Giovani che non lasciano il nido. Atteggiamenti, speranze
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Giovani che non lasciano il nido. Atteggiamenti, speranze
Corrado Bonifazi, Adele Menniti, Maura Misiti, Rossella Palomba GIOVANI CHE NON LASCIANO IL NIDO Atteggiamenti, speranze, condizioni all’uscita da casa W.P. 01/99 (I) aprile 1999 INDICE Pag. Introduzione LA LINEA D’OMBRA 3 di Rossella Palomba Capitolo I I GIOVANI IN FAMIGLIA: QUANTI, CON CHI 9 di Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Capitolo II IL TEMA DI FONDO: LA PERMANENZA IN FAMIGLIA 13 di Adele Menniti Capitolo III IL PROBLEMA DELLA SCELTA: ANDARE VIA DI CASA 23 di Maura Misiti Capitolo IV I GENITORI: GLI ANTAGONISTI INESISTENTI 31 di Rossella Palomba Capitolo V “HO FATTO IL MILITARE”: ESPLORATORI AL DI LÀ DEL MURO 38 di Corrado Bonifazi Capitolo VI “VOGLIO ANDARE VIA/VIA DA CASA MIA, /NON PER TANTO MA PER UN ANNO …”: PROPENSIONE E DISPONIBILITÀ ALLA MOBILITÀ TERRITORIALE 43 di Corrado Bonifazi Capitolo VII “A SBAFO” O “PRIGIONIERI”? TIPOLOGIE DI GIOVANI IN FAMIGLIA 51 di Giuseppe Schinaia Dalla A alla Z: le parole dell’indagine 55 Tutti i numeri: percentuali e questionari 59 Riassunto / Summary / Résumé 88 LA LINEA D’OMBRA di Rossella Palomba La linea d’ombra secondo Joseph Conrad è quell’età incerta che segna il passaggio tra una giovinezza spensierata e la maturità ed è proprio su questo periodo della vita che si è concentrata recentemente l’attenzione di demografi e sociologi nonché quella dei politici e dei media. Il commissario europeo Monti, con la sua proposta provocatoria di uno “sciopero dei giovani” contro le attuali politiche previdenziali e del lavoro, è stato tra i primi a risvegliare l’interesse su una generazione rimasta finora lontana dalla ribalta sulla scena pubblica. E non a caso questi giovani vengono definiti proprio la generazione “invisibile”, cioè scarsamente in grado di imporsi all’attenzione dei media e priva di connotazioni precise in grado di contraddistinguerla da altre generazioni di giovani che la hanno preceduta (Diamanti, 1998) 1. Anche se la nostra società sembra tutta improntata da valori giovanili, i giovani ed i loro problemi sono invece trascurati e la condizione giovanile manca di analisi e studi specifici, relegata quasi in un limbo di “infanzia protratta” (Gesano, 1998) 2 . Le ragioni di questo scarso interesse della società verso i giovani, la loro vita, le loro speranze, i loro problemi non possono risiedere solo in una scarsa appetibilità dei comportamenti giovanili dal punto di vista giornalistico. Sono proprio alcuni dei comportamenti delle giovani generazioni che contribuiscono ad oscurarne la presenza, a far scarseggiare il numero dei loro portavoce, dei loro movimenti e gruppi, di quelle manifestazioni in grado di richiamare l’attenzione degli adulti su di loro. Fa eccezione la mancanza di lavoro, che invece viene spesso evocata e che rappresenta il filo rosso, che lega queste generazioni giovani ad alcune fasce delle generazioni già adulte o addirittura anziane. Una caratteristica peculiare che contribuisce ad occultare i ragazzi e le ragazze dalla scena sociale è la loro prolungata permanenza nella famiglia dei genitori, un aspetto che crea un forte legame di complicità tra giovani e adulti e che impedisce ai giovani di crescere e agli adulti di sentirsi vecchi (Livi Bacci, 1998) 3. I giovani italiani cioè tardano sempre di più ad adottare quei comportamenti che di regola contraddistinguono l’essere adulti: terminare gli studi, uscire dalla famiglia, cominciare a lavorare, costruirsi una famiglia propria, avere figli (Sgritta, 1998) 4. Il fatto che i giovani italiani continuino ad avere la stessa visione sequenziale delle fasi della vita che ave4 Diamanti I, 1998, Giovani, una tribù di formiche, Il Sole-24 ore, 17 settembre, p.5 Gesano G.,1998, De Juventute: giovani in una società che invecchia, Demotrends, Ottobre, p.1 4 Livi Bacci M., 1998, Il giovane è un eterno “Peter Pan”, Il Sole-24 ore, 8 settembre, p.5 4 Sgritta G.B., 1998, Giovani: le parole e i numeri, Demotrends, Ottobre, p.1 4 4 vano i loro nonni o bisnonni (prima lo studio, poi il lavoro, e infine mettere su famiglia), se li tutela da situazioni di emarginazione, disagio e povertà - che invece sono presenti in altri paesi soprattutto anglosassoni - ha effetti fortissimi ed inevitabili sul piano demografico. Dal punto di vista demografico questo comporta un continuo scivolamento in avanti delle tappe della vita adulta ed una concentrazione sempre più forte di tutti gli eventi demograficamente rilevanti come matrimonio, nascita del primo, del secondo o dell’ultimo figlio, nei pochi anni che vanno dai 30 ai 40 o poco più. Questa concentrazione degli eventi produce, inoltre, una riduzione delle nascite dovuta al poco tempo “utile” che resta dal punto di vista biologico per fare figli. Per queste ragioni l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione ha voluto mettere a fuoco alcuni comportamenti delle giovani generazioni, far uscire dall’ombra le loro motivazioni alla prolungata permanenza nella casa dei genitori, le loro aspirazioni, il loro modo di intendere il lavoro. Non va, infatti, dimenticato che molti sono i giovani sottoccupati, impegnati in “lavoretti” di vario genere, ai margini del mercato del lavoro, che non hanno ancora trovato il lavoro definitivo e che continuano a contare sul sostegno delle reti familiari. L’inchiesta, di tipo telefonico con sistema C.A.T.I., è stata condotta nel 1998 ed ha riguardato un campione di 4500 giovani che vivevano in famiglia in età 20-34 anni. Data l’importanza di approfondire meglio il quadro familiare, è stata anche condotta con lo stesso metodo una indagine su 1000 dei loro genitori, per raccogliere le motivazioni, aspettative e difficoltà degli altri protagonisti di questo prolungarsi della permanenza dei figli in famiglia. Questo rapporto presenta in prevalenza quanto emerso dalla inchiesta sui giovani in famiglia, con alcuni dei risultati più significativi della indagine condotta sui loro genitori 5. Tutti i dati oggettivi presentati sono di fonte ISTAT, salvo diversamente specificato. Qui di seguito riportiamo una sintesi dei principali risultati della inchiesta e un quadro delle caratteristiche dei due campioni e degli intervistati. LIBERI TRA LE MURA DOMESTICHE Essere giovani e vivere con mamma e papà fa godere di ampi spazi di libertà e dunque gli intervistati sembrano trovarsi a loro agio nella casa dei genitori e apprezzare molti aspetti della permanenza in famiglia. Ragazzi e ragazze si sentono liberi di divertirsi, di avere una vita di relazione, di avere una propria privacy all’interno delle mura domestiche. Quasi tre giovani su quattro hanno una stanza propria, dove dormire e ricevere amici; il 71% è libero di ospitare amici senza avvertire, il 56% può organizzare feste e cene senza alcuna restrizione; queste due ultime percentuali salgono rispettivamente all’89% e all’84%, se i genitori vengono prima avvertiti. Il fatto di potersi Gli autori del rapporto sono tutti ricercatori dell’IRP con l’eccezione di Cesare Roberto Decanini che è un collaboratore esterno e Giuseppe Schinaia della Facoltà di Economia e Commercio, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. 5 5 godere momenti di intimità con il proprio partner è un po’ più soggetto a restrizioni, anche se il 48% degli intervistati può farlo senza dare alcun preavviso ai familiari e l’9% deve prima avvertire i genitori. Libertà completa viene, infine, accordata dai genitori ai figli rispetto alle persone e ai luoghi da frequentare: il 94% dei ragazzi e delle ragazze è assolutamente libero di andare dove vuole e vedere chi vuole. Un limite a questa libertà generalizzata potrebbe essere rappresentato dal rispetto di semplici regole di convivenza come arrivare in tempo a pranzo o a cena o dormire fuori casa avvertendo i familiari. Ma anche su questo punto i giovani hanno un buon livello di autonomia decisionale: quasi la metà dei nostri intervistati si sente libero di rientrare quando vuole senza rispettare orari di pranzo o di cena o di informare sull’ora del rientro (il 43% deve avvisare preventivamente). Inoltre, il 39% può passare la notte fuori casa senza avvertire e più della metà può farlo dopo aver informato i genitori (solo il 10% restante non può in ogni caso passare la notte fuori casa). Esistono ovviamente delle differenze tra i giovani. Ad esempio i giovani più adulti, di oltre 28 anni, occupati, che vivono nel Centro o nel Nord d’Italia in città di dimensioni medio - piccole dispongono con maggiore frequenza di una camera da letto propria rispetto ai ragazzi del Sud, delle aree metropolitane o che vivono in famiglie numerose, i quali devono dividere più spesso la camera da letto con altri familiari. Le ragazze più adulte hanno maggiori limitazioni nel ricevere i propri amici a casa , come pure i ragazzi che vivono al Nord, nei grandi centri e in famiglie numerose. Infine, le ragazze sono sempre più controllate dei ragazzi dal punto di vista della sessualità e il 55% non può appartarsi in casa con il proprio fidanzato contro il 33% dei ragazzi. USCIRE DAL NIDO: VANTAGGI E SVANTAGGI I giovani sono soddisfatti della loro attuale situazione e non sembrano immediatamente interessati all’idea di andar via di casa. Sono soprattutto gli intervistati più giovani ad essere meno propensi ad uscire da casa: l’83% dei ragazzi e delle ragazze in età 20-24 anni non ha progetti di uscita dalla famiglia nei prossimi dodici mesi contro il 68% dei giovani più adulti, tra i 25 e i 34 anni. Gli intervistati pongono comunque condizioni onerose per la loro vita indipendente, tanto che in molti casi la loro uscita potrebbe rivelarsi di fatto impraticabile e solo una esigua minoranza (1%) vorrebbe uscire ad ogni costo. Il 61% vorrebbe prima trovare un lavoro stabile, il 18% vuole comunque la certezza di mantenere il tenore di vita attuale, il 39% pone come condizione quella di avere una casa e il 56% vuole un reddito “sufficiente”, stimato intorno ai 2 milioni al mese. I genitori concordano in pieno con le condizioni poste dai loro figli ed introducono anche altri elementi: il 58%, ad esempio, vorrebbe che lasciassero la famiglia solo per sposarsi. L’uscita da casa deve quindi avvenire con “tutte le carte in regola”, senza salti nel buio e soprattutto in un contesto di “certezze e sicurezze” e prima di crearsi una famiglia o di sposarsi, è bene comunque restare con i genitori. Dell’uscita da casa in famiglia si parla poco: nel 49% dei casi non se n’è parlato 6 mai e, se se n’è parlato, ciò è avvenuto raramente (29%) o qualche volta (54%), senza significative differenze rispetto all’età dei figli. Dunque, pur non considerandolo un argomento tabù, i genitori non sembrano sollecitare i figli, quanto meno a parole, a porsi il problema della inopportunità del protrarsi della situazione attuale, mentre i figli non sentono la necessità di prospettare questa eventualità. Ma anche se non se ne parla, i figli sentono comunque che i genitori hanno delle preferenze rispetto ad una loro eventuale decisione di uscire da casa: in oltre il 50% dei casi, pensano che sarebbero favorevoli ad una loro eventuale uscita. Resta però un terzo del campione di giovani che percepisce una certa opposizione dei genitori verso la decisione di lasciarli ed è soprattutto l’atteggiamento dei padri e delle madri del sud ad essere in contrasto con questa possibilità. La vita con mamma e papà è molto confortevole e il 15% dei giovani dichiara di non collaborare in alcun modo alla vita quotidiana della famiglia; il 41% anche lavorando non contribuisce economicamente alle spese familiari. Quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze che invece partecipano in qualche modo alla conduzione della casa si occupano generalmente della spesa (40%), della pulizia della casa (41%) e della propria stanza (27%), si rifanno il letto (29%) o cucinano (26%). Accanto a questi aiuti più frequenti, troviamo altre attività meno frequenti, come le piccole riparazioni che sono appannaggio di un ragazzo su 6, o ancora più sporadiche, come il bucato, lo stirare e il pagamento delle bollette o il disbrigo di altre attività burocratiche. In questo contesto favorevole è chiaro che i vantaggi di lasciare la casa dei genitori sono pochi e soprattutto generici (più libertà, più indipendenza, più privacy) e il 17% degli intervistati non vede alcun vantaggio. Ancora più numerosi sono i genitori che negano l’esistenza di aspetti positivi nell’uscita dei figli da casa: 55%. LAVORARE NON BASTA L’inizio dell’attività lavorativa non è una condizione sufficiente per andar via da casa: il 40% dei nostri intervistati ha un lavoro a tempo pieno ma continua a vivere con i genitori. Fra chi non lavora stabilmente, il 22% riceve ancora la “paghetta” dai genitori e questa percentuale arriva ad oltre il 26% tra le ragazze più giovani; ma c’è anche chi svolge solo lavori occasionali (8%), chi da ripetizioni private (11%) e chi fa la baby sitter (9%). Il 50% dei giovani che lavorano ritiene che il suo lavoro non sia quello definitivo e pensa che in futuro cambierà occupazione o ne sta cercando una migliore. C’è comunque un desiderio di muoversi, di cambiare ambiente. Il 75% dei giovani intervistati è disponibile a trasferirsi per motivi di lavoro in un altro comune ed è appena il 19% a scartare apertamente l’ipotesi di spostarsi in un’altra città. Istruzione, condizione professionale e dimensione della famiglia si sostanziano come le variabili capaci di influenzare nel modo più vistoso la propensione alla mobilità. Ma è soprattutto la prima a caratterizzarsi come elemento di forte differenziazione nelle opinioni dei nostri intervistati; la maggior istruzione si traduce, infatti, in una più alta propen- 7 sione al trasferimento per motivi di lavoro. Quasi la metà (47%) di chi ha dichiarato la propria disponibilità a trasferirsi per motivi di lavoro è pronto a farlo ovunque, estero compreso. Il 16% sceglierebbe un comune vicino, il 17% “a tiro di week-end” dall’attuale residenza e il 20% in qualsiasi posto in Italia. Per quanto riguarda il tipo di città in cui si preferirebbe trasferirsi il 31% si dichiara sostanzialmente indifferente, il 29% opterebbe per una città di provincia, il 27% una metropoli e il 13% si indirizzerebbe verso un piccolo comune, con differenze legate al tipo di contesto in cui vivono gli intervistati. Indagine sui giovani in famiglia: la coabitazione con i genitori e la propensione alla mobilità La data: Numero delle interviste: Tipo di intervista: Il campione: Tipo di campione: Gli intervistati: primavera 1998 4500 telefonica di tipo CATI giovani di età compresa fra i 20 e i 34 anni che vivono con uno o entrambi i genitori proporzionale alla popolazione reale del nostro paese e rappresentativo: • di 3 ripartizioni geografiche • dei due sessi • delle classi di età 20-24 e 25-34 ragazze ragazzi 1920 2580 20-24 anni 25-34 anni 2626 1874 studenti occupati a tempo pieno altro 1284 1784 1432 nord centro sud 1998 844 1658 Il numero di quesiti: 26 Gli argomenti trattati: il grado di indipendenza e di autonomia dei giovani in famiglia gli aspetti motivazionali relativi alla convivenza con i genitori e all’uscita da casa le condizioni di vita in famiglia la partecipazione alla vita familiare la propensione alla mobilità La Società che ha condotto le interviste: ATESIA s.r.l. 8 Indagine sui genitori dei giovani che vivono in famiglia La data: Numero delle interviste: Tipo di intervista: Il campione: autunno 1998 1000 telefonica di tipo CATI genitori dei giovani intervistati precedentemente Gli intervistati: madri padri 500 500 occupati 430 casalinghe 280 pensionati 270 altro 20 Il numero di quesiti: 27 Gli argomenti trattati: l’atteggiamento verso la permanenza in famiglia dei giovani gli aspetti relativi alla convivenza con i figli l’uscita dei figli: vantaggi e svantaggi le condizioni per la loro uscita La Società che ha condotto le interviste: ATESIA s.r.l. Capitolo I I GIOVANI IN FAMIGLIA: QUANTI, CON CHI di Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Sono circa 13 milioni e mezzo i giovani italiani in età tra 20 e 34 anni e rappresentano il 23% della popolazione; il loro numero e il loro peso sulla popolazione è in costante diminuzione a causa della fortissima diminuzione della fecondità, che ha caratterizzato lo scenario demografico italiano a partire dagli anni ’70, e del parallelo aumento della longevità, che ha ridotto il peso dei giovani in una popolazione che invecchia. Questa tendenza continuerà nei prossimi anni e si prevede che nel 2005 i giovani tra 20 e 34 anni saranno il 19,8% della popolazione italiana. Dal punto di vista sia sociale che statistico-demografico i giovani italiani restano nella categoria "figli" sempre più a lungo anche dopo il raggiungimento della loro indipendenza economica ed per più tempo di quanto non avvenga in altri paesi europei. Infatti, i giovani europei vanno in molti casi ad abitare da soli o a convivere con un partner prima di aver trovato un lavoro e solo in pochi aspettano il matrimonio per vivere per conto proprio. Al contrario, i ragazzi e le ragazze italiani prima di lasciare la famiglia di origine devono aver completato una serie di tappe lungo il percorso che va dalla adolescenza alla vita adulta e almeno devono aver finito gli studi e ottenuto un posto di lavoro sicuro. Tuttavia, spesso neanche il raggiungimento del posto di lavoro spinge i giovani italiani a lasciare la casa dei genitori, ma nella maggior parte dei casi è il matrimonio l’evento che fornisce la spinta decisiva. Di conseguenza più della metà dei giovani italiani restano nella famiglia d'origine fino a 34 anni. Le tipologie familiari più comuni per i giovani di età compresa fra 20 e 34 sono la famiglia nucleare, in cui i giovani convivono con entrambi i genitori, e le famiglie monogenitore dove, a seguito della separazione, divorzio dei genitori o della morte di uno dei genitori, i giovani continuano a convivere con uno dei due genitori, in genere con la madre. I single maschi tra i 20 e 34 anni che vivono soli sono il 5% dei giovani di quell’età, mentre le ragazze arrivano appena al 3,1%; queste percentuali aumentano leggermente, se consideriamo solo i giovani che già lavorano (6,3% per gli uomini e 5,1% per le donne). Ancora più basso è il numero di coloro che scelgono di vivere con amici, colleghi o in altre forme di convivenza (2,5% dei ragazzi e 1,7% delle ragazze) (Grafici 1.1 e 1.2). Dunque, i ragazzi e le ragazze italiane non sembrano sperimentare la varietà di modi di vita tipici di altre realtà, come dividere un appartamento con conoscenti, andare a vivere da soli o convivere con un partner senza essere sposati, ma passano in modo brusco dalla vita con i genitori al matrimonio. Anzi la tendenza a continuare a vivere con mamma e papà si è andata rafforzando nel tempo: se nel 1995 i ragazzi che vivevano con la famiglia di origine erano il 52,3%, otto anni prima erano il 46,8%. 