il risveglio della destra
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Anno IV - Numero 181 - Domenica 2 agosto 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Sicilia Crisi Roma Crocetta si salva grazie a M5S e Ncd Confindustria: “Investire subito” Polizia assediata, allarme sicurezza a pag. 3 a pag. 7 a pag. 8 L A S F IDA NON È PER UN SEGGIO IN PARLAMENTO, MA PER FAR VIVERE VALORI CHE DE BBONO RE S TARE INCANCE L L ABIL I di Roberto Buonasorte l tema del futuro della Destra italiana diventa sempre più cruciale con il passare delle settimane. Da troppo tempo il nostro mondo arranca, diviso, lacerato. Questa storia va avanti da quasi un decennio, occorre darci un taglio e muoversi. Tanti di noi hanno vissuto l’esperienza missina e poi quella di Alleanza Nazionale, prima da militanti poi nelle istituzioni, a vari livelli, e guardare il nostro mondo che galleggia a malapena, nel guado della divisione ad ogni costo, fa male. Quando diciamo che dobbiamo guardare avanti lo pensiamo davvero, ma questo non significa automaticamente che non ci si debba anche guardare indietro. Certo, non è più il tempo dei nostalgismi. Ma la nostra storia parla per noi, e di quella bisogna fare tesoro. Essa ci fa riflettere, è la nostra esperienza che deve guidarci: un’esperienza che ci fa capire che un collante c’è, che ci unisce tutti. E non è una persona. È un’Idea. Sono i principi, i valori che hanno caratterizzato la nostra vicenda umana e politica. Quelli li abbiamo condivisi tutti, e da quelli occorre ripartire. Il nostro è un mondo strano, che troppo spesso procede per slogan: “Muoiono gli uomini, non le Idee”, ci piace ripetere. È giunto il momento di mettere in pratica queste parole, non è sufficiente riproporle a ogni pie’ sospinto sui social network, bisogna attuarle. Le Idee I Parlamento - siamo ripartiti con il tesseramento e c’è risposta un po’ da tutto il Paese, a cominciare dalla Toscana con Massa e Lucca in testa e poi la Puglia con la provincia di Bari a primeggiare, bene il Veneto, buoni i primi dati della Campania con Caserta e la provincia di Napoli prime delle altre. Grande risposta nella regione già governata da Storace con Latina che per ora supera Frosinone e la città di Roma avanti rispetto alla provincia. Per il 31 di ottobre, termine per il tesseramento, se continua così saremo migliaia e migliaia. Giova poi rammentare che c’è anche questo nostro Giornale d’Italia, un laboratorio di idee, un luogo che può essere messo a disposizione di un grande progetto e che prima della fine dell’anno porterà tante belle e grandi novità ... “Non è un giuoco di mercanti”, diceva un certo personaggio circa cento anni fa: la sfida non è quella del seggio in Parlamento per qualcuno, ma quella di un Paese in cui i valori della Destra italiana siano ben rappresentati, con decisione, affinché sia fermata la deriva amorale, secondo la quale sembra che tutto ciò che è “trasgressivo” debba avere la meglio sui valori che noi conservatori consideriamo alla base del vivere di una società civile. Guardare avanti, dunque, ma con i piedi ben piantati sulla terra ideale che è costituita dalla nostra identità. Possiamo farcela e ce la faremo, perché se così non sarà l’Italia sarà destinata ad affondare inesorabilmente. IL RISVEGLIO DELLA DESTRA Partita bene la campagna per il tesseramento ad un movimento di cui ha bisogno anzitutto la nostra amata Patria non muoiono, che sia una buona volta una realtà concreta e non solo una bella frase. Fa riflettere quello che ha detto Marco Martinelli in un’intervista di qualche giorno fa: “Forza Italia è un ex partito”, “Fratelli d’Italia, nonostante abbia il logo di An nel simbolo, fatica ad arrivare al 3%”, “rifare An con tutti dentro, compreso Fini”, “Berlusconi non vuole più i vecchietti” (dunque se vuole MAFIA CAPITALE: BUZZI ACCUSA, ZINGARETTI SMENTISCE “svecchiare” il partito dovrebbe - temiamo - cominciare dal vertice, senza polemica). Secondo Martinelli il CdA della Fondazione e i forse trecento iscritti che ad ottobre interverranno non sono un numero idoneo a rappresentare il variegato mondo che compose An all’epoca. E parla della necessità di “un’operazione che non sia residuale” perché “non si può rifare An senza tutti quelli che una volta stavano in An”. Vedremo, noi in quella Fondazione non ci stiamo nonostante i tanti inviti a paparteciparvi. Ci interessa il progetto politico, non il tesoretto. Il tema è complesso, certamente. Ci vogliono i giovani, ovvio, ma ci vuole anche l’esperienza. Soprattutto, però, bisogna dire che non ci vuole l’arrivismo. Per quanto riguarda la nostra piccola casa che non possiede una pattuglia in DUE GIOVANI UCCISI, SALE LA TENSIONE CON ISRAELE NUOTO: RICHIESTA DI NOZZE DI RUFFINI DAL PODIO PALAZZI E VELENI ALTRO SANGUE IN PALESTINA LA MEDAGLIA E L’ANELLO a pag. 2 a pag. 5 a pag. 12 2 Domenica 2 agosto 2015 ATTuALITA’ L’INCHIESTA SU MAFIA CAPITALE CONTINUA A REGALARE VELENI Le ombre di Buzzi sulla campagna elettorale Il re delle coop rivela ai magistrati: Odevaine mi disse che l’acquisto del Palazzo della Provincia servì a finanziare le regionali di Zingaretti. Il presidente smentisce con forza e si prepara a querelare di Robert Vignola inque interrogatori in carcere, due a giugno e tre a fine luglio. E una serie di rivelazioni che, se l’obiettivo principale era quello di difendersi dall’accusa di associazione di stampo mafioso, finisce per gettare ombre inquietante, lunghe come un grattacielo, sulle campagne elettorali degli ultimi anni. Cosa abbia spinto Salvatore Buzzi a raccontare ai magistrati una serie di particolari sulla corruzione ai politici della Capitale, arricchendo di molto il campo dei possibili tentacoli dell’inchiesta, nessuno lo po’ sapere. Certamente però quanto rivelato venerdì sera in anticipazione da La7, e successivamente esteso nella giornata di ieri con ulteriori elementi, ha investito con violenza la Regione Lazio. Ebbene, stando alla testata giornalistica diretta da Enrico Mentana, il re delle coop ha riesumato anche una vicenda che, nella campagna elettorale per le regionali del 2013, fece molto discutere. “Il palazzo della provincia all’Eur, comprato da Zingaretti prima della costruzione? Secondo Odevaine presero soldi il capo di gabinetto Maurizio Venafro, il segretario generale Cavicchia e Peppe Cionci per Zingaretti”. Insomma il grande manager del mondo di mezzo è sicuro: Cionci, l’imprenditore che aveva raccolto soldi per le campagne elettorali di Zingaretti e di Ignazio Marino, per Buzzi sarebbe coinvolto anche “nella gara per il calore (l’energia negli ospedali del Lazio ndr), un appalto da un miliardo e duecento milioni oggetto di una spartizione millimetrica”. Una vicenda che fa entrare nel C fango di mafia capitale, per quanto proprio l’associazione mafiosa sia uno dei capisaldi dell’inchiesta che la strategia difensiva dei legali di Buzzi intende abbattere, la provincia di Roma e il suo ultimo presidente eletto, cioè l’attuale governatore Nicola Zingaretti. La giornata di ieri è stata pertanto, a dispetto del distratto clima politico agostano, davvero infuocata. Ad incalzare Zingaretti, chiedendogli al limite di querelare Buzzi (come lui stesso ha fatto qualche mese fa), è stato Francesco Storace. Ebbene, le pressioni son o andate a segno, alla fine, nel pomeriggio. Con una nota dello stesso presidente della Regione Lazio. “Da indiscrezioni di stampa contenute nel servizio di un tg emerge che il signor Salvatore Buzzi, in carcere dal 2 dicembre, avrebbe rilasciato dichiarazioni sui suoi atti corruttori diretti verso molte personalità politiche, nessuna della Regione Lazio. Sempre dallo stesso servizio e da alcuni articoli di stampa risulta che il signor Buzzi avrebbe dichiarato che il signor Luca Odevaine gli avrebbe riferito su atti corruttivi dietro l’acquisto del palazzo della Provincia di Roma e di notizie su accordi spartitori relativi alla gara multiservizi per gli ospedali del Lazio, tema questo già emerso nelle intercettazioni dell’inchiesta. Reputo queste affermazioni, se fatte, totalmente prive di ogni fondamento, a cominciare dalla notizia che “Zingaretti ha acquistato il palazzo prima che venisse costruito”. Affermazione, quest’ultima, palesemente falsa. Come tutti sanno l’amministrazione da me guidata, che ha avuto inizio nel 2008, ha portato a conclusione un iter amministrativo iniziato nel 2005, quindi molti anni prima, condividendo la scelta di riunificare dentro un unico stabile le molte sedi distaccate della Provincia di Roma. Una scelta di risparmio per molti milioni di euro, sulla quale nel dicembre 2013 anche la Corte dei Conti decise di archiviare un’indagine sul tema”. E ancora: “Veniamo alla gara multiservizi, che è ancora in corso: credo sia necessario precisare che si tratta di una gara molto importante per gli ospedali del Lazio che si pone come obiettivo quello di far risparmiare alla Regione centinaia di milioni di euro. La gara, voglio ribadirlo di nuovo, è ancora in corso”. Zingaretti conclude: “Non esiste e non può esistere nessuno, come pure sembrerebbe essere stato dichiarato, che “chiede soldi per Zingaretti”. Per questo mi riservo di querelare, a tutela della mia dignità e onorabilità personale, chiunque affermi o abbia affermato il contrario. L’unica riflessione che già da ora mi sento di fare è l’affacciarsi con- creto del rischio di impraticabilità di campo per chi sta provando con dedizione e onestà a cambiare le cose in questa Regione”. Ovviamente nelle carte che stanno pian piano venendo alla luce c’è dell’altro, dai soldi ai consiglieri comunali e regionali al marchio di “famelici” affibbiato a esponenti assai in vista del Pd e delle partecipate del Comune, tra cui l’ex capogruppo Coratti e l’ex ad Panzironi, ai conti pagati all’ex presidente del municipio di Ostia Tassone. Particolari che, c’è da crederlo, finiranno per essere approfonditi. Ieri sera, poi, altre rivelazioni, con Buzzi che durante gli interrogatori parla di gare d’appalto regionali (l’appaltone e il Cup) sulle quali ci sarebbe stato un accordo a monte tra la maggioranza e le opposizioni. “Adesso sono io a voler sapere chi tramava realmente sugli appalti nel Lazio”, twitta subito Francesco Storace. L’APPELLO DELLE OPPOSIZIONI “Il governatore riferisca in aula” ingaretti smentisce e paventa urele. L’opposizione di centro-destra, però ora lo chiama anche a riferire in aula sulle ultime rivelazioni riguardo l’inchiesta mafia capitale. “In merito alle pesanti dichiarazioni rilasciate da Salvatore Buzzi negli ultimi interrogatori, sarà sicuramente la magistratura a fare chiarezza”, premettono in una nota i capigruppo del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Antonello Aurigemma, La Destra Francesco Storace, Nuovo Centrodestra Daniele Sabatini, Gruppo Misto Pietro Sbardella, Fratelli d’Italia Giancarlo Righini, Lista Storace Olimpia Tarzia. “Da queste dichiarazioni, sarebbero stati citati collaboratori di spicco del presidente Zingaretti, come l’ex capo di gabinetto Venafro o l’ex segretario generale Calicchia. Nel pieno rispetto del garantismo, riteniamo però che nella capigruppo di lunedì 3 agosto si debba parlare in primis di questa situazione, e proprio in quella sede chiederemo che il Presidente Zingaretti venga in aula a spiegarci alcuni aspetti di questa vicenda. Crediamo che sia un punto imprescindibile, soprattutto per rispetto del Consiglio e dei cittadini”. Z LA VICENDA DELL’ACQUISTO DELL’IMMOBILE DELL’EUR RIPERCORSA DA FRANCESCO STORACE “Fu uno spreco e lo denunciai da subito” è un’ombra che si staglia ormai inquietante nel cielo di Roma il grattacielo dell’Eur,comprato dalla Provincia di Roma a suon di milioni di euro per farne la sede (nuova) di un ente che sapeva di dover scomparire nel giro di pochi anni. Che fosse uno spreco Francesco Storace, attuale vicepresidente del consiglio regionale, lo diceva fin dalla campagna elettorale per le regionali di due anni fa accusando il suo principale competitore, Nicola Zingaretti, che dalla presidenza della Provincia di Roma si preparava a lanciare l’assalto a quella della Regione Lazio. Ma certo non poteva pensare che quell’operazione immobiliare