der DIG-Mitglieder ist bereits
in Rente. Fazit: Es ist schwierig,
mehrere Teilnehmer unter einen
(Termin-) Hut zu bringen.
Am Mittwoch, den 19. August
hat es denn aber doch einmal
geklappt: Elf radlfreudige DIGler
starteten teilweise ab Germering
bzw. stießen in Gilching oder in
Inning dazu.
Es ging gemeinsam um den
Ammersee: Über Geisenbrunn
nach Inning, weiter über Schondorf,
Utting nach Diessen. Es wurde
immer mal wieder kurz angehalten, um die schöne Fernsicht zu
genießen. Eine längere Einkehr
und damit eine Pause für müde
Beinmuskeln und schmerzende
Sitzflächen genehmigten sich die
Teilnehmer in einem Restaurant in
St. Alban bei Diessen. Hier war
nicht nur die Aussicht über den
See und das fast zum Greifen nahe
Bergpanorama, sondern auch
„das, was auf den Tisch kam“ ein
Genuss.
Von links nach rechts: Heiner Schütz,
Helga Schnegule, Christine und
Richard Krah, Sigrid Schütz, Gerd
Schnegule, Monika Frings, Gerhard und
Elke Held, Günter Trieb und Peter Olbert
INTERVen t i
Weiter ging es über Herrsching
(hier nochmals eine größere
„Trinkpause“) und Wessling Richtung Heimat. Hier gab es eine
Überraschung: Gerhard Held kannte einen Schleichweg am Gelände
des Flughafens vorbei und durch
eine Autobahnunterführung nach
Gilching. Zufall: Wir kamen direkt
an seinem Haus vorbei. Diese Wegvariante war eine echte Bereicherung für zukünftige Touren! Über
Geisenbrunn ging es dann auf
bekannten Wegen weiter zurück
nach Germering. Der Fahrradtacho
zeigte 79 Kilometer an.
Vielleicht klappt es in 2010 mal
wieder mit einer Radltour oder
einer Wanderung? Anregungen
und Angebote, eine Tour zu organisieren bitte an Heiner Schütz
([email protected] oder
Telefon 089 / 84 87 00)
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Für Statistiker:
Strecke:
79 Km
Tempo: durchschn. 16,9 Km/h
4.40 Stunden in Bewegung
Starthöhe
540
Min H:
533
Max H:
605
Abstieg:
Gesamt 369 mt
Aufstieg:
Gesamt 346 mt
(Werte laut der GPSAufzeichnung von Peter Olbert)
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ONLINE
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Netbook: è destinato a conquistarci?
Non vi è lounge aeroportuale dove non se ne veda almeno uno!
Marcello Tosetto
È la moda del momento e rientra nella filosofia low cost: ci sono
cascato anch’ io...
Pratico, non pesa oltre il dovuto
e occupa solo il posto di una agenda... È il netbook, un incrocio tra il
notebook (comunemente detto
portatile) ed un telefonino dotato
di internet!
Ha tutte le caratteristiche di un
normale portatile: una tastiera
ristretta, un touchpad ed un numero infinito di porte USB. Le batterie
possono avere performance eccellenti, con un’autonomia che sfiora
le sette ore di normale funzionamento. E tutto ciò racchiuso in
1300 grammi al massimo! È escluso solo il lettore cd/dvd.
La forza del prodotto risiede
nella possibilità di avere uno screen di circa dieci pollici, sicuramente ben più grande di un telefonino
i-phone, con cui ci si può rovinare
la vista, ma senza l’ingombro di un
portatile.
Non bisogna però aspettarsi
grandi prestazioni di calcolo, del
resto i conti per mandare in orbita
lo Space Schuttle potete farli
comodamente sul pc di casa o
addirittura in ufficio, dove la
moglie non può proprio disturbarvi, se non al telefono.
Leicht, klein und preiswert. Das „Netbook“ gehört zur
jüngsten Generation der Laptops.
Es ist die wohl handlichste Variante des tragbaren Computers.
Il netbook è dotato di sistema
wifi, attraverso cui potete collegarvi all’universo www, in qualsiasi luogo in cui sia disponibile questa tecnologia, tipo aeroporti,
alberghi, bar e magari anche a
casa vostra. Inoltre, con l’ausilio di
un Mobile Broadband USB Stick
(dispositivo per collegarsi in inter-
Mac Book “Air”
Retired italian teacher
from Massa Carrara wishes
to have a corrispondence
with foreign people (50 and
more years old), to make new
friends, to Know other countries, to extend her culture.
Email: [email protected]
net attraverso la rete dei cellulari),
potete veramente sorprendere
chiunque controllando ovunque la
vostra posta elettronica, scrivendo sul vostro forum preferito (o
magari sul vostro blog dedicato al
mobbing perpetratovi dalla suocera!) proprio da qualsiasi posto. Se
5NIVERSITiTS$OZENTIN
UNTERRICHTET)TALIENISCH
F~RJEDE+ENNTNISSTUFE
#HIARA6IGORITI:ELLER
CHIARAVIGORITI GMXDE
ne vedono esemplari tra le mani
degli automobilisti fermi nel traffico ai semafori, o tra quelle di chi
aspetta alla cassa dei supermercati e anche all’uscita delle scuole.
Il netbook è stato principalmente concepito per la navigazione in
internet, ma non sono escluse
altre funzioni, tipo quelle offerte
da Office.
È disponibile con diversi
sistemi operativi – compreso Linux – e i prezzi sono inoltre decisamente contenuti,
se si pensa che con
meno di 200 euro è possibile acquistare un netbook decente, sufficiente a svegliare l'invidia dei vostri
vicini, che potranno vedervi leggere in giardino il vostro quotidiano
preferito senza litigare con le pieghe della carta del giornale. Ma è
veramente utile oppure è solo uno
sfizio tecnologico? Può veramente
aiutarci ad essere più sorridenti
oppure non è altro che una fonte
di nuove preoccupazioni ed ansie?
Risulta comunque un nuovo modo
per essere costantemente reperibili... a voi l’ardua sentenza!
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INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
SALUTE
Dolori
mestruali
Francesco Spanò
Che cosa sono: Il termine scientifico è dismenorrea e indica il
malessere che colpisce le donne e
in particolar modo le adolescenti
durante le mestruazioni. È il problema ginecologico più frequente
della donna in età fertile, con una
prevalenza che si aggira intorno al
70%. Più spesso ne soffrono le
donne di età compresa fra 15 e 25
anni, sebbene tale sindrome
mestruale possa presentarsi in
donne di età superiore. La dismenorrea può essere primaria se presenta crampi uterini con dolori
intermittenti per tutta la durata
del ciclo mestruale. Secondaria se
accompagnata da complicazioni o
provocata da una malattia, in questo caso il medico approfondirà
con esami specifici la vera natura
del problema mestruale. Molte
volte associato al ciclo mestruale
è pure il mal di testa, che può precedere le mestruazioni (cosiddetta
sindrome premestruale). Altri sintomi che si associano di frequente
sono nausea e vomito, diarrea e
cefalea, mal di schiena.
Le cause: I dolori mestruali compaiono soprattutto nelle donne
giovani e tendono a diminuire con
l´età e dopo i parti. I sintomi, provocati dalle contrazioni uterine,
sono crampi o dolori continui che
cominciano dalla parte bassa
dell’addome e a volte si irradiano
alla schiena: tali dolori sono spesso accentuati dalla carenza di ossigeno originata dalla perdita di
sangue che caratterizza il flusso
INTERVen t i
Die Empfehlung
des Apothekers
für die Behandlung
von Menstruationsbeschwerden
mestruale. Si stima che il 50% delle
donne sperimenti questo disturbo
e che circa il 10% di esse resti indisposto per diversi giorni.
Sono stati identificati numerosi
fattori di rischio di dismenorrea
primaria, tra cui il fumo di sigaretta, l’obesità o, al contrario, un’eccessiva magrezza, un’anamnesi
familiare positiva (madre con
dismenorrea primaria), cicli
mestruali molto abbondanti, l’assenza di gravidanze e fattori emotivi come stress o ansia.
Come si previene: Per cercare di
lenire i dolori mestruali si deve
innanzitutto restare a riposo e cercare di rilassare i muscoli dell’addome. La prevenzione si basa sul
controllo dei fattori di rischio,
quando possibile: smettere di
fumare e controllare il peso (sia se
troppo elevato sia se subisce troppe oscillazioni) possono aiutare a
ridurre la comparsa delle manifestazioni dolorose. Alcuni cambiamenti nello stile di vita e nell’alimentazione possono rappresentare utili accorgimenti per gestire la
dismenorrea primaria in maniera
non farmacologica:
›.L;NC=;L?;NNCPCNY@CMC=;=IMN;HN?
›,IH@OG;L?
›'HNLI>OLL? =IH Fq;FCG?HN;TCIH?
tiamina (vitamina B1), piridossina e magnesio, olio di pesce
›AIJOHNOL;JOa;CON;L?;F?HCL?
il dolore
›!BCLIJL;NC=; F; G;HCJIF;TCIH?
della colonna può dare sollievo
dal dolore
›2#,1 2L;HM=ON;H?IOM #F?=NLC=
Nerve Stimulation, stimolazione
elettrica transcutanea)
›JJFC=;TCIH? FI=;F? >C =;FIL? ;
livello di basso addome
Come si cura: Analgesici (paracetamolo) e FANS (antiflogistici non
steroidei, come l’ibuprofene,
naprossene, ecc.) rappresentano
la terapia iniziale di elezione per la
dismenorrea primaria, capace di
alleviare il dolore in una percentuale molto alta di donne (80-90%
circa). È consigliabile assumere i
FANS non appena insorgono i sintomi, impedendo pertanto la comparsa del dolore e dei sintomi
associati. Esistono inoltre rimedi
omeopatici, come i fiori di Bach, la
fitoterapia ecc. Il vostro farmacista saprà sicuramente indicarvi
quello più adatto a voi.
