gigantino i - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata
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gigantino i - Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata
I Vertebrati ectotermi del Parco Regionale del Matese, 2002 A cura di Odierna G. e Guarino F.M., pp. 29-55 Caratteristiche genomiche dei Vertebrati ectotermi del Parco del Matese. I. Risultati dell’analisi cromosomica GIGANTINO RAFFAELA, APREA GENNARO, CAPRIGLIONE TERESA, GUARINO FABIO MARIA, ODIERNA GAETANO Dipartimento di Biologia Evolutiva e Comparata Università degli Studi di Napoli Federico II Abstract This paper reports the results of a chromosomal study carried out by standard and banding stainings (C-banding, Ag-NOR-banding, Chromomycin A3/methyl green (CMA3/MG), sequential staining of C-banding+DAPI+CMA3) in three freshwaterfish, Gasterosteus aculeatus, Scardinius erythrophthalmus and Salmo trutta, and several herpetological species inhabiting into the Matese Regional Park , namely Rana synklepton esculenta, R. italica, Bufo bufo, Podarcis sicula, P. muralis, Lacerta bilineata, Chalcides chalcides, Anguis fragilis, Natrix natrix, Coluber viridiflavus, and Viper aspis. The obtained results were compared with the available literature data of the corresponding taxa from regions out the Matese Regional Park. The comparison showed in the Park the presence of: (i) populations displaying no difference from the corresponding taxa of other regions out the Park, namely G. aculeatus, S. erythrophthalmus, S. trutta, R. synklepton esculenta, R. italica, P. sicula, P. muralis, C. chalcides, and N. natrix; (ii) populations of species, namely, C. viridiflavus and V. aspis, where banding methods were applied for the first time so that the comparison of the results between the populations within and out the Park was limited only to the standard chromosome morphology; (iii) lastly, populations of B. bufo, A. fragilis, and L. bilineata, showing chromosomal peculiarities and then could represent interesting endemisms into the Matese Regional Park. Introduzione Le caratteristiche dei cariotipi sono spesso impiegate per evidenziare lo stato tassonomico e i rapporti filogenetici esistenti tra vari gruppi tassonomici. Infatti, i cromosomi rappresentano i gruppi di associazione entro cui sono organizzati i vari geni che costituiscono il genoma di un individuo. Inoltre, il cariotipo, in altre parole numero e forma dei cromosomi, è specie specifico. Esistono meccanismi di riarrangiamenti cromosomici, quali ad esempio fusioni, delezioni, inversioni, traslocazioni, che portano inevitabilmente a cambiamenti genetici anche molto importanti. Quindi, l’individuazione dei riarrangiamenti cromosomici, responsabili del differenziamento cariologico di dati gruppi 30 GIGANTINO ET AL tassonomici, spesso contribuisce a stabilire le affinità tassonomiche e a tracciare le diverse ipotesi filogenetiche all’interno del gruppo considerato. Qualsiasi analisi filogenetica o sistematica, basata esclusivamente sulla morfologia e il numero dei cromosomi, è limitata dal fatto che spesso tra le diverse specie di un gruppo tassonomico tali caratteristiche cariologiche restano fondamentalmente invariate. Ad esempio, nella famiglia Ranidae che comprende almeno 623 specie, di cui per circa un terzo è noto il cariotipo, è stato ritrovato nella maggior parte dei casi (90% circa) un corredo diploide di 2n=26 cromosomi a due braccia, con le prime cinque coppie nettamente più grandi delle restanti otto coppie (King, 1990). L’introduzione, a partire dagli anni ’70, di metodiche di bandeggio sempre più raffinate e potenti (quali C-, G-, NOR-banding, digestioni in situ con enzimi di restrizione, colorazioni con fluorocromi base specifici per il DNA, pattern di replicazione, ibridazioni in situ con specifiche sonde a DNA o a RNA), ha consentito la distinzione su base cromosomica di specie con cariotipi apparentemente simili per numero e morfologia dei cromosomi. Le tecniche cromosomiche attualmente disponibili permettono di evidenziare le seguenti caratteristiche: numero dei cromosomi; morfologia dei cromosomi mitotici, con relativa analisi morfometrica (indice centromerico, I.C., lunghezza relativa, L.R.); localizzazione delle costrizioni secondarie o di regioni eteropicnotiche; localizzazione delle regioni nucleolo organizzatrici, tramite AgNOR-banding; distribuzione e composizione dell’eterocromatina, attraverso tecniche di bandeggio–C, o di colorazioni con fluorocromi, o con digestioni con enzimi di restrizione; G-, R-banding e pattern di replicazione; ibridazione in situ con sonde a DNA o a RNA; PRINS con specifici primers. Nel presente lavoro alle popolazioni di numerose specie di vertebrati ectotermi presenti nel Parco sono state per la prima volta applicate le tecniche per studiare il numero e la morfologia dei cromosomi, la localizzazione dei NORs e localizzazione e composizione dell’eterocromatina. I risultati ottenuti sono stati comparati con i dati noti in letteratura dei corrispondenti taxa, evidenziando delle peculiarità soprattutto a carico dell’eterocromatina delle popolazioni del Parco di B. bufo, A. fragilis e di L. bilineata. Nell’ultima specie è stata intrapresa anche un’analisi molecolare, in particolare lo studio di sequenze di DNA microsatellitare, allo scopo di verificare se il differenziamento rilevato a livello cromosomico fosse esteso anche a livello molecolare. In merito alle proprietà dell’eterocromatina e dei microsatelliti, utili informazioni possono essere trovate rispettivamente nella review di Hennig (1999) o in quella di Redi et al. (2001) e nel volume di Goldstein & Schlotterer (1999). I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 31 Materiale e metodi Di seguito è riportato il sesso, numero e provenienza degli esemplari