artigianato55 - Città dei Mestieri

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artigianato55 - Città dei Mestieri
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D’ARTIGIANATO
tra arte e design
www.ArtigianArteDesign.it
NUMERO 55
Ottobre/Dicembre 2004
Trimestrale
Anno XIV
I6,50
ISSN 1724-9376
Spedizione
in abbonamento
postale 45%
Articolo 2
comma 20/b
legge 662/96
Filiale di
Milano
ENGLISH TRANSLATION
MERAVIGLIOSI ABITI
DIVENTATI “COSTUMI”
ANTONIO GAUDí
l’artigiano
MARcello morandini
franco giorgi
daniele
lanzilotto
morelato
CERAMICHE D’ITALIA
MUSEO DELL’UOMO
ANTICA SPEZIERIA
CONCRETAMAGIA
FONTANE PER IL MONFERRATO
souvenir
DA SAKs
ACTA
D’ARTIGIANATO
TRA ARTE E DESIGN
Anno XIV - Numero 55
ottobre/dicembre 2004
Registrazione al Tribunale di Milano
n. 45 del 30.1.1991
ISSN 1724-9376
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comitato scientifico
Enzo Biffi Gentili, Gian Carlo Bojani, Gillo Dorfles,
Vittorio Fagone, Anty Pansera
Hanno collaborato a questo numero
Per i testi: Gian Carlo Bojani, Barbara Bozzi,
Eva Bozzi, Paolo Coretti, Maria Concetta Cossa,
Giuseppe De Biasi, Vittorio Fagone, Adriano Gatti,
Veronica Gramegna, Cristina Guarnieri,
Ugo La Pietra, Federica Marangoni, Luciano
Marziano, Lara Vinca Masini, Valentina Mazzoni,
Anna Pau, Giusy Petruzzelli, Roberto Ravasi,
Francesco Spada, Isabella Taddeo, Nello Teodori.
Per le fotografie: Archivio Ilisso, Loris Barbano,
Helmuth Groh, Pietro Paolo Pinna, Renato Tuzza.
Inserzioni pubblicitarie
Maison&Objet II cop.; Rigatti p.1; Salone del Bricolage
p.2; Associazione Italiana Città della Ceramica p.3;
Koinè p.4; I.S.O.L.A. p.5; Vacanze Italiane p.6;
Vetreria Paci p.7; Ambiente p.8; Iris arte su cuoio p.9;
ChristmasWorld p.10; Aracne, Fonderia Artistica
Bortoletti, Laboratorio Italiano, Vetreria F.lli Pitau,
Italvetrine p.11; Intergift p.12; Macef p.13; MircoTaormina Gift Fair p.14; Museum Expressions p.15;
AF-L’Artigiano in Fiera p.16; GMF-Pianeta p.89;
Artigianato Artistico Religioso p.92; Architettura
Minimalista p.93; Imago Shop & Fair p.94;
D’Artigianato tra Arte e Design p.95;
Ilisso Edizioni III cop.; Morelato IV cop.
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solamente previo consenso scritto dell’Editore.
A
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d
“Antalèna”, grembiule festivo sardo,
Orgosolo, inizi sec. XX, Roma,
Museo Nazionale delle Arti
e Tradizioni Popolari.
SOMMARIO
Editoriale Editorial
SOUVENIR di Ugo La Pietra
Storia History
MERAVIGLIOSI ABITI DIVENTATI “COSTUMI”
MARVELLOUS CLOTHES THAT HAVE BECOME COSTUMES
di Anna Pau
20
Arts&Crafts
DA SAKS, FIFTH AVENUE FROM SAKS, FIFTH AVENUE
di Gian Carlo Bojani
Iniziative Initiatives
progetto acta THE Acta project di Giuseppe De Biasi Eventi Events
IL MUSEO DELL’UOMO THE MUSEUM OF MAN di Barbara Bozzi
Musei Museums
ANTICA SPEZIERIA ANCIENT APOTHECARY’S SHOP
di Cristina Guarnieri
Mostre Exhibitions
CONCRETAMAGIA MAGIC IN CLAY di Federica Marangoni
ANTONI GAUDÍ: l’artigiano ANTONI GAUDÍ: THE CRAFTSMAN
di Luciano Marziano
CERAMICHE D’ITALIA CERAMICS OF ITALY di Maria Concetta Cossa
Progetti e territori Awards and contexts
FONTANE PER IL MONFERRATO FOUNTAINS FOR MONFERRATO
di Vittorio Fagone
Autori Authors
MARCELLO MORANDINI di Lara Vinca Masini
LE CERAMICHE DI FRANCO giorgi
THE CERAMICS BY FRANCO GIORGi di Luciano Marziano
GLI ALBERI DI DANIELE DANIELE’S TREES di Francesco Spada
Aziende Companies
MORELATO E IL MODERNO MORELATO AND THE MODERN
di Giusy Petruzzelli
Fiere e Saloni Fairs and shows
SHOWCASE IRELAND 2005 di Veronica Gramegna
59a MIA di Eva Bozzi
ABITARE IL TEMPO 2004 di Roberto Ravasi
MACEF AUTUNNO 2004 di Adriano Gatti Rubriche Columns
MATERIALI E TECNICHE: LA LAVORAZIONE DEL BUCCHERO
di Nello Teodori
AREE REGIONALI omogenee
SEGNALAZIONI
CALENDARIO degli eventi Indirizzi Addresses
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COMITATO D’ONORE
COMItato TECNICO E CORRISPONDENTI PER LE AREE ARTIGIANE
MINISTERO INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO
Antonio Marzano (Ministro Attività Produttive)
Gilda Cefariello Grosso
Luciano Marziano
Maria Luciana Buseghin
CASARTIGIANI
Giacomo Basso (Presidente)
Nicola Molfese (Direttore Generale)
Alabastro di Volterra
Irene Taddei
Bronzo del veronese
Gian Maria Colognese
Ceramica campana
Eduardo Alamaro
Ceramica di Albisola
Roberto Costantino
Viviana Siviero
Ceramica di Caltagirone
Francesco Judica
Ceramica di Castelli
Vincenzo Di Giosaffatte
Ceramica di Deruta
Nello Zenoni
Ceramica di Grottaglie
Ciro Masella
Ceramica di Laveno
Marcello Morandini
Ceramica di Nove
Katia Brugnolo
C.L.A.A.I.
Franco Prinzivalli (Vicepresidente vicario)
Marco Accornero (Segretario nazionale)
C.N.A.
Ivan Malavasi (Presidente)
Giancarlo Sangalli (Segretario generale)
Giovanni Morigi (Pres. Settore Artig. Art.)
Walter Ferracci (Segr. Settore Artig. Art.)
CONFARTIGIANATO
Luciano Petracchi (Presidente)
Guido Bolaffi (Segretario Generale)
Raffaele Masprone (Resp. Artigianato Artistico)
Federazione Nazionale
Artigianato Artistico
Lamberto Mancinelli e Antonio Parrucca
“Souvenir di Lecce”, poggialibri in pietra leccese
con rametto di ulivo in bassorilievo, di Ugo La Pietra, 1998.
“Souvenir di Lecce”, book stand made of local stone
with olive branch bas-relief motif, by Ugo La Pietra, 1998.
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Ceramica di Palermo
Rosario Rotondo
Ceramica di Vietri Sul Mare
Massimo Bignardi
Ceramica faentina
Tiziano Dalpozzo
Ceramica piemontese
Luisa Perlo
Ceramica sestese
Stefano Follesa
Ceramica umbra
Nello Teodori
Cotto di Impruneta
Stefano Follesa
Cristallo di Colle Val d’Elsa
Angelo Minisci
Ferro della Basilicata
Valerio Giambersio
Ferro di Asolo
Stefano Bordignon
Gioiello di Vicenza
Maria Rosaria Palma
Intarsio di Sorrento
Alessandro Fiorentino
Legno di Cantù
Aurelio Porro
Legno di Saluzzo
Elena Arrò Ceriani
Legno della Val d’Aosta
Franco Balan
Marmo di Carrara
Antonello Pelliccia
Marmi e pietre del trapanese
Enzo Fiammetta
Marmo del veronese
Vincenzo Pavan
Mosaico di Monreale
Anna Capra
Mosaico di Ravenna
Gianni Morelli
Mosaico di Spilimbergo
Paolo Coretti
Oro di Valenza
Lia Lenti
Peperino Giorgio Blanco
Pietra di Apricena
Domenico Potenza
Pietra di Fontanarosa
Mario Pagliaro
Pietra di Lavagna
Alfredo Gioventù
Pietra lavica
Vincenzo Fiammetta
Pietra leccese
Luigi De Luca
Pietra Serena
Gilberto Corretti
Pizzo di Cantù
Aurelio Porro
Tessuto di Como
Roberto De Paolis
Travertino romano
Claudio Giudici
Vetro di Altare
Mariateresa Chirico
Vetro di Empoli
Stefania Viti
Vetro di Murano
Marino Barovier
Federica Marangoni
editoriale
di Ugo La Pietra
Tempo d’estate, tempo di viaggi
e di ritorno dai viaggi.
Si rientra nel proprio mondo
quotidiano riportando “segni”
capaci di dimostrare a chi è
rimasto che siamo stati veramente
in qualche luogo! Questi segni
si chiamano oggetti souvenir.
Ci sono sempre stati fin
da quando, migliaia di anni fa,
i pellegrini tornavano dalle visite
ai luoghi sacri riportando
il simulacro (più piccolo
e in terracotta) della divinità.
Oggi sono oggetti che raccontano
un luogo visitato, sacro o profano,
un territorio turistico,
un monumento, una città, oggetti
che di per sè sono opere
“significanti”, in grado cioè, oltre
che di assolvere una funzione
(per arredo o per abbigliamento),
anche di portare con sè
un significato aggiunto.
Sarebbero oggetti estremamente
Souvenir
utili come esercizio quotidiano
per i progettisti e per gli artigianiartisti; di fatto per progettarli
dovrebbero lavorare su opere
capaci di veicolare significati
e di produrre quindi oggetti
altamente artistici.
Invece, purtroppo, i luoghi che
il turista medio oggi frequenta sono
sommersi da prodotti malamente
copiati dall’opera originale oppure
realizzati in terre lontane (Cina e
Giappone) e quindi poco legati ai
significati che dovrebbero portare
con sè, o, ancora peggio, accade
che
il soggetto visitato venga
mortificato come elemento
decorativo: dalla cravatta
al portacenere, tutto è consentito!
Una grande area di progettazione,
che dal souvenir va fino
al merchandising museale,
oggi purtroppo è nelle mani dei più
cinici e ignoranti produttori di
oggettistica destinata al sempre più
elevato numero di turisti.
Turisti sempre più spesso riferibili
al nostro ormai consolidato
“turismo culturale”, viaggiatori
attenti, curiosi e informati,
desiderosi di vedere le nostre
“bellezze”, portano con sè,
al ritorno da questi viaggi, delle
vere e proprie “schifezze”.
Souvenir
S
ummer: the time of travels and
returns.
Many of us bring back “signs”
for demonstrating that we have truly
been somewhere to those who stayed
behind, when we come home to our
everyday world.
These signs are the objects we call
“souvenirs”.
Souvenirs have been around
for thousands of years since the times
when ancient pilgrims returned
from holy places carrying miniature
terracotta images of divinities.
Today, they are objects that tell
of a visit to a holy or secular place,
a resort, a monument, a city.
These objects are “significant” per se,
that is they carry an added meaning
as well as performing a function
(decorative or clothing).
Creating souvenirs could be
an extremely useful daily practice
for designers and craftsmen:
they could focus on creating works
capable of conveying meanings and
having a high artistic at the same
time. On the contrary, the places
frequented by the average tourist are
flooded by poor copies of original
artwork sometimes made in faraway
lands (China and Japan) and
therefore very loosely linked to the
meanings the objects should be
expected to carry.
It can even get worse: often subjects
are mortified as a decorative
elements.
From ties to ashtrays: anything goes.
Unfortunately, this major area
of design ranging from souvenirs
to museum merchandising is today
in the hands of the most cynical,
ignorant manufacturers because
of sheer increase in numbers.
Attentive, curious and informed
travellers, often attracted by our
consolidated “cultural tourism”
offering, come to see our beauties and
end up taking genuine rubbish home
with them.
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AUTORI
di Gian Carlo Bojani
Verso il termine della scorsa
primavera ero a New York per
motivi di studio. Ho voluto
conoscere i grandi magazzini Saks
nella Quinta Strada, e non per farvi
delle spese. Saks è un luogo quasi
mitico per chi si occupa di capire
quel magico momento per il nostro
artigianato, trascorso dagli anni
successivi alla seconda guerra
mondiale, almeno fino a tutti gli
anni Cinquanta.
Un nome che ai più dirà poco e
nulla, Carlo Barbasetti di Prun, un
generale dell’Esercito Italiano che
in quel periodo ebbe un certo
successo come ceramista tanto da
dovervi rinunciare ad esserlo verso
la fine degli anni Cinquanta per
incompatibilità con la carriera
nell’Esercito, mi ha spinto a
gratificare quella curiosità.
Egli espose le sue opere nello spazio
Saks dedicato ad arts and crafts –
dove nel mio soggiorno newyorkese
ho visto fra l’altro esposizioni di
Daum e Christofle – portatovi da
Giovan Battista Giorgini, il
marchese fiorentino manager,
quello della Sala Bianca di Palazzo
Pitti, che veicolava la nascente alta
moda italiana negli USA,
accompagnandola all’artigianato
italiano di qualità. Un ruolo che fu
assai simile a quello di Gio Ponti,
anche lui peripatetico da nord a sud
per l’Italia artigiana. Quanto si
potrà alfine consultare l’archivio
Giorgini destinato dall’omonima
fondazione alla Biblioteca
Nazionale di Firenze, si potrà fare
un passo notevole nella
ricostruzione di quel periodo
esaltante per il nostro artigianato.
Carlo Barbasetti – della cui opere
26
Da Saks, Fifth Avenue
La riscoperta del ceramista Carlo Barbasetti
e delle sue opere esposte nei mitici Magazzini Saks
a New York, nello spazio dedicato ad “arts and crafts”.
mi occupo in questo periodo – fu
alla Triennale, all’Angelicum, ai
concorsi di Pesaro e Faenza, alla
Galleria romana di Gasparo del
Corso e a quella di Irene Brinn, fra
le tante altre presenze di prestigio.
Giorgini, specie per gli accessori, lo
coinvolse già nel 1952 nella sua
iniziativa americana intitolata:
“Fashion show”. Ma, vien ora da
chiedersi, chi si occupa oggi di
promozione estera con pari serietà,
impegno, entusiasmo per il nostro
artigianato di alta qualità, al pari
della moda che riscuote tanto
successo?
Accendino per set da fumo in maiolica,
di Carlo Barbasetti di Prun, “for Saks”.
Lighter for smoking set in majolica,
of Carlo Barbasetti di Prun, “for Saks”.
From Saks, Fifth Avenue
The rediscovery of the ceramist
Carlo Barbasetti and of his works,
on display in the mythical Saks Stores
in New York in the area dedicated
to “arts and crafts”.
Saks is an almost mythical place for
people who want to understand that
magical period for our handicrafts
that occurred in the years following
the Second World War, at least up
through all of the 1950’s.
A name that probably means nothing
to most people, Carlo Barbasetti di
Prun, was a general of the Italian
Army, who in that period found
success as ceramist to the degree that,
towards the end of the 1950’s, he had
to give up his artistic pastime because
it was incompatible with his Army
career. His works were displayed
in the Saks area dedicated to arts and
crafts, taken there by Giovan Battista
Giorgini, the Florentine marquis
manager, who was introducing
the growing Italian haute couture
to the U.S., accompanying it with
high class Italian craftsmanship.
Carlo Barbasetti has been at the
Triennial, at the Angelicum, at the
competitions of Pesaro and Faenza,
at the Roman gallery of Gasparo del
Corso and the one of Irene Brinn,
among the many other prestigious
presences. Giorgini, especially for the
accessories, involved him already back
in 1952 in his American initiative
named “Fashion Show”. But now the
question arises: who, today, can handle
the foreign promotion of our high
quality arts and crafts with the same
seriousness, dedication, enthusiasm
as that of fashion, that meets with
such great success?
INIZIATIVE
di Giuseppe De Biasi
Progetto ACTA
Valorizzazione della ceramica artistica italiana
in un’importante mostra negli Emirati Arabi Uniti,
opere premiate al Concorso di Assemini,
una singolare iniziativa “gastronomica” a Bruxelles.
La mostra è inserita all’interno delle
iniziative del Progetto ACTA,
articolata iniziativa finanziata dal
Ministero delle Attività Produttive e
gestita dall’Agenzia Polo Ceramico di
Faenza, che fin d’ora sta cogliendo i
primi frutti di questo esordio tanto che
nei programmi dell’Agenzia a sostegno
del settore ceramico, vi è già la
partecipazione ad altre fiere
internazionali da svolgersi negli
Emirati Arabi Uniti, l’apertura di uno
show-room ad Abu Dhabi e lo
sviluppo contestuale di una rete di
vendita per la promozione e
commercializzazione dei manufatti
ceramici italiani.
Il mercato degli Emirati Arabi Uniti
presenta, infatti, buone prospettive per
la ceramica italiana, con un’economia
in sensibile crescita caratterizzata da
una forte espansione del settore delle
costruzioni e dell’arredo urbano, ma
anche di una attenzione particolare per
The acta project
Associazione Italiana Città della
Ceramica, it was possible to set up an
exhibition of valuable artistic and
traditional ceramic handicrafts that
represented the finest characteristics and
the typical stylistic features of 33 towns
that have ancient ceramic traditions.
The show was included among the
initiatives of the ACTA Project, an
articulated project funded by the
Ministry of Productive Activities
(Ministero delle Attività Produttive)
and directed by the Agenzia Polo
Ceramico of Faenza, which is already
gathering the first fruits of this first
appearance, to the extent that in the
Agency’s programme of support to the
ceramics sector, participation is already
being planned in other international
fairs to be held in the United Arab
Emirates.
L
a ceramica artistica italiana
conquista gli Emirati Arabi Uniti
Si è conclusa con grande successo
dello stile italiano, ma soprattutto
della Ceramica Artistica e
Tradizionale, "Italian Lifestyle in the
Emirates",
fiera dello stile italiano, svoltasi dal 25
al 28 maggio scorso presso l’Expo
Centre di Sharjah negli Emirati Arabi
Uniti. Organizzata in collaborazione
con Artex Firenze ed Expo Sharjah
e promossa dal CNA di Torino,
la mostra è nata con l’intento di
coniugare la vitalità economica degli
Emirati Arabi Uniti con i settori
produttivi che hanno contribuito ad
affermare lo stile di vita italiano nel
mondo. Grazie all’iniziativa
dell’Agenzia Polo Ceramico di Faenza
e dell’Associazione Italiana Città della
Ceramica è stato possibile allestire una
mostra di pregiati manufatti artigianali
di Ceramica Artistica e Tradizionale
che hanno rappresentato al meglio le
peculiarità e gli stilemi tipici dei 33
comuni di antica tradizione ceramica.
Italian Artistic Ceramics Conquer
the United Arab Emirates
"Italian Lifestyle in the Emirates",
a fair of Italian style, but especially of
Artistic and Traditional Ceramics closed
with a resounding success.
It was held from the 25th to the 28th of
May 2004 at the Sharjah Expo Centre
in the United Arab Emirates.
It was organized in collaboration
with Artex Firenze and Expo Sharjah
and promoted by the CNA of Turin,
the show was born with the intent of
joining the economic vitality of the
United Arab Emirates to production
sectors that have contributed to affirm
the Italian style of life around the world.
Thanks to the initiative of the Agenzia
Polo Ceramico of Faenza and of the
27
Nella pagina precedente:
ceramiche artistiche esposte a
“Italian Lifestyle in the Emirates”.
In questa pagina, dall’alto:
“Finestre” di Giovanni Meloni;
“Gioielli” di Stefania Rinetti;
uno scorcio della manifestazione
di Assemini.
i prodotti artigianali "made in Italy",
come la ceramica artistica.
Cento opere per Assemini
Quasi cento le opere pervenute
all’ottava edizione del Concorso
Nazionale di Ceramica Artistica
di Assemini, svoltosi a settembre
nella cittadina cagliaritana.
Ad imporsi è stata Margherita Pilloni
di Oristano per l’opera “Caragou
in Frori”, che ha vinto il primo
premio nella sezione ceramica
tradizionale e contemporanea,
che assegnava ben 5.165 euro.
Il secondo premio è andato
a Edoardo Pilia di Quartu Sant’Elena
per l’opera "Fecondazione"
(2.582 euro) e al terzo posto
si è piazzata Maria Teresa Rosa di
Castellamonte (premio 1.808 euro).
Nella sezione riservata agli istituti
d’arte si sono imposti due allievi
dell’istituto d’arte statale di Oristano,
Stefania Rinetti con l’opera
“Gioielli ” e Giovanni Meloni
con l’opera “Finestre”.
La giuria presieduta dal sindaco
di Assemini Luciano Casula
e composta da Stefano Collina,
presidente dell’AICC, dal critico
d’arte ed esperto di artigianato
Luciano Marziano, dalla rivista
"D’Artigianato", da Antonio Scanu
esperto di ceramica in rappresentanza
della CNA e Gaetano Farris
ceramista asseminese, ha segnalato,
nella sezione arte contemporanea, le
opere “La casa nel bosco” di
Francesco Farci di Assemini, l’opera
“Spirit” di Valter Boi di Albissola
Superiore (SV) e l’opera “Vita
preterrena” di Rosa Maria Raffaele di
Santo Stefano di Camastra (ME).
Per le opere fuori concorso
una segnalazione anche
28
per l’opera “Aquilone”
di Guido Mariani di Faenza.
Non è stato semplice fare
una graduatoria ed assegnare
i premi - ha detto il sindaco Casula in quanto le opere esposte
rappresentano davvero il meglio
della ricerca ceramica
mentre Stefano Collina,
presidente dell’Associazione
Italiana Città della Ceramica,
ha sottolineato come
questa vittoria premi l’operosità
e la bravura dei ceramisti sardi
A sinistra: “Caragou in Frori”
di Margherita Pilloni di Oristano.
A destra, dall’alto: piattino in ceramica
“Penna di Pavona”;
piattino in ceramica “Geometrico
fiorito ’500”.
A Hundred Works for Assemini
Almost a hundred works arrived for the
eighth edition of the National
Competition of Artistic Ceramics,
of Assemini (Concorso Nazionale di
Ceramica Artistica di Assemini), held
last September in this little town near
Cagliari in Sardinia. The overall
winner was Margherita Pilloni
of Oristano for her work “Caragou in
Frori” who won the first prize in the
traditional and contemporary ceramics
section, and the award of 5,165.00 euro.
The second prize went to Edoardo Pilia
of Quartu Sant’Elena, for the work
"Fecondazione" (2,582.00 euro), and
in third place came Maria Teresa Rosa
of Castellamonte (prize 1,808.00 euro).
In the section reserved for art institutes,
the winners were two students of the
State Arts Institute of Oristano (Istituto
d’Arte Statale di Oristano), Stefania
Rinetti with “Gioielli 4” and Giovanni
Meloni with his “Finestre”. The mayor
of Assemini Luciano Casula was
president of the jury, which also included
Stefano Collina, president of the AICC,
the art critic Luciano Marziano
from the magazine "D’Artigianato",
Antonio Scanu ceramics expert and
Gaetano Farris, ceramist.
che da tempo si affermano
in molte competizioni nazionali.
Bruxelles
Una curiosa e singolare iniziativa
per “gustare” la ceramica artistica
italiana in Belgio. Dal 24 al 30
settembre in 13 ristoranti che hanno
ottenuto il marchio di qualità
di “Ristorante Italiano” (Sabatini,
Napoli-Da Leonardo, Donati,
Le D’Agnelli, Chez Rino, Il Trionfo,
Cucina Marangon, I Trulli,
Casa Al Parma, Da Beni, D’Alfonso,
Il Carpaccio, Il Cortile), si è potuto
degustare un menù composto
da autentiche specialità italiane
ad un prezzo speciale. L’antipasto
è stato servito in piatti decorati
secondo stilemi della tradizione
ceramica italiana (vedi foto) e alla fine
del pasto il cliente ha potuto portare
con sè, come ricordo, il piattino
di portata preparato appositamente
dagli artigiani faentini che possono
fregiarsi del marchio “Ceramica
Artistica e Tradizionale”, il marchio
che garantisce l’autenticità
e la tipicità del manufatto ceramico.
Un’iniziativa resa possibile in virtù del
patrocinio dell’Associazione Italiana
Città della Ceramica e del progetto
"Res Tipica" dell’ANCI che, insieme
all’Agenzia Polo Ceramico di Faenza,
hanno stretto un accordo con
l’associazione dei ristoratori italiani
in Belgio (ARDI) per favorire, anche
attraverso queste iniziative trasversali,
la diffusione e la conoscenza della
ceramica artistica italiana.