Quando la terapia analgesica
non è sufficiente al controllo dei
sintomi, può essere valutata la
possibilità di ricorrere a una terapia ormonale basata sull’assunzione di contraccettivi orali estro-progestinici. Tale consiglio verrà
ovviamente dato dal ginecologo
di fiducia.
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G ASTRONOMIA
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
Uomini nudi al testo
„Dizionario delle cucine regionali italiane“
Ernst Haase, Amateurkoch und
Slow Food Anhänger
Dieses Jahr erscheint die 20.
Ausgabe des „Osteria-Führers“ von
Slow Food.
Erscheinungsbild und Aufgabe
des Handbuches haben sich im
Laufe der Jahre stark verändert.
Der Slow-Food-Gründer Carlo Petrini erklärt in einem Interview für
das italienische Magazin „Slowfood 42“, dass „Osterie d’Italia“
kein Restaurantführer im herkömmlichen Sinne sein solle, sondern ein „sussidiario“, ein Leitfaden, eine Fibel, wie man die
regionale Küche Italiens aufspüren und erfahren kann. Deshalb
beklagt er auch, dass in den vergangenen Jahren der Gourmet-Aspekt auf Kosten der wirklich regionalen, einfachen Spezialitäten zu
stark betont worden sei. Gleichzeitig mit dem Führer ist deshalb
jetzt ein Buch erschienen, ein „Dizionario delle cucine regionali italiane“.
Das Dizionario ist ein erstaunliches Werk. Niemals hätte ich gedacht, dass dieses Thema 767 Seiten hergibt. Das Buch versetzt
mich in die Lage, einem Palermitaner zu erklären, was eine Südtiroler Milzschnittensuppe ist. Und
einem Südtiroler darzustellen, was
man in Sizilien unter einem picillatu pì causi di mulliche du pè versteht: Nämlich ein Gericht aus den
weichen Resten eines besonderen
Brotes aus der Gegend von Novara di Sicilia, gefüllt mit Oliven und
anderem. Und die uomini nudi al
testo, die nackten Männer in der
Pfanne? Das sind in der Romagna
kleine Fische, die rossetti, die in
einer speziellen Pfanne, dem testo
herausgebacken werden, der auch
für die piadine verwendet wird.
Beabsichtigt oder nicht, das
Buch ist eine einzige Ohrfeige für
die Armut des Angebots der Systemgastronomie und eine erschütternde Einsicht, was wir verlieren,
wenn wir unsere Traditionen der
Esskultur verlieren. Es werden
etwa fünfzig Sorten salame aufgezählt und etwa zwanzig sopressa
dazu. 36 Arten der Zubereitung
von baccalà werden abgehandelt,
stoccafisso noch nicht einmal mitgezählt. Zwölf verschiedene Sorten Radicchio werden beschrieben,
wie ärmlich nimmt sich da der
eine „Raditschio“ im deutschen
Supermarkt aus! All dies bestätigt
meine Ansicht, dass im Kampf
gegen die gentechnisch veränderten Nahrungsmittel auf das falsche Pferd gesetzt wird. Die Forscher werden für die Auftraggeber
immer „beweisen“, dass ihre miserablen Gewächse und Geschöpfe
der Gesundheit des Menschen
Das „Dizionario delle
cucine regionali italiane“
gibt es in der Buchhandlung
italLIBRI, www.italibri.de,
80799 München,
Nordendstraße 19
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
nicht schaden; aber der Große Bruder von heute ist nicht mehr der
politische Tyrann aus George
Orwell’s Werk „1984“, sondern das
Management eines Saatgutkonzerns, das der Menschheit einen
Einheitsfraß vorschreiben und für
ihr Monopol die Biodiversität vernichten will. Dieser Verlust an Zivilisation wird uns krank machen,
nicht der Verzehr einer bestimmten Tomate oder Maissorte. Deshalb braucht es Slow Food und
deshalb ist der Dizionario ein großartiges Werk!
ti con cicerchia? Eine Pasta aus den
Marchen, serviert mit Platterbsen
(lathyrus satyvus). Sollten Sie jemals nach Serra San Quirico (Ancona) kommen, wenn die Platterbsen reif sind, gehen Sie dort in das
Ristorante La Pianella, vielleicht
steht es auf der Karte.
Im Bemühen um gesunde Küche
offeriert man bei uns seit einiger
Zeit häufig „vegetarische bolognese“. So etwas gibt es in der Toskana schon lange, aber der Name
sagt deutlich, was man davon hält:
Sugo finto, weil der Mangel an
Così come profondamente diversi sono gli italiani che
vivono in Alto Adige da quelli che vivono in Sicilia, allo stesso
modo diverse sono le loro cucine. Il nuovo Dizionario
che viene presentato il questo articolo dà indicazioni sulle
classiche e tipiche arti culinarie regionali.
Ich lese das Buch wie einen
Krimi oder eine Reisebeschreibung. Was ist ein lenzuolino del
bambino? Heißt das bei uns nicht
Pampers und stinkt? Nein, es ist
eine piemontesische Lasagne aus
hauchdünnen, großen Teigblättern (sic!), mit einer Füllung aus
zerdrückter Wurst (ihhh...) und getrockneten Steinpilzen (hmmm...).
Lampascioni in purgatorio? Dass
hier etwas auf kleinem Feuer
schwitzt, kann man sich denken.
Aber hat man jemals gehört, dass
die Zwiebeln der Schopfigen Traubenhyazinthe (leopoldia comosa)
ein essbares Gemüse sind? In Apulien schmort man sie langsam bei
gelinder Hitze mit Speckwürfeln,
altem Pecorino und Tomaten.
Was vermutet der Leser hinter
dem Zungenbrecher gnaccheragatINTERVen t i
Fleisch doch als Täuschung empfunden wird.
Schön ist auch die Vielfalt der
Teigtaschen mit Spinatfüllung:
malfatti, rabaton, fuazza und
Schlutzkrapfen.
Die völlige Integration der Südtiroler Küche ist wirklich bewundernswert: Am einfachsten sucht
man nach den nicht-italienischen
Buchstaben „H“, „K“, „Sch“ oder
„W“ und dann wird man schnell
fündig: Hirnpofesen, Hoamatkas,
Kaiserschmarrn, Kirchtagskrapfen,
schwarzer Weggen, Schweinestelze, Weinsuppe und natürlich auch
alpines Fast Food am Straßenrand:
Würstel con Krauti. Zu letzteren
empfehlen sich Vinschgauer Struzn oder ein Salzstanghel.
Das erste und das letzte Wort in
diesem Dizionario haben die Sar-
ONL I NE
den: Abba ardente oder filu ’e ferru.
Natürlich handelt es sich um ein
Destillat, dessen zweiter, kurioser
Name von den Schwarzbrennern
stammen soll. Sie verbargen den
Schnaps vor der staatlichen Kontrolle, indem sie die Flaschen in die
Erde eingruben, aber nicht ohne
einen langen dünnen Eisendraht
daran zu befestigen, mit dessen
Hilfe man sie wieder orten konnte.
Der letzte Eintrag sind zurrette, ein
Frühjahrsgericht aus der Gegend
von Nuoro, bei dem ein Lammmagen gefüllt wird mit dem Blut des
Tieres sowie gebratenem Speck,
Brot und leicht säuerlichem Frischkäse. Das Ganze wird gekocht und
kalt aufgeschnitten gegessen.
Entstanden ist das Dizionario
aus dem Glossar, das im Anhang
des Osteria-Führers dem italienischen (und ausländischen) Gast
Orientierung geben sollte im babylonischen Gewirr der cavatelli,
cecatelli, pincinelle, cazzarille, mignuicchi (alle aus der gleichen Familie hausgemachter Pasta mit
einer „Höhle“). Die Chefredakteurin Paola Gho beschreibt im Vorwort die Problematik des Spagats
zwischen Tradition und Entwicklung. Manches ist nicht „tradizionale“, aber inzwischen „tipico“.
Alles ist im Fluss und wer entscheidet in diesem sprachlichen Minenfeld? Das Dizionario, sagt die Redakteurin, sei und wolle keine
Enzyklopädie sein. Aber ich finde,
es ist im Sinne von Slow Food ein
wunderbares Werk zur Bewahrung
des Wissens und des Geschmacks,
zur „conservazione dei saperi e dei
sapori“.
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D OSSIER
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
Una storia di uccelli,
uccellacci e uccellini
Sorgerecht. Storica sentenza della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo
Pasquale Episcopo
Il pinguino imperatore è un animale straordinario.
È un uccello, ma non vola. Ogni anno la femmina
depone un uovo, che viene covato dal maschio.
Deposto l’uovo, mamma pinguino lo affida a papà
pinguino e marcia verso l’oceano per fare scorta di
cibo. Per 65 lunghi giorni senza luce papà pinguino
cova l’uovo. In questo tempo interminabile non
abbandona mai il suo fardello, che morirebbe per
congelamento. Se lo tiene stretto sotto il piumaggio,
sulle sue zampe, in costante precario equilibrio. Non
mangia e perde metà del suo peso. Che vitaccia, penserete. Ma non è solo. Con lui ci sono migliaia di altri
papà dediti allo stesso compito. Ne sono ignari, ma
tutti hanno sottoscritto lo stesso tacito quanto nobile contratto con Madre Natura. Quello di salvaguardare la continuità della specie. Così, nel buio, nel
vento e nel gelo dell’inverno polare, migliaia di papà
pinguini apparentemente immobili si stringono gli
uni agli altri. Occupano le posizioni esterne solo per
brevi periodi di tempo, in modo da ridurre l’esposizione al gelo. Alla fine, quando l’uovo si schiude, riescono a rigurgitare una poltiglia che per il piccolo rappresenta il primo pasto vitale in attesa di ricevere cibo
fresco dalla madre che sta per ritornare. Singolare poi
come questa ritrovi, in mezzo a migliaia di pinguini
maschi, esattamente il proprio riconoscendo il richiamo sonoro del suo verso.