studiati (il numero tra parentesi indica il toponimo riportato in Guarino et al. di questo volume): Gasterosteus aculeatus: 3 maschi e 3 femmine [presso Fontana del Colle, Gallo (21)]; Scardinius erythrophthalmus: 4 maschi [Lago Matese, San Gregorio Matese (29)]; Salmo trutta: 3 juveniles [Fiume Lete, c/o fontana del Cannello e la Licia, Letino (3)]; Bufo bufo: 1 maschio [torrente Reviola, Cusano Mutri (18)]; Rana synklepton esculenta: 2 maschi [presso Ponte Fossaceca, Gallo (20)], 5 maschi e 1 femmina [presso Fontana del Colle, Gallo (21)]; R. italica: 4 maschi e 1 femmina [presso Fontana del Colle, Gallo (21)], 2 femmine [Rio Fosso, località Filette Petraroja (40)], 1 femmina [torrente Reviola, Cusano Mutri (18)], 2 maschi e 3 femmine [acquedotto romano, Fontevecchia, Faicchio (5)]; Podarcis sicula: 2 femmine [Lago Letino, Letino (9)], 1 femmina [Nocelle presso Pozzo Capuano, Civitella Licinia (12)], 1 maschio [Fontana Nicandro, Valle Agricola (34)], 2 maschi [sponde del Lago Matese, San Gregorio Matese (29)], 2 maschi [Vallone dell’Inferno, Piedimonte Matese (32)], 5 femmine e 1 maschio [Strada Gallo-Letino, Gallo (25)], 2 maschi e 2 femmine [Rio Fosco presso Masseria Gagliardi, Petraroja (45)]; P. muralis: 2 femmine [sponde Lago Letino, Letino (9)], 2 femmine e 2 maschi [il Campo, Civitella Licinia (15)], 2 maschi e 2 femmine [presso Fontana Nicandro, Valle Agricola (34)], 2 maschi [sponde del Lago Matese, San Gregorio Matese (29)], 5 femmine e un maschio [Strada Gallo-Letino, Gallo (25)]; Lacerta bilineata: 2 maschi [sponde Lago Letino, Letino (9)], 1 maschio [Le mandre, Civitella Licinia (14)], 1 femmina [Campo, Civitella Licinia (15)], 1 femmina [Chianezze, Civitella Licinia (16)], 1 femmina [Tortora, San Gregorio Matese (26)], 2 femmine [Rio Fosco presso Masseria Gagliardi, Petraroja (45)]; 1 giovane di femmina [bordo strada strada Petraroja-Cusano Mutri (46)], 1 maschio [presso fontana Nicandro, Valle Agricola (34)]; Chalcides chalcides: 4 femmine e 1 maschio [c/o fontana Prati, Gallo (2)]; Anguis fragilis: 1 maschio e due femmine [presso Fontana Nicandro, Valle Agricola (34)]; Natrix natrix: 1 maschio e 1 femmina [Vallone dell’Inferno, Piedimonte Matese (32)], 2 giovani [Fiume Lete, c/o fontana del Cannello e la Licia, Letino (3)], 1 giovane [Località Pantano, Civitella Licinia (41)]; Coluber viridiflavus: 1 femmina [San Gregorio Matese (39)]; Viper aspis: 1 maschio [bivio Bocca della Selva-Sepino, Pietraroja (46)]. Analisi cromosomica Tutti gli esemplari sono stati iniettati intraperitonealmente con una dose (0.1 ml/ 10 grammi di peso corporeo) di una soluzione di colchicina (0.5 mg/ml). Dopo due ore, dagli esemplari preventivamente anestetizzati, sono stati prelevati l’intestino, le gonadi e i polmoni. I tessuti sono stati incubati in una soluzione ipotonica costituita 32 GIGANTINO ET AL da sodio citrato allo 0.5% e KCl 75 mM, in parti uguali. I cromosomi sono stati ottenuti mediante il metodo dello scraping+air drying (Odierna et al. 1996). Lo studio cromosomico è stato condotto sia mediante colorazioni convenzionali (soluzioni di Giemsa al 5%, pH 7) che mediante le seguenti colorazioni di bandeggio: Ag-NOR banding (Howell & Black, 1980); cromomicina A3/Verde di metile (Sahar & Latt, 1980); bandeggio C (Sumner, 1972), incubando i vetrini in idrossido di bario per 5 min a 45°C, colorando i cromosomi sia separatamente che sequenzialmente con CMA3 e DAPI (Odierna et al., 2000 a). Per ciascuna specie esaminata gli indici morfometrici dei cromosomi (Lunghezza relativa e Indice centromerico) sono stati ricavati da almeno 4 piastre colorate con Giemsa e da 2 per ciascun tipo di bandeggio usato. I cariotipi sono stati ricostruiti utilizzando un programma di elaborazioni d’immagini (Adobe Photoshop versione 5.0). Analisi microsatellitare Il DNA è stato estratto dalle sospensioni cellulari utilizzate per allestire i cromosomi. I tessuti sono stati sottoposti a diversi lavaggi in T.E. 1x (Tris 10 mM+ EDTA 1mM) per allontanare l’alcool o il fissativo. Quindi il DNA è stato estratto mediante omogeneizzazione in SDS + digestione con proteinasi K e successive estrazioni con cloroformio-fenolo-alcool isoamilico (25:24:1). Le reazioni di PCR per l’amplificazione delle frazioni microsatellitari sono state eseguite utilizzando tre coppie di primers capaci di amplificare specifiche regioni microsatellitari dal DNA di Lacerta agilis (Gullberg et al., 1997), denominate: La-1(F: 5’-AGG TTT CCT GGC TTG GAG-3’; R: 5’-ATT TGC ACA AAA CAG CAG C –3’); La-2 (F:5’-GCT TTA ATT GGA ACC AGA TTG-3’; R: 5’AAG CAG CCA GAA CAC AGA G -3’); La-3 (F: 5’- AGT AGC GAG AAG AAT CAG-3’; R: 5’- GAC ATA TGG CAG AAG AGC AG -3’). Le reazioni sono state condotte in un volume finale di 25 µl contenente: 1 µl di DNA, 2 µl di dNTP, 1 µl di primer (forward e reverse), 2.5 µl di buffer, 1 µl di MgCl2 (sono state saggiate concentrazioni differenti di tale sale) e 0.25 unità di Taq polimerasi. Dopo 3 minuti di denaturazione a 94°C sono stati condotti 35 cicli di amplificazone alle seguenti condizioni: 30 sec di denaturazione a 94°C, 1 minuto di appaiamento dei primers a 50°C, 1 minuto di estensione a 72°C ed una estensione finale di 7 minuti a 72°C. I prodotti di amplificazione sono stati visualizzati sia in gel d’agarosio che in gel denaturante d’acrilamide al 10%. I gel d’agarosio sono stati colorati con ioduro di propidio mentre i gel d’acrilamide sono stati colorati in “Silver staining”. Risultati e discussione In base ai risultati ottenuti e dal loro confronto con i dati in letteratura le popolazioni matesane delle specie studiate di verterbrati ectotermi possono essere I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 33 suddivise in: a) popolazioni che non differivano cariologicamente rispetto alle popolazioni extra-Matese; b) popolazioni