32 - Il Calitrano

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32 - Il Calitrano
ISSN 1720-5638
IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
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ANNO XXVI - NUMERO 32
MAGGIO-AGOSTO 2006
(nuova serie)
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IN QUESTO NUMERO
ANNO XXVI - N. 32 n.s.
La Fede e il Coraggio
di Raffaele Salvante
3
Il mini Sindaco di Calitri
di Martina Buldo e Valeria Pontillo
4
Missioni popolari in Irpinia
nel Settecento
del dottor Emilio Ricciardi
del Cronista
5
8
Piccoli miracoli di vita
quotidiana…
a via Concezione
del prof. Giovanni Acocella
9
LA TUA OFFERTA
È DECISIVA PER
LA PUBBLICAZIONE
DI QUESTO
di Nicolino Longo
11
Premio nazionale Biennale
di poesia “Città di Solofra”
del dott. Vincenzo D’Alessio
13
LA NOSTRA BIBLIOTECA
18
DIALETTO E CULTURA
20
VITA CALITRANA
21
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21
MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22
GIORNALE
REQUIESCANT IN PACE
23
LA XXV FIERA
INTERREGIONALE DI CALITRI
“Un impegno per le zone interne del Mezzogiorno”
che si terrà dal 27 Agosto al 3 Settembre 2006
nel CAMPO SPORTIVO
opportunamente allestito ed arredato per un’accoglienza
come sempre responsabile ed originale
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con la sua Rassegna espositiva specializzata nei settori
dell’Artigianato, dell’Industria, dell’Agricoltura,
del Turismo e dei Servizi
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A. Raffaele Salvante
Vent’anni fa moriva
Franco Lo Schiavo
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di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
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Personaggi
IN COPERTINA:
Uno scorcio dell’inizio di via Casaleni dalla parte di
via Tozzoli. Negli anni ’50 al primo portale da sinistra viveva la famiglia di “carnera”, su per le scalette
“il boccetto” con la moglie e a piano terra la vecchia
filanda di “Cirlippù”. (Foto A. Marco Del Cogliano [email protected])
IL CALITRANO
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Chiuso in stampa il 14 luglio 2006
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
“NON AVER PAURA, MA CONTINUA A PARLARE E NON TACERE” (AT.18,9-10)
LA FEDE E IL CORAGGIO
Nel mondo i cristiani laici, proprio in forza della loro fede, hanno un ruolo insostituibile.
a fede si rafforza donandola” oggi
non si può più dare per scontato che
“L
tra noi e attorno a noi, in un crescente
pluralismo culturale e religioso, siano conosciuti gli orientamenti che un tempo
servivano ad uomini di buona volontà a
far sì che la società divenisse una casa
ad immagine della “dimora di Dio tra gli
uomini”.
Questi orientamenti ed atteggiamenti
di fondo vanno ripensati e concretizzati,
nelle forme e nei tempi, a seconda delle
situazioni perché oggi la società civile e il
mondo rurale, che è stato la nostra culla,
sono profondamente cambiati anche di
fronte alla fede; e perciò oggi è necessario uno stile nuovo, fatto di intelligente
valorizzazione e di personalizzazione dei
rapporti, con strumenti realmente nuovi
in ogni luogo dove spesso, l’anelito di fede non sempre si concretizza in scelte
conseguenti.
Il mondo rurale ha infatti le sue lacrime amare: lo spopolamento delle terre,
la presenza non sempre valorizzata degli
immigrati, le tensioni per un’Europa sentita ancora troppo lontana, una globalizzazione che penalizza
Non si può non sottolineare il persistere o il prodursi di alcune forme di intolleranza, quando addirittura non si assiste a forme di aperta ostilità; infatti per
molte persone le difficili e complesse condizioni di vita, un uso scorreto dei beni e
uno scarso interesse per le diverse povertà, fanno sì che le preoccupazioni quotidiane prendano il sopravvento e non lascino spazio all’accoglienza di altri valori.
La stessa classe politica italiana contribuisce a rinforzare il muro che separa
sempre di più la politica dai cittadini.
Soprattutto i giovani cercano la propria felicità in molti simboli, immagini e
anche in cose vane,e sono facilmente inclini verso nuove forme di religiosità nel
complesso e variegato fenomeno delle sette, tutto questo maschera l’accentuato individualismo con la ricerca di gruppi protettivi e gratificanti. Per rispondere con
coerenza alle sollecitazioni odierne, non
bastano estemporanee e pioniristiche iniziative, ma raccogliendo la sfida culturale,
occorre una organizzazione che necessita
della promozione della dimensione morale delle relazioni umane, perché possiamo essere sempre più “soggetti attivi e
responsabili” di una storia da fare. Perché sappiamo che la fedeltà al Vangelo si
misura sul coerente legame tra fede detta
e celebrata e più ancora accettando la fatica della testimonianza – da essere costantemente confermata e continuamente
aggiornata – per avviare positivi processi
di integrazione culturale e di proficuo dialogo in un’ottica non meramente assistenzialistica, ma di promozione e di crescita
della persona senza indulgere né a vuoti
ottimismi né a sterili pessimismi.
La fede, che è sempre un dono gratuito
di Dio, richiede la risposta e la collaborazione dell’uomo nell’apertura e nell’accoglienza pur nella costante vigilanza sulle
proprie fragilità, è un dono fecondo capace
di scuoterci dalla polvere dell’abitudinarietà e dalla sonnolenza per aprirci ad una
nuova mentalità, ad alimentare la spiritualità e a ravvivare la presenza cristiana nel
mondo. In pratica si tratta di trasformare le
differenze in occasioni di arricchimento e
di crescita comune e far evolvere gli interessi individuali e di gruppo in interessi
generali, privilegiando ciò che è orientato
al bene di tutti.
Raffaele Salvante
Il Nuovo Consiglio Comunale di CALITRI
dopo le elezioni del 28 e 29 maggio 2006
Sindaco
Dott. Giuseppe Di Milia
Giunta Esecutiva Canio Galgano
Giovanni Di Cecca
Maria Di Milia
Canio Russo
Michele Di Cosmo
Canio Cestone
Consiglieri di
maggioranza
Giuseppe Galgano
Antonio V. Tuozzolo
Pasqualino Nannariello
Antonio Zarrilli
Antonio Vito Di Maio
e di
minoranza
Fausto Acocella
Michele Maffucci
Salvatore Caruso
Giovanni Melaccio
Vincenzo Galgano
(agronomo)
(medico)
(insegnante)
(consulente)
(impiegato)
(operaio)
(impiegato)
voti 2.447
539
274
102
174
107
99
(Margherita)
(Margherita)
(Margherita)
(D. S.)
(UDEUR)
(Rifondazione)
(D. S.)
(agricoltore)
(imprenditore)
(dirigente aziendale)
(veterinario)
(ceramista)
voti 196
167
157
127
111
(Margherita)
(UDEUR)
(Margherita)
(UDEUR)
(D. S.)
(ingegnere)
(commerciante)
(imprenditore)
(professore)
(studente)
voti 760
118
114
107
99
(Forza Italia)
(Destra)
(A. N.)
(Destra)
(Destra)
3
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Il mini Sindaco di Calitri
sfida Viglioglia – Torchella, entrambi
per il mini sindaco di Calitri
Lsi acandidati
è conclusa sabato 1 aprile c.a. in seguito allo spoglio delle schede avvenuto
presso i locali della scuola Primaria “Vito
Acocella” di Calitri.
Il progetto “Il consiglio comunale
dei ragazzi” è stato organizzato e realizzato dagli studenti componenti le classi
III A e B della scuola Secondaria di
I° grado, sostenuti da alcuni insegnanti e
con la collaborazione dell’ex sindaco del
paese prof. Vito Marchitto.
Ha prevalso, anche se per soli pochi
voti, Beniamino Torchella, candidato con
la lista “Il futuro con le nostre idee”. La
cerimonia conclusiva si è tenuta nei nuovi
locali dellex Casa dell’ECA, un locale ormai storico, sia come centro di addestramento reclute, sia come sala, per decenni,
di banchetti per matrimoni e feste da ballo,
e sia, infine, come sede parrocchiale durante l’emergenza del terremoto del 1980.
Sono stati eletti per la maggioranza:
Beniamino Torchella, Mariachiara Ramundo, Vincenzo Merola, Fabio Sanacore, Riccardo Carlucci, Donato Margotta,
Lucia Panniello, Martina Buldo, Valeria
Pontillo, Marco Zabatta, Francesco Borea
e Mariangela Grasso; per la minoranza:
Marisa Viglioglia, Giusy Cerreta, Vito Di
Milia, Rocco Zarrilli e Donato Arci.
Durante la cerimonia conclusiva, l’ex
sindaco Vito Marchitto, tra l’altro, ha reso
noto i nomi del nuovo sindaco e dei sedici consiglieri eletti, nelle recenti elezioni
amministrative.
Il dirigente dott. Raffaele Petracca ha
illustrato il programma svolto dalle due
liste e ha ribadito che, queste occasioni,
sono sicuramente importanti per la formazione dei ragazzi. La parola è passata
così a Marisa Viglioglia che ha ringraziato tutti i compagni e i professori per
averle consentito di compiere una nuova
e simpatica esperienza, mentre Beniamino Torchella ha ringraziato tutti coloro
che lo hanno sostenuto ed ha espresso la
volontà di portare avanti le idee capaci di
migliorare il Comune, venendo incontro
– nel contempo – alle esigenze del-
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Spedizione a carico del destinatario
Calitri 1 aprile 2006, il momento solenne dell’insediamento del
mini sindaco Beniamino Torchella, qui insieme alla sua antagonista
Marisa Viglioglia, assistiti dal sindaco prof.Vito Marchitto con i vigili
in grande uniforme e una gran folla di spettatori.
l’adolescenza calitrana, con il fattivo
contributo dell’opposizione.
Questa manifestazione ha certamente
contribuito in modo efficace a far conoscere a noi ragazzi le Istituzioni civili e
amministrative, nonché l’importanza di
partecipare, in modo attivo, alla vita politica; a tal proposito, riteniamo che con
il suo discorso il mini Sindaco abbia offerto una lezione ai nostri Amministratori, che – troppo spesso – antepongono al
bene della Comunità, i loro dissidi personali e politici.
Alla manifestazione hanno preso parte molti concittadini, autorità varie, con
momenti di intensa partecipazione; gli
insegnanti su “Il consiglio comunale dei
Ragazzi” e con il supporto dell’Istituto,
hanno realizzato un interessante “opuscolo” che ripercorre tutti i momenti significativi dell’intera attività.
Inoltre una rappresentanza degli studenti ha avuto l’opportunità di intervenire, nella giornata di martedì 30 maggio
2006, nella trasmissione radiofonica
“Il Giornale Radio dei Ragazzi” in onda
sul primo canale della radio dalle 14,50
alle 15,00 dal lunedì al venerdì.
Agli insegnanti, all’Istituto, al Dirigente Scolastico, al Sindaco e alla Redazione del Giornale radio dei Ragazzi
vanni i più vivi ringraziamenti di noi
alunni.
Martina Buldo e Valeria Pontillo,
classe III B Scuola Secondaria di I° Istituto Comprensivo di Calitri, anno scolastico 2005-2006.
Calitri, durante il progetto “Il Consiglio comunale dei Ragazzi”, da
sinistra: Sandra Caruso, Rosangela Donatiello, Mayra Messina,
Valeria Pontillo, Martina Buldo; alle spalle: Giuseppe Guardione e
Roman Tustanovyeh.
4
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
EMILIO RICCIARDI
Missioni popolari in Irpinia
nel Settecento
legame tra l’Irpinia e i missionari di
Ielsant’Alfonso
de Liguori è molto stretto
risale ai primi anni di vita della congregazione redentorista; fu l’arciprete di
Contursi, don Giovanni Rossi, a insistere
affinché l’arcivescovo di Conza, Giuseppe Nicolai, invitasse sant’Alfonso a compiere una missione nella sua diocesi. La
prima esperienza dei religiosi alfonsiani
in Irpinia ebbe esiti molto positivi e pose
le basi per la fondazione della casa redentorista di Materdomini, divenuta in
seguito uno dei principali punti di riferimento dei fedeli della diocesi.
Le cronache e le lettere dei missionari
che vennero nelle nostre terre descrivono i
paesi visitati, le popolazioni incontrate e il
grande favore con cui i religiosi furono
accolti nei paesini della diocesi.
Le testimonianze che si presentano,
tratte dall’archivio dei Redentoristi di Pagani1, si riferiscono al periodo tra il 1746
e il 1748; la prima missione iniziò da
Teora e si concluse a Valva, toccando nove paesi della diocesi di Conza (Teora,
Cairano, Calitri, Castelnuovo, Caposele,
Laviano, Senerchia, Quaglietta, Valva).
Attraverso le lettere dei religiosi traspaiono, descritti con pochi essenziali
tratti, i piccoli paesi, le strade fangose e
approssimative percorse a dorso di mulo,
i devoti dall’animo semplice che lasciavano il lavoro dei campi per raccogliersi
intorno ai missionari e, come accadde a
Calitri, facevano la fila di notte, sotto la
neve, per potersi confessare.
Il messaggio semplice e schietto dei
missionari, la loro vita rigorosa (in più
occasioni rifiutarono perfino il cibo offerto dall’arcivescovo) e le loro prediche
appassionate dovettero avere un grande
impatto su quelle popolazioni tanto bisognose di cura pastorale; le condizioni di
vita erano molto difficili, omicidi e vendette erano all’ordine del giorno, l’ignoranza e la superstizione erano diffuse tra
il popolo, ma la semplicità d’animo di
quelle povere genti commosse in più occasioni i religiosi.
Un giovane missionario, inviato a
Cairano, paragonava il paese a un’isola,
per la sua posizione in cima a una montagna, e riferiva di essere rimasto colpito
della profonda mancanza di istruzione
religiosa da parte del popolo, ma anche
dell’innocenza di adulti e fanciulli i quali, sebbene non si fossero confessati per
parecchi mesi, “non portavano materia
per l’assoluzione”2, cioè non avevano
commesso peccati gravi; ed erano molti i
devoti che si muovevano dai paesi vicini
per andare ad assistere alla missione e
per confessarsi.
A Teora, dove non c’era stata nessuna
missione per dodici anni, i religiosi di
sant’Alfonso furono accolti da tutto il popolo e dal clero vestito con i paramenti
delle occasioni solenni; a Castelnuovo di
Conza un missionario si commosse nel
vedere una povera donna che, dopo avere
girato più paesi per raggiungere i religiosi, voleva offrire loro parte del poco denaro di cui disponeva, mentre a Calitri i
padri rimasero ammirati dalla disciplina
delle monache dell’Annunziata, che decidevano tutte di “maritarsi”, cioè di pronunciare i voti solenni, “anzi chi non si
marita è tenuta per vergogna”3. Sempre in
Calitri padre Cesare Sportelli, compagno
della prima ora di sant’Alfonso e morto
in odore di santità, “convertì un peccatoraccio che da 24 anni non si era confessato”4, mentre le elemosine raccolte tra il
popolo furono tante che il ricavato “basta
a fare una statua di Maria”.
