il risveglio della destra

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il risveglio della destra
Anno IV - Numero 181 - Domenica 2 agosto 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Sicilia
Crisi
Roma
Crocetta si salva
grazie a M5S e Ncd
Confindustria:
“Investire subito”
Polizia assediata,
allarme sicurezza
a pag. 3
a pag. 7
a pag. 8
L A S F IDA NON È PER UN SEGGIO IN PARLAMENTO, MA PER FAR VIVERE VALORI CHE DE BBONO RE S TARE INCANCE L L ABIL I
di Roberto Buonasorte
l tema del futuro della Destra italiana diventa sempre più
cruciale con il passare delle settimane.
Da troppo tempo il nostro
mondo arranca, diviso, lacerato. Questa storia va
avanti da quasi un decennio, occorre darci un taglio
e muoversi. Tanti di noi hanno vissuto l’esperienza missina e poi quella di Alleanza
Nazionale, prima da militanti poi nelle istituzioni, a
vari livelli, e guardare il
nostro mondo che galleggia a malapena, nel guado
della divisione ad ogni costo, fa male.
Quando diciamo che dobbiamo guardare avanti lo
pensiamo davvero, ma questo non significa automaticamente che non ci si debba
anche guardare indietro.
Certo, non è più il tempo
dei nostalgismi. Ma la nostra
storia parla per noi, e di
quella bisogna fare tesoro.
Essa ci fa riflettere, è la nostra esperienza che deve
guidarci: un’esperienza che
ci fa capire che un collante
c’è, che ci unisce tutti. E
non è una persona. È
un’Idea. Sono i principi, i
valori che hanno caratterizzato la
nostra vicenda umana e politica.
Quelli li abbiamo condivisi tutti, e
da quelli occorre ripartire.
Il nostro è un mondo strano, che
troppo spesso procede per slogan:
“Muoiono gli uomini, non le Idee”,
ci piace ripetere. È giunto il momento di mettere in pratica queste
parole, non è sufficiente riproporle
a ogni pie’ sospinto sui social network, bisogna attuarle. Le Idee
I
Parlamento - siamo ripartiti
con il tesseramento e c’è
risposta un po’ da tutto il
Paese, a cominciare dalla
Toscana con Massa e Lucca
in testa e poi la Puglia con
la provincia di Bari a primeggiare, bene il Veneto,
buoni i primi dati della
Campania con Caserta e la
provincia di Napoli prime
delle altre. Grande risposta
nella regione già governata
da Storace con Latina che
per ora supera Frosinone e
la città di Roma avanti rispetto alla provincia. Per il
31 di ottobre, termine per
il tesseramento, se continua
così saremo migliaia e migliaia. Giova poi rammentare che c’è anche questo
nostro Giornale d’Italia, un
laboratorio di idee, un luogo
che può essere messo a disposizione di un grande
progetto e che prima della
fine dell’anno porterà tante
belle e grandi novità ... “Non
è un giuoco di mercanti”,
diceva un certo personaggio circa cento anni fa: la
sfida non è quella del seggio in Parlamento per qualcuno, ma quella di un Paese
in cui i valori della Destra
italiana siano ben rappresentati, con decisione, affinché sia fermata la deriva
amorale, secondo la quale sembra
che tutto ciò che è “trasgressivo”
debba avere la meglio sui valori
che noi conservatori consideriamo
alla base del vivere di una società
civile. Guardare avanti, dunque,
ma con i piedi ben piantati sulla
terra ideale che è costituita dalla
nostra identità. Possiamo farcela
e ce la faremo, perché se così non
sarà l’Italia sarà destinata ad affondare inesorabilmente.
IL RISVEGLIO DELLA DESTRA
Partita bene la campagna per il tesseramento ad un movimento
di cui ha bisogno anzitutto la nostra amata Patria
non muoiono, che sia una buona
volta una realtà concreta e non
solo una bella frase.
Fa riflettere quello che ha detto
Marco Martinelli in un’intervista
di qualche giorno fa: “Forza Italia
è un ex partito”, “Fratelli d’Italia,
nonostante abbia il logo di An nel
simbolo, fatica ad arrivare al 3%”,
“rifare An con tutti dentro, compreso Fini”, “Berlusconi non vuole
più i vecchietti” (dunque se vuole
MAFIA CAPITALE: BUZZI ACCUSA, ZINGARETTI SMENTISCE
“svecchiare” il partito dovrebbe
- temiamo - cominciare dal vertice,
senza polemica). Secondo Martinelli il CdA della Fondazione e i
forse trecento iscritti che ad ottobre interverranno non sono un
numero idoneo a rappresentare
il variegato mondo che compose
An all’epoca. E parla della necessità di “un’operazione che non sia
residuale” perché “non si può rifare An senza tutti quelli che una
volta stavano in An”.
Vedremo, noi in quella Fondazione
non ci stiamo nonostante i tanti
inviti a paparteciparvi. Ci interessa
il progetto politico, non il tesoretto.
Il tema è complesso, certamente.
Ci vogliono i giovani, ovvio, ma ci
vuole anche l’esperienza. Soprattutto, però, bisogna dire che non
ci vuole l’arrivismo. Per quanto riguarda la nostra piccola casa che non possiede una pattuglia in
DUE GIOVANI UCCISI, SALE LA TENSIONE CON ISRAELE
NUOTO: RICHIESTA DI NOZZE DI RUFFINI DAL PODIO
PALAZZI
E VELENI
ALTRO SANGUE
IN PALESTINA
LA MEDAGLIA
E L’ANELLO
a pag. 2
a pag. 5
a pag. 12
2
Domenica 2 agosto 2015
ATTuALITA’
L’INCHIESTA SU MAFIA CAPITALE CONTINUA A REGALARE VELENI
Le ombre di Buzzi sulla campagna elettorale
Il re delle coop rivela ai magistrati: Odevaine mi disse che l’acquisto del Palazzo della Provincia
servì a finanziare le regionali di Zingaretti. Il presidente smentisce con forza e si prepara a querelare
di Robert Vignola
inque interrogatori
in carcere, due a
giugno e tre a fine
luglio. E una serie
di rivelazioni che,
se l’obiettivo principale era
quello di difendersi dall’accusa di associazione di stampo mafioso, finisce per gettare
ombre inquietante, lunghe
come un grattacielo, sulle
campagne elettorali degli ultimi anni.
Cosa abbia spinto Salvatore
Buzzi a raccontare ai magistrati
una serie di particolari sulla
corruzione ai politici della Capitale, arricchendo di molto il
campo dei possibili tentacoli
dell’inchiesta, nessuno lo po’
sapere. Certamente però
quanto rivelato venerdì sera
in anticipazione da La7, e successivamente esteso nella
giornata di ieri con ulteriori
elementi, ha investito con violenza la Regione Lazio.
Ebbene, stando alla testata giornalistica diretta da Enrico Mentana, il re delle coop ha riesumato anche una vicenda che,
nella campagna elettorale per
le regionali del 2013, fece molto
discutere. “Il palazzo della provincia all’Eur, comprato da Zingaretti prima della costruzione?
Secondo Odevaine presero soldi il capo di gabinetto Maurizio
Venafro, il segretario generale
Cavicchia e Peppe Cionci per
Zingaretti”. Insomma il grande
manager del mondo di mezzo
è sicuro: Cionci, l’imprenditore
che aveva raccolto soldi per le
campagne elettorali di Zingaretti
e di Ignazio Marino, per Buzzi
sarebbe coinvolto anche “nella
gara per il calore (l’energia
negli ospedali del Lazio ndr),
un appalto da un miliardo e
duecento milioni oggetto di
una spartizione millimetrica”.
Una vicenda che fa entrare nel
C
fango di mafia capitale, per
quanto proprio l’associazione
mafiosa sia uno dei capisaldi
dell’inchiesta che la strategia
difensiva dei legali di Buzzi intende abbattere, la provincia
di Roma e il suo ultimo presidente eletto, cioè l’attuale governatore Nicola Zingaretti.
La giornata di ieri è stata pertanto, a dispetto del distratto
clima politico agostano, davvero
infuocata. Ad incalzare Zingaretti, chiedendogli al limite di
querelare Buzzi (come lui stesso
ha fatto qualche mese fa), è
stato Francesco Storace. Ebbene, le pressioni son o andate
a segno, alla fine, nel pomeriggio. Con una nota dello stesso
presidente della Regione Lazio.
“Da indiscrezioni di stampa
contenute nel servizio di un tg
emerge che il signor Salvatore
Buzzi, in carcere dal 2 dicembre,
avrebbe rilasciato dichiarazioni
sui suoi atti corruttori diretti
verso molte personalità politiche, nessuna della Regione Lazio. Sempre dallo stesso servizio
e da alcuni articoli di stampa
risulta che il signor Buzzi avrebbe dichiarato che il signor Luca
Odevaine gli avrebbe riferito
su atti corruttivi dietro l’acquisto
del palazzo della Provincia di
Roma e di notizie su accordi
spartitori relativi alla gara multiservizi per gli ospedali del
Lazio, tema questo già emerso
nelle intercettazioni dell’inchiesta. Reputo queste affermazioni,
se fatte, totalmente prive di ogni
fondamento, a cominciare dalla
notizia che “Zingaretti ha acquistato il palazzo prima che
venisse costruito”. Affermazione, quest’ultima, palesemente
falsa. Come tutti sanno l’amministrazione da me guidata, che
ha avuto inizio nel 2008, ha
portato a conclusione un iter
amministrativo iniziato nel 2005,
quindi molti anni prima, condividendo la scelta di riunificare
dentro un unico stabile le molte
sedi distaccate della Provincia
di Roma. Una scelta di risparmio
per molti milioni di euro, sulla
quale nel dicembre 2013 anche
la Corte dei Conti decise di
archiviare un’indagine sul
tema”. E ancora: “Veniamo alla
gara multiservizi, che è ancora
in corso: credo sia necessario
precisare che si tratta di una
gara molto importante per gli
ospedali del Lazio che si pone
come obiettivo quello di far risparmiare alla Regione centinaia di milioni di euro. La gara,
voglio ribadirlo di nuovo, è ancora in corso”. Zingaretti conclude: “Non esiste e non può
esistere nessuno, come pure
sembrerebbe essere stato dichiarato, che “chiede soldi per
Zingaretti”. Per questo mi riservo di querelare, a tutela della
mia dignità e onorabilità personale, chiunque affermi o abbia affermato il contrario. L’unica
riflessione che già da ora mi
sento di fare è l’affacciarsi con-
creto del rischio di impraticabilità di campo per chi sta provando con dedizione e onestà
a cambiare le cose in questa
Regione”.
Ovviamente nelle carte che
stanno pian piano venendo alla
luce c’è dell’altro, dai soldi ai
consiglieri comunali e regionali
al marchio di “famelici” affibbiato a esponenti assai in vista
del Pd e delle partecipate del
Comune, tra cui l’ex capogruppo Coratti e l’ex ad Panzironi,
ai conti pagati all’ex presidente
del municipio di Ostia Tassone.
Particolari che, c’è da crederlo,
finiranno per essere approfonditi. Ieri sera, poi, altre rivelazioni,
con Buzzi che durante gli interrogatori parla di gare d’appalto regionali (l’appaltone e il
Cup) sulle quali ci sarebbe
stato un accordo a monte tra la
maggioranza e le opposizioni.
“Adesso sono io a voler sapere
chi tramava realmente sugli appalti nel Lazio”, twitta subito
Francesco Storace.
L’APPELLO DELLE OPPOSIZIONI
“Il governatore
riferisca in aula”
ingaretti smentisce e paventa urele. L’opposizione
di centro-destra, però ora lo chiama anche a riferire
in aula sulle ultime rivelazioni riguardo l’inchiesta
mafia capitale. “In merito alle pesanti dichiarazioni rilasciate da Salvatore Buzzi negli ultimi interrogatori, sarà
sicuramente la magistratura a fare chiarezza”, premettono
in una nota i capigruppo del Consiglio della Regione
Lazio di Forza Italia, Antonello Aurigemma, La Destra
Francesco Storace, Nuovo Centrodestra Daniele Sabatini,
Gruppo Misto Pietro Sbardella, Fratelli d’Italia Giancarlo
Righini, Lista Storace Olimpia Tarzia.
“Da queste dichiarazioni, sarebbero stati citati collaboratori
di spicco del presidente Zingaretti, come l’ex capo di
gabinetto Venafro o l’ex segretario generale Calicchia.
Nel pieno rispetto del garantismo, riteniamo però che
nella capigruppo di lunedì 3 agosto si debba parlare in
primis di questa situazione, e proprio in quella sede
chiederemo che il Presidente Zingaretti venga in aula a
spiegarci alcuni aspetti di questa vicenda. Crediamo che
sia un punto imprescindibile, soprattutto per rispetto del
Consiglio e dei cittadini”.
Z
LA VICENDA DELL’ACQUISTO DELL’IMMOBILE DELL’EUR RIPERCORSA DA FRANCESCO STORACE
“Fu uno spreco e lo denunciai da subito”
è
un’ombra che si staglia ormai inquietante nel cielo di
Roma il grattacielo dell’Eur,comprato dalla Provincia di
Roma a suon di milioni di euro
per farne la sede (nuova) di un
ente che sapeva di dover scomparire nel giro di pochi anni. Che
fosse uno spreco Francesco Storace, attuale vicepresidente del
consiglio regionale, lo diceva fin
dalla campagna elettorale per le
regionali di due anni fa accusando
il suo principale competitore, Nicola Zingaretti, che dalla presidenza della Provincia di Roma si
preparava a lanciare l’assalto a
quella della Regione Lazio. Ma certo non poteva pensare che quell’operazione immobiliare sarebbe
finita in un’inchiesta giudiziaria
due anni dopo, con il sospetto che
sia servita proprio a finanziare la
campagna elettorale del suo avversario.
