GIORNALE DI CACCIA

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GIORNALE DI CACCIA
GIORNATE DI
Libero 2012
CACCIA
CHE
COMBINAZIONE !!
IL MERAVIGLIOSO SPLENDIDO UNICO (MIO ) COMBINATO ZOLI – CORONA Passo dal mio amico Ivo in armeria poco prima delle feste di Natale. Ho bisogno di cambiare i miei
scarponi invernali : Per la verita’ non sono molto deciso, affezionato ai vecchi, ma mia moglie, piu’
saggia di me’ insiste. E nel curiosare in giro per il negozio aspettando che Ivo si liberi dai clienti
che sta’ servendo , senza volere, oppure no, do’ una scorsa alle vetrine dei fucili. Usati e nuovi ,
fucili e carabine sono ben esposti in vetrine illuminate . In compagnia di alcune carabine da
cinghiale fa’ capolino un combinato Zoli , quel Corona che ho visto descritto in un paio delle
riviste di caccia che acquisto tutti i mesi. Ne parlano molto bene , eppoi io sono un sostenitore del
prodotto Italiano e mi intriga molto vedere in mano questo nuovo fucile. Intanto Ivo si libera , ed
ancora prima delle scarpe mi faccio estrarre di vetrina il combinato. E’ ancor meglio di come
appariva sulla rivista, maneggevole , molto ben eseguito e curato nelle forme. Ha poi un sistema di
sicura a slitta tipo Spanner, che per le mie cacce va’ molto bene. Anche la Laura sembra incuriosita
da questo strano fucile , e mentre io restituisco l’oggetto ad Ivo , mi domanda serena perche’ non lo
prendo se mi piace cosi’ tanto ! Resto sorpreso da questa proposta, ma non lascio cadere
l’occasione , e concludo l’affare. A casa come i ragazzi mi balocco tutta la sera con questo oggetto
del desiderio , collaudo la sicura a slitta e provo gli scatti, sono molto soddisfatto. Viene
finalmente il sabato e così posso portare a caccia il Corona. Faccio parte di una squadra di
cinghialai in quel di Greve , ed abbiamo a disposizione uno dei piu’ bei territori del Chianti , le
pendici del Monte San Michele, area boscosa con tutti i tipi di bosco della Toscana centrale.
A nord sotto sole paline di castagno ed a sud bosco misto di pino e roverella con un bel sottobosco
di erica arborea , ( scopa ) nascondiglio per eccellenza del nostrano suide. Senza contare che vaste
aree percorse da incendi anni addietro sono coperte da macchie di biancospino tanto fitte che a
stento i cani possono visitarle. Ritrovo al bar ancora a buio , e dopo il sacrificio di qualche brioscia
ognuno parte per la tracciatura.- Questa consiste nel percorrere un tracciato concordato con gli altri
per cercare le impronte dei cinghiali e le zone dove nella notte abbiano pascolato, per poter
giudicare al meglio dove poi si siano rimessi e distribuire la cacciata nella zona piu’ popolata di
cinghiali.
E’ questa la parte della giornata di caccia che mi piace, perché da soli nel bosco possiamo godere
delle possibilita’ che questo offre, incontri con animali meravigliosi anche cacciabili e non,
caprioli , qualche volta il cervo , qualche volta il cinghiale .
I VIGNETI DI GREVE IN CHIANTI
All’ora stabilita tutti al ritrovo presso un grande capanno dove possiamo mangiare vicino al fuoco
ed infine quando tutti sono sistemati bisogna stabilire la distribuzione delle poste. Non c’e’ verso di
evitare la solita baraonda dato che questa caccia e’ principalmente un’occasione di ritrovo di amici
che si frequentano da anni , che a gruppi si attardano nella conversazione a volte ignorando i
richiami del capo-caccia. Queste manovre si protraggono per gran parte della mattina , tanto che
raramente siamo pronti prima delle undici, e questo consente agli altri cacciatori di concludere la
mattina di caccia senza essere disturbati da noi.
Infine si forma un cerchio nel piazzale con i postaioli validi , che vengono numerati con il gioco
della bottiglia, mentre i cacciatori meno validi in disparte , vengono distribuiti come prime poste
una volta arrivati nella zona di caccia. Partenza per la caccia e di nuovo casino, tutte le auto
vogliono partire per prime e giu’ clacsonate ed urla e polverone ed in fine , finalmente , via tutti.
Intanto i canai si accordano per la cacciata e le poste , arrivate nella zona si dispongono in una
possibilmente linea retta senza creare angoli pericolosi. Quando tutti sono pronti i canai liberano i
guinzagli e per i postaioli c’e’ solo da aspettare, magari ma raramente in silenzio , il passaggio del
verro. Negli ultimi anni si sono resi disponibili dei piccoli apparecchi radio che hanno permesso un
grosso incremento della sicurezza, facilitando la conoscenza della posizione di ognuno, compreso
gli ordini di inizio e fine cacciata.
Questa mattina ansioso di sfoderare il Corona , cerco di partire ancora prima e mi faccio portare
sulla strada di Lamole, per visitare un tracciato di un paio di chilometri che mi porterà vicino ad una
fattoria dove un’altro compagno mi recupererà portandomi poi al capanno. Scendo di macchina ed
appena a distanza metto in carniera la foderina , apro i fucile e metto in canna una TUG da 180
grani ed un Gualandi nella canna liscia . Il percorso mi piace , parte dalla zona delle vigne di Poggio
IL MONTE SAN MICHELE AL TRAMONTO
all’ Olmo, entra nei castagneti e traversa una zona di scope dove un viottolo appena tracciato gira il
poggio fino ad un’antica strada ora chiusa da stanghe. Non ho molto tempo , non posso fermarmi
ad ascoltare il merlo e cercare il tiro al sassello , ed il mio camminare scelto mi fa sudare più del
desiderato. Entro finalmente nella strada della stanga e mi rilasso . Questa e’ molto larga,
abbandonata forse gia’ dal dopo guerra, ma il tracciato e’ ancora in buono stato e questo fine
percorso sara’ il piu’ agevole da fare. Mentre considero la mia posizione una svolta della strada
entra fra alte scope che in parte dal ciglio ricadono fin quasi in mezzo . Mi vengono incontro tre o
quattro ghiandaie incazzate e gracchianti, come se qualcuno le avesse disturbate. Pensando di
incontrare un cacciatore, tengo il fucile in spalla ed allungo il passo. In terra le foglie restano
silenziose per la pioggia della notte, non faccio alcun rumore. Improvvisamente dai castagni di
sopra un cinghiale salta nella strada e si mette a mangiare le ghiande di una grossa quercia. Non mi
vede, sono ancora dentro le scope. D’istinto imbraccio e miro in mezzo agli occhi, riesco bene ad
inquadrare, la tacca e’ stretta ed il mirino sottile. Ma un pensiero mi viene, appena in tempo. Sto
tracciando per la squadra, se sparo e ci sono altri cinghiali questi partiranno e non si fermeranno per
AL PIAZZALE DEL RITROVO
chilometri e non potremo cacciarli, aspetto fermo in mira. Passano eterni secondi ed un altro
cinghiale scende dal ciglio ed anche questo si mette tranquillo a grufolare le foglie di quercia.
Ascolto , non sento altri grugniti, non vedo altri cinghiali nel pur largo tratto di palina che posso
sbirciare. Il cuore mi martella negli orecchi, non so’ decidere, ma non voglio indietreggiare per
lasciar tranquilli gli animali. Un’occasione cosi’ ma quando mi ricapita ! Aspetto ancora sempre in
mira ed infine mi decido, penso che comunque un cinghiale la squadra lo prendera’ e non e’ detto
che se anche c’e’ il branco questo si fermi dentro al nostra zona. Trattengo il fiato e tiro.
Il cinghiale ha un sussulto e subito si ribalta di lato, ma anche quello dietro di lui si sbatte in terra
sgambettando !.. Non capisco se sono ancora su questa terra o stò dormendo nel mio letto!
