speciale cattleya

Transcription

speciale cattleya
Riccardo Tozzi
poste italiane spa. - spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb roma
Interviste
Andrea Occhipinti
Riccardo Tozzi
Marco Chimenz
Marco Martani
Christopher McQuarrie
Erik Protti
Speciale
Cattleya
Anticipazioni Il Caso Louise Michel, Gran Torino, The Way Back
Europa
Il boom dei film nazionali
S
ia la Francia che la Germania (oltreché l’Italia) registrano un forte incremento delle proprie cinematografie.
La Francia ha registrato 188.8 milioni di spettatori nel 2008, con un aumento del 6.2% rispetto al 2007, ed
una quota di mercato del 46.7% di cinema francese, contro il 44.5% del cinema statunitense (86.2 milioni
di spettatori per le pellicole nazionali e 84 milioni per quelle nordamericane). Il cinema francese è stato spinto soprattutto dal successo di Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch’tis), vero e proprio fenomeno che è stato visto da 20.4
milioni di spettatori. Un all-time record per un film nazionale.
Anche la Germania ha messo a segno un + 3.2% di incassi nel 2008, con un box office di 795 milioni di euro, e
con una quota di mercato di titoli tedeschi del 27% (la più alta dal 1991), grazie ai risultati di “The Baader Meinhof
Complex,” “The Wave” e, soprattutto, di “Keinohrhasen” (Rabbit Without Ears), che da solo ha incassato più di 40
milioni. Anche la Gran Bretagnachiude il 2008 con il segno positivo +1.1%, mentre, tra i cinque territori più importanti,
Italia e Spagna chiudono in negativo. Italia come noto con un -4.2% e Spagna con un -8.5%.
Da segnalare l’andamento molto positivo di alcuni mercati minori, come la Norvegia, che cresce del 9.7% grazie
anche in questo caso ai film nazionali, in particolare in questo caso di Max Manus che è stato visto da 1 milione di
persone (in un paese di 5 milioni di abitanti). La Grecia conquista il primato in negativo con un -13%.
Complessivamente il numero degli spettatori in Europa cresce dello 0.2% per un totale di 867 milioni di spettatori.
Qui di seguito i dati presentati dal Segretario Generale di Media Salles Elisabetta Brunella alla Berlinale:
8 febbraio • primissimatrade
speciale Cattleya
di Marco Spagnoli
interviste
Riccardo Tozzi
Tutti gli uomini (e le donne…) di Cattleya
La filosofia dei film
‘producer driven’
Il 19 gennaio scorso, i dirigenti di Universal Pictures, Focus Features International e della società di produzione cinematografica
italiana Cattleya, hanno annunciato l’acquisizione da parte della
Major americana di una quota minoritaria di Cattleya. Focus Features International ha stipulato un accordo parallelo con Cattleya per sviluppare, coprodurre e distribuire i film realizzati da
quest’ultima.
G
li accordi con Cattleya rappresentano il primo
investimento diretto da parte di un grande Studio hollywoodiano in una società di produzione
cinematografica italiana. Il contratto sarà gestito da
Christian Grass e Clare Wise alla Focus Features International. “Prosperare all’interno di un’economia globale
sempre crescente significa stringere alleanze strategiche con i migliori filmmakers del mondo e con Cattleya
certamente riusciremo a portare avanti questo obiettivo”
dice il co-presidente di Universal David Linde. “L’accordo è perfettamente in linea con la politica della nostra
società, il cui fine è quello di collaborare con filmmakers
e produttori locali per realizzare film che piacciano al
pubblico di tutto il mondo.” Aggiunge Christian Grass,
Co-CEO della Focus Features International:
Le due società hanno concordato che la Universal distribuirà nei cinema e in homevideo sia i titoli interamente
finanziati da Cattleya che quelli che le due società coprodurranno insieme.Focus Features International godrà
inoltre di una prima opzione per gestire le vendite internazionali di tutti i futuri titoli Cattleya.
La distribuzione cinematografica in Italia sarà gestita
da Universal Pictures International (UPI) Italia, guidata
dall’Amministratore Delegato Richard Borg e la sua
squadra, fra cui il Direttore del Marketing Massimo
Proietti e il Direttore delle
Vendite Marco d’Andrea,
con un minimo di otto film
che dovranno essere generati da questo nuovo
rapporto nel corso dei
prossimi quattro anni. La
distribuzione homevideo
sarà curata dalla Universal Pictures International
guidata da David Moscato.