10 Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Naturalmente, esistono differenze notevoli rispetto all’età. Infatti, la percentuale di giovani che vivono a casa con i genitori è molto elevata nella classe di età 20-24 (88%) per ridursi un poco tra i 25 e 29 anni (51%), fino ad abbassarsi drasticamente tra 30 e 34 anni (20%). Se confrontiamo la situazione italiana con quella dei giovani francesi, tedeschi o inglesi, vediamo ad esempio che in questi paesi la percentuale dei giovani tra i 20-24 anni che vive nella famiglia di origine arriva appena al 60%. Le differenze sono ancora maggiori per le ragazze: in Italia 8 ragazze su dieci vivono nella casa dei genitori, mentre in altri paesi europei lo fanno 4 ragazze ogni 10 (Grafico 1.3). Più o meno la stessa situazione si verifica in età 25-29, giacché in Italia due maschi su tre vivono con i genitori mentre in Francia, Germania e Inghilterra rimane con mamma e papà solo un giovane su quattro. Per quanto riguarda le ragazze italiane di questa età, la percentuale di quelle che vivono con i genitori è molto più bassa (40%) di quella dei ragazzi, ma si mantengono forti differenze con gli altri paesi giacché in questi tale percentuale ammonta solo all’11%. Inoltre, proprio in questa classe di età si sono verificati gli incrementi più significativi rispetto al 1987 quando il 28% delle ragazze e il 53% dei ragazzi italiani stavano ancora in casa. 1.1 Una “catena infrangibile” Per i giovani italiani lavorare o addirittura avere un “posto fisso” non implica come conseguenza la completa autonomia abitativa dai genitori. Nel 1995 il 54% dei ragazzi italiani occupati di età 25-29 abitava ancora con i genitori, mentre in altri paesi questa percentuale variava fra il 18% della Francia ed il 26% della Germania. Dunque, anche se lavorano i ragazzi italiani rimangono sempre più a lungo in famiglia: nel 1987 erano circa il 47% i giovani occupati che vivevano ancora con i genitori; incrementi significativi nella permanenza in famiglia si sono verificati anche per le ragazze (40% nel 1995 contro 33% nel 1987). Il percorso ideale verso il raggiungimento dell’autonomia in Italia è composto da varie tappe: in primo luogo la fine degli studi, successivamente l’ingresso nel mondo del lavoro e finalmente il matrimonio. Questo insieme di eventi tende a formare, oggi più che mai, una successione che segue un ordine cronologico rigoroso e non modificabile, con un modello di passaggio alla vita adulta più lineare e meno flessibile di quello presente negli altri paesi. Si costituisce in questo modo quella che potremmo definire una “catena infrangibile” dove ogni evento deve essere necessariamente preceduto da un altro predefinito, prima di poter raggiungere la fine della catena. La permanenza sempre più lunga dei giovani in famiglia è dovuta senza dubbio all’aumento del livello di istruzione. Mentre fino a circa dieci anni fa solo 4 ragazzi di 18 anni su 10 raggiungevano il diploma, oggi i diplomati sono più di 6 su 10 e soprattutto i giovani si iscrivono in massa all’università, allungando ulteriormente il periodo formativo: il tasso di immatricolazione all’università dei giovani italiani (studenti immatricolati su 100 giovani in età corrispondenti) è del 36% circa, contro il 20% dei britannici, il 29% dei francesi ed il 33% dei tedeschi. Una volta finiti gli studi comincia I giovani in famiglia: quanti, con chi 11 la ricerca del lavoro con tempi molto lunghi, necessari a trovare un’occupazione stabile. In questo senso, sembra interessante ricordare che il tasso di disoccupazione dei giovani italiani è, inoltre, più alto di quello dei giovani degli altri paesi in tutte le classi di età giovanili ed in particolare nella classe 20-24 dove raggiunge il 33% contro il 20% dei francesi ed il 12% di inglesi e tedeschi (Tabella 1.1). Infine, l’innalzamento dell’età media al matrimonio agisce come ulteriore concausa del prolungamento della permanenza dei giovani in famiglia, poiché in Italia l’età media al matrimonio è passata da 24,4 anni nel 1984 a 26,4 nel 1994 per le donne e da 27,5 a 29,4 anni per gli uomini nello stesso intervallo di tempo. Il fatto che i giovani italiani non vadano ad abitare da soli prima di essersi sposati dipende fondamentalmente da un modello culturale ancora legato ai valori familiari e allo “stare in famiglia”, profondamente diverso da quello degli altri paesi europei presi in considerazione. Il familismo italiano non può essere considerato solo un fatto di tradizione, ma è il risultato di dinamiche culturali nelle quali il sociale continua a essere visto in termini familiari e dove l’attuale convivenza delle generazioni diventa una risorsa della società stessa 1. Il percorso rigido e lineare verso la vita adulta è quindi la conseguenza naturale del contesto culturale italiano e continua a regolare il passaggio alla vita adulta delle nuove generazioni di giovani così come lo faceva con le generazioni dei loro antenati. Ciò che cambia nel tempo non sono le caratteristiche del fenomeno, bensì le sue modalità: stime basate su dati campionari mostrano che mentre l’età mediana all’uscita della famiglia era di 22,8 anni per la coorte del 1946-’50, per la coorte del 1966-’70 sarà superiore ai 25 anni 2 . In ogni caso l’etichetta di “tradizionale” che abbiamo assegnato al modello italiano non sottende nessun giudizio di merito giacché è difficilmente dimostrabile che un modello di comportamento sia più o meno evoluto di un altro da un punto di vista demografico, sociale e culturale né che esiste a priori una “via verso la modernità” che ci permetta di descrivere i cambiamenti familiari. In definitiva, i giovani italiani sembrano essersi adattati ai cambiamenti della vita moderna, modificando e ritardando l’ingresso alla vita adulta, senza creare fratture nella catena di eventi propria dei modelli di vita delle generazioni precedenti e senza introdurre nuove forme di comportamento o di convivenza familiare. Donati P.(1995), La famiglia come reticolo intergenerazionale: un nuovo scenario, in Quarto Rapporto CISF sulla famiglia in Italia, Milano, Edizioni San Paolo. 2 Billari F., Ongaro, F. (1998), Lenta transizione dalla famiglia di origine, relazione al Convegno Percorsi e scelte coniugali e riproduttive: analisi retrospettiva e contestuale, Abano Terme, 8-11 Giugno. 1 12 Cesare Roberto Decanini e Rossella Palomba Grafico 1.1. Giovani uomini per contesto familiare e classi di età, 1995 (%). % 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 20-24 25-29 30-34 Soli Sposati Figli Grafico 1.2. Giovani donne per contesto familiare e classi di età, 1995 (%). % 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 20-24 25-29 30-34 Sole Sposate Figlie Grafico 1.3. Giovani occupati che vivono con i genitori a 25-29 anni, 1987 e 1995 (%). % 60 50 40 30 20 10 0 1987 1995 Maschi Femmine Totale Tabella 1.1. Tasso di disoccupazione in Italia ed in alcuni paesi europei, per classi di età, 1998 (%). Classi di età Italia Media UE Francia Germania Gran Bretagna 20-24 32,8 20,9 28,1 11,6 11,8 25-29 19,2 13,4 16,0 8,9 7,9 Capitolo II IL TEMA DI FONDO: LA PERMANENZA IN FAMIGLIA di Adele Menniti La prolungata permanenza dei giovani italiani in famiglia può essere dovuta a diverse ragioni che si collocano sia all’interno della famiglia, in particolare sulle nuove relazioni instauratesi tra genitori e figli, sia all’esterno della famiglia, dove una serie di ostacoli di tipo culturale, economico o psicologico e difficoltà di tipo strutturale - soprattutto legate al mercato del lavoro - potrebbero spiegare, se non giustificare, questo ritardato ingresso nella vita adulta. E’ sembrato perciò logico indagare su più fronti, legati ai diversi aspetti della vita giovanile e familiare, che ci possono aiutare a far luce sull’atteggiamento dei ragazzi e ragazze in merito all’uscita dal nucleo familiare di origine. Sapere come i ragazzi utilizzano la casa, se partecipano all’organizzazione della famiglia, se e quali restrizioni vengono loro imposte dai genitori costituiscono un primo tassello per indagare sulla qualità del rapporto fra genitori e figli e rappresentano, quindi, punti di partenza indispensabili per capire come viene vissuta dai figli la convivenza con mamma e papà. Diciamo subito che dai nostri dati emerge l’immagine di un ambiente familiare piacevole e tranquillo, nel quale i desideri più immediati e materiali dei giovani - dal vedere gli amici al disporre di una propria privacy nell’appartamento - vengono esauditi: pochissimi i limiti imposti ai ragazzi e alle ragazze, scarse le richieste da parte dei genitori di una loro partecipazione attiva alla gestione sia economica che quotidiana della casa. I giovani sembrano prolungare felicemente lo stato adolescenziale senza assumersi altra responsabilità che quella della loro preparazione professionale. In definitiva, si tratta di un quadro familiare favorevole alla permanenza prolungata dei giovani in famiglia, anche se, come vedremo, emergono sfumature diverse all’interno dello stesso gruppo di giovani. 2.1 Liberi, tra le mura domestiche La maggior parte dei giovani italiani ha a disposizione nella casa dei genitori una stanza, dove dormire e ricevere i propri amici, anche se in più di un caso su cinque l’intervistato divide questo spazio privato con fratelli o sorelle. Pochissimi sono invece i ragazzi che dormono in stanze adibite ad altro uso durante il giorno e dunque mancano completamente di un angolo proprio all’interno dell’appartamento. Gli intervistati più grandi e quelli che già lavorano, che hanno forse maggiori esigenze di privacy, dispongono più frequentemente degli altri di una propria camera da letto; diversa è la situazio- 14 Adele Menniti ne dei ragazzi e delle ragazze che vivono in famiglie numerose con cinque o più componenti, poiché dividono più spesso la camera con i fratelli o le sorelle (Tabella 2.1). I ragazzi e le ragazze che vivono con mamma e papà sono comunque molto liberi nell’utilizzo della casa anche per organizzare feste o ricevere amici e conoscenti. Il 71% degli intervistati può, infatti, invitare amici e il 56% organizzare feste e cene anche senza avvisare preventivamente i genitori e se a queste percentuali aggiungiamo chi deve informare in anticipo mamma e papà si arriva all’89% e all’85% rispettivamente (Grafico 2.1). Su questi aspetti il gruppo degli intervistati è abbastanza omogeneo, con l’eccezione dei ragazzi che vivono in famiglie numerose, che hanno maggiori difficoltà a mantenere una vita di relazione (il 17% non può vedere amici a casa e il 20% non può invitarli a cena o organizzare feste). In questo caso la presenza di uno spazio personale più ridotto e un’organizzazione familiare complessa dovuta alla maggiore dimensione familiare giocano un ruolo negativo sulla destinazione di spazi familiari comuni ad aspetti della socialità dei figli. Per tutti i ragazzi, poi, la libertà di utilizzare la casa dei genitori si riduce notevolmente quando si tratta di avere momenti di intimità con il proprio partner: in questo caso solo il 48% dei ragazzi intervistati si sente assolutamente libero, il 9% deve avvisare, il 43% non ha questa possibilità. Esistono in questo campo differenze significative tra gli intervistati. Infatti, maggiore libertà di privacy viene data ai giovani che vivono in nuclei familiari di piccole dimensioni o con un solo genitore, mentre le ragazze sono molto più limitate e controllate dei ragazzi dal punto di vista della sessualità: il 55% non può appartarsi in casa con il proprio fidanzato contro il 33% dei ragazzi. I genitori meridionali sono quelli che soprattutto vietano e negano la libertà sessuale delle figlie: solo un quarto delle ragazze del sud può incontrare il fidanzato a casa e a molte di più non è assolutamente permesso (Tabella 2.2). Emerge in definitiva che i ragazzi che vivono con i genitori godono di ampie libertà nell’uso della casa e dei suoi spazi perché tra la libertà incondizionata nell’utilizzo dell’appartamento e la necessità di dare un preavviso, si raggiunge e si supera la maggioranza dei casi, anche per momenti un po’ particolari quali quelle di avere dei momenti di intimità con il partner. 2.2 Giovani “mammoni” Il 15% dei giovani dichiara di non partecipare affatto all’organizzazione della vita familiare e questo è già un primo indizio che la dice lunga sul livello di coinvolgimento nella gestione domestica dei ragazzi che vivono ancora con mamma e papà. I ragazzi e le ragazze sembrano essere ancora amorevolmente accuditi dai genitori e soprattutto dalle mamme. Un giovane su 6 non collabora alle più semplici e necessarie attività della famiglia, quali la pulizia della casa, la spesa o la cucina, e neanche a quelle più personali, come rifarsi il letto e mettere in ordine la propria camera. Sono i figli delle madri casalinghe ad essere più alleggeriti dal peso di partecipare alle attività domestiche quotidiane e ad essere più deresponsabilizzati e serviti. Emerge anche una forte dif- Il tema di fondo: la permanenza in famiglia 15 ferenza di genere nell’aiuto ai lavori di casa poiché solo pochissime ragazze, il 7%, non partecipano alle faccende domestiche (Grafico 2.2). Ma quale collaborazione è offerta dai giovani in famiglia? Gli aiuti si indirizzano generalmente nel fare la spesa, nella pulizia della casa, nel riordino del letto e della propria stanza e nella preparazione dei pasti. Accanto a queste attività più frequenti, ne troviamo altre per le quali la partecipazione dei giovani italiani è più rara (solo un ragazzo su 6 accompagna i genitori e fa piccole riparazioni in casa) o sporadica, come fare il bucato, stirare, pagare le bollette alla posta o sbrigare piccole pratiche burocratiche (Tabella 2.3). Anche in questo caso emergono forti differenze di genere nella partecipazione ai lavori domestici: le donne - e in particolare le più giovani - sono coinvolte molto spesso nella conduzione della casa, soprattutto per quanto attiene alle attività tradizionalmente femminili. Ad esempio, il 44% delle ragazze cucina contro il 18% dei ragazzi, il 75% riordina la casa contro il 24% dei ragazzi, il 17% stira e lava contro solo il 2% degli uomini. Differenze meno accentuate, ma sempre a svantaggio delle giovani donne, le troviamo in tutte quelle attività che riguardano gli spazi personali, come il riordino della propria stanza o rifarsi il letto che vengono svolte dal 41% delle ragazze contro il 29% dei ragazzi. Significativa, infine, la differenza a proposito delle piccole riparazioni e del pagamento delle bollette, cui partecipano più i ragazzi che le ragazze. Tutto ciò indica una forte segregazione del lavoro familiare, con le donne più orientate verso i lavori domestici veri e propri e gli uomini più impegnati in quelli manuali. Inizia già nella casa dei genitori quella divisione dei compiti e delle attività di servizio necessarie a mandare avanti la famiglia, che probabilmente proseguirà una volta che i giovani si sono formati a loro volta una propria famiglia. Anche la condizione professionale degli intervistati influenza la partecipazione alle attività familiari: i ragazzi occupati, sia maschi che femmine, si astengono più di quelli che non lavorano dai lavori domestici quotidiani, come mettere in ordine la propria stanza, pulire casa e preparare da mangiare; gli studenti, al contrario, partecipano di più a tutte queste attività. La collaborazione nelle faccende domestiche sembra perciò dipendere anche dal tempo passato a casa, maggiore per gli studenti, minore per i ragazzi occupati a tempo pieno. Infine, i giovani che vivono con un solo genitore sono più selettivi e tra tutte le attività familiari si orientano di più verso fare la spesa o svolgere pratiche burocratiche, come il pagamento delle tasse e delle bollette (Tabella 2.3). Dove invece i ragazzi partecipano di più è nel dare consigli per gli acquisti importanti per la casa. Infatti, i genitori coinvolgono i figli spessissimo quando si deve comprare l’Hi-fi o l’automobile, un po’ di meno - ma sempre in misura considerevole – quando si deve decidere l’arredamento di casa (Grafico 2.3). I ragazzi più adulti e quelli che vivono con un solo genitore sono generalmente più partecipi degli altri; il parere delle ragazze è richiesto più frequentemente se si tratta di acquisti degli elettrodomestici, i ragazzi sono interpellati più spesso per l’acquisto dell’automobile, segnando di nuovo così differenze di genere che si collegano a inequivocabili stereotipi di ciò che spetta ad una donna o ad un uomo nella conduzione della casa e della famiglia. Nel complesso la vita dei giovani in casa con i genitori sembra piacevole e soddisfa- 16 Adele Menniti cente. E’ perciò logico e naturale che si sviluppi nei figli un forte senso di “adattamento” ad una situazione familiare confortevole in cui si è serviti e curati: vivere in un contesto che cerca di venire incontro alle esigenze dei giovani, attenuando il più possibile ogni forma di fatica, di partecipazione e di responsabilità rende oggettivamente difficile e meno conveniente l’andar via di casa. 2.3 Uno stipendio tutto per sé I figli partecipano economicamente alla vita della famiglia? Contribuiscono in qualche modo alle spese di casa, se lavorano? Il 41% dei nostri intervistati non contribuisce in nessun modo alle spese familiare ma, se restringiamo il nostro campo di osservazione ai giovani occupati che hanno un contratto di lavoro regolare e quindi percepiscono mensilmente uno stipendio, vediamo che solo 1 su 5 dichiara di non dare alcun contributo economico, 1 su 3 versa regolarmente una quota fissa ai genitori, i restanti lo fanno più di rado. Contribuiscono di meno al bilancio familiare le donne della classe di età 25-34, mentre la categoria di ragazzi più partecipi alle spese della famiglia sono quelli che vivono con un solo genitore (il 48% versa a casa una quota fissa). Ma questo quadro abbastanza confortante viene subito smentito se guardiamo il tipo di contributo dato dai figli. Infatti, chi partecipa al bilancio familiare, generalmente lo fa pagandosi le spese personali, mentre sono pochi quelli che contribuiscono a spese a carattere più generale, come le bollette o la spesa giornaliera (Grafico 2.4). Non vi sono differenze notevoli per aree territoriali, sesso o età dei figli a dimostrazione del fatto che il “dare soldi a casa” non è particolarmente diffuso tra gli italiani. Dalla indagine condotta sui genitori dei ragazzi intervistati emerge peraltro che sono gli stessi genitori a non volere “soldi dai figli”, come se questo potesse rappresentare una monetizzazione della loro permanenza a casa, che invece si vuole fondata su altri valori e significati. 2.4 La famiglia: una prigione dorata Da quanto emerso finora l’ambiente familiare dei giovani italiani sembra avere poche occasioni di conflitti e limitazioni: in questo ambiente, i figli sono ben integrati e probabilmente si sentono a loro agio. Ma è possibile che si siano assopiti nel giro di così pochi anni i conflitti generazionali, che vedevano i genitori e i figli di soli 20 anni fa su posizioni distanti e spesso contrastanti? C’è qualcosa su cui i figli si lamentano? Diamo ancora una volta voce ai nostri intervistati. Ebbene, alla domanda se i ragazzi percepissero dei vincoli per il fatto di vivere in famiglia, meno di uno su tre dichiara di averli. Da questo valore medio si discostano di più le donne sulle quali pesano maggiormente le restrizioni imposte dai genitori mentre, al contrario, quelli che vivono in famiglie di dimensioni ridotte e con un solo genitore avvertono minori limitazioni (Tabella 2.4). Il dover rientrare a casa per i pasti è il disagio più sentito dai nostri intervistati, seguito dalla mentalità rigida dei genitori, dal non potersi intrattenere a lungo al telefono, dal Il tema di fondo: la permanenza in famiglia 17 dover avvisare quando si dorme fuori casa e dal tenere in ordine la casa. Il rientrare in orario per i pasti, che in definitiva non è altro che una forma di rispetto per chi i pasti li prepara e una regola di convivenza comprensibilissima, sembra costituire uno dei pochi problemi avvertiti dai nostri giovani, una limitazione importante dei loro movimenti e molto diffusa. Questo non solo perché è una regola che è stata segnalata da moltissimi dei ragazzi che hanno dichiarato di avere dei vincoli in famiglia, ma anche perché tutte le altre limitazioni percepite assumono una rilevanza molto più modesta (Grafico 2.5). E’ evidente che mangiare insieme e arrivare in orari a cena costituisce una delle pochissime regole “imposte” dai genitori e che dunque va rispettata. Esistono delle differenze nella percezione dei vari vincoli familiari. Pur rimanendo sempre predominante il problema del rispetto degli orari, i ragazzi maschi più giovani si lamentano più del dover tenere in ordine la casa (16%) e delle limitazioni economiche poste dai genitori (9%), mentre gli intervistati più adulti avvertono di più la mancanza di intimità (9%); le ragazze più giovani si sentono più vincolate dal dover rispettare l’orario dei pasti (48%) e dai problemi derivanti dalla mentalità “all’antica” dei genitori (18%). I ragazzi occupati sono infine quelli per i quali i singoli limiti assumono un peso inferiore e che si configurano quindi come il gruppo per il quale la vita in famiglia sembra la meno problematica. Un ultimo aspetto della vita in famiglia riguarda le eventuali restrizioni avvertite dai giovani sulla loro vita di relazione, ma, anche su questo tema non sembrano esserci problemi: più di 9 ragazzi intervistati su 10 dichiara di non avere limitazioni sui luoghi e le persone da frequentare (Grafico 2.6). Solo in pochi casi i genitori vogliono essere almeno informati: al 4% dei giovani viene chiesto di dire con chi esce, al 2% dove va. In generale comunque possiamo dire che emerge una generalizzata fiducia accordata ai figli dai genitori. Anche su semplici regole di convivenza quali quelle del rispetto degli orari dei pasti o del rientro per dormire i giovani appaiono aver acquisito una certa autonomia: quasi la metà dei nostri intervistati si sente libero dal rientrare in tempo per il pranzo o la cena, il 44% deve avvisare preventivamente; il 39% può passare la notte fuori casa senza neanche avvertire, mentre più della metà deve informare in anticipo. 2.5 Liberi ma poco responsabili In definitiva, per i giovani lo stare in famiglia appare essere una condizione molto confortevole. Sono numerosi i vantaggi di cui godono, possono avere tante esperienze consentite più facilmente dalla società di oggi: possono spostarsi, viaggiare, vedere amici e fidanzati, sia a casa che fuori, passare con loro le vacanze e spesso anche quelle festività che erano un tempo dedicate alla famiglia (Tabella 2.5). Ogni desiderio sembra essere esaudito e senza particolari responsabilità. Le regole imposte dalla famiglia non appaiono molto gravose: l’unica - importante per molti di loro - sembra essere quella del rientrare a casa per il pranzo, regola che viene in parte aggirata se si avvisa preventivamente sull’ora del rientro. 