Va segnalato come alcune delle ricette
sono state “suggerite” da una firma
della ristorazione italiana come Enzo
De Prà, patron e chef del Ristorante
“Dolada”, che ha fatto da ambasciatore
della cucina nazionale anche
attraverso corsi di formazione dedicati
all’arte culinaria “made in Italy”.
Brussels
A curious and original initiative to
“taste” Italian artistic ceramics in
Belgium. From the 24th to the 30th
of September, in 13 restaurants, that have
earned the quality mark of “Ristorante
Italiano” (Sabatini, Napoli-Da Leonardo,
Donati, Le D’Agnelli, Chez Rino,
Il Trionfo, Cucina Marangon, I Trulli,
Casa Al Parma, Da Beni, D’Alfonso,
Il Carpaccio, Il Cortile), customers had
the chance to try a menu made up
of authentic Italian specialties and at very
special price. The appetizers were served
on plates decorated with style features of
the Italian ceramics tradition, and at the
end of the meal, the diners could take
home as a souvenir the plate of the main
course, especially made by the craftsmen
of Faenza, who can boast of the special
brand mark “Ceramica Artistica e
Tradizionale” the title that guarantees
the authenticity and the typical qualities
of the ceramic product. The initiative
was made possible by the patronage
of the Associazione Italiana Città della
Ceramica and the "Res Tipica" Project
of the ANCI, which jointly with
the Agenzia Polo Ceramico di Faenza,
made an agreement with the Association
of Italian Restaurants in Belgium.
29
EVENTI
di Barbara Bozzi
I
l laboratorio Hightech Museum,
interessante iniziativa di Smau
2004, offre una dimostrazione delle
più innovative tecnologie
applicabili all’ambito museale.
In questo contesto si colloca il
progetto di un book-shop proposto
da Creapolis per un ideale Museo
dell’uomo.
Quando visitiamo un museo
gironzoliamo curiosi e voraci.
Siamo come sospesi in un “non
tempo” che permette
un’amplificazione della percezione.
Sensazioni ed emozioni, che non
vorremmo finissero, chiedono di
essere materializzate, di divenire
tangibili oggetti da portare nella
vita quotidiana, per veicolare la
magia del luogo anche in sua
assenza. Il merchandising museale
ricopre, in questo senso, un ruolo
di capitale importanza nella
percezione, da parte del visitatore,
dell'esperienza-museo: l’arte ivi
conservata diviene, nello shop, arte
democratica alla portata di tutti.
Tutt’altro che scevro dalle
atmosfere del museo, lo shop ricrea
e dilata lo spazio espositivo,
integrandovi però una sua
personalità ben definita e
riconoscibile.
Grafica, immagini, suoni e profumi
ad hoc rappresentano le tappe
obbligate per allungare il sogno…
Lo shop, concepito come l’essenza
concentrata del museo, ne veicola i
valori e i contenuti.
Questa è l’idea che guida il
progetto allestitivo proposto da
Creapolis, dove lo spazio è stato
concepito come book-shop di un
ideale Museo dell’uomo, il quale
non conserva frammenti della
30
Museo dell’uomo
Il book-shop diventa l’icona del museo,
nel progetto di Creapolis, proposto a Smau 2004
nel laboratorio Hightech Museum.
storia passata dell’umanità, bensì
sguardi gettati su di un futuro
possibile in cui l'Uomo, inteso
come maschio, diventa un pezzo di
rarità. Nudo, clonato,
spersonalizzato dalla mancanza di
etica, si è irrigidito in una visione
statica, perché incapace di capire e
dominare la sua evoluzione.
La realtà si presenta specularmente
divisa in due differenti piani
dimensionali che si oppongono e
mescolano con inaspettata
continuità.
Nella parte superiore manichini
bianchi, senza volto, fissati al
soffitto, a contrasto col nero totale
della scenografia, stanno immobili
nel loro mondo rovesciato.
Sotto: lo scorrere della vita
quotidiana, la sfilata dei visitatori
che diventano parte integrante
dell’allestimento. A separare le due
realtà un diaframma trasparente.
Sopra di esso i libri sembrano
fluttuare sospesi tra i due mondi,
appartenendo ad entrambi.
La cultura svolge il suo ruolo
democratico e unificante, mentre il
libro, icona del sapere, al sicuro da
un sorpasso tecnologico, osserva e
aiuta l’evoluzione umana.
Questo diaframma dell’eterno che
ospita la cultura e separa i due
piani della realtà e della sua clonata
versione, è il luogo d’appartenenza
della figura femminile, guardiana
di entrambe le dimensioni,
collegamento tra il fluire della vita
moderna e la stasi tecnologica.
Figura eterna, capace di
sopravvivere al passare del tempo e
delle mode, la Donna non perde la
sua identità con l’uso della
tecnologia e le sue fattezze
iperrealistiche, la sua posizione
plastica e viva, in netto contrasto
con la posa congelata e robotica
dell’uomo, ne sono l’evidente
dimostrazione.
The museum of man
The bookshop becomes the icon of the
museum in the Creapolis project,
proposed in the Hightech Museum
Laboratory of the SMAU 2004.
The Hightech Museum library, an
interesting initiative of SMAU 2004,
offers a demonstration of the latest
technologies applied to the museum field.
In this context, there is a project for a
bookshop proposed by Creapolis for an
ideal Museum of Man. When we visit a
museum, we wander about curious and
ravenous. It is like being suspended in a
“non time” that amplifies our
perceptions. Sensations and emotions,
that we wish would never end, ask to be
materialised, to become tangible objects to
be carried about in our daily life, to hold
on to the magic of the place also when it
is absent. Museum marketing, in this
sense, plays a role of primary importance
in the perception of the visitor of the
museum experience: the art preserved in
the museum becomes in the shop a
democratic art within the reach of
everyone. Not at all cut off from the
museum atmosphere, the shop recreates
and dilates the display space, integrating
in it, however, its own well-defined and
recognisable personality. The shop,
conceived as the concentrated essence of
the museum, transmits its values and its
contents. This is the idea that guides the
furnishing project proposed by Creapolis,
where the space has been conceived as a
bookshop of an ideal Museum of Man,
that does not preserve fragments of the
past history of humanity, but rather,
looks towards a possible future, in which
Man understood as a male, becomes a
rarity. Reality is presented specularly
divided into two different dimensional
planes that oppose each other and mix
with unexpected continuity.
31
MUSEI
di Cristina Guarnieri
M
olte persone associano spesso
con naturalezza il termine maiolica
a un’idea di carattere utilitario
propria di oggetti che, al di là
della pregevole fattura e dell’elevato
valore artistico, nel quotidiano hanno
tipicamente una funzione
di contenitore di vivande o bevande
oppure di vaso, secondo la tradizione
più affermata. Pochi comunque sono
portati a pensare a una ceramica
come a un contenitore
che con l’estetica dell’arredamento
non ha avuto a che fare, poiché
l’obiettivo primario ha sopravanzato
quello relativo al gusto, ed è questo
il caso delle maioliche dell’Antica
Spezieria della Cà Granda,
caratterizzata da imponenti scansie
in noce massiccio, su cui erano
situati i molti vasi commissionati
direttamente alle fornaci
dall’Aromatario Collegiato
su approvazione del Capitolo
Ospedaliero. L’illustre Officina
di Specieria, avente una posizione
di netta superiorità su tutte le altre
nate a Milano, in particolare
per i suoi scopi che hanno collimato
sempre con quelli dell’istituzione
ospedaliera per cui fu creata, è stata
l’indispensabile supporto
ad una attività medica assai rilevante
esercitata in quella struttura,
attualmente riconosciuta tra
i primissimi istituti al mondo nella
produzione della ricerca medica.
La Spezieria era funzionante già
prima del 1470 nelle due botteghe
sotto il maestoso porticato di Via
Festa del Perdono e lì restò attiva
sino al 1476, quando poi si trasferì
nei locali posti tra il Cortile
della Ghiacciaia dell’Ospedale
e il Naviglio, finché nel 1646
32
Antica Spezieria
Una raccolta di 150 pezzi di maioliche conservate
nell’Antica Spezieria dell’Ospedale Maggiore di Milano
provenienti dalle più importanti manifatture lombarde
operanti tra il XVII e il XVIII secolo
fu ubicata in quelli del famoso
Chiostro della Farmacia. Infine
si trasferì accanto alla chiesa interna
dell’Annunziata, ove rimase sino
agli anni antecedenti il II Conflitto
Mondiale. Ed è proprio nell’attività
di specieria che si posero le radici,
nella seconda metà del Settecento,
per lo sviluppo del primo nucleo
della scuola farmaceutica, in seguito
perfezionatasi e trasformatasi
nella Facoltà di Farmacia,
frequentata dagli studenti-apprendisti
tirocinanti e paganti al fine
di conseguire il titolo di Aromatario.
Il destino benevolo ha voluto
che una parte delle preziose maioliche
dei Maestri Speziali della Cà Granda
giungesse sino a noi in ottimo stato
di conservazione, tanto da costituire
Nella pagina a fronte:
orciuolo in maiolica contenente
sciroppo di betonica, XVIII secolo.
In the front page:
majolica small pitcher containing betony
syrup, XVIII century.
Tutte le maioliche sono di proprietà
dell’Ospedale Maggiore di Milano.
In questa pagina, dall’alto:
albarelli e bottiglie.
In this page, from the top:
jars (“albarelli”) and bottles.
così una importante collezione,
custodita presso l’archivio Storico
dell’Ospedale Maggiore di Milano,
formata da 150 pezzi suddivisi in vasi
da farmacia, bottiglie sferoidali
e orciuoli con manico e beccuccio,
provenienti da manifatture lombarde
operanti tra il XVII e il XVIII secolo,
grandi botteghe artigiane di Lodi
in particolare: quella del ceramista
Michele Valel (XVII sec.) e quelle
di Carlo e Giovanni Ciano
e Giuseppe Cadamosti (XVIII sec.).
Anche se nel Seicento diverse
importanti manifatture italiane
di maiolica vissero in un periodo
di decadenza, condizionate
da una congiuntura economicopolitica sfavorevole, l’epoca aurea
per la prestigiosa produzione
lodigiana coincise invece con questo
periodo storico e sino alla metà
del secolo Lodi continuò ad essere
centro di un’imponente industria
con il gusto della sperimentazione,
anche per la lavorazione della
porcellana; mentre dopo la venuta
dei napoleonici fu gravemente
danneggiata a causa degli eventi
bellici. Le maioliche a cui
ci riferiamo sono caratterizzate
da un’argilla di qualità molto
pregiata che genera un biscotto
leggero e conferisce loro uno sfondo
cromatico lievemente rosato. Tanto
l’argilla, proveniente dalle colline
di Stradella, dall’Oltrepò pavese
e da Vicenza, con frequenza
settimanale, come appare nell’antica
documentazione, quanto
l’abbondante presenza di limo fine,
molto resistente in cottura e facile
da modellare, garantivano
il soddisfacimento delle notevoli
esigenze di tante affermate attività,
33
come, appunto, quelle già citate.
I pezzi della Spezieria della
Cà Granda sono identificabili
per la medesima tipologia decorativa:
su uno sfondo bianco si distribuisce
il tipico colore blu formando
le foglie di quercia, le volute, ovvero
gli elementi decorativi curvilinei
o a spirale e una graziosa colombina
con ramoscello d’ulivo nel becco.
Nella parte centrale vi è la scritta del
medicamento secondo le indicazioni
degli Indices Medicamentorum
dell’Ospedale. Le foglie di quercia
furono scelte per rappresentare
la Spezieria come simbolo di forza
e salute e dunque simbolo
beneaugurale, poiché l’obiettivo
degli Sforza fu quello di soccorrere
e reintegrare socialmente i malati,
tutti rigorosamente poveri. Il nuovo
sistema ospedaliero, unico
per struttura e genere, fu infatti
finalizzato al risanamento psico-fisico
dei nullatenenti collegato anche
al loro recupero di produttività,
il che contribuiva alla sopravvivenza
del Ducato. La colombina
con il ramoscello di ulivo nel becco,
simbolo di pace e di purezza, indicò
invece simbolicamente l’Ospedale,
il luogo della rinascita, così come
vollero i Duchi di Milano, Francesco
Sforza e Bianca Maria Visconti,
che fondarono il magnifico
complesso il 4 aprile 1456.
Un emblema, quello della colombina,
derivato, si narra, da un’idea
di Francesco Petrarca che,
alla conclusione del suo soggiorno
milanese, nel 1360, elaborò
la colomba circondata da raggi solari
serpentini per casa Visconti,
per onorare Isabella di Valois,
figlia del re di Francia Giovanni II,
che veniva in sposa a Gian Galeazzo
Visconti portandogli in dote
la contea di Vertus. Il Mastro
Speziale, residente per obbligo di
contratto
in Cà Granda con la sua famiglia,
nei locali annessi alla Spezieria,
al fine di prestare la sua opera
per i malati poveri in ogni momento,
doveva appartenere al Collegio
degli Speziali e la sua assunzione
avveniva solo dopo aver appurato
con rigore che egli fosse interessato
34
Dall’alto e da sinistra:
bottiglia sferoidale in maiolica
contenente acqua di scabiosa, XVIII secolo;
bottiglia sferoidale in maiolica
contenente acqua saponaria;
albarello a rocchetto in maiolica
contenente elettuario diascordio, XVIII secolo.
From the top and from the left:
majolica spheroidal bottle
containing marsh woundwort water, XVIII century;
majolica spheroidal bottle
containing soap-plant water;
majolica reel-shaped jar (“albarello”) containing
an aquatic teucris-based electuary, XVIII century.
Orciuoli in maiolica, XVIII secolo.
Majolica small pitchers, XVIII century.
a servire i degenti nullatenenti, cosa
che doveva valere anche per i suoi
aiutanti, tenuti sempre sotto stretta
sorveglianza. In quelle belle
maioliche egli riponeva essiccate le
parti delle piante considerate di
valore terapeutico, ripartendole
dalla foglia, centro principale di
tutte le sintesi chimiche, al fusto,
canale di passaggio dei principi
attivi, sino alla corteccia, alle radici,
ai bulbi, ai tuberi, ai fiori, al polline,
ai frutti e infine ai semi.
Dopo la lavorazione delle erbe,
il passaggio successivo
importantissimo era quello
della conservazione, che avveniva
principalmente in vasi di ceramica,
ma anche in vasi di vetro
o terracotta grezza a bocca stretta,
turati con pece o cera, in vasi d’oro
o d’argento, in vasi di rame o stagno,
in sacchetti di cuoio e di tela.
I contenitori di materiali differenti
dovevano ospitare i semplici essiccati
e ciò che lo speziale produceva,
dunque gli estratti, i medicamenti,
gli spiriti o alcooli, i sali, gli sciroppi,
gli oli vegetali essenziali o eterei,
i balsami, gli unguenti, le pomate,
gli empiastri, gli elettuari, le acque
aromatiche distillate, le garze
medicate, i dentifrici e i vini
medicinali, esaminando
assiduamente i vari composti e
facendo in modo di non conservarli
in grandi quantità per via
dell’inevitabile deterioramento.
Della stessa collezione fanno parte
anche le poche maioliche rimaste
provenienti dalla rinomata fabbrica
medicea di Cafaggiolo, a cui
l’Ospedale Maggiore si rivolse
in virtù dei buoni rapporti
intercorrenti tra gli Sforza e i Medici.
Insieme alle maioliche di Lodi,
prima dello scoppio della II Guerra
Mondiale, furono poste al sicuro in
un deposito dell’Ospedale a
Zelo Buon Persico in provincia di
Milano e a fine conflitto ricollocate
in Cà Granda. Sono ovviamente
diverse da quelle lodigiane per
policromia, ricchi decori in stile
rinascimentale con arabeschi,
cartigli, cornucopie, trofei d’arme,
animali fantastici in celestino
filettato di azzurro, al cui centro sta
il cartiglio con la piccola colomba,
lo stemma ospedaliero
di speranza e di nuova vita.
35
Orciuolo di Michele Valle in maiolica,
contenente olio di lavanda.
Majolica small pitcher by Michele Valle,
containing lavender oil.
Ancient Apothecary’s Shop
The golden period of Lodi’s production
lasted until the middle of the Seventeenth
Majolica wares from the Ancient
century, when the impressive industry
Apothecary’s Shop of the Ospedale
was damaged by the war events connected
Maggiore (Greater Hospital) in Milan
with the Napoleonic armies’ arrival.
Many people associate the term “majolica” The majolica wares to which we are
referring are characterized by high quality
with objects which, let alone the valuable
clay which creates light bisque and gives
workmanship and high artistic value,
a lightly rose-coloured chromatic
in our everyday life are food or drink
containers or pots, therefore with ceramic background. Both clay, coming from
Stradella, Oltrepò Pavese and Vicenza,
as a container which has had nothing to
do with aesthetics and interior design, and
this is the case of the majolica wares of the
Ancient Apothecary’s Shop of Cà Granda,
on whose imposing shelves were placed the
pots ordered to the kilns by the Hospital
Chapter. The illustrious Officina di
Specieria (Apothecary’s Workshop), the
most important among those developed
in Milan, has supported the remarkable
medical activity practised in that
organization. In fact it is precisely in the
Apothecary’s Shop, working since before
1470 with its specific activity of specieria,
that in the second half of the Eighteenth
century takes root the first nucleus
of the pharmaceutical school, become later
on the Pharmaceutical Faculty, attended
by students and apprentices for obtaining
the qualification of aromatario (grocer).
A part of the precious majolica wares
of the Apothecary Masters of Cà Granda
has reached these days in very good
conservation condition; the collection made
of 150 pieces divided in chemist’s pots,
spheroidal bottles and small pitchers with
handle and neck, coming from factories of
Lombardy and big artisan shops of Lodi,
active between the XVII and the XVIII
century, in particular: that of the ceramist
Michele Valle (XVII century)
and those of Carlo and Giovanni Ciano
and Giuseppe Cadamosti (XVIII century,
it is kept in the historical archives
of the Ospedale Maggiore of Milan).
36
and thin slime guaranteed the quality
of the products. The pieces of the
Apothecary’s Shop of Cà Granda have the
same decorative typology: against a white
background the typical blue colour forms
the oak leaves, the volutes, the curvilinear
or spiral decorative elements and a
charming little dove holding the olivebranch in its beak. In the middle there is
the name of the medicine according
to Indices Medicamentorum of the
Dall’alto:
orciuolo di Michele Valle in maiolica,
Lodi, XVIII secolo;
albarello a rocchetto di Michele Valle,
maiolica contenente unguento di lappato.
From the top:
majolica small pitcher by Michele Valle,
Lodi, XVIII century;
reel-shaped jar (“albarello”) by Michele Valle,
majolica containing an ointment
based on a bitter substance (“lappato”)
coming from burdock.
Hospital. The oak leaves represented the
Apothecary’s Shop as symbol of strength
and health, as the aim of the Sforza
family, founder of this structure on 4th
April 1456, was of helping and
rehabilitating from a social point of view
the sick, all poor. The little dove holding in
its beak the olive-branch, sign of peace and
purity, symbolizing the Hospital as a place
of regeneration, seems to be born from an
idea of Francesco Petrarca’s, who in 1360
worked out for the Visconti family the dove
surrounded by serpentine sunrays,
in honour of Isabella of Valois, daughter
of the king of France John II, for her
marriage with Gian Galeazzo. The
Apothecary Master had to be a fellow of
the College of the Apothecaries and had to
show as his sole interest the service to the
in-patients. Inside the beautiful majolica
wares he put away dried up all the parts
of the plants valuable from a therapeutical
point of view. After the herbs’ processing,
very important was the preservation of
everything the apothecary produced, from
the extracts to the toothpastes, mainly in
ceramic pots, but also in glass, terracotta,
gold, silver, copper, tin pots, and in leather
and cloth bags. To the same collection
belong also the few majolica wares
remaining of Cafaggiolo’s Medicean
factory to which the Ospedale Maggiore
applied for the goods relationships between
the Sforza and the Medici family. Before
the outbreak of the World War II these
majolica wares were put, together with
those of Lodi, into a store of the Hospital in
Zelo Buon Persico in the province of Milan
and at the end of the war they were put
back inside Cà Granda. Though obviously
different from the Lodi ones because
of the polychromy, rich decorations in the
Renaissance style, in the middle they show
the cartouche with the little dove, the
hospital escutcheon of hope and new life.
37
MOSTRE
di Federica Marangoni
ConCRETAmagia
Nuove proposte creative hanno rivitalizzato
la 2a Triennale Internazionale della Ceramica d’Autore
ad opera di artisti ceramisti e aziende artigiane.
P
resso il Museo Nazionale Atestino,
nella città d’Este, si è tenuta dal 22/5
al 26/9/2004 la seconda edizione della
Triennale Internazionale della
Ceramica d’Autore, a cura di Federica
Marangoni, di cui riportiamo il saggio
introduttivo pubblicato sul catalogo
della mostra.
Ho ideato questo titolo per la
seconda Triennale della Ceramica
d’Este, perché mi sembra che
nessuna materia come la semplice
terra, lavorata dall’uomo con
sapienza antica, porti con sé
quell’aura di magia creativa e
abilità umana allo stesso tempo.
Partiamo quindi dalla pura terra,
dalla materia prima, per arrivare
al prodotto artistico più vario,
progettato, e in alcuni casi anche
lavorato, da 25 Autori noti di
generazioni e radici diverse,
ma tutti molto riconoscibili nei
loro oggetti, per segno e per
forma, per quella matrice personale
che è indice di forte individualità
artistica.
Questo nostro incontro, divenuto
ormai triennale, è un raro e direi
riuscito esempio della
collaborazione fra progettisti
e maestranze, aziende artigiane,
scuola d’Arte e scuola Bottega,
artisti ceramisti, che hanno
prestato le loro sapienti mani
e il loro studio-laboratorio,
affinché Este possa rilanciare
le sue qualità e le sue capacità,
ritrovare nuovi spunti ed idee
per la produzione del prodotto
contemporaneo.
Con non pochi sforzi sono state
realizzate ben 21 opere, alcune
delle quali molto impegnative
38
e complesse e altre 4 sono state
realizzate direttamente
dagli autori.
Molto di tutto questo rimarrà
alla città di Este per gentile
donazione degli artisti, creando
così un nucleo cospicuo di opere
contemporanee, che, a fianco del
tanto importante passato
rappresentato nel bellissimo
Museo che ci ospita, daranno vita
ad un “Museo del presente”
con pezzi di design inediti, sculture
bellissime, firmate da nomi famosi:
il nuovo Museo Atestino della
Ceramica d’Autore.
Ciò sarà di stimolo e di meta per
altri artisti e designers a venire.
E’ con questa visione e con questo
entusiasmo che ho lavorato a
Nella pagina a fronte, dall’alto:
opere di David Palterer;
opere di Anna Gili.
In the front page, from the top:
works by David Palterer;
works by Anna Gili.
In questa pagina dall’alto:
opere di Cleto Munari;
opere di Piero Pinto (a sinistra)
e Beppe Modenese (a destra).
In this page, from the top:
works by Cleto Munari,
works by Piero Pinto (to the left)
and Beppe Modenese (to the wright).
fianco dell’ente pubblico,
Assessorato alle Attività Produttive,
imprese private, personaggi come
Giovanni Battista Fadigati,
instancabile sostenitore
di questo progetto, artisti generosi
e abili come Gastone Primon,
Maurizio Morigi e Antonio
Cornacchione, con i colleghi
insegnanti che hanno reso possibile
in tempi tanto brevi la riuscita di
questa seconda edizione, prodotta
dal Comune di Este, sotto
il marchio di Ceramica al Centro:
ConCretaMagia.
La Mostra comprende anche un
gruppo di giovani selezionati dal
Concorso “Con Arte, per Gioco”,
per le scuole d’arte e di design
europee, un elemento in più
di stimolo e di fiducia per la
cultura del progetto e del
rinnovamento estetico, pur nella
conoscenza delle antiche radici e
tradizioni, che questo luogo pieno
di storia offerto per la mostra,
generosamente e con
la collaborazione preziosa della
Direttrice, Dott.ssa Angela Ruta,
non ci permette di dimenticare.
Bisogna che Este conservi il suo
fiore all’occhiello e continui a buon
diritto a chiamarsi
“Città della ceramica”, bisogna
aver fiducia nella continuità di una
produzione locale che però deve
apprendere, guardare con mente
disponibile a questi artisti che ci
hanno appoggiato con i loro
progetti; l’impresa locale deve
capire la necessità di rinnovarsi
attraverso cultura e idee, per aprire
così nuovi e più attuali spazi di
mercato. Se questo avverrà sarà
una ConCretaMagia.
39
Dall’alto:
piatto di Paolo Portoghesi;
centrotavola di Alessandro Carlini.
From the top:
plate by Paolo Portoghesi;
centrepiece by Alessandro Carlini.
