32 - Il Calitrano
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32 - Il Calitrano
ISSN 1720-5638 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ANNO XXVI - NUMERO 32 MAGGIO-AGOSTO 2006 (nuova serie) VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 www.ilcalitrano.it IN QUESTO NUMERO ANNO XXVI - N. 32 n.s. La Fede e il Coraggio di Raffaele Salvante 3 Il mini Sindaco di Calitri di Martina Buldo e Valeria Pontillo 4 Missioni popolari in Irpinia nel Settecento del dottor Emilio Ricciardi del Cronista 5 8 Piccoli miracoli di vita quotidiana… a via Concezione del prof. Giovanni Acocella 9 LA TUA OFFERTA È DECISIVA PER LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO di Nicolino Longo 11 Premio nazionale Biennale di poesia “Città di Solofra” del dott. Vincenzo D’Alessio 13 LA NOSTRA BIBLIOTECA 18 DIALETTO E CULTURA 20 VITA CALITRANA 21 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 GIORNALE REQUIESCANT IN PACE 23 LA XXV FIERA INTERREGIONALE DI CALITRI “Un impegno per le zone interne del Mezzogiorno” che si terrà dal 27 Agosto al 3 Settembre 2006 nel CAMPO SPORTIVO opportunamente allestito ed arredato per un’accoglienza come sempre responsabile ed originale VI ATTENDE con la sua Rassegna espositiva specializzata nei settori dell’Artigianato, dell’Industria, dell’Agricoltura, del Turismo e dei Servizi Non mancate a questo prestigioso appuntamento! Sito Internet: www.ilcalitrano.it E-mail: [email protected] Direttore Raffaella Salvante Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Vent’anni fa moriva Franco Lo Schiavo RICORDA CHE Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Fondato nel 1981 Personaggi IN COPERTINA: Uno scorcio dell’inizio di via Casaleni dalla parte di via Tozzoli. Negli anni ’50 al primo portale da sinistra viveva la famiglia di “carnera”, su per le scalette “il boccetto” con la moglie e a piano terra la vecchia filanda di “Cirlippù”. (Foto A. Marco Del Cogliano [email protected]) IL CALITRANO Segreteria Martina Salvante Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Firenze 1 C. C. P. n. 11384500 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160 - CAB 2800 Chiuso in stampa il 14 luglio 2006 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 “NON AVER PAURA, MA CONTINUA A PARLARE E NON TACERE” (AT.18,9-10) LA FEDE E IL CORAGGIO Nel mondo i cristiani laici, proprio in forza della loro fede, hanno un ruolo insostituibile. a fede si rafforza donandola” oggi non si può più dare per scontato che “L tra noi e attorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, siano conosciuti gli orientamenti che un tempo servivano ad uomini di buona volontà a far sì che la società divenisse una casa ad immagine della “dimora di Dio tra gli uomini”. Questi orientamenti ed atteggiamenti di fondo vanno ripensati e concretizzati, nelle forme e nei tempi, a seconda delle situazioni perché oggi la società civile e il mondo rurale, che è stato la nostra culla, sono profondamente cambiati anche di fronte alla fede; e perciò oggi è necessario uno stile nuovo, fatto di intelligente valorizzazione e di personalizzazione dei rapporti, con strumenti realmente nuovi in ogni luogo dove spesso, l’anelito di fede non sempre si concretizza in scelte conseguenti. Il mondo rurale ha infatti le sue lacrime amare: lo spopolamento delle terre, la presenza non sempre valorizzata degli immigrati, le tensioni per un’Europa sentita ancora troppo lontana, una globalizzazione che penalizza Non si può non sottolineare il persistere o il prodursi di alcune forme di intolleranza, quando addirittura non si assiste a forme di aperta ostilità; infatti per molte persone le difficili e complesse condizioni di vita, un uso scorreto dei beni e uno scarso interesse per le diverse povertà, fanno sì che le preoccupazioni quotidiane prendano il sopravvento e non lascino spazio all’accoglienza di altri valori. La stessa classe politica italiana contribuisce a rinforzare il muro che separa sempre di più la politica dai cittadini. Soprattutto i giovani cercano la propria felicità in molti simboli, immagini e anche in cose vane,e sono facilmente inclini verso nuove forme di religiosità nel complesso e variegato fenomeno delle sette, tutto questo maschera l’accentuato individualismo con la ricerca di gruppi protettivi e gratificanti. Per rispondere con coerenza alle sollecitazioni odierne, non bastano estemporanee e pioniristiche iniziative, ma raccogliendo la sfida culturale, occorre una organizzazione che necessita della promozione della dimensione morale delle relazioni umane, perché possiamo essere sempre più “soggetti attivi e responsabili” di una storia da fare. Perché sappiamo che la fedeltà al Vangelo si misura sul coerente legame tra fede detta e celebrata e più ancora accettando la fatica della testimonianza – da essere costantemente confermata e continuamente aggiornata – per avviare positivi processi di integrazione culturale e di proficuo dialogo in un’ottica non meramente assistenzialistica, ma di promozione e di crescita della persona senza indulgere né a vuoti ottimismi né a sterili pessimismi. La fede, che è sempre un dono gratuito di Dio, richiede la risposta e la collaborazione dell’uomo nell’apertura e nell’accoglienza pur nella costante vigilanza sulle proprie fragilità, è un dono fecondo capace di scuoterci dalla polvere dell’abitudinarietà e dalla sonnolenza per aprirci ad una nuova mentalità, ad alimentare la spiritualità e a ravvivare la presenza cristiana nel mondo. In pratica si tratta di trasformare le differenze in occasioni di arricchimento e di crescita comune e far evolvere gli interessi individuali e di gruppo in interessi generali, privilegiando ciò che è orientato al bene di tutti. Raffaele Salvante Il Nuovo Consiglio Comunale di CALITRI dopo le elezioni del 28 e 29 maggio 2006 Sindaco Dott. Giuseppe Di Milia Giunta Esecutiva Canio Galgano Giovanni Di Cecca Maria Di Milia Canio Russo Michele Di Cosmo Canio Cestone Consiglieri di maggioranza Giuseppe Galgano Antonio V. Tuozzolo Pasqualino Nannariello Antonio Zarrilli Antonio Vito Di Maio e di minoranza Fausto Acocella Michele Maffucci Salvatore Caruso Giovanni Melaccio Vincenzo Galgano (agronomo) (medico) (insegnante) (consulente) (impiegato) (operaio) (impiegato) voti 2.447 539 274 102 174 107 99 (Margherita) (Margherita) (Margherita) (D. S.) (UDEUR) (Rifondazione) (D. S.) (agricoltore) (imprenditore) (dirigente aziendale) (veterinario) (ceramista) voti 196 167 157 127 111 (Margherita) (UDEUR) (Margherita) (UDEUR) (D. S.) (ingegnere) (commerciante) (imprenditore) (professore) (studente) voti 760 118 114 107 99 (Forza Italia) (Destra) (A. N.) (Destra) (Destra) 3 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Il mini Sindaco di Calitri sfida Viglioglia – Torchella, entrambi per il mini sindaco di Calitri Lsi acandidati è conclusa sabato 1 aprile c.a. in seguito allo spoglio delle schede avvenuto presso i locali della scuola Primaria “Vito Acocella” di Calitri. Il progetto “Il consiglio comunale dei ragazzi” è stato organizzato e realizzato dagli studenti componenti le classi III A e B della scuola Secondaria di I° grado, sostenuti da alcuni insegnanti e con la collaborazione dell’ex sindaco del paese prof. Vito Marchitto. Ha prevalso, anche se per soli pochi voti, Beniamino Torchella, candidato con la lista “Il futuro con le nostre idee”. La cerimonia conclusiva si è tenuta nei nuovi locali dellex Casa dell’ECA, un locale ormai storico, sia come centro di addestramento reclute, sia come sala, per decenni, di banchetti per matrimoni e feste da ballo, e sia, infine, come sede parrocchiale durante l’emergenza del terremoto del 1980. Sono stati eletti per la maggioranza: Beniamino Torchella, Mariachiara Ramundo, Vincenzo Merola, Fabio Sanacore, Riccardo Carlucci, Donato Margotta, Lucia Panniello, Martina Buldo, Valeria Pontillo, Marco Zabatta, Francesco Borea e Mariangela Grasso; per la minoranza: Marisa Viglioglia, Giusy Cerreta, Vito Di Milia, Rocco Zarrilli e Donato Arci. Durante la cerimonia conclusiva, l’ex sindaco Vito Marchitto, tra l’altro, ha reso noto i nomi del nuovo sindaco e dei sedici consiglieri eletti, nelle recenti elezioni amministrative. Il dirigente dott. Raffaele Petracca ha illustrato il programma svolto dalle due liste e ha ribadito che, queste occasioni, sono sicuramente importanti per la formazione dei ragazzi. La parola è passata così a Marisa Viglioglia che ha ringraziato tutti i compagni e i professori per averle consentito di compiere una nuova e simpatica esperienza, mentre Beniamino Torchella ha ringraziato tutti coloro che lo hanno sostenuto ed ha espresso la volontà di portare avanti le idee capaci di migliorare il Comune, venendo incontro – nel contempo – alle esigenze del- È in vendita – al prezzo di Euro 10 – il primo dei “Quaderni de Il Calitrano” sui giuochi dei bambini. Siamo alla ricerca di uno sponsor per la pubblicazione di qualcuno di questi quaderni. Può essere ordinato – come gli altri libri – alle Edizioni Polistampa via S. Maria 27/r - 50125 Firenze Tel. 055.233.77.02 - Fax 055.22.94.30 Email: [email protected] www.polistampa.com Spedizione a carico del destinatario Calitri 1 aprile 2006, il momento solenne dell’insediamento del mini sindaco Beniamino Torchella, qui insieme alla sua antagonista Marisa Viglioglia, assistiti dal sindaco prof.Vito Marchitto con i vigili in grande uniforme e una gran folla di spettatori. l’adolescenza calitrana, con il fattivo contributo dell’opposizione. Questa manifestazione ha certamente contribuito in modo efficace a far conoscere a noi ragazzi le Istituzioni civili e amministrative, nonché l’importanza di partecipare, in modo attivo, alla vita politica; a tal proposito, riteniamo che con il suo discorso il mini Sindaco abbia offerto una lezione ai nostri Amministratori, che – troppo spesso – antepongono al bene della Comunità, i loro dissidi personali e politici. Alla manifestazione hanno preso parte molti concittadini, autorità varie, con momenti di intensa partecipazione; gli insegnanti su “Il consiglio comunale dei Ragazzi” e con il supporto dell’Istituto, hanno realizzato un interessante “opuscolo” che ripercorre tutti i momenti significativi dell’intera attività. Inoltre una rappresentanza degli studenti ha avuto l’opportunità di intervenire, nella giornata di martedì 30 maggio 2006, nella trasmissione radiofonica “Il Giornale Radio dei Ragazzi” in onda sul primo canale della radio dalle 14,50 alle 15,00 dal lunedì al venerdì. Agli insegnanti, all’Istituto, al Dirigente Scolastico, al Sindaco e alla Redazione del Giornale radio dei Ragazzi vanni i più vivi ringraziamenti di noi alunni. Martina Buldo e Valeria Pontillo, classe III B Scuola Secondaria di I° Istituto Comprensivo di Calitri, anno scolastico 2005-2006. Calitri, durante il progetto “Il Consiglio comunale dei Ragazzi”, da sinistra: Sandra Caruso, Rosangela Donatiello, Mayra Messina, Valeria Pontillo, Martina Buldo; alle spalle: Giuseppe Guardione e Roman Tustanovyeh. 