Il primo film distribuito
all’interno di questo nuovo
Da sin. in senso orario: Marco Chimenz, Riccardo Tozzi
Francesca Longardi, Giovanni Stabilini
Riccardo Tozzi
Presidente
accordo è Diverso da chi? , diretto da Umberto Carteni
e interpretato da Luca Argentero, Claudia Gerini e Filippo
Nigro in uscita il 20 marzo. Le società hanno concordato
di coprodurre Meno male che ci sei , diretto da Luis
Prieto, con Claudia Gerini e Chiara Martegiani, attualmente in fase di riprese. “La scelta di Cattleya non è una
scelta di comodo riguardo una società che fa dei film di
successo. Ad attrarci verso di loro è stato soprattutto il
modo con cui fanno il proprio lavoro.” Spiega Richard
Borg, Amministratore Delegato di Universal Pictures
Italia “ Ad interessare Universal è stato soprattutto il
modo in cui la società è strutturata e nel modo in cui
loro affrontano ogni singolo soggetto. Ci piace molto la
struttura Cattleya e ci interessa enormemente il lavoro
che svolge.” Borg puntualizza le qualità della società
di Tozzi, Chimenz, Stabilini e Longardi “Noi consideriamo la Cattleya come l’unica compagnia di produzione
strutturata in maniera tale da avere un approccio ‘industriale’ al mercato, con delle solide basi di marketing e
di comprensione di quello che è il metodo di lancio dei
film. Questo per noi è un elemento fondamentale: negli
ultimi anni abbiamo assistito a troppi film di qualità buttati letteralmente al vento per mancanza di campagne
di marketing, per mancanza di volontà e talora, perfino,
per ignoranza del proprio lavoro. La release di un film,
oggi più che mai, deve essere business oriented. Sul
mercato si vede chiaramente la differenza tra i film che
sono ‘pensati’ e quelli che, invece, vengono abbandonati al loro destino. Noi vogliamo contribuire offrendo la
nostra parte di esperienza.“ L’AD di Universal conclude
“Cattleya ha dimostrato più volte in passato di avere
una grande capacità di scoprire nuovi talenti. Qualora si
pensi che insieme dei giovani possano avere le carte in
regola per determinati progetti, saremo ben lieti di coinvolgerli. Del resto sia Lezioni di Cioccolato che Diverso
da Chi? hanno visto l’esordio di due giovani registi. Anche per il futuro, ma non possiamo al momento fare dei
nomi, abbiamo dei piani per coinvolgere sia dei registi
che degli attori esordienti.”
Parliamo del ruolo di Cattleya nello
sviluppo del successo del cinema
italiano degli ultimi anni…
Cattleya ha fatto da battistrada nella ‘Rivoluzione Culturale’ vissuta dal
cinema italiano nell’ultimo decennio. Al tempo stesso, non possiamo
negare, di avere copiato cose che
già c’erano e di avere, all’inizio,
preso come modello il lavoro di
Aurelio De Laurentiis. E’ stato lui
ad avere per primo un approccio
industriale e sofisticato al cinema.
Lui si è posto come l’imprenditore
cinematografico moderno ed è stato
a lungo il solo a pensare un film,
dall’inizio, per il pubblico. E’ stato
Aurelio a teorizzare e mettere in
pratica la creazione di un progetto,
il suo sviluppo, la sua attuazione
e il suo lancio come un tutt’uno.
Lui stesso ha seguito questa ‘Rivoluzione Culturale’, così come ha
lavorato per questo risultato Domenico Procacci con la sua Fandango
che, invece, ha fatto questo lavoro
di ricerca sugli autori con un modello di produttore interno al processo artistico e produttivo e che,
a differenza di quanto accaduto nei
due decenni precedenti, interagisce
molto con gli autori e non si arrende
a loro. Noi, invece, abbiamo svolto
una funzione di ponte tra il lavoro di
Procacci e quello di De Laurentiis,
impostando il lavoro sia sul rapporto con il pubblico che con il regista.
La cosa che abbiamo aggiunto noi è
la varietà, ovvero l’idea di potere lavorare su tutti i tipi di film da quello
popolare al cinema più sofisticato.
Il nostro contributo è stato quello di
mettere insieme l’idea della creatività a quella del mercato.