Tra le testimonianze conservate nell’archivio redentorista c’è la trascrizione
di una cronaca anonima, scritta da un religioso di Materdomini, nella quale si
raccontano i primi momenti della fondazione irpina, tanto importante per la storia religiosa delle nostre terre; nel documento è ricordato anche il sacerdote calitrano Francesco Maria Margotta5, amico di sant’Alfonso e di san Gerardo e
benefattore della casa di Materdomini.
DOCUMENTI
1
Epistolae Ven. Servi Dei Caesaris Sportelli C.SS.R., Roma 1937.
Lettera 130. Ad monasterium quoddam
monialium - 14 Febr. 1747
5
Molto Reverenda Madre padrona colendissima (…)
A 20 del medesimo Xbre [1746], si partì
per Teora, e si ebbero diece cavalcature, se
bene noi eravamo undici, e si giunse colà passata l’Ave Maria, e per strada vi furono varie
cadute, particolarmente D. Bernardo, e D.
Bernardino, che andavano sopra un medesimo mulo, precipitorono dentro un pantano,
essi sotto, ed il mulo sopra (…) ma per grazia
di Dio non ci fu altro male, che il matarsi.
Il giorno di S. Tommaso Appostolo si cominciò quella S. Missione, ed il Signore la
benedisse a meraviglia siche i PP. difficilmente anno osservato contrizione simile, e perciò
la diloro fatica fù eccessiva, che non riposavano mai, sempre sempre al confessionale, ed
appena vi era tempo di prendere un boccone.
(…) Il popolo era circa a due mila, e 400.
Il giorno del S. Natale si staccorno quattro PP., e si mandarono alla missione di Ciorano (sic, ma Cairano) che è circa a mille
anime. (…) Questa missione fu di sollievo a
quei PP. mentre incontrarono un popolo d’oro: gli uomini sospesero i trafichi per attendere alle prediche, ed i figlioli pastorelli ecc.
si ritrovarono d’una innocenza ammirabile.
Il primo giorno di quest’anno si andò a
Calitri, ove si unirono tutti i PP. per essere il
popolo numeroso sino a tremila, e più centinaia. il P. D. Cesare fe’ la predica grande,
l’istruzione D. Lorenzo, gl’esercizij a preti
D. Andrea, la meditazione il P. D. Paolino,
gl’esercizij alle monache restarono per intiero al P. D. Andrea, giache il P. D. Cesare l’aggiutò per due giorni, e poi ebbe da tralasciare,
giache si ritrovava molto discapitato di voce.
Qui fu grande la tenerezza in vedendo, che la
gente per prendere i luoghi del confessionale
andavano dietro le porte della Chiesa sin dalle tre di notte, restando coverte di neve, intirizzite dal freddo, eppure l’accadeva di non
potere neanche arrivare a confessarsi; ma i
padri non si partirono da colà, se non dopo
aver confessato tutto tutto il popolo.
A 12 dell’anno si staccorono quattro PP.,
e si mandorono a cominciare due altre Missioni nel medesimo tempo, quella di Laviano,
numerosa di circa mille, e ottocento anime; e
quella di Castelnuovo, circa di ottocento anime. (…) Qui si trovò un popolo tenero assai, ma diede una gran tenerezza una povera
donna, la quale andata a S. Andrea e a Pescopagano per confessarsi a’ Padri della Missione, detti delli Vergini, che ivi missionavano,
ma non potendo arrivare a confessarsi n’ebbe
una elemosina temporale, che voleva in parte
dare a me per l’anima sua.
A 22 del detto mese il P. D. Andrea, e D.
Domenico, si partirono per incominciare la
IL CALITRANO
missione in Calabritto; e D. Paolino, e D. Nicola per cominciare la missione in Senerchia
(…) Al primo di questo corrente mese di Febrajo si passarono due padri per andare a cominciare la missione della Quaglietta, e due
altri alla Missione della Valva, numerosa di
mille anime (…) Tutte queste nove sante missioni si sono fatte senza risparmiare alcuna
fatica, mentre tutti i popoli l’anno confessati i
soli padri, senza cercare veruno aggiuto, e
perciò quasi ogni giorno, andavano a confessare circa le dieci ora, e talvolta le 12 ore.
Anno tutti faticato allegramente, ed io ò riconosciuto nella loro allegrezza, e nel profitto
de’ popoli il nostro aggiuto. (…) Caposele, 14
feb. 1747 - di Vostra Signoria devotissimo
obligatissimo servitore vostro Cesare Sportelli del SS.mo Salvatore.
2
F. KUNTZ, Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, III
Nel giorno di Natale come vi scrissi si
partì per Cairano, dove fece la predica grande
il P. D. Lorenzo, l’istruzione il P. D. Francesco, la meditazione D. Bernardino, gli esercizj ai preti il P. D. Carmine, il quale ancora
diede la benedizione e finì la vita divota, ettesoché il P. D. Lorenzo dovette andare a fare
l’istruzione a Calitri. Già scrissi qualche cosa
di questa missione; solo resta che di limosina
si fece tanta che basta a fare una statua di
Maria.
Nel giorno della Circoncisione di Nostro
Signore primo dell’anno 1747, io, il P. D. Lorenzo ed il P.D. Cesare partimmo per Calitri
(seguitandoci poi da mano in mano tutti gli
altri padri), luogo di 3 mila e più anime, dove
ancora vi è quel benefattore D. Francesco
Margotta, che contribuerà molto alla fondazione di Caposele. A Calitri fece la predica
grande il P. D. Cesare, l’istruzione il P. D.
Lorenzo, la meditazione il P. D. Paolino ed io
il Rosario. il P.D. Andrea diede gli esercizj a
preti ed al monastero delle monache singolare in tutta questa diocesi, dove non solo non
si fanno monache nemmeno di casa, ma tutte
tutte si maritano, anzi chi non si marita è tenuta per vergogna; (…). A Calitri cosa singolare fu che le genti dalla notte venivano alla
chiesa, e si contentavano di aspettare alle porte per più ore, con tutto che pioveva a gran
copia la neve e faceva grandissimo freddo,
per poi confessarsi (che questa è la meraviglia) che avevano parlato colla moglie dello
scomunicato, oppure avevano risalutato lo
scomunicato.
Nella terra di Calitri il P. Sportelli convertì un peccatoraccio che da 24 anni non si
era confessato e ciò fu nel 1747 a 10 gennaio.
3
F. KUNTZ, Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, III, 99
Epistola dello studente Moscarelli a P.
Mazzini sulla missione celebrata in Teora,
215 - archivio generale XXXIX, 99
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Viva Gesù, Maria, e Luigi. Molto reverendo padre in Christo, padre rettore mio caro, scrivo all’isola di Cairano, dico isola perché sta sopra d’un monte, luogo di mille anime in circa; e per consolazione di tutti, voglio
scrivervi qualche cosa di queste missioni.
(…) il martedì da Voltorara ci partimmo per
Teora, dove per strada il p. d. Francesco cadde tre volte da sopra il mulo, e d. Bernardo, e
d. Bernardino caddero ancora, e per miracolo
Convegno su
Nicolai
Tra il 15 e il 18 giugno si è svolto
in Adelfia (BA) il convegno “La
famiglia Nicolai tra XVII e XIX secolo”, promosso dall’Azione Cattolica di Adelfia con la collaborazione della Pro Loco “Compsa”.
Alla manifestazione, istituita con
lo scopo di promuovere la conoscenza dei Nicolai e di raccogliere
fondi per completare il restauro del
palazzo baronale di Adelfia, antica
residenza della famiglia, hanno
partecipato gli arcivescovi di Bari e
di Sant’Angelo dei Lombardi, i
sindaci di Adelfia e di Conza, la
prof.ssa Angela Berardini, presidentessa dell’Azione Cattolica di
Adelfia, Clemente Farese, presidente della Pro Loco “Compsa”, e
numerosi relatori che per quattro
giorni hanno ricostruito le vicende
della famiglia Nicolai, delle loro
residenze e del loro antico feudo.
Appartennero all’illustre famiglia
pugliese anche due arcivescovi di
Conza, Francesco (1716-1731) e
Giuseppe (1731-1758), che ressero
la diocesi irpina per quarantadue
anni, promuovendone la ricostruzione dopo il terremoto del 1732 e
favorendone l’evangelizzazione attraverso l’opera dei missionari di
Sant’Alfonso Maria dei Liguori.
non restarono pesti, a cagione delle pessime
strade che sono da queste parti, con tutto ché
da tanto tempo che non è piovuto. A Teora
fummo ricevuti con gran onore, e gran consolazione, perché da dodeci anni che non aveva avuta missione. Nel giorno di Natale io, d.
Francesco, e d. Bernardo e d. Bernardino, e
non può spiegarsi l’onore con cui fummo ricevuti ed incontrati dal clero con stola, cotta,
cantando il Benedictus. Il popolo era tutto
molle di lacrime ed andava baciando le vesti
dei padri (sebbene quasi nessuno si accostò a
me perché mi conoscevano alla ciera) e ci
venerava come santi (oh!, mia confusione!)
ed è tanto ansioso di sentire la divina parola,
che ad ogni segno di campana si raduna tutto
alla chiesa; e così ancora sono i popoli convi-
6
cini, i quali a gara desiderano la missione.
Anzi questa mattina vi abbiamo avuti molti di
Calitri ed Andretta, molte miglia di questi
paesi lontani, solo per confessarsi e sentire
la divina parola. In somma, padre mio, è una
tenerezza vedere tanti poveri campagnioli lasciare i loro campi, anzi i vaticali non andare
alla vatica solo, dicono essi, per godersi la
santa missione. I poveri padri faticano, e faticano bene, perché sono stati tre, sebbene poi
è venuto il p. d. Carmine per dare gli esercizj
ai preti, e per aiuto; ma il popolo è grande e
vi concorrono molti forastieri.
In questo luogo v’è gran ignoranza, e
quel che è peggio poco affetto al sacramento
della penitenza, tantoché ò trovato più figliuoli di 12, 13 o 14 senza essersi mai confessati, molto più oggi uno di 14 anni non
sapeva nemmeno il mistero dell’Incarnazione,
cioè, chi s’è fatto uomo. Ma poi da un’altra
parte è consolazione vedere tante anime innocenti, nate per il Paradiso, imperocché da
cinque e più mesi non confessati, non portano
materia per l’assoluzione e nemmeno nella
vita passata s’è trovato dove appoggiarla.
4
Epistolae Ven. Servi Dei Caesaris Sportelli C.SS.R., Roma 1937.
lettera 135. Ad Patrem Mazzini - 5 Iun
1747
È terminata la missione di Andretta, che è
stata di gravissimo incommodo, mentre la
chiesa sta scoverta, ed abbiamo incontrato il
tempo piovoso, e coll’umido, e freddo. Anno
detto, che per miracolo non mi sono ammalato. La Predica della Madonna non la potei
terminare, perché l’acqua, ed un vento freddo
mi saettava tutte le ossa. È stata niente di meno una delle missioni fruttuosissime, e la misericordia di Dio vi ha fatto trovare un sacerdote forastiere sospeso per aver dato morte ad
un suo figlio, che aveva avuto da una sua sorella carnale, colla quale anche dopo maritata
seguitava la tresca. Da tre anni già si era disperato. Si è confessato con P. D. Paolo, e si è
communicato con molta edificazione. Terminata questa rinnovazione di spirito, passerò,
Deo dante, a Calabritto, ed indi a Calitri. Il P.
D. Paulo con D. Paolino è in Laviano. Il P. D.
Pietro è in Cajrano. (…) Teora, 5 giugno
1747, servo e fratello Cesare Sportelli del SS.
Salvatore.
5
F. K UNTZ , Commentaria de vita D.
Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, III, 101
Relatio cujusdam congregati anonymi de
iis quae caposelensi nostrae fundationi vitam
dederunt
I. M. I. Primi maneggi fra il signor arciprete Rossi, il P. D. Alfonso Liguori e monsignor Nicolai arcivescovo di Conza per la fondazione di Caposele.
Stavano in Foggia il nostro padre rettore
maggiore d. Alfonso di Liguori, presentemente vescovo di S. Agata de’ Goti e’l p. d.
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Andrea Villani, presentemente vicario generale della nostra congregazione, predicando a
quel pubblico nella novena della tanto celebre
miracolosa Vergine detta d’Icona vetere,
quando il molto reverendo d. Giovanni Rossi,
arciprete della terra di Contursi nell’archidiocesi di Conza, portato ivi dal desiderio che
aveva di conoscere e prlare col detto nostro
padre rettore maggiore, avendolo trovato e
conferito insieme di varie cose, finalmente
avendogli cominciato a parlare dei bisogni
spirituali non che della sua parocchia ma di
tutti altresì i luoghi della sua archidiocesi,
governata allora savissimamente per altro dalla felice memoria di monsignor Nicolai, lo
pregava a mandare non solo a mandare una
compagnia de’ suoi missionari a missionare
in quella archidiocesi, ma altresì a cooperarsi
per quanto era dal canto suo per fondarvi una
casa de’ suoi missionari per utile perpetuo di
quelle anime destituite quasi affatto d’ogni
spirituale soccorso, e che a tal fine sarebbe
stata ottima una chiesa devota di S. Maria
Materdomini, situata fuori dalla terra di Caposele, ma in poca distanza, dotata di qualche
rendita, la quale, benché fosse addetta al clero di quella terra, monsignore però sarebbe
stato capace farla cedere a lui dal clero, purché si volesse compiacere di fondarsi una casa de’ suoi missionari, e che finalmente vi
era altresì un buonissimo prete della terra di
Calitri, molto benestante, chiamato d. Francesco Margotti che sarebbe volentieri concorso a quella fondazione con porzione delle
sue robe, e forse colla sua persona.
Il nostro p. rettore maggiore, sapendo per
esperienza, le gran difficoltà che seco ordinariamente portano le nuove fondazioni di case
religiose, sentì con una grand’indifferenza li
progetti fattigli dal signor arciprete Rossi, e
colla stessa indifferenza lo licenziò. Partito
l’arciprete, senza nulla aver conchiuso col p.
rettore maggiore, il p. d. Andrea Villani, vedendo che il nostro padre stava duro e per la
fondazione e per la missione, disse: Padre,
noi andiamo facendo tante missioni in tanti
paesi, andiamo a fare anche questa di Caposele. Noi non ci perdiamo niente, e all’incontro chi sa che ne verrà. A questa parole condiscese il p. rettore maggiore per la missione,
e tornato il giorno seguente l’arciprete Rossi,
li disse che si fosse cooperato presso monsignor arcivescovo e presso il pubblico di Caposele, acciò avessero domandato la santa
missione e si fosse disposto tutto quello era
necessario per la detta missione. Così partitosi alquanto consolato l’arciprete, subito ne
scrisse a monsignor arcivescovo, da cui venne
già lettera d’invito per la missione al nostro
padre, come anche per lettera ne fu invitato e
pregato dal pubblico di Caposele.