4 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 EMILIO RICCIARDI Missioni popolari in Irpinia nel Settecento legame tra l’Irpinia e i missionari di Ielsant’Alfonso de Liguori è molto stretto risale ai primi anni di vita della congregazione redentorista; fu l’arciprete di Contursi, don Giovanni Rossi, a insistere affinché l’arcivescovo di Conza, Giuseppe Nicolai, invitasse sant’Alfonso a compiere una missione nella sua diocesi. La prima esperienza dei religiosi alfonsiani in Irpinia ebbe esiti molto positivi e pose le basi per la fondazione della casa redentorista di Materdomini, divenuta in seguito uno dei principali punti di riferimento dei fedeli della diocesi. Le cronache e le lettere dei missionari che vennero nelle nostre terre descrivono i paesi visitati, le popolazioni incontrate e il grande favore con cui i religiosi furono accolti nei paesini della diocesi. Le testimonianze che si presentano, tratte dall’archivio dei Redentoristi di Pagani1, si riferiscono al periodo tra il 1746 e il 1748; la prima missione iniziò da Teora e si concluse a Valva, toccando nove paesi della diocesi di Conza (Teora, Cairano, Calitri, Castelnuovo, Caposele, Laviano, Senerchia, Quaglietta, Valva). Attraverso le lettere dei religiosi traspaiono, descritti con pochi essenziali tratti, i piccoli paesi, le strade fangose e approssimative percorse a dorso di mulo, i devoti dall’animo semplice che lasciavano il lavoro dei campi per raccogliersi intorno ai missionari e, come accadde a Calitri, facevano la fila di notte, sotto la neve, per potersi confessare. Il messaggio semplice e schietto dei missionari, la loro vita rigorosa (in più occasioni rifiutarono perfino il cibo offerto dall’arcivescovo) e le loro prediche appassionate dovettero avere un grande impatto su quelle popolazioni tanto bisognose di cura pastorale; le condizioni di vita erano molto difficili, omicidi e vendette erano all’ordine del giorno, l’ignoranza e la superstizione erano diffuse tra il popolo, ma la semplicità d’animo di quelle povere genti commosse in più occasioni i religiosi. Un giovane missionario, inviato a Cairano, paragonava il paese a un’isola, per la sua posizione in cima a una montagna, e riferiva di essere rimasto colpito della profonda mancanza di istruzione religiosa da parte del popolo, ma anche dell’innocenza di adulti e fanciulli i quali, sebbene non si fossero confessati per parecchi mesi, “non portavano materia per l’assoluzione”2, cioè non avevano commesso peccati gravi; ed erano molti i devoti che si muovevano dai paesi vicini per andare ad assistere alla missione e per confessarsi. A Teora, dove non c’era stata nessuna missione per dodici anni, i religiosi di sant’Alfonso furono accolti da tutto il popolo e dal clero vestito con i paramenti delle occasioni solenni; a Castelnuovo di Conza un missionario si commosse nel vedere una povera donna che, dopo avere girato più paesi per raggiungere i religiosi, voleva offrire loro parte del poco denaro di cui disponeva, mentre a Calitri i padri rimasero ammirati dalla disciplina delle monache dell’Annunziata, che decidevano tutte di “maritarsi”, cioè di pronunciare i voti solenni, “anzi chi non si marita è tenuta per vergogna”3. Sempre in Calitri padre Cesare Sportelli, compagno della prima ora di sant’Alfonso e morto in odore di santità, “convertì un peccatoraccio che da 24 anni non si era confessato”4, mentre le elemosine raccolte tra il popolo furono tante che il ricavato “basta a fare una statua di Maria”. Tra le testimonianze conservate nell’archivio redentorista c’è la trascrizione di una cronaca anonima, scritta da un religioso di Materdomini, nella quale si raccontano i primi momenti della fondazione irpina, tanto importante per la storia religiosa delle nostre terre; nel documento è ricordato anche il sacerdote calitrano Francesco Maria Margotta5, amico di sant’Alfonso e di san Gerardo e benefattore della casa di Materdomini. DOCUMENTI 1 Epistolae Ven. Servi Dei Caesaris Sportelli C.SS.R., Roma 1937. Lettera 130. Ad monasterium quoddam monialium - 14 Febr. 1747 5 Molto Reverenda Madre padrona colendissima (…) A 20 del medesimo Xbre [1746], si partì per Teora, e si ebbero diece cavalcature, se bene noi eravamo undici, e si giunse colà passata l’Ave Maria, e per strada vi furono varie cadute, particolarmente D. Bernardo, e D. Bernardino, che andavano sopra un medesimo mulo, precipitorono dentro un pantano, essi sotto, ed il mulo sopra (…) ma per grazia di Dio non ci fu altro male, che il matarsi. Il giorno di S. Tommaso Appostolo si cominciò quella S. Missione, ed il Signore la benedisse a meraviglia siche i PP. difficilmente anno osservato contrizione simile, e perciò la diloro fatica fù eccessiva, che non riposavano mai, sempre sempre al confessionale, ed appena vi era tempo di prendere un boccone. (…) Il popolo era circa a due mila, e 400. Il giorno del S. Natale si staccorno quattro PP., e si mandarono alla missione di Ciorano (sic, ma Cairano) che è circa a mille anime. (…) Questa missione fu di sollievo a quei PP. mentre incontrarono un popolo d’oro: gli uomini sospesero i trafichi per attendere alle prediche, ed i figlioli pastorelli ecc. si ritrovarono d’una innocenza ammirabile. Il primo giorno di quest’anno si andò a Calitri, ove si unirono tutti i PP. per essere il popolo numeroso sino a tremila, e più centinaia. il P. D. Cesare fe’ la predica grande, l’istruzione D. Lorenzo, gl’esercizij a preti D. Andrea, la meditazione il P. D. Paolino, gl’esercizij alle monache restarono per intiero al P. D. Andrea, giache il P. D. Cesare l’aggiutò per due giorni, e poi ebbe da tralasciare, giache si ritrovava molto discapitato di voce. Qui fu grande la tenerezza in vedendo, che la gente per prendere i luoghi del confessionale andavano dietro le porte della Chiesa sin dalle tre di notte, restando coverte di neve, intirizzite dal freddo, eppure l’accadeva di non potere neanche arrivare a confessarsi; ma i padri non si partirono da colà, se non dopo aver confessato tutto tutto il popolo. A 12 dell’anno si staccorono quattro PP., e si mandorono a cominciare due altre Missioni nel medesimo tempo, quella di Laviano, numerosa di circa mille, e ottocento anime; e quella di Castelnuovo, circa di ottocento anime. (…) Qui si trovò un popolo tenero assai, ma diede una gran tenerezza una povera donna, la quale andata a S. Andrea e a Pescopagano per confessarsi a’ Padri della Missione, detti delli Vergini, che ivi missionavano, ma non potendo arrivare a confessarsi n’ebbe una elemosina temporale, che voleva in parte dare a me per l’anima sua. A 22 del detto mese il P. D. Andrea, e D. Domenico, si partirono per incominciare la IL CALITRANO missione in Calabritto; e D. Paolino, e D. Nicola per cominciare la missione in Senerchia (…) Al primo di questo corrente mese di Febrajo si passarono due padri per andare a cominciare la missione della Quaglietta, e due altri alla Missione della Valva, numerosa di mille anime (…) Tutte queste nove sante missioni si sono fatte senza risparmiare alcuna fatica, mentre tutti i popoli l’anno confessati i soli padri, senza cercare veruno aggiuto, e perciò quasi ogni giorno, andavano a confessare circa le dieci ora, e talvolta le 12 ore. Anno tutti faticato allegramente, ed io ò riconosciuto nella loro allegrezza, e nel profitto de’ popoli il nostro aggiuto. (…) Caposele, 14 feb. 1747 - di Vostra Signoria devotissimo obligatissimo servitore vostro Cesare Sportelli del SS.mo Salvatore. 2 F. KUNTZ, Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, III Nel giorno di Natale come vi scrissi si partì per Cairano, dove fece la predica grande il P. D. Lorenzo, l’istruzione il P. D. Francesco, la meditazione D. Bernardino, gli esercizj ai preti il P. D. Carmine, il quale ancora diede la benedizione e finì la vita divota, ettesoché il P. D. Lorenzo dovette andare a fare l’istruzione a Calitri. Già scrissi qualche cosa di questa missione; solo resta che di limosina si fece tanta che basta a fare una statua di Maria. Nel giorno della Circoncisione di Nostro Signore primo dell’anno 1747, io, il P. D. Lorenzo ed il P.D. Cesare partimmo per Calitri (seguitandoci poi da mano in mano tutti gli altri padri), luogo di 3 mila e più anime, dove ancora vi è quel benefattore D. Francesco Margotta, che contribuerà molto alla fondazione di Caposele. A Calitri fece la predica grande il P. D. Cesare, l’istruzione il P. D. Lorenzo, la meditazione il P. D. Paolino ed io il Rosario. il P.D. Andrea diede gli esercizj a preti ed al monastero delle monache singolare in tutta questa diocesi, dove non solo non si fanno monache nemmeno di casa, ma tutte tutte si maritano, anzi chi non si marita è tenuta per vergogna; (…). A Calitri cosa singolare fu che le genti dalla notte venivano alla chiesa, e si contentavano di aspettare alle porte per più ore, con tutto che pioveva a gran copia la neve e faceva grandissimo freddo, per poi confessarsi (che questa è la meraviglia) che avevano parlato colla moglie dello scomunicato, oppure avevano risalutato lo scomunicato. Nella terra di Calitri il P. Sportelli convertì un peccatoraccio che da 24 anni non si era confessato e ciò fu nel 1747 a 10 gennaio. 3 F. KUNTZ, Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, III, 99 Epistola dello studente Moscarelli a P. Mazzini sulla missione celebrata in Teora, 215 - archivio generale XXXIX, 99 N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Viva Gesù, Maria, e Luigi. Molto reverendo padre in Christo, padre rettore mio caro, scrivo all’isola di Cairano, dico isola perché sta sopra d’un monte, luogo di mille anime in circa; e per consolazione di tutti, voglio scrivervi qualche cosa di queste missioni. (…) il martedì da Voltorara ci partimmo per Teora, dove per strada il p. d. Francesco cadde tre volte da sopra il mulo, e d. Bernardo, e d. Bernardino caddero ancora, e per miracolo Convegno su Nicolai Tra il 15 e il 18 giugno si è svolto in Adelfia (BA) il convegno “La famiglia Nicolai tra XVII e XIX secolo”, promosso dall’Azione Cattolica di Adelfia con la collaborazione della Pro Loco “Compsa”. Alla manifestazione, istituita con lo scopo di promuovere la conoscenza dei Nicolai e di raccogliere fondi per completare il restauro del palazzo baronale di Adelfia, antica residenza della famiglia, hanno partecipato gli arcivescovi di Bari e di Sant’Angelo dei Lombardi, i sindaci di Adelfia e di Conza, la prof.ssa Angela Berardini, presidentessa dell’Azione Cattolica di Adelfia, Clemente Farese, presidente della Pro Loco “Compsa”, e numerosi relatori che per quattro giorni hanno ricostruito le vicende della famiglia Nicolai, delle loro residenze e del loro antico feudo. Appartennero all’illustre famiglia pugliese anche due arcivescovi di Conza, Francesco (1716-1731) e Giuseppe (1731-1758), che ressero la diocesi irpina per quarantadue anni, promuovendone la ricostruzione dopo il terremoto del 1732 e favorendone l’evangelizzazione attraverso l’opera dei missionari di Sant’Alfonso Maria dei Liguori. non restarono pesti, a cagione delle pessime strade che sono da queste parti, con tutto ché da tanto tempo che non è piovuto. A Teora fummo ricevuti con gran onore, e gran consolazione, perché da dodeci anni che non aveva avuta missione. Nel giorno di Natale io, d. Francesco, e d. Bernardo e d. Bernardino, e non può spiegarsi l’onore con cui fummo ricevuti ed incontrati dal clero con stola, cotta, cantando il Benedictus. Il popolo era tutto molle di lacrime ed andava baciando le vesti dei padri (sebbene quasi nessuno si accostò a me perché mi conoscevano alla ciera) e ci venerava come santi (oh!, mia confusione!) ed è tanto ansioso di sentire la divina parola, che ad ogni segno di campana si raduna tutto alla chiesa; e così ancora sono i popoli convi- 6 cini, i quali a gara desiderano la missione. Anzi questa mattina vi abbiamo avuti molti di Calitri ed Andretta, molte miglia di questi paesi lontani, solo per confessarsi e sentire la divina parola. In somma, padre mio, è una tenerezza vedere tanti poveri campagnioli lasciare i loro campi, anzi i vaticali non andare alla vatica solo, dicono essi, per godersi la santa missione. I poveri padri faticano, e faticano bene, perché sono stati tre, sebbene poi è venuto il p. d. Carmine per dare gli esercizj ai preti, e per aiuto; ma il popolo è grande e vi concorrono molti forastieri. In questo luogo v’è gran ignoranza, e quel che è peggio poco affetto al sacramento della penitenza, tantoché ò trovato più figliuoli di 12, 13 o 14 senza essersi mai confessati, molto più oggi uno di 14 anni non sapeva nemmeno il mistero dell’Incarnazione, cioè, chi s’è fatto uomo. Ma poi da un’altra parte è consolazione vedere tante anime innocenti, nate per il Paradiso, imperocché da cinque e più mesi non confessati, non portano materia per l’assoluzione e nemmeno nella vita passata s’è trovato dove appoggiarla. 4 Epistolae Ven. Servi Dei Caesaris Sportelli C.SS.R., Roma 1937. lettera 135. Ad Patrem Mazzini - 5 Iun 1747 È terminata la missione di Andretta, che è stata di gravissimo incommodo, mentre la chiesa sta scoverta, ed abbiamo incontrato il tempo piovoso, e coll’umido, e freddo. Anno detto, che per miracolo non mi sono ammalato. La Predica della Madonna non la potei terminare, perché l’acqua, ed un vento freddo mi saettava tutte le ossa. È stata niente di meno una delle missioni fruttuosissime, e la misericordia di Dio vi ha fatto trovare un sacerdote forastiere sospeso per aver dato morte ad un suo figlio, che aveva avuto da una sua sorella carnale, colla quale anche dopo maritata seguitava la tresca. Da tre anni già si era disperato. Si è confessato con P. D. Paolo, e si è communicato con molta edificazione. Terminata questa rinnovazione di spirito, passerò, Deo dante, a Calabritto, ed indi a Calitri. Il P. D. Paulo con D. Paolino è in Laviano. Il P. D. Pietro è in Cajrano. (…) Teora, 5 giugno 1747, servo e fratello Cesare Sportelli del SS. Salvatore. 