File - Cinzia Trenchi
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DA NON PERDERE DI CINZIA TRENCHI 65 RICETTE APPETITOSE PER NON DIMENTICARE I SAPORI DELLA TRADIZIONE P F PORTACOMARO INVITA A TAVOLA APA rancesco 1 SOMMARIO 07- 08 Talenti da non perdere 09-10 13-14 17-18 19-20 2 SOMMARIO 21-22 23-26 27-28 29-30 31-34 Un pò di storia di Portacomaro Habemus Papam Sentieri Una terra da assaporare Ritratti di gusto Sapori del territorio Vini del territorio Vigna del Papa Architettura e arte 35-36 37-38 Che sapore ha il futuro? Antico Ricetto 39-72 ANTIPASTI 73-74 Azienda Agricola Fratelli Durando 75-104 PRIMI 105 -108 Castello del Poggio 109-134 SECONDI 135-138 Cascina Stella 139-164 UNICI 165-166 Cascina Tavijn 167-190 DOLCI 191-194 Carità 195-196 Ringraziamenti 3 quelle che continuano a cucinare seguendo il gusto delle tradizioni e perché no dei riti che hanno contraddistinto tutta una vita come la festa del paese, il Natale, la domenica. Ecco, tra queste pagine i segreti di cucina di famiglia che escono dalle mura di casa per diventare patrimonio comune, messo a disposizione di tutti golosi o curiosi, che potranno condividere un talento da non perdere fatto di gusti unici e di storie, di gioie, fatiche e riti. Amo la tavola e i libri e quando ho parlato di fare un libro, anzi un e-book ad Alma e Claretta (responsabili della Biblioteca di Portacomaro) con entusiasmo hanno sostenuto questa piccola avventura fatta di ricette e curiosità che ci porta ai misteri della cucina dei portacomaresi che con orgoglio e semplicità la raccontano! Ma queste pagine non sono solo questo: sono la voglia di condividere la tavola con Papa Francesco per quando verrà in visita in questo piccolo paese che lo ama e lo aspetta. Tante buone ricette divise tra antipasti, primi, secondi, dolci, piatti unici, carità che si ispirano al territorio, che ne tradiscono il rigore solo per mescolarsi come in un matrimonio con il sapere di altre regioni, il tutto sottolineato dalla qualità eccelsa di una terra generosa: il Monferrato. TALENTI da non perdere Cinzia Trecnhi Q uando immagino dei piatti, ne sento quasi il profumo, la consistenza, il gusto e la mia curiosità mi spinge a quei sapori che stuzzicano la mia gola! Certamente alla mia morte il girone dei golosi ne accoglierà uno da Portacomaro! E’ da questo piccolo centro che tanto ha da trasmettere, che questo e-book inizia e finisce, per raccontare dei sapori di famiglia, di quelle famiglie che si sono create grazie ai bacialé (sorta di intermediari matrimoniali!), quelle che hanno rispettato il detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”, 4 5 Un po’ di storia di PORTACOMARO E’ una storia fatta con pochi documenti storici, ma basata su analogie e concomitanze con altri avvenimenti riportati dalle “Cronache” e dai “Codici” astigiani. Già dal nome antico del paese “ Cortecomario” o “ Curtis Cumaria” si può arguire quale sia stata la modalità della sua nascita. Le prime “Curtis” si formano nel 200 d.C. in alternativa alle “Urbs” cioè alle città. Si tratta di agglomerati di case, sistemate in punti facili da difendere e al centro di un territorio omogeneo e abitato da gens dello stesso ceppo. Nella nostra zona ricordiamo oltre a Cortecomaro anche Cortazzone, Cortandone, Cortanze. Con le invasioni barbariche , in particolare dei Longobardi, vengono da parte di Alboino sempre più poteri alle Corti che, oltre ai criteri di difendibilità, dovevano dimostrare una costante fedeltà al re e capacità di eseguire autonomamente le sue volontà. Carlo Magno (800) fa suo il sistema amministrativo e crea ovunque nuove Corti. A capo di queste corti c’è un anziano, un “Senior” che poco alla volta diventa Signore di quelle terre. I luoghi tendono sempre ad un maggior livello di autodifesa e quindi , oltre ad un luogo sopraelevato rispetto ai dintorni , si associa un palificazione o un bosco molto fitto che non sia penetrabile. E’ certamente il caso di Portacomaro che dall’anno 1000 in avanti sostituì la difesa delle piante con i torrioni e le mura. Ancora a metà dell’ottocento, la cerchia muraria del Ricetto non era stata completata ed il comune aveva provveduto a lottizzare la parte che va dal cortile delle scuole alla scalinata che costeggia la chiesa parrocchiale. Sorsero così le case di Goia e Lumello mentre restò invenduto l’ultimo lotto in prossimità della scalinata sul quale ancora oggi c’è il bosco di “Gaggie”. Il termine “Cumaria” ha origine ancora più incerta. Il dott. Tullio Rovatti , ex veterinario con- dotto del paese, nel suo libretto “PORTACOMARO” del 1938 dice: “Comaria appunto è il nome di una famiglia romana, ricordata nel -Lexicon onomasticon-, il dizionario più apprezzato in fatto di lingue antiche dove è detto espressamente Comaria, gens romana”. 