villevallivini11 - Comunità Europea Stampa e Comunicazione
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seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 396 Ville Va l l i Villa Gritti: sede di un delizioso suggestivo ristorante da Vip V 396 Le Particolare del giardino rinascimentale Va l l i Ve r o n e s i Monte Tondo: l’ospitalità del Gini: vigne centenarie, porticato di Soave fanciulle e cavalieri Veduta della villa con la bella scala centrale e la torre alta merlata e cantine dell’Azienda Agricola Monte Tondo sorgono nel cuore della zona di Soave e dominano una delle colline più belle del sito con una fantastica struttura ad arcate che sembra dialogare con il vicino castello scaligero. Questo grande porticato ospita una suggestiva ed interessantissima rassegna degli attrezzi che, dall’Ottocento ad oggi, sono stati utilizzati per l’attività vitivinicola. Se si guarda alla filosofia produttiva dell’azienda Monte Tondo, la qualità dei vini è garantita dalla scelta e dall’utilizzo esclusivi dei vigneti di Garganega il che riflette l’amore incondizionato per il prodotto autoctono. A Gino Magnabosco, il titolare dell’azienda, vanno anche altri meriti tra cui quello di aver posto l’accento sull’ospitalità generosa e di alto livello che la Cantina Monte Tondo può offrire ai suoi visitatori. Infatti quotidianamente, senza alcun limite di orario, Gino e la figlia Marta accolgono chiunque voglia visitare la cantina guidando ed illustrando le caratteristiche dei loro splendidi luoghi e prodotti. L’attenzione per chi giunge alla Cantina Monte Tondo può poi proseguire nell’Agriturismo e bed&breakfast, una struttura all’avanguardia ma allo stesso tempo tradizionale che sa unire perfettamente enologia, turismo e storia. L el centro storico di Monteforte sorge la nuova cantina dell’Azienda Agricola Gini. In realtà Claudio e Sandro Gini si dedicano ad un’attività che accompagna la genealogia Gini sin dal 1600, secolo a cui risalgono i primi documenti che attestano la presenza storica dei Gini viticoltori nel territorio di Monteforte d’Alpone. Dietro e dentro gli eccellentissimi vini prodotti, giace un’atmosfera quasi fiabesca. Infatti i vigneti ormai quasi centenari costituiscono uno dei motivi d’orgoglio dei fratelli Gini. Tale longevità è stata permessa da una coltivazione mirata, generazione dopo generazione, a un rendimento non quantitativo ma qualitativo. A tutto questo si aggiunge un pizzico di leggenda all’ombra dei vigneti che i fratelli Gini possiedono presso la località chiamata Contrada Salvarenza, la zona più cara a Sandro e Claudio. Si narra che in un antico passato una fanciulla bellissima di nome Renza, venisse aggredita da dei banditi proprio in quella zona dove ora crescono i vigneti, ma che fosse provvidenzialmente salvata dall’intervento di un misterioso cavaliere. Da quell’episodio deriverebbe il toponimo “Salvarenza”. L’azienda agricola Gini propone quindi prodotti che possono stimolare senza dubbio per l’eccellente qualità a livello enologico alla quale si aggiungono però anche alcune preziose gocce di leggenda e fiaba. N I fratelli Gini tra i loro vigneti in meravigliosa vista collinare fino al castello di Illasi Panoramica sull’azienda: il porticato è caratterizzato da colonne che si susseguono in nove arcate A-PDF Split DEMO : Purchase from www.A-PDF.com to remove the watermark illa Gritti risale al lontano 1400, era infatti presente in alcune carte topografiche del territorio veronese dell’epoca. Fu costruita da Pietro Cavalli, che la vendette nel 1480 a Bianca Malaspina, marchesa di Fosdinovo, sposa dal 1468 di Gabriele Malaspina. Convolata a seconde nozze con Virgilio Sforza di Attendolo, conte di Cotognola, Bianca Malaspina diede in dote Villabella alla figliastra Giulia per il suo matrimonio con Alvise Gritti, altro patrizio veneto. La nobile famiglia Gritti, veneziana, fu proprietaria della villa per circa tre secoli. I Gritti si dedicarono ad una più razionale coltivazione del vasto latifondo locale allo scopo di ridurlo a risaia. Villabella fu, nel 1633, desolata dalla peste, ma nel 1795 il feudo dei Gritti si aggirava sui 1100 campi e le terre uscirono indenni dalla tempesta fondiaria scatenata da Napoleone. Nel 1830 Villa Gritti fu acquistata da Carlo Camuzzoni. L’impronta che Carlo e Giulio Camuzzoni lasciarono in Villabella è indelebile: la proprietà fondiaria fu da loro perfezionata, si accrebbero le case dei lavoratori e la villa raggiunse la sua epopea di gloria. Fu inoltre aggiunta una bella torre, la cui parte più bassa porta il nome di torre Antonietta a ricordare il matrimonio di Carlo, mentre la parte superiore, denominata torre Eleonora, ricorda il matrimonio di Giulio. Nella campagna di Villabella Carlo adottò una nuova tecnica di trapianto del riso e Giulio introdusse un fortunato trebbiatoio. Dai Camuzzoni la villa passò poi a Stanislao Cazzola, una cui figlia è sepolta nella cappella. A lui successe la famiglia Matarazzo, dalla quale la prelevarono, nel 1973, gli attuali proprietari, i Conforti, che la stanno restaurando. Il Ristorante, rilevato qualche anno fa da Serafino Girolamo, era in condizioni di altalenante gestione, ed egli vi ha infuso tutta la sua pazienza e bravura per poterlo riportare ai giusti fasti che merita. La strada è ancora lunga e difficile, ma date le premesse di una cucina davvero interessante e la ormai nota caparbietà del titolare, si può ben sperare di rivedere presto a Villa Gritti quel pubblico esigente e buongustaio che ne ha da sempre tracciato carattere e tradizioni . Vini 397 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 398 Ville Va l l i Vini Le Va l l i Ve r o n e s i I fossili di Bolca e la Pesciara l giacimento a pesci e piante fossili di Bolca , per la diversità delle specie, per la qualità della conservazione, e per il numero dei reperti è considerato il più importante deposito fossilifero del periodo Cenozoico. La sua formazione risale a 50 milioni di anni fa, durante l’epoca geologica che gli scienziati chiamano “Eocene”, quando su tutta l’area dei Monti Lessini, in cui Bolca è situata, si estendeva un caldo mare a carattere tropicale, ricco di flora e di fauna. Sul fondo di questo antico mare, chiamato “Tetide”, si depositarono resti di piante e cadaveri di animali che vennero poi sepolti ed inglobati da fanghiglie calcaree, entro le quali a poco a poco si fossilizzarono. Con il passare dei millenni fanghiglie ed altri sedimenti si solidificarono, diventando dura roccia. Gli strati rocciosi, a loro volta, sotto le spinte di potentissimi movimenti della crosta terrestre, si sollevarono e si innalzarono, dando origine alla Catena Alpina. Così dove un tempo c’era il mare oggi sorgono le montagne, che conservano al loro interno i pesci e gli altri organismi pietrificati. Il Museo di Bolca è dedicato all’esposizione di questi fossili, ed alla illustrazione delle tematiche scientifiche legate allo straordinario giacimento della “Pesciara”., che si trova a circa due km da Bolca, sul versante idrografico destro della Val Cherpa. Si tratta del I giacimento fossilifero più noto tra quelli presenti nella zona di Bolca e dal quale sono stati estratti per molti secoli un grande numero di reperti (alcune decine di migliaia) ben fossilizzati e conservati, che hanno permesso di ricostruire l’ambiente di vita esistente 48 milioni di anni fa. Dal 1998, la Pesciara è stata dotata di un percorso attrezzato. Il Museo - sorto nel 1969 dalla collaborazione del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, della Comunità Montana della Lessinia e di Massimiliano Cerato, erede della famosa famiglia di cavatori, che da secoli estrae fossili dalla Pesciera di Bolca- è stato ampliato e completamente rinnovato nel 1996, su progetto scientifico di Lorenzo Sorbini, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, e su progetto grafico di Mauro Pangrazio. Con le sue belle sale realizzate secondo i più avanzati criteri espositivi il museo ci vuole ricordare che Bolca ed i suoi fossili sono un patrimonio unico ed irripetibile dell’intera umanità. All’ingresso, in una vetrina sospesa dal disegno innovativo, sette pesci fossili - perfetti per stato di conservazione e cosi rari da essere definiti “gioielli” - accolgono il visitatore. Con la loro bellezza vogliono essere una prima testimonianza delle meravigliose faune fossili di Bolca, che provengono tutti dalla Pesciera.. Il Museo si compone di tre sezioni. La prima sala illustra, servendosi di didascalie e disegni, le caratteristiche geologiche ed ambientali della Lessinia, mentre valide ricostruzioni spiegano i fenomeni che si verificarono in questa zona milioni d’anni fa e che portarono all’anomala fossilizzazione dei pesci. La seconda raccoglie i preziosi ritrovamenti della Pesciara e mostra al visitatore un elevato numero di specie di pesci in perfetto stato di conservazione: fiore all’occhiello della collezione è un magnifico esemplare di “pesce angelo”. La terza sala espone i fossili rinvenuti nell’ultimo anno di lavoro: la ricerca e l’estrazione avvengono ancora oggi, portate avanti da generazioni dalla famiglia Cerato, che segue il lavoro con una perizia e una tecnica degne d’ammirazione, affinate da anni d’esperienza e passione. Di fronte alle decine di migliaia di fossili estratti dalla Pesciara, specialisti e visitatori si sono sempre chiesti quali siano state le cause della morte di tanti pesci e perché si siano conservati. Di norma, infatti, i pesci muoiono perché mangiati da altri animali (specialmente se non possono fuggire velocemente perché vecchi o malati) e quindi non lasciano alcuna traccia di sé. Per spiegare l’enorme quantità di ittioliti (pesci di pietra) trovati in queste rocce, bisogna dunque cercare qualche motivo fuori dal comune. Oggi prevale l’idea che un rapidissimo sviluppo d’alghe microscopiche abbia avvelenato improvvisamente le acque, facendo morire tutti gli animali che le abitavano. Questo fenomeno, oggi piuttosto frequente e detto delle “acque rosse” per il colore che fa assumere al mare, si sarebbe verificato ripetutamente a Bolca, sterminando nel corso di millenni un’immensa quantità di pesci.Il secondo fatto fuori dal comune è la perfetta conservazione degli ittioliti. La spiegazione è che una volta morti e scesi sul fondo questi pesci non trovarono né gli animali “spazzini”, che mantengono puliti i fondali mangiando tutto quello che vi si deposita, e neppure i microrganismi che avrebbero potuto causarne la putrefazione. Infatti, sul fondo della laguna di Bolca non c’era abbastanza ossigeno perché un qualunque animale potesse sopravvivervi. I resti vennero quindi ricoperti dal sottilissimo fango calcare che si accumulava molto rapidamente sul fondale e che seppellì i pesci proteggendoli dall’ambiente esterno e che, indurendosi fino a diventare roccia, ne conservò la forma nei minimi particolari. Alla scoperta dei fossili di Roncà n clima analogo a quello che si può oggi trovare visitando le coste dell’Asia sud-orientale. Così doveva apparire quaranta milioni di anni fa il territorio di Roncà e dei Lessini orientali. Una zona vulcanica, con fondali bassi: habitat ideale per diverse specie di gasteropodi, lamellibranchi, nummuliti, crostacei, rettili e mammiferi. Oggi, di questa fauna preistorica, gli unici resti sono i fossili, conosciuti e apprezzati fin dal Settecento dagli studiosi di tutto il mondo. E raccolti a partire dalla metà degli anni Settanta grazie all’impegno dell’allora neonata Associazione Paleontologica della Val d’Alpone – Gruppo “Val Nera”. Dai primi cinquanta reperti si è oggi giunti a quasi quattrocento fossili ospitati, dal 2004, in una struttura moderna ed efficiente che fa del Museo Paleontologico di Roncà una tappa fondamentale nella valorizzazione del territorio, nonché un ulteriore tassello nel già ricco sistema mussale della Lessinia. Oltre alle vetrine contenenti i fossili – tra i più importanti citiamo il Prototherium Veronese, trovato nella seconda metà dell’Ottocento sul monte Durello e lo Strombus fortisi, un magnifico gasteropode – il museo si arricchisce di pannelli e diorami che spiegano l’evoluzione dei fossili e la realtà di un territorio misterioso, popolato da molluschi e grandi vertebrati. Un vero salto nel tempo di oltre quaranta milioni di anni… U 398 Ha oltre 40 milioni di anni questo bell’esemplare di fossile “proteo” 399 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 400 Ville Va l l i Vini Le Va l l i Ve r o n e s i IL Durello Enoteca Amleto: cibo ed arte cosmopolita di Marcato gustosamente “sposati” ella zona di Roncà, nel cuore dei territori che sono i principi nella produzione della qualità vitivinicola della Durella, sorge e si amplia da oltre un secolo l’Azienda Agricola Marcato. La vastità delle proprietà Marcato sembra speculare alla prolificità che nel corso dei decenni ha caratterizzato questo casato che ha saputo portare avanti un mestiere con un amore ed una dedizione che l’hanno resa esempio per molti. Già dalla fine dell’Ottocento, Francesco Marcato e la moglie Rosa, con i loro sette figli, ponevano le basi per questa grande famiglia ed azienda. Infatti Giuseppe, uno dei sette figli, già produceva e vinificava prodotti i quali, per la loro qualità, erano richiesti dalle più prestigiose osterie delle province di Verona e di Vicenza. Dal matrimonio di Giuseppe con Margherita nacquero sei figli, tre dei quali, Giovanni, Lino e Francesco, hanno traghettato l’azienda Marcato verso il nuovo millennio. La piacevolezza, la qualità e la garanzia di un grande nome, hanno permesso di esportare i vini Marcato oltre i confini non solo nazionali ma europei. Attualmente infatti, Enrico Marcato si occupa di un export, soprattutto con l’Estremo Oriente, che sta offrendo grandissime soddisfazioni all’azienda. Prodotto principe della famiglia Marcato, per affetto e tradizione, rimane il Durello, vino che, attraverso non mere innovazioni ma attente ed amorevoli rivisitazioni, è divenuto sinonimo di vero spumante adatto a tutto pasto. N el borgo antico di Covergnino, all’ombra delle mura del castello si trova il Ristorante Enoteca Amleto. Un locale affascinante innanzi tutto per il valore architettonico. In questo fedele esempio di antico stabile soavese, l’ospite è accolto da un camino medievale di pietra lavica, che sembra quasi porsi in dialogo costante con gli altri elementi che dominano le sale: il legno, ma anche le opere d’arte che ciclicamente decorano le pareti in vere e proprie mostre. Gusto e innovazione sono, dunque, i pilastri di questo ristorante. Nell’arredo, nei prezzi contenuti e, soprattutto, nella cucina. Una cucina semplice e, insieme, raffinata, che gioca con la tradizione veronese innovandola e contaminandola. Prodotti freschi, carni e verdure lavorate e preparate con maestria e talento compongono le sformatine calde al Monte Veronese e prosciutto crudo di Soave, le quaglie con porcini, il risotto all’Amarone, radicchio di Verona e speck, i bigoli con lepre, sarde e pomodorini o, ancora, il branzino in crosta di mandorle. Questi alcuni dei piatti che si possono gustare all’ Amleto, accompagnati da una proposta enologica ampia, dove troneggiano i bianchi di Soave e i rossi veronesi. Da sottolineare inoltre la possibilità di soddisfare qualsiasi esigenza: convenzioni aziendali, banchetti, buffet, menù “pausa pranzo”, aperitivi, colazioni di lavoro, serate a tema, degustazioni…una gestione davvero a “tutto tondo”. N Ecco quindi che, reinventandosi, diede vita a quella che oggi è divenuta la rinomata e vivace azienda Fongaro. Da allora l’obiettivo è stato, ed è tutt’ora, quello di valorizzare la tipicità del territorio. La sfida si apre cosi nei confronti della Durella, la qualità vitivinicola che conduceva alla produzione del Durello, un vino che, come dice il nome stesso, si era sempre presentato come estremamente impegnativo e complesso da degustare. E’ su questo fronte che la famiglia Fongaro si è impegnata promuovendo la trasformazione del Durello in un vino che si lasciasse bere con la leggerezza dello spumante. A giudicare dai risultati la sfida sembra davvero volgere a favore dei Fongaro dal momento che se si beve una bottiglia priva di etichetta ed indicazioni del loro Durello non si hanno dubbi nel ritenerlo davvero uno spumante. E’ questo un esperimento che Matteo Fongaro si compiace molto di far eseguire per provare i risultati ottenuti. Partendo cioè da un’identità territoriale definita e rispettata, l’azienda Fongaro è un esempio di come mirando alla qualità più che alla quantità e avendo il coraggio di mettersi sempre alla prova, si possano raggiungere grandissimi risultati pur iniziando a 65 anni… Pagina a fianco: la caratteristica sede del ristorante L’azienda Fongaro: la sfida di cominciare a 65 anni ella zona di Roncà, sorge l’azienda vitivinicola Fongaro che da svariati anni conduce con passione un’attività i cui natali si sono resi possibili grazie all’eccezionale personalità di Guerrino Fongaro, il nonno degli attuali titolari, che tutt’ora, dall’alto dei suoi 92 anni, continua a fornire il suo essenziale contributo all’azienda. Tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio degli Anni Ottanta, Guerrino Fongaro, allora sessantacinquenne, anziché andare in pensione, decise di ricominciare tutto dall’inizio buttandosi in una nuova sfida. In precedenza aveva già operato nel settore vitivinicolo commerciando vino tra la vicina Costalunga e la zona bergamasca. Tuttavia seppur avendo avuto varie soddisfazioni sentiva che c’era ancora molto da poter fare per promuovere la sua natia terra di Roncà. N Geometria di bottiglie per il Durello accatastate e incolonnate con precisione millimetrica 400 Sopra: “i magnifici quattro” del Durello Marcato Vendemmia a pieno carico e sopra l’ingresso alla sede della cantina 401 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 402 Ville Va l l i Vini Le Va l l i Ve r o n e s i La Cappuccina: un cokctail di sobrietà e misticismo ’ una delizia la sede della Cappuccina. Innanzitutto la villa, una casa d’altri tempi che ti da la sensazione delle cose compiute, stabili, eterne, con il giardino sapientemente ordinato ad aiuole, colori e disegno architettonico di una spiritualità riposante. Forse sarà la mistica atmosfera sprigionata dall’esistente cappella, del XV secolo, dove Elena Tessari, una dolce e cordiale padrona di casa, ti introduce con un evidente orgoglio e te ne racconta la storia, chiamando in causa giustamente i Cappuccini, gli ospiti di qualche secolo fa. O magari sarà proprio Elena, con il suo delizioso savoir faire, con la sua semplicità, con la squisita professionalità che la contraddistingue, fatto è che alla Cappuccina ti senti liberare di ogni resistenza negativa, di ogni tensione,è come fare un bagno antistress. E così se assaggi un vino, uno qualunque della loro fertile produzione, lo degusti in maniera solenne e lo senti scendere giù limpido, morbido, fresco , con la sensazione di una leggera ebbrezza. Vini buoni, eleganti, in particolare il Fontego, un Soave brillante, equilibrato, compiuto. La cantina è nata nel 1890, possiede quindi una storia che è sinonimo già di per se di garanzia e la famiglia Tessari ne gestisce la continuità con quella passione che solo le grandi tradizioni sanno trasmettere. Nei pressi della cantina possiedono anche un ristorante, l’Alpone, elegante quel tanto che basta, con una cucina del territorio sobria e ben coordinata in una giusta miscelazione di creatività. E Coffele: un giardino pensile appeso alle mura del castello olte delle aziende vitivinicole di Soave si giovano dell’ombra delle mura dell’antico castello scaligero omonimo. Nessuna tuttavia offre la possibilità di far provare l’esperienza che siano le mura stesse del maniero ad entrare nella cantina. Come invece accade all’azienda agricola Coffele di antiche origini, che propone uno degli spettacoli più suggestivi e regala la forte sensazione di sentirsi un po’ protagonisti , calati nella storia accanto a signorotti, dame e cortigiane. Nel giardino pensile adibito alla degustazione dei propri eccellenti vini, viene offerta infatti al visitatore la sensazione di “poter toccare il castello con un dito”. Dopo la visita alle suggestive cantine sotterranee, concludere l’esperienza in questo meraviglioso contesto, fa sì che l’esperienza enologica si fonda con una rara ed incredibile ospitalità, che pone il visitatore al primo posto grazie a queste visite guidate nella magnifica sede, in pieno centro storico di Soave, ed esalta la degustazione dei vini davvero unici che rimangono impressi nel palato e negli occhi. Negli ultimi anni poi, dal borgo medievale di Soave, Chiara Coffele ha iniziato e continua con successo, un’incessante attività di promozione ed esportazione dei vini della propria famiglia soprattutto M 402 I coniugi Pace durante una siesta in “terrazza” Lo staff della Locanda in brioso brindisi Particolare della moderna cantina Cappuccina La Terrazza di “Locanda Colla”: Montecchia di Crosara