18 Adele Menniti Sono anche accuditi nella maniera migliore: sono in gran parte spesati di tutto dai genitori che tendono a soddisfarli senza grosse limitazioni, non sono responsabilizzati nella gestione della casa. La famiglia sembra dunque svolgere un ruolo di utile alleato (e forse complice) nella fase sempre più lunga di preparazione alla vita indipendente, alleggerendo i giovani da molte responsabilità e preoccupazioni concrete e consentendo loro di concentrarsi sul proprio lavoro, sulla propria formazione professionale e di intessere una vita di relazione molto attiva. Non sono emerse grosse differenze tra i modi di vita dei ragazzi: la condizione giovane “mammone” appare essere molto simile per tutti e il vivere a casa con mamma e papà rappresenta un elemento di aggregazione, di appartenenza ad una generazione, più che di marginalizzazione o critica. In questo quadro positivo sono poche le eccezioni e tra queste la più importante riguarda le donne: le ragazze si scontrano, soprattutto al sud, con un atteggiamento più chiuso nei riguardi della sessualità e sono maggiormente coinvolte nelle attività domestiche. I giovani che vivono in famiglie numerose sembrano invece più vincolati nell’utilizzo della casa e più legati alle regole familiari. I figli più giovani sono più soggetti a vincoli e limitazioni da parte dei genitori; dopo i 25 anni i figli diventano “adulti” e la convivenza con i genitori richiede meno obblighi in termini di flessibilità negli orari e partecipazione alle attività familiari. Infine, i figli che già lavorano sembrano avere ancora meno vincoli degli altri e senza dubbio vivono con grande naturalità e positività la loro condizione di “figlio di casa”: scarso il loro coinvolgimento alle attività familiari, poco diffuso il contributo al bilancio familiare e ampia la libertà di movimento. Quello che fanno è di non gravare sulla famiglia per le loro spese personali. Detto questo, è quindi logico e naturale che nel nostro paese si stia sviluppando nei giovani che vivono con i propri genitori un forte adattamento a una situazione confortevole, rassicurante e senza responsabilità: stare e crescere in un ambiente malleabile, che si ristruttura alle esigenze del giovane, attenuando ogni forma di criticità e di conflittualità, rende oggettivamente difficile e in fondo quasi irragionevole, andare via di casa. Dove poter trovare condizioni migliori di quelle già buone che si hanno vivendo con mamma e papà? Il processo di affrancamento dal controllo dei genitori non presuppone e richiede l’uscita da casa come succedeva in passato, ma viene attuato, serenamente e con accordo, anche rimanendo in famiglia. Oggi si è liberi a autonomi nei propri movimenti, senza essere però responsabilizzati. Questo è probabilmente il vero nodo (e problema) della prolungata permanenza dei giovani in famiglia, poiché può creare una generazione di persone che non riescono a risolvere le difficoltà di tutti giorni e a prendersi delle responsabilità, abituate come sono ad avere “tutto e subito”. Il tema di fondo: la permanenza in famiglia 19 Tabella 2.1. La disponibilità di una propria camera in alcune categorie di intervistati, 1998 (%). Totale Sì Sì, ma la condivido con altri (fratelli, sorelle, ecc.) No Totale 25-34 anni Occupati 5+componenti 77 19 4 100 74 22 4 100 50 44 6 100 72 24 4 100 Grafico 2.1. La libertà nell’utilizzo della casa, 1998 (%). nell’ospitare amici Sì nell’organizzare feste, cene, etc, Sì, con preavviso No Tabella 2.2. La libertà di avere momenti di intimità con il partner in alcune categorie di intervistati, 1998 (%). Totale Sì Sì, con preavviso No Totale donne famiglie famiglie meridionali di genitori soli con 3 componenti 48 26 57 52 9 6 7 9 43 68 36 39 100 100 100 100 20 Adele Menniti Grafico 2.2. Intervistati che non contribuiscono all’organizzazione familiare secondo alcune loro caratteristiche, 1998 (graduatoria, %). 0 5 10 15 20 25 Maschi Occupati 25-34 anni Comuni con più di 500 mila abitanti Figli di madri casalinghe Totale 20-24 anni Figli di genitori soli Femmine Tabella 2.3. Il contributo dei giovani all’organizzazione familiare, 1998 (% calcolata sui ragazzi che collaborano ad almeno una attività). Le attività per la famiglia Totale occupati maschi a tempo pieno Pulire casa 48 41 24 Fare la spesa 47 44 39 Rifarsi il letto 35 31 29 Pulire la propria camera 32 30 27 Cucinare 30 24 18 Piccole riparazioni 18 24 33 Accompagnare i genitori 18 19 21 Pagare le bollette 11 12 13 Fare il bucato e stirare 9 7 2 Occuparsi di problemi particolari (pagare le tasse, ecc.) 4 6 6 Grafico 2.3. La partecipazione alle scelte di acquisto, 1998 (%). % 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 maschi -fi Hi ile ob m o t Au femmine i ter stic Co u mp od ttr Ele e om nto me a red Ar Il tema di fondo: la permanenza in famiglia 21 Grafico 2.4. Il contributo economico dei ragazzi occupati alle spese familiari, 1998 (%). 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 Vestiario Uscite con amici Proprie vacanze Quota fissa Spese periodiche automobile Saltuario Bollette Spese della casa Spese di trasporto giornaliere Spesa giornaliera Studio Per la casa Acquisto auto/moto Tabella 2.4. L’esistenza di vincoli in famiglia, 1998 (%). femmine 20-24 anni 25-34 anni No, nessuno Totale 70 59 66 75 Sì 30 41 34 25 100 100 100 100 Totale 22 Adele Menniti Grafico 2.5. I vincoli in famiglia, 1998 (% calcolata sui ragazzi che hanno dichiarato di averne). 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 te a l na se nz o e f de s co er e l a e o i i te r tn as sa m ar na a ità c e r p ca le ri im far e t o le l’o a ce ici n o a e i i in o h m id in fu m d ell e s i g d o r s l i g e d r r ta ir to d o on co po n za tà et e in aiu n o lu orm viso ec tri ali an i o sp nzo e t i v n o p t c r i v R ra N op D rea o en an ne M Inc De Lim p tr p M Te Grafico 2.6. La libertà di...., 1998 (%). Frequentare chi vuoi Andare dove vuoi sì sì, con preavviso Non rispettare gli orari Dormire fuori casa Tabella 2.5. “Trascorro le festività e le vacanze….”, 1998 (%). Le festività totale maschi femmine Con la famiglia 40 36 46 Da solo 6 8 4 In parte da solo ed in parte con la mia famiglia 54 56 50 Totale 100 100 100 no totale 17 59 24 100 Le vacanze maschi femmine 13 24 64 51 23 25 100 100 Capitolo III IL PROBLEMA DELLA SCELTA di Maura Misiti 3.1 Perché andare via di casa? Abbiamo visto come le condizioni di vita all’interno della famiglia - sia quelle pratiche che quelle psicologiche – siano vissute in un clima di convivenza pacifica e di mancanza di conflitti dai giovani intervistati. Pur essendo soddisfatti della loro attuale situazione i giovani si mostrano in linea di principio interessati all’idea di andare via di casa. Soprattutto i più adulti lo considerano un comportamento “giusto” da metter in atto ad una certa età, gli altri lo trovano un evento interessante e attraente. In ogni caso però, gli intervistati considerano l’andar via di casa come se questo momento fosse ancora una semplice idea, qualcosa di lontano che non rientra nei loro progetti a breve termine. Come vedremo, essi pongono delle condizioni talmente onerose da rendere di fatto impraticabile questa opzione. Se da una parte infatti si mostrano aperti all’idea di andare via, dall’altra sembrano “appoggiarsi” abilmente a tutti gli elementi della realtà che possano giustificare la loro permanenza in famiglia. In effetti, nella percezione dei giovani, uscire di casa e dalla propria famiglia diventa ogni giorno un muro più alto da superare: più si cresce e più viene apprezzata e rivalutata la realtà esistente “al di qua del muro” (in casa dei genitori), che appare quindi sempre più idilliaca e rassicurante. In un certo senso abbiamo cercato di forzare questo muro chiedendo esplicitamente di indicare vantaggi e svantaggi di una eventuale uscita da casa, cioè di valutare costi e benefici di un evento almeno teoricamente possibile, di motivare la scelta individuando le condizioni per varcare la linea d’ombra ed infine di concretizzare gli aiuti attesi dalla famiglia per non recidere traumaticamente il cordone ombelicale. 3.2 I vantaggi: l’idealizzazione romantica; gli svantaggi: lo scontro con la realtà Possiamo subito dire che l’atteggiamento di fondo è rivelatore di una impostazione molto chiara: mentre i principali vantaggi sono soprattutto teorici, la percezione degli svantaggi in cui si potrebbe incorrere è molto realistica ed individua innanzitutto problemi pratici e solo in secondo ordine quelli psicologici. Sembra dunque prevalere una sorta di idealizzazione dell’uscita da casa, considerata come una scelta necessaria, forse ineluttabile, ma lontana o meglio ritardabile finché è possibile. Quali sono nella percezione dei ragazzi i vantaggi teoricamente ottenibili da una uscita da casa? Sono privilegiati gli aspetti ideali come la possibilità di essere indipen- 24 Maura Misiti denti e liberi ed anche di disporre di una maggiore privacy, ma quasi uno su cinque non intravede – nemmeno ipoteticamente – alcun miglioramento possibile, considerando evidentemente soddisfacente l’attuale situazione di convivenza. Solo nella parte inferiore della graduatoria delle preferenze troviamo segnalati gli aspetti più pratici e positivi di una vita autonoma: l’acquisizione di un maggior senso di responsabilità, la possibilità di gestire autonomamente il proprio tempo ed il proprio spazio e di vivere una nuova esperienza (Grafico 3.1). Tuttavia la spinta all’uscita da casa considerata come aspirazione all’indipendenza ed alla libertà personale, è spesso collegata a situazioni di convivenza in cui esistono maggiori conflitti potenziali, come può avvenire nelle famiglie numerose oppure come capita alle ragazze che sono sottoposte ad un maggiore controllo da parte delle famiglie. La stessa tendenza è anche stimolata dal fatto di vivere in una grande città o dall’aver conseguito un alto titolo di studio, mentre il fatto di lavorare stabilmente non contribuisce alla formazione del desiderio di indipendenza come ci si aspetterebbe, dato che gli occupati sono tra coloro che meno danno importanza a quest’esigenza, che invece è pressante per studenti e lavoratori precari. Anche l’autodeterminazione e la libertà di movimento così come la privacy, appartengono alla sfera dei vantaggi “ideali” e la voglia di metterli in pratica in una vita fuori di casa è molto sentita un po’ da tutti. Dalla lettura dei dati emerge però un profilo più nitido di chi sente con maggiore acutezza quest’esigenza: sono i ragazzi più giovani e i laureati, coloro che vivono al sud, chi ha una famiglia con più di tre membri, chi abita in una grande città. L’assunzione di nuove responsabilità è invece un traguardo particolarmente sentito dalle ragazze, dai laureati, dagli studenti, mentre la possibilità di gestire autonomamente i propri tempi senza vincoli di orari è ancora un’aspirazione più sentita dalle ragazze più giovani, da chi ha un alto titolo di studio e dagli studenti, ed anche dai figli unici, mentre meno sensibili sono coloro che vivono con un solo genitore. Ma, come dicevamo, il 17% degli intervistati non vede alcun vantaggio nell’uscita da casa, sono soprattutto i maschi più adulti (19%), quelli con un basso titolo di studio (25%) - la cui distanza con i laureati (8%) è molto forte -, chi non lavora 23%, chi vive in famiglie piccole o chi non ha fratelli; per tutti questi la situazione attuale è la migliore possibile, vuoi per difficoltà oggettive che impediscono un progetto di uscita, vuoi per le condizioni ottimali di convivenza con i genitori. Guardiamo l’altra faccia della medaglia, gli svantaggi. I problemi economici derivanti dall’autonomia sono quelli che preoccupano di più (53%), e subito dopo tutto quello che comporta la gestione pratica di una casa: lavori domestici (45%), cucinare e stirare, tenere in ordine e pulito (11%), tutti servizi garantiti sotto il tetto dei genitori, spesso demandati e poco esercitati personalmente. Ma ecco emergere un gruppo di preoccupazioni di natura completamente diversa, che riguardano la sfera delle relazioni di affetto, sostegno e solidarietà che si scambiano all’interno della famiglia tra genitori e figli. La paura della solitudine (14%), il dover affrontare maggiori responsabilità (14%), la perdita affettiva conseguente al distacco (11%), sono tutti aspetti negativi per i giovani intervistati. Ma sono soprattutto le ragazze a rivelare una maggiore vulnerabilità emotiva di fronte all’ipotesi dell’uscita da casa, sia quelle più giovani che le più grandi, i Il problema della scelta 25 ragazzi che vivono in famiglie piccole ed in particolare quelli che vivono con un solo genitore, tutti coloro che hanno una situazione professionale provvisoria o non definita (studenti, lavoratori saltuari, non occupati) e i ragazzi del sud, dove evidentemente le relazioni affettive e protettive hanno un ruolo privilegiato all’interno della famiglia (Grafico 3.2). Ma c’è anche chi non vede nessun svantaggio (6%) nell’andar via di casa: l’età conta, poiché maschi e femmine della fascia di età più elevata esprimono con maggiore nettezza questo atteggiamento; anche la dimensione familiare, più è ridotta, più induce a non vedere elementi negativi nell’uscita. 3.3 I motivi. Amor omnia vincit: il matrimonio Perché andar via di casa dunque? Per sposarsi (43%) e mettere su famiglia (13%) innanzitutto, così risponde più della metà dei giovani. Creare un altro nucleo di affetti e di sostegno è l’alternativa più importante alla convivenza con la famiglia di origine. Chi aderisce di più a questo modello tradizionale di passaggio da una famiglia ad un’altra attraverso il matrimonio non sono solo quelli che si sentono pronti per motivi di età, cioè i più adulti e, fra questi, le ragazze specialmente (48%), ma anche chi ha già un lavoro stabile e chi non ha progetti di formazione ulteriore e si è fermato al diploma di scuola media inferiore (Grafico 3.3). Se tuttavia consideriamo anche la motivazione più ampia il “metter su famiglia”, troviamo una maggiore propensione dei maschi rispetto alle ragazze, una sorta di ribaltamento rispetto al matrimonio, che forse indica una resistenza dei ragazzi all’idea della formalizzazione dell’unione, ma non un’opposizione alla formazione di una nuova famiglia (Grafico 3.4). Subito dopo viene il lavoro (35%), rispetto al quale la disponibilità ad uno spostamento fuori dal nido è più elevata per tutti coloro che hanno una situazione meno consolidata: i maschi più giovani (39%) e le ragazze, i disoccupati (48%), quelli che cercano il primo lavoro, gli studenti, ma anche i laureati (42%) - molto più di coloro che hanno un titolo di studio più basso (28%) - ; anche vivere in famiglie numerose (con più di 5 componenti) fa sì che il lavoro sia un motivo di uscita più importante rispetto a coloro che vivono in famiglie di dimensioni più ridotte. Quasi pari alla scelta di uscita per motivi di lavoro emerge il desiderio di indipendenza, terzo in graduatoria. Il profilo di chi ha privilegiato questa motivazione assomiglia molto a quello di coloro che nell’indipendenza individuavano il maggior vantaggio dell’autonomia, i laureati soprattutto, le ragazze più giovani, gli studenti e i lavoratori precari, tutti sottoposti probabilmente a maggior controllo o lontani più degli altri al raggiungimento degli strumenti pratici e fattivi dell’autonomia, mentre invece quest’aspirazione sembra sottovalutata da chi ha problemi più gravi da risolvere come i disoccupati, o i ragazzi più giovani, e chi vive in famiglie piccole o con un solo genitore, dove l’indipendenza ed il controllo sono problemi meno pressanti. L’esigenza di mettersi alla prova, di sfidare la vita stando per conto proprio è un motivo indicato da 10% degli intervistati. Chi scalpita di più sono la ragazze adulte, chi sta cercando un lavoro e 26 Maura Misiti chi vive in famiglie di ampie dimensioni. A differenza di quanto avviene in altri paesi occidentali l’uso di uscire di casa per andare a studiare altrove è molto limitato, infatti quest’opzione è considerata da una minoranza di ragazzi (7%) ed è ovviamente particolarmente sentita dai più giovani, da chi sta ancora studiando, da chi deve proseguire il suo corso di studi. Pochi giovani se ne andrebbero da casa senza nessuna ragione (5%), ma sono addirittura meno coloro che uscirebbero da casa spinti da conflitti e dissidi familiari (4%). A guardare meglio le caratteristiche di questa ultima minoranza vi troviamo senza sorprese la ragazze meridionali e più giovani. Chi invece si trova perfettamente a suo agio insieme ai genitori ossia che non concepisce alcun buon motivo per andarsene sono coloro che vivono con un solo genitore o chi è senza fratelli, chi ha un basso titolo di studio e chi già lavora e si sente perfettamente integrato con la famiglia. 3.4 Le condizioni “impossibili” L’individuazione dei requisiti necessari ad una vita da soli fa immediatamente riflettere sulle esigenze pratiche ed economiche. Ecco che la sicurezza di un lavoro stabile diviene la condizione indispensabile al grande passo per la maggioranza assoluta (61%) degli intervistati. Tale esigenza è particolarmente pressante per chi un lavoro non ce l’ha (disoccupati, in cerca di prima occupazione) e per i più giovani, le ragazze soprattutto, che sembrano esprimere un maggiore difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro. Tuttavia non solo situazioni disagiate spingono verso questo atteggiamento, ma si tratta di un’opinione molto condivisa, che coinvolge anche laureati e occupati a tempo parziale o senza contratto (Grafico 3.5). Molto diffusa la necessità di contare su un reddito adeguato (56%), ed anche in questo caso l’esigenza è generalizzata. Ma cosa intendono i giovani per reddito adeguato? Abbiamo chiesto anche questo e circa la metà degli intervistati ha indicato una cifra tra 1,5 e due milioni di lire, uno su cinque una cifra inferiore (da 900.000 a 1,5 milioni), il 14% tra 2 e 2,5 milioni, ma c’è anche un 9% che ritiene necessaria una cifra superiore ai 2,5 milioni. Come dicevamo c’è una tendenza a porsi delle condizioni molto difficili da realizzare, una soglia minima così elevata da risultare quasi non superabile, che in qualche modo giustifica la permanenza dentro casa. Terza condizione, ampiamente condivisa (46%), è il matrimonio. Qui si riaffaccia il modello tradizionale del passaggio da una famiglia ad un’altra, senza esperienze intermedie, che raccoglie sempre un grande successo non solo tra le ragazze – come ci si aspetterebbe – ma anche tra i giovani maschi più adulti, tra gli occupati e tra coloro che hanno un basso titolo di studio. La casa è l’altro grande problema; infatti, circa il 40% degli intervistati ritiene che la disponibilità di una abitazione sia una base indispensabile per andarsene a vivere per conto proprio. Tale necessità è equamente ripartita tra tutti gli intervistati e solo per gli occupati appare più pressante forse perché, avendo già un lavoro, l’attenzione si polarizza su quest’altro grande ostacolo all’uscita. Infine, la preoccupazione di non perdere Il problema della scelta 27 i vantaggi acquisiti nella convivenza con i genitori è per uno su cinque degli intervistati molto importante. In questo caso sono quelli che stanno meglio a preoccuparsi di più: i giovani maschi, i laureati, gli studenti. 3.5 Aiuti attesi: il cordone non si taglia Il cordone ombelicale che tiene legati figli e genitori non si interrompe una volta usciti di casa. Cosa si aspettano i giovani dalla loro famiglia di origine, una volta andati a vivere per conto proprio? Soprattutto un sostegno morale, è la risposta della metà degli intervistati, e consigli (27%). E’ dunque molto forte la corrente affettiva scambiata tra giovani ed adulti dentro la famiglia italiana, confermata anche da questa eventuale richiesta di aiuto dai giovani distaccatisi dal nido. E’ un modo di ovviare a quel gruppo di svantaggi “psicologici” che abbiamo registrato in precedenza, ma che in questa formulazione più pratica in un certo senso, coinvolge – oltre ai gruppi già individuati – anche gli occupati per esempio. Non mancano tuttavia coloro che si augurano aiuti più materiali come interventi economici di emergenza (36%) o regolari (7%) o nei lavori domestici quotidiani (9%). Ma c’è un quarto di giovani che invece non s’aspetta nessun aiuto, sono soprattutto gli occupati, i maschi e le ragazze più grandi. Una minoranza infine (4%) pensa di aver diritto all’acquisto di una casa e le ragazze più adulte sono quelle tra cui tale aspettativa è più diffusa (Grafico 3.6). A questo proposito bisogna ricordare che circa il 27% degli intervistati aveva la disponibilità di una abitazione in cui trasferirsi all’epoca dell’intervista, ma di questi solo poco più della metà esprimeva l’intenzione di trasferircisi, mentre per gli altri tale disponibilità non costituiva una condizione sufficiente all’uscita da casa. Non stupisce dunque che solo uno su sette dei giovani intervistati abbia in progetto di andar via di casa nell’immediato futuro (12 mesi) mentre la grandissima maggioranza esclude categoricamente questa eventualità e questo a prescindere dal fatto di sapere o meno dove andare, come abbiamo appena visto. 28 Maura Misiti Grafico 3.1. I vantaggi dell’uscita da casa, 1998 (%). 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 indipendenza libertà/autonomia di movimento libertà decisionale privacy nessun vantaggio maggiore senso di responsabilità svincolo da orari gestione libera della casa nuova esperienza Grafico 3.2. Gli svantaggi dell’uscita da casa, 1998 (%). 0 10 20 30 40 50 60 economici, maggiori costi lavori domestici cucinare stirare solitudine maggiore responsabilità ordine e pulizia perdita affettiva darsi delle regole mancanza di protezione nessun svantaggio altro Il problema della scelta 29 Grafico 3.3. I vantaggi dell’uscita da casa secondo il titolo di studio, 1998 (%). Libertà decisionale Privacy Libertà di movimento Indipendenza Libera gestione di casa Nessun vantaggio 0 10 20 30 40 50 60 Diploma media superiore Laurea Licenza media inferiore Grafico 3.4. I motivi per uscire da casa, 1998 (%). 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 convivenza matrimonio lavoro desiderio di indipendenza dalla famiglia per mettere su famiglia per mettermi alla prova studio per nessun motivo dissidi e contrasti in famiglia aspetto momento giusto condizioni disagiate di coabitazione in famiglia altro 30 Maura Misiti Grafico 3.5. Le condizioni per uscire da casa, 1998 (%). 0 10 20 30 40 50 60 70 lavoro stabile reddito mensile sufficiente sposarsi/matrimonio disporre di una casa mantenere tenore di vita nessuna condizione Grafico 3.6. Gli aiuti attesi, 1998 (%). 