Ricarico e faccio per avvicinarmi che una serie di grugniti si leva da sotto la strada e mi viene
incontro. Cerco di guardare nella macchia, ma i rovi sono troppo fitti e fuorche’ degli scuotimenti
non riesco a vedere nessun cinghiale finchè i grugniti si allontanano nel canalone. Evidentemente
questi due animali erano in coda al branco attardati a mangiare le castagne nella palina ed erano
scesi per ultimi. Mi avvicino e vedo che il primo e’ stato colpito giusto sotto lo zigomo, la palla
l’ha trapassato uscendo dal prosciutto ed ha fulminando l’altro che era dietro di traverso. Il secondo
cinghiale ha un foro nella tempia vicino all’orecchio cosi’ piccolo che sembra fatto con un ferro da
calza. La Tug del 30-06 , per sua costruzione e’ espansa nella sua prima parte sul primo animale ed
e’ proseguita con il nucleo piu’ duro trapassando il cranio del secondo verretto. Non sono animali
molto grossi , una quarantina di chili, ma la situazione mi ha impressionato e da oggi riservero’ le
Tug solo per le cacce da appostamento. Considero pericolosa in battuta una palla con questa
capacita’ di proseguire la sua corsa dopo aver attraversato il cranio e l’intero corpo di un’animale di
quaranta chili !
MAGICA VISIONE !!
Due miei compagni che sono abbastanza vicini, sentito lo sparo chiamano con la radio. Li faccio
venire ad aiutarmi e quando vedono due prede stese a terra anche loro si meravigliano .
Ma cosa volete, il mio nuovo fucile non e’ cosa da tutti ! Al capanno ho grande piacere nel far
vedere il Corona agli amici e di questi molti restano ammirati ed incuriositi, altri mi lasciano lì
scuotendo la testa come per dire…..
La giornata prosegue e prima di sera altri tre cinghiali vengono presi dalla squadra e caricati sul
Land con soddisfazione di tutti .
E’ stata una giornata lunga e carica di emozioni , ed ancora dopo qualche anno la rivedo come se
l’avessi filmata e penso che un’ occasione simile chissa’ se capitera’ mai più.
Libero 2012
CINGHIALI IN CALIFORNIA
il castello nel borgo di Castelfalfi
Non quella americana, ma la nostra California che non ha niente da invidiare all’altra. Dovreste
vederla nelle mattine di novembre quando il sole fa’ capolino dalle pinete di Montignoso , frà la
bruma che sale dai fossi, la struggente dolcezza delle colline, dei calanchi e le dune di stoppia e il
verde del grano appena nato, i vecchi casolari diroccati sul colmo dei calanchi che aleggiano di
novelle di maghi e fate e le stradine bianche stile pollicino.
Non sara’ un caso che frotte di turisti stranieri scelgono di stare qualche giorno da noi in Toscana,
quì al confine fra Pisa e Firenze , fra piccoli borghi antichi, Villamagna , Iano , Castelfalfi che la
sera, quando accendono le luci sembrano presepi.
Ma per noi cacciatori e’ ancora piu’ affascinante per le possibilita’ offerte negli ultimi anni per la
presenza di selvaggina nobile , caprioli e cinghiali ben rappresentati.
E’ un bel territorio per cacciare , poco abitato , ancora com’era cent’anni fa’ , poca gente , poco
disturbo.
Io ho in assegnazione un territorio per la selezione al capriolo ai margini di aree riservate e di
queste una e’ di un amico , Antonio anche lui selecacciatore con cui facciamo lunghe chiacchierate
di armi e calibri e che un bel giorno , un bellissimo giorno mi ha fatto dono di un invito per un
abbattimento di cinghiali che devastano sistematicamente le sue piagge di grano seminato.
Ecco il primo animale
E dato che il cinghiale e’ una mia passione condivisa con Mauro mio cognato , ho pregato
perche’venisse con mè . Arriva il giorno ed eccomi alla casa di caccia , dove trovo cacciatori e
canai di una squadra del mio paese , gente conosciuta e fra loro diversi amici , ed il figlio maggiore
di Antonio , Dario che conduce la caccia . E’ una giornata di fine novembre , ci sono in terra
ancora leggeri residui di una breve nevicata di ieri notte, non c’e’ sole ma non minaccia altro
disturbo . Intanto diversi cacciatori sono andati in giro a cercare tracce per stabilire in che zona le
bestie nere sono rimesse e dalla casa dopo poco si vedono lontani camminare lungo le prode.
Quando rientrano eccitati subito si creano gli equipaggi sui fuoristrada e traversato un canalone ci
disponiamo in cerchio per chiudere dentro le poste un piccolo calanco che interrompe una grande
costa seminata.
Un bel terreno per il cinghiale , la vegetazione e’ quasi esclusivamente di
biancospino , qualche olmo , ginestre e rovi , tanti , ed in questa macchia fori di passaggi frequenti
bianchi del fango di argilla degli insogli che sono nel calanco . Non mi era mai capitato di stare alla
posta in mezzo al seminato , un tappeto verde a perdita d’occhio alto si e no cinque centimetri , una
visuale su tanta area di caccia , in vista di almeno una decina di compagni schierati con le giacche
arancio e mi sentivo piuttosto sicuro anche dai rischi sempre presenti di una caccia da fare con le
dovute cautele. Il campo degrada verso il fosso principale , io sono la quinta posta a meta’salita
circa , sotto di me Marco , amico fraterno e compagno di caccia assiduo , ancora più sotto Mauro e
piu’ giu’ ancora tre poste , poi altre dall’altra parte fino a risalire al crinale.
Si da’ inizio , si sciolgono i cani ed entrano nella macchia Antonio ed altri due canai.
Tempo cinque minuti e si scatena il finimondo !
Ad una vista simile riuscireste a mantenervi calmi ? io no di certo
Cominciano ad uscire dalle fore gruppi di cinghiali che entrano nel seminato correndo a mille , tre
alla posta sopra di me’ , uno viene colpito ma non si ferma , ed il mio compagno continua a sparare
cercando di colpirlo senza riuscirci. finche’ la bestia camminando lentamente si ribalta davanti a
me’
Io miro al secondo e lo colpisco con la mia vecchia BAR e capitombola in forza del pendio , al
terzo cerco di sparare aspettando che oltrepassi la linea delle poste fra me’ e Marco , però se ne và
correndo finchè non lo vedo più. Dopo appena dieci minuti un’altra brigata esce sotto di me’ ma
non posso sparare perche’ sulla mia linea vedo le poste in fondo , cosi’ non e’ per Marco che ferma
un cinghiale ed un altro ne ferisce a morte ma questo continua a correre verso la macchia del fosso
in fondo al vallone . Vista la scena corro per finirlo ed anche Marco scende insieme a me’. Arrivati
alla macchia nel punto dove l’animale e’ entrato , tracce di sangue sulle spine ed un passaggio che
mi permette di scendere nel fosso .
Ma le tracce nel fosso non ci sono , torno indietro per riprenderle nel campo , torno nel fosso ed
allora ? non volano mica ! Finchè guardando il ciglio dal basso una macchia di ombra alta fra le
spine - ma sì , il cinghiale ha corso con le ultime forze e si e’ tuffato nella macchia restando
sospeso su di una forca a due metri da terra ! . Bene, torniamo in posta , intanto nel centro del
calanco i cani continuano a battagliare ed altri animali escono in alto accolti da serenate allegre .
Marco mi confida che non pensando di trovare tanti animali , non ha preso la cartuccera e quindi gli
restano tre cartucce soltanto e dato che usa un calibro 20 , pochi altri e non vicino a noi ne possono
avere da prestare. In quel mentre un trattorino peloso esce davanti a lui ,che mira e spara tutti i
suoi colpi ed infine il verro si ribalta , sembra fatta, ma un paio di minuti dopo barcollando si
rialza e grazie alla forte pendenza s’incammina ruzzolando e rialzandosi piu’ volte verso il fosso.
Mauro però attento e pronto con una piccola corsa arriva a tiro e lo ferma. E’ grosso , proprio
grosso,fangoso e spettinato,sara’ pieno di zecche e puzza come un verro, ed ha tre fori nelle costole.
Nel calanco la battaglia continua ed altri animali escono , la sparatoria continua ancora per un po’ e
finalmente viene dato il segnale di stop
Il verro di Marco poi fermato da Mauro
Saranno usciti almeno una trentina di animali , aveva ragione Antonio a lamentare danni , in effetti
il grano e’ arato a zone e pieno di buche . Probabile che i cinghiali , cacciati fin sui confini della
riserva dai primi di ottobre , si rifugino qui dove trovano cibo acqua e tranquillita’ e si concentrino
in numeri certo insopportabili .