Eppure questo dice Buzzi, nei cinque interrogatori fin qui svolti, riferendosi a notizie che gli ha riportato Luca Odevaine, un’altra
grande pedina della sinistra nell’inchiesta Mafia capitale. E allora
oggi il segretario nazionale de La
Destra non può che porsi, e porre,
qualche domanda.
“Ovviamente, ogni parola di Salvatore Buzzi va pesata e riscontrata.
E questo – premette Storace – lo
farà l’autorità giudiziaria. Ma la
mole di dichiarazioni che emerge
dagli interrogatori del boss delle
cooperative e i fatti citati devono
vedere la netta reazione dei personaggi chiamati in causa, a partire
da Marino e Zingaretti, fino all’intera impressionante serie di esponenti politici a cui sono indirizzate
le accuse, a cominciare dall’appaltone per il servizio multitecnologico nelle Asl da oltre un miliardo
di euro e di cui parliamo da mesi
sul nostro Giornale d’Italia. In regione, in particolare, deve cambiare l’agenda: è ridicolo parlare
ancora di leggine di fronte a tanto
marciume”.
Poi, al nocciolo della situazione:
parlando del Palazzo della Provincia, ma non solo. “A meno di prese
di posizione nette ed eloquenti
smentite - che invochiamo per garantismo - sin dalla conferenza dei
capigruppo di lunedì e poi in aula,
pretendiamo chiarezza. Quel palazzo della provincia di Roma fu
oggetto di mie ripetute denunce
politiche, incluso un video che sta
ancora oggi su YouTube durante
le regionali del 2013. È un mio diritto sapere se questa vicenda mo-
dificò l’esito di quelle elezioni: e
spero davvero di non essere stato
battuto a causa di trame economiche come quelle che si apprendono dall’inchiesta Mafia capitale.
Fino a prova del contrario, reputo
Zingaretti un avversario onesto circondato malissimo. Ma non vorrei
veder vacillare le mie impressioni.
Anche perché comincia a diventare
inaccettabile il silenzio del governatore pure su altre vicende raccapriccianti, come quella legata
al direttore generale del Sant’Andrea, Egisto Biancone, ai domiciliari per la vicenda legata al turpe
mercato attorno ai funerali di chi
muore in ospedale. Abbiamo chiesto a Zingaretti come scelse quel
manager, chi glielo segnalò. Ma il
presidente della regione non dà
segnali su chi lo sponsorizzò”.
R. V.
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Domenica 2 agosto 2015
ATTuALITA’
VOTANO CONTRO LA RIFORMA DELLE PROVINCE MA ASSICURANO LA PRESENZA A PALAZZO REALE. E IL GOVERNATORE ESULTA
Restano in Aula, i grillini salvano Crocetta
Con meno di 45 deputati su 90 il presidente, senza maggioranza, avrebbe rischiato grosso
di Marco Zappa
ltro che nemici. I principali alleati
di Rosario Crocetta in Sicilia sembrano essere i grillini. La banda
Grillo salva il discusso governatore.
Perfino in una partita che sembrava
persa in partenza, quella sulla “riforma” delle
Province, su cui il presidente della Regione
poteva contare su una trentina di deputati su
novanta. E invece la presenza in Aula dei pentastellati ha rappresentato una vera e propria
manna dal cielo per l’ex sindaco di Gela. Che
ha visto con i suoi occhi l’Inferno salvo poi
tornare in Paradiso. Una non assenza che ha
assicurato in Aula l’approvazione di una legge
da “Domenica in”, più volte criticata dalla
stessa banda grillina. E così oltre a salvare un
governo traballante, con la ghiotta possibilità
di buttare giù dal ring Crocetta, i seguaci di
Grillo hanno anche tutelato una maggioranza
di centrosinistra completamente assente. Appoggiando un provvedimento che Nello Musumeci, già presidente della Commissione
regionale Antimafia, si rifiuta di bollare come
una riforma. “Per carità – il commento dell’ex
Sottosegretario al Lavoro che col suo gruppo
non ha partecipato al voto finale – è solo una
leggina pasticciata, contraddittoria. Approvata
da appena un terzo del parlamento dopo due
anni di annunci roboanti, di quattro leggiponte e speranzose attese. Non solo questo
provvedimento non farà risparmiare un centesimo, ma lascerà tutti scontenti”.
A
Secondo il sito Lavocedinewyork.com, al momento del voto a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, erano presenti appena 53
deputati. Di questi, 36 hanno votato in favore
della legge, undici contro, mentre sei si sono
astenuti. Assenti le opposizioni, a votare contro
sono stati proprio i grillini. E allora? Il punto è
proprio questo. Se i pentastellati non avessero
partecipato al voto, i deputati presenti sarebbero
diventati 42 (compresi 6 Ncd) su 90. Il che
avrebbe significato un dato non trascurabile:
l’assenza di una maggioranza che per definirsi
tale deve contare su almeno 46 onorevoli.
Il tutto, proprio mentre a Palermo era arrivato
il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini,
braccio sinistro di Renzi. Che in caso di man-
cata approvazione della riforma avrebbe avuto
un motivo in più per convincere Crocetta ad
andarsene. Tant’è, il passo indietro non arriverà
neanche questa volta.
Protagonisti di un autogol incredibile, ai grillini
non resta altro che recriminare. Per l’ennesima
occasione buona volta a cacciare il governatore,
sprecata in maniera incredibile.
LA CORTE DEI CONTI SI SCAGLIA CONTRO LE AMMINISTRAZIONI LOCALI. IL PESO FISCALE È ORMAI AI LIMITI
Mal Comune: più tasse e meno servizi
La pressione è balzata dai 505,5 euro a testa del 2011 ai 618,4 dello scorso anno
oom. La pressione fiscale nei
comuni è andata incontro negli
ultimi 4 anni a un “incremento
progressivo”. Una situazione agghiacciante, denunciata dalla Corte
dei conti nella relazione sugli andamenti della finanza territoriale.
Rispetto al dato pro capite nazionale
del 2011, “di 505,50 euro, il dato
cresce nel 2014 di oltre 100 punti,
sebbene nel 2013 si rilevi una flessione evidentemente dovuta all’esclusione della ‘prima casa’ dall’Imu”
voluta dal governo Letta, sotto il
diktat dell’allora Pdl di Silvio Berlusconi, che aveva minacciato l’uscita
dall’esecutivo.
La pressione è passata quindi dai
505,50 euro pro capite del 2011 ai
589,4 del 2012, ai 544,6 del 2013
fino ai 618,4 dell’anno scorso, in
B
piena era Renzi.
Più tasse e meno servizi. Conseguenti, quest’ultimi, ai quasi 40 miliardi di tagli agli enti locali dal 2008,
risultato della riduzione dei trasferimenti statali di 22 miliardi e di un
calo dei finanziamenti per la sanità
di 17,5 miliardi.
E alla luce di questa dinamica, “per
conservare l’equilibrio in risposta
alle severe misure correttive del governo” i Comuni hanno inevitabilmente risposto con “aumenti molto
accentuati” dei tributi, soprattutto
per questioni di bilancio e per far
fronte ai tagli per quasi 8 miliardi
tra il 2010 e il 2014.
Le conseguenze sono state orribili.
La magistratura contabile ha fatto
notare come dalla riduzione dei trasferimenti dello Stato “è derivato,
per gli enti locali, un inasprimento
della pressione fiscale” che nel caso
dei Comuni è balzata dai 505,5 euro
a testa del 2011 ai 618,4 euro dello
scorso anno. Ben 112,9 euro in più.
I cittadini più tartassati sono quelli
che vivono nei Comuni con più di
250mila abitanti, arrivando a 881,94
euro pro capite. Seguono quelli residenti nei piccoli centri (da 1 a
1.999 abitanti) con 628,80 euro per
abitante.
Se gli enti locali hanno risposto ai
tagli con una revisione al rialzo delle
aliquote Ici-Imu, gli “aumenti generalizzati hanno visto gli incassi passare dai 9,6 miliardi di euro del Ici
2011 ai 15,3 miliardi del 2014, le
Regioni, invece, hanno puntato sul
taglio degli investimenti e dei servizi
con “una compressione delle funzioni
extra-sanitarie”.
La Corte ha sottolineato come “la
concessione ai Comuni di più ampi
margini di manovra sul piano fiscale,
in conseguenza del permanere di
una disciplina del patto fondata sul
criterio del saldo di competenza
‘mista’, ha favorito l’emergere, specie
in materia di imposizione immobiliare, di una congerie di regimi differenziati per aliquota, sistemi agevolativi e detrazioni fiscali”.
Inoltre, “gli strumenti di coordinamento fra prelievo centrale e locale
non hanno evitato - hanno evidenziato
i giudici - che si producesse un significativo aumento della pressione
fiscale complessiva”.
Insomma, ha concluso la Corte dei
Conti, “l’eterogeneità delle risposte
degli enti territoriali sul piano del
ricorso alla leva fiscale conferma la
necessità (e l’urgenza) di introdurre
un sistema di finanziamento degli
enti autonomi basato su puntuali criteri perequativi, collegati ai fabbisogni standard ed alle relative ca-
pacità fiscali”.
A cogliere la palla al balzo è stato
Giorgio Spaziani Testa, presidente
di Confedilizia, uno dei settori più
colpiti dalla crisi economica, che
fatica a rimettersi in moto anche alla
luce della pesante pressione fiscale.
“L’attuale sistema di finanza locale
è fonte di enormi iniquità - ha spiegato - incentrato sulla tassazione
patrimoniale degli immobili e privo
sia di un diretto rapporto con i servizi
resi sia di limiti alla spesa dei Comuni”. Ricordando che “nell’imposizione tributaria comunale non vi
è, in spregio ad un principio cardine
del federalismo fiscale, una corrispondenza fra contribuenti e soggetti
beneficiari dei servizi resi”. L’auspicio di Confedilizia è che “nella
prossima riforma dell’imposizione
locale” si vari “una tassazione locale
moderna, collegata ai servizi resi
agli utenti degli immobili e tale da
realizzare una effettiva responsabilizzazione degli enti locali sul fronte
della spesa”.
IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA RENDE NOTO IL COSTO DEL SERVIZIO: 250 MILIONI L’ANNO
Intercettazioni: il conto è salato
S
e ne discute in Parlamento: ma pure al
ministero di Giustizia. Che ha quantificato
la spesuccia per le intercettazioni. E ha
scoperto che solo nel 2014 sono costate alle
casse pubbliche ben 250 milioni. Nel 2014 il
ministero della Giustizia italiano ha speso
250 milioni di euro per le intercettazioni.
Entrando più nello specifico, nel 2014 per intercettazioni di conversazioni e comunicazioni
sono stati stanziati 227 milioni 801 mila 120
euro, ma alla fine dell’anno la spesa effettiva
è stata come detto di circa 250 milioni. Leggendo la relazione che lo afferma si apprende
anche che l’andamento di questa particolare
spesa è pressoché invariato da anni: nel 2012
le uscite furono analoghe, mentre un lieve
calo ci fu nel 2013, con una spesa ferma a 237
milioni. Per quanto riguarda l’anno in corso, i
dati disponibili si fermano al primo quadrimestre e segnalano che finora sono stati effettuati pagamenti per 70 milioni. D’altronde
sono stati stanziati 200 milioni, rispetto ad
una spesa che su base previsionale può essere
quantificata in circa 235 milioni di euro. una
stima, spiega la relazione, che fa riferimento
alle uscite sopra descritte e agli ultimi tre
esercizi. Chissà se si risparmierà qualcosa…
Tuttavia, proiettando lo sguardo ancora più
indietro nel tempo rispetto a quanto evidenziato in precedenza, il trend delle uscite segnala un segno meno, passando dai 300/280
milioni, del 2009 e 2010, ai circa 260 milioni
del 2011, fino a scendere a quota 250 milioni.
“Anche per le intercettazioni, come per la
generalità delle spese di giustizia, si deve
tener presente - afferma il documento ministeriale - che non è possibile prevedere, con
precisione, quella che potrà essere la spesa
di un dato anno in quanto detta tipologia di
spesa è fortemente condizionata da imprevedibili esigenze processuali, nonché dai
tempi con cui gli uffici giudiziari procedono
alla liquidazione delle fatture (che avviene
con decreto del magistrato) che risentono,
tra l’altro, della cronica carenza di personale
amministrativo-contabile”. Ma si sta cercando
comunque di correre ai ripari. “In una prospettiva di razionalizzazione dei costi, e in
attesa dell’adozione, a livello normativo, di
un sistema unico nazionale, il monitoraggio
di tale spesa consentirà entro il prossimo
mese di fornire agli uffici giudiziari utili informazioni circa i prezzi minimi e massimi in
concreto praticati sul mercato, per identiche
prestazioni. È altamente prevedibile che la
diffusione di un tariffano per le principali
prestazioni di noleggio degli apparati possa
innestare meccanismi e prassi virtuosi volti
al contenimento ulteriore dei costi delle prestazioni di noleggio”.