per le quali le colorazioni di bandeggio sono state per la prima volta applicate; c) popolazioni risultate cariologicamente differenti da quelle extra-Matese. Nel primo gruppo di popolazioni matesane, ovvero quelle cariologicamente uguali alle popolazioni extraMatese, possono essere incluse le popolazioni di G. aculeatus, S. trutta, S. erythrophthalmus, R. synklepton esculenta, R. italica, C. chalcides, P. sicula, P. muralis e N. natrix. - G. aculeatus Tutti gli esemplari studiati di spinarello hanno esibito il cariotipo standard della specie (Chen & Reisman, 1970), costituito da 42 cromosomi di cui 14 coppie a due braccia (meta- o submetacentriche) e 7 coppie telocentriche (Fig. 1). Le regioni nucleolo organizzatrici (NORs) erano Fig. 1 - Piastra metafasica di G. aculeatus colorata localizzate ai telomeri del braccio corto sequenzialmente con Cb-banding+CMA 3 di tre coppie di elementi submeta- (A)+DAPI (B). centrici. Le colorazioni sequenziali di bandeggio C+CMA3+DAPI hanno mostrato che l’eterocromatina nucleoloassociata era positiva ad entrambi i fluorocromi, mentre quella centromerica risultava positiva solo al DAPI (Fig. 1). Il confronto con i risultati di parallele analisi condotte su popolazioni di spinarello che vivono nel Sarno, fiume campano fortemente inquinato, hanno rilevato assenze di aberrazioni cromosomiche nelle popolazioni matesane diversamente da quanto osservato in quelle del Sarno [Rocco et al., 1997Abstr. 58° Congr. Naz. Unione Zoologica Italiana, Cattolica, 24-28 Settembre, 1997: 58]. - S. erythrophthalmus e S. trutta Gli esemplari di scardola e di trota fario esaminati hanno presentano il cariotipo 34 GIGANTINO ET AL Fig. 2 - Piastre metafasiche di S. erythrophthalmus (A,B e C) e di S. trutta (D, E e F) colorate con Giemsa (A e D), C-banding+CMA3 (B e E)+DAPI (C e F). I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 35 tipico della specie costituita da 2n=50 cromosomi in S. erythrophthalmus (Cataudella et al., 1977) e da 2n= 80 cromosomi in S. trutta (Nygren et al., 1971) (Fig. 2). Le colorazioni sequenziali di bandeggio + fluorocromi hanno evidenziato la presenza negli esemplari sia di scardola che di trota fario di una eterocromatina centromerica su quasi tutti i cromosomi che risulta positiva ad entrambi i fluorocromi (Fig. 2). Tali caratteristiche dell’eterocromatina sono state rinvenute in esemplari extramatesani di scardola (Bianco et al. manoscritto sottomesso) e di trota fario (Martínez et al., 1991). - R. synklepton esculenta Gli esemplari studiati delle popolazioni matesane di R. synklepton esculenta hanno presentato un corredo diploide di 2n = 26 cromosomi, tutti a due braccia, con le prime cinque coppie distintamente più grandi delle restanti otto coppie (Fig. 3). Le colorazioni con il Giemsa hanno evidenziato una costrizione secondaria, probabile sede delle regioni nucleolo-organizzatrici (NORs) sul braccio lungo dei cromosomi della decima coppia (Fig. 3). Tale locus dei NORs è stato confermato dalle colorazioni di CMA3/MG (Fig. 3). L’eterocromatina è risultata dislocata soprattutto ai centromeri di quasi tutte le coppie di cromosomi, ed era negativa ad entrambi i fluorocromi ad eccezione di una tra le coppie più piccole di cromosomi, dove l’eterocromatina centromerica risultava positiva solo al DAPI (Fig. 3). Era presente, inoltre, una eterocromatina nucleolo associata CMA3 positiva. Tali caratteristiche cromatiniche sono state rinvenute in esemplari di popolazioni di Fig. 3. Cariotipi di R. synklepton esculenta colorati con Giemsa (A) e con C-banding+CMA3 (B)+DAPI (C). 36 GIGANTINO ET AL altre regioni sia della Campania che extracampane (Schmid, 1978; nostri dati non pubblicati). - R. italica Gli esemplari studiati delle diverse popolazioni di rana appenninica hanno presentato come R. synklepton esculenta un cariotipo con 2n = 26 cromosomi a due braccia e con le prime cinque coppie distintamente più grandi delle restanti otto e i NORs sul braccio lungo della decima coppia di cromosomi (Fig. 4). D’altra parte, la maggior parte delle specie del genere Rana esibisce sia la stessa formula cromosomica che i NORs sul braccio lungo del decimo paio di cromosomi (Schmid, 1978, King, 1990, Odierna et al., 2000). In contrasto, in Rana, differenze inter-specifiche si osservano a carico della distribuzione e/o composizione dell’etero-cromatina (Schmid, 1978, Odierna et al., 2000b, 2001b). Sia in R. italica che in R. synklepton esculenta l’eterocromatina è risultata presente sui Fig. 4. Piastra metafasica di R.italica colorata centromeri di tutti cromosomi ma nella sequenzialmente con Cb-banding+ CMA 3 prima specie era DAPI positiva (Fig. 4) (A)+DAPI (B). mentre nella seconda era negativa ad entrambi i fluorocromi utilizzati. È da notare, inoltre, che almeno tre delle cinque coppie di elementi più grandi di R. italica hanno esibito delle bande paracentromeriche CMA3 positive, che erano assenti in R. synklepton esculenta. Tali caratteristiche dell’eterocromatina delle popolazioni matesane di rana appenninica sono state rinvenute in varie altre popolazione della stessa specie (Odierna et al., 2000b). - P. muralis e P. sicula Le due specie sono nettamente distinte da differenze eco-etologiche oltre che morfologiche. P. muralis è più igrofila e vive in ambienti poco antropizzati. È presente nelle regioni italiane più sentrentrionali e in quelle meridionali a quote generalmente superiori ai mille metri. P. sicula è invece più termofila, presente soprattutto I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 37 nelle regioni meridionali a quote inferiori a quelle di P. muralis, anche se spesso si osservano in simpatria. A livello morfologico le due specie si distinguono anzitutto per la livrea ventrale: P. muralis presenta nella zona giugulare e nel ventre una picchiettata in nero, che è meno accentuata nelle femmine e che manca del tutto in P. sicula (Corti & Lo Cascio, 1999). A dispetto di tali differenze le due specie sono considerate strettamente imparentate. A conferma della stretta parentela le due specie sono risultate indistingubili in base a test di immuno-complemetarietà dell’albumina (Mayer & Tidemann, 1982) o al pattern di ibridazione di una unità monometrica della famiglia di DNA satellite taq I di P. sicula (Capriglione et al., 1991). Anche a livello cromosomico P. sicula e P. muralis sono risultate indistinguibili. Fig. 5. Piastre metafasiche di P. muralis (A, B e C) e di P. sicula (D, E e F) colorate con Giemsa (A e D), C-banding+CMA3 (B e E)+DAPI (C e F). 