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L a rela zione del K abbalah C entre
SPARK SPARK VOL. 4
Interviste con
Karen, Yehuda
& Michael Berg
I miracoli della Costa d’Avorio
Un giorno nella vita: Chevre
Aggiornamenti dal KCA & Team Kabbalah
www.kabbalah.com
EDIZIONE 2011-2012
Lettera ai nostri donatori
la fine del chaos
Una volta, il Rav spiegava
che le persone non sono
veramente in grado di
comprendere il Kabbalah Centre. La
missione del Kabbalah Centre va oltre
l’insegnamento e la diffusione della
saggezza della Kabbalah. Il Rav ci
insegna, che il nostro obiettivo è quello
di porre fine al dolore, alla sofferenza
e al caos che regnano nel mondo,
rivelando lo scopo della creazione, una realtà perfetta senza
alcuna separazione, dualità, guerre o malattie.
Nel 1922, Rav Ashlag predisse che un manto di oscurità
sarebbe sceso sul mondo. Egli era convinto che, attraverso
lo studio della Kabbalah – la consapevole sapienza che si
sviluppa tramite la saggezza – la luce generata avrebbe
diradato l’oscurità e sconfitto la negatività che sarebbero state
destinate ad avvolgere il mondo. Per questo Rav Ashlag decise
di fondare il Kabbalah Centre.
Questa visione e missione sono state lo scopo e la forza
motivante del Centre fin dal momento in cui abbiamo aperto
i battente. Ogni libro che pubblichiamo, ogni progetto che
iniziamo, ogni lezione in cui insegniamo e ogni volantino
che creiamo sono tutte azioni dettate da questo scopo
originario. Questo è il motivo per cui il vostro contributo ai
vari progetti del Kabbalah Centre rappresenta più che una
buona azione. Sia che decidiate di offrire il vostro contributo
finanziariamente, oppure donando il vostro tempo, impegno
e talento per sostenere il Kabbalah Centre, contribuirete al
conseguimento di questo obiettivo originario.
Non saremmo in grado di raggiungere la visione di Rav
Ashlag senza l’aiuto di una comunità forte che si impegni
costantemente di superare l’inclinazione negativa e, e quindi
di condividere in modo disinteressato con il prossimo, con
questa consapevolezza in mente.
Sia che voi siate una coppia di genitori che contribuiscono
instancabilmente ad una iniziativa di vendita di torte a sostegno
della Kabbalah Children’s Academy (Academia Kabbalah per
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EDIZIONE 2011-2012
Rav Ashlag, il fondatore del Kabbalah Centre
Bambini), oppure mettiate a disposizione il vostro tempo di
vacanza per andare in nuovi posti per condividere lo Zohar con
chi sia affamato di realizzamento spirituale, o che dedichiate
ogni vostra domenica a sfamare i senzatetto collaborando al
Community Outreach program, di fatto voi state rivelando la
luce e rimovendo l’oscurità.
Questa rivista è destinata a tutti gli studenti che hanno
frequentato il Kabbalah Centre, sostenendo la missione del
Rav e Karen di eliminare il caos, il dolore e la sofferenza
dal mondo. Desideriamo ringraziarvi di cuore per il vostro
impegno al conseguimento di questo obiettivo. SPARK è stata
creata con questa intenzione: aiutare ogni studente a rafforzare
la sua connessione e la sua dedizione al nostro operato e alla
nostra missione. Ciò che state facendo rappresenta molto di
più che una “buona azione per una giusta causa”. Per questo
motivo, siamo lieti di presentarvi una panoramica interna del
Kabbalah Centre e della comunità in seno all’organizzazione.
Avrete modo di conoscere varie cose sull’attività del Kabbalah
Centre: avrete modo di leggere qualche cenno sulle vite di
Karen, Yehuda e Michael Berg, oppure al chevre, tutte persone
che si presentano come studenti e volontari come voi. Potrete
leggere di uno studente residente nella Costa d’Avorio e della
sua determinazione a condividere la Kabbalah nonostante le
sfide che deve affrontare nel suo paese, oppure rendervi conto
dell’impatto che una scuola sta avendo sui giovani leader del
futuro. Noi speriamo che queste storie vi possano ispirare a
continuare a servire la missione globale del Kabbalah Centre,
sentendovi così più vicini alla comunità globale. 
Sommario
1.
Lettera ai nostri donatori
2.
Il Messaggio del Rav sulla Coscienza
3.
Approfondimento con Karen Berg
8.
Approfondimento con Yehuda Berg
13.
Approfondimento con Michael Berg
19.
Un giorno nella vita di un Chevre
24.
Determinazione e dedizione in Costa d’Avorio
27.
KCA – Più di una semplice scuola
31.
Team Kabbalah diventa globale
Rav Berg (a sinistra) con il suo maestro,
Rav Brandwein (a destra)
È proprio così semplice come sembra: non c’è nulla di più importante o
essenziale che condividere e prendersi cura del prossimo.
Le idee relative all’unità e sensibilizzazione sono state sempre il marchio
Kabbalah Centre fin dall’anno della sua fondazione, il 1922. Questa è stata
la lezione più importante che ho imparato dal mio maestro e insegnante, Rav
Brandwein, la necessità di trattare ogni singolo studente come un membro
della nostra famiglia, nell’ambito della comunità del Kabbalah Centre.
Rav Brandwein intravedeva la Luce in ogni persona. L’aspetto o ciò
che una persona faceva al di fuori erano cose che non lo interessavano
minimamente. “Non guardare il contenitore, cerca piuttosto cosa contiene.
Ogni persona merita il nostro tempo e amore”. Per diffondere la parola
del Creatore non è necessario correggere i diffetti spirituali altrui. Basta
semplicemente scoprire il punto più profondo del loro animo e donare amore.
Il risultato naturale sarà la spiritualità.
I Centre sparsi in tutto il mondo sono sempre stati consapevoli del fatto
che, mentre possiamo essere separati fisicamente, dobbiamo sempre prenderci
cura di ogni membro della comunità globale e di ogni persona estranea alla
comunità che è alla ricerca della nostra assistenza.
Oggigiorno, il mondo che ci circonda rafforza solo la nostra convinzione
che abbiamo l’obbligo di impegnarci al massimo per assistere e sostenere i
nostri amici nei periodi in cui ne hanno bisogno.
La consapevolezza dal Rav
la Luce in ognuno di noi
Interviste
Approfondimento con Karen Berg
Man mano che il Kabbalah Centre continua a crescere
globalmente e con esso l‘interesse nei riguardi della
saggezza, il Rav e Karen, gli insegnanti e chevre sono più
impegnati che mai e incontrano sempre più persone. Con
il passare del tempo diventa sempre più difficile instaurare
collegamenti individuali con ogni membro della nostra
comunità. E se invece avessimo l‘opportunità di sederci
assieme ad un membro della famiglia Berg e conoscerli
meglio, facendo domande di vario tipo che non avremmo
altrimenti l‘occasione di chiedere? Abbiamo posto a Karen,
Yehuda e Michael Berg 15 domande interessanti di carattere
personale e stimolanti, con la speranza che possiate ottenere
una impressione più completa di quello che sono, sia come
persone che come leader del Kabbalah Centre, ma anche per
fare in modo che possiate ricavare dalle loro risposte la forza
necessaria per la vostra vita.
Molti di noi arrivano ad un punto in cui
il nostro studio della Kabbalah si rivela
più di un insegnamento, diventando
un qualcosa di reale e personale. Si
ricorda qual è stato l’evento che ha
rivelato ai suoi occhi la “realtà” della
Kabbalah?
Karen: Quando ero molto giovane,
nella nostra casa non prestavamo molta
attenzione alla religione. Non avevamo
alcun interesse a riguardo. Mia nonna
accendeva le candele il venerdì notte
e ognuno veniva a mangiare qualcosa
per poi andarsene. Per me, questo era
l’unico rito.
Iincontrai il Rav dopo aver
effettuato molte ricerche e aver letto
molto a proposito delle varie culture.
Quando iniziai ad apprendere la
saggezza offertami dalla Kabbalah, mi
resi conto che in essa era racchiuso tutto
ciò che avevo imparato prima e che solo
questa saggezza mi avrebbe guidato
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per il resto della mia vita.
In altre parole non si trattava solo di
studiare; era un “qualcosa” che faceva
parte della mia vita.
I cambiamenti fatti mi portarono
a staccarmi dalla mia famiglia e
dai miei amici. Avevo fatto un passo
nella vita che era molto diverso
da qualsiasi cosa avessi mai fatto
prima. Il cambiamento più difficile
fu rendermi conto che non solo avrei
dovuto assimilare gli insegnamenti,
ma anche metterli in pratica nella mia
vita. Dovevano far parte di ogni mia
giornata, dovevo vivere la Kabbalah,
non solo apprendere la Kabbalah. Capii
che se mi fossi limitata a considerarla
uno strumento, sarebbe rimasta in un
angolo remoto della mia mente. Dovevo
prendere questo strumento e applicarlo
nella realtà di tutti i giorni.
Questo accadde 42 anni fa e
sapevo che, nel bene e nel male, il mio
modo di vivere non sarebbe più stato lo
stesso.
A chi si rivolgeva per ottenere un
consiglio di carattere spirituale?
Karen: Mi rivolgevo al Rav. Il Rav
era i miei occhi e io ero i suoi. Poche
persone al mondo hanno la possibilità
di avere quello che noi avevamo. Per
quanto riguarda oggi, in tutta onestà,
devo attendere che siano “loro lassu’”
a consentirmi di dare le risposte, in
quanto non c’è nessuno che potrebbe
prendere quel posto. Nessuno si
avvicinava al livello spirituale del Rav.
Così, devo purtroppo ammettere, sotto
questo aspetto sono molto sola.
Qual è l’insegnamento del suo maestro,
il Rav, che ricorda meglio? C’è un
insegnamento o un principio per lei
sempre attuale?
Karen durante una conferenza a Panama
Karen: La perseveranza. Mi ricordo
quando a Rosh Hashanah guardavo il
Rav stare in piedi, ritto e immobile per
4 ore.
Ricordo i momenti in cui il Rav
era a letto con la febbre alta, eppure
si alzava e recitava le sue preghiere.
Se credeva fermamente in qualcosa
di reale, niente l‘avrebbe fermato.
Andava dritto al punto e avanzava fino
ad arrivare alla fine. Era sicuramente
un esempio di perseveranza. Era la
persona più tenace che mai avessi
incontrato e questa è la ragione per cui
siamo riusciti a costruire il Centro.
Per me, la lezione più difficile è
capire che tutto ciò che accade serve
per portare me/noi a qualche altro
livello. E’ come quando qualcuno
arriva alla tua porta dicendoti: „Stiamo
per entrare e abbiamo intenzione di
derubarti,“ devi dire a te stesso: „Va
bene, cos’ è che ho preso e che cosa
non avrei dovuto prendere?“ Oppure,
quando qualcuno ti dice:“ Non siamo
più amici „, devi chiedere a te stesso
cosa hai fatto per arrivare a questo?
Oppure, per capire che nella nostra
vita quotidiana le cose che ci accadono
sono il risultato di una coscienza
superiore dicendoci: „Questo è ciò che
devi fare e questo è il modo di farlo
bene“. Così l‘idea che è costantemente
di fronte a me consiste nel vivere con
la consapevolezza che non so perché
devo prendere quella strada, ma so che
alla fine è la strada che mi consente di
rendere le cose migliori.
Tutti noi, di tanto in tanto, lottiamo
con i nostri dubbi. Può raccontarci un
momento in cui anche lei ha dovuto
lottare con un dubbio?
Karen: Quando abbiamo iniziato a
costruire il Centro, la parola Kabbalah
era sconosciuta alla maggior parte della
gente. Gli unici che si dedicavano a
questi insegnamenti erano un gruppo
di rabbini e piccoli gruppi di persone.
Rabbi Shimon bar Yochai e la
Grande Assemblea (dove lo Zohar
venne rivelato per la prima volta) erano
in tutto 10 persone. Rav Ashlag ne
aveva forse 20, di persone; lo stesso
Rav Brandwein. Oggigiorno, noi siamo
decine di migliaia. Quando iniziammo,
nessuno voleva che portassimo questa
conoscenza alla gente. C‘era un grande
dubbio, ma il grande dubbio dimostrava
che questa opera sarebbe stata davvero
buona. La gente non voleva neppure
che il Rav ed io ci sposassimo, in quanto
il Rav proveniva da radici religiose,
mentre io ero praticamente senza
radici. L’Ari scrisse che, quando due
anime gemelle si incontrano il mondo
si capovolge; ma se interiormente sono
felici, allora sappiamo che si tratta di un
matrimonio fra anime gemelle. Avevo
un dubbio forse solo perchè aveva 20
Dobbiamo insegnare alle masse.“ Ero
io che volevo assolutamente fare tutto
ciò. Il Rav diceva: „Lo sai che finiremo
ammazzati“ - e praticamente era la fine
che ci aspettavamo di fare. Ma il mio
dubbio non era se quello che stavamo
facendo era la cosa giusta per il mondo;
il mio dubbio era se ci avrebbero
permesso di farlo e se il momento fosse
quello giusto. Non ho mai avuto dubbi
circa la ragione per cui eravamo insieme,
o che la strada che avevamo preso fosse
anni più di me e proveniva da una
cultura diversa, voleva vivere in un
paese diverso e una vita completamente
diversa? Perché avrei dovuto avere
un dubbio? Naturalmente ho avuto
dei dubbi. Tuttavia, avevo anche uno
stimolo, perché sapevo che questa era
una cosa che dovevamo fare.