Conchiusa già la missione, partirono i padri da Castello, dove avevano già terminato
la missione, e giunti in Caposele diedero principio alla missione con somma consolazione
di quel pubblico. Fra gli altri padri vi erano i
sopradetti p. rettore maggiore che faceva la
predica grande e’l p. d. Andrea Villani. Nel
corso della missione, monsignor arcivescovo
che stava in Calabritto colla santa visita, si
portò in Caposele, dove assisté a qualche predica della missione, e insieme con lui vi si
condusse ancora il suddetto arciprete Rossi di
Contursi. Or monsignor arcivescovo, sebbene
si mostrasse soddisfattissimo e consolatissimo della missione e de padri, e molto inclinato per la fondazione, pure poi parlando del
congruo sostentamento da assegnarsi alla nuova fondazione, la quale doveva essere di operai non conveniva che fosse stabilita senza alcuna rendita, si mostrava un poco indifferente
circa di ciò, dicendo che poi appresso si sarebbe pensato a questo e se li sarebbe assegnato più di quello forse essi avrebbero desiderato. Ma il nostro padre, che non si appagava di semplici parole, ma voleva vedere i fatti,
vedendo che monsignor arcivescovo persisteva sempre in questo suo pensiero, rispose che
lui non era venuto coi missionari in Caposele
per farvi la fondazione, ma solo per farvi la
santa missione e servire sua signoria illustrissima, e che ciò li bastava né pretendea altro.
Calitri 15 agosto 2005, si festeggiano i 70 anni di Benedetta Maffucci, da sinistra: Michele Codella, Chiara Codella, Canio Luciano
Di Maio,Vincenzo Di Maio, Ersilia De Matteo; prima fila: Giuseppe
Di Maio, Giovanna Di Maio, Benedetta Maffucci, la festeggiata, nata il
15.08.1935 da Leonardo e da Marianna Cestone,Vincenzo Di Maio,
Paola Codella.Auguri vivissimi dalla Redazione.
A questo parlarsi risoluto del p. don Alfonso,
temendo il signor arciprete Rossi che non
isvanisse affatto l’affare della fondazione, si
buttò piangendo a’ piedi di monsignore, e lo
pregò istantemente per la fondazione, dicendo
che sua signoria illustrissima avrebbe potuto
rimediare a tutto, se avesse voluto. Monsignore all’incontro intenerito dalle lagrime di
quel santo vecchio dell’arciprete, cominciò a
piangere lui ancora, e disse che l’avessero detto cosa avesse potuto fare per quella fondazione, che tutto l’avrebbe fatto. Allora l’arciprete disse che non potendo bastare un congruo sostentamento dei padri missionari della
nuova fondazione la porzione della rendita
della cappella e l’altra porzione che vi avrebbe
assegnata il molto reverendo don Francesco
Margotti di Calitri, sua signoria illustrissima
avrebbe potuto rimediare coll’aggiungersi del
suo al dippiù che ci bisognava. A questo condiscendendo monsignore, fece del suo un capitale di docati 2.000 in circa a beneficio della nuova fondazione, e così restò assicurata
la fondazione per questa casa.
NOTE
1 Come molte altre volte, questo lavoro non
sarebbe stato possibile senza la preziosa collaborazione di padre Giovanni Vicidomini CSSR, direttore dell’archivio provinciale redentorista di Pagani; a lui vanno i miei ringraziamenti.
2 Epistola dello studente Moscarelli a P. Mazzini sulla missione celebrata in Teora, p. 215 – archivio generale XXXIX, 99, in F. KUNTZ, Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, manoscritto in 11 volumi
conservato presso l’archivio provinciale redentorista di Pagani., III, 99.
3 F. KUNTZ, Commentaria, III.
4 Notizie del servo di Dio P. D. Cesare Sportelli sacerdote professo della Congregazione del
SS. Redentore, Roma 1893, p. 57.
5 Su Francesco Maria Margotta cfr. E. RICCIARDI, Calitri. Studi e ricerche 1996-2005, Napoli 2005, pp. 93-103, al quale si rimanda per ulteriore bibliografia.
Alessandria 07.05.2006, Luigi Briuolo nella felice ricorrenza dei suoi
settant’anni, vuole ringraziare di cuore la moglie Maria, la figlia Lucia
ed il marito Mario, i nipoti Federica, Giulia, la figlia Colomba e il marito Vincenzo e i due nipotini Rosanna e Gaetano. Un augurio sentito dalla Redazione.
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
PERSONAGGI
Michele DELLA BADIA nacque a Calitri il 22 febbraio 1903 in vico Vitale Di Cairano n. 10, da Donato e da Angela Stanco, conseguita
la Licenza presso l’Istituto Tecnico di Napoli nel gennaio 1923, si
iscrisse alla Reale Scuola Superiore Politecnica di Napoli, sezione Industriale, sostenendo gli esami di laurea il 30 luglio 1929 per Ingegneria Elettronica.
Coniugato a Napoli il 2 marzo 1936 con Angelina Orlando Miele
(Napoli 15.12.1908 † Calitri 20.09.1986) nata da Pasquale e da Angela Maria Araneo, dal loro matrimonio nacquero tre figli: Donato, geometra nato il 24.04.1939,Angelo Mario, ingegnere, nato il 04.06.1941
e Angelina Lucia nata il 05.07.1948.
Fu nominato Podestà il 15.04.1936 con insediamento dal 04.06.1936
al 22.03.1938.
Fu militare durante la seconda guerra mondiale, esercitò la professione libera e si devono a lui i progetti degli edifici che ospitano l’Istituto Statale d’Arte e la Scuola Elementare.
Venne assunto come ingegnere presso l’Ufficio Tecnico della Provincia,
ma più di tutto si dedicò con passione all’insegnamento e fu docente
all’Istituto Professionale di Sant’Aniello del Friuli, di Avellino e del
Casanova di Napoli.
Fu promotore, con altri, dell’istituzione della Scuola Media di Calitri,
e per molti anni fu Preside incaricato della Scuola Media Statale
“A. Del Re” e professore di matematica; fu, inoltre, uno dei promotori per l’apertura dell’Istituto Tecnico Commerciale di Calitri e fu
Preside e professore di matematica anche presso l’Istituto.
Per noi che lo abbiamo avuto Preside e professore di matematica sia
alle Scuole medie che all’Istituto non era altro che “Tata Chel’”, e nei
rapporti con noi e con i suoi collaboratori fu severo, ma paterno.
Morì a Calitri il 12 febbraio 1965.
Antonio Acocella nato a Calitri il 16 maggio 1913, in via Castello 74
da Alfonso e da Margherita Piumelli; dopo gli studi classici sotto l’attenta guida dello zio prete don Vito Acocella si laurea in giurisprudenza il 24 novembre 1937 presso l’Università di Napoli e subito dopo partecipa come Ufficiale alla seconda guerra mondiale. Concedatosi e ritornato in paese esercita la professione di avvocato.
Coniugato a Pompei il 26 marzo 1953 con la professoressa di lettere
Cristina Nicolais nata a Calitri il 13 maggio 1922 da Alessandro e da
Antonia Di Carlo, da questo matrimonio sono nati due figli Alfonso
nato il 14.03.1954 e Margherita,Alessandra, Enza nata il 19.04.1959.
Nel 1952 viene eletto sindaco del paese, carica che ricoprirà anche
nel 1975; in particolare si dedica all’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Calitri dove insegna Diritto ed Economia Politica e per molti anni ne fu anche Preside, più tardi fu anche Preside dell’Istituto Tecnico per Geometri di Lioni.
Tutti noi studenti lo avevamo ribattezzato “Zi Totonn’” per il semplice
fatto che la nostra professoressa di lettere era una sua nipote e quindi quando parlava dello zio, anche se Preside, lo chiamava zi Totonn’.
Con noi alunni fu sempre comprensivo e rispettoso, e man mano che
passavano gli anni, i cinque anni dell’Istituto, ebbe in considerazione la
nostra aumentata responsabilità, trattandoci con gentile affabilità.
È deceduto il 13 ottobre 1985.
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Piccoli miracoli di vita quotidiana…
a via Concezione (Anni Trenta)
Come nacque una classe dirigente
iamo a via Concezione negli anni ’30
del Novecento. La parte del paese è
Squella
che gravita attorno alla “via nova”
partendo dalla “strada di pier’” e lambendo la “Cascina”. Sorprende la sopraelevata di quei tempi, il tratto della rotabile
che porta al ponte di Sant’Antonio, costruita nei primi decenni. Lungo questa
passerà il corteo del Duce, venuto in Irpinia per le Grandi Manovre dei 1936. È la
zona che viene definita la “Vasciagna” rispetto all’“Autima”. Una contrapposizione
che darà luogo, nei primi anni Quaranta a
“piccole guerre” (finte e con qualche botta
vera) fra ragazzi e poi alle partite di pallone, fra studenti, della fine del decennio.
All’apparenza era una zona marginale,
fisicamente sottostante rispetto al “Corso”
e alla “Piazza”, che volevano, simbolicamente, rappresentare la parte centrale del
paese, quasi il livello più alto della vita sociale, soprattutto perché adiacenti al Comune e al bar Toglia (prima c’era quello di
Viccill’), ritrovo dei “signorini” e della
gente che contava, politicamente e socialmente.
Invece la vita più intensa del paese si
svolgeva proprio nell’area di via Concezione, per traffici, per piccole attività commerciali ed artigianali, anche per capacità
d’innovazione (per quei tempi) e di tessere
rapporti esterni. Fanciullo in quegli anni,
vivevo entrambe le realtà: trascorrevo frequentemente il giorno nella bottega di mio
padre a “la croc’ r’ p’l’cin’” e la sera tornavo nella casa paterna, al centro del paese.
In altri scritti sono stati descritti episodi e modi di essere di via Concezione. Cito
quello di Alfonso Nannariello (figlio del
muratore “Linarducc’”), che, recentemente, ha pubblicato il bel volume “Via Concezione”, ma non posso dimenticare il piacevolissimo bozzetto dell’indimenticato
Aniello Basile, che descrisse, con la sua
inimitabile penna (su il Calitrano, anno
VIII, n.20 del marzo-aprile 1988), la “corte di Re Tommaso” (quel gruppo di sfottitori e ridanciani, con argomenti talvolta seri e talora faceti, che si piazzavano, nelle
ore della siesta e del riposo, vicino al negozio di Tommaso Piumelli e al bar di
Pepp’ r’ musc’, in piena croc’ r’ p’l’cin’),
dedicando il tempo libero a battute rivolte
ai passanti occasionali, non di rado forestieri, o a agli stessi compagni di cordata,
tra un programma e l’altro di spedizioni di
pesca (ahimé, con le bombe) nelle “chiatre” dell’Ofanto o della Ficocchia. Non
erano comunque … uomini di corte.
Stavolta il discorso vuole essere meno
leggero e soave, spinto dalla curiosità di
cogliere la spiegazione di una realtà più
profonda. Mi sono sempre chiesto perché
il cuore dei rapporti economici di Calitri
risiedeva negli anni Trenta in quella parte
del paese, da tutti ritenuta “sottostante”.
Allora il grosso delle relazioni commerciali vedeva primeggiare figure di quella
zona. Innanzitutto i mezzi di trasporto privati, una delle poche balilla, quella di
Giulio Lampariello, il grosso dei train’,
LAUREA
Il giorno 4 maggio 2006
presso l’Università degli Studi di
Roma “La Sapienza”
si è brillantemente laureata in
Scienze della Comunicazione
la signorina
Erminia GRIPPO
Di Morra De Sanctis
discutendo la tesi
“Gli eroi divennero Super!”
ovvero il Marketing del fumetto
in Italia, con il chiar.mo prof.
Giuseppe Marchetti Tricamo.
Alla neo laureata e ai genitori
gli auguri più sinceri e sentiti
dei parenti, degli amici e della
Redazione.
9
quelli di cat’nazz’, di Catald’ r’ Rocc’
Boia’, di Basile (Fr’llò), di Aniello Basile,
contro i due che stavano al Corso, di proprietà del nonno del Direttore, Raffaele
Salvante (lu bocc’), di Angelomaria Rabasca (’ngiul’mari’r’cicch’m’chel’) e Luigi Nicolais (picchj).
La vita scorreva tra piccoli esercizi
commerciali, numerosi anche se minuscoli,
per l’estrema limitatezza dei consumi, attorno al negozio principe all’ingrosso di
Tommaso Piumelli, i bar di Giuseppe De
Rosa (Pepp’ r’ musc’) e di Orazio de Rosa
(Graziucc’), la farmacia di don Angelo
Melaccio (ronn’Ang’l) gli studi legali dell’avv. Luigi Buono (padre di Marcello, Ninuccio, Memena, Mario e Pompeo) e dell’avv. Giuseppe Stanco (scolla rossa), quello tecnico di Michele Cerreta (lup’rit’), lo
studio medico del dott. Vincenzo Cioffari,
negozi di tessuti come quelli di Canio Toglia (la vorpa) e Potito de Rosa (P’tit’ r’
musc’), del fisico, i forni di Toglia e di
Stanco, le macellerie Vallario (bellino, bubano e ciccillo), le botteghe di Francesco
Margotta (pupacch’), di Luigi Metallo
(rocc’ pastor’), di Alfonso Di Carlo (scolì),
di Gabriele Acocella (dannunz’), di Luigi
Tornillo (mast’amidi’ perché erede dell’arte del padre Emidio, con i fratelli Vincenzo
e Renzo) con i discepoli Faiel’, Battista e
Amedeo Russo (di Canio), di Vincenzo
Scolamiero (lu santandrian’), di Angelomaria Di Napoli (tav’lon’), di Lops, con le
barberie di Canio Russo (cani’ r’ battista),
con annessa sartoria (lu mastron’), Pietro
Maffucci (pietr’ lu barbier’), Giovanni
Iannolillo, le forge di Vito Nicolais (mast’Vit’ r’ C’lon), di Salvatore Nicolais
(Br’zzacca), di Mast’Luigi’ lu fraulus con
le botteghe dei calzolai Vito Scilimpaglia
(zucculicch’), Gaetano di Napoli (lu maiestr), Michele Cesta (c’starieggh’), Vincenzo Di Milia (bosch’), Galgano Domenico
(r’min’ch’ r’ la hregghia), Di Carlo (lu
cap’jangh’), dei ramai mast’ Giacum’,
d’annunzi’ e patacchieggh’, del molino e
pastificio Vincenzino Del Franco (lu maccar’nar’), di falegnameria (Vincenzo e
Luigi Tornillo, figli di mast’Amidii’), di
Vito del Toro (il pittoresco sciacallo detto
anche chicchirichì), di catablum, con i nomi beneaugurati dei figli, Dante, Virgilio,
Galileo, mio compagno di scuola, le sartorie di Vincenzo Miano, di lu brutt’, l’o-
IL CALITRANO
reficeria di Vito Rabasca (zi’ f ’lice) dei
commercianti di cereali Giovanni Frucci
(br’sckon’) e Angelomaria Nannariello
(rii’rii’ r’ cat’nazz’), i minestrai lu spaccon’, l’urtulan’ e l’urt’lan’ r’ Castiglion’,
il pirotecnico e imbonitore squarcion’.