“ConCRETAmagia”
Magic in Clay
New creative proposals have brought
new life to the 2nd “Triennale
Internazionale della Ceramica
d’Autore” (International Triennial of
Artistic Ceramics), held at the
National Atestino Museum, in the city
of Este. This event, that has now
become triennial, is a rare and I would
say successful example of collaboration
among designers and workers, crafts
shops, art and workshop schools and
ceramics artists who have lent their
skilled hands and their studiolaboratories, so that Este can re-launch
its qualities and its capacities and find
new stimuli and ideas to produce
contemporary artworks. With
considerable effort, twenty-one works
were realized, some of which very
demanding and highly complex, and
four others were made directly by the
artists. This Show also includes a
group of young people selected by the
Competition “Con Arte, per Gioco”
(With Art, for Fun), for European
art and design schools, an additional
element of stimulus and faith for the
project culture and aesthetic renewal,
always, however, with the awareness
of its ancient roots and traditions.
Este must hold on to its proud heritage
and continue to justly call itself
the “Città della Ceramica”
(“The City of Ceramics”), it must
have faith in the continuity of its local
production, which, however,
must learn, observe with an open
mind these artists who have supported
us with their works; local enterprises
must understand the need to renew
themselves through culture and ideas,
to open, in this way, new and more
up-to-date market spaces.
40
Dall’alto e da sinistra:
piatti di Krizia; vaso di Antonia Campi;
centrotavola di Vittorio Giorgini;
ciotole di Luca Marcon.
From the top and from the left:
plates by Krizia, vase by Antonia Campi;
centrepiece by Vittorio Giorgini;
bowles by Luca Marcon.
41
MOSTRE
di Luciano Marziano
Antoni Gaudí: l’artigiano
La lezione di un grande architetto nell’ambito
del Modernismo Catalano, tra sapienza fattuale della
manualità e nuovi sistemi costruttivi, in mostra
a Roma nel Chiostro del Bramante
L
a mostra su Antoni Gaudí
e il Modernismo Catalano, allestita
a Roma nello spazio espositivo
del Chiostro del Bramante nel
febbraio scorso, oltre a richiamare
l’attenzione su un protagonista
dell’architettura moderna, rimanda
ad una serie di problemi, che restano
a tutt’oggi aperti. Gaudí opera tra la
seconda metà del sec. XIX e i primi
decenni del XX a Barcellona, vivace
città in espansione economica ed
edilizia, nell’ambito del Movimento
Modernista, che si collega a quello
dell’Art Nouveau, attivo nel resto
d’Europa, dove assume differenti
definizioni (Liberty, Jugendstil,
Secessione). Il tratto comune è la
concezione dell’architettura come
unificatrice di tutte le arti.
Il riferimento primario alla natura
si accompagna allo spirito
internazionalista come
rispecchiamento della cultura
cosmopolita dell’epoca.
Il Modernismo Catalano oppone al
cosmopolitismo, che peraltro non
nega, un radicamento nella
tradizione locale. Ricollegandosi ai
precedenti di Arts and Crafts di
William Morris, trova ispirazione
operativa nell’ ascendenza medievale,
nello svolgimento dal gotico fino al
barocco, che consente di frangere la
linea retta per conseguire superfici
ondulate, con pieni e vuoti che danno
un forte senso di ariosità.
Si tratta di ascendenze culturali che,
razionalizzate, implicano l’utilizzo e
l’apporto dell’artigianato. In questo
modo, si entra nel campo della
tradizione non intesa come citazione
e come replica di modelli del passato,
ma quale matrice fattuale da
reinterpretare alla luce delle nuove
42
istanze e delle possibilità offerte dai
nuovi sistemi costruttivi, dei quali
Gaudí si mostra bene informato.
Si trattava, quindi, di proporre una
specificità, un’autenticità, che,
mentre valorizzava il patrimonio di
sapienza fattuale della manualità
posseduta dagli artigiani locali, era in
grado di apportare un arricchimento
all’orizzonte operativo
internazionale. Secondo Gaudí la
tradizione doveva intendersi non
soltanto come un iter di procedure
operative, come tipologia consacrata
dal tempo, ma anche come
riconoscimento del tessuto spirituale,
dell’incidenza del vissuto e
dell’interiorizzazione del particolare
genius loci. Operazione che non
poteva non comportare un impatto
simbolico. Per fare alcuni esempi: il
Mediterraneo contiene il concetto di
luce che si manifesta con la
policromia dei frammenti ceramici e
vetrosi; il movimento delle onde
marine si riflette nella linea
sinusoidale degli edifici e degli
oggetti di arredamento; il particolare
mondo vegetale del Sud si fissa nel
ferro battuto in una molteplicità di
motivi con al centro le foglie di
palma dei cancelli; ricorrono
immagini zoomorfe, come quella del
drago, emblema e completamento
ergonomico in alcuni oggetti d’uso.
L’impegno gaudiano è quello di una
espressività che implica la conoscenza
e la padronanza di diversi fattori: in
primo luogo dei materiali la cui resa,
sostenuta da una intuizione di base,
viene verificata sul campo. Al tempo
operavano sul territorio diversi
artigiani (falegnami, ceramisti, fabbri,
gessisti, muratori), ai quali veniva
affidata l’esecuzione di lavori che
l’architetto molto spesso aveva
soltanto schizzato: questo implica
una presenza continua dell’autore,
che non soltanto indica il
procedimento esecutivo, ma, a volte,
opera in prima persona, in un
continuo colloquio e scambio di
pareri con i collaboratori.
Si profila così un organismo che
rinvia alla bottega medievale, poiché
l’oggetto (sedie, poltrone, panche,
sedili in pietra, lampioni, ringhiere,
cancelli, ecc.), ma anche più
estensivamente la costruzione, sono
il frutto di un farsi momento per
momento con le modifiche e gli
aggiustamenti in corso d’opera, in
modo da rendere tattile la
morbidezza, la rugosità, la levigatezza
dei manufatti, dei quali si mette a
nudo la struttura interna affidata alla
sapienza e alla manualità artigianale,
alla ripetizione intelligente in grado
di migliorare il prodotto. In sintesi, si
può affermare che il procedimento si
basava sulla rapidità immaginativa,
Nella pagina a fronte:
A.Gaudí, La Sagrada Familia,
Facciata della Passione, Barcellona, 2000.
On the opposite page:
A.Gaudí, La Sagrada Familia,
Façade of the Passion, Barcelona, 2000.
In questa pagina, dall’alto:
A.Gaudí, appendiabiti della Casa Calvet,
legno e ferro, 1900; spada di ferro battuto,
La Sagrada Familia.
On this page, from the top:
A.Gaudí, Clothes hanger of the House of Calvet,
wood and iron, 1900; sword in wrought iron,
La Sagrada Familia
alla quale seguiva una lenta e
meditata fase esecutiva. Con la messa
a nudo della struttura, il fruitore non
è soltanto consumatore di un bene,
ma assume il ruolo di destinatario di
un’offerta culturalmente pregevole,
da accogliere e vivere anche a livello
concettuale.Il procedere, quasi in
corpore vili, trasforma l’architetto in
scultore, poiché le sue costruzioni, i
suoi arredi, i suoi percorsi nei parchi
sono come plasmati, come nati al
momento sotto l’occhio vigile e
governante dell’artista il quale
proietta nell’opera le sue fantasie, le
sue immagini, a volte ambigue, a
volte inspiegabili, come provenienti
dalle profonde zone del sogno.
È opportuno sottolineare che la
situazione sopra descritta cadeva
all’epoca in un momento favorevole
in quanto, per la presenza di
operatori, si presentava con un’
omogeneità che, in seguito, sarebbe
venuta meno allorché la
predominanza dell’industria avrebbe
posto il progettista e il designer, in
una posizione di collateralismo. Ma è
anche vero che oggi sale una forte
istanza di immaginazione, di
sensuosità, che nella manualità può
trovare un esito favorevole.
Riprendendo l’elemento
caratterizzante il rapporto di Gaudí
con l’artigiano, colto nel momento
del fare, pare utile citare
un’affermazione di Riccardo Dalisi
che, nel corso di uno studio proprio
su Gaudí, affermava che
“L’artigianalità può essere riscattata e
proiettata nell’età moderna,
collegandola a quelle radici
concomitanti che fondano gesto,
movimento, ricerca, ritmo puro”.
43
In questa pagina:
A.Gaudí, poltrona della Casa Calvet,
legno di rovere,1900.
On this page:
A.Gaudí, Chair of the House of Calvet,
oak wood, 1900.
Antoni Gaudí: the Craftsman
The lesson of a great architect in the
sphere of Catalan Modernism,
between the factual wisdom of manual
dexterity and new construction
systems, on show in Rome in the
Chiostro del Bramante (Cloister
of Bramante).
Gaudí worked during the second half
of the 19th century and the first
decades of the 20th in Barcelona,
a lively city that was expanding
economically and in its constructions.
He worked within the framework
of the Modernist Movement, which
was connected to Art Nouveau, active
also in the rest of Europe, where it
took on different names (Liberty,
Jugendstil, Secessione).
The common trait was a basic
conception of architecture as the
unifier of all the arts. The primary
reference to nature was accompanied
by an internationalist spirit as the
reflection of the cosmopolitan culture
of the age. It was, therefore, a matter
of proposing specificity,
an authenticity, that while valorizing
the heritage of factual wisdom
of the manual skills possessed
by the local artisans, was able to add
enrichment to the international
operating horizon.
According to Gaudí, tradition had to
be understood not only as a system
of operating procedures, as a typology
consecrated by time, but also as
a recognition of the spiritual fabric,
of the effects of the lived and
of the interiorisation of the particular
genius loci.
Gaudí’s commitment was that of an
expressivity that implies the knowledge
and the mastery of diverse factors: first
of all of the materials whose outcome,
44
In questa pagina:
A.Gaudí, Voyeuse de la casa Calvet,
legno dorato, ferro e velluto di seta,
1900.
On this page:
A.Gaudí, Voyeuse of the House of Calvet,
gilt wood, iron and silk velvet, 1900.
sustained by a basic intuition, is
verified on the field.
At the time, a number of craftsmen
were operating on the territory
(carpenters, ceramists, blacksmiths,
plaster artists, masons), who were
entrusted with the execution of works
that the architect very often had only
sketched: this implied the continuous
presence of the author, who not only
indicated the procedures of execution,
but sometimes worked personally in a
continuous dialogue and exchange
of opinions with his collaborators.
We find then, an organism that
recalls the medieval workshops, as the
object (chairs, armchairs, benches,
stone seats, lamps, railings, gates, etc.),
but also more extensively, the
construction are the fruit of building
with modifications and adjustments
made moment by moment during the
work process, that makes the softness,
roughness and smoothness of the
handiworks tactile, revealing their
internal structure entrusted to the
skills and the manual abilities of the
craftsmen and to intelligent repetition
able to improve the product.
It is also true that today a strong
request for imagination and
sensuousness is rising, which can find a
favorable outcome in manual skills.
Remembering the characterizing
element: Gaudí’s relationship with his
artisans, taken in the moment of
executing, it seems pertinent to quote a
statement made by Riccardo Dalisi,
who during a study precisely on
Gaudí, affirmed that “Craftsmanship
can be redeemed and projected to the
modern era, linking it to those
concomitant roots that unite gestures,
movement, research and pure
rhythm”.
45
Mostre
di Maria Concetta Cossa
Ceramiche d’Italia
L’evento, ospitato dal Macef Autunno 2004,
ha visto la partecipazione di molti ceramisti italiani,
dai grandi maestri a personaggi emergenti.
L
a mostra “Ceramiche d’Italia”
è stata promossa dalla rivista
“D’Artigianato tra arte e design”,
patrocinata dalla Associazione Italiana
Città della Ceramica e realizzata
in collaborazione con l'Ente Ceramica
Faenza. Il grande spazio, allestito
presso il Padiglione 1 di Fiera Milano,
ha accolto una rassegna di produzioni
ceramiche provenienti da diverse
regioni della penisola, dalla Sicilia
al Piemonte. L'esposizione
è stata organizzata in modo tale
da mettere in evidenza i principali
ambiti verso cui il comune
denominatore ceramico - in termini
di artigianato artistico - si dirige:
la produzione artigianale di ceramica
d'uso ed ornamentale più strettamente
legata ai modelli tradizionali;
la ricerca artistica, la ricerca
progettuale - ovvero di design nel settore della produzione
di oggetti e complementi d'arredo.
Fra questi ultimi due ambiti,
spesso, il confine si fa sfumato e non
sempre le distinzioni sono possibili
quando capita di osservare il lavoro
di grandi progettisti come Ettore
Sottsass o Nino Caruso. Nedda
Guidi come potrebbe realizzare
le sue opere senza “essere” artista,
donna, progettista allo stesso tempo?
La ceramica si presta volentieri
a questo intrigante gioco, e la mostra
al Macef ha inteso metterlo
in evidenza presentando, infatti,
anche una bella sezione di opere
realizzate da diversi artisti italiani,
dai grandi maestri a personaggi
emergenti. Aldo Londi, Biavati, Tulli,
Recalcati, Candido Fior, Carlo Zauli,
Leandro Lega, Fioravanti, ancora
Bruno Gambone, Franco Bucci
fra gli autori importanti in mostra.
46
Presenti anche opere di Giulio Busti,
Tampieri, Budini ed altri ancora
insieme ad una bella generazione
di artisti, produttori, progettisti
più giovani provenienti
da una “scuola ceramica” importante
come Faenza. Per citarne solo
alcuni: Antonella Ravagli, FOS,
Nedo Merendi, Mirko De Nicolò.
A fianco, ma nell'enorme spazio
a disposizione, il contrasto - voluto è stato creato dalla presenza di altre
ceramiche tradizionali provenienti
da diverse “città di antica tradizione
ceramica” come: Deruta, Viterbo,
Vietri sul Mare, Grottaglie,
Gualdo Tadino, Montelupo,
Napoli, Caltagirone, Nove,
Castellamonte, Castelli, Orvieto,
ed altre ancora oltre a Faenza.
Lo scopo di questa iniziativa
è anche quello di osservare ad ampio
raggio il panorama della ceramica
artistica italiana e iniziare
ad analizzarne i diversi aspetti
e caratteri distintivi, le specifiche
esigenze di promozione.
Un modo per valorizzare
e un invito a riflettere, allo stesso
tempo, per nuovi progetti.
Nella pagina a fronte, dall’alto:
Adriano Gatti, l’architetto Maria
Concetta Cossa e Giovanni Mirulla
durante l’inaugurazione della mostra;
scorcio dello spazio espositivo.
In the front page, from the top:
Adriano Gatti, Architect Maria
Concetta Cossa and Giovanni Mirulla
during the inauguration of the exhibition; view
of the exhibition space.
Alla mostra hanno partecipato
con le loro opere alcune fra le più
rappresentative aziende italiane:
Porcellane Principe, Ceramiche Dal Prà,
Ceramiche A Due Tosin e Porcellane
La Medea, sotto l’egida del Consorzio
Ceramiche Artistiche del Veneto;
Sambuco Mario, Caleca Italia,
Simonetti e Il Laboratorio Italiano,
come partecipazione singola.
Hanno inoltre fornito il loro contributo
Ente Ceramica Faenza,
A.I.C.C. e D’A Gallery.
47
Ceramics of Italy
The event, hosted by the Autumn
2004 MACEF, saw the participation
of many Italian ceramists, from
the great masters to emerging artists.
The exhibition “Ceramiche d’Italia”
was promoted by the magazine
“D’Artigianato tra arte e design”,
sponsored by the Associazione Italiana
Città della Ceramica (Italian Cities
of Ceramics Association) and organized
in collaboration with the Ente Ceramica
Faenza (Faenza Ceramics Association).
The large area, set up at the Pavilion 1
of the Fiera Milano, collected a wide
variety of ceramic products coming from
a number of regions of the peninsula,
from Sicily to Piedmont. The exhibition
was organized in such a way as to point
out the principal fields, towards which
the common denominator ceramics,
in terms of artistic craftsmanship,
is heading: the artisanal production
of ceramics for practical use
and for decoration more closely tied
to traditional models; artistic research,
design research - or of design in the sector of production of furnishing
objects and complements. Between
these last two fields, often, the boundary
is vague and it is not always possible
to distinguish when we happen to see
the work of great designers like Ettore
Sottsass or Nino Caruso. How could
Nedda Guidi realize her works
without “being” an artist, a woman
and a designer all at the same time?
Ceramics lends itself readily to this
intriguing game, and the MACEF
show intended to bring this out
presenting also a fine section of works
created by diverse Italian artists,
from the great masters to emerging
48
Nelle immagini di questo servizio:
alcune delle più significative
opere dei ceramisti italiani
che hanno esposto alla mostra ospitata
dal Macef Autunno 2004.
In the pictures of this article:
some of the most meaningful
works of italian ceramists
on show in Macef Autumn 2004.
figures. Aldo Londi, Biavati, Tulli,
Recalcati, Candido Fior, Carlo Zauli,
Leandro Lega, Fioravanti,
and also Bruno Gambone, Franco Bucci
are among the important artists
at the show. There are also works
of Giulio Busti, Tampieri, Budini
and others, together with a first-rate
generation of younger artists, producers,
designers coming from an important
“ceramics school” like Faenza.
To mention only a few; Antonella
Ravagli, FOS, Nedo Merendi, Mirko
De Nicolò. Next to these, but always
in the enormous space provided,
a contrast - intentional - was created
by the presence of other traditional
ceramics coming from different “cities
of ancient ceramic traditions” like:
Deruta, Viterbo, Vietri sul Mare,
Grottaglie, Gualdo Tadino, Montelupo,
Napoli, Caltagirone, Nove,
Castellamonte, Castelli, Orvieto,
and others, besides Faenza. The purpose
of this initiative is also to observe a wide
panorama of Italian artistic ceramics
and begin to analyze its different aspects
and distinctive features, the specific
needs of promotion. A way to valorize
and an invitation to reflect,
at the same time, for new projects.
49
PREMI
di Vittorio Fagone
Dal catalogo di presentazione della
mostra “Fontane per il Monferrato” e
relativo conferimento di premi agli
artisti, in esposizione a Casale
Monferrato nel maggio 2004,
pubblichiamo un saggio introduttivo di
Vittorio Fagone.
Uno degli aspetti più interessanti
del panorama artistico
contemporaneo a livello
internazionale è l’atteggiamento
con il quale oggi artisti visuali di
diversa provenienza e pratica
disciplinare (pittori, scultori,
operatori mediali, architetti e
designers) si rivolgono al contesto
ambientale considerato non solo
dentro una dimensione stabile di
paesaggio naturale e urbano, ma
come un campo dinamico di
relazioni comunicative, attive sul
piano simbolico ed emozionale.
Non si tratta, va detto,
dell’adesione a un programma o a
un manifesto, ben definito dentro
50
Fontane per il Monferrato
Un itinerario suggestivo di “fontane d’arte”
progettate e proposte da artisti di tre generazioni,
particolarmente orientati alle tematiche ambientali.
precise formulazioni teoriche,
strategie linguistiche e obiettivi
estetici, come storicamente è
avvenuto per le prime e le seconde
avanguardie artistiche del XX
secolo, ma di una diversa attitudine
di non pochi artisti a operare fuori
dalle “riserve protette” di gallerie e
musei e dalla destinazione verso il
geloso ed esclusivo possesso del
collezionismo privato, in una
positiva rispondenza alle
indicazioni e alle domande di una
pubblica committenza e fruizione.
Questa mostra, che raccoglie i
progetti e le proposte di artisti di
tre generazioni, selezionati in base
alla riconosciuta congenialità delle
loro opere con le tematiche
ambientali al di là dei particolari
orientamenti di ricerca, disegna un
suggestivo e variato percorso nel
Monferrato, città e campagna,
dove le “fontane d’arte” risultano
ogni volta singolari scoperte di
entità funzionali, ma anche
simbolico-comunicative, soste
invitanti e segnali in grado di
attivare una produttiva relazione
con il contesto urbano e paesistico.
Merita di essere sottolineato entro
quali costanti è stata letta dagli
artisti la particolare identità del
Monferrato, nodo essenziale nella
geografia e nella storia del nostro
paese, in quanto ciò consente
di meglio valutarne i progetti
raccolti in questa esposizione.
Sono tre gli elementi fondamentali
con i quali gli artisti si sono sentiti
obbligati a confrontarsi:
il particolare profilo delle
comunità urbane del Monferrato
(piazze, palazzi, chiese,
l’immediato ed esplicito confine tra
città e campagna), il ruolo che
il Po, qui autentico e dominante
“grande fiume”, ha nella
complessiva conformazione del
paesaggio e infine l’umanizzazione
Nella pagina a fronte:
fontana di Job Koelewijn (primo premio
ex aequo).
On the opposite page:
fountain by Job Koelewijn (joint first prize).
In questa pagina dall’alto:
“Acquatica”, di Ugo La Pietra
(primo premio ex aequo);
“Pietra d’acqua”, di Silvio Wolf.
On this page from the top:
“Acquatica”, by Ugo La Pietra
(joint first prize);
“Pietra d’acqua” (Water stone), by Silvio Wolf.
51
di questo attraverso il lavoro
dell’agricoltura.
Le diffuse e diverse geometrie
lineari del paesaggio del
Monferrato segnano un nodo
antico e mai dissolto tra natura e
cultura, qui certo non in
opposizione, ma in reciproco
potenziamento di realtà e
immagine. Nell’intervallo esiguo
tra realtà e immagine, che è tipico
di un territorio così
inconfondibilmente segnato,
gli artisti animano i diversi
strumenti del loro operare
cercando di stabilire segni efficaci
che di questo paesaggio
straordinario sappiano farsi
emblemi congruenti e insieme
porte e scale verso un’emozione
immaginativa che, nella
proteiforme evidenza del luogo, ha
concordanze e fondamento.
L’acqua, la terra e la luce del
Monferrato vengono così scandite
dentro figure nuove che non
rifiutano di utilizzare tecnologie
d’immagine complesse ma che, in
ogni caso, hanno consapevolezza e
52
memoria di un sentire insieme
individuale e sociale, di un vissuto
che è, in modo indistricabile,
presenza e memoria.
Nel confronto con il paesaggio del
Monferrato, la ricerca degli artisti
contemporanei qui radunati è stata
obbligata a rendere esplicite
ragioni formative e inerenze
costitutive.
I progetti fanno tutti riferimento a
una comunicazione di forte segno
sociale oltre che estetico.
Sono convinto che oggi il mondo,
flagellato da un incessante diluvio
di messaggi visivi banali e
frastornanti, abbia bisogno degli
artisti, costruttori e mediatori di
immagini che sono emozioni
indispensabili e simboli da tutti
partecipabili e leggibili.
Se i Comuni del Monferrato che
hanno lodevolmente promosso
questa iniziativa sapranno renderla
sino in fondo concreta, essi
daranno alla seduzione di questa
terra ubertosa ed antica un nuovo
itinerario, che varrà a confermarne
l’inesaurita bellezza e socialità.
Mostra: “Fontane per il Monferrato”
Curatore: Marco Porta
Progetto: MON.D.O. e il Comune di
Rosignano per i 37 Comuni
monferrini aderenti a
PR.O.M.E.S.S.A.
Giuria: Vittorio Fagone (Presidente),
Luca Cerizza, Tiziana Conti.
Artisti invitati
Finalisti: Filippo Avalle,
Lara Favaretto, Mauro Ghiglione,
Trevor Gould, Job Koelewijn,
Ugo La Pietra, Angelo Mottura,
Claudio Rotta Loria, Mauro Staccioli,
William Stok, Attilio Tono,
Silvio Wolf.
Altri partecipanti: Edgardo Abbozzo,
Giuseppe Armenia, Sergia Avveduti,
Simone Berti, Mirta Carroli,
Francesco Garbelli, Dario Ghibaudo,
Robert Gligorov, Jeroen Jacobs,
Karpüseeler, Adriano Leverone,
Andrea Massaioli, Federico Piccari,
Nicola Renzi.
Vincitori:
Primo premio ex-aequo a Lara
Favaretto, Ugo La Pietra,
Mauro Staccioli, Job Koelewijn.
Premio del pubblico a Silvio Wolf.
Fountains for Monferrato
A charming itinerary of
“art fountains” designed and put
forward by artists of three generations,
with a particular interest in
environmental issues.
One of the most interesting aspects of
the contemporary artistic panorama at
international level is the attitude with
which visual artists of different origin
and discipline (painters, sculptors,
media operators, architects and
designers) today turn their attention
to the environment. It is an issue,
which is considered not only within a
stable dimension of natural and urban
landscape, but as a dynamic field
of communicative relations, active
on a symbolic and emotional level.
This exhibition brings together
the designs and proposals of artists
of three generations, selected on the
basis of the acknowledged congeniality
of their work with environmental
themes beyond specific lines of research.
The event outlines a charming and
varied itinerary in the Monferrato
area, city and countryside where the
“art fountains” are unique discoveries
of functional entities. They are also
symbolic-communicative inviting rest
areas and signs able to set in motion a
productive relationship with the urban
and rural context. The widespread
and diverse linear shapes
of the Monferrato landscape mark an
antique, as yet unresolved dilemma
between nature and culture, here in
agreement, in reciprocal expansion
of reality and image. Water, earth
and the light of Monferrato are thus
clearly expressed within new figures,
which do not decline the use of complex
technologies of image. In any case,
they have the awareness and memory
of an individual and social feeling of
togetherness, past experiences, which
are, in an inextricable way, presence
and memory. In the context of the
Monferrato landscape, the research
of the contemporary artists gathered
here has been compelled to make
educational reasons and constitutive
relevances explicit.