38 GIGANTINO ET AL Infatti, gli esemplari studiati delle due Podarcis hanno presentato un cariotipo di 2n = 38 cromosomi di cui 36 sono macrocromosomi telocentrici e due sono microcromosomi (Fig. 5). Tale formula cromosomica è, d’altra parte, il cariotipo standard dei lacertidi (Olmo et al., 1993). P. sicula e P. muralis, al pari delle altre specie congeneriche, hanno esibito i NORs sulle regioni telomeriche di un macrocromosoma di media lunghezza (Odierna et al., 1987; Olmo et al., 1993). In P. sicula e P. muralis l’eterocromatina è risultata abbondante e presente sui centromeri di tutti cromosomi ed era positiva ad entrambi i fluorocromi (Fig. 5). In contrasto, le analisi microsatellitari sono riuscite a discriminare le due specie. Infatti le reazioni di PCR condotte con la coppia di primers (La –2) capaci di isolare loci microsatellitari dal DNA di L. agilis (Gullberg et al., 1997) hanno amplificato un locus microsatellitare dal DNA di P. sicula e P. muralis (Fig. 6). È da evidenziare che anche le altre due coppie di primers utilizzate, La-1 e La3, sono state capaci di amplificare loci microsatellitare negli esemplari di delFig. 6. Bande di DNA microsatellitare di P. muralis le due specie di Podarcis studiate, non (a) e di P. sicula (b) amplificate mediante PCR con la evidenziando, tuttavia, differenze tra coppia di primers La-2. le due specie (risultati non mostrati). Tale dato conferma ulteriormente che le regioni adiacenti ai microsatelliti sono altamente conservate in specie filoge-neticamente distanti (Fritz Simmons et al., 1994; Rico et al., 1996). Infatti la divergenza tra L. agilis e Podarcis su basi immunologiche è stimata ad almeno trentamilioni di anni fa, (Mayer & Lutz, 1998). Comunque, il prodotto d’amplificazione di P. muralis risulta più pesante rispetto alla banda microsatellitare di P. sicula. È da rilevare che nel Matese sono stati rinvenuti almeno tre siti di sintopia tra i due lacertidi, dove sono stati rinvenuti esemplari con fenotipo intermedio tra le due specie, facendo supporre una loro origine ibrida (Guarino et al., questo volume). Per questi presunti ibridi le analisi microsatellitari, in progresso presso il nostro laboratorio, potranno rivelarsi di notevole aiuto. - C. chalcides Tutti gli esemplari di luscengola studiati hanno esibito un cariotipo con 2n =28 cromosomi che possono essere suddivisi in tre gruppi: il primo gruppo comprendete 4 coppie di elementi grandi e tutti metacentrici; il secondo gruppo costituito da 5 coppie di cromosomi di media dimensione, di cui due coppie a due braccia e tre coppie telocentriche; il restante gruppo comprendente 5 coppie di I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 39 Fig. 7. Piastre metafasiche di C. chalcides colorate con Giemsa (A), C-banding (B) e C-banding+CMA3 (C)+DAPI (D). piccoli elementi sia a due braccia che telocentrici (Fig. 7). L’eterocromatina ha mostrato una distribuzione abbastanza peculiare. Negli elementi a due braccia, infatti, tale materiale genomico era presente nelle regioni paracentromeriche, mentre era centromerica negli elementi telocentrici (Fig. 7). Sia l’eterocromatina centromerica che quella paracentromerica risultavano negative ad entrambi i fluorocromi (Fig. 7). Negli esemplari di luscengole di altre di regioni extra-Matese sono state rinvenute le stesse caratteristiche dell’eterocromatina (Caputo & Odierna, 1992; Odierna et al., dati non pubblicati). - Natrix natrix Gli esemplari studiati delle tre popolazioni matesane di biscia dal collare hanno esibito il cariotipo tipico della specie (Kobel, 1967) costituito da 34 elementi (16 macrocromosomi a due braccia + 18 microcromosomi) (Fig. 8). Le femmine, tuttavia, hanno presentano una coppia di elementi eteromorfi, corrispondente alla coppia di cromosomi sessuali ZW. Il cromosoma W era un elemento metacentrico di media dimensione (Fig. 8); i NORs sono risultati prossimali ai telomeri del braccio lungo della prima coppia di cromosomi (Fig. 8). L’eterocromatina era scarsamente rappresentata, essendo presenti deboli bande centromeriche in alcune coppie di macrocromosomi e nelle regioni associate al 40 GIGANTINO ET AL Fig. 8. Cariotipo (A) e piastre metafasiche di N. natrix, colorate con Ag-NOR banding (B), Cbanding (C), e C-banding+CMA3 (D)+DAPI (E). Le frecce vuote indicano i NORs, mentre quelle piene indicano il cromosoma sessuale W. nucleolo (Fig. 8). Le colorazioni sequenziali di C-banding+fluorocromi hanno evidenziato che l’eterocromatina NORs associata era positiva ad entrambi i fluorocromi, quella centromerica era DAPI positiva, mentre quella telomerica era CMA3 (Fig. 8). Il cromosoma W è risultato completamente eterocromatico e positivo ad entrambi i fluorocromi (Fig. 8). Tali caratteristiche cromatiniche sia degli autosomi che dei cromosomi sessuali sono state rinvenute in esemplari di altre popolazioni italiane di N. natrix (Aprea et al., 2000; Odierna et al., evidenze non pubblicate). I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 41 Nel secondo gruppo di popolazioni matesane, cioè quelle appartenenti a specie per le quali le