4
Domenica 2 agosto 2015
ATTUALITA’
IMPAZZA IL TOTO-NOMINE, LA FIGURA DEL CONDUTTORE DI “PORTA A PORTA” POTREBBE METTERE D’ACCORDO TUTTI
Rai, per il ruolo di dg avanza Vespa
Il favorito resta Anselmi, che può contare su “sponsor” pesanti come De Benedetti e Caltagirone
di Marcello Calvo
I
mpazza il toto-nomi
per il nuovo amministratore delegato della Rai. Trattative bipartisan, snervanti,
per scegliere il successore
di Luigi Gubitosi. Se la presidente di Enel, Maria Patrizia Greco, s’è sfilata dalla
corsa, Enrico Mentana ha
deciso di non parteciparvi.
Il direttore del TgLa7 ha criticato le modifiche adottate
da Palazzo Chigi, parlando
di una riforma 2.0 identica
a quella Gasparri. Criticando, senza mezzi termini, le
mosse di Matteo Renzi, “un
premier come tutti gli altri”.
Perdono quota anche le candidature di Vincenzo Novari
(Tre) e Vittorio Colao (Vodafone). E tra i papabili, a
sorpresa, spuntano Ferruccio De Bortoli (già
direttore del Corriere della Sera) e Bruno Vespa. Porta… a Porta. Da quella del centrosinistra
a quella del centrodestra. La figura del giornalista, scrittore e conduttore televisivo, piace
al Rottamatore e galvanizza perfino Forza
Italia. Un’idea, per il momento. Che con il
passare delle ore continua a rafforzarsi. Una
collaborazione, quella di Vespa con la Rai,
che dura ormai da 53 anni. Iniziata nel 1962 e
non ancora giunta al termine. Dal 1996 la sua
trasmissione “Porta a Porta” è il programma
di politica, attualità e costume più seguito.
Praticamente un cult, con quel gran salotto
buono dove sono state scritte pagine della
storia italiana. Quella dell’ex direttore del Tg1
DOPO INCENDI E DISSERVIZI, È BUFERA
PER LA CANCELLAZIONE DEI VOLI LOW COST
Fiumicino nel caos:
“buone” vacanze…
on c’è ancora pace per lo
scalo di Fiumicino, che fra
incendi, black out e disservizi ha avuto giornate difficilissime, tali da rendere il viaggio
di cittadini e turisti un’odissea.
La serie di scivoloni ha registrato
nelle ultime ore anche i guai di
una compagnia aerea, finita addirittura nel mirino delle autorità
civili per quanto accaduto. L’Enac
ha infatti diffidato la low cost
Vueling per i disagi di venerdì e
ieri all’aeroporto, dove sono rimasti a terra 900 passeggeri. In
gioco c’è addirittura la sospensione delle autorizzazioni a volare
in Italia. “In merito ai disservizi
all'aeroporto di Roma Fiumicino
a causa di alcune improvvise cancellazioni della compagnia Vueling
- si legge in una nota - l'Enac informa di aver diffidato la compagnia spagnola a intervenire immediatamente per la soluzione
delle problematiche in corso garantendo, in primo luogo, a tutti i
passeggeri la dovuta assistenza,
nonché ripristinando prontamente
le condizioni di operatività, pena
la sospensione delle autorizzazioni
a volare in Italia”. L’Enac ha anche
“richiesto alla società Aeroporti
di Roma di intervenire a supporto
logistico operativo della compagnia per cercare di risolvere al
più presto i disservizi, fino alla
completa normalizzazione della
situazione”.
Già giovedì Enac, per i disservizi
Vueling, aveva preso contatti con
l'omologa autorità per l'aviazione
N
civile spagnola, chiedendo all'autorità spagnola di intervenire sulla
compagnia affinché trovasse subito
soluzioni per garantire il servizio
ai passeggeri che avevano acquistato voli con questo vettore. In
quei giorni si era verificata una
mancata riprotezione dei passeggeri lasciati a terra dai voli cancellati.
L'autorità spagnola aveva assicurato all’Enac che sarebbe intervenuta sulla compagnia in modo
che venissero risolti rapidamente
i disservizi che hanno coinvolto
numerosi passeggeri.
Le immagini di passeggeri costretti
a dormire per terra, delle code ai
check in, delle proteste dei viaggiatori esasperati dalle attese hanno
fatto il giro del mondo. Il premier
Renzi si è detto pronto a punire
“eventuali colpevoli” e il fido ministro Graziano Del Rio non ha
fatto mistero di voler addossare
precise responsabilità alla compagnia spagnola: “Noi accerteremo
le responsabilità, che non possono
restare senza conseguenze. La
Vueling, per esempio, ha cancellato
i voli e non ha assistito i passeggeri.
Basta sparare nel mucchio. Ognuno
risponde delle sue colpe”. Lo
stesso Delrio incontrerà i vertici
di Enac e di Adr martedì. A sua
volta l’Enac ha convocato Adr e
Alitalia per il 6 agosto. Il tutto
mentre decine di migliaia di persone
del centro-sud che avevano contato
di spostarsi in aereo per le ferie
agostane cominciano a temere
seriamente una nuova ondata di
R. V.
disservizi.
è una candidatura forte, che potrebbe convincere anche i sempre critici grillini.
Nella maratona all’ambitissima poltrona di dg,
dunque, entra prepotentemente in gara Vespa.
Che dovrà dimostrare di avere maggiore “resistenza” dei suoi avversari. Come Antonio
Campo Dall’Orto, Andrea Castellari (entrambi
in Viacom, il gruppo di Mtv), Marinella Soldi
(Discovery) e Andrea Scrosati
(Sky). A decidere, sarà il presidente del Consiglio. Che, a
quanto pare, è disposto a mediare con tutti tranne con la
minoranza Dem. La scelta finale, però, sarà esclusivamente sua. Con il premier
deciso a mettere le mani pure
su Viale Mazzini. Piace, e molto, il nome di Guido Anselmi.
Che nel 2012 ha rifiutato la
direzione del Tg1 ma che
per Silvio Berlusconi rappresenta un autentico nemico.
Vicinissimo a Mario Monti,
vanta ottimi rapporti con Corrado Passera, Carlo De Benedetti e Francesco Gaetano
Caltagirone. Sponsor pesanti,
che alla fine potrebbero fare
la differenza.
In orbita da tempo nel mondo
Rai, da non scartare l’ipotesi
che porta a Paolo Mieli. Conoscitore di tutti i problemi aziendali, può far
leva su grandi alleanze. Poche possibilità,
infine, per Giovanni Minoli.
La “partita” potrebbe decidersi anche nella
giornata odierna. Dove tra un bagno e un
altro, i telefoni saranno roventi. Con Forza Italia
che potrebbe proporre il nome di Maurizio
Belpietro, su cui c’è già il veto del premier.
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Entrare in casa e uscire dal solito.
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5
Domenica 2 agosto 2015
ESTERI
UNA TERRA SENZA PACE
Medio oriente sull’orlo della guerra
Due adolescenti palestinesi uccisi in poche ore dalle forze armate israeliane durante le proteste
per il rogo che ha cancellato la giovanissima vita di Ali. Scontri a Gerusalemme e nelle colonie
di Robert Vignola
i complica il quadro in Medio Oriente.
Dove le tensioni della scorsa settimana
alla Spianata hanno dato il via ad una
escalation che ha avuto il pessimo risultato di strappare vite giovani, fin
troppo, e a portare di nuovo sull’abisso della
guerra i rapporti tra israeliani e palestinesi.
Nelle ultime ore, la situazione sembra precipitare. Un ragazzo palestinese è stato ucciso
dalle forze israeliane a Ramallah, sull’onda
delle manifestazioni per l’omicidio per piccolo
Ali, il bimbo bruciato vivo dalle molotov di alcuni coloni nella West Bank. I medici palestinesi
hanno comunicato che Laith Fadel al-Khaladi,
di 17 anni, è morto nelle prime ore di ieri
mattina. Fatali i colpi delle forze di polizia
israeliane, sparati durante gli scontri al checkpoint di Atara, nei pressi di Bir Zeit. L’adolescente è stato colpito, secondo le testimonianze
della stessa polizia, perché stava lanciando
una bomba molotov dall’alto di una torretta
di guardia.
È il secondo adolescente ucciso nel giro di
poche ore da Tsahal. Il primo era stato venerdì
mattina Mohammed al-Masri, diciassettenne
di Gaza, freddato dai soldati perché si era avvicinato troppo al confine con Israele durante
una manifestazione di protesta per il violentissimo attacco a base di molotov dei coloni
contro la povera famiglia Dawabsheh nella
West Bank. Secondo il comunicato diffuso
dalla Comando della Difesa israeliano, i soldati
hanno sparato due volte contro alcuni palestinesi che stavano avvicinandosi troppo alla
linea di confine con Israele nella parte nord
S
della Striscia di Gaza. Quindi, la versione ufficiale è che i palestinesi fossero a 30 metri di
distanza: i soldati hanno cercato di fermarli
sparando in aria. Poi, evidentemente, hanno
cominciato a sparare ad altezza d’uomo, perché, dicono le fonti della Difesa israeliana, i
cinque palestinesi hanno attaccato lanciando
sassi. Sono rimasti feriti almeno una dozzina
di palestinesi, oltre alla vittima.
Ovviamente le notizie hanno avuto un effetto
esplosivo sulla giornata di ieri, sabato, tradizionalmente giorno assai difficile per la
sicurezza in Medio Oriente. Altri scontri tra
palestinesi e soldati israeliani sono stati segnalati a Gerusalemme Est. A Shuaafat, nel
campo profughi, un altro giovane palestinese
è stato gravemente ferito ed è in pericolo
di vita, mentre per altri 11 palestinesi le
ferite provocate dalle pallottole di gomma
sembrano più lievi. A Beit Hanina, alcuni
palestinesi hanno attaccato il villaggio di
Pisgat Zev, insediamento ebraico con 50.000
residenti, usando bottiglie molotov. Tutto
ciò, in attesa della sorte dei genitori del
piccolo Ali, sui quali sono state riscontrate
bruciature di terzo grado sul 90% del corpo.
Sono stati ricoverati nell’ospedale militare
israeliano di Tel Aviv. Se le condizioni volgessero al peggio, sarebbe inevitabile una
ulteriore recrudescenza.
IN INGHILTERRA
Cade l’aereo dei Bin Laden
Morte matrigna e sorellastra di Osama
erano la matrigna e la sorella di Bin Laden a bordo
dell’aereo
precipitato
nell’Hampshire, che non ha lasciato
scampo ai quattro passeggeri a
bordo. Il Phenom 300, decolato da
C’
Milano Malpensa, apparteneva alla
Salem Aviation di Gedda, controllata appunto dalla famiglia dell’ex
leader di Al Qaida Osama Bin Laden. Tuttavia ogni pista legata al
terrorismo o comunque ad un at-
tentato è stata esclusa. l’incidente
non viene trattato come un caso
di terrorismo. Il velivolo stava cercando di atterrare all’aeroporto
di Blackbushe, ma è precipitato
alla fine della pista, prendendo
CONTESTATA LA LEADERSHIP AFFIDATA A MANSOUR
I talebani afgani hanno
anche un’opposizione
i fa sentire in una registrazione audio la voce
del nuovo capo dei talebani, il mullah Akhtar Mansour.
Che come primo atto della sua
leadership ha lanciato un appello
all’unità del movimento . “Dovremmo tutti lavorare per preservare l’unità”, ha affermato il
successore del mullah Omar,
di cui è stata annunciata la
morte mercoledì scorso. Dopo
le voci di divergenze tra gli studenti coranici proprio mentre
potrebbe partire un negoziato
di pace con Kabul, Mansour ha
avvertito che “le divisioni tra le
nostre file faranno contenti solo
i nostri nemici e possono cau-
S
sarci ulteriori problemi”. Il nuovo
capo dei talebani ha invitato a
non dare ascolto alle voci che
circolano sulle difficoltà del movimento che da 14 anni conduce
una durissima guerriglia contro
i governi afghani sostenuti dall’Occidente. “Il nostro obiettivo
e il nostro slogan è l’applicazione
della sharia e di un sistema
islamico, la nostra jihad continuerà fino a quando questo non
si realizzerà”. Tuttavia gli analisti
sono concordi nel definirlo un
uomo che non esclude il dialogo:
particolare non di secondo piano, giacché come si è capito
dopo quasi quindici anni di
guerra, realizzare un minimo di
stabilità in quel martoriato Paese
senza fare i conti con la fazione
talebana non è possibile. Tant’è
che nel messaggio di 33 minuti,
Mansour ha fatto un accenno
ai colloqui di pace con il governo
afghano, sospesi dopo che si è
diffusa la notizia della morte
del mullah Omar, senza però
precisare se sia favorevole o
meno. Probabilmente anche perché il nuovo capo si ritrova alle
prese (di qui l’insistenza sull’unità) con una forte opposizione interna da parte dell’ala
oltranzista: alla riunione a Quetta
in cui è stato eletto il 50enne
Mansour, diversi dirigenti erano
usciti prima per protesta: avrebbero spinto per affidare la leadership a Yaqoob, il figlio del
mullah Omar. A loro avviso il
capo è un uomo dell’Isi, cioè
dei servizi segreti pachistani.
R. V.
subito fuoco. Il jet ha distrutto
quindi auto parcheggiate sull’area:
curiosità, si tratta di un deposito
di veicoli destinati alle aste. Sul
luogo si era levata una densa colonna di fumo nero.