Ci spostiamo di poco e vengono di nuovo disposte le linee di posta , a me tocca sul crinale e mi
viene raccomandato ,viste esperienze precedenti , di non sparare dalla linea di cresta ma di stare
alcuni metri indietro così che eventuali colpi vadano nel terreno e non lontano nella costa verso i
canai . Bene , intanto dalla cresta posso guardare la cacciata e vedo quando vengono trovati i
cinghiali , seguo i tiri da lassu’ finche’ un cinghialetto invece di seguire la strada degli altri, torna
indietro e viene verso di me’. Cosi’ rispettando le consegne , non gli tiro quando traversa le
strada, facile come sparare ad un barattolo , nel pulito ed in salita , ma aspetto che valichi la cresta
ed entri in piaggia , dove clamorosamente lo padello restando a guardarlo correre in discesa lì come
un allocco. Ma sì che gli rovescio dietro tutti i colpi della BAR , ma non mi e’ mai capitato di
colpire un cinghiale oltre i 20-30 metri con qualsiasi fucile abbia tirato .
Per fortuna le altre poste hanno fatto di meglio e così viene deciso di fermarsi visto che i cani
intanto sono saggiamente rientrati
Non mi ero accorto che alla seconda cacciata mancasse qualcuno , invece troviamo fuoco acceso ,
pasta quasi pronta e carne alla brace che ci abbraccia con il suo profumo appena scesi di macchina
alla casa di caccia.
Inevitabile presa di giro per la padella , ma un cinghiale comunque l’ho preso anch’io , e giu’ risate
ed allegria .
Intanto il tempo passa , troppo in fretta perche’ in buona compagnia si sta’ davvero bene , ma
bisogna recuperare i cinghiali , che sono tanti .
Torniamo cosi’ sulla prima battuta e parlando fra noi stabiliamo che ci sono 9 animali da
recuperare, mentre negli altri posti sono gia’ sulla strada tre animali che non necessitano di ulteriori
operazioni di recupero.
Ecco che emerge il problema , non possiamo scendere il costone con un trattore , si spaccherebbe il
terreno e si danneggerebbe ancor di più il grano.
Bisogna , tramite una stradella traversare il fosso e passando per un incolto scendere fino ad arrivare
davanti alla zona cacciata, ritraversare a piedi il fosso , trascinare a braccia le bestie e caricarle su
qualche mezzo adatto. Antonio dispone di un L200 con ruote molto tassellate che nel cassino
puo’ mettere diversi animali , portare persone per aiutare ed io, solo fra gli altri, ho anche le ruote
tassellate al mio Galloper, ma non mi sono mai azzardato ad entrare in questi terreni argillosi zuppi
d’acqua di novembre .
Ma il giorno finira’ presto , e fra mille tentennamenti mi decido. Vedo Dario passare nell’incolto
con il pik-up , non sbanda e sembra procedere bene, cosi’ mi rincuoro e parto
Io Mauro e Marco sfruttando la pista tracciata da Dario arriviamo in zona.
Sempre in macchina mia ci sono in quantita’ teli di nailon , sacchi neri e corde robuste , e con
queste formando una catena si trascinano gli animali su per il fosso fino alle macchine , con fatica ,
uno alla volta e si caricano anche sulla mia quattro più piccoli che vengono sistemati protetti da
teli
Alcuni di noi sono scesi a piedi dalla costa ed adesso visto che intanto si e’ fatto buio non han
voglia di risalire a piedi fino al crinale . E cosi’ ci ficchiamo in cinque nel Galloper, e con quattro
cinghiali tentiamo di risalire l’incolto e tornare nel mondo civile dove le strade sono strade
Il tempo si e’ rimesso al bello- finito il freddo si torna a casaseguendo i fari di Dario che con cinque grossi cinghiali nel cassino ed il pieno in cabina risale il
costone sculettando . . Che odori in macchina ! cinghiali bagnati ed uomini sudati ….
Lungo la pista anche grazie al nostro precedente passaggio , un ristagno di acqua si e’ allargato e
quando tento di passare la macchina si intraversa e non prosegue. Torno indietro e cerco di mettere
le ruote nel sano , accelero a tutta, ricopro il parabrezza di schizzi d’argilla grigia , sbando ancora
ma passo oltre .
Non ho detto nulla , anzi ridevo ma ho preso un discreto spaghetto , al buio, carico come una botte
se restavo li’ bisognava trovare un trattore e sicuramente fare tardi. Appena la strada e’ diventata
uno sterrato solido, l’avrei baciata volentieri.
Siamo così arrivati sul crinale per recuperare la macchine di tutti e poi alla casa di caccia per
festeggiare la giornata.
Da li’ poi alla macelleria per sistemare la carne, ma questa non e’ storia.
Rimane forte ed indelebile il ricordo di una giornata di caccia , vissuta al massimo dell’ adrenalina
che probabilmente mai piu’ mi ricapitera’ , regalata da un amico che non mi chiede nulla in cambio
e che voglio ringraziare con questo racconto , scritto anche a distanza di tempo ma giusto per
ricordare prima che il calendario mi sia nemico.
Grazie ad Antonio e Dario
Libero
I CINGHIALI DEL SUGAME
Siamo in Toscana , nel centro, e questa è una squadra di cacciatori di cinghiale che oggi
conta una sessantina di praticanti , e dispone di un bellissimo territorio nella provincia di Firenze ,
nel Chianti antico, sui monti del San Michele. Zona straordinaria, poco abitata, con vegetazione
mista di querceto e scopa a solatio , castagno di palina a nord.
I cinghiali sono iniziati ad aumentare dopo il ’75 , anno in cui purtroppo la foresta originaria
coltivata fin dal medioevo a pineta mista , se ne andò con una stagione di incendi disastrosa. Vuoi
per l’abbandono delle zone agricole più disagiate , vuoi per la rinascita di un bosco disordinata e
costituita soprattutto da macchia , il nostro suide ha avuto buon gioco nel colonizzare le zone più
selvagge del Monte San Michele.
Furono in principio degli anni ’80 i lepraioli ad accorgersi della presenza del cinghiale , ed a
tentarne la caccia , e di quei primi cinghialai oggi ne abbiamo in squadra diversi , con una
invidiabile esperienza .Fra questi Mario , Renato , Roberto, e il presidente , Luciano , canaio e
grande conoscitore del bosco,dei cani e della selvaggina.
Sono diversi anni che anch’io mi dedico a questo tipo di caccia, che mi costa sacrificio ma che mi
appassiona fortemente.
Quei ragazzi al raduno
1
Dolci colline , vecchie vigne : Il Chianti
A buio la mattina parto per Greve in Chianti con mio cognato Mauro, compagno di caccia da una
vita , Marco “il dottore “ ,Lorenzo il nuovo cacciatore fresco di licenza ma ansioso di imparare
Ritrovo al bar , strategie da decidere ed infine partenza per le zone da controllare , diciamo noi “ a
tracciare “ Sì perché la nostra strategia consiste nello sfruttare le capacità di alcuni di noi , ma
soprattutto la disponibilità , di percorrere lunghi tratti di bosco all’alba per controllare le impronte
ed i passaggi degli animali e le zone di pastura in modo di potere al raduno giudicare al meglio dove
piazzare la cacciata.
Intorno alle nove ci troviamo al capanno del raduno , una grande struttura precaria in cui un bel
focolare consente di arrostire bei pezzi di ciccia a rallegrare gli animi . Ma il presidente pone fretta
ed in mezzo al piazzale si forma il cerchio dei presenti , per assegnare le poste e consegnarle ai
capi-caccia che le disporranno con maestria.
Questa mattina del due gennaio 2012 sono stato con Lorenzo a tracciare vicino al Passo del
Sugame, un valico sulla strada che da Greve porta a Figline Valdarno , e con sorpresa abbiamo
trovato un finimondo di tracce , scavi e passaggi proprio a poche centinaia di metri dal raduno .
2
Ma come corrono !
Ho parlato col presidente ed anche lui ha constatato le dimensioni dei passaggi sulle stradelle così
ha deciso di metter caccia proprio lì. Dopo mille raccomandazioni il piazzale si svuota ed i
cacciatori vengono divisi in tre gruppi per cercare al meglio di intercettare le vie di fuga dei
cinghiali che si stima siano vicino ad un traliccio Enel.
