Relazione Clinico Scientifica 2005-2006
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Relazione Clinico Scientifica 2005-2006
Istituto Tumori Bari Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Relazione Clinico-Scientifica 2005-2006 2 3 ISTITUTO DI RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO ISTITUTO TUMORI “GIOVANNI PAOLO II” - BARI RELAZIONE CLINICO-SCIENTIFICA 2005 PROGETTI DI RICERCA 2006 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Via Samuel F. Hahnemann, 10 – 70126 BARI Scientific Directorate Tel. +39 080 5555482 Fax. +39 080 5555139 E-mail [email protected] Web site http://www.oncologico.bari.it Direttore Scientifico Angelo Paradiso Direttore Generale Angelo Domenico Colasanto Direttore Sanitario Aziendale Rosario Antonio Polizzi Direttore Amministrativo Vito Sasanelli Comitato di indirizzo e verifica Presidente Componenti: Emanuele Sannicandro Michele Contino Vincenzo D’Alessandro Dorotea Dubois Annalisa zonno INDICE Introduzione Organigramma ed attività 9 13 Organigramma 14 Attività clinico-assistenziale 15 Revisore dei conti 17 Comitato Tecnico Scientifico 17 Comitato Etico (C.E) 18 Pianta organica 19 Direzione Scientifica 20 Direzione Sanitaria Aziendale 20 Direzione Sanitaria di Presidio 21 Dipartimento di Oncologia Sperimentale 22 Dipartimento di Oncologia Chirurgica 22 Dipartimento di Oncologia Medica 23 Dipartimento Donna 23 Dipartimento di Area Critica e Quartiere Operatorio 24 Dipartimento di Servizi e Diagnostica 24 Attività Formative 25 Educazine continua in medicina 26 Master e dottorati 28 Comparazione Crediti Formativi 30 Capacità di formare ricercatori 30 Pubblicazioni 2005 31 Andamento delle pubblicazioni 2001-2005 32 Andamento Impact Factor grezzo e normalizzato 20012005 32 Pubblicazioni su riviste recensite S.C.I. 33 Pubblicazioni su riviste non recensite S.C.I. 36 Libri e capitoli di libri 37 Comunicazioni a congressi nazionali ed esteri 37 La Ricerca 40 Ricerca Corrente 2001-2005 – Capacità di attrarre risorse 41 Finanziamento complessivo per attività sperimentali 20012005 41 Elenco progetti di Ricerca Finalizzata in corso nel 2005 42 linee di Ricerca e relative aree di attività 44 Elenco progetti di ricerca corrente 2006 45 Linea 1 53 Resoconto Attività 2005 54 Programma Attività 2006 66 Progetti di Ricerca dal n.1 al n.28 Linea 2 70-108 111 Resoconto Attività 2005 112 Programma Attività 2006 120 Progetti di Ricerca dal n.29 al n.55 Linea 3 122-156 158 Resoconto Attività 2005 159 Programma Attività 2006 165 Progetti di Ricerca dal n.56 al n.72 Linea 4 168-191 192 Resoconto Attività 2005 193 Programma Attività 2006 201 Progetti di Ricerca dal n.73 al n.87 Linea 5 203-223 226 Resoconto Attività 2005 227 Programma Attività 2006 229 Progetti di Ricerca dal n.88 al n.104 Progetti Alleanza contro il cancro Elenco progetti Elenco Ricercatori responsabili di progetti di ricerca corrente 2006 232-251 253 254 270 Introduzione 9 Introduzione Nel ruolo che rivesto di Presidente del Comitato di Indirizzo e Verifica, ho l’onore di introdurre la relazione Tecnico-Scientifica 2005-2006 che sicuramente rappresenta per l’Istituto Tumori di Bari un ulteriore contributo per la valorizzazione e la conoscenza al “pubblico” di quanto l’Istituto, dal punto di vista scientifico ed assistenziale, sta realizzando. Desidero esprimere tutta la mia soddisfazione per la mole quali e quantitativa delle attività presentate che sono finalizzate ad un’efficace e migliore utilizzo dei laboratori scientifici e degli strumenti multimediali a disposizione degli operatori. L’immagine che si ricava è quella di un Istituto che, in un contesto scientifico internazionale continua ad offrire il proprio importante contributo per la ricerca nell’ambito della prevenzione e cura della patologia neoplastica su un territorio ed una utenza sempre più vasti. La legge di riordino di tutti gli IRCCS (n.288/2003) che finalmente ha permesso l’insediamento di Organi di governo definitivi, quali il CIV ed il Direttore Generale, sicuramente, in tale contesto, rappresenta una garanzia in termini di stabilità nella programmazione di obiettivi futuri, primo fra tutti l’acquisizione della sede definitiva dell’Ospedale Cotugno. Ancora un sincero augurio di buon lavoro a tutti gli operatori a cui garantisco il mio più totale supporto. IL PRESIDENTE DEL COMITATO DI INDIRIZZO E VERIFICA Emanuele Sannicandro 10 Introduzione La pubblicazione della Relazione Tecnico-Scientifica relativa al resoconto delle attività del 2005 ed alla loro progettazione per il 2006 arriva, questa volta, con un leggero ma comprensibile ritardo, dovuto alla riorganizzazione di una serie di processi gestionali che l’insediamento nelle ultime settimane del 2006 ai vertici dell’Istituto del Comitato di Indirizzo e Verifica e del Direttore Generale previsti dalla Legge di Riordino 288 del 2003, ha comportato. Per lo svolgimento delle attività descritte, grandi meriti vanno quindi riconosciuti al Prof. Rosario Antonio Polizzi per aver lavorato lungo quasi tutto il 2006 come Commissario Straordinario ed al Direttore Amministrativo, avv. Vito Sasanelli. Scontato è il ringraziamento al Direttore Scientifico, dott. Angelo Paradiso, che cura la pubblicazione della presente relazione per il secondo anno consecutivo. Credo si possa ora affermare con sufficiente serenità che, grazie all’assetto istituzionale definitivo, l’Istituto debba ora guardare con un enorme sforzo di proiezione verso nuovi obiettivi, fra i quali, primo fra tutti, il trasferimento verso la nuova e definitiva sede. Questo è uno degli impegni prioritari della Direzione generale per il futuro, consapevole che solo una sede definitiva possa garantire una programmazione delle attività cliniche e scientifiche a medio e lungo termine, tale da garantire che l’Istituto svolga un ruolo decisivo per lo sviluppo di moderne politiche territoriali nel settore della prevenzione, diagnosi e cura delle neoplasie. Tutto questo, nel rispetto della programmazione e degli obiettivi del PSN e del Governo Regionale che tanta attenzione e sostegno sta garantendo all’Istituto. IL DIRETTORE GENERALE Angelo Domenico Colasanto 11 Introduzione Cari colleghi, la relazione tecnico-scientifica di resoconto delle attività 2005 e di programmazione 2006 arriva alla fine di un anno caratterizzato da importanti cambiamenti per l’Istituto. L’avvenuto insediamento nelle ultime settimane del 2006 degli Organi Istituzionali definitivi di competenza regionale previsti dalla Legge di Riordino degli IRCCS del 2003 costituisce infatti un elemento importante destinato a garantire continuità della gestione e programmazione dell’Istituto con importanti riflessi positivi anche nel settore sperimentale. In questa ottica, va quindi portato al Comitato di Indirizzo e Verifica (CIV) ed al Direttore Generale un augurio di buon lavoro e di incoraggiamento per le grandi problematiche dell’Istituto che si troveranno a gestire. Dal punto di vista scientifico, il 2005 è risultato un anno di intensa attività scientifica, dimostrata da una impennata (+101% di punti di Impact Factor rispetto al 2004) degli indici di produzione scientifica che, sicuramente, comporterà un arduo impegno per i ricercatori, mantenere nel futuro. Ancora più entusiasmante è risultata la programmazione delle attività del 2006 che hanno visto delineare e sviluppare una serie di interventi che, ritengo, cruciali per il futuro dell’Istituto. Parlo dell’attivazione in via sperimentale dell’Ufficio Studi Clinici Controllati, del Servizio di Psicooncologia, e di un Settore Multimediale della Biblioteca, attività che non mancheranno di dare nel medio-lungo termine sicuri risultati. Va comunque sempre sottolineato che, i risultati raggiunti si basano fortemente su attività cliniche di sempre maggiore complessità (di rilievo l’aumento del Case-mix per il 2005) a connotare un Istituto che della Ricerca di tipo Traslazionale ne ha fatto una scelta basilare. Nuovi trattamenti fisici locali, vaccini, nuovi farmaci e nuovi approcci chirurgici sono alla base di questa stimolante produttività scientifica. La considerazione conclusiva, infine, è doverosamente riferita ai fondi destinati ad attività sperimentali, acquisiti dall’ Istituto nel corso del 2005. Seguendo i trend nazionali di investimento per attività di R&S nel 2005, anche il nostro Istituto ha registrato una modesta riduzione dei fondi disponibili ma, per la prima volta, si è resa visibile un’inversione del rapporto tra entità dei Fondi di Ricerca Corrente rivenienti dal Ministero della Salute e Fondi raccolti per la esecuzione di Progetti Finalizzati rivenienti da soggetti finanziatori pubblici e privati, a tutto favore di quest’ultima voce. Dati preliminari danno questa tendenza ulteriormente accentuata anche nel 2006. Sono queste due indicazioni: riduzione dei fondi disponibili e aumento della produttività scientifica che fanno guardare all’anno 2005 come ad un anno in cui l’Istituto ha sostanzialmente migliorato la sua efficienza produttiva, grazie sicuramente alla entità ed al coordinamento degli sforzi dei ricercatori ma, anche, e non ultimo, alla migliorata efficienza dei processi gestionali ed amministrativi che ne regolano le attività. IL DIRETTORE SCIENTIFICO Dott.Angelo Paradiso 12 ORGANIGRAMMA ED ATTIVITÀ 13 Organigramma ed Attività Organigramma (dati aggiornati al 2005) Commissario Straordinario Direzione Aziendale Organi di staff Servizio integrato di epidemiologia e servizi informativi sanitari Resp.strutt.sempl. Area Controllo di Gestione U.R.P. e Controllo Qualità Comitato Etico Dirigente 1 Collab. Amm.vo1 1 Assist. Sanitario1 Direzione Aziendale Direzione Scientifica Direzione Amministrativa Direzione Sanitaria Aziendale Direzione Sanitaria di Presidio Vice Direzione Area Gestione Affari Generali, Legali e Burocratici Uffici Amministrativi Area Gestione Risorse Umane Area Gestione Tecnica Patrimonio, Informatica, Ingegneria clinica e sicurezza sui luoghi di lavoro Biblioteca Aree Dipartimentali Servizio di Farmacia Direttore Farm. Str. Compl. Coad. Amm.vo 1 1 Area Gestione Risorse Finanziarie CTS Galenica clinica, nutrizione Parenterale, Unità di Manipolazione farmaci Antiblastici Resp. Farmacista str. Sempl. 1 Direzione Amministrativa Segreteria Dir. Amm. Collab. Amm.v o Assist. Amm.vo 1 1 Area Gestione Risorse Umane Dirigente Collab. Amm.v o esp. Assist. Amm.v o Area Gestione Affari Generali, Legali e Burocratici Dirigente 1 Collab. Amm.v o esp. 1 Assist. Amm.v o 2 Coad. Amm.v o 2 1 .3 3 Area Gestione Risorse Finanziarie Dirigente Collab. Amm.v o esp. Collab. Amm.vo Assist. Amm.v o 1 1 1 3 Area Gestione Tecnica, Patrimonio, Informatica, Ingegneria Clinica e sicurezza sui luoghi di lav. Dirigente Collab. Amm.vo esp. Collab. Amm. vo Assist. Amm.v o Coad. Amm.v o esp. Coad. Amm.v o 1 1 2 3 1 2 Ufficio Ticket Assist. Amm.v o OTA 2 1 Centralino e Servizi Generali Oper-.spec. Cond. Cald. Oper. spec. Centr. Op.spec. Aut. Commesso 1 7 1 1 14 Organigramma ed Attività Attività clinico-assistenziale Periodo 2001-2005 Nel corso dell’anno 2005, le scelte aziendali dell’ Istituto, sono state orientate alla verifica del livello di inappropriatezza delle prestazioni erogate, sia nei confronti della mission dell’Istituto (la cura e la ricerca clinica in campo oncologico), che dell’efficienza organizzativa (modalità di erogazione delle prestazioni: ricovero ordinario, ricovero a ciclo diurno, prestazioni ambulatoriali). La scelta,quindi, è stata quella di privilegiare, in una prima fase di riorganizzazione del modello assistenziale, la qualità delle prestazioni erogate, anche a rischio di una riduzione del fatturato complessivo. Il dato complessivo delle attività assistenziali (vedi allegato), così come riportato nella tabella acclusa, evidenzia gli elementi più significativi delle attività svolte e dell’impegno profuso per erogare prestazioni con i livelli di appropriatezza, propri di un Istituto di ricerca. • Il case mix aumentato • Le giornate di degenza diminuite Entrambi sono parametri indicativi di un’attività che si concentra su prestazioni per patologie di alto- medio profilo in regime di ricovero ordinario (il case- mix aumentato), che utilizza la risorsa posto letto in maniera più appropriata (diminuita la degenza media e l’indice di turn over, aumentato il tasso di utilizzo e l’indice di rotazione per p. l.); che sposta sul regime a ciclo diurno e sull’ambulatoriale prestazioni di basso profilo (aumento del file “F”), come le chemioterapie, intesa come la semplice somministrazione ciclica dei farmaci .Il DRG 410 o DRG di basso peso come il DRG 266, il 284 e il 262, che rimangono tra i primi nella casistica dei primi DRG di altri Istituti Oncologici, sono, attraverso la realizzazione dell’obiettivo dell’appropriatezza , notevolmente ridotti nella casistica dell’IRCCS Oncologico di Bari, avendo utilizzato strumenti di organizzazione diversa rispetto al ricovero ordinario. L’attività assistenziale dell’Istituto si è, con il 2005, stabilizzata su valori che ne confermano la capacità di rispondere alla “mission” che è propria dell’Istituto e che, sul piano specificatamente delle attività di natura assistenziale, gli è stata assegnata dal Piano di Riordino della Rete Ospedaliera Regionale. L’ IRCCS di Bari viene individuato come Centro di Riferimento Oncologico Regionale, con il compito di supportare le autorità regionali nella formulazione dei programmi, nella standardizzazione di metodiche diagnostico – terapeutiche per la validazione dei protocolli”. Nel corso del 2005, “l’appropriatezza”, sia rispetto alla “mission” che alle modalità organizzative di erogazione delle prestazioni, ha definito una casistica assistenziale di ricoveri in regime ordinario, caratterizzata dalla presenza di DRG di medio- alto peso. Di conseguenza il “case mix” dell’Istituto, quale indice della complessità della casistica trattata, si è stabilizzato per il 2005 sul valore di 1,39, partendo dal valore di 1,08 del 2001. Il dato assume particolare rilevanza sul piano gestionale, in quanto pur avendo operato un considerevole spostamento di attività in regimi alternativi a quello ordinario e, quindi ridotto il numero totale dei ricoveri ordinari, il valore complessivo del fatturato prodotto è progressivamente aumentato raggiungendo per il 2005, per la prima volta, il tetto di prestazioni fissato dal DIEF. Dalla lettura del dato sulla produttività assistenziale del 2005 si evidenzia ulteriormente che l’attività dell’Istituto, quale soggetto erogatore di prestazioni assistenziali in campo oncologico, continua ad essere indirizzata verso il potenziamento della capacità di erogare prestazioni appropriate, incentrate su una tipologia di media – alta complessità assistenziale. 15 Organigramma ed Attività Attività clinico-assistenziale Periodo 2001-2005 INDICATORI DI ATTIVITÀ 2001 2002 2003 2004 2005 150 122 122 118 118 Ricoveri 5.717 4.848 4.523 4.583 4.352 Giornate di degenza 30.402 25.994 26.015 23.946 23.517 Degenza media 5,32 5,36 5,75 5,22 5,40 Ricoveri in Day Hospital 1298 1961 1934 2.035 2.223 Tasso di occupazione posti letto 60,80% 65,27% 66,61% 63,68% 63,01% Visite ambulatoriali 40.103 45.467 44.540 46.541 53.514 Interventi Chirurgici 2.610 2.556 3.339 2.380 2311 Esami di laboratorio 333.426 416.538 430.635 348.795 325.068 Esami istologici 21.052 27.713 26.124 5.123* 4.739 Esami citologici 7.179 9.643 9.149 8843 Esami radiologici 37.715 21.529 23.642 31.989 36.894 Esami cardiologici 18.804 18.792 18.189 10.766 10.067 Esami endoscopici 1.498 2.485 2.185 2.102 1.970 Applicazioni di Radioterapia 54.630 23.270 23.570 13.869 19.695 1,08 1,19 1,32 1,37 1,39 Posti letto funzionanti Case mix Dati aggiornati al 2005 *Per l’anno 2004 gli esami istologici sono stati computati per numero di pazienti e non per numero di preparati allestiti 16 Organigramma ed Attività Revisori dei Conti Giacomo Zona Presidente Michele De Nicotera Componente Achille Guglielmi Componente Ministero dell’Economia e Finanze Ministero della Salute Regione Puglia Comitato Tecnico Scientifico (C.T.S.) Presidente Angelo Paradiso Direttore Scientifico Componenti Dora Casamassima Biologo Coadiutore Pietro Calabrese Direttore U.O.C. Enza Carioggia Direttore U.O.C. Giuseppe Colucci Direttore Dipartimento Angelo Domenico Colasanto Direttore Sanitario Giangiuseppe Console Direttore U.O.C. Cosimo D’Amico Dirigente II livello Cosmo Gadaleta Dirigente II livello Francesco Giotta Dirigente II livello Luciano Grammatica Direttore Dipartimento Franco Lorusso Capo Tecnico Vito Lorusso Direttore U.O.C. Vittorio Mattioli Direttore Dipartimento Antonio Mazzei Dirigente II livello Severino Montemurro Direttore U.O.C. Antonio Pellecchia Direttore Dipartimento Stella Petroni Biologo Collaboratore Michele Quaranta Direttore Dipartimento Vito Sasanelli Direttore Amministrativo Francesco Schittulli Direttore Dipartimento Giovanni Simone Dirigente II livello Artur Timurian Direttore U.O.C. Michele Traversa Dirigente II livello Francesco Zito Dirigente II livello Dati aggiornati al 2005 17 Organigramma ed Attività Comitato Etico (C.E.) (Del. Comm. Str. n. 309 del 06/09/2005) PRESIDENTE VICE-PRESIDENTE COMPONENTI SEGRETERIA SCIENTIFICA SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Giacinto De Marco Presidente della Corte di Appello di Bari Gabriella Serio Prof. Ordinario Statistica Medica Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi di Bari Maria Rosaria Carratù Prof. Associato di Farmacologia Settore Disciplnare 14 – Facoltà di Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Bari Massimo Castellano Consigliere Nazionale dell’AiSTOM e Responsabile del Centro AiSTOM di Bari A. Domenico Colasanto Direttore Sanitario IRCCS Ospedale Oncologico di Bari Giangiuseppe Console Dirigente di Struttura Complessa di Farmacia IRCCS Ospedale Oncologico di Bari Tommasi Berardi Prof. Associato di Chirurgia Oncologica Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi di Bari Lino Larocca Vice Presidente del Tribunale Ecclesiastico Pugliese Angelo Paradiso Direttore Scientifico f.f. IRCCS Ospedale Oncologico di Bari Francesco Silvestris Prof. Ordinario di Medicina Interna Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi di Bari Patrizia Nardulli Dirigente Farmacista U.O. di Farmacia - IRCCS Ospedale Oncologico di Bari Alessandro Lanetti Assistente Amministrativo Direzione Scientifica - IRCCS Ospedale Oncologico di Bari Protocolli Approvati dal Comitato Etico nel periodo 20012005 25 Finanziamenti da società farmaceutiche periodo 2001-2005 600.000 500.000 20 400.000 15 300.000 10 200.000 5 0 Protocolli approvati 100.000 - 2001 21 2002 13 2003 20 2004 23 2005 10 2001 2002 2003 2004 2005 Finanziamenti 178.70 244.20 198.62 365.00 551.00 18 Organigramma ed Attività Pianta Organica RUOLO SANITARIO - Tecnico elettronico sanitario - Fisiocinesiterapista 2 - Operatore prof.le di II categoria- Infermiere generico 19 1 Dirigenza Area medica Direttore (str. compl) con incarico Direttore di Dipartimento 6 Direttore (str. compl.) 6 Responsabile (str. sempl) 22 Dirigente medico 39 RUOLO PROFESSIONALE Direttore (Str.compl.) Ingegnere Assistente (Conv.) Religioso Dirigenza Ruolo sanitario Direttore Farmacista (str. compl.) Responsabile (str. sempl.) Direttore compl.) Dirigente Fisico 1 Responsabile Biologo (str. sempl) 2 Dirigente Biologo 8 1 Fisico (str. 1 1 1 RUOLO TECNICO Farmacista 1 Collaboratore professionale sociale Operatore specializzato Assistente 1 tecnico - Autista 5 - Centralinista 7 - Operatore tecnico specializzato addetto all’assistenza 5 Ausiliario specializzato 3 Altro personale ruolo sanitario Collaboratore professionale esperto sanitario 1 Collaboratore professionale sanitario RUOLO AMMINISTRATIVO Dirigente amministrativo 3+1(con incarico) Collaboratore amministrativo professionale esperto 6 Collaboratore amministrativo profess. 6 - Infermiere 105 - Colposcopista 1 - Dietista 2 - Assistente sanitario 2 Assistente amministrativo 22 - Tecnico sanitario di laboratorio biomedico 15 Coadiutore amministrativo 9 Commesso 1 - Tecnico sanitario radiologia medica di 21 19 Organigramma ed Attività Direzione amministrativa AREA CONTROLLO DI GESTIONE SEGRETERIA collaboratore amministrativo esperto 1 AREA GESTIONE AFFARI GENERALI, LEGALI E BUROCRATICI dirigente collaboratore esperto assistente amministrativo 2 coadiutore amministrativo 2 1 amministrativo 1 AREA GESTIONE RISORSE UMANE dirigente 1 collaboratore amministrativo esperto 2 assistente amministrativo 4 AREA GESTIONE TECNICA E DEL PATRIMONIO, INFORMATICA, INGEGNERIA CLINICA E SICUREZZA SUI LUOGI DI LAVORO dirigente 1 Gestione Tecnica e del Patrimonio, Informatca, Ingegneria clinica e Sicurezza sui luoghi di lavoro Dirigente 1 Coudut. Amm.vo 1 Coll. Amm.vo 1 Direzione Scientifica DIREZIONE SCIENTIFICA collaboratore amministrativo 1 assistente amministrativo 1 BIBLIOTECA assistente amministrativo 1 ausiliario 1 Direzione Sanitaria Aziendale CENTRO UNICO PRENOTAZIONI Piano 0 personale infermieristico 3 personale infermieristico 3 Piano 3 Piano -2 assistente amministrativo 1 collaboratore esperto collaboratore amministrativo 2 assistente sanitario 1 assistente amministrativo 4 personale infermieristico 1 coadiutore amministrativo 1 amministrativo 1 Centralino e servizi generali operaio spec.centralinista 7 operaio. spec.autista 1 AREA GESTIONE RISORSE FINANZIARIE dirigente 1 Gestione risorse finanziarie collaboratore esperto collaboratore amministrativo 1 assistente amministrativo 3 amministrativo 1 ACCETTAZIONE MALATI SERVIZIO INTEGR. DI EPIDEMIOLOGIA E SERVIZI INFORMATIVI SANITARI assistente amministrativo 1 coadiutore amministrativo 1 OTA 1 FRONT OFFICE personale infermieristico 1 OTA 2 ausiliario 1 Ufficio riscossione ticket assistente amministrativo 2 OTA 1 20 Organigramma ed Attività Direzione Sanitaria di Presidio SEGRETERIA UFFICIO INFERMIERISTICO collaboratore prof.sanit.esperto 2 personale infermieristico 1 dietiste 2 assistente sociale 1 CARTELLE CLINICHE personale infermieristico coadiutore amministrativo 1 assistente amministrativo 1 ARCHIVIO coadiutore amministrativo 2 SALA MORTUARIA ASSISTENZA SOCIALE 2 ausiliario 2 assistente amministrativo 1 assistente sanitario 1 U.R.P. 21 Organigramma ed Attività Dipartimenti Dipartimento di Oncologia Sperimentale Direttore: Michele Quaranta Dipartimento di Servizi e Diagnostica Direttore: Antonio Pellecchia Dipartimento di Oncologia Chirurgica Direttore: Luciano Grammatica Dipartimento di Oncologia Medica Direttore: Giuseppe Colucci Dipartimento Donna Direttore: Francesco Schittulli Dipartimento di Area Critica e quartiere Operatorio Direttore: Vittorio mattioli Dipartimento di Oncologia Sperimentale Direttore: Michele Quaranta Dipartimento di Oncologia Chirurgica Direttore: Luciano Grammatica U.O. LABORATORIO DI ANALISI CHIMICOCLINICHE, MICROBIOLOGIA, IMMUNOEMATOLOGIA E RADIOIMMUNOLOGIA U.O. CHIRURGIA DELL’APPARATO DIGERENTE • dirigenti medici 2 • dirigenti medici 5 • dirigenti biologici 2 • personale infermieristico * • personale tecnico 9 • OTA 2 S.S. Ematologia e coagulazione • Responsabile biologo 1 S.S. Immunologia e protidologia • Responsabile biologo 1 U.O. LABORATORIO DI ONCOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA • dirigenti medici 1 • Dirigenti biologi 2 • Personale tecnico 2 S.S. Chirurgia dello scavo pelvico e riabilitazione del pavimento pelvico • Responsabile medico U.O. OTORINOLARINGOIATRIA E PATOLOGIA CERVICO-FACCIALE • dirigenti medici 1 • personale infermieristico * S.S. Ecografia, diagnostica ed interventistica testa-collo, attività amb. day hospital, controllo SDO • Responsabile medico 1 * il personale infermieristico, pari a n.21 unità di ruolo e n.6 incaricati, viene gestito dal dipartimento 22 Organigramma ed Attività Dipartimento di Oncologia Medica Direttore: Giuseppe Colucci Dipartimento Donna Direttore: Francesco Schittulli U.O. ONCOLOGIA MEDICA U.O. GINECOLOGIA ONCOLOGICA • dirigenti medici 5 • dirigenti medici 4 • personale infermieristico 13* *+n.3 inferm. incaricati • personale infermieristico 5 S.S. Controllo di qualità e SDO • responsabile medico 1 U.O. ONCOLOGIA MEDICA E SPERIMENTALE S.S. Ecografia diagnostica ed operativa • responsabile medico 1 U.O. SENOLOGIA CHIRURGICA E PREVENTIVA • dirigenti medici 4 • dirigenti medici 6* *+n.1 dirigente medico incaricato • personale infermieristico 22* *+n.3 inferm. incaricati • personale infermieristico 16* *+n.2 infer. incaricati S.S. Attività ambulatoriale e day hospital del dipartimento • Responsabile medico 1 U.O. RADIOTERAPIA S.S. Chirurgia mininvasiva, day surgery ambulat • Responsabile medico 1 S.S. Follow up, controllo qualità. SDO • responsabile medico • dirigenti medici 2 • personale infermieristico 2 • personale tecnico 2 • Responsabile medico 1 • coad.amm.vo 1 • dirigente medico 1 • personale infermieristico 1 • Personale tecnico 4 STRUTTURE SEMPLICI DIPARTIMENTALI U.O. Radiodiagnostica Senologica S.S. Trattamento del Ca. mammella, GOIP Dipart. Donna • Responsabile medico 1 1 U.O. Chirurgia Plastica • Responsabile medico 1 U.O. Riabilitazione • Responsabile medico 1 • Fisioterapisti 4 23 Organigramma ed Attività Dipartimento di Area Critica e Quartiere Operatorio Direttore: Vittorio mattioli U.O ANESTESIA E TERAPIA INTENSIVA POSTCHIRURGICA Dipartimento di Servizi e Diagnostica Direttore: Antonio Pellecchia U.O. DIAGNOSTICA PER IMMAGINI • dirigenti medici 3 • dirigenti medici 4 • personale infermieristico 12 • personale infermieristico 3 • personale tecnico 9 • Coad.amm.vo 1 S.S. Terapie del dolore e cure palliative • Responsabile medico 1 S.S. Radiodiagnostica mediante macchine pesanti (TAC, RMN) U.O. CARDIOLOGIA • Dirigenti medici 1 • personale infermieristico 5 S.S. Ecocardiografia, acocolordoppler ed ergometria • Responsabile medico 1 STRUTTURE SEMPLICI DIPARTIMENTALI U.O. Radiologia Interventistica • Responsabile medico 1 • dirigente medico 2 • personale infermieristico 9* *+n.2 infermieri incaricati • Personale tecnico 1 • Responsabile medico 1 U.O. ANATOMIA, ISTOPATOLOGIA E BIOTECNOLOGIE AVANZATE • dirigenti medici 1 • Dirigenti biologici 4 • Personale tecnico 3* *+n.2 tecnici di lab. Incaricati • Assistente amm.vo 1 S.S. Istocitopatologia, GOIP Dipartimento donna • responsabile medico 1 S.S. Citodiagnostica • responsabile medico 1 U.O. FISICA SANITARIA • Dirigente fisico 2 • Personale tecnico 2 U.O. GASTROENTEROLOGIA, ENDOSCOPIA DIGESTIVA E LASER TERAPIA • Dirigenti medici 1 • Personale infermieristico 2 S.S. Laserterapia • Responsabile 1 24 ATTIVITA’ FORMATIVE ED EDUCAZIONE 25 Attività Formative ed Educazione Educazione Continua in Medicina Titolo progetto/evento formativo anno 2005: Destinatari n. crediti Partecipanti Accoglienza ed umanizzazione nel percorso assistenziale del paziente oncologico Infermieri,tecnici di laboratorio e radiologia,dietisti,fI siote rapisti, assistenti sanitari 21 84 BLSD:il primo intervento nelle emergenze cliniche intraospedaliere BLSD:il primo intervento nelle emergenze cliniche intraospedaliere Comfort e sicurezza negli ambienti di lavoro confinati Corso di chirurgia della mammella Gestione delle complicanze nelle chirurgie del colon retto Gestione delle ferite chirurgiche Il controllo di gestione negli Enti pubblici Le emergenze in Chirurgia Oncologica Le emergenze in chirurgia oncologica Le radiazioni ionizzanti nelle attività sanitarie Responsabile E.Nigro Area di interesse Direzione Sanitaria Area Critica e quartiere operatorio Attività in ore 54 40 Infermiere 41 8 V. Mattioli Medico chirurgo 38 7 V. Mattioli Area Critica e quartiere operatorio 40 Tutte le professioni 5 100 G. Simeone Dei Servizi e di Diagnostica 16 Medico chirurgo 34 12 F. Schittulli Senologia 33 Medico chirurgo 7 60 S. Montemurro Chirurgia apparato digerente 9 infermiere medico chirurgo 22 40 V. Mattioli Area Critica e Quartiere Operatorio 58 4 80 R. Caporusso Area Controllo di Gestione 16 medico chirurgo 7 10 L. Grammatica Oncologia chirurgica 9 Infermiere 7 20 L. Grammatica Oncologia chirurgica 9 Medico chirurgo 10 40 E. Carrioggia Dei Servizi e di Diagnostica 28 Dirigenti di azienda, respons.controllo di gestione del bilancio e approvvigiona menti 26 Attività Formative ed Educazione Titolo progetto/evento formativo anno 2005: Le radiazioni ionizzanti nelle attività sanitarie Le radiazioni ionizzanti nelle attività sanitarie Metodi e strumenti di ricerca bibliografica online per l’informazione biomedica Metodi e strumenti per un’assistenza infermieristica di qualità Onde elettromagnetich e, aspetti fisici e biologici, tipologia delle sorgenti e relative esposizioni Quality Control in quantitative PCR: applixcation in oncological biomarkers study Quality Control in quantitative PCR: applixcation in oncological biomarkers study Quality Control in quantitative PCR: applixcation in oncological biomarkers study Tumori e trombosi TOTALE Area di interesse Attività in ore E. Carrioggia Dei Servizi e di Diagnostica 28 16 E. Carrioggia Dei Servizi e di Diagnostica 28 13 40 P.De Cillis Direzione Scientifica 26 infermiere 37 120 V. Nigro Direzione Sanitaria 192 Tutte le professioni 9 100 G. Simeone Dei servizi e di diagnostica 24 17 Destinatari n. crediti Partecipanti Tecnico sanitario radiologia medica 11 64 Fisico sanitario 12 Tutte le professioni Responsabile Tecnico sanitario biomedico 15 15 A. Paradiso Laboratorio Oncologia Sperimentale Clinica biologi 14 15 A. Paradiso Laboratorio Oncologia Sperimentale Clinica 17 medico chirurgo 14 5 A. Paradiso Laboratorio Oncologia Sperimentale Clinica 17 Infermiere, medico chirurgo 3 100 V. Lorusso Oncologia Medica 5 n. 324 n. 936 n. 666 27 Attività Formative ed Educazione MASTER E DOTTORATI Anno Titolo 1) 2005 Chimica del Farmaco – Dip. Farmaco chimico - Università di Bari – ciclo XX 2) 2005 Economia Aziendale- Università di Lecce 3) 2005 Oncologia ed Endocrinologia Molecolare - Università di Napoli “Federico II”– ciclo XXI 4) 2005 Scuola di Specializzazione Farmacia Ospedaliera- Università Bari 5) 2005 1) Anno Tecnologie cellulari e molecolari in fisiologia-– Dip. Farmaco chimico - Univ Bari – ciclo XVIII 2005 Titolo Chimica del Farmaco – Dip. Farmaco chimico – Università di Bari – ciclo XX Descrizione Dott.ssa Letizia Porcelli Dottorato di ricerca in Chimica del Farmaco – Dip. Farmaco chimico – Università di Bari – ciclo XX Titolo tesi: “Studio dell’attività antitumorale di composti correlati ai PPARs e alle metalloproteinasi” Sede di svolgimento: Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica, IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari Numero partecipanti 1 2) Anno 2005 Titolo Economia Aziendale- Università di Lecce Descrizione Il dottorato è stato sponsorizzato dall’IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari e ha riguardato gli aspetti economici delle prestazioni sanitarie dell’Istituto. Numero partecipanti 1 28 Attività Formative ed Educazione 3) Anno 2005 Titolo Oncologia ed Endocrinologia Molecolare – Università di Napoli “Federico II”– ciclo XXI Descrizione Dott. Sinto Sebastian (India) Dottorato di ricerca in Oncologia ed Endocrinologia Molecolare –- Università di Napoli “Federico II”– ciclo XXI Sede di svolgimento: Laboratorio Oncologia Sperimentale Clinica, IRCCS Istituto Tumori di Bari Numero partecipanti 1 4) Anno 2005 Titolo Scuola di Specializzazione Farmacia Ospedaliera- Università Bari Descrizione Sede di svolgimento: Farmacia, IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari. I n.3 specializzandi, si sono occupati di sperimentazioni cliniche, attività di manipolazione chemioterapici antiblastici, comitato etico, ecc. Presenti in Istituto, tutti i gg per n.6 ore giornaliere. Numero partecipanti 3 5) Anno 2005 Titolo Tecnologie cellulari e molecolari in fisiologia-– Dip. Farmaco chimico - Univ Bari – ciclo XVIII Descrizione DOTTORATO DI RICERCA IN TECNOLOGIE CELLULARI E MOLECOLARI IN FISIOLOGIA XVIII CICLO- Università degli Studi di Bari. Finanziato dall'IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari Titolo del progetto:“RUOLO DELL’ESPRESSIONE DI NHE1, NHERF1 E RhoA NELLA TUMORIGENESI E NELLA PROGRESSIONE NEOPLASTICA DI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA MAMMARIO”. Dottoranda: dr.ssa Antonia Bellizzi Coordinatore: Prof.ssa MARIA SVELTO Supervisori: Dott. ANGELO PARADISO, Prof. STEPHAN J. RESHKIN Numero partecipanti 1 29 Attività Formative ed Educazione Comparazione Crediti Formativi Periodo 2002-2005 2000 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 Eventi/Progetti 2002 2003 2004 2005 6 26 22 20 Crediti 116 264 430 320 Partecipanti 380 1805 1345 1236 Capacità di formare ricercatori Periodo 2001-2005 60 50 40 30 20 10 0 Contratti Borse di studio 2001 2002 2003 2004 Medici/Biologi 19 24 21 25 2005 55 Tecnici 5 3 3 7 19 area economica-giuridica 7 18 26 27 41 Medici/Biologi 13 17 14 17 8 area economica-giuridica 4 3 1 3 0 area economica-giuridica 7 0 0 0 0 30 PUBBLICAZIONI 2005 31 Pubblicazioni Andamento delle pubblicazioni Periodo 2001-2005 Anno Pubblicazioni per extenso Libri e Capitoli di libro Abstracts Totale Recensite Non recensite 2001 17 23 4 28 74 2002 30 6 2 10 48 2003 26 22 4 41 93 2004 35 7 4 67 113 2005 47 20 2 38 107 Totale 172 89 22 247 532 300 6 250 5 200 4 IF punti 150 3 100 2 50 1 0 2001 2002 2003 2004 2005 17 30 26 42 47 47,15 120,39 99,202 101,68 227,662 I.F. normalizzato 72 168 113 153 255 I.F. medio 2,8 4,0 3,8 2,4 4,8 numero Pubblicazioni I.F. grezzo IF medio Andamento IMPACT FACTOR Grezzo e normalizzato 2001-2005 0 32 Pubblicazioni Pubblicazioni 2005 Lavori pubblicati su riviste recensite da Science Citation Index ISI I.F. 2004 N. Grezzo Lavori per extenso 1. 4,335 BAZAN V, AGNESE V, CORSALE S, CALO V, VALERIO MR, LATTERI MA, VIENI S, GRASSI N, CICERO G, DARDANONI G, TOMASINO RM, COLUCCI G, GEBBIA N, RUSSO A: Specific TP53 and/or Ki-ras mutations as independent predictors of clinical outcome in sporadic colorectal adenocarcinomas: results of a 5-year Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (G.O.I.M.) prospective study. Ann Oncol 16 (suppl. 4): iv50-iv55, 2005. 2. 3,742 BERRUTI A, BITOSSI R, GORZEGNO G, BOTTINI A, GENERALI D, MILANI M, KATSAROS D, RIGAULT DE LA LONGRAIS IA, BELLINO R, DONADIO M, ARDINE M, BERTETTO O, DANESE S, SAROBBA MG, FARRIS A, LORUSSO V, DOGLIOTTI L: Paclitaxel, vinorelbine and 5-fluorouracil in breast cancer patients pretreated with adjuvant anthracyclines. Br J Cancer 92 (4): 634-38, 2005. 3. 0,631 CALABRESE P, OLIVA S, GAGLIONE A: Coronary artery stenosis following mediastinal radiation therapy. Case report and review of the literature. Tumori 91 (4): 369-72, 2005. 4. 3,742 CAPPUZZO F, NOVELLO S, DE MARINIS F, FRANCIOSI V, MAUR M, CERIBELLI A, LORUSSO V, BARBIERI F, CASTALDINI L, CRUCITTA E, MARINI L, BARTOLINI S, SCAGLIOTTI GV, CRINO L: Phase II study of gemcitabine plus oxaliplatin as first-line chemotherapy for advanced non-small-cell lung cancer. Br J Cancer 93 (1): 29-34, 2005. 5. 7,517 CARDONE RA, BAGORDA A, BELLIZZI A, BUSCO G, GUERRA L, PARADISO A, CASAVOLA V, ZACCOLO M, RESHKIN SJ: Protein Kinase A gating of a pseudopodial-located RhoA/ROCK/p38/NHE1 signal module regulates invasion in breast cancer cell lines. Mol Biol Cell 16 (7): 3117-27, 2005. 6. 8,123 CARPAGNANO GE, FOSCHINO-BARBARO MP, MULE G, RESTA O, TOMMASI S, MANGIA A, CARPAGNANO F, STEA G, SUSCA A, DI GIOIA G, DE LENA M, PARADISO A: 3p Microsatellite alterations in exhaled breath condensate from non-small cell lung cancer patients. 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Ann Oncol 16 (6): 878-86, 2005. 33 Pubblicazioni 12. 4,434 COMELLA P, NATALE D, FARRIS A, GAMBARDELLA A, MAIORINO L, MASSIDDA B, CASARETTI R, TAFUTO S, LORUSSO V, LEO S, CANNONE M: Capecitabine plus oxaliplatin for the first-line treatment of elderly patients with metastatic colorectal carcinoma: final results of the Southern Italy Cooperative Oncology Group Trial 0108. Cancer 104 (2): 282-89, 2005. 13. 1,427 DE CEGLIE A, GATTESCHI B, BLANCHI S, SCOTTO F, PELLECCHIA A, CONIO M: Esophageal granular cell tumor treated by endoscopic mucosal resection. A case report and review of the literature. Dig Dis Sci 50 (10): 1875-79, 2005. 14. 2,914 DE LENA M, RAMLAU R, HANSEN O, LORUSSO V, WAGNER L, BARNI S, CRISTOVAO MM, HUBER R, ALBEROLA V, MITROVIC M, COLIN C, GASMI J: Phase II trial of oral vinorelbine in combination with cisplatin followed by consolidation therapy with oral vinorelbine in advanced NSCLC. Lung Cancer 48 (1): 129-35, 2005. 15. 3,742 DE PLACIDO S, DE LAURENTIIS M, DE LENA M, LORUSSO V, PARADISO A, D’APRILE M, PISTILLUCCI G, FARRIS A, SAROBBA MG, PALAZZO S, MANZIONE L, ADAMO V, PALMERI S, FERRAU F, LAURIA R, PAGLIARULO C, PETRELLA G, LIMITE G, COSTANZO R, BIANCO AR; GOCSI Cooperative Group: A randomised factorial trial of sequential doxorubicin and CMF vs CMF and chemotherapy alone vs chemotherapy followed by goserelin plus tamoxifen as adjuvant treatment of node-positive breast cancer. Br J Cancer 92 (3): 467-74, 2005. 16. 21,713 EARLY BREAST CANCER TRIALISTS’ COLLABORATIVE GROUP (EBCTCG) PARADISO A, DE LENA M, SCHITTULLI F: Effects of chemotherapy and hormonal therapy for early breast cancer on recurrence and 15-year survival: an overview of the randomised trials. 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Br J Cancer 92 (9): 1621-25, 2005. 28. 1,356 LORUSSO V, CRUCITTA E, SILVESTRIS N, ROSATI G, MANZIONE L, DE LENA M, PALMERI S, GEBBIA V, MANCARELLA S, SOBRERO A, PEZZELLA G, COMELLA P, MANGIAMELI A, MUCI D; Italian Bladder Cancer Group: Randomised, open-label, phase II trial of paclitaxel, gemcitabine and cisplatin versus gemcitabine and cisplatin as first-line chemotherapy in advanced transitional cell carcinoma of the urothelium. Oncol Rep 13 (2): 283-87, 2005. 29. 1,356 LORUSSO V, GEBBIA V, SPADA M, GUIDA M, CASSANO G, BRUNETTI C, GERMANO D, NETTIS G, IZZI G, GALETTA D, GIAMPAGLIA M, SILVESTRIS N, COLUCCI G: Topotecan plus ifosfamide in patients with platinum refractory advanced/metastatic non-small cell lung cancer: a phase II study. Oncol Rep 14 (6): 1547-51, 2005. 30. 4,335 LORUSSO V, SILVESTRIS N: Systemic chemotherapy for patients with advanced and metastatic bladder cancer: current status and future directions. 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J Clin Oncol 23 (18): 4057-62, 2005. 47. 1,395 VICI P, FOGGI P, COLUCCI G, CAPOMOLLA E, BRANDI M, GIOTTA F, GEBBIA N, DI LAURO L, VALERIO MR, PAOLETTI G, BELLI F, PIZZA C, GIANNARELLI D, LOPEZ M: Sequential docetaxel followed by epirubicin-vinorelbine as first-line chemotherapy in advanced breast cancer. Anticancer Res 25 (2B): 1309-14, 2005. 227,662 TOTALE Lavori pubblicati su riviste non recensite da Science Citation Index 1. ANCHISI R, GAMBOTTO DESSY M, MATTIOLI V, MONTANARO R: A proposito di stress nel quartiere operatorio: esplorazione di un microcosmo complesso. Lo stress come “punto di vista”: tipologie a confronto. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 281-84, 2005. 2. ARMENISE F, GADALETA C, CATINO A, CANNIELLO E, D’ALUISIO L, RANIERI G, MATTIOLI V: Anestesia e sedazione nella PAT (percutaneous ablation therapy) dei tumori epatici con guida angiografica. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 614-16, 2005. 3. CAPOZZOLO B, LERARIO AM: L’attualità del controllo di gestione nel sistema della Clinical Governance. Tuttosanità Anno XIV n. 75: 30-40, 2005. 4. COLAIACOMO E, COLASANTO AD, CONSOLE G, NARDULLI P, MILELLA P, DIGIUSEPPE F, LERARIO AM: Analisi della variabilità dei costi dell’assistenza: il caso della spesa per farmaci e presidi nel DRG 410. Mecosan 55: 89-98, 2005. 5. COLAIACOMO E, COLASANTO AD, SCHITTULLI F, TANZARELLA M, MILELLA P, NARDULLI P, LERARIO AM: Carcinoma mammario della mammella: un modello innovativo per il trattamento nell’esperienza del Dipartimento Donna dell’IRCCS Oncologico di Bari. Organizzazione Sanitaria n. 1, pagg. 1-15, 2005. 6. COMELLA P, MASSIDDA B, FILIPPELLI G, NATALE D, FARRIS A, BUZZI F, TAFUTO S, MAIORINO L, PALMERI S, DE LUCIA L, MANCARELLA S, LEO S, ROSELLI M, LORUSSO V, CATALDIS GD: Safety and Efficacy of Irinotecan plus High-Dose Leucovorin and Intravenous Bolus 5-Fluorouracil for Metastatic Colorectal Cancer: Pooled Analysis of Two Consecutive Southern Italy Cooperative Oncology Group Trials. Clin Colorectal Cancer 5 (3): 203-10, 2005. 7. COVA D, LORUSSO V, D’APRILE M, SILVESTRIS N: Principi per un uso razionale dei farmaci nel paziente anziano con cachessia neoplastica. Trends Med 5 (2): 109-14, 2005. 8. DE LENA M: Il vaccino antitumore. Summa n. 214, pagg. 46-47, 2005 9. DITONNO P, BATTAGLIA M, SELVAGGIO O, GAROFALO L, LORUSSO V, SELVAGGI FP: Clinical evidence supporting the role of lonidamine for the treatment of BPH. Rev Urol 7 (suppl. 7): S27-33, 2005. 10. ITALIAN NETWORK FOR QUALITY ASSURANCE OF TUMOUR BIOMARKERS (INQAT) GROUP (PARADISO A, coordinatore): Quality control for histological grading in breast cancer: an Italian experience. Pathologica 97 (1): 16, 2005. 11. LORUSSO V: What news in urological cancer. Tunis Med 83 (suppl. 12): 75-76, 2005. 12. LORUSSO V, SILVESTRIS N, COVA D, UBBIALI A, BALDUCCI L: Attualità e prospettive nel trattamento medico del carcinoma del colon-retto nel paziente anziano. Geriatric Med Intell 14 (1): 21-28, 2005. 36 Pubblicazioni 13. MATTIOLI V, CATINO A, ARMENISE F, CANNIELLO E, D’ALUISIO L, GALIZIA M, RANIERI G, GADALETA C: One lung ventilation close-chest with CMV and low level CPAP in radiofrequency ablation (RFA) of lung tumors: our experience. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 174-76, 2005. 14. MATTIOLI V, MONTANARO R, ANCHISI R, GAMBOTTO M: Valutazione dello stress nel quartiere operatorio: lavori in corso. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 285-87, 2005. 15. NARDUCCI AV, GRAMMATICA L: L’organizzazione del modello della ricerca in un IRCCS. Tuttosanità Anno XIV n. 75: 52-56, 2005. 16. RANIERI G, RIA R, ROCCARO AM, VACCA A, RIBATTI D: Development of vasculature targeting strategies for the treatment of chronic inflammatory diseases. Curr Drug Targets Inflamm Allergy 4 (1): 13-22, 2005. 17. SILVESTRIS N, FABIETTI P, NUMICO G, D’APRILE M, SOSCIA F, TIMURIAN A, LORUSSO V: Complicanze fungine in oncologia e radioterapia. Trends Med 2005 18. SILVESTRIS N, LOCOPO N, DI COSIMO S, SCIACCA V, D’APRILE M, LORUSSO V: Ruolo della gemcitabina nel trattamento del carcinoma mammari avanzato: attualità e prospettive. Oncologia ed Ematologia Moderne 1: 8-14, 2005. 19. URSI A, SZOST P, NARDUCCI AV: Comunicazione interna all’azienda ospedaliera pubblica: l’analisi dei flussi informativi attraverso l’utilizzo di un modello specifico. Tuttosanità Anno XIV n. 75: 44-50, 2005. 20. XU JM, ZHU BD, MANGIA A, SIMONE G, MONTEMURRO S, GIULIANI F, MAIELLO E, COLUCCI G, PARADISO A: Prognostic value of thymidylate synthase, topoisomerase-1 and Ki-67 in advanced colorectal cancer patients on irinotecan and fluorouracil treatment. Zhonghua Zhong Liu Za Zhi 27 (5): 312-15, 2005. Libri e Capitoli di libri 1. 2. LORUSSO V, SILVESTRIS N: Tumori dell’anziano. In: Massimo Lopez. Oncologia medica pratica. II Edizione. Società Editrice Universo, pp. 2033-47, 2005. LORUSSO V, CINIERI S, COVA D, SILVESTRIS N: Nuovi farmaci biomolecolari in Oncologia Medica - Un manuale per il clinico – Volume I. Ragusa Grafica Moderna Modugno (BA), 2005. Comunicazioni a congressi nazionali ed esteri, abstracts 1. ACHILLE G, BESOZZI G, BUONO A, PATIERNO G, GRAMMATICA L, SIMONE G, ABBATE I: La diagnosi della patologia tiroidea attraverso l’agobiopsia ecoguidata: nostra casistica. Atti V Congresso Nazionale AME. Pescara, 28-30 ottobre 2005, pag. 133. 2. ACHILLE G, BESOZZI G, MASTROSIMINI F, GRAMMATICA L, BUONO A, PATIERNO G: La misurazione di TGfnab e di Cfnab nella tiroide e di linfonodi del collo per la diagnosi di neoplasie tiroidee primarie e secondarie. Giornale Italiano Ecografia 8 (4): 37-38, 2005. 3. ACHILLE G, BESOZZI G, MASTROSIMINI F, GRAMMATICA L, BUONO A, PATIERNO G: Sensibilità e specificità dell’esame citologico su FNAB della tiroide. Nostra esperienza. Giornale Italiano Ecografia 8 (4): 40-41, 2005. 4. ALOÈ F, MONTANARO R, CALABRESE R, LORUSSO V, CHIUMARULO F, MATTIOLI V: Buprenorfina TDS nel dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 138, 2005. 5. ALOÈ F, MONTANARO R, CHIUMARULO F, D’ALUISIO L, CANNIELLO E, ARMENISE F, MATTIOLI V: Valutazione dei fattori psicosociali nel trattamento antalgico del paziente anziano con dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 138, 2005. 6. AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F, PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE R, PARADISO A: cycloherylpiperazine derivative PB28, a sigma-2 agonist and sigma-1 antagonist receptor activity, is cytotoxic, modulates P-glycoprotein and synergizes with anthracyclinesin breast cancer. Tumori (Supplementi) 4 (4): 11, 2005. 7. AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F, PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE R, PARADISO A: A cycloherylpiperazine derivative (PB28), displaying sigma2 agonist and sigma1 antagonist receptor activity, as a th possible glycoproteinP modulator and revertant of anthracycline resistance. 96 Annual Meeting AACR; Anaheim, Orange Country CA 16-20 april 2005. 37 Pubblicazioni 8. AZZARITI A, PORCELLI L, DI VITTORIO A, SIMONE GM, PARADISO A: Prolonged exposure to the EGFR tm tyrosine kinase inhibitor gefitinib (Iressa , ZD1839) and the antiangiogenic agent ZD6474. I Supplementi di Tumori 4 (2): 36, 2005. 9. BELLIZZI A, AZZARITI A, CARDONE RA, BUSCO G, PARADISO A, RESHKIN SJ: The NA+/H+ excharger regulator factor (NHERF-1) regulates IRESSA inhibition of EGF-R (ERBB1) directed growth and invasion. Tumori (Supplementi) 4 (4): 14, 2005. 10. BELLIZZI A, CARDONE RA, CASAVOLA V, PARADISO A, RESHKIN SJ: The scaffolding protein, NHERF-1, is over-expressed in breast cancer and in lymphocytes from breast cancer patients: correlation with clinical parameters. Tumori (Supplementi) 4 (2): 97-98, 2005. 11. CAPONIO MA, CRAPOLICCHIO A, CRISTIANI S, RUBINI V, SICILIANO M, WIESEL S, TOMMASI S, SIMONE G: HPV, PCR detected, infection and morphological lesion in uterine cervix. Tumori (Supplementi) 4 (2): 81-82, 2005. 12. CARDONE RA, BELLIZZI A, BAGORDA A, BUSCO G, PARADISO A, CASAVOLA V, RESHKIN SJ: NHERF-1 expression driver serum deprivation-dependent activation of tumor cell NA+/H+ exchanger and invasion via coordination of PKA-dependent phosphorylation of rhoa and subsequent down-regulation of P38 MAPK. Tumori (Supplementi) 4 (2): 163, 2005. 13. CASADEI S, SEYMOUR I, ROSATO R, LUCCHI L, FALCINI F, STRADA M, MORINI N, NALDONI C, PARADISO A, TOMMASI S, SCHITTULLI F, AMADORI D, CALISTRI C: Polymorphisms Asn372His and IVS21-66T/C in the BRCA2 gene influence breast cancer risk by modifing the effect of family history. Tumori (Supplementi) 4 (4): 26, 2005. 14. CRAPOLICCHIO A, LACALAMITA R, BRUNO M, MONACO A, DI GENNARO M, RINALDI M, SCHITTULLI F, TOMMASI S, PARADISO A: BRCA1 alterations in breast cancer patients from Puglia: mutations and polymorphisms as markers of cancer risk. Tumori (Supplementi) 4 (2): 69-70, 2005. 15. FEDELE V, BENZ CC, TOMMASI S, PARADISO A, ALBERTSON D: Impact of aging on genomic abnormalities in th breast cancer. 96 Annual Meeting AACR; Anaheim, Orange Country CA 16-20 april 2005. 16. FEDELE V, TOMMASI S, BENZ CC, ALBERTSON D, PARADISO A: Aging and genomic abnormalities in breast cancer. Tumori (Supplementi) 4 (4): 40, 2005. 17. GADALETA C, COVIELLO M, CATINO A, VENNERI MT, STEA B, QUARANTA M, MATTILI V, RANIERI G: VEGF assessment in serum from hepatocellular cancer patients undergone to percutaneously radiofrequency thermal ablation. Tumori (Supplementi) 4 (4): 46, 2005. 18. GIANNELLI G, AZZARITI A, SGARRA C, PORCELLI L, ANTONACI S, PARADISO A: Laminin-5 protects ZD6474 effectiveness on HCC. Tumori (Supplementi) 4 (4): 51, 2005. 19. LUPI R, FALCHETTI M, ZANNA I, MANCINI B, CECCARELLI K, RIZZOLO P, BIANCHI S, SAIEVA C, MASALA G, PARADISO A, PALLI D, OTTINI L: Analysis of CHEk2 variants and protein expression in an italian series of male breast cancer. Tumori (Supplementi) 4 (4): 59, 2005. 20. MANGIA A, CHIRIATTI A, SIMONE GM, ZITO A, PACIOLLA N, PELAGIO G, STEA B, SCHITTULLI F, PARADISO A: Touch imprint cytology in tumour tissue bank. First ESH-EBMT Euroconference on Biobanking. Saggart, Co Dublin, Ireland 28-31 january 2005, poster 7. 21. PARADISO A, AZZARITI A, PORCELLI L, SIMONE GM, FRANSVEA E, ANTONACI S, GIANNELLI G: Laminin-5 offsets gefitinib effectiveness on HCC cells. Tumori (Supplementi) 4 (2): 32, 2005. 22. PARADISO A, MAIER S, NIMMRICH I, MARX A, EPPENBERGER-CASTORI S, JÄNICKE F, SPYRATOS F, FOEKENS J, SCHMITT M, HARBECK N: DNA methylation profile predicts risk of recurrence in tamoxifen-treated, node-negative breast cancer patients. Tumori (Supplementi) 4 (2): 47-48, 2005. 23. PARADISO A, MANGIA A, CHIRIATTI A, XU JM, SIMONE G, ZITO A, MONTEMURRO S, MALLAMCI R, GIULIANI F, MAIELLO E, COLUCCI G: Tumour biomarkers predictive of clinical response in advanced colorectal patients. Tumori (Supplementi) 4 (4): 76, 2005. 24. PARADISO A, TOMMASI S, FOSCHINO-BARBARO MP, MULÈ G, RESTA O, MANGIA A, CARPAGNANO F, STEA G, SUSCA A, DI GIOIA G, DE LENA M, CARPAGNANO GE: Microsatellite instability in exhaled breath condensate from non-small cell lung cancer patients. Tumori (Supplementi) 4 (4): 76, 2005. 25. PARADISO A, NIMMRICH I, KOENIG T, EPPENBERGER-CASTORI S, BOHLMANN I, SPYRATOS F, JÄNICKE F, MULLER V, THOMSSEN C, HOFLER H, NAHRING J, MANGIA A, SCHITTULLI F, EPPENBERGER U, MODEL F, MARTENS J, FOEKENS J, LESCHE R, SCHWOPE I, KLUTH A, MARX A, SCHMITT M, HARBECK N, MAIER S: DNA methylation reliably predicts risk of recurrence in tamoxifen-treated, node-negative breast cancer patients. Tumori (Supplementi) 4 (4): 77, 2005. 26. PARRELLA P, POETA ML, GALLO AP, PRENCIPE M, APICELLA A, ROSSIELLO R, LIGUORO G, SERIPA D, GRAVINA C, RABITTI C, RINALDI M, NICOL T, TOMMASI S, PARADISO A, SCHITTULLI F, ALTOMARE V, FAZIO VM: Non-random distribution of aberrant promoter methylation of cancer related genes in sporadic breast cancer tumours. Tumori (Supplementi) 4 (2): 50, 2005. 38 Pubblicazioni 27. PARRELLA P, SCINTU M, PRENCIPE M, POETA ML, GALLO AP, RABITTI C, RINALDI M, TOMMASI S, PARADISO A, SCHITTULLI F, VALORI VM, TOMA S, ALTOMARE V, FAZIO VM: HIC1 promoter hypermethylation and 17P13.3 allelic loss in breast ductal carcinomas. Tumori (Supplementi) 4 (2): 49, 2005. 28. PATRUNO R, PASSANTINO L, RIBAUD MR, PELLECCHIA V, SAVINO E, COVIELLO M, QUARANTA M, RANIERI G: Plasma activated platelet rich VEGF level as a surrogates markers of angiogenesis and malignany in spontaneous mast cells tumour model. Tumori (Supplementi) 4 (4): 77-78, 2005. 29. PORCELLI L, AZZARITI A, SEBASTIAN S, SIMONE GM, GATTI G, NICOLIN A, PARADISO A: Enhanced and schedale-dependent antitumour activity of the combination gefitinib (ZD1839; “Iressa”) and the mTor inhibitor rapamycin in a panel of pancreas cancer cell lines. Tumori (Supplementi) 4 (4): 81, 2005. 30. PORCELLI L, AZZARITI A, SIMONE GM, PARADISO A: Molecular targets and chemosensitivity of human pancreatic cell lines. Tumori (Supplementi) 4 (2): 33, 2005. 31. PRENCIPE M, GALLO AP, VALORI V, APICELLA A, ROSSIELLO R, PARADISO A, TOMMASI S, ZITO FA, FAZIO VM, PAOLA P: Methylation status changes in cancer related genes durino ductal breast carcinoma progression. Tumori (Supplementi) 4 (4): 82, 2005. 32. RANIERI G, PATRUNO R, MARTINO D, VACCA F, SCHITTULLI F, RIBATTI D, VALERIO P: Mast cell density positive to tryptase may play a role in human breast cancer angiogenesis. Tumori (Supplementi) 4 (4): 83, 2005. 33. SEBASTIAN S, AZZARITI A, PORCELLI L, SIMONE GM, TOMMASINO M, PARADISO A: Molecular characterization and gefitinib sensitivity of a panel of 12 new HNSCC cell lines. Tumori (Supplementi) 4 (4): 93, 2005. 34. SIMONE GM, CHIRIATTI A, MANGIA A, BRUNO M, CICORIA O, DI GENNARO M, LONGO S, RINALDI M, SCHITTULLI F, PARADISO A: Analysis of the reasons for accepting or declining blood sample. Partecipation in genetic research breast cancer: a hospital-based population study. First ESH-EBMT Euroconference on Biobanking. Saggart, Co Dublin, Ireland 28-31 january 2005, poster 24. 35. TOMMASI S, CRAPOLICCHIO A, LACALAMITA R, BRUNO M, MONACO A, SIMONE G, TRENTADUE A, PILATO B, SCHITTULLI F, LONGO S, DIGENNARO M, MANGIA A, PARADISO A: BRCA1 alterations in a hospital-based consecutive series of Puglia breast cancer patients with familial history. Atti Symposium Lynne Cohen Foundation for Ovarian Cancer Research, New York april 15-16 2005. 36. TOMMASI S, FEDELE V, LACALAMITA R, BRUNO M, CRAPOLICCHIO A, SCHITTULLI F, GINZINGER D, SCOTT G, EPPENBERGER-CASTORI S, EPPENBERGER U, CALISTRI D, CASADEI S, SEYMOUR I, LONGO S, DE GENNARO M, SIMONE G, ZITO F, BENZ CC, PARADISO A: ERBB2 SNPs in familial breast cancer patients. Atti Symposium Lynne Cohen Foundation for Ocarina Cancer Research, New York april 15-16 2005. 37. TOMMASI S, FEDELE V, LACALAMITA R, BRUNO M, MOORE D, CRAPOLICCHIO A, SCHITTULLI F, GINZINGER D, SCOTT G, EPPENBERGER-CASTORI S, EPPENBERGER U, BENZ CC, PARADISO A: Role of ERBB2 SNPS in the risk of familial breast cancer in caucasian women. Tumori (Supplementi) 4 (2): 75, 2005. 38. ZIZZO N, PATRUNO R, LIONETT A, DI SUMMA A, BUFO P, PELLECCHIA A, RIBATTI D, RANIERI G: Endothelial area and microvascular density in a canine non-Hodgkin’s lymphoma: an interspecies model of tumor angiogenesis. Eur J Lymphol 15 (Sp. No. 43): 3, 2005. 39 LA RICERCA 40 Ricerca LA RICERCA Come da fini istituzionali la ricerca dell’Istituto Oncologico di Bari è organizzata in Ricerca Corrente, finanziata dal Ministero della Salute con appositi provvedimenti annuali, Ricerca Finalizzata, finanziata con i fondi ex art. 12 bis, e progetti di ricerca finanziati da altri soggetti privati. Di seguito, riassunto l’andamento nell’ultimo quadriennio delle voci di entrata per le attività di ricerca di cui sopra Ricerca Corrente 2001-2005 - Capacità di attrarre risorse 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 - Ricerca Corrente 2001 2002 2003 2004 2005 1.012.256 1.062.883 1.026.499 934.000 880.000 Finanziamento complesivo per attività sperimentali 2001-2005 3.000.000 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 - Totale Finanziamenti 2001 2002 2003 2004 2005 1.877.864 2.607.848 2.376.778 2.179.150 2.044.500 41 Ricerca Elenco progetti di Ricerca Finalizzata in corso nel 2005 Anno di Finanziamento 2005 Ente finanziatore Titolo Responsabile Ministero Salute IOB Capolfila Le Metalloproteasi e loro inibitori nel linfonodo sentinella del carcinoma mammario M. Quaranta AIRC Modern Chemotherapy in advanced colorectal cancer: predictive factors and EGFR targeting drugs A. Paradiso AIRC Cancerogenesis and progression of hepatocellular carcinoma (HCC) HCV related: preclinical and clinical models A. Paradiso s.r.l. Proogetto SIRIO - Sistema di Inseguimento Robotizzato Intra-Operatorio. Prot. MIUR 3528 V. Mattioli C. Gadaleta di Programma Italia-Usa “Farmacogenomica Oncologica” – Convezione n.527/B-A7 dal titolo: “Contributo clinico-scientifico allo studio del carcinoma della mammella, del colon, dell’ovaio e del polmone A. Paradiso Ditta Bari Istituto Sanità MASMEC Superiore Anno di Finanziamento 2004 Ente finanziatore Ministero Salute IOB Coordinatore AIRC Cassa di Risparmio Puglia Istituto Superiore di Sanità Ministero della Salute IOB Collaborante Ministero della Salute Progetto Finalizzato Regionale IOB Collaborante Titolo Responsabile Progetto globale prostata V. Lorusso Network virtuale per una Bio Banca Oncologica Nazionale A. Paradiso Modern chemoterapy in advanced colorectal cancer: predictive factors end EGFR targenting drugs A. Paradiso Cancerogenesis and progression of hepatocelular carcinoma (HCC) HCV-related: preclinical and clinical models A. Paradiso Sistema informativo per la gestione della diagnosi precoce, del trattamento, della riabilitazione, per la second opinion e per la ricerca scientifica relativamente ai tumori al seno e della sfera genitale femminile E. Colaiacomo P. Milella Programma Italia-Usa “Farmacogenomica Oncologica” – Convezione n.527/B-A7 dal titolo: “Contributo clinico-scientifico allo studio del carcinoma della mammella, del colon, dell’ovaio e del polmone A. Paradiso Il carcinoma colorettale: indicatori di diagnosi precoce, di progressione e di risposta al trattamento A. Paradiso Protocolli di assistenza e procedure diagnostiche sulle malattie rare in Puglia M. Guida 42 Ricerca Anno di Finanziamento 2003 Ente finanziatore Titolo Responsabile Ministero della Salute IOB Capofila Gli IRCCS oncologici come modello di centro di eccellenza: implementazione di servizi gestionali innovativi per la ricerca R. Polizzi IOB Capofila Vaccino con cellule dendritiche pulsate con linea cellulare tumorale o tumore autologo in pazienti con carcinoma renale D. Casamassima IOB Capofila Biomarcatori tumorali (BT) ed il medico di medicina generale (MMG): efficienza ed appropriatezza di utilizzo clinico A. Paradiso F. Schittulli IOB Collaborante Significato biomolecolare e clinico del bilancio proteolitico in pazienti con carcinoma mammario: ruolo prognostico e di attività di malattia S. Tommasi A. Paradiso Diagnosi precoce e caratterizzazione biologicomolecolare di carcinomi mammari sporadici e a predisposizione geneticaù A. Paradiso IOB Collaborante Il carcinoma pancreatico: indicatori di diagnosi precoce, di progressione e di risposta al trattamento A. Paradiso IOB Collaborante Progettazione ed implementazione operativa del Sistema Bibliotecario degli Enti dio Ricerca Biomedici Italiani (Bibliosan) A. Paradiso IOB collaborante IOB Collaborante 43 Ricerca Linee di Ricerca e relative aree di Attività: triennio 2006-2008 LINEA 1- EPIDEMIOLOGIA, FATTORI DI RISCHIO GENETICO MOLECOLARI, ABITUDINI DI VITA E PREVENZIONE TUMORALE. Aree di attività: 1) Attivazione di Registri di patologia, 2) Agenti xenobiotici e rischio di cancro con individuazione di marcatori di esposizione e danno al DNA, 3) Identificazione di soggetti a rischio per caratteristiche geneticomolecolari con utilizzo di test genetici, counselling, ect. 4) Abitudini, stili di vita e rischio di cancro, 5) Basi genetico-molecolari per lo sviluppo e progressione della malattia neoplastica, 6) Sviluppo e validazione di interventi sociali e clinici per la prevenzione della malattia neoplastica LINEA 2 - APPROCCI LABORATORISTICI E/O STRUMENTALI INNOVATIVI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA DIAGNOSI, PROGNOSI E PREDIZIONE DELLA RISPOSTA AI TRATTAMENTI ANTINEOPLASTICI. Aree di attività: 1) Validazione di nuovi markers biologico-molecolari di diagnosi precoce; 2) ldentificazione di nuovi fattori clinico-biologici predittivi di aggressività clinica e sensibilità ai trattamenti fisico-chimici; 3)Validazione di determinanti biochimico-molecolari rilevanti al fine di terapie personalizzate; 4 ) Sviluppo e validazione di nuove tecnologie per la diagnosi, stadiazione e monitoraggio della malattia neoplastica; 5) Sviluppo di programmi di Controllo di Qualità per indagini laboratoristiche e strumentali. LINEA 3 - NUOVI APPROCCI CLINICO- TERAPEUTICI E PROGETTI INTEGRA TI NELLA TERAPIA DEI TUMORI Aree di attività: 1) Nuovi approcci farmacologici per trattamenti adiuvanti, neoadiuvanti e della fase avanzata; 2) Valutazione di trattamenti integrati, sistemici e loco-regionali; 3) Sviluppo di trattamenti mirati su basi biologiche; 4) Sviluppo e validazione di trattamenti mini-invasivi; 5) Sviluppo di nuovi concetti di metodologia clinica. LINEA.4 - MEDICINA DEL DOLORE, RIABILITAZIONE ONCOLOGICA E QUALITÀ DI VITA Aree di attività: 1) Riconoscimento e trattamento del dolore di tipo neuropatico e delle sindromi dolorose miste; 2) sperimentazione di nuovi farmaci antalgici e/o associazioni farmacologiche, e di nuove vie di somministrazione; 3) Ricerca e sperimentazione di nuovi modelli di riabilitazione oncologica, con supporti multidisciplinari; 4) Valutazione multiparametrica della qualità di vita e delle cure con programmi di formazione ed informazione rivolti ad operatori ed utenza ; 5) Implementazione di modelli di continuità di cura-ospedale territorio. LINEA 5- NUOVI MODELLI ORGANIZZA TIVI, GESTIONALI E DI F ARMACO-ECONOMIA. Aree di attività 1) Nuovi modelli gestionali ed organizzativi in ambito sanitario 2) Govermance e nuovi outcomes nell’ambito dei servizi sanitari 3) Valutazioni farmaco-econorniche; 4) Sviluppo ed implementazione di procedure diagnostico-terapeutiche; 5) Comunicazione esterna ed interna all'Istituto. 44 Ricerca PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006 LINEA 1 – EPIDEMIOLOGIA, FATTORI DI RISCHIO GENETICO MOLECOLARI, ABITUDINI DI VITA E PREVENZIONE TUMORALE N. progetto TITOLO RESPONSABILE N. LINEA N. AREA Angelo Paradiso 1 1 Pietro Milella 1 1 1 Analisi dell’associazione di patologia oncologica in soggetti affetti da patologie rare 2 Costituzione di Registri di Patologia con le Sdo come fonti informative 3 Creazione di una Banca Tessuti Interdipartimentale Giuseppe Pelagio 1 1 4 Banca Tessuti Tumorali:allestimento e creazione di un network Angelo Paradiso 1 1 Angelo Paradiso 1 2 Anita Mangia 1 3 1 3 Brunella Pilato 1 3 Stefania Tommasi 1 3 Michele Bruno 1 3 Gaetano Falco 1 4 Trojano Vito 1 4 Trojano Vito 1 6 Michele Quaranta 1 4 Stefania Tommasi 1 5 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Alterazioni di DNA nell’esalato respiratorio per la prevenzione del NSCLC: studio di validazione Espressione di molecole di adesione nelle forme familiari e sporadiche di carcinoma mammario Studio del Pattern dei cambiamenti genomici nei tumori mammari ereditari non BRCA1- e BRCA2- associati (BRCAx) Caratterizzazione molecolare di pazienti pugliesi con carcinoma mammario eredofamiliare Alterazioni di BRCA1/2 nel carcinoma mammario familiare: validazione di una nuova strategia per lo studio di SNP in BRCA Individuazione di profili di rischio associati a fattori eredo- familiari nei pazienti con carcinoma mammario Prevalenza di lichen vulvare e l’importanza della diagnosi clinica e istologica precoce La multietnicità del nostro contesto regionale come elemento per nuove prospettive di ricerca nel campo delle MST Il ruolo dell’informazione sulla infezione da HPV e vaccinazione come elemento fondamentale nella prevenzione delle neoplasie ginecologiche Il ruolo dell’infezione occulta da HBV nello sviluppo del carcinoma epatico: valutazione dell’interazione con il virus HCV e con la dieta Polimorfismi di erbB2 e caratteristiche istopatologiche del carcinoma mammario Anita Mangia 45 Ricerca 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 Analisi dello stato ipermetilazione del promotore dei geni coinvolti nei carcinomi minimi della mammella Fattori genetici ed epigenetici nell’epatocarcinoma HCV-relato Analisi molecolare del gene RET in casi di carcinoma midollare della tiroide Ruolo del pathway NHERF1/EGFR nella progressione, motilità ed invasione neoplastica Le conoscenze e le attitudini delle donne sul tumore della cervice uterina e i suoi fattori di rischio Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della cervice uterina: ridurre o annullare la mortalità Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della mammella: ridurre o annullare la mortalità Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della prostata: ridurre o annullare la mortalità Screening per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto: ridurre l’incidenza e la mortalità Screening per la diagnosi precoce del carcinoma dei tumori cutanei: ridurre o annullare la mortalità Dinamiche psico-sociali dei soggetti sottoposti a consulenza oncogenetica nella fase del pre-test e post-test Mano nella mano L’infezione da HPV nelle pazienti con storia di tumore Angela Labriola 1 5 Stefania Tommasi 1 5 L Grammatica 1 5 Antonia Bellizzi 1 5 Gaetano Falco 1 6 Michele Quaranta 1 6 1 6 Michele Quaranta 1 6 Michele Quaranta 1 6 Michele Quaranta 1 6 Angelo Paradiso 1 6 1 6 1 4 Michele Quaranta Michele Quaranta Maria Deliso 46 Ricerca PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006 LINEA 2 – APPROCCI LABORATORISTICI E/O STRUMENTALI INNOVATIVI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA DIAGNOSI, PROGNOSI E PREDIZIONE DELLA RISPOSTA AI TRATTAMENTI ANTINEOPLASTICI N. Progetto 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 TITOLO Analisi molecolare della mutazione V600E del gene BRAF su FNA di noduli tiroidei Popolazione linfocitaria ed espressione delle Gelatinasi MMP-2 e MMP-9 nel linfonodo sentinella del carcinoma mammario NHERF1 come potenziale marcatore prognostico nel carcinoma mammario operabile (N-) Terapia adiuvante (FEC) in pazienti con carcinoma mammario nodo-negativo (N): insorgenza di secondi tumori e sopravvivenza a 12 anni di follow-up Effetti della terapia adiuvante con taxani sugli inibitori naturali della coagulazione in un gruppo di pazienti con carcinoma mammario Possibile significato biologico-clinico della Triptasi e del VEGF nella progressione dei carcinomi gastroenterici Analisi mutazionale dei geni KIT e PDGFRA nei tumori stromali gastrointestinali (GIST) e loro correlazioni cliniche Valore diagnostico dell’istologia nei pazienti con reflusso gastroesofageo Cross talk tra i pathway di traduzione del segnale di EGFR e Met e modulazione con farmaci TK inibitori del ca. epatico TKIs nel modello di ca. squamoso testacollo PPARs ligandi come nuovi agenti antitumorali Farmaci biologici e modulazione di proteine MDR relate Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti frazioni ematiche di pazienti affette da neoplasie ginecologiche Monitoraggio ecografico in pazienti affette da K mammario, ormonorecettore positivo, in stato premenopausale in trattamento con Exemestane e GnRH analoghi Studio preoperatorio del linfonodo RESPONSABILE N. LINEA N. AREA Giovanni Simone 2 1 Michele Quaranta 2 1 Anita Mangia 2 2 Angelo Paradiso 2 3 2 3 Maria Coviello 2 1-2 Francesco Alfredo Zito 2 2 Antonella De Ceglie 2 2 Amalia Azzariti 2 3 Angelo Paradiso 2 3 Letizia Porcelli 2 3 Amalia Azzariti 2 2 Gaetano Falco 2 1-4 Giulio Gargano 2 4 Cosimo D’Amico 2 4 Savino Eufemia 47 Ricerca 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 sentinella con ecodoppler Studio del linfonodo sentinella in pazienti affetti da melanoma cutaneo Mammotome vs Ecografia con MDC nella valutazione delle microcalcificazioni Studio dell’espressione/amplificazione di c-erb-B2-Neu nel Carcinoma Lobulare Invasivo della mammella L’endocervicoscopia come tecnica diagnostica ottimale per lo studio dell’endocollo Utilizzo della densitometria ossea ad ultrasuoni per il riconoscimento delle alterazioni ossee precoci in pazienti neoplastiche in stato post-menopausale chirurgicamente e/o farmacologicamente indotto Citologia su strato sottile in fase liquida nella diagnostica citologica agoaspirativa: confronto con la metodica convenzionale Utilità del dosaggio su liquido di lavaggio di FNAB linfonodale nella diagnostica di metastasi da carcinoma della tiroide Validazione della metodica CISH (Chromogenic In Situ Hybridization) in FNA’s di noduli polmonari:Studio dell’amplificazione di EGFR Implementazione informatica di un contenitore dati clinico-strumentali, in via sperimentale presso la radiologia senologica del dipartimento donna dell’Istituto Concordanza diagnostica istopatologica “on-line” su vetrini digitali di lesioni melanocitarie Realizzazione di un sistema di gestione della qualità interna al Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica Controllo di qualità con telepatologia dinamica: studio di riproducilità nella valutazione di c-erb-B2-Neu nel Carcinoma Lobulare invasivo della mammella Severino Montemurro 2 4 Vincenzo Ventrella 2 4 Stella Petroni 2 4 Gaetano Falco 2 4 Giulio Gargano 2 4 Giovanni Simone 2 4 Ines Abbate 2 4 Anita Mangia 2 4 Francesco Schittulli Vincenzo Ventrella 2 4 -5 Francesco Alfredo Zito 2 5 Rosanna Lacalamita 2 5 Giovanni Simone 2 5 48 Ricerca PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006 LINEA 3 – NUOVI APPROCCI CLINICO – TERAPEUTICI E PROGETTI INTEGRATI NELLA TERAPIA DEI TUMORI N. progetto 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 TITOLO RESPONSABILE Myocet in associazione a Navelbina orale o ciclofosfamide nel trattamento di prima linea del Carcinoma Mammario Vito Lorusso metastatico. Studio multicentrico, randomizzato di fase II Mitomicina C e Capecitabina quale terapia di salvataggio nel Carcinoma Francesco Giotta Mammario metastatico Trattamento del carcinoma mammario metastatico nella paziente anziana (≥ 70 Francesco Giotta anni) con Doxorubicina liposomiale pegilata Studio di fase II randomizzato nei pazienti affetti da melanoma metastatico con età Michele Guida maggiore di 70 anni Bevacizumab (Avastin) + Folfiri nel trattamento del carcinoma colorettale Giuseppe Colucci avanzato. Studio multicentrico di fase II Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) nel trattamento di prima linea del carcinoma Giuseppe Colucci colorettale avanzato. Studio multicentrico di fase II Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) ± Cetuximab nel trattamento di seconda Giuseppe Colucci linea del carcinoma colorettale avanzato. Studio multicentrico di fase II Cisplatino + Fotemustine vs Cisplatino + Vinorelbina nel trattamento delle Giuseppe Colucci metastasi cerebrali da carcinoma del polmone (Non Small Cell Lung Cancer). Studio randomizzato di fase II Valutazione del trattamento integrato Terapia antiemetica + musicoterapia Giuseppe Colucci immaginativa in pazienti sottoposti a terapia con FOLFIRI o FOLFOX La terapia fotodinamica nei tumori Luciano Grammatica avanzati del cavo orale Infusione antiblastica isolata d’arto in pazienti affetti da melanoma e sarcoma Cosmo Gadaleta non operabile Chemioterapia intraarteriosa epatica con Annamaria fotemustine in pazienti affetti da Catino metastasi epatiche da melanoma Vaccinazione con MUC-1 in pazienti Michele Quaranta affetti da tumori solidi Vaccinoterapia con cellule dendritiche autologhe pulsate con lisato di tumore Michele Guida autologo per il trattamento di pazienti affetti da melanoma e carcinoma renale a N. LINEA N. AREA 3 1 3 1 3 1 3 1 3 1 3 1 3 1 3 2 3 2 3 2 3 2 3 2 3 3 3 3 49 Ricerca 70 71 72 cellule chiare metastatico Trattamento con Elettroporator delle lesioni cutanee/sottocutanee di tumori solidi Utilizzo del bisturi ad ultrasuoni in Ginecologia Oncologica Alcolizzazione percutanea di adenomi tossici tiroidei non suscettibili di intervento chirurgico Michele Guida 3 4 Giulio Gargano 3 4 Gaetano Achille 3 4 PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006 LINEA 4 – MEDICINA DEL DOLORE, RIABILITAZIONE ONCOLOGICA E QUALITA’ DELLA VITA N. Progetto 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 TITOLO Progettazione di uno strumento per la valutazione e il monitoraggio del sintomo dolore per l’inserimento nelle cartelle cliniche di degenza Messa a punto di una cartella clinica antalgica informatizzata per la sistematizzazione dei dati sensibili Reiki-Therapeutic Touch: efficacia dei trattamenti di REIKI nella gestione del dolore nel paziente oncologico Tecnica supportiva-espressiva nella Terapia Antalgica del paziente neoplastico Valutazione dell’efficacia del Fentanyl Transmucosale nel dolore incidente Studio sulla qualità della vita e DE (disfunzione erettile) nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per carcinoma del retto nerve sparing Uso e limiti dell’ecocolordoppler nella formulazione di un progetto riabilitativo per il linfedema secondario in donne operate di ca mammario Studio comparativo tra manometria rettale e biofeedback e disfunzione erettile nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per carcinoma del retto nerve sparing Progetto HATHOR: Valutazione dell’efficacia della Musica e della Musicoterapia di gruppo nei pazienti oncologici ospedalizzati Consultorio Psiconcologico: esplorazione di un modello gestionale delle attività psiconcologiche in un istituto tumori Progetto Philadelphos: Customer RESPONSABILE N. LINEA N. AREA Ferruccio Aloè 4 1 Ferruccio Aloè 4 1 Vittorio Mattioli 4 1 Vittorio Mattioli 4 1-3 Ferruccio Aloè 4 2 Severino Montemurro 4 3 Francesco Schittulli 4 3 Severino Montemurro 4 3 Vittorio Mattioli 4 3 Vittorio Mattioli 4 3-4 Vittorio Mattioli 4 3-4 50 Ricerca 84 85 86 87 Satisfaction and Quality Management in Cancer Care Intervento psicoeducazionale sulla gestione della fatigue in pazienti in trattamento adiuvante per tumore dello stomaco Gruppo Informativo: ABC del percorso di cura in oncologia. Formazione per pazienti e familiari Sperimentazione di un intervento di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da Burnout oncologico di Bari con la modalità della ricerca-intervento Progetto HOC: modello organizzativo sperimentale di assistenza domiciliare per pazienti oncologici in fase avanzata Giuseppe Colucci 4 4 Giuseppe Colucci 4 4 Pia Perrotti 4 4 Vittorio Mattioli 4 5 PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006 LINEA 5 – NUOVI MODELLI ORGANIZZATIVI, GESTIONALI E DI FARMACO-ECONOMIA N. Progetto 88 89 90 91 92 93 94 95 96 TITOLO Implementazione di un sistema informatico delle diagnosi infermieristiche presso i dipartimenti “Donna” e “Oncologia Medica” Il contributo infermieristico alla sicurezza del paziente oncologico in ospedale Valutazione della documentazione infermieristica, studio e confronto secondo le evidenze scientifiche Qualità dell’assistenza e accertamento infermieristico Protocolli di assistenza e procedure diagnostiche sui tumori rari in Puglia Nuovo modello organizzativo-gestionale per la consulenza genetica oncologica Correlazione fra spesa farmaceutica e tipologia di DRG nel triennio 2006-2008 DGR, indicatori di controllo delle metodologie di budget nella gestione ospedaliera Valutazione degli effetti indesiderati correlati all’impianto di cateteri venosi centrali in ambito oncologico RESPONSABILE N. LINEA N. AREA Michele Rinaldi 5 1 Vincenza Nigro 5 1 Vincenza Nigro 5 1 Maria Longo Michele Rinaldi 5 1 Michele Guida 5 1 Angelo Paradiso 5 1 Piero Milella 5 3 Piero Milella 5 3 Giangiuseppe Console 5 3 Patrizia Nardulli 5 3 97 Indicatori di valutazione dei flussi di File 51 Ricerca 98 99 100 101 102 103 104 F Introduzione di un modello per la governance degli outcome di cura Analisi dei modelli organizzativi e del centro unico di prenotazione Revisione critica della documentazione di cura finalizzata alla stesura di una architettura informativa comune medico/ infermieristica Creazione ed implementazione di un percorso assistenziale ospedaliero diagnostico-terapeutico nella patologia nodulare tiroidea Sperimentazione ed applicazione di un modello organizzativo di integrazione ospedale-territorio mediante sistemi informativi di gestione dell’accesso da siti remoti, alle informazioni e ai servizi sanitari dell’Ospedale Oncologico di Bari Controllo di gestione applicato all’area della ricerca scientifica: messa a punto di una procedura operativa sperimentale e applicazione di principi di contabilità economica Rielaborazione della pagina web della Biblioteca dell’Istituto. Allestimento di una sala consultazione multimediale Piero Milella 5 3 Piero Milella 5 4 Piero Milella 5 4 Luciano Grammatica 5 4 Piero Milella 5 4 Angelo Paradiso 5 1 Angelo Paradiso 5 1 52 LINEA 1 - Cancerogenesi e caratterizzazione biologica Coordinatore: Angelo Paradiso 53 LINEA 1 HIC1 e la perdita allelica in 17p13.3 riveste nella Resoconto attività 2005 aggressività biologica della neoplasia (Parrella et Le attività previste in questa linea spaziano ormai al Cancer Letter, 2005); lo studio della metilazione dallo studio del processo di cancerogenesi, alla ha anche riguardato altri geni coinvolti nella individuazione ai progressione (3-4) ma soprattutto ha comportato meccanismi di progressione-invasione fino alla lo studio di profili di metilazione sui tumori primitivi individuazione di di donne trattate con antiestrogeni rilevando uno farmacosensibilità per le principali neoplasie. Il specifico finger-print che individua donne a fattore che accomuna la maggior parte di questi prognosi più sfavorevole (Paradiso et al JCO, in studi è comunque la loro valenza strettamente press). traslazionale con utilizzo per lo più di materiale di Lo studio della suscettibilità individuale verso il ca. origine umana. Troviamo applicate le più moderne mammario è stato essenzialmente approcciato nel tecniche genomico, modello della malattia familiare-ereditaria. A tal epigenomico, etc. essenzialmente basate tutte su fine, è stata analizzata anche una casistica di ca utlizzo di nanotecnologie. mammari Fra i progetti afferenti a questa Linea, ruolo sindrome familiare, trovando un profilo di varianti assolutamente rilevante viene svolgendo un di CHEk2 e di loro espressione patognomonico di gruppo di studi che, prendendo spunto dalla questa forma clinica (Lupi et al, CCR in press). disponibilità enormi Ma lo studio più vasto è stato condotto su casistiche consecutive di pazienti con carcinoma popolazioni di pazienti consecutive del nostro mammario, Istituto in cui abbiamo verificato la incidenza di aspetti di di di fattori di di cratteristiche profiling proteomico, all’interno intende suscettibilità, dell’Istituto approfondire cancerogenesi soprattutto quelli a suscettibilità e al ruolo di fattori epigenetici. Ormai Mutation Res, 2005) e di BRCA2 (Casadei, a questo database e “Tissue resource” affluiscono submitted) una più polimorfismi associati con la ereditarietà e locati specificamente biologico che di tipo applicativo nei geni BRCA e nel gene HER-2/neu (Benz, comprendendo protocolli submitted). Così come previsto è stata condotta terapeutici ed indagini di impatto psico-socio- l’analisi sull’espressione allelo-specifica su 57 casi culturale. Questi ultimi progetti sono inclusi per erbB2 positivi e erbB2 negativi. Dei 4 trascritti competenza in altre Linee di Ricerca dell’Istituto. evidenziati (5.2kb, 4.7kb,2.1kb e 1.4kb) solo 2, progetti anche sia di innovativi geni tra alterazioni molecolari di BRCA1 (Tommasi et al , di a selezionati di decina legata di maschili, tipo Nella presente linea di ricerca, dopo una analisi dell’andamento soprattutto individuato nuovi quello relativo al dominio extracellulare (2.1kb) e della quello totale (4.7kb) mostravano un incremento neoplasia mammaria e sugli effetti positivi in nei soggetti con amplificazione del gene. Inoltre, termini di diagnosi considerando programmi di epidemiologico ma precoce che gli attuali screening stanno producendo come informativi solo i casi eterozigoti per il 1170SNP, è stato evidenziato (Montella et al, EJCP, 2005), molto si è fatto sullo che studio che fattori epigenetici svolgono: nel sovraespressione è di tipo monoallelico. Inoltre, processo di cancerogenesi rilevando il significato molti casi poco espressi presentavano uno importante che la metilazione del promotore di sbilanciamento allelico con una differenza di l’amplificazione, così come la 54 LINEA 1 espressione tra i 2 alleli anche di 12 volte. I presentare mutazione genetica secondo Myriad, risultati sono stati presentati in diversi congressi sono come il SABCS (Tommasi et al, SABCS 2005), significative che riguardano il grading (p=0,015), AACR (Tommasi et al, AACR 2005 ) ed alla l’invasione vascolare perineoplastica (p=0,012), le Lynne Cohen Foundation Symposium di New lesioni extratumorali (p=0,020) e l’interessamento York un linfonodale (p=0,018). In particolare nei casi con study alta probabilità di mutazione genetica prevalgono presented) per la loro rilevanza. Sono sottoposti tumori di alto grado, con invasione vascolare, per associati dove hanno riconoscimento ricevuto anche internazionale pubblicazione n.2 (best articoli su riviste emerse a differenze lesioni proliferative Per quanto riguarda lo studio delle caratteristiche regionali. clinico-patologiche nei pazienti con e senza storia La qualità della programmazione scientifica in familiare database detta area di attività è testimoniata anche dalla comprendente una casistica consecutiva di 508 presenza di un progetto, finanziato da soggetti pazienti sottoposti a intervento chirurgico per esterni, carcinoma mammario. Nel database sono stati progettazione di nuovi microchips da brevettare inclusi e per l’analisi veloce di alterazioni a carico dei immunoistochimici disponibili. I dati relativi alle principali geni di suscettibilità al carcinoma lesioni mammario (progetto in collaborazione con il tutti i realizzato dati benigne clinici, segnalate un istopatologici nel parenchima che prevede linfonodi specificamente Laboratorio ottenuti dopo nuovo esame dei vetrini e sono Marincola, NIH Bethesda). La progettazione di un state nuova microarray per l’individuazione di polimorfismi a classificazione delle lesioni, suddividendole in singolo nucleotide (SNP) nella regione codificante proliferative e non e in proliferative tipiche e il gene BRCA1 ha avuto come passo iniziale la atipiche. La mammarie secondo storia ed una è di sonde, dette (prof. F. di neoplasie progettazione stata analizzata parzialmente sovrapposte. Inoltre sono state familiare ovariche Immunogenetica la mammario circostante al tumore sono stati classificate di ai tessuto extratumorale stato metastatizzati nel internazionali recensite. è e statisticamente “consenso” considerando tutti i familiari di 1° e di 2° grado progettate 11 coppie di primer di lunghezza 25 bp affetti da questi tumori e la loro età di insorgenza. (forward e reverse) necessari all’amplificazione Inoltre le informazioni circa la familiarità sono della regione di BRCA1 (2 Kb a monte dell’inizio state utilizzate per calcolare per ciascun paziente della sequenza e 1 Kb a valle delle fine). Le la probabilità statistica di alterazionegenetica nei condizioni di amplificazione del target sono state geni BRCA1 e BRCA2 attraverso le tabelle di messe a punto. In particolare (molto interessante) rischio pubblicate da Myriad company. I risultati abbiamo messo a punto una amplificazione dell’analisi statistica hanno evidenziato che nei multiplex in cui in un unica reazione ed in un unica due gruppi di pazienti con e senza storia familiare provetta si ottengono tutti gli 11 ampliconi di carcinoma mammario non emergono differenze (parzialmente sovrapposti in modo da coprire statisticamente significativa sia di presentazione l’intera sequenza di BRCA1), con notevole clinica, ed risparmio di tempo e reagenti. Sono state extratumorali. Invece nei due gruppi di pazienti acquisite delle slides (Codelink activated slides) con bassa (<10%) ed alta (>10%) probabilità di ricoperte da un polimero idrofilico con un gruppo che di caratteristiche tumorali 55 LINEA 1 estere reattivo progettate per minimizzare legami duplicazione o perdita di specifiche regioni non specifici e messe a punto le condizioni cromosomiche nel gruppo di pazienti con più di 70 sperimentali anni rispetto a quelle più giovani (≤ 45 anni). di PCR per poter amplificare contemporaneamente tutto il gene. Si prevede di Le attività in questa area sono completate da uno protare a termine detto programma con la studio che prevede di individuare le caratteristiche brevettazione del prodotto entro un semestre. di staminalità in cellule tumorali mammarie Infine, in questo ambito, rientra anche uno studio provenienti da soggetti con o senza familiarità. di individuazione di nuovi geni di suscettibilità in 200 casi (100 con familiarità e 100 senza) sono casi risultati BRCAX all’analisi con approcci entrati in questo ulteriore studio all’interno del laboratoristici tradizionali. Utilizzando tecniche quale si è provveduto ad allestire un Tissue CGH con preparazione dei preparati tramite Microarray microdissezione, abbiamo riscontrato, frequenti caratterizzazione immunoistochimica con doppio alterazioni nei nostri campioni nei loci 19p, 17p e labeling ed analisi di immagine. Lo studio 17q, regioni cromosomiche in cui mappano geni condotto che se alterati possono determinare la comparsa dell’Università di tumori al seno, quali p53 (17p) HER-2/neu Definiens sarà ultimato nel corso del 2006. (17q11.2-q12) Sulla patologia mammaria, inoltre, vertono una and BRCA1 (17q21). Per altre che in sarà utilizzato collaborazione di Muenster con e per dr. la una Bausch Company alterazioni presenti nei nostri campioni abbiamo serie trovato discordanze in letteratura: ad esempio le meccanismi di regolazione della omeostasi ionica delezioni del 17p, 17q e 6q compaiono solo in una cellulare. NHE1/NHERF sono al centro di studi piccolissima percentuale dei campioni da noi che prevedono anche l’utilizzo delle tecniche analizzati, mentre in diversi lavori sia nostri che di laboratoristiche altri autori tali regioni risultano hot spot di Microscopia confocale etc. In questo primo anno alterazioni in particolari tipi istologici e tra le più di attività è stata dimostrata l’interazione tra frequenti nei tumori BRCAx. I risultati di questo NHERF1 e EGFR in un modello “in vitro” di lavoro sono stati oggetto di discussione in ambito progressione tumorale di mammella. E’ stata di congressi internazionali e di un lavoro in caratterizzata la localizzazione spazio temporale extenso in fase di preparazione (Chiarappa et al, di NHERF1 in condizioni basali ed in seguito submitted). all’esposizione del recettore EGFR con ligandi Si tratta in ogni caso di dati che necessitano di specifici, dimostrando la colocalizzazione delle ulteriori conferme sia attraverso l’ampliamento due proteine in seguito ad attivazione del della casistica analizzata per CGH, sia utilizzando recettore stesso. Esperimenti condotti sul modello più fini tecniche di array-CGH già in corso. Dette metastatico di mammella hanno inoltre dimostrato attività vengono, tra l’altro, svolte all’interno di come la modulazione dell’espressione di NHERF1 progetti coordinati mediante la trasfezione transiente di full-length dall’Istituto Oncologico ed a cui afferiscono NHERF1 in vettore pCDNA è in grado di modulare numerose istituzioni internazionali come il Buck la sensibilità a farmaci TKIs. I dati sono stati Institute for Ageing, Novato California. I risultati presentati al Meeting EORTC organizzato a Bari preliminari con aCGH hanno messo in evidenza dall’Istituto una scorso (Bellizzi A., Azzariti, Cardone R.A., G. collaborativi significativa internazionali differenza (p=0.011) di di progetti più che intendono innovative Oncologico nel studiare quali settembre i FRET, ultimo 56 LINEA 1 “The Na+/H+ risultate tra MMP2 basale e MMP2 dopo 1 mese exchanger regulator factor (NHERF1) regulates dall'intervento (rs=0.75; p=0.0008), tra MMP9 Iressa inhibition of EGF-R (ErbB1) directed growth basale e MMP9 dopo 1 mese dall'intervento and invasion”. Annual General Meeting of the (rs=0.56; p=O.028), tra MMP9 basale e MMP9 EORTC Group dopo 6 mesi (rs=0.44; p=0.009). E' risultata September 30 and October 1, 2005). In questi significativa anche la relazione tra Ca15.3 basale studi è satto fra l’altro messo in luce il ruolo che la e Ca15.3 dopo 1 mese (rs=0.57; p=0.017). Il proteina di scambio ionico di membrane NHE1 valore dei coefficienti di correlazioni consente di riveste nel modulare la invasività di cellule concludere mammarie tumorali (Cardone et al Mol Biol of the concentrazione di proteasi prima dell' intervento, Cell, di si osservano valori elevati dopo 1 mese. I valori di cancerogenesi (Harguindey et al, BBA-Reviews concentrazione delle MMP2, MMP9 e del Ca15.3 on Cancer, 2005). I risultati originali conseguiti dopo sei mesi non risultano significativamente dimostrano correlati tra loro e con il VEGF basale. Nessuno Busco, Paradiso A, Reshkin SJ. Receptor 2005) ), and e lo Biomarker stesso chiaramente come processo NHERF sia in presenza elevate dei di turnover di una serie di GF e, tramite il pathway elencati appare avere un ruolo nel determinare un RhoA/ROCK/p38, nella regolazione della attività cambiamento nel tempo dei livelli dei 3 marcatori invasiva e nella motilità dei pseudopodi. fatta eccezione per i livelli di Ca 15.3 rispetto alla I processi di invasione e metastatizzazione sono progressione di malattia. stati analizzati anche in casistiche di tessuti La patologia neoplastica del colon è al centro umani. le soprattutto di studi tesi ad identificare Molecular caratteristiche funzionali di molecole di adesione Targets utilizzabili a scopi terapeutici. In questa (Laminine) e di Proteasi (MMP) è stata analizzata prospettiva rientrano anche studi di analisi dei in una casistica consecutiva di ca. mammari. In profili di espressione genica nelle varie sedi di questo anno di attività, sono state arruolate 88 malattia ed in tessuti tumorali di pazienti trattati pazienti con carcinoma mammario sottoposte a con vari farmaci quali inibitori delle topoisomerasi mastectomia e derivati del platino. particolare, o la espressione quadrantectomia e presso il clinico-patologici di coinvolto tramite il suo dominio PDZ nei processi In fattori che precedentemente Dipartimento Donna di questo Istituto. Ad ognuna Per quanto riguarda l’utilizzo di inibitori specifici di loro è stato effettuato un prelievo sierico pre- dell’attività di recettori di tipo tirosinochinasico, gli operatorio e successivi prelievi dopo 1 mese e 6 studi nel 2005 hanno riguardato soprattutto il mesi. Su tutti i campioni considerati è stata sequenziamento della porzione funzionale del valutata mediante zimografia l’espressione della recettore EGFR e alla luce di dette caratteristiche MMP-2 e MMP-9 e sono state saggiate le l’ottimizzazione dei trattamenti clinici. Abbiamo concentrazioni del Vascular Endothelial Growth analizzato la possibilità che i risultati ottenuti Factor (VEGF) con metodica enzimatica e quelle precedentemente con l’utilizzo di farmaci TK del CA 15.3 in chemioluminescenza. Non si sono inibitori nel modello del carcinoma del colon retto osservate relazioni statisticamente significative tra che avevano evidenziato la capacità degli stessi i valori delle proteasi MMP2 e MMP9, tra queste e di inibire EGFR e i suoi downstream effectors, il Ca 15.3, nonchè con il VEGF. Le uniche potessero anche dipendere dalla capacità di relazioni questi farmaci di modulare l’oncosopressore statisticamente significative sono 57 LINEA 1 PTEN. Abbiamo analizzato nel nostro pannello di polimorfismi sono in studio per verificare che non linee cellulari l’espressione di PTEN e della sua determinino forma fosforilata in presenza ed in assenza di proteina gefitinib e ZD6474 sia a tempi brevi (1-3giorni) Durante questo anno di svolgimento del progetto, che lunghi (7-14gg) di esposizione al farmaco. I abbiamo inoltre dimostrato e pubblicato in un nostri risultati non hanno evidenziato alcuna articolo che un inibitore del VEGFR, lo ZD6474, modulazione di PTEN, dimostrando che l’attività inibisce direttamente la crescita cellulare nel del Gefitinib e di un anti VEGFR , la ZD6474 nel modello in vitro di epatocarcinoma. L’attività del nostro modello di studio dipende direttamente composto è stata valutata sia come inibizione di dall’interazione con il recettore specifico EGFR. crescita cellulare, che di induzione di apoptosi, Inoltre, partendo dai risultati condotti sul adesione, alterazione della migrazione ed struttura invasione. della Inoltre, modello di tumore della mammella, abbiamo abbiamo valutato la modulazione dei principali deciso di valutare nel modello del tumore del targets coinvolti in questi processi cellulari. Lo colon l’espressione di NHERF-1 che sembrerebbe ZD6474 inibisce la proliferazione cellulare delle coinvolto nella stabilizzazione del recettore EGFR linee di HCC e questo effetto è revertito in in membrana. L’analisi dei livelli di espressione di presenza di Laminin 5 ma non di altre proteine NHERF-1 con tecnica di western blot non ha della matrice mitocondriale. Lo ZD6474 inibisce evidenziato alcuna banda specifica. Sono state inoltre, l’adesione, la migrazione e l’invasione, studiate le alterazioni presenti nella regione mentre ATPasica e carbossiterminale di EGFR in un farmaco pannello di linee cellulari di carcinoma mammario drasticamente l’attività. Nelle stesse condizioni e di carcinoma del distretto testa-collo. Non sono sperimentali, lo ZD6474 inibisce l’espressione di state evidenziate mutazioni in nessuna linea p-EGFR studiata, l’inibizione tuttavia sono risultati presenti la simultanea con in la laminina tutte su somministrazione le linee p-Erk1/2 5 ne del riduce cellulari mentre dipende dalle polimorfismi delle regioni introniche che sono caratteristiche di invasività di ciascuna linea attualmente in studio. In particolare, la linea cellulare. Comunque, la coincubazione con la mammaria laminina ritenuta non tumorale, ma solo 5 reverte completamente queste immortalizzata, MCF-10 presenta un polimorfismo inibizioni. Questo studio ha evidenziato che lo nell’introne 20: IntrPos 171340 C>T, mentre la ZD6474 linea MCF-7 presenta un polimorfismo nell’introne antitumorale 18: IntrPos 164169 A>G. L’altra linea mammaria particolare nei pazienti con HCC scarsamente in studio, MDA-MD435 non presenta alcun tipo di esprimenti alterazione per cui è stata al momento scelta per Pharmacol, 2006) gli studi di funzionalità dell’interazione EGFR- Nello stesso modello del colon, un progetto si NHERF1. Delle 4 linee di carcinoma del distretto interessava di verificare la capacità di PB28, un testa-collo attualmente in studio, solo le HCN211 ligando dei recettori sigma 2, di agire come mostravano 2 agente antitumorale e capace di modulare la P-gP A>C; e quindi di revertire la resistenza a farmaci tra i 164249+1 T>C), uno nell’introne 19 (164995+1 quali le antracicline. Il modello di studio è stato A>G ) e uno nell’introne 20 (171339+1 C>T). Tali costituito dal tumore della mammella con linee polimorfismi polimorfismi nell’introne a diversi livelli: 18 (163923+1 può essere del utilizzato carcinoma laminina 5 nella epatico (Giannelli et terapia ed in Bioch 58 LINEA 1 cellulari esprimenti livelli normali o overesprimenti modelli in vitro rappresentativi della patologia la P-gP. In Il PB28 inibiva la crescita cellulare tumorale di mammella (MCF7 ed MDAMB231) e dopo 2 giorni di esposizione al farmaco, induceva di colon (HT-29, LoVo, HCT-15), con lo scopo di un accumulo delle cellule in fase G0/G1, e identificare i meccanismi cellulari dipendenti dalla induceva l’apoptosi caspasi-indipendente. Inoltre, attivazione dei recettori PPARα/γ responsabili del riducendo l’espressione della P-gP induceva un potenziale effetto antiproliferativo. Come composti aumento di riferimento, sono stati utilizzati due molecole dell’efficacia della doxorubicina attraverso un aumento dell’accumulo della stessa notoriamente in cellula. (Azzariti A., Colabufo NA., Berardi F. , PPARγ, il troglitazone e il rosiglitazone, dei quali è Porcelli L., Niso M., Simone GM. Perrone R., stata valutata l’attività antiproliferativa. Questo Paradiso screening preliminare ha evidenziato che solo due A. Cyclohexylpiperazine derivative ligandi specifici del recettore PB28, a sigma-2 agonist and sigma-1 antagonist ligandi, receptor activity, inhibits cell growth, modulates P- l’enantiomero (R) ed (S) dello stesso composto, glycoprotein and synergizes with anthracyclines in risultavano avere un’efficacia anti proliferativa breast cancer, Mel Canc Ther, in press) maggiore dei composti di riferimento. Esperimenti Sempre nell’ambito del medesimo progetto, ci preliminari indicano che la capacità di inibire la siamo interessati del coinvolgimento del gefitinib crescita cellulare da parte dei due composti, nella Esperimenti LT160 ed LT127, può dipendere sia dalla loro preliminari hanno mostrato che questo farmaco capacità di modulare il ciclo cellulare, bloccando inducendo l’overespressione di questa pompa di le cellule in fase GO/G1, sia di indurre l’apoptosi. efflusso delle camptotecine, è in grado di Questi risultati suggeriscono l’approfondimento aumentare l’accumulo in cellula del farmaco dello studio sul ruolo svolto dai recettori PPAR nel (SN38, metabolica attivo del CPT-11) e anche la controllo trascrizionale di tali processi. Inoltre sua capacità di indurre accumulo delle cellule analisi preliminari hanno dimostrato che tali nella fase S del ciclo cellulare. ligandi modulano l’attività di alcuni marcatori Attraverso una collaborazione con l’Università di biologici quali EGFR e i suoi principali down- Bari, invece, è stata svolta l’attività di screening in stream effectors, Erk1/2 ed Akt, coinvolti in vitro su modelli di ca del colon per l’individuazione pathway cellulari della proliferazione, migrazione di lead-drugs appartenenti alla famiglia dei PPAR ed invasione, suggerendo l’esistenza di un cross- gamma agonisti e dei sigma antagonisti. Durante talk cellulare tra vie di traduzione del segnale il primo anno dello svolgimento di questo progetto apparentemente distinte. di ricerca, abbiamo effettuato esperimenti di Nel modello del tumore del pancreas, nel 2005 la farmacologia alcuni nostra attenzione si è focalizzata sullo studio degli composti di nuova sintesi appartenenti alla classe effetti e dei meccanismi di azione dei due farmaci, dei gefitinib, un anti EGFR e rapamicina, un anti m- modulazione dell’ABCG-2. pre-clinica Fibrati, ligandi utilizzando sintetici dei recettori LT160 ed LT127, rispettivamente PPARα/PPARγ. TOR, somministrati in combinazione. E’ stata I composti sono stati ideati e sintetizzati dal effettuata gruppo Dipartimento cellulare e dei targets, EGFR, Akt, Erk1/2, mTor, Farmaco-Chimico dell’Università di Bari. E’ stata p79S6K, in seguito a somministrazioni singole o del prof. Loiodice del l’analisi della modulazione ciclo valutata l’attività antineoplastica dei ligandi, in due 59 LINEA 1 combinate dei due principi attivi. I tutte le linee Collo. Durante il primo anno di svolgimento del cellulari utilizzate, il gefitinib induceva un leggero progetto sono state caratterizzate 12 linee cellulari blocco (circa 10%) del ciclo cellulare in G0/G1 di tumore testa colla provenienti dal laboratorio dopo 1/3 giorni di esposizione al farmaco; la del Dr. Tommasino – Lione – Francia ed è stata rapamicina induceva un blocco nella stessa fase determinata del ciclo cellulare (di circa il 15%) in maniera determinando l’IC50 e la sua capacità di modulare concentrazione dipendente. Inoltre, il gefitinib targets cellulari coinvolti nel pathway di traduzione induceva la completa inibizione di p-EGFR a del segnale di EGFR, come Akt ed Erk1/2. La tempi brevi (fino a 8ore) con un recupero della caratterizzazione del pannello di linee cellulari ha funzionalità recettoriale compreso esposizione al dopo 3 giorni di la la loro sensibilità determinazione al dei gefitinib livelli di inibizione espressione di recettori TK, EGFR, ErbB2, KDR e induceva l’inibizione successiva di p-Akt, che dei down stream effectors, Akt and Erk1/2: i livelli risultava di basali di ErbB2, KDR, Akt and Erk1/2 erano simili esposizione al farmaco e persistente nel tempo al nella maggior parte delle linee. EGFR e gli altri contrario non targets erano variamente espressi nelle varie sembrava essere modulato. La rapamicina, come linee cellulari. Sono stati inoltre evidenziati livelli il gefitinib, inibiva il suo target mTor, in maniera simili di PTEN e di ABCG2. La sensibilità al rapida e transiente e questa inibizione induceva gefitinib variava nelle diverse linee cellulari, e la un’inibizione del suo down stream effector, più p70S6K, tempo. riscontrato un blocco del ciclo cellulare in fase Sorprendentemente, la rapamicina induceva un G0/G1 e l’induzione dell’apoptosi in tutto il aumento della fosforilazione di Akt a tempi brevi e pannello cellulare. Questi risultati sono oggetto di una progressiva inibizione a tempi lunghi. Questi un manoscritto di cui si sta ultimando la revisione. studi molecolari ci hanno permesso di spiegare i Nella patologia neoplastica della cervice uterina risultati ottenuti di sinergismo tra le due molecole l’attenzione quando il gefitinib era somministrato prima della focalizzata nella patologia HPV-relata che, però, è rapamicina Dal punto di vista di ciclo cellulare, i stata brillantemente approcciata sia dal punto di risultati vista essere farmaco. dipendente nell’effetto su progressiva mostrano Questa che e dal p-Erk stabile si ha tempo ½ che nel un aumento sensibile di dei era HCN211,inoltre ricercatori interpretazione dei si è è stato soprattutto meccanismi di dell’accumulo cellulare in G0/G1 e che l’inibizione cancerogenesi che di validazione di varie tecniche su targets come p-Akt e p-p70S6K è maggiore. I laboratoristiche per lo studio di HPV e di relazioni risultati ottenuti sono stati presentati al 17th con abitudini voluttuarie quali il fumo. Questi studi Meeting NCI-EORTC-AACR di Filadelfia (Porcelli trovano, infine, eloquente trasposizione in un L., Azzariti A., Sebastian S., Simone GM.,*Gatti studio clinico controllato multicentrico a cui il G., *Nicolin A. and Paradiso A.Enhanced and nostro Istituto partecipa, che intende verificare Schedule-Dependent Antitumour Activity of the l’efficacia di terapie farmacologiche preventive per Combination Gefitinib (ZD1839; ‘Iressa’) and the le patologie ano-genitali HPV-relate. mTor Inhibitor Rapamycin in a Panel of Pancreas Per quanto riguarda la determinazione di HPV e Cancer Cell Lines . di P16 nella cervice uterina non neoplastica, nella Il tema dei farmaci Molecular Trageting è stato prima fase dell’indagine è stata standardizzata la anche affrontato nel modello del tumore Testa- metodologia. Sono entrate in studio 23 pazienti 60 LINEA 1 sottoposte a Pap Test con allestimento di Proseguendo la tradizione che vede il nostro preparati in fase liquida. E’ stato utilizzato il liquido Istituto fortemente interessato al ruolo della di conservazione per la determinazione di HPV “coagulazione ed angiogenesi” nel processo di con metodica di PCR qualitativa. Sono risultati cancerogenesi e progressione tumorale, anche HPV+ 8 campioni , in prevalenza ad alto rischio. quest’anno abbiamo annoverayo in questa linea, In tali campioni verrà ricercata la presenza di p16 n.6 progetti che intendono verificare il ruolo e , nei casi disponibili cancerogenetico per esame istologico, e prognostico di fattori di Abbiamo coagulazione e di fattori solubili e tissutali proseguito verificando il ruolo di p16INK4A come neoangiogenetici quali il VEGF. Detti progetti marker hanno affrontato laproblematicca anche intermini anche nel di campione displasia tissutale. e neoplasia 50 donne cervicale. HPV+ di patologia comparata verificando il ruolo di mast (metodica PCR) e con relativo riscontro istologico. cells e di vari nuovi fattori in modelli tumorali In 19 casi è stata confermata la presenza di una anche canini (Passantino, et al - Immuno Pharm lesione preneoplastica o neoplastica della cervice Immunotox, 2005; Ranieri et al-LeukeniaLynph. uterina. 