Quello avvenuto nell’Hampshire è
addirittura il terzo incidente aereo
mortale che vede coinvolta l’importante famiglia saudita. Nel settembre del 1967, lo stesso destino
era già toccato al padre di Osama,
Mohammed: si trovava a bordo del
suo Beechcraft 18 quando trovò la
morte in un incidente avvenuto a
usran, in Arabia Saudita. Osama
Bin Laden aveva solo 10 anni.
Anche Salem Bin Laden, il fratellastro di Osama, è morto in un incidente aereo: nel 1988 ha perso
il controllo dell’aereo ultraleggero
che stava pilotando ed è andato a
schiantarsi contro dei cavi dell’alta
tensione a San Antonio, Texas.
Dopo il tragico evento, toccò proprio al futuro capo di Al Qaeda
prendersi la responsabilità degli
affari di famiglia.
R. V.
RESO NOTO UN PRIMO BILANCIO NON UFFICIALE DELLE OPERAZIONI ANTI-CURDE
La linea dura turca
ha fatto 260 vittime
I
n una settimana di incursioni dell’aviazione
turca contro le basi dei
ribelli curdi, sono stati uccisi circa 260 guerriglieri
e altre centinaia sono rimasti feriti: questo almeno
il bilancio fornito dall’agenzia governativa turca Anatolia.
Secondo l’agenzia, che non
cita fonti e la cui informazioni sono state verificate
in maniera indipendente,
tra i feriti c’è anche il fratello del leader del partito
filo-curdo Hdp, Selahattin
Demirtas.
Finora il governo turco si è
rifiutato di dare bilanci sulle
vittime e anzi una fonte ufficiosa ha tenuto a rimarcare
che “non è una partita di
calcio”. Ma il numero di
raid quotidiani sulle postazioni Pkk nel nord dell’Iraq
da’ un’idea della dimensione dell’operazione “antiterrorismo” lanciata da
Ankara, un operazione che
suscita qualche inquietudine nelle capitali occidentali.
Venerdì il ministro degli
Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier ha esortato
la Turchia a “non distrug-
gere i ponti” costruiti nel
corso degli ultimi anni con
la minoranza curda. Selahattin Demirtas riconosce
apertamente che il fratello
maggiore Nurettin si è ritirato sui monti Kandil nel
nord dell’Iraq, dove c’è il
quartier generale del Pkk;
e il partito islamico conservatore al potere lo considera un segno ulteriore
della “collusione” tra il Pkk
e il partito filocurdo. “Non
so nemmeno se sia vivo o
morto”, ha detto Selahattin
Demirtas nei giorni scorsi.
R. V.
6
Domenica 2 agosto 2015
STORIA
GRANDE GUERRA/54
La Russia in ritirata,“Viva la Russia!”
Le vicende a cavallo tra la fine di luglio e i primi di agosto del 1915 sul fronte orientale
di Emma Moriconi
ronte orientale,
estate 1915. Le
truppe austro tedesche sormontano in
numero quelle russe, così si decide per una ritirata strategica: è necessario
riorganizzarsi in termini anche
industriali, mancano armi e
munizioni. Il 22 giugno i tedeschi occupano Lvov, capitale
della Galizia, da dove i russi
si sono ritirati. Tra il 23 e il 27
giugno i tedeschi attraversano
il Dniester, ai primi di luglio i
russi contrattaccano e fermano
l’avanzata. Alla metà di luglio
il settore sud dello schieramento russo si ritrova indietro
di 150 km, il 22 luglio gli imperi centrali attraversano la
Vistola. Il 5 agosto la cavalleria
tedesca entra a Varsavia. I
russi corrono il rischio di essere accerchiati dalle truppe
degli Imperi centrali. Alla fine
di agosto i tedeschi conquisteranno Brest-Litovsk e il 19
settembre arriveranno a Vilnius. La perdita dei territori
polacchi determina un crollo:
il morale delle truppe è a terra,
il comando russo si trova costretto a fare “terra bruciata”
dei territori abbandonati e ad
adottare l’evacuazione forzata
dei popoli lì residenti, per non
correre il rischio che essi supportassero gli austro-tedeschi.
Con la perdita di Varsavia il
dramma appare gigantesco
sin dai primi giorni di agosto.
Benito Mussolini su Il Popolo
F
d’Italia il 2 agosto 1915 titola
“Viva la Russia” e scrive: “La
sorte di Varsavia è, dunque,
decisa. Gli austro-tedeschi
sono già alle porte della grande città polacca, mentre i russi
si ritirano ancora per raggiungere le linee dove potranno
resistere e contrattaccare. Così,
dopo Leopoli, è Varsavia che
cade nelle mani del Kaiser.
Dopo la Polonia austriaca è la
Polonia russa che passa al nemico. La vicenda è dolorosa.
Ma il dolore che ci punge
l’animo non è tale da farci dubitare un solo istante sull’esito
finale della guerra”. Mussolini
continua ad essere ottimista:
“La ritirata dei russi dalla Polonia non è che un episodio,
un grande episodio della guerra; una necessità strategica”.
La sua analisi della vicenda è
lucida: “Dal settembre ‘914 ad
oggi, il solo scacchiere dove
siano avvenute grandi battaglie
campali, è lo scacchiere austro-tedesco-russo. Da tre mesi
a questa parte, i russi hanno
dovuto quotidianamente, senza
un giorno solo di tregua, combattere in condizioni di inferiorità assoluta dinanzi ai tedeschi. La deficienza di munizioni ha costretto i russi a
iniziare quel movimento di ritirata che continua tuttora e
che ha sventato il piano concepito dallo Stato Maggiore
germanico. Non appartiene
quella dei russi al genere delle
‘ritirate’ che si chiamano, per
eufemismo, strategiche, come
avveniva, ad esempio, per
quelle austriache mentre erano
‘fughe’ in piena regola. No. E
lo prova il fatto che i russi, pur
ritirandosi, contrastano palmo
a palmo il terreno all’invasore;
lo prova il fatto che pur ritirandosi i russi hanno inflitto
una sconfitta disastrosa a uno
degli eserciti austriaci coman-
dati da un arciduca; lo prova il
fatto che l’avanzata dei tedeschi procede lentissima e con
perdite enormi. Se si facesse
il bilancio di questi tre mesi
di guerra sullo scacchiere
orientale si troverebbe che eccettuate le occupazioni territoriali - il passivo supera per le armate austro-tedesche
- l’attivo”. Mussolini conosce
bene la Russia, e i russi. Ne
ha conosciuti, in gioventù, di
russi e da essi ha appreso
una certa cultura che ha certamente contribuito a formarne
la personalità. Infatti aggiunge:
“[...] i russi si ritirano lasciando
dietro loro il deserto: non più
messi, non più alberi, non più
strade, non più villaggi, non
più città. Per dare il colpo decisivo di clava all’esercito russo, bisogna inseguirlo ancora
e sempre, per decine e decine
di werste, attraverso una pianura desolata e bruciata. Per
schiacciare la Russia, bisogna
occupare Mosca e Pietrogrado
e, forse, non basterà. E poi?
L’inverno in Russia non è lontano e l’ipotesi di una seconda
campagna invernale atterrisce
i tedeschi, mentre lascia indifferenti le Nazioni della Quadruplice. Così stando le cose,
si comprende l’ottimismo dei
circoli ufficiali russi e del popolo russo”. Cita poi uno stralcio della “semiufficiosa Gazzetta della Borsa”: “La Russia
saluta i suoi alleati - scrive tra
l’altro - Alla Francia, all’Inghilterra, all’Italia, al Belgio, alla
Serbia, al Montenegro e al
Giappone, a tutti, essa invia il
suo saluto per l’eroica lealtà,
per la ferma decisione di sostenere la lotta fino al raggiungimento dello scopo, sin che
la luce dissiperà finalmente le
tenebre”. La conclusione di
Mussolini merita di essere riportata: “Le fiamme cingono
in questo momento la Russia.
Ma il fuoco sarà spento. Nel
sangue dei colpevoli. La Russia,
che ha sostenuto in massima
parte il peso immane, della
guerra, è in piedi, ferma, irremovibile, tetragona sotto i colpi
dell’avverso destino. Viva la
Russia!”.
EROI IN TRINCEA
Antonio Cantore, il generale alpino nato in riva al mare
D’Annunzio scrisse di lui: “Il valor rise come il fiore sboccia. Il suo canto è scolpito nella roccia”
di Cristina Di Giorgi
l valor rise come il fiore sboccia. Ala,
una città presa per amore! E l’eroe
d’Ala avea nome Cantore. E il suo
canto è scolpito nella roccia”. Con questi
versi della “Preghiera per i combattenti”
Gabriele D’Annunzio immortala Antonio
Cantore, il primo alto ufficiale ad essere
decorato, nella Grande Guerra, con la medaglia d’oro al valor militare.
Nato il 4 agosto 1860 a Sampierdarena
(Genova), Antonio vede la luce a due passi
dal mare ma dimostra fin da piccolo di
avere nel cuore le montagne. Sulle quali
arriva a servire, in divisa, nel 1898. In seguito si impegna fortemente nella costituzione dell’8° Reggimento Alpino (ribattezzato “Colonna Cantore”), una nuova unità
alla quale “dedica tutta la sua passione e
la sua anima di Alpino – si legge nel sito
della sezione di Sampierdarena dell’Associazione Nazionale Alpini intitolata all’eroico concittadino - forgiando a sua misura quei ruvidi e forti montanari”. Che
diedero ottima prova di sé, anche grazie
alle sue direttive, nel conflitto italo-turco
(1913). E’ quindi in Libia che inizia a formarsi il mito di questo comandante degli
“
Alpini: uomo dalla personalità particolare
e dal temperamento difficile, chiuso e autoritario, Cantore “ad un primo impatto
induceva al risentimento. Ma presto tutti
si accorgevano che la sua scorza nascondeva una forte desiderio di porre i suoi
soldati nelle migliori condizioni per arrivare
al successo. L’atteggiamento brusco nascondeva l’affetto e la preoccupazione per
i suoi Alpini”. Dai quali si fa apprezzare
guidandoli in prima linea, divenendo celebre fra i suoi uomini e i suoi ufficiali per
l’incitamento che urlava con tipica cadenza
genovese (“Avvanti! Avvanti!”) mentre
procedeva alla testa dei reparti conquistandosi stima e ammirazione.
Promosso generale di brigata nel 1914,
Cantore così scrive dei suoi Alpini: “Io
sono orgoglioso di averli comandati al
fuoco. Con tali truppe il comando è facile.
L’analisi metterà in rilievo lo slancio col
quale si è corsi alla vittoria. Io non avevo
mai avuto il battesimo del fuoco ed ho
tratto molta forza da quella dei miei alpini
e dei miei ufficiali”.
Quando scoppia la Grande Guerra, Cantore
porta i suoi alpini sul Monte Altissimo,
sulla sponda orientale del Lago di Garda,
da cui audacemente li guida alla conquista
di Ala di Trento: “l’intento è quello di
arrivare rapidamente a Trento prendendo
di sorpresa il velo di truppe avversarie ancora in via di assestamento”. E’ il 27
maggio 1915. L’azione, che dopo soli tre
giorni di belligeranza, avrebbe forse potuto
portare all’Italia una vittoria storica, viene
però ostacolata dall’esitazione dei Comandi
superiori, che considerano prioritario lo
sfondamento del Carso.
Circa un mese dopo, Cantore viene assegnato al fronte dolomitico, nella zona di
Cortina d’Ampezzo. Dove individua, nella
Val Travenanzes (al di là delle Tofane), la
via più rapida per raggiungere la Val
Pusteria e quindi l’Austria. E si dedica immediatamente a pianificare un’avanzata in
forze tra i massicci del gruppo delle Tofane.
E’ qui che, durante una ricognizione in
prima linea per studiare il terreno, il 20
luglio 1915 viene colpito in fronte dalla
pallottola di un cecchino. “Cadde tra i suoi
soldati, primo di un folto gruppo di Generali
che lo seguirono nel corso del conflitto. Le
sue spoglie – scrive Bruno Ongaro nel suo
libro dedicato all’eroico ufficiale – riposano
nel Sacrario di Pocol, sopra Cortina, con i
resti di migliaia di soldati caduti su quelle
rocce nei seguenti anni di guerra”.
7
Domenica 2 agosto 2015
ECONOMIA
LA RICETTA DEL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA PER USCIRE DALLA CRISI
“Sostenere con forza gli investimenti”
Il calo è dovuto principalmente all’incertezza sulle politiche economiche
er uscire dalla crisi economica, bisogna sostenere con forza gli investimenti. E’ la ricetta degli industriali
italiani, che emerge dall’ulteriore
analisi prodotta dal Centro studi di
Confindustria.
Dopo che tra il 2007 e il 2014 gli investimenti
fissi lordi si sono contratti in Italia del 30% e
la loro quota sul prodotto è scesa dal 21,6%
al 16,9%, ci sono segnali di recupero, ma
sono in generale ancora modesti, e la rottura
del trend pre-crisi è ormai netta.
Gli ostacoli, però, sono destinati almeno in
parte a persistere: alta incertezza e aspettative
di basso aumento della domanda, difficoltà
di finanziamento bancario, una capacità produttiva largamente inutilizzata, vincoli di bilancio pubblico e, in Italia, redditività ai minimi.
Poiché d’altra parte gli investimenti non sono
soltanto una componente della domanda aggregata, ma costituiscono anche la principale
fonte di incremento della produttività, il ritardo
accumulato nell’adeguamento della dotazione
di beni capitali difficilmente sarà senza conseguenze sul ritmo della crescita futura.