Appena arrivati alla posta io, come di consueto mi piazzo come meglio possibile cercando di avere
buona visuale sui sentieri più battuti , controllo la posizione dei miei vicini ( beati gilè arancione ) ,
ed infine cerco il modo di sedermi in modo da non farmi sorprendere anche nei momenti di calma ,
quando da seduti è facile distrarsi.
Con la mia vecchia Bar , pesante come una spingarda ma fedele e mai inceppata , mi siedo comodo
tenendola sulle ginocchia . Ho installato quest’anno un punto rosso , consigliato da letture che lo
descrivono come unico aiuto per curare i capelli bianchi che annebbiano la vista , e mentre faccio le
prove e riguardo questo attrezzo , sento davanti piccoli rumori fra le scope. Ormai le troppe
padelle mi hanno insegnato a non trascurare nessun seppur piccolo rumore diverso dai soliti
dell’ambiente e così metto in mira la Bar nella direzione del rumore.
3
Mauro con il suo cinghiale
Piccoli impercettibili fruscii che il mio vicino non sembra considerare. Come fare? Non posso certo
chiamarlo gridando e nemmeno usare la radio, siamo vicini e le mie parole nel silenzio del bosco
sarebbero sentite fino a chissà dove.
In tensione aspetto , poco, e dal ciglio delle scope quattro cosi neri si affacciano al bordo di uno
stradello dietro ad un grande tronco si quercia.
Sono davanti al mio compagno che invece continua a muoversi calpestando foglie con seppur lieve
rumore. Gli animali lo guardano e si fermano, ed io non posso resistere , allineo il pallino rosso sul
primo e giù una bomba.
Siamo in un vallino e lo sparo sembra il bang di un reattore, il mio amico sobbalza ed ancora non
vede gli animali, il primo cade fulminato e gli altri invece di fuggire a razzo si spostano di poco
risalendo il ciglio e si fermano . Mi sembra ancora possibile raggiungerne uno poco nascosto da
una scopa bassa e così mirando sparo di nuovo. Questo però non si ferma e gli altri partono di gran
carriera. Dopo pochi secondi l’altra linea di poste sopra di noi inizia una bella sparatoria e due
porcastri vengono fermati, saprò dopo che uno era quasi fermo, ferito in cassa . Soddisfatto della
situazione mi siedo ed accendo la radiolina, e sento che ancora non sono stati sciolti i cani : Così
sembra che questo gruppo di cinghiali si sia alzato al passaggio dei cacciatori dell’altro gruppo
mentre si portavano alle poste sopra di noi.
4
Questo sono io, lontano Mario
Passa il tempo , ma poco ed intanto sono andato a guardare l’animale che ho fermato , è una scrofa
grossa , forse il capo-branco che non riesco nemmeno a spostare. Aspetterò aiuto alla fine della
cacciata. Seduto tranquillo e soddisfatto , sento avvicinarsi una canizza straordinaria, saranno dieci
cani che tutti insieme fanno un baccano fenomenale. Si fermano sotto di noi, stanno minuti
interminabili a lottare vicino a me, poi ripartono salendo alle altre poste, spari ed ancora spari e la
canizza torna indietro. Tensione alle stelle , il mio vecchio orologio batte come un tamburo tanto
che lo sento nel collo e nelle orecchie, poi due o tre palle di cannone escono dalle scope e mi
vengono quasi addosso. Punto al primo ma questo corre così veloce che non riesco ad inquadrarlo,
lascio partire un colpo , cerco di seguirlo e mi accorgo che corre più del mio braccio , così tento al
secondo che mi passa di fianco a pochi metri, senza cercare il mirino indirizzo la canna verso di lui
e sparo. Tutto questo in due secondi. Sotto di me sparano così mi affaccio sulla cresta del vallino
per vedere il mio compagno di sotto . Non lui ma quello ancora più giù ha fermato il primo , mentre
arrivano i cani che invece di scendere il costone passano di fianco a me e si fermano dietro pochi
metri a mordere il cinghiale che ho colpito io . Quasi sorpreso di aver preso il secondo animale,
cerco tracce sul punto dove ho sparato e sui tronchi vedo chiari segni di un fiotto di sangue che
prosegue nello stradello , così vado a vedere l’animale che e’ un porcastro di una trentina di chili e
rimando indietro i cani.
5
Marco dottore
La cacciata prosegue e si sentono ancora spari lontani , sicuramente i canai sono in mezzo alle lestre
e ci sono altri animali da alzare. Le tracce della mattina erano evidentemente reali ma non
denunciavano chiaramente una presenza così massiccia di animali, ne siamo tutti sorpresi. Va bene
che vicino c’e una riserva , ma non è stimata un gran rifugio di cinghiali.
Torno seduto visto che scaramanticamente oggi funziona ed in un momento di calma vedo un
cinghiale che si ferma sul ciglio delle scope, davanti a Mauro, siamo alle solite , se grido fugge, se
non avverto Mauro questo se lo trova di fianco dove non lo aspetta ed è un problema. L’animale si
muove piano , da me saranno sessanta metri , però il punto rosso mi da’ fiducia e provo ad
inquadrarlo. La vecchia BAR è davvero pesante, il pallino rosso barcolla ma la foga della caccia
vince e lascio andare. L’animale non accusa ma lo sparo mette Mauro in guardia, così quando il
cinghiale esce dalle scope è pronto e spara senza esito il primo colpo, ma al secondo lo ferma.
Con la radio in un momento di tregua e di silenzio prego il capo di non cacciare fino a buio, dato
che nessuno ha ben chiaro quanti animali ci siano da recuperare e vista l’eta’ media dei miei
compagni la cosa mi preoccupa un po’.
Termina dopo poco ed a questo punto siamo a concludere. Siamo le ultime quattro poste, abbiamo
quattro animali da portare alla strada, nessun mezzo può arrivare da noi e c’è bisogno di braccia.
6
Il lavoro e’ terminato alla casa di caccia
Con la radio intanto si comincia a chiarire la situazione, siamo quaranta cacciatori e ci sono trenta
animali nel bosco ! Nessuno verrà in aiuto ! Come sempre ho nello zaino corde e guanti per me ed
anche in avanzo, così legati gli animali cominciamo a trascinarli. La fatica e’ pazzesca, ma la
saggezza di terminare presto ci aiuta così c’è il tempo di fare diversi viaggi e di aiutarsi con gli altri
gruppi .
Alla casa di caccia sembra di essere in un girone dell’inferno , dobbiamo fare il lavoro in più turni
perché la struttura e’ dimensionata per nove capi, quindi con cura si aprono e si lavano gli animali,
disponiamo di acqua a volontà ed il lavaggio e’ molto curato, quindi tutti collaborano ed in due ore i
capi sono raffreddati , lavati e messi in cella. Poi domattina volenterosi penseranno alla squoiatura e
nel pomeriggio verranno macellati e divisi . Con questa occasione verranno destinate porzioni agli
abitanti delle case a cui sicuramente nelle nostre cacciate daremo un qualche fastidio e comunque
per buona politica di vicinato e’ giusto condividere questa ricchezza.
E’ stata una cacciata memorabile , in tanti anni non era mai capitato qualcosa di simile , diversi
fattori hanno contribuito , la buona sistemazione delle poste , il loro numero sufficiente , la fortuna
di non aver perso i cani dietro a cervi e caprioli , qui numerosi , la giornata felice dei tiratori, con
poche padelle.
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Castello di Colognole Greve in Chianti e Luciano al telefono
Purtroppo però quando al raduno guardo i miei compagni vedo le loro teste bianche e vedo la caccia
sul viale del tramonto. La caccia al cinghiale poi ha bisogno di forza fisica, gambe e fiato, e finché
l’età’ non mortifica il fisico cercherò di proseguire, ma quanti amici di oggi mi seguiranno ?
La caccia e’ nella mia famiglia da sempre, quasi una conseguenza naturale della cultura contadina
fatta di saggezza e di normale contatto con la natura, dove le cose e gli animali hanno il loro posto
da sempre. Ma oggi il mondo e’ così cambiato che le antiche certezze pare non siano più tali .
Albe rosse, tramonti struggenti sul profilo di vecchi castelli ,giorni uggiosi di pioggia, brinate
candide, passione , amicizia e natura,natura, natura , questo e’ il mondo che vorrei.