0 10 20 30 40 50 60 aiuto/sostegno morale aiuto economico, se necessario consigli nessun aiuto aiuto nelle faccende di tutti i giorni sostegno economico regolare acquisto di una casa Capitolo IV I GENITORI: GLI ANTAGONISTI INESISTENTI di Rossella Palomba 4.1 La fine del conflitto tra generazioni Sul fronte familiare è tornata la pace ormai da molti anni. Sono lontani e dimenticati gli anni della contestazione giovanile, della aperta ribellione dei figli ai genitori, dell'insofferenza delle giovani generazioni alle regole degli adulti e del loro desiderio di sperimentare una vita autonoma lontano da casa e dall'autorità paterna e materna. I giovani, come già emerso dalla inchiesta, trovano in casa un ambiente accogliente che li sostiene e che certamente non li stimola ad "evadere" e a cercare nuove libertà; i genitori rappresentano per i figli un punto di appoggio affettivo, morale, economico a cui far riferimento durante la loro prolungata preparazione alla vita adulta. Padri e madri sembrano svolgere nei confronti dei figli soprattutto un ruolo di "amici" e alleati, che assecondano comportamenti e modi d'essere dei ragazzi e lasciano ai giovani ampie possibilità di vivere una vita di grande libertà e di scarse responsabilità. E' evidente però che questo "iperaccudimento" protratto nel tempo è un arma a doppio taglio per i figli che da un lato hanno tutto l'interesse a continuare a vivere in una situazione comoda e confortevole e a non rinunciare al calore dei "servizi" materni e familiari, ma dall'altro non percepiscono in modo chiaro qual’è il valore di una reale autonomia. I figli sembrano comunque contenti e grati di questo atteggiamento disponibile e complice dei genitori e della famiglia in generale. Infatti, gli intervistati, invitati ad attribuire un voto da 1 a 10 ai loro rapporti con i familiari, hanno dato punteggi estremamente elevati, e comunque ampiamente sufficienti, ai loro genitori: i papà ottengono in media 8,2 e le mamme addirittura 8,8 (Grafico 4.1). Da notare che il 33% degli intervistati assegna un bel 10 alla mamma, mentre lo stesso punteggio pieno viene dato al papà nel 22% casi. Anche i nonni hanno il massimo gradimento in percentuali molto elevate (31% dei casi) e così anche i fratelli e le sorelle (25% e 26% rispettivamente). Gradimento bassissimo, invece, nelle famiglie ricostituite viene dato al nuovo partner dei genitori che non arriva alla sufficienza con un 5,4 in media; quello dei nuovi partner dei genitori è anche il caso in cui gli intervistati attribuiscono il punteggio minimo di 1 con frequenza significativa: 17%. 4.2 Vantaggi e svantaggi per i genitori dell’uscita dei giovani da casa: parlano i figli I giovani intervistati sembrano ben consapevoli del filo d'amore e di riconoscenza 32 Rossella Palomba che li lega ai propri genitori, ma in un certo senso sentono anche che la felicità dei genitori dipende dalla loro permanenza in casa. Infatti, invitati ad indicare i tre principali vantaggi che avrebbero i genitori nel caso che di una loro uscita da casa, il 43% dei ragazzi non riesce ad immaginare alcun beneficio per i genitori. Circa un terzo del campione, invece, sente di rappresentare soprattutto un peso sul bilancio familiare e dunque percepisce la sua uscita da casa come un risparmio per la famiglia; il 21% degli intervistati sente di sovraccaricare l'organizzazione familiare e ritiene che, allontanandosi da casa alleggerirebbe molto il lavoro domestico svolto probabilmente dalla madre (Grafico 4.2). Quella che emerge dalle parole dei figli è una immagine dei genitori che sostanzialmente trascura di considerarli come individui con una propria vita privata e interessi personali, che esulano dal servizio di accudimento della prole; anche se un 12% ritiene che i genitori sarebbero più liberi senza di loro. Traspare un senso di colpa da parte dei ragazzi che, sentendosi al centro di attenzioni e di amore, pensano che andando via di casa lascerebbero un vuoto incolmabile nella vita dei genitori. Infatti, dal lato della percezione degli svantaggi che, secondo gli intervistati, i genitori avvertirebbero una volta che loro si fossero allontanati, il 64% dei figli pensa che il maggiore svantaggio per la mamma e il papà sarebbe la sensazione di perdita affettiva, la solitudine e la malinconia dovuta alla loro lontananza (Grafico 4.3). 4.3 Vantaggi e svantaggi per i genitori dell’uscita dei giovani da casa: parlano le mamme e i papà E’ interessante a questo punto sentire anche cosa pensano i genitori, per vedere se c’è coerenza nei punti di vista delle due generazioni. Questo è reso possibile utilizzando il campione delle interviste fatte alle madri o ai padri degli stessi giovani intervistati. I genitori infatti, sono stati invitati ad indicare anche loro i principali tre vantaggi e tre svantaggi connessi con l’uscita dei figli dalla famiglia. Diciamo subito che dal lato dei vantaggi, madri e padri sono d’accordo su un punto molto importante: la permanenza dei figli in casa, anche se grandi, non rappresenta un problema e sostanzialmente l’uscita dei figli non porterebbe con sé dei grossi vantaggi. Sono soprattutto i padri a pensarla in questo modo (59%), ma anche la percentuale di mamme è molto elevata (51%). Una buona parte delle madri (26%) ammette però che l’uscita dei figli si tradurrebbe per lei in minor lavoro e minori disagi, riprendendo così un aspetto emerso dalle interviste ai ragazzi. E’ evidente, perciò, che il permanere nei figli grandi di comportamenti adolescenziali, come il tenere le loro stanze sempre in disordine o offrire una scarsa collaborazione nella conduzione della casa, rende più faticosa la convivenza e sovraccarica le donne di lavori in più. Non a caso sono proprio questi aspetti della vita familiare ad essere i motivi di discussione più frequenti tra i figli e le madri, mentre con i padri le discussioni nascono soprattutto per la mancata osservanza di piccole o grandi ritualità familiari (orari dei pasti, rientro in orario a casa la sera, avvertire se si fa tardi o altre regole di vita in comune). Anche l’atteggiamento un po’ “sprecone” e consumista dei I genitori: gli antagonisti inesistenti 33 giovani è oggetto di discussioni in famiglia, in particolare con i padri (Grafico 4.4). Infine, dal lato dei vantaggi dell’uscita dei figli da casa, si aprono spiragli limitati sulla vita privata di madri e padri, cioè su una vita diversa da quella codificata e normata del ruolo di genitore. Sono ancora meno dei figli quei genitori che pensano di guadagnare con l’uscita dei ragazzi da casa una nuova vita libera dagli impegni di accudimento e di cura, sciolta da impegni familiari routinari: la voglia di libertà che emerge è piccola e poco significativa (Grafico 4.5). Gli svantaggi percepiti nella uscita dei figli da casa sono in forte sintonia con quelli segnalati dai giovani intervistati ed avvalorano l’immagine di una famiglia che, superati i rapporti gerarchici, diventa essenzialmente il luogo degli affetti, dove si realizza una armoniosa convivenza tra genitori e figli, basata sullo scambio, la comunicazione, la compagnia e la solidarietà. Anzi, il fatto che i figli siano grandi, e quindi autosufficienti sul piano più stretto dell’accudimento, prospetta ai genitori la piacevole possibilità di raccogliere i frutti delle loro fatiche proprio sul piano affettivo e legittima il loro desiderio che questa situazione possa protrarsi a lungo nel tempo. Infatti, gli svantaggi del “nido vuoto” o dell’allontanamento di uno dei figli si sintetizzano, come per i giovani, in una perdita sul piano affettivo, nella solitudine, nella malinconia per la lontananza dai figli, con l’aggiunta però per gli adulti, anche di maggiori preoccupazioni e di perdita di controllo sui figli (Grafico 4.6). Questi ultimi due aspetti ci fanno capire meglio il significato che assume per i genitori l’autonomia dei figli, quando è acquistata attraverso l’assunzione di responsabilità con l’uscita da casa. L’autonomia viene percepita anche come un processo di affrancamento dall’autorità e dal controllo dei genitori, vissuta come fonte di preoccupazioni e dunque temuta, anziché riconoscerla esclusivamente come un valore educativo su cui cercare di orientare i ragazzi e le ragazze. 4.4 “Sono sempre cuccioli” L’atteggiamento dei genitori verso l’uscita dei figli da casa può avere una sua rilevanza nel determinare la propensione dei figli ad allontanarsi. In ogni caso, questo dell’uscita da casa è un argomento di cui nelle famiglie italiane si parla poco: nel 49% dei casi non se n’è parlato mai e, se se n’è parlato, ciò è avvenuto raramente (29%) o qualche volta (54%), senza significative differenze rispetto all’età dei figli. Dunque, pur non considerandolo un argomento tabù, i genitori non sembrano sollecitare i figli, quanto meno a parole, a porsi il problema della inopportunità del protrarsi della situazione attuale, mentre i figli non sentono la necessità di prospettare questa eventualità. Anzi da parte dei genitori c’è quasi un ritegno ad entrare in argomento poiché, come ci ha detto una intervistata: “I figli sono sempre cuccioli, non vanno spinti ad uscire da casa; deve essere una loro scelta.” Ma anche se non se ne parla, i figli sentono comunque che i genitori hanno delle opinioni o preferenze rispetto ad una loro eventuale decisione di uscire da casa e, in oltre il 50% dei casi, pensano che sarebbero favorevoli a questa eventuale uscita. Resta però un terzo del campione di giovani che percepisce una certa opposizione dei genitori 34 Rossella Palomba verso una eventuale decisione di lasciarli ed è soprattutto al sud che l’atteggiamento dei padri e delle madri è percepito più in contrasto con questa decisione (Grafico 4.7). In ogni caso, il livello di accordo tra i due genitori è quasi completo e solo in percentuali bassissime i figli segnalano atteggiamenti discordanti tra mamma e papà: il 6% dichiara che il padre sarebbe contrario e la madre favorevole; il 3% percepisce la situazione opposta con la mamma contraria e il padre favorevole. L’atteggiamento favorevole o contrario dei genitori rafforza l’intenzione dei figli ad uscire o a restare in famiglia e sono molto pochi i figli che entrerebbero in un eventuale conflitto con i genitori per questa ragione (Tabella 4.1). Ma perché i genitori sarebbero contrari? I motivi percepiti dai figli rispecchiano alcuni degli svantaggi dell’uscita da casa già segnalati in precedenza, come la perdita affettiva, il mancato controllo sui figli, le maggiori preoccupazioni, anche se compare un nuovo aspetto importante: una motivazione accettata dai genitori dell’allontanamento da casa sarebbe il loro eventuale matrimonio (Grafico 4.8). Nessuno dunque spinge i figli fuori da casa, tanto meno i genitori e solo la formazione di un nuovo nucleo familiare sembra una ragione sufficiente per farlo, ribadendo così il concetto di una impensabile autonomia dei figli, a meno che non implichi la loro appartenenza ad un nuovo nucleo di affetti. I genitori: gli antagonisti inesistenti 35 Grafico 4.1. Voti assegnati a mamma e papà, 1998 (%). 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Papà Mamma <= 3 4-5 6-7 8-9 10 Grafico 4.2. Vantaggi per i genitori dall’uscita da casa dei figli: parlano i figli, 1998 (%). % 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Nessuno Risparmio Meno lavoro Più libertà Più spazio Più tempo libero Più privacy Grafico 4.3. Svantaggi per i genitori dell’uscita da casa dei figli: parlano i figli, 1998 (%). % 70 60 50 40 30 20 10 llo on tro no su rc ino M nt a Lo N es so M ste a gn nc o an m za or d ale i na nz a o en o up eo cc Pr M az io aiu t ni e din litu So P aff erd et ita tiv a 0 36 Rossella Palomba Grafico 4.4. Motivi di discussione con i figli: parlano i genitori, 1998 (%). Madri 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Padri Disordine Mancato rispetto regole Usano la casa come albergo Escono troppo la sera Sprechi Non aiutano Grafico 4.5. Vantaggi dell’uscita da casa dei figli: parlano i genitori, 1998 (%). 60 50 40 30 20 10 m Te en lef o on ca o ro Più Più o en M Più sp az io lib pr er tà iva e cy te lib mpo er o o lav or io m ar sp Ri va Ne nt ss ag un gio 0 Grafico 4.6. Svantaggi dell’uscita da casa dei figli: parlano i genitori, 1998 (%). 60 Padri 50 Madri 40 30 20 10 M en o N es su no so s m teg or no ale Lo nt an an za o aiu t en o rc ino M M on tro llo ni Pr eo cc up az io litu din e So aff Perd et ita tiv a 0 I genitori: gli antagonisti inesistenti 37 Grafico 4.7. Atteggiamento dei genitori verso l’uscita da casa dei figli, 1998 (%). 60 Padri 50 Madri 40 30 20 10 0 Favorevole Indifferente Contrario/a Tabella 4.1. Atteggiamento dei genitori verso l'uscita da casa dei figli, 1998, (%). Entrambi favorevoli 51 Entrambi contrari 30 Entrambi indifferenti 10 Padre favorevole, madre contraria Madre favorevole, padre contrario Totale 6 3 100 Grafico 4.8. “I miei genitori sono contrari alla mia uscita da casa perché..”, 1998 (%). 45 Madri 40 Padri 35 30 25 20 15 10 5 0 Voglio che esca solo se mi sposo Motivi affettivi Mentalità antica Avrebbero troppe preoccupazioni Sono figlio unico Sono troppo possessivi Capitolo V “HO FATTO IL MILITARE”: ESPLORATORI AL DI LÀ DEL MURO di Corrado Bonifazi E’ solo poco meno del 30% dei nostri giovani ad aver vissuto per almeno tre mesi consecutivi fuori della casa dei propri genitori. L’esperienza di una vita più indipendente e meno legata alla famiglia d’origine appare, quindi, un elemento decisamente minoritario nello spaccato di popolazione da noi studiato; anche perché, come vedremo meglio più avanti, queste uscite dall’ambiente domestico sono in gran parte legate all’assolvimento degli obblighi militari o al completamento del proprio percorso scolastico che, in molte aree del paese, comporta tuttora il trasferimento temporaneo in un’altra città. E’ per questi motivi che la frequenza delle uscite appare fortemente influenzata dall’età, dal sesso e dal titolo di studio (Grafico 5.1). La metà dei maschi tra i 25 ed i 34 anni ha, infatti, già vissuto questa esperienza, una percentuale quasi due volte più grande sia di quella che si registra tra le coetanee sia di quella che si riscontra nei giovani tra i 20 e i 24 anni. Non molto lontano dal 50% è anche il valore per i laureati, che risultano molto più mobili (e che sono inevitabilmente anche più in là con gli anni) delle persone con titolo di studio inferiore. La frequenza delle uscite appare più elevata nel Mezzogiorno (34%) rispetto al Nord e al Centro (27%); si tratta di differenze di non grande conto, probabile effetto della maggiori opportunità di studio e di lavoro esistenti nella parte centrosettentrionale del paese ed al conseguente minor bisogno di spostamento. In termini di struttura familiare sono le famiglie con un solo genitore convivente a mostrare le frequenze di uscita più elevate (35%); anche in questo caso le differenze appaiono tutto sommato contenute, visto che per i nuclei in cui sono presenti entrambi i genitori si arriva al 28%. Non era tra gli obiettivi della nostra indagine quello di ricostruire i legami tra le scelte residenziali dei giovani e le tappe del ciclo di vita della famiglia d’origine; lo stesso questionario e la stessa struttura del campione non ci consentono di operare in questa direzione, ma appare evidente dai nostri risultati che chi vive con un solo genitore è stato in passato più mobile di chi si trova in un nucleo in cui sono ancora presenti sia il padre che la madre. Fermo restando l’impossibilità di poterne verificare la validità, tre ordini di spiegazioni sembrano proponibili: in primo luogo, la perdita di uno dei due genitori o la loro separazione può spingere chi ha già lasciato la casa d’origine a ritornare in famiglia, per offrire un sostegno economico o morale; in secondo luogo, si può ipotizzare l’esistenza di un certo pendolarismo familiare che spinge ad esempio i giovani a cambiare città per motivi di studio o di lavoro per avvicinarsi all’altro genitore; come ultima ipotesi, si può pensare che chi vive nei nuclei monogenitore possa esser spinto, anche per necessità di natura economica, a sperimentare Esploratori al di là del muro 39 uscite esterne più frequentemente degli altri. Più dei tre quarti dei giovani che hanno risposto affermativamente alla nostra domanda ha vissuto fuori di casa una sola volta (81%), il 15% ha al suo attivo due esperienze di questo tipo e appena il 4% ne ha tre o più. Come si vede, anche tra i giovani che vivono in famiglia e che hanno sperimentato periodi di vita extra moenia la mobilità complessiva appare decisamente contenuta; legata, con ogni probabilità, più a situazioni particolari e contingenti, che frutto di modelli comportamentali basati su una alternanza di uscite e reingressi nell’ambito domestico per periodi di studio e lavoro, tesi ad ottimizzare le opportunità offerte da una struttura familiare coesa come quella italiana. Nell’interpretazione dei risultati, specie quelli di questa sezione, bisogna inoltre considerare che la nostra indagine offre la possibilità di una lettura trasversale dei comportamenti e delle opinioni dei giovani e, soprattutto, le informazioni ottenute risultano, come si dice tecnicamente, troncate al momento dell’osservazione. In particolare, gli intervistati hanno età diverse ed è quindi più che probabile che quelli meno avanti con gli anni possano in futuro vivere per alcuni mesi fuori della propria famiglia, oppure lasciarla definitivamente, uscendo de tutto dal nostro campo di studio. Conseguentemente, dai risultati non possiamo arrivare ad ottenere misurazioni di validità generale della frequenza e dei diversi aspetti delle uscite dei giovani dall’ambito domestico: troppo specifico e parziale è, infatti, il punto d’osservazione scelto. Abbiamo però l’opportunità di disegnare un quadro interessante e rappresentativo della situazione e dei comportamenti di chi, tra i 20 e i 34 anni, vive oggi con i propri genitori. Sottolineate queste indispensabili cautele interpretative e i limiti di validità dei nostri dati, vediamo più da vicino i risultati principali. La prima uscita (Grafico 5.2), quella su cui concentreremo in linea quasi esclusiva la nostra attenzione, è avvenuta più frequentemente tra i 17 ed i 20 anni (58%) o tra i 21 e i 25 (28%); ha avuto una durata generalmente inferiore all’anno (46% tra 7 e 12 mesi, 36% tra tre e sei mesi) ed ha avuto luogo soprattutto per espletare il servizio militare o quello civile (39%), per motivi di studio (25%) o per lavoro (22%); di riflesso la maggioranza l’ha trascorsa in collegio o in caserma (42%), il 21% con amici, il 15% con altre persone, il 7% con familiari e appena il 4% con il proprio partner; ha comportato, generalmente, uno spostamento di media o lunga distanza, visto che il 31% si è trasferito in un’altra ripartizione, il 13% all’estero e il 23% in un’altra regione della stessa area geografica, e solo il 7% è rimasto nello stesso comune. Scendendo più nel dettaglio, si nota come per i laureati la percentuale di prime uscite di durata superiore all’anno risulti doppia di quella registrata in tutto il campione e per il 59% sia attribuibile a motivi di studio; tra chi non ha superato la scuola dell’obbligo, invece, sono molto più frequenti le uscite tra i 17 e i 20 anni (74%) e più elevate della media quelle legate a motivi di lavoro (26%) o al servizio militare (54%). Al contrario, però, di quello che si poteva immaginare, le uscite per esperienza personale o per convivenza appaiono più intense proprio tra questa fascia della popolazione che non tra quella più istruita (7 e 4% rispetto a 3 e 1%): percentuali così contenute invitano ad evitare azzardi interpretativi, anche per le particolarità della popo- 40 Corrado Bonifazi lazione studiata, ma rappresentano un segnale interessante di diffusione non convenzionale di modelli e stili di vita, il quale meriterebbe di essere verificato in altra sede e con altri strumenti. Altri punti da evidenziare sono l’elevata percentuale di uscita per studio tra gli studenti (59%) e quella per il servizio militare tra gli occupati a tempo pieno (51% in totale, 59% se consideriamo solo i maschi). Infine, resta da segnalare sul piano territoriale alcune specificità dei giovani meridionali che, molto più dei loro coetanei del Nord e del Centro, si sono spostati per lavoro (27% rispetto al 16 e al 20%) e, soprattutto, più spesso si sono trasferiti in una ripartizione diversa da quella di residenza della propria famiglia (45% contro il 16 e il 34%). A dimostrazione che i modelli di mobilità tra le aree del paese sono da considerarsi tutt’altro che univoci. La seconda uscita, che per altro riguarda appena duecento intervistati pari al 4,4% del nostro campione, è avvenuta ovviamente ad un’età maggiore della prima (47% tra 21 e 25 anni e 32% tra 17 e 20 anni) ed è stata di durata mediamente inferiore. La ragione principale di questa seconda “esplorazione” al di fuori delle mura domestiche è stata il lavoro (43%), seguita dallo studio (20%), dal servizio militare (15%) e dalle vacanze (9%). Cambiano anche le modalità con cui si è trascorso questo secondo periodo: la caserma e il collegio scendono al 18%, sopravanzati dalla convivenza con amici (28%), con altre persone o da solo (entrambe al 19%); salgono, poi, all’8% quelli che l’hanno vissuto insieme al proprio partner. Sensibilmente più elevata anche la quota di coloro che si sono trasferiti all’estero (24%). Il motivo principale per cui si è tornati in famiglia è la fine del servizio militare (39%), a cui segue la conclusione o l’abbandono degli studi (20%) e il cambio o la perdita del lavoro (20%). La restante quota si distribuisce tra una serie di ragioni, tra cui la scelta personale (6%), la fine del periodo di vacanze (4%), le difficoltà economiche (3%) e la conclusione della convivenza (3%). Nel complesso, il servizio militare e lo studio rappresentano ancora i due principali canali attraverso cui i giovani che vivono in famiglia hanno avuto modo di sperimentare momenti di vita indipendenti dai propri genitori. In questo senso i modelli comportamentali appaiono piuttosto tradizionali, non molto dissimili da quelli prevalenti negli anni cinquanta e sessanta, prima che il boom economico, la contestazione studentesca e l’autunno caldo rivoluzionassero il climax culturale del paese. Eppure i genitori dei nostri giovani quelle trasformazioni hanno avuto modo di viverle direttamente, magari anche partecipandovi di persona e condividendone obiettivi e contenuti, ma ciò nonostante è ancora la cartolina precetto o l’università (come non ricordare Addio giovinezza?) a segnare il momento in cui si esce per vivere per la prima volta fuori da casa. E’ evidente, e le altre sezioni dell’indagine appaiono confermarlo, che quei cambiamenti così profondi hanno agito, nel nostro paese, più a mutare radicalmente la condizione e le relazioni delle giovani generazioni all’interno della famiglia che non a cambiare il loro ruolo nella società. Lo stesso lavoro non è motivo sufficiente a lasciare la casa dei genitori (se è possibile farne a meno), e anche se diventa la ragione principale della seconda uscita, non si può non