Per l’Italia, in cui la ripartenza dell’economia
è avviata, ma è ancora piuttosto timida, un’interpretazione in linea con quella proposta
dall’Fondo monetario internazionale è suggerita dalla Banca d’Italia, secondo cui il
carattere prolungato della flessione degli
investimenti riflette soprattutto la caduta corrente e attesa - della domanda, cui si
sommano tensioni sui finanziamenti e, ancora,
l’incertezza.
P
Per l’Italia - aggiunge il Csc - una spinta positiva sta venendo dalla diminuzione dell’incertezza relativa alle politiche economiche
(misurata dall’indice dell’Economic Policy
Uncertainty) e dagli incentivi agli acquisti di
beni strumentali per le imprese di dimensione
medio-piccola.
D’altronde, secondo valutazioni della Bei, una
quota molto alta del calo degli investimenti
in Europa (53%) è spiegata dall’incertezza
riguardo alle politiche economiche, cui si
aggiungono i timori di un ulteriore credit
crunch, a seguito dei vari trattati di Basilea,
conseguente all’elevato volume di sofferenze
tuttora in carico al sistema finanziario.
Ma la situazione è tutt’altro che chiara. E
l’Italia corre il rischio di essere risucchiata
da attese di bassa inflazione.
Secondo Nomisma, una società di consulenza fondata da alcuni economisti, il delinearsi di una vera e propria trappola della
liquidità nell’ambito dell’Eurozona - ricorda
il Csc - vedrebbe l’Italia particolarmente
penalizzata da attese di bassa inflazione
(poco sopra lo zero nei prossimi 5 anni),
inferiori a quelle medie dell’area (intorno
all’1%), che potrebbero essere compensate
solo da un livello dei tassi di interesse nominali “di pieno impiego” fortemente negativi. Perciò la leva monetaria è inefficace,
mentre si assiste a un costante assottigliamento dei flussi di cassa delle imprese e a
persistenti effetti di razionamento del credito.
In queste condizioni, la ripresa degli investimenti dipende ancora più strettamente
da quella della domanda.
DOPO LA BOCCIATURA DELLA CORTE COSTITUZIONALE DEL MANCATO ADEGUAMENTO DEGLI ASSEGNI, L’INPS “CORRE” AI RIPARI
Pensioni: ecco il maltolto, ma non per tutti
Uil contro il governo Renzi: “Si sono privati milioni di persone di risorse legittime”
La percentuale di rimborsi sarà tra il 10,82 e il 37,27% del dovuto
a presa in giro è servita. Sono
partiti i risarcimenti, si fa per
dire, per alcuni pensionati, dopo
la bocciatura della Corte Costituzionale
del mancato adeguamento degli assegni scattato nel 2012, deciso dal
governo Monti. Domani, infatti, chi
ha un reddito inferiore a 1.500 euro
percepirà 796,27 euro di arretrati.
Gli altri pensionati? Rimarranno con
un pugno di mosche in mano.
L’una tantum comprende 210,6 euro
di arretrati relativi al 2012, 447,2
euro per il 2013, 89,96 per il 2014
e 48,51 per il 2015. A partire dal
2016, l’assegno mensile percepito
dal pensionato sarà di 1.541,75
euro.
La rivalutazione non è riconosciuta
L
per i trattamenti superiori a sei volte,
vale a dire circa 3.000 euro lordi
mensili. Per il 2014 e per il 2015 la
rivalutazione è pari al 20% dell’aumento ottenuto per ogni fascia di
reddito nel biennio 2012-2013. Per
il 2016, invece, si attesta al 50%
dell’aumento ottenuto per ogni fascia
di reddito nel biennio 2012-2013.
Ma non è finita qui. Le somme arretrate, spiega ancora l’Inps, devono
essere assoggettate ad Irpef con il
regime della tassazione separata,
con esclusione delle somme maturate
successivamente al 31 dicembre
2014, assoggettate, invece, a tassazione ordinaria. I rimborsi per le
pensioni comprese tra le tre e le sei
volte il minimo sono dovuti anche
nel caso in cui il titolare del trattamento sia nel frattempo deceduto.
Gli eredi però dovranno presentare
una domanda, spiega una circolare
dell’Inps.
Secondo i calcoli della Uil, la percentuale di rimborsi che arriverà ai
pensionati sarà tra il 10,82 e il 37,27%
del dovuto, a seconda dell’ammontare
delle pensioni.
“E’ una grandissima ingiustizia - ha
lamentato l’organizzazione sindacale
- contro la quale ci siamo battuti e
continueremo a batterci. Si sono privati milioni di pensionati di risorse
legittime che potevano utilmente sostenere la ripresa dei consumi e aiutare i primi segnali di ripresa dell’economia italiana”.
IL RAPPORTO DELLA CGIA DI MESTRE ANALIZZA I RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 2015
Pmi, qualcosa si muove
e piccole e medie imprese trainano la
ripresa? N’è convinta la Cgia di Mestre,
secondo cui sarebbero poco più di
253.500 le nuove assunzioni non stagionali
previste in questi primi 6 mesi del 2015 nei
settori dei servizi privati e dell’industria.
un aumento, secondo lo studio condotto
dalla Cgia, del 25,6% rispetto allo stesso
periodo del 2014.
Con riferimento al totale delle assunzioni,
poco più di 164.000 persone (pari al 65%
L
circa del totale) avrebbero trovato un impiego
presso il settore dei servizi: in particolare,
40.300 nel commercio, 29.710 in quello dei
servizi alle persone e 26.910 nel turismo e
nella ristorazione.
Nell’industria, invece, le previsioni dicono
che i neo assunti non stagionali sarebbero
poco meno di 89.500 (pari al 35% circa del
totale). La parte del leone l’avrebbe fatta il
settore delle costruzioni: tra ingegneri, geometri, carpentieri, muratori, lattonieri e
gruisti i nuovi occupati sarebbero 1.930.
Nel settore meccanico ed elettronico, invece,
i soggetti che avrebbero cominciato a timbrare il cartellino sarebbero 16.870.
In particolare, la variazione positiva nei
servizi è più contenuta (+ 20%), anche se il
settore informatico e quello delle telecomunicazioni hanno fatto segnare un incoraggiante + 53,7%. Di rilevo, infine, l’incremento registrato nelle piccole imprese. Rispetto al 2014, nella classe dimensionale
tra 1 e 49 dipendenti, i lavoratori non stagionali sono aumentati del 33,8%, a fronte
del +19% delle medie imprese (da 50 a 249
dipendenti) e del +14% delle grandi imprese
( 250 addetti e oltre).
“Tuttavia, il dato piú interessante - sottolinea
Paolo Zabeo della Cgia - emerge dall’analisi
della distribuzione dei neo assunti per le
classi dimensionali delle imprese. Ebbene,
le piccole imprese, quelle con meno di 50 dipendenti, avrebbero contribuito in misura
decisamente superiore a tutte le altre. Poco
più di 149.000 nuovi assunti non stagionali,
infatti, pari al 65% del totale, avrebbero trovato
un posto di lavoro nelle piccole e piccolissime
aziende. A dimostrazione che queste realtà
imprenditoriali costituiscono ancora una volta
l’asse portante su cui ruota l’economia e l’occupazione del nostro Paese”.
8
Domenica 2 agosto 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
LA MANCANZA DI UOMINI E DI MEZZI METTE IN PERICOLO LA SICUREZZA DELLA CAPITALE
Tor Bella Monaca: polizia con le ossa rotte
Circondati e presi a sassate. Giovedì e venerdì da incubo per gli agenti, rei di aver arrestato tre pusher
Non possiamo farci picchiare da chiunque, se passa questo messaggio è finita”. E’ lo sfogo di un poliziotto al Giornale d’Italia
all’indomani dell’ennesima aggressione andata in scena venerdì a Tor
Bella Monaca, un quartiere “ricco”
di criminalità.
Circa duecento persone hanno affrontato gli agenti, accerchiandoli e
lanciando sassi per permettere la
fuga a due pusher che erano stati
appena fermati. Gli aggressori hanno
tentato di sfilare le pistole dalle custodie dei poliziotti. Non solo, un residente è riuscito ad aprire una volante nella mischia, tentando di impossessarsi di una mitraglietta, fortunatamente con il blocco, senza
riuscirci. Poteva essere una strage:
l’arma, infatti, spara 32 colpi in appena 5 secondi.
Il bilancio è di cinque agenti feriti,
rei di svolgere il loro mestiere.
Il blitz è figlio di un servizio apposito
per assicurare alla giustizia chi aveva
cercato di favorire la fuga di uno
spacciatore fermato il giorno precedente, trovato in possesso di ben
80 dosi di cocaina, nascoste in un
marsupio. Anche in quell’occasione,
una cinquantina di persone era scesa
dai palazzi del quartiere per tentare
di liberare il ragazzo.
Lo Stato n’è uscito sconfitto, non c’è
dubbio. Purtroppo, l’hanno spuntata
due pusher e i residenti agguerritissimi. In molti, si vocifera negli am-
“
bienti polizia, auspicavano un cospicuo dispiegamento di uomini in
soccorso agli agenti in preda alla
follia dei residenti. Poco dopo, sono
giunte una decina di volanti spedite
da tutta Roma, lasciando moltissimi
quartieri della città senza nemmeno
un’auto. Se fosse andata in scena
una rapina nella zona Cassia, in quel
momento scoperta, distante una ventina di chilometri da Tor Bella Monaca?
Successivamente la questura di
Roma ha messo in campo perquisi-
zioni e controlli per tentare di dare
un volto alle persone che hanno favorito la fuga degli spacciatori. Due
pluripregiudicati sono già stati arrestati venerdì sera. Proseguono invece le ricerche dei pusher che si
sono allontanati e degli altri che ne
hanno favorito la fuga. L’operazione
è comunque proseguita per tutta la
notte.
Alle 12 e 25 di ieri, secondo quanto
comunicato dalla Questura di Roma,
sono stati fermati quattro pusher,
mentre sono circa 40 kg le sostanze
stupefacenti sequestrate, tra cocaina,
hashish e marijuana.
Un episodio gravissimo che ha messo in evidenza le criticità con cui
sono costrette a fare i conti le forze
di polizia nella Capitale.
“Possiamo andare avanti così? I delinquenti ci deridono - ha confidato
un altro agente al Giornale d’Italia consapevoli che sono liberi il giorno
dopo”. E sbotta: “Picchiare un agente
o un militare non è un reato? Siamo
in pochi e i mezzi fanno pena, questa
è la verità. Qualche giorno fa è suc-
IL CONSIGLIO COMUNALE HA APPROVATO IL MAXI-EMENDAMENTO
Bilancio: ok dal Campidoglio,
Sel si astiene e la sinistra vacilla
Il vendoliano Peciola: “La maggioranza non regge”.
Intanto milioni di euro vanno senza gara alle solite coop
a maggioranza di centrosinistra ce l’ha fatta per il
rotto della cuffia. Nell’ultimo giorno utile, anzi la notte,
l’assemblea capitolina ha approvato l’assestamento di bilancio 2015 con 23 voti a favore.
Sel, defenestrata dalla nuova
giunta, si è astenuta.
“E’ un segnale che ancora c’è
possibilità di recuperare sui
temi sociali”, ha spiegato il capogruppo Sel, Gianluca Peciola,
che poi ha puntato il dito sui
numeri risicati dell’amministrazione comunale: “La maggioranza senza Sel non c’è perché
un bilancio votato in seconda
convocazione è la dimostrazione
che questa maggioranza non
regge come evidente dal voto
cruciale dell’immediata eseguibilità per noi invece importante.
E’ evidente che quanto sta avvenendo - ha sentenziato - è la
dimostrazione che non c’è la
capacità di proteggere questa
città dalla crisi”.
Un’altra denuncia arriva dal Movimento cinque stelle. A poche
settimane dall’approvazione all’unaminità della “tagliamani”
di Storace (La Destra) e Righini
(FdI) alla Regione Lazio, che
L
scardina il legame tra coop e
politica, i pentastellati hanno
denunciato come in questa manovra “sono stanziati 13 milioni
di euro di proroga dei contratti
ai soggetti che si occupano di
fornire assistenza alloggiativa”.
Tra le tante coop a cui arriveranno soldi senza nessuna gara,
hanno rivelato i 5 stelle, ci sono
la Domus Caritatis o la Eriches
29 riconducibile a Salvatore
Buzzi, ras delle cooperative di
Mafia capitale.
Eppure il Campidoglio aveva
annunciato di aprire una fase
nuova già lo scorso dicembre.
“Dopo mafia capitale, è stata
portata in giunta per dismettere
i residence e fare una gara
ma quella delibera è uscita da
quella seduta senza copertura
finanziaria. Questo ha provocato la proroga di tutti i contratti: un vero regalo ai soggetti
coinvolti direttamente o indirettamente in mafia capitale
da parte di Marino e della
giunta, che ha votato un documento senza copertura”, ha
chiarito il consigliere del M5S
Daniele Frongia.
Per i centri di accoglienza, ad
esempio, “è stato stanziato un
milione senza specificare quali
e per questo abbiamo fatto un
accesso agli atti per capire il
perimetro di questo scempio.
Per non parlare dei 950 mila
euro per i servizi rom e sinti e
300mila per l’emegenza freddo”,
ha continuato la grillina Virginia
Raggi.
C’è poi lo spreco degli uffici
capitolini di largo Loria e via
delle Vergini non liberati per
tempo. Uno scherzetto che costerà ai romani “3 milioni di
euro perché Marino non ha fatto
il trasloco in tempo”, hanno denunciato sempre i 5 stelle.