5 F. K UNTZ , Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, III, 101 Relatio cujusdam congregati anonymi de iis quae caposelensi nostrae fundationi vitam dederunt I. M. I. Primi maneggi fra il signor arciprete Rossi, il P. D. Alfonso Liguori e monsignor Nicolai arcivescovo di Conza per la fondazione di Caposele. Stavano in Foggia il nostro padre rettore maggiore d. Alfonso di Liguori, presentemente vescovo di S. Agata de’ Goti e’l p. d. IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Andrea Villani, presentemente vicario generale della nostra congregazione, predicando a quel pubblico nella novena della tanto celebre miracolosa Vergine detta d’Icona vetere, quando il molto reverendo d. Giovanni Rossi, arciprete della terra di Contursi nell’archidiocesi di Conza, portato ivi dal desiderio che aveva di conoscere e prlare col detto nostro padre rettore maggiore, avendolo trovato e conferito insieme di varie cose, finalmente avendogli cominciato a parlare dei bisogni spirituali non che della sua parocchia ma di tutti altresì i luoghi della sua archidiocesi, governata allora savissimamente per altro dalla felice memoria di monsignor Nicolai, lo pregava a mandare non solo a mandare una compagnia de’ suoi missionari a missionare in quella archidiocesi, ma altresì a cooperarsi per quanto era dal canto suo per fondarvi una casa de’ suoi missionari per utile perpetuo di quelle anime destituite quasi affatto d’ogni spirituale soccorso, e che a tal fine sarebbe stata ottima una chiesa devota di S. Maria Materdomini, situata fuori dalla terra di Caposele, ma in poca distanza, dotata di qualche rendita, la quale, benché fosse addetta al clero di quella terra, monsignore però sarebbe stato capace farla cedere a lui dal clero, purché si volesse compiacere di fondarsi una casa de’ suoi missionari, e che finalmente vi era altresì un buonissimo prete della terra di Calitri, molto benestante, chiamato d. Francesco Margotti che sarebbe volentieri concorso a quella fondazione con porzione delle sue robe, e forse colla sua persona. Il nostro p. rettore maggiore, sapendo per esperienza, le gran difficoltà che seco ordinariamente portano le nuove fondazioni di case religiose, sentì con una grand’indifferenza li progetti fattigli dal signor arciprete Rossi, e colla stessa indifferenza lo licenziò. Partito l’arciprete, senza nulla aver conchiuso col p. rettore maggiore, il p. d. Andrea Villani, vedendo che il nostro padre stava duro e per la fondazione e per la missione, disse: Padre, noi andiamo facendo tante missioni in tanti paesi, andiamo a fare anche questa di Caposele. Noi non ci perdiamo niente, e all’incontro chi sa che ne verrà. A questa parole condiscese il p. rettore maggiore per la missione, e tornato il giorno seguente l’arciprete Rossi, li disse che si fosse cooperato presso monsignor arcivescovo e presso il pubblico di Caposele, acciò avessero domandato la santa missione e si fosse disposto tutto quello era necessario per la detta missione. Così partitosi alquanto consolato l’arciprete, subito ne scrisse a monsignor arcivescovo, da cui venne già lettera d’invito per la missione al nostro padre, come anche per lettera ne fu invitato e pregato dal pubblico di Caposele. Conchiusa già la missione, partirono i padri da Castello, dove avevano già terminato la missione, e giunti in Caposele diedero principio alla missione con somma consolazione di quel pubblico. Fra gli altri padri vi erano i sopradetti p. rettore maggiore che faceva la predica grande e’l p. d. Andrea Villani. Nel corso della missione, monsignor arcivescovo che stava in Calabritto colla santa visita, si portò in Caposele, dove assisté a qualche predica della missione, e insieme con lui vi si condusse ancora il suddetto arciprete Rossi di Contursi. Or monsignor arcivescovo, sebbene si mostrasse soddisfattissimo e consolatissimo della missione e de padri, e molto inclinato per la fondazione, pure poi parlando del congruo sostentamento da assegnarsi alla nuova fondazione, la quale doveva essere di operai non conveniva che fosse stabilita senza alcuna rendita, si mostrava un poco indifferente circa di ciò, dicendo che poi appresso si sarebbe pensato a questo e se li sarebbe assegnato più di quello forse essi avrebbero desiderato. Ma il nostro padre, che non si appagava di semplici parole, ma voleva vedere i fatti, vedendo che monsignor arcivescovo persisteva sempre in questo suo pensiero, rispose che lui non era venuto coi missionari in Caposele per farvi la fondazione, ma solo per farvi la santa missione e servire sua signoria illustrissima, e che ciò li bastava né pretendea altro. Calitri 15 agosto 2005, si festeggiano i 70 anni di Benedetta Maffucci, da sinistra: Michele Codella, Chiara Codella, Canio Luciano Di Maio,Vincenzo Di Maio, Ersilia De Matteo; prima fila: Giuseppe Di Maio, Giovanna Di Maio, Benedetta Maffucci, la festeggiata, nata il 15.08.1935 da Leonardo e da Marianna Cestone,Vincenzo Di Maio, Paola Codella.Auguri vivissimi dalla Redazione. A questo parlarsi risoluto del p. don Alfonso, temendo il signor arciprete Rossi che non isvanisse affatto l’affare della fondazione, si buttò piangendo a’ piedi di monsignore, e lo pregò istantemente per la fondazione, dicendo che sua signoria illustrissima avrebbe potuto rimediare a tutto, se avesse voluto. Monsignore all’incontro intenerito dalle lagrime di quel santo vecchio dell’arciprete, cominciò a piangere lui ancora, e disse che l’avessero detto cosa avesse potuto fare per quella fondazione, che tutto l’avrebbe fatto. Allora l’arciprete disse che non potendo bastare un congruo sostentamento dei padri missionari della nuova fondazione la porzione della rendita della cappella e l’altra porzione che vi avrebbe assegnata il molto reverendo don Francesco Margotti di Calitri, sua signoria illustrissima avrebbe potuto rimediare coll’aggiungersi del suo al dippiù che ci bisognava. A questo condiscendendo monsignore, fece del suo un capitale di docati 2.000 in circa a beneficio della nuova fondazione, e così restò assicurata la fondazione per questa casa. NOTE 1 Come molte altre volte, questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la preziosa collaborazione di padre Giovanni Vicidomini CSSR, direttore dell’archivio provinciale redentorista di Pagani; a lui vanno i miei ringraziamenti. 2 Epistola dello studente Moscarelli a P. Mazzini sulla missione celebrata in Teora, p. 215 – archivio generale XXXIX, 99, in F. KUNTZ, Commentaria de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis SS. Redemptoris, manoscritto in 11 volumi conservato presso l’archivio provinciale redentorista di Pagani., III, 99. 3 F. KUNTZ, Commentaria, III. 4 Notizie del servo di Dio P. D. Cesare Sportelli sacerdote professo della Congregazione del SS. Redentore, Roma 1893, p. 57. 5 Su Francesco Maria Margotta cfr. E. RICCIARDI, Calitri. Studi e ricerche 1996-2005, Napoli 2005, pp. 93-103, al quale si rimanda per ulteriore bibliografia. Alessandria 07.05.2006, Luigi Briuolo nella felice ricorrenza dei suoi settant’anni, vuole ringraziare di cuore la moglie Maria, la figlia Lucia ed il marito Mario, i nipoti Federica, Giulia, la figlia Colomba e il marito Vincenzo e i due nipotini Rosanna e Gaetano. Un augurio sentito dalla Redazione. 7 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 PERSONAGGI Michele DELLA BADIA nacque a Calitri il 22 febbraio 1903 in vico Vitale Di Cairano n. 10, da Donato e da Angela Stanco, conseguita la Licenza presso l’Istituto Tecnico di Napoli nel gennaio 1923, si iscrisse alla Reale Scuola Superiore Politecnica di Napoli, sezione Industriale, sostenendo gli esami di laurea il 30 luglio 1929 per Ingegneria Elettronica. Coniugato a Napoli il 2 marzo 1936 con Angelina Orlando Miele (Napoli 15.12.1908 † Calitri 20.09.1986) nata da Pasquale e da Angela Maria Araneo, dal loro matrimonio nacquero tre figli: Donato, geometra nato il 24.04.1939,Angelo Mario, ingegnere, nato il 04.06.1941 e Angelina Lucia nata il 05.07.1948. Fu nominato Podestà il 15.04.1936 con insediamento dal 04.06.1936 al 22.03.1938. Fu militare durante la seconda guerra mondiale, esercitò la professione libera e si devono a lui i progetti degli edifici che ospitano l’Istituto Statale d’Arte e la Scuola Elementare. Venne assunto come ingegnere presso l’Ufficio Tecnico della Provincia, ma più di tutto si dedicò con passione all’insegnamento e fu docente all’Istituto Professionale di Sant’Aniello del Friuli, di Avellino e del Casanova di Napoli. Fu promotore, con altri, dell’istituzione della Scuola Media di Calitri, e per molti anni fu Preside incaricato della Scuola Media Statale “A. Del Re” e professore di matematica; fu, inoltre, uno dei promotori per l’apertura dell’Istituto Tecnico Commerciale di Calitri e fu Preside e professore di matematica anche presso l’Istituto. Per noi che lo abbiamo avuto Preside e professore di matematica sia alle Scuole medie che all’Istituto non era altro che “Tata Chel’”, e nei rapporti con noi e con i suoi collaboratori fu severo, ma paterno. Morì a Calitri il 12 febbraio 1965. Antonio Acocella nato a Calitri il 16 maggio 1913, in via Castello 74 da Alfonso e da Margherita Piumelli; dopo gli studi classici sotto l’attenta guida dello zio prete don Vito Acocella si laurea in giurisprudenza il 24 novembre 1937 presso l’Università di Napoli e subito dopo partecipa come Ufficiale alla seconda guerra mondiale. Concedatosi e ritornato in paese esercita la professione di avvocato. Coniugato a Pompei il 26 marzo 1953 con la professoressa di lettere Cristina Nicolais nata a Calitri il 13 maggio 1922 da Alessandro e da Antonia Di Carlo, da questo matrimonio sono nati due figli Alfonso nato il 14.03.1954 e Margherita,Alessandra, Enza nata il 19.04.1959. Nel 1952 viene eletto sindaco del paese, carica che ricoprirà anche nel 1975; in particolare si dedica all’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Calitri dove insegna Diritto ed Economia Politica e per molti anni ne fu anche Preside, più tardi fu anche Preside dell’Istituto Tecnico per Geometri di Lioni. Tutti noi studenti lo avevamo ribattezzato “Zi Totonn’” per il semplice fatto che la nostra professoressa di lettere era una sua nipote e quindi quando parlava dello zio, anche se Preside, lo chiamava zi Totonn’. Con noi alunni fu sempre comprensivo e rispettoso, e man mano che passavano gli anni, i cinque anni dell’Istituto, ebbe in considerazione la nostra aumentata responsabilità, trattandoci con gentile affabilità. È deceduto il 13 ottobre 1985. 8 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Piccoli miracoli di vita quotidiana… a via Concezione (Anni Trenta) Come nacque una classe dirigente iamo a via Concezione negli anni ’30 del Novecento. La parte del paese è Squella che gravita attorno alla “via nova” partendo dalla “strada di pier’” e lambendo la “Cascina”. Sorprende la sopraelevata di quei tempi, il tratto della rotabile che porta al ponte di Sant’Antonio, costruita nei primi decenni. Lungo questa passerà il corteo del Duce, venuto in Irpinia per le Grandi Manovre dei 1936. È la zona che viene definita la “Vasciagna” rispetto all’“Autima”. Una contrapposizione che darà luogo, nei primi anni Quaranta a “piccole guerre” (finte e con qualche botta vera) fra ragazzi e poi alle partite di pallone, fra studenti, della fine del decennio. All’apparenza era una zona marginale, fisicamente sottostante rispetto al “Corso” e alla “Piazza”, che volevano, simbolicamente, rappresentare la parte centrale del paese, quasi il livello più alto della vita sociale, soprattutto perché adiacenti al Comune e al bar Toglia (prima c’era quello di Viccill’), ritrovo dei “signorini” e della gente che contava, politicamente e socialmente. Invece la vita più intensa del paese si svolgeva proprio nell’area di via Concezione, per traffici, per piccole attività commerciali ed artigianali, anche per capacità d’innovazione (per quei tempi) e di tessere rapporti esterni. Fanciullo in quegli anni, vivevo entrambe le realtà: trascorrevo frequentemente il giorno nella bottega di mio padre a “la croc’ r’ p’l’cin’” e la sera tornavo nella casa paterna, al centro del paese. In altri scritti sono stati descritti episodi e modi di essere di via Concezione. Cito quello di Alfonso Nannariello (figlio del muratore “Linarducc’”), che, recentemente, ha pubblicato il bel volume “Via Concezione”, ma non posso dimenticare il piacevolissimo bozzetto dell’indimenticato Aniello Basile, che descrisse, con la sua inimitabile penna (su il Calitrano, anno VIII, n.20 del marzo-aprile 1988), la “corte di Re Tommaso” (quel gruppo di sfottitori e ridanciani, con argomenti talvolta seri e talora faceti, che si piazzavano, nelle ore della siesta e del riposo, vicino al negozio di Tommaso Piumelli e al bar di Pepp’ r’ musc’, in piena croc’ r’ p’l’cin’), dedicando il tempo libero a battute rivolte ai passanti occasionali, non di rado forestieri, o a agli stessi compagni di cordata, tra un programma e l’altro di spedizioni di pesca (ahimé, con le bombe) nelle “chiatre” dell’Ofanto o della Ficocchia. Non erano comunque … uomini di corte. Stavolta il discorso vuole essere meno leggero e soave, spinto dalla curiosità di cogliere la spiegazione di una realtà più profonda. Mi sono sempre chiesto perché il cuore dei rapporti economici di Calitri risiedeva negli anni Trenta in quella parte del paese, da tutti ritenuta “sottostante”. Allora il grosso delle relazioni commerciali vedeva primeggiare figure di quella zona. Innanzitutto i mezzi di trasporto privati, una delle poche balilla, quella di Giulio Lampariello, il grosso dei train’, LAUREA Il giorno 4 maggio 2006 presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” si è brillantemente laureata in Scienze della Comunicazione la signorina Erminia GRIPPO Di Morra De Sanctis discutendo la tesi “Gli eroi divennero Super!” ovvero il Marketing del fumetto in Italia, con il chiar.mo prof. Giuseppe Marchetti Tricamo. Alla neo laureata e ai genitori gli auguri più sinceri e sentiti dei parenti, degli amici e della Redazione. 