Libero 2012
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LA SORPRESA DEL VERRO
novembre 2011
L ‘ ALBA SUL GRUPPO DEL SAN MICHELE VISTO DA GREVE
E’ un sabato di gennaio sereno e freddo, sono nel Chianti in cima al San Michele a guardare Firenze
da lontano . C è in terra una brina che sembra neve , ma l’alba limpida con il sole giallo e grande
come una schiacciata all’olio rischiara la piana fiorentina e distinguo bene il Cupolone ed il
campanile di Giotto. Ad est il Valdarno Aretino e’ immerso in un mare di nebbia da cui emerge il
Pratomagno e la colonna di vapore della centrale ENEL di Santa Barbara .
Che spettacolo curioso, sembra davvero un mare tanto la coltre bianca e’ uniforme e livellata come
l’acqua di un lago. Passo diversi minuti a considerare la mia fortuna di poter godere di questo
spettacolo , in questi luoghi incantati da favola . Respiro l’aria fredda e mi metto in cammino , tutto
sommato il torrente giù in basso si chiama – dell’acqua diacciata- in puro stile chiantigiano, e se e’
freddo di gennaio niente da dire.. Mi son fatto portare quassù ai 900 metri del monte da Mauro , e
scenderò fino in fondo valle da una vecchia strada chiamata - delle colombaie -attraverso la palina
di castagno che mi permetterà di controllare le passate dei cinghiali che a mezza costa si spostano
dal pascolo verso la parte a sud dove nelle scope alte hanno le lestre ( i letti, i covi ) che li
nascondono durante il giorno. Luciano intanto partendo più a sud e più basso controllerà le zone
delle scope e mi raggiungerà al ritrovo in fondo alla strada dove un piazzale davanti alla sbarra
permette al fuoristrada di far manovra.
Novembre 2011
L ‘ ARENA DEI CERVI NELLA BRINA DEL GALESTRO ROSSO
Ho con mè il mio combinato Zoli ed abbastanza lontano dalla strada principale , carico con la solita
TUG 30-06, distolgo lo sguardo dai panorami ed incomincio a cercare per terra le tracce. Il
percorso se è lungo è però facile , dopo quasi un chilometro nelle radure della vetta attraversa gli
spinai di biancospino e scendendo lentamente inizia la palina di castagno . Un’estate piovosa ha
facilitato la crescita delle castagne che sono tante e belle grosse. Han cominciato presto a cadere ed
il terreno ne è pieno. Pur sepolte dalle foglie ormai tutte cadute i nostri cinghiali non hanno
problemi a trovarle , e si vedono bene le loro piste scavate con il grifo. Stando attento posso
distinguere gli scavi recenti anche rivoltando un po’ di terra e foglie con la scarpa confrontandola
con il colore del terriccio smosso dagli animali . Si vede abbastanza bene la differenza, se le tracce
sono vecchie il terriccio di castagno umido bello marrone scuro tende ad asciugare ed a schiarire ,
spesso piccoli ragni fanno nelle buchette la loro microscopica ragnatela che al mattino s’imbianca di
rugiada, ed infine nelle tracce fresche non ci sono foglie cadute la notte. Sono ormai a metà strada,
il colle svolta lentamente ed i fossi sono più profondi ed il sentiero per assecondarli fa’ ampie
curve. Il silenzio non e’ completo, branchetti di tordi sasselli risalgono il canalone andando a far
felici i capannai lassù sul crinale, spesso le ghiandaie disturbate dai mie passi mi maledicono
rabbiose con grida e gracchi. Nemmeno un alito di vento penetra nella palina, le foglie umide non
rivelano il mio camminare e mi ricordo solo adesso di accendere la radiolina , magari qualcuno mi
ha già chiamato , pazienza. Una radura vicino ad una vecchia carbonaia formata da galestro rosso
porta evidenti le tracce di una sosta di cervi : posso vedere quantità di tracce di tante misure girare
intorno allo spiazzo come se questi grandi animali danzassero intorno prima di
IL CAPRIOLO INDISPETTITO DALLA MIA INTRUSIONE MI MOSTRA LA LINGUA !
sdraiarsi nel galestro. Resto qualche minuto ad osservare pensando che un bel giorno anch’io potrò
incontrare sua maestà il coronato ad una curva del sentiero .Proseguo svelto ed all’ennesima svolta
del viottolo faccio alzare un capriolo che invece di buttarsi in discesa verso l’altro versante , mi
gira intorno tornando verso l’alto. Un riflesso istintivo mi fa’ alzare il fucile e lo metto in mira .
E’ un maschio adulto, lo vedo dalla stazza, un bel collo massiccio ed una postura fiera. Palchi in
velluto ben formati e di marzo quando saranno completi e li pulirà si farà rispettare dai suoi simili
armato a dovere . Lo guardo mentre si ferma arrabbiato a controllarmi mostrandomi la lingua, lo
miro ancora e sarebbe facile beccarlo, ma e’ un capriolo e non mi spetta, così sorridendo divertito
aspetto che se ne vada tranquillo . Comunque soddisfatto nel pensare che solo avessi voluto… Il
mio combinato avrebbe fatto la sua parte, il mirino e’ ben fatto ed alla distanza giusta, la tacca
stretta consente buona precisione sicuramente oltre i cinquanta metri, ed il calcio curvo alla
bavarese ed intagliato a tre fogli di libro lo rende elegante . Bene, penso , la giornata comincia
bene, almeno ho visto un bell’animale. Fatti pochi passi sento uno sparo sotto di me’ . In quel
punto della strada il monte e’ molto ripido e la strada da cui e’ venuto lo sparo e’ la stessa mia ma
ad un livello assai più basso . Subito la radio gracchia ed e’ Luciano che sapendo il mio percorso
mi chiama.. –Ho visto un verro pascolare nei castagni ed anche lui mi ha visto, ma avevo il fucile in
sicura, e mentre la toglievo e’ partito a mille e non l’ho preso, e’ venuto in salita stai attento ! Appena finita la frase guardo la strada che fa’ un ‘ ampio tornante e dall’altra parte c’e
un trattorino che a zampe divaricate e a testa bassa mi guarda in atteggiamento di sfida. Alzo il
combinato e chiudo l’occhio, penso che si butterà in discesa e non potrò sparare. Invece resta così a
guardarmi come per dire – togliti, fammi passare che sono il più forte e questa e’ casa mia !- Sarà
lontano da me una trentina di metri, forse quaranta ma e’ di fronte e seppur grosso noto con
UN VERRO MI GUARDA CON ARIA MINACCIOSA !
stupore che il bersaglio e’ impensabilmente stretto per la mole relativa, l’unico punto largo
abbastanza e’ la testona, ed a quella miro, mi tremano un po’ le ginocchia, alzo lo steker, trattengo il
fiato e mollo. Il verro rimane fermo e porca miseria l’ho fallito? Penso. Il combinato non permette
rapide ricariche e resto li sospeso nel limbo a guardare il verro ancora piantato in mezzo al viottolo.
D’altronde il calibro e la palla che ho usato dovevano ribaltarlo a gambe all’aria, sono
quattrocento chili di botta che fermerebbero un camion !. Passano tre o quattro secondi di pena ma
l’animale di colpo si schianta di fianco e sgambetta a zampe in aria. Che momento !. In questi casi
non riesco a restare calmo , l’emozione e’ travolgente, corro vicino al verro e resto imbambolato a
guardarlo. Ma quant’e’ grosso ! L’ho colpito appena sotto gli occhi, la palla ha traversato il cranio
ed e’ uscita dalle costole tagliandole ma scansando il prosciutto. E’ un proiettile complesso , fatto di
due parti di piombo di durezza diversa, mentre la parte davanti e’ tenera e crea forza d’urto, la parte
posteriore insieme al mantello prosegue e non si ferma neanche colpendo ossa robuste come il
cranio in questo caso e creando tramiti importanti e foro di uscita quasi sempre, quindi adatta ad
animali di corporatura forte come grossi cinghiali e cervi adulti.