Dopo gli scandali di “Affittopoli”
denunciati dalla Lista Marchini
e da Ndc, i 5 stelle sentono ancora puzza di bruciato.
“L’ultima anomalia trovata in
bilancio - ha spiegato un altro
consigliere del M5S, Marcello
De Vito - riguarda l’allegato C,
34 pagine con 2040 immobili
che si danno in affitto o concessione. In questo modo cercano di ottenere l’avallo dell’assemblea capitolina per una
delega in bianco alla giunta per
operare come si vuole sulle
concessioni anziché fare una
delibera ad hoc”.
cesso al Pigneto, giovedì e venerdì
a Tor Bella Monaca. Domani?”.
La capitale affronterà il Giubileo in
queste condizioni?
“Siamo scoperti - ha spiegato Fabio
Conestà, segretario provinciale di
Roma del Sindacato autonomo di
polizia - essendoci poche pattuglie
sul territorio…”. E lancia un messaggio ai vertici del Viminale, della
polizia e della questura di Roma:
“Potrebbe accadere ancora, la coperta è sempre più corta”.
L’augurio è che “vengano rafforzate
a settembre le unità del reparto volanti con qualche centinaio di agenti.
Speriamo che ci sia anche un incremento non inferiore a venti poliziotti per ogni commissariato”.
Per non parlare delle condizioni
delle volanti.
“In un commissariato, ieri, gli agenti
hanno riconsegnato un’auto, riparata
il giorno precedente, vittima di un
altro guasto”, ha denunciato Fabrizio
Rossi, consigliere provinciale del
Sap.
Basti pensare che il VI nucleo del
reparto dovrebbe essere motorizzato, invece opera con le auto in
mancanza delle due ruote.
In buona sostanza la polizia, volgarmente parlando, opera con le “pezze
al sedere”. Se non abbiamo gli uomini e i mezzi sufficienti per sconfiggere la criminalità locale, figuriamoci se siamo nelle condizioni per
sventare un attentato dell’Isis.
Giuseppe Sarra
PUNTO E A CAPO
Marino non andrà lontano
di Biagio Cacciola
l sindaco Marino è arrivato alla
terza giunta in poco più di due
anni di governo. Praticamente
ora è controllato a vista da una
delegazione di parlamentari del
Pd con in testa Causi e Esposito.
Il primo lo si ricorda per essere
stato l’artefice dei famosi ‘derivati’
sotto la giunta Veltroni, il secondo
per essere l’anti-Tav piemontese.
Ormai i numeri in consiglio comunale sono in pareggio dopo
l’uscita di Sel dalla maggioranza,
24 a 24.
Questo significa che dopo l’autunno , probabilmente il prossimo
anno , a Roma si andrà a votare
e Renzi non vuole che Marino
lasci la scia lunga di disamministrazione che abbiamo sotto gli
occhi. La capitale è,infatti, andata
a finire sul NY Times con i sacchi
di spazzatura attaccati dai gabbiani, con un aeroporto che funziona al settanta per cento, con
la metropolitana che è diventata
un pericolo costante per le migliaia di cittadini costretti a viaggi
da incubi. Per non parlare delle
tensioni in periferia tra nuovi immigrati e residenti.
A ciò si aggiunge un pendolarismo dalla regione che è come
quello dei carri bestiame, visti i
tempi di percorrenza dei treni
dalle province laziali per Roma e
viceversa. Una vera e propria
babilonia dove giornalmente ca-
I
tegorie di lavoratori sfilano fino
a sotto i palazzi istituzionali per
salvaguardare i propri posti di
lavoro. Tutto questo nel luogo
denominato Mafia capitale dal
nome dell’inchiesta della magistratura sulle cooperative legate
al nome di Buzzi. Può fermarsi
questo degrado? Possono bastare
i cambi di assessorato? Può essere invertita una rotta disastrosa
che congiunge ormai da almeno
vent’anni le varie esperienze amministrative che si sono succedute? Pare difficilissimo. Il problema, infatti , è legato alla credenza, condivisa bipartisan, che
Roma debba continuare ad avere
i privilegi che puntualmente le
arrivano dal governo. Miliardi di
euro , che tra l’altro, lasciano a
bocca asciutta tutto il resto del
Lazio e che, però, tamponano il
problema solo per poco tempo.
Invece la capitale, secondo noi,
avrebbe bisogno del contrario,
cioè di una forte cura dimagrante.
Non si capisce perché i n tutte le
capitali europee, per esempio, il
Comune si limita solo ad amministrare il centro storico, perimetrato in modo restrittivo tra
l’altro, come a Parigi. La cosiddetta area metropolitana alla romana è infatti pura fiction, (come
la raccolta differenziata), che fa
vivere i municipi, ma che in realtà
li continua a gestire dal centro.
Da qui una struttura elefantiaca
che non controlla assolutamente
nulla se non i cda delle partecipate
. Riduciamo Roma capitale allo
stretto necessario. Facciamo uscire dalle vecchie mura le amministrazioni pubbliche. Ridistribuiamole in centri lontano dalla
city. La geografia , spesso, conta
più della storia.
9
Domenica 2 agosto 2015
DALL’ITALIA
FAR WEST IN VERSILIA
Sparatoria tra rapinatori e agenti,
paura a Lido di Camaiore
Tre sinti hanno aperto il fuoco per sfuggire alla polizia che li stava inseguendo. Uno è stato
bloccato, gli altri sono fuggiti facendosi strada tra i bagnanti che affollavano la località turistica
nseguiti dalla polizia hanno
imboccato contromano la
passeggiata e, una volta scesi
dal veicolo, hanno sparato tra
la folla di fronte agli occhi di
turisti che affollavano la spiaggia.
Attimi di terrore ieri mattina a Lido
di Camaiore, in provincia di Lucca.
Ad agire tre banditi sinti, uno dei
quali è stato fermato. Un poliziotto
è rimasto leggermente ferito.
Secondo una prima ricostruzione
una pattuglia del Reparto Prevenzione Crimine della polizia alle 12,15
ha notato alla periferia della zona
balneare i tre individui che, scavalcando la recinzione di una villa, si
stavano allontanando a bordo di una
Ford Focus con targa risultata, poi,
contraffatta.
Quando gli agenti hanno cercato di
bloccarli sono fuggiti con l’auto inseguito dalla pattuglia. Nel corso
dell’inseguimento gli agenti avrebbero esploso anche colpi d’arma
da fuoco a scopo intimidatorio. Sul
lungomare Bernardini l’auto con i
malviventi ha cercato una prima
volta di speronare la vettura della
polizia. Il conducente ha poi imboccato contromano da una via laterale il viale Pistelli sino a quando
è andato a urtare un’altra delle
volanti della polizia che erano partite
da Viareggio per dare man forte ai
colleghi.
Lo scontro è avvenuto all’altezza di
piazza Umberto. A quel punto due
banditi sono riusciti a dileguarsi,
spogliandosi degli abiti sulla spiaggia per confondersi tra i bagnanti e
riuscendo, forse, a disfarsi delle
armi.
Sono stati esplosi colpi di pistola.
Uno in aria dalla polizia mentre i
due avrebbero risposto con una revolverata fortunatamente non andata
a segno.
I
Il terzo, un Sinti residente a Torino,
dopo una breve colluttazione, è stato
tratto in arresto. Il ferimento del poliziotto è avvenuto in seguito allo
speronamento da parte dell’auto
dei malviventi.
Sono ancora in corso indagini con
l’ausilio della Polizia Scientifica e
della Polizia Locale di Camaiore
per l’esatta ricostruzione della dinamica dei fatti e per arrivare alla
cattura dei due malviventi che sono
riusciti a fuggire. All’interno della
vettura sarebbero stati trovati arnesi
da scasso.
Non sono mancati momenti di terrore. Molti i turisti che affollavano la
zona. I bagnini hanno fatto evacuare
la spiaggia, facendo uscire tutti dall’acqua e invitando i bagnanti ad
andare nella zona delle cabine per
lasciare la battigia libera in caso di
necessità. “Io avevo appena fatto il
bagno con mio figlio e lo stavo
asciugando, sulla riva. Ad un certo
punto – racconta Mauro Foglia, agente di commercio di Roma al sito
Versilia Today – ho visto il bagnino
del mio stabilimento fischiare, chiamare tutti via dal mare, ed urlare di
abbandonare la spiaggia, perché
c’era un uomo armato di pistola. È
stato il fuggi fuggi generale, sono
scappati via tutti, compreso io con
la mia famiglia”.
Paura? “Si, un po’, è stata una situa-
L’EMERGENZA IMMIGRAZIONE
PALERMO
Continuano gli sbarchi e le tragedie:
altri sette morti nel Mediterraneo
ncora morti in mare. Tra i 780
immigrati soccorsi ieri al largo
della Libia, in uno dei gommoni, recuperati dagli uomini
della Guardia Costiera, sono
stati trovati anche cinque cadaveri.
Gli stranieri sono morti durante la traversata. I soccorsi, coordinati dalla centrale operativa della Guardia Costiera a
Roma hanno visto coinvolti quattro gommoni ed un barcone che erano alla deriva tra le 30 e le 40 miglia a nord della
Libia. Novantacinque persone che erano
a bordo di un gommone sono state recuperate da due motovedette della
Guardia Costiera e poi trasbordate sulla
nave di Medici Senza Frontiere, che a
sua volta aveva recuperato altri due
gommoni a bordo di uno dei quali c’erano i cinque cadaveri. In quarto gommone
con 115 sedicenti profughi a bordo è
A
stato soccorso da una motovedetta della
guardia di finanza mentre un barcone
con oltre 360 persone è stato recuperato
dal rimorchiatore Asso 29.
Due salme sono inoltre arrivati ieri a
Cagliari, dove intorno alle 16 sono sbarcati altri 435 immigrati arrivati a bordo
della nave militare tedesca SchleswigHolstein. Gli stranieri fanno parte dei
1230 soccorsi venerdì dalla Nave Sirio
della Marina militare e dalla Guardia
Costiera a largo coste libiche mentre si
trovavano a bordo di due gommoni e
tre barconi.
I primi a scendere sono state le 130
donne e i 22 bambini, quasi tutti al di
sotto dei tre anni e accompagnati dalle
famiglie. Poi sono state sbarcate le salme
dei due profughi morti durante la navigazione dalle coste libiche all’Italia. Si
tratterebbe di due quarantenni siriani.
zione di caos generale, e il pensiero
va subito ai bambini. Però non siamo
scappati, ci siamo fermati al bar
dello stabilimento: siamo arrivati
oggi in vacanza da Roma, e non intendo farmi rovinare le ferie neanche
dai banditi”. Quando il bandito è
stato arrestato e portato in auto qualche passante ha cercato di tirarlo
fuori dalla vettura per farsi giustizia.
Inevitabile la polemica sulla sicurezza.Sul fatto è intervenuto il sindaco
del comune limitrofo di Pietrasanta,
Massimo Mallegni, che già alcune
settimane fa, ricorda il Comune in
una nota, aveva suggerito al Prefetto
di Lucca di chiedere l’intervento
dell’esercito per presidiare e contrastare fenomeni di criminalità, così
come aveva proposto l’unificazione
delle Polizia Municipali dei sette comuni della costa per affrontare con
decisione e forza l’emergenza del
commercio abusivo. “Il fenomeno
sta assumendo dimensioni preoccupanti – commenta Mallegni – Dobbiamo coinvolgere l’esercito nell’attività di vigilanza ed accelerare il
percorso di unificazione delle polizie
municipali per dare risposte immediate, quotidiane e serie alla comunità”. Mallegni pretende “che il governo tuteli i cittadini italiani” perché
“non lo sta facendo. Ora basta. Ogni
giorno assistiamo a casi di delinquenza urbana che mettono in pericolo le nostre famiglie e screditano
il nostro territorio. Non siamo più
padroni nemmeno a casa nostra”.
“Stiamo subendo un’invasione –
prosegue Mallegni – Il governo si
deve far carico di questa emergenza
e gestire la politica della sicurezza
interna e dell’immigrazione con il
cervello. Se non sono capaci se ne
vadano a casa, tanto non li ha eletti
nessuno”. (Foto Alessandro Santini)
Barbara Fruch.
Uno di loro, diabetico, sarebbe morto
inalando dei gas mentre si trovava chiuso
nella stiva del barcone, l’altro per annegamento. Quando le salme sono arrivate
in banchina, tutti i profughi già sbarcati
si sono alzati in piedi per un ultimo
saluto alle vittime, così come ha fatto
l’equipaggio della nave tedesca. Sono
in corso le procedure di identificazione
e le visite mediche. “Sono già cominciate
le operazioni di pre-identificazione, poi
comincerà la distribuzione dei profughi
nei vari centri individuati sul territorio”
ha riferito il questore Filippo Dispenza
a ‘La Nuova Sardegna’. “Sembrano tutti
in buono stato di salute - ha aggiunto il
prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta Tutta l’operazione si sta svolgendo regolarmente. Tra i migranti ci sono interi
nuclei familiari. E sulla nave ci sono
anche le famiglie delle vittime”. B.F.
Assalto al portavalori:
malvivente ferito
ssalto ad un portavalori della Sicurtransport a Palermo. È accaduto poco prima delle 9
nel quartiere Sperone, dove
un bandito è rimasto lievemente ferito, mentre gli
altri tre rapinatori sono riusciti a fuggire col bottino ben centomila euro - e risultano ricercati.