colorazioni di bandeggio sono state per la prima volta applicate possono essere incluse le popolazioni di C. viridiflavus e di V. aspis. - C. viridiflavus L’ esemplare di biacco studiato ha esibito la formula cromosomica nota per la specie e che caratterizza la sottofamiglia dei Colubrinae (Kobel, 1967; Gorman, 1973; Olmo, 1986), ovvero ha presentato un cariotipo con 2n = 36 cromosomi, di cui 16 erano macrocromosomi metacentrici e 20 erano microcromosomi (Fig. 9). In seguito alle colorazioni di bandeggio C, bande eterocromatiche sono state osservate ai centromeri e ai telomeri dei macrocromosomi e sui i microcromosomi (Fig. 9). Inoltre il C banding ha evidenziato nella femmina di tale colubride un eteromorfismo a carico di una tra le coppie più piccole di metacentrici, corrispondente alla coppia di cromosomi sessuali ZW che è tipica dei serpenti (Gorman, 1973; Olmo, 1986). Il cromosoma W era omomorfico rispetto allo Z ma differiva Fig. 9. Piastre metafasiche di C. viridiflavus, colorate con Giemsa (A), C-banding (B), e Cbanding+CMA3 (D)+DAPI (E). Le frecce indicano il cromosoma sessuale W. 42 GIGANTINO ET AL per essere completamente eterocromatico. L’eterocromatina autosomica è risultata negativa ad entrambi i fluorocromi, mentre l’eterocromatina del cromosoma W era positiva ad entrambi i fluorocromi (Fig. 9). - V. aspis L’esemplare di aspide studiato ha presentato la formula tipica della specie costituita da 2n = 42 cromosomi (22 macro + 20 microcromosomi) (Fig. 8), che differisce dalle specie congeneriche che presentano 2n = 36 cromosomi (16 macro + 20 microcromosomi) (Gorman, 1973). L’eterocromatina, che è risultata negativa ad entrambi i fluorocromi, era presente ai centromeri e ai telomeri della maggior parte dei macrocromosomi e su tutti i microcromosomi (Fig. 10). Sia in C. viridiflavus che in V. aspis le analisi di bandeggio allargati ad esemplari extra-matesani potranno fornire utili informazioni tassonomiche e filogenetiche Fig. 10. Piastre metafasiche di V. aspis, colorate con Giemsa (A), C-banding (B) e C-banding+CMA3 (C)+DAPI (D). I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 43 delle popolazioni italiane di biacco e di aspide. Nel terzo gruppo di popolazioni matesane, ovvero quelle che hanno esibito differenze cromosomiche, possono essere incluse le popolazioni di B. bufo, A. fragilis, e L. bilineata. - Bufo bufo L’esemplare di rospo comune studiato ha presentato un cariotipo costituito da 2n=22 cromosomi tutti a due braccia e con le prime sei coppie di cromosomi nettamente più grandi delle restanti cinque coppie (Fig. 11). Tale cariotipo è Fig. 11. Piastre metafasiche dell’esemplare matesano (A, B e C) e calabrese (D, E e F), colorate con C-banding (A e D) e C-banding+CMA3 (B e E)+DAPI (C e F). 44 GIGANTINO ET AL tipico della specie e d’altra parte si ritrova con poche eccezioni in tutte le specie della famiglia dei Bufonidae (Schmid, 1978). I NORs erano localizzati ai telomeri del braccio lungo della sesta coppia di cromosomi (Fig. 11). Anche la localizzazione dei NORs in B. bufo è poco significativa ai fini tassonomici e filogenetici. Infatti tale localizzazione dei cistroni ribosomiali si osserva in tutte le popolazioni di rospo comune finora esaminate e in altre specie di Bufo, ad esempio B. viridis (Schmid, 1978). In contrasto, le colorazioni di bandeggio C+Giemsa e quelle sequenziali di C banding+fluorocromi hanno rilevato delle peculiarità nella popolazione matesana nei riguardi della distribuzione e composizione della eterocromatina (Fig. 11). Le colorazioni di bandeggio C infatti evidenziavano nell’esemplare matesano una abbondante eterocromatina centromerica in tutti cromosomi. Erano, inoltre, presenti bande paracentromeriche nella prima, seconda, quarta e quinta coppia e una eterocromatina NORs associata. Le bande paracentromeriche e l’eterocromatina NORs associata erano positive sia al DAPI che alla CMA3. Nelle popolazioni dell’Europa centrale (Schmid, 1978) e in una popolazione della Calabria non sono state evidenziate bande paracentromeriche positive ad entrambi i fluorocromi (Fig. 11). Tale pecularietà delle popolazioni matesane sono interessanti e propongono l’estensione delle analisi ad altre popolazioni sia del Matese che di altre regioni italiane per valutare l’estensione del citotipo matesano. L’interesse ad estendere tali analisi ad altre popolazioni è d’altra parte ancora più interessante perché gli estensivi studi cariologici condotti nelle popolazioni di B. viridis non hanno evidenziato differenze nella distribuzione e composizioni dell’eterocromatina (Odierna et al., 1997 - Abstr. 3rd World Congress Herpetology, Praga 2-10 August 1997: 152; Odierna et al., 2001 - Abstract 14th International Chromosome Conference, Wurzburg 4-8 September. Chromosome Research: 74). Inoltre, il differente C- banding pattern esibito dalle popolazioni giapponesi di rospo comune, dapprima ascritte alla sottospecie japonicus rispetto alle popolazioni nominali di B. bufo, ha costituito uno dei caratteri per l’elevazione delle popolazioni giapponesi al rango tassonomico specifico (Miura, 1995). - A. fragilis Tutti gli esemplari di orbettino studiati hanno presentato un cariotipo di 2n = 44 cromosomi, di cui 10 coppie erano macrocromosomi e 12 coppie erano microcromosomi. Di questi ultimi la prima e la quinta coppia erano metacentriche, la decima era subtelocentrica, le restanti coppie erano telocentriche (Fig. 12). Tale formula cromosomica differisce da quella descritta da Margot (citato in Gorman, 1973) in esemplari dell’Europa centrale. In particolare la decima coppia, che è subtelocentrica negli esemplari matesani, è, invece, telocentrica in quelli dell’Europa centrale. In altri taxa è stato mostrato che tali differenze si originano a causa I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 