ai confini del gusto Allegro quadro di famiglia Coffele nel cortile dell’azienda negli Stati Uniti e nell’Europa del Nord. Questo la rende una delle più promettenti presenze nel gruppo delle “Donne del Vino” in Veneto. come se un’onda di mare si fosse infranta, per chissà quale miracolo, sulle splendide colline della Valdalpone. Perché proprio qui, tra il verde dei ciliegi e delle viti, sopra un colle delizioso ci possiamo felicemente imbattere in un locale famigliare, elegante, ma senza eccessi, dove a farla da padroni non sono – come ci si potrebbe aspettare – i piatti della tradizione locale, piatti di terra e di bosco, bensì i profumi del mare e la più genuina tradizione mediterranea. Portate di pesce ricercate e leggere, presentate da Stefano Pace con quel pizzico in più di eleganza che gli ha trasmesso la madre francese, parigina per l’esattezza e, soprattutto, con l’esperienza professionale acquisita proprio nella raffinata Parigi. E se tutto ciò non bastasse ci sarà poi la sincera ospitalità della moglie Paola a far sentire gli ospiti come a casa. Creatività e ricercatezza, prodotti di mare (ma anche di terra) abbinati sapientemente ad ottimi vini e serviti da un personale altamente qualificato, fanno de “La Terrazza” il luogo ideale per scoprire uno splendido angolo del territorio veronese coccolati sorprendentemente dal profumo del mare. È aria di confine quella che si respira presso la “Locanda Colla” a Villanova di San Bonifacio. Se infatti il locale, diretto da quasi dieci anni da Mauro Colla, si inserisce perfettamente nello splendido scenario collinare dell’est veronese – tanto da rientrare a pieno titolo tra i dieci ristorante dell’associazione “Le tavole del Soave” –; ciò non toglie che una certa sensazione di straniamento sia subito percepibile dagli ospiti. Una sensazione che, tuttavia, non è data tanto dalla vicinanza della provincia di Vicenza, quanto dalle stesse proposte gastronomiche. Con un taglio decisamente raffinato e una grande cura dei dettagli, la cucina della “Locanda” punta, infatti, soprattutto sul pesce di mare. Antipasto di bolliti di mare, calamari ai ferri con patate, tagliatelle alla Busara, maltagliati di farro con capesante e porri, branzino al sale, tagliata di tonno. Sono questi alcuni dei piatti forti della “Locanda Colla”. Un ambiente elegante e, grazie alle tre sale accoglienti e al giardino con ampia veranda – chiusa e riscaldata durante l’inverno – perfetto anche per grandi tavolate e banchetti d’occasione. È Distesa di vigneti in Valdalpone tra colline boschive 403 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 404 Ville Va l l i Vini Le Cantina Cooperativa di Cantina del Castello: Montecchia di Crosara l’ambizione della storia l centro delle dolci colline e dei lievi versanti della Val d’Alpone, antica terra vulcanica e prezioso giacimento di fossili, si trova Montecchia di Corsara e l’omonima cantina. Una delle realtà cooperative più giovani – nonostante sia stata fondata nel 1960 – della provincia veronese. Con i suoi duecentomila quintali di uva vinificata ogni anno (di cui l’ottanta per cento a denominazione d’origine controllata) – per una superficie coltivata di 1500 ettari e un migliaio di produttori – la Cantina offre ai soci qualificati servizi di controllo, monitoraggio e assistenza. La zona di produzione si estende da Monteforte d’Alpone a Vestenanuova – con vigneti che si spingono fino a Chiampo e ad Arzignano – e comprende oltre a Montecchia, i comuni di Roncà e San Giovanni Ilarione. Tra le varietà di uve coltivate quella che, per caratteristiche e importanza storica, può considerarsi il simbolo di Montecchia è la durella, da cui oggi si produce il Lessini Durello D.O.C., un vino fresco, vivace, piacevolmente acidulo. Accanto alla durella, la garganega, anima del Soave. Completano il panorama Trebbiano, Pinot Bianco, Chardonnay da una parte, Corvina, Rondinella, Merlot e Cabernet dall’altra. Stile moderno e appeal internazionale caratterizzano così, Chardonnay, Pinot Grigio e Passito della linea I Fossili e Cabernet e Pinot Nero delle Terre di Verona. Fermo restando che Soave e Monti Lessini Durello siano le due principali D.O.C. su cui si basa l’offerta della cantina di Montecchia che ha nelle linee Le Crosare e I Collineri i suoi prodotti d’eccellenza. Completano l’offerta il Valpolicella “Tolotti”, l’Amarone , nonché olio, grappe e miele della Lessinia. A Va l l i Ve r o n e s i Baba Yaga: una cucina “stregata“ ’azienda vitivinicola Cantina del Castello inizia la sua attività negli anni ‘60, ma è alla guida di Arturo Stocchetti che raggiunge il suo massimo splendore. Da più di 20 anni egli conduce l’azienda cercando di valorizzare la cultura e la grande tradizione del vino Soave. La cantina del Castello ha dimensioni contenute, 12 ettari di terreno, questo consente ad Arturo di curare scrupolosamente i vigneti e seguire tutte le fasi della vinificazione in maniera meticolosa, dalla pigiatura all’imbottigliamento. E’ un’azienda che punta quindi, molto sulla qualità. Stocchetti è infatti convinto che la qualità di un vino sia lo specchio della cura ,della dedizione e dell’amore rivolti al vigneto e che solo dall’uva buona si ottiene buon vino. Vengono prodotte circa centoventimila bottiglie l’anno, suddivise nelle varie tipologie del Soave classico. La sede della Cantina del Castello è nel palazzo dei conti Sanbonifacio, in Corte Pittora, ai piedi del castello scaligero di Soave. Corte Pittora prende il nome da un’antica e nobile famiglia di Verona chiamata appunto Pittora, che fece costruire il palazzo nel XIII secolo. Esso divenne poi residenza dei conti Sambonifacio. Si narra che il cunicolo esistente nei sotterranei del palazzo fosse in passato utilizzato come passaggio di collegamento con il castello scaligero. Ancora oggi la cantina sotterranea è utilizzata per il processo di affinamento del Recioto di Soave classico, ed è possibile visitare l’ingresso del leggendario passaggio, oltre a poter degustare i magnifici vini assaporandone il gusto ed il clima di storicità del fantastico borgo medioevale di Soave in una delle sue perle più suggestive. una affascinante, misteriosa, enigmatica strega delle favole russe, quella Baba Yaga ritratta nel pannello che vi accoglie all’ingresso dell’omonimo ristorante. In una costruzione bellissima, immersa nel verde della valle di Montecchia di Corsara, con vetrate enormi che permettono di ammirare l’incantevole panorama delle colline del Soave, talmente riposante e pieno di bellezza da far dire a Michel de Montaigne, circa quattrocento anni fa: «le colline... sono piene di molte belle cose, tra le più piacevoli piagge che si possino vedere». Un luogo “magico” per definizione, dove Claudio Burato propone una cucina compiuta, elaborata ma senza eccessi, piena di sapori equilibrati, che reinventa, con estro, le radici gastronomiche dell’est veronese. Accoglienza, ospitalità, discrezione e reinterpretazione delle tradizioni sono le colonne portanti di questo locale. E ad accompagnare la lombata d’agnello affumicata, i cannelloni di crespella con ricotta e asparagi, la terrina di testina e lingua di vitello, il piccione farcito con pere e fegato al Recioto di Soave o lo Storione marinato – queste alcune delle specialità proposte – troviamo il meglio della produzione vinicola veronese e una buona selezione dei vini dell’Italia centrosettentrionale. L È Pagina a fianco a sinistra: panorama in Valdalpone con i caratteristici terrazzi collinari a vigneto e ciliegi 404 Pagina a fianco a destra: una scenografica immagine della Cantina del Castello posta a ridosso delle mura scaligere Lo chef Claudio Burato “patron” del Baba Yaga 405 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 406 Ville Va l l i Vini Le “Lo Scudo”: un dialogo tra Tavole del Soave: medioevo e sapori moderni alla scoperta dei colli “soavi” lle porte di Soave, dialoga con le mura dell’antico castello scaligero, l’esclusivo ristorante “Lo Scudo”. Già il nome, che indica un’antica arma medioevale, sottintende uno stretto legame con il suggestivo borgo dell’Est Veronese. Il ristorante sorge su una ristrutturata abbazia cinquecentesca e questo conferisce al luogo un alone di storicità, arte e cultura che accoglie i visitatori ad un’esperienza enogastronomia indimenticabile. L’ambiente è estremamente raffinato. Infatti, nelle sale, arredi pregiati, maestosi lampadari veneziani, stucchi ed affreschi cinquecenteschi, creano un’atmosfera deliziosa sottolineata da una studiata e soffusa illuminazione. Le proposte culinarie fondono antichi sapori e tradizioni della terra veronese ad una creatività ricca di aromi e delicatezza. Lo chef Giovanni, figlio di Berta Venturi alla quale si deve l’apertura del ristorante, sa presentare in modo impeccabile sia piatti a base di pesce che soppressa nostrana con polenta abbrustolita. Ecco quindi che la cucina raffinata sa sposarsi perfettamente con la storia delle tradizioni. Nelle sale l’accoglienza e l’ospitalità più calorose sono offerte da Martina, l’altra figlia di Berta, che sorveglia con attenzione e cura che agli ospiti dello Scudo venga fornita la massima attenzione e cortesia. Nella terra del Soave, in ogni ristorante che si rispetti, non può mancare una fornita cantina. Anche sotto questo aspetto “Lo Scudo” si rivela impeccabile. Un’ottima selezione dei migliori vini italiani ma anche stranieri, con un’ovvia attenzione rivolta alle etichette locali, viene presentata per indimenticabili degustazioni accompagnate da ottimi formaggi, in una saletta arredata sempre con gusto e che richiama i tratti tipici delle cantine veronesi. A 406 prire una porta sul territorio delle Valli orientali veronesi attraverso le tradizioni enogastronomiche. È questa la finalità dell’assocazione “Le tavole del Soave”, che riunisce i ristoranti che, con maggior attenzione e cura, hanno puntato da sempre su una proposta legata alle tradizioni peculiari di una terra fortunata, fertile e generosa. Un susseguirsi di clivi assolati – coperti di vigne e di ulivi e disseminati di antichi borghi, pievi e abbazie – che si estende dalla piana dell’Adige alle pendici dei monti Lessini, lungo le valli di Mezzane, di Illasi, del Tramigna e dell’Alpone. Un territorio che, appunto, si può scoprire e “assaporare” cominciando dalla tavola e dalle molte prelibatezze che vengono offerte. I vini, innanzitutto, dal celeberrimo Soave al sempre più apprezzato Durello; ma anche il formaggio, l’olio d’oliva, il tartufo, le lumache, i saltarèi (piccoli gamberi di fiume). E sono solo alcune delle prelibatezze che si possono gustare – preparate con sapienza e rigore, ma anche con fantasia ed estro creativo – nei dieci locali de “Le tavole del Soave”: il ristorante “San Briccio”, l’osteria “De Barco”, la trattoria “Il Busolo”; il ristorante “Renato”, il ristorante enoteca “Bacco d’Oro”, la trattoria “La Torre”, il ristorante “dalla Lisetta”, il ristorante “Villa de Winckels”, il ristorante “Michelin” e la “Locanda Colla”. A Va l l i Ve r o n e s i Roberto Anselmi: oltre i dogmi per costruire un sogno « a qualità non è frutto di dogmi, ma di progetti produttivi scientifici, di sacrifici e di volontà dell’uomo». È in queste parole che va ricercata la filosofia che sta alla base del lavoro e dell’azienda di Roberto Anselmi, titolare dal 1975 di una delle più importanti realtà vitivinicole dell’est veronese, presente nel territorio dal 1945. Una filosofia senz’altro vincente se, nel corso di questi anni i vini Anselmi hanno ricevuto riconoscimenti di prestigio da Robert Parker, Gambero Rosso, Slow Food, dalla guida dei Sommeliers, da Michel Phaneuf e, soprattutto, un successo commerciale di primaria importanza. Traguardi ambiti, raggiunti grazie alla caparbietà di un uomo che ha abbracciato, a partire dagli anni Ottanta, scelte tecniche, agronomiche ed enologiche “rivoluzionarie”, con lo scopo di ottenere vini di particolare complessità, di grande corpo e di grande longevità. C’è, tuttavia, un sogno che Anselmi non è riuscito a realizzare: portare il nome del Soave nell’empireo del panorama vinicolo mondiale, in quanto - sempre più alla ricerca dell’eccellenza – ha preferito voltare pagina e produrre uve e vini utilizzando solo il proprio nome. L’esito di tutto questo sono, attualmente, seicentomila bottiglie tra “San Vincenzo”, i due cru “Capitel Foscarino” e “Capitel Croce”, il passito “I Capitelli” e il Cabernet Sauvignon “Realda”. Quella dell’Anselmi si può definire un’esperienza oltremodo positiva e, sotto l’aspetto tecnologico e culturale, può fare senz’altro “scuola”. L Una tavola preparata con vassoio di pesce e frutta A sinistra: Un raffinato ed elegante particolare di una sala del ristorante Il particolare di una delle cantine Anselmi che hanno un fascino salottiero Le colonne nere di San Giovanni ul versante sinistro della Valle d’Alpone, a San Giovanni Ilarione, un’intera parete di roccia appare come un enorme alveare. È invece l’imponente struttura dei basalti colonnari, formatasi nel vulcanismo oligocenico. Il raffreddamento e la contrazione delle colate laviche, intorno e dentro i crateri, diedero origine a forme prismatiche con base esagonale, ossia a nere e lucenti colonne strette una all’altra in una straordinaria scenografia della natura. Un fenomeno del tutto particolare che è stato oggetto di studi e di ricerche da parte di molti geologi, anche stranieri, fin dal Settecento. Nel corso dei decenni questa preziosa risorsa venne, tuttavia, sfruttata come materiale edilizio, essendo il basalto una pietra molto resistente, come ben sapevano i Romani che proprio di basalto lastricavano le loro strade. Sorsero dunque varie cave, le principali erano quelle di centro Villa e dei Lauri oltre al Monte del Diavolo (la gente tramanda che solo il diavolo potesse erigere colonne così regolari e nere) di Panarotti. Uno sfruttamento che prosegue a tutt’oggi e che, nonostante la perdita definitiva di basalti meravigliosi, risulta ancora una fonte economica rilevante per il territorio della Valle d’Alpone. S In alto: caratteristico roccione a sbalzi di basalto nel territorio di S.Giovanni Ilarione 407 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 408 Ville Va l l i COLOURS, SAVOURS AND SENSATIONS AMONG VALLEYS AND NEIGHBOURHOODS : A DAY TRIP THROUGH THE EASTERN VERONESE COUNTRYSIDE Among the few features of agricultural Veronese East which retain an appearance but little modified by the lapse of centuries , may be reckoned the long , tree-lined , grassy and viny downs, hills and plains that fill this Veronese area, while flanking the ancient road “Via Postumia”. When towards the end of the eighteenth century, Wolfgang Goethe (17491832) covered the Postumia road (which is now Trunk Road number 11) going from Verona to Vicenza, he was immediately able to grasp the scents and flavours of this land. It was the month of the grape harvest and he defined it as a “Bacchic triumph.” This image foretold a way of being and living that has consolidated through the centuries and has produced an original landscape. Such dimension, which is not only material, but especially spiritual, sums up a humanity that is both rooted in this land and closely tied to strong religious principles. It is this dimension that leads us to know about the valleys and neighbourhoods which, along this ancient Roman road, have given life to extraordinary civilizations ever since the remotest times, especially during the Roman ones. It is a charming territory full of countless villages and views capturing the glance of an attentive visitor, which tells of the humanity and work that have shaped the hills, the countryside and the landscape by giving this a human dimension. Such geographical space is characterized by some valleys ( those of Illasi, Tramigna and Alpone), and by the area around the hills, which have seen an intense interchange with the neighbouring provinces of Verona and Vicenza through the Via Postumia and the plain below. Our itinerary along these valleys and neighbourhoods starts with the castle of Tregnago which is now in an unfortunate state of neglect and unsteadiness, especially because of the disastrous earthquake that hit the area in 1891, and the two connected fortifications in Marcemigo and Cogollo. All the landscape of Tregnago shows traces of the past architectural evolution in a series of characteristic buildings and villages tied to the orography of the place. Illasi lies in the centre of the wide and deep valley by the same name, once feud of the noble Pompei family and blessed with a noteworthy historical, artistic and cultural heritage. If Villa Perez Pompei Sagramoso still seems today the most direct tie with the past, one needs to go beyond that to recognize the exceptional natural richness of rural architecture and daily humanity that fosters the value of tradition. The valley derives its name from the torrent Illasi, tributary of the river Adige. The origin of the Castle, whose turret mast is clearly detached from the central part of the building, dates back to the tenth century. At the centre of Illasi stands the Perez Pompei Sagramoso palace, with the lateral annexes and the park (approximately thirty hectares) which completes the Villa in a scenographical style. In the park there is kept a natural patrimony of great value (oak and durmast trees), wood areas and meadows with the insertion of marble elements that offer the visitor a classical vision, following the custom of that time. There is also a belvedere with a small lake shaped like a miniature-model of Lake Garda. Villa Pompei Carlotti (Alessandro Pompei, 1737), which stands at the town centre, also gives a cross-section of the Illasian society of the time. There is another Villa, also owned by the Pompei family, and then there are Villa Canestrari, Villa Bonuzzi and Villa Gallizioli. Illasi, its territory and their inexpugnable castle, are here to tell us of a long memory that keeps the external features of the past almost intact. The terrirory of Colognola ai Colli is particularly rich in ancient churches, oratories and villas that prove its historic past and, at the same time, recall the beauty and pleasantness of the place. The small town of Pieve is certainly worth mentioning. It is characterized by its name and by a historic presence of undoubted artistic and architectural value, as well as by the religious treasures it holds. The Via Postumia develops between the plain and the hill and touches numerous towns. It was built in 148 B.C. following the wish of the consul Spurio Postumio Albino. In this territory it touches on the towns of San Martino, 408 Vini Stra, Caldiero (“Calidarium”), Soave, San Bonifacio, and Torri di Confine in the province of Vicenza. When coming from Verona one encounters the ancient monastery of San Giacomo del Grigliano. Next is the town of Vago di Lavagno, where it is worth mentioning the San Briccio fort, an imposing defensive building that currently houses a museum of peasant civilization. Some works of art are preserved in San Briccio parish church (1855). Villa Da Porto comprises a large park. Villa Verita` also called “il Boschetto,” or the Little Wood, was built (probably following a project by Sanmicheli) for the Veronese poet and philosopher Girolamo Verita`. Thus, we reach Caldiero where there have been quite a few battles during the Napoleonic period (1796, 1801, 1805, 1813). The landscape of Caldiero is not even. It is clearly varied, alternating high grounds and plains. In Stra di Caldiero there is the Oratory of San Sebastiano, dating back to the first modern era. The Rock of Caldiero jealously preserves the cultural heritage of an interesting and certainly alive medieval age. From a historiographical standpoint, it is surprising how the close-by Thermae of Juno could have evoked so much interest. The Brentella and Cavalla thermal baths are authentic proof of a particular way to understand the hydroponic bathing cure with a special stress on the medical-curative aspect. On the territory around Caldiero there are some villas : Ca’ Rizzi e Villa da Prato (in Caldiero) ; Villa Zenobio (in Caldierino), comprising an estate far from being a mediocre one. The patrician home has two colonnades at its sides. Today, it serves as headquarters for Carrera, a well-known brand of clothing. The river Tramigna forms the Tramigna valley, the main town of which is Cazzano with its parish church dedicated to San Giorgio. Amongst the oratories there are: the Beata Vergine (in Contrada Caliari, 1719) and San Pietro in Briano (twelfth century). The latter stands in a beautiful panoramic location, hidden in the midst of olive trees. In the ancient church of San Felice (dating back to the ninth and tenth century) there are worth mentioning the frescoes depicting a miraculous crucifix. Visible from Motorway A4 , the town of Soave stands out for its charming, well fortified aspect. In the town centre stands the parish church of San Lorenzo, rich in works