2005). Abbiamo selezionato Sulla casistica verrà con effettuata la determinazione di p16 con metodica PCR e con Infine di ulteriore particolare tecnica ICA. Nei 15 casi di Carcinoma invasivo e quest’area lo studio che applica, al nostro nei 15 casi di lesione displastica (HSIL) era innovativo presente intensa immunoreattività per P16 e termoablazione sulle lesioni epatiche e polmonari, presenza di HPV, in prevalenza HPV 16. Nei 20 il concetto di individuazione di fattori predittivi di casi di patologia non neoplastica ( infiammatoria risposta anche a questo trattamento di tipo fisico. I con alterazioni di tipo metaplastico) non è stata primi dati si riferiscono alla fattibilità dell’approccio evidenziata espressione di P16 , nè è stato clinico mentre sono in corso di valutazione identificato il virus. l’analisi del ruolo clinico-biologico giocato da Per quanto riguarda, la correlazione di metodo fattori sierici e tissutali tumorali. approccio interesse terapeutico in con PCR con Hybrid Capture test per la ricerca del HPV in campioni cervicali nel periodo Giugno 2002- Dicembre 2003 sono entrate in studio 108 PRODOTTI SCIENTIFICI di Ginecologia con AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F, biopsia e/ esame citologico cervicale sottoposte PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE ad indagine per la ricarca di dell’HPV con PCR. In R, PARADISO A: cycloherylpiperazine derivative 23 casi è stato possibile correlare il nostro PB28, a sigma-2 agonist and sigma-1 antagonist risultato con quello ottenuto mediante Hybrid receptor activity, is cytotoxic, modulates P- Capture test (HC). Di questi casi 18 casi glycoprotein and synergizes with anthracyclinesin correlavano (10 Negativi ed 8 Positivi) e 5 casi breast cancer. I Supplementi di Tumori 4 (4): 11, erano discordanti (4 casi Positivi con PCR sono 2005. donne afferenti all’U.O. risultati Negativi all’HC ed 1 caso Negativo per PCR è risultato positivo per HC). Il progetto è stato chiuso con la pubblicazione su The New Microbiologica: 2006,29: 69-73 dei risultati. 61 LINEA 1 AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F, NA+/H+ exchanger and invasion via coordination PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE of PKA-dependent phosphorylation of rhoa and R, subsequent down-regulation of P38 MAPK. I PARADISO A: A cycloherylpiperazine derivative (PB28), displaying sigma2 agonist and Supplementi di Tumori 4 (2): 163, 2005. sigma1 antagonist receptor activity, as a possible of CASADEI S, SEYMOUR I, ROSATO R, LUCCHI Annual Meeting L, FALCINI F, STRADA M, MORINI N, NALDONI AACR; Anaheim, Orange Country CA 16-20 april C, PARADISO A, TOMMASI S, SCHITTULLI F, 2005. AMADORI glycoproteinP modulator and th anthracycline resistance. 96 revertant D, CALISTRI C: Polymorphisms Asn372His and IVS21-66T/C in the BRCA2 gene AZZARITI A, PORCELLI L, DI VITTORIO A, influence breast cancer risk by modifing the effect SIMONE GM, PARADISO A: Prolonged exposure of family history. I Supplementi di Tumori 4 (4): to the EGFR tyrosine kinase inhibitor gefitinib 26, 2005. tm (Iressa , ZD1839) and the antiangiogenic agent CRAPOLICCHIO A, LACALAMITA R, BRUNO M, ZD6474. I Supplementi di Tumori 4 (2): 36, 2005. 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Questa politica viene per (Registri di Patologia), sia attraverso il tentativo di caratteristiche genetico-molecolari con utilizzo di meglio studiare-individuare gli effetti cancerogeni tests genetic, counselling, etc -Abitudini, stili di di agenti xenobiotici, sia con l’analisi dei fattori vita e rischio di cancro -Basi genetico-molecolari eredo-familiari e/o abitudini di vita che espongono per lo sviluppo e progressione della malattia ad un rischio aumentato di contrarre la malattia. neoplastica -Sviluppo e validazione di interventi La Linea si completa, infine, con la verifica della sociali e clinici per la prevenzione La nuova implementabilità e validabilità di interventi medico- organizzazione sicuramente sociali utili per strategie preventive. Ulteriore di ricerca e meglio elemento importante, è costituito dal fatto che la -Identificazione di soggetti della Linea stimolato nuovi spunti a ha rischio coordinato attività sperimentali che, fino allo Linea scorso anno, si presentavano frammentarie ed laboratoristico-sperimentali dell’Istituto garantendo anche Obbiettivi così interazione ed utilizzo comune di una serie di dichiarati della Linea, annoveriamo: -la migliore facilities (Biobanca Tumorale, Piattaforma Studi conoscenza del numero e tipo di patologia Genetici, Piattaforma Studi Funzionali, etc) da cancerosa trattata nell’Istituto ed in regione parte di tutta una serie di gruppi di lavoro. E’ Puglia; -il ruolo svolto da agenti chimici ambientali proprio in questa logica, che sono stati previsti nel e professionali nello sviluppo della patologia corso del 2006 importanti interventi strategici quali cancerosa; l’acquisizione meno interagenti. -lo studio Fra del gli problema eredo- omprende buona di una parte delle Piattaforma attività High- familiarità nel rischio di contrarre una neoplasia Throughput, di una piattaforma per Microarrays, anche genetiche etc. Alla Linea in questione, viene data anche peculiari della popolazione pugliese; -Interazioni massima attenzione come fonte importante di tra abitudini di vita voluttuarie e non ed il rischio di produzione di risultati scientifici (pubblicazioni, contrarre una neoplasia anche considerando la altro) che nel 2005 hanno rappresentato circa possibilità di interventi sociali miranti a correggere 1/3dell’intero Istituto. Ma forse l’elemento saliente eventuali atteggiamenti predisponenti. La Linea di di tutta la Linea ed in cui diversi aspetti Ricerca in questione riveste valore cruciale per confluiscono e si sommano con effetto sinergico, l’Istituto di Bari per tutta una ulteriore serie di è costituito dal forte riferimento al territorio motivazioni scientifiche e strategiche. In primo regionale che le varie attività programmate luogo, deve notarsi che attraverso interventi in più prevedono. Aree Sperimentali, la Linea mira con grande sperimentali come registri di patologia, analisi di energia ed omogeneità di intenti a sviluppare una rischio da esposizione a xenobitoici, rischio politica genetico, interventi sociali che rischiano di non in di riferimento a prevenzione stimmate per la patologia Infatti, programmare attività 66 LINEA 1 avere senso se avulsi da una realtà territoriale di Registri di Patologia gestiti dalla Direzione ma, a loro volta, tendono a dare risposte a quesiti Sanitaria che, con respiro annuale, descrivano sanitari che la popolazione chiede con urgenza. caratteristiche numeriche, cliniche, patologiche L’attuale etc, organizzazione della Linea non delle singole patologie neoplastiche mancherà di produrre nei prossimi anni gli osservate. Le Attività di detta Area mirano a importanti risultati attesi in termini di stimolo alla rendere ideazione ed aggregazione di nuovi progetti realizzazione di specifici studi che descrivano i intorno alle Aree strategiche individuate. Area di percorsi Attività: gestionali Attivazione di Registri di Patologia possibili negli anni diagnostico-terapeutici relativi alle prossimi, ed i singole la costi patologie L’individuazione di detta nuova Area di Attività oncologiche. I due rimanenti Progetti riguardano aveva il precipuo compito di implementare attività invece le predette attività di Biobanking da sperimentali miranti a meglio conoscere specifici organizzare aspetti relativi a numerosità e caratteristiche prospettiche/consecutive direttamente collegate ai clinico-patologiche della patologia neoplastica Registri di Patologia dell’Istituto o alla attività di incidente sul territorio di riferimento e/o trattata nel Network nazionali. Il Progetto #3 (Ric Resp G nostro Istituto; comprende, inoltre, specificamente Pelagio) persegue la logica della Biobanca attività nel settore dell’organizzazione di collezioni prospettica/consecutiva direttamente collegata ai di tessuti biologici con le caratteristiche di Registri di Patologia dell’Istituto realizzando al suo Biobanche prospettive e consecutive direttamente interno una unica Biobanca interdipartimentale collegate ai Registri di Patologia. Due dei progetti collegata direttamente anche al data-base dell’UO proposti di Patologia. Il Progetto si propone di individuare (Progetti #1 e 2) problema dei riguardano secondo i criteri di Biobanche di POS e modalità di gestione dei tessuti condivise e Patologia. Il Progetto #1 (Ric resp:A Paradiso) si moderne. Il Progetto # 4(Ric Resp A Paradiso) collega all’importante problema della incidenza e muove gestione delle malattie rare sul territorio pugliese proponendosi di dare continuità ad attività già in riportandolo all’aspetto di specifica competenza corso e che mirano alla costituzione di un Network dell’Istituto Tumori; infatti, lavorando prima sul Virtuale Nazionale tra le Biobanche degli IRCCS data-base dell’Istituto e, dopo, sul data-base Oncologici ufficiale sanitarie Biobanche oncologiche) ancora una volta per erogate, verificherà il numero e le caratteristiche individuare criteri organizzativi e di gestione delle neoplasie che si sviluppano in soggetti con comuni. malattia rara. E’ infatti noto che detti soggetti sono Oncologico, si prefigge anche da implementare maggiormente ulteriormente specificamente il regionale delle esposti Registri prestazioni alla insorgenza di detta logica italiani Il (NICAB, Progetto, le a livello Network coordinato attività nazionale del Italiano dall’Istituto sito web neoplasie ma non esistono in letteratura studi che www.nicab.org. Area di Attività :Agenti xenobiotici riferiscano casistiche e rischio di cancro con individuazione di marcatori consecutive riferite ad uno specifico territorio. Il di esposizione e danno al DNA Vari progetti Progetto #2 (Ric Resp Dr P Milella) intende invece presentati presentano attività inerenti l’Area in aggiornare l’attuale organizzazione dell’Istituto questione compresi anche alcuni studi clinici che muovendo dalla di valutano l’effetto cancerogeno da esposizione a Patologia gestiti (vedi farmaci antineoplastici. In questa Area, tuttavia pubblicazioni dei precedenti anni) alla costituzione comprendiamo specificamente solo il progetto # 5 detta informazione presenza da singoli di a Data-base ricercatori 67 LINEA 1 che tratta di un importante filone di ricerca ereditaria (Ric Resp A Mangia); Il Progetto # 8 si dell’Istituto e che riguarda la possibilità di ottenere propone informazioni condensato caratterizzazione delle alterazioni dei geni BRCA1 respiratorio di soggetti diversamente fumatori. Il e 2 per mutazioni e polimorfismi nella popolazione progetto in questione si ricollega a ns precedenti pugliese di pazienti con ca. mammario (Ric Resp risultati che hanno dimostrato come il DNA B Pilato) valutando anche la fattibilità e validabilità estraibile dal condensato respiratorio sia idoneo di quali-quantitativamente per lo studio di alterazioni microchips molecolari ed in specifico per l’analisi delle vantaggiosa sia dal punto economico che di Time- instabilità microsatellitare indotte da esposizione consuming (Ric Resp S Tommasi). Detto studio del soggetto a fumo di sigaretta. Lo studio si viene svolto in collaborazione con l’NIH di prefigge di validare i nostri risultati preliminari che Bethesda. Nel Progetto # 10 (Ric Resp M Bruno) suggeriscono tutte bio-molecolari come il dal dato della instabilità invece nuovi le di continuare approcci gli laboratoristici customizzati informazioni di studi basati gestione bio-molecolari di su più tumorali microsatellitare possa essere utilizzato come acquisite nei suddescritti progetti ed ulteriori marker di diagnosi precoce del cancro del informazioni sulla vita riproduttiva e sulle abitudini polmone ed eventualmente per tratteggiare un di vita dei pazienti verranno verificati in termini di attendibile profilo di rischio di sviluppare il cancro associazione con il rischio di sviluppare una in : neoplasia e per individuare profili di rischio di per contrarre la malattia più precisi. All’interno di detto caratteristiche geneticomolecolari con utilizzo di studio sono comprese attività di f.u. di soggetti ad tests genetic, counselling, Detta Area di Attività alto rischio, di studio di pazienti con ca.mammario comprende alcuni progetti (Progetti #6-9) in un maschile, con ca ovario, etc. Area di Attività : settore di ormai consolidato interesse per l’Istituto Abitudini, stili di vita e rischio di cancro I progetti di Bari quale quello del Counselling per Patologia compresi in questa Area si collegano in maniera Tumorale continua soggetti fumatori. Identificazione di Area soggetti Eredo-Familiare. di a Attività rischio Forti di grandi con quelli compresi precedentemente annuali e di una attività di counselling che data analizza in relazione al rischio di sviluppare una ormai hanno patologia natura progetti compresi in questa Area riguardano lo laboratoristica che di tipo organizzativo-gestionale studio di condizioni predisponenti la insorgenza di sul territorio. I Progetti #6-7 si presentano come di patologia stretta affrontano femminile. Il Progetto #11 (Ric resp G Falco) specifici problemi di grande attualità scientifica concentra l’attenzione su una dermatosi linfocito- quali: il ruolo delle cellule staminali nelle forme mediata, il Lichen Sclerosus vulvare, la cui eredo-familiari di carcinoma mammario rispetto a complicazione più frequente è rappresentata quello svolto nelle forme sporadiche (Ric Resp A dall’insorgenza del carcinoma. Il progetto si Mangia); l’utilizzo di microarray per lo studio delle propone di studiare la prevalenza, i fattori di forme Eredo-familiari di ca. mammario che rischio ed eventuali possibili interventi preventivi risultino non caratterizzate da alterazioni in geni per detta patologia. I Progetti #12 e 13 riguardano noti (i cosiddetti BRCAX) per screenare eventuali invece la infezione da HPV proponendosi di nuovi geni coinvolti nel processi di trasmissione valutare la frequenza delle più diffuse MST e dei alcuni programmato natura anni, attività sia i ricercatori di laboratoristica stretta ed tumorale che detti Area casistiche di prime diagnosi di ca.mammario da descritta nella eredo-familiare. neoplastica dell’apparato aspetti Tre dei genitale 68 LINEA 1 principali ceppi di HPV in Puglia anche in TK receptors relazione al problema della multietnicità che farmacologici. caratterizza la nostra popolazione. Detti progetti si l’approfondimento delle conoscenze sul ruolo che collegano ad un intervento anche educazionale da la proteina NHERF, regolatrice della sodium- realizzare in specifiche coorti di soggetti candidati proton-exchange protein, NHE-1 svolge nella ad una eventuale vaccinazione. Detto progetto è interazione con recettori ad attività TK. Area di compreso nell’Area “Sviluppo e validazione di Attività : Sviluppo e validazione di interventi sociali interventi sociali e clinici per la prevenzione”. Il e clinici per la prevenzione”. Nove progetti si Progetto #14 si interessa invece di un ‘altro virus inseriscono in questa Area di grande rilievo per le oncogeno quale quello dell’Epatite di tipo B di cui attività scientifiche dell’Istituto. Infatti, l’Istituto trae intende studiare le interazioni con la dieta, con profitto dallo stretto collegamento che ha saputo HCV e con la insorgenza del carcinoma epatico. sviluppare Area di Attività : Basi genetico-molecolari per lo presenti sul territorio, come la LILT, e con sviluppo e progressione della malattia neoplastica organismi regionali istituzionali per programmare Questa Area comprende alcuni progetti che vari interventi educazionali su coorti di soggetti a perseguono l’obbiettivo di una caratterizzazione di rischio e, più in generale, sulla popolazione base in sistemi in vitro e su tessuti umani di alcuni miranti a sensibilizzarli sulla rilevanza della importanti meccanismi di sviluppo e progressione osservanza di buone condotte igieniche, di self- della neoplasia. I Progetti # 15 e 16 riguardano il control e delle pratiche di screening. Detti studi modello del carcinoma mammario di cui intendono coinvolgeranno alcune decine di migliaia di studiare il significato patogenetico di alcuni soggetti a livello regionale e prevedono l’analisi polimorfismi di ErbB di recente individuazione dei risultati ottenuti in termini di adesione a (#14 Ric Resp S Tommasi) e del pattern di programmi di screening anche alla luce di variabili metilazione dei geni coinvolti nello sviluppo dei di carcinomi minimi (#15 Ric Resp A Labriola). A impegno professionale, caratteristiche familiari, quest’ultimo progetto se ne collega uno ulteriore etc). con interesse inibibili Di con vari particolare Associazioni socio-culturale approcci rilievo di sarà Volontariato (scolarità, età, che analizza con nanotecnologie il profilo genetico ed epigenetico dell’epatocarcinoma HCV-relato (#17 Ric Resp S Tommasi). Il progetto # 18 affronta un argomento di nuovo interesse per i Laboratori dell’Istituto quale quello del pattern biologico-molecolare di sviluppo della patologia neoplastica tirioidea ed in particolare del ruolo svolto dal gene BRAF anche in collaborazione ocn le alterazioni del gene MET. Infine, il Progetto #19 affronta in maniera organica e complessiva uno specifico aspetto del fenomeno della progressione ed invasione neoplastica costituito dal ruolo che geni che controllano l’omeostasi cellulare svolgono nel controllo della motilità cellulare anche in relazione al funzionamento di 69 LINEA 1 Progetto 1-Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE ANALISI DELL’ASSOCIAZIONE DI PATOLOGIA ONCOLOGICA IN SOGGETTI AFFETTI DA PATOLOGIE RARE Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari G. A. Di Pietro, A. Mario Lerario, Bernardo Capozzolo Agenzia Regionale Sanitaria della Puglia, Bari 2006 24 mesi Malattie rare, eziopatogenesi tumorale, percorsi di cura, management DESCRIZIONE DEL PROGETTO outcomes La natura genetica delle malattie rare e l’insorgenza di malattie neoplastiche “non rare” correlate con la “malattia rara” rappresenta una importante frontiera di sviluppo per la ricerca oncologica e gestionale, sia in considerazione dell’elevato numero di malattie rare riconosciute (oltre 6000 secono l’Organizzazione Mondiale della Sanità), sia in relazione all’origine genetica delle stesse (oltre l’80%, dati O.M.S.) ed alla prevalenza di soggetti complessivamente interessati (sul territorio regionale sono oltre 40.000 i soggetti interessati da almeno una malattia rara). Le implicazioni che ne derivano sono notevoli e riguardano sia aspetti clinico scientifici, con particolare riferimento allo studio dell’associazione della patologia oncologica non rara nei soggetti affetti da patologie rare, sia di natura organizzativo gestionale con riferimento alla predisposizione di percorsi diagnostico terapeutici e di relativi sistemi di valutazione e finanziamento delle attività di cura. La ricerca si propone di individuare i fattori di rischio tumorale associati con patologie rare sul territorio della Regione Puglia, prendendo come riferimento una coorte di pazienti, quelli iscritti nel registro regionale esenti per malattia rara, ed esaminando per questi i percorsi assistenziali così come desumibili dal Sistema Informativo Sanitario Regionale. Fasi del progetto sono le seguenti • Estrazione dati dalla banca dati regionale esenti per patologia rara • Selezione delle patologie neoplastiche ad alto impatto da esaminare • Individuazione codici traccianti e linkage con le banche dati regionali • Selezione dei percorsi di cura e degli outcome da valutare • Analisi dei dati e studio della correlazione: individuazione dei fattori di rischio • Predisposizione di linee guida per l’anticipazione diagnostica Valutazione dei precorsi diagnostico terapeutici e degli esiti a distanza 1. Todd W., Nash D. (1997), Disease management: a systems approach to improving patient outcomes, JWS, NY 2. Nonis M., Lerario A. M., (2003), Valutazione e finanziamento degli ospedali, Il Pensiero Scientifico, Roma 3. Colaiacomo E., Colasanto A.D., Schittulli F., Tanzarella M., Milella P., Nardulli P., Lerario A. M., Carcinoma della mammella: un modello innovativo per il trattamento nell'esperienza del Dipartimento Donna dell'Irccs Oncologico di Bari, Organizzazione Sanitaria, SECUP, n. 1, Roma, 2005 4. Nonis M., Lorenzoni L., (2006), Guida alla versione 19.0 del sistema DRG, Il Pensiero Scientifico, Roma ATTIVITA’ PREVISTE L’analisi sarà condotta a partire dal registro esenti per patologia rara, nel quale sono attualmente arruolati 10.000 pazienti, effettuando un record linkage con le altre banche dati disponibili a livello regionale (banca dati dei ricoveri, banca dati prestazioni specialistiche ed ambulatoriali, banca dati del consumo di farmaci, flusso F relativo alla somministrazione diretta di farmaci), ricostruendo, con riferimento ad un arco temporale definito (dal 2002 al 2005) l’incidenza di patologie oncologiche associate ed i relativi percorsi di cura. Lo studio prende in considerazione l’intero territorio della regione Puglia, esaminando nell’arco di tempo considerato l’utilizzazione dei servizi, gli esiti per il paziente. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Individuazione dei fattori di rischio oncogeno associati con la diagnosi di malattia rara Linee guida per la diagnosi precoce dei tumori in soggetti affetti da patologie rare Analisi dei percorsi di cura e degli esiti a distanza per le patologie oncologiche a maggiore impatto. 70 LINEA 1 Progetto 2 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE COSTITUZIONE DI REGISTRI DI PATOLOGIA CON LE SDO COME FONTI INFORMATIVE Pietro Milella (Direzione Sanitaria Aziendale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Colasanto Angelo Domenico, Paradiso Angelo 2006 3 anni Registri, SDO DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il campo di utilizzo della banca dati Sdo è in continua crescita, seppure con limiti rilevanti legati alla codifica delle diagnosi sia per motivi di opportunità degli erogatori, sia per la mancanza preventiva di definizioni operative di “caso” condivise sia, infine, per gli inevitabili errori di accuratezza, precisione e riproducibilità della codifica clinica. Le informazioni contenute in banche dati SDO comunque permettono la raccolta sistematica delle informazioni demografiche e cliniche dell'episodio di ricovero, insieme all'esito dell'assistenza e alle risorse utilizzate, consentendo attività di programmazione mirata della rete ospedaliera sia a livello regionale sia a livello locale, nonché valutazioni per singoli istituti e reparti della casistica trattata, dell'utilizzo delle risorse e della qualità dell'assistenza, attraverso operazioni di confronto con l'attività dei migliori erogatori o con parametri di riferimento regionali (benchmarking). RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Risultati da conseguire • Favorire la condivisione di modelli di raccolta, analisi e lettura dei dati, determinando un'omogeneità e una comparabilità tra le diverse realtà regionali • potenziare le attività di programmazione e pianificazione sanitaria attraverso un approccio comune all'analisi e alla definizione dei fabbisogni assistenziali ospedalieri • introdurre all'utilizzo della validazione a campione delle diagnosi, tramite confronto con dati parametrici di corretta codifica (gold standard) per la determinazione di sensibilità e valore predittivo positivo dei codici della classificazione internazionale delle malattie e, in riferimento alle valutazioni di esito, i principi di utilizzo della metodologia del risk adjustment • valorizzare alcune delle professionalità ed esperienze esistenti per quanto riguarda l'uso epidemiologico degli archivi Sdo per la definizione di registri di patologia, • incrementare una reale capacità di utilizzo sia dei flussi informativi disponibili sia di survey campionarie, per un'efficiente opera di monitoraggio degli effetti sulla salute di interventi riorganizzativi quali i piani ospedalieri regionali, con particolare attenzione agli aspetti relativi a patologie ad alto impatto sociale, come nel caso dei tumori o ad interventi di alta specialità e costo, come per alcuni interventi cardiochirurgici • promuovere la comunicazione di esperienze e la condivisione di progetti di ricerca applicativa tra le realtà regionali, con particolare riguardo alle attività di sorveglianza e monitoraggio di alcune malattie trasmissibili o cronico degenerative. 71 LINEA 1 Progetto 3 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE CREAZIONE DI UNA BANCA TESSUTI INTERDIPARTIMENTALE Giuseppe Pelagio (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Casamassima A, Zito A, Simone G, Mangia A, Lorusso F, Pelagio G, Salvatore C, Quaranta M, Pellecchia A, Lo Mele M, Stea B, Tufaro A, Favale P, Paradiso A Lab. Oncologia Sperimentale, Lab. Analisi, Lab. Anatomia Patologica. 01-gennaio 2006 36 mesi Banca Tessuti, Campioni Biologici, Crioconservazione DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nell’ultimo decennio si è verificato un passaggio graduale dell’utilizzo di modelli sperimentali animali all’utilizzo di campioni biologici umani, provenienti da reperti operatori, per la ricerca e la diagnostica in campo oncologico. Da ciò nasce la necessità di poter disporre di un numero elevato di campioni biologici umani, con caratteristiche omogenee, in termini di modalità di prelievo e di conservazione, e di dati clinicopatologici ad essi correlati. Al fine di poter ottimizzare i processi volti all’ottenimento di materiali biologici con elevati standard qualitativi, risulta assolutamente indispensabile un sinergismo tra le UU.OO. coinvolte nelle successione delle fasi operative, a partire dai reparti chirurgici per finire ai laboratori di stoccaggio dei materiali. Da scaturisce ciò l’idea che le UU.OO. coinvolte nel processo debbano disporre di un mezzo efficace di collaborazione e di controllo dei flussi di lavoro. Soluzione naturale alla questione è quindi la creazione di una collaborazione interdipartimentale tra le UU.OO. coinvolte, che prevede lo sviluppo di un sistema gestionale e tecnologico dei campioni e la messa a punto di POS. Le UU.OO. coinvolte nel progetto sono l’Anatomia Patologica, il Laboratorio d’Analisi e il Laboratorio di Oncologia Sperimentale, che vanta un’attività ventennale nella crio-conservazione di tessuti tumorali. Nel corso del 2005 è stato costituito un gruppo di lavoro, composto da medici, biologi, tecnici ed esperti informatici, nonché collaboratori esterni appartenenti a ditte specializzate nel settore della crioconservazione di materiale biologico e nello sviluppo di sistemi informatici dedicati. Il gruppo di lavoro ha effettuato numerosi incontri periodici, di cui è stato redatto regolare verbale, per individuare e discutere gli aspetti sia concettuali, sia operativi riguardo la costituzione di una Banca Tessuti Interdipartimentale. In particolare, si è rivolto notevole interesse verso la individuazione di un protocollo per il prelievo e conservazione dei campioni biologici, attraverso l’analisi di modelli operativi in uso sia presso il nostro Istituto, sia in altre strutture nazionali ed internazionali. Si è giunti, quindi, alla stesura di POS di minima, per la candidabilità dei tessuti alla conservazione nella BioBanca Interdipartimentale. Un altro aspetto cruciale è stato la creazione di un software gestionale interdipartimentale nel quale far confluire e condividere i dati relativi ai campioni conservati. Il software è stato concepito e realizzato grazie alla collaborazione tra gli addetti ai lavori di raccolta e conservazione dei campioni, e gli esperti informatici del gruppo. Il software, immesso nella rete informatica dell’Istituto, è tuttora in corso di sperimentazione ed implementazione. Un ulteriore apporto alla problematica gestionale della BTI è stato fornito dalla ditta Angelantoni Scientifica, attraverso importanti suggerimenti progettuali e gestionali per le apparecchiature sia preesistenti, che previste, attraverso il concepimento di un di una struttura per la crio-conservazione di materiale biologico, comprendente, inoltre, un sistema di gestione automatizzato e controllato dei processi. Infine, l’attività di banca tessuti ha permesso, nell’ultimo anno, lo sviluppo di una piattaforma tecnologica per studiare il proteoma, il complesso delle proteine cellulari presenti in campioni biologici come il siero, nell’ambito del progetto Italia-Usa, con lo scopo di individuare indicatori multipli, quantitativi e qualitativi, utili per una diagnosi sierica precoce di neoplasie, per una valutazione dell’eterogeneità tumorale. Le neoplasie obiettivo dello studio sono quelle derivate dalla mammella, colon, ovaio e polmone, quest’tultimo in collaborazione con l’U.O. di Pneumologia Toracica dell’Ospedale S. Paolo di Bari. I pazienti complessivi reclutati nell’anno 2005 sono 713 così suddivisi per patologia: Patologia Mammella totale 452, di cui controlli 169, casi 263, non idonei 20. Patologia Colon totale 136, di cui controlli 77, casi 59. Patologia Polmone totale 125, di cui controlli 7, casi 108, non idonei 10. I sieri di pazienti che risultano affetti da patologie tumorali vengono classificati come casi; quelli che non presentano patologie tumorali vengono classificati come controlli. 72 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Le attività previste per il prossimo triennio riguardano sicuramente le aree già in corso di studio, mentre è prevista, in aggiunta, la certificazione della BTI. Nello specifico per il 2005 e previsto il perfezionamento e la implementazione del software gestionale della BTI; il perfezionamento delle rete informatica interna dell’Istituto, con particolare riguardo alla possibilità di effettuare un linkage tra il sistema software dell’Istituto, dei reparti, compresa la sala operatoria, ed il software gestionale della BTI. Attraverso la collaborazione con la ditta Angelantoni Scientifica verrà acquisito un pacchetto gestionale che sarà in grado di controllare i congelatori della BTI, garantendo così gli standard di sicurezza necessari per la qualità del materiale conservato e dei servizi erogati. Successivamente verrà avviato il processo di certificazione della BTI, secondo i suggerimenti elencati dalle Linee Guida per la Certificazione delle BioBanche, pubblicato dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie del Consiglio dei Ministri. Infine proseguirà il reclutamento di pazienti per la proteomica nell’ambito del Progetto Italia-USA. Progetto 4 - Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE SOGGETTI COFINANZIATORI BANCA TESSUTI TUMORALI: ALLESTIMENTO E CREAZIONE DI UN NETWORK Paradiso Angelo (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Casamassima A, Zito Alfredo, Simone G., Mangia Anita, Lorusso Francesco, Pelagio Giuseppe, Salvatore C, Quaranta M., Pellecchia A., Lo Mele M Stea B., Tufaro A., Paciolla N., Favale P, A. Paradiso . Lab. Oncologia Sperimentale, Lab. Anatomia Patologica, Lab. Analisi 2006 36 mesi Tessuti tumorali, Network virtuale, Biobanche oncologiche Angelantoni Scientifica 73 LINEA 1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nell’intento di costituire una rete nazionale di Biobanche oncologiche, comprendente i 7 IRCCS, nel corso del 2005 si sono svolti diversi incontri nazionali che hanno permesso di stabilire i requisiti per il costituendo network, anche sulla base di modelli già operanti in altri stati (vedi CNIO, TUBAFROST e NCI). Sono state individuate diverse aree tematiche comprendenti: sviluppo di un software gestionale della Bio-Banca comune, sviluppo ed adozione di procedure operative standardizzate, impostazione di percorsi e regole gestionali condivise per le Bio-Banche. Tali aree sono state approfondite ed analizzate da gruppi di lavoro costituiti con il compito di acquisire un Consenso Informato, Procedure Operative Standardizzate e una Nomenclatura Standard condivisibili, nonché di individuare un Controllo di Qualità e di sviluppare un sistema di Interfacciamento dei dati del Network Al fine di preservare i modelli organizzativi già in uso nelle singole UU.OO. è stato concordato di adottare il modello di Banca Virtuale, in cui i dati relativi ai campioni messi a disposizione vengono gestiti da un database comune, senza centralizzazione del materiale stoccato ed il cui utilizzo, per scopi non commerciali, ma attraverso collaborazioni scientifiche, verrà sottoposto a valutazione da parte di un comitato scientifico, appositamente costituito, comprendente i Responsabili di Istituto del Progetto Nazionale. Inoltre, è stato concordato di adottare un data set minimo di informazioni, comprendente: tipo di tumore, tipo di campione, modalità di conservazione, numero di campioni conservati, dati clinici e sperimentali correlati associati ai campioni messi a disposizione nel network. Questi dati gireranno su un software comune messo in rete le cui caratteristiche sono state individuate in base a criteri di accessibilità controllata. È in corso la realizzazione di un sito web del Network, il cui prototipo è stato presentato in corso della riunione del Network tenutasi il 28 novembre presso l’IEO di Milano. Contestualmente, è in corso di progettazione il software di interfacciamento dati che permetterà la condivisione virtuale dei campioni messi in condivisione dalle UU.OO. del Network. È stato condotto un survey sull’utilizzo di una nomenclatura standard in uso nelle Anatomie Patologiche degli Istituti afferenti al progetto e a livello internazionale risultando che la maggior parte utilizza lo SNOMED che, pertanto, è stato validato per l’utilizzo nel network È stato condotto un survey sulle procedure operative di raccolta e conservazione dei tessuti tumorali nei singoli Istituti del progetto nazionale al fine di individuare delle POS, i cui risultati sono in corso di valutazione. È in corso di elaborazione, sulla base delle indicazioni acquisite sia in sede delle riunioni del Network, che da un’indagine conoscitiva sui modelli già in uso presso altre istituzioni, un consenso informato riguardante la conservazione dei tessuti in eccesso derivanti da interventi eseguiti presso le strutture partecipanti al progetto ed il loro utilizzo per scopi scientifici. ATTIVITA’ PREVISTE Nel corso del 2006 verranno perfezionati e resi operativi i risultati conseguiti dai diversi gruppi di lavoro. In primo luogo verranno definiti i requisiti minimi per la candidabilità dei campioni alla conservazione nelle biobanche del Network, stabilendo delle procedure di raccolta e conservazione dei campioni tali da garantirne l’omogeneità qualitativa. Verrà redatto un protocollo delle POS minime per la raccolta e conservazione del materiale biologico presso le UU.OO partecipanti al progetto Verrà perfezionato e immesso in rete il sito web del Network, con l’acquisizione di un logo e acronimo identificativo che verranno individuati e decisi tra le UU.OO. del Network. Inoltre, verrà perfezionato e sperimentato il sw per lo scambio dei dati associati ai campioni messi in condivisione, comprensivo del sistema di codifica SNOMED. Verrà redatto un modello di consenso informato, per la raccolta e conservazione di materiale biologico per scopi scientifici, al quale ognuno dei centri partecipanti potrà fare riferimento per la stesura di un proprio modello, secondo le indicazioni delle proprie autorità istituzionali. Verrà poi avviata la procedura per la certificazione e l’accreditamento del Network, secondo le indicazioni approvate di recente, fornite dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie. 74 LINEA 1 Progetto 5 Area - 2 ALTERAZIONI DI DNA NELL'ESALATO RESPIRATORIO PER LA PREVENZIONE DEL NSCLC: STUDIO DI VALIDAZIONE TITOLO RESPONSABILE Paradiso A. (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Rosamaria Pinto, Brunella Pilato, Marco Campana, Rosanna Lacalamita, Anita Mangia, Giovanni Simone, Elisiana Carpagnano, Francesco Carpagnano, Maria Pia Faschino, Stefania Tommasi ENTI COINVOLTI ESTERNI Università di Foggia – Ospedale S.Paolo di Bari ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE UO Istocitopatologia ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Esalato respiratorio, NSCLC, Microsatelliti SOGGETTI COFINANZIATORI Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori N. PZ DA INCLUDERE 60 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il tumore del polmone è ancora oggi il tumore più frequente nell’uomo. Un nuovo approccio diagnostico prevede la possibilità di ricercare markers bio-molecolari della cancerogenesi e della progressione del tumore (1-3) che consentano una precoce identificazione del danno cellulare e nel contempo possano costituire un elemento di stadiazione biologica della malattia. Numerose alterazioni del DNA sono già state identificate sul tessuto tumorale di pazienti con neoplasia polmonare (4-5). Il nostro gruppo ha in questi ultimi anni orientato la sua ricerca in ambito oncologico sullo studio di markers tumorali nel condensato esalato (EBC), un campione biologico che proviene dalle alte e basse vie aeree e che viene raccolto in modo completamente non invasivo facendo respirare il paziente a volume corrente in un boccaglio collegato ad un sistema di refrigerazione. Dopo aver dosato nell’esalato condensato mediatori solubili coinvolti nell’oncogenesi del tumore del polmone (6), abbiamo recentemente dimostrato la possibilita’ di estrarre DNA da questo campione e da sangue di soggetti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) e soggetti sani per l’analisi dei microsatelliti (7,8). I risultati ottenuti dimostrano perdita di eterozigosita’ e instabilita’ genetica in un pannello di 5 microsateliti noti per il loro coinvolgimento nel processo di cancerogenesi del NSCLC. Su una casistica preliminare si è potuti giungere quindi alle seguenti conclusioni: 1) è possibile studiare alterazioni geniche in DNA di EBC; 2) le alterazioni evidenziate nell’EBC sono istotipo specifiche e sono direttamente correlate all’esposizione ai fattori di rischio. Questi risultati ci hanno indotto a ipotizzare la possibilità di utilizzare le alterazioni geniche presenti nell’EBC per rispondere ai due seguenti obiettivi primari: 1) verificare l’utilizzo dei microsatelliti come markers di rischio per il NSCLC; 2) validare la possibilità di utilizzare tali alterazioni come indicatori nella diagnosi precoce e prognosi del NSCLC. 1. Carpagnano GE, Resta O, Foschino-Barbaro MP, Carpagnano F. Interleukin-6 is increased in breath condensate of patients with non small cell lung cancer. IJBM 2002;17:141-45. 2. Hu YC, Sidransky D, Ahrendt S. Moleculare detection approaches for smoking associated tumors. 3. 4. 5. 6. Oncogene 2002;21:7289-97. Gessner Christian, Kuhn H, Toepfer K, et al Detection of p53 gene mutations in exhaled breath condensate of non-small cell lung cancer patients. Lung cancer 2004;43:215-22. Park JY, Jeon HS, Park SH, et al. Microsatellite alteration in histologically normal lung tissue of patients with non-small cell lung cancer. Lung Cancer 2000;30:83-89. Zhou J, Nong L, Wloch M, et al.. Expression of early lung cancer detection marker: hnRNP-A2/B1 and its relation to microsatellite alteration in non-small cell lung cancer. Lung Cancer 2001;34:341-50. Carpagnano GE, Foschino-Barbaro MP, Resta O, et al.. Endothelin-1 is increased in the breath condensate of patients with non-small cell lung cancer. Oncology 2004;66(3):180-4 75 LINEA 1 7. Carpagnano GE, Foschino-Barbaro MP, Mule’ G et al. 3p microsatellite alterations in exhaled breath 8. condensate from non-small cell lung cancer patients. Am J Respir Crit Care Med 172:738-744, 2005 Paradiso A, Tommasi S., Foschino-Barbaro MP et al. Microsatelliti instability in exhaled breath condensate from NSCLC patients. Tumori 4:76-77, 2005 ATTIVITA’ PREVISTE Per lo studio sui markers di esposizione ai fattori cancerogenetici in soggetti sani, saranno arruolati circa 60 soggetti suddivisi in 3 categorie: con BPCO, soggetti sani fumatori e soggetti sani non fumatori. A tali soggetti sarà sottoposto un questionario atto a conoscere i dati anamnestici, le abitudini voluttuarie e gli eventuali fattori di rischio (es. ambientali, ecc.) a cui sono sottoposti. Tali dati saranno poi opportunamente informatizzati in modo da mantenere l’anonimato dei soggetti. L’EBC (Ecoscreen) sarà raccolto e congelato a -80°C, così come il sangue intero previ amente eparinato. Entrambi i campioni biologici saranno sottoposti ad analisi molecolari al fine di studiare le potenzialita’ di queste alterazioni genetiche nello screening precoce dei soggetti a rischio. Per validare l’utilizzo delle alterazioni individuate come markers diagnostici, sarà inserito nello studio un gruppo di 50 soggetti con NSCLC a cui, dopo firma del consenso informato, sarà sottoposto un questionario atto a conoscere i dati anamnestici, le abitudini voluttuarie e gli eventuali fattori di rischio a cui sono sottoposti. Da ogni paziente sarà raccolto, aliquotato ed immediatamente congelato a -80°C EBC (Ecoscreen) e sangue intero eparinato. Dopo l’asportazione chirurgica, e la valutazione patologica, un frammento di tessuto tumorale con una cellularità neoplastica >70% sarà immediatamente congelato in azoto liquido e conservato a -80°C. I campioni sara nno sottoposti ad analisi molecolari al fine di verificare la specificita’ dei marcatori in studio evidenziati nel DNA estratto da esalato condensato confrontando i risultati ottenuti con quelli nel DNA estratto da biospie su tessuto neoplastico. Il DNA sarà estratto con DNA minikit (Qiagen) da EBC e sangue. Lo studio dei microsatelliti: 3p24.2 (D3S2338), 3p23 (D3S1266), 3p14.2 (D3S1300, FHIT locus), 3p25-26 (D3S1304), 3p21 (D3S1289) sarà condotto con genotipizzazione tramite sequenziatore a capillare (ABI Prism DNA sequencer 310) e software GeneScan TM 2.1. Nel II anno di attività, sul DNA degli stessi soggetti saranno valutate anche le eventuali mutazioni di EGFR che sembrano avere un ruolo nella patogenesi del NSCLC. A tale scopo saranno sequenziati gli esoni 1821, dominio tirosino-chinasico del recettore di membrana. Nel III anno di attività, saranno effettuate le seguenti correlazioni: - le alterazioni molecolari trovate nell’EBC di soggetti sani con i fattori di rischio (fumo, alcool….); - le alterazioni molecolari trovate nell’EBC di soggetti sani e dei soggetti con malattia predisponente; Saranno quindi condotte le analisi statistiche. I tests di Fisher e del chi square saranno utilizzati per comparare frequenze di gruppi, mentre il test di Wilcoxon sarà utilizzato per comparare la distribuzione di categorie. I risultati prodotti saranno sottoposti a pubblicazione. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Validazione di un pannello di microsatelliti come indicatore di diagnosi precoce e prognosi del NSCLC. Progetto 6 Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE ESPRESSIONE DI MOLECOLE DI ADESIONE NELLE FORME FAMILIARI E SPORADICHE DI CARCINOMA MAMMARIO Anita Mangia (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Chiriatti Annalisa,Marcello Lo Mele, Stefania Tommasi, Petroni Stella Alfredo Zito, Salvatore Cesare, Schittulli Francesco, Angelo Paradiso Servizio di Anatomia Patologica,Ospedale S.Chiara Trento, Dr. L. Barbareschi Institut fur Klinische Pharmakologie – Stuttgart (Germany), Dr. Brauch Hiltrud 2006 12 mesi Stem-cells, carcinoma mammario, familiarità, BRCA1 Circa 200 76 LINEA 1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Si discute ancora molto sul fenomeno dell’eterogeneità tumorale. Recentemente si è ipotizzata la presenza all’interno della massa neoplastica di una frazione di cellule responsabile della formazione e dello sviluppo del tumore. Tali cellule mostrano di possedere le caratteristiche proprie di cellule staminali, quali, 1 capacità di auto-rinnovarsi, proliferare e differenziarsi in tipi cellulari diversi. L’isolamento e l’espansione in vitro di cellule progenitrici di carcinoma mammario hanno dimostrato che cellule tumorali di mammella con attività tumorigenica, mostrano una diversa espressione dei marcatori di superficie, CD44 e CD24, rispetto 2 + -/low a cellule non tumorigeniche . In particolare, cellule epiteliali tumorali CD44 /CD24 , sarebbero responsabili della formazione del tumore. Questa ipotesi avrebbe importanti implicazioni terapeutiche nel trattamento del carcinoma mammario. Dai dati riportati in letteratura si evince che la valutazione della percentuale delle stem cells nel carcinoma mammario potrebbe avere delle implicazioni di tipo clinico3 biologico oltre che prognostico . I risultati del gruppo dell’Institut fur Klinische Pharmakologie di Stuttgart + -/low suggeriscono che la prevalenza di cellule tumorali CD44 /CD24 nel carcinoma mammario potrebbe non essere associata al decorso clinico e alla sopravvivenza ma favorire le metastasi a distanza. Tale studio si propone di determinare la percentuale di stem cells in pazienti con caratteristiche di familiarità e non per il carcinoma mammario, allo scopo di verificare una possibile relazione fra familiarità ed espressione dei marcatori di staminalità, CD44 e CD24. Referenze bibliografiche 1. Reya T, et al. Stem cells, cancer, and cancer stem cells. Nature 2001. 2. Al Hajj M, et al. Prospective identification of tumorigenic breast cancer cells. Proc Natl Acad Sci USA 2003. 3. AbrahamBk et al. Prevalence of CD44+/CD24-/low cells in breast cancer may not be associated with clinical outcome but may favour distant metastasis. Clin Cancer Res 2005. ATTIVITA’ PREVISTE Per analizzare simultaneamente l’espressione delle proteine, abbiamo preparato tissue microarray (TMAs) che contengono punches cilindrici di tessuto di 0,5 mm. di diametro. Lo studio prevede la determinazione delle stem cells con tecnica di doppia marcatura immunoistochimica in pazienti con diagnosi di carcinoma -/low mammario familiare e non. La percentuale di cellule CD44+/CD24 , sarà valutata mediante un sistema automatizzato di analisi d’immagine (Cellenger software, Definies AG, Germany). La casistica è costituita da 98 pazienti con caratteristiche di familiarità e 94 pazienti non familiari già valutati mediante sequenziamento genico per la ricerca di mutazioni del gene BRCA1. Saranno anche valutati i livelli di espressione del recettore Erα e del gene BRCA1. Lo studio prevede le seguenti fasi: 1. Aggiornamento delle notizie cliniche dei pazienti oggetto di studio 2. Analisi dei livelli di espressione di CD44 e CD24,mediante singola e doppia marcatura 3. Analisi dei livelli di espressione di BRCA1ed ERα 4. Analisi statistica dei dati morfologici e comparazione con quelli clinico-patologici RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verifica del valore predittivo dei marcatori di staminalità e pubblicazione dei dati su rivista recensita. Progetto 7 Area - 3 TITOLO STUDIO DEL PATTERN DEI CAMBIAMENTI GENOMICI NEI TUMORI MAMMARI EREDITARI NON BRCA1- e BRCA2-associati (BRCAx) RESPONSABILE Anita Mangia, (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Chiarappa Patrizia, Pilato Brunella , Lacalamita Rosanna, Zito Alfredo, Schittulli Francesco, Simone Giovanni, Petroni Stella, Paradiso Angelo ENTI ESTERNI COINVOLTI Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologia, Università La Sapienza, Roma SERVIZI O LAB INTERNI UU.OO.di IstoCitopatologia, Dipartimento Donna COINVOLTI ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Carcinoma della mammella, CGH, aCGH, microdissezione 77 LINEA 1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Ad oggi non sono stati ancora individuati in maniera inequivocabile i geni responsabili della suscettibilità al tumore al seno, dal momento che le mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2 spiegano l’ereditarietà della maggior parte dei tumori all’ovaio, ma solo una piccola percentuale di casi di tumore ereditario della mammella. L’attenzione è quindi ora rivolta all’identificazione di ulteriori geni di suscettibilità al cancro al seno in quei tumori non BRCA1 e/o BRCA2 associati, detti BRCAx. Diverse regioni genomiche sono state suggerite come loci candidati di suscettibilità, ma nessuno di questi risultati è stato supportato chiaramente da studi di conferma, oppure spiega piccole percentuali di casi (1,2). I tumori familiari al seno BRCAx, grazie alla loro eterogeneità rappresentano una notevole fonte di nuove informazioni sui geni coinvolti nello sviluppo del tumore mammario ereditario e saranno l‘oggetto del presente progetto, già avviato nel nostro laboratorio, e riguardante lo studio dei cambiamenti genomici secondari in questo tipo di tumori. Nostri studi preliminari hanno evidenziato un pattern di alterazioni eterogeneo e difficilmente interpretabile anche per la bassa risoluzione del tipo di ibridazione. Obiettivo del I anno sara’ quindi quello di completare lo studio su almeno 10 casi di carcinoma mammario in cui e’ stata esclusa la presenza di mutazioni nei geni BRCA1 e 2 (3, 4). Nel II anno sara’ condotto uno studio su una serie di pazienti BRCAx ma con una metodica a maggiore sensibilita’ e risoluzione, l’arrayCGH (5). I loci evidenziati come hot spot di alterazione saranno analizzati, nel III anno, in modo approfondito con l’individuazione dei geni in essi contenuti e la quantizzazione tramite Real Time PCR. Referenze 1. Gronwald J., Jauch A. Cybulski C., Schoell B., Bohm-Steuer B., Lener M., Grabowska E., Gòrski B., Jakubowska A., Wenancjusz D., Chosia M., Scott R.J. and Lubinski J, 2005, vol.114 International J. of Cancer. 2. Hedenfalk IA, Ringner M, Trent JM, Borg A. Adv Cancer Res. 2002;84:1-34. Review. 3. Bruno M, Tommasi S, ET AL., Annals of Oncology, 2004, 15(1):i48-i54. 4. Tommasi S, Crapolicchio A, ET AL., Mutat. Res. 2005, 15. 5. Pinkel D. and Albertson D., Nature Genetics, 2005, 37. ATTIVITA’ PREVISTE I ANNO 1. Saranno selezionati ulteriori pazienti afferenti dalla consulenza genetica, già analizzati per BRCA1 e 2 e risultati BRCAx. 2. Dal tessuto tumorale di tali pazienti, congelato e/o incluso in paraffina, sarà estratto, con opportuno kit, DNA genomico previa microdissezione. 3. Sui campioni selezionati sarà condotta l’analisi di Comparative Genomic Hybridization (CGH) per la conferma dei dati precedentemente ottenuti relativi allo studio sull’eterogeneità tumorale. 4. I dati saranno elaborati e saranno individuati alcuni loci di suscettibilità al tumore mammario. II ANNO 1. Sara’ condotta una analisi piu’ sensibile tramite aCGH con array rappresentativi dell’intero genoma su circa 20 pazienti affetti da carcinoma mammario familiare con particolare attenzione ai soggetti maschi. Questa tecnica permetterà di rivelare e mappare geni amplificati o delezioni in omozigosi. A differenza della CGH su cromosomi metafasici, nella aCGH il DNA genomico del campione tumorale (test) e il DNA genomico di riferimento marcati ognuno con un colorante fluorescente diverso (Cy3 per il test, Cy5 per il DNA di riferimento) vengono coibridati su cloni genomici oligonucleotidici, caricati su vetrini. I valori dati dal log2 del rapporto tra la fluorescenza emessa dai due fluorocromi indicano i cloni amplificati o deleti in ogni campione. I nostri campioni verranno analizzati utilizzando array con sequenze rappresentative dell’intero genoma. 2. Le regioni cromosomiche che risulteranno maggiormente coinvolte nelle alterazioni saranno analizzate più in dettaglio tramite aCGH con array rappresentativi di sequenze specifiche. III ANNO 1. Le alterazioni genetiche così individuate nei tumori BRCAx saranno correlate con i pattern di espressione dei geni coinvolti nei meccanismi di riparo del DNA (ATM, CHEK2, p53 e MRE11). 2. I loci evidenziati come a maggior frequenza di alterazioni saranno studiati con metodica TaqMan in Real Time PCR (Applied Biosystems 9700) utilizzando sonde specifiche per i geni contenuti in tali loci, opportunamente ottimizzate. 78 LINEA 1 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE A conclusione dei tre anni, il nostro studio contribuirà in maniera sostanziale a caratterizzare dal punto di vista molecolare i tumori familiari di tipo BRCAx e a fare luce sui meccanismi coinvolti nell’eziopatogenesi del carcinoma mammario. Progetto 8 - Area 3 TITOLO CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI PAZIENTI PUGLIESI CON CARCINOMA MAMMARIO EREDO-FAMILIARE RESPONSABILE Brunella Pilato (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) RICERCATORI ASSOCIATI Stefania Tommasi, Alessandro Monaco, Marco Campana, Salvatore, Longo Cosimo. D’Amico, Michele Bruno, Rosanna Lacalamita, Francesco Zito, Giovanni Simone), Vincenzo Ventrella, A. Paradiso ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE Dipartimento Donna; Dipartimento dei servizi ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Familiarità, BRCA, Mutazioni, Polimorfismi, Carcinoma Mammario N. PZ DA INCLUDERE Circa 60/anno DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il carcinoma mammario ereditario presenta peculiarità molecolari, es. mutazioni di geni quai BRCA1 e BRCA2 che permettono sia di identificare una classe di pazienti da monitorare con un più stretto follow-up, sia di monitorare i familiari di questi pazienti che presentano un maggiore rischio di sviluppare il tumore (1). Peraltro, le alterazioni dei 2 geni portano a deficit nella loro funzionalità, in particolare in relazione al riparo del DNA dopo danno (2) e questa è un'informazione importante anche alla luce della terapia postchirurgica impostata per queste pazienti. Le mutazioni di BRCA1 e 2 sono risultate specifiche di determinate aree geografiche ed etnie. Al momento l'unico studio sulle mutazioni legate alla popolazione Caucasica pugliese è quello in corso nel nostro Istituto (3) che ad oggi ha arruolato più di 700 pazienti consecutive con prima diagnosi di carcinoma mammario. Lo studio si svolge in 2 fasi: 1) Indagine conoscitiva sull'interesse e accettazione del test molecolare e accettazione delle pratiche diagnosticoterapeutiche preventive; 2) Valutazione clinica delle indicazioni terapeutiche. Gli obiettivi dell’anno in corso riguarderanno: 1) Studiare i pazienti ad alto rischio di mutazione previa consulenza genetica; 2) Impostare il più idoneo follow-up clinico/diagnostico/terapeutico per pazienti ad alto rischio e loro familiari; 3) Studiare le famiglie dei pazienti a più alto rischio sia in funzione dell’eventuale mutazione trovata in uno dei 2 geni, sia dei polimorfismi evidenziati. 1. Nelson HD et al. Annals Int Med 143: 362-379 2. Lee MY et al Oncogene 23: 865-872, 2004 3. Tommasi S et al. Mutat Res. 578:395-405, 2005 ATTIVITA’ PREVISTE Previa firma del consenso informato, dal sangue intero (10ml) dei pazienti che risulteranno a rischio di essere portatori di mutazione di BRCA1 o BRCA2, sarà estratto il DNA che sarà sottoposto a PCR con gli opportuni primers in modo da amplificare tutti gli esoni del gene BRCA1 che saranno sequenziati automaticamente (ABI Prism 377). Sarà inoltre messa a punto l'analisi di mutazioni per BRCA2 e il metodo di prescreening con dHPLC per la valutazione delle mutazioni di entrambi i geni. Sarà contemporaneamente studiata l’espressione di BRCA1 e la sua funzionalità in termini di valutazione dell’ipermetilazione del suo promotore. Le caratteristiche molecolari verranno messe in relazione con le altre principali caratteristiche clinico-patologica delle pazienti. L'incidenza delle mutazioni rilevate nella nostra casistica sarà confrontata con quella riportata in letteratura in casistiche simili (stessa etnia) o di 79 LINEA 1 etnia diversa. Saranno individuate le famiglie a maggior rischio e tutti i familiari di I e II grado disponibili saranno analizzati per le mutazioni e/o i polimorfismi identificati nei probandi al fine di verificare l’eventuale patogenicità legata agli stessi polimorfismi. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Caratterizzazione della popolazione pugliese per mutazioni e polimorfismi di BRCA1/2. Identificazione e follow-up delle famiglie a rischio. Progetto 9 - Area 3 ALTERAZIONI DI BRCA1/2 NEL CARCINOMA MAMMARIO FAMILIARE: VALIDAZIONE DI UNA NUOVA STRATEGIA PER LO STUDIO DI SNP IN BRCA TITOLO RESPONSABILE Stefania Tommasi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Alessandro Monaco, Brunella Pilato, Pinto Rosamaria, Michele Bruno, Rosanna Lacalamita, Francesco Schittulli, F. Marincola, A. Paradiso ENTI COINVOLTI ESTERNI Immunogenetics Laoratory, Dept. of Transfusional Medicine, NIH Bethesda, USA SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI Dipartimento Donna; Dipartimento dei Servizi ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 24 mesi PAROLE CHIAVE Array, Familiarità, BRCA, Polimorfismi, Carcinoma Mammario DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il carcinoma mammario ereditario è caratterizzato da alterazioni geniche che per la maggior parte riguardano i geni BRCA1 e BRCA2. L’identificazione di mutazioni in uno di questi 2 geni permette di identificare una classe di pazienti da monitorare con un più stretto follow-up e di monitorare i familiari di questi pazienti che presentano un maggiore rischio di sviluppare il tumore. Al momento l'unico studio sulle mutazioni legate alla popolazione Caucasica pugliese è quello in corso nel nostro Istituto che ad oggi ha arruolato più di 700 pazienti consecutive con prima diagnosi di carcinoma mammario. Una serie di pazienti Pugliesi con carcinoma mammario di tipo familiare sono stati già caratterizzati nel nostro laboratorio per alterazioni di BRCA1 (Tommasi et al Mut Res, 2005). Sono state evidenziate mutazioni patologiche (5382insC e 4566delA) nel 7% dei pazienti e la presenza di polimorfismi nel 61% pazienti. La mutazione più frequentemente riscontrata in questa casistica pugliese è stata un’alterazione founder per la popolazione degli Ashknenazi (5382insC). Purtroppo lo studio molecolare di questi geni risulta dispendioso e “time consuming” poiché i geni sono molto grandi (codificano per 1863 e 3418 aminoacidi, rispettivamente) e le mutazioni possono avvenire lungo tutta la sequenza. Recentemente presso la Sezione di Immunogenetica del NIH (Prof. F. Marincola, Bethesda, USA) è stato messo a punto un chip di oligo costruiti con una strategia peculiare che utilizza sonde, dette “consenso”, parzialmente sovrapposte e che permette di evidenziare alterazioni puntiformi anche di grossi geni con un’alta sensibilità e specificità. L’utilizzo di un array ad alta densità inoltre permette un risparmio di tempo e di costi. Il presente progetto permetterà la costruzione di chip ad hoc per il gene BRCA1 e la validazione dello stesso nella nostra casistica. Obiettivo del I anno del presente progetto è la validazione dell’utilizzo del chip in una casistica ad hoc che comprenda casi noti per alterazioni di BRCA1 studiate con tecniche standard quali dHPLC e sequenziamento diretto. L’utilizzo del chip sarà messo a punto nel nostro laboratorio. Nel II anno il chip sarà utilizzato nello studio di una casistica consecutiva del nostro laboratorio. 1. Jin P, Panelli MC, Marincola FM, Wang E, Immunol Res 30:181-90, 2004. 2. Wang E, Adams S et al J Transl Med 1:1-4, 2003 3. Tommasi S, Crapolicchio A, Lacalamita R, et al., Mutat Res. 578:395-405, 2005 80 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Studio molecolare: Previa firma del consenso informato, dal sangue intero (10ml) dei pazienti a rischio di essere portatori di mutazione di BRCA1 o BRCA2, è stato estratto il DNA che è stato sequenziato per tutti gli esoni del gene BRCA1 (ABI Prism 377). Validazione del chip: Campioni di DNA estratto da sangue già analizzati con dHPLC e sequenziamento automatico, saranno studiati con il chip costituito da oligo immobilizzati su vetrino presso la Sezione di Immunogenetica del NIH. Il DNA sarà trascritto e retrotrascritto utilizzando specifici fluorocromi (Cy3 e Cy5) e sarà ibridizzato sul vetrino. I vetrini saranno poi letti utilizzando uno scanner specifico (GenePix 4000B) e i risultati saranno analizzati con l’opportuno software. Verifica della metodica: Le conoscenze acquisite saranno applicate ad una serie consecutiva di pazienti con carcinoma mammario familiare afferenti al nostro Istituto ed aventi un rischio di mutazione in uno dei 2 geni >10% (Myriad II software). RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE 1. Costruzione di un prototipo di chip per lo studio delle alterazioni di BRCA1 2. Validazione del chip Progetto 10 – Area 3 TITOLO INDIVIDUAZIONE DI PROFILI DI RISCHIO ASSOCIATI A FATTORI EREDOFAMILIARI NEI PAZIENTI CON CARCINOMA MAMMARIO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE Dr. Michele Bruno Angelo Paradiso, Stefania Tommasi, Nicola Paciolla, Tatiana Danese, Francesco Schittulli, Salvatore Longo Dipartimento di Oncologia Sperimentale – Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica Dipartimento Donna – Unità Operativa di Senologia 2006 36 mesi Fattori di rischio, carcinoma mammario, multifattorialità, penetranza, ereditarietà 81 LINEA 1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La storia familiare di carcinoma mammario e la trasmissione ereditaria di mutazioni nei geni BRCA1e BRCA2 conferiscono un aumento del rischio di insorgenza del carcinoma mammario che diventa molto alto (50-80%) nei casi ereditari (1). Tuttavia la percentuale di rischio nei soggetti con familiarità, e ancora di più negli individui con mutazione genetica accertata, appare molto variabile; inoltre è stata dimostrata una variabilità nella presentazione del tumore in relazione all’età ed alla regione geografica (2). Soltanto parzialmente detta variabilità può essere spiegata dal tipo e dalla localizzazione delle mutazioni nei geni BRCA1 e 2. La variazione della penetranza suggerisce che altri fattori non genetici o ulteriori fattori genetici possano influenzare il rischio di tumore. Una migliore comprensione dei fattori che modificano il rischio di tumore nei portatori di mutazione nei geni BRCA1 e 2 potrebbe essere molto utile per il calcolo del rischio di tumore per singole famiglie o addirittura personalizzato. Alcuni studi hanno esaminato il ruolo della storia riproduttiva, delle terapie ormonali, dei contraccettivi orali, della dieta, del fumo, del caffè (3,4,5,6). Ma spesso i risultati sono contradditori. Inoltre pochi studi di questo tipo hanno riguardato la popolazione italiana. I tumori sono quasi sempre ad eziologia multifattoriale e probabilmente anche i tumori ereditari e familiari rientrano in questa definizione. La possibilità di evidenziare tale multifattorialità potrebbe essere utile in sede di valutazione del rischio di tumore e nella fase di applicazione di misure preventive. Accanto al rischio familiare o genetico deve essere sempre considerato il rischio associato ad altri fattori che potrebbero in alcune situazioni assumere un ruolo decisivo e ciò consentirebbe di evitare che l’attuazione di screening preventivi porti al cosiddetto “determinismo genetico”, ignorando l’influenza dell’ambiente sul fenotipo. La conferma dell’esistenza di un’associazione tra fattori ambientali e la penetranza dei geni del carcinoma mammario aiuterebbe a stabilire delle priorità per studi di prevenzione e aprirebbe nuove prospettive per la consulenza genetica. 1) Antoniou A, Pharoah PD, Narod S et al. Average risks of breast and ovarian cancer associated with BRCA1 and BRCA2 mutations detected in case series unselected for family history: a combined analysis of 22 studies. Am J Hum Genet 2003; 72: 1117-1130. 2) Scott CL, jenkins MA, Southey MC et al. Average age-specific cumulative risk of breast cancer according to type and site of germline mutations in BRCA1 and BRCA2 estimated from multiplecase breast cancer families attending Australian family cancer clinics. Hum Genet 2003 May; 112 (5-6):542-51. 3) Rebbeck TR, Inheroted predisposition and breast cancer: modifiers of BRCA1/2-associated breast cancer risk. Environ Mol Mutagen 2002; 39(2-3): 228-34. 4) Ghadirian P, Lubinski J, Lynch H et al., Smoking and the risk of breast cancer among carriers of BRCA mutations. Int J Cancer 2004 Jun 20; 110(3): 413-6. 5) Nkondjock A, Ghadirian P, Kotsopoulos J et al. Coffee consumption and breast cancer risk among BRCA1 and BRCA2 mutation carriers. Int J Cancer 2006 jan 1; 118 (1): 103-7. 6) Narod SA., Modifiers of risk of hereditary breast and ovarian cancer. Nat Rev Cancer 2002 Feb; 2(2): 113-23. ATTIVITA’ PREVISTE Saranno raccolte in un database le informazioni relative alla storia familiare e agli altri fattori di rischio del carcinoma mammario di una casistica di 1000 pazienti con diagnosi di carcinoma mammario. Nel dettaglio verranno considerati fattori riproduttivi (età del menarca e della menopausa, gravidanze ed età della prima gravidanza, allattamento), fattori ormonali (uso della pillola contraccettiva, terapie ormonali sostitutive o di stimolazione, body mass index, patologie endocrinologiche), fattori ambientali (radiazioni, sostanze tossiche), abitudini voluttuarie (fumo di sigaretta, abuso di alcoolici, caffè, alimentazione). Infine saranno esaminate le informazioni circa la residenza geografica e l’anamnesi patologica.I pazienti con storia familiare saranno suddivisi in sottogruppi secondo il numero di parenti affetti da carcinoma mammario e il tipo di parentela ed in relazione al risultato del test genetico sui geni BRCA eventualmente eseguito; inoltre, sarà calcolata la probabilità statistica (Myriad Tables) per tutti i casi di presentare alterazione germinale nei geni BRCA.Dopo una prima analisi di associazione dei singoli fattori di rischio con i casi di tumore mammario eredo-familiari, si definiranno dei profili di rischio comprendenti associazioni di due o più fattori di rischio. Sarà quindi considerata la possibile associazione di specifici profili di rischio con caratteristiche di familiarità o ereditarietà. 82 LINEA 1 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE • • • • Trovare fattori di rischio più frequentemente associati ai pazienti con storia familiare Stabilire se i fattori di rischio ambientale e gli stili di vita possono contribuire allo sviluppo del carcinoma mammario fra i portatori di mutazione genetica come nella popolazione generale o in maniera differente Definire programmi di prevenzione per soggetti a rischio di carcinoma mammario che prevedano oltre a screening strumentali e laboratoristici anche l’eliminazione di fattori di rischio derivanti da particolari stili di vita I risultati del lavoro saranno riportati in un lavoro scientifico Progetto 11 – Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE PREVALENZA DI LICHEN VULVARE E L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI CLINICA E ISTOLOGICA PRECOCE Falco Gaetano (U.O. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Kardhashi Anila, Zito Alfredo, Deliso Maria Assunta, Cantinieri Claudio, Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Alessandra Renna, Schittulli Francesco. Servizio di Anatomia Patologica 2006 36 mesi Prevalence, lichen sclerosus, diagnosis, vulvar cancer 50 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Lichen sclerosus (LS) è una dermatosi linfocito mediata che ha una preferenza per la cute genitale. La sua eziologia non è chiara, ma ci sono evidenze che suggeriscono un coinvolgimento di meccanismi autoimmuni: c’è una maggiore incidenza di anticorpi tessuto-specifici e un’associazione con altre patologie autoimmune, soprattutto tiroidea e con gli antigeni HLA, classe II. Nella donna ci sono due fasce di età interessate: le bambine prepuberali e le donne in postmenopausa. Anche se questo suggerirebbe un’influenza ormonale, la terapia ormonale sostitutiva non migliora la malattia esistente e ne protegge la progressione. La diagnosi nella maggior parte dei casi è clinica, ma una biopsia di conferma è necessaria per documentare qualsiasi caratteristica atipica. Le classiche caratteristiche istologiche includono una sottile epidermide con ipercheratosi, uno strato largo di collagene omogeneizzato sopra la giunzione dermo-epidermale e un infiltrato linfocitario nella area omogeneizzata. Un piccolo numero di pazienti si presentano con una epidermide spessa e sono queste le pazienti che tendono ad avere una malattia complicata, a non rispondere alla terapia e hanno un rischio maggiore di sviluppare un carcinoma a cellule squamose associata. La complicazione più importante è questo tipo di carcinoma, anche se raramente sono stati descritti anche il carcinoma verrucoso e quello di cellule basale. L’entità di rischio maligno è di 510%, ma l’esame istologico dei carcinomi squamosi dimostra che in 60% la malattia si sviluppa in un quadro di LS. Il trattamento più raccomandato sono i cortisonici topici ultrapotenti, ma non ci sono studi clinici randomizzati che abbiano valutato quale di loro sia il più efficace. Altre terapie come il testosterone, il progesterone, il ciclosporina, i retinoidi e il trattamento chirurgico sono meno efficienti. • Neill SM e al. Guidelines for the management of lichen sclerosus. British Journal of Dermatology 2002; 147:740-649. • Regauer S e al. Early vulvar lichen sclerosus: a histopathological challenge. Histopathology 2005; 47(4):340-7 • Jones RW e al. Clinically identifying women with vulvar lichen sclerosus at increased risk of squamous cell carcinoma: a case-control study. J Reprod Med 2004; 49(10)808-11 • Yesudian PD e al. Lichen sclerosus. Int J STD AIDS 2005;16(7):465-73 • Goldstein e al. Prevalence of vulvar lichen sclerosus in a general gynecology practice. J Reprod Med 2005; 50(7):477-80. • Carli P e al. Vulvar carcinoma associated with lichen sclerosus. Experience at the Florence, Italy, Vulvar Clinic. J Reprod Med 2003; 48(5):313-8 • Renaud-Vilmer C e al. Vulvar lichen sclerosus: effect of long-term topical application of a potent steroid 83 LINEA 1 on the course of the disease. Arch Dermatol 2004; 140(6):709-12 ATTIVITA’ PREVISTE Studio osservazionale prospettico sulla diagnosi e il trattamento del lichen sclerosus. Obbiettivi: - Definire la prevalenza del lichen sclerosus nella nostra popolazione. - Definire i fattori di rischio come l’età, lo stato menopausale, la sintomatologia, le altre patologie autoimmune, utili all’elaborazione della valutazione statistica della associazione. - Valutare l’efficacia dei diversi trattamenti. - Valutare l’importanza della diagnosi degli stadi precoci nella progressione della malattia e nella associazione con il carcinoma a cellule squamose. Dalla popolazione delle donne che si presentano ai nostri ambulatori di prevenzione ginecologica e di colposcopia saranno selezionate e quindi arruolate allo studio tutte le donne con l’impressione clinica di diagnosi di LS. La diagnosi sarà accertata con la biopsia e quindi con la diagnosi istologica. Il numero previsto delle partecipanti allo studio è 50, questo basato sul flusso delle donne che scelgono i nostri ambulatori e la prevalenza in letteratura del lichen sclerosus. Il trattamento e il follow-up delle pazienti si basa sulle linee guida ginecologiche e dermatologiche internazionali. In generale la terapia di scelta sarà quella dei cortisonici ultrapotenti e nei casi resistenti le altre terapie. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE La ricognizione e il trattamento degli stadi precoci del lichen sclerosus può portare in un lungo periodo di remissione. La progressione agli stadi atrofici e quindi la morbosità che lo associa e soprattutto il carcinoma a cellule squamose si possono prevenire. Progetto 12 - Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA N. PZ DA INCLUDERE LA MULTIETNICITA’ DEL NOSTRO CONTESTO REGIONALE COME ELEMENTO PER NUOVE PROSPETTIVE DI RICERCA NEL CAMPO DELLE MST Trojano Vito (U.O.C. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Falco Gaetano, Cantinieri Claudio, Kardhashi Anila, Deliso Maria Assunta, Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Simone Gianni, Mariangela, Quaranta Michele, Micelli Giuseppina, Alessandra Renna, Schittulli Francesco Laboratorio analisi-servizio di citologia e anatomia patologica 2006 36 mesi 300 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Storicamente la Puglia per la sua posizione geografica rappresenta un crocevia di scambi culturali e commerciali tra varie popolazioni. Attualmente pero’, da semplice via di transito la nostra regione si e’ trasformata sempre piu’ in zona nella quale tali etnie tendono a convergere e soggiornare creando vere e proprie comunità, con delle caratteristiche peculiari. Tutto cio’ ha una contropartita che si traduce in un approccio alle problematiche mediche che deve tener conto di alcuni importanti elementi. Il medico cioè si potrà dover trovare a far fronte a tipologie di malattia che in qualche maniera possono essere importate dai luoghi di provenienza di tali popolazioni e che per il medico stesso rappresentano un elemento di novità, rispetto alle quali sarà quindi richiesta una competenza specifica per il riconoscimento ed il trattamento. Inoltre si renderà necessario, nei confronti di tale utenza, un approccio che tenga conto delle differenti radici culturali che possono motivare dei comportamenti molto diversi da quelli attesi e soprattutto una notevole ritrosia di tali pazienti nei confronti delle procedure diagnostiche e terapeutiche che si intende attuare . Tale problematica riguarda soprattutto le metodologie di reclutamento e approccio nei riguardi di quelle donne che si intende inserire in un programma di prevenzione e diagnosi precoce per quanto concerne , per esempio, il tumore della cervice uterina. Altrettanto importante sarà la valutazione delle principali MST,rispetto alle quali ci si troverà ad affrontare nuove o comunque da noi rare patologie che tali popolazioni possono importare dai luoghi di provenienza. 84 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Risulta quindi importante innanzitutto una valutazione, attraverso uno studio ad ampio raggio, che tenga conto anche di queste nuove realtà. Sarà cioè fondamentale una stima della frequenza, mediante l’approntamento di esami laboratoristi appropriati delle piu’ diffuse MST e dei principali ceppi di HPV,a tutt’oggi considerato la piu’ diffusa malattia sessualmente trasmessa a livello mondiale,nonché il principale responsabile dei tumori della cervice uterina.Sarà interessante valutare nel contesto pugliese, proprio in virtu’ di questa multietnicità, le eventuali differenze che in qualche maniera potranno dare risultati che si discostino piu’ o meno dalle aspettative nazionali. E’ fondamentale la creazione di strutture ricettive di tipo ambulatoriale, dove potranno afferire tali persone nella certezza di incontrare personale adeguatamente formato non solo da un punto di vista professionale ma anche sotto l’ aspetto culturale onde poter far fronte alle particolari esigenze di un’ utenza con delle sue caratteristiche cosi’ peculiari. Le pazienti verranno reclutate mediante le afferente agli ambulatori dell’ Istituto Oncologico di Bari. Le donne verranno sottoposte a screening dei tumori della cervice uterina mediante LBC, si effettuerà la ricerca dell’HPV mediante HCII e si eseguiranno dei tamponi cervico-vaginali standard e per la ricerca di Micoplasma,Clamydia ed HSV2. Nelle donne positive all’Hybrid Capture per tipi di HPV ad alto rischi si procederà poi alla tipizzazione virale mediante PCR per identificare i ceppi di virus coinvolti. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Valutazione della frequenza delle piu’ diffuse MST e dei principali ceppi di HPV in Puglia Progetto 13 - Area - 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA N. PZ DA INCLUDERE IL RUOLO DELL’INFORMAZIONE SULLA INFEZIONE DA HPV E VACCINAZIONE COME ELEMENTO FONDAMENTALE NELLA PREVENZIONE DELLE NEOPLASIE GINECOLOGICHE Trojano Vito, (U.O. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II Bari” Falco Gaetano, Cantinieri Claudio, Kardhashi, Deliso Maria, Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Simone Gianni, Mariangela Caponio, Quaranta Michele – Micelli Giuseppina, Sciortino Giancarlo, Alessandra Renna, Schittulli Francesco Laboratorio Analisi-Servizio di Citologia ed Anatomia Patologica 2006 3 anni 300 DESCRIZIONE DEL PROGETTO L’ormai riconosciuto ruolo carcinogenetico dell’HPV nella specie umana,insieme alle scoperte di carattere bio-immunologico degli ultimi anni , ha spinto l’interesse di molti ricercatori verso la messa a punto di un vaccino contro questo virus. I benefici di un vaccino preventivo nei confronti del cancro della cervice uterina sarebbero molteplici e l’impatto globale avrebbe una ripercussione su scala mondiale. Basti pensare a tutti quei paesi in via di sviluppo ( Centro e Sud- America, Africa, Asia) nei quali la pianificazione di uno screening citologico incontra grandi difficoltà e dove quindi una strategia sui tempi lunghi, vaccinazione appunto, è un’alternativa piu’ valida. Anche nei paesi occidentali i risultati sarebbero di notevole impatto in quanto si avrebbe un enorme risparmio in termini di risorse umane e finanziarie che ora sono impegnate nei programmi di screening. Il fine ultimo sarebbe l’eradicazione di uno dei tumori piu’ diffusi nel mondo femminile 85 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE La trasmissione per via prevalentemente sessuale del virus dell’hpv ci spinge ad identificare un target ben preciso di donne che dovrebbero essere sottoposte a tale metodica vaccinale. Essendo infatti il fine di tale vaccino di tipo preventivo bisogna andare ad incidere su di una popolazione che per questioni anagrafiche si presume non abbia ancora contattato il virus attraverso i rapporti sessuali e quindi una appropriata strategia preventiva si rivolgerà all’età preadolenscenziale. Per queste ragioni risulta chiara la necessità di svolgere una attività informativa capillare che abbia negli istituti scolastici l’elemento cardine. L’informativa nelle scuole va quindi concordata con l’ Assessorato alla Pubblica Istruzione ed il Provveditorato agli Studi al fine di garantire un’adeguata diffusione di informazioni corrette atte a fugare dubbi,incertezze e false credenze inerenti alle caratteristiche della malattia e di tutti quei presidi, vaccino compreso, che si intende mettere in atto per debellare tale importante problematica. In tale ottica l’Istituto Oncologico di Bari si propone come punto di riferimento nell’approntamento di metodologie atte non solo alla informazione a tutto campo,ma anche come punto nodale per quanto concerne la possibilità di attuare strategie preventive che inevitabilmente vedranno nella vaccinazione un elemento cardine oltre che la possibilità di poter fare diagnosi e trattamento delle suddette patologie RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Effettuare una capillare informazione sulle tematiche su’ esposte anche al fine di poter indirizzare queste donne verso strutture adeguate alla risoluzione dei loro problemi-Effettuare uno screening mediante HCII dei tipi virali ad alto e basso rischio e genotipizzare con PCR quelli ad alto rischio Progetto 14 - Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI SERVIZIO LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL'ISTITUTO COINVOLTE ILRUOLO DELL’INFEZIONE OCCULTA DA HBV NELLO SVILUPPO DEL CARCINOMA EPATICO: VALUTAZIONE DELL’INTERAZIONE CON IL VIRUS HCV E CON LA DIETA Michele Quaranta (U.O. laboratorio di Analisi) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Silvia Di Tardo, Rosa Divella, Eugenia Capuano, Antonella Daniele, Antonio Tufaro, Maria Teresa Venneri, M.Montella Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sez. di Bari, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sez. di Napoli, Istituto Pascale, Napoli, I.R.C.C.S. Ospedale Maggiore di Milano, Dip. Malattie apparato digerente ed endocrino-metabolico. Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi Radiologia Interventistica (RAI), Chirurgia Apparato Digerente (CAD), Otorinolaringoiatria ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Infezione occulta da HBV, epatocarcinoma, HCV. N. PZ DA INCLUDERE 300 (100 casi, 200 controlli) 86 LINEA 1 DESCRlZIONE DEL PROGETTO Si stima che circa il 3% della popolazione mondiale sia infettata dal virus dell' epatite C (HCV) e che una percentuale ancora maggiore sia stata infetta dal virus dell' epatite B (HBV). Entrambi i virus possono provocare, dopo una lunga latenza, il cancro al fegato che risulta essere, a livello mondiale, la quarta causa di morte per neoplasie. Negli ultimi decenni nelle nazioni occidentali si è riscontrato un costante aumento della mortalità per epatocarcinoma dovuto all' invecchiamento della popolazione, ma anche alla carenza di terapie efficaci poichè si tratta di un tumore diagnosticato in fase avanzata, quando la terapia chirurgica non è più praticabile. L'eziologia virale del cancro determina alti tassi di incidenza là dove vi sia un'alta diffusione dei virus di epatite. L'infezione da HCV è responsabile del 40-60% degli epatocarcinomi e nell' Italia meridionale i tassi di incidenza di incidenza e di mortalità risultano nettamente più elevati.I dati del Registro Tumori della Regione Campania, hanno evidenziato che in tale area il tumore al fegato è, per frequenza il secondo tumore dopo il tumore del polmone nei maschi e della mammella nelle femmine, dati nettamente superiori rispetto al dato medio nazionale. Alcuni studi hanno evidenziato che detto fenomeno è strettamente correlato alla prevalenza di HCV in queste aree geografiche e la diffusione di tale infezione sembra sia avvenuta nei decenni passati a causa di un uso massiccio di procedure sanitarie inadeguate e all'uso di materiale sanitario non sterile. Tali presupposti offrono l'occasione per procedere alla realizzazione di un progetto di ricerca atto a definire i rapporti tra infezioni da virus di epatite e insorgenza del tumore epatico, in particolare per stabilire il ruolo delle diverse infezioni soprattutto quella occulta da virus B, in relazione a cofattori quali l'abuso di alcool o altri abusi alimentari. • Laur GM and Walker BD. Hepatitis C virus infection. N Engl J Med 2001; 345(1): 41-52 • Wasley A, Alter MJ.Epidemiology of hepatitis C: geographic differences and temporal trends. Semin liver dis 2000; 20(1):1-6. • Montella M, Crispo A, Grimaldi M,et Al. Assessment of iatrogenic transmission of HCV in Southern Italy: was the cause the Salk Polio Vaccination? J Med Virol 2003; 70: 49-50. • Fusco M, Palombino R, Montella M, et Al. Naples Cancer Registry. In: Zanetti R,et al eds.Cancer in Italy: rd incidence data from Cancer Registries, 3 Volume: 1993-1998. Roma: Il pensiero Scientifico Editore, 2002. • Montella M, Crispo A, Frigeri F, et Al. HCV and tumors correlated with immune system: a case-control study in an area of hyperendemicity. Leuk Res 2001; 25: 775-781. 87 LINEA 1 ATTIVITA' PREVISTE L'infezione occulta da HBV è frequentemente rilevata nei pazienti con epatopatia HCV associata. In un recente studio italiano(Pollicino et al., Gastroenterology,2004)su pazienti anti-HCV positivi l'HBV DNA è stato ritrovato nel tessuto di fegato nel 62% dei casi di HCC e nel 37% dei casi di epatite cronica.La prevalenza dell'infezione occulta da HBV risulta più elevata nei soggetti positivi per anticorpi anti-HBc +/- anti-HBs rispetto ai pazienti senza marcatori sierologici di pregressa infezione.La persistenza del DNA virale non è tuttavia limitata ai pazienti con malattia di fegato e può essere rilevata in soggetti con valori di funzionalità epatica nella norma.Per il raggiungimento degli obiettivi lo studio si articola con un disegno di tipo casocontrollo su base ospedaliera.Si prevede di arruolare i casi ed i controlli in 24-30 mesi.Verranno reclutati i pazienti ospedalizzati con prima diagnosi di HCC come casi,e un campione di soggetti ricoverati per altre malattie,escluse le malattie epatiche, quelle tumorali maligne e le patologie alcol e fumo-correlate, come controlli nelle seguenti unità:l'Istituto Nazionale Tumori "G. Pascale" di Napoli, l'Istituto Oncologico di Bari e il Dipartimento di Malattie Digestive dell'Ospedale Maggiore di Milano. Lo stesso protocollo dello studio verrà seguito da tutte le Unità per consentire la confrontabilità tra aree geografiche. I soggetti con HCC saranno inclusi nello studio sulla base dei seguenti criteri: casi incidenti (con prima diagnosi di HCC) • di età inferiore o uguale a 75 anni • nati in Italia e residenti nelle province delle singole Unità • diagnosi di HCC basata sull' esame istologico o citologico, su livelli di alfa-fetoproteina sierica >500 ng/ml o su di un esame strumentale, effettuato mediante ecografia o tomografia computerizzata. I dati clinici e patologici dei casi verranno rilevati dalla documentazione sanitaria disponibile presso gli ospedali. • controlli reclutati sulla base dei seguenti criteri di ammissione: - ricovero presso le Divisioni di otorino,ortopedia,oculistica,negli ospedali delle province in cui vengono reclutati i casi; - diagnosi di ammissione per qualsiasi malattia escluse le seguenti: malattie epatiche, tumori maligni, patologie associate al consumo di alcol o al fumo di tabacco; - appaiati con i casi per età data di ricovero(+/- 5 anni), sesso, luogo e data di ricovero; Sia i casi che i controlli verranno intervistati in ospedale in merito alla storia dei loro consumi di alcol,delle loro abitudini al fumo nell' arco della vita e di altre variabili di interesse. A tal fine, verrà impiegato un questionario strutturato e per ogni paziente verrà effettuato un prelievo di 20 mI di sangue per le indagini virologiche. Tutti i casi e i controlli che soddisfano ai criteri di inclusione saranno reclutati fino a raggiungere il numero totale atteso di 300 casi e 600 controlli (ogni caso sarà appaiato a due controlli).Su tutti i campioni raccolti verrà effettuata la determinazione di HBsAg e anticorpi anti - HBc mediante test di ELISA commerciali e di anti – HCV mediante test di ELISA di terza generazione. I campioni positivi per HBsAg e per anti-HCV verranno quindi processati mediante tecniche di amplificazione genetica (polyrnerase chain reaction, PCR) per individuare la presenza di HBV DNA e HCV RNA rispettivamente. I campioni di siero HBsAg negativi verranno analizzati per la presenza di infezione occulta da HBV mediante PCR con nested primers adiacenti al determinante "a" del gene S dell'HBV. I linfociti di tutti i campioni positivi per l'HBV DNA nel siero saranno indagati per la presenza di infezione occulta da HBV per valutare la proporzione di positivi per l'HBV DNA nel compartimento extra-epatico. Si procederà ad eseguire le operazioni di vaglio, codifica e input dei dati dei questionari, dei risultati delle analisi di laboratorio, il caricamento su file e l'analisi dell' intero database. A tal fine si procederà in collaborazione con il Laboratorio di Epidemiologia dell'Istituto Mario Negri di Milano, a calcolare l'Odds Ratio, mediante regressione logistica multipla, quale stima del rischio relativo di HCC per l'infezione occulta da HBV in relazione a tutti i cofattori di rischio di interesse.I risultati dello studio saranno pubblicati presso riviste scientifiche internazionali e divulgative orientate alla prevenzione dell’ epatocarcinoma attraverso una corretta educazione alimentare ed una profilassi dell'infezione dell'epatite B e C. 88 LINEA 1 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Obiettivi specifici del progetto saranno: • elaborazione di un database comune per evidenziare la presenza manifesta o occulta del virus dell’HBV, la coinfezione da HCV nei suoi diversi sottotipi e la correlazione con le abitudini alimentari; • valutazione di quanto l’infezione occulta da HBV sia in grado di aumentare il rischio di insorgenza del tumore epatico; • valutazione della differenza di rischio connessa alla coinfezione HCV/HBV con il virus di epatite B evidente rispetto alla coinfezione HCV/HBV con il virus di epatite B occulto; • valutazione di quanto l’aumento di rischio sia legato alla presenza di altri fattori quali abitudini alimentari, fumo, alcool o l’area geografica; • valutazione della prevalenza dell’infezione occulta da HBV nel siero di pazienti del Sud Italia; • confronto dei dati rilevati nel Sud Italia con i dati del centro di raccolta di Milano per verificare la diversa prevalenza dei virus in relazione alla distribuzione dei cofattori; • produzione di pubblicazioni divulgative orientate alla prevenzione dell’epatocarcinoma attraverso una corretta educazione alimentare e una profilassi dell’infezione dell’epatite B e C. Progetto 15 - Area 5 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE POLIMORFISMI DI ERBB2 E CARATTERISTICHE ISTOPATOLOGICHE DEL CARCINOMA MAMMARIO Stefania Tommasi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Michele Bruno, Zito F, Lomele M, Mangia A, Lacalamita R, Marco Campana, Fedele V, Benz C (Novato, CA, USA), Simone G, Salvatore C, Schittulli F, Paradiso A Istituto Novato, CA, USA; UCSF, CA, USA UO Istologia; Servizio Istocitopatologia; Dipartimento Donna 2006 1 anno ErbB2, polimorfismi, parenchima extracellulare 500 DESCRIZIONE DEL PROGETTO I polimorfismi della regione codificante transmembrana (I655V) e carbossiterminale (A1170P) di erbB2 sembrano avere un dubbio significato nella determinazione del rischio per carcinoma mammario, ma sono legati alla familiarità (I655V) in pazienti con meno di 45 anni e all’espressione allelo-specifica e amplificazione del gene (A1170P) (dati in pubblicazione). Questo fa presupporre un ruolo funzionale di queste alterazioni. Inoltre, presupponendo per il carcinoma mammario un processo carcinogenetico di tipo multistep ed essendo queste alterazioni legate all’istotipo, abbiamo ipotizzato una relazione tra i polimorfismi di erbB2 e le caratteristiche istopatologiche tumorali ed extratumorali delle lesioni in analisi. Le caratteristiche istopatologiche dei carcinomi mammari nei casi con storia familiare sono state raramente studiate e i dati pubblicati appaiono spesso contradditori. Alcuni autori osservano un trend (1) ed altri una percentuale più alta di T1 (2), e di basso numero metastasi linfonodali (1,3). Ancora meno dati sono riportati riguardo le lesioni extratumorali. Infatti solo uno studio (4) riporta che pazienti con storia familiare hanno una minore presenza di atipica duttale, iperplasia duttale in assenza di atipia. 1. Mohammed 1998 2. Coldtiz 1993 3. Fukutomi T, Akashi-Tanaka S, Nanasawa T et al. Int J Clin Oncol 6:80-3; 2001. 4. Aaman TB, Stalsberg H., Thomas DB and WHO CSNSC. Int J Cancer: 79, 31-43, 1998. ATTIVITA’ PREVISTE Saranno considerati per l’analisi 500 pazienti affetti da carcinoma mammario. Le lesioni tumorali di ciascuno saranno studiate per cellularità, caratteristiche patologiche (tipo istologico, multifocalità, 89 LINEA 1 vascolarizzazione perineoplasitca, ecc) e per polimorfismi di erbB2. Lo studio istopatologico sarà condotto su fettine di tessuto colorate con ematossilina/cosina, i polimorfismi di erbB2 saranno studiati tramite metodica TaqMan con Real Time PCR usando sonde e primers precedentemente messi a punto. I pazienti saranno stratificati per età, per familiarità considerando i criteri da noi già validati e per rischio di trovare mutazioni nei 2 geni peculiarmente legati alla suscettibilità per familiarità, BRCA1 e 2, tramite software MyriadII. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Associazione tra polimorfismi di erbB2 e le caratteristiche isto-patologiche delle lesioni extratumerali. Progetto 16 - Area - 5 TITOLO ANALISI DELLO STATO DI IPERMETILAZIONE DEL PROMOTORE DEI GENI COINVOLTI NEI CARCINOMI MINIMI DELLA MAMMELLA RESPONSABILE A. Labriola Laboratorio di Analisi, Istituto Tumori “Giovanni Paolo II Bari” RICERCATORI ASSOCIATI F.A. Zito, D. D’Errico, M. Lo Mele, A. Parisi, A. .Riefolo,.F.Schittulli. ENTI COINVOLTI ESTERNI Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata -U.O. di Putignano (BA) ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE U.O.Senologia (Dott. F. Schittulli) ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE CDIS, CDI, ipermetilazione,p16,BRCA1,CSTP1. N. PZ DA INCLUDERE N.65 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Uno dei meccanismi di regolazione genica avviene mediante metilazione diretta del DNA, di solito nel contesto delle cosiddette “CpG islands”. Sebbene non sia ancora chiaro il significato della metilazione, come mutamento chimico nella riprogrammazione epigenetica, la sua destabilizzazione sembra svolgere un importante ruolo nell’insorgenza di molti tumori. Infatti la carenza ovvero l’eccessiva presenza di gruppi metilici, legati al filamento di DNA, influenzano i meccanismi di trascrizione. Esisterebbe, cioè, la possibilità che la metilazione venga utilizzata dalla cellula come un meccanismo di difesa e che gli errori nella sua esecuzione possano ridurre l’attività genica fino ad annullarla. In particolare l’ipermetilazione delle “CpG islands” nella regione del promotore di un gene determina il silenziamento dello stesso mediante repressione della sua trascrizione. Molti tipi di tumore presentano alterazioni del normale schema di metilazione e, più precisamente, è stata dimostrata la presenza di ipermetilazioni a carico del promotore di geni oncosoppressori che in questo modo vengono inibiti. Valutare lo stato di ipermetilazione di un gene costituisce potenzialmente un sensibile marker molecolare che oltre a fornire una diagnosi precoce e a tracciare una prognosi, definisce lo stato di rischio delle malattie neoplastiche. Le applicazioni di tale valutazione allo studio del carcinoma mammario, descritte in letteratura, vanno dalla diagnosi alla prognosi. Tuttavia pochi dati sono stati riportati nel ruolo dei meccanismi di ipermetilazione nelle fasi precoci della crescita tumorale. In questo lavoro vogliamo analizzare lo stato di metilazione di alcuni geni coinvolti nella crescita tumorale (p 16), nella riparazione del danno del DNA (BRCA 1) e nel metabolismo di sostanze cancerogene (glutatione-S-trasferasi) nei carcinomi mammari minimi (CDIS,CDI< 1 cm). Quantitative assessment of promoter hypermethylation during breast cancer development. Am J Pathol 2002, 160: 605-612. Distinct hypermethilation profile of primary breast cancer is associated with sentinel lymphonode metastasis. Clin cancer Res, 2005, 11(6):2156-62. 90 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Verrà effettuato uno studio retrospettivo su 65 casi di neoplasie della mammella relativi a : 20 carcinomi intraduttali (CDIS), 15 carcinomi microinvasivi, 15 carcinomi invasivi (T1a) e 15 carcinomi prevalentemente in situ. Il DNA genomico estratto dai campioni di tessuto, fissati in formalina ed inclusi in paraffina, sarà sottoposto a trattamento con sodio bisolfito in modo da trasformare i residui di citosina non-metilati in uracile.Verrà, quindi, eseguita un’amplificazione, mediante PCR, dei promotori dei geni in studio (l’oncosoppressore p16, il gene BRCA1 cinvolto nel riparo del DNA e il gene GSPT1 coinvolto nella prevenzione del danno ossidativo del DNA) utilizzando specifici oligonucleotidi per le sequenze metilate e non-metilate. La risoluzione dei prodotti di amplificazione verrà eseguita con una corsa elettroforetica su gel di agarosio e la successiva valutazione verrà fatta mediante visualizzazione per mezzo di un analizzatore di immagine. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verificare se la ipermetilazione dei promotori dei geni p16, BRCA1 e GSTP sono associati alle fasi iniziali della progressione neoplastica. Progetto 17 - Area 5 TITOLO FATTORI GENETICI ED EPIGENETICI NELL’EPATOCARCINOMA HCVRELATO RESPONSABILE Stefania Tommasi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI R. Lacalamita, P.Parrella, A.Monaco, A. Mangia, F. Zito, G. Giannelli, F. Marincola (NIH Betehesda, USA), Angelo Paradiso ENTI COINVOLTI ESTERNI Lab. Terapia genica, San Giovanni Rotondo. Immunogenetics Laoratory, Dept. of Transfusional Medicine, NIH Bethesda, USA SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI Dipartimento dei servizi ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 PAROLE CHIAVE Epatocarcinoma, HCV, mutazioni, metilazione N. PZ DA INCLUDERE 50 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il virus dell’epatite C, insieme a quello dell’epatite B è la maggiore causa delle malattie epatiche croniche e del’epatocarcinoma. Il meccanismo secondo cui il virus HCV determina il fenotipo precanceroso non è noto. E’ stato dimostrato che la proteina virale interagisce direttamente con il DNA della cellula ospite come se fosse un elemento regolatorio di geni chiave (es. erbB2, TGFb, c-myc, Rb, p53, ecc.). La nostra ipotesi è che HCV agisca contemporaneamente a differenti livelli nei principali pathways metabolici sia modulando geni a livello trascrizionale sia inducendo variazioni epigenetiche. Obietti vo del progetto è l’identificazione dei meccanismi molecolari coinvolti nella carcinogenesi e progressione dell’HCC in modelli in vitro ed in vivo HCV-relati. In particolare sarà valutata in soggetti con HCC HCV-relato e non: l’espressione di erbB2 e TGF-b, che sembrano essere regolati dalla presenza di HCV; le alterazioni epigenetiche (metilazione) che regolano l’espressione dei 2 geni. Giannelli G, et al. Clinical role of MMP-2/TIMP-2 imbalance in hepatocellular carcinoma. Int J Cancer 2002; 97:425-431. Giannelli G, et al. Transforming growth factor-beta1 triggers hepatocellular carcinoma invasiveness via alpha3beta1 integrin. Am J Pathol 2002; 161:183-193. Parrella P, Poeta ML,….Tommasi S, et al. Nonrandom distribution of aberrant prmoter methylation of cancer-related genes in sporadic breast tumors. Clin Cancer Res 2004 10:5349-54. 