E avete anche lavorato sulla ricerca dei nuovi talenti e sul loro
‘consolidamento’…
Non abbiamo faticato tanto a obbligare gli autori consolidati a pensare
anche al pubblico, ma ci siamo affaticati molto, invece, nello stabilire
una volta per tutte il concetto di
film ‘producer driven’ che lavora
prima sul testo, chiamando degli
scrittori eppoi convocando un regista. E’ stato molto duro affermare
questo concetto, perché in Italia
si era persa la cultura della sceneggiatura slegata dall’autore del
film che, invece, c’era negli anni
Sessanta. Mio suocero, Luigi Comencini, mi raccontava di essere
arrivato alle mani con Dino Risi in
un ascensore, perché quest’ultimo,
a suo dire, era reo di avergli soffiato il copione de La stanza del
Vescovo. L’idea di due registi che
arrivano al confronto fisico per una
sceneggiatura già scritta era qualcosa di inimmaginabile negli anni
Settanta dopo la teorizzazione del
cinema d’autore che ha portato, come sappiamo, alla ‘morte tecnica’
del cinema italiano. Il nostro è stato
un grande investimento di tempo e
di fiducia. Devo confessare che tre
anni fa ero diventato molto scettico
sulla possibilità di continuare a ottenere risultati nonostante tutto. In
quel senso, però, Marco Chimenz
e Francesca Longardi sono stati
decisivi nel convincermi ad andare
avanti.
A cosa erano dovute queste difficoltà?
Gli sceneggiatori sembravano ‘impediti’ fisicamente a pensare un
film senza il regista. Per vent’anni
questa cultura era stata rimossa
dal nostro paese e non sapevano
come andare avanti. Stefano Rulli
e Sandro Petraglia, che non a caso
si sono formati in televisione dove
le cose funzionano in maniera diversa, erano gli unici a potere scrivere senza dovere coinvolgere dal
primo momento chi, poi, avrebbe
diretto il film.
Oltre a sceneggiatori come Fabio
Bonifaci avete messo sotto contratto attori come Riccardo Scamarcio e, adesso, Luca Argentero
e il Marco Bocci di Romanzo Criminale…
Questione di cuore
febbraio • primissimatrade 11
speciale Cattleya
Riccardo Scamarcio
Luca Argentero
Marco Bocci
Con molti registi e sceneggiatori ‘consolidati’ noi
non vogliamo legarci in alcun modo, perché c’è
un’affinità di un certo tipo che ci porta a lavorare
insieme. Se non c’è il progetto giusto, magari,
si fanno ‘un giro di valzer’ con qualcun altro,
ma – alla fine – torneranno a lavorare con noi.
Abbiamo, invece, scelto di contrattualizzare i più
giovani, perché siamo convinti che su di loro sia
necessario ‘fare un programma’ allo scopo di fare emergere il loro talento. Un progetto che non
può funzionare se non hai la calma sufficiente
per lavorare seguendo una certa direzione. E’
uno strumento che usiamo e che poi abbandoniamo come nel caso di Riccardo Scamarcio
che, oggi, è diventato un grande divo e che
siamo certi, quando ci sarà il progetto giusto,
avrà voglia di tornare a recitare per noi. Adesso
stiamo lavorando con un tipo diverso di attore
come Luca Argentero. Al di là della sua umanità
che rende sempre un grande piacere il potere
lavorare con lui, Argentero ha la caratteristica
piuttosto unica di essere un attore borghese: ha
un grandissimo potenziale ed è stato paragonato, da una giornalista entusiasta, a Cary Grant.
Paragonarsi ai miti è sempre un po’ pericoloso,
ma la grande capacità di Luca è quella, al di
là dei ruoli drammatici, di spostarsi su cifre di
commedia abbastanza nuove per il cinema italiano. La sua è una dote ‘unica’: interpreti come
lui, da vent’anni almeno, non c’erano in Italia.
Adesso, con noi, c’è Marco Bocci che viene da
Romanzo Criminale. Tra gli scrittori abbiamo
sotto contratto Fabio Bonifaci. Nel campo della
commedia le grandi novità di questi ultimi anni
sono la coppia Brizzi – Martani e Fabio Bonifaci. Loro tre hanno scritto il nostro prossimo film
Oggi Sposi e sono talenti straordinari. Il duo
Brizzi – Martani è una fabbrica straordinaria di
successi. Fra i registi abbiamo scelto Luca Lucini, Luis Prieto, Claudio Cupellini e, adesso,
Umberto Carteni e Stefano Sollima.
I risultati di questo lavoro sono molto interessanti anche sotto il profilo dei numeri?
Assolutamente sì. Negli ultimi anni abbiamo
realizzato una serie di opere prime che hanno
una media di incasso di quattro milioni di Euro. Questo sì che è un risultato unico di cui ci
prendiamo pienamente il merito. Anche questo
è un qualcosa che abbiamo copiato da alcune
produzioni inglesi e francesi che affidavano a
registi all’opera prima dei film importanti. Se ben
seguito dal produttore, anche un esordiente può
raggiungere risultati estremamente importanti.
Il lavoro sulle persone è andato di pari passo
12 febbraio • primissimatrade
interviste
con quello sui generi…
L’innovazione di cui rivendichiamo la paternità
è stata quella di inventare i teen movies per gli
adolescenti italiani. Oltre immaginare che ci fosse un pubblico potenziale ritenevamo di importanza primaria per l’industria italiana che stava
perdendo progressivamente giovani spettatori.