The projects all make reference to
a strong social and aesthetic element
of communication.
Nella pagina a fronte:
“Fiore d’acqua”, di Filippo Avalle.
On the opposite page:
“Fiore d’acqua” (Water flower),
by Filippo Avalle.
In questa pagina dall’alto:
“La Giostra di Zampanò”,
di Lara Favaretto (primo premio ex aequo);
fontana di Mauro Staccioli
(primo premio ex aequo);
“Fluidofiume”, di Mauro Ghiglione.
On this page from the top:
“La Giostra di Zampanò” (Zampanò’s merrygo-round) by Lara Favaretto (joint first prize);
fountain by Mauro Staccioli (joint first prize);
“Fluidofiume”(Fluid river)
by Mauro Ghiglione.
53
AUTORI
di Lara Vinca Masini
Marcello Morandini
Il Premio Internazionale Design Ceramico 2003
prestigioso riconoscimento
al valore di un grande artista e designer
Dal catalogo della mostra
“Marcello Morandini - Ambiente
quotidiano 2003” svoltasi al Museo
Internazionale Design Ceramico
di Laveno (Varese), pubblichiamo
un estratto della prefazione
di Lara Vinca Masini.
In un piccolo catalogo di una
sua mostra presso Lorenzelli Arte
(Milano, 2002), Marcello Morandini
definisce la sua splendida bambina
allora di quattro anni “questo
specchio vivente e rifrangente
in velocetrasformazione”, “per ogni
domanda della quale - aggiunge non ho sempre una risposta vissuta”.
Mi sembra, questa, quasi
una dichiarazione di poetica:
c’è tutta la sua ansia, la sua necessità
di tener dietro a questa “veloce
trasformazione” alla quale risponde,
da sempre, con l’energia dinamica,
“in continua trasformazione”
dei suoi progetti, siano essi quelli
dei suoi disegni, delle sue sculture,
delle sue proposte di spazio
architettonico, o quelli del suo
design raffinato, fin troppo perfetto.
Tutti lavori che fanno parte della
sua interpretazione del mondo quale
dovrebbe essere, secondo la globalità
della sua progettazione. Il termine
“globalità” non ha nulla a che fare,
in questo caso, con l’ormai
purtroppo inevitabile processo
di globalizzazione che sta
trasformando questo nostro mondo
e soprattutto la nostra condizione
umana - e non consiste, certo,
nella multietnicità...
Quello di Morandini è un progetto
che egli va perseguendo, con una
forza, un coraggio, una pertinacia
che fanno parte della sua
54
Sopra: Marcello Morandini.
Sotto: un ambiente della mostra.
Below: an area of the exhibition.
impostazione etica, quella che
contrassegnava l'intenzionalità
del momento storico-artistico
durante il quale, giovanissimo,
iniziava la sua impegnata,
vitalissima attività.
Ho diviso il mio lungo lavoro
sull'arte e l'architettura
contemporanee (Giunti, L’Espresso,
1990-2002) secondo una lettura
trasversale svolta su due linee,
parallele e continuamente
intersecate, una quella
che ho definito, rifacendomi
a Schopenhauer, “la linea
dell’Unicità (Arte come volontà
e non rappresentazione)” e l'altra
“la linea del modello (Arte come
immagine del mondo)”.
Non c'è dubbio: il lavoro
di Marcello Morandini si colloca
in questo secondo settore,
che si rifà al Bauhaus, a tutte
le scuole, in Europa e negli Stati
Nella colonna di destra, dall’alto:
sculture in porcellana per Rosenthal.
In the right column, from the top:
porcelain sculptures for Rosenthal.
Sotto, dall’alto:
servizio da tavola in porcellana
per Furstenberg;
prototipi di vasi in porcellana per Rosenthal.
Below, from the top:
porcelain dinner service for Furstenberg;
prototypes of porcelain pots for Rosenthal.
55
Dall’alto:
vasi in porcellana per Rosenthal,
Premio Design Center Stuttgart;
scultura.
From the top:
porcelain pots for Rosenthal,
Award Design Center Stuttgart;
sculpture.
Uniti, che da quello
hanno preso il via attraverso
i suoi maestri (da Gropius ad Albers,
da Moholy-Nagy, a Meyer...),
al De Stijl, al Costruttivismo russo,
al Concretismo di van Doesburg
e, con implicazioni, ovviamente,
diverse, alle linee più dure
del Concettualismo; in architettura
al Movimento Moderno,
prima della sua degenerazione
nell'International Style, riprende
nel Minimalismo alla Donald Judd
(che si ripresenta, da qualche tempo,
in architettura nel concettualismo,
ad esempio, di un Eisenman),
a certi esiti del Decostruttivismo
(Libeskind, per dire)...
Mi sembra, invece, che tutto
il percorso operativo di Morandini,
con i suoi programmi che prevedono
una continua trasformazione,
una continua dinamica organica
su una idea di formatività,
sulla base di rigorose leggi
matematiche, con i suoi progetti
che riescono a trasformare
la matematica stessa in creatività
continua, si sia svolto come una gara,
una progressiva presa di posizione,
nel tentativo continuo di esorcizzare
la dinamica irreversibile
di questa accelerazione,
che non lascia più spazio
al pensiero e sta sconvolgendo
il nostro vivere attuale.
È con questa che ci si deve
continuamente confrontare:
è lei la vera grande mutazione
del nostro tempo; esige
un aggiornamento incessante,
sembra usurare sul nascere
ogni idea di “nuovo”, che pure
impone continuamente...
56
Sedia Bine per Sawaya & Moroni.
Chair Bine for Sawaya & Moroni.
Marcello Morandini
The International Award Ceramic
Design 2003 prestigious recognition
to the value of a great artist and
designer
From the catalogue of the exhibition
“Marcello Morandini – everyday
environment 2003” occurred at the
International Museum Ceramic Design
of Laveno (Province of Varese),
we publish an excerpt of the preface
of Lara Vinca Masini.
In the catalogue of an exhibition of his,
Marcello Morandini defines his
daughter, at that time four years old,
“this living and refracting mirror under
quick transformation”, “for whose every
question not always I have an answer
coming from experience”: it seems almost
a declaration of poetics: there is all his
anxiety, his need to catch up with this
“quick transformation”
to which he replies with the energy
“under continuous transformation”
of his projects, whether those of the
drawings, of the sculptures, of the
proposals of architectonic space, or those
of his refined design. All works belonging
to his interpretation of the world as it
should be, according to the globality of
his design, “globality” which has nothing
to do here with the process
of globalization transforming the world
and the human condition – and certainly
it does not consist of multiethnicity…
Morandini pursues his project with the
strength, the courage pertaining to his
ethics, that which marked the historicalartistic moment in which he started very
young his committed activity. I divided
my work about the contemporary art
and literature according to an analysis
on two lines, parallel and intersected, one
I defined, following Schopenhauer,
“the line of Unicity (Art as will, not
representation)” and the other “the line
of model (Art as image of the world)”.
Morandini’s work fits into this second
sector, following Bauhaus and all the
European and American schools which
from that have started through its
teachers… It seems to me that the
operative path of Morandini, with his
programs under continuous
transformation, the organic dynamics
about an idea of formativity, the projects
transforming mathematics itself into
continuous creativity, has developed as a
race, a progressive taking sides for
exorcizing the irreversibility of this
acceleration which does not leave any
space to thought and upsets our current
living. It is with this that we have to put
ourselves to the test: this is the true great
change of our time; it needs an unending
updating, it seems to wear out on the
arising itself every idea of “new”, which
yet it imposes continuously…
57
Autori
di Luciano Marziano
Le ceramiche di Franco Giorgi
Le forme della tradizione vengono declinate
secondo varianti funzionali ed espressive,
ricche di interventi cromatici e di tessiture decorative.
I
n una precedente presentazione
di una mostra (Firenze 2001),
a conclusione dell’analisi
delle varie tipologie proposte
da Franco Giorgi, ritenevo
di poter affermare che,
attraverso i vari procedimenti
operativi, l’artista immette
un notevole tasso di valenza
estetica del vissuto quotidiano.
Se ogni opera riuscita comporta
tale qualità, quella di Giorgi
si qualifica per l’intento
finalizzato alla valorizzazione
della linea produttiva attraverso
la moltiplicabilità, seppure
in piccola serie, data la natura
e destinazione del prodotto.
Il suo percorso appare tangenziale
al circuito del mercato, atteso
che utilizza le forme di tradizione,
ma su di essa interviene
con variazioni che, mentre
ne confermano le finalità funzionali,
accolgono le istanze dell’attualità
espressiva affidata all’analisi
della struttura, alla tessitura
decorativa, agli interventi cromatici
declinati con dissonanze
e corrispondenza armoniche,
richiami e riprese in cantanti colori
che trascorrono da brillantezze
primarie a sommesse effusività
assorbite nelle patine bianche,
marroni. Il piatto, il vaso,
forme frequentate da Giorgi,
si trasformano in campo fascinoso
nel quale il valore tattile della forma
si accompagna a quello sensibilistico
del decoro. Nell’elaborazione
degli oggetti l’operatore utilizza
una varietà di strumenti
e procedimenti compresi
quelli di ascendenza artigianale,
come il preparare da sé gli smalti,
58
procedere ai dosaggi degli ossidi,
impiegare il terzo fuoco per il lustro,
diluire l’argilla per conseguire tenui
e pellicolari colori. Per Giorgi ogni
opera è un campo nuovo da scoprire,
da sondare, da percorrere,
adeguando la risposta ai casi
specifici. Da qui una variabilità
di proposte che non sono
in contraddizione tra di loro, perché
ognuna presenta una individualità
dettata dalle singole necessità
espressive. È una sorta di libertà
da condizionamenti, che può
collegarsi al contesto produttivo
nel quale Giorgi ha operato
e continua ad operare come docente,
preside di Istituto d’arte, designer,
sperimentatore. Mi riferisco
alla singolare situazione di Civita
Castellana che, nota per la massiccia
produzione di ceramica,
per le decine di imprese, non subisce
il peso della tradizione come accade
a numerosi centri ceramici d’Italia,
condizionati oltre che spiritualmente
anche concretamente da forme
storicamente definite e alle quali
non si può fare a meno di fare
riferimento. Questa che potrebbe
Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:
Sculture per la tavola in terraglia smaltata;
contenitore da tavola a 2 scomparti
in maiolica smaltata, cm. max. 45;
contenitore da tavola a mandorla
in maiolica smaltata, cm. max. 58.
In questa pagina, da sinistra:
contenitore da tavola in maiolica
smaltata, cm. max. 42;
sculture per la tavola,
piano e fondo in terraglia smaltata.
On the opposite page, from the top and the left:
Sculptures for the table in enamelled pottery;
table container with 2 sections
in enamelled majolica, cm max. 45;
almond shaped table container
in enamelled majolica, cm max. 58.
essere una pagina bianca
ha consentito con più sveltezza
di accogliere e utilizzare tecniche,
procedure e protocolli caratterizzanti
la modernità. Non dovendo fare
riferimento a un modello
consolidato, si sono elaborate forme
conformi e funzionali alle istanze
della contemporaneità.
Sanitari, stoviglierie rispondono
alla immediatezza di soddisfacimenti
di bisogni conseguenti alla crescita
dei livelli di benessere e di modi
di vita più confortevoli.
In tale contesto ha incidenza
il design, inteso nell’estensione
più ampia di metodologia finalizzata
alla elaborazione di forme, ma anche
di meccanismo atto ad individuare
i circuiti produttivi e distributivi.
Nel corpo di questa produzione,
si inserisce, per iniziativa di sensibili
imprenditori, come una dimensione
utopica, intendendo per tale
la progettazione di oggetti,
di cui, pur non rientrando
nei parametri del mercato,
si suppone un possibile consumo.
Franco Giorgi viene a trovarsi
al centro di questa operazione,
che non è enfatico definire di ordine
culturale. Chiamato a collaborare
con aziende civitoniche,
appronta progetti di oggetti che,
pur mantenendo la morfologia
di base, vengono strutturati in modo
da sottolineare i coefficienti plastici
affidati a piegature, dilatazioni tali
da pervenire ai limiti della scultura.
Il rispetto delle caratteristiche
funzionali ne mantiene, comunque,
la specificità del prototipo di oggetto
d’uso, da poter essere messo
in produzione e, quindi, introdotto
nella linea distributiva.
In questo percorso un ruolo
fondamentale lo gioca il produttore,
il quale, dotato di sensibilità
nell’intercettare ed anche suscitare
attese di beni, si pone come attivo
On this page, from the left:
table container in enamelled majolica,
cm max. 42;
sculptures for the table,
plate and soup plate in enamelled pottery.
propulsore fornendo all’operatore
mezzi e risorse necessarie
per la sperimentazione.
In conto viene posta anche
la temerarietà di un rischio che, quasi
sempre, si rivela risarcitorio, atteso
che il prodotto,
seppure destinato a circuito
elitario, potenzia l’immagine
imprenditoriale, ma, ancor più,
consente di aprire prospettive nuove
a un processo produttivo,
che, usurato dalla ripetitività,
può adagiarsi in una routine
con conseguenze negative
di saturazione e di ordine economico.
Gli oggetti qui rappresentati
esemplificano e confermano
quanto si è venuto affermando.
Essi infatti sono stati realizzati
grazie al sostegno della VARM
ceramiche, di Civita Castellana,
impresa con la quale Giorgi
mantiene, da tempo,
un’intensa e proficua collaborazione.
59
Dall’alto e da sinistra:
contenitore spiralico in maiolica smaltata,
Ø max. cm 43, h. cm.23;
piatto in maiolica smaltata e lustri, Ø cm. 68;
piatto da muro in maiolica smaltata, Ø cm. 65.
From the top and the left:
spiral container in enamelled majolica,
Ø max. cm 43, h. cm 23;
plate in enamelled majolica and lustri, Ø cm 68;
wall plate in enamelled majolica, Ø cm 65.
The ceramics by
Franco Giorgi
The traditional shapes are declined
according to functional and expressive
principles, rich in chromatic choices
and decorative weavings.
In a previous presentation
of an exhibition (Florence 2001)
and after an analysis of the various
range of wares created by Franco
Giorgi, I could affirm that the artist
infuses anaesthetic sense
into the everyday life through
the various artistic processes.
Furthermore Giorgi’s work
is characterized by the aim
to increase the value of the items
through the possibility of their
reproduction, although in a small
and limited number, due to
the type ad the target of the item.
Giorgi’s work meets the demands
of the market since it uses functional
60
Da sinistra:
piatto in maiolica smaltata, Ø cm. 68;
piatto in maiolica smaltata e
lustri metallici, Ø cm.62.
From the left:
plate in enamelled maiolica, Ø cm 68;
plate in enamelled maiolica and
metallic lustri, Ø cm.62.
traditional forms but also uses topics
of the current expressive experience,
such as structure’s analysis, decorations,
chromatic operations of discordance
and harmonic correspondence.
The plate, the vase - commom
forms in Giorgi’s art – evolve into
a fascinating field in which the tactile
quality of the form and the sensitive
quality of decorations match perfectly.
During the process of art making,
the artist makes use of a lot
of instruments and devices that include
artisan techniques such as preparing
the enamel and the dosage of oxide
by himself, polishing and thinning
clay in order to get special colours.
Every Giorgi’s work is a new field
to discover and analyze
where the different concepts
and readings are related to the specific
expressive necessities.
A sort of freedom from limitations
comes out, and it is connected to Giorgi’s
artistic background and experience:
teacher, headmaster of Art School,
designer, craftsman and experimenter.
I refer also to the specific situation
of Civita Castellana that, wellknown
for its great production of ceramics
and for its many firms, was not
overcome by the weight of tradition.
This metaphorical “white sheet”
and its freedom from ancient models
gave the opportunity to try new forms
and apply modern and fresh techniques.
The designer worked in this situation
and developed methods and processes
for creating new forms as well
he studied the manufacturing process
and the distributive trades.
An utopian aspect characterizes
the manufacturing process,
since some responsive and broad-minded
managers support the artistic
experiments and the production
of items that are a novelty in the market.
Franco Giorgi plays a central role
in this operation that can be
surely defined cultural.
Giorgi cooperates with Civita’s firms
and conducts research into projects
of items that although mantain
functional features, develop into forms
that underline the plastic coefficient
and approach sculpture.
As above mentioned, in this context
the producer plays a significant role,
since he is an active promoter
that provides the artist with tools
to conduct experiments and he also
takes the risk of pushing new products,
although the risk always develops
into a solid investment
that improves the firm’s image
and oopens new prospects for production.
The objects showed testify
and confirm what we asserted
as they were realized thanks
to the support of Varm Ceramics,
a Civita’s firm with which Giorgi
is fruitfully cooperating since years.
61
AUTORI
di Francesco Spada
L
a terra riprende a dare nuovi
frutti. La terra in questione è il
Salento, a sud dell’Italia,
abbracciato amorosamente dal
Mediterraneo, come pochi altri
suoi territori.
L’area di intervento è Cursi,
un piccolo villaggio circondato
da crateri scavati da gente del
luogo per estrarre conci di pietra
dorata e morbida, che permettono
di edificare città e di decorarne
le facciate. In questo paesaggio,
ai margini superiori dei crateri
e tra gli ulivi, si muove
Daniele Lanzilotto, un giovane
stranamente biondo, forse figlio
dei tanti popoli, anche nordici,
che hanno abitato da queste parti.
Anche lui non può sfuggire all’idea
di edificare con quei conci
e di essere, quindi, protagonista
silenzioso di un lavoro progettuale
che abbia in sè la natura tutta
del suo paesaggio.
Nascono così degli oggetti che
vogliono vivere però all’interno
delle abitazioni e che comunicano
in maniera chiara il paesaggio
esterno con i suoi segni
caratterizzanti: plasticità, armonia,
colore, trasparenze e luminosità.
Obiettivo: ritrovare, attraverso
oggetti d’uso, quell’equilibrio
smarrito con i materiali naturali
del luogo e farli rivivere con grazia
ed eleganza, quasi in contrasto
con un paesaggio forte e
maltrattato dalla nostra mancanza
di rispetto.
Daniele sceglie di stabilire un
dialogo intenso con il suo
territorio, che diventa
il suo archivio di riferimento
progettuale, definendo così
62
Gli alberi di Daniele
Nel territorio di Cursi, vicino a Lecce, la “pietra
leccese” ritrova un ruolo domestico attraverso gli
oggetti progettati da Daniele Lanzilotto.
una sorta di “baratto” fra materia e
progetto.
I nuovi simbolici frutti sono come
alberi con le braccia tese che
sorreggono delicatamente una
chioma trasparente e quindi aperta,
senza limiti.
Un esercizio di “potatura fatta
ad arte” che permette all’albero
stesso di ridare ancora buoni frutti.
La pietra, il legno, il vetro, il
design e un giovane biondo ci
invitano per comunicare
silenziosamente e in armonia.
A noi non resta altro che saper
ospitare nuovi abitanti domestici
nella nostra quotidianità.
In questa pagina, dall’alto e da sinistra:
“Giorno”, contenitore in pietra leccese con base
in legno, finitura mogano;
“I custodi”, portagioie in pietra leccese con base
in legno, finitura palissandro;
“Le cummari”, tre portagioie in pietra leccese
con base in legno, finitura palissandro.
Nella pagina a fronte, dall’alto:
tavolini della collezione
“Mobili in pietra”: basi in legno
sormontate da un gambo in pietra
leccese, alla sommità bracci di legno
sostengono un cristallo.
On the opposite page, from the top:
tables of the collection “Mobili in pietra”
(Furniture in stone): bases of wood
supporting a stem of Lecce stone,
at the top arms of wood hold up a crystal.
On this page, from the top down and from
the left: “Giorno” (Day), container in Lecce
stone with a wooden base, mahogany finish;
“I Custodi” (the Custodians), jewel box in Lecce
stone with wooden base, rosewood finish;
“Le Cummari” three jewel boxes in Lecce stone
with wooden base, rosewood finish.
Daniele’s Trees
In the territory of Cursi, near Lecce,
“Lecce stone” (pietra Leccese) finds a
place in homes with objects designed by
Daniele Lanzilotto.
The land is starting to give new fruits
again. The land in question is the
Salento, in the south of Italy, lovingly
embraced by the Mediterranean as few
other territories of Italy. The operating
area is Cursi, a small village surrounded
by craters dug by people of the place to
extract ashlars of soft golden stone that is
used to build cities and decorate façades.
In this landscape, at the upper edges of
the craters and among the olive trees,
moves Daniele Lanzilotto, a strangely
blond youth, perhaps son of the many
peoples, even Nordic, who have inhabited
these parts. He, too, is captivated by the
idea of creating with these stones and
being therefore, the silent protagonist
of a design work that has within it the
nature of this countryside. This is how
objects are born, that want to live,
however, inside the homes, and that
clearly communicate the outside
landscape with their characterizing
marks: plasticity, harmony, colour,
transparencies and luminousness.
Daniele’s objective: to find again,
through objects of everyday use, that
lost equilibrium with the natural
materials of the place, and make them
live again with grace and elegance,
almost in contrast to the worn and
mistreated landscape of our lack of
respect. Daniele wants to establish an
intense dialogue with his territory,
which becomes his archive of design
reference, defining in this way a sort of
“barter” between the material and the
project.His new symbolic fruits are like
trees with their arms stretched out,
delicately sustaining their transparent
foliage, therefore open and limitless.
63
MOSTRE
di Giusy Petruzzelli
Nella storia della Morelato
l’approccio al movimento moderno
è stato gestito in senso letterale;
il repertorio di immagini
da interpretare ha subíto lo
sguardo attento e critico di chi,
da sempre, fa mobili di qualità
(con lo stesso materiale che,
dalla notte dei tempi, è il principe
dei materiali: il legno).
La ragione dello spostamento al
contemporaneo è da ricercare
nello stesso spostamento del gusto
comune che caratterizza l’epoca
contemporanea: assoluto rigore
progettuale, pulizia delle linee,
64
Morelato e il Moderno
Una nuova collezione di modelli contemporanei
caratterizza l’evoluzione dell’Azienda Morelato
che, dall’interpretazione dei vari stili classici
attraverso il ’900, approda al Movimento Moderno.
scelta di pochi materiali costitutivi.
Trovare ed applicare,
nella Morelato, i modelli
del contemporaneo non è stato
assolutamente facile.
Il primo e fondamentale nodo
è stato il collegamento e raccordo
fra il modo di intendere la
produzione del legno della
Morelato nel classico ed il modo
di intendere il materiale legno
nella produzione contemporanea
(che per sua natura è sempre
più seriale).
Il legame profondo che l’azienda
ha con il suo standard produttivo,
con le essenze del noce e dei nobili
materiali lavorati
e trattati a mano e finiti con cere
e tinte naturali, ha avuto un ruolo
fondamentale nella ricerca
di modelli compatibili con questa
realtà.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti:
oggetti di altissimo contenuto
realizzati con modalità di grande
ricchezza ed approfondimento
tecnico artigianale.
Oggetti per il nostro presente che
hanno un futuro da collezione,
come è nel DNA di tutti i mobili
della Morelato.
Nella pagina a fronte:
esposizione con libreria, tavolo
e poltroncina della serie “Cortesia”
di Franco Poli.
On the opposite page:
Display with bookshelf, table and small
armchair, of the “Cortesia” series.
of Franco Poli.
In questa pagina dall’alto:
tavolo Aero ;
comò 900 di Franco Poli.
On this page from the top:
Aero table;
Chest of drawers 900 of Franco Poli.
65
Dall’alto:
sedia impilabile
(Ufficio Tecnico Morelato);
ambiente con vetrina libreria 900,
tavolo rotondo e sedia 900
(Ufficio Tecnico Morelato).
From the top:
Stackable chair
(Morelato Technical Office);
Room with bookshelf display 900,
Round table and chair 900
(Morelato Technical Office).
Morelato and the Modern
A new collection of contemporary
articles characterises the evolution
of the Morelato Company, which,
from the interpretation of various
classical styles through the 1900’s,
is now approaching the Modern
Movement.
In the Morelato story, the approach
to the modern movement was
managed in a literal sense;
the repertory of images to be
interpreted was subjected to the careful
and critical analysis of specialists
66
who have always produced high
quality furniture (with the same
material that, since far back in time,
is the prince of materials: wood).
The reason for this shift to
contemporary trends is to be sought
in the same shift in widespread taste
that is a characteristic of our modern
age: absolute design precision,
clean lines and the selection
of few constituent materials.
In Morelato, finding and applying
contemporary models was not
at all easy.
The first and fundamental problem
was to find the relationship and the
link between Morelato’s ways
of understanding wood-working
methods in the classical sense and
the way to understand wood
as a material in contemporary
production (that by its nature is
becoming more and more serial).
The profound tie that the Morelato
company has with its production
processes and standards, with the
essence of walnut and other noble
materials, worked and treated
by hand, and finished with natural
hues and waxes, had a fundamental
role in the search for models
compatible with these methods.
The results can be seen by everyone:
objects of extremely high worth,
created with methods of great richness
and skilled craftsmanship.