Quando venivamo chiamati
ciarlatani e ce ne dicevano di tutti i
colori, quando i rabbini non volevano
che insegnassimo e tutti erano contro
di noi, avevo dei dubbi? Un dubbio
lo avevo: se la Luce sarebbe stata
abbastanza forte da farci superare quei
momenti. Li superammo, ma grazie alla
perseveranza del Rav.
Ero io che dicevo: „Andiamo fuori.
quella giusta. Ero una ribelle, ho sempre
preso una strada sconosciuta; questo
era ciò che sentivo di dover fare - non
per pormi costantemente contro, ma
in qualche modo dovevo fare questo
perché ritenevo che fosse giusto così.
Spesso, nel percorso spirituale ci si
sente come se facessimo un errore dietro
l‘altro. Ovviamente nella vita si prendono
un sacco di decisioni importanti.
Può raccontarci quale è stato uno
dei suoi errori più grandi e cosa ha
imparato da esso, al fine di dare a tutti
noi una speranza?
Karen: D-o sa che probabilmente
abbiamo commesso molti errori. Per
quanto riguarda la mia vita personale, il
rapporto fra mia madre e il Rav non era
esattamente una delle migliori.
Una volta venimmo a farle visita da
Israele. Eravamo in casa di mia madre
ed era Shabbat. Di solito, durante
lo Shabbat mettiamo 12 pagnotte
di challah sul tavolo, il Rav dice la
benedizione, poi taglia la challah e
rimuove le pagnotte dal tavolo. Bene,
quel sabato pomeriggio il Rav stava
facendo come al solito, cioè recitare la
benedizione, tagliare la challah quando
entra mia madre, mentre noi stavamo
iniziando a togliere il pane dalla tavola.
La tensione era palpabile e udii
sbattere la porta. Andai in cucina e
dissi: „Mamma, cosa ti prende?“ Lei
rispose: „So che il mio modo di vivere
è in contrasto con tutto ciò che fa, ma
deve proprio togliere il pane dal tavolo
solo perché sto entrando in casa mia?“
Allora cercai di spiegarle che,
veramente, non era stata quella la sua
intenzione. Penso che l‘errore sia stato
quello di non invitarla a cenare assieme
Karen & sua madre a Brooklyn, NY.
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a noi. Cosa che, come ho detto prima,
sarebbe stata difficile, dato che per lei
e il resto della mia famiglia non è stato
facile accettare il fatto che fossi andata
da un estremo all‘altro, in termini di
spiritualità.
A parte lo Zohar e i libri del Centre,
qual è il suo libro preferito?
Karen: Purtroppo, la cosa mi
piace fare meno è leggere. È passato
molto tempo, ma mi ricordo di aver letto
l’Esodo parecchi anni fa, che era uno
dei miei libri preferiti. Quello che mi
piaceva leggere di più erano le poesie.
Di solito leggevo alcuni fra i grandi
poeti, come Frost. “Something there is
that doesn’t love a wall / That sends the
frozen-ground-swell under it…”
Qual è il suo cibo preferito?
Karen: Adoro la cucina italiana
(naturalmente i prodotti più grassi):
spaghetti e polpette e lasagne.
Le viene in mente un anedotto preferito
o particolarmente divertente sul
Kabbalah Centre o sullo studio della
Kabbalah?
Karen: Una volta stavo parlando
con qualcuno, che non sapeva chi fossi.
Disse: “Sono andata in quel Kabbalah
Centre.
Sai che portano sacrifici? Lo sai
che portano delle galline nel Centre e
che le sgozzano? E lo sai cosa ne fanno
poi? Le mangiano.”
Allora risposi: “Oh, davvero?
Quanto spesso lo fanno, una volta la in
cosa consistono i loro sacrifici? Lo sai
che portano delle galline nel Centre e
che le sgozzano? E lo sai cosa ne fanno
poi? Le mangiano.”
Allora risposi: “Oh, davvero?
Quanto spesso lo fanno, una volta la
settimana, una volta al mese?” Lei
rispose: “Non lo so quanto spesso
lo facciano, ma mi hanno detto che
portano questi animali vivi al Centre e
che lì li sgozzano.”
Allora iniziai a spiegarle cosa
fossero le Kapparot e il concetto di
„cambiare“ la propria energia una volta
all’anno, prima dello Yom Kippur.
In che modo riesce a raggiungere un
equilibrio nella sua vita, con tutti gli
impegni che ha come moglie, madre,
insegnante, mentore, direttrice del
Kabbalah Centre, lettrice, con gli amici
e con il tempo da dedicare a se stessa?
“
1.) Sono una persona
simpatica. Avvicinati,
non mordo..
2.) Non riesco a
immaginare come una
persona possa sentirsi
intimidita da me.
-karen
„
Karen: A volte è molto difficile.
È necessario fissare delle priorità. In
questa fase della vita, penso che la mia
priorità è quella di uscire e vedere il
maggior numero di persone possibile e
di essere un messaggero. Questa è la
mia priorità. I figli, grazie a D-o, sono
cresciuti e sono diventati a loro volta
genitori.
Tanto è la cura che riservo a loro,
tale è quella dedicata al mio scopo e
obiettivo, quello di star lì fuori e parlare
con quanta più gente possa e, facendo
questo, creando una bolla di energia in
grado di sostenere chiunque.
Cosa direbbe alle persone che sono
timide quando parlano con lei?
Karen: So che le persone sono
timide, ma non so come rivolgermi in
un modo meno “schietto”. Forse sono
l’unica che la pensa così, ma sono
aperta a molte persone. Penso che un
sacco di gente abbia paura perché
ritiene che abbia una personalità molto
religiosa, un personaggio santo come
“Sua Santità”, il Dalai Lama. Ho sentito
persone dire: “Bene, forse non capiresti
questo a causa delle tue radici”.
Molte persone pensano che io
provenga da una educazione religiosa.
Non è assolutamente vero. Alla
gente io dico di cercarmi, avvicinarsi
a me; ci sono un sacco di cose nella
vita che ho probabilmente vissuto e
sperimentato io stessa, tra cui la maggior
parte delle lezioni della vita. Penso che
se la gente conoscesse questo, allora
potrebbe essere in grado di avvicinarsi
a me più facilmente. In sostanza, io mi
sento davvero come un canale e un
messaggero e, come un messaggero,
non provengo da un luogo di santità. Io
non vorrei mai essere su una montagna,
perché amo stare fra la gente.
Mi piace parlare con le persone.
Penso che forse è per questo motivo se
la Luce ha concesso al Rav e a me la
facoltà di portare questo messaggio alla
gente.
Come reagisce quando la gente o i
media criticano il Kabbalah Centre?
Karen: Penso alle parole di
George Bernard Shaw, quando si
sentiva dire: “Oh, hanno dato un
giudizio terribile al tuo spettacolo” - e
lui rispondeva: “Sì, ma hanno saputo
scrivere il nome correttamente?” È stata
anche la risposta del Rav di fronte alle
critiche dei media.
I media non vanno mai alla ricerca
di qualcosa di buono da dire: sono
sempre in cerca “dell’uomo che morde
il cane”. Specialmente quando si tratta
di esprimere un parere su un luogo
come il Kabbalah Centre, che già di
per sè è una “stranezza”. Perché è una
stranezza? Noi insegniamo riferendoci
ai cinque libri di Mosè, ma il 70%
della nostra comunità è costituito da
non ebrei. Abbiamo una sinagoga,
le nostre preghiere sono in ebraico
e leggiamo la Torah, ma molti dei
nostri studenti provengono dall’Africa
e dall’America Latina. Non possiamo
di certo considerarci una comunità
omogenea. Come organizzazione
spirituale, sento che la Luce è Una,
indipendentemente dal credo religioso,
In aiuto alle persone bisognose in occasione del Thanksgiving, a Los Angeles
e noi che ci troviamo all’interno di
questa comunità siamo in grado di
capire questo concetto. Per le persone
che si trovano al di fuori è difficile
accogliere a braccia aperte quello che
stiamo cercando di fare.
Credo che questo sia uno dei
motivi per cui attiriamo così tanto
l‘attenzione dei media.
È molto più facile
scoprire cosa c’è di
sbagliato in qualcosa,
che scoprire ciò che
c’è di giusto.
Naturalmente non ci piace il fatto
che scrivano cose negative su di noi,
anche se, in un certo qual modo tutta
questa negatività che è stata pubblicata
ha portato più persone al Centro. Penso
che ciò incuriosisca la gente che arriva
e dice: “Wow, non è poi così male. Non
vedo nulla di quanto i media stanno
criticando.”
Per esempio, anni fa hanno scritto
che siamo una setta e che pratichiamo
alla gente il lavaggio del cervello.
Abbiamo studenti che sono medici e
avvocati, ingegneri e uomini d’affari.
Alcuni di loro hanno studiato la
Kabbalah presso il Centro per 20 anni
e ancora conservano il proprio stile di
vita. Non mi pare che quelle persone
che vanno a lavorare ogni giorno,
vivono con le loro famiglie e continuano
a frequentare il Centro facciano parte
di una specie di “Hocus Pocus”.
Penso che potrebbero essere
necessari alcuni anni - come è
successo all’inizio, quando eravamo
definiti ciarlatani -, ma alla fine la gente
comincerà a capire ciò che stiamo
cercando di fare. Penso che le cose
cambieranno, sicuramente.
Qual è stato il momento in cui si è sentita
maggiormente sotto pressione per il fatto
di essere la leader del Kabbalah Centre?
Karen: Quando il Rav fu colpito da
un infarto. Credo che questo sia stato
probabilmente il momento più difficile
della mia vita. Nessuno era preparato ad
un “evento del genere”.
Il Rav era sempre la guida
spirituale. Dava le lezioni. Aveva la sua
aurea e forza. Io ero quella che che
lavorava con i chevre e che stava dietro
le quinte. Dopo il suo infarto, dovetti
trovare la mia voce, trovare la mia via.
In quel particolare momento era molto
difficile. Dicevo a me stessa: “Bene,
abbiamo iniziato a percorrere questa
strada assieme, abbiamo creato questa
missione, abbiamo creato questi Centri
e devo fare questo lavoro, costi quel che
costi”- quindi giunsi alla conclusione
che avremmo continuato e che ce
l’avremmo fatta. Ecco come è iniziata.
Fu tutt’altro che facile. Fu molto
difficile. Dando uno sguardo al passato,
non sono più la stessa persona di sette
anni fa. Ora sono sicuramente una
persona più forte e più determinata. Ma
questa forza non è innata, mi è stata
concessa per fare ciò che sto facendo
ora.
Karen e il suo cagnolino, Keeper
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Se lei non fosse Karen, la persona del
Kabbalah Centre che tutti conoscono,
quale sarebbe la cosa a cui vorrebbe
che la gente pensasse a proposito di
lei e che ritiene che non sia in grado di
comprendere?
Karen: Mi piacerebbe rifugiarmi in
un luogo con decine di animali intorno
a me. Amo gli animali. Probabilmente
vivrei in una fattoria con un grande
rifugio per cani e gatti, dove alleverei
diversi tipi di animali. Mi piace stare fra
gli animali e la natura, anche se non
è una cosa che posso fare fare molto
spesso, dato che sono impegnata in
ufficio e faccio questo lavoro.
Qual è la sua visione di “pace sulla
Terra” e cosa la sostiene mentre lavora
per raggiungere questo obiettivo,
soprattutto quando nota la presenza di
distruzione, caos e sofferenza in tutto il
mondo?
Karen: Così fa D-o. Siamo ancora
vivi, giusto? A quanto pare, Egli non si
è arreso. Pace sulla terra significa pace
per te. Pace per te nel rapporto con tuo
marito, pace per te nel sapere che tutto
quello che hai fatto (non importa quanto
difficile sia da digerire) alla fine porta
al risultato giusto. Con un centinaio
di migliaia di persone come te o un
milione di persone come te che vivono
in pace, possiamo portare la pace nel
mondo.
È più facile voler cambiare il
mondo, perché non è possibile. Al
contrario, dobbiamo cambiare noi
stessi; sentire la nostra pace interiore,
sapere che quello che abbiamo fatto ha
creato soddisfazione e pace dentro di
noi. Una volta raggiunto questo stato,
possiamo rivolgerci ad un‘altra persona
e trasmetterglielo.
Si dà così tanto agli altri. Spesso ci
si sente come se ci fosse nulla da poter
ricevere in cambio.
Cosa pensa che potremmo fare per
contraccambiare?
Karen: Basta trasmettere questo
stato agli altri. In altre parole, se hai
ricevuto qualcosa dal Centro che ti
ha aiutato o soddisfatto, trasmettilo
a qualcun altro. E quando qualcuno
ti dice: “Sai, ho sentito parlare del
Kabbalah Centre” non controbattere
replicando: “Bene, bene.” Sostieni
almeno la tua parte, dicendo: “Ok, puoi
dire quello che vuoi, ma io so quello
che ho ottenuto dal Centre.” 
Interviste
Approfondimento con Yehuda Berg
del Baal Shem Tov in Ucraina, quella
del Rabbi Shimon in Israele e del Rav
Ashlag. Ogni qualvolta che qualcosa
mi tormentava o avevo bisogno di una
risposta ad una domanda altrui, andavo
in questi posti per trovare una risposta.
Molti di noi arrivano ad un punto in
cui, il nostro studio della Kabbalah,
rappresenta più di un insegnamento,
bensì qualcosa di reale e personale.
Si può ricordare l’evento che ha fatto sì
che la Kabbalah rappresentasse per lei
la realtà?
Yehuda: crescendo, la Kabbalah
rappresentava una cosa molto reale. I
miei genitori ci portavano ogni due mesi
a fare dei viaggi di carattere spirituale.
Visitammo la regione settentrionale di
Israele, Gerusalemme, la tomba del Rav
Ashlag e altri siti legati alla spiritualità.