Intanto la radio gracchia e Luciano mi chiama da sotto.. Si e’ immaginato che fossi io l’artefice
dello sparo e mi chiede notizie,, Confermo l’esito della vicenda e chiedo aiuto per recuperare il
verro , visto che l’auto non può arrivare da me e ci sono tre o quattrocento metri al termine della
parte di strada impraticabile. Quindi Luciano organizza l’arrivo dei rinforzi. Però io considero che
i miei compagni sono distribuiti per la tracciatura in luoghi diversi e lontani e dovranno passare
tempi lunghi per radunarli : Così penso di cominciare ad arrangiarmi da solo per avvantaggiare i
tempi. Cerco in carniera il pezzo di cordino che mi porto sempre, lego il verro per il grifo e tento
intanto di giralo a valle. Accidenti! A malapena riesco a giralo, e quando cerco di trascinarlo mi
accorgo che fatti pochi metri mi devo fermare a riprender fiato. Seppure la stradella sia in discesa
IL VERRO E’ A CASA !
notevole e le foglie umide facciano scivolare le setole del manto abbastanza bene, la bestia e’
grossa e pesante.
Riesco a fare ancora quattro o cinque tratti da solo poi finalmente arrivano gli amici con altre corde
e dopo i commenti sul fondo schiena del sottoscritto , ci mettiamo in fila indiana e trasciniamo il
verro fino al pik-up . Poi mentre gli amici se ne vanno al capanno per il ritrovo della squadra , in
quattro andiamo alla casa di caccia per sistemare la carcassa, ad aprirla e lavarla bene ed a pesarla
sulla bilancia. L’ago si ferma a centosedici chili, ma le difese sono bellissime e le conservo
ancora.
Non ricordo il resto della giornata come sia andato , se la squadra ha trovato altri cinghiali, forse
per smaltire l’emozione sono rimasto stranito a lungo ed il mio pensiero si e’ concentrato sulla mia
avventura. Rimane forte la mia passione ed il ringraziamento eterno verso questa natura così
generosa e la mia fortuna di poterne ancora godere.
Libero 2012
VICINO A VOLTERRA
IL PROFILO DI VOLTERRA VISTO DALLA MIA ZONA
Siamo arrivati finalmente a destinazione, sono le quattro del pomeriggio, la strada non era perfetta ,
anche con il mio vecchio Galloper ho dovuto fare molta attenzione e camminare piano , in molte
zone della provinciale intorno Montaione c’era ancora neve ai bordi e la corsia era ristretta , tratti
ghiacciati mi hanno rallentato e l’ora di strada prevista e’ allungata un po’. Ma adesso siamo scesi
di macchina e ci guardiamo intorno , io ed il mio amico Marco, in queste insolite immagini di
terreno innevato , rare per questi territori mai eccessivamente freddi . La serata e’ strana , una
brezza da Siena si tira dietro un nuvolone nero come l’inferno , sopra di noi ancora un pallido sole
e non siamo tranquilli che non debba scatenarsi anche qui il cattivo tempo . Eppure il paesaggio e’
fantastico , l’aria pulita e fresca ci consente la vista in lontananza di Volterra, il profilo della citta’
si staglia severo contro il cielo con le sue torri . Nei campi ancora neve , e contiamo di trovare
tracce seguendo il bordo della strada ancora immacolato.
Pochi giorni addietro ero venuto a controllare la zona ed avevo visto un gruppo di caprioli giù nel
canalone in una stoppia fra due piccoli calanchi , quindi siamo venuti speranzosi proprio di
rivederli oggi. Il terreno e’ scosceso,innevato ma non ancora arato e la stoppia coperta di erbacce
secche e robuste mi consentirà di scendere fino al limite del fosso senza infangarmi fino alle
orecchie. Considero la possibilità di non portami addosso lo zaino con tutte le mie cose e metto in
carniera solo un telo , un pezzo di nailon per sedere ed una corda, ho in tasca pila coltello e nastro
isolante , con la radio e le Nosler da 140 grani ed il bastone di rosa canina vecchio di dieci anni con
due cannine di bambù al posto del treppiede di alluminio. Con Marco stabiliamo di mettersi in vista
del canalone a distanza di trecento metri fra noi, per vedere un po’ tutta quella parte dove di solito
transitano i caprioli quando sul tramonto cambiano vallata a secondo del vento e della temperatura.
Siamo già piazzati ancora con il sole alto ,manca un’ora al tramonto ed il nuvolone resta fermo sul
colle di Montignoso e forse non scavalcherà il crinale . Cerco fra le cento tasche il telemetro ed
inquadro le zone intorno a me misurando i punti dove passano antichi transiti di animali. Dal mio
posto seguo bene i tracciati nella
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PUR CON MOLTA VISUALE, NESSUN ANIMALE IN VISTA
vecchia stoppia, viottoli sempre uguali ogni anno , probabilmente conseguenti ai pochi passaggi che
il calanco scosceso consente. Ho trovato un punto in fondo alla stoppia dove una piccola frana sulla
cresta del calanco ha creato uno scalino , ottimo per sedere. Con il tacco dello scarpone cerco di
creare uno spazio sufficiente per sedere e tagliando le punte di una ginestra posso godere di una
buona visuale. Copro la mia figura ancor meglio con il telo mimetico, estraggo e carico la Zoli
con solo tre colpi di 7 R.M. , faccio le prove di puntamento piazzando il bastone con le canne a mò
di treppiede volte verso la più probabile direzione di uscita dei caprioli. A questo punto chiamo
Marco che mi conferma di essere a posto e mi preparo ad attendere con pazienza . Il fosso sotto di
me fa un leggero gorgoglìo , la neve produce quella po’ di acqua pur nella brevita’ del suo percorso,
ma è un rumore lieve che non disturba, anzi devo stare in campana perché quasi quasi concilia il
rilassamento eccessivo ( abbiocco ?).. Il sole allunga le ombre nella piaggia di fronte ,
incominciano a rimontare il vallone branchetti di fringuelli per primi, poi cornacchie e, miracolo ,
gruppetti di tordi mai più visti negli untimi dieci anni. Il mio lontano passato di uccellinaio mi fa’
considerare questa visione , certamente l’immensa nevicata in tutta Italia ha modificato il percorso
dei bottacci portandone in queste zone così tanti . Il pallido sole vergognandosi inizia a far
nascondino dietro gli ultimi monti prima del mare di Cecina, nel rosso del tramonto sbandierano
altissime le pale eoliche ed il merlo sotto di me comincia a chiamare a tutta voce. Nel brontolar
dell’acqua distinguo dei rumori di animali, piccoli scricchiolii e rumor di foglie smosse. Potrebbe
essere solo un merlo che razzola, oppure un animale più grosso che si prepara ad uscire sulla mia
destra e così aguzzo la vista cercando con il binocolo anche dentro i pochi spazi della macchia.
Niente. Guardo ancora lontano , nelle distese di grano appena nato e nei calanchi oltre il fosso.
Vedo una parte di territorio molto vasta ma nessun animale di nessuna razza. Forse la giornata non
mette bene, forse il temporale vicino scoraggia l’uscita degli animali . Aspettiamo, manca poco
ormai, ma se i caprioli volevano uscire a quest’ora erano gia’ in vista. Aspettiamo-- Arriva quel
2
IL CALANCO VISTO DALLA STRADA
momento in cui il merlo tace e nella macchia si fa un silenzio quasi assoluto. Il sole e’ gia’ nascosto
dai monti di Montecatini, il cielo rosso e’ bellissimo da vedere ma preferirei tempo più brutto ed un
animale in vista!
La seduta un po’ arrangiata comincia a darmi dei formicolii e mi viene di girami sulle chiappe. Ho
guardato spesso anche la piaggia dietro di me verso la strada, ed approfitto di questo movimento per
lanciare un’occhiata in salita nella stoppia. Mi pare , a colpo d’occhio,di veder un cesto d’erba secca
e scura su a mezza costa e visto che son quasi girato indietro prendo il binocolo e guardo meglio.
Sarà capitato anche a voi di puntare oltre il tramonto un cesto di tignamica che sembra proprio
un’animale , con l’ultima luce residua quando tutte le cose son grige. Ma la meravigliosa qualita’
del mio svarowski recupera la luce del tramonto e mi fa distintamente vedere una femmina di
capriolo che nel pulito della stoppia si sta leccando la schiena cento metri da mè. Mi viene un
colpo! Come faccio a girami e mirare quest’animale messo come sono.. Però dalla mia seduta sono
nascosto alla femmina da cardi secchi , che se mi impediscono la traiettoria del colpo mi
nascondono piuttosto bene, e considerato che dietro di mè ho lo scuro della macchia posso
permettermi qualche movimento. Recupero le canne e le pianto molto divaricate nel terreno, mi
giro e mi inginocchio dove ero seduto alzandomi un pò, via la sicura , via i tappi del cannocchiale di
mira e cerco l’animale con tre ingrandimenti . Mi preoccupa la luce ormai alla fine . Trovo la
femmina che ancora torce il collo indietro e si lecca le zampe . Aspetto che si giri ed invece fa tre
passi verso mè e si mette di punta . E’ ferma a gambe divaricate, guarda ed ascolta, sembra
tranquilla . Aspetto … Non si muove, e riprende a collo torto a leccarsi dietro , sembra un covone di
grano , non posso tirare in queste condizioni. La luce cala, alzo gli ingrandimenti dell’ottica e per
fortuna la visione non peggiora. Vedo nelle lenti che pian piano il capriolo tende a girarsi e quando
cambia posizione, sempre di tre quarti si gratta l’altra parte.