91 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Sono stati arruolati per lo studio 50 soggetti affetti da epatocarcinoma con (30%) e senza infezione da HCV. Di tutti i soggetti saranno disponibili sangue e tessuto epatico. DNA sarà estratto da sangue e tessuti epatici. Sarà studiata la metilazione dei promotori di un pannello di geni supposti coinvolti nella carcinogenesi epatica e nella sua progressione tramite PCR quantitativa metilazione specifica (QMSPPCR) utilizzando primers e probes specifici per le sequenze metilate e non metilate. L’espressione dei geni in analisi (erbB2, TGFb, ecc.) sarà valutata con Real Time PCR, metodica TaqMan utilizzando geni housekeeping di riferimento. Saranno inoltre analizzate le mutazioni ed i polimorfismi di k-ras e TGFb che rappresentano un aumento del rischio di infezione da parte del virus. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Identificazione delle alterazioni genetiche ed epigenetiche correlate all’infezione da HCV. Progetto 18 Area 5 TITOLO ANALISI MOLECOLARE DEL GENE RET IN CASI DI CARCINOMA MIDOLLARE DELLA TIROIDE RESPONSABILE L. Grammatica (U.O Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II Bari” RICERCATORI ASSOCIATI A. Paradiso, G. Simone, G. Achille, S. Lanzilotta M.Bellacicco ENTI COINVOLTI ESTERNI Istituto di Endocrinologia, Università degli Studi di Bari SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI U.O. ORL; U.O. Sperimentale ANNO DI INIZIO Settembre 2006 DURATA 30 mesi PAROLE CHIAVE RET; carcinoma midollare tiroide familiare; AUTORIZZAZIONE COMITATO ETICO Da valutare N. PZ DA INCLUDERE 10 pazienti Citodiagnostica; Laboratorio di Oncologia Clinica 92 LINEA 1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il carcinoma midollare della tiroide è una rara forma di neoplasia derivata dalle cellule parafollicolari (cellule-C) che rappresenta il 5-10% dei tumori maligni della tiroide. Nel 75% dei casi la malattia è in forma sporadica, ma nel 25% dei casi è possibile riconoscere una forma familiare che si eredita secondo modalità autosomica dominante. Tra queste è possibile distinguere una forma di MTC familiare propriamente detta, in cui l’unica manifestazione clinica è il carcinoma della midollare della tiroide, la neoplasia endocrina multipla tipo 2A (MEN2A), caratterizzata da MTC più feocromocitoma (nel 50% dei casi) e/o iperparatiroidismo (nel 20% dei casi), e la neoplasia endocrina multipla di tipo 2 B (MEN2B), la variante più aggressiva in cui si aggiungono altri segni clinici come neurosi delle mucose, ganglioneuromatosi ecc. Il dosaggio dei livelli serici di calcitonina è un utile esame di primo livello per avere indicazioni sulla presenza di MTC o iperplasia delle cellule C, ma presenta problemi di sensibilità e specificità. E’ ormai acclarato che nelle forme familiari di MTC esista un pesante coinvolgimento del gene RET, e che i pazienti affetti da tale variante della MTC siano spesso portatori di mutazioni germinali del gene. RET è costituito da 21 esoni. La localizzazione di tali mutazioni è associata spesso al sottotipo di forma familiare e al fenotipo espresso. Le mutazioni che attribuiscono un guadagno di funzione (come quelle ai codoni 609, 611, 618 e 620) fanno sì che il recettore dimerizzi, quindi si attivi, anche in assenza del ligando. Solitamente investono codoni codificanti per cisterna. Le mutazioni nella regione intracellulare (ai codoni 768, 790, 804) interferiscono con il legame alle molecole di ATP. I vari meccanismi di attivazione di RET possono determinare l’insorgenza di iperplasia delle cellule-C e progressione a carcinoma midollare come dimostrano alcuni modelli con topi transgenici. Altri studi dimostrano la penetranza correlata all’età delle mutazioni di RET (Machens A et al 2001) e la possibilità di suddividere le stesse in alto (codoni 634, 618), medio (codoni 790, 620, 611) e basso rischio (768, 804) a seconda della età media in cui inducono la trasformazione maligna. Non è stata invece dimostrata alcuna correlazione tra mutazioni di RET e categorie istologiche di staging o livelli preoperatori di calcitonina basale sierica, a dimostrazione del fatto che anche mutazioni con bassa capacità trasformante possono condurre al MTC con metastasi BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: – Eng et al. 1995. Mutation of the RET protooncogene in sporadic medullary thyroid carcinoma. Genes, Chromosome and Cancer, 12, 209 – Machens A et al 2001. Genotype-phenotype correlations in hereditary medullary thyroid carcinoma: oncological features and biochemical properties. J Clin Endocrinol Metab, 86, 1104Acton DS et al. 2000 Multiple endocrine neoplasia type 2B mutation in human RET oncogene induces medullary thyroid carcinoma in transgenic mice. Oncogene , 60 5254 – Scurini et al. 1998. Germline and somatic mutations of the RET proto-oncogene in apparently sporadic medullary thyroid carcinomas. Mol Cell Endocrinol, 137, 51 – Machens A et al. 2003. Early malignant progression of hereditary medullary thyroid cancer. N Engl J Med, 349, 1517. ATTIVITA’ PREVISTE Gli studi riguardanti le mutazioni di RET in pazienti con MTC forniscono utili informazioni circa le caratteristiche della neoplasia e permettono, se estesi agli altri componenti del gruppo familiare, di individuare i parenti portatori delle mutazioni ma asintomatici, con enormi vantaggi in chiave di prevenzione. La ricerca di mutazioni germinali in RET si può rendere utile anche applicata a pazienti affetti da MTC classificati erroneamente come sporadici. Nel periodo di svolgimento della ricerca si prevede di reclutare dieci pazienti con MTC dei quali sarà valutata la presenza di mutazioni germinali in RET a partire da un semplice prelievo di sangue, e nel caso di positività l’analisi sarà estesa ai familiari di primo e secondo grado disponibili. “Hot spots” di mutazione in RET per la FMTC sono gli esoni 10, 11, 13, 14 e 16. Il DNA degli individui in studio sarà estratto da sangue periferico. Le mutazioni saranno rilevate mediante metodiche PCR esone specifiche seguite da analisi mediante dHPLC e/o sequenziamento diretto. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE L’identificazione di pazienti portatori di mutazioni germinali in RET e la caratterizzazione delle stesse permetterebbe di ottenere utili informazioni prognostiche sul paziente; l’estensione dello studio ai familiari permetterebbe di individuare quelli portatori della stessa mutazione, con la possibilità di impostare una strategia di prevenzione precoce. 93 LINEA 1 Progetto 19 - Area 5 TITOLO RUOLO DEL PATHWAY NHERF1/EGFR NELLA PROGRESSIONE, MOTILITÀ ED INVASIONE NEOPLASTICA RESPONSABILE Antonia Bellizzi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale e Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Amalia Azzariti, Sinto Sebastian, Angelo Paradiso, Reshkin S. Fisiologia-Univesità di Bari) ENTI COINVOLTI ESTERNI (Dip. Dip. Fisiologia-Univesità di BARI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI Laboratorio di Farmacologia in vitro ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 anni PAROLE CHIAVE NHERF-1, EGFR, inibitori EGFR DESCRIZIONE DEL PROGETTO La progressione neoplastica e l’invasione metastatica sono dirette da specifici segnali di traduzione, finemente organizzati e compartimentalizzati in strutture cellulari dirette dal citoscheletro insieme con proteine “impalcatura”; queste ultime organizzano altre proteine in complessi per dare specificità di azione e di localizzazione alle cascate di traduzione di segnale. NHE1 (Na+/H+ exchanger isoform 1) ed il suo fattore di regolazione NHERF1 sono due candidate a questo ruolo di “proteine impalcatura”, in quanto organizzano le cascade trasduzionali per promuovere la trasformazione e la progressione neoplastica, la motilità ed invasione, l’apoptosi cellulare delle cellule tumorali. Recentemente Lazar et al. (1) hanno identificato la proteina Na(+)/H(+) exchanger regulatory factor (NHERF) come un componente molecolare che stabilizza il recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFRs) alla superfice cellulare, riducendo quindi la regolazione negativa del recettore, coinvolto nei processi di proliferazione, invasione e metastatizzazione, ed overespresso nei carcinomi di mammella dove ha acquisito una rilevanza prognostica e predittiva. Il significato biologico delle proteine della famiglia di NHERF e delle proteine con domini PDZ ad essa relate come le EGFRs non è ancora ben conosciuto e nostri esperimenti preliminari hanno evidenziato l’esistenza dell’interazione tra NHERF1 e EGFR in un modello “in vitro” di progressione tumorale di mammella. Inoltre, è stata caratterizzata la localizzazione spazio temporale di NHERF1 in condizioni basali ed in seguito all’esposizione del recettore EGFR con ligandi specifici, dimostrando la colocalizzazione delle due proteine in seguito ad attivazione del recettore stesso. Esperimenti condotti sul modello metastatico di mammella hanno inoltre dimostrato come la modulazione dell’espressione di NHERF1 mediante la trasfezione transiente di full-length NHERF1 in vettore pCDNA è in grado di modulare la sensibilità a farmaci TKIs, quali il gefitinib. – Bellizzi A., Azzariti, Cardone R.A., G. Busco, Paradiso A, Reshkin SJ. “The Na+/H+ exchanger regulator factor (NHERF1) regulates Iressa inhibition of EGF-R (ErbB1) directed growth and invasion”. Annual General Meeting of the EORTC Receptor and Biomarker Group September 30 and October 1, 2005. – Bellizzi A, Azzariti, Cardone R.A., G. Busco, Casavola V, Paradiso A, Reshkin SJ. “The Na+/H+ exchanger regulator factor (NHERF1) regulates Iressa inhibition of EGF-R (ErbB1) directed growth and invasion”. 47th Annual Meeting of the Italian Cancer Society, Padova-Abano Terme, 2nd-5th October 2005. 94 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Durante lo svolgimento di questo progetto di ricerca si svolgeranno le seguenti attività: • dimostrare l’interazione oltre che tra NHERF1 e EGFR anche tra queste due proteine ed altre coinvolte in processi di regolazione e coordinazione di specifici sistemi di traduzione di segnale. • approfondire l’analisi dell’efficacia di alcuni EGFR inibitori in modelli cellulari modificati, trasfettando sia NHERF-1 wild type che modificato in alcuni domini funzionali. • determinare la capacità di alcuni EGFR inibitori di modulare l’attività di NHE1, approfondendo un possibile cross-talk tra i due pathway. Le interazioni proteina-proteina verranno studiate mediante metodiche di coimmunoprecipitazione e protein pull-down. La modulazione dell’espressione di NHERF1 verrà studiata (A) riducendo l’espressione dell’mRNA di NHERF1 con oligonucleotidi antisenso contro il translational start sites o con siRNA specifici per NHERF1 e (B) overespressione di NHERF1 con la trasfezione di full-length NHERF1 in vettori pCDNA. Verrà determinato il dominio necessario per l’interazione con EGFRs attraverso mutazioni del PDZ1 e PDZ2 binding domain, o troncando il c-terminal ERM-binding domain. Le alterazioni dell’espressione di NHERF1 verranno esaminate tramite l’analisi dei livelli di mRNA, RT-PCR and Real Time-PCR e dei livelli di proteina tramite immunobloting e confocal immunofluorescence. L’attività dell’NHE1 verrà studiata mediante metodiche di spettrofluorimetria, mentre la risposta in termini di proliferazione e capacità invasiva agli inibitori di tirosinochinasi verrà valutata tramite Boyden Chamber and MTT assey rispettivamente. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Approfondimento dei meccanismi di base responsabili di processi di regolazione e coordinazione di specifici sistemi di traduzione di segnale mediante l’analisi dell’interazione NHERF-1/EGFR. Identificazione di nuovi possibili target terapeutici (ad es. NHERF-1) e di nuovi possibili fattori predittivi di risposta a farmaci TK inibitori. Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico. Progetto 20 - Area 6 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE LE CONOSCENZE E LE ATTITUDINI DELLE DONNE SUL TUMORE DELLA CERVICE UTERINA ED I SUOI FATTORI DI RISCHIO Falco Gaetano (U.O.C Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Kardhashi Anila, Deliso Maria Assunta, Cantinieri Claudio, Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Renna Alessandra, Schittulli Francesco 2006 24 mesi knowledge, HPV, cervical cancer, screening, information 1500 pazienti 95 LINEA 1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il carcinoma della cervice rimane uno dei tumori principali nelle donne. Tutti i ricercatori sono del parere che lo screening ha contribuito nella riduzione delle forme invasive del carcinoma della cervice. Sfortunatamente le donne non sempre sono a conoscenza dei fattori di rischio e dei benefici e limiti associati allo screening. Migliorare le lacune della informazione può influenzare la percezione del tumore del collo dell’utero e aumentare il tasso della partecipazione nello screening. HPV è una significante causa della morbilità e della mortalità nel mondo. Il suo ruolo nel carcinoma della cervice e gli sviluppi nel settore tecnologico medico hanno cambiato i bisogni informativi delle donne che partecipano nello screening. Attualmente in Italia e non solo nella nostra regione, non ci sono studi che abbiano valutato i motivi per i quali le donne si rivolgono dal ginecologo per la prevenzione, le loro aspettative, la qualità delle loro conoscenze e il modo migliore di comunicare con loro, soprattutto in caso di una diagnosi positiva per malattia. Un altro aspetto è l’affronto della infezione da HPV come causa del carcinoma da un lato e come malattia sessualmente trasmessa dall’altro con tutto il peso sociale e familiare che comporta. Importante è conoscere nella nostra area la qualità della conoscenza su questo tumore e le variabili che condizionano questa conoscenza. • Moscicki AB. Impact of HPV infection in adolescent populations. J Adolesc Health. 2005 Dec; 37(6 suppl): S3-9. • P Adab e al. Randomised controlled trial of the effect of evidence based information on women’s willingness to partecipate in cervical cancer screening. J Epidemiol Community Health 2003; 57:589693. • Pruitt SL e al. Knowledge of cervical displasia and human papillomavirus among women seen in a colposcopic clinic. Gynecol Oncol. 2005 Dec; 99 (3 suppl 1):S 236-44. • Ackemann S e al. Awareness of general and personal risk factors for uterine cancer among healthy women. Eur J Cancer Prev. 2005 Dec 14(6):519-24. • McCaffery K, Irwig L. Australian women’s needs and preferences for information about human papillomavirus in cervical cancer. J Med Screen. 2005;12(3):134-41. • Philips Z e al. Knowledge of cervical cancer and screening among women in east-central England. Int J Gynecol cancer 2005 Jul-Aug; 15(4):639-45 • Aldrich T e al. Mexican physicians’knowledge and attitudes about the humen papillomavirus and cervical cancer. a national survey. sex Transm Infect. 2005 Apr; 81(2):135-41. ATTIVITA’ PREVISTE Obbiettivi: Valutare il grado della conoscenza delle pazienti sul tumore della cervice uterina (l’incidenza del carcinoma della cervice, i fattori di rischio, infezione da HPV, la trasmissione, l’implicazione dei partners, la progressione e la regressione della infezione, il management, le sue implicazioni nel tumore e nella fertilità) i bisogni informativi, il modo di reagire a una diagnosi positiva di infezione da HPV (il modo di comunicazione della diagnosi: posta, telefono, direttamente). Sarà raccolto informazione sui dati demografici, gli antecedenti tumorali personali e familiari, il fumo, i fonti dell’informazione sui fattori di rischio, lo stress psicologico della prevenzione. Saranno effettuate delle interviste con intervistatore a faccia a faccia nelle donne che aspettano nell’ambulatorio della prevenzione ginecologica. Un sottogruppo importante sarà quello delle donne con un risultato non negativo. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE. Conoscere il grado di conoscenze e il bisogno delle donne per una informazione qualitativa migliorerà il nostro approccio nello screening del tumore della cervice uterina anche a livello regionale Progetto 21 - Area 6 SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DELLA TITOLO CERVICE UTERINA: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITA’ Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche) RESPONSABILE Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari G. Micelli, G. Falco, M.T. Venneri, E. Capuano, A. Daniele, S. Di Tardo, R. RICERCATORI ASSOCIATI Divella ENTI ESTERNI COINVOLTI LILT- Sezione Provinciale Bari SERVIZIO LAB INTERNI COINVOLTI Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi 96 LINEA 1 ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL'ISTITUTO COINVOLTE U.O. Ginecologia ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Prevenzione – HPV – Pap Test N. PZ DA INCLUDERE 1500 DESCRlZIONE DEL PROGETTO È di fondamentale importanza per rilevare possibili lesioni precancerose e intervenire di conseguenza. Il cervico-carcinoma, di cui ormai conosciamo tutto in termini epidemiologici, di fattori di rischio e di possibilità di prevenzione, sia secondaria che primaria, dovrebbe e potrebbe essere eradicato nei Paesi occidentali, Italia compresa, se solo si attuassero le norme preventive conosciute ormai da decenni. Secondo le stime della Commissione Oncologica Nazionale, in Italia il miglioramento della qualità degli screening potrebbe evitare 1.500-2.000 morti l’anno. Numerosi studi epidemiologici, clinici e di biologia molecolare hanno evidenziato una stretta associazione tra la neoplasia cervicale e l’infezione da Human Papilloma Virus (HPV). E’ stato ormai chiaramente dimostrato che il DNA del virus del Papilloma Umano è presente in tutti i carcinomi del collo dell’utero e nelle lesioni che lo precedono.Sono stati identificati oltre 100 tipi di HPV e grazie all’avvento di metodiche di biologia molecolare è stato possibile identificare sottotipi a basso, intermedio e ad alto rischio oncogeno, in rapporto alla frequenza di associazione tra l’infezione virale e la comparsa di lesioni preneoplastiche (CIN), fino ad arrivare al carcinoma invasivo. Rif. Bibliografici: “HPV e neoplasie genitali: nuove prospettive di diagnosi e cura molecolare”. Oncologia Europea n.21 giugno 2005. ATTIVITA' PREVISTE La sensibilità del Pap-test nell’identificazione delle lesioni preneoplastiche del collo dell’utero è gravata da una discreta percentuale di falsi negativi (20% circa), con una sensibilità del 50%. Da studi recenti, questa potrebbe essere migliorata con l’esecuzione di uno screening basato sulla valutazione citologica affiancata dalla tipizzazione virale, che aumenterebbe la sensibilità dal 70 al 98%. Questo test consiste nella ricerca del genoma virale ,mediante metodica di biologia molecolare Hybrid Captur type II) nelle cellule della donna prelevate tramite cytobrush a livello dell’endocervice. Attualmente l’applicazione più accettata del test è la ricerca dell’HPV nelle donne che hanno avuto un esito normale al Pap-test, nelle quali il test ha dimostrato ottima sensibilità e discreta specificità nel selezionare donne con displasia di alto grado da inviare immediatamente alla colposcopia perché a più elevato rischio di lesioni gravi, e donne che necessitano di un semplice follow-up periodico. A tale scopo saranno reclutate 1500 donne afferenti all’U.O. di Ginecologia dell’Istituto Oncologico nonché presso gli ambulatori della LILT. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE L’importanza di questa strategia risiede nell’aumento della sensibilità dello screening citologico senza la necessità di inviare tutte le donne con anomalie citologiche minori all’esame colposcopico, ma solo quelle che il test ha evidenziato più a rischio di lesioni di alto grado per la presenza del menoma di ceppi virali a rischio elevato. Progetto 22 - Area 6 TITOLO RESPONSABILE SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITÀ Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI F.Schittulli, S.Di Tardo, R.Montanaro, F.Romito, M.Cattedra ENTI ESTERNI COINVOLTI Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sezione provinciale di Bari 97 LINEA 1 SERVIZIO LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL'ISTITUTO COINVOLTE Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi Dipartimento di Servizi e Diagnostica Senologica ANNO DI INIZIO 2006 DURATA Triennale PAROLE CHIAVE diagnostica mammografica,prevenzione, motivazione, personalità. N. PZ DA INCLUDERE 5000 donne DESCRlZIONE DEL PROGETTO Il Carcinoma della Mammella è la prima neoplasia maligna nella popolazione femminile dei paesi industrializzati ed è la prima causa di morte per cancro nel sesso femminile. Sono numerose le evidenze a favore di una diagnosi precoce del cancro al seno: In una recente sistematica revisione bibliografica (Richards AJ et al 1999) un ritardo diagnostico nei tumori della mammella di tre – sei mesi è risultato significativamente associato con una minor sopravvivenza dei pazienti, percui si è visto che sottoponendo una fascia di popolazione femminile (fra i 35 ed i 75 anni) ad un controllo mammografico periodico, è possibile ottenere la diminuzione della mortalità per neoplasia della mammella tra il 28 e il 65%, grazie alla maggiore efficacia espressa dagli attuali procedimenti terapeutici nelle fasi precoci di malattia che consentono di ridurre le procedure chirurgiche radicali e di consentire l'uso di trattamenti conservativi e chemioterapici meno aggressivi con evidenti ripercussioni positive sulla qualità di vita della donna. Nel Sud dell'Italia, tuttavia, nonostante la bassa incidenza percentuale si evidenzia un incremento della mortalità per tumore della mammella dovuta essenzialmente a fenomeni di larga evasione ai programmi di screening anche da parte della popolazione maggiormente a rischio, oltre che una scarsa sensibilità ad eseguire indagini e visite di carattere preventivo.Questo può essere dovuto a fattori di tipo personale e sociale: da una parte i controlli periodici senologici (visite, ecografia, mammografia) sono causa di disagio psicologico di vario grado: timore di una diagnosi di cancro, timore di subire esami dolorosi, vergogna di esporre le proprie nudità, dall'altra difficoltà logistiche: lunghe liste d'attesa,lontananza delle sedi dotate di apparecchiature idonee e personale specializzato e carenza di informazioni circa l'incidenza di malattia e la possibilità di utile prevenzione. Nel campo della diagnostica precoce la mammografia rappresenta una delle indagini più utili capace di modificare la sopravvivenza globale delle donne affette da tumore mammario e quindi diventa di estremo interesse valutare tutte le possibilità di implementare l'adesione delle donne ai programmi di diagnostica precoce.In studi precedenti si è valutato come variabili personali quali la struttura di personalità o la storia pregressa (traumi, malattie familiari etc..) o altre variabili di tipo cognitivo, possano indurre a eseguire indagini di prevenzione. Si ritiene importante valutare nella realtà del Sud Italia come tali variabili possano influire sul comportamento di prevenzione e interagire tra loro nella percezione del concetto stesso di prevenzione. Nel settore oncologico la difficoltà ad ottenere, in alcune zone del paese o in alcuni fasce di popolazione, informazioni sulla protezione della salute aggiornate, precise ed accurate, può determinare delle forti disuguaglianze che provocano una minor richiesta ed un minor uso di indagini diagnostiche capaci di individuare i tumori in fase iniziale. Permane, pertanto, un’asimmetria informativa che risulta maggiore nelle fasce sociali meno abbienti e socialmente disagiate e che, col progredire delle conoscenze mediche e con l’uso sempre più sofisticato delle tecniche e dei mezzi d’informazione, tende ad aumentare. Si ritiene perciò importante valutare come le variabili personali quali la personalità o la storia pregressa possano influire sul comportamento di prevenzione in modo particolare nella realltà del Sud Italia. Bibliografia essenziale: • Berry DA, Cronin KA, Plevritis SK et al. Effect of screening and adjuvant therapy on mortality fram breast cancer. N Eng/ J Med. 2005 (17):1784-92. • Blanchard K, Colbert JA, Puri D, Weissman J et al. .Mammographic screening: patterns of use and estimated impact on breast carcinoma survival.Cancer. 2004 (3):495-507. • Freedman DA,Petitti DB,Robins JM..On the efficacy of screening for breast cancer.Int J Epidemia/,2004(1):43-55. • Rimer BK, Briss PA, Zeller PK, et al.Informed decision making: what is its rale in cancer screening? Cancer. 2004, 101(5 Supp/):1214-28. • Wardle J., McCaffery K., Nadel M., Atkin W. Socioeconomic differences in cancer screening participation: comparing cognitive and psychosocial explanations. Soc Sci Med. (2004) (2):249-61. 98 LINEA 1 ATTIVITA' PREVISTE Il progetto di ricerca è destinato, previo consenso informato, a circa 5000 donne residenti nella regione Puglia di età compresa tra i 40 e i 70 anni in attesa di primo esame mammografico e/o ecografico afferenti all' IRCCS Oncologico di Bari, presso il Dipartimento di Servizi e Diagnostica e alla sezione provinciale di Bari della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Poiché è stata riscontrato un aumentato rischio di neoplasie della mammella nei familiari di primo grado di persone affette da carcinomi mammari, l’esame diagnostico sarà rivolto in modo particolare a persone che hanno avuto un famigliare di primo grado o famigliari di secondo grado colpiti da tale patologia.Alle donne intenzionate ad eseguire l'esame diagnostico verrà,effettuata una prenotazione presso l'IRCCS Oncologico di Bari, lasciando quindi una "corsia preferenziale" per gli esami prenotati in questo modo. Al momento del ritiro del referto la paziente sarà sottoposta previo consenso informato ad un breve questionario mirante a valutare diversi aspetti: • invio (come è venuta a conoscenza del servizio); • motivazione che ha portato la donna a fare l'esame; • aspetti socio-demografici; • capacità relazionali; • atteggiamenti, aspettative e credenze nei confronti del cancro e della prevenzione; • percezione del rischio di ammalarsi di cancro; • vissuto emotivo al momento della procedura; • suggerimenti riguardo una eventuale campagne di prevenzione. Altre variabili socio-economiche e sanitarie rilevate saranno: età alla diagnosi, livello di scolarità, stato civile, tipo e durata dell’occupazione, area di residenza categorizzata secondo l’ISTAT (urbana, semi urbana o rurale), sintomatologia (se presente) che ha determinato la prima visita, data di rilevazione del primo sintomo, data del primo consulto medico e tipo di medico, tipo, luogo e data del primo accertamento strumentale. Tutte le variabili cliniche (esame istologico, tipo di intervento, stadiazione, terapia, ecc.) saranno rilevate dalle cartelle cliniche degli ospedali in cui è avvenuto l’intervento chirurgico. L'analisi del contenuto delle interviste semi-strutturate, registrate e trascritte verbatim, verrà analizzato mediante il software informatico per l'analisi dei testi T-LAB, che permette di rappresentare graficamente e quantitamente il contenuto dei testi. La seconda fase del progetto prevede la promozione di una rete consegnando alle pazienti afferenti materiale informativo da consegnare a 5 altre donne, valorizzando il loro compito di "promotrici della salute". In caso di esito positivo dell'esame mammografico si accompagnerà la paziente nel percorso terapeutico, offrendole: maggiore informazione relativa all'iter terapeutico (opuscoli informativi, etc) confronto con altre donne, possibilità di colloqui di sostegno individuali e/o di coppia sino alla conclusione del percorso terapeutico. Sarà costituita, nell'Istituto, un equipe permanente di lavoro formata da un chirurgo, un oncologo, uno psicologo e dal personale addetto all’intervista. L’equipe avrà il compito di informare al meglio i ricoverati sul progetto, coinvolgendo tutto il personale sanitario, procedendo nel contempo a fornire informazioni sulla diagnosi precoce e sui servizi e le modalità terapeutiche disponibili nelle Regioni coinvolte, anche ai familiari dei pazienti. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Gli obiettivi del progetto sono molteplici sia sul piano di ricerca che sul piano clinico assistenziale. Il principale obiettivo clinico-assistenziale dell’iniziativa è sensibilizzare tutte le donne sull’importanza della corretta prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella, unica strategia vincente contro questa patologia neoplastica.;diminuire, tramite un colloquio psicologico, il disagio della donna che afferisce per la prima volta ad un centro per effettuare una valutazione diagnostica,i;valutare quali modifiche strutturali possano rendere più accogliente l'ambiente in cui si esegue la valutazione diagnostica. Il progetto favorirà, inoltre, il miglioramento complessivo dell’efficienza del Sistema Sanitario nel meridione in quanto, i risultati, aumentando il livello delle conoscenze sia degli utenti che del personale sanitario e, verificando le procedure sanitarie, potranno permettere la messa in opera di appropriati interventi correttivi delle procedure stesse. In rapporto ai risultati che emergeranno, la Lega Tumori avrà l’opportunità di sviluppare un idoneo programma di formazione del personale sanitario (medico e non) mirato alla diagnosi precoce ed al miglioramento complessivo della qualità dell’assistenza con eventuali brevi corsi, per preparare dell’adeguato materiale informativo rivolto alla diagnosi precoce per i pazienti ed i loro familiari. Obiettivi di ricerca sono i seguenti: valutare le principali motivazioni psicologiche e sociali che inducono le donne a presentarsi spontaneamente presso i centri coinvolti nel progetto, per eseguire la prima mammografia;individuare le modalità privilegiate dalle donne per ricevere l'informazione e l'arruolamento nei programmi di screening; valutare quali modifiche strutturali possano rendere più accogliente l'ambiente in cui si esegue la mammografia, valutare se i dati emersi dall'indagine sono applicabili alla popolazione in esame e danno riscontri positivi in termini di incremento di numero di mammografie eseguite, seguire le donne valutate positive per offrire un sostegno psicologico nel corso di tutto l'iter terapeutico. Fine ultimo, comunque, rimane quello di studiare attivamente la popolazione, individuare le persone a rischio 99 LINEA 1 e curare precocemente quelle con tumore per rendere questa neoplasia una malattia per cui non si deve morire. Progetto 23 - Area 6 SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DELLA TITOLO PROSTATA: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITA’ Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche) RESPONSABILE Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari I. Abbate, M.T.Venneri, E. Capuano, A. Daniele, S. Di Tardo, R. Divella, A. RICERCATORI ASSOCIATI Tufaro, E. Pagliarulo,. M. Bottalico ENTI ESTERNI COINVOLTI LILT- Sezione Provinciale di Bari, Urologia Università di Bari, SERVIZIO LAB INTERNI COINVOLTI Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Screening- Prostata- - PSA N. PZ DA INCLUDERE 5000 DESCRlZIONE DEL PROGETTO Il carcinoma della prostata rappresenta un problema socio-sanitario di grave importanza: infatti, nel mondo,risulta tra i tumori più diffusi per incidenza e mortalità. Oltre all’età e all’attività lavorativa, altri fattori di rischio degni di rilievo sono l’obesità e la vita sedentaria, la scarsa attività fisica e la familiarità, poichè il rischio di sviluppare un tumore alla prostata è 2-3 volte più frequente negli uomini che hanno avuto il padre o un fratello colpiti dalla stessa malattia; il rischio può essere 5 o 7 volte superiore se 2 o più parenti di I° grado hanno avuto un tumore prostatico. La sintomatologia si manifesta tardivamente con disturbi della minzione per frequenza e difficoltà, presenza talvolta di ematuria, sensazione di compressione a livello perineale. Tale sintomatologia è paragonabile a quella propria dell’ipertrofia prostatica benigna o di infiammazioni generiche e parafisiologiche della terza età, per cui spesso i pazienti e, talvolta anche i medici, minimizzano i primi disturbi. Non esistendo alcun mezzo di prevenzione primaria, per il tumore della prostata ci si affida alla prevenzione secondaria, consistente nella diagnosi quanto più precoce possibile, quando il tumore è ancora confinato all’interno della capsula prostatica. Molto spesso all’apparire dei sintomi, quasi sempre il carcinoma ha superato i confini della prostata, invadendo le strutture circostanti con possibilità di metastasi anche a distanza. Con una diagnosi precoce e con gli opportuni trattamenti terapeutici si può rallentare lo sviluppo della neoplasia o addirittura guarirla. Ci si è resi conto, infatti, di quanto sia importante il momento in cui si da inizio alla terapia in rapporto allo stadio del tumore: scoprire una lesione tumorale nei primissimi momenti del suo sviluppo è, ai fini delle possibilità di cura e guarigione, più importante della scelta di una terapia piuttosto che di un’altra. 100 LINEA 1 ATTIVITA' PREVISTE I mezzi principali per l’accertamento diagnostico sono: 1. l’esplorazione rettale con la quale è possibile apprezzare il volume, la forma e la consistenza della prostata, sebbene sia soggetta a considerevole variabilità fra gli osservatori e la parte anteriore dell’organo non sia accessibile alla palpazione; 2. la determinazione sierica del PSA (Antigene Prostatico Specifico), sebbene il rilevare alti livelli dell’antigene non significhi presenza di cancro alla prostata, potendo aumentare anche nei casi avanzati di ipertrofia prostatica benigna e di prostatite, mentre normali livelli possono essere rilevati in presenza di carcinoma localizzato; 3. l’ecografia prostatica transrettale,che si esegue con una specifica sonda endorettale e consente di ottenere immagini significative anche nelle fasi iniziali, sebbene sia una procedura che registra una scarsa compliance da parte del paziente e un basso valore predittivo positivo; 4. la biopsia ecoguidata,che va eseguita quando si ha il sospetto di tumore alla prostata. La sezione Provinciale di Bari della LILT, in collaborazione con il Laboratorio di Analisi Chimico Cliniche del Dipartimento di Oncologia Sperimentale, ha elaborato un progetto di prevenzione secondaria per l’anticipazione diagnostica dei tumori della prostata. A tal fine si propongono una serie di iniziative: • attivazione di un n° verde /call center; • attivazione di un ambulatorio per visite preventive nel corso delle quali tutti i pazienti, appartenenti alla fascia di età a rischio (45-50/70 anni), saranno sottoposti ad esplorazione digitale rettale DRE, ecografia prostatica sovrapubica ed esame del sangue per la determinazione dell’antigene prostatico (PSA). A tutti i pazienti, inoltre, sarà somministrato un questionario utile ad identificare eventuale fattori di rischio e sarà fatto firmare un modulo per dare il loro consenso informato. Tutti i campioni saranno inclusi nella banca tessuti del nostro Istituto al fine di eventuali studi di sieroproteomica. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Con i mezzi diagnostici sopra descritti, si riesce oggi a scoprire il cancro della prostata quando è ancora circoscritto nel 55% circa dei casi, con una sopravvivenza libera da malattia a 5 anni del 95%. L’esplorazione rettale annuale associata ad ecografia prostatica e determinazione del PSA a tempi prestabiliti, può rappresentare un metodo di screening con il miglior rapporto costo-beneficio per uomini di età superiore a 50 anni.Fine ultimo, comunque, rimane quello di studiare attivamente la popolazione, individuare le persone a rischio e curare precocemente quelle con tumore per rendere il tumore della prostata una malattia per cui non si muore. Progetto 24 - Area 6 TITOLO RESPONSABILE SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DI TUMORI DEL COLONRETTO: RIDURRE L’INCIDENZA E LA MORTALITÀ Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI A. Daniele, E. Capuano, M.T. Venneri, S. Di Tardo, R. Divella, A. Tufaro ENTI ESTERNI COINVOLTI Lega italiana per la lotta ai tumori (LILT)- AIMEF-Istituto Nazionale TumoriFondazione Pascale Napoli ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 24 mesi PAROLE CHIAVE Tumore colon-retto, sangue occulto, diagnosi precoce N. PZ DA INCLUDERE 5000 DESCRlZIONE DEL PROGETTO Il cancro del colon-retto è una delle neoplasie a più elevata morbosità e mortalità nei Paesi Occidentali, ogni anno in Europa vengono diagnosticati circa 138.000 nuovi casi che rappresentano il 5% di tutti i tumori maligni nei soggetti adulti (Ferlay 2001; Parkin 2002). In Italia, il cancro colon-retto rappresenta la seconda causa di morte per tumore dopo il cancro del polmone tra gli uomini e il cancro del seno tra le donne: circa 34.000 sono i soggetti che si ammalano ogni anno con un tasso di mortalità pari a 19.000 decessi. 101 LINEA 1 L’incidenza varia nelle diverse regioni: da 26 a 53 casi per anno ogni 100.000 abitanti. I tassi più elevati si registrano nel Centro-Nord del Paese (Stewart 2003). La maggior parte dei carcinomi colon-rettali si sviluppa a partire da polipi adenomatosi attraverso un processo che coinvolge numerosi fattori genetici e ambientali (Tomatis 1990). IL tempo di trasformazione del cancro è stimato nell’ordine di 10-15 anni. Il 90% dei casi diagnosticati riguarda individui sopra i 55 anni, con una frequenza superiore negli uomini rispetto alle donne (Ferlay 2001). La sopravvivenza a 5 anni dipende dallo stadio del tumore alla diagnosi (Berrino 2003). Nei pazienti con malattia localizzata alla parete intestinale l’indice di sopravvivenza è pari all’89% mentre scende al 58% in presenza di metastasi regionali e al 6% in caso di malattia disseminata. Globalmente la sopravvivenza a 5 anni di pazienti con tumore del colon retto non supera il 40% (Coleman 2003). Studi dettagliati suggeriscono che le differenze di stadio di malattia al momento della diagnosi siano verosimilmente in gran parte responsabili della minore sopravvivenza; il cancro del colon, infatti, è caratterizzato da una migliore risposta in caso di trattamento ad uno stadio iniziale e la grande differenza in termini di sopravvivenza potrebbe riflettere il fatto che più pazienti sani si sottopongono a procedure di diagnosi precoce (Gatta 2003). Questi dati indicano che il cancro del colon-retto può essere considerato una delle emergenze nazionali, sia in termini di malattia sia di costi sociali ed economici, tanto da essere posto negli ultimi Piani Sanitari Nazionali come una delle priorità di intervento. A tale scopo, nel corso degli ultimi anni sono state avviate in Italia varie iniziative di screening del carcinoma colon-retto. Lo screening del tumore del colon-retto viene attualmente proposto per la popolazione sana quale forma di prevenzione secondaria, ossia la prevenzione attraverso la diagnosi di lesioni in stadio preclinico. Il principale obiettivo dello screening è di rilevare il 90% di casi sporadici di tumore del colon-retto, la maggior parte dei quali si sviluppa in persone con età superiore ai 50 anni (Stewart 2003). Uno studio condotto su pazienti con età compresa tra i 40 e i 49 anni ha confermato che i tumori del colon-retto sono rari in questa fascia di età, supportando le raccomandazioni secondo cui lo screening per le età a rischio vada iniziato dai 50 anni (Imperiale 2002). Sono ad oggi disponibili due tipi di strategie di screening: la ricerca del sangue occulto fecale (SOF) e l’endoscopia. Il metodo maggiormente esaminato, il SOF, ha dimostrato in tre studi randomizzati di poter ridurre la mortalità per tumore del colon-retto di più del 20% se eseguito con cadenza biennale (Mandel 1999). La sensibilità del test nel rilevare neoplasie coliche è di circa il 50% (di tutte le persone con neoplasia sottoposte a screening, il 50% viene rilevato) (Stewart 2003; Winawer 2003). La sensibilità nel rilevare polipi è inferiore, circa il 10%. Il valore predittivo di un test positivo risulta pari a circa il 10% per il tumore (su 10 persone risultate positive, 9 non hanno più il tumore). Lo screening endoscopico (sigmoidoscopio flessibile o colonscopio) è il migliore metodo per rilevare neoplasie e polipi colici. Il suo impiego nella popolazione è limitato dai costi e dalla disponibilità di specialisti qualificati. Il maggiore vantaggio dell’endoscopia è rappresentato dalla possibilità di attuare procedure interventistiche e dalla possibilità di prelevare campioni di tessuto. L’Advisory Commitee on Cancer Prevention in the European Union (ACCP 2000) ha suggerito che il miglioramento dei programmi di screening per il tumore del colonretto dovrebbe essere attuato attraverso l’impiego della ricerca del sangue occulto nelle feci e che la colonscopia dovrebbe essere utilizzata nel follow-up dei pazienti con SOF positivo. Lo screening inoltre dovrebbe essere proposto agli uomini e alle donne dai 50 ai 74 anni circa con un intervallo di circa 1-2 anni. Bibliografia: Advisory Committee on Cancer Prevention. Recommendations on cancer screening in the European union. Eur J Cancer 2000; 36: 1473-1478 Berrino F, Capocaccia R, Coleman MP, Esteve J, Gatta G, Hakulinen T, et al. Survival of cancer patients in Europe: the EUROCARE-3 study. Ann Oncol 2003; 14 Suppl 5 Coleman MP, Gatta G, Verdecchia A, Esteve J, Sant M, Storm H, et al. EUROCARE-3 summary. Cancer th survival in Europe at the end of the 20 century. Ann Oncol 2003. In Press Ferlay J, Bray F, Pisani P, Parkin DM. Cancer incidence, mortalità and prevalence worldwide, version 1.0. Lyon: IARC Press. IARC Cancer Base No. 5. 2001 Gatta G, Ciccolallo L, Capocaccia R, Coleman MP, Hakulinen T, Moller H, et al. Differences in colorectal cancer survival betwen European and US populations: the importance of sub-site and morphology. Eur J Cancer 2003; 39: 2214-2222 Imperiale TF, Wagner DR, Lin CY, Larkin GN, Rogge JD, Ransohoff DF. Results of screening colonoscopy among persons 40 to 49 years of age. N Engl J Med 2002; 346: 1781-1785 Mandel JS, Church TR, Ederer F, Bond JH. Colorectal cancer mortality: effectiveness of biennal screening for fecal occult blood. J Natl Cancer Inst 1999; 91: 434-437 Parkin DM, Whelan SL, Ferlay J, Teppo L, Thomas DB. Cancer incidence in five continents. Lyon: International Agency for Research on cancer. Vol. VIII. IARC Scient. Publ. No. 155. 2002 Stewart BW, Kleihus P, Editors. World Cancer Report. Lyon: IARC Press. 2003 Tomatis L. Cancer, causes, occurence and control. Lyon: IARC Press. Pubbl. no. 100. 1990 Winawer S, Fletcher R, Rex D, Bond J, Burt R, Ferrucci J, et al. Colorectal cancer screening and surveillance: clinical guidelines and rationale-Uptade based on new evidence. Gastroenterology 2003; 124: 544-560 102 LINEA 1 ATTIVITA' PREVISTE L’attività di screening del colon-retto adottata nei nostri laboratori di analisi con la collaborazione della Lega Italiana Lotta ai Tumori (LILT) sarà rivolta ad una popolazione di 5.000 soggetti sani con età compresa tra i 45 e i 75 anni e residenti nella regione Puglia quale forma di prevenzione secondaria, ossia prevenzione attraverso la diagnosi di lesione in stadio preclinico. Essendo documentato un aumentato rischio di neoplasie del colon-retto nei famigliari di primo grado di persone affette da carcinomi del colon-retto, il test diagnostico sarà rivolto anche a persone che hanno avuto un famigliare di primo grado o famigliari di secondo grado colpiti da carcinoma colonrettale. La strategia di screening da noi adottata sarà la ricerca del sangue occulto fecale (SOF) utilizzando un Kit altamente sensibile che permette di effettuare un unico studio su ciascun campione con un intervallo di circa 1-2 anni. Tale attività sarà divulgata attraverso la Gazzetta e altre riviste e farà capo ad un servizio di call-center della LILT per la gestione dell’informazione e comunicazione con gli utenti che se interessati riceveranno indicazioni relative ai giorni (ogni martedi’), orari (10,30-12,30)e sede (Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Oncologico di Bari) per il ritiro del Kit con indicazione di un appuntamento o di una fascia oraria (ogni giovedì, 10,30-12,30) per il rilascio del campione presso i nostri laboratori. Al momento del ritiro del Kit l’utente sarà invitato a compilare un “Modulo di consenso informato per il paziente” e un breve questionario che rilevi le abitudini di vita, l’età, il sesso e l’aver effettuato indagini che motivino l’esclusione temporanea dallo screening. Il ritorno del questionario sottoscritto e compilato con l’indicazione dell’accertamento eseguito e della data di effettuazione (almeno l’anno) permetterà di applicare il criterio di esclusione temporanea e comporterà lo slittamento dell’invito nell’opportuno round successivo. Il paziente interessato dovrà, al momento del ritiro del Kit, pagare un contributo di soli 20 euro per l’esecuzione del test del sangue occulto nelle feci e successiva visita. A tale scopo il personale responsabile e addetto all’esecuzione e alla distribuzione del Kit, sia in caso di positività che negatività del test, dovrà comunicare all’utente il giorno, l’ora e la sede dove poter effettuare la visita medica e ricevere il risultato del test. In caso di positività al test preliminare (SOF) si procederà ad effettuare una colonscopia (seconda indagine strumentale) per maggiori approfondimenti diagnostici. La negatività del test invece sarà seguita da indicazioni riguardanti la ripetizione biennale del test. I dati di tutti i pazienti sottoposti a indagine di screening saranno inseriti in un apposito data-base e saranno trattati con il massimo riserbo e conformità alla legge sulla privacy. Contestualmente ad ogni paziente che si sottoporrà allo screening verrà effettuato un prelievo venoso dal quale si separeranno, tramite centrifugazione, aliquote di plasma e di siero che verranno immediatamente congelate a –80°C e inviate alla Ban ca Tessuti Intra-dipartimentale dove si eseguirà l’analisi del profilo proteomico. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Il principale obiettivo dello screening è di rilevare il 90% di casi sporadici di tumore colon-retto la maggior parte dei quali si sviluppa in persone con età superiore ai 45 anni e di rendere il tumore al colon-retto una malattia per la quale non si muore; basti pensare che guarisce il 90% delle persone in cui questa neoplasia viene individuata in fase iniziale, quando cioè è ancora confinata alla parete intestinale. Una percentuale che cala purtroppo al 40-50% quando la diagnosi è tardiva e il tumore ha avuto modo di ingrandirsi e di espandersi. Inoltre l’asportazione di un cancro del colon-retto di piccole dimensioni è possibile con interventi relativamente semplici, senza particolari conseguenze, mentre gli interventi necessari per l’asportazione di tumori di grosse dimensioni sono complessi e spesso incidono sulla funzione intestinale e quindi sulla qualità di vita del paziente. Progetto 25 - Area 6 SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DEI TITOLO TUMORI CUTANEI: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITA’ Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche) RESPONSABILE Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari A. Battista, A. Pugliese, L.Vena, E. Capuano, A. Daniele, S. Di Tardo, RICERCATORI ASSOCIATI R.Divella, M.T. Venneri ENTI ESTERNI COINVOLTI LILT Sezione Provinciale di Bari - ARES- AIMEF SERVIZIO LAB INTERNI Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi COINVOLTI ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Prevenzione – melanoma - dermoscopia N. PZ DA INCLUDERE 5000 103 LINEA 1 DESCRlZIONE DEL PROGETTO Le neoplasie cutanee sono i tumori più frequenti nei Caucasici, fra essi solo il melanoma è una lesione potenzialmente più aggressiva che però guarisce se trattata nelle fasi iniziali di sviluppo. Nelle forme avanzate, nonostante i progressi in campo terapeutico,i risultati sono ancora molto deludenti. L’incidenza del melanoma in Italia è in media di 12 casi su 100.000 abitanti/anno con punte di 16 casi nel Nord-Est, mentre i tumori cutanei non melanoma (carcinoma baso cellulare e spino cellulare) superano i 200 casi. L’incidenza del melanoma ha presentato un notevole incremento nelle ultime 3-4 decadi in tutto il mondo; attualmente è ancora in aumento in varie zone mentre in alcune parti si comincia a registrare un plateau, soprattutto nel sesso femminile. Da circa un decennio la mortalità da melanoma è pressochè stazionaria (2 casi per le femmine e 2,8 per il maschio su 100.000 abitanti) e questo, rapportato all’aumento di incidenza, è il segno che la prognosi del tumore è migliorata; l’indice di letalità del melanoma infatti è sceso dall’80% negli anni ’50 al 20% attuale. Nel caso del melanoma la prevenzione primaria è poco praticata nella nostra popolazione; solo nelle nazioni ad alta incidenza come l’Australia sono stati sperimentati programmi rivolti a genitori, docenti e scolari al fine di limitare l’esposizione solare: dopo anni è stata notata una riduzione nell’incidenza dei melanomi nei soggetti più giovani. Nella nostra popolazione i migliori risultati per il controllo della malattia si sono ottenuti con la prevenzione secondaria-diagnosi precoce che si attua con lo screening della popolazione. La diagnosi precoce richiede una buona accuratezza diagnostica del test utilizzato con una alta sensibilità ed una specificità accettabile. L’accuratezza diagnostica è alta per il dermatologo esperto, soprattutto se utilizza tecnologie semplici come il dermatoscopio o se si avvale di tecnologie digitali che consentono di elaborareimmagini9 e valutare automaticamente parametri utili alla classificazione delle lesioni pigmentate. Le apparecchiature computerizzate a supporto della diagnosi introdotte recentemente nella pratica clinica-dermatologica potrebbero essere utilizzate per la preselezione di soggetti portatori di lesioni sospette da inviare al dermatologo esperto. Allo stato attuale però tali tecnologie devono essere collocate in ambulatori gestiti da dermatologi, altrimenti il numero di falsi positivi risulta eccessivo anche a causa di lesioni benigne non melanocitarie che simulano il tumore. ATTIVITA' PREVISTE Tale progetto si articolerà in diverse fasi: • Definizione del territorio interessato dell’intervento: in genere la provincia; • Individuazione e instaurazione della collaborazione con un centro universitario od ospedaliero, dermatologico o polidisciplinare come riferimento di II livello; • Organizzazione degli ambulatori di I livelo preferibilmente presso i Centri di Prevenzione della LILT, con specialisti dermatologi che abbiano frequentato corsi per migliorare le specifiche capacità diagnostiche, soprattutto nel campo della dermatoscopia (il dermatoscopio è uno strumento necessario per la diagnosi precoce del melanoma, le tecnologie computerizzate in aiuto alla diagnosi possono essere utili ma non necessarie); zione interventi di educazione sanitaria diretti al medico di medicina generale, al farmacista, agli operatori dell’area estetica fornendo nozioni utili e facendo comprendere l’importanza della loro collaborazione. Per i medici è opportuno utilizzare come messaggio didattico la formula ABCDE del melanoma, capace di fornire chiare indicazioni. E’ utile anche indicare i maggiori fattori di rischio per melanoma (familiarità o pregresso melanoma,> 50 nevi comuni, > 3 nevi atipici grandi, irregolari, scottature nell’infanzia); • Sensibilizzazione ed educazione della popolazione con libretti, conferenze, ecc, sui vantaggi dell’autoesame della pelle, insegnando criteri semplici e facilmente comprensibili che porino a sospettare le lesioni pigmentarie potenzialmente pericolose. Nel materiale educativo per la popolazione massimo risalto deve essere dato al concetto di E-evoluzione, inteso sia come modificazione diuna lesione preesistente che come comparsa di una nuova lesione nell’adulto. I messaggi devono essere “soft” escludendo immagini cliniche in grado di provocare panico; • Predisposizione di una scheda computerizzata per rendere possibile la valutazione e registrare i costi di tutta l’operazione. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Questo studio permetterà di effettuare uno screening di popolazione mediante “campagne di educazione sanitaria indirizzate alla popolazione con lo scopo di insegnare l’autoesame della pelle. La collaborazione tra gli Enti coinvolti in questo progetto permetterà di condurre uno studio più approfondito sulle tematiche trattate perché ognuno svilupperà la fase di ricerca secondo i propri mezzi a disposizione e le proprie conoscenze al fine di garantire dei risultati ottimali. 104 LINEA 1 Progetto 26 - Area 6 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE DINAMICHE PSICO-SOCIALI DEI SOGGETTI SOTTOPOSTI A CONSULENZA ONCOGENETICA NELLA FASE DEL PRE-TEST E POST-TEST Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Tatiana Danese , Michele Bruno Laboratorio di Oncologia Sperimentale 2006 36 mesi Counselling genetico, rischio, valutazione psico-sociale DESCRIZIONE DEL PROGETTO Essendo stata riscontrata per i tumori più frequenti l’esistenza di mutazioni genetiche ad alto rischio si può riconoscere l’importanza di un percorso di counselling genetico in grado di accertarne o escluderne la presenza nel proprio corredo genetico ai fini di una azione ed una scelta preventive che siano il più possibile consapevoli e responsabili. Gli obiettivi che la consulenza oncogenetica si pone sono: individuare i casi ad alto rischio di mutazione, offrire gli strumenti conoscitivi che riguardino i concetti di rischio generico, familiarità e rischio ereditario per il tumore, favorire un processo individuale di scelta consapevole che tenga conto della reale comprensione dei fattori in gioco, sostenere le motivazioni e le intenzioni dei soggetti ad alto rischio sottolineandone allo stesso tempo le possibili conseguenze nei termini di costi psicologici e i limiti relativi alle conoscenze attuali, le forme di prevenzione attualmente disponibili; valutare il rischio di ricorrenza esistente per taluni familiari; analizzare tutte le opzioni esistenti nell’affrontare il rischio di malattia; aiutare a compiere le scelte più adeguate, tenuto conto sia del rischio sia delle necessità dei familiari; realizzare il miglior adattamento possibile al rischio di ricorrenza della malattia stessa. Il percorso di consulenza, in definitiva, cercherebbe di facilitare il processo decisionale favorendo l’integrazione delle informazioni genetiche date e di migliorare il benessere psicofisico della persona interessata e dei suoi familiari. Se da un lato la disponibilità di tali test offre un’opportunità senza precedenti nell’ottica della prevenzione, dall’altro il sottoporsi all’indagine ed il riceverne l’esito può avere notevoli conseguenze sul benessere psicofisico dell’individuo con conseguente peggioramento della qualità di vita. Importante diviene quindi valutare la percezione degli individui a rischio rispetto al test e soprattutto le conseguenze legate alla scelta di un tale percorso in termini di costi e benefici dal punto di vista psicologico e comportamentale. Se fino ad ora ci si è concentrati sull’effetto del risultato del test in soggetti portatori di mutazione, meno lo è stato fatto riguardo le conseguenze in termini di azioni preventive di chi sottoposto al test genetico riceve un risultato negativo o incerto, sottovalutando forse il peso di eventuali false rassicurazioni sull’atteggiamento di prevenzione dell’individuo. Diviene dunque fondamentale da un lato assicurare e facilitare il consenso informato dei soggetti che partecipano alla consulenza oncogenetica, valutando nella popolazione a rischio il possibile effetto di fattori psicologici e socio-culturali sulle scelte preventive e sull’effetiva attuazione di queste, sulla percezione del rischio connesso alla mutazione e alla malattia, monitorando i possibili effetti psicologicicomportamentali della conoscenza del rischio, il pericolo di false rassicurazioni, ai fini di una programmazione di interventi socio-sanitari che siano il più possibile rispondenti ai bisogni effettivi della popolazione. Bibliografia: • Capovilla ED, Serpentini S. Il counselling genetico in oncologia. Aspetti psico-sociali del tumore ereditario della mammella e dell’ovaio. Rivista Scientifica di Psicologia 2005; 58-64. • Varesco L, Crotti N. Il counselling genetico. In Bellini M, Marasso G, Amadori D, Orrù W, Grassi L, Casali P, Bruzzi P (Eds), Psico-oncologia. Masson, Milano, 2002. • Van Dijk S, Otten W, Timmermans DR, van Asperen CJ, Meijers- Heijboer H, Tibben A, Breuning MH, Kievit J. What’s the message? Interpretation of an uninformative BRCA1/2 test result for women at risk of familial breast cancer. Genet Med. 2005 Apr; 7(4):239-245. • Dorval M, Gauthier G, Maunsell E, Dugas MJ, Rouleau I, Chiquette J, Plante M, Laframboise R, Gaudet M, Bridge PJ, Simard J. No evidence of false reassurance among women with an inconclusive BRCA1/2 genetic test result. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2005 Dec; 14 (12):2862-7. 105 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Studio dell’orientamento dei soggetti a rischio rispetto all’accettabilità del test, motivazioni e relative preferenze rispetto alle possibili strategie preventive tramite apposito questionario somministrato dalla psicologa dopo la fase della consulenza pre-test. Misurazione del distress emotivo e dei sintomi ansioso-depressivi attraverso la somministrazione del test HAD durante la fase della consulenza pre-test, post-test e nella fase del follow-up; Confronto con la scala del distress del questionario MICRA ( The Multidimensional Impact of Cancer Risk Assessment Questionnaire, Cella et al. 2000), nella fase del post-test e durante il follow-up. Studio dei fattori psicologici e socio-culturali connessi alla percezione del rischio nei soggetti con test ad esito positivo, negativo o incerto, mediante la somministrazione di apposito questionario di valutazione psico-sociale durante la fase del pre-test e post-test. Conseguenze comportamentali del counselling genetico rispetto alle azioni preventive attraverso followup un anno dopo la conclusione del test genetico. Analisi comparativa rispetto alla percezione dell’informazione relativa al test genetico e conseguente accettazione dello stesso nei soggetti eleggibili contattati tramite modalità telefonica o mediante consulenza vis-à-vis in ambiente clinico. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE 1) 2006: Studio su una casistica di 200 soggetti meridionali ad alto rischio dell’accettazione del test, motivazioni e preferenze dichiarate rispetto alle opzioni preventive attualmente disponibili. 2) 2007: Valutazione dell’impatto emozionale al test e fattori psico-socio-culturali connessi alla percezione di rischio in 50 soggetti ad alto rischio che hanno portato a termine il percorso oncogenetico. Follow-up a 6 mesi. 3) 2008: follow-up a un anno, del comportamento preventivo dei soggetti che hanno concluso il test genetico per i geni BRCA1/2. Analisi comparativa rispetto alla percezione e accettazione del test genetico nei soggetti eleggibili contattati nelle due diverse modalità (telefonica o vis-à-vis). Progetto 27 - Area 6 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE SOGGETTI COFINANZIATORI N. PZ DA INCLUDERE MANO NELLA MANO Quaranta Michele (Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Romito Francesca, Montanaro Rosanna 2006 2 anni Diagnostica precoce, Motivazioni, Personalità LILT 250 106 LINEA 1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il Carcinoma della Mammella è la prima neoplasia maligna nella popolazione femminile dei paesi industrializzati e, in quasi tutti, è la prima causa di morte per cancro nel sesso femminile. Sono numerose le evidenze a favore di una diagnosi precoce del cancro al seno (Freedman et al., 2004): sottoponendo una fascia di popolazione femminile (fra i 50 ed i 70 anni) ad un controllo mammografico periodico, è possibile ottenere la diminuzione della mortalità per neoplasia della mammella tra il 28 e il 65% (Berry et al.,.2005), grazie alla maggiore efficacia espressa dagli attuali procedimenti terapeutici nelle fasi precoci di malattia che consentono di ridurre le procedure chirurgiche radicali e di consentire l'uso di trattamenti conservativi e chemioterapici meno aggressivi con evidenti ripercussioni positive sulla qualità di vita della donna. In particolare nel Sud dell'Italia, ad una bassa incidenza percentuale si contrappone un incremento della mortalità per tumore della mammella. Esistono infatti fenomeni di larga evasione ai programmi di screening anche da parte della popolazione maggiormente a rischio, oltre che una scarsa sensibilità ad eseguire indagini e visite di carattere preventivo (Blanchard et al., 2004 ). Questo può essere dovuto a fattori di tipo personale e sociale: da una parte i controlli periodici senologici (visite, ecografia, mammografia) sono causa di disagio psicologico di vario grado, dall’altra sono presenti difficoltà logistiche difficoltà logistiche: lunghe liste d’attesa e carenza di informazioni circa l’incidenza di malattia e la possibilità di utile prevenzione. In studi precedenti si è valutato come variabili personali quali la struttura di personalità o la storia pregressa (traumi, malattie familiari etc..) o altre variabili di tipo cognitivo, possano indurre a eseguire indagini di prevenzione (Miles e Wardle, 2005). Si ritiene importante valutare nella realtà del Sud Italia come tali variabili possano influire sul comportamento di prevenzione e interagire tra loro nella percezione del concetto stesso di prevenzione (Wardle et al., 2004;) Sembra necessario pertanto ricercare e individuare non solo le caratteristiche di personalità ma anche i fattori cognitivi (Rimer et al., 2004) , socio-ambientali, di storia personale, le convinzioni sulla salute che favoriscono o inibiscono la messa in atto di comportamenti preventivi. BILBLIOGRAFIA ESSENZIALE: Berry DA, Cronin KA, Plevritis SK et al. Effect of screening and adjuvant therapy on mortality from breast cancer. N Engl J Med. 2005 (17):1784-92. Blanchard K, Colbert JA, Puri D, Weissman J et al. .Mammographic screening: patterns of use and estimated impact on breast carcinoma survival. Cancer. 2004 (3):495-507. Freedman DA, Petitti DB, Robins JM. . On the efficacy of screening for breast cancer. Int J Epidemiol, 2004 (1):43-55. Miles A, Wardle J. Adverse psychological outcomes in colorectal cancer screening: Does health anxiety play a role? Behav Res Ther. 2005 Oct 20 (In corso di stampa) Rimer BK, Briss PA, Zeller PK, et al . Informed decision making: what is its role in cancer screening? Cancer. 2004 , 101(5 Suppl):1214-28. Wardle J., McCaffery K., Nadel M., Atkin W. Socioeconomic differences in cancer screening participation: comparing cognitive and psychosocial explanations. Soc Sci Med. (2004) (2):249-61. 107 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Il progetto di ricerca è destinato a 250 donne tra i 50 e i 70 anni in attesa di primo esame mammografico e/o ecografico afferenti all’IRCCS Oncologico di Bari, presso il Dipartimento di Servizi e Diagnostica. Fase 1: A) una indagine qualitativa, tramite interviste semi-strutturate, mirante a valutare i seguenti aspetti: - invio (come è venuta a conoscenza del servizio); - motivazione che ha portato la donna a fare l’esame (consiglio del medico curante, malattia in famiglia, etc..); - aspetti socio-demografici; - capacità relazionali; - atteggiamenti, aspettative e credenze nei confronti del cancro e della prevenzione; - percezione del rischio di ammalarsi di cancro; - vissuto emotivo al momento della procedura; - suggerimenti riguardo una eventuale campagna di prevenzione. L’analisi del contenuto delle interviste semi-strutturate, registrate e trascritte verbatim, verrà analizzato mediante il software informatico per l’analisi dei testi T-LAB, che permette di rappresentare graficamente e quantitativamente il contenuto qualitativo dei testi B) una indagine quantitativa, tramite questionari strutturati tesi a valutare i livelli di ansia, lo stile di coping, il tipo di personalità. Fase 2: A) Promozione di una rete: Alle donne afferenti al centro viene consegnato del materiale informativo da distribuire ad altre 5 donne tra familiari e amiche, valorizzando il loro compito di ‘promotrici della salute’. B) In caso di esito positivo dell’esame mammografico si accompagnerà la donna nel percorso terapeutico, offrendole: - maggiore informazione relativa all’iter terapeutico (opuscoli informativi etc..) - confronto con altre donne all’interno di un gruppo di auto-aiuto - possibilità di colloqui di sostegno individuali e/o di coppia sino alla conclusione del percorso terapeutico. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Obiettivi di ricerca sono i seguenti: - Valutare le caratteristiche psicologiche (aspetti cognitivi, di personalità, motivazionali) e sociali delle donne che si presentano spontaneamente all’IRCCS Oncologico di Bari, per eseguire la prima mammografia. - Individuare le modalità privilegiate dalle donne per ricevere l’informazione e l’arruolamento nei programmi di screening. Obiettivi secondari di tipo clinico-assistenziale sono i seguenti: - Diminuire, tramite un colloquio psicologico, il disagio della donna che afferisce per la prima volta ad un centro per effettuare una valutazione diagnostica, questo inoltre migliora la compliance della donna a tornare ai controlli successivi. - Valutare quali modifiche strutturali possano rendere più accogliente l’ambiente in cui si esegue la valutazione diagnostica (la stanza di visita delle pazienti, la logistica della cassa Ticket etc..). - Seguire le donne valutate positive per offrire un sostegno psicologico (se lo desiderano, anche di coppia) nel corso di tutto l’iter terapeutico. Progetto 28 - Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE L’INFEZIONE DA HPV NELLE PAZIENTI CON STORIA DI TUMORE Deliso Maria Assunta (U.O.C. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Kardhashi Anila, Falco Gaetano, Cantinieri Claudio, Ceglie Vincenza, Gargano Giulio, Caponio Mariangela, Renna Alessandra, Schittulli Francesco Servizio di Istocitopatologia 2006 36 mesi HPV, cervical cancer, survivors 108 LINEA 1 N. PZ DA INCLUDERE Circa 1000 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La infezione da HPV è la malattia sessualmente più frequente. Mentre approssimativamente 10-20% degli uomini e delle donne sessualmente attive tra i 15-49 anni hanno evidenza di positività per il test di HPV, diversi studi hanno dimostrato una positività di 46% nelle popolazioni a rischio, quando si utilizzano metodi sensibili come la PCR. (1) La prevalenza più alta dell’infezione da HPV e delle alterazioni preneoplastiche da essa causate sulla cervice si osservano nella fascia di età tra 25-35 anni, mentre l’età media del carcinoma invasivo è di 60-65 anni, suggerendo una lunga fase latente dell’infezione prima dell’esordio della malattia chiaramente maligna. Nel soggetto immunocompetente, è stato dimostrato che la infezione è generalmente transitoria, con una durata media di 8 mesi. 70% delle pazienti hanno un clearence del virus in 12 mesi e 91% in 24 mesi, permettendo una risoluzione spontanea anche delle alterazioni cellulari ad esso correlato. Le pazienti immunocompromesse presentano problemi particolari, probabilmente dovuti all’impossibilità a sradicare il virus. Anche se non si conosce bene quale stadio della progressione dalla displasia al tumore sia influenzato dalla immunosoppressione, i dati suggeriscono che essa è fortemente correlata con gli stadi precoci della malattia e la progressione in tumore non è associata con la immunosoppressione. Tanti studi hanno osservato l’infezione da HPV e le alterazioni della cervice uterina in diverse categorie di pazienti immunocompromesse: - Le pazienti sottoposte ad un trapianto renale hanno dimostrato un’incidenza più alta dell’infezione da HPV e delle forme preneoplastiche della cervice uterina e dell’ano, circa 6-7 volte (2-4). - Nelle donne infette da HIV la infezione da HPV è circa tre volte più frequente, mentre il carcinoma della cervice circa cinque volte e attualmente il carcinoma della cervice fa parte nell’elenco delle malattie che definiscono la infezione da HIV in AIDS. In particolare è stato notato che le pazienti HIV-positive sviluppano un numero maggiore di infezioni persistenti con i subtipi ad alto rischio, che probabilmente spiegano il loro più alto tasso di evoluzione verso il tumore invasivo (5). - Le donne con trapianto di midollo osseo hanno sette volte in più alterazioni cellulari nel Pap-test, e non solo dopo il trapianto, ma anche prima. (6) - Studi sulle donne in gravidanza hanno evidenziato che nei primi due trimestri della gravidanza, quando l’organismo è in uno stato di immunotolleranza, la clearence di HPV è ridotto paragonando con le donne non gravide, per accelerare in seguito nel terzo trimestre e nel periodo post-partum(7). - Dopo l’escissione chirurgica i condilomi anali nei pazienti immunosoppressi insorgono più frequentemente e in minor tempo paragonando con i pazienti immunocompetenti. - Studi sull’incidenza dei tumori della pelle nei pazienti immunocompromessi osservano un’associazione maggiore con il virus di HPV. Mentre le caratteristiche di queste categorie di donne immunocompromesse sono state chiarite, si sa poco delle pazienti che hanno avuto un tumore e si sono sottoposte a chemioterapia e/o radioterapia che spesso si trovano immunocompromesse. Non si conosce quanto la terapia antitumorale o il tumore primario possono contribuire sulla incidenza dell’infezione da HPV e delle alterazioni ad essa correlate che diventa lo scopo di questo studio. Bibliografia 1- Bauer HM e al. Genital human papillomavirus infection in female university students as determined by a PCR-based method. JAMA 1991; 265:472-477 2- Halpert R e al. Human papillomavirus and lower genital neoplasia in renal transplant patients. Obstet Gynecol 1986; 68:251-258. 3- Alloub MI e al. Human papillomavirus infection and cervical intraepithelial neoplasia in women with renal allografts. Br Med J 1989; 298:153-156. 4- Ogunbiyi OA e al. Prevalence of anal human papillomavirus infection and intraepithelial neoplasia in renal allograft recipients. Br J Surg 1994; 81:365-367. 5- Palefsky JM, Holly EA. Immunosppression and co-infection with HIV. J Natl Cancer Inst Monogr. 2003; 31:41-6 6- Sasadeusz J e al. Abnormal cervical cytology in bone marrow transpant recipients. Bone Marrow Transplantation 2001; 28:393-397 7- Nobbenhuis MAE e al. High-risk human papillomavirus clearance in pregnant women: trends for lower clearance during pregnancy with a catch-up postpartum. British Journal of Cancer,2002; 87:75-80. 8- Sebastian G de la Fuente e al. Preoperative immune status determines anal condiloma recurrence after surgical excision. Dis Colon Rectum 2003; 46:367-372. 109 LINEA 1 ATTIVITA’ PREVISTE Studio osservazionale di tipo prospettico con due gruppi di pazienti: A. Pazienti che si rivolgono nel nostro ambulatorio per la prevenzione dei tumori ginecologici e che nella storia clinica hanno avuto la diagnosi e il trattamento per tumore. B. Pazienti senza problemi neoplastici che si rivolgono spontaneamente negli stessi ambulatori. Obiettivi primari: • Valutare e paragonare la prevalenza e l’incidenza dell’infezione da HPV nei due gruppi • Paragonare i risultati della citologia cervico-vaginale nei due gruppi Le variabili da prendere in considerazione: • tipo di tumore • età dell’insorgenza del tumore e quell’attuale • tipo, durata ed il tempo trascorso delle terapie effettuate Dopo l’arruolamento che durerà circa un anno seguirà un periodo di follow-up di due anni con controlli semestrali per quanto riguarda il test di HPV-DNA, mentre il controllo citologico seguirà la stessa periodicità di routine. Non sono reclutabili le pazienti con storia di tumore della cervice o altri tumori ginecologici che possono avere nella loro oncogenesi la presenza di HPV. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Se si avverrà l’ipotesi che la prevalenza e l’incidenza dell’infezione da HPV siano più alte nelle pazienti con storia di tumore, questo gruppo diventa a rischio per il carcinoma della cervice uterina, quindi necessita di una sorveglianza maggiore nel campo ginecologico. 110 LINEA 2 - Stadiazione biologica pre e post operatoria Coordinatore: Francesco Schittulli 111 LINEA 2 considerazione nel 2005, è stato rilevato soltanto Resoconto attività 2005 un miglioramento della sintomatologia soggettiva La linea di ricerca n. 2 comprende progetti che riguardano neoplasie di notevole incidenza come la mammella, collo utero, colon-retto e tumori della testa-collo con argomentazioni che vanno dalla prevenzione, alla diagnosi precoce, alla stadiazione, alla prognosi della malattia. anticipazione della diagnosi precoce o diagnostica per poter incidere radicalmente sulla malattia così come risulta inutile rilevare l’importanza di una stadiazione corretta al fine di poter applicare il tipo di terapia adeguata sia chirurgica, ormono-chemioterapica. poter valutare la radioterapica, Infatti, corretta è che importante stadiazione della malattia e monitorare l’andamento della stessa per poter pianificare successivi interventi terapeutici e una possibile ristadiazione. primi progetti che interessano mammella e colloutero. In questi studi sono stati sperimentati dei prodotti ad azione estrogenica cosiddetta debole i associati ad altri prodotti tradizionali potrebbero ridurre il rischio del carcinoma mammario o del collo-utero. valutazione del rischio di ca. mammario nelle donne sottoposte a terapia ormonale sostitutiva con aggiunte di tamoxifene a dosi ridotte (5 mg); Ad oggi sono state contattate 70 pazienti di cui 24 randomizzate. somministrazione di un prodotto ad azione estrogenica debole derivato da prodotti contenenti genesteina, postmenopausa in donne in pre e e a rischio di ca mammario molto elevato allo scopo di ridurre il rischio di malattia stessa. come il miglioramento del tono dell’umore, dello stato d’animo, riduzione o scomparsa dei disturbi vasomotori. Obiettivamente oltre ad una stato riscontrato fin dall’inizio una perdita notevole di ioni calcio nelle urine o con la densitometria ossea; è stata riscontrata invece una notevole diminuizione del tasso ematico del colesterolo, nei casi in cui fin dall’inizio era stata notata una ipercolesterolemia. In nessun caso di quelli presi in considerazione è stato notata l’insorgenza di patologie neoplastiche. In questo stesso gruppo di progetti, è da ricordare lo studio che si interessa della correlazione clinica tra HPV e ca della cervice reclutate circa 450 pazienti delle quali circa 30% con tipi di HPV ad alto e/o basso rischio. La prevalenza di HPV ad alto rischio è etàdipendente, con due picchi di prevalenza: nelle donne giovanni e in quelle anziane. La correlazione maggiore della presenza di HPV ad nelle donne anziane, che quindi possono beneficiare di più dall'utilizzo del test di HPV-DNA. La neoplasia intraepiteliale grave è fortemente correlato con la presenza di HPV ad alto rischio per tutte le donne sopra i 30 anni. I dati dello studio sono stati presentati come abstract e come Un ulteriore studio ha avuto come argomento la la menopausale alto rischio con il carcinoma della cervice uterina è Un primo progetto ha come argomento la soia, sindrome uterina in donne al di sopra di 30 anni; Sono state La prevenzione secondaria è l’argomento dei quali cosiddetta stazionarietà del tono calcico, nei casi in cui era Iniziando la disamina di tali progetti, è superfluo ribadire l’importanza legata, nei casi di donne in postmenopausa, alla Nei n. 36 casi presi in presentazione orale al Congresso della AOGOI (Bologna 2005), mentre un manoscritto è in attesa di preparazione. L’affinamento di metodologie diagnostiche innovative è l’argomento di un ulteriore numeroso gruppo di progetti di ricerca per una corretta stadiazione del tumore al fine di porre un 112 LINEA 2 adeguato intervento chirurgico: come organo reclutati circa 40 pazienti in cui il protocollo è stato alcuni progetti si interessano della patologia completato, con un numero medio di sedute di mammaria in cui viene trattata l’importanza alcolizzazione percutanea ecoguidata pari a circa dell’impiego di un reperaggio di lesioni non 3. Il trattamento si è rivelato efficace e privo di palpabili con la tecnica della proiezione cutanea e eventi avversi, e ha costituito un buon background i risultati di questo progetto sono stati presentati al di conoscenza per poter avviare altri trattamenti Corso di chirurgia della mammella, Bari aprile miniinvasivi eseguiti con analoga metodica (quali 2005. Ulteriori studi hanno trattato l’impiego del l’alcolizzazione degli adenomi tossici tiroidei). mammotome sotto guida radiologica per una Il progetto che valuta la sensibilità e specificità di accuratezza nuovi mezzi di contrasto nella diagnosi ecografica diagnostica in caso di microcalcificazioni mammarie o in caso di noduli dei non palpabili della mammella I dati su circa 1000 neoplastiche laterocervicali ha preso avvio solo casi di nello scorso mese di Settembre, alla consegna “Controversie e innovazioni in Senologia” - Bari della sonda ecografica dedicata alla rilevazione 24/26 febbraio 2005); delle variazioni di flusso vascolare all’interno dei sono stati comunicati al Corso Per quanto riguarda i tumori del distretto testacollo l’utilizzazione dei mezzi ecografici è di grande utilità con l’aggiunta di mezzi di contrasto per una corretta valutazione diagnostica dei tumori della tiroide, paratiroide, linfonodi del collo. Ricordiamo i progetti che mettono in evidenza l’importanza dell’ecografia e della citologia per gli adenomi paratiroidei. Tali progetti di ricerca hanno preso avvio in modo completo e soddisfacente, dato l’attuale reclutamento di circa 5 pazienti (nel trattamento degli adenomi paratiroidei) e circa 40 pazienti (nel colloidocistiche), trattamento che hanno delle aderito lesioni a tale protocollo rispettandone modi e tempi. I risultati di tale studio appaiono molto incoraggianti, in quanto in assenza di lesioni o eventi avversi di rilievo, si è assistito ad un decremento dei valori di PTH ed in taluni casi al rientro nei valori di baseline. Le prime valutazioni consentono di indicare tale tipo di trattamento miniinvasivo soprattutto nelle lesioni paratiroidee di tipo cistico, che appaiono maggiormente responsive al trattamento. Per quanto attiene al trattamento delle lesioni colloidocistiche tiroidee, al momento sono stati tumori tiroidei e delle localizzazioni noduli tiroidei con sospetto di malignità e le relative valutazioni del wash out del mezzo ecografico e alla necessaria implementazione dell’hardware ecografico. Sono stati al momento reclutati circa 50 pazienti per le neoplasie tiroidee e circa 70 per le adenopatie laterocervicali, sui quali si procederà ad un’analisi multivariata dei diversi fattori oggetto di tale ricerca. I primi dati che scaturiscono da tale valutazione non consentono ancora di poter definire con esattezza indicazioni e limiti di tale metodica, allo stato attuale ancora ospedalieri per in esame una in diversi necessaria centri validazione scientifica. Sulla patologia Tiroidea insistono anche alcuni progetti che confrontano le misurazioni del TGfnab e del CFnab di noduli tiroidei e dei linfonodi del collo per la diagnosi di neoplasie primitive e secondarie. I ricercatori hanno operato un significativo confronto tra citologia ed istologia dimostrando l’utilità della misurazione della tireglobulina e della calcitonina nel lavaggio di aghi per agobiopsie della tiroidi e dei linfonodi del collo, che permette la effettuazione di diagnosi certa ,anche in caso di citologia negativa, di 113 LINEA 2 metastasi di tumore differenziato ai linfonodi del di prelievo .In altri 37 casi è stata eseguita solo collo, in caso di TGfnab positiva e diagnosi di citologia in LBC e sono state identificate 2 Pap carcinoma midollare della tiroide in caso di Cfnab Test Anomali: 1 AGUS ed 1 LSIL. E’ stata positiva. Ancora gli stessi ricercatori in un loro eseguita ricerca HPV in 5 donne utilizzando la ulteriore lavoro, valutano positivamente la tecnica fase liquida ed è stato identificato HPV16 in un dell’agobiobsia della tiroide mediante ago sottile caso. mettendone in risalto la sensibilità e la specificità En passant, è da ricordare il primo timido ma e confrontandolo con l’esame istologico. valido accenno ad una banca di materiale Nello stesso gruppo di progetti troviamo lo studio biologico offerto da SIMONE et al e presentato che utilizza un liquido (liquid nel manoscritto “Touch imprint cytology in tumour based cytology) in campo di citologia polmonare epatico tiroideo e tissue bank”, sottoposto per pubblicazione. vaginale per l’allestimento e la preparazione di Utili informazioni per una rivalutazione dello stadio materiale citologico escludendo della il materiale malattia, anche dopo vari interventi ematico. La ricerca ha avuto inizio in maniera terapeutici si possono ottenere ricercando dei sistematica solo negli ultimi mesi del 2005 e, per marcatori tumorali liberati dallo stesso tumore e gli aspetti di arricchimento e conservazione del che permettono anche un giusto monitoraggio materiale, deve essere considerato ancora in fase della malattia stessa e anche sotto la valenza di standardizzazione. Sono entrati in studio 25 prognostica. A tal proposito si possono prendere FNAB per citoinclusione 10 FNA epatici, 9Tiroidei in considerazione alcuni progetti che mettono in e 6 polmonari. evidenza l’efficacia I dati preliminari orientano verso dell’uso del FNA nella : a) riduzione dei tempi di diagnosi : la perdita del determinazione immunoistochimica di ca del dato architetturale non costituisce un fattore grosso intestino in stadio avanzato di marcatori limitante la diagnostica citologica; b) lieve , come il CK20 e il CDX2 e di EGFR : Sono entrati infrequente, ma in studio 15 sottoposti a FNA epatica (9) o dei polmonare (6) eseguiti in pazienti (12 maschi e 3 preparati citologici; c) le performances delle femmine) affette da adenocarcinoma colorettale metodiche normalmente metastatico. In 14 casi è stata confermata la applicate non sono state sostanzialmente inficiate diagnosi di Adenoca metastatico mentre in 1 caso dall’uso di monostrati e si registrano variazioni è stato diagnosticato un HCC di tipo trabecolare. spesso legate all’anticorpo. 2 casi non sono risultati valutabili, 2 sono risultati Infine, un progetto ha studiato 338 pazienti donne negativi, mentre 11( compreso il caso di HCC), nelle quali è stato eseguito il Pap Test sia presentavano intensa espressione di EGFR/R convenzionale che in LBC. Sono state identificate spesso accompagnata da negatività per CK20. 2 lesioni in LBC (HSIL) ed 1 in Convenzionale. E’ Risultati di scarso interesse dalla valutazione di stata eseguita ricerca HPV in 8 donne utilizzando CDX2 e CD34. A partire da Novembre è stata la fase liquida ed è stato identificato HPV16 in un utilizzata anche la citologia in fase liquida. caso. riduzione miglioramento I della complessivo della immunocitochimiche quadri sostanzialmente cellularità citologici sovrapponibili qualità sono risultati Gli studi sui fattori prognostico-predittivi del con qualche tumore del colon-retto hanno considerato anche il eccezione per la presenza di cellule endocervicali fattore tissutale TFVIIa circolante e i livelli di che era talvolta condizionata dalla piorità del tipo VEGF allo scopo di valutare l’aggressività e la 114 LINEA 2 evoluzione nella malattia. Fra I fattori tissutali, è test). I dati sono compresi in un manoscritto in via stata valutata la quantità intratumorale diTS di pubblicazione. (timidilato sintetasi) in pazienti trattati con 5FU per Sul ca mammario, alcuni studi hanno ancora una ca del colon-retto in fase avanzata. La rilevanza volta stressato l’importanza della matrice clinica prognostico-predittiva dei due enzimi target Topo-I del linfonodo sentinella, la cui determinazione ci e TS è stata valutata su una casistica consecutiva permette un adeguato trattamento in tema di di 62 pazienti con carcinoma del colon retto dissezione ascellare, e le performances della avanzato, trattati con 5FU/CPT-11 presso il nostro diagnostica con mammatome la cui accuratezza Istituto. I nostri risultati hanno dimostrato che la diagnostica è stata verificata in una casistica di risposta clinica e la prognosi di questi pazienti non 100 casi di ca mammario; differiscono nei tumori con diversa espressione ottenuto con biopsia con mammotome è stato immunoistochimica di TS e Topo-I (Paradiso et al, confrontato con quello International Journal of Cancer,2004) Anche in valutare eventuale sottostadiazione del tumore. I una casistica di 78 pazienti con carcinoma del dati sono in via di elaborazione . colonretto avanzato, Ts, Topo-1 e Ki-67 correlati La beta tubulina in vitro e sui tessuti come fattore con l’andamento clinico non sono risultati predittivi predittivo di risposta al CPT-11 combinato con 5-FU, ma trattamento importanti come combinazione di definitivo per poter progressione di malattia chemioterapico con dopo taxani è prognostici. La l’argomento in questione in un progetto conclusosi biomarcatori può nel 2005. Sui campioni tumorali di 72 pazienti con fattori questi di l’esame istologico potenziare l’informazione prognostica nei pazienti carcinoma con carcinoma del colonretto avanzato (Xu et al, paclitaxel ed epirubicina, è stata determinata Zhonghua l’espressione della β tubulina Zhong Liu Za Zhi, mammario avanzato trattati III in vitro con e su 2005).Successivamente su 58 dei 62 campioni tessuti. In entrambi i casi, l’espressione tumorale tumorali, è stata valutata l’espressione tissutale di della β tubulina CES2 (Breast progressione dopo trattamento chemioterapico, Cancer Resistance Protein), l’attività proliferativa infatti nessuno dei pazienti con bassa espressione tumorale con MIB1 e l’apoptosi con tecnica di β tubulina TUNEL. Nessuno di questi biomarcatori è risultato trattamento con paclitaxel. I dati sono stati capace di predire la risposta clinica. Solo la TS pubblicati su Annals Oncol 2005 (Paradiso et al). predice un più corto Tempo di Progressione (TTP) Nella ed una più corta Sopravvivenza Globale. Sugli individuata stessi pazienti, distinti in due sottogruppi sulla provenienti dall’Università di Halle, con carcinoma base del pattern di espressione di Topo-I,TS, della mammella avanzato trattati con paclitaxel. I CES2, ABCG2, MIB1, è stata effettuata anche livelli di espressione tissutale della β-tubulina III e una “Cluster analysis”. Abbiamo infine valutato la β-tubulina IV, l’indice di Proliferazione cellulare loro (carboxylesterase espressione nel 2), ABCG2 tumore primitivo, nel linfonodo e nella metastasi epatica di 19 pazienti trattati con CPT11. Solo le caratteristiche di Topo -I sono significativamente diverse nella metastasi III è risultata predittiva di III andava in progressione dopo seconda una fase del casistica progetto, di 63 è stata pazienti, (MIB1) e l’Indice Apoptotico (TUNEL), sono stati valutati su un totale di 46 campioni corrispondenti al tumore primitivo e su 35 campioni corrispondenti alla metastasi. In particolare, 28 epatica rispetto al tumore primitivo (p=0.000; T 115 LINEA 2 avevano solo il campione del tumore si sono verificate 74 riprese di malattia, 44 nel primitivo, 17 solo il campione della metastasi, 18 braccio Controllo e 30 nel braccio FEC. Sono in avevano corso le elaborazioni statistiche eseguite pazienti sia il campione primitivo che la metastasi. Dall’analisi statistica (T Test) è emerso collaborazione con che dell’Ospedale Pierantoni tra tutti i biomarcatori valutati, solo -tubulina in l’Oncologia Medica (Forlì). questo In è progetto si inseriscono anche i dati originali significativamente differente fra il tumore primitivo ottenuti all’interno di un progetto europeo che ha e la metastasi (p=0.052). I dati sono in via di valutato il valore prognostico di protein expression pubblicazione. profiling valutato con piattaforma AGILENT in una In tema di fattori predittivo-prognostici, è da casistica di donne con linfonodi ascellari negativi ricordare un progetto in cui in una casistica di 372 non casi di ca mammario operabili N- trattati con inpubblicazione sul Journal Clinical Oncology terapia locoregionale sono stati ricercati tre confermano che è possibile ottenere un finger- indicatori prognostici come la conta mitotica, la print predittivo di prognosi per questo subset di formazione tubulare e il pleomorfismo nucleare e donne (Wang et al JCO, 2006) soltanto la prima è emersa come indicatore Per quanto riguarda la patologia epatica, uno prognostico. I dati sono in via di pubblicazione. studio ha verificato il valore predittivo di risposta Nell’ambito della casistica clinica di pazienti con della Espressione della topoisomerasi II alfa in carcinoma mammario operabile nodo negativi (N-) campo di patologia neoplastica epatica primitiva l’espressione e N 1-3 della III linfonodi,biologicamente aggressivo, ad trattate con terapia adiuvante. I dati trattata con chemioembolizzazione. Lo studio è alta attività proliferativa tumorale (studio IBIS 03), stato è stata determinata l’espressione della ciclina D1 retrospettiva una casistica di 31 pazienti affetti da su 289 casi, l’espressione di HER-2 (anticorpo carcinoma CB11) su 286 casi ed aggiornato il follow-up di sottoposti a prelievo bioptico di microfrustolo tutte le pazienti. Sono in corso le elaborazioni epatico statistiche per valutare eventuali correlazioni dei chemioembolizzazione epatica presso l’U.O. di due markers con altri parametri patologici ( il Radiologia Interventistica. I 31 campioni cito- diametro tumorale, il numero dei linfonodi, lo stato istologici sono stati immunocolorati con tecnica recettoriale e l’attività proliferativa. immunoistochimica Infine, è stato aggiornato il follow-up in una serie monoclonale consecutiva di 248 pazienti con carcinoma percentuali di espressione sono state valutate mammario a mediante analizzatore d’immagime. I dati ottenuti chirurgia radicale tra il 1989-1994. Lo studio sono in corso di elaborazione. Il progetto di comprendeva altamente ricerca si ritiene in corso di completamento e proliferanti, a cattiva prognosi, 125 randomizzate potrà essere concluso nel corso del presente per ricevere anno solare. nodo-negativo donne con (N-), sottoposte tumori terapia sistemica adiuvante con portato avanti selezionando epatocellulare, ed in seguito già in in passato trattati mediante anti-Topoisomerasi modo mediante l’anticorpo II e le Fluorouracile, Epirubicina e Ciclofosfamide (FEC) Di particolare interesse i progetti basati sulla e 123 nessuna terapia adiuvante fino alla ricerca delle cellule tumorali nel sangue periferico progressione della malattia. Il follow-up mediano in pazienti con tumore della mammella, colon- è ora di 146 mesi per il DFS e per l’ OS. In totale retto e prostata, o sull aevidenza di DNA tumorale 116 LINEA 2 a livello plasmatico sia in fase pre e che permette contemporaneamente di postoperatoria e in fase pre e postchemioterapia determinare su un singolo campione (solo 25 µl) i in pazienti con ca polmonare. Ad oggi sono stati diversi analiti in base alla loro grandezza e alla arruolati per questo studio 258 pazienti con ca loro caratteristica (fluorocromo). Si sono eseguite mammario, 60 con carcinoma della prostata e 25 una serie di analisi statistiche univariate e con carcinoma del colon. Un gruppo di controllo è multivariate tra i due gruppi al fine di comprendere stato costituito da 30 soggetti sani. Dal prelievo quali ematico dei pazienti e del gruppo di controllo è prognostici e correlati all’andamento della malattia stato separato il plasma e quindi aliquotato e e all’efficacia del trattamento.In conclusioni è stato conservato riscontrato: in congelatore a –80°C. tra essi possono essere all’estrazione -una più elevata dell’mRNA. Con metodica Real-Time PCR si citochine non misurabili procederà alla quantificazione dell’mRNA per le rispetto ai pazienti; citocheratine 8,18, 19 e dell’erbB2 per i pazienti -più alti livelli di TNF-α , IL-10 e IL-6 più con tumore della mammella; alla quantificazione bassi livelli IL-12, IL-1β, e IL-8 del CEA per i pazienti con ca del colon, e del PSA -alti livelli di CRP, IL-6, IL-8 e bassi livelli di per i pazienti con ca della prostata. L’oscillazione IL-12 correlati con una peggiore sopravvivenza della -assenza Successivamente si procederà concentrazione di mRNA dei singoli di percentuale considerati nei correlazione di livelli donatori tra i di sani parametri marcatori esaminati nel tempo permetterà di considerati e la risposta clinica. valutare la risposta al trattamento terapeutico. I risultati descritti sono riportati in un manoscritto Infine un progetto ricerca la sottoposto a una rivista scientifica internazionale. concentrazione delle citochine come parametro bioumorale circolante in pazienti affetti da ca renale in fase avanzata: le citochine hanno una importanza nella regolazione delle cellule immunocompetenti in caso di terapia immunologia : Nello studio sono stati arruolati 55 pazienti con carcinoma renale metastatico (MRCC) trattati con chemio immunoterapia. Sono stati analizzati i livelli sierici di IL12, TNFα , IL10, IL6, IL1 β, IL8 e proteina C reattiva al fine di verificare il loro impatto sulla risposta e sulla sopravvivenza. I livelli delle citochine studiate sono stati determinati anche in un gruppo controllo di 144 soggetti sani. Nei pazienti affetti da MRCC si sono determinati, al tempo zero (prima di essere sottoposti ad uno schema di PRODOTTI SCIENTIFICI ACHILLE G, BESOZZI G, BUONO A, PATIERNO G, GRAMMATICA L, SIMONE G, ABBATE I: La diagnosi della patologia tiroidea attraverso l’agobiopsia ecoguidata: nostra casistica. Atti V Congresso Nazionale AME. Pescara, 28-30 ottobre 2005, pag. 133. ACHILLE G, BESOZZI G, MASTROSIMINI F, GRAMMATICA L, BUONO A, PATIERNO G: La misurazione di TGfnab e di Cfnab nella tiroide e di linfonodi del collo per la diagnosi di neoplasie tiroidee primarie e secondarie. Giornale Italiano Ecografia 8 (4): 37-38, 2005. chemio- immunoterapia) i seguenti parametri bioumorali in citofluorimetria a flusso: IL12, TNFα , IL10, IL6, IL1 β, IL8. La cifluorimetria a flusso è una tecnica ACHILLE G, BESOZZI G, MASTROSIMINI F, GRAMMATICA L, BUONO A, PATIERNO G: 117 LINEA 2 Sensibilità e specificità dell’esame citologico su (G.O.I.M.) prospective study. Ann Oncol 16 FNAB della tiroide. Nostra esperienza. Giornale (suppl. 4): iv50-iv55, 2005. Italiano Ecografia 8 (4): 40-41, 2005. CASAMASSIMA A, PICCIARIELLO M, PARADISO A, MAIER S, NIMMRICH I, MARX A, QUARANTA M, BERARDINO R, RANIERI C, EPPENBERGER-CASTORI F, PARADISO A, LORUSSO V, GUIDA M: C- SPYRATOS F, FOEKENS J, SCHMITT M, creative protein: a biomarker of survival in patients HARBECK N: DNA methylation profile predicts with metastatic renal cell carcinoma treated with risk of recurrence in tamoxifen-treated, node- subcutaneous negative breast cancer patients. I Supplementi di immunotherapy. J Urol 173 (1): 52-55, 2005. S, JÄNICKE interleukin-2-based Tumori 4 (2): 47-48, 2005. MARZOLA P, RAMPONI S, NICOLATO E, PARADISO A, MANGIA A, CHIRIATTI A, XU JM, LOVATI SIMONE S, CRESCIMANNO C, MERIGO F, SBARBATI A, E, GROTTI G, MALLAMCI ZITO R, A, MONTEMURRO GIULIANI F, MAIELLO E, A, SANDRI M, VULTAGGIO CALDERAN S, L, CAVAGNA F, COLUCCI G: Tumour biomarkers predictive of LORUSSO V, OSCULATI F: Effect of tamoxifen in clinical response in advanced colorectal patients. I an experimental model of breast tumor studied by Supplementi di Tumori 4 (4): 76, 2005. dynamic contrast-enhanced magnetic resonance imaging and different contrast agents. Invest PARADISO A, NIMMRICH I, KOENIG T, Radiol 40 (7): 421-29, 2005. EPPENBERGER-CASTORI S, BOHLMANN I, PARADISO A, MANGIA A, CHIRIATTI A, SPYRATOS F, JÄNICKE F, MULLER V, TOMMASI S, ZITO A, LATORRE A, SCHITTULLI THOMSSEN C, HOFLER H, NAHRING J, F, LORUSSO V: Biomarkers predictive for clinical MANGIA A, SCHITTULLI F, EPPENBERGER U, efficacy of taxol-based chemotherapy in advanced MODEL F, MARTENS J, FOEKENS J, LESCHE breast cancer. Ann Oncol 16 (suppl. 