Li insegnamenti della Kabbalah erano
molto reali fin dall’inizio. Tuttavia,
se lei mi sta chiedendo qual è stato
il momento in cui sapevo che avrei
iniziato ad occuparmi di ciò, invece
di dedicarmi ad altre cose, le posso
dire che avevo 16 o 17 anni, quando
Michael ed io iniziammo a studiare gli
scritti del Rav Ashlag (Ten Lu­minous
Emanations) assieme a mio padre. Fu
nel corso di quello studio che seppi,
seppi che questo sarebbe stato ciò
che volevo fare. La consapevolezza di
trovarmi di fronte alla realtà, tuttavia,
iniziò a farsi viva in me all’inizio.
A chi si rivolge per ottenere un consiglio
di carattere spirituale?
Yehuda: prima che mio padre
fosse colpito da un infarto, era in
tutto e per tutto il mio insegnante.
Era semplicemente “il maestro”. Se
avevo una domanda, mi rivolgevo
a lui. Era a mia disposizione 24/7 e
potevo chiamarlo in qualsiasi momento.
Addirittura, dopo essermi sposato,
portavo la mia famiglia a passare i
venerdì notte a casa dei miei genitori,
in modo da poter studiare con il Rav nel
cuore della notte.
Dopo il 2004, quando mio padre
fu colpito da un infarto e, quindi, non
fui più in grado di contare sulla sua
piena disponibilità, iniziai a visitare
i siti relativi agli Tzadikim (i Giusti),
come le tombe di Mordechai ed Esther,
Qual è l’insegnamento del suo
insegnante di cui nutre un ricordo
particolarmente profondo? C’è un
insegnamento o un principio per lei
sempre attuale?
Yehuda: direi che è la certezza.
Il Rav aveva passato dei periodi
veramente molto difficili, e l’unico modo
con cui poteva superarli era grazie
alla certezza. E non era che fosse
caratterizzato da questa dote; era alle
persone attorno a se che infondeva
certezza. Se diceva a qualcuno che
una cosa si sarebbe sistemata, questi
sapeva che si sarebbe sistemata proprio
perché l’aveva detto lui. Se le persone
erano ammalate o stavano affrontando
momenti difficili, venivano dal Rav e le
cose in seguito si sistemavano.
A cosa pensa quando studia lo Zohar?
Yehuda: Ad essere sincero non è
che penso a molte cose quando leggo
lo Zohar. Secondo i kabbalisti, tre sono
le cose che si possono fare e quello a
cui stai pensando non influisce più di
molto: leggere lo Zohar, purificarsi nel
Mikveh e la la decima.
Quando faccio queste tre cose,
non è che pensi molto o che provi
a rispondere a domande – anche
se, nel caso ne sorga una, apro una
sezione a caso dello Zohar e provo a
trovarne la risposta. Tuttavia, nella mia
routine quotidiana, sia durante la mia
Connessione al mattino sia mentre sto
leggendo lo Zohar, provo a non pensare
molto e ad essere aperto a ciò che mi
viene rivelato.
Tutti noi, di tanto in tanto, lottiamo
con i nostri dubbi. Può raccontarci un
momento in cui anche lei ha dovuto
lottare con un dubbio?
Yehuda: Nel corso della mia vita ci
sono stati due momenti in cui posso dire
di aver nutrito dei dubbi su ogni cosa. È
veramente reale? La Kabbalah è reale?
La Luce è reale?
Il 2 settembre del 2004, mio padre
venne colpito da un infarto. Il mattino
del 3 settembre (venerdì), ricevemmo
una telefonata dal medico che aveva in
cura il Rav, il quale ci disse che il Rav
era stato colpito da un infarto che aveva
compromesso seriamente la funzione
delle cellule staminali e che avremmo
dovuto decidere se staccare o meno
le macchine che lo mantenevano in
vita. Di fronte ad una situazione di vita
o di morte, iniziai a dubitare di tutto.
Yehuda & i sui figli raccolti in preghiera sul sito del Ketzke Rebbe, in Polonia
Il periodo di incertezza non durò a
lungo, ma fu un momento in cui dubitai
di qualsiasi cosa. Ora, non penso di
poter affrontare un dubbio allo stesso
modo in cui lo affrontai quella volta, ma
sono del parere che quando riesci a
superare un momento come quello, un
giorno potrai riesaminare la situazione
e dirti “Okay, quando mi si presenta
una situazione difficile sono in grado di
superarla.” Non penso che esista uno
strumento che possa essere usato in
un momento di dubbio totale. Di solito,
questa situazione è paragonabile ad
una tempesta che devi domare. A Los
Angeles, di tanto in tanto succedono
Yehuda, Karen, il Rav & Michael in Israele
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dei terremoti; in quei frangenti non ti
resta altro che prendere in braccio un
bambino, oppure aspettare che passi.
Questo è esattamente ciò che feci in
quell’occasione, andai all’ospedale
e scoprii che avevano commesso un
errore nel formulare la diagnosi, e oggi
il Rav è ancora qui assieme a noi.
Ricordo un‘altra occasione in cui
dovetti affrontare un dubbio, quando
avevo 19 anni. Mio fratello ed io fummo
chiamati nell’ufficio del preside della
nostra scuola e ci venne chiesto di
fare una scelta: studiare la Kabbalah o
intraprendere studi di carattere religioso.
Per un secondo ho pensato di essere di
fronte ad un bivio in cui avrei veramente
dovuto decidere da che parte andare.
Sapevo già che la Kabbalah sarebbe
stata una parte importante della mia
vita, su questo non c‘era dubbio, avevo
già preso questa decisione. Ma questa
era una questione tipo „gettare via tutto
e studiare solo la Kabbalah? Dedicarmi
completamente ad essa? Mettere tutte le
mie energie in questa Kabbalah?“ Non si
trattava di una domanda sulla Kabbalah.
Era una questione sulla scelta o meno di
dedicare tutto a questo studio. Lo studio
della Kabbalah di solito richiede una
dedizione totale. Così, in quel momento,
dopo aver superato alcuni dubbi, alla
fine ho deciso di dedicarmi totalmente
alla Kabbalah.
Tuttavia, io provo a vivere sapendo
che ciò che è importante è quello che
facciamo oggi, non quello che abbiamo
fatto ieri. A volte non ci riesco e mi sento
spesso in colpa. Ci sono delle cose nella
mia vita, che so che avrei potuto fare
diversamente.
Come quando morì mia nonna,
per esempio; e ci sono probabilmente
centinaia di altre situazioni simili.
Tuttavia, ritengo che la cosa più
importante da considerare sia che non
veniamo cacciati dal Giardino dell‘Eden
a causa degli errori che facciamo,
veniamo cacciati perché non siamo
capaci di convivere con essi.
Spesso, nel percorso spirituale, ci si
sente come se si continuasse a fare un
errore dietro l’altro. Ovviamente, lei ha
dovuto prendere un sacco di decisioni
importanti durante la sua vita. Ci può
confidare qual è stato uno degli errori
più grandi e cosa ha avuto modo di
imparare da esso, al fine di darci una
speranza?
Yehuda: Inizierò con una lezione
e poi parlerò di alcuni degli errori.
Nella città di Izbica, in Polonia, c’era
un kabbalista che aveva scritto che
Adamo, dopo aver commesso il peccato
dell’Albero della Conoscenza –nel
Giardino dell’Eden-, si rivolse a D-o,
dicendo: “D-o, ho mangiato un frutto
dell’Albero, devo quindi uscire dal
Giardino dell’Eden.” D-o gli rispose:
“Va bene, alle persone è permesso
commettere errori”. Adamo replicò: “No,
io non posso.” Adamo non venne espulso
dal Giardino dell’Eden perché aveva
commesso un peccato, ma perché non
era in grado di accettare il suo errore.
Guardando al mio passato, posso
dire di aver fatto un sacco di errori.
Alcuni di questi sono irreparabili.
Ricordo un chiaro esempio: un
giorno, mentre ero a scuola ricevetti
una telefonata e mi dissero che mia
nonna si trovava in ospedale e che i
dottori sospettavano che avesse avuto
un attacco di cuore. Dopo questa
telefonata, feci la mia pausa per il
pranzo. Non studiai lo Zohar, né feci
alcunché di speciale.
Due ore dopo, mia nonna morì.
Ci penso in continuazione: forse, se
avessi studiato lo Zohar o avessi pregato
assieme ai miei compagni di classe, le
cose sarebbero andate diversamente,
ma non lo feci.
Mi sono accorto che spesso le
persone si sono rivolte a me per ottenere
un consiglio e, sebbene io abbia provato
a fare del mio meglio per fornirglielo,
non sono sicuro di averlo sempre fatto.
A parte lo Zohar e i libri del Centre,
qual è il suo libro preferito?
Yehuda: A dire il vero non leggo
libri, ma ascolto audiolibri. La maggior
parte dei libri di Malcom Gladwell sono
magnifici, come Tipping Point, Outliers
e Blink. Non ho ascoltato What the
Dog Saw, il suo ultimo libro. Mi piace
Dan Brown e il mio preferito è Angeli e
Demoni. A differenza di altri, Il codice
Da Vinci non mi ha entusiasmato,
accenna alla spiritualità e io ho già la
mia spiritualità. Ecco forse il motivo per
cui mi ha lasciato indifferente. Il mio
Yehuda e la sua famiglia
scrittore preferito è Daniel Pink. Pink
ha scritto un libro sui “right-brainer”,
intitolato A Whole New Mind: Why
Right-Brainers Will Rule the Future. Il
libro che sto ascoltando attualmente è
Free Agent Nation di Daniel Pink.
Qual è il suo film preferito?
Yehuda: Ce ne sono alcuni che mi
piacciono. Gladiator e Bravehearth sono
capolavori che amo in modo particolare
tanto da poter dire che questi sono i
miei due film preferiti. Al terzo posto c’è
300, con Gerard Butler.
Su queste cose l’ho sempre pensata
diversamente, quindi non riesco proprio
a capirle. È come se qualcuno volesse
convincerti che il mondo è piatto, e sai
perfettamente che non è così.
Qual è stato il suo momento più
imbarazzante o sconvolgente?
Yehuda: Esiste una “tecnologia
Kabbalistica” utilizzata per purificare
l’energia negativa. Alcune volte viene
impiegata la salvia, mentre altre volte il
fuoco (chi desidera saperne di più può
rivolgersi al suo insegnante). Una notte
dopo aver usato la salvia stavo usando
Yehuda con suo figlio David, al Super Bowl
Le viene in mente un anedotto preferito
o particolarmente divertente sul
Kabbalah Centre o sullo studio della
Kabbalah?
Yehuda: Ci sono due cose con
le quali non sono d’accordo. La prima
è l’idea che per studiare la Kabbalah
bisogna avere quarant’anni. Non ho
ancora quarant’anni, ci sto arrivando, ma
non ho ancora quarant’anni e studio la
Kabballah da oltre 30 anni. La seconda
è l’idea che bisogna essere ebrei.
Quando creammo il Kabbalah Centre
di Gerusalemme, i primi studenti erano
arabi che vivevano a Gerusalemme Est.
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il fuoco e tutto intorno a me c’era del
fumo. Erano le 2 del mattino, indossavo
una maglietta di Bob Marley e stavo
tenendo in mano una pentola avvolta
nel fuoco. Si avvicinarono tre agenti
della polizia e mi dissero: “Metta giù la
pentola”. Dovetti spiegargli che ero un
insegnante spirituale (in pantaloncini
corti e maglietta di Bob Marley) e che
stavo facendo alcune pratiche spirituali.
Fu una situazione molto imbarazzante.
In che modo riesce a raggiungere un
equilibrio nella sua vita, con tutti gli
impegni che ha come marito, padre,
insegnante, mentore, direttore del
Kabbalah Centre, lettore, con gli amici
e con il tempo da dedicare a se stesso?
Yehuda: Per me, conciliare il tutto
è la cosa più difficile. Quando sono in
viaggio, vorrei essere a casa. Quando
sono a casa, vorrei essere in viaggio. Ho
moglie e cinque figli, lavoro e viaggio,
devo seguire gli studenti, scrivere libri
e registrare lezioni. Lavoro tutti i giorni
per trovare questo equilibrio, il ché non
è facile.
Noi non veniamo
cacciati dal Giardino
dell’Eden a causa
degli errori che
facciamo, veniamo
cacciati perché non
siamo capaci di
convivere con essi.
La natura di un “Gemelli” è quella
di essere sempre in anticipo; così,
quando stai facendo una cosa, pensi
sempre alla prossima. È come nel
gioco degli scacchi: pensi sempre alla
prossima, prossime due o tre mosse.
Quindi, l’equilibrio è un qualcosa
che ancora non ho raggiunto. Lo sto
sviluppando, ma non l’ho ancora
raggiunto. Sono consapevole, che molto
spesso non solo non trovo un equilibrio,
ma che probabilmente convoglio
l’energia sbagliata nei posti sbagliati.
Cerco sempre di provare a scoprire ciò
che non sto facendo, invece di quello
che sto facendo.
Cosa direbbe alle persone che sono
timide quando parlano con lei?
Yehuda: Mi considero un tipo
divertente e facile. Le persone non hanno
alcuna ragione di sentirsi intimidite. La
maggior parte degli studenti riceve email
da me regolarmente, quindi abbiamo in
ogni modo un rapporto. Basta parlare
con me .
Qual è stato il momento in cui si è
sentito maggiormente sotto pressione
per il fatto di essere il leader del
Kabbalah Centre?
Yehuda: Sono costantemente sotto
pressione, per progredire e fare di
più. Non dico di essere riluttante, ma
penso che la mia natura sia quella di
non progredire. Penso che se avessi un
po’ di pressione in più probabilmente
progredirei di più.
