tesi di laurea - Città di Torino
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tesi di laurea - Città di Torino
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO Facoltà di Medicina e Chirurgia Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia TESI DI LAUREA LA SORDITA’ CONGENITA IN ETIOPIA NEI BAMBINI DI ETA’ COMPRESA TRA 0 E 15 ANNI: UNA RILEVAZIONE SUL CAMPO Relatore: Candidata: Prof. Franco CAVALLO Stefania MORRI Anno accademico 2010-2011 1 A mia mamma, e a qualunque segreto il vento della rocca di Gibilterra le abbia sussurrato. 2 INDICE 1. Introduzione……………………………………………………………………4 2. Premesse 2.1 Povertà e Obiettivi del Millennio……………………………………8 2.2 Etiopia………………………………………………………………….21 2.3 Il Sistema sanitario etiope…………………………………………25 2.4 Primary Health Care (PHC)………………………………………..30 3. Metodologia…………………………………………………………………..37 4. Risultati 4.1 La disabilità…………………………………………………………….41 4.2 La sordità congenita………………………………………………….62 4.3 La gestione della sordità congenita in Etiopia………………….84 5. Discussione e conclusioni…………………………………………………88 6. Bibliografia……………………………………………………………………92 7. Lista acronimi..………………………………………………………….....98 8. Allegati………………………………………………………………………101 9. Ringraziamenti……………………………………………………………..129 3 1. INTRODUZIONE Povertà e disabilità sono due concetti intimamente legati. Nel ―Research report on the general conditions of people with disabilities in Ethiopia‖ dell’agosto 2007 eseguito da CARDOS (Centre for Applied Research and Development Oriented Services) con Act!onaid Ethiopia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ribadisce che principale causa di invalidità nel mondo è la povertà”. “La 1 L’obiettivo di questa tesi è riportare il caso di uno dei Paesi più a basso reddito del mondo, l’Etiopia, per confermare questa affermazione. Attraverso una raccolta di dati effettuata nel mese di febbraio 2011 con uno stage ad Addis Abeba, analizzerò dapprima il contesto generale nel quale il Governo Locale e la società civile etiope –con il contributo di organismi internazionali- lavora per migliorare le condizioni di uno dei tanti Paesi considerati in Via di Sviluppo, per poi focalizzare l’attenzione su un particolare gruppo di disabili: i bambini sordomuti in età compresa tra 0 e 15 anni. Per sottolineare come la povertà sia uno dei fattori determinanti la disabilità, mostrerò come ci siano delle differenze consistenti anche tra due realtà interne alla stessa Etiopia, ovvero la campagna e la città. 4 Secondo le stime dell’OMS, 650 milioni di persone, ovvero il 10% della popolazione mondiale, ha qualche tipo di disabilità2 e l’80% di esse vive in Paesi in Via di Sviluppo. Ancora, tra questi si stima che soltanto il 20% risieda nelle aree urbane.3 Nonostante gli sforzi decennali per ottenere la parità dei diritti delle persone disabili in tutto il mondo, esse vengono spesso escluse dalla società e incontrano grandi difficoltà nell'accedere ai servizi di supporto, ove esistenti. Nei Paesi in Via di Sviluppo, come l'Etiopia, la situazione è ancora peggiore. Nel Paese e in Addis Abeba esistono una moltitudine di ostacoli per un disabile, come la povertà estrema (nel 2004-2005 il numero di persone povere in Etiopia eccedeva i 27.5 milioni e nelle aree urbane la proporzione di popolazione che viveva sotto la linea di povertà era del 35.1%)4, le risorse limitate, la poca consapevolezza delle esigenze particolari del singolo individuo e la stigmatizzazione da parte della comunità. 5 L'enormità di questa condizione non è ancora stata quantificata con un dato statistico preciso. Fattore determinante infatti è proprio la stigmatizzazione. Presso molte realtà, i disabili sono ancora visti come una punizione divina, e sono motivo di vergogna per le rispettive famiglie, che tendono quindi a nasconderli.3 Un’ulteriore difficoltà riguarda la differenza di genere ed età: le donne e i bambini sono poco considerati, motivo per cui vanno incontro a maggiori discriminazioni e pertanto devono superare ancora più ostacoli per avere accesso ai servizi.5 La mia ricerca si è svolta nell’ambito di un progetto, finanziato dal MAE (Ministero Affari Esteri), di una Organizzazione Non Governativa torinese –il Comitato di Collaborazione Medica (CCM)- che da anni lavora per il potenziamento dei Programmi di Riabilitazione su Base Comunitaria (CBRP) delle persone disabili in Addis Abeba. L’obiettivo generale del progetto è di migliorare la qualità di vita delle persone disabili e permettere la loro piena partecipazione alla vita sociale, economica e politica nelle proprie comunità. Più specificamente, il progetto intende incrementare la copertura e migliorare la qualità dei servizi forniti dai CBRP presenti nell’area di intervento. La strategia e metodologia di intervento prevedono: la creazione di un quadro conoscitivo e metodologico sulla disabilità; il miglioramento delle competenze tecniche, gestionali e organizzative degli operatori delle organizzazioni che utilizzano il metodo riabilitativo basato sulla comunità (CBR); il potenziamento della struttura di coordinamento delle stesse. 6 Valorizzando le capacità del disabile, è possibile inserirlo nella società e far sì che diventi una risorsa anche per un Paese in cui la povertà è estremamente diffusa. La tesi si articola in quattro capitoli: nelle Premesse si sviluppano i concetti di: - povertà e Obiettivi del Millennio per contrastarla - situazione in Etiopia considerata nei suoi vari aspetti, da quello geografico-amministrativo, a quello più prettamente legato all’organizzazione del sistema sanitario - Primary Health Care e strategie governative e non governative messe in atto per rendere le prestazioni sanitarie accessibili a tutti. Segue la Metodologia, nella quale vengono analizzati i mezzi e gli strumenti utilizzati per sviluppare lo studio: il periodo preparatorio di conoscenza del progetto all’interno del quale si svolge la ricerca, il lavoro ad Addis Abeba e infine la rielaborazione e l’integrazione dei dati raccolti. Il capitolo Risultati prende in esame il problema della disabilità all’interno del contesto etiope, focalizzandosi sulla sordità congenita, e ne analizza i dati. La Discussione e le Conclusioni rivalutano la domanda iniziale alla luce del lavoro svolto, tentando di fornire alcuni suggerimenti su cosa può essere migliorato e in che modo. 7 2. PREMESSE 2.1 Povertà e Obiettivi del Millennio “Nel mondo le 500 persone più ricche hanno un reddito superiore a quello dei 416 milioni più poveri”6 Nel 2005 il Rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo rivelava che in 12 Paesi dell’Africa Sub-Sahariana e 6 dell’ex Unione Sovietica si viveva peggio che nel 1990, primo anno in cui fu elaborato l’Indice dello Sviluppo Umano (ISU), che si concentra sulle tre dimensioni misurabili dello sviluppo: aspettativa di vita, istruzione e standard di vita dignitoso calcolato sulla base del reddito. Altri due strumenti per misurare la povertà sono: l’Indice di Sviluppo di Genere (ISG), che misura i risultati raggiunti nelle stesse tre dimensioni dell’ISU, sottolineando però le ineguaglianze tra uomini e donne, e l’Indice di Povertà Umana (IPU), che considera le deprivazioni nello sviluppo umano di base sempre in riferimento alle tre dimensioni dell’ISU.6 Una persona è definita povera se il suo reddito è al di sotto di una soglia minima per poter soddisfare i propri bisogni di base, la cosiddetta soglia di povertà. La World Bank pone tale soglia a 1,25 $ al giorno.7 8 9 GLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO I Millennium Development Goals (MDGs) sono gli 8 obiettivi che i 189 stati membri delle Nazioni Unite si sono impegnati a raggiungere entro l’anno 2015. La Dichiarazione del Millennio (Allegato 1), firmata nel Settembre 2000, si impegna a: 10 Obiettivo 1: Eliminare la povertà estrema e la fame, ovvero dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che vive con meno di 1 $ al giorno e la percentuale di persone che soffrono la fame Obiettivo 2: Raggiungere l’istruzione elementare universale, che significa garantire ai bambini e alle bambine di tutto il mondo il completamento del ciclo degli studi elementari Obiettivo 3: Promuovere l’uguaglianza tra i sessi e conferire potere e responsabilità alle donne, eliminando le disparità di genere nel campo dell’istruzione primaria e secondaria Obiettivo 4: Diminuire la mortalità infantile, cioè ridurre dei 2/3 il tasso di mortalità dei bambini al di sotto dei 5 anni di età Obiettivo 5: Migliorare la salute materna, diminuendo di ¾ la mortalità legata al parto Obiettivo 6: Combattere HIV/AIDS, malaria e tubercolosi, invertendone diffusione e incidenza Obiettivo 7: Assicurare la sostenibilità ambientale, realizzabile grazie all’inversione della tendenza al depauperamento delle risorse naturali e al dimezzamento delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi fognari Obiettivo 8: Sviluppare una cooperazione per lo sviluppo, rafforzando un sistema finanziario e commerciale aperto ed equo Millennium Development Goals 8 11 A che punto siamo?9 Ecco di seguito alcuni grafici, tratti dal The Millennium Development Goals Report 2011, delle Nazioni Unite, che illustrano la situazione attuale relativamente ad alcuni obiettivi dei MDGs: MDG1: la crescita economica della prima metà del decennio ha ridotto il numero di persone che vive con meno di 1,25 $ al giorno da 1,8 miliardi nel 1990 a 1,4 miliardi nel 2005 e il tasso di povertà negli stessi anni è sceso dal 46% al 27%. La crisi economica iniziata nel 2008 ha portato con sé un nuovo rallentamento della crescita globale. Nonostante ciò, le proiezioni della World Bank, indicano che il tasso di povertà dovrebbe scendere sotto il 15% entro il 2015. Se questo si verificasse davvero, l’Obiettivo del Millennio 1 potrebbe dichiararsi raggiunto. Grafico 2.1.1: Proiezione della povertà nei PVS nel 2015 2015 25 TARGET DA RAGGIUNGERE 2015 Anni 15 PROIEZIONE %POPOLAZIONE POVERA 2015 2005 27 RISULTATI RAGGIUNTI 1990 46 0 10 20 30 40 50 %persone che vivono con meno di 1,25$/die 12 Il grafico sottostante mostra come la crescita economica maggiore si sia verificata nell’Asia Orientale e Sud-Orientale, in particolare in Cina e India: Grafico 2.1.2: % persone che vivono con meno di 1,25$/die nel 1990 e nel 2005 AFRICA SUB -SAHARIANA 51 ASIA SUD 49 39 ASIA DEL SUD (NO INDIA) 58 45 31 29 26 CARAIBI 6 CAUCASO - ASIA CENTRALE 19 ASIA SUD-EST ASIA EST 1990 39 19 AMERICA LATINA 7 2 ASIA OVEST NORD AFRICA 3 0 2005 60 16 11 6 5 10 20 30 40 50 60 70 % persone che vivono con meno di 1,25$/die MDG 2: solo 87 bambini su 100 nei PVS completano il ciclo di educazione primaria. Nel 2009 il 20% dei bambini è stato escluso dalle scuole. Tuttavia, alcuni dei Paesi più poveri hanno fatto grandi passi avanti, grazie soprattutto all’abolizione delle tasse scolastiche. Il numero totale di bambini esclusi dalle scuole è sceso da 106 a 67 milioni nel decennio che va dal 1999 al 2009, di cui quasi la metà (32 13 milioni) risiede nell’Africa Sub-Sahariana, zona geografica in controtendenza. Grafico 2.1.3: Esclusi dalle scuole 120 100 44 48 AFRICA SUB-SAHARIANA ASIA SUD Percentuale 80 ASIA EST ASIA SUD EST 60 34 24 AMERICA LATINA CARAIBI ASIA OVEST 40 NORD AFRICA 6 20 6 0 4 4 3 3 3 5 4 4 2 6 1999 2009 RESTO DEL MONDO Anni MDG 3: le donne impiegate nel settore non agricolo sono aumentate dal 35% nel 1990 al 40% nel 2009, come indicato nel grafico 14 che segue. La crisi economica del 2008 sta rallentando anche questa crescita. Percentuale Grafico 2.1.4: Donne impiegate in campo non agricolo 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1990 2009 2015 MDG 4: relativamente alla mortalità infantile (numero bimbi morti prima dei 5 anni) il tasso di mortalità è diminuito di 1/3, ovvero da 89 morti ogni 1.000 nati vivi nel 1990 a 60 morti ogni 1.000 nati vivi nel 2009. Il problema rimane invece consistente nell’Africa Sub-Sahariana, dove basterebbe curare le principali malattie causa di mortalità infantile (polmoniti, diarrea e malaria), e nell’Asia meridionale, dove è necessario migliorare le cure del neonato nella fase di vita post natale. 15 Grafico 2.1.5: tasso mortalità nei bambini sotto i 5 anni (morti/1.000 nati vivi) AFRICA SUB-SAHARIANA ASIA SUD OCEANIA CAUCASO E ASIA CENTRALE 2009 ASIA SUD EST 1990 ASIA OVEST NORD AFRICA AMERICA LATINA E CARAIBI ASIA EST 0 50 100 150 200 MDG 5: la mortalità materna (su 10.000 parti a termine) resta un enorme problema nei PVS, nonostante questo tasso si sia ridotto del 34% tra il 1990 al 2008. Africa Sub-Sahariana e l’Asia meridionale rappresentano insieme l’87% dei decessi a livello globale nel 2008. La stragrande maggioranza delle morti materne è evitabile sia con la distribuzione di centri di cura sul territorio, sia con la formazione di ostetriche professionali e con l’organizzazione di trasporto dei casi più gravi negli ospedali rurali. 16 Grafico 2.1.6: Mortalità materna AFRICA SUB-SAHARIANA ASIA SUD OCEANIA CARAIBI ASIA SUD EST 2008 NORD AFRICA 2000 AMERICA LATINA 1990 ASIA OVEST CAUCASO E ASIA CENTRALE ASIA EST 0 200 400 600 800 1000 Donne decedute/10.000 parti a termine MDG 6: prendendo ad esempio il tasso di incidenza di HIV (nuovi casi all’anno ogni 100 persone tra i 15 e i 49 anni) è diminuito di quasi il 25% ovunque, anche se grandi continuano ad essere le differenze regionali: Grafico 2.1.7: Tasso incidenza HIV AFRICA SUB -SAHARIANA CARAIBI ASIA SUD EST E OCEANIA AMERICA LATINA CAUCASO E ASIA CENTRALE 2009 ASIA SUD 2001 ASIA EST NORD AFRICA ASIA OVEST 0 10 20 30 40 50 60 Nuovi casi tra 15 e 49 anni/anno/10.000 17 MDG 7: i seguenti grafici illustrano l’accesso all’acqua. È possibile vedere le sostanziali differenze tra le aree urbane e le aree rurali del’Africa Sub-Sahariana tra il 2004 e il 2009: Grafico 2.1.8: Area urbana, % di popolazione che utilizza diverse fonti di acqua in base allo stato economico tra il 2004 e il 2009 120 100 Percentuale 20 80 12 6 8 35 32 53 60 FONTI NON POTABILI 62 ALTRE FONTI POTABILI 64 40 CONVOGLIATA NEI LOCALI 60 62 20 0 5 16 26 20% Più SECONDO TERZO POVERO 20% 20% 39 QUARTO 20% Più 20% RICCO Grafico 2.1.9: area rurale, % di popolazione che utilizza diverse fonti di acqua, in base allo stato economico tra il 2004 e il 2009 120 Percentuale 100 80 60 65 56 54 46 32 FONTI NON POTABILI ALTRE FONTI POTABILI 40 20 0 59 35 44 0 0 20% Più SECONDO POVERO 20% 46 0 TERZO 20% 52 LOCALI RIFORNITI 9 2 QUARTO 20% Più 20% POVERO 18 MDG 8: Il debito estero influisce notevolmente sul sistema economico di un Paese. L’istogramma sottostante mostra la percentuale di esportazione, che indica il pagamento del debito, e i ricavi percentuali degli anni 2000, 2008 e 2009: Grafico 2.1.10: Pagamento del debito come % di esportazione. Ricavi degli anni 2000. 2008, 2009 ASIA SUD EST ASIA SUD AFRICA SUB-SAHARIANA 2009 OCEANIA 2008 2000 CAUCASO E ASIA CENTRALE ASIA EST 0 2 4 6 8 10 12 14 16 Percentuale Riassumendo, tra gli aspetti positivi notiamo che: La povertà estrema è in declino È in aumento il tasso di educazione primaria dei bambini È diminuita la mortalità infantile È aumentato l’accesso alle cure di pazienti affetti da malaria, HIV/AIDS e tubercolosi 19 Tra gli aspetti negativi: La fame e la malnutrizione, in particolar modo nell’Africa Sub Sahariana Il tasso di occupazione femminile L’accesso alle scuole per i più poveri, le donne e coloro che vivono nelle zone interessate dai conflitti L’accesso al servizio sanitario per i meno abbienti e per coloro che vivono in zone rurali L’accesso all’acqua potabile10 20 2.2 L’Etiopia L’Etiopia è il più grande stato del Corno d’Africa. Ha una superficie di 1.133.882 chilometri quadrati11. Il Paese presenta una grande varietà geografica e climatica. Gli altopiani centrali, la cui altitudine varia dai 1.500 ai 4.000 metri, sono circondati da terre basse, calde e aride. A parte i bassopiani nel Sud-Est, la maggior parte dell’Etiopia è soggetta a precipitazioni irregolari che influenzano negativamente i raccolti. Ad Addis Abeba ci sono due stagioni principali: la stagione secca, da Ottobre a Maggio, e quella delle piogge, da Giugno a Settembre. In altre regioni le stagioni delle piogge sono in periodi diversi dell’anno e questo riveste una importante variabile per la produzione agricola e la riduzione della fame. È una Repubblica Federale Democratica, composta da 9 National Regional States: Tigray; Afar; Amhara; Oromia; Somali; BenishangulGumuz; Southern Nations Nationalities and Peoples Region (SNNPR); 21 Gambella; Harari e 2 Administrative Councils: Addis Abeba (la capitale, 3.000.000 di abitanti censiti e 5.000.000 stimati) e Dire Dawa. Ciascuno stato è a sua volta suddiviso in unità amministrative minori per un totale di: 62 Zone e 523 Distretti. Dal 1992 un significativo grado di autonomia e responsabilità è stato trasferito ai governi regionali . Il totale della popolazione di circa 79.8 milioni12 con una crescita annua del 2,6%. Le femmine costituiscono il 50,3% (di cui il 24% in età riproduttiva) e i maschi il 49,7%. La distribuzione per fasce d’età è la seguente: tra 0 e 14 anni 44%, tra 15 e 64 anni 53% e sopra i 65 anni 3%; il tasso di natalità è 38/1.000; l’aspettativa di vita alla nascita è di 54 anni per gli uomini e 57 per le donne; il tasso di mortalità infantile è 67/1.000 nati vivi, quello di mortalità sotto i 5 anni è 104/1.000, quello di mortalità materna 470/100.000.12 Il Governo Etiope riconosce più di 80 gruppi etnici principali con 83 diverse lingue e 200 dialetti. Il gruppo etnico più numeroso è costituito dagli Oromo, seguito dagli Amara12. La moneta è il Birr (ad oggi 1 euro vale 22 Birr etiopi). 22 Più dell’83% della popolazione vive in zone rurali e dipende da un’agricoltura di tipo tradizionale per il proprio sostentamento. Nel 2009, il settore agricolo rappresentava il 51% del Prodotto Interno Lordo (PIL), e più del 70% dei ricavi dovuti all’esportazione. Durante lo stesso periodo, la percentuale del PIL per i servizi sociali era del 24%, per il settore industriale dell’11%, per il commercio e i trasporti del 14% 12. Lo sviluppo socioeconomico dell’Etiopia è stato rallentato da una combinazione di rapida crescita demografica, scarso sviluppo economico e bassi livelli di alfabetizzazione, risultante in un impatto negativo sullo stato di salute della popolazione del Paese. La prolungata guerra civile, terminata nel 1991, è stata seguita da una grave crisi economica, caratterizzata da bassi tassi di crescita e un costante declino del PIL. Il reddito pro-capite nel 1991 è stato più basso che nel 1960. Nel 1992, dopo l’adozione di misure politiche per modificare la struttura economica del paese, il PIL ha mostrato una 23 tendenza alla crescita, sebbene in maniera alternante. Dagli ultimi dati provenienti dalla World Bank, nel 2009 il PIL era di 28.526.277.751 US$, con una crescita annuale dell’8,7% e un PIL pro-capite di 344 US$. Malgrado alcuni risultati economici incoraggianti, l’Etiopia è ancora uno dei Paesi più poveri, con un reddito pro-capite annuale di 170 US$/anno e con oltre il 40% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà assoluta (1,25 US$/die)12. La maggior parte della popolazione è analfabeta. Il totale di persone sopra i 15 anni in grado di leggere e scrivere è del 36% (di cui il 62% sono maschi)12. L’iscrizione scolastica è bassa, gli studenti che finiscono la scuola primaria sono per il 57% maschi e per il 53% femmine, mentre quelli che si iscrivono alla scuola secondaria sono 84% dei maschi e l’87% delle femmine. Il basso livello di alfabetizzazione è uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del Paese, infatti solo il 45% dei giovani tra i 15 e i 24 anni sa leggere e scrivere e i bambini che non ricevono alcun tipo di istruzione sono in totale 2.183.87212. 24 2.3 Il Sistema Sanitario Etiope SITUAZIONE SANITARIA Stante le premesse esposte in precedenza, il Sistema Sanitario è inadeguato a rispondere ai bisogni primari della popolazione: le strutture sono scarse, il personale spesso non è sufficientemente formato, mancano mezzi di trasporto e di comunicazione per gestire le emergenze e la spesa nazionale per la sanità è meno della metà dei 34US$ raccomandati dall’OMS13. Figura 2.3.1: Spesa pubblica per la salute Fonte: United Nations Development Report, 2004 Il numero degli operatori sanitari in Etiopia è di 0,02 medici e 0,24 infermieri e ostetriche per 1.000 abitanti (i minimi standard dell’OMS sono di 2,3 medici e infermieri per 1.000 abitanti)13. 