4): iv14-iv19, R, SCHWOPE I, KLUTH A, MARX A, SCHMITT 2005. M, HARBECK N, MAIER S: DNA methylation reliably predicts risk of recurrence in tamoxifen- SIMONE treated, node-negative breast cancer patients. I aspiration: fit modus in rebus. Int J Surg Pathol 13 Supplementi di Tumori 4 (4): 77, 2005. (1): 121-22; author reply 123, 2005. BAZAN V, AGNESE V, CORSALE S, CALO V, VALERIO MR, LATTERI MA, VIENI S, GRASSI G: Core biopsy and fine-needle DE LENA M: Il vaccino antitumore. Summa n. 214, pagg. 46-47, 2005 N, CICERO G, DARDANONI G, TOMASINO RM, COLUCCI G, GEBBIA N, RUSSO A: Specific TP53 and/or Ki-ras mutations as independent predictors of clinical outcome in sporadic colorectal adenocarcinomas: results of a 5-year Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale XU JM, ZHU BD, MANGIA A, SIMONE G, MONTEMURRO S, GIULIANI F, MAIELLO E, COLUCCI G, PARADISO A: Prognostic value of thymidylate synthase, topoisomerase-1 and Ki-67 in advanced colorectal cancer patients on 118 LINEA 2 irinotecan and fluorouracil treatment. Zhonghua Zhong Liu Za Zhi 27 (5): 312-15, 2005. EARLY BREAST COLLABORATIVE (PARADISO CANCER TRIALISTS’ GROUP (EBCTCG) A, DE LENA M, SCHITTULLI F): Effects of chemotherapy and hormonal therapy for early breast cancer on recurrence and 15-year survival: an overview of the randomised trials. Lancet 365 (9472): 1687-717, 2005. EARLY BREAST COLLABORATIVE CANCER TRIALISTS’ GROUP (EBCTCG) (PARADISO A, DE LENA M, SCHITTULLI F): Effects of radiotherapy and of differences in the extent of surgery for early breast cancer on local recurrence and 15-year survival: an overview of the randomised trials. Lancet 366 (9503): 2087106, 2005 119 LINEA 2 Programma attività 2006 Descrizione globale della linea La comprensione degli eventi genetici e altro impegnati nella carcinogenesi e nella progressione tumorale conduce alla identificazione di markers capaci di affiancare e aiutare le indagini diagnostiche tradizionali e fornire informazioni per la diagnosi precoce, l’individuazione di sottotipi tumorali a rischio più elevato ed il successivo orientamento ai trattamenti più adeguati, più individualizzati. Accompagnano queste ricerche l’utilizzo di nuove tecnologie per la diagnosi, stadiazione e monitoraggio della malattia neoplastica. Infine si è dato un’importante peso ai programmi di qualità negli indagini di laboratorio e strumentali. Descrizione globale delle attività e degli obiettivi di ogni singola area di attività all’interno della linea Area 1) Validazione di nuovi markers biologicomolecolari di diagnosi precoce (progetti 1,2) - analisi molecolare della mutazione V600E del gene BRAF su FNA di noduli tiroidei. - L’assetto della popolazione linfocitaria e l’espressione delle MMPs e dei TIMPs nei linfonodi in corso di carcinoma della mammella Questi due progetti hanno come obiettivo oltre l’ottimizzazione delle tecniche di raccolta e conservazione del materiale citologico, la valutazione del ruolo diagnostico e prognostico dei suddetti mutazioni e dell’esatto ruolo degli enzimi coinvolti nel processo di invasione e metastatizzazione del carcinoma della mammella. Area 2) Identificazione di nuovi fattori clinicobiologici predittivi di aggressività clinica e sensibilità ai trattamenti fisico-chimici (progetti 3,6,7,8,12,13). NHERF1 come potenziale marcatore prognostico e come target terapeutico nel carcinoma mammaria operabile (N-) - Possibile significato biologico-clinico della Triptasi e del VEGF nella progressione dei carcinomi gastroenterici. - I geni KIT e PDGFRA nei tumori stromali gastrointestinali e la loro correlazione clinica nella risposta alla terapia con imatinib. - Il valore diagnostico della istologia nei pazienti con reflusso gastroesofageo. - Gli inibitori di recettori tirocini chinatici e nuovi agonisti dei recettori sigma 2 coinvolti nella “multidrug resistance”. - Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti frazioni ematiche di pazienti affette da neoplasie ginecologiche L’obiettivo è valutare questi nuovi marcatori nell’ambiente tumorale e correlarli con l’outcome delle malattia o con altri marcatori già conosciuti in corso di studi retrospettivi o prospettici; La messa a punto di nuove strategie terapeutiche mediante combinazione di farmaci target oriented con farmaci convenzionali e la ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati. Area 3) Validazione di determinanti biochimicomolecolari rilevanti al fine di terapie personalizzate (4,5,9,10,11) - Terapia adiuvante (FEC) in pazienti con carcinoma mammario (N-): insorgenza di secondi tumori e sopravvivenza a 12 anni di follow-up. Verifica del valore prognostico del TLI (Thymidine labelling Index) - Effetti della terapia adiuvante con taxani sugli inibitori naturali della coagulazione - Cross talk tra i pathway di traduzione del segnale di EGFR e Met e modulazione con farmaci TK inibitori nel ca. epatico. - TKIs nel modello di carcinoma squamoso testacollo e valutare se anche in questa patologia tumorale le mutazioni già riscontrate in quella polmonare sono predittive alla risposta al gefitinib. - PPARs ligandi come nuovi agenti antitumorali. L’obiettivo è verificare e validare markers di proliferazione nella terapia adiuvante; osservare gli effetti collaterali delle terapie antineoplastiche; valutare nuovi agenti antitumorali da affiancare alla chemioterapia tradizionale e alla più nuova terapia con farmaci target-oriented; estendere i modelli di studio già analizzati in nuovi tipi di tumori. Area 4) Sviluppo e validazione di nuove tecnologie per la diagnosi, stadiazione e monitoraggio della malattia neoplastica (14-23). - Monitoraggio ecografico in pazienti affette da carcinoma della mammella ormonorecettore positivo, in stato premenopausale in trattamento con exemestane e GnRH analoghi. - Studio preoperatorio del linfonodo sentinella con ecodoppler - Studio del linfonodo sentinella sia con metodiche istologiche ed imunoistochimiche sia con indagini di biologia molecolare attraverso la ricerca con RT-PCR dell’RNA messaggero della tirosinasi in pazienti affetti da melanoma cutaneo. - Mammotomie vs ecografia con MDC (ecografi dotati di seconda armonica) nella valutazione delle microcalcificazioni - Studio dell’espressione/amplificazione di c-erbB2-Neu ne carcinoma lobulare invasivo della mammella - Endocervicoscopia come tecnica diagnostica ottimale nello studio dell’endocollo uterino - Utilizzo della densitometria ossea ad ultrasuoni per il riconoscimento delle alterazioni ossee precoci in pazienti neoplastiche in stato 120 LINEA 2 postmenopausale chirurgicamente e/o farmalogicamente indotto. - Citologia su strato sottile in fase liquida nella diagnostica citologica agoaspirativa: confronto con la metodica convenzionale. Il suo utilizzo ai fini di caratterizzazione immunocitochimica e biomolecolare. - Utilizzo del dosaggio della tireoglobulina e calcitonina su liquido di lavaggio di FNAB linfonodale nella diagnostica di metastasi da carcinoma della tiroide. - Validazione della metodica CISH (chromogenic in situ hybridisation) in FNA’s di noduli polmonari: studio di amplificazione di EGFR L’obiettivo è l’utilizzo di tecnologie meno invasive e più sensibile nella diagnosi e nella stadiazione del tumore; Miglioramento della qualità di vita delle pazienti garantendo un percorso diagnostico precoce e quindi un approccio terapeutico ottimale. Area 5) Sviluppo di programmi di Controllo di Qualità per indagini laboratoristiche e strumentali. (24-27). - Implementazione informatica di un contenitore dati clinico-strumentali presso la radiologia senologica -Concordanza diagnostica istopatologica “on-line” su vetrini digitali di lesioni melanocitarie - Realizzazione di un sistema di gestione della qualità interno al laboratorio di oncologia sperimentale clinica - Controllo di qualità con telepatologia dinamica: Studio di riproducibilità nella valutazione di c-erbB2-Neu nel carcinoma lobulare invasivo della mammella. Diverse sono le potenzialità che, nell’ambito della telemedicina la telepatologia può esprimere: teleconsulto, controllo di qualità, formazione online attraverso tecnologie digitali. L’obiettivo è la creazione di un network tra gli Istituti Oncologici per il controllo di qualità dei markers prognostici, in collegamento con la Società Scientifica Nazionale dei Patologi. Il sistema informativo sarà in grado di offrire supporto al personale e consentirà di immettere una sola volta i dati che potranno essere successivamente diffusi attraverso il sistema informativo in uso anche nelle altre UU.OO. Per quanto riguarda il Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica l’obiettivo finale è il conseguimento della certificazione UNI EN ISO 9001:2000 da parte di un ente accreditato Sincert. 121 LINEA 2 Progetto 29 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE ANALISI MOLECOLARE DELLA MUTAZIONE V600E DEL GENE BRAF SU FNA DI NODULI TIROIDEI Simone Giovanni (U.O. Servizio di Citodiagnostica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Achille Gaetano, Lanzilotta Salvatore, Siciliano Michele, Caponio Maria Angela, Bellacicco M, Tommasi Stefania, Paradiso Angelo, Grammatica Liciano U.O.S. di Citodiagnostica, U.O. O.R.L., Laboratorio di Oncologia Clinica Sperimentale 2006 36 mesi BRAF; carcinoma papillare tiroide; FNA tiroide DESCRIZIONE DEL PROGETTO La comprensione degli eventi genetici associati alla carcinogenesi e alla progressione tumorale potrebbe condurre alla identificazione di markers genetici capaci, quantomeno, di affiancare le indagini diagnostiche tradizionali (ecografia, RMN, dosaggi ormonali, citologia su agoaspirato) e fornire informazioni per l’individuazione dei sottotipi tumorali a rischio più elevato ed il successivo orientamento ai trattamenti più adeguati. Il carcinoma papillare rappresenta, insieme al follicolare, fino al 90% dei casi di tumori maligni della tiroide il principale strumento diagnostico per la sua identificazione è rappresentato dalla citologia su agoaspirato con ago sottile che però talvolta si dimostra non conclusivo. Uno dei geni maggiormente candidati a fornire informazioni aggiuntive a quelle provenienti dalla citologia è BRAF, localizzato sul cromosoma 7 e codificante una delle tre forme delle Raf kinase, potenti attivatori della pathway delle MAP kinase. La prevalenza di una sua caratteristica mutazione, T1799A, riscontrata su materiale tumorale prelevato sia chirurgicamente (tiroidectomia) sia in fase preoperatoria (agoaspirato) oscilla, a seconda degli studi, dal 29% al 83%. Questa mutazione, localizzata nell’esone 15 è presente in altre neoplasie, ma non in in forme benigne o altre forme di cancro della tiroide e, secondo alcuni studi, avrebbe anche valore prognostico poiché associata in maniera statisticamente significativa ad un “outcome” peggiore. Sotto il profilo diagnostico, ciò corrisponde ad una valore predittivo positivo del 100% di questa indagine. In letteratura, il riscontro della mutazione T1799A su FNA ha permesso anche di indirizzare verso una diagnosi di PCT agoaspirati inizialmente letti come benigni(7/53) o letti come tiroiditi (1/14). In un altro studio la mutazione di BRAF ha permesso la conferma nel 72% dei casi letti come PTC all’osservazione citologica e ha permesso di fare diagnosi di malignità in 5/32 casi classificati come indeterminati all’osservazione citologica. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: − Salvatore G et al. Analysis of Braf point mutation and RET/PCT rearrangement refines the fine-needle aspiration diagnosis of papillary thyroid carcinoma. 2004 J Clin Endocrinol Metab 89: 5175 − Namba et al. 2003 Clinical implication of hot spot BRAF mutation, V599E, in papillary thyroid cancers. J Clin Endocrinol Metab, 88, 4393 − Cohen et al. 2004 Mutational analysis of BRAF in fine needle aspiration biopsies of the thyroid: a potential for the preoperative assessment of thyroid nodules − Xing M et al. 2005. BRAF mutation predicts a poorer clinical prognosis for papillary thyroid cancer, J CLin Endocrinol Metab, 90, 6373 122 LINEA 2 ATTIVITA’ PREVISTE La prima fase dello studio sarà concentrata sull’ottimizzazione delle tecniche di allestimento del preparato citologico conservato in fase liquida teso ad ottenere il maggior numero di cellule utilizzabili dopo la fase diagnostica, a fini di ricerca. Successivamente, l’analisi della mutazione somatica V600E di BRAF in noduli tiroidei avrà una parte retrospettiva ed una prospettica. La parte retrospettiva sarà realizzata estraendo DNA da vetrini citologici da agoaspirati di noduli tiroidei al fine di verificarne la comparabilità con la diagnosi citologica e l’associazione con le caratteristiche cliniche del nodulo. La parte prospettica prevede l’associazione dell’analisi di V600E di BRAF in associazione alla diagnosi citologica dei noduli realizzata mediante l’allestimento di strisci su strato sottile. Il DNA verrà ottenuto da una aliquota residuale del materiale da agoaspirato preparato per monostrato, conservato a 4°C in fase liquida (soluz ione PreservCyt). Il “gold standard” per la rilevazione della mutazione somatica in BRAF è rappresentato dal sequenziamento diretto dell’esone 15 del gene; in alternativa, verrà utilizza tecnica dHPLC, che permette l’analisi di un elevato numero di campioni in breve tempo o metodiche di primer extension allele specifica capaci di rilevare anche l’1% di allele mutato rispetto all’allele wild-type (Mutector, Trigem). RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Ottimizzazione della tecnica di raccolta e conservazione di materiale citologico per finalità scientificosperimentali. Studio del valore diagnostico in citologia e dell’eventuale ruolo prognostico dell’analisi molecolare della mutazione V600E di BRAF su materiale agoaspirato. Progetto 30 – Area 1 POPOLAZIONE LINFOCITARIA ED ESPRESSIONE DELLE GELATINASI TITOLO MMP-2 E MMP-9 NEL LINFONODO SENTINELLA DEL CARCINOMA MAMMARIO Quaranta Michele (Laboratorio di Analisi) RESPONSABILE Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Daniele A., V. Garrisi Divella R., Venneri M.T., Di Tardo S., Tufaro A., RICERCATORI ASSOCIATI Capuano E. Giannelli G., Di Gennaro M., D’Errico D., D’Amico C., Zito A. Schittulli F. Dipartimento di Clinica Medica, Immunologia e Malattie Infettive - Sez. Med. ENTI ESTERNI COINVOLTI Int. Università degli Studi, Bari DELL'ISTITUTO Dipartimento Donna, U.S. di Istopatologia COINVOLTE ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 2 ANNI PAROLE CHIAVE MMPs, Popolazione Linfocitaria, ca mammario N. PZ DA INCLUDERE 100 DESCRlZIONE DEL PROGETTO Le cellule tumorali hanno la capacità di “muoversi” all’interno dell’organismo che hanno colonizzato e dare origine a metastasi, cioè formazione del tumore in sedi diverse da quella di partenza. Le cellule neoplastiche possono staccarsi dal tumore primitivo o attraverso il sistema linfatico o attraverso il sistema circolatorio sanguigno. Nel 1° caso danno origine a metastasi linfonodali, nel 2° caso a metastasi a distanza in vari organi del corpo, in relazione al tipo e alla sede di origine del tumore primitivo. La terapia chirurgica, nel carcinoma della mammella, prevede l’asportazione del tumore primitivo e di tutti i linfonodi lo-regionali, possibili sede di metastasi, ad esempio nella quadrantectomia si effettua una dissezione ascellare, cioè l’asportazione di una parte di mammella nel quale è compreso il tumore e di tutti i linfonodi dell’ascella. La dissezione del compartimento linfonodale ascellare tuttavia non è sempre esente da spiacevoli conseguenze come la formazione di grosse raccolte linfatiche (linfoceli) ascellari di difficile riassorbimento, il gonfiore al braccio (linfedema), l’impotenza funzionale dello stesso causata da lesione di alcune fibre nervose che decorrono a livello ascellare. Nel circolo linfatico proveniente dal tumore le cellule malate seguono il principio della progressione sequenziale. Questo significa 123 LINEA 2 che tali cellule giungono al linfonodo più vicino alla sede del tumore e da lì si spostano progressivamente ai linfonodi successivi. In virtù di tale principio, diversi autori a partire dagli anni 80 hanno cominciato a sostenere che in alcuni tipi di neoplasie era possibile effettuare un “intervento radicale” dal punto di vista oncologico, senza asportare l’intero comparto linfonodale, ma asportando assieme al tumore solo il linfonodo nel quale era più probabile che si fossero formate l cellule neoplastiche, il cosiddetto “linfonodo sentinella” (LS). L’assenza di cellule tumorali nel LS sostanzialmente esclude che altri linfonodi di quel distretto sono stati coinvolti da metastasi; lo svuotamento ascellare quindi va fatto solo in caso di riscontro di cellule tumorali nel LS. L’asportazione di un unico linfonodo evita così l’insorgenza degli spiacevoli effetti collaterali che derivano da un intervento di dissezione linfonodale completa (linfoadenectomia) mantenendo comunque la radicalità chirurgica. Il LS, quindi, gioca un ruolo chiave nell’interpretazione diagnostica della capacità invasiva del carcinoma mammario. Numerosi studi hanno dimostrato il ruolo chiave esercitato da una famiglia di enzimi zincodipendente, nota come Metalloproteasi nei processi di invasione e metastatizzazione del tumore. A controbilanciare questa attività proteolitica vi è una famiglia di inbitori tessutali delle metalloproteasi i TIMPs. Il bilancio proteolitico tra MMPs e TIMPs determina l’attività proteolitica fortemente correlata da un punto di vista patogenetico con la diffusione metastatica delle cellule tumorali (Giannelli et al. Int.J. Cancer; 2004). Scopo della nostra ricerca sarà quello di analizzare l’espressione delle MMPs e dei TIMPs in campioni di linfonodi coinvolti e non dall’invasione metastatica; inoltre potremo valutare se l’assetto della popolazione linfocitaria risulta alterata in corso di carcinoma mammario. ATTIVITA' PREVISTE Le metodologie che verranno utilizzate per lo studio dell’espressione tissutale delle MMPs e TIMPs in tale progetto saranno la zimografia su gelatina, la zimografia in situ, la RT-PCR, tecniche in immunoistochimica e in immunoenzimatica (ELISA). Tutti i campioni istologici prelevati dalle pazienti affette da carcinoma mammario, in corso di intervento di mastectomia o quadrantectomia saranno sottoposti a procedura di polverizzazione, lavaggio e, mediante centrifugazione a diverse velocità, estrazione del citosol. Su tali campioni verranno eseguite le previste analisi molecolari e biologiche ed il dosaggio dei recettori ormonali ER e PgR e sarà valutata l’espressione dell’HER2/neu in immunoistochimica. Il sovranatante verrà saggiato per la presenza delle metalloproteasi con le differenti metodiche messe a punto dalle varie U.O. collaboranti. L’analisi delle gelatinasi tramite zimografia sarà eseguita nel seguente modo: i campioni saranno analizzati tramite un SDS-Page contenente gelatina, in condizioni riducenti, e le gelatinasi separate in base al loro peso molecolare. A questo punto dopo aver rimosso l’SDS presente, il gel sarà incubato per almeno 16-18 ore in condizioni rinaturanti a PH e temperatura fisiologici ed in presenza di ioni metallo. Le aree di gelatinolisi appariranno in corrispondenza del peso molecolare relativo alla MMP-2 e MMP-9, e dopo appropriata colorazione come bande bianche non colorate, in campo blu.Per quanto riguarda la quantizzazione delle 2 MMPs, è stato recentemente messo a punto un software per la quantizzazione dell’attività proteolotica. Parallelamente sugli stessi campioni verranno esegutite indagini in immunoistochimica per la determinazione delle seguenti sottopopolazioni linfocitariesia nell’LS che nei LNS in particolare il CD20, CD45RO, CD15, CD30, CD3, CD4, CD8, CD68, CD21 e CD25. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Questa ricerca, considerando il LS e i LNS permetterà di valutare l’esatto ruolo degli enzimi coinvolti nel processo di invasione e metastatizzzione del carcinoma mammario in quanto il linfonodo sentinella è il linfonodo che per primo drena dall’area tumorale e l’assenza di un suo coinvolgimento consente di escludere l’esistenza di metastasi linfonodali ascellari. 124 LINEA 2 Progetto 31- Area 2 TITOLO NHERF1 COME POTENZIALE MARCATORE PROGNOSTICO NEL CARCINOMA MAMMARIO OPERABILE (N-) RESPONSABILE Anita Mangia (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Chiriatti Annalisa, Bellizzi Antonia, Stephan J. Reshkin (Università degli Studi di Bari, Biologo ricercatore), Alfredo Zito, Simone Giovanni, Salvatore Cesare, Daprile Rossana Francesco Schittulli, Paradiso Angelo SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI UU.OO. di IstoCitopatologia, Dipartimento Donna ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE NHERF1, carcinoma mammario, markers di prognosi DESCRIZIONE DEL PROGETTO NHERF1 (Na+/H+ exchanger regulatory factor) è una fosfoproteina contenente due domini PDZ di interazione, in grado di reclutare un crescente numero di proteine di trasporto ionico e recettori di 1 membrana, quali i recettori tirosinochinasici EGFR e PDGFR , funzionando come adattatore molecolare avente il ruolo di facilitare la funzione di altre proteine quali chinasi e/o fosfatasi, e di coordinare la 1,2 formazione di complessi multienzimatici in siti specifici . NHERF1 è attivamente coinvolto nelle fasi di 3 4 crescita e progressione tumorale e risulta overespresso nel tumore mammario e nei carcinomi 5 epatocellulari . In questi studi tuttavia, l’overespressione di NHERF1 non è stata mai correlata con i parametri clinico-patologici dei pazienti. Da studi preliminari condotti su un limitato numero di pazienti è emerso che l’espressione proteica di NHERF1 nel tumore è maggiore rispetto ai livelli proteici di NHERF1 nel tessuto non tumorale dello stesso paziente; è inoltre emerso che l’overespressione di NHERF1 sembra essere associata con l’aggressività del tumore (grado istologico, dimensioni del tumore, 3 stato linfonodale), con l’ipossia tumorale e con la progressione metastatica . Esperimenti condotti “in vitro” in linee cellulari di carcinoma di mammella hanno inoltre evidenziato come trattamenti che mimano il microambiente metabolico tumorale, quali l’ipossia e la deprivazione di siero portano ad una 3 sovraespressione di NHERF1 e ad un fenotipo tumorale più aggressivo (aumentata capacità invasiva). Alti livelli di espressione di NHERF1 sono risultati infine associati con l’espressione di HIF1hypoxia 3 inducible factor, un marcatore cellulare del microambiente tumorale . I pochi studi finora condotti, inducono dunque a ipotizzare che la valutazione dell’espressione di NHERF1 in pazienti con carcinoma di mammella operabile, possa essere un utile biomarcatore predittivo di progressione tumorale e di prognosi. Sulla base di queste premesse, scopo di tale progetto è quello di verificare su un’ampia casistica di pazienti con carcinoma mammario operabile, il potenziale valore prognostico dell’overespressione tissutale di NHERF1. Referenze bibliografiche: 1. Shenolikar et al., Regulation of ion transport by the NHERF family of PDZ proteins. Physiology 2004. 2. Weinman et al., Characterization of a protein cofactor that mediates protein kinase A regulation + + of the renal brush border membrane Na -H exchanger. J Clin Invest 1995. 3. Reshkin et al. The NHERF1 scaffolding protein is over-expressed in metastatic breast cancer and promotes breast cancer tumor cell NHE1 activity and invasion via its PDZ2 domain. submitted 4. Stemer-Rachanimov et al. NHE-RF, a merlin-interacting protein, is primarily expressed in luminal epithelia, proliferative endometrium, and estrogen receptor positive breast carcinomas. Am J Pathos. 2001. 5. Shibata et al. EBP50, a beta-catenin-associating protein, enhances Wnt signalling and is overexpressed in hepayocellular carcinoma. Hepatology 2003 ATTIVITA’ PREVISTE Obiettivo del progetto è determinare, in una casistica clinica di circa 200 pazienti con carcinoma mammario operabile nodo negativi (N-), (trattati/non trattati con ormono-chemioterapia), l’espressione della proteina NHERF1 e studiare la relazione di NHERF1 con marcatori del microambiente tissutale 125 LINEA 2 (HIF1-, con marcatori di angiogenesi (VEGF, mVd) e con marcatori di aggressività del tumore (attività proliferativa, HER2/neu). Sulla base delle evidenze ottenute, in un sottogruppo di pazienti, verrà inoltre valutata la colocalizzazione spaziale di NHERF1 con il recettore tirosinchinasico HER2/neu. Le analisi di espressione dei suddetti biomarcatori, saranno eseguite con tecnica immunoistochimica, su sezioni istologiche di campioni inclusi in paraffina. Lo studio dell’interazione NHERF1-HER2/neu si avvarrà di tecniche di microscopia confocale a fluorescenza. Lo studio prevede le seguenti fasi: Selezione della casistica clinica e aggiornamento del follow-up Selezione dei preparati istologici inclusi in paraffina Determinazione dei livelli di espressione tissutale dei markers biologici oggetto di studio Analisi della colocalizzazione NHERF1-HER2/neu Analisi statistica dei dati morfologici e comparazione con i parametri clinico-patologici RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE NHERF1, potrebbe essere utilizzato come nuovo marker prognostico per individuare sottogruppi di pazienti a rischio di ripresa di malattia e come target terapeutico. Progetto 32 - Area 2 TITOLO TERAPIA ADIUVANTE (FEC) IN PAZIENTI CON CARCINOMA MAMMARIO NODO-NEGATIVO (N-): INSORGENZA DI SECONDI TUMORI E SOPRAVVIVENZA A 12 ANNI DI FOLLOW-UP. RESPONSABILE Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Mangia Anita, Chiriatti Annalisa, Baldassarre Stea, Zito Alfredo, Brandi Mario Schittulli Francesco SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO U.O. di Istopatologia, Dipartimento Donna DURATA PAROLE CHIAVE 36 mesi Ca.mammario linfonodo negativo (N-), 3H-Tdr-LI (TLI), FEC DESCRIZIONE DEL PROGETTO 2006 L’attività proliferativa rappresenta l’epifenomeno di tutti gli eventi mutazionali e trascrizionali che si manifestano nelle cellule tumorali. In particolare, l’attività proliferativa tumorale espressa come 3H-TdrLI si (1,2) è rivelato indicatore di aggressività biologica e clinica , capace di identificare pazienti a rischio (fattore (3) prognostico) e predittore di risposta alla chemioterapia . Il presente studio ha arruolato 248 pazienti, sottoposte a chirurgia radicale (mastectomia radicale o quadrantectomia + dissezione ascellare +Radioterapia) per carcinoma mammario invasivo, linfonodi ascellari negativi (N-), con tumori altamente proliferanti sulla base del valore del TLI (Thymidine Labelling Index). Di queste pazienti, 125 sono state randomizzate per ricevere il trattamento adiuvante con FEC (Fluorouracile, Epirubicina, Ciclofosfamide), e 123 per ricevere solo terapia locoregionale. In questo studio vogliamo verificare i risultati ottenuti già a 5 (3) anni e dopo un follow-up di 12 anni. Particolare attenzione all’insorgenza di secondi tumori. Referenze bibliografiche: 1. Silvestrini R. et al. Prognostic and predictive value of thymidine labelling index in breast cancer. Breast Cancer Res Treat, 1998 2. Volpi A. et al. Prognostic significance of biologic markers in node-negative breast cancer patients: a prospective study.Breast Cancer Res Treat., 2000 3. Paradiso A. et al. Randomized clinical trial of adjuvant fluorouracil, epirubicin, and cyclophosphamide chemotherapy for patients with fast-proliferating, node-negative breast cancer. JCO 2001 126 LINEA 2 ATTIVITA’ PREVISTE Dal Novembre 1989 ad Aprile 1994, sono state trattate nel nostro Istituto donne con carcinoma mammario operabile di età ≤ 70 anni, tutte pT1- pT2, N0,M0 (almeno 10 linfonodi esaminati), senza metastasi a distanza e con tumori altamente proliferanti (attività proliferativa del tumore primitivo > del valore mediano (2.3%) del TLI). Il consenso informato è stato ottenuto prima di sottoporre le donne al trattamento e prima di aggiornare il follow up. Per tutte le 248 pazienti entrate nel trial clinico, sono disponibili TLI (espresso come percentuale di cellule 6 marcate in fase S del ciclo cellulare e il totale di cellule neoplastiche) ,stato recettoriale, caratteristiche clinico-patologiche, tipo di trattamento locoregionale, stato menopausale. Per quanto riguarda la valutazione dell’attività proliferativa tumorale, sono stati periodicamente eseguiti controlli di qualità interintralaboratorio nell’ambito del National Quality Control Program. Lo studio prevede: 1. Aggiornamento dei dati clinici di tutte le pazienti, dopo 12 anni di follow-up 2. Analisi dell’andamento clinico dei pazienti trattati con FEC vs i pazienti non trattati 3. Verifica del valore prognostico del TLI 4. Analisi statistica dei dati 5. Pubblicazione del lavoro su rivista recensita RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verificare e validare markers di proliferazione nella terapia adiuvante per migliorare la sopravvivenza di pazienti con carcinoma mammario. Progetto 33 Area 3 TITOLO RESPONSABILE EFFETTI DELLA TERAPIA ADIUVANTE CON TAXANI SUGLI INIBITORI NATURALI DELLA COAGULAZIONE IN UN GRUPPO DI PAZIENTI CON CARCINOMA MAMMARIO Eufemia Savino (laboratorio di Analisi) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI M.Quaranta, M. Coviello, R. Marino, M. Schinco, M. Caringella , M. Brandi ALTRE STRUTTURE INTERNE Dipartimento Donna ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 2 ANNI PAROLE CHIAVE Inibitori coagulazione, Taxani, ca mammario N. PZ DA INCLUDERE 50 127 LINEA 2 DESCRlZIONE DEL PROGETTO E’ ormai ben consolidato il concetto di una stretta correlazione tra tromboembolismo venoso (TEV) e tumori. Infatti, da un lato è stata ampiamente dimostrata l’incidenza di eventi trombotici, anche ricorrenti, in pazienti affetti da neoplasia clinicamente manifesta; dall’altro è stato documentato che il TEV, insorto in assenza di fattori scatenanti, può rappresentare l’epifenomeno di una neoplasia occulta. Nel paziente oncologico il momento considerato a maggior rischio per TEV, al di fuori del contesto chirurgico, è rappresentato dalla chemioterapia. La patogenesi del TEV durante chemioterapia è multifattoriale e ancora non completamente chiarita. Un primo meccanismo proposto è rappresentato dal danno delle cellule endoteliali, esercitato direttamente dai chemioterapici, che si traduce nella perdita delle proprietà antitrombotiche dell’endotelio, che assume così caratteristiche protrombotiche. L’azione tossica sulle cellule neoplastiche determina, inoltre, la liberazione di citochine e fattori procoagulanti da parte del tessut6o tumorale. Gli agenti chemioterapici possono, infine, ridurre i livelli plasmatici degli inibitori naturali della coagulazione. Le principali informazioni riguardanti la relazione tra complicanze tromboemboliche e chemioterapia, derivano da studi eseguiti su donne affette da carcinoma mammario. E’ stato documentato, in corso di differenti regimi chemioterapici, un’incidenza di TEV che varia dal 7% in pazienti con carcinoma mammario stadio I e II, fino al 17% in pazienti affetti da neoplasia mammaria in stadioIV. Tra i nuovi agenti chemioterapici introdotti negli ultimi anni, un ruolo importante è rivestito dai taxani(docitexal e paclitaxel). Nella pratica clinica attuale, i taxani vengono utilizzati nel trattamento del carcinoma mammario metastatizzato, in monoterapia o in associazione con antracicline. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che, anche in ambito di trattamento adiuvante, i taxani in terapia combinata o sequenziale determinano, rispetto agli schemi chemioterapici tradizionali, un significativo miglioramento, particolarmente sul piano della sopravvivenza. Non vi sono, attualmente, informazioni riguardo il rischio tromboembolico legato a protocolli chemioterapici comprendenti i taxani. Scopo del nostro progetto di ricerca sarà la valutazione dei livelli plasmatici dei principali inibitori naturali della coagulazione in un gruppo di pazienti con neoplasia mammaria, in trattamento adiuvante con taxani. ATTIVITA' PREVISTE Saranno arruolate 50 pazienti operate per carcinoma mammario, in trattamento adiuvante con taxani, on t taxani che saranno sottoposte a prelievi ematici seriali per i seguenti parametri della coagulazione: - proteina C - proteina S - antitrombina - resistenza alla proteina C attivata I prelievi saranno effettuati in condizioni basali (pre-trattamento) e successivamente in 7° e 15° giornata dall’inizio del trattamento chemioterapico RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Il nostro studio ci permetterà di dimostrare la comparsa di una condizione protrombotica nelle pazienti arruolate. 128 LINEA 2 TITOLO Progetto 34 – Area 1-2 POSSIBILE SIGNIFICATO BIOLOGICO-CLINICO DELLA TRIPTASI E DEL VEGF NELLA PROGRESSIONE DEI CARCINOMI GASTROENTERICI RESPONSABILE M. Coviello RICERCATORI ASSOCIATI Caringella M E, Ranieri G, Ruggirei E,. Venneri M.T, Savino E, Vacca A, Montemurro S., Quaranta M. ALTRE STRUTTURE INTERNE Chirurgia dell’apparato digerente, Radiologia Interventistica ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 2 anni PAROLE CHIAVE Triptasi, VEGF, angiogenesi, carcinomi gastroenterici N. PZ DA INCLUDERE 60 DESCRlZIONE DEL PROGETTO E’ ormai risaputo che il più importante fattore prognostico sfavorevole nella maggior parte dei tumori è la comparsa di metastasi. L’angiogenesi tumorale rappresenta un meccanismo complesso e multifasico alla base, non solo del processo della cancerogenesi, ma anche della progressione tumorale. In passato sono stati valutati, negli estratti tumorali e nei liquidi biologici, vari fattori angiogenetici, tra i quali il più importante è il Vascular Endothelial Growth (VEGF) dotato di azione fitogenica e anti-apoptotica sulle cellule endoteliali. E’ stato dimostrato che le concentrazioni sieriche e/o plasmatiche del VEGF si correlano con una prognosi peggiore. A tale proposito è noto come i fattori angiogenici possono essere prodotti dalle cellule tumorali e dalle cellule infiltranti lo stroma dell’ospite(1). In particolare il citotipo più importante coinvolto nella reazione anafilattica, ovvero il mastocita, sembra essere, con evidenza sempre maggiore, implicato nella neo-angiogenesi (2). Ciò avverrebbe a causa di un incremento del numero di mastociti connettivali, positivi alla triptasi, che topograficamente sono siti in prossimità dei vasi sanguigni. E’ stato dimostrato da studi in vitro e in modelli sperimentali di animali in vivo(3-4), che altri mediatori ad attività pro-angiogenica sono contenuti nei granuli metacromatici dei mastociti, in particolare VEGF, FGF e MMPs. Anche la triptasi, surrogato della degranulazione mastocitaria, avrebbe un’azione pro-angiogenetica. Ciò significa che il rilascio coordina e favorisce la vascolarizzazione, influenzando la migrazione e la proliferazione delle cellule endoteliali e promovendo la formazione di neo-capillari tumore associati. Con il presente studio ci proponiamo di dosare i livelli sierici di triptasi e, di pari passo, quelli plasmatici di VEGF, in quanto fattori peptidici angiogenetici, per valutare il loro significato biologico-clinico nella progressione dei carcinomi gastroenterici. Bibliografia: 1-Ranieri G, Achille G, Florio G, Labriola A, Marzullo F, Paradiso A, Grammatica L. [Biological-clinical significance of angiogenesis and mast cell infiltration in squamous cell carcinoma of the oral cavity] Acta Otorhinolaryngol Ital. 2001 Jun;21(3):171-8. Italian. 2-Ribatti D, Crivellato E, Roccaro AM, Ria R, Vacca A. Mast cell contribution to angiogenesis related to tumour progression. Clin Exp Allergy. 2004 Nov;34(11):1660-4. Review. 3-Ranieri G, Passantino L, Patrono R, Passantino G, Birillo F, Catino A, Mattioli V, Gadaleta C, Ribatti D. The dog mast cell tumour as a model to study the relationship between angiogenesis, mast cell density and tumour malignancy. Oncol Rep. 2003 Sep-Oct;10(5):1189-93. 4-Passantino L, Patrono R, Ranieri G, Cianciotta A, Sciscioli V, Passantino GF. The rainbow trout (Salmo gairdneri Richardson) granular leukocytes and mast-cells system versus the human one. Cytomorphometrical and cytochemical characters in these two species philogenetically poles apart. Ital J Anat Embryol. 2000 Jul-Sep;105(3):133-42. 129 LINEA 2 ATTIVITA' PREVISTE Lo studio si propone di valutare i livelli sierici e plasmatici di triptasi e di VEGF in pazienti con patologia neoplastica dell’apparato gastroenterico. Verranno arruolati 60 pazienti che saranno sottoposti a prelievi ematici, rispettivamente prima dell’intervento chirurgico, il 3° e il 7° giorno dopo l’intervento. Sui campioni raccolti verranno determinati, con metodiche di fluoroimmunoenzimatica e immunoenzimatica, i livelli sierici e plasmatici di triptasi e VEGF al fine di valutare il loro significato prognostico nelle patologie neoplastiche dell’apparato digerente. La metodica fluoroimmunoenzimatica utilizza, 2 anticorpi anti-triptasi, uno, covalentemente legato alla fase solida, che reagisce con la triptasi presente nel siero; l’altro, coniugato con l’enzima, che formerà un complesso con il primo e permetterà la misurazione della triptasi mediante fluorescenza. Per tale dosaggio Fluoro-immunoenzimatico verrà utilizzato lo strumento dedicato UniCAP 100.Mentre la metodica immunoenzimatica è una tecnica tipo sandwich, che utilizza un anticorpo monoclonale, specifico per il VEGF, pre-coattato su una micropiastra, e un anticorpo policlonale, sempre specifico per il VEGF, legato ad un enzima. Il complesso che si forma verrà rilevato dall’aggiunta di un substrato che svilupperà un colore proporzionale alla quantità di VEGF presente nel plasma. Lo studio sarà così articolato: 1) raccolta e stoccaggio dei sieri e dei plasmi al tempo 0, 3 gg, 7gg dall’ intervento chirurgico; 2) determinazione della Triptasi e del VEGF nei 3 tempi; 3) analisi statistica dei dati. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE I dosaggi di tritasi e VEGF pre e post-operatorio serviranno a valutare il loro significato biologico-clinico nella progressione dei carcinomi gastro-enterici. Progetto 35 Area 2 TITOLO ANALISI MUTAZIONALE DEI GENI KIT E PDGFRA NEI TUMORI STROMALI GASTROINTESTINALI (GIST) E LORO CORRELAZIONI CLINICHE RESPONSABILE F.A. Zito Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI A. Labriola, M. Lo Mele, D. D’Errico, F. Palma, R. D’Aprile, A. Pellecchia, S. Montemurro, F. Giuliani, S. Tommasi. A. Parisi (Dirigente Veterinario I liv..) ENTI ESTERNI COINVOLTI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata- U.O. di Putignano (BA) U.C. Endoscopia Digestiva, Oncologia Speimentale ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE U.C. Chirurgia Apparato Digerente, U.C. Oncologia Medica e Sperimentale, ANNO DI INIZIO 2005 DURATA 3 ANNI PAROLE CHIAVE GIST, KIT, PDGFRA,RTK N. PZ DA INCLUDERE 20 DESCRIZIONE DEL PROGETTO I tumori stromali gastrointestinali (GIST) rappresentano un interessante esempio di ricerca translazionale per le relazioni esistenti fra le mutazioni dei geni KIT e PDGFRA e la risposta terapeutica. Recenti studi hanno evidenziato che nel 75-80% dei casi di GIST le mutazioni riguardano il gene KIT, mentre nel 5-7% 130 LINEA 2 dei casi è il gene PDGFRA ad essere mutato. Questi geni codificano per dei recettori transmembrana che appartengono alla classe III della famiglia delle RTK(receptor tyrosine kinase). I due recettori, dopo il legame con il proprio ligando, dimerizzano e autofosforilano specifici residui di tiroxina con conseguente attivazione di un meccanismo a cascata di segnali che controllano la differenziazione e la proliferazione cellulare. E’ stato dimostrato che nei GIST è presente una persistente attivazione di questi recettori causata da mutazioni dei loro geni. I farmaci come l’imatinib, che si legano a specifici siti target, inibiscono l’attività delle TK e quindi la proliferazione cellulare favorendo l’apoptosi. I diversi tipi di mutazione dei due geni conferiscono un differente comportamento all’imatinib: i pazienti con mutazioni del gene KIT a livello dell’esone 9 rispondono meglio alla terapia rispetto a quelli con mutazioni nell’esone 11 o del wild type, mentre i pazienti con mutazioni del gene PDGFRA nell’esone 12 hanno una migliore risposta terapeutica di quelli con mutazioni nell’esone 18. Questo studio si propone di eseguire un’analisi delle mutazioni dei geni KIT e PDGFRA nei casi trattati presso il nostro istituto negli ultimi 5 anni, correlando i dati patologici e biomolecolari con la risposta terapeutica e la sopravvivenza. Heinrich MC, Rubin BP, Longley BJ, Fletcher JA.Biology and genetic aspects of gastrointestinal stromal tumors: KIT activation and cytogenetic alterations. Hum Pathol. 2002 May;33(5):484-95 Blay JY, Bonvalot S, Casali P, Choi H, Debiec-Richter M, Dei Tos AP, Emile JF, Gronchi A, Hogendoorn PC, Joensuu H, Le Cesne A, McClure J, Maurel J, Nupponen N, Ray-Coquard I, Reichardt P, Sciot R, Stroobants S, van Glabbeke M, van Oosterom A, Demetri GD; GIST consensus meeting panelists.Consensus meeting for the management of gastrointestinal stromal tumors. Report of the GIST Consensus Conference of 20-21 March 2004, under the auspices of ESMO. Ann Oncol. 2005 Apr;16(4):566-78. Review. Erratum in: Ann Oncol. 2005 Jun;16(6):993. ATTIVITA’ PREVISTE Saranno studiati 20 casi di tumori stromali gastrointestinali (GIST) provenienti da pezzi operatori fissati ed inclusi in paraffina. Dai campioni sarà estratto il DNA genomico che verrà in seguito amplificato mediante PCR per valutare lo stato mutazionale dei geni c-Kit (esoni 9,11,13,17) e PDGFRα (esoni 11,12 e 18). I prodotti di PCR verrano quindi sottoposti ad analisi di sequenza. Lo studio delle mutazioni correlate alla categoria patologica di rischio (sec. NIH Consensus Conference) saranno confrontati con la risposta terapeutica e con la sopravvivenza. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verificare il valore predittivo alla risposta terapeutica delle mutazioni del gene KIT e PDGFRA nei tumori stromali gastrointestinali 131 LINEA 2 Progetto 36 Area 2 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI VALORE DIAGNOSTICO DELL’ISTOLOGIA REFLUSSO GASTROESOFAGEO NEI PAZIENTI CON Antonella De Ceglie (UO Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Francesco Scotto*, Alfredo Zito°, Diego D’Errico°, Antonio Pellecchia SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI U.O. di Istologia ed Anatomia patologica ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 anni PAROLE CHIAVE NERD, GERD, reflusso, linea Z N. PZ DA INCLUDERE 360 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nel 70% dei pazienti con sintomi da reflusso gastroesofageo non si osservano all’esame endoscopico lesioni macroscopicamente rilevabili (erosioni o ulcere). Si tratta della cosiddetta NERD, ossia la malattia da reflusso gastroesofageo senza lesioni endoscopiche, le quali invece sono presenti nel GERD. In entrambi i tipi di patologia il trattamento terapeutico ha un ruolo rilevante non solo per l’induzione della remissione clinica e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti, ma anche nella prevenzione delle conseguenze a lungo termine che la malattia da reflusso può provocare. È stato infatti dimostrato che la presenza di sintomi tipici, quale pirosi e rigurgito acido, è fattore di rischio per lo sviluppo dell’adenocarcinoma esofageo. Fatta eccezione per i pazienti affetti da esofago di Barrett, nella diagnosi di patologia da reflusso gastroesofageo (GERD e NERD) l’istologia è stata generalmente considerata di scarso valore in passato. Studi recenti stanno rivalutando il ruolo dell’esame istologico nei pazienti con reflusso gastroesofageo non complicato. Scopo del nostro lavoro è valutare il ruolo diagnostico delle alterazioni istologiche presenti nei pazienti con GERD e NERD, utilizzando biopsie in sedi multiple e confrontandole con quelle ottenute in un appropriato gruppo di controllo. 1. Stanghellini V, Cogliandro R, Cogliandro L, et al. Unsolved problems in the management of patients with gastroesophageal reflux disease. Dig. Liver Disease 2003; 35: 843-8. 2. Pace F, Bollani S, Molteni P et al. Storia naturale della malattia da reflusso gastroesofageo senza esofagite (NERD): Rivalutazione a 10 anni di distanza. NeUrogastroenterologia 2003; ¾: 45-50. 3. Zentilin P, Savarino V, Mastracci L, Spaggiari P, Dulbecco P, Ceppa P, Savarino E, Parodi A, Mansi C, Fiocca R. Reassessment of the diagnostic value of hystology in patients with GERD, using multiple biopsy sites and appropiate control group. American Journal Gastroenterology 2005 Oct; 100 (10): 2299-306 ATTIVITA’ PREVISTE Verranno considerati 120/pz consecutivi per anno. A tutti i pazienti verrà somministrato, prima dell’esame endoscopico, un questionario alimentare autocompilato ed un questionario epidemiologico. Verranno perciò effettuate due biopsie sia a livello della linea Z, che 2 e 4 cm al di sopra di esse, in tre gruppi di 40 pazienti: pazienti con sintomi da reflusso senza evidenza endoscopica (NERD); pazienti con sintomi da reflusso e diagnosi endoscopica di esofagite secondo la classificazione di Los Angeles (GERD), pazienti senza sintomi di reflusso e senza diagnosi endoscopica di esofagite (gruppo di controllo). Verranno considerate “esofagiti microscopiche” la presenza di necrosi/erosione, infiltrazione neutrofila/eosinofila, l’iperplasia delle cellule basali, la dilatazione degli spazi intercellulari. Ciascuno di questi parametri verrà valutato con uno score (range 0-2). Nel primo gruppo di pazienti (NERD) la presenza eventuale di “esofagite microscopica” porrà l’indicazione all’esecuzione della pH-metria, metodica considerata gold standard nello studio del reflusso, allo scopo di verificare l’attendibilità dei dati istologici. 132 LINEA 2 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Obiettivo primario del nostro studio è quello di valutare la presenza di “esofagiti microscopiche” nei pazienti che lamentano sintomi da reflusso in assenza di lesioni endoscopicamente evidenti e di valutare la frequenza delle stesse alterazioni istologiche nei pazienti con esofagiti non complicate e nel gruppo di controllo. Obiettivi secondari dello studio sono: 1) impostare una terapia adeguata nei pazienti con sintomi da reflusso per la prevenzione delle conseguenze a lungo termine che la malattia da reflusso può provocare senza necessità di esecuzione della pH-metria.; 2) valutare l’incidenza epidemiologica dei sintomi da reflusso e le abitudini alimentari dei pazienti con sintomi da reflusso. Progetto 37 Area 2 TITOLO CROSS TALK TRA I PATHWAY DI TRADUZIONE DEL SEGNALE DI EGFR E MET E MODULAZIONE CON FARMACI TK INIBITORI NEL CA. EPATICO RESPONSABILE Amalia Azzariti Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Letizia Porcelli), Sara Gagliardi Grazia Simone), Angelo Paradiso Gianluigi Giannelli (Univesità di BARI - professore) ENTI ESTERNI COINVOLTI Università di BARI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI Laboratorio di Farmacologia in vitro ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 anni PAROLE CHIAVE TK inibitori, c-Met, HCC, HGF DESCRIZIONE DEL PROGETTO EGFR e Met sono due recettori tirosino chinatici attivati rispettivamente da i loro fattori di crescita EGF e HGF. Quando costitutivamente overespressi e/o attivati, come è stato frequentemente riscontrato in alcuni tumori solidi, sono responsabili della proliferazione e progressione tumorale. In dettaglio, L’attivazione di Met induce la disgregazione della massa tumorale, l’erosione della membrana basale, infiltrazione della matrice stremale e formazione di metastasi. E’ noto che l’interazione tra EGFR e Met avviene a vari livelli: quando EGFR è overespresso può direttamente associarsi e fosforilare Met; quando EGFR è overespresso può attivare la trascrizione di Met (ca. tiroideo); nel ca. pancreatico ed epatico Met può essere transattivato da EGFR e GPCRs, poiché dopo stimolazione con ligandi specifici questi recettori producono specie reattive dell’ossigeno (ROS) che inibiscono le tirosino fosfatasi e quindi portano all’attivazione di Met. Partendo dai nostri studi sperimentali condotti nel modello in vitro del carcinoma epatico che hanno evidenziato l’attività come agenti antitumorali dei due inibitori di EGFR, gefitinib e ZD6474, e il ruolo chiave svolto dalla laminino 5 nel determinare la loro efficacia [1, 2] e da dati riportati in letteratura che suggeriscono la possibile efficacia terapeutica mediante interazione con Met di alcune small molecules simili per struttura chimica ai principi attivi disponibili nel nostro laboratorio, in questo studio ci proponiamo di studiare il cross talk tra EGFR e Met, sia a livello recettoriale che come attivazione preferenziale di particolari steps dei loro pathway di traduzione del segnale, e di determinare se i TKIs a nostra disposizione sono in grado di inibire entrambi in maniera selettiva e quindi cercare di ottimizzare la somministrazione in modo da ottenere un sinergimo di attività mediante la inibizione dei molteplici meccanismi molecolari responsabili della proliferazione e progressione tumorale. Il modello di studio sarà costituito da linee cellulari tumorali epatiche con vario grado di invasività ed i farmaci utilizzati saranno il gefitinib e lo ZD6474. 133 LINEA 2 ATTIVITA’ PREVISTE Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività: • Caratterizzazione nelle varie linee cellulari in studio dei parametri fondamentali per questo studio sia in condizioni basali che in seguito a stimolazione da aggiunta di fattori come EGF e HGF, come i livelli di espressione dei recettori e dei vari step dei pathway di traduzione del segnale, in forma fosforilata e totale, etc. • Analisi della inibizione della fosforilazione dei due recettori in funzione della concentrazione dei due farmaci in condizioni basali e di stimolazione, al fine di determinare le condizioni sperimentali che possano permettere l’analisi della modulazione di particolari caratteristiche cellulari in seguito all’inibizione preferenziale di uno dei due recettori. • Analisi della inibizione dei vari down stream effectors • Analisi dell’efficacia dei farmaci nel modulare la capacità delle cellule di formare colonie, di proliferare, di sopravvivere e di migrare. L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica “in vitro” prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggi specifici di attività, analisi citofluorimetriche, saggi di invasione, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti la farmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati saranno analizzati con il metodo di Chou e Talalay. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Questo studio permetterà, mediante una iniziale caratterizzazione del recettore Met nel nostro modello cellulare e la determinazione della modulazione dello stesso da esposizione a TK inibitori di chiarire il cross talk tra i 2 pathway di EGFR e Met. Questo studio potrebbe portare all’identificazione di nuovi schemi di somministrazioni combinate tra questi farmaci target oriented ed altri convenzionali e non. Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico Progetto 38-Area 2 TITOLO RESPONSABILE TKIS NEL MODELLO DI CA. SQUAMOSO TESTA-COLLO Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Amalia Azzariti Stefania Tommasi Sinto Sebastian, Brunella Pilato), RosaMaria Pinto Laboratorio di Farmacologia in vitro Laboratorio di Biologia Molecolare 2006 1 anno EGFR, mutazioni, sensibilità al gefitinib DESCRIZIONE DEL PROGETTO Durante gli anni precedenti, nel nostro laboratorio, sono state caratterizzate 12 linee cellulari di tumore testa colla provenienti dal laboratorio del Dr. Tommasino – Lione – Francia ed è stata determinata la loro sensibilità al gefitinib determinando l’IC50 e la sua capacità di modulare targets cellulari coinvolti nel pathway di traduzione del segnale di EGFR, come Akt ed Erk1/2. La caratterizzazione del pannello di linee cellulari ha compreso la determinazione dei livelli di espressione di recettori TK, EGFR, ErbB2, KDR e dei down stream effectors, Akt and Erk1/2: i livelli basali di ErbB2, KDR, Akt and Erk1/2 erano simili nella maggior parte delle linee. EGFR e gli altri targets erano variamente espressi nelle varie linee cellulari. Sono stati inoltre evidenziati livelli simili di PTEN e di ABCG2. La sensibilità al gefitinib variava nelle diverse linee cellulari, e la più sensibile era HCN211, inoltre è stato riscontrato un blocco del ciclo cellulare in fase G0/G1 e l’induzione dell’apoptosi in tutto il pannello cellulare. 134 LINEA 2 ATTIVITA’ PREVISTE Al fine di determinare se la diversa sensibilità al gefitinib nel modello di tumore testa collo sia dipendente dalla presenza delle mutazioni (EGFRL858R and EGFR delL747-P753), come già riscontrato nella patologia tumorale polmonare, durante questo anno si procederà al sequenziamento del gene di EGFR. In particolare, dopo estrazione del DNA, da cellule in coltura appartenenti a tutte le 12 linee cellulari tumorali di testa collo a disposizione, si effettuerà il sequenziamento degli esoni 18, 19, 20, 21, 27 e 28 codificanti la regione COOH terminale e quella tirosino chinasica. Inoltre, sempre allo scopo di chiarire i meccanismi che inducono la maggiore o minore sensibilità al gefitinib, e partendo all’ipotesi che questo farmaco possa essere substrato della pompa di efflusso di farmaci ABCG2, si procederà alla determinazione del coinvolgimento della stessa nel modulare la concentrazione intracellulare di gefitinib, in funzione della concentrazione di farmaco ed in presenza ed assenza di un inibitore specifico. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Questo studio chiarirà se anche in questa patologia tumorale le mutazioni già riscontrate in quella polmonare sono predittive alla risposta al gefitinib. Inoltre, chiarirà se nel modello di tumore testa collo, la minore o maggiore sensibilità a farmaci della classe TK inibitori dipenda dal funzionamento delle MDR. I dati saranno presentati a congressi nazionali ed internazionali e riassunti in un manoscritto che sarà sottoposto per la pubblicazione su una riviste internazionali di elevato valore scientifico. Progetto 39 Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE PPARS LIGANDI COME NUOVI AGENTI ANTITUMORALI Letizia Porcelli Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Amalia Azzariti ), Grazia Simone, Sara Gagliardi , Angelo Paradiso Fulvio Loiodice (Univesità di BARI-professore) Dip. Farmaco chimico-Univesità di BARI Laboratorio di Farmacologia in vitro 2006 2 anni PPARs ligandi, fibrati, EGFR TKinibitori. 135 LINEA 2 DESCRIZIONE DEL PROGETTO I PPAR (α, β, γ) sono recettori nucleari attivati da ligando, che oltre ad essere importanti modulatori del metabolismo cellulare, regolano l’espressione di geni importanti nella cancerogenesi. In particolare i ligandi di PPARγ, attraverso diversi pathways, agiscono favorendo il blocco della crescita, l’apoptosi e il differenziamento cellulare di un’ampia casistia di tumori. Studi in vivo ed in vitro, in modelli gastrointestinali e della mammella, hanno dimostrato che gli agonisti di PPARγ agiscono determinando l’arresto del ciclo cellulare in fase G0/G1, attraverso meccanismi come l’overespressione degli inibitori delle chinasi ciclina dipendenti (CDKIs), inoltre attivano geni importanti nel riparo del DNA come GADD153, e inducono l’overespressione di geni soppressori del tumore come PTEN, inibendo così diverse funzioni cellulari come la migrazione, la sopravvivenza e la proliferazione mediata dal pathway di traduzione del segnale di AKT/PI3K. Sulla base di queste premesse, la ricerca e lo sviluppo di nuovi composti “lead” ideati per interagire in maniera selettiva con i recettori PPAR, costituisce un nuovo approccio terapeutico da affiancare alla terapia chemioterapia tradizionale e alla più nuova terapia con farmaci target-oriented. Esperimenti preliminari condotti nel nostro laboratorio utilizzando alcuni composti di nuova sintesi appartenenti alla classe dei Fibrati, ligandi sintetici dei recettori PPARα/PPARγ e sintetizzati dal gruppo del prof. Loiodice del Dipartimento Farmaco-Chimico dell’Università di Bari, hanno dimostrato che solo due ligandi, LT160 ed LT127, rispettivamente l’enantiomero (R) ed (S) dello stesso composto, risultavano avere un’efficacia antiproliferativa maggiore dei composti di riferimento, troglitazone e rossiglitazone, nei due modelli in vitro rappresentativi della patologia tumorale di mammella (MCF7 ed MDAMB231) e di colon (HT29, LoVo, HCT-15). Inoltre, è stata riscontrata la capacità di modulare il ciclo cellulare, bloccando le cellule in fase GO/G1, e di indurre l’apoptosi da parte dei due composti, LT160 ed LT127. Inoltre tali ligandi modulano l’attività di alcuni marcatori biologici quali EGFR e i suoi principali down-stream effectors, Erk1/2 ed Akt, coinvolti in pathway cellulari della proliferazione, migrazione ed invasione. Questi risultati suggeriscono l’approfondimento dello studio sull’esistenza di un cross-talk cellulare tra vie di traduzione del segnale apparentemente distinte, la cui approfondita analisi potrebbe consentire di confermare ulteriormente la validità di questa nuova classe di farmaci come nuovi antitumorali target-oriented che potrebbero essere utilizzati anche in associazione con chemoterapici tradizionali o altri farmaci targetoriented nella terapia antitumorale. ATTIVITA’ PREVISTE Durante lo svolgimento di questo progetto di ricerca si svolgeranno le seguenti attività: • Ampliamento e caratterizzazione biologico molecolare del modello di studio con l’aggiunta di linee cellulari tumorali di fegato e pancreas; • Approfondimento dei meccanismi cellulari coinvolti nell’attività anti-proliferativa, pro-differenziazione e apoptotica di nuovi composti agonisti dei recettori PPARγ e modulazione del pathway di EGFR ad opera degli stessi composti • Analisi ciclo-relata per la determinazione dei possibili meccanismi molecolari responsabili della risposta farmacologica • Messa a punto, in sistemi in vitro, di nuove strategie terapeutiche combinatoriali soprattutto miranti ad una più efficiente inibizione di specifici pathways cellulari cruciali per la cancerogenesi, come la combinazione di PPAR ligandi e inibitori di EGFR • Ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati con farmaci nuovi e convenzionale L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica “in vitro” prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggi specifici di attività, analisi citofluorimetriche, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti la farmacologia in vitro. per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regime di mono o poli-terapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati saranno analizzati con il metodo di Chou e Talalay 136 LINEA 2 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Questo studio permetterà, mediante una iniziale caratterizzazione dei modelli cellulari e la determinazione dell’attività di questa nuova classe di farmaci come agenti antitumorali mediante sia modulazione dei PPAR recettori che del pathway di EGFR, la messa a punto di nuove strategie terapeutiche sia dei fibrati in monoterapia che in associazione con farmaci inibenti EGFR e la ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati. Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico 137 LINEA 2 Progetto 40 Area 2 TITOLO FARMACI BIOLOGICI E MODULAZIONE DI PROTEINE MDR RELATE RESPONSABILE Amalia Azzariti (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Letizia Porcelli, Sara Gagliardi, Grazia Simone, Angelo Paradiso Nicola Colabufo (Univesità di BARI ) Maurizio D’Incalci (Mario Negri – Milano) ENTI COINVOLTI ESTERNI Dip. Farmaco chimico-Univesità di BARI Mario Negri – Milano SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI Laboratorio di Farmacologia in vitro ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 anni PAROLE CHIAVE ABCG2, P-gP, MDR, EGFR inibitori, Sigma ligandi, camptothecine, antracicline, taxani DESCRIZIONE DEL PROGETTO Una delle maggiori problematiche nella terapia chemoterapica è l’insorgenza della resistenza ai farmaci che può essere intrinseca o estrinseca. Il più semplice meccanismo responsabile di questa resistenza è la riduzione della concentrazione intracellulare di farmaco . Tra le varie strategie per cercare di superare la “drug resistance” mediante un aumento della concentrazione intracellulare di farmaco è quella di inibire l’espressione di alcune pompe di efflusso dei farmaci. I tre maggiori trasportatori”ATP-binding cassette (ABC) transportes” coinvolti nella “multidrug resistance (MDR)” sono la glicoproteina P (PgP) MDR1; le proteine MDR associate MRP1, MRP2, MRP3, MRP4 e MRP5; e la ABCG2. La glicoproteina P è notoriamente coinvolta nella resistenza alla doxorubicina ed ai taxani e la ABCG2 alle camptotecine, farmaci di elezione nel trattamento delle neoplasie mammarie e del coloretto, rispettivamente. In questo studio focalizzeremo la nostra attenzione su due classi di composti che hanno mostrato capacità di modulazione di queste proteine responsabili della resistenza ai farmaci: gli inibitori di recettori tirocini chinatici e nuovi agonisti dei recettori sigma 2. Studi preliminari hanno mostrato che i TKIs ed in particolare il gefitinib, inducendo l’overespressione della ABCG2, pompa di efflusso delle camptotecine, è in grado di aumentare l’accumulo in cellula del farmaco (SN38, metabolica attivo del CPT-11) e anche la sua capacità di indurre accumulo delle cellule nella fase S del ciclo cellulare, permettendoci di ipotizzare il meccanismo responsabile dell’antagonismo trovato tra il gefitinib e l’SN-38 quando il farmaco citostatico era somministrato prima del citotossico. Inoltre, per quanto concerne l’utilizzo di agonisti dei recettori sigma 2, un primo lavoro effettuato nel nostro laboratorio in collaborazione con il dipartimento Farmaco Chimico dell’Università di Bari ha dimostrato che il PB28, un nuovo ligando dei recettori sigma 2, agisce come agente antitumorale ed è in grado di modulare la P-gP e quindi di revertire la resistenza a classe di farmaci comprendenti le antracicline. Il modello di studio utilizzato era costituito da linee cellulari tumorali di mammella ed abbiamo dimostrato che il PB28 inibiva la crescita cellulare dopo 2 giorni di esposizione al farmaco, induceva un accumulo delle cellule in fase G0/G1, e induceva l’apoptosi caspasi-indipendente. Inoltre, riducendo l’espressione della P-gP induceva un aumento dell’efficacia della doxorubicina attraverso un aumento dell’accumulo della stessa in cellula. Dunque questo studio ha permesso di evidenziare l’utilità di questo composto quale antitumorale e repertante la resistenza alle antracicline, ed i dati sono oggetto di un manoscritto sottoposto alla rivista Molecolar Cancer Therapeutics. In particolare durante lo svolgimento di questo progetto verrà esteso lo studio ad altri TK inibitori come lo ZD6474, che inibisce efficacemente sia EGFR che KDR e che abbiamo già verificato essere in grado di modulare ABCG2 come il gefitinib. Inoltre, si procederà ad evidenziare come questi composti modulano questa pompa di efflusso dei farmaci, partendo dall’ipotesi, basata su nostri dati sperimentali e da evidenze riportate in letteratura, che possano essere inibitori o substrati della ABCG2 a tempi brevi di esposizione mentre dopo lunghi periodi possa esserci una risposta cellulare caratterizzata da una over espressione della stessa proteina. Inoltre, verranno utilizzati nuovi derivati del PB28 nei quali si è cercato di conservare solo l’azione sulla P-gP, per aumentare l’efficacia di repertante della resistenza ai farmaci a dosaggi inferiori. 138 LINEA 2 ATTIVITA’ PREVISTE Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività: • • acquisizione di linee cellulari dei vari modelli in studio over-esprimenti le MDR di interesse. caratterizzazione biologico molecolare dei modelli di studio pre-clinico del tumore della mammella e del colon mediante analisi dei livelli di espressione delle proteine MDR relate e dei target di azione dei farmaci in studio, recettori tirosino chinatici e vari steps del signal transduction pathway, livelli di espressione di recettori sigma 1 e 2 mediante esperimenti di binding, etc. • determinazione della modulazione di delle pompe di efflusso dei farmaci da parte delle molecole in studio e analisi della modulazione dei loro target specifici in funzione del tempo di esposizione e della concentrazione; • determinazione della modulazione della concentrazione intracellulare di farmaci convenzionali, come le antracicline e le camptotecine, in seguito a esposizione ai farmaci sperimentali in studio; • messa a punto di nuove strategie terapeutiche mediante combinazione di questi farmaci target oriented con farmaci convenzionali; • ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati partendo dai risultati ottenuti sulla possibilità di reversione della farmaco resistenza alle antracicline o alle camptotecine L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica “in vitro” prevede l’applicazione di tecniche di biologia cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot, saggi specifici di attività, analisi citofluorimetriche, HPLC, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti la farmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica in regime di mono o poli-terapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati saranno analizzati con il metodo di Chou e Talalay. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Questo studio permetterà, mediante una iniziale caratterizzazione delle varie pompe di efflusso dei farmaci nei diversi modelli cellulari e la determinazione della modulazione della concentrazione intracellulare di farmaci convenzionali, come le antracicline e le camptotecine, in seguito a esposizione ai farmaci sperimentali in studio, la messa a punto di nuove strategie terapeutiche mediante combinazione di farmaci target oriented con farmaci convenzionali e la ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati. Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico 139 LINEA 2 Progetto 41 Area 1-4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE CARATTERIZZAZIONE DEI LIVELLI DI VEGF IN DIFFERENTI FRAZIONI EMATICHE DI PAZIENTI AFFETTE DA NEOPLASIE GINECOLOGICHE Falco Gaetano (U.O.C. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Maria Coviello, Girolamo Ranieri, Claudio Cantinieri, Maria Assunta Deliso, Anila Kardashi, Maria Schinco, Maria Caringella, Maria Teresa Venneri, Michele Quaranta, Giulio Gargano, Vincenza Ceglie, Alessandra Renna, Francesco Schittulli Laboratorio analisi, SSO Ematologia e Coagulazione Radiologia Interventista 2006 3 anni VEGF, Neoplasie ginecologiche, Angiogenesi 100 DESCRIZIONE DEL PROGETTO L’angiogenesi è un evento strettamente correlato alla crescita tumorale in quanto nessun tumore potrebbe raggiungere dimensioni superiori ai 2 mm di diametro senza un adeguato supporto trofico vascolare che permetta alla neoplasia di ricevere un adeguato apporto di ossigeni e nutrienti.Nelle sue fasi iniziali infatti il tumore è costituito da un piccolo nucleo di cellule di non piu’ di 1 mm di volume.Successivamente le stesse cellule tumorali inizieranno a sintetizzare e secerne una serie di fattori angiogenici che avranno il compito di stimolare la formazione di nuovi vasi sanguiferi.. Tra questi il Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) ha un ruolo molto importante e numerosi dati presenti nella letteratura internazionale lo correlano; soprattutto ma non solo per quanto concerne il tumore epiteliale dell’ovaio,al grado di metastatizzazione, allo stadio di malattia e alla malattia residua post-operatoria,attribuendogli quindi un valore prognostico molto importante anche in relazione all’outcome della malattia neoplasica. ATTIVITA’ PREVISTE Lo studio si propone di selezionare una casistica di 50 soggetti sani di controllo e 50 soggetti affetti da neoplasie ginecologiche sottoposte ad intervento chirurgico per determinare il livello di VEGF e correlare i parametri angiogenici con le caratteristiche clinico patologiche delle pazienti al fine di valutare l’aggressività biologica della neoplasia e il suo significato prognostico. Le pazienti arruolabili per lo studio saranno sottoposte a prelievi ematici in condizioni metodologiche standardizzate, prima e dopo l’intervento chirurgico, per determinare con metodiche di immuno enzimatica i livelli di VEGF libero e totale. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Studiare l’effetto della modulazione sull’angiogenesi tumorale del VEGF, analizzare la relazione esistente tra i livelli sierici e plasmatici del VEGF e le caratteristiche clinico-patologiche della malattia, monitorare il dosaggio del VEGF prima e dopo l’intervento chirurgico per un follow-up piu’ completo, valutare il ruolo prognostico di questo fattore in relazione all’andamento post-chirurgico della malattia, di intervallo libero da malattia e di sopravvivenza globale.Tutto cio’ al fine di ottenere un migliore outcome della malattia neoplastica 140 LINEA 2 Progetto 42-Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE MONITORAGGIO ECOGRAFICO IN PAZIENTI AFFETTE DA K MAMMARIO,ORMONORECETTORE POSITIVO, IN STATO PREMENOPAUSALE IN TRATTAMENTO CON EXEMESTANE E GNRH ANALOGHI Giulio Gargano (U.O.C. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Francesco Schittulli, Mario Brandi, Claudio Cantinieri, Gaetano Falco, Maria Assunta Deliso, Vincenza Ceglie, Anila Kardhashi, Alessandra Renna 2006 3 anni Exemestane, tamoxifene, GnRH analoghi 150 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Per impedire l’azione degli estrogeni sulla cellula mammaria neoplastica si può agire su due livelli: il primo consiste nell’ impedire l’ azione degli estrogeni attraverso degli antiormoni che pur strutturalmente affini all’ ormone, una volta legati al recettore dello stesso non sono in grado di esplicare la loro attività su tale recettore che quindi rimane inerte. Il secondo livello si estrinseca attraverso l’ inibizione della produzione estrogenica che può essere ottenuta con le seguenti modalità: -ovariectomia- blocco della aromatizzazione periferica degli androgeni surrenalici- inibizione della secrezione delle gonadotropine che a loro volta stimolano la steroidogenesi, mediante androgeni e progesterone.Il Tamoxifene è un derivato del trifeniletilene ed è il più comune antiestrogeno impiegato nel trattamento del carcinoma della mammella. La sua efficacia come terapia adiuvante nelle pazienti neoplastiche è però condizionata dalla positività del tumore per quanto riguarda i recettori ormonali. L’ impiego di analoghi agonisti del Gonadotropin Releasing Hormon (GnRH) trova invece il suo razionale, nell’ ambito del trattamento del carcinoma mammario, nella sua capacità di indurre una ovariectomia farmacologica. L’utilizzo del Tamoxifene associato ad analoghi del GnRH ha rappresentato per anni il gold standard nell’ ambito del trattamento del carcinoma mammario con positività per i recettori ormonali. Attualmente però sta sempre più prendendo piede l’associazione di analoghi del GnRH con inbitori delle aromatasi. Tra questa classe di farmaci , quelli di terza generazione sembrano offrire interessanti prospettive, tanto che l’ associazione Exemestane e analoghi sta via via sempre più sostituendo la classica associazione tra Tamoxifene e analoghi. Tale connubio farmacologico è però gravato, come si evince anche da numerosi dati della letteratura internazionale, da alterazioni strutturali degli organi genitali femminili interni e in modo particolare si verifica un incremento dello spessore dell’ endometrio o formazione di cisti ovariche. ATTIVITA’ PREVISTE Il nostro studio si propone di effettuare il Monitoraggio mediante ecografia trans- vaginale di pazienti in trattamento con Exemestane ed analoghi versus pazienti in trattamento con Tamoxifene ed analoghi. Tutte le pazienti da sottoporre ad una delle due terapie endocrine in questione sararanno sottoposte ad ecografia pelvica per via trans- vaginale preventiva ed eventuale flussimetria con Doppler seguita da ecografia a 6 e a 12 mesi dall’ inizio della terapia ormonale . Tale monitoraggio proseguirà annualmente e per tutto l’ arco del trattamento endocrino previsto e nel caso di sospensione della terapia con gli analoghi sarà programmata una ulteriore ecografia pelvica a 6 mesi dalla fine del trattamento con lo stesso farmaco ed una densitometria ossea. Si prevede di arruolare attraverso le afferenze agli ambulatori di questa struttura di un minimo di 150 pazienti per braccio. Tali dati saranno poi analizzati statisticamente alla fine dei 5 anni di trattamento stesso. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Confronto tra due regimi di trattamento endocrino per una migliore scelta dello stesso. 141 LINEA 2 Progetto 43- Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE STUDIO PREOPERATORIO DEL LINFONODO SENTINELLA CON ECODOPPLER COSIMO D’AMICO (U.O.C. SENOLOGIA E PREVENZIONE CHIRURGICA) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari. G I AN NI C E LL A M A RE , DI EG O D ’ E RR ICO , G I AN B AT T IST A DIG I ES I, A NT O NIO G U IDO , F R AN C E SCO SC HIT T ULL IA LF R E DO F . Z IT O U.O. SENOLOGIA E PREVENZIONE CHIRURGICA U.O. CHIRURGIA MININVASIVA E DAY SURGERY U.O. ANATOMIA E ISTOLOGIA PATOLOGICA 2006 3 ANNI LINFONODO SENTINELLA – ECODOPPLER 50 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Obiettivo del progetto è valutare se l’ecografia ascellare, che individua il linfonodo sentinella reperato scintigraficamente con proiezione cutanea, e studiato anche con il color doppler, può avere un ruolo diagnostico nello studio del linfonodo sentinella nel carcinoma mammario, predittivo di interessamento metastaatico del linfonodo. Per questo studio verranno valutate 50 pazienti portatrici di carcinoma della mammella con diametro < 25 mm, e con ascella clinicamente negativa per presenza di linfonodi sospetti metastatici. Le pazienti candidate allo studio verranno avviate al Servizio di Medicina Nucleare per l’inoculo del tracciante radioattivo (T/99) per via intradermica nell’area di proiezione cutanea del tumore, palpabile o reperato con mammografia o con ecografia. Si procede al riconoscimento con gamma camera del linfonodo caldo captante, e si segna l’area di proiezione cutanea del linfonodo. Si passa poi all’individuazione del linfonodo con ecografia, se ne studiano le dimensioni e la morfologia, e si passa quindi allo studio dello stesso con color-doppler. In tal modo si studia la vascolarizzazione del linfonodo, e le sue caratteristiche vascolari, possibili segno o meno di interessamento metastatico. Successivamente si asporta il linfonodo reperato scintigraficamente, studiato con ecocolor-doppler, e riconosciuto intraoperatoriamente con l’apparecchio di rilevazione dei raggi gamma Neoprobe. Il linfonodo viene poi avviato in Anatomia Patologica per l’esame istologico definitivo, con tecniche di colorazione con ematossilina-eosina o con tecniche di immunoistochimica. ATTIVITA’ PREVISTE Alla paziente ricoverata con ca. mammario con diametro max 25 mm viene effettuato un attento esame obiettivo dell’ascella omolaterale. Se l’ascella è clinicamente negativa per sospetta linfopatia metastatica la paziente viene avviata al Servizio di Medicina Nucleare per l’inoculo del tracciante radioattivo. Si riconosce il linfonodo captante che viene reperato nella proiezione cutanea. Successivamente a tale livello si riconosce con l’ecografia il linfonodo, se ne studia la morfologia e con il doppler la sua vascolarizzazione. La paziente viene poi avviata in sala operatoria per l’intervento chirurgico sulla mammella e la ricerca ed asportazione del linfonodo sentinella, che viene avviato in Anatomia Patologica per lo studio istologico. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si mette poi a confronto lo studio del linfonodo sentinella effettuato con ecocolor-doppler e l’esito dell’esame istologico dello stesso. Si vorrà valutare se preoperatoriamente si può prevedere la situazione istologica del linfonodo in base alle risultanze dell’ecocolor-doppler. Se ci dovesse essere correlazione tra morfologia ecografica e vascolarizzazione del linfonodo sentinella e suo interessamento istologico metastatico, si potrà preveder l’esame istologico estemporaneo del linfonodo sentinella, che prevede l’impiego di notevoli risorse, solo a quei linfonodi sospetti all’ecocolor-doppler; e quindi prevedere l’ecocolor-doppler ascellare come elemento di selezione delle pazienti affette da ca. mammario da sottoporre alla tecnica del linfonodo sentinella con esame istologico estemporaneo. 142 LINEA 2 Progetto 44- Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE AUTORIZZAZIONE COMITATO ETICO N. PZ DA INCLUDERE STUDIO DEL LINFONODO SENTINELLA IN PAZIENTI AFFETTI DA MELANOMA CUTANEO Severino Montemurro (U.O. Chirurgia Apparato Digerente) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari M. Guida,G. Porcelli ,C. Caliandrro, E. Maselli, A. Rucci, , E. Ruggieri , V. Sciscio Servizio Medicina Nucleare Ospedale “Di Venere” – Carbonara-Bari Laboratorio di Biologia – I.R.C.C.S. Oncologico - Bari U.O. Oncologia Medica – Servizio di Anatomia Patologica 2006 2 ANNI Melanoma cutaneo-Linfonodo sentinella-RT PCR SI TRENTA DESCRIZIONE DEL PROGETTO Negli ultimi anni si sono avute due importanti novità nella cura dei pazienti con melanoma: l’applicazione da parte di Morton del concetto di linfonodo sentinella sulla base delle esperienze di Cabanas e risultati del trial 1684 dell’ECOG. La dimostrazione che il linfonodo sentinella rappresenta la prima sede di metastatizzazione linfatica nel bacino linfonodale satellite ha consentito di procedere alla stadiazione chirurgica linfonodale per mezzo della biopsia di tale linfonodo(linfadenectomia selettiva) identificando così il sottogruppo di pazienti (Stadio III, AJCC) che possono trarre vantaggio dal trattamento adiuvante immunoterapico con IFN-Alfa-2b. La suddetta tecnica diagnostica-terapeutica si basa sull’iniezione peritumorale in combinazione o alternativa di due traccianti: precisamente una sostanza radioattiva (nanocolloide marcato con Tc 99m)ed un colorante supravitale (Patient Blue Dye oppure Isosulfan Blue Dye). Il loro impiego ragionato consente all’operatore l’esatta individuazione del cosiddetto “linfonodo sentinella”, ossia del primo filtro incontrato dalla linfa proveniente dalla sede del tumore primitivo e quindi a più elevato rischio di albergare cellule metastatiche. La biopsia linfonodale secondo la tecnica del linfonodo sentinella costituisce lo standard alla diagnosi di melanoma poiché permette la precoce identificazione della malattia linfonodale e quindi una più adeguata terapia con una sopravvivenza migliore rispetto ai casi diagnosticati alla comparsa di linfonodi clinicamente metastatici. - Leong S.P.L, Steinmetz I., Habib F.A. et al. Optimal selective sentinel lynph node dissection in primari malignant melanoma Arch.Surg., Vol 132, Giugno 1997, 666-673 - kapteijn B.A.e., Nieweg O.E., Liem I. et al. Localizing the sentinel node in cutanoeus melanoma: gamma probe detection Blue Dye Ann. Surg. Oncol, 1996, 4(2): 156-160 143 LINEA 2 ATTIVITA’ PREVISTE La ricerca e la biopsia intraoperatoria del linfonodo sentinella richiedono l’utilizzo di un’apparecchiatura sofisticata nota come”Gamma Camera”, in grado di rilevare la radioattività residua emessa dai linfonodi del linfocentro di primo drenaggio. Inoltre il progetto del linfonodo sentinella si inquadra nel FLOW CHART della gestione dei nevi atipici e del melanoma secondo il seguente schema: 1) asportazione dei nevi sospetti 2) exeresi allargata a 1 cm. di margine e fino alla fascia in caso di melanoma (MM) a spessore fino a 1 mm. 3) biopsia del linfonodo sentinella (LS) e poi exeresi allargata a 1-2 cm. in caso di MM a spessore superiore a 1 m. 4) svuotamento linfonodi regionali nei casi di LS positivo per metastasi e stretto Follow-up (controlli trimestrali per i primi 5 anni ed annuali per almeno 10 anni) 5) stretto follow-up dei pazienti con LS negativi per metastasi sia istologicamente che alla RT-PCR 6) regolare follow-up dei pazienti sottoposti a svuotamento regionale o con LS positivo solo alla RT-PCR o con MM spessi e/o ulcerati I materiali necessari per il progetto sono: 1) Sostanza radioattiva (nanocolloide marcato con TC 99m e successiva linfoscintigrafia 2) Colorante sopravitale (Patent Blue Dye oppure Isosulfan Blue Dye) 3) Sonda portatile per la localizzazione intraoperatoria del LS (Scintiprobe MR 100 POL.HI.Tech srl oppure Neoprobe 2000 Breast Care Ethicon spa o altra sonda similare) RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Ottimale stadiazione dei pazienti con MM cutaneo (carcinoma altamente metastatizzante) attraverso uno studio combinato del LS sia con metodiche istologiche ed imunoistochimiche sia con indagini di biologia molecolare attraverso la ricerca con RT-PCR dell’RNA messaggero della Tirosinasi. Per quanto riguarda la PCR si tratta di una procedura di biologia molecolare estremamente versatile che permette l’amplificazione di 1 milione di volte o più di una sequenza specifica di DNA in un menoma. La tecnica della PCR può essere modificata per amplificare mRNA, un processo chiamato Transcriptasi inversa (RT-PCR). Le alterazioni che si osservano nelle cellule tumorali non sono solo di tipo qualitativo, cioè mutazioni geniche puntiformi o riarrangiamenti cromosomici, ma anche quantitative e cioè variazione nei livelli di espressione di molti geni a livello di RNA Messaggero. Uno dei metodi più utilizzati per quantificare i livelli di mRNA nei tessuti o nei fluidi biologici è la “REVERSE TRANSCRIPTASI-PCR (RT-PCR)”. Ciò viene quindi utilizzato per quantificare i livelli di mRNA della Tirosinasi un enzima espresso solamente in cellule melanocitarie. Progetto 45 Area 4 TITOLO MAMMOTOME vs ECOGRAFIA CON MDC NELLA VALUTAZIONE DELLE MICROCALCIFICAZIONI RESPONSABILE Ventrella Vincenzo (U.O. Radiologia Senologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Magliocca Mariangela (Istituto di Radiologia c/o Policlinico di Bari), Dentamaro Rosalba, Schittulli Francesco ENTI COINVOLTI ESTERNI Ospedale Consorziale Policlinico di Bari – Istituto di Radiologia ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 anni PAROLE CHIAVE Microcalcificazioni, Ca Mammella N. PZ DA INCLUDERE 60 144 LINEA 2 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Le microcalcificazioni in mammografia rappresentano spesso un segno precoce di un carcinoma in situ.La mammografia ad alta risoluzione con ingrandimento ha permesso una loro precisa codifica. Attualmente la classificazione maggiormente riconosciuta ed applicata a livello internazionale è quella di Tabar che suddivide le microcalcificazioni in 5 gruppi (lobulari, pulverulente, granulari a stampo e miste quando coesistono nella stessa lesione differenti morfologie calcifiche). Esse hanno sempre rappresentato un limite per lo studio ecografico che anche se in grado di visualizzarle con estrema difficoltà non è in grado di differenziarle morfologicamente, dato estremamente importante ai fini di una corretta valutazione del loro Valore Predittivo Positivo(VPP). Per tale motivo si ricorre molto frequentemente al prelievo microistologico con procedura Mammotome sotto guida stereotassica che al momento rappresenta la metodica piu’ affidabile per una corretta caratterizzazione istologica di tali lesioni. Peraltro tale indagine risulta essere predittiva di tumore solo nel 30-40% delle casistiche della letteratura quindi con una elevata percentuale di procedute altrimenti evitabili. Al momento quindi non essendoci alternative valide il prelievo microistologico seppur costoso e cruento appare irrinunciabile perché unico metodo per selezionare le lesioni da inviare a successiva procedura chirurgica risolutiva. Di recente le nuove sofisticate apparecchiature ecografiche dotate di II armonica in abbinamento ai nuovi mdc potrebbero rappresentare un valido mezzo incruento, perché in grado di valutare la microangiogenesi dell’area di tessuto interessata dalla presenza delle piccole calcificazioni e quindi limitare il prelievo microbioptico ai casi effettivamente necessari riducendo inutili procedure su lesioni benigne. Quindi si vuole valutare la reale affidabilità dell’ecografia con mdc nel valutare il VPP delle aree di microcalcificazioni. ATTIVITA’ PREVISTE Le pazienti che alla mammografia presenteranno microcalcificazioni focali eseguiranno 3 proiezioni mammografiche con proiezioni ingrandite aggiuntive ottenute con microfuoco da 0,1 mm. per un corretto studio morfologico delle piccole particelle calcifiche. Quindi coerentemente alla classificazione di Tabar se ritenute sospette per un carcinoma minimale eseguiranno una indagine ecografica con apparecchiature di ultima generazione con sonde ad alta risoluzione 10-15 MHz, dotate di II armonica che permette lo studio del microcircolo rilevando le microbolle introdotte nel sistema circolatorio grazie al mdc e.v. dedicato(Levovist). L’emivita del mdc nel sistema circolatorio è di circa 10 minuti dall’infusione e tutto il tempo d’esame sarà registrato ed archiviato su disco ottico. Le informazioni ottenute saranno successivamente confrontate con il reperto microistologico della procedura Mammotome sotto guida stereotassica con paziente prona su tavolo di Fischer che garantisce un comodo posizionamento delle pazienti che non avendo visione del prelievo garantiscono ampia collaborazione, il che rende la metodica già di per se poco cruenta, ben tollerata e di facile esecuzione. Si prevede il reclutamento di circa 20 pazienti per anno, per un totale di circa 60. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verificare la possibilità di caratterizzare in modo incruento le microcalcificazioni mammarie suscettibili di trattamento chirurgico. Progetto 46 Area 4 TITOLO STUDIO DELL’ESPRESSIONE/AMPLIFICAZIONE DI C-ERB-B2-NEU NEL CARCINOMA LOBULARE INVASIVO DELLA MAMMELLA. RESPONSABILE Stella Petroni (U.O.C. di Anatomia Patologica) RICERCATORI ASSOCIATI Mario Brandi, Gianni Simone, Enza Rubini,Tania Lecce ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Carcinoma lobulare Invasivo, c-erb-B2-Neu, FISH N. PZ DA INCLUDERE 50 (2006), 50 (2007), 50 (2008) 145 LINEA 2 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il Carcinoma Lobulare Invasivo della mammella, l’ istotipo, più frequente dopo la forma duttale infiltrante presenta ancora aspetti poco chiari sotto il profilo morfologico e prognostico. La sua incidenza, variabile tra <1 e 20% depone per una scarsa riproducibilità diagnostica, mentre sotto il profilo prognostico va sottolineata la sua multicentricità e l’aggressività di alcuni suoi sottotipi come la variante “signet ring”. Per contro, nella sua variante classica le caratteristiche citologiche presentano un grado di atipia relativamente basso e, generalmente non viene valutato il grading nucleare della neoplasia. Inoltre è un istotipo frequentemente recettore positivo e con bassa attività proliferativa tumorale mentre sotto il profilo della predittività clinica per cerb-B2-Neu è stato relativamente poco studiato , anche se la letteratura, anche recente, ha segnalato una più bassa incidenza di amplificazione di Neu rispetto alla forma duttale infiltrante.Tuttavia, nella variante polimorfa , l’incidenza di overespressione di Neu è analoga a quella di altri istotipi più aggressivi anche se non accompagnata da amplificazione genica. La presenza di tali dati controversi, rende il Carcinoma Lobulare invasivo ancora meritovele di indagini sulle sue caratteristiche. In particolare, si sottolinea l’importanza di verificare la predittività di risposta clinica del c.erb-B2-Neu sia nella forma classica che nelle altre varianti riconosciute. Per quanto sopra riportato, inoltre, si rende opportuno condurre un’attività parallela di controllo di qualità che è oggetto di un altro progetto di ricerca di questa linea. Bibliografia essenziale:Breast Cancer Journal, 2005, 11(4): 278-280 Histopathology 2004: 44(4):332-8 ATTIVITA’ PREVISTE Su una serie consecutiva di pazienti sottoposte ad intervento chirurgico radicale di elezione per Carcinoma lobulare invasivo della mammella verrà condotto uno studio di base teso a caratterizzare la neoplasia da un punto di vista biopatologico . Oltre alla stadiazione patologica, verrà determinata la presenza di ER, PgR, attività proliferativa (MIB-1 Index),, espressione ed amplificazione genica di c-erb-B2-Neu valutate con tecnica Hercep Test e FISH, rispettivamente. . Verra’ eseguito uno studio di base per verificare le correlazione tra i diversi parametri con particolare riferimento alla concordanza tra overespressione ed amplificazione genica. E’ previsto un protocollo di Controllo di Qualità per Neu con utilizzo di telepatologia dinamica e la valutazione clinica dei casi trattati con Herceptin sulla base dei risultato immunoistochimico e/o biomolecolare. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Studio di base con informazione clinico-prognostica. Validazione dello studio di base per il parametro riproducibilità Pubblicazioni scientifiche e presentazione dei dati. Progetto 47 Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE L’ENDOCERVICOSCOPIA COME TECNICA DIAGNOSTICA OTTIMALE PER LO STUDIO DELL’ENDOCOLLO Falco Gaetano (U.O.C. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Cantinieri Claudio, Deliso Maria Assunta, Kardhashi Anila, Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Renna Alessandra U.O.C., Schittulli Francesco 2006 3 anni Endocervicoscopia, microcolpoisteroscopia 100 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Lo studio del canale cervicale ha un ruolo molto importante per quanto concerne la prevenzione dei tumori della cervice uterina. Quest’ultima può essere studiata attraverso la colposcopia ,che però si limita perlopiù ad un esame dell’esocervice, mentre con lo speculum endocervicale si è in grado di esaminare solo la porzione inferiore del canale cervivale. Lesioni più estese o comunque situate più in alto possono quindi 146 LINEA 2 sfuggire all’osservazione. Un’altra tecnica utilizzabile per lo studio del canale cervicale con buoni risultati è la microcolpoisteroscopia che però richiede una specifica competenza da parte dell’operatore in campo citopatologico e prevede tempi di esecuzione piuttosto lunghi. Una valida alternativa è quindi rappresentata dall’ endocervicoscopia che può a ragione essere definita come una colposcopia dell’endocollo; infatti anche se richiede , per la sua esecuzione, uno strumentario di tipo isteroscopico, adotta i criteri diagnostici e la terminologia della colposcopia ed è comunque un esame di facile e rapida esecuzione. La valutazione dell’ endocervice trova varie indicazioni: è indispensabile nei casi in cui la giunzione squamocolonnare risale all’interno del canale cervicale, evento questo che si ripropone soprattutto nelle donne in postmenopausa ma che può interessare anche il 20% delle donne in età fertile. Vi è poi la problematica legata all’adenocarcinoma in situ dell’endocervice uterina la cui frequenza negli ultimi anni è notevolmente aumentata. Altra importante indicazione è rappresentata da tutti quei casi con citologia sospetta non chiarita dall’esame colposcopico, e cioè quei casi con positività per cellule AGUS ed ASCUS. L’endocervicoscopia trova infine indicazione anche per quanto riguarda la stadiazione dei carcinomi della cervice e dell’ endometrio. ATTIVITA’ PREVISTE Il nostro studio si propone di reclutare, attraverso le afferenze presso gli ambulatori di ginecologia di questa struttura, 100 pazienti. Verranno arruolate: pazienti in cui l’esame coloposcopico sarà risultato insoddisfacente per mancata visualizzazione della giunzione squamocolonnare,pazienti il cui Pap-Test porti un referto di AGUS o ASCUS, pazienti con diagnosi di carcinoma dell’endometrio e della cervice uterina. Queste donne verranno sottoposte ad endocervicoscopia che verrà articolata come segue: si utilizzerà un isteroscopio equipaggiato con fonti luminose(lampade alogene o allo xeno) e monitor televisivo integrato. Il tessuto da esaminare verrà preparato con acido acetico al 5% che viene applicato sulla portio mediante tamponi montati su pinza mentre nell’endocervice verrà iniettato con una siringa da insulina cui è stato tolto l’ago. Il tempo di applicazione è di poco superiore di quello di una normale colposcopia. Verrà quindi valutato lo stato dell’endocollo ed eventuali lesioni sospette saranno sottoposte a biopsia mirata. Si potrà cosi’ valutare lo stato dell’endocollo ed in caso di lesioni sospette verrà eseguita una biopsia mirata . RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Miglioramento della capacità diagnostica e preventiva della patologia neoplastica della cervice uterina. Possibilità di stadiazione della patologia neoplastica endocervicale ed endometriale Progetto 48- Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE UTILIZZO DELLA DENSITOMETRIA OSSEA AD ULTRASUONI PER IL RICONOSCIMENTO DELLE ALTERAZIONI OSSEE PRECOCI IN PAZIENTI NEOPLASTICHE IN STATO POST- MENOPAUSALE CHIRURGICAMENTE E/O FARMACOLOGICAMENTE INDOTTO Giulio Gargano (U.O.C. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Francesco Schittulli, Claudio Cantinieri, Gaetano Falco, Maria Assunta Deliso, Vincenza Ceglie , Anila Kardhashi, Alessandra Renna 2006 3 anni Densitometria ossea, menopausa chirurgica, menopausa farmacologia. 100 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La cessazione dell’attività ovarica sia che sia insorta spontaneamente sia che sia stata indotta da trattamenti farmacologici o interventi chirurgici comporta inevitabilmente delle alterazioni ossee. Fondamentale risulta il ruolo svolto dalla carenza di estrogeni che inibiscono il riassorbimento osseo esercitando una azione di freno sul paratormone che a sua volta stimola gli osteoclasti, che sono le cellule in prima persona coinvolte nei processi di riassorbimento osseo. Tale depauperamento della massa ossea si traduce in una maggiore fragilità della stessa quindi maggiormente esposta a fratture. Infatti in queste 147 LINEA 2 donne in stato post-menopausale aumenta notevolmente l’incidenza di fratture vertebrali, del polso e soprattutto del collo femorale; queste ultime gravate anche da una elevata mortalità (10%). Per questa ragione sempre più numerose richieste sono giunte e continuano a giungere sulla possibilità di effettuare l’esame densitometrico ad ultrasuoni, da parte di donne affette da patologie neoplastiche maligne, che si trovano in stato post-menopausale precoce, chirurgicamente e/o farmacologicamente indotto. Fino a poco tempo fa la densitometria ossea veniva eseguita solo secondo il metodo tradizionale, con notevole dispendio di forze sia economiche che umane. La possibilità di eseguire tale esame a costi sicuramente inferiori e in tempi assai ridotti, associata alla opportunità di effettuarlo nella stessa sede nella quale le pazienti affette da patologie neoplastiche si recano per eseguire i routinari controlli, sicuramente potrà migliorare non solo la qualità di vita delle pazienti, ma anche e soprattutto le nostre capacità diagnostiche, in un’epoca nella quale, fortunatamente ed oculatamente, sempre più attenzione viene riservata a tale classe di pazienti ATTIVITA’ PREVISTE L’obiettivo precipuo di questo progetto è il riconoscimento delle alterazioni ossee che risultano come inevitabile conseguenza dello stato menopausale precocemente indotto in donne affette da patologie neoplastiche maligne, attraverso l’ablazione ovarica chirurgicamente e/o farmacologicamente provocata. Questo permetterà di migliorare quindi la qualità della vita di queste pazienti, ed evitare, cosa importantissima, l’insorgenza di fratture patologiche che sicuramente contribuirebbero, oltre che ad un decadimento generale dello stato fisico della donna, anche ad un sicuro aumento della spesa sanitaria. Verranno quindi elette allo studio tutte le pazienti che per le ragioni precedentemente esposte si trovano in uno stato post-menopausale. Tali donne reclutate attraverso le afferenze presso gli ambulatori di ginecologia di questa struttura, verranno sottoposte, durante i controlli routinari correlati alla loro malattia, ad esame densitometrico osseo ad ultrasuoni. Tutto ciò permetterà quindi di poter riconoscere in una fase precoce queste alterazioni ossee, rendendo possibile il più opportuno trattamento delle stesse. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Miglioramento della qualità di vita delle pazienti garantendo un percorso diagnostico precoce e conseguentemente un approccio terapeutico ottimale di queste lesioni ossee. Progetto 49- Area 4 TITOLO CITOLOGIA SU STRATO SOTTILE IN FASE LIQUIDA NELLA DIAGNOSTICA CITOLOGICA AGOASPIRATIVA: CONFRONTO CON LA METODICA CONVENZIONALE RESPONSABILE Gianni Simone .(U.O.S. di Citodiagnostica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Achille G., Catino A.M., Siciliano M., Lecce T.Caponio MA, Gadaleta C.D. ANNO DI INIZIO Gennaio 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE FNA, Liquid based cytology, immunochemistry N. PZ DA INCLUDERE 60 (1° anno), 70(2° anno), 70 (3° anno) DESCRIZIONE DEL PROGETTO La diagnostica differenziale tra lesioni primitive e metastatiche presenta notevoli difficoltà e richiede spesso l’immunofenotipizzazione con tecnica immunoistochimica. Alcuni anticorpi hanno suscitato di recente notevole interesse, ma sono stati utilizzati in prevalenza su materiale istologico, mentre la diagnosi di malignità viene in genere eseguita su materiale citologico. L’introduzione della citologia in fase liquida ha consentito di migliorare la diagnostica citologica sotto il profilo quali-quantitativo ( in quanto riduce o elimina la componente necrotico ematica del campione agoaspirato e fornisce un miglior dettaglio della morfologia cellulare) ma anche di poter utilizzare il materiale citologico residuo per fini di caratterizzazione immunocitochimica e biomolecolare. In tal senso sono stati ottenuti risultati in citologia cervico vaginale e dei liquidi biologici mentre indicazioni non univoche provengono dall’applicazione dei monostrati cellulari su materiale agoaspirato 148 LINEA 2 Scopo del lavoro è quindi quello di valutare la sensibilità e specificìtà diagnostica su prelievi eseguiti con FNA da noduli polmonari, epatici e tiroidei ed allestiti sia in monostrato che con metodica tradizionale (per striscio o citoinclusione) ritenendo quest’ultima come golden standard. Per confronto, un’indagine analoga sarà condotta su liquidi di versamento nelle sierose pleurica e peritoneale in pazienti affetti da neoplasia avanzata. E’ previsto l’utilizzo di anticorpi normalmente utilizzati in diagnostica citologica e, in particolare, citocheratine 7 e 20, Transcription factor – 1(TTF1), HSA, Galectina-3, CK19 ed il panel HBME-1, calretinina, WT-1 e CEA su liquidi di versamento sieroso dove l’applicazione di tecniche immunocitochimiche su campioni cellulari in monostrata risulta già validata . P. Day et Al: Acta Cytologica::2000: 44:46-51 Rossi ED et Al: Cancer 2005, 105(2): 87-95 ATTIVITA’ PREVISTE La prima fase dello studio sarà concentrata sull’ottimizzazione delle tecniche di allestimento del preparato citologico conservato in fase liquida teso ad ottenere il maggior numero di cellule utilizzabili dopo la fase diagnostica, a fini di ricerca. Successivamente verrà verificata la concordanza dell’immunofenotipizzazione nei diversi materiali utilizzati e le possibità di utilizzo della citologia in fase liquida nella ricerca biomolecolare. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Ottimizzazione della tecnica di raccolta e conservazione di materiale citologico per finalità scientificosperimentali. Analisi qualiquantitativa della citologia in fase liquida rispetto alle metodiche convenzionali Riduzione dei tempi di diagnosi e di fenotipizzazione immunocitochimica. Presentazione dei dati preliminare in sede congressuale europea (Venezia Ottobre 2006) e pubblicazione dei dati definitivi ( 2008). Progetto 50 -Area 4 TITOLO UTILITÀ DEL DOSAGGIO SU LIQUIDO DI LAVAGGIO DI FNAB LINFONODALE NELLA DIAGNOSTICA DI METASTASI DA CARCINOMA DELLA TIROIDE. RESPONSABILE Ines Abbate.(Laboratorio Analisi) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari G. Achille, Dr. V.M. Garrisi, Dott.M..D. Carbonara. RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE U.O.C. Laboratorio di Analisi, U.O.S. RIA e Marcatori Tumorali U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Cefalica 2006 3 anni FNAB, Tireoglobulina, Ca Tiroide. 150 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il Carcinoma Differenziato della Tiroide (DTC) è il tumore più frequente della ghiandola tiroidea, rappresentando il 75-85% delle neoplasie tiroidee e, il 20% circa di questi pazienti, sviluppa metastasi linfonodali. Il follow-up dei pazienti con DTC è tradizionalmente eseguito con ecografia, body scan con I131 e dosaggi del livello sierico della Tireoglobulina. La Tireoglobulina (Tg) è un precursore indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei. I livelli di Tg nel siero sono influenzati da tre fattori principali come la massa di 149 LINEA 2 tessuto tiroideo differenziato presente, ogni processo infiammatorio o trauma a carico della tiroide e dalla intensità della stimolazione dei recettori del TSH. Nella pratica di laboratorio, il dosaggio della Tg nel siero riveste un ruolo di primaria importanza come marcatore tumorale nel follow-up dei pazienti con DTC. Trattandosi infatti di marcatore tessuto-specifico dopo asportazione chirurgica completa della tiroide e ablazione totale di ogni residuo tiroideo mediante terapia radiometabolica, la determinazione della Tg permette di evidenziare la presenza o assenza di metastasi.La possibilità di evidenziare morfologicamente l’interessamento linfonodale in pazienti con DTC è resa possibile attraverso l’agobiopsia con ago sottile (FNAB) per l’indagine citologica. Di recente, è stato proposto anche il dosaggio di alcuni marcatori tiroidei come Tg e Calcitonina (Ct) sul liquido di lavaggio di FNAB, allo scopo di diagnosticare in modo rapido e riproducibile l’interessamento linfonodale in pazienti con DTC. Questo progetto si propone di verificare l’utilità del dosaggio di markers di coinvolgimento metastatico che, in combinazione con l’esame citologico, offra al clinico uno strumento affidabile per il trattamento di pazienti con DTC in fase preoperatoria o in follow-up.REF. BIBLIOGRAFICHE (Pacini F, Fugazzola L, Lippi F, Ceccarelli C, Centoni R, Miccoli P, Elisei R, Pinchera A. J Clin Endocrinol Metab. 