Il film-documentario “Die Reise der Pinguine” girato dal biologo francese Luc Jacquet e uscito nel 2005
ci ha mostrato da vicino la vita dei pinguini imperatore. Animali unici per la sorte che gli ha assegnato la
natura.
Horst Zaunegger, chi è costui?
In natura, nel regno animale, non si celebrano
matrimoni. Da millenni i pinguini imperatore adempiono di buon grado alla loro missione senza essere
sposati. E senza sapere di non esserlo.
Anche il sig. Horst Zaunegger, cittadino tedesco e
musicista di Colonia, non è sposato, ma questo lo sa
fin troppo bene. Per lui il 3 dicembre 2009 è stata una
giornata felice. La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
D OSSI E R
Seit 1998 darf in Deutschland ein nichtehelicher Vater nur dann das
Sorgerecht ausüben, wenn die Mutter einverstanden ist, sonst bleibt er
rechtlos. Der Europäische Gerichtshof für Menschenrechte (EGMR) hat am
3.12.2009 entschieden, dass die deutsche Rechtslage diskriminierend ist.
Nun ist die Regierung verpflichtet, unverzüglich eine gesetzliche Neuregelung zu schaffen, die die vom Gerichtshof beanstandete langjährige
Diskriminierung beendet. Wird der deutsche Gesetzgeber ein neues
Sorgerecht schreiben, in dem auch engagierte Väter ohne Trauschein zu
ihrem Recht kommen? „Eine vom Bundesjustizministerium beauftragte
wissenschaftliche Untersuchung wird leider erst Ende 2010 vorliegen ... “,
sagt Bundesjustizministerin Sabine Leutheusser-Schnarrenberger zur
Sorgerechtsentscheidung des EGMR.
Die Tierwelt könnte uns hier vielleicht als Vorbild dienen.
Le leggi non solo dovrebbero essere giuste, ma avere una chiara funzione educativa. Il cittadino deve
potersi riconoscere in esse. Nel convincimento della loro equità ha le sue radici il senso dello Stato.
ha pronunciato a suo favore una sentenza storica.
Gli ha riconosciuto il diritto di essere padre. Padre di
sua figlia. Per capire perché egli passerà alla storia, e
perché la sentenza di Strasburgo ha sollevato tanto
interesse, bisogna guardare più da vicino la vicenda
personale del sig. Zaunegger. Sua figlia nasce nel
1995 e vive con i genitori fino al 1998, poi per tre anni
prevalentemente con il padre, infine dal 2001 prevalentemente con la madre. In tutti questi anni il sig.
Zaunegger, pur continuando a vedere sua figlia, è
escluso dal poter prendere decisioni riguardanti la
bambina, escluso perché non ha la potestà genitoriale, “Sorgerecht” in tedesco. Causa della esclusione il
non essere sposato con la madre di sua figlia. Non
solo, non precisamente. Causa della esclusione il
rifiuto della madre di mettere una firma su un foglio
di carta, la dichiarazione detta “Sorgeerklärung”
necessaria per l’esercizio congiunto della potestà.
Vi chiederete cosa ha di eccezionale una vicenda
del genere. La risposta è semplice e immediata: nulla.
Le separazioni sono all’ordine del giorno, questo è
ben noto, e quella del sig. Zaunegger è una delle
tante. Solo che qui il contenzioso non è tra lui e la
madre di sua figlia, ma tra lui e la Germania.
Il paragrafo 1626a
La vera causa dell’esclusione del sig. Zaunegger
dall’esercizio del “Sorgerecht” è un articolo del codice
civile tedesco, il paragrafo 1626a. Questo stabilisce
che due genitori non sposati hanno insieme la potestà se sottoscrivono entrambi la suddetta dichiarazione. In caso contrario soltanto la mamma ce l’ha.
In pratica la norma si traduce in un diritto di veto
della madre.
INTERVen t i
Il paragrafo 1626a è entrato in vigore il 1O luglio
1998 con la riforma del cosiddetto “Kindschaftsrecht”,
complesso di norme riguardanti i rapporti tra genitori e figli. Prima di tale data il “Sorgerecht” era assegnato automaticamente ed esclusivamente alla
madre, regola che però nel 1996 è stata dichiarata
incostituzionale dalla Corte Costituzionale, il “Bundesverfassungsgericht” di Karlsruhe. Scopo della riforma
era quello di introdurre dei cambiamenti di legge
nell’interesse del bambino, das Kindeswohl, e aventi
lo scopo di eliminare le differenze tra figli di genitori
sposati e no. Il paragrafo 1626a, pur aprendo la possibilità di un esercizio congiunto della potestà, lo ha
fatto dipendere dall’assenso della madre, creando di
fatto una disparità all’interno della coppia. Per tale
motivo esso ha subito suscitato un coro di proteste
da parte di moltissimi padri tanto che la stessa Corte
Costituzionale se n’è dovuta occupare per valutarne
la compatibilità al dettato della Costituzione, il
“Grundgesetz”.
In una sentenza del 29 gennaio 2003 la Corte si è
espressa a favore della costituzionalità della norma,
deludendo le aspettative di molti uomini non sposati,
tedeschi e non, padri di bambini nati in Germania e
qui residenti. Nella motivazione i giudici di Karlsruhe
affermavano che, anche in presenza del riconoscimento di paternità da parte del padre, non è superfluo assegnare la potestà alla madre... che il paragrafo 1626a non è in conflitto con la carta costituzionale
perché la possibilità di avere insieme l’affidamento
esiste firmando la “Sorgeerklärung”... che se una
donna non lo firma devono esserci gravi motivi
nell’interesse del bambino. “La madre è l’unica sicura
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D OSSIER
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
Il ruolo del padre non è
alternativo a quello della
madre. Idealmente nella
percezione interiore dei
bambini i ruoli dei genitori
si equilibrano e si armonizzano, si integrano
e si completano.
persona di riferimento che il bambino trova alla
nascita ed è giustificato affidare a lei il bambino e
non al padre... Già durante la gravidanza tra madre e
bambino si sviluppa, accanto al legame biologico, un
rapporto che prosegue dopo la nascita. Anche se per
lo sviluppo del bambino il padre riveste un significato
rilevante, tuttavia egli solo dopo la nascita del bambino deve costruire con lui, purché lo voglia, una relazione che tra madre e figlio già esiste... ” Mi fermo
qui. Chiaramente nessuno dei giudici che hanno scritto queste parole, a cominciare dal presidente Prof. Dr.
Papier, deve essere mai stato in Antartide. Il che è
anche comprensibile. E neppure deve aver mai guardato, comodamente seduto nel salotto della sua abitazione, uno dei documentari della National
Geographic o della BBC sulla vita dei pinguini imperatore. Peccato, perché poteva trarne insegnamento e
suggerimenti preziosi per il proprio lavoro. Il punto
è però un altro. Noi non siamo qui per giustificare
l’Alta Corte Suprema di uno Stato di diritto moderno
e civilizzato come la Germania. È piuttosto tale Corte
che deve dare giustificazioni, che deve motivare le
proprie decisioni. Quello che è poi il suo compito
istituzionale. E per fare questo non deve cimentarsi in
materie che non le competono come disquisire,
senza peraltro dimostrare alcunché, sull’intima biologia del rapporto parentale. Deve semplicemente sfogliare e leggere le carte che rappresentano il riferimento più autorevole, carte di cui già dispone essen-
done essa stessa custode e garante: la Costituzione.
Quella che dice che la dignità umana è inviolabile
(articolo 1); che uomini e donne hanno gli stessi diritti
e che nessuno può essere svantaggiato o favorito a
causa del suo sesso (articolo 3); che la famiglia gode
della particolare protezione dell’ordinamento statale
e che la legge assicura ai figli naturali le stesse condizioni dei figli legittimi (articolo 6). Possiamo accettare
che queste affermazioni non siano state considerate?
Torniamo al sig. Zaunegger. Quello che lui crede
essere un suo diritto gli viene negato prima dall’“Amtsgericht” di Colonia, poi dall’“Oberlandesgericht”,
infine anche dal “Bundesverfassungsgericht”. Deluso
non si perde d’animo e continua tenacemente la sua
battaglia. Si reca a Strasburgo e fa ricorso contro il
paragrafo 1626a. Depositando la propria istanza egli
ne indica le motivazioni richiamandosi a due articoli
della “Convenzione per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali” a suo parere
violati dalla norma tedesca e cioè l’articolo 14, Divieto
di discriminazione, e l’articolo 8, Diritto al rispetto
della vita privata e familiare. È il 15 giugno 2004.
Cinque anni e mezzo dopo la sentenza è pronunciata
dalla quinta sezione della corte di Strasburgo: un collegio giudicante formato da sette giudici europei.
Sei di loro giudicano discriminante la norma paragrafo 1626a. Soltanto il giudice tedesco esprime parere contrario.
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
La sentenza della Corte Europea
La sentenza della Corte di Strasburgo è strutturata
in tre parti principali. Eccole: 1 la posizione del Governo
tedesco; 2 la posizione del ricorrente; 3 la valutazione
della Corte. Delle prime due si è detto in precedenza.