Alcuni degli artigiani coltivavano anche
un pezzettino di terra e l’orgoglio personale si fondava soprattutto nella tenuta e
nella resa della “vigna” oggetto di discussioni e sopraluoghi collettivi.
Anche le donne avevano un ruolo, coma la patrona, la vorpa, la scarpara, la
barona, Addelia r’ Rocc’ boia e, in altre
parti del paese, Consiglia, che vendeva oggetti di lana, e Graziella r’ farfalacch’, che
vendeva, su prenotazione, i libri di testo
delle scuole elementari, custora e la tavernara, con Mar’garita e Cia r’ Nunfri’.
Indipendentemente dalle dimensioni era vivo il concetto degli scambi con i paesi vicini, con una clientela, attratta, soprattutto
da Piumelli, e con Napoli, sede di scambi
di derrate alimentari e animali (soprattutto
uova e cereali, pelli di animali e, persino, le
setole dei maiali per l’utilizzo da parte dei
costruttori di pennelli da barba) in partenza
e di prodotti trasformati e di frutta della
pianura campana nell’altro senso. Forse era
la posizione strategica a rafforzare questa
realtà. Ricordo che una paghetta di ben
dieci lire mi derivò, su suggerimento di
mia madre, dalla raccolta di setole di maiali che consegnai a Canio Basile.
La zona era un passaggio obbligato,
non solo per l’accesso allo scalo ferroviario, dov’era sorta una importante industria
di laterizia SALCA, con la fornace Cicoira-Errico e le tante botteghe di fornaciai, i
vari fratelli Lampariello (fainzar’) lungo il
cammino. Era l’unica rotabile di collegamento con i paesi vicini. Nella zona v’era
l’unico asilo infantile, gestito dalle monache (suor Felicetta, suora Zenobia e suora
Adorna) collegato alla Casa di mendicità
“Maria Rosa Di Cosmo”, con una saletta
per le recite, di bambini e di giovani dilettanti, l’unica in paese con quella della Società Operaia (poi cinema Rossini).
Innegabile era, negli attori di tante minuscole iniziative, spazzate via dall’industrializzazione, la propensione all’investimento, anche se la domanda di mercato era
debole e debole l’offerta di beni di consumo. Il grosso era costituito da attività di
sopravvivenza. Vincere per loro non significava soltanto sbarcare il lunario ma aver
in futuro dei figli professionisti. Perciò
molti di loro, quelli che avevano dei figli,
pensarono di investire in formazione, impresa difficile, quando a Calitri c’erano solo le scuole elementari.
Il risultato fu sorprendente, anche per
l’uso saggio di istituti religiosi lontani, seminari, conventi, presso i quali i figliuoli
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
furono ospitati, spesso senza grossi sacrifici per le famiglie, in mancanza di scuole
medie sul posto. I soggetti produttivi non
erano ignoranti, leggevano molto e si tenevano costantemente aggiornati, attraverso i quotidiani venduti da Pasquale Scilimpaglia (zucculicch’) e commentati in gruppo nei bar, nei negozi e all’aperto. Le discussioni sui fatti del giorno erano aperte,
non esistendo nemmeno una cieca professione di fede al regime. I temi spaziavano
ad esempio dalle sanzioni, alla conquista
LAUREA
Il 25 febbraio 2006,
presso la facoltà di Scienze
Matematiche Fisiche e Naturali
dell’Università “Carlo Bò”
di Urbino, si è brillantemente
laureata, con 110/110 in
Biotecnologie per la produzione
di diagnostici, terapeutici e vaccini,
la signorina
Lucia ZABATTA
alla neo laureata ed ai genitori
Vito e Donatina Zabatta
gli auguri più sinceri
e sentiti da parenti, amici
e dalla Redazione
dell’Impero, alla morte di Pio XI e all’ascesa al trono pontificio di papa Pacelli,
alla morte di Guglielmo Marconi… C’erano fascisti e non, nelle animate discussioni, ma la tenuta squadristica di Canio
Paolantonio (Iuccella) era oggetto più di
discorsi folcloristico che di altro.
La vita religiosa era dominata dalla
massiccia presenza di chiese e cappelle, da
quella principe dell’Immacolata, con i solenni festeggiamenti, alle minori, ma non
trascurate, di Sant’Antonio, di San Berardino, di Sant’Antuono, di Santa Lucia con
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piccoli riti, ma puntualmente seguiti. Come
se non bastassero, si aggiungeva anche una
cappella evangelica. Il nucleo principali dei
mastri di festa proveniva dalla zona.
Come dicevo prima, la vera sorpresa
stava nel fatto che la schiera più nutrita di
studenti calitrani, negli anni a cavallo tra i
Trenta e i Quaranta (tutti futuri ed affermati professionisti) proveniva dalla Vasciagna. Sarà anche la futura classe dirigente del paese. Ne cito qualcuno: Vittorio
Nicolais, Emidio Tornillo sr., Alfonso Margotta, futuri e affermati medici in Calitri e
fuori, Angelo Frucci (dirigente del Ministero del Tesoro), Mario del Franco (per
molti anni magistrato a Como), Emidio
Tornillo jr dirigente sindacale e politico a
Napoli, Luigi Lucadamo (funzionario del
Ministero dell’Interno), Francesco De Nora (funzionario dell’ENPAS a Roma), Salvatore Di Napoli (professore e Sindaco),
Attilio Piumelli (il fratello Lorenzo con la
moglie si dedicarono esclusivamente all’azienda di famiglia, del papà T’mas’ r’
Laurienz’) Vito Ricciardi (farmacista),
Francesco Ricciardi (impiegato a Roma),
Giovanni Scolamiero (addetto d’Ambasciata e diplomatico presso l’ONU), Francesco Scolamiero (funzionario di un ente di
sviluppo), Michele Savanella, vice Questore, Giovanni Iannolillo, insegnante, Vincenzina Nicolais, insegnante, Mario Miano,
dirigente ENPAS a Napoli, Pietro Borea,
portiere della squadra di calcio.
Diedero vita negli anni Quaranta ad
una filodrammatica, ad una serie di iniziative culturali e ad una agguerrita squadra
di calcio.
Nella grande maggioranza sono scomparsi, ma all’epoca costituivano la stragrande maggioranza degli studenti calitrani, frutto del sacrificio di famiglie lungimiranti. Fra i loro coetanei, nella parte centrale del paese, Ernani Cicoira, Canio Nicolais, Giovanni Rabasca, futuri medici,
Mario Melaccio e Vincenzo Cubelli, insegnanti, Michele sr, e Mario Ferrara, professori, Michele Ferrara jr., funzionario del
Banco di Roma, Antonio Del Re, funzionario del Registro a Roma, Ottavio de Rosa, dirigente della Regione Lazio, Michele
De Rosa, colonnello, Giuseppe Cerreta, avvocato e magistrato, Mario Cerreta e Michele Cerreta, Presidi.
La contiguità e la vicinanza ambientale
alimentavano sicuramente un forte spirito
di emulazione. Migliorare con mezzi leciti
era la parola d’ordine, frutto anche di un
sottofondo morale non secondario. Il mistero di questo concentrato è tutto da scoprire. Ne restiamo affascinati e affidiamo al
sociologo il compito di sciogliere l’arcano… Sarò passatista ma è la scuola… del
sacrificio.
Giovanni Acocella
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
NICOLINO LONGO
Vent’anni fa
moriva Franco Lo Schiavo
Consuntivo della sua biobibliografia e delle ultime edizioni del Premio da lui fondato
Lo Schiavo, quintogenito di
Fsarioranco
dieci tra fratelli e sorelle, nasce a Rodi Santa Fè (Argentina) nel 1900 e
muore a S. Nicola Arcella (CS), paese
d’origine dei suoi genitori, nel 1986. Allievo (dopo il conseguimento della licenza ginnasiale a Salerno) del famoso
scrittore Nicola Misasi, al Liceo classico
“Bernardino Telesio” di Cosenza (da
dove, a licenza conseguita, scriverà all’autoritario genitore che gli aveva promesso la somma di lire cinque in caso di
promozione: “Vinta battaglia/ Spedisci
vaglia”), si laurea a Napoli, a soli 23 anni, in Medicina e Chirurgia (con mezz’ora d’anticipo sul fratello maggiore,
Eduardo, che eserciterà all’Ospedale Civile di Santa Fè), con l’insigne clinico,
ultranonagenario, Antonio Cardarelli,
specializzandosi poi, su consiglio dello
stesso luminare, in otorino-laringo-odontoiatria, discipline che onorerà (lasciando, di conseguenza, sola, e per sempre,
in S. Nicola Arcella, l’amatissima madre, per la quale, in Casetta, scriverà:
“…E mamma mia piangeva!…/ Pianto
di mamma non si scorda mai!…”), con
tre ambulatori di sua proprietà, per un
quarantennio circa, all’ombra della Madonnina da dove, nostalgicamente, scriverà ancora, nella stessa lirica: “…O mia
casetta, aprimi, non senti?/ Io ribusso
con i battiti del cuore”. E ove, nel contempo, verrà a contatto, per motivi artistico-professionali, con gente come Toti
Dal Monte, Renato Rascel, Walter
Chiari, Totò, Wilma De Angelis, ecc.
Nella Sala “Maddaloni”, a Napoli, aveva
recitato, a fianco dei fratelli Morra, nel
dramma “Addio giovinezza” di Nino
Oxilia (e Sandro Camasio) che aveva
conosciuto, in una delle zone operative
di prima linea, durante il primo Conflitto
mondiale (parteciperà, altresì, col grado
di Tenente medico degli alpini prima e di
Capitano medico poi, alla guerra civile
di Spagna e al secondo Conflitto, a seguito delle cui barbarie, perpetrate, in
suo cospetto, in suolo russo e terra d’Ungheria, scriverà in O Signore: “Ti ho
cercato ovunque/ disperatamente/ senza
sostare mai,/ saziando la mia fame/ col
digiuno,/ smorzando la mia sete/ con il
pianto/ e tergendo il sudore/ con il vento…// Ma non ti ho incontrato mai…”).
Reciterà anche al teatro “Rendano” di
Cosenza, in “Oltre l’Amore” di Oreste
Riggio. Nel periodo della sua goliardia,
aveva pubblicato le prime poesie su
l’“Amore Illustrato”, dove veniva pubblicando i propri scritti anche il famoso
scrittore partenopeo, Giuseppe Marotta. Le sue opere: sette di poesia, due di
narrativa (di cui una ancora inedita), tre
di medicina, quattro di teatro (anche di
queste, una ancora inedita). Fra gli orga-
ASSOCIAZIONE
ROMANA dei
CALITRANI
Il 13 maggio 2006 con una stupenda partecipazione si è svolta – a
Cisterna di Latina, presso l’Azienda Agricola di Antonio Zazzarino –
la festa dei calitrani che, ogni anno,
l’Associazione festeggia per rendere conto delle numerose iniziative
messe in atto e per programmarne
altre per il corrente anno.
Una nutrita partecipazione è
venuta direttamente da Calitri, guidata dal sindaco prof. Vito Marchitto, e che ha potuto verificare
come in queste feste il divertimento è garantito e la partecipazione
sempre attiva e fattiva.
Come sempre Antonio Zazzarino ha messo a disposizione dei
calitrani la sua Azienda e ha dato
degna ospitalità ai numerosi partecipanti che hanno gradito di cuore.
Il presidente dell’Associazione
dott. Antonio Cicoira ha tenuto
una particolareggiata relazione per
mettere tutti i presenti al corrente
dell’attuale situazione e per recepire eventuali suggerimenti per
questa estate.
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ni di stampa che ne hanno parlato: “Il
Tempo”, la “Gazzetta del Sud”, “Il
Giornale di Calabria”, “Il Corriere del
Mezzogiorno”, “Medico d’Italia”, “Il
Gruppo”, “Ingresso Democratico”, “Il
Caminetto”, “Il Roma”, “Napoli Notte”, “Tempo Medico”, “El Ecos de los
Calabreses” e “La Capital”, entrambi
argentini, “Correjo Colonial,” del Brasile: dove aveva, per un anno circa, dovuto riparare – venerato come un dio da
quelle popolazioni – onde sfuggire alla
condanna di sei mesi di carcere e ad una
multa di lire mille – il suo stipendio era
di lire cinquecento – per “attività sovversiva” a seguito dei tafferugli antifascisti (in cui aveva ricevuto e restituito
pari pari una coltellata a uno di quei militanti) nella lucana Bella, ove, nel 1924,
da Cosenza, in cui esercitava già da un
anno, era stato chiamato quale medico
condotto. Fra le emittenti televisive:
Raiuno, Raitre Calabria, Telespazio. Oltre centocinquanta, i riconoscimenti da
lui ottenuti, fra cui cinquanta Primi premi assoluti; in più, la Medaglia d’oro
dell’Ordine dei Medici di Milano e due
Premi della Cultura da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Fonda il Premio letterario “S.N.A” (S. Nicola Arcella) nel 1974, rimanendone presidente generale fino al 1984, e un foglio
culturale, “La Nuova Voce”, nel 1977.
Numerose le autorità civili, politiche,
militari e religiose (Prefetti, Ministri,
Capitani dei Carabinieri, Vescovi) intervenute, quali ospiti d’onore, alle cerimonie di premiazione del suo concorso.