sarebbe finita in un’inchiesta giudiziaria due anni dopo, con il sospetto che sia servita proprio a finanziare la campagna elettorale del suo avversario. Eppure questo dice Buzzi, nei cinque interrogatori fin qui svolti, riferendosi a notizie che gli ha riportato Luca Odevaine, un’altra grande pedina della sinistra nell’inchiesta Mafia capitale. E allora oggi il segretario nazionale de La Destra non può che porsi, e porre, qualche domanda. “Ovviamente, ogni parola di Salvatore Buzzi va pesata e riscontrata. E questo – premette Storace – lo farà l’autorità giudiziaria. Ma la mole di dichiarazioni che emerge dagli interrogatori del boss delle cooperative e i fatti citati devono vedere la netta reazione dei personaggi chiamati in causa, a partire da Marino e Zingaretti, fino all’intera impressionante serie di esponenti politici a cui sono indirizzate le accuse, a cominciare dall’appaltone per il servizio multitecnologico nelle Asl da oltre un miliardo di euro e di cui parliamo da mesi sul nostro Giornale d’Italia. In regione, in particolare, deve cambiare l’agenda: è ridicolo parlare ancora di leggine di fronte a tanto marciume”. Poi, al nocciolo della situazione: parlando del Palazzo della Provincia, ma non solo. “A meno di prese di posizione nette ed eloquenti smentite - che invochiamo per garantismo - sin dalla conferenza dei capigruppo di lunedì e poi in aula, pretendiamo chiarezza. Quel palazzo della provincia di Roma fu oggetto di mie ripetute denunce politiche, incluso un video che sta ancora oggi su YouTube durante le regionali del 2013. È un mio diritto sapere se questa vicenda mo- dificò l’esito di quelle elezioni: e spero davvero di non essere stato battuto a causa di trame economiche come quelle che si apprendono dall’inchiesta Mafia capitale. Fino a prova del contrario, reputo Zingaretti un avversario onesto circondato malissimo. Ma non vorrei veder vacillare le mie impressioni. Anche perché comincia a diventare inaccettabile il silenzio del governatore pure su altre vicende raccapriccianti, come quella legata al direttore generale del Sant’Andrea, Egisto Biancone, ai domiciliari per la vicenda legata al turpe mercato attorno ai funerali di chi muore in ospedale. Abbiamo chiesto a Zingaretti come scelse quel manager, chi glielo segnalò. Ma il presidente della regione non dà segnali su chi lo sponsorizzò”. R. V. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Domenica 2 agosto 2015 ATTuALITA’ VOTANO CONTRO LA RIFORMA DELLE PROVINCE MA ASSICURANO LA PRESENZA A PALAZZO REALE. E IL GOVERNATORE ESULTA Restano in Aula, i grillini salvano Crocetta Con meno di 45 deputati su 90 il presidente, senza maggioranza, avrebbe rischiato grosso di Marco Zappa ltro che nemici. I principali alleati di Rosario Crocetta in Sicilia sembrano essere i grillini. La banda Grillo salva il discusso governatore. Perfino in una partita che sembrava persa in partenza, quella sulla “riforma” delle Province, su cui il presidente della Regione poteva contare su una trentina di deputati su novanta. E invece la presenza in Aula dei pentastellati ha rappresentato una vera e propria manna dal cielo per l’ex sindaco di Gela. Che ha visto con i suoi occhi l’Inferno salvo poi tornare in Paradiso. Una non assenza che ha assicurato in Aula l’approvazione di una legge da “Domenica in”, più volte criticata dalla stessa banda grillina. E così oltre a salvare un governo traballante, con la ghiotta possibilità di buttare giù dal ring Crocetta, i seguaci di Grillo hanno anche tutelato una maggioranza di centrosinistra completamente assente. Appoggiando un provvedimento che Nello Musumeci, già presidente della Commissione regionale Antimafia, si rifiuta di bollare come una riforma. “Per carità – il commento dell’ex Sottosegretario al Lavoro che col suo gruppo non ha partecipato al voto finale – è solo una leggina pasticciata, contraddittoria. Approvata da appena un terzo del parlamento dopo due anni di annunci roboanti, di quattro leggiponte e speranzose attese. Non solo questo provvedimento non farà risparmiare un centesimo, ma lascerà tutti scontenti”. A Secondo il sito Lavocedinewyork.com, al momento del voto a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, erano presenti appena 53 deputati. Di questi, 36 hanno votato in favore della legge, undici contro, mentre sei si sono astenuti. Assenti le opposizioni, a votare contro sono stati proprio i grillini. E allora? Il punto è proprio questo. Se i pentastellati non avessero partecipato al voto, i deputati presenti sarebbero diventati 42 (compresi 6 Ncd) su 90. Il che avrebbe significato un dato non trascurabile: l’assenza di una maggioranza che per definirsi tale deve contare su almeno 46 onorevoli. Il tutto, proprio mentre a Palermo era arrivato il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, braccio sinistro di Renzi. Che in caso di man- cata approvazione della riforma avrebbe avuto un motivo in più per convincere Crocetta ad andarsene. Tant’è, il passo indietro non arriverà neanche questa volta. Protagonisti di un autogol incredibile, ai grillini non resta altro che recriminare. Per l’ennesima occasione buona volta a cacciare il governatore, sprecata in maniera incredibile. LA CORTE DEI CONTI SI SCAGLIA CONTRO LE AMMINISTRAZIONI LOCALI. IL PESO FISCALE È ORMAI AI LIMITI Mal Comune: più tasse e meno servizi La pressione è balzata dai 505,5 euro a testa del 2011 ai 618,4 dello scorso anno oom. La pressione fiscale nei comuni è andata incontro negli ultimi 4 anni a un “incremento progressivo”. Una situazione agghiacciante, denunciata dalla Corte dei conti nella relazione sugli andamenti della finanza territoriale. Rispetto al dato pro capite nazionale del 2011, “di 505,50 euro, il dato cresce nel 2014 di oltre 100 punti, sebbene nel 2013 si rilevi una flessione evidentemente dovuta all’esclusione della ‘prima casa’ dall’Imu” voluta dal governo Letta, sotto il diktat dell’allora Pdl di Silvio Berlusconi, che aveva minacciato l’uscita dall’esecutivo. La pressione è passata quindi dai 505,50 euro pro capite del 2011 ai 589,4 del 2012, ai 544,6 del 2013 fino ai 618,4 dell’anno scorso, in B piena era Renzi. Più tasse e meno servizi. Conseguenti, quest’ultimi, ai quasi 40 miliardi di tagli agli enti locali dal 2008, risultato della riduzione dei trasferimenti statali di 22 miliardi e di un calo dei finanziamenti per la sanità di 17,5 miliardi. E alla luce di questa dinamica, “per conservare l’equilibrio in risposta alle severe misure correttive del governo” i Comuni hanno inevitabilmente risposto con “aumenti molto accentuati” dei tributi, soprattutto per questioni di bilancio e per far fronte ai tagli per quasi 8 miliardi tra il 2010 e il 2014. Le conseguenze sono state orribili. La magistratura contabile ha fatto notare come dalla riduzione dei trasferimenti dello Stato “è derivato, per gli enti locali, un inasprimento della pressione fiscale” che nel caso dei Comuni è balzata dai 505,5 euro a testa del 2011 ai 618,4 euro dello scorso anno. Ben 112,9 euro in più. I cittadini più tartassati sono quelli che vivono nei Comuni con più di 250mila abitanti, arrivando a 881,94 euro pro capite. Seguono quelli residenti nei piccoli centri (da 1 a 1.999 abitanti) con 628,80 euro per abitante. Se gli enti locali hanno risposto ai tagli con una revisione al rialzo delle aliquote Ici-Imu, gli “aumenti generalizzati hanno visto gli incassi passare dai 9,6 miliardi di euro del Ici 2011 ai 15,3 miliardi del 2014, le Regioni, invece, hanno puntato sul taglio degli investimenti e dei servizi con “una compressione delle funzioni extra-sanitarie”. La Corte ha sottolineato come “la concessione ai Comuni di più ampi margini di manovra sul piano fiscale, in conseguenza del permanere di una disciplina del patto fondata sul criterio del saldo di competenza ‘mista’, ha favorito l’emergere, specie in materia di imposizione immobiliare, di una congerie di regimi differenziati per aliquota, sistemi agevolativi e detrazioni fiscali”. Inoltre, “gli strumenti di coordinamento fra prelievo centrale e locale non hanno evitato - hanno evidenziato i giudici - che si producesse un significativo aumento della pressione fiscale complessiva”. Insomma, ha concluso la Corte dei Conti, “l’eterogeneità delle risposte degli enti territoriali sul piano del ricorso alla leva fiscale conferma la necessità (e l’urgenza) di introdurre un sistema di finanziamento degli enti autonomi basato su puntuali criteri perequativi, collegati ai fabbisogni standard ed alle relative ca- pacità fiscali”. A cogliere la palla al balzo è stato Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, uno dei settori più colpiti dalla crisi economica, che fatica a rimettersi in moto anche alla luce della pesante pressione fiscale. “L’attuale sistema di finanza locale è fonte di enormi iniquità - ha spiegato - incentrato sulla tassazione patrimoniale degli immobili e privo sia di un diretto rapporto con i servizi resi sia di limiti alla spesa dei Comuni”. Ricordando che “nell’imposizione tributaria comunale non vi è, in spregio ad un principio cardine del federalismo fiscale, una corrispondenza fra contribuenti e soggetti beneficiari dei servizi resi”. L’auspicio di Confedilizia è che “nella prossima riforma dell’imposizione locale” si vari “una tassazione locale moderna, collegata ai servizi resi agli utenti degli immobili e tale da realizzare una effettiva responsabilizzazione degli enti locali sul fronte della spesa”. IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA RENDE NOTO IL COSTO DEL SERVIZIO: 250 MILIONI L’ANNO Intercettazioni: il conto è salato S e ne discute in Parlamento: ma pure al ministero di Giustizia. Che ha quantificato la spesuccia per le intercettazioni. E ha scoperto che solo nel 2014 sono costate alle casse pubbliche ben 250 milioni. Nel 2014 il ministero della Giustizia italiano ha speso 250 milioni di euro per le intercettazioni. Entrando più nello specifico, nel 2014 per intercettazioni di conversazioni e comunicazioni sono stati stanziati 227 milioni 801 mila 120 euro, ma alla fine dell’anno la spesa effettiva è stata come detto di circa 250 milioni. Leggendo la relazione che lo afferma si apprende anche che l’andamento di questa particolare spesa è pressoché invariato da anni: nel 2012 le uscite furono analoghe, mentre un lieve calo ci fu nel 2013, con una spesa ferma a 237 milioni. Per quanto riguarda l’anno in corso, i dati disponibili si fermano al primo quadrimestre e segnalano che finora sono stati effettuati pagamenti per 70 milioni. D’altronde sono stati stanziati 200 milioni, rispetto ad una spesa che su base previsionale può essere quantificata in circa 235 milioni di euro. una stima, spiega la relazione, che fa riferimento alle uscite sopra descritte e agli ultimi tre esercizi. Chissà se si risparmierà qualcosa… Tuttavia, proiettando lo sguardo ancora più indietro nel tempo rispetto a quanto evidenziato in precedenza, il trend delle uscite segnala un segno meno, passando dai 300/280 milioni, del 2009 e 2010, ai circa 260 milioni del 2011, fino a scendere a quota 250 milioni. “Anche per le intercettazioni, come per la generalità delle spese di giustizia, si deve tener presente - afferma il documento ministeriale - che non è possibile prevedere, con precisione, quella che potrà essere la spesa di un dato anno in quanto detta tipologia di spesa è fortemente condizionata da imprevedibili esigenze processuali, nonché dai tempi con cui gli uffici giudiziari procedono alla liquidazione delle fatture (che avviene con decreto del magistrato) che risentono, tra l’altro, della cronica carenza di personale amministrativo-contabile”. Ma si sta cercando comunque di correre ai ripari. “In una prospettiva di razionalizzazione dei costi, e in attesa dell’adozione, a livello normativo, di un sistema unico nazionale, il monitoraggio di tale spesa consentirà entro il prossimo mese di fornire agli uffici giudiziari utili informazioni circa i prezzi minimi e massimi in concreto praticati sul mercato, per identiche prestazioni. È altamente prevedibile che la diffusione di un tariffano per le principali prestazioni di noleggio degli apparati possa innestare meccanismi e prassi virtuosi volti al contenimento ulteriore dei costi delle prestazioni di noleggio”. 