6 7 Un po’ di storia di PORTACOMARO Nel decimo- undicesimo secolo le Curtis si fortificano con la costruzione di torri e castelli. Anche Portacomaro ebbe torri e castelli ; è addirittura rappresentato con due castelli e tre torri. Non ci sono notizie sulla loro costruzione, ma si sa che nel 1174 Asti e il Monferrato si accordarono per non ricostruire più castelli a Portacomaro dopo la distruzione fatta dal Barbarossa. Dall’anno 1000 al 1414 si assistette ad un continuo cambio di proprietà fra i due contendenti, mentre Portacomaro mandava suppliche perché era costretta a mantenere truppe d’occupazione. Nel 1389 Portacomaro con altri 105 Comuni andò in dote a Valentina Visconti, ma la storia non cambiò fino al 1414 quando il governatore di Asti Ludovico di Montegaudio riconquistò il castello occupato da mercenari, lo distrusse e proclamò che il territorio diventasse una zona di transito fra Asti e Monferrato. Da quel periodo Cortecomario divenne Portacomario quasi fosse una porta per passare da una comunità all’altra. Del periodo precedente a questa data ci sono documenti di vendite di terreni in Curtecumaria nel 924, poi nel 1054 Giovanni del fu Ingelberto vende a Berno del fu Martino “Pecia una de vinea cum area coerit et de una partes Secundi presbiter, de alia parte vites de eredes quondam Johannis”. Si hanno testimonianze nel Catasto di Portacumaria del 1500 e nella Galleria delle Carte Geografiche dove sulla carta del Piemonte compare la scritta “P.Cumè”. In seguito Portacomaro condivise i destini di Asti, prendendone la parlata e avendo con la città uno stretto legame politico e commerciale. Fino alla 8 fine del 1700 Portacomaro conservò il suo ruolo di porta fra Asti e Monferrato; se ne trova testimonianza nelle cronache della Confraternita di Carità dove, fra i vari compiti assegnati ad essa, c’è quello di assistere gli ammalati e i viandanti che dall’ospedale di Asti si recavano nei paesi del Monferrato; non c’era ancora la strada di fondovalle e si viaggiava lungo la collina. Nel 1618 Nicolò Coardi, generale di finanze di Carlo Emanuele I° venne nominato Conte di Quarto e di Portacomaro. Non ci sono particolari tracce di questa Signoria se non in qualche verbale di lite per la proprietà di un terreno. Altro fatto importante per la comunità, nel 1837 il borgo di Migliandolo, che era privo di una scuola ed aveva una scarsa viabilità, si unì a quello di Portacomaro. Nacque cosi la scuola di Migliandolo e ebbe inizio una lungo periodo di grandi lavori che rivoluzionò l’urbanistica dei luoghi e la creazione di nuove strade. Si iniziò con la strada per Migliandolo spostando la sua sede in zone più alte e meno raggiungibili dalle acque, poi si costruì il nuovo pezzo di strada che dalla cascina Dell’Angelo raggiungeva lo “Stradone di fondovalle” nato in epoca napoleonica. Il grande artefice della rivoluzione urbanistica portacomarese fu Rosso Michele, agrimensore. Oreste Scassa nel suo libro “Un po’ di Portacomaro” ci traccia una immagine della sua opera e della sua personalità. Ma questo libro non sarebbe tanto chiaro se dalla Storia di Portacomaro non si passasse alla storia dei “Bacialè” IL “BACIALÈ. È un nome che almeno in Piemonte non da adito ad equivoci, ormai ci sono state diverse pubblicazio- ni che hanno chiarito il significato ed hanno individuato nel termine “Bacialè” la figura di un individuo che combina matrimoni. In realtà a Portacomaro non era un termine usato; normalmente si diceva “Sansäl da matrimoni” oppure “ Rablon” (colui che trascina al matrimonio) o “Třamau “ (per indicare una persona che crea una tresca amorosa!!!!). Ricordo alcune di queste figure perché venivano additate dai più grandi come se fossero terribili peccatori. Specialmente nei giorni di sabato e di domenica giravano in Paese col calesse, poi con la bicicletta guardando tutti, ma dando la sensazione di non vedere nessuno. Avevo chiesto qualche dettaglio più preciso sulla loro attività, che pensavo consistesse essenzialmente nel combinare matrimoni fra giovani, ma mi fu raccontato che per la maggior parte accoppiavano uomini e donne di una certa età, vedovi che avevano figli piccoli a cui accudire, donne che per qualche motivo non si erano accasate attorno ai vent’anni oppure erano senza mezzi propri di sostentamento. Qualche “tontolone” che i genitori cercavano di accasare con una donna posata che fosse in grado, alla loro morte, di gestire i beni di famiglia. Inoltre i “třamau” svolgevano una vera e propria investigazione, specialmente se i contraenti erano di comuni diversi, per sapere se erano reali i beni di cui si vantavano gli sposi, oppure se le famiglie avevano malattie ereditarie o se esisteva qualche dubbio sulla loro moralità. Si diceva che il loro onorario fosse un vestito (Na vestimanta), in realtà si pattuiva una ricompensa prima di passare alle presentazioni. Quando si arrivò agli anni cinquanta, il boom economico e industriale attrasse tanti verso la città, si voleva una casa moderna, un bagno in casa, magari anche un’auto. La campagna non dava sempre redditi adeguati e le famiglie abituate a risparmiare avevano difficoltà ad accogliere queste innovazioni. Le ragazze pur figlie di contadini non ne volevano più sapere di certi “timidoni” che non sapevano ballare o che avevano due manone dure per i calli da lavoro, ma che non sapevano mai dove metterle quando si avvicinavano e si sentivano impacciati. Cosi, qualche parroco o qualche immigrato dal Sud raccontò che c’era la possibilità di trovare una moglie in qualche paese mai sentito nominare. Vennero in tante le donne del Sud, specialmente dalla Calabria, dalle montagne del Salernitano e dalla Basilicata. Non erano vestite come da noi ma si adeguarono facilmente sia nella lingua sia nei costumi. Avevano altri modi di cucinare. Usavano la pasta di grano duro che da noi pochi avevano assaggiato. Poca carne di vitello, ma tanta pecora che non era uguale a quella del loro paese. I loro dolci erano ricchi di mieli e di ricotta, mentre i mariti non mangiavano dolci ed erano abituati a mangiare lo “zabalione” fatto col bianco secco o con il moscato. Da questo rimescolamento di usi e costumi sono nate famiglie sane ed interessanti e le abitudini culinarie hanno avuto un importante trasformazione, come potrete scoprire leggendoci. Guido Ravizza 9 HABEMUS PAPAM Portacomaro. Portacomaro? L’interrogativo era d’obbligo fino all’altro ieri perché di questo paese del Monferrato pochi conoscevano l’esistenza finché in un giorno di marzo 2013 da un camino posto sulla Cappella Sistina a Roma, in Vaticano, usci una fumata bianca. “Abemus papam”, il cardinale Jorge Mario Bergoglio che prese il nome di papa Francesco, la cui famiglia d’origine era di Portacomaro, fino a quel momento anonimo paese del Monferrato. Fino a quel giorno appunto Portacomaro era un paese tranquillo dove tutti si conoscono, un paese agricolo dedito alla coltivazione della vite da cui si ricava il Grignolino, il vino preferito dalla regina Margherita di Savoia, ed all’ allevamento dei bovini, i famosi vitelli della coscia di razza piemontese apprezzati dai buongustai. Adesso il ritmo tranquillo della vita del paese, scandito dai rintocchi del campanile che annunciano le ore e le mezze ore, è cambiato: un lungo striscione sulla facciata del Municipio sottolinea con orgoglio “Francesco, uno di noi”. Nei giorni successivi all’elezione sono arrivati decine di giornalisti e troupes televisive da mezzo mondo: La casa avita dei Bergoglio dove ancora abitano dei parenti del papa (cugini) è meta di visite di curiosi, in paese tutti sono pronti a vantare la propria amicizia con questa famiglia: con pudore piemontese quasi nessuno rivendica una conoscenza diretta ma tutti dicono con orgoglio di avere avuto un padre o un nonno che “era loro amico”. Papa Francesco ha promesso che verrà in visita. C’era venuto una volta dieci anni fa, quand’era cardinale a Buenos Aires per conoscere il luogo d’origi- 10 11 HABEMUS PAPAM ne della sua famiglia. Era salito a Bricco Marmorito, la frazione dove si trova la cascina Bergoglio ed aveva conosciuto i suoi lontani parenti. Una visita discreta, quasi clandestina, di cui pochi avevano avuto notizia. Tra queste colline si vive una vita serena, le giornate trascorrono tranquille, tutti si conoscono, tutti sono amici, tutti sono pronti ad aiutarsi a vicenda. In una cascina di questo paese di fiaba vive una mia cara amica autrice di questo libro. Donne eclettica ha girato mezzo mondo ma ha trovato il suo rifugio, la quiete, l’aria di casa proprio fra queste colline. In un mondo sempre più proiettato verso le conquiste tecnologiche che se da un lato facilitano la vita, dall’altro ci rendono sempre più dipendenti dalle “macchine” e non ci rendiamo conto che ormai siamo come degli automi, lasciamo fare tutto alle macchine, la nostra presenza è inutile: col cellulare possiamo accendere il gas o il forno mentre siamo in un’altra città; col gps ci facciamo guidare per raggiungere la meta prefissa; col computer risolviamo i problemi non con l’impegno della nostra mente 12 ma ponendo una domanda e leggendo la soluzione. Qui, in questo piccolo paese del Monferrato, invece si vive ancora come essere umani: si misura il tempo della giornata con i rintocchi del campanile, si passeggia per sentieri immersi nel verde, si incontrano persone che anche se non ti conoscono ti sorridono e si fermano volentieri a chiacchierare. Dove si vive - come si usa dire adesso - “a misura d’uomo” e ci si meraviglia come di fronte ad una nuova scoperta