Occupiamoci pertanto della terza e riportiamone i
passaggi principali. Un primo punto espresso dalla
Corte è una precisazione inerente alla nozione di
famiglia, che non è confinata a quella basata sul
matrimonio e comprende le famiglie di fatto, formate da persone che vivono insieme senza essere sposate. Un bambino nato da tale relazione è, secondo la
Corte, ipso jure parte di quella famiglia dal momento
ed in virtù della sua nascita. Un secondo aspetto di
cui si occupa la Corte nella sentenza riguarda il rapporto tra padre e figlio. Il piacere reciproco che questi
hanno nello stare insieme rappresenta un elemento
fondamentale della vita familiare. Ogni misura che
ostacola questo piacere rappresenta una interferenza
con il diritto protetto dall’articolo 8 della Convenzione.
Ne segue che anche la decisione di rifiutare la potestà
congiunta, che riguarda l’educazione, la cura e la
determinazione della dimora, rappresenta una interferenza al diritto del ricorrente al rispetto per la sua
vita familiare.
Una terza importante osservazione espressa dalla
Corte è quella che si sofferma sulla inappellabilità
della norma paragrafo 1626a. Respingendo l’istanza
di un padre un tribunale tedesco neanche valuta se la
potestà congiunta possa andare contro il bene del
bambino o se al contrario non si debba assegnare la
potestà anche al padre proprio nel migliore interesse
del minore. Il punto cruciale, aggiunge la Corte, è ritenere a prima vista che l’affidamento condiviso realizzato contro la volontà della madre sia contro l’interesse del minore. Questa affermazione è cosi forte
che desidero riportarne il testo originale: “The crucial
point is that joint custody against the will of the
mother of a child born out of wedlock is prima facie
considered as not being in the child’s interest”. La
Corte ha poi affermato di non essere stata convinta
dalla questione, avanzata dal Governo tedesco e
inclusa nella sentenza del “Bundesverfassungsgericht”
del 29/01/2003, secondo cui il legislatore ha potuto
legittimamente assumere che, se i genitori vivono
insieme e la madre rifiuta la “Sorgeerklärung”, si tratta di un caso eccezionale in cui la madre ha seri motivi basati sull’interesse del bambino. La Corte ha ritenuto pertanto che ci fossero sufficienti motivi per
concludere che c’è stata una differenza di trattamento tra il ricorrente e la madre come anche tra il ricorrente e i padri sposati (Violazione dell’articolo 14,
Divieto di discriminazione).
INTERVen t i
D OSSI E R
Insomma, la sentenza di Strasburgo ha smontato
pezzo per pezzo quella di Karlsruhe e dato una sonora
bacchettata alla Germania e al suo Governo. Nel contempo ha rafforzato la fiducia e la speranza di chi
crede nell’Europa e nei suoi valori di giustizia e democrazia.
The day after
Il giorno dopo, anzi no, già due giorni prima la notizia è stata riportata sui principali quotidiani e ne
hanno parlato anche le televisioni. “Vatertag im
Dezember” ha titolato in prima pagina la Süddeutsche
Zeitung: “Strasburgo rafforza i diritti dei padri non
sposati” facevano coro altre importanti testate. Il
Governo ha riconosciuto la sconfitta ed ha annunciato che bisognerà modificare la norma in questione. Il
nuovo ministro della Giustizia, la signora LeutheusserSchnarrenberger, ha però già messo le mani avanti e
preso le distanze.
Ha affermato che la sentenza di Strasburgo impone sì una revisione della normativa in Germania, ma
che si tratta di un caso specifico e poi ai padri senza
Sorgerecht è riconosciuto comunque l’Umgangsrecht (diritto di visita, ndr). Ha inoltre anticipato che
bisognerà attendere i risultati di uno studio conoscitivo commissionato al Deutsche Jugendinstitut in
collaborazione con la Ludwig-Maximilians-Universität
di Monaco la cui conclusione è prevista per la fine del
2010. “Scopo dello studio“ ha precisato il ministro „ è
vedere come vivono e che sviluppo hanno avuto le
coppie di fatto che hanno bambini. E vogliamo sapere i motivi per cui, nonostante la possibilità di un
esercizio congiunto della potestà, questa rimane soltanto alla madre”. Quindi bisognerà aspettare ancora
un anno. Signora ministro, mi scusi se interferisco,
ma c’è bisogno di uno studio per decifrare la grande
verità che si cela nella realtà delle cose? L’affermazione
appare così ingenua che non può non sorprendere. A
Roma si dice: ma ce sei o ce fai? Berlino però non è
Roma. Insomma, prima si dà un vantaggio a qualcuno e poi ci si meraviglia se quello lo usa e ne abusa?
La risposta se vuole gliela do io, signora ministro, così
risparmia un anno di tempo e i soldi del contribuente.
E magari anche una brutta figura. La risposta sta
nell’egoismo dell’essere umano. Non solo: sta in un
altro articolo di legge, il paragrafo 1671 ingiusto quasi
quanto il 1626a e che consente, e per quanto mi risulta abbastanza facilmente, di passare dalla potestà
condivisa a quella esclusiva. Sempre per il bene del
minore, das Kindeswohl. Oggigiorno circa il 50% dei
matrimoni finisce con un divorzio. Forse questo è
uno dei motivi per cui la gente si sposa di meno.
Siccome dopo i divorzi o le separazioni si fa abbon-
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D OSSIER
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
dante ricorso a tale legge, perché darsi la pena di
affrontare un processo quando basta tenersi nel cassetto il vantaggio in prudente attesa che i tempi
maturino? L’occasione fa l’uomo ladro. E anche la
donna, aggiungo io. Attenzione però. Questo atteggiamento mentale, questa consapevolezza di avere
quel vantaggio, mina alle basi il concetto di parità ed
il rispetto che ogni genitore dovrebbe nutrire nei confronti dell’altro genitore. E finisce col tradursi in una
costante tentazione e in una determinazione ad utilizzarlo. È perverso. Covare questa tentazione consolida una pericolosa asimmetria in seno alla coppia
che può tradursi in motivo di conflitto e persino di
separazione. Per capire questa verità non c’è bisogno
di alcuno studio, basta conoscere la natura umana. Le
leggi non solo dovrebbero essere giuste, ma dovrebbero avere una chiara funzione educativa. Il cittadino
deve potersi riconoscere in esse. È nell’accettazione
di esse in quanto regole di convivenza, è nel convincimento della loro giustezza che ha le sue radici il senso
dello Stato. Questi sono i valori veri e non le chiacchiere della propaganda elettorale.
Il precedente ministro, la signora Brigitte Zypries
ha riconosciuto più volte, durante i suoi due mandati, la necessità di un cambiamento della legge. Poi
però null’altro ha fatto che far censire le “Sorgeerklärung” effettivamente sottoscritte. Oggi sappiamo che a partire dal 2004 solo circa il 45% dei genitori non sposati ha firmato la dichiarazione. Sui
motivi per cui il rimanente 55% non lo ha fatto non
esistono dati certi. Ma queste informazioni non
potevano essere raccolte prima? Non potevano
essere raccolte già nell’ambito della ricerca denominata “Begleitforschung zur Umsetzung der Neuregelungen zur Reform des Kindschaftsrechts”,
voluta proprio dal Ministero della Giustizia per verificare gli effetti della riforma e commissionata
nell’aprile 1998 al Prof. Dr. Roland Proksch dell’ISKA,
Institut für Soziale und Kulturelle Arbeit di
Norimberga? Inspiegabilmente questa ricerca ha
poi completamente ignorato le coppie di genitori
non sposati e gli effetti del paragrafo 1626a. E ciò
nonostante uno degli scopi dichiarati della riforma
fosse quello di eliminare le differenze tra i figli di
genitori sposati e non. Insomma, non è ne bello né
educativo fare ora dopo 11 anni un’indagine che già
con l’entrata in vigore della riforma del “Kindschaftsrecht” poteva essere avviata.
La questione più importante è però un’altra: come
mai il legislatore con la riforma del 1998 ha potuto
partorire una norma così iniqua come il paragrafo
1626a?
Diritto naturale e diritto positivo
Per rispondere bisogna considerare la distinzione
tra diritto naturale e diritto positivo.
Il diritto naturale è diritto che nasce dalla constatazione dell’esistenza della legge naturale. Questa è
riconosciuta quale fonte primaria a salvaguardia
della persona umana e della vita. Il diritto naturale è
universale. Altra cosa è il diritto positivo, definibile
come l’insieme delle leggi che uno Stato e la collettività che vive sul suo territorio decidono di darsi per
organizzare e regolare la convivenza sociale. Il diritto
positivo è diritto che dipende dalla cultura, dal
tempo e dal luogo in cui si vive. Il diritto naturale è
diritto della persona. Il diritto positivo è diritto dei
popoli. In quanto tale dipende dalla storia di un
popolo.
Il rapporto che lega un genitore al proprio figlio è
questione che riguarda il diritto naturale in primis, e
che deve trovare poi nel diritto positivo la sua applicazione. In Germania per legge dello Stato a un figlio
nato da genitori non sposati viene sottratto il 50%
del suo diritto naturale. Il suo diritto di avere un
padre viene consegnato nelle mani della madre, che
a sua discrezione può concederlo oppure negarlo,
che diventa arbitro e giudice al tempo stesso. Data
l’inappellabilità della legge, la madre assurge ad
essere superiore ed infallibile.