Se lei non fosse Yehuda, la persona del
Kabbalah Centre che tutti conoscono,
quale sarebbe la cosa a cui vorrebbe
che la gente pensasse a proposito di
lei e che ritiene che non sia in grado di
comprendere?
Yehuda: Penso che la maggior
parte delle persone sappia che adoro lo
sport. Mi piace praticarlo e guardarlo.
Mi piacciono gli eventi sportivi. Una
volta all’anno, quando compio gli anni,
vado in campeggio con i miei figli.
Ho bisogno di spazio per me stesso,
quindi cerco sempre di trovarne un po’.
Qualsiasi cosa cerco di provarla almeno
una volta. Mi piace rischiare, a meno
che non abbia a che fare con cose
che si trovano ad una certa altezza. Mi
mettono paura l’altitudine e gli spazi
chiusi. Quindi, qualsiasi cosa che
non comporti un azione in uno spazio
particolarmente elevato o angusto cerco
di provarla almeno una volta.
Se non mi fossi dedicato alla
Kabbalah, sarei una specie di
produttore. I capelli sarebbero in ogni
modo lunghi. Sarei un produttore di
film, parteciperei a spettacoli e a feste,
mi impegnerei seriamente nel campo
della musica, motivando una miriade di
Yehuda durante un allenamento di basket con alcuni ragazzi
persone a fare qualcosa.
Posso immaginare una situazione
in cui coinvolgo 30, 40, 50 mila
persone. Produrrei qualcosa o lavorerei
assieme agli U2. Penso che sarei
esattamente un tipo così.
Qual è la sua visione di “pace sulla
Terra” e cosa la sostiene mentre lavora
per raggiungere questo obiettivo,
soprattutto quando nota la presenza di
distruzione, caos e sofferenza in tutto il
mondo?
Yehuda: Non sono assolutamente
in grado di farmi un’idea di “pace sulla
Terra”. Tutto quello che so è che non è
questa. In questo preciso momento, il
mondo è avvolto nel caos. Se siamo in
grado di raggiungere una situazione
che non sia questa, allora va bene.
Non ho bisogno sapere cosa siano tutti
questi concetti, come la “resurrezione
dei morti” o “immortalità”. So solo che
questo attualmente è una situazione di
caos totale. La gente mi chiede cosa ci
riserverà il futuro e io questo non lo so.
Attualmente, la situazione è veramente
brutta. La pace nel mondo è una cosa
veramente buona e questo è tutto ciò
che so. Non significa continuare di
questo passo. Non voglio sentirmi in
questo modo. Non voglio svegliarmi al
mattino per scoprire che un tornado
si è abbattuto qui o là, che dal cielo
sono caduti altri 5.000 uccelli, che una
regione è stata colpita da un terremoto
o che da qualche parte ci sia stata una
catastrofe nucleare. Queste sono cose
che non devono succedere. Il mondo
sarà migliore.
La cosa che mi consente veramente
di mantenere la mia motivazione è
l’idea di non dover mai dire addio alle
persone che amo. Penso che questa sia
per me la cosa più importante. Tutto ciò
che è sul livello dell’1% non ha alcuna
importanza. Le sole cose che per me
sono importanti sono le persone della
mia vita, alle quali mai vorrei dire
addio. 
Interviste
Michael & suo figlio David mentre studiano assieme al Bal Shem Tov, in Israele
Approfondimento con Michael Berg
Molti di noi arrivano ad un punto in cui, il nostro
studio della Kabbalah, rappresenta più di un
insegnamento, bensì qualcosa di reale e personale. Si
può ricordare l’evento che ha fatto sì che la Kabbalah
rappresentasse per lei la realtà?
Michael: Beh, ovviamente siamo cresciuti con
la Kabbalah; riempiva la nostra casa. Lo studio della
Kabbalah impegnava i miei genitori giorno e notte,
quindi faceva chiaramente parte della nostra vita sin
dall’inizio.
Sembrerebbe incredibile, ma i miei genitori, il
Rav e Karen, non hanno mai preteso che io o Yehuda
studiassimo la Kabbalah, oppure a contribuire alla
divulgazione della saggezza della Kabbalah. Non sono
sicuro di poter fare lo stesso con i miei figli. Penso che
dessero per scontato per via del fatto che, crescendo
ed essendo testimoni della Luce, dei miracoli e dalla
saggezza che ci circondavano, ci saremmo dedicati ad
essa di nostra spontanea volontà.
Quando avevo 13 o 14 anni e vivevo nel Queens
con la mia famiglia, io e Yehuda andammo dal Rav e
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gli chiedemmo per la prima volta se voleva studiare
con noi. In particolare, volevamo studiare le Ten
Luminous Emanations (le Dieci Emanazioni Luminose
ndt.), che rappresentano i fondamenti della Kabbalah,
e di tutto ciò che studiamo al Kabbalah Centre. Il Rav
accettò e iniziò a insegnarci. Da quel momento in poi,
Yehuda ed io studiammo col Rav dalle una di notte
alle cinque del mattino quasi ogni giorno per circa
otto anni. Incredibilmente, abbiamo ancora delle
registrazioni di alcune di quelle lezioni.
Per me, fu tutto quel tempo, tutte quelle ore
di studio, che resero la Kabbalah reale ai miei
occhi. Anche adesso, quando penso quali siano i
miei fondamenti. Sono quelle ore che Yehuda ed io
passavamo con il Rav, quelle prime ore del mattino
a New York in cui studiavamo le Ten Luminous
Emanations. Tutto ciò che ho studiato da allora e
ogni cosa che mi da un fondamento nel mio lavoro
spirituale e nella mia connessione con il Creatore, tutto
deriva da quelle ore e anni di studio.
A chi si rivolge per ottenere un consiglio
di carattere spirituale?
Michael: A Rabbi Shimon Bar
Yochai e Rav Ashlag. Ovviamente,
prima mi rivolgevo ai miei genitori. È
davvero interessante: nell’introduzione
de’ The Secrets of the Zohar (I Segreti
dello Zohar) cito il fatto che, mentre
crescevamo e fino a quando il Rav
venne colpito da un infarto, era l’unica
persona alla quale mi rivolgevo. Ora, il
Rav viene a me nei miei sogni.
Naturalmente mi rivolgo anche al
Creatore. Una delle cose fondamentali
dello studio della Kabbalah è che alla
fine della giornata è una connessione
personale con la Luce del Creatore. Noi
usiamo lo Zohar e gli scritti di Ari o Rac
Ashlag come mezzi che ci consentono
di rafforzare, consolidare e risvegliare
la nostra connessione personale con
la Luce del Creatore. Naturalmente è
necessario continuare a rivolgersi ai
propri insegnanti e cercare consiglio
e assistenza dai propri amici e altri
studenti, ma alla fine della giornata
deve esserci una maggiore connessione
fra noi stessi e la Luce del Creatore. È
in questa connessione che le nostre
domande trovano risposte e nella quale
risiede la nostra forza e aiuto.
Qual è l’insegnamento del suo
insegnante di cui nutre un ricordo
particolarmente profondo? C’è un
insegnamento o un principio per lei
sempre attuale?
Michael: Questa è una grande
domanda. Non penso che ci sia un
insegnamento, a dir la verità.
Ci sono sempre dei momenti in
cui non riesco a percepire quanto è
magnifica questa saggezza, quanto è
profonda. A volte, gli studenti non si
impegnano ad approfondire il livello
della loro comprensione e la loro
saggezza. Spesso mi meraviglio di come
una persona possa sopravvivere, di
come una persona possa continuare a
crescere senza quello stimolo costante.
Non so proprio come possa. Per me, non
si è mai veramente trattato di percepire
un momento di rivelazione o un
momento di saggezza, bensì uno stimolo
costante.
Questa è veramente
la caratteristica più
potente riguardo
la saggezza della
Kabbalah: si può
studiare la Kabbalah
per 50 o 100 anni e
ancora si è in grado
di percepire ogni
giorno un momento
di rivelazione che ci
può sostenere per il
prossimo anno.
Questa è una parte. L’altro aspetto
riguarda gli scritti di Rav Ashlag.
Quando studi gli scritti di Rav Ashlag,
qualcosa si accende nella tua anima
e inizi un processo di connessione,
una connessione che continua
costantemente a crescere. Questa è la
cosa che mi sostiene, la cosa che mi
ispira e mi stimola tutti i giorni. Se una
giornata termina senza che io abbia
studiato qualcosa di nuovo e che sia
fonte di ispirazione, allora non è stata
una buona giornata per me.
Ciò che spero per me stesso, e
per tutti noi, è che ogni giorno sia
caratterizzato da un nuovo tassello
di saggezza, alcuni nuovi modi di
comprendere che siano veramente
fonte di ispirazione e che ci aiutino a
superare la giornata e, magari, perfino
di più.
Le è mai capitato di non avere la
volontà di pregare, insegnare, studiare
o condividere? Dove riesce a trovare
questa motivazione?
Michael: Non direi che non ho
la volontà di pregare o insegnare, ma
ci sono certamente giorni in cui mi
sento più ispirato a farlo. Ci sono giorni
mi sento più ispirato per incontrare
gli studenti, per parlare con loro e
insegnare.
Quando il Rav viveva negli Stati
Uniti, il suo maestro, Rav Brandwein,
viveva in Israele. Il Rav aveva studiato
con Rav Brandwein rimanendo in
contatto via lettera. Fortunatamente,
negli ultimi anni abbiamo avuto modo
di tradurre quelle lettere in inglese e
pubblicarle su Beloved of My Soul,
un tesoro di saggezza veramente
sorprendente. In una di quelle lettere,
Rav Brandwein discute con il Rav l’idea
di sentirsi o meno ispirati. Era appena
passata Pesach, e il Rav confidò a Rav
Brandwein quanto si sentisse ispirato,
di come percepisse la Luce nelle azioni
e quanto fosse entusiasta di tutto ciò.
Rav Brandwein gli disse di stare molto
attento perché, se la connessione di una
persona è basata su quel entusiasmo,
potrebbe essere portato via.
Naturalmente, il nostro lavoro
spirituale deve essere fatto avvalendoci
di facoltà come la comprensione, così
come deve essere svolto con ispirazione
ed entusiasmo, ma questa non può
essere la base. La base deve essere il
lavoro della mia anima. Una delle cose
che insegniamo al Centro, ed è una
Michael con sua figlia Miriam
cosa molto importante da ricordare, è
che la più grande Luce si rivela quando
non vogliamo impegnarci in senso
spirituale, ma lo facciamo a prescindere.
Quando c‘è qualcuno con il quale
non voglio condividere o quando mi
accorgo di avere una brutta giornata,
se tuttavia decido di condividere, allora
questa piccola azione rivelerà un Luce
maggiore di quella percepita durante
le ore di connessione, quando sono
ispirato ed entusiasta.
Michael: Onestamente non
scannerizzo lo Zohar, lo leggo.
Spesso, quando gli studenti iniziano,
scannerizzano, ma ad un certo punto,
dopo 5 o 10 anni di studio, devono
anche iniziare a leggere lo Zohar.
È vero che esiste un grande potere
per quanto riguarda il possedere lo
Zohar, lo scannerizzare lo Zohar. Esiste
perfino un potere ancora maggiore
nello scandire le parole dello Zohar.
Insomma, si può definire il tutto con un
Michael e Yehuda in Polonia
Certamente, nel corso di una
settimana ci sono momenti in cui ci
sentiamo più o meno emozionati, più o
meno ispirati, ma dobbiamo ricordare
che l‘unico modo per rivelare la vera
Luce della nostra anima e ricevere
tutte le benedizioni che ne derivano, è
quando ci impegniamo costantemente.
Questo è l‘unico modo per ricevere la
Luce più grande.
A cosa pensa quando scannerizza lo
Zohar?
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solo aggettivo: potente. È importante
non trascurare questo. Soprattutto per
quelli di noi che da anni si dedicano
allo studio.
Sfortunatamente, alcune persone
rimangono dove sono, in termini di
connessione con lo Zohar. Possono
essere dediti allo studio da 10 anni
ed essere ad un buon livello di
connessione, un livello che, tuttavia, è
lo stesso di 5 o 6 anni prima. Il nostro
livello di connessione con lo Zohar
deve crescere costantemente. La mia
speranza è che il livello della mia
connessione con il Zohar la prossima
settimana, il mese prossimo, o il
prossimo anno sia maggiore di quanto
lo sia oggi. Se capiamo che lo Zohar,
altrimenti conosciuto come l‘Albero
della Vita, possiede un‘energia che
fluisce da esso in modo costante, allora
riusciremo ad essere maggiormente
connessi con esso e riceveremo una
Luce più intensa. Il nostro livello
di connessione non dovrebbe mai
rimanere invariato.
Quando scannerizzo, studio o
leggo lo Zohar, sono molti i pensieri
che sorgono in me. Quello principale,
è ciò che spero sia il mio desiderio in
tutto il mio lavoro spirituale. Desidero
che il Creatore mi faccia vedere quello
che devo fare. Questa, per esempio, è
la sola preghiera che recito ogni volta
che vado da Rav Ashlag, ed è questa
la preghiera che deve davvero essere
al centro del nostro lavoro spirituale
e della nostra connessione con lo
Zohar. Naturalmente ci sono anche
momenti di bisogno, ci sono momenti
in cui preghiamo per una guarigione
e per gli altri, ma dobbiamo chiedere
al Creatore: „Mostramelo. Voglio fare
ciò che mi è stato assegnato e per cui
esisto in questo mondo“. Noi chiediamo,
preghiamo: „ Mostrami ciò che devo
fare“.
Spesso, nel percorso spirituale, ci si
sente come se si continuasse a fare
errore dietro l’altro. Ovviamente, lei ha
dovuto prendere un sacco di decisioni
importanti durante la sua vita. Ci può
confidare qual è stato uno degli errori
più grandi e cosa ha avuto modo di
imparare da esso, al fine di darci una
speranza?