Secondo quanto accertato
dagli investigatori della
Squadra mobile i rapinatori
entrati in azione verso le
8.30 contro il furgone portavalori.
I malviventi hanno aggredito la guardia giurata che
era scesa dal mezzo con il
sacco dei soldi in mano e
gli hanno sfilato la pistola
A
dalla fondina.
Alla scena hanno assistito
gli agenti di una volante
che hanno intimato ai banditi di fermarsi, ma questi
avrebbero sparato alcuni
colpi di pistola. Il ferito è,
in stato di fermo, nell’ospedale Buccheri La Ferla: si
tratta di Gaetano Castiglione, 42 anni. Il bandito non
sarebbe stato colpito da
un proiettile ma sarebbe
caduto con la moto scontrandosi con una volante
della Polizia.
È ancora da chiarire se nel
conflitto a fuoco è rimasto
ferito un secondo rapinatore. Sulla strada sono stati
trovati diversi bossoli e anche una pistola.
B.F.
10
Domenica 2 agosto 2015
DALL’ITALIA
TREVISO
ANCONA
Non ha pagato il canone,
è ‘caccia’ alla defunta
L’Agenzia delle Entrate chiede al sindaco
l’indirizzo della donna morta. Ma lui non risponde
Agenzia delle Entrate bussa a cassa
anche ai morti. Pur
di riscuotere insomma si è
pronti a perseguire gli eredi, pretendendo dal Comune gli indirizzi delle persone a cui rivolgersi.
Follia? Purtroppo no. È
quanto accaduto a Godega
Di Sant’urbano, in provincia
di Treviso, dove il sindaco
Alessandro Bonet si è visto
arrivare una lettera dall’Agenzia delle Entrate di
Torino in cui si chiedeva
di comunicargli “l’indirizzo
dell’abbonata deceduta”,
in riferimento al pagamento del canone Rai.
La donna, per l’appunto, è
deceduta da ben sette anni.
Ma il primo cittadino, come
riporta ‘Il Gazzettino’ si è
rifiutato di rispondere.
“Non faccio il delatore per
lo Stato – ha spiegato –
All’Agenzia delle entrate
che mi chiede cortesemente di ‘comunicare il nuovo
indirizzo della signora’ che
però è deceduta il 6 maggio 2008. Mi verrebbe da
rispondere cortesemente
L’
segnalando l’indirizzo del
cimitero di Godega dove
la signora giace in quanto
deceduta, come indicato
dalla stessa Agenzia”.
Al primo cittadino è stato
chiesto di far chiarezza sullo stato degli abbonati alla
Rai residenti nel territorio
comunale. “Poiché - continua il primo cittadino - nella lettera mi si chiede, nel
caso in cui l’abbonato fosse
deceduto, di fornire informazioni in merito alla composizione della famiglia limitatamente a coniuge, discendenti e ascendenti,
completo la risposta precisando che non faccio
l’esattore per conto dello
Stato e che i nostri dipendenti comunali non sono
pagati per fornire informazioni non di loro competenza. Se l’Agenzia delle
entrate vuole fare accertamenti, li faccia occupando i propri dipendenti”.
Insomma l’intento pare chiaro. Le cartelle arriveranno
anche ai defunti. E le dovranno pagare gli eredi.
B.F.
Gli volevano togliere il figlio:
si dà fuoco in Tribunale
L’uomo è ricoverato in gravi condizioni. La magistratura minorile aveva aperto
un procedimento di allontanamento del minore dall’abitazione familiare
tava per essere allontanato dal
figlio, un bambino di otto anni.
Per questo Francesco Di Leo
di 43 anni, originario di Bari
ma residente a Pesaro, venerdì
si è dato fuoco con una bottiglia di benzina nell’atrio del Tribunale dei minori
di Ancona. Ora rischia la vita. “È in prognosi riservata e versa in gravissime
condizioni cliniche a causa delle estese
ustioni e delle conseguenti gravi compromissioni cardiocircolatorie e respiratorie” si legge nel bollettino medico
diffuso ieri mattina dall’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti di Ancona.
All’uomo, ex buttafuori e affidato in prova
ai servizi sociali dopo un periodo di
detenzione per reati di droga, stavano
per ‘strappare’ il figlio. La magistratura
minorile aveva infatti aperto un procedimento di allontanamento del minore
dall’abitazione familiare, con un’udienza
in calendario fra pochi giorni.
Secondo una prima ricostruzione dei
carabinieri, venerdì il 43enne ha raggiunto
Ancona a bordo di uno scooter e si è
presentato nella sede del Tribunale dei
minori, in via Cavorchie, poco prima
dell’orario di chiusura. Aveva con sé due
S
bottiglie piene di benzina: se ne è rovesciata una addosso e ha appiccato il
fuoco sotto gli occhi della guardia giurata
di servizio, subito intervenuta per spegnere il rogo con un estintore.
Sembra che poche ore prima, a Pesaro,
alcuni vicini di casa avessero chiamato
il 113 per segnalare le intenzioni suicide
dell’ex ‘buttafuori’, che aveva già tentato
di togliersi la vita in passato ingerendo
dei farmaci.
Sul posto sono arrivati i soccorsi del
118, e Di Leo è stato condotto in ospedale
con ustioni gravissime in varie parti del
corpo. Sotto choc e lievemente intossicato dal fumo il vigilante, anche lui accompagnato al pronto soccorso e dimesso ieri mattina con una prognosi di
cinque giorni.
Barbara Fruch
BASILICATA – PER LA PRIMA VOLTA UNA REGIONE SI ESPRIME SUL TEMA
Passa la mozione anti-gender, malumori nel Pd
Si chiede rispetto per il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità
E il testo viene approvato grazie a due voti favorevoli del partito democratico
fine giugno il neoeletto sindaco di Venezia aveva dato
l’ordine di ritirare i libri
gender dalle scuole. Ora, per la
prima volta, ad intervenire sulla
questione è una Regione. Si tratta
del Consiglio della Basilicata che
ha approvato una mozione (otto
voti a favore, sei contrari e un
astenuto) contro l’insegnamento
della “teoria di genere” nelle
scuole.
Il testo, proposto dal consigliere
A
Aurelio Pace, è passato anche grazie al
voto favorevole di
due consiglieri del
Pd. una scelta, quella
di alcuno esponenti
del partito democratico, che ha sollevato
inevitabili polemiche
anche a livello nazionale.
Significativa la considerazione a cui si
ispira il testo, dove si
sottolinea come ci si
trovi davanti ad alcuni interrogativi mai
sorti prima poiché
oggettivamente illogici e anti-scientifici.
“Maschio o femmina
si nasce o si sceglie
di diventarlo? – si legge nel testo della mozione secondo quanto riporta il
sito della Regione Basilicata – O
più in generale, che cosa è la
persona umana? È una struttura
dotata di una precisa identità sessuata, maschile o femminile, oppure è un’entità astratta, modellabile nel tempo in base al desiderio e alla libera scelta dell’orientamento sessuale di un soggetto?”.
Domande a cui i firmatari hanno
voluto dare una risposta chiara
tutelando la famiglia tradizionale.
La mozione impegna infatti il Governo Regionale affinché “nelle
scuole di ogni ordine e grado in
Basilicata non venga introdotta la
‘teoria del gender’ e che venga
rispettato il ruolo della famiglia
nell’educazione all’affettività e
alla sessualità, riconoscendo il
suo diritto prioritario ai sensi
dell’art. 26 della Dichiarazione
universale dei Diritti dell’uomo
e dei decreti che riconoscono le
scelte educative dei genitori”.
“La teoria del gender afferma
che le differenze biologiche tra
maschio e femmina hanno poca
importanza e ciò che conta sarebbe il proprio ‘genere’, ossia
la percezione che una persona
avrebbe di sé – si legge ancora
nel documento – Essa vuole insomma che tutti noi, compresi i
bambini, non diciamo più ‘io sono
maschio’ o ‘io sono femmina’, ma
‘io sono come mi sento’. In alcune
scuole vengono proposte e si vorrebbero imporre per legge, fiabe
come ‘perché hai due mamme’,
‘perché hai due papà’, che indirettamente invitano i bambini e
gli studenti a ‘scegliere il proprio
genere’, ignorando le proprie origini biologiche. Questo tipo di
insegnamento oggettivamente
confonde e ferisce la crescita e
l’innocenza dei bambini”.
E il riferimento è anche all’articolo
29 della costituzione che “privilegi
la ‘famiglia come società naturale
fondata sul matrimonio’, della
quale ‘riconosce’ gli speciali diritti, diversamente da ogni altro
tipo di unione e si educhi a riconoscere il valore e la bellezza
della differenza sessuale e della
complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che
ne consegue. In questo modo gli
studenti impareranno anche che
la madre e il padre, nella famiglia,
ancor più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano
la loro propria e insostituibile ricchezza specifica”.
Per i firmatari, bisogna quindi
“educare al rispetto del corpo
altrui e al rispetto dei tempi
della propria maturazione sessuale e affettiva. Questo implica
che si tenga conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli
nella loro crescita in maniera
sana e responsabile, prevedendo
corsi di educazione all’affettività
e alla sessualità, concordati con
i genitori e non imposti senza
alcuna informazione a riguardo
e senza consenso esplicito e consapevole”.
Contro il testo si è subito mobilitato il mondo delle associazioni
Lgbt. Ma i malumori hanno coinvolto anche il partito democratico,
sempre più spaccato. Il segretario
regionale lucano del Pd, Antonio
Luongo, ha definito “oscurantista”
la presa di posizione della Regione e ha invitato i consiglieri
del Pd che vi hanno aderito a ritirare la propria adesione. Luongo
ha poi evidenziato come la mozione approvata dal Consiglio
“non può produrre alcun effetto
pratico se non quello di una strumentale e fuorviante discussione.
Il Partito Democratico in Basilicata
si adopererà per affermare sempre e in ogni contesto i principi
di uguaglianza e delle pari opportunità con più coraggio e più
coerenza”.
Polemiche probabilmente inevitabili ma fini a loro stesse. Non si
tratta infatti di mancanza di discriminazione o emarginazione
(le lobby, si sa, spesso si difendono dietro a questi concetti)
bensì di rispetto per la vita umana, per le famiglie e i bambini
che hanno tutto il diritto di vivere
la loro infanzia in maniera tranquilla. Come si può pensare far
pensare ad un maschietto di appena otto anni (o anche meno)
che se vuole può diventare una
femminuccia, o viceversa? Oppure che si può nascere da due
B.F.
mamme, o da due papà?
11
Domenica 2 agosto 2015
SOCIETA’
PARTE MARTEDÌ LA SFIDA LANCIATA DAL PADIGLIONE AUSTRIA
Dall’Expo alle Alpi: rispettando l’ambiente
“Mission Zero Emission”: da Innsbruck a Milano nel nome dell’ecosostenibilità
di Robert Vignola
i corsa, o in bici. O anche in treno: l’importante sarà varcare le Alpi con il minimo
impatto sull’ambiente. Una iniziativa lanciata
in piena linea con il tema “Nutrire il Pianeta,
Energia per la Vita”. Quello dell’Expo, dall’interno del quale il Padiglione Austria lancia la sua
sfida “Mission Zero Emission”: da Innsbruck a Milano,
260 chilometri in mobilità “verde”.
L’evento, che vedrà coinvolti un gruppo di ragazzi
austriaci dai 18 ai 25 anni inizierà il 4 agosto a Innsbruck. Dalla “capitale” del Tirolo, il traguardo
verrà tagliato a Milano al Padiglione “Breathe”
cinque giorni dopo. L’iniziativa promossa in collaborazione con l’associazione Alpenverein (Il Club
Alpino Austriaco) e finanziata da Expo Austria
2015 promuove il concetto che, intraprendere un
viaggio, può rivelarsi una piacevole e suggestiva
avventura ricca di emozioni.
Come spiegano dal padiglione austriaco, durante
il percorso di 260 chilometri (in linea d’aria) i
ragazzi supereranno in mountain bike e in treno
alcuni dei passi alpini più belli, praticheranno sport
all’aria aperta e condivideranno in rete la propria
avventura per far crescere l’interesse verso un
D
modo di vivere ecosostenibile.
“Attualmente il tema dell’ecosostenibilità è molto
diffuso tra i giovani” ha dichiarato il Commissario
Generale austriaco per Expo Josef Pröll “e grazie
all’iniziativa Mission Zero Emission vogliamo dimostrare che la mobilità verde non va a favore
soltanto dell’ambiente, ma nasconde in sé anche
altri vantaggi”.
D’altronde l’Austria è in piena battaglia in questo
settore: nella nazione a nord delle Alpi due famiglie
su tre posseggono una bicicletta, ma spesso l’auto
viene utilizzata anche per fare solo brevi tragitti.
Da qui nasce l’iniziativa di dimostrare ai giovani e
alle generazioni future, che la bicicletta o il mezzo
pubblico sono una valida alternativa anche per affrontare tragitti più lunghi o impegnativi. Anche
un piccolo gesto può contribuire alla salvaguardia
del Pianeta e a trattare le nostre risorse con più rispetto e in modo più consapevole.
I ragazzi coinvolti, da veri sportivi, affronteranno
questo viaggio avventuroso con un notevole spirito
di gruppo. Ad accoglierli al Padiglione Austriaco il
9 agosto tutto il team di Expo Austria 2015.
Non solo sfide, però. La Mission Zero Emission
sarà anche un punto di partenza per gli studi sull’elettromobilità e mobilità multimodale condotti
dall’università Fachhochschule Technikum di Vienna.