45 di differenti livelli di amplificazione dell’eterocromatina centromerica che può trasformare un elemento telocentrico in subtelocentrico e viceversa (Odierna et al., 2000a). Nel nostro caso, anche se mancano i dati relativa all’eterocromatina degli esemplari studiati da Margot, le evidenze del bandeggio C farebbero escludere l’ipotesi dell’amplificazione dell’eterocromatina. Infatti, negli esemplari matesani la decima coppia subtelocentrica presentava una scarsissima quantità di eterocromatina (Fig. 12). Pertanto la differenza osservata per tale coppia di cromosomi è probabile che si sia originata per inversione pericentrica. Ciò potrebbe Fig. 12. Cariotipo (A) e piastre metafasiche di A. fragilis, colorate con Ag-NOR banding (B), Cbanding (C), e C-banding+CMA3 (D)+DAPI (E). Le frecce indicano i NORs. 46 GIGANTINO ET AL essere rilevante in quanto le differenze dovute a diversi livelli di amplificazione di eterocromatina sono considerate neutrali, mentre quelle dovute ad inversioni rivestono un rilevante ruolo tassonomico (King, 1993). L’estensione delle analisi su esemplari di orbettino di altre regioni potranno verificare se la decima coppia subtelocentrica è ristretta alle popolazioni matesane e saranno anche utili per paragonare la localizzazione dei NORs e la distribuzione e composizione dell’eterocromatina. Al riguardo, gli esemplari matesani di A. fragilis presentavano i NORs ai telomeri di due coppie di elementi telocentrici (Fig. 12), mentre l’eterocromatina era presente su quasi tutti i microcromosomi, ai telomeri e ai centromeri dei macrocromosomi telocentrici, e ai centromeri dei macrocromosomi metacentrici (Fig. 12). In alcune coppie di microcromosomi e in almeno tre coppie di macrocromosomi telocentrici l’etercromatina sia centromerica che telomerica era positiva al DAPI e alla CMA3 (Fig. 12). - Lacerta bilineata Di notevoli interesse sono risultate le analisi cromosomiche condotte nelle popolazioni matesane del ramarro occidentale, L. bilineata. Gli esemplari di ramarro occidentale di Gallo, di Civitella Licinia, di Tortora e di Valle Agricola hanno presentato un cariotipo di 2n=38 cromosomi, con 36 macrocromosomi telocentrici + due microcromosomi (Fig. 13). Le femmine presentavano una coppia eteromorfica, corrispondente alla coppia di cromosomi sessuali ZW. Il cromosoma W è risultato completamente eterocromatico con una dimensione intermedia tra quelle del più piccolo degli autosomi e delle coppie di microcromosomi (Fig. 13). Gli autosomi presentavano una eterocromatina centromerica che era positiva sia al DAPI che alla CMA3. Tali caratteristiche a carico degli autosomi e dei cromosomi sessuali ZW sono stati rinvenuti sia in altre popolazioni meridionali (Serino, Avellino; Roscigno, Salerno) che in popolazioni francesi e spagnole (Olmo et al., 1993; Odierna et al., dati non pubblicati) (Fig. 13). Gli esemplari di ramarro occidentale di altre due popolazioni di Petraroja differivano sia dagli esemplari matesani che da quelli extra matesani per presentare un W dalle dimensioni di un microcromosoma (Fig. 13). Per comprendere le implicazioni tassonomiche e filogenetiche delle differenze nella morfologia del cromosoma W delle popolazioni di Petraroja è necessario discutere le differenze osservate alla luce dell’origine ed evoluzione dei cromosomi sessuali nei lacertidi. Sulla base della teoria generale dell’origine dei cromosomi sessuali (Ohno, 1967), la prima tappa di tale processo consiste nell’insorgere di geni che determinano il sesso in uno dei due omologhi di una coppia di cromosomi. La tappa successiva prevede l’inibizione del crossing over tra i cromosomi Z e W. L’abolizione del crossing over determina il differenziamento dei cromosomi sessuali tramite una I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 47 Fig. 13. Piastre metafasiche di L. bilineata di Pietraroja (A, B, C e D) e di Letino ( E, F, G e H), colorate con Giemsa (A e E), C-banding (B e F), e C-banding+CMA3 (C e G)+DAPI (D e H).Le frecce indicano il cromosoma sessuale W. Notare che il W ha le dimensioni di un microcrosoma nell’esemplare di Petraroja, mentre nell’esemplare di Letino il W ha una dimensione intermedia tra il più piccolo degli autonomi e la coppia di microcromosomi. 48 GIGANTINO ET AL evoluzione separata e il decadimento della funzione dei geni nel cromosoma W. Nei lacertidi l’abolizione del crossing over è raggiunta sia mediante riarrangiamenti strutturali che tramite eterocromatinizzazione (Olmo et al., 1993, Odierna et al., 2001a). Nel primo caso, cioè inibizione del crossing over tramite riarrangiamenti strutturali, nei lacertidi riguarda la fusione tra il cromosoma W con un autosoma, originando un sistema cromosomico sessuale del tipo Z1Z2W. La fusione può essere sia centrica, cioè centromero-centromero, come si è osservato nel gruppo di specie di L. bonnali (Odierna et al., 1996) oppure tandem, cioè telomerocentromero, come si è osservato in L. vivipara (Odierna et al., 1993; 2001a). Successivamente il cromosoma W va incontro ad altri riarrangiamenti, quali ad esempio eterocromatinizzazione, inversioni, delezioni. Nel secondo caso, le regioni adiacenti a quella in cui sono insorti i geni che determinano il sesso vanno incontro ad eterocromatinizzazione; segue, quindi, la sua estensione lungo tutto il cromosoma W e una progressiva delezione del cromosoma W, che alla fine del processo risulta grande quanto un microcromosoma. Queste tappe evolutive sono state documentate in vari gruppi di specie di lacertidi, incluso il Lacerta viridis group, che comprende L. bilineata (Olmo et al. 2001a, Odierna et al., 1993). In quest’ultimo gruppo di specie, infatti, il cromosoma W è eterocromatico e grande circa quanto l’ultima coppia di autosomi in L. schreiberi, L. agilis e L. bilineata, o