Michael: ho fatto e continuo a fare
molti errori, come tutti noi. La realtà è
che se crediamo veramente nella Luce
del Creatore e che la Luce esiste in
ogni cosa (e questo è veramente un
concetto bellissimo profondo), significa
che anche nei nostri errori è presente
la Luce del Creatore. Ciò significa, che
qualunque sia la situazione o posizione
in cui ci troviamo, essa corrisponde
a quella in cui ci dobbiamo trovare.
È davvero una questione di essere in
grado di sviluppare una mancanza di
ego. Il nostro ego vuole farci credere
che la causa dell‘errore sia da imputare
interamente a noi. Se noi abbiamo
commesso l‘errore, allora siamo noi
che abbiamo rovinato tutto. La verità
è che non siamo mai interamente la
causa e, quindi, non sarà mai possibile
che siamo noi a rovinare tutto. Sono
d‘accordo sul fatto che si commettono
degli errori, si cade e si cresce, ma la
realtà è che la Luce può esserci dove
una volta c‘era il buio e che la crescita
può esserci laddove una volta c‘era solo
la caduta.
In secondo luogo, abbiamo
bisogno di aver fiducia nella Luce del
Creatore. So che la Luce è anche con
me e, quindi, non sono preoccupato
per gli errori che mi è capitato di
fare. Naturalmente, cercherò di non
commettere gli stessi errori di nuovo, ma
so che la Luce del Creatore era con me
quando ho commesso un errore e mi
aiuterà pure ad uscirne.
Per esempio, quando abbiamo
istituito la Kabbalah University, abbiamo
investito un sacco di tempo e fatica nella
sua creazione; e dopo sei mesi abbiamo
dovuto cominciare completamente da
capo. Così, avrei potuto trascorrere il
tempo rimpiangendo tutto ciò, ma la
realtà è che l‘energia che usiamo non va
mai sprecata. Alla fine, contribuisce a
farci diventare ancora più grandi.
Oltre allo Zohar e ai libri del Centro, c’è
un libro che preferisce?
Michael: Mi piacciono i libri di
Malcolm Gladwell, per esempio Tipping
Point e la raccolta dei suoi saggi
pubblicati sul New York Times, come
What the Dog Saw. Mi piace leggere
tutto ciò che mi fa pensare. Uno dei miei
libri preferiti si chiama Freakonomics,
in cui l’autore prende la saggezza
accettata in merito a certe cose e
dimostra che è errata. Tutto cambia
quando si capisce che il nostro modo di
vedere le cose non è necessariamente
il modo in cui lo è veramente. Questa
è una delle cose incredibili riguardo
la Kabbalah, ed è anche molto utile
quando lo si scopre da altre fonti.
Cambia ciò che ci sconvolge, ciò che ci
delude e ciò che ci preoccupa. Siamo
troppo condizionati a credere che ciò
che vediamo è la “verità”.
Qual è il suo cibo preferito?
Michael: Diverse cose. Penso che
le bistecche e il sushi siano i miei piatti
preferiti.
Le viene in mente un anedotto preferito
o particolarmente divertente sul
Kabbalah Centre o sullo studio della
Kabbalah?
Michael: Ce ne sono parecchi.
Uno dei più buffi che ricordo fu quando,
circa 15 anni fa, un tizio venne da me
e mi disse: “Sa, il vero motivo per cui
odio la Kabbalah e il Kabbalah Centre
è perché insegnate che Gesù era
ebreo”. Dico buffo perché si tratta di
un fatto storico, non un insegnamento
del Kabbalah Centre. Comunque ce
ne sono molti altri. Quando eravamo
giovanissimi, Yehuda ed io ci recavamo
in una Yehiva nel Queens. In quel
periodo il Centro era molto piccolo e
i chevre vivevano con noi nella nostra
casa. Ricordo che una volta apparse
un articolo veramente negativo sul
Kabbalah Centre, pubblicato su uno dei
Il Rav & Michael mentre studiano alla Yosef Hatzadik
quotidiani locali. Qualcuno scrisse che
la gente viveva a casa nostra e vendeva
libri.
Il giorno seguente, quando arrivai
a scuola, tutti i miei amici mi fecero
delle domande, tipo “è vero che tuo
padre ha rinchiuso qualcuno nello
scantinato per farlo lavorare per lui?” Ci
sono tanti anedotti che ho avuto modo
di sentire nel corso degli anni ed è
difficile ricordarne solo uno.
In che modo riesce a raggiungere un
equilibrio nella sua vita, con tutti gli
impegni che ha come marito, padre,
insegnante, mentore, direttore del
Kabbalah Centre, lettore, con gli amici
percorso spirituale- è che la vita possa
prendere il sopravvento e che possiamo
essere molto impegnati a fare cose
“importanti”. Ma si tratta veramente delle
cose più importanti?
Questa è una cosa che cerco di
valutare costantemente perché può
capitare di essere sopraffatti dai tanti e
diversi aspetti della vita. Si può essere
sopraffatti dal ruolo di padre, si può
essere sopraffatti dal lavoro spirituale, si
può essere sopraffatti dall‘insegnamento.
Tutte queste cose ci possono portare ad
uno stato in cui ci sentiamo sopraffatti.
Quindi, per me è importante valutare
costantemente il modo in cui passo il
mio tempo. Sto usando il mio tempo nel
Yehuda, Rav & Michael
e con il tempo da dedicare a se stesso?
Michael: L’equilibrio è importante,
una cosa che possiamo raggiungere
solo concentrandoci su di esso.
Una volta al mese cerco di
esaminare tutto ciò che ho fatto e mi
assicuro che tutte le mie azioni siano
state compiute in modo equilibrato.
Cerco di valutare se quello che sto
facendo possa portare più Luce
possibile, oppure se sia il modo più
importante per lavorare. Penso che
quello che capita spesso –per quanto
riguarda le persone in generale,
non solo coloro impegnate in un
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miglior modo possibile? Ed è questo il
modo in cui voglio continuare a usare il
mio tempo? Io sono sempre propenso ad
effettuare cambiamenti e modifiche sul
modo in cui uso il mio tempo.
Cosa direbbe a coloro che sono timidi
quando si rivolgono a lei?
Michael: Oh, non è proprio il
caso di esserlo. Mi piace molto quando
ricevo un feedback da parte degli
studenti. Non succede abbastanza
spesso, ma quando qualcuno condivide
con me un certo insegnamento che lo
ha ispirato, ciò fa parte di quello che
stimola il mio desiderio di continuare a
crescere, di cambiare e di condividere.
Quindi, spero nessuno si senta timido
parlando con me. Da quei momenti
traggo veramente piacere.
Che sentimenti prova, quando la gente
o i media criticano il Kabbalah Centre?
Michael: Beh penso che ci si
abitua alle critiche. Una delle cose che
il Rav diceva sempre, e che ho ripetuto
un paio di volte, è che Rav Brandwein
gli ha insegnato che, quando una
persona arriva alla cima dicendosi
che tutti lo adorano, questo è il primo
biglietto per l’inferno. Questo perché,
se siamo impegnati ad effettuare
cambiamenti in questo mondo per
ragioni spirituali, non saremo applauditi
da tutti. E se una persona desidera
essere applaudita da tutti, allora vuol
dire che non ha mai avuto l’intenzione
di fare alcun cambiamento reale in
questo mondo.
Se adori il fatto che qualcuno sta
scrivendo grandi cose su di te, allora
rimarrai deluso quando scriveranno cose
negative. Cerco di non essere troppo
felice quando sento dire cose positive o
troppo turbato quando sento dire cose
negative. Dico sempre che Rabbi Akiva
fu ucciso perché cercò di divulgare la
saggezza della Kabbalah, 2.000 anni
fa. Rabbi Shimon Bar Yochai dovette
nascondersi in una caverna per 13 anni,
oppure sarebbe stato ucciso per il fatto
di voler divulgare la saggezza. Oggi,
questo è relativamente più facile.
Una delle cose che racconto
sempre agli studenti, è che se non si
lotta per un qualcosa di valido, allora
probabilmente non si sta facendo
molto. Ci devono essere le sfide, così
come ci devono essere quelle persone
che ti dicono che non devi agire, in
questo consiste il nostro lavoro. Per
alcune persone questo è troppo, altre
addirittura lo rifiutano . Ma se si vuole
avere un effetto in questo mondo, un
cambiamento reale, bisogna accettare il
fatto che ci siano delle sfide.
Ad un certo punto bisogna
smettere di preoccuparsi di tutto questo.
Qual è stato il momento in cui si è
sentito maggiormente sotto pressione
per il fatto di essere il leader del
Kabbalah Centre?
Michael: Non credo di essermi mai
sentito sotto pressione. È interessante,
in quanto la realtà per sua natura non
consiste in ciò che voglio fare. E questo
è sempre un buon segno. I Kabbalisti
insegnano che il modo di conoscere il
nostro Tikkun e ciò che siamo destinati
a fare in questo mondo sta proprio in
ciò che non vogliamo fare.
Mi capita spesso di condividere
questo concetto: crescendo, il mio
sogno era di sposarmi, avere figli e
trasferirmi nella Galilea, in Israele, e
studiare tutto il giorno. Quello era il
sogno della mia vita. E fino ad oggi,
se ancora mi chiedi se avessi fatto una
scelta egoista che sarebbe diventata la
mia scelta egoista. Ma so che non è per
questo che sono in questo mondo. Io
esisto in questo mondo per insegnare,
sono in questo mondo per aiutare.
Cerco di mantenere fede a questo
proposito, che nulla di tutto ciò che
sto facendo ora lo faccio perché voglio
farlo. Lo faccio perché credo che questo
sia ciò che il Creatore vuole che io
faccia. E se domani il Creatore viene da
Michael & la sua famiglia a Idra
me e dice: “Ecco, il tuo compito adesso
è quello di trasferirti in Galilea e di
metterti a studiare”, mi sentirò felice e
appagato.
Certamente ci sono dei momenti
in cui ci sentiamo maggiormente sotto
pressione, oppure dobbiamo affrontare
più lavoro, più problemi e sfide, ma dato
che alla base di tutto c‘è il fatto che non
voglio veramente fare questo, tutto viene
reso più facile.
Se lei non fosse Michael, la persona del
Kabbalah Centre che tutti conoscono,
quale sarebbe la cosa a cui vorrebbe
che la gente pensasse a proposito di
lei e che ritiene che non sia in grado di
comprendere?
Monica & Michael durante la connessione in Israele
Michael: Questa è una domanda
interessante. Non so se ci siano cose
che vorrei o meno che la gente fosse
in grado di comprendere. Non è
proprio questa la mia personalità.
Ad ogni modo, una cosa interessante
è forse quanto mi piace ridere. Il
mio programma televisivo preferito
è il Daily Show, e le due cose che
preferisco collezionare sono le
barzellette e le storie. Una spirituale,
l’altra meno. Se trovo una bella
barzelletta o se sento qualcuno
raccontarne una buona, questo può
rendere migliore la mia giornata. La
gioia di raccontare una barzelletta
veramente buona a qualcuno è una
cosa molto potente. Questo, a me piace
veramente molto. Dai così tanto agli
altri. Spesso ti senti come se ci fosse
nulla da poterti dare in cambio.
Quale ritiene sia il modo migliore di
poter ricevere qualcosa in cambio?
Michael: Se una persona crede
di aver ricevuto qualcosa da un
insegnante o da me, allora due cose:
primo, non dimenticare, perché tutti si
dimenticano. So che con mio padre,
il Rav, io dimentico. Quindi la prima
cosa è non dimenticare. E la gente
può dire che non ha intenzione di
dimenticare, ma tutti dimenticano.
È davvero necessario sforzarsi di
non dimenticare, perché quello che
accade è che, quando una persona è
riconoscente, è grata fino a quando
non lo è. E quando questa persona
non lo è, non è per niente grata.
Quindi, la prima cosa che direi di
fare è quella di lottare per mantenere
quell’apprezzamento, lottare per
continuare veramente ad essere grati
per ciò che abbiamo ricevuto, perché
non rimane quasi mai. La seconda
cosa, è che se hai ricevuto qualcosa,
allora fai di tutto per condividerla
con qualcun altro. Non si tratta solo
di condivisione, bensì di sforzarsi nel
migliore dei modi di poter condividere
con qualcun altro. 
I chevre visti da vicino
Yehuda & Rachel Sivan
Un giorno nella vita: con i chevre
Yehuda & Rachel Sivan
Abbiamo voluto far conoscere alla comunità ciò che significa essere un
insegnante del Kabbalah Centre, così abbiamo chiesto ad uno studente di
trascorrere una giornata con due insegnanti del Departamento Supporto
Studenti. Yehuda e Rachel Sivan hanno accettato di incontrare Jane Gideon, dal
gruppo di studio di San Francisco, e di illustrare quello che fanno durante una
giornata di lavoro. Questa è la loro storia.
L‘edificio che ospita gli uffici Departamento Supporto Studenti del Kabbalah Centre a Los Angeles quasi non si nota dalla
strada. I muri sono di colore grigio, semplici e non contrassegnati da alcun simbolo. L‘edificio non attira l‘attenzione. Ma questa
struttura anonima in La Cienega Blvd. è il luogo dove un gruppo di insegnanti si occupa di tutto, dalle cose mondane fino a
quelle straordinarie, con il solo scopo di cambiare il mondo.