Objects for today that have a
future for collectors, as in the
DNA of all of us.
Dall’alto:
ambiente con letto 900, comodino 900,
comò 900 (Ufficio Tecnico Morelato);
credenza Zero.
From the top:
room with bed 900, bedside table 900, chest
of drawers 900
(Morelato Technical Office);
Zero sideboard.
67
FIERE E SALONI
di Veronica Gramegna
Showcase Ireland 2005
Si rinnova anche quest’anno, alla Royal Dublin Society,
l’appuntamento con la storica fiera dedicata
all’artigianato irlandese.
A Dublino la suggestiva cornice
della Royal Dublin Society anche
quest’anno, come da tradizione,
ospiterà, tra il 23 e il 26 gennaio
2005, la manifestazione “Showcase
Ireland”. È il 29° appuntamento
per quella che può essere
considerata la più rappresentativa e
importante fiera dell’artigianato
irlandese, con oltre 650 espositori
provenienti da ogni angolo
dell’isola.
Ricco, e come di consueto di
qualità, l’assortimento dei prodotti,
che il pubblico avrà l’opportunità di
vedere da vicino visitando i diversi
settori fieristici.
Questi, organizzati per aree
tematiche, offriranno infatti una
ricchissima panoramica della
produzione artigiana irlandese,
che spazia dalla regalistica
all’abbigliamento, dagli accessori
per la casa e la tavola alla
gioielleria, includendo i tipici
prodotti celtici.
Organizzata dal Crafts Council of
Ireland, la Camera dell’Artigianato
Irlandese, e promossa a livello
internazionale dall’Enterprise
Ireland, Ente Irlandese per il
Commercio e la Tecnologia,
Showcase è anche l’evento più
idoneo per il monitoraggio delle
nuove tendenze, oltre a essere la
giusta piattaforma per il lancio di
prodotti innovativi e l’occasione,
per i designer emergenti e le
piccole aziende, di farsi conoscere
al pubblico internazionale.
Uno degli aspetti più interessanti e
apprezzati dai visitatori di questa
fiera è infatti attribuibile alla
presenza di giovani talenti, la cui
creatività infonde ulteriore linfa a
68
un mercato già vitale di per sé.
Tra le novità che interessano
l’edizione di quest’anno va
segnalata l’inaugurazione della
sezione Source, che ospiterà
espositori scelti da una giuria
internazionale.
Questa, composta da un gruppo
rappresentativo di acquirenti
e da esponenti del mondo
dell’informazione, ha selezionato
i partecipanti sulla base dell’alto
livello espresso nel design e nella
manifattura, dell’adattabilità al
mercato e, soprattutto, dell’alta
qualità dei prodotti presentati.
Contribuisce a sottolineare il ruolo
di primo piano di questa sezione
la sua collocazione al centro della
Main Hall della Royal Dublin
Society.
In occasione di Showcase Ireland
l’ufficio milanese propone a
condizioni particolarmente
vantaggiose l’organizzazione di un
viaggio andata e ritorno per
Dublino, rivolto ai buyers e alle
aziende italiane interessate a
conoscere da vicino i prodotti
irlandesi e a entrare in contatto
diretto con la realtà locale.
Per qualsiasi informazione sulla fiera
si segnala che l’Enterprise Ireland,
Ente Irlandese per il Commercio e la
Tecnologia, ha propri uffici in tutta
Europa. La sede italiana si trova a
Milano, in via Santa Maria Segreta 6
(tel. 02 880 09 91 – fax 02 86 90
243). Responsabile del settore consumer
è Roberta Di Gesù (roberta.digesu@
enterprise-ireland.com).
Showcase Ireland 2005
Again this year, at the Royal Dublin
Society, the appointment with the
historical fair dedicated to Irish crafts.
In Dublin, again this year according
to tradition, from the 23rd to the 26th
of January, the evocative setting
of the Royal Dublin Society will be
hosting “Showcase Ireland”.
It is the 29th appointment of an event
that can be considered the most
representative and important
exhibition of Irish crafts, with over
650 exhibitors coming from all over
the island.
The rich assortment of products that
the public will be able to examine close
up as they visit the different sections of
the show, is as always of high quality.
The fair sectors are organized into
thematic areas and they offer a
splendid array of Irish handicrafts
that range from gifts to clothing,
from accessories for the home
and the table to jewelry, including
typical Celtic products.
Organized by the Crafts Council o
f Ireland, and promoted at an
international level by Enterprise
Ireland, the Irish Agency for
Commerce and Technology, Showcase
is the most suitable event to monitor
new tendencies; it is also the finest
platform for the launch of innovative
products and the chance for up-coming
designers and small businesses to make
themselves known to the international
public.
One of the most interesting and
appreciated features of this fair is,
in fact, the presence of young talents,
whose creativity inspires a market that
is already very lively.
Among the new features present at this
year’s edition, we want to point out
the opening of the Source section,
which will provide space for exhibitors
selected by an international jury.
Made up of a representative group
of buyers and exponents of the
information world, the jury has
selected the participants based on the
high level expressed in design and
workmanship, adaptability to the
market and especially the high quality
of the products they are displaying.
69
FIERE E SALONI
di Eva Bozzi
Bilancio positivo per la 59a mia
Una grande vetrina per progetti vincenti e innovativi che
nascono nelle botteghe artigiane e conquistano il mercato.
I
n un momento economico
difficile, in cui il calo della
produzione e la sempre più
agguerrita competitività da parte dei
concorrenti esteri fanno sentire il
loro peso, collaborare per
recuperare le grandi capacità di cui
il nostro Paese dispone può essere
un modo per superare la crisi.
Questa è stata la linea guida della
59a edizione di MIA, consolidata
mostra italiana del settore
dell’arredamento che si è conclusa,
con il consueto successo di
pubblico, lo scorso 26 settembre.
Progettualità e innovazione sono
stati, come da tradizione, i due
principi ispiratori dell’iniziativa, la
quale ha attribuito un ruolo da
protagonista all’uomo che vive la
sua casa come spazio
individualizzante e luogo di
benessere. Attenzione particolare è
stata dedicata in proposito
all’arredamento ecosostenibile e
biocompatibile che, come i dati di
mercato confermano, non si può più
considerare un fenomeno di nicchia.
L’interesse per le nuove qualità del
vivere domestico ha inoltre imposto
una nuova attenzione ai materiali e
più in generale alla loro naturalità.
Non solo il legno, che sta vivendo
una seconda giovinezza, ma anche
altri materiali, come per esempio la
vetroceramica, si stanno imponendo
per la loro grande flessibilità e
ambientabilità. In un contesto
abitativo in cui viene data sempre
più importanza al raggiungimento
del benessere, la personalizzazione
degli spazi e dei complementi
d’arredo diventa un aspetto cui si
presta grande attenzione. Anche in
questo caso il mondo artigiano, di
70
A positive balance for
the 59th M.I.A.
A great showcase for winning and
innovative projects that are born in
crafts shops and conquer the market.
cui MIA è la più importante vetrina
italiana, mostra la sua capacità di
interpretare i veloci cambiamenti in
atto in un mercato che oggi non ha
più confini e richiede la capacità di
inventare, realizzare e imporre
nuove progettualità. In questo
mercato globale è quindi
importante il confronto, culturale
ed economico, con gli artigiani dei
Paesi esteri, obiettivo che MIA
persegue fin dagli anni Settanta.
Quest’anno ospite dei padiglioni
fieristici è stata la Repubblica di
Bielorussia, con la sua ricca
produzione artigiana, che ha
stupito i visitatori per la sua varietà
e per la grande abilità con cui i
maestri sanno accostare i colori ed
eseguire i decori nel rispetto della
tradizione e nella ricerca di nuove
soluzioni.
In a difficult economic period, collaborating
to retrieve the great capacities that Italy
has can be a way to overcome the crisis.
This was the guideline of the 59th edition
of the M.I.A., the popular Italian,
furnishing sector exhibition, that closed
with its usual great public success on last
September 26th.Planning and innovation,
according to tradition, were the two
primary inspirations of the initiative,
which attributed the role of protagonist to
the man who lives his home as an
individualizing space and place of wellbeing. Particular attention was dedicated
to eco-sustainable and biocompatible
furnishings, which, as market data are
confirming, can no longer be considered a
niche phenomenon.The interest in new
qualities of domestic living has also drawn
fresh attention to materials and more in
general to their naturalness. Not only
wood, that is living a second youth, but also
other materials, like for example,
pyroceram, that are becoming more and
more widely used because of their great
flexibility and environmental
compatibility.
di Roberto Ravasi
Abitare il Tempo 2004 S
Sono stati cinque giorni ricchi
FIERE E SALONI
ono stati cinque giorni ricchi
di appuntamenti quelli della XIX
edizione di Abitare il Tempo,
che si è tenuta dal 16 al 20/9/2004.
Nel corso degli anni la formulazione
fieristica di questa manifestazione
ha saputo consolidarsi al punto che
oggi si impone come il solo evento
capace di far coesistere perfettamente
alto artigianato e design,
tradizione ed avanguardia, classico
e contemporaneo. Altamente
significativa, sia nei numeri che nei
contenuti, la selezione degli espositori
presenti: 620 aziende, che ben
rappresentano la trasversalità
dell’arredamento d’interni, riunite
in 14 categorie merceologiche. Novità
di quest’anno è stato l’incremento
che si è registrato alla voce estero,
con ben 120 aziende provenienti da
23 diversi Paesi, pari al 20% sul totale
degli espositori. Abitare il Tempo
diventa sempre più internazionale,
grazie a una formula che la differenzia
dalle altre manifestazioni fieristiche,
un concept riconosciuto fatto di cura
dei particolari allestitivi, di ricerca
e sperimentazione, oltre che di una
rigorosa selezione degli espositori.
Tale aspetto, che da sempre
caratterizza il salone, si prefigge di
individuare e coinvolgere soltanto i
migliori produttori dei diversi settori,
a totale beneficio della qualità delle
collezioni esposte. Ma la vera forza
propulsiva dell’evento risiede nelle
Mostre di sperimentazione e ricerca e
nei Laboratori, luoghi ideali
d’interazione tra progettisti e aziende,
che, come da tradizione, sono state
arricchite dalla partecipazione di
personalità di spicco come Vico
Magistretti, Setsu e Shinobu Ibu,
Franco Poli e Giuseppe Albanese, solo
per citarne alcuni.
Stili, tendenze e progetti in mostra a Verona
alla XIX edizione di Abitare il Tempo,
osservatorio privilegiato delle migliori espressioni
in atto nel settore dell’arredamento,
che conferma il successo della sua formula.
di appuntamenti quelli della XIX edizione
di Abitare il Tempo, che si è tenuta dal 16
al 20/9/2004. Nel corso degli anni la
formulazione fieristica di questa
manifestazione ha saputo consolidarsi al
punto cheoggi si impone come il solo evento
capace di far coesistere perfettamente alto
artigianato e design, tradizione ed
avanguardia, classico e contemporaneo.
Altamente significativa, sia nei numeri
che nei contenuti, la selezione degli
espositori presenti: 620 aziende, che ben
rappresentano la trasversalità
dell’arredamento d’interni, riunite
in 14 categorie merceologiche. Novità di
quest’anno è stato l’incremento che si è
registrato alla voce estero, con ben 120
aziende provenienti da 23 diversi Paesi,
pari al 20% sul totale degli espositori.
Abitare il Tempo diventa sempre più
internazionale, grazie a una formula che
la differenzia dalle altre manifestazioni
fieristiche, un concept riconosciuto fatto di
cura dei particolari allestitivi, di ricerca
e sperimentazione, oltre che di una
rigorosa selezione degli espositori. Tale
aspetto, che da sempre caratterizza il
salone, si prefigge di individuare
e coinvolgere soltanto i migliori produttori
dei diversi settori, a totale beneficio della
qualità delle collezioni esposte. Ma la vera
forza propulsiva dell’evento risiede nelle
Mostre di sperimentazione e ricerca e nei
Laboratori, luoghi ideali d’interazione tra
progettisti e aziende, da tradizione.
Sopra: Laboratorio “La casa fluida”, a cura di Massimo Iosa Ghini.
Sotto: Laboratorio “Suites d’autore” a cura di Ettore Mocchetti.
71
FIERE E SALONI
di Veronica Gramegna
L
a ripresa sembra più vicina
dopo i quattro intensi giorni
di incontri d’affari conclusisi
il 6 settembre alla Fiera di Milano:
MACEF, la mostra internazionale
della casa che si rivolge al mondo
della distribuzione e al dettaglio,
ai designer e ai progettisti, ha infatti
riscontrato un’attività commerciale
vivace, come non accadeva
da parecchio tempo. Si parla
di un’area occupata dagli stand
di 131.000 metri quadrati netti,
un record per l’edizione di settembre,
e di 70.723 visitatori complessivi.
Significativi e graditi i ritorni
in grande stile dei buyer americani
e giapponesi. Significativo anche
l’afflusso di “visitatori virtuali”. Gli
stand, aggiornati periodicamente dagli
espositori, resteranno online fino al
prossimo MACEF, che si terrà
a Milano dal 21 al 24 gennaio 2005.
Nel complesso, quindi, un bilancio
positivo che ha soddisfatto
gli espositori, in tutto 3.139,
provenienti da 58 differenti Paesi.
Per quanto invece riguarda i visitatori
due sono le considerazioni più
importanti: la “riscoperta” di MACEF
da parte degli operatori commerciali
del Centro-sud e il “ritorno”
di importanti visitatori d’affari.
Rispetto alle precedenti edizioni
autunnali si è registrata una maggiore
richiesta di partecipazione che
ha portato a un ampliamento
dello spazio espositivo complessivo.
Buon successo per i settori della
bigiotteria e del tessile per la casa, per
i quali si è addirittura creata una lista
d’attesa, così come per quelli della
cucina e dell’argento da tavola. Più
articolata la situazione nell’area del
regalo, composta da aziende e prodotti
72
MACEF Autunno 2004
Bilancio decisamente positivo
per l’edizione autunnale di Macef Milano,
dove il buon clima registrato negli affari
infonde ottimismo e fiducia
per una ripresa economica del settore.
Nella pagina a fronte, dall’alto:
entrata del Macef di Porta Carlo Magno;
Caleca Italia;
Alabastri Ducceschi.
In questa pagina, dall’alto:
Sambuco Ceramiche d’Arte;
Ceramiche Artistiche Simonetti;
Il Laboratorio Italiano.
molto diversi fra loro per tipologia e
target.
Ha funzionato la nuova versione del
“Fatto a mano”, con le aziende non
isolate in un singolo padiglione ma
funzionalmente inserite nelle aree
merceologiche di competenza. Tra gli
espositori che si sono distinti in
questo settore vale la pena ricordare il
Laboratorio Italiano, con la sua
produzione di manufatti in ceramica,
Aracne, azienda specializzata in
creazioni in legno pensate per
stimolare la fantasia dei bambini,
Bortoletti Fonderia Artistica e la
Vetreria Artistica Fratelli Pitau, due
voci del panorama artigianale veneto.
I buyer interessati a questo settore
sono apparsi molto selettivi e hanno
premiato soprattutto le aziende
che si sono distinte per la capacità
di leggere in maniera appropriata
l’evoluzione dei mercati, adeguando
di conseguenza le loro competenze
distintive. Sicuramente quello
che solo due anni fa era, all’interno di
MACEF, l’indistinto agglomerato
denominato “Artigianato” sta
prendendo un assetto più definito,
anche se il cammino verso una più
puntuale segmentazione di aziende
e prodotti di questa area è ancora
da completare. Si confermano
interessanti anche le prospettive
per l’Etnico, un comparto-idea che,
dopo il boom dell’“effetto-moda”,
ha raggiunto una certa stabilità
sul mercato italiano. Molto buono è,
inoltre, risultato l’impatto
commerciale di questo MACEF sul
settore del Classico, dove gli sforzi
degli espositori per dotarsi di
un progetto comune e di una buona
visibilità danno ormai frutti palpabili.
In questo contesto si è ulteriormente
73
In questa pagina, dall’alto:
Bortoletti Fonderia Artistica;
Principe Porcellane;
La Medea Porcellane;
Ceramiche A Due Tosin.
Nella pagina a fronte, da sinistra:
Dal Prà Ceramiche;
Aracne di Mantovani e C.;
Vetreria Artistica Fratelli Pitau.
rafforzata la capacità di attrazione del
padiglione 21, divenuto per le aziende
di tendenza che operano nel campo
del design una sorta di punto
di riferimento. Stesso successo
di pubblico anche al padiglione 10
per l’area denominata “Segni”, le cui
aziende, che non hanno lesinato sforzi
per presentare prodotti innovativi
in un contesto allestitivo di qualità
e spesso raffinato, hanno espresso
ampia soddisfazione commerciale.
Proprio nel bel mezzo dello spazio
“Segni”, a sottolineare come
il dettaglio sia oggi fondamentale
nell’arredamento e nella decorazione
della casa, è stata collocata la mostra
“Caffè Caffè”, ideata dallo Studio
Talocci, che ne ha curato anche
l’originale allestimento. Grazie
a questa iniziativa a MACEF
si è parlato di cultura del caffè,
prodotto che viene da lontano
ma è diventato simbolo dell’italianità
e, insieme, della domesticità. Molto
affollati anche gli altri eventi
che hanno animato questa edizione
fieristica: la mostra denominata
“Gruppo Guzzini: Oggetti
Testimoni”, che ha illustrato
attraverso le immagini il concept
e la storia di alcuni fra i più popolari
prodotti del gruppo marchigiano,
e la presentazione in anteprima
dei lavori vincitori del concorso
Zodiac, per una progettazione
semiseria dell’ambiente bagno,
legata ai segni zodiacali. Il prossimo
appuntamento con MACEF Milano
è fissato per il 21 gennaio 2005,
data che segnerà il via di un’edizione
che, già dalle anticipazioni,
promette di essere particolarmente
ricca di eventi e suggestioni.
74
The Autumn 2004 MACEF
A decidedly positive balance for the
autumn edition of the MACEF Milano,
where the good climate recorded in
business inspires optimism and confidence
for an economic upswing in the sector.
The recovery seems closer after the four
intense days of business meetings, that
came to an end on September 6th at the
Fiera di Milano: the MACEF, the
international exhibition of the home, that
opens out to the distribution and retail
world, to planners and designers, in fact,
met with a lively commercial activity that
has not been seen for some time. We are
speaking of an area occupied by stands of
131,000 square meters net, a record for
the September edition, that welcomed a
total of 70,723 visitors. Significant and
appreciated was the return in grand style
of American and Japanese buyers. Also
important was the flow of “virtual
visitors”: the stands, up-dated periodically
by the exhibitors, will remain online until
the next MACEF, planned to be held in
Milan from the 21st to the 24th of
January next year. Generally, then, a
highly encouraging outcome that pleased
the exhibitors, 3,139 altogether coming
from 58 different countries.
As for the visitors, there are two
important considerations to be made: the
“rediscovery” of the MACEF by
commercial operators from the centre and
south of Italy, and the “return” of
important business visitors. Compared to
previous autumn editions, there was a
much greater request for participation,
which led to an extension of the overall
display space. Notable success for the sectors
of bijouterie and textiles for the home, for
which a waiting list had to be created, and
also for the kitchen and table silverware
sectors. More complicated was the situation
in the gift area, that is made up of
companies and products that are very
different one from the other in their
product lines and targets.
The new layout of “Fatto a mano”
(“Handmade”) was more effective, with
the companies not set apart in a pavilion of
their own, but functionally inserted into
the product areas they belong to. Among
the exhibitors that distinguished
themselves in this sector, worth
remembering are: the Laboratorio Italiano
(the Italian Laboratory) with its
production of ceramic articles, Aracne, a
company specialized in wooden toys created
to stimulate children’s imagination,
Bortoletti Fonderia Artistica and the
Vetreria Artistica Fratelli Pitau, two
important firms in the crafts panorama of
the Veneto region.The buyers interested in
these articles seemed to be very selective
and rewarded above all the companies that
stood out for their ability to correctly
interpret the evolution of the markets,
updating and adapting their distinctive
skills. Certainly, what only two years ago
was an indistinct agglomeration called
“Artigianato” (“Crafts”) in the MACEF,
is taking on a more well-defined
arrangement, even though the road to
travel towards a more precise segmentation
of companies and products in this area still
needs to be completed. The Ethnic
segment-idea also confirmed interesting
prospects; following up on the boom of the
“fashion-effect”, it has achieved a certain
level of stability on the Italian market.
Very good, too, was the commercial impact
of this MACEF on the Classical sector,
where the efforts of the exhibitors to come
up with a common project and good
visibility are giving tangible fruits. In this
context the attractiveness of Pavilion 21
was strengthened: now it has become a sort
of reference point for trend companies that
operate in the design field. The same
success of visitors also for Pavilion 10 in
the area called “Segni” (“Marks”), where
the firms, that spared no efforts to present
innovative products in a high-quality often
elegant furnishing context, expressed
widespread commercial satisfaction.
There were large crowds also at other
events that animated this fair edition, as
at the show called “Gruppo Guzzini:
Oggetti Testimoni”, which illustrated
through images the concept and the history
of some of the most popular products of the
group from Marche region, and the
preview presentation of the works that
won the Zodiac contest for a semi-serious
design of the bathroom environment tied
to the signs of the zodiac. The next
appointment with the MACEF Milano is
scheduled for January 21s,t 2005, a date
that will mark the opening of an edition
which, from what is already being said,
promises to be particularly rich with
interesting events and new ideas.
75
MATERIALI
& TECNICHE
Le tecniche dei maestri artigiani
LA LAVORAZIONE DEL BUCCHERO
di Nello Teodori
Il bucchero, elemento caratteristico
della civiltà etrusca, è un particolare
tipo di ceramica realizzata prevalentemente al tornio, di colore nero sia
internamente che esternamente e
lucidato sulla superficie.
Si tratta di un vasellame di impasto
buccheroide di colore nero, risultato
di una cottura in ambiente riducente,
che ha dei precedenti già nel IX secolo a.C. nella produzione proto-villanoviana e villanoviana, per parlare
solo dell’Italia.
La produzione del bucchero etrusco
è una modificazione dell’impasto villanoviano mediante l’uso di argille
più raffinate e dal colore completamente nero.
Con la scoperta delle necropoli
etrusche e con il ritrovamento del
vasellame in esse contenuto ha origine in Italia una nuova produ-zione di
ceramica nera chiamata "bucchero".
Il termine deriva dallo spagnolo bucaro, parola con la quale veniva indicato
un tipo di vasellame prove-niente
dall’America Meridionale, molto imitato in Portogallo, fabbri-cato con
una terra odorosa e colorata.
Questo tipo di ceramica, che verosimilmente è il risultato di un processo di perfezionamento della tecnica
preistorica per la creazione di vasi
neri a superficie lucida, è stato trovato anche al di fuori del territorio
etrusco o di diretta influenza etrusca
(Spagna, Francia, Grecia, Asia
Minore, isole dell’Egeo, costa del
Mar Nero, costa Africana, ecc.) ma
solo nel territorio etrusco si può parlare di una continuità di sviluppo e di
una varietà di forme e ricerca artistica. L’inizio della produzione del bucchero etrusco risale al VII secolo a.C.
e i principali centri di attività sono
collocati nell’Etruria meridionale
78
76
(attuale Toscana, Umbria, Lazio).
Lo spessore, prima sottile poi più
consistente, dell’oggetto determina la
suddivisione in due categorie tipologiche: il bucchero sottile e il bucchero pesante.
Il bucchero sottile è caratterizzato
dall’uso di un impasto argilloso molto
fine, dalle pareti del vaso molto sottili
e dal colore nero lucente. La decorazione in alcuni casi veniva eseguita
con graffiti a cottura avvenuta.
È documentata anche la produzione
di un bucchero sottile dal colore nero
con riflessi metallici, detto "bucchero
argentato", ottenuto probabilmente
da un particolare tipo di cottura.
Il bucchero pesante include quegli
oggetti foggiati con pareti di maggior
spessore e con applicazione di decorazioni a rilievo.
La decorazione ricalca forme barocche, complessi rilievi e ornamen-tazioni plastiche, che a volte tendono ad
appesantire i vasi oltre misura de-terminando una perdita di armonia.
Al bucchero pesante appartengono
comunque alcuni dei vasi più belli di
tutta la civiltà etrusca. Orvieto è tra
i centri più attivi dell’Etruria meridionale nella produzione del bucchero.
“Si sperimentano diverse tecniche
per liberare gli oggetti ceramici dai
limiti imposti dalla tornitura e dalla
materia stessa - con applicazioni a
rilievo e con l’invenzione della
ceramica argentata - si elaborano
anche motivi e tecniche innovative
per la decorazione a pennello nella
produzione a figure rosse e a figure
nere, ben riconoscibili sulle grandi
anfore del Gruppo Orvieto o del
Gruppo di Vanth.
La figura demoniaca di Vanth troverà, d’altro canto, la sua massima
espressività trasferita nella terza
MATERIALI
& TECNICHE
In questa pagina, dall’alto e da sinistra: spugnatura dell’oggetto in argilla e particolare della
lucidatura superficiale dell’oggetto eseguita
con stecchi di bosso;
esecuzione di incisioni sulla superficie dell’oggetto con punte e graffietti; particolare della
pitturazione a freddo.