A siglare questo “ventennale” della sua
morte, e il rapporto che lui aveva con la
morte medesima, non si può non riportare, a chiusura di questa succintissima
nota biobibliografica, la poesia Non fu
un sogno da lui scritta, nel 1978, per
aver visto in faccia la morte, a seguito di
un intervento allo stomaco, subìto nel
nosocomio di Praia a Mare: “Non fu un
sogno!…/ Ricordo ancora/ la mia sofferenza…/ Giacevo morente/ ed era notte
fonda.// Nella stanza gravava/ un silenzio compatto, pietroso/ pieno di sgomento,/ quando mi parve di udire/ uno
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
n articolo, su “Il Giornale di CalaU
bria”, del 1924, di cui io stesso procurai copia presso la biblioteca dell’Ac-
cademia Cosentina, elogia le doti eticoprofessionali del dottore Franco Lo
Schiavo per aver salvato da morte sicura, in quanto dichiarata inguaribile da
tutti gli altri medici cittadini, la figlia
di un tabaccaio di Cosenza, ove il medico sannicolese, fresco di laurea, era
stato chiamato a esercitare. Il fatto saliente, che esula però dal contesto dell’articolo (perché ad esso di gran lunga
posteriore), e ancora inedito (per non
averne io mai scritto, né fatto cenno a
chicchessia), è che Lo Schiavo, passando per Cosenza, reduce dall’Albania
(ove era stato gravemente ferito, e da lì
subito trasferito all’Ospedale Militare
di Brindisi), vinto da una voglia matta
di fumare, pensò di potere acquistare
un pacchetto di sigarette proprio da
quello stesso tabaccaio di sua conoscenza (da cui, però, non voleva, a sua
volta, farsi riconoscere per non farlo
sentire obbligato verso di lui). Ma la risposta che ne ottenne fu che ogni scorta
di sigarette era andata esaurita e che doveva quindi accomodarsi immediatamente fuori, in quanto la presenza di un
mendicante nella sua tabaccheria era
poco gradita. A tal punto, il Capitano
medico in borghese fu costretto, suo
malgrado, a presentarsi. E lo fece con
queste testuali parole: “E se io, egregio
signore, Le dicessi che sono il dottore
Franco Lo Schiavo?”. Non aveva neppure finito di pronunciare l’ultima sillaba quando il tabaccaio, scavalcando (e
non aggirandolo) di scatto il bancone e
sbottando in un pianto a dirotto, gli era
già addosso ad abbracciarlo freneticamente e, in ginocchio poi ai suoi piedi,
a domandargli mille volte scusa per il
proprio comportamento scorbutico e arrogante, per subito condurlo nel retrobottega e dirgli: “Dottore, può prendere
tutte le “stecche” di sigarette che vuole,
tutta la tabaccheria, e non voglio una lira”. Al che, Lo Schiavo, dopo aver placato l’esagitazione del signore, rispose:
“Ne volevo, e ne voglio, un solo pacchetto e lo prendo solo se mi consente
di pagarglielo”. Il tabaccaio, dopo tanta
sua insistenza, per non alienarsi il “salvatore” di sua figlia, dovette acconsentire e tenere per sé tutte le “stecche”,
per l’uso, lecito o non, che doveva farne
(dopo tutto, si era in tempi di guerra).
Il dottore, da giovane, un adone aitante
di circa un metro e ottanta, dalla chioma
ondulata e bionda e dall’aspetto austero
e signorile, non ne aveva preteso ricompensa alcuna all’epoca del suo operato
medico a lieto fine, né volle approfittarne ora dopo circa vent’anni, quando
sette anni di guerra (da quella civile di
Spagna, 1935) lo avevano ridotto a un
relitto umano, ischeletrito, con abiti in
brandelli (e fu proprio ciò che potrebbe
avere tratto in inganno l’improvvido tabaccaio) e ferite fasciate: quelle dell’anima, invece, in quanto poeta, da sempre vive e doloranti, per sempre beanti e
sanguinanti.
I coniugi calitrani Maria Concetta Racioppi
(21.10.1904 † 07.07.1984) e il marito Vito
Michele Maffucci (01.10.1902 † 18.09.1983)
ambedue deceduti in Belgio, dove si erano
trasferiti tempo fa.
Calitri, 1955, un gruppo familiare da sinistra
in piedi: Vittorio e Vincenzo Cirminiello,
Vito e Canio Marchitto; a sedere sempre
da sinistra: Vincenza Zarrilli (sciascialicchj)
con la figlia Rosetta Cirminiello, Rosa Cestone (04.10.1904 † 23.06.1960),Vito Cirminiello (14.04.1899 † 17.06.1978), Antonietta Cirminiello (1929 † 01.11.2002)
con la figlia Maria Marchitto, oggi suor
Maria.
Calitri 18.08.2005, il matrimonio di Luciana
Zarrilli (scatozza) e Luigi Cestone (c’rratiegghj) ai quali vanno gli auguri di ogni felicità da
parte dei parenti, amici e della Redazione.
scricchiolar di porta,/ un cauto strisciar/
di passi felpati/ e passar sul mio viso/
un alito freddo/ e un respirar gravoso.//
Mi scossi… sussultai/ e mi parve che il
cuore/ non avesse più palpiti/ di vita.//
RITTA/ mi stava davanti/ un’ombra coperta/ da un tenue velo oscuro,/ non
avea corpo…/ non avea viso;/ io scorgevo un teschio soltanto/ con due fori neri/
ed una bocca spalancata/ con lunghi
denti sporgenti/ atteggiata a sardonico
sorriso.// ERA LA MORTE!…/ e fra noi
fu il silenzio,/ quel silenzio di tomba/ lugubre, infinito.// Mi scossi!!…// BUTTA
QUEL VELO – le dissi –/ Io ti riconosco,/ tante volte mi sei tu/ stata accanto,/
di te non ho paura,/ della vita, amica
mia,/ son tanto stanco…/ son pronto a
seguirti/ in questa notte oscura.// Scomparve il sardonico sorriso/ dai suoi denti sporgenti,/ scomparve il lampeggiar/
dei suoi occhi neri e vuoti/ e dalla finestra spalancata/ l’alba tenue m’apparve/
con un alito di vita.”
UN ANEDDOTO, ANCORA INEDITO,
SU FRANCO LO SCHIAVO
Da lui raccontatomi
– assieme ad altri anch’essi inediti –
qualche anno prima di morire
12
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Premio Nazionale Biennale di
poesia Città di Solofra
XVI Edizione Anno 2005/2006
e giurie del Premio composte da: presidente ad interim dott. Emilia DENTE
LSANTANGELO,
proff.ri Teresa ARMENTI, Paolino MAROTTA, Domenico
CIPRIANO e segretario dott. Vincenzo
D’Alessio e dalle classi V° D del 1° Circolo Didattico di Solofra e V° e IV° A
della Scuola Elementare Statale di Montefusco, esaminati i trecentocinquanta lavori pervenuti hanno stilato la seguente
graduatoria:
Sezione poesia inedita:
Primo premio a Gaetana AUFIERO
da Avellino – secondo premio a Patrizia
ASSUMMA da Tortora Marina (CS) –
terzo premio a Loriana CAPECCHI da
Quarrata (PT). Segnalati con nota di merito: Giuseppe VETROMILE da Madonna Dell’Arco (NA), William STABILE
da Londra, Giovanni SPADA da Benevento, Benito SABLONE da Chieti e Benito GALILEA da Roma.
Sezione poesia edita:
Primo premio ad Alessandro RAMBERTI c/o Fara Editore Rimini – secondo premio a Narda FATTORI c/o Fara
Editrice Rimini – Mina ANTONELLI da
Gravina (BA)
Segnalati con nota di merito: Michelangelo CAMMARATA da Palermo –
Paola CASTAGNA c/o Fara Editore Rimini – Francesco ACARAMOZZINO
c/o Mobydick Edizioni Faenza – Anna
Maria MONCHIERO c/o Tabula Fati
Editore Chieti – Gezim HAJDARI c/o
Fara Editore Rimini – Francesco CASADEI da Cesena (FC) – Mohamed GHONIM c/o Fara Editore Rimini – Giovanni
CASO da Mercato San Severino (SA) –
Anna FERRAZZANO da Serino (AV);
segnalata speciale dalla Giuria Giovani:
Claudia CARAPEZZI da Canossa (RE).
Premio alla cultura: a Nicolino
MONTONE da Montoro Inferiore, per
la valorizzazione del “Manifesto dei Poeti Irpini nehgli anni 90”.
Premio per le Tradizioni: al dott.
Giuseppe STABILE da Baronissi (SA)
per la valorizzazione dell’IRPINIA nei
suoi aspetti turistico-montani (Club Alpino Italiano di SA).
Medaglia del Presidente della Repubblica: alle professoresse Teresa ARMENTI e Ida IANNELLA da Castelsaraceno (PZ) per la costante opera di divulgazione storico-archeologica della
Basilicata.
Premio alla carriera di scrittore: a
Michele Luongo da Trento, per il suo costante inpegno in favore dell’Irpinia.
La cerimonia di premiazione è avvenuta in Solofra (AV) il 25 marzo 2006 alle ore 10,30, c/o l’Aula Magna della Direzione Didattica Primo Circolo via Casa
Papa, con la presenza di alunni, genitori
ed autorità.
Il Segretario del Premio
Dott. Vincenzo D’Alessio
Ferrandina (MT) 08 agosto 2005, matrimonio di Nello Martiniello e Carmela Langellotti: ultima fila in fondo da sinistra:Antonio Scioscia,Vito
Metallo, Alessandro Pasqualicchio, Fabio Zarrilli, Michele Maffucci; penultima fila: Rosanna Di Cecca, Francesco Cialeo, Mariantonietta
Calabrese, Paola De Rosa, Canio Mario Gervasi,Angela Toglia,Alessandra Di Napoli, Enzo Di Marco,Antonella Pasqualicchio, Gerardo Sacino,
Lucia Lampariello, Francesca Di Milia, Giovanni Rubinetti,Antonella Lantella, Silvia Pannisco, Giuseppe D’Emilia, Pasquale Licari (testimone), gli
sposi Nello e Carmela, Enza Di Cecca, Donato Di Gregorio, Giovanni Cicoira,Andrea Varriale, Lorenzo Russo,Angelarosa Fierravanti, Donato
Di Maio, Tania Di Luzio, Sara Monaco, Luigi Metallo, Maria Teresa Giuliano, Antonio Del Cogliano, Anna Pacia, Enzo Germano; prima fila:
Luciano Capossela, Antonio Fonso, Claudio D’Emilia,Tonio Russo, Aurelio Lucadamo, Gianfranco Di Milia, Nino Maffucci, Lucia Di Cairano,
Canio Margotta (testimone), Roberta Strollo, Maria Grazia Del Cogliano e Luciana Strollo. (Kukudrillu’s Club)
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Quattro generazioni: Mario Cestone di anni 66, Maria Grazia Cestone in Sciatti di anni 38, Sabrina Sciatti di cinque anni e mezzo,
Chiara Sciatti di 19 mesi e Maria Michela Di Milia (spaccac’pogghj) vedova Cestone di anni 91.
Calitri 14.08.2004, 83° compleanno di Francesca Di Maio vedova di
Vincenzo Tornillo; da sinistra in piedi: Mario Cestone, Vincenzo
Tornillo, nipote della festeggiata,Antonella Laudano,Vincenzo Tornillo,
Franca Tornillo e Franca Tornillo, tutti nipoti della festeggiata; seduti:
Maria Grazia Cestone con la figlia Sabrina Sciatti, Gaetanina Tornillo
con la nipote Chiara Sciatti, Francesca Di Maio la festeggiata. Sabrina e
Chiara Sciatti sono pronipoti della festeggiata.
Calitri 04 settembre 2005, la festa dei sessantenni, prima fila da sinistra: Gabriele Lucrezia, Pasqualina Di Maio si vede appena,Angelo Cetta,Vincenza Di Maio, Giuseppina Caputo,Antonietta Armiento, Raffaele
Pastore,Angela Gautieri col marito, Grazia Armiento con il marito Pietro
Cappiello; seconda fila:Antonio Cesta, Pasquale Antonio Miranda con la
moglie Francesca Cestone,Antonia Galgano; terza fila: Canio Zabatta,
Mario Maffucci, Francesco Vincenzo Basile, Michelina Inverso,Luigi Nicolais si vede appena; ultima fila:Antonietta Coppola, Michele Antonio Di
Carlo, Lucia Pasqualicchio,Vincenzo Nannariello,Giuseppe Cubelli, Carlo
Antonio Di Cecca, Emilio Cicoira e Vincenzo Russo.
I coniugi Maria Antonietta Cubelli e Mario Miano nel giorno delle
nozze 23.04.1949, hanno festeggiato i loro 57 anni di matrimonio.
Auguri dalla Redazione
Calitri 1965,Vittorio Scoca con la moglie Maria Catano (can’sina), Filomena Iannece e i figli Giuseppe e Concetta Scoca.
Calitri aprile 1966, in casa di Franchino Cianci, da sinistra: Generoso
Tornillo,Vincenzo Lampariello, Franchino Cianci,Antonio Minichino,
seduto Antonio Zabatta.
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Calitri 01 giugno 2005 in occasione dei “Giuochi dell’Infanzia” per la chiusura dell’anno scolastico, giovani nell’antico costume calitrano, da
sinistra:Antonio Guardione (u sicilian’),Vincenzo Cestone (m’calon’/singer), Riccardo Maffucci (p’ciff’) e Giuseppe Cerreta (benfigliuol’).
Calitri 07.01.2006, ristorante “Gagliano”:
Gaetana Zarrilli (tacc’) circondata dall’affetto dei suoi nipotini Chiara, Matteo, Giulia e
Giorgia.
Calitri 1957, Maria Luigia Cestone col marito Vincenzo Scoca e il figlio Franco Vincenzo.
Calitri agosto 2005, Raffaele Cestone con i
tre nipotini Vincenzo Cestone, Enza e Maria
Rotonda nei pressi del Borgo Castello.
Asciano (SI) 29.05.2005, presso il ristorante
“Piramidi”, la famiglia Aristico (t’mbesta) festeggia una doppia ricorrenza con i 35 anni
di matrimonio di Antonio e Daniela e cinque anni di matrimonio del figlio Marco
con Chiara Fattori.
Genova 04.08.1957. Flavia Borea figlia a
Mannina ’a Carr’zzera ed il marito Ascanio
Manzoli al 49° anniversario di matrimonio.
Brooklyn N.Y.(USA), 8 gennaio 2006, Festa della Befana in casa Basile, da sinistra in piedi: Richard e Louise Payne (Rabasca), Rick Morris (Preziosi), seduti Mario Toglia, Maria Margotta Basile,Angie Moloney (Cicoira), Josie Gore (Galgano), Beth e Roberto Bongo (Margotta), Geraldine Cash (Metallo), Rosanna Raia (Innella-Cestone),
con la piccola figlia Sofia; in prima fila: Phillis Piazza (Salerno), Edward
Cash, Fred Rabasca, Rosa Innella (Cestone), la nonna dei gemelli Sofia e Salvatore che il 24 marzo hanno compiuto un anno.