25 Figura 1.3.2: Medici al lavoro Fonte: OMS 2004, Human Resources for Health, Basic Data Esiste inoltre una iniqua distribuzione delle risorse: la densità di medici è minore nelle zone rurali (nelle quali vive più dell’80% della popolazione) in quanto gli operatori sanitari preferiscono lavorare nella capitale Addis Abeba, sia per la qualità di vita, resa migliore dalla presenza di infrastrutture e dalla possibilità di relazioni sociali, sia per i maggiori vantaggi economici14. Si stima che il 57% dei bambini sia gravemente malnutrito e il 33% sia sottopeso. Mezzo milione di bambini muore ogni anno prima di raggiungere i 5 anni di età15. 26 Figura 2.2.3: Mortalità infantile Fonte: OMS 2005, Human Resources for Health, Basic Data Come per la maggior parte dei Paesi africani, i principali problemi di salute sono rappresentati da malattie infettive (gastroenteriti, infezioni delle vie respiratorie, malaria e tubercolosi), malnutrizione e complicanze legate alla gravidanza e al parto. Ma i problemi maggiori restano la povertà e la critica scarsità di acqua e servizi igienicosanitari23nota the progress of nations. Solo il 26% della popolazione che risiede in campagna ha accesso all’acqua potabile, contro un 98% dei residenti nelle città. Un’altra differenza tra aree urbane e rurali è dimostrata dalla copertura vaccinale, che in città è tre volte più alta che in campagna16. 27 ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA SANITARIO Il sistema sanitario etiope è organizzato su tre livelli16: - Il primo livello è diverso a seconda che ci si trovi in zone urbane o rurali. In città ci sono: un Health Center ogni 40.000 persone ed ospedali di differente livello, sino ad arrivare a quelli in cui si fa formazione del personale sanitario. Nelle zone rurali invece è presente un sistema distrettuale che costituisce la Primary Health Care Unit e comprende: un Primary Hospital, che serve un bacino d’utenza di 60.000-100.000 persone; un Health Center, per 15.000-25.000 persone; 5 Health Posts satelliti dell’Health Center con una copertura di 3.0005.000 persone - Il secondo livello è rappresentato dal General Hospital (1-1,5 milioni di persone) - Il terzo livello è costituito dall’ospedale specializzato (3,5-5 milioni di persone). 28 La politica sanitaria nazionale, ha come scopo principale quello di dare la priorità alla prevenzione e decentralizzare la distribuzione dei servizi sanitari, ed è applicata attraverso le strategie descritte dall’Health Sector Development Program (HSDP), elaborato dal Ministero della Sanità Etiope ogni 5 anni, il quale si propone di migliorare lo stato di salute della popolazione grazie alla migliore organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale. L’obiettivo principale è sviluppare un sistema sanitario in grado di aumentare l’accesso della popolazione ai servizi, principalmente gestito a livello Regionale e finanziariamente sostenibile17. 29 2.4 Primary Health Care Fino ad una cinquantina di anni fa, la salute era semplicemente l’assenza di malattia o di infermità e metteva in primo piano medico, ospedale e terapia, prestando scarsa attenzione alle cause delle patologie e alle variabili culturali. La medicina era per i pochi che se la potevano permettere e gli interventi sanitari totalmente ininfluenti sul benessere globale della popolazione. Secondo la definizione della allora neonata Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1948 il concetto di salute si modifica in ―stato di completo benessere fisico, psichico e sociale‖ ed entra a far parte dei Diritti Umani18. L’attenzione si estende quindi al paziente, alle condizioni socio economiche, alla sua formazione culturale; viene introdotto il concetto di prevenzione, che permette uno sguardo più ampio alla salute della popolazione e non solo del singolo. Nel 1978 si svolge la Conferenza di Alma Ata (Allegato 2), nella quale 134 Stati e 67 Agenzie Internazionali stabiliscono che la chiave per raggiungere la salute globale entro l’anno 2000 è l’attuazione della Primary Health Care (PHC). I principi di questa strategia sono riassunti qui di seguito19: accessibilità fisica: si deve cercare di abbattere gli ostacoli che si incontrano per il raggiungimento delle strutture sanitarie quali distanza, barriere architettoniche e trasporti; questo si realizza principalmente attraverso la costruzione di ambulatori e posti sanitari 30 distribuiti sul territorio, possibilmente mai più lontani di un’ora di cammino (5 Km) accessibilità economica e culturale/antropologica (un grosso ostacolo è costituito dalle differenze linguistiche tra operatori sanitari e utenza) Partecipazione comunitaria alla gestione della salute con enfasi sulla prevenzione e sulla promozione della stessa Utilizzo di tecnologia appropriata al contesto Sostenibilità economica e gestionale del SSN Integrazione multisettoriale che comprenda anche educazione, sviluppo economico, giustizia sociale, acqua accessibile e alimentazione congrua Diversi livelli di strutture sanitarie …diversi servizi offerti… …diverse risorse disponobili… Health center II Health center III Health center IV District Hospital Regional Hospital …diversa qualifica dello staff… 31 Le attività fondamentali della PHC riguardano20: Salute materno-infantile, che comprende i servizi di prevenzione e cura delle donne durante gravidanza, parto e puerperio e dei bambini di età inferiore a 5 anni. Particolare attenzione è rivolta alle vaccinazioni Diagnosi e trattamento delle più comuni patologie: malaria, diarrea, parassitosi intestinale, infezioni delle vie respiratorie Disponibilità di farmaci essenziali, secondo gli standard e le linee guida del Ministero della Sanità Nazionale Acqua salubre e igiene ambientale, possibilmente comprensiva di sistema fognario e sedi di raccolta dei rifiuti Supervisione e assistenza tecnica dei centri di salute centrali e periferici Nutrizione adeguata Formazione di operatori sanitari, educazione e promozione alla salute, attraverso sedute informative rivolte a tutta la popolazione su norme igienico-sanitarie Ruolo del responsabile di ogni centro sanitario, che per le strutture più importanti può essere un medico, è pianificare, gestire, supervisionare e dirigere l’equipe, formare ed aggiornare se stesso e i propri collaboratori, organizzare sedute di informazione alla popolazione del proprio territorio20. La formazione e l’impiego su larga scala di figure professionali cliniche, non medici, formate per trattare i problemi di salute più comuni, ha 32 permesso di aumentare enormemente l’accesso alla maggior parte dei servizi dell’Africa rurale20. Per riuscire in questo intento, molti programmi prevedono formazione e partecipazione di membri delle comunità stesse, opportunamente selezionati ed istruiti. Queste persone sono comunemente chiamate Village Health Workers (VHW) o Comunity Health Workers (CHW)21. VHW e CHW, spesso illetterati, ricevono una preparazione di base e vengono riforniti periodicamente di farmaci per garantire i servizi di prevenzione e cura presso i villaggi rurali periferici, in cui i servizi sanitari non arriverebbero. Sono spesso impiegati nelle campagne vaccinali, nel trattamento domiciliare della malaria, della polmonite e della diarrea nei bambini, nel trattamento di massa della schistosomiasi, dell’oncocercosi, della filariasi, nella riabilitazione di alcune disabilità e nell’assistenza al parto. Questo modello è la comprehensive PHC intesa come ―assistenza sanitaria essenziale, basata su metodi praticabili, scientificamente validi e socialmente accettati e su tecnologie rese universalmente accessibili a individui e famiglie nella comunità‖20. 33 La PHC sottoscritta ad Alma Ata è poi stata abbandonata nel 1980, periodo in cui Regan e Tatcher accantonarono il concetto e l’attuazione di Sanità Pubblica, cioè finanziata dagli stati, perché ritenuta troppo onerosa ed economicamente non sostenibile. Si passò allora a programmi verticali, in cui lo stato finanziava solo la lotta a determinate malattie. La ‖Assemblea per la Salute dei Popoli‖, svoltasi in Bangladesh nel 2000, ha prodotto la Carta di Salute dei Popoli (allegato 3) con lo scopo di rilanciare e rendere praticabile l’obiettivo formulato dalla conferenza di Alma Ata. Nel 2008 anche l’OMS ha ribadito che la PHC è la strategia migliore per affrontare i problemi di salute globale. Nel suo rapporto finale, la Commissione sui Determinanti Sociali della Salute, ha ricordato che le differenze nello stato di salute non sono frutto del destino, ma di scelte politiche sbagliate, e ha indicato la PHC come modello per affrontare le cause sociali, economiche e politiche delle malattie22. 34 Come recentemente sostenuto dal Direttore Generale dell’OMS, Margaret Chan, i programmi per lo sviluppo, per quanto ricchi possano essere, non migliorano durevolmente lo stato di salute della popolazione se non vanno a rafforzare il Sistema Sanitario nel suo complesso, in termini di infrastrutture di base, servizi e personale23. In Etiopia il concetto di PHC nel campo della disabilità è attuato attraverso i Programmi di Riabilitazione Basati sulla Comunità (CBRP)24, spiegati più nel dettaglio nel capitolo che parla della Disabilità. Il Report 2008 dell’OMS “Primary Health Care-Now More than Ever”25 spiega perchè, oggi più che mai, si senta il bisogno di tornare ai principi di Alma Ata23, 26. Dopo il complessivo miglioramento degli ultimi decenni infatti, i Sistemi Sanitari hanno perso di vista l’equità che dovrebbe caratterizzarli. La carenza dei finanziamenti ha portato ad un orientamento sempre maggiore verso la privatizzazione e si è diffuso il fenomeno della commercializzazione della salute, tanto da far stimare che ogni anno più di 100 milioni di persone cada in povertà per via delle spese mediche. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalle cure specialistiche, che frammentano l’assistenza sanitaria in innumerevoli programmi verticali, fallimentari sia dal punto di vista dell’efficacia che dell’equità27, in virtù del fatto che il 70% delle malattie si potrebbe prevenire con una buona promozione alla salute28,29. Per mettere in pratica i valori di Alma Ata e rendere i servizi sanitari a misura di individuo, l’OMS propone 4 gruppi di riforme che riguardano: 35 La copertura universale, ovvero l’accesso ai servizi sanitari per l’intera popolazione30 L’erogazione dei servizi, che abbandoni la logica del business in favore del rispetto dell’individuo Politiche pubbliche di promozione e protezione della salute31 Nuove forme di leadership e di governo della salute, basate sulla collaborazione, che rendano le autorità più responsabili di fronte alla popolazione 36 3. METODOLOGIA Il mio lavoro di ricerca si è articolato in tre fasi: la prima fase, da Ottobre a Dicembre 2010, è stata di conoscenza del progetto del CCM attraverso la lettura di report e articoli pre-esistenti, ho preso i primi contatti con le organizzazioni etiopi, narrando loro in cosa consistesse la mia ricerca e chiedendo soprattutto dati a riguardo. La seconda fase, Gennaio-Febbraio 2011, è stata una vera e propria ricerca sul campo, una progressiva presa di coscienza delle reali dimensioni del problema. Nella capitale etiope ci sono 273.955 disabili, ma solo 1/10 di essi è registrato presso gli uffici statali. Questo dà già un’idea di quanto la percezione della problematica sia approssimativa e rende conto della difficoltà nella raccolta dati. Ad Addis Abeba ho contattato telefonicamente i rappresentanti di alcune ONG locali e internazionali ed Enti governativi. Ho avuto pertanto modo di conoscere il lavoro di: CCM (Comitato di Collaborazione Medica) ENDAN (Ethiopian National Disability Action Network) ENAD (Ethiopian National Association for Deaf) OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) UNICEF Handicap International ILO (International Labour Organization) ECDD (Ethiopian Center for Disability and Development) Cheshire Foundation 37 Cheshire Service Centro Statistico Ministero dell’Educazione Etiope MOLSA (Ministero del Lavoro e degli Affair Sociali) Indirettamente (per mezzo di documenti e lavori già esistenti): Ministero della Salute CARDOS (Centre for Applied Research and Development Oriented Services) Il CCM ha due uffici ad Addis Abeba. Presso il primo ufficio, ho avuto modo di conoscere la responsabile della parte sanitaria che mi ha aiutato nell’organizzazione del lavoro. Nella zona di Sidist Kilo, il CCM ha l’ufficio del progetto in cui ho lavorato. Il personale e la biblioteca annessa mi hanno permesso di raccogliere informazioni e di consultare importanti testi utilizzati dagli operatori che lavorano nei Paesi in Via di Sviluppo. Dall’elenco di riferimenti ottenuti, ho contattato per prima cosa le grandi organizzazioni che, proprio perché meno specifiche, potevano fornirmi un quadro più ampio della situazione. Il primo è stato un referente dell’UNICEF e il secondo un rappresentate dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i quali mi hanno fornito materiale generico, ma soprattutto consentito di avere ulteriori contatti. Infatti, proprio su consiglio dell’OMS, ho visitato l’Ethiopian Center of Disability and Development e l’Handicap International. 38 Dal Centro Statistico ho ottenuto le tabelle dell’ultimo censimento effettuato nel 2007 dal Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali (MOLSA), e infine al Ministero dell’Educazione ho ricavato dati sulla percentuale di bambini disabili nelle scuole. Il terzo gruppo di associazioni è stato quello da cui ho tratto maggiori informazioni. Ho visitato due centri riabilitativi: quello del Cheshire Service e del Cheshire Foundation, specifici per la riabilitazione motoria, la costruzione e la fornitura di protesi. E infine quella più specifica per la mia personale ricerca: L’Ethiopian National Association for Deaf (ENAD). Il vicedirettore, anch’esso sordomuto, mi ha spiegato la storia di questa Organizzazione e mi ha accompagnata di persona a vedere la scuola che loro stessi finanziano: una scuola per i bambini sordomuti più poveri della città, ai quali forniscono divise e materiale. Si tratta in realtà di una sorta di pre-scuola, nel quale i bambini possono apprendere il linguaggio dei segni e, per quanti potranno poi permetterselo, prepararsi alle scuole elementari. L’ENAD è stata istituita nel 1970 grazie all’iniziativa di alcune persone sorde. Dal 2000 ha 11 filiali distribuite sul territorio etiope ed in particolare in Amhara, Oromiya, SNNPR, Tigray, Diredawa, Arar. L'obiettivo dell'ENAD è salvaguardare i diritti dei non udenti, dando loro un eguale accesso alle cure mediche, all'educazione, alla vita sociale e culturale, al lavoro; cercare modi e strumenti per potenziare l'educazione, le posizioni legali e sociali dei sordi e trovare loro impieghi sicuri; informare il pubblico sulla prevenzione e il trattamento della sordità. Inoltre si batte per l’integrazione dei sordi nella comunità. 39 Dopo una prima disamina della situazione e avendo capito quali informazioni potevano essermi utili, ho prodotto con l’aiuto del CCM, dei questionari scritti (in allegato), e li ho distribuiti a sei delle Organizzazioni con le quali ero entrata in contatto. Nella terza ed ultima fase, da Marzo a Luglio 2011, ho rielaborato i dati raccolti ad Addis Abeba e li ho integrati con i risultati di ricerche effettuate in rete grazie alla consultazione di articoli scientifici e di alcuni siti web, tra i quali particolarmente utili sono stati quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della World Bank. In letteratura scientifica a riguardo dei PVS si parla spesso in termini di malnutrizione e malattie infettive, mentre la disabilità è un problema che ancora in pochi conoscono e affrontano. 40 4. RISULTATI 4.1 La disabilità “I have no legs, But I still have feelings, I cannot see, But I think all the time, Although I’m deaf, I still want to communicate, Why do people see me as useless, thoughtless, talkless, When I am as capable as any, For thoughts about our world?” (C.S. 14, United Kingdom)32 L’OMS stima che nel mondo il 10% della popolazione sia disabile e, secondo l’ultimo Report del 2010 stilato insieme alla World Bank, questo dato sarebbe in crescita, tanto da sfiorare il 15%33. In Etiopia vivono 73.750.932 persone, di cui 7.37 milioni sono disabili. Di essi, 5.9 milioni vivono nelle zone rurali, mentre i restanti 1.47 milioni risiedono in città34. Applicando lo stesso tasso di disabilità del 10% ad Addis Abeba, su 2.739.551 abitanti, 273.955 risulterebbero disabili. Le fonti locali provengono principalmente da tre documenti, che mostrano però dati discordanti e sottovalutanti le reali dimensioni del problema. Essi sono: Censimento del 1994 , l’aggiornamento del 2007 (Population and Housing Census Reports) del Central Statistical Agency (CSA) e il Baseline Survey on Disability in Ethiopia condotto nel 1995 dall’Istituto per la Ricerca Educativa, dell’Università di Addis Abeba34. 41 Ora verranno esaminati, in ordine cronologico, i tre documenti locali: - Censimento del 1994: la popolazione totale dell’Etiopia è di 53 milioni, di cui i disabili sono 988.885 (1.85% del totale). Di questi l’83% vive in campagna e il restante 17% in città. Ad Addis vivono 2.100.031 persone, di cui 45.936 con disabilità (2.18% della popolazione). Da questi risultati emergono le differenze rispetto alle stime dell’OMS in particolare la prevalenza della disabilità è sottostimata. Per questo motivo il Censimento del 1994 è considerato non attendibile. Sebbene i dati quantitativi reperibili in questo documento sembrino sottostimati, la suddivisione in sottogruppi permette di stimare una classificazione in base al tipo di disabilità. TIPO di DISABILITA' Visiva Fisica Uditiva Mentale Lebbra Multiple Altro Totale PREVALENZA 12.89 15.32 6.40 5.91 2.673 1.89 854 45.936 PERCENTUALE 28% 33.3% 13.9% 12.8% 5.8% 4.1% 1.8% 100% Tab 4.1.1: Disabilità per tipo e percentuale (Central Statistic Agency, 1994) in Addis Abeba - Survey Report 1995: prevalenza dalla disabilità in Etiopia del 2.5%, più alta di quella del Censimento del 1994, ma comunque sottostimata rispetto a quella riportata dall’OMS. Come mostrato nella tabella sottostante, anche in questo documento esiste una divisione 42 della disabilità per tipi, ma dato che la suddivisione è diversa da quella utilizzata nel Censimento de 1994, i dati sulla prevalenza non possono essere comparati. TIPO DI DISABILITA’ PERCENTUALE Difficoltà uditive 14.9% Disordini motori 41.2% Difficoltà visive 30.4% Disabilità cognitive 6.5% Difficoltà di linguaggio 2.4% Problemi 2.4% comportamentali Tab 4.1.2: 1995 Survey Report on prevalence of disability in Ethiopia Grafico 4.1.1: tipi di disabilità 6,5 2,4 2,4 14,9 Difficoltà uditive Disordini motori 30,4 Difficoltà visive 41,2 Disabilità cognitive Difficoltà di linguaggio Problemi comportamentali 43 - Censimento del 2007: stima che il numero di persone disabili in Etiopia sia di 805.492 che corrisponde all’1.09% della popolazione totale (73.750.932 persone). Questo dato non solo è più basso del 10% stimato dall’OMS ma è anche inferiore sia a quello del Survey del 1995 che a quello del Censimento del 1994. Esso però dà un’ulteriore informazione riguardo al numero di disabili rispetto al genere, mostrando che tra i disabili il 47% è costituito da donne e il restante 53% da uomini. Per Addis Abeba invece sono stati contati 2.739.551 abitanti di cui 32.630 disabili (1.19%). Le donne rappresentano il 45% e gli uomini 55%. La seguente tabella mostra al prevalenza di disabilità in base al tipo. TIPO Prevalenza Arti inferiori 160.17 Difficoltà visive 154.63 Ciechi 94.01 Altro 75.84 Difficoltà uditive 73.63 Arti superiori 60.34 Difficoltà di movimento 48.38 Sordomuti 45.94 Difficoltà di apprendimento 41.49 Sordi 27.29 Difficoltà di parola 12.57 Muti 11.18 Altro 805.49 % 20 19 12 9 9 8 6 6 Prevalenza 11.820 4.149 3.090 2.807 2.929 2.807 2.404 1.273 % 33 12 9 8 8 8 7 4 5 3 2 1 2.550 600 475 309 32.630 7 2 1 1 Tab 4.1.3: Prevalenza di disabilità in Etiopia e in Addis Abeba. Fonte: CSA, Census 2007 44 I dati sopra-riportati possono essere riassunti in un’unica tabella che ne permette la comparazione: Popolazione totale Disabili totali Disabili residenti in città Disabili residenti in campagna OMS 73.750.932 7.37 milioni (10%) 5.9 milioni 1.47 milioni Census Survey 1994 1995 53 milioni / 988.885 (1.85%) 2.95% 820.774 (83%) / 168.110 (17%) / Census 2007 73.750.932 805.492 (1.09%) / / Tab 4.1.4: Comparazione dei dati in Etiopia Census 1994 OMS Popolazione totale 2.739.551 2.100.551 Disabili 273.955 45.936 totali (10%) (2.18%) Survey 1995 Census 2007 / 2.730.551 / 32.630 (1.19%) Tab 4.1.5: Comparazione dei dati in Addis Abeba Le ragioni di questa discrepanza sono essenzialmente quattro35: 1. Culturale: attitudine negativa nei confronti delle persone disabili che spinge