Quando ho iniziato a studiare la Kabbalah, sette anni fa, sono arrivato al Centre con lo stesso proposito di molti studenti:
volevo cercare di superare una sfida personale. Non conoscendo il rapporto studente/insegnante, consideravo il mio primo
insegnante come un amico dotato di una prospettiva nuova e qualche buon consiglio da dare di tanto in tanto. Lo dico perché
non sono sicuro di aver davvero apprezzato quel consiglio non più di quanto apprezzassi i consigli di un nuovo conoscente. Sì,
avrei ricercato questo rapporto e, in particolare, volevo ricevere consigli, ma ero scettico. Come poteva questa giovane persona
sapere veramente ciò di cui stava parlando? Questo accadeva molto tempo prima di iniziare ad apprezzare veramente la saggezza
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che miei insegnanti avevano modo
di condividere. Tuttavia, non avevo
nemmeno cominciato ad approfondire
il vero valore del rapporto studente/
insegnante, fino a quando ho avuto
modo di passare un po’ di tempo
assieme a Rachel e Yehuda Sivan.
Rachel Sivan, una insegnante
del supporto studenti, inizia il suo
lunedì mattina con una colazione
di gruppo, una riunione in cui trae
la sua ispirazione. Ogni lunedì, lei
e molti altri insegnanti preparano
insieme la colazione e discutono su un
tema rilevante da proporre durante la
settimana. Forse guardano un video di
uno dei Berg, oppure un insegnante
condivide alcune riflessioni sulla
lezione della settimana, oppure si
scambiamo idee sul modo di impartire
la saggezza agli studenti. L’obiettivo di
questo incontro è quello di iniziare la
settimana raffinando i propri pensieri, in
modo che possano migliorare il proprio
insegnamento.
“Le nostre conversazioni con gli
studenti devono avere come oggetto
la connessione alla saggezza della
Kabbalah” -dice Rachel- “Se lasciamo
che le interazioni degli studenti
diventino una sessione di consulenza,
allora non stiamo condividendo gli
insegnamenti della Kabbalah, e c’è
sempre qualcosa da insegnare”.
Dopo la prima colazione, Rachel
ha un paio di riunioni mattutine con
gli studenti e altri insegnanti, per
poi andare alla celebrazione di un
Brit presso il Centro Kabbalah nella
Robertson Boulevard. Al Brit sono
giunti diversi insegnanti per dare il loro
sostegno ai genitori, ma anche allora
stanno insegnando. Rachel spiega
con disinvoltura ad uno studente il
significato del Brit, lo strumento che
serve a rimuovere la negatività dal
mondo. Un altro insegnante spiega ad
uno studente l‘importanza del pasto
dopo il Brit.
Infatti, il pasto dopo il Brit sarà
per Rachel un pranzo anticipato,
prima di ritornare negli uffici dello
Student Support Dep. per un incontro
di formazione per gli insegnanti.
Mordechay Balas, un insegnante del
Centro, conduce una discussione sul
come aiutare gli studenti a superare
i dubbi e a trovare la certezza. Gli
insegnanti che frequentano la sessione
hanno esperienze diverse: alcuni di
loro sono abbastanza nuovi, mentre
altri insegnano nel Centro da molti
anni. Eppure, Mordechay ricorda loro
che ogni insegnante deve controllare
lo stato della propria certezza, prima di
poter aiutare uno studente.
Il marito di Rachel, Yehuda,
più tardi mi spiega: “Gli insegnanti
sono anch‘essi degli studenti. La sola
differenza consiste nella loro passione
e impegno nei confronti del grande
disegno. Io ho i miei giorni sì e i miei
giorni no, proprio come qualsiasi altro
studente. Tutti noi siamo impegnati
ad essere connessi alla Luce. Ma
gli insegnanti lavorano per essere
kabbalisti e divulgano la visione dei
kabbalisti. Questo è il nostro percorso“.
La differenza tra uno studente e
un insegnante diventa più evidente
quando Mordechay continua la sua
sessione. Uno degli insegnanti pensa al
modo ottimale per aiutare uno studente.
„scannerizzato per lei, ho portato il suo
nome con me al Mikveh, studiato fino
a tarda notte, e ancora lei non riesce a
cambiare“. Ho notato che un insegnante
non è mai solo impegnato a conversare
con gli studenti. Come la missione del
Centre, gli insegnanti cercano di porre
fine al caos e alla sofferenza interiore
degli studenti.
Agli studenti essi infondono
energia, meditano per loro e spesso
lavorano assieme per fornire il loro aiuto
in situazioni serie. Quando penso al mio
lavoro spirituale, mi viene in mente che
forse il mio insegnante a volte lavora
più duramente di me, al fine che possa
cambiare.
„Vediamo gli effetti che la nostra
unità, come insegnanti, ha sulla
comunità“ - continua Rachel. „Un paio
di settimane fa, uno studente stava
attraversando un intenso caos e gli
insegnanti si sono riuniti per studiare
insieme a suo nome. Anche quando ci
limitiamo a dire che stiamo dedicando
unitamente la nostra coscienza in
Il Kabbalah Centre dispone di 300 insegnanti impegnati
in tutto il mondo. Sebbene gli insegnanti abbiano sempre
fatto parte del Centro, l’idea non ebbe origine dal Centro.
L’idea di avere insegnanti o ‘chevre’ fu di Rabbi Shimon e
degli amici che avevano collaborato con lui, come scritto
nello Zohar. Rav Ashlag disse: “Fatevi un amico e un
insegnante.” Un insegnante non si limita ad insegnare.
Un’insegnante si prende la responsabilità di essere
un esempio dei principi Kabbalistici in azione. Avere
insegnanti connessi alla stirpe dei Kabbalisti e che vivono
la saggezza ogni giorno è uno dei modi più importanti
con cui il Centro può raggiungere la sua missione di porre
fine al dolore e alla sofferenza nel mondo.
qualcosa, accade di solito qualcosa di
grande. Abbiamo iniziato l‘incontro con
l‘intento di risolvere un problema e alla
fine della riunione questo problema è
stato risolto“.
Questo tipo di coscienza è ciò che
contraddistingue gli insegnanti. Il loro
impegno è rivolto verso una visione più
grande delle loro esigenze e desideri.
Rav Ashlag diceva che ascoltare un
insegnante equivale ad essere uno
studente, ma la connessione finale non
è solo apprendere dall‘insegnante, ma
attingere dalla loro coscienza di servire
gli altri.
La maggior parte degli insegnanti
non sono nati o cresciuti nel Centro.
Hanno cominciato come ogni altro
studente che arriva al Kabbalah Centre.
Ad un certo punto, lungo questo loro
percorso, ricevono l‘ispirazione a
dedicare la loro vita al servizio della
missione dei kabbalisti.
Yehuda Sivan, che è nato in Israele,
era in viaggio in India con i suoi amici,
quando ebbe modo di incontrare „The
Secret Code of the Universe” di Rav
Berg. Dopo aver letto il libro, accorciò la
durata del suo viaggio e tornò in Israele
per saperne di più.
„È stata la stessa saggezza che
mi ha ispirato“ -ha riferito Yehuda.
„Non ho mai incontrato una persona o
un‘organizzazione che pensasse così
in grande. Ho apprezzato anche che
la saggezza era ed è a disposizione di
tutti. Quando sono entrato nel Centre
di Tel Aviv, mi sono imbattuto nel libro
Education of a Kabbalist, e ho visto
l‘immagine del Rav sulla copertina.
Sapevo che era lui il mio insegnante.
C‘era qualcosa di così familiare in lui.„
Yehuda si iscrisse al Potere della
Kabbalah e prima ancora di terminare
il corso decise di diventare un
insegnante.
Al contrario, sua moglie Rachel
si avvicinò per la prima volta alla
Kabbalah quando aveva 11 anni.
Quando ne aveva 14, partecipava
regolarmente alla celebrazione
dello Shabbat presso il Centre di
Toronto, oltre a occuparsi perfino
dell‘insegnamento ai bambini. Eppure,
Rachel dice che la sua vita era molto
normale. „Penso che sia importante
che la gente sappia che anche noi
abbiamo vissuto momenti strazianti,
di depressione e siamo in grado di
capire in prima persona i momenti che
attraversano i nostri studenti. Anche
se sono cresciuta nel Centro, ho avuto
modo di sperimentare ciò di cui avevo
bisogno per poter aiutare le altre
persone“.
Aiutare le persone è la cosa
principale che caratterizza la giornata
di Rachel. Il meeting formativo per gli
insegnanti si conclude intorno alle
Yehuda con i suoi studenti
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14:00, e Rachel trascorre il resto del
suo pomeriggio incontrandosi con gli
studenti, preparando gli appunti per
le lezioni e distribuendo il materiale di
studio per la lezione in programma alla
sera.
Mentre Rachel lavora, ho deciso
di essere coraggiosa, ovviamente per
il bene di questo articolo, e di porre
alcune domande che non avevo osato
chiedere prima d‘ora.
Perché gli insegnati di notte non
dormono?
Mordechay: Ma noi dormiamo.
Solo che dormiamo meno. Dormire fa
bene ed è importante perché il corpo è
il veicolo con il quale svolgiamo il nostro
lavoro. Ma non dobbiamo dormire tanto.
Non dormire è il superamento dello
stato corpo-coscienza che si estende in
noi allo scopo di andare oltre i bisogni
fisici. Tra un anno, non ti ricorderai
che si trattava di una estensione. Non
ti ricorderai che a Shavuot sei rimasta
sveglia tutta la notte. Gli insegnanti
hanno un senso di urgenza, per cui non
possono riposare. “Sentiamo” ciò che
sta accadendo nel mondo e questa è
la nostra responsabilità. Sappiamo che
siamo responsabili di molte persone.
Questo ci infonde un fuoco interiore.
Perché alcune persone si riferiscono al
Rav e a Karen in terza persona, anche
quando parlano direttamente con loro?
Mordechay: Non si tratta di
rispetto o di un obbligo. È perché
vogliamo inserirci nel canale del Rav e
Karen, non limitarci alla loro persona.
Se chiedi loro una domanda, tu vuoi
che la risposta venga dalla Luce che
di cui sono un canale, non solo dall’1%
della loro mente.
Alle 18:30 incontro di nuovo Rachel
presso il Kabbalah Centre, dove sta
tenendo una lezione di astrologia ai
giovani. Rachel dice che insegnare
ai giovani è un po’ più impegnativo,
perché hanno già passato tutta la
giornata seduti ai banchi di scuola ad
Rachel mentre si prepara per una lezione
ascoltare un insegnante. Il suo obiettivo
è quello di mantenere durante la lezione
un clima vivace e coinvolgente. Durante
questa particolare lezione, i ragazzi
giocano una partita di “attacca la coda
al Toro” – il Toro del segno astrologico.
Il vecchio gioco di girare e camminare
con gli occhi bendati è divertente per i
bambini e li tiene in movimento, proprio
come aveva sperato.
Rachel termina la sua lezione
alle 20:00 e cammina veloce dalla
classe all‘edificio principale, in modo
da poter partecipare al matrimonio di
un altro insegnante. È ancora piena
di gioia ed energia, balla intorno
alla sposa, ride e canta. Eppure, c‘è
sempre qualcosa da insegnare, così
prende uno studente da parte e gli
spiega la saggezza kabbalistica che
sta dietro la cerimonia del matrimonio.
Per Rachel, questo giorno è anche il
primo anniversario del suo matrimonio.
Yehuda è intanto impegnato con una
lezione a Washington DC. Per la maggior
parte delle coppie che conosco, questa
sarebbe una situazione inaccettabile.
Ma Rachel e Yehuda condividono
una missione: sono insegnanti della
Kabbalah che si devono prendere cura
delle persone. Quindi, aiutare gli altri
il giorno del loro primo anniversario
di matrimonio è il loro modo di servire
insieme.
Tuttavia, Rachel è veloce nel
mettere a tacere l‘idea sbagliata
secondo la quale gli insegnanti sono
in qualche modo asserviti al Centro.
„Non siamo prigionieri. La verità è che
non ho mai avuto modo di essere in un
posto che ti dia più libertà per passare
attraverso il processo. Sei in grado di
controllare ciò che sta succedendo“.
Yehuda aggiunge un‘altra cosa
a riguardo: „La gente pensa che
facciamo tanti sacrifici e che dobbiamo
rinunciare a molto. Per me tutto ciò è
strano, perché ci si sente come in uno
stato di beatitudine. Ciò che tengo nelle
mie mani è davvero l‘unica possibilità
che ha l‘umanità per manifestare
veramente la fine del dolore, sofferenza
e caos; quindi devo agire. Io non
conosco nessun altro lavoro che potrei
fare e in grado di conferirmi un tale
senso di compimento. Gl’insegnanti
ricevono così tante benedizioni, è
incredibile“.
Gli insegnanti di Kabbalah
considerano le ricompense in maniere
diverse. È un modo di vivere che la
maggior parte di noi non riesce a
comprendere. Alla fine, la ricompensa
dell‘insegnante è la benedizione degli
studenti, perché riconoscono che ogni
benedizione rappresenta per tutti
un passo avanti verso la pace. „La
trasformazione e crescita dei nostri
studenti è ciò che ci nutre e ci fa andare
avanti“ -aggiunge Rachel. „Abbiamo la
certezza, che prendendoci cura degli
altri il Creatore si prenderà cura di noi,
e questo è esattamente ciò che accade.
Non rileviamo alcuna lacuna“.
Il lunedì l‘ho trascorso con Rachel,
la sua giornata è iniziata circa alle 8:00
di mattina ed è terminata alle 23:00. Ero
esausta, ma Rachel sembrava ancora
energica e felice. La mia giornata
con Rachel è servita a dimostrarmi
l‘impegno e la passione che ci vogliono
per essere un vero insegnante della
Kabbalah. Ma cosa ci vuole per essere
un buono studente di Kabbalah? Rav
Ashlag diceva che la connessione
finale con un insegnante consiste nel
ricevere la sua coscienza e la coscienza
del lignaggio dei kabbalisti. Quando
parliamo con un insegnante, siamo in
grado di accedere alla saggezza di tutti
i kabbalisti passati, fino ad Abramo. Ma
come fa uno studente a raggiungere
questo tipo di connessione?