sottolineare come questa riguardi solo un numero veramente limitato di persone. Del tutto minoritarie appaiono poi le uscite da casa per motivazio- Esploratori al di là del muro 41 ni diverse (esperienza personale, convivenza, vacanza ecc.) a conferma che stili di vita più particolari e personalizzati, pur largamente accettati dal punto di vista culturale, fanno fatica a tradursi in comportamenti diffusi, coinvolgendo direttamente ancora fasce molto ristrette di giovani italiani, almeno di quelli che vivono ancora con i propri genitori. Grafico 5.1. Giovani che hanno vissuto per almeno tre mesi fuori casa, 1998 (% riferite a categorie di intervistati). a. Sesso ed età b. Titolo di studio 60 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 Maschi 20-24 anni Maschi Femmine Femmine 25-34 20-24 25-34 anni anni anni Totale 0 Laurea Diploma Fino scuola obbligo Totale 42 Corrado Bonifazi Grafico 5.2. Giovani che hanno vissuto fuori casa per categorie di intervistati, 1998 (% riferite alla 1a uscita). a. Età b. Durata 60 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 Fino a 16 anni Da 17 a 20 anni 0 Da 21 Più di a 25 26 anni anni tra 3 e6 mesi tra 7 e 12 mesi più di un anno c. Modalità della convivenza 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 olo s Da il n Co r pa er ri lia tn n Co i fam ici ne o ma gio r se lle Co tre p ca co l In a n Co m na so er d. Motivo 40 35 30 25 20 15 10 5 0 e za ze ro e/ nz vo tar le en li en ca a La mili civi peri sona nviv V io Es per Co viz r e dio Stu S e. Luogo e sa lla lla e un e de cia a de ne stes ne izion m o t i o n i co un rovi vinc regi della r tiz ipar sso comsa p pro ssa ne ripa ra r e t st ltro tes tra ste gio Al llo re A s Al e a N tr Al tro Al 35 30 25 20 15 10 5 0 o ter Es Capitolo VI “VOGLIO ANDARE VIA/VIA DA CASA MIA, NON PER TANTO, MA PER UN ANNO …”: PROPENSIONI E DISPONIBILITÀ ALLA MOBILITÀ TERRITORIALE di Corrado Bonifazi La rigidità del “sistema Italia”, nelle sue diverse forme, è stata spesso considerata in questi ultimi anni uno dei limiti più evidenti della società italiana e la causa di molti dei suoi ritardi nei confronti degli altri paesi sviluppati. In particolare, il calo della mobilità territoriale, specie di quella sulla lunga distanza tra Nord e Sud, ha acceso più di una discussione e stimolato più di una riflessione. E’ evidente che non si poteva non analizzare le ragioni di una tendenza in aperta contraddizione con l’andamento fortemente differenziato, tra le aree del paese, dei principali indicatori socio-economici. Ed è altrettanto chiaro che, come hanno mostrato numerose ricerche, gli elementi di rigidità presenti nelle diverse articolazioni della nostra società contribuiscono non poco a far perdere di forza a quella spinta alla mobilità territoriale della popolazione che scaturisce dalle dinamiche del sistema economico e produttivo. E’ anche vero, però, che non pochi sono i segnali della permanente subalternità del Mezzogiorno nel sistema migratorio nazionale, alcuni dei quali sono emersi anche nei nostri risultati sulla mobilità dei giovani che vivono in famiglia, analizzati nel paragrafo precedente. Più in generale resta l’interesse verso un fenomeno, la mobilità territoriale, che sta acquistando sempre più peso nelle dinamiche evolutive dei sistemi locali e della stessa realtà nazionale. Non potevamo quindi fare a meno di approfondire questi aspetti nel nostro sondaggio, che ha come obiettivo proprio quello di studiare la fascia di popolazione più esposta alla possibilità di spostarsi. Lo abbiamo fatto puntando su un gruppo ristretto di domande, tese ad evidenziare la disponibilità degli intervistati a trasferirsi in un altro comune per motivi di lavoro e le loro preferenze in termini di destinazione. Si è volutamente evitato di indagare a quali condizioni si era disponibili a spostarsi, preferendo cercare di evidenziare una accettazione di fondo dell’idea di cambiare il proprio spazio di vita e i luoghi dove si preferirebbe andare, lasciando, quindi, inespressi i limiti entro cui si era pronti a farlo, la cui individuazione richiede a nostro avviso altri e più specifici strumenti. Il 75% dei giovani intervistati è disponibile a trasferirsi per motivi di lavoro in un altro comune. Un dato che sembra ribaltare quello che avevamo ottenuto considerando le precedenti esperienze di mobilità: là era il 71% a non aver mai lasciato la famiglia di origine per un periodo superiore ai tre mesi, qui, se consideriamo quel 6% che non può rifiutare un eventuale trasferimento, è appena il 19% a scartare apertamente l’ipotesi di spostarsi in un’altra città. E’ evidente che la nostra domanda, non ponendo condizioni di sorta all’ipotesi di cambiamento di residenza, non poteva che far registrare i livelli massimi di disponibilità alla mobilità territoriale; in che misura questi si traducono o possono tradursi in comportamenti è evidentemente tutt’altra questione. E’ però inte- 44 Corrado Bonifazi ressante e significativo che tra color che son sospesi nelle famiglie d’origine, come con reminiscenza dantesca potremmo definire i nostri giovani, non manca certo l’interesse e l’apertura all’idea di trasferirsi. Il titolo di studio rappresenta l’elemento che contribuisce in modo più accentuato a differenziare le risposte (Grafico 6.1). L’86% dei laureati risponde, infatti, affermativamente alla nostra domanda, una percentuale che scende al 78% per i diplomati e al 62% per chi ha al massimo il diploma di scuola media inferiore. Per questi ultimi bisogna però sottolineare come il 9% segnali di non poter rifiutare un eventuale trasferimento, portando così la disponibilità alla mobilità, volontaria o forzata che sia, al 71%. Come ci si poteva attendere, ma forse meno intensamente di quel che era ipotizzabile, occupati non regolari (78%), disoccupati (76%) e studenti (83%) presentano percentuali di “sì” più elevate del dato medio complessivo; ma lo stesso valore degli occupati regolari (69%), sicuramente la quota del nostro campione con maggiori elementi di radicamento sul territorio, non appare troppo inferiore a quella cifra, che ricordiamo era pari al 75%. Ancora meno elevate le differenze se consideriamo la ripartizione degli intervistati: 79% per il Mezzogiorno, 72% per il Nord e 73% per il Centro. Neanche età e sesso determinano grosse variazioni nelle risposte, che mostrano comunque valori più elevati al crescere dell’età e tra le donne; mentre molto più nette sono le differenze al mutare delle dimensioni e delle caratteristiche dei nuclei familiari: dal 65% di quelli composti da due sole persone al 77% di quelli con più di tre componenti. Istruzione, condizione professionale e dimensione della famiglia si sostanziano come le variabili capaci di influenzare nel modo più vistoso la propensione alla mobilità; ma è soprattutto la prima a caratterizzarsi come elemento di forte differenziazione nelle opinioni dei nostri intervistati. Nel complesso, comunque, nel valutare la contenuta variabilità che si è in più di un caso registrata nelle posizioni dei giovani, bisogna tener conto della forte concentrazione delle risposte: in casi come questo, in cui ben i tre quarti degli intervistati si raccolgono su una stessa modalità, si è in presenza di un accordo pressoché totale, è quindi inevitabile che la capacità esplicativa di alcune delle tradizionali variabili socio-economiche ne esca fortemente ridimensionata. Quasi la metà (48%) di chi ha dichiarato la propria disponibilità a trasferirsi per motivi di lavoro è pronto a farlo ovunque, estero compreso. Il 16% preferirebbe farlo in un comune vicino, il 17% “a tiro di week-end” dall’attuale residenza e il 20% in qualsiasi posto in Italia. Nella maggioranza dei casi non appaiono, quindi, particolari limitazioni alla distanza che si è propensi a frapporre al proprio ambiente, alla propria famiglia, al partner e agli amici. E’, infatti, non più di un terzo dei favorevoli allo spostamento a voler comunque avere la possibilità di mantenere un rapporto giornaliero o settimanale con la realtà di provenienza, ed anche questo appare un segno di una sostanziale apertura dei nostri intervistati verso la mobilità territoriale per lavoro. Esistono differenze tra le diverse categorie in cui è possibile suddividere il nostro campione. Infatti, prendendo ad esempio in esame la quota di coloro che sono disponibili a trasferirsi ovunque, questa passa dal 53% dei laureati al 43% di chi ha fino alla licenza media, dal 45% degli occupati regolari al 53% degli studenti, dal 43% dei giovani che vivono nei comuni fino a 5 mila abitanti al 55% di quelli che abitano nelle città con più Propensioni e disponibilità alla mobilità territoriale 45 di 500 mila abitanti, dal 45% del Nord al 50% del Mezzogiorno. Sono differenze che vanno nella stessa direzione di quelle riscontrate nella domanda precedente, nel senso che le categorie più disponibili a spostarsi sono anche quelle che mostrano la propensione ad accettare di più trasferimenti di lunga distanza. Fa eccezione a questa concordanza di andamenti, e ci sembra elemento interessante e significativo, il sesso. Se, infatti, in tutte e due le classi di età considerate erano le femmine a mostrare livelli di disponibilità al trasferimento maggiore dei maschi (Grafico 6.1), sono questi (52 e 53%) ad accettare più frequentemente delle loro coetanee (40 e 42%) l’idea di spostarsi ovunque (Grafico 6.2). Così, pur su un aspetto che vede, almeno in termini di opinioni, la forte attenuazione se non il completo ribaltamento delle differenze di genere, appare un segno chiaro ed inequivocabile del permanere di atteggiamenti diversificati, che portano le donne più spesso degli uomini ad optare per quei trasferimenti che non comportano l’impossibilità di mantenere un rapporto quotidiano, o almeno settimanale, con la propria famiglia e, in generale, con il proprio ambiente. Per quanto riguarda il tipo di città in cui si preferirebbe trasferirsi il 31% si dichiara sostanzialmente indifferente, il 29% sceglierebbe una città di provincia, il 27% una metropoli e il 13% si indirizzerebbe verso un piccolo comune. Le risposte a questa domanda risultano fortemente influenzate dalle dimensioni della città in cui si vive; se, infatti, confrontiamo le due tipologie estreme, i comuni con meno di 5 mila abitanti e quelli con più di 500 mila abitanti, i risultati sono molto chiari (Grafico 6.3): tra i giovani che vivono nei primi il 19% sceglierebbe una metropoli e il 20% un altro piccolo comune, tra i secondi il 41% opterebbe per una metropoli e solo il 7% per una piccola realtà. La forza di “trattenimento” appare molto forte per chi è abituato a vivere in una grande città e, con ogni probabilità, teme – spostandosi - di perdere la possibilità di mantenere il proprio stile di vita, per cui la scelta di “rottura” dalla metropoli alla piccola dimensione rimane, nonostante i numerosi problemi delle nostre grandi aree urbane e la totale ipoteticità della situazione, decisamente minoritaria. Dei nostri potenziali migranti il 41% è indifferente alla meta del proprio spostamento, il 31% preferirebbe una città del Nord, il 22% del Centro e appena il 7% una del Sud. Anche in questo caso l’aspetto più interessante appare l’esame delle risposte in base all’area di residenza degli intervistati: nella domanda precedente era stata l’ampiezza demografica dei comuni ora è la ripartizione geografica. Ed i risultati di questo confronto sono interessanti (Grafico 6.4). Infatti, la percentuale più elevata di persone desiderose di rimanere nella propria ripartizione si riscontra al Nord (46%) e la più bassa nel Mezzogiorno (13%), dove inoltre si rileva la quota più elevata di giovani per cui la località di destinazione è indifferente (46%). Bassissime, poi, le percentuali di chi, vivendo al Nord e al Centro, preferirebbe trasferirsi al Sud (3% in tutti e due i casi). Non c’è dubbio che le peggiori condizioni economiche del Mezzogiorno, sicuramente ben conosciute dai nostri intervistati, hanno pesato nella determinazione di risultati così netti; non si può però fare a meno di notare che, in termini di opinioni, se esistono barriere alla mobilità sono molto più visibili ed evidenti quelle che ostacolano i flussi dal Nord al Sud che non quelle poste ad intralciare i movimenti nella direzione opposta. 46 Corrado Bonifazi Due ultimi aspetti indagati nella nostra indagine sono stati l’importanza attribuita, nell’eventualità di uno spostamento per lavoro, all’esistenza di una rete di accoglienza e alla maggiore vivibilità del luogo di destinazione rispetto a quello d’origine. Il primo punto è considerato molto importante dal 33% degli intervistati disposti a spostarsi, importante ma non indispensabile dal 48% e non importante dal 19%. Sono le persone meno istruite a sentire con più forza il bisogno di poter fare affidamento su un social network nel luogo di destinazione, come dimostra il 38% di “molto importante” rispetto al 24% che si registra tra i laureati. Ancora, questa percentuale scende al salire della dimensione delle città in cui vivono i giovani, dal 36% dei comuni fino a 5 mila abitanti al 25% di quelli con più di 500 mila abitanti; passa dal 28% degli studenti al 37% dei disoccupati; è più alta tra le donne che tra gli uomini, 37% rispetto al 29%. La maggior vivibilità è, invece, molto importante per il 51% dei nostri potenziali migranti, non indispensabile per il 36% e non importante per il 13%. Ad apprezzare di più questo aspetto sono i giovani meridionali (59% contro il 46% del Nord e il 47% del Centro) e le donne tra 25 e 34 anni (58% contro il 48 dei maschi di pari età). Con tutti i limiti tipici dei sondaggi d’opinione, ci sembra che i nostri risultati abbiano colto più di un segnale interessante. In primo luogo, tra i giovani che vivono ancora con i propri genitori, e che, come abbiamo visto, nel nostro paese costituiscono una quota consistente della fascia d’età compresa tra i 20 e i 34 anni, emerge una diffusa disponibilità a spostare la propria residenza in un’altra città per motivi di lavoro. E’ evidente, e lo abbiamo già sottolineato nelle pagine precedenti, che il modo con cui abbiamo formulato le domande ha permesso di raccogliere quello che con ogni probabilità è il livello massimo di disponibilità alla mobilità territoriale, ci sembra però importante che il rifiuto totale e completo alla stessa ipotesi di trasferirsi riguardi meno di un quinto del nostro campione. Se quindi la nostra società è poco mobile, o forse più correttamente se lo è meno di quanto qualche osservatore desidererebbe, in base ai nostri risultati si è portati ad escludere che questa situazione possa dipendere dall’aprioristico rifiuto a mutare il proprio spazio di vita da parte dei giovani. In secondo luogo, gli intervistati che si sono dichiarati disposti a trasferirsi non mostrano neanche grandi resistenze ad effettuare spostamenti di lunga distanza, anche fuori dell’Italia. Ancora, sono state evidenziate differenze significative tra i diversi gruppi di giovani: la maggiore propensione alla mobilità dei laureati, una minore disponibilità delle donne ad accettare trasferimenti di lunga distanza, la ritrosia di chi vive in una grande area urbana ad accettare uno spostamento in un piccolo centro, la maggiore flessibilità degli intervistati meridionali nella scelta della ripartizione geografica in cui trasferirsi. Sono indicazioni importanti che, a nostro avviso, mostrano l’esistenza di un margine d’intervento non trascurabile per politiche attive di stimolo alla mobilità territoriale che cerchino di tener conto contemporaneamente delle esigenze della domanda di lavoro e delle disponibilità e dei desideri dei giovani. Propensioni e disponibilità alla mobilità territoriale 47 Grafico 6.1. La disponibilità al trasferimento per alcune categorie di intervistati, 1998 (%). a. Titolo di studio b. Condizione professionale 90 90 80 80 70 70 60 60 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 Laurea Diploma 0 Fino scuola obbligo d. Ripartizione di residenza c. Dimensioni demografica dei centri 80 80 70 70 60 60 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 Fino a 5000 ab. Tra 5 e 30 mila ab. Tra 30 e 100 mila ab. Più di 100 mila 0 e. Dimensioni della famiglia Nord Centro Sud f. Sesso ed età 80 80 70 70 60 60 50 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 0 2 Più di 3 3 componenti componenti componenti Occupati Altri Disoccupati Studenti regolari occupati Maschi 20-24 anni Maschi 25-34 anni Femmin e 20-24 anni Femmin e 25-34 anni 48 Corrado Bonifazi Grafico 6.2. Luogo in cui si è disponibili a trasferirsi in base al sesso e all’età, 1998 (% calcolate sui giovani disponibili a trasferirsi). Maschi 20-24 anni Femmine 20-24 anni Comune vicino A tiro di week-end Maschi 30-34 anni Femmine 30-34 anni Comunque in Italia Ovunque Grafico 6.3. Tipo di città in cui si è disponibili a trasferirsi secondo il tipo di comune di residenza, 1998 (% calcolate sulle persone disponibili a trasferirsi). Residenti in comuni fino a 5 mila abitanti Metropoli Città di provincia Residenti in comuni con più di 500 mila abitanti Piccolo comune Indifferente Propensioni e disponibilità alla mobilità territoriale 49 Grafico 6.4. Ripartizione geografica in cui si è disponibili a trasferirsi per ripartizione di residenza, 1998 (% calcolate sulle persone disponibili a trasferirsi). Residenti nel Nord Nord Residenti nel Centro Centro Sud Residenti nel Sud Indifferente Capitolo VII “A SBAFO” O “PRIGIONIERI”? TIPOLOGIE DI GIOVANI IN FAMIGLIA di Giuseppe Schinaia Una analisi complessiva delle variabili del questionario ha messo in luce alcune caratteristiche dei giovani che vivono in famiglia e delle relazioni che intercorrono tra l’atteggiamento verso l’uscita da casa, il lavoro, le uscite precedenti, le condizioni di vita in famiglia e le opinioni dei genitori. Questa analisi ha consentito di raggruppare ed etichettare i giovani intervistati. Abbiamo così ottenuti clusters di atteggiamenti nei confronti dell'uscita da casa ed una sorta di griglia che misura il grado di coerenza tra la propensione a lasciare la casa e l’atteggiamento dei genitori stessi verso l’uscita dei figli, così come viene percepita dagli stessi ragazzi, che descriviamo qui in modo molto sintetico 2 . 7.1 Tipologie di giovani che vivono con i genitori secondo la propensione a lasciare la casa. Gli stanziali Sono circa un terzo del campione (29,1%) e si tratta per lo più di ragazzi e ragazze che si pagano gli acquisti personali (vestiario, uscite con amici, vacanze) e che partecipano alle decisioni relative alla gestione della casa. Circa la metà di loro risiede al nord ed è dipendente a tempo pieno presso datori di lavoro privati in qualità di impiegato/a o operaio/a. E' probabilmente il fatto di essere già inseriti nel mondo del lavoro che fa loro considerare necessario un reddito più alto della media degli intervistati per decidersi a lasciare la famiglia. Certamente influiscono anche altri fattori sulla loro permanenza in famiglia, quali l'età più avanzata dei genitori e il fatto che godano di una discreta libertà personale: trascorrono infatti le vacanze estive per lo più al di fuori della famiglia (70%) e, in alcuni casi con preavviso, hanno il permesso di dormire fuori casa (61%) e organizzare feste e invitare amici (98%). È stata condotta una analisi delle corrispondenze multiple con successiva cluster analysis nello spazio dei fattori. L’elenco delle variabili utilizzate e i particolari dello studio sono disponibili 2 Quelli "a sbafo" E’ la classe più ampia in cui si ritrova la maggioranza del campione (56,9%). Qui sono rappresentati gran parte dei giovani che non hanno entrate o risparmi propri e che non contribuiscono in famiglia (86%), anzi percepiscono dai genitori una paghetta periodica per le loro spese. Questo fatto fa sì che, al contrario degli "stanziali", essi si accontentino di un reddito inferiore alla media degli intervistati per uscire di casa (1,8 milioni di lire). Hanno genitori relativamente giovani con i quali hanno un buon rapporto, in particolare con il padre (voto medio assegnato: 8,53), e, in generale, partecipano alle decisioni sugli acquisti in famiglia e sembrano godere di una discreta libertà nel dormire fuori o invitare amici. Circa la metà di essi non ha una relazione stabile: si tratta in gran parte di studenti con un livello di istruzione superiore, con prevalenza di residenti al sud. I prigionieri E’ il gruppo meno numeroso del campione ma che raccoglie comunque il 14% degli intervistati. I "prigionieri" in casa non sono chiamati a partecipare ad alcuna decisione familiare (oltre il 70% non partecipa a decisioni sugli acquisti per la casa) e non hanno libertà di invitare amici o di trascorrere la notte fuori casa (66%). Vivono in famiglie più numerose che nei casi precedenti, la madre è prevalentemente casalinga (61%) ed il rapporto con il padre è meno positivo che nelle tipologie precedenti (voto assegnato: 7,40). Anche questi intervistati ritengono necessario un reddito elevato per uscire di casa, fatto che prolunga la loro prigionia (circa 2 milioni al mese). 7.2 Tipologie di giovani che vivono con i genitori secondo l’atteggiamento di questi verso la loro uscita da casa. Genitori contrari Sono soprattutto le ragazze che sentono i genitori contrari ad una loro uscita dalla famiglia. L’idea che si sono fatta questi intervistati è che i loro genitori si opporrebbero ad una loro vita indipendente per motivi affettivi, per non restare soli e per non perdere un legame importante. D’altra parte i giovani di questo gruppo non riescono ad immaginare alcun vantaggio (60%) per i genitori da una loro eventuale uscita dalla famiglia. Il consenso dei genitori arriverebbe solo in caso di matrimonio (90%). Il livello di istruzione complessivo in famiglia è medio/basso: oltre un quarto degli intervistati non va oltre l'istruzione media inferiore (i ragazzi presenti nel gruppo hanno infatti effettuato il servizio militare in età inferiore alla media), mentre i genitori spesso non superano il livello di istruzione elementare. In generale, sono presenti in famiglia entrambi i genitori tra i quali esiste una differenza di età superiore alla media ed il padre è spesso lavoratore in proprio. Si tratta di un gruppo che raccoglie un terzo del campione. 