i membri della famiglia e tenerle nascoste quando contattate per il censimento o per i sondaggi nazionale 2. Mancanza di sistemi per riconoscere le disabilità meno evidenti 3. Scarsa competenza tecnica di chi esegue le raccolte dati 4. Assenza di una comune definizione operativa di disabilità. La relatività del concetto di disabilità infatti, rende difficile la comparazione 45 dei dati raccolti, che provengono da diverse fonti e utilizzano diversi criteri. Questo non solo spiega la discrepanza tra i dati raccolti dall’OMS e dalle fonti locali, ma anche quella tra le fonti locali stesse. Per tutti questi motivi si capisce come sia necessario trovare un sistema di valutazione standardizzato per la raccolta, la valutazione e la comparazione dei dati. Nel 2001 l’OMS ha quindi proposto di introdurre anche in Etiopia il sistema di Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF), e solo adesso si sta cercando di renderlo operativo a tutti gli effetti. Durante il mio soggiorno etiope si è svolto ad Addis Abeba il Convegno TOWARD A COMMON LANGUAGE FOR FUNCTIONING, DISABILITY AND HEALTH, nel quale il CCM, L’ENDAN e l’OMS hanno parlato proprio dell’introduzione nel Paese di questo modello standardizzato di classificazione della disabilità, già utilizzato in moltissimi Paesi del mondo. Questo è il primo, vero segno di reale interesse nell’affrontare concretamente la problematica. L’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) La disabilità è stata descritta attraverso vari modelli: quello medico, quello caritatevole, quello sociale e quello bio-psico-sociale35. Il modello medico descrive il disabile come persona bisognosa di cure, riabilitazione ed adattamento alla società. In questo modello l’attenzione è concentrata sulle limitazioni dell’attività quotidiana come la capacità 46 di camminare, vestirsi e provvedere a se stessi, con la finalità di rendere i disabili capaci di svolgere queste funzioni utilizzando il loro massimo potenziale. Il modello caritatevole considera disabili tutte le persone che necessitano di essere accudite, e si propone di fornire loro i mezzi che non sono in grado di procurarsi da soli. Il modello sociale considera la società come responsabile dell’esclusione e dell’emarginazione dei disabili. La barriera è la società stessa che non provvede ai loro bisogni né alla loro integrazione (palazzi inaccessibili, mancanza di libri in braille, assenza di interpreti del linguaggio dei segni, ecc..). Deve essere quindi la società ad adattarsi alle persone con disabilità. Il modello bio-psico-sociale fornisce una dimensione multidimensionale del fenomeno. La disabilità è considerata come il prodotto dell’interazione tra le condizioni delle persone e le barriere fisiche, sociali e comportamentali. Secondo questo modello gli interventi medici e riabilitativi sono importanti se indirizzati agli aspetti fisici della disabilità, come per esempio le limitazioni nel compiere un’azione, mentre gli interventi sociali e ambientali sono essenziali per la partecipazione all’educazione, alle attività economiche, sociali, culturali e politiche. Questo è il modello seguito dalla OMS e quello che ha gettato le basi per la classificazione ICF. Il 21 maggio 2001, 191 Paesi partecipanti alla cinquantaquattresima Assemblea Mondiale della Sanità hanno accettato la nuova ICF come 47 ―standard di valutazione e classificazione di salute e disabilità‖35. Lo scopo generale dell’ICF è quello di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento per la descrizione delle componenti della salute e degli stati ad essa correlati35. La classificazione è il risultato di un lungo lavoro di revisione, iniziato nel 1993 dall’OMS, Menomazioni, della Disabilità e Classificazione Svantaggi Internazionale Esistenziali delle (International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps - ICIDH) del 198035. Il concetto fondamentale dell’ICIDH era basato sulla sequenza: Menomazione Disabilità Handicap. A differenza della precedente, l’ICF non è una classificazione delle "conseguenze delle malattie", ma delle "componenti della salute". Non riguarda solo le persone con disabilità, ma interessa tutti, proprio 48 perché fornisce informazioni che descrivono il funzionamento dell’essere umano e le sue restrizioni35. La disabilità viene intesa, infatti, come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, fattori personali e fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui egli vive. Ne consegue che ogni individuo può trovarsi in un ambiente con caratteristiche che possono limitare le proprie capacità funzionali e di partecipazione sociale. L’ICF, correlando la condizione di salute con l’ambiente, promuove un metodo di misurazione della salute, delle capacità e delle difficoltà nella realizzazione di attività che permette di individuare gli ostacoli da rimuovere o gli interventi da effettuare affinché l’individuo possa raggiungere il massimo della propria auto-realizzazione35. Il modello concettuale alla base della Classificazione è presentato nello schema seguente35: 49 La situazione dei bambini Ad Addis Abeba ci sono 3329 bambini disabili tra gli 0 e i 15 anni34. Come accennato precedentemente, ci sono pochissime situazioni in cui i bambini disabili sono accettati e amati dalle loro famiglie. Avere cura di un bambino disabile è molto costoso, specialmente per quelle famiglie nate e cresciute povere, che devono sostenere i costi eccessivi del trattamento medico. Gli unici strumenti forniti gratuitamente da alcuni centri riabilitativi sono apparecchi per le disabilità fisiche (Cheshire Foundation, 2004). Inoltre una volta cresciuti, questi bambini non sono comunque in grado di badare a se stessi e vengono lasciati da soli. È molto più facile quindi che un bambino disabile venga cacciato da casa rispetto agli altri, ma questo è dovuto al fatto che in condizioni di estrema povertà è necessario prendere una decisione razionale su chi continuare a far crescere e chi no. Ecco perché i bambini disabili sono sproporzionalmente rappresentati tra la popolazione più povera in tutte le parti del Paese1. Queste circostanze non solo impediscono lo sviluppo dei bambini, ma danneggiano anche la fiducia in se stessi, intensificando il loro isolamento dal mondo (UNICEF 1993). L’educazione e un’assistenza sanitaria adeguata sono fondamentali affinché un bambino cresca utilizzando al meglio le proprie capacità. Pochi bambini disabili riescono ad avere un’educazione che tenga conto dei loro specifici bisogni. Il numero di bambini etiopi che avrebbero bisogno di educazione ed assistenza specifica si aggira tra 1.7 e 3.4 milioni (10-20% del totale dei bambini in età scolare)3. Secondo una valutazione del National Special Needs Education esistono 15 scuole 50 speciali gestite da ONG e 285 classi speciali presenti all’interno di scuole statali, ma il servizio non è comunque sufficiente (Ministry of Education, 2006). Le scuole statali dovrebbero provvedere all’educazione per i bambini disabili. Le più rappresentate sono quelle per i ciechi e per i sordi. In Somali e in Afar non esistono scuole di questo tipo, in SNNPR qualche scuola insegna a bambini con diversi tipi di disabilità, mentre in Addis Abeba ce ne sono 4. L’implementazione della Special Needs Education ha come ostacolo maggiore la mancanza di preparazione da parte degli insegnati che devono lavorare con i bambini disabili51. Spesso questi bambini sono emarginati all’interno della classe. La scarsa o nulla attenzione alle persone disabili si riflette anche nel fatto che viene riportato poco o nulla di questi bambini nelle relazioni di fine anno, nei programmi e nel budget dedicati3. Subcity Addis Ketema Akaki Kaliti Arada Bole Gullele Kirkos Kolfe Keranyo Lideta Nifas Silk Lafto Yeka Difficoltà Difficoltà Disabilità visive uditive intellettuale Autismo Altro Totale 78 65 58 6 93 300 102 176 20 125 65 48 205 172 16 10 56 60 45 35 18 / 1 / 14 / 65 69 15 80 55 271 511 252 270 148 114 14 50 5 52 65 / 4 114 55 143 330 3 14 209 83 51 152 16 6 40 64 319 319 Tab 4.2.6: Bambini con Special Needs in Addis Abeba iscritti nelle scuole nel 2008 51 Dal Report on assessment of children with disabilities in Addis Ababa, sui 3329 bambini disabili registrati: - 877 non hanno accesso all’acqua potabile - 546 non sono vaccinati - 566 non si rivolgono a strutture diverse dall’ospedale quando sono malati - 158 provvedono da soli a pagarsi le cure mediche - 761 percepiscono come negativo l’atteggiamento dei genitori - 347 si sentono discriminati dalla famiglia - 1019 vedono come negativo l’atteggiamento della comunità - 1709 non hanno consapevolezza delle cause della propria disabilità Non è difficile concludere che se ai disabili fosse permesso partecipare attivamente alla vita sociale, si avrebbe sicuramente una gestione diversa della problematica, che terrebbe conto maggiormente delle categorie più vulnerabili1. I Programmi di Riabilitazione Basati sulla Comunità (CBR-P) I CBR furono istituiti dall’OMS in seguito alla Dichiarazione di Alma Ata del 1978, con l’obiettivo di favorire l’accesso ai servizi di riabilitazione per le persone disabili anche nei Paesi in Via di Sviluppo19. Dopo oltre 30 anni, grazie alla collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e le Organizzazioni Non Governative, sono diventati una strategia multisettoriale, indirizzata a migliorare la qualità di vita 52 dei disabili, facilitando l’accesso ai servizi sanitari, all’educazione e a diversi aspetti della vita sociale36. La Convenzione sui Diritti delle Persone Disabili (CRPD), redatta da OMS, ILO (International Labour Organization), UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) e IDCC (Internaional Disability and Developmen Consortium), tutela l’accesso ai servizi tra cui l’acqua potabile e i sanitari e regolamenta le attività principali dei CBR come la promozione alla salute, la prevenzione, le cure, la fornitura di presidi quali sedie a rotelle, stampelle, protesi, supporti per la vista e l’udito, sistemi multimediali di comunicazione37. Nella capitale etiope ci sono nove organizzazioni impegnate nella realizzazione di CBRP. Esse sono tutte associazioni ―attive‖ del CBR Network e di conseguenza hanno come obiettivo principale la riabilitazione su base comunitaria36. I programmi di riabilitazione basati sulla comunità (CBRP) fanno ricorso all’uso dei Field Rehabilitation Workers (FRWs) la cui mansione principale è quella di monitorare costantemente lo stato di salute della comunità, con particolare attenzione ai diversamente abili36. Il punto focale dell’approccio comunitario è coinvolgere nel programma riabilitativo tutte le persone disabili dell’area. In questo caso le Organizzazioni che svolgono CBRP non hanno una specializzazione settoriale (come nel caso di Organizzazioni per Ciechi, Sordi, etc.), ma sono organizzate secondo la suddivisione amministrativa cittadina36. 53 Ognuna delle nove organizzazioni copre con il proprio programma una porzione specifica della città, con attività sostanzialmente simili. La prevenzione delle disabilità si basa prevalentemente su attività di sensibilizzazione circa le cause evitabili e, più in generale, sull’educazione sanitaria. La componente curativa è generalmente affidata alle strutture sanitarie specializzate, sia pubbliche che private. Ruolo dei CBRP è quello di facilitare l’accesso delle persone disabili a queste strutture36. Con il concetto di riabilitazione si intende il processo di reinclusione dell’individuo nella comunità. A questo riguardo i CBRP vengono affiancati da attività parallele, sempre svolte dai FRWs, finalizzate ad aiutare bambini e adulti disabili a trovare un proprio posto nella società. In caso di adulti disabili, ruolo del FRWs è quello di capire, assieme alla persona disabile e alla sua famiglia, quale tipo di attività economica possa essere più congeniale. Al tempo stesso si devono facilitare i contatti della persona disabile con possibili datori di lavoro36. Nel caso di bambini disabili, il FRW deve facilitarne l’inserimento nella scuola pubblica. A questo proposito sono spesso necessari corsi di formazione e informazione per gli insegnanti. In alcuni casi le attività dei FRWs comprendono anche la facilitazione della formazione condivisione di di gruppi informazione, di discussione problemi e comunitaria, soluzioni per relative la alla disabilità36. 54 Poiché la riabilitazione richiede il supporto di diversi settori, molti CBRP sono all’interno di una trama di relazioni con istituzioni pubbliche e private, organizzazioni ed enti che forniscono, se le risorse lo consentono, servizi complementari a quelli propri dei programmi stessi36. Le principali organizzazioni private di Addis Abeba con cui i CBRP collaborano sono le seguenti36: Prosthetic and Orthotic Centre, che produce protesi e fornisce training riabilitativi e le informazioni necessarie per adattarsi all’uso della protesi. Orthodox Church, che fornisce trattamenti medici per persone con problemi uditivi. Support Organization for Mentaly Handicapped, che fornisce supporto per persone con problemi mentali. EECMY, Centre for Mentaly Retarded, che fornisce corsi scolastici e di formazione a persone con problemi mentali. Kokebe Tsibah Mentally Retarded School, che anche fornisce educazione scolastica a ragazzi con problemi mentali e ritardi psicofisici e dell’apprendimento Oltre a queste organizzazioni prevalentemente private, alcuni CBRP hanno un rapporto di collaborazione molto stretta con le strutture sanitarie, sia pubbliche che private. La maggior parte delle persone con disabilità ha bisogno di essere indirizzata verso centri che forniscono 55 servizi di riabilitazione specifici come i servizi prostetici, le terapie del linguaggio, la chirurgia correttiva. La collaborazione con le strutture sanitarie di base, ove esistente, si articola nei tre diversi aspetti dei progetti CBR, quello preventivo, curativo e riabilitativo. Per la prevenzione, le strutture sanitarie di base forniscono servizi per la salute della madre e il bambino, programmi nutrizionali, pianificazione familiare, vaccinazioni. Nella componente curativa, il ruolo delle strutture sanitarie è preponderante, poiché i FRWs non hanno le competenze necessarie per affrontare i problemi strettamente medici. Ruolo del personale medico dovrebbe anche essere quello di identificare precocemente le malformazioni alla nascita che potrebbero causare disabilità se trascurate o non opportunamente corrette, quello di fornire la necessaria assistenza e i dovuti trattamenti. Per la riabilitazione, il sistema sanitario può fornire soprattutto servizi di chirurgia correttiva. Nel caso della collaborazione con le strutture ospedaliere, è più difficile fornire una lista di nomi, come invece avviene nel caso delle organizzazioni private, poiché ogni organizzazione CBR fa prevalentemente riferimento al centro sanitario di base della propria area o distretto36. Unici ospedali riconosciuti per la loro specializzazione settoriale sono: il Black Lion Hospital il Minilik II Hospital il Melbare Senay Higher Clinic St. Paul Hospital 56 Tutti e quattro questi centri offrono, a pagamento, servizi di chirurgia correttiva e riabilitativi67. Sul territorio etiope sono inoltre presenti vari enti che si occupano di disabilità3: 1. Organizzazioni governative - Ministry of Labour and Social Affair (MOLSA) - The Addis Abeba Bureau for Labour and Social Affairs (BOLSA) - Ministry of Health - Bureau of Health - Ministry of Education - Bureau of Education 2. Organizzazioni di persone con disabilità (DPOs): sono interamente composte da persone con disabilità per promuovere il loro status e migliorare le proprie vite. Alcune di queste DPOs esistono da anni mentre altre sono più recenti. I gruppi target di queste associazioni sono: ciechi, sordi, persone con disabilità fisiche, intellettive, lebbra e disabilità multiple. Partecipano alla formulazione di strategie e di differenti programmi, concorrono attivamente alla Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità e ad altri eventi, offrono maggiore accessibilità ai servizi di supporto. Sono: - Ethiopian National Association for the Blind (ENAB) 57 - Ethiopian National Association of the Deaf (ENAD) - Fedaration of Ethipian National Association of persons with disadility (FENAPD) - Ethiopian National Association for Physically Handicapped ( ENAPH) - Ethiopian Women with Disability National Association (EWDNA) - Ethiopian National Association on Intellectual Disability ( ENAID) - Ethiopian National Association of Persons Affected by Leprosy (ENAPAL) - Ethiopian National Association for the Deaf-Blind (ENADB) - AAU Physically Impaired Students Association - AAU Visually Impaired Students Association 3. Organizzazioni non governative che lavorano solo sulla disabilità: basano il loro operato su CBR, centri riabilitativi, corsi di formazione, educazione per bambini diversamente abili, inserimento nel mondo del lavoro,fornitura di ausili come le protesi, fornitura di computer con programmi utilizzabili da persone con disabilità, sport e tempo libero, potenziamento (corsi di computer, linguaggio dei segni, acquisizione di abilità per le attività quotidiane). 4. Organizzazioni per lo sviluppo che lavorano sulla disabilità 5. Agenzie internazionali come L’OMS, L’UNICEF, l’ILO e l’UNESCO. In particolare l’OMS si tenta di ridurre le cause evitabili di sordità 58 attraverso misure quali: - sviluppo di un database globale per dimostrare le dimensioni e i costi del problema - formazione degli operatori sanitari - sviluppo e diffusione di linee guida contro le principali cause prevenibili di danni all’udito - creazione di collaborazioni al fine di fornire apparecchi acustici a costi accessibili - incoraggiamento ai Paesi affinché elaborino programmi nazionali di prevenzione Il Comitato di Collaborazione Medica (CCM) Tra le ONG che lavorano sulla disabilità, l’organizzazione torinese CCM supporta un network di organizzazioni operanti nel settore: il CBR network36. L’obiettivo generale del progetto seguito dal CCM è di migliorare la qualità di vita delle persone disabili e permettere la loro piena partecipazione alla vita sociale, economica e politica nelle proprie comunità. L’obiettivo specifico è di incrementare la copertura e migliorare la qualità dei servizi forniti dai CBRP presenti nell’area di intervento. La strategia e la metodologia di intervento prevedono la creazione di un quadro conoscitivo della disabilità, il miglioramento 59 delle competenze tecniche e gestionali degli operatori delle organizzazioni CBR, l’incremento della conoscenza e della sensibilità a livello nazionale e locale sulle persone con disabilità e il potenziamento della struttura di coordinamento di queste organizzazioni CBR36. Le attività principali dell’organizzazione consistono nel fornire servizi di medicina preventiva e curativa. Sono centrali il coinvolgimento delle comunità e la formazione del personale locale. Il CCM svolge attività di carattere prevalentemente sanitario, ma considera importante il sinergismo apportato da interventi in altri settori quali l’istruzione, l’approvvigionamento di acqua salubre, la sicurezza alimentare, l’igiene ambientale36. In Etiopia il CCM ha realizzato i seguenti progetti: Sostegno all’Ufficio Sanitario Regionale nella fornitura dei servizi sanitari nella Zona di Gode, Regione Somala, Etiopia (Ottobre 2002 Settembre 2005, esteso sino a Maggio 2006) Il progetto è stato nuovamente finanziato dalla Cooperazione Austriaca per un periodo di 3 anni a partire dal Giugno 2006. Progetto di sostegno al sistema sanitario nelle Woredas di Filtu e Dollo, Regione Somala, Etiopia (giugno 2005 – giugno 2008)- continuazione di un progetto analogo iniziato nell’Aprile 2003 Progetto di emergenza di aiuto alimentare tramite promozione di azione di riabilitazione e miglioramento delle infrastrutture nelle woredas di Kelafo e Mustahil, Zona di Gode, Regione Somala dell’Etiopia.(Gennaio 2007-Ottobre 2007) Messa in funzione di Servizi Ostetrici Essenziali nella Zona del Bale, 60 Regione Oromia, Etiopia (Gennaio 2005- Gennaio 2008) Potenziamento dei Programmi di Riabilitazione Comunitaria in Addis Ababa, Etiopia. 