mentre questo era il modo di vivere dei nostri padri, dei nostri nonni. Della gente. Quando Cinzia mi propose di scrivere di Portacomaro rimasi incerto: la mia professione mi ha portato in giro per il mondo, mi sono trovato in mezzo a guerre, epidemie, tragedie. Ma anche ad episodi meno cruenti: matrimoni regali, interviste a personaggi famosi. Che cosa potevo scrivere di Portacomaro, paese a me sconosciuto fra le colline del Monferrato? Mi è bastato soggiornarci una settimana per scoprire la bellezza della vita sempli- ce, a contatto con la natura, fra gente normale che non ti valuta per censo, ricchezza, titoli accademici, ma per quello che sei: una persona. Ed ho scoperto personaggi meravigliosi, ricchi di una umanità di cui ahimè si stanno perdendo le tracce. Sono tanti, ne ricordo uno per tutti: Gaetano: macellaio, alleva vitelli e cavalli. La sua porta è sempre aperta, un bicchiere di vino, una fetta di salame, sono sempre pronti per il visitatore. Una persona vera, semplice, sincera. Un uomo che si commuove vedendo il sole tramontare dietro le colline, che ha saputo affrontare dolorose prove della vita senza mai perdersi d’animo. Uno dei simboli di Portacomaro, dove l’uomo è ancora artefice di se stesso, non schiavo di pregiudizi, mode, consumismo ad oltranza senza significato. Questo è Portacomaro: non ricordatelo come il paese del Papa, semmai come uno degli ultimi Eden. 13 Una terra DA ASSAPORARE PORTACOMARO (Portacomé) circa 2.000 abitanti, a dieci chilometri da ASTI e facili collegamenti alla rete autostradale, si adagia sulle verdi colline del Monferrato di cui rappresenta l’ideale porta d’ingresso del lato sud; viali alberati accolgono il visitatore e l’accompagnano verso il centro del paese, si sale poi verso il Torrione, dove lo sguardo spazia sulle colline circostanti punteggiate dalle cascine e dai paesi vicini sino alla cerchia delle montagne, dall’Appennino ligure, al gruppo del Rosa con l’inconfondibile profilo del Monviso dinanzi a noi. Paese di tradizioni agricole, deve la sua notorietà antica al Grignolino, “Il Grignolino è il più rosso dei vini bianchi e il più bianco dei vini rossi” pare abbia scritto Veronelli, e ancora “Anarchico testa balorda e individualista“, infatti, è molto esigente, vuole terreni e climi idonei, si adatta con difficoltà a portainnesti diversi. È un paese vivo, dotato di tutti i servizi essenziali, dal micronido alle scuole medie, la casa di riposo, la farmacia, la banca, i negozi essenziali, la biblioteca comunale, lo studio medico e la caserma dei Carabinieri. Ma sono soprattutto le tante associazioni di volontariato, le due PROLOCO, la Banda Musicale, le partite di tamburello a muro sul 14 muraglione del ricetto che ci permettono di coinvolgere abitanti e visitatori in frequenti manifestazioni a favore del territorio. Il RICETTO, ecco un’altra caratteristica che ci contraddistingue, la parte forse più antica del paese che, in posizione dominante è circondata da mura che servivano da difesa e rifugio durante le scorribande degli eserciti nemici. Qui sorge la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, la chiesa dell’Annunziata (la chiesa dei Batì – antica confraternita religiosa), il Municipio, la Casa dell’Artista, l’antico Acquedotto e le scuole comunali oltre ad abitazioni che si affacciano su piazza Roggero e sulle altre vie tutte lastricate con acciottolato e pietra luserna. Merita poi una visita, la chiesa romanica di San Pietro o i sentieri che portano alle varie cappelle campestri. Ultimamente abbiamo però aggiunto un motivo di orgoglio e di appartenenza al paese, quello di avere di fronte a noi la casa dei Bergoglio, la casa che ha dato i natali al nonno del nostro papa Francesco. Gli abitanti di Bricco Marmorito da sempre hanno fatto riferimento a Portacomaro per i battesimi (nel fonte battesimale di San Bartolomeo sono stati battezzati il nonno e tutti i fratelli), per i servizi ed anche l’allacciamento all’acquedotto. Da quel mercoledì sera del 13 marzo 2013, quando un uomo vestito di bianco si è affacciato dal balcone in San Pietro ed ha detto “ hanno scelto un uomo che viene dall’altra parte del mondo”, per noi il mondo è diventato veramente più piccolo. In paese quasi tutte le famiglie si sono scoperte parenti dei Bergoglio, abbiamo conosciuto e stretto gemellaggio con Zenon Pereyra, paese argentino della provincia di Santa Fe, riscoperto il mondo degli emigranti che anche da Portacomaro sono partiti in cerca di fortuna. Credevamo di essere un paese arroccato, abbastanza chiuso e geloso delle proprie tradizioni, in cui non era considerato portacomarese chi non avesse avuto almeno quattro generazioni di avi radicate nel paese e abbiamo invece scoperto con piacere che dietro quell’atteggiamento schivo e