52 Giuseppe Schinaia Genitori indifferenti Circa i tre quarti di coloro che ritengono i genitori indifferenti ad un'eventuale loro uscita dalla famiglia sono maschi con istruzione medio/bassa. Naturalmente essi non percepiscono ne' vantaggi ne' svantaggi derivanti ai genitori dalla loro uscita. La condizione professionale del padre risulta spesso indeterminata e più spesso del solito si tratta di famiglie con un solo genitore. Questo cluster comprende il 14% dei ragazzi intervistati. Genitori favorevoli E’ il gruppo più ampio (54,4%) dove i genitori favorevoli all'uscita dei figli dalla famiglia avrebbero anche dei vantaggi soprattutto sul piano economico e della libertà personale nel caso che i figli andassero a vivere per conto proprio. Si tratta di giovani con una leggera prevalenza di maschi tra i 25 e i 34 anni e un livello di istruzione familiare medio/alto sia dei genitori che dei figli. Infatti, questi intervistati hanno rinviato il servizio militare presumibilmente per motivi di studio. Nonostante l'atteggiamento complessivo della famiglia, percepiscono anche svantaggi per i genitori nel caso di una loro uscita da casa che si concretizza in una perdita affettiva e nella mancanza del sostegno morale offerto dai figli. I genitori risultano relativamente anziani. 7.3 Coerenti o incoerenti? Mettendo assieme quanto rilevato sulle condizioni di vita in famiglia e sull'atteggiamento dei genitori, vengono evidenziate alcune aree di disagio e di incoerenza nel comportamento dei giovani che convivono in famiglia e nella percezione che essi hanno dell'atteggiamento dei genitori (Tabella 7.1). I valori sulla diagonale principale, che rappresentano il 37,5% degli intervistati, definiscono un'area di "coerenza" di comportamento, poiché percepiscono l'atteggiamento dei genitori in linea con le condizioni di vita esistenti in famiglia: quelli che vivono "a sbafo" dei genitori sono consci del fatto che "papà e mamma" desiderano una loro uscita da casa, mentre "i prigionieri", principalmente come si è detto donne giovani, hanno genitori che li lascerebbero andare via solo per motivi "istituzionali", cioè per matrimonio. E’ chiaro però che non tutti sono coerenti e si evidenziano relazioni contraddittorie tra la percezione dell'orientamento dei genitori e le condizioni di vita in famiglia. In particolare, spiccano i giovani definiti come “prigionieri” che restano comunque in famiglia, pur dichiarando che i genitori in fondo sarebbero favorevoli ad una loro uscita di casa e pur avendo una vita in famiglia che consente loro scarsa libertà e poche possibilità di partecipazione alle decisioni della vita in comune. Questi intervistati rappresentano il 7% del campione e, uniti a coloro che vedono i genitori poco interessati al problema, arrivano al 10%. Si tratta in realtà di “prigionieri per necessità” poiché in Tipologie di giovani in famiglia 53 genere sono ragazzi con livello di istruzione medio/basso, che naturalmente vedono l'uscita da casa come un modo per acquistare libertà, ma che finiscono per rimanere in casa per mancanza di risorse economiche. Infatti, circa un terzo sono ragazzi che studiano mentre per circa due terzi sono giovani disoccupati, occupati saltuari o a basso reddito. Argomenti più sottili devono essere utilizzati per comprendere le risposte e il comportamento degli intervistati che si trovano nella situazione opposta (circa il 18% del totale) cioè che hanno genitori contrari ad una loro uscita da casa e che essenzialmente sfruttano la situazione familiare, dove godono di ogni genere di libertà senza contribuire in alcun modo alle incombenze derivanti dalla convivenza. Si tratta in egual misura, di maschi e femmine, che non hanno mai vissuto fuori casa e che non hanno intenzione di farlo nel prossimo futuro; il 10% si dichiara in cerca di prima occupazione, il 40% sono studenti, in prevalenza residenti al sud. I loro genitori sono relativamente giovani e forse un malinteso atteggiamento "giovanilistico" potrebbe in parte spiegare il loro atteggiamento repressivo nei confronti dei figli adulti ancora conviventi in famiglia: meglio avere i figli a casa per restare giovani più a lungo. Tabella 7.1. Percezione dell’atteggiamento dei genitori sull'uscita da casa dei figli e condizioni di vita in famiglia: tipologie di intervistati che vivono in famiglia, (%). Condizioni di vita in famiglia A sbafo Stanziali Prigionieri Totale Atteggiamento dei genitori Favorevoli 30,5 16,7 7,2 54,4 Indifferenti 8,6 3,1 2,8 14,4 Contrari 17,8 9,4 4,0 31,2 Totale 56,9 29,1 14,0 100,0 Dalla A alla Z LE PAROLE DELL’INDAGINE A Autonomia Albergo Affetto Il 44% dei giovani intervistati pensa che andando a vivere fuori casa avrebbe maggiore autonomia Il 10% dei genitori dichiara che uno dei più frequenti motivi di discussione in famiglia è il fatto che i figli hanno la tendenza ad usare la casa come un albergo. La paura di perdere un affetto costituisce il principale svantaggio per i padri (33%) e le madri (41%) dell’uscita dei figli da casa. B Bollette Bonaventura (Signor) Bucato Il 4% dei giovani intervistati pensa che il principale vantaggio di una loro eventuale uscita da casa per i genitori sia rappresentato dal pagare bollette telefoniche meno care; lo stesso aspetto viene evidenziato dal 2% dei genitori. Solo l’1% dei giovani intervistati pensa che un milione di lire sia il reddito necessario per vivere per conto proprio. Per aiutare in casa il 16% delle ragazze e il 2% dei ragazzi fa il bucato o stira. C Cucinare Convivenza Per il 29% dei giovani intervistati il doversi cucinare da soli i pasti rappresenta il principale svantaggio di andare a vivere fuori casa. Per il 60% dei genitori la convivenza con i figli grandi non genera discussioni in famiglia D Disponibilità L’81% dei giovani è disposto a trasferirsi in un comune diverso da quello di residenza per motivi di lavoro. 56 E Età Secondo i genitori, l’età giusta per andare a vivere fuori casa è di circa 24 anni sia per una ragazza che per un ragazzo; questa è anche l’età in cui loro hanno lasciato la famiglia di origine. F Festività Feste Il 40% dei giovani trascorre le feste di Natale con la propria famiglia. Il 56% dei giovani è libero di organizzare feste in casa senza preavviso. G Giovani In Italia, i giovani tra 20 e 34 anni sono circa 13 milioni e mezzo. Di questi il 52% vive in famiglia Hi-fi L’86% dei ragazzi partecipa alla scelta nell’acquisto del l’impianto ad alta fedeltà. H I Indipendenza Intenzione Il desiderio di indipendenza è indicato dal 47% dei giovani intervistati come il principale vantaggio di andare a vivere per conto proprio. Il 77% dei ragazzi non ha intenzione di andare a vivere fuori casa nei prossimi 12 mesi. L Lavoro Il 40% dei ragazzi intervistati è occupato a tempo pieno con un contratto regolare. Avere un lavoro stabile costituisce la condizione per andare a vivere per conto proprio per il 61% dei giovani e il 49% dei loro genitori. M Militare Oltre il 50% dei ragazzi che già ha vissuto per almeno 3 mesi fuori casa lo ha fatto per assolvere al servizio militare. 57 Matrimonio Il matrimonio costituisce il motivo principale per cui si deciderebbe di lasciare la casa dei genitori. Lo sostiene il 46% dei figli e il 58% dei genitori. N Nonni Niente Il 10% dei genitori pensa che i figli si aspettino da loro che si occupino dei futuri nipoti. Il 15% dei giovani intervistati dichiara di non fare niente per la gestione della casa e della famiglia. O Orari Ordine Il rispetto degli orari dei pasti è la regola che pesa di più ai giovani che vivono in famiglia (42%). Tenere in ordine la casa e pulirla è indicato tra i principali svantaggi della vita per proprio conto dall’11% dei giovani. P Padri Pony Invitati ad esprimere con un voto da 1 a 10 il gradimento verso i propri papà, i figli hanno assegnato il punteggio massimo nel 22% dei casi. L’1% dei giovani non occupati guadagna qualcosa facendo il pony express. Q Quota fissa Il 16% dei figli contribuisce all’economia della famiglia con una quota fissa. R Reddito La metà degli intervistati ritiene necessario per vivere per proprio conto un reddito mensile compreso tra 1,5 e 2 milioni. S Solitudine Sostegno morale Il 39% pensa che i principali svantaggi per i propri genitori nel caso che andassero a vivere fuori casa siano la solitudine e la malinconia. Una volta usciti da casa, l’aiuto che i figli si aspetterebbero 58 dai genitori è il loro sostegno morale (51%); lo pensa anche il 38% dei genitori. T Tempo Il 13% dei giovani intervistati ha una relazione stabile da più di 3 anni. Uscite Il 33% dei giovani intervistati contribuisce economicamente alla vita della propria famiglia pagandosi le uscite con gli amici. U V Vantaggi Il 43% dei ragazzi che vivono con la famiglia di origine non vede vantaggi per i genitori da una loro uscita da casa; la pensa così anche il 55% dei genitori. W Week-end Il 17% dei ragazzi è disposto a trasferirsi in un comune abbastanza vicino da permettere contatti con i genitori durante i week-end. Zero Il 41% dei figli non dà alcun contributo economico alla famiglia per il suo mantenimento. Z Tutti i numeri: percentuali e questionari L’INDAGINE SUI GIOVANI IN FAMIGLIA: LA COABITAZIONE CON I GENITORI E LA PROPENSIONE ALLA MOBILITÀ 1. Intervistati a. Sesso maschio.................................. 57 femmina................................. 43 b. Età 20 - 24 anni .......................... 58 25 - 34 anni .......................... 42 c. Ripartizione geografica nord ....................................... 44 centro .................................... 19 meridione .............................. 37 SEZIONE I VALUTAZIONE DEL GRADO DI INDIPENDENZA ED AUTONOMIA DELL’INTERVISTATO DALLA FAMIGLIA 2. Le festività (natale, capodanno, pasqua, ecc.) solitamente le trascorri con la famiglia ............................................................ 40 da solo ......................................................................... 6 in parte da solo ed in parte con la mia famiglia .......... 54 3. Le vacanze estive generalmente le trascorri con la famiglia ............................................................. 17 da solo ......................................................................... 59 in parte da solo ed in parte con la mia famiglia ........... 24 60 SEZIONE II SCELTE RELATIVE ALLA CONVINENZA CON I GENITORI O ALL’USCITA DA CASA: ASPETTI MOTIVAZIONALI 4. Quali sarebbero, secondo te, i principali vantaggi se tu andassi a vivere fuori casa? (possibili più risposte) libertà decisionale ..................................... 43 privacy ...................................................... 22 libertà/autonomia di movimento .............. 44 indipendenza ............................................ 47 svincolato da orari ................................... 11 maggiore senso di responsabilità ............. 12 gestione libera della casa ......................... 7 meno oneri con familiari .......................... 2 nuova esperienza ...................................... 6 nessun vantaggio ...................................... 17 altro .......................................................... 1 4a. Quali sarebbero, secondo te i principali svantaggi se tu andassi a vivere fuori casa? (possibili più risposte) economici, maggiori costi ........................ 53 lavori domestici ........................................ 45 cucinare .................................................... 29 stirare ........................................................ 16 ordine e pulizia ......................................... 11 perdita affettiva ........................................ 11 darsi delle regole ...................................... 6 solitudine .................................................. 14 mancanza di protezione ............................ 6 maggiore responsabilità ........................... 14 nessun svantaggio .................................... 6 altro ........................................................... 1 61 5. Quali sarebbero, secondo te, i principali vantaggi per i tuoi genitori se tu andassi a vivere fuori casa? (possibili più risposte) risparmio, minori spese ............................................... 29 maggiore libertà/autonomia ........................................ 12 meno lavoro.................................................................. 21 maggiore privacy ......................................................... 5 maggiore spazio .......................................................... 6 meno liti/discussioni ................................................... 3 bollette telefoniche meno onerose ............................... 4 maggiore tempo libero ................................................ 5 nessun vantaggio ......................................................... 43 altro ............................................................................. 2 5a. Quali sarebbero, secondo te, i principali svantaggi per i tuoi genitori se tu andassi a vivere fuori casa? (possibili più risposte) perdita affettiva ........................................................... 64 solitudine/malinconia .................................................. 39 maggiore preoccupazione ........................................... 18 minore controllo sul figlio/a ........................................ 4 mancanza di aiuto in casa ............................................ 18 mancanza di un sostegno morale ................................ 14 lontananza ................................................................... 17 sostegno economico .................................................... 3 nessun svantaggio ........................................................ 10 altro ............................................................................. 2 6. Per quali motivi decideresti di andare a vivere per conto tuo? (possibili più risposte) studio ........................................................................... 7 lavoro............................................................................ 35 convivenza/matrimonio ............................................... 43 mettere su famiglia ...................................................... 13 mettermi alla prova ...................................................... 10 desiderio di indipendenza dalla famiglia ..................... 33 dissidi e contrasti in famiglia ...................................... 4 condizioni disagiate di coabitazione in famiglia ........ 1 aspettare il momento giusto ........................................ 3 altro .............................................................................. 1 nessun motivo............................................................... 5 62 7. Ora ti elencherò una serie di condizioni per le quali potresti uscire da casa, mi puoi indicare quali tra queste ritieni importanti? (possibili più risposte) disporre di una casa ..................................................... 39 lavoro stabile ............................................................... 61 reddito mensile sufficiente .......................................... 56 mantenere tenore di vita .............................................. 18 sposarsi/matrimonio..................................................... 46 altro .............................................................................. 1 nessuna condizione ...................................................... 1 8a. In ogni caso, se ti trovassi nella condizione di andare via, quale aiuto ti aspetteresti dai tuoi? (possibili più risposte) acquisto di una casa .................................................... 4 uso di una casa di famiglia disponibile ....................... 1 sostegno economico regolare ...................................... 7 aiuto economico, se necessario .................................... 36 aiuto nelle faccende di tutti i giorni ............................. 9 aiuto/sostegno morale .................................................. 51 consigli ........................................................................ 27 altro .............................................................................. 1 nessun aiuto ................................................................. 24 8bis. Quale ritieni sia il reddito necessario per andare a vivere per conto tuo? da 300.000 a 900.000 .................................................. 1 da 900.001 a 1,5 milioni .............................................. 23 da 1,5 a 2 milioni ......................................................... 49 da 2 a 2,5 milioni ......................................................... 14 da 2,5 a 3 milioni ........................................... ............. 6 oltre 3 milioni .............................................................. 3 non so ........................................................................... 4 9. Puoi dirci se nei prossimi dodici mesi hai intenzione di andare a vivere fuori casa (dei tuoi genitori)? sì................................................................................... 15 no.................................................................................. 77 non so ........................................................................... 8 63 9a. Avresti la disponibilità di una casa, oltre a quella in cui abiti, nella quale potresti trasferirti? sì, ed intendo utilizzarla............................ 14 sì, ma non voglio utilizzarla...................... 13 no ............................................................. 73 10. Hai mai vissuto fuori casa per un periodo continuativo di almeno tre mesi sì................................................................ 29 no .............................................................. 71 10a. Quante volte? 1 volta ...................................................... 24 2 volte ...................................................... 4 3 volte ...................................................... 1 mai ........................................................... 71 10b. Età alla prima uscita da 13 a 14 anni ......................................... 1 da 15 a 16 anni ......................................... 1 da 17 a 20 anni ......................................... 17 da 21 a 25 anni ......................................... 8 da 26 a 33 anni ......................................... 2 mai uscito ................................................. 71 10c.Durata della prima uscita da 3 a 6 mesi ............................................ 11 da 7 a 12 mesi .......................................... 13 oltre un anno ............................................. 5 mai uscito ................................................. 71 64 10d.Motivo della prima uscita studio ........................................................................... 8 lavoro ........................................................................... 6 convivenza ................................................................... 1 esperienza personale ................................................... 1 servizio militare/civile ................................................. 12 periodo di vacanza ...................................................... 1 mai uscito .................................................................... 71 10e.Luogo della prima uscita nello stesso comune di residenza della famiglia ......... 2 in un comune diverso della stessa provincia ............... 3 in una diversa provincia della stessa regione .............. 5 in una diversa regione della stessa “area” .................... 7 in una diversa regione di una diversa “area” ............... 9 all’estero ...................................................................... 4 mai uscito .................................................................... 71 11. Potresti indicarci i motivi del rientro? concluso studi .............................................................. 5 abbandonato studi ........................................................ 1 cambiato corso studi ................................................... 1 cambiato lavoro ........................................................... 2 perso lavoro ................................................................. 1 lasciato lavoro ............................................................. 2 concluso convivenza ................................................... 1 non riuscivo a mantenermi .......................................... 1 terminato militare ........................................................ 11 scelta personale ........................................................... 1 conclusa vacanza ......................................................... 1 altro ............................................................................. 2 mai uscito .................................................................... 71 12. Hai una relazione affettiva importante/stabile con un partner? sì .................................................................................. 57 no ................................................................................. 42 65 13. Da quanto tempo? meno di un anno .......................................................... 14 1-2 anni ....................................................................... 11 2-3 anni ........................................................................ 9 più di 3 anni ................................................................. 23 non ho una relazione stabile......................................... 43 SEZIONE III STRUTTURA E TIPOLOGIA DEI RAPPORTI PARENTALI E DI CONVIVENZA 14. Hai una tua camera? sì................................................................................... 72 sì, ma la condivido con altri (fratelli, sorelle, ecc.) ..... 