61 4.2 La sordità congenita La sordità perlinguale grave o gravissima è una condizione di perdita bilaterale dell’udito con una soglia audiometrica superiore a 65 dB, nelle frequenze 500-2000 Hz, presente alla nascita o acquisita prima dei 18 mesi di vita38. Questo porta come conseguenza un mancato sviluppo del linguaggio, limitando così le capacità comunicative del bambino affetto. Il linguaggio è infatti una funzione adattativa specifica dell’essere umano, il cui sviluppo dipende dalla maturazione di strutture neuronali e cognitive e non può essere scisso dall’esposizione del bambino a un ambiente sociale e linguistico38. Sebbene l’incidenza generale del fenomeno sia bassa (2/1.000 con le dovute variabili a seconda delle epoche e dei luoghi) è importante considerare che questa disabilità coinvolge sanità, mondo della scuola e del lavoro. L’udito e il linguaggio sono i mezzi di comunicazione più importanti per l’uomo39 ed è quindi fondamentale una diagnosi precoce, seguita da un trattamento tempestivo38. Anche così, tuttavia, bisogna considerare che: - Nessuna protesi o impianto è in grado di sostituire in tutto e per tutto un orecchio normale - Riguardando soggetti molto piccoli, incide drasticamente sullo sviluppo dell’individuo - Richiede una complessa gestione da parte di famiglia, sanità e società - Richiede elevati costi umani e finanziari, operatori specializzati e strutture adeguate 62 L’udito è la senso percezione che permette di estrarre dall’ambiente circostante informazioni di elevata complessità39. Lo stimolo adeguato è il suono. Poiché l’apparato uditivo trasduce vibrazioni meccaniche trasfomandole in sensazioni sonore, l’orecchio è costituito da un apparato di trasmissione, che raccoglie gli stimoli dal mondo esterno, e da un apparato di trasduzione che li trasforma in codice neurale40. Il meccanismo anatomico dell’udito è molto complesso, è diviso in una parte periferica e una centrale. La parte periferica si divide in: orecchio esterno, orecchio medio e orecchio interno41. Orecchio esterno: include il padiglione auricolare e il condotto uditivo esterno. Raccoglie l’energia sonora e la convoglia sul timpano Orecchio medio: ha la funzione di adattare la minor impedenza dell’aria, attraverso cui si propagano i suoni, a quella maggiore 63 dell’ambiente liquido dell’orecchio interno. È costituito dalle seguenti strutture: cavo del timpano, membrana timpanica, catena degli ossicini che collegano il timpano alla finestra ovale (incudine, martello e staffa), apparato mastoideo e tuba uditiva (di Eustachio)42 Orecchio interno: è composto dal labirinto osseo e dal labirinto membranoso, separati dallo spazio perilinfatico (così chiamato perché contiene la perilinfa). Il labirinto osseo è formato da una parte posteriore o vestibolare, composta da vestibolo, canali semicircolari ossei e acquedotto del vestibolo. Il labirinto anteriore è costituito invece dalla coclea (o chiocciola) e dall’acquedotto della chiocciola42. Quest’ultima trasforma in impulsi nervosi l’energia delle onde di pressione generate dai suoni e analizza le frequenze, scomponendo le forme d’onda acustiche complesse in parti più semplici. Se la coclea venisse despiralizzata sarebbe un canale di 35 mm circa di lunghezza, alle cui estremità si trovano la finestra ovale e la finestra rotonda, e diviso a metà da una struttura flessibile che sostiene la membrana basilare e quella tettoria. Su ciascuno dei due lati sono presenti due spazi ripieni di liquido: la scala vestibolare e la scala timpanica; all’interno della partizione cocleare decorre invece la scala media. All’estremità apicale della coclea è presente un’apertura circolare, detta elicotrema, che collega la scala vestibolare a quella timpanica. Il movimento verso l’interno della finestra ovale sposta il fluido ed estroflette la finestra rotonda, deformando la membrana basale. I movimenti della membrana basilare creano una forza di scivolamento che fa piegare le stereociglia delle cellule ciliate. Ogni fascio di ciglia è composto da centinaia di 64 stereociglia e da un chino ciglio più lungo. Le punte delle stereociglia sono collegate tra loro e, quando questi filamenti di collegamento sono sottoposti a tensione, determinano l’apertura di canali ionici deputati alla trasduzione del segnale. Quando il fascio di ciglia si sposta in direzione dello stereociglio più alto, nella cellula entra lo ione potassio (K+), causando depolarizzazione, apertura dei canali del Calcio (Ca2+) voltaggio-dipendenti, con rilascio di questo neurotrasmettitore nelle terminazioni del nervo acustico41. Le cellule ciliate della coclea vengono distinte in cellule ciliate interne, che sono veri e propri recettori sensoriali, e cellule ciliate esterne le cui terminazioni derivano quasi tutte dagli assoni efferenti che originano da cellule dell’encefalo41. 65 66 Le fibre del nervo acustico innervano le cellule ciliate interne con un rapporto 1:1. Il percorso del suono dalla coclea alla corteccia uditiva primaria prevede diverse tappe che costituiscono la via uditiva (parte centrale del sistema uditivo), rappresentata nella figura sottostante41: Gli assono uditivi a partenza dai nuclei cocleari, salgono nel tronco encefalico formando il lemnisco laterale. Raggiungono il talamo ed arrivano infine alla corteccia uditiva primaria e alle aree secondarie e di ordine superiore che elaborano progressivamente aspetti del suono sempre più complessi, tra cui quelli linguistici43. 67 Le alterazioni della percezione uditiva vanno sotto il nome di disturbi uditivi, ipo/anacusia e sordità. Il grado di perdita uditiva si misura in decibel (dB)44,45,46: 21-40 dB: lieve perdita dell’udito. 41-55 dB: moderata perdita del’udito 56-70 dB: moderatamente grave perdita dell’udito 71- 90 dB: sordità grave > 91 dB: sordità gravissima 68 Curve audiometriche: normale (in rosso, a sinistra), sordità profonda (in blu, a destra) In base all’epoca di insorgenza la sordità può essere divisa in47: Prenatale (90-95%) causata da tutti i fattori eziologici che possono danneggiare l’embrione: fattori genetici, infezioni materne e utilizzo durante la gravidanza di farmaci ototossici (streptomicina, kanamicina, gentamicina, neomicina). Perinatale causata da fattori che si realizzano al momento del parto: parto prematuro, trauma da parto, anossia e ipossia, ittero neonatale da incompatibilità Rh materno-fetale Postnatale patologie acquisite dopo la nascita: morbillo, meningite, parotite, ecc.. 69 Grafico 4.2.1: Periodo si insorgenza della sordità congenita 100% 80% 60% 90% 40% 20% 8% 0% Pre-natale Peri-natale 4% Post-natale Grafico 4.2.2: Cause di sordità congenita 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Poiché, come precedentemente accennato, la sordità congenita compromette lo sviluppo del linguaggio, può essere divisa anche in47: Prelinguale entro i 18 mesi di vita, linguaggio fortemente compromesso Perilinguale tra i 18 e i 36 mesi, linguaggio compromesso se non trattata 70 Postlinguale dopo i 36 mesi, senza compromissione del linguaggio Le noxae patogene alterano lo sviluppo o determinano la distruzione delle strutture neurosensoriali dell’organo uditivo (cellule ciliate dell’organo del Corti)47. 1) Cause ereditarie: la perdita uditiva genetica può essere ereditata in modo: Autosomico dominante 22% Autosomico recessivo 76% Recessivo legato all’X 1% Difetti mitocondriali 1% 71 Grafico 4.2.3: Cause di perdita uditiva genetica 11 22 Autosomico recessivo Autosomico dominante Recessivo legato all'X Difetti mitocondriali 76 La sordità congenita, inoltre, è per il 30% sindromica e per il 70% non sindromica47. Sindromiche Ci sono oltre 400 sindromi genetiche, tra cui alcuni esempi sono: Quelle associate ad alterazioni cranio-facciali dell’orecchio esterno e medio Treacher-Collins, e anomalie Goldenhar, Crouzon, Apert Quelle associate a disturbi visivi Usher, Alstrom, Cockayne, Refsum Quelle associate a gozzo non endemico per difetto enzimatico nella sintesi della tiroxina Pendred Quelle associate a malattie della conduzione cardiaca con allungamento del QT e sincopi Jervell e Lange-Nielsen 72 Non sindromiche si ritiene che più di un centinaio di geni possono essere coinvolti, molti di essi non sono stati ancora identificati. Le forme più diffuse di sordità ereditaria (circa l’80%) hanno una modalità di trasmissione autosomica recessiva e sono in gran parte dovute a mutazioni dei geni (GJB2, GJB6 e GJB3) che codificano per varie esponenti della famiglia delle connessine, rispettivamente connessina 26 (cx26), connessina 30 (cx30) e connessina 31 (cx31), proteine tutte presenti nell’organo di Corti48. Le connessine sono proteine che costituiscono le sub-unità del connessone delle gap junction, ovvero di quel canale transmembrana che permette il passaggio di elettroliti, metaboliti e secondi messaggeri 73 dal citoplasma di una cellula a quello di un’altra adiacente, consentendo quindi l’accoppiamento cellulare sia dal punto di vista energetico che da quello metabolico49. La mutazione più comune nella connessina 26 descritta in letteratura è la 35delG50, responsabile di un prematuro blocco della sintesi della connessina. Si è visto che in molti casi in cui viene identificata una mutazione nel gene GJB2 su un solo allele, si riscontra anche un’implicazione del gene GJB651. Clinicamente l’ipoacusia associata alla mutazione 35delG è ad insorgenza preverbale, è neurosensoriale e non è progressiva. La sordità non sindromica autosomica recessiva coinvolge più di 30 diversi loci, ma l’unico vero responsabile è il DFNB1. Mutazioni nella cx26 possono anche essere, in rari casi, cause di sordità autosomiche dominanti 74 (DFNB3). Sono state individuate nove mutazioni responsabili di sordità dominanti tra cui: M34T52, W44C53, W44S, R75W, M34T e D66H54. Sono stati tuttavia ritrovati casi in cui, o non erano presenti affatto mutazioni della cx26, oppure si presentava una condizione di eterozigosi. Studi su questi casi hanno suggerito la presenza di altri geni coinvolti nella genesi della sordità e collocati ancora una volta sul cromosoma 16. Questa ipotesi è stata poi confermata dal ritrovamento di due delezioni che interessano il gene GJB6 che codifica per la connessina 30. La prima (del GJB6-D13S1830), è molto frequente in Spagna, Francia, Inghilterra, Israele e Brasile, mentre è meno frequente negli USA, Belgio e Australia. La seconda, di più recente identificazione, è curiosamente stata riscontrata solo nell’Italia Settentrionale55. Anche altre mutazioni nei geni che codificano per le restanti connessine presenti in percentuali minori nell’orecchio interno possono essere coinvolte nei disturbi uditivi. I geni interessati sono: GJB1 che codifica per la connessina 32, una mutazione in questo gene può causare la forma X-linked Charcot Marie-Thoot di tipo 156; GJB3 che codifica per la connessina 31, una mutazione in questo gene può portare sia sordità sia disturbi cutanei, a seconda di dove è collocata la mutazione. GJA1 che codifica per la connessina 43 e solo recentemente è stato dimostrato che una mutazione in questo gene può causare sordità recessive. 75 2) Cause ambientali esogene47: infezioni contratte dalla madre in gravidanza (toxoplasmosi, rosolia57,58,59, CMV, herpes, alcuni virus influenzali). Il periodo più critico è il la fine del III trimestre, lasso di tempo durante il quale si sviluppa l’orecchio interno. Forme prenatali su base tossica come ad esempio l’assunzione di sostanze tossiche da parte della madre o patologie materne che determinano una tossicosi endogena (diabete, insufficienza renale ed epatica) Forme perinatali su base ipossica (parto distocico, prematurità, basso peso alla nascita). Rappresentano l’11% delle ipoacusie Forme perinatali da ittero nucleare (bilirubinemia >300 mg/100 ml) soprattutto dovuto ad eritroblastosi fetale. Sono il 4% delle ipoacusie. Alcune infezioni postnatali (meningiti batteriche da Neisseria Meningitidis, Haemofilus Influenzae, morbillo, parotite, CMV), farmaci 76 ototossici come alcuni antitumorali e gli aminoglicosidi, traumi cranici con frattura bilaterale della rocca petrosa. Epidemiologia: la sordità non sindromica perlinguale rappresenta il difetto sensitivo ereditario più frequente nei neonati con un’incidenza intorno a 200/100.000. I dati riguardanti la prevalenza in molti Paesi non sono disponibili. L’OMS fornisce una stima presunta nella popolazione tra 1 e 4 casi su 1000 abitanti (0,4-1,1/1.000 nuovi nati in Italia), con un aumento sensibile nei Paesi in Via di Sviluppo. La maggior parte delle indagini epidemiologiche sulla sordità infantile riguardano perlopiù campioni di popolazione ristretti e disomogenei, differenti sono le metodiche di selezione utilizzate ed eterogeneo è lo screening territoriale47. STRATEGIE PREVENTIVE Prevenzione primaria Misure volte a prevenire lo sviluppo del danno47: Diagnosi prenatale mediante analisi del DNA fetale ottenuto dall’amniocentesi Consulenza genetica prima del concepimento Informazione sui rischi della consanguineità Vaccini (in particolare la vaccinazione anti-rubeolica) Corretta assunzione di farmaci ad esclusione di quelli ototossici Trattamento dell’ittero neonatale 77 Prevenzione secondaria: diagnosi precoce Diversi studi hanno dimostrato come la precocità della diagnosi e dell’intervento terapeutico-riabilitativo contribuisca ad ottenere risultati migliori nello sviluppo linguistico, infatti i bambini diagnosticati prima dei 13 mesi presentano performance linguistiche migliori dei bambini diagnosticati dopo tale età. STRATEGIE DIAGNOSTICHE38 Un’ipoacusia congenita non sempre è diagnosticata alla nascita. Spesso sono i genitori che sollecitano un esame perché trovano il bambino troppo calmo, privo di interesse per i giochi che fanno rumore, oppure notano un ritardo nell’apprendimento del linguaggio. Presento di seguito le tappe di acquisizione fonemica nel bambino normo-udente38: 12 mesi qualche vocale 18 mesi qualche occlusiva (p, b, m, t, d, n, k, gh, gn) 24 mesi qualche costrittiva (f, v, s, sc, z, l, r, gl) 36 mesi qualche semicostrittiva (c, g, ts, dz) 48 mesi qualche gruppo consonantico (str, spr) Ecco invece uno schema dell’accrescimento progressivo del patrimonio verbale38: 12 mesi 1-10 parole 78 18 mesi 10-20 parole 24 mesi 20-50 parole 27 mesi 50-400 parole 36 mesi 400-1.000 parole Fino a 72 mesi 1.000-4.000 parole Un neonato normoudente inizia a balbettare verso i 2-3 mesi. Le emissioni vocali sono molto ricche, a differenza di quelle del neonato sordo che sono rare e povere di contenuti38. Sono neonati a rischio audiologico quelli che hanno38: Peso alla nascita < 1.500 g Periodo di gestazione < 30 settimane Anomalie cranio-facciali Anomalie cromosomiche Storia familiare di sordità Ventilazione meccanica per più di 7 gg APGAR <4 al primo giorno e <7 al quinto Meningiti batteriche Infezioni congenite Disordini metabolici Iperbilirubinemia (> 20 mg/dl) Farmaci ototossici 79 Metodi di individuazione della problematica: una volta veniva effettuato un test di stimolazione (audiometria comportamentale) basato sull’osservazione delle reazioni provocate da una stimolazione sonora. Tuttavia questo tipo di selezione si è dimostrato poco sensibile e poco specifico. Fu grazie a Golden nel 1948 che si intuì la presenza nella coclea di cellule uditive. Il successivo progresso della fisiologia uditiva degli anni ’80 ha dimostrato che le cellule ciliate esterne possiedono attività meccanica. Questa scoperta è stata sfruttata per la costruzione di apparecchiature di rilevazione degli echi cocleari spontanee e dopo stimolazione. Per lo screening vengono rilevate in seconda giornata, durante il sonno spontaneo del neonato. Se le emissioni otoacustiche sono presenti la coclea è normale, mentre se sono assenti sono necessarie altre indagini audiologiche per la diagnosi definitiva, come ad esempio lo studio dei potenziali evocati uditivi60. TERAPIA Dalla fine degli anni ’50 sono a disposizione apparecchi acustici (protesi) sempre più tecnologici che hanno rivoluzionato la riabilitazione ortofonica. Verso la fine del XX secolo sono poi state messe a punto nuove possibilità di recupero che ricorrono a tecniche di microchirurgia, e da poco più di un decennio esiste la possibilità di impianti a livello cocleare che permettono il recupero di quelle sordità profonde nelle quali i vari apparecchi audio-foniatrici non danno benefici. Infine nel 2000 il Professor V. Colletti, Direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica 80 di Verona, ha impiantato in un bambino sordo per assenza congenita del nervo acustico, un ―orecchio bionico‖ che ha consentito il recupero dell’udito61. Resta comunque fondamentale nella gestione di questa disabilità, inserire il bambino nella comunità, attraverso l’insegnamento di altri metodi di comunicazione e garantire una normale istruzione ed un altrettanto paritario ingresso nel mondo del lavoro. Le tappe principali del processo educativo sono38: La protesizzazione acustica a partire dai 18 mesi Counselling ed assistenza alle famiglie e alle istituzioni educative e sociale Educazione alla comunicazione tra i 6 e i 36 mesi Educazione al linguaggio a partire dai 12 mesi Educazione all’utillizzo di ausili tecnologici Inserimento scolastico e successivamente lavorativo, con l’affiancamento di personale specializzato 81 IL SORDOMUTISMO NELLA STORIA61 Il sordomutismo è noto fin dall’antichità e viene addirittura citato nei Testi Sacri del Cristianesimo e dell’Ebraismo62. Famosi studiosi e scienziati greci, tra cui Ippocrate, Platone e Aristotele si interessarono al sordomutismo, senza mai tuttavia capire il nesso tra la sordità e l’assenza di parola. Sia in epoca greca che in età romana, i disabili venivano uccisi fino all’età di tre anni, mentre i sordomuti –grazie ad una più tardiva evidenza di patologia- riuscivano a salvarsi da questa triste sorte63. In età cristiana, la convinzione che lo sviluppo mentale potesse avvenire solo attraverso il linguaggio verbale, fece sì che i sordomuti venissero etichettati come ―ineducabili‖64. La situazione precipitò durante il Medioevo, periodo storico durante il quale i loro diritti civili e religiosi vennero totalmente repressi. Rimaneva salda la convinzione, forse tramandata da Plinio il Vecchio, che la causa del mutismo fosse un difetto del frenulo linguale. Fu con l’avvento dell’Umanesimo che si prese in considerazione che la sordità congenita fosse causa della mancata acquisizione del linguaggio e questa nuova teoria fece affacciare la possibilità di educare i sordomuti, insegnando loro un linguaggio ―alternativo‖. Pare che l’origine degli alfabeti manuali si perda nella notte dei tempi. Il primo medico ad occuparsi del nesso sordità-mutismo fu Fabrizio di Acquapendente, il quale dichiarò che i soggetti affetti potessero e dovessero essere istruiti. E proprio per quanto riguarda l’educazione dei sordomuti, in Europa -in particolare in Spagna, Francia, Germania e Italia- si contrapposero due correnti di pensiero: il metodo orale e il metodo mimico, vennero aperti istituti 82 scolastici per sordomuti e la loro educazione venne universalmente accettata. Nuovi problemi nacquero nel 1880 quando, durante il Congresso di Milano, gli insegnanti sordi furono esclusi dal voto e venne sancito il metodo orale puro come unico modello di insegnamento da utilizzare nelle istituzioni educative per sordi, bandendo quindi quello gestuale. Dopo il Congresso di Milano ne seguirono altri e le strutture di sostegno aumentarono e vennero potenziate. Dopo la Seconda Guerra Mondiale vennero messi a punto i primi audiometri che permisero una diagnosi sempre più precoce. Nel 1951 si tenne a Roma il primo Congresso Mondiale dei Sordomuti. 83 4.3 La gestione della sordità congenita in Etiopia Nel 2005 l’Oms stimava che 278 milioni di persone fossero affette da deficit uditivi. Di queste i due terzi vivono nei Paesi in Via di Sviluppo65. La sordità più è grave più incide negativamente sulla qualità di vita, rendendo difficili le relazioni sociali, l’accettazione da parte dei coetanei, l’inserimento scolastico e lavorativo. I bambini sordi si ritrovano isolati, emarginati dalle stesse famiglie che spesso non hanno i mezzi e le conoscenze per imparare a relazionarsi con loro38. L’Etiopia e gli altri PVS non hanno a disposizione le conoscenze scientifico-tecnologiche né le disponibilità economiche necessarie agli interventi di protesizzazione e microchirurgia adottati dai Paesi industrializzati e citati nel paragrafo precedente. Così come avviene per il resto delle disabilità, anche la gestione del sordomutismo rientra nella Primary Health Care, anche se gli operatori formati sono pochi, così come ancora scarsi sono i Programmi di Riabilitazione Basati sulla Comunità65. Nel 2006 la stessa OMS pubblica il “Primary Ear and Hearing Care Training Resource – Advance level” con l’obiettivo di informare su cause, prevenzione, diagnosi, trattamento e gestione delle difficoltà uditive. Spiega inoltre come provvedere alla riabilitazione e all’educazione delle persone sorde per aiutare genitori, insegnanti e operatori PHC a gestire al meglio questa disabilità65. 