riservato tipico di noi piemontesi, esiste un’apertura verso l’ospite; le nuove famiglie di residenti, gli sposalizi tra gente di diversa origine stanno creando nuove tradizioni culinarie e culturali e forse lo stesso prefisso del nome del paese PORTA-COMARO presuppone che questa PORTA sia aperta per tutti voi che vorrete venirci a trovare anche per conoscere meglio tutto questo territorio da riscoprire. Valter Pierini 15 Che sapore ha IL FUTURO? Da bambino ricordo che in televisione si parlava di cibo solamente nel programma “Il pranzo è servito”, condotto dall’ottimo Corrado, mentre l’appuntamento per gli “esperti” era con Wilma De Angelis che in quel periodo pubblicò pure un libro sull’argomento. A distanza di qualche decennio, invece, il tema ha raggiunto un interesse sconfinato da parte di moltissimi. In edicola trovo volumi, riviste, e dvd che trattano di cibo; in televisione a ogni ora e su tutti i canali vanno in onda programmi in cui si cucina o si danno consigli su come farlo meglio o, ancora, sono organizzate competizioni su chi è più bravo ai fornelli. Al giorno d’oggi gli chef sono diventati delle vere star, con tanto di prodotti che riportano il loro nome o marchio per alcuni, firmano autografi, tengono lezioni alle università e agli eventi di settore, sono fotografati dagli ammiratori (rigorosamente con il tablet) e sono ascoltati da un numero crescente di persone come fossero profeti. Da ogni dove poi ascoltiamo sedicenti esperti di cucina che dicono la loro o la scrivono sui propri blog pubblicati su internet (anch’essi ormai numerosissimi). Insomma, oggi tutti parlano di cibo per cui attenzione prima 16 di invitare una ragazza a cena a casa se non siamo davvero sicuri delle nostre abilità con pentole, fornelli e ricette varie… Quando Cinzia mi ha chiesto di aderire a questo progetto culturale ho detto subito sì con grande entusiasmo perché, tra le altre cose, mi dà finalmente l’occasione di esprimere la mia sentita intolleranza verso tutto questo eccesso di parlare di cibo. Certo siamo il Paese in cui si mangia meglio al mondo, però l’alimentazione è una cosa seria riportiamola alle sue origini, ascoltiamo quello che le nostre mamme e le nostre nonne hanno da dirci sull’argomento, senza curarci degli eccessi della televisione. Solo certi messaggi meritano d’essere insegnati ai più giovani. Questo libro si pone proprio questo obiettivo, dare visibilità alle tradizioni culinarie caratteristiche della nostra storia, che spesso sono tramandate solo a voce e che rischierebbero altrimenti di andare perdute. Allo stesso modo, mi auguro che grazie a questo libro le tante eccellenze del nostro territorio possano essere apprezzate da chi ancora non le conosce, magari visitandone anche i luoghi d’origine. Benvenuti! Andrea Innocenti 17 Antico Ricetto S ono Milena e Roberto il cuore dell’Antico Ricetto, un ristorante e locanda in uno dei più bei luoghi di Portacomaro. Un panorama sulla valle che regala grandi emozioni, quando in autunno si riempie di nebbia, o quando il sole permette alla vista di spaziare fino al Monviso. L’ accoglienza è magnifica sia che scegliate la locanda, -e in questo caso vi troverete a riposare in camere eleganti e ricche di tutti i confort-, sia che scegliate di pranzare con i manicaretti di Milena. Piatti che si ispirano alla tradizione monferrina e che la maestria dell’eccellente cuoca, personalizza con quel tocco di mestiere, che trasfor- ma un piatto in un’esperienza indimenticabile. Tante le ricette da provare come: il vitello tonnato, gli agnolotti al tartufo, gli gnocchi o i tajarin ai funghi, arrosti con squisita carne di fassone, la mitica finanziera, sorbetto al ruché. In cucina Milena ha un occhio attento per le stagioni e la qualità degli alimenti con i quali comporre il menù. E in sala Roberto propone i suoi vini, scelti con la cura e l’attenzione necessarie, per individuarli e proporli, affinché accompagnino e completino i piatti. Soprattutto bottiglie del territorio e Piemontesi, poi etichette di ottima qualità che rappresentano le altre regioni. ANTICO RICETTO Via Dante Alighieri 1 tel. 0141 202699 PORTACOMARO (AT) www.locandanticoricetto.com [email protected] 18 19 Antipasti A ndando indietro nella storia della famiglia ho notato diverse valutazioni degli antipasti. Alla fine dell’ottocento e all’inizio del secolo successivo, non c’era una vera cultura dell’antipasto. In alcuni menù ho riscontrato solo delle indicazioni: antipasti. I miei bisnonni non andavano oltre agli affettati: salame crudo e salame cotto, alla moda del paese, utilizzando il maiale allevato e macellato in casa e lavorato dal salumiere ambulante del posto. Si dice ancora che “un buon pasto deve iniziare con due fette di salame”. Poi si sono aggiunte altre cose