9 quelli di cat’nazz’, di Catald’ r’ Rocc’ Boia’, di Basile (Fr’llò), di Aniello Basile, contro i due che stavano al Corso, di proprietà del nonno del Direttore, Raffaele Salvante (lu bocc’), di Angelomaria Rabasca (’ngiul’mari’r’cicch’m’chel’) e Luigi Nicolais (picchj). La vita scorreva tra piccoli esercizi commerciali, numerosi anche se minuscoli, per l’estrema limitatezza dei consumi, attorno al negozio principe all’ingrosso di Tommaso Piumelli, i bar di Giuseppe De Rosa (Pepp’ r’ musc’) e di Orazio de Rosa (Graziucc’), la farmacia di don Angelo Melaccio (ronn’Ang’l) gli studi legali dell’avv. Luigi Buono (padre di Marcello, Ninuccio, Memena, Mario e Pompeo) e dell’avv. Giuseppe Stanco (scolla rossa), quello tecnico di Michele Cerreta (lup’rit’), lo studio medico del dott. Vincenzo Cioffari, negozi di tessuti come quelli di Canio Toglia (la vorpa) e Potito de Rosa (P’tit’ r’ musc’), del fisico, i forni di Toglia e di Stanco, le macellerie Vallario (bellino, bubano e ciccillo), le botteghe di Francesco Margotta (pupacch’), di Luigi Metallo (rocc’ pastor’), di Alfonso Di Carlo (scolì), di Gabriele Acocella (dannunz’), di Luigi Tornillo (mast’amidi’ perché erede dell’arte del padre Emidio, con i fratelli Vincenzo e Renzo) con i discepoli Faiel’, Battista e Amedeo Russo (di Canio), di Vincenzo Scolamiero (lu santandrian’), di Angelomaria Di Napoli (tav’lon’), di Lops, con le barberie di Canio Russo (cani’ r’ battista), con annessa sartoria (lu mastron’), Pietro Maffucci (pietr’ lu barbier’), Giovanni Iannolillo, le forge di Vito Nicolais (mast’Vit’ r’ C’lon), di Salvatore Nicolais (Br’zzacca), di Mast’Luigi’ lu fraulus con le botteghe dei calzolai Vito Scilimpaglia (zucculicch’), Gaetano di Napoli (lu maiestr), Michele Cesta (c’starieggh’), Vincenzo Di Milia (bosch’), Galgano Domenico (r’min’ch’ r’ la hregghia), Di Carlo (lu cap’jangh’), dei ramai mast’ Giacum’, d’annunzi’ e patacchieggh’, del molino e pastificio Vincenzino Del Franco (lu maccar’nar’), di falegnameria (Vincenzo e Luigi Tornillo, figli di mast’Amidii’), di Vito del Toro (il pittoresco sciacallo detto anche chicchirichì), di catablum, con i nomi beneaugurati dei figli, Dante, Virgilio, Galileo, mio compagno di scuola, le sartorie di Vincenzo Miano, di lu brutt’, l’o- IL CALITRANO reficeria di Vito Rabasca (zi’ f ’lice) dei commercianti di cereali Giovanni Frucci (br’sckon’) e Angelomaria Nannariello (rii’rii’ r’ cat’nazz’), i minestrai lu spaccon’, l’urtulan’ e l’urt’lan’ r’ Castiglion’, il pirotecnico e imbonitore squarcion’. Alcuni degli artigiani coltivavano anche un pezzettino di terra e l’orgoglio personale si fondava soprattutto nella tenuta e nella resa della “vigna” oggetto di discussioni e sopraluoghi collettivi. Anche le donne avevano un ruolo, coma la patrona, la vorpa, la scarpara, la barona, Addelia r’ Rocc’ boia e, in altre parti del paese, Consiglia, che vendeva oggetti di lana, e Graziella r’ farfalacch’, che vendeva, su prenotazione, i libri di testo delle scuole elementari, custora e la tavernara, con Mar’garita e Cia r’ Nunfri’. Indipendentemente dalle dimensioni era vivo il concetto degli scambi con i paesi vicini, con una clientela, attratta, soprattutto da Piumelli, e con Napoli, sede di scambi di derrate alimentari e animali (soprattutto uova e cereali, pelli di animali e, persino, le setole dei maiali per l’utilizzo da parte dei costruttori di pennelli da barba) in partenza e di prodotti trasformati e di frutta della pianura campana nell’altro senso. Forse era la posizione strategica a rafforzare questa realtà. Ricordo che una paghetta di ben dieci lire mi derivò, su suggerimento di mia madre, dalla raccolta di setole di maiali che consegnai a Canio Basile. La zona era un passaggio obbligato, non solo per l’accesso allo scalo ferroviario, dov’era sorta una importante industria di laterizia SALCA, con la fornace Cicoira-Errico e le tante botteghe di fornaciai, i vari fratelli Lampariello (fainzar’) lungo il cammino. Era l’unica rotabile di collegamento con i paesi vicini. Nella zona v’era l’unico asilo infantile, gestito dalle monache (suor Felicetta, suora Zenobia e suora Adorna) collegato alla Casa di mendicità “Maria Rosa Di Cosmo”, con una saletta per le recite, di bambini e di giovani dilettanti, l’unica in paese con quella della Società Operaia (poi cinema Rossini). Innegabile era, negli attori di tante minuscole iniziative, spazzate via dall’industrializzazione, la propensione all’investimento, anche se la domanda di mercato era debole e debole l’offerta di beni di consumo. Il grosso era costituito da attività di sopravvivenza. Vincere per loro non significava soltanto sbarcare il lunario ma aver in futuro dei figli professionisti. Perciò molti di loro, quelli che avevano dei figli, pensarono di investire in formazione, impresa difficile, quando a Calitri c’erano solo le scuole elementari. Il risultato fu sorprendente, anche per l’uso saggio di istituti religiosi lontani, seminari, conventi, presso i quali i figliuoli N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 furono ospitati, spesso senza grossi sacrifici per le famiglie, in mancanza di scuole medie sul posto. I soggetti produttivi non erano ignoranti, leggevano molto e si tenevano costantemente aggiornati, attraverso i quotidiani venduti da Pasquale Scilimpaglia (zucculicch’) e commentati in gruppo nei bar, nei negozi e all’aperto. Le discussioni sui fatti del giorno erano aperte, non esistendo nemmeno una cieca professione di fede al regime. I temi spaziavano ad esempio dalle sanzioni, alla conquista LAUREA Il 25 febbraio 2006, presso la facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università “Carlo Bò” di Urbino, si è brillantemente laureata, con 110/110 in Biotecnologie per la produzione di diagnostici, terapeutici e vaccini, la signorina Lucia ZABATTA alla neo laureata ed ai genitori Vito e Donatina Zabatta gli auguri più sinceri e sentiti da parenti, amici e dalla Redazione dell’Impero, alla morte di Pio XI e all’ascesa al trono pontificio di papa Pacelli, alla morte di Guglielmo Marconi… C’erano fascisti e non, nelle animate discussioni, ma la tenuta squadristica di Canio Paolantonio (Iuccella) era oggetto più di discorsi folcloristico che di altro. La vita religiosa era dominata dalla massiccia presenza di chiese e cappelle, da quella principe dell’Immacolata, con i solenni festeggiamenti, alle minori, ma non trascurate, di Sant’Antonio, di San Berardino, di Sant’Antuono, di Santa Lucia con 10 piccoli riti, ma puntualmente seguiti. Come se non bastassero, si aggiungeva anche una cappella evangelica. Il nucleo principali dei mastri di festa proveniva dalla zona. Come dicevo prima, la vera sorpresa stava nel fatto che la schiera più nutrita di studenti calitrani, negli anni a cavallo tra i Trenta e i Quaranta (tutti futuri ed affermati professionisti) proveniva dalla Vasciagna. Sarà anche la futura classe dirigente del paese. Ne cito qualcuno: Vittorio Nicolais, Emidio Tornillo sr., Alfonso Margotta, futuri e affermati medici in Calitri e fuori, Angelo Frucci (dirigente del Ministero del Tesoro), Mario del Franco (per molti anni magistrato a Como), Emidio Tornillo jr dirigente sindacale e politico a Napoli, Luigi Lucadamo (funzionario del Ministero dell’Interno), Francesco De Nora (funzionario dell’ENPAS a Roma), Salvatore Di Napoli (professore e Sindaco), Attilio Piumelli (il fratello Lorenzo con la moglie si dedicarono esclusivamente all’azienda di famiglia, del papà T’mas’ r’ Laurienz’) Vito Ricciardi (farmacista), Francesco Ricciardi (impiegato a Roma), Giovanni Scolamiero (addetto d’Ambasciata e diplomatico presso l’ONU), Francesco Scolamiero (funzionario di un ente di sviluppo), Michele Savanella, vice Questore, Giovanni Iannolillo, insegnante, Vincenzina Nicolais, insegnante, Mario Miano, dirigente ENPAS a Napoli, Pietro Borea, portiere della squadra di calcio. Diedero vita negli anni Quaranta ad una filodrammatica, ad una serie di iniziative culturali e ad una agguerrita squadra di calcio. Nella grande maggioranza sono scomparsi, ma all’epoca costituivano la stragrande maggioranza degli studenti calitrani, frutto del sacrificio di famiglie lungimiranti. Fra i loro coetanei, nella parte centrale del paese, Ernani Cicoira, Canio Nicolais, Giovanni Rabasca, futuri medici, Mario Melaccio e Vincenzo Cubelli, insegnanti, Michele sr, e Mario Ferrara, professori, Michele Ferrara jr., funzionario del Banco di Roma, Antonio Del Re, funzionario del Registro a Roma, Ottavio de Rosa, dirigente della Regione Lazio, Michele De Rosa, colonnello, Giuseppe Cerreta, avvocato e magistrato, Mario Cerreta e Michele Cerreta, Presidi. La contiguità e la vicinanza ambientale alimentavano sicuramente un forte spirito di emulazione. Migliorare con mezzi leciti era la parola d’ordine, frutto anche di un sottofondo morale non secondario. Il mistero di questo concentrato è tutto da scoprire. Ne restiamo affascinati e affidiamo al sociologo il compito di sciogliere l’arcano… Sarò passatista ma è la scuola… del sacrificio. Giovanni Acocella IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 NICOLINO LONGO Vent’anni fa moriva Franco Lo Schiavo Consuntivo della sua biobibliografia e delle ultime edizioni del Premio da lui fondato Lo Schiavo, quintogenito di Fsarioranco dieci tra fratelli e sorelle, nasce a Rodi Santa Fè (Argentina) nel 1900 e muore a S. Nicola Arcella (CS), paese d’origine dei suoi genitori, nel 1986. Allievo (dopo il conseguimento della licenza ginnasiale a Salerno) del famoso scrittore Nicola Misasi, al Liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza (da dove, a licenza conseguita, scriverà all’autoritario genitore che gli aveva promesso la somma di lire cinque in caso di promozione: “Vinta battaglia/ Spedisci vaglia”), si laurea a Napoli, a soli 23 anni, in Medicina e Chirurgia (con mezz’ora d’anticipo sul fratello maggiore, Eduardo, che eserciterà all’Ospedale Civile di Santa Fè), con l’insigne clinico, ultranonagenario, Antonio Cardarelli, specializzandosi poi, su consiglio dello stesso luminare, in otorino-laringo-odontoiatria, discipline che onorerà (lasciando, di conseguenza, sola, e per sempre, in S. Nicola Arcella, l’amatissima madre, per la quale, in Casetta, scriverà: “…E mamma mia piangeva!…/ Pianto di mamma non si scorda mai!…”), con tre ambulatori di sua proprietà, per un quarantennio circa, all’ombra della Madonnina da dove, nostalgicamente, scriverà ancora, nella stessa lirica: “…O mia casetta, aprimi, non senti?/ Io ribusso con i battiti del cuore”. E ove, nel contempo, verrà a contatto, per motivi artistico-professionali, con gente come Toti Dal Monte, Renato Rascel, Walter Chiari, Totò, Wilma De Angelis, ecc. Nella Sala “Maddaloni”, a Napoli, aveva recitato, a fianco dei fratelli Morra, nel dramma “Addio giovinezza” di Nino Oxilia (e Sandro Camasio) che aveva conosciuto, in una delle zone operative di prima linea, durante il primo Conflitto mondiale (parteciperà, altresì, col grado di Tenente medico degli alpini prima e di Capitano medico poi, alla guerra civile di Spagna e al secondo Conflitto, a seguito delle cui barbarie, perpetrate, in suo cospetto, in suolo russo e terra d’Ungheria, scriverà in O Signore: “Ti ho cercato ovunque/ disperatamente/ senza sostare mai,/ saziando la mia fame/ col digiuno,/ smorzando la mia sete/ con il pianto/ e tergendo il sudore/ con il vento…// Ma non ti ho incontrato mai…”). Reciterà anche al teatro “Rendano” di Cosenza, in “Oltre l’Amore” di Oreste Riggio. Nel periodo della sua goliardia, aveva pubblicato le prime poesie su l’“Amore Illustrato”, dove veniva pubblicando i propri scritti anche il famoso scrittore partenopeo, Giuseppe Marotta. Le sue opere: sette di poesia, due di narrativa (di cui una ancora inedita), tre di medicina, quattro di teatro (anche di queste, una ancora inedita). Fra gli orga- ASSOCIAZIONE ROMANA dei CALITRANI Il 13 maggio 2006 con una stupenda partecipazione si è svolta – a Cisterna di Latina, presso l’Azienda Agricola di Antonio Zazzarino – la festa dei calitrani che, ogni anno, l’Associazione festeggia per rendere conto delle numerose iniziative messe in atto e per programmarne altre per il corrente anno. Una nutrita partecipazione è venuta direttamente da Calitri, guidata dal sindaco prof. Vito Marchitto, e che ha potuto verificare come in queste feste il divertimento è garantito e la partecipazione sempre attiva e fattiva. Come sempre Antonio Zazzarino ha messo a disposizione dei calitrani la sua Azienda e ha dato degna ospitalità ai numerosi partecipanti che hanno gradito di cuore. Il presidente dell’Associazione dott. Antonio Cicoira ha tenuto una particolareggiata relazione per mettere tutti i presenti al corrente dell’attuale situazione e per recepire eventuali suggerimenti per questa estate. 