84 Dalla ricerca effettuata ad Addis Abeba ho ricavato i seguenti dati: TYPE OF SUBCITY DISABILITY Arada Hearing impairment Speech impairment Addis Ketema Hearing impairment Speech impairment Gulele Hearing impairment Speech impairment Yeka Hearing impairment Speech impairment Bole Hearing impairment Speech impairment Nifas Silk Hearing impairment Speech impairment Akaki Kaliti Hearing impairment Speech impairment Kolfe Karanyo Hearing impairment Speech impairment Lideta Hearing impairment Speech impairment Kirkos Hearing impairment Speech impairment Institutions Hearing impairment Speech impairment AGE 0-15 48 9 27 14 53 13 52 26 55 13 16 11 38 6 52 15 33 13 27 9 8 0 Tabella 4.3.1: N° bambini tra 0 e 15 anni affetti da sordità e difficoltà di linguaggio, in Addis Abeba A causa della carenza di dati esistenti, non mi è stato possibile ricavarne una suddivisione basata sulle cause. La principale Organizzazione etiope impegnata nella gestione del sordomutismo è l’Ethiopian National Association of the Deaf (ENAD), che lavora sul territorio da quarant’anni. Il suo obiettivo è innanzitutto 85 eradicare la stigmatizzazione e permettere alle persone sordomute di diventare autonome nel mondo del lavoro, nella gestione della propria salute e della propria educazione. Il principale strumento a disposizione è l’insegnamento del linguaggio dei segni. Inoltre questa organizzazione locale provvede ad insegnare un lavoro alle donne sorde, informare i sordomuti circa i loro diritti e doveri, tenere corsi di prevenzione di HIV/AIDS e offrire un servizio di pre-scuola ai bambini che dovranno essere avviati alle scuole elementari. Durante il mio soggiorno in Etiopia ho avuto la possibilità di fare visita a questi bambini e di vedere con quanto entusiasmo si avvicinino all’apprendimento e con quanto orgoglio mostrino i risultati raggiunti. Grazie al questionario che ho prodotto e somministrato al vicepresidente, ho anche appreso che quando un genitore sospetta un 86 problema di udito del proprio bambino, ha come centro di riferimento l’ospedale Yekatit 12, in Addis Abeba. In esso viene fatta la diagnosi. Non essendoci però terapie risolutive, il passo successivo è quello riabilitativo, nel quale l’ENAD prende in carico i bambini, introducendoli al meglio al mondo scolastico e successivamente lavorativo. 87 5. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Alla luce del lavoro di ricerca svolto ad Addis Abeba e della rielaborazione dei dati raccolti, mi è possibile concludere che il legame tra povertà e disabilità non solo esiste, ma è molto forte ed è reciproco. Se è vero infatti che la povertà e le sue conseguenze minore accesso all’istruzione, minore conoscenza della problematica, della sua gestione e soprattutto della sua prevenzione- sono fattori di rischio per la disabilità, è altrettanto vero che quest’ultima porta a sua volta a condizioni di vita disagiata e conduce il disabile ai margini della società, sia per la ridotta capacità produttiva del soggetto con handicap, che per motivo di stigmatizzazione e vergogna. A questo si aggiunge il fatto che la disabilità non sia stata e non sia tuttora una priorità per il Governo Etiope, anche se negli ultimi anni 88 è aumentata l’attenzione ad essa dedicata. Le Organizzazioni e gli Enti statali impegnati nella ricerca di dati hanno dovuto scontrarsi con l’arretratezza culturale del Paese a questo proposito: il bambino disabile viene nascosto dalle stesse famiglie, non registrato all’anagrafe e spesso non iscritto a scuola e, anche qualora questo non si verificasse, la sua gestione richiede delle competenze specifiche che genitori ed insegnanti non hanno, se non adeguatamente formati a riguardo. La sordità congenita in particolare, è una di quelle disabilità non immediatamente identificabili alla nascita. Il genitore si accorge che il proprio bambino non sente osservando nel tempo le mancate reazioni agli stimoli acustici dell’ambiente e non è sempre detto che si rivolga subito a qualcuno, né che sappia a chi sottoporre il problema. Il mutismo è poi evidenziabile ancora più tardivamente, quando il bambino dovrebbe iniziare a parlare e invece non lo fa. Noi sappiamo che le due problematiche sono una (il mutismo) conseguenza dell’altra (la sordità congenita), ma non va dato per scontato che questa informazione sia di dominio di tutti. La difficoltà di interazione e di comunicazione, se non affrontata tempestivamente, pone tra il bambino e il resto del mondo enormi barriere, che danno inizio ad un isolamento destinato a perpetuarsi nel tempo. Anche una volta diagnosticato il problema, non è semplice gestirlo. Manca totalmente la percezione della causa e quindi è praticamente impossibile puntare sulla prevenzione. Si può immaginare che la vita in zone rurali e quindi più povere, favorisca i matrimoni tra 89 consanguinei e che, essendo l’accesso ai servizi sanitari più difficile, anche la copertura vaccinale sia più limitata (questo può avere importanza nelle forme di sordità congenita legata alle malattie infettive). Tuttavia non ci sono dati a sostegno di queste teorie. La mancanza di ricerche già effettuate in questo senso è stata una grossa limitazione per la mia raccolta dati. Inoltre, i questionari che ho sottoposto alle Organizzazioni Locali e Internazionali che si occupano di sordomutismo, mi sono stati restituiti compilati in solo due casi, tra cui fortunatamente quello somministrato all’ENAD. Questo mi ha portata a concludere che sarebbe stato meglio fare delle interviste dirette con i vari rappresentanti di altre organizzazioni di sordomuti, piuttosto che consegnare questionari che, perché impersonali e per mancanza di tempo o di interesse, possono essere accantonati e dimenticati. Le problematiche messe in luce dalle risposte ricevute sono comunque risultate comuni e possono essere così riassunte: Mancanza di informazione Limitate risorse finanziarie Mancanza di figure professionali, soprattutto sanitarie, all’interno delle Organizzazioni Cattivo stato dei mezzi di trasporto e mancanza di programmi alternativi (trattamenti a domicilio, cliniche mobili) per coloro che non possono raggiungere la città o il centro sanitario L’obiettivo principale delle Organizzazioni che si occupano di disabilità, e quindi anche di sordomutismo, è quello di tutelare i 90 diritti di queste persone, di facilitare l’ingresso alle scuole e successivamente al mondo del lavoro, per fare in modo di renderli parte integrante e produttiva della società. Quello che ancora manca è la conoscenza diffusa tra la popolazione di ciò che causa la sordità e sul quale si dovrebbe lavorare per ridurre l’incidenza di quella parte di disabilità ―prevenibile‖. Sarebbe utile, a mio avviso, fornire alla popolazione un’informazione più completa, che spieghi la relazione tra causa ed effetto e che indirizzi maggiormente gli interventi preventivi. Il presupposto che la povertà sia concausa nell’incidenza di disabilità, è stato confermato dai dati internazionali e non tanto da quanto sono riuscita a ricavare da dati etiopi. Nei Paesi a basso reddito, le disuguaglianze della salute sono ancora più evidenti se si confrontano i dati epidemiologici di zone urbane e rurali e questo dato, che non sono riuscita a dimostrare con i dati raccolti in Etiopia, è verosimilmente valido anche per ciò che riguarda le disabilità ed in particolare la disabilità uditiva. Per ridurre queste disuguaglianze, oltre che ad adottare politiche nazionali e internazionali che promuovano l’accesso al SSN da parte di tutti (principio sancito ad Alma Ata e confermato dall’OMS nel 2008), è importante diffondere all’interno della popolazione la conoscenza delle diverse disabilità, la possibilità di prevenirle e porre rimedio ai limiti che ne derivano. In questo senso il metodo CBR è di 91 fondamentale importanza, così come importantissime sono le associazioni locali che rivendicano i diritti dei disabili a tutti i livelli. 92 6. Bibliografia CARDOS, ―Report on Assessment on Children with Disabilities in Addis Ababa‖, Agosto 2007 1 Empowerment of Community Rehabilitation Programs in Addis Abeba, Ethiopia, May 2010 2 ENDAN/CCM ―A study on opportunity and services for persons with disability in Addis Ababa‖, November 2010 3 Ministry of Finance and Economic Development, A Plan for Accelerated and Sustained Development to End Poverty (PASDEP) (2005/062009/10) 4 World Program of Action concerning Disabled Persons, adopted by the General Assembly in December 1982 5 6 UNDP Report 2005 2008 World Development Indicators, Poverty Data-A supplement to World Development Indicators, World Bank 2008 7 8 Dichiarazione del Millennio, Nazioni Unite 9 The Millennium Development Goals Report 2011, Nazioni Unite 10 UNICEF, The Progress of Nations 2000 Ministero degli Affari Esteri, Rapporto congiunto Ambasciata/ Consolato/Agenzia Nazionale del Turismo 11 12 Sito internet della Banca Mondiale www.worldbank.org Loewenberg S. (2010). Ethiopia struggles to make its voice heard. Lancet 376 (9744) 13 Kitaw Y. e Hailemariam D. (2009). Measuring health workforce inequalities in the Ethiopian context: methods and applications. HRH Inequalities. Durban, Agosto 2009 14 Loewenberg S. (2010). Ethiopia struggles to make its voice heard. Lancet 376 (9744) 15 Chaya N. (2007). Poor access to health service: ways Ethiopia is overcoming it. Population Action International 2 (2) 16 93 Health Sector Development Program IV 2010/2011-2014/2015, October 2010 17 United Nations, WHO ―Human Rights, Health and Poverty Reduction Strategies‖, 2008 18 19 Conferenza di Alma Ata, 1978 20 Enrico Tagliaferri, ―La Primary Health Care funziona‖, Agosto 2009 Lehmann U, Sanders D. Community health workers: what do we know about them? The state of the evidence on programmes, activities, costs and impact on health outcomes of using community health workers. Geneva, World Health Organization, Department of Human Resources for Health, Evidence and Information for Policy, 2007. 21 22 WHO World Report 2008, ―Primary Health Care-Now more than ever‖ 23 Chan M. Return to Alma-Ata. Lancet 2008; 372: 865-6 WHO, UNESCO, ILO IDDC, ―Community-Based Rehabilitation Guidelines‖, 2010 24 The World Health Report 2008: Primary Health Care, Now More Than Ever. Geneva: WHO, 2008 [PDF: 7.28] 25 Primary Health Care: Report of the International Conference on Primary Health Care. Alma-Ata, URSS, 6-12 settembre 1978. Geneva: World Health Organization, 1978 (Health for All Series N° 1) 26 Marmot M. Achieving health equity: from root causes to fair outcomes. Lancet 2007; 370: 1153-63 27 Fries JF et al. Reducing health care costs by reducing the need and demand for medical services. New Engl J Med 1993; 329: 321-5 28 The World Health Report 2002, ―Reducing risks, promoting healthy life‖. Geneva: World Health Organization, 2002 29 CSDH (2008). Closing the gap in a generation: health equity through action on the social determinants of health. Final Report of the Commission on Social Determinants of Health. Geneva: World Health Organization, 2008 30 Everybody’s business – strengthening health systems to improve health outcomes. Geneva: World Health Organization, 2007 31 A world enabled & UNICEF, ―It’s about ability, an explanation on the Convention on the Rights of Persons with Disabilities‖, 2008 32 33 WHO, World Bank ―Report on Disability 2011‖ 34 Central Statistic Agency, Census 2007 94 Documento ENDAN/CCM ―Research on Standard Disability Survey Tools and Measurement‖, November 2010, Addis Abeba, Ethiopia‖ 35 ENDAN/CCM Joint Project on Strengthening Organizations Working with Persons with Disabilities in Ethiopia. Guidelines for Disability Data Collection Tools and Measurement. Abebe Mekasha, Siseraw Dinku. Siseraw Consultancy (SiCon), Nevember 2010, Addis Abeba, Ethiopia 36 WHO, ILO, UNESCO, IDDC, ―Convenzione sui Diritti delle Persone Disabili‖ 37 Leonarda Gisoldi, ―Sordità infantile perlinguale. Educazione olistica e iter logopedico‖, Edizione Minerva medica, Torino 2008 38 39 Schmidt, Thews, Lang ―Fisiologia umana‖, Idelson Gnocchi 40 Fiorenzo Conti ―Fisiologia Medica‖, Vol.1, Edi Ermes Dale Purves, George J. Augustine, David Fitzpatrick, Lawrence C. Katz, Anthony-Samuel LaMantia, James, O. McNamara, S. Mark Williams ―Neuroscienze‖ 41 G.C. Balboni, A. Bastianini, E. Brizzi, S. Castorina, L. Comparini, R.F. Donato, G. Filogamo, P. Fusaroli, G.G. Lanza, C.E. Grossi, F.A. Manzoli, G. Marinozzi, A. Miani, V. Mitolo, P. Motta, E. Nesci, G.E. Orlandini, A. Passaponti, G. Pizzini, E. Reale, T. Renda, C. Ridola, A. Ruggeri, A. Santoro, G. Tedde, D. Zaccheo ―Anatomia Umana‖, Edi Ermes 42 43 John H. Martin ―Neuroanatomia‖, terza edizione, Mc Graw Hill Roberto Albera e Oskar Schindler ―Audiologia e Foniatria‖, Edizioni Minerva Medica, Torino 2003 44 WHO Report of the Informal Working Group on Prevention of Deafness and Hearing Impairment Program Planning, Geneve 1991 45 C. Mathers, A. Smith, M. Concha, ―Global Burden of Hearing Loss in the Year 2000‖ 46 47 Luciano Bubbico, ―La sordità infantile‖, edizione fuori commercio Kelsell D.P, Dunlop J., Stevens H.P,et al: connexin 26 mutation in hereditary non-sindromic sensorineural deafness, Nature, 1997,387:80-83 48 B. Alberts, A. Johnson, J. Lewis, M. Raff, K. Roberts, P. Walter ―Biologia molecolare della cellula‖, quarta edizione 49 Zelante L, Gasparini P, Estivill X, Melchionda S, D'Agruma L, Govea N, Mila M, Monica MD, Lutfi J, Shohat M, Mansfield E, Delgrosso K, Rappaport E, Surrey S, Fortina P.: Connexin26 mutations associated with the most common form of non-syndromic neurosensory autosomal 50 95 recessive deafness (DFNB1) in Mediterraneans. Hum Mol Genet. 1997 Sep;6(9):1605-9 del Castillo I, Villamar M, Moreno-Pelayo MA, del Castillo FJ, Alvarez A, Telleria D, Menendez I, Moreno F. A deletion involving the 86 connexin 30 gene in nonsyndromic hearing impairment. N Engl JMed 2002;346:243–9 51 Kelsell D.P, Dunlop J., Stevens H.P,et al: connexin 26 mutation in hereditary non-sindromic sensorineural deafness, Nature, 1997, 387:80-83 53 Denoyelle F, Lina-Granade G, Plauchu H, Bruzzone R, Chaib H, Levi-Acobas F, Weil D, Petit C. Connexin 26 gene linked to a dominant deafness. Nature. 1998 May 28;393(6683):319-20 52 54 http://webhost.ua.ac.be/hhh/ del Castillo I, Moreno-Pelayo MA, del Castillo FJ, Brownstein Z, Marlin S, Adina Q, Cockburn DJ, Pandya A, Siemering KR,Chamberlin GP, Ballana E, Wuyts W, Maciel-Guerra AT, Alvarez A, Villamar M, Shohat M, Abeliovich D, Dahl HHM, Estivill X, Gasparini P, Hutchin T, Nance WE, Sartorato EL, Smith RJH, Van Camp G, Avraham KB, Petit C, Moreno F. Prevalence and evolutionary origins of the del(GJB6D13S1830) mutation in the DFNB1 locus in hearing impaired subjects: a multicenter study. Am J Hum Genet 2003;73:1452–8 55 Pericak-Vance MA, Barker DF, Bergoffen JA, Chance P,Cochrane S, Dahl N, Exler MC, Fain PR, Fairweather ND, Fischbeck K, et al.: Consortium fine localization of X-linked Charcot-Marie-Tooth disease (CMTX1): additional support that connexin32 is the defect in CMTX1 56 F.T. Cutts, S.E. Robertson, J.H. Diaz-Ortega & R. Samuel, ―Control of Rubella Syndrome (CRS) in Developing Countries, part 1: burden of disease from CRS 57 S.E. Robertson, D.A. Featherstone, M. Gacic-Dobo, B.S. Hersh, ―Rubella and Congenital Rubella Syndrome: Global Update‖ 58 WHO, ―Program for Prevention of Blindness and deafness and International Agency of the Prevention of Blindness in Children: Report on WHO/IAPB Scientific Meeting Hyderabad, India, 13-17, Aprile 1999. Geneva WHO, 2000 (WHO/PBL/00.77) 59 Luciano Bubbico, ―Il mio bambino non sente‖, Guida per genitori, Istituto Italiano di Medicina Sociale 60 61 G.Caramia, ―Il sordomutismo: evoluzione storica e successi nei secoli‖ G. Ferreri, ―I sordomuti nell’antichità. Documenti per la storia dell’educazione dei sordi‖, Siena-Biblioteca Istituto T. Pendola, 1907 62 G. Ferreri, ―I sordomuti nella letteratura greca e latina. Documenti per la storia dell’educazione dei sordi‖, Siena-Biblioteca Istituto T. Pendola, 1907 63 96 G. Ferreri ―Disegno storico dell’educazione ai sordomuti‖, Siena 1917, 1920, I e II 64 WHO (2006) ―Primary Ear and Hearing Care, Training Resource, advanced Level‖ 65 Approfondimenti: Starfi eld B. Primary care. Balancing health needs, services and technology. New York, Oxford University Press, 1998 Pongsupap Y. Introducing a human dimension to Thai health care: the case for family practice. Brussels, Vrije Universiteit Brussel Press, 2007 Brotherton SE, Rockey PH, Etzel SI. US graduate medical education, 2004-2005: trends in primary care specialties. Journal of the American Medical Association, 2005, 294:1075–1082 Walsh JA, Warren KS. Selective primary health care: an interim strategy for disease control in developing countries. New England Journal of Medicine, 1979, 301:967–974 Macintosh M. Planning and market regulation: strengths, weaknesses and interactions in the provision of less inequitable and better quality health care. Geneva, World Health Organization, Health Systems Knowledge Network, Commission on the Social Determinants of Health, 2007 Inglehart R, Welzel C. Modernization, cultural change and democracy: the human development sequence. Cambridge, Cambridge University Press, 2005 Road map for a health justice majority. Oakland, CA, American Environics, 2006(http://www.americanenvironics.com/PDF/Road_Map_for_Health_ Justice_Majority_AE.pdf, accessed 1 July 2008) Welzel I. A human development view on value change trends (1981– 2006). World Value Surveys, 2007 (http://www.worldvaluessurvey.org/, accessed on 1 July 2008) World values surveys database. Madrid, World Value Surveys, 2008 (http://www.worldvaluessurvey.com, accessed 2 July 2008) 97 Poverty Action Network in Ethiopia (PANE) ―Disability and Development: The Need to Develop Disability-Inclusive PASDEP in Ethiopia‖, March 2010, Addis Ababa Ministry of Finance and Economic Development (MoFED) ―Ethiopia: 2010 MDGs Report-Trends and Prospects for Meeting MDGs by 2015‖ Helping Children Who Are Deaf‖ Sandy Niemann, Devorah Greenstein, Darlena David, the Hesperian Foundation Early Assistance Series for Children with Disabilities: cap 3, 5, 11, 12, 13, 15, appendix A, B, C Children with Disabilities‖ Mark L. Batshaw MD, Louis Pellegrino MD, Nancy J. Roizen MD, 6th edition, Paul.H.Brookes Publishing Co. cap. 7, 8, 12, 22 87 Giovanni Rossi ―Compendio di Otorinolaringoiatria‖, Edizioni Minerva Medica, Torino 2005 Altri siti Internet consultati tra Marzo e Giugno 2011: Federal Ministry of Health: http://www.moh.gov.et/ Ethiopian PH Association: http://www.etpha.org/ Statistics Agency: http://www.csa.gov.et/ WHO Ethiopia: http://www.who.int/countries/eth/about/en/ UN Statistics on MDG: http://mdgs.un.org/unsd/mdg/Data.aspx Statistic compiler: http://www.statcompiler.com/ www.endan-ehiopia.org www.unicef.org www.ilo.org/skills www.ecdd-ethiopia.org 98 7. Lista acronimi OMS: Organizzazione Mondiale della Sanità CARDOS: Centre for Applied Research and Development Oriented Services PVS: Paesi in Via di Sviluppo MAE: Ministero Affari Esteri ONG: Organizzazione Non Governativa CCM: Comitato di Collaborazione Medica CBRP: Community-Based Rehabilitation Program CBR: Riabilitazione su Base Comunitaria ISU: Indice di Sviluppo Umano ISG: Indice di Sviluppo Generale IPU: Indice di Povertà Umana MDGs: Millennium Development Goals HIV: Virus dell’Immunodeficienza Umana AIDS: Sindrome da Immunodeficienza Acquisita SNNPR: Southern Nations Nationalities and Peoples Region PIL: Prodotto Interno Lordo 99 HSDP: Health Sector Development Program PHC: Primary Health Care SSN: Servizio Sanitario Nazionale VHW: Village Health Workers CHW: Comunity Health Workers ENDAN: Ethiopian National Disability Action Network ENAD: Ethiopian National Association for Deaf ILO: International Labour Organization ECDD: Ethiopian Center for Disability and Development MOLSA: Ministero del Lavoro HIV: Virus dell’Immunodeficienza Umana AIDS: Sindrome da Immunodeficienza Acquisita e degli affari Sociali ICF: International Classification of Functioning, Disability and Health CSA: Central Statistic Agency ICIDH: International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps CRPD: Carta dei Diritti delle Persone Disabili UNESCO: United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization IDCC: Internaional Disability and Developmen Consortium 100 FRWs: Field Rehabilitation Workers BOLSA: Addis Abeba Bureau for Labour and Social Affairs DPOs: Organizzazioni di Persone con Disabilità ENAB: Ethiopian National Association for the Blind FENAPD: Fedaration of Ethiopian National Association of Persons with Disability EWDNA: Ethiopian Women with Disability National Association ENAID: Ethiopian National Association on Intellectual Disability ENAPAL: Ethiopian National Association of Persons Affected by Leprosy ENADB: Ethiopian National Association for the Deaf-Blind Db: Decibell CMV: Citomegalo Virus 101 8. ALLEGATI 102 Allegato n°1: Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite I. Valori e Principi 1. Noi, capi di Stato e di Governo, ci siamo riuniti presso il Quartier Generale delle Nazioni Unite a New York dal 6 all’8 Settembre 2000, all’alba di un nuovo millennio, per riaffermare la nostra fede nell’Organizzazione e nel suo Statuto quali indispensabili fondamenta di un mondo più pacifico, prospero e giusto. 