provenienti dalle osterie di città e dai racconti di quelle donne che erano andate a servizio presso le famiglie più ricche. Si aggiunsero le acciughe con bagnetto verde e con quello rosso molto piccante, le sardine appena levate dalla scatoletta rettangolare, il vitello tonnato e l’insalata russa. Ricordo appena dopo la fine della guerra “ Vigin ‘d Cupot”, che aveva l’osteria nel Torrione del Ricetto di Portacomaro, seduto su di una sedia sulla piazza del paese, si metteva un rametto di prezzemolo tra le labbra e faceva la maionese in un tegame di coccio con un solo uovo ed una ampolla di olio che faceva filare lentamente e un cucchiaio di legno che doveva girare rigorosamente sempre nello stesso senso. Riusciva ad ottenere una crema soffice ma soda. Mia madre ci provava sovente, ma un capolavoro del genere fu sempre inavvicinabile. Con gli anni cinquanta ed il boom economico si ebbe anche il boom degli antipasti. Mentre i secondi si ridussero ad un minimo di uno o due gli antipasti furono canonizzati a sei, tre freddi e tre caldi. Ma ci fu chi esagerò e fece del numero di queste portate il suo vanto. Ho pranzato in ristoranti in cui venivano serviti dodici antipasti e in altri in cui gli antipasti si potevano scegliere arbitrariamente da una sessantina di piatti di portata. In realtà si trattava di pietanze che, qualche decennio prima, e in porzioni più grandi, venivano servite come secondi . Ad esempio, i piatti di carni o frattaglie in gelatina, oppure di carni, uova e verdure in carpione. Gli antipasti caldi erano tutti secondi o contorni di secondi come ad esempio i flan e i tortini. Ora si è ridotto il numero ed è aumentata la quantità delle singole portate, ma due fette di salame nostrano sono sempre gradite. 20 21 Antipasti PER 4 •300 g di carne cruda di fassona •1 limone •olio extra vergine di oliva •sale, pepe macinato •tartufo nero CARNE BATTUTA AL COLTELLO di Milena Tagliate finemente la carne con un coltello affilato su di un tagliere. Trasferite la carne in una ciotola, la tradizione consiglia usare per mescolarla le mani per far assorbire meglio alla polpa il condimento che è composto da: il succo di mezzo limone, l’equivalente di circa 4 cucchiai di olio, sale e pepe a piacere. Quando sentite tra le dita che la carne è morbida e ben massaggiata trasferite nel piatto, date una forma a cupola o utilizzate un ring di metallo e ricoprite di lamelle di tartufo affettato in ultimo. 22 23 Antipasti PER 6 •1 kg. girello di Fassone piemontese •2 coste di sedano, 2 carote, 2 cipolle •sale e pepe PER LA SALSA TONNATA •200 g di tonno sott’olio •4 capperi sotto sale •50 g. di maionese •6 capperi per la decorazione •pezzetti di rosmarino freschi 24 VITELLO TONNATO di Milena Mondate le verdure e mettetele in 2 litri di acqua, portate a bollore, immergete la carne e fate cuocere per 30 minuti, scolate e fate raffreddare coperto. Lasciate riposare in frigo per circa 10 ore prima di affettare. Sgocciolate il tonno, tritatelo finemente insieme a 4 capperi sciacquati e ben strizzati. Unite la maionese, mescolate fino ad avere un composto omogeneo e lasciate in frigo fino all’uso. Al momento di servire, asciugate il girello e affettatelo finemente con un coltello affilato o con l’affettatrice, disponete le fette ottenute su piatti individuali, dividete la salsa nei piatti, decorate con i capperi avanzati e pezzetti di rosmarino freschi.» 25 Antipasti PER 4 •100 g di parmigiano grattato •50 g di ricotta •50 g di panna •4 tuorli •2 uova intere •200 g di pomodori tipo pachino ben maturi •basilico a piacere •burro per ungere gli stampini •sale e pepe FLAN DI FORMAGGIO CON POMODORI E BASILICO di Milena Versate il parmigiano in una ciotola, unite la ricotta, la panna, mescolate, aggiungete i tuorli, le uova senza montarle, salate e pepate a piacere e unite gli ingredienti senza montare però le uova. Imburrate degli stampini monoporzione e riempiteli fino a ¾ dell’altezza con il composto. Cuocete in forno a bagnomaria per 30’- 40’ a 160 °C., poi togliete dal forno e lasciate intiepidire. Mondate il basilico, i pomodori e tagliateli a spicchi. Al momento di servire componete il piatto rovesciando il flan e ricoprendolo con i pomodori e il basilico spezzettato. Il contrasto tra il tiepido e fondente del flan e il fresco aromatico delle verdure è estremamente piacevole. 