of art, amongst which one can admire the significant altar-piece by Francesco Morone (1529) “the Virgin Mary, St. Rocco, St. Joachim and the Eternal”, the noteworthy organ by the Englishman George Trice (1889) and the frescoes by Pietro Nalin and Adolfo Mattielli. The sanctuary of Santa Maria della Bassanella is located in Borgo Bassano. A plaque discovered during the nineteenth century reconstruction confirms it was built in 1098. The Dominican church built in 1443 is devoted to Santa Maria del Monte Santo and was rebuilt during that same fifteenth century by friar Giocondo: it has an elegant Renaissance façade with a rose window, pillars decorated with bas-reliefs and also many frescoes. The church of San Giorgio has on its façade a bas-relief depicting the saint. During the plague in 1630 the place was used as a hospital and the original frescoes were ruined. The ancient church of San Rocco was extended in 1521 and worked on again in 1890. As far as Soave’s architecture is concerned, besides the castle ( which dominates the town and is integral part of it ), one should remember the Palazzo di Giustizia (1375), once residence of the Della Scala ruling family of Verona first and, later, of the Veneto’s captains ; Palazzo Cavalli (1411); Palazzo dei Conti di San Bonifacio (thirteenth century); Palazzo Pullici and Palazzo Moscardo (eighteenth century). Stunning and unique, the curtain walls remain to gird the town, encompassing it. Thus Soave retains an appearance but little affected by the recent construction boom. San Bonifacio is the most densely-populated town of the area. There are many villas of interest in the town’s territory. Worth mentioning amongst these are the following villas: Carlotti in Prova ( second half of the sixteenth century ); Malfatti in Lobia; Negri in Peparolo (1628); Ca dell’Ora; Sandri, etc.; the list ends with Villa Gritti, also called “Villabella”, summer residence of the Venetian Gritti family. This villa has a dual body: a tower called “Antonietta” (1856) which is towered upon by a smaller one called “Eleonora” (1890). Le Va l l i There is also an adjoining chapel (decorated in 1926). Moreover, in front of the villa there are a large Renaissance garden and a broad park. Past San Bonifacio we find Arcole, a town renowned for its Napoleonic events: here there is still the small bridge crossed victoriously by Napoleon on 17 November 1796. Close by stands the votive chapel dedicated to San Giovanni Nepomuceno. In the town centre, a deconsecrated church houses the Napoleonic Museum “G.A. Antonelli” (1984). In the striking small Romanesque church of Alzana there are some frescoes. Right by it there is a rich Museum of peasant culture which displays countless agricultural tools. Villa Malaspina, Villa Pellegrini, Villa Poggi and the other architecturally significant buildings, constitute the historical architectural legacy of Arcole. The cultivation of asparagus has started developing back in the 1950s and has become a leading economic driving force in the area. The controlled denomination of origin, recently acquired by the local wine, has given the town a new production incentive. The obelisk recalling the victims of the 1796 battle , inaugurated in 1810, stands as a stern warning forever advocating peace among all the peoples. Thus, we get to Monteforte d’Alpone with its tall bell tower and the church of Santa Maria Maggiore (built in the nineteenth century by Giuliari), along with the Palazzo dei Vescovi, or of the Bishops, (a building that looked like a fortress, built here in 1453). The inner yard has a double loggia of red marble columns and a central artistic well. Everywhere around, there is the unvarying landscape of vineyards with its exceptional richness of different colours and scents, according to the seasons. If we keep going we find the town of Ronca` with the church of Santa Maria Annunziata built by Gottardi. A Museum of Fossils displays findings from a near-by fossil field: there are shellfish dating back to approximately fifty million years ago (Middle Eocene Age). Next comes Montecchia di Crosara with its church dedicated to Santa Maria built by Bartolomeo Giuliari during the first half of the nineteenth century. San Giovanni Ilarione ends our journey. In the town centre stands the parish church of San Giovanni Battista. This town became part of the province of Verona in 1923. The presence of chestnuts has started the tradition of a yearly village fair. This is the final part of the hilly territory: from here on the landscape changes into a mountainous one. COLOURS AND FLAVOURS OF THE PEASANT TRADITION : A SIGNIFICANT BLEND OF NOW AND THEN The pleasantness of these places which are hardly ever bothered by fog that, instead, in the late autumn covers everything in the plain below, becomes fully evident in the vegetation and the cultivated land. Olive trees, widespread vineyards and cherry trees fill the valleys of colour and joyful harmony during the springtime : chestnut trees and fruit orchards alternate with fields under cultivation, and surround country houses together with some rows of mulberries (“moraro”): all of them crowd this rural world. A special role is reserved to the cherry tree which, during the nice season when it blooms, (and especially at the time of harvest), fills the valleys with life and colour. But it is the omnipresent vineyard that, especially in hilly areas, spreads as wide as the eye can see and becomes the landscape itself. This even and uniform wine growing environment, that encompasses everything does not find a solution of space-time continuity. For over a hundred years it has represented the main occupation of these people. It became a model of life timed by seasonal rhythms. Also the traditional country house still retains a relevant role. During the last few decades of the twentieth century, many country houses were abandoned because people wanted to live in greater comfort. Today, however, these houses are sought after again, since with an appropriate restoration, they can become comfortable residences as well as places of ancient memory. Such is the context in the eastern Veronese region where ancient traditions are still celebrated. One such tradition is that of the “maialatura” (killing the pig and making hams, salamis, pork meat etc.), which is still present and alive, and the other is the homemaking of all the typical products with original flavours and incredible wholesomeness. It is also very common to search for Ve r o n e s i minor products in the areas which are not under cultivation (such as dandelion, chives, mallow, herb mater, chamomile, thyme, horseradish), which are used to enrich today’s tables with the flavours of the so-called simple cooking of the past. Mushrooms are picked everywhere, both in the plain and on the hills, and they also enrich the gastronomic heritage of this area filled with natural products. Gastronomy, which is tied to a typically familiar model, makes use of wholesome products and natural essences to prepare tasty dishes, sometimes with strong flavours and live memory of the past generations. Some characteristic restaurants maintain the distinctiveness of such a wholesome and generous cuisine in order to transmit the authentic value of the civilization that has shaped these places. The staple food of the rural diet is still corn flour (“polenta”): it goes with many dishes and completes them, and seems not to be disliked by younger generations either. A dish that is still prepared today and that has a solid reference in the past is the vegetable soup (prepared with savoy cabbage, beans, pumpkin, potatoes, carrots, celery, etc.). There are still the delicious traditional dishes prepared with local guinea-hen, turkey, chicken, duck, goose, etc.; and others prepared with non-local foods such as eel (or “scopetòn”), herring, stockfish, etc.; and nature as well offers its delicacies, such as frogs and snails which some restaurateur sometimes presents on the menu. Vegetables were also widely used on the rural tables (fennel, red chicory, spinach, onions, tomatoes, etc.). Lard was the condiment that was used the most. There was also a vast variety of fruit and, in addition to the ever present grapes, fruit trees can still be seen along the valleys (medlars, persimmons, figs, apples, pears, cherries, walnuts, etc.) Reminiscences of all this are preserved in contemporary cuisine. The desserts of the simple cooking tradition are basic but nourishing, made with eggs, flour, sugar, yeast and other natural products (such as fruits, marmalades, chestnuts, etc.). As in all the Veronese region, there are some dishes that cannot absolutely be forgotten, such as the “peara`,” a sauce prepared with broth, quite a lot of pepper and breadcrumbs; the tagliatelle with “fegadini” (or chicken livers); and the bigoli, (a spaghetti-like buckwheat pasta). The two outstanding ingredients that characterise this only apparently simple cooking are the pasta dough and the broth : the housewives’ expert hands would transform the pasta dough into tagliatelle, tortellini and lasagne. Broth was a feast day’s food and is still currently prepared in our kitchens, maybe with less flavour, but always hanging on to the rural recipe. All the images, sensations and colours we can meet in this territory, explain meaning and peculiarity of the above detailed itinerary, totally confirming the deep stratification of the humanity that has generated it. A characteristic landscape, an artistic-architectural presence tied to the different areas (the hills, the peri-hills areas, the plain); a rich and widespread vegetation; a legacy of wines and gastronomy, have all contributed to create an entity responsible for wholesomeness, tradition and true civilization. The colours and flavours of this extraordinary land summarize the value of a simple, temperate, willfully unbending and dedicated humanity, that is intimately motivated by sensations recalling the past, which also re-awaken an authentic ideal of belonging in the present. There is no need to invent anything here, because everything appears as it is, and is as authentic as the food, the wine and the people’s familiarity. Everything has incredibly remained on a human scale: a stroke of luck. And a challenge for the future’s generations. WINE-PRODUCERS’ CO-OPERATIVE COLOGNOLA AI COLLI Eight hundred members, five hundred thousand quintals of grapes annuay, two thousand three hundred hectares of vineyard and a 50-year-long activity make this co-operative one of the greatest wine producers in Verona. Since 1955 the Cantina has conjugated management skills, creative potential and commercial experience, offering its associates continuous growth as well as attention to all the productive steps from the vineyard to the big commercial production. Many initiatives have been taken on the territory, such as zonation, that is a progres- 409 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 410 Ville Va l l i sive and scientific assessment of the agronomical vine system. Innovation, tradition, centenary experience and modern growing techniques as well as accuracy in choosing the land yet also quality-oriented production, are the values on which this historical but leading-company stands. ROMANO DAL FORNO: STORY OF A LEGEND History, culture and folklore all mix perfectly in Val d’Illasi and contribute to its wine and oil production. Competitiveness is a must among all producers, however one of them has obtained respect and admiration apart from all the others, and that is Romano Dal Forno. This family’s tradition goes back to Romano’s grandfather, whose judgment on wines was as valued as nowadays official guides. This passion was passed on from father to son and the few bad years as well as land reassessments between the 60s and the 80s did not discourage Romano’s father. Romano took over in the 80s and thanks to some brave choices, he has led his company to success, making it one of the most important ones in Italy. Their company is located between Cellore and Tregnago, their philosophy is valorising the territoriality, the traditions and the culture of the Val d’ Illasi. Effort and passion gave life to excellent Amarone. It is easy to find this simple yet extraordinary man in his winery, tasting a glass of wine. This is the story of a legend. THE FASOLI WINE COMPANY. WHEN PRESTIGE GOES HAND IN HAND WITH SOCIAL COMMITMENT. The wine cellar of the Fasoli brothers is located a few kilometres from Illasi. When entering the offices one can see plaques, prizes and awards hanging from the walls, but by looking closer one can also see a series of old family pictures that prove the extreme care towards the dimensions of “memory and tradition.” The owners say that “wine reminds us of our childhood, of parties among family and friends, and it represents our memories and our lives and therefore always brings us joy.” Thus, it should not surprise us that the Fasolis remain particularly fond of their basic products, their simple, everyday wines, besides being proud of the quality of their finer Recioto and Amarone wines. It is the very spirit of community and happiness tied to the wine growing business that has prompted this company to invest in the social sector. Indeed, wine should not be only a form of elitism, but also a possibility of work for those people whom society usually tends to alienate. Thus started the cooperation with the Comunità dei Giovani in Albarè di Costermano, which rehabilitates drug addicts, and with the Comunità La Fonte, which works with handicapped people. In these places, thanks to the support and initiative taken by the Fasolis, people go to school and learn a trade and have a real chance to reenter everyday life. The Fasolis are even creating an ad hoc product line and a wine brand for the Comunità La Fonte. Through social commitment, extraordinary joy and sensibility and the simplicity of small great gestures, wine can therefore unite a business, that leads to prizes and awards, to active social generosity. THE GIULIARI BROTHERS’ WINE COMPANY : A SMALL BARREL BETWEEN HISTORY AND FUTURE The Giuliari brothers’ wine company is located in the striking medieval village of Santa Giustina, just before the town of Illasi. In a fascinating eighteenth century country house with a proprietorial courtyard, Tiziano and Carlo Giuliari -and their sons Juri and Andrea- passionately dedicate every day to a trade that has accompanied the destiny of this branch of the Giuliari family for over a century. The location of this small, but great, wine growing business is really particular, and creates an extremely close bond between the wines produced and the historic and ethnographic tradition of the territory. The heart of the business, however, beats in the subterranean wine cellar, one of the oldest in Illasi, where, ever since the beginning of the twentieth century, Luigi Giuliari – Tiziano and Carlo’s grandfather – used to jealously store the wine he produced. This company is also known as the Small Barrel. This name was chosen to highlight the fact that Giuliari is a small company but capable of producing “good wine”, after the saying “the small barrel contains good wine”. Indeed quality is the other goal Tiziano, Carlo, Juri and Andrea aim at. 410 Vini Among their prestigiuous wines there are: the Recioto di Soave DOCG, the Cabernet Sauvignon, the Recioto di Valpolicella Classico DOCG, the Amarone, the Nogare Secche, Le Palè, I Prognai. In thi family the passion for wine growing gets deeper at each new generation, and results in bottles containing not only precious wine, but also history, tradition and future. THE ANCIENT SANTI WINERY: CULTURE AND TRADITION Santi’s winery, founded in Illasi in 1843, represents one of the most ancient and renowned wineries in all the Veronese territory. To this historic winery, and in particular to the Cavalier Attilio Gino Santi, a scholar of vines and wine, goes the credit for being among the first in Veneto to install a facility for the production of sparkling wine following the Charmat method in 1928. It is interesting to highlight the fact that the first sparkling wine made by the Santi company was a Soave, which proves that his principal goal has always been to ennoble the autochthonous varieties. As decades went by, the Santi winery has always stood out for the excellent quality of the wines produced (especially Soave, Valpolicella and Amarone) and for the rule strictness of the production process. At the beginning of the 1970s with Guido Santi, the family’s latest descendant, the prestige of the winery reached extremely high levels and the company was acquired by the most important domestic winegrowing group: the Gruppo Italiano Vini, a company that currently comprises fourteen wineries of age-old tradition and is located in the best wine growing area THE TWENTY-FIRST CENTURY NOBILITY AT VILLA PEREZPOMPEI SAGRAMOSO The vineyards of the counts Sagramoso, which spread over a hilly terrain of volcanic origin in Illasi, are located twenty kilometres away from Verona, in the eastern part of the Valpolicella area, where the region of Soave and of the Lessini mountains begins. These cold geographical data are lit up by an aura of charm if one refers to how these vineyards enjoy the majestic shadow of the ancient Illasi castle, which borders with the estate. For over thirty years count Michele Sagramoso has devoted himself to the cultivation of vines and olive trees with extraordinary passion and dedication. The results of his cultivation are channelled into the production of a series of wines and olive oils that, in cooperation with the brand Pasqua, have turned the brand Sagramoso to a highly significant name in the Olympus of the Italian wines. Count Michele Sagramoso is a descendant of the ancient Pompei family, who were the first counts of Illasi, (honoured in the sixteenth century by the Serenissima Republic of Venice for their military merits). Heart of the olive oil and wine business is the imposing Villa Perez-Pompei Sagramoso, built at the beginning of the eighteenth century by the architect Vincenzo Pallesina. The estate includes the actual villa, enriched by magnificent eighteenth-century and neoclassical frescoes (which can be toured upon reservation and is currently home to Michele Sagramoso and his wife), and the marvellous, vast park with an enchanting Italian garden that gives way to ageold oak trees and durmasts, and then to a wood area followed by vineyards and olive groves that reach the ancient castle of Illasi. Worth mentioning are also the greenhouses, which have been renovated and now seat the renowned restaurant “Le Cedrare,” managed by the chef Marcantonio, Michele Sagramoso’s son. Count Michele, who is also a successful lawyer, is a nobleman cuddled by the shade of history -while being abreast of times- who succeeds in enlightening the future with the strength of tradition. LE CEDRARE. AN EVOLUTIONARY FORM OF TRADITION. From the greenhouses of Villa Perez Pompei Sagramoso sprouted Le Cedrare, a high-level restaurant complex managed by Marcantonio, the youngest descendant of the Sagramoso Counts, and by his wife Eleonora. Count Michele, father of Marcantonio and founder of the Sagramoso olive oil and wine Company, has called his son’s idea “an evolutionary form of tradition.” Indeed, the old greenhouses, which used to house citrus trees during the winter, would have become sterile technological containers if during the restoration process Marcantonio’s imagination had not recognized their great Le Va l l i hidden potential. Thus, these areas have been re-imagined through an ambitious and elegant project and, though maintaining a structure that is in perfect harmony with the park and the villa, they have become the Lance d’oro and Il Sacro Mosto, new restaurants framed into a fabulous neo-past. Marcantonio’s cursus honorum proves that this young chef did not take any shortcuts. On the contrary, starting from the humble duties of an assistant chef he gradually came closer to the great Italian masters and through passion and dedication was able to carve himself a prominent spot in the restaurant business. The Sacro Mosto is a “new old” tavern in typical Veronese style. Actually, the place only keeps and emphasizes the best aspects of the tavern. Indeed, the place and the service are impeccable, and to follow tradition the menu is written in the Veronese dialect, so as to protect and celebrate the autochthonous character of the dishes. Both the Lance d’oro and Il Sacro Mosto offer excellent wines from the Sagramoso Company, which gives guests the chance to taste the scents and flavours of a noble tradition. Indeed, the wine cellar is integral part of the dining rooms, so it is visible, tangible and at the disposal of anybody who chooses to dine in this marvellous setting. The park with its Italian garden dominates the outdoors and