4 Domenica 2 agosto 2015 ATTUALITA’ IMPAZZA IL TOTO-NOMINE, LA FIGURA DEL CONDUTTORE DI “PORTA A PORTA” POTREBBE METTERE D’ACCORDO TUTTI Rai, per il ruolo di dg avanza Vespa Il favorito resta Anselmi, che può contare su “sponsor” pesanti come De Benedetti e Caltagirone di Marcello Calvo I mpazza il toto-nomi per il nuovo amministratore delegato della Rai. Trattative bipartisan, snervanti, per scegliere il successore di Luigi Gubitosi. Se la presidente di Enel, Maria Patrizia Greco, s’è sfilata dalla corsa, Enrico Mentana ha deciso di non parteciparvi. Il direttore del TgLa7 ha criticato le modifiche adottate da Palazzo Chigi, parlando di una riforma 2.0 identica a quella Gasparri. Criticando, senza mezzi termini, le mosse di Matteo Renzi, “un premier come tutti gli altri”. Perdono quota anche le candidature di Vincenzo Novari (Tre) e Vittorio Colao (Vodafone). E tra i papabili, a sorpresa, spuntano Ferruccio De Bortoli (già direttore del Corriere della Sera) e Bruno Vespa. Porta… a Porta. Da quella del centrosinistra a quella del centrodestra. La figura del giornalista, scrittore e conduttore televisivo, piace al Rottamatore e galvanizza perfino Forza Italia. Un’idea, per il momento. Che con il passare delle ore continua a rafforzarsi. Una collaborazione, quella di Vespa con la Rai, che dura ormai da 53 anni. Iniziata nel 1962 e non ancora giunta al termine. Dal 1996 la sua trasmissione “Porta a Porta” è il programma di politica, attualità e costume più seguito. Praticamente un cult, con quel gran salotto buono dove sono state scritte pagine della storia italiana. Quella dell’ex direttore del Tg1 DOPO INCENDI E DISSERVIZI, È BUFERA PER LA CANCELLAZIONE DEI VOLI LOW COST Fiumicino nel caos: “buone” vacanze… on c’è ancora pace per lo scalo di Fiumicino, che fra incendi, black out e disservizi ha avuto giornate difficilissime, tali da rendere il viaggio di cittadini e turisti un’odissea. La serie di scivoloni ha registrato nelle ultime ore anche i guai di una compagnia aerea, finita addirittura nel mirino delle autorità civili per quanto accaduto. L’Enac ha infatti diffidato la low cost Vueling per i disagi di venerdì e ieri all’aeroporto, dove sono rimasti a terra 900 passeggeri. In gioco c’è addirittura la sospensione delle autorizzazioni a volare in Italia. “In merito ai disservizi all'aeroporto di Roma Fiumicino a causa di alcune improvvise cancellazioni della compagnia Vueling - si legge in una nota - l'Enac informa di aver diffidato la compagnia spagnola a intervenire immediatamente per la soluzione delle problematiche in corso garantendo, in primo luogo, a tutti i passeggeri la dovuta assistenza, nonché ripristinando prontamente le condizioni di operatività, pena la sospensione delle autorizzazioni a volare in Italia”. L’Enac ha anche “richiesto alla società Aeroporti di Roma di intervenire a supporto logistico operativo della compagnia per cercare di risolvere al più presto i disservizi, fino alla completa normalizzazione della situazione”. Già giovedì Enac, per i disservizi Vueling, aveva preso contatti con l'omologa autorità per l'aviazione N civile spagnola, chiedendo all'autorità spagnola di intervenire sulla compagnia affinché trovasse subito soluzioni per garantire il servizio ai passeggeri che avevano acquistato voli con questo vettore. In quei giorni si era verificata una mancata riprotezione dei passeggeri lasciati a terra dai voli cancellati. L'autorità spagnola aveva assicurato all’Enac che sarebbe intervenuta sulla compagnia in modo che venissero risolti rapidamente i disservizi che hanno coinvolto numerosi passeggeri. Le immagini di passeggeri costretti a dormire per terra, delle code ai check in, delle proteste dei viaggiatori esasperati dalle attese hanno fatto il giro del mondo. Il premier Renzi si è detto pronto a punire “eventuali colpevoli” e il fido ministro Graziano Del Rio non ha fatto mistero di voler addossare precise responsabilità alla compagnia spagnola: “Noi accerteremo le responsabilità, che non possono restare senza conseguenze. La Vueling, per esempio, ha cancellato i voli e non ha assistito i passeggeri. Basta sparare nel mucchio. Ognuno risponde delle sue colpe”. Lo stesso Delrio incontrerà i vertici di Enac e di Adr martedì. A sua volta l’Enac ha convocato Adr e Alitalia per il 6 agosto. Il tutto mentre decine di migliaia di persone del centro-sud che avevano contato di spostarsi in aereo per le ferie agostane cominciano a temere seriamente una nuova ondata di R. V. disservizi. è una candidatura forte, che potrebbe convincere anche i sempre critici grillini. Nella maratona all’ambitissima poltrona di dg, dunque, entra prepotentemente in gara Vespa. Che dovrà dimostrare di avere maggiore “resistenza” dei suoi avversari. Come Antonio Campo Dall’Orto, Andrea Castellari (entrambi in Viacom, il gruppo di Mtv), Marinella Soldi (Discovery) e Andrea Scrosati (Sky). A decidere, sarà il presidente del Consiglio. Che, a quanto pare, è disposto a mediare con tutti tranne con la minoranza Dem. La scelta finale, però, sarà esclusivamente sua. Con il premier deciso a mettere le mani pure su Viale Mazzini. Piace, e molto, il nome di Guido Anselmi. Che nel 2012 ha rifiutato la direzione del Tg1 ma che per Silvio Berlusconi rappresenta un autentico nemico. Vicinissimo a Mario Monti, vanta ottimi rapporti con Corrado Passera, Carlo De Benedetti e Francesco Gaetano Caltagirone. Sponsor pesanti, che alla fine potrebbero fare la differenza. In orbita da tempo nel mondo Rai, da non scartare l’ipotesi che porta a Paolo Mieli. Conoscitore di tutti i problemi aziendali, può far leva su grandi alleanze. Poche possibilità, infine, per Giovanni Minoli. La “partita” potrebbe decidersi anche nella giornata odierna. Dove tra un bagno e un altro, i telefoni saranno roventi. Con Forza Italia che potrebbe proporre il nome di Maurizio Belpietro, su cui c’è già il veto del premier. Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. Il quotidiano è sempre straordinario. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. 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Nelle ultime ore, la situazione sembra precipitare. Un ragazzo palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane a Ramallah, sull’onda delle manifestazioni per l’omicidio per piccolo Ali, il bimbo bruciato vivo dalle molotov di alcuni coloni nella West Bank. I medici palestinesi hanno comunicato che Laith Fadel al-Khaladi, di 17 anni, è morto nelle prime ore di ieri mattina. Fatali i colpi delle forze di polizia israeliane, sparati durante gli scontri al checkpoint di Atara, nei pressi di Bir Zeit. L’adolescente è stato colpito, secondo le testimonianze della stessa polizia, perché stava lanciando una bomba molotov dall’alto di una torretta di guardia. È il secondo adolescente ucciso nel giro di poche ore da Tsahal. Il primo era stato venerdì mattina Mohammed al-Masri, diciassettenne di Gaza, freddato dai soldati perché si era avvicinato troppo al confine con Israele durante una manifestazione di protesta per il violentissimo attacco a base di molotov dei coloni contro la povera famiglia Dawabsheh nella West Bank. Secondo il comunicato diffuso dalla Comando della Difesa israeliano, i soldati hanno sparato due volte contro alcuni palestinesi che stavano avvicinandosi troppo alla linea di confine con Israele nella parte nord S della Striscia di Gaza. Quindi, la versione ufficiale è che i palestinesi fossero a 30 metri di distanza: i soldati hanno cercato di fermarli sparando in aria. Poi, evidentemente, hanno cominciato a sparare ad altezza d’uomo, perché, dicono le fonti della Difesa israeliana, i cinque palestinesi hanno attaccato lanciando sassi. Sono rimasti feriti almeno una dozzina di palestinesi, oltre alla vittima. Ovviamente le notizie hanno avuto un effetto esplosivo sulla giornata di ieri, sabato, tradizionalmente giorno assai difficile per la sicurezza in Medio Oriente. Altri scontri tra palestinesi e soldati israeliani sono stati segnalati a Gerusalemme Est. A Shuaafat, nel campo profughi, un altro giovane palestinese è stato gravemente ferito ed è in pericolo di vita, mentre per altri 11 palestinesi le ferite provocate dalle pallottole di gomma sembrano più lievi. A Beit Hanina, alcuni palestinesi hanno attaccato il villaggio di Pisgat Zev, insediamento ebraico con 50.000 residenti, usando bottiglie molotov. Tutto ciò, in attesa della sorte dei genitori del piccolo Ali, sui quali sono state riscontrate bruciature di terzo grado sul 90% del corpo. Sono stati ricoverati nell’ospedale militare israeliano di Tel Aviv. Se le condizioni volgessero al peggio, sarebbe inevitabile una ulteriore recrudescenza. IN INGHILTERRA Cade l’aereo dei Bin Laden Morte matrigna e sorellastra di Osama erano la matrigna e la sorella di Bin Laden a bordo dell’aereo precipitato nell’Hampshire, che non ha lasciato scampo ai quattro passeggeri a bordo. Il Phenom 300, decolato da C’ Milano Malpensa, apparteneva alla Salem Aviation di Gedda, controllata appunto dalla famiglia dell’ex leader di Al Qaida Osama Bin Laden. Tuttavia ogni pista legata al terrorismo o comunque ad un at- tentato è stata esclusa. l’incidente non viene trattato come un caso di terrorismo. Il velivolo stava cercando di atterrare all’aeroporto di Blackbushe, ma è precipitato alla fine della pista, prendendo CONTESTATA LA LEADERSHIP AFFIDATA A MANSOUR I talebani afgani hanno anche un’opposizione i fa sentire in una registrazione audio la voce del nuovo capo dei talebani, il mullah Akhtar Mansour. Che come primo atto della sua leadership ha lanciato un appello all’unità del movimento . “Dovremmo tutti lavorare per preservare l’unità”, ha affermato il successore del mullah Omar, di cui è stata annunciata la morte mercoledì scorso. Dopo le voci di divergenze tra gli studenti coranici proprio mentre potrebbe partire un negoziato di pace con Kabul, Mansour ha avvertito che “le divisioni tra le nostre file faranno contenti solo i nostri nemici e possono cau- S sarci ulteriori problemi”. Il nuovo capo dei talebani ha invitato a non dare ascolto alle voci che circolano sulle difficoltà del movimento che da 14 anni conduce una durissima guerriglia contro i governi afghani sostenuti dall’Occidente. “Il nostro obiettivo e il nostro slogan è l’applicazione della sharia e di un sistema islamico, la nostra jihad continuerà fino a quando questo non si realizzerà”. Tuttavia gli analisti sono concordi nel definirlo un uomo che non esclude il dialogo: particolare non di secondo piano, giacché come si è capito dopo quasi quindici anni di guerra, realizzare un minimo di stabilità in quel martoriato Paese senza fare i conti con la fazione talebana non è possibile. Tant’è che nel messaggio di 33 minuti, Mansour ha fatto un accenno ai colloqui di pace con il governo afghano, sospesi dopo che si è diffusa la notizia della morte del mullah Omar, senza però precisare se sia favorevole o meno. Probabilmente anche perché il nuovo capo si ritrova alle prese (di qui l’insistenza sull’unità) con una forte opposizione interna da parte dell’ala oltranzista: alla riunione a Quetta in cui è stato eletto il 50enne Mansour, diversi dirigenti erano usciti prima per protesta: avrebbero spinto per affidare la leadership a Yaqoob, il figlio del mullah Omar. A loro avviso il capo è un uomo dell’Isi, cioè dei servizi segreti pachistani. R. V. subito fuoco. Il jet ha distrutto quindi auto parcheggiate sull’area: curiosità, si tratta di un deposito di veicoli destinati alle aste. Sul luogo si era levata una densa colonna di fumo nero. Quello avvenuto nell’Hampshire è addirittura il terzo incidente aereo mortale che vede coinvolta l’importante famiglia saudita. Nel settembre del 1967, lo stesso destino era già toccato al padre di Osama, Mohammed: si trovava a bordo del suo Beechcraft 18 quando trovò la morte in un incidente avvenuto a usran, in Arabia Saudita. Osama Bin Laden aveva solo 10 anni. Anche Salem Bin Laden, il fratellastro di Osama, è morto in un incidente aereo: nel 1988 ha perso il