11 ni di stampa che ne hanno parlato: “Il Tempo”, la “Gazzetta del Sud”, “Il Giornale di Calabria”, “Il Corriere del Mezzogiorno”, “Medico d’Italia”, “Il Gruppo”, “Ingresso Democratico”, “Il Caminetto”, “Il Roma”, “Napoli Notte”, “Tempo Medico”, “El Ecos de los Calabreses” e “La Capital”, entrambi argentini, “Correjo Colonial,” del Brasile: dove aveva, per un anno circa, dovuto riparare – venerato come un dio da quelle popolazioni – onde sfuggire alla condanna di sei mesi di carcere e ad una multa di lire mille – il suo stipendio era di lire cinquecento – per “attività sovversiva” a seguito dei tafferugli antifascisti (in cui aveva ricevuto e restituito pari pari una coltellata a uno di quei militanti) nella lucana Bella, ove, nel 1924, da Cosenza, in cui esercitava già da un anno, era stato chiamato quale medico condotto. Fra le emittenti televisive: Raiuno, Raitre Calabria, Telespazio. Oltre centocinquanta, i riconoscimenti da lui ottenuti, fra cui cinquanta Primi premi assoluti; in più, la Medaglia d’oro dell’Ordine dei Medici di Milano e due Premi della Cultura da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Fonda il Premio letterario “S.N.A” (S. Nicola Arcella) nel 1974, rimanendone presidente generale fino al 1984, e un foglio culturale, “La Nuova Voce”, nel 1977. Numerose le autorità civili, politiche, militari e religiose (Prefetti, Ministri, Capitani dei Carabinieri, Vescovi) intervenute, quali ospiti d’onore, alle cerimonie di premiazione del suo concorso. A siglare questo “ventennale” della sua morte, e il rapporto che lui aveva con la morte medesima, non si può non riportare, a chiusura di questa succintissima nota biobibliografica, la poesia Non fu un sogno da lui scritta, nel 1978, per aver visto in faccia la morte, a seguito di un intervento allo stomaco, subìto nel nosocomio di Praia a Mare: “Non fu un sogno!…/ Ricordo ancora/ la mia sofferenza…/ Giacevo morente/ ed era notte fonda.// Nella stanza gravava/ un silenzio compatto, pietroso/ pieno di sgomento,/ quando mi parve di udire/ uno IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 n articolo, su “Il Giornale di CalaU bria”, del 1924, di cui io stesso procurai copia presso la biblioteca dell’Ac- cademia Cosentina, elogia le doti eticoprofessionali del dottore Franco Lo Schiavo per aver salvato da morte sicura, in quanto dichiarata inguaribile da tutti gli altri medici cittadini, la figlia di un tabaccaio di Cosenza, ove il medico sannicolese, fresco di laurea, era stato chiamato a esercitare. Il fatto saliente, che esula però dal contesto dell’articolo (perché ad esso di gran lunga posteriore), e ancora inedito (per non averne io mai scritto, né fatto cenno a chicchessia), è che Lo Schiavo, passando per Cosenza, reduce dall’Albania (ove era stato gravemente ferito, e da lì subito trasferito all’Ospedale Militare di Brindisi), vinto da una voglia matta di fumare, pensò di potere acquistare un pacchetto di sigarette proprio da quello stesso tabaccaio di sua conoscenza (da cui, però, non voleva, a sua volta, farsi riconoscere per non farlo sentire obbligato verso di lui). Ma la risposta che ne ottenne fu che ogni scorta di sigarette era andata esaurita e che doveva quindi accomodarsi immediatamente fuori, in quanto la presenza di un mendicante nella sua tabaccheria era poco gradita. A tal punto, il Capitano medico in borghese fu costretto, suo malgrado, a presentarsi. E lo fece con queste testuali parole: “E se io, egregio signore, Le dicessi che sono il dottore Franco Lo Schiavo?”. Non aveva neppure finito di pronunciare l’ultima sillaba quando il tabaccaio, scavalcando (e non aggirandolo) di scatto il bancone e sbottando in un pianto a dirotto, gli era già addosso ad abbracciarlo freneticamente e, in ginocchio poi ai suoi piedi, a domandargli mille volte scusa per il proprio comportamento scorbutico e arrogante, per subito condurlo nel retrobottega e dirgli: “Dottore, può prendere tutte le “stecche” di sigarette che vuole, tutta la tabaccheria, e non voglio una lira”. Al che, Lo Schiavo, dopo aver placato l’esagitazione del signore, rispose: “Ne volevo, e ne voglio, un solo pacchetto e lo prendo solo se mi consente di pagarglielo”. Il tabaccaio, dopo tanta sua insistenza, per non alienarsi il “salvatore” di sua figlia, dovette acconsentire e tenere per sé tutte le “stecche”, per l’uso, lecito o non, che doveva farne (dopo tutto, si era in tempi di guerra). Il dottore, da giovane, un adone aitante di circa un metro e ottanta, dalla chioma ondulata e bionda e dall’aspetto austero e signorile, non ne aveva preteso ricompensa alcuna all’epoca del suo operato medico a lieto fine, né volle approfittarne ora dopo circa vent’anni, quando sette anni di guerra (da quella civile di Spagna, 1935) lo avevano ridotto a un relitto umano, ischeletrito, con abiti in brandelli (e fu proprio ciò che potrebbe avere tratto in inganno l’improvvido tabaccaio) e ferite fasciate: quelle dell’anima, invece, in quanto poeta, da sempre vive e doloranti, per sempre beanti e sanguinanti. I coniugi calitrani Maria Concetta Racioppi (21.10.1904 † 07.07.1984) e il marito Vito Michele Maffucci (01.10.1902 † 18.09.1983) ambedue deceduti in Belgio, dove si erano trasferiti tempo fa. Calitri, 1955, un gruppo familiare da sinistra in piedi: Vittorio e Vincenzo Cirminiello, Vito e Canio Marchitto; a sedere sempre da sinistra: Vincenza Zarrilli (sciascialicchj) con la figlia Rosetta Cirminiello, Rosa Cestone (04.10.1904 † 23.06.1960),Vito Cirminiello (14.04.1899 † 17.06.1978), Antonietta Cirminiello (1929 † 01.11.2002) con la figlia Maria Marchitto, oggi suor Maria. Calitri 18.08.2005, il matrimonio di Luciana Zarrilli (scatozza) e Luigi Cestone (c’rratiegghj) ai quali vanno gli auguri di ogni felicità da parte dei parenti, amici e della Redazione. scricchiolar di porta,/ un cauto strisciar/ di passi felpati/ e passar sul mio viso/ un alito freddo/ e un respirar gravoso.// Mi scossi… sussultai/ e mi parve che il cuore/ non avesse più palpiti/ di vita.// RITTA/ mi stava davanti/ un’ombra coperta/ da un tenue velo oscuro,/ non avea corpo…/ non avea viso;/ io scorgevo un teschio soltanto/ con due fori neri/ ed una bocca spalancata/ con lunghi denti sporgenti/ atteggiata a sardonico sorriso.// ERA LA MORTE!…/ e fra noi fu il silenzio,/ quel silenzio di tomba/ lugubre, infinito.// Mi scossi!!…// BUTTA QUEL VELO – le dissi –/ Io ti riconosco,/ tante volte mi sei tu/ stata accanto,/ di te non ho paura,/ della vita, amica mia,/ son tanto stanco…/ son pronto a seguirti/ in questa notte oscura.// Scomparve il sardonico sorriso/ dai suoi denti sporgenti,/ scomparve il lampeggiar/ dei suoi occhi neri e vuoti/ e dalla finestra spalancata/ l’alba tenue m’apparve/ con un alito di vita.” UN ANEDDOTO, ANCORA INEDITO, SU FRANCO LO SCHIAVO Da lui raccontatomi – assieme ad altri anch’essi inediti – qualche anno prima di morire 12 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Premio Nazionale Biennale di poesia Città di Solofra XVI Edizione Anno 2005/2006 e giurie del Premio composte da: presidente ad interim dott. Emilia DENTE LSANTANGELO, proff.ri Teresa ARMENTI, Paolino MAROTTA, Domenico CIPRIANO e segretario dott. Vincenzo D’Alessio e dalle classi V° D del 1° Circolo Didattico di Solofra e V° e IV° A della Scuola Elementare Statale di Montefusco, esaminati i trecentocinquanta lavori pervenuti hanno stilato la seguente graduatoria: Sezione poesia inedita: Primo premio a Gaetana AUFIERO da Avellino – secondo premio a Patrizia ASSUMMA da Tortora Marina (CS) – terzo premio a Loriana CAPECCHI da Quarrata (PT). Segnalati con nota di merito: Giuseppe VETROMILE da Madonna Dell’Arco (NA), William STABILE da Londra, Giovanni SPADA da Benevento, Benito SABLONE da Chieti e Benito GALILEA da Roma. Sezione poesia edita: Primo premio ad Alessandro RAMBERTI c/o Fara Editore Rimini – secondo premio a Narda FATTORI c/o Fara Editrice Rimini – Mina ANTONELLI da Gravina (BA) Segnalati con nota di merito: Michelangelo CAMMARATA da Palermo – Paola CASTAGNA c/o Fara Editore Rimini – Francesco ACARAMOZZINO c/o Mobydick Edizioni Faenza – Anna Maria MONCHIERO c/o Tabula Fati Editore Chieti – Gezim HAJDARI c/o Fara Editore Rimini – Francesco CASADEI da Cesena (FC) – Mohamed GHONIM c/o Fara Editore Rimini – Giovanni CASO da Mercato San Severino (SA) – Anna FERRAZZANO da Serino (AV); segnalata speciale dalla Giuria Giovani: Claudia CARAPEZZI da Canossa (RE). Premio alla cultura: a Nicolino MONTONE da Montoro Inferiore, per la valorizzazione del “Manifesto dei Poeti Irpini nehgli anni 90”. Premio per le Tradizioni: al dott. Giuseppe STABILE da Baronissi (SA) per la valorizzazione dell’IRPINIA nei suoi aspetti turistico-montani (Club Alpino Italiano di SA). Medaglia del Presidente della Repubblica: alle professoresse Teresa ARMENTI e Ida IANNELLA da Castelsaraceno (PZ) per la costante opera di divulgazione storico-archeologica della Basilicata. Premio alla carriera di scrittore: a Michele Luongo da Trento, per il suo costante inpegno in favore dell’Irpinia. La cerimonia di premiazione è avvenuta in Solofra (AV) il 25 marzo 2006 alle ore 10,30, c/o l’Aula Magna della Direzione Didattica Primo Circolo via Casa Papa, con la presenza di alunni, genitori ed autorità. Il Segretario del Premio Dott. Vincenzo D’Alessio Ferrandina (MT) 08 agosto 2005, matrimonio di Nello Martiniello e Carmela Langellotti: ultima fila in fondo da sinistra:Antonio Scioscia,Vito Metallo, Alessandro Pasqualicchio, Fabio Zarrilli, Michele Maffucci; penultima fila: Rosanna Di Cecca, Francesco Cialeo, Mariantonietta Calabrese, Paola De Rosa, Canio Mario Gervasi,Angela Toglia,Alessandra Di Napoli, Enzo Di Marco,Antonella Pasqualicchio, Gerardo Sacino, Lucia Lampariello, Francesca Di Milia, Giovanni Rubinetti,Antonella Lantella, Silvia Pannisco, Giuseppe D’Emilia, Pasquale Licari (testimone), gli sposi Nello e Carmela, Enza Di Cecca, Donato Di Gregorio, Giovanni Cicoira,Andrea Varriale, Lorenzo Russo,Angelarosa Fierravanti, Donato Di Maio, Tania Di Luzio, Sara Monaco, Luigi Metallo, Maria Teresa Giuliano, Antonio Del Cogliano, Anna Pacia, Enzo Germano; prima fila: Luciano Capossela, Antonio Fonso, Claudio D’Emilia,Tonio Russo, Aurelio Lucadamo, Gianfranco Di Milia, Nino Maffucci, Lucia Di Cairano, Canio Margotta (testimone), Roberta Strollo, Maria Grazia Del Cogliano e Luciana Strollo. (Kukudrillu’s Club) 13 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Quattro generazioni: Mario Cestone di anni 66, Maria Grazia Cestone in Sciatti di anni 38, Sabrina Sciatti di cinque anni e mezzo, Chiara Sciatti di 19 mesi e Maria Michela Di Milia (spaccac’pogghj) vedova Cestone di anni 91. Calitri 14.08.2004, 83° compleanno di Francesca Di Maio vedova di Vincenzo Tornillo; da sinistra in piedi: Mario Cestone, Vincenzo Tornillo, nipote della festeggiata,Antonella Laudano,Vincenzo Tornillo, Franca Tornillo e Franca Tornillo, tutti nipoti della festeggiata; seduti: Maria Grazia Cestone con la figlia Sabrina Sciatti, Gaetanina Tornillo con la nipote Chiara Sciatti, Francesca Di Maio la festeggiata. Sabrina e Chiara Sciatti sono pronipoti della festeggiata. Calitri 04 settembre 2005, la festa dei sessantenni, prima fila da sinistra: Gabriele Lucrezia, Pasqualina Di Maio si vede appena,Angelo Cetta,Vincenza Di Maio, Giuseppina Caputo,Antonietta Armiento, Raffaele Pastore,Angela Gautieri col marito, Grazia Armiento con il marito Pietro Cappiello; seconda fila:Antonio Cesta, Pasquale Antonio Miranda con la moglie Francesca Cestone,Antonia Galgano; terza fila: Canio Zabatta, Mario Maffucci, Francesco Vincenzo Basile, Michelina Inverso,Luigi Nicolais si vede appena; ultima fila:Antonietta Coppola, Michele Antonio Di Carlo, Lucia Pasqualicchio,Vincenzo Nannariello,Giuseppe Cubelli, Carlo Antonio Di Cecca, Emilio Cicoira e Vincenzo Russo. I coniugi Maria Antonietta Cubelli e Mario Miano nel giorno delle nozze 23.04.1949, hanno festeggiato i loro 57 anni di matrimonio. Auguri dalla Redazione Calitri 1965,Vittorio Scoca con la moglie Maria Catano (can’sina), Filomena Iannece e i figli Giuseppe e Concetta Scoca. Calitri aprile 1966, in casa di Franchino Cianci, da sinistra: Generoso Tornillo,Vincenzo Lampariello, Franchino Cianci,Antonio Minichino, seduto Antonio Zabatta. 