creates a perfect framework, so beautiful as to be almost indescribable. Each corner is perfectly taken care of, and an evening here, among the dim lights of the elegant dining rooms, the scents of old and new traditions, in the shadow of the medieval castle of Illasi that oversees everything from the hill in front, is certainly a unique experience. COGOLLO DI TREGNAGO: THE CAPITAL OF WROUGHT-IRON After visiting wineries and oil-mills to taste the valley’s delicacies, curious visitors may want to go to the little medieval village of Cogollo, where the master of wrought-iron, Roberto da Ronco (1887-1957), better known as Berto da Cogolo, worked all his life. Many famous people commissioned his work, even it is said, by Eisenhower himself. His pupils continue to honour him putting his teachings into their art. The Museum of Wrought Iron and Ancient Arts from Berto da Cogolo to nowadays, has been opened here. After visiting the museum, where it is possible to admire some of the artist’s best pieces, it is possible to visit the artisans’ shops, where you can find gates, swords, and balconies whose liberty style goes back to the first decades of the 1900s. In this little village the promotion of history and culture will never stop. VILLA DE WINCKELS This villa, located in Tregago stands on an ancient castle and is particularly interesting for its architectural structure and its position. It was built on a previous castle whose ruins are still visible today. The southern façade is classical and decorated with star signs and other geometrical decorations. The left side of it was re-built in the 1800s. This project’s peculiarity is its lack of regularity. In 1992 the Merzaris turned it into a beautiful restaurant, with several small dining rooms inside and a wonderful yard for dining out on warm days. Their menu offers perfect blends between typical dishes and originality. The restaurant has an excellent cellar, the Cantina del Generale (general’s cellar) in honour of the last descendant of the De Winckels family. Formal dinners as well as aperitifs are organised here. Among their best foods on offer are: homemade desserts, honey, cheese and fruit pickles: all of which come with a glass of good Recioto. THE AGRICULTURAL FARM OF ILLASI’S MAYORS : THE TRABUCCHIS In the Illasi Valley, on San Colombano Hill lies the agricultural farm of the Trabucchi family, managed by Giuseppe Trabucchi who, besides following the wine production, is also a university teacher and the mayor of Illasi. Becoming a mayor seems to be a sort of “family habit” for the Trabucchis. In fact Giuseppe’s father, Alberto, has been the mayor of Illasi for forty years consecutively. His election, from the 1950s to the 1990s, had become a tradition. Illasi’s people recognized in the extraordinary figure of Alberto Trabucchi the ideal guide for the town, thanks to his high moral stature, his fondness and Ve r o n e s i knowledge of the territory and his sense of justice. Alberto was also a professor of private law at the university of Padua . Giuseppe Trabucchi perfectly follows his father’s footsteps by emphasizing his love and passion for the land and the products of Illasi through the production of high-quality wines. The winegrowing business, also called “Monte Tenda”, after the name of one of the plots of land it comprises, is carried out around an ancient nineteenth century villa -one of the architectural treasures of the Illasi Valley- from which three wine cellars branch out. The production of the Trabucchi business ranges from the Amarone D.O.C. and the Recioto D.O.C., to the Passito Sparvieri and the Margherita “White wine of the Veneto IGT.” In the description of this last wine, where Giuseppe recalls a Dantean verse, emerges the peculiar philosophy of the Trabucchis, which consists in combining winemaking and poetry. The other cornerstone of the Trabucchi business philosophy lies in the respect for nature, underlined by strict compliance with the regulations about organic growing methods. In his farm the vine’s enemies are not fought with the help of pesticides, but through study, constant observation and the prevention of possible diseases. Giuseppe Trabucchi rules the town of Illasi as a good mayor, and with just the same care and respect he monitors what happens among his grapes in order to offer a safe, natural and excellent product. SANT’ANTONIO ESTATE: THE BALANCE OF MODERNITY Great wines do not necessarily come from age-old tradition, they can also be the result of the courage of young and resourceful companies. That is the case of Sant’Antonio Estate, managed by the Castagnedi brothers. At the beginning of the 1990s, the Castagnedi family dedicated themselves only to the production of grapes, which they would sell to a third party. However, driven by an ever increasing desire to make a qualitative leap and realize a personal project, the family decided to launch themselves in the production of their own wine : “ a wine that would clearly transmit the desire of drinking it.” Thus, the distinguishing features had to be pleasantness and freshness, even for the most demanding wines. The characteristic of “modernity” thus becomes a source of pride and of personal satisfaction, and being fresh and elegant becomes a well-defined production philosophy. Indeed, through his wines, Armando Castagnedi underscores the desire of inviting “to drink in a more contemporary way”. This turns into a line of red wines -especially Valpolicella and Amarone-, which lose part of their seriousness and importance only to become finer and correspond to the tastes and goals of the Tenuta Sant’Antonio company. That explains the reason why, though aiming at being innovative, the result tends towards a balance clearly defined in modernity. THE BONAMINI OIL MILL AND THE OLIVE OIL REVOLUTIONARY From the hills of the Illasi Valley does not come quality wine only, but also excellent, full- bodied olive oil. The Bonamini olive press, currently managed by Giancarlo Bonamini and his wife, takes up a very special role in this trade. When it was in business in the 1960s, the oil mill served almost exclusively local people or functioned on behalf of third parties : but in 1990 young Giancarlo started a true and proper revolution, driven by the desire to create his own line with his own brand. Thanks to an extreme perfectionism and a continuous, almost maniacal research about all the production processes, he succeeded in renovating the oil mill and in making the Bonamini olive oil brand become a prestigious one, well renowned at national level and abroad. Respecting the raw material and taking the utmost care about sterilization and cleanliness of the mill, are the milestones of his production philosophy, since Giancarlo’s aim is to produce an olive oil that keeps its autochthonous olfactory characteristics intact and pure. VILLA POMPEI – CARLOTTI AND NEOCLASSICISM IN ILLASI Villa Pompei – Carlotti stands in the centre of Illasi. The villa was commis- 411 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 412 Ville Va l l i sioned in 1737 by Alessandro Pompei, who took active part in its decoration as well. The exterior communicates to the visitor a sense of monumentality which is the symbol of an important family. The U shaped complex is enriched by the porticos, an oratory and two gardens. The internal halls are frescoed with mythological representations. Giulio Pompei, the last descendent of the Pompeis died in 1852, and the villa has been owned by the Carlotti since then. Today’s owners continue the tradition of their ancestors and keep their villa with great care and pride. VILLA CANESTRARI DI BONUZZI While it is a fact that the majority of wine producers in the Illasi Valley are supported by a historic family tradition, Villa Canestrari is one of the winery companies that can all the more and with good right boast about a long and acclaimed history. Actually , in this company two “authentic” lineages converge: that of Carlo Bonuzzi, heir of the wine cellars in Colognola ai Colli, and that of his wife, Adriana Canestrari, whose ancestors had been producing wine in Illasi ever since the early 1900s. Carlo Bonuzzi, grandfather of the present Carlo, was one of the first people to get a diploma in winemaking from the Academy of Conegliano Veneto, back in 1888. The current headquarters of the Villa Canestrari company –this is the official name since 1990-, are in Colognola ai Colli, while the original Villa Canestrari, a wonderful building erected between the eighteenth and the nineteenth century, dominates Illasi’s central area. The company has decided to turn this historic villa into a Learning Farm: that is to say in an actual Wine Museum that will open its doors to schools and to anybody willing to undertake a fascinating trip through the work, the land and the techniques of wine growing along a chronological path that follows all the wine’s historic milestones. Indeed, the museum collected and restored numerous tools that show how wine has been made over the centuries. Thus, historical authenticity and tradition are no longer self-serving and, thanks to this significant step taken by the company, Villa Canestrari di Bonuzzi has become an important testimony for future generations. SOAVE AND ITS MILLENARY WINEGROWING VOCATION We could define the entire area of Soave as priceless. It is a patrimony of vinicultural and gastronomic culture that needs to be further developed, appreciated and carefully guarded like an archive of memory and civilization. As centuries went by, the Soave white wine has emphasized its peculiarities and has established itself on lands suitable for wine growing, on those hills kissed by the sun that are the essential ingredient for supplying us with the nectar we know. Towards the end of the nineteenth century the idea came about to establish a Cantina Sociale -a vinegrowers association-, copying the examples of some cooperative movements (such as the Casse Rurali and the Societa` Operaie di Mutuo Soccorso) that had started expanding in the area during those years. The Cantina Sociale was one of the first of its kind and was created with the conviction of having to establish a brand and a peculiar marketing strategy, which would have its foundation in the product as well as in its vital force for expansion and launch on the markets, which is exactly what happened. The grape festival, which has been celebrated here since 1929 (the first one at national level), proves the value of this crop and of its production. Indeed, “Soave” is an extraordinary white wine. When it was first made starting from the grapes of the Garganega and Trebbiano varieties -autochthonous vines, which still exist and actually make it distinctive-, there already existed the sense of tying the land to production and make them an inseparable entity. These marvellous hills between Soave and Monteforte d’Alpone represent an enviable territory and an exceptional geographical location. The soil is varied, both calcareous and volcanic, tuffaceous but also clayey and extremely rich in microelements, so that it just seems to confirm its authentic dynamic propensity for welcoming the grapevine, which finds a fertile habitat in this area. Here the Garganega variety gives the best of itself and is grown with wise abundance, through the age-old mastery of skillful, expert hands that know how to ration interventions and guide its full growth up to the harvest. The result is a 412 Vini unique wine, an exceptional white wine that mixes together a clear colour, a smooth bouquet, a scent of almonds and white flowers which can be tasted by taking a delicate but generous sip. We have to say it: grapes play the leading role, and precisely we refer to that Garganega variety which has found its perfect soil and its perfect dimension for growth, development and brilliant product optimization right here, amongst the valleys of Alpone, Tramigna, Illasi and Mezzane. There is a mix of conditions and elements, which all together concur to the creation of a wine that appears tied to the soil which produces it in an exceptionally close way. The Garganega grape variety is part of the humankind that has grown in these valleys. The peasant families have constantly shared its vital experience, even during the times of agricultural or winegrowing crises. The Garganega vineyard has always remained the privileged variety. Its ripening in October and its hard, yellow skin (that tends to red) with a perfect balance of sugars and extracts, make it an interesting product, capable of satisfying the growers. The other important grapevine variety of Soave is certainly the Trebbiano, which is widespread in different Italian regions thanks to its capability to adapt to different soils and climatic areas. It appears whitish green with pink nuances, and its apical leaves are bent. We are also to mention its high productivity. This makes it a wine of pleasant aspect and taste, which often goes very well with other wines. But we cannot forget the Chardonnay, a French grapevine variety, which could not help emerging in these territories because of its very characteristics and the nobility of its components which make it so prestigious. In some typical areas there is also the Pinot bianco which was widespread in France at first and then in Italy too. The Soave is and remains a brand of quality, prestige and exceptional tradition which, despite the passing of time, maintains its origins intact, and even improves them summing up to an exceptional white wine celebrated both by the historical and the literary tradition. It is self celebratory when, after being grown, produced and transformed, it can communicate even to an inexperienced taster, how much of the civilization that made it can be transmitted through its delicate flavour. We find ourselves in front of a true cultural process: in a wine, the Soave wine, a whole land is encompassed and celebrated. It is a wine that in its different varieties (up to the excellent “Recioto” ) represents an apotheosis of the sensibility, pride and wholesomeness that this “suave” land can express. And it does not embrace only the skills and acumen of the producer: inside the wine cohabit a heart and soul which form one single entity with it. CANTINA DI SOAVE : A LONG HISTORY OF GRAPES The Cantina di Soave was the first wine-producers’ cooperative of the Veneto region. It was founded in 1898 but definitely established only in 1930. The original founding members were 115, but soon their number increased. Their aim was to improve production capacity by contributing the grapes and sharing the wine making process. During those years the Cantina di Soave became supplier of the Royal Family, and opened the “Bottega del Vino” in Verona where they sold the wine the Cantina produced. This mythical place is now a world-renowned wine bar and restaurant. In 1960 the members became 434, contributing approximately 13,000 tons of grapes. In order to face the evolution of the market, a new grape-pressing facility was built, the wine cellars were enlarged and the product line was expanded, with the introduction of sparkling wines. In fact, the winery “Equipe 5” in the Trentino region –producer of important sparkling wines according to the classical method- was acquired in 1994, and a few years later the brand “Maximilian” also became part of the cooperative. A significant increase in production capacity came about in 1996, when Cantina di Soave merged with “Cantina Sociale di Cazzano di Tramigna”, specialized in the production of Valpollicella DOC wines. In 2005 history repeated itself and Cantina di Soave merged with “Cantina di Illasi”. Thus Cantina di Soave is currently controlling about 47 % of the Valpolicella wine market and 34% of the Soave market, producing approximately 30 mil- Le Va l l i lion bottles a year that, under certain brands of products, are sold both domestically and internationally using different channels like the great distribution, wine bars, restaurants and specialized stores. The pride of the Cantina, however, is Borgo Rocca Sveva, an extremely modern multifunctional structure inaugurated in September 2003. Borgo Rocca Sveva is unique in its kind in Italy, and is located in a courtyard that also encompasses a nineteenth - century villa restored in all its splendour, and now seating offices and small meeting rooms. In a covered area measuring over ten thousand square metres, the prestigious wines of the “Rocca Sveva” brand and the “Equipe 5” classical method sparkling wines are produced : the grapes are processed, and the wines are refined and bottled. Behind the villa, the hilly terrain is planted with a vineyard of approximately fifty different grape varieties, from the autochthonous ones –such as garganega and trebbiano di Soave-, to the most famous Italian ones –sangiovese, nebbiolo, teroldego-, and international ones –cabernet sauvignon, merlot, chardonnay-. In an evocative journey starting from the wine-making rooms, passing through the 400 metres of caves dug in the rocky ground –where casks and barriques find their places-, visitors can immerse themselves into the “history” of wine, and come to know it in all its different phases, before getting to the direct experience of wine-tasting. A moment to be savoured with calm, either in the tasting room at the end of the journey or in the elegant wine shop. Borgo Rocca Sveva is a fascinating destination for the wine-loving tourist, as well as a study and congress centre and, thanks to the agreement with the course of study in viticulture and wine-making offered by the University of Verona, it hosts several research projects aimed at the conservation, improvement and characterization of the autochthonous products, and seats an exclusive first level master course dedicated to wine-making business and international competition. CONSORTIUM FOR THE PRESERVATION OF SOAVE This syndicate embraces most Soave producers, from vintage to trading. Soave represents most of the D.O.C. wine production in Verona (500,000 hl/year) and it is the actual realization of people’s desire to defend their economy and land. Valorizing minor local wineries is one of the aims the syndicate has, and one of the projects it is working on. Its other activities include control of production and technical assistance when needed, and the Strada del Vino. Not only does this marvellous itinerary enable us to enjoy this land’s precious art and fine-wine; it also allows us to get in touch with the environment and the people who create these excellent products. WINE-PRODUCERS’ CO-OPERATIVE MONTEFORTE. This co-operative was born on March 9th 1952, in one of the halls of the Cinema Bertolazzi. It embraces espalier and pergola vineyards in Monteforte d’Alpone, Soave, Montecchia and San Giovanni Ilarione, and has about 600 members now. Its own labelled wine guarantees the quality of these native vines. Quality, respect for traditions and a strong connection with an important past, create their two main collections: Clivus and Vini del Chiostro. Wine drinkers seeking quality and excellence will not be disappointed by their offer, whose variety will satisfy everybody. CONSORTIUM FOR THE PRESERVATION OF LESSINI DURELLO The vintage of Durello is very particular as it stems from the hard parts of grapes. This sour wine is good when drunk with water. A more agreeable version appeared in the 1960s, recognised in 1987 with the D.O.C. label. It embraces the area between Verona and Vicenza, particularly Val d’Illasi, Val d’Alpone, Val del Tramigna, and others close to these. This area and its innumerable gastronomic and artistic treasures, make the ideal Strada del Vino (Path of Wine), a path people can follow to appreciate Durello and its treasures. This is only one of the projects this Consorzio is going to activate. Their aim is to be accredited so that they can officially represent the production of Durello, in order to guarantee a qualitative development for this particular wine. Ve r o n e s i THE CONSORTIUM FOR PRESERVATION OF ARCOLE D.O.C. is a mark of origin, tradition and quality. By origin we mean a limited territory with particular features, by tradition we mean the wealth of culture with historical value which characterise a specific territory. By quality we refer to the product’s quality, its typicality in relation to its cultural and technological identity. The label of Arcole D.O.C. is nothing less. Since 8th February 2001 its three thousand five hundred hectares and all of its wines (among which we mention, Arcole Chardonnay, Arcole Chardonnay Frizzante, Arcole Pinot Grigio, Arcole Bianco) are preserved by the activity of this syndicate, which controls technology, consumers’ needs and all that concerns production, for the D.O.C. mark is collectively precious. PIEROPAN: DON QUIXOTE BECAME KING In 1890 Leonildo Pieropan decided to turn his passion into business