Essendo i film realizzati in Italia così ‘vecchi’,
c’erano almeno due generazioni di ragazzi che
non avevano mai visto pellicole prodotte nel nostro paese. La conseguenza di tale situazione
era che i ragazzi non andavano più a vedere
nessun film italiano. Il nostro pensiero è stato di
natura ‘industriale’: se non conquistavamo oggi
quegli spettatori, quei ragazzi, crescendo, non
avrebbero mai visto una nostra produzione. Il
rischio era quello di perdere per sempre tutto il
pubblico del nostro paese.
Per conquistare questi ragazzi avete lavorato
alla creazione di uno Star System…
Non puoi fare film per nessuno senza Star System. Questa è una delle altre storture del cinema d’autore che, fortunatamente, abbiamo
raddrizzato. La gente va a vedere gli attori e le
attrici.
Torniamo a parlare dei generi: in quale direzione volete procedere, adesso?
Dobbiamo lavorare sul thriller. Ci sono stati dei
tentativi che, purtroppo, non hanno funzionato
e su cui, invece, dobbiamo insistere. Universal e Focus ci hanno suggerito di puntare su
libri di cui loro hanno i diritti e che potrebbero
essere adattati per l’Italia. Il meccanismo del
thriller deve essere perfetto e noi in Italia non
abbiamo una grande dimestichezza con questo
tipo di scrittura. Così facendo, invece, potremo
assicurarci un copione ottimale dal punto di vista tecnico che si potrà, poi, adattare al nostro
cinema. Ci interessa anche il grande film politico
un altro genere che in Italia si è un po’ ‘perso’.
Tutti vogliono affrontare temi politici, poi, però,
danno vita a film un po’ ‘stizziti’ e dalla natura
prevalentemente ideologica. L’ideologia, infatti,
non è politica, bensì un’astrazione e come tale,
al cinema che è concreto e fisico, muore. In questo senso il lavoro che stiamo facendo con Rulli
e Petraglia a partire da Piazza Fontana potrà
dare dei risultati interessanti sul tipo di quello
che Oliver Stone ha fatto in America con JFK, al
suo cuore ci sarà questo gigantesco ‘Rashomon’
che è dato dal rapporto Pinelli - Calabresi. L’Italia è piena di grandissime storie di questo tipo:
penso agli anni Settanta, un periodo di Guerra
Civile nel nostro paese e di guerra vera tra Est e
Ovest combattuta sul nostro territorio sul quale,
in America, avrebbero fatto un’intera cinematografia. Il terrorismo è stato raccontato con due
o tre film. L’unico davvero interessante è stato
quello di Gianni Amelio, Colpire al cuore.
Il cinema politico, spesso, viene anche confuso
con il cinema di denuncia, mentre dal nostro
punto di vista è interessante immaginarlo come
un grande cinema d’avventura.
Gli intrighi dei Servizi Segreti di quattro o cinque
nazioni operanti in Italia sembrano opera di sceneggiatori geniali.
Come Vicepresidente dell’Anica e Presidente
dei Produttori, qual è la sua valutazione della
situazione in cui operate in Italia?
Tutto quello che riguarda il mondo del cinema
va bene o benissimo: il nostro settore, incluso,
tutto sommato, l’esercizio, si è modernizzato e
funziona con grandi possibilità di miglioramento.
Tutto il resto, invece, risulta problematico: l’intervento contro la pirateria procede a rilento; la stabilizzazione dei rapporti con Sky è una questione
gigantesca, perché ci sono interferenze politiche
che impediscono di trovare una soluzione sia sul
piano negoziale che nell’ambito politico. Stesso
discorso sia per quello che riguarda il rapporto
con le televisioni generaliste che le risorse pubbliche, oggi, nettamente minoritarie. Fortunatamente, invece, il pubblico è dalla nostra parte.
Quali sono le emergenze?
Dovremo affrontare e risolvere le singole questioni una per una, prima che diventino pericolose. Purtroppo in un paese dove i meccanismi
decisionali sono ‘slabbrati’ tutto procede molto
a rilento e con difficoltà. La prima emergenza è il
FUS, perché uno programma i propri investimenti
in base ai contributi sugli incassi. Se lo Stato,
semplicemente, non glieli paga e non sa se potrà
pagarli in futuro, è una situazione che manda in
pieno in crisi il credito bancario per le imprese.