2. Noi riconosciamo che, oltre alle nostre personali responsabilità verso le rispettive società di appartenenza, condividiamo una responsabilità collettiva nell’affermare i principi della dignità umana, dell’uguaglianza e dell’equità a livello globale. In qualità di leader, pertanto, abbiamo un dovere verso tutti i popoli del pianeta, specialmente quelli più vulnerabili e, in particolare, verso i bambini del mondo intero, ai quali appartiene il futuro. 3. Noi riaffermiamo il nostro impegno a favore degli scopi e dei principi contenuti nello Statuto delle Nazioni Unite, che hanno dimostrato di possedere un valore universale e al di là del tempo. Di conseguenza, la loro importanza e capacità di ispirare sono aumentate, dal momento che le nazioni e i popoli sono diventati sempre più interconnessi e interdipendenti. 4. Noi siamo determinati a costruire una pace giusta e duratura in tutto il mondo, in conformità con gli scopi e i principi dello Statuto. Per questo riconsacriamo noi stessi a favorire tutti gli sforzi tesi ad affermare la sovrana uguaglianza di tutti gli Stati, il rispetto della loro integrità territoriale e indipendenza politica, la soluzione delle controversie con mezzi pacifici e in conformità con i principi della giustizia e del diritto internazionale, il diritto all’autodeterminazione dei popoli che rimangono sotto il dominio coloniale e l’occupazione straniera, la non interferenza negli affari interni degli altri Stati, il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, il rispetto per l’uguaglianza di diritti di tutti senza distinzioni di razza, sesso, lingua o religione e per la cooperazione internazionale nel risolvere i problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale o umanitario. 5. Noi reputiamo che la sfida fondamentale che abbiamo oggi di fronte sia quella di garantire che la globalizzazione diventi una forza positiva per tutti i popoli del pianeta. Perché anche se la globalizzazione offre grandi opportunità, al presente i suoi benefici sono ripartiti in maniera decisamente disuguale, alla stessa stregua dei suoi costi. Noi siamo consapevoli del fatto che i paesi in via di sviluppo e le nazioni con economie in transizione debbono affrontare delle speciali difficoltà nel rispondere a questa sfida fondamentale. Perciò, solo mediante degli sforzi ampi e intensi tesi a creare un futuro comune, fondato sulla nostra comune umanità in tutta la sua diversità, la globalizzazione potrà essere resa pienamente inclusiva ed equa. Questi sforzi dovranno prevedere politiche e misure, a livello globale, che corrispondano alle esigenze dei paesi in via di sviluppo e delle economie in transizione, e che siano formulate e realizzate con la loro effettiva partecipazione. 6. Noi riteniamo che per le relazioni internazionali nel ventunesimo secolo vadano considerati essenziali determinati valori fondamentali. Questi valori comprendono: 103 Libertà. Uomini e donne hanno il diritto di vivere le proprie esistenze e di crescere i propri figli in condizioni di dignità, liberi dalla fame e dal timore della violenza, dell’oppressione e dell’ingiustizia. Il governo democratico e partecipatorio fondato sulla volontà delle persone è quello che meglio garantisce il rispetto di questi diritti. Uguaglianza. A nessun individuo e a nessuna nazione dovrà essere negata la possibilità di trarre profitto dallo sviluppo. La parità di diritti fra donne e uomini dovrà essere garantita. Solidarietà. Le sfide globali dovranno essere gestite in un modo che ne distribuisca equamente i costi e i pesi, in conformità con i principi fondamentali dell’equità e della giustizia sociale. Quelli che soffrono o che traggono minori benefici meritano di essere aiutati da quelli che hanno ottenuto i maggiori vantaggi. Tolleranza. Gli esseri umani debbono rispettarsi gli uni con gli altri, con tutte le loro differenza di opinioni, cultura e linguaggio. Le differenze all’interno delle società e fra esse non dovrebbero venire né temute, né represse, bensì essere tenute in gran conto, quale un prezioso capitale dell’umanità. Dovrebbe essere promossa attivamente una cultura della pace e del dialogo fra tutte le civilizzazioni. Rispetto per la natura. Dovrebbe essere dimostrata prudenza nella gestione di tutte le specie viventi e di tutte le risorse naturali, in conformità con i precetti dello sviluppo sostenibile. Soltanto in questo modo le incommensurabili ricchezze offerteci dalla natura potranno essere conservate e lasciate in eredità ai nostri discendenti. Gli attuali insostenibili modelli di produzione e di consumo debbono essere modificati nell’interesse del nostro benessere futuro e di quello dei nostri figli. Responsabilità condivisa. La responsabilità per la gestione dell’economia e dello sviluppo sociale mondiale, come pure delle minacce alla pace e alla sicurezza internazionali, deve essere condivisa fra le nazioni del pianeta e dovrebbero essere esercitata in maniera multilaterale. Nella sua qualità di organizzazione più universale e più rappresentativa del mondo, le Nazioni Unite dovrebbero giocare un ruolo fondamentale. 7. Allo scopo di tradurre questi valori condivisi in azioni, abbiamo identificato alcuni obiettivi fondamentali ai quali assegniamo uno speciale significato. II. Pace, sicurezza e disarmo 8. Noi non risparmieremo alcuno sforzo per liberare i nostri popoli dal flagello della guerra, sia essa all’interno o fra gli Stati, un flagello che ha reclamato più di 5 milioni di vite nello scorso decennio. Noi cercheremo inoltre di eliminare i pericoli rappresentati dalle armi di distruzione di massa. 9. Noi decidiamo pertanto: Di consolidare il rispetto per le norme di legge negli affari internazionali e nazionali e, in particolare, di assicurare l’adesione degli Stati Membri alle decisioni Della Corte Internazionale di Giustizia, in conformità con lo Statuto delle Nazioni Unite, nei casi nei quali essi sono parte. 104 Di rendere le Nazioni Unite più efficaci nel preservare la pace e la sicurezza, garantendo loro le risorse e gli strumenti di cui hanno bisogno per la prevenzione dei conflitti, per la risoluzione pacifica delle controversie, per le operazioni per il mantenimento della pace, per il periodo post-bellico, per la costruzione della pace e per la ricostruzione. In questo contesto, noi prendiamo nota del rapporto del Comitato sulle Operazioni di Pace delle Nazioni Unite1 e richiediamo all’Assemblea Generale di esaminare rapidamente le sue raccomandazioni. Di rafforzare la cooperazione fra le Nazioni Unite e le organizzazioni regionali, in conformità con le clausole del Capitolo VIII dello Statuto. Di garantire il perfezionamento, da parte degli Stati Partecipanti, dei trattati stipulati in aree quali il controllo degli armamenti e il disarmo e del diritto umanitario internazionale e delle normative sui diritti umani, e di invitare tutti gli Stati a prendere in considerazione l’opportunità di firmare e ratificare lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale2. Di intraprendere le iniziative concertate contro il terrorismo internazionale, e di aderire quanto prima possibile a tutte le relative convenzioni internazionali. Di raddoppiare i nostri sforzi per realizzare concretamente il nostro impegno ad affrontare il problema mondiale della droga. Di intensificare i nostri sforzi per combattere il crimine transnazionale in tutte le sue dimensioni, compresa la tratta e il contrabbando di esseri umani e il riciclaggio di denaro. Di minimizzare gli effetti negativi sulle popolazioni innocenti delle sanzioni economiche imposte dalle Nazioni Unite, di sottoporre tali regimi di sanzioni a delle revisioni periodiche e di eliminare gli effetti negativi delle sanzioni nei confronti di terze parti. Di cercare di ottenere l’eliminazione degli armamenti di distruzione di massa, in particolare delle armi nucleari, e di lasciare aperte tutte le possibilità per conseguire tale obiettivo, tra cui quella di convocare una conferenza internazionale per identificare modi per eliminare i pericoli del nucleare. Di intraprendere delle azioni concertate per mettere fine al traffico illegale di armi leggere e di piccolo calibro, in special modo rendendo più trasparenti i trasferimenti delle armi e appoggiando le misure regionali per il disarmo, tenendo conto di tutte le raccomandazioni della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio Illegale delle Armi leggere e di piccolo calibro. Di invitare tutti gli Stati a prendere in considerazione la possibilità di aderire alla Convenzione sulla Proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione e trasferimento delle mine antiuomo e sulla loro distruzione 3, come pure al protocollo emendato sulle mine alla Convenzione sugli armamenti convenzionali4. 10. Noi sollecitiamo gli Stati Membri a rispettare la Tregua Olimpica, individualmente e collettivamente, adesso e in futuro, e a sostenere il Comitato Internazionale Olimpico nei suoi sforzi per promuovere la pace e la comprensione tra gli uomini attraverso lo sport e l’ideale Olimpico. 105 III. Sviluppo ed eliminazione della povertà 11. Noi non risparmieremo i nostri sforzi per liberare i nostri simili, uomini, donne e bambini, dalla abietta e disumanizzante condizione della povertà estrema, alla quale sono attualmente soggetti oltre un miliardo di esseri umani. Noi ci impegniamo a rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ognuno e a liberare l’intero genere umano dalla necessità. 12. Noi deliberiamo pertanto di creare un ambiente — tanto a livello nazionale quanto internazionale — che sia propizio allo sviluppo e alla eliminazione della povertà. 13. Il successo nel raggiungere questi obiettivi dipenderà, fra le altre cose, dal buon governo in ogni nazione. Esso dipenderà anche dal buon governo a livello internazionale e dalla trasparenza dei sistemi finanziari, monetari e commerciali. Noi ci impegniamo in favore di un sistema finanziario e commerciale multilaterale che sia aperto, equo, basato su delle regole, prevedibile e non discriminatorio. 14. Noi siamo preoccupati a causa degli ostacoli che i paesi in via di sviluppo debbono fronteggiare per mobilizzare le risorse necessarie a finanziare il loro sviluppo sostenibile. Pertanto noi faremo ogni sforzo per garantire il successo dell’Evento Internazionale e Intergovernativo di alto livello sui finanziamenti per lo sviluppo, che si svolgerà nel 2001. 15. Noi ci assumiamo inoltre l’impegno di dedicarci alle speciali esigenze delle nazioni meno sviluppate. In questo contesto, diamo il benvenuto alla Terza Conferenza delle Nazioni Unite sui Paesi Meno Sviluppati, che si svolgerà nel Maggio 2001 e ci sforzeremo di assicurare il suo successo. Noi invitiamo le nazioni industrializzate: ad adottare, preferibilmente entro l’inizio di tale Conferenza, una politica di esenzioni doganali e di eliminazione delle quote alle importazioni per, praticamente, tutte le esportazioni provenienti dai paesi meno sviluppati; a mettere in pratica senza ulteriore indugio il programma migliorativo di condono del debito per i paesi poveri fortemente indebitati e ad accordarsi per cancellare tutti i debiti ufficiali bilaterali di tali nazioni in cambio di un loro impegno dimostrabile a favore di una diminuzione della povertà; a concedere una assistenza per lo sviluppo più generosa, specialmente a quelle nazioni che stanno realmente tentando di impiegare le proprie risorse per la diminuzione della povertà. 16. Noi siamo inoltre determinati ad affrontare esaurientemente ed efficacemente i problemi del debito dei paesi in via di sviluppo a basso e medio reddito, mediante varie misure nazionali e internazionali progettate per rendere i loro debiti sostenibili nel lungo periodo. 17. Noi decidiamo inoltre di affrontare le speciali necessità degli Stati in via di sviluppo delle Piccole Isole, mettendo rapidamente e pienamente in pratica il Programma d’Azione delle Barbados5 e i risultati della ventiduesima sessione speciale dell’Assemblea Generale. Noi invitiamo inoltre la comunità internazionale ad assicurare che, nello sviluppo di un indice di vulnerabilità, 106 vengano tenute in considerazione le speciali esigenze degli Stati in via di sviluppo delle Piccole Isole. 18. Noi siamo consapevoli delle speciali necessità e dei problemi dei paesi in via di sviluppo che non dispongono di sbocchi sul mare, e invitiamo tanto i donatori bilaterali quanto quelli multilaterali ad incrementare l’assistenza tecnica e finanziaria destinata a questo gruppo di nazioni, così da soddisfare le loro specifiche esigenze di sviluppo e aiutarle a superare gli impedimenti della geografia, migliorando i loro sistemi di trasporto. 19. Noi decidiamo inoltre: di dimezzare, entro l’anno 2015, la percentuale della popolazione mondiale il cui reddito è inferiore a un dollaro al giorno e la percentuale di persone che soffrono la fame e, entro la stessa data, di dimezzare la percentuale di persone che non sono in condizione di raggiungere o non possono permettersi di bere acqua potabile. Di garantire che, entro la medesima data, tutti i bambini del pianeta, siano essi maschi o femmine, siano in grado di completare il ciclo degli studi elementari e che alle bambine e ai bambini venga garantito un accesso paritario a tutti i livelli dell’istruzione. Entro la stessa data di aver ridotto di tre quarti rispetto ai tassi attuali la mortalità materna e di due terzi la mortalità infantile sotto i cinque anni. Di avere, per allora, fermato, e cominciato a invertire la diffusione dell’HIV/AIDS, il flagello della malaria e di altre importanti malattie che affliggono l’umanità. Do garantire un’assistenza speciale ai bambini resi orfani dall’HIV/AIDS. Di aver conseguito entro il 2020 un significativo miglioramento nelle esistenze di almeno 100 milioni di abitanti dei quartieri poveri, secondo quanto proposto con l’iniziativa "Città senza quartieri poveri". 20. Noi decidiamo inoltre: di promuovere l’uguaglianza fra i sessi e l’assunzione di potere e responsabilità da parte delle donne quali mezzi efficaci per combattere la povertà, la fame e le malattie, e per stimolare uno sviluppo che sia pienamente sostenibile. Di sviluppare e realizzare delle strategie che offrano ai giovani del mondo intero una reale opportunità di trovare un lavoro dignitoso e produttivo. Di incoraggiare l’industria farmaceutica a rendere i medicinali essenziali più largamente disponibili e alla portata di tutti quelli che ne hanno bisogno nei paesi in via di sviluppo. Di sviluppare un forte rapporto di collaborazione con il settore privato e con le organizzazioni della società civile nella lotta per lo sviluppo e l’eliminazione della povertà. Di garantire che i benefici delle nuove tecnologie, specialmente le tecnologie dell’informazione e delle comunicazione, siano disponibili per tutti, in conformità con le raccomandazioni contenute nella Dichiarazione ministeriale dell’ECOSOC6. 107 IV. Proteggere il nostro ambiente comune 21. Noi non dobbiamo economizzare alcuno sforzo per liberare l’umanità intera, e sopra tutto i nostri figli e nipoti, dalla minaccia di vivere su di un pianeta rovinato irrimediabilmente dalle attività umane, e le cui risorse non sarebbero più sufficienti per soddisfare le loro necessità. 22. Noi riaffermiamo il nostro sostegno ai principi dello sviluppo sostenibile, compresi quelli indicati nell’Agenda 217, definiti in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo. 23. Noi decidiamo pertanto di adottare in tutte le nostre iniziative ambientali una nuova etica di conservazione e amministrazione e, quale primo passo, noi decidiamo: V. di compiere ogni sforzo per garantire l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, preferibilmente entro il decimo anniversario della Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo nel 2002, e di associarci nella richiesta riduzione nelle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra. Di intensificare i nostri sforzi collettivi per la gestione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile di tutti i tipi di foreste. Di insistere per la piena attuazione della Convenzione sulla Diversità Biologica8 e della Convenzione per Combattere la Desertificazione in quelle nazioni che sono colpite da una grave siccità e/o desertificazione, particolarmente in Africa9. Di fermare l’insostenibile sfruttamento delle risorse idriche, sviluppando delle strategie per la gestione delle acque a livello regionale, nazionale e locale, che favoriscano tanto un accesso equo che delle forniture adeguate. Di intensificare la cooperazione per diminuire il numero e gli effetti dei disastri naturali e di quelli causati dall’uomo. Di garantire il libero accesso alle informazioni sulla sequenza del genoma umano. Diritti umani, democrazia e buon governo 24. Noi non risparmieremo sforzo alcuno per promuovere la democrazia e rafforzare le norme del diritto, come pure il rispetto per tutti i diritti umani e le libertà fondamentali riconosciute internazionalmente, tra cui il diritto allo sviluppo. 25. Noi decidiamo pertanto: Di rispettare e a difendere pienamente la Dichiarazione Universale sui Diritti Umani10. Di batterci per la piena protezione e promozione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali per tutti in tutte le nostre nazioni. Di consolidare la capacità di tutte le nazioni di mettere in pratica i principi e le pratiche della democrazia e del rispetto dei diritti umani, tra cui i diritti delle minoranze. 108 VI. Di combattere tutte le forme di violenza contro le donne, e di tradurre in realtà la Convenzione sull’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne11. Di assumere provvedimenti per garantire il rispetto per i diritti umani dei migranti, e la loro protezione, dei lavoratori migranti e delle rispettive famiglie, per eliminare il crescente numero di atti di razzismo e xenofobia che si sta verificando in numerose società e per promuovere una maggiore armonia e tolleranza in tutte le società. Di lavorare collettivamente a favore di processi politici più inclusivi, consentendo una reale partecipazione di tutti i cittadini in ogni nazione. Di assicurare ai media libertà di svolgere il proprio fondamentale ruolo e il diritto del pubblico di avere accesso all’informazione. Proteggere i vulnerabili 26. Noi non risparmieremo alcuno sforzo per garantire che ai bambini e a tutte le popolazioni civili che soffrono grandemente a causa delle conseguenze di disastri naturali, genocidi, conflitti armati e altre emergenze umanitarie, venga fornita tutta l’assistenza e la protezione necessaria affinché essi possano riprendere una vita normale quanto prima possibile. Noi decidiamo pertanto: VII. di ampliare e rafforzare la protezione dei civili in emergenze complesse, in conformità con il diritto umanitario internazionale. Di rafforzare la cooperazione internazionale, compresa la condivisione dei compiti e il coordinamento dell’assistenza umanitaria con quelle nazioni, nell’ospitare i rifugiati e per aiutare tutti i rifugiati e i profughi a ritornare volontariamente alle proprie abitazioni, in condizioni di sicurezza e dignità e ad essere reintegrati senza difficoltà nelle società di appartenenza. Di incoraggiare la ratifica e la piena attuazione della Convenzione sui Diritti del Bambino e dei suoi protocolli opzionali sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati e sul commercio di bambini, la prostituzione minorile e la pornografia infantile. Affrontare le particolari necessità dell’Africa 27. Noi favoriremo il consolidamento della democrazia in Africa e assisteremo gli africani nella loro lotta per una pace duratura, per l’eliminazione della povertà e per uno sviluppo sostenibile, inserendo in tal modo questo Continente nella corrente principale dell’economia mondiale. 