and started producing wine. A century later, his great grandson continues his business. His cantina’s premises are in the Castle of Pollici, in Soave. Nino and his wife Teresita have been working together since the 1970s. The result of their passion is the excellent quality of their wines which are renowned out of Italy too. Nino’s choices have not always been the safest, this is why he was often called Don Quixote. This bold character is now referred to by specialistic magazines as the King of Whites (wines). Nino and Teresita’s sons, Dario and Andrea are the future of the company. They will follow in their parents’ footsteps in order to continue this lucky tradition. VILLA GRITTI: VIP’S RESTAURANT Villa Gritti was built in the 1400s by Pietro Cavalli, who sold it in 1480 to Bianca Malaspina. Her daughter inherited it when she married Alvise Gritti. The Grittis owned the villa for about three centuries. Carlo Camuzzoni bought it in 1830 and with his brother Giulio he gave the villa its everlasting splendour. After the Camuzzonis the villa went to the Cazzolas and then to the Matarazzos until 1973, when the Confortis bought it. They are now renovating it. The restaurant is on its way to perfection and it will soon be attended by the sophisticated public it deserves. MONTE TONDO AGRICULTURAL FARM: THE HOSPITALITY OF THE COLONNADE IN SOAVE. The wine cellars of Monte Tondo Agricultural Farm are located in the heart of the Soave area: they dominate one of the most beautiful hills of the place with a fantastic arcade structure that seems to hold a dialogue with the nearby Scaligero castle. This large colonnade houses a striking and very interesting display of the tools that have been used for winegrowing from the nineteenth century to the present days. Looking at the production philosophy of Monte Tondo agricultural farm, one understands that the quality of their wines is guaranteed by the choice and exclusive use of the Garganega vineyards , which reflects their absolute love for the autochthonous product. To Gino Magnabosco, owner of the company, go other credits as well, amongst which that of having stressed the generous and high-level hospitality that can be offered to visitors by the winery of Monte Tondo. In fact every day, without the restriction of visiting hours, Gino and his daughter Marta welcome the people who want to visit the winery, and guide them around while explaining the characteristics of their wonderful places and products. The attentions towards people who come to Monte Tondo winery can then continue at “Monte Tondo Agriturismo and Bed & Breakfast”, a modern but at the same time traditional building that perfectly combines wine-making, tourism and history. GINI: CENTENARIAN VINEYARDS, MAIDS AND KNIGHTS. The centre of Monteforte is where the company, run by Claudio and Sandro Gini, is situated. Their family’s century-long tradition in wine-making is well documented and dates back to the 17th century. Their excellent wine is produced here in a fairy tale atmosphere, enhanced by the centenary vineyards. Such longevity is the outcome of their quality-oriented cultivation, generation after generation. A legend about Contrada Salvarenza, an area of the Gini brothers’ vineyards, is the perfect frame for this enchanted picture. It is said 413 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 414 Ville Va l l i that a young girl named Renza was being assaulted by some bandits when a mysterious knight appeared to save her. Its name stems from this story (salva, meaning “to save”, Renza). Not only are Gini’s wines to be considered excellent at an oenological level, but also because they contain drops of magical fairytale and legend. DISCOVERING RONCÀ FOSSILS Forty million years ago, the area of Roncà and the eastern Lessini was probably similar to what we may now see on south-eastern Asian coasts, that is a volcanic area with shallow waters, perfect for some species of gastropods, nummulites, crustaceans, reptiles and mammals. All we have of this pre-historic fauna is the fossils, known and appreciated by scientists from all over the world since the 1800s, but collected no sooner than 1970s by the paleonthological association Val Nera operating in Val d’Alpone. There are currently 400 fossils which may be appreciated at the Roncà Museum, an essential step in the process of territory valorization and a must-see if visiting the area. Besides the fossils, among which we name the Prototherium Veronese, found on Mont Durello in the second half of the 10th century and the Strombus fortisi, a marvellous gastropod, the museum offers the possibilities to read about this unexplored past world thanks to the various dioramas and the illustrated panels which explain the evolution of this territory. MARCATO’S COSMOPOLITAN DURELLO Wine-growers Marcato have been operating in the Roncà area, renowned for its high quality Durello, for longer than a century. Love, dedication and a high quality prolificacy have made this company a model for many. Francesco Marcato, his wife Rosa and their seven children started setting the ground for this big family company at the end of the 19th century. Giuseppe, one of the seven, produced wines which were requested in many of the “osteria” (wine bars) of both Verona and Vicenza. His wife Margherita gave him six children, three of which, Giovanni, Lino and Fracesco, led the company into the new millennium. Their excellent wines have bypassed local and national boundaries, and are being exported worldwide, especially to the Far East, which has given great satisfaction to the company. Their pièce de résistence is Durello, which with careful reassessments and original innovations, have made similar to an enjoyable spumante. ENOTECA AMLETO (HAMLET WINE BAR): CUISINE AND ART “DELICIOUSLY MARRIED” In the historic suburb of Covergnino, in the shadow of the castle wall, there is the delightful restaurant Enoteca Amleto. A fascinating place first and foremost for its architectural design. It is an accurate example of ancient Soave architecture, where the guests are welcomed by a medieval molten rock fireplace that integrates perfectly with the other imposing items in the room: the wood finish and the works of art that turn the room into an exhibition gallery. Taste and innovation are the pillar stones of this restaurant along with the furnishings, the reasonable prices and the cuisine. A simple cuisine that is at the same time refined and renders traditional Veronese cooking innovative and unusual. Fresh produce of meat and vegetables are prepared with love and care, composed of Monte Veronese warm pies with Soave cured hams, quail with Porcini mushrooms, Amarone risotto, Verona radicchio with speck, bigoli with hare, sardines and tomato or sea bass with almond crust. These are just some of the dishes that can be enjoyed at Amleto, naturally accompanied by an ample selection of wines that is dominated by Soave whites and Veronese reds. Every taste and need can be catered for: company seminars, banquets, buffets, lunches, aperitifs, business breakfasts, themed evenings, tastings… a complete affair. FONGARO, THE CHALLENGE OF A START AT 65. It is thanks to Guerrino Fongaro that the homonymous wine-making company in Roncà, started its production between the 1970s and 1980s. Guerrino at 65 preferred this new challenge to retirement. Now at 92 he still gives his precious contribution to his grandchildren, the company’s current owners. He had earlier dealt with wine trading between Costalunga and the Bergamo area and, 414 Vini despite satisfaction gained from his experience, he felt there was still a lot to do to valorise his hometown, Roncà. His aim was to transform Durello, a particular bitter-tasting wine, into a popular enjoyable wine, such as spumante (sparkling white wine). A challenge that the Fongaros won, for an unlabelled bottle of their Durello is easily mistaken for spumante. This little experiment is often performed by Matteo Fongaro in order to show what amazing results they have obtained. The love for their territory and a great deal of dedication have shown how aims can be achieved, and it is never too late to start anew. LA CAPPUCCINA Cappuccina’s premises are magnificent. The villa is beautiful, so are its gardens. The 15th century chapel makes it all very mystic and Elena Tessari -a very kind and professional host- increases the welcoming feeling. All of their wines are fresh and delicious and acquire even better taste when they are sipped here, in this magnificent location. The cantina was built in 1890 and continues the Tessaris’ traditional love for wine. Besides the cantina, this family owns the restaurant Alpone, a smart and traditional one, yet creative and typical. COFFELE: A HANGING GARDEN ON THE CASTLE’S WALLS Several wine makers in Soave can enjoy the shade provided by the castle’s walls. However, only one of them allows the wall to actually become part of the cellar itself. This happens at Coffele, where touching the castle walls, enables the visitor to become the protagonist of a tale of lords, maids and knights. After visiting the cellars, visitors are invited to the hanging garden to taste their wines. The oenological experience blends with an incredible hospitality that allows visitors to be their first priority. A guided visit of this magnificent site placed in the centre of Soave precedes the moment where their delicious wines may be sampled. In the last few years Chiara Coffele has successfully promoted and exported her family’s wines, especially in the United States and Northern Europe. She is one of the most outstanding characters among the “Donne del Vino” (Women of Wine) in Veneto. LA TERRAZZA IN MONTECCHIA DI CORSARA : CREATIVITY AND REFINEMENT It is almost as if, for some kind of miracle, a sea wave broke against the marvellous hills of Valdalpone valley. Here, amongst the green of cherry trees and grapevines, on top of a charming hill, we can come across a homely place, elegant but informal, where instead of the local tradition dishes, light and exquisite fish dishes are served in the purest Mediterranean tradition. They are presented by Stefano Pace with creativity and that bit of extra elegance he got from his French mother -a Parisienne-, and especially through the professional experience he acquired in the refined city of Paris. On top of all this there is the sincere hospitality of his wife Paola to make guests feel at home. Products of the sea (but also of the land) perfectly complemented by excellent wines and served by a highly qualified staff make “La Terrazza” the ideal place to discover a wonderful corner of the Veronese territory where to be surprisingly cuddled by the scent of the sea. LOCANDA COLLA: THE ULTIMATE TASTE Although the premises perfectly fit the hilly scenery where they are set, an atmosphere of uncertain scenario at Locanda Colla, in Villanova near San Bonifacio pervades guests. Despite being one of the ten “tavole del Soave” association of restaurants, its gastronomical offerings give its guests an exotic touch, more so than its closeness to Vicenza. The pièce de résistence at the locanda is in fact its fish. Boiled fish as starters, squid with potatoes, tagliatelle Busara, emmer noodles with leeks and scallops, sliced tuna are just a few of the excellent dishes one may try at the Locanda. Its three large dining rooms, its garden and its heated verandah, make it an elegant and refined place which is just perfect for big family meals as well as important occasions’ dinners. CO-OPERATIVE MONTECCHIA DI CROSARA Montecchia di Crosara and its homonymous co-operative, one of the youngest ones on the territory, stand on the gentle hills around the volcanic Val Le Va l l i d’Alpone. Two hundred thousand quintals of grapes are vintaged every year, eighty per cent D.O.C. , one thousand five hundred hectares are farmed by its one thousand producers. The productive area goes from Monteforte d’Alpone to Vestenanuova with vineyards which extend as far as Chiampo and Arzignano and it includes Roncà and San Giovanni Ilarione, besides, of course, Montecchia. Durella grapes are considered the symbol of this area, and its wine, Lessini Durello D.O.C. is a fresh, enjoyable sour wine. Garganega are the grapes vintaged for Soave. Other wines produced here are Trebbiano, Pinot Bianco, Chardonnay, Corvina, Rondinella, Merlot and Cabernet. Some of their products, such as the Fossili and the Terre di Verona series are characterised by a modern style and an international appeal. Le Crosare e I Collineri series are however their pièces de résistence, that is the two D.O.C. qualities produced here: Soave and Monti Lessini. The offer is enhanced by Amarone di Valpolicella, olive oil, grappa and honey, all from the Lessini area. CANTINA DEL CASTELLO: HISTORY’S AMBITION Wine-growers Cantina del Castello started their activity in the 1960s, but have reached their peak under Arturo Stecchetti, who has been leading the company for the last 20 years increasing the importance of Soave, its culture and its tradition. Cantina del Castello is not very big, only 12 hectares. This allows Arturo to take better care of his vineyard and to follow all the steps of his wine-making process. This company’s first aim is the quality of its wine, considering the outcome of its workers’ dedication to the vineyards and their explicit belief that only good grapes make good wine. About one hundred and twenty thousand bottles of different kinds of Soave are produced yearly. The Palace, which later became the residence of the Counts Sambonifacio, hosts this company, in a courtyard called Corte Pittora, named after a noble family, the Pittoras, who lived in Verona in the 13th century. The underground tunnel is said to have been used in the past as a direct connection to the Della Scala castle. Nowadays the underground cellar is used for the refinement of the Recioto of Soave, and it is possible to visit the legendary tunnel, tasting the excellent wines in this beautiful town enhanced by its everlasting medieval taste. BABA YAGA : TRADITION AND MYSTERIES. The Baba Yaga portrayed on the panel that welcomes you at the entrance of the homonymous restaurant is a fascinating, mysterious and enigmatic witch belonging to Russian fairytales. The restaurant is located in a beautiful building plunged in the valley of Montecchia di Crosara, with a view on the enchanting landscape of Soave hills : it is a soothing place, full of beauty and “magical” by definition. There Claudio Burato offers a complete cuisine, elaborate but not excessive, full of well-balanced flavours : a cuisine re-inventing the gastronomic tradition of the eastern Veronese region with new inspiration, and offered with a warm welcome, hospitality and discretion. Along with all the specialities on the menu, there is available the best of the Veronese wine production and a good selection of wines from northern and central Italy. Ve r o n e s i TAVOLE DEL SOAVE: DISCOVERING THE GENTLE HILLS The association “Tavole del Soave” wants to open a door on the eastern valleys through food and wine traditions of this area. It therefore brings together the restaurants whose offer is connected to the particular traditions of this fertile area. Olive trees and vineyards cover these sunny hills and the Lessini valleys: Mezzane, Illasi, Tramigna and Alpone, their ancient hamlets and their abbeys. A discovering journey may start from its tables and its wines. The world famous Soave, the more and more appreciated Durello, its cheese, its olive oil, its truffle, its snails, the saltarèi (little river prawns), are just few of the delicacies guests may enjoy at the ten restaurants of this association: restaurant San Briccio, wine bar De Barco, restaurant Il Busolo, restaurant Renato, restaurant and wine house Bacco d’Oro, restaurant La Torre, restaurant Dalla Lisetta, restaurant Villa de Winckels, restaurant Michelin, and Locanda Colla. ROBERTO ANSELMI, BEYOND DOGMAS TO MAKE A DREAM COME TRUE. “Quality does not stem from dogmas, but from productive scientific projects, sacrifice and man’s determination.” Roberto Anselmi’s company, whose philosophy lies in these words, has its base in eastern Verona where it has been operating since 1945. Their philosophy has proved successful, considering the prizes and awards the company has been appointed with: Robert Parker, Gambero Rosso, Slow Food, Sommelier’s Guide, Michel Phaneuf. Achievements were obtained thanks to this man’s willingness to take risks. His technical, oenological and agronomical choices create intensely flavoured wines. There is still a dream Anselmi has not yet seen come true, and that is making Soave a world renowned wine. For his work has always aimed to improve his label’s excellence. This research led to his current production of six hundred thousand bottles: “San Vincenzo”, the two crus “Capitel Foscarino”, “Capitel Croce”, the wine made from raisins “I Capitelli” and the Cabernet Sauvignon “Realda”. Anselmi’s experience can definitely be defined as educative from both a technological and cultural perspective. THE BLACK COLUMNS OF SAN GIOVANNI A rocky wall on the left side of the Val d’Alpone, in San Giovanni Ilarione, appears to be like a giant honeycomb. It is however the structure of the columnar basalts, originated in the Oligocene volcanism. Lava cooling formed these hexagonal prisms, producing these spectacular black columns which are not only a natural marvel, but also a particular phenomenon which has raised geological interest since the 18th century. During the decades this resistant material was exploited for building. The Romans used it in fact to build their roads. Pits appeared, such as centre Villa and Lauri, beyond the Devil’s Mountain (people said that only the Devil could create such perfect regular black columns). Despite the total loss of the basalt, the Val d’Alpone still draws economical benefits from its exploitation. LO SCUDO (THE SHIELD) RESTAURANT: DIALOGUES BETWEEN MEDIEVAL AND MODERN TASTES. This restaurant, whose name echoes a strong connection to the Middle Ages, stands close to the castle’s walls. The restored 16th century abbey on which the restaurant was built gives this place a historical mist, where art and culture blend together to create an unforgettable oeno-gastronomical experience. Everything is very refined: its rooms, its furniture, its majestic Venetian chandeliers, its 16th century frescoes create a charming atmosphere made perfect by the well thought-out dim lighting. Its culinary offer is a blend of the typical Veronese tradition and a creativity rich in aromas and delicacies. Opener Berta Venturi’s son, Chef Giovanni, proposes fish dishes as well as their homemade soppressa with grilled polenta. A warm welcome and great hospitality are offered in the dining rooms by Venturi’s daughter Martina, the restaurant hostess. Lo Scudo is impeccable in its wines as well as their cellar, which is always well-stocked with both Italian and non-Italian wines. A finely decorated room is the perfect setting to sample the wines of the area, accompanied by delicious cheeses. 