quanto la coppia dei microcromosomi come in L. viridis. Su tale base il microcromosoma W delle due popolazioni di ramarro occidentale di Petraroja potrebbe essere derivato dal cromosoma W di L. bilineata per ulteriore progressiva delezione. Tuttavia è da considerare che L. viridis presenta il cromosoma W grande quanto la coppia di microcromosomi, e che le popolazioni di tale specie sono presenti nell’Italia nord-orientale oltre che nella penisola balcanica, e che non è perfettamente noto lo stato tassonomico delle popolazioni italiane, specialmente di quelle sud-orientali. Pertanto non si può escludere che le popolazioni di ramarro di Petraroja potrebbero essere affini a L. viridis. L’ultima ipotesi, inoltre, potrebbe trovare una giustificazione anche su basi paleobiogeografiche. Si può, infatti, ipotizzare che durante le glaciazioni pleistoceniche le popolazioni di L. viridis abbiano trovato rifugio nelle regioni meridionali della penisola italiana e in quella balcanica. Al termine delle glaciazioni le popolazioni balcaniche avrebbero colonizzato le regioni nord-orientali europee, mentre quelle italiane sarebbero state ristrette alle regioni meridionali dal sopravanzare nella nostra penisola delle popolazioni di L. bilineata provenienti dalle regioni meridionali francesi. In alternativa, considerato che nell’ultima gliaciazione del Würmiano (18.000 anni fa) le foci del Po, a causa dell’abbassamento delle acque dell’Adriatico, erano all’altezza dell’attuale città di Pescara (Bianco, 1990), le popolazioni balcaniche di L. viridis potrebbero aver colonizzato la costa adriatica durante quel periodo e I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 49 quindi le popolazioni di Petraroja potrebbero appartenere al ramarro orientale, L. viridis. Allo scopo di valutare le differenti ipotesi, nelle popolazioni studiate di ramarro sono state intraprese le analisi microsatellitari, beneficiando dei primers capaci di amplificare loci microsatellitari dal DNA di L. agilis (Gullberg et al., 1997). Inoltre per tale tipo di studio le analisi sono state estese al DNA di altre popolazioni campane e di una popolazione francese di L. bilineata, cioè della terra tipica della specie. In particolare sono stati saggiati tre coppie di primers per tre loci microsatellitari di L. agilis, La-1, La-2, e La-3. Le tre coppie di primers hanno avuto successo nel- Fig. 14. Bande microsatellitari di esemplari di differenti popolazioni di L. bilineata amplificate con le coppie di primers LA-1 (A) e La-3 (B). In (C) sono riportate le bande microsatellitari in gel denaturante di acrilamide, colorate con Silver Staining. 1 = Lago Letino; 2 e 3 = Loc. Filette, Pietraroja; 4 = Fontana Nicandro, Valle Agricola; 5 = Strada Pietraroja-Cusano Mutri, Pietraroja; 6 e 7 = Castel San Vincenzo, Isernia; 8 = Rofrano, Cilento, Salerno; 9 = Francia; 10 = Serino, Avellino. M = marker 100 bp. 50 GIGANTINO ET AL l’amplificare microsatelliti dal DNA di tutti gli esemplari di ramarro studiati. La coppia di primers La-1 e La-3 hanno prodotto una sola banda che ha migrato alla stessa altezza in tutti gli esemplari indipendentemente dall’origine (Fig. 14). Anche la successiva analisi nel gel d’acrilamide denaturante eseguita per la coppia di primers La-3 non è risultata diagnostica, a causa dell’elevato polimorfismo intrapopolazionale. Più interessanti sono risultati le evidenze con la coppia di primers La-2 (Fig. 15). In accordo con i dati cromosomici, i risultati delle analisi microsatellitari con tale coppia di primers evidenziano che gli esemplari di ramarro di Petraroja differiscono da quelli di Gallo, Valle Agricola e di Civitella Licinia e dalle popolazioni extramatesane di ramarro (Fig. 15). Infatti, dal DNA degli esemplari delle ultime popolazioni la coppia di primers La-2 ha amplificato un solo locus microsatellitare di circa 160 bp, mentre dal DNA degli esemplari delle due popolazioni di Petraroja oltre alla banda Fig. 15. Bande microsatellitari di esemplari di differenti popolazioni di L. bilineata amplificate con le coppie di primers LA-2 (A). In (B) è riportato il gel d’agarosio del prodotto di riamplificazione del DNA dell’esemplare di Lago di Letino recuperato dal gel in (A) e in (C) è riportata la relativa sequenza dove è stata sottolineata il dinucleotide AT ripetuto 16 volte. 1= Lago Letino; 2 e 3 = Loc. Filette, Pietraroja; 4 = Fontana Nicandro, Valle Agricola; 5 = Strada Pietraroja-Cusano Mutri, Pietraroja; 6 e 7 = Castel San Vincenzo, Isernia; 8 = Rofrano, Cilento, Salerno; 9 – Francia; 10 = Serino, Avellino. M = marker 100 bp. I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 51 microsatelliatre di 160 bp erano presenti altre due bande, una di circa 170 bp e l’altra di circa 150 bp (Fig. 15). La banda microsatellitare di 170 bp è stata isolata e caratterizzata la sequenza. Questa è risultata lunga 175 coppie basi, contenente un motivo microsatellitare perfetto del dinucleotide AT ripetuto 16 volte (Fig. 15). Il confronto del pattern microsatellitare La-2 degli esemplari matesani con quelli francesi evidenziano, in accordo con i dati cromosomici, che gli esemplari di Gallo-Cusano Mutri-Civitella Licinia e delle altre popolazioni campane sono affini agli esemplari francesi, e pertanto appartenenti a L. bilineata (Fig. 15). In contrasto, lo stato tassonomico degli esemplari di ramarro di Pietraroja è ancora da definire. Al riguardo, l’estensione delle analisi microsatellitari su esemplari di ramarro della fascia adriatica e di L. viridis dei Balcani, in progresso presso il nostro laboratorio, potranno dare rilevanti informazioni. Conclusioni In conclusione le indagini cromosomiche e molecolari condotte sull’ittiofauna ed erpetofauna matesana hanno fornito rilevanti informazioni ai fini tassonomici e filogenetici. In particolare, è stato