Nella pagina a fronte, dall’alto:
particolare della fase di formatura al tornio;
estrazione dalla scatola in lamiera del manufatto
dopo la cottura (Laboratorio Grossi).
dimensione nel Gorgoneion del
Tempio del Belvedere, quando, cioè,
alla produzione di ceramiche foggiate
al tornio e variamente decorate, si
aggiunse quella delle terrecotte
architettoniche, ritenuta, come ha
scritto Torelli, fra le più notevoli
dell’arte etrusca di tutti i tempi”.
(Alberto Satolli in "La tradizione ceramica in Umbria", Perugia 1997).
Questo tipo di produzione cessò
intorno alla prima metà del V secolo
a.C. Dopo questo periodo, fino intorno al IV secolo, in virtù probabilmente di una lavorazione più approssimativa e dozzinale, la produzione
diventa di colore grigia-stro. Entra in
crisi l’aspetto creativo ed artistico
della produzione etrusca, che viene
rimpiazzata sul mercato da quella
etrusco-campana.
Tecniche di lavorazione
del bucchero
Le argille per la produzione del bucchero sono localizzate general-mente
vicino ai luoghi di produzione; sono
argille di tipo sedimentario, ricche di
ferro che vengono depurate e
impastate con materiale organico per
rendere la parete del vaso più sottile
possibile. Il ciclo di lavorazione è
lungo e complesso.
Gli oggetti vengono realizzati al
tornio e poi ripuliti, utilizzando
anche in una seconda fase il tornio,
prima di procedere alla spugnatura.
Dopo circa venti giorni, tempo necessario per l'essiccazione del
vasellame, si tolgono con carta vetrata e paglietta fine tutti i segni lasciati
dalla tornitura e dalla spugnatura.
A questo punto inizia la fase più delicata: quella della levi-gazione con
stecchi di bosso, un legno duro e
compatto, mediante il quale si ottiene
il pezzo grigio lucente, mentre con
spazzola e panno morbido si ottiene
un effetto più opaco.
Dopo la steccatura si possono fare
incisioni a freddo per decori da realizzare con oro e platino.
Per ottenere dei rilievi sulla superficie del vaso, vengono usati degli
stampini in terracotta che danno
origine a statuette, sculture, elementi
architettonici.
Altro metodo per realizzare un impianto decorativo è quello di imprimerlo, qualora l’oggetto possa
manovrarsi senza subire deforma-
79
77
MATERIALI
zioni, per mezzo di stampini, rotelle,
stecche e pettini. Cesare Calambrini,
noto ceramista, dopo lunghe sperimentazioni, è riuscito a ottenere un
bucchero etrusco di un nero molto
uniforme e, in alcuni casi, con riflessi
argentati.
Questa tecnica di cottura viene effettuata senza l’uso del tradizionale
forno a legna: va realizzata una scatola di lamiera metallica di spessore
variabile tra i 2 e i 4 mm al massimo e
della dimensione della camera di cottura di un forno; la parte superiore va
chiusa con un coperchio di lamiera
che ne sigilla bene l’apertura. Una
volta realizzato l’oggetto e sottoposto
alla levigatura con una stecca di
legno, completata l’essiccazione del
pezzo, si procede alla cottura.
Sul fondo della scatola di lamiera si
prepara un piano di refrattario sul
quale vanno appoggiati gli oggetti
foggiati facendo in modo che non si
tocchino tra loro per permettere la
circolazione del fumo che si produrrà
all’interno della scatola stessa.
Sotto il piano di refrattario vanno
collocati inoltre dei pezzetti di legna.
Sopra gli oggetti viene disposta una
rete metallica agganciata alle pareti
della scatola: il piano di rete così realizzato verrà riempito con pezzetti di
legna. È opportuno, per la miglio-re
riuscita del colore nero, che la legna
non venga mai a contatto con i pezzi
sottoposti a cottura.
A questo punto si chiude il coperchio
sigillandolo con sabbia e un cordoncino di argilla tutt’intono al peri-metro della scatola metallica.
L’ultima operazione consiste nel col-
78
& TECNICHE
locare il contenitore metallico nel
forno, che può essere di qualunque
tipo (elettrico, a gas, a nafta, ecc.) per
iniziare la fase di cottura. La temperatura di cottura ottimale per ottenere un bel nero e una riduzione uniforme è di 700 - 750 °C.: a questa
temperatura si ottiene un effetto del
nero spesso con riflessi argentati.
La produzione attuale
Con l’avvento del sistema industriale
la produzione del bucchero è stata
emarginata, ciò in virtù del fatto che
questa produzione richiede tempi
lunghi di lavorazione, grande attenzione nella tecnica di finitura superficiale con percentuali elevate di spreco soprattutto nel procedimento di
steccatura e nella cottura.
Più l’oggetto è lucido, più è levigato,
più è bello, e più tempo necessita per
la lavorazione. È per questo che risulta difficile far entrare la produzione
del bucchero in una dimensione a
carattere industriale.
Ne consegue che il costo dei prodotti
MATERIALI
Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:
testa di cavallo etrusco;
Apollo di Veio (rifacimenti eseguiti da
Ceramiche Baffoni, Gubbio);
laboratorio Eredi Sebastiani, Gubbio (produzione attuale).
In questa pagina, dall’alto e da sinistra:
laboratorio La Fornace del Bucchero, Gubbio
(produzione attuale);
“Souvenir di Gubbio”, di Ugo La Pietra;
“Uno e tre ceri”, di Nello Teodori.
& TECNICHE
risulta determinato dal tempo e dalla
pazienza necessaria per portare gli
oggetti a compimento. Oggi quindi
la produzione del bucchero è abbastanza limitata e presente ancora solo
nei luoghi, in particolare del Centro
Italia, dove se ne perpetua una tradizione millenaria.
Bibliografia
A.A.V.V., Enciclopedia dell’arte antica
Treccani, Istituto Poligrafico dello
Stato, Roma 1959.
A.A.V.V., La tradizione ceramica in
Umbria, Centro Umbria Arte
Communication Editore, Perugia
1997.
R. Bosi, Storia della ceramica, Faenza
Editrice, Faenza 1976.
N. Caruso, Ceramica viva, Hoepli
Editore S.p.A., III edizione, Milano
2003.
E. A. Sannipoli, Note sulla ceramica
eugubina degli anni venti e trenta, in
Ceramiche umbre 1900-1940, Electa
Editori Umbri, Perugia 1992.
A. Satolli, Orvieto, in La tradizione
ceramica in Umbria, Centro Umbria
Arte Communication Editore,
Perugia 1997.
79
AREE REGIONALI OMOGENEE
LA NUOVA TERRITORIALITÀ “Opus incertum”
L’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale
È sempre più chiara la frantumazione
per ragioni etniche, culturali,
economiche, filosofiche...; siamo tanti
e sempre più diversi, e la diversità
non è più privilegio, non è più
emarginazione, ma è diritto.
Diritto a sviluppare ed esaltare
le proprie convinzioni e le proprie
appartenenze senza prevaricazioni.
merletto umbro
Il Museo
di Isola Maggiore
Il recupero delle tradizioni locali, la
necessità di valorizzare i prodotti e
l’artigianato tipico, la creazione di
percorsi che integrino il patrimonio
monumentale con quello ambientale
e culturale, sono alla base della recente ristrutturazione di Palazzo delle
Opere Pie di Isola Maggiore, sul lago
Trasimeno. Il Palazzo è sede del prestigioso Museo del Merletto dove
sono conservati alcuni importanti
Merletti a punto d’Irlanda.
La ricerca della differenza ci porta a
leggere un’Italia frantumata in tanti
territori, luoghi omogenei di attività
legate alla cultura materiale. Vengono
qui presentate le aree che, in questi
ultimi anni, hanno dimostrato una
volontà di affermazione della propria
identità e, contemporaneamente,
il bisogno di rinnovamento.
manufatti a punto d’Irlanda, antichi e
contemporanei, realizzati dagli abitanti del luogo. La lavorazione a
punto d’Irlanda, giunta sull’isola agli
inizi del XX secolo grazie alla marchesa Guglielmi, trae le sue origini
dalle tecniche irlandesi della metà del
XIX secolo, a loro volta ispirate agli
antichi merletti veneziani. In quegli
anni venne anche creata una scuola, la
cui direzione fu affidata alla maestra
Elvira Tosetti De Sanctis, dove le
figlie dei pescatori, già abili ad intrecciare le reti da pesca, potevano
apprendere quest’arte. Sull’isola la
tecnica si è distinta da quella tradizionale, eseguita ad ago e fuselli, per
l’utilizzo di un ago appuntito e fine,
l’uncinetto, e di un filo molto sottile
(detto filo d’Umbria), raggiungendo
effetti di grande raffinatezza. Il merletto a punto d’Irlanda è caratterizzato da motivi floreali che, con grande
maestria, vengono uniti tra di loro
attraverso una rete, dando origine ad
una varietà di disegni utilizzati per
creare manufatti e applicazioni di
estrema versatilità. Il Museo delle
Opere Pie funge da elemento propulsore non solo per la diffusione di questo patrimonio, ma anche per la rinascita di un artigianato locale che contribuisca alla creazione di nuove
opportunità di formazione e occupazione per le giovani generazioni.
Valentina Mazzoni
Ceramica di Albisola
Fondazione Mazzotti
Dopo aver festeggiato nel 2003 i primi
cento anni di attività, la Fabbrica Casa
Museo Giuseppe Mazzotti 1903 di
Albisola, attraverso la Fondazione
omonima che gestisce il Museo e le
attività culturali ad esso collegate, ha
allietato l’estate 2004 con molte inte-
80
ressanti iniziative.
Serate di gala, incontri con artisti,
dibattiti con importanti personaggi
del mondo dell’arte come Philippe
Daverio e la presentazione del 2°
Tomo della Monografia dedicata ai
primi cent’anni di attività della
Fabbrica Casa Museo Giuseppe
Mazzotti 1903, hanno dato nuovo
impulso alla già famosa città della
ceramica. Curato da Antonella
Marotta e Riccardo Zelatore, il libro
analizza la produzione della fabbrica
Giuseppe Mazzotti e la sua evoluzione
attraverso i cambiamenti del gusto
estetico e della committenza.
Contribuisce ad arricchire la pubblicazione un ricco apparato fotografico
che svela un patrimonio artigianale
forse unico in Italia nel campo della
ceramica, costituito da calchi, disegni
preparatori, bozzetti e campionature.
Con questa iniziativa editoriale la
Fondazione intende dare testimonianza di cento anni di lavoro artigianale
legato, sul piano produttivo, ai grandi
movimenti artistici del ’900 e
dell’osmosi tra artisti, artigiani e fabbrica. Questo connubio ha valorizzato,
nel corso degli anni, una produzione
d’arte e d’artigianato che è il risultato
di un lungo processo umano, sociale e
culturale che - i promotori confermano - sarà alimentato con tenacia anche
nelle prossime scelte produttive.
Isabella Taddeo
IV Rassegna Nazionale
Artisti Ceramisti
Nell’anno di Genova capitale europea
della cultura anche Albissola Marina,
città d’arte e di ceramica, si è messa in
mostra con la IV Rassegna Nazionale
per Artisti Ceramisti Contemporanei.
La Rassegna, a cadenza biennale, è
stata organizzata dall’Associazione
culturale di volontariato Amici della
Ceramica-Circolo Nicolò Poggi che,
oltre a proporre periodicamente corsi,
AREE REGIONALI OMOGENEE
incontri e seminari che hanno per
tema la ceramica, è già stata promotrice in passato di importanti iniziative
come le mostre collettive di ceramisti
a Cerro-Laveno e a Castellamonte,
luoghi legati storicamente e culturalmente a questo materiale. La manifestazione albissolese, svoltasi lo scorso
giugno, ha visto lievitare il numero dei
partecipanti che, provenienti da tutta
Italia e dall’estero, quest’anno hanno
sfiorato le 230 unità, e la qualità delle
opere proposte. Proprio per questo
motivo è stato particolarmente arduo
il lavoro della giuria. Quattro i premi
e quattro anche le menzioni d’onore:
il primo premio è stato assegnato
all’opera “Strumenti a corde” di
Vanda Guazzora da Collegno, per
“l’alto equilibrio tra la forma plastica,
la raffinata tecnica ceramica e la particolare scelta estetica”, e un riconoscimento particolare è stato attribuito
dalla Fondazione Giuseppe Mazzotti
1903 all’opera “Forma” di Riccardo
Giraudo da Cuneo. Durante i giorni
della Rassegna la stessa Associazione
Amici della Ceramica ha allestito nei
locali del Circolo degli Artisti a Pozzo
Garitta una mostra di artisti ceramisti
che negli anni hanno prestato la loro
collaborazione o sono stati i vincitori
delle passate edizioni; inoltre tavole
rotonde, convegni e presentazioni di
libri hanno arricchito il tutto per offrire un panorama completo dello stato
dell’arte della ceramica italiana.
(I.T.)
“Strumenti a corde”, opera in ceramica di
Vanda Guazzora.
ceramica ligure
Fra passato e futuro
Dal XVII secolo la ceramica ha dato
lustro al ponente ligure sia come prodotto artigianale che culturale. Ancora
oggi questa eredità continua ad essere
viva a livello di manifatture e come
medium per gli esperimenti di artisti
contemporanei. È stata allestita alla
Fiera del Mare di Genova fino alla
Allestimento curato da Viviana Siviero.
"Caffè in vetro" di Francesco Maria Gamba.
fine di settembre la mostra “La ceramica savonese e ligure fra passato e
futuro”. Visibili, oltre agli incastri
d’autore, cui hanno partecipato 47 fra
i più attivi ceramisti contemporanei,
come Milena Milani, Aurelio
Caminati, Rita Spirito, Renata Minuto
e Carla Rossi, cinque vetrine storiche
divise per stili fondamentali della storia della ceramica ligure. Le diverse
fornaci sono state chiamate a presentare due tipologie decorative: le storiche ceramiche San Giorgio di
Albissola Marina hanno partecipato
alla mostra con una serie di lustri e lo
stile calligrafico; la manifattura Esa
Mazzotti, erede del celebre Tullio
d’Albissola, fondatore del secondo
futurismo, ha presentato lo stile vecchia Savona e l’Art Decò; la casa
dell’Arte di Albissola Capo, specializzata in ceramiche popolari, la tachès
noires, tanto cara allo Chabrol, la terraglia nera e la gialla e nera, fatta con
gli stampini imbevuti nell’ossido di
manganese e nella ramina su un fondo
ad ingobbio. Le manifatture Ernan
Design di Albissola Superiore hanno
portato in mostra il settecentesco stile
levantino e il Mèzero, relativamente
recente, che richiama le decorazioni
dei tipici scialli delle donne genovesi,
mentre per le ceramiche il Tondo di
Celle Ligure sono stati protagonisti il
bucchero, fra gli stili forse quello
meno conosciuto, e gli smalti.
Hanno impreziosito la già ricca esposizione le opere di grande dimensione
realizzate ad invenzione di illustri
ceramisti contemporanei.
(I.T.)
Internazionale di Design realizzato dal
comitato triestino con il patrocinio
dell’INCE (Iniziativa Centro
Europea), e con il contributo della
Regione Friuli Venezia Giulia e della
Fondazione CRTrieste. Oggetti lavorati secondo l’arte antica del vetro soffiato muranese possono assumere
nuove forme e assolvere a funzioni
non tradizionali nell’arredo della tavola? Questa è stata la sfida lanciata da
Trieste Contemporanea ai progettisti,
italiani e dell’Europa centro orientale,
che hanno partecipato alla sesta edizione del suo concorso. Otto tra le
opere in gara, selezionate da una giuria internazionale guidata da Gillo
Dorfles, saranno in esposizione fino al
7/11/04 nella sede veneziana di Ca’
Rezzonico e, a partire dal 20/11/04 e
fino al 6/1/05, al Museo Revoltella di
Trieste. La mostra, che nel corso del
2005 sarà presentata in diverse capitali
europee, tra cui Tallinn e Zagabria,
presenta inoltre otto opere realizzate
per l’occasione da alcuni importanti
designer italiani. Quello offerto dalla
mostra è un importante valore aggiunto alle finalità del concorso, vale a
dire lo stimolo alla ricerca
creativa
di nuovi percorsi estetici e formali che
valorizzino, nell’ambito della progettazione contemporanea, la tradizione
della lavorazione del vetro soffiato
muranese, facendola conoscere a livello internazionale e spingendo nuovi
progettisti a cimentarsi in questa tecnica particolare.
(I.T.)
vetro di murano
vetro da tavola
Organizzata dal Comitato Trieste
Contemporanea in collaborazione con
i Musei Civici Veneziani e il museo
Revoltella di Trieste, la mostra “Ea
table glass - Vetro da tavola”, è parte
integrante del Sesto Concorso
"FruiTable a trilogy for dessert" di Annika
Giesbert.
81
S E G N A L A Z I O N I ATELIER
FELTRO FUORICLASSE
Il 22 novembre prossimo alle ore
18.30, a Palermo, presso il Centro
Culturale Biotos di via Dodici
Gennaio al 2, Matilde Trapassi e
Cristiana Di Nardo presenteranno la
nuova produzione di manufatti in feltro realizzati dal team di
“FuoriClasse”. L’attività dell’atelier
“FuoriClasse”, fondato alcuni anni fa
da Matilde Trapassi a Milano, dove
oggi è prevalentemente curato da
Cristiana Di Nardo, continua e si
riverbera a Palermo, da dove dovrebbe diffondersi in altri centri siciliani.
L’atelier, che a Palermo si arricchisce
della presenza di Giulietta Salmeri,
Rori Palazzo, Adriana Trapassi e
Laura Arancio si muove quindi come
si muovevano i nomadi che portavano
con sé le loro esperienze da trasmettere e divulgare. Dice Matilde
Trapassi: “la nostra bottega siamo
noi e la nostra officina sono le nostre
mani”. Oltre ad opere in feltro sono
in mostra anche tessuti realizzati da
Giulietta Salmeri, “carte” di Rori
Palazzo, stoffe dipinte da Elena
Bacchi e un video, realizzato da
Adriana Trapassi, che viene proiettato durante la mostra, offrendo una
rassegna di immagini suggestive e
rese virtuali che documentano l’opera
creativa finora svolta. L’evento rappresenta l’inizio di un’attività artistica
più ampia comprendente anche corsi
di tessitura, di lavorazione della carta,
di tintura di stoffe e di tessuti e di
ricerca.
Bicchieri per il caffè di Mariavera Chiari.
sparsi per il mondo dove è possibile
trovare le sue creazioni. Mariavera
progetta e realizza interamente a
mano oggetti in ceramica come ciotole, piatti, vasi ma anche tavoli e
complementi d’arredo, il tutto caratterizzato da forme semplici e lineari
dove il colore e la sua percezione giocano un ruolo fondamentale. Come i
bicchieri per bere il caffè: visti frontalmente si presentano come tronchi
di cono rovesciati e smaltati di un
bianco candido, una forma quindi
rigorosa e pulita, ma se solamente si
varia di poco il punto di vista, si scopre che l’interno è un sorprendente
trionfo di colori che l’autrice studia
con particolare attenzione. Non
manca nemmeno la componente
ludica data dal timbro “espresso”
apposto all’esterno: "Spesso imprimo
sulla terra la traccia di oggetti quotidiani che trovo durante le mie costanti ricerche: per esempio, le mie tazzine da caffè sono nate dall'incontro
con il timbro postale "espresso", che
ho inciso sulla superficie esterna, in
un gioco di parole tra l'espresso
postale e il caffè ristretto”.
paterno. Nella sua lunga carriera artistica ha partecipato a numerose
mostre personali e collettive (l’ultima
in ordine di tempo presso lo Spazio
Nibe a Milano nel maggio-giugno
2004) e ricopre tutt’ora diverse cariche
nel settore dell’arte applicata in qualità
di componente del Consiglio
Nazionale della Ceramica, Presidente
Onorario dell’Accademia di Ginevra
e Direttore Artistico del Premio
Nazionale della Ceramica di Vietri
sul Mare. Le sue opere sono presenti
in molte gallerie, musei e collezioni
private. Del suo appassionante ed
instancabile lavoro Gilda Cefariello
Grosso ha scritto: “Quello che più ci
interessa del lavoro di Gambone è la
peculiare valenza dell’oggetto prodotto, in forma e colore, in continua
evoluzione tanto da coinvolgere lo
spettatore per le novità sia nella tecnica che nel rapporto della materia
con lo spazio che lo circonda” (da
“Le grandi firme dell’artigianato” ).
(I.T.)
Isabella Taddeo
AUTORI
Mariavera Chiari
“Da bambina restavo per ore nelle
sale dei musei etnografici a guardare
quell'infinita produzione di ciotole,
vasi, oggetti votivi modellati in terracotta: mi piaceva l'idea che popoli
tanto diversi per origine e tradizione
avessero trovato comune accordo in
quell'unico materiale”. Così
Mariavera Chiari, architetto di professione e ceramista di adozione,
ricorda la sua passione coltivata, sin
dall’infanzia, per un materiale così
povero ma così affascinante, una passione che da qualche anno si è concretizzata con un laboratorio a
Milano ed una serie di punti vendita
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Bruno Gambone
Nasce a Vietri sul Mare, in provincia
di Salerno, nel 1936 e sin da ragazzo
si avvicina al mondo della ceramica
nell’atelier fiorentino del padre, affermato ceramista italiano, per poi proseguire le sue ricerche artistiche
anche in altri campi come la pittura e
la decorazioni su tessuto.
Nel 1963 si trasferisce a New York,
dove frequenta artisti come Roy
Lychtenstein, Andy Warhol e Robert
Rauschenberg. Quello americano è,
per Gambone, un periodo ricco di
esperienze artistiche che vanno dalla
pittura alla scultura, dal cinema al
teatro. Ritorna in Italia dopo cinque
anni carico di esperienze e stimoli
che applica alla ceramica dando un
notevole impulso al laboratorio
Opera di Bruno Gambone.
Francesco Faravelli
Francesco Faravelli, giovane artista
varesino, si è avvicinato al mondo
della ceramica quasi per caso, inizialmente grazie a uno scultore e, successivamente, attraverso corsi e workshop, da ultimo quello con il noto
artista ceramista Giovanni Cimatti.
Faravelli ha acquisito padronanza
tecnica e ciò gli ha consentito di proseguire autonomamente le sue ricerche nell’atelier di Comerio. Nell’arco
di poco tempo è stato protagonista di
S E G N A L A Z I O N I
Ciotole in ceramica di Francesco Faravelli.
mostre collettive e personali sia in
Italia che all’estero. Ha collaborato
con artisti e architetti diversi e con
scuole prestigiose, come il Design
Institute di Stoccolma. Gli sono stati
conferiti premi e riconoscimenti, il
che conferma la stima di cui gode nel
panorama artistico internazionale. Da
un primo sguardo al suo laboratorio è
chiaro che l’interesse dell’autore spazia da oggetti di uso quotidiano, come
piatti e ciotole, ai grandi vasi-scultura
e persino ai gioielli, interessanti manufatti di arte applicata vera e propria,
tutti realizzati rigorosamente a mano
e con la tecnica del raku. Faravelli trasferisce un segno arcaico e forte alle
sue opere, ne arricchisce la valenza
attraverso simboli ricorrenti come la
spirale rossa su fondo verde acido:
nascono così oggetti dalla forte caratterizzazione cromatica, capaci, pur
nella loro semplicità formale, di emozionare.
(I.T.)
Stefano Zuliani
Architetto a tutto tondo, a volte
sopraffatto dalle carte che la burocrazia del nostro tempo impone di
rispettare. Spesso assorto nel condurre in porto le opere per fare le quali è
stato incaricato. Con quel modo,
molto friulano, di agire, silenzioso e
nello stesso tempo forte, privo di
dubbi, pervaso da un senso, determi-
nato e lucido, di ottemperare ai
disposti, di rispondere alla chiamata.
Ma nel contempo ribelle. Capace di
esprimere, in un balzo, le mille cose
che, in lui, vive e presenti, nel fare di
ogni giorno, sembra dimenticare.
È proprio così che, secondo me, si
pone nei confronti degli oggetti che,
quasi di nascosto, progetta, realizza,
espone al pubblico giudizio. Tavoli,
piani di appoggio, strani armadi, contenitori di varia dimensione e possibile utilizzo. Con l’ossatura fatta di
ferro crudo, quasi ruggine. Nuovo e
già corroso dalla vita e dalle sue
avventure. Tavoli semplici con i piani
rivestiti di mosaico aspro, monocromo, con la superficie accidentata,
pensati e fatti in quel modo, molto
virile, che porta ad infischiarsene
della qualità della superficie (troppo
scabra per essere perfettamente pulita) e che induce anche a non dare
troppo peso all’incerta planarità
(quando si beve, ed in Friuli si beve
velocemente, il perfetto equilibrio del
bicchiere non è di certo determinante). Oggetti pieni di forza e di passione fatti per essere parte di noi.