Yehuda Sivan dice che, come
in tutte le cose, è una questione di
consapevolezza. „Gli insegnanti sono qui
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per aiutarti. Possiamo mandare avanti
un Centre, o forse potremmo occuparci
delle pulizie di un magazzino. Siamo
disposti a fare qualsiasi cosa. Ma è pulire
un magazzino con la consapevolezza
che stiamo aiutando il mondo ciò che
ci unisce ai nostri insegnanti. I nostri
studenti devono fare lo stesso. Se
vengono da noi con un programma,
invece che dedicarsi al lavoro,
riceveranno le informazioni necessarie,
ma non otterranno quello di cui hanno
veramente bisogno. Ad un certo punto,
ci deve essere uno spostamento da
auto-aiuto per utilizzare la Kabbalah per
aiutare il mondo. Questo è il momento in
cui puoi iniziare a connetterti con il tuo
insegnante e fare in modo che i pensieri
del tuo insegnante diventino i tuoi“.
Il giorno dopo torno allo
Departamento Supporto Studenti.
Yehuda è tornato da Washington DC e
lo aspetto in un box vuoto, per dargli il
tempo di finire una telefonata. Riesco
a udire uno degli insegnanti mentre
prepara la sua lezione di studio di
gruppo. Lui e un altro insegnante
stanno discutendo una storia citata nello
Zohar, in cui un viaggiatore incontra
Rabbi Chizkyhah e Rabbi Yesa su una
strada di montagna. Il viaggiatore
chiede loro acqua. I rabbini stavano
discutendo una parte complessa della
Torah e chiesero al viaggiatore se
studiasse. Il viaggiatore rispose che suo
figlio studiava la Torah e che tramite
lui aveva imparato un paio di cose. I
rabbini non credettero che l‘uomo fosse
abbastanza saggio per poterli aiutare,
ma lui chiese loro di dargli l‘opportunità
di capire, e così loro condivisero. Il
viaggiatore si offrì di dare i suoi pareri
sulla sezione della Torah e poi andò
via. In seguito, vennero a sapere che il
viaggiatore era stato un grande saggio
e messaggero, ma che la sua modestia
non lasciava trapelare nulla di tutto ciò.
Come studenti della Kabbalah,
a volte inciampiamo in una relazione
con un insegnante simile a quella
che ebbero Rabbi Chizkyhah e Rabbi
Yesa con il saggio modesto. Noi non
riconosciamo pienamente chi sono e
ciò che sanno. Come con l‘edificio che
ospita gli uffici dello Supporto Studenti,
quello che vediamo in superficie
non rappresenta pienamente ciò che
accade al suo interno. Sia che sia
evidente o meno ai nostri occhi, queste
sono le persone che si assumono la
responsabilità per porre fine al nostro
dolore, alla sofferenza personale e
al dolore e sofferenza che regnano
nel mondo. Trascorrere una giornata
assieme a loro e osservandoli è stato
veramente un onore. Tuttavia, ho capito
che ancora più importante è trascorrere
un‘ora, un giorno o una vita servendoli,
solo per avere modo di poter dare
uno sguardo nella loro coscienza, un
privilegio che vale la pena di cercare di
raggiungere. 
Il Rav insegna che lo Zohar non è solo una fonte
di saggezza spirituale e di informazioni, ma anche
una fonte di grande Luce. Ogni anno, riceviamo le
storie da studenti di tutto il mondo che hanno vissuto
miracoli nelle loro comunità grazie allo studio e alla
condivisione dello Zohar. Quella della Costa d‘Avorio
è una di queste comunità.
Dedizione & determinazione in
Costa D‘Avorio
La mattina del 19 settembre 2002 una rivolta armata esplose in un violento conflitto
che in seguito divenne noto come la Guerra Civile della Costa d’Avorio. Durante
questo conflitto furono uccisi oltre 1.000 uomini, donne e bambini, mentre altre
migliaia di persone furono costrette a vivere in campi profughi nei paesi vicini.
Un anno prima, nel 2001, un neo-studente della Kabbalah, un cittadino della Costa
d’Avorio di nome Firmin Ahoua viaggiò negli Stati Uniti per incontrare Rav Berg
al Kabbalah Centre di Los Angeles. Questo incontro di buon auspicio, al quale si
aggiunsero la determinazione e dedizione di Firmin, diede il via alla creazione
dell’Ivory Coast Kabbalah Centre - così come ad innumerevoli eventi miracolosi
avvenuti in Costa d’Avorio, e non solo.
Questa è la storia di Firmin
Firming Ahoua
Sono arrivato a Los Angeles un
giovedì. Un’ora dopo il mio arrivo, ebbi
il privilegio di incontrare Rav Berg.
Durante questo incontro il Rav mi porse
queste due domande:
“Perché vuoi studiare la Kabbalah?
Perché vuoi aprire un Kabbalah
Centre?”
Ero ignaro circa la complessità di
queste domande e cercavo le parole
giuste con cui rispondere. Dissi che
volevo dare qualcosa alla gente e
aiutare le persone a uscire dal caos.
Con il sostegno della famiglia
Berg, iniziai subito a preparare
l’apertura di un Kabbalah Centre nella
capitale del mio paese. Yehuda Berg
incaricò Eliahu Bouhanna di essere il
nostro insegnante e nella primavera del
2002 aprimmo i battenti del Kabbalah
Centre della Costa d’Avorio.
Una folla vivace di oltre 300
persone Biele iniziò a frequentare le
lezioni e non fu una sorpresa quando,
pochi mesi dopo, quasi 60 dei nostri
studenti parteciparono a New York alla
celebrazione di Rosh Hashanah con il
Rav e Karen.
Durante questa festività, ancora
una volta ebbi l’onore di incontrare il
Rav e ciò che il Rav mi disse nel corso
di questo incontro avrebbe cambiato
la mia vita per sempre. Il Rav disse
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che poteva vedere spargimenti di
sangue provenire dalla Costa d’Avorio
e che avremmo dovuto distribuire
urgentemente gli Zohar in tutto il paese.
Molto rapidamente, la comunità ivoriana
di studio della Kabbalah divulgò
questa notizia a quante più persone
potesse. Avvertimmo le nostre famiglie,
amici, vicini e chiunque altro avrebbe
dato ascolto a questo appello. Nel giro
di poche settimane, infatti, nel nostro
paese scoppiò la guerra civile.
Le truppe governative si
ammutinarono nelle prime ore
del mattino del 19 settembre e a
mezzogiorno il nord del paese era sotto
il loro controllo.
La prima notte della rivolta venne
ucciso il nostro ex presidente, Robert
Gueï, mentre venivano lanciati attacchi
simultanei nella maggior parte delle
grandi città.
Sorprendentemente, i servizi
segreti ivoriani credettero che era stato
il Kabbalah Centre della Costa d’Avorio
a pianificare il conflitto, in quanto
eravamo stati in grado di predirlo con
settimane di anticipo. Mentre i servizi
segreti ci chiesero una spiegazione
sul come sapessimo che questi eventi
si sarebbero verificati, sembrava
non esserci alcun modo “logico”
per spiegare loro il perché. Come è
possibile spiegare la profezia di un
maestro spirituale ai servizi segreti?
Sembrava che fossimo in grave
pericolo. Ma, come insegna Michael
Berg: prima che insorga la malattia, la
Luce crea la guarigione.
Mentre mi stavo preparando per il
peggio, ricevetti un contratto per una
cattedra presso l’Università di Bielefeld,
in Germania, con l’ordine di partire
immediatamente.
Appena arrivai in Germania,
appresi che la polizia segreta della
Costa d’Avorio e gli squadroni della
morte mi stavano cercando. Fu una
situazione incredibile, quando capii
che la Luce mi stava proteggendo
mandandomi all’estero.
E i miracoli non finiscono qui.
Il Rav mi chiamò personalmente e
mi disse che avrebbe mandato 6.000
Zohars per contribuire a portare la
pace in Costa d’Avorio. Inoltre, il Rav mi
assicurò che la guerra civile sarebbe
cessata nel dicembre del 2002 e che
L‘insegnante della Kabbalah, Daniel Eldar, mentre condivide lo Zohar
Il Kabbalah Centre in Costa d’Avorio
entro il febbraio del 2003 si sarebbe
giunto ad un accordo politico.
Questi eventi accaddero, proprio
come aveva detto il Rav. In effetti, la
guerra civile terminò nel dicembre
2002, mentre gli accordi politici furono
raggiunti nel febbraio 2003.
Fui in grado di tornare in Costa
d’Avorio nel 2004, dove ebbi modo non
solo di verificare un costante aumento
del numero dei nostri studenti presso
l’Ivory Coast Kabbalah Centre, ma
anche di accertare che molti membri
della comunità avevano vissuto degli
eventi che avevano cambiato la loro vita,
eventi che ritenevano essere miracoli.
Uno studente guarì
miracolosamente dopo che gli era
stato diagnosticato l’AIDS; due dei
nostri studenti furono sottoposti a
terapie contro l’epatite C dopo anni di
sofferenze e un altro studente, affetto da
una tremenda fibrosi allo stomaco, potè
essere curato dopo un secondo esame
ai raggi X.
La notizia di queste benedizioni, e
molte altre, cominciarono a diffondersi
molto rapidamente e raggiunsero anche
luoghi lontani, come la Nigeria, dove
venne formato un piccolo gruppo di
studio. Questi studenti viaggiarono in
Costa d’Avorio per partecipare alla
celebrazione di uno Shabbat assieme
alla nostra comunità e condividemmo
con loro le nostre storie circa il Rav e
Karen.
Da allora, gli studenti nigeriani
iniziarono a diffondere la Zohar e finora
hanno segnalato molte benedizioni
nella propria vita e nel paese, comprese
le istanze storicamente basse del
conflitto post-elettorale dopo le recenti
elezioni presidenziali.
Nel corso degli anni, il Kabbalah
Centre ha profondamente influenzato
le nostre vite in Africa Occidentale.
L’impatto non è solo a livello personale,
ma si estende anche al livello nazionale.
Crediamo che il nostro lavoro di
condivisione dello Zohar in tutto il
paese abbia contribuito enormemente
ad evitare spargimenti di sangue
e al miglioramento della vita di
molte persone, tra cui i leader e altri
personaggi influenti del nostro paese.
Dopo anni di sospetti, molte persone
in Costa d’Avorio stanno lentamente
iniziando a riconoscere il contributo del
Kabbalah Centre per il raggiungimento
della pace.
Desidero esprimere il nostro
profondo e umile apprezzamento nei
confronti di questo percorso spirituale
- il Kabbalah Centre - che fornisce
tecniche di trasformazione reale e
un reale contributo al cambiamento
globale. Quasi tutti i nostri studenti
concordano sul fatto che il Kabbalah
Centre li ha portati ad amare, capire e
a mettere in pratica gli insegnamenti
della Bibbia più di quanto abbiano
mai ritenuto possibile. Tutto questo
lo dobbiamo agli insegnamenti dello
Zohar e all’apertura fatta dal Rav, Karen,
Yehuda e Michael. 
Più di una semplice scuola
La Kabbalah Children’s Academy
(Accademia della Kabbalah per bambini)
è stata fondata da Rav Berg e Karen 17
anni fa. Gli studenti della prima classe si
sono diplomati lo scorso anno. Abbiamo
parlato con alcuni degli ex-alunni e
chiesto loro di raccontarci in che modo la
KCA ha influenzato le loro vite, così come
alcune delle loro esperienze preferite
vissute nella scuola.
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La Differenza della KCA
Le sorelle Hannah, Rachel ed Estee Kessler hanno trascorso 10 anni presso la KCA e
ora frequentano il liceo. Per loro KCA non è stata solo scuola, ma una famiglia.
Anche Yosef Grundman, neo-diplomato al liceo è d’accordo su questo: “Alla
KCA, mi piaceva andare a scuola tutti i giorni. Mi piaceva stare con tutti i ragazzi e
tutti i miei amici. Frequento ancora gli amici che ho conosciuto in 1° o in 2° classe.
Avere classi di piccole dimensioni (come numero di studenti) consente agli
studenti di interagire fra loro tutto il giorno e imparare insieme. Se uno studente sta
cercando di capire qualcosa, gli insegnanti e i compagni lavorano a stretto contatto
con lui fino a che non comprende completamente l’argomento di studio. La scuola è
una comunità in cui si lavora insieme per aiutare tutti a raggiungere il loro potenziale.
Yosef Farnoosh, neo-diplomato al liceo, aggiunge: “Non andavamo ad una
scuola qualsiasi. Andavamo alla scuola del Rav - alla scuola di Rabbi Shimon.
Eravamo in contatto con persone che “vivevano” la Kabbalah. Questo rese la KCA
davvero speciale”.
Accademici
Il fratello minore di Yosef Farnoosh, Michael, ha saltato l’8° grado e si è diplomato
con il massimo dei voti (primo della sua classe) al liceo. È una testimonianza non solo
all’eccellenza accademica della KCA, ma anche dell’impegno della KCA nell’aiutare
gli studenti affinché imparino a raggiungere il loro potenziale.
Tutti gli alunni hanno sottolineato che il tipo di attenzione “uno-ad-uno” dedicato
loro dagli insegnanti ha contribuito enormemente alla loro formazione accademica.
La maggior parte degli studenti si sentiva come se fosse un passo più in avanti
rispetto agli altri studenti dei licei, sia in quelli laici e che in quelli dove si studia la
Torah. Inoltre, attribuiscono il loro apprendimento avanzato all’ambiente aperto di
KCA. Tutti sono incoraggiati a fare domande e gli insegnanti rappresentano un vero e
proprio sostegno. Pertanto, non vi è alcun imbarazzo o riluttanza nel chiedere aiuto.