Il paragrafo 1626a è una norma che non ha eguali
in Europa. Nella quasi totalità dei Paesi europei il
riconoscimento della paternità assicura la potestà,
perché in Germania no? Cercare di capire come mai
sia stato possibile concepire questa norma richiede
una conoscenza profonda della cultura, della storia
e della mentalità tedesche. Richiede di capire il ruolo
che a partire dal dopoguerra e dal boom economico
donna e uomo hanno svolto e svolgono in Germania
in seno alla società e alla famiglia. A tal riguardo
svariati autori tedeschi (giornalisti, sociologi, psicoanalisti, etc.) hanno identificato tra le cause
dell’odierno malessere sociale quella rappresentata
da una progressiva perdita di importanza della figura paterna. Si vedano ad esempio le considerazioni
dello psicanalista Horst Petri in “Das Drama der
Vaterentbehrung” (Il dramma della privazione paterna, ndr) uscito nel 1999 oppure del giornalista
Matthias Matussek in “Die vaterlose Gesellschaft”
(La società senza padre, ndr) del 1998. Il discorso si fa
lungo. Ma si fa anche interessante. Capire le cause di
certe anomalie e resistenze di un singolo Stato è
infatti il primo passo per consentirne il superamento e per aiutare il processo di integrazione europea.
Questo deve trovare la propria forza nella condivisione di regole e valori. Sarebbe bello ad esempio
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
La famiglia occupa sempre un posto preminente
nell’immaginario del bambino. Essa è rappresentata
così come è vissuta: unita e inseparabile.
avere un giorno un diritto di famiglia europeo o
almeno un nucleo centrale di regole comuni che
non lascino spazio alle mostruosità nazionali. È
forse questa un’utopia?
Chi scrive non è un giurista, ma è un padre. E come
padre desidera esprimere il suo parere in merito ad
una questione assai più semplice, direi più elementare. Elementare perché vicina alla natura umana. La
questione riguarda il significato dei due elementi
essenziali alla base del rapporto tra un genitore e un
figlio: l’amore e la responsabilità. Privare a priori il
genitore, madre o padre che sia, di uno di questi due
elementi vuol dire minare alla base la natura e la stessa identità del rapporto. Amore e responsabilità sono
inscindibili. Inseparabili. L’amore non può esserci
senza la responsabilità e viceversa. Essi si completano e si integrano. L’amore rende leggera e ben accetta la responsabilità, questa dà forza e robustezza
all’amore. Sono gli elementi costitutivi della potestà
genitoriale. L’essere umano è dotato di libertà e
volontà. Riconoscere un figlio davanti alla legge e alla
società vuol dire manifestare liberamente la volontà
di stargli vicino ed esserne responsabili. Se non vuole,
un padre è libero di non riconoscere il figlio, questo
può farlo anche una madre. Ma se lo riconosce, allora
INTERVen t i
D OSSI E R
si impegna in un rapporto per la vita. È questo il vero
contratto, palese e tacito al tempo stesso, che ogni
genitore che lo voglia fa con il proprio figlio e con se
stesso. È in questo contratto che risiede la forza e la
garanzia della potestà genitoriale, del Sorgerecht.
Privarne un genitore perché non si è sposati o per il
timore di rendere conflittuale il rapporto tra madre e
padre è una misura che disconosce la legge naturale,
aumenta il rischio dell’alienazione parentale, non
riduce ma accentua la conflittualità e finisce col danneggiare i figli togliendogli un diritto che è prima di
tutto loro: avere non uno, ma due genitori.
Riuscirà il legislatore a capire queste semplici considerazioni? Riuscirà a capire che tra i motivi per cui
molti padri discriminati e senza Sorgerecht finiscono
col perdere contatto con i propri figli c’è proprio il
paragrafo 1626a? Riuscirà a capire la misura del danno
derivante dall’aver spezzato il sacrosanto legame esistente tra responsabilità e amore?
A giudicare dalle reazioni del day after sembrerebbe di no. Vogliono fare un’indagine conoscitiva. Mi
chiedo cosa potrà mai indagare questa indagine. Se
un figlio ha bisogno di sua madre e di suo padre? Se
un padre ama suo figlio? Se gli parla, se gioca insieme
a lui, se gli legge le fiabe prima che si addormenti, se
gli cucina la pasta al sugo, se lo aiuta a fare i compiti
di matematica, se lo porta al cinema, allo zoo, al circo
e, pensate un po’, persino a mangiare la pizza margherita? Non sarà una nuova interferenza nella vita
privata dei cittadini? Una nuova violazione? E non
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S ALUT E
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
dovrebbero invece essere i cittadini ad indagare se un
politico fa bene il lavoro per cui è stato eletto e per
cui è pagato profumatamente? Se ha la sensibilità di
cogliere le tendenze, di interpretare i nuovi schemi in
atto in Europa, in particolare per quanto riguarda la
famiglia? Queste tendenze sono facilmente riconoscibili. In praticamente tutti i Paesi europei la quota di
nascite extranuziali sul totale delle nascite è in aumento. Riporto alcune cifre resi noti da Eurostat, l’organo
di raccolta dati e di elaborazione statistica della
Commissione Europea. Dal 1996 al 2007 in Germania
le nascite extranuziali sono passate dal 17% al 31%; in
Italia dal 8% al 21%, in Spagna dal 12% al 28% (2006); in
Francia dal 42% (1998) al 52%; nel Regno Unito dal 36%
al 44%. Il trend è chiaro. C’è un numero sempre maggiore di unioni di fatto e da queste unioni nascono
sempre più bambini. Rimanendo in Germania, solo
nel 2008 ci sono state circa 220.000 nascite extranuziali. Questi bambini sono forse cittadini di seconda
classe? Tra di loro molti sono figli di famiglie miste,
famiglie con genitori di nazionalità diverse. Sono
bilingui e hanno una doppia identità culturale.
Bambini un po’ meno tedeschi e un po’ più europei.
Bambini che portano in petto il senso dell’integrazione europea, e che essa impersonano. Rappresentano
il futuro e la speranza del vecchio continente. Meritano
rispetto e attenzione come e forse più degli altri.
Perché sono i bambini che rischiano di più. Perché se
perdono i loro padri perdono la metà di se stessi.
Il poeta libanese Kahlil Gibran ne “Il Profeta” scrive:
“E una donna che stringeva il proprio figlio al seno
chiese: parlaci dei figli. Ed egli disse: I vostri figli non
sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della smania della
vita per se stessa... Vengono attraverso di voi, ma non
da voi, e benché stiano con voi, tuttavia non vi appartengono.... Voi siete gli archi dai quali vengono proiettati in avanti, come frecce viventi. L’Arciere vede il
bersaglio sul sentiero dell’Infinito ed Egli vi tende con
la Sua potenza in modo che le Sue frecce vadano rapide e lontane... .”
Nessuno ha diritto ad interporsi tra Arciere, arco e
frecce e interferire con questo disegno.
Fazit. Gli uccelli, gli uccellacci e gli uccellini
In Germania, in Europa e nel mondo ci sono due
parole che sono usate ogni giorno più volte, ripetutamente, due parole pronunciate con estrema facilità,
ma anche con superficialità.
Due parole inflazionate. Sono le parole grazie e
scusa. Si dice grazie molto spesso, raramente però
provando gratitudine vera. Altrettanto spesso si dice
scusa. Si pronuncia la parola scusa in modo sbrigativo
e senza sentire il bisogno di offrire poi una riparazio-
ne a chi si è offeso. La storia che ho raccontato fin qui
è una storia di una ingiustizia perpetrata con forza di
legge. Moltissimi i personaggi che vi hanno preso
parte, menzionati e non, visibili, meno visibili ed invisibili. In alcuni casi hanno svolto un ruolo determinante, in altri minore. Personaggi di una storia di
umane miseria e nobiltà. Uccelli, uccellacci, uccellini.
Identificarli non è difficile. Gli uccellacci sono quelli che hanno fatto una brutta figura. Gli uccelli e gli
uccellini non l’hanno fatta. Pur essendo i perdenti.
Gli uccellacci sono quelli che dovrebbero chiedere
scusa e aggiungere: che cosa posso fare per riparare?
L’elenco è lungo. Il Governo che ha concepito il paragrafo 1626a. I giudici, a cominciare da quelli di Karlsruhe, che nella norma non hanno riconosciuto la
palese contraddizione con la Costituzione, che figuraccia! Gli avvocati che pur ben sapendo che non
c’era nulla da fare hanno preso soldi da padri sprovveduti. I funzionari degli “Jugendamt” che hanno
omesso di informare, e se l’hanno fatto hanno consigliato male seminando zizzania.
Le madri che hanno abusato e abusano di un diritto che diritto non era e non è. Che hanno confuso la
maternità con un diritto di proprietà personale ed
esclusiva. Che nella prospettiva di potersene avvantaggiare hanno taciuto ai padri la verità di essere le
sole ad avere il “Sorgerecht”, che tristezza! Che hanno
preferito far correre al proprio figlio il rischio di perdere il padre, pur di non condividere con questo diritti e doveri. Che ancora oggi ignorano la sentenza di
Strasburgo quando invece potrebbero fare un semplice gesto di correttezza, di responsabilità e di
amore: firmare, ancorché tardivamente, la “Sorgeerklärung”. E poi i nonni, i parenti, gli amici che avrebbero potuto consigliare e se ne sono ben guardati. E
poi ancora tutti coloro che a vario titolo nelle istituzioni politiche, sociali e religiose fino ai più alti gradi
potevano nella loro posizione fare qualcosa e non lo
hanno fatto, non hanno mosso un dito, nonostante
le belle parole delle lettere encicliche o pronunciate in
pubblico.
Gli uccellini sono loro, i nostri figli e le nostre figlie.
Sono le vittime innocenti, le migliaia e migliaia di
bambini che potevano vivere anni più sereni e non gli
è stato possibile, che potevano sorridere una volta di
più e invece hanno pianto. Secondo l’associazione
“Väteraufbruch” sarebbero un milione e seicentomila. Poveri piccoli. Ignari, hanno sopportato qualcosa
che era troppo più grande di loro, qualcosa di incomprensibile e inaudito. Chi avrà domani il coraggio di
spiegargli come sono andate le cose? Chi potrà e
come, risarcirli dei danni subiti? Chi gli chiederà
scusa?