26 27 LE TAGLIATELLE PER 4 •350 g di tagliatelle fresche •200 g di salsiccia •50 g di carne tritata di vitello •1 cipolla piccola, 1 carota e 2 coste di sedano •1 spicchio di aglio •2 cucchiai di concentrato di pomodoro •0,5 dl di vino rosso •olio extravergine d’oliva •sale e pepe •1 mazzetto di erbe aromatiche: origano, rosmarino, maggiorana 28 Primi ALLA MONFERRINA di Cinzia Mondate le verdure e tritatele finemente, versate 2 cucchiai di olio in una padella antiaderente, rosolate le verdure e dopo qualche minuti unite la carne e la salsiccia spellata sul momento. Salate e pepate, cuocete a fiamma media per 5 minuti mescolando affinché la cottura sia omogenea. Mondate le erbe, aggiungete al sugo il concentrato, bagnate con il vino, unite qualche rametto di erbe, fate cuocere fino a che i liquidi sono evaporati, spegnete e coprite. Bollite le tagliatelle, in abbondante acqua salata, scolate, trasferite nel condimento, mescolate e servite profumando con le erbe aromatiche. 29 Primi PER 4 Per la farcitura: •vedi ricetta gobbi monferrini Per la farcitura: •350 g di farina •4 tuorli e 2 uova •olio • sale •50 g di burro •pepe in grani •tartufo bianco o scorzone I GOBBI AL TARTUFO di Milena Impastate gli ingredienti per la pasta fino ad ottenere un composto ben omogeneo, poi stendetela per avere delle strisce sottili, larghe sei centimetri, e lunghe circa 40 centimetri. Disponete dei mucchietti di farcitura distanziati tra loro di circa 2 cm, poi ricoprite con un altro velo di pasta. Tagliate l’eccesso di pasta e disponete gli agnolotti ottenuti su un telo ben infarinato. Al momento di servire sbollentate i gobbi, scolateli e conditeli con il burro, una grattata di pepe, eventualmente regolate di sale, divideteli tra i commensali e ricopri teli con abbontante lamelle di tartufo affettato al momento. 30 31 LE TAGLIATELLE PER 4 /5 per la pasta: •300 g di farina 00 •6 tuorli e 1 uovo •sale e acqua q.b per il sugo: •200 g di funghi porcini freschi •olio di oliva extravergine •2 spicchi di aglio •2 pomodori pelati •10 steli di prezzemolo fresco Primi AI FUNGHI PORCINI di Milena Impastate la farina su un piano comodo di lavoro insieme alle uova fino ad avere un composto liscio ed elastico. Se necessario unite agli ingredienti un poco di acqua a cucchiai. Poi dividete la pasta a pezzi, stendetela in sfoglie sottili e tagliatele o passatele con la macchina per la pasta per ottenere delle strisce della larghezza desiderata. Mondate i funghi, tagliateli seguendo la vostra fantasia. Tritate l’aglio finemente, fatelo rosolare in padella con 4 cucchiai di olio extra vergine, aggiungere i funghi e il pomodoro. Salate a piacere e lasciate cuocere delicatamente mescolando regolarmente per circa 10 minuti, poi spegnete aggiungete il prezzemolo e lasciate al caldo fino all’uso. Bollite le tagliatelle in abbondante acqua salata, scolatele, trasferitele nel condimento. Mescolate e servite subito. 32 33 Secondi PER 4 •1 kg circa di coniglio tagliato a pezzi •1 rametto di rosmarino, 4 foglie di salvia, 1 rametto di timo •½ l di vino bianco di cui metà Moscato e metà bianco secco •1 cucchiaino di concentrato di pomodoro •2 spicchi di aglio •olio extravergine di oliva •sale e pepe IL CONIGLIO ARROSTITO di Mile na Lavate e asciugate il coniglio. Tritate finemente le erbe aromatiche con l’aglio. Mettete i pezzi di coniglio in una terrina, distribuite gli aromi e bagnatele con il vino bianco. Lasciate riposare per una notte. Al momento di cuocere scolate la carne e filtrate la marinatura. Preriscaldate il forno a 200 gradi. Versate 4 cucchiai di olio in una teglia che possa passare sulla fiamma diretta, disponete i pezzi, fate rosolare a fiamma allegra, poi diluite il concentrato in un bicchiere di marinatura, versate sul coniglio, salate e pepate a piacere, fate evaporare e infornate. Fate cuocere per circa 1 ora, girando i pezzi più volte e bagnando con il vino della marinatura quando necessario. Togliete dal forno e servite caldo. 34 35 Secondi PER 4 •1 cervella di vitello •200 g di animelle LA FINANZIERA di Milena Pulite e lavate le animelle, la cervella, i filoni, le creste e i bargigli. •100 g di filoni Scottatele separatamente in acqua bollente, poi sgocciolateli su teli da cucina. •100 g di creste di gallo e bargigli Lavate i fegatini e asciugateli bene. •100 g di filetto di manzo •100 g di fegatini •1 limone •1 carota bollita •4 cetriolini sott’aceto •50 g di cipolline sott’aceto •50 g di chiodini sott’olio •4 cucchiai di aceto •½ bicchiere di Marsala secco •olio extravergine di oliva q.b. •un mazzetto di foglie di alloro 36 Tagliate tutti gli ingredienti a pezzettoni, tenendoli sempre separati. Tagliate il filetto a pezzi, lavate i fegatini e tagliateli a pezzetti. Tagliate a fette la carota e i cetrioli. Infarinate tutti gli ingredienti (tranne le verdure) e fateli rosolare in 2 cucchiai di olio separatamente, (hanno tutti tempi diversi!). Riuniteli in un’unica padella antiaderente, aggiungete le verdure e i funghetti, salate a piacere, mescolate, tenete qualche minuto sulla fiamma alta e bagnando con il Marsala. Fate addensare e bagnate se necessario con qualche cucchiaio di acqua bollente affinché si crei la tipica cremosità che avvolge i vari ingredienti. Lasciate sul fuoco basso per circa 10 minuti. 