14 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Calitri 01 giugno 2005 in occasione dei “Giuochi dell’Infanzia” per la chiusura dell’anno scolastico, giovani nell’antico costume calitrano, da sinistra:Antonio Guardione (u sicilian’),Vincenzo Cestone (m’calon’/singer), Riccardo Maffucci (p’ciff’) e Giuseppe Cerreta (benfigliuol’). Calitri 07.01.2006, ristorante “Gagliano”: Gaetana Zarrilli (tacc’) circondata dall’affetto dei suoi nipotini Chiara, Matteo, Giulia e Giorgia. Calitri 1957, Maria Luigia Cestone col marito Vincenzo Scoca e il figlio Franco Vincenzo. Calitri agosto 2005, Raffaele Cestone con i tre nipotini Vincenzo Cestone, Enza e Maria Rotonda nei pressi del Borgo Castello. Asciano (SI) 29.05.2005, presso il ristorante “Piramidi”, la famiglia Aristico (t’mbesta) festeggia una doppia ricorrenza con i 35 anni di matrimonio di Antonio e Daniela e cinque anni di matrimonio del figlio Marco con Chiara Fattori. Genova 04.08.1957. Flavia Borea figlia a Mannina ’a Carr’zzera ed il marito Ascanio Manzoli al 49° anniversario di matrimonio. Brooklyn N.Y.(USA), 8 gennaio 2006, Festa della Befana in casa Basile, da sinistra in piedi: Richard e Louise Payne (Rabasca), Rick Morris (Preziosi), seduti Mario Toglia, Maria Margotta Basile,Angie Moloney (Cicoira), Josie Gore (Galgano), Beth e Roberto Bongo (Margotta), Geraldine Cash (Metallo), Rosanna Raia (Innella-Cestone), con la piccola figlia Sofia; in prima fila: Phillis Piazza (Salerno), Edward Cash, Fred Rabasca, Rosa Innella (Cestone), la nonna dei gemelli Sofia e Salvatore che il 24 marzo hanno compiuto un anno. Angela Codella, caporal maggiore dell’esercito, è la prima donna calitrana che è entrata a far parte delle forze armate.“È proprio vero quando si dice che bisogna saper scegliere nella vita, e assumersi tutte le responsabilità di ciò che si vuol fare… Così anche quando il 30 agosto 2004 ho deciso di firmare, ero consapevole del nuovo stile di vita che mi attendeva… Inizialmente è stata dura, ma la mia famiglia mi è stata sempre vicina e lo fa tuttora, li ringrazio tantissimo. Non poteva cominciare la mia carriera in un modo migliore”. 15 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 Calitri, USAP anno 1978/79, in piedi da sinistra: Pasquale Antonio Miranda (u tav’rnar’),Alfonso Di Carlo (pongì), Gaetano Cicoira (mast’carrier’), Gaetano Corazzelli nato in Venezuela,Vittorio Maffucci (battocchia), Mario Di Cairano,Vincenzo Corazzelli nato a Lacedonia, Francesco Di Carlo (ciccio),Angelo Maria Maffucci (s’nd’mend’), Leonardo Zarrilli (capacchion’); prima fila da sinistra:Vincenzo Cubelli, Donato Maffucci (patr’nett’/19.07.1952 † 02.05.1998), Crescenzo Martiniello (papp’lon’), Giovanni Buldo (bubù), Giovanni Galgano (foschi),Angelo Di Cosmo, Francesco Codella (bedin), Giuseppe Di Maio (Boninsegna). Calitri 8 settembre 1972/1973, piazza della Repubblica, questi baldi giovani hanno appena vinto il Palio della Cuccagna svoltosi in occasione della festa dell’Immacolata Concezione; da sinistra Vito Fierravanti (pamb’llin’),Agostino Di Maio (palusc’),Antonio Mauro Maffucci (chjvar’),Antonio Maffucci (sacr’stan’),Vincenzo Arù (sardagnuol’) si vede solo la testa, Michele Fonso (castagnar’), Canio Galgano (spaccon’), Donato Fierravanti (manolesta), Gaetano Guardione (siciliano),Vincenzo Coppola e Giovanni Cerreta (ricca recca). Calitri, Carnevale 2006 i ragazzi sono stati premiati come la maschera più originale della serata; i costumi sono stati realizzati interamente dal gruppo, da sinistra:Vincenzo Tornillo di Vito e di Maria Codella, Cinzia Senerchia di Francesco e di Gina Lucrezia, Bianca basile di Vincenzo e di Domenica Fulgeri,Vittorio Ruggiero di Michele e di Anna maffucci, Clara Cicoira di Giuseppe e di Angela Cerreta, Luca Di Cairano di Michele e di Agnese Di Cosmo; seduto per terra: Mario Tornillo di Michele e di Maria Di Napoli. Mariano Comense 25.10.2005, la nostra concittadina Rosa Lucia Fatone, vedova Russo, circondata dall’affetto dei suoi cari, ha festeggiato il suo 98° compleanno; da sinistra seduti:Vito Scoca, il piccolo Luca Scoca, Rosa Lucia Fatone la festeggiata e Gerardina Russo; in piedi: Mario Scoca, Michele Russo, Enzo, Leo, Maria Pia, Vito, Ivano, Sandra, Maria, Luciana e Marco, Chiara e la piccola Francesca. Calitri 1955 festa di S.Antonio con processione, da sinistra Giuseppe Di Cairano (ndruglia), la bambina con abito bianco Vincenza Della Valva deceduta nel 1964, Francesca Cianci moglie di Vincenzo Margotta (S’l’vestr’), dietro Elena Scoca (st’scè) residente negli USA, Elena Margotta porta u’ m’zzett’ sul capo,Antonietta Cirminiello (c’mm’niegghj) e Giacinta Zarrilli (tacch’). 16 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 DAGLI U.S.A.: Società Calitrana di Dunmore Pennsilvania 1958; da sinistra prima fila in piedi: Sal Gallo, Joseph Margotta, Mike Martinelli, Joseph De Maio, Nik Iannelli (non calitrano),Antonio Cantarella,Antonietta Cantarella, Joe Cantarella, Benny Errico, Jim Nicholas,Agnes Salico, Anthony Salico (forse il cognome originario è Sagliocco), Rose Cantarella,Antonietta Bocchicchio, Peggy Cantarella, Frank Cantarella, Lucy De Maio Montalbano e suo marito Ben Montalbano (di origine siciliano); seconda fila seduti: Vincenzo Metallo,Ann De Maio Gallo, Rosa Metallo, Rosa De Maio, Maria Paolantonio Errico,Antonietta Margotta, Rosa Nicholas,Vincenza Zarrilli e Giovanni De Maio, Luigi Cantarella, Helen Margotta, e Canio Pasqualicchio. Calitri 1955/56, da sinistra Maria Concetta Di Milia (paglier’/23.12.1931 † 24.05.2004), Maria Concetta Di Milia (paglier’/10.05.1908 † 09.05.1971), Maria Giuseppa Capossela (nzaccanda/03.01.1925 † 11.02.1985), il bambino è Giovanni Di Milia (paglier’) nato il 09.05.1954 da Angelo e da Maria Giuseppa Capossela. Senigallia, agosto 1966, colonia gioventù italiana, Luigi Di Napoli (cicch’p’ndigghj) e Claudio D’Amelio (nescia). 17 Gita scolastica 1973, prima fila da sinistra: Antonietta D’Ambrosio, Vincenza Di Napoli, Gaetano Guardione; seconda fila: Antonio Di Napoli (cicch’p’ndigghj), don Michele Di Milia (cuzzett’), Giuseppe Di Maio (Boninsegna); ultima fila: Teresa De Vito di Aquilonia, Nicola Lottrecchiano di Aquilonia,Vitantonio Pasqualicchio. IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 legata› alle Altre poesie ritrovate, anche l’altra – coerentemente – meriterebbe la stessa destinazione», e Mario Diacono che afferma: «Calitri non è stata inclusa in Tutte le poesie, ma avrebbe ogni diritto per esserlo». Con il suo nuovo libro Calitri, una poesia di Ungaretti da ritrovare (Delta 3 Edizioni), Alfonso Nannariello sostiene e motiva criticamente questa richiesta nel mentre mantiene fermo il confronto tra le tre redazioni del brano colmando, con ciò, una lacuna negli studi sulle opere del poeta ermetico. L A N OS TRA BIBLIOTECA CALITRI - Una poesia di Ungaretti da “ritrovare” di Alfonso Nannariello, Delta 3 Edizioni, Grottaminarda 2006 Livia Giunti el 1949, nelle edizioni della Meridiana di Milano, Ungaretti N pubblicò la sua prima raccolta di poemi in prosa: Il povero nella città, composta con gli articoli comparsi nella «Gazzetta del Fiabe e favole d’Irpinia di Aniello Russo – International Printing Editore – Pianodardine (AV) marzo 2006 Popolo» di Torino tra il 1931 e il 1934, periodo in cui, come inviato speciale della testata, aveva compiuto una serie di viaggi all’estero e in diverse regioni italiane, annotandone le impressioni. Dopo la stesura del ’31-’34 di questi suoi poemi, il poeta riscrisse le sue ‹prose di viaggio›, affinché volgessero alla ‹prosa d’arte› e alla poesia. Suggestionato da Góngora e da Shakespeare, in questa reinvenzione delle prose sperimentò e raffinò la figurazione barocca, percependo in sé il sentimento della «catastrofe» come gli pareva di avvertirlo negli scrittori di quel periodo. E, in effetti, le «prose di viaggio si definiscono, agnizione della catastrofe, nel ripercorrere i luoghi di un tempo esaurito, nello scavare in una storia, …, visitata come archeologico deposito di rovine». Nel 1949, anno in cui ricevette il Premio Roma per la poesia, Ungaretti si ripresentò alla cultura italiana con Il povero nella città. Nella “reinvenzione” del Povero compaiono anche due componimenti in versi: Lamento cairino e Calitri. Il testo di Calitri è l’ultima stesura di due precedenti scritture. La prima di queste portava il titolo Acquaforte e costituiva l’ultimo dei sette paragrafi che Ungaretti aveva dedicato agli Appunti per la poesia d’un viaggio da Foggia a Venosa, apparsi nella «Gazzetta» del 22 agosto 1934. Limata in alcuni punti, Acquaforte fu ripresentata il 2 maggio 1946 in un giornale letterario edito a Roma, «Fiera Letteraria», in un dittico titolato Acqueforti introdotto da un breve accompagnamento a carattere documentativo-esplicativo dell’autore Sono due paesaggi estivi: uno è il Tavoliere in un luglio senza una gocciola d’acqua; l’altro ricorda un paesino, Calitri, dove avevo passato la giornata e pernottato tornando a Venosa dalle sorgenti del Sele. Andando da Venosa a Caposele Ungaretti s’era già fermato a Calitri. Da qui, dopo aver fatto colazione, ripartì con i suoi accompagnatori per far visita alla stazione dell’Acquedotto Pugliese presso il torrente Ficocchia. Fu però in questa seconda occasione che, stando al contesto notturno della terza strofa della poesia, deve aver appuntato il testo di Acquaforte poi elaborato e intitolato Calitri. In questa nuova versione esso è uno di quei poemetti del Povero nella città che, come riferì lo stesso Ungaretti all’amico Giuseppe De Robertis in una lettera del 23 settembre 1949, è uno «dei più belli scritti in lingua italiana». Il genere letterario di Calitri rispetto ai brani del Povero, è diverso. È poesia, non prosa. In quanto tale dovrebbe essere inclusa nel corpus poetico di Ungaretti, in Tutte le poesie: tra le Poesie Ritrovate. Questa proposta non è di parte. È formulata dai due maggiori studiosi di Ungaretti: Carlo Ossola, che motiva: «Poiché in due edizioni («Fiera Letteraria» e Povero, n. p.) essa fu pubblicata in stretta unione con le prime stesure, …, di Preda sua (tanto che nella ‹Fiera Letteraria› del 1946 comparivano sotto lo stesso titolo di Acqueforti), e poiché l’una è stata ora ‹al- l professore Aniello Russo ci ha,ormai, abituato alle sorprese e ci propone un altro bellissimo volume che andrà a far parte del Itrittico 1) Leggende religiose 2) Il presente volume e 3) Novelle erotiche e racconti che quanto prima costituiranno un unico cofanetto col titolo di “Irpinia racconta”. Con questo ponderoso volume di ben 325 pagine il Russo ha messo una seria ipoteca perché le sue opere, per la serietà di lavoro, per l’attenta, lucida e doviziosa analisi, per la ricerca approfondita, reppresentino un complesso scritturale che si pone come testo di riferimento che resiste al tempo e nel tempo e che ci riporta ad una fedele ricostruzione della memoria per metterla a disposizione di tutti ed in particolare dei giovani. Il risultato è estremamente interessante perché in questo modo è stato possibile analizzare, la quasi totalità del territorio Irpino, raggiungendo anche i posti più remoti ed isolati per la costruzione di un lavoro d’insieme. I risultati premiano la fatica del ricercatore, che con una stimolante caratura metodologica, è andato oltre una partecipata testimonianza storica. Le chiese di Contursi Terme di Damiano Pipino – Valsele Tipografica – Materdomini (AV) gennaio 2006 gni pur piccolo centro abitato rappresenta per coloro che ne O fanno parte un piccolo, prezioso scrigno di memorie, in cui – a modo loro – abbagliano sia i riflessi della fede, dell’umanità e della cultura, come i fatti negativi delle negligenze, dei peccati e della mediocrità. Ricordare agli abitanti di Contursi Terme con brevi, ma dotti cenni storici, la chiesa di Santa Maria degli Angeli, la chiesa del SS. Nome di Gesù, la chiesa della Santissima Vergine Maria del Monte Carmelo, quella di Santa Maria delle Grazie, di San Vito, di Santa Maria della Scala, di Santa Sofia, San Donato, Santa Caterina e Sant’Antonio al Ponte è fare storia. Scopo del libro è, in primo luogo, quello di riportare alla conoscenza storica di una serie di chiese, ciascuna con la sua storia particolare e dove, in pratica, si è acquisita quella formazione cristiana che molti di noi hanno; in secondo luogo per ricordare ai cittadini che ad essere orgogliosi di questa storia che fu costruita dai nostri padri. La tragica avventura africana del carabiniere baianese Nicola Litto – di Pasquale Colucci – Grappone Mercogliano (AV) maggio 2006 on la consueta perizia storica, ma anche con altrettanta apC passionata