28. Noi decidiamo pertanto: di offrire pieno sostegno alle strutture politiche e istituzionali delle democrazie emergenti in Africa. Di incoraggiare e sostenere i meccanismi regionali e subregionali per la prevenzione dei conflitti e la promozione della stabilità politica, e di garantire 109 VIII. un flusso affidabile di risorse per le operazioni di mantenimento della pace sul continente. Di assumere dei provvedimenti speciali per affrontare le sfide dell’eliminazione della povertà e dello sviluppo sostenibile in Africa, tra cui la cancellazione del debito, un migliore accesso ai mercati, un aumento dell’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo e dei maggiori flussi di investimenti esteri diretti, come pure i trasferimenti di tecnologia. Di aiutare l’Africa a costruire la propria capacità di affrontare la diffusione della pandemia di HIV/AIDS e di altre malattie infettive. Rafforzare le Nazioni Unite 29. Noi non risparmieremo alcuno sforzo per rendere le Nazioni Unite uno strumento più efficace per raggiungere tutte queste priorità: la lotta per lo sviluppo di tutti i popoli del pianeta, la battaglia contro la povertà, l’ignoranza e la malattia; la sfida all’ingiustizia; la lotta contro la violenza, il terrore e il crimine; e la lotta contro il degrado e la distruzione della nostra casa comune. 30. Noi decidiamo pertanto: di riaffermare la posizione centrale dell’Assemblea Generale quale principale organismo deliberativo, politico e rappresentativo delle Nazioni Unite, e di metterla in condizione di rivestire tale ruolo in maniera efficace. Di intensificare i nostri sforzi per raggiungere una riforma di vasta portata del Consiglio di Sicurezza, in tutti i suoi aspetti. Di rafforzare ulteriormente il Consiglio Economico e Sociale, capitalizzando sui suoi recenti risultati per aiutarlo a svolgere il ruolo riconosciutogli nello Statuto. Di rafforzare la Corte Internazionale di Giustizia, allo scopo di garantire la giustizia e il rispetto delle leggi negli affari internazionali. Di incoraggiare consultazioni regolari e il coordinamento fra i principali organismi delle Nazioni Unite nello svolgimento delle rispettive funzioni. Di garantire che l’Organizzazione disponga, su basi tempestive e prevedibili, delle risorse di cui ha bisogno per svolgere i propri mandati. Di incitare il Segretariato a fare il migliore uso di tali risorse, in conformità con regole chiare e procedure concordate dall’Assemblea Generale, nell’interesse di tutti gli Stati Membri, adottando le migliori pratiche di gestione e le migliori tecnologie disponibili e concentrandosi su quei compiti che riflettono le priorità concordate dagli Stati Membri 110 Allegato n° 2: Declaration of Alma-Ata International Conference on Primary Health Care, Alma-Ata, USSR, 6-12 September 1978. The International Conference on Primary Health Care, meeting in Alma-Ata this twelfth day of September in the year Nineteen hundred and seventyeight, expressing the need for urgent action by all governments, all health and development workers, and the world community to protect and promote the health of all the people of the world, hereby makes the following declaration: I. The Conference strongly reaffirms that health, which is a state of complete physical, mental and social wellbeing, and not merely the absence of disease or infirmity, is a fundamental human right and that the attainment of the highest possible level of health is a most important world-wide social goal whose realization requires the action of many other social and economic sectors in addition to the health sector. II. The existing gross inequality in the health status of the people particularly between developed and developing countries as well as within countries is politically, socially and economically unacceptable and is, therefore, of common concern to all countries. III. Economic and social development, based on a New International Economic Order, is of basic importance to the fullest attainment of health for all and to the reduction of the gap between the health status of the developing and developed countries. The promotion and protection of the health of the people is essential to sustained economic and social development and contributes to a better quality of life and to world peace. IV. The people have the right and duty to participate individually and collectively in the planning and implementation of their health care. V. Governments have a responsibility for the health of their people which can be fulfilled only by the provision of adequate health and social measures. A main social target of governments, international organizations and the whole world community in the coming decades should be the attainment by all peoples of the world by the year 2000 of a level of health that will permit them to lead a socially and economically productive life. Primary health care is the key to attaining this target as part of development in the spirit of social justice. 111 VI. Primary health care is essential health care based on practical, scientifically sound and socially acceptable methods and technology made universally accessible to individuals and families in the community through their full participation and at a cost that the community and country can afford to maintain at every stage of their development in the spirit of self-reliance and self-determination. It forms an integral part both of the country's health system, of which it is the central function and main focus, and of the overall social and economic development of the community. It is the first level of contact of individuals, the family and community with the national health system bringing health care as close as possible to where people live and work, and constitutes the first element of a continuing health care process. VII. Primary health care: 1. reflects and evolves from the economic conditions and sociocultural and political characteristics of the country and its communities and is based on the application of the relevant results of social, biomedical and health services research and public health experience; 2. addresses the main health problems in the community, providing promotive, preventive, curative and rehabilitative services accordingly; 3. includes at least: education concerning prevailing health problems and the methods of preventing and controlling them; promotion of food supply and proper nutrition; an adequate supply of safe water and basic sanitation; maternal and child health care, including family planning; immunization against the major infectious diseases; prevention and control of locally endemic diseases; appropriate treatment of common diseases and injuries; and provision of essential drugs; 4. involves, in addition to the health sector, all related sectors and aspects of national and community development, in particular agriculture, animal husbandry, food, industry, education, housing, public works, communications and other sectors; and demands the coordinated efforts of all those sectors; 5. requires and promotes maximum community and individual self-reliance and participation in the planning, organization, operation and control of primary health care, making fullest use of local, national and other available resources; and to this end develops through appropriate education the ability of communities to participate; 6. should be sustained by integrated, functional and mutually supportive referral systems, leading to the progressive improvement of comprehensive health care for all, and giving priority to those most in need; 7. relies, at local and referral levels, on health workers, including physicians, nurses, midwives, auxiliaries and community workers as applicable, as well as traditional practitioners as needed, suitably trained socially and technically to work as a health team and to respond to the expressed health needs of the community. 112 VIII. All governments should formulate national policies, strategies and plans of action to launch and sustain primary health care as part of a comprehensive national health system and in coordination with other sectors. To this end, it will be necessary to exercise political will, to mobilize the country's resources and to use available external resources rationally. IX. All countries should cooperate in a spirit of partnership and service to ensure primary healt care for all people since the attainment of health by people in any one country directly concerns and benefits every other country. In this context the joint WHO/UNICEF report on primary health care constitutes a solid basis for the further development and operation of primary health care throughout the world. X. An acceptable level of health for all the people of the world by the year 2000 can be attained through a fuller and better use of the world's resources, a considerable part of which is now spent on armaments and military conflicts. A genuine policy of independence, peace, détente and disarmament could and should release additional resources that could well be devoted to peaceful aims and in particular to the acceleration of social and economic development of which primary health care, as an essential part, should be allotted its proper share. The International Conference on Primary Health Care calls for urgent and effective national and international action to develop and implement primary health care throughout the world and particularly in developing countries in a spirit of technical cooperation and in keeping with a New International Economic Order. It urges governments, WHO and UNICEF, and other international organizations, as well as multilateral and bilateral agencies, nongovernmental organizations, funding agencies, all health workers and the whole world community to support national and international commitment to primary health care and to channel increased technical and financial support to it, particularly in developing countries. The Conference calls on all the aforementioned to collaborate in introducing, developing and maintaining primary health care in accordance with the spirit and content of this Declaration. 113 Allegato n° 3: Carta per la salute dei popoli PREAMBOLO La salute è una questione sociale, economica e politica ma soprattutto un diritto umano fondamentale. Ineguaglianza, povertà, sfruttamento, violenza e ingiustizia sono le radici della mancanza di salute e della morte di gente povera ed emarginata. Salute per tutti significa sfidare interessi potenti, combattere la globalizzazione e cambiare drasticamente le priorità politiche ed economiche. Questa Carta si fonda sulla prospettiva di popoli la cui voce, se non del tutto, è stata raramente ascoltata prima. Incoraggia la gente a sviluppare le proprie soluzioni e a responsabilizzare sia le autorità locali che i governi nazionali, le organizzazioni internazionali e le corporazioni. LA FILOSOFIA Equità, sviluppo ecologicamente sostenibile e pace sono il cuore della nostra filosofia per un mondo migliore, un mondo in cui una vita sana per tutti sia una realtà; un mondo che rispetti, apprezzi e celebri la vita e le diversità; un mondo che permetta il fiorire del talento e delle abilità individuali per l'arricchimento reciproco; un mondo nel quale la voce della gente guidi le decisioni che modellano le nostre vite. Esistono risorse sufficienti per il raggiungimento di questi obiettivi. LA CRISI DELLA SANITA' "Malattia e morte ci inquietano ogni giorno. Non perché c'è gente che si ammala o perché ci sono persone che muoiono. Siamo indignati perché tante malattie e morti affondano le loro radici nelle politiche economiche e sociali che ci sono imposte". (Una voce dal Centro America) Negli ultimi decenni, cambiamenti economici a livello mondiale hanno modificato profondamente la salute dei popoli e il loro accesso alla sanità di base e ad altri servizi sociali. Nonostante il raggiungimento di un livello di benessere nel mondo senza precedenti, povertà e fame sono in continua crescita. Si è allargata sia la forbice fra nazioni ricche e povere che l'ineguaglianza fra paesi, classi sociali , uomo e donna, giovani ed anziani. Un'ampia percentuale della popolazione mondiale non ha ancora accesso al cibo, all'educazione, all'acqua potabile, all'igiene, all'alloggio , alla terra e alle sue risorse, al lavoro e ai servizi sanitari. La discriminazione continua a prevalere ed incide sul numero delle malattie e sull'accesso ai servizi sanitari. Le risorse naturali del pianeta continuano ad essere sfruttate ad un livello allarmante. Il degrado che ne deriva all'ambiente minaccia la salute di ognuno, specialmente la salute dei poveri. Si riscontra un'ondata di nuovi conflitti e le armi di distruzione di massa costituiscono ancora una forte minaccia. 114 Le risorse del mondo si concentrano sempre di più nelle mani di pochi che si sforzano di massimizzare i loro profitti personali. Politiche neo-liberaliste e politiche economiche sono decise da un piccolo gruppo di governi potenti, e da istituzioni internazionali come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e L'Organizzazione Mondiale del Commercio. Queste politiche, insieme alle attività non regolamentate di corporazioni multinazionali, hanno prodotto severi effetti sulla vita, sul sostentamento, sulla salute ed il benessere dei popoli sia del Nord che del Sud del mondo. I servizi pubblici non rispondono ai bisogni della gente, perché si sono peggiorati soprattutto a causa dei tagli, decisi dai governi, sulla spesa sociale. I servizi sanitari sono diventati ancora meno accessibili, meno equamente distribuiti e più inadeguati. La privatizzazione rischia di minare ancora di più l'accesso ai servizi sanitari e di compromettere l'essenziale principio di equità. La persistenza di malattie prevenibili, la recrudescenza di malattie come tubercolosi e malaria, l'emergenza e il diffondersi di nuove malattie come HIV/AIDS costituiscono un duro monito al mancato impegno verso i principi di equità e giustizia nel nostro mondo. I PRINCIPI DELLA CARTA PER LA SALUTE DEI POPOLI · Il raggiungimento del più alto grado possibile di salute e benessere è un diritto umano fondamentale, a prescindere dal colore , gruppo etnico, religione, genere o età, abilità, orientamento sessuale o classe della persona. · I principi di sanità di base universale e completa previsti nel 1978 dalla dichiarazione di Alma-Ata, dovrebbero costituire la base per formulare politiche relative alla salute. Oggi più che mai c'è bisogno di un approccio equo, partecipativo e intersettoriale alla salute ed ai servizi sanitari. · I Governi hanno la responsabilità fondamentale di assicurare l'accesso universale ai servizi sanitari di qualità, all'educazione ed agli altri servizi sociali in relazione ai bisogni della gente e non sulla base delle loro possibilità economiche. · La partecipazione dei popoli e delle organizzazioni popolari, è essenziale alla formulazione, all'implementazione e valutazione di tutti i programmi e delle politiche sanitarie e sociali. · La salute è determinata primariamente dall'ambiente politico, economico sociale e fisico e dovrebbe, in accordo con l'equità e lo sviluppo sostenibile, essere una priorità assoluta nella formulazione di politiche locali, nazionali e internazionali. UNA CHIAMATA AD AGIRE Per combattere la crisi mondiale della sanità, abbiamo bisogno di agire a tutti i livelli - individuale, comunitario, nazionale, regionale e mondiale - e in tutti i settori. Le richieste presentate qui di seguito sono una base su cui lavorare. 115 SALUTE , UN DIRITTO UMANO La salute è il riflesso dell'impegno della società per l'equità e la giustizia. Salute e diritti umani dovrebbero prevalere sulle preoccupazioni economiche e politiche. Questa Carta chiama i popoli della terra a: · Sostenere tutti gli sforzi per implementare il diritto alla salute. · Chiedere ai Governi e alle organizzazioni internazionali di riformulare, implementare e rafforzare le politiche e le pratiche che rispettano il diritto alla salute. · Creare movimenti a base popolare che facciano pressione sui Governi per incorporare la salute e i diritti umani nelle costituzioni e legislazioni nazionali. · Lottare contro lo sfruttamento e la speculazione sui bisogni sanitari dei popoli. AFFRONTARE LE GRANDI QUESTIONI CHE INCIDONO SULLA SALUTE Sfide economiche L'economia ha una profonda influenza sulla salute dei popoli. Le politiche economiche che privilegiano l'equità, la sanità e il benessere sociale possono migliorare la salute e l'economia dei popoli. Le politiche finanziarie, agricole ed industriali che rispondono primariamente ai bisogni capitalistici, imposti da Governi nazionali e organizzazioni internazionali, alienano i popoli dalla loro vita e dal loro sostentamento. I processi di economia mondiale e di liberalizzazione hanno accresciuto le ineguaglianze all'interno e tra le nazioni. Molti paesi del mondo, specialmente i più potenti, usano le loro risorse, incluse le sanzioni economiche e gli interventi militari, per consolidare ed espandere le loro posizioni, con devastanti effetti sulla vita dei popoli. Questa Carta invita i popoli della terra a: · Chiedere trasformazioni radicali dell'Organizzazione Mondiale del Commercio e del sistema globale del commercio affinchè cessino di violare i diritti sociali, economici, ambientali e sanitari dei popoli e incomincino a discriminare positivamente a favore dei paesi del Sud. Per tutelare la sanità pubblica, questa trasformazione deve incidere sui regimi di proprietà intellettuale come i brevetti e sugli aspetti relativi agli accordi commerciali sui diritti di proprietà intellettuale (TRIPS). · Chiedere la cancellazione del debito del terzo mondo. · Chiedere la radicale trasformazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale affinchè queste istituzioni riflettano e promuovano attivamente i diritti e gli interessi dei paesi in via di sviluppo. · Chiedere regole efficaci per garantire che le corporazioni transnazionali non abbiano effetti negativi sulla salute della gente, non sfruttino la forza lavoro, non degradino l'ambiente e non interferiscano sulla sovranità delle nazioni. 