1992 Jun;74(6):1401-4.) (Lee MJ, Ross DS, Mueller PR, Daniels GH, Dawson SL, Simeone JF. Radiology. 1993 Jun;187(3):851-4.) (Frasoldati A, Toschi E, Zini M, Flora M, Caroggio A, Dotti C, Valcavi R. Thyroid. 1999 Feb;9(2):105-11.) (Cignarelli M, Ambrosi A, Marino A, Lamacchia O, Campo M, Picca G, Giorgino F. Thyroid. 2003; Vol.13; (12 ):1163-67) (Baskin HJ. Thyroid. 2004 Nov;14(11):959-63.)(Uruno T, Miyauchi A, Shimizu K, Tomoda C, Takamura Y, Ito Y, Miya A, Kobayashi K, Matsuzuka F, Amino N, Kuma K. World J Surg. 2005 Apr;29(4):483-5) ATTIVITA’ PREVISTE Si prevede di inserire nello studio 150 pazienti che saranno sottoposti a FNAB citologico per DTC. La ricerca verrà condotta in stretta collaborazione con l’U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Cefalica, l’U.O. di Citodiagnostica e l’U.O. di Anatomia Patologica. I campioni ottenuti con FNAB (con un ago da 2226 gauge connesso ad una siringa da 10 ml sotto guida ecografia) immediatamente dopo l’aspirazione vengono strisciati su vetrini portaoggetti ed avviati all’esame citologico. Per il nostro studio lo stesso ago verrà risciacquato con 1 ml di soluzione fisiologica o siero Tg-free , ed il liquido di lavaggio risultante verrà utilizzato per il dosaggio di marcatori come la Tireoglobulina o la Calcitonina. Il dosaggio dei questi marcatori verrà effettuato su 50 µL di soluzione di liquido di lavaggio da FNAB usando un metodo immunometrico di tipo chemioluminescente (DPC, Medical Systems). I valori risultanti verranno valutati e comparati con i valori sierici degli stessi marcatori e con i risultati dell’indagine citologica o istologica. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Ci si propone di mettere a punto una metodica veloce e riproducibile per evidenziare precocemente la presenza di metastasi linfonodali in pazienti con diagnosi di DTC. Progetto 51 – Area 2 TITOLO RESPONSABILE VALIDAZIONE DELLA METODICA CISH (CHROMOGENIC IN SITU HYBRIDIZATION) IN FNA’S DI NODULI POLMONARI: STUDIO DELL’AMPLIFICAZIONE DI EGFR Anita Mangia (Laboratorio di Oncologia Sperimentale) RICERCATORI ASSOCIATI Chiriatti Annalisa, Michele Siciliano, Gadaleta Cosmo-Damiano,Angelo Paradiso, Simone Giovanni SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO U.O. di Citodiagnostica, RadioTerapia Interventistica (RAI) DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE 36 mesi Chromogenic In Situ Hybridization (CISH),EGFR, carcinoma polmonare Circa 40 2006 150 LINEA 2 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La tecnica CISH (Chromogenic In Situ Hybridization) consente di analizzare amplificazioni geniche, delezioni, traslocazioni e aneuploidie cromosomiche al microscopio ottico, attraverso comuni reazioni (1,2) immunoenzimatiche ed è eseguibile su campioni istologici e citologici . Le aberrazioni genetiche possono quindi essere analizzate nel contesto della morfologia tissutale mediante microscopio ottico con segnali permanenti. L’Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR), localizzato sul cromosoma 7p12 che codifica una glicoproteina di membrana di 170-kD risulta essere amplificato nel 23% dei carcinomi polmonari con (3,4) metodica FISH . Tale amplificazione sembra avere una relazione con l’aggressività e con la presenza di (5) metastasi linfonodali . In considerazione del ruolo fondamentale di EGFR nello sviluppo di targeted therapies e delle sue alterazioni, quali amplificazione ed overespressione nell’aggressività e prognosi del carcinoma polmonare, risulta di fondamentale importanza la possibilità di valutare dette alterazioni su materiale citologico. L’utilizzo di campioni citologici, quindi, consentirebbe l’acquisizione di informazioni biologiche particolarmente rilevanti in fase preoperatoria o in pazienti non più suscettibili di terapia chirurgica. Referenze bibliografiche: 1. Marquez A. et al. Evaluation of epidermal growth factor receptor (EGFR) by chromogenic in situ hybridisation (CISH) and immunohistochemistry (IHC) in archival gliomas using bright-field microscopy. Diag Mol Pathol 13 (1): 1-8 2004 2. Awaya H. et al. Gene amplification and protein expression of EGFR and HER2 by chromogenic in situ hybridisation and immunohistochemistry in atypical adenomatous hyperplasia and adenocarcinoma of the lung. J Clin Pathol. 2005 3. Suzuki Shioto et al. Protein overexpressio and gene amplification of epidermal growthf Factor receptor in Nonsmall cell lung carcinomas . Cancer 2005 4. Hirsch FR et al. Epidermal growth factor receptor in non small cell lung carcinomas: correlation bertween gene copy number and protein expression and impact on prognosis. J Clin Oncol 2003. 5. Shiraishi M. et al. Amplification of protooncogenes in surgical specimens of human lung carcinomas. Cancer Res. 1989 ATTIVITA’ PREVISTE Entreranno in studio campioni prelevati per agoaspirazione sotto guida radiologica da noduli polmonari e trattati con tecnica di citoinclusione. Verranno considerati sulla base della diagnosi morfologica, casi di carcinoma polmonare NSCLC e, per confronto, casi di metastasi polmonare di adenocarcinoma colorettale. Lo studio sarà articolato nelle seguenti fasi: 1. Selezione dei pazienti e raccolta di dati clinici 2. Selezione dei campioni citologici allestiti per citoinclusione 3. Determinazione dell’amplificazione del gene di EGFR mediante tecnica CISH (Chromogenic In Situ Hybridization) 4. Valutazione dei livelli di espressione di EGFR mediante tecnica Immunoistochimica 5. Verfica di eventuale relazione tra overespressione ed amplificazione 6. Analisi statistica dei dati e comparazione con i parametri clinico-patologici RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Fattibilità della metodica CISH su campioni agoaspirati per acquisire informazioni biologiche sulla targettherapy con EGFR nella fase preoperatoria o in pazienti inoperabili. 151 LINEA 2 Progetto 52-Area 4-5 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE IMPLEMENTAZIONE INFORMATICA DI UN CONTENITORE DATI CLINICO-STRUMENTALI, IN VIA SPERIMENTALE PRESSO LA RADIOLOGIA SENOLOGICA DEL DIPARTIMENTO DONNA DELL’ISTITUTO Schittulli Francesco (U.O. Senologia e Prevenzione Chirurgica Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Valeria Iandolo, Rosalba Dentamaro, Maria Addante,Maria Teresa Campobasso, Rosaria Violante, Stea Baldassarre, Anna Lisco 2006 2 ANNI ARCHIVIAZIONE DATI, SPERIMENTAZIONE CONTENITORE INFORMATIVO DESCRIZIONE DEL PROGETTO All’interno del Dipartimento Donna coesistono diverse strutture denominate Unità Operative, Ambulatori, Servizi che utilizzano il sistema cartaceo per archiviare informazioni clinico-anamnestiche e strumentali per la gestione delle pazienti. In via sperimentale, l’U.O. di Radiologia Senologica afferente al Dipartimento Donna, essendo giornalmente a contatto con un numero molto elevato di pazienti, circa n.60, che si recano per effettuare visite senologiche, strumentali ed esami bioptici, si prefigge di utilizzare un sistema di gestione informatizzato, necessario per la catalogazione, ricerca, inserimento e archiviazione più veloce e precisa dei dati dell’utente. Lo scopo che ci si prefigge di raggiungere è quello di andare ad elaborare, in maniera più o meno complessa e a seconda delle esigenze del richiedente, i dati storici a partire da una serie di variabili di riferimento che verranno specificate al momento della query. Al momento la ricerca risulta alquanto dispendiosa, lenta e non sempre efficace. Le variabili essenziali, anche per una eventuale analisi, da utilizzare all’interno del contenitore sono: il tempo, una soglia numerica, il nome, l’età (range), il sesso, il peso e l’altezza delle pazienti. Per ogni tipologia di elaborazione verranno predisposte delle maschere di interrogazione parametriche, per garantire una migliore efficacia del sistema di qualità anche attraverso l’acquisizione di consulenza e/o di corso di formazione agli operatori sanitari per l’implementazione di un sistema di qualità collegato alle nuove politiche attive del lavoro. Inoltre con questo sistema informatizzato, sarà più semplice ricavare le informazioni utili da sviluppare e analizzare statisticamente ai fini delle pubblicazioni nonché come dati da presentare agli eventi (nazionali ed internazionali) come ai Corsi di Chirurgia della Mammella e Controversie e Innovazioni in Senologia. ATTIVITA’ PREVISTE L’obiettivo di questo studio è quello di snellire le procedure di accettazione e archiviazione dati relative ai controlli che giornalmente vengono effettuate. In fase sperimentale, si tenterà presso la Radiologia Senologica di creare un contenitore informatico ove immettere e raccogliere tutte le informazioni relative alle pazienti costituendo innanzitutto, un nucleo pilota opportunamente formato. In seguito, sarà necessario: acquisire hardware e software di base con relativi sistemi tecnologici e telematici e costituire banche dati (anagrafi individuali e relativi aggiornamenti); creare postazioni adeguate all’utenza all’interno dei Servizi; valutare l’impatto organizzativo dell’integrazione degli effetti della qualità di vita delle pazienti; valutare la qualità, in termini di precisione nella raccolta e nella successiva risposta della diagnosi con relativo risparmio economico e di tempo; anticipare i tempi della diagnosi e l’esecuzione dei trattamenti; creare nuove opportunità di scambio e crescita con le altre UU.OO dell’Istituto attraverso l’immissione in rete con le altre postazioni; svolgere nuovi lavori di ricerca grazie ad un archivio dati più completo e ordinato. progettare innovative modalità specifiche di accoglienza, informazione ed erogazione del servizio per ogni tipo di offerta e target di utenza (in particolare donne, immigrati, disabili, anziani). 152 LINEA 2 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Il sistema informativo sarà in grado di offrire supporto al personale sanitario e amministrativo dalla fase di registrazione e analisi dei parametri clinico-strumentali associati a ciascun paziente afferente alla U.O. di Radiologia Senologica. Oltre ad agevolare gli operatori, opportunamente formati, consentirà di immettere una sola volta i dati che potranno essere successivamente diffusi attraverso il sistema informatico in uso presso l’Istituto anche alle altre UU.OO.. Progetto 53 Area 5 CONCORDANZA DIAGNOSTICA ISTOPATOLOGICA “ON-LINE” SU VETRINI DIGITALI DI LESIONI MELANOCITARIE TITOLO RESPONSABILE Zito-U.O (Anatomia Patologica)Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI R. Filotico (Dermatologica Policlinico Bari) D. D’Errico, M.Lomele, R. Daprile, C. Salvatore, R. Di Girolamo, G. Mossa, ENTI COINVOLTI ESTERNI Laboratorio di Istopatologia Cutanea, Clinica Dermatologica II-Università di Bari ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 2 anni PAROLE CHIAVE Virtual slide, telepatologia, QTVR, nevo, melanoma N. PZ DA INCLUDERE 20 DESCRIZIONE DEL PROGETTO In diversi campi della medicina, le applicazioni di realtà virtuale stanno sostituendo i convenzionali sistemi di formazione e di “medical training”. In Anatomia Patologica, le tecniche digitali che riproducono i microscopi ottici,”microscopia virtuale”, si poggiano su costosi sistemi di telepatologia (TP). La TP è stata dapprima utilizzata come strumento per eseguire diagnosi a distanza per quegli ospedali privi di laboratori di anatomia patologica. Oggi la sua principale applicazione è nella richiesta di una seconda opinione e nei programmi di controllo di qualità. Tuttavia la grande quantità di informazioni contenute in un vetrino, traducendosi in files di dimensioni enormi, sta limitando lo sviluppo di programmi per il controllo di qualità “on-line”, solo a pochi laboratori in possesso di costosi microscopi robotizzati e con sistemi dedicati.. Il nostro studio prevede l’utilizzo di un sistema digitale “low cost”, da noi sviluppato (1), che si basa sulla tecnologia Quicktime Virtual Reality (QTVR), standard industriale sviluppato dalla Apple Comp., per uno studio di concordanza diagnostica sulle lesioni melanocitarie. La caratteristica dei file QTVR, è quella di ottenere dei vetrini virtuali, di dimensioni tali, da essere pubblicati e fruibili su un sito web, da qualsiasi browsers e da sistemi sia Window che MAC OS. Le lesioni melanocitarie rappresentano un capitolo complesso, sia per le numerose varietà istologiche, sia per le sottili differenze che talora sono fondamentali nella diagnosi differenziale fra nevi e melanomi. Lo studio prevede la digitalizzazione di 20 preparati istologici di lesioni melanocitarie complesse dal punto di vista diagnostico, che saranno fruibili attraverso un sito web. 1) Zito F.A., Marzullo F., D’Errico D., Salvatore C., Digirolamo R., Labriola A., Pellecchia A. QUICKTIME VIRTUAL REALITY TECHNOLOGY IN LIGHT MICROSCOPY TO SUPPORT MEDICAL EDUCATION IN PATHOLOGY. Mod Pathol (2004) 17, 728-731. ATTIVITA’ PREVISTE I preparati istologici, colorati con ematossilina ed eosina, relativi a 20 casi di lesioni melanocitarie complesse dal punto di vista diagnostico, saranno digitalizzati a forte ingrandimento (almeno con un obiettivo a 20X) utilizzando una videocamera digitale collegata ad un microscopio e ad un computer ad alte prestazioni. Il preparato verrà acquisito attraverso una serie di fotografie sequenziali, con una sovrapposizione dei campi del 30-50%, in maniera tale da avere una matrice di immagini che saranno unite 153 LINEA 2 fra di loro in un unica immagine panoramica attraverso dei softwares dedicati. Per ogni caso si otterrà un unico file (virtual slide) di tipo QuickTime VR (QTVR) che sarà inserito per la consultazione in una pagina web con le relative notizie cliniche ed eventuali immagini macroscopiche. Le diagnosi ottenute saranno rapportate a quelle di un patologo referente per la patologia cutanea e sottoposte ad indagine statistica. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verificare la concordanza diagnostica istopatologica su lesioni melanocitarie complesse, attraverso tecnologie digitali. Progetto 54 Area 5 TITOLO REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITA’ INTERNO AL LABORATORIO DI ONCOLOGIA SPERIMENTALE CLINICA RESPONSABILE R. La calamita (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI A. Paradiso A. Mangia ,S. Tommasi, A. Azzariti ,G. Pelagio ENTI ESTERNI COINVOLTI TOTAL QUALITY MANAGEMENT (TQM CONSULT s.p.a) SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI LABORATORIO DI ONCOLOGIA SPERIMENTALE CLINICA ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 ANNI PAROLE CHIAVE normativa UNI EN ISO 9001:2000, Implementazione Sistema Gestione Qualità, CERTIFICAZIONE DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il settore sanitario ha subito, nel corso degli ultimi anni, profonde modificazioni diventando sempre piu’ vasto, complesso e competitivo. Al fine di superare le aspettative dell’utente, è necessario integrare in modo innovativo ed attento, discipline e identita’ complesse quali il controllo di gestione, l’organizzazione e le risorse esistenti. Per raggiungere questi obiettivi, il compito del management è quello di garantire una gestione volta al miglioramento continuo in ognuno dei processi che caratterizzano l’attivita’ dell’azienda stessa. Per questo e’ necessario investire nel SISTEMA DI QUALITA’. Tale progetto si propone di realizzare un Sistema di Gestione di Qualità conforme alla norma internazionale di riferimento ISO 9001:2000, tale da garantire un miglioramento continuo della qualità totale delle attività del Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica (LOSC). Il modello ISO 9001:2000, integrato dai requisiti di legge, dalle prescrizioni applicabili e dalle linee guida scientifiche, porta l’organizzazione, a stabilire, documentare, aggiornare e migliorare il Sistema di Gestione per la Qualita’ definito da quattro macro-processi costituiti da: • Responsabilita’ della Direzione(politica, pianificazione, riesame ecc) • Gestione delle Risorse (personale, infrastrutture, ecc) • Realizzazione del prodotto/erogazione del servizio(progettazione e sviluppo Approvvigionamento, attivita’ di produzione ecc.) • Misure, analisi e miglioramento (prestazioni del sistema, non conformita’, verifiche ispettive interne, ecc.). La realizzazione e l’implementazione di un Sistema di Gestione per la qualità all’interno del LOSC, sono requisiti necessari per il riconoscimento della Certificazione di conformità del Laboratorio, da parte di un ente di Certificazione accreditato SINCERT. 154 LINEA 2 ATTIVITA’ PREVISTE La realizzazione di tale progetto avverrà mediante il servizio di supporto consulenziale-formativo della TOTAL QUALITY MANAGEMENT (TQM CONSULT s.p.a) agenzia di comprovata esperienza a livello nazionale ed internazionale Le attivita’previste sono le seguenti: • • • • • • Stesura del Manuale della Qualità anche in lingua inglese conforme alla normativa e comprendente tutti i requisiti ivi contenuti che descriverà in modo dettagliato le modalità con cui il LOSC ha risposto ai requisiti della normativa di riferimento Definizione di un Organigramma, tenuto conto delle responsabilità di ogni singola funzione e delle responsabilità per la Qualità e formalizzazione di linee guida per la definizione delle qualifiche, delle job descriptions, delle mansioni e delle deleghe per ogni collaboratore Formazione del personale destinato alla gestione delle Verifiche Ispettive Interne attraverso un corso base tenuto dal Gruppo di Consulenza Verifica e validazione di tutta la documentazione per la Verifica Ispettiva Interna, allo scopo di accertare la reale conformità delle procedure formalizzate rispetto alla Norma di riferimento 9001:2000, rilevare eventuali carenze o modifiche alle procedure/manuale ed identificare opportune azioni correttive. Riesame del Sistema Gestione Qualità e dell’eventuale piano di miglioramento. Verifica di pre-certificazione finalizzata ad accertare la reale applicazione delle procedure comprese le responsabilità, l’impiego della modulistica e dei mezzi informatici. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE RISULTATI: Nell’ambito del seguente progetto sono state svolte le seguenti attività: • Incontri pianificati tra ed i Responsabili di settore del LOSC e la Società di Consulenza (TQM), finalizzati all’apprendimento dei principi fondamentali della normativa UNI EN ISO 9001:2000 e alla pianificazione del progetto • Mappatura di tutti i processi delle Aree oggetto del progetto con descrizione completa delle attività e delle principali responsabilità allo scopo di identificare e descrivere tutte le attività operative e gestionali dell’organizzazione, che hanno influenza sulla qualità • Progettazione del sistema di Gestione della Qualità e pianificazione di: attività, manuali, procedure, istruzioni operative, norme interne, documenti di registrazione ed altri documenti, da implementare/sviluppare • Attività di formazione del personale direttivo relativamente alla norma ISO in materia di Gestione di Qualità • Definizione, Implementazione, Attivazione del Sistema di Gestione per la Qualità, con il coinvolgimento di tutti i Settori del Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica (Biomorfologia Funzionale, Biologia Molecolare, Farmacologia in vitro, Banca Dati e Tessuti) per la gestione dei processi di ricerca in ambito medico/scientifico e la gestione delle successive attività di diffusione delle informazioni a carattere scientifico • Documentazione delle attività operative con descrizione dettagliata di ogni processo ed identificazione delle eventuali modifiche alle attività per rispettare la normativa ISO 9001:2000 • Documentazione delle attività di Gestione del Sistema Qualità quali: attività di supporto (logistica, approvvigionamenti, valutazione e qualifica dei fornitori, tecniche statistiche, assistenza); gestione delle risorse tecnologiche (attrezzature, laboratori) ed umane; gestione del materiale e dei documenti già presenti nel LOSC. PRODOTTI DA CONSEGUIRE: La fase successiva alla documentazione di tutte le attivita’ di gestione del Sistema della Qualita’ sara’ finalizzata: alla stesura del Manuale della Qualita’ conforme alla normativa UNI EN ISO 9001:2000 alla identificazione e formalizzazione di una Politica per la qualita’ e conseguente emissione di un piano di miglioramento con obiettivi e traguardi futuri trai i quali di particolare importanza per il LOSC e’ la Certificazione futura della Banca Tessuti Interdipartimentale e settore Consulenza Genetica. Verifica ispettiva da parte dell’Organismo di certificazione, supportata dal gruppo di consulenza al fine di evidenziare, interpretare e correggere eventuali Non Conformità 155 LINEA 2 Conseguimento della Certificazione UNI EN ISO 9001:2000 da parte di un ente accreditato Sincert. Pianificazione delle verifiche periodiche di mantenimento allo scopo di accertare la continua e conforme applicazione del sistema, il raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano di miglioramento e l’efficace risoluzione di eventuali non conformità rilevate Progetto 55 Area 5 TITOLO CONTROLLO DI QUALITÀ CON TELEPATOLOGIA DINAMICA: STUDIO DI RIPRODUCILITÀ NELLA VALUTAZIONE DI C-ERB-B2-NEU NEL CARCINOMA LOBULARE INVASIVO DELLA MAMMELLA. RESPONSABILE Simone Giovanni (U.O.S. di Citodiagnostica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Stella Petroni, Stefano Cristiani, Michele Siciliano, Enza Rubini ENTI ESTERNI COINVOLTI UU.OO. degli IRCCS Italiani afferenti al PF-ACC Finalizzato TESEO. ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Telepatologia, c-erb-B2-Neu, Controllo di qualità SOGGETTI ACC COFINANZIATORI N. PZ DA INCLUDERE 50 (2006), 50 (2007), 50 (2008) DESCRIZIONE DEL PROGETTO La Telepatologia, pur considerata un’evoluzione naturale della diagnostica istocitopatologica, non è entrata nella pratica corrente dell’attività del Patologo. Di recente è stato realizzato un collegamento telematico tra i sette Centri Oncologici italiani nell’ambito del Progetto TESEO (TElepatologia Scanner Enti Oncologici). Tra le sue prime attività, il gruppo di Patologi referenti per Istituto ha avviato una sperimentazione sulla discussione collegiale di casi istocitopatologici. Diverse sono le potenzialità che, nell’ambito della telemedicina essa può esprimere: Teleconsulto, Controllo di qualità, formazione on line. In particolare, nel controllo di qualità, essa trova applicazione nello studio della riproducibilità dei markers tissutali di tipo prognostico predittivo come dimostra la collaborazione in tal senso fornita al Progetto OMERO per lo studio del valore predittivo dell’oncogene c-erb-B2-Neu, i cui risultati definitivi saranno resi noti in Aprile p.v.. Per quanto sopra riportato, riteniamo utile condurre uno studio sulla riproducibilità diagnostica di c-erb-B2-Neu, in una serie consecutiva di donne affette da Carcinoma Lobulare Invasivo. Infatti, questo istotipo, presenta ancora aspetti poco chiari sotto il profilo della predittività clinica ed è stato relativamente poco studiato ,in particolare riferimento all’oncogene Neu. L’applicazione di protocolli di controllo di qualità a studi di base, oltre a costituire un momento di validazione dello studio, rappresenta una notevole possibilità per ridurre le discordanze di interpretazione ancora diffusamente presenti tra Patologi di diversi Centri.Lo studio potrà essere esteso dopo una prima fase a tutti gli istotipi di carcinoma mammario non duttali infiltranti che, per la loro bassa incidenza , inferiore al 10-15% risultano ancora poco conosciuti , assumendo anche la forma di riunione di consenso diagnostico per via telematica. Nordrum et Al.: Hum. Pathol., 2004,35(1): 129-35 Hutarew G.: J Telemd Telecare 2003, 9 (4): 194-9 ATTIVITA’ PREVISTE Su una serie consecutiva di pazienti sotottoposte ad intervento chirurgico radicale di elezione per Carcinoma lobulare invasivo della mammella verrà condotto uno studio di base teso a caratterizzare la neoplasia da un punto di vista bio patologico . Oltre alla stadiazione patologica, verrà determinata la presenza di ER, PgR, attività proliferativa (MIB-1 Index),, espressione ed amplificazione genica valutate con tecnica Hercep Test e FISH, rispettivamente. . Verra’ eseguito uno studio di base per verificare le correlazione tra i diversi parametri. Sotto l’aspetto della telepatologia, verranno sottoposti a scansione ed immessi nella rete telematica del TESEO, i preparati relativi alla determinazione del Neu con Hercep Test, valutati con la scala normalemente utilizzata per stabilire la predittività di risposta clinica all’Herceptin (da 0 a 3) in 4 classi. e verrà espressa dai partecipanti anche la valutazione della % di cellule immunoreattive e dell’intensità di immunocolorazione. ISui risultati verrà applicata analisi statistica con indice di K. 156 LINEA 2 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Validazione dello studio di base per il parametro riproducibilità Creazione di un network tra glIstituti Oncologici per il Controllo di qualità dei markers prognostici, in collegamento con la Società Scientifica dNazionale dei patologi (SIAPeC). Pubblicazioni scientifiche e presentazione dei dati. Attività di formazione on line. 157 LINEA 3- Nuove terapie Coordinatore: Giuseppe Colucci 158 LINEA 3 determinato il decremento dei valori del PTH e in Resoconto attività 2005 alcuni casi il rientro nei valori basali. La linea di ricerca terapie”, Corposa è la parte della linea 3 dedicata ai comprende proposte di protocolli di ricerca trattamenti chemioterapici. Ricordiamo il progetto corrente volti ad individuare nuovi approcci “Associazione terapeutici in campo medico, la valutazione di (Caelix) e Gemcitabina (Gemzar) nel trattamento trattamenti integrati sistemici e loco-regionali e del carcinoma mammario avanzato. Studio di fase l’individuazione di tecniche chirurgiche nel campo II” nel quale sono state inserite al momento 18 della chirurgia dell’apparato digerente. Inoltre le pazienti e che è stato oggetto di due pubblicazioni migliori (Adamo conoscenze n° 3 in “nuove campo biologico e V, di Doxorubicina Ferrandina G, M liposomiale Spada et.al. l’acquisizione di nuovi fattori di tipo prognostico e Gemcitabina predittivo, consentono l’impiego di farmaci rivolti (PLD) in recurrent/metastatic breast carcinoma: a verso un particolare sottogruppo di pazienti al fine phase II study, 2005 ASCO Annual Meeting di effettuare terapie mirate. Proceedings. e LorussoV, Console G, Nardulli P: Diversi progetti in Use of liposomal anthracycline (PLD) in clinical considerazione i pazienti anziani per i quali è practice: results and toxicity. 2005 ASCO Annual necessario individuare schedule di trattamento Meeting Proceedings.). Lo studio randomizzato “personalizzate” rispetto alla loro condizione Nella “Docetaxel e gemcitabina versus docetaxel e linea di ricerca sono inclusi alcuni studi clinici che capecitabina nel trattamento di prima linea del vedono l’Istituto coinvolto in trials internazionali, carcinoma multicentrici, in alcuni casi per la sperimentazione multicentrico randomizzato di fase II” risulta di nuove molecole. essere in corso con l’inserimento al momento Nel settore dei trattamenti di tipo loco-regionale globalmente di 15 pazienti. Nel trattamento della ,annoveriamo il progetto dal titolo: “Trattamento paziente delle metastasi epatiche da carcinoma del colon- “Gemcitabina + Vinorelbina versus Gemcitabina + retto. Studio di ricerca randomizzato mammario anziana si metastatizzato. inserisce lo Studio studio confronto tra Mitoxantrone come chemioterapia di prima linea radiofrequenza ed nel cancro avanzato della mammella nella donna exeresi chirurgica” che è tuttora in corso ed ha anziana” nel quale sono state inserite 39 paziente visto l’arruolamento di 30 pazienti: Tale studio che ed i risultati preliminari sono stati oggetto di ha come obiettivo principale quello di definire la comunicazione al Congresso Nazionale S.I.T. proponibilità mediante (novembre 2005), mentre il progetto “Studio di radiofrequenza, è stato oggetto di numerose fase II di Capecitabina in combinazione con presentazioni orali. I progetti dal titolo:”La PEI Vinorelbina orale nel trattamento del cancro quale trattamento alternativo delle lesioni nodulari mammario avanzato” ha visto l’inserimento di 39 tiroidee e l’alcolizzazione percutanea ecoguidata pazienti degli adenomi paratiroidei” hanno preso avvio in all’ASCO 2006. modo completo e soddisfacente con l’inserimento Passando al tumore polmonare è da citare lo di circa 40 pazienti con risultati che appaiono studio che prevede la somministrazione di un molto incoraggianti poiché le metodiche hanno farmaco termoablazione mediante della di prendono (GEM) and liposomal doxorubicin termoablazione con l’invio biologico dei risultati (IRESSA) preliminari per uso 159 LINEA 3 compassionevole nel quale sono stati arruolati Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM)” globalmente 106 pazienti. sono stati oggetti di comunicazioni orali al Prosegue, avendo raggiunto 40 pazienti arruolati, Congresso lo studio relativo ai parametri bio-immunologici del novembre 2005). carcinoma indifferenziato del rinofaringe che viene Lo studio multicentrico coordinato dal GOIM dal condotto titolo “Gemcitabina vs Gemcitabina + Cisplatino in collaborazione con l’Istituto di Nazionale Trasfusionale del National Institute of Health di localmente avanzato inoperabile e/o metastatico. Bethesda (USA). Studio policentrico di fase III” procede con relativamente rara come il mesotelioma è oggetto di due studi clinici con l’impiego del pemetrexed (Studio in aperto sulla sicurezza di Alimta (PEMETREXED) come farmaco singolo o in combinazione con Cisplatino o Carboplatino in pazienti con mesotelioma maligno. H3E-MC-JMFL; Trattamento combinato del mesotelioma pleurico in stadio T1-3 N0-2 con chemioterapia pre-operatoria (cisplatino+pemetrexed) pleuropneumonectomia +/- radioterapia) con l’inserimento rispettivamente patologia colorettale avanzata/metastatica in (anche nel fase paziente anziano) è oggetto di diversi studi clinici tutti attivi e che prevedono il confronto tra trattamenti chemioterapici l’integrazione con di nuovi farmaci farmaci biologici quali e/o il cetuximab. In particolare per quanto riguarda lo studio pancreatico l’arruolamento ed al momento sono quasi 200 i pazienti arruolati complessivamente. Lo studio si pone come obiettivo primario quello di confrontare la combinazione Cisplatino + Gemcitabina vs solo Gemcitabina in termini di sopravvivenza globale. Obiettivi secondari sono la determinazione del clinical benefit response, effetti sulla qualita' di vita, tossicità, percentuale di risposte obiettive, tempo alla progressione, andamento dei markers tumorali (CEA, CA 19-9). Il tumore del rene metastatico e il melanoma maligno sono le patologie per le quali la chemio- di 40 e 3 pazienti. La carcinoma (Trieste, nel patologia del S.IT. immunogenetica del Dipartimento di Medicina Una trattamento della Folfox4+Cetuximab in pazienti con carcinoma colorettale avanzato non pretrattati: immunoterapia trova la sua massima applicazione ed i progetti relativi sono entrambi in pieno svolgimento (Immunoterapia vs Immuno- chemioterapia in pazienti con carcinoma renale metastatico. Studio multicentrico randomizzato di fase III; Studio clinico multicentrico randomizzato di fase III con chemio-immunoterapia in pazienti affetti da melanoma metastatico.) con l’inclusione rispettivamente di 68 e 29 pazienti. Gruppo Nell’ambito del settore relativo alla terapia di Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM) è stato supporto-riabilitativa, prosegue, con una seconda inviato abstract all’ASCO 2006, mentre gli studi fase, il progetto relativo al supporto psicologico e “Xelox vs Folfox-4 nel trattamento del carcinoma musicoterapico che ha incontrato un notevole colorettale avanzato non pretrattato: studio di fase gradimento da parte dei pazienti coinvolti al fine di II randomizzato del Gruppo Oncologico dell'Italia favorire Meridionale nel persona attraverso l’espressione dei diversi codici trattamento del carcinoma colorettale avanzato comunicativi ed al patrimonio espressivo della non pretrattato: studio di fase II randomizzato del persona malata. Per quanto riguarda la nutrizione studio multicentrico (GOIM) di e fase Xeliri II vs del Folfiri una armonizzazione globale della 160 LINEA 3 artificiale del paziente oncologico ormai sono oltre CALABRESE 150 pazienti inseriti nello studio relativo per il Coronary artery stenosis following mediastinal quale si è svolto una seminario tenutosi proprio radiation therapy. Case report and review of the nell’Istituto literature. Tumori 91 (4): 369-72, 2005. Oncologico Dipartimento di ed organizzato Oncologia Medica e dal P, OLIVA S, GAGLIONE A: dalla Cattedra di Gastroenterologia del Policlinico di CAPPUZZO F, NOVELLO S, DE MARINIS F, Bari. FRANCIOSI L’attuazione di un protocollo omogeneo di tecnica chirurgica nello svuotamento linfonodale laterocervicale, ha coinvolto 38 pazienti ed ha portato alla definizione di un cut-off minimo di almeno 18 linfonodi affinché lo svuotamento linfonodale possa essere considerato di tipo V, MAUR M, CERIBELLI A, LORUSSO V, BARBIERI F, CASTALDINI L, CRUCITTA E, MARINI L, BARTOLINI S, SCAGLIOTTI GV, CRINO L: Phase II study of gemcitabine plus oxaliplatin as first-line chemotherapy for advanced non-small-cell lung cancer. Br J Cancer 93 (1): 29-34, 2005. radicale. I risultati di questa attività sono stati comunicati nell’ambito di un video-corso su “Tecniche chirurgiche in otorinolaringoiatria” COLUCCI G, GEBBIA V, PAOLETTI G, GIULIANI F, CARUSO M, GEBBIA N, CARTENI G, AGOSTARA B, PEZZELLA G, MANZIONE L, svoltosi a Roma il 21-22 aprile 2005. BORSELLINO N, MISINO A, ROMITO S, DURINI L’utilizzazione di un gel di silicone autoasciugante per la prevenzione delle cicatrici ipertrofiche nelle pazienti mastectomizzate e quadrantectomizzate ha visto l’inserimento di 50 pazienti (25 in trattamento e 25 gruppo controllo). Nelle pazienti trattate con il gel autoasciugante si è osservato a 3 mesi un miglioramento dell’aspetto morfologico degli esiti cicatriziali in modo particolare per quel che riguarda l’ipertrofia, l’iperemia e l’ipersensibilità. E, CORDIO S, DI SERI M, LOPEZ M, MAIELLO E, MONTEMURRO S, CRAMAROSSA A, LORUSSO V, DI BISCEGLIE M, CHIARENZA M, VALERIO MR,GUIDA T, LEONARDI V, PISCONTI S, ROSATI G, CARROZZA F, NETTIS G, VALDESI M, FILIPPELLI G, FORTUNATO S, MANCARELLA Oncologico S, BRUNETTI dell'Italia C; Meridionale: Gruppo Phase III randomized trial of FOLFIRI versus FOLFOX4 in the treatment of advanced colorectal cancer: a multicenter study of the Gruppo Oncologico PRODOTTI SCIENTIFICI BERRUTI A, BITOSSI R, BOTTINI A, GENERALI dell'Italia Meridionale. J Clin Oncol 23 (22): 4866- GORZEGNO D, MILANI G, 75, 2005. M, KATSAROS D, RIGAULT DE LA LONGRAIS IA, COMELLA P, GAMBARDELLA A, FARRIS A, BELLINO MAIORINO R, DONADIO M, ARDINE M, L, NATALE D, MASSIDDA B, BERTETTO O, DANESE S, SAROBBA MG, CASARETTI R, TAFUTO S, LORUSSO V, LEO S: FARRIS A tailored regimen including capecitabine and A, LORUSSO V, DOGLIOTTI L: Paclitaxel, vinorelbine and 5-fluorouracil in breast oxaliplatin cancer metastatic colorectal carcinoma Southern Italy patients pretreated with adjuvant anthracyclines. Br J Cancer 92 (4): 634-38, 2005. for treating elderly patients with Cooperative Oncology Group trial 0108. Crit Rev Oncol Hematol 53 (2): 133-39, 2005. 161 LINEA 3 COMELLA P, MASSIDDA B, FILIPPELLI G, S, FERRAU F, LAURIA R, PAGLIARULO C, PALMERI S, NATALE D, FARRIS A, DE VITA F, PETRELLA BUZZI L, BIANCO AR; GOCSI Cooperative Group: A MANCARELLA S, LEO S, LORUSSO V, DE randomised factorial trial of sequential doxorubicin LUCIA L, ROSELLI M: Oxaliplatin plus high-dose and CMF vs CMF and chemotherapy alone vs folinic chemotherapy F, TAFUTO acid and S, MAIORINO 5-fluorouracil i.v. bolus G, LIMITE G, followed COSTANZO by goserelin R, plus (OXAFAFU) versus irinotecan plus high-dose tamoxifen as adjuvant treatment of node-positive folinic acid and 5-fluorouracil i.v. bolus (IRIFAFU) breast cancer. Br J Cancer 92 (3): 467-74, 2005. in patients with metastatic colorectal carcinoma: a Southern Italy Cooperative Oncology Group FABI A, FERRETTI G, PAPALDO P, SALESI, N CICCARESE M, LORUSSO V, CARLINI P, phase III trial. Ann Oncol 16 (6): 878-86, 2005. CARPINO A, MOTTOLESE M, CIANCIULLI AM, COMELLA P, NATALE D, FARRIS A, GIANNARELLI D, SPERDUTI I, FELICI A, GAMBARDELLA A, MAIORINO L, MASSIDDA B, COGNETTI F: Pegylated liposomal doxorubicin in CASARETTI R, TAFUTO S, LORUSSO V, LEO S, combination with gemcitabine: a phase II study in CANNONE M: Capecitabine plus oxaliplatin for anthracycline-naive and anthracycline pretreated the first-line treatment of elderly patients with metastatic metastatic colorectal carcinoma: final results of Chemother Pharmacol 2005; Sep 15: 1-9 (Epub the Southern Italy Cooperative Oncology Group ahead of print) breast cancer patients. Cancer Trial 0108. Cancer 104 (2): 282-89, 2005. GALETTA D, GIOTTA F, ROSATI G, GEBBIA V, DE CEGLIE A, GATTESCHI B, BLANCHI S, MANZIONE L, DI BISCEGLIE M, BORSELLINO SCOTTO CONIO M: N, COLUCCI G: Carboplatin in combination with treated by raltitrexed in recurrent and metastatic head and endoscopic mucosal resection. A case report and neck squamous cell carcinoma: A multicentre review of the literature. Dig Dis Sci 50 (10): 1875- phase II study of the Gruppo Oncologico dell'Italia 79, 2005. Meridionale (G.O.I.M.). Anticancer Res 25 (6C): Esophageal DE F, PELLECCHIA granular cell LENA M, RAMLAU LORUSSO V, WAGNER A, tumor R, L, HANSEN O, BARNI S, 4445-9, 2005. CRISTOVAO MM, HUBER R, ALBEROLA V, GIULIANI MITROVIC M, COLIN C, GASMI J: Phase II trial BATTAGLIA C, GEBBIA V, DI BISCEGLIE M, of oral vinorelbine in combination with cisplatin VINCIARELLI G, GEBBIA N, COLUCCI G; followed by consolidation therapy with Gruppo oral vinorelbine in advanced NSCLC. Lung Cancer 48 F, MOLICA Oncologico S, dell’Italia MAIELLO E, Meridionale (G.O.I.M.): Am J Clin Oncol 28 (6): 581-5, 2005. (1): 129-35, 2005. GRIDELLI C, ROSSI A, GALETTA D, MAIONE P, DE PLACIDO S, DE LAURENTIIS M, DE LENA FERRARA C, GUERRIERO C, DEL GAIZO F, M, LORUSSO V, PARADISO A, D'APRILE M, NICOLELLA D, COLANTUONI G, GEBBIA V, PISTILLUCCI G, FARRIS A, SAROBBA MG, COLUCCI G: Italian clinical research in non-small- PALAZZO S, MANZIONE L, ADAMO V, PALMERI 162 LINEA 3 cell lung cancer. Ann Oncol 16 (suppl. 4): iv110- SILVESTRIS N, COLUCCI G: Topotecan plus iv115, 2005. ifosfamide in patients with platinum refractory advanced/metastatic non-small cell lung cancer: a HOWELL A, CUZICK J, BAUM M, BUZDAR A, phase II study. Oncol Rep 14 (6): 1547-51, 2005. DOWSETT M, FORBES JF, HOCTIN-BOES G, HOUGHTON J, LOCKER GY, TOBIAS JS, ATAC LORUSSO V, SILVESTRIS N: Systemic Trialists' Group (DE LENA M, SCHITTULLI F): chemotherapy for patients with advanced and Results of the ATAC (Arimidex, Tamoxifen, Alone metastatic bladder cancer: current status and or in Combination) trial after completion of 5 years' future directions. 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Clin Colorectal Cancer 5 (3): 20310, 2005. COVA D, LORUSSO V, D’APRILE M, SILVESTRIS N: Principi per un uso razionale dei 164 LINEA 3 doxorubicina liposomiale non pegilata con la Programma attività 2006 ciclofosfamide al fine di valutare l’attività e la La linea di ricerca n° 3, include protocolli di ric erca tossicità in prima linea metastatica di tali schemi corrente volti ad individuare nuovi approcci terapeutici terapeutici in campo medico e la valutazione di terapeutico della doxorubicina liposomiale non trattamenti integrati sistemici e loco-regionali. pegilata. L’approccio multidisciplinare tra le varie specialità Il progetto n° 2 è uno studio prospettico di fase I I a (oncologia, ormai due stadi secondo Simon che si propone di diventato uno standard nel trattamento di un valutare non solo l’efficacia terapeutica, ma il numero reale impatto sulla qualità di vita di uno schema radioterapia, sempre neoplastiche più chirurgia) vasto consentendo di di è patologie ottenere una terapeutico sulla base del comprendente miglior mitomicina indice C + migliore identificazione di gruppi ad alto rischio in vinorelbina quale trattamento di salvataggio in cui la terapia adiuvante o neoadiuvante è pazienti con carcinoma mammario avanzato già sicuramente indicata, individuando sottogruppi di trattate con antracicline e taxani. Il progetto n° 3 è pazienti candidabili a terapie loco-regionale e rivolto alle pazienti anziane (età > 70 anni) che riducendo nel contempo gli effetti collaterali a rappresentano circa il 30% della casistica dei lungo termine. tumori mammari. In tali pazienti infatti gli obiettivi Le migliori conoscenze in campo biologico e della terapia devono essere il prolungamento l’acquisizione di nuovi fattori di tipo prognostico e della sopravvivenza, il controllo dei sintomi e il predittivo, consentono inoltre l’impiego di farmaci mantenimento di una buona qualità di vita. La rivolti verso un particolare sottogruppo di pazienti doxorubicina liposomiale pegilata consiste in una al fine di effettuare terapie mirate; in particolare le formulazione liposomiale in cui la doxorubicina cosiddette terapie biologiche mirate a specifici cloridrata è incapsulata in liposomi sulla cui target molecolari rivestono un ruolo sempre più di superficie primo piano in campo onco-ematologico trovando metossipolietilenglicole (MPEG) che impedisce il applicazione riconoscimento dei liposomi da parte del sistema come singola opzione o in fosfolipidica è mononucleolare legato il associazione ai trattamenti chemioterapici già in fagocitario aumentandone il uso. tempo di circolazione nel sangue. Inoltre a dosi cumulative superiori a 450 mg/m2 e fino a > 600 Aree di attività mg/m2 non vi è un aumento di rischio di cardiotossicità. Il progetto n° 4 è sempre rivolto a 1) Nuovi approcci farmacologici per trattamenti pazienti anziani (età > 70 anni) ma affetti da adiuvanti, neoadiuvanti e della fase metastatica. melanoma metastatico ai quali verrà somministrato un trattamento chemioterapico in Risultano inseriti in questa area di attività 7 monoterapia progetti: i primi 3 riguardano il trattamento del combinazione tra carboplatino e dacarbazina. Gli carcinoma mammario avanzato. Lo studio 1 obiettivi dello studio sono valutazione della confronta doxorubicina progressione libera da malattia a 3 e 12 mesi, la liposomiale non pegilata con la formulazione orale sopravvivenza globale a 12 e 24 mesi, la della valutazione l’associazione vinorelbina rispetto della alla associazione con dei fotemustina giorni di versus una ospedalizzazione 165 LINEA 3 dall’inizio del trattamento, la valutazione dei cerebrali farmaci aggiunti trattamento o nella carcinoma del polmone, non dall’inizio del suscettibili di trattamento chirurgico radicale. Il domiciliare, la progetto n° 9 propone un approccio integrato di sospesi terapia da valutazione della tolleranza al trattamento in cura rapporto comorbidità. partecipazione ed il coinvolgimento sinergico Passando alla patologia colorettale metastatica dell’equipe (medici oncologi, caposala, personale vanno segnalati ben tre studi di fase II. Lo studio infermieristico, n° 5 si propone di verificare l’attività e la tossi cità mediante un efficace modello logistico-operativo di uno schema di trattamento che impiega di musicoterapica, in particolare da applicare a l’associazione alle del paziente oncologico consultorio attraverso la psiconcologico) il bevacizumab, pazienti sottoposti a trattamento chemioterapico farmaco biologico inibitore del VEGFr, che con FOLFOX e FOLFIRI per il controllo della FOLFIRI con attraverso una riduzione della vascolarizzazione nausea del tumore e una riduzione della permeabilità immaginativa sarà somministrata in sedute della vascolare, può favorire il rilascio di chemioterapici durata di 90 minuti durante i due giorni di a chemioterapia livello tumorale. e del vomito. La a musicoterapia più riprese. Il progetto n° 6 è uno studio di fase II che impieg a Il progetto n° 10 comprende il trattamento l’associazione tra oxaliplatino e la capecitabina. fotodinamico nei tumori avanzati del cavo orale, Quest’ultima è una fluoropirimidina orale che ha mediante la somministrazione nel circolo ematico mostrato al di un chemioantiblastico, quale la temoporfina che fluorofolato con un migliore profilo di tossicità. per svolgere la sua attività deve essere attivata L’ultimo progetto afferente a questa area è uno dopo 4 giorni. Tale attivazione si produce studio randomizzato di confronto tra lo schema illuminando completamente la sede del tumore XELOX da solo o in associazione al cetuximab, con un laser a diodi mediante fibre a spot unico o nuovo farmaco biologico diretto contro l’EGFr. multispot. La luce laser veicolata dal chirurgo ORL Obiettivi una illumina completamente il tumore attivando il randomizzazione 1:2, saranno quelli di valutare la farmaco che si è localizzato a livello della lesione percentuale neoplastica. una dello di efficacia studio, risposte sovrapponibile che prevede obiettive, la durata mediana della risposta, il tempo mediano alla Gli ultimi due progetti di questa area (11-12) progressione, la durata della prevedono rispettivamente l’infusione antiblastica sopravvivenza, la tollerabilità trattamenti isolata d’arto in pazienti affetti da melanoma o mediana dei sarcoma non operabile e la chemioterapia intra- proposti. arteriosa epatica con fotemustina in pazienti affetti 2) Valutazione dei trattamenti integrati sistemici e da metastasi epatiche da melanoma. Nel primo loco-regionali. caso si prevede l’inserimento di cateteri arteriosi o In questa area risultano inseriti 5 progetti. Il progetto n° 8 intende valutare l’attività e la tollerabilità dell’associazione cisplatino + fotemustina in contemporanea con la radioterapia in pazienti non precedentemente irradiati a livello cranico e l’associazione cisplatino e fotemustina in pazienti già irradiati affetti da metastasi venosi nell’arto interessato mediante tecnica Seldinger standard ed il sangue subisce successivamente e ripetutamente un passaggio tra circolo venoso ed arterioso, utilizzando un sistema riscaldato mediante immersione in acqua con temperatura tra 41° C e 42° C. Il secondo progetto invece prevede il posizionamento di un 166 LINEA 3 Porth intra-arterioso epatico per via angiografica. Questa area di ricerca comprende 3 progetti. Il progetto n° 15 valuterà il trattamento con 3) Sviluppo di trattamenti mirati su basi biologiche. Elettroporator di lesioni cutanee e sottocutanee da In tale area della linea di ricerca annoveriamo il tumori solidi. L’elettroporazione è un fenomeno progetto n° 13 che ha come obiettivo principale fisiologico quello mediante brevi ed intensi impulsi elettrici che di verificare l’efficacia del vaccino indotto da un campo magnetico una provocano cambiamenti risposta immunitaria e clinica in pazienti affetti da membrana cellulare, tumori di origine epiteliale in fase avanzata MUC- permeabilità tanto da permettere a grandi e 1 positivi. Saranno arruolati infatti 50 pazienti piccole molecole, quali i farmaci o gli acidi affetti da carcinoma mammario, carcinoma del nucleici, di entrare nel citoplasma. Questa tecnica polmone quindi liposomiale Theratope non nel determinare microcitoma, carcinoma della è in grado strutturali della accrescendone di potenziare la l’attività prostata metastatici, già trattati con terapie antitumorale di un chemioterapico che può così standard. L’espressione dell’antigene tumorale raggiungere MUC-1 sarà valutata su pezzo tumorale mediante della cellula tumorale e di conseguenza espletare immunoistochimica usando l’anticorpo H23 su la sezioni La in paraffina e la schedula di elevate propria intrinseca attività viene eseguita tecnica somministrazione del vaccino prevede nella prima apparecchiatura fase conforme una singola ciclofosfamide dose che intravenosa è un di agente concentrazioni alla denominata normativa all’interno antitumorale. con Cliniporator 93/42/EEC apparecchiature una per le mediche. immunomodulante, 3 giorni prima dell’iniezione Il progetto n° 16 si propone di valutare l’utilizzo di del un vaccino. Successivamente si procederà bisturi ad ultrasuoni nel campo della all’immunizzazione sottocutanea con Theratope ginecologia oncologica con l’obiettivo di ottenere per 8 settimane. una concreta riduzione dei costi e dei tempi valutare l’efficacia operatori. L’ UltraCision è un bisturi ad ultrasuoni biologica di un protocollo di vaccinoterapia per il ovvero un sistema che utilizza onde sonore con trattamento di pazienti affetti da carcinoma renale frequenza superiore a quelle udibili dall’orecchio e la umano in grado di annullare i rischi connessi alla standardizzazione della produzione di un vaccino elettrochirurgia. Si tratta di uno strumento sicuro costituito da cellule dendritiche autologhe (di in quanto non comporta utilizzo di energia derivazione monocitaria CD14+) mature, pulsate elettrica, con un lisato di linea cellulare o in alternativa (nei L’ultimo progetto della linea di ricerca si propone pazienti negativi al test di immunogenicità per la di verificare l’efficacia e la bassa incidenza di linea cellulare) con lisato di tumore autologo, in complicanze nel trattamento degli adenomi tossici grado di promuovere l’attivazione e l’espansione della tiroide attraverso la PEI (alcolizzazione dei cellule T specifiche contro cellule tumorali percutanea ecoguidata) in pazienti non suscettibili renali. La raccolta avverrà preferibilmente da di trattamento chirurgico per problemi di natura aferesi anestesiologica o che rifiutano di sottoporsi ad Il un progetto periodo n°14 melanoma di di intende metastatico sangue mediante periferico. ma solo di energia meccanica. intervento, ottenendo l’equilibrio metabolico della 4) Sviluppo e validazione di trattamenti mini- funzione tiroidea senza il ricorso a terapia medica invasivi con farmaci tireostatici. 167 LINEA 3 Progetto 56 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE MYOCET IN ASSOCIAZIONE A NAVELBINA ORALE O CICLOFOSFAMIDE NEL TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA DEL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO. STUDIO MULTICENTRICO, RANDOMIZZATO DI FASE II Lorusso Vito (U.O. di Oncologia Medica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Andrea Misino, Francesco Giotta, Massimo Lopez (Oncologia Medica, IRE – Roma), Salvatore Del Prete (Oncologia Medica – Frattamaggiore), Maria Teresa Valerio (Oncologia Medica, Università , Palermo), Gianfranco Filippelli (Oncologia Medica, Paola) Laboratorio di Analisi e Servizio di Cardiologia dell’Istituto Oncologico di Bari U. O. di Farmacia 2006 24 mesi Myocet, navelbina, ciclofosfamide, carcinoma mammario metastatico 140 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Pur trattandosi di una neoplasia chemio-sensibile, con una incidenza di risposte tra il 45% e il 70%, il carcinoma metastatico della mammella (CMM) rimane una malattia non guaribile, e il ruolo svolto dalla chemioterapia sistemica è ancora palliativo. Negli ultimi venti anni l’incidenza di risultati terapeutici positivi ha segnato un plateau, e pertanto la necessità di nuovi regimi chemioterapici in grado di massimizzare l’efficacia clinica e al tempo stesso di limitare la tossicità ha indotto i ricercatori a trovare nuove strategie. La doxorubicina, che è in grado di indurre una frequenza globale di risposte del 40% quando è impiegata in monoterapia, viene comunemente considerata uno dei chemioterapici maggiormente attivi nel trattamento del CMM. Pertanto, la doxorubicina è stata largamente utilizzata nei regimi chemioterapici di combinazione convenzionali, che sono un importante strumento nel trattamento del carcinoma mammario recidivato e/o metastatico. Tuttavia, la doxorubicina è associata a significativi effetti collaterali, quali mielosoppressione e danno cardiaco dovuto alla dose cumulativa del farmaco. Il danno cardiaco costituisce una tossicità che potenzialmente mette in pericolo la vita ed è dose-limitante. Nell’ultimo decennio sono stati compiuti numerosi tentativi di migliorare l’indice terapeutico della doxorubicina. Rispetto a quest’ultima, il Myocet, una doxorubicina liposomiale non pegilata, ha un profilo di tossicità più favorevole, in quanto in dosi equivalenti alla doxorubicina convenzionale si associa ad un’ identica efficacia clinica, ma ad una cardiotossicità e ad una mielosoppressione minori. Infatti, il Myocet presenta una emivita significativamente più lunga e una particolare distribuzione tessutale, con una elevata concentrazione del farmaco attivo a livello del tumore. Il confronto tra doxorubicina convenzionale e doxorubicina liposomiale, entrambe utilizzate in associazione a ciclofosfamide, ha confermato il migliore profilo di tollerabilità della seconda associazione. Un altro farmaco particolarmente attivo nel trattamento del carcinoma mammario metastatico è la 5’noranidrovinblastina o vinorelbina (VNR) che è stata impiegata con successo, grazie alla sua significativa attività clinica e al buon profilo di tossicità, nel trattamento del CMM, anche in pazienti precedentemente trattate con antracicline. La VNR è stata anche impiegata in associazione con la doxorubicina, con l’epirubicina e col mitoxantrone, quale terapia di prima linea del CMM, evidenziando una risposta globale (parziale + completa) variabile tra il 49% e il 77%. Recentemente, è stata introdotta nella pratica clinica la formulazione orale della Vinorelbina che ha dimostrato di essere ben tollerata e di avere la stessa efficacia della formulazione endovena. Di conseguenza, al fine di identificare un nuovo regime dotato di bassa tossicità e buona efficacia clinica, sembra razionale confrontare uno schema standard rappresentato da Myocet e ciclofosfamide versus la combinazione Myocet e VNR orale. Ref. Bibliografiche essenziali Swenson CE, Bolcsak LE; Batist G et al. Pharmacokinetics of doxorubicin administered i.v. as Myocet (TLC D-99; liposome-encapsulated doxorubicin citrate) compared with conventional doxorubicin when given in combination with cyclophosphamide in patients with metastatic breast cancer. Anticancer Drugs. 2003 Mar;14(3):239-46. Harris L, Batist G, Belt R et al. Liposome-encapsulated doxorubicin compared with conventional doxorubicin in a randomized multicenter trial as first-line therapy of metastatic breast carcinoma. Cancer. 168 LINEA 3 2002 Jan 1;94(1):25-36. Sparano JA, Winer EP. Liposomal anthracyclines for breast cancer. Semin Oncol. 2001 Aug;28(4 Suppl 12):32-40. Review. Shapiro CL, Ervin T, Welles L et al. 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I previsti criteri di inclusione sono: carcinoma mammario metastatico dimostrato istologicamente; lesioni misurabili secondo i criteri WHO e localizzate al di fuori dei campi di una precedente irradiazione; età compresa tra 18 e 75 anni; Performance status ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) 0-1; aspettativa di vita ≥ tre mesi; esame emocromocitometrico e test ematochimici nei limiti della norma; frazione d’eiezione del ventricolo sinistro (FEVS) misurata con metodo ecocardiografico > 50 %. I criteri di esclusione sono: un interessamento clinicamente dimostrabile del SNC; una storia di cardiopatia pre-esistente determinata da segni clinici d’insufficienza cardiaca e/o di coronaropatia; presenza d’ipertrofia ventricolare sinistra; un grave versamento pleurico, ascite, e lesioni blastiche ossee quale unica sede della malattia sono considerati tutti criteri d’esclusione; una precedente chemioterapia adiuvante, anche con regimi comprendenti antracicline o antrachinonici, viene ammessa; sono permesse anche le terapie ormonali, che devono però essere interrotte da almeno 4 settimane prima della partecipazione allo studio. 2 2 Schema di trattamento: braccio A: Myocet 60 mg/m + ciclofosfamide 600 mg/m ogni tre settimane; 2 2 2 braccio B: Myocet 50 mg/m i.v. giorno 1 + Vinorelbina 25 mg/m i.v. giorno 1 e 60 mg/m p.o. giorno 8 ogni 3 settimane. Ciascun paziente in caso di malattia stabile o in presenza di una risposta importante (parziale o completa) riceverà fino a 6 cicli di terapia. Il trattamento verrà interrotto qualora si raggiunga una risposta completa. Se dopo 6 cicli si registra una risposta parziale, si potranno somministrare altri 2 cicli. Ogni ulteriore trattamento è a discrezione dello sperimentatore. I pazienti saranno rimossi dallo studio in caso di progressione della malattia, di cardiotossicità, di tossicità inaccettabile, decisione del medico o del paziente. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Questo studio consentirà di individuare un nuovo schema terapeutico utile nel trattamento di pazienti affette da carcinoma mammario metastatico. L’obiettivo di questo studio è di valutare l’efficacia e la tollerabilità dell’associazione di Myocet con ciclofosfamide o Navelbina, in termini di risposte oggettive secondo criteri WHO. 169 LINEA 3 Progetto 57 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE MITOMICINA C E CAPECITABINA QUALE TERAPIA DI SALVATAGGIO NEL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO Francesco Giotta (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Maurizio Di Bisceglie, Emanuele Naglieri 2006 24 mesi Mitomicina C - Capecitabina – Carcinoma mammario avanzato 16 (primo step)- 43 (seconda fase) DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il tumore mammario metastatico è oggi considerato una malattia a carattere cronico, dove è realistica la necessità di un algoritmo terapeutico con una sequenza ottimale di trattamenti al fine di ottenere la massima palliazione ed il massimo allungamento del tempo alla progressione e della sopravvivenza con la minima tossicità possibile. La capecitabina è una nuova fluoropirimidina orale precursore del 5-fluorouracile che assorbita come molecola inerte ed intatta può essere enzimaticamente attivata dalla timidina fosforilasi in 5-FUin sede intratumorale. Essa si è dimostrata attiva ed efficace nel trattamento del carcinoma colorettale e del carcinoma mammario avanzato sia come agente singolo che in combinazione con altri chemioterapici. La mitomicina C è un antibiotico antitumorale che agisce con un meccanismo di alchilazione del DNA; quale agente singolo è in grado di ottenere circa un 25% di risposte obiettive e in associazione alla capecitabina è stato impiegato nei tumori del colon-retto refrattari all’oxaliplatino, nei tumori dello stomaco e in quelli del distretto cervico-cefalico. Scopo dello studio è quello di valutare un’associazione chemioterapica in pazienti con carcinoma mammario in progressione dopo trattamenti comprendenti taxani e antracicline, in grado di assicurare un buon indice terapeutico e che possa essere utilizzata in regime ambulatoriale. Un aspetto non trascurabile dei trattamenti di seconda e terza linea è quello della tossicità dei farmaci 1) Baur M, Kienzer H, Desantis M et al.: Effective salvage therapy with Carboplatin/Mitomycin C in metastatic breast cancer. Onkolgie 2002;25:249-254. 2) De PlacidoS, LauriaR, PerroneF et al: Vinorelbine + Mitomycin C as second line treatment of metastatic breast cancer; a two stage phase II study. Oncology 2000; 58:8-14. 3) O’Shaughnessy J: Clinical experience with capecitabine in metastatic breast cancer. Eur J Cancer 2002; 38 S: 10-8. ATTIVITA’ PREVISTE Saranno incluse pazienti con carcinoma mammario istologicamente accertato, età 18-75 anni, stato di validità (WHO) ≤2, malattia al IV stadio con presenza di almeno una lesione misurabile unidimensionalmente, eventuale precedente ormonoterapia adiuvante o in malattia avanzata con progressione documentata, eventuale precedente RT includente non oltre il 30% dello scheletro contenente midollo osseo e terminata da almeno 4 settimane, adeguata funzionalità midollare (GB≥ 4.000/mm3, neutrofili ≥ 2.000/mm3; piastrine ≥ 100.000/mm3), epatica (bilirubina ≤ 1.5mg%), renale (creatininemia ≤1.2mg%) Obiettivo principale dello studio è la valutazione del tempo mediano alla progressione e tossicità dello schema proposto. Obiettivi secondari sono la valutazione del clinical benefit (risposta obiettiva maggiore + stazionarietà di malattia) e la durata dello stesso. Lo schema di trattamento prevede: mitomicina C 10 mg/m2 infusione endovenosa + capecitabina 1500 mg/m2 per os gg 114. I cicli sono ripetuti ogni 4 settimane. Le pazienti in risposta (RC o RP) riceveranno 6 cicli di terapia; potranno essere effettuati ulteriori 2 cicli a discrezione dello sperimentatore. Quelle con malattia stabile (NC) riceveranno non più di 6 cicli di terapia. La valutazione della risposta obiettiva sarà effettuata, ogni 3 cicli, secondo i criteri RECIST (Response Evaluation Criteria In Solid Tumors) La tossicità sarà riportata e graduata secondo i "NCIC-Common Toxicity Criteria” Il tempo alla progressione sarà calcolato dall’inizio del trattamento alla data dell’eventuale progressione.La sopravvivenza globale verrà calcolata dall’inizio del trattamento fino alla morte. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si tratta di uno studio prospettico, di fase II con disegno a due fasi secondo Simon che prevede 16 pazienti (prima fase) e 43 pazienti (seconda fase), durante il quale sarà valutata la qualità di vita delle pazienti impiegando il questionario EORTC Q-30. 170 LINEA 3 Progetto 58 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE TRATTAMENTO DEL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO NELLA PAZIENTE ANZIANA (> 70 ANNI) CON DOXORUBICINA LIPOSOMIALE PEGILATA Francesco Giotta (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Vito Lorusso, Evaristo Maiello (U.O. Oncologia medica - San Giovanni Rotondo), Massimo Lopez (U.O. Oncologia Medica IRE-Roma), Salvatore Del Prete (Osp. Frattamaggiore), Nicola Gebbia (U.O. Oncologia Medica – Università Palermo). 2006 24 mesi Doxorubicina liposomiale pegilata - Carcinoma nell’anziana 16 (primo step)- 43 (seconda fase) DESCRIZIONE DEL PROGETTO mammario avanzato Attualmente circa il 50% dei casi di tumore mammario riguarda donne di età > 65 anni e più del 30% si verifica in donne di età superiore ai 70 anni. Oltre al tasso di incidenza anche quello di mortalità si innalza sensibilmente con l’età. I dati a nostra disposizione riguardo l’utilizzo della chemioterapia nelle pazienti anziane sono scarsi poiché raramente esse sono state arruolate in studi clinici.Gli obiettivi della terapia, trattandosi di pazienti metastatiche devono essere il prolungamento della sopravvivenza, il controllo dei sintomi e il mantenimento di una buona qualità di vita. Le antracicline costituiscono la categoria di antiblastici più ampiamente utilizzata nel trattamento del carcinoma mammario sia in monoterapia che in associazione ad altri farmaci. Uno degli effetti avversi più significativi dell’impiego delle antracicline è rappresentato della cardiotossicità correlata ai livelli di picco plasmatico con meccanismi che, tra l’altro, coinvolgerebbero la formazione di radicali liberi. La doxorubicina liposomiale pegilata (Caelix) consiste in una formulazione liposomiale in cui la doxorubicina cloridrata è incapsulata in liposomi sulla cui superficie fosfolipidica è legato il metossipolietilen glicole (MPEG); tale processo impedisce il riconoscimento dei liposomi da parte del sistema fagocitario mononucleolare aumentandone il tempo di circolazione nel 2 sangue. In uno studio di fase III di Wigler 50 mg/m di Caelix si sono dimostrati significativamente meno cardiotossici di 60 mg/m2 di doxorubicina tradizionale. A dosi cumulative superiori a 450 mg/m2 fino a >600 mg/m2, non vi è aumento di rischio e tale vantaggio rimane significativo nei diversi sottogruppi di pazienti con fattori di rischio per cardiotossicità. Pertanto sulla base di tali dati e dell’esistenza di uno studio internazionale attualmente in corso di terapia adiuvante nella pazienti anziane (“CASA”), si propone tale studio di fase II con lo scopo di verificare efficacia e attività dell’impiego di doxorubicina liposomiale pegilata quale terapia di 1^ linea nelle pazienti anziane affette da carcinoma mammario metastatico. 1) Alberts DS, Garcia DJ: Safety aspects of pegylated liposomal doxorubicin in patients with cancer. Drugs 1997, 54 (Suppl. 4):30. 2) Wigler N, O’Brien M, Rosso R et al.: Reduced cardiac toxicity and comparable efficacy in phase III trial of pegylated liposomal doxorubicin versus doxorubicinforfirst line treatment of metastatic breast cancer. Proc ASCO 2002, Abst 177. ATTIVITA’ PREVISTE Saranno incluse pazienti con carcinoma mammario istologicamente accertato, età >70 anni, stato di validità (WHO) ≤2, malattia al IV stadio con presenza di almeno una lesione misurabile unidimensionalmente, eventuale precedente ormonoterapia adiuvante o in malattia avanzata con progressione documentata, eventuale precedente RT includente non oltre il 30% dello scheletro contenente midollo osseo e terminata da almeno 4 settimane, adeguata funzionalità midollare (GB≥ 4.000/mm3, neutrofili ≥ 2.000/mm3; piastrine ≥ 100.000/mm3), epatica (bilirubina ≤ 1.5mg%), renale (creatininemia ≤1.2mg%) Obiettivo principale dello studio è la valutazione del tempo mediano alla progressione e tossicità dello schema proposto. Obiettivi secondari sono la valutazione del clinical benefit (risposta obiettiva maggiore + stazionarietà di malattia) e la durata dello stesso. 2 Lo schema di trattamento prevede:doxorubicina liposomiale pegilata 20 mg/m da somministrare ogni 2 settimane. Nelle pazienti in risposta (RC o RP) dopo 8 cicli di terapia; potranno essere effettuati ulteriori 4 cicli a discrezione dello sperimentatore. Quelle con malattia stabile (NC) riceveranno non più di 6 cicli di terapia. La valutazione della risposta obiettiva sarà effettuata, ogni 4 cicli, secondo i criteri RECIST (Response 171 LINEA 3 Evaluation Criteria In Solid Tumors) La tossicità sarà riportata e graduata secondo i "NCIC-Common Toxicity Criteria” Il tempo alla progressione sarà calcolato dall’inizio del trattamento alla data dell’eventuale progressione.La sopravvivenza globale verrà calcolata dall’inizio del trattamento fino alla morte. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si tratta di uno studio prospettico, di fase II con disegno a due fasi secondo Simon che prevede 16 pazienti (prima fase) e 43 pazienti (seconda fase), durante il quale sarà valutata la qualità di vita delle pazienti impiegando il questionario EORTC Q-30. Progetto 59 – Area 1 TITOLO RESPONSABIL RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE STUDIO DI FASE II RANDOMIZZATO NEI PAZIENTI AFFETTI DA MELANOMA METASTATICO CON ETÀ MAGGIORE DI 70 ANNI Michele Guida (U.O. di Oncologia Medica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Agnese Latorre, Andrea Misino, Luciana Caporusso, Vito Lorusso U.O. di Oncologia di Padova, Pisa, Forlì 2006 24 mesi Melanoma, anziani 10 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Circa il 20% dei melanomi viene diagnosticato in soggetti con età superiore di 70 anni. La mortalità per melanoma nei pazienti australiani con età da 80 a 84 anni è 10 volte maggiore di quella dei soggetti di 4044 anni ( 48,16 vs 4,92) e il 50 % dei decessi dovuti al melanoma si verifica in pazienti con più di 50 anni, anche se questo gruppo rappresenta il 12-14 % dell’intera popolazione affetta. Le cause di ciò sono molteplici e si è comunque osservata una maggiore incidenza di lesioni superiori ai 3 mm , nodulari e localizzate al dorso, evidenziando quindi anche l’incidenza di fattori biologici, oltre che forse una minor consapevolezza o una maggior difficoltà ad effettuare una diagnosi precoce. L’età è stata spesso riportata come fattore prognostico indipendente, ma non è stata studiata la sua influenza nella malattia avanzata, e poco o nulla si sa sulla responsività e sulla tolleranza al trattamento medico in rapporto all'età e alle comorbidità spesso presenti nella popolazione anziana. Considerato l’invecchiamento della popolazione italiana e nord-occidentale in genere, e la possibilità di utilizzare strumenti di valutazione multidimensionale specifici per la popolazione anziana, diventa di notevole interesse medico, sociale e scientifico, raccogliere dati prospettici sullo stato funzionale e sulle comorbidità’ correlandoli all’ utilità e alla tolleranza al trattamento medico in pazienti anziani affetti da melanoma. Tale correlazione diventa ancora più importante in tale patologia, considerando l’assenza di valutazioni specifiche di utilità del trattamento chemioterapico nei pazienti anziani con melanoma metastatico. 1. Giles G, Armstrong BK, Burton RC, et al. Has mortality from melanoma stopped rising in Australia? Analysis of trends between 1931 and 1994. BMJ 1996; 312: 1121-1125. 2. Hersey P, Sillar R, Howe CG, et.al., Factors related to the presentation of patients with thick primary melanomas. Med J Aust 1991; 154: 583-587 3. Hanrahan PF, Hersey P, D’Este C. Factors involved in presentation of older people with thick melanoma. Med J Aust 1998; 169: 410-414. 4. Nieboer P, Mulder NH, Van Der Graaf WT, et al.:.Dacarbazine DTIC and carboplatin as an outpatient treatment for disseminated malignant melanoma. Anticancer Res. 2001;21:3115-6. 5. Agarwala SS, Ferri W, Gooding W, Kirkwood JM.A phase III randomized trial of dacarbazine and carboplatin with and without tamoxifen in the treatment of patients with metastatic melanoma. Anticancer Res. 2001;21;3115-6. 6. Middleton MR, Grob JJ, Aaronson N, et al: Randomized phase III study of temozolomide versus dacarbazine in the treatment of patients with advanced metastatic malignat melanoma. J Clin Oncol 18: 158-166,2000 7. Ridolfi R, Chiariom-Sileni V, Guida M, et al.: Cisplatin, dacarbazine with and without subcutaneous interleukin-2 and interferon alpha-2b in advanced melanoma outpatient.: results from an Italian multicenter phase III study. J Clin Oncol 20: 1600-1607,2002 172 LINEA 3 1. Agarwala SS, Ferri W, Gooding W, Kirkwood JM. A phase III randomized trial of dacarbazine and carboplatin with and without tamoxifen in the tretament of patients with metastatic melanoma. Cancer 85: 1979-1984,1999 2. Nieboer P, Mulder NH, Van Der Graaf WT, et al: Dacrabazine DTIC and carboplatin as an outpatient treatment for disseminated malignant melanoma. Anticancer Res 4B.3115-6, 2001 3. Avril MF, Aamdal S, Grob JJ, et al: Fotemustine compared with dacarbazine in patients with disseminated malignant melanoma: a phase III study J Clin Oncol 22: 1118-1125,2004 ATTIVITA’ PREVISTE Studio di fase II a due step con randomizzazione aperta 1:1. Previsione di arruolamento e trattamento in regime di Day Hospital di 10 pazienti/anno fino a 60 pazienti totali in caso di completamento al primo step e 128 pazienti totali in caso di completamento al secondo step. Selezione dei pazienti: tutti i pazienti con conferma istologica o citologica di metastasi da melanoma, non trattabili chirurgicamente, ed in fase evolutiva, età > 70 anni, spettanza di vita > di mesi, PS ≤ 2, funzionalità renale ed epatica compatibili con l’esecuzione della chemioterapia, presenza di malattia misurabile, possibilità di fornire un consenso informato scritto. Esclusione dei pazienti già trattati per le metastasi con terapia sistemica, che presentano altre neoplasie, affetti da metastasi cerebrali sintomatiche ed interferenti con la possibilità di trattamento. Trattamento: Braccio A: Fotemustina 100 mg/mq giorno 1 ogni 21 giorni Braccio B: Carboplatino AUC 3 e Deticene 800 mg/mq giorno 1 ogni 21 giorni Durata del trattamento: Max di 8 cicli, con possibilità di prosecuzione oltre per pazienti con buona tolleranza e con malattia che continua a rispondere RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Valutare l’attività (in termini di tasso di risposte) e tossicità dell’associazione di carboplatino e DTIC e contemporaneamente della fotemustina come trattamento di prima linea in pazienti di >70 aa affetti da melanoma metastatico non operabile, in rapporto alla classe geriatrica di appartenenza. Obiettivi secondari: valutare la PFS a 3 e 12 mesi e la OS a 12 e 24 mesi dei pazienti; valutare i giorni di ospedalizzazione dall’inizio trattamento.; Valutare i farmaci aggiunti o sospesi dall’inizio trattamento nella terapia domiciliare; Valutare la tolleranza al trattamento in rapporto alle comorbidità e alla classe di appartenenza.. 173 LINEA 3 Progetto 60 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE BEVACIZUMAB (AVASTIN) + FOLFIRI NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA COLORETTALE AVANZATO. STUDIO MULTICENTRICO DI FASE II Giusesppe. Colucci (U.O di Oncologia Medica Sperimentale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari F. Giuliani, E. Maiello, (U.O. Oncologia Medica - San Giovanni Rotondo), M. Lopez, (IRE – Roma), R. Mattioli (Ospedale Civile – Fano) 2006 12 mesi Irinotecan, Bevacizumab, ca colorettale avanzato 64 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nel trattamento di prima linea del carcinoma colorettale, l’aggiunta al fluorouracile folinico potenziato dell’Irinotecan (schema Douillard) o dell’ Oxaliplatino (schema Folfox-4) determina risultati sovrapponibili sia in termini di attivita’ che di efficacia (Colucci et al. JCO 2005, 23: 4866-4875). Negli ultimi anni l’aggiunta dei farmaci biologici (inibitori dell’EGFR, inibitori del VEGFR) sembra poter migliorare i risultati finora conseguiti. In particolare, il trattamento con Bevacizumab, iperespresso in molte neoplasie maligne, attraverso una riduzione della vascolarizzazione del tumore e una riduzione della permeabilita’ vascolare che puo’ favorire il rilascio dei chemioterapici a livello tumorale, rappresenta un’ottima opzione terapeutica. In uno studio randomizzato di fase II, l’aggiunta del Bevacizumab al fluorouracile folinico potenziato somministrato in bolo, ha migliorato in maniera statisticamente significativa rispetto al solo fluorofolato, la sopravvivenza libera da progressione (9.2 vs 5.5 mesi, p=0.0002) con un forte trend anche sulla sopravvivenza globale (16.6 vs 12.9 mesi) (Kabbinavar et al. JCO 2005, 23: 3697-3705). In uno studio di fase III l’aggiunta del Bevacizumab alla combinazione di Irinotecan + fluorouracile folinico potenziato somministrato in bolo (regime IFL), ha migliorato rispetto al braccio con sola chemioterapia, sia la sopravvivenza libera da progressione (10.6 vs 6.2 mesi, p<0.001) che la sopravvivenza globale (20.3 vs 15.6 mesi, p<0.001) (Hurwiz et al. NEJM 2004, 350, 2335-2342). Sulla scorta di tali dati abbiamo pianificato uno studio per valutare l’ attivita’ e la tollerabilita’ dell’associazione Bevacizumab + Folfiri (schema Douillard) nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma colorettale avanzato non pretrattati. ATTIVITA’ PREVISTE In questi studio saranno arruolati pazienti con diagnosi istologica di carcinoma colorettale, con malattia avanzata misurabile, non pretrattati, di età compresa tra 18 e 75 anni, con performance status > 70 (scala di Karnofsky), con adeguata funzonalita’ epatica, renale e midollare, con aspettativa di vita > 3 mesi e che abbiano fornito il consenso informato scritto. Saranno esclusi i pazienti con diabete di tipo II da almeno 20 anni, quelli affetti da malattie cardiovascolari o cerebrovascolari in trattamento, quelli con pregresso infarto acuto documentato del miocardio, quelli affetti da ipertensione arteriosa non controllata o con storia di coagulopatia o in trattamento con anticoagulanti, agenti trombolitici o aspirina. La terapia sarà somministrata secondo il seguente schema: Bevacizumab 5 mg/Kg d 1 Irinotecan 180 mg/mq in 500 cc soluzione fisiologica in 90’ d1 Acido folinico 100 mg/mq in 500 cc fisiologica d 1-2 Fluorouracile 400 mg/mq in bolo d 1-2 Fluorouracile 600 mg/mq in infusione di 22 ore d 1-2 I cicli saranno ripetuti ogni 2 settimane. La valutazione della risposta sarà effettuata secondo i criteri Recist ogni 4 cicli. La terapia sarà continuata fino a progressione o a tossicità non accettabile. La tossicità sarà valutata secondo i criteri NCI. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Lo studio si propone di valutare attraverso l’analisi dei risultati relativi a 64 pazienti da arruolare: a) la percentuale di risposte obiettiva; b) la durata mediana della risposta; c) il tempo mediano alla progressione; d) la durata mediana della sopravvivenza; e) la tollerabilità del trattamento. 174 LINEA 3 Progetto 61-Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE CAPECITABINA + OXALIPLATINO (XELOX) NEL TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA DEL CARCINOMA COLORETTALE AVANZATO. STUDIO MULTICENTRICO DI FASE II Giuseppe Colucci (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Francesco Giuliani, E. Maiello, (U.O. di San Giovanni Rotondo), M. Lopez, (IRE – Roma), Dr. R. Mattioli (Ospedale Civile – Fano) ed altri centri afferenti al GOIM 2006 12 mesi Capecitabina, Oxaliplatino, ca colorettale avanzato 64 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Le associazioni dell'Irinotecan o dell'Oxaliplatino con il fluorouracile modulato dall' acido folinico (schema Douillard, schema Folfox-4) rappresentano lo standard nel trattamento del carcinoma colorettale. L'introduzione nella pratica clinica delle fluoropirimidine orali ha ampliato le possibilita' di trattamento di tale neoplasia consentendo peraltro di superare costi e disagi legati all'impianto di un accesso venoso centrale. In particolare la Capecitabina ha mostrato una efficacia sovrapponibile al fluorofolato con un migliore profilo di tossicita' (van Cutsem et al. Br. J. Cancer 2004, 90: 1190-1197) e si è rivelata attiva sia quando impiegata in combinazione con l'Irinotecan che con l'Oxaliplatino. In quest'ultimo caso diverse esperienze indicano che tale combinazione ha un profilo di efficacia e di sicurezza sovrapponibile a quella degli schemi che utilizzano il fluorouracile in infusione (Cassidy et al. JCO 2004, 22: 2084-2091). L'associazione di Oxaliplatino e Capecitabina ha mostrato di essere attiva sia in prima linea che in seconda linea di trattamento con modalità di somministrazione della fluropirimidina variabili dai 7 ai 14 giorni ogni 3 o 4 settimane (Scheitauer et al JCO 2003,21: 1307-1312). Infine una recente segnalazione indica la possibilità di somministrare i due farmaci ogni 2 settimane (Athanasiadis et al GI Symposium 2005). Sulla scorta di tali dati abbiamo deciso di intraprendere uno studio che utilizzi la combinazine tra questi due farmaci con modalità di somministrazione bisettimanale. ATTIVITA’ PREVISTE In questi studio saranno arruolati pazienti con diagnosi istologica o citologica di carcinoma colorettale con malattia avanzata misurabile non pretrattata, con età compresa tra i 18 e 75 anni, con performance status > 70 (scala di Karnofsky), con adeguata funzionalità epatica, renale, e midollare, con aspettativa di vita > 3 mesi e che abbiano fornito il consenso informato scritto. La terapia sara' somministrata secondo il seguente schema: Oxaliplatino 100 mg/mq in 500 cc soluzione fisiologica in 90' d 1 Capecitabina 2000 mg/mq in due somministrazioni giornaliere per 7 giorni I cicli saranno ripetuti ogni 2 settimane. La valutazione della risposta sarà effettuata secondo i criteri Recist ogni 4 cicli. La terapia sarà continuata fino a progressione o a tossicità non accettabile. La tossicità sarà valutata secondo i criteri NCI. Lo studio multicentrico di fase II si propone di valutare: k) la percentuale di risposte obiettiva; l) la durata mediana della risposta; m) il tempo mediano alla progressione; n) la durata mediana della sopravvivenza; o) la tollerabilita' del trattamento E' previsto l'arruolamento di 64 pazienti. 175 LINEA 3 Progetto 62-Area 1 TITOLO CAPECITABINA + OXALIPLATINO (XELOX) + CETUXIMAB NEL TRATTAMENTO DI SECONDA LINEA DEL CARCINOMA COLORETTALE AVANZATO. STUDIO MULTICENTRICO DI FASE II. RESPONSABILE Giuseppe Colucci (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari) RICERCATORI ASSOCIATI Francesco Giuliani, Dr. E. Maiello (U.O. Ospedale San Giovanni Rotondo), M. Lopez, (U.O. IRE – Roma), R. Mattioli (U.O. Ospedale Civile – Fano) ed altri centri afferenti al GOIM ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 12 mesi PAROLE CHIAVE Capecitabina, Oxaliplatino, Cetuximab, ca colorettale avanzato N. PZ DA INCLUDERE 111 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Le associazioni dell’Irinotecan o dell’Oxaliplatino con il fluorouracile modulato dall’ acido folinico (schema Douillard, schema Folfox-4) rappresentano lo standard nel trattamento del carcinoma colorettale. I due schemi si sono dimostrati infatti equivalenti sia in termini di attivita’ che di efficacia (Colucci et al. JCO 2005, 23: 4866-4875) ed appare evidente che le sopravvivenze sono migliori nei pazienti che ricevono tutti e tre i farmaci comunque somministrati. L’introduzione nella pratica clinica delle fluoropirimidine orali ha ampliato le possibilita’ di trattamento di tale neoplasia consentendo peraltro di superare costi e disagi legati all’impianto di un accesso venoso centrale. In particolare la Capecitabina ha mostrato una efficacia sovrapponibile al fluorofolato con un migliore profilo di tossicita’ (van Cutsem et al. Br. J. Cancer 2004, 90: 1190-1197) e si è rivelata attiva sia quando impiegata in combinazione con l’Irinotecan che con l’Oxaliplatino. In quest’ultimo caso diverse esperienze indicano che tale combinazione ha un profilo di efficacia e di sicurezza sovrapponibile a quella degli schemi che utilizzano il fluorouracile in infusione (Cassidy et al. JCO 2004, 22: 2084-2091). Il recente utilizzo dei farmaci biologici (inibitori dell’EGFR, inibitori del VEGFR) ha ulteriormente aumentato l’armamentario terapeutico disponibile. In particolare il Cetuximab ha mostrato di essere attivo sia quando impiegato da solo, sia quando utilizzato in associazione all’Irinotecan nei pazienti resistenti all’Irinotecan stesso (Cunningham et al. NEJM 351: 337-345). Dati recenti sembrano indicare inoltre una attivita’ particolarmente elevata quando utilizzato in prima linea in combinazione con l’Oxaliplatino (Tabernero et al., Proc. ASCO 2004, 23: 3512; Colucci et al., Proc. ASCO 2006 in press). Infine in uno studio di fase II, l’ associazione di Cetuximab + Oxaliplatino + Capecitabina ha ottenuto in 40 pazienti pretrattati il 20% di risposte obiettive con un controllo di malattia del 47.5% (Souglakos et al. ASCO GI 2006, 235). Sulla scorta di tali dati abbiamo intrapreso uno studio randomizzato di fase II per valutare l’attivita’ e la tollerabilita’ di Xelox + Cetuximab nel trattamento di seconda linea di pazienti con carcinoma colorettale. ATTIVITA’ PREVISTE In questi studio saranno arruolati pazienti con diagnosi istologica o citologica di carcinoma colorettale con espressione di EGFR, con malattia avanzata misurabile, che abbiano ricevuto una prima linea di trattamento non comprendente Oxaliplatino o Cetuximab, di eta’ compresa tra 18 e 75 anni, con performance status > 70 (scala di Karnofsky), con adeguata funzonalita’ epatica, renale e midollare, con aspettativa di vita > 3 mesi e che abbiano fornito il consenso informato scritto. La terapia sara’ somministrata secondo il seguente schema: Cetuximab 400 mg/mq prima settimana, quindi 250 mg/mq settimanali Oxaliplatino 130 mg/mq in 500 cc soluzione fisiologica in 90’ d1 Capecitabina 1500 mg/mq in due somministrazioni giornaliere per 14 giorni I cicli saranno ripetuti ogni 3 settimane. La valutazione della risposta sarà effettuata secondo i criteri Recist ogni 4 cicli. La terapia sarà continuata fino a progressione o a tossicità non accettabile. La tossicità sarà valutata secondo i criteri NCI. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si tratta di uno studio di fase II con randomizzazione 1:2 che si propone di valutare: a) la percentuale di risposte obiettiva; b) la durata mediana della risposta; c) il tempo mediano alla progressione; d) la durata mediana della sopravvivenza; e) la tollerabilita’ del trattamento E’ previsto l’arruolamento di 111 pazienti. 176 LINEA 3 Progetto 63-Area 2 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE CISPLATINO + FOTEMUSTINE VERSUS CISPLATINO + VINORELBINA NEL TRATTAMENTO DELLE METASTASI CEREBRALI DA CARCINOMA DEL POLMONE (NON SMALL CELL LUNG CANCER). STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE II Giuseppe Colucci, (U.O.Oncologia Medica Sperimentale ( Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Domenico Galetta, Artur Timurian, Vito Lorusso, Vittorio Gebbia (U.O. di Oncologia c/o Ospedale. La Maddalena Palermo), Filippo De Marinis (U.O. Ospedale Forlanini ROMA), Cesare Gridelli (U.O. di Oncologia Medica c/o Ospedale Avellino U.O. Radioterapia 2006 24 mesi Metastasi cerebrali, chemioterapia, fotemustina 100 DESCRIZIONE DEL PROGETTO II carcinoma polmonare rappresenta la prima causa di morte per cancro nel mondo e la sua incidenza è in costante aumento. La sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi è pari al 13%, sostanzialmente immodificata nel corso degli ultimi decenni. Oltre il 75% dei tumori polmonari primitivi è rappresentato dai carcinomi non a piccole cellule (squamoso, adenocarcinoma, a grandi cellule, brochioloalveolare) che, nella maggior parte dei casi si presenta alla diagnosi in forma localmente avanzata o metastatica. Le metastasi cerebrali rappresentano una tra le più frequenti sedi di secondarietà per questa patologia e ne condizionano pesantemente la prognosi Nell'ultimo decennio il ruolo della chemioterapia in questa neoplasie è profondamente cambiato. Il ruolo della chemioterapia (CT) nel trattamento dei pazienti con metastasi cerebrali non è stato ancora definito chiaramente. A pochi pazienti è stata effettuata CT quale elemento principale di terapia per le metastasi cerebrali e, inoltre, l'assunto che la barriera ematoencefalica impedisca il passaggio dei farmaci nel sistema nervoso centrale ha scoraggiato studi di questo genere. La radioterapia rappresenta il trattamento standard dei pazienti con NSCLC e la chemioterapia è l’elemento da sperimentare. La chemioterapia standard dei pazienti con neoplasia polmonare è una chemioterapia di associazione a due farmaci, uno dei quali contenente platino. Il Muphoran supera agevolmente la barriera ematoencefalica e potrebbe migliorarne la risposta e la diffusibilità OBIETTIVI DELLO STUDIO Primario:Valutare l’attività e la tollerabilità dell’associazione di cisplatino e fotemustina in trattamento contemporaneo con radioterapia in pazienti non precedentemente irradiati a livello cranico e dell’assocIazione di platino e fotemustina in pazienti già irradiati, affetti da NSCLC con metastasi cerebrali non suscettibili di trattamento chirurgico radicale. Secondario Valutare il tempo alla progressione, la durata della risposta e la sopravvivenza. ATTIVITA’ PREVISTE DISEGNO DELLO STUDIO Questo è uno studio multicentrico, di fase II randomizzato in pazienti affetti da metastasi cerebrali da NSCLC non suscettibili di terapia locoregionale definitiva I pazienti verranno trattati con 2 cicli di chemioterapia di induzione consistente in un rapporto di randomizzazione 1:2 tra una chemioterapia standard a 2 farmaci (Cisplatino 80 mg/mq d1 e Vinorelbine 25 mg/mq o Gemcitabina 1000 mg/mq d1,8 da effettuarsi ogni tre settimane) ed una chemioterapia di associazione tra Cisplatino e Fotemustina. 2 - Fotemustine 80 mg/m giorni 1,8 2 - Cisplatino 80 mg/ m giorno 1 Schema da ripetersi ogni 3 settimane Durante il trattamento radioterapico le dosi somministrate saranno ridotte secondo il seguente dosaggio : 2 - Fotemustine 60 mg/m giorni 1,8 2 - Cisplatino 40 mg/ m giorno 1 Dopo 2 cicli di chemioterapia viene effettuata una rivalutazione clinico strumentale ed i pazienti effettuano il previsto trattamento radioterapico. Ad un mese dalla conclusione della radioterapia viene effettuata una nuova rivalutazione ed i pazienti non in progressione continuano sino al raggiungimento di 6 cicli complessivi. 177 LINEA 3 Nel corso dello studio saranno altresì somministrati questionari validati sulla qualità di vita (Barthel ADL Index) allo scopo di verificare l’impatto di tale strategia terapeutica sulla qualità di vita . La durata programmata dell’arruolamento è di 12 mesi La durata dell’intero studio ( periodo di arruolamento + periodo di trattamento + periodo di follow up) è di 24 mesi RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Valutare l’attività e la tollerabilità dell’associazione di cisplatino e fotemustina in trattamento contemporaneo con radioterapia in pazienti non precedentemente irradiati a livello cranico e dell’associazione di platino e fotemustina in pazienti già irradiati, affetti da NSCLC con metastasi cerebrali non suscettibili di trattamento chirurgico radicale. Tale studio da considerare nell’ottica di stabilire una linea comune di trattamento per tali pazienti da pubblicare come lavoro in extenso su rivista internazionale 1. Pujol JL, Monnier A, Berille J et al: Phaase II study of nitrosurea fotemustine as single drug chemotherapy in poor prognosis non small cell lung cance. Br J Cancer 1994, 69: 1136-1140. 2. Riviere A, Le Cesne A, Berille J, et al: Cisplatin fotemustine combination in inoperable non small cell lung cancer; preliminary report of a French multicenter phase II trial. Eur J Cancer 1994, 30A 587-590. 3. Cotto C, Berille J, Souquet PJ et al: A phase II trial of fotemustine and cisplatin in central nervous system metastases from non small cell lung cancer. Eur J Cancer 1996, 32A, 69-71 Progetto 64-Area 2 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE VALUTAZIONE DEL TRATTAMENTO INTEGRATO TERAPIA ANTIEMETICA + MUSICOTERAPIA IMMAGINATIVA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TERAPIA CON FOLFIRI O FOLFOX. Giuseppe Colucci (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale) Istituto “Giovanni Paolo II”, Bari Fulvia Lagattolla Di Bisceglie Maurizio, Francesco Giuliani Domenico Galetta Marisa Longo 2006 24 mesi Nausea e vomito /musicoterapia durante la chemioterapia/ distrazione e rilassamento 100 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La chemioterapia consiste nella somministrazione di farmaci citotossici, cioè capaci di uccidere le cellule. Questa attività è diretta soprattutto verso le cellule tumorali, ma è inevitabile che il suo effetto si faccia sentire anche sulle altre cellule che si riproducono, come per esempio quelle del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine).Per questo la chemioterapia comporta inevitabilmente una serie di effetti collaterali, legati al meccanismo d’azione. Per cercare di ottenere il migliore rapporto efficacia/tossicità spesso si somministrano più farmaci in associazione anziché un solo farmaco a dosi più alte. Con risultati eccellenti, nel corso degli ultimi dieci anni,sono state messe a punto, numerose tecniche di intervento (approccio psicologico di tipo cognitivo-comportamentale) per far fronte agli aspetti psicologici degli effetti collaterali della chemioterapia.In particolare sono state utilizzate tecniche di rilassamento muscolare progressivo, ipnosi, desensibilizzazione sistematica e bio-feedback. La nausea ed il vomito rappresentano due effetti collaterali “gestibili” dal punto di vista farmacologico con l’adeguata terapia antiemetica nella maggior parte dei casi; in alcuni schemi di trattamento tuttavia l’utilizzo di antiemetici non risulta ancora sufficiente e il grado di tossicita’ che si osserva e’ ancora molto elevato, come puo’ accadere in pazienti trattati con Irinotecan o Oxaliplatino.Si distinguono due tipi di nausa:la nausea pervasiva si verifica anche al di fuori dell’ambiente clinico; la nausea specifica che è presente prevalentemente in ospedale. Per far fronte al disagio che il paziente ospedalizzato vive durante i trattamenti chemioterapici, accanto alla pratica medica e ai tradizionali approcci psicologici di cui sopra, si affiancano le terapie complementari in modo sempre più crescente. L’obiettivo è di gestire specifici sintomi quali agitazione, ansia, dolore, nausea, insonnia e di potenziare l’efficacia delle terapie tradizionali.Tra le terapie complementari, la musicoterapia gode di numerose e documentate sperimentazioni controllate con successo a livello mondiale. La musicoterapia utilizza intenzionalmente le proprietà e le potenzialità insite nella musica aventi un impatto percettivo, sia fisico che emotivo sull’uomo. Inoltre, l’azione reciproca di musica e relazione che si instaura tra paziente e terapeuta, mira a fornire supporto psicologico, complementare ad altre misure nella gestione 178 LINEA 3 del sintomo e della cura. Nell’ambito della gestione degli effetti collaterali, la musica è utilizzata da un professionista specializzato con il paziente o con il gruppo di pazienti con l’obiettivo di indurre un rilassamento con l’ausilio di musica registrata o prodotta al momento utilizzando oggetti sonori, voce, strumenti musicali tradizionali o specifici ( strumentario musicoterapico di Orff). Per il controllo e la gestione degli effetti collaterali ai trattamenti chemioterapici, la musicoterapia è scelta come intervento perché promuove il rilassamento senza un’eccessiva concentrazione da parte del paziente. Ciò è molto significativo soprattutto per i pazienti che vivono l’insieme dei sintomi da fatigue che ne compromettono lo stato energetico (Ezzone S., & altri, Music as an Adjunct to Antiemetic Therapy Oncology Nursing Forum).La musicoterapia immaginativa è una delle numerose metodologie musicoterapeutiche, ed associa l’utilizzo delle immagini mentali individuate quali rassicuranti e significative per il paziente che, vengono esplorate e restituite al paziente in trattamento, con l’ausilio di musica prodotta al momento e ascoltata. L’intervento è personalizzato. Un efficace modello logistico - operativo di musicoterapia è stato già sperimentato all’interno del Dipartimento di Oncologia Medica e Sperimentale nel periodo 2003/2004. Il progetto corrente è in continuità con uno studio già effettuato che ha visto il raggiungimento dei risultati attesi, mostrando un decremento dei livelli di ansia di stato nel paziente sottoposto a chemioterapia, un cambiamento positivo dell’umore ed un gradimento generale dell’esperienza. I primi risultati raggiunti costituiscono uno stimolo ad utilizzare la musicoterapia nella cura del malato oncologico come strumento di contenimento degli effetti collaterali dei farmaci chemioterapici attraverso uno studio specifico controllato che si va proponendo. ( Lagattolla F., Fallacara A.,Giuliani F., Colucci G. ( 2004 ).La musicoterapia nella relazione con il paziente oncologico Atti VII Congresso Nazionale G.O.I.M L’evoluzione della terapia dei Tumori ). Poiché si propone un approccio integrato di cura al paziente oncologico, il progetto si realizza attraverso la partecipazione e il coinvolgimento sinergico dell’equipe : medici oncologici, caposala e personale infermieristico, consultorio psiconcologico, insieme alla musicoterapeuta. Bibliografia - Alridge D. (1996). La musicoterapia nella ricerca e nella pratica medica. Ismez Editore. - Bagnus P. ( 2002) . Prima che venga notte, la musicoterapica con pazienti oncologici in fase avanzata di malattia. Gianni Iuculano editore - Bruscia K. (1991) .Casi Clinici di Musicoterapia. Ismez Editore. - Dend G, Cassileth R, Yeung S.,( 2004). Complementary Therapies for Cancer – Related Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429. - Esch. T.,Guarna M., Bianchi E., Zhu W., Stefano G.B., ( 2004) Commonalities in the central nervosu system’s involvement with complemntary medical therapies: limbic morphinergic process. MedSciMonit, 10(6):MS6-17. - Ezzone S., Baker C., Rosselet R., Terepk E. (1998) Music as an Adjunct to Antiemetic Therapy Oncology Nursing Forum oct,25(9):1557-6 - Guerra Lisi S. ( 1997) Musicoterapia nella Globalità dei Linguaggi. Fuori Thema. - Lane, D. (1992). Music therapy: A gift beyond measure. Oncology Nursing Forum, 19 (6), 863-867. - O’Brien, E. K. (1999a). Cancer patients’ evaluation of a music therapy program in a public adult hospital. In R. R. Pratt & D. E. Grocke (Eds.), MusicMedicine 3: MusicMedicine and music therapy: Expanding Horizons (pp. 285-300). Victoria, Australia: The University of Melbourne. - Porchet-Munro, S. (1988). Music therapy in support of cancer patients. Recent Results in Cancer Research, 108, 289-294. - Scardovelli M., Ghiozzi R. (2003) La musica nel passaggio luminoso: musicoterapia con malati terminali. Ed.Borla - Smith M, Casey L ( 2001) Music as a therapeutic intervention fro anxiety in patients receveing readiation therpy.In Oncology Nursing Forum, 38(1):51-65 - Vickers, A.J. & Cassileth, B.R. (2001). Unconventional therapies for cancer and cancer- related symptoms. The Lancet Oncology, 2, 226-232. ATTIVITA’ PREVISTE Tipologia dello Studio: Terapeutico con Randomizzazione semplice controllata. Saranno inclusi nel progetto 100 pazienti con neoplasia trattata con fluorouracile folinico potenziato (secondo schema de Gramont) - associato a Irinotecan o Oxaliplatino, e randomizzati in 2 braccia 1. Braccio A: antiemetico protocollo chemioterapico + musicoterapia immaginativa 2. Braccio B : solo antiemetico con protocollo chemioterapico. I pazienti del primo braccio saranno seguiti per 8-12 cicli di chemioterapia. Criteri di inclusione: - Pazienti in trattamento chemioterapico di prima o seconda linea - Età: compresa tra 18 e 75 anni - Consenso informato 179 LINEA 3 - Aspettativa di vita > 3mesi - Assenza di deficit uditivi - Assenza di disordini psichiatrici. La musicoterapia immaginativa sarà somministrata, in sedute della durata di 90 minuti, ai pazienti del Braccio A durante i due giorni di chemioterapia, in più riprese: a distanza di 8 ore e a distanza di 16 ore per le 48 ore di infusione, secondo il seguente schema: ore 9.00 del I giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa ore 17.00 del I giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa ore 9.00 del II giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa ore 17.00 del II giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa I pazienti del braccio sperimentale saranno seguiti per 8-12 cicli di chemioterapia. Strumenti di Valutazione: per monitorare i cambiamenti della percezione di nausea e vomito durante le 48 ore di infusione, saranno utilizzate le Scale Analogico Visive – e “termometri” visivi e questionari con scale a 5 punti Likert. Per il braccio sperimentale , la somministrazione degli strumenti di valutazione avverrà prima e dopo il trattamento di musicoterapia immaginativa. Gli stessi strumenti verranno somministrati nello stesso orario anche ai pazienti del braccio di controllo. I trattamenti del gruppo sperimentale saranno possibilmente svolti in gruppo. Al termine del trattamento, verrà compilato dal paziente un Questionario di Gradimento dell’iniziativa proposta, in scala Likert con domande a scelta multipla. Le modificazioni dei parametri rilevati saranno indagati statisticamente. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si prevede di includere in questo progetto almeno 100 pazienti, con indagine dei dati raccolti, elaborazione e divulgazione. I risultati prefissi riguardano: - contenimento e diminuzione della percezione della nausea e degli episodi di vomito - benessere psicofisico e gradimento dell’esperienza da parte dei pazienti. 180 LINEA 3 Progetto 65-Area 2 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE LA TERAPIA FOTODINAMICA NEI TUMORI AVANZATI DEL CAVO ORALE Luciano Grammatica (U.O. di Otorinolaringoiatra) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari Giovanni Achille A. Tagliabue (U.O. di ORL Ospedale Perrino -Brindisi), Francesco Aloè U.O. di ORL Ospedale. Perrino -Brindisi U.O. Terapia del Dolore 2006 36 mesi Tumori cavo orale, terapia fotodinamica 20 pazienti DESCRIZIONE DEL PROGETTO I tumori recidivi del distretto testa-collo già trattati con chirurgia e/o radioterapia e/o chemioterapia sono gravati da una prognosi infausta a breve termine al pari di quelli in stadio avanzato in cui non è stato possibile realizzare un’utile terapia utilizzando trattamenti convenzionali. Per la cura di questi malati negli ultimi anni si è andata affermando la possibilità di utilizzare con successo la terapia fotodinamica (PDT) che utilizza una combinazione di luce laser e di un chemioterapico sensibile alla luce. Questa procedura terapeutica che si è indirizzata anche nei confronti dei tumori di competenza Otorinolaringoiatrica ha dimostrato un elevato controllo della malattia neoplastica localmente avanzata con incoraggianti risultati di remissione della malattia. Il trattamento fotodinamico (PDT) prevede la somministrazione nel circolo ematico di un chemioantiblastico, quale la temoporfina, che per svolgere la sua attività deve essere attivata dopo 4 giorni. Tale attivazione si produce illuminando completamente la sede del tumore con un laser a diodi prevedendo un margine periferico prelesionale di illuminazione con luce laser di almeno 0,5 cm. Ciò si può ottenere sia utilizzando fibre a spot unico che fibre multispot. La luce laser veicolata dal chirurgo ORL a breve distanza dalla lesione mediante una fibra ottica che illumina completamente il tumore attiva il farmaco che si è localizzato a livello della lesione neoplastica. Tale procedura risulta però gravata da una elevata fotosensiblità prodotta da questo farmaco. Si rende pertanto necessario ospedalizzare il malato, che deve essere preservato da qualsiasi fonte di luce per alcuni giorni al fine di evitare ustioni di grado elevato. Bibliografia Dilkes MGA, BJ D. The treatment of head and neck cancer with photodynamic therapy: clinical experience. Rev Contemp Pharmacother 1999; 10:47-57. Dougherty TJ, Marcus SL. Photodynamic therapy. Eur J Cancer 1992; 10(42):1734-42. Hopper C. Phptpdymanic therapy: a clinical reality in the treatment of cancer. Lancet Oncol 2000; 1:212-9. Deleyiannis FW, Weymuller Jr EA, Coltrea MD. Quality of life of desease-free survivors of advanced (stage III or IV) oropharyngeal cancer. Head Neck 1997; 19(6):466-73. McDonough EM, Varvares MA, Dunphy FR, Dunleavy T, Dunphy CH, Boyd JH. Changes in quality-of-life scores in a population of patients treated for squamous cell carcinoma of the head and neck. Head neck 1996;18(6):487-93. 181 LINEA 3 ATTIVITA’ PREVISTE Si prevede di inserire nello studio non meno di 20 pazienti affetti da carcinoma squamoso a diverso grado di differenziazione del cavo orale anteriore e della lingua mobile già sottoposti a trattamenti convenzionali di chirurgia-radioterapia-chemioterapia e con ripresa locale di malattia, in cui sia presente una buona accessibilità per il trattamento laser della neoplasia. Questi pazienti saranno sottoposti successivamente alla terapia fotodinamica (PDT) a controlli clinici, endoscopici e fotografici mensilmente per almeno 12 mesi. Contestualmente verrà predisposta una scheda di rilevazione sulla qualità di vita che verrà somministrata ai pazienti periodicamente e successivamente al trattamento fotodinamico in modo da valutare non solo la durata e la persistenza della remissione, ma che contestualmente prevede la rilevazione del miglioramento o della remissione sintomatologia soprattutto riguardo alla odinfagia, disfagia e disfonia. Verranno infine rilevati gli eventi oggettivamente rilevanti in corso di trattamento e quelli soggettivamente più gravosi che hanno caratterizzato il trattamento fotodinamico (PDT). RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Lo studio oltre a valutare l’effetto terapeutico sui malati inseriti nel trial prevede come obiettivo secondario l’analisi della qualità di vita. Progetto 66-Area 2 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE INFUSIONE ANTIBLASTICA ISOLATA D’ARTO IN PAZIENTI AFFETTI DA MELANOMA E SARCOMA NON OPERABILE Cosmo Gadaleta (U.O. di Radiologia Interventistica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari Catino Annamaria, Guida Michele, Lo russo Vito, Ranieri Girolamo, Di Bitonto Pasqualina, Mattioli Vittorio Divisione di Medicina Nucleare Ospedale “Di Venere” Bari Laboratorio Analisi DIPARTIMENTO DI ONCOLOGIA MEDICA 2006 36 mesi Infusione antiblastica intraarteriosa d’arto, melanoma, sarcoma,melphalan, ipertermia 30 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La perfusione isolata d’arto con agenti citotossici è una tecnica efficace ma molto complessa. L’ipertermia al di sopra di 41°C possiede per sé un effetto antineo plastico e l’associazione di essa con alcuni farmaci, segnatamente il Melphalan, si traduce in un vero e proprio sinergismo, che sperimentalmente raggiunge il suo valore massimo a 42°C.. La perfusione isolata d ’arto (PIA) consente, grazie all’isolamento vascolare dell’arto, di somministrare dosi molto maggiori di quelle consentite per via sistemica e che sono oggetto di un piu’ elevato uptake da parte delle cellule tumorali. L’infusione isolata d’arto (IIA) è stata oggetto di studio quale alternativa terapeutica alla tecnica chirurgica (PIA) che richiede una molto più complessa gestione oltre ad essere gravata da maggiore morbidità; il trattamento con IIA rappresenta una opzione più semplice, meno costosa e più tollerabile , mantenendo una efficacia simile alla procedura convenzionale con PIA. Il MELFALAN è il farmaco che, per le sue caratteristiche farmacocinetiche, è il piu’ largamente utilizzato in questo tipo di metodica, ad una concentrazione dieci volte maggiore della dose eventualmente utilizzata per via sistemica; inoltre, l’attività del farmaco aumenta in condizioni di ipossia. Referenze bibliografiche essenziali: 1. Isolated Limb Perfusion in Locally Advanced Cutaneous Melanoma, Carlo Rossi et al. 2. Thompson JF, Gianoutsos MP: Isolated limb perfusion for Melanoma: Effectiveness and toxicity of cisplatin compared with that of melphalan and other drugs. World J Surg 16: 227-233, 1992. 3. Thompson JF, Kam PC, Waugh RC, et al: Isolated limb infusion with cytotoxic agents: A simple alternative to isolated limb perfusion. Semin Surg Oncol 14: 238-247, 1998 4. Hafstrom L, Rudenstam CM, Blomquist E, et al: Regional hyperthermic perfusion with melphalan 182 LINEA 3 after surgery for recurrent malignant melanoma of the extremities. Swedish Melanoma Study Group. J Clin. Oncol 9: 2091-2094, 1991 5. Wieberdink J, Benekhuijsen, Braat RP: Dosimetry in isolated perfusion of the limbs by assessment of perfused tissue and grading of toxic tissue reactions. Eur J Cancer Clin Oncol 18:905-910,1982 ATTIVITA’ PREVISTE CRITERI DI INCLUSIONE: Paziente in buone condizioni generali, con malattia in transit confinata a un arto e che non superi la radice dell’arto. CRITERI DI ESCLUSIONE: Presenza di metastasi a distanza. Presenza di lesioni ripetitive maggiori di 10 e con dimensione del tumore superiore ai 3 cm. PIANO DI TRATTAMENTO: • Il trattamento prevede l’inserimento dei cateteri arterioso e venoso mediante guida metallica nell’arto interessato, previo accesso per cutaneo, all’interno dell’arteria e della vena assiale dell’arto affetto mediante tecnica Seldinger standard. Nel contempo, un laccio emostatico pneumatico viene gonfiato prossimamente. • Il Melphalan, diluito in una soluzione salina eparinizzata di 400 ml pre-riscaldata , viene infuso rapidamente nell’arto isolato per via intraarteriosa , previo gonfiaggio di un laccio emostatico pneumatico intorno all’arto. Il sangue subisce successivamente e ripetutamente un passaggio tra circolo venoso ed arterioso, utilizzando un sistema riscaldato mediante immersione in acqua con temperatura tra 41°C e 420°C. Dopo 20 minuti, l’arto viene sottoposto a lavaggio attraverso il catetere arterioso mediante 500- 1000 ml di soluzione di Hartmann a temperatura ambiente. Il “leakage” (dispersione di farmaco” viene monitorato mediante iniezione di sieroalbumina umana tadiomarcata nel circuito di infusione con rilevazione della radioattività sistemica mediante count detector posizionato in corrispondenza dell’aia cardiaca. .La tossicità del trattamento viene stabilita clinicamente secondo la scala proposta da Wieberdink Punti chiave nella perfusione dell’arto sono rappresentati dalla temperatura, il cui livello ideale da mantenere nel corso dell’infusione dovrebbe oscillare tra 41 e 41.8°C, e dal monitoraggio della disper sione del farmaco (“leakage”), che influenza notevolmente la tossicità sistemica del trattamento. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE La IIA rappresenta un possibile approccio terapeutico per le metastasi in transito da melanoma e sarcomi delle estremità, non avviabili alla chirurgia e confinate ad un arto, tenendo conto che la chemioterapia puo’ determinare una scarsa risposta e l’amputazione non procura un vantaggio in termini di sopravvivenza. - Il fine della tecnica di infusione antiblastica isolata d’arto in ipertermia è quello di favorire il controllo locale della malattia, con preservazione dell’arto. 183 LINEA 3 Progetto 67-Area 2 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE CHEMIOTERAPIA INTRAARTERIOSA EPATICA CON FOTEMUSTINE IN PAZIENTI AFFETTI DA METASTASI EPATICHE DA MELANOMA Catino Annamaria (U.O. Radiologia Interventistica) Istituto “Giovanno Paolo II”, Bari Gadaleta Cosimo, Guida Michele, Lorusso Vito, Ranieri Giuliani, Di Bitonto Pasqualina, Canniello E DIPARTIMENTO DI ONCOLOGIA MEDICA 2006 36 mesi Chemioterapia intraarteriosa epatica, melanoma, metastasi epatiche, fotemustina 30 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Le nitrosuree rappresentano una classe farmacologica particolarmente attiva nei confronti del melanoma. La fotemustina, nitrosurea di terza generazione, ha mostrato notevole efficacia in numerosi studi nel trattamento del melanoma metastatico, in confronto alla Dacarbazina, ed anche nella prevenzione delle metastasi cerebrali. Il profilo farmacocinetico della fotemustina, con il suo alto indice di estrazione epatica, rende questo farmaco candidabile ad un trattamento intraarterioso epatico, anche in eventuale associazione con un trattamento antiblastico sistemico. In particolare, nel trattamento delle metastasi epatiche da melanoma oculare, caratterizzato da un marcato epatotropismo, la somministrazione di Fotemustina per via intraarteriosa epatica ha mostrato risultati molto promettenti, rappresentati da una notevole efficacia terapeutica con ottima tollerabilità. Referenze bibliografiche essenziali: 1) Khayat D, Cour V, Bizzarri JP et al « Fotemustine (S 10036) in the intraarterial treatment of liver metastasis from malignant melanoma » Am J Clin Oncol 14(5):400-404,1991 2)Leyvraz S, Spataro V, Bauer J et al “Treatment of ocular melanoma metastatic to the liver by hepatic arterial chemotherapy” J Clin Oncol 15:2589-2595,1997 3)Leyvraz S, Bosshard W, Salmon R et al “Prolonged survival of patients with liver metastases from ocular melanoma: multicentric experience with fotemustine hepatic arterial infusion” Proc ASCO, 1360,2002 4)Jacquillat C, Khayat D, Banzet P et al « Final report of the French multicenter phase II study of itrosurea fotemustine in 153 evaluable patients with disseminated malignant melanoma including patients with cerebral metastases” Cancer 66:1873-1878,1990 ATTIVITA’ PREVISTE I pazienti eleggibili saranno quelli affetti da metastasi epatiche da melanoma, in assenza di localizzazione extraepatica di malattia, verranno sottoposti ad immunoterapia per via sistemica con alfa-Interferone alla dose di 3 Milioni U.I./die per tre volte la settimana Previo impianto di Port intraarterioso epatico per via angiografica, i pazienti saranno inoltre trattati con infusione intraepatica di fotemustine. Lo schema di trattamento prevede l’uso di fotemustine alla dose di 100 mg/mq mediante infusione di 4 ore, una volta alla settimana per 4 settimane consecutive seguite da una sospensione della durata di 5 settimane; tale ciclo viene seguito da una fase di mantenimento con somministrazione ogni 3 settimane fino a tolleranza o progressione di malattia. sistemica del trattamento. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE L’obiettivo dello studio è di confermare l’efficacia e la tollerabilità di questo schema terapeutico integrato, sistemico e loco-regionale, nel trattamento di pazienti affetti da metastasi epatiche da melanoma. 184 LINEA 3 Progetto 68-Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI VACCINAZIONE CON MUC-1 IN PAZIENTI AFFETTI DA TUMORI SOLIDI. Michele Quaranta (Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari Rosa Divella, Enza Foglia Manzillo, Antonella Daniele, Maria Teresa Venneri, S. DiTardo, Antonio Tufaro, E. Capuano, Dora Casamassima, Michele Guida, Ines Abbate, Angela Labriola ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE MUC-1, Vaccinoterapia, Tumori solidi N. PZ DA INCLUDERE 50 185 LINEA 3 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nel corso della trasformazione neoplastica, le cellule tumorali possono esprimere antigeni tumorali specifici che evocano una risposta immunitaria diretta contro le stesse cellule neoplastiche. Potenzialmente queste cellule possono essere riconosciute ed eliminate sia dalle cellule del sistema immunitario (risposta immunitaria cellulare) sia da fattori solubili presenti nel circolo sanguigno (risposta immunitaria umorale) dell’ospite. Le principali cause responsabili dell’insuccesso del sistema immunitario nel riconoscere e distruggere le cellule tumorali risiedono nel fatto che il tumore per crescere mette in atto un complesso meccanismo per evadere tale sistema. In questi ultimi anni, la ricerca ha prodotto risultati di grande importanza che hanno fatto fare all'immunologia dei tumori un vero e proprio balzo in avanti. Ciò è accaduto grazie a nuove scoperte in campo immunologico e oncologico rese possibili dalla formulazione di nuove ipotesi e dalla disponibilità di tecniche molecolari atte a sperimentarne la validità. I seguenti risultati si possono indicare come conditio sine qua non per i recenti, decisivi progressi nell'immunologia dei tumori: • identificazione dei meccanismi di presentazione degli Ag da parte delle molecole MHC di classe I e classe II, le prime indispensabili per la presentazione di Ag endogeni e le seconde di quelli esogeni rispettivamente ai CTL (linfociti T citotossici) e ai linfociti T helper; • definizione delle funzioni delle varie citochine nella regolazione della risposta immunologica; • definizione molecolare dei primi Ag tumore associati riconosciuti dai linfociti T. Il clonaggio di geni degli Ag dei tumori ha rappresentato la svolta cruciale nell'immunologia dei tumori. Infatti dalle molte ricerche effettuate si è arrivati alla conclusione che esistono nelle cellule dei tumori umani geni normali o mutati che codificano proteine contenenti peptidi riconoscibili in maniera specifica dai linfociti T del paziente. L'importanza della scoperta deriva dal fatto che una risposta specifica e potenzialmente efficace nel determinare la distruzione delle cellule tumorali in vivo può venire, come indicato da tutti gli studi sugli animali e in analogia a quelli sulla risposta anti-virale nell'uomo, soprattutto da una riposta T specifica. Negli ultimi anni la ricerca sui nuovi farmaci antineoplastici ha suscitato grandi speranze ed aspettative per terapie più specifiche e meno tossiche in ambito oncologico. La principale novità nella terapia medica del cancro è rappresentata dal fatto che il DNA e la replicazione cellulare non costituiscono più l’unico possibile bersaglio delle strategie terapeutiche antineoplastiche. Il superamento della chemioterapia potrebbe infatti realizzarsi poiché, con il progredire della caratterizzazione biologica delle neoplasie, i diversi compartimenti e le diverse funzioni della cellula tumorale, come il microambiente tumorale, sono diventati il bersaglio di terapie sempre più specifiche. Le recenti conoscenze sulle proteine antigeniche tumore-specifiche hanno permesso di mettere a punto strategie di vaccinoterapia che hanno maggiori probabilità di successo(1,2). Sono diventati anche praticabili approcci basati sulla terapia cellulare che attualmente prevedono l’impiego di linfociti o cellule dendritiche ingegnerizzate e non. L’immunoterapia del cancro si basa sull’individuazione di antigeni tumore associati (TAA) che sono, rispetto alle cellule sane, maggiormente iper-espressi dalle cellule tumorali. Molti TAA sono “self-antigeni” e quindi riconosciuti come propri dal sistema immunitario come stabilendo così uno stato di tolleranza immunitaria. Un antigene tumore associato che si sta impiegando nella vaccinoterapia dei tumori è la glicoproteina MUC-1 spesso riscontrabile anche nel circolo sanguigno ad alte concentrazioni soprattutto in pazienti con carcinoma mammario allo stadio avanzato e pertanto usata come marcatore tumorale (CA 15-3) durante il follow-up di questi pazienti. MUC-1 è una glicoproteina strutturale dei gel mucosi che sono parte integrante delle difese epiteliali nei riguardi di estreme variazioni di pH, proteasi, tossine, irritazioni meccaniche ed organismi patogeni. Le proprietà protettive delle mucine derivano in parte dal loro alto peso molecolare e dai domini strutturali che contengono estese regioni altamente glicosilate e domini proteici globulari esclusivi. Durante la trasformazione infiammatoria pre-neoplastica e neoplastica, il normale pattern di espressione è sostituito da un’espressione genica aumentata, diminuita o aberrante. In questi ultimi anni si sta sperimentando nella pratica clinica un vaccino per il trattamento dei tumori di origine epiteliale MUC-1 positivi. Recentemente è stato reso disponibile un vaccino di sintesi costituito da MUC-1 in formulazione liposomiale (Theratope) che incorpora una sequenza sintetica lipopeptidica identica alla glicoproteina mucinica MUC-1.(3) Questa formulazione avrebbe la capacità di stimolare una più potente risposta immunitaria specifica verso l’antigene tumore associato MUC-1. L’obiettivo di questo studio è quello di verificare l’efficacia del vaccino liposomiale Theratope nel determinare una riposta immunitaria e clinica in pazienti affetti da tumore di origine epiteliale in fase avanzata, MUC-1 positivi. Bibliografia: 1) Scholl S., Squiban P., Bizouarne N., Baudin M., Acres B. Metastatic Breast tumour Regression Following Treatment by a Gene-Modivied Vaccinia Virus Expressing MUC-1 and IL-2. Journal of Biomedicine and Biotechnology, 3(2003): 194-201, 2003. 2)Liu M., A. Bruce, Balloul J-M, Bizouarne N., Squiban P. Gene-based vaccines and immunotherapeutics. PNAS, vol. 101 (S2): 14567-14571, 2004. 3) L.A. Holmberg, B.M. Sandmaier. Vaccination with Theratope (STn-KLH) as t for breast cancer. Expert Review of Vaccines. December 2004, Vol. 3, N° 6:655-663. 186 LINEA 3 ATTIVITA’ PREVISTE Saranno arruolati, previo consenso informato, 50 pazienti affetti da carcinoma mammario, carcinoma del polmone non microcitoma e carcinoma della prostata metastatici e MUC-1 positivi, già trattati con terapie standard. l’espressione dell’antigene tumorale muc-1 sarà valutata su pezzo tumorale mediante immunoistochimica usando l’anticorpo h23 su sezioni in paraffina. per ciascun paziente nella settimana precedente il trattamento ed a intervalli di tempo durante la vaccinoterapia, oltre ai comuni esami ematologici di routine, saranno valutati parametri ematici che comprendono i livelli sierici di ca 15-3, cea, psa, i livelli di immunoglobuline totali, e la determinazione dei subsets linfocitari La schedula di somministrazione del vaccino prevede nella prima fase una singola dose intravenosa di ciclophosphamide (300 mg/mq) che è un agente immunomodulatore, 3 giorni prima dell’iniezione del vaccino. Successivamente si procederà alla immunizzazione sottocutanea con Theratope per un periodo di 8 settimane. Il trattamento con Theratope seguirà ad intervalli di 6 settimane. Al basale saranno valutati prima e durante la vaccinoterapia i livelli di anticorpi IgG-IgM MUC-1 specifici con metodica ELISA su micropiastra coattata con il peptide MUC-1 alla dose di 0,1 ng/pozzetto. Sarà valutata su plasma la produzione di citochine quali VEGF, M-CSF, TNF-b, IL-6 e IL-10 con metodica ELISA. La valutazione immunologica in citometria a flusso dei subsets linfocitari di sangue periferico sarà effettuata prima del trattamento con il vaccino e dopo ogni ciclo di somministrazione. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Il risultato che si intende conseguire da questo studio è quello di testare l’efficacia del vaccino Theratope in termini di risposta immunologica e di risposta clinica in pazienti affetti da carcinoma della mammella, polmone e prostata metastatici Progetto 69-Area 3 TITOLO VACCINOTERAPIA CON CELLULE DENDRITICHE AUTOLOGHE PULSATE CON LISATO DI TUMORE AUTOLOGO PER IL TRATTAMENTO DI PAZIENTI AFFETTI DA MELANOMA E CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE METASTATICO RESPONSABILE Michele Guida, (U.O. di Oncologia Medica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari RICERCATORI ASSOCIATI Dora Casamassima, Vito Lorusso SERVIZI O LAB INTERNI Laboratorio di Analisi, Settore Immunologia COINVOLTI ANNO DI INIZIO 2006 DURATA PAROLE CHIAVE SOGGETTI COFINANZIATORI AUTORIZZAZIONE COMITATO ETICO N. PZ DA INCLUDERE 24 mesi Vaccinoterapia, cellule dendritiche, melanoma, carcinoma renale Ministro della salute si 10 187 LINEA 3 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il trattamento del melanoma e del carcinoma renale a cellule chiare (MRCC) metastatici è a tutt’oggi controverso. I più moderni approcci terapeutici prevedono l’integrazione dell’immunoterapia con la chemioterapia. Poiché solo una piccola parte dei pazienti risponde ai trattamenti disponibili, una serie di nuovi approcci si stanno sperimentando. Uno dei più promettenti è costituito dalla vaccinoterapia. In questi ultimi anni è stato evidenziato il ruolo cruciale delle cellule dentritiche (DC) nella modulazione della risposta immune antineoplastica dell’ ospite. Le DC sono cellule mononucleate, classificabili come cellule presentanti l’antigene (APC), in grado di determinare attivazione di linfociti T naive contro la neoplasia. Numerosi autori hanno dimostrato che le DC mature coltivate ed “istruite” opportunamente in vitro, possono ripristinare l’avvio di meccanismi immunitari antineoplastici e determinare protezione contro successive inoculazioni di cellule tumorali o rigetto tumorale. Anche i primi risultati sull’uomo si sono dimostrati promettenti. Tuttavia molti sono gli aspetti ancora da chiarire: raccolta delle CD, tipologia di coltura, maturazione, conservazione, modalità di pulsing, valutazione della vitalità prima e dopo scongelamento, modalità e timing di somministrazione. (Thomas R, J Immunol, 1990; Grabbe S, Immunol Today, 1995). La possibilità di generare DC da cellule monolitiche Hsu FJ, Nat Med, 1996 (Srivastava PK, Current Opin Immun, 1994; Suzue K, Proc Nat Acad Sc,1997 ATTIVITA’ PREVISTE Il progetto prevede il reclutamento nel protocollo di 10 pazienti affetti da MM da trattare con DC caricate con lisato proteico derivante dal tumore autologo (tumore primitivo già opportunamente conservato al momento dell’intervento chirurgico o, in alternativa, exeresi di metastasi). I principali obiettivi biologici del presente progetto sono rappresentati da: • sviluppo e valutazione della efficacia biologica di un protocollo di vaccinoterapia per il trattamento di pazienti affetti da mrcc; • standardizzazione della produzione di un vaccino costituito da cellule dendritiche autologhe (di derivazione monocitaria CD14+) mature, pulsate con lisato di linea cellulare o in alternativa (nei pazienti negativi al test di immunogenicità per la linea cellulare), con lisato di tumore autologo, in grado di promuovere l’attivazione e l’espansione di cellule T specifiche contro cellule tumorali renali. • Caratterizzazione fenotipica valutazione immuno-biologica in vitro della efficacia del vaccino. I principali obiettivi clinici del presente progetto sono rappresentati dal: 1) monitoraggio clinico dei pazienti reclutati nel protocollo con verifica della fattibilità, della tollerabilità e dell’efficacia clinica del trattamento; 2) monitoraggio immunologico in vivo con valutazione della ipersensibilità ritardata (CD mature, lisato, KLH) 3) valutazione critica e statistica dei risultati del protocollo di ricerca. La raccolta avverrà preferibilmente da aferesi di sangue periferico. Quindi dopo purificazione e coltura delle DC, seguirà l’istruzione di tali cellule con lisato tumorale. Pazienti e Metodi: I criteri di eleggibilità saranno costituiti da: pregressa diagnosi con conferma istologica di melanoma; presenza di lesioni misurabili o valutabili; PS 0-1 WHO Modalità di trattamento il paziente verrà vaccinato con somministrazioni per via intrademica. Nei giorni 2, 3, 4, 5 verrà eseguita la somministrazione di IL-2 per via sottocutanea alla dose di 3.000.000 UI/die. La procedura sarà ripetuta dopo 2 settimane, poi una volta al mese per altri 5 mesi, o fini a progressione. Le metodiche applicate in questo studio sono conformi a quanto indicato dalle Linee Guida per i protocolli di terapia cellulare emanate dall’Istituto Superiore di Sanità nel notiziario ISS Volume 10, N. 5 del maggio 1997. 188 LINEA 3 Progetto 70-Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE TRATTAMENTO CON ELETTROPORATOR DELLE CUTANEE/SOTTOCUTANEE DI TUMORI SOLIDI Michele Guida (U.O. di Oncologia Medica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”,Bari Agnese Latorre, Andrea Misino, Luciana Caporosso, Vito Lorusso. LESIONI 2006 24 mesi Lesioni neoplastiche cutanee/sottocutanee, tumori solidi 20 DESCRIZIONE DEL PROGETTO L’elettrochemioterapia (ECT) è un trattamento palliativo locale per le localizzazioni cutanee e sottocutanee di tumori di diversa istologia. L'elettroporazione è un fenomeno fisiologico indotto da un campo magnetico mediante brevi ed intensi impulsi elettrici che provocano cambiamenti strutturali della membrana cellulare accrescendone la permeabilità tanto da permettere a grandi molecole, quali i farmaci o acidi nucleici, di entrare nel citoplasma. Questa tecnica, quindi, è in grado di potenziare l’attività antitumorale di un chemioterapico che può così raggiungere elevate concentrazioni all’interno della cellula tumorale e di conseguenza espletare la propria intrinseca attività antitumorale. Negli ultimi 5 anni è stata prodotta una gran mole di pubblicazioni riguardante questa procedura e i risultati ottenuti sia in modelli animali che sull’uomo si sono dimostrati di estremo interesse. Tale metodica, infatti, oltre ad essere particolarmente efficace, si è dimostrata anche ben tollerata dai pazienti. L’ECT ha trovato nuovo impulso negli ultimi anni grazie allo sviluppo di tecnologie avanzate in grado di controllare e ottimizzare il processo di elettroporazione e superare le limitazioni legate alla dosimetria del trattamento, all’applicazione degli impulsi elettrici, alla gestione dei dati del trattamento. Il risultato di queste ricerche è stato la realizzazione di una macchina, il Cliniporator, che rappresenta attualmente il più avanzato dispositivo per l'ECT. Il Cliniporator è conforme alla normativa 93/42/EEC per le apparecchiature mediche sotto il controllo di IMQ: CE 0051. Una volta selezionato l'elettrodo, il software imposta automaticamente i parametri che definiscono la sequenza d'impulsi. L'ECT è generalmente usata come trattamento unico ed eseguito in anestesia locale in regime ambulatoriale. I chemioterapici abitualmente utilizzati sono la bleomicina e il cis-platino iniettate intratumoralmente o per via sistemica prima dell'applicazione degli impulsi elettrici. la standardizzazione ed i risultati di questa procedura sono stati verificati all’interno di un grande progetto europeo, esope (european standard operating procedures for ect) realizzato con la partecipazione dei più importanti centri oncologici europei. in questo studio sono stati trattati 77 pazienti a diversa istologia per un totale di 212 noduli. sono state riportate ben 67% di risposte complete, 15% di risposte parziali e 9% di stabilizzazioni. Le principali indicazioni cliniche sono costituite da tumori cutanei primitivi e da metastasi cutanee e sottocutanee di neoplasie a differente istologia difficilmente trattabili con altri tipi di terapie. ATTIVITA’ PREVISTE La Ditta IGEA, unica in Europa a sviluppare questa tecnica ed ad avere attualmente uno strumento d’avanguardia, l’Elettroporator, ha dichiarato a mettere a disposizione dell’Istituto ad uso gratuito l’apparecchio sotto la responsabilità del dott. M. Guida. Selezione dei pazienti: pazienti con conferma istologica o citologica di lesione tumorale primitiva o secondaria cutanea/sottocutanea che abbiano le seguenti caratteristiche, con PS1-2, buona aspettativa di vita.In particolare saranno considerati per il trattamento lesioni ulcerate, dolorose e sanguinanti; recidive di neoplasie inoperabili o in aree precedentemente irradiate; melanomi e sarcomi primitivi e metastasi in transit inoperabili; pazienti con lesioni cutanee che rifiutano trattamenti antiblastici.Trattamento: in genere il trattamento sarà eseguito in un’unico ed eseguito in anestesia locale in regime ambulatoriale. I chemioterapici che verranno utilizzatisaranno, a seconda del tipo di tumore, la bleomicina e il cis-platino iniettate intratumoralmente o per via sistemica prima dell'applicazione degli impulsi elettrici. 189 LINEA 3 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Valutare - L’attività del trattamento (in termini di tasso di risposte); - La tolleranza e gli eventuali effetti collaterali del trattamento; - Valutare il rapporto costi/benefici anche in rapporto ad altri tipi di approcci. Progetto 71-Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE UTILIZZO DEL BISTURI AD ULTRASUONI IN GINECOLOGIA ONCOLOGICA Giulio Gargano e VitoTrojano (U.O. Ginecologia Oncologica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari Claudio Cantinieri, Anila Kardhashi, Gaetano Falco, –Maria Assunta Deliso, Vincenza Ceglie, Alessandra Renna, Francesco Schittulli. 2006 36 MESI Elettrobisturi,chirurgia oncologica 100 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La gestione della chirurgia ginecologica oncologica è argomento estremamente delicato. Grazie all’inserimento di nuove tecnologie in campo medico è possibile oggi affrontare tale branca della chirurgia in maniera più che ottimale. L’introduzione del bisturi ad ultrasuoni ha aperto nuove frontiere per quel che riguarda una serie di fattori non solo legati alla ottimizzazione dei tempi chirurgici, ma anche, fattore non trascurabile, alle sicurezza e alla riduzione dei costi. L’UltraCision (ex Harmonic Scalpel), bisturi ad ultrasuoni, è uno strumento di nuova generazione concepito per andare incontro alle esigenze del chirurgo, ma soprattutto per evitare i rischi e gli svantaggi sul paziente ed equipe medica associati all’ attuale tecnologia a radio-frequenza. Può essere utilizzato contemporaneamente per dissezione, taglio, coagulazione e presa. Può inoltre coagulare, senza l’utilizzo successivo di fili di sutura, i vasi il cui spessore può raggiungere fino ai 5 mm di diametro. Risulta uno strumento sicuro in quanto non presenta utilizzo di energia elettrica, ma solo energia di tipo meccanico. E’ inoltre dotato di sistema Smart- Cip, presente sia sul generatore che sul manipolo, con possibilità di dialogo tra i due sistemi per il riconoscimento di una eventuale qualsiasi precoce anomalia. E’ sicuramente metodica veloce e sicura in quanto dissecando, tagliando, coagulando e agendo come presa nello stesso momento evita qualsiasi manovra aggiuntiva e impropria. Si riducono così notevolmente i costi ed i tempi dell’ intervento chirurgico, non essendo necessaria la successiva applicazione di fili di sutura. Infine producendo una escara minima il risultato finale che andremo ad ottenere sarà una maggiore velocità di cicatrizzazione. ATTIVITA’ PREVISTE L’ultracision è un sistema di taglio, emostasi e dissezione che opera alla frequenza di risonanza con massima sicurezza, precisione e controllo senza l’ applicazione di energia elettrica sul paziente. Questo sistema utilizza infatti gli ultrasuoni, cioè onde sonore con frequenza superiore a quelle udibili dall’orecchio umano, quindi si tratta di energia meccanica. Vengono meno quindi i rischi correlati alla elettrochirurgia che si concretizzano sostanzialmente nella eventualità che si sviluppino temperature molto alte, con il rischio di carbonizzazione del tessuto circostante. Inoltre si deve tener conto che circa il 70% del corpo umano è costituito da acqua che è una sostanza altamente conduttrice e quindi la creazione di un flusso di corrente elettrica sul paziente se non viene correttamente calibrata e controllata potrebbe provocare elettroshock. Tutte le pazienti inviate al nostro istituto per essere sottoposte ad intervento chirurgico per patologie ginecologiche, saranno in sede di intervento trattate con Ultracision- Harmonic Bisturi ad ultrasuoni. Saranno previsti due tipi di reclutamento. Il primo prevederà l’inclusione di pazienti da sottoporre ad intervento classico (laparotomico), il secondo pazienti da sottoporre ad intervento per via laparoscopica. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Lo studio si propone di ottenere una concreta riduzione dei costi e dei tempi operatori. 190 LINEA 3 Progetto 72-Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE ALCOLIZZAZIONE PERCUTANEA DI ADENOMI TOSSICI TIROIDEI NON SUSCETTIBILI DI INTERVENTO CHIRURGICO Gaetano Achille ( U.O. Eco Diagnostica ed Interventistica Cervico Facciale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari Luciano Grammatica, Gaspare Besozzi, Ines Abbate Unità Operativa di Citodiagnostica; Unità Operativa Marcatori Biologici 2006 36 mesi Adenoma della tiroide; alcolizzazione percutanea ecoguidata 10 DESCRIZIONE DEL PROGETTO L'adenoma tossico o di Plummer della tiroide prevede come trattamento elettivo l'intervento di tiroidectomia totale allo scopo di rimuovere radicalmente la fonte dell’ipertiroidismo primitivo che, come è noto, può provocare importanti complicanze quali aritimie cardiache (tra le quali ricordiamo la fibrillazione atriale) ed ipertensione arteriosa anche di grado elevato. Il trattamento esclusivamente medico a base di farmaci tireostatici quali il metimazolo riesce a controllare solo nel 30% in modo definitivo tale situazione di ipertiroidismo ed inoltre è frequentemente gravato di alcuni effetti collaterali indesiderati (quali la tossicità epatica ed ematologica), in stretta correlazione con la durata del trattamento (che in ogni caso non va protratto per oltre un anno), oltre all'evenienza di possibili reazioni di intolleranza, talvolta di natura piuttosto grave. In alcuni casi, tuttavia, possono coesistere quadri clinici che controindichino dal punto di vista anestesiologico l'opzione chirurgica, soprattutto in pazienti che da anni presentano l’ipertiroidismo primitivo citato con le complicanze cardiologiche menzionate. Altri pazienti, infine, rifiutano di sottoporsi a tale intervento chirurgico per diversi motivi. In tutti questi casi, nell'impossibilità di procedere all'intervento chirurgico o di effettuare una terapia medica con effetti collaterali pericolosi, le opzioni terapeutiche alternative validate sono rappresentate, a tutt’oggi, dalla terapia radiometabolica con Iodio 131 o dall'alcolizzazione percutanea ecoguidata (PEI) della formazione nodulare tossica. La PEI rappresenta la metodica di scelta, a nostro giudizio, in quanto scevra dei possibili rischi oncologici legati all'esposizione del parenchima tiroideo al tracciante radioattivo (che talvolta in tiroidi iperfunzionanti viene captato con difficoltà e non in modo omogeneo) e per la maggiore azione meccanica sui noduli autonomi. ATTIVITA’ PREVISTE Verranno sottoposti a tale trattamento i pazienti con le seguenti caratteristiche: documentato ipertiroidismo (valori di TSH <0,4), con nodulo iperfunzionante documentato con scintigrafia tiroidea con Iodio 131, la cui benignità sia accertata con esame citologico mediante agobiopsia ecoguidata, che non sia situati a ridosso della capsula tiroidea o nelle regioni posteriori della ghiandola, con elevato rischio operatorio secondo valutazione anestesiologica e che abbiano rifiutato l'intervento chirurgico, con valori di calcitonina normali. Non saranno ammessi a tale trattamento i pazienti con esame citologico dubbio o maligno del nodulo in trattamento e con paralisi laringea controlaterale al nodulo, documentata mediante fibrolaringoscopia. I pazienti verranno sottoposti ad alcolizzazione percutanea ecoguidata del nodulo autonomo e sottoposti a controlli periodici di follow up: il primo dopo due mesi con dosaggio del TSH, il secondo dopo tre mesi con ecografia tiroidea e dosaggio del TSH, il terzo dopo sei mesi con ecografia e dosaggio del TSH. I noduli che dimostrano autonomia funzionale al secondo controllo dopo due mesi dal trattamento subiranno un secondo trattamento. Ogni nodulo che presenta autonomia funzionale verrà trattato per un massimo di tre trattamenti consecutivi. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verificare l'efficacia e la bassa incidenza di complicanze del trattamento degli adenomi tossici della tiroide attraverso la PEI, in pazienti non suscettibili di trattamento chirurgico per complicanze di natura anestesiologica o che rifiutano di sottoporsi ad intervento, ottenendo l'equilibrio metabolico della funzione tiroidea senza il ricorso a terapia medica con farmaci tireostatici. 191 LINEA 4 - Cure palliative, terapia del dolore e qualità della vita Coordinatore: Vittorio Mattioli 192 LINEA 4 Obiettivo di questo studio è stato, principalmente, Resoconto attività 2005 La Linea di ricerca n.4 raccoglie n. 13 progetti di ricerca, di cui 6 già avviati nel 2004 e 7 presentati ex novo nel 2005, tutti aventi il fine comune quello di valutare e migliorare la qualità della vita dei I 13 progetti di ricerca afferenti a questa linea sono stati suddivisi, secondo il settore d’interesse, A. PSICONCOLOGIA: 8 progetti di ricerca di cui, 5 mirati alla valutazione ed al miglioramento della qualità di vita dei pazienti, e 3 a quella degli B. CHIRURGIA: 2 progetti attinenti l’innovazione sia tecnica sia tecnologica con la valutazione di tecniche restaurative, nella terapia del cancro del retto, e sostitutive, con l’applicazione di sistemi impiantabili per il trattamento del diabete post C. MEDICINA DEL DOLORE: 1 progetto per la valutazione della tollerabilità e dell’efficacia della buprenorfina in formulazione transdermica nel trattamento del dolore da cancro. Il disegno progettuale è stato quello specifico per lo studio clinico di una nuova specialità farmaceutica, con metodologica degli endpoint di per presenti e stabilire di ansia una e/o eventuale correlazione tra questi aspetti. Obiettivo secondario è stato quello di informare i ampiamente diffuso nella popolazione oncologica e può essere transitorio. Il campione, raccolto nel corso del 2005, è donne, età media di 60,8 anni (range: 28-78), in corso di trattamento chemioterapici: 62% con malattia in fase avanzata; 38% in trattamento adiuvante. Unico criterio di esclusione è stata l’impossibilità di compilare i questionari per bassi Gli strumenti utilizzati sono stati: la scala HAD (Hospital Anxiety and Depression), per valutare la presenza di ansia e depressione: a scala FACIT-Fatigue (Functional Assessment of Chronic Illness Therapy), per misurare la Fatigue. L’Hb è stata determinata lo stesso giorno o ad un giorno di distanza dalla somministrazione dei test, considerando come valori bassi quelli al di sotto di valutazione. D. RIABILITAZIONE: 2 progetti molto attuali, rispettivamente all’impiego della musicoterapica come supporto riabilitativo nelle mastectomizzate e alla computerizzata valutazione inserita nel programma riabilitativo dei pazienti con paralisi 12 g/Dl (Balducci, 2003). L’obiettivo informativo secondario, è stato di tipo realizzato educativoinformando verbalmente i pazienti e i loro familiari e distribuendo loro un opuscolo informativo sulla fatigue. Per quanto riguarda la presenza di disturbi laringea. dell’umore, si sono riscontrati i seguenti dati: A. PSICONCOLOGIA INDAGINE (Hb) livelli di scolarità e per stadio terminale di malattia. pancreasectomia per ca del pancreas. spettrografia emoglobina risultato costituito da 60 pazienti, 30 maschi e 30 operatori dell’assistenza. pazienti Medica Sperimentale, in rapporto con i livelli di pazienti sul fatto che la fatigue è un problema nelle seguenti Macro Aree: relativi pazienti afferenti all’Unità Operativa di Oncologia depressione, pazienti oncologici. graduazione indagare il livello di fatigue cancro correlata nei SULLA CORRELAZIONE CON FATIGUE IN I DI LIVELLI EMOGLOBINA E LA PRESENZA DI ANSIA E DEPRESSIONE NEI PAZIENTI ONCOLOGICI 30% umore depresso; - 37% umore ansioso; - 15% entrambe le problematiche. I livelli di fatigue, misurati con il FACIT, risultano così distribuiti: 193 LINEA 4 - 5% livello severo; tipo educativo: dare un'informazione "corretta" - 58% livelli nella norma della popolazione aiutando i pazienti a sedare l'ansia provocata dal oncologica; "non sapere" con precisione ciò che accadrà - 37% assenza. durante e dopo l'intervento. Poiché il modo di I livelli di Hb sono risultati bassi (<12g/Dl) nel 37% trasmettere queste informazioni (sia verbali sia del campione. cartacee) è un compito con forti connotazioni di Le correlazioni (coefficiente di Pearson), risultate tipo psicologico, e stata impiegata per questo statisticamente significative sono state: progetto la supervisione di psicologhe. - Ansia e Fatigue (r=.30 p<.01); Il progetto è stato realizzato in collaborazione con - Depressione e Fatigue (r=.30 p<.01); il - Depressione e <Hb (r=.26 p<.05); Sperimentale. La verifica del gradimento è stata - Ansia > nelle donne rispetto agli uomini effettuata Dipartimento di con Oncologia un Medica Questionario e della Soddisfazione compilato dai partecipanti del (r=.27, p< .05); - Hb e Fatigue = nessuna correlazione; gruppo. - Hb, Fatigue, malattia avanzata = nessuna Il progetto, coordinato da psicologhe, ha realizzato incontri informativi con i pazienti, a correlazione; Il numero limitato del campione ha impedito di cadenza settimanale, su argomenti oncologici trarre conclusioni definitive sull’ipotesi di correlare (Chemioterapia, Radioterapia, Alimentazione e Fatigue e valori di Hb, pertanto è intenzione dei Prevenzione, ricercatori di proseguire nel 2006 lo studio distribuzione arruolando un numero maggiore di soggetti. opportunamente Il progetto è stato presentato, come Abstract, al adatti sono risultati quelli dell’AIMAC, della Congresso Straordinario del GOIM, tenutosi a Fondazione Angela Serra e della Fondazione Bari, dal 13 al 16 Giugno 2005, e selezionato per Calabresi. Il progetto ha visto la partecipazione di una comunicazione orale. 166 persone tra pazienti e familiari. I partecipanti • Romito F., Giuliani F., Galetta D., Di hanno Sessualità, di valutato ecc.), opuscoli selezionati. con con informativi Particolarmente soddisfazione attraverso un la Bisceglie M., Vinciarelli G, Colucci G. iniziativa, Cancer related fatigue, levels of haematic Gradimento, e ne hanno chiesto la replica. questa Questionario di haemoglobin and presence of anxiety and depression in hospitalised cancer patient. PROGRAMMA DI INFORMAZIONE PER - U.O. Oncologia Medica e Sperimentale, PAZIENTI ONCOLOGICI IRCCS Ospedale Oncologico, Bari. Atti Negli ultimi anni, studi clinici controllati su pazienti del GOIM 2005 con diversi tipi di tumore ed in diverse fasi di malattia hanno dimostrato che i programmi di PROGETTO GRUPPO DI INFORMAZIONE informazione hanno effetti positivi sull'impatto PSICO SANITARIO (G.I.P.S.) emozionale causato dalla diagnosi, sui livelli di Il Gruppo di Informazione è uno strumento utile ai Ansia e Depressione, sui rapporti con le figure pazienti che sono in corso di trattamento o in sanitarie attesa di un iter chirurgico. indicazioni L'obiettivo del Gruppo di Informazione è stato di definitiva, forniscono un significativo contributo al e sull'aderenza del paziente alle terapeutiche (compliance). In 194 LINEA 4 miglioramento della Qualità di Vita. Pertanto comprensibile da tutti. Per ottenere un servizio abbiamo inteso facilitare l'adeguata informazione adeguato alle richieste specifiche, si è reso ai pazienti ed ai loro familiari supervisionando il necessario un lavoro organizzativo di scelta del materiale divulgativo sulle patologie fornito ai materiale Dipartimenti, alle Unità Operative di degenza ed soggettazione dello stesso nella banca dati agli ambulatori dell'Istituto, costituendo un’equipe, Azalea formata da una Bibliotecaria, una Psicologa ed un internazionalmente riconosciuti; dal 1 febbraio medico 2005 sono state registrate e monitorate le Oncologo, al fine di valutare da fornire, e di di catalogazione valutazione affluenze, coerenza con il livello socio-culturale dell’utente. demografica. Seguendo le linee guida redatte da Girghis e La Biblioteca ha anche supportato varie iniziative Sanson-Fisher sulla base di una revisione della interne relative alla diffusione di informazioni letteratura un specifiche per i pazienti, come gli opuscoli "Consensus panel" di medici e malati di cancro, i dell'AIMaC, della Fondazione Angela Serra e della compiti della bibliotecaria sono stati: Fondazione Calabresi, nell'ambito dei progetti delle raccomandazioni di 1) garantire al malato la riservatezza dei dati personali e comprensione tempi adeguati ed di elaborazione una criteri l’adeguatezza del materiale da distribuire e la e attraverso su e scheda socio- Dipartimentali: "ABC del Percorso di Cura in Oncologia" e del "GIPS Gruppo d'Informazione Psico-Sanitario". dell'informazione; 2) fornire informazioni circa la diagnosi e la VALUTAZIONE DEI FATTORI PSICOSOCIALI prognosi in maniera semplice ed onesta, NEL evitando l'uso di eufemismi; PAZIENTE 3) mettere a disposizione del paziente e TRATTAMENTO ANZIANO ANTALGICO CON DEL DOLORE DA CANCRO della sua famiglia un adeguato materiale Obiettivo della ricerca è stato individuare se vi informativo. fosse influenza dello stato psicosociale sulla La psicologa si è occupata di: sintomatologia algica del paziente anziano affetto 1) assicurarsi dell'avvenuta comprensione, da cancro. In particolare si è cercato di accertare da parte del paziente, dei contenuti se dell'informazione; determinando 2) incoraggiare il paziente ad esprimere i sempre e comunque fattori psico-sociali un potessero aumento della influire sindrome dolorosa. Infatti al pari di alcune caratteristiche proprie del paziente anziano quali le variazioni del propri dubbi, ansie e sensazioni; 3) avere i un atteggiamento positivo e costruttivo. metabolismo generale, la disuguale risposta ai farmaci, la presenza di patologie pregresse, il La Biblioteca dell'Istituto in quanto partecipante al decadimento organico delle funzioni vitali, anche Progetto Azalea, patrocinato dal Ministero della la solitudine, l’isolamento sociale e la depressione Salute, ha attuato nel 2005 una Biblioteca per i potrebbero Pazienti, aperta al pubblico tutti i giorni dal lunedì sintomatologia dolorosa e, conseguentemente, i al venerdì dalle 8.30 alle 14.00, uno spazio piani di trattamento antalgico. riservato a malati e familiari al quale rivolgersi per Nel 2005 si è concluso lo studio preliminare in cui ottenere un’informazione di qualità accessibile e sono stati arruolati 59 pz. di cui 22 donne e 37 influenzare sensibilmente la 195 LINEA 4 uomini, con un range d’ età dai 65 agli 88 anni, p<.03 [necessità di maggiore competenza media 71. nel dolore severo!?]); i pazienti terminali risultano depressi (HAD I pazienti sono stati sottoposti a test autovalutativi - (VAS, MAC, GDS, HAD, BPI, EORTC) e ad p<.001) e questo dato correla con la maggiore un’intervista semistrutturata sulla valutazione dei invalidità (BPI p<.07), confermata da ECOG fattori psicosociali e sul livello di invalidità causato (p<.02); dal dolore dato dalla malattia neoplastica. I - questionari hanno cercato di rilevare: minore autosufficienza (ECOG p<.05), pertanto i - lo stato civile e la qualità di vita (EORTC il tumore polmonare è risultato provocare pazienti affetti necessitano di maggiore assistenza. QLQ-C30, Quality of Life); - le caratteristiche di personalità, Lo studio ha mostrato l’influenza dei fattori - la sensibilità all’ansia (HAD, Hospital psicosociali sul vissuto algico e la necessità di elevata competenza nell’approccio all’anziano con Anxiety and Depression Scale), - il grado di depressione nel paziente anziano (GDS, Geriatric Depression dolore da cancro. Questo progetto è stato oggetto di una comunicazione presentata al 59° Congresso Scale), - l’atteggiamento prevalente, o stile di Nazionale SIAARTI 2005 tenutosi a Bari, dal 3 al coping, adottato dal paziente nei confronti 6 ottobre scorso, e di un Poster presentato al I della malattia (MAC, Mental Adjustment to Convegno Nazionale “Nuovi Pazienti, Nuova Cancer Scale); Medicina”, tenutosi presso il Policlinico di Modena - la percezione del dolore neoplastico il 25 e 26 ottobre 2005. (VAS, Visual Analitic Scale e BPI, Brief Pain Inventory) - - il livello di invalidità causato dal dolore MONTANARO R, CHIUMARULO F, D’ALUISIO L, CANNIELLO E, ARMENISE F, (ECOG e BPI). MATTIOLI V: Valutazione dei fattori psicosociali L’analisi statistica ha evidenziato che: nel trattamento antalgico del paziente anziano con - liberi e separati hanno una percezione dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. maggiore del dolore rispetto ai coniugati 10): 138, 2005. (VAS 7-8 vs 5-6; BPI p<.09); - - i coniugati risultano meno depressi, ma MONTANARO R, ALOÈ F, MATTIOLI V: con maggiore ansia rispetto ai liberi, Valutazione dello stato psicosociale del paziente vedovi, separati (GDS p<.05; HAD p<.09 anziano con dolore da cancro. Atti I Convegno [la solitudine influenza stato d’animo dei Nazionale “Nuovi pz.]); Modena il 25 e 26 ottobre 2005. Pazienti, Nuova Medicina. - i pazienti con prole sono meno depressi rispetto a quelli senza prole (p<.05); - i pazienti Medicina afferenti Dolore all’Ambulatorio presentano TECNICA SUPPORTIVA-ESPRESSIVA NELLA di maggior TERAPIA ANTALGICA DEL PAZIENTE NEOPLASTICO dolore rispetto a quelli delle UU.OO. di Nel percorso assistenziale teso ad assicurare la Oncologia Medica (VAS 6-7 vs 5-6; BPI Qualità della Vita, specie nel paziente neoplastico, 196 LINEA 4 del Dolore o che erano seguiti in Consulenza di tappe decisive sono rappresentate dal: - riconoscimento e trattamento delle Medicina del Dolore presso le varie UU.OO. sindromi dolorose, spesso così intimamente dell'Istituto, in seguito la richiesta è pervenuta embricate con elementi di importante soggettività anche da pazienti che non avevano una richiesta psico-affettiva connessi al vissuto del paziente e specifica di terapia antalgica, ma più che con la sua capacità reattiva, da sfociare in quadri riferivano uno stato di "malessere" generale. di sofferenza altrimenti meglio conosciuta come Inoltre, per quanto concerne l'attività scientifica, dolore totale; sono stati somministrati 16 test delle Funzioni cura attiva, globale e multidisciplinare dei Esecutive. pazienti la cui malattia non risponde ai trattamenti specifici e di cui la morte è VALUTAZIONE DELLA diretta conseguenza. BURNOUT NEL QUARTIERE OPERATORIO tecnologico, SINDROME le procedure DI Nell'ottica della multidisciplinarietà è importante il L’ambiente di supporto psicologico ai pazienti che affluiscono preparazione e di supporto alle attività, le all'Ambulatorio di Medicina del Dolore anche per strategie chirurgiche ed anestesiologiche, il lavoro differenziare meglio, a livello diagnostico, quanto in èquipe, le responsabilità di ruoli e profili, i vi è di psicogeno e reattivo e quanto vi è di rapporti gerarchici, le conflittualità anche latenti tra organico nella sintomatologia dolorosa portata dal operatori, sono alcuni dei fattori che giornalmente paziente. connotano il Q.O., suscitando dinamiche che, non per gestite, possono sfociare in quadri di burnout. comprendere maggiormente il paziente, il suo Infatti gli operatori sono sottoposti ad un “carico dolore e quanto questo gli provoca invalidità fisica stressogeno”, senza avere, il più delle volte, la e isolamento sociale sono: possibilità Gli strumenti a nostra disposizione a) la tecnica supportiva-espressiva durante il b) l'uso di strumenti d'indagine sulle funzioni vitali e cognitive, sulla Qualità della Vita; c) valutazione dell'ansia, della depressione, fatigue, tipica del paziente intenzionalmente nel Q.O. poiché rappresenta un ambiente sicuramente molto particolare per molteplici fattori di tipo strutturale ed organizzativo e che espone chi vi lavora al rischio di sviluppare Q.O. si è utilizzato il questionario di A. Colicchia, n. 22 sedute di Psicoterapia Individuale. del psicologica delle esperienze (debriefing). Per indagare gli aspetti principali della vita nel n. 65 Colloqui Psicologici; alleggerimento rielaborazione burnout. Nel corso del 2005 sono stati effettuati: hanno una elevati livelli di stress o addirittura sindrome di neoplastico. Entrambi effettuare Su queste premesse la ricerca è stata condotta colloquio con il paziente; della di portato "carico un notevole stressogeno" nei pazienti, riducendo il livello di ansia e depressione riportato nella fase iniziale del trattamento. L'attività ha riguardato in un primo momento i pazienti che afferivano all'Ambulatorio di Medicina modificato dai ricercatori per l’ambiente ospedaliero e per esemplificazione denominato Test Quartiere Operatorio (TQO), composto da 36 domande con 4 possibili livelli di risposta attinenti le aree professionale, logistica, relazionale e personale (valutate con scala da 0 a 3 punti). In aggiunta è stato utilizzato, anche lo Stress 197 LINEA 4 Burnout Inventory di R. Anchisi, che discrimina la - MATTIOLI V, MONTANARO R, ANCHISI presenza dei fenomeni dello stress e del burnout, R, GAMBOTTO M: Valutazione dello correlandoli Personalità stress nel quartiere operatorio: lavori in predisponente alla Malattia: T1 Passiva, T2 corso. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. Aggressiva, T5 Razionalizzatrice; o predisponente 10): 285-87, 2005. alla tipologia di alla Salute: T3 Tipo misto Passiva-aggressiva - ANCHISI R, GAMBOTTO DESSY M, (T1+T2), T4 Assertiva, T6 Egocentrico. MATTIOLI V, MONTANARO La ricerca ha coinvolto 11 Presidi Ospedalieri proposito di stress italiani (Udine, Faenza, Ancona, Roma, Matera, operatorio: Foggia e Bari) per un totale di 381 operatori. Lo microcosmo complesso. Lo stress come studio campione “punto di vista”: tipologie a confronto. sufficientemente numeroso e geograficamente Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 281- diversificato ha fornito dati estendibili alla realtà 84, 2005. condotto su di un nel esplorazione R: A quartiere di un dei QQ.OO. del nostro Paese, evidenziando potenzialità e limiti di strutture e professioni. Lo B. CHIRURGIA studio ha confermato, con metodologia statistica, QUALITÀ quanto in genere comunemente ritenuto circa la NEOPLASTICI SOTTOPOSTI AD INTERVENTO “stressogenicità” del Q.O. Tra gli operatori, DI PROCTECTOMIA RESTAURATIVA NELLA gl’Infermieri sono risultati più colpiti dallo stress U.O. rispetto ai Medici, tra questi gli Anestesisti. DIGERENTE Questo dato autorizza l’esportazione del disegno La chirurgia del retto per patologia neoplastica nel sperimentale nelle strutture assistenziali come le corso dell’ultimo ventennio ha subito importanti Terapie Intensive e le Rianimazioni al fine di cambiamenti grazie allo sviluppo delle tecniche confrontare “sphincter le due tipologie ambientali e DELLA DI VITA NEI CHIRURGIA preserving” PAZIENTI DELL’APPARATO e all’avvento delle lavorative. suturatrici meccaniche. Tali innovazioni hanno Le strutture sanitarie caratterizzate da elevata sicuramente aumentato l’efficacia e la sicurezza complessità assistenziale, hanno fatto evidenziare del trattamento chirurgico; tuttavia poco si è una maggiore esposizione degli operatori ad un indagato circa il loro impatto sulla qualità della vita eccessivo carico “stressogeno”. del paziente nel postoperatorio. Al fine di attenuare il disagio connesso a tale Obiettivo principale della ricerca è stato il valutare complessità le proposte operative sono state la individuate in due direzioni conseguenziali: proctectomia 1) creare un punto d’ascolto come supporto dall’intervento. Gli obiettivi secondari sono stati: psicologico agli operatori del Q.O.; continenza dei pazienti restaurativa dopo sottoposti 1-3 a mesi - la percezione dello stato di salute 2) formare un vero e proprio gruppo di supporto generale da parte del paziente dopo (Social Support). l’intervento chirurgico; Questo progetto è stato oggetto di una relazione - la valutazione delle complicanze ad invito presentata al 59° Congresso Nazionale chirurgiche a breve e lungo termine che SIAARTI 2005 tenutosi ed ha prodotto due lavori hanno influenza sullo stato di salute scientifici pubblicati su Minerva Anestesiologica: 198 LINEA 4 nei primi 15 giorni di terapia percepito dal paziente. Dal 1/3/2004 al 31/12/2005 sono stati arruolati - 18% dei soggetti ha sospeso la terapia nello studio 55 pazienti sottoposti ad intervento di (9% per inefficacia e 9% per scarsa protectomia tollerabilità, vomito) restaurativi, senza protezione stomale, che vengono regolarmente sottoposti a I dati ottenuti giustificano il giudizio di efficacia follow-up ambulatoriale. dell’impiego di Buprenorfina TDS nel soddisfare le Lo studio e l’arruolamento dei pazienti si esigenze del paziente con dolore da cancro grave,risultando favorevoli sia la tollerabilità sia la concluderanno il 31/03/2006. compliance I dati dello studio, sono stati presentati in una C. MEDICINA DEL DOLORE EFFICACIA E BUPRENORFINA (TRANSTEC) IN DI Comunicazione, al 59° Congresso Nazionale TRANSDERMICA SIAARTI 2005, e pubblicati negli atti congressuali. TOLLERABILITÀ PAZIENTI CON DOLORE - ALOÈ F, MONTANARO R, CALABRESE CRONICO DA CANCRO R, Nel 2004 è entrato in commercio in Italia una MATTIOLI nuova formulazione di Buprenorfina, in cerotti a dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 rilascio controllato transdermico (Transtec TDS). (1 Tale via letteratura, di somministrazione, dovrebbe ridurre secondo la sostanzialmente LORUSSO V: suppl. V, CHIUMARULO Buprenorfina 10): TDS 138, F, nel 2005.D. RIABILITAZIONE PARALISI LARINGEE: STUDIO STRUMENTALE alcuni effetti collaterali di questa molecola, che E avevano reso poco maneggevole il suo utilizzo LOGOPEDIA nella gestione del dolore cronico oncologico. Le paralisi laringee costituiscono un campo molto Questo progetto è stato attivato, ed è terminato a vasto da un punto di vista eziopatogenetico. Da dicembre 2005 con l’arruolamento, ed il completo tale fattore deriva il loro trattamento specifico. Si monitoraggio, di 25 pazienti. sono prese in considerazione le paralisi dovute a Sono stati elaborati i dati di efficacia clinica del causa farmaco e la valutazione dell’incidenza degli effetti ricorrente da massa neoplastica localizzata a collaterali, livello cervicale o toracico) e iatrogena (post- nel più ampio rapporto POST-CICLO neoplastica DI RIABILITAZIONE (compressione sul nervo rischio/beneficio. tiroidectomia). Lo studio ha rilevato che: Allo stato attuale risultano arruolati nello studio 5 - 82% dei pazienti ha riferito, già nei primi pazienti (2 donne e 3 uomini), affetti da paresi di 30 giorni, buon controllo del dolore, con una corda vocale di origine iatrogena (post riduzione media del dolore del 53.4% tiroidectomia), sui quali è stato possibile attuare le (p<.01) e recupero del riposo notturno nel sole 31% dei casil’uso di rescue medication è stroboscopia pre e post ciclo di riabilitazione risultato scarso a fronte di una logopedia (circa 10 sedute individuali) con buon netta riduzione degli episodi di dolore incidente - Buprenorfina TDS è risultata efficace già a dosi medio-basse: 35 µg/ora nel 69% valutazioni recupero della fibronasolaringoscopica voce documentata dal e dato soggettivo e da quello clinico per ciò che concerne il recupero della corda lesa. dei pazienti e 52.5 µg/h nel 31% dei casi 199 LINEA 4 PRODOTTI SCIENTIFICI ALOÈ F, MONTANARO R, CALABRESE R, LORUSSO V, CHIUMARULO F, MATTIOLI V: Buprenorfina TDS nel dolore da cancro. Minerva ROMITO F., GIULIANI F., GALETTA D., DI BISCEGLIE M., VINCIARELLI G, COLUCCI G. Cancer Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 138, 2005. related haemoglobin ALOÈ F, MONTANARO R, CHIUMARULO F, D’ALUISIO L, CANNIELLO E, ARMENISE F, MATTIOLI V: Valutazione dei fattori psicosociali fatigue, and levels presence of of haematic anxiety and depression in hospitalised cancer patient. - U.O. Oncologia Medica e Sperimentale, IRCCS Ospedale Oncologico, Bari. Atti del GOIM 2005 nel trattamento antalgico del paziente anziano con dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. MONTANARO R, CHIUMARULO F, D’ALUISIO L, CANNIELLO E, ARMENISE F, MATTIOLI V: 10): 138, 2005. Valutazione dei fattori psicosociali nel trattamento MAIONE P, PERRONE F, GALLO C, MANZIONE L, PIANTEDOSI FV, BARBERA S, CIGOLARI S, ROSETTI F, PIAZZA E, ROBBIATI SF, antalgico del paziente anziano con dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 138, 2005. BERTETTO O, NOVELLO S, MIGLIORINO MR, FAVARETTO A, SPATAFORA M, FERRAÙ F, FRONTINI L, BEARZ A, REPETTO L, GRIDELLI C, et al. (COLUCCI G, GALETTA D, GIOTTA F): Pretreatment quality of life and functional status assessment significantly predict survival of elderly MONTANARO R, ALOÈ F, MATTIOLI V: Valutazione dello stato psicosociale del paziente anziano con dolore da cancro. Atti I Convegno Nazionale “Nuovi Pazienti, Nuova Medicina. Modena il 25 e 26 ottobre 2005. patients with advanced non-small-cell lung cancer receiving chemotherapy: a prognostic analysis of the multicenter italian lung cancer in the elderly study. J Clin Oncol 23 (28): 6865-72, 2005. ANCHISI R, GAMBOTTO DESSY M, MATTIOLI V, MONTANARO R: A proposito di stress nel quartiere operatorio: esplorazione di un microcosmo complesso. Lo stress come “punto di vista”: tipologie a confronto. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 281-84, 2005. MATTIOLI V, MONTANARO R, ANCHISI R, GAMBOTTO M: Valutazione dello stress nel quartiere operatorio: lavori in corso. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 285-87, 2005. 200 LINEA 4 Per la Valutazione della dimensione Sociale si Programma attività 2006 Per quanto facile da comprendere, il termine Qualità della Vita (QdV) si presta a diverse possibili possibilità interpretative. Infatti concetti come qualità di vita, stato di salute, stato funzio-nale ed parte da una valutazione della Qualità che comprende la Customer Satisfaction dei pazienti dagli aspetti tecnico-logistici della degenza sino alla gestione del paziente stesso (progetto n.11). impatto soggettivo della malattia e delle terapie vengono ancora utilizzati in modo in- Agli operatori è dedicato un progetto di di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome del tercambiabile. Tra le molte definizioni disponibili, quella di Campbell (1976) ha il pregio di mettere in evidenza il fatto che la QdV è un qualcosa di soggettivo, legato al benessere di un individuo, basato su molti fattori, tra cui uno solo dei tanti ha a che fare con la Salute, che è invece è il solo "va-lore" oggetto di interesse della Medicina. Infatti, per quanto la definizione di salute offerte dal-l’OMS nel 1948 ci ricorda come la salute sia un qualcosa Burnout (progetto n.14) mentre per il paziente sono previsti 2 momenti psicoeducativi: uno d’informazione su temi oncologici (quali la Chemioterapia, la Radioterapia, ecc…), allargato anche ai familiari, per favorire la condivisione della condizione di malattia (progetto n.13) e l’altro, più specifico, per i pazienti in trattamento adiuvante per ca dello stomaco sulla gestione della Fatigue (progetto n.12). che va al di là della presenza o as-senza di malattia, comunque la Medicina nel tentativo di misurare "quantitativamente" gli a-spetti "qualitativi" della vita ha coniato il temine di "QdV correlata alla salute", accontentandosi di prendere in considerazione solo quegli aspetti della vita che sono correlati alla salute e quin-di pertinenti alla sua missione e modificabili dai suoi interventi. I 15 progetti di Ricerca rispondono alla valutazione multidimensionale della QdV, poiché spaziano dalla valutazione standardizzata del Dolore (progetti nn. 1, 2, 5), come dimensione Fisica, a quella Funzionale, nella valutazione della disfunzione erettile nell’uomo (progetto nn. 6, 8) e del linfedema nelle donne Per quanto (progetto n.7). concerne la Valutazione della dimensione Psicologica, sono interessati sia gli aspetti corporei e riabilitativi esplicitati sia dall’utilizzo del Reiki (progetto n.3) e della Musicoterapia (progetto n. 9) sia dall’uso classico della Psicoterapia (progetto n.4). Tutto ciò è stato reso possibile dall’apertura di un Servizio Sperimentale di Psicologia Oncologica (progetto n.10). Un progetto a cavallo di tutte queste dimensioni è quello relativo all’Assistenza Domiciliare dei pazienti in fase avanzata di malattia (progetto n.15) in cui la consapevolezza della morte induce un’attenzione più acuta alla qualità della vita ed alla sofferenza di chi sta per morire. Come riporta Spinsanti "la medicina delle cure palliative è e rimane un servizio alla salute. Non dunque una medicina per morente e per aiutare a morire, ma una medicina per l’uomo, che rimane un vivente fino alla morte" (Spinsanti, 1988). Non si intende medicalizzare la morte, ma offrire un aspetto umano a situazioni disumane finora trascurate e viste con indifferenza. Parlare invece di curare, di qualità di vita, di impatto della malattia e/o dei trattamenti, di controllo dei sintomi, significa richiamarsi ad un modo diverso di intendere la realtà. La malattia non è soltanto il fenomeno morboso in quanto particolarmente tale, ma l’esperienza che anche di e questo fenomeno ha il soggetto ed, in particolare, i vissuti di sofferenza, dolore, stanchezza, le paure, gli aspetti psicologici e relazionali. 201 LINEA 4 Da queste considerazioni è nata l’esigenza di proporre un’assistenza peculiare per i malati di cancro in fase avanzata che presentino dolori o altri sintomi. Non è facile identificare i pazienti in fase terminale in quanto non esiste sempre una semplice e netta separazione tra il periodo in cui l’individuo continua a vivere, sia pur sotto il peso della malattia e delle limitazioni ad essa conseguenti, e la fase in cui il processo si fa rapidamente evolutivo e la fine si avvicina. In Italia la carenza di strutture sanitarie specializzate tipo Hospice e reparti di cure palliative fa sì che la casa del malato diventi il luogo di cura più idoneo. 202 LINEA 4 Progetto 73 - Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PROGETTAZIONE DI UNO STRUMENTO PER LA VALUTAZIONE E IL MONITORAGGIO DEL SINTOMO DOLORE PER L'INSERIMENTO NELLE CARTELLE CLINICHE DI DEGENZA Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Mattioli V, Montanaro R. 2006 12 mesi DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il sintomo dolore nel paziente oncologico, pur così diffuso e così coinvolgente per la loro qualità di vita, viene spesso gestito in maniera inappropriata. Questo non solo per preconcetti o scarsa preparazione nell'utilizzo deglio oppioidi, ma anche per carente sensibilità culturale al problema. Ne è riprova che il dolore non è in genere inserito nei parametri di monitoraggio clinico del paziente, rendendo il riscontro dell'efficacia terapeutica dei farmaci affidato a meccanismi di semplice soggettività valutativa. ATTIVITA’ PREVISTE Mettere a punto un supporto integrativo delle Cartelle Cliniche, pratico e di facile compilazione, rivolto in maniera specifica alla valutazione, interpretazione e monitoraggio del dolore. Tale supporto dovrà dover comprendere: la valutazione soggettiva del dolore, la qualità del dolore, la sede del dolore, il tipo di dolore, le caratteristiche del dolore, l'intensità del dolore (minimo e massimo), il numero di crisi di dolore, il numero di ore di sonno, il Karnofsky, valutazione del tono dell'umore. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Attraverso la sperimentazione di un modello di monitoraggio del dolore, tipo Cartella Clinica Antalgica semplificata, l'intento è di arrivare ad uno strumento che permetta il rilievo quotidiano dell'intensità del dolore e del numero di crisi di dolore, al pari di ciò che già avviene per la temperatura corporea e per la Pressione Arteriosa. Progetto 74 - Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE MESSA A PUNTO DI UNA CARTELLA CLINICA ANTALGICA INFORMATIZZATA PER LA SISTEMATIZZAZIONE DEI DATI SENSIBILI Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Rosanna Montanaro Dipartimenti dell’Istituto 2006 24 mesi Medicina del Dolore, Cartella Antalgica, Terapia Antalgica 203 LINEA 4 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nel percorso assistenziale teso ad assicurare una migliore qualità della vita, specie nel paziente neoplastico, tappe decisive sono rappresentate: dal riconoscimento e trattamento delle sindromi dolorose, spesso così intimamente embricate con elementi di importante soggettività psico-affettiva, connessi al vissuto del paziente e con la sua capacità reattiva, da sfociare in quadri di sofferenza altrimenti meglio conosciuta come dolore totale; da una cura attiva, globale e multidisciplinare dei pazienti la cui malattia non risponde ai trattamenti specifici e di cui la morte è diretta conseguenza. La Medicina del Dolore e le Cure Palliative rappresentano, quindi, tappe importanti nel decorso clinico spesso irreversibile della malattia neoplastica ed esprimono in modo chiaro ed inequivocabile la transizione dalla cura della malattia all’assistenza della persona malata, secondo il concetto anglosassone espresso dalla distinzione dei termini to cure e to care. Riferimenti Bibliografici Apolone G, Mosconi P, Colombo C, Tamburini M, Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di ricerca. Ricerca & Pratica 2004; n. 20: 137-145. Levy MH. Pharmacologic tyreatment of cancer pain. N Engl J Med. 1996; 335: 1124-1132. Mercadante S., Armata M., Salvaggio L., Pain characteristics of advanced lung cancer patients referred to a palliative care service. Pain 1994; 59: 141-145. Portenoy RHK, Hagen NA. Management of breaktrough cancer pain. Primary Care & Cancer. 1991: 2427. ATTIVITA’ PREVISTE Il primo obiettivo è quello di sistematizzare ed ordinare i dati sensibili dei pazienti che afferiscono all'Ambulatorio di Medicina del Dolore, o che vengono visitati in consulenza presso i reparti di degenza dell'Istituto. Questa organizzazione è utile per il controllo dei pazienti nel tempo e per l'inserimento degli stessi in studi prospettici, come quello che è già stato attivato con la richiesta della nostra collaborazione per il monitoraggio nazionale sulla gestione del dolore coordinato dall'Istituto Mario Negri. Inoltre, la cartella è utile per fornire dei dati oggettivi di riferimento e di confronto in un ambito nel quale la soggettività individuale del paziente rimane spesso di difficile interpretazione e descrizione. Non dimenticando che, in tale supporto informatizzato, ampio spazio dovrebbe essere riservato agli aspetti psicologici dei pazienti che affluiscono all'Ambulatorio del Dolore, anche per differenziare meglio a livello diagnostico, la componente psicogena e reattiva da quella organica nella sintomatologia dolorosa. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE La Cartella Clinica Antalgica sarà messa a punto sul programma ACCESS e quindi è un data-base che contiene, oltre ai dati sensibili dei pazienti, anche informazioni anamnestiche e psicologiche, come il tono dell'umore ed il tipo di personalità sottostante. Progetto 75 - Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE REIKI - THERAPEUTIC TOUCH EFFICACIA DEI TRATTAMENTI DI REIKI NELLA GESTIONE DEL DOLORE NEL PAZIENTE ONCOLOGICO Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Fulvia Lagattolla Consultorio Psiconcologico Dipartimento Area Critica + Ambulatorio Medicina del Dolore + altri Reparti 2006 24 mesi CAM - Dolore – terapie complementari – contatto corporeo 80 - 100 DESCRIZIONE DEL PROGETTO 204 LINEA 4 In ambito oncologico è sempre più evidente l’effettivo riconoscimento delle “terapie complementari” (CAM – Complementary and Alternative Medicine for Cancer – Related Symptoms) che prevedono l’applicazione di trattamenti non tradizionali per sostenere ed aiutare il paziente con una funzione di “integrazione” alla pratica medica consolidata. Le CAM si prefiggono gli specifici obiettivi di controllare alcuni sintomi quali agitazione, ansia, dolore, nausea, insonnia e di potenziare l’efficacia delle terapie tradizionali. In Oncologia le CAM costituiscono un gruppo eterogeneo di tecniche che condividono il proposito primario di esercitare un’azione salutare e comunque positiva sulla componente psicologica/mentale dei pazienti, nei quali si richiama l’elicitazione, la ricanalizzazione ed il rafforzamento delle “risorse energetiche interiori”, con l’obiettivo di migliorare la Qualità di Vita durante o subito dopo i trattamenti. Per tale motivo molte di esse vengono definite mind-body therapies. Le CAM comprendono anche le terapie a mediazione corporea, tra le quali rientra il Reiki come terapia di contatto corporeo. La Psicologia prima e la Medicina dopo (Medicina Psicosomatica), hanno restituito al corpo una concezione non più dualistica, superando anche la distinzione fenomenologica tra corpo e organismo per approdare alla concezione bioenergetica: “Il corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici”. Reiki è una parola giapponese formata da due sillabe: “rei” che significa energia universale e “ki” che indica l’energia vitale di ogni creatura. La pratica del Reiki affonda le sue origini nell’antica medicina orientale e tibetana che riconduceva le cause delle malattie a specifici squilibri o carenze energetiche e dunque interveniva a livello fisico, emotivo e mentale per riportare una condizione di equilibrio energetico nella persona malata. Il Reiki negli ultimi 15 anni, ha avuto una rapida espansione a livello mondiale a seguito dei benefici che ha dimostrato di apportare a livello globale psicofisico: è un metodo di cura tramite il tocco delle mani sulla pelle del paziente, che, durante il trattamento, percorrono una mappa corporea, soffermandosi maggiormente sui punti di dolore e sulle zone sede di tensioni. Tale contatto stimola le vibrazioni energetiche individuali, richiamando ed attivando l’energia dinamica sottile presente a livello corporeo. In questo modo la tensione si diluisce, restituendo al paziente rilassamento immediato e gradualmente sempre più profondo, congiunto ad uno stato lievemente alterato di coscienza – rêverie – a tratti ipnagogico. Il Reiki affianca le terapie convenzionali in numerosi centri ospedalieri di tutto il mondo. Trattandosi di una tecnica “dolce” di distensione ed analgesia è facilmente riproducibile e può essere somministrato a tutti, senza alcuna controindicazione. Si presta molto bene come trattamento di supporto e integrativo nella terapia del dolore del malato cronico (artritico, artrosico, fibromialgico), nel male di schiena (low back pain), nella cefalea e nel dolore del malato oncologico. C’è una componente psicologica che emerge dall’utilizzo del Reiki con il malato di cancro, che è intrecciata ad una dimensione percettiva ed immaginativa che il paziente vive in relazione al proprio corpo, indipendentemente dalla sede di insorgenza della malattia : il “ tradimento del proprio corpo” dovuto alla malattia e quindi alla percezione non solo fisica, ma anche psicologica di un “corpo ferito”. Accarezzare con il Reiki il corpo di una persona ferita dalla malattia significa ri–formare il suo corpo. Nel malato oncologico si è dimostrato utile come trattamento palliativo anche durante i cicli di radioterapia e chemioterapia nel controllo dei sintomi collaterali (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea). Per lo stato profondo di rilassamento che può indurre, associato ad uno stato di coscienza di tipo meditativo, Reiki può essere di aiuto e di sostegno psicologico anche nell’ammalato terminale. Presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center a New York è utilizzato tra le tecniche palliative individuali di sostegno al malato oncologico, inclusi i pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo, ed è anche utilizzata come pratica per contenere il burnout degli operatori sanitari. Presso l’Unità Operativa di Psicologia Istituto Tumori di Milano il Reiki è utilizzato come tecnica integrativa nella psicoterapia a mediazione corporea in qualunque fase e stadio della malattia. Vi è da segnalare inoltre la significativa esperienza del C.O.E.S. (Centro Oncologico Ematologico Subalpino) dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino Ospedale Molinette presso cui dal 2003 un progetto pilota sta svolgendo un’indagine, in collaborazione con il personale medico, sull’efficienza dei trattamenti Reiki nell’accom-pagnare i malati oncologici nel corso delle diverse fasi della malattia. Il paziente è seguito da un’equipe composta da differenti figure professionali: medico, psicologo, personale infermieristico, operatori Reiki. Il progetto sta incontrando un vasto consenso fra i pazienti e dal 2005 i trattamenti di Reiki sono inseriti nella Guida ai servizi aziendali e territoriali COES e sul sito ufficiale. Tutti gli studi riportano una significatività statistica degli effetti ottenuti con tale metodica, mostrando inequivocabile l’efficacia del Therapeutic Touch - Reiki nella cura della patologia presa in esame. Nel 2001 il National Institute of Health NIH ha finanziato uno studio clinico di fase II sugli effetti del Reiki sulla neuropatia dolorosa, e nel 2002-2004 presso l’ University of Washington si è studiata l’efficacia del Reiki nel trattamento della Fibromialgia. Il National Center for Complementary Medicine ha un database contenente vari articoli riguardanti il 205 LINEA 4 Reiki e le ricerche scientifiche condotte su di esso. Bibliografia: Cofrancesco E. Riza Scienze di gennaio 2002, pag.46 Dend G, Cassileth R, Yeung S.,(2004). Complementary Therapies for Cancer – Related Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429. Esch. T.,Guarna M., Bianchi E., Zhu W., Stefano G.B., (2004) Commonalities in the central nervosu system’s involvement with complemntary medical therapies: limbic morphinergic process. MedSciMonit, 10(6):MS6-17. Dend G, Cassileth R, Yeung S.,(2004).Complementary Therapies for Cancaer – Related Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429. Leskowitz ED. Phantom limb pain treated with therapeutic Touch: a case report. Arch Phys med Rehabil 2000 81(4) 522-4 Wardell DW, Engebretson J. Biological correlates of Reiki touch healing. J Adv Nurs 2001 33(4) 439-45 ATTIVITA’ PREVISTE Sulla linea di studi già condotti in questo ambito, così come ampiamente documentato nella premessa, si intende proporre anche presso l’IRCCS Oncologico uno Studio sull’efficacia del Reiki per valutarne gli effetti con i pazienti affetti da dolore, in particolare lì dove la soglia del dolore è piuttosto elevata e la sintomatologia si mostra scarsamente responsiva ai trattamenti tradizionali, come avviene in presenza di una importante componente neuropatica. Il progetto, si integra con le attività sperimentali del Consultorio Psiconcologico e si rivolge a tutti i pazienti con dolore cronico neoplastico che affluiscono all’Ambulatorio di Medicina del Dolore o in consulenza nei vari reparti e già in terapia antalgica. Per tutti i Dipartimenti, la segnalazione potrà essere inoltrata presso il Consultorio Oncologico. Lo studio è organizzato con randomizzazione semplice controllata. Lo studio prevede che il trattamento sperimentale venga applicato nel singolo paziente. La suddivisone dei pazienti in due gruppi/ bracci: A) il primo, sperimentale, con trattamento antalgico + REIKI B) il secondo, gruppo di controllo, con solo trattamento antalgico I criteri d’inclusione nel gruppo sperimentale sono: assenza di metastasi ossee; assenza di linfedema; assenza di ulcera duodenale; presenza di dolori osteoarticolari. Strumenti di Valutazione: a tutti i pazienti verrà somministrata, nella prima valutazione, una Scala del Dolore Numerica ed una più accurata sulla invalidità dovuta al dolore (NRS, Number Rating Scale; BPI, Brief Pain Inventory). La scala numerica (NRS) sarà somministrata anche dopo ogni intervento Reiki, per valutare l’andamento del dolore. Anche i valori di pressione sisto-distolica e di frequenza cardiaca verranno misurati con apparecchio automatico prima e dopo il trattamento. I trattamenti di Reiki sono individuali e per ciascun paziente del gruppo sperimentale è previsto un ciclo terapeutico di 8 sedute Reiki. Al termine del ciclo, verrà compilato dal paziente un Questionario di Gradimento dell’iniziativa proposta, in scala Likert con domande a scelta multipla. Le modificazioni dei parametri rilevati saranno indagati statisticamente. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si prevede di includere nello studio un campione di 100 pazienti, nei quali si valuterà l’efficacia del Reiki nel determinare il miglioramento o sollievo della sintomatologia dolorosa e l’eventuale variazione dei valori di pressione arteriosa e frequenza cardiaca. 206 LINEA 4 Progetto 76 - Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE TECNICA SUPPORTIVA-ESPRESSIVA NELLA TERAPIA ANTALGICA DEL PAZIENTE NEOPLASTICO Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Ferruccio Aloè, Rosanna Montanaro Dipartimenti dell’Istituto 2006 24 mesi Psicoterapia, Medicina del Dolore, Ansia, Depressione DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nel percorso assistenziale teso ad assicurare la Qualità della Vita, specie nel paziente neoplastico, tappe decisive sono rappresentate dal: riconoscimento e trattamento delle sindromi dolorose, spesso così intimamente embricate con elementi di importante soggettività psico-affettiva connessi al vissuto del paziente e con la sua capacità reattiva, da sfociare in quadri di sofferenza altrimenti meglio conosciuta come dolore totale; cura attiva, globale e multidisciplinare dei pazienti la cui malattia non risponde ai trattamenti specifici e di cui la morte è diretta conseguenza. La Terapia del Dolore e le Cure Palliative rappresentano quindi tappe importanti nel decorso clinico spesso irreversibile della malattia neoplastica ed esprimono in modo chiaro ed inequivocabile la transizione dalla cura della malattia all’assistenza della persona malata secondo il concetto anglosassone espresso dalla distinzione dei termini to cure e to care. Riferimenti bibliografici: A.A.V.V., Psiconcologia, Masson, Milano, 2002. BALINT M., (1956) Medico, paziente e malattia. Feltrinelli, Milano, 1961. BIONDI M., COSTANTINI A., GRASSI L., La Mente e il Cancro, Il Pensiero Scientifico Ed., Roma, 1995. BOWLBY J., Una base sicura, Raffaello Cortina Editrice, Milano, 1989. Bukberg A., et al.: Depression in hospitalized cancer patients. Psychosomatic Medicine, 46, 199, 1984. BURGESS C., MORRIS T, PETTINGALE KW, “Psychological response to cancer diagnosis II. Evidence for coping styles”. Journal of Psychosomatic Research, n.32 (263-72), 1988. CESA BIANCHI M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979. COSTANTINI A., PALLOTTA G., “Psicologia oncologica: dalla teoria alla pratica ospedaliera” in Biondi M., “La psicosomatica nella pratica clinica”, Il Pensiero Scientifico Ed., Roma, 1992. FORNARI F., Affetti e cancro, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1985. PANCHERI P., BIONDI M., Psicologia e psicosomatica dei tumori, La Goliardica ed., Roma, 1979. Pronzato P., Crotti N. Psicologia. Comunicazione e gestione del paziente. ArgOn Quaderni di Oncologia, Torino, 2004. ATTIVITA’ PREVISTE Nell'ottica della multidisciplinarietà è importante il supporto psicologico ai pazienti che affluiscono all'Ambulatorio del Dolore anche per differenziare meglio, a livello diagnostico, quanto vi è di psicogeno e reattivo e quanto vi è di organico nella sintomatologia dolorosa portata dal paziente. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Nel corso del 2005 sono stati effettuati: n. 65 Colloqui Psicologici; n. 22 sedute di Psicoterapia Individuale; che hanno portato un notevole alleggerimento del "carico stressogeno" nei pazienti, riducendo il livello di ansia e depressione riportato nella fase iniziale del trattamento. L'attività ha riguardato in un primo momento i pazienti che afferivano all'Ambulatorio di Medicina del Dolore o che erano in consulenza di Terapia del Dolore presso le varie UU.OO. dell'Istituto, in seguito la richiesta proveniva anche da pazienti che non avevano una richiesta specifica di terapia antalgica localizzata, ma più che altro riferivano uno stato di "malessere" generale. Inoltre, per quanto concerne l'attività scientifica, abbiamo somministrato 16 test delle Funzioni Esecutive. Per il 2006 è nostra intenzione continuare ampliando questa attività anche a chi richiede un intervento tramite il proprio medico di Base, su richiesta mutualistica. Inoltre vogliamo porre maggiore attenzione alle problematiche che riguardano l'anziano, proponendo un'analisi qualitativa e non solo quantitativa degli aspetti relazionali tipici di questa età. 207 LINEA 4 Progetto 77 - Area 1 TITOLO VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA DEL FENTANYL TRANSMUCOSALE NEL DOLORE INCIDENTE RESPONSABILE Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Rosanna Montanaro Dipartimenti dell’Istituto RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE 2006 24 mesi Medicina del Dolore,Terapia Antalgica, Fentanyl Transmucosale, Morfina Orale DESCRIZIONE DEL PROGETTO Almeno due terzi dei pazienti con neoplasie in fase avanzata riferiscono di avere dolore (WHO, 1996). Il dolore è presente il più delle volte per la maggior parte del tempo ed il modo migliore per trattarlo è costituito da una terapia con oppiacei a regime stabile. generalmente questo approccio è efficace, ma di rado riesce a eliminare completamente il dolore. Oltre a un dolore persistente di una certa entità, da metà a due terzi dei pazienti presentano anche crisi di dolore intenso, cioè dei picchi di dolore che si sovrappongono a una sintomatologia dolorosa di fondo abbastanza ben controllata. Sebbene sia notevolmente variabile, il dolore intenso ha caratteristicamente un esordio rapido, un'intensità moderata o grave e una diurata piuttosto breve. La presenza di questo tipo di dolore è associata a una prognosi funzionale e psicologica relativamente peggiore, con notevoli coinvolgimenti emotivi, determinati soprattutto dall'ansia derivante dalla paura della crisi successiva. La morfina orale a rilascio controllato rappresenta da molti anni la terapia più diffusa per il dolore persistente moderato o grave, mentre la morfina a rilascio immediato è un analgesico utilizzato frequentemente per il dolore intenso. Non sono stati condotti sufficienti studi controllati sull'impiego della morfina per il dolore intenso ed è possibile che il profilo tempo-effetto di questo farmaco, la cui azione inizia dopo 20-30 minuti e il cui effetto di picco si osserva dopo 40-60 minuti, non sia ottimale per molti pazienti che presentano questo tipo di dolore. Riferimenti bibliografici: Apolone G, Mosconi P, Colombo C, Tamburini M, Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di ricerca. Ricerca & Pratica 2004; n. 20: 137-145. Egan TD, Sharma A., Ashburn MA., et al. Multiple dose pharmacokinetics of oral transmucosal fentanyl citrate in healthy volunteers. Anesthesiology 2000; 92: 665-673. Levy MH. Pharmacologic tyreatment of cancer pain. N Engl J Med. 1996; 335: 1124-1132. Mercadante S., Armata M., Salvaggio L., Pain characteristics of advanced lung cancer patients referred to a palliative care service. Pain 1994; 59: 141-145. Portenoy RHK, Hagen NA. Management of breaktrough cancer pain. Primary Care & Cancer. 1991: 2427. ATTIVITA’ PREVISTE Obiettivo del nostro studio è comparare il Fentanyl citrato transmucosale orale (Actiq), presentato come primo farmaco sviluppato specificatamente per il dolore intenso, con un farmaco classico come l'Oramorph, e valutare le differenze nei tempi di reazione al dolore, nell'efficacia, nella durata d'azione, nella presenza di effetti collaterali, nella compliance da parte del paziente. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE I pazienti con incompleto controllo della sintomatologia dolorosa, già in trattamento con oppioidi, e presentanti crisi periodiche e ripetitive di dolore incidente, verranno divisi casualmente in due gruppi, ciascuno dei quali utilizzerà al bisogno solo uno dei due farmaci. Contestualmente verrà compilato un diario del dolore incidente, con il monitoraggio dello stesso e della risposta terapeutica ai farmaci assunti.I pazienti verranno selezionati tra coloro che afferiscono all'Ambulatorio di Medicina del Dolore e quelli in consulenza nelle varie UU.OO. dell'Istituto. 208 LINEA 4 Progetto 78 - Area 2 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE SOGGETTI COFINANZIATORI AUTORIZZAZIONE COMITATO ETICO N. PZ DA INCLUDERE STUDIO SULLA QUALITÀ DELLA VITA E DE ( DISFUNZIONE ERETTILE) NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI AD INTERVENTO CHIRURGICO PER CARCINOMA DEL RETTO NERVE SPARING Severino Montemurro (U.O. Chirurgia Apparato Digerente) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari G. Dachille, C. Calandro, E. Maselli, A. Rucci, E. Ruggirei,.V. Sciscio 2006 24 mesi Carcinoma retto – Disfunzione erettile Lilly Farmaceutica SI 40 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La riabilitazione postoperatoria nei pazienti operati per carcinoma del retto nerve sparing può, correlata da una corretta valutazione statistica, migliorare il DE (deficit erettile) iatrogeno e conseguentemente il miglioramento anche della qualità della vita. Il nostro studio prospettico si propone di valutare l’incidenza della disfunzione erettile e la qualità della vita nei pazienti sottoposti a chirurgia per carcinoma del retto. Ameda K., Kakizaki h., agi T., kusumi T., Hosokawa M.: The long-term voiding function and sexual function after pelvic nerve-sparing radical surgery for rectal cancer. Int. J. Urol. 2005 Mar; 12(3): 256-63 Leveckis J, Boucher NR, Parys BT, Reed MW, Shorthouse AJ, Anderson JB: Bladder and erectile dysfunction bifore and after rectal surgery for cancer. Br. J. Urol. 1995 Dec, 76(6): 752-6 Masui h, Ike H, Yamaguchi S, Oki S, Shimada H: Male sexual function after autonomic nerve-preserving operation for rectal cancer ATTIVITA’ PREVISTE Lo studio prevede l’arruolamento di n. 40 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico di proctectomia per carcinoma del retto. Tutti questi pazienti saranno valutati nel pre- operatorio con una corretta anamnesi, esame obiettivo, test funzionalità, questionari validati. Alla dimissione 20 pazienti saranno avviati a terapia domiciliare con Cialis 20 mg. tre volte la settimana bed time, 20 pazienti invece non riceveranno alcuna terapia riabilitativa. Al follow-up a tre mesi tutti i pazienti saranno rivalutati con le stesse metodiche. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Valutazione dei dati riportati al follow-up con quelli del preoperatorio, andando a ricercare se effettivamente la riabilitazione postoperatoria in questi pazienti può aver dato dei miglioramenti in termini di punteggi in valore assoluto o relativo ai questionari somministrati (Lisat, IIEF, Beck). Progetto 79 - Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE USO E LIMITI DELL’ECOCOLORDOPPLER NELLA FORMULAZIONE DI UN PROGETTO RIABILITATIVO PER IL LINFEDEMA SECONDARIO IN DONNE OPERATE DI CA MAMMARIO Francesco Schittulli (U.O. di Senologia e Prevenzione Chirurgica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Antonio Guido, Biagio Loconte, Rosa Coltella U.O. Senologia, U.O. Riabilitazione 2006 36 mesi Ecocolordoppler e Linfedema Secondario 40 DESCRIZIONE DEL PROGETTO 209 LINEA 4 La maggior parte degli edemi in campo oncologico si presenta nell’ambito del trattamento del tumore della mammella. Il grosso braccio post-mastectomia o dopo intervento di quadranctectomia con dissezione linfonodale ascellare è una condizione patologica in grado di provocare una disabilità anche molto importante e per tale motivo va affrontata con una metodologia riabilitativa cioè mediante la formulazione di un Progetto Riabilitativo, all’interno del quale vanno inseriti tutti i programmi riabilitativi, necessari a raggiungere gli obiettivi individuali prefissati. L’associazione tra ecografia ad alta risoluzione con un modulo Doppler consente di ootenere, oltre a dati morfologici relativi alla ectasia dei collettori linfatici , alla raccolta di masse liquide fluide a livello della ascella e del derma,a informazioni sullo stato di connettivazione del derma stesso, anche altre informazioni aggiuntive. L’effetto Doppler è un principio fisico che ci permette di calcolare la direzione e la velocità di scorrimento di un liquido in movimento basandosi sulla differenza di emissione e quella di riflesso di un raggio ultrasonico che lo colpisce:il sistema tipo Doppler pulsato (PW) è in grado anche di fornire informazioni quantitativesulle caratteristiche di scorrimento del fluido in un’area definita.Però se l’ecocolrdoppler ci permette di visualizzare morfologicamente le strutture linfatiche, per lo meno quando sono dilatate come nel linfedema, la visualizzazione e la misurazione del flusso linfatico non è ancora possibile. Per tale motivo l’uso del Ecolorodopler deve essere rivolto allo studio non tanto del sistema linfatico, quanto alla ricerca di patologie artero-venose concomitanti alla patologia linfatica,In tal modo ci permette di: verificare la presenza di flebopatie di tipo ostruttivo dei vasi superficiali e profondi come sindromi premonitrici di condizioni neoplastiche verificare la presenza di reflusso venoso verificare la presenza di ostacolato deflusso venoso per azione di masse compressive verificare la presenza di condizioni di ostacolato deflusso venoso da compressione intermittente verificare la presenza di arteriopatie concomitanti alla condizione edemigena e anche di condizioni di vascolarizzazione anomala. Quindi l’ecocolordoppler ha un ruolo importante nella diagnosi differenziale degli edemi e della valutazione di patologie artero-venose associate al linfedema. Riferimenti bibliografici essenziali: MIYAMA Y. Ultrasound color Doppler imaging: current technology and future prospects. Med. Rev. 44:47,1993 CAMMAROTA T.et al. Current uses of diagnostic high- frequency US in dermatology. Eur J Radiol.27:215-23 1998 MOTTER D. et al. Apport de l’echographie a l’imagierie des vaisseaux lymphatique par rapport aux autres methods. J Radiol 83:599-609 2002 ATTIVITA’ PREVISTE Verranno prese in considerazione 40 pazienti di età variabile tra i 45 e i 65 anni, operate di mastectomia radicale o di quadrantectomia con dissezione ascellare linfonodale per ca mammario,senza apparenti patologie concomitanti in particolar modo a carico dell’apparato cardio-vascolare. Prima dell’intervento chirurgico le pazienti saranno sottoposte ad accurata indagine ecografia e a ecocolordoppler . L’indagine sarà ripetuta a distanza di 1-2 mesi dall’intervento chirurgico e qualora dovessero comparire i primi sintomi di un ostacolato deflusso linfatico a carico del cingolo scapolo omerale, verrà formulato un adeguato piano riabilitativo ,che contempla oltre ai comuni esami di laboratorio ,anche indagini strumentali tra cui l’ecocolordoppler che ci permette di effettuare una mappa del sistema linfatico del derma e nello stesso tempo una verifica di eventuali patologie concomitanti a carico del sistema linfatico e del sistema arterovenoso. n tal modo si potranno effettuare in modo anticipatorio, interventi non solo di riabilitazione ma nello stesso tempo si prenderanno tutti quei provvedimenti a carico di patologie concomitanti come quelle a carico del sistema artero venoso. ’indagine con ecocolordoppler verrà ripetuta sistematicamente anche nel corso della terapia riabilitativa per una valutazione della terapia stessa. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Dai dati dello studio si estenderà una mappa non solo morfologica ma anche funzionale del sistema linfatico del derma in determinati distretti soprattutto in caso di incipienti linfedemi: nello stesso tempo però indirettamente possono essere prese in considerazione anche altre patologie concomitanti a carico del sistema vascolare artero –venoso. 210 LINEA 4 Progetto 80 - Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE AUTORIZZAZIONE COMITATO ETICO N. PZ DA INCLUDERE STUDIO COMPARATIVO TRA MANOMETRIA RETTALE E BIOFEEDBACK E DISFUNZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI AD INTERVENTO CHIRURGICO PER CARCINOMA DEL RETTO NERVE SPARING Severino Montemurro (U.O. Chirurgia Apparato Digerente) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari G. Dachille, C. Calandro, E. Maselli, A. Rucci, E. Ruggirei, V. Sciscio 2006 DUE Carcinoma retto – Disfunzione erettile – Biofeedback – Manometria rettale SI 40 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Si potrebbe dimostrare che in un intervento di nerve sparing per carcinoma del retto esista una diretta correlazione tra DE (deficit erettile) e parametri manometrici e che un corretto e valido biofeedback potrebbe migliorare il deficit erettile e la qualità della vita di questo gruppo di pazienti. Il presente studio intende correlare i valori della manometria rettale pre e post intervento chirurgico per carcinoma del retto e il grado di disfunzione erettile nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico. Si intende anche valutare l’eventuale ripresa del DE post biofeedback sempre in questo gruppo di pazienti. Dorey G, Speakman M, Feneley R, Swinkels A, Dunn C, Ewings P: Randomised controlled trial of pelvic floor muscle exercises and manometric biofeedback for erectile dysfunction. Br. J. Gen. Pract., 2004 Nov, 54(508): 819-25 Reynolds BS: Biofeedback and facilitation of erection in men with erectile dysfunction. Arch. Sex. Behav. 