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14/2/12
LA FEMMINA SEMPRE DI TRE QUARTI
Ho resistito abbastanza e decido di tirare, per non sciuparla, appena dietro la spalla, anche se di
traverso e con il collo piegato. Attimi di ansia, armo lo steker e comincio a chiuderci sopra la
mano. Parte il colpo e la vampa mi toglie la visione per un attimo. Nella stoppia però nessun
movimento. Passano pochi secondi , cerco con il binocolo e vedo la massa chiara fra le stoppie. In
quel momento la femmina alza la testa e sulle zampe anteriori rotola verso di me in discesa. Che
fare? Posso andarle incontro e servirla a lama bianca , ma con il buio ormai serio se mi rotola nel
calanco poi son cavoli amari. Riarmo la Zoli e in un attimo miro al collo e sparo ancora. Finalmente
si ferma. Marco allarmato continua a chiamare alla radio, ma nella concitazione del momento non
gli rispondevo e così lo tranquillizzo adesso . Lui non capiva dove avevo sparato, nel calanco
pensava, visto che animali di fronte non ne aveva visti. Vengo da te, mi dice e lo vedo alzarsi
contro luce nella stoppia oltre il vallone. Raccolgo le cose sparse in terra, smonto la postazione e
lentamente salgo il pendio. Pur con la poca luce la massa chiara del mantello invernale appare
subito e mi avvicino. I colpi sono esattamente dove avevo mirato , il primo in cassa e’ uscito
toccando la spina un po’alto, l’altro ha troncato il collo a metà, in terra una strisciata di pelo.
L’ansia pian piano svanisce, mi tremano ancora le gambe dall’emozione e ringrazio la natura per
questo meraviglioso regalo. Scarico la Zoli e messa la fascetta mi preparo a trascinare la femmina
in salita. E’ gia’ , in salita, e che salita! Tirando dalla zampa faccio venti passi e mi devo fermare,
accidenti, non e’ poi un gigante ma la salita e’ ripida ed il terreno a zone scoperto fa’ un discreto
attrito. Dopo due soste arriva Marco, in due và meglio ma la fatica e’ tanta e pensiamo bene di
pulire il capriolo ancora prima di partire, sfruttando la neve pulita . Arriviamo finalmente alla
macchina, sudati come asini e qui sistemiamo l’animale nella cassa di plastica, chiudiamo la
cacciata. Nel nostro distretto da quest’anno e’ stata attivata una modalità di registrazione delle
uscite che prevede di far tutto via telefono, e questo ha facilitato le cose permettendo un risparmio
di tempo , molto gradito nei rientri a casa, non dovendo deviare per raggiungere le solite cassette. Il
temporale che dormiva sul poggio, intanto che sistemiamo le cose decide di farci visita, e così senza
tanti complimenti tuffiamo la roba in macchina e partiamo. Piove per tutta la strada, meglio così
perché vuol dire che non ghiaccerà , piove fino a casa di Marco, piove mentre spelliamo e
prepariamo i tagli , piove fino al piazzale di casa mia , smette mentre salgo in casa.
Anche questa è stata una bella giornata.
Libero 2012
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CACCIA
IL
FORTE
DI
BIBBIONE
GROSSA !!
ANTICA DIMORA DEL MACCHIAVELLI
Accadono nella vita delle persone alcuni fatti che ne determinano cambiamenti di abitudini e di
gusti o soltanto di opinioni e questo che leggerete e’ capitato a me’ cacciatore di fringuelli. E’ pur
vero che i poveri pennuti sono negli anni venuti a calare in modo preoccupante , e giustamente le
autorità venatorie un bel giorno hanno deciso di limitarne , anzi di vietarne per diversi anni la
caccia.
Ed io che invece amavo cacciare alla cerca avevo un vecchio Franchi in calibro 20 che portavo in
lunghe passeggiate per boschi e campi e la preda più frequente erano gli uccelli di piccola taglia
che più numerosi era facile incontrare. Anche gli altri di passo si sono fatti negli anni ancor piu’ rari
ed il giorno che i calendari venatori tolsero dalla lista cacciabile i fringuelli mi ritrovai una borsa di
cartucce a pallini che non sapevo più come sfruttare. Capita che Marco, un mio carissimo amico mi
raccontasse meraviglie della caccia al cinghiale come avventurosa ed appassionante, e comunque
diversissima dalle mie abitudini ed un giorno dopo tanto insistere mi portò a conoscere il suo
gruppo. Partiti con il mio compagno Mauro, ci ritrovammo al raduno nel bar del paese dove
conoscemmo capi caccia e canai. Lì venne stabilito dove andare a tracciare, cosa a me sconosciuta,
e l’orario di ritrovo per decidere dove metter caccia. Giusto per insegnare a me ed a Mauro la
pratica della tracciatura, ci separarono e fummo assegnati a due della squadra esperti tracciatori .
Non so dove finì Mauro, ma io scelsi di andare con un cacciatore che ha un nome strano come il
mio e si chiama Ademaro. Arrivammo al forte di Bibbione, antico possedimento del Macchiavelli.
Era una mattina serena, la notte una luna da balzello aveva partorito una brina alta due dita, e di
buona lena siamo scesi a margine delle vigne di Chianti per una pista tracciata dalla ruspa, larga e
comoda che costeggiava un bosco misto di acacie e carpini.
LA
STRADELLA
LARGA
E COMODA
Il costone ripido era di una terra ghiaiosa di ciottoli rotondi, nel bosco fitto si camminava ancora
bene, ma nello sterrato bisognava far attenzione a non ruzzolare su quelle biglie rotonde. Si usava
allora andar a tracciare con la speranza di tirare al merlo ed anche a qualcosa di meglio , così nel
fucile mettevamo cartucce a pallini, e due palle brenneke in tasca tanto per fare.
Ognuno guardando il suo lato della pista, si cercavano sui bordi e davanti alle uscite dalla macchia
le tracce del cinghiale, ma fino a quel tratto non pareva zona gradita dal suide. In fondo al costone,
lungo il fosso macchie spinose di biancospino segnavano il tracciato di un viottolo appena
sufficiente per una persona, e lì un cagnetto scuoteva il suo bubbolo ed ogni tanto lanciava un
abbaio fioco. Pensai che dei leprai cercassero la baffona e d’istinto mi sporsi dal ciglio per guardare
in basso , ma il bosco alto non consentiva in quel punto la visuale del fondo valle. Però la ruspa
proprio lì aveva accompagnato la terra per creare uno sgrondo, tagliando la macchia a lato della
strada e così potei vedere un po’ più in profondità fra i carpini e le acacie.
Come in un flash vedo traversare questo strappo da una montagna di pelo brinato che camminando
parallelo alla strada risaliva il costone. Allora certo più svelto di adesso , lancio un grido al mio
compagno e gli dico:- un cinghiale ! risale il bosco, corri !- mi volto indietro in salita e correndo
cerco di cambiare le cartucce, lascio cadere in terra quelle a pallini ed infilo in canna una palla.
L’animale costeggiando la strada incontra un altro taglio della ruspa, e mi si mostra per un attimo.
Io ormai imbracciato riesco a sparare una palla in mezzo ai rovi. Sul colpo il verro si ferma ed
appoggiato ad un piccolo carpine lo scuote forte. Io non capisco cosa succede, ma comunque
incamero l’altra brenneke e mirando e tremando d’emozione tiro un altro colpo nel mucchio.
Intanto Ademaro mi raggiunge, non ha visto l’animale e vedendomi sparare nelle acacie, mi guarda
e chiede notizie.