Paolo Coretti
Tavolo in ferro parzialmente verniciato e
mosaico di Stefano Zuliani.
Sedia in resina multicolor di Zerodidisegno.
realizzate in resine multicolor, disegnate per Zerodisegno da Pesce, con
l’introduzione di preziosi tessuti
stampati della collezione Etro.
Naturalmente ogni pezzo è differente
per colore e tessuto. Questo viene
imprigionato per sempre nella resina
come una sorta di strana reliquia.
Quella usata è una tecnica particolare, appositamente creata da Gaetano
Pesce, che unisce creatività e sperimentazione, in quanto è l’autore stesso a scegliere le resine che verranno
colate nello stampo, sperimentando e
osando accostamenti cromatici sempre nuovi e dai risultati soprendenti
ed inaspettati, andando così a creare
di volta in volta un oggetto unico e
irripetibile.
(I.T.)
Collezioni
sedie e tessuti
A volte la moda si fonde e si confonde con il design e, spesso, personalità
di spicco in questi settori sperimentano una collaborazione fatta di creatività ed intuito per dar vita a oggetti
davvero particolari. Ne è un felice
esempio la collezione di sedie, presentata con successo lo scorso anno,
che ha visto protagonisti due personaggi di chiara fama: lo stilista Etro e
il designer Gaetano Pesce. Dalla loro
collaborazione sono nate 99 sedie
CONVEGNI
simposio sulla ceramica
in Cina
Sono più di cinquanta le riviste dedicate quasi esclusivamente alla ceramica che vengono stampate nel mondo,
e forse era proprio opportuno pensare a un confronto per verificare programmi e progetti futuri. L’idea è
stata realizzata in Cina con un convegno tenutosi a Fuping, nello Shaanxi,
dal 19 al 23 agosto. Ospiti di una per-
83
S E G N A L A Z I O N I Dall’alto: il gruppo di partecipanti al convegno
degli editori dei giornali della ceramica
di fronte all'ingresso del museo di Yaozhou,
nello Shaanxi; la produzione a mano di teiere
nello studio di Zhou Dingfang a Yixing.
fetta organizzazione, curata da I Chi
Hsu della rivista Chinese Potters
Quarterly, sono stati rappresentanti
di periodici di tutto il mondo, tra
questi: italiani, tedeschi, irlandesi,
americani, australiani, coreani, sudafricani, che nei giorni del convegno
hanno esaminato i diversi aspetti
della ceramica contemporanea e le
possibilità di comunicazione, dalla
produzione d’arte alla tecnica e alle
diversità territoriali e nazionali.
Le giornate di incontro hanno anche
consentito di mettere a punto alcuni
momenti di lavoro comune tra le
diverse riviste. È stata infatti decisa
l’organizzazione di un vero e proprio
network che dovrebbe organizzare
tra l’altro una raccolta di tutte le
diverse riviste pubblicate, la realizzazione di alcune attività coordinate per
la promozione della ceramica, la
ricerca di forme di interazione tra
artisti, mercato e critici, la costruzione di un sito internet condiviso e
altre iniziative - quali la proposta di
realizzare in tutte le riviste titoli e
sintesi degli articoli in inglese - rivolte a facilitare la comunicazione tra
lettori e redazioni di tutto il mondo.
Per una verifica sui diversi programmi di lavoro è stata anche decisa una
data: un nuovo incontro da tenersi
nel 2007 con la stessa organizzazione
cinese e l’ospitalità di Fuping.
I partecipanti al simposio cinese sem-
84
brano aver preso atto che le diverse
riviste, pur dovendo avere una loro
specificità, potranno in futuro collaborare con un unico obiettivo: quello
di favorire la conoscenza mondiale
della ceramica cercando una condivisione che può portare a diverse forme
di collaborazione e a sviluppi artistici,
commerciali e tecnici importanti.
Si può pensare che non a caso il convegno sia stato organizzato in Cina,
un grande impero che proprio in
questi anni si sta aprendo sempre più
al confronto con tutto il mondo. La
realtà ceramica cinese è molto ampia,
basti pensare che in una città come
Jingdezhen nei diversi settori produttivi e commerciali della porcellana
lavorano più di 200.000 persone e
che nell’Università ceramica vi sono
più di 10.000 studenti, e confrontarsi
con questa situazione non può che
essere positivo. Vi sono potenzialità
da non perdere sia nel confronto con
il mercato che con la produzione tecnica e artistica. La Cina ha infatti un
passato di enorme valore da non
dimenticare e una realtà in evoluzione che cerca le esperienze internazionali per avviare nuovi momenti di
sviluppo. L’incontro internazionale
tra gli editori dei giornali della ceramica può davvero avere fissato alcuni
importanti programmi sia per nuovi
momenti editoriali che per favorire
una crescente attenzione verso la
ceramica di tutto il mondo. Il sistema
di relazioni nel mondo sempre più
globalizzato ha evidenziato queste
necessità, ma nell’accogliere il confronto con la realtà gli editori hanno
forse posto le basi per favorire sviluppi che potrebbero diventare positivi
per la ceramica.
fiere e saloni
ARTELIBRO
Domenica 19 settembre si è conclusa
con uno straordinario successo di pubblico la prima edizione di Artelibro
Festival del Libro d’Arte. Sono stati
infatti circa 22.000 i visitatori che
hanno affollato le sale di Palazzo Re
Enzo e del Podestà a Bologna. Il pubblico, composto di appassionati bibliofili, studiosi, collezionisti e semplici
curiosi, ha premiato con la sua presenza questa iniziativa, la prima in Italia
dedicata all’editoria specializzata in
arte. Novanta gli espositori presenti,
tra case editrici italiane e straniere,
associazioni culturali, fondazioni bancarie e librerie antiquarie e notevole la
varietà dei prodotti editoriali offerti,
da preziosi codici miniati del
Cinquecento a cataloghi d’arte, architettura e fotografia, da riproduzioni in
facsimile di opere rare e oramai inavvicinabili ad agili guide turistiche per i
musei di tutto il mondo. Grande successo hanno avuto anche i numerosi
eventi in programma, dedicati a diversi aspetti della gestione editoriale d’arte e non solo, e gli eventi collaterali
ospitati nelle sedi di varie Istituzioni
culturali bolognesi, che hanno nutrito
il ricco calendario dell’iniziativa, completamente gratuita al pubblico.
(V.G.)
INIZIATIVE
Il colore del vino
Per la terza edizione della manifestazione denominata “Nel colore e nel
vino”, l’azienda Color’è, con il patrocinio dell’Associazione degli Architetti
del Friuli Venezia Giulia
“Arte&Architettura”, ha ideato e promosso l’iniziativa artistica “Un grande
tino per dodici autori”.
Curata da Paolo Coretti e presentata
per la prima volta lo scorso mese di
dicembre, in occasione dell’incontro
di cultura vinaria “Ein prosit in
Tarvis”, nel cortile del Palazzo
Veneziano di Malborghetto, è stata
successivamente riproposta alla Fiera
di Udine. Dodici autori hanno concorso a formare un grande tino in
legno con opere ispirate ai colori del
vino. Si sono così viste girare attorno
al tino, come in una coloratissima giostra, le suggestive immagini di Bruno
Bordoli, ricche di rimandi biblici ed
ispirate alle figure del luogo; le geometrie di Giulio Candusso, polverizzate e disperse nell’azzurro di un cielo
irreale; la travolgente sensualità della
baccante di Giovanni Cavazzon e poi
l’elegante equilibrio cromatico e la
cu r io s a t e xt u r e d i G ian m ar ia
Colognese. Ad arricchire l’opera
hanno contribuito i richiami classici,
ironicamente privati di equilibrio, di
Paolo Falaschi; le figure assorte e
anche discinte di Gianluca Grosso e di
Aldo Ghirardello; la festosa esplosione
di gioia nella vendemmia di Ugo La
Pietra; le infiorescenze vinose di Anna
Lombardi e l’ebbrezza quasi latino
americana di Flavio Variano, ed infine
S E G N A L A Z I O N I
rienze di sperimentazione materica e
formale in cui la capacità tecnica trasfigura la materia, giungendo a espressioni artistiche riconosciute e individuabili nel contemporaneo. La manifestazione, a mio avviso, ha rispettato
a fondo l’obiettivo per cui è stata realizzata, cioè evidenziare l’importanza
della ceramica in Europa".
le tracce sull’oro dimenticate da
Enrico Sello e la potente materia di
Giuseppe Zoppi, bravo a sommare
cosa su cosa, memoria su memoria.
Ne è risultato un complesso mosaico
di figure e di colori, fatto di voci diverse, distanti tra loro per linguaggio
artistico, per desideri e per scenari
intellettuali. Vicine, invece, fino a toccarsi, nella complicità del brindisi, nel
gesto del bere e nel dire - a certe ore
sgangherato - della magia del vino e
del suo colore.
(P.C.)
“Land and sea”, l’opera del ceramista italiano
Adriano Leverone che ha ricevuto
la menzione di merito nella categoria
dedicata alla ceramica come espressione d’arte.
Immagini del grande tino allestito in occasione
dell’incontro “Ein prosit in Tarvis”
a Malborghetto, Udine.
EuCeCo
Il parere del ceramista Emidio Galassi
sulla European Ceramics Competition
che, unica in Europa, avrà cadenza
biennale. Lo scorso agosto in occasione dell’appuntamento con i giochi
olimpici, la Grecia ha dato spazio
anche a una competizione che ha visto
come protagonisti ceramisti provenienti da tutto il mondo. Organizzata
dalla Panhellenic Ceramics/Potters
Association e promossa dalla rivista
Kera-meiki Techni, che ne ha curato
tutti gli aspetti legati alla comunicazione e promozione, la prima edizione
della competizione (EuCeCo sta per
European Ceramics Competition) si è
svolta in una delle città greche di più
antica tradizione ceramica,
Amaroussion, e avrà cadenza biennale.
Lo scopo della competizione, unica in
Europa, è quello di promuovere l’arte
ceramica in tutte le sue espressioni e
proprio per questo gli organizzatori
hanno pensato a una suddivisione in
due categorie, una dedicata a oggetti
funzionali e l’altra alla ceramica come
espressione d’arte. Fra i membri della
giuria il ceramista italiano Emidio
Galassi, che così ha commentato la
sua partecipazione alla competizione:
"Al rientro da Amaroussion ho
cominciato a rendermi conto che il
panorama della ceramica attuale è
sempre più ricco di nuovi materiali, di
tecniche sempre più elaborate. Sono
stato piace-volmente sorpreso del
fatto che insieme ai componenti della
giuria, miei colleghi, pur provenendo
da nazioni diverse, c’era una forte sintonia e un’uniformità nei metodi di
analisi e selezione. Ci si è chiesto
co-me fosse possibile raccogliere il
re-spiro della terra, l’intimità della
ma-teria, far parlare l’argilla cogliendone le forme nella dinamicità di
porosità, fragilità, povertà, essenzialità. Ho notato con entusiasmo la presenza di elaborati orientati verso espe-
“Date with history”, l’opera realizzata dai ceramisti greci Kostas Panaretos e Klio Brenner
che si è aggiudicata il primo premio.
Laboratori in piazza
Come ogni anno, fin dall’esordio nel
1998, si è rinnovato a settembre l’appuntamento con le “Botteghe
Artigiane in Piazza”, iniziativa itinerante promossa dall’Unione Artigiani
della Provincia di Milano in collaborazione con le Associazioni di Via del
coordinamento “Per Milano”. Il
calendario autunnale ripropone la
formula collaudata con successo in
primavera e nelle precedenti edizioni, arricchita di nuovi appuntamenti
allo scopo di coinvolgere uno spazio
cittadino sempre maggiore. Vie e
piazze storiche della città sono diventati laboratori all’aperto e luoghi in
cui poter ammirare il lavoro di tanti
artigiani presenti sul terrotorio lombardo. È stata un’importante passerella di vecchi mestieri, arti nobili,
lavori in legno, ferro, vetro, ceramica
e tessuto. Questa manifestazione,
come spiega Marco Accornero,
Segretario Generale dell’Unione
Artigiani, “ha l’obiettivo di portare i
mestieri, la tradizione e la qualità
dell’artigianato a contatto con il pubblico che potrà ritrovarsi, incontrarsi
e vedere all’opera maestri d’arte”.
(I.T.)
SAETTA IRIDESCENTE
Nel ricordo di quando, in pochi
secondi, nel sole di un 11 settembre
qualsiasi, è cambiato il paesaggio americano. In memoria di quando mille
storie di uomini, del tutto inconsapevoli, hanno visto interrotta la loro
quotidiana fatica di vivere. Ma anche
in memoria di quanti, un attimo dopo
lo schianto, tra la densissima polvere e
il calore ancora fiammeggiante delle
macerie, nel soffocante odore delle
cose rapprese e delle vite bruciate,
hanno capito che la città sarebbe cambiata per sempre e che, in quel
momento, tutti uniti, avrebbero potuto solo pregare ed accendere mille
lumini di cera e di burro attorno alle
ceneri di un sogno.
Per ricordare tutto ciò Giulio
85
S E G N A L A Z I O N I risultato gratifica Giulio Candussio e,
soprattutto, fa onore alla Scuola di
Spilimbergo, Scuola che continua ad
essere sempre presente, nel mondo,
nei luoghi dove è giusto aggiungere
una migliore qualità estetica al paesaggio urbano o a quello domestico o,
come in questo caso, dove è giusto
lasciare un segno civile di condivisione
e di conforto nei confronti della
malinconia che, dopo l’11 settembre
2001, si è sovrapposta alla rabbia ed al
dolore.
(P.C.)
“Saetta iridescente” di Giulio Candussio con la
Scuola Mosaicisti del Friuli, scultura in mosaico per il World Trade Center di New York.
Candussio, con gli allievi della Scuola
Mosaicisti del Friuli, a Spilimbergo, in
un luogo infinitamente lontano da
New York ma - nella nuova mondialità e per consonanza di sentimenti - a
quella città infinitamente vicino, ha
sviluppato un progetto di rinascita.
Un progetto per una nuova vita. Fatto
di nuovi colori e di nuova energia. Di
infinita speranza. Ha pensato, disegnato e realizzato l’espressione di un
cortocircuito elettrico, di una scintilla
schizzata dalla pietra percossa, di un
bagliore che è già scoppio, di una
compenetrazione esplosiva tra materie
tra loro incompatibili. Ha ideato una
grande saetta. Iridescente. Appuntita.
Nervosa e scattante come la vita.
Spaventevole e sorprendente come la
morte improvvisa. Irrefrenabile e
coraggiosamente spericolata.Giulio
l’ha pensata in mosaico. Piena di colori, come fatte di tanti colori sono le
storie che si affastellano in unico pensiero. Sotterranea, perchè ambientata
sotto il livello stradale, nella stazione
metropolitana di Ground Zero.
Notturna e brillante perchè, di notte,
dopo lo schianto, tra le unte colonne
di fumo, solo il brillio delle cose sfracellate dava l’orientamento ai disperati
sopravvissuti. E quelle cose luccicanti,
assieme alle lacrime, erano le uniche
tremolanti stelle polari di un vagolare
allucinato. La “Saetta iridescente”,
lunga 36 metri e alta 4, realizzata interamente con smalti lucidi, tagliati in
maniera irregolare e incollati su una
base di acciaio inox, è stata collocata
sul muro della Path Station, nella
metropolitana Temporary Trade
Center, a qualche passo dall’angosciante vuoto lasciato dalle Twin
Towers. È un’opera di grande bellezza
e di grande modernità. Un’opera il cui
86
MOSTRE
tata (Arita/Kakiemon), che si affianca
a quella esclusiva riservata ai nobili
giapponesi (Arita/ Nabeshima). Si
conclude con la terza e la quarta sezione in cui viene approfondita la produzione per l’estero nel periodo 16501750, e dove è possibile ammirare
accanto agli originali giapponesi, i
tentativi coevi di imitazione, sempre
di altissima fattura, realizzati da artisti
e artigiani occidentali. “Jiki”, uno dei
più importanti eventi culturali europei
del biennio, sarà presentata per la
prima volta a Faenza, per proseguire
nel 2005 a Parigi e Bruxelles. Sono
previsti, all’interno dei verdi cortili del
museo, concerti di musica e letture di
poesie giapponesi.
Porcellana giapponese
“Jiki, porcellana giapponese tra
Oriente e Occidente 1610-1760” è il
titolo della mostra visibile al MIC di
Faenza dal 26/6 al 7/11/04: un viaggio
all’interno della porcellana giapponese
dal XVII al XVIII secolo. Vengono
messe a confronto, per la prima volta,
la porcellana prodotta per i nobili
giapponesi (più elegante, pensata
quale oggetto d’uso), con quella che
nello stesso periodo veniva prodotta
su commissione per il mercato europeo (disegni più vistosi e colorati, fondamentalmente pensata per arredare e
decorare). La mostra, suddivisa in 4
aree, si sviluppa secondo un percorso
cronologico.
Un primo periodo ove la ceramica
giapponese risente dell’influenza cinese; una seconda fase di apparente chiusura al mondo esterno, nella quale, in
realtà, con i mercanti olandesi, il
Giappone diffonde in tutto il mondo
occidentale un’arte di rara bellezza
creata appositamente per essere espor-
Capolavori etnografici
Presso la Galleria Gottardo di Lugano
sarà possibile visitare, sino al 23/12/04,
la mostra “Oltre Bering. Le Colonie
Russe del Nord Pacifico”.
L’esposizione rappresenta una rara
occasione per ammirare oltre 150
oggetti di proprietà del Museo Storico
di Tallinn e provenienti da quei territori che, fino al 1867, sono stati sotto
il dominio della Compagnia russoamericana. Si tratta di preziosi manufatti che ripercorrono un periodo
dimenticato della storia russa e delle
espansioni coloniali europee. Raccolti
da esploratori o funzionari estoni
durante i viaggi compiuti tra il 1804
ed il 1855, questi oggetti costituiscono
un documento importante e precoce
dei contatti delle culture marittime del
nord del Pacifico con l’Occidente. Essi
testimoniano anche l’esistenza di viaggiatori illuminati, tenendo conto del
fatto che a quel tempo la maggior
parte degli europei non si preoccupava
certo delle abitudini di vita degli
autoctoni dei territori che visitava ed
occupava. Negli oggetti d’uso realizzati dalle donne, come mantelli, stivali, cappelli e borse, la lavorazione delle
pelli e di altri materiali è di notevole
accuratezza, come si può notare dalla
Piatto tripode con disegno di aironi e foglie
di loto in blu cobalto sottovetrina, Ø cm. 28,
1690-1730, Kyushu Ceramic Museum.
Cesto proveniente dalla California fatto di
madreperla, rondelle di conchiglia, perle di
vetro, radici, canapa e erba.
S E G N A L A Z I O N I
Frammento di fregio in argillite proveniente
dal Canada, 1851-55.
Sculture in avorio provenienti dalla Siberia
Orientale, 1851-55.
precisione della confezione dei cappelli intrecciati dei Tlingit (tribù
indiana del nord dell’Alaska) o dai ricchi decori sulle armi usate per la caccia. Insieme ad oggetti che testimoniano l’influenza straniera, sono esposti
anche alcuni esempi di souvenir per
gli europei creati con materiali tradizionali, come una cornice per ritratti,
confezionata dagli Athapaskan con
scorza di betulla e pelo d’alce.
(I.T.)
MOSAICO & MOSAICI
Lo scorso mese di luglio, a
Spilimbergo, nei ristrutturati locali di
Corte Europa, è stata ospitata la
mostra annuale della Scuola Mosaicisti
del Friuli. Denominata “Mosaico &
Mosaici 2004”, la mostra ha presentato una selezione delle opere eseguite
dagli allievi che hanno frequentato
l’anno scolastico 2003/2004 e, com’è
ormai consuetudine, ha offerto al visitatore riproduzioni classiche e sperimentazioni contemporanee, ricerche
plastiche e nuove tecnologie applicate
al fare mosaico. L’esposizione, curata
in modo semplice e, nello stesso
tempo, esauriente, non ha esitato a
svolgere anche un ruolo didattico particolarmente incisivo nella divulgazione della tecnica musiva e, senza
dimenticare i contributi scientifici e
letterari che, nel corso degli anni,
numerosi specialisti hanno trasferito
alla Scuola, ha rappresentato in maniera concreta le tante voci che costituiscono il coro della cultura musiva dei
nostri giorni, posizioni tra loro diverse, a volte opposte, in alcuni casi tra
loro complementari. Alle riproduzioni
di alcuni antichi mosaici ritrovati a
Pompei, a Delo e a Piazza Armerina è
stato affiancato un bellissimo albero
che, ideato da Stefano Jus ed eseguito
dagli allievi del primo corso, ha associato i contenuti iconografici medioevali alla figurazione della trattatistica
degli enciclopedisti francesi, i segni e
gli sfondi - volutamente semplificati delle favole illustrate per l’infanzia alle
colorazioni vivacissime dell’arte mesoamericana. L’opera ha messo a confronto, con trasversale coerenza di
significati espressivi, la sofferente e
dignitosissima figura della madre con
bambini, magistralmente tradotta in
mosaico da un dipinto di Egon
Schiele, con la ieraticità delle madonne di segno bizantino, curiosamente
incastonate su antiche assi di legno ed
eseguite in omaggio a Blasios
Tsotsonis. Ha inoltre mostrato una
bellissima serie di forme plastiche
essenziali, capaci di coniugare la componente scultorea della forma con
quella coloristica e decorativa e, tra
alcuni stimolanti sconfinamenti nel
territorio dell’industrial design, ha
proposto alcuni particolarissimi esempi di pavimentazioni per esterni e per
interni eseguiti in cemento terrazzo
con modalità del tutto innovative.
Il catalogo che accompagna la mostra,
oltre a illustrare le recenti realizzazioni che hanno visto la Scuola di
Spilimbergo protagonista a New York
e a Nova Gorica, ma anche nelle piazze di Spilimbergo, di Sequals e di Villa
Santina, nella profonda Carnia friulana, è introdotto da uno scritto del
Presidente della Scuola, dottor Nemo
Gonano, il quale, con la veemente
passione che lo distingue, nell’elencare i tanti riconoscimenti ottenuti dalla
Scuola nel corso dell’ultimo decennio,
lancia in modo forte e suggestivo il
progetto futuro che vedrà la Scuola
presentare le proprie opere in quattro
musei australiani. Un progetto impor-
“Albero”, mosaico ideato da Stefano Jus ed
eseguito dagli allievi del primo corso della
Scuola Mosaicisti del Friuli.
tante che sottolinea la ormai consolidata presenza internazionale della
Scuola di Spilimbergo e conferma
anche il grande lavoro di promozione
che la Scuola di recente ha espresso a
tutto campo. Un progetto che, come
ben dice ancora il dottor Gonano, solo
pochi anni fa “..era follia sperar ”.
(P.C.)
LA SEDIA SI COLORA
800 piccole sedie. 800 pensieri diventati prima progetti e poi espressioni
concrete. Fatti di colore, ma anche di
materie. È il risultato di uno straordinario concorso che, lanciato
dall’I.P.S.I.A. “A. Mattioni” di San
Giovanni al Natisone, ha visto partecipare 800 allievi delle scuole medie di
sedici comuni friulani. L’esperienza,
nata in una delle località centrali
dell’ormai famoso triangolo della
sedia, e tesa a valorizzare la creatività
dei ragazzi e ad avvicinarli al mondo
del legno e dell’arredo, ha comportato
la costruzione di 800 piccole sedie,
alte circa 20 cm, realizzate con la
romantica tecnica del traforo e distribuite agli allievi delle scuole del circondario. La mostra che ne è derivata
ha visto esposte, una vicina all’altra,
800 diverse interpretazioni decorative
del medesimo oggetto. Tenutasi presso l’aula magna dell’istituto “A.
Mattioni” durante lo scorso mese di
giugno la mostra, denominata “La
sedia si colora”, da settembre ha trovato un’importante collocazione
nell’ambito della XXVIII edizione di
Promosedia di Udine. Le realizzazioni
che, meraviglia delle meraviglie, in
questo mondo di supposta omologazione, raccontano storie tutte tra loro
differenti, spaziano dalla ordinata geometria della decorazione di maniera al
quasi urlato entusiasmo sportivo; dalle
riprese, qualche volta ironiche dei
messaggi televisivi più evidenti agli
slogan, spesso consumati, della politica del momento; dalle fantasie zoomorfe, a volte ridicole e a volte perfino ossessive, di colui che desidera
condividere la propria esistenza con
quella degli animali, alla malinconia
che governa le ragioni della incomunicabilità urbana; dalle citazioni prese
a prestito dal mondo dell’arte pittorica
alla casa delle bambole che, per fortuna ancora viva, è come sempre fatta di
profumi, di sogni gentili, di pizzi e di
volants. Questa esperienza speciale
confluirà in un catalogo che, racco-
87
S E G N A L A Z I O N I Sedie realizzate da allievi delle scuole medie
del Friuli.
gliendo le immagini di tutti gli oggetti
presentati e accompagnato dal bellissimo testo critico di Lucia Medeossi,
fermerà nel tempo, e per il bene di
tutti, questo esercito di oggetti colorati, decorati in modo libero e spontaneo come libero e spontaneo dovrebbe essere il nostro modo di fare di
ogni giorno.