Oggi il FUS non è più come negli anni Novanta dove ad essere finanziati erano film che non
sarebbero mai stati visti: il cinema prodotto con
l’ausilio di denaro pubblico va bene ed è molto
apprezzato dal pubblico. Per Fandango, una casa
di produzione di primissima importanza che realizza pellicole fondamentali per il nostro paese,
il fondo di garanzia è estremamente importante. Non possiamo accettare incertezza sul FUS
che è la nostra emergenza primaria. Dobbiamo
occuparci di pirateria per evitare che l’home video muoia senza essere sostituito da altro, e i
rapporti con le televisioni con cui vanno stabiliti
rapporti bilaterali e negoziali con, nell’ordine,
Sky, Rai e Mediaset.
In questo senso non abbiamo necessità di un
intervento rigido da parte dello Stato, bensì in
una sorta di ‘aiuto morale’ che ci consenta,
poi, di girare di gestire in prima persona la
trattativa. Senza, però, interferenze successive
come Porno Tax e Iva al 20% che portano, poi,
le risorse verso una fiscalità generale.
Lei è ottimista?
Sono stato molto ottimista durante negli ultimi
anni e la realtà dei fatti ci ha dato delle grandissime soddisfazioni. Oggi penso che abbiamo
tutti gli elementi per sviluppare un’industria
molto forte, però, credo che ci sarà molto da
faticare a livello associativo per ottenere queste cose che adesso sono essenziali. Le fasi
pionieristiche possono essere portate avanti ‘con le unghie e con i denti’. Un’industria,
invece, ha bisogno che il sistema intorno le
risponda in qualche maniera. Sono convinto
che ce la si possa fare, ma non mi faccio troppe illusioni: sarà molto dura, perché ci viene
chiesto di fare una forte pressione a livello di
sistema e questo è un argomento di cui dobbiamo investire la Confindustria.
L’organigramma Cattleya:
GIOVANNI STABILINI – Amministratore Delegato
RICCARDO TOZZI – Presidente
MARCO CHIMENZ – Vice presidente esecutivo
FRANCESCA LONGARDI – Responsabile settore sviluppo e
produttrice delegata
GINA GARDINI – Produttrice Delegata
MARCO BIANCO – Direttore Amministrativo e Finanziario
MATTEO DE LAURENTIIS – Produttore Esecutivo
FIRMINIO PASQUALI – Supervisore amministrativo
JOSHUA BERMAN – Responsabile co-produzioni e musiche
NATHANAEL POUPIN – Business & legal affairs
SIMONA DE LAURENTIIS – Responsabile post-produzione
KAREN HASSAN – Responsabile Marketing
ELISA BOLTRI – Responsabile product placement
MAURIZIO TINI – Responsabile settore TV
TIZIANA GIANFRIGLIA – Responsabile tesoreria e
amministrazione contratti
KAREN HASSAN
Responsabile Marketing
febbraio • primissimatrade 11
speciale Cattleya
Marco Chimenz
interviste
di Marco Spagnoli
Una Working Title italiana
Marco Chimenz
Vice presidente esecutivo
Romanzo Criminale
Parliamo dell’accordo con Universal?
E’ una trattativa che è andata avanti per lungo tempo e
che, all’ultimo a causa della crisi finanziaria, abbiamo
anche temuto che non si chiudesse. Universal è una
multinazionale che punta ad investire in territori diversi
e in aziende nuove, operando determinati investimenti
anche in tempo di crisi economica, sapendo che quando quest’ultima sarà passata, si ritroverà più forte di
prima. Il loro punto di riferimento per i paesi al di fuori
dell’America è l’inglese Working Title che, nel corso
degli anni, ha prodotto in piena autonomia film come
quelli dei Fratelli Coen e tutta la serie di commedie
romantiche da Notting Hill a Il diario di Bridget Jones,
nonché Elizabeth.
Working Title è una delle società non statunitensi di
maggiore successo al mondo e anche se è di proprietà di Universal, è un’entità che produce film e cura
il marketing in maniera autonoma. Questo modello di
lavoro stabilito con Working Title è quello che lo Studio
cerca di replicare nel resto del mondo attraverso singoli
accordi con registi e produttori, o acquisendo quote di
società locali. La filosofia è quella di scegliere in ogni
nazione dei filmakers cui affidarsi per la produzione
locale di titoli.
Come siete stati scelti?
Nel momento in cui Universal ha deciso di fare un investimento di capitale sono entrate in ballo altre considerazioni: non volevano fare un accordo solo su due o tre
film, ma verificare la solidità della società che stavano
per compare e quale tipo di management quest’ultima
avesse. In Italia ci sono, infatti, società di produzione
estremamente brillanti, ma si reggono su una persona
sola e quest’ultima situazione, non sembra funzionare
per una grande compagnia americana. Altre considerazioni riguardano sia il margine di continuità della produzione, sia il livello di redditività. Il matrimonio con noi
è stato possibile, proprio perché sono state verificate
tutte queste condizioni.