controllo dell’aereo ultraleggero che stava pilotando ed è andato a schiantarsi contro dei cavi dell’alta tensione a San Antonio, Texas. Dopo il tragico evento, toccò proprio al futuro capo di Al Qaeda prendersi la responsabilità degli affari di famiglia. R. V. RESO NOTO UN PRIMO BILANCIO NON UFFICIALE DELLE OPERAZIONI ANTI-CURDE La linea dura turca ha fatto 260 vittime I n una settimana di incursioni dell’aviazione turca contro le basi dei ribelli curdi, sono stati uccisi circa 260 guerriglieri e altre centinaia sono rimasti feriti: questo almeno il bilancio fornito dall’agenzia governativa turca Anatolia. Secondo l’agenzia, che non cita fonti e la cui informazioni sono state verificate in maniera indipendente, tra i feriti c’è anche il fratello del leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas. Finora il governo turco si è rifiutato di dare bilanci sulle vittime e anzi una fonte ufficiosa ha tenuto a rimarcare che “non è una partita di calcio”. Ma il numero di raid quotidiani sulle postazioni Pkk nel nord dell’Iraq da’ un’idea della dimensione dell’operazione “antiterrorismo” lanciata da Ankara, un operazione che suscita qualche inquietudine nelle capitali occidentali. Venerdì il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier ha esortato la Turchia a “non distrug- gere i ponti” costruiti nel corso degli ultimi anni con la minoranza curda. Selahattin Demirtas riconosce apertamente che il fratello maggiore Nurettin si è ritirato sui monti Kandil nel nord dell’Iraq, dove c’è il quartier generale del Pkk; e il partito islamico conservatore al potere lo considera un segno ulteriore della “collusione” tra il Pkk e il partito filocurdo. “Non so nemmeno se sia vivo o morto”, ha detto Selahattin Demirtas nei giorni scorsi. R. V. 6 Domenica 2 agosto 2015 STORIA GRANDE GUERRA/54 La Russia in ritirata,“Viva la Russia!” Le vicende a cavallo tra la fine di luglio e i primi di agosto del 1915 sul fronte orientale di Emma Moriconi ronte orientale, estate 1915. Le truppe austro tedesche sormontano in numero quelle russe, così si decide per una ritirata strategica: è necessario riorganizzarsi in termini anche industriali, mancano armi e munizioni. Il 22 giugno i tedeschi occupano Lvov, capitale della Galizia, da dove i russi si sono ritirati. Tra il 23 e il 27 giugno i tedeschi attraversano il Dniester, ai primi di luglio i russi contrattaccano e fermano l’avanzata. Alla metà di luglio il settore sud dello schieramento russo si ritrova indietro di 150 km, il 22 luglio gli imperi centrali attraversano la Vistola. Il 5 agosto la cavalleria tedesca entra a Varsavia. I russi corrono il rischio di essere accerchiati dalle truppe degli Imperi centrali. Alla fine di agosto i tedeschi conquisteranno Brest-Litovsk e il 19 settembre arriveranno a Vilnius. La perdita dei territori polacchi determina un crollo: il morale delle truppe è a terra, il comando russo si trova costretto a fare “terra bruciata” dei territori abbandonati e ad adottare l’evacuazione forzata dei popoli lì residenti, per non correre il rischio che essi supportassero gli austro-tedeschi. Con la perdita di Varsavia il dramma appare gigantesco sin dai primi giorni di agosto. Benito Mussolini su Il Popolo F d’Italia il 2 agosto 1915 titola “Viva la Russia” e scrive: “La sorte di Varsavia è, dunque, decisa. Gli austro-tedeschi sono già alle porte della grande città polacca, mentre i russi si ritirano ancora per raggiungere le linee dove potranno resistere e contrattaccare. Così, dopo Leopoli, è Varsavia che cade nelle mani del Kaiser. Dopo la Polonia austriaca è la Polonia russa che passa al nemico. La vicenda è dolorosa. Ma il dolore che ci punge l’animo non è tale da farci dubitare un solo istante sull’esito finale della guerra”. Mussolini continua ad essere ottimista: “La ritirata dei russi dalla Polonia non è che un episodio, un grande episodio della guerra; una necessità strategica”. La sua analisi della vicenda è lucida: “Dal settembre ‘914 ad oggi, il solo scacchiere dove siano avvenute grandi battaglie campali, è lo scacchiere austro-tedesco-russo. Da tre mesi a questa parte, i russi hanno dovuto quotidianamente, senza un giorno solo di tregua, combattere in condizioni di inferiorità assoluta dinanzi ai tedeschi. La deficienza di munizioni ha costretto i russi a iniziare quel movimento di ritirata che continua tuttora e che ha sventato il piano concepito dallo Stato Maggiore germanico. Non appartiene quella dei russi al genere delle ‘ritirate’ che si chiamano, per eufemismo, strategiche, come avveniva, ad esempio, per quelle austriache mentre erano ‘fughe’ in piena regola. No. E lo prova il fatto che i russi, pur ritirandosi, contrastano palmo a palmo il terreno all’invasore; lo prova il fatto che pur ritirandosi i russi hanno inflitto una sconfitta disastrosa a uno degli eserciti austriaci coman- dati da un arciduca; lo prova il fatto che l’avanzata dei tedeschi procede lentissima e con perdite enormi. Se si facesse il bilancio di questi tre mesi di guerra sullo scacchiere orientale si troverebbe che eccettuate le occupazioni territoriali - il passivo supera per le armate austro-tedesche - l’attivo”. Mussolini conosce bene la Russia, e i russi. Ne ha conosciuti, in gioventù, di russi e da essi ha appreso una certa cultura che ha certamente contribuito a formarne la personalità. Infatti aggiunge: “[...] i russi si ritirano lasciando dietro loro il deserto: non più messi, non più alberi, non più strade, non più villaggi, non più città. Per dare il colpo decisivo di clava all’esercito russo, bisogna inseguirlo ancora e sempre, per decine e decine di werste, attraverso una pianura desolata e bruciata. Per schiacciare la Russia, bisogna occupare Mosca e Pietrogrado e, forse, non basterà. E poi? L’inverno in Russia non è lontano e l’ipotesi di una seconda campagna invernale atterrisce i tedeschi, mentre lascia indifferenti le Nazioni della Quadruplice. Così stando le cose, si comprende l’ottimismo dei circoli ufficiali russi e del popolo russo”. Cita poi uno stralcio della “semiufficiosa Gazzetta della Borsa”: “La Russia saluta i suoi alleati - scrive tra l’altro - Alla Francia, all’Inghilterra, all’Italia, al Belgio, alla Serbia, al Montenegro e al Giappone, a tutti, essa invia il suo saluto per l’eroica lealtà, per la ferma decisione di sostenere la lotta fino al raggiungimento dello scopo, sin che la luce dissiperà finalmente le tenebre”. La conclusione di Mussolini merita di essere riportata: “Le fiamme cingono in questo momento la Russia. Ma il fuoco sarà spento. Nel sangue dei colpevoli. La Russia, che ha sostenuto in massima parte il peso immane, della guerra, è in piedi, ferma, irremovibile, tetragona sotto i colpi dell’avverso destino. Viva la Russia!”. EROI IN TRINCEA Antonio Cantore, il generale alpino nato in riva al mare D’Annunzio scrisse di lui: “Il valor rise come il fiore sboccia. Il suo canto è scolpito nella roccia” di Cristina Di Giorgi l valor rise come il fiore sboccia. Ala, una città presa per amore! E l’eroe d’Ala avea nome Cantore. E il suo canto è scolpito nella roccia”. Con questi versi della “Preghiera per i combattenti” Gabriele D’Annunzio immortala Antonio Cantore, il primo alto ufficiale ad essere decorato, nella Grande Guerra, con la medaglia d’oro al valor militare. Nato il 4 agosto 1860 a Sampierdarena (Genova), Antonio vede la luce a due passi dal mare ma dimostra fin da piccolo di avere nel cuore le montagne. Sulle quali arriva a servire, in divisa, nel 1898. In seguito si impegna fortemente nella costituzione dell’8° Reggimento Alpino (ribattezzato “Colonna Cantore”), una nuova unità alla quale “dedica tutta la sua passione e la sua anima di Alpino – si legge nel sito della sezione di Sampierdarena dell’Associazione Nazionale Alpini intitolata all’eroico concittadino - forgiando a sua misura quei ruvidi e forti montanari”. Che diedero ottima prova di sé, anche grazie alle sue direttive, nel conflitto italo-turco (1913). E’ quindi in Libia che inizia a formarsi il mito di questo comandante degli “ Alpini: uomo dalla personalità particolare e dal temperamento difficile, chiuso e autoritario, Cantore “ad un primo impatto induceva al risentimento. Ma presto tutti si accorgevano che la sua scorza nascondeva una forte desiderio di porre i suoi soldati nelle migliori condizioni per arrivare al successo. L’atteggiamento brusco nascondeva l’affetto e la preoccupazione per i suoi Alpini”. Dai quali si fa apprezzare guidandoli in prima linea, divenendo celebre fra i suoi uomini e i suoi ufficiali per l’incitamento che urlava con tipica cadenza genovese (“Avvanti! Avvanti!”) mentre procedeva alla testa dei reparti conquistandosi stima e ammirazione. Promosso generale di brigata nel 1914, Cantore così scrive dei suoi Alpini: “Io sono orgoglioso di averli comandati al fuoco. Con tali truppe il comando è facile. L’analisi metterà in rilievo lo slancio col quale si è corsi alla vittoria. Io non avevo mai avuto il battesimo del fuoco ed ho tratto molta forza da quella dei miei alpini e dei miei ufficiali”. Quando scoppia la Grande Guerra, Cantore porta i suoi alpini sul Monte Altissimo, sulla sponda orientale del Lago di Garda, da cui audacemente li guida alla conquista di Ala di Trento: “l’intento è quello di arrivare rapidamente a Trento prendendo di sorpresa il velo di truppe avversarie ancora in via di assestamento”. E’ il 27 maggio 1915. L’azione, che dopo soli tre giorni di belligeranza, avrebbe forse potuto portare all’Italia una vittoria storica, viene però ostacolata dall’esitazione dei Comandi superiori, che considerano prioritario lo sfondamento del Carso. Circa un mese dopo, Cantore viene assegnato al fronte dolomitico, nella zona di Cortina d’Ampezzo. Dove individua, nella Val Travenanzes (al di là delle Tofane), la via più rapida per raggiungere la Val Pusteria e quindi l’Austria. E si dedica immediatamente a pianificare un’avanzata in forze tra i massicci del gruppo delle Tofane. E’ qui che, durante una ricognizione in prima linea per studiare il terreno, il 20 luglio 1915 viene colpito in fronte dalla pallottola di un cecchino. “Cadde tra i suoi soldati, primo di un folto gruppo di Generali che lo seguirono nel corso del conflitto. Le sue spoglie – scrive Bruno Ongaro nel suo libro dedicato all’eroico ufficiale – riposano nel Sacrario di Pocol, sopra Cortina, con i resti di migliaia di soldati caduti su quelle rocce nei seguenti anni di guerra”. 