partecipazione umana, Pasquale Colucci, ricostruisce la tragica vicenda di Nicola Litto, il “carabiniere a pie18 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 di” di Baiano, caduto eroicamente la notte tra il 12 e il 13 febbraio 1936 presso Mai Lahlà, in Etiopia, ad opera di una banda di irregolari abissini, che avevano assalito in forze il cantiere stradale della Gondrand, massacrando una settantina tra operai e tecnici italiani. Il tragico episodio – sin qui appena ricordato e non sempre esattamente ricostruito dalla storiografia sulla guerra italo-etiopica – viene per la prima volta accuratamente indagato in tutti i suoi particolari da Colucci, che offre quindi sull’argomento un contributo nuovo e un approfondimento originale. Documenti ufficiali, carteggi familiari e cronache giornalistiche del tempo – tutte fonti diligentemente investigate, confrontate e criticamente utilizzate – consentono inoltre all’autore di restituire l’autentico volto di questo umile servitore dello Stato, caduto vittima del dovere. al suo posto nella scuola, nella famiglia, nella professione deve preoccuparsi di essere sempre osservato dai giovani ai quali dare l’esempio; infatti non sempre è necessario dire, ma sempre è necessario mostrare coerenza. Storia biomedica del Tarantismo nel XVIII secolo di Gino L. Di Mitri – Olschki – Firenze 2006 – Euro 34.00 onsiderato di volta in volta manifestazione del pregiudizio popolare, effetto reale provocato dal morso e dal veleno di C un ragno o – nella migliore delle ipotesi – generica espressione religiosa dei ceti subalterni meridionali, il tarantismo è in realtà un rituale sincretico di possessione. Ma questo fenomeno fu anche uno dei più straordinari oggetti di ricerca operativa e banchi di prova teoretica delle scienze biomediche in età moderna. Situato tra la geniale e artificiosa credulità delle dottrine latromeccaniciste secentesche e lo sbrigativo ma a volte fondato riduzionismo di quelle positivistiche, il secolo dei Lumi innalzò attorno a questo mistero, conteso da natura e spirito, un complesso e variegato edificio dei saperi entomologico, clinico, musicologico, fisico, fisiologico ed etnografico abitato stabilmente da una folta schiera di scienziati e filosofi come Baglivi, Berkeley, Vico, Mead, Linneo e Rousseau. L’autore, attraverso una riflessione originale e una narrazione coinvolgente, ricostruisce la vicenda finora ignota di un dibattito in materia sperimentale ed epistemologica in cui le sorti neglette della civiltà di tradizione orale si intrecciarono con quelle della più raffinata cultura scientifica europea: un confronto che fu insieme attiva metafora della Repubblica Letteraria e insigne paradigma per gli studi contemporanei sugli stati modificati di coscienza. Gino Leonardo Di Mitri è nato a Brindisi nel 1957. Laureato all’Università di lecce in Filosofia Teoretica con una tesi sulla logica delle scienze sociali in Theodor W. Adorno e in Karl R. Popper, si è poi perfezionato all’Università di Padova. Ha quindi conseguito il Diplama d’Etudes Approfondies in Storia della Medicina all’Universitè de Geneve e il Dottorato di Ricerca in Storia Storia della Scienza all’Università di bari. Specialista del pensiero delle pratiche nelle scienze naturali del ’700, attualmente fa parte del Dipartimento di Studi Storici dal Medioevo all’Età Contemporanea dell’Università di Lecce. (dalla Presentazione di Francesco Barra) L’Arte Sacra in Alta Irpinia di don Pasquale Di Fronzo – Quindicesimo Volume – Ed. Grappone – Torrette (AV) 2006 – Fuori Commercio on possiamo non essere riconoscenti e grati a don Pasquale N Di Fronzo per l’immane lavoro che sta conducendo da solo – e riaffiora alla mente la bellissima “Ode” del Pascoli. “Da me, da solo…per l’erta mossi rompendo ai triboli i piedi e la mano”… –. per riscrivere la storia artistica delle nostre contrade che è una necessità alla quale, ormai non si può più sfuggire, e che don Pasquale riscrive con quella onestà intellettuale che gli è propria. Undici nuove schede, in un corposo volume di circa 190 pagine, ci offrono una nuova allettante possibilità di conoscenza sulle, ormai, numerose opere artistiche della nostra Provincia che nella vasta e difficile ricerca dell’Autore, diventano per noi un osservatorio privilegiato. Dalla tavola della Madonna e i Santi, il Calvario e la Trinità e la Vergine di Torella dei Lombardi, ci conduce al culto di San Biagio e alla chiesa del Passo di Mirabella Eclano, per portarci ad ammirare il gruppo statuario dell’Annunziata e il suo altare in Calitri, la chiesa madre di Carife, Santa Maria di Nazareth di Monteverde, all’organo di S. Maria maggiore di Grottaminarda, alla statua di S. Lucia di Castelvetere sul Calore e finire ai quattro evangelisti di Villanova del Battista. Un avvincente viaggio, frutto di un’attenta e complessa indagine, che ci fa scoprire un mondo nuovo, attraverso una lettura agevole ed allettante. VOCI DI LOTTA E DI PASSIONE di Vincenzo D’Alessio – Edizioni Gruppo Culturale “F. Guarini” – Montoro 2006 uesta raccolta di poesie tenta nuove tappe che, in versi Q chiari o torbidi, custodisce la vita di un intero gruppo sociale che non si limita alla semplice protesta contro i politici, ma comincia dalla propria persona per lottare, per garantire l’onestà di tutti, la non violenza, l’umiltà, la pazienza, affermando, in concreto, tutte quelle virtù che – purtroppo – oggi non sono più di moda. Sono le domande che emergono da queste poesie e che rischiano di rimanere disattese se non si depongono le armi dello scetticismo e della pigrizia, e se non si assume l’impegno di provocare tutti a scegliere, in questo mondo senza pace e senza gioia, per dare fattiva concretezza a ciò in cui si crede.Ciascuno Il bisnonno Giovanni Di Maio (Sabetta Cesta) fa tanti auguri per un felice avvenire al piccolo pronipote Enzo Lucio Nicolais nato il 14.07.2005 da Antonio e da Concetta Zarrilli. 19 da n. 29 continua - 4 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 DIALETTO E CULTURA POPOLARE VINCENZO METALLO NG’ERAN’ NA VOTA I FR’GGIAR’ C’ERANO UNA VOLTA I FABBRI FERRAI stamb’ a lat’ a li fierr’ r’ li ciucc’, quatt’ a lat’ a quigghj’ r’ li mul’ re stampi a lato sui ferri per gli asini, quattro a lato per i ferri per i Tcchiùree cavagghj’, lu lat’ ra for’ avìa ess’ n’ picca cchiù largh’ p’avè Tmuli e cavalli, il lato esterno doveva essere un po’ più largo per appogg’, lu lat’ r’ indr’ avìa ess’ arrotondat’ a forma r’ l’ogna avere più appoggio, il lato interno doveva essere arrotondato secondo la sinò s’cc’ria ca quann’ l’animal’ camm’nava cu lu fierr’ nd’ppava l’atu per’ e s’ “tagliava”, li fierr’ r’ nand’ eran’ chjcat’ n’aut’ p’ r’parà lu per’ ra quacche botta mbiett’ a r’ pret’. A li fierr’ r’ nn’ret’ s’ facienn’ li rampun’, quann’ l’ogna n’ nn’era cr’sciuta para, nnand’ sì e nn’ret’ no (n’ so’ cr’sciut’ li quart’) pur’ a li fierr’ r’ nand’ s’ facienn’ li rampun’ p’ gav’tà ca lu (f’tton’ o forcella) la part’ r’ intr’ r’ l’ogna nd’ppava nderra e l’animal’ s’azz’ppava, a li fierr’ r’ li cavagghj’ s’ facìa la barbetta, nu triangolin’ chjcat’ nn’and’; li fierr’ r’ li vuov’, animal’ cu l’ogna spaccata, s’ facienn’ a mezza luna e cchiù s’ttil’ a seconda r’ la hrannezza, s’ facienn’ quatt’ o cinq’ p’rtos’; quann’ li fierr’ s’eran’ r’fr’ddat’ s’avienna p’rcià cu lu p’ndigghj’ quadrat’, s’ m’ttìa lu fierr’ a l’angul’ r’ la ngurana cu lu martiegghj’ p’cc’ninn’ roj bott’ ngimma a lu p’ndigghj’ e lu p’rtus’ era p’rciat’ ra lu lat’ r’ sotta, r’manìa na sbavatura r’ fierr’, cu lu martiegghj s’ammaccava, li fierr’ r’ li vuov’ s’ p’rciavan’ ngimma a nu c’ppon’ r’ l’gnam’. Ropp’ s’ m’ttienn’ ngimma a r’ pert’ch’ ra nu lat’ i fierr’ r’ nand’ a l’atu lat’ quigghj r’ nn’ret’, s’accumm’nzava ra lu cchiù hruoss’ fin’ a lu cchiù p’cc’ninn’; r’ pert’ch’ eran’ tre: quegghia r’ cimma li fierr’ r’ cavagghj’, quegghia r’ miezz’ li fierr’ r’ mul’ e quegghia r’ sotta li fierr’ r’ ciucc’ chi eran’ cchiù assaj; li fierr’ r’ li vuov’ n’ nn’eran’ assai, s’ m’ttienn’ nda nu fierr’ f’lat’ fatt’ a cannacca e s’app’nnienn’ a nu c’ndron’ mbietta a lu mur’; quann’ s’avìa f’rrà n’ s’avìa sci mbaccìa, lu fierr’ chi abb’s’gnava subb’t s’acchiava. Ra na sferra r’ fierr’ vecchj’ chi s’ luava quann’ s’ sf’rrava, quann’ s’ nfuquava r’v’ndava fierr’ nuov’ e s’ facienn’ tanda cos’: la paletta r’ la fazzatora, la paletta r’ la zappa, campaniegghj’, u mierch’ chi s’ m’ttìa ngimma a r’ sckanat’ r’ pan’ quann’ s’ p’rtava a coc’ a lu furn’, si s’ nfuquava nda r’ fuoch’ s’ m’ttìa pur’ ngimma a r’ spallier’ r’ r’ segg’ p’ r’ canosc’ quann’ s’ mbr’stavan’ a li sp’salizzij e a li lutt’, a li t’niegghj’ r’ l’uva, a li c’rnicchj’ e a tott’ quegghj’ cos’ chi avienna ess’ can’sciut’, ardìa lu l’gnam’ e lu mierch’ r’manìa p’ semp’; lu mierch’ p’rtava le iniziali r’ cugnom’ e nom’ r’ lu cap’ famiglia. Cu li fierr’ cchiù gruoss’ s’ facienn’ li trebb’t’ r’ tott’ r’ m’sur’: la paletta r’ la f’rnacella. La catena r’ lu callarucc’, s’ facienn’ ast’ longh’ na s’ssantina r’ centimetr’ fatt’ ngin a li ruj lat’, ropp’ s’ m’ttìa nda r’ fuoch’ quann’ eran nfuquat’ s’ m’ttìa nda la morsa e s’ facienn’ nu par’ r’ gir’ accussì l’asta v’nìa nt’rc’gliata, ropp’ s’ facienn’ li cat’niegghj chi s’ saldavan’ un’ ind’ a l’aut’, s’rvìa p’ auzà e abbascià lu callarucc’. S’ facìa lu pal’ttin’ p’ la vrascera, la molla r li car’vun’ “p’zz’carola”, lu jatatur’ s’ facìa cu nu tubb’ s’ m’ttìa nu lat’ ndo r’ fuoch’ e cu lu martiegghj’ s’ str’ngìa lu p’rtus’ fin’ a chi r’manìa nu p’rt’siegghj p’cc’ninn’, ca quann’ s’ iatava r’ fuoch’ laria assìa a pression’. S’ facìenn’ r’ brigl’ a “morso intero e morso spezzato” p’ li mul’, li ciucc’ e li cavagghj’, la morgia chi s’ m’ttìa a li mul’ e a li ciucc’ a nu lat’ ng’era na maglia r’ catena e nu cat’niegghj’ fissat’ a la capezza a l’atu lat’ tre magl’ r’ caten’ attaccat’ a lu suatt’ chi s’rvìa p’ guidà e fr’nà l’animal’. forma dell’unghia altrimenti succedeva che quando l’animale camminava, col ferro toccava l’altro piede e si tagliava, i ferri davanti erano piegati davanti per riparare il piede da qualche botta contro le pietre. Ai ferri posteriori si facevano i ramponi, quando l’ugna non era cresciuta alla pari, cioè davanti si e dietro no si diceva “non sono cresciuti i quarti”, anche ai ferri davanti si facevano i ramponi per evitare che il filettone o forcella cioè la parte interna dell’unghia toccasse terra e l’animale si poteva azzoppare, ai ferri dei cavalli si faceva la “barbetta” un triangolino piegato davanti. I ferri dei buoi, essendo animali con l’unghia spaccata, si facevano i ferri a mezza luna e più sottili e a seconda della grandezza si praticavano quattro o cinque buchi. Quando i ferri si erano raffreddati si dovevano bucare col punteruolo quadrato, si metteva il ferro all’angolo dell’incudine e col martello piccolo due colpi sul punteruolo e il foro era fatto, nel lato sottostante rimaneva una sbafatura di ferro e col martello si ammaccava; i ferri dei buoi si foravano su un ceppo di legno, dopo si mettevano sulle pertiche, da un lato i ferri davanti e dall’altro i ferri posteriori, si cominciava dal più grande fino al più piccolo. Le pertiche erano tre, quella di sopra aveva i ferri per cavallo, quella di mezzo i ferri per i muli e quella di sotto i ferri per gli asini che erano più numerosi; i ferri per i buoi non erano numerosi, si mettevano dentro un filo di ferro fatta a collana e si appendeva ad un chiodo sul muro, quando si doveva ferrae non si perdeva tempoe subito si trovava quello che abbisognava. Una scheggia di ferro vecchio che si toglieva quando si sferrava, appena messa nel fuoco diventava ferro nuovo e si facevano tante piccole cose: la paletta per la madia, la paletta della zappa, lu merch che si metteva sulle forme di pane quando si portavano a cuocere al forno pubblico, se riscaldato sul fuoco si metteva sulle spalliere delle sedie per riconoscerle quando si prestavano per gli sposalizi e per i lutti, ai tinelli dell’uva, ai crivelli del grano e a tutti quegli oggetti che dovevano essere riconosciuti, lu merch portava le iniziali del nome e cognome del capo famiglia. Con i ferri più grandi si fecevano i treppiedi di tutte le misure, la paletta della fornacella, la catena della caldaia, si facevano aste lunghe una sessantina di centimetri fatte ad uncino ai due lati, dopo si mettevano nel fuoco e poi nella morsa e si facevano un paio di giri, così si saldavano uno con l’altro, serviva per alzare o abbassare la caldaia; si faceva il palettino per il braciere, la molla per i carboni “pizz’carola”, il soffietto per il fuoco si faceva con un tubo, si metteva un lato nel fuoco e col martello si stringeva il foro fino a che rimaneva un piccolissimo foro che quando si soffiava sul fuoco l’aria usciva a pressione. Si facevano le briglie a “morso