1980 Apr; 9(2): 101-13 Van Kampen M, De Weerdt W, Claes H, Feys H, De Maeyer M, Van Poppel H: Treatment of erectile dysfunction by perineal exercise, electromyographic biofeedback, and Electrical stimulation. Phys Ther, 2003 Jun; 83(6): 536-43 ATTIVITA’ PREVISTE Studieremo nel pre e postoperatorio 40 pazienti operati per carcinoma del retto. Tutti i pazienti avranno nel preoperatorio una valutazione chirurgica, anamnesi andrologica, valutazione strumentale madiante manometria rettale, valutazione mediante questionari validati a livello internazionale sulla DE (disfunzione erettile) e qualità di vita. Tutti i pazienti saranno sottoposti a biofeedback del piano perineale nel postoperatorio e rivalutazione andrologica con le stesse metodiche adottate nel preoperatorio. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Il nostro studio mira a ricercare una possibile correlazione tra i valori manometrici e il grado di deficit erettile, in pratica se vi è una diretta corrispondenza tra una buona risposta funzionale strumentale e una valida erezione a parità di intervento nerve sparing. Si intende anche dimostrare il ruolo del biofeedback nella ripresa della DE in questo gruppo di pazienti Progetto 81 - Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE PROGETTO HATHOR VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DELLA MUSICA E DELLA MUSICOTERAPIA DI GRUPPO NEI PAZIENTI ONCOLOGICI OSPEDALIZZATI Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Fulvia Lagattolla Musicisti di Orchestra Musicale Consultorio Psiconcologico Dipartimenti dell’Istituto 211 LINEA 4 ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE 2006 36 mesi Ansia da ospedalizzazione – Musicoterapia – Rilassamento e Benessere – Gruppo di terapia 300 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il progetto prende il nome dall’antica divinità egizia Hathor, dea della musica, della danza, della poesia e dell’amore. La dea era venerata in tutto l’antico Egitto ma la sua residenza per eccellenza si trovava nell’alto Egitto a Dendera, dove è pressoché intatto un tempio tolemaico a lei consacrato. Lo strumento sacro ad Hathor, con il quale viene spesso rappresentata, è il sistro, strumento formato da sonagli muniti di dischi di metallo infilati su una o più bacchette. Il suono veniva prodotto attraverso lo scuotimento e si riteneva che avesse il potere di scacciare il male e le forze negative. La letteratura ci illustra una dimostrata efficacia nell’utilizzo della musica in terapia con il paziente oncologico: studi empirici ed osservazioni cliniche indicano che la musicoterapia è un trattamento benefico ed è ormai annoverata tra le terapie complementari nell’approccio multidisciplinare al paziente. Sono stati studiati a fondo i benèfici risultati derivanti dalla partecipazione a sessioni di musicoterapia: la maggiore produzione di endorfine, il decremento degli ormoni dello stress e del livello di cortisone, l’attivazione neurologica della sinestesia, il rilassamento emotonico, l’aumento della immunoglobulina A nella secrezione salivare. In un contesto relazionale, l’ascolto di musica consente di ricreare una condizione rassicurante che facilita il ripercorso delle memorie emo-tono-fono-simboliche proprie di ogni soggetto. Queste, durante l’ascolto musicale, si riattivano per sinestesia, riconducendo la persona al placet primario che è proprio del vissuto prenatale. In questo senso la musicoterapia offre al paziente oncologico una base di contenimento immediato. Il razionale terapeutico risiede in alcuni elementi specifici ed esclusivi della musica e del linguaggio musicale: il suo impatto fisiologico sul corpo, la qualità intrusiva ed evocativa di certe melodie e canzoni; l’espressione del pensiero, delle speranze e dei sogni dell’uomo insiti in essa; gli elementi costitutivi della trama musicale, quali la frequenza, l’intensità, il colore del tono, l’armonia, il ritmo ed il tempo; la sua potenzialità di stabilire un’esperienza estetica e di stimolare la creatività e la memoria; la sua capacità di avvicinare le persone, esercitando una potente funzione di aggregazione e socializzazione. Il suo impiego principale, in terapia, è correlato al significato simbolico cui l’ascolto di musica rimanda: la sua funzione è di rappresentare i sentimenti e la vita emotiva. La musicoterapia è un mezzo non farmacologico e non invasivo e viene utilizzata in ambito oncologico per rispondere a bisogni relativi alla: 1. gestione e controllo degli effetti collaterali, correlati ai trattamenti ed alle procedure cliniche (Chirurgia, Chemioterapia, Radioterapia, Immunoterapia): agitazione, nausea, vomito, perdita di appetito, insonnia, fatigue; 2. gestione e controllo della sofferenza e del dolore: recentemente i musicoterapeuti hanno dimostrato l’effetto significativo che la distrazione ottiene sulla modificazione della percezione del dolore. L’utilizzo calibrato e selezionato della musica può alleviare i cicli di ansia e di paura che le esperienze di dolore esacerbato producono, rifocalizzando l’attenzione verso sensazioni piacevoli. La percezione di uno stimolo uditivo (attivazione di un altro canale sensoriale) modifica la percezione del dolore: è stato investigato l’effetto terapeutico dell’ascolto musicale come aggiunta al programma di analgesici ed alla cura palliativa; 3. gestione e controllo del distress emozionale: ansia, depressione, perdita di controllo, angoscia, paura, cambiamenti dell’umore, ritiro e chiusura. Attraverso la musicoterapia, il paziente canalizza le proprie emozioni ed accede alle sue risorse espressive. A seconda delle aree considerate negli studi (area fisica, psicologica, psicosociale, o spirituale) la letteratura invita ad utilizzare strumenti che rilevano di volta in volta i parametri necessari alla tipologia dello studio, parametri di natura : Fisica: rilevazione del battito cardiaco, della pressione sanguigna, della temperatura; rilevazione della nausea e degli episodi di vomito (scale analogico visive, scale Likert …) ; rilevazione del dolore (NRS, Number Rating Pain Scale; BPI, Brief Pain Inventory). Psicologica: rilevazione dell’ansia di stato (S.T.A.Y., State Trait Anxiety Inventory), della depressione (HAD, Hospital Anxiety and Depression – BDI, Beck depression Inventory) Psicosociale: Qualità della Vita (test sulla qualità della vita, come l’EORTC) Spirituale: self reports del paziente, rivisitazione della vita. 212 LINEA 4 La musicoterapia può facilitare ed influenzare in modo psicologicamente positivo le esperienze ospedaliere, può conferire potere ai pazienti oncologici che “subiscono” le procedure, incoraggiando un coinvolgimento attivo nel trattamento, prevenendo l’ansia e la depressione associate alla ospedalizzazione e stimolando una maggiore aggregazione e coesione nel gruppo di trattamento. Il musicoterapeuta può coinvolgere il paziente in qualsiasi tipo di esperienza musicale: improvvisazione, composizione, ri-creazione di musica e di ascolto, ognuna delle quali può coinvolgere il disegno, la pittura, il movimento espressivo, la narrazione di storie e di sé. In continuità con lo studio già effettuato in quest’Istituto nel periodo 2003/2004, che ha visto il raggiungimento dei risultati attesi (su un campione di 80 pazienti inclusi nello studio afferenti dal Dipartimento Donna e dal Dipartimento di Oncologia Medica Sperimentale, ben 75 hanno beneficiato della Musicoterapia con un decremento dei livelli di ansia di stato, un cambiamento positivo dell’umore ed un gradimento generale dell’esperienza) e sulla base di queste premesse, nello studio corrente si intende sperimentare quale tipologia di esperienza musicale incida maggiormente sul livello di ansia del paziente: A. la partecipazione al gruppo di Musicoterapia Recettiva ; B. la partecipazione al gruppo di Musicoterapia attiva nella Globalità dei Linguaggi; C. il semplice ascolto di musica eseguita dal vivo da alcuni musicisti professionali dell’ orchestra; Il repertorio eseguito dai musicisti durante gli incontri di ascolto, sarà suggerito dalla musicoterapeuta poiché per questa tipologia di pazienti è molto importante operare una selezione tipologica nell’ascolto. Tale selezione sarà effettuata in base agli effetti rilassanti riconosciuti nell’ambito della musicoterapia recettiva di alcuni brani musicali piuttosto che di altri, ed in base anche alle preferenze musicali di un campione della popolazione di pazienti, cui sarà somministrate interviste sul genere di musica che preferirebbe ascoltare in ospedale durante la degenza. Le tre metodologie con cui si intende condurre lo studio sono descritte alla voce 16 nelle attività previste. Bibliografia - Alridge D. (1996). La musicoterapia nella ricerca e nella pratica medica. Ismez Editore. - Bagnus P. ( 2002) . Prima che venga notte, la musicoterapica con pazienti oncologici in fase avanzata di malattia. Gianni Iuculano editore - Bruscia K. (1991) .Casi Clinici di Musicoterapia. Ismez Editore. - Dend G, Cassileth R, Yeung S.,( 2004). Complementary Therapies for Cancer – Related Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429. - Esch. T.,Guarna M., Bianchi E., Zhu W., Stefano G.B., ( 2004) Commonalities in the central nervosu system’s involvement with complemntary medical therapies: limbic morphinergic process. MedSciMonit, 10(6):MS6-17. - Guerra Lisi S. ( 1997) Musicoterapia nella Globalità dei Linguaggi. Fuori Thema. - Lane, D. (1992). Music therapy: A gift beyond measure. Oncology Nursing Forum, 19 (6), 863-867. - O’Brien, E. K. (1999a). Cancer patients’ evaluation of a music therapy program in a public adult hospital. In R. R. Pratt & D. E. Grocke (Eds.), MusicMedicine 3: MusicMedicine and music therapy: Expanding Horizons (pp. 285-300). Victoria, Australia: The University of Melbourne. - Porchet-Munro, S. (1988). Music therapy in support of cancer patients. Recent Results in Cancer Research, 108, 289-294. - Scardovelli M., Ghiozzi R. (2003) La musica nel passaggio luminoso: musicoterapia con malati terminali. Ed.Borla - Smith M, Casey L ( 2001) Music as a therapeutic intervention fro anxiety in patients receveing readiation therpy.In Oncology Nursing Forum, 38(1):51-65 - Vickers, A.J. & Cassileth, B.R. (2001). Unconventional therapies for cancer and cancer-related symptoms. The Lancet Oncology, 2, 226-232. ATTIVITA’ PREVISTE Al centro di ogni seduta di musicoterapia, c’è un’esperienza musicale secondo le tipologie A, B o C indicate al punto 15, condotta da un terapeuta professionale specializzato. La conduzione del gruppo di malati oncologici in un’esperienza musicale – terapeutica presuppone oltre ad una competenza, anche una sensibilità educata all’ascolto del non verbale, una capacità di “ricevere”, di accogliere, di “sentire” tutti i piccoli dettagli che il paziente veicola nella preferenza di un suono, di uno strumento, nella scelta di un brano piuttosto che di un altro, nella espressione o meno dei vissuti personali. Nello studio si vuole comparare l’effetto che ha sul paziente A. l’ascolto di musica vicina al proprio mondo sonoro e alla personale “ colonna sonora” di vita – Musicoterapia Recettiva; B. la produzione musicale di musica, partecipazione attiva del paziente – Musicoterapia nella Globalità dei Linguaggi , favorendo anche una espressione delle sue emozioni; C. il semplice ascolto di alcuni brani musicali eseguiti da musicisti di un’orchestra. Attività in gruppo 213 LINEA 4 Gruppo A Musicoterapia recettiva di gruppo su accertamento sonoro di ciascun paziente: durante le sedute di musicoterapia recettiva, i pazienti ascoltano in gruppo una selezione di musica (brani musicali, canzoni) in modo da elicitare memorie, ricordi, associazioni. Il gruppo di pazienti sarà invitato ad un ascolto guidato partendo dalla individuale “personalità sonora” del paziente, che sarà stata accertata durante un colloquio con il musicoterapeuta. Gruppo B Musicoterapia nella Globalità dei Linguaggi (GdL) in gruppo: prevede l’uso da parte dei pazienti di oggetti sonori e strumenti musicali per l’interazione, la partecipazione attiva con il canto e l’espressione non verbale di sentimenti ed emozioni attraverso improvvisazioni musicali di gruppo. In questa dimensione espressiva, i pazienti nel gruppo condividono la “narrazione musicale di sé”, aprendosi anche alla comunicazione affettiva. Gruppo Aperto Semplice ascolto di musica eseguita da musicisti scelti in orchestra: gli ascolti sono rivolti ad un gruppo aperto di pazienti e verranno proposti in appuntamenti musicali pomeridiani a cadenza mensile. Attività individuali Musicoterapia recettiva con pazienti allettati su accertamento sonoro del paziente: per incontrare le esigenze e i bisogni del paziente allettato e desideroso di partecipare allo studio, la musicoterapueta proporrà la seduta di Musicoterapia nella stanza del paziente. Logistica Le attività di gruppo di Musicoterapia si svolgeranno negli spazi resi disponibili all’interno dell’Ospedale, possibilmente in cui accogliere un pianoforte verticale a noleggio, strumentini musicali, materiale artistico per lavorare in gruppo. I pazienti già dal primo accesso in ospedale, saranno informati al mattino dalle psicologhe, psicoterapeute del Consultorio Psiconcologico, dal musicoterapeuta e, previo consenso informato, potranno partecipare al progetto. Gli incontri di Musicoterapia saranno svolti durante le ore pomeridiane. La partecipazione al gruppo A e al gruppo B, sarà stabilita in modo randomizzato non controllato. Valutazione dei livelli di Ansia: saranno esaminati i livelli di Ansia legati all’ospeda-lizzazione attraverso la somministrazione di questionario HAD (Hospital Anxiety Depression scale) o S.T.A.Y (State Trait Anxiety Inventory) ansia di stato, insieme a schede di gradimento. Ai pazienti verrà somministrato il questionario prima e dopo gli incontri di Musicoterapia (Recettiva ed Attiva nella GdL) e prima e dopo l’ascolto degli appuntamenti - concerti; Valutazione dei livelli di pressione arteriosa e di frequenza cardiaca: con modalità randomizzata verranno scelti per ogni evento 3 pazienti partecipanti al gruppo di ricerca e verrà effettuata a ciascuno la misurazione automatica della pressione arteriosa sisto-diastolica e della frequenza cardiaca, prima e dopo l’attività musicale al fine di evidenziare eventuali modificazioni. I pazienti del Gruppo A e del Gruppo B, ricompilato il questionario di rilevazione dell’ansia a fine seduta di musicoterapia, saranno invitati dal musicoterapeuta anche a lasciare una “traccia artistica di sé” utilizzando il colore, le tempere, ed altro materiale artistico, al fine di raccogliere con maggior completezza l’espressione globale del paziente evocata dall’ascolto della musica o dalla sua produzione. Le “ tracce artistiche” verranno “ lette simbolicamente” documentate e, al fine di renderle visibili, saranno esposte in una mostra d’arte congiunta ad uno degli appuntamenti concerto. Si ritengono criteri di esclusione dallo studio: l’incapacità a fornire consenso informato, la presenza di deficit uditivi, la presenza di disturbi psichiatrici, previa valutazione psicologica. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si prevede di includere in questo progetto almeno 300 utenti, con analisi dei dati e divulgazione degli stessi. - I risultati prefissi riguardano: - il miglioramento dell’ansia da ospedalizzazione; - valutazione degli effetti dell’evento musicoterapico sulle modificazioni dei valori di pressione arteriosa sisto-diastolica e sulla frequenza cardiaca misurate pre e post; - favorire un benEssere pisco-fisico; - guidare il paziente nell’espressione non verbale dei propri vissuti; - recuperare energia e attenzione. 214 LINEA 4 Progetto 82 – Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE CONSULTORIO PSICONCOLOGICO Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio) Istituto Tumori “Giovanni Paolo “ Bari Rosanna Montanaro, Francesca Romito, Chiara Corvasce, Tatiana Danese Tutti i Dipartimenti dell’Istituto 2006 36 mesi Psicologia, Sostegno, Riabilitazione, Formazione, Psicoterapia DESCRIZIONE DEL PROGETTO L’impatto psicologico e sociale della malattia sul paziente, sulla sua famiglia e sull’équipe curante assume grande rilevanza quando si parla di cancro: in questo scenario la Psiconcologia è una disciplina che si colloca come interfaccia tra l’Oncologia da un lato e la Psicologia e la Psichiatria dall’altro. Il trattamento del paziente oncologico deve avere come obiettivo principale quello di migliorare la Qualità di Vita e di limitare il rischio di conseguenze psicopatologiche che condizionino la vita futura del malato; il sostegno sociale diviene pertanto un elemento costitutivo del trattamento del paziente oncologico e rientra nella responsabilità di ciascuna figura terapeutica coinvolta. La Psiconcologia infatti considera l’interdisciplinarietà e l’integrazione disciplinare requisiti indispensabili di un sistema di cura che tenga conto della globalità dei bisogni del malato in un’ottica psicosociale nell’approccio al paziente e nel rispetto dell’autonomia culturale e professionale di ciascuna disciplina. A partire dagli anni ‘80 la Psiconcologia si sviluppa attraverso i contributi specifici dei diversi ambiti applicativi. La diffusione di attività cliniche e di Servizi Psiconcologici nelle strutture sanitarie facilita la sensibilizzazione delle associazioni scientifiche oncologiche nel panorama internazionale, quali: l’American Cancer Society, già attiva dal 1913 con lo scopo di diffondere le conoscenze relative ai sintomi, al trattamento e alla prevenzione dei tumori; l’International Psychooncology Society (IPOS) nata nel 1984 con il proposito di creare una rete tra i professionisti del settore; l’European Society of Psychosocial Oncology costituitasi nel 1986 con l’obiettivo di accrescere le conoscenze attraverso conferenze e rapporti di collaborazione. In Italia il primo Servizio di Psicologia orientato specificamente all’assistenza del paziente oncologico viene costituito nel 1980 presso l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova; a Milano nel 1985 viene fondata la SIPO (Società Italiana di Psiconcologia), in seguito al crescente interesse tra le discipline medico-chirurgiche e psicologico-psichiatriche per la "psichiatria di liaison", introdotta alla fine degli anni ’70, che si occupa di sostegno rivolto ai pazienti e supporto alle diverse figure professionali coinvolte nel trattamento. Con riferimento al corrente orientamento scientifico ed alle esperienze già avviate in altre strutture dedicate all’Assistenza di pazienti oncologici, si propone di sperimentare nel nostro Istituto un’attività centralizzata di Psiconcologia. La proposta prevede un coordinamento delle attività Psicologiche sulla base delle istanze provenienti dalle varie Unità Operative dei Dipartimenti, al fine di affrontare in maniera globale le necessità già rilevate o quelle che potrebbero emergere in seguito, ponendosi così di fatto come una funzione interdipartimentale rivolta sia agli utenti sia agli operatori dell’Istituto. In quest’ottica l’attività Psicologica nei reparti potrebbe trovare proficuo riferimento e supporto in un Consultorio Psiconcologico, attivo tutti i giorni della settimana ed aperto alle richieste sia interne sia esterne. In questa fase sperimentale il Dipartimento di Area Critica-Quartiere Operatorio potrebbe fornire il coordinamento affidato alla Direzione del Coordinatore del Progetto ed il supporto logistico necessario per l’attività ambulatoriale. Al momento nell’ambito dell’Istituto vi è la presenza attiva di tre Psicologhe, le dottoresse: Tatiana Danese, Rosanna Montanaro, Francesca Romito. Nella fase di avvio potrebbe prevedersi la consulenza, anche a tempo parziale, di un altro Psicologo che ha già maturato esperienze nel rapporto con i pazienti oncologici. Questo modello sperimentale va svolto nel tempo di tre anni, nei quali verificare la quantità e la qualità delle prestazioni erogate attraverso reports semestrali e relazioni consuntive annuali. RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI A.A.V.V., Psiconcologia, Masson, Milano, 2002. BALINT M., ( 1956) Medico, paziente e malattìa. Feltrinelli, Milano, 1961. BELLELLI G., IACONO G., Lo psicologo e l'ospedale come processo organizzativo, in Cesi-Bianchi M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979. BERTINI M.: L’ospedale nell’ottica della psicologia della salute. In Ferretti R., Gentili M.V. (a cura di): 215 LINEA 4 Modelli d’intervento dello psicologo in ospedale. Atti del Convegno di Camerino, Quaderni Psico-in, Ordine Nazionale degli Psicologi - Consiglio Regionale delle Marche, 1997. BIONDI M., COSTANTINI A., GRASSI L. (1995), La Mente e il Cancro, Il Pensiero Scientifico Ed. – Roma BOWLBY J., Una base sicura, R. Cortina Editrice, Milano, 1989. BRESSI C., GUGGERI G., CERVERI G. (1997), “Focus psychotherapy with cancer patients and their relatives”. New Trends in Experimental and Clinical Psychology Vol. 13, n. 2 (141-46) BRESSI C., Cancro: Mitologia, emozioni e comunicazione familiare. In: Il labirinto della somatizzazione. Pavia, La Goliardica Pavese, 105, 1993. BRESSI C., Emozioni espresse e comunicazione familiare in oncologia. In: Bressi C., Invernizzi G., (Eds.) La comunicazione con il paziente oncologico, Milano, Gr. Giuliani, 21, 1994. BUKBERG A., et al.: Depression in hospitalized cancer patients. Psychoson Med., 46, 199, 1984. BURGESS C., MORRIS T, PETTINGALE KW (1988), “Psychological response to cancer diagnosis II. Evidence for coping styles”. Journal of Psychosomatic Research, n.32 (263-72) CAZZULLO C.L., INVERNIZZI G., Rapporto medico-paziente in Esperienze di prassi psicosomatica. Ed. C.E.M., Parma, 1980. CESA BIANCHI M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979 COSTANTINI A., PALLOTTA G. (1992), “Psicologia oncologica: dalla teoria alla pratica ospedaliera” in Biondi M., “La psicosomatica nella pratica clinica”, Il Pensiero Scientifico Ed. – Roma FORNARI F., Affetti e cancro, R. Cortina Editore, Milano, 1985.Frighi L., Carbone P.: La funzione della psichiatria in un reparto di ematologia. Rassegna di ipnosi, 2, 1983. PANCHERI P., BIONDI M., Psicologia e psicosomatica dei tumori, La Goliardica ed., Roma, 1979. PANCHERI P. a cura di, Stress Emozioni e Malattìa Coronarica, Franco Angeli, Milano 1988. RICCI BITTI P.E., CORTESI S., Comportamento non verbale e comunicazione, Il Mulino, Bologna, 1977. 216 LINEA 4 ATTIVITA’ PREVISTE Il CONSULTORIO ONCOLOGICO, la cui allocazione è prevista presso l’Ambulatorio di Medicina del Dolore, sarà aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 18.00, escluso il giovedì mattina. La sua attività sarà rivolta ai pazienti ricoverati o afferenti dall’esterno, ai loro familiari ed agli operatori dell’Istituto, e svolgerà le seguenti attività: ATTIVITA’ DA SVOLGERSI PRESSO IL CONSULTORIO E NEI REPARTI ATTIVITÀ (ANCHE CON PRENOTAZIONE MUTUALISTICA PER PAZIENTI AMBULATORIALI) Consulenza psicologica presso le UU.OO. di degenza e di Diagnostica, attivate dai medici, dagli infermieri o dagli stessi pazienti Valutazione Diagnostica Colloqui Psicologici Clinici (codice 9409) Psicoterapia Individuale (codice 943) Somministrazione di test delle funzioni esecutive (cod. 94081) Counselling Genetico Supporto c/o Ambulatorio terapia del dolore + Consulenze UU.OO. ATTIVITÀ DI GRUPPO Terapia di Gruppo per le donne prima dell’intervento (U.O. di Senologia e di Ginecologia Oncologica) Training di Rilassamento destinate ai pazienti prima di un intervento demolitivo (U.O. CAD, ORL, Senologia e Ginecologia Oncologica) Gruppo d’Informazione ai pazienti ricoverati in attesa di prima somministrazione di Chemioterapia (U.O. di Oncologia Medica e Sperimentale) Gruppo d’Informazione e supporto agli utenti dell’Istituto (Progetti ABC e GIPS) Prevenzione: Gruppi di Disassuefazione al Fumo ATTIVITÀ DI RICERCA (TUTTE LE ATTIVITÀ SVOLTE PRESSO IL CONSULTORIO SONO DESTINATE AD ESSERE OGGETTO DI RICERCA E VALUTAZIONE) Prosecuzione delle ricerche esistenti nei Dipartimenti corrispettivi Partecipazione alle ricerche attivate in altri IRCCS o Ospedali (es. Università di Torino) Partecipazione progetto LEGA TUMORI Progetto AZALEA Elaborazione Dati Statistici FORMAZIONE Gruppo Formativo Esperienziale per Infermieri e Tecnici (Evento ECM) Training di Rilassamento per Infermieri Formazione per Volontari Ludoteca INNOVAZIONI Supervisione nell’allestimento ludoteca per i figli ed i nipoti delle pazienti del Dipartimento Donna Supervisione nell’allestimento sala ricreativa per i pazienti ricoverati nelle varie UU.OO. con DVD, biblioteca con libri di svago, comodi salottini per area relax RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE I risultati che ci prefiggiamo riguardano: avvio di un’attività continuativa di Psiconcologia a supporto dei pazienti e degli operatori; il miglioramento della Qualità Assistenziale; la presa in carico del paziente con dolore da cancro; l’agevolare le dinamiche relazionali della famiglia del paziente oncologico in fase avanzata; il riconoscimento ed il trattamento dello Stress e del Burnout negli operatori. 217 LINEA 4 Progetto 83 - Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE PROGETTO PHILADELPHOS: CUSTOMER SATISFACTION AND QUALITY MANAGEMENT IN CANCER CARE Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio) Istituto Tumori “Giovanni Paolo“ Bari Tatiana Danese, Rosanna Montanaro, Francesca Romito Tutti i Dipartimenti dell’Istituto 2006 24 mesi Monitoraggio della Qualità dell’Assistenza, Controllo periodico DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il progetto ha il nome emblematico: Philadelphos, “amico del fratello” per indicare la necessità dello stare accanto, del “prendersi cura” oltre che “curare” la persona sofferente. Questa “cura” intendiamo metterla in atto principalmente in due aspetti: 1. uno tecnico-organizzativo, come la valutazione della Qualità dell’Assistenza e dei Servizi offerti; 2. l’altro logistico-organizzativo teso a creare nuovi Servizi aperti ai nostri pazienti, come, per esempio, una Biblioteca con libri di svago, o un appuntamento settimanale con una sessione di rilassamento. Il primo aspetto, più tecnico, si collega al fatto che oggi nella pratica medica si parli sempre più spesso di Customer Satisfaction, cioè di valutazione della qualità percepita da parte dell’utente o del cliente, ed evidenzia il profondo mutamento in atto nella prospettiva di chi opera nell'ambito sanitario, nei servizi alla salute. Idee nuove si fanno strada nella sanità. Non si tratta di idee assolutamente originali, poiché provengono dal mondo delle aziende, della produzione e dall'ambito delle società di servizio; ma è il loro trasferimento nella sfera della cura, della salute e della malattia che costituisce qualcosa di nuovo. Valutare la qualità percepita dal paziente, interrogarsi circa la sua soddisfazione per le cure ricevute, vuol dire valorizzare la soggettività del paziente; significa porre le basi per costruire un incontro dialogico in cui il medico metta a disposizione del paziente le proprie conoscenze, non per imporle, ma per trovare insieme la strada migliore da percorrere. Il paziente da “caso” di studio clinico ritrova la proprio soggettività nella cura: questo è il momento fondante di ogni attività di servizio, dove anche il cliente contribuisce, in modo attivo, alla buona realizzazione del percorso assistenziale. Il secondo aspetto, quello del Quality Management, coinvolge appunto la figura del paziente, che, in quanto cliente, necessita di servizi opportuni ed adeguati ad alleggerire il periodo del ricovero in Ospedale, in modo che poi possa tornarci più volentieri. Si tratta di umanizzare la pesante trafila dei percorsi assistenziali, in un settore quale quello oncologico, in cui la consapevolezza della malattia ed il peso biologico delle terapie possono creare una pericolosa desincronizzazione tra le necessità terapeutiche e la compliance del paziente. Da qui nasce la proposta di creare spazi più vivibili in termini “familiari” e ludici, come l’allestimento estemporaneo di una sala cinema in cui svagarsi guardando un film e poi magari restare a discuterne. È interessante poi valutare come delle proposte gestionali innovative possano influire sulla percezione della qualità, una volta che siano entrate di fatto nell’ offerta assistenziale di una struttura: è anche questo che con il progetto Philadephos ci proponiamo di fare. RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI BALINT M., ( 1956) Medico, paziente e malattia. Feltrinelli, Milano, 1961. BELLELLI G., IACONO G., Lo psicologo e l'ospedale come processo organizzativo, in Cesa Bianchi M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979. BERTINI M.: L’ospedale nell’ottica della psicologia della salute. In Ferretti R., Gentili M.V. (a cura di): Modelli d’intervento dello psicologo in ospedale. Atti del Convegno di Camerino, Quaderni Psico-in, Ordine Nazionale degli Psicologi - Consiglio Regionale delle Marche, 1997. CESA BIANCHI M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979 218 LINEA 4 ATTIVITA’ PREVISTE I. Per quanto concerne la Customer Satisfaction l'obiettivo che ci poniamo di raggiungere è quello di monitorare la Qualità dell'Assistenza Sanitaria ascoltando direttamente il paziente che ne usufruisce. Le metodologie che intendiamo utilizzare sono le seguenti : 1. Piccoli gruppi (focus group). Viene formato un piccolo gruppo di pazienti (8-12 persone) e un moderatore cerca di raccogliere informazioni riguardo ad un particolare problema. 2. Tecnica dell'incidente critico. Un intervistatore chiede ad un paziente di pensare ad uno specifico evento e di descrivere le situazioni critiche che gli vengono in mente. 3. Osservazione diretta. Il personale osserva i pazienti e compie deduzioni riguardanti bisogni e grado di soddisfazione. Un metodo alternativo consiste nell'introdursi in incognito, come un normale paziente. 4. Analisi del contenuto di lettere e commenti. Il personale valuta le lettere o i commenti espressi dai pazienti. 5. Questionari scritti. Questi questionari vengono spediti o distribuiti a gruppi campione di pazienti. 6. Ricerche sul campo. Queste ricerche cercano di scoprire i bisogni e i desideri dei pazienti attraverso indizi. Per esempio osservando il cibo avanzato dai pazienti si può capire quali sono i cibi graditi o sgraditi. 7. Questionari telefonici. Sono simili ai questionari scritti, ma in questo caso i pazienti rispondono telefonicamente. 8. Interviste. Un gruppo campione di pazienti viene intervistato faccia a faccia o per telefono. Tra queste sceglieremo di volta in volta quella più adatta al singolo reparto misurandola vs una standardizzata, uguale per tutti e di più facile comparazione. Questa valutazione verrà fatta al T0 su un campione casuale di 150 utenti dell’Istituto, nell’arco di una settimana di raccolta dati. In seguito verrà proposto l’intervento per implementare la Customer Satifaction descritto al punto II. II. Per quanto concerne invece il Quality Management gli obiettivi sono i seguenti: rendere l'Ospedale un luogo sempre più ospitale; favorire il ritorno dei pazienti presso la nostra struttura, aumentare la Qualità Percepita, ridurre le lamentele per aspetti poco risolvibili dell'organizzazione ospedaliera. In particolare si auspica la creazione di una: - Biblioteca LibriAMO: i libri, esclusivamente di svago, saranno acquistati dall'Istituto, richiesti ad Associazioni di Volontariato che già operano all'interno dell'Ospedale, o ad altre Istituzioni, nella misura di circa un centinaio. La Biblioteca sarà ampliata dalla partecipazione diretta dei pazienti che attraverso il Book-Crossing, possono portare o anche solo consigliare i libri che li hanno emozionati maggiormente, attivando così una rete di scambio di esperienze ed emozioni tra loro. Le Psicologhe coordineranno l'attività di scambio registrando i "movimenti". - Ludoteca: la ludoteca sarà destinata ai figli dei pazienti ricoverati in ospedale, aperta per alcune ore pomeridiane, con la collaborazione dei volontari ospedalieri ed eventualmente anche dei volontari del servizio civile, previa apposita convenzione. - Sala Cinema: nella sala Biblioteca al piano -1 sarà programmata la proiezione di un film di svago durante la giornata di sabato o domenica (una volta alla settimana). - Stanza per il Rilassamento: nella stanza della fisioterapia si potranno eseguire sedute di rilassamento in gruppo nel pomeriggio una volta alla settimana, aperto ai degenti. Per pubblicizzare le attività precedenti verrà distribuito un volantino ai pazienti in Istituto e affisse delle locandine nei corridoi. Inoltre per rendere più attivo il paziente nel suo percorso di cura, al momento delle dimissioni, verrà fornito a lui ed alla sua famiglia, un opuscolo, supervisionato dalle Psicologhe dell'Istituto, con indicazioni specifiche per risolvere i piccoli e i grandi problemi che possono coinvolgere il malato, una volta a casa. A distanza di almeno 2 mesi dall’attivazione dei servizi sopracitati, verrà svolta una prima valutazione di controllo, utilizzando un campione sovrapponibile a quello della valutazione precedente, per U.O. di riferimento e per numerosità; una terza valutazione verrà fatta a distanza di 4 mesi dalla seconda. Il gradimento delle singole attività proposte (film, rilassamento, etc..) sarà monitorato su un campione casuale di utenti e avrà cadenza mensile, poi trimestrale ed infine semestrale. Sarà curato delle Psicologhe del Consultorio Psiconcologico sia il coordinamento di tutte le attività da programmare all’interno dell’Istituto, sia la gestione delle modalità di valutazione della qualità. 219 LINEA 4 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE I dati saranno raccolti reparto per reparto e poi sommati per Dipartimento. Infine si farà una Media Statistica dei dati relativi all'intero Istituto, che saranno presentati alla Direzione Sanitaria. I risultati che ci prefiggiamo riguardano: - il miglioramento della Qualità Assistenziale; - il riconoscimento dei punti critici dell’Assistenza al paziente oncologico; - l’impatto di efficacia di ciascun proposto sull’effettivo miglioramento della Qualità Assistenziale. Progetto 84 Area 3 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE INTERVENTO PSICOEDUCAZIONALE SULLA GESTIONE DELLA FATIGUE IN PAZIENTI IN TRATTAMENTO ADIUVANTE PER TUMORE DELLO STOMACO Colucci Giuseppe (U.O. Oncologia Medica e Sperimentale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo “ Bari Romito Francesca 2006 12 mesi Fatigue, Intervento psicoeducazionale, cancro dello stomaco 120 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La Fatigue cancro correlata è un problema molto comune nei pazienti oncologici indipendentemente dallo stadio della malattia e dal tipo di trattamento in corso. È presente in una elevata percentuale di pazienti oncologici, talvolta indipendentemente dai livelli di emoglobina ematica. E' una sindrome multidimensionale, che coinvolge aspetti fisici e si interrela fortemente con problematiche psicologiche del soggetto, in un rapporto di reciproca causalità: talvolta quadri di depressione convivono e sono anzi mascherati da una presenza massiccia di fatigue che a sua volta non fa che contribuire all’umore depresso, l’anedonia, il ritiro sociale, la riduzione dell’attività lavorativa e sessuale. Per questo motivo è probabile che interventi di tipo non farmacologico, quali gli interventi psicoeducazionali, i programmi informativi, o i training di apprendimento di strategie di gestione della fatigue possano costituire una risorsa aggiuntiva nella riduzione della fatigue (Ahlberg et al., 2003). Studi per valutare l’efficacia di tali interventi sono stati condotti per esempio con popolazioni di pazienti affette da cancro al seno: con tale popolazione un intervento di tipo psicoeducazionale, che è ridotto nei costi e facilmente gestibile da parte degli operatori, si è rivelato efficace nella riduzione della fatigue, quanto meno nelle prime fasi di trattamento chemioterapico (Yates et al., 2005). Ancora lontana è però la costruzione di un protocollo standard di intervento psicoeducazionale né tanto meno è stata studiata l’efficacia di tale intervento con altri tipi di patologie, quale ad esempio il cancro dello stomaco. Il nostro studio si propone di valutare un intervento psicoeducazionale offerto a pazienti in trattamento adiuvante per tumore dello stomaco. BIBLIOGRAFIA : Ahlberg K., Ekman T., et al. Assessment and management of cancer related fatigue in adults. Lancet 362 : 640-650, 2003. Yates P., Aranda S. et al. Randomized controlled trial of an educational intervention for managing fatigue in women receiving adjuvant chemotherapy for early stage breast cancer. Journal of Clinical Oncology, 23, 25: 6027-32, 2005. 220 LINEA 4 ATTIVITA’ PREVISTE Il gruppo sperimentale riceverà in ospedale, il giorno seguente il primo ciclo di chemioterapia, un intervento individualizzato di educazione sulla fatigue e di supporto. A distanza di una settimana e in seguito di due il soggetto riceverà un controllo telefonico. Al terzo ciclo ci sarà poi un ulteriore verifica, faccia a faccia e individale, sulle strategie utilizzare per gestire la fatigue e verrano proposti eventuali aggiustamenti. Gli strumenti utilizzati saranno i seguenti: una ascala numerica misura della gravità della fatigue, La scala Facit (specifica sulla fatigue), la scala Cancer-self-efficacy-scale, il questionario EORTC-QLQ 30, valutazione della qualità della vita, e infine la scala HADS, misura dell'ansia e della depressione in contesti ospedalieri. Al gruppo di controllo verrà proposto un generico colloquio iniziale sugli effetti collaterali della terapia, come previsto di routine all'interno del notro reparto, e verranno somministrati i questionari sulla fatigue, l'ansia e la depressione. I dati saranno poi analizzati utilizzando il pacchetto statistico SPSS (Statistical package for Social Science). RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Obiettivo di questo studio è valutare l'efficacia di un intervento di tipo psico-educazionale sulla riduzione della fatigue collegata ai trattamenti, nei pazienti operati per cancro dello stomaco e in trattamento chemioterapico adiuvante. Progetto 85 - Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE GRUPPO INFORMATIVO: ABC DEL PERCORSO DI CURA ONCOLOGIA. FORMAZIONE PER PAZIENTI E FAMILIARI Giuseppe Colucci G (U.O. Oncologia Medica e Sperimentale), Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio) Istituto Tumori “Giovanni Paolo “ Bari Romito F, Montanaro R IN 2006 12 mesi Informazione, Qualità percepita, Umanizzazione 170 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Un informazione completa ed esauriente costituisce il prerequisito ad una relazione medico-paziente efficace; contribuisce alla riduzione dei livelli di ansia; favorisce il processo di adattamento alla malattia attraverso l’impiego di strategie di coping più mature; promuove la partecipazione alle scelte, stimolando l’ aderenza (termine più adatto dell’abusato e passivizzante ‘compliance’ ) agli interventi medici e la possibilità per i pazienti di divenire soggetti ‘attivi’ nella cura. Inoltre da recenti studi risulta che la maggior parte dei pazienti desidera ricevere informazioni sulla natura e la diagnosi della malattia, sui trattamenti e i loro effetti collaterali e anche sulla prognosi. Vista la recente proliferazione di informazioni in rete talvolta ‘selvagge’ e soprattutto poco adatte alla specificità di ogni singolo caso, è opportuno promuovere nei pazienti una ricerca di informazioni presso le strutture e le professionalità competenti in materia che possano dare una informazione attenta e soprattutto personalizzata. Questo è però reso difficile dai tempi, sempre molto stretti, degli operatori e dalla mancanza presso le strutture dedicate di spazi e luoghi appositi. Pertanto offrire ai pazienti la possibilità di acquisire delle informazioni è un intervento ancora più significativo se offerto, oltre che con supporto cartaceo, con la partecipazione competente e soprattutto completamente dedicata (senza interruzioni o fretta) di professionisti qualificati. Il progetto “Gruppo Informativo: ABC del percorso di cura in oncologia. Formazione per pazienti e familiari”, prende in prestito un format già sperimentato dall’ U.O. di Psicologia dell’INT di Milano, e che ha avuto una risposta numerosa da parte dei pazienti e dei loro familiari (vedi relazione scientifica anno 2004 in http://www.qlmed.org/Psico/index.htm). Il nostro Istituto, privo di un Servizio strutturato di Psicologia, è invece ancora poco ‘esperto’ di interventi di tipo educativo e informativo rivolti ai pazienti e ai familiari, pertanto si è voluto costituire un progetto di ricerca-intervento che potesse offrire un servizio ai pazienti e al contempo valutare la fattibilità di interventi di questo tipo nella realtà del Sud, sia in termini di partecipazione e gradimento da parte dei pazienti che anche dal punto di vista della prontezza e disponibilità degli operatori a offrire la loro adesione. 221 LINEA 4 ATTIVITA’ PREVISTE Nel corso dell'anno 2005, si è svolta una prima edizione di questa iniziativa, che qui si presenta a titolo esemplificativo di quanto si farà nel 2006: si sono svolti 10 incontri riguardanti tematiche differenti, per esempio "La chemioterapia", o "Vivere la sessualità", o "L'esperienza di malattia in famiglia". I partecipanti sono stati in tutto 166, tra pazienti e familiari, in maggior numero donne, e lievemente più numerosi i familiari rispetto ai pazienti stessi. Si è proposto ai pazienti un questionario di valutazione, il cui esito è stato positivo: la totalità dei partecipanti ha considerato soddisfatte le proprie aspettative e valutato interessanti gli argomenti trattati, offrendo inoltre suggerimenti utili per gli appuntamenti successivi. Inoltre a tutti i partecipanti sono stati distribuiti opuscoli informativi sulle varie tematiche di volta in volta trattate. Questi incontri sono serviti ai partecipanti ad avere maggiori informazioni sulla malattia e inoltre a sentirsi più accolti e ascoltati dai medici e dall'ospedale. Per il 2006 è previsto un simile numero di incontri, della durata di circa 1 ora e mezza, che si svolgeranno alternativamente in orario pomeridiano e mattutino in una sala disponibile all'interno dell'Istituto (p.es. la Biblioteca). Le tematiche degli incontri riguarderanno aspetti generali come per esempio la conoscenza della radioterapia, ma anche più specifici come per esempio “Comunicare la diagnosi ai figli piccoli”. Gli incontri saranno pubblicizzati mediante l’uso di locandine. Anche per il 2006 ci sarà un momento valutativo da parte dei partecipanti a quest’esperienza: sarà proposto ai pazienti e agli accompagnatori un questionario di gradimento dell’iniziativa in seguito al quale sarà possibile proporre ad un gruppo di pazienti più motivati e interessati, accompagnati dai loro familiari, un percorso di approfondimento, discussione e condivisione delle tematiche emerse, condotto secondo le modalità del gruppo di auto-aiuto. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Obiettivi a lungo termine del progetto proposto sono i seguenti: Ridurre il senso di incertezza del paziente riguardo alla malattia con informazioni chiare Favorire un maggiore apertura del paziente nel dialogo con l' equipe curante Ridurre i senso di isolamento dei pazienti promovendo la condivisione dei vissuti Favorire una migliore gestione del percorso della malattia, tramite l’apprendimento di modalità diverse di adattamento Tale iniziativa ha la finalità di contribuire a rendere l’Ospedale un luogo di maggiore accoglienza delle esigenze dei pazienti e delle famiglia, verso un obiettivo di umanizzazione delle cure. Contribuisce a rendere i pazienti partner più competenti nella gestione della malattia e del percorso di cure. Introdurre negli operatori un atteggiamento di ascolto e una possibilità di sperimentare un rapporto diverso con i pazienti Nel breve termine l’obiettivo è quello di informare i pazienti riguardo alcune tematiche e valutare il loro gradimento dell’iniziativa, oltre a raccogliere eventuali commenti e suggerimenti. Progetto 86 - Area 4 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE SPERIMENTAZIONE DI UN INTERVENTO DI PREVENZIONE, DIAGNOSI E CURA DELLA SINDROME DA BURNOUT PRESSO L’OSPEDALE ONCOLOGICO DI BARI CON LA MODALITA’ DELLA RICERCA-INTERVENTO Perrotti Pia (U.O. di Radiodiagnostica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo” Bari Milella Anna, Felice Di Lernia (Consulente esterno) 2006 1anno Sindrome, Burnout, ricerca, intervento DESCRIZIONE DEL PROGETTO La sindrome da burnout è una sindrome multidimensionale che interessa le helping professions, metaforicamente rappresentata dal “bruciarsi dell’operatore” e dal suo cedimento psico fisico. Gli operatori sanitari in ambito oncologico sono fortemente a rischio per tale sindrome, non solo per la helping profession esercitata, ma anche per la particolare tipologia della malattia oncologica in cui imbattono. Queste considerazioni, a nostro avviso, richiedono necessaria una valutazione sullo stato di salute in termini di sindrome di burnout per gli operatori sanitari dell’IRCCS Ospedale Oncologico di Bari. 222 LINEA 4 Questo progetto basato sulla Ricerca-Intervento mira ad integrare l’indagine con la sperimentazione di pratiche innovative in materia di burnout. a) F.Pellegrino :La sindrome di burnout Centro Scientifico Editore 2000 b) G. Del Rio : Stress e lavoro nei servizi-sintomi, cause e rimedi del burnout Carrocci Editore 2000 c) C. Maslach : La sindrome di burnout ATTIVITA’ PREVISTE Indagine sullo stato di salute La finalità di questo segmento del progetto è quella di acquisire dati che consentano di andare al di là delle supposizioni e di dotarsi di una batteria di informazioni sulla base delle quali ipotizzare la conseguente sperimentazione di interventi mirati. L’indagine si muoverà secondo i canoni della ricerca multicentrica che si dà più punti di osservazione e più strumenti di rilevazione. Nel nostro caso specifico punti di osservazione e strumenti di ricerca in qualche modo tendono a sovrapporsi essendo gli uni applicazione degli altri: a) soministrazione di un test psicometrico ad hoc (MBI – Maslach Burnout Inventory nella sua versione italiana) con stesura di un rapporto dettagliatoto e commentato b) interviste semistrutturate c) focus groups d) repertorio di informazioni sulla prassi organizzativa Interventi sperimentali di prevenzione, monitoraggio e cura: a) Sportello di counseling individuale b) Gruppi di auto/mutuo aiuto c) Gruppi di discussione d) Pianificazione partecipata e) Matching bisogni/risorse f) Attività extra-lavorative g) Formazione continua ad hoc RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE a) Definizione di un modello prototipale esportabile di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da Burnout in ambito oncologico b) Implementazione di un sistema specifico di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da Burnout, tarato sulla fattispecie OO di Bari, replicabile, standardizzabile c) Diffusione di una pubblicazione scientifica a titolarità IRCCS Ospedale Oncologico di Bari e relativa divulgazione nazionale dei processi attivati e dei risultati ottenuti Progetto 87 - Area 5 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE Progetto hoc modello organizzativo sperimentale Di assistenza domiciliare per pazienti oncologici in fase avanzata Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio) Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore e Cure Palliative) Istituto Tumori “Giovanni Paolo“ Bari Rosanna Montanaro Consultorio Psiconcologico I Dipartimenti dell’Istituto 2006 36 mesi Dolore, Palliazione, Riabilitazione, Assistenza, Territorio Circa 60/anno DESCRIZIONE DEL PROGETTO 223 LINEA 4 Il progetto ha il nome programmatico HOC dall’acronimo inglese Home Oncologic Cure, per sintetizzare sia i contenuti sia le finalità di carattere assistenziale rivolte non tanto al curare quanto al prendersi cura del paziente oncologico in fase avanzata. In quest’ottica rientra il concetto fondante delle cure palliative che possono essere definite come “il trattamento del paziente affetto da patologie evolutive ed irreversibili, attraverso il controllo dei suoi sintomi e delle alterazioni psicofisiche, più della patologia che ne è la causa”. Lo scopo principale delle cure palliative è quello di migliorare anzitutto la Qualità di Vita piuttosto che la sopravvivenza, assicurando ai pazienti e alle loro famiglie un’assistenza continua e globale (Ventafridda, 1990). Dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si comprendono rapidamente le dimensioni del problema: vengono diagnosticati ogni anno 5.9 milioni di nuovi casi di cancro, di cui 4.3 milioni giungono a morte. Non è facile identificare i pazienti in fase terminale, in quanto non esiste sempre una semplice e netta separazione tra il periodo in cui l’individuo continua a vivere, sia pur sotto il peso della malattia e delle limitazioni ad essa conseguenti, e la fase in cui il processo si fa rapidamente evolutivo e la fine si avvicina. Non a caso la necessità di cure palliative inizia spesso molto prima del decesso, in un momento in cui la collaborazione con gli specialisti Oncologi, da parte di un esperto di Medicina Palliativa, può supportare in termini di consulenza il paziente nel trattamento di sintomi di difficile controllo. Per questo motivo le Unità Operative di Cure Palliative sono state concepite con differenti aree di intervento: ambulatorio, ospedale di giorno, degenza, consulenza intraospedaliera e assistenza domiciliare (Franco De Conno, 1996). L’Istituto Oncologico di Bari, fin dal suo atto costitutivo, ha da sempre dedicato uno specifico settore di intervento per queste problematiche, pur con notevoli limiti gestionali determinati dalla carenza di organico e dalla limitatezza delle risorse disponibili. Da qualche anno tale unità operativa di Terapia del Dolore ha avuto un suo riconoscimento normativo, con la definizione di “Medicina del Dolore e Cure Palliative”, a dimostrazione della rinnovata sensibilità ed attenzione verso tale settore assistenziale. Ne è diretta conseguenza il notevole incremento negli anni non solo del volume dell’attività (con la collaborazione sempre più stretta con i colleghi Oncologi), ma anche della sua qualità, con il supporto ormai costante di figure professionali di sostegno, in particolare Psicologi. Ciò pur con la limitatezza logistica e gestionale, organizzata con un Ambulatorio aperto solo una volta alla settimana. Fermo restando che l’obiettivo gestionale indispensabile del futuro di un settore così complesso, ma anche così delicato nelle sue componenti sanitarie, etiche e psicologiche, non possa che essere rappresentato da un’unità operativa che abbia una sua autonomia gestionale ed organizzativa, in questa fase l’elemento di maggiore criticità gestionale è rappresentato certamente dalla assoluta mancanza di continuità assistenziale nei confronti dei pazienti in fase terminale. Con il preciso intento sia di superare questa carenza assistenziale, sia di sperimentare un’organizzazione multidisciplinare che possa non solo “curare” ma anche “prendersi cura” del paziente e della sua famiglia, viene proposto il progetto HOC, inteso ad esplorare la possibilità reale di istituire un modello operativo stabile dedicato alla continuità assistenziale ospedale-domicilio gestita dagli stessi operatori dell’ospedale. Il progetto dovrebbe rinnovare l’impegno che il nostro Istituto rivolge a tutte le dimensioni gestionali del paziente, non tralasciando la sua “sofferenza” (non solo fisica!), venendo incontro ai bisogni e alle necessità dei malati oncologici in tutte le fasi della sua malattia, evitando o riducendo i ricoveri ospedalieri impropri e stimolando una rinnovata cultura della “dimensione” della morte e delle problematiche ad essa connesse. RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI - A.A.V.V., Psiconcologia, Masson, Milano, 2002. - BELLELLI G., IACONO G., Lo psicologo e l'ospedale come processo organizzativo, in Cesi-Bianchi M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979. - BERTINI M.: L’ospedale nell’ottica della psicologia della salute. In Ferretti R., Gentili M.V. (a cura di): Modelli d’intervento dello psicologo in ospedale. Atti del Convegno di Camerino, Quaderni Psico-in, Ordine Nazionale degli Psicologi - Consiglio Regionale delle Marche, 1997. - BIONDI M., COSTANTINI A., GRASSI L. (1995), La Mente e il Cancro, Il Pensiero Scientifico Ed. – Roma - BRESSI C., Cancro: Mitologia, emozioni e comunicazione familiare. In: Il labirinto della somatizzazione. Pavia, La Goliardica Pavese, 105, 1993. - BRESSI C., Emozioni espresse e comunicazione familiare in oncologia. In: Bressi C., Invernizzi G., (Eds.) La comunicazione con il paziente oncologico, Milano, Gr. Giuliani, 21, 1994. - CAZZULLO C.L., INVERNIZZI G., Rapporto medico-paziente in Esperienze di prassi psicosomatica. Ed. C.E.M., Parma, 1980. - COSTANTINI A., PALLOTTA G. (1992), “Psicologia oncologica: dalla teoria alla pratica ospedaliera” in 224 LINEA 4 - Biondi M., “La psicosomatica nella pratica clinica”, Il Pensiero Scientifico Ed. – Roma FORNARI F., Affetti e cancro, R. Cortina Editore, Milano, 1985.Frighi L., Carbone P.: La funzione della psichiatria in un reparto di ematologia. Rassegna di ipnosi, 2, 1983. RICCI BITTI P.E., CORTESI S., Comportamento non verbale e comunicazione, Il Mulino, Bologna, 1977. ATTIVITA’ PREVISTE Territorio interessato: Bari ed immediato hinterland Numero massimo pazienti/mese: 5 Giorni di Servizio: dal lunedì al sabato, al di fuori dell’orario di servizio in ospedale, con orari modulati in base alle esigenze contestuali. Personale da utilizzare: dipendenti dell’Istituto Oncologico Operatori necessari: 2 Medici, 2 Psicologi, 5 Infermieri, 1 Assistente Sociale, 1 Terapista della Riabilitazione. L’operatore che attua ogni singola prestazione compilerà sempre: • una scheda gestionale del paziente (con relativa Cartella Clinica); • un diario riassuntivo dell’assistenza domiciliare prestata; • un registro su cui sono indicati tutti gli interventi effettuati dagli altri operatori, per monitorare in maniera ottimale la risposta sintomatologica del paziente. Modello organizzativo È prevista la costituzione di due gruppi, operanti in complementarietà, anche in momenti diversi di intervento. Il primo è composto dalle figure basilari nell’assistenza domiciliare: Familiare leader (caregiver) Medico palliativista Infermiere professionale Fisioterapista Volontario Questo gruppo costituisce l’unità mobile di intervento, l’estensione extramurale del servizio assistenziale. L’altro gruppo prevede la presenza di figure professionali di raccordo ospedale-domicilio. La loro funzione specifica è quella di supporto nei confronti dell’equipe domiciliare. Il secondo gruppo è composto dalle figure di supporto ospedale-domicilio: Psicologo Assistente sociale Piano di lavoro I due gruppi si riuniscono settimanalmente al completo, per programmare gl’interventi che riguardano sia l’adeguamento/modifica delle terapie sia l’atteggiamento comune da adottare da parte degli operatori sanitari e volontari nei confronti del malato e della famiglia. Tutte le decisioni e gli interventi verranno riportati sistematicamente in una cartella-diario di assistenza domiciliare. La cartella clinica è composta da due sezioni: una da compilarsi a cura del caregiver, in cui verranno annotati giornalmente i parametri fisiologici del paziente (pressione arteriosa, temperatura corporea, presenza ed intensità del dolore, funzioni fisiologiche, stato dell’umore, ecc.); una da compilarsi a cura degli operatori, in cui verranno descritti tipo, modalità, tempi ed efficacia dell’intervento attuato. Ogni settimana verrà inviato alla Direzione Sanitaria, a cura del Responsabile del Servizio, l’elenco dei pazienti trattati o in trattamento, comprendente anche un report riassuntivo degli interventi effettuati, con i giorni di attività ed il relativo impegno orario. Infine sarà progettato e fornito un manuale pratico per la gestione del paziente da consegnare ai familiari o a chi per loro accudisce la persona malata. Il manuale fornirà delle nozioni semplici e facilmente comprensibili e suggerirà le soluzioni alle problematiche come per esempio i modi di prevenire o alleviare le piaghe da decubito per gli allettati. 225 LINEA 5 – Sperimentazione di nuovi modelli organizzativo - gestionali in ambito sanitario. Coordinatore: Giangiuseppe Console 226 LINEA 5 gastrectomia totale con linfandectomia estesa”, è Resoconto attività 2005 attualmente in corso. Sono stati arruolati 10 dei 30 I progetti afferenti alla linea di ricerca 5 possono pazienti divisi nei due gruppi di studio previsti dal essere progetto. Lo studio e l’arruolamento dei pazienti classificati sostanzialmente in due macroaree riguardanti rispettivamente l’aspetto verrà concluso nel 2007. economico – gestionale e l’ottimizzazione dei L’ultimo progetto “Risparmio trasfusioni di sangue percorsi assistenziali in relazione al rapporto ed emoderivati” (148), attualmente in corso, ha costi/benefici. visto nel 2005 l’arruolamento di 15 dei 60 pazienti Per quanto concerne il progetto riguardante gli previsti. Indicatori di valutazione dei flussi di File F (139), dell’arruolamento dei pazienti è previsto per il si stanno valutando, in collaborazione con la DSA, 2007. il servizio SIE/SIS, i parametri utili per creare la Il progetto “Valutazione dell'esposizione a campi griglia prevista dal progetto. Stato di avanzamento elettromagnetici a radiofrequenza causati da 15%. sorgenti, sia fisse che mobili, presenti in luoghi di Il progetto per la “Definizione di un programma di vita e di lavoro” , è in fase di elaborazione controllo dell’attività ssistenziale ORL per il statistica dei dati raccolti e si procederà ad miglioramento dei ricoveri e l’ottimizzazione delle ulteriori misure per migliorare l’aspetto statistico. risorse”, ha portato alla creazione di un Database E’ stato inoltre organizzato un evento ECM “Onde mensile in cui sono stati inseriti i pazienti elettromagnetiche: ricoverati presso l’U.O. ORL, sia a ciclo diurno tipologia delle sorgenti e relative esposizioni”. che in regime ordinario. I ricoveri venivano Il progetto “Anestesia endovenosa (TIVA) in simulati con lo scopo di rilevare il peso delle Radiologia Interventistica: associazione Propofol prestazioni vista e Remefentanil” è stato concluso. Nonostante le economico che qualitativo. Ciò ha consentito la difficoltà dovute al mancato utilizzo della sala definizione di una maggiore appropriatezza di angiografica dell’IRCCS, costringendo al solo prestazioni percorsi utilizzo della Tac, il confronto tra TIVA con assistenziali in termini di risorse assegnate, Remefentanil o fentanil è stato utilmente portato prevedendo per alcuni casi la possibilità di avanti e i risultati sono stati pubblicati. effettuare alcune prestazioni diagnostiche in Il progetto di “Diagnosi istopatologica collegiale regime ambulatoriale piuttosto che da ricoverati. per via telematica” con possibili applicazioni di L’attività è riferita a 838 pazienti ricoverati presso diagnostica istopatologica a distanza è stato la U.O. ORL nell’anno 2005 ed il progetto è in completato. 29 dei 71 preparati citoistologici, 17 corso nel 2006. Pap test e 15 casi di carcinoma globulare invasivo Il progetto “Raffronto tra costi e ricavi nell’U.O. della Chirurgia Apparato Digerente”, è stato completato discussione collegiale ed il risultato è stato nel 2005. I dati relativi al costo inerente la presentato sotto forma di Poster (on line e degenza dei 100 pazienti previsti per valutare i Cartaceo) e discussi nel 17° Congresso Nazionale risultati economici sono in corso di elaborazione. di Telepatologia (Bari 17-18 Novembre 2005). Il progetto “Utilizzo di amido idrossidi etilico Infine, 130/04 vs albumina nei pazienti sottoposti a indesiderati correlati all’impianto di dispositivi erogate e sia dal punto l’ottimizzazione di di La conclusione mammella, il progetto aspetti sono dello fisici stati “Valutazione studio e e biologici, sottoposti degli a effetti 227 LINEA 5 medici a breve e a lungo termine”, è stato COLAIACOMO completato. Lo studio relativo a 44 pz ha preso in E, COLASANTO AD, SCHITTULLI F, TANZARELLA M, MILELLA P, considerazione i costi sopportati per vari problemi NARDULLI medici relativi all’impianto e gestione di cateteri mammario della mammella: un modello innovativo venosi per il trattamento nell’esperienza del Dipartimento centrali. Lo studio, realizzato P, LERARIO dell’IRCCS AM: Oncologico Carcinoma prospetticamente su 44 pz, seguiti per un follow Donna di Bari. up di 12 mesi, si conclude suggerendo nuove Organizzazione Sanitaria n. 1, pagg. 1-15, 2005. modalità di gestione, sia dal punto di vista antibiotico che di manipolazione di dispositivi URSI A, SZOST P, NARDUCCI AV: (sottoposto a Critical Care). Comunicazione interna all’azienda ospedaliera pubblica: l’analisi dei flussi informativi attraverso PRODOTTI SCIENTIFICI VERSO M, AGNELLI G, BERTOGLIO S, DI SOMMA FC, PAOLETTI F, AGENO W, BAZZAN l’utilizzo di un modello specifico. Tuttosanità Anno XIV n. 75: 44-50, 2005. M, PARISE P, QUINTAVALLA R, NAGLIERI E, SANTORO A, IMBERTI D, SORARU M, MOSCA S: Enoxaparin for the prevention of venous thromboembolism associated with Central vein catheter: a double-blind, placebo-controlled, randomized study in cancer patients. J Clin Oncol 23 (18): 4057-62, 2005. ARMENISE F, GADALETA C, CATINO A, CANNIELLO E, D’ALUISIO L, RANIERI G, MATTIOLI V: Anestesia e sedazione nella PAT (percutaneous ablation therapy) dei tumori epatici con guida angiografica. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 614-16, 2005. CAPOZZOLO B, LERARIO AM: L’attualità del controllo di gestione nel sistema della Clinical Governance. Tuttosanità Anno XIV n. 75: 30-40, 2005. COLAIACOMO E, COLASANTO AD, CONSOLE G, NARDULLI P, MILELLA P, DIGIUSEPPE F, LERARIO AM: Analisi della variabilità dei costi dell’assistenza: il caso della spesa per farmaci e presidi nel DRG 410. Mecosan 55: 89-98, 2005. 228 LINEA 5 Programma attività 2006 La legge di riordino n. 502 del 1992 ha previsto una maggiore responsabilizzazione dei soggetti produttori di spesa nonché la tenuta di una contabilità analitica comparativa dei costi, dei rendiconti e dei risultati. Pertanto, tutte le figure dirigenziali in ambito sanitario sono oggi coinvolte, oltre che nelle attività che sono proprie della funzione, anche nella conduzione gestionale, al fine di ottimizzare l’uso delle risorse disponibili, contenere la spesa ed offrire prestazioni migliori. Da questo mutamento scaturisce la linea di ricerca dal titolo Nuovi modelli organizzativi, gestionali e di farmacoeconomia, che intende appunto sperimentare nuovi modelli gestionali ed organizzativi in ambito sanitario. I progetti di ricerca corrente afferenti alla linea di ricerca da me coordinata sono 15 e si collocano differentemente all’interno delle 5 aree tematiche individuate nella linea stessa e cioè: 1. nuovi modelli gestionali ed organizzativi in ambito sanitario 2. governance e nuovo outcomes nell’ambito dei servizi sanitari 3. valutazioni farmaco-economiche 4. sviluppo ed implementazione di procedure diagnostico terapeutiche 5. comunicazione interna ed esterna Le decisioni degli operatori in sanità risultano sempre più come il risultato dell’integrazione tra l’esperienza maturata e l’utilizzo corretto delle evidenze scientifiche disponibili. La ricerca di nuovi modelli gestionali ed organizzativi in ambito sanitario intende fornire ai decisori gli strumenti per l’elaborazione di nuove politiche sanitarie, la programmazione di interventi e l’organizzazione dell’offerta di servizi assistenziali. Nella prima area si colloca il progetto n. 6 di cui è responsabile il dr. Angelo Paradiso. Esso nasce dalla crescente consapevolezza delle influenze genetiche sullo sviluppo dei tumori e conseguentemente dalla necessità di essere informati sul rischio individuale. Da qui l’esigenza di soluzioni operative per la gestione dei soggetti o delle famiglie che sono, o ritengono di essere, a rischio di tumore per la presenza di una predisposizione di tipo ereditario. La consulenza genetica oncologica (CGO) valuta il rischio genetico individuale di tumore, sulla base delle conoscenze disponibili, compresi i test genetici, quando disponibili; aiuta a comprendere le basi scientifiche su cui si fondano il calcolo del rischio e le misure di sorveglianza proposte e ad integrare, nel modo migliore possibile, queste informazioni nell’anamnesi personale e familiare della malattia e nelle scelte individuali; programma le eventuali misure preventive. Il progetto si propone di valutare l’efficacia di un nuovo modello organizzativo per consulenza genetica oncologica. La qualità delle informazioni riguardanti lo stato di salute degli assistiti è fondamentale per poter attivare un piano di assistenza che permetta di rispondere alle esigenze e problematiche che la persona pone al momento del ricovero e durante la degenza. Sempre nella prima area si colloca il progetto n. 4 Qualità dell’assistenza e accertamento infermieristico che si propone di valutare la qualità e l’appropriatezza dei dati raccolti nella fase di accertamento infermieristico e di confrontare i risultati della valutazione con gli standard di riferimento riconosciuti dall’American Nurses Association. Intende inoltre formulare proposte di miglioramento per la revisione della documentazione infermieristica e l’attività di accertamento infermieristico. A partire dai primi anni novanta si sono diffusi anche in Italia sistemi di classificazione delle prestazioni e dei pazienti, soprattutto con riferimento all’attività per acuti. Carente risulta essere l’applicazione di sistemi di classificazione per le attività ambulatoriali e per quello che riguarda gli aspetti di esito collegato alle attività di cura svolte. Nel panorama internazionale si riscontra un crescente interesse verso l’applicazione di strumenti di rilevazione degli esiti, tale da suscitare il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche e dei fondi assicurativi privati i quali sono sempre più interessati agli outcome delle attività di cura e sempre meno legati alle determinazioni volumetriche delle prestazioni. L’obiettivo del progetto n. 11 è quello di selezionare un sistema di classificazione degli esiti e di studiarne l’andamento degli stessi con riferimento ad uno specifico percorso diagnostico terapeutico. Per la rilevazione dei dati verrà utilizzato un sistema di classificazione fra quelli internazionalmente riconosciuti. Negli ultimi anni, è cresciuto l’interesse dell’opinione pubblica e delle Istituzioni nei confronti delle malattie rare. Attualmente, è spesso raccomandato il modello centralizzato del Paziente con tumore raro ai centri di eccellenza, che possiedono expertise clinico e che inoltre partecipano a programmi di ricerca clinica. Tuttavia, il riferimento centralizzato comporta numerose problematiche. Infatti, i centri di eccellenza sono pochi e localizzati geograficamente, e dunque non sono sempre raggiungibili con facilità dalla persona malata. II numero limitato dei centri di eccellenza ne comporta fatalmente il rapido congestionamento. L'insufficienza delle risorse cliniche rispetto alla richiesta è allora responsabile di lunghe liste di 229 LINEA 5 attesa e in pratica di un razionamento implicito delle risorse clinico-assistenziali. L’obbiettivo del Dr. Michele Guida è proprio quello di realizzare con il progetto da lui diretto, uno studio di prevalenza volto a fotografare la situazione epidemiologica e clinico assistenziale (modalità diagnostico terapeutiche) per la cura delle malattie rare in Puglia. Ciò al fine della creazione di un registro regionale delle malattie rare. Nella prima area si collocano i progetti n. 2 e 3 di cui è responsabile la dr.ssa Vincenza Nigro. Essi riguardano rispettivamente: la sicurezza del paziente in ospedale ed il miglioramento della qualità assistenziale attraverso l’incremento di strumenti di documentazione infermieristica. In particolare il primo progetto intende considerare l’apporto che la professionalità infermieristica può dare alla sicurezza del paziente oncologico in ospedale, nel corso dell’espletamento delle proprie funzioni assistenziali e nel contesto del percorso di cura. In tale ambito si colloca, anche, il progetto n°1 ( responsabile Michele Rinaldi ) il cui scopo è quello di realizzare, all’interno del reparto, una banca dati di diagnosi infermieristiche. Tale lavoro intende identificare i problemi di salute sia attuali che potenziali della persona, adoperando un linguaggio standardizzato, semplice e conosciuto dalle diverse categorie sanitarie e costituisce la base per la scelta degli interventi infermieristici. Lo studio n. 4 si propone di realizzare delle liste di diagnosi infermieristiche, di formare il personale sull’utilizzo delle liste di diagnosi e utilizzare in modo prospettico le liste di diagnosi infermieristiche nella pratica clinica. L’avvio di nuove terapie farmacologiche ad alto costo, l’aumento progressivo del consumo dei farmaci e il derivato incremento della spesa hanno imposto ai soggetti coinvolti nella gestione delle risorse l’esigenza di razionalizzarne l’impiego. La conseguenza è stata la necessità di applicare in campo sanitario alcune tecniche di valutazione tipiche dell’analisi economica, onde permettere scelte che utilizzino le scarse risorse disponibili senza sperperi. I progetti che seguono nascono proprio con l’obiettivo di razionalizzare le risorse e ridurre gli sprechi. Come è noto le complicanze legate alla cateterizzazione venosa sono molte. Tra queste, quelle infettive sono le più comuni. Le infezioni associate ai cateteri sono causa di mortalità significativa e di alti costi di ospedalizzazione. Il progetto di cui sono personalmente responsabile intende effettuare un’analisi farmaco-economica sull’utilizzo dei CVC in alcune Unità Operative dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II, onde migliorare l’utilizzo delle risorse disponibili. I DRG's e le loro applicazioni, rappresentano validi indicatori di controllo dell'attività del reparto che, messi a confronto con i costi dello stesso, costituiscono uno strumento indispensabile per l’assegnazione del budget. I progetti n. 7 ed 8 si collocano in quest’ottica. In particolare: il n. 7 intende costituire reports informatici, finalizzati alla correlazione tra il numero di DRG per Unità Operativa e la tipologia dei medicinali e dei dispositivi medici erogati alla stessa per singolo DRG, con il n. 8 ci si propone di costruire reports informativi afferenti ai primi 20 DRG in ordine numerico. Quale utile elemento di valutazione per l’assegnazione di budget e per analizzare l’attività e la produttività della struttura, si intende affiancare, in aggiunta e/o in contrapposizione al ricavo finale, anche gli indicatori elencati negli obiettivi. Il cambiamento della logica di assegnazione delle risorse e le contemporanee iniziative volte a favorire una riduzione del numero di ricoveri in regime ordinario a favore di forme di assistenza extra-ospedaliera avevano creato difficoltà alle strutture sanitarie nella gestione della spesa farmaceutica. Infatti le tariffe di rimborso delle prestazioni erogate in regime extra –ricovero non includono la spesa per i medicinali che, soprattutto nel caso di terapie oncologiche, riveste una voce di spesa importante. Il File F nasce come strumento di compensazione finanziaria di farmaci somministrati in regimi di assistenza,diversi dal ricovero, a soggetti a rimborso diretto da parte delle Aziende Sanitarie Locali di appartenenza dei pazienti trattati. Con il progetto n. 10 la dr.ssa Patrizia Nardulli intende creare una griglia di indicatori per il monitoraggio dei consumi dei farmaci afferenti al File F onde migliorare l’appropriatezza dei percorsi terapeutici, ottimizzare gli acquisti, programmare la logistica ed adeguare la previsione di bilancio relativo alla quota farmaci. L’area 4 intende occuparsi dello sviluppo ed dell’implementazione di procedure diagnosticoterapeutiche, tappe indispensabili per ottenere il miglioramento della gestione della qualità delle prestazioni. Nell’ambito della patologia nodulare tiroidea la percentuale di casi affetti da carcinoma è aumentata di oltre il 200% negli anni 1950-2000, e questo appare in conseguenza della diagnostica precoce oltre che di programmi di screening attivati in molte regioni. Molte Società Scientifiche hanno elaborato recentemente linee guida per la diagnosi precoce, il trattamento ed il follow-up del carcinoma tiroideo differenziato, basate principalmente su criteri di costo-efficacia. Con il progetto n. 14 si prevede di creare un modello organizzativo gestionale della patologia nodulare tiroidea che oltre a consentire un accertamento diagnostico precoce dei carcinomi fornisca all’utenza, nell’ambito della stessa struttura ospedaliera, un unico centro di riferimento in cui avere risposte esaustive a tutte le problematiche inerenti alla diagnosi e cura della malattia neoplastica tiroidea sofferta. 230 LINEA 5 L’Area 5 intende occuparsi della comunicazione interna, ossia dell’insieme degli strumenti che hanno lo scopo di creare coesione e senso di appartenenza, attraverso la diffusione di informazioni all'interno dell'ente (es. newsletter), nonché di tutte le attività necessarie a raccogliere le informazioni per fornire risposte ai cittadini (es. l'eventuale variazione delle modalità delle procedure, le attività relative alla modulistica e le modalità di accesso agli atti di propria competenza) e della comunicazione esterna, ossia tutte le attività e le iniziative rivolte al cittadino promosse dal Settore/Servizio di competenza, comunque veicolate all'esterno (es. manifesti, volantini, lettere, bandi di gara, di concorso). L’accresciuto interesse nei confronti dell'umanizzazione delle cure e del rapporto fra paziente e struttura di cura ha prodotto una serie di iniziative quali la carta dei servizi, l'istituzione degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico e l'introduzione dei Centri unificati di prenotazione, l'Attività Libero professionale Intramoenia e le attività per solventi. Obiettivo del progetto n. 12 e' quello di procedere ad un'analisi delle diverse variabili organizzative del Centro Unificato di Prenotazione al fine di sviluppare un modello organizzativo di riferimento. Obiettivo del progetto n. 15 è quello di migliorare il livello di accessibilità ai servizi sanitari che, per quarto riguarda gli assistiti oncologici, è un elemento critico da considerare anche ai fini della valutazione della qualità della vita. Integrare e far radicare maggiormente le attività dell’Istituto sul territorio, anche in collaborazione delle Farmacie convenzionate a dei Medici di Base, sarà la meta da raggiungere e per far questo si procederà all’attivazione di postazioni di lavoro (PC, stampante, lettore di badge per acquisizione automatica del Codice Fiscale, penna ottica per acquisizione automatica dell’identificativo ricetta e medico prescrittore) dotate di software di gestione CUP e collegamento al Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia. L’ultimo progetto(nr 13) afferente all’area 5 è del dr. Piero Milella. Egli intende, attraverso la revisione critica della cartella clinica, realizzare un documento che possa soddisfare le esigenze di interoperabilità. Sarà così realizzato un sistema informativo aziendale nel pieno rispetto della tutela sulla privacy. Da citare infine, gli ultimi due progetti della Direzione Scientifica. Il primo, riguarda gli aspetti amministrativo - contabili della gestione dei fondi di ricerca, con sperimentazine di una procedura innovativa che supporti il ricercatore da un punto di vista gestionale, contabile e informatico. Il progetto prende l'avvio dai risultati in corso di ultimazione, di un progetto finalizzato nazionale che coinvolge tutti gli IRCCS oncologici e che ha prodotto un manuale informativo, contenente il confronte delle varie procedure as is, in essere nei vari istituti, e il modello ideale da adottare, il to be, redatto con la collaborazione di una valente società di revisione, la PWC srl. Il progetto qui proposto si propone di sperimentare la nuova procedura, sulla base dei risultati dell'analisi dei punti di forza e criticità riscontrati sino ad ora,da parte delle varie aree amministrative e scientifiche coinvolte, e organizzare successivamente, corsi di formazione rivolti al personale, sul tema. Il secondo progetto proposto dalla Direzione Scientifica, riguarda invece, la istituzione di una pagina web e l'allestimento di una sala di consultazione multimediale per la Biblioteca dell'Istituto. Negli ultimi anni, la biblioteca dell’Istituto ha registrato un aumento di affluenza dell’utenza (medici, biologi, tecnici laboratoristi, operatori sanitari ecc.) interna ed esterna ed un numero sempre maggiore di richieste per la ricerca e per il reperimento di documentazione scientifica, incrementata in seguito alla nostra adesione al progetto Bibliosan tra le biblioteche degli IRCCS italiani. Inoltre, si è aggiunta anche un’utenza non specialistica (malati familiari e cittadini) da quando è stata attivata la Biblioteca per i Pazienti, un servizio per la diffusione di informazioni in campo oncologico (Progetto “Azalea: biblioteca digitale in oncologia per malati, familiari e cittadini”). Per implementare i servizi offerti all’utenza, si ritiene necessario fornire maggiori risorse tecnologiche, oltre ad una più confortevole ed ergonomica sala consultazione, dotata delle attrezzature idonee a garantire la fruizione. Di conseguenza, si rende necessario perseguire una maggiore visibilità e una migliore fruizione degli stessi con l’aiuto di nuove tecnologie, attraverso la rielaborazione della pagina web della Biblioteca sul sito dell’Istituto per l’accesso ai data base di consultazione. Si vuole aumentare la accessibilità e la semplicità d’uso delle risorse informatiche, in modo da estendere la utenza, allo stato attuale prevalentemente interna specialistica, anche a pazienti e utenti esterni in generale. Si vogliono incrementare i servizi e le risorse offerte agli utenti della biblioteca, rendendoli disponibili in rete. Si vuole strutturare la nuova pagina web della Biblioteca con una interfaccia amichevole e interattiva per le seguenti funzioni: informazioni generali (orario di apertura della biblioteca, indirizzo, contatti); servizi erogati gratuiti; cataloghi; banche dati nazionali ed internazionali; links; news. Si vogliono: adeguare gli spazi logistici per la consultazione alle suddette funzioni, garantendo, oltre all’accesso remoto, un adeguato standard di servizio presso la biblioteca, da dotare di una sala attrezzata, con: postazioni di consultazione ergonomiche, con tavoli dotati di barra attrezzata portacavi; postazioni PC con collegamento intranet ed internet, server centrale e possibilità di formazione multimediale a distanza; stampante di rete laser a colori. 231 LINEA 5 Progetto 88 – Area 1 TITOLO IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA INFORMATICO DELLE DIAGNOSI INFERMIERISTICHE PRESSO I DIPARTIMENTI “DONNA” E “ONCOLOGIA MEDICA” RESPONSABILE Rinaldi Michele (U.O. di Senologia) Longo Maria (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari RICERCATORI ASSOCIATI Pacifico Caterina, Damiani Silvio, Mancini Angela, Roppo Nicla, Romito Carlo, Margherita Divittorio, Vita Milella, Annamaria Carella, Baldassarre Stea ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE Laboratorio di Oncologia Sperimentale ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 2 anni PAROLE CHIAVE Qualità assistenziale, Diagnosi Infermieristica DESCRIZIONE DEL PROGETTO Premessa La diagnosi infermieristica si propone di identificare i problemi di salute sia attuali che potenziali della persona, adoperando un linguaggio standardizzato, semplice e conosciuto dalle diverse categorie sanitarie, e costituisce la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici. La semplicità e la chiarezza nella formulazione della diagnosi infermieristica sono gli strumenti del successo del piano di assistenza. occorre impegnarsi professionalmente affinché la documentazione e il linguaggio utilizzato sia semplice chiaro e immediato facendo cosi risparmiare tempo, energie ,e risorse;a questo proposito sono necessari 2 elementi nel processo di sviluppo delle diagnosi infermieristiche. 1 standardizzare le diagnosi che vogliamo utilizzare nella specifica area di competenza 2 assicurare che le dichiarazioni diagnostiche comprendano il problema riscontrato. Lo studio si propone di stabilire all’interno del reparto una propria banca dati di diagnosi infermieristiche standardizzate con la relativa elaborazione dalla quale il personale potrà attingere per scegliere quella giusta ad ogni ricovero ,anziché formularne una nuova. Ovviamente la lista interna sarà il frutto non solo del lavoro dell’equipe ma nascerà dallo studio delle diagnosi proposte dalla NANDA e da un breve corso di aggiornamento sull’importanza della semantica e della condivisione e della omogeneità dello sviluppo del linguaggio comune da utilizzare non solo dalle infermiere ma anche dagli operatori sanitari. Razionale del progetto Miglioramento della qualità dell’assistenza in termini di continuità assistenziale attraverso un percorso personalizzato. Garantire agli infermieri la possibilità di sviluppare e di entrare a far parte di un sistema computerizzato di informazioni sanitarie che raccoglie, analizza e sintetizza i dati utili per l’attività professionale e la ricerca. ATTIVITA’ PREVISTE Analisi retrospettiva di un campione di 100 cartelle infermieristiche per ciascuna U.O. dei relativi. Dipartimenti afferenti al progetto, relativi all’anno 20005 al fine di: − Elaborare una lista di diagnosi infermieristiche sulla base delle esperienze di lavoro condotte da personale infermieristico all’interno dei Dipartimenti Donna e Oncologia Medica coinvolti nel progetto. − Elaborare una scheda informatica prospettica. − Formazione del personale infermieristico. Dopo i primi 6 mesi analisi preliminare della qualità del materiale prodotto con eventuale ottimizzazione del materiale. formazione del personale infermieristico sul significato e uso delle diagnosi infermieristiche ,e negli ultimi 6 mesi utilizzi prospettico delle diagnosi infermieristiche elaborate. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE 232 LINEA 5 1. Realizzazione delle liste di diagnosi infermieristiche 2. Formazione del personale sull’utilizzo delle liste di diagnosi 3. Utilizzo prospettico delle liste di diagnosi infermieristiche nella pratica clinica Progetto 89 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE IL CONTRIBUTO INFERMIERISTICO ALLA SICUREZZA DEL PAZIENTE ONCOLOGICO IN OSPEDALE Nigro Vincenza (DSA - Servizio Infermieristico) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari Vincenzo D’Addabbo, Marilena Armenise, Franca Bari, Marianna LenocI, Marisa Longo, Grazia Bradascio, Vito Cilifrese, Nina Papangelo, Laura Delfine, Rosa Lo Russo, Maria Lucente Michele Rinaldi Dipartimento Oncologia Medica, Dipartimento Area Critica, Dipartimento chirurgia Oncologica, Unità manipolazione chemioterapici antiblastici, Dipartimento Donna 2006 3 anni Sicurezza paziente 300 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La sicurezza del paziente in ospedale è un problema globale che interessa tutti i sistemi sanitari, di diversi Paesi quali il Canada, l’Australia, gli Stati Uniti, tra cui l’OMS con una agenda globale della sicurezza del paziente. La sicurezza del paziente è anche “responsabilità” che coinvolge tutti i professionisti della salute. Il SSN Italiano al pari degli altri sta verificando sistemi di contenimento del rischio per la sicurezza del paziente. In particolare il presente progetto intende considerare l’apporto che la professionalità infermieristica può dare alla sicurezza del paziente oncologico in ospedale nel corso dell’espletamento delle proprie funzioni assistenziali, nel contesto del percorso di cura. Riferimenti bibliografici : 1. La soddisfazione degli infermieri in relazione alla soddisfazione dei pazienti. Management Infermieristico n.3/2000; 2. University of Iowa Hospital and clinics U.S.A. – Reedl, Blegen ma, Goode cs. – Jnurs Adm 1998 Maj; 28 (5): 62-9; 3. “Communication is the essence of nursing care. 1: Breaking bad news” Chauhan G. ,Long A. British Journal of Nursin Agosto 2000 4. University of Iowa College of Nursing, Iowa city, U.S.A. – Mc closkey JM. – Nurs Outlook 1998 Sep/Oct; 46 (5): 199-200 ATTIVITA’ PREVISTE La metodologia applicativa del progetto prevede: Indagine qualitativa sul concetto di “sicurezza del paziente in ospedale” con somministrazione di questionari ai professionisti infermieri. Indagine qualitativa sul concetto di “sicurezza del paziente in ospedale” con somministrazione di questionari ai pazienti e familiari coinvolti nel processo di cura. Analisi e confronto con modelli basati sull’evidenza scientifica dei percorsi assistenziali. Analisi dei sistemi di sicurezza adottati e confronto con modelli basati sull’evidenza scientifica. Definizione di indicatori di riferimento alla “sicurezza del paziente in ospedale”. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Strutturare i sistemi di assistenza infermieristica innovativi, responsabili, finalizzati a pratiche di assistenza più sicure per i pazienti. Rendere consapevoli i professionisti infermieri dell’Istituto dello studio sulla sicurezza del paziente nelle diverse funzioni assistenziali quale contributo qualitativo dell’erogazione delle prestazioni sanitarie. 233 LINEA 5 Progetto 90 – Area 1 TITOLO VALUTAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA, STUDIO E CONFRONTO SECONDO LE EVIDENZE SCIENTIFICHE RESPONSABILE Nigro Vincenza (DSA - Servizio Infermieristico) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari RICERCATORI ASSOCIATI Marilena Armenise, Vincenzo D’Addabbo, Franca Bari, Marianna Lenoci, Marisa Longo, Grazia Bradascio, Vito Cilifrese, Nina Papangelo, Laura Delfine, Rosa Lo Russo, Maria Lucente, Michele Rinaldi ALTRE STRUTTURE Dipartimento Oncologia Medica, Dipartimento Area Critica, Dipartimento INTERNE DELL’ISTITUTO chirurgia Oncologica, Unità manipolazione chemioterapici antiblastici, COINVOLTE Dipartimento Donna. ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 anni PAROLE CHIAVE Documentazione infermieristica N. PZ DA INCLUDERE 500 per anno DESCRIZIONE DEL PROGETTO La presenza di una documentazione infermieristica nell’IRCCS Oncologico, costituisce un elemento qualitativo del processo di assistenza, a tutela del percorso di cura del paziente, a garanzia della professionalità degli stessi infermieri. Il termine documentazione infermieristica si riferisce nella visione più globale a tutti quegli strumenti che concorrono alla diffusione delle informazione sul processo di cura del paziente, in un ottica multiprofessionale, come la cartella infermieristica , le linee guida, i protocolli assistenziali , critical pathwais, checklist. Il miglioramento continuo dei processi finalizzati ad aumentare l’appropriatezza, l’efficacia e l’efficienza dei percorsi assistenziali , richiedono una analisi specifica della documentazione sanitaria. Pertanto l’obiettivo del progetto è di valutare la documentazione infermieristica esistente, operare un confronto multiprofessionale, avvalendosi delle evidenze scientifiche per rispondere ai bisogni di salute dei pazienti oncologici. 1. I. Riccelli, N. Gatta, Valutazione della qualità dell’assistenza infermieristica, Firenze, Rosini, 1990, pag.122. 2. P. Chiari, A. Santullo, L’infermiere case manager, Mc Graw – Hill . 2001 pag 45, 100. 3. G.Pagiuso,N.Ramon,R.Menegato, F. Matteazzi, Linee guida e protocolli nell’assistenza oncoematologica, Mc Graw – Hill . 2000 pag 63 4. A.Jacquerye, Controllo di qualità dell’assistenza infermieristica, Firenze, Uses Edizioni Scientifiche. 1987. ATTIVITA’ PREVISTE La metodologia è finalizzata alla valutazione della documentazione infermieristica esistente nell’IRCCS Oncologico, operare il confronto con le evidenze scientifiche, sulle informazioni riguardanti il processo di cura del paziente all’interno dell’équipe assistenziale, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie. La metodologia applicativa del progetto prevede: 1. L’analisi a campione delle cartelle infermieristiche, suddivise per area chirurgica e medica. 2. Categorizzazione delle criticità evidenziate nella valutazione documentazione infermieristica dell’Istituto. 3. Analisi delle evidenze scientifiche relative ai percorsi clinici – assistenziali, riferite alla documentazione infermieristica dell’Istituto valutata. 4. Definizione degli indicatori di valutazione della documentazione infermieristica. 5. Comparazione dei dati analizzati. 6. Definizione di un ipotesi di miglioramento, per un processo continuo della qualità assistenziale erogata. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Definizione di un consapevole modello gestionale ed organizzativo della assistenza dei pazienti oncologici, attraverso una valutazione qualitativa continua della documentazione infermieristica esistente nell’IRCCS Oncologico. Miglioramento della qualità assistenziale con l’incremento di ulteriori strumenti di documentazione infermieristica. 234 LINEA 5 Progetto 91 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI ENTI ESTERNI COINVOLTI SERVIZI LAB INT. COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE N. PZ DA INCLUDERE QUALITA’ DELL’ASSISTENZA E ACCERTAMENTO INFERMIERISTICO Longo Maria (U.O. di Oncologia Medica e Sperimentale) Rinaldi Michele (U.O. di Senologia) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Antonacci Michele, Damiani Basilio, Di Fronzo Saveria, Paparella Maddalena, Romanazzi Domenica, Sasso Maria, Spadone Lucrezia, Tarantini Gianni, Romito Carlo, Divittorio Margherita Formazione in Agorà S.a.s. – Scuola di formazione alla salute per attività di consulenza e formazione. Presidente: Rigon Luisa Anna, Laurea in Infermieristica, IP, AS, IID Centro elaborazione dati dell’Istituto Dipartimento di Oncologia Medica; Dipartimento Donna 2006 2 anni Documentazione sanitaria – Responsabilità – Accertamento infermieristico – Processo di assistenza infermieristica – Metodo scientifico - Qualità assistenziale 100 (numero di pazienti che prevediamo osservare al momento di ricovero nella fase 3) DESCRIZIONE DEL PROGETTO Premessa Il processo di assistenza infermieristica rappresenta il metodo scientifico, (dal gr. Méthodos: via, cammino che conduce oltre), il procedimento logico, costituito da una sequenza di fasi e da un insieme di regole, con lo scopo di individuare i bisogni/ problemi di salute di una persona e di gestire le prestazioni assistenziali più idonee a risolverli. È un metodo di natura cognitiva, dinamico e ciclico, centrato sui problemi di salute, le risorse e le risposte della persona assistita, pianificato e diretto al conseguimento di risultati, flessibile, applicabile universalmente. Esso si compone di 6 fasi: 1. accertamento infermieristico 2. ragionamento diagnostico e diagnosi infermieristiche 3. pianificazione obiettivi risultato infermieristici - NOC 4. pianificazione interventi infermieristici –NIC 5. gestione/ erogazione prestazioni assistenziali 6. verifica e valutazione La 1° fase del processo assistenziale (accertamento in fermieristico), consiste nella raccolta sistematica di dati e informazioni rilevanti riguardanti la persona assistita al fine di accertare lo stato attuale di salute della persona e le risposte della persona stessa ai suoi bisogni / problemi di salute. Razionale del progetto La qualità delle informazioni riguardanti lo stato di salute degli assistiti è fondamentale per poter attivare un piano di assistenza che permetta di rispondere alle esigenze e problematiche che la persona pone al momento del ricovero e durante la degenza. I dati che riguardano lo stato di salute degli assistiti devono essere messi a disposizione di tutti i membri del team sanitario. Durante l’accertamento l’infermiere raccoglie dei dati e li organizza. E’ un primo passaggio che permette di procedere alla gestione dei dati attraverso la loro selezione, aggregazione, analisi, interpretazione. La qualità dell’informazione è legata alla modalità della raccolta dei dati che deve essere: accurata , completa, esatta e tempestiva. Descrizioni accuratamente costruite e chiaramente scritte di ciò che è stato osservato, pianificato e attuato dagli infermieri e riportanti le condizioni della persona assistita, facilitano la continuità assistenziale. La documentazione infermieristica, inoltre, come tutti gli atti che documentano una attività svolta per un assistito, ha rilevanza legale. Le registrazioni rappresentano un documento legale sullo stato di salute degli assistiti e sull’assistenza erogata. 235 LINEA 5 La presenza di registrazioni carenti e non esaustive comporta, in caso di controversia, l’onere di dimostrare ciò che non si è documentato, in quanto, per la legge, ciò che non è documentato non è fatto. A questo proposito è utile precisare che la documentazione infermieristica ha il valore di atto pubblico. In tutta la normativa professionale di riferimento per l’infermiere (Profilo professionale, Ordinamento didattico, Codice Deontologico) viene sottolineata l’importanza della documentazione sanitaria. Ai sensi del Codice Civile (artt. 2222-2238), l’Infermiere è considerata, come le altre professioni sanitarie, una “Professione Intellettuale”, per le quali si applica la definizione di Prestazione professionale. La prestazione professionale è costituita da: conoscenze teoriche, competenze relazionali, educative, tecniche e documentazione di quanto erogato. Obiettivi Partendo da queste considerazioni, questo progetto si propone di: 1) Valutare la qualità e l’appropriatezza dei dati raccolti nella fase di accertamento infermieristico 2) Confrontare i risultati della valutazione con gli standard di riferimento riconosciuti dall’American Nurses Association. 3) Formulare proposte di miglioramento per la revisione della documentazione infermieristica e l’attività di accertamento infermieristico. Riferimenti bibliografici: Legislazione italiana vigente – normativa professionale: − D.M. 739/94 – Profilo professionale dell’Infermiere − Federazione Naz. IPASVI (1999) – Codice Deontologico dell’Infermiere − D. MIUR 270/2004 – Autonomia didattica degli Atenei – Formazione universitaria − Legge 251/2000 - Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica − ANA (1998) American Nurses Association, Standard of Clinical Nursing Practice − Brunner - Suddarth (2001) “Nursing medico – chirurgico”- 2° ediz. -CEA -Milano − Carpenito L.J. (2001)“Diagnosi infermieristiche- Applicazione alla pratica clinica” 2°ed. –CEA- Milano − Casati M. (1999) la documentazione infermieristica MCGrow-Hill - Milano − Craven R.F.,Hirnle C.J.(1998)“Principi fondamentali dell’assistenza infermieristica”- CEA - Milano − Dillon P., (2003) “Nursing Health assessment” – Davis Company - Philadelphia − Gandis S., et coll (2003) Foundation Studies for nursing –Using enquiry-based learning –Palgrave Macmillian –New York − Federspil G., (2004) Logica clinica –I principi del metodo in medicina - MCGrow-Hill - Milano − Poli E., (1965) “Metodologia medica –Principi di logica e pratica clinica” –Rizzoli -Milano − Hogston R. ( 2002) “Foundation of nursing practice – Making the difference” – Palgrave Macmillian – New York − Rodriguez D., ( 2004) “Medicina legale per infermiere” - Carocci - Roma − Scandellari C., (2005) “ La diagnosi clinica –principi metodologici del procedimento decisionale” Masson - Milano − Wilkinson J. (2003) “Processo infermieristico e pensiero critico” - CEA -Milano 236 LINEA 5 ATTIVITA’ PREVISTE Il progetto prevede le seguenti fasi: FASE 1) Consultazione retrospettiva di un campione randomizzato di 100 cartelle infermieristiche di relative all’anno 2005 per ciascuna Unità Operativa afferente al DIPARTIMENTO DI ONCOLOGIA MEDICA e al DIPARTIMENTO DONNA (totale 5 Unità Operative coinvolte): Dipartimento di Oncologia Medica (totale 300 cartelle infermieristiche): - 1 U.O. Oncologia Medica e Sperimentale - 2 U.O. Oncologia Medica - 3 Unità Funzionale Amb. Day Hospital Dipartimento Donna (totale 200 cartelle infermieristiche): - 4 U.O. Senologia e Chirurgia Plastica Ricostruttiva - 5 U.O. Ginecologia FASE 2) Ricerca bibliografica e revisione della letteratura sull’argomento FASE 3) Indagine osservazionale dell’attività di accertamento da parte del personale infermieristico al momento del ricovero utilizzando delle griglie per l’osservazione diretta, da effettuarsi in 6 giornate scelte a caso nelle U.U.O.O. sopra riportate di Oncologia medica e sperimentale, Oncologia medica, Senologia, Ginecologia. FASE 4) Elaborazione dei dati raccolti, loro rappresentazione grafica e presentazione di una relazione che riporti i risultati della situazione analizzata ed un confronto di tali risultati con gli standard di riferimento riconosciuti dall’American Nurses Association. FASE 5) Proposte di miglioramento: saranno avanzate in base ai risultati ottenuti. Si prevede la costituzione di un gruppo di studio trainante, per la revisione della documentazione infermieristica. FASE 6) Formazione del personale Si prevede un programma formativo costituito da: 5.1) Formazione dei Responsabili di progetto e dei Ricercatori Associati sul tema della metodologia della ricerca infermieristica 5.2) Formazione di un gruppo di infermieri (gruppo di studio trainante) sulla consapevolezza del proprio ruolo e sulla responsabilità rispetto al processo di assistenza e all’accertamento infermieristico 5.3) Formazione di tutto il personale infermieristico sull’accertamento infermieristico FASE 7) Valutazione a distanza di sei mesi dall’intervento formativo, rispetto alla ricaduta operativa del progetto, in termini formativi, organizzativi e di sviluppo della ricerca infermieristica. Tempi Per la realizzazione del progetto si prevedono due anni Tempi programmati per ciascuna fase: FASE 1 - 6 mesi FASE 2 - 2 mesi FASE 3 - 3 mesi FASE 4 - 3 mesi FASE 5 - 1 mese e successivi rimanenti mesi, una volta costituito il gruppo di studio FASE 6 6 giornate di formazione per i Responsabili di progetto e i Ricercatori Associati (fuori sede – totale 10 persone) 8 giornate di formazione per i componenti del gruppo di studio (fuori sede – totale 12 persone) 4 giornate di formazione per tutto il personale infermieristico dei Dipartimenti (in sede – totale 55 persone) FASE 7 - 3 mesi RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE 237 LINEA 5 1) Miglioramento della qualità dell’assistenza attraverso il miglioramento della qualità della raccolta dei dati relativa allo stato di salute degli assistiti nella fase di accertamento infermieristico. 