24 no ................................................................................. 4 15. Sei libero: a) di frequentare le persone che vuoi? sì................................................................................... 96 sì, previo avviso ........................................................... 2 no .................................................................................. 2 b) dal rispetto di orari (cena, pranzo, rientro, ecc.)? sì................................................................................... 49 sì, previo avviso ........................................................... 43 no ................................................................................. 8 c) di frequentare i luoghi che vuoi? sì................................................................................... 94 sì, previo avviso ........................................................... 4 no ................................................................................. 2 66 d) di dormire fuori casa? sì................................................................ 39 si, previo avviso ........................................ 51 no ............................................................. 10 16. Nell’utilizzo della casa godi della massima libertà a) nell’ospitare gli amici? sì ............................................................... 71 sì, previo avviso ....................................... 18 no .............................................................. 11 b) nell’organizzare feste, cene, ecc? sì ............................................................... 56 sì, previo avviso ....................................... 28 no .............................................................. 16 c) nell’avere momenti di intimità con il/la tuo/a ragazzo/a? sì ............................................................... 48 sì, previo avviso ....................................... 9 no .............................................................. 43 17. In famiglia devi sottostare ad alcuni vincoli e/o limiti no, nessuno .............................................. 70 sì ............................................................... 30 67 17a. Per te quali sono i limiti o le regole che ti pesano di più in famiglia? (possibili più risposte) rispetto dell’orario dei pasti ..................... 42 no posso fare telefonate lunghe ................ 11 uso del bagno ........................................... 3 difficoltà incontri col partner .................... 9 ospitare amici ........................................... 5 tenere in ordine le mie cose ..................... 10 devo aiutare in casa .................................. 6 mancanza di intimità ................................ 7 dormire fuori casa senza preavviso .......... 11 orari per ascoltare lo stereo ...................... 4 scelta dei programmi TV .......................... 1 limiti economici ....................................... 6 mentalità rigida ........................................ 15 altro .......................................................... 18 18. Contribuisci economicamente alla vita della famiglia? (possibili più risposte) no .............................................................. 41 sì, contribuisco per: quota fissa ................................................ 27 vestiario..................................................... 58 uscite con amici ........................................ 56 proprie vacanze ........................................ 44 studio ........................................................ 3 spese di trasporto ...................................... 4 spese della casa ........................................ 5 bollette ...................................................... 5 spesa giornaliera ....................................... 3 spese periodiche auto .............................. 20 acquisto auto/moto ................................... 1 saltuariamente .......................................... 33 altro .......................................................... 2 68 19. Partecipi alle scelte di acquisti dei seguenti beni durevoli in famiglia? a. Elettrodomestici in genere (tv, frigo, lavatrice, ecc.) sì ............................................................... 82 no ............................................................. 18 b. Hi-fi sì ............................................................... 86 no ............................................................. 14 c. Computer sì ............................................................... 83 no ............................................................. 17 c. Automobile sì ............................................................... 85 no ............................................................. 15 d. Arredamento per la casa sì ............................................................... 77 no .............................................................. 23 69 20. Cosa fai normalmente in casa per partecipare alla vita quotidiana della tua famiglia? ( possibili più risposte) la spesa ..................................................... 40 pulizia casa .............................................. 41 mi faccio il letto ....................................... 29 cucino ....................................................... 26 accompagno i genitori ............................. 15 pago bollette ............................................ 9 accudisco animali ..................................... 2 mi occupo cose particolari ........................ 3 riunioni di condominio .............................. 1 bucato/stirare.............................................. 8 aiuto per i compiti ..................................... 2 accudisco genitori, parenti ........................ 2 piccole riparazioni/curare il giardino ....... 16 pulisco la mia camera .............................. 27 altro .......................................................... 3 niente ....................................................... 15 21. Possiedi un conto/corrente personale, deposito postale, risparmi in genere ecc.? sì ............................................................... 67 no ............................................................. 33 SEZIONE IV NOTIZIE RELATIVE ALLA PROPENSIONE ALLA MOBILITÀ DELL’INDIVIDUO INTERVISTATO 22. Saresti disponibile a trasferirti in un comune diverso da quello di residenza della tua famiglia per motivi di lavoro? sì ........................................................................................................................... 75 no ......................................................................................................................... 19 non posso rifiutarmi perché lavoro ...................................................................... 6 70 23. Dove saresti disposto a trasferirti per motivi di lavoro: in un comune vicino che mi consenta di avere contatti giornalieri con la mia famiglia, amici, partner .............................................................................. 16 in un comune più distante che consenta contatti nel week-end con famiglia, amici, partner ......................................................................................... 17 in un comune anche molto distante ma comunque in Italia .................................. 20 ovunque senza problemi ....................................................................................... 47 23bis. Dovendo trasferirti per motivi di lavoro preferiresti andare in: una metropoli ........................................................................................................ 27 una città di provincia ............................................................................................ 29 un piccolo comune ................................................................................................ 13 indifferente ............................................................................................................ 31 23ter. Ed in particolare, preferiresti andare: al Nord .................................................................................................................. 30 al Centro ............................................................................................................... 22 al Sud .................................................................................................................... 7 indifferente ............................................................................................................ 41 24. Quali delle seguenti condizioni ritieni importanti nell’eventualità di spostarti per motivi di lavoro: a. la presenza di una rete di accoglienza (amici, parenti, ecc.) molto importante ................................................................................................... 33 importante ............................................................................................................. 48 non indispensabile .................................................................................................19 b. un luogo più vivibile rispetto a quello d’origine (con maggiori e migliori servizi) molto importante ................................................................................................... 51 importante ............................................................................................................. 36 non indispensabile ................................................................................................ 13 71 25. Qualora decidessi di andare a vivere per tuo conto quale pensi possa essere l’atteggiamento di tuo padre e tua madre? padre madre favorevole ............................. 58 .............................. 54 indifferente ........................... 14 .............................. 11 contrario/a ............................. 28 .............................. 35 25a. Perché tuo padre sarebbe contrario? solo se mi sposo sarebbe favorevole ........................... 23 possessivo .................................................................... 7 figlio unico .................................................................. 3 scarsa fiducia ............................................................... 3 mancanza di controllo ................................................. 2 motivi affettivi ............................................................. 33 mentalità antica ........................................................... 14 motivi economici.......................................................... 4 si preoccuperebbe troppo ............................................ 7 altro ............................................................................. 4 25b. Perché tua madre sarebbe contraria? solo se mi sposo sarebbe favorevole ........................... 21 possessivo .................................................................... 8 figlio unico .................................................................. 3 scarsa fiducia ............................................................... 2 mancanza di controllo ................................................. 2 motivi affettivi ............................................................. 41 mentalità antica ........................................................... 9 motivi economici ......................................................... 3 si preoccuperebbe troppo ............................................ 7 altro ............................................................................. 4 72 SEZIONE V NOTIZIE PERSONALI RELATIVE ALL’ INTERVISTATO/A 26. Livello d’istruzione laurea ........................................................................... 7 diploma universitario .................................................. 1 superiore ...................................................................... 68 licenza di scuola media inferiore ................................. 23 licenza elementare ....................................................... 1 27. Condizione professionale: occupato a tempo pieno con contratto regolare .......... 40 occupato a tempo parziale con contratto regolare ....... 5 lavoro senza contratto ................................................. 6 studente lavoratore ...................................................... 2 in cerca di prima occupazione ..................................... 8 disoccupato o in liste di mobilità ................................ 9 studente ........................................................................ 28 altro ............................................................................. 2 28. Comunque, anche se non lavori, hai delle entrate tue? (possibili più risposte) baby sitter .................................................................... 9 ripetizioni private ........................................................ 11 barman/cameriere/cuoco ............................................. 9 commesso/a ................................................................. 4 operaio/manovale/muratore ......................................... 9 segretario/a .................................................................. 2 pony/recapiti ................................................................ 1 volantinaggio ............................................................... 3 altri lavori occasionali ................................................. 8 paghetta genitori .......................................................... 22 borsa di studio ............................................................. 2 regali/soldi da parenti .................................................. 6 risparmi ....................................................................... 6 altro ............................................................................. 6 no ................................................................................. 27 73 (solo per gli occupati) 28a. Posizione nella professione nell’attività principale: a) Alle dipendenze come: direttivo quadro ........................................................... 2 impiegato, intermedio ................................................. 39 capo operaio, operaio e assimilati ............................... 35 apprendista .................................................................. 3 altro dipendente ........................................................... 2 b) Autonomo come: imprenditore ................................................................ libero professionista .................................................... lavoratore in proprio .................................................... socio di cooperativa di produzione di beni e servizi ... coadiuvante ................................................................. altro (lavoratore autonomo).......................................... 1 7 8 1 1 1 29. Ti chiederò alcune informazioni sul lavoro/i che svolgi: 29a. Datore di lavoro: pubblica amministrazione ........................................... 6 impresa pubblica ......................................................... 6 impresa privata ............................................................ 66 impresa familiare .......................................................... 9 in proprio ..................................................................... 12 29b. Ore lavorate: fino a 20 ....................................................................... 8 da 21 a 30 .................................................................... 8 da 31 a 40 .................................................................... 57 oltre 40 ........................................................................ 27 74 29c. Tempi di percorrenza in minuti da casa al luogo di lavoro: fino a 10 minuti ........................................ 49 da 11 a 20 ................................................. 24 da 21 a 40 ................................................. 15 da 41 a 60 ................................................. 7 oltre un ora ............................................... 5 30. Pensi che in futuro cambierai lavoro? no ............................................................. 41 sì, sto cercando un altro lavoro ................ 19 sì, forse ..................................................... 31 non so ....................................................... 9 31. Puoi dirci quanti sono i componenti della famiglia coabitanti? due ........................................................... tre ............................................................ quattro ..................................................... più di quattro ........................................... 7 35 38 20 32. Potresti esprimerci con un numero da 1 a 10 come valuti i tuoi rapporti con i familiari coabitanti? PUNTEGGIO padre Legame di parentela con i familiari coabitanti madre Partner del fratello sorella Nonno/a altro 1 punto 1 0 17 1 0 0 2 2 punto 1 0 8 0 0 0 0 3 punto 1 0 8 1 0 1 1 4 punto 1 1 8 1 1 1 1 5 punto 5 2 8 4 4 3 4 6 punto 10 5 0 10 10 10 9 7 punto 18 12 8 18 17 15 15 8 punto 26 26 34 25 24 23 18 9 punto 15 21 0 15 18 15 19 10 punto 22 33 9 25 26 32 31 75 L’INDAGINE SUI GENITORI DEI GIOVANI CHE VIVONO IN FAMIGLIA Intervistati Padri ......................................................... 50 Madri ........................................................ 50 SEZIONE I LA PERMANENZA IN FAMIGLIA DEI GIOVANI 1. Secondo lei in Italia la permanenza in famiglia (con i genitori) dei figli grandi (tra 20 anni ed i 34 anni) e’ un fenomeno molto, abbastanza, poco, o per niente diffuso? molto diffuso ............................................ 49 abbastanza diffuso .................................... 43 poco diffuso .............................................. 6 non so ....................................................... 2 2. A suo giudizio la permanenza in famiglia dei figli grandi è un fenomeno diffuso solo in Italia oppure interessa tutti i paesi europei? solo l’Italia .............................................. 51 tutta l’Europa .......................................... 25 solo il nord Europa ................................... 0 solo il sud Europa (compresa l’Italia) ...... 3 non so ....................................................... 21 76 3. In Italia si discute molto dei giovani che rimangono in casa con i genitori. Lei personalmente che spiegazione da di questo fenomeno? Quali sono a suo giudizio i motivi principali per i quali in Italia i figli grandi rimangono a vivere in famiglia anche dopo i 20 anni? (possibili più risposte) i giovani non vogliono lavorare ............................................................................ 1 i giovani stanno troppo bene a casa, coccolati e viziati ........................................ 38 i giovani hanno tutte le libertà e i servizi senza responsabilità e preoccupazioni . 26 i giovani sono immaturi ........................................................................................ 5 sono cambiati i rapporti fra genitori e figli ........................................................... 3 i giovani di oggi si sposano/convivono in età più avanzata rispetto al passato ..... 12 i giovani fanno tutto più tardi ............................................................................... 5 i giovani hanno un rapporto sereno coi genitori (non più voglia di fuga) ............ 5 i problemi della società moderna ......................................................................... 10 non si trova lavoro ................................................................................................. 61 le case costano troppo ........................................................................................... 11 per trovare un lavoro si deve studiare di più ......................................................... 11 in Italia siamo “mammoni” ................................................................................... 6 le mamme non sanno lasciare i figli ..................................................................... 2 i genitori viziano troppo i figli, non li rendono autonomi .................................... 5 altro ....................................................................................................................... 3 4. Secondo lei l’impegno richiesto ai genitori da un figlio “grande” (da 20 anni in poi) e’ maggiore o minore rispetto a quello richiesto per un figlio adolescente? maggiore ............................... 40 uguale .................................... 31 minore ................................... 26 non so .................................... 3 5. Lei giudica positivamente o negativamente il fatto che alcuni giovani desiderino andare a vivere fuori casa anche senza essere sposati? positivamente, indipendentemente dal sesso ......................................................... 55 positivamente per un ragazzo, negativamente per una ragazza ............................ 2 positivamente per una ragazza, negativamente per un ragazzo ........... ................ 0 negativamente, indipendentemente dal sesso ........................................................ 40 non so ........................................ ......................................................................... 3 77 6. A suo giudizio qual’è l’età ‘giusta’ per un ragazzo per andare a vivere fuori casa, anche come single da 15 a 20 anni ..................... 10 da 21 a 25 anni ..................... 38 da 26 a 30 anni ..................... 31 da 31 a 35 anni ..................... 1 non so ................................... 20 7. Mi sa dire qual è l’età minima per un ragazzo per andare a vivere fuori di casa? (% calcolata solo su chi ha risposto non so alla domanda precedente) da 15 a 20 anni ...................... 39 da 21 a 25 anni ...................... 