intero e a morso spezzato” ai muli, agli asini e ai cavalli, la museruola che si metteva ai muli e agli asini, ad un lato c’era na maglia di catena e un cateniegghio fissato alla capezza all’altro lato tre maglie di catena attaccate allo suatt’ che serviva per guidare e frenare l’animale, e tante altre cose. 20 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 L’Assessorato alla Cultura della Provincia di Avellino ha orga- Vita Calitrana nizzato dal 2 al 12 giugno 2006 delle manifestazioni musicali, teatrali e visite guidate nei centri storici di taurasi, di Calitri, di Gesualdo ed a Conza della Campania, dal titolo: “Lusinghe e tormenti” sulla figura del Principe Carlo Gesualdo, poeta e compositore di musica sacra e profana. I quattro paesi oggi vengono chiamati: ”Luoghi Gesualdini”, perché parte della loro storia è stata segnata dalla vita del Principe. I l Comune di Calitri e la Pro-Loco hanno sponsorizzato dal 9 al 17 aprile 2006, nella suggestiva chiesa dell’Annunziata, la mostra dal titolo: “L’arte del lucignolo” del maestro Vito Zabatta (mattaion’) ceramista di Calitri. Alle ore 19 del 15 giugno 2006, nella sala dell’ex ECA, è avvenuta la prima seduta del Consiglio Comunale di Calitri, è stata formata la Giunta con 6 assessori, è stato nominato il vice sindaco la ragioniera Maria Di Milia (pisciacenn’r’). La Scuola Primaria “Vito Acocella” di Calitri dal 9 giugno 2006, presso l’edificio scolastico di corso Garibaldi, ha aperto la 2° mostra mercato relativa al “Progetto ceramica – piccoli ceramisti all’opera” al fine di integrare le attività didattiche e la riscoperta delle tradizioni locali artigianali del territorio. D l 14 maggio 2006, l’Associazione di volontariato “Donne per il Sociale”, ha organizzato nel salone dell’ECA, un incontro dibattito sul tema “ menopausa: stili di vita” relatrice la ginecologa dott.ssa Liliana Romano, responsabile dei consultori familiari dell’ASL n. 2 di Potenza. al 30 giugno al 2 luglio ha avuto luogo a Calitri la VI° prova del “Trofeo turistico Nazionale 2006 – Moto Club – Alta Irpinia” organizzato dai giovani della moto Guzzi world club di Calitri. Nei padiglioni della Fiera interregionale il 30 giugno ore 18,00 convegno moto e sicurezza stradale; il 1 e il 2 luglio: mototour, varie mostre, visite guidate, 3° edizione Miss ’nguzz, concerto live, fuochi d’artificio, premiazione vincitori del mototour e degustazione di prodotti tipici locali. l 24 maggio 2006 presso l’auditorium del Liceo/Istituto d’Arte di Calitri ha avuto luogo un convegno sugli studenti portatori di handicap dal titolo: “Salve sono un geranio” relatore il dott. Claudio Imprudente, direttore della rivista Accaparrante e responsabile del Centro documentazione H di Bologna. resso il Centro della Scienza, in via San Berardino, il 24 e il 25 agosto 2006, si terrà – come ormai avviene da anni – il corso di formazione scientifica esperienzale “Insegnare scienze facendo scienza” riservato a venti docenti di materie scientifiche di Scuole Italiane. E-mail: [email protected]. I P I SOLIDARIETÀ COL GIORNALE Euro 20: Sisinno Maria (S. Nicola Arcella), Codella Vincenzo (Firenze), Cignarella Rosario (S.Andrea di Conza), Galgano Luciana (Roma), Maffucci Samuele (Carmignano), Tornillo Filomena (Reggio Emilia), Codella Vincenzo (Firenze), Cicoira Antonio (Rimini), Lantella Salvatore (Torino), Ardolino Marianna (Baronissi), Errico Salvatore (Carugo) Euro 20: Cerreta Giovanna (Prato), Donatiello Giuseppe (Napoli) Euro 24: Cestone Francesco (Potenza) Euro 26: Vallario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso) Euro 30: Cirminiello Mario (Posta Fibreno), Cianci Mario (Napoli), Cerreta Canio (Malmadrera), De Nicola Michele (Bologna), Di Milia Michele (Gallarate), Tozzoli Maria (Napoli) Euro 50: Galgano Anna (Milano), Di Cairano Giovanni (Siena), Tuozzolo Donato (Roma), Marra Raffaele (Caserta), Di Cosmo Michelino (Oliveto Citra), Zabatta Michele (S. Giorgio a Cremano), Tuozzolo Giovannino (Roma), Nappi Gaetana (Bergamasco) Euro 100: Cestone Vincenzina (Melfi), Marra Raffaele (Caserta) DA CALITRI Euro 5: Siconolfi Anna Euro 10: Sime Maria Donata, Metallo Canio, Lo Priore Antonio, Di Luzio Antonietta, Di Cecca Angelo Euro 15: Maffucci Maria Euro 20: Capossela Valeria, Cerreta Maretta, Maffucci Gaetanina, Maffucci Teresa, Fastiggi Maria Francesca Euro 25: Paolantonio Francesco, Di Roma Iolanda Euro 30: Maffucci Michele, corso Garibaldi Euro 50: Cubelli Angela DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE Euro 5: Algeri Alba (Retorbido), Alberico Matteo (Altavilla Irpina) Euro 10: Buglione Gerardo (Cantù), Armiento Michelina (Alessandria), Stanco Angela ved. Forgione (Lentate S.S.), Gruppo Culturale “F. Guarini” (Montoro Inf.), Di Napoli Vincenzo (Bologna), Malevolti Giancarlo (Firenze), Saverino Vincenzo (Milano), Rabasca Canio (Nova M.se), Fastiggi Canio (Ponsacco), Scoca Vincenzo (Perticato), Currà Antonio (Novate M.se), Leone Giovanni (Milano), Briuolo Luigi (Alessandria), Margotta Maria Teresa (Salerno), Margotta Vincenzo (Salerno), Margotta Vincenzo e Francesca (Roma), Romano Sabato (Bellizzi), Acocella Vito Antonio (Lentate S.S.) Euro 15: De Nora Bartolomeo (Verbania), Lotito Vincenzo e Nesta Rosetta Maria (Foggia), Tongiorgi Di Milia Anna (Crespina), Rizzi Savina (Napoli), Lops Antonio (Besano), Maffucci Vincenzo (Bregnano) Euro 19: Sauda Roberto (Roma) DALL’ESTERO GERMANIA: Euro 20 Margotta Masullo Maria SVIZZERA: Euro 315,30 ALECS (Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani Svizzeri) - Euro 30 Maffucci Giovannino U.S.A.: Euro 100 Frucci Costantino, Euro 10 Metallo Mary, $ 50 Abate Vitale Chiediamo scusa se nel numero precedente a proposito dell’Australia abbiamo scritto dollari – è stato un nostro errore – ma sono Euro che al cambio, più le spese, da 20 dollari australiani sono diventati Euro 12,50. 21 IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 1 marzo 2006 al 10 giugno 2006, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Cirminiello Ludovica di Antonio e di Di Napoli Vincenza Di Cairano Vincenzo di Giuseppe e di Di Luzio Vincenza Frino Gabriele di Frino Mariagrazia Bozza Martina di Vincenzo e di Cesta Marisa Rainone Alessandro di Michele e di Cesta Teresa Zabatta Valerio di Antonio e di Borea Emanuela Cestone Benedetto di Luigi Antonio e di Acocella Giovannina Russo Benedetta di Donato e di Fastiggi Marilu’ Rabasca Alessandra Teresa di Antonello e di Annunziata Debora Sibilia Mirko di Massimiliano e di Caruso Anna Cicoira Tullia Maria di Michele e di Maffucci Lucia 16.03.2006 18.04.2006 19.04.2006 24.04.2006 12.05.2006 21.05.2006 21.05.2006 23.05.2006 16.06.2006 19.06.2006 25.06.2006 MATRIMONI Canistro Angelo Maria e Di Cecca Maria Antonietta De Simone Francesco e Maffucci Rosanna Di Muro Rodolfo e Milova Irina Rubino Giuseppe e Lupo Maria Cristina Colacicco Ottavio e Intini Rosa Cala’ Vincenzo e Michelutti Paola Fonso Canio e Galgano Brunella Tornillo Lorenzo e Pinto Annalisa 08.04.2006 08.04.2006 19.04.2006 22.04.2006 22.04.2006 24.04.2006 29.04.2006 10.06.2006 MORTI Galgano Rosa Russo Maria Michela Zabatta Giuseppa Zabatta Salvatore Buonomo Amelia Di Napoli Rosa Maria Michela Bavosa Angela Mastrogiacomo Angiola Pagliaccio Anna Giuliano Agnese Russo Antonio Michele Cestone Maria Di Guglielmo Rocco Rubino Maria Di Cairano Maria Concetta Zarrilli Giovanni Cialeo Francesco Margotta Grazio Maiorano Giovanni Senerchia Angelina Di Napoli Giovanna Marino Donato Carmine Acocella Irma Giovanna Cicoira Nicolina Cerreta Giovanna Errico Vincenza 19.12.1913 - † 11.07.2005 21.05.1924 - † 01.03.2006 09.09.1920 - † 19.03.2006 20.10.1925 - † 22.03.2006 15.12.1913 - † 22.03.2006 14.09.1912 - † 24.03.2006 02.05.1930 - † 29.03.2006 26.10.1913 - † 04.04.2006 08.06.1917 - † 07.04.2006 27.01.1911 - † 07.04.2006 24.07.1913 - † 11.04.2006 07.12.1936 - † 13.04.2006 28.10.1926 - † 26.04.2006 14.10.1926 - † 30.04.2006 02.09.1923 - † 02.05.2006 22.12.1926 - † 10.05.2006 14.03.1916 - † 12.05.2006 09.10.1904 - † 12.05.2006 24.03.1958 - † 12.05.2006 01.11.1936 - † 15.05.2006 03.12.1909 - † 19.05.2006 18.07.1918 - † 21.05.2006 27.10.1924 - † 25.05.2006 06.08.1915 - † 01.06.2006 26.03.1928 - † 01.06.2006 15.04.1916 - † 10.06.2006 22 Salvatore Zabatta (haland’) 20.10.1925 † 22.03.2006 Anche se non ci sei più, sei sempre presente in noi tutti. Grazio Margotta 09.10.1904 † 12.05.2006 CIAO, ZI’ IUCC’ Infine la nera signora lo ha portato via. È stato il 12 di questo radioso maggio, mentre intorno era un tripudio di colori. Lui – Grazio Margotta, 101 anni – si è spento, quasi in sordina. La sua vita l’ha vissuta pienamente e sino in fondo, come negarlo? Eppure, se potessi, farei ancora una carezza a quel viso rugoso, chiederei altre parole alla sua voce. Ancora uno dei suoi racconti. “Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”. Quando l’ho visto, mi ha stretto la mano fra le sue, dicendomi “torna presto”. Avrei voluto, ancora una volta, caro zì Iucc’. Séguita, ora, a sorriderci, da lassù. A. Marco Del Cogliano Rosetta Tartaglia (Belgio) 01.08.1959 † 23.12.2005 Vivrai per sempre nei nostri cuori. Maria Maffucci 27.08.1928 † 27.06.2005 Il Signore si compiace di chi lo teme e si affida nella sua bontà (Salmo 147/A) Domenico Di Luzio 01.01.1934 † 23.09.2003 La sua morte lascia nel nostro cuore una piaga profonda. Noi ti abbiamo supplicato, Signore, di prolungare i suoi giorni. Tu gli hai dato il riposo eterno; il Tuo Santo Nome sia benedetto. Raffaele Nappo 10.10.1942 † 08.06.2003 I tuoi cari serbano nel cuore il tuo vivissimo ricordo. IL CALITRANO N. 32 n.s. – Maggio-Agosto 2006 R E Q U I E S C A N T Vincenzo Di Cairano 03.08.1935 † 10.05.2002 Non possiamo dimenticarti, tua moglie Antonietta, tuo figlio Vitale e i parenti tutti. Giuseppe Beltrami 12.12.1897 † 10.05.1982 La tua onestà e la tua dirittura hanno lasciato un segno duratuto nei cuori di chi ti ha conosciuto. Amedeo Toglia 18.01.1935 † 16.08.1981 Il dolore ti ha duramente provato, ma la speranza ti ha dato forza. La tua famiglia serba di te un amore infinito. Michele Frucci 03.02.1936 † 18.06.1998 Gli amici più cari costituiscono il più dolce dei sostegni (Cicerone) Antonio Cioffari (Totonn’ r’ p’satur’) 21.01.1910 † 22.06.1985 La mia difesa sta in Dio, che salva i puri di cuore (Salmo 7) Maria Giuseppa Cestone ved. Codella 31.10.1902 † 04.06.1981 La cara memoria di te è sempre viva in quanti ti vollero bene. Alfonsina Ferri ved. Maffucci 20.09.1912 † 23.07.1981 Ché sei tu la mia fiaccola, o Signor, mio Dio, tu la mia tenebra rischiari. (Salmo 18) Maria Francesca Tetta (cangiaregghia) 20.08.1922 † 11.07.1975 La figlia Maria Francesca ed i familiari tutti, li ricordano a quanti li conobbero e li amarono. Giovanni Fastiggi (tobb’t’) 23.05.1920 † 27.09.1997 Vincenzo Cioffari Pavia 06.05.1948 † 09.08.1975 La tragica morte, in servizio militare, ne stroncò la giovane vita, non la memoria e l’affetto, sempre vivi nel cuore di chi lo amò e lo piange. Adolfo Beltrami 20.09.1931 † Berna 22.05.1974 I parenti e gli amici lo ricordano a coloro che lo conobbero e lo amarono. Canio Lucrezia Calitri Svizzera 26.08.1936 † 01.03.1967 A quarant’anni dalla scomparsa lo ricordano, con immutato affetto, la moglie Gaetanina, la figlia Vincenzina, il genero Michele Di Carlo e le nipoti Marisa e Tania. P A C E Vincenzo Zabatta 28.08.1928 † 28.05.2002 Ti terremo sempre nei nostri cuori I nipoti. Vincenzo Maffucci 01.12.1947 † 14.08.1988 I morti vivono sempre, perché li accompagna il ricordo dei parenti e il rimpianto degli amici. Angela Simone 09.08.1914 † 07.08.1989 A chi la conobbe e l’amò, perché rimanga vivo il suo dolce ricordo. I N Flavia Gautieri 27.09.1905 † 16.06.1960 Michele Santoro Ruvo del Monte Napoli 28.06.1906 † 21.06.1935 23 Vincenzo Maffucci 19.06.1929 † 01.12.1975 La moglie Teresa, i figli Michelangelo e Antonio, i parenti tutti lo ricordano con tanto amore. Il dolore per la vostra assenza non potrà mai essere colmato. In ricordo i figli Angela, Vincenzo, Michelina, i generi, la nuora, i nipoti e i pronipoti. In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP per la restituzione al mittente previo pagamento resi Calitri 1952/53 da sinistra, fila in piedi: Canio Lampariello (21.10.1939 † 01.01.1956), Orazio De Rosa,Alfredo Di Carlo,Angelo Cerrata (ang’lon’/25.08.1934 † Avellino 27.09.1993), Costantino Frucci (fifì/zuzzio), Angelo Di Napoli (Lilin’/uardafil’),Vincenzo Galgano (campanar’); prima fila: Nicola Acocella (27.09.1905 † 27.04.1982), Adolfo Beltrami (20.09.1931 † Berna 22.05.1974), Giovanni Del Re (Gimì/24.06.1930 † 22.11.1995), Canio Metallo (baron’/25.06.1937 † 14.10.2000).
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Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Fondato nel 1981
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