2) Motivazione e responsabilizzazione del personale infermieristico ad una consapevolezza del proprio ruolo di professionista per un accertamento completo, esatto e tempestivo. Progetto 92 – Area 1 TITOLO PROTOCOLLI DI ASSISTENZA E PROCEDURE DIAGNOSTICHE SULLE MALATTIE RARE IN PUGLIA RESPONSABILE Guida Michele (U.O. di Oncologia Medica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Latorre Agnese, Misino Andrea, Caporusso Luciana, Lorusso Vito ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 2 anni PAROLE CHIAVE Malattie rare, epidemiologie regione Puglia SOGGETTI Ministero della Salute; Regione Puglia COFINANZIATORI AUTORIZZAZIONE SI COMITATO ETICO N. PZ DA INCLUDERE 10 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Negli ultimi anni, l’interesse dell’opinione pubblica e delle Istituzioni nei confronti delle malattie rare è cresciuto, in modo apprezzabile principalmente per l’emanazione di indicazioni normative in materia, da parte dell’Unione Europea, del parlamento italiano, e delle amministrazioni regionali. Tutto ciò rileva come le energie e le risorse siano profuse per la cura delle malattie rare tendono a fissare un unico obbiettivo, che inscrive il contesto sanitario nel complesso sociale, politico ed economico dei Paesi democratici, anzitutto allo scopo di ridurre le disugualianze tra i cittadini . La rarità di una malattia infatti , è causa di difficoltà sia diagnostiche che successivamente, di gestione delle cure. La maggiore incertezza e il difficile reperimento di expertise clinico diretto condizionano difficoltà in termini di organizzazione dell'assistenza. Le strategie utilizzate da questo punto di vista possono essere diverse. Attualmente, è spesso raccomandato il modello centralizzato del Paziente con tumore raro ai centri di eccellenza, che possiedono expertise clinico e che inoltre partecipano a programmi di ricerca clinica. II risultato della centralizzazione corrisponde in effetti ad una strategia semplice ed efficace per garantire una migliore impostazione dell'iter diagnostico-terapeutico del Paziente e per contribuire alla ricerca traslazionale e clinica. Tuttavia, il riferimento centralizzato comporta numerose problematiche. Infatti, i centri di eccellenza sono pochi e localizzati geograficamente, e dunque non sono sempre raggiungibili con facilità dalla persona malata. II Paziente va spesso incontro ad una "migrazione sanitaria" che comporta elevati costi individuali e sociali, oltre a ulteriore perdita di autonomia (difficoltà lavorative, allontanamento dalla famiglia) e quindi un peggioramento della qualità di vita al di là di quello indotto direttamente dalla malattia. II numero limitato dei centri di eccellenza ne comporta fatalmente il rapido congestionamento. L'insufficienza delle risorse cliniche rispetto alla richiesta è allora responsabile di lunghe liste di attesa e in pratica di un razionamento implicito delle risorse clinico-assistenziali. I tumori rari appartengono al più vasto gruppo delle malattie rare. Queste ultime costituiscono un gruppo numeroso di malattie diverse (il loro numero è stimato dall'OMS intorno a 5.000), che può giungere al 10% delle malattie umane. Le malattie rare sono in genere definite in base ad un criterio di prevalenza, ad esempio 50/100.000. Non esiste invece, al momento, una definizione soddisfacente di tumore raro. In pratica, può essere ragionevole usare un criterio epidemiologico basato sull'incidenza piuttosto che sulla prevalenza, situando la soglia a un valore di incidenza intorno a 3 casi su 100.000 abitanti per anno. La stima del tasso grezzo di incidenza dei tumori maligni in Italia è globalmente di poco superiore a 400 nuovi casi per 100.000 abitanti, per un totale di poco meno di 250.000 nuovi casi all'anno. Per quanto sopra riportato l'incidenza dei tumori rari sul totale dei tumori è stimabile al 5%, e dunque il numero di nuovi tumori rari in Italia potrebbe essere intorno a 20 per 100.000/anno, cioè più di 10.000 nuovi casi all'anno. In sintesi, è chiaro che il numero dei tumori rari, anche con stime certamente approssimate per difetto, rappresenta un notevole problema sociale. Soltanto l'estrema frammentazione dei tumori rari nelle numerose varietà che li compongono può far sembrare il problema meno importante di quanto in realtà non 238 LINEA 5 sia, se considerato cumulativamente. In altri termini, i tumori rari sono tali singolarmente ma non cumulativamente. L'incidenza di tutti i tumori rari equivale perlomeno a quella di un tumore ad incidenza intermedio-elevata. Tra i tumori rari sono compresi: sarcomi delle parti molli e dell'osso; tumori toracici rari, come il mesotelioma maligno e i timomi; tumori rari dell'apparato digerente (come i tumori delle vie biliari e delle colecisti, alcuni istotipi rari del tratto gastroenterico); tumori rari ginecologici (sarcomi ginecologici, istotipi rari fra i tumori dell'utero e dell'ovaio, tumori dei genitali esterni femminili); tumori rari della testa e del collo (carcinoma del rinofaringe, tumori delle ghiandole salivari, tumori della base cranica); tumori rari urologici (carcinoma della pelvi renale, degli ureteri, dell'uretra); tumori neuroendocrini; alcuni tumori infrequenti in ambito endocrinologico (carcinoma midollare e carcinoma indifferenziato della tiroide, carcinoma delle paratiroidi, carcinoma del corticosurrene); sostanzialmente tutti i tumori pediatrici; diversi tumori ematologici (con l'eccezione dei linfomi e delle leucemie, se considerate globalmente). Peraltro, si possono considerare categorie di tumori rari, come i sarcomi, la cui incidenza complessiva è prossima a quella di un tumore a incidenza intermedia, ed entità molto più rare, come ad esempio il carcinoma a cellule di Merkel, o singole entità nosografiche all'interno di quelle stesse categorie più ampie (come ad esempio il tumore desmoplasico a piccole cellule rotonde, etc.). Per diverse di queste entità nosografiche si dovrebbe parlare di tumori "eccezionali", ancor più che di tumori "rari". I tumori rari rappresentano dunque un problema rilevante. Oltre all'importanza quantitativa, i tumori rari hanno anche una grande importanza qualitativa, che deriva dalle maggiori difficoltà che essi comportano sotto tutti i profili e soprattutto per quanto riguarda la ricerca clinica, in quanto i tumori rari non possono essere oggetto di studi con ampia numerosità. Questo si ripercuote direttamente sulla qualità dell'evidenza che ne può derivare. La rarità comporta anche difficoltà per la qualità di cura, perché l'expertise clinico necessario a trattarli può non essere facilmente reperibile. Spesso, peraltro, l'approccio clinico ai tumori rari è multidisciplinare, e pertanto necessita l’intervento di diversi specialisti. II trasferimento della conoscenza alla periferia non può seguire le vie utilizzate con successo per le malattie frequenti in quanto manca la consuetudine clinica che rinforza le nozioni teoriche acquisite e le complementa con l'esperienza pratica necessarie ad adattarle efficacemente al caso singolo. ATTIVITA’ PREVISTE Al fine di ottenere i dati di base per l’analisi sono state individuate le seguenti fonti informative: Flusso dati SDO Individuare diagnosi e prestazioni traccianti (Tabelle di transcodifica codici ICD9 CM e codifica delle malattie rare) Flusso dati sui farmaci Individuare farmaci specifici traccianti Specialistica ambulatoriale (codici di esenzione già definiti) Flusso dati esenzioni (codici di esenzione già definiti) Accesso per prestazioni all’esterno E111 e112 (verificare i flussi) Archivi delle associazioni di pazienti di malattie rare Delibere aziendali di assegnazione di farmaci e presidi non previsti e necessari per la cura di determinate patologie e determinate persone (queste delibere sono conservate nelle farmacie aziendali) Centri interregionali di riferimento (registri interni) RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Obbiettivo del progetto è quello di condurre uno studio di prevalenza volto a fotografare la situazione epidemiologica e clinico assistenziale (modalità diagnostico terapeutiche) per la cura delle malattie rare in Puglia. Tutto ciò potrà essere utile anche per la creazione di un registro regionale delle malattie rare. Ai fini del progetto saranno rilevate essenzialmente informazioni di natura quantitativa concernente: le singole malattie trattate (offerta di servizi); i pazienti affetti (domanda di servizi ); le specifiche modalità diagnostico terapeutiche attivate. 239 LINEA 5 Progetto 93 – Area 1 TITOLO RESPONSABILE RICERCATORI ASSOCIATI SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO-GESTIONALE PER CONSULENZA GENETICA ONCOLOGICA Paradiso Angelo (Laboratorio di Oncologia Sperimentale e Clinica) LA Istituto Tumori “Giovanni Paolo II“ Bari Michele Bruno, Stefania Tommasi, Tatiana Danese, Baldassarre Stea, Francesco Schittulli, Vincenzo Ventrella, Maria Deliso Dipartimento di Oncologia Sperimentale, Laboratorio di Oncologia Sperimentale e Clinica Unità Operative e Ambulatori dell’Istituto Oncologico 2006 36 mesi Valutazione del rischio, misure preventive, tumori familiari, test genetici DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il rapido sviluppo delle conoscenze di genetica molecolare ha consentito di individuare geni responsabili di un’aumentata suscettibilità ai tumori (1), spiegando perché certi tumori ricorrono più frequentemente in alcune famiglie. Ciò ha portato ad una crescente consapevolezza, nella popolazione, delle influenze genetiche nello sviluppo dei tumori e conseguentemente alla necessità di essere informati sul rischio individuale di tumore. Da qui l’esigenza di soluzioni operative per la gestione dei soggetti o delle famiglie che sono, o ritengono di essere, a rischio di tumore per la presenza di una predisposizione di tipo ereditario. La consulenza genetica oncologica (CGO) valuta il rischio genetico individuale di tumore, sulla base delle conoscenze disponibili, compresi i test genetici, quando disponibili; aiuta a comprendere le basi scientifiche su cui si fondano il calcolo del rischio e le misure di sorveglianza proposte e ad integrare, nel modo migliore possibile, queste informazioni nell’anamnesi personale e familiare della malattia e nelle scelte individuali; programma le eventuali misure preventive (2). La CGO si configura come attività mutidisciplinare in quanto implica una serie di tematiche (rischio di tumore, malattia, trasmissione ereditaria, prevenzione, ecc) caratterizzate da forti connotazioni psicologiche ed etiche (3) oltre che da aspetti laboratoristici e scientifici (4). Questo progetto si propone di valutare l’efficacia di un nuovo modello organizzativo per consulenza genetica oncologica. Sarà verificata, in particolare, l’opportunità della partecipazione alle varie fasi della CGO di figure professionali complementari, quali chirurgo, radiologo, ginecologo, psicologo. Non è chiaro, infatti, se queste figure possano avere un ruolo in una specifica fase del percorso di CGO o debbano essere inquadrate al di fuori dello stesso percorso. Inoltre sarà sperimentata la modalità di accesso più opportuna alla CGO dei soggetti a rischio aumentato. La strategia più immediata è quella di individuare nei reparti di degenza i pazienti con recente diagnosi di tumore con storia familiare significativa. Sarà verificata una diversa modalità che prevede la creazione di un network territoriale costituito da medici di medicina generale e da specialisti oncologi che forniscano ai soggetti appartenenti a famiglie con storia familiare di tumore l’indicazione alla CGO. (1) Lynch HT et al, Inherited predisposition to cancer: a historical overview, Am J Med Genet C Semin Med Genet 2004 Aug 15;129(1):5-22. (2) Mandich P. et al. Cancer genetic counselling, Ann Oncol 2005 Jan 16 (1) :171. (3) Bruno M. et al. Awareness of breast cancer genetics and interest in predictive genetic testing: a survey in Southern italian population. Ann Oncol 2004 , 15 (Suppl 1) :i48-i54. (4) Tommasi et al. BRCA1 mutations and polymorphisms in a hospital-based consecutive series of breast cancer patients from Apulia, Italy. Mutat Res. 2005 Oct 15;578(1-2):395-405. Epub 2005 Jul 18. (5) ASCO policy statement update: genetic testing for cancer susceptibility; J Clin Oncol 2005. (6) Daly MB et al, How to establish a high-risk cancer genetics clinic: limitations and successes, Curr Oncol Rep 2005 Nov; 7 (6): 469-74. 240 LINEA 5 ATTIVITA’ PREVISTE Verrà costituita un’equipe multidisciplinare che comprenda professionisti con competenze integrate, tra cui genetista, oncologo, chirurgo, ginecologo e psicologo. I soggetti afferenti alla CGO saranno assegnati, tramite campionamento per randomizzazione, a due percorsi di CGO. L’uno attuato esclusivamente dall’oncologo coadiuvato dallo psicologo nella fase pre-test; in questo caso il colloquio con le altre figure professionali sarà organizzato in tempi successivi con lo scopo di definire le misure preventive attuabili. E l’altro vedrà sin dalla prima visita la partecipazione di tutti i componenti dell’equipe alla CGO. Quest’ultima modalità prevede che l’eleggibilità del paziente derivi da una comune valutazione di tutta l’equipe e che quindi siano considerati preliminarmente gli aspetti psicologici così come le prospettive cliniche e preventive individuali. Per quanto riguarda la modalità di accesso alla CGO, accanto alla selezione dei pazienti con familiarità ricoverati nei reparti dell’Istituto, sarà sperimentata la validità di un nuovo modello “periferico” di afferenza. Tale modello prevede la realizzazione di un network territoriale di collaborazione, limitata inizialmente al bacino d’utenza dell’Istituto e che potrebbe essere successivamente estesa all’intero territorio regionale. Strumento ideale per tale network sarà un sito web, specificamente dedicato alla CGO. Sarà quindi inviata una lettera ai medici di medicina generale e agli specialisti oncologi di ambulatori convenzionati e non, in cui verranno illustrate la metodologia e le finalità del progetto e si inviterà alla partecipazione al progetto. L’adesione al progetto dei medici del territorio potrà essere formalizzata attraverso l’iscrizione online alla mailing list del sito web. Il sito web consentirà di fornire a tutti i partecipanti al progetto le basi scientifiche dell’argomento e ovviamente costante aggiornamento. Inoltre saranno organizzati eventi formativi presso l’Istituto ed incontri su specifiche tematiche nell’ottica di un costante scambio di informazioni e di ottimizzazione del servizio di CGO. Le indicazioni di CGO potranno giungere direttamente tramite tale sito all’equipe dell’Istituto. Gli standard assistenziali della CGO saranno ulteriormente elevati attraverso la certificazione di qualità di tutto il processo di consulenza genetica. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Realizzazione di une rete territoriale con coinvolgimento dei medici di medicina generale, degli specialisti d’organo e degli oncologi Programmi di formazione del personale sanitario e di informazione della popolazione. Realizzazione di sito web interattivo. Certificazione di qualità. Progetto 94 – Area 3 TITOLO CORRELAZIONE FRA SPESA FARMACEUTICA E TIPOLOGIA DI DRG NEL TRIENNIO 2006-2008 RESPONSABILE Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Spesa farmaceutica e DRG DESCRIZIONE DEL PROGETTO A partire dal 1 gennaio 1998, è entrata a pieno regime la legge regionale sull’assetto programmatico contabile – gestionale e di controllo delle aziende e degli Ospedali, in applicazione dei due D.L. 502 dell’1992 e 517 del 1994. Il nuovo sistema contabile dovrà, pertanto, basarsi su di un’adeguata autonomia e responsabilità dei dirigenti sanitari, che dovranno usare adeguati sistemi di autovalutazione e autorevisione. Costituire reports informatici, finalizzati alla correlazione tra il numero di DRG per U.O. e la tipologia dei medicinali e dei dispositivi medici erogati alla stessa per singolo DRG. ATTIVITA’ PREVISTE 241 LINEA 5 Si è approfondita l’indagine circa i profili dei primi dieci DRG oncologici e chirurgici. In particolare si sono calcolate le spese relative ai DRG 410 pensando di costruire un prontuario relativo ai costi dei protocolli relativi alle varie patologie. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Verranno utilizzati i reports statistici al fine di individuare i 10 DRG medici e i 10 DRG chirurgici più frequentemente trattati all’interno dell’Istituto. Saranno analizzati i dati di consumo per medicinali e per dispositivi medici, imputandoli alla singola SDO che riporta il DRG corrispondente. Queste porteranno alla costruzione di 3 classi omogenee per DRG, rapportando la tariffa riconosciuta con il costo di gestione “terapeutica” dello stesso. Progetto 95 – Area 3 TITOLO DGR, INDICATORI DI CONTROLLO DELLE METODOLOGIE DI BUDGET NELLA GESTIONE OSPEDALIERA RESPONSABILE Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Nardulli Patrizia ALTRE STRUTTURE INT. COINVOLTE Farmacia ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE DGR, indicatori, budget DESCRIZIONE DEL PROGETTO II nuovo sistema contabile deve basarsi su di una adeguata autonomia e responsabilità dei dirigenti che dovranno utilizzare strumenti di autovalutazione e autorevisione messi a disposizione dal sistema informativo. Sarà necessario, pertanto, dotare le U.O. di uno strumento di valutazione che mette in relazione i costi dello stesso con i ricavi. I DRG's a le loro applicazioni, rappresentano validi indicatori di controllo dell'attività del reparto che, messi a confronto con i costi dello stesso, costituiscono uno strumento indispensabile per l’assegnazione del budget. Costruire reports informativi afferenti ai primi 20 DRG in ordine numerico aventi per oggetto: Numero dei casi Percentuale sul totale Degenza medica Percentuale ricoveri in un giorno Totale ricavo DRG in lire Spesa farmaceutica In una tabella a parte: Indice di case-mix Indice comparativo di performance Ricoveri ripetuti Indice di attrazione ATTIVITA’ PREVISTE Quale utile elemento di valutazione per l’assegnazione di budget a per analizzare l’attività e la produttività della struttura, ci si propone di affiancare, in aggiunta e/o in contrapposizione al ricavo finale, anche gli indicatori elencati negli obiettivi. Costruite le tabelle annuali, si procederà a valutazioni comparative finalizzate e monitorare le attività sanitarie oggetto di attribuzione del budget 242 LINEA 5 RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Attraverso la collaborazione con l’U.O. di Farmacia e l’U.O. Umaca si cercherà di analizzare i dati necessari alla costituzione dei budget per Unità Operativa. Progetto 96 – Area 3 TITOLO VALUTAZIONE ALL’IMPIANTO ONCOLOGICO DEGLI EFFETTI INDESIDERATI DI CATETERI VENOSI CENTRALI RESPONSABILE Giangiuseppe Console (U.O. di Farmacia) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Nardulli Patrizia, Calabrò Concetta SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI Laboratorio di Analisi ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 24 mesi PAROLE CHIAVE Catetere venoso centrale CVC N. PZ DA INCLUDERE 300 CORRELATI IN AMBITO DESCRIZIONE DEL PROGETTO Le complicanze legate alla cateterizzazione includono quelle associate all’inserimento del catetere (pneumotorace, danni alle arterie ed ai nervi) e quelle associate alla durata della cateterizzazione (trombosi ed infezioni). Le complicanze infettive sono le più comuni. Le infezioni associate ai cateteri (catheter – related bloodstream infections o CRBSI) sono causa di mortalità significativa e di alti costi di ospedalizzazione. Le cause che favoriscono lo sviluppo di trombosi includono: fattori legati alla patologia di base, al materiale del CVC, nonché alla posizione del CVC stesso. In particolare, alcuni fattori in grado di determinare un effetto trombogeno sono: alterazioni dei fattori della coagulazione (come ad esempio la diminuzione dei livelli di antitrombina III), deficienza di proteina C, manutenzione non ottimale del catetere stesso. Alcuni tumori costituiscono di per sé un rischio per lo sviluppo di trombosi, come ad esempio, i tumori del mediastino che possono determinare anomalie del flusso venoso. Anche lo stato ipercoagulativo associato ad alcuni tumori rappresenta un fattore predisponente alla trombosi. È stato dimostrato che i pazienti neutropenici presentano un alto rischio di infezioni e di trombosi causate dalla cateterizzazione. Anche la somministrazione di emulsioni lipidiche e la nutrizione parenterale possono a loro volta favorire lo sviluppo di batteri e funghi. Da segnalare, infine, le manifestazioni trombotiche dovute alla trombocitopenia indotta da eparina che molto spesso è utilizzata per mantenere la pervietà del catetere. Il progetto intende effettuare un’analisi farmacoeconomica sull’utilizzo dei CVC in alcune UU.OO. dell’IRCCS Ospedale Oncologico. 243 LINEA 5 ATTIVITA’ PREVISTE I pazienti eleggibili saranno arruolati presso le seguenti UU.OO.: Chirurgia Apparato Digerente, Oncologia Medica, Oncologia Medica e Sperimentale (almeno 100 xUO). Riceveranno un CVC in silicone o in poliuretano di seconda generazione inserito mediante tecnica asettica; si distingueranno i pazienti che effettuano profilassi antibiotica da quelli che non la effettuano. Dal momento che tutti i pazienti impiantati vengono regolarmente trattati con eparina sodica per il mantenimento della pervietà del CVC, valuteremo 3 la trombocitopenia indotta da eparina . [devono essere esclusi tutti i pazienti con trattamento concomitante con aspirina, altri antiaggreganti o FANS]. Sarà individuato un sistema per la definizione di infezione CVC correlata. Prelievo di sangue dal CVC per effettuare la cultura. Nei casi di sospette infezioni, sarà effettuata una coltura del catetere per individuare se esso ne sia o meno la causa. In caso affermativo sarà effettuata la ricerca del microrganismo responsabile. Nei pazienti in cui si verificherà un episodio di infezione CVC correlata, saranno valutati i trattamenti effettuati e l’eventuale aumento del rischio di trombosi. Il follow up per ciascun paziente sarà di 6 mesi a partire dal momento dell’impianto. Analisi prospettica dei dati ottenuti mediante una scheda di raccolta dati e loro trasferimento su data base informatico. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Valutazione dell’eventuale profilassi antibiotica Frequenza d’infezioni correlate all’impianto, con individuazione dell’agente infettante Trattamento per la pervietà del catetere Frequenza di trombosi correlate al tipo di impianto, di tumore, di trattamento effettuato attraverso il device Valutare se, in pazienti sottoposti a CT, dopo un episodio di infezione CVC correlata si ha un aumento del rischio di trombosi CVC correlata Considerazioni su costi diretti ed indiretti derivanti dall’uso di tali dispositivi Correlazione tra tipologia di CVC, condizioni cliniche del paziente ed effetti indesiderati Progetto 97 – Area 3 TITOLO INDICATORI DI VALUTAZIONE DEI FLUSSI DI FILE F RESPONSABILE Nardulli Patrizia (U.O. di Farmacia) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Milella Pietro, Console Giangiuseppe ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 12 mesi PAROLE CHIAVE File F DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il cambiamento della logica di assegnazione delle risorse e le contemporanee iniziative volte a favorire una riduzione del numero di ricoveri in regime ordinario a favore di forme di assistenza extra-ospedaliera avevano creato difficoltà alle strutture sanitarie nella gestione della spesa farmaceutica .Infatti le tariffe di rimborso delle prestazioni erogate in regime extra-ricovero non includono la spesa per i medicinali che,soprattutto nel caso di terapie oncologiche, riveste una voce di spesa importante. Il File F nasce come strumento di compensazione finanziaria di farmaci somministrati in regimi di assistenza diversi dal ricovero a soggetti a rimborso diretto da parte delle Aziende Sanitarie Locali di appartenenza dei pazienti trattati 244 LINEA 5 ATTIVITA’ PREVISTE Per l’attuazione del presente progetto è necessario creare una griglia di indicatori per il monitoraggio dei consumi dei farmaci afferenti al File F che consentirà di migliorare l’appropriatezza dei percorsi terapeutici, di ottimizzare gli acquisti ,programmare la logistica,adeguare la previsione di bilancio relativo alla quota farmaci. Sarà quindi necessario creare un software aggregato al programma in uso per il data entry del File F in grado di fornire la griglia di indicatori di valutazione dei flussi di File F RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Monitoraggio consumi chemioterapici Costo chemioterapie per patologia Appropriatezza dei percorsi terapeutici Progetto 98 – Area 2 TITOLO INTRODUZIONE DI UN MODELLO PER LA GOVERNANCE DEGLI OUTCOME DI CURA RESPONSABILE Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari ANNO DI INIZIO 2004 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Esiti DESCRIZIONE DEL PROGETTO A partire dai primi anni novanta si sono diffusi anche in Italia sistemi di classificazione delle prestazioni e dei pazienti, soprattutto con riferimento all’attività per acuti. Carente risulta essere l’applicazione di sistemi di classificazione per le attività ambulatoriali e per quello che riguarda gli aspetti di esito collegato alle attività di cura svolte. Nel panorama internazionale si riscontra un crescente interesse verso l’applicazione di strumenti di rilevazione degli esiti, tale da suscitare il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche e dei fondi assicurativi privati i quali sono sempre più interessati agli outcome delle attività di cura e sempre meno legati alle determinazioni volumetriche delle prestazioni. Obiettivo del progetto è quello di selezionare un sistema di classificazione degli esiti e di studiarne l’andamento degli stessi con riferimento ad uno specifico percorso diagnostico terapeutico. ATTIVITA’ PREVISTE Per la rilevazione dei dati verrà utilizzato un sistema di classificazione fra quelli internazionalmente riconosciuti. I dati saranno rilevati con l’utilizzazione di un apposita modulistica sviluppata nel corso del progetto. L’analisi dei dati sarà effettuata con il ricorso a metodologie biostatistiche. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si è ritenuto opportuno utilizzare come modello il percorso integrato finalizzato a sostituire la continuità assistenziale dal Dipartimento Donna che prevede un itinerario unico dal ricovero con la neoplasia già accertata sin alla dimissione con eventuale ricostruzione senza soluzione di continuità. Si è agli inizi della costituzione di un modello gestionale. Stato di avanzamento 10%. 245 LINEA 5 Progetto 99 – Area 5 TITOLO ANALISI DEI MODELLI ORGANIZZATIVI E DEL CENTRO UNICO DI PRENOTAZIONE RESPONSABILE Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 24 mesi PAROLE CHIAVE CUP DESCRIZIONE DEL PROGETTO Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l'interesse nei confronti dell'umanizzazione delle cure e per quello che riguarda il rapporto fra paziente e struttura di cura. La carta dei servizi, l'istituzione degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico e l'introduzione dei Centri unificati di prenotazione, l'Attività Libero professionale Intramoenia e le attività per solventi sono tutte iniziative in questo senso. Nonostante le numerose iniziative, il Piano Sanitario Nazionale individua nella gestione delle liste d'attesa e nel rapporto con il paziente uno dei principali elementi di criticità della gestione. Obiettivo del progetto è quello di procedere ad un'analisi delle diverse variabili organizzative del Centro Unificato di Prenotazione al fine di sviluppare un modello organizzativo di riferimento. ATTIVITA’ PREVISTE La metodologia per lo sviluppo dell'architettura informativa include l'intervista agli operatori coinvolti nel percorso assistenziale, il workshop di formazione rivolto agli stessi, l'autorilevazione con questionari strutturati, il gruppo di approfondimento finale per la convalida dell'architettura informativa. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE E’ in corso la stesura di un percorso organizzativo-gestionale afferente il CUP, l’URP e che coinvolga la libera professione intramuraria finalizzata all’ottimizzazione degli interventi necessari all’ottimizzazione dei rapporti fra utenza e servizi. Progetto 100 – Area 5 TITOLO RESPONSABILE AREA DELLA LINEA ANNO DI INIZIO DURATA PAROLE CHIAVE REVISIONE CRITICA DELLA DOCUMENTAZIONE DI CURA FINALIZZATA ALLA STESURA DI UNA ARCHITETTURA INFORMATIVA COMUNE MEDICO/INFERMIERISTICA Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari Comunicazione interna ed esterna all’Istituto 2006 24 mesi Cartella clinica DESCRIZIONE DEL PROGETTO La nuova normativa in materia di tutela della privacy e le indicazioni contenute nel Piano Sanitario nazionale riguardanti il sistema di gestione dell'informazione, impongono una riflessione qualificata al fine di verificare il grado di compliance del sistema informativo aziendale rispetto agli obblighi di legge, ma soprattutto in relazione alle esigenze dell'interoperabilità. Numerosi sono gli attori che si avvicendano lungo il continuum assistenziale del paziente e numerose sono le duplicazioni e le incomprensioni generate dalla documentazione di cura. Le organizzazioni sanitarie sono oggi sommerse di dati dei quali non è verificata l'attendibilità, in quanto manca un architettura concettuale "comune" di riferimento. Obiettivo del progetto è quello di costruire l'architettura informativa aziendale, individuando per ogni unità organizzativa i flussi informativi e le banche dati. 246 LINEA 5 ATTIVITA’ PREVISTE La metodologia per lo sviluppo dell'architettura informativa include l'intervista agli operatori coinvolti nel percorso assistenziale, il workshop di formazione rivolto agli stessi, l'autorilevazione con questionari strutturati, il gruppo di approfondimento finale per la convalida dell'architettura informativa. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE E' in corso di implementazione nel Dipartimento Donna la cartella clinica informatizzata che andrà ad affiancarsi alla lettera di dimissione ospedaliera ed infermieristica al fine di costituire un documento più esaustivo del percorso di diagnosi e cura. Stato di avanzamento 10%. Progetto 101 – Area 4 TITOLO CREAZIONE ED IMPLEMENTAZIONE DI UN PERCORSO ASSISTENZIALE OSPEDALIERO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO NELLA PATOLOGIA NODULARE TIROIDEA RESPONSABILE Grammatica Luciano (U.O. Otorinolaringoiatria) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Achille Gaetano, Simone Giovanni, Abbate Ines, Zito Alfredo, Modoni S. (Direttore UO Medicina Nucleare Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata), Bellacicco M, Besozzi G, Buono A ENTI COINVOLTI ESTERNI Centro di Medicina Nucleare Ospedale di Riferimento Oncologico della Basilicata SERVIZI O LAB INTERNI COINVOLTI U.O. Citologia, U.O. Laboratorio R.I.A. ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE U.O. Anatomia Patologica ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 3 anni PAROLE CHIAVE Percorsi assistenziali, procedure diagnostiche-terapeutiche AUTORIZZAZIONE COMITATO ETICO Eventuale N. PZ DA INCLUDERE 250 pazienti 247 LINEA 5 DESCRIZIONE DEL PROGETTO La patologia nodulare tiroidea è particolarmente diffusa soprattutto nella popolazione femminile .e nella maggioranza dei casi si tratta di patologia benigna. Il carcinoma papillare e il carcinoma follicolare, definiti carcinomi tiroidei differenziati (CTD) che costituiscono il 95% dei casi di carcinoma tiroideo rappresentano solo il 2% circa dei tumori maligni umani, e dimostrano un incidenza compresa fra lo 0.5 e il 10 per 100.000 abitanti di nuovi casi per anno. Il CTD è la più frequente neoplasia endocrina ed ha un impatto sociosanitario significativo, se si considera che la sua prevalenza è analoga o superiore a quella del mieloma, del morbo di Hodgkin e di numerosi altri tumori. Nell’ ambito della patologia nodulare tiroidea la percentuale di casi affetti da carcinoma è aumentata di oltre il 200% negli anni 1950-2000, e questo appare in conseguenza della diagnostica precoce oltre che di programmi di screening attivati in molte regioni. Recentemente, da parte di diverse Società Scientifiche sono state elaborate linee guida per la diagnosi precoce, il trattamento ed il follow-up del carcinoma tiroideo differenziato basate principalmente su criteri di costo-efficacia. Tale gruppi auspicano la costituzione di team costituiti da un chirurgo Otorinolaringoiatra o di altra specialità esperto in chirurgia tiroidea, da uno specialista in ecografia interventistica del distretto Testa- Collo, da un endocrinologo e da un medico nucleare. A tale team dovrebbero afferire anche un citoistopatologo e laboratori diagnostici dedicati, oltre a personale infermieristico esperto nella gestione diagnostica-terapeutica della patologia tiroidea. In conseguenza di ciò il paziente con patologia nodulare tiroidea dovrebbe essere posto al centro di interessi clinico–assistenziali convergenti mediante la costituzione di figure professoinali che provvedano nell’ambito di una stessa struttura ospedaliera alla realizzazione di un percorso diagnostico-terapeutico completo, dal momento della diagnosi, a quello del trattamento chirurgico e del successivo follow-up in modo da offrire ai malati certezza e unicità dei percorsi assistenziali. Referenze bibliografiche: Landis SH, Murray T, Bolden S, Wingo PA. Cancer statistics. CA Cancer J Clin 1998; 48: 6-2. Mazzaferrrri EL, Jhiang SM. Long-term impact of initial surgical and medical therapy on papillary and follicular thyroid cancer. Am J Med 1994; 97: 418-428. National Comprehensive Cancer Network. Practice Guidelines in Oncology. Thyroid Carcinoma. NCCN. v.1. 2003. Ries LAG, Eisner MP, Kosary CL, et al. SEER cancer statistics review, 1973-1997. Bethesda, MD: National Cancer Institute, 2000. Società Italiana di Endocrinologia, Associazione Italiana di Medicina Nucleare, Associazione Italiana di Fisica in Medicina. Carcinoma differenziato della tiroide. Linee guida SIE-AIMN-AIGM per il trattamento ed il follow-up. 2004. ATTIVITA’ PREVISTE Nell’ambito dell’ U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale dell’IRCCS Oncologico di Bari, forti di un’esperienza già attivata in tal senso, intendiamo implementare il già codificato iter diagnosticoterapeutico individuato per i pazienti con patologia nodulare tiroidea. Si propone pertanto la costituzione di un team multidisciplinare costituito da chirurgo O.R.L. esperto in chirurgia tiroidea, da un medico esperto in ecografia interventistica Cervico-Facciale, da un endocrinologo, un cito-istopatologo, un medico nucleare oltre che da un biologo dedicato ai marcatori tumorali e alla radioimmunologia, che semplifichi l’attuale percorso gestionale che in molte realtà ospedaliere vede il malato costretto ad approcciare autonomamente singole professionalità logisticamente anche distanti fra di loro per la cura della sua malattia tumorale tiroidea. Il paziente con patologia neoplastica tiroidea sarà sottoposto nell’ambito dell’U.O. di Otorinolaringoiatria ad un programma di stadiazione clinica, biologica e anatomo-patologica, ad eventuale trattamento chirurgico, e, nei casi previsti, a siderazione radiometabolica. Per tutti questi malati il percorso assistenziale integrato prevede infine un completo programma di follow- up che di concerto viene eseguito da medici specialisti ORL dedicati alla cura dei tumori tiroidei, da endocrinologi e da medici nucleari. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Si prevede di creare un modello organizzativo gestionale della patologia nodulare tiroidea che oltre a consentire un accertamento diagnostico precoce dei carcinomi fornisce all’utenza nell’ambito della stessa struttura ospedaliera un unico centro di riferimento in cui avere risposte esaustive a tutte le problematiche inerenti alla diagnosi e cura della malattia neoplastica tiroidea sofferta. 248 LINEA 5 Progetto 102 – Area 5 TITOLO SPERIMENTAZIONE ED APPLICAZIONE DI UN MODELLO ORGANIZZATIVO DI INTEGRAZIONE OSPEDALE-TERRITORIO MEDIANTE SISTEMI INFORMATIVI DI GESTIONE DELL'ACCESSO DA SITI REMOTI, ALLE INFORMAZIONI E AI SERVIZI SANITARI DELL'OSPEDALE ONCOLOGICO DI BARI RESPONSABILE Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Nardulli Patrizia ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE Farmacia ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Rete ospedale territorio DESCRIZIONE DEL PROGETTO L'IRCCS Oncologico di Bari costituisce un importante punto di riferimento per l’intera area meridionale, per quanto riguarda gli assistiti con patologie oncologiche. L'elevato grado di dispersione territoriale dell’utenza a il costante aumento della domanda di prestazioni, contribuiscono a rendere critico il livello di accessibilità, anche per garantire una migliore programmazione ed organizzazione delle attività. A ciò si aggiunge la complessità della gestione dei rapporti con le ASL di provenienza degli assistiti ai fini del calcolo dei rimborsi tariffari. Migliorare il livello di accessibilità ai servizi sanitari che, per quarto riguarda gli assistiti ontologici, è un elemento critico da considerare anche ai fini della valutazione della qualità della vita. ATTIVITA’ PREVISTE Si procederà all’attivazione di postazioni di lavoro (PC + stampante + lettore di badge per acquisizione automatica del Codice Fiscale + penna ottica per acquisizione automatica dell’identificativo ricetta e medico prescrittore ) dotate di software di gestione CUP e collegamento al Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia, denominato SETUP (Servizio Elaborazione e Trattamento Unificato delle Prestazioni): n. 3 postazioni di lavoro presso l’Ospedale Oncologico e n. 10 postazioni di lavoro presso alcune Farmacie convenzionate esistenti sul territorio e presso gli studi di alcuni Medici di Base dell’Area Metropolitana di Bari, da selezionare. Si procederà, inoltre, a somministrare un questionario di valutazione della qualità del servizio sia agli operatori (farmacie, medici di base), sia agli assistiti. Inoltre, si procederà alla valutazione dei livelli di utilizzo del servizio e dei risultati di riduzione dei tempi d'attesa allo sportello. Si prevede In prenotazione dal sistema CUP/SETUP di almeno 20.000 prestazioni per ogni 12 mesi, la riduzione dei tempi d'attesa allo sportello e uno scarto tra livello di qualità atteso e livello di qualità percepito di un 25%. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Integrare e far radicare maggiormente le attività dell’Ospedale Oncologico sul territorio, anche in collaborazione delle Farmacie convenzionate a dei Medici di Base. Migliorare a razionalizzare le procedure di determinazione dei rimborsi tariffari per mobilità da parte delle O ASL di appartenenza dell’assistito. Massimizzare l’interscambio informativo con il Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia. 249 LINEA 5 Progetto 103 – Area 1 TITOLO CONTROLLO DI GESTIONE APPLICATO ALL’AREA DELLA RICERCA SCIENTIFICA: MESSA A PUNTO DI UNA PROCEDURA OPERATIVA SPERIMENTALE E APPLICAZIONE DI PRINCIPI DI CONTABILITÀ ECONOMICA RESPONSABILE Paradiso Angelo (Direzione Scientifica) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Stefania Volpe, Luciana Albanese ENTI COINVOLTI ESTERNI Price Waters Coopers House srl ALTRE STRUTTURE INTERNE DELL’ISTITUTO COINVOLTE Direzione Scientifica, Area Gestione Risorse Finanziarie ANNO DI INIZIO 2005 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Controllo di gestione, procedure operative, contabilità DESCRIZIONE DEL PROGETTO Il contemporaneo svolgimento di attività di cura, ricerca e formazione da parte del personale degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico incontra una serie di difficoltà collegate sia alla scarsità delle risorse disponibili, sia ai possibili usi alternativi delle stesse. In tal senso, al fine di orientare la gestione e per coordinare loperato del personale, nel tempo sono stati definiti indicatori di struttura, di attività e di esito. Obiettivo primario del progetto è quello di studiare le relazioni esistenti fra l'organizzazione e la programmazione al fine di implementare un meccanismo operativo per la governance della gestione negli Istituti di Ricovero e Cura a carattere Scientifico. ATTIVITA’ PREVISTE Le attività per la realizzazione del progetto sono riconducibili ai seguenti ambiti:a) analisi della struttura informativa di base per il controllo di gestione;b) definizione dei punti critici ed articolazione del calendario annuale per la programmazione ed il controllo;c) collegamento della programmazione operativa con le linee strategiche per lo sviluppo aziendale;d) definizione del piano aziendale dei controlli e della reportistica strutturata;e) sperimentazione di un sistema multidimensionale di indicatori del tipo Balanced scorecard;f) definizione di iniziative di formazione per il coinvolgimento e la crescita culturale del personale;g) valutazione dei risultati raggiunti e diffusione. RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE Esso nel corso della sua realizzazione, si è avvalso anche degli importanti risultati che sta raggiungendo un progetto finalizzato sul tema, coordinato dall’Oncologico di Bari e che coinvolge gli altri oncologici nazionali. E’ stata svolta una indagine preliminare sulle procedure operative adottate dai vari uffici amministrativi coinvolti nella gestione dei fondi di ricerca, individuandone le criticità. Sono state analizzate le singole fasi di gestione del progetto, dalla iniziale programmazione alla rendicontazione delle spese. Sono stati esaminate anche le problematiche relative alla sincronizzazione dei tempi di gestione scientifica del progetto, con quelli amministrativo contabili di utilizzo e liquidazione spese. Sono state prese in esame le varie problematiche di gestione informatizzata dei dati e ipotizzate delle soluzioni gestionali di softwrae, in linea con quelle di workflow adottate dal Ministero della Salute. Ci si è soffermati sulle implicazioni derivanti dalla applicazione alla ricerca dei principi di contabilità economica, in rapporto alla gestione, al contrario finanziaria, degli stessi da parte degli enti finanziatori. Questi dati sono stati raffrontati con quelli degli altri Istituti. In particolare, presso l’Oncologico di Bari, al fine di applicare i principi del controllo di gestione, è stato sperimentato l’utilizzo di un software gestionale che, coordinandosi con quello in uso presso gli altri uffici, contabilizza i vari ordini di acquisto con fondi di ricerca, in tempo reale, imputandoli al singolo progetto di ricerca di riferimento e, contemporaneamente, al centro di costo interessato, individuato nella struttura 250 LINEA 5 complessa di appartenenza del ricercatore responsabile. I vari centri di costo sono stati infatti individuati con apposita deliberazione, diversificandoli da quelli relativi all’assistenza, e individuati come specifici di ricerca. La Direzione Scientifica si occupa direttamente di tutti gli ordinativi di spesa della ricerca e dunque delle singole imputazioni a centri di costo e centri di ricavo, essenziali per il controllo di gestione. Fase finale del progetto, previsto per la metà dell’anno 2006, un corso di formazione rivolto al personale sanitario, finalizzato alla ottimizzazione della gestione del budget di ricerca, da parte dei ricercatori responsabili, con applicazione di principi di contabilità economica e controllo di gestione. Progetto 104 – Area 2 TITOLO RIELABORAZIONE DELLA PAGINA WEB DELLA BIBLIOTECA DELL’ISTITUTO. ALLESTIMENTO DI UNA SALA CONSULTAZIONE MULTIMEDIALE RESPONSABILE Angelo Paradiso (Direzione Scientifica) Giancarlo Salomone (Area Gestione Tecnica e Patrimonio) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari RICERCATORI ASSOCIATI Daniela Simone, Alessandro Lanetti, Stefania Volpe ENTI ESTERNI COINVOLTI Enti Partecipanti Progetto Bibliosan ANNO DI INIZIO 2006 DURATA 36 mesi PAROLE CHIAVE Comunicazione, informazione, pubblicazione DESCRIZIONE DEL PROGETTO Negli ultimi anni, la Biblioteca dell’Istituto ha registrato un aumento di affluenza dell’utenza (medici, biologi, tecnici laboratoristi, operatori sanitari ecc.) interna ed esterna ed un numero sempre maggiore di richieste per la ricerca e per il reperimento di documentazione scientifica, incrementata in seguito alla nostra adesione al progetto Bibliosan tra le biblioteche degli IRCCS italiani. Inoltre, si è aggiunta anche un’utenza non specialistica (malati familiari e cittadini) da quando è stata attivata la Biblioteca per i Pazienti, un servizio per la diffusione di informazioni in campo oncologico (Progetto “Azalea: biblioteca digitale in oncologia per malati, familiari e cittadini”). Per implementare i servizi offerti all’utenza, si ritiene necessario fornire maggiori risorse tecnologiche, oltre ad una più confortevole ed ergonomica sala consultazione, dotata delle attrezzature idonee a garantire la fruizione. Di conseguenza, si rende necessario perseguire una maggiore visibilità e una migliore fruizione degli stessi con l’aiuto di nuove tecnologie, attraverso la rielaborazione della pagina web della Biblioteca sul sito dell’Istituto per l’accesso ai data base di consultazione. Si vuole aumentare la accessibilità e la semplicità d’uso delle risorse informatiche, in modo da estendere la utenza, allo stato attuale prevalentemente interna specialistica, anche a pazienti e utenti esterni in generale. Si vogliono incrementare i servizi e le risorse offerte agli utenti della biblioteca, rendendoli disponibili in rete. Si vuole strutturare la nuova pagina web della Biblioteca con una interfaccia amichevole e interattiva per le seguenti funzioni: informazioni generali (orario di apertura della biblioteca, indirizzo, contatti); servizi erogati gratuiti; cataloghi; banche dati nazionali ed internazionali; links; news. Si vogliono adeguare gli spazi logistici per la consultazione alle suddette funzioni, garantendo, oltre all’accesso remoto, un adeguato standard di servizio presso la biblioteca, da dotare di una sala attrezzata, con: postazioni di consultazione ergonomiche, con tavoli dotati di barra attrezzata portacavi; postazioni PC con collegamento intranet ed internet, server centrale e possibilità di formazione multimediale a distanza; 251 LINEA 5 stampante di rete laser a colori. ATTIVITÀ PREVISTE La pagina web dovrà consentire semplicità di accesso, tale da garantire la fruizione dei servizi di biblioteca anche ad utenza non esperta. La realizzazione grafica sarà affidata al CBIM di Pavia, società responsabile della gestione del sito web dell’Istituto, previa progettazione e supervisione da parte di un esperto di pagine web per siti di biblioteche. La sala consultazione sarà allestita presso una ampia sala disponibile presso l’Istituto, già utilizzata per riunioni, convegni, corsi ecc. L’attrezzamento della sala, previa acquisizione delle necessarie apparecchiature, sarà realizzato con risorse interne (Ufficio Tecnico). 252 PROGETTI ALLEANZA CONTRO IL CANCRO 253 Alleanza contro il cancro Alleanza Contro il Cancro ’IRCCS Ospedale Oncologico di Bari partecipa, in qualità di socio fondatore, alle attività dell’Associazione Alleanza Contro il Cancro, fin dal 2002. LNell’ambito di detta attività, esegue ricerche a vario titolo, in alcuni casi come Centro coordinatore e in altri come Unità Collaborante a n. 14 progetti. Elenco dei progetti N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 IRCCS Proponente Responsabile Interno IOB Bari-IOB A. Paradiso Bari-IOB A. Paradiso Aviano-CRO M. De Lena Milano-IEO F. Schittulli Milano-INT G. Simone Milano-INT V. Lorusso Milano-INT M. Guida Roma-IRE S. Tommasi Milano-INT A.F. Zito Progetto globale per la valutazione ed il miglioramento della QoL nei pazienti oncologici a lunga aspettativa di vita Roma-IRE V. Lorusso Network per l’analisi epidemiologica, etiopatogenica ed economica-sanitaria della popolazione con tumore della tiroide d’interesse neoplastico afferente agli IRCCS Milano-INT Roma-IRE L. Grammatica Milano-INT G. Galetta Progetto Il controllo di qualità nel laboratorio oncologico: e-oncology per lo sviluppo di linee guida di appropriatezza di utilizzo clinico e di CQ dei biomarcatori Banca virtuale dei tessuti tumorali Progetto AZALEA biblioteca virtuale in oncologia Standardizzazione della tecnica di biopsia del linfonodo sentinella nel carcinoma mammario TESEO (Telepatologia a Scannerizzazione degli Enti Oncologici Italiani) - Progetto per un collegamento via telematica fra dipartimenti di patologia degli IRCCS oncologici a scopo di consulenza diagnostica, attività didattica,controllo di qualità e riunioni di consenso START – Stato dell’arte in oncologia Rete italiana tumori rari Classificazione molecolare per migliorare la diagnosi, prognosi e cura dei tumori epiteliali (genomica) Progetto OMERO (Oncotipo Mammario ER2 Overesprimente): studio sui carcinomi mammari HER2 positivi indirizzato alla impostazione di un percorso diagnostico terapeutico specifico per questo tipo di tumore Studio osservazionale sui pazienti oncologici anziani 13 GIOTTO (Gist Optimal Treatment and Therapy Outcome): studio osservazionale multicentrico sui Gist in tutte le fasi di malattia Milano-INT F. Giuliani 14 Carcinoma della prostata Milano-INT M. Quaranta 254 Resoconto Scientifico 2005 Progetti Alleanza Contro il Cancro Le attività svolte nell’ambito di Alleanza Contro il Cancro, si presentano sempre più, come embricate inscindibilmente con le attività complessive dell’Istituto. Alcuni progetti si trovano peraltro compresi anche nelle tematiche delle Linee di Ricerca Corrente. Di particolare rilievo comunque, sono da ritenersi i risultati ottenuti a livello nazionale e internazionale dai n. 2 progetti di cui l’Istituto Oncologico è coordinatore nazionale: 1. Il controllo di qualità nel laboratorio oncologico: e-oncology per lo sviluppo di linee guida di appropriatezza di utilizzo clinico e di CQ dei biomarcatori. 2. Banca virtuale dei tessuti tumorali. Le attività di ACC sono peraltro destinate a diventare sempre più importanti, soprattutto nella logica di sviluppo di attività di rete sia sul territorio nazionale che regionale. Progetto n.1 Il controllo di qualità nel laboratorio oncologico: e-oncology per lo sviluppo di linee guida di appropriatezza di utilizzo clinico e di CQ dei biomarcatori. Questo progetto si è rilevato strategicamente cruciale per le attività oncologiche italiane perché è andato ad occupare l’area importantissima sinora non gestita del CQ per la determinazione dei principali biomarcatori tumorali dando corpo e vita al Network Italiano per il Controllo di Qualità dei Biomarcatori Tumorali (INQAT, Italian Network for Quality Assessment of Tumor Biomarkers) In specifico, INQAT ha collaborato a livello nazionale ed internazionale con numerosi gruppi di lavoro, associazioni scientifiche e progetti di ricerca: -a livello internazionale con UKNEQAS (United Kingdom National External Quality Assessment Service), con EUREQA, con EORTC ed in ambito del progetto europeo 6th Framework EQUAL. -a livello nazionale soprattutto con la SIAPEC (Società Italiana di Patologia e Citoatologia diagnostica) e la SIBIOC (Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica) Le attività di INQAT hanno riguardato principalmente le seguenti linee di ricerca: Identificazione e definizione di procedure statistiche ottimali per la validazione ed il controllo di qualità di biomarcatori in specifiche neoplasie. Gli studi in corso riguardano la fase analitica di biomarcatori morfologici (CA mammario: grading cito-istologico, attività mitotica), immuistochimici (CA mammario: Her-2/neu e recettori steroidei) e circolanti (CA mammario: VEGF; Tumori neuroendocrini: Cromogranina A) associati o indicativi di diversi processi cellulari. 255 Alleanza contro il cancro (a) Identificazione e definizione di procedure statistiche ottimali per l’implementazione di controlli di qualità di biomarcatori molecolari. Gli studi in corso riguardano le tecniche di PCR quantitativa con metodo real time basato sull’impiego di sonde TaqMan®. (b) Ottimizzazione di nuovi approcci per l’implementazione di controlli di qualità di biomarcatori in ambito oncologico (fase pre-analitica e analitica). Gli studi in corso riguardano l’utilizzo della tecnica TMA (Tissue Micro Array) per biomarcatori immunoistochimici, l’utilizzo di analizzatori di immagini digitali per biomarcatori morfologici e l’utilizzo di sospensioni/linee cellulari per biomarcatori autoradiografici. In particolare, nell’ambito del progetto EQUAL, l’attività è consistita: 1. EQUAL QUANT Project stretta collaborazione con il Central Manchester and Manchester Children’s University Hospitals (CMMC) ed ha riguardato l’implementazione della banca dati elettronica, l’ottimizzazione della raccolta dati via web, lo sviluppo di programmi ad hoc per e la valutazione preliminare di dati “pilota”e per l’analisi statistica definitiva. 2. EQUAL QUAL Project stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze per la verifica della correttezza e congruenza dei dati raccolti via web, lo sviluppo di procedure innovative e di programmi ad hoc per l’analisi statistica. Per gli altri CQ curati da INQAT, le attività e di risultati conseguiti sono dettagliati nella tabella in Allegato 1. Le attività programmate per il 2006 riguardano essenzialmente la continuazione di tutti i programmi di CQ in atto che non possono e non devono essere interrotti per dare alle attività di controllo significato di continuità e di riferimento stabile. Per alcuni dei programmi di CQ, sarà inoltre avviata la pratica di certificazione internazionale. Le attività del 2006 comporteranno inoltre un importante cambiamento dovuto al trasferimento ed organizzazione di un laboratorio italiano per la gestione dei programmi di CQ nazionali che saranno sempre condotti a titolo gratuito. Altra novità sarà costituita dalla attestazione di partecipazione che verrà rilasciata ai Centri partecipanti I programmi di CQ in questione sono: -CQ di Recettori Ormonali con tecnica ISH -CQ di Her-2/neu in ISH -CQ di Hwer-2/neu in FISH -CQ del grading istopatologico -CQ di PCR qualitativa -CQ di PCR quantitativa -CQ di Cromogranina A -CQ di Conta Mitotica -CQ di VEGF circolante Le attività di INQAT hanno portato anche ad una intensa attività pubblicistica dettagliata di seguito: 256 Alleanza contro il cancro 1. G. Reina, C.Orlando, P. Rebora, F.Ambrogi, C.C. Raggi, P. Verderio, E. Ma rubini ”A bivariate statistical approach to evaluate laboratory performance through the analysis of standard curves in a program of external quality control for quantitative assays based on real-time PCR with TaqTM Man probes”. Clinical Chemestry and Laboratory Medicine: in stampa (2006). 2. Italian Network for Quality Assurance of Tumor Biomarkers (INQAT) Group:” Interobserver reproducibility of immunohistochemical HER-2/neu assessment in human breast cancer: An update from INQAT round III.” The International Journal of Biological Markers: 20, 189-94 (2005). 3. C.C. Raggi, P. Verderio, M. Pazzagli, E. Marubini, L. Simi, P. Pinzani, A. Paradiso, C. Orlando: “An Italian program of external quality control for quantitative assays based on real-time PCR with TaqMan probes”. Clinical Chemestry and Laboratory Medicine: 43, 542-548 (2005) 4. M. Frattini, D. Balestra, P. Verderio, G. Gallino, E. Leo, G. Sozzi, M.A. Pierotti, M.G. Dandone: “Reproducibility of a semiquantitative measurement of circulating DNA in plasma from neoplastic patients”. Journal of Clinical Oncology: 23, 3163-4 (2005). 5. E. Marubini, S. Pizzamiglio, P. Verderio: “Agreement between observers: its measure on a quantitative scale”. The International Journal of Biological Markers: 20, 73-78 (2005). 6. Italian Network for Quality Assurance of Tumor Biomarkers (INQAT) Group: “Quality control for histological grading in breast cancer: an Italian experience. Pathologica: 97,1-6 (2005). 7. P. Verderio, C. Orlando, C. Casini Raggi, E. Marubini: “Confidence interval estimation for DNA and mRNA concentration by real-time PCR: A new environment for an old theorem”. The International Journal of Biological Markers: 19, 76-79 (2004). 8. Rhodes A, Sykes R, Salam Al-Sam S, Paradiso A Cell line standards to reduce HER-2/assay variation and the potential of automated image analalysis to provide more accurate cut points for predicting clinical response to Trastuzumab. Am J Clin Pathol 2005; 123: 314-315 9. E. Marubini, P. Verderio, C.C. Raggi, M. Pazzagli, C. Orlando; Italian Network for Quality Assessment of Tumor Biomakers; Italian Society of Clinical Chemistry and Clinical Molecular Biology: “Statistical diagnostics emerging from external quality control of real-time PCR”. The International Journal of Biological Markers: 19, 141-146 (2004). 10. Italian Network for Quality Assurance of Tumor Biomarkers (INQAT) Group:” Interobserver reproducibility of immunohistochemical HER-2/neu evaluation in human breast cancer: the realworld experience”. The International Journal of Biological Markers: 19, 147-154 (2004). 11. Rhodes A, Borthwick D, Sykes R, Al-Sam S, Paradiso A. Commentary on The use of cell line standards to reduce HER2/neu assay variation in multiple European cancer centers and potential of automated image analysis to provide for more accurate cut-points for predicting clinical response to trastuzumab.Am J Clin Pathol Vol. 122 n. 1 pp. 51-60 2004 257 Alleanza contro il cancro Progetto n.2 Banca virtuale dei tessuti tumorali Le aree tematiche oggetto di studio individuate in occasione dell’incontro presso il CRO di Aviano del settembre 2004, ovvero: - Sviluppo di un Software gestionale della Bio-Banca comune - Sviluppo ed adozione di procedure operative standardizzate - Impostazione di percorsi e regole gestionali condivise per le Bio-Banche sono state, in una prima fase, approfondite ed analizzate nel corso del 2005, attraverso la ricerca di informazioni sui modelli di Banche Biologiche già operanti in altri stati quali il CNIO (www.cnio.es), TUBAFROST (www.tubafrost.org), NCI (pluto3.nci.nih.gov/tissue/search1/search_cancer.cfm). A tal fine sono stati costituiti dei gruppi di lavoro con il compito di approfondire ed acquisire i modelli operativi in uso al fine di elaborarne uno per la BioBanca Nazionale. I gruppi di lavoro sono stati costituiti, sulla base di quattro aree di attività: - Consenso Informato – M. Mottolese (IRE Roma), A. Gloghini (CRO Aviano); - Procedure Operative Standardizzate e Nomenclatura Standard - R. Franco (Pascale Napoli), M.Truini (Ist Genova); - Controllo di Qualità - M.G. Daidone (INT Milano), S. Pece (IEO Milano), - Interfacciamento dei dati del Network – A. Paradiso (IO Bari). Nel maggio 2005, in corso della Ia riunione del P.F. Network Virtuale per una Biobanca Oncologica Nazionale presso L’istituto Oncologico di Bari, sono stati discussi i singoli aspetti e definiti i criteri generali sui quali basarsi per il modello nazionale. In primo luogo è emersa la necessità di stabilire il modello da perseguire tenendo conto delle caratteristiche dell’attuale organizzazione e delle raccolte retrospettiche in possesso dei singoli istituti del Progetto. Infatti, nell’intento di preservare tali modelli organizzativi, è stato concordato di adottare il modello di Banca Virtuale, in cui i dati relativi ai campioni messi a disposizione vengono gestiti da un database comune, senza centralizzazione del materiale stoccato ed il cui utilizzo, per scopi non commerciali, ma attraverso collaborazioni scientifiche, verrà sottoposto a valutazione da parte di un comitato scientifico, appositamente costituito, comprendente i Responsabili di Istituto del Progetto Nazionale. In particolare è stato concordato, anche in seguito a consultazione da parte di ogni centro con i propri organi istituzionali, di adottare, in base al modello dello Specimen Resource Locator dell’NCI pluto3.nci.nih.gov/tissue/search1/search_cancer.cfm) un data set minimo di informazioni da associare ai campioni messi a disposizione nel Network. 258 Alleanza contro il cancro Infatti, un survey, condotto dal centro coordinatore di Bari, tra i centri partecipanti, sul tipo di informazioni che ognuno avrebbe ritenuto opportuno associare ai propri campioni, ha condotto all’individuazione di un data set minimo. Tale data set comprenderebbe informazioni riguardanti: - Tipo di Tumore - Tipo di campione - Modalità di conservazione - Numero di campioni conservati - Dati clinici e sperimentali correlati Una volta stabiliti tipologia di banca e dati associati ai campioni, si è passati ad analizzare quali possibili Questi dati gireranno su un software comune messo in rete le cui caratteristiche sono state individuate in base a criteri di accessibilità controllata. In particolare sono stati previsti due livelli di accesso: uno, ad uso dei centri partecipanti al progetto che potranno liberamente consultare e aggiornare dati relativi ai propri campioni, ed uno ad uso di utenti che intendono consultare le informazioni al fine di instaurare collaborazioni scientifiche derivanti dall’utilizzo dei campioni e dei dati ad essi correlati. È stato ipotizzato di immettere tale software sul portale ACC di è-oncology attraverso la progettazione, concepita dal gruppo di lavoro informatico, di una pagina web, in collaborazione con la ditta MR2 di Bari, il cui prototipo verrà presentato in corso della riunione del Network che si terrà il 28 novembre a Milano. Il gruppo di lavoro sulle POS ha condotto un survey sull’utilizzo di una nomenclatura standard in uso nelle Anatomie Patologiche degli Istituti afferenti al progetto e a livello internazionale. Ne è risultato che la maggior parte utilizza lo SNOMED (Allegato 3) che, pertanto, verra’ validato, in corso della riunione di Milano al fine di potersi allineare con gli standard internazionali. Lo stesso gruppo ha condotto un survey sulle procedure operative di raccolta e conservazione dei tessuti tumorali nei singoli Istituti del progetto nazionale al fine di individuare delle POS da valicare ed adottare in occasione dell’incontro di Milano, in cui verrà presentato un modello prototipale. Il gruppo di lavoro sul consenso informato ha raccolto i modelli in corso di stesura e validazione all’INT di Milano, IO di Bari e CRO di Aviano, insieme a modelli attualmente in uso in altri centri sia nazionali che internazionali. Durante l’incontro di Milano verrà proposto un modello comune che verrà analizzato e discusso. Nella riunione di Bari del maggio 2005, il gruppo di lavoro per l’individuazione di procedure per il controllo di qualità sulla raccolta e conservazione di materiale biologico per la BioBanca, aveva sottolineato i limiti, al di là del controllo istologico sull’idoneità del campione, delle metodiche biomolecolari che potessero essere rappresentative della qualità dei metodi e dei tempi di conservazione dei campioni tissutali. 259 Alleanza contro il cancro Progetto n.3 Progetto AZALEA biblioteca virtuale in oncologia. Nell’ambito del Progetto “Azalea: Biblioteca digitale in oncologia per pazienti, familiari e cittadini”, durante l’anno 2005, il nostro Istituto ha creato uno spazio, presso la Direzione Scientifica, riservato alla Biblioteca per i Pazienti, aperta al pubblico tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 14.00. Il progetto vede la presenza di una Bibliotecaria, di una Psicologa, e di un Oncologo. Nell’Istituto il servizio è stato attivato da gennaio 2005 e dal 1 febbraio si sono registrate le prime affluenze. Da febbraio 2005 le richieste di informazione sono state registrate e monitorate attraverso una scheda sociodemografica su un apposito registro. Alcuni utenti si sono presentati più volte, chiedendo informazioni su vari aspetti della malattia. I nostri utenti vogliono risposte scientificamente attendibili, comprensibili sul piano del contenuto informativo e umanamente corrispondenti ai bisogni di chi, come loro, vivono una condizione di malattia. Le specifiche esigenze dei pazienti trovano risposta attraverso i documenti messi a disposizione dalla banca dati Azalea (che ad oggi contiene 1500 records), e opuscoli e libretti pubblicati dalle varie associazione: AIMaC, Fondazione Angela Serra, Fondazione Calabresi, che gli utenti possono liberamente consultare. Biblioteca per i Pazienti: Questionario di customer satisfaction Inoltre per monitorare il Servizio offerto dalla Biblioteca, gli utenti compilano un questionario, di customer satisfaction, per valutare la funzionalità e la qualità della biblioteca, l’utilità e la qualità delle informazioni ricevute e la competenza del personale addetto. Inoltre, uno spazio, alla fine del questionario, è riservato per eventuali proposte e suggerimenti. Riportiamo ora i dati socio-demografici scaturiti dall’indagine: - Donne: 74%, età media=37 - Uomini: 26%, età media=45.4 - Coniugati: 69% - Separati: 9% - Vedovi: 11% - Celibe/nubile: 11% Unità Operativa di provenienza: - Ambulatorio di chemioterapia: 36% - Oncologia Medica ed Oncologia Medica Sperimentale: 30% - Senologia: 29% - Chirurgia Apparato Digerente: 5% Come è venuto a conoscenza dell’esistenza del servizio? - pubblicità interna (locandine e opuscoli) 75% - passaparola 10% - mass media 15% Chi si rivolge alla Biblioteca per Pazienti? Paziente 53% 260 Alleanza contro il cancro familiare: figlio/a 14% coniuge 20% fratello/sorella 13% Quale tipo di informazione è richiesta? - Malattia: 33% - Chemioterapia, Radioterapia e riabilitazione: 19% - Alimentazione durante le terapie: 17% - Psicologia e Cancro: 7% - Esami diagnostici specifici (TAC, PET): 13% - Protocolli sperimentali: 6% - Tumori eredo-familiari: 5% Qualità del materiale fornito: - Scarsa: 0% - Sufficiente: 15% - Buona: 53% - Ottima: 32% Suggerimenti e proposte - Maggiore pubblicizzazione del Servizio: 34% - Creazione di un gruppo di discussione: 27% - Maggiore flessibilità negli orari di apertura della Biblioteca: 13% È evidente che le donne risultano essere più interessate alla loro condizione di salute e a nuovi percorsi di conoscenza rispetto agli uomini. Questo forse è dovuto al fatto che la donna, da sempre è più disposta a mettersi in discussione e ha meno timori nell’affrontare la malattia. Un altro aspetto rilevante è dato dalla richiesta di informazioni riguardanti la terapia (Che mio o Radio) e la riabilitazione, a dimostrare quanto i pazienti siano proiettati a migliorare la loro Qualità di Vita. Nell’ambito del Progetto Azalea, è stato organizzato il Corso Formativo ECM “Metodi e Strumenti dell’Informazione Biomedica su Internet e Basi Dati in Linea”, tenutosi a bari, presso la Biblioteca provinciale S.Teresa dei Maschi de Gemmis, per 2 edizioni complessive, dal 20 al 23 giugno 2005. Il Corso ha formato 40 partecipanti in totale. Progetto n.4 Standardizzazione della tecnica di biopsia del linfonodo sentinella nel carcinoma mammario. Con il periodo di training su 30 pazienti per lo studio del linfonodo sentinella, con la collaborazione tra chirurgo, medico nucleare ed anatomo patologo, si sono trattati con la tecnica del linfonodo sentinella n. 115 pazienti. 261 Alleanza contro il cancro L’individuazione del linfonodo è stato realizzato con tracciante radioattivo, lo studio anatomo patologico è stato fatto su materiale paraffinato con colorazione con ematosillina-eosina o con indagini immunoistochimiche. Solo in presenza di linfonodo macroscopicamente sospetto per interessamento metastatico si è proceduto ad eseguire l’esame istologico estemporaneo con numero limitato di sezioni istologiche. Nel prossimo anno è in programmato lo studio del linfonodo sentinella, reperato scintigraficamente, con ecodoppler, per verificare se questo esame può essere predittivo dello stato linfonodale. Si allega prospetto di quanto è stato realizzato nello studio del linfonodo sentinella. Casistica periodo training Casistica totale • LS eseguiti in ricovero ordinario = 31 • LS eseguiti in ricovero ordinario = 115 • LS in anestesia generale = 31 • LS in anestesia generale = 112 • LS in anestesia locale = 0 • LS in anestesia locale = 3 • LS con E.I. estemporaneo = 0 • LS con E.I. estemporaneo = 5 • LS con E.I. differito = 31 • LS con E.I. differito = 110 • LS nr. medio sez. istologiche = 65 (30 ÷ 108) • LS nr. medio sezioni istologiche = 50 • LS in precedente chirurgia mammaria = 0 • LS in precedente chirurgia mammaria = 7 • LS in DCIS = 2 • LS in DCIS = 15 • LS in lesioni mammarie non palpabili = 5 • LS in lesioni mammarie non palpabili = 25 • LS catena mammaria interna = 0 • LS catena mammaria interna = 0 • Nr. dissezioni ascellari N- = 17/31 Progetto n.5 TESEO (Telepatologia a Scannerizzazione degli Enti Oncologici Italiani) Con l’acquisto della licenza annuale server BLISS è stato possibile costituire un repository “locale” di vetrini digitali, grazie al quale si è realizzata una maggiore autonomia rispetto al server CBIM per i programmi di CQ in ambito “regionale” e per studi multicentrici. E’ stato quindi eseguito il back up locale di tutti i CD virtuali realizzati presso il nostro Istituto, in modo da garantire la possibilità di consultazione del caso anche durante un eventuale fermo macchina presso il server CBIM. L’ attività prodotta, può essere cos’ sintetizzata: a. Sedici casi collegiali scannerizzati per un totale di 61 preparati cito-istologici ed immunocitochimici per second opinion. b. Allestimento di un set di 16 Pap Test digitali, depositati sul server BLISS del nostro Istituto, per uno studio sulla riproducibilità della citologia cervico-vaginale. L’iniziativa, demandata dalla SIAPEC 262 Alleanza contro il cancro Regionale e presentata a Foggia nel corso di un Workshop di citopatologia si inserisce nelle attività di Controllo di Qualità da sviluppare nell’ambito del Programma Regionale di screening cervicovaginale nella regione Puglia c. Pubblicazione di casi virtuali, 15 allo stato attuale, depositati sul server BLISS del nostro Istituto, relativi alla determinazione di c-erb-B2-Neu nel carcinoma lobulare invasivo in casi osservati presso il nostro Istituto e studiati sotto il profilo della biopatologico anche per la presenza di amplificazione genica, valutata con FISH. d. Partecipazione al Controllo di qualità del P.F. OMERO sull’overespressione di c-erb-B2-Neu, con osservazione di 118 preparati digitali, sottoposti a scansione presso l’INT di Milano. e. Partecipazione , in qualità di relatore al Workshop Nazionale di Anatomia Patologica presso L’Istituto Oncologico “G: Pascale” di Napoli (Gennaio 2005) con lezione su “Come generare un preparato digitale”. Presentazione di n° 2 poster digitali sui risultati dell’attività riportata ai punti a) e b), pubblicati sul sito telematico della SIAPEC in occasione del 9° Co ngresso di Telepatologia (Bari 18-19 Novembre 2005), al quale ha partecipato in qualità di moderatore. Progetto n.6 START – Stato dell’arte in oncologia. Il ns Istituto ha contribuito alla realizzazione dei seguenti capitoli che sono già stati inseriti on line nel sito www.startoncology.net: Altre emergenze oncologiche; Carcinoma a sede primitiva ignota; Disordini degli istiociti; Emergenze metaboliche; Leucemie acute; Melanoma; Sarcomi; Terapia antiemetica; Tumore del pancreas; Tumori cerebrali; Tumori del tratto gastro-intestinale; Tumori del tratto genito-urinario. E’ stato dato l’incarico di redigere il capitolo: I Tumori dell’anziano. 263 Alleanza contro il cancro Progetto n.7 Rete italiana tumori rari L’attività dell’Istituto Oncologico di Bari all’interno del è consistita nelle seguenti attività: 1. Partecipazione attiva alla rete telematica nazionale per lo studio e la terapia dei tumori rari. 2. Studio di alcune neoplasie quali il Melanoma e il Carcinoma indifferenziato del rinofaringe, quali prototipi di tumore raro, nei diversi aspetti (epidemiologia, diagnosi, trattamento). La partecipazione dell’Istituto alle attività della Rete Nazionale per la cura dei Tumori Rari si è concretizzata anzitutto in un coinvolgimento nelle varie iniziative proposte dalla Rete e nella gestione in rete di alcuni pazienti portatori di tumore raro. Ad oggi sono stati inseriti nella Rete dall’Istituto Oncologico di Bari 12 pazienti di cui è stato condiviso tutto l’iter diagnostico-terapeutico e di follow up, anche in collaborazione con progetto Teseo che prevede la possibilità di eseguire una teleconsultazione telematica dei preparati istologici che vengono condivisi da un panel di esperti di vari centri italiani. Sono stati anche fatti afferire, mediante la Rete, quattro pazienti da altri Centri italiani all’Istituto Oncologico di Bari per proseguire o iniziare un trattamento previamente concordato in Rete. Di tutti i pazienti è stata trasferita per via telematica tutta la documentazione clinica. Inoltre, la Rete Tumori Rari sta continuando il lavoro di cooperazione col Ministero della Sanità e dall’Istituto Superiore di Sanità con l’obiettivo finale includere le prestazioni della Rete all’interno del Sistena Sanitario Nazionale. In definitiva, la Rete sta diventando un modello sperimentale di rete collaborativa con supporto telematico utilizzabile non solo per le neoplasie ma anche per altri progetti telematici di collaborazione sanitaria, in particolare nelle malattie rare. Per quanto riguarda lo studio di alcune neoplasie quali il Melanoma e il Carcinoma indifferenziato del rinofaringe, quali prototipi di tumore raro, nei diversi aspetti (epidemiologia, diagnosi, trattamento), di seguito i risultati. Per quanto riguarda lo studio del melanoma, in questi ultimi mesi si è concretizzata - arruolamento di 8 pazienti affetti da melanoma metastatico nel protocollo di vaccinoterapia con cellule dendritiche che prevede la raccolta di tali cellule da leucaferesi di sangue periferico, la loro manipolazione in laboratorio. - Inserimento di 15 pazienti in protocolli dell’Italian Melanoma Intergroup (IMI). Per quanto riguarda il Carcinoma indifferenziato del rinofaringe stiamo continuando la collaborazione con il centro di Immunogenetics, Department of Trasfusion Medicine del National Institutes of Health di Bethesda (USA) che ha come obiettivi principali la determinazione dell’HLA typing su campioni di DNA e del carico virale mediante determinazione di EBV DNA e RNA con metodo real-time PCR. 264 Alleanza contro il cancro Sono stati finora inseriti nello studio 35 pazienti. Progetto n.8 Classificazione molecolare per migliorare la diagnosi, prognosi e cura dei tumori epiteliali (genomica). Il progetto di ricerca aveva come obiettivi generali, di: 1) identificare, tramite l’analisi simultanea dell’espressione di migliaia di geni, sottogruppi di tumori solidi e lucemie con pattern molecolari distinti e riproducibili, che abbiano significato prognostico; 2) determinare le alterazioni a livello genomico tramite l’analisi globale del DNA tumorale servendosi di gene chip arrays in grado di evidenziare perdita di eterozigosita’ di determinati loci cromosomici basati su alterazioni di SNP; 3) personalizzare il trattamento dei tumori a predisposizione ereditaria tramite l’identificazione, in vitro, di farmaci in grado di attaccare selettivamente cellule con alterazioni in omozigosi dei geni coinvolti nella predisposizione ereditaria ai tumori rispetto a cellule con alterazioni eterozigoti o cellule wt. Il Laboratorio di Oncologia Sperimentale e Clinica avrebbe provveduto a mettere a disposizione, per le analisi di caratterizzazione molecolare, una casistica consecutiva di pazienti affette da carcinoma mammario di cui in Banca Tessuti è presente sangue intero, tessuto tumorale e normale congelati. Tutte le pazienti sono caratterizzate dal punto di vista clinico-patologico e di familiarità. Durante il 2004, la raccolta di tessuti si è arricchita di circa 200 pazienti con caratteristiche di familiarità e la casistica è a disposizione di chi voglia utilizzarla. Per quanto riguarda l’altro obiettivo, cioè quello di identificare, tramite l’analisi simultanea dell’espressione di migliaia di geni, sottogruppi di tumori solidi con pattern molecolari (es. alterazioni di SNP) distinti e riproducibili, che abbiano significato prognostico, è stato ampliato lo studio di polimorfismi dei geni che codificano per tirosino-chinasi e dei geni di suscettibilità per il carcinoma mammario. Questo studio, condotto in collaborazione con il Buck Institute di Novato, CA (Dr. CC Benz) e la UCSF, San Francisco, CA (Dr.ssa Albertson) ha permesso la caratterizzazione di 620 pazienti e 169 controlli per singoli polimorfismi di ErbB2 e il mapping dell’intero genotipo di 120 pazienti tramite array CGH. Quest’ultimo studio ha messo in evidenza un diverso profilo genotipico in relazione all’età confermando una relazione tra alterata regolazione mitotica ed età avanzata. Gli interessanti risultati ottenuti saranno a breve oggetto di pubblicazione. Inoltre, considerando un costante incremento del lavoro previsto, è stata messa a punto la struttura di una piattaforma high-throughput che dall’estrazione di macromolecole arrivi all’analisi degli acidi nucleici previa polymerase chain reaction (PCR). Gli acidi nucleici saranno poi analizzati per sequenza, genotipi e SNPs. La prospettiva è quindi quella di continuare a reclutare la casistica con stimmate di familiarità, caratterizzarla in modo puntuale dal punto di vista genomico e attivare la nuova piattaforma highthroughput. 265 Alleanza contro il cancro Progetto n.9 Progetto OMERO (Oncotipo Mammario ER2 Overesprimente) La fase retrospettiva del progetto si è conclusa con l’inserimento nel data-base predisposto di 3.617 casi di cui 2.644 con follow-up. Il nostro centro ha contribuito con 78 casi con follow-up completo per 76 casi. Tali dati saranno oggetto di una comunicazione nel corso dell’ASCO 2006. Inoltre è stato condotto uno studio di controllo di qualità su una serie selezionata di casi per l’HER2/neu utilizzando procedure telematiche in collaborazione con i responsabili del progetto TESEO. Il nostro centro ha fornito per tale studio 12 casi. I risultati sono ancora in fase di elaborazione statistica. Per quanto riguarda i prodotti scientifici che si intendono realizzare nel prossimo anno, siamo in attesa della programmazione relativa da parte della responsabile nazionale del progetto. Progetto n.10 Progetto globale per la valutazione ed il miglioramento della QoL nei pazienti oncologici a lunga aspettativa di vita. Il Progetto globale per la valutazione ed il miglioramento della QoL nei pazienti oncologici a lunga aspettativa di vita ha avuto i seguenti obiettivi nel corso dell’anno 2004-2005: - Osservazione e valutazione della QoL e della fatigue nei pazienti in trattamento chemioterapico e in follow up; - Identificazione e attuazione di percorsi terapeutici multidisciplinare idonei al miglioramento della fatigue in pazienti a lunga aspettativa di vita; - Individuazione di un pannello analitico per una precisa definizione biologica del fenomeno della “fatigue” ed una più precisa indicazione prognostica e terapeutica dello stato patologico. In corso d’opera è stato aggiunto un ulteriore target: quello dello studio, in un follow up a 2 anni, delle eventuali problematiche cognitive occorrenti nei pazienti in trattamento chemioterapico con lunga aspettativa di vita. L’Istituto “Regina Elena”, centro coordinatore della ricerca, ha gestito e comunicato ai vari centri impiegati nella raccolta dei dati la metodologia da adottare nella selezione, reclutamento, valutazioni basali e successive e follow up. Dall’avvio del progetto fino ad ora sono state apportate svariate modifiche metodologiche che hanno inciso sulla quantità dei dati raccolti. N. totale pazienti arruolati: 62 (33 donne e 29 uomini) N. parziale pazienti per sede di patologia: Mammella: 23 Colon: 11 Vescica: 7 Linfomi H e NH: 6 266 Alleanza contro il cancro Tratto gastrico: 3 Ovaio: 4 Fegato: 4 Testicolo: 2 Rene: 1 N. di Exitus: 7 N. parziale fine ciclo terapia: 3 N. parziale continua ciclo terapia: 52 Ad ogni paziente arruolato è stata effettuata, previa sottoscrizione del consenso informato, una valutazione baseline comprendente: - Una scheda di intervista semistrutturata anamnestica e psico-sociale; - Test di valutazione della fatigue: Functional Assessment of Cancer Therapy (FACT) ; - Test di valutazione della QoL: EORTC QLQ C30 con moduli specifici per patologia; - Test di valutazione dell’ansia e della depressione Hospital Anxiety and Depression (HADs). - Tests di valutazione neuropsicologica: -MiniMental State Examination (MMSE), -Trail Making test A e B; -Ripetizione di cifre (Subtest della WAIS-R), -Rey Auditory Verbal Learning con rievocazione differita, Tutta la batteria appena descritta è stata nuovamente somministrata alla metà presunta del ciclo di terapia e alla fine del ciclo. Verrà inoltre riproposta a cadenza annuale nel primo e nel secondo anno di follow up. La raccolta dei dati è stata completata, per ogni step, dalla compilazione della scheda oncologica e psicologica. Nel corso dell’anno 2006 si proseguirà nell’arruolamento dei pazienti al progetto e si prevede di intensificare questa attività con inserimento in studio di almeno 100 pazienti. Inoltre, verrà proseguito il follow up dei pazienti già entrati nello studio. Progetto n.11 Network integrato nel Centro Sud d'Italia per la rilevazione epidemiologica, etiopatogenica ed economica-sanitaria del cancro della tiroide Per quanto attiene allo stato di avanzamento del progetto a livello nazionale, il referente del progetto di questo Istituto ha già da mesi inviato al referente istituzionale dell’Istituto Regina Elena ( dr. Ramazzotti) l’intero archivio informatico con i dati richiesti riguardanti i pazienti trattati per neoplasia tiroidea maligna presso l’U.O. ORL di questo Istituto. Lo stato di avanzamento interno all’Istituto può considerarsi completato, ma con possibilità di evoluzione attraverso la registrazione e processazione dei casi non inseriti nel data base, che può quindi essere aggiornato sino a tutto il 2005. 267 Alleanza contro il cancro Progetto n.12 Studio osservazionale sui pazienti oncologici anziani Dal 16/2/2005 al 15/10/2005 l’IRCCS di Bari ha inserito 66 pazienti anziani. Le caratteristiche dei pazienti arruolati sono riportate qui di seguito: • L’età minima è stata per scelta di anni 70, la massima di anni 85 con media e mediana rispettivamente di 74 e 73 anni; • 35 pazienti sono di sesso maschile (53%) e 31 di sesso femminile (47%) con scolarità pari al 10 % (analfabeti), (61%) elementari e (29%) medie-superiori e università; • Il 18% dei pazienti vive da solo o in istituzioni; • Il PS per 44 pazienti su 66 è compreso fra 80 e 100 (70%); • La Scala di Vulnerabilità ha un valore mediano di 5 e medio di 5.2; • Fra le comorbidità l’ipertensione risulta la più frequente (56%), seguita dal diabete (21%) e dalle malattie cardiache (15%); • Il 92% dei pazienti assume farmaci per le comorbidità; • Lo stato cognitivo è integro nel 90.5% dei pazienti, moderatamente compromesso nel 9.5%; • Lo stato emotivo non segnala depressione nel 62% dei pazienti; • Il 61% dei pazienti ha una neoplasia pregressa, il 39% una neoplasia sincrona; • Il 48.1% si è presentato per la cura del tumore in fase locoregionale, il 7.7% per recidiva locoregionale, il 44.2% per terapia palliativa per metastasi a distanza; • Il tratto gastro-intestinale, il torace e la mammella sono risultati le sedi più comuni di neoplasia, in ordine decrescente; • Le patologie più frequentemente inserite nel data base risultano: tratto gastro-intestinale (colon:10 casi, retto: 5, stomaco: 4, fegato: 1 e pancreas: 1), torace (9 casi), mammella (8), tratto urinario (6) e tumori ginecologici (5); • In 9 pazienti la radioterapia è stata effettuata con intento curativo, in 7 con intento palliativo; • 25 pazienti sono stati sottoposti a chirurgia e chemioterapia (di cui 2 anche ad ormonoterapia), 17 sono stati sottoposti a sola chemioterapia, 8 pazienti a radioterapia, chemioterapia e chirurgia (di cui 2 anche ad ormonoterapia), 5 pazienti sono stati sottoposti a radioterapia e chemioterapia (di cui 1 anche ad ormonoterapia), 3 pazienti solo a radioterapia, 2 solo a chirurgia e 1 paziente a radioterapia e chirurgia. Obiettivi raggiunti e Programma per il nuovo anno: - Nei primi otto mesi dall’attivazione del progetto sono stati arruolati dal nostro centro 66 pazienti anziani con le caratteristiche su descritte; - Tutte le informazioni riguardo tali pazienti sono stati inviate, tramite un data-base via web, ai responsabili nazionali del progetto; - Il nostro obiettivo sarà quindi quello di arrivare ai 100 pazienti proposti in anno e di arruolarne almeno altri 100 nell’anno futuro, nonché di 268 Alleanza contro il cancro - Valutare la risposta clinica ed il follow-up dei pazienti già arruolati e di quelli futuri. Progetto n.13 GIOTTO “Gastrointestinal Stromal Tumors” Sono stati arruolati complessivamente a livello nazionale circa 700 pazienti; nel nostro Istituto sono stati inseriti solo 2 pazienti a fronte degli oltre 20 mcasi di GIST pervenuti alla nostra osservazione. Una recente analisi, evidenzia che esiste una discrepanza tra il numero dei casi inseriti nel “GIOTTO” e quelli potenzialmente arruolabili, che sembrano essere in numero notevolmente supariore. Sarebbe pertanto possibile recuperare un numero maggiore di casi rispetto a quelli al momento inseriti in studio se fosse disponibile una figura di riferimento che potesse occuparsi: a) dell’arruolamento dei pazienti al momento presenti in Istituto, b) dei rapporti con altri centri minori per l’arruolamento di pazienti che non afferiscono direttamente al nostro Istituto e che pertanto rischiano di restare fuori dall’analisi finale, c) dei rapporti con le anatomie patologiche per le eventuali revisioni degli esami istologici alla luce delle conoscenze sulla biologia molecolare di tale tumore. Progetto n.14 Le condizioni di efficacia della comunicazione finalizzata a favorire comportamenti attivi per la diagnosi precoce del ca. prostatico - Attivazione di un call-center per la prevenzione e diagnosi precoce dei tumori della prostata allo scopo di sensibilizzare e aumentare la consapevolezza della popolazione maschile nei confronti di tale neoplasia che rappresenta la seconda causa di morte nei paesi occidentali. - Attraverso il call center reclutamento, ad oggi, di N° 600 uomini di età superiore ai 50 anni, fascia di età a rischio, i quali sono stati sottoposti al dosaggio gratuito del PSA (Prostate-Specific Antigen). - Attivazione dell’ambulatorio di urologia presso cui sono indirizzati tutti coloro che hanno effettuato il prelievo per PSA per essere successivamente sottoposti a visita urologia DRE, ecografia transrettale ed eventuale biopsia. - Implementazione di un data-base che include tutti i pazienti. - Elaborazione di un questionario, sottoposto ad ogni paziente facente parte dello studio, allo scopo di identificare eventuali fattori di rischio significativi per la diagnosi precoce del carcinoma della prostata. 269 ELENCO RCERCATORI RESPONSABILI DI PROGETTI DI RICERCA CORRENTE 2006 IN ORDINE ALFABETICO 270 Elenco Ricercatori responsabili RICERCATORE RESPONSABILE N. TITOLO progetto N. N. LINEA AREA Abbate Ines 50 Utilità del dosaggio su liquido di lavaggio di FNAB linfonodale nella diagnostica di metastasi da carcinoma della tiroide 2 4 Achille Gaetano 72 Alcolizzazione percutanea di adenomi tossici tiroidei non suscettibili di intervento chirurgico 3 4 73 Progettazione di uno strumento per la valutazione e il monitoraggio del sintomo dolore per l’inserimento nelle cartelle cliniche di degenza 4 1 74 Messa a punto di una cartella clinica antalgica informatizzata per la sistematizzazione dei dati sensibili 4 1 77 Valutazione dell’efficacia del Fentanyl Transmucosale nel dolore incidente 4 2 37 Cross talk tra i pathway di traduzione del segnale di EGFR e Met e modulazione con farmaci TK inibitori del ca. epatico 2 3 40 Farmaci biologici e modulazione di proteine MDR relate 2 2 Bellizzi Antonia 19 Ruolo del pathway NHERF1/EGFR nella progressione, motilità ed invasione neoplastica 1 5 Bruno Michele 10 Individuazione di profili di rischio associati a fattori eredofamiliari nei pazienti con carcinoma mammario 1 3 Catino Annamaria 67 Chemioterapia intraarteriosa epatica con fotemustine in pazienti affetti da metastasi epatiche da melanoma 3 2 3 1 3 1 3 1 3 2 3 2 4 4 Aloè Ferruccio Azzariti Amalia Colucci Giuseppe 60 61 62 63 64 84 Bevacizumab (Avastin) + Folfiri nel trattamento del carcinoma colorettale avanzato. Studio multicentrico di fase II Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) nel trattamento di prima linea del carcinoma colorettale avanzato. Studio multicentrico di fase II Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) ± Cetuximab nel trattamento di seconda linea del carcinoma colorettale avanzato. Studio multicentrico di fase II Cisplatino + Fotemustine vs Cisplatino + Vinorelbina nel trattamento delle metastasi cerebrali da carcinoma del polmone (Non Small Cell Lung Cancer). Studio randomizzato di fase II Valutazione del trattamento integrato Terapia antiemetica + musicoterapia immaginativa in pazienti sottoposti a terapia con FOLFIRI o FOLFOX Intervento psicoeducazionale sulla gestione della fatigue in pazienti in trattamento adiuvante per tumore dello stomaco 271 Elenco Ricercatori responsabili Colucci Giuseppe 85 Gruppo Informativo: ABC del percorso di cura in oncologia. Formazione per pazienti e familiari Console Giangiuseppe 96 Valutazione degli effetti indesiderati correlati all’impianto di cateteri venosi centrali in ambito oncologico Coviello Maria 34 D’Amico Cosimo 4 4 5 3 Possibile significato biologico-clinico della Triptasi e del VEGF nella progressione dei carcinomi gastroenterici 2 1-2 43 Studio preoperatorio del linfonodo sentinella con ecodoppler 2 4 De Ceglie Antonella 36 Valore diagnostico dell’istologia nei pazienti con reflusso gastroesofageo 2 2 Deliso Maria 28 L’infezione da HPV nelle pazienti con storia di tumore 1 4 11 Prevalenza di lichen vulvare e l’importanza della diagnosi clinica e istologica precoce 1 4 20 Le conoscenze e le attitudini delle donne sul tumore della cervice uterina e i suoi fattori di rischio 1 6 41 Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti frazioni ematiche di pazienti affette da neoplasie ginecologiche 2 1-4 47 L’endocervicoscopia come tecnica diagnostica ottimale per lo studio dell’endocollo 2 4 66 Infusione antiblastica isolata d’arto in pazienti affetti da melanoma e sarcoma non operabile 3 2 2 4 2 4 Falco Gaetano Gadaleta Cosmo Gargano Giulio 42 48 71 Utilizzo del bisturi ad ultrasuoni in Ginecologia Oncologica 3 4 57 Mitomicina C e Capecitabina quale terapia di salvataggio nel Carcinoma Mammario metastatico 3 1 58 Trattamento del carcinoma mammario metastatico nella paziente anziana (≥ 70 anni) con Doxorubicina liposomiale pegilata 3 1 18 Analisi molecolare del gene RET in casi di carcinoma midollare della tiroide 1 5 65 La terapia fotodinamica nei tumori avanzati del cavo orale 3 2 Giotta Francesco Grammatica Luciano Monitoraggio ecografico in pazienti affette da K mammario, ormonorecettore positivo, in stato premenopausale in trattamento con Exemestane e GnRH analoghi Utilizzo della densitometria ossea ad ultrasuoni per il riconoscimento delle alterazioni ossee precoci in pazienti neoplastiche in stato post-menopausale chirurgicamente e/o farmacologicamente indotto 272 Elenco Ricercatori responsabili Grammatica Luciano 101 Creazione ed implementazione di un percorso assistenziale ospedaliero diagnostico-terapeutico nella patologia nodulare tiroidea 5 4 59 Studio di fase II randomizzato nei pazienti affetti da melanoma metastatico con età maggiore di 70 anni 3 1 69 Vaccinoterapia con cellule dendritiche autologhe pulsate con lisato di tumore autologo per il trattamento di pazienti affetti da melanoma e carcinoma renale a cellule chiare metastatico 3 3 70 Trattamento con Elettroporator cutanee/sottocutanee di tumori solidi 3 4 92 Protocolli di assistenza e procedure diagnostiche sui tumori rari in Puglia 5 1 Labriola Angela 16 Analisi dello stato ipermetilazione del promotore dei geni coinvolti nei carcinomi minimi della mammella 1 5 Lacalamita Rosanna 54 Realizzazione di un sistema di gestione della qualità interna al Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica 2 5 Longo Maria Rinaldi Michele 91 Qualità dell’assistenza e accertamento infermieristico 5 1 Lorusso Vito 56 Myocet in associazione a Navelbina orale o ciclofosfamide nel trattamento di prima linea del Carcinoma Mammario metastatico. Studio multicentrico, randomizzato di fase II 3 1 6 Espressione di molecole di adesione nelle forme familiari e sporadiche di carcinoma mammario 1 3 1 3 2 2 Guida Michele Mangia Anita 7 31 delle lesioni Studio del Pattern dei cambiamenti genomici nei tumori mammari ereditari non BRCA1- e BRCA2- associati (BRCAx) NHERF1 come potenziale marcatore prognostico nel carcinoma mammario operabile (N-) 51 Validazione della metodica CISH (Chromogenic In Situ Hybridization) in FNA’s di noduli polmonari:Studio dell’amplificazione di EGFR 2 4 75 Reiki-Therapeutic Touch: efficacia dei trattamenti di REIKI nella gestione del dolore nel paziente oncologico 4 1 76 Tecnica supportiva-espressiva nella Terapia Antalgica del paziente neoplastico 4 1-3 81 Progetto HATHOR: Valutazione dell’efficacia della Musica e della Musicoterapia di gruppo nei pazienti oncologici ospedalizzati 4 3 82 Consultorio Psiconcologico: esplorazione di un modello gestionale delle attività psiconcologiche in un istituto tumori 4 3-4 83 Progetto Philadelphos: Customer Satisfaction and Quality Management in Cancer Care 4 3-4 Mattioli Vittorio 273 Elenco Ricercatori responsabili Mattioli Vittorio 87 Progetto HOC: modello organizzativo sperimentale di assistenza domiciliare per pazienti oncologici in fase avanzata 4 5 95 DGR, indicatori di controllo delle metodologie di budget nella gestione ospedaliera 5 3 98 Introduzione di un modello per la governance degli outcome di cura 5 3 99 Analisi dei modelli organizzativi e del centro unico di prenotazione 5 4 5 4 5 4 Milella Piero 100 102 Montemurro Severino Revisione critica della documentazione di cura finalizzata alla stesura di una architettura informativa comune medico/ infermieristica Sperimentazione ed applicazione di un modello organizzativo di integrazione ospedale-territorio mediante sistemi informativi di gestione dell’accesso da siti remoti, alle informazioni e ai servizi sanitari dell’Ospedale Oncologico di Bari 2 Costituzione di Registri di Patologia con le Sdo come fonti informative 1 1 94 Correlazione fra spesa farmaceutica e tipologia di DRG nel triennio 2006-2008 5 3 44 Studio del linfonodo sentinella in pazienti affetti da melanoma cutaneo 2 4 4 3 4 3 5 3 78 80 Studio sulla qualità della vita e DE (disfunzione erettile) nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per carcinoma del retto nerve sparing Studio comparativo tra manometria rettale e biofeedback e disfunzione erettile nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per carcinoma del retto nerve sparing Nardulli Patrizia 97 Indicatori di valutazione dei flussi di File F 89 Il contributo infermieristico alla sicurezza del paziente oncologico in ospedale 5 1 90 Valutazione della documentazione infermieristica, studio e confronto secondo le evidenze scientifiche 5 1 1 Analisi dell’associazione di patologia oncologica in soggetti affetti da patologie rare 1 1 4 Banca Tessuti Tumorali:allestimento e creazione di un network 1 1 5 Alterazioni di DNA nell’esalato respiratorio per la prevenzione del NSCLC: studio di validazione 1 2 26 Dinamiche psico-sociali dei soggetti sottoposti a consulenza oncogenetica nella fase del pre-test e post-test 1 6 Nigro Vincenza Paradiso Angelo 274 Elenco Ricercatori responsabili 32 Terapia adiuvante (FEC) in pazienti con carcinoma mammario nodo-negativo (N-): insorgenza di secondi tumori e sopravvivenza a 12 anni di follow-up 2 3 38 TKIs nel modello di ca. squamoso testa-collo 2 3 93 Nuovo modello organizzativo-gestionale per la consulenza genetica oncologica 5 1 5 1 5 1 1 1 4 4 2 4 Paradiso Angelo 103 104 Controllo di gestione applicato all’area della ricerca scientifica: messa a punto di una procedura operativa sperimentale e applicazione di principi di contabilità economica Rielaborazione della pagina web della Biblioteca dell’Istituto. Allestimento di una sala consultazione multimediale Pelagio Giuseppe 3 Perrotti Pia 86 Petroni Stella 46 Pilato Brunella 8 Caratterizzazione molecolare di pazienti pugliesi con carcinoma mammario eredo-familiare 1 3 Porcelli Letizia 39 PPARs ligandi come nuovi agenti antitumorali 2 3 14 Il ruolo dell’infezione occulta da HBV nello sviluppo del carcinoma epatico: valutazione dell’interazione con il virus HCV e con la dieta 1 4 21 Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della cervice uterina: ridurre o annullare la mortalità 1 6 22 Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della mammella: ridurre o annullare la mortalità 1 6 23 Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della prostata: ridurre o annullare la mortalità 1 6 24 Screening per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto: ridurre l’incidenza e la mortalità 1 6 25 Screening per la diagnosi precoce del carcinoma dei tumori cutanei: ridurre o annullare la mortalità 1 6 27 Mano nella mano 1 6 30 Popolazione linfocitaria ed espressione delle Gelatinasi MMP-2 e MMP-9 nel linfonodo sentinella del carcinoma mammario 2 1 Quaranta Michele Creazione di una Banca Tessuti Interdipartimentale Sperimentazione di un intervento di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da Burnout oncologico di Bari con la modalità della ricerca-intervento Studio dell’espressione/amplificazione di c-erb-B2-Neu nel Carcinoma Lobulare Invasivo della mammella 275 Elenco Ricercatori responsabili Quaranta Michele 68 Vaccinazione con MUC-1 in pazienti affetti da tumori solidi Implementazione di un sistema informatico delle diagnosi infermieristiche presso i dipartimenti “Donna” e “Oncologia Medica” Effetti della terapia adiuvante con taxani sugli inibitori naturali della coagulazione in un gruppo di pazienti con carcinoma mammario 3 3 5 1 2 3 Rinaldi Michele 88 Savino Eufemia 33 Schittulli Francesco Ventrella Vincenzo 52 Implementazione informatica di un contenitore dati clinicostrumentali, in via sperimentale presso la radiologia senologica del dipartimento donna dell’Istituto 2 4 -5 Schittulli Francesco 79 Uso e limiti dell’ecocolordoppler nella formulazione di un progetto riabilitativo per il linfedema secondario in donne operate di ca mammario 4 3 29 Analisi molecolare della mutazione V600E del gene BRAF su FNA di noduli tiroidei 2 1 Simone Giovanni Citologia su strato sottile in fase liquida nella diagnostica citologica agoaspirativa: confronto con la metodica convenzionale Controllo di qualità con telepatologia dinamica: studio di riproducilità nella valutazione di c-erb-B2-Neu nel Carcinoma Lobulare invasivo della mammella Alterazioni di BRCA1/2 nel carcinoma mammario familiare: validazione di una nuova strategia per lo studio di SNP in BRCA 2 4 2 5 1 3 15 Polimorfismi di erbB2 e caratteristiche istopatologiche del carcinoma mammario 1 5 17 Fattori genetici ed epigenetici nell’epatocarcinoma HCVrelato 1 5 1 4 1 6 49 55 Tommasi Stefania 9 Trojano Vito 12 13 Ventrella Vincenzo Zito Francesco Alfredo La multietnicità del nostro contesto regionale come elemento per nuove prospettive di ricerca nel campo delle MST Il ruolo dell’informazione sulla infezione da HPV e vaccinazione come elemento fondamentale nella prevenzione delle neoplasie ginecologiche 45 Mammotome vs Ecografia con MDC nella valutazione delle microcalcificazioni 35 Analisi mutazionale dei geni KIT e PDGFRA nei tumori stromali gastrointestinali (GIST) e loro correlazioni cliniche 2 2 53 Concordanza diagnostica istopatologica “on-line” su vetrini digitali di lesioni melanocitarie 2 5 276 277 Il presente volume è stato realizzato da: Angelo Paradiso Iris Mannarini Alessandro Lanetti Baldassarre Stea Daniela Simone Luciana Albanese Luca Napoli Geni Dicarolo Filomena Montella Fotocomposizione, editing, stampa: 278 279