Questa ricerca ha come scopo quello di documentare
quali sono gli aspetti che possono influenzare la
scelta di un mezzo rispetto ad un altro e come
questi possono essere intercambiati tra di loro:
aspetti per arrivare a comprendere la vera importanza
delle macchine elettriche che si stanno diffondendo
sempre di più nei centri urbani.
ROBA DI VIAGGI
I cerchi sull’acqua di Copenhagen
Grande curiosità per l’inaugurazione, il prossimo 22 agosto, del ponte Cirkelbroen:
collegherà le due sponde del verace quartiere di Chirtianshavn nella capitale danese
er una città disseminata di canali,
tanto a condividere con altre l’appellativo di “Venezia del Nord”, non
può che trattarsi di un evento. Copenaghen
si prepara così il prossimo 22 agosto all’inaugurazione del Cirkelbroen, il nuovo
ponte circolare. E la curiosità che nella
capitale del regno di Danimarca si respira
in questi giorni è davvero tanta. Anche
perché la perla architettonica andrà ad
impreziosire un quartiere spesso toccato
soltanto di striscio dal turismo, e che
invece molto ha da dire in fatto di vero
spirito scandinavo superstite: quello di
P
Christianshavn. Che, c’è da crederlo,
vedrà attorno alle sue barche ormeggiate
sornione tra la bruma e i raggi dell’obliquo
sole di queste latitudini un movimento di
visitatori in numero crescente.
Il ponte, offerto alla città di Copenaghen
dalla Fondazione Nordea, è stato ideato
dall’artista Olafur Eliasson con l’intenzione
di creare un vero e proprio spazio urbano,
andando ben oltre il tradizionale concetto
di ponte. Il nome “Cirkelbroen” (letteralmente il ponte circolare) deriva dalla sua
forma: cinque piattaforme circolari di diverse dimensioni, ognuna con il suo “al-
bero” al centro, a rafforzare la vocazione
marinara di questa oggi tranquilla capitale
vichinga.
L’artista Olafur Eliasson ha sviluppato
l’idea del ponte circolare ispirandosi al
modo delle barche a vela. “Mi auguro
che chi attraverserà il Cirkelbroen lo farà
per ritrovarsi”, ha detto il padre dell’opera.
“Il ponte permetterà di ridurre la velocità,
cambierà la direzione degli sguardi e permetterà di fare un respiro profondo; il
piacere di una pausa è insito nella natura
umana e a Copenaghen c’è sempre spazio
per questo tipo di pensieri”, il pensiero
dell’artista, che inevitabilmente aggiunge
altra curiosità attorno al progetto.
Come fa notare l’ente del turismo danese,
“il cerchio si pone come alternativa ad
una linea diretta sull’acqua. Invita pedoni
e ciclisti a rallentare, fornisce un nuovo
punto di osservazione, incoraggia a
prendere una breve pausa, creando così
un vero e proprio spazio tra le due aree
urbane che congiunge, andando ben
oltre la sua funzione di collegamento e
di percorso veloce attraverso Christianshavn Canal”.
Cirkelbroen sarà aperto ufficialmente sabato 22 agosto 2015, dalle 11 alle 14,
un’occasione di festa per tutta la città. Il
ponte collega Christiansbro e Applebys
Plads attraversando il lato meridionale
del canale di Christianshavn e permetterà
ai cittadini di Copenaghen di godere pienamente di tutto il suo meraviglioso wa-
IRLANDA
Visite degli italiani
in crescita del 32%
Irlanda è una terra sempre
più amata dai turisti: e gli
italiani sono tra questi i
più attratti. Le statistiche rilasciate
dal Central Statistics Office indicano che il primo semestre
2015 ha registrato un vero record
di visite sull’Isola di Smeraldo,
con 3,9 milioni di arrivi.
I visitatori stranieri sono aumentati complessivamente dell’11.7%
rispetto al primo semestre 2014,
con evidenti effetti positivi alla
ripresa economica. Un aspetto
sul quale ora i vertici dell’ente
che supervisiona il settore si
soffermano con soddisfazione.
Secondo Niall Gibbons, amministratrice delegata di Turismo
Irlandese, “queste cifre indicano
che è stato un primo semestre
da record. Il nostro obiettivo,
ora, è fare in modo che il 2015
sia un anno record per il turismo
in Irlanda. Sono lieto di notare
che gli aumenti provengono da
L’
tutto il mondo. Dall’America con
un +15%, dall’Europa con un
+13% e dai mercati a lungo raggio con un +12%”. Di qui l’obiettivo di implementare quelle innovazioni, come i percorsi tematici, che hanno contribuito
alla crescita: “continueremo a
promuovere la Wild Atlantic Way
e la Causeway Coastal Route.
Inoltre ci impegneremo nella
promozione di nuovi prodotti in
sviluppo che riguardano Dublino
e i suoi dintorni. Al nostro successo, hanno certamente contribuito le celebrazioni per i 150
anni dalla nascita di Yeats e il
fatto che l’Irlanda, quest’ anno
sia stata designata ID2015 (l’anno
del design irlandese), mostrando
al mondo intero quanto il nostro
Paese ha da offrire in questo
ambito”.
Niamh Kinsella, Direttore di Turismo Irlandese, mette in luce il
feeling con il pubblico italiano:
terfront. Si stima che almeno 5.000 tra
ciclisti e pedoni lo attraverseranno ogni
giorno. Con i suoi 39 metri di lunghezza
con un’altezza dall’acqua di 2,25 metri
quando è chiuso, il ponte è in grado di
aprirsi in soli 20 secondi offrendo un
canale navigabile di 9 metri.
R. V.
OLANDA
“l’Italia spicca tra tutti, con un
aumento del +32% confronto ai
primi sei mesi dell’anno scorso.
Siamo soddisfatti ed entusiasti
di questo risultato, che dimostra
tutta la potenzialità della destinazione in Italia. L’aumento dei
visitatori italiani risponde direttamente all’aumento dei posti
aerei diretti verso la nostra isola
(i posti aerei sono incrementati
del 27% rispetto all’anno scorso).
Certamente, oltre alla nostra strategia di promozione, sopra menzionata dal nostro Amministratore
Delegato, un’opportunità aggiuntiva la sta offrendo Expo 2015,
una fantastica e potente vetrina
dove Turismo Irlandese ha deciso
di promuovere il tema della Wild
Atlantic Way, come chiave per
comprendere il messaggio turistico che desidera offrire al mondo attraverso il Padiglione Irlanda
ad Expo. Ora possiamo permetterci di guardare alla stagione
autunnale con un certo ottimismo, dove ci prepariamo al lancio
della campagna dei city break. I
riflettori saranno accesi su Dublino e Belfast”.
R. V.
Dormire in una lettera:
succede ad Amsterdam
ormire in un ex cantiere
navale? A parte qualche
viaggiatore eccentrico, rischia di essere fuori dai gusti
generali. Farlo su un canale in
una zona riqualificata e diventata
“trendy”, in una città che come
Amsterdam della tendenza ha
fatto la sua stella polare? Già
può essere più accattivante. Farlo
in una stanza a forma di lettera,
studiata da architetti di tutto il
mondo? L’esperienza attira, e
neanche poco.
È quella che l’Amstel Botel, un
grande traghetto bianco attraccato
alla darsena del fiume IJ, offre ai
suoi visitatori. Mettendo loro a
disposizione le sue Loft-letters,
ubicate sul tetto dell’imbarcazione.
Per l’Amstel Botel, gli architetti
dello studio MMX-architecten
(guidato da Arjan van Ruyven e
Michiel van Pelten), in collaborazione con l’architetto e cineasta
Jord den Hollander, hanno ideato
D
un design sorprendente per cinque nuove stanze. Situate sul
ponte superiore del Botel, le
cinque camere sono a forma di
lettera, e compongono la scritta
“Botel”.
Ciascuna delle Loft-letters, di colore rosso vivo, ha un’altezza di
6,5 metri, e presenta caratteristiche uniche e originali. La stanza
racchiusa all’interno della lettera
B è stata ideata dal famoso designer olandese Richard Hutten,
questa è particolarmente indicata
per i giovani. La lettera O invece,
realizzata dallo studio & Prast &
Hooft, è molto sensuale e ispirata
al romanzo erotico Histoire d’O
(1954), della scrittrice francese
Paulina Réage. La T, realizzata
da MMX-architecten, è la Captain’s
Room, la stanza del Capitano, e
al suo interno si trova una scala
e un ascensore. La E, di Jord
den Hollander, ospita la Eye Cinema Room, ovvero la sala ci-
nema più piccola d’Olanda. La L
infine, dell’architetto Moriko Kira,
presenta un design ispirato all’arte, ed è un’oasi di pace dove
trovare tranquillità e relax lontano
dalla frenesia cittadina.
L’ente per il turismo olandese
raccomanda la sistemazione: “Oltre che per le sue nuove particolarità, il Botel resta sempre apprezzato per i servizi che lo caratterizzano, in particolare le sue
colazioni sostanziose e le torte
deliziose. La sua posizione inoltre
è strategica, a pochi passi da ottimi ristoranti, due gallerie d’arte,
il mercato coperto e location che
ospitano festival e eventi di grande
richiamo. È anche facilmente raggiungibile ad ogni ora della notte,
grazie al servizio gratuito di minibus che parte dalla Buiksloterweg, nella zona nord di Amsterdam”.
R. V..
12
Domenica 2 agosto 2015
SPORT
NEL FONDO È RUFFINI SHOW: ORO NELLA 25 KM E PROPOSTA DI MATRIMONIO DAL PODIO ALLA COLLEGA PONSELÈ. BRONZO PER FURLAN
Ai mondiali di Kazan il trionfo
degli sport “minori” tra favole e imprese
Dal doppio capolavoro della Cagnotto alla duplice meraviglia firmata dal sincronizzato. Ad incantare
il mondo e a dare lustro al paese, atleti eccezionali troppo spesso ignorati - Il successo dell’Italia acquatica
di Federico Colosimo
era una volta Simone Ruffini. E’ il
racconto di una favola meravigliosa,
che si conclude con un doppio, fantastico lieto fine. Prima l’incredibile
medaglia d’oro caratterizzata da una
cavalcata trionfale in acqua (e più precisamente sul
fiume Kazanka) dopo 5 ore di bracciate all’ultimo
respiro. Poi, dopo l’inno di Mameli, sul podio, un
cartello inequivocabile mostrato in mondovisione
per chiedere
la mano alla fidanzata e collega,
Aurora
Ponselè, con su scritto: “Mi vuoi sposare?” Con la
campionessa italiana che dalla tribuna ha accennato
un sì e ha unito le mani a forma di cuore, salvo poi
correre sotto al palco ad abbracciare il futuro marito,
che l’ha stretta e baciata più volte.
E chi lo dice che le favole non esistono? Quella di
Ruffini è una storia incredibile, destinata a rimanere
negli annali. Nella 25 km di fondo, ai mondiali di
nuoto di Kazan, ha annientato la concorrenza con
una prova maestosa. Poi, non contento, ha coronato
il sogno di una vita davanti alle telecamere di tutto
il globo. Con un gesto che appartiene solo ai
cosiddetti “ultimi romantici”. All’altare i due fuoriclasse
del fondo ci saliranno dopo le Olimpiadi di Rio,
questo il “compromesso” proposto dalla Ponselè
per dedicarsi al meglio ad una stagione che la
vedrà protagonista ai prossimi Giochi brasiliani.
Giornata davvero indimenticabile per Ruffini e per
tutti gli appassionati di questo sport. Perché a
Kazan è doppietta azzurra. Se l’atleta marchigiano è
il nuovo campione del mondo della 25 km, Matteo
Furlan sale sul terzo gradino del podio grazie a una
C’
Da sinistra, Simone Ruffini, oro nella 25 km di fondo. Al centro Tania Cagnotto con il padre Giorgio, Ct della Nazionale italiana di tuffi.
A destra, Mariangela Perrupato e Giorgio Minisini, bronzo nel sincro specialità duo misto libero
prova altrettanto mostruosa. Trionfa l’Italia della
fatica, dei sacrifici, della cultura, del lavoro. In una
disciplina sportiva fatta di tante sofferenze.
L’Italia degli sport (solo sulla carta) “minori” fa la
voce grossa in Russia. Dalla duplice impresa nei
tuffi della Cagnotto (oro nel trampolino da un
metro e ieri sensazionale bronzo dai tre) alla
doppia meraviglia di bronzo firmata dal sincronizzato
(Minisini-Flamini – Minisini-Perrupato). Con que-
st’ultima coppia capace di sovvertire tutti i pronostici
della vigilia, sconfiggendo mostri sacri della disciplina come la Dedieu (Francia) e la Mengual (Spagna). Fino ad arrivare al nuoto di fondo (in attesa
della pallanuoto e del nuoto). E’ l’Italia acquatica,
un’intera sezione troppo spesso ricordata solo
per le imprese di Federica Pellegrini. Un mondo di
fuoriclasse eccezionali che hanno dedicato una
vita alla propria disciplina, raggiungendo traguardi
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
e medaglie storiche troppo spesso sottovalutate.
E’ l’Italia dello sport vero, dove i successi si raggiungono attraverso i sacrifici quotidiani e non
tramite le scommesse pilotate. Quella che sta tenendo alto l’orgoglio del tricolore. Campioni invidiabili che non sono calciatori strapagati. E che in
confronto guadagnano poco o niente ma che al
contrario riescono ad incantare gli occhi degli
sportivi italiani. Di fronte a loro, chapeau.