415 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 416 Ville Va l l i FARBEN, AROMEN UND EINDRÜCKE IM ÖSTLICHEN LANDKREIS VON VERONA Eine Spazierfahrt durch Villen, Kirchen, Schlösser und kleine Dörfer Als Johann Wolfgang von Goethe auf dem Weg von Verona nach Vicenza die ursprünglich römische Strasse Via Postumia entlangfuhr, war gerade Weinernte und Goethe beschrieb die Szenen, die er sah, als einen bacchischen Triumphzug. Mit diesem Bild hat er die Essenz einer Kulturlandschaft getroffen, die der Glaube und die Arbeit der Bevölkerung über die Jahrhunderte geformt und gestaltet hat. Es soll uns auf unserer Reise durch die Dörfer der drei Täler seitlich der Strasse in den Fußhügeln der Lessinia begleiten, die reich an Geschichte und Architektur sind. Wir beginnen mit dem Schloss von Tregnago, das heute verfallen ist, seit das verheerende Erdbeben 1981 seine Mauern erschütterte. Viele Merkmale der lokalen Bauweise sind aus der Geographie des Ortes zu erklären. Im Ort Tregnago steht die Pfarrkirche Santa Maria Assunta. Daneben die freskengeschmückte Chiesa della Disciplina aus dem 13. Jahrhundert, die 1879 nach den Plänen von Angelo Gottardi renoviert wurde. Besichtigenswert sind auch die Oratorien San Martino, und Sant’Egidio (mit Werken von Giolfino und Brusaorzi). Der Ort Illasi liegt in dem nach ihm benannten Tal und war Sitz der adligen Familie der Pompei. Die Villa Perez Pompei Sagramoso ist wohl die augenscheinlichste Verbindung des heutigen Illasi mit seiner Geschichte, aber tatsächlich zeugt die gesamte Landschaft, die dörfliche Bauweise und auch das Selbstverständnis der Menschen des Tals von einer ungewöhnlich reichen Vergangenheit. Das Schloss, dessen weithin sichtbarer Turm vom Zentralbau deutlich getrennt ist, wird im Jahr 971 erstmals urkundlich erwähnt. Die Familie Pompei, die das Schicksal des Tals lange Jahrhunderte mitgeformt hat, hatte seit dem 18. Jahrhundert ihren Sitz in der oben genannten Villa Pompei, die in einem großen Park liegt. Die Parkanlage mit ihren alten Bäumen, den Marmorstatuen und einem kleinen See ist einen Besuch wert. Unter den weiteren Villen des Tals ist besonders Villa Pompei Carlotti von 1737 zu nennen, aber auch Villa Canestrari, Villa Bonuzzi und Villa Gallizioli. Sehenswert ist die Pfarrkirche San Bartolomeo, die, ursprünglich romanisch, im 19. Jahrhundert von Giuliari umgebaut wurde, aber auch die Kirche San Colombano mit ihren Fresken, die an einem schönen Ort am Hang des Bergzuges von Cazzano steht. Weiter geht es ins Gebiet von Colognola ai Colli, wo besonders viele Sakralbauten und Villen stehen. Im Zentrum des Dorfes die Pfarrkirche der Heiligen Fermo und Rustico und ein Kreuz aus Naturstein mit einem bemerkenswerten Passionsrelief. Mehrere Gutshäuser, die oft von ihren Ländereien umgeben sind, geben dem Anblick von Colognola eine regelmäßige, geordnete Struktur. Dazu zählen Villa Peverelli Cavalli, Villa Portalupi, Villa Spinola Franchini Cometti, Villa Moscardo e Maffei in der Nähe des Dorfteils Ca’ dell’Ara, eine weitere Villa im Dorfteil Costafredda, Villa Nichesola Fano (an einem Ort mit dem Namen Mandria) und Villa Vanzetti. Besonders eindrucksvoll ist der Ort Pieve. Er wird von einer romanischen Kirche beherrscht, die wahrscheinlich auf einem römischen Merkurtempel steht; eine Inschrift auf einem Stein der Fassade könnte ein Beleg dafür sein. Der Hauptaltar mit der hölzernen Madonnenfigur stammt aus dem 15. Jahrhundert. Das letzte, zur Gemeinde von Colognola gehörende Dorf, San Vittore, liegt auf einem Vorposten der Lessinia. Hier steht die Pfarrkirche der Heiligen Vittore und Cosma sowie zwei Villen. In einem anderen Teil des Dorfes eine San Zeno geweihte Kirche, die zuletzt 1770 umgebaut wurde - mit Aussicht auf eine weitere Villa. Die Via Postumia führt uns weiter nach Vago di Lavagno. Hier steht die Festung San Briccio, wo sich heute ein Bauernmuseum befindet. In der Dorfkirche von 1855 sind etliche Kunstschätze zu bewundern. Die Villa Verità, die gemeinhin „il boschetto“ (das Wäldchen) genannt wird, gehörte dem Dichter und Philosophen Girolamo Verità und wurde wahrscheinlich von Sanmicheli entworfen. Die Fresken der Villa stammen aus dem 18. Jahrhundert. Jetzt sind wir in Caldiero, Schauplatz mehrerer Schlachten in der napoleonischen Zeit. An den verschiedenen Baustufen der Festung von Caldiero lassen sich die verschiedenen mittelalterlichen Herrschaftsverhältnisse des Ortes gut nachvoll- 416 Vini ziehen. Interessant sind auch die nach Juno benannten römischen Termen, die über die Jahrhunderte hinweg Gesundheitsbewusste und Badelustige angezogen haben. Unter den Villen von Caldiero (und Caldierino) ist vor allem Ca’ Rizzi zu nennen, deren Malerien und Fresken das ländliche Leben mit den Jahreszeiten darstellen und die im 16. Jahrhundert erbaute Villa da Prato. Das Flüsschen Tramigna fließt durch das gleichnamige Tal, dessen Hauptort Cazzano heißt; hier steht eine dem heiligen Georg geweihte Pfarrkirche, die im 19. Jahrhundert im neugotischen Stil umgebaut wurde. Ein San Pietro geweihtes Oratorium aus dem 12. Jahrhundert steht versteckt in einem aussichtsreichen Ölgarten. Das Gebaeude hat einfache, klare Linien und ist mit Fresken aus dem 13. und 14. Jahrhundert ausgemalt. Besonders eindrucksvoll wegen seines Schlosses ist der Weinort Soave mit der Pfarrkirche von Sankt Lorenz, die Stilelemente aus dem 18. und 19. Jahrhundert aufweist. Das Schloss und das Städtchen, die eine architektonische Einheit bilden, liegen inmitten von Weinfeldern und sind von Neubauten weitgehend verschont geblieben. Unter den historischen Bauten im Stadtkern sind die ältesten der Justizpalast von 1375, wo einst die von den Skaligern eingesetzte Regierung und später die Venezianer saßen und der Palazzo Cavalli von 1411. Direkt an der Postumia liegt die dreischiffige Klosterkirche San Pietro di Villanova. Das Spitzdach ruht auf hölzernen Dachträgern, die heute unter barokken Deckengewölben verschwinden. Das Hauptschiff wird von vier Säulen und sechs Pfeilern mit romanischen oder gotischen Kapitellen getragen. Seit der jüngsten Renovierung ist im Klosterhof ein aufwendiges naturhistorisches Museum zu besichtigen. Gleich daneben liegt das Städtchen San Bonifacio, dessen Pfarrkirche und Oratorium dem heiligen Bondio geweiht sind. Das Oratorium, im 15. Jahrhundert wiedererbaut, ist mit erst kürzlich restaurierten Fresken ausgemalt. San Bonifacio ist auch für zahlreiche Villen, die z.T. bis auf das 16. Jahrhundert zurückgehen, bekannt. Wir kommen nach Arcole, dessen Brücke durch Napoleon historische Berühmtheit erlangt hat. Seit 1984 ist in einer ehemaligen Kirche ein NapoleonMueseum zu besichtigen. Arcole ist auf gastronomischem Gebiet für seinen Spargel berühmt und gehört zum Weingebiet Soave. Mit den vier besuchenswerten Dörfern, Monteforte d’Alpone, Roncà, Montecchia di Crosara und San Giovanni Ilarione, die von einem endlosen Meer an Weinfeldern umgeben sind, beschließt sich unser Weg durch die Orte des östlichen Landkreises von Verona. GASTRONOMISCHE TRADITION Die Schönheit dieser Orte, die schon Goethe so beeindruckte, liegt in der üppigen Vegetation und der vom Ackerbau geformten Landschaft: Kirschgärten, die die Täler im Frühling mit ihren Blüten schmücken, Olivenhaine, ausgedehnte Weingärten, mit ihren durch das Jahr wechselnden Farben, Obstbäume bei den Häusern, hie und da noch ein Maulbeerbaum... Das Leben in diesen Tälern ist seit Jahrhunderten von den Rhythmen der Jahreszeiten geprägt. Neben Pilzen und Wildkräutern, die den heutigen Speiseplan mit den Aromen von früher bereichern, war und ist die Polenta aus Maismehl das Grundnahrungsmittel der bäuerlichen Küche. Dazu gab es Geflügel, Stockfisch, gelegentlich Schnecken und Frösche und allerlei Obst und Gemüse aus dem Garten: Radicchio, Spinat und Tomaten, Feigen, Mispeln, Kakifrüchte – und natürlich Trauben. Manche Gerichte aus dieser Vergangenheit sind unvergessen: die pearà (eine Masse aus Brot und Knochenmark), hausgemachte Pasta wie die „bigoli“, oder Tagliatelle mit Leberstückchen und Fleischbrühe. Wie viele Bilder und Eindrücke, wie viele Farben in dieser Landschaft! Hier muss man nichts erfinden, alles ist schon da, authentisch und lebendig wie der Wein, das Essen und die Vertrautheit der Leute. Alles hat noch ein menschliches Maß: es so zu erhalten wird die Herausforderung der nächsten Jahrzehnte sein. COGOLLO BEI TREGNAGO: EINE HOCHBURG DER SCHMIEDEKUNST Das Tal von Illasi hat auch künstlerisch interessierten Besuchern einiges zu bieten. In der ersten Hälfte des 20. Jahrhunderts lebte in Cogollo bei Tregnago Le Va l l i Berto da Cogolo, einer der geschicktesten und bekanntesten Kunstschmiede im ganzen Veneto. Seine Werke finden sich heute in den Häusern illustrer Persönlichkeiten der ganzen Welt - man sagt, sogar Eisenhower habe zu Bertos Kunden gezählt. Heute führen die ehemaligen Schüler des Meisters sein Handwerk in den zahlreichen Schmieden des Dorfes Cogollo weiter. Wer sich über die Schmiedekunst informieren will, kann das im Museum des Dorfes tun. Hier sind nicht nur schmiedeeiserne Gerätschaften und alte Fotos zu sehen, sondern auch Videos und Dokumentarfilme zum Thema. Bei den Handwerkern im Dorf gibt es Tore, Zierschwerter und Balkongitter, die oft mit Jugendstilelementen spielen. Cogollo hat es verstanden, der heutigen Zeit seine Geschichte und Kultur zu erhalten. ROMANO DAL FORNO: DIE GESCHICHTE EINER LEGENDE Das Illasital ist nicht nur extrem reich an Geschichte, Kultur und Traditionen, sondern auch an Wein: Namhafte Weinproduzenten haben dem Tal zu Reichtum und Bekanntheit verholfen. Es ist natürlich, dass eine solche Situation auch das Konkurrenzdenken unter den Weinbauern fördert, und diese sich nicht immer gut gesinnt sind. Romano dal Forno dagegen hat es geschafft, sich den Respekt und die Bewunderung aller zu verschaffen. Der Name dal Forno war schon vor Romanos Zeiten Synonym von Weinverstand. Der Großvater Luigi arbeitete in den ersten Jahren des 20. Jahrhunderts in der Branche. Man kannte ihn im ganzen Tal als verlässlichen Vorkoster und sein Urteil war so etwas wie ein „Stern“ in der Gastronomie. Romanos Vater hat in einer schwierigen Zeit auf diesem Gebiet weitergearbeitet. Die neuen, globalisierten Tendenzen des Marktes, mehrere schlechte Weinjahre und Landumstrukturierungen haben die Familie auf eine harte Probe gestellt; trotzdem hat es Romano geschafft, in den 80er Jahren einen florierenden Betrieb auf die Beine zu stellen, der innerhalb von 20 Jahren zu einer der bekanntesten in ganz Italien werden sollte. Er war einer der ersten, der auf Qualität statt auf Quantität setzte. Seit ein paar Jahren baut Dal Forno zwischen Cellore und Tregnago an einem riesigen neuen Weingut, dessen moderne Konzeption den Einklang mit der Tradition und der Landschaft sucht und damit Ausdruck seiner Unternehmensphilosophie wird. Dal Fornos Amaronejahrgänge werden dem legendären Ruf, den sie haben, tatsächlich gerecht und sind das Ergebnis von leidenschaftlicher Arbeit und Mut zur Innovation. DIE GEBRÜDER FASOLI: WO FEINER WEIN UND SOZIALER EINSATZ ZU HAUSE SIND Wenige Kilometer von Illasi entfernt steht das Weingut der Gebrüder Fasoli. Wenn man in die Verkaufsräume hineingeht, bemerkt man sofort die Familienfotos, die neben den Preisurkunden für die Weine hängen. Wein ist bei den Fasolis eine Kindheitserinnerung an Feste mit Freunden, ein Lebensmittel, das zum Familienleben gehört. Es ist daher nicht verwunderlich, dass die Brüder neben den raffinierten Recioto- und Amaroneweinen besonderen Wert auf die einfachen Tafelweine für den täglichen Gebrauch legen. Im Sinn für Einfachheit und Familie setzen sich die Brüder auch für soziale Ziele ein. Sie arbeiten mit der therapeutischen Gemeinschaft von Albarè zusammen und mit der Gemeinschaft la Fonte, die Behinderte fördert - und geben diesen Leuten durch Schulungen konkrete Hilfen für eine Eingliederung in den Arbeitsalltag. Für die therapeutische Gemeinschaft will der Betrieb sogar eine eigene Marke ins Leben rufen. In den Händen der Brüder Fasoli wird der Wein so zur Quelle von Großzügigkeit und Freude im konkreten täglichen Einsatz für den Nächsten. DIE BRÜDER GIULIARI UND IHR WEINKELLER: EIN KLEINES FASS ZWISCHEN TRADITION UND ZUKUNFT In Illasi, gleich neben der Kapelle der Heiligen Giustina aus dem 12. Jahrhundert, steht das Weingut der Gebrüder Giuliari: das Bild der Heiligen schmückt daher als Logo die Weine dieses Betriebs. Der unterirdische Keller des Guts gehört zu den ältesten in Illasi. Hier hütete schon der Großvater Luigi eifersüchtig seinen eigenen Wein. Dieser Keller ist auch unter dem Namen „Kleines Fass“ bekannt Ve r o n e s i Der Name weist darauf hin, dass es sich um einen kleinen Betrieb handelt, der sich aufgrund langer Tradition Qualität zum obersten Ziel gesetzt hat. Die Brüder sind es nicht müde geworden, ihre Reben und Produktionsprozesse zu pflegen, zu analysieren und zu verbessern und so ganz besondere neue Produkte herzustellen, die sofort ein positives Echo bei den Kunden fanden. Zu den besonderen Spezialitäten des Betriebs „kleines Fass“ zählen mehrfach preisgekrönte Weine wie der Recioto aus Soavewein, ein Cabernet Sauvignon, ein Recioto aus klassischem Valpolicella, der Amarone, und die drei Lagen Le Palé, Nogare Secche und I Prognai. Wie ihr Wein, der mit den Jahren wertvoller wird, so reichert sich auch die Erfahrung dieser Familie über die Generationen an; ihre Weine sind Destillate aus Geschichte, Tradition und Zukunft. (197) DIE FOSSILIEN VON BOLCA UND DER „FISCHTEICH“ Die Fisch- und Pflanzenfossilien von Bolca sind die bedeutendsten Fundstücke aus dem Terziär. Sie entstanden ungefähr vor 50 Millionen Jahren im Quartär., als die lessinischen Berge, wo Bolca sich befindet, von einem tropischen Meer mit reicher Flora und Fauna bedeckt waren. Auf dem Meeresgrund aber lagerten sich in dem Kalkschlamm Reste von Pflanzen und Tieren ab, die langsam zu Fossilien wurden. Im Verlauf der Jahrtausende verhärteten sich diese Reste zu festem Gestein, aber die Schichten wurden durch die Auffaltung der Alpen nach oben befördert. Auf diese Weise kamen die Schichten vom Meeresgrund, die die Fossilieneinschlüsse enthalten, an die Oberfläche. Das Museum von Bolca zeigt diese wunderbaren Fossilien. Besonders informiert es auch über die „Pesciara“, einen Fischteich, an dem man besonders reiche Funde gemacht hat. Er liegt ungefähr 2 km von Bolca entfernt, in der Val Cherpa. Seit 1998 besteht an diesem Ort ein beschilderter Fußweg. Das Museum geht auf das Jahr 1969 zurück, als Massimiliano Cerato seine große Fossiliensammlung in Zusammenarbeit mit der Gemeinde und dem Museum für Naturkunde in Verona endlich in einem Museum ausstellen konnte. Jeder Besucher wird gleich am Eingang von den „Schmuckstücken“ dieser Sammlung empfangen: sieben vollständig erhaltene Fische aus der Vorzeit der Menschheit. DIE ÖLPRESSE BONAMINI: EINE „REVOLUTIONÄRE“ GESCHICHTE Auf den Hügeln des Tals von Illasi entsteht nicht nur exquisiter Wein, sondern auch ein ausgesprochen delikates Olivenöl. Die Ölpresse Bonamini trägt zur Qualität dieses Produkts einen nicht unerheblichen Teil bei. Die Ölpresse gab es schon in den 70er Jahren, aber sie arbeitete damals nur auf lokaler Ebene und nicht mit eigenen Oliven – bis Giancarlo Bonamini mit dem Ziel, ein eigenes Markenprodukt zu kreieren, die Ölpresse vollkommen umbaute. Er suchte in ganz Italien nach Geräten, die für die Eigenart der Oliven der Val d’Illasi besonders passend waren und stellte mit extremer Sorgfalt jeden einzelnen Produktionsschritt um; eine kleine Revolution im Ölgeschäft, die jedoch nicht mit dem traditionellen Produkt bricht und am Ende sogar die Vorbehalte der älteren Ölbauergeneration ausräumen konnte. Bonamini legt extremen Wert darauf, dass das unverwechselbare Eigenaroma der Oliven bei der Pressung nicht mit irgendwelchen anderen Gerüchen kontaminiert wird oder verloren geht. Heute ist der Name Bonamini auch über die Grenzen Italiens hinaus Synonym für ein anerkanntes Markenprodukt. DER WEINERZEUGER SANTI Der Weinerzeuger Santi, der seit 1843 in Illasi besteht, ist einer der ältesten im ganzen Landkreis. Er war auch als erster in der Lage, Sekt herzustellen: 1928 veredelte Attilio Gino Santi einen Soave zu Sekt und zeigte so schon früh, dass es dem Betrieb darum ging, die Produkte der lokalen Tradition weiterzuentwikkeln. Hohe Produktionsstandards und Qualität haben das Unternehmen über die Jahrzehnte ausgezeichnet. Zu den Liebhabern der Santi-Weine gehörte auch Einaudi, der erste Präsident Italiens nach dem Krieg, dessen Frau mit der Familie eng befreundet war. Seit den 70er Jahren, als der Betrieb unter Guido Santi florierte, gehört er mit 14 weiteren jahrhundertalten Weinhäusern zu Gruppo Italiano Vini. Der heutige Betrieb, der von P. Borgna geleitet wird, ist führend im ganzen Veneto. 417 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 418 Ville Va l l i LE CEDRARE: EINE EVOLUTIONSFORM DER TRADITION. In den Orangerien der Villa Perez Pompei Sagramoso floriert das Doppellokal Le Cedrare. Es ist ein raffinierter Restaurantbetrieb, der von Marcantonio, dem jüngsten Spross der Grafen Sagramoso, geführt wird. Graf Michele, der Vater von Marcantonio und Leiter des Wein-und Ölanbaubetriebs Sagramoso bezeichnet das Unternehmen seines Sohnes als „Evolutionsform der Tradition“. Der Lebenslauf von Marcantonio beweist, dass der junge Koch nicht über Empfehlungen zu seiner Stellung gekommen ist, sondern sich systematisch vom Kochgehilfen bis in die Chefküchen der berühmtesten Restaurants Italiens hochgearbeitet hat. Marcantonio hat seinen Betrieb in zwei Teile geteilt, die “Lance d’Oro“ (Goldlanzen) und „Sacro Mosto“ (Heiliger Most) heißen. Das erste ist ein raffiniertes Restaurant von Klasse, das für kleine, exklusive Gruppen konzipiert ist. Dagegen ist das zweite eine Veroneser Kneipe im alten Stil, deren romantische Seite hier zum Vorschein kommt. In beiden Lokalen werden die Produkte aus den Familiengütern gereicht. Der Außenbereich liegt im Park der Villa Perez: eine märchenhafte Kulisse, wo jeder Winkel stilvoll gepflegt ist. Ein Abend in den eleganten Sälen von Le Cedrare bei gedämpftem Licht mit Aussicht auf das mittelalterliche Schloss von Illasi ist ein unvergessliches Erlebnis. TENUTA SANT’ANTONIO: GEPFLEGTE MODERNITÄT. Grosse Weine entstehen nicht nur aus Tradition, sie können auch das Ergebnis von Unternehmensgeist und Mut zu Neuem sein wie im Fall von Armando Castagneti. Zu Beginn der 90er Jahre widmete sich der damals dreißigjährige Armando nur dem Rebanbau und überließ die Weinbereitung anderen. Angetrieben von dem Willen, ein ganz eigenes Produkt zu gestalten, entschloss er sich am Ende, nach dem Beispiel Romano dal Fornos das Unternehmen Tenuta Sant’Antonio ins Leben zu rufen. Die Grundidee Armandos war es, einen neuen, leicht zu trinkenden Wein zu schaffen. Das Moderne tritt in dieser Unternehmensidee in seinem ausschließlich positiven Aspekt hervor. Armando versteht es, so traditionell ernsthaften Weinen wie Valpolicella und Amarone eine überraschende Note der Eleganz und Frische zu verleihen, die sie jedoch nur umso gepflegter und feiner erscheinen lässt. DAS WEINGUT DER TRABUCCHI UND DIE BÜRGERMEISTER VON ILLASI Auf einem Hügel in der Val d’Illasi steht das Weingut der Familie Trabucchi. Der Gutsherr, Giuseppe Trabucchi, ist nicht nur Weinbauer, sondern auch Juradozent an der Universität Padua und Buergermeister von Illasi, wie schon sein Vater vor ihm, der im Rathaus von Illasi 40 Jahre lang regierte und für seine Schriften in Privatrecht bekannt ist. Die Liebe zu Illasi mit seiner Landschaft und seinem Wein hat sich vom Vater auf den Sohn übertragen. Das Weingut, auch unter dem Namen Monte Tenda bekannt, ist um eine Villa aus dem 19. Jahrhundert herum angelegt, einem Glanzstück der Architektur im Illasital. Es umfasst drei Weinkeller, die z.T. mehrstöckig sind. Bei Trabucchi gibt es Amarone und Recioto, einen Passito Sparvieri und einen Weißwein Margherita. In den Beschreibungen seiner Weine zitiert Giuseppe auch einmal Dante: Wein und Dichtung gehören in der Philosophie dieses Betriebs zusammen. Eine weitere Priorität Trabucchis ist der Naturschutz – die Vorgaben der ökologischen Landwirtschaft werden hier streng eingehalten. Trabucchi regiert als Bürgermeister nicht nur seine Bürger mit Umsicht und Gerechtigkeitssinn, er verwaltet auch die Natur, die in seinen Händen liegt, mit Respekt und Behutsamkeit. Das Ergebnis ist ein reiner, unverfälschter Wein von höchster Qualität. VILLA CANESTRARI: ERFAHRUNG UND TRADITION FÜR EIN WEINMUSEUM Die meisten Weingüter des Illasitals sind Betriebe mit langer Familientradition. Für Villa Canestrari gilt das gewissermaßen doppelt, denn hier laufen zwei Traditionsstränge zusammen: der von Carlo Bonuzzi, dem Erben der Weinkeller in Colognola ai Colli und der von seiner Frau, Adriana Canestrari, deren Vorfahren schon Anfang des 20. Jahrhunderts in Illasi Wein bereiteten. Sitz des Betriebs „Villa Canestrari“ ist Colognola ai Colli, aber die ursprüngliche Villa 418 Vini Canestrari, ein wunderschöner Bau aus dem Zeitraum zwischen dem 18. und 19. Jahrhundert, liegt im Zentrum von Illasi. Carlo und Adriana haben hier ein Museum eingerichtet, das dem Besucher die Geschichte der Weinbereitung vom 18. Jahrhundert bis heute nahe bringt und so die jahrhundertealte Erfahrung der beiden Familien für die neuen Generationen zugänglich macht. VILLA DE WINCKELS Villa de Winckels liegt bei Tregnago bei den Resten eines ehemaligen Schlosses. Der Wohnsitz geht auf einen romanischen Bau zurück, der zwischen dem 14. und 15. Jahrhundert nach Süden und Osten erweitert wurde. Die Südfassade ist klassisch proportioniert; eine Renovierung im 19. Jahrhundert hat zwei übereinanderliegende Fenster und ein Tor mit romanischen Spitzbögen zum Vorschein gebracht. 