Angela Codella, caporal maggiore dell’esercito, è la prima donna
calitrana che è entrata a far parte delle forze armate.“È proprio vero quando si dice che bisogna saper scegliere nella vita, e assumersi
tutte le responsabilità di ciò che si vuol fare… Così anche quando il
30 agosto 2004 ho deciso di firmare, ero consapevole del nuovo stile di vita che mi attendeva… Inizialmente è stata dura, ma la mia famiglia mi è stata sempre vicina e lo fa tuttora, li ringrazio tantissimo.
Non poteva cominciare la mia carriera in un modo migliore”.
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
Calitri, USAP anno 1978/79, in piedi da sinistra: Pasquale Antonio Miranda (u tav’rnar’),Alfonso Di Carlo (pongì), Gaetano Cicoira (mast’carrier’), Gaetano
Corazzelli nato in Venezuela,Vittorio Maffucci (battocchia), Mario Di Cairano,Vincenzo Corazzelli nato a Lacedonia, Francesco Di Carlo (ciccio),Angelo Maria Maffucci (s’nd’mend’), Leonardo Zarrilli (capacchion’); prima fila da sinistra:Vincenzo Cubelli, Donato Maffucci (patr’nett’/19.07.1952 † 02.05.1998), Crescenzo Martiniello (papp’lon’), Giovanni Buldo (bubù), Giovanni Galgano (foschi),Angelo Di Cosmo, Francesco Codella (bedin), Giuseppe Di Maio (Boninsegna).
Calitri 8 settembre 1972/1973, piazza della Repubblica, questi baldi giovani
hanno appena vinto il Palio della Cuccagna svoltosi in occasione della festa
dell’Immacolata Concezione; da sinistra Vito Fierravanti (pamb’llin’),Agostino Di Maio (palusc’),Antonio Mauro Maffucci (chjvar’),Antonio Maffucci (sacr’stan’),Vincenzo Arù (sardagnuol’) si vede solo la testa, Michele Fonso (castagnar’), Canio Galgano (spaccon’), Donato Fierravanti (manolesta), Gaetano
Guardione (siciliano),Vincenzo Coppola e Giovanni Cerreta (ricca recca).
Calitri, Carnevale 2006 i ragazzi sono stati premiati come la maschera più
originale della serata; i costumi sono stati realizzati interamente dal gruppo,
da sinistra:Vincenzo Tornillo di Vito e di Maria Codella, Cinzia Senerchia di
Francesco e di Gina Lucrezia, Bianca basile di Vincenzo e di Domenica Fulgeri,Vittorio Ruggiero di Michele e di Anna maffucci, Clara Cicoira di Giuseppe e di Angela Cerreta, Luca Di Cairano di Michele e di Agnese Di Cosmo; seduto per terra: Mario Tornillo di Michele e di Maria Di Napoli.
Mariano Comense 25.10.2005, la nostra concittadina Rosa Lucia Fatone,
vedova Russo, circondata dall’affetto dei suoi cari, ha festeggiato il suo
98° compleanno; da sinistra seduti:Vito Scoca, il piccolo Luca Scoca,
Rosa Lucia Fatone la festeggiata e Gerardina Russo; in piedi: Mario
Scoca, Michele Russo, Enzo, Leo, Maria Pia, Vito, Ivano, Sandra, Maria,
Luciana e Marco, Chiara e la piccola Francesca.
Calitri 1955 festa di S.Antonio con processione, da sinistra Giuseppe Di Cairano (ndruglia), la bambina con abito bianco Vincenza Della Valva deceduta
nel 1964, Francesca Cianci moglie di Vincenzo Margotta (S’l’vestr’), dietro Elena Scoca (st’scè) residente negli USA, Elena Margotta porta u’ m’zzett’ sul capo,Antonietta Cirminiello (c’mm’niegghj) e Giacinta Zarrilli (tacch’).
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
DAGLI U.S.A.: Società Calitrana di Dunmore Pennsilvania 1958; da sinistra prima fila in piedi: Sal Gallo, Joseph Margotta, Mike Martinelli,
Joseph De Maio, Nik Iannelli (non calitrano),Antonio Cantarella,Antonietta Cantarella, Joe Cantarella, Benny Errico, Jim Nicholas,Agnes Salico,
Anthony Salico (forse il cognome originario è Sagliocco), Rose Cantarella,Antonietta Bocchicchio, Peggy Cantarella, Frank Cantarella, Lucy De Maio
Montalbano e suo marito Ben Montalbano (di origine siciliano); seconda fila seduti: Vincenzo Metallo,Ann De Maio Gallo, Rosa Metallo, Rosa
De Maio, Maria Paolantonio Errico,Antonietta Margotta, Rosa Nicholas,Vincenza Zarrilli e Giovanni De Maio, Luigi Cantarella, Helen Margotta,
e Canio Pasqualicchio.
Calitri 1955/56, da sinistra Maria Concetta
Di Milia (paglier’/23.12.1931 † 24.05.2004),
Maria Concetta Di Milia (paglier’/10.05.1908
† 09.05.1971), Maria Giuseppa Capossela
(nzaccanda/03.01.1925 † 11.02.1985), il
bambino è Giovanni Di Milia (paglier’) nato
il 09.05.1954 da Angelo e da Maria Giuseppa Capossela.
Senigallia, agosto 1966, colonia gioventù italiana, Luigi Di Napoli (cicch’p’ndigghj) e Claudio D’Amelio (nescia).
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Gita scolastica 1973, prima fila da sinistra:
Antonietta D’Ambrosio, Vincenza Di Napoli, Gaetano Guardione; seconda fila: Antonio Di Napoli (cicch’p’ndigghj), don Michele Di Milia (cuzzett’), Giuseppe Di Maio
(Boninsegna); ultima fila: Teresa De Vito di
Aquilonia, Nicola Lottrecchiano di Aquilonia,Vitantonio Pasqualicchio.
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
legata› alle Altre poesie ritrovate, anche l’altra – coerentemente – meriterebbe la stessa destinazione», e Mario Diacono che
afferma: «Calitri non è stata inclusa in Tutte le poesie, ma
avrebbe ogni diritto per esserlo».
Con il suo nuovo libro Calitri, una poesia di Ungaretti da ritrovare (Delta 3 Edizioni), Alfonso Nannariello sostiene e motiva criticamente questa richiesta nel mentre mantiene fermo il
confronto tra le tre redazioni del brano colmando, con ciò, una
lacuna negli studi sulle opere del poeta ermetico.
L A N OS TRA
BIBLIOTECA
CALITRI - Una poesia di Ungaretti da “ritrovare” di Alfonso Nannariello, Delta 3 Edizioni, Grottaminarda 2006
Livia Giunti
el 1949, nelle edizioni della Meridiana di Milano, Ungaretti
N
pubblicò la sua prima raccolta di poemi in prosa: Il povero
nella città, composta con gli articoli comparsi nella «Gazzetta del
Fiabe e favole d’Irpinia di Aniello Russo – International
Printing Editore – Pianodardine (AV) marzo 2006
Popolo» di Torino tra il 1931 e il 1934, periodo in cui, come inviato speciale della testata, aveva compiuto una serie di viaggi all’estero e in diverse regioni italiane, annotandone le impressioni.
Dopo la stesura del ’31-’34 di questi suoi poemi, il poeta riscrisse le sue ‹prose di viaggio›, affinché volgessero alla ‹prosa
d’arte› e alla poesia. Suggestionato da Góngora e da Shakespeare, in questa reinvenzione delle prose sperimentò e raffinò la
figurazione barocca, percependo in sé il sentimento della «catastrofe» come gli pareva di avvertirlo negli scrittori di quel periodo. E, in effetti, le «prose di viaggio si definiscono, agnizione
della catastrofe, nel ripercorrere i luoghi di un tempo esaurito,
nello scavare in una storia, …, visitata come archeologico deposito di rovine».
Nel 1949, anno in cui ricevette il Premio Roma per la poesia, Ungaretti si ripresentò alla cultura italiana con Il povero
nella città.
Nella “reinvenzione” del Povero compaiono anche due componimenti in versi: Lamento cairino e Calitri.
Il testo di Calitri è l’ultima stesura di due precedenti scritture. La prima di queste portava il titolo Acquaforte e costituiva
l’ultimo dei sette paragrafi che Ungaretti aveva dedicato agli
Appunti per la poesia d’un viaggio da Foggia a Venosa, apparsi
nella «Gazzetta» del 22 agosto 1934. Limata in alcuni punti, Acquaforte fu ripresentata il 2 maggio 1946 in un giornale letterario edito a Roma, «Fiera Letteraria», in un dittico titolato Acqueforti introdotto da un breve accompagnamento a carattere
documentativo-esplicativo dell’autore
Sono due paesaggi estivi: uno è il Tavoliere in un luglio
senza una gocciola d’acqua; l’altro ricorda un paesino, Calitri,
dove avevo passato la giornata e pernottato tornando a Venosa
dalle sorgenti del Sele.
Andando da Venosa a Caposele Ungaretti s’era già fermato a
Calitri. Da qui, dopo aver fatto colazione, ripartì con i suoi accompagnatori per far visita alla stazione dell’Acquedotto Pugliese presso il torrente Ficocchia. Fu però in questa seconda occasione che, stando al contesto notturno della terza strofa della
poesia, deve aver appuntato il testo di Acquaforte poi elaborato
e intitolato Calitri. In questa nuova versione esso è uno di quei
poemetti del Povero nella città che, come riferì lo stesso Ungaretti all’amico Giuseppe De Robertis in una lettera del 23 settembre 1949, è uno «dei più belli scritti in lingua italiana».
Il genere letterario di Calitri rispetto ai brani del Povero, è
diverso. È poesia, non prosa. In quanto tale dovrebbe essere
inclusa nel corpus poetico di Ungaretti, in Tutte le poesie: tra le
Poesie Ritrovate. Questa proposta non è di parte. È formulata dai
due maggiori studiosi di Ungaretti: Carlo Ossola, che motiva:
«Poiché in due edizioni («Fiera Letteraria» e Povero, n. p.) essa
fu pubblicata in stretta unione con le prime stesure, …, di Preda
sua (tanto che nella ‹Fiera Letteraria› del 1946 comparivano
sotto lo stesso titolo di Acqueforti), e poiché l’una è stata ora ‹al-
l professore Aniello Russo ci ha,ormai, abituato alle sorprese e
ci propone un altro bellissimo volume che andrà a far parte del
Itrittico
1) Leggende religiose 2) Il presente volume e 3) Novelle erotiche e racconti che quanto prima costituiranno un unico
cofanetto col titolo di “Irpinia racconta”.
Con questo ponderoso volume di ben 325 pagine il Russo ha
messo una seria ipoteca perché le sue opere, per la serietà di lavoro, per l’attenta, lucida e doviziosa analisi, per la ricerca approfondita, reppresentino un complesso scritturale che si pone
come testo di riferimento che resiste al tempo e nel tempo e che
ci riporta ad una fedele ricostruzione della memoria per metterla a disposizione di tutti ed in particolare dei giovani. Il risultato è estremamente interessante perché in questo modo è stato
possibile analizzare, la quasi totalità del territorio Irpino, raggiungendo anche i posti più remoti ed isolati per la costruzione
di un lavoro d’insieme. I risultati premiano la fatica del ricercatore, che con una stimolante caratura metodologica, è andato oltre una partecipata testimonianza storica.
Le chiese di Contursi Terme di Damiano Pipino – Valsele
Tipografica – Materdomini (AV) gennaio 2006
gni pur piccolo centro abitato rappresenta per coloro che ne
O
fanno parte un piccolo, prezioso scrigno di memorie, in
cui – a modo loro – abbagliano sia i riflessi della fede, dell’umanità e della cultura, come i fatti negativi delle negligenze, dei
peccati e della mediocrità. Ricordare agli abitanti di Contursi
Terme con brevi, ma dotti cenni storici, la chiesa di Santa Maria
degli Angeli, la chiesa del SS. Nome di Gesù, la chiesa della
Santissima Vergine Maria del Monte Carmelo, quella di Santa
Maria delle Grazie, di San Vito, di Santa Maria della Scala, di
Santa Sofia, San Donato, Santa Caterina e Sant’Antonio al Ponte è fare storia.
Scopo del libro è, in primo luogo, quello di riportare alla conoscenza storica di una serie di chiese, ciascuna con la sua storia particolare e dove, in pratica, si è acquisita quella formazione cristiana che molti di noi hanno; in secondo luogo per ricordare ai cittadini che ad essere orgogliosi di questa storia che fu
costruita dai nostri padri.
La tragica avventura africana del carabiniere baianese Nicola Litto – di Pasquale Colucci – Grappone Mercogliano
(AV) maggio 2006
on la consueta perizia storica, ma anche con altrettanta apC
passionata partecipazione umana, Pasquale Colucci, ricostruisce la tragica vicenda di Nicola Litto, il “carabiniere a pie18
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
di” di Baiano, caduto eroicamente la notte tra il 12 e il 13 febbraio 1936 presso Mai Lahlà, in Etiopia, ad opera di una banda
di irregolari abissini, che avevano assalito in forze il cantiere
stradale della Gondrand, massacrando una settantina tra operai e
tecnici italiani.
Il tragico episodio – sin qui appena ricordato e non sempre
esattamente ricostruito dalla storiografia sulla guerra italo-etiopica – viene per la prima volta accuratamente indagato in tutti i
suoi particolari da Colucci, che offre quindi sull’argomento un
contributo nuovo e un approfondimento originale.
Documenti ufficiali, carteggi familiari e cronache giornalistiche del tempo – tutte fonti diligentemente investigate, confrontate e criticamente utilizzate – consentono inoltre all’autore
di restituire l’autentico volto di questo umile servitore dello
Stato, caduto vittima del dovere.
al suo posto nella scuola, nella famiglia, nella professione deve
preoccuparsi di essere sempre osservato dai giovani ai quali
dare l’esempio; infatti non sempre è necessario dire, ma sempre
è necessario mostrare coerenza.
Storia biomedica del Tarantismo nel XVIII secolo di Gino
L. Di Mitri – Olschki – Firenze 2006 – Euro 34.00
onsiderato di volta in volta manifestazione del pregiudizio
popolare, effetto reale provocato dal morso e dal veleno di
C
un ragno o – nella migliore delle ipotesi – generica espressione
religiosa dei ceti subalterni meridionali, il tarantismo è in realtà
un rituale sincretico di possessione.
Ma questo fenomeno fu anche uno dei più straordinari oggetti di ricerca operativa e banchi di prova teoretica delle scienze biomediche in età moderna. Situato tra la geniale e artificiosa credulità delle dottrine latromeccaniciste secentesche e lo
sbrigativo ma a volte fondato riduzionismo di quelle positivistiche, il secolo dei Lumi innalzò attorno a questo mistero, conteso da natura e spirito, un complesso e variegato edificio dei saperi entomologico, clinico, musicologico, fisico, fisiologico ed
etnografico abitato stabilmente da una folta schiera di scienziati e filosofi come Baglivi, Berkeley, Vico, Mead, Linneo e
Rousseau.