7 Domenica 2 agosto 2015 ECONOMIA LA RICETTA DEL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA PER USCIRE DALLA CRISI “Sostenere con forza gli investimenti” Il calo è dovuto principalmente all’incertezza sulle politiche economiche er uscire dalla crisi economica, bisogna sostenere con forza gli investimenti. E’ la ricetta degli industriali italiani, che emerge dall’ulteriore analisi prodotta dal Centro studi di Confindustria. Dopo che tra il 2007 e il 2014 gli investimenti fissi lordi si sono contratti in Italia del 30% e la loro quota sul prodotto è scesa dal 21,6% al 16,9%, ci sono segnali di recupero, ma sono in generale ancora modesti, e la rottura del trend pre-crisi è ormai netta. Gli ostacoli, però, sono destinati almeno in parte a persistere: alta incertezza e aspettative di basso aumento della domanda, difficoltà di finanziamento bancario, una capacità produttiva largamente inutilizzata, vincoli di bilancio pubblico e, in Italia, redditività ai minimi. Poiché d’altra parte gli investimenti non sono soltanto una componente della domanda aggregata, ma costituiscono anche la principale fonte di incremento della produttività, il ritardo accumulato nell’adeguamento della dotazione di beni capitali difficilmente sarà senza conseguenze sul ritmo della crescita futura. Per l’Italia, in cui la ripartenza dell’economia è avviata, ma è ancora piuttosto timida, un’interpretazione in linea con quella proposta dall’Fondo monetario internazionale è suggerita dalla Banca d’Italia, secondo cui il carattere prolungato della flessione degli investimenti riflette soprattutto la caduta corrente e attesa - della domanda, cui si sommano tensioni sui finanziamenti e, ancora, l’incertezza. P Per l’Italia - aggiunge il Csc - una spinta positiva sta venendo dalla diminuzione dell’incertezza relativa alle politiche economiche (misurata dall’indice dell’Economic Policy Uncertainty) e dagli incentivi agli acquisti di beni strumentali per le imprese di dimensione medio-piccola. D’altronde, secondo valutazioni della Bei, una quota molto alta del calo degli investimenti in Europa (53%) è spiegata dall’incertezza riguardo alle politiche economiche, cui si aggiungono i timori di un ulteriore credit crunch, a seguito dei vari trattati di Basilea, conseguente all’elevato volume di sofferenze tuttora in carico al sistema finanziario. Ma la situazione è tutt’altro che chiara. E l’Italia corre il rischio di essere risucchiata da attese di bassa inflazione. Secondo Nomisma, una società di consulenza fondata da alcuni economisti, il delinearsi di una vera e propria trappola della liquidità nell’ambito dell’Eurozona - ricorda il Csc - vedrebbe l’Italia particolarmente penalizzata da attese di bassa inflazione (poco sopra lo zero nei prossimi 5 anni), inferiori a quelle medie dell’area (intorno all’1%), che potrebbero essere compensate solo da un livello dei tassi di interesse nominali “di pieno impiego” fortemente negativi. Perciò la leva monetaria è inefficace, mentre si assiste a un costante assottigliamento dei flussi di cassa delle imprese e a persistenti effetti di razionamento del credito. In queste condizioni, la ripresa degli investimenti dipende ancora più strettamente da quella della domanda. DOPO LA BOCCIATURA DELLA CORTE COSTITUZIONALE DEL MANCATO ADEGUAMENTO DEGLI ASSEGNI, L’INPS “CORRE” AI RIPARI Pensioni: ecco il maltolto, ma non per tutti Uil contro il governo Renzi: “Si sono privati milioni di persone di risorse legittime” La percentuale di rimborsi sarà tra il 10,82 e il 37,27% del dovuto a presa in giro è servita. Sono partiti i risarcimenti, si fa per dire, per alcuni pensionati, dopo la bocciatura della Corte Costituzionale del mancato adeguamento degli assegni scattato nel 2012, deciso dal governo Monti. Domani, infatti, chi ha un reddito inferiore a 1.500 euro percepirà 796,27 euro di arretrati. Gli altri pensionati? Rimarranno con un pugno di mosche in mano. L’una tantum comprende 210,6 euro di arretrati relativi al 2012, 447,2 euro per il 2013, 89,96 per il 2014 e 48,51 per il 2015. A partire dal 2016, l’assegno mensile percepito dal pensionato sarà di 1.541,75 euro. La rivalutazione non è riconosciuta L per i trattamenti superiori a sei volte, vale a dire circa 3.000 euro lordi mensili. Per il 2014 e per il 2015 la rivalutazione è pari al 20% dell’aumento ottenuto per ogni fascia di reddito nel biennio 2012-2013. Per il 2016, invece, si attesta al 50% dell’aumento ottenuto per ogni fascia di reddito nel biennio 2012-2013. Ma non è finita qui. Le somme arretrate, spiega ancora l’Inps, devono essere assoggettate ad Irpef con il regime della tassazione separata, con esclusione delle somme maturate successivamente al 31 dicembre 2014, assoggettate, invece, a tassazione ordinaria. I rimborsi per le pensioni comprese tra le tre e le sei volte il minimo sono dovuti anche nel caso in cui il titolare del trattamento sia nel frattempo deceduto. Gli eredi però dovranno presentare una domanda, spiega una circolare dell’Inps. Secondo i calcoli della Uil, la percentuale di rimborsi che arriverà ai pensionati sarà tra il 10,82 e il 37,27% del dovuto, a seconda dell’ammontare delle pensioni. “E’ una grandissima ingiustizia - ha lamentato l’organizzazione sindacale - contro la quale ci siamo battuti e continueremo a batterci. Si sono privati milioni di pensionati di risorse legittime che potevano utilmente sostenere la ripresa dei consumi e aiutare i primi segnali di ripresa dell’economia italiana”. IL RAPPORTO DELLA CGIA DI MESTRE ANALIZZA I RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 2015 Pmi, qualcosa si muove e piccole e medie imprese trainano la ripresa? N’è convinta la Cgia di Mestre, secondo cui sarebbero poco più di 253.500 le nuove assunzioni non stagionali previste in questi primi 6 mesi del 2015 nei settori dei servizi privati e dell’industria. un aumento, secondo lo studio condotto dalla Cgia, del 25,6% rispetto allo stesso periodo del 2014. Con riferimento al totale delle assunzioni, poco più di 164.000 persone (pari al 65% L circa del totale) avrebbero trovato un impiego presso il settore dei servizi: in particolare, 40.300 nel commercio, 29.710 in quello dei servizi alle persone e 26.910 nel turismo e nella ristorazione. Nell’industria, invece, le previsioni dicono che i neo assunti non stagionali sarebbero poco meno di 89.500 (pari al 35% circa del totale). La parte del leone l’avrebbe fatta il settore delle costruzioni: tra ingegneri, geometri, carpentieri, muratori, lattonieri e gruisti i nuovi occupati sarebbero 1.930. Nel settore meccanico ed elettronico, invece, i soggetti che avrebbero cominciato a timbrare il cartellino sarebbero 16.870. In particolare, la variazione positiva nei servizi è più contenuta (+ 20%), anche se il settore informatico e quello delle telecomunicazioni hanno fatto segnare un incoraggiante + 53,7%. Di rilevo, infine, l’incremento registrato nelle piccole imprese. Rispetto al 2014, nella classe dimensionale tra 1 e 49 dipendenti, i lavoratori non stagionali sono aumentati del 33,8%, a fronte del +19% delle medie imprese (da 50 a 249 dipendenti) e del +14% delle grandi imprese ( 250 addetti e oltre). “Tuttavia, il dato piú interessante - sottolinea Paolo Zabeo della Cgia - emerge dall’analisi della distribuzione dei neo assunti per le classi dimensionali delle imprese. Ebbene, le piccole imprese, quelle con meno di 50 dipendenti, avrebbero contribuito in misura decisamente superiore a tutte le altre. Poco più di 149.000 nuovi assunti non stagionali, infatti, pari al 65% del totale, avrebbero trovato un posto di lavoro nelle piccole e piccolissime aziende. A dimostrazione che queste realtà imprenditoriali costituiscono ancora una volta l’asse portante su cui ruota l’economia e l’occupazione del nostro Paese”. 8 Domenica 2 agosto 2015 DA ROMA E DAL LAZIO LA MANCANZA DI UOMINI E DI MEZZI METTE IN PERICOLO LA SICUREZZA DELLA CAPITALE Tor Bella Monaca: polizia con le ossa rotte Circondati e presi a sassate. Giovedì e venerdì da incubo per gli agenti, rei di aver arrestato tre pusher Non possiamo farci picchiare da chiunque, se passa questo messaggio è finita”. E’ lo sfogo di un poliziotto al Giornale d’Italia all’indomani dell’ennesima aggressione andata in scena venerdì a Tor Bella Monaca, un quartiere “ricco” di criminalità. Circa duecento persone hanno affrontato gli agenti, accerchiandoli e lanciando sassi per permettere la fuga a due pusher che erano stati appena fermati. Gli aggressori hanno tentato di sfilare le pistole dalle custodie dei poliziotti. Non solo, un residente è riuscito ad aprire una volante nella mischia, tentando di impossessarsi di una mitraglietta, fortunatamente con il blocco, senza riuscirci. Poteva essere una strage: l’arma, infatti, spara 32 colpi in appena 5 secondi. Il bilancio è di cinque agenti feriti, rei di svolgere il loro mestiere. Il blitz è figlio di un servizio apposito per assicurare alla giustizia chi aveva cercato di favorire la fuga di uno spacciatore fermato il giorno precedente, trovato in possesso di ben 80 dosi di cocaina, nascoste in un marsupio. Anche in quell’occasione, una cinquantina di persone era scesa dai palazzi del quartiere per tentare di liberare il ragazzo. Lo Stato n’è uscito sconfitto, non c’è dubbio. Purtroppo, l’hanno spuntata due pusher e i residenti agguerritissimi. In molti, si vocifera negli am- “ bienti polizia, auspicavano un cospicuo dispiegamento di uomini in soccorso agli agenti in preda alla follia dei residenti. Poco dopo, sono giunte una decina di volanti spedite da tutta Roma, lasciando moltissimi quartieri della città senza nemmeno un’auto. Se fosse andata in scena una rapina nella zona Cassia, in quel momento scoperta, distante una ventina di chilometri da Tor Bella Monaca? Successivamente la questura di Roma ha messo in campo perquisi- zioni e controlli per tentare di dare un volto alle persone che hanno favorito la fuga degli spacciatori. Due pluripregiudicati sono già stati arrestati venerdì sera. Proseguono invece le ricerche dei pusher che si sono allontanati e degli altri che ne hanno favorito la fuga. L’operazione è comunque proseguita per tutta la notte. Alle 12 e 25 di ieri, secondo quanto comunicato dalla Questura di Roma, sono stati fermati quattro pusher, mentre sono circa 40 kg le sostanze stupefacenti sequestrate, tra cocaina, hashish e marijuana. Un episodio gravissimo che ha messo in evidenza le criticità con cui sono costrette a fare i conti le forze di polizia nella Capitale. “Possiamo andare avanti così? I delinquenti ci deridono - ha confidato un altro agente al Giornale d’Italia consapevoli che sono liberi il giorno dopo”. E sbotta: “Picchiare un agente o un militare non è un reato? Siamo in pochi e i mezzi fanno pena, questa è la verità. Qualche giorno fa è suc- IL CONSIGLIO COMUNALE HA APPROVATO IL MAXI-EMENDAMENTO Bilancio: ok dal Campidoglio, Sel si astiene e la sinistra vacilla Il vendoliano Peciola: “La maggioranza non regge”. Intanto milioni di euro vanno senza gara alle solite coop a maggioranza di centrosinistra ce l’ha fatta per il rotto della cuffia. Nell’ultimo giorno utile, anzi la notte, l’assemblea capitolina ha approvato l’assestamento di bilancio 2015 con 23 voti a favore. Sel, defenestrata dalla nuova giunta, si è astenuta. “E’ un segnale che ancora c’è possibilità di recuperare sui temi sociali”, ha spiegato il capogruppo Sel, Gianluca Peciola, che poi ha puntato il dito sui numeri risicati dell’amministrazione comunale: “La maggioranza senza Sel non c’è perché un bilancio votato in seconda convocazione è la dimostrazione che questa maggioranza non regge come evidente dal voto cruciale dell’immediata eseguibilità per noi invece importante. E’ evidente che quanto sta avvenendo - ha sentenziato - è la dimostrazione che non c’è la capacità di proteggere questa città dalla crisi”. Un’altra denuncia arriva dal Movimento cinque stelle. A poche settimane dall’approvazione all’unaminità della “tagliamani” di Storace (La Destra) e Righini (FdI) alla Regione Lazio, che L scardina il legame tra coop e politica, i pentastellati hanno denunciato come in questa manovra “sono stanziati 13 milioni di euro di proroga dei contratti ai soggetti che si occupano di fornire assistenza alloggiativa”. Tra le tante coop a cui arriveranno soldi senza nessuna gara, hanno rivelato i 5 stelle, ci sono la Domus Caritatis o la Eriches 29 riconducibile a Salvatore Buzzi, ras delle cooperative di Mafia capitale. Eppure il Campidoglio aveva annunciato di aprire una fase nuova già lo scorso dicembre. “Dopo mafia capitale, è stata portata in giunta per dismettere i residence e fare una gara ma quella delibera è uscita da quella seduta senza copertura finanziaria. Questo ha provocato la proroga di tutti i contratti: un vero regalo ai soggetti coinvolti direttamente o indirettamente in mafia capitale da parte di Marino e della giunta, che ha votato un documento senza copertura”, ha chiarito il consigliere del M5S Daniele Frongia. Per i centri di accoglienza, ad esempio, “è stato stanziato un milione senza specificare quali e per questo abbiamo fatto un accesso agli atti per capire il perimetro di questo scempio. Per non parlare dei 950 mila euro per i servizi rom e sinti e 300mila per l’emegenza freddo”, ha continuato la grillina Virginia Raggi. C’è poi lo spreco degli uffici capitolini di largo Loria e via delle Vergini non liberati per tempo. Uno scherzetto che costerà ai romani “3 milioni di euro perché Marino non ha fatto il trasloco in tempo”, hanno denunciato sempre i 5 stelle. Dopo gli scandali di “Affittopoli” denunciati dalla Lista Marchini e da Ndc, i 5 stelle sentono ancora puzza di bruciato. “L’ultima anomalia trovata in bilancio - ha spiegato un altro consigliere del M5S, Marcello De Vito - riguarda l’allegato C, 34 pagine con 2040 immobili che si danno in affitto o concessione. In questo modo cercano di ottenere l’avallo dell’assemblea capitolina per una delega in bianco alla giunta per operare come si vuole sulle concessioni anziché fare una delibera ad hoc”. cesso al Pigneto, giovedì e venerdì a Tor Bella Monaca. Domani?”