1992 wurde Villa De Winckels zu einem einladenden Restaurant umgebaut, das für sommerliche Essen auch einen marmorgepflasterten Hof zur Verfügung hat; ein Seitenflügel des Gebäudes ist für Arbeitsessen und Bankette bestimmt. Die Speisekarte kombiniert geschickt die lokale Küche mit originellen und schmackhaften Gerichten aus dem übrigen Veneto. Villa De Winckels ist aber nicht nur Restaurant, sondern hat – in einem ehemaligen Kloster aus dem 12. Jahrhundert neben dem Restaurant - , auch einen gutsortierten Weinkeller, wo man die besten Jahrgänge aus ganz Italien versuchen kann. ADEL IM 21. JAHRHUNDERT: VILLA PEREZ-POMPEI SAGRAMOSO 20 Km von Verona entfernt, wo das Anbaugebiet des Soaveweins beginnt, stehen die Reben der Grafen von Sagramoso auf einem Hügelgebiet vor dem Schloss von Illasi, das vulkanischen Ursprungs ist. Seit über 30 Jahren widmet sich der heutige Graf Sagramoso mit großer Hingabe dem Wein- und Olivenanbau. Die Weine und Öle, die er hier in Zusammenarbeit mit Pasqua produziert, haben den Namen Sagramoso in italienischen Fachkreisen berühmt gemacht. Graf Michele Sagramoso ist ein Nachfahre des Hauses Pompei, die immer schon Grafen von Illasi waren und im 16. Jahrhundert von der Republik Venedig für ihre militärischen Verdienste ausgezeichnet wurden. Herzstück des Weinguts ist die majestätische Villa Perez-Pompei Sagramoso, die im 19. Jahrhundert von Vincenzo Pallesina erbaut wurde. Die mit Fresken ausgemalte Villa, in der der Graf mit seiner Frau wohnt, kann auf Anfrage besichtigt werden und liegt mitten in einem wunderschönen Park, der bis an den Schlosshügel von Illasi reicht. Zu dem Gut gehört auch die ehemalige Orangerie mit dem bekannten Restaurant „Le Cedrare“, das von Michele Sagramosos Sohn, dem Koch Marcantonio betrieben wird. Für Michele Sagramoso, der es fertig bringt, neben der Pflege seines Weinguts auch noch für das Gericht tätig zu sein, ist der Adelstitel eine Verpflichtung, der eigenen Tradition gerecht zu werden. Das Gut Sagramoso ist das Ergebnis einer Philosophie, in der sich Geschichte, regionale Identität und Qualität vereinigen. Die Erfahrung der Jahrhunderte wird Weg in die Zukunft. VILLA POMPEI-CARLOTTI UND DER NEOKLASSIZISMUS IN ILLASI Mitten in dem wunderbaren Dorf Illasi erhebt sich die Villa Pompei-Carlotti. Von den Brüdern Alberto und Alessandro Pompei 1737 erbaut, wurde sie schon bald an der Nordfassade mit Säulen, Statuen und Karyatiden versehen. Der Besucher empfindet unmittelbar das Monumentale als Ausdruck der Macht. Der Bauherr Alessandro Pompei wird durch sein Werk als der Vorläufer des Neoklassizismus in Verona bezeichnet. Die Villa bildet einen Haupttrakt mit Vorhalle, die auf 4 riesigen dorischen Säulen aufliegt und zwei Nebenflügel mit zwei quadratischen Türmen. Dazu gehören noch weitere Gebäude. 1852, als der letzte Erbe starb, erbte das Anwesen Giulio Parlotti, ein verwandter Adeliger der Anna Maria Pompei. Von dem Zeitpunkt an gehört die Villa der Familie Parlotti, die sie wie einen Augapfel hütet. Das im Haus befindliche Archiv wird auch von ihnen verwaltet. Le Va l l i BABA YAGA: EINE „HEXEN-KÜCHE“ Baba Yaga, eine faszinierende, geheimnisvolle Hexe aus dem russischen Märchen, empfängt uns auf dem Schild am Eingang des gleichnamigen, im grünen Tal von Montecchia di Crosara gelegenen Restaurants. Durch seine großen Fenster lässt sich der Blick auf die sanften Hügel von Soave genießen. An diesem „magischen“ Ort stellt uns Claudio Burato eine elaborierte aber ausgewogene Küche vor, die die gastronomischen Wurzeln des Veroneser Ostens weiterentwickelt. Gastfreundschaft, Diskretion und kreative Pflege der Traditionen sind die Basis dieses Lokals. Die besten Weine Veronas und eine gute Auswahl der Weine Norditaliens begleiten die erlesenen Speisen. BURGKELLEREI SOAVE (CANTINA DEL CASTELLO) Bereits in den 60er Jahren wurde die Cantina del Castello in Soave gegründet, die allerdings erst unter der Leitung von Arturo Stocchetti ihre heutige Bedeutung gewann. Seit mehr als 20 Jahren widmet er sich dem 12 ha großen Weingut, wobei Qualität und Pflege der Tradition des Soave im Vordergrund stehen. Daher konzentriert Stocchetti seine Aufmerksamkeit ganz besonders auf die Weinberge, da er überzeugt ist, dass nur aus guten Trauben guter Wein zu machen ist. Die Kellerei produziert ca.120 000 Flaschen verschiedener Soave classico-Sorten im Jahr. Der Sitz der Kellerei befindet sich im Palast der Grafen Sanbonifacio in der Corte Pittora aus dem 13. Jh. unterhalb der Scaligerburg von Soave. Angeblich wurden die unter dem Palast liegenden Kellerräume früher als Zugang zur Burg verwendet, heute wird dort der Recioto di Soave classico ausgereift und die Besucher können sowohl diesen mittelalterlichen Gang besichtigen als auch die hervorragenden Weine in dieser historischen Umgebung verkosten. KELLEREI ROBERTO ANSELMI „Qualität erreicht man nicht, indem man Dogmen befolgt, sondern durch wissenschaftliche Kontrolle der Produktion, durch Opfer und Wollen des Einzelnen.“ In diesen Worten spiegelt sich die Philosophie der Arbeit Roberto Anselmis in seiner seit 1975 von ihm geleiteten Weinkellerei wider, die seit 1945 zu den wichtigsten Weinproduzenten im Osten Veronas zählt. Offensichtlich waren diese Ideen richtig, sonst wären Anselmis Weine in den letzten Jahren nicht von den wichtigsten Weinexperten und Weinführern gelobt worden und hätten nicht einen solchen kommerziellen Erfolg erzielt. Diese Erfolge verdanken sich mutigen Neuerungen, die Anselmi seit den 80er Jahren durchführte mit dem Ziel, besonders komplexe, körperreiche und langlebige Weine zu entwickeln. Das Ergebnis sind heute 600 000 Flaschen „San Vincenzo“, „Capitel Foscarino“ und „Capitel Croce“, zwei Cru, der Passito „I Capitelli“ und der Cabernet Sauvignon „Realda“. WINZERGENOSSENSCHAFT VON MONTECCHIA DI CROSARA (CANTINA COOPERATIVA) Zwischen den Hügeln des Val d´Alpone mit seinem fossilienreichen Boden aus Vulkangestein liegt Montecchia di Crosara und die gleichnamige Weinkellerei, eine der jüngsten Winzergenossenschaften der Provinz Verona, gegründet im Jahr 1960. Mit ihren 20000 Tonnen jährlich verarbeiteter Trauben (80% davon doc), einer Anbaufläche von 1500 ha und ca.1000 Winzern bietet die Kellerei ihren Mitgliedern alle zu einer qualifizierten Weinproduktion notwendigen Dienstleistungen. Zu den angebauten Rebsorten gehört die für Montecchia spezifische Sorte namens „Durella“, aus der heute der Lessini Durello D.O.C., ein leichter, lebhafter, angenehm säuerlicher Weißwein hergestellt wird. Daneben wird vor allem die Garganega-Traube angebaut, aus der der Soave entsteht, aber auch Trebbiano, Pinot Bianco, Chardonnay einerseits, Corvina, Rondinella, Merlot und Cabernet auf der anderen. Auch ein Valpolicella und ein Amarone, ebenso wie Olivenöl, verschiedene Sorten Grappa und Honig aus den Hügeln der Lessinia sind im Angebot. DIE FOSSILIEN VON RONCÀ Im Gebiet von Roncà und der östlichen Lessinia-Berge muss vor 40 Millionen Jahren ein ähnliches Klima geherrscht haben, wie wir es heute an den Küsten Südostasiens antreffen. Vulkane und flaches Wasser: ein ideales Habitat für zahlreiche Meerestiere. Heute zeugen von dieser prähistorischen Fauna nur noch Ve r o n e s i die seit dem 18.Jh. von Forschern aus vielen Ländern analysierten Versteinerungen. Seit den 70er Jahren des 20.Jh. werden sie systematisch gesammelt und die heute beinahe 400 Fossilien lassen sich im modernen Museo Paleontologico von Roncà besichtigen. DIE SCHWARZEN SÄULEN VON SAN GIOVANNI Im Alpone-Tal bei San Giovanni Ilarione ist eine große Felswand zu sehen, eine beeindruckende Struktur aus Basaltsäulen, die vulkanischen Ursprungs sind. Beim Abkühlen der Lava entstanden prismenähnliche Formen auf einer sechseckigen Basis, die aussehen wie schwarze, glänzende, eng aneinander gefügte Säulen. Dieses seltene Naturphänomen ist seit dem 18.Jh. von zahlreichen Geologen untersucht worden. Allerdings wurde dieses kostbare Gestein im Laufe der Jahrhunderte auch als Baumaterial verwendet. Es entstanden daher verschiedene Steinbrüche, darunter der am Monte del Diavolo (Teufelsberg), der seinen Namen den benannten Säulen verdankt. DIE TAVOLE DEL SOAVE: GEPFLEGTES TAFELN IM SOAVEANBAUGEBIET Die gleichnamige Vereinigung von Gastwirten hat es sich zum Ziel gesetzt, die önograstronomische Tradition ihrer schönen und historisch bedeutsamen Umgebung bekannt zu machen. Dazu gehören die Täler von Mezzane, Illasi, Tramigna e Alpone. In den 10 Lokalen der Vereinigung lassen sich die typischen Speisen der Lessinia-Hügel kosten, begleitet vom berühmten Soave und dem immer erfolgreicheren Durello. Die Namen der „Tafeln“ sind: Ristorante San Briccio, Osteria De Barco, Trattoria Il Busolo, Ristorante Renato, Ristorante Enoteca Bacco d´Oro, Trattoria La Torre, Ristorante Dalla Lisetta, Ristorante Villa de Winckels, Ristorante Michelin, Locanda Colla. DAS RESTAURANT “ENOTECA AMLETO”: KUNST UND KULINARISCHES GLÜCKLICH VEREINT Unterhalb den mittelalterlichen Burgmauern von Covergnino befindet sich das Restaurant „Enoteca Amleto“. In diesem antiken Gebäude von Soave werden die Gäste in ein Kaminzimmer geführt. An den Wänden hängen oft Bilder einer Wanderausstellung. Ausgewogener Stil und angemessene Preise sind das Merkmal dieses Lokals, das trotz seiner traditionellen Gastronomie, nicht auf kleine Abstecher in die internationale Kochkunst verzichtet. Die Auswahl an Gerichten ist groß und auch die Weinkarte lässt keine Wünsche offen. Wichtigster Vertreter ist natürlich der Bianco di Soave und die Roten Veroneser Weine. Die Inhaber sind gerne bereit für ihre Gäste auch Arbeitsessen oder andere Veranstaltungen zu organisieren. KELLEREI COFFELE In keiner anderen der zahlreichen Kellereien von Soave ist die Nähe zur mittelalterlichen Burg so sehr sichtbar wie in der Kellerei Coffele, deren Weine der Gast im direkt an der Burgmauer liegenden Hängegarten verköstigen kann. Nach einer Führung durch die beeindruckenden Kellerräume bleiben dem Gast die wirklich einzigartigen Weine besonders gut in Erinnerung. In den letzten Jahren hat Chiara Coffele damit begonnen, diese Weine der Familie vor allem in die USA und nach Nordeuropa zu exportieren. Sie gehört zu den meistversprechenden „Donne del Vino“ (so heißt eine italienische Vereinigung von Winzerinnen) im Veneto. KELLEREI GINI Im historischen Ortskern von Monteforte liegt die neue Weinkellerei der Familie Gini, deren Präsenz als Weinbauern seit dem 17. Jh. nachgewiesen ist. Durch einen über Generationen erfolgten Weinbau unter dem Vorzeichen der Qualität befinden sich die Gebrüder Gini heute im Besitz von fast hundertjährigen Weinstöcken. Die wichtigsten davon gehören zur „Contrada Salvarenza“, einem Ortsteil, dessen Name offenbar auf eine Legende zurückgeht, derzufolge in lang zurückliegenden Zeiten ein wunderschönes Mädchen namens Renza von Banditen überfallen, jedoch von einem mysteriösen Ritter gerettet (salvata) worden sei. So gesellt sich zur hervorragenden önologischen Qualität der Produkte der Kellerei Gini auch ein Hauch von Romantik. 419 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 420 Ville Va l l i KELLEREI MONTE TONDO Die Weinkellerei Monte Tondo liegt im Herzen des Soave-Anbaugebiets auf einem Hügel gegenüber der alten Burg. Unter einer schönen Arkadenkonstruktion lassen sich die verschiedenen Werkzeuge bewundern, die dort seit dem 19. Jh. für das Winzerhandwerk verwendet wurden. Die Qualität ihrer Weine garantiert die Kellerei Monte Tondo durch die ausschließliche Verwendung der traditionellen Rebsorte Garganega, während der Inhaber Gino Magnabosco gemeinsam mit seiner Tochter Maria täglich die Besucher gastfreundlich empfangen und ihnen den schönen Ort und ihre Produkte zeigen. Wer sich länger dort aufhalten möchte, kann in einem neuen und zugleich den Traditionen angemessenen Bed &Breakfast der Kellerei übernachten. LA CAPPUCCINA: SCHLICHT UND GEHEIMNISVOLL Gelangt man zu diesem Anwesen aus alten Zeiten, wo alles ewigen Bestand zu haben scheint, tritt man zuerst in einen wunderbar angelegten Garten ein und kommt dann zu der geheimnisvollen Kapelle aus dem 16. Jahrhundert, wo die Inhaberin Elena Tessari den Gästen die Geschichte der Kapuziner-Mönche erzahlt. Ein unendliches Wohlgefühl überkommt den Besucher dann und alle Spannungen lösen sich, wenn sie ein paar Tropfen der auserlesenen Weine probieren. Besonders empfehlenswert der Fontego, ein lebhafter Soave. Die Kellerei ist 1890 entstanden und in Familientradition bis auf den heutigenit tag weiter geführt worden. Nicht weit davon entfernt besitzt die Familie auch das Restaurant „l’Alpone“ mit Spezialitäten aus der Region. LA TERRAZZA IN MONTECCHIA DI CROSARA In den wunderschönen Hügeln des Val d´Alpone, inmitten von Kirschbäumen und Weinbergen, liegt ein elegantes Restaurant, das uns ganz unerwartet nicht die ortsspezifischen Gerichte präsentiert, sondern vor allem Meeresfisch. Die Küche des Chefs Stefano Pace ist von raffinierter Leichtigkeit, die er offen sichtlich bei seinem beruflichen Aufenthalt in Paris erworben hat. Seine Frau Paola sorgt gemeinsam mit dem aufmerksamen Personal dafür, dass sich die Gäste der „Terrazza“ wohlfühlen und zu den Speisen die jeweils geeigneten, hervorragenden Weine genießen können. DAS RESTAURANT “LO SCUDO”: ZWISCHEN MITTELALTER UND NEUZEIT Direkt vor den Toren von Soave liegt das exklusive Restaurant „Lo Scudo“, dessen Räumlichkeiten sich in einem restaurierten Kloster aus dem 16. Jahrhundert befinden. Dieser Umstand, gemeinsam mit der edlen Einrichtung und der raffinierten Beleuchtung, macht den Aufenthalt zu einem Erlebnis. Dazu gesellt sich die Küche von Giovanni Venturi, der als Sohn der Gründerin des Lokals sowohl die Gerichte der kulinarischen Tradition Veronas pflegt, als auch feinste Fischgerichte serviert. Seine Schwester Marina kümmert sich um das Wohlbefinden der Gäste, das nicht zuletzt durch eine große Auswahl an inund ausländischen Qualitätsweinen garantiert ist. Diese, wie natürlich ganz besonders die Weine aus der Umgebung, können in einem speziellen Kellerraum zu hervorragendem Käse probiert werden. DER WINZERHOF PIEROPAN: DON CHISCIOTTE ALS KÖNIG 1890 beschloss der Arzt Leonildo Pieropan seiner Leidenschaft nachzugehen und Wein zu keltern, aber erst sein Enkel Nino ist einer der bedeutendsten Winzer Italiens geworden. In dem antiken Palazzo Pollici aus dem 16. Jahrhundert ist diese berühmte Weinkellerei von Soave untergebracht. In den 70er Jahren haben Nino und seine Frau Teresita eine neue Epoche eingeläutet: Sie verwendeten nur heimische Rebsorten und gaben der Qualität den Vorzug. In der ersten Zeit hatte man Nino und seine Ideen allerdings als die eines Don Chisciotte bezeichnet, aber die Zeit hat diesem „Ritter“ Recht gegeben und er wird heute von den Fachzeitschriften als „König des Weißweins“ bezeichnet. Die Zukunft von Pieropan liegt aber schon jetzt in den Händen ihrer Kinder, die auch Rotweine auf den Markt bringen wollen. Der Vater hatte nämlich schon in den 90er Jahren das Winzergut Villa Pellegrini Cipolla im Illasi-Tal erworben. Jetzt können dort die Roten heranreifen. 420 Vini RESTAURANT LOCANDA COLLA Die seit 10 Jahren von Mauro Colla geführte Locanda liegt in Villanova bei San Bonifacio, an der Grenze zur Provinz Vicenza. Sie gehört zu den 10 Restaurants der Vereinigung „Le tavole del Soave“ und führt vor allem Meeresfisch und Meeresfrüchte auf der Speisekarte. Diese mit Kreativität und großer Liebe zum Detail zubereiteten Speisen werden in einem sehr gepflegten Ambiente mit einer weitläufigen Veranda und Garten serviert. TRAUBEN UND WEIN AUS SOAVE Das Anbaugebiet des Soave, östlich von Verona, hat eine jahrhundertealte Tradition im Weinbau und in der Gastronomie, die es sich lohnt noch weiter aufzuwerten und zu erneuern. Als mit dem Entstehen der Arbeiterbewegung am Ende des 18.Jh. die Cantina Sociale (Winzergenossenschaft) gegründet wurde, geschah dies aus der Überzeugung, dass es wichtig sei, ein erkennbares Produkt mit einem Markenzeichen auf den Markt zu bringen. Auch das bereits seit 1929 gefeierte Weinfest zeugt von der tiefen Verankerung des Weinbaus in Soave. Die beiden einheimischen Rebsorten Garganega und Trebbiano sind auch heute noch die Grundlage dieses außergewöhnlichen Weißweins. Der Boden der Hügel zwischen Soave und Monteforte d´Alpone ist ein Gemisch aus Kalk- und Vulkangestein, aus Tuff und Lehm, reich an Mikroelementen. Das ist seit Jahrhunderten der ideale Nährboden für die Garganega-Rebe, der die ortsansässigen Weinbauern bis heute treu geblieben sind. Sie reift erst im Oktober, hat eine harte, gelbrote Schale und ihr Zuckergehalt ist ausgewogen. Die zweite traditionelle Rebsorte des Soave-Gebiets ist der Trebbiano, der auch in anderen Weinbaugebieten Italiens anzutreffen ist. Er hat kleine spitze Blätter und die Trauben sind weißlich grün mit rosa Schattierungen. Durch seine große Ergiebigkeit ist er sehr gefragt, auch oft zur Verbindung mit anderen Weinen. Auch der Chardonnay, ebenso wie der Pinot bianco, beides aus Frankreich stammende Rebsorten, werden heute zunehmend in diesem Gebiet angebaut. Die abwechslungsreiche Produktion des Soave-Gebiets, auf dem zahlreiche Weinbauern und die Winzergenossenschaft aktiv sind, bringt einen nach wie vor wegen seiner ausgezeichneten Qualität äußerst gefragten Weißwein hervor. In diesem Wein, in seinen verschiedenen Ausprägungen bis hin zum Recioto sind immer noch die Anbautradition und der Boden zu erkennen. Es ist, als ob wir die Treue gegenüber den überlieferten Herstellungsweisen durch die GarganegaTraube herausschmecken könnten. VILLA GRITTI: EIN RESTAURANT FÜR BESONDERE ANLÄSSE Die Villa geht auf das 15. Jahrhundert zurück und wurde von Pietro Cavalli erbaut, der sie dann 1480 an Bianca Malaspina, Markgräfin von Fosdinovo, weiterverkaufte. Nach der ersten Ehe mit Gabriele Malaspina heiratete sie schließlich Virgilio Sforza di Attendolo, Graf von Cotognola. Die Stieftochter Giulia erhielt als Brautgabe die „Villanella“, als diese Alvise Gritti ehelichte. In Besitz der adeligen Familie Gritti aus Venedig blieb die Villa dann drei Jahrhunderte lang. Auf dem umfangreichen Großgrundbesitz wollten sie Reis anbauen, aber im Jahr 1633 wurde die Bevölkerung durch die Pest dezimiert. 1795 besaß die Familie noch 1100 Felder, die auch von der Grundbesitzreform Napoleons verschont blieb. 1830 wurde die Villa von Carlo Camuzzoni erworben. Jetzt wurden Epoche machende Veränderungen eingeführt: die Böden verbessert, Häuser für die Untergebenen gebaut und das Leben in der Villa blühte auf. Später übernahm die Familie Stanislao Cazzola den Besitz, dann die Matarazzos, von denen die Confortis, die derzeitigen Besitzer sie 1973 erwarben. Viel Restaurationsarbeit ist noch zu leisten, aber das Restaurant ist schon fertig gestellt und durch das Engagement der Inhaber wird die Villa Gritti wieder ein Ort für ganz besondere Anlässe sein. Le Va l l i Ve r o n e s i Der Einsatz scheint sich gelohnt zu haben, denn ein nicht eingeweihter Besucher wird diesen Wein für einen einwandfreien Sekt halten. Damit ist einmal mehr bewiesen, dass die Orientierung an Qualität und nicht an Quantität auch zu respektablen Ergebnissen führt. WEINKELLEREI MARCATO Seit über einem Jahrhundert existiert in der Nähe von Roncà die Weinkellerei Marcato. Schon am Ende des 19. Jh. belieferten die Marcato die wichtigsten Gastwirtschaften in Verona und Vicenza mit ihrem in den weitläufigen Anbaugebieten der Familie gewachsenen Durello. Heute exportiert Enrico Marcato dank des guten Namens und der Qualität einen großen Teil seiner Weine nicht nur nach Europa, sondern vor allem auch in den Fernen Osten, wo er große Erfolge erzielt. Das wichtigste Produkt der Familie Marcato ist jedoch der Durello geblieben, der durch eine aufmerksame Erneuerung ein Wein für die ganze Welt geworden ist. EIN VERBAND ZUM SCHUTZ DER SOAVE-WEINE Der Verband zum Schutz der Soave-Weine ist 1970 in einem Umfeld entstanden, wo die Zusammenarbeit der Weinbauern schon immer an der Tagesordnung war. Es ist daher nicht verwunderlich, dass der größte Teil der Beschäftigten im Weinanbau, der Kelterung und der Vermarktung diesem Verband angehören, der ihnen die Gelegenheit gibt, eines der mengenmäßig größten Produkte Italiens mitzukontrollieren. Der Soave ist jedoch nicht nur das umfangreichste Produkt geschützten Ursprungs im Landkreis Verona, er gibt den lokalen Produzenten auch die Möglichkeit, ihre Gegend gleichzeitig wirtschaftlich zu nutzen und zu erhalten. Die genossenschaftliche Organisation erlaubt es den selbstständigen Weingütern und Kleinproduzenten, ihren eigenen Wein mit Charakter zu produzieren, neue Produkte wie den Recioto Soave zu schaffen und bestehende zu verfeinern. Der Verband hat sich die Kontrolle der Produktion, die Überwachung der im Handel befindlichen Weine und konkrete organisatorische Hilfestellung für die Produzenten zur Aufgabe gemacht. Außerdem kümmert er sich um die Vermarktung des Namens und des Herkunftsgebietes. So hat der Verband z.B. die Soave- Weinstraße, einen Rundweg durch das Soavegebiet mit seinen historisch und naturgeschichtlich interessanten Sehenswürdigkeiten und seinen Weingütern angelegt. Der Soave wird hier geschichtlich und sinnlich erfahrbar. WEINKELLEREI FONGARO Diese von Guerrino Fongaro Ende der 70er Jahre in der Nähe seines Geburtsorts Roncà gegründete Kellerei hat es sich zum Ziel gesetzt, die Eigenschaften und Eigenheiten des dortigen Bodens aufzuwerten. Das hat bedeutet, die Herausforderung anzunehmen, aus der typischen Rebsorte Durella einen Durello zu machen (so heißt der traditionell daraus gewonnene Weißwein), der sich mit derselben Leichtigkeit trinken lässt wie ein Sekt. 421 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 422 Le Va l l i Ve r o n e s i La Lessinia Maestosa panoramica sulle vette della catena del Carega detta anche “piccole Dolomiti”: veduta occidentale con la cima Gengia di Pertica e il monte Trecroci Zevola in primo piano al centro il passo Pertica seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 424 Le Va l l i Ve r o n e s i no strano territorio è la Lessinia, variegato ma eloquente nei suoi svariati aspetti, nella sua popolazione e nella sua storia. E’ proprio dalla storia che troviamo una sua peculiare originalità; una specie di stacco netto tra la gente che qui è vissuta e gli avvenimenti anche importanti che hanno costellato le sue vicende. Si è definita la Lessinia un’ isola e lo è anche geograficamente; delimitata dalla profonda Val d’ Adige ad occidente, a settentrione dalla Valle di Ronchi, ad oriente dalle vallate vicentine; verso la pianura non esiste una separazione netta come possono essere le depressioni vallive, ma sono le caratteristiche diverse della vegetazione, dei paesi, dell’ uomo e delle sue opere che costituiscono un confine significativo. Orbene la storia racconta di uomini in armi e di personaggi famosi nonché di avvenimenti assai importanti accaduti in questo territorio, ventate tempestose, sopportate dalla popolazione che pure indignata, mai ha modificato la sua vita, il suo lavoro, ritrovandosi, passata la bufera, sempre lei stessa, operosa e tranquilla. Non è necessario andare lontano a ritroso nella storia per trovare esempi del genere; singolare è la vicenda della quale fu protagonista nel settecento Eugenio di Savoia, originale personaggio, piccolo di statura ma di grande ambizione e intelligenza. Respinto da Luigi XIV proprio per la sua statura poco adatta a comandare soldati e cavalieri, nel 1683 offrì i suoi servigi a Leopoldo I° d’ Austria il quale, bisognoso di uomini arditi per fronteggiare i turchi, dimenticò la sua modesta statura, apprezzò il suo coraggio e la sua volontà mettendolo a capo di un forte reparto di uomini. Con una serie di vittorie la carriera di Eugenio fu rapida trovandosi a guidare eserciti sempre più potenti. In una delle tante guerre contro i francesi, nel 1701, il generale Catinat bloccava la Val d’ Adige a Rivoli, aspettando qui gli austriaci; Eugenio lo evitò portando le sue truppe sulla Lessinia; una colonna percorse la Val Fredda poco più a sud di Ala, salì a Sega e varcò il Corno d’ Aquilio e il Corno Mozzo attraverso la Valle Aliana discendendo quindi a Fosse; una seconda colonna invece salì direttamente a Fosse partendo da Peri in Val d’ Adige. Le due colonne riunite, forti di decine di migliaia di uomini, di cannoni, di cariaggi e di cavalli, scesero in Valpantena lungo il Vaio della Marciora e da qui dilagarono nella pianura. Un itinerario strategicamente ardito che fu ripetuto nel 1796 da Augerau, generale francese, ma in senso opposto, dalla pianura veronese ad Ala ove attaccò gli austriaci. I tempi della Repubblica di Venezia erano finiti; di questa restavano solo i cippi in pietra che delimitavano il confine con gli Stati del Centro Europa. Poco cambiò nelle popolazioni allorché la Lessinia , con il Congresso di Vienna del 1815, divenne parte del Lombardo Veneto; qualcosa invece cambiò con l’ annessione del Veneto all’ Italia nel 1866 Le Lessinia fu terra di confine il che significava possibilità di contrabbando; da quell’ anno, fino alla Prima Guerra Mondiale, sconosciuti e tranquilli uomini delle contrade, lavoratori dei campi, giovani in cerca di un guadagno che forse nel posto non trovavano, divennero fuori legge trasportando il sale e il tabacco dal Trentino U Lessinia: la montagna veronese che appare come un’isola felice Tipico paesaggio lessinese, le case e i tetti sono costruiti con la pietra locale 425 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 426 Ville Va l l i austriaco al Veneto italiano evitando i balzelli doganali. Tale cammino fuori della legge di uomini coraggiosi perdurò per lunghi anni, con morti per le fucilate dei doganieri, per le bufere di neve e nei casi più fortunati con il carcere. Ma le avvisaglie di nuove guerre intanto si facevano sentire e il confine con il Trentino che era il confine con l’ Impero Austro Ungarico venne poco per volta fortificato; lunghe trincee si snodarono sui verdi pascoli, gallerie di ricovero dei soldati e per vedetta furono costruite lungo il roccioso ciglio sulla Val d’ Adige e sulla Valle di Ronchi. A tali opere di difesa si aggiunsero le strade; strano a dirsi, molte delle strade d’ oggi furono costruite in origine dal Genio Militare per motivi bellici ed erano strutturalmente perfette. Mentre le mandrie di mucche pascolavano indifferenti sull’ altopiano e i pastori nella raccolta del latte cercavano di ricavare un mezzo per vivere, i soldati presidiavano il confine, armi in pugno e il colpo in canna. Non fu sparata una fucilata perchè gli austriaci si ritirarono subito oltre la Val di Ronchi e oltre Ala attestandosi sul Coni Zugna e sul Pasubio restandovi fino alla conclusione del conflitto. Finiva così la Prima Guerra Mondiale mentre la vita dei lessinici continuava nel lavoro e nella quotidiana difficoltà di sopravvivenza malgrado il suono delle fanfare e le grandi parole dei politici che inneggiavano alla vittoria. La Seconda Guerra Mondiale passò anch’ essa come una ventata con l’ abituale difficoltà della vita per chi era rimasto e con la conclusiva fuga dei soldati tedeschi che risalivano le valli fino ai valichi per poi scendere in Trentino e da qui tentare di raggiungere l’ Austria e la Germania. Nella vita dei lessinici una manifestazione importantissima della loro civiltà e delle loro capacità è l’ edilizia della quale la casa per abitazione con la stalla posta in aderenza costituisce l’ espressione fondamentale e originaria degli insediamenti; l’ aggregazione di più case e stalle, forma la contrada. Le aree che disimpegnano case e stalle sono comuni agli abitanti e quindi la contrada costituisce anche una specie di comunità di famiglie che vivendo vicine, scambiano aiuti, collaborazione nei lavori, amicizia che spesso è anche parentela vera e propria. Le contrade, assieme ai prati e ai boschi nei quali sono poste, costituiscono un insieme eccezionale di equilibrio ambientale e paesaggistico, un tranquillo accordo tra l’ uomo e la natura, oggi progressivamente compromesso per una crescita troppo elevata dell’ edificato. Per gli aspetti urbanistici e per le forme architettoniche non sono da dimenticare i baiti e le casare poste nella parte settentrionale della Lessinia e cioè nell’ alpeggio; edifici isolati con poderose strutture murarie per reggere alle bufere invernali. Di particolare ed elevato valore storico è l’ edilizia sacra o manifestazioni minori del sacro in una varietà di forme e di stili in una espressione di civiltà e di fede tipica del luogo e irripetibile. 426 Vini Le Va l l i Ve r o n e s i Tutti i paesi più importanti sono stati sede di parrocchia e della relativa chiesa, ma oltre a tali edifici di carattere ufficiale, gli abitanti lessinici hanno costruito cappelle, in talune contrade o vicino a queste, hanno realizzato edicole, minuscole nicchie ove porre immagini sacre, poste lungo le strade o i sentieri più importanti. La devozione e la Fede hanno portato anche a realizzare quelle ben note steli in pietra lavorate a bassorilievo alcune delle quali risalgono addirittura al 1700. Sono interessanti le scritte incise sui loro elementi significativi dalle quali si viene a conoscenza del nome dei promotori dell’ opera, delle motivazioni, delle attese, note che portano ad una ulteriore conoscenza della Lessinia e della sua popolazione. Oggi lungo le strade è visibile la pubblicità di vari prodotti o di avvenimenti, una effimera cognizione che frettolosamente si dissolve nella brevità del tempo e nella memoria di chi legge. Ben più stabili erano le strutture esigue o cospicue dei lontani abitanti, giunte all’ epoca attuale, con la medesima importanza e il medesimo significato di allora, tuttavia percepibile e apprezzabile anche dall’ uomo d’ oggi. Alle umili espressioni, della Lessinia originaria, verso la fine del 1800 e nei premi decenni del 900, seguono gesti di grandezza, di ricchezza e di nobiltà; sono le ville signorili costruite a Boscochiesanuova che già costituiva il centro più importante dell’ altopiano. I proprietari appartengono alle più importanti famiglie veronesi dell’ epoca, Saccardi, Pullè, Tosadori, Bertani, Ponti, Serego. Non hanno una configurazione alpina o montana; i progettisti si sono sbizzarriti in forme personali e libere ed è forse questo il loro pregio; offrono tuttavia originalità compositiva ed urbanistica per la loro collocazione e per le vaste aree sistemate a giardino o a bosco nelle quali sono sorte. Ai momenti storici della Lessinia e alla vita delle popolazioni locali è doveroso aggiungere un altro aspetto dell’ altopiano, che lo individua e lo caratterizza come unico e originale linguaggio della montagna veronese; l’ uso della pietra che qui ha raggiunto livelli estesi ed eccezionali. Non è solo la pietra utilizzata per costruire le strutture murarie, ma anche la pietra per i tetti, per i contorni alle porte e finestre, per i balconi, per i secchiai delle cucine, per gli scarichi delle acque, per la delimitazione delle proprietà, per i sentieri, per indicazione di località, per steli sacre e votive ed anche per l’ oggettistica come le vaschette per il mangime degli animali e per le fontane. Favorita dalla presenza della pietra sul posto, la popolazione dai tempi antichissimi ha saputo cogliere la sua importanza e a individuare tutte le possibilità di utilizzo. Chiese, case, tetti, stalle, fontane, monumenti, tempi votivi, muriccioli, forni, camini, secchiai, “giassare”, cortili, strade… l’uso della pietra era infinito, la sua utilità pratica risolveva ogni problema, integrato nel sistema di vita della Lessinia, con la stessa importanza dell’agricoltura, della pastorizia, degli allevamenti. 427 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 428 Caratteristiche ondulazioni che nascondono propaggini, doline e contrade tra prati e boschi, sulla Lessinia centro orientale In evidenza panoramica Villa Saccardi conosciuta anche come il castello di Boscochiesanuova Una caratteristica strada di borgata sopra Fumane con le case costruite in pietra lessinese Tipica chiesetta dalle funzioni di tradizionali ritualità in servizio per gli sparsi abitanti delle montagne seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 430 Tipica ridente casa rurale lessinese costruita interamente in pietra Pagina a fianco: una nobile rappresentazione dei fertili pascoli lessinesi Pagina a fianco a sinistra: un cervo allo stato libero: in Lessinia può scorrazzare tra prati e boschi e rocce, su distese di migliaia di ettari Pagina a fianco a destra: chiesetta d’alta quota usata periodicamente per particolari occasioni seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 432 Ville Va l l i Vini Le Pietre della Lessinia Ve r o n e s i Molina: il paesaggio e le La malga di suggestive cascate Molina in dall’età del Ferro la pietra della Lessinia veniva sfruttata, in lastre, per la costruzione dei muri di cinta dei villaggi, per i muri perimetrali, i pavimenti e i tetti delle case. Un uso che si è tramandato fino ai nostri giorni, come dimostrano i tanti gioielli architettonici della zona: contrade, malghe e interi paesi sorti e resi quasi vivi dalla pietra che li compone. La prima menzione di una cava di pietra risale al 1204: Armenardino e Zugno de Capavo sono in lite de quadam predaraet terra et nemus. Già nel Trecento, con l’intensificarsi dei traffici e dei commerci, il mercato della pietra della Lessinia conosce un notevole sviluppo. Alla metà del secolo vari affittuari di Torbe conducono al monastero di San Zeno “plaustra scalinorum e pedes scalinorum”, lastre di pietra già lavorate. Nel Quattrocento e nel Cinquecento, col diffondersi dell’arte rinascimentale e di un’acuta e crescente sensibilità per l’eleganza delle dimore signorili, lo sfruttamento e il commercio della pietra della Lessinia conosce un ulteriore sviluppo. Alcuni tagliapietra accumulano anche consistenti capitali, che presto investono in acquisti di terreni e cave: nel 1589 troviamo a Torbe un “messer Pietro Burlani lapicida” che possiede una casa nel centro del paese e terreni “in summitate Zovecli”. Un’attività perseguita dunque con successo fin dai secoli antichi e che oggi vanta aziende in salute, affermate a livello internazionale, come ad esempio la ditta Zivelonghi Luigi Flavio, fondata nel 1974 a Sant’Anna d’Alfaedo, che, con la volontà di proporre un prodotto qualitativamente superiore, ricerca continuamente soluzioni d’avanguardia trovando riscontri positivi in tutto il mondo. S a malga è un edificio adibito alla lavorazione del latte e al commercio dei suoi derivati, diffuso soprattutto nelle zone di alta montagna. Ne esistono due tipologie: la malga d’alpeggio e quella turnaria. A Molina è presente un malga di tipo turnario, istituita nel 1879. In origine la struttura era ubicata vicino alle vecchie scuole (oggi diventate Museo Botanico), mentre dal 1958 venne spostata sulla strada per Cerna. La malga restò in funzione per circa cento anni e chiuse i battenti nel 1981. L’aggettivo turnaria sta a indicare una particolare organizzazione sociale. Il latte portato alla malga dagli allevatori veniva pesato e la quantità veniva segnata su delle apposite tavolette, permettendo così ad ogni socio di visionare la sua posizione di debito o di reddito nei confronti della società. Ovviamente chi produceva più latte poteva ottenere più forme di formaggio. Tutti però, anche i piccoli produttori, a turno e in proporzione, ne ricavavano una certa quantità per uso personale. Infatti il latte, dopo attenti controlli, veniva unito per formare i vari prodotti. Di solito però, chi ne portava meno doveva occuparsi in prima persona delle diverse fasi di produzione, per compensare il suo debito. Questo sistema organizzativo dava vita quindi a una società di fatto, chiamata “latteria ternaria di tipo famigliare”. L olina ha il caratteristico aspetto di un tranquillo borgo medievale, dove si possono osservare numerose costruzioni nella tipica architettura a pietra della Lessinia. Il nome le deriva dai numerosi mulini che furono costruiti in passato per sfruttare la ricchezza d’acqua della zona; oggi, accantonata la necessità di sfruttare la forza idraulica, le numerose fonti d’acqua sono diventate una nuova ricchezza per il paese di Molina, che ha circoscritto la zona, proteggendola con l’istituzione del Parco delle Cascate. La spettacolare oasi naturalistica copre un’area di circa 150 mila metri quadrati, in cui sono racchiuse bellezze paesaggistiche di grande suggestione: cascate, cascatelle, laghetti e una vegetazione rigogliosa che accompagna il visitatore lungo tutto il percorso. Appena superato l’ingresso, il sentiero scende verso il centro della gola, seguendo il percorso del torrente che scorre lento, formando piccoli laghetti dal colore verde smeraldo. In alcuni tratti lo stesso prende vigore e forma suggestive e fragorose cascate, che scendono dalle pareti vertiginose di roccia nuda. Si possono ammirare: la Cascata del pozzo dell’orso, che prende il nome da una leggenda che narra di un orso che, cercando di sfuggire ai cacciatori, precipitò qui; la cascata Nera, che ha una caduta d’acqua di circa 20 metri e la cascata Verde, che precipita tra rocce coperte di edera. In questa rupe furono trovati resti appartenenti al periodo preistorico. Si trovano inoltre la Cascata del marmittone, la Cascata polverosa e le cascate del Tombolo e del Tombolino, fenomeni naturali i cui nomi rievocano situazioni e suggestioni in un parco da vedere e da ascoltare. Il Parco oltre alle spumeggianti Cascate, offre al visitatore anche un paesaggio- segnato dai boschi e prati, interrotti frequentemente da torrenti e rivi d’acqua- che accosta la dolcezza del verde, nell’infinita varietà della vegetazione, al grigio degli speroni rocciosi. E’ ritrovabile nel Parco una sintesi del paesaggio della bassa montagna, dove sentieri ed itinerari offrono al visitatore ora la serena solennità di una cascata d’acqua spumeggiante, ora la distesa di fiori multicolori tra un bosco ed un dirupo, ora la forra abitata da un vorticoso torrente. M segue Suggestive cascate nel Parco Naturale di Molina 432 Va l l i A sinistra: Le famose pietre della lessinia accatastate in attesa d’impiego Rifugio d’alta quota con pietre poste ai margini delle stradine, che fungono anche da confine 433 seconda parte 21-03-2007 12:47 Pagina 434 Ville Va l l i Vini Le La Stua: un angolo di Alto Adige tra le pietre della Lessinia Percorrere le strade della Lessinia significa sfilare tra un continuo susseguirsi di contrade, paesi e paesini di pietra. Dal tetto alle recinzioni, tutto in Lessinia ha le forme e i colori della pietra. Proprio per questo produce una sensazione quasi straniante il primo impatto con il ristorante “La Stua” di Erbezzo, nel cuore appunto dei monti della Lessinia. A circa trenta chilometri da Verona, ci imbattiamo infatti, con estremo piacere, in un sorprendente angolo di alto adige. Dove alla dura pietra delle contrade lessiniche fa da contraltare il calore del legno che riveste le pareti della Stua rendendo l’ambiente particolarmente accogliente e grazioso. La cucina è varia, 434 Va l l i Ve r o n e s i La favola delle Fade in alta val d’Illasi impostata sulle ricette regionali e, in forza delle origini dei gestori, sulla tradizione trentina e altoatesina. Ecco allora che a formaggi e salumi tipici dei monti veronesi si associano e accompagnano la carne salà, i canederli, il goulash… Un matrimonio decisamente felice che congiunge idealmente i sapori e le tradizioni delle nostre montagne più o meno vicine. Se a tutto ciò poi aggiungiamo la simpatia dello chef Bruno e un panorama mozzafiato sulla catena del Monte Baldo è facile comprendere come questa “stube” “precipitata” tra le pietre della Lessinia sia il locale più adatto per assaporare piatti semplici e genuini sentendosi in famiglia. Una caratteristica strada tra i monti che congiunge Breonio a Fosse l suo sorriso è dolce e malinconico, appena abbozzato sul viso che affiora dalla roccia. Il piccolo monumento alla fada Aissa Maissa, nella Piazza Mercato di Badia, rappresenta bene il legame ancora vitale, in questo lembo estremo della Val d’Illasi, tra il mondo reale e il suo più profondo, arcano, substrato di natura, di storia e di mistero. Aissa Maissa è una fada, non una fata dai capelli turchini o una vecchietta che trasforma zucche in carrozze. Per la mitologia cimbra della Lessinia, le fade non sono esseri umani, anche se spesso appaiono in tali sembianze, sono dotate di poteri eccezionali, ma appartengono pur sempre al mondo della natura e come questa sono refrattarie ad ogni logica morale puramente umana: possono essere benevole e caritatevoli, oppure perfide, disinvoltamente crudeli ed estremamente vendicative. Abitano nei “covoli”, nelle grotte che abbondano su questo terreno carsico. I più famosi sono quelli di Velo, lungo la strada che sale da Selva di Progno: una serie di caverne abitate in epoca preistorica, come testimoniano gli scheletri di ursus speleus ed i manufatti che vi sono stati ritrovati. Non c’è però paese o contrada della Lessinia che non abbia il proprio “covolo delle fade”. Come la natura, le fade possono dare tutto e tutto possono pretendere. Per amore, la fada Aissa Maissa ha insegnato ad un pastorello il segreto del caglio e del fuoco: l’arte, che solo le fade allora conoscevano, di trasformare il latte in formaggio. Il suo, come spesso accade nelle storie in cui l’umanità si accompagna ad entità diverse, è un amore tragico, che la destina alla solitudine ed alla tristezza eterne dopo che le sorelle l’hanno ripudiata e il pastore si rivela indegno dei suoi doni. Ma il suo sorriso dolente, il monumento eretto a questa eroina della mitologia creata dalle genti della Lessinia, è un sintomo del legame profondo che lega gli abitanti di Badia e dell’Alta Val d’Illasi al loro passato ricco di storia e di fantasia. Panorama sulla fiorente Badia Calavena Il Monte Purga con la chiesetta votiva nelle vicinanze di Velo Veronese I Le selci della Lessinia: armi preistoriche In alta Val d’Illasi sopravvivono praticamente intatti gli ultimi castellieri veronesi costruiti dagli uomini della preistoria, ci sono contrade e case in pietra viva che aspettano solo il momento del restauro, le facciate di abitazioni e stalle portano le immagini dei santi protettori.Qui si sa ancora lavorare la selce e nelle feste sparano i trombini. Qui si raccolgono erbe officinali, tartufi, bogoni e si trovano prodotti e piatti che in altre zone solo chi ha i capelli bianchi ricorda ancora vagamente. Basta camminare su un viottolo qualsiasi della Lessinia e si trovano immancabilmente dei pezzi o dei frammenti di selce, residui di lavorazioni risalenti ad un’epoca indefinita, che può andare dal paleolitico alla metà del diciannovesimo secolo. Il primo dono importante che la natura ha fatto agli uomini della Lessinia è stata probabilmente la selce: materiale straordinario per la durezza e la 435