Qual è il vostro passo successivo?
A fronte di una concorrenza crescente, perché c’è un
maggiore numero di produttori interessati all’acquisizione di certi romanzi al punto che si procede a delle
vere e proprie aste, noi cerchiamo di essere sempre
più all’erta rispetto a quello che c’è nel mercato. Vogliamo essere molto attenti nei confronti di ciascun film
cercando di fare in modo che quel titolo abbia la possibilità, di per sé, di diventare un buon prodotto e, addirittura, se possibile, trasformarsi in un vero e proprio
evento. Noi cerchiamo di continuare a fare quello che
abbiamo fatto fino ad ora, tentando, al tempo stesso,
di ‘alzare l’asticella’ sempre più in alto. In questo senso
l’intervento di Universal ci aiuta moltissimo, perché è
una società che in Italia ha un team di altissimo livello:
Richard Borg è un uomo molto appassionato, competente, stimato, rispettato e con un grandissimo savoir faire ed un’eleganza rari. Il Direttore Commerciale
Marco D’Andrea è uno dei maggiori professionisti del
nostro paese: è dotato di una grandissima esperienza
e conosce in profondità il mercato italiano. Il Direttore
Marketing Massimo Proietti è quello che si dice ‘un
vero grande talento’. La sua conoscenza del lavoro,
maturata già tra Cecchi Gori, Polygram e Raicinema, va
dal piccolo film italiano al blockbuster hollywoodiano.
La sua passione e la sua intelligenza gli sono riconosciute non soltanto dall’industria, ma anche dal mondo
dei registi. Anche se noi continueremo ad appoggiarci
ad un ufficio stampa esterno, il lavoro di publicity sarà
coordinato dal Capo Ufficio Stampa Cristina Casati
che è una delle più capaci e lungimiranti professioniste in questo settore non solo a livello italiano, ma
internazionale.
Universal ha un line up molto forte: saranno loro a
distribuire, comunque, tutti i vostri film?
Noi pensiamo di continuare a lavorare anche con altri
12 febbraio • primissimatrade
soggetti su tipologie di film diversi. Raicinema e
Medusa restano dei nostri interlocutori.
E’ un po’ che non lavorate con Medusa…
E’ vero, ma quest’anno abbiamo avuto il nostro
ruolo come produttori associati in Iago di Volfango De Biasi in uscita il 27 febbraio e adesso stiamo producendo per loro il remake di Giù al Nord.
Con Medusa abbiamo lavorato molto e realizzato,
in media, un film all’anno e continueremo a farlo
in futuro.
Quali sono le vostre prossime uscite con 01?
Il 6 marzo uscirà in sala Due Partite di Enzo Monteleone tratto dalla piéce di Cristina Comencini, il
17 aprile Una questione di cuore di Francesca
Archibugi con Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti.
Universal distribuisce il 20 marzo Diverso da
chi? di Umberto Carteni…
E stiamo già producendo per loro Meno male che
ci sei di Luis Prieto con Claudia Gerini. Nel 2009
contiamo di produrre circa sei o sette film.
Parliamo di Warner Bros.?
Da parte nostra c’è un grande desiderio di continuare a lavorare con loro, perché ci siamo trovati
sempre molto bene e abbiamo fatto un ottimo
lavoro comune.
Lei pensa che le altre Major seguiranno
l’esempio di Universal?
Io credo che dopo Universal e Warner Bros anche
le altre società vorranno produrre di più in Italia:
è un trend che si andrà sempre più consolidando,
perché il mercato americano si è appiattito, mentre quello internazionale è in crescita e il prodotto
locale ha soppiantato i film medi hollywoodiani.
E’inevitabile che la crescita delle Majors sia legata
all’internazionalizzazione delle produzioni.
Quali sono i vostri programmi sul piano internazionale?
Desideriamo produrre film in italiano di registi che
possono essere riconosciuti come autori a livello
internazionale. Siamo interessati anche a individuare registi più giovani che per le loro caratteristiche tecniche e le loro doti artistiche possano
essere scelti per grosse produzioni americane. Ci
piacerebbe potere portare alcuni cineasti italiani a
fare gli stessi passi di registi come Guillermo Del
Toro, Alfonso Cuaròn, Alejandro Gonzales Inarritu,
Timur Bekmambetov. E’ come avere sull’Italia un
faro acceso: se un regista si mette in mostra questa luce, gli può dare la possibilità di essere visto
anche fuori. Mentre una volta era necessario un
grande successo internazionale
per essere chiamato da Hollywod, oggi, basta una buona
prova di regia nel nostro paese,
affinché un Dvd vada da Roma
a Londra e da Londra a Los Angeles per essere notati. Se uno è
bravo, grazie a questo intervento, ci sono molte più possibilità
adesso.