37 Q ui siamo in piena anarchia, la contaminazione dell’immigrazione interna ed estera ha decisamente cambiato l’approccio con i dolci. Gli stessi ristoranti che in genere offrivano un sontuoso carrello con torte farcite di crema e cioccolato, zuppe inglesi, frutta al forno e sciroppata con sommo piacere degli occhi e la possibilità di tanti piccoli assaggi, ora snocciolano un menù dal quale scegliere un dolce, una porzione abbondante molto ben decorata, ma che non soddisfa certo i golosi. I menù dell’archivio storico di Portacomaro non scendono mai nei particolari, ma parlano genericamente di dolce e frutta. Nelle case di campagna si provvedeva in occasione di pranzi a confezionare dei biscotti con farina, zucchero, uova e scorza di limone grattugiato. I biscotti, non troppo secchi, erano accompagnati da delizie di produzione famigliare: marmellate, frutta sciroppata, creme, zabaglione o fette di frutta messe ad essiccare durante l’estate. Al posto dei biscotti ci poteva essere un torta ( a fugäsa) magari farcita da uno strato di crema al cioccolato e bagnata con un liquore, generalmente il rhum. Ora dal sud son arrivati dolci con miele e ricotta fresca, oppure cannoli ripieni, altrimenti donne dell’est hanno portato gli strudel di mele e liquore e le spesse torte Schacher, Dobosch o di Kiev. Nella tradizione resta pur sempre la “Carità” testimone di una cucina semplice e con profumi tenui, che conserva la caratteristica dei nostri dolci che non dovono essere troppo dolci. 38 Dolci 39 Dolci PER 8 •300 g di savoiardi morbidi •6 tuorli •120 g di zucchero •300 g di latte •100 g di cioccolato fondente •2 cucchiai di farina •Moscato passito, alchermes ZUPPA INGLESE di Alma Preparate uno zabaione con 3 tuorli e 70 g di zucchero. Quando avrete un composto soffice e chiaro aggiungete il moscato, trasferite in un pentolino, incorporate 1 cucchiaio di farina e portate a bollore a bagnomaria mescolando continuamente affinché non si creino grumi. Sciogliete a bagnomaria il cioccolato, poi fate una crema aggiungendo i tuorli avanzati, il latte, 50 grammi di zucchero e un cucchiaio di farina, mescolate con una frusta e portate a bollore a bagnomaria senza mai smettere di mescolare. Versate in due contenitori separati i liquori. Preparate il dolce distribuendo un primo strato di crema, uno strato di biscotti imbevuti nel moscato o nell’alchermes e così via fino a terminare gli ingredienti. Mettete in frigo a riposare per almeno 3 ore. 40 41 PER 6 •1 l di vino ruchè •150 g di zucchero •2 dl di acqua IL SORBETTO AL RUCHÈ Dolci di Milena Sciogliete lo zucchero con l’acqua in un tegamino e portare a bollore. Sempre mescolando fate cuocere con la fiamma bassa per alcuni minuti e spegnete. Lasciate raffreddare all’aria. Mescolate il vino allo sciroppo, trasferite nella gelatiere e lavorate il composto per circa 30 minuti. Nel caso non disponiate di una gelatiera versate il composto in un contenitore e mettetelo in freezer e ogni 15 – 20 minuti toglietelo, lavoratelo con una frusta per 2 -3 minuti e poi rimettete in freezer. Continuate in questo modo per circa 3 ore e otterrete un ottimo sorbetto. 42 43 R ingraziamenti Ringrazio tutti coloro che hanno consentito la realizzazione dell’ e-book: i cuochi, le cuoche, i sostenitori del gusto, gli appassionati dei sapori che hanno aperto le loro cucine per un viaggio fotografico nel loro sapere: ALMA, DAVIDE, DONATELLA, EMILY, ESTER, FRANCA, FORTUNATA, GAETANO, GUIDO, LAURA, LAURETTA, LUCA, LUIGINA, MARINELLA, MILENA, KAREN, PIERO E PIERO, REBECCA, ROBERTO. Gli sponsor che hanno condiviso il progetto: AGRIMACELLERIA VECCHIO, CASCINA STELLA, CASCINA TAVIJN, CASTELLO DEL POGGIO, FRATELLI DURANDO, LOCANDA ANTICO RICETTO, SUPERMERCATO FERRERO. Inoltre tutti coloro che hanno arricchito le pagine del e-book con ricordi, notizie, storia, aneddoti e speranze per un paese tutto da scoprire: ANDREA INNOCENTI, CLARETTA GRASSI, FRANCESCO FORNARI, GIANNI BURINI, GUIDO RAVIZZA, VALTER PIERINI. Ringrazio in modo particolare ALMA, CLARETTA e ANDREA INNOCENTI, GABRIELLA LAGO, che con la loro appassionata collaborazione hanno sostenuto il progetto affinché da idea diventasse realtà. Infine, ringrazio l’AMMINISTRAZIONE COMUNALE, la BIBLIOTECA CIVICA, GENTE E PAESI, PER IL SOSTEGNO E L’OSPITALITA’. I “ragazzi” che si occupano della VIGNA DEL PAPA, gli alunni delle Scuole Medie di Portacomaro che hanno preparato le Carita’. Ideazione e progetto Cinzia Trenchi Si ringrazia per i testi Andrea Innocenti Francesco Fornari Gianni Burini Guido Ravizza Valter Pierini Progetto grafico Steve Agostino Indovina Fotografie Cinzia Trenchi Foto aere: Franco Bello Tutti i diritti risevati Cinzia Trenchi 44 45