(P.C.)
Manualmente
Creatività, esperienza, innovazione,
manualità, utilizzo di materiali non
convenzionali sono stati gli ingredienti
di “Manualmente”, manifestazione che
ha portato nel mese di maggio a Villa
Panza (Varese), splendida costruzione
settecentesca di proprietà del FAI, il
meglio della produzione dell’artigianato d’arte contemporaneo. Giunta alla
sua seconda edizione la mostra-mercato ha voluto porre l’attenzione sul
valore della bellezza e sulla promozione dell’arte nelle sue diverse espressioni: gli artisti-artigiani selezionati per
Manualmente hanno presentato opere
frutto di studio e sperimentazione
intorno alla materia, utilizzando tecniche di un tempo adattate ad un gusto
contemporaneo. Suppellettili per la
tavola in grès, smalto, legno, ferro,
ceramica o pasta di vetro; abiti in feltro; accessori; gioielli realizzati in fil di
ferro, plastica e cartapesta sono solo
alcuni degli oggetti presentati e che
hanno contribuito a fare di
Manualmente una finestra interessante
e preziosa sulla situazione dell’artigia(I.T.)
nato d’autore oggi.
88
IL CAVALIERE E
MARGHERITA
Il 28/10/04 sarà inaugurata presso il
Centro Artistico Alik Cavaliere di
Milano la mostra “Il Cavaliere e
Margherita: scatole”.
È la prima volta che Margherita
Palli, forse la più innovativa fra le
scenografe italiane, si presenta come
artista in proprio e lo fa ritornando
con la memoria agli anni in cui,
ancora studentessa dell’Accademia
di Brera, iniziava la collaborazione
con Alik Cavaliere, al tempo docente
di scultura della stessa scuola.
Ancora oggi Margherita ricorda
Cavaliere come colui da cui ha
appreso a plasmare, a giocare ironicamente con gli oggetti, colui da cui
ha ereditato quel bagaglio metodologico che le ha consentito di lavorare per 14 anni come scenografa delle
opere di Luca Ronconi. Le scatole
della Palli non sono bozzetti ma
riflessioni a posteriori, frammenti,
quasi immagini allo specchio a cui
rispondono quelle elaborate da
Cavaliere tra il 1975 e il 1976, anni
della loro collaborazione. In quel
periodo lo scultore lavorava molto
agli allestimenti, ai surrondings, vere
e proprie scenografie che racchiudono il quotidiano con le sue contraddizioni e le sue disarmonie. Sono
luoghi dell’attenzione che non consentono una fruizione passiva. Tra le
opere, in mostra dal 29/10/04 al
19/11/04 e su appuntamento fino al
18/12/04, sarà possibile anche
ammira re la prima scatola di
Cavaliere: il Bimecus, prototipo
dell’opera trasportabile e fruibile,
ironico riferimento all’arte pret à
porter.
(V.G.)
PUNTI VENDITA
MANUFATTI A TREVISO
Insegnante in pensione con il gusto
del bello, Lucia Tessari da diciotto
anni gestisce, con immutata passione,
Manufatti, negozio di artigianato tradizionale nel centro di Treviso. A
motivare questa donna, che fin da
ragazza girava per l’Italia alla scoperta
delle sue diverse produzioni artigianali, c’è la convinzione che il suo punto
vendita possa essere una vetrina utile a
far conoscere, apprezzare e mantenere
in vita l’artigianato artistico, tradizionale e tipico. Interessante la varietà e
la qualità dei tessuti presenti in negozio come per esempio il Casentino,
tipico panno toscano resistente all’usura e alle intemperie in uso già nell’800
o il tweed irlandese del Donegal, frutto del lavoro con telai a pedale in
legno. Da Manufatti si possono anche
trovare le tele di Romagna, le cui origini risalgono all’abitudine contadina
settecentesca di ricoprire il bestiame
con drappi tessuti a mano e impreziositi da un medaglione stampato con
ruggine di ferro, raffigurante l’effige
di Sant’Antonio Abate, o le tele
umbre. Alla ricca collezione di tessuti
si affianca un’altrettanto interessante
(V.G.)
produzione in ceramica.
Capi d’abbigliamento tessuti a mano, in tweed
irlandese del Donegal, esposti nel negozio
MANUFATTI di Lucia Tessari.
Opera di Alik Cavaliere.
----------------------------------------------Ai lettori che avessero intenzione
di sottoscrivere l’abbonamento
alla nostra rivista e agli abbonati
attuali ricordiamo che tutti i
nostri abbonati avranno
H anno d iritto a d u na
segnalazione gratuita,
compresa la pubblicazione di
una foto.
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89
CALENDARIO DEGLI EVENTI
mostre
29 ottobre - 19 novembre 2004
Centro Artistico Alik Cavaliere, via De Amicis
17
tel. 02.8323220
ITALIA
ABRUZZO
CASTELLI (TE)
Digiosafatte Art - Mostra permanente
Contrada Coccioni - S. Rocco
tel. 0861.970619, www.digiosafatte-art.com
EMILiA ROMAGNA
BOLOGNA
Lucia Feinig – Giesinger
Bosna Quilts – Tempo cucito
28 novembre 2004 – 15 gennaio 2005
Galleria Studio G7
via Val d’Aposa 7/g
tel./fax 051.266497
www.studiopesci.it
FAENZA (RA)
Capolavori giapponesi dalle collezioni
del Museo delle Ceramiche in Faenza
I costumi di Madama Butterfly
Jiki - porcellana giapponese tra oriente e
occidente dal 1610 al 1760
26 giugno - 7 novembre 2004
Ceramiche italiane dal XV al XIX sec.
26 giugno 2004 - 7 gennaio 2005
Le quattro mostre presso MIC - Museo
Internazionale delle Ceramiche,
corso Baccarini 19
tel. 0546.697311 • fax 0546.27141
www.micfaenza.org
Ceramisti viaggiatori tra terra e mare
19 settembre - 31 ottobre 2004
Palazzo delle Esposizioni
corso Mazzini 92
tel. 0546.21145
www.arteceramica.it
Nanni Valentini
28 maggio - 29 ottobre 2004
Banca di Romagna, corso Garibaldi 1
tel./fax 0546.28816 • tel. 338.742356
RAVENNA
Alberto Giacometti
10 ottobre 2004 - 20 febbraio 2005
MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna
via di Roma 13
tel. 0544.482356
lazio
CIAMPINO (RM)
In vitro veritas
26 marzo - 24 ottobre 2004
Casale dei Monaci, via Superga s.n.c.
tel. 06.79350727
www.casaledeimonaci.it
lombardia
COMO
Fili spezzati - Miniartextil 2004
25 settembre - 30 ottobre 2004
Spazio A Shed Ex Ticosa, viale Roosvelt
tel. 031.305621
MILANO
Dagli Sforza al Design
Sei secoli di storia del mobile
11 giugno 2004 - 12 giugno 2005
Castello Sforzesco, Museo Arti Decorative
tel. 02.884636654 - 02.884636833
www.milanocastello.it
Il Cavaliere e Margherita: Scatole
90
Milano anni Trenta. Le arti e la città
31 novembre 2004 - 27 febbraio 2005
Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2
tel. 02.77406300 • fax 02.77406302
Mostra del Ventesimo Premio
Compasso d’Oro ADI
16 settembre - 14 novembre 2004
Triennale di Milano
viale Alemagna 6
tel. 02.724341
www.triennale.it
Pietro Consagra. Il colloquio di una vita
22 ottobre - 18 dicembre 2004
Galleria Fonte d’Abisso
via del Carmine 7
tel. 02.86464407
Visioni del fantastico e del meraviglioso.
Prima dei surrealisti
15 ottobre 2004 - 9 gennaio 2005
Fondazione Antonio Mazzotta
Foro Buonaparte 50
tel. 02.8781197 • fax 02.8693046
www.mazzotta.it
VARESE
Dan Flavin. Stanze di luce fra Varese
e New York
30 settembre - 12 dicembre 2004
Villa Panza
tel. 0332.283960
www.fondoambiente.it
PIEMONTE
CASTELLAMONTE (TO)
Mostra della Ceramica
25 settembre - 31 ottobre 2004
Palazzo dei Conti Botton
piazza Marconi
tel. 0124.51871
TOSCANA
FIRENZE
Vitrum. Il vetro fra arte e scienze
nel mondo romano
27 marzo - 31 ottobre 2004
Palazzo Pitti, Museo degli Argenti
tel. 055.294883
http://brunelleschi.imss.fi.it/vitrum
TRENTINO ALTO ADIGE
BOLZANO
Bolzano 1700 - 1800. La città e le arti
16 ottobre 2004 - 16 gennaio 2005
Galleria Civica, piazza Domenicani 18
Palazzo Mercantile, via Portici 39
tel. 0471.977855 • fax 0471.997581
www.comune.bolzano.it/arti_700
MERANO (BZ)
Biennale di Merano
12 settembre 2004 - 9 gennaio 2005
Kunst Meran/o Arte, via Portici 163
tel. 0473.212643 • fax 0473.276147
www.kunstmeranoarte.com
Lina Bo Bardi. La libertà dell’architettura
10 settembre - 15 novembre 2004
Galleria Internazionale d’Arte Moderna
di Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076
tel. 041.2571993 • fax 041.5246296
9a Mostra Internazionale
di Architettura - Metamorph
19 settembre - 7 novembre 2004
Fondazione La Biennale di Venezia
Cà Giustinian, San Marco
tel. 041.5218846 • fax 041.2411407
VERONA
Peter Eisenman.
Il giardino dei passi perduti
26 giugno 2004 - 23 gennaio 2005
Museo di Castelvecchio
corso Castelvecchio
tel. 045.8062611 • fax 045.8010729
www.comune.verona.it/castelvecchio
ESTERO
GRAN BRETAGNA
Londra
Caroline Achaintre
16 settembre - 24 ottobre 2004
Lawrence O’Hana Gallery
35/42 Charlotte Road
tel. +44 (0)2077390245
www.ohanagallery.com
Compendium
16 settembre - 30 ottobre 2004
Barbara Beham Contemporary Art
50 Moreton Street
tel. +44 (0)2078218793
www.barbarabehan.com
SVIZZERA
LOSANNA
Interazioni fittizie e Tappezzerie
fiamminghe dal XVI al XVII secolo
1 ottobre 2004 - 9 gennaio 2005
Museo Cantonale delle Belle Arti
Palais de Rumine, place de la Riponne
tel. +41.21.3163445
SAN BERNARDINO (GR)
Concreta
6 dicembre 2004 - 6 gennaio 2005
Spazio28 Arte Contemporanea
strada cantonale 28
tel +41.91.8320130 +39.338845952
fiere
ITALIA
VENETO
EMILIA ROMAGNA
VENEZIA
Emanuel Babled. Toys.
Unit, megalit, genetic
11 settembre - 8 novembre 2004
Palazzetto Tito
tel. 041.5207797 • fax 041.5208955
www.bevilacqualamasa.it
BAGANZOLA (PR)
Gotha - 7a Mostra internazionale
d’antiquariato
4 - 12 dicembre 2004
Fiere di Parma S.p.A., via Rizzi 67/a
tel. 0521.99621
www.fiere.parma.it
CALENDARIO DEGLI EVENTI
BOLOGNA
Bologna Gift Fair
23 - 25 ottobre 2004
TiaPoint, Blocco 32, Centergross
tel. 055.473183
Fierarredo
12 - 20 febbraio 2005
Fiera di Bologna
viale Aldo Moro
tel. 051.282111
www.fierarredo.bolognafiere.it
LAZIO
VITERBO
Tusciarte
6 - 10 gennaio 2005
Fiera di Viterbo
S.S. Cassia Nord
tel. 0761.353100 • fax 0761.250731
LIGURIA
GENOVA
Natalidea
10 - 19 dicembre 2004
Fiera di Genova, piazzale Kennedy 1
tel. 010.53911
www.fiera.ge.it
LombardiA
MILANO
AF-L’Artigiano in Fiera.
9a Mostra Mercato Internazionale
dell’Artigianato
4 -12 dicembre 2004
Fiera di Milano
tel. 02.31911911 • fax 02.33608733
www.fiera-artigianato.com
Chibimart
19 - 22 novembre 2004
Fiera di Milano
tel. 02.4815501
www.chibimart.fmi.it
La mia casa
30 ottobre - 7 novembre 2004
Fiera di Milano
tel. 02.4815541 • fax 02.4980330
www.assoexpo.com
Macef
21 - 24 gennaio 2005
Fiera Milano
tel. 02.48550.1 • fax. 02.48004423
www.fmi.it/macef
NOVEGRO DI SEGRATE (MI)
Brocantage
22-24 ottobre; 19-21 novembre;
10-12 dicembre 2004
Fiera del collezionismo, delle curiosità e delle
occasioni di antiquariato
Deballage
21 ottobre; 18 novembre; 9 dicembre 2004
Mercato di rifornimento per antiquari
Novegro Alto Antiquariato
20 - 23 gennaio 2005
FIRENZE
Art. Mostra Internazionale dell’Artigianato
22 aprile - 1 maggio 2005
FirenzeFiera
Fortezza da Basso, piazza Adua 1
tel. 055.49721 • fax 055.4972268
www.firenzefiera.it
FRANCOFORTE
ChristmasWorld
26 - 30 gennaio 2005
Messe Frankfurt
tel. 02.8807781
fax 02.72008053
www.chrismasworld.messefrankfurt.com
Marta. Mostra dell’artigianato
4 - 8 dicembre 2004
Fortezza da Basso
piazza Adua 1
tel. 055.49721
www.firenze-expo.it
MONACO
Heim+Handwerk
27 novembre - 5 dicembre 2004
Fiera di Monaco
tel. +39.045.8205843
fax +39.045.8205886
www.monacofiere.it
UMBRIA
PERUGIA
L’antica arte del tessile
Rassegna Antiquaria Città di Perugia
24 ottobre - 2 novembre 2004
Rocca Paolina
tel. 075.5731322
VENETO
PESCHIERA DEL GARDA (VR)
Arilica Antiqua - Tracce del
Tempo: l’Antiquariato in Mostra
2 - 5 dicembre 2004
“Sottotetto” Caserma d’Artiglieria di
Porta Verona
tel./fax 045.6862936
VICENZA
Koinè
16 - 19 aprile 2005
Fiera di Vicenza
via dell’Oreficeria 16
tel. 051.4298311 • fax 0444.969000
www.vicenzafiera.it
Salone del bricolage
21 - 24 ottobre 2004
Fiera di Vicenza
via dell’Oreficeria 16
tel. 0444.969111 • fax 0444.969000
www.vicenzafiera.it
LONDRA
Asia Expo 2005
3 - 5 febbraio 2005
Exhibition Centre Olympia
Hammersmith Road
tel. 852.23118216
www.kenfair.com
INDIA
NUOVA DELHI
18th Indian Handicrafts & Gift Fair
13 - 17 ottobre 2004
EPCH House, Pocket 6&7, Sector C,
Local Shopping Centre, Vasant Kunj
tel. +91.11.26135256
fax +91.11.26135518
IRLANDA
DUBLINO
Showcase Ireland
23 - 26 gennaio 2005
Royal Dublin Society
Main Hall Complex
Ballsbridge
tel. +353.1.2958185
fax +353.1.2958187
www.showcaseireland.com
SPAGNA
FILIPPINE
BARCELLONA
Expohogar Primavera
29 gennaio - 1 febbraio 2005
Fira de Barcelona
A. Reina M. Cristina
tel. +34.90.2233200
MANILA
Manila F.A.M.E. International
21 - 24 ottobre 2004
CITEM Centre for International Trade
Espositions and Missions
tel. +632.833.1258 • fax +632.832.3965
www.manilafame.com
MADRID
Intergift
13 - 17 gennaio 2005
IFEMA Fiera di Madrid
Parque Ferial Juan Carlos I
tel. +34.91.7225000
www.semanaregalo.ifema.es
FRANCIA
STATI UNITI
ESTERO
PARIGI
Bijorhca
28 - 31 gennaio 2005
Paris Expo, Porte de Versailles
tel. +33.1.47565282
www.bijorhca.com
SICILIA
Maison&object
28 gennaio - 1 febbraio 2005
Paris-Nord Villepinte
tel. +33.1.44290200 • fax +33.1.44290201
www.maison-object.com
TAORMINA (ME)
Taormina Gift Fair
6 - 8 novembre 2004
Palalumbi
tel. 095.442990
Museum Expressions
30 gennaio - 1 febbraio 2005
Palais des Congrès (Porte Maillot)
tel. +33.1.53576200 • fax +33.1.53576201
www.museum-expressions.fr
TOSCANA
GERMANIA
Le manifestazioni si svolgono presso il Parco
Esposizioni Novegro, via Novegro
tel. 02.70200022 • fax 02.7561050
GRAN BRETAGNA
NEW YORK
New York International Gift Fair
29 gennaio- 3 febbraio 2005
Jacob K. Javits Convention Center
655 West 34th Street
tel. +1.914.4213342
www.nyigf.com
SVIZZERA
ZURIGO
Ornaris
16 - 19 gennaio 2005
Messe Zurich
tel. +41.31.3313729
www.ornaris.ch
91
I
N
D
ABITARE IL TEMPO
Acropoli srl
C.P. 22 - viale Mercanzia 70, Gall. A
Blocco 2B - 40050 Centergross - Bologna
tel. 051.864310 • fax 051.864313
www.veronafiere.it/abitareiltempo
AF - L’ARTIGIANO IN FIERA
via Canova 19 - 20145 Milano
tel. 02.31911911 • fax 02.33608733 gefi@
enter.it
AMICI DELLA CERAMICA
“CIRCOLO POGGI”
via Isola 11 - 17012 Albissola Marina (SV)
tel./fax 019.487938
Artelibro Festival del Libro d’Arte
Palazzo Re Enzo e del Podestà, 40100 Bologna
uff. stampa: tel. 051.269267 • fax 051.2690748
www.artelibro.it • www.studiopesci.it
AUTUMN FAIR
Trade Promotion Services
viale P. Togliatti 1663 - 00155 Roma
tel. 06.40802404 • fax 06.40801380
[email protected]
www.universalmarketing.it
CENTRO ARTISTICO
ALIK CAVALIERE
via De Amicis 17 - 20123 Milano
tel. 02.8323220
CHIARI MARIAVERA
Alzaia Naviglio Grande 156 - 20144 Milano
tel. 349.0679815
www.mv-ceramicsdesign.com
CHRISTMASWORLD
Messe Frankfurt Italia srl
via Q. Sella 5 - 20121 Milano
tel. 02.8807781 • fax 02.72008053
[email protected]
www.christmasworld.messefrankfurt.com
CIVICO MUSEO REVOLTELLA
via Diaz 27 - 34123 Trieste
tel. 040.6754350 • fax 040.6754137
[email protected]
www.museorevoltella.it
I
R
I
FONDAZIONE ORESTIADI
Baglio Di Stefano - 91024 Gibellina (TP)
tel. 0924.67844 • fax 0924.67855
[email protected]
www.fondazione.orestiadi.it
GALLERIA GOTTARDO
viale S. Franscini 12 - Lugano (Svizzera)
tel. +41.918081988
GALLERIA ROSSANA ORLANDI
via Matteo Bandello 14 - 20123 Milano
tel. 02.4674471 • fax 02.48008387
GAMBONE BRUNO
via Marcello 9 - 50144 Firenze
tel. 055.355358
GMF -PIANETA srl
via A. Sismonda 32 - 10145 Torino
tel. 011.747600 • fax 011.747294
[email protected]
www.expofairs.com
96
MORELATO
via Valmorsel 18 - 37056 Salizzole (VR)
tel. 045.6954001 • fax 045.6954030
www.morelato.it
MUSEI CIVICI DI PESARO
Palazzo Toschi Mosca
piazza Toschi Mosca 29 - 61100 Pesaro
tel. 0721.387474 • 0721.387393-65
[email protected]
MUSEO DEL MERLETTO
Palazzo delle Opere Pie
via Guglielmi - 06069
Isola Maggiore di Tuoro sul Trasimeno (PG)
tel. 075.8254233
[email protected]
MUSEUM EXPRESSIONS
Européenne de Salons
45 Avenue George V - 75008 Paris
tel. +33(0)153576200 • fax +33(0)153576201
[email protected]
www.museum-expressions.fr
ILISSO EDIZIONI
via Guerrazzi 6 - 08100 Nuoro
tel. 0784.33033 • fax 0784.35413
[email protected] • www.ilisso.it
NOVEGRO - VACANZE ITALIANE
Comis, via Novegro, 1- 20090 Segrate (MI)
tel. 02.7562711 • fax 02.70208352
[email protected] www.parcoesposizioninovegro.it
INTERGIFT
Ifema Fiera di Madrid
corso Italia 47 - 20122 Milano
tel. 02.58318181 • fax 02.58325077
[email protected] • www.semanaregalo.ifema.es
IRIS ARTE SU CUOIO
via A. Messedaglia 54 - 37069 Villafranca (VR)
tel. 045.6303922
[email protected] • www.irisarte.com
italvetrine srl
via Messina 80 - 20038 Seregno (mi)
tel. 0362.230442 • fax 0362.237633
[email protected] • www.italvetrine.it
FARAVELLI FRANCESCO
via Garibaldi 3 - 21100 Varese
tel. 0332.737605
www.materika.it
tel. 039.2842310 • fax 039.2842312
MORANDINI MARCELLO
via del Bacino 29 - 21100 Varese
tel. 0332.261024
I.H.M.
Monacofiere srl
viale del Lavoro 24/c - 37135 Verona
tel. 045.8205843 • fax 045.8205886 info@
monacofiere.it
www.monacofiere.it
Coretti Paolo
via Petrarca 67/2 - 33100 Udine
tel. 0432.299101 • fax 0432.26427
FABBRICA CASA MUSEO
“GIUSEPPE MAZZOTTI”
viale Matteotti 29 - 17012 Albissola M. (SV)
tel./fax 019.489872
www.gmazzotti1903.it/stampa2004.html
I
MUSEO DI PALAZZO MOCENIGO
Centro Studi Storia del Tessuto e del Costume
via Santa Croce 1992 - 30126 Venezia
tel. 041.721798 • fax 041.5241614
www.museiciviciveneziani.it
I.S.O.L.A.
Istituto Sardo Organizzazione Lavoro
Artigiano
via Ottone Bacaredda 184 - 09127 Cagliari
tel. 070.404791 • fax 070.400359
EXPOCOM
via Lagrange 48 - 97013 Comiso (RG)
Zona Industriale, Chiaramonte Gulfi (RG)
tel. 0932.925014 • fax 0932.922373 expocom@
virgilio.it
Z
GRUPPO VETRARIO PACI
via Messina 84 - 20038 Seregno (MI)
tel. 0362.229476 • fax 0362.229776
[email protected] • www.vetreriapaci.it
CONfartigianatO Imprese
via San giovanni in Laterano 152-00184 Roma
tel. 06.703741 • fax 06.703741
[email protected]
www.confartigianato.it
CREAPOLIS
via G. Gallina 10 - 20129 Milano
tel. 02.45487558 • fax 02.45487572
[email protected]
www.creapolis.it
Z
KOINÈ
Conference service srl
via Tagliapietre 18/b - 40123 Bologna
tel. 051.331466 • fax 051.333804
[email protected] • www.koinexpo.com
MACEF
Fiera Milano International spa
largo Domodossola 1 - 20145 Milano
tel. 02.485501 • fax 02.48004423
[email protected] • www.fmi.it/macef
MAISON & OBJET
Safi - Reed Exhibitions
tel. +33.1.44290200 • fax +33.1.44290201
[email protected]
www.maison-objet.com
MIA
Ente Mostre di Monza e Brianza
via G. B. Stucchi 64 - 10052 Monza
PRogetto ACTA
Agenzia Polo Ceramico
via Granarolo 62 - 48018 Faenza (RA)
tel. 0546.670311 • fax 0546.670399
[email protected]
www.agenziapoloceramico.it
RIGATTI
via Frat. Cervi 9 - 50056 Montelupo Fiorentino (FI)
tel. 0571.913669 - 0571.913300 • fax 0571.541153
[email protected] • www.rigatti.it
SALONE DEL BRICOLAGE
Fiera di Vicenza
via dell’Oreficeria 16 - 36100 Vicenza
tel. 0444.969111 • fax 0444.969000
[email protected]
www.salonedelbricolage.it
SHOWCASE IRELAND
Enterprise Ireland
via Santa Maria Segreta 6 - 20123 Milano
tel. 02.8800991 • fax 02.8690243
Taormina Gift fair AUTUNNO
Mirco srl, via Napoli 90 - 95127 Catania
tel. 899.200070 • fax 0954.42990
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Taddeo Isabella
via Roma 6/c - 21040 Oggiona (VA)
tel. 380.3197728
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via del Risorgimento 8 - 06024 Gubbio (PG)
tel./fax 075.9275681 • cell.328.4511714
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ZERODISEGNO
Divisione della Quattrocchio srl
via Piacenza 122-15050 San Giuliano Vecchio (AL)
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