Voi cercherete, quindi, nuovi
talenti per Universal?
Per l’Italia lo abbiamo sempre
fatto. Adesso, il nostro compito
ulteriore, è quello di segnalare
registi che a nostro avviso potrebbero fare delle cose di un
certo livello negli Stati Uniti.
Anche filmakers con cui non
avete lavorato direttamente?
Sì. Cineasti con cui in Italia vorremmo lavorare, ma anche alcuni con cui non potremo mai fare
un film, perché hanno contratti
con altri produttori. Questi registi potranno, invece, essere presi
in considerazione per il mercato internazionale.
Quali sono i vostri progetti per quello che riguarda la televisione?
Produrremo la seconda stagione di Romanzo
Criminale e intendiamo dare vita a serie e film
per la televisione dove si possa un po’osare. Una
richiesta precisa da parte di Sky è stata proprio
quella di dimostrare un certo coraggio. Quello che
la televisione generalista, purtroppo, non fa per
una serie di ragioni.
Persone dell’industria televisiva hanno detto che
Romanzo Criminale stabilisce una linea tra quello che è stato prodotto prima in Italia e tutto quello
che verrà dopo. Noi siamo convinti che, in futuro,
anche il pubblico delle televisioni generaliste vorrà
vedere qualcosa di più ‘forte’. In tal senso abbiamo già delle serie e dei pilots pronti, ma non è
facile, al momento trovare delle collocazioni sui
palinsesti.
Anche qui siamo convinti che è un processo in
via di concretizzazione, perché Sky ha diversi milioni di abbonati e le serie scritte tanto bene da
dare vita ad una certa fidelizzazione, producono
una domanda da parte del pubblico. Lo stesso è
accaduto in America dove la fiction di stampo tradizionale è stata superata da quella HBO al punto
che anche le produzioni dei grandi networks si
sono adeguate. Siamo molto ottimisti.
febbraio • primissimatrade 15
Interviste
interviste
Marco Martani
di Marco Spagnoli
Cento di questi schermi
L’importanza delle Storie
Marco Martani
scenegiatore e regista
Ex
16 febbraio • primissimatrade
Parliamo del vostro rapporto con Cattleya?
Luca Lucini sta per iniziare a girare un copione che abbiamo scritto qualche tempo fa, intitolato Oggi Sposi.
Insieme a noi ha lavorato su questo script anche Fabio
Bonifaci. Il film è una commedia corale con un concept
molto forte che riguarda cosa significa in questa epoca
l’idea di essere ‘Oggi Sposi’.
Possiamo dire che Brizzi – Martani oggi è diventato
un ‘marchio di fabbrica’?
Noi vorremmo non avere un marchio di fabbrica e potere fare delle cose che risultino perfino ‘spiazzanti’ per
il pubblico. Sia Cemento Armato che Ex sono adanti
nella direzione di una ricerca di qualcosa di diverso. Quest’ultimo titolo, ad esempio, non si basa sulla
bravura e il talento degli attori, bensì sulla scrittura.
Noi cerchiamo di fare in modo che una sceneggiatura
funzioni di per sé a prescindere da chi la dirigerà e da
chi la interpreterà. Se gli attori sono un valore aggiunto
tanto meglio.
Nei vostri lavori si legge sempre il desiderio di contaminazione tra idee, generi e stili…
Questo perché a noi piace lavorare con le cose che
conosciamo e che ci danno degli stimoli. Nel cinema ci
piace l’emozione che possiamo raggiungere tramite il
divertimento o la commozione. Altri film che fanno parte del nostro background, in qualche modo, ci vengono
in aiuto perché ci danno una chiave. Questa ispirazione,
in fase di scrittura, viene trasformata in un qualcosa di
personale e di originale.
La commedia italiana, però, aveva, spesso, perso la
capacità di radicare la comicità in elementi sociali
e narrativi concreti…
E’ un processo che si è andato affermando quando gli
sceneggiatori hanno perso importanza. Fino ad oggi si
è pensato che è più importante l’attore che interpreta
una storia, piuttosto che quest’ultima. In realtà senza
una sceneggiatura forte che racconta una storia rilevante anche l’attore più bravo del mondo non sarà in
grado di portare a casa il risultato. Questo capita anche
perché alcuni produttori non sono in grado di valutare
il potere di una sceneggiatura, ma credono di avere
un’idea precisa del valore di un attore. Tale situazione,
nel corso degli anni, ha fatto perdere la straordinaria
tradizione di scrittura che il cinema italiano aveva negli
anni Sessanta in favore di una commedia superficiale.