. La capitale affronterà il Giubileo in queste condizioni? “Siamo scoperti - ha spiegato Fabio Conestà, segretario provinciale di Roma del Sindacato autonomo di polizia - essendoci poche pattuglie sul territorio…”. E lancia un messaggio ai vertici del Viminale, della polizia e della questura di Roma: “Potrebbe accadere ancora, la coperta è sempre più corta”. L’augurio è che “vengano rafforzate a settembre le unità del reparto volanti con qualche centinaio di agenti. Speriamo che ci sia anche un incremento non inferiore a venti poliziotti per ogni commissariato”. Per non parlare delle condizioni delle volanti. “In un commissariato, ieri, gli agenti hanno riconsegnato un’auto, riparata il giorno precedente, vittima di un altro guasto”, ha denunciato Fabrizio Rossi, consigliere provinciale del Sap. Basti pensare che il VI nucleo del reparto dovrebbe essere motorizzato, invece opera con le auto in mancanza delle due ruote. In buona sostanza la polizia, volgarmente parlando, opera con le “pezze al sedere”. Se non abbiamo gli uomini e i mezzi sufficienti per sconfiggere la criminalità locale, figuriamoci se siamo nelle condizioni per sventare un attentato dell’Isis. Giuseppe Sarra PUNTO E A CAPO Marino non andrà lontano di Biagio Cacciola l sindaco Marino è arrivato alla terza giunta in poco più di due anni di governo. Praticamente ora è controllato a vista da una delegazione di parlamentari del Pd con in testa Causi e Esposito. Il primo lo si ricorda per essere stato l’artefice dei famosi ‘derivati’ sotto la giunta Veltroni, il secondo per essere l’anti-Tav piemontese. Ormai i numeri in consiglio comunale sono in pareggio dopo l’uscita di Sel dalla maggioranza, 24 a 24. Questo significa che dopo l’autunno , probabilmente il prossimo anno , a Roma si andrà a votare e Renzi non vuole che Marino lasci la scia lunga di disamministrazione che abbiamo sotto gli occhi. La capitale è,infatti, andata a finire sul NY Times con i sacchi di spazzatura attaccati dai gabbiani, con un aeroporto che funziona al settanta per cento, con la metropolitana che è diventata un pericolo costante per le migliaia di cittadini costretti a viaggi da incubi. Per non parlare delle tensioni in periferia tra nuovi immigrati e residenti. A ciò si aggiunge un pendolarismo dalla regione che è come quello dei carri bestiame, visti i tempi di percorrenza dei treni dalle province laziali per Roma e viceversa. Una vera e propria babilonia dove giornalmente ca- I tegorie di lavoratori sfilano fino a sotto i palazzi istituzionali per salvaguardare i propri posti di lavoro. Tutto questo nel luogo denominato Mafia capitale dal nome dell’inchiesta della magistratura sulle cooperative legate al nome di Buzzi. Può fermarsi questo degrado? Possono bastare i cambi di assessorato? Può essere invertita una rotta disastrosa che congiunge ormai da almeno vent’anni le varie esperienze amministrative che si sono succedute? Pare difficilissimo. Il problema, infatti , è legato alla credenza, condivisa bipartisan, che Roma debba continuare ad avere i privilegi che puntualmente le arrivano dal governo. Miliardi di euro , che tra l’altro, lasciano a bocca asciutta tutto il resto del Lazio e che, però, tamponano il problema solo per poco tempo. Invece la capitale, secondo noi, avrebbe bisogno del contrario, cioè di una forte cura dimagrante. Non si capisce perché i n tutte le capitali europee, per esempio, il Comune si limita solo ad amministrare il centro storico, perimetrato in modo restrittivo tra l’altro, come a Parigi. La cosiddetta area metropolitana alla romana è infatti pura fiction, (come la raccolta differenziata), che fa vivere i municipi, ma che in realtà li continua a gestire dal centro. Da qui una struttura elefantiaca che non controlla assolutamente nulla se non i cda delle partecipate . Riduciamo Roma capitale allo stretto necessario. Facciamo uscire dalle vecchie mura le amministrazioni pubbliche. Ridistribuiamole in centri lontano dalla city. La geografia , spesso, conta più della storia. 9 Domenica 2 agosto 2015 DALL’ITALIA FAR WEST IN VERSILIA Sparatoria tra rapinatori e agenti, paura a Lido di Camaiore Tre sinti hanno aperto il fuoco per sfuggire alla polizia che li stava inseguendo. Uno è stato bloccato, gli altri sono fuggiti facendosi strada tra i bagnanti che affollavano la località turistica nseguiti dalla polizia hanno imboccato contromano la passeggiata e, una volta scesi dal veicolo, hanno sparato tra la folla di fronte agli occhi di turisti che affollavano la spiaggia. Attimi di terrore ieri mattina a Lido di Camaiore, in provincia di Lucca. Ad agire tre banditi sinti, uno dei quali è stato fermato. Un poliziotto è rimasto leggermente ferito. Secondo una prima ricostruzione una pattuglia del Reparto Prevenzione Crimine della polizia alle 12,15 ha notato alla periferia della zona balneare i tre individui che, scavalcando la recinzione di una villa, si stavano allontanando a bordo di una Ford Focus con targa risultata, poi, contraffatta. Quando gli agenti hanno cercato di bloccarli sono fuggiti con l’auto inseguito dalla pattuglia. Nel corso dell’inseguimento gli agenti avrebbero esploso anche colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio. Sul lungomare Bernardini l’auto con i malviventi ha cercato una prima volta di speronare la vettura della polizia. Il conducente ha poi imboccato contromano da una via laterale il viale Pistelli sino a quando è andato a urtare un’altra delle volanti della polizia che erano partite da Viareggio per dare man forte ai colleghi. Lo scontro è avvenuto all’altezza di piazza Umberto. A quel punto due banditi sono riusciti a dileguarsi, spogliandosi degli abiti sulla spiaggia per confondersi tra i bagnanti e riuscendo, forse, a disfarsi delle armi. Sono stati esplosi colpi di pistola. Uno in aria dalla polizia mentre i due avrebbero risposto con una revolverata fortunatamente non andata a segno. I Il terzo, un Sinti residente a Torino, dopo una breve colluttazione, è stato tratto in arresto. Il ferimento del poliziotto è avvenuto in seguito allo speronamento da parte dell’auto dei malviventi. Sono ancora in corso indagini con l’ausilio della Polizia Scientifica e della Polizia Locale di Camaiore per l’esatta ricostruzione della dinamica dei fatti e per arrivare alla cattura dei due malviventi che sono riusciti a fuggire. All’interno della vettura sarebbero stati trovati arnesi da scasso. Non sono mancati momenti di terrore. Molti i turisti che affollavano la zona. I bagnini hanno fatto evacuare la spiaggia, facendo uscire tutti dall’acqua e invitando i bagnanti ad andare nella zona delle cabine per lasciare la battigia libera in caso di necessità. “Io avevo appena fatto il bagno con mio figlio e lo stavo asciugando, sulla riva. Ad un certo punto – racconta Mauro Foglia, agente di commercio di Roma al sito Versilia Today – ho visto il bagnino del mio stabilimento fischiare, chiamare tutti via dal mare, ed urlare di abbandonare la spiaggia, perché c’era un uomo armato di pistola. È stato il fuggi fuggi generale, sono scappati via tutti, compreso io con la mia famiglia”. Paura? “Si, un po’, è stata una situa- L’EMERGENZA IMMIGRAZIONE PALERMO Continuano gli sbarchi e le tragedie: altri sette morti nel Mediterraneo ncora morti in mare. Tra i 780 immigrati soccorsi ieri al largo della Libia, in uno dei gommoni, recuperati dagli uomini della Guardia Costiera, sono stati trovati anche cinque cadaveri. Gli stranieri sono morti durante la traversata. I soccorsi, coordinati dalla centrale operativa della Guardia Costiera a Roma hanno visto coinvolti quattro gommoni ed un barcone che erano alla deriva tra le 30 e le 40 miglia a nord della Libia. Novantacinque persone che erano a bordo di un gommone sono state recuperate da due motovedette della Guardia Costiera e poi trasbordate sulla nave di Medici Senza Frontiere, che a sua volta aveva recuperato altri due gommoni a bordo di uno dei quali c’erano i cinque cadaveri. In quarto gommone con 115 sedicenti profughi a bordo è A stato soccorso da una motovedetta della guardia di finanza mentre un barcone con oltre 360 persone è stato recuperato dal rimorchiatore Asso 29. Due salme sono inoltre arrivati ieri a Cagliari, dove intorno alle 16 sono sbarcati altri 435 immigrati arrivati a bordo della nave militare tedesca SchleswigHolstein. Gli stranieri fanno parte dei 1230 soccorsi venerdì dalla Nave Sirio della Marina militare e dalla Guardia Costiera a largo coste libiche mentre si trovavano a bordo di due gommoni e tre barconi. I primi a scendere sono state le 130 donne e i 22 bambini, quasi tutti al di sotto dei tre anni e accompagnati dalle famiglie. Poi sono state sbarcate le salme dei due profughi morti durante la navigazione dalle coste libiche all’Italia. Si tratterebbe di due quarantenni siriani. zione di caos generale, e il pensiero va subito ai bambini. Però non siamo scappati, ci siamo fermati al bar dello stabilimento: siamo arrivati oggi in vacanza da Roma, e non intendo farmi rovinare le ferie neanche dai banditi”. Quando il bandito è stato arrestato e portato in auto qualche passante ha cercato di tirarlo fuori dalla vettura per farsi giustizia. Inevitabile la polemica sulla sicurezza.Sul fatto è intervenuto il sindaco del comune limitrofo di Pietrasanta, Massimo Mallegni, che già alcune settimane fa, ricorda il Comune in una nota, aveva suggerito al Prefetto di Lucca di chiedere l’intervento dell’esercito per presidiare e contrastare fenomeni di criminalità, così come aveva proposto l’unificazione delle Polizia Municipali dei sette comuni della costa per affrontare con decisione e forza l’emergenza del commercio abusivo. “Il fenomeno sta assumendo dimensioni preoccupanti – commenta Mallegni – Dobbiamo coinvolgere l’esercito nell’attività di vigilanza ed accelerare il percorso di unificazione delle polizie municipali per dare risposte immediate, quotidiane e serie alla comunità”. Mallegni pretende “che il governo tuteli i cittadini italiani” perché “non lo sta facendo. Ora basta. Ogni giorno assistiamo a casi di delinquenza urbana che mettono in pericolo le nostre famiglie e screditano il nostro territorio. Non siamo più padroni nemmeno a casa nostra”. “Stiamo subendo un’invasione – prosegue Mallegni – Il governo si deve far carico di questa emergenza e gestire la politica della sicurezza interna e dell’immigrazione con il cervello. Se non sono capaci se ne vadano a casa, tanto non li ha eletti nessuno”. (Foto Alessandro Santini) Barbara Fruch. Uno di loro, diabetico, sarebbe morto inalando dei gas mentre si trovava chiuso nella stiva del barcone, l’altro per annegamento. Quando le salme sono arrivate in banchina, tutti i profughi già sbarcati si sono alzati in piedi per un ultimo saluto alle vittime, così come ha fatto l’equipaggio della nave tedesca. Sono in corso le procedure di identificazione e le visite mediche. “Sono già cominciate le operazioni di pre-identificazione, poi comincerà la distribuzione dei profughi nei vari centri individuati sul territorio” ha riferito il questore Filippo Dispenza a ‘La Nuova Sardegna’. “Sembrano tutti in buono stato di salute - ha aggiunto il prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta Tutta l’operazione si sta svolgendo regolarmente. Tra i migranti ci sono interi nuclei familiari. E sulla nave ci sono anche le famiglie delle vittime”. B.F. Assalto al portavalori: malvivente ferito ssalto ad un portavalori della Sicurtransport a Palermo. È accaduto poco prima delle 9 nel quartiere Sperone, dove un bandito è rimasto lievemente ferito, mentre gli altri tre rapinatori sono riusciti a fuggire col bottino ben centomila euro - e risultano ricercati. Secondo quanto accertato dagli investigatori della Squadra mobile i rapinatori entrati in azione verso le 8.30 contro il furgone portavalori. I malviventi hanno aggredito la guardia giurata che era scesa dal mezzo