L’autore, attraverso una riflessione originale e una narrazione coinvolgente, ricostruisce la vicenda finora ignota di un dibattito in materia sperimentale ed epistemologica in cui le sorti
neglette della civiltà di tradizione orale si intrecciarono con
quelle della più raffinata cultura scientifica europea: un confronto che fu insieme attiva metafora della Repubblica Letteraria e insigne paradigma per gli studi contemporanei sugli stati
modificati di coscienza.
Gino Leonardo Di Mitri è nato a Brindisi nel 1957. Laureato all’Università di lecce in Filosofia Teoretica con una tesi
sulla logica delle scienze sociali in Theodor W. Adorno e in
Karl R. Popper, si è poi perfezionato all’Università di Padova.
Ha quindi conseguito il Diplama d’Etudes Approfondies in Storia della Medicina all’Universitè de Geneve e il Dottorato di Ricerca in Storia Storia della Scienza all’Università di bari. Specialista del pensiero delle pratiche nelle scienze naturali del
’700, attualmente fa parte del Dipartimento di Studi Storici dal
Medioevo all’Età Contemporanea dell’Università di Lecce.
(dalla Presentazione di Francesco Barra)
L’Arte Sacra in Alta Irpinia di don Pasquale Di Fronzo –
Quindicesimo Volume – Ed. Grappone – Torrette (AV)
2006 – Fuori Commercio
on possiamo non essere riconoscenti e grati a don Pasquale
N
Di Fronzo per l’immane lavoro che sta conducendo da solo
– e riaffiora alla mente la bellissima “Ode” del Pascoli. “Da me,
da solo…per l’erta mossi rompendo ai triboli i piedi e la mano”… –.
per riscrivere la storia artistica delle nostre contrade che è
una necessità alla quale, ormai non si può più sfuggire, e che
don Pasquale riscrive con quella onestà intellettuale che gli è
propria.
Undici nuove schede, in un corposo volume di circa 190
pagine, ci offrono una nuova allettante possibilità di conoscenza
sulle, ormai, numerose opere artistiche della nostra Provincia
che nella vasta e difficile ricerca dell’Autore, diventano per noi
un osservatorio privilegiato.
Dalla tavola della Madonna e i Santi, il Calvario e la Trinità
e la Vergine di Torella dei Lombardi, ci conduce al culto di San
Biagio e alla chiesa del Passo di Mirabella Eclano, per portarci
ad ammirare il gruppo statuario dell’Annunziata e il suo altare in
Calitri, la chiesa madre di Carife, Santa Maria di Nazareth di
Monteverde, all’organo di S. Maria maggiore di Grottaminarda,
alla statua di S. Lucia di Castelvetere sul Calore e finire ai
quattro evangelisti di Villanova del Battista.
Un avvincente viaggio, frutto di un’attenta e complessa indagine, che ci fa scoprire un mondo nuovo, attraverso una lettura
agevole ed allettante.
VOCI DI LOTTA E DI PASSIONE di Vincenzo D’Alessio –
Edizioni Gruppo Culturale “F. Guarini” – Montoro 2006
uesta raccolta di poesie tenta nuove tappe che, in versi
Q
chiari o torbidi, custodisce la vita di un intero gruppo sociale che non si limita alla semplice protesta contro i politici, ma
comincia dalla propria persona per lottare, per garantire l’onestà
di tutti, la non violenza, l’umiltà, la pazienza, affermando, in
concreto, tutte quelle virtù che – purtroppo – oggi non sono
più di moda.
Sono le domande che emergono da queste poesie e che rischiano di rimanere disattese se non si depongono le armi dello
scetticismo e della pigrizia, e se non si assume l’impegno di provocare tutti a scegliere, in questo mondo senza pace e senza
gioia, per dare fattiva concretezza a ciò in cui si crede.Ciascuno
Il bisnonno Giovanni Di Maio (Sabetta Cesta) fa tanti auguri per un
felice avvenire al piccolo pronipote Enzo Lucio Nicolais nato il
14.07.2005 da Antonio e da Concetta Zarrilli.
19
da n. 29 continua - 4
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
DIALETTO E CULTURA POPOLARE
VINCENZO METALLO
NG’ERAN’ NA VOTA
I FR’GGIAR’
C’ERANO UNA VOLTA
I FABBRI FERRAI
stamb’ a lat’ a li fierr’ r’ li ciucc’, quatt’ a lat’ a quigghj’ r’ li mul’
re stampi a lato sui ferri per gli asini, quattro a lato per i ferri per i
Tcchiùree cavagghj’,
lu lat’ ra for’ avìa ess’ n’ picca cchiù largh’ p’avè Tmuli e cavalli, il lato esterno doveva essere un po’ più largo per
appogg’, lu lat’ r’ indr’ avìa ess’ arrotondat’ a forma r’ l’ogna avere più appoggio, il lato interno doveva essere arrotondato secondo la
sinò s’cc’ria ca quann’ l’animal’ camm’nava cu lu fierr’ nd’ppava
l’atu per’ e s’ “tagliava”, li fierr’ r’ nand’ eran’ chjcat’ n’aut’ p’ r’parà
lu per’ ra quacche botta mbiett’ a r’ pret’.
A li fierr’ r’ nn’ret’ s’ facienn’ li rampun’, quann’ l’ogna n’ nn’era
cr’sciuta para, nnand’ sì e nn’ret’ no (n’ so’ cr’sciut’ li quart’) pur’ a li
fierr’ r’ nand’ s’ facienn’ li rampun’ p’ gav’tà ca lu (f’tton’ o forcella) la
part’ r’ intr’ r’ l’ogna nd’ppava nderra e l’animal’ s’azz’ppava, a li fierr’
r’ li cavagghj’ s’ facìa la barbetta, nu triangolin’ chjcat’ nn’and’; li fierr’
r’ li vuov’, animal’ cu l’ogna spaccata, s’ facienn’ a mezza luna e
cchiù s’ttil’ a seconda r’ la hrannezza, s’ facienn’ quatt’ o cinq’ p’rtos’;
quann’ li fierr’ s’eran’ r’fr’ddat’ s’avienna p’rcià cu lu p’ndigghj’ quadrat’, s’ m’ttìa lu fierr’ a l’angul’ r’ la ngurana cu lu martiegghj’ p’cc’ninn’ roj bott’ ngimma a lu p’ndigghj’ e lu p’rtus’ era p’rciat’ ra lu lat’
r’ sotta, r’manìa na sbavatura r’ fierr’, cu lu martiegghj s’ammaccava,
li fierr’ r’ li vuov’ s’ p’rciavan’ ngimma a nu c’ppon’ r’ l’gnam’.
Ropp’ s’ m’ttienn’ ngimma a r’ pert’ch’ ra nu lat’ i fierr’ r’ nand’ a
l’atu lat’ quigghj r’ nn’ret’, s’accumm’nzava ra lu cchiù hruoss’ fin’ a
lu cchiù p’cc’ninn’; r’ pert’ch’ eran’ tre: quegghia r’ cimma li fierr’ r’
cavagghj’, quegghia r’ miezz’ li fierr’ r’ mul’ e quegghia r’ sotta li
fierr’ r’ ciucc’ chi eran’ cchiù assaj; li fierr’ r’ li vuov’ n’ nn’eran’ assai,
s’ m’ttienn’ nda nu fierr’ f’lat’ fatt’ a cannacca e s’app’nnienn’ a nu
c’ndron’ mbietta a lu mur’; quann’ s’avìa f’rrà n’ s’avìa sci mbaccìa,
lu fierr’ chi abb’s’gnava subb’t s’acchiava.
Ra na sferra r’ fierr’ vecchj’ chi s’ luava quann’ s’ sf’rrava, quann’
s’ nfuquava r’v’ndava fierr’ nuov’ e s’ facienn’ tanda cos’: la paletta r’
la fazzatora, la paletta r’ la zappa, campaniegghj’, u mierch’ chi s’
m’ttìa ngimma a r’ sckanat’ r’ pan’ quann’ s’ p’rtava a coc’ a lu furn’,
si s’ nfuquava nda r’ fuoch’ s’ m’ttìa pur’ ngimma a r’ spallier’ r’ r’
segg’ p’ r’ canosc’ quann’ s’ mbr’stavan’ a li sp’salizzij e a li lutt’, a li
t’niegghj’ r’ l’uva, a li c’rnicchj’ e a tott’ quegghj’ cos’ chi avienna ess’
can’sciut’, ardìa lu l’gnam’ e lu mierch’ r’manìa p’ semp’; lu mierch’
p’rtava le iniziali r’ cugnom’ e nom’ r’ lu cap’ famiglia.
Cu li fierr’ cchiù gruoss’ s’ facienn’ li trebb’t’ r’ tott’ r’ m’sur’: la
paletta r’ la f’rnacella.
La catena r’ lu callarucc’, s’ facienn’ ast’ longh’ na s’ssantina r’
centimetr’ fatt’ ngin a li ruj lat’, ropp’ s’ m’ttìa nda r’ fuoch’ quann’
eran nfuquat’ s’ m’ttìa nda la morsa e s’ facienn’ nu par’ r’ gir’ accussì l’asta v’nìa nt’rc’gliata, ropp’ s’ facienn’ li cat’niegghj chi s’ saldavan’ un’ ind’ a l’aut’, s’rvìa p’ auzà e abbascià lu callarucc’.
S’ facìa lu pal’ttin’ p’ la vrascera, la molla r li car’vun’ “p’zz’carola”, lu jatatur’ s’ facìa cu nu tubb’ s’ m’ttìa nu lat’ ndo r’ fuoch’ e cu
lu martiegghj’ s’ str’ngìa lu p’rtus’ fin’ a chi r’manìa nu p’rt’siegghj
p’cc’ninn’, ca quann’ s’ iatava r’ fuoch’ laria assìa a pression’.
S’ facìenn’ r’ brigl’ a “morso intero e morso spezzato” p’ li mul’, li
ciucc’ e li cavagghj’, la morgia chi s’ m’ttìa a li mul’ e a li ciucc’ a nu
lat’ ng’era na maglia r’ catena e nu cat’niegghj’ fissat’ a la capezza a
l’atu lat’ tre magl’ r’ caten’ attaccat’ a lu suatt’ chi s’rvìa p’ guidà e
fr’nà l’animal’.
forma dell’unghia altrimenti succedeva che quando l’animale camminava, col ferro toccava l’altro piede e si tagliava, i ferri davanti erano
piegati davanti per riparare il piede da qualche botta contro le pietre.
Ai ferri posteriori si facevano i ramponi, quando l’ugna non era
cresciuta alla pari, cioè davanti si e dietro no si diceva “non sono cresciuti i quarti”, anche ai ferri davanti si facevano i ramponi per evitare che il filettone o forcella cioè la parte interna dell’unghia toccasse
terra e l’animale si poteva azzoppare, ai ferri dei cavalli si faceva la
“barbetta” un triangolino piegato davanti. I ferri dei buoi, essendo animali con l’unghia spaccata, si facevano i ferri a mezza luna e più sottili e a seconda della grandezza si praticavano quattro o cinque buchi.
Quando i ferri si erano raffreddati si dovevano bucare col punteruolo quadrato, si metteva il ferro all’angolo dell’incudine e col martello piccolo due colpi sul punteruolo e il foro era fatto, nel lato sottostante rimaneva una sbafatura di ferro e col martello si ammaccava;
i ferri dei buoi si foravano su un ceppo di legno, dopo si mettevano
sulle pertiche, da un lato i ferri davanti e dall’altro i ferri posteriori, si
cominciava dal più grande fino al più piccolo.
Le pertiche erano tre, quella di sopra aveva i ferri per cavallo, quella di mezzo i ferri per i muli e quella di sotto i ferri per gli asini che
erano più numerosi; i ferri per i buoi non erano numerosi, si mettevano dentro un filo di ferro fatta a collana e si appendeva ad un chiodo
sul muro, quando si doveva ferrae non si perdeva tempoe subito si trovava quello che abbisognava.
Una scheggia di ferro vecchio che si toglieva quando si sferrava,
appena messa nel fuoco diventava ferro nuovo e si facevano tante piccole cose: la paletta per la madia, la paletta della zappa, lu merch che
si metteva sulle forme di pane quando si portavano a cuocere al forno
pubblico, se riscaldato sul fuoco si metteva sulle spalliere delle sedie
per riconoscerle quando si prestavano per gli sposalizi e per i lutti, ai
tinelli dell’uva, ai crivelli del grano e a tutti quegli oggetti che dovevano essere riconosciuti, lu merch portava le iniziali del nome e cognome del capo famiglia.
Con i ferri più grandi si fecevano i treppiedi di tutte le misure, la
paletta della fornacella, la catena della caldaia, si facevano aste lunghe
una sessantina di centimetri fatte ad uncino ai due lati, dopo si mettevano nel fuoco e poi nella morsa e si facevano un paio di giri, così
si saldavano uno con l’altro, serviva per alzare o abbassare la caldaia;
si faceva il palettino per il braciere, la molla per i carboni “pizz’carola”, il soffietto per il fuoco si faceva con un tubo, si metteva un lato nel fuoco e col martello si stringeva il foro fino a che rimaneva un
piccolissimo foro che quando si soffiava sul fuoco l’aria usciva a
pressione.
Si facevano le briglie a “morso intero e a morso spezzato” ai muli, agli asini e ai cavalli, la museruola che si metteva ai muli e agli asini, ad un lato c’era na maglia di catena e un cateniegghio fissato alla
capezza all’altro lato tre maglie di catena attaccate allo suatt’ che serviva per guidare e frenare l’animale, e tante altre cose.
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
L’Assessorato alla Cultura della Provincia di Avellino ha orga-
Vita Calitrana
nizzato dal 2 al 12 giugno 2006 delle manifestazioni musicali, teatrali e
visite guidate nei centri storici di taurasi, di Calitri, di Gesualdo ed a
Conza della Campania, dal titolo: “Lusinghe e tormenti” sulla figura del
Principe Carlo Gesualdo, poeta e compositore di musica sacra e profana.
I quattro paesi oggi vengono chiamati: ”Luoghi Gesualdini”, perché parte della loro storia è stata segnata dalla vita del Principe.
I
l Comune di Calitri e la Pro-Loco hanno sponsorizzato dal 9 al 17
aprile 2006, nella suggestiva chiesa dell’Annunziata, la mostra dal titolo: “L’arte del lucignolo” del maestro Vito Zabatta (mattaion’) ceramista di Calitri.
Alle ore 19 del 15 giugno 2006, nella sala dell’ex ECA, è avvenuta
la prima seduta del Consiglio Comunale di Calitri, è stata formata la
Giunta con 6 assessori, è stato nominato il vice sindaco la ragioniera
Maria Di Milia (pisciacenn’r’).