53 da 26 a 30 anni ........................ 8 7a. E qual’ è età massima per andare a vivere fuori di casa? (% calcolata solo su chi ha risposto non so alla domanda 6) da 15 a 20 anni ...................... 1 da 21 a 25 anni ...................... 11 da 26 a 30 anni ...................... 64 da 31 a 35 anni ...................... 14 da 36 a 40 anni ...................... 10 8. Invece qual è l’età “giusta” per una ragazza per andare a vivere fuori di casa, anche come single? da 15 a 20 anni ...................... 12 da 21 a 25 anni ...................... 48 da 26 a 30 anni ...................... 21 da 31 a 35 anni ...................... 1 non so .................................... 18 78 9. Mi sa dire qual è l’età minima per una ragazza per andare a vivere fuori di casa, anche come single? (% calcolata su chi ha risposto non so alla domanda precedente) da 15 a 20 anni ..................... 45 da 21 a 25 anni ..................... 46 da 26 a 30 anni ..................... 9 9a. E qual’ è età massima per andare a vivere fuori di casa? (% calcolata su chi ha risposto non so alla domanda 8) da 15 a 20 anni da 21 a 25 anni da 26 a 30 anni da 31 a 35 anni da 36 a 40 anni ...................... 3 ..................... 18 ..................... 57 ..................... 10 ..................... 12 10. Secondo lei il desiderio di lasciare la famiglia è più forte nei figli maschi o nelle figlie femmine? nei maschi ............................. 19 nelle femmine ....................... 36 è lo stesso per entrambi ........ 36 non so ................................... 9 11. A quale età Lei personalmente ha lasciato la sua famiglia di origine? da 15 a 20 anni da 21 a 25 anni da 26 a 30 anni da 31 a 35 anni da 36 a 40 anni ..................... 26 ..................... 44 ..................... 26 ..................... 3 ...................... 1 79 SEZIONE II LA CONVIVENZA CON I FIGLI 12. Ora le chiederò di effettuare alcuni brevi confronti fra i rapporti che lei ha avuto con i suoi genitori finché ha vissuto con loro e quelli che lei attualmente ha con suo/a figlio/a. a. La partecipazione dei figli ai problemi della famiglia è maggiore oggi o quando lei era giovane? oggi ....................................... 41 uguale .................................... 16 in passato .............................. 42 non so .................................... 1 b. Il tempo trascorso dai figli insieme alla famiglia è maggiore oggi o quando lei era giovane? oggi ....................................... 24 uguale .................................... 15 in passato .............................. 60 non so .................................... 1 c. Il rispetto reciproco tra genitori e figli è maggiore oggi o quando lei era giovane? oggi ....................................... 23 uguale .................................... 33 in passato .............................. 42 non so .................................... 2 d. Il sentimento di solidarietà all’interno della famiglia è maggiore oggi o quando lei era giovane? oggi ....................................... 28 uguale .................................... 39 in passato ............................... 30 non so ..................................... 3 80 13. Il fatto che suo/a figlio/a viva ancora in famiglia, da Lei personalmente viene vissuto come un piacere, come fatto normale oppure rappresenta un problema? un problema ........................... 8 un fatto normale .................... 38 un piacere .............................. 54 14. Nella sua famiglia la convivenza coi figli ormai grandi genera delle discussioni o problemi: spesso, qualche volta o raramente/mai? spesso .................................... 8 qualche volta ......................... 32 raramente/mai ....................... 60 15. Quali sono gli aspetti su cui discutete più frequentemente? (possibili più risposte) non mettono mai in ordine/non puliscono ................... 29 non aiutano la famiglia ................................................ 10 rientrano troppo tardi la notte ...................................... 17 non rispettano in genere le regole della famiglia ........ 25 uso eccessivo del telefono ........................................... 6 non rientrano per il pranzo/la cena .............................. 5 non avvertono quando rientrano tardi .......................... 9 escono troppo la sera ................................................... 12 vivono la casa come un albergo .................................. 10 non stanno attenti agli sprechi ..................................... 13 motivi scolastici ........................................................... 5 altro specificare ........................................................... 18 16. Che lei sappia, attualmente suo/a figlio/a desidera andare a vivere fuori casa oppure no (anche se per il momento non può farlo)? sì................................................................................... 25 no.................................................................................. 72 non so ........................................................................... 3 81 17. Quali sono i principali motivi per i quali suo/a figlio/a desidera andare a vivere fuori casa? (possibili più risposte) perché ha trovato lavoro ................................................................. 15 perché ha trovato casa .................................................................... 2 per terminare gli studi .................................................................... 4 per desiderio di indipendenza.......................................................... 54 non sopporta più le piccole regole familiari ................................... 13 vuole “misurarsi” da solo con la vita .............................................. 19 vuole vivere con libertà i suoi affetti .............................................. 12 perché vuole sposarsi/convivere ..................................................... 27 vuole sentirsi adulto/a grande ......................................................... 15 non si trova bene in famigli a (dissidi contrasti) ............................. 4 altro .................................................................................................. 2 18. Quali sono i principali motivi per i quali suo/a figlio/a non vuole andare a vivere fuori casa? (possibili più risposte) non ha ancora trovato lavoro ........................................................... 26 non ha ancora trovato una casa ....................................................... 6 non ha un desiderio di indipendenza ............................................... 17 dovrebbe rinunciare alle comodità della casa/famiglia .................. 43 non sa come gestire i tanti, piccoli problemi quotidiani ................. 4 non è abituato alle rinunce e ai sacrifici ........................................ 7 deve ancora finire gli studi ............................................................. 23 perché non ha un matrimonio/convivenza in vista ......................... 20 non ama /non è abituato alla solitudine .......................................... 2 non è abituato a prendersi delle responsabilità ............................... 7 non vuole darci un dispiacere ......................................................... 3 altro specificare ............................................................................... 4 82 SEZIONE III L’USCITA DEI FIGLI 19. A suo giudizio i figli, una volta andati a vivere fuori casa, rimpiangono la famiglia/la convivenza coi genitori? sicuramente sì .......................................... 21 probabilmente sì ....................................... 32 probabilmente no ...................................... 22 sicuramente no.......................................... 13 non so........................................................ 12 20. Nella Vostra famiglia avete mai parlato dell’ipotesi che i figli vadano a vivere fuori casa? sì, su iniziativa dei figli ............................ 18 sì, su iniziativa dei genitori ...................... 7 sì, su iniziativa di entrambi ...................... 26 no .............................................................. 49 21. Ne parlate spesso, qualche volta o raramente? (% calcolata su chi ha risposto sì alla domanda precedente) spesso........................................................ 17 qualche volta............................................. 54 raramente .................................................. 29 83 22. Se suo/a figlio/a andasse a vivere fuori casa, per Voi genitori quali sarebbero i principali vantaggi e quali sarebbero invece i principali svantaggi? (possibili più risposte) Vantaggi per i genitori risparmio, minori spese maggiore libertà/autonomia meno lavoro maggiore privacy maggiore spazio meno liti/discussioni bollette telefoniche meno onerose maggiore tempo libero nessun vantaggio altro non so Svantaggi per i genitori 21 12 17 5 3 2 2 7 55 2 3 perdita affettiva solitudine/malinconia maggiore preoccupazione minore controllo sul figlio/a mancanza di aiuto in casa mancanza di un sostegno morale lontananza sostegno economico nessuno svantaggio altro non so 50 34 24 6 5 6 17 2 20 1 2 23. Quali ritiene possano essere i principali vantaggi e i principali svantaggi per suo figlio se decidesse di andare a vivere fuori casa? (possibili più risposte) Vantaggi per il figlio libertà di scelta/decisione privacy libertà/autonomia di movimento indipendenza svincolato da orari maggiore senso di responsabilità gestione libera della casa (inviti, cene, etc.) minori oneri con familiari farsi una nuova esperienza nessun vantaggio altro non so Svantaggi per il figlio 26 5 27 28 7 20 6 4 16 23 2 3 economici, maggiori costi lavori domestici cucinare stirare ordine e pulizia perdita affettiva darsi delle regole solitudine mancanza di protezione maggiore responsabilità nessuno svantaggio altro non so 40 38 14 8 12 7 11 7 12 19 12 1 3 84 SEZIONE IV LE CONDIZIONI PER L’USCITA DEI FIGLI 24. Ora le elencherò una serie di condizioni per le quali suo figlio potrebbe decidere di uscire da casa, mi puoi indicare quali fra queste ritiene più importanti? (possibili più risposte) avendo la disponibilità di una casa ................................................. 23 avendo un lavoro stabile ................................................................. 49 avendo un reddito mensile sufficiente ............................................ 26 mantenendo il tenore di vita attuale ............................................... 5 matrimonio/convivenza .................................................................. 58 per nessuna condizione in genere.................................................... 2 altra .................................................................................................. 1 25. Qualora suo figlio decidesse di andare via quale aiuto si aspetterebbe da Voi? (possibili più risposte) l’acquisto di casa ............................................................................. 6 l’uso di una casa di famiglia disponibile ......................................... 2 un sostegno economico regolare (mutuo, bollette, ecc.) ................. 8 un sostegno economico, se necessario............................................. 41 nelle faccende di tutti i giorni (lavare, stirare, cucinare) ................ 11 aiuto / sostegno morale .................................................................. 38 consigli ............................................................................................ 28 occuparsi dei nipoti ......................................................................... 10 altro ................................................................................................. 1 nessun aiuto ..................................................................................... 21 26. Quali sarebbero le sue sensazioni, reazioni od emozioni, se suo figlio decidesse di andare a vivere da solo? (possibili più risposte) una felicità /soddisfazione per il fatto che il figlio diventa adulto .. 30 la speranza di poter diventare presto nonno .................................... 2 una piccola liberazione ................................................................... 1 un evento naturale delle vita ........................................................... 30 una perdita, un vuoto ....................................................................... 4 una ulteriore preoccupazione, una fonte di ansia ............................ 23 il segno che si sta ormai invecchiando ........................................... 2 altro ................................................................................................. 3 85 27. Quale ritiene sia il reddito mensile necessario a suo figlio per andare a vivere per conto proprio? da 900.000 a 1.500.000 .................................................................. 16 da 1.500.001 a 2.000.000 ............................................................... 51 da 2.000.001 a 2.500.000 ............................................................... 18 da 2.500.001 a 3.000.000 ............................................................... 12 oltre i 3.000.000 .............................................................................. 3 DATI DI STRUTTURA 28. Livello d’istruzione: laurea/diploma universitario......................................... 7 diploma o qualifica di scuola media superiore ............ 28 licenza di scuola media inferiore ................................. 29 licenza elementare ....................................................... 31 nessun titolo ................................................................. 5 29. Condizione professionale: occupato a tempo pieno ............................................... 41 occupato a tempo parziale............................................ 2 disoccupato od in liste di mobilità ............................... 2 casalinga ...................................................................... 28 ritirato dal lavoro ......................................................... 26 altro .............................................................................. 1 (solo per gli occupati) 30. Posizione nella professione: a) Alle dipendenze come: dirigente ....................................................................... 4 direttivo quadro ............................................................ 5 impiegato, intermedio .................................................. 38 capo operaio, operaio e assimilati ............................... 26 lavoratore a domicilio per conto imprese .................... 1 altro .............................................................................. 1 86 b) Autonomo come: imprenditore ................................................................ 4 libero professionista .................................................... 6 lavoratore in proprio .................................................... 13 coadiuvante ................................................................. 1 altro .............................................................................. 1 31. Mi può indicare il suo comune di nascita? nord........................................................... 37 centro ........................................................ 19 mezzogiorno ............................................. 42 estero......................................................... 2 32. Puoi dirmi quanti sono i figli grandi (20 – 34 anni) che attualmente vivono con lei? uno ........................................................... 55 due ........................................................... 36 tre o + ....................................................... 9 33. Infine, di cui maschi uno ........................................................... 76 due ........................................................... 21 tre e + ....................................................... 3 33a. Maschi percettori di reddito uno ............................................................ 86 due ............................................................ 13 tre ............................................................. 1 34. Di cui femmine uno ........................................................... 82 due ........................................................... 15 tre e + ....................................................... 3 87 34a. Femmine percettrici di reddito uno ............................................................ 90 due ............................................................ 9 tre .............................................................. 1 88 RIASSUNTO Una caratteristica peculiare dei giovani italiani è la loro prolungata permanenza nella famiglia dei genitori. I giovani italiani tardano sempre di più ad adottare quei comportamenti che di regola contraddistinguono l’essere adulti: terminare gli studi, uscire dalla famiglia, cominciare a lavorare, costruirsi una famiglia propria e avere figli. Questo insieme di elementi ha effetti molto rilevanti sul piano demografico e comporta uno scivolamento in avanti delle tappe della vita adulta, una concentrazione sempre più forte di tutti gli eventi demograficamente rilevanti, come matrimonio, nascita del primo, del secondo o dell’ultimo figlio, nei pochi anni che vanno dai 30 ai 40 o poco più. Per queste ragioni l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione ha voluto mettere a fuoco alcuni comportamenti delle giovani generazioni, far uscire dall’ombra le loro motivazioni alla prolungata permanenza nella casa dei genitori, le loro aspirazioni, il loro modo di intendere il lavoro. L’inchiesta, di tipo telefonico, è stata condotta nel 1998 ed ha riguardato un campione di 4500 giovani che vivevano in famiglia in età 20-34 anni. Un’indagine di approfondimento su 1000 genitori degli stessi ragazzi intervistati è stata effettuata successivamente per raccogliere le motivazioni, aspettative e difficoltà degli altri protagonisti di questo prolungarsi della permanenza dei figli in famiglia. Il rapporto di ricerca si articola in sette capitoli relativi a: confronti della situazione italiana con altri paesi europei; la vita in famiglia: libertà, regole e partecipazione alle attività domestiche; motivi, condizioni, vantaggi e svantaggi dell’uscita da casa; il punto di vista dei genitori; le esperienze fuori casa; la disponibilità all’uscita per lavoro; le tipologie dei giovani che vivono in famiglia. I questionari delle due indagini con le frequenze delle risposte sono allegate al rapporto. SUMMARY A peculiar feature of the Italian young people is their prolonged stay at parental home. The Italian young people are always later in adopting such behaviours which are generally proper of the adult age, namely to finish studies, to leave their parental home, to start working, to create their own family and have children. All these factors exert a great influence on demographic processes causing a postponement of the adult age’s stages. As a matter of fact, important demographic events, such as marriage, birth of the first, second or last child, occur in the age going from thirty to forty or little more. For the above reasons the IRP carried on a study on some behaviours of young cohorts in order to focus the causes of their prolonged stay at parental home, their aspirations, and their perception of work. A telephonic survey was carried out in 1998 involving a sample of 4500 people aged 20-34 years still living with their parents. Afterwards a further survey on 1000 parents of the young interviewees was conducted to find their reasons, expectations and difficulties arising from the prolonged stay at home of their children. The main results of this research are described in seven chapters concerning: comparison of the Italian situation with that of other European countries; living at home: freedom, rules and participation in the family life; leaving home: reasons, conditions, advantages and disadvantages; parents’ point of view; experiences outside home; willingness of leaving home for job opportunities; typologies of young people living at home. The questionnaires of the two surveys and answers’ frequencies are enclosed. RÉSUMÉ Une caractéristique particulière des jeunes italiens est leur permanence prolongée dans la maisons des parents. En effet les jeunes italiens adoptent en retard tous les comportements qui sont généralement les signaux de l’âge adulte, comme finir les études, sortir de la famille, commencer à travailler, se créer une famille leur propre et avoir des fils. Ces éléments ont des effets sur les dynamiques démographiques car ils entraînent un retard dans toutes les étapes de l’âge adulte, et évents comme le mariage, la naissance du premier, du seconde ou du dernier fils se concentrent entre 30 et 40 ans ou en peu plus. Par conséquence l’IRP a étudié les comportements des jeunes générations pour découvrir les motifs de leur permanence prolongé à la maison de parents, leurs aspirations et leurs perceptions du travail, en conduisant une enquête téléphonique en 1998 sur une échantillon de 4500 jeunes de 20-34 ans qui demeuraient encore en famille. Par la suite une autre enquête a été conduite sur 1000 parents des jeunes interviewés pour comprendre leurs motivations, expectatives et difficultés qui dérivent de la permanence prolongé à la maison des leurs fils. Le rapport de la recherche est articulé en sept chapitres: comparaison de la situation italienne avec celle des autres pays européens; la vie en famille: liberté, règles et participation dans les activités domestiques; laisser la maison de parents: motifs, conditions, avantages et désavantages le point de vue des parents; les expériences au dehors de la maison; la disponibilité à sortir de la famille pour des opportunités de travail; les typologies des jeunes qui vivent en famille. Les questionnaires des deux enquêtes sont jointes.