con il sacco dei soldi in mano e gli hanno sfilato la pistola A dalla fondina. Alla scena hanno assistito gli agenti di una volante che hanno intimato ai banditi di fermarsi, ma questi avrebbero sparato alcuni colpi di pistola. Il ferito è, in stato di fermo, nell’ospedale Buccheri La Ferla: si tratta di Gaetano Castiglione, 42 anni. Il bandito non sarebbe stato colpito da un proiettile ma sarebbe caduto con la moto scontrandosi con una volante della Polizia. È ancora da chiarire se nel conflitto a fuoco è rimasto ferito un secondo rapinatore. Sulla strada sono stati trovati diversi bossoli e anche una pistola. B.F. 10 Domenica 2 agosto 2015 DALL’ITALIA TREVISO ANCONA Non ha pagato il canone, è ‘caccia’ alla defunta L’Agenzia delle Entrate chiede al sindaco l’indirizzo della donna morta. Ma lui non risponde Agenzia delle Entrate bussa a cassa anche ai morti. Pur di riscuotere insomma si è pronti a perseguire gli eredi, pretendendo dal Comune gli indirizzi delle persone a cui rivolgersi. Follia? Purtroppo no. È quanto accaduto a Godega Di Sant’urbano, in provincia di Treviso, dove il sindaco Alessandro Bonet si è visto arrivare una lettera dall’Agenzia delle Entrate di Torino in cui si chiedeva di comunicargli “l’indirizzo dell’abbonata deceduta”, in riferimento al pagamento del canone Rai. La donna, per l’appunto, è deceduta da ben sette anni. Ma il primo cittadino, come riporta ‘Il Gazzettino’ si è rifiutato di rispondere. “Non faccio il delatore per lo Stato – ha spiegato – All’Agenzia delle entrate che mi chiede cortesemente di ‘comunicare il nuovo indirizzo della signora’ che però è deceduta il 6 maggio 2008. Mi verrebbe da rispondere cortesemente L’ segnalando l’indirizzo del cimitero di Godega dove la signora giace in quanto deceduta, come indicato dalla stessa Agenzia”. Al primo cittadino è stato chiesto di far chiarezza sullo stato degli abbonati alla Rai residenti nel territorio comunale. “Poiché - continua il primo cittadino - nella lettera mi si chiede, nel caso in cui l’abbonato fosse deceduto, di fornire informazioni in merito alla composizione della famiglia limitatamente a coniuge, discendenti e ascendenti, completo la risposta precisando che non faccio l’esattore per conto dello Stato e che i nostri dipendenti comunali non sono pagati per fornire informazioni non di loro competenza. Se l’Agenzia delle entrate vuole fare accertamenti, li faccia occupando i propri dipendenti”. Insomma l’intento pare chiaro. Le cartelle arriveranno anche ai defunti. E le dovranno pagare gli eredi. B.F. Gli volevano togliere il figlio: si dà fuoco in Tribunale L’uomo è ricoverato in gravi condizioni. La magistratura minorile aveva aperto un procedimento di allontanamento del minore dall’abitazione familiare tava per essere allontanato dal figlio, un bambino di otto anni. Per questo Francesco Di Leo di 43 anni, originario di Bari ma residente a Pesaro, venerdì si è dato fuoco con una bottiglia di benzina nell’atrio del Tribunale dei minori di Ancona. Ora rischia la vita. “È in prognosi riservata e versa in gravissime condizioni cliniche a causa delle estese ustioni e delle conseguenti gravi compromissioni cardiocircolatorie e respiratorie” si legge nel bollettino medico diffuso ieri mattina dall’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti di Ancona. All’uomo, ex buttafuori e affidato in prova ai servizi sociali dopo un periodo di detenzione per reati di droga, stavano per ‘strappare’ il figlio. La magistratura minorile aveva infatti aperto un procedimento di allontanamento del minore dall’abitazione familiare, con un’udienza in calendario fra pochi giorni. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, venerdì il 43enne ha raggiunto Ancona a bordo di uno scooter e si è presentato nella sede del Tribunale dei minori, in via Cavorchie, poco prima dell’orario di chiusura. Aveva con sé due S bottiglie piene di benzina: se ne è rovesciata una addosso e ha appiccato il fuoco sotto gli occhi della guardia giurata di servizio, subito intervenuta per spegnere il rogo con un estintore. Sembra che poche ore prima, a Pesaro, alcuni vicini di casa avessero chiamato il 113 per segnalare le intenzioni suicide dell’ex ‘buttafuori’, che aveva già tentato di togliersi la vita in passato ingerendo dei farmaci. Sul posto sono arrivati i soccorsi del 118, e Di Leo è stato condotto in ospedale con ustioni gravissime in varie parti del corpo. Sotto choc e lievemente intossicato dal fumo il vigilante, anche lui accompagnato al pronto soccorso e dimesso ieri mattina con una prognosi di cinque giorni. Barbara Fruch BASILICATA – PER LA PRIMA VOLTA UNA REGIONE SI ESPRIME SUL TEMA Passa la mozione anti-gender, malumori nel Pd Si chiede rispetto per il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità E il testo viene approvato grazie a due voti favorevoli del partito democratico fine giugno il neoeletto sindaco di Venezia aveva dato l’ordine di ritirare i libri gender dalle scuole. Ora, per la prima volta, ad intervenire sulla questione è una Regione. Si tratta del Consiglio della Basilicata che ha approvato una mozione (otto voti a favore, sei contrari e un astenuto) contro l’insegnamento della “teoria di genere” nelle scuole. Il testo, proposto dal consigliere A Aurelio Pace, è passato anche grazie al voto favorevole di due consiglieri del Pd. una scelta, quella di alcuno esponenti del partito democratico, che ha sollevato inevitabili polemiche anche a livello nazionale. Significativa la considerazione a cui si ispira il testo, dove si sottolinea come ci si trovi davanti ad alcuni interrogativi mai sorti prima poiché oggettivamente illogici e anti-scientifici. “Maschio o femmina si nasce o si sceglie di diventarlo? – si legge nel testo della mozione secondo quanto riporta il sito della Regione Basilicata – O più in generale, che cosa è la persona umana? È una struttura dotata di una precisa identità sessuata, maschile o femminile, oppure è un’entità astratta, modellabile nel tempo in base al desiderio e alla libera scelta dell’orientamento sessuale di un soggetto?”. Domande a cui i firmatari hanno voluto dare una risposta chiara tutelando la famiglia tradizionale. La mozione impegna infatti il Governo Regionale affinché “nelle scuole di ogni ordine e grado in Basilicata non venga introdotta la ‘teoria del gender’ e che venga rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario ai sensi dell’art. 26 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e dei decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori”. “La teoria del gender afferma che le differenze biologiche tra maschio e femmina hanno poca importanza e ciò che conta sarebbe il proprio ‘genere’, ossia la percezione che una persona avrebbe di sé – si legge ancora nel documento – Essa vuole insomma che tutti noi, compresi i bambini, non diciamo più ‘io sono maschio’ o ‘io sono femmina’, ma ‘io sono come mi sento’. In alcune scuole vengono proposte e si vorrebbero imporre per legge, fiabe come ‘perché hai due mamme’, ‘perché hai due papà’, che indirettamente invitano i bambini e gli studenti a ‘scegliere il proprio genere’, ignorando le proprie origini biologiche. Questo tipo di insegnamento oggettivamente confonde e ferisce la crescita e l’innocenza dei bambini”. E il riferimento è anche all’articolo 29 della costituzione che “privilegi la ‘famiglia come società naturale fondata sul matrimonio’, della quale ‘riconosce’ gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione e si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue. In questo modo gli studenti impareranno anche che la madre e il padre, nella famiglia, ancor più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano la loro propria e insostituibile ricchezza specifica”. Per i firmatari, bisogna quindi “educare al rispetto del corpo altrui e al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale e affettiva. Questo implica che si tenga conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli nella loro crescita in maniera sana e responsabile, prevedendo corsi di educazione all’affettività e alla sessualità, concordati con i genitori e non imposti senza alcuna informazione a riguardo e senza consenso esplicito e consapevole”. Contro il testo si è subito mobilitato il mondo delle associazioni Lgbt. Ma i malumori hanno coinvolto anche il partito democratico, sempre più spaccato. Il segretario regionale lucano del Pd, Antonio Luongo, ha definito “oscurantista” la presa di posizione della Regione e ha invitato i consiglieri del Pd che vi hanno aderito a ritirare la propria adesione. Luongo ha poi evidenziato come la mozione approvata dal Consiglio “non può produrre alcun effetto pratico se non quello di una strumentale e fuorviante discussione. Il Partito Democratico in Basilicata si adopererà per affermare sempre e in ogni contesto i principi di uguaglianza e delle pari opportunità con più coraggio e più coerenza”. Polemiche probabilmente inevitabili ma fini a loro stesse. Non si tratta infatti di mancanza di discriminazione o emarginazione (le lobby, si sa, spesso si difendono dietro a questi concetti) bensì di rispetto per la vita umana, per le famiglie e i bambini che hanno tutto il diritto di vivere la loro infanzia in maniera tranquilla. Come si può pensare far pensare ad un maschietto di appena otto anni (o anche meno) che se vuole può diventare una femminuccia, o viceversa? Oppure che si può nascere da due B.F. mamme, o da due papà? 11 Domenica 2 agosto 2015 SOCIETA’ PARTE MARTEDÌ LA SFIDA LANCIATA DAL PADIGLIONE AUSTRIA Dall’Expo alle Alpi: rispettando l’ambiente “Mission Zero Emission”: da Innsbruck a Milano nel nome dell’ecosostenibilità di Robert Vignola i corsa, o in bici. O anche in treno: l’importante sarà varcare le Alpi con il minimo impatto sull’ambiente. Una iniziativa lanciata in piena linea con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Quello dell’Expo, dall’interno del quale il Padiglione Austria lancia la sua sfida “Mission Zero Emission”: da Innsbruck a Milano, 260 chilometri in mobilità “verde”. L’evento, che vedrà coinvolti un gruppo di ragazzi austriaci dai 18 ai 25 anni inizierà il 4 agosto a Innsbruck. Dalla “capitale” del Tirolo, il traguardo verrà tagliato a Milano al Padiglione “Breathe” cinque giorni dopo. L’iniziativa promossa in collaborazione con l’associazione Alpenverein (Il Club Alpino Austriaco) e finanziata da Expo Austria 2015 promuove il concetto che, intraprendere un viaggio, può rivelarsi una piacevole e suggestiva avventura ricca di emozioni. Come spiegano dal padiglione austriaco, durante il percorso di 260 chilometri (in linea d’aria) i ragazzi supereranno in mountain bike e in treno alcuni dei passi alpini più belli, praticheranno sport all’aria aperta e condivideranno in rete la propria avventura per far crescere l’interesse verso un D modo di vivere ecosostenibile. “Attualmente il tema dell’ecosostenibilità è molto diffuso tra i giovani” ha dichiarato il Commissario Generale austriaco per Expo Josef Pröll “e grazie all’iniziativa Mission Zero Emission vogliamo dimostrare che la mobilità verde non va a favore soltanto dell’ambiente, ma nasconde in sé anche altri vantaggi”. D’altronde l’Austria è in piena battaglia in questo settore: nella nazione a nord delle Alpi due famiglie su tre posseggono una bicicletta, ma spesso l’auto viene utilizzata anche per fare solo brevi tragitti. Da qui nasce l’iniziativa di dimostrare ai giovani e alle generazioni future, che la bicicletta o il mezzo pubblico sono una valida alternativa anche per affrontare tragitti più lunghi o impegnativi. Anche un piccolo gesto può contribuire alla salvaguardia del Pianeta e a trattare le nostre risorse con più rispetto e in modo più consapevole. I ragazzi coinvolti, da veri sportivi, affronteranno questo viaggio avventuroso con un notevole spirito di gruppo. Ad accoglierli al Padiglione Austriaco il 9 agosto tutto il team di Expo Austria 2015. Non solo sfide, però. La Mission Zero Emission sarà anche un punto di partenza per gli studi sull’elettromobilità e mobilità multimodale condotti dall’università Fachhochschule Technikum di Vienna. Questa ricerca ha