116 · Assicurare che i governi implementino politiche agricole in sintonia con i bisogni della gente e non con la domanda di mercato, cioè garantiscano la sicurezza e l'accesso equo al cibo. · Chiedere che i governi nazionali agiscano a protezione del diritto alla salute pubblica nelle questioni riguardanti le leggi sulle proprietà intellettuali. · Chiedere il controllo e la tassazione dei capitali speculativi internazionali. · Insistere affinchè tutte le politiche economiche siano valutate in base al loro impatto sulla salute e sull'ambiente, dal punto di vista dell'equità sociale e dei rapporti di genere, incluse le misure di regolamentazione che ne assicurino il rispetto. · Sfidare le teorie economiche basate sulla centralità del profitto e rimpiazzarle con alternative che creino società sostenibili ed a misura d'uomo. Le teorie economiche dovrebbero riconoscere i vincoli ambientali, l'importanza fondamentale dell'equità, della salute e del contributo del lavoro non retribuito, soprattutto quello misconosciuto delle donne. Sfide politiche e sociali Politiche sociali di ampio respiro hanno effetti positivi sulla vita della gente e sui mezzi di sostentamento. La globalizzazione economica e la privatizzazione hanno profondamente disgregato le comunità, le famiglie e le culture. Le donne sono fondamentali per il sostegno del tessuto sociale di ogni popolo, ma i loro bisogni di base sono spesso ignorati e negati e sono violati i loro diritti e le loro persone. Le istituzioni pubbliche vengono scalzate e impoverite, molte delle loro responsabilità sono state trasferite al settore privato specialmente a corporazioni o ad altre istituzioni nazionali o internazionali che solo raramente sono tenute a rispondere alla gente del loro operato. In più il potere delle parti politiche e dei sindacati è stato drasticamente ridotto, mentre forze fondamentaliste e conservatrici stanno prendendo il sopravvento. Riteniamo che la democrazia partecipativa nelle organizzazioni politiche e nelle strutture civiche debba aumentare. C'è urgente bisogno di sostenere ed assicurare trasparenza e responsabilità. Questa Carta invita i popoli della terra a: · Chiedere e sostenere lo sviluppo e l'implementazione di politiche sociali di ampio respiro con la piena partecipazione della gente. · Assicurare che tutte le donne e gli uomini abbiano parità di diritto al lavoro, ai mezzi di sostentamento, alla libertà di espressione, alla partecipazione politica, all'esercizio delle scelte religiose, all'educazione ed alla libertà dalla violenza. · Fare pressione sui Governi per introdurre e rafforzare la legislazione per la protezione e la promozione della salute fisica, mentale e spirituale e per i diritti umani dei gruppi emarginati. · Chiedere che educazione e sanità siano prioritarie nelle agende politiche. Questo implica una educazione di qualità libera e obbligatoria per tutti i 117 bambini ed adulti, particolarmente per le bambine e le donne, educazione di qualità e cura della prima infanzia. · Chiedere che le attività delle pubbliche istituzioni come i servizi di prima infanzia, i sistemi di distribuzione del cibo, e il diritto alla casa siano a beneficio della salute degli individui e delle comunità. · Condannare e sollecitare la revisione di ogni politica che porti allo sradicamento forzato delle persone dalla loro terra, casa o lavoro. · Combattere forze fondamentaliste che minacciano il diritto alla libertà degli individui, particolarmente la vita di donne, bambini e minoranze. · Combattere il turismo sessuale e la tratta mondiale delle donne e dei bambini. Sfide ambientali L'inquinamento dell'aria e dell'acqua, i rapidi cambiamenti di clima, la riduzione dello strato di ozono, l'energia nucleare, i rifiuti tossici e i pesticidi, la perdita della bio-diversità, la deforestazione e l'erosione del terreno producono degli effetti nocivi duraturi sulla salute della gente. Le radici di fondo di questa distruzione comprendono l'insostenibile sfruttamento delle risorse naturali, l'assenza di una visione olistica a lungo termine, lo svilupparsi di comportamenti individualistici e di accumulo dei profitti, e il consumismo dei ricchi. Questa distruzione va combattuta e corretta al più presto ed in maniera efficace. Questa Carta invita i popoli della terra a: · Imporre le proprie responsabilità alle corporazioni nazionali e transnazionali, alle istituzioni pubbliche e militari relativamente alle loro attività pericolose e distruttive per l'impatto sull'ambiente e sulla salute dei popoli. · Chiedere che tutti i progetti di sviluppo siano valutati in base a criteri sanitari ed ambientali e che cautela ed autocontrollo siano applicati laddove le tecnologie o le politiche possano minacciare la salute e l'ambiente (Il principio della precauzione). · Chiedere che i Governi si impegnino rapidamente, in maniera più incisiva di quanto previsto dall'accordo internazionale sul cambiamento del clima, per ridurre, nei propri territori, i gas che provocano l'effetto serra, senza l'uso di tecnologie o pratiche pericolose o inadeguate. · Combattere lo spostamento delle industrie pericolose e dei rifiuti tossici e radioattivi nei paesi più poveri e nelle comunità marginalizzate ed incoraggiare soluzioni che riducano al minimo la produzione dei rifiuti. · Ridurre i consumi eccessivi e gli stili di vita non sostenibili sia nel Nord che nel Sud del mondo. Fare pressione sui paesi ricchi e industrializzati per ridurre del 90% i loro consumi e l'inquinamento. · Chiedere misure che assicurino una occupazione sana e sicura e che includano il monitoraggio, sulle condizioni di lavoro, gestito dai lavoratori. · Chiedere misure per prevenire gli incidenti ed i traumi sul posto di lavoro, nella comunità ed in casa. · Rifiutare brevetti sulle diverse forme di vita e combattere la bio-pirateria delle risorse e delle conoscenze tradizionali e indigene. 118 · Sviluppare indicatori di progresso ambientale e sociale basati sulla centralità della persona e sulla comunità e fare pressione per lo sviluppo e l'adozione di controlli regolari che misurino il degrado ambientale e lo stato di salute della popolazione. GUERRA, VIOLENZA, CONFLITTI E DISASTRI NATURALI Guerra, violenza, conflitti e disastri naturali devastano le comunità e distruggono la dignità umana. Hanno un forte impatto sulla salute fisica e mentale dei suoi membri, specialmente donne e bambini. Il crescente commercio internazionale delle armi, sempre più violento e corrotto, mina la stabilità sociale, politica ed economica, e l'allocazione delle risorse nel settore sociale. Questa Carta invita i popoli della terra a: · Sostenere campagne e movimenti per la pace e per il disarmo. · Sostenere campagne contro le aggressioni e contro la ricerca , la produzione, la sperimentazione e l'uso di armi di distruzione di massa e altre armi, compresi tutti i tipi di mine antiuomo. · Sostenere iniziative popolari per il raggiungimento di una pace giusta duratura, specialmente nei paesi in cui sono in atto guerre civili e genocidi. · Condannare l'uso dei bambini soldato, l'abuso e lo stupro, la tortura e l'uccisione di donne e bambini. · Chiedere la fine delle occupazioni che sono uno dei più micidiali strumenti contro la dignità umana. · Combattere la militarizzazione e gli interventi umanitari assistenziali. · Chiedere la radicale trasformazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in modo che funzioni democraticamente. · Chiedere che le Nazioni Unite e i singoli Stati mettano fine a tutti i tipi di sanzioni, usate quale strumento di aggressione, che danneggiano la salute della popolazione civile. · Incoraggiare iniziative indipendenti a base popolare che dichiarino i villaggi, le comunità e le città aree di pace in cui le armi siano bandite. · Sostenere azioni e campagne per la prevenzione e la riduzione di comportamenti violenti e aggressivi, specialmente negli uomini, e di sostegno alle coesistenze pacifiche. · Sostenere azioni e campagne per la prevenzione dei disastri naturali e la conseguente riduzione delle sofferenze umane. SANITA'- UN SETTORE CENTRATO SULLA PERSONA Questa carta invita a promuovere una sanità di base universale e completa , a prescindere dalle possibilità economiche delle persone. I servizi sanitari devono essere democratici, rispondere al principio di responsabilità e disporre di risorse sufficienti a raggiungere questo scopo. Questa Carta invita i popoli della terra a: · Combattere politiche nazionali e internazionali che privatizzino i servizi sanitari e li mercifichino. · Chiedere ai Governi di promuovere, finanziare e offrire una sanità di base completa quale mezzo più efficace per risolvere i problemi di sanità e 119 organizzare servizi d i salute pubblica garantendo un accesso universale e gratuito. · Fare pressione sui governi per l'adozione, l'implementazione e il rafforzamento di politiche nazionali per la salute e per i farmaci essenziali. · Chiedere ai Governi di combattere la privatizzazione dei servizi di sanità pubblica, assicurare regole efficaci nel settore della medicina privata compresi i servizi sanitari gestiti da associazioni caritative ed ONG. · Chiedere una radicale trasformazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) affinché risponda alle sfide della sanità in maniera che anche i poveri nei beneficino, escluda gli approcci verticistici garantendo quelli intersettoriali, coinvolga le organizzazioni popolari a partecipare all'Assemblea Mondiale per la Salute e assicuri l'indipendenza dagli interessi corporativi. · Promuovere , sostenere e incoraggiare azioni che diano alla gente potere di controllo sulle politiche decisionali nel settore della sanità a tutti i livelli, compresi i diritti del paziente e del consumatore. · Sostenere , riconoscere e promuovere sistemi curativi tradizionali olistici e i suoi operatori ed integrarli nella sanità di base. · Chiedere aggiornamenti nella formazione del personale sanitario affinché diventi più pratico e più orientato a risolvere i problemi della gente, capisca meglio l'impatto delle questioni globali sulle comunità e sia incoraggiato a lavorare con la comunità rispettandone la diversità. · Demistificare le tecnologie mediche e sanitarie (inclusi i farmaci) e chiedere che siano subordinate alle esigenze e ai bisogni sanitari delle persone. · Chiedere che la ricerca sanitaria includa quella in ambito genetico e che lo sviluppo di farmaci e le tecnologie riproduttive siano realizzati da istituzioni responsabili in maniera partecipativa e basata sui bisogni della gente. La ricerca dovrebbe essere centrata sulla salute pubblica e sulla sulle persona, rispettando i principi etici universali. · Sostenere i diritti dei popoli alla riproduzione senza discriminazioni sessuali e combattere tutte le misure coercitive nelle politiche di pianificazione familiare e della popolazione. Questo sostegno include il diritto all'accesso di una gamma completa ed efficace dei metodi di regolazione della fertilità. PARTECIPAZIONE DEI POPOLI AD UN MONDO PIU' SANO I grandi movimenti ed organizzazioni popolari sono fondamentali per la democraticità e la trasparenza di processi decisionali improntati al principio di responsabilità. E' essenziale garantire i diritti civili; politici ed economici; sociali e culturali dei popoli. Mentre i Governi hanno la responsabilità primaria nel promuovere un più egualitario approccio alla sanità e ai diritti umani, la grande varietà dei gruppi sociali, dei movimenti e dei media, hanno un importante ruolo da giocare nell'assicurare il potere di controllo delle politiche di sviluppo e il monitoraggio delle relative implementazioni. Questa Carta invita i popoli della terra a: 120 · Creare e rafforzare organizzazioni popolari che offrano una base di analisi e di azione. · Promuovere, sostenere ed allargare le attività che incoraggino il coinvolgimento della gente nelle decisioni di pubblico servizio a tutti i livelli. · Chiedere che le organizzazioni siano rappresentate in forum relativi alla sanità a livello locale, nazionale e internazionale. · Sostenere iniziative locali di democrazia partecipativa attraverso la formazione di network mondiali di solidarietà basati sulla centralità della persona. 121 Allegato n° 4: Questionario 1. Background information - Name of organization ……………………………………………………………………………………… ………………………. - Type of organization ……………………………………………………………………………………… ………………………… - Website ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………. - Contact person ……………………………………………………………………………………… …………………………………. - For how many years has the organization been working in Ethiopia ……………………………………….. 2. Scope and location - Please explain the mission of the organization: ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………… - Which are the focus areas of intervention? ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………. - Which are the target groups? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… …………………………………. 122 - Is the organization following specific strategies, guidelines, protocols, etc..(internal of the organization/ Government protocols/international protocols)? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - In which regions has the organization been active in the last 3 years? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Please explain any major challenges faced to include people with disabilities in rehabilitation programs (difficulties in reaching PwDs and also shortcomings of your organization) ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………….. - How do you consider the accessibility of services provided for PwDs in Addis Abeba in the following fields? Education Not good Fair Good Very good school facilities Not good Fair Good Very good transportation Not good Fair Good Very good confidences/counseling Not good Fair Good Very good 123 cultural environment Good Very good Not good Fair - What is the level of inclusion of PwDs in the following fields in Addis Ababa? Political life: Economic life: Social: Religious: Not good Not good Not good Not good Fair Fair Fair Fair Good Good Good Good Very good Very good Very good Very good 3. Organizational structures and personnel - Which are the professional profiles employed by your organization? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Is the Ethiopian education system providing rehabilitation staff with a fair/good level of skills? ..........……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… …………………………………………….. - Which are the professional profiles missing in your organization to provide a better service to beneficiaries? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………….. - Are there enough trainings/refresh courses opportunities in Ethiopia for your staff? If not, do you provide additional skills 124 training through internal resources? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………........................... ............................... - If you answered NO to the previous question, what type of trainings/higher education/university education should be improved and/or introduced in Ethiopia? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… 4. Working arrangements - List some of the difficulties found by patients to start and follow rehabilitation ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Which are the rehabilitation services provided from your organization/from the projects your organization implements? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… 125 - How do you evaluate the possibility to access rehabilitation for PwDs in Addis Ababa? Not good Fair Good Very good - Is your organization/your project activities providing alternative services for those PwDs who can not reach the rehabilitation centres (home care, home visits, mobile ―clinics‖)? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… 5. Awarness- raising and research on disability - What disability awareness activities has your organization been engaged in? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Which kind of tools has your organization used? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………….. 6. Specific questions for Deafness - Are there updated statistics data on deafness in Ethiopia? Yes No - If yes, are there disaggregated data on children with congenital deafness (age group 0-15)? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… 126 ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Do you conduct specific assessment on rehabilitation needs of deaf children? Or do you include them in the general needs assessment of the deaf population? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Can you list specific rehabilitation needs concerning deaf children? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Is the organization following specific strategies, guidelines, protocols, etc..(internal of the organization/ Government protocols/international protocols)? Yes No If yes, is it possible to consult/access these rehabilitation strategy/guidelines/protocols? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Do you monitor/evaluate regulary the rehabilitation activities implemented by your organization? If yes, in Addis Ababa, in the all country, in some regions/zones only? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… 127 ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Does your organization give specific trainings staff on rehabilitation techniques? If yes, can you describe the content of these trainings? Is there accessible material on trainings? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Which type of trainings do you provide for deaf persons? Are there specific training for teachers? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - Do you organize sign-languages teaching? Yes No - When parents think their child has a hearing problem, where do they go for a first examination? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… - What are the first type of examination prescribed? ……………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………. ……………………………………………………………………………………… 128 ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………… - Can you briefly describe the main steps of the standard rehabilitation process for children? ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………… 7. Final comments, suggestion and opinions - Please give any additional comments, if any ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… 129 9. … Grazie di cuore a… Desidero innanzitutto ringraziare la mia famiglia: mio padre, per avermi trasmesso la sua trasparenza che ogni tanto sfocia in ingenuità, e perché ce la mette tutta nonostante il mondo non sia come vorrebbe. Mia sorella Gio, perché ogni volta che la guardo mi ricordo che forza e fragilità possono convivere nella stessa persona e creare un cocktail meraviglioso. Le mie nonne, perché sono due donne indistruttibili, di cui vorrei seguire l’esempio. I miei zii e cugini, per l’incoraggiamento e la fiducia. Ringrazio Tony, per tutti i momenti in cui abbiamo riso e pianto insieme, per la pazienza, per avermi fatto da spalla nonostante tutto e tutti, incoraggiandomi sempre. So che a volte non è facile starmi vicino, quindi voglio ringraziarlo per essere così com’è e per avermi insegnato cosa sia l’amore incondizionato. Grazie anche alla sua famiglia, che mi ha sempre spronato e crede in me. Ringrazio Marilena e Micol per i consigli e le correzioni fatte alla mia tesi e mi scuso con loro per ogni minuto di lavoro e di vacanza che hanno dovuto sacrificare per dedicarlo a me. Ne approfitto per ringraziare tutto il CCM, 130 che mi ha dato la possibilità di fare questo viaggio. Per me questa non è solo una tesi, è l’occasione per concludere questi anni nell’unico modo che davvero mi rappresenti. Grazie ai ragazzi degli uffici di Addis Abeba, in particolare Aklilu, Dereje e Endale. Grazie a Osman e alla sua compagnia, a Giulia e Elena. Grazie a Ferehivult e alle sue ottime capacità di cuoca e mamma africana. E grazie a Molluckan per le partite a calcetto. Ringrazio il mio relatore, il Professor Franco Cavallo, per aver accettato di seguirmi in questo progetto, decisamente “poco convenzionale”. Ringrazio Laura per esserci sempre, come una sorella, in ogni momento importante della mia vita e Sharon per tutte le volte che ha capovolto il mio punto di vista, mostrandomi nuove strade. Due donne che renderanno migliore il mondo e che so di poter trovare sempre e ovunque le diverse strade ci porteranno. Grazie a Pinuccia, per avermi dimostrato che si può essere contemporaneamente persone stupende e ottimi medici, per le chiacchierate, le confidenze, gli insegnamenti e la reciproca stima; per aver capito fino in fondo la mia 131 “vocazione” e per aver lasciato che lo stesso misterioso richiamo nei confronti dell’Africa ci legasse così a fondo. Grazie a Marzia per ogni risata, per aver fatto parte del “pollaio” con grande orgoglio; a Stefania per ogni frase di canzone condivisa durante i nostri e per viaggi ogni per progetto raggiungere immaginato le rispettive facoltà; a Simone per essere stato presente dal mio primo giorno di università all’ultimo. Grazie ai miei coinquilini, che sono soprattutto degli amici: Paolo, per ogni volta che mi ha ascoltata e ha provato a districare la complicata matassa di pensieri che albergano nella mia testa, per ogni esame preparato insieme e per ogni delusione superata fianco a fianco. E Mattia, per avermi fatta divertire e sostenuta sempre con affetto. Grazie a Teresa, per ogni cena organizzata, per ogni chiacchierata sulla vita fatta sul divano di casa sua, magari davanti a qualche bel film o alle impressioni sull’ultimo libro letto. Grazie al mio unico vero autista di ambulanza, Viano, non solo per aver condiviso con me il bello e il brutto di ogni venerdì notte, ma soprattutto per 132 essere un amico e un confidente impeccabile in ogni circostanza. Grazie a Simona, per l’incoraggiamento che non mi ha mai fatto mancare. Grazie a chi, più di altri, ha trascorso con me le terribili giornate di reclusione e studio, rendendole senza dubbio meno terribili: a Lori, che ha anche appoggiato subito e con entusiasmo l’esperienza in Etiopia, voglio dire che senza di lei non sarebbe stata la stessa cosa, quindi grazie per ogni magone e ogni gioia provata insieme. A Raffa per avermi fatto da guru, per non avermi lasciata mollare mai, fino all’ultimo esame, per la sua umiltà e disponibilità. Sappiate che siete i medici migliori che si possa desiderare di avere per colleghi. A Daniele per i consigli davanti ad una tazzina di caffè, a Fra perché prende gli appunti migliori del mondo, a Marzia, Giada e Dario per i pomeriggi al bunker e le abbuffate ristorante cinese. Grazie anche a tutti quelli che non ho citato ma che, per dirla alla Jovanotti, “mi hanno aiutato mentre mi arrangiavo” e a tutti quelli che mi hanno insegnato qualcosa, qualunque cosa, e che 133 nel bene e nel male hanno contribuito a fare di me la persona che sono oggi. Grazie anche un po’ alla mia testardaggine, che è quella che oltre ad avermi permesso di realizzare uno dei più grandi desideri della mia vita, mi ha costretta a rialzarmi ogni volta che la vita mi ha “fatto lo sgambetto”. 134
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