Noi, invece, stiamo cercando di rimpossessarci di una
base strutturale per raccontare storie che comunicano
forti emozioni attraverso le sceneggiature. La profondità di una storia si può raggiungere solo attraverso la
scrittura e la discussione dei singoli personaggi. Prima
di scrivere una sola riga di Ex, io, Fausto Brizzi e Massimiliano Bruno abbiamo discusso per sei mesi su
ogni dettagli. Poi ci abbiamo messo altri sei mesi per
scrivere il film. I risultati si possono raggiungere solo
lavorandoci accuratamente.
Le vostre storie trascendono i confini del raccordo
anulare di Roma…
Perché crediamo che le storie più interessanti siano
quelle internazionali che possano parlare a tutti e che
abbiano qualcosa di universale. Ci piace pensare che
chiunque veda i nostri film possa emozionarsi, perché
i sentimenti sono universali.
Quanto è importante lavorare su generi diversi per
il cinema italiano?
Il genere non è tanto importante quanto l’emozione che
può restituire. Noi vogliamo raccontare certe storie e
solo a quel punto decidiamo ‘il vestito’ che intendiamo confezionarle addosso: horror, thriller, commedia
sentimentale…possono tutte raccontare un’emozione
che ci siamo prefissati di esplorare. Il genere fine a
se stesso non ci interessa, perché non ha senso dare
vita a degli inseguimenti di macchine se questi non ti
danno un’emozione.
Avere tanto successo vi fa avvertire un tipo particolare di pressione addosso?
Forse, ma ci dà la libertà che abbiamo sempre sognato: oggi veniamo ascoltati quando abbiamo delle idee
e possiamo discuterle avendo i tempo necessario per
fare sì che tali idee diventino delle sceneggiature che
funzionano.
Dopo il CinePlus di Comacchio, Erik Protti, giovane membro della grande ed illustre famiglia che da più di cento anni opera con energia e successo nel mondo
del cinema, ha aperto lo scorso dicembre, assieme alla socia Simona Salustro,
nella città d’arte di Cento - rimasta, dopo la chiusura dell’Odeon e dell’Astra,
praticamente senza cinema - una nuova multisala: CinePark.
C
Erik Protti
inepark nasce da un’ operazione immobiliare:
l’ampliamento di un ipermercato, o meglio la creazione del nuovo parco commerciale “Il Guercino”
a fianco di un ipermercato (Bennet), l’unico ipermercato
in comune di Cento, provincia di Ferrara. Questo parco
commerciale composto da 22 negozi e servizi e circondato da un ampio parcheggio di 1.300 posti auto, accanto alle classiche ed importanti attività commerciali
sviluppa varie attività di intrattenimento. Il piano terra è
tutto o quasi dedicato alle attività commerciali con negozi come Brico, Euronics, Cisalfa Sport, Dondi Salotti,
McDonald e, a breve, una Banca (Cassa di Risparmio di
Ferrara). Andando al piano di sopra troviamo tutto quello che riguarda l’intrattemnimento e la ristorazione. In
primis la nostra multisala di sei schermi per 1200 posti,
una sala giochi con Bowling ad otto piste, Casinò, due tipi
di ristorazione veloce, un ristorante Pizzeria (Fratelli La
Bufala)... Questa in linea di massima la conformazione
della struttura.
necessario inserire la multisala in un contesto dall’offerta
variegata, che vada oltre la sola offerta cinematografica.
Abbiamo aperto il 20 dicembre, i risultati sono un pò
superiori alle aspettative, quindi siamo molto contenti.
L’obbiettivo è di raggiungere 200.000 presenze annue.
Per ora abbiamo programmato quasi esclusivamente
pellicole commerciali, ma in futuro vorremmo aprire
anche al cinema di qualità, organizzando rassegne di
questo tipo.
Come si caratterizza questa nuova multisala, peraltro in una provincia dove non mancano le offerte di
questo tipo?
Prima di tutto per la collocazione all’interno di un’area
molto vitale. Crediamo che, soprattutto in provincia, sia
Come è strutturata?
All’interno del Parco Commerciale si accede al piano superiore con delle scale mobili che portano ad un grande
atrio comune dove si affacciano le varie attività.
Quali sono i vostri concorrenti?
Cento si trova più o meno equidistante fra Ferrara, Modena e Bologna. Circa 30-35 Km da queste grandi città,
dove sono presenti multiplex anche di grandi dimensioni. C’è un’altra realtà, quella di Sant’Agata che si trova
a circa 20 Km, ma ci muoviamo su bacini abbastanza
differenziati. Inoltre quella multisala non appoggia su
un’area commerciale come la nostra. Mentre noi siamo
all’interno di una struttura molto importante.
Simona Salustro
febbraio • primissimatrade 17
29
22
20