La Scuola Primaria “Vito Acocella” di Calitri dal 9 giugno 2006,
presso l’edificio scolastico di corso Garibaldi, ha aperto la 2° mostra
mercato relativa al “Progetto ceramica – piccoli ceramisti all’opera” al
fine di integrare le attività didattiche e la riscoperta delle tradizioni locali
artigianali del territorio.
D
l 14 maggio 2006, l’Associazione di volontariato “Donne per il
Sociale”, ha organizzato nel salone dell’ECA, un incontro dibattito sul
tema “ menopausa: stili di vita” relatrice la ginecologa dott.ssa Liliana
Romano, responsabile dei consultori familiari dell’ASL n. 2 di Potenza.
al 30 giugno al 2 luglio ha avuto luogo a Calitri la VI° prova del
“Trofeo turistico Nazionale 2006 – Moto Club – Alta Irpinia” organizzato dai giovani della moto Guzzi world club di Calitri. Nei padiglioni
della Fiera interregionale il 30 giugno ore 18,00 convegno moto e sicurezza stradale; il 1 e il 2 luglio: mototour, varie mostre, visite guidate, 3°
edizione Miss ’nguzz, concerto live, fuochi d’artificio, premiazione
vincitori del mototour e degustazione di prodotti tipici locali.
l 24 maggio 2006 presso l’auditorium del Liceo/Istituto d’Arte di
Calitri ha avuto luogo un convegno sugli studenti portatori di handicap
dal titolo: “Salve sono un geranio” relatore il dott. Claudio Imprudente,
direttore della rivista Accaparrante e responsabile del Centro documentazione H di Bologna.
resso il Centro della Scienza, in via San Berardino, il 24 e il 25
agosto 2006, si terrà – come ormai avviene da anni – il corso di formazione scientifica esperienzale “Insegnare scienze facendo scienza” riservato a venti docenti di materie scientifiche di Scuole Italiane.
E-mail: [email protected].
I
P
I
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
Euro 20: Sisinno Maria (S. Nicola Arcella), Codella Vincenzo (Firenze),
Cignarella Rosario (S.Andrea di Conza), Galgano Luciana (Roma), Maffucci
Samuele (Carmignano), Tornillo Filomena (Reggio Emilia), Codella Vincenzo
(Firenze), Cicoira Antonio (Rimini), Lantella Salvatore (Torino), Ardolino Marianna (Baronissi), Errico Salvatore (Carugo)
Euro 20: Cerreta Giovanna (Prato), Donatiello Giuseppe (Napoli)
Euro 24: Cestone Francesco (Potenza)
Euro 26: Vallario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso)
Euro 30: Cirminiello Mario (Posta Fibreno), Cianci Mario (Napoli), Cerreta Canio (Malmadrera), De Nicola Michele (Bologna), Di Milia Michele (Gallarate), Tozzoli Maria (Napoli)
Euro 50: Galgano Anna (Milano), Di Cairano Giovanni (Siena), Tuozzolo
Donato (Roma), Marra Raffaele (Caserta), Di Cosmo Michelino (Oliveto Citra), Zabatta Michele (S. Giorgio a Cremano), Tuozzolo Giovannino (Roma),
Nappi Gaetana (Bergamasco)
Euro 100: Cestone Vincenzina (Melfi), Marra Raffaele (Caserta)
DA CALITRI
Euro 5: Siconolfi Anna
Euro 10: Sime Maria Donata, Metallo Canio, Lo Priore Antonio, Di Luzio
Antonietta, Di Cecca Angelo
Euro 15: Maffucci Maria
Euro 20: Capossela Valeria, Cerreta Maretta, Maffucci Gaetanina, Maffucci Teresa, Fastiggi Maria Francesca
Euro 25: Paolantonio Francesco, Di Roma Iolanda
Euro 30: Maffucci Michele, corso Garibaldi
Euro 50: Cubelli Angela
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
Euro 5: Algeri Alba (Retorbido), Alberico Matteo (Altavilla Irpina)
Euro 10: Buglione Gerardo (Cantù), Armiento Michelina (Alessandria),
Stanco Angela ved. Forgione (Lentate S.S.), Gruppo Culturale “F. Guarini”
(Montoro Inf.), Di Napoli Vincenzo (Bologna), Malevolti Giancarlo (Firenze),
Saverino Vincenzo (Milano), Rabasca Canio (Nova M.se), Fastiggi Canio
(Ponsacco), Scoca Vincenzo (Perticato), Currà Antonio (Novate M.se), Leone
Giovanni (Milano), Briuolo Luigi (Alessandria), Margotta Maria Teresa (Salerno), Margotta Vincenzo (Salerno), Margotta Vincenzo e Francesca (Roma), Romano Sabato (Bellizzi), Acocella Vito Antonio (Lentate S.S.)
Euro 15: De Nora Bartolomeo (Verbania), Lotito Vincenzo e Nesta Rosetta
Maria (Foggia), Tongiorgi Di Milia Anna (Crespina), Rizzi Savina (Napoli),
Lops Antonio (Besano), Maffucci Vincenzo (Bregnano)
Euro 19: Sauda Roberto (Roma)
DALL’ESTERO
GERMANIA: Euro 20 Margotta Masullo Maria
SVIZZERA: Euro 315,30 ALECS (Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani Svizzeri) - Euro 30 Maffucci Giovannino
U.S.A.: Euro 100 Frucci Costantino, Euro 10 Metallo Mary, $ 50 Abate Vitale
Chiediamo scusa se nel numero precedente a proposito dell’Australia abbiamo scritto dollari – è stato un nostro errore – ma sono Euro che al cambio, più le spese, da 20 dollari
australiani sono diventati Euro 12,50.
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IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati, relativi al periodo dal 1 marzo 2006 al 10 giugno 2006,
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.
NATI
Cirminiello Ludovica di Antonio e di Di Napoli Vincenza
Di Cairano Vincenzo di Giuseppe e di Di Luzio Vincenza
Frino Gabriele di Frino Mariagrazia
Bozza Martina di Vincenzo e di Cesta Marisa
Rainone Alessandro di Michele e di Cesta Teresa
Zabatta Valerio di Antonio e di Borea Emanuela
Cestone Benedetto di Luigi Antonio e di Acocella Giovannina
Russo Benedetta di Donato e di Fastiggi Marilu’
Rabasca Alessandra Teresa di Antonello e di Annunziata Debora
Sibilia Mirko di Massimiliano e di Caruso Anna
Cicoira Tullia Maria di Michele e di Maffucci Lucia
16.03.2006
18.04.2006
19.04.2006
24.04.2006
12.05.2006
21.05.2006
21.05.2006
23.05.2006
16.06.2006
19.06.2006
25.06.2006
MATRIMONI
Canistro Angelo Maria e Di Cecca Maria Antonietta
De Simone Francesco e Maffucci Rosanna
Di Muro Rodolfo e Milova Irina
Rubino Giuseppe e Lupo Maria Cristina
Colacicco Ottavio e Intini Rosa
Cala’ Vincenzo e Michelutti Paola
Fonso Canio e Galgano Brunella
Tornillo Lorenzo e Pinto Annalisa
08.04.2006
08.04.2006
19.04.2006
22.04.2006
22.04.2006
24.04.2006
29.04.2006
10.06.2006
MORTI
Galgano Rosa
Russo Maria Michela
Zabatta Giuseppa
Zabatta Salvatore
Buonomo Amelia
Di Napoli Rosa Maria Michela
Bavosa Angela
Mastrogiacomo Angiola
Pagliaccio Anna
Giuliano Agnese
Russo Antonio Michele
Cestone Maria
Di Guglielmo Rocco
Rubino Maria
Di Cairano Maria Concetta
Zarrilli Giovanni
Cialeo Francesco
Margotta Grazio
Maiorano Giovanni
Senerchia Angelina
Di Napoli Giovanna
Marino Donato Carmine
Acocella Irma Giovanna
Cicoira Nicolina
Cerreta Giovanna
Errico Vincenza
19.12.1913 - † 11.07.2005
21.05.1924 - † 01.03.2006
09.09.1920 - † 19.03.2006
20.10.1925 - † 22.03.2006
15.12.1913 - † 22.03.2006
14.09.1912 - † 24.03.2006
02.05.1930 - † 29.03.2006
26.10.1913 - † 04.04.2006
08.06.1917 - † 07.04.2006
27.01.1911 - † 07.04.2006
24.07.1913 - † 11.04.2006
07.12.1936 - † 13.04.2006
28.10.1926 - † 26.04.2006
14.10.1926 - † 30.04.2006
02.09.1923 - † 02.05.2006
22.12.1926 - † 10.05.2006
14.03.1916 - † 12.05.2006
09.10.1904 - † 12.05.2006
24.03.1958 - † 12.05.2006
01.11.1936 - † 15.05.2006
03.12.1909 - † 19.05.2006
18.07.1918 - † 21.05.2006
27.10.1924 - † 25.05.2006
06.08.1915 - † 01.06.2006
26.03.1928 - † 01.06.2006
15.04.1916 - † 10.06.2006
22
Salvatore Zabatta
(haland’)
20.10.1925 † 22.03.2006
Anche se non ci sei più,
sei sempre presente
in noi tutti.
Grazio Margotta
09.10.1904 † 12.05.2006
CIAO, ZI’ IUCC’
Infine la nera signora lo ha portato via. È stato il 12 di questo
radioso maggio, mentre intorno era un tripudio di colori. Lui
– Grazio Margotta, 101 anni –
si è spento, quasi in sordina.
La sua vita l’ha vissuta pienamente e sino in fondo, come negarlo? Eppure, se potessi, farei ancora una carezza a quel viso rugoso, chiederei altre parole alla sua voce. Ancora uno dei suoi
racconti. “Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”. Quando l’ho visto, mi ha stretto la mano fra le sue, dicendomi “torna
presto”. Avrei voluto, ancora una volta, caro zì Iucc’. Séguita,
ora, a sorriderci, da lassù.
A. Marco Del Cogliano
Rosetta Tartaglia
(Belgio)
01.08.1959 † 23.12.2005
Vivrai per sempre nei
nostri cuori.
Maria Maffucci
27.08.1928 † 27.06.2005
Il Signore si compiace di
chi lo teme
e si affida nella sua bontà
(Salmo 147/A)
Domenico Di Luzio
01.01.1934 † 23.09.2003
La sua morte lascia nel
nostro cuore una piaga
profonda.
Noi ti abbiamo supplicato,
Signore, di prolungare
i suoi giorni.
Tu gli hai dato il riposo
eterno; il Tuo Santo
Nome sia benedetto.
Raffaele Nappo
10.10.1942 † 08.06.2003
I tuoi cari serbano
nel cuore
il tuo vivissimo ricordo.
IL CALITRANO
N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006
R E Q U I E S C A N T
Vincenzo Di Cairano
03.08.1935 † 10.05.2002
Non possiamo
dimenticarti, tua moglie
Antonietta, tuo figlio
Vitale e i parenti tutti.
Giuseppe Beltrami
12.12.1897 † 10.05.1982
La tua onestà e la tua
dirittura hanno lasciato un
segno duratuto nei cuori di
chi ti ha conosciuto.
Amedeo Toglia
18.01.1935 † 16.08.1981
Il dolore ti ha duramente
provato, ma la speranza ti
ha dato forza. La tua
famiglia serba di te un
amore infinito.
Michele Frucci
03.02.1936 † 18.06.1998
Gli amici più cari
costituiscono il più dolce
dei sostegni (Cicerone)
Antonio Cioffari
(Totonn’ r’ p’satur’)
21.01.1910 † 22.06.1985
La mia difesa sta in Dio,
che salva i puri di cuore
(Salmo 7)
Maria Giuseppa Cestone
ved. Codella
31.10.1902 † 04.06.1981
La cara memoria di te è
sempre viva in quanti ti
vollero bene.
Alfonsina Ferri
ved. Maffucci
20.09.1912 † 23.07.1981
Ché sei tu la mia fiaccola,
o Signor, mio Dio, tu la
mia tenebra rischiari.
(Salmo 18)
Maria Francesca Tetta
(cangiaregghia)
20.08.1922 † 11.07.1975
La figlia Maria Francesca
ed i familiari tutti, li
ricordano a quanti li
conobbero e li amarono.
Giovanni Fastiggi
(tobb’t’)
23.05.1920 † 27.09.1997
Vincenzo Cioffari
Pavia
06.05.1948 † 09.08.1975
La tragica morte, in
servizio militare,
ne stroncò la giovane vita,
non la memoria
e l’affetto, sempre vivi
nel cuore di chi lo amò
e lo piange.
Adolfo Beltrami
20.09.1931
† Berna 22.05.1974
I parenti e gli amici lo
ricordano a coloro
che lo conobbero e lo
amarono.
Canio Lucrezia
Calitri Svizzera
26.08.1936 † 01.03.1967
A quarant’anni dalla
scomparsa lo ricordano,
con immutato affetto, la
moglie Gaetanina, la figlia
Vincenzina, il genero
Michele Di Carlo e le
nipoti Marisa e Tania.
P A C E
Vincenzo Zabatta
28.08.1928 † 28.05.2002
Ti terremo sempre nei
nostri cuori
I nipoti.
Vincenzo Maffucci
01.12.1947 † 14.08.1988
I morti vivono sempre,
perché li accompagna il
ricordo dei parenti e il
rimpianto degli amici.
Angela Simone
09.08.1914 † 07.08.1989
A chi la conobbe e l’amò,
perché rimanga
vivo il suo dolce ricordo.
I N
Flavia Gautieri
27.09.1905 † 16.06.1960
Michele Santoro
Ruvo del Monte Napoli
28.06.1906 † 21.06.1935
23
Vincenzo Maffucci
19.06.1929 † 01.12.1975
La moglie Teresa, i figli
Michelangelo e Antonio, i
parenti tutti lo ricordano
con tanto amore.
Il dolore per la vostra
assenza non potrà mai
essere colmato. In ricordo i
figli Angela, Vincenzo,
Michelina, i generi, la
nuora, i nipoti e i
pronipoti.
In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP
per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Calitri 1952/53 da sinistra, fila in piedi: Canio Lampariello (21.10.1939 † 01.01.1956), Orazio De Rosa,Alfredo Di Carlo,Angelo Cerrata (ang’lon’/25.08.1934 † Avellino 27.09.1993), Costantino Frucci
(fifì/zuzzio), Angelo Di Napoli (Lilin’/uardafil’),Vincenzo Galgano (campanar’); prima fila: Nicola Acocella (27.09.1905 † 27.04.1982), Adolfo Beltrami (20.09.1931 † Berna 22.05.1974), Giovanni Del Re
(Gimì/24.06.1930 † 22.11.1995), Canio Metallo (baron’/25.06.1937 † 14.10.2000).