“Uno degli strumenti che ho appreso alla KCA
è stata la perseveranza” - ha detto Rachel
Kessler. “Ci viene insegnata l’importanza di
portare a termine ciò che abbiamo iniziato e
che il raggiungimento del nostro potenziale
dipende da noi stessi”
Sua sorella Hannah è dello stesso parere: ”Anche se fatichi ad affermarti, KCA ti
insegna a credere in te stesso e che, alla fine, ce la farai”
FOTO - In alto: Yehuda Judah, Michael Farnoosh, Yosef Grundman;
in mezzo: Arynton Hardy; in basso: Yosef Farnoosh
Insegnanti
Gli studenti descrivono i loro insegnanti
come persone premurose, attente e
disposte a tutto pur di aiutare. Non
solo gli studenti ottengono un tipo di
attenzione one-on-one dagli insegnanti,
i quali spesso li incontrano al di fuori
delle lezioni. Dato che gli insegnanti
sono spesso persone che vivono di
Kabbalah, essi aiutano gli studenti
ad imparare ad essere molto più che
semplici accademici: li aiutano a
diventare esseri umani che si prendono
cura degli altri.
Estee Kessler dice che i suoi
insegnanti l’hanno sempre aiutata, ma
allo stesso tempo, l’hanno stimolata a
rendere di più: “Quando sanno che
puoi fare di meglio, ti fanno provare
ad affrontare più difficoltà”. Questo
tipo di attenzione individuale e la
comprensione aiutano ogni studente a
fiorire e raggiungere i risultati.
Farnoosh Yosef ha detto che spesso
ha visto gli insegnanti presso il Centre
o con i suoi genitori e che, talvolta,
Michael o Yehuda Berg partecipavano
alle lezioni: “Essere uno studente
della KCA aiuta ad imparare a essere
la stessa persona tutto il tempo - a
scuola, al lavoro, con gli amici, genitori
o insegnanti. Devi essere la stessa
persona in ogni ambiente”.
Passaggio al liceo
Ognuno degli ex-studenti della KCA ha
detto che la cosa più difficile una volta
iniziato il liceo consisteva nell’imparare
ad adattarsi a comportamenti negativi
con i quali alla KCA non avevano mai
avuto modo di constatare.
“Gli studenti della KCA non
maledicono,” - dice Michael Farnoosh,
aggiungendo “E alla KCA non ci sono
cricche. Cose del genere non accadono
mai”.
Hannah Kessler aggiunge: “Tutti
sono felici e cordiali alla KCA. I bambini
capiscono la forza delle loro parole
e delle loro azioni. È stato scioccante
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Rachel, Estee & Hannah Kessler hanno frequentato la KCA per 10 e ora frequentano il liceo
ritrovarsi in una scuola dove la gente
viene presa di mira o attaccata senza
alcun motivo”.
Nonostante lo shock sociale
iniziale, gli studenti della KCA si sono
distinti nelle scuole da loro scelte per
il loro impegno, per la loro formazione
e per il comportamento esemplare.
Un altro ex-studente della KCA,
Arynton Hardy, ha ricevuto il “Middos
Award” quando si è diplomato al
liceo, in quanto si è distinto per via
del suo carattere buono ed esemplare.
Quest’anno, Arynton frequenterà la
Loyola Marymount University.
“Sappiamo che sta a
noi a superare ogni
sfida e raggiungere
il nostro potenziale,”
ha detto Yosef
Farnoosh. “Così,
quando è il momento
di studiare in classe,
ci impegniamo a
interagire con gli
insegnanti e poniamo
domande. Quando è
il momento di fare le
nostre preghiere, non
parliamo. Preghiamo.
Sappiamo che siamo
lì per un motivo”
Michael Farnoosh ci ha detto che gli
altri ragazzi hanno finalmente smesso di
imprecare quando si trovano intorno a
lui. Non perché è stato lui a chieder loro
di non farlo, ma perché hanno visto che
si comportava in modo diverso.
Leadership
Abbiamo chiesto se gli l’ex-alunni
hanno avuto la possibilità di aiutare altri
studenti a conseguire dei cambiamenti
o ad apprendere la Kabbalah. Tutti ci
hanno risposto che si sono concentrati
sulla leadership tramite l’esempio,
piuttosto che offrire consigli non richiesti.
Rachel, Estee & Hannah Kessler
hanno frequentato la KCA per 10 anni e
ora frequentano il liceo
Michael Farnoosh ricorda una
situazione particolare, in cui, durante
una lezione sulla Torah nel liceo lui e
Yosef Grundman si impegnarono in una
discussione con il rabbino. “Il rabbino
diceva, che durante la lezione, secondo
la Torah, si può dire un pettegolezzo
su qualcuno che non è ebreo. Yosef
Grundman e ed io sfidammo il rabbino,
dicendogli che non era giusto dire un
pettegolezzo su qualcuno. Abbiamo
parlato di dignità umana per tutti,
non solo nei riguardi di particolari
background.
Alla fine, il Rabbino ammise che
una persona non deve mai parlare
male di nessuno. Direi che fu come
condividere un esempio”
Yosef Farnoosh ha preso la
responsabilità di essere un esempio ad
un livello maggiore: “Sapevamo che non
rappresentavamo solo noi stessi. Come
studenti della KCA, rappresentavamo il
Rav, il Centre e la Kabbalah. Sapevamo
di avere delle responsabilità anche al
di fuori del nostro lavoro scolastico, così
abbiamo cercato di mantenerci su tali
standard di comportamento”.
Yosef Grundman, diplomati alla KCA, in azione sul campo da gioco
Cosa vuoi fare nella
vita?
Gli studenti della KCA hanno un
modo diverso di vedere la vita e di
come dare il loro contributo ad essa.
Nessun diplomato ha raccontato di voler
intraprendere una carriera specifica.
Invece, tutti hanno affermato di voler
fare tutto il possibile per aiutare le
persone e il mondo.
“Voglio fare qualcosa che possa
aiutare le persone in modo globale” - ha
riferito Michael Farnoosh.
“Forse qualcosa che ha a che fare
con la scienza o medicina, oppure
diventare un insegnante del Centre.
Voglio fare qualcosa che possa
cambiare il mondo e fare la differenza”.
Anche suo fratello Yosef ha detto
di voler fare qualcosa per aiutare il
mondo, oppure anche tornare indietro
e diventare un insegnante della KCA.
“Alla KCA, impariamo che non si tratta
solo del nostro futuro. Si tratta di quanto
siamo in grado di dare alla nostra
classe, alla nostra scuola e a questo
mondo.
Quando tieni bene in mente questo
concetto, ti comporti in un modo molto
diverso. Pensi al modo in cui ciò che
fai influisce sulle altre persone. La KCA
è molto più di una semplice scuola. Ti
insegna che cosa è necessario sapere
per vivere la tua vita. Ho imparato la
storia, la lingua inglese, la Torah, ma
quello che è rimasto in me sono gli
strumenti della Kabbalah e la saggezza.
Ecco in cosa consiste la differenza”. 
www.kabbalahacademy.net
Karen Berg, fra i volontari del Team Kabbalah
Il Team Kabbalah diventa globale
Fondato nel 2006 da Karen Berg, il Team
Kabbalah è stato creato per sostenere
il Kabbalah Centre durante gli eventi
con un programma di volontariato
strutturato a livello internazionale.
Sotto la direzione e la leadership di
Karen, il Team Kabbalah fornisce un
quadro organizzato a disposizione
degli studenti, per consentire loro di
scoprire il livello di compimento quando
condividono o danno qualcosa di se
stessi. Chiunque abbia partecipato agli
eventi internazionali, in occasione delle
celebrazioni di Pesach o Rosh Hashanah,
avrà avuto modo di notare decine
di volontari con il badge del Team
Kabbalah.
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Questi volontari lavorano
direttamente a fianco del personale del
Kabbalah Centre e gli insegnanti per
garantire una bellissima esperienza
a tutti i partecipanti. Infatti, il Team
Kabbalah ha avuto un successo
tale, che il Centre ha deciso di
implementare la struttura in tutti i
gruppi di studio e succursali del
Centre.
L’implementazione del Team
Kabbalah come struttura standard di
volontariato del Centre rappresenta
per gli studenti un modo coerente
di fare volontariato a livello locale e,
occasionalmente, durante gli eventi
internazionali.
Regole chiare e precise e percorsi
di crescita nel corso di programmi
di mentoring danno ai volontari
l’opportunità di alzare il livello delle loro
doti con nuove responsabilità.
L’obiettivo del volontariato è in
primo luogo quello di promuovere il
nostro lavoro spirituale, e in secondo
luogo quello di aiutare gli altri nel
loro cammino. Secondo Karen: “Una
persona impara veramente le lezioni
spirituali facendo o prendendo
l’iniziativa. Per esempio, uno studente
può richiedere la Kabbalah 1 e ottenere
informazioni. Ma se diventa un mentore,
questo stesso studente (o studentessa)
inizia a ottenere di più.
Karen Berg, fra i volontari del Team
Kabbalah
L’azione e la condivisione sono
passi importanti nel lavoro spirituale”.
Karen spiega il valore del
volontariato in modo più approfondito:
“La conoscenza non crea un essere
umano dotato di spiritualità. La
conoscenza è uno strumento. Se mi
è stato insegnato come sono fatte le
montagne ma non sono mai andata in
montagna e assaporato l’odore della
rugiada e dell’erba, il significato non
sarà mai lo stesso.
Solo quando prendiamo ciò che
hai imparato e lo applichiamo alla vita
che viviamo assieme alle altre persone
possiamo comprendere i concetti della
spiritualità”.
Nell’ambito della struttura del
nuovo Global Team Kabbalah, i volontari
avranno a loro disposizione una struttura
in cui potranno accedere, comprendere,
seguire e ad avere successo, sia che si
tratti di volontariato a livello locale che in
occasione di un evento internazionale.
L’obiettivo è quello di creare un modo
semplificato ed efficiente di fare
volontariato per il Centre durante tutto
l’anno. Il nuovo sistema impegnerà anche
quegli studenti con una certa esperienza
di volontariato con compiti di mentori per
i nuovi volontari e di accedere a ruoli di
leadership.
Un team composto da volontari e
personale del Centre è stato incaricato
di valutare le attuali strutture di
volontariato e opportunità presso i
gruppi di studio e le succursali del
Centre di tutto il mondo. Questa fase è
quasi al termine e il roll-out ufficiale è
previsto subito dopo Rosh Hashanah.
Molti di voi hanno già collaborato
alla sperimentazione di nuove strutture
nell’ambito delle lezioni o dei gruppi di
studio.
Ad esempio, il Centre di Città del
Messico ha utilizzato il nuovo modello
del Team Kabbalah per sostenere una
Team Kabbalah Leader,
Allison Stein Rotberg &
Esther Eira Schwyzer
conferenza tenuta da Karen lo scorso
marzo. I leader del Team Kabbalah
e il coordinatore dei volontari locali
hanno contribuito alla esercitazione
dei volontari, dividendoli in gruppi
specifici, ognuno con compiti diversi
da svolgere durante l’evento. Team
Kabbalah ha anche testato la nuova
struttura con il gruppo di studio di
Berlino, quando venne in visita Yehuda
Berg in occasione di uno Shabbat e
di una conferenza. In entrambi i casi,
i volontari hanno riferito che gli eventi
erano stati organizzati e preparati in
modo migliore e che tutto era andato
liscio. I volontari avevano capito come
avrebbero potuto contribuire all’evento
e che quindi si sentivano in grado di
svolgere un ottimo lavoro.
Come abbiamo potuto osservare
in occasione degli eventi internazionali,
come le celebrazioni di Pesach e Rosh
Hashanah, più i volontari vengono
formati e informati in vista di tali eventi,
maggiore sarà il successo dell’evento.
Team Kabbalah è sempre stato
favorevole a sostenere gli insegnanti e
il personale, in modo che siano liberi di
dedicare più tempo ad aiutare gli altri,
sia gli studenti interni che quelli esterni
del Centro. Se volete far parte di questa
iniziativa di volontariato, vi invitiamo
a recarvi ai desk del Team Kabbalah
durante Rosh Hashanah 2012, oppure
a contattare il coordinatore locale dei
volontari o un insegnante. In alternativa,
potrete inviare una email all’indirizzo. 
[email protected]
teamkabbalah
volunteering to change
®
Ora voi
LO SAPETE!
Il Kabbalah Centre ha
assegnato 5.711 borse di studio in seguito alla pubblicazione di
libri sulla Kabbalah, lezioni, DVD e prodotti.
The Power to Change Everything di Yehuda Berg è stato tradotto in 30 lingue.
Per l’anno 2010-2011, al Kabbalah Children’s Academy si sono iscritti 112 bambini
(+ 46% rispetto all’anno precedente).
Il tour mondiale di Karen Berg “Peace
Thru People” prevede tappe in Inghilterra,
Russia, Germania, Brasile, Messico e negli USA.
I volontari del Kabbalah Centre hanno consegnato 43.200 pasti ai senzatetto e alle famiglie disagiate
negli Stati Uniti.
Spirituality for Kids ha aggiornato il suo modello di servizio e ora inizierà ad insegnare
i principi
universali della spiritualità ai bambini, ai operatori sanitari e agli educatori attraverso un sito
web interattivo.
La Kabbalah University (www.ukabbalah.com), sotto la direzione di Michael
Berg è stata citata sul
Wall Street Journal come “un fenomeno della rete”.
Lo “Zohar Project” ha
raggiunto l’obiettivo che il Rav si era prefissato per la
sua missione: la donazione di 1 milione di Zohar ad ospedali, autorità governative,
a militari, agenzie umanitarie e alle popolazioni residenti in aree interessate da conflitti e disastri naturali.
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