come scopo quello di documentare quali sono gli aspetti che possono influenzare la scelta di un mezzo rispetto ad un altro e come questi possono essere intercambiati tra di loro: aspetti per arrivare a comprendere la vera importanza delle macchine elettriche che si stanno diffondendo sempre di più nei centri urbani. ROBA DI VIAGGI I cerchi sull’acqua di Copenhagen Grande curiosità per l’inaugurazione, il prossimo 22 agosto, del ponte Cirkelbroen: collegherà le due sponde del verace quartiere di Chirtianshavn nella capitale danese er una città disseminata di canali, tanto a condividere con altre l’appellativo di “Venezia del Nord”, non può che trattarsi di un evento. Copenaghen si prepara così il prossimo 22 agosto all’inaugurazione del Cirkelbroen, il nuovo ponte circolare. E la curiosità che nella capitale del regno di Danimarca si respira in questi giorni è davvero tanta. Anche perché la perla architettonica andrà ad impreziosire un quartiere spesso toccato soltanto di striscio dal turismo, e che invece molto ha da dire in fatto di vero spirito scandinavo superstite: quello di P Christianshavn. Che, c’è da crederlo, vedrà attorno alle sue barche ormeggiate sornione tra la bruma e i raggi dell’obliquo sole di queste latitudini un movimento di visitatori in numero crescente. Il ponte, offerto alla città di Copenaghen dalla Fondazione Nordea, è stato ideato dall’artista Olafur Eliasson con l’intenzione di creare un vero e proprio spazio urbano, andando ben oltre il tradizionale concetto di ponte. Il nome “Cirkelbroen” (letteralmente il ponte circolare) deriva dalla sua forma: cinque piattaforme circolari di diverse dimensioni, ognuna con il suo “al- bero” al centro, a rafforzare la vocazione marinara di questa oggi tranquilla capitale vichinga. L’artista Olafur Eliasson ha sviluppato l’idea del ponte circolare ispirandosi al modo delle barche a vela. “Mi auguro che chi attraverserà il Cirkelbroen lo farà per ritrovarsi”, ha detto il padre dell’opera. “Il ponte permetterà di ridurre la velocità, cambierà la direzione degli sguardi e permetterà di fare un respiro profondo; il piacere di una pausa è insito nella natura umana e a Copenaghen c’è sempre spazio per questo tipo di pensieri”, il pensiero dell’artista, che inevitabilmente aggiunge altra curiosità attorno al progetto. Come fa notare l’ente del turismo danese, “il cerchio si pone come alternativa ad una linea diretta sull’acqua. Invita pedoni e ciclisti a rallentare, fornisce un nuovo punto di osservazione, incoraggia a prendere una breve pausa, creando così un vero e proprio spazio tra le due aree urbane che congiunge, andando ben oltre la sua funzione di collegamento e di percorso veloce attraverso Christianshavn Canal”. Cirkelbroen sarà aperto ufficialmente sabato 22 agosto 2015, dalle 11 alle 14, un’occasione di festa per tutta la città. Il ponte collega Christiansbro e Applebys Plads attraversando il lato meridionale del canale di Christianshavn e permetterà ai cittadini di Copenaghen di godere pienamente di tutto il suo meraviglioso wa- IRLANDA Visite degli italiani in crescita del 32% Irlanda è una terra sempre più amata dai turisti: e gli italiani sono tra questi i più attratti. Le statistiche rilasciate dal Central Statistics Office indicano che il primo semestre 2015 ha registrato un vero record di visite sull’Isola di Smeraldo, con 3,9 milioni di arrivi. I visitatori stranieri sono aumentati complessivamente dell’11.7% rispetto al primo semestre 2014, con evidenti effetti positivi alla ripresa economica. Un aspetto sul quale ora i vertici dell’ente che supervisiona il settore si soffermano con soddisfazione. Secondo Niall Gibbons, amministratrice delegata di Turismo Irlandese, “queste cifre indicano che è stato un primo semestre da record. Il nostro obiettivo, ora, è fare in modo che il 2015 sia un anno record per il turismo in Irlanda. Sono lieto di notare che gli aumenti provengono da L’ tutto il mondo. Dall’America con un +15%, dall’Europa con un +13% e dai mercati a lungo raggio con un +12%”. Di qui l’obiettivo di implementare quelle innovazioni, come i percorsi tematici, che hanno contribuito alla crescita: “continueremo a promuovere la Wild Atlantic Way e la Causeway Coastal Route. Inoltre ci impegneremo nella promozione di nuovi prodotti in sviluppo che riguardano Dublino e i suoi dintorni. Al nostro successo, hanno certamente contribuito le celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Yeats e il fatto che l’Irlanda, quest’ anno sia stata designata ID2015 (l’anno del design irlandese), mostrando al mondo intero quanto il nostro Paese ha da offrire in questo ambito”. Niamh Kinsella, Direttore di Turismo Irlandese, mette in luce il feeling con il pubblico italiano: terfront. Si stima che almeno 5.000 tra ciclisti e pedoni lo attraverseranno ogni giorno. Con i suoi 39 metri di lunghezza con un’altezza dall’acqua di 2,25 metri quando è chiuso, il ponte è in grado di aprirsi in soli 20 secondi offrendo un canale navigabile di 9 metri. R. V. OLANDA “l’Italia spicca tra tutti, con un aumento del +32% confronto ai primi sei mesi dell’anno scorso. Siamo soddisfatti ed entusiasti di questo risultato, che dimostra tutta la potenzialità della destinazione in Italia. L’aumento dei visitatori italiani risponde direttamente all’aumento dei posti aerei diretti verso la nostra isola (i posti aerei sono incrementati del 27% rispetto all’anno scorso). Certamente, oltre alla nostra strategia di promozione, sopra menzionata dal nostro Amministratore Delegato, un’opportunità aggiuntiva la sta offrendo Expo 2015, una fantastica e potente vetrina dove Turismo Irlandese ha deciso di promuovere il tema della Wild Atlantic Way, come chiave per comprendere il messaggio turistico che desidera offrire al mondo attraverso il Padiglione Irlanda ad Expo. Ora possiamo permetterci di guardare alla stagione autunnale con un certo ottimismo, dove ci prepariamo al lancio della campagna dei city break. I riflettori saranno accesi su Dublino e Belfast”. R. V. Dormire in una lettera: succede ad Amsterdam ormire in un ex cantiere navale? A parte qualche viaggiatore eccentrico, rischia di essere fuori dai gusti generali. Farlo su un canale in una zona riqualificata e diventata “trendy”, in una città che come Amsterdam della tendenza ha fatto la sua stella polare? Già può essere più accattivante. Farlo in una stanza a forma di lettera, studiata da architetti di tutto il mondo? L’esperienza attira, e neanche poco. È quella che l’Amstel Botel, un grande traghetto bianco attraccato alla darsena del fiume IJ, offre ai suoi visitatori. Mettendo loro a disposizione le sue Loft-letters, ubicate sul tetto dell’imbarcazione. Per l’Amstel Botel, gli architetti dello studio MMX-architecten (guidato da Arjan van Ruyven e Michiel van Pelten), in collaborazione con l’architetto e cineasta Jord den Hollander, hanno ideato D un design sorprendente per cinque nuove stanze. Situate sul ponte superiore del Botel, le cinque camere sono a forma di lettera, e compongono la scritta “Botel”. Ciascuna delle Loft-letters, di colore rosso vivo, ha un’altezza di 6,5 metri, e presenta caratteristiche uniche e originali. La stanza racchiusa all’interno della lettera B è stata ideata dal famoso designer olandese Richard Hutten, questa è particolarmente indicata per i giovani. La lettera O invece, realizzata dallo studio & Prast & Hooft, è molto sensuale e ispirata al romanzo erotico Histoire d’O (1954), della scrittrice francese Paulina Réage. La T, realizzata da MMX-architecten, è la Captain’s Room, la stanza del Capitano, e al suo interno si trova una scala e un ascensore. La E, di Jord den Hollander, ospita la Eye Cinema Room, ovvero la sala ci- nema più piccola d’Olanda. La L infine, dell’architetto Moriko Kira, presenta un design ispirato all’arte, ed è un’oasi di pace dove trovare tranquillità e relax lontano dalla frenesia cittadina. L’ente per il turismo olandese raccomanda la sistemazione: “Oltre che per le sue nuove particolarità, il Botel resta sempre apprezzato per i servizi che lo caratterizzano, in particolare le sue colazioni sostanziose e le torte deliziose. La sua posizione inoltre è strategica, a pochi passi da ottimi ristoranti, due gallerie d’arte, il mercato coperto e location che ospitano festival e eventi di grande richiamo. È anche facilmente raggiungibile ad ogni ora della notte, grazie al servizio gratuito di minibus che parte dalla Buiksloterweg, nella zona nord di Amsterdam”. R. V.. 12 Domenica 2 agosto 2015 SPORT NEL FONDO È RUFFINI SHOW: ORO NELLA 25 KM E PROPOSTA DI MATRIMONIO DAL PODIO ALLA COLLEGA PONSELÈ. BRONZO PER FURLAN Ai mondiali di Kazan il trionfo degli sport “minori” tra favole e imprese Dal doppio capolavoro della Cagnotto alla duplice meraviglia firmata dal sincronizzato. Ad incantare il mondo e a dare lustro al paese, atleti eccezionali troppo spesso ignorati - Il successo dell’Italia acquatica di Federico Colosimo era una volta Simone Ruffini. E’ il racconto di una favola meravigliosa, che si conclude con un doppio, fantastico lieto fine. Prima l’incredibile medaglia d’oro caratterizzata da una cavalcata trionfale in acqua (e più precisamente sul fiume Kazanka) dopo 5 ore di bracciate all’ultimo respiro. Poi, dopo l’inno di Mameli, sul podio, un cartello inequivocabile mostrato in mondovisione per chiedere la mano alla fidanzata e collega, Aurora Ponselè, con su scritto: “Mi vuoi sposare?” Con la campionessa italiana che dalla tribuna ha accennato un sì e ha unito le mani a forma di cuore, salvo poi correre sotto al palco ad abbracciare il futuro marito, che l’ha stretta e baciata più volte. E chi lo dice che le favole non esistono? Quella di Ruffini è una storia incredibile, destinata a rimanere negli annali. Nella 25 km di fondo, ai mondiali di nuoto di Kazan, ha annientato la concorrenza con una prova maestosa. Poi, non contento, ha coronato il sogno di una vita davanti alle telecamere di tutto il globo. Con un gesto che appartiene solo ai cosiddetti “ultimi romantici”. All’altare i due fuoriclasse del fondo ci saliranno dopo le Olimpiadi di Rio, questo il “compromesso” proposto dalla Ponselè per dedicarsi al meglio ad una stagione che la vedrà protagonista ai prossimi Giochi brasiliani. Giornata davvero indimenticabile per Ruffini e per tutti gli appassionati di questo sport. Perché a Kazan è doppietta azzurra. Se l’atleta marchigiano è il nuovo campione del mondo della 25 km, Matteo Furlan sale sul terzo gradino del podio grazie a una C’ Da sinistra, Simone Ruffini, oro nella 25 km di fondo. Al centro Tania Cagnotto con il padre Giorgio, Ct della Nazionale italiana di tuffi. A destra, Mariangela Perrupato e Giorgio Minisini, bronzo nel sincro specialità duo misto libero prova altrettanto mostruosa. Trionfa l’Italia della fatica, dei sacrifici, della cultura, del lavoro. In una disciplina sportiva fatta di tante sofferenze. L’Italia degli sport (solo sulla carta) “minori” fa la voce grossa in Russia. Dalla duplice impresa nei tuffi della Cagnotto (oro nel trampolino da un metro e ieri sensazionale bronzo dai tre) alla doppia meraviglia di bronzo firmata dal sincronizzato (Minisini-Flamini – Minisini-Perrupato). Con que- st’ultima coppia capace di sovvertire tutti i pronostici della vigilia, sconfiggendo mostri sacri della disciplina come la Dedieu (Francia) e la Mengual (Spagna). Fino ad arrivare al nuoto di fondo (in attesa della pallanuoto e del nuoto). E’ l’Italia acquatica, un’intera sezione troppo spesso ricordata solo per le imprese di Federica Pellegrini. Un mondo di fuoriclasse eccezionali che hanno dedicato una vita alla propria disciplina, raggiungendo traguardi Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio e medaglie storiche troppo spesso sottovalutate. E’ l’Italia dello sport vero, dove i successi si raggiungono attraverso i sacrifici quotidiani e non tramite le scommesse pilotate. Quella che sta tenendo alto l’orgoglio del tricolore. Campioni invidiabili che non sono calciatori strapagati. E che in confronto guadagnano poco o niente ma che al contrario riescono ad incantare gli occhi degli sportivi italiani. Di fronte a loro, chapeau.