Il cinghiale intanto sul secondo colpo si svincola dal carpine e rotola fra i rovi giù nel dirupo. Con
due parole decidiamo che io scenderò nel bosco a seguire la traccia del verro e lui resterà in alto per
guidarmi con la voce. Scendo e vedo che in basso il bosco si dirada e posso guardare meglio in più
direzioni. Incontro una vecchia strada di boscaioli, larga ed incisa nel fianco della collina ed
FINALMENTE VEDO IL VERRO AL MARGINE DELLA STRADELLA
aggiro il costone fin sotto dove il verro ruzzolando ha lasciato nei rovi una bella strisciata di pulito.
Guardo in alto, guardo in basso e non vedo niente, ne sangue ne’ altro. Cammino oltre le tracce,
guardo fino al fosso, torno verso il mio compagno,lo chiamo ed anche lui si avvicina al punto dove
ho tirato il secondo colpo. Tracce di trascinamento ed infine dentro un rotolo di rovi, in una sorta di
trincea a margine del viottolo ecco il verro morto. Ero talmente eccitato che l’avevo quasi calpestato
senza vederlo, caccio un grido e chiamo giù il mio collega. Ci mettiamo a guardarlo. All’epoca
avevamo delle radio grosse come mattoni e poco efficienti, e dato che eravamo abbastanza in basso
rispetto alle colline, da lì i nostri amici non ci avrebbero sentito, ed i cellulari non c’erano ancora
nel ’92. Allora lui, dotato di una Panda 4x4 , sarebbe risalito un po’ per cercare di collegare
qualcuno degli altri compagni ed io sarei rimasto a guardia del nostro verro. Così deciso si
allontana e resto a rimirare la mia preda tronfio orgoglioso e stordito dall’emozione. Il mio primo
giorno al cinghiale mi capita di beccare una bestia così grande ! e che zanne ! le misurai in seguito
e la più lunga era 16 centimetri. Per ingannare il tempo preparo un bel palo lungo , poi mi metto a
togliere da dosso all’animale i rovi in cui si era avvolto cadendo , poi cerco di portarlo in mezzo al
viottolo per poterlo poi legare e trascinare, ma riesco a malapena a giralo. Nei lontani ricordi di
campagna avevo visto tanti maiali rosa grossi anche oltre due quintali, e questo maialetto scuro non
mi pareva poi gran che.
All’arrivo dei compagni mi presero tutti in giro per queste considerazioni e potei vedere al
momento di trascinarlo quanto era pesante. Mentre si legava il verro, il cagnetto che avevo sentito
arrivò lì da noi e poco dopo anche i cacciatori che lo seguivano;. Un cinghiale così all’epoca non
era frequente da vedere e raccolsi anche i complimenti dei leprai, che di buon grado ci aiutarono a
trascinarlo fin su alla strada . Poi legato alla Panda lo portammo fino all’asfalto e da lì con una
vecchia Renault 4 a casa di un amico fabbro che ci prestò l’argano a catena per appenderlo e
pulirlo. Era un bastiaccia pelosa e fangosa con un pelo arruffato e lungo, puzzava come un cesso,
ma io ero leggero come una piuma.. Ademaro da consumato cinghialaio era pratico della
sistemazione della carcassa, con poche mosse l’apri’ , tolse con attenzione le parti sfruttabili, scartò
ADEMARO SISTEMA IL VERRO E MAURO A DESTRA SUA PARTECIPA
la ferita e lavò con cura sia l’interno che la pelliccia. poi sul ceppo del fabbro divise i tagli. Io rimasi
ammirato da questa sequenza di manovre e negli anni successivi mi ingegnai di imparare.
Poi con calma ci riunimmo al resto degli amici e tutti insieme ci portammo sul San Michele per la
battuta, che io vissi distratto dallo smaltire l’adrenalina del mattino. Prendemmo un altro verro ,
colpito dal mio amico Marco in un profondo canalone che richiese molte braccia per il recupero. La
giornata finì con grande allegria di tutti, in quegli anni la squadra prendeva venticinque cinghiali a
stagione ed erano frequenti le giornate in cui si andava in bianco.
Altre volte in quell’anno sono tornato a caccia di uccelli, ma il pensiero di trovare ancora un
cinghiale mi seguiva sempre , finche’ mi decisi ad iscrivermi alla squadra ed abbandonare le
cartuccine. Negli anni mi e’ poi capitato di prendere cinghiali anche grossi ma zanne come quelle
non ne ho viste piu’ .
Mi viene di ringraziare Marco che mi ha iniziato in questa caccia così emozionante ed anche
Ademaro, amico e maestro di quella volta lì
Libero 2012
LEGENDA ….
COME DIRE.. CHE VOR DIRE ?
ALTANA postazione rialzata e coperta
CALANCO porzione di terreno in frana coperto da vegetazione arbustiva
PIAGGIA terreno solitamente coltivato in pendenza dolce, si dice anche di porzione di bosco
STOPPIA terreno dove dopo raccolto il grano restano gli steli e un po’ di paglia
SBINOCOLARE controllare attentamente il territorio con il binocolo
DISTRETTO minima zona amministrativa relativa alla caccia comprendente a volte più comuni
COMPRENSORIO zona relativa alla caccia di ungulati comprendente più distretti
ALBERETA , pioppeto , terreno piantumato a file regolari di pioppi, noci ed altre essenze
POSTApunto preciso in cui il cacciatore, POSTAIOLO, deve stare disciplinatamente fermo e zitto
CANNICCIO varietà di canne di fosso sottili e fitte , poco più di erbe alte
SUB-ADULTO capriolo o altro ungulato nel secondo anno di sviluppo
TAFANI grosse mosche emofaghe dalla puntura dolorosissima ed a volte allergizzante ,,scansatele
CACCIA ALLA CERCA caccia in movimento che consente la ricerca della selvaggina , l’altra
forma e’ la caccia all’aspetto cui sono tenuti i cacciatori di selezione nei primi due anni di licenza
CACCIA DI SELEZIONE rigida disciplina che prevede l’ottenimento di capi da cacciare
secondo sesso , età e presenza numerica che devono essere conosciute dal cacciatore.
COMBINATO fucile a canne sovrapposte ed apertura a cerniera basculante, composto da una
canna per cartucce a pallini ed una rigata per cartuccia metallica
STEKER dispositivo meccanico che permette di alleggerire lo sforzo di pressione sul grilletto. In
alcune carabine e’ composto da due grilletti, in altre dallo stesso che viene spinto in avanti
TELEMETRO sorta di cannocchiale che sfruttando il laser misura le distanze dall’operatore
BASTONE alto come il cacciatore , serve per tante funzioni
LA ZOLI grande carabina italiana (mia) in calibro 7 mm remington magnum
KALES cannocchiale di mira sopra la mia Zoli, ottimo come svarowski, zeiss, smidt&bender
TIGNAMICA erba legnosa ed appiccicosa che forma grossi cesti e praterie alta intorno al metro
BAR Browning ,nome della carabina semiautomatica più diffusa fra i cacciatori di cinghiale
PUNTO ROSSO sorta di piccolo cannocchiale di mira che sovrappone un puntino luminoso
all’immagine in prospettiva , sostituisce il mirino
PARATA postazione a terra ben chiusa su tutti i lati e dotata di balaustra per appoggiarsi e
mirare, anche da seduti. Quello che si fa’ dall’altana ma in modo più economico
PIANO DI ASSEGNAZIONE il totale dei capi assegnati , per specie,sesso ed età , che in
seguito ai censimenti viene programmato per mantenere nell’area un equilibrio nella popolazione
selvatica
TUG 30-06 cartuccia ottima per il cinghiale di marca eccellente di mm. 7,62 e 400kg di spinta
CAPANNAI cacciatori al capanno con richiami nelle gabbiette
TORDI sasselli , bottacci,gruccioni , poiane,fringuelli,gazze,ghiandaie uccelli delle nostre zone
CORONATO il cervo italiano ha il palco terminante in una corona di punte
UN TRATTORINO si usa dire di un cinghiale maschio ,VERRO , di buona stazza
GRIFO la punta del muso del cinghiale. Per trascinarlo si usa legarlo da dietro i canini
CANAI specialisti nel condurre , conoscere la voce dei cani e stanare i cinghiali
FORE passaggi rotondi ed evidenti creati dai cinghiali nella macchia ed usati spesso da questi