evidenziato che le popolazioni di G. aculeatus, S. erytrophthalmus, S. trutta, R. italica, R. synklepton esculenta, C. chalcides, N. natrix, P. muralis e P. sicula presentano caratteristiche cromosomiche simili a quelle delle popolazioni presenti nelle altri regioni italiani. Per le popolazioni di altri due taxa, C. viridiflavus e V. aspis è stata per la prima volta caratterizzata citologicamente l’eterocromatina definendone i pattern distribuzionali lungo i cromosomi. Tali pattern potranno essere utilizzati per analisi comparative con esemplari dei due taxa di altre regioni. Infine le popolazioni di tre taxa, B. bufo, A. fragilis, e L. bilineata possono rappresentare degli endemismi campani, essendo state rilevate in esse delle peculiarità cromatiniche. Va evidenziato che le pecularità rinvenute in B. bufo, A. fragilis e L. bilineata riguardano nelle prime due, rispettivamente, la distribuzione dell’eterocromatina e una inversione pericentrica, mentre nelle popolazioni del ramarro occidentale le differenze osservate riguardano modificazioni a carico del cromosoma W. Le variazioni a carico del cromosoma W potrebbero aver avuto un ruolo rilevante nel differenziamento delle popolazioni di bilineata. Sono noti infatti parecchi casi di preferenziali fissazioni di cromosomi sessuali modificati (McKee et al., 1992; 1993; 2000). Inoltre è stato osservato che le alterazioni di uno dei due cromosomi sessuali potrebbero avere un impatto maggiore sulla fertilità degli ibridi rispetto a quello che ci si aspetterebbe (Hewitt et al., 1989; Coyne & Orr, 1989a; McKee et al., 1992; King, 1993). Importanti potrebbero anche essere le variazioni nella quantità e composizione dell’eterocromatina dei cromosomi (come quelle che si osservano nel sistema L.bilineata-L.viridis), poiché è noto il loro coinvolgimento nell’appaiamento e nella segregazione meiotica di 52 GIGANTINO ET AL questi cromosomi (King, 1993; McKee et al., 2000). Meno facile da comprendere è l’importanza che potrebbero avere avuto le variazioni nell’eterocromatina in B.bufo, e l’inversione pericentrica in A. fragilis. Le variazioni interspecifiche a carico dell’eterocromatina e dei DNA altamente ripetuti ad essa associati e le inversioni sono frequenti (Mengden & Stock, 1980; Olmo et al., 1986; Capriglione et al., 1991; Yonenaga-Yassuda et al., 1996). Inoltre in vari eucarioti sono noti casi in cui l’eterocromatina potrebbe influenzare la variabilità genetica, essendo in grado di attivare o sopprimere stabilmente l’espressione di alcuni geni (King, 1993; Redi et al., 2001). Mentre sono noti casi in cui le uniche differenze osservate tra due specie strettamente correlate riguardano una o più inversioni pericentriche (King, 1993). Tuttavia non c’è evidenza convincente per una ridotta fertilità dell’ibrido tra citotipi aventi una eterozigosità stutturale cromosomica derivata o per inversione o per una diversa quantità o distribuzione dell’eterocromatina (John, 1988). La variazioni nell’eterocromatina e nei DNA altamente ripetuti ad essa associati, potrebbero svolgere invece un ruolo importante per favorire l’insorgere o la fissazione di altre mutazioni (Charlesworth et al., 1994; Capriglione et al., 1998; Redi et al., 2001). Pertanto, la rilevante variabilità inter-popolazionale che si nota nella quantità e composizione dell’eterocromatina in B. bufo, e il riarrangiamento strutturale rilevato in A. fragilis sarebbe indizio di un’attiva propensione di queste specie alla variabilità cromosomica, che a sua volta sarebbe importante come meccanismo per rafforzare la barriera all’ibridazione tra specie incipienti. Ringraziamenti Desideriamo ringraziare il Prof. M. Milone e il Dott. D. Fulgione del Dipartimento di Zoologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II per aver concesso l’uso del materiale e della strumentazione per l’esecuzione del gel denaturante di acrilamide e per i consigli e l’assistenza fornita nell’esecuzione dell’analisi microsatellitare. Lavoro finanziato dalla Regione Campania. Esemplari catturati con autorizzazione del 1/06/2000 n. SCN/2D/2000/9213 del Ministero dell’Ambiente. Riassunto Nel presente lavoro sono riportati i risultati di una analisi cromosomica condotta con metodi di colorazioni convenzionali e di bandeggio (C-banding, Ag-NOR-banding, Cromomicina A3/verde metile, colorazioni sequenziali di bandeggio C+DAPI+CMA3) in tre pesci d’acqua dolce, Gasterosteus aculeatus, Scardinius erythrophthalmus e Salmo trutta, e in numerose specie di Anfibi e Rettili presenti nel Parco Regionale del Matese (Rana synklepton esculenta, R. italica, Bufo bufo, Podarcis sicula, P. muralis, Lacerta bilineata, Chalcides chalcides, Anguis fragilis, Natrix natrix, Coluber viridiflavus e Viper aspis). I risultati ottenuti sono stati comparati con i dati bibliografici di popolazioni di corrispondenti taxa presenti in altre regioni. Il confronto ha evidenziato nel Parco la presenza di: (i) popolazioni di taxa in cui non sono state rinvenute differenze cromosomiche rispetto a I cromosomi dei Vertebrati ectotermi del Matese 53 popolazioni di corrispondenti taxa di altre regioni (G. aculeatus, S. erythrophthalmus, S. trutta, R. synklepton esculenta, R. italica, P. sicula, P. muralis, C. chalcides, N. natrix; (ii) popolazioni di specie, C. viridiflavus e V. aspis, in cui le colorazioni di bandeggio sono state applicate per la prima volta e pertanto il confronto tra le popolazioni all’interno e all’esterno del Parco è stato limitato solo al numero e morfologia dei cromosomi; (iii) infine, popolazioni di taxa (B. bufo, A. fragilis e L. bilineata) in cui sono state rinvenute distintive caratteristiche cromosomiche e che pertanto potrebbero costituire interessanti endemismi nel Parco Regionale del Matese. 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