INTERVen t i
Au sg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
Gli uccelli sono tutti coloro che fin dalla sua entrata in vigore hanno denunciato l’ingiustizia e la discriminazione della norma, che hanno opposto resistenza, che hanno remato contro corrente, che hanno
offerto il loro contributo per un miglioramento delle
cose. Sono i giudici di Strasburgo (eccetto uno), i giornalisti coraggiosi, gli editori, i politici seri, i bravi professionisti, avvocati, psicologi, mediatori. Sono le
associazioni e i movimenti che hanno creduto e combattuto. Sono i biologi e i naturalisti che osservano e
studiano leggi assai più affidabili di quelle create
dall’uomo. Sono i poeti che con la loro penna e con il
loro cuore di quelle leggi immutabili ci parlano e ci
raccontano.
Uccelli sono le madri giuste. Le madri che hanno
subito capito cosa fare e cosa non fare. Che hanno
rinunciato a un privilegio che poteva rivelarsi pericoloso per i loro stessi figli. Che hanno considerato i
padri dei propri figli come loro pari. Che non hanno
ricattato o umiliato. Che hanno accettato la
mediazione, capendo che la posta in gioco
non era il loro interesse personale ma
quello del proprio figlio. Che nonostante la separazione hanno voluto comunque sottoscrivere la Sorgeerklärung e
con essa un patto di collaborazione.
Che con la loro firma hanno voluto dare
valore e significato alle parole parità,
rispetto, amore e responsabilità. Che
hanno capito che non c’è rispetto senza
parità, né amore senza rispetto, né
responsabilità senza amore.
Gli uccelli sono i padri che hanno
combattuto in silenzio e nell’anonimato, che hanno ingoiato bocconi amari,
ma non hanno rinunciato a fare il loro
dovere di genitori presenti e attenti. Tra
questi Horst Zaunegger a cui va la solidarietà e la gratitudine del popolo dei
papà discriminati e dei loro figli. Tra di
loro anche quegli uomini che fra un
anno o forse più, quando la legge sarà
stata cambiata, potranno finalmente
vedersi riconosciuto il loro diritto di
essere padri pienamente e quello dei
loro figli di esser pienamente figli. È
assai probabile che quegli uomini se lo
vorranno, dovranno recarsi in un tribunale per discutere davanti a un giudice
il loro caso e tentare di convincere quello sconosciuto che loro sono stati buoni
padri. Sappiamo già che molti di loro
INTERVen t i
A LM A NACC O
non rischieranno di caricare con un peso ormai privo
di significato la vita già provata dei loro figli diventati nel frattempo grandi, e vi rinunceranno.
Uccelli infine sono i nostri amici pinguini imperatore. Animali straordinari non per la loro inabilità al
volo, quella ce l’hanno anche gli struzzi, ma per l’impegno e la tenacia con cui assolvono il compito della
procreazione. Femmina e maschio, mamma e papà.
A -60°C.
In questi tempi di allarme per il clima c’è chi dice
che entro la fine del secolo si ridurranno a poche centinaia di esemplari. A loro dobbiamo dire scusa, per
quanto può servire, per il male che gli abbiamo fatto
e che gli continueremo a fare. Dobbiamo dirgli grazie
per quello che in silenzio, da sempre e fino a quando
glielo consentiremo, hanno tentato e tenteranno di
insegnarci.
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ALMANACCO
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Anselmo il troglodita
Fabrizio Giannuzzi
Un giorno meraviglioso. Il lago a
quest’ora sembra
incantato. Mia figlia
gioca a palla con la
sua mamma ed io
bello tranquillo leggo
il mio A.J.Cronin sdraiato su un bellissimo
prato verde. Con la
dolce brezza che rinfresca la mente e il
profumino
della
carne alla griglia ti
viene spontaneo dire,
“che bello avere una
famiglia tutta tua e
che bello essere
papà!”
Certo Anselmo,
tutto vero, guarda
caro che belle quelle
due, e che occhi maestosi, turgidi, forti...
ma quando mai si
sono visti occhi turgidi e forti?
Anselmo che bestia d’uomo sei,
non capisci un fico secco!
Fa un caldo da morire, è ora che
mi faccia una bella nuotata, ma
che cosa vedo mai? Anche loro?
Così belle, così bionde, così raffinate,
<Ih, ih, ih!> perché ridacchiano
in quel modo sgraziato? Sarò io ad
accenderle di siffatta passione?
Perbacco! Ma cosa fanno? Cosa
penserà la mia bambina adesso?
Mi precipito a controllare che non
stia bruciando la carne, ma so
benissimo che è una scusa, fingo
di non vedere, ma dio santissimo!
<Papà... ?>
<Cosa?> lascia cadere la palla in
acqua, non sembra per nulla turbata,
<Papà... ?> il braccio e l’indice
tesi verso le due dive ridacchianti,
<quelle due signorine, ti piacciono?> la guardo imbarazzato, ma
vedo che il caldo dell’estate fa un
gran brutto effetto alle signorine
in questione.
<Cara, portami un po’ di carbone, sbrigati,> le dico preso da un
desiderio pirotecnico straordinario,
<Papà perché sei tutto agitato?> chiede lei.
<Anselmo, komma
her!> grida mia
moglie esterrefatta;
sarà lei a mettere
tutto quel carbone
ardente nelle vene di
quelle?
La mia bambina
più sveglia e intrepida del suo prezioso
papà, avvicinandosi
con la manina che le
copre la bocca, gli
occhietti maliziosi,
azzurri come quelli
della sua mamma ed
una smorfia perfida
dipinta sul visetto
scarmigliato, mi sussurra vigliaccamente
all’orecchio, <papà,
lo sapevi che la mia
amica Giuditta è una
bambina avanguardista?> mi guarda con
una faccina mezzo
schifata, <lei ha due
mamme,> conclude con il visetto
corrucciato e triste rivolto verso
l’indomabile desiderio di ricerca
materna.
La biondina le fa l’occhiolino,
<ih, ih, ih,> poi come una gran
diva in compagnia del suo principe azzurro torna a gravitare con
tutta la forza del suo giovane
corpo sulle labbra dischiuse della
sua compagna avanguardista.
E pensare che Anselmo mai
avrebbe chiesto a suo padre di
sposare il papà di Giuditta!
Aggiornati troglodita!
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INTERVen t i
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ALMANACCO
Il tempo bastardo
che non passa
“Liebes und gute Nacht”
Giulio Bailetti
Renee Fabbiocchi
Il celeste incontro –
Works on Paper
Cara gatta nera,
scusa l’invadenza, ma vorrei un po’ parlare
con te.
So che ancora mi vuoi bene. Me l’hai appena
scritto. Ma scusa cara, come devo capire questo “caro”, che mi scrivi. Quanti chili, vorrei
dire? E perché e come mi vuoi bene? Mi vuoi
bene in una maniera speciale o in una maniera
solo normale? E quante altre persone ti sono
importanti, almeno come me? E in che maniera? Scusa la pedanteria cara, ma non si dice
leggerezza ad una persona “Liebes und gute
Nacht”. Gli si deve anche chiarire esattamente,
che cosa s’intenda per „Liebes“. Altrimenti finisce che questo povero cristo o crista non
dorma più affatto. E fino a che punto si vuol
bene a questa persona ed è possibile eventualmente, anche con qualche strano mezzo, superare questo maledetto punto. E come, quando
e come si può superare? Come vedi cara, questo “caro” è già qualcosa, ma non è abbastanza. Non chiarisce proprio tutto tutto.
E i baci francesi poi, che baci sono? Come,
quando e dove? E perché solo quelli francesi e
tutti quei degli altri no?
Come vedi cara, ci sono già abbastanza
motivi per rivederci presto, molto presto, per la
verità quasi subito, cioè in pratica ora, cara.
A proposito, dove?
“Liebes und gute Nacht”
giulio
INTERVen t i
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27 march – 17 April 2010
Gallery Bronda, Helsinki, Finland
Renee Fabbiocchi
Italian I.deas
2 february – 12 march 2010
Gallery Lalanta, Bangkok , Thailand
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ALMANACCO
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Cinema Italiano
Italienische Filmreihe im Original
Mit einer italienischen Einführung von Ambra Sorrentino-Becker
Februar – Mai 2010
Mittwoch 10. März 2010 um 19.30 Uhr
DER Klassiker:
La caduta degli dei –
Die Verdammten
Italien 1969 , Regie: Luchino Visconti,
mit Helmut Berger, Dirk Bogarde,
Ingrid Thulin, 150 min.
Mittwoch 10. Februar 2010 um 19.30 Uhr
La giusta distanza –
Der passende Abstand
Italien 2007, Regie: Carlo Mazzacurati,
106 min.,
In einem abgelegenen Landstrich
Italiens, im Po-Delta, liegt das
Städtchen Concadalbero. Hier ereignet
sich die Begegnung zwischen Hassan
und Mara. Er ist ein Mechaniker aus
Tunesien, der sich in Jahren harter und
ehrlicher Arbeit Ansehen und Respekt
erworben hat, sie ist eine junge
Lehrerin, die dort eine Aushilfsstelle
angenommen hat. In Hassans
Werkstatt verbringt der achtzehnjährige Giovanni viel Zeit mit dem
Reparieren seines alten Motorrads. Er
wird zum Zeugen der Affäre, die sich
zwischen Hassan und Mara entwickelt.
Die Liebesgeschichte beginnt unter
dunklen Vorzeichen: Hassan spioniert
Mara in ihrer einsamen Behausung
nach; sie verjagt ihn zunächst, läßt sich
dann aber auf die Affäre mit ihm ein.
Auch Giovanni spioniert ihr auf seine
Weise nach. Es gelingt ihm, sich in
ihren Computer einzuhacken und die
Mails, die sie sendet und empfängt, zu
lesen. Die Schicksale der drei Protagonisten verflechten sich immer enger ... .
Dieser faszinierende Abgesang auf eine
deutsche Industriellenfamilie Anfang
der Dreißiger Jahre ist in opulenten,
fast barocken Bildern inszeniert. Kaum
ein anderer Film Viscontis war so
umstritten wie „Die Verdammten“.
Kritiker warfen dem Regisseur vor, ein
so ernstes Thema wie den deutschen
Nationalsozialismus unpassenderweise
ins melodramatisch-opernhafte zu
übersetzen. Der Film ist voller
Anspielungen auf die deutsche KruppDynastie und legte den Grundstein für
Helmut Bergers internationale Karriere.
KRITIK: „Viscontis erster Teil seiner
„Deutschen Trilogie“ ist der Versuch, im
Gewand eines opernhaften Melodrams
Verbindungen zwischen moralischer
Dekadenz, sexueller Neurose, schöngeistiger Todessehnsucht, narzisstischer Selbstbezogenheit und politischem Opportunismus aufzuzeigen.”
Mittwoch 14. April 2010 um 19.30 Uhr
Non pensarci –
Nicht daran denken
Italien 2007, Regie: Gianni Zanasi,
mit Valério Mastandrea, Caterina Murino,
Anita Caprioli, 104 min.
Charmante Komödie und
Musikerporträt aus dem Herzen
Italiens. Stefano hat sich in Rom als
Punk-Rocker einen Namen gemacht.
Aber dann platzt der Traum von der
eigenen CD, er schaut sich um und
stellt fest: Er ist sechsunddreißig Jahre
alt und zu Hause wartet niemand außer
seiner Gitarre auf ihn. Zeit für eine
Auszeit bei den Eltern und
Geschwistern in Rimini, wo er sich
lange Zeit nicht mehr hat sehen lassen.
“Der Film ist durch und durch menschlich, ohne sentimental zu sein, er ist voller Humor ohne jemals in Klamauk
abzugleiten. Alle Figuren sind glaubwürdig und toll gespielt. Der Optimismus
des Films wirkte für uns ansteckend
und trotz des Titels geht einem der Film
nicht aus dem Kopf.” Begründung der
Jury des Filmfestes in Bozen.
Kino Breitwand Starnberg, Wittelsbacherstr. 10, 82319 Starnberg, Tel.: 08151-971800
Reservierungen und Informationen unter [email protected] oder 08105-278825
oder Kino Breitwand Starnberg - 08151-971800
INTERVen t i
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Artisti italiani in Baviera
Rubrica Teatro e Cinema
Mittwoch 19. Mai 2010 um 19.30 Uhr
Tutta la vita davanti –
Du hast das ganze Leben
noch vor dir
Italien 2008, Regie: Paola Virzi,
mit Isabella Ragonese, Micaela Ramazzotti,
Sabrina Ferilli, 93 min.
Trotz einer brillanten Abschlussarbeit in
Philosophie findet Marta nur eine
Arbeitsstelle in einem Callcenter. Hier
geht es einzig ums Verkaufen – und das
möglichst immer mehr und schneller.
Um die Motivation der Mitarbeiter zu
steigern, greift der Chef zu grotesken
Methoden. Bereits am Morgen wird ein
SMS-Weckruf verschickt, mit gemeinsamen Aerobic Übungen und Singen geht
es im Büro weiter, und Mobbing ist an
der Tagesordnung. Marta ist gut in
ihrem neuen Job – aber sie macht sich
so ihre ganz eigenen Gedanken ... Paolo
Virzì gelingt ein ironischer und entlarvender Blick auf die sadistische Realität
eines Callcenters. Mit Witz und
Einfühlungsvermögen schildert
er die Probleme der Mitarbeiter und feiert gleichzeitig die unbezwingbare
Lebenslust seiner Protagonisten.
Quelli che il teatro...
Gruppo teatrale
Contatto:
Daniela Pasculli: 089 8642567
e-mail: [email protected]
www.freewebs.com/quellicheilteatro
Primaòpoi
Gruppo teatrale
Contatto:
e-mail: [email protected]
Sito web: www.primaopoi.de
Osteria del tempo perso
Gruppo teatrale
Contatto:
Alessandro Eugeni: 0162 7878721
e-mail: [email protected]
Circolo Centofiori
Associazione culturale
Il Circolo Cento Fiori è un’ associazione
non a scopo di lucro costituita da un
gruppo di italiani e tedeschi residenti
a Monaco riuniti per realizzare insieme
questi obiettivi:
- promozione e diffusione della
cultura italiana
- solidarietà e comunicazione
interculturale
- cultura di pace e giustizia sociale
Contatto:
e-mail: [email protected]
Sito web: http://www.centofiori.de
Rimandiamo al nostro sito web
per la lista aggiornata:
www.interventi.net/almanacco
INTERVen t i
Daniela Pasculli
(Quelli che il teatro)
“Il Signor S. Pellica”
di Fabrizio Giannuzzi, edito
da “Kunst- und Textwerk”,
si può acquistare tra l’altro
presso le librerie Itallibri
e Büchergallerie Westend
nonché in internet da
www. baerendienstbuchversand.de
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SE G NALAZIONI
A usg ab e 1 / 20 1 0 W i n t er
Kalender
Mi, 10. Februar, 19 Uhr
Patrizia Cavalli, Lesung
23. Februar bis 27. April
Retrospektive Lina
Wertmüller, Cinema
4. bis 6. März
Italianistentag »Testo e ritmi«,
Tagung
6. März bis 30. Mai
Giampaolo Balbetto, Kunst
9. März bis 22. Juni
Filmreihe »Con gli occhi di lei,
Cinema
Do, 18. März, 19 Uhr
»Der Richter Giovanni
Falcone«, Themenabend
Die, 23. März, 18.30 Uhr
Letizia Battaglia, Kunst
Di, 9. März, 19 Uhr
Nanni Balestrini, Lesung
Mi, 14. April, 20 Uhr
»Delitto all’isola delle capre«,
Theater
Mo, 15. März, 20 Uhr
Giancarlo de Cataldo,
Lesung
18. April bis 3. Oktober, 12 Uhr
Orgelmatinee um Zwölf,
Musik
Mittwoch, 10. Februar, 19 Uhr
Di, 27. April, 19 Uhr
John Dickie, Lesung
22. Mai bis September
»Il principio Alessi«, Kunst
Do, 29. April, 19 Uhr
Rita Siragusa und Silvia
Beltrami, Kunst
10. Juni bis 18. Juli
58. Festspiele Europäische
Wochen Passau
Do, 6. Mai, 19 Uhr
»Drang nach Süden« und
»Zwischen Sehnsucht und
Hoffnung«, Cinema
Mi, 23. Juni, 19 Uhr
und 24. Juni bis 14. Oktober
»Totò«, Musik/Cinema
Mi, 5. Mai, 19.30 Uhr
Duo Luigi Bozzolan & Eugenio
Colombo, Musik
Di, 18. Mai, 19 Uhr
und Mi, 19. Mai, 18.15 Uhr
Antonia Arslan, Lesung
21. Mai bis 10. Oktober
Landesausstellung 2010
Bayern – Italien, Kunst
10. Juni 2010
bis 18. August 2011
»Bella Figura«, Kunst
25. Juni bis 3. Juli
Filmfest München, Cinema
Sa, 24. Juli, 12.00 – 19.30 Uhr
»INTERVenti d’arte italiana@
Monaco«, Kulturveranstaltung
»Italienische Künstler in
München«
20. Juli bis 15. September
Konzertreihen mit italienischen Künstlern in München
und in Bayern, Musik
Sommer 2010
»Der Sommer der Dichter«,
Poesie
Dienstag, 9. März, 19 Uhr
Istituto Italiano di Cultura
Gasteig, Black Box, Rosenheimer Straße 5, München
Patrizia Cavalli »Diese schönen Tage.
Ausgewählte Gedichte 1974–2006«
Ein Abend mit Nanni Balestrini
Moderation und Übersetzung: Piero Salabè
In italienischer und deutscher Sprache
Patrizia Cavalli ist die bedeutendste zeitgenössische Dichterin
Italiens. In ihren prosaischen und doch erhabenen Gedichten
mischen sich Stil- und Tonlagen auf mysteriöse und unverwechselbare Weise. Römische Momentaufnahmen, scharfsinnige Epigramme und Gedankenlyrik wechseln sich ab.
Patrizia Cavalli, 1949 in Todi, Umbrien, geboren, lebt in Rom.
Sie veröffentlichte Gedichtbände und Erzählungen und trat
als Shakespeare-Übersetzerin hervor.
Moderation: Peter O. Chotjewitz
In italienischer und deutscher Sprache
In dem 2009 erstmals in Deutsch veröffentlichten Roman „Tristano“ zeigt sich
Balestrini von seiner experimentellen
Seite: Dieser Roman erschien in den
1960er Jahren bei Feltrinelli als »normales« Buch. Erst vier Jahrzehnte später
konnte Balestrini dank moderner Digitalisierungstechnik seinen ursprünglichen Plan, den Text in seine
Bestandteile zu zerlegen und von einem Rechner willkürlich
kombinieren zu lassen, verwirklichen. Nanni Balestrini, 1935 in
Mailand geboren, zählt zu den Mitbegründern des Gruppo 63
und des Potere Operaio.
23. Februar bis 27. April
Filmmuseum, St.-Jakobs-Platz 1, München
Retrospektive Lina Wertmüller
Das Filmmuseum zeigt in Zusammenarbeit
mit dem Istituto Italiano di Cultura eine
Retrospektive mit Filmen von Lina Wertmüller. Insgesamt zwölf Filme der eigenwilligen italienischen Regisseurin kommen im
Original mit englischen Untertiteln zur
Aufführung, darunter Hauptwerke wie „Film
d’amore e d’anarchia“ (1973) und „Pasqualino Sette bellezze“ (1975). Zu sehen sein wird
auch der neueste Film „Mannaggia alla
miseria“ (2009) der inzwischen 81-jährigen
Filmemacherin.
Donnerstag, 29. April, 19 Uhr
Istituto Italiano di Cultura
Vernissage: Silvia Beltrami und Rita Siragusa
»Collage und Skulptur«
Dauer der Ausstellung: 30. April bis 25. Juni
Das Istituto Italiano di Cultura stellt mit der Präsentation dieser beiden viel versprechenden, jungen Protagonistinnen zwei
künstlerische Positionen aus Italien vor. Während Siragusa
mit schweren Kalibern in Form von Eisen- und Stahlskulpturen
den kraftvollen Expansionsdrang repräsentiert, zeugen die
verspielten Collagen von Beltrami von einer eher verträumten
Reflexion der Phänomene unserer Gesellschaft.
INTERVen t i
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Samstag, 24. Juli, 12.00 19.30 Uhr
»INTERVenti d’arte italiana@Monaco«,
Kulturveranstaltung
SE GNA LA ZIO N I
Museo d'Arte Contemporanea
Casa del Console, Via Roma 61, Calice Ligure (SV)
Italienische Künstler in München stellen sich vor
Mostra itinerante
»Mappe d'Artista«
Gli artisti italiani di Monaco di Baviera si presentano in
comune in una grande manifestazione all’Istituto di
Cultura: collettiva, teatro, musica, letteratura and more.
In München lebende und arbeitende italienische Künstler
stellen sich in einer großen Gemeinschaftsveranstaltung
vor mit Bildern, Lesungen aus ihren Büchern, Musik- und
Theaterdarbietungen, u.v.m.
Info: Tel.. 089-44900335 oder [email protected]
Fondazione D’Ars – Oscar Signorini
onlus – Milano
Partecipa Giovanna Valli con l’opera
»Rescue«. La mostra rimane aperta
fino al 20 febbraio 2010.
Orario d'apertura: giovedí, venerdí e
sabato dalle 17.00 alle 20.00
Eventi culturali organizzati dall’Istituto Italiano di Cultura: www.iicmonaco.esteri.it
Incontri regolari
Istituto Italiano di Cultura
Hermann-Schmid-Str. 8 (Aula 22),
Monaco.
Incontri di letteratura spontanea
con Giulio Bailetti. Se hai una poesia, un
piccolo racconto o anche un pensiero,
un sogno o un’idea, che vuoi leggere
o raccontare, vieni che sarai il/la
benvenuto/a. Le testimonianze e le
storie di tutti sono importanti e hanno
dignità. Esprimersi, ascoltare e conoscersi fa comunque bene. Dopo tutti in
pizzeria. Alla fine di ogni incontro i
partecipanti sceglieranno la migliore
testimonianza, alla quale andrà il premio letterario dedicato alla Signora
Agnese Fiorani in Muhm.
I prossimi appuntamenti: 12 febbraio,
16 aprile, 14 maggio, 11 giugno e 9 luglio.
Caritas
Caritaszentrum Ost/Land, Berg am
Laim, Josephsburgstr. 92, München
L’ADAI – Gruppo Assistenza Anziani si
incontra ogni venerdì dalle 14.00 alle
17.00 e ogni lunedì, dalle 9.00 alle 11.00,
si possono avere consigli e consulenze
varie in italiano. Il gruppo organizza
soggiorni in luoghi di cura, gite, incontri con gruppi di altre nazionalità e altre
iniziative come Qi Gong, yoga, esercizi
per la memoria, nonché feste di diverso
tipo per gli italiani di tutte le età.
Ultimo mercoledì del mese, alle 14.00:
“Stammtisch” per gli italiani.
Info: Herr Blazevic, Tel.: 089-43669614
INTERVen t i
Centro Sardo Su Gennargentu
Ogni sabato dalle ore 17 alle 22 e ogni
domenica dalle ore 17 alle 21 ci si
incontra al Centro, nella Fürstenrieder
Str. 147, 80686 München
Info: Tel.: 089-3543308,
[email protected]
„Stammtisch der Trentini“
Jeden 1. Freitag im Monat, ab 19.00 Uhr
in der Trattoria „La Bruschetta“,
Nymphenburgerstr. 53, München.
Info: Liane Wagner, Tel. 089-1298347 "
Associazione Giuliani di Monaco
Ogni ultimo giovedì del mese dalle ore
19.30 ci si incontra presso il ristorante
pizzeria “Casa Mia” nella Implerstr. 47
(angolo Oberländerstr.), Monaco.
Info: Tel.: 089-2712053 oppure Giuliana
Jost (segreteria), Tel.: 089-7002738
Gruppo Marinai d’Italia:
Ogni venerdì sera, dalle 19.00 in poi
ci si incontra presso la sede dell’associazione nella Lilienstr. 20 a Monaco.
ITALCLUB – Ingolstadt
Incontri mensili – Stammtisch Italienisch
Info: Anna Benini, Tel.: 0841-41802,
[email protected]
Ass. di Cultura Italiana Weilheim
Italienischkurse für Erwachsene
und Kinder.
Info: Orazio Mangano,
Tel./Fax: 0881-61809,
[email protected]
Berufsbildungswerk ENAIP
Goethestr. 28, 2. Stock, 80336 München
Deutschkurse für Ausländer
Info: Tel.: 089-533902,
Fax: 089-89355300, [email protected]
Incontro italiano Gauting
Siamo un gruppo di italiani e tedeschi
che ama l’Italia e la sua lingua.
Ci incontriamo con il fine di mantenere,
esercitare e migliorare la nostra conoscenza della lingua italiana e per scambiarci idee ed informazioni sull’Italia e
sui suoi abitanti. Ci piace parlare di
tutto quello che troviamo interessante,
in particolare di temi che riguardano
cultura e società.
Info: Christina Bredow,
Tel.: 089-89355300, Fax 89-308494,
[email protected]
Circolo culturale italo-tedesco
Gröbenzell – CcitG
Volete conversare in italiano? Siete
italiani o avete una media o buona
conoscenza della lingua italiana? Vi
piacerebbe ricercare e scoprire nuovi e
vecchi aspetti della cucina, dei giochi,
della musica, della storia, dell’attualità,
della società, insomma della cultura
italiana? Allora venite al nostro incontro mensile! Generalmente ha luogo
l’ultimo martedì del mese alle ore 19.30
nel Werkraum della VHS di Gröbenzell.
Vi aspettiamo!
Deutsch-Italienische Spielgruppe
Für Familien mit Kindern von 0 bis 4
Jahren mit Übungen zur deutschen
Sprache. So., 10.30 Uhr, Familienzentrum
Laim, EG, Valpichlerstr. 36, München.
Info: Sara Benedetti-Baumanns
[email protected]
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I MP RESSUM
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› =IH<IHC@C=I<;H=;LCIl>OL=B ;HEe<?LQ?CMOHA
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Impressum
INTERVenti DEUTSCH-ITALIENISCHE SZENE IN BAYERN
Erscheint vier mal im Jahr; ISSN 1611-7506
Herausgeber, verantwortlicher Redakteur und Anzeigenverantwortlicher: Dr. Gianni Minelli – Arzt, Römerstr. 4b,
82205 Gilching
Redaktion: Marco Armeni (ma), Gianfranco Caccamo
(gc), Paola Gambaro (pg), Daniela Ghidini (dg), Pamela
Lanciotti (pl), Gianni Minelli (gm), Kirsten Ossoinig (ko),
Ester Sposato (es), Daniele Verri (vd), Daniel Vetró (dv).
Mitarbeiter dieser Ausgabe: Giulio Bailetti, Franco Casadidio,
Remo Cencioni, Leonardo Chen, Corrado Conforti, Sasha
Deiana, Pasquale Epicopo, Fabrizio Giannuzzi, Ernst
Haase, Sylvia Kroupa, Egle Maguolo-Wenzel, Raffaella
Mantovani, Ulrike Minelli, Simona Morani, Giuseppe
Muscardini, Heiner Schütz, Francesco Spanò, Nausicaa
Spinosa, Marcello Tosetto, Anna Zanco-Prestel.
Layout: Monika Grötzinger – Visualista, Mattias Schelbert
Druck: Nuove Arti Grafiche „Artigianelli“;
Loc. Ghiaie 166; I-38014 Gardolo (TN)
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Periodico aderente alla Fusie
Abbonamento annuale/Jahresabonnement: € 10,00
Estero/Ausland: € 15,00
Preghiamo gli abbonati che hanno versato la
quota d’abbonamento senza comunicare il loro
indirizzo di contattarci quanto prima.
12.03.2010 bis 09.04.2010
im Rathaus Stuttgart
Ausstellung
des Malers
Silvano Spessot
„Sich in die künstlerische Welt eines Silvano Spessot zu begeben, heißt, eine anstrengende Reise zu unternehmen, bei
der man gewisse Orte entdecken muss, fern der Gedanken und der Erinnerung, bei der man Energie entwickeln muss,
sei es instinktive, sei es rationale, bei der man einen resoluten Willen nach Konzentration und Konstanz entwickeln
muss.“ (Giovanna Barbero)
Die Vernissage ist am Freitag, 12. März
INTERVen t i
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Fraunhoferstraße 4
D - 80469 München
089 / 26 0184 18
Una storia di uccelli,
uccellacci e uccellini
La progressiva perdita di importanza della figura del padre
genera guasti profondi non solo nelle famiglie, ma anche
nella società intera. Le cause del fenomeno sono molteplici